Libia Martinengo

 

Libia Bertelli Martinengo

* 1912 - † 2000

 

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“Nascere, vivere, morire? … No! Diremmo piuttosto: … nascere, crescere, essere! Essere è credere, perché credere è un modo di conoscere, perché la conoscenza non è una sola, ma è infinita come sono infinite le possibilità della mente e del cuore di conoscere”.

 

Opere principali comunicate a Libia:

- Giovanni l’annunciatore           (la vita di Giovanni Battista)

- Vita astrale di G.B.                   (Giosuè Bossi nell’aldilà)

- Il soldato John                          (oltre il limite terreno, la sua vita nel’aldilà)

- Una donna chiamata Maria    

 

Oltre una serie di altri scritti ispirati, frutto di un’espressività legata alla sua personale esperienza di vita e di fede, ma che non possono essere considerati ‘rivelazione’ dall’alto:

La superba avventura / Un uomo chiamato Gesù Cristo / Delle malattie e dei segni zodiacali / Morte e trasfigurazione (tragedia) / Le preghiere del Maestro / Homo Hominibus / I quaderni di idea spiritualista (12 testi) / La superba avventura (18 testi) /

 

Maggiori informazioni possono essere trovate tramite l’ASSOCIAZIONE PITAGORICA che si occupa della diffusione delle opere di Libia

* * *

La vita di Libia Bertelli Martinengo è stata ed è tutt’ora un perpetuo dono di conoscenza. Un dono che è tale nella misura in cui ne viene compreso il vero valore. Un dono che esprime e richiede un grande impegno, un dono d’amore e di verità, quella pura e semplice che continua a trasmettersi di bocca in bocca, anche se spesso gli uomini non sono disposti ad ascoltarla e riconoscerla. Dalla fine della seconda guerra mondiale al duemila un vasto numero di persone di ogni estrazione, intere generazioni, si sono periodicamente avvicendate intorno a una scuola di pensiero spirituale di natura medianica, la quale ha avuto in Libia la sua più alta e pura espressione.

Anna Bertelli (questo è il suo cognome originario) nasce a Savona nel 1912. Ebbe un'infanzia dolorosissima. Quando aveva due anni perse sua madre mentre partoriva un secondo figlio, che morì pure lui durante il parto. Dopo pochi mesi, un attacco di poliomielite la tenne a letto per parecchi anni, dai due anni e mezzo (sino a quell'età era stata una bimba sana, viva ed intelligente) ai dieci, e quella terribile malattia le lasciò dei segni tenendola a letto per quasi otto anni semi immobilizzata, anni in cui lei ebbe difficoltà di parola ed un bisogno assiduo d’assistenza e di cure. Così la bimba fu curata ed allevata da un uomo che le fu sommamente padre. Tutti lo consigliarono di mettere la sua infelice bambina in un ospizio ma egli rifiutò ed allevò questa sua creatura, che parlava a stento, insegnandole dapprima a sillabare le lettere e le vocali, e col passare degli anni a leggere le parole che lui scriveva su di una lavagna.

Adottata dalla contessa Martinengo, da questa ne assume il cognome con cui rimarrà nota, ma la lunga malattia segnerà la sua psiche spingendola a rifugiarsi nel suo mondo interiore tramite cui svilupperà doti di sensitiva che più tardi sbocceranno in una serie di opere letterarie ‘subliminali’ che attireranno l’attenzione di scrittori e intellettuali.

Nella città di Torino, Libia stabilisce un rapporto con il Maestro, un’entità che le detterà molti dei suoi libri e i cui insegnamenti saranno trasmessi a una cerchia di amici man mano sempre più vasta tramite conferenze proseguite per quasi cinquant’anni. Libia animerà anche l’associazione Pitagorica e il Cenobio (negli anni 1970), affiancando ai suoi interessi culturali un impegno politico di orientamento monarchico. L’impegno più duraturo rimarrà comunque ‘l’Idea Spiritualista’, un’associazione nata a Torino alla fine degli anni quaranta per lo studio e la diffusione dei messaggi del Maestro.

L’associazione Idea Spiritualista, si pone l’intento di realizzare un “razionale e sistematico studio delle umane intuizioni e delle divine rivelazioni”. Negli anni novanta nasce a Milano il gruppo Goccia di Luce. Il Maestro insegna che tutte le religioni devono essere rispettate (indipendentemente dal credo di ciascuno): ogni religione è un mezzo per raggiungere lo Spirito. Dopo la morte di Libia Martinengo, avvenuta il 18 maggio del 2000, Goccia di Luce ha proseguito la sua attività ponendosi come scopo l’approfondimento dei temi che negli anni erano stati affrontati dal Maestro attraverso Libia e di cui esiste una ricca documentazione (oltre 1800 titoli) nell’orizzonte del pensiero etico, teologico e filosofico occidentale.

Personalità affascinante e discreta, frequentata da artisti, intellettuali e politici di altissimo livello, Libia Martinengo rappresenta uno dei più profondi e inesplicabili misteri del nostro tempo. Uomini di grande fama e spessore hanno frequentato il suo salotto ed hanno lasciato meravigliati e lusinghieri giudizi sulla sua attività di medium e scrittrice medianica e sul valore dei messaggi espressi attraverso la sua persona.

Tra gli altri citiamo la testimonianza del noto scrittore Pitigrilli, al secolo Dino Segré, a proposito dell’influenza che ebbe su di lui e sulle sue convinzioni l’incontro con la Martinengo: «Dopo aver letto vari libri sulla morte e su quell’aldilà che è la continuazione senza urti dell’aldiquà, il caso (ma sarà davvero il caso?) mi ha fatto incontrare l’autrice di questo libro che ebbe tanta influenza su di me, modificando le mie convinzioni sul destino dell’anima, sul soprannaturale e su Dio. Come ho raccontato in alcuni miei libri, l’autrice del presente libro quarant’anni fa ha mi ha messo in comunicazione medianica con amici, conoscenti e sconosciuti trapassati che (parlandomi di cose che conoscevo e di cose che ignoravo, ma della cui autenticità ebbi prove documentate) mi diedero la certezza che la morte non esiste, che morendo conserviamo la nostra personalità terrena, la nostra formazione mentale, il bagaglio culturale e linguistico che avevamo racimolato nella nostra esistenza».[…]

E ancora, Pitigrilli si esprime sul valore letterario dell’opera della Martinengo: pagine dettate attraverso lo Spirito alla medium le quali rivelano un alto livello qualitativo oltre ad un contenuto pregnante, capace di aprire nuove prospettive sia sul mondo terreno che su quello ultra terreno: «Posso esprimere la mia opinione su questo romanzo di Libia B. Martinengo – scrive Pitigrilli - sottolineandone una caratteristica che non lascia dubbi e tanto meno interpretazioni contrarie. Questo libro (come il precedente “Giovanni l’annunciatore” dovuto alla stessa mano) rivela che l’autore è del mestiere. Si sente la potenza di chi sa davvero scrivere un libro, “un gran libro” cioè il libro di un artiere che conosce l’architettura del romanzo e i segreti di lavorazione, cioè: preparazione, sviluppi, conclusione, con tutti i fili sparsi che si radunano e si ricollegano con le idee che emergono dagli avvenimenti. Questo racconto non è il frutto di vaneggiamenti onirici o di divagazione di un febbricitante, bensì è l’opera quadrata, solida, incrollabile, senza incrinature di un personaggio che sa scrivere».

Il filosofo Gianluigi Marianini evidenzia, invece, la profondità del messaggio religioso contenuto nell’opera della Martinengo:  «Se tuttavia un’osservazione bisogna fare, potrei dire che, nel travaglio di unificazione e di unità che agita oggi felicemente la Chiesa e le Chiese, quest’opera rappresenta la chiave di un tesoro comune di preghiera, fruibile non solo da Cattolici, Luterani, Anglicani, Evangelici e ortodossi, ma anche da Musulmani, Buddisti, Induisti, Scintoisti, e da tutti coloro che, in qualunque modo, credono che qualche cosa vi sia oltre le stelle. Compresi, naturalmente, quelli che chiamo affettuosamente i “cani sciolti” del buon Dio, cioè Teosofi, Antroposofi, Spiritisti, nonché gli appartenenti ad antiche e rispettabili Società Esoteriche. […] Certo, comunque, la Provvidenza non si vale soltanto del Catechismo Tridentino, molte e assai diverse sono le vie che portano al bene e in modo particolare nel ricco tempo ecumenico che stiamo vivendo – lo Spirito ­– come dice la Scrittura, soffia dove vuole».

Alla penna di Ettore Paniè sono affidati i ‘consigli di lettura’ su come avvicinarsi all’opera della Martinengo, lasciando pregiudizi di qualsiasi natura e approcciandosi con animo e cuore aperti per ricevere la verità: «Voglia credere il lettore che il Caso non esiste, e che questo libro è da leggere; lo si legga dunque con attenzione, con distensione, senza preconcetti passionali o teologici, badando molto più allo spirito dell’insegnamento che non alla lettera e, forse, avrà più luce e giovamento di quanto si possa sperare».

 

Fonte: “Associazione Pitagorica”

    Breve biografia

 

Martinengo Bertelli Libia, sensitiva che indirizzò intenzionalmente la sua vita verso una direzione spirituale. Colpita da poliomielite fin dall’infanzia, non riuscì a frequentare alcuna scuola e, per alcuni anni, visse fabbricando fiori di carta. Frattanto riuscì a farsi una cultura e cominciò ad avere misteriose ispirazioni in stato di trance estatica, di cui manteneva il ricordo da sveglia e che si concludevano in un insieme di concezioni altamente morali. Dotata di facoltà guaritrici e soprattutto diagnostiche, fu nota soprattutto per un’attività missionaria rivolta al bene dell’umanità, che si esplicò in conferenze, scritti e fondazioni di centri di studio in varie città. Fra le sue opere, talora scritte almeno in parte «sotto ispirazione», ricordiamo ‘Giovanni l'annunciatore’, ‘La straordinaria avventura del soldato John’ e ‘Una donna di nome Maria’.

(A.F.)

Fonte: L'Uomo e l'ignoto: enciclopedia di parapsicologia e dell'insolito diretta da Ugo Dettore

 (ARMENIA editore - pagina 746)

 

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