1898 - 1905

Rivelazioni

a

Franz Schumi

 

Cristo e la Chiesa

 

Scritto teosofico cristiano

n. 58 / 4

 

 

Parte IV

Chiarificazioni sulla confessione, la comunione, le assoluzioni, il digiuno e la preghiera

 

 

Titolo originale:  “Christus und Kirche Band IV

 Per l’edizione in lingua originale (1904):

Casa Editrice di Franz Schumi a Zurigo;

Editore su commissione: Cécil Bägel, Altona (Elbe) Holstenstraße 191

Stampa di Otto Bucholz in Amburgo (Germania)

 Traduzione e revisione a cura del gruppo “Amici della nuova Luce

 

 

 

INDICE

 

Cap. 1

La confessione secondo l’insegnamento di Gesù

 

Cap. 2

Mettere in pratica la preghiera del Padrenostro

 

Cap. 3

La confessione romana è contraddetta dal Padrenostro

 

Cap. 4

Sulla falsa ritenzione dei peccati con la confessione romana

15.03.1898

Cap. 5

Parola del Padre sul perdono dei peccati, sul legare e sciogliere sulla Terra

30.01.1898

Cap. 6

La ricompensa secondo la spiegazione di Gesù  (J. Lorber)

 

Cap. 7

La vera cresima o confermazione

9.02.1898

Cap. 8

Le indulgenze contestate da Martin Lutero

 

Cap. 9

L’essenza del digiuno e della preghiera secondo l'insegnamento di Gesù

 

Cap. 10

Insegnamenti sul giusto digiuno e sulla vera preghiera

2.02.1898/18.04

 

 

 

 Allegato

Tu sei Pietro la roccia (J. Lorber)

25.05.1847

 

Date storiche citate

 

1215 d.C. = papa Innocenzo III istituisce la confessione

 

 

 

 

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Cap. 1

La confessione secondo l’insegnamento di Gesù

1. Io, Gesù, non ho mai parlato di una confessione orale e, come risulta chiaro dal Nuovo Testamento, neanche l'ho mai ordinata; perciò anche nessun apostolo ha sentito parlare di una confessione orale, il che altrimenti sarebbe certamente avvenuta se, sotto il perdono dei peccati, avessi inteso di far fare una confessione orale da parte degli apostoli o dai loro rappresentanti. Neanche alcun apostolo ha detto che si devono riferire i propri peccati ad una persona sconosciuta alla quale non interessa niente, e che quindi non ha nessun diritto, senza l'autorizzazione dell'offeso, di perdonare i peccati al posto di questi. Soprattutto, nessuno è autorizzato a perdonare le offese inflitte ad un altro, ma solo la persona offesa può perdonarli lei stessa, o non perdonarli affatto.

2. In occasione dell'ultima cena dissi: «Io sono la Via, la Verità e la Vita, nessuno viene al Padre se non attraverso di Me», cioè seguendo il Mio Insegnamento (Gv. 14,6), non col seguire gli statuti e i comandamenti stabiliti dall'uomo che furono decretati per il tornaconto degli sfruttatori (Mt. 15,9 / 23,14; Mar. 7,7-8; Col. 2,22; Tito 1,14), perché Dio soltanto è la Verità (Sal. 117,11; Dan. 4,34; Gv. 16,13 / 17,17), gli uomini invece sono bugiardi, come disse il profeta Davide (Sal. 116,11); specialmente quando nella loro presunzione hanno l’audacia di correggere Dio in Gesù, il Quale è la Sapienza di Dio (1° Cor. 1,24), e in luogo di questo, mettono in circolazione i loro statuti umani come Comandamenti ordinati dallo Spirito di Dio, come accade nella Chiesa romana dove attraverso le sue leggi, lo spirito (presunto santo) che viene presentato a Roma, predica insegnamenti contraddittori contro Dio e contro Cristo e si comportano perfino violenti e arroganti.

3. Scostiamoci dagli statuti umani e ascoltiamo come Io ho insegnato sul perdono dei peccati. Le Mie parole in Matteo suonano così:

I ) [Mt. 18,15-17] «Se tuo fratello (vale a dire chiunque senza eccezioni) pecca contro di te, allora và e affrontalo, e parlagli da solo. Se ti ascolta, lo hai guadagnato. Se invece non ti ascolta, allora prendi uno o due testimoni con te, perché sulla testimonianza di due o tre testimoni si sostiene l'intera trattativa. Se non rispetta neanche questi, allora ditelo all’intera comunità religiosa (Chiesa); ma se non rispetta neanche la comunità, allora può essere per te come un pagano o un pubblicano (cioè un gran peccatore)».

II ) [Mt. 18,21-22]: «Pietro si avvicinò e disse: “Signore, quante volte mio fratello può peccare contro di me, che io debba perdonare? Forse fino a sette volte?” – Gli risposi Io: “Non fino a sette volte! Io ti dico, fino a settanta volte sette” (cioè 490 volte)».

III ) [Mt. 7,2]: «Poiché secondo la misura che perdonerete voi al fratello di tutto cuore, anche il Padre celeste perdonerà voi».

4. Dall’evangelista Luca si trova la stessa cosa con le seguenti parole: «State ben attenti! – Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo seriamente, e se si pente perdonalo. Sì, anche se peccasse contro di te sette volte al giorno e sette volte al giorno si rivolge a te dicendo: “Mi dispiace!”, tu gli devi perdonare» (Lc. 17,3-4).

5. Paolo, il Mio apostolo più entusiasta, scrisse ai galati la seguente spiegazione su questo argomento: «Fratelli! Anche se uno viene sorpreso in qualche fallo, voi che siete animati dallo spirito, correggetelo con lo spirito della dolcezza d’animo, e fate attenzione a non essere tentati anche voi» [Gal. 6,1].

 

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Cap. 2

Mettere in pratica la preghiera del Padrenostro

1. Con la preghiera del Padrenostro voi implorate giornalmente: «Perdona a noi i nostri peccati, come noi li perdoniamo ai nostri debitori e malfattori». In tal modo implorate la benedizione del Padre celeste, se fate veramente quello che dite; ma se raccontate bugie a Dio, dicendo che perdonate, e invece rimanete intransigenti verso il vostro prossimo, allora implorate la maledizione, poiché Mi chiedete che Io debba agire verso di voi come voi agite verso il vostro prossimo.

2. Con la preghiera, di solito non riflettete a quello che dite, perché muovete solo le labbra e non prestate attenzione alle parole espresse, a cosa esse significano, e quindi neanche vivete ed agite di conseguenza.

3. Perciò l'evangelista Marco vi consiglia, dicendo: [Mar. 11,25-26]: «Quando vi mettete lì per pregare (per chiedere a Dio qualcosa), perdonate se avete qualcosa contro qualcuno, affinché il Padre vostro nel Cielo perdoni anche i vostri peccati!» – Se invece non perdonate, allora neanche il Padre vostro celeste perdonerà le vostre colpe.

4. L'esempio più bello e sublime di come si deve vivere pieni d’amore fraterno, riconciliazione e perdono disinteressato, secondo la preghiera del Padrenostro, e di come agire verso i propri nemici, Io stesso, Gesù, ve lo diedi esclamando quella volta, quando Mi conficcarono i chiodi spuntati senza pietà né misericordia nella Mia carne straziata, piena di tormenti per lo Spirito dell'Amore divino nel Mio cuore: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!» [Lc. 23,34].

5. Sì, dovete fare e operare come ve l’ho insegnato Io, Gesù, quale Padre vostro, ed ho vissuto per voi perfino come esempio, poiché dissi: «Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per i vostri persecutori e calunniatori» [Mt. 5,44]

6. E in verità, l'uomo non farebbe mai del male al prossimo se sapesse che con ciò fa del male direttamente a Dio, poiché Io, Gesù, ho insegnato: «Ciò che avrete fatto al più piccolo dei Miei figli, lo avrete fatto a Me». [Mt.25,40]

 

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Cap. 3

La confessione romana è contraddetta dal Padrenostro

1. [1° lettera di Gv. 2,1]: «Figlioli Miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate. Se però qualcuno avesse anche peccato (contro il comandamento di Dio), abbiamo un intercessore presso il Padre, Gesù Cristo, il Giusto».

2. Egli è il sacrificio espiatorio del nostro peccato originale, così come per i peccati passati commessi prima della crocifissione di Cristo (Ebr. 9,15; Rom. 3,25), quindi Dio è fedele e giusto, e pronto a perdonare i nostri peccati (commessi contro di Lui - Lc. 17,3-4; Gal 6,1), se è nostra piena volontà di non peccare più e purificarci da ogni vizio.

3. La plenipotenza o pieno potere di perdonare o rifiutare il perdono dei peccati, l'ho data attraverso i Miei apostoli a tutti gli uomini, equiparati in tale diritto, cioè per questa ragione: perché fino ai Miei tempi, i sacerdoti giudaici si erano arrogati arbitrariamente i diritti che i peccati potessero essere conciliati e perdonati solo con il loro permesso. – Più tardi il sacerdozio romano andò a poco a poco oltre e arrivò al punto più alto, decidendo che solo loro possedevano il diritto esclusivo di perdonare o rimettere i peccati contro Dio e contro gli uomini, quindi un potere superiore come l’aveva Dio stesso, se questo fosse basato sulla verità.

4. Chi vuol riconoscere ulteriormente una funzione giudiziaria così molesta come era la precedente ebraica e adesso la romana? Dove esiste, esiste contro il Mio Ordinamento, e chi vi prende parte giudica se stesso, se pensa di liberarsi dei suoi peccati lasciandosi giudicare volontariamente. Una tale istituzione giudiziaria diventa per lui una vera cassa di risparmio del peccato, poiché, come può una terza persona rimettere un debito di cui una seconda persona è debitrice a una prima? La prima (persona) può ben condonare la colpa alla seconda, ma la terza mai nell’eternità!  Una terza persona invece può, se una prima e una seconda, o il creditore e il debitore sono uomini sciocchi, farsi ben come amico legale, e può accomodarli con buoni consigli e buone azioni; ma non si può mai parlare di perdonare i peccati, a meno che il creditore (o l'offeso) lo abbia autorizzato a farlo dal profondo del suo cuore (a fare da intermediario).

5. Quando però Giacomo, dal Mio Spirito, raccomanda la confessione reciproca dei peccati (Giac. 5,16), sotto questa non è affatto da intendere una confessione orale, ma solo una reciproca comunicazione confidenziale delle proprie mancanze e debolezze, per ricevere dall'amico e fratello più forte un giusto rinforzante antidoto nello spirito e nella verità. Vedete, per questo non c’è bisogno né di ordinazioni sacerdotali né di ordinazioni esorcistiche, e lo stesso ufficio apostolico è stato solo un insegnamento fraterno, ma nessuno sfoggio ebraico, latino e pagano di oro, argento e pietre preziose.

6. Dal momento che nella lettera dell'apostolo Giacomo 5,16 sta scritto: «Confessate dunque l’uno all’altro i vostri peccati», da ciò non si deve sicuramente dedurre che Io, Gesù, avrei introdotto la confessione come mezzo per perdonare i peccati (Gv. 20,23).

7. Certamente, se si pensa a una tale confessione orale per la confessione dei peccati, come saldamente l’ha introdotta in modo arbitrario Innocenzo III([1]) nel 1215, allora lo concedo; ma diteMi: “Quale stoltezza potrebbe essere più grande di questa, se ci fossero due uomini reciprocamente ostili, quindi due reciproci peccatori o debitori?”. Questo stato peccaminoso, con il tempo, comincerebbe certamente ad opprimere ciascuno dei due. Ora, affinché ciascuno possa sbarazzarsi di questa fastidiosa condizione, allora va da un'altra persona e in tal modo vorrebbe sbarazzarsi del suo stato molesto, in modo che questa persona completamente estranea, alla quale l'ostilità reciproca dei due non riguarda minimamente, lo perdoni. DiteMi: “Se ora una tale persona estranea, alla quale l'intera colpa non riguarda affatto, si presta a un tale pagamento dei debiti come agente autorizzato, cos’è allora questa persona estranea? Non diventa il più grossolano bugiardo?”

8. Ma la faccenda dovrebbe diventarvi ancora più chiara. – Supponiamo che A fosse debitore a B di mille sterline; ma A, invece di ripagare fedelmente a B le mille sterline, si lasciasse istigare in questo da un fraudolento[2] C, al quale A non aveva mai dovuto un centesimo, ad estinguere completamente il credito di B di mille sterline con sole cento sterline. Cosa dirà B riguardo a questa estinzione del debito? Ed A cesserà di essere debitore a B? – Io (Gesù) penso che neanche gli spiriti infernali potrebbero sostenerlo. Tanto meno si può sostenere questo del Signore, che in Sé è l'Amore e la Sapienza suprema.

9. La confessione (romana) è quindi il più grande errore ed intromissione nei diritti di Dio e del prossimo. Non si può pensare seriamente a niente di più incredibile, che due mutui debitori debbano soddisfarsi a vicenda, e ciascuno diventare reciprocamente senza colpa, se un terzo, cui non interessa minimamente né la colpa dell'uno né quella dell'altro, rimettesse la colpa all'uno o all'altro; oppure, se addirittura un terzo, in seguito all’accettazione di una piccola somma, volesse convincere un debitore, naturalmente nel modo più ingiusto del mondo, che con ciò (grazie a lui) avrebbe completamente rimborsato al creditore il debito cospicuamente più grande (ad esempio attraverso pellegrinaggi o nel ricorrere a indulgenze ecclesiastiche).

10. Io, Gesù, voglio mettervi in chiaro Giovanni, poiché ciò presuppone l'illuminazione dello Spirito Santo: [Gv. 20,22-23]: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati, saranno loro rimessi anche in Cielo; ma a chi non li avrete rimessi, non saranno rimessi neanche nel Cielo». Così suona il testo; ma qual è la sua comprensione? – “Ricevete lo Spirito Santo” = significa questo: “Siate illuminati con la Mia Verità”; e più profondamente ancora, = significa: “SeguiteMi in tutto!” (Gv. 10,27) e soprattutto dice: «Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi!» (Gv. 13,34). – «Poiché da questo si riconoscerà che siete veramente Miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri» (Gv. 13,35). Vedete, questo = significa: “Ricevete lo Spirito Santo”; infatti, il Signore non ha dato nessun comandamento che quello dell'Amore; quindi è anche impossibile che possa offrire e dare un altro Spirito che solo quello dell'amore. Comprendete questo testo? – Me lo confermate nel vostro cuore. Bene, allora vogliamo continuare. – «A chi rimetterete i peccati, saranno loro rimessi anche nel Cielo», significa: “Chi di voi, secondo il Mio Spirito dell’Amore e della Sapienza rimetterà il debito a suo fratello che ha verso di lui, allora anch'Io voglio alleviare questo debito non solo al fratello colpevole, ma anche a colui che condona il debito voglio alleviare ogni colpa dinanzi a Me. Ma se al contrario, ciò che dice la seconda parte del testo, il debito a suo fratello non viene rimesso, allora voglio rifiutare il suo debito anche al creditore; tuttavia, se il creditore vuole riconciliarsi con chi ha peccato contro di lui, ma il debitore non vuole accettare la riconciliazione, allora anch'io rimarrò inconciliabile verso il debitore, finché non si vorrà riconciliare con il suo avversario”. – Vedete, è questa l'unica spiegazione valida di questi testi, nel Cielo.

 

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Cap. 4

Sulla falsa ritenzione dei peccati con la confessione romana

Dettato il 15 marzo 1898 attraverso F. Schumi

1. «Quando c'è un nemico malvagio al quale ogni perdono è inutile, allora una persona deve dire: “Il Signore ti ricompenserà secondo le tue opere”; e in ciò consiste il ritenere il peccato» [Gv. 20,23].

2. Questo conferimento del mandato a Dio non è una funzione giudiziaria, bensì un mandato del più alto amore per il prossimo, ovvero un amore che è pari al Mio divino. In tal modo l'uomo si disfa di ogni sentimento di vendetta, di ogni ritorsione, e li mette nelle mani dell'Amore e della Misericordia eterna. Eppure, Dio non giudica nessuno, bensì lascia a ciascuno la sua libertà; così, finché l'uomo rimane inconciliabile, vive nel giudizio, poiché agisce contro la divina Legge dell'Amore e della libertà dello spirito, che è il giudizio dell'anima, perché lei non può giungere alla libertà e all'Amore divino, nel quale soltanto esiste la beatitudine del Cielo.

3. Presso i giudei nessuno, eccetto il sommo sacerdote, poteva espiare un peccato che un uomo commetteva verso l'altro, e solo in determinati tempi e attraverso stabiliti sacrifici; e due persone che avevano peccato l'una contro l'altra, rimanevano nemiche per così a lungo, finché il sacerdote e il sacrificio li riconciliava. – Tuttavia, quella era una condizione molto spiacevole e risaliva solo ad una interpretazione molto incerta della Legge. Perciò ho dato ad ogni uomo il più alto potere divino dell'Amore, affinché ognuno possa perdonare al proprio offensore di tutto cuore e in qualsiasi momento, e che questo perdono è valido anche per tutti i Cieli. Infatti: "Ricevete lo Spirito Santo" significava e significa questo: – Ricevete la più alta potenza del Mio Amore divino; ciò che sciogliete sulla Terra, dovrà essere sciolto, e non c'è più bisogno di ulteriori sacrifici o di un sacerdote; e ciò che legate nel mondo, dovrà essere legato anche nel Cielo.

4. Invece, per ciò che riguarda quei peccati che un uomo commette contro Dio e poi contro il suo stesso spirito divino, nessuno può perdonarli che solo colui contro la cui persona sono stati commessi; e il peccato contro il proprio spirito, certamente non può essere commesso o rimesso da nessun altro che, appunto, dal proprio stesso spirito, cioè attraverso la più seria volontà di rinnegare se stessi per amore per il Signore e in avvenire non voler mai più commettere tali peccati. – Ma per ciò che concerne il peccato commesso direttamente contro lo Spirito divino, che in sé e per sé è l'Amore operante del Signore, allora sarà certamente chiaro – se qualcuno si oppone di propria autorità al Mezzo di Grazia più alto e più efficiente – che dopo potrà chiedersi in modo molto rilevante: “Con quali mezzi si dovrà essere salvati, se si combatte in maniera del tutto scellerata contro l‘Altissimo, oltre il Quale non c'è più nessuno?”

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(commento di F. Schumi):

Vedete, questa è dunque la spiegazione del tutto più importate dei testi che perdonano i peccati, i quali sono equivalenti e molto sinteticamente esposti in tutta brevità nella più grandiosa preghiera del Signore, considerati tutti irrevocabilmente indicati in: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori»; – ma non vuol dire: perdonaci la nostra colpa secondo il grado delle penitenze che ci dà il confessore, quindi, così come confessiamo a lui, che avremmo fatto abbastanza, facendo poi la comunione dopo la sua assoluzione dai nostri peccati.

In un altro passo si parla addirittura di un perdono generale dei peccati, poiché si dice: «Siate misericordiosi, allora otterrete misericordia» [Mt. 5,7]; – il che non significa ulteriormente: “Confessatevi, allora i peccati vi saranno perdonati”. – E nel figliol prodigo il Signore mostra con il dito qual è il mezzo più valido per ottenere il perdono dei suoi peccati; vale a dire: attraverso la vera conversione amorevole, umile e piena d'amore a Dio, al Padre migliore e più amato di tutti gli uomini!

Da un punto di vista terreno ci sarebbe da considerare un punto che nel migliore dei casi potrebbe scusare una confessione più onesta, ma se un tale punto può essere contato a favore della confessione spensierata di oggi, è un’altra domanda ancor più elevata. Il punto stesso, invece, è la parabola dell'amministratore sconsiderato (disonesto - Luca cap. 16) che nella sua posizione, se la si considera assai precisamente, lui si comporta quasi esattamente come un confessore con i suoi penitenti. Il Signore lodò l’amministratore ingiusto, e ai Suoi discepoli disse perfino che anche loro avrebbero dovuto farsi degli amici allo stesso modo col bene ingiusto, affinché questo, poi, quando nell’aldilà sarà chiesto conto come all’amministratore della parabola, costoro possano accoglierli nelle loro dimore celesti (Luca cap. 16)[3]. Vedete, questo è anche tutto ciò che potrebbe parlare a favore di un confessore. Nel regno degli spiriti un priore sconsiderato difese se stesso e i suoi amici monaci davanti al Padre Gesù (che lui però non aveva ancora riconosciuto):

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(dopo il dettato del 15 marzo 1898, si cita di seguito due capitoli del “Sole Spirituale” dettati a Jakob Lorber del 1842, in cui era stato rivelato il senso della ritenzione dei peccati. In questi viene presentata una scena dell’aldilà relativa al concetto della confessione, affrontata dall’apostolo Marco con un priore di una comunità di agostiniani sulla via della redenzione):

 

[cit. “Sole Spirituale” vol. 1 cap. 85,1-10 – Jakob Lorber]:

(Marco sta parlando a un priore agostiniano): « (1) “Per quanto concerne Giacomo (Giac. 5,16), egli non dice affatto che la comunità debba confessare i propri peccati ad un anziano della stessa, ma con ciò vuol dire solamente che nessun fratello nella comunità deve avere qualcosa di segreto dinanzi all'altro, e non deve voler essere considerato migliore dinanzi all'intera comunità, di quanto in fondo è veramente. – Ed è questo il motivo sul perché Giacomo lo raccomanda, ma in tal modo non impone in modo specifico che si debbano confessare i peccati o gli errori, l'uno all'altro.

(2) Se tuttavia tutto questo è incontestabilmente il caso, cos'è dunque la confessione orale nella Chiesa cattolica? Io vi dico: essa non è altro che una fruttifera banca dei peccati, dove gli uomini trasferiscono le loro obbligazioni sulla vita e i titoli di credito, e con questo trasferimento li rendono anche doppiamente fruttiferi all'usura della Chiesa, una volta che ognuno per sé, attraverso la confessione, si sottrae veramente dagli occhi dei suoi fratelli e dai suoi simili, affinché non sappiano chi egli è veramente secondo il suo interiore, e quindi, che dovrebbero perlomeno vederlo di nuovo come una persona completamente onesta subito dopo la confessione; mentre dopo di questa, rimane esattamente la stessa persona come era prima della confessione.

(3) Quindi, in questo modo tutti i peccati confessati vengono essenzialmente conservati , e ogni proprietario li riceve indietro nell'aldilà con molti buoni interessi, considerato che prima ha ingannato se stesso, e poi tutti i suoi simili; – se stesso, perché dopo ogni confessione si vedeva come una persona perfetta e degna della Grazia divina, e anche per questo provava sempre una soddisfazione in sé che gli alleggeriva la coscienza, – ma ingannava i suoi simili, per il fatto che questi mai sapessero cosa effettivamente lui provasse, e quindi necessariamente dovevano considerarlo molto meglio di quanto fosse sempre stato.

(4) Pertanto, sono questi gli ‘interessi’, e significano: “doppio inganno”. E questo inganno diventa un ulteriore inganno principale, il che consiste nel fatto che il penitente cade nell'illusione di essersi perfettamente giustificato dinanzi al Signore.

(5) Io vi posso assicurare che se Giuda, il traditore, avesse fondato una comunità cristiana, sarebbe sicuramente riuscita migliore di questa, perché questa non è proceduta dal cristianesimo, bensì solo dal paganesimo, in quanto il paganesimo si è condito col cristianesimo solo con un po’ di sale. Infatti, proprio come il sale costituisce la parte più piccola in una pietanza, così anche in questo paganesimo il cristianesimo costituisce la parte più piccola. Questo per vero sarebbe ancora passabile se solo fosse buono; ma se questo stesso sale è insipido, come deve condire il puro paganesimo in un cristianesimo?

(6) Il paganesimo aveva molti dei, perciò anche con il nuovo condimento non rimase con l'unico Dio, ma da Lui ne fece perfettamente tre, e secondo questo Dio trino deificò poi anche quegli uomini (elevati a santi) che hanno vissuto sulla Terra, al fine di ottenere con ciò la sostituzione dei suoi semidei e schiavi domestici consunti (gli ex “lari”)[4]. Il vecchio paganesimo era estremamente redditizio per i sacerdoti, mentre il puro cristianesimo era assolutamente contrario a tale avidità di lucro, dopo aver esplicitamente ordinato: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» [Mt. 10,8].

(7) Il paganesimo non poteva servirsi di una cosa del genere, perciò fecero piuttosto un registro dei peccati; e poiché secondo la Legge mosaica si peccava troppo poco, allora aggiunsero ulteriori leggi arbitrarie difficili da osservare, quindi al registro dei peccati e ai numerosi libri della legge, costruirono la confessione dei peccati, e con questa confessione portarono l'umanità ad ogni genere di lucrose opere di penitenza, attraverso le quali, in seguito, il pontificato (ovvero il papato), il solo che rende beati (per loro), con l’aiuto di altre lucrose cerimonie di culto si fece tanta strada in questa danza mondiale, dinanzi alla quale tremavano tutti i re!

(8) Ma affinché questo pontificato, il solo che rende beati, potesse innalzarsi così da operare in maniera ancor più indipendente, e quindi agendo anche in modo assoluto, seppe, con mezzi eccellenti, formarsi un potente esercito permanente di oltre un milione di uomini, i quali, in ogni luogo, in maniera invincibile, occupava castelli, fortezze, città e paesi di imperatori,  re e principi, e di conseguenza si rese tutti gli stati sottomessi e tributari. L'esercito era composto tutto da sacerdoti e monaci, e il mezzo era il celibato (cioè i sacerdoti celibi). In questo modo il potere della Chiesa pagana fu stabilito in modo straordinario; – ma considerato che ogni sovrano, se vuol sapere come stanno le cose con i suoi sudditi, deve avere informatori segreti, tali informatori segreti erano allora anche estremamente necessari per il pontificato. E chi erano questi informatori segreti? Osservate l'intero sacerdozio; –

(9) e come si chiama il mezzo attraverso il quale tutti i sentimenti segreti furono, e vengono ancora spiati? – Ciò non è altro che la ‘confessione’; e vedete, questo è anche il secondo profitto: quello per i confessori, quindi per l'intero tenebroso popolo sacerdotale.

(10) Ma in cosa consiste questo profitto? – Io vi dico che esso consiste in nient'altro, che per la Chiesa tutti i confessanti vengano scritti singolarmente come buoni, ma allo stesso tempo anche scritti nell'associato inganno umano, attraverso il quale vengono portati nell’illusione di essere giustificati dinanzi a Dio tutte le volte che si sono confessati. E proprio dotato con tali profitti, il sacerdozio cattolico sta poi davanti al tribunale di Dio, maturo nelle sue opere illegali” ».

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[Sole Spirituale vol.1 cap. 86,4-16 - Jakob Lorber]:

(risponde il priore): (4) « “… Io penso anche che molti dei miei penitenti sono stati accolti dal Signore e si troveranno nelle dimore celesti. ‒ Io sono stato realmente un amministratore ingiusto nell’ingiusto bene della Parola divina, ed ho peccato a danno del grande Signore della casa; ho amministrato con questo bene inestimabile, che per me può essere considerato in sommo grado come un bene ingiusto, considerato che io, nel senso letterale della parola, l’ho trasformato nella più vergognosa mammona.

(5) Quanto spesso ho estinto ai peggiori debitori il loro debito verso il Signore al tavolo confessionale, abbonando loro completamente il capitale principale e lasciando ai debitori ancora d’avanzo il piccolo capitale veniale, poiché solo i peccati veniali dei grandi sono considerati come macchie da rimanere indietro. Unicamente questi furono lasciati alla propria purificazione penitente; in aggiunta, però, venivano assegnati anche dei mezzi purificatori con i quali il debitore veniale poteva facilmente liberarsi della sua colpa veniale senza alcuno sforzo.

(6) Che la Chiesa avesse richiesto tali mezzi di propria autorità, che non solo io, ma ogni sacerdote ne era stato rigorosamente incaricato di utilizzare in simili casi di peccati veniali, per questo, io ne potevo ben così poco, come ogni altro dei miei simili. ‒ Qui hai ora tutto quello che posso darti; la tua sapienza sarà migliore di quanto tutto il mio intelletto giudichi questa questione”.

(7) Ora parlo io (Marco)[5]: “Ebbene, caro amico e fratello, ho udito la tua introduzione e ti dico che è buona per la questione della confessione orale; ma il come, questa è una domanda completamente diversa e te la voglio far conoscere subito. –

(8) Se il confessore, nel vero senso della parola, è pieno d'amore nel suo cuore e usa l'occasione della confessione così da mostrare al penitente, quando e in che modo i peccati gli saranno perdonati dal Signore, mostrandogli che la confessione in sé e per sé è del tutto inefficace senza l’osservanza dei mezzi più amabili consigliati e che, senza la piena osservanza, rende un peccatore, al contrario, ancora più ostinato e incorreggibile se crede che nella confessione i suoi peccati siano stati completamente perdonati; – e se il confessore, nel modo più amichevole e più amorevole, impartisce al penitente l’ulteriore consiglio che deve cercare di sforzarsi con molta attenzione e pieno di serietà, affinché evitando tutti i suoi peccati che conosce debba muoversi inevitabilmente sulle vie che il Vangelo traccia, sull’unica via con la quale egli può giungere alla rinascita dello spirito, e il confessante dà al confessore la più sincera assicurazione che farà tutto il possibile per soddisfare pienamente il consiglio del confessore, e il confessore su una così evidente assicurazione vivente, nel Nome del Signore, condona al confessante i peccati che sono stati comunicati, …allora diventa un giusto confessore, e in tal caso, può essere visto come un amministratore ingiusto (della parabola).

(9) Naturalmente qui domandi a te stesso: “In tal caso, com’è possibile che un confessore possa essere ancora un ingiusto amministratore?” ‒ Questo lo puoi vedere in parte dalle situazioni da Me già dimostrate, secondo le quali nessuno tra due mutui debitori ha il diritto di estinguere il debito, eccetto quando una terza persona si mette tra i due debitori e li unisce di nuovo con l'insegnamento dell'amore, e per il povero debitore paga il debito per il creditore dalla sua cassa amorevolmente attiva; - ma notate bene, con l'aggiunta, che con tale amorevole rimborso del debito, entrambe le parti siano concordi in maniera del tutto fraterna e amichevole.

(10) E nel secondo caso, l’ingiusta amministrazione di un così onesto confessore si vede molto bene dal testo delle Scritture dove il Signore dice ai suoi apostoli e discepoli: «Ma se avete fatto tutto, allora dite e confessate: “Noi siamo servitori inutili!”»

(11) Io penso che in questo caso non sarà più necessario istruirti ancora più profondamente, poiché se hai solo una scintilla di fede vivente nel Vangelo, allora ciò che ti ho detto da Me deve esserti completamente evidente come una verità eternamente inconfutabile. Tu adesso Mi dici nel tuo animo: “Tutto questo, ora mi è fin troppo chiaro; ma cosa dovrebbe accadere a me e a tutti noi adesso, dal momento che tutti insieme non possiamo essere visti come amministratori ingiusti, mentre come siamo qui, non ci siamo mai seduti nel confessionale in questo purissimo senso?”. ‒ Ma Io ti dico: la via è già aperta, e presto avrai l'opportunità di diventare, qui nel regno dell’infallibilità, un amministratore ingiusto, migliore di come lo hai fatto sulla Terra, dove Luce e la fede vivente ti mancavano nella misura più perfetta.

(12) Guarda dietro di noi l’intera moltitudine laica ingannata; guarda il gran numero di laici in questo distretto spirituale; poi guarda più lontano la rilevante moltitudine di anime dormienti in questo monastero spirituale della vostra falsa (nuova-) creazione! (per la continuazione delle vostre errate vedute e opinioni). Va’ lì e predica loro il vero Vangelo (della Bibbia); portali tutti qui e farai con questo il primo passo per diventare un amministratore certamente ingiusto nel regno di Dio”.

(13) 11. Disse il priore: “O Divino amico e fratello! Sarebbe ancora possibile che io possa scampare all'inferno?” ‒

(14) Dico io (Marco): “Chi ti ha condannato all’inferno? Credi che i messaggeri dell'Amore eterno facciano questo? Se non condanni tu te stesso attraverso il tuo inflessibile sentimento (nei tuoi ecclesiastici statuti umani) e se, come la vedo io, provi in te amore per il Signore, dov'è colui che su tutto ciò avrebbe il potere di condannarti all'inferno? Pensi che il Signore mandi i Suoi messaggeri a motivo della dannazione? Oh, qui sei ancora in un grosso errore! ‒

(15) Il Signore invia messaggeri solo per la redenzione, eternamente mai a motivo della dannazione! (Mt. 18,11 / 20,28; Gal. 1,4; Efes. 1,7; 1° Tim. 2,6). ‒ Perciò non preoccuparti più delle cose insensate, ma fa’ accendere chiaramente il tuo amore per il Signore, e in tale amore va’ là dai tuoi fratelli e portali tutti qui dalle loro prigioni, e verrai a sapere come il Signore giudica i Suoi figli.

(16) CrediMi, il Signore è puro Amore anche all'inferno; e non c'è in esso uno spirito malvagio che, se solo vuole, non abbia il diritto di tornare al Padre come un figliol prodigo! ‒ Ma se questo è il caso più certo e più infallibile, allora potrai anche tu concludere, dal tuo amore per il Signore, che la Sua onnipotenza non ti ha creato per l'inferno; ‒ perciò va’ ora, e fa’ quello che ti ho detto, affinché tu venga presto ad una soluzione!” »

 

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Cap. 5

Parola del Padre sul perdono dei peccati, sul legare e sciogliere sulla Terra

(Gv. 20,23; Mt. 18,18)

1. «A chi perdonerete la colpa, a questi deve anche essere perdonato, a chi invece la riserverete, a questi deve anche essere riservata. Ciò che legherete sulla Terra dovrà essere legato in Cielo, e ciò che scioglierete sulla Terra dovrà essere sciolto anche in Cielo».

2. Queste sono le Mie parole che espressi ai Miei apostoli. Ma che significato hanno conservato queste Mie parole “Ogni potere vi è dato nel Cielo e sulla Terra” ? – Ma quale potere ho usato verso i Miei discepoli? Cosa significa la parola potere? – La parola ‘potere’ significa qui lo stesso potere che ho usato Io quando l'adultera è stata portata davanti a Me. In forza del Mio potere l’ho liberata dalla crudele morte della lapidazione. L’ho sottratta dal potere del Mio prossimo crudele in virtù della Mia Potenza proveniente da Dio. E proprio questo potere ho dato agli apostoli e ai discepoli. Ho dato loro il potere di fare del bene al popolo e proteggerlo dalla violenza dei sacerdoti del Tempio. Ovvero: “A chi perdonerete la colpa e la scriverete sulla sabbia, dovrà essere considerato anche da Me senza colpa; ma se trovate che qualcuno deve essere punito, allora punitelo, ma prima verificate che non vi debba ritenere responsabili in Cielo della vostra ingiustizia”.

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Dettato attraverso Franz Schumi, Graz, 30 gennaio 1898

3. Allora scrivi! Voglio spiegarti il senso di queste parole che tu non comprendi. Io dissi: «Legate ciò che deve essere legato, e sciogliete ciò che deve essere sciolto», e questa Mia Parola è da intendere così: dovete aiutare amorevolmente i vostri fratelli e le vostre sorelle in tutti i loro smarrimenti e sostenerli quando non trovano più la via del Mio Amore, affinché non cadano nelle loro tentazioni, e allora giungeranno sulla via della grazia. Ma se vedete che sono ostinati nel loro smarrimento, allora lasciateli al loro destino. Questo è ciò che significano le Mie righe sopra. Quindi, riguardo al rimettere i peccati, dovete precederli in tutto, affinché vengano attirati dalla vostra gentilezza; allora vi accoglieranno amichevolmente e vi ascolteranno. Se pero, nonostante tutte le vostre maniere premurose, respingeranno la vostra parola d'amore, allora lasciateli al loro destino, ed Io prenderò le Mie misure che li condurranno al posto giusto. Quindi così è da comprendere, e non altrimenti! I Miei figli sono deboli nella comprensione della rispondenza spirituale. Io, il Padre vostro Gesù. Amen!

4. Io accetterò tutto ciò che è giusto, e nel Cielo, cioè dinanzi a Me, sarà accettato poi come giusto. Coloro che voi legate qui nella loro colpa, devono essere considerati da Me come legati nella colpa; invece coloro a cui scioglierete la colpa dal cuore, questi devono anche sussistere sciolti da ogni colpa. Nel Cielo, infatti, Io sono Una cosa sola con i Miei servitori, poiché Io sono il Signore e posso trasferire il Mio potere a chi voglio. Nessuno però deve essere più di Me stesso, e voi siete tutti uguali l'un l'altro, poiché siete tutti figli dello stesso Padre che è nei Cieli. Perciò, con ‘nessuno è di più e nessuno è di meno’, in poche parole il testo è spiegato; fate in modo di comprenderlo correttamente ed applicatelo a voi stessi, affinché ciascuno sia servitore dell'altro e nessuno debba voler essere padrone, perché Io non ho ordinato a nessuno di essere padrone, bensì tutti solo per essere fratelli tra di loro. Colui che è servitore dell'altro è Mio fratello; chi invece onora gli altri, pecca, poiché l'onore appartiene solo al Signore, e Signore sono soltanto Io. Cercate il Regno di Dio in voi stessi, allora raggiungerete Dio, il Signore, il Quale dimorerà in voi e vi mostrerà la Sua Potenza e Magnificenza. Amen! Il Padre vostro Gesù. Amen!

 

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Cap. 6

La ricompensa secondo la spiegazione di Gesù

(il Signore cita un colloquio tra il romano Agricola e Lui come Gesù riferito a Jakob Lorber nel 1860 riportato nel Grande Vangelo di Giovanni)

 

[GVG vol. 8 cap. 66,1 e 6,8-11 – Jakob Lorber]:

 

(6) «“La sola fede non ti renderà beato, bensì l'azione secondo la Luce della fede, affinché questa diventi vivente. Invece, per quanto possibile, cerca di rimediare all’ingiustizia che hai commesso in molti modi verso il tuo prossimo, così i tuoi peccati saranno perdonati; – poiché, fino a quando uno non ha saldato l'ultimo ingiusto statere al suo prossimo, non entrerà nel Regno di Dio!”»

*

(8) «“Laddove un uomo ha riconosciuto la sua ingiustizia e se n’è pentito, ma gli è impossibile risarcire il danneggiato, allora riconosca la sua ingiustizia con il cuore veramente pentito e sincero dinanzi a Dio, e Lo preghi sia per il perdono, e dal momento che a Lui tutte le cose sono possibili, sia di voler fare in modo che il danneggiato venga risarcito per altre vie del danno subito! – Allora Dio ascolterà sempre una tale preghiera sincera, e perdonerà il peccato al supplicante di buona volontà e sinceramente pentito, specialmente se si sforzerà di rimediare al male fatto tramite delle opere d'amore verso i poveri, in sostituzione di coloro che non sono più reperibili e che avrebbero diritto di essere risarciti.

(9) Se poi uno non potesse più fare nemmeno questo, egli può, attraverso il giusto pentimento e la vera buona volontà, essere aiutato da Dio. Ma finché c’è ancora l'opportunità che egli stesso può rimediare all'ingiustizia fatta al suo prossimo, allora la pura buona volontà, il pentimento e la preghiera servono a poco o a nulla, ma solo l'azione. Solo dopo aver compiuto questa, puoi pregare Dio di perdonare i tuoi peccati, ed essi ti saranno perdonati anche da Dio, se avrai preso il vero e serio proponimento nel tuo cuore di non peccare più e manterrai tale tuo proponimento con tutte le tue forze vitali che sono sotto il controllo della tua libera volontà.

(10)–Se invece ricadi nei tuoi vecchi peccati, allora anche tutti i peccati commessi rimarranno sul tuo conto. Infatti, se una volta sulla Terra hai rimediato un'ingiustizia commessa al tuo prossimo col quale sei poi diventato amico, e subito dopo commetti una nuova ingiustizia allo stesso amico oppure ad un altro, allora anche quel torto precedente a cui tu avevi posto rimedio si presenta dinanzi al giudizio come prova aggravante per il tuo peccato appena commesso, e sarai punito con una severità raddoppiata rispetto a quella con cui saresti stato punito per la tua prima azione cattiva! – Se già i giudici del mondo emettono i loro giudizi in tal senso, e giustamente, così Dio non procederà certamente in modo diverso con un peccatore ostinato che a volte migliora ed espia il suo torto, ma presto ricomincia a peccare.

(11) L'uomo può quindi ottenere la vera e piena remissione dei suoi peccati, solo quando, in primo luogo riconosce i suoi peccati come un'ingiustizia nei confronti del prossimo, se ne pente e possibilmente li rimedia; e in secondo luogo quando poi prega Dio di perdonarglieli con il serio proposito di non ricadervi, rimanendo poi fedele a tale proposito. Se farete questo fedelmente e sinceramente nel vostro cuore, e poi agirete anche conformemente, allora i vostri peccati vi saranno perdonati in Cielo.

*

(parla il Signore):

1. Dopo questa Mia appropriata spiegazione, si rileva il seguente risultato:

I ) Se uno ha offeso Dio, allora deve pregare per il perdono direttamente Dio con il cuore profondamente contrito, e Dio perdona solo quando vede un cuore veramente affranto, con le lacrime agli occhi per la sofferenza di aver offeso il suo Creatore, Redentore, Signore, Dio e Padre, e con il più profondo proposito di non ripetere mai più quanto commesso! – Nessuno può suscitare tale pentimento nella Chiesa, poiché allora sarebbe oggetto di esibizione per gli altri, e questo, l’uomo si vergognerebbe di mostrarlo, di farlo e di trovarsi in pubblico. – Se vuoi confessare i tuoi peccati a Dio, allora chiuditi nella tua cameretta di notte e, se ciò non è possibile, cerca un luogo adatto e scegli un momento in cui rimanere indisturbato. A questo punto alza le mani in tutta serietà per la preghiera, e prega invocando l’Amore dell’eterno Padre con vero dolore per i peccati commessi, per quanto a lungo puoi fare con il cuore profondamente scosso e contrito. – Se Dio vede che sei seriamente intenzionato a migliorarti e a trasformare in bene tutte le ingiustizie, allora puoi pienamente confidare che ti sono stati perdonati i tuoi peccati. Infatti, è meno importante il pentimento per quel che è passato, che del proposito più serio di non commettere più, consapevolmente, dei peccati! Allora il divino Amore e la Misericordia eterna saranno sicuramente parte di te. – Ma nessuno può perdonare i peccati commessi contro Dio, come rappresentante di Dio auto stabilitosi, al Suo posto; questo i farisei lo sapevano già (Mc. 2,7). Ed Io, Gesù, non ho autorizzato nessuno, che sia lui stesso un peccatore, a perdonare i peccati contro Dio come fosse uguale a Dio; è piuttosto una presunzione sconfinata verso la Santità divina, esercitare le prerogative di Dio senza essere autorizzati.

II ) Se hai offeso il tuo prossimo, nessuno ha il diritto di assolverti dei tuoi peccati senza l’autorizzazione della persona offesa, questo devi capirlo tu stesso se sei sano di intelletto e di chiaro intendimento. – Se Io, Gesù, avessi pensato a una confessione orale con le Mie parole in Mt. 16,19, in Gv. 20,23 e in Mt. 18,15-18, allora il comandamento della confessione orale di Papa Innocenzo III non sarebbe stato introdotto per legge solo nell'anno 1215 dopo di Me, ma gli apostoli avrebbero già operato come confessori; e poiché questo non è stato il caso e lo Spirito Santo ha parlato attraverso tutti gli apostoli, come dice 2° Pietro 1,19-21, e anche Paolo ai Galati 1,11-12 lo conferma, allora la confessione orale non è stata introdotta da Dio, ma dagli uomini! Perciò è solo uno sfruttamento della stupidità del popolo credulone.

III ) Se non si ha occasione di chiedere personalmente il perdono al proprio nemico, allora si mandi lì un amico e si chieda scusa.

IV ) Ai nemici che dimorano da qualche parte lontano, si chieda umilmente perdono attraverso una lettera.

V ) Se il nemico non vuole la riconciliazione, allora subentra Dio come perdonante, ed è Lui a rivestire l'inconciliabile con il peccato che egli ha commesso con la sua inconciliabilità.

VI ) Se la persona offesa dimora irreperibile da qualche parte oppure è già morta, allora ci si rivolga direttamente con l'umile preghiera a Dio, il Quale poi perdona al posto dell’offeso. Oppure si chiami a sé per nome il defunto (a qualsiasi ora del giorno o della notte, è lo stesso), gli si chieda seriamente perdono e allo stesso tempo si chieda perdono anche a Dio, e con ciò la questione finirà.

VII ) Se trovi che la collera di tuo fratello si placherà solo col passar del tempo e nulla si potrà ottenere prima, allora stai calmo ed aspetta il momento (giusto), poiché si dice: “Il tempo guarisce tutte le ferite”, se non è colpa tua che la pace non può essere raggiunta

VIII ) Se ci si vuole umiliare dinanzi al mondo, allora si è liberi di confessare al clero, o meglio confessare pubblicamente i propri errori come al tempo degli apostoli. Si noti bene che la pubblica confessione dei peccati è solo una pia umiliazione, ma nessuno ha il diritto di perdonare i peccati all’infuori dell'offeso, perché a lui è stata fatta ingiustizia e contrarietà; come può uno presumere di perdonare i peccati, dove Io stesso, Dio, lascio e riconosco il privilegio all'offeso? Perché, altrimenti, non sarei giusto e onnisaggio. Il perdono e la riconciliazione con il nemico è per Me, Dio, la cosa più gradita che un figlio possa fare di fronte a Me, al Padre suo celeste, e sarà annotato grandemente nel libro della vita spirituale. Ma se Dio perdonasse i peccati del nemico, allora andrebbe male con la Sapienza di Dio e con l'Ordine spirituale! Voi siete nel mondo solo per purificarvi e per sostenere, in questo ricettacolo del peccato, la vostra prova per il Regno dei Cieli, dove imperano solo le virtù morali di Cristo nel supremo splendore. Voi stessi dovete perdonare e trasformare l’ira e la vendetta in amore e amicizia; allora sarà di grande valore per voi. Ma se Dio stesso volesse perdonarlo con l'assoluzione sacerdotale, allora Egli stesso toglierebbe e distruggerebbe i vostri meriti per il Regno di Dio. Sarebbe logico? Sarebbe degno di un Dio Onnissaggio? Chi pretende da voi meriti proceduti da voi stessi? – No, questa è un’interpretazione completamente errata della Mia divina Volontà tra l'offeso e l'offensore!

IX ) I cristiani sono così puerili e sconsiderati da credere che i loro peccati saranno perdonati su appuntamento ad ogni confessione, e quindi alla grande moltitudine dopo la confessione e la comunione non viene in mente di modificare il proprio modo di vivere e le proprie azioni in modo più retto e più degno dell’uomo. – E tuttavia è esattamente l'opposto di ciò che s’immagina la sconsiderata umanità. Il penitente promette il miglioramento ad ogni confessione, e secondo questa promessa il confessore lo assolve, ed entrambi credono di avere fatto il loro dovere; – ma come? Il confessore ha commesso il peccato facendo, nel Nome di Dio, qualcosa che è lasciato solo a Dio, il Quale vede nel futuro del penitente; d'altra parte egli inganna il penitente credulone che si affida alla rappresentanza di Dio attraverso il sacerdote, e crede che i peccati gli siano stati perdonati. Il penitente, sedotto da questa falsa convinzione che i peccati gli sono stati perdonati, continua a vivere il suo vecchio trantran e pecca come prima, altrimenti non ci sarebbe nulla da confessare alla prossima confessione. E guardate quale disastro diventa questo! E così, vedete che il confessore svia ed inganna il penitente, e il penitente il confessore, – ma non Me, Dio! Infatti, con ogni nuova confessione ha voluto mentire a Dio, il Quale lo iscrive a lui come un grave peccato nel registro della vita, come ci si esprime mondanamente.

X ) Si deve assolutamente negare che la confessione del sacerdote aiuti a condurre una vita casta e moralmente pura, perché specialmente presso i giovani si pretende farsi riferire nei minimi particolari come, dove e con chi hanno peccato. Pertanto, l'uomo deve vedere da ciò, che un corpo umano ben nutrito e che ha finito il suo sviluppo, perde la testa quando sente la narrazione dei peccati carnali (altrui) così precisamente, tanto che in lui tutti i nervi vitali rivivono, e dopo, i pensieri non casti lo scuotono nella ragione per lungo tempo; allora deve cadere spiritualmente e fisicamente. Oh, quanto terribilmente ci si vendica nell'aldilà! – O preti, se voi conosceste qualcosa sull'aldilà, com’è noto dalle Mie rivelazioni divine e spirituali, rabbrividireste davanti al vostro mestiere!

XI ) Tutti voi servite questa morale: l’uomo stesso s’impartisce il perdono dei peccati con la sua umiliazione e la preghiera a Me, affinché i peccati gli vengano perdonati; e precisamente, solo con ciò: che in tutta serietà non li commetta più, né li voglia commettere! Se poi il peccatore commette i peccati nello stesso modo come li ha commessi prima, allora egli stesso ha reso nullo il perdono e si consegna alla vecchia vita peccaminosa. Perciò a lui non gli è stato perdonato, perché egli stesso non vuole evitare i peccati, ma continuando a commetterli con accortezza, vive continuamente nella sua morte peccaminosa come ha vissuto prima della confessione, prima delle scuse per il perdono. Quindi Io, Gesù, non gli ho perdonato nulla!

*

(Conclusioni di F. Schumi):

La confessione orale è un’astuta invenzione di stato, di coscienza poliziesca dell’avido papato. Il gesuita Busenbaum[6] insegna: “Il fine giustifica i mezzi”, e qui il mezzo è la confessione, il cui fine in parte è già stato spiegato sopra, e un'altra parte sta nell'assurda teologia morale come quella del gesuita dr. Alfonso Maria de Liquori[7] relativamente alla confessione delle donne, che sta sotto ogni critica della comunità. Inoltre nelle parrocchie rurali, la polizia del buon costume sacerdotale conosce l'intera vita, il fare e i costumi della popolazione parrocchiale, di conseguenza sa come guidarla e sfruttarla a piacimento. Non accade nulla che essa non sappia, e la popolazione è muta, silenziosa e stupida, e fa ciò che le viene comandato di fare, poiché il contadino considera i sacerdoti come servitori di Dio, ai quali bisogna obbedire come a Dio.

La confessione orale è comunque un’istituzione particolarmente importante per indagare sulla situazione finanziaria delle vedove, degli orfani e delle donne che hanno bisogno di una guida spirituale, da cui provengono i molti disonesti procacciatori di eredità che gettano la luce più vistosa sull'avidità dei sacerdoti. La segreta confessione orale fu introdotta per la prima volta da Leone I([8]) nel 459, e questa si protrasse lentamente finché nell’anno 1215 al Sinodo Lateranense[9] di Papa Innocenzo III, fu proclamata con lo statuto 21 come un risultato gradito a Dio dovuto alle sue preghiere per la conversione dei peccatori, e stabilì questo come una grazia speciale per essere beati e andare in Cielo. Dal momento che gli uomini non conoscevano il senso spirituale delle parole bibliche e gli artifici del clero romano, accolsero con favore l'introduzione della confessione orale. Con ciò tuttavia appoggiarono le sciagurate torture che l’uomo conosce sotto il nome "Inquisizione spagnola", e che significa schiavitù del papa; infatti, nel confessionale si indagava tutto il possibile, ma con la tortura e poi sul rogo si concludeva la procedura confessionale. Nel 1215 fu introdotta anche l'inquisizione romano-spagnola.

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Sull’obbligo della confessione il Concilio Tridentino del 1563 dichiarò: «La ‘santa legge’ della Chiesa impone che i medici devono giurare di “non curare i malati che rifiutano di confessarsi”. L'eventuale autore del reato deve essere dichiarato “privo d’onore e incapace di praticare l’arte medica”, e deve essere multato».

Paolo scrisse: «Dove c'è lo Spirito di Dio, ivi c'è libertà» (2° Cor. 3,17). Viceversa: dove c'è lo spirito del polo opposto di Dio, ivi c'è costrizione e schiavitù.

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Dal 1316 fino al 1334, sul seggio papale sedette Giovanni XXII, il quale non riconosceva peccati se in cambio veniva corrisposta la tassa per il peccato. Secondo Billanis, Giovanni XXII([10]) lasciò un tesoro di 16 milioni di monete d’oro coniate e 17 milioni in lingotti d'oro e d'argento. Una somma che, secondo il valore di oggi, è da definire enorme. Egli ammucchiò questi soldi con la sua “taxa apostolica et penitentiaria” (cioè il catalogo delle tasse da pagare per dispense e assoluzioni). E in questa si trovavano tasse per adulterio, poligamia, assassinio di genitori e fratelli, avvelenamento, procurato aborto del feto, coito con suore, perfino per peccati futuri e per quelli che si commettono nel confessionale, oppure con Maria, la santa Vergine. (!) Alla fine di questa imposta si dice: “Hujusmodi gratiae non concedantur pauperibus, quia non habent, ergo non possunt” (cioè: “Tali grazie non possono essere date ai poveri, perché non hanno nulla e quindi non possono essere consolati”). – “Che tu sia maledetto col tuo denaro”, esclamò indignato l'apostolo Pietro in Samaria al mago Simone, “perché hai creduto che il dono e la grazia di Dio si potesse acquistare col denaro” (Atti 8,20). Anche tali trafficanti di peccati si ritengono per i suoi diretti successori.

Al tempo dell'imperatore Giuseppe II([11]) (1764-1790), come prima e più tardi, Roma, come Stato Pontificio in generale, viveva per lo più del commercio delle reliquie, che favorì così potentemente la superstizione, poi delle indulgenze del tutto inutili, e del denaro per le ‘dispense’[12], alle quali subentrava la circostanza molto notevole che se qualcosa era peccaminosa, cessava subito di esserlo non appena si pagavano le proprie monete d’argento per il permesso di peccare. Da qui, ad esempio, gli impedimenti dirimenti[13] del matrimonio, che non conosce codice politico. E di questo ne danno testimonianza le continue dispense matrimoniali a Roma, quando la somma di denaro richiesta è stata versata o inviata. Dunque, come ci si comporta con la massima: "I matrimoni vengono conclusi nel Cielo?". – Se il denaro rende valido anche i matrimoni non validi, come lo dimostrano gli esempi provenienti da Roma, allora il papa abusa del suo potere umano verso il Divino nel Cielo, pensando di poter innalzare il suo potere mondano contro Dio e, per denaro, invalidare e annullare agli occhi dei creduloni le divine decisioni nel Cielo. In questo caso il papa crede di essere un capo di maestranza nel Cielo dell'idolo mammona, dal momento che non crede nell'eterna immutabilità del Governo divino e in Dio.

E di nuovo si deve ripetere: «Pietro disse al mago Simone: Che tu sia maledetto, poiché credi che la grazia di Dio sia in vendita per denaro”». Il papa invece fa tutto solo per denaro (simonia)[14], e non si cura affatto della maledizione di Pietro; quindi il papa è un perfetto successore di un tale Pietro (cioè di Simone il mago), il quale offre e fa tutto per denaro, – ma non di Pietro, il figlio di Giona di Betsaida. Si legga sul libro di Lutero le stupende spiegazioni sulla confessione.

 

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Cap. 7

La vera cresima o confermazione

Graz, 9 febbraio 1898

1. Quando annunciai ai Miei apostoli che li avrei lasciati, furono rattristati. Dopo di che, promisi loro di inviare lo Spirito Santo che li avrebbe consolati ed avrebbe ricordato loro tutto ciò che Io avevo detto e li avrebbe anche rafforzati. Questo li tranquillizzò e, dieci giorni più tardi, venni sotto forma di lingue di fuoco, li rafforzai nella fede, nella fiducia e nell'amore per Me, dando loro il coraggio di riconoscerMi pubblicamente e di predicare. Questo atto spirituale del Mio Amore, Sapienza e vitalità divina nei Miei apostoli e discepoli si ripete nei figli minorenni che non hanno nessun altro concetto che quello di ricevere un sacco di caramelle, con le quali si rovinano poi lo stomaco, cosa che è il caso soprattutto presso i cattolici.

2. Presso i protestanti, dopo alcuni lunghi insegnamenti, viene pretesa dal bambino cresciuto la promessa solenne di essere e rimanere cristiano, dopodiché viene confermato e posto nel rango degli adulti.

3. L’accoglienza del Mio Spirito non può avvenire in modo come la insegnano le chiese, ma solo con la fede vivente in Me, con l’amore e la sottomissione a Me. Dopo che uno è progredito molto in alto, ovvero è già rinato spiritualmente come lo erano i Miei apostoli, può stendere le mani su un tale cristiano e pregare per il dono della fortificazione nella fede tramite lo Spirito Santo, e così uno perfettamente maturo riceve il Mio Spirito della fede e dell'amore per Me. Così era lo svolgimento presso i Miei primi seguaci cristiani, e solo così può essere anche ai vostri giorni. Non possono essere confermati i figli minorenni, ma gli adulti pienamente credenti che hanno il proprio giudizio nella faccenda e la comprendono percorrendo le vie del Mio Insegnamento dell'Amore; ma non bambini che non comprendono nulla dell'intera questione, né a quale scopo esiste.

4. Passiamo ora alla seconda questione: chi conferma i bambini? Voi dite: “Il vescovo o il superiore dei Miei servitori, ovvero i sacerdoti”. O figli Miei, Io non conosco tali servitori che non osservano le Mie Leggi come le ho date loro attraverso gli apostoli e come le racchiude la Bibbia; perciò il morto vorrebbe dare qualcosa ai ‘morti nello spirito’ o ai ‘bambini di poco senno’ che egli stesso non ha mai ricevuto, visto che chi non segue le Mie Leggi dell'Amore e di queste ne fa statuti umani che sono pieni di morte e di inferno, e da ciò dimora nel lusso, nello sfarzo, nel potere e nella bella vita, non potrà mai essere Mio servitore, bensì Mio avversario. Ed Io non posso guardare un servitore così. Come dovrebbe essere un vescovo è già stato spiegato dal Mio Paolo con il celibato, cosa che essi però hanno rigettato. Cosicché, chi rigetta il Mio Insegnamento che ho dato tramite gli apostoli, rigetta Me; e quindi Io non conosco tali infedeli servitori. Essi riceveranno il loro salario laddove sono andati a servire. E sopporteranno molto per le loro vie sbagliate che essi percorrono per la sciagura delle Mie pecore. La via per loro diventerà lunga, terribilmente lunga e amara, poiché chi mi rigetta nel mondo, nel Regno degli spiriti mi cercherà con lacrime e tormenti per lungo, lungo tempo, specialmente se ha reso infelici ancora altri con la propria vita. Amen!

 

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Cap. 8

Le indulgenze contestate da Martin Lutero

1. Le indulgenze sono state una mucca da latte per il sacerdozio romano e, in parte, lo sono ancora oggi. A causa del grande e grossolano eccesso che i papi romani hanno provocato con le indulgenze, risvegliai nel dr. Martin Lutero[15] un Mio apostolo contro l'eresia romana. Questo fu l'intero motivo affinché il dr. Martin Lutero si presentasse e cominciasse a tuonare contro la fabbrica dell’eresia papale. Che Martin Lutero, quale Mio fedele apostolo, non sia andato all'inferno come ve lo insegnano i sacerdoti romani, è cosa ovvia. Tutto il resto su di lui lo potete leggere nel libro "La conduzione del dr. Martin Lutero nell'aldilà”, come fu accolto magnificamente nel Mio Cielo dell’Amore che Io, vostro Padre Gesù, ho comunicato all'umanità tramite Franz Schumi.

2. Se qualcuno ti vuol rimettere qualcosa, allora devi prima essere a lui debitore, perché altrimenti non può rimetterti o condonarti nulla! Ma come può un uomo estraneo mettersi tra il creditore e il debitore e dire al debitore senza alcun diritto e permesso: “Nel nome del creditore i tuoi debiti ti sono condonati!”. – Pensi che il creditore non consegnerebbe un tale debitore illegale al tribunale come ciarlatano e truffatore e lo farebbe gettare in prigione, dicendo al debitore: “O uomo stolto, come puoi credere a un tale furfante, che io ti abbia condonato i tuoi grandi debiti, dal momento che tu eri debitore solo a me, e non a lui? Io ti dico, finché non mi hai restituito tutto fino all'ultimo centesimo, il tuo debito non sarà condonato né cancellato”. Così parlerebbe e agirebbe una persona terrena. Ma come dovrei agire Io, la Sapienza e la Giustizia divina, se già una persona comune applica queste sue prerogative? – Dovrei procedere in modo meno assennato e saggio e lasciarMi sottrarre i Miei diritti divini da codesti truffatori e ingannatori che li usano per i loro scopi egoistici, ai quali vengono portate in cambio moltissime offerte? Vedete voi uomini, quanto sbadatamente vi fate truffare e ingannare dai vostri sacerdoti per la salvezza della vostra anima!

3. Lasciateli percorrere le loro vie! Quindi non perseguitateli, ma neanche dovete seguirli; piuttosto d'ora in poi venite a scuola da Me e lasciatevi esporre il vero Insegnamento di Cristo dai Miei libri teosofici cristiani. Allora percorrerete la via che conduce a Me. Ma finché foraggerete bene i sacerdoti per le loro bugie, per questo sarete pagati all'inferno dal Satan, il principe delle bugie, e non avrete nessuna parte alle Mie Grazie paterne del Cielo.

 

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Cap. 9

L’essenza del digiuno e della preghiera secondo l'insegnamento di Gesù

1. L'apostolo Matteo 15,11 / 15,17-19 scrive: «Gesù disse: “Non ciò che entra per la bocca contamina l’uomo, ma ciò che esce dalla bocca lo contamina”…“Poiché tutto ciò che entra nella bocca passa nello stomaco e prende la sua via naturale. Ma quel che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è questo che contamina l'uomo (se non percorre la via dei Dieci Comandamenti di Dio e dei Due Comandamenti dell'amore), poiché dal cuore (di colui che vive secondo la sapienza intellettuale) vengono i cattivi pensieri, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le false testimonianze e le bestemmie, ecc.”»

2. La stessa cosa riferisce Marco 7,18-23 su di Me, ciò che Io dissi sul digiuno. Egli scrive: «“Tutto ciò che entra dal di fuori dell’uomo, non può contaminarlo, poiché ciò non gli entra nel cuore, ma nel ventre, e va fuori per la via naturale spazzando via ogni cibo”. Ora Egli continuava: “Quello che esce dall’uomo invece è ciò che lo contamina; poiché dal di dentro, ossia dal cuore degli uomini escono i cattivi pensieri come: adulterio, fornicazione, assassinio, frode, cupidigia, malizia, astuzia, diffamazione, bestemmia, superbia e insensatezza; tutte queste cose malvagie vengono dal di dentro e sono queste che contaminano l’uomo”».

3. Paolo scrive sul digiuno: «Non un cibo ci farà graditi a Dio; poiché se non mangiamo non abbiamo nulla di meno, e se mangiamo non abbiamo nulla di più» (1° Cor. 8,8).

4. «L'esercizio del corpo è utile a poco, invece la pietà è utile a tutto» (1° Tim. 4,8).

5. «Nessuno quindi vi muova accuse a riguardo del mangiare e del bere, o di giorni festivi, o di noviluni o di sabati» (Col. 2,16).

6. «Mangiate di tutto quello che si vende al mercato, senza chiedere con angoscia alla coscienza» (1° Cor. 10,25). (eccetto, da non prendere, sono: carne, caffè, tabacco e bevande alcoliche, secondo il nuovo ordine per la vita spirituale).

7. «Poiché il regno di Dio non consiste nel mangiare e nel bere, ma nella giustizia, nella pace e nella gioia nello Spirito Santo» (Rom. 14,17).

*

(Parla F. Schumi): Dai discorsi che tenni a quel tempo agli ascoltatori, il Grande Vangelo di Giovanni volume VI cap. 51,3 dettato a Jakob Lorber, contiene il seguente insegnamento:

«Nessuno creda di rendere un servizio gradito a Dio se digiuna e fa penitenza per i propri peccati commessi, andando coperto di crine al cospetto del mondo intero! ‒ A Dio, invece, è gradito solamente colui che, riconoscente, mangia e beve ciò che Dio gli fa pervenire per rafforzare in tal modo le sue forze terrene per fare lavori utili, per mezzo dei quali può giovare molto a se stesso e al prossimo; e se ha commesso un qualche peccato, lo riconosce come tale, se ne pente, lo detesta e non lo commette più, allora si migliora veramente».

 

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Cap. 10

Insegnamenti sul giusto digiuno e sulla vera preghiera

Graz, 2 febbraio 1898

1. È un fatto constatato che chi non digiuna (come fa di solito il sacerdozio) non può predicare il digiuno a nessuno. Chi vuole essere Mio servitore e insegnante del Mio popolo, deve prima splendere con i propri buoni esempi. Infatti, come può un uomo insegnare agli altri, se lui stesso è disubbidiente all'insegnamento? Oppure si crede che digiunare significhi riempirsi lo stomaco con pesce e altri cibi senza carne? Oh, questo Io non lo chiamo digiuno, ma solo variazione di cibo. Digiunare significa, per amore a Dio, astenersi da tutto ciò che profana il corpo come tempio del Dio vivente, come: mangiare porcherie, crapula, impudicizia, diffamazione, maledizione, osteggiamento, fare il male, e tutti gli altri peccati che vengono commessi contro Dio e contro il prossimo; inoltre, ciò che può domare i desideri del corpo e così cercare di nobilitarlo e spiritualizzarlo. Questo è il digiuno gradito a Dio che deve proseguire giorno dopo giorno; tutti gli altri digiuni non hanno un vero senso, tranne se per proprio impulso ci si astiene dal cibo per amore a Me, vostro Dio, e per un po' si digiuna e si prega veramente. Nondimeno, Io non lo pretendo, poiché quando i discepoli di Giovanni Battista Mi domandarono: «Perché noi e i farisei digiuniamo così spesso, e i Tuoi discepoli non digiunano?». Io dissi loro: «Possono gli invitati al matrimonio piangere, mentre lo sposo è con loro?» (Mt. 9,14-15).

2. E quindi vi dico anche: “Amate Me, e digiunate solo nella concupiscenza e nelle voglie carnali, allora rimarrò presso di voi; quando invece Mi perdete a causa dei vostri peccati, allora digiunate veramente nello spirito e nel corpo, affinché Io venga di nuovo da voi”. Così intendo il digiuno, e non diversamente. Il Padre vostro Gesù. Amen!

*

3. Un giorno ho insegnato personalmente ai Miei ascoltatori sul digiuno e sulla preghiera, e sui comandamenti giudaici del digiuno nel modo seguente:

4. A partire da Mosè i giudei avevano avuto determinati giorni dell'anno in cui dovevano digiunare (secondo il comandamento di Mosè); i profeti dovevano digiunare molto, perché rendeva la loro carne più disposta e il loro spirito più aperto e chiaro; ‒ così anche i veggenti (chiaroveggenti) dovevano digiunare molto e spesso, affinché ricevessero sogni e visioni chiare. Chi in qualche modo voleva ricevere una grazia speciale da Dio, doveva fare a Lui un voto, che avrebbe digiunato e pregato finché Dio non lo avesse esaudito, e chi manteneva e adempiva il suo voto fatto, otteneva sempre la grazia richiesta, il che è conosciuto dalle scritture del Vecchio Testamento.

5. Io (Gesù) non revoco il Vecchio Testamento; chi digiuna in senso buono, fa per se stesso un’opera buona, poiché attraverso un giusto digiuno e la preghiera a Dio l'anima diventa più libera e più spirituale. Ma nessuno diventa beato attraverso il puro digiuno e preghiera, bensì, solo credendo in Me e facendo la Volontà del Padre nel Cielo come ve l’ho reso noto e ve lo annuncio: – chiunque può farlo senza digiunare e senza astenersi da certi cibi e bevande! ‒ Chi però, ha una qualche abbondanza e pratica il vero amore per il prossimo, digiuna veramente, e un tale digiuno è gradito a Dio e utile all'uomo per la vita eterna! ‒ Chi ha molto, dia anche molto; e chi ha poco, condivida anche il poco con il suo prossimo ancora più povero, così si raccoglierà tesori nel Cielo. Il dare è di per sé già più gioioso che il ricevere, ‒ ma chi vuole veramente digiunare davanti a Dio ed essere meritevole per la vita eterna dell'anima, si astenga dal peccare, per amore a Dio e al prossimo; infatti, i peccati aggravano l'anima, tanto che difficilmente si può elevare a Dio.

6. Chi come i farisei e altri ricchi, pratica trangugiamento e intemperanza ed è sordo alla voce dei poveri, pecca verso il comandamento del digiuno, come lo è anche ogni fornicatore e ogni adultero.

7. Se ti attrae e ti seduce la carne rigogliosa di una vergine o perfino la donna di un'altro, volgi via lo sguardo e astieniti dal desiderio carnale, e con ciò hai veramente digiunato!

8. Se qualcuno ti ha offeso e fatto andare in collera, perdonalo, va’ a confrontarti con lui, e in tal modo hai digiunato. – Se a colui che ti ha arrecato del male mostri del bene, e benedici chi ti maledice affinché gli venga data una visione del suo comportamento malvagio, allora digiuni veramente. Ciò che entra per la bocca per il nutrimento e il rafforzamento del corpo, non contamina l’uomo; invece, spesso ciò che esce dalla bocca, come calunnia, diffamazione, parole e discorsi sconci, cattiva reputazione, imprecazione, false testimonianze e ogni sorta di bugie e bestemmie, questo contamina l’uomo; e chi lo fa, è colui che rompe realmente il vero digiuno. Il vero digiuno significa rinnegare se stesso in tutto, prendere pazientemente il proprio fardello a lui assegnato e seguirMi; poiché Io stesso sono di tutto cuore, mite e paziente! – Se invece si mangia questo o quello per satollarsi, è indifferente; ognuno deve solo assicurarsi che il cibo sia puro e anche godibile; dovreste prestare particolare attenzione col mangiar carne, se volete rimanere sani nel corpo per lungo tempo. La carne degli animali soffocati non serve a nessuno per la salute, poiché genera cattivi spiriti nei nervi del corpo, e la carne degli animali che vengono definiti come impuri può essere gustata sana solo se viene preparata come vo l’ho già mostrato. ‒ (ma d'ora in poi -1892- che ognuno si astenga, per quanto gli è possibile, dal mangiar carne).

9. Invece voi (apostoli) quando andrete nel mondo tra tutti i tipi di popoli nel Mio Nome, mangiate ciò che vi si mette in tavola. ‒ Ma non mangiate e non bevete mai oltre la giusta misura, allora terrete il giusto digiuno; tutto il resto invece è superstizione e una grande stupidità degli uomini, da cui devono essere riscattati quando lo vorranno essi stessi.

*

18 aprile 1901

10. Sulla preghiera Io, Gesù, non ho detto che non si deve pregare, al contrario, Io stesso ho insegnato il Padrenostro e dissi ai Miei ascoltatori che la preghiera eleva gli uomini a Dio e li sottrae alla materia. Sono stato comunque Io a dire agli apostoli nel giardino del Getsemani: «Vegliate e pregate, perché lo spirito è certamente pronto, ma la carne è debole», perciò la preghiera non può essere interpretata diversamente neanche oggi, perché le Mie parole rimangono eternamente vere e immutabili.

11. Sono esclusi dalla preghiera solo coloro che pensano ed agiscono in maniera puramente divina, e nessuno può riuscire ad ottenere questo, se non è elevato alla prima rinascita. Perciò vegliate e pregate affinché il Satan della carne non vi colga di sorpresa e vi porti alla caduta, poiché la natura umana è della materia, e simpatizza con la materia, e questa è l'anima caduta e solidificata di Satana. Perciò fuggite dalla materia, poiché essa è e rimane Satan, finché non sarà redenta, spiritualizzata e divinizzata attraverso di voi. “Amen!”, dico Io, il Padre vostro Gesù.

*

12. C’è una contraddizione nei Miei 40 giorni di digiuno, che nessun uomo può fare senza una grande e lunga pratica e con la Grazia di Dio, e nelle Mie parole attraverso gli evangelisti che non si deve digiunare materialmente. Se Io stesso ho digiunato prima di assumere la carica di Insegnante, perché non dovrebbe essere utile e meritorio anche per voi?

13. I Miei 40 giorni di digiuno non erano per la Mia carne, ma per il Mio Spirito, in quanto intrapresi volontariamente un'azione su di Me, che è veramente da definire estrema. Io non avevo peccati, reprimevo le tentazioni facilmente con il Mio continuo esercizio, quindi il Mio digiuno non fu né a causa dei peccati, né a causa delle tentazioni, bensì solamente una Mia faccenda personale, e quindi nessuno può riferirsi a Me: “Sì, ma Cristo stesso ha digiunato!”. Il Mio digiuno, infatti, è stato intrapreso per la divinizzazione del Mio corpo, e quindi è stato anche facilmente eseguito perché Io stesso ero dotato del potere divino.

14. Ora si domanda: “Come volete raggiungere una più elevata spiritualizzazione attraverso un tale digiuno e, così a lungo, dal momento che non avete nemmeno il più piccolo dono e la più piccola grazia, e vivete giorno dopo giorno commettendo peccati? Come volete dare alla vostra anima una spiritualizzazione superiore, visto che vi muovete ancora nei peccati più comuni?”. Vedete, cari figli, non tutto ciò che ho fatto lo pretendo da voi, ma solo il digiuno spirituale, e ciò che fate a Me per il vostro stesso amore, questo ha valore presso di Me; di più da voi non pretendo. Amen!

*

(citazione di F. Schumi tratta dal Grande Vangelo di Giovanni dettato a Jakob Lorber nel 1862 sul concetto del vero senso della preghiera e sul giusto digiuno)

 

[GVG 7/85,16-22 – Jakob Lorber]:

(16) (Gesù risponde ad una domanda del romano Agricola): «“Per quanto riguarda la preghiera a Dio alla maniera dei giudei, questa non solo non ha nessun valore dinanzi a Dio, ma è un abominio davanti a Lui! Cosa deve provocare l’intero balbettio davanti a Dio, davanti all’Onnisaggio, e particolarmente quando deve ancora essere pagato per certe preghiere privilegiate, pregando per altri, perché solo le loro preghiere sono potenti ed efficaci? Pertanto, Io vi dico: – se mille di tali oranti blaterassero le loro preghiere a Dio per mille anni, allora Dio le ascolterebbe ancor meno del raglio di un asino affamato, perché una tale preghiera non è una preghiera, ma un vero e proprio gracidio di rane in una palude, dal momento che non ha nessun senso e nessuna intelligenza e mai potrà averne!

(17) Dio in Se stesso è uno spirito della suprema Sapienza, ha l’intelligenza più profonda e più luminosa, ed è l’eterna Verità stessa; chi quindi vuol pregare efficacemente Dio, deve pregarLo in spirito e verità. Ma in spirito e verità prega colui che si reca nella silenziosa cameretta d'amore del suo cuore e in essa adora e implora Dio; Dio, che scruta tutti i cuori e reni, guarderà anche i vostri cuori sempre di più e certamente riconoscerà come e per cosa pregate e domandate, e vi darà anche ciò per cui avete veramente pregato in spirito e verità.

(18) La preghiera più che mai vera consiste nell’osservare i comandamenti di Dio, e per amore per Lui fare la Sua Volontà! Chi prega così, prega veramente e ininterrottamente! – Nondimeno, così pregano Dio anche tutti gli angeli del Cielo ininterrottamente, poiché fanno sempre la Sua Volontà.

(19) Dio non vuole essere adorato e glorificato con i vostri salmi, salteri[16] e arpe, cembali e trombe, ma attraverso la vostra azione attiva e instancabile secondo le Sue parole e la Sua Volontà.

(20) Se contemplate le opere di Dio e in queste ricercate e riconoscete sempre di più il Suo Amore e la Sua Sapienza, crescendo con ciò nell'amore per Lui e diventando sempre più saggi in voi stessi, allora pregate anche veramente e presentate a Dio una giusta lode; invece tutto il resto che avete appreso con la preghiera fino ad ora, è completamente vuoto, inutile e senza valore dinanzi a Dio.

(21) Ora sapete cosa significa veramente il vero digiuno e la vera preghiera, e non chiederete più perché ora, secondo il Mio Insegnamento, Io e i Miei discepoli non abbiamo digiunato né pregato alla maniera dei ciechi giudei e farisei. Noi invece digiuniamo e preghiamo in spirito e verità ininterrottamente, e quindi è molto sciocco chiederMi perché da parte nostra la preghiera e il digiuno viene trascurato secondo il vostro vecchio e indegno modo.

(22) I Miei discepoli non devono neanche digiunare finché Io sono in mezzo a loro come un vero Sposo della loro anima; ma quando un giorno non sarò più in mezzo a loro e con loro come Lo sono adesso, allora digiuneranno anche con lo stomaco, se la durezza di cuore degli uomini offrirà loro poco, e alle volte anche nulla da mangiare. Comunque, finché sono presso di Me, non dovranno soffrire né fame né sete!” »


 

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Allegato 1

[Dettato a Jakob Lorber il 25 maggio 1847]

Tu sei Pietro la roccia

«Tu sei Pietro (una pietra ovvero verità), su questa pietra edificherò la Mia Chiesa, e le porte dell'inferno mai prevarranno contro di lei; a te darò le chiavi del regno dei Cieli; ciò che scioglierai sulla Terra, dovrà essere sciolto anche nel Cielo, e ciò che legherai sulla Terra, dovrà essere legato anche nel Cielo» (Mt. 16,18-19)[17]

(1) A causa di questi testi della Scrittura sulla Terra regna tuttora il più grande errore e la più grande insensatezza in tutti gli ambienti cristiani, poiché tutti, senza eccezione, si ritengono più o meno la ‘roccia della Chiesa di Pietro’ e presumono di avere le autentiche chiavi per il Regno di Dio, e di aprire o chiudere a piacimento questo Regno per coloro che vi vogliono entrare. Questo significa che presumono di poter dare la Parola del Vangelo secondo il loro arbitrio, di mutilarla, rifiutare di darla, proibirla, dare al suo posto dei comandamenti arbitrari e porre sopra di questi le pene eterne, per indurre gli uomini, con siffatti comandamenti, a quanti più peccati possibili; poi altrettanto arbitrariamente rimettere oppure non rimettere questi peccati e, in cambio di certe opere di penitenza, perfino impartire indulgenze plenarie o parziali per tutti i peccati commessi, oppure anche rifiutarsi di darle!

(2) Se qualcuno avesse qui un chiaro intelletto grande solo come un atomo, allora dovrebbe pur accorgersi, per amor della Mia Divinità, che Io, in quanto predicai in ogni occasione solo ed esclusivamente la Legge dell’amore fraterno universale, non avrei mai potuto dare all’apostolo Pietro, né a tutti gli altri apostoli, tali pieni poteri e una tale disposizione che, chiaramente, si rapporta all’amore per il prossimo, esattamente come l’inferno al Cielo!

(3) Chi emette delle leggi, emette anche il giudizio; e il giudizio, è amore? Proprio per questo Io sulla croce presi su di Me ogni giudizio, affinché agli uomini rimanesse soltanto l’amore, – ma è mai pensabile l’amore là dove un miliardo di seggi da giudici sono eretti tra coloro che dovrebbero essere fratelli e, ovunque si volga lo sguardo, non si scorgono che leggi su leggi? È questo Pietro, ‘la roccia’ sulla quale deve essere edificata la Mia Chiesa, la quale non è e non deve essere nient’altro che soltanto amore e nuovamente amore?

(4) Chiunque Mi riconosce e Mi ama come Mi amava Pietro, è una vera roccia sulla quale Io posso edificare la Mia vera Chiesa, il Mio vero Amore e Sapienza proveniente da Me, ed anche la edifico veramente in piena serietà. Ma allora, può una qualsiasi grande o piccola comunità, sotto un qualsiasi capo supremo, essere una ‘roccia’, se ciascuno pensa e crede quello che vuole, dove l’uno mormora con le labbra parole incomprensibili e spaccia tale mormorio per un’utile preghiera, l’altro invece maledice queste cose e le schernisce e ne ride, un terzo si fa avanti come giudice e condanna tutto nel più profondo abisso dell’inferno? – Può una tale comunità, oppure il suo capo, essere una roccia sulla quale è edificata la Mia Chiesa che le porte dell’inferno non dovranno mai sopraffare?

(5) Io dissi: «Dall’amore, se vi amate l’un l’altro come Io amo voi, si riconoscerà che siete veramente Miei discepoli!». Perciò Io diedi l’amore come unico segno di riconoscimento dal quale poter riconoscere se qualcuno è una vera ‘roccia’ sulla quale è edificata la Mia Chiesa. – Ma come può allora il seggio da giudice, ora così moltiplicato tra coloro che dovrebbero essere fratelli, essere un segno di riconoscimento di quella ‘roccia di Pietro’ che l’inferno non vincerà mai, ed essere l’ulteriore segno di riconoscimento della Mia Chiesa edificata su di essa? – O terribile cieca stupidità degli uomini di questo tempo, tu che ti ritieni invincibile dall’inferno e, secondo tutto il tuo modo di agire, ti ci trovi già da tanto, tanto, tanto tempo nel bel mezzo!

(6) Se Io avessi voluto fondare una chiesa visibile, allora avrei detto a tutti gli apostoli e ai discepoli: “Voi tutti siete Pietro”. Solo che Io dissi questo in modo anche troppo tangibile unicamente a Pietro, in quanto egli fu il primo che Mi riconobbe secondo la Mia natura divina! – Egli fu quindi anche il primo al quale Io diedi, nella sua fede e fiducia, le chiavi per il Regno dei Cieli, che è un Regno dell’amore per Dio nel cuore degli uomini, e soltanto da questo il vero amore per il prossimo. A tale amore però nessuno può giungere senza un precedente riconoscimento di Dio, in quanto chiunque, per poter amare qualcuno, sicuramente deve prima conoscerlo.

(7) Questo amore per Dio e per il prossimo è quindi il vero Regno di Dio, l’unica vera Chiesa che è edificata sulla roccia del giusto riconoscimento (di Dio) e della solida ed incrollabile fede e fiducia che, ovviamente, nessun inferno potrà più distruggere.

(8) Invece l’allestimento esteriore dello sfarzo e delle parate cerimoniali collettive di una presunta invincibile Chiesa di Cristo, sopra una qualche roccia di Pietro d’oro e d’argento, è tanto poco chiesa e roccia di Pietro quanto l’inferno è un Cielo, o l’escremento di un maiale è un diamante.

(9) Oppure ho mai detto Io: “Dall’oro, dall’argento, dalle pietre preziose, dagli abiti costosissimi da messa, dalla grande potenza terrena e dal grandissimo prestigio terreno, dai più sontuosi edifici delle chiese, da campane ed organi, dalla lingua latina e da altre cose simili, si riconoscerà che siete Miei discepoli?” – In verità, in verità, cose simili non sono mai state indicate né preannunciate da Me come segni di riconoscimento della Mia vera Chiesa; lo sono stati invece con Giovanni nell’Apocalisse, dove si parla della grande meretrice (Ap. 17,2). Questa non sarà certo la roccia di Pietro!

(10). Simon di Giona, che era un vero Pietro, disse ad uno che egli aveva guarito con il Mio vero Spirito in lui: «Oro e argento non ne ho, ma ciò che ho te lo do!» (Att. 3,6). – Ora in buona coscienza, senza rendersi ridicoli dinanzi al mondo intero, potrebbero forse affermare anche questo di se stessi coloro che vogliono o dovrebbero essere successori di Pietro a Roma, i vescovi in Inghilterra, certi sovrintendenti in Germania e il potente patriarca di tutti i greci? Forse anche loro non hanno sacche, né calzari, né bastoni? (Lc. 10,4) – Oh, vedete come era Pietro e come era edificata la sua Chiesa dell’amore sulla roccia del proprio cuore, e qual era il suo fondamento, e come sono ora edificate tutte le Chiese attuali, e qual è il loro fondamento? Io ritengo che questo lo dovrebbe afferrare ed anche vedere perfino un cieco, per non parlare di uno a cui gli occhi sono già stati piuttosto aperti.

(11) «Viene il tempo in cui dappertutto si adorerà Dio in Spirito e in Verità, e non a Gerusalemme e non sul monte Garizim!» – Così leggete anche nella Scrittura (Gv. 4,20-24). Perciò spirito, verità, giusto riconoscimento, fede, fiducia e vero amore per Dio e per il prossimo nel cuore di ogni singolo uomo, sono dunque l’unica e vera roccia e la vivente Chiesa ivi edificata da Me stesso (cioè l’amore per Dio e per il prossimo), la quale è l’unica che può opporre resistenza all’inferno in eterno. Tutto il resto invece è una vana opera degli uomini e non vale assolutamente nulla e non offre la pur minima protezione contro l’inferno, se qui mancano la vera roccia e la vera Chiesa vivente, edificata in ogni singolo uomo (nel cuore).

(12) Perciò è anche una domanda inutile il chiedersi quale chiesa esteriore visibile, tra le molte che portano il Mio Nome, sia quella giusta. – La risposta è e non potrà mai essere in eterno che questa: “Assolutamente nessuna!”. – Solo la Chiesa nel cuore che Io ho fatto è l’unica giusta e sicura dall’inferno, in eterno; tutto il resto l’ha escogitato il mondo, appartiene ad esso e dinanzi a Me non vale eternamente nulla!

(13) Quindi anche le chiavi per il Mio Regno sono da cercare solo nella Chiesa vivente, la sola vera, mai invece in una qualche comunità ecclesiastica o presso un suo capo (come si dice a Roma). Allora ciò che qualcuno, da questa propria Chiesa vivente, edificata da Me nel suo cuore, scioglierà o legherà sulla Terra della propria vita naturale e della vita dei suoi fratelli, questo sarà anche già sciolto o legato in Cielo, perché questa sola vera Chiesa è già il vero e proprio Cielo stesso; – ovvero, detto ancora più chiaramente: “Qualunque cosa uno compirà in questa e da questa sua potente Chiesa dell’amore, sarà in eterno compiuto anche nel Cielo”.

(14) Queste sono quindi anche le giuste chiavi per il Regno dei Cieli: “Che voi Mi riconosciate come il vostro Santo verissimo Dio e Padre, amiate Me sopra ogni cosa e i vostri fratelli e sorelle come voi stessi”. Se questo è presso di voi il caso, allora avete Pietro, la vera Chiesa pienamente edificata e le autentiche chiavi per il Regno dei Cieli; tutto il resto è invece un nulla! – Comprendete questo molto bene e vivete di conseguenza. Amen! Amen!

 

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[1] Innocenzo III (Giovanni Lotario dei conti di Segni; 1160-1216), eletto pontefice nel 1198, sostenne la dottrina della superiorità del papato sia in materia spirituale che temporale e, cercando di attuarla, intervenne più volte nella politica interna degli stati europei e dell’Impero. Tutore dell’imperatore  Federico II (1198) contribuì alla sua elezione in Germania, ma ebbe con lui violenti contrasti. Bandì una crociata contro i Musulmani di Spagna e in Terra Santa, perseguitò gli eretici, in particolare gli albigesi (1208), e istituì l’inquisizione, indisse infine il IV Concilio ecumenico Lateranense (1215).

[2] Fraudolento: che mira ad ingannare, a frodare; che si caratterizza come frode, che è fatto, compiuto con frode.

[3] «Ebbene, io vi dico: procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, loro vi accolgano nelle dimore eterne». – Luca 16,9.

[4] Lari: presso gli antichi romani, gli spiriti degli antenati, venerati come protettori della casa e della patria; lari domestici.

[5] Marco l’apostolo accompagna Jakob Lorber e un suo amico terreno peregrinanti nell’aldilà, al fine di far conoscere loro come si svolge la guida degli spiriti.

[6] Busembaum Hermann: (Nottuln 1600-Münster 1668), gesuita, teologo e moralista tedesco. Medulla theologiae moralis.

[7] Alfonso Maria dei Liguori (Marinella 1696 – Nocera dei Pagani 1787), teologo e dottore della Chiesa; fondò la congregazione del SSmo Redentore (Redentoristi). Numerosi gli scritti di apologetica, ascetica, mistica e teologia morale. Fu anche autore del canto “Tu scendi dalle stelle”, è un canto natalizio composto nel dicembre 1754, derivato come versione in italiano dall'originale in lingua napoletana “Quanno nascette Ninno”.

[8] Leone I detto Magno, santo, papa dal 440 al 461; combatté i manichei e riunì il concilio di Calcedonia contro gli eutichiani; arrestò l’invasione di Attila (452); dottore della Chiesa.

[9] Concilio lateranense (XII ecumenico), convocato nel 1213 e aperto nel 1215; vi fu condannato Gioacchino da Fiore e vi furono stabiliti alcuni canoni per la riforma del clero e l’amministrazione dei Sacramenti.

[10] Giovanni XXII: (Giacomo Duèse di Cahors 1245-1334), eletto nel 1316, risedette ad Avignone, condannò Marsilio da Padova, santificò s. Tommaso d’Aquino; pubblicò le Clementine, decretali di Clemente V.

[11] Giuseppe II d’Asburgo Lorena (Vienna 1741-1790), imperatore dal 1765, associato alla madre Maria Teresa, esponente del dispotismo illuminato; in materia religiosa propugnò la formazione di un clero nazionale e una distinzione tra Stato e Chiesa.

[12] Dispensa: esenzione da un obbligo.

[13] Dirimente: nel diritto canonico, di impedimento, che vieta un matrimonio o lo rende nullo, se è già stato contratto.

[14] Simonia: empio commercio di cose sacre. Dal nome di Simone il mago, che si macchiò di questa colpa.

[15] Martin Lutero: (Eisleben 1483-1546), padre della riforma protestante, monaco agostiniano, insegnò a Wittenberg dove nel 1517 pubblicò le 95 tesi sulle indulgenze, dando inizio al movimento della Riforma.

[16] Salterio: antico strumento a corde, simile alla cetra e poi all’arpa, molto in uso presso gli Ebrei, (i giudei di allora) che con esso accompagnavano il canto dei salmi.

[17] Su ‘Pietro la roccia’ vedere anche la rivelazione a Jakob Lorber del 25.05.1847 “Tu sei Pietro la roccia” in “Spiegazione ai testi biblici” cap. 31.