Rivelazioni

nel 1840/1864 al mistico e profeta

Jakob lorber

Un indispensabile raccolta di risposte date per spiegare passi del vecchio e nuovo Testamento richiesti dagli amici di Lorber. Quanto lontano è l’uomo carnale senza la Luce divina in sé! Nessuno si può arrogare il diritto di dichiararsi ‘maestro’, né di interpretare il senso delle S. Scritture senza essere stato iniziato alla vera dottrina delle rispondenze.

Supplemento al G.E.G.

RACCOLTA DI

Spiegazioni di testi biblici

 

(Il titolo originale “Spiegazioni di testi biblici” per un errore di refuso da parte della Casa Editrice tedesca Lorber Verlag – di cui ha il copy©right – fu scambiato con “Supplemento”, e tale è rimasto, in attesa di tempi migliori …..)

 

Traduzione dall’originale tedesco “SCHRIFTEXET-ERKLARUNGEN”

Da: Ingrid Wunderlich e Antonino Izzo

 

Casa Editrice: Lorber-Verlag – Bietigheim – Germania

Copyright © by Lorber Verlag

Copyright © by Associazione Jakob Lorber

Casa editrice “GESÙ la Nuova Rivelazione” (BG)

 

 

INDICE

 

 Cap. 1        descrizione di Lazzaro                                                                      26.6.1847

 Cap. 2        Ponzio Pilato e la visione di Tullia                                                 28.06.1847

 Cap. 3        Sulla posizione dei luoghi della Palestina citati nel Vangelo            29.03.1864

 Cap. 4        Spiegazioni su due testi difficili della Scrittura  -  (Sul costruttore stolto

                    e sull’avveduto – Sull’obbedienza alle autorità)                            17.03.1864

 Cap. 5        Sei domande su apparenti contraddizioni nei differenti Vangeli       17.03.1864

 Cap. 6        Risposta alla I domanda: l’evangelista Matteo                               18.03.1864

 Cap. 7        Risposta alla II domanda: del Giudizio universale                         19.03.1864

 Cap. 8        Risposta alla III domanda: i 40 giorni di Gesù nel deserto             20.03.1864

                    – un annotazione                                                                           22.03.1864

 Cap. 9        Risposta alla IV domanda: schiaffo e mantello e sulla pace…        21.03.1864

 Cap. 10      Risposta alla V domanda: “Siate prudenti come serpenti, ma…”, e

                   Sul tempo della resurrezione                                                           22.03.1864

 Cap. 11      Risposta alla VI domanda: tre domande su testi delle Scritture         1.04.1864

 Cap. 12      Sull’evangelista Luca: il suo Vangelo e i suoi Atti degli apostoli       7.04.1864

 Cap. 13      Sui Vangeli                                                                                    24.04.1864

 Cap. 14      L’origine del Nuovo Testamento – Panorama storico                      25.04.1864

 Cap. 15      Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti                                        18.05.1847

 Cap. 16      Spiegazione particolareggiata della precedente parabola ed una nuova                   21.05.1847

 Cap. 17      La Trasfigurazione di Cristo                                                            22.07.1847

 Cap. 18      Parabole sulla conoscenza di Dio e di se stessi                                13.07.1847

 Cap. 19      I quattro angeli sulla risurrezione del Signore                                  27.03.1842

 Cap. 20      “Non Mi toccare”                                                                           16.12.1840

 Cap. 21      Ancora una volta: “Non Mi toccare!”                                              17.12.1840

 Cap. 22      Tentazioni del Signore nel deserto                                                  20.02.1842

 Cap. 23      Ventisei brevi chiarimenti su testi biblici                          16/17/18/19.08.1842

 Cap. 24      “Egli deve crescere, io invece devo diminuire”                                13.02.1842

 Cap. 25      Il 60° salmo di Davide                                                                     3.03.1842

 Cap. 26      Tre testi dalle Scritture                                                                      8.02.1842

 Cap. 27      I principi di Giuda e il Signore                                                       26.02.1842

 Cap. 28      Domande su testi di Marco e Giovanni                                             3.01.1847

 Cap. 29      Risposte a tre domande                                                                     4.08.1842

 Cap. 30      Spiegazione su dieci domande                                                          6.08.1842

 Cap. 31      Tu sei Pietro la roccia                                                                     25.05.1847

 Cap. 32      Sulla lettura della Parola di Dio                                                        2.07.1847

 Cap. 33      la preghiera del Signore (il Padre nostro)                                         19.09.1842

 

 

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Cap 1

Descrizione di Lazzaro

26 giugno 1847

    Domanda di Ans. H.:

“O signore, Tu santo, amorevolissimo Padre! Se tale è la Tua santa Volontà, allora rallegra il nostro cuore con una descrizione della persona del Tuo amico Lazzaro, il fratello di Marta e Maria, che Tu risvegliasti dalla morte per lo scandalo dei potenti ecclesiastici di Gerusalemme, e con il quale Tu sedesti a tavola dopo il suo risveglio”.

1.  Mio caro Ans. H. Z., tu non sei certo un ritrattista per desiderare da Me proprio una descrizione della persona di Lazzaro, il fratello di Marta e Maria, – ma poiché Mi hai già pregato per questo, allora te la posso certamente dare.

2.  Vedi, Lazzaro somigliava molto fortemente proprio a tuo fratello Andrea; solo che era di una decina d’anni più giovane (39 anni) ed in beni esteriori era molto più ricco di tuo fratello, ed il suo cuore era attaccato allo splendore della ricchezza esteriore ancora di più di quanto lo sia il cuore di tuo fratello, che però in certi momenti vi è attaccato molto fortemente, spesso di gran lunga più fortemente che a Me.

3.  Lazzaro possedeva, con le sue due sorelle, proprio anche ricchezze ultragrandi e le amministrava molto bene, ed in ciò era molto giusto ed oltremodo coscienzioso e sbrigava le faccende esterne con la stessa cura con cui sua sorella Marta sbrigava quelle domestiche.

4.  Egli era un uomo perfettamente esperto delle leggi e viveva anche rigorosamente come un autentico giudeo secondo la legge; teneva in alta considerazione il Messia prossimo a venire, ma aveva di Lui soltanto un’idea molto materiale, del tutto comune tra i giudei, – ma nondimeno teneva in gran conto Gesù, quindi Me, e Mi reputava, dopo Elia, certo il più grande profeta, talvolta perfino superiore ad Elia ed aveva la più grande gioia in Me, e quando Io venivo a lui, metteva da parte ogni faccenda e dedicava il suo tempo esclusivamente a Me, e conversava molto volentieri sui Profeti ed in particolare sul Messia che doveva venire. Solo che lui non riusciva a capacitarsi tanto bene e ad accettare pienamente che Io dovessi essere il promesso Messia, perché per lui, dal punto di vista terreno, ero troppo povero; per questo motivo più di una volta Mi fece la proposta che, nell’eventualità che Io fossi veramente il Messia e come tale avessi avuto bisogno di tesori mondani, l’intera sua grande ricchezza sarebbe stata completamente a Mia disposizione.

5.  Tuttavia dopo che lo risuscitai dalla morte ed egli, del tutto nuovamente rianimato, Mi riconobbe, allora scomparvero certo tutti i dubbi sulla Mia dignità di Messia, e egli lodò liberamente Dio in Me, con sommo risentimento degli scribi e farisei! – Per questo però, specialmente dopo la Mia Resurrezione estremamente irritante al sommo sacerdozio, venne appunto perseguitato dall’alto clero, dagli scribi e farisei, tanto che dopo un paio d’anni egli vendette tutti i suoi beni ai romani e poi, con le sue due sorelle, si recò in Egitto, dove condusse una vita interamente consacrata a Me, fece di molti egiziani dei veri cristiani e fondò nell’alto Egitto una comunità che esiste ancora oggi.

6.  Lazzaro però fu già sempre estremamente caritatevole e dava molti banchetti, più per i poveri che per i ricchi, sebbene anche questi ultimi non ne fossero esclusi. Inoltre viveva castamente e sempre nello stato di celibe, come anche le sue due sorelle, sebbene fossero bellissime ed estremamente ricche. – Maria, prima di fare la Mia conoscenza, si era goduta la vita un po’ più di Marta; ma quando Mi riconobbe si spense in lei subito ogni brama del mondo e dei piaceri del mondo, e nel suo cuore nulla più trovò spazio accanto a Me.

7.  Se tu ora vuoi vedere dinanzi a te Lazzaro completamente nella sua persona, allora immaginati il fratello tuo sopra menzionato vestito alla foggia ebraica e con una barba scura, così puoi realmente farti dipingere un’immagine perfetta di lui. Non posso dirti di più sulla persona di questo fratello di molta importanza, perché tu hai domandato solo della sua persona, che però è anch’essa buona e tu ne puoi trarre vantaggio. Amen.

 

 

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Cap 2

Ponzio Pilato e la visione di Tullia

28 giugno 1847

1.  Questa è una buona domanda che merita una buona risposta, e qui deve questa anche seguire.

2.  Ponzio Pilato, un autentico romano, divenne governatore del paese dei giudei sotto Tiberio e risiedeva in Gerusalemme.

3.  Questo romano, un nemico dell’oltremodo arrogante clero giudaico, vedeva con un compiacimento del tutto particolare, sebbene in segreto, tutti quegli uomini che all’occasione sapevano gettare in faccia la verità senza riguardo a questa setta sacerdotale a lui estremamente odiosa. E se poi il clero per questo cercava giustizia presso di lui, di solito otteneva poco o niente affatto, anzi doveva di solito andarsene con vergogna senza aver concluso nulla, e ciò era anche una parte considerevole del motivo per cui Pilato ed Erode vivevano l’un l’altro quasi in costante tensione di ostilità; infatti l’alto clero stava sempre in ottimi rapporti con Erode e perciò non si risparmiava neanche mai di rendere sospetto Pilato presso di lui.

4.  Ma proprio per questo motivo l’alto clero tenne assai spesso consiglio su come Mi potesse catturare e consegnare con grande effetto al tribunale romano; però non riusciva mai a trovare un valido motivo.

5.  Solo quando Io feci il noto ingresso [a Gerusalemme] e subito dopo cacciai i mercanti dal tempio e resuscitai Lazzaro, ed il popolo cominciò ad osannarMi – questo fu troppo per l’alto clero! Allora essi decisero di catturarMi sul serio e di portarMi dinanzi a Pilato come un ribelle dello Stato. – Se egli Mi avesse giudicato, allora non sarebbe stato segnalato all’imperatore come persona sospetta; se però egli non Mi avesse giudicato, allora il clero lo avrebbe segnalato, faccenda in cui Erode con gioia avrebbe dato loro una mano!

6.  A Pilato in verità questo piano non rimase segreto, soltanto non sapeva come dovesse prevenirlo; perciò decise fra sé di attendere il corso degli eventi. Ma mentre ancora rifletteva tra sé che cosa avrebbe fatto se l’alto clero gli avesse giocato sul serio quel tiro col famigerato Gesù, ecco che l’alto clero stava già arrivando col Prigioniero e pretendeva un giudizio immediato! – Pilato, del tutto come caduto dalle nuvole, domandò veramente con voce tonante: “Che cosa ha commesso questo giusto, nel quale io non trovo nessuna colpa?”. Ma il clero ed il suo seguito assoldato, gridò dieci volte ancora più incattivito: “Costui è un seduttore del popolo, un sobillatore, un profanatore del sabato, un bestemmiatore di Dio e si spaccia per il Figlio dell’Iddio vivente! – Tutto questo, secondo le nostre leggi che Roma rispetta, ed anche secondo le leggi dell’imperatore, merita la morte in sommo grado; perciò giudicalo, fallo crocifiggere, oppure tu sei nemico dell’imperatore!”.

7.  Questa esclamazione lasciò Pilato certamente perplesso, e sul serio non sapeva che cosa dovesse fare. – Qui, pensò tra sé rapidamente, non c’è altro da fare che far buon viso a questo cattivo gioco, troppo poco previsto, ed accondiscendere, nel nome dell’insondabile Fato, a ciò che ora pretendeva da lui questa casta sacerdotale da lui odiata sopra ogni cosa!

8.  Ma proprio allora lo fece chiamare sua moglie Tullia Innocenzia e gli annunciò in segreto di aver visto, molto distintamente, che questo Gesù arrivava librandosi sulle nuvole dei Cieli, accompagnato da innumerevoli miriadi dei più straordinari e meravigliosi geni, – tutti gridavano con voci tuonanti: “Salvezza al nostro grande Iddio; salvezza all’onnipotente eterno Vincitore della morte e dell’Inferno! – Guai però a te, Gerusalemme; guai a voi che dimorate in essa, la vostra sorte sarà l’eterna morte, l’annientamento eterno, perché non riconoscete Gesù e Lo giudicate e crocifiggete! – All’unico Giusto di ogni giustizia sia eternamente Onore, Gloria ed ogni Salvezza!”. Poi Tullia continuò dicendo: “Dopo questo, Gesù guardò giù sulla Terra, ed ecco che l’intero globo terrestre s’incendiò, ed ogni cosa fu un fuoco, e tutto ciò che vi respira venne consumato da questo fuoco! – Perciò, caro Pilato, non aver nulla a che fare con questo Giusto!”.

9.  Questo racconto fece potentemente sorprendere Pilato, il quale, come romano, teneva in gran considerazione tali visioni, così che decise fra sé fermamente di non intraprendere più nient’altro con Gesù se non di rimetterLo al giudizio di Erode che, in queste dubbie questioni, aveva anche lui un Ius gladii[1], secondo il quale ebbe anche la facoltà di far decapitare Giovanni. – Ma qui Erode fiutò odor di bruciato e sapeva molto bene che tutto il popolo gli era ostile a causa di Giovanni; se ora avesse fatto morire anche Cristo, il popolo lo avrebbe sbranato. Perciò sottilmente rimandò Gesù, che molti ritenevano fosse Cristo, nuovamente da Pilato.

10.      Ora Pilato cercava con tutti i mezzi di liberare Gesù; ma fu tutta fatica sprecata, finché alla fine, nella massima indignazione, si lavò pubblicamente le mani e disse: “Io non voglio avere nessuna colpa per il sangue di questo Giusto! Voi stessi però avete una legge; prendetelo e giudicatelo!”. Allora i sommi sacerdoti gridarono: “Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli! Noi però non possiamo imbrattarci le mani col sangue; perciò dacci dei soldati romani!”.

11.      Quando Pilato intese questo, si ricordò dell’antica usanza secondo la quale al popolo ebreo, per la sua festa di Pasqua, doveva esser liberato un malfattore. Egli perciò si rivolse ancora una volta alla moltitudine dei nemici di Gesù e dichiarò che non avendo potuto, a seguito di una così breve indagine, trovare proprio nessuna colpa in Gesù, fosse ora perciò necessario, per emettere un giudizio giusto e pienamente legale, interrogare quest’Uomo più a lungo ed esaminarLo in ogni particolare. Allo stesso tempo però egli disse che era comunque usanza di liberare al popolo un malfattore durante la festa; ora egli presentava alla loro libera scelta Gesù, la cui colpa non era ancora provata, e Barabba, il famigerato rapinatore assassino, quale dei due avrebbe voluto? – Tutti loro però gridarono: “Barabba!”.

12.      Ma era proprio questo che Pilato in effetti desiderava, e sapeva bene che quella aizzata moltitudine di sacerdoti non avrebbe gridato per la liberazione di Gesù, infatti soltanto così credeva di liberarLo: se avessero avuto libero Barabba, allora Gesù sarebbe andato in prigione al posto suo, e così poi con il tempo ogni cosa si sarebbe potuto accomodare. Infatti con questo in primo luogo si sarebbe chiuso il becco ai sacerdoti, ed in secondo luogo con ciò, presso la corte romana, egli avrebbe potuto mettere ai sacerdoti notevoli impedimenti che loro difficilmente avrebbero potuto forzare.

13.      Il pensiero e la volontà del governatore erano buoni; ma quando tutta la moltitudine, dopo la scarcerazione di Barabba, insistette tanto più ostinatamente per la crocifissione e non voleva sentir neanche parlare dell’incarcerazione di Gesù e chiamava Pilato vigliacco, allora egli fu indignato al massimo grado e disse: “Ecco – voi miserabili! – prendete il vostro malfattore, che è più giusto di quanto lo siate voi, e qui sono gli sgherri! Andatevene, e fate di Lui quello che volete; la mia testimonianza su di Lui e su di voi seguirà di mia propria mano!”.

14.      Con queste parole egli si allontanò ed abbandonò a loro Gesù, che poi l’alto clero fece afferrare dagli sgherri e crocifiggere – com’è noto.

15.      Quello che Pilato fece in seguito è anch’esso noto, ed è pure noto che concesse agli amici di Gesù quanto loro gli avevano chiesto. Ma che Pilato e sua moglie più tardi divenissero in segreto essi stessi cristiani, e che proprio Pilato con la sua precisa esposizione del molto sospettato clero ebraico contribuisse moltissimo al fatto che, in uno spazio di tempo di circa un trentennio, Gerusalemme fosse completamente distrutta dai romani e gli ebrei fossero dispersi in tutto il mondo, questo dovrebbe essere ora noto certo solo a pochissimi sulla Terra.

16.      Questo però vi sia reso noto affinché voi, come fanno migliaia e milioni di persone, non continuiate a condannare il povero Pilato, sapendo benissimo ora tutto ciò che è dovuto accadere secondo la Mia eterna Deliberazione, come dissi anche del tutto apertamente ai due discepoli in cammino verso Emmaus, per mostrar loro che cosa voleva Iddio, e che quindi essi moderassero il loro odio illimitato verso i sacerdoti.

17.      È vero che voi non odiate Pilato, ma ciò nonostante egli resta ancora quel tipo un poco maledetto che avrebbe potuto facilmente salvarMi se soltanto lo avesse voluto davvero seriamente, – ma nello stesso tempo non riflettete sul fatto che Iddio non ha assolutamente bisogno di farsi salvare da un qualsiasi pericolo da deboli uomini assai meschini! – Oppure credete forse sul serio che Pilato sarebbe riuscito a fare qualcosa per salvare Colui che comandava ai mari e i venti, e Colui che è l’unico Salvatore di tutti gli uomini e di tutti gli spiriti?

18.      Oh vedete, questo e parecchio altro è ancora molto debole in voi ed ancora alquanto babilonico! – La Scrittura doveva certo adempiersi, e così sulla Croce fu perdonato a tutti quelli che non sapevano ciò che facevano. Quand’è così, allora in futuro lasciate in pace il povero Pilato un po’ di più di come è stato fino adesso il caso, amen. Questo Io vi dico, affinché in avvenire non giudichiate neppure Pilato. Amen, amen, amen.

 

[indice]

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Cap 3

La posizione dei luoghi in Palestina che sono citati nel Vangelo di Giovanni e nel Vecchio Testamento

29 marzo 1864

        Scrivente: Leopold Cantily.

19.      Poiché tu già alcune volte Mi hai chiesto se i nomi delle località ed anche la loro posizione sono quelli indicati da alcuni viaggiatori e compilatori di carte geografiche, e precisamente nel libretto verde[2], nel quale tu leggi appunto quotidianamente qualche pagina, – allora devo subito farti notare che sin dal tempo Mio in poi non si trova più quasi neppure un luogo che i Miei Piedi e quelli dei Miei apostoli abbiano calcato, e questo nell’intero paese degli ebrei – a prescindere da qualunque possa essere oggi il nome delle località là esistenti. Molti luoghi, infatti, sono stati talmente devastati dai molti pagani che successivamente penetrarono in queste terre, che ora nessuno può più dire neppure approssimativamente, vedi questo è il luogo in cui il Signore ha insegnato e fatto questo e quello in presenza dei Suoi apostoli.

20.      L’unica – Betlemme – si trova ancora pressappoco nello stesso posto, ed oltre la valle, su di un monte, c’è l’ex rocca di Davide da Me descritta, di cui però esistono ancora soltanto qua e là alcune pietre sciolte. In questo tempo sul posto c’è un monastero con una chiesa, i cui abitanti dalla tonaca bruna sono molto esperti nell’affibbiare ai pii pellegrini in cambio di denaro, ogni sorta di reliquie.

21.      Per quanto riguarda la posizione di Gerusalemme, essa è da considerarsi vera per non più di un ottavo, rispetto al posto in cui c’era un tempo la grande Gerusalemme. Della località Betania non è più possibile incontrare neppure la minima traccia. Sul Monte degli Ulivi si trova ancora un piccolo edificio con alcune rovine che ora chiamano Betania. Ai Miei tempi l’edificio e l’albergo appartenenti a Lazzaro, sul Monte degli Ulivi, erano chiamati da alcuni giudei “Piccola-Betania”, la quale località però in precedenza aveva il nome di Betfage. Così anche di Emmaus presso Gerusalemme non esiste più nessuna traccia.

22.      Quanto sia cambiata la posizione di Gerusalemme, lo dimostra il fatto che ora il Monte degli Ulivi – che attualmente ha già un aspetto del tutto diverso da quello che aveva allora – si trova ora quasi completamente ad est[3] della nuova Gerusalemme turca, mentre l’antica Gerusalemme si trovava per la maggior parte più a est che a ovest del Monte degli Ulivi.

23.      Parecchio tempo dopo di Me un imperatore romano d’Oriente, di nome Giustiniano, diede il permesso e perfino l’ordine agli ebrei, di ricostruire Gerusalemme insieme al Tempio, di cui si sarebbero sicuramente trovate ancora le pietre delle fondamenta, proprio così come era edificata al tempo Mio. Allora da tutte le parti un gran numero di ebrei molto facoltosi si recarono, con molti costruttori e operai, sul posto della precedente Gerusalemme, e là volevano cominciare a ricostruire tutto ovunque avessero trovato le tracce sicure della Gerusalemme di un tempo. Furono tuttavia ammoniti da un pio uomo vivente in questa regione, il quale viveva secondo l’insegnamento dell’apostolo Filippo e predicava l’Evangelo, a desistere dal loro proposito, poiché, se non avessero dato retta alle sue parole, secondo la profezia di un profeta, essi sarebbero stati sicuramente serviti molto malamente.

24.      Ma essi derisero questo profeta e cominciarono a scavare in tutti i luoghi dove trovavano tracce dell’antica Gerusalemme ed a rimuovere le macerie. E vedi, questo lavoro durò appena mezza giornata, quand’ecco che si originò un terremoto di enorme intensità, e subito dopo dall’interno della Terra irruppe, su tutto il posto dell’antica Gerusalemme, un violento fuoco di tipo vulcanico e distrusse proprio la parte più importante dell’antica Gerusalemme, e ciò a tal punto che davvero non una pietra né una qualche roccia rimase intatta. Pietre e rocce vennero stritolate e ridotte ad una specie di ghiaia e scaraventate a ore di distanza; quel luogo si presenta ancora fino ad oggi come un deserto, e perciò nessuno può supporre che in quel punto un tempo si trovava l’antica Gerusalemme. In seguito all’eruzione di questo fuoco vulcanico molte migliaia di lavoratori trovarono la loro fine.

25.      Questo prodigio fu portato a conoscenza dell’imperatore a Roma da coloro che si erano salvati con una precipitosa fuga, ed essi giurarono che era successo proprio così. Egli credette a questo prodigio, ma dopo due anni volle tuttavia erigere in quel posto un grandioso monumento per indicare con esso ai posteri in quale luogo si trovava un tempo la grande Gerusalemme.

26.      Di nuovo vennero costruttori e scultori sul luogo di Gerusalemme e cominciarono a scegliere un punto che fosse il più adatto per un simile monumento. Trovarono un tale punto e cominciarono a scavare le fondamenta. Soltanto che a loro non andò molto meglio che ai precedenti; presto, infatti, irruppe nuovamente un fuoco dall’interno della Terra e ferì parecchi; ma coloro che presero la fuga già per tempo se la cavarono senza danno, ed in seguito non fu intrapreso più nulla per ricostruire l’antica Gerusalemme.

27.      Soltanto dopo più di seicento anni vennero in questa regione i saraceni dai dintorni di Bagdad, e ciò che trovarono sul loro cammino, delle antiche città e degli antichi borghi, distrussero tutto, e perfino le antiche città che qui e là erano state ancora risparmiate dai romani, dovettero trasformarsi in rovine. Ed il luogo di Gerusalemme non possedeva più nient’altro che, su di un monte al quale più tardi – ma del tutto erroneamente – fu dato il nome di Sion, la torre di un’antica fortezza romana ed una cappella costruita in legno, che già a quel tempo, altrettanto erroneamente, veniva indicata come il luogo del Mio antico sepolcro, e lo si venerava e lo si venera fino al giorno d’oggi, e con ciò si trascinano molte centinaia di migliaia di pellegrini nella più profonda superstizione.

28.      I Saraceni costruirono più tardi, ad ovest del Monte degli Ulivi, una città completamente nuova con il nome di Gerusalemme; in quel tempo anche la suddetta cappella assunse un aspetto più ampio e migliore, nella quale i pii pellegrini, per pura devozione, ogni anno se le suonavano di santa ragione con i loro bastoni e randelli, non raramente al punto che poi, sulla piazza esterna intorno alla cappella, l’aspetto generale non era diverso da quello di un campo di battaglia. E questo accade di solito in seguito al fatto che ogni setta proibisce ad un’altra di venerare il Cristo che essa venera come Dio, i greci, infatti, non vogliono sentire né saper nulla della romana-cattolica, ed anche viceversa. E tante quante sette esistono, altrettanti sono i nemici che si contrappongono, e nel loro zelo per la fede si annienterebbero del tutto se, in queste occasioni, i soldati turchi non mantenessero la calma e l’ordine. Costoro lo fanno perché tali spettacoli fanno scivolare più di una mancia anche nelle loro tasche.

29.      Questa è l’attuale confusione nei “luoghi santi”[4]. E poiché ho sicuramente Io previsto questo, così ho anche lasciato andare in rovina, specialmente in Galilea dove trascorsi maggiormente il tempo della Mia vita terrena, tutti i luoghi nominati e descritti nei Vangeli al tal punto che un geografo, per quanto sia versato nelle Scritture, non potrà mai trovarli.

30.      Della sola città di Tiberiade sul Mar di Galilea esistono ancora alcuni resti, ma di tutti gli altri luoghi che al tempo Mio si trovavano sulle rive del Mar di Galilea non esiste più nessuna traccia. Inoltre il Mar di Galilea si è anche ritirato da tutte le parti, a tal punto che ora possiede più di un buon terzo in meno della superficie d’acqua di quanto ne possedesse al tempo Mio.

31.      Del luogo della Mia dimora, Nazareth, non c’è più nemmeno una traccia; soltanto in una valle ad Ovest del Mar di Galilea, attualmente distante da esso alcune ore di cammino, si trova un villaggio turco estremamente misero, che la fede avida di lucro dei locali cristiani ed anche turchi, indica e designa come la Mia vera dimora di un tempo.

32.      Al posto di quella che è falsamente indicata come la Mia dimora di un tempo, ora si trova anche una chiesa con un piccolo monastero, nel quale il clero locale espone anche ogni genere di reliquie dal laboratorio del carpentiere Giuseppe, ma tuttavia ciò trova poca credibilità presso la maggior parte delle sette, perché ogni setta dà ad intendere di trovarsi lei stessa in possesso di quelle reliquie, soprattutto i cattolici, i quali pretendono che tutte le reliquie dalla casa di Giuseppe si trovino a Roma nella Cappella Sistina, dove sarebbero state portate dagli angeli attraverso l’aria. Le altre sette hanno comunque meno fede in tali reliquie, e così l’odierna Nazareth fa solo pochissimi affari con i suoi oggetti sacri.

33.      Sulla costa del Mar Mediterraneo, Joppe è ancora il luogo meglio conservato; Tiro e Sidone sono perfette rovine, così come Sardes e Laodicea. Al posto di queste antiche metropoli si trovano attualmente soltanto assai misere capanne di pescatori. Fra le rovine dimorano ogni genere di animali selvaggi, lo sciacallo e la iena non sono affatto rari, ed i poveri pescatori devono sempre pescare i loro pesci armati fino ai denti.

34.      Di tutte le città da Me visitate, specialmente nell’ultimo anno del Mio Insegnamento che si trovano sulla costa orientale del Mar di Galilea e della Valle del Giordano, esistono soltanto alcune rovine abitabili di quando in quando dai beduini, e questo perché esse sono costruite con antiche, durissime pietre di basalto dure, che già al Mio tempo avevano un’età di quasi duemila anni e per la maggior parte erano abitate da romani e greci.

35.      Così pure nell’alta Siria si trovano ancora alcune località da Me visitate; soltanto che gli uomini non hanno rivolto lì la loro attenzione, in primo luogo perché sono troppo distante per loro, ed in secondo luogo perché non sono menzionate negli attuali quattro Vangeli.

36.      E quindi puoi stare perfettamente tranquillo con la Mia denominazione dei luoghi dell’intera Palestina, perché Io li ho completamente cancellati dall’esistenza proprio a causa della prevista idolatria, al punto che in questo tempo di loro non esiste più alcuna traccia anche solo approssimativa.

37.      La denominazione più corretta è ancora quella della valle di Kjsion, lungo la strada carovaniera che un tempo conduceva da Damasco a Tiro e Sidone, passando per Capernaum. Ma questa valle, che un tempo si trovava vicinissima al Mar di Galilea, si trova adesso almeno tre o quattro ore di cammino distante, ed è una steppa sabbiosa totalmente sterile.

38.      Lo stesso è il caso con la baia e la valle di Ebal, dove un giorno si trovava la località di Genezareth; ora quella zona è un deserto sabbioso piuttosto esteso e distante quasi due ore dallo specchio del Mar di Galilea. Ai Miei tempi questo mare aveva là uno sbocco, ed ai tempi dei cananiti esso era uno sbocco principale del Giordano, e dove ora il Giordano sbocca, in quel tempo antico era soltanto un ruscello. In tempi successivi quest’antica valle del Giordano fu talmente soggetta a spostamenti e smottamenti da rivoluzioni del suolo, che si verificavano molto spesso in questa regione, che nel tempo attuale certo a nessun viaggiatore o ricercatore potrebbe venire neppure minimamente in mente che là un tempo il Giordano avesse il suo letto. Al Mio tempo questa valle era ancora piuttosto libera, ed un braccio del Giordano la attraversava; sennonché a causa di grandi terremoti e rivoluzioni sismiche, dopo di Me ne andò perduta ogni traccia.

39.      Attraverso queste rivoluzioni sismiche però, soprattutto nei dintorni del Mar di Galilea, e precisamente il bacino di questo stesso mare, la valle ha subito in vari punti un abbassamento di oltre 200 klafter, e così il mare si è anche ridotto nella sua superficie, ed il Giordano dovette crearsi il suo sbocco principale là dove le rivoluzioni sismiche gli avevano aperta una più ampia porta. Nei circa mille anni dopo di Me, tutta la valle del Giordano, fino alla sua foce nel Mar Morto, è complessivamente sprofondata di circa cento piedi, e così anche lo stesso Mar Morto, e adesso non si può più arrivare facilmente per dolci pendii a questo mare, che ora è letteralmente circondato da alti e ripidi scogli, cosicché solo in pochissimi punti si arriva ad osservare questo mare senza vita, che ha pressappoco tre volte la grandezza del lago di Costanza.

40.      Ciò che Io ti ho detto ora su questo è la Verità; tutto il resto è in massima parte invenzione e supposizione umana. Del resto nel Vangelo di Giovanni che ti ho dettato, ha poca importanza o non ne ha proprio per niente come si chiamavano le località e dove si trovavano, tutta l’importanza sta invece nella Dottrina di Vita e nella Verità che vi è contenuta.

41.      Ci sono adesso ancora molti pazzi che disputano su dove si trovasse l’antico paradiso di un tempo, e dove Adamo sia fuggito dallo stesso in linea recta ed in quale paese Caino uccise Abele, dove poi si rifugiò e dove Adamo stesso si stabilì più tardi. Su questo esistono talmente così tante indicazioni che in base ad esse perfino uno spirito vicino alla perfezione potrebbe essere sviato; tuttavia questa è una disputa del valore di un fiocco di lana di pecora! Ciò che è si deve ritenere in merito, secondo Verità, si trova nel Mio “Governo della Famiglia di Dio”[5], come anche in parte nel “Grande Vangelo di Giovanni”. Tutto il resto è senza valore, in quanto a quel tempo la Terra aveva una aspetto e una disposizione del tutto differente[6], perché dopo i tempi di Noè furono notevolmente sconvolti. E se si volesse stabilire in base all’attuale aspetto della Terra l’ubicazione delle dimore dei primi patriarchi, allora si costruirebbe molto sulle nuvole con una tale designazione, poiché a quei tempi l’attuale Siberia, specialmente verso oriente, come anche l’Asia Centrale fino ai confini della Cina, era una terra estremamente benedetta e fertile.

42.      Osservatela al giorno d’oggi, e troverete dappertutto il più stridente opposto. La Siberia non ha da mostrare quasi altro che neve e ghiaccio eterno, e l’Asia Centrale, un tempo così benedetta, ora la scansano perfino le bestie più selvagge e più feroci, non trovandovi altro che sabbia e pietre. Per questo ai sudditi russi deportati in Siberia è anche impossibile darsi alla fuga e raggiungere, oltre questo esteso deserto, almeno i contrafforti e propaggini della grande catena montuosa tibetana, questi deserti dell’Asia Centrale sono, infatti, per la maggior parte altrettanto maligni quanto il grande deserto del Sahara in Africa.

43.      Da ciò però risulta che questa Terra, per lo più per l’arroganza degli uomini, ha subito una grande trasformazione, ed ora nessun geologo, fosse egli stesso cento volte un Alessandro Humboldt, si potrebbe raccapezzare. Ma ciò che a ciascuno è necessario sapere e comprendere per una migliore comprensione dei libri di Mosè, Io te l’ho dettato nella penna già vent’anni fa, ed ora faccio la stessa cosa anche in “Giovanni” riguardo ai luoghi nella regione dove Io ho vissuto ed insegnato. Tutto il resto ed altre cose è del tutto vano e, detto con altre Parole, non è nient’altro che trebbiare paglia vuota.

44.      Con questa Mia comunicazione, tu ed ogni altro credente, potete essere completamente soddisfatti. I cosiddetti intellettuali che si occupano delle inerzie del mondo invece si devono saziare leccando la polvere delle antiche rovine, ma a loro servirà poco, perché vi troveranno ben poco nutrimento.

45.      Io però rimango il Signore e cambio la Terra a Mio piacimento e secondo la Mia Sapienza, perché tali sapientissimi intellettuali, che vogliono perfino udire l’erba crescere, e ce ne sono già stati alcuni che hanno udito russare le piante nel loro respirare, devono solamente sgombrare la valle di un fiume fino al suo fondale, e vi troveranno molto nutrimento per il loro intelletto! Ma non lo faranno di certo e si accontenteranno piuttosto di leccare le umide pareti di pietra, poiché là certo ogni uomo può gridare a tali super eruditi: “Amici! Soltanto fin lì dove pendono alcune gocce di rugiada voi arriverete con la vostra lingua. Ma nemmeno con una bacchetta magica nella vostra mano potrete, come il profeta Mosé, far scaturire dall’interno di una dura roccia una sorgente dalla cui abbondanza milioni di uomini ed animali poterono estinguere la sete ardente”.

46.      La bacchetta magica di Mosé però rimango ancor sempre Io – e mai il vano intelletto, avido di gloria ed egoismo, di un dotto dell’intera sapienza mondana, laureato nelle università superiori.

47.      Questo per la tranquillità di tutti coloro che credono in Me, Mi amano sopra ogni cosa ed amano il loro prossimo come se stessi.

48.      Questo dico nuovamente Io quale vostro Padre, Signore e Maestro. Amen.

 

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Cap 4

Spiegazioni su due testi difficili delle Scritture

 

I° - Sul costruttore stolto e sull’avveduto[7]

17 marzo 1864

1.  Scrivi una Parolina molto importante, in cui vi spiegherò più dettagliatamente ancora parecchie altre cose che Io insegnai agli apostoli al tempo Mio.

2.  Non vi saranno sconosciuti i testi della Scrittura dove sono citati due uomini, dei quali uno, che vogliamo chiamare lo stolto, aveva costruito la sua casa nella valle sul terreno sabbioso; l’altro invece si cercò una solida roccia, e gli vogliamo dare il nome di avveduto.

3.  Ma poiché lo stolto vide che il suo vicino avveduto aveva costruito la sua casa su una roccia, allora gli disse: “Non avresti costruito con minor spesa là nella valle, piuttosto che lassù sulla roccia, giacché là hai dovuto aprirti faticosamente una via e con parecchie difficoltà hai dovuto portar su il materiale da costruzione? Vedi, quanto magnificamente la mia casa si erge là nella valle e quanto è facile l’andare e venire! La tua casa invece sta sulla roccia come un nido d’aquila, e tu hai difficoltà nell’andare e venire”.

4.  L’avveduto però disse: “Aspetta solo un poco; chissà se presto tu non mi elogerai per aver costruito la mia casa su una solida roccia!”.

5.  E vedete, dopo un tempo non troppo lungo si levarono venti impetuosi, si trasformarono in un terribile uragano, ed in più si aggiunse un poderoso nubifragio che distrusse la bella casa nella valle, della quale lo stolto si era tanto inorgoglito, ed egli, per salvare la sua vita, dovette cercare il suo rifugio dal suo vicino sulla roccia.

6.  Ora egli comprendeva bene perché il suo vicino avveduto aveva costruito la sua casa sulla roccia, ed anche l’ex stolto si decise poi di non costruire mai più una casa in una valle sabbiosa.

7.  Ed ora Io domando: che cosa significa in sostanza quest’immagine?

8.  Infatti, nel modo in cui la spiegano a loro vantaggio i sacerdoti di tutte le sette a voi note, ad eccezione di alcune poche che stanno nell’insegnamento di Swedenborg e di altri suoi predecessori risvegliati nello spirito, non c’è una briciola di verità, ed una interpretazione somiglia all’altra proprio come un pugno somiglia all’occhio.

9.  “Come mai dunque?” domanderete voi. Perché ciascuna setta, dico Io, spiega (il testo) non secondo Verità che proviene da Me, bensì, come molte altre cose, secondo il proprio vantaggio.

10.      Io però dico: “Tutte le sette, insieme ai loro seguaci, appartengono alla sfera dello stolto che aveva costruito la sua casa sulla sabbia nella valle. E solamente colui che edifica su di Me e sul Mio puro Insegnamento, ed opera ed agisce di conseguenza, fa parte della sfera dell’insolito avveduto che edificò la sua casa sulla roccia. E quando arrivarono poi le tempeste di stagione, la sua casa rimase solidamente in piedi; ma quella casa, e moltissime altre che stavano nella valle sulla sabbia, furono spazzate via dai flutti.

11.      Ma come deve essere fatto l’uomo che edifica la sua casa sulla roccia? – Costui non deve essere per nulla ingenuo e superstizioso, ma deve cercare in tutto solo la Verità, la quale solamente lo può rendere libero e ben illuminato.

12.      Sì, chiederà qualcuno, come si può fare questo?

13.      La risposta si trova altrettanto nel Mio Insegnamento che Io ho dato ai Miei apostoli, e molto in breve suona così:

14.      Chi crede in Me, vive ed agisce secondo il Mio Insegnamento, a lui verrò Io stesso e Mi rivelerò a lui nel modo più fedele, proprio come ora a voi.

15.      Che in ciò consista anche l’unico criterio della Verità della Mia Dottrina, questo lo avete ora davanti a voi stessi, in modo più che evidente, in parecchi esempi ancora viventi; per questo, infatti, Io dissi anche ai Miei apostoli, quando loro stessi non avevano ben chiaro per chi propriamente Mi dovessero ritenere:

16.      “Se credete in Me ed agite secondo la Mia Dottrina, soltanto allora riconoscerete anche pienamente in voi che le Parole che Io vi ho detto non sono Parole di uomo, ma sono Parole di Dio”.

17.      Ed ancora Io dissi ai Miei apostoli: “Non soltanto voi, ma in seguito ciascun uomo che vuol venire veramente a Me, deve essere istruito da Dio, infatti, colui che non attira il Padre, ossia l’eterno Amore in Me, costui non viene a Me”, oppure, detto con altre Parole per voi più comprensibili: “Chi non è attirato dal vero amore per la Verità e per la Luce, e chi persevera molto comodamente nella sua pigrizia e sonnolenza, e nel mondo si getta quanto più possibile in braccio di tutti i piaceri e distrazioni, costui giungerà una qualche volta alla Luce della Verità?”.

18.      Io vi dico, tanto poco, quanto un pigro studente che compie i suoi studi per lo più nelle trattorie e caffetterie, nelle sale da ballo e nelle camere delle prostitute a pagamento, diventa un grande astronomo, perché per diventarlo, ci vuole fin dalla giovinezza un grandissimo impegno ed una gran quantità d’ogni genere di rinunce. Eppure con il grande amore per una scienza così nobile e difficile, con il tempo egli giunge a calcolare cose di cui il profano uomo del mondo non si può sognar neanche. Ed allora ciò equivale di nuovo a dire:

19.      Chi non l’attira il Padre, non giunge al Figlio, poiché il Figlio è la Luce che procede dalla Fiamme e dal Fuoco dell’Amore, ovvero del Padre.

20.      Ma andate dalla maggior parte delle cosiddette sette cristiane ed osservate in particolare il loro clero e chiedetegli: “Quale amore vi ha attirata alla vostra presunta verità che voi predicate?” E troverete scritto sulle loro facce e sul loro ventre: “La sistemazione temporale migliore possibile, ed epicuree tavole da pranzo ben fornite di tutte le leccornie preparate al meglio che si possono trovare ovunque sulla cara Terra”; e quanto più in alto si possa innalzare tale clero, tanto più epicurea diventa anche la sua virtù, e con ciò anche il suo egoismo e la sua sete di potere.

21.      Questi tali che vorrebbero essere successori dei Miei apostoli e discepoli, non seguono certamente ciò che Io dissi loro, vale a dire che non devono preoccuparsi per il giorno seguente di cosa mangeranno e berranno, e con che cosa si vestiranno, ma di cercare soltanto il Mio Regno e la sua Giustizia; tutto il resto di cui avrebbero avuto bisogno, sarebbe stato dato loro in più.

22.      Quando inviai fuori i Miei discepoli, Io dissi loro: “Non dovete possedere e indossare due tuniche, e non dovete aver cucito in esse sacche per introdurvi ogni genere di cose a voi offerte; non dovete nemmeno portare bastoni per difendervi, infatti, se avete Me, siete in ogni modo provveduto di tutto per questo mondo e per l’Aldiquà”.

23.      Sarebbero forse soddisfatti di questa sistemazione anche nel tempo attuale i sacerdoti che conducono la loro attività sotto varie pretese di rappresentanza divina, per denaro eseguono opere apparentemente meritevoli dinanzi a Dio, nelle quali essi non hanno nemmeno un briciolo di fede? Sarebbero essi contenti di una tunica senza sacche, loro che vanno in giro in veste guarnite d’oro e si sforzano in modo zelante per accecare il popolo con il loro splendore?

24.      Un vescovo attuale, che vuole essere un successore di un qualche apostolo, va in giro senza bastone? Oh, niente affatto! Vendete un bastone simile, e potete provvedere per lungo tempo ad una famiglia povera. – Un intero paese potrebbe provvedersi benissimo di tutto nel modo migliore per molti anni se potesse appropriarsi del valore di una sola tiara papale e di parecchi cappelli cardinalizi; infatti, una simile tiara, consistente di purissimo oro e delle pietre preziose più grosse e più costose, come diamanti, rubini, smeraldi e grandi perle, dovrebbe ben valere tanti milioni quanti apostoli Io annoveravo, ed un cappello cardinalizio costa ottantamila dollari! Non sarebbe questa una sommetta assai rispettabile per un povero paese?

25.      Ma lasciamoli con la loro cosiddetta chiesa trionfante; essi tuttavia non hanno edificato le loro case e templi sulla roccia, e sta alla porta la grande tempesta che mostrerà loro quanto furono avveduti! Ma quando verrà la tempesta, ci sarà molto pianto e stridore di denti, ed allora si potrà ben dire:

26.      “Guai a tutti coloro che vorranno darsi alla fuga e cercano di stabilirsi su solide rocce, poiché allora chi non avrà, come tutti costoro, a costui sarà tolto anche quello che aveva, ed essi non perverranno alla Luce, ma verranno cacciati fuori nelle tenebre più estreme dalla Mia tempesta – dalla Mia potente tempesta, e là ci sarà poi ancora più pianto e stridor di denti oppure, detto con altre parole, ci saranno ancora più persecuzioni e maledizioni reciproche. I credenti ingannati, infatti, si precipiteranno sui loro procacciatori di Cielo e non li tratteranno affatto molto meglio di come un nemico infuriato tratta il suo avversario; infatti, un ingannato sopporta l’inganno soltanto finché è ancora così cieco da non vedere l’inganno, ma quando se ne accorge, allora guai all’ingannatore!

27.      E questo guaio sta ora vicinissimo dinanzi alla porta!! C’è già una grande moltitudine di tiratori scelti, e non mancheranno il loro bersaglio. – Io penso che i testi da Me citati all’inizio, tratti dalle Mie Parole, vi saranno ora sufficientemente illuminati.

 

II° - Siate obbedienti alle Autorità, la quale ha potere su di voi

 

28.      Il testo di cui parlavate ieri tra voi, secondo il quale si deve obbedire ad ogni autorità, sia buona o cattiva, poiché essa non avrebbe nessun potere se non le fosse dato dall’Alto, – questo testo è bensì giusto di per sé, ma un’aggiunta, che Io ho posto in una certa occasione, è stata tralasciata così come è stata tralasciata nell’apostolo Paolo. L’aggiunta suona così: “Fino a quando il possesso dello spirito della Verità, proveniente da Me, è insito nelle autorità”.

29.      Se voi riconoscerete che questo non è più il caso, allora è anche tempo di voltare le spalle nel modo più deciso a tali autorità non più ispirate dall’Alto; se, infatti, questo non fosse il caso, allora dovrei anche aver detto in tutta serietà: “Siate sottomessi ed obbedienti a tutti i demoni!”. – Questo tuttavia non ve lo aspetterete certamente da Me, avendo Io detto espressamente che dovete esaminare tutto e tenere soltanto ciò che e buono e vero.

30.      Ma nel testo in questione che, come vi ho già fatto notare, è mal tradotto, è da notare soprattutto il fatto che invece di autorità buona o cattiva, deve significare mite oppure severa. E se ora sapete questo, allora comprenderete pure bene che Io non ho detto: “Dovete anche obbedire ai demoni”. Se voi fate bene attenzione a questo, allora riconoscerete bene che una tale assurda insensatezza non è mai proceduta dalla Mia Bocca e non procederà mai.

31.      Se qualcuno di voi trova nella Scrittura ancora qualcosa che non sta in armonia col puro discernimento, costui si faccia avanti con un tale testo e su di esso gli dovrà esser data luce. Amen.

 

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Cap 5

Domande su apparenti contraddizioni nei differenti Vangeli

Il 17 marzo 1864

I.

(su l'evangelista Matteo)

Matteo 1,25:      “E non la conobbe, finché partorì il suo primo figlio e gli pose il nome di Gesù”. Luca 2,7.

Matteo 13,55:    “Non è Egli figlio di un carpentiere? Non si chiama Sua madre Maria ed i suoi fratelli Giacomo, Giosué, Simone e Giuda?”.   [Luca 4, 2]

Matteo 13,56:    “E le sue sorelle non sono esse tutte fra noi? Da dove dunque gli vengono tutte queste cose?”.

 Questi passi diedero motivo di supporre che Maria abbia avuto parecchi figli.

 

II.

(sul Giudizio universale)

Matteo 12,42:    “La regina del Mezzogiorno comparirà nel giudizio universale con questa generazione e la condannerà…”.

Matteo 13,49:    “Così andrà anche alla fine del mondo…”.

Matteo 16,27:    “Poiché accadrà che il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre con i suoi angeli…”.

Matteo 19, 28:   “Ma Gesù disse loro…: anche voi siederete su dodici troni e giudicherete le dodici tribù d’Israele”. [Matteo 25,30-34]

Questi passi diedero motivo di supporre un ultimo giorno del giudizio.

 

III.

(su i 40 giorni di Gesù nel deserto)

Matteo 4 1:        “Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal demonio”.   [Marco 1,12-13. Luca 4,1-13]

 

IV.

(su schiaffo e mantello)

Matteo 5,39:      “Io però vi dico che non dovete opporvi al malvagio; anzi se qualcuno ti da un schiaffo sulla tua guancia destra, a costui porgigli anche l’altra”.

Versetto 40:        “E se qualcuno vuol contendere con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello”.   [Luca 6,29]

(sulla pace o la spada)

Matteo 10,34:    “Non dovete pensare che Io sia venuto a mettere pace sulla terra. Io non son venuto a mettere pace, bensì la spada”.

Versetto 35:        “Perché Io son venuto a mettere l’uomo contro suo padre e la figlia contro sua madre e la nuora contro sua suocera”.

Versetto 36:        “Ed i nemici dell’uomo saranno i suoi propri congiunti”.

(sulla prudenza come i serpenti)

Matteo 10,16:    “Vedete, Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; perciò siate prudenti come serpenti e senza falsità come colombe”.

Versetto 17:        “Ma guardatevi dagli uomini…”.  [Luca 12, 51 – 53]

 

Letteralmente queste sono contraddizioni e non sono applicabili alla vita umana; con ciò, infatti, da una parte sarebbe legittimata la violenza del più forte, il meno forte diverrebbe schiavo, il superbo diventerebbe soltanto ancora più arrogante e sarebbe data la più ampia base ad ogni ingiustizia. D’altra parte invece è di nuovo data la lotta e di nuovo lo stato inerme della pecorella di fronte ai suoi nemici.

 

V.

(sul tempo della resurrezione)

Matteo 12,40:    “…così il Figlio dell’uomo (come Giona nel ventre del pesce) sarà nella terra per tre giorni e tre notti”.

Matteo 17,23:    “…ed al terzo giorno Egli risusciterà…”.   [Matteo 20, 19. Luca 13, 32; Matteo 26, 61; Giov. 2, 19]

Matteo 27,63:    “Dopo tre giorni Io risusciterò”.

Matteo 28,1:      “Ma alla sera del sabato, che comincia la mattina del primo giorno della settimana dopo il sabato, vennero Maria Maddalena e l’altra Maria a visitare il sepolcro”.   [Marco 16,1-2; Luca 24,1; Giov. 20,1]

Matteo 28,2:      “Ed ecco, ci fu un grande terremoto…”

Matteo 28,6:      “Egli non è qui…”

Marco 10,34:     “…ed il terzo giorno egli risorgerà”

Marco 16,6:       “Egli è risorto e non è qui”.

Luca 23,44;45;46. – Questi versetti sono menzionati riguardo all’ora della morte rispetto al momento della resurrezione – e

Giov.19,31         Deposizione dalla Croce.

 

Come si accorda qui il tempo della morte con la Resurrezione, secondo i differenti versetti? – La salma del Signore giacque tre giorni nel sepolcro, come viene spesso supposto, oppure, se la deposizione nel sepolcro, secondo la nostra supposizione, avvenne il venerdì, la Resurrezione ebbe luogo di domenica mattina, quindi il terzo giorno?

 

VI.

(su tre domande sui testi sacri)

Matteo 12,40:    “Infatti, così come Giona stette tre giorni e tre notti nel ventre del pesce”. Che tipo di pesce era questo – oppure il pesce è soltanto un’espressione di corrispondenza spirituale?

Matteo 22,11;12:     “Allora il re entrò per osservare gli ospiti, e là vide solo un uomo che non aveva indosso l’abito nuziale”.

Marco 14,51,52:      “E c’era un giovane che lo seguiva, il quale era avvolto in un panno di lino sulla nuda pelle; ed i giovani lo afferrarono”. - “Ma egli lasciò andare il panno di lino e fuggì via nudo da loro”. Chi è il giovane, e perché lo menziona soltanto Marco?

 

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Cap 6

Risposta alla prima domanda

(Risposta I.) L’evangelista Matteo

18 marzo 1864

1.  Per quello che concerne la prima domanda, è già stata accennata a questo riguardo una piccola spiegazione nel vero e proprio Vangelo di Giovanni[8]. Tuttavia, per rendervi la cosa ancora molto più chiara, dovete sapere che l’evangelista Matteo fu da Me accolto soltanto quando, nel Mio viaggio a Kis, lo incontrai in una stazione intermedia tra Kapernaum e Kis, mentre si trovava come gabelliere al servizio dei romani; motivo per cui Mi veniva fatto anche il rimprovero che Me n’andavo in giro con gabellieri e peccatori.

2.  Ma poiché questo Matteo se la cavava bene con la penna e non si volle più separare da Me, allora fu accolto da Me come scrivano, ma solo piuttosto per i fatti, mentre il Mio Giovanni doveva mettere per iscritto la Parola che Io insegnavo, e Matteo di quando in quando scriveva per sé parti meno spirituali dei Miei insegnamenti e delle Mie prediche, tuttavia se le faceva sempre correggere all’occasione da Giovanni, poiché Matteo aveva una buona memoria per i fatti, ma una debole per la Dottrina.

3.  Della Mia situazione familiare egli sapeva, finché andava in giro con Me, molto poco, e quello che sapeva glielo comunicavano all’occasione Giacomo, Simone e Giovanni, egli tuttavia non se lo scriveva sul posto, ma solo alcuni anni dopo la Mia Resurrezione, quando fu scelto come apostolo al posto di Giuda Iscariota.

4.  Questo stesso apostolo – come evangelista – aveva compilato il proprio Vangelo del tutto ordinatamente e nel modo giusto, e con questo fece poi il suo viaggio nelle regioni sud-orientale dell’Asia.

5.  Dopo però, a Gerusalemme, in Galilea, in Samaria, poi a Tiro e Sidone, uscirono fuori cinque Mattei, ed ognuno scrisse un “Vangelo di Matteo”; tra questi, quello apparso a Sidone, era ancora incontestabilmente il più accettabile di tutti.

6.  Gli altri quattro furono respinti come totalmente apocrifi nel grande concilio di Nicea – in quanto per niente concordi con quello di Sidone, come non lo erano nemmeno tra loro – e quello di Sidone fu ritenuto come il più autentico possibile. E così anche questo in parte è apocrifo, sebbene lo scrivano si sia sforzato più che poteva per descrivere la cosa nel modo più vero possibile.

7.  Egli stesso scrisse effettivamente – invece di quest’unico – quattordici Evangeli, secondo come la cosa gli veniva comunicata dai presunti testimoni oculari. Da questi quattordici ne scrisse poi un quindicesimo, che a giudizio di molti competenti fu dichiarato il più giusto ed il più vero.

8.  E questo pseudo Matteo, che effettivamente si chiamava l’Rabbas, è il vero e proprio creatore dell’attuale Evangelo di Matteo.

9.  L’autentico (Evangelo di Matteo) invece si trova ancora al giorno d’oggi in una grande raccolta di libri e di scritti in una importante città montana dell’Indocina; tale raccolta di libri e di scritti è certo la più grande e la più abbondante di tutta la Terra dopo quella di Alessandria distrutta dal fuoco. Essa consiste di parecchi milioni di esemplari di libri e scritti di ogni genere, alla quale però hanno purtroppo accesso solo gli alti sacerdoti, i quali stanno sotto il capo-sacerdote di Brama. I birmani soltanto possiedono una copia, però  molto ridotta.

10.      Voi vorreste anche sapere che fine ha fatto l’apostolo Matteo in queste regioni dell’India.

11.      Là egli è stato trattato molto bene, però poteva comunicare la sua Dottrina solamente ai sacerdoti ed a nessun altro uomo. Tuttavia nei giorni della sua vecchiaia, guidato dal Mio Spirito, trovò lo stesso un’occasione per fuggire presso i Birmani, ed insegnò loro ogni genere di sapienza, e scrisse poi per loro anche il breve Evangelo già prima menzionato.

12.      In alcune tradizioni migliori, questo apostolo ed un altro suo compagno, vengono chiamati “gli apostoli dell’India”.

13.      Da ciò potrete facilmente desumere come stanno le cose riguardo al Vangelo di Matteo a voi noto, come anche con il 13° capitolo citato, dove si dice se Io non sia il Figlio del carpentiere Giuseppe e se Mia Madre non si chiamasse Maria ed i Miei fratelli Giacomo, Giosuè, Simone, Giuda e Giovanni? e – “le sue sorelle, non sono esse tutte tra noi? Da dove Gli viene dunque tutto questo?”.

14.      Per comprendere questo bisogna sapere quello che è già stato menzionato in “Giovanni”[9], e cioè che Io andai una volta a Nazaret, là insegnai nella sinagoga ed operai perfino parecchi segni; e quando cominciarono a scandalizzarsi su questo perfino i Miei apostoli e discepoli, Io dissi loro: “In nessun luogo il profeta è meno considerato che nella sua patria”, lasciai Nazaret e dopo non vi sono più ritornato.

15.      Ma per ciò che concerne i Miei cosiddetti fratelli e sorelle, essi erano sì figli di Giuseppe, dal suo primo matrimonio, ma non figli di Maria, della quale Io ero unico e non primo, vale a dire primo, ma unico Figlio.

16.      Per quanto riguarda invece le sorelle, esse non erano figlie di Giuseppe, ma sue parenti povere, e per questo si chiamavano anche sorelle, vivendo ed operando del tutto secondo l’intendimento e la volontà di Giuseppe come anche di Maria.

17.      Tre di questi fratelli Mi seguirono, e precisamente Giacomo, Simone e Giovanni; due invece rimasero a casa e continuarono ad esercitare il mestiere di Giuseppe, e si presero cura di Maria fino al momento in cui Io la affidai alle ulteriori cure di Giovanni.

18.      Le stesse apparenti contraddizioni le troverete anche nell’Evangelo di Luca, poiché quest’Evangelista scrisse il Vangelo solamente più di cinquant’anni dopo di Me, e così pure gli Atti degli Apostoli. Ma anche il suo Vangelo è una raccolta di ciò che riuscì ad ottenere dopo fervente ricerca su di Me e sugli apostoli.

19.      Tutto ciò che egli aveva scritto lo mandò al suo noto amico Teofilo ad Atene, il quale Teofilo scrisse poi di nuovo a sua volta un Vangelo, attingendo dall’Evangelo di Luca, arricchendolo di qualche aggiunta, ma ogni tanto vi mescolò anche alcune inesattezze dalle quali risultarono poi alcune contraddizioni, specialmente nel senso naturale preso alla lettera – specialmente nella Mia comparsa assai tirannica nel cosiddetto “Giudizio Universale” che non concorda per nulla con l’unico breve Vangelo di Giovanni ancora il più esatto, tuttavia spiritualmente permette comunque un’illuminazione – e su questo e parecchie altre cose noi parleremo nel prossimo dettato. E quindi per oggi basta. Amen.

 

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Cap 7

Risposta alla seconda domanda

(Risposta II.) Del Giudizio universale

19 marzo 1864

1.  Io vi ho già accennato ieri che dello straordinario “Giudizio universale” nel Vangelo di Matteo (l’Rabbas) e più ancora nell’evangelista Luca è stata fatta un’ampia dettagliata menzione, e sotto molti aspetti fu colpa proprio di questo Giudizio universale, e lo è ancore, se moltissimi uomini si sono allontanati del tutto dalla Mia Dottrina, si sono formati loro stessi delle dottrine dal puro discernimento, secondo le loro facoltà intellettive, ed in base a queste loro dottrine hanno istruito gli altri, hanno agito e vissuto loro stessi e non vollero più sentirne e saperne più nulla riguardo alla Dottrina ed ai profeti del giorno funesto.

2.  Essi, infatti, dicevano, e certamente non a torto: “Come può un Dio eterno ed infinitamente saggio, dalle cui creature grandi e piccole spira visibilmente e tangibilmente soltanto Amore, aver chiamato all’esistenza proprio il più gran numero degli uomini, all’unico scopo, dopo il loro ingresso nell’aldilà, di tormentarli e straziarli eternamente dopo una breve vita su un mondo materiale, che comunque è un insieme di morte e di miseria, per le trasgressioni che hanno commesso nel loro corpo?”.

3.  Io vi dico che una cosa simile non sarebbe possibile neppure al più grande e più crudele tiranno del mondo. A parecchi di voi, infatti, non sarà sicuramente sconosciuto dalla storia dei tempi delle origini, così come dei tempi antichi, passati ed attuali, che i troppo grandi tiranni alla fine cominciavano ad aver paura di se stessi, e parecchi di loro fuggirono senza una particolare ragione se non per una sempre crescente paura di se stessi, e trovarono in questa fuga di solito anche la loro rovina.

4.  Solo che qui Io vi posso aggiungere, in merito a questa feccia della cattiveria umana, che essi dopo un certo tempo del loro tirannico dominio, dei demoni sempre più maligni o non fermentati s’impossessavano di loro, ed essi dovettero servire loro come strumenti della demoniaca sete vendetta che tali spiriti covavano in sé verso un popolo.

5.  Se si dovesse condannare questi tiranni, che dinanzi agli occhi del mondo davvero hanno accumulato atrocità su atrocità, per questo già all’Inferno per l’eternità, allora si sarebbe come giudice perfino un tiranno mille volte maggiore di quanto lo siano stati loro stessi. Come avrebbe potuto Colui, che ero Io stesso, pregare il Padre, quale l’eterno Amore in Me, tra i più grandi dolori del Mio Corpo, per tutti coloro che Mi hanno crocifisso e Mi avevano fatto crocifiggere, perché li perdonasse dato che essi non sapevano ciò che facevano!

6.  Infatti dai farisei, cominciando dal sommo sacerdote Kaifa, fino agli sgherri che hanno inchiodato il Mio Corpo alla Croce, davvero nessuno sapeva con chi avesse a che fare esattamente in Me. Poiché i farisei, nonostante tutte le Mie Azioni ed i Miei Insegnamenti, Mi ritenevano, in primo luogo un mago di primo grado della scuola degli esseni, che essi odiavano in sommo grado, ed in secondo luogo Mi ritenevano un sobillatore dei giudei, che come tale preparavo ai romani un’occasione affinché questi proibissero ai giudei ogni libertà, ed alla fine, perfino il loro culto religioso. Di conseguenza più Io operavo grandi segni, tanto più aumentavano i Miei nemici a voi ben noti.

7.  Per quanto concerne invece gli sgherri, questi erano in gran parte soldati dei romani raccolti in fretta come mercenari da tutte le nazioni dell’Impero Romano, ed erano tanto più ricercati ed apprezzati dai romani quanto più si mostravano crudeli e spietati nelle battaglie ed anche nelle piccole esecuzioni; un soldato romano molto sensibile, infatti, sarebbe stato una vera assurdità per il senso bellicoso dei romani. Da questo però risulta anche sicuramente che i comuni mercenari romani sapevano quello che facevano ancor meno dei Miei acerrimi nemici a voi già noti.

8.  E qui ci si potrebbe nuovamente domandare se, secondo la Mia Sapienza divina, fosse stato veramente giusto ed equo condannare tutti costoro eternamente all’Inferno e gettarli nell’eterno martirio, tormento e sofferenza, per ciò che hanno fatto a Me.

9.  Ho forse condannato per questo il malfattore a sinistra che, come tutti sanno, Mi aveva schernito sulla Croce? Questo non sta scritto veramente da nessuna parte. Ma all’altro malfattore, che Mi riconobbe come Giusto e rivolse al malfattore a sinistra un buon rimprovero per il suo scherno, Io diedi per questo l’assicurazione che quello stesso giorno egli sarebbe stato con Me in paradiso, sebbene dovesse morire per furto ed assassinio sulla croce.

10.      Dov’è finito allora quel giorno del Giudizio universale descritto in modo così spaventoso, nel quale forse a mala pena un decilionesimo degli uomini verrebbe in Cielo, tutti gli altri invece per l’eterno all’inferno?

11.      Come può aver predicato un tale giorno spaventoso Colui che nel Tempio scrisse la colpa dell’adultera sulla sabbia, ed un'altra volta, in presenza di molti peccatori, esclamò ad alta voce: “Venite tutti a Me, voi che siete stanchi ed aggravati; Io vi voglio tutti ristorare!”.

12.      Di nuovo Io dissi una volta, quando uno scriba che professava una mezza fede in Me, Mi domandò: “Maestro! Io riconosco che Tu insegni rettamente e giustamente, e non si può obiettare nulla a ciò che insegni; tuttavia Tu hai detto, nel Tuo insegnamento, che chi crede in Te ed agisce secondo le Tue Parole, costui avrà la vita eterna – anche qualora morisse, se fosse possibile, per la centesima volta nel mondo! Ora però considera i popoli e gli uomini che su questa Terra, fra duemila anni e più, sicuramente non hanno sentito nulla di Te e della Tua Dottrina! Come faranno a credere in Te e come potranno vivere secondo le Tue Parole? Uomini così numerosi da non poterli contare, passeranno tutti nell’eterna morte perché non poterono credere in Te e non osservarono le Tue Parole?”.

13.      Dato che questo scriba Mi pose questa domanda in un’occasione in cui era notte, allora Io gli indicai con due dita il firmamento costellato di stelle, dicendogli: “Guarda lassù, questa è la Casa del Padre Mio! Ed in questa Casa infinitamente grande ci sono moltissime dimore. Chi non Mi ha potuto conoscere qui ed intendere la Mia Parola vivente, per costui si troverà pure, in questa grande Casa, una qualche occasione per raggiungere lo scopo della sua vita eterna! Perciò non ti preoccupare per coloro che ora, ed anche molto più tardi, non potranno sentire nulla di Me, poiché il Padre Mio li conosce tutti, e neppure uno di loro Egli ha chiamato all’esistenza dal Suo Amore e dalla Sua Sapienza, per l’eterna caduta, ma tutti solo per l’eterna Resurrezione! E così tu Mi hai posto in verità una domanda apparentemente saggia, ma ciò nonostante vana”.

14.      Ho Io forse condannato il cattivo amministratore del suo padrone, ciò che più o meno siete in fondo voi tutti, per la sua cattiva amministrazione e per averlo egli ingannato, ma nello stesso tempo fece del bene ai debitori del padrone, e ciò tanto più che egli sapeva bene che il suo padrone lo avrebbe licenziato dal servizio? Io qui non dissi: “Non diventate simili ad un tale amministratore”, bensì “fate altrettanto come egli ha anche fatto, e coloro ai quali avete fatto del bene spiritualmente e fisicamente per conto del Mio Nome, vi accoglieranno un giorno nelle loro dimore celesti!”

15.      Da dove vien fuori dunque, in un simile insegnamento, il terribile futuro Giorno del Giudizio universale, nel quale per colpa dei due postumi evangelisti a voi noti – quale l’Rabbas al posto di Matteo, e Teofilo al posto di Luca – sono annunciate certe cose contrarie al Mio Amore ed alla Mia Sapienza?

16.      La maggior parte delle aggiunte e le più orribili però, sono avvenute solo dopo il grande concilio di Nicea – sia da parte dei vescovi in capo greci, quanto ancora di più da parte di quelli romani. Costoro, infatti, fecero ogni sforzo per attribuire, in parte attingendoli dal tartaro pagano, ed in parte dall’antico “scheol” giudaico, le tinte più accese al Giudizio universale, al Purgatorio ed all’Inferno, ed hanno fatto di Me, in un’unica Persona, Eaco, Minosse e Radamante a voi ben noti, i quali svolgevano la funzione di giudici nell’Aldilà sulle anime dei defunti. Ed Io di conseguenza dovrei giudicare, dannare e cacciare all’Inferno per l’eternità, nel modo più inesorabile e spietato, tutti coloro che non si conformano alle disposizioni ed agli ordini del cosiddetto “Santo Padre” a Roma.

17.      Con ciò Io ritengo di avervi detto a sufficienza che né Io, né alcun altro dei Miei autentici Evangelisti siamo e possiamo essere gli inventori ed insegnanti di tutto questo. Io, infatti, non posso certo affermare di Me stesso che oggi sono il sommo Amore e Misericordia, e domani la somma sete di vendetta, la più inesorabile spietatezza e l’eterna brama di punire e martirizzare i Miei figli a causa delle loro mancanze, per le quali spesso non portano in fondo nemmeno la centesima parte di colpa vera e propria.

18.      Infatti, Io non sono venuto per rendere ancora più perduto ciò che era perduto, bensì per cercarlo con ogni Amore e portarlo nuovamente alla Luce affinché non vada perduto. Come Medico Io venni al mondo solo per gli ammalati e non per i sani. Avrei forse dovuto rendere gli ammalati ancora più ammalati di quanto già non lo fossero? Questo andrebbe bene secondo la dottrina e secondo l’intendimento dei farisei, ed in particolare dei molti cosiddetti “santi padri” di Roma. Ma secondo il Mio Intendimento questo non va, poiché Io stesso come Uomo non Mi lasciavo chiamare dagli altri uomini neppure “buon Maestro”; infatti Io dicevo: “Perché Mi chiamate buono? Nessuno è buono se non Dio soltanto. Quindi anche voi non dovete chiamare nessuno “Padre” all’infuori del Padre vostro nel Cielo. E nessuno è santo, se non solo ed unicamente Dio!”.

19.      Che cosa si deve quindi pensare di un tale che pretende di essere il rappresentante di Dio sulla Terra, il quale si fa dare il titolo di “Santo Padre” e di “Sua Santità”, – e che cosa si deve pensare del Giudizio universale, nonché del Purgatorio e dell’Inferno, tutte cose che provengono in gran parte da lui?!

20.      Io vi dico che di tutto ciò c’è da ritenere altrettanto quanto si deve ritenere della sua santità, delle sue eminenze a lui sottoposte, del seggio di Pietro a Roma, città che Pietro non ha mai visto, e magari dei frammenti di quella Croce sulla quale Io venni crocifisso, che per ragioni sapientissime non si trova traccia su tutta la Terra, oppure la croce è altrettanto poco autentica, quanto è poco autentica la Mia tunica che venne mostrata spesse volte a Treviri in Germania, oppure le ossa dei tre magi a Colonia, oppure i tre chiodi di ferro a Milano, di cui ne esistono in tutte le chiese romane e greche una tale quantità, che con essi si potrebbe produrre una ferrovia lunga quasi un miglio.

21.      Il resto potete ben immaginarlo voi stessi e non occorre che vi dica molto di più. Che fino ad ora si sono già trovate oltre tre autentiche teste di Giovanni Battista, vi sarà più o meno noto, come anche che nella grotta della Mia Nascita venga ancora trovato continuamente del latte pietrificato della Madre Mia Maria, e venga venduto per denaro ai pii pellegrini, accanto a molte altre sacre reliquie.

22.      Attenetevi perciò solamente all’evangelista Giovanni, poiché questo Evangelo, così come la sua Apocalisse, sono scritte di sua propria mano. Per quanto riguarda invece gli altri due evangelisti, quali Matteo e Luca, Io vi ho già mostrato come stanno le cose con questi due ed i loro Vangeli. Dopo Giovanni, quello da tenere più in conto è Marco, poiché ciò che egli scrive in tutta brevità, l’ha preso per lo più dagli scritti e dagli insegnamenti dell’apostolo Paolo.

23.      E quindi chiudiamo sul punto del più terrificante giorno del Giudizio Universale che dovrebbe venire alla fine di tutti i tempi. Amen.

 

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Cap 8

Risposta alla terza domanda

(Risposta III.)  I quaranta giorni di Gesù nel deserto  –  Un annotazione

20 marzo 1864

1.  Continuazione della spiegazione di quei versetti che già da molto tempo sono stati una pietra d’inciampo per tutti gli eruditi ed anche per molti teosofi della specie migliore.

2.  Tra questi versetti, dei quali ne esistono una quantità, specialmente nei Vangelo di Matteo e di Luca, ci sono anche quelli in cui si parla di come Io venni condotto dallo Spirito nel deserto, là digiunai per quaranta giorni e quaranta notti, ed alla fine Mi lasciai tentare tre volte dal diavolo, poiché cominciai ad essere già molto affamato.

3.  Dal punto di vista naturale quest’episodio è ovviamente un purissimo nonsenso, poiché come puro uomo nessuno può restare così a lungo senza cibo e bevanda, perché un quarto di tale tempo sarebbe per ogni uomo sufficiente a perdere la vita fisica. Inoltre ognuno si renderà certo conto se in un vero e proprio deserto si possa trovare, anche solo in caso d’estremo bisogno, qualcosa da mangiare e da bere! Ci si dovrebbe accontentare tutt’al più di un arido muschio che si trova qui e là, di arbusti inariditi di cardi ed altre cose simili, e camminare per delle ore prima di trovare un’acqua putrida per calmare la sete.

4.  Da questo è evidente che, sotto l’aspetto naturale, un tale digiuno può al massimo aver luogo soltanto per quegli animali che sono sottoposti al letargo invernale, mai però per gli uomini, dei quali nessuno può conservare la vita fisica più di otto giorni senza cibo e bevanda.

5.  Ma da una certa parte di zeloti qui si farà l’obiezione: Io però non ero solamente un puro Uomo, ma nello stesso tempo anche Dio, e la Divinità in Me avrebbe potuto mantenere perfettamente bene il Mio Corpo in vita per quaranta giorni e quaranta notti senza cibo e bevanda. – Ma Io controbatto: Se questo fosse stato il caso, allora non avrei digiunato; il cibo naturale, infatti, ha anche solo la forza prescritta da Dio di nutrire il corpo umano e conservarlo. Non è quindi la stessa cosa se qualcuno viene nutrito, conservato e fortificato dalla Forza e Potenza divina direttamente o indirettamente!

6.  In Asia, specialmente in parecchie grotte dell’alta India, esiste ancora al giorno d’oggi una particolare specie di aria, nella quale un uomo può trascorrere molte settimane senza cibo e bevanda, esse si chiamano perciò anche le “grotte della vita” Queste hanno un’esalazione così fortificante e nutriente, che nutrono e mantengono l’organismo del corpo umano altrettanto bene come un magro cibo ed una bevanda proporzionata.

7.  Queste grotte, come anche il terreno circostante per un buon tratto attorno ad esse, erano ritenute e sono in parte ancora ritenute sacre, e servono a molti poveri che vi giungono in pellegrinaggio a soggiornarvi spesso per dei mesi; in primo luogo, infatti, in queste grotte i poveri vengono nutriti, ed in particolare gli ammalati vengono fortificati in un modo straordinario, e con ciò nuovamente sanati. Quando le grotte che si là spesso trovano non bastano, allora nel suddetto terreno vengono scavate delle fosse e qui vengono messi dentro gli ammalati ed affamati, taluni in una specie di bare bucherellate, i più tuttavia completamente nudi, solamente il capo avvolto in un panno, e poi ricoperti con della terra alta circa un piede, dove possono resistere in una fossa simile parecchie settimane, e dopo, come fortificati da un fluido magnetico, e guariti dalle loro molteplici malattie, possono recarsi nel loro paese – naturalmente con qualche piccolo lascito ai sacerdoti che sorvegliano queste grotte e fosse. Ed in secondo luogo questi pellegrini nutriti e guariti richiamano, in quanto testimoni viventi di tale prodigio che essi sanno descrivere con colori molto vivaci, assai facilmente molti forestieri, così che poi questi, carichi di grandi tesori, vanno in pellegrinaggio a queste grotte e fosse miracolose e lasciano ai sacerdoti di quel luogo, per le prove eseguite davanti a loro, delle considerevoli somme in oro ed in argento.

8.  Soltanto adesso sorge la domanda: “Da dove dunque queste grotte ed il terreno ad esse circostante prendono tale sostanza nutritiva?”. – La risposta sicuramente non sarà difficile da comprendere per un ricercatore scientifico.

9.  L’alto Tibet possiede le più estese catene montuose formate dalle montagne più alte dell’intera superficie terrestre. Queste numerose cime di montagne estremamente alte ed i rispettivi ghiacciai, attirano poi a sé continuamente anche la più forte porzione di fluido elettromagnetico, per la maggior parte dal Polo Nord, e come scambio anche dal Polo Sud. Il fluido elettromagnetico proveniente dal nord (quale positivo) si unisce, specialmente nelle parti situate già più a Sud di questo grandioso massiccio, con il fluido negativo affluente dal Sud, e là forma una sostanza vitale del tutto particolare, che spesso è così potente che dei rami tagliati dagli alberi, messi nel terreno, non seccano affatto, ma continuano a verdeggiare, mettono nuove radici nel terreno e diventano a loro volta alberi, per tale ragione in quelle zone, ancora ad altezze di 14000 piedi sopra il livello del mare, si trova una vegetazione così rigogliosa di erbe e di cespugli, come in nessun’altra parte sull’intera superficie terrestre.

10.      Io ho fatto quest’esempio per mostrarvi che nella bassa ed alta Asia indiana, nella quale ad altezze da 5000 a 8000 piedi sul livello del mare sono tuttavia coltivati i vigneti più rigogliosi, si potrebbe ben digiunare per quaranta giorni e quaranta notti. Ma in un deserto, eventualmente quello della pietrosa Arabia, ed in particolare nel deserto africano del Sahara, provi pure qualcuno a digiunarvi quaranta giorni e quaranta notti, ed Io gli garantisco che in questo tempo egli diventa già una mummia perfetta.

11.      Nella regione della Galilea, come anche di Canaan e di Samaria, al tempo Mio non esisteva un tale deserto in cui per saziarsi sarebbe stato necessario far del pane dai sassi. Ed Io, quale Dio ed Uomo, come già detto, non ne avrei avuto bisogno per sostenerMi, perché se in quel periodo avessi preso del cibo naturale, per quanto fosse stato magro, allora, secondo il concetto degli zelati, non avrei digiunato, – e se Mi fossi fatto sostenere e fortificare dalla Divinità in Me in modo prodigioso, allora avrei digiunato altrettanto poco, quanto i pellegrini nelle grotte dell’alto Tibet appena descritte. E quindi questo Mio digiunare descritto nel vero pseudo Matteo, così come molte altre cose, è un tasto del tutto malinteso, come alla fine di questo digiuno la tentazione del diavolo narrata letteralmente, tentazione che Io avrei fatto venire su di Me per una qualche ragione – ed Io veramente non saprei, anche con tutta la Mia infinita Sapienza, per quale ragione.

12.      Cos’è, infatti, il diavolo o Satana? Esso è la morta materia e gli spiriti in essa legati e con ciò giudicati spesso per un tempo molto lungo, spiriti che da nessun’altra parte sono più rigidi e più giudicati che proprio in un deserto, nel quale esiste sempre più di tutto la morte e meno di tutto la vita.

13.      Se dunque il diavolo o Satana è questo, ed Io stesso dall’eternità sono il sommo Amore e la somma Sapienza – per quale motivo avrei dovuto lasciarMi tentare da Satana in quella maniera per la quale un uomo dai pensieri sol un poco più illuminati deve scuotere immediatamente la testa? Io avrei potuto procurarMi, anche senza il suo consiglio, pane e bevanda per nutrire così la Mia Persona fisica, giacché in seguito fui tuttavia così spesso in grado di satollare un paio di volte molte migliaia di persone con pochissimi pani, e moltissime volte di colmare le dispense vuote dei credenti poveri con pane, farina e cose simili, e di riempire di vino i loro otri vuoti nelle cantine.

14.      E perché avrei dovuto farMi mettere dal tentatore sui pinnacoli del Tempio di Gerusalemme? A questo scopo sarebbe bastata certamente anche una qualsiasi alta parete rocciosa, dove avrei potuto essere non visto e non osservato dalle moltissime persone che c’erano sempre intorno al Tempio. Se realmente Io Mi fossi trovato su un pinnacolo sporgente del Tempio, allora certamente una o più persone Mi avrebbero domandato come fossi arrivato lassù e che cosa vi facessi o cercassi, e da quel posto non Mi avrebbero lasciato ritornare di nuovo troppo facilmente nel deserto, e da Gerusalemme sarebbe stata diffusa sicuramente la notizia su un fatto simile, e da questo sarebbe stato fatto un racconto ulteriore.

15.      Alla fine il diavolo desiderava averMi sulla cima di un alto monte il cui nome l’evangelista non dichiara – probabilmente per il semplice motivo che, essendo egli di Sidone, conosceva troppo poco l’interno della Galilea o di Canaan, e perciò egli prese a prestito un monte qualsiasi dal nome sconosciuto, sul quale Io, quale Proprietario dell’intera Infinità, avrei dovuto stare ritto per adorarlo, in cambio della donazione di tutti i regni di questa Terra, regni che in tutto il loro insieme rappresentano per Me un perfetto nulla. Ed appena allora Io gli diedi poi il consilium abeundi[10].

16.      Sì, in questo racconto del vero evangelista Matteo però, nel Vangelo completamente falsato e frainteso c’è certamente qualcosa, ma non è minimamente nel senso materiale.

17.      Io, come Uomo, Mi allontanai veramente dalla casa di Giuseppe per quaranta giorni, ed andai nelle vicinanze dove Giovanni Battista teneva le sue prediche di penitenza, ora qua ora là, nella zona del Giordano; e nella Mia natura umana Mi preparai anch’Io per ciò che effettivamente cominciai poco dopo. – Che come uomo in questa circostanza Io vivessi assai parcamente, s’intende da sé, giacché in quanto carpentiere non sono mai stato un crapulone.

18.      Con il Mio Spirito Io penetravo non solo tutta questa Terra, ma l’intera, infinita Creazione materiale. Allo scopo di procurare al più presto e più facilmente a tutti gli spiriti prigionieri nella materia la piena liberazione del loro “io” e la pienissima indipendenza del loro intero essere regolare, Io intrapresi appunto quest’esame nell’unione del Mio Corpo con il Mio Spirito. E vedete, in Me, a Me stesso, si mostrarono tre perfette possibilità:

19.      La prima consisteva in questo, dissolvere l’intera Creazione materiale in un attimo e dare agli spiriti in essa prigionieri un’esistenza di creature, nella quale potessero sì riconoscerMi, ma tuttavia mai diventare completamente simili a Me.

20.      La seconda consisteva nel lasciarli ancora per un breve tempo nella materia, poi però farli risorgere senza i molti processi graduali; poi suddividerli in determinate associazioni e lasciarli continuare così la loro esistenza. Ma in questo caso, così formati e costituiti nelle loro associazioni, dotati con maggiore intelligenza, avrebbero potuto facilmente precipitare dagli alti pinnacoli della loro conoscenza, ed a Me allora non sarebbe di nuovo rimasto altro da fare che imprigionarli una seconda volta necessariamente in una materia maggiormente solidificata.

21.      La terza possibilità sarebbe stata di ridestare in una sola volta, tutti gli spiriti imprigionati e metterli al livello dei grandi spiriti primordiali creati, ma separati. Questo però avrebbe significato esporli alla superbia primordiale, e così dall’unico figlio perduto ne sarebbero derivati innumerevoli eoni, i quali molto più difficilmente avrebbero trovato la vera strada del ritorno. E non rimase perciò che respingere da Me questa grande Idea come inadatta, e rimase invece quella Via già adottata e valida per tutte le eternità, e cioè quella che Io stesso, nella Mia totale Divinità, avrei dovuto aprirMi nella materia ed attraversarla, sulla quale Via ogni creatura può giungere, simile a Me, alla sua perfetta libertà ed indipendenza.

22.      E vedete, in questo consistono spiritualmente il Mio Digiuno ed il racconto troppo materiale dell’evangelista sulla tentazione del diavolo alla Mia Persona.

23.      Così va anche accolta, creduta e capita tale questione evangelica. Chi invece l’accoglie secondo l’esposizione materiale, costui dovrà attendere la spiegazione e la comprensione nel grande Aldilà; e di persone simili che hanno da aspettare ce ne sono moltissime, senza colpa loro. Questo perciò non sarà loro messo in conto come un male, ma verranno a conoscerlo meglio in uno stato animico interiore più illuminato. Come si potrebbe, infatti, imputare ai molti uomini totalmente ciechi un male di cui non hanno la minima colpa?

24.      Qui sorgono spontanee, ancora due domande a cui è facile rispondere:

25.      La prima: perché Io, quale onnisciente ed onnipotente Iddio e Signore, ho dunque permesso che la Mia pura Parola, portata agli apostoli e perfino a molte altre persone, venisse tramandata da loro e da così tanti evangelisti, non raramente nel modo più contraddittorio? E perché, da parte Mia, è stato intrapreso molto poco di percettibile per contrastare questo?

26.      Questa domanda equivale a chiederMi perché non faccio crescere solo frumento, grano, orzo e nobili alberi da frutto sul suolo della Terra. Io credo che questa domanda non abbia bisogno di nessuna ulteriore risposta, poiché gli uomini, con le loro ricerche, hanno già fatto da lungo tempo l’esperienza che non esiste sulla Terra intera nessuna erba cattiva dalla quale, col giusto impiego, non si possa preparare qualcosa di utile e salutare. I farmacisti e medici sapranno sicuramente meglio di tutti che con il puro frumento, grano ed orzo non si può guarire una febbre, né eliminare un’eruzione cutanea, né calmare un mal di pancia!

27.      Come succede qui, dove tutto ha la sua utilità ed il suo scopo, così anche i molti uomini dalle errate convinzioni e superstiziosi su questa Terra hanno la loro utilità ed il loro scopo. Se, infatti, tutti fossero subito illuminati, come un arcangelo Raphael, già quando vengono al mondo, ma ancora gravati dei loro indolenti corpi, allora anche nessun uomo si prenderebbe la briga di riflettere su qualcosa, né si preoccuperebbe di cercare e trovare la pura Verità. Presto subentrerebbe una generale letargia, in cui nessun uomo potrebbe fare qualcosa di bene o di male all’altro. Così invece le persone dotate di un più chiaro intelletto, proprio dagli sciocchi vengono davvero spronate a contrastare la stupidità e le tenebre, e lo fanno con tanto più zelo ed energia, quanto più la stupidità e la tenebra minacciano di propagarsi, e dopo hanno una grande gioia se con il loro fervore hanno portato una moltitudine di ciechi sciocchi sulla via della Luce.

28.      Ed a questo scopo sono allora adatti anche i Vangeli che si contraddicono nel senso materiale o nel senso letterale. Essi tuttavia racchiudono il puro Spirito, che chiunque sia da Me solo un poco illuminato, può già scoprire.

29.      Ma per quanto riguarda la cosiddetta comune umanità che, simile ai bambini, nella sua cieca semplicità prende un pezzo di ottone per un intero ducato, essa non ne viene danneggiata, poiché voi certo sapete che nella Casa del Padre Mio ci sono moltissime scuole e moltissime dimore in cui tali anime, qui impoverite spiritualmente, possono giungere ed anche giungeranno ad una giusta Luce. Ed in questo sta anche la ragione per cui Io ho e porto pazienza con i cosiddetti vicari di Dio su questa Terra, senza intelletto, irragionevoli ed insensati. Ma qui tuttavia tutto ha la sua durata e tempo. Ciò che oggi ancora fiorisce e sussiste, già domani può seccare e svanire! – Questa sarebbe la risposta alla prima domanda.

30.      La seconda domanda però consiste in questo: “Come potevo Io, quale sublime Sapienza dall’eternità, tenere con Me stesso per così dire un consiglio, indagando in Me stesso in quale modo e maniera tutti gli spiriti vincolati nella materia potessero passare nel modo più opportuno nella loro libertà ed indipendenza?”.

31.      Ebbene, a questa domanda ovviamente sembra più difficile rispondere che non alla prima. Io però dico solo: “Non dovrei Io, quale l’Essere eterno e sommamente sapiente, concederMi talvolta il diletto di consultarMi su grandi ed importanti questioni relative alla Creazione, un po’ con il Mio Amore Interiore, se questa o quella cosa fosse la migliore e più opportuna? Una simile consultazione è per Me una delle più alte Beatitudini, così come lo è anche per tutti gli Spiriti angelici sommamente sapienti, a Me simili, in tutta l’Infinità! Se già ad un uomo di questa Terra buono e saggio, una riflessione più profonda su un argomento di grande importanza procura un gran diletto che lo beatifica, perché allora non dovrei Io – quale il Creatore primordiale di tutti gli innumerevoli pensieri e desideri negli uomini ed angeli – privarMi totalmente del diletto di pensare divinamente?

32.      Io avrei anche potuto disporre tutto su questa Terra così che i frutti, che diventano maturi solo un po’ alla volta, cadessero già maturi sulla Terra come la pioggia, la grandine e la neve, così come un giorno la manna per gli Israeliti nel deserto, o per lo meno che i frutti sugli alberi ed arbusti diventassero maturi dall’oggi al domani. Ma Io penso che, proprio secondo il Mio Decreto, tutto sulla Terra è anche predisposto al meglio così proprio come è predisposto. E gli uomini alla fine per un albero in fiore provano una gioia altrettanto grande come per un albero già carico di frutti maturi.

33.      Domande del genere, che qua e là col tempo un qualche sapientissimo erudito potrebbe sollevare, somigliano pressappoco a quella domanda sollevata dagli antichi assurdi sapienti del mondo che sollevarono l’importantissima questione: “Che cosa ha creato prima la Divinità: l’uovo o la gallina? Infatti senza l’uovo non può essere venuto al mondo né un gallo né una gallina, e senza la gallina ed un gallo non potrebbe essere messo al mondo un uovo fecondato!”. – Io però dico: “Per la nascita di un Sole Centrale – o di un altro Sole oppure di una Terra, era pure necessario un precedente uovo?”. Chi quindi può chiamar fuori da Sé queste grandi cose, a Costui sarà anche permesso, dall’alta scienza degli uomini di questo mondo, di chiamare all’esistenza per prima o le uova o le galline con il gallo.

34.      Anche la prima coppia umana non ebbe bisogno di un uovo dal quale uscir fuori. L’uomo, così come ogni altra creatura, fu posto da Me subito perfetto nel mondo materiale, e precisamente con l’immediato conferimento della facoltà di poter successivamente procreare, il quale atto è molto più naturale che se Io avessi deposto sulla Terra dapprima soltanto uova, dalle quali fossero poi covate ogni specie di creature attraverso il calore del Sole.

35.      Io penso che con questo avrete le idee chiare anche sulla seconda domanda; e quindi non dirò nient’altro sul Mio Digiuno di quaranta giorni e quaranta notti, e sulla Mia tentazione del diavolo nel deserto. Per cui per ora basta, e prossimamente di nuovo un altro testo dai Vangeli che non concordano con il puro intelletto e la pura ragione. Amen.

 

(22 marzo 1864)

Un annotazione

36.      Riguardo all’episodio che compare nel Vangelo della tentazione del diavolo nel deserto, sul pinnacolo del Tempio e sulla cima di un alto monte, serva ancora quanto segue ora per la completa conoscenza di questa faccenda mistica per tutto il mondo, che però non deve essere considerata e intesa nel senso naturale, ma soltanto nel senso spirituale.

37.      In quel tempo dei quaranta giorni di preparazione per il Mio Magistero, Io permisi che in uno o nell’altro giorno si potessero avvicinare a Me ogni genere di anime di persone defunte, buone ed anche cattive, e potessero presentarmi le loro preghiere.

38.      Allora, verso la fine, venne da Me anche un’anima dell’antichità. Essa fu un tempo un sovrano assolutamente maligno e perverso, e Mi rivolse le note parole che sono scritte nel Vangelo, e Mi pose, appunto in spirito, i tre noti punti.

39.      Perciò Io dissi a quest’anima ancora molto povera, che pure camminò ed operò un giorno sulla Terra come uomo: “Non di solo pane vive l’uomo, ma anche di ogni Parola che procede dalla Bocca di Dio”. – E sul pinnacolo del Tempio, naturalmente anche soltanto in spirito: “Devi servire soltanto Iddio e non tentarLo così come Lo hai tentato nel mondo un giorno come uomo”. – E sulla cima del monte, dove lo spirito di questo re perverso promise di darMi tutti i regni sui quali egli un tempo aveva dominato se Io gli avessi tributato una venerazione divina, allora Io come risposta lo allontanai da Me. Lo spirito o l’anima di questo re, infatti, si identificava con lo spirito o l’anima del re babilonese Nabucodonosor che, ciò che egli emanava come documento nel suo nome, anche lo pretendeva dal suo popolo a costo della pena di morte. Il suo nome però significava: “Non c’è alcun dio eccetto me! Voi dovete adorare e venerare sommamente me come vostro dio con preziose offerte”. – Che Io diedi a Nebucodonosor un Consilium abeundi del tutto singolare, dovete soltanto andare a cercarlo e rileggerlo nelle Scritture.

40.      Un uomo o spirito simile non merita anche più niente di meglio che l’apage Satanas[11] – ossia di non venire mai più al Mio Cospetto sotto questa forma.

41.      Questa breve annotazione vi serva ancora come spiegazione e rettifica del riguardo al Mio Digiuno di quaranta giorni e quaranta notti nel deserto, e della tentazione diabolica. Ed ora potete sottoporre un'altra contraddizione evangelica. Io la correggerò.

 

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Cap 9

Risposta alla quarta domanda

(Risposta IV.)  Schiaffo e mantello

21 marzo 1864, dalle 10.30 del mattino fino all’una del pomeriggio

1.  Per quanto riguarda il 5° capitolo dell’Evangelo di Matteo vers. 39, dove si dice che essi [i discepoli] non devono opporsi al male, ma se qualcuno da uno schiaffo all’altro, allora egli non deve ripagarlo con un altro schiaffo, ed il versetto 40: “Se qualcuno vuol contendere teco per la tua veste, dagli piuttosto in più anche il mantello”, c’è da osservare quanto segue:

2.  Se qualcuno è di pensiero soltanto un po’ più chiaro, comprenderà ben al primo sguardo che quanto da Me detto non deve trovare e non può trovare la sua applicazione neppure lontanamente in senso materiale; infatti Io questo lo espressi in una circostanza in cui Mi venne chiesto se gli ordinamenti di Mosè fossero da abolire dalla Mia pura Predica dell’Amore. Io però dissi: «Non abolisco neppure uno jota della Legge di Mosé, e l’adempio nella misura in cui essa contiene in sé l’amore[12]. È ben vero che agli antichi è stato detto attraverso Mosè: “Occhio per occhio e dente per dente, e chi uccide, costui deve a sua volta essere punito con la morte”; ma tra voi, Miei discepoli, deve essere diverso!».

3.  E proprio allora Io feci l’esempio dello schiaffo e del litigio sul legittimo possesso di una veste, cosa che evidentemente non è stata riportata per iscritto del tutto correttamente e tanto meno con la successiva traduzione dalla lingua ebraica in quella greca, da questa in quella latina e, solo molto tempo dopo, dalle tre lingue citate in quella tedesca, che al tempo della traduzione era ancora molto povera di vocaboli e per certe espressioni nelle tre lingue non aveva un termine per esprimerle giustamente.

4.  E perciò questi versetti devono suonare più esattamente così: “Se tu con un fratello o un vicino sei incappato in un litigio a causa di una piccola faccenda, e costui ti viene incontro con impeto pronto a colpirti, allora tu non diventare ancora più impetuoso, bensì porgigli amichevolmente la mano e mettiti d’accordo con lui in pace, affinché la vecchia amicizia tra voi venga nuovamente ravvivata!”.

5.  In ciò quindi non si fa parola di uno schiaffo. Se questo fosse stato il caso, allora Io avrei concesso al più forte il diritto di andare incontro al suo fratello o vicino più debole, ogni qualvolta gli fosse piaciuto, non soltanto con uno, bensì con due schiaffi. E ugualmente stanno le cose riguardo al litigio per il possesso di una veste. Ma per comprendere più esattamente questo litigio per una veste, si deve almeno avere una conoscenza almeno parzialmente sufficiente degli usi domestici e costumi degli ebrei.

6.  Fin dal tempo antico c’era fra loro questa usanza e consuetudine: se qualcuno, in un periodo in cui solitamente non aveva denaro e neppure animali da vendere, aveva tuttavia bisogno di una veste o di un mantello oppure di entrambi i capi di vestiario nello stesso tempo, allora costui andava dall’uno o dall’altro sarto della sua comunità o località, gli esponeva la propria situazione e stabiliva con lui il termine di pagamento.

7.  Ora però accadeva molto spesso che qualcuno o non poteva rispettare il suo termine di pagamento oppure anche molto spesso non lo voleva affatto rispettare. Ed il confezionatore della veste e del mantello era per vero costretto, ma in cambio di un piccolo interesse, ad aspettare ancora fino ad un prossimo – secondo, anzi perfino al terzo ed ultimo termine, finché alla fine trascorreva anche questo. Dopo il terzo termine, il confezionatore della veste e del mantello aveva il diritto di pretendere il dovuto da colui per il quale aveva confezionato gli indumenti; ed allora davanti ad un giudice non raramente la disputa si faceva molto accesa. Il confezionatore della veste voleva ciò che gli era dovuto; il possessore della veste e del mantello però avanzava ogni genere di ragioni, secondo le quali egli non poteva soddisfare il suo creditore neanche dopo il terzo termine ormai non più valido.

8.  Per questo caso esisteva presso i giudei una legge che, nel caso di un’effettiva insolvenza, la comunità era obbligata a risarcire il sarto e di conservargli con questo la sua capacità di guadagnarsi la vita. La comunità a sua volta aveva però il diritto di rivalersi con il tempo al membro insolvente per il risarcimento, qualora si accorgesse che costui fosse stato in condizione di pagare, cosa però che tra dieci di questi debitori spesso appena uno arrivava a pagare, e perfino quest’uno sapeva portare davanti alla comunità ogni genere di motivi per giustificare la sua permanente insolvenza.

9.  In questo modo in una tale comunità si arrivava spesso a controversie che duravano lunghi anni, ed una volta Io fui interrogato su quale fosse la cosa giusta da fare per risolvere questi malanni. E appunto allora Io dissi: “Il mezzo migliore e più efficace consiste anzitutto nell’essere perfettamente onesto e leale secondo la legge di Mosè, in base alla quale nessuno deve desiderare o pretendere ciò che appartiene al suo prossimo. Ma poiché si trattasse del litigio per una veste, allora valga questo per il debitore e per il creditore: meglio lasciare per lo meno una o due volte la veste – ed alla fine in aggiunta anche il mantello – piuttosto che coinvolgere in molte inutili controversie e contenziosi l’intera comunità”.

10.      Ora, chi sa questo, è impossibile che Mi possa dar torto per aver dato Io questo consiglio, affinché in seguito fosse mantenuta pace e concordia tra di loro. L’evangelista però di per sé, poiché lo scrivere gli era già diventato un po’ molesto, ha voluto riportare questa cosa con meno parole possibile per risparmiarsi tempo e fatica, poiché lo scrivere a quel tempo non procedeva così velocemente, ma soltanto molto faticosamente e lentamente. E per una tale pagina scritta, che un attuale scrivano soltanto mediocre la scrive tra i 20 fino a 30 minuti, un l’Rabbas a Sidone[13], un Luca a Gerusalemme ed un Teofilo ad Atene, Corinto o Siracusa, dove egli spesso si intratteneva temporaneamente, occorrevano, pur con tutta la diligenza, minimo otto giorni; egli, infatti, o doveva incidere le sue lettere con uno stiletto di ferro su dure lastre di pietra appositamente preparate, oppure doveva letteralmente dipingerle con un sottile pennello da pittore su pergamena.

11.      Per l’esperto pittore o scrivano, col pennello era certamente un po’ più veloce tracciare le lettere, ma nemmeno molto di più che col vecchio stiletto. E questa fu poi anche la ragione per cui gli scrivani al tempo Mio si esprimevano così brevemente. Ed un l’Rabbas, prima di avere dinanzi a sé sulla pergamena il suo ultimo Vangelo, vale a dire il quindicesimo, ebbe bisogno per un tale lavoro di quasi venticinque anni, e considerato che egli era anche molto diligente e pieno di zelo. Che allora tali scrivani si espressero il più brevemente possibile e toccarono, per così dire, solo le parole essenziali, tralasciando le questioni marginali per la spiegazione dei concetti principali, vi sarà ora comprensibile.

12.      Ma qui già facilmente qualcuno domanderà: “Mosè ed anche altri profeti dei tempi antichi hanno scritto tuttavia dei libri estesi; quanto tempo ha impiegato Mosè allora per scrivere solo i noti cinque libri, non calcolando il sesto e il settimo libro oltre ad una considerevole appendice profetica?”.

13.      Allora a questo riguardo Io posso dirvi che, secondo la sua scrittura del tempo, tutti i libri da lui scritti presi insieme, non costituivano più di un Vangelo di Giovanni su di Me, perché Mosè scriveva ancora nella scrittura de geroglifici egiziani a lui ben nota. E soltanto al tempo dei Giudici, che erano ancora ben versati in questa scrittura così come nelle sue rispondenze, i libri di Mosè furono riportati con le lettere dell’antico ebraico, su pergamena, che nell’antica città di Pergamo si sapeva ben preparare allo scopo.

14.      Ma perfino questa scrittura era incomprensibile alla maggior parte degli ebrei che vivevano al tempo Mio, perché le vocali non comparivano tra le consonanti;[14] e così si trovarono costretti a fare una nuova copia, alla quale parteciparono i cosiddetti antichi scribi per oltre duecento anni. E da ciò derivava anche il nome “scriba”, non come se lo scriba comprendesse il giusto senso della scrittura, nella quale la maggior parte degli scribi insieme ai farisei erano vere e proprio teste di rapa, ma dal fatto che sapevano leggere l’antica Scrittura priva di vocali dei tempi dei Giudici. Perciò non vi dovete nemmeno meravigliare se tra Me e tali scribi sorgevano sempre dispute verbali, nelle quali essi non avevano nessun compiacimento a causa della loro provata cecità. E con questo sono illustrati i suddetti due testi in dubbio in maniera sufficientemente comprensibile.

 

(Risposta IV.)  “Io non sono venuto per darvi la pace di questo mondo”

21 marzo 1864

15.      Ma ora viene il 10° capitolo con i versetti 34, 35, 36 (di Matteo), dove si legge:

16.      “Non dovete immaginatevi che io sia venuto a sparger pace sulla Terra. Io non sono venuto a darvi la pace di questo mondo, bensì la spada per la battaglia. Io sono, infatti, venuto solo a sollevare il figlio contro suo padre, la figlia contro sua madre, e la nuora contro sua suocera; ed i nemici dell’uomo saranno proprio coloro che abiteranno nella sua casa”.

17.      Chi prende questi tre versetti alla lettera, che per lo più sono ancora tradotti molto imperfettamente, incappa necessariamente in un labirinto di errori, dai quali non riesce a venirne fuori nemmeno con la luce di un Sole Centrale Primordiale. Come, infatti, risulta da quanto detto in precedenza, Io insegno e richiedo ogni immaginabile comportamento arrendevole, pacifico e gentile tra gli uomini; e lo stesso Mosè insegna nel suo quarto Comandamento, proveniente dalla Bocca Mia: “Onora, rispetta ed ama il padre e la madre, affinché tu viva a lungo ed in salute sulla Terra”.

18.      Come avrei potuto allora, in diretta opposizione a tutto questo, enunciare una Dottrina completamente opposta, secondo la quale il figlio con suo padre, la figlia con sua madre, la nuora con sua suocera ecc. dovrebbero vivere insieme con la spada in mano in continua discordia, e per di più sotto lo stesso tetto!

19.      Per comprendere questi testi, che sono stati dati da Me originariamente giusti ed apprezzarli come Miei Insegnamenti, si deve dapprima sapere in quale occasione Io li ho espressi, e come essi andrebbero giustamente tradotti.

20.      L’occasione fu quando Io, in una località della Galilea, insegnai al popolo i doveri che essi devono a Dio e verso se stessi reciprocamente. E dissi loro: “Io non vi insegno altro se non ciò che il Padre Mio Mi ha insegnato fin dall’eternità, di Cui in verità anche voi dite che Egli sia il Padre vostro, e pur tuttavia non Lo riconoscete e non Lo avete ancora mai riconosciuto. Se, infatti, se Lo conosceste, allora riconoscereste anche Me, poiché questo Padre Mi ha mandato a voi”.

21.      Essi dissero: “Che cosa puoi Tu da Te stesso; non siamo noi figli d’Abramo e non disse Iddio ad Abramo che noi tutti, che discendiamo da lui, siamo figli Suoi?”.

22.      A questo punto Mi eccitai e dissi: “Voi dovrete essere sì figli di Dio secondo la discendenza di Abramo; invece non lo siete più già da lungo tempo, ma vostro padre è Satana, vostra madre è la legione di tutti i demoni, e la suocera di vostra nuora è la vostra quasi incommensurabile cecità, pigrizia e malvagità. E questi grandissimi nemici degli uomini sono i vostri stessi coabitatori! – E chi di voi vuole nuovamente pervenire alla vera figliolanza di Dio, costui impugni la spada della Verità che Io ora vi porgo, e combatta contro questi suoi coabitatori finché abbia raggiunto la vittoria”.

23.      Va da sé che il manipolo di scribi e farisei domandassero come potevo Io osare considerarli figli di Satana, figli di tutti i diavoli e della propria pigrizia e malvagità, discendendo essi, fino a prova contraria, dalla stirpe di Levi!

24.      Io però dissi: “Secondo la carne sì, ma secondo lo spirito voi non siete, come Levi, dall’Alto, di dove sono anch’Io, bensì dal basso; per questo voi anche Mi disconoscete, odiate e perseguitate”.

25.      Da questo sarà chiaro ad ognuno, ed in particolare ad un esperto capace e ben versato nella scrittura ebraica, che questi tre versetti che vi hanno colpito del X capitolo, scritti a Sidone dal pseudo evangelista Matteo, o meglio dal l’Rabbas a voi ben noto, Io li ho espressi appunto solo nell’occasione che vi ho appena resa nota, e testualmente nella maniera in cui ora ve li ho esposti. Quelli esistenti nella traduzione, infatti, che avete tirato fuori dall’evangelista come completamente in contraddizione con il Mio Spirito, si capisce da sé che annullerebbero direttamente la Mia Dottrina principale dell’amore per il prossimo, come anche la legge di Mosé.

26.      Chi fra voi tutti, se possiede solamente un briciolo di fede in Me e nella Mia Dottrina, può aspettarsi che Io oggi metta a cuore vivamente a tutti gli uomini, nel modo più solenne, di amare Dio sopra ogni cosa e riconoscerLo, ed il suo prossimo come e se stesso, e domani venga con un altro Comandamento e dica: “Odiate e perseguitatevi l’un l’altro quanto più possibile con la spada in mano”. – Io penso che un maestro simile, proveniente dal regno dei barbari, ci si dovrebbe evidentemente costretti a portarlo in una rigido istituto di sicurezza, poiché un maestro del genere dovrebbe stare evidentemente bene in un gabbia di matti.

27.      E poiché Io vi ho chiarito anche questi testi nel giusto e vero Spirito, allora comprenderete certo che con questo non ho minimamente contraddetto la Mia divina Sapienza e quindi non sono nemmeno un pazzo, come Mi hanno già dichiarato così tanti scribi del tempo nuovo, cosa che tuttavia non Mi riempie di nessun risentimento contro di loro, anzi Io li perdono perché essi veramente non sanno quello che fanno. E così, con questi dubbiosi versetti, per ora basta. Amen.

 

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Cap 10

Risposta alla quarta domanda

(Risposta IV.)  “Siate prudenti come serpenti, ma senza falsità…”

22 marzo 1864, dalle 11 del mattino fino alle 4 del pomeriggio.

1.  Scrivi: Per quanto riguarda i versetti 16 e 17 del X capitolo dal Vangelo di Matteo, nell’Opera di “Giovanni” da Me dettata se ne è già parlato non solo una volta, ma già parecchie volte. Ciò nonostante, su questo voglio darvi una spiegazione più dettagliata.

2.  Già dissi questo agli apostoli, quando li mandai per la prima volta innanzi a Me, e questo già nel Mio primo anno di insegnamento, periodo nel quale gli uomini in generale sapevano ancora poco di Me stesso. In Galilea si sapeva qui e là qualcosa, in Samaria anche, ma nei paraggi di Gerusalemme si sapeva ancora poco di Me, e anche chi sapeva qualcosa, per paura dei farisei, teneva per sé la faccenda quanto il più possibile segreta. Ed è per questo che Io dissi agli apostoli che per breve tempo mandai innanzi a Me:

3.  “Vedete, Io vi mando ora come pecore in mezzo ai lupi; perciò siate prudenti come i serpenti, ma nello stesso tempo senza falsità come le colombe. Guardatevi da quei certi altolocati uomini mondani, perché essi sono coloro che aspireranno, dove possibile, a rovinarvi. Se arrivate in una città dove incontrerete uomini di quel genere, non rimanete, ma andatevene subito e scuotete ancora su quella città anche la polvere dai vostri piedi. Se, infatti, come vi è noto, essi perseguitano Me, il Signore, quanto più lo faranno con voi; se danno a Me il titolo di Belzebù, allora non saluteranno voi come angeli di Dio.

4.  Quando vi invierò per la seconda volta in tutto il mondo, allora, per amor del Mio Nome, dovrete subire ogni possibile persecuzione e vi si consegnerà ai tribunali. Non temete tuttavia mai dinanzi a coloro che possono certo uccidere il corpo, ma all’anima non possono arrecar nessun danno. E quando sarete esaminati nei tribunali, non temete per come e cosa rispondere, poiché vi sarà messa in bocca la risposta, contro la quale i giudici non saranno in grado di obiettare nulla.

5.  Io però dico che la Mia Parola sarà ben lungi dall’essere giunta ancora a tutti gli uomini, quando verrò di nuovo fra di voi e giudicherò il popolo che si è sempre adoperato a mettersi contro di Me e voi con ostilità”.

6.  Con ciò la profezia è rivolta in primo luogo alla caduta di Gerusalemme, e per i tempi futuri a qualunque forma di paganesimo della prostituta di Babele.

7.  A questo punto i discepoli con i rispettivi Apostoli, alquanto impressionati, Mi domandarono se anche già questa volta sarebbero stati trascinati dinanzi ai tribunali da ogni genere di uomini potente. Ed Io dissi loro: “Questa volta avrete poco a che fare con i nemici della Luce. Ma quando Io un giorno avrò lasciato corporalmente questa Terra, allora avrete molto da sopportare per amor del Mio Nome, specialmente da parte dei giudei e dei loro sacerdoti.

8.  Tuttavia pensate sempre che Io non vi lascerò mai soli, e vi conferirò anche prima la forza ed il potere di potervi difendere nel modo più vigoroso, nel caso di estremo bisogno, contro i Miei e vostri nemici. Ed i lupi, tra i quali Io vi manderò, come vi mando anche adesso, potranno farvi poco o nulla di male se veramente nel Mio Nome sarete prudenti come i serpenti, ma nello stesso tempo anche senza falsità come le colombe.

9.  Andrete camminando su serpenti, scorpioni e salamandre, e questi non potranno nuocervi, e se vi daranno da bere del veleno, questo non avrà nessun effetto. – Questo per vostra consolazione! – Fate sempre affidamento su di Me, ed Io non vi abbandonerò mai, ma rimarrò accanto a voi in Spirito con tutto il Mio Amore, la Mia Sapienza, Potenza e Forza, cosa che sarà per voi il più grande e più efficace aiuto contro qualsiasi nemico”.

10.      Dopo di che i Miei apostoli andarono a due a due in tutte le direzioni e predicarono il Nome Mio, e quanto il Regno di Dio fosse venuto vicino agli uomini. Nella zona di Gerusalemme però essi non andarono, bensì nelle zone di Sidone, Tiro, Joppe e Galilea, ed un paio si spinsero perfino in Siria.

11.      Ma questa loro missione da Me voluta non durò per nulla troppo a lungo. Quando Io, durante i Miei viaggi solitari, venni a Chis da Kisjonah, ed in questo luogo dopo alcuni giorni della Mia Permanenza in compagnia di questo Mio amico e di parecchi suoi familiari e servitori salii su un monte piuttosto alto, allora feci portare, dai Miei servitori invisibili e nella nota maniera prodigiosa attraverso l’aria, su questo monte dove Mi trovavo, tutti i Miei dodici Apostoli inviati in missione e Mi feci raccontare da loro le esperienze fatte. E vedete, essi Mi raccontarono che se l’erano cavata bene da tutte le parti e solamente in una località avevano incontrato un ragazzo posseduto, i cui spiriti maligni non avevano ubbidito alla loro intimazione.

12.      Così si lamentarono anche di quel Giovanni di Samaria a voi già noto, il quale di sua iniziativa predicava il Mio Nome e la Mia Dottrina appresa in Samaria, e nel Mio Nome compiva anche miracoli; ed Io poi domandai loro se egli fosse per Me o contro di Me. Ed essi risposero: “Per Te!”. Ed allora Io dissi: “Lasciamolo operare indisturbato”.

13.      Questo Giovanni è proprio quello stesso che più tardi a Damasco predicava la Mia Parola ed il Mio Nome con una tale efficacia che convertì a Me, in questa grande metropoli, molte migliaia di persone, e Paolo – una volta Saul – che ancora stava al servizio dei farisei, ritenne necessario recarsi con una masnada di armati a Damasco, per perseguitare anche là i cristiani nel modo più crudele.

14.      Soltanto che Io stesso Mi contrapposi a lui e, come voi sapete, lo trasformai al punto che già dopo due giorni divenne uno dei Miei più ferventi apostoli, così che lui stesso, per quanto riguarda la diffusione della Mia Dottrina soprattutto fra i pagani, ebbe un’efficacia maggiore e più decisiva di tutti gli altri dodici apostoli ed i loro molti discepoli, i quali in verità si recarono in molti dei regni conosciuti della Terra, ma ottennero poco, perfino nella grande regione della Giudea, dove fondarono, dodici anni dopo di Me, comunità come quella di Laodicea, di Sardes, di Tiro, di Smirne ed altre ancora. Ma queste comunità già in breve tempo si allontanarono così tanto dai principi fondamentali della Mia Dottrina che Io poi, per necessità di cose, dovetti per mezzo di Giovanni, nella sua Rivelazione, descrivere come la maggior parte di esse fossero completamente riprovevoli.

15.      Pietro stesso, prima ancora di andarsene da Gerusalemme, dove era solito trattenersi specialmente in casa di Lazzaro oppure in casa di Nicodemo oppure in quella di Giuseppe di Arimatea, si trovò costretto, proprio a Gerusalemme, a tenere un cosiddetto Concilio, nella quale occasione scrisse a queste comunità cosa esse dovessero rigorosamente osservare in parte ancora come giudei ed in parte come cristiani – il quale Concilio è anche accennato molto brevemente anche nel Vangelo di Luca e portò anche pochi frutti. – per cui di nuovo, in un incontro, Paolo fece a Pietro dei rimproveri molto severi, in quanto quest’ultimo voleva essere con i giudei ancora perfettamente un giudeo ed attribuiva un valore troppo grande ai loro ordinamenti che Io avevo abolito, ed aggravava la coscienza dei giudei che credevano in Me, – però quando egli si trovava da solo tra i pagani, allora denigrava gli usi e costumi dei giudei da Me aboliti e parteggiava per loro.

16.      Per questa ragione Io stesso in seguito lo chiamai (Pietro) perché si mettesse a disposizione del comandante romano Cornelio, poiché costui desiderava farsi battezzare, come anche tutta la sua famiglia nel Mio Nome, perché fossero così resi capaci di venire a Me nel Mio Spirito operante in loro.

17.      Pietro andò, e come giunse presso la casa di Cornelio, che si trovava al centro di un grande giardino, si sentì molto affamato e Mi pregò affinché Io lo volessi fortificare anche nel corpo per il compito che lo attendeva. E vedete, Io inviai a Pietro visibilmente un angelo dal Cielo che gli portò, avvolto in un panno bianco, del cibo il cui consumo era proibito agli ebrei. Pietro appena vide i cibi disse: “Signore! Questi sono tutti cibi impuri proibiti agli ebrei, come posso prenderli per me?”. – Io però gli risposi: “Ciò che ho purificato Io, è anche puro per gli ebrei; perciò mangiali, e poi va, e compi ciò che a te è affidato!”.

18.      Pietro mangiò il cibo impuro ed andò poi da Cornelio, dove di nuovo divenne un po’ contrariato verso di Me, perché Io stesso nel frattempo avevo impartito il Battesimo a Cornelio ed alla sua famiglia, e Pietro trovò tutti loro in possesso dello Spirito Santo.

 

 (Risposta V.) Sul tempo della Resurrezione del Signore

22 marzo 1864

Sui punti in dubbio riguardo al tempo della Mia Resurrezione, quanto segue vi serva per una spiegazione pienamente valida:

19.      In primo luogo Io avevo già detto in precedenza parecchie volte ai Miei Apostoli e discepoli, che Io il terzo giorno – e non solamente dopo che fossero completamente trascorsi tre giorni – sarei risorto per Mio proprio Potere, così come avevo anche il Potere di lasciare volontariamente che la vita del Corpo se ne andasse da Me, affinché ogni creatura possa giungere alla beatitudine.

20.      Per quanto riguarda queste varianti nell’indicazione degli evangelisti, esse sono fondate tutte sulle stesse basi su cui si fondano le altre contraddizioni a voi già spiegate. Soltanto ciò che dice Giovanni è perfettamente esatto.

21.      Sarebbe altrettanto perfettamente esatto anche ciò che hanno riferito gli altri evangelisti ed apostoli su questa circostanza; però riguardo all’autentico Vangelo di Matteo, sapete già come stanno le cose con lo stesso.

22.      Lo pseudo evangelista Matteo era in verità un uomo perfettamente onesto e ricercatore della Verità, ed era estremamente zelante nell’investigare la verità di quanto accadde circa vent’anni prima, quando cominciò a compilare ed a scrivere il suo Vangelo. In quel tempo in tutta la Giudea non si trovava più nessuno dei Miei apostoli, benché non mancassero particolarmente altri testimoni di quel periodo.

23.      Ma come solitamente avviene in simili circostanze, moltissime persone, da tutte le molte località che Io avevo visitato, sapevano raccontare cose diverse su di Me; di solito però soltanto ciò che nelle loro località essi stessi avevano visto, sentito e sperimentato di Me. E così è anche comprensibile che ad un l’Rabbas, come anche a molti altri evangelisti, perfino con le più oneste intenzioni, era impossibile venire in perfetta chiarezza su tutto ciò che da Me era stato fatto, insegnato e offerto in Me.

24.      Sì, qui si domanderà: “Perché Io stesso non ho illuminato più chiaramente questi uomini, affinché fossero poi in grado di riportare sulla pergamena soltanto la Verità perfettamente pura?”.

25.      Io però dico che con persone totalmente oneste che avevano questa aspirazione, Io non ho mai mancato di farlo. Ma ciò che più tardi il mondo, già diventato molto egoista, ha fatto di tali oneste tradizioni, Io non posso farci nulla, poiché ciascun uomo ha la sua propria volontà perfettamente libera. Ma che Io non abbia mai fatto mancare delle cernite, questo ve lo mostrano – per così dire già a partire dal Mio tempo – tutti i grandi e piccoli concili ai quali era affidato il compito, attraverso il Mio Spirito, di separare dalla Verità la menzogna che vi si era insinuata, e rigettarla davanti all’intera comunità. Sebbene però la malerba prosperasse ovunque tra il frumento, tuttavia non si riuscì lo stesso ad estirparla completamente. E così avvengono anche in questo tempo, come sta accadendo qui ed anche in altri luoghi, delle cernite molto potenti, ed il nemico della Verità non sarà più in grado di fare nulla contro di essa.

26.      Perciò Io costruisco ora grandiosi argini contro ogni diluvio di menzogne ed stabilisco la vera roccia di Pietro su cui le porte dell’Inferno non prevarranno.

27.      Accadranno in verità ancora molte contese e lotte su questa Terra tra gli uomini, durante le cui contese e lotte la menzogna avrà sempre la peggio, e questo fino a quando per un intero carro di fieno, costituito da pura erbaccia, nessun uomo offrirà più neppure un solo soldo, ed ognuno troverà la sua massima gioia nei raggi della vera Luce proveniente dai Cieli.

28.      Per ciò che riguarda ancora la spiegazione spirituale sulla maniera in cui avvenne la Mia Resurrezione, questa spiegazione vi è già stata data da Me da molto tempo, così come sul modo in cui ogni uomo deve intendere e ritenere la Trinità. Per quanto concerne la resurrezione di Lazzaro, di questo ed anche di parecchio altro parlerò nel corso delle ulteriori Comunicazioni nel Vangelo di Giovanni[15].

29.      È vero che una certa parte di eruditi sostiene adesso la tesi che il Vangelo di Giovanni non sia stato scritto dalla sua mano. Io però dico che è scritto di suo pugno. Certamente, finché egli peregrinò con Me come apostolo, egli scriveva solo dei frammenti, annotando le cose più importanti. Ma nel suo cosiddetto esilio sull’isola di Patmos – che per lui però non era affatto un esilio, avendolo con questo atto un romano giusto e potente sottratto solo alla furia persecutrice dei giudei – nella fortezza del greco Cado, a voi già noto dall’Evangelo di Giovanni, il quale viveva temporaneamente anche a Gerico, egli, al fianco di Maria, poté mettere indisturbato nel giusto ordine il suo Vangelo, ed in esso vi rese noto per i posteri quel tanto che era necessario per la loro beatitudine. Di tutto il resto invece egli disse, alla fine, che Io avevo fatto ed insegnato ancora moltissime cose che non stavano scritte in questo Libro, e se qualcuno le avesse scritte nei libri, allora il mondo non le avrebbe comprese. E con questa fondata osservazione egli concluse il suo Vangelo – quasi proprio al tempo in cui Gerusalemme veniva distrutta dai romani, dopo di che Giovanni visse ancora per parecchio tempo e riportò su pergamena le sue visioni con il titolo di “Apocalisse di Giovanni”.

30.      In quest’occasione egli certo venne sostenuto nello scrivere molte volte da un amico a lui caro oltre misura, giacché in quel tempo aveva già più di cento anni di età. Anche questo suo amico portava il nome Giovanni, nome che egli si fece dare dallo stesso Giovanni quando l’evangelista lo battezzò e riversò su di lui lo Spirito Mio; di nascita, infatti, questo amico di Giovanni era un greco ed aveva naturalmente un nome tutto diverso, che per noi ha poca o nessun’importanza, perché egli non era di nessuna celebrità storica, sebbene appartenesse alla servitù del greco Cado.

31.      Chi avesse tempo e possibilità economiche, potrebbe ancora oggi accettarsi del soggiorno di Giovanni nel sud-est di questa penisola greca-asiatica; questa penisola però nel periodo dell’alta marea ha l’aspetto quasi di una perfetta isola, essendo collegata alla terraferma asiatica solo da una lingua di terra estremamente sottile a forma di scogliera.

32.      E così ora sappiamo anche come stanno le cose, secondo Verità, con Giovanni; egli era, è e rimane il Mio prediletto, e chi vive ed agisce secondo il suo Vangelo, costui sarà da parte Mia ritenuto uguale a lui.

33.      Se per voi si trova o dovesse trovarsi nei Vangeli ancora qualcosa apparentemente contraddittorio, allora rivolgetevi per questo a Me, ed Io ve lo spiegherò, così come ve l’ho spiegato fino adesso amorevolmente e volentieri. Io penso però che non vi troverete più molto di scandaloso; poiché molto è già stato spiegato in “Giovanni”, e ciò che è soprattutto di scandalo per tutti gli eruditi di questo mondo, Io posso spiegarvelo adesso.

34.      In questo tempo però Io lascerò ancora inveire contro di Me degli eruditi mondani molto singolari. Ve lo faccio notare affinché non abbiate a scandalizzarvi dei loro scritti quando vi capiteranno sotto gli occhi; poiché Io permetto questo per porre fine da ogni parte alla pretaglia pagana. Quando, infatti, il loro “salvatore mundi” verrà ridotto al nulla, che cosa saranno poi loro stessi e le loro istituzioni ecclesiastiche? Alla fine null’altro di più che dei becchini a pagamento; e per loro varrà poi il detto: “Lasciate che il morto sia seppellito dai morti, voi viventi invece seguite Me!”. Amen.

 

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Cap 11

Risposta alla sesta domanda

(Risposta VI.)  Tre domande su Testi delle Scritture

1. aprile 1864

Sulle tre obiezioni:

- Sulla balena del profeta Giona

- sull’uomo senza la veste nuziale al banchetto da Me preparato

- sul giovane in fuga in occasione della Mia cattura sul Monte degli Ulivi nell’Orto di Getsemani

 

Sulla balena del profeta Giona

1.  Per quanto riguarda la balena, essa ha la sua autenticità naturale-storica come anche spirituale; infatti, deve essere esatta tanto l’una che l’altra, poiché senza questa autenticità, ovvero senza la base naturale-storica, l’aspetto spirituale non avrebbe nessuna corrispondenza.

2.  Per comprendere la parte naturale però, bisogna sapere che a quel tempo, specialmente nel Mar Mediterraneo, esisteva una specie di pesci giganteschi, che da alcuni, specialmente dagli egiziani, ebbe il nome Leviathan, e presso gli antichi greci, al tempo del noto storico Erodono, avevano il nome Phalos. Questa specie di pesce, di cui si parla anche nel libro di Giobbe, poco dopo che il mare si aprì un varco (presso Gibilterra) è completamente scomparsa da questo mare e poi nell’Oceano Atlantico, per le sue violenti correnti marine, questa venne poi trascinata verso sud, dove poi in gran parte è perita completamente nelle acque fredde, come altri grandi animali della terraferma.

3.  Essi avevano, per prima cosa, delle fauci mostruosamente grandi che erano collegate al loro stomaco, altrettanto grande, da un’ampia apertura. Non avevano denti, nemmeno la lingua, ma in compenso, come le attuali balene del nord, avevano un gran numero di pinne che in un phalos completamente adulto avevano non raramente una lunghezza da due a tre klafter, e servivano al gigantesco pesce come la proboscide serve all’elefante.

4.  Con queste pinne essi afferravano le loro prede di cui si nutrivano e le spingevano tutte intere nel loro grande stomaco, il quale non conteneva acqua, ma sulle pareti interne trasudava una specie di liquido che, dopo alcuni giorni, cominciava a sciogliere in questo stomaco le prede ancora viventi, e le distruggeva a poco a poco completamente.

5.  A mettere in fuga questo gigantesco pesce, che era anch’esso un mammifero e metteva al mondo dei piccoli vivi e, come le attuali balene del nord, doveva respirare e mantenersi spesso sulla superficie del mare per non soffocare, provvedeva la grande quantità di pescecani, anch’essi molto giganteschi, che in precedenza vivevano nel Mar Mediterraneo settedrionale[16], ma con l’apertura dell’istmo di Deucalione[17] a voi già noto, dal quale sono sorti l’attuale stretto di Costantinopoli e quello dei Dardanelli, tali squali si naturalizzarono nell’attuale Mar Mediterraneo. Questi imponenti lucci marini cominciarono a dare un’efficacia caccia ai grandi phalos, staccavano loro le pinne a morsi ed anche le altre non trascurabili estremità, fra cui specialmente i grandi seni come anche le gigantesche pinne natatorie ai due lati di questi seni, pinne che erano non dissimili da una mano umana.

6.  I pescecani potevano utilizzare molto bene queste estremità per il loro nutrimento, ed i phalos si davano anche sempre di più alla fuga e comparivano sempre più raramente nel Mar Mediterraneo, ed al tempo di Giona non vi erano più che un paio di centinaia di esemplari nel detto Mare. E Giona, quando fu gettato fuori bordo con il mare molto tempestoso, ebbe ancora– per Mia concessione – la fortuna di essere inghiottito da un tale phalos e di trascorrere poi tre giorni nello stomaco del pesce. Ed Io permisi inoltre, che proprio questo phalos, inseguito da un pescecane, si rifugiasse nella bassa riva asiatica e, in quest’occasione, si liberasse del cibo giacente nel suo stomaco, il che era una caratteristica di questi giganteschi cetacei quella di salire sulla terraferma quando in acqua fiutavano un gran pericolo, oppure per visitare, per così dire, i loro piccoli, che essi di solito custodivano amorevolmente in riva al mare dove l’acqua era poco profonda e provvedere al loro nutrimento o dai loro seni oppure anche con una preda che si trovava già nel loro stomaco, ma ancora vivente. Essi, infatti, non lasciavano andare i loro piccoli nel mare più profondo prima che questi avessero raggiunto una certa dimensione, forza e robustezza.

7.  In quest’occasione dunque anche il nostro Giona giunse alla costa asiatica, e quando, per il motivo appena menzionato, fu vomitato dal phalos sulla bassa riva, si tirò su in fretta, fuggì completamente sulla terra ferma dove né il vecchio phalos, né uno dei suoi quattro piccoli, potevano inseguirlo ulteriormente.

8.  Ecco che qui avete rappresentato la questione naturale come era a quel tempo – ed ora, ed anche da moltissimo tempo, non lo è più.

9.  Nei musei del tempo antico, specialmente ad Alessandria, si trovavano ancora resti di costole di questi pesci giganteschi del passato, ma in tempi successivi sono stati, come i libri[18], distrutti dai saraceni. Alcuni pochi esemplari però si trovano ancora al giorno d’oggi a Londra, come anche a Parigi, e li si ritiene scheletri di antichi giganteschi animali terrestri o acquatici. Si ritiene tuttavia maggiormente provenienti dal regno acquatico, perché di solito li si trova qua e là nei tratti sabbiosi nelle vicinanze del mare. Una delle costole maggiori di un simile phalos adulto aveva non raramente una lunghezza da cinque a sette Klafter[19] ed un peso da dieci a quindici quintali. Attualmente, come già detto, questa specie di pesci giganteschi, come gli altri grandi animali terrestri, è completamente estinta, e da circa tremila anni non se ne trova più alcun esemplare vivente.

10.      Non si deve magari intendere con questo phalos o leviathan quella certa piovra che di quando in quando fa la sua comparsa nell’Oceano Atlantico – specialmente nella zona in cui, prima del diluvio a voi già noto, la serie di isole dell’Africa Occidentale si estendeva in una linea piuttosto retta fino alla punta orientale dell’odierno Brasile, e dove oggi in questa direzione si trovano ancora grandi ed estesi banchi di sabbia – e non raramente essa diventa un pericolo per le navi più piccole.

11.      Questa piovra non è affatto un pesce, ma soltanto un enorme polipo marino che si sviluppa dai banchi di sabbia che si trovano nel mare e dal loro contenuto di fango, come il fotos marinos[20], e sta arenato sul fondo del mare fino a quando viene portata alla superficie del mare da una qualsiasi eruzione sottomarina, ed allora non raramente somiglia ad una piccola isola galleggiante[21].

12.      Così con la balena del Mar Mediterraneo, difficilmente credibile secondo la Bibbia, noi saremmo così alla fine. Tutto il resto su questo profeta ognuno può trovarlo nella Bibbia. – E così passiamo ora all’uomo venuto al banchetto senza veste nuziale.

 

L’uomo senza veste nuziale

13.      L’ospitante sono naturalmente Io stesso, e le pietanze di questo banchetto consistono nella Mia Dottrina. Gli uomini nei vicoli e sulle staccionate sono coloro che hanno accolto la Mia Dottrina e l’hanno anche seguita, e perciò sono anche vestiti con una veste nuziale spirituale.

14.      Sotto quel singolo però che non indossava la veste nuziale, sono intesi quegli ebrei e farisei che all’apparenza prendevano parte anch’essi ai Miei Insegnamenti, ma non per il loro miglioramento, bensì soltanto per spiarMi, per trarre da ciò un motivo per presentarMi come delinquente dinanzi a Dio ed all’autorità umana, e poi esercitare su di Me la loro vendetta.

15.      Io però, quale Ospitante, ho tuttavia riconosciuto fin troppo presto una tale spia, in altre parole: Io ho smascherato fin troppo presto l’ipocrita fariseismo fino alla sua maligna radice più intima, e ad ogni occasione in cui volevano intrufolarsi al Mio Banchetto, li ho fatti presto afferrare e gettar fuori nelle tenebre estreme della loro propria notte del cuore.

16.      Il riferimento principale di quest’immagina è la distruzione di Gerusalemme e la dispersione degli Ebrei tra tutti i popoli della Terra, dato che essi fino al momento attuale (1864) in primo luogo non hanno un proprio Paese, né un proprio re, e quindi nemmeno una patria, ed in qualunque luogo dimorino, sono perseguitati e disprezzati. E questi Ebrei rappresentano dunque nell’insieme quell’uomo che intervenne al Mio Banchetto e non indossava una veste nuziale.

17.      Ed in secondo luogo: colui che, come immagine fu gettato fuori nelle tenebre estreme in cui si trova ancora fino a questo momento, aveva certo simulato, qua e là, lui pure la parvenza di un cristiano per presentarsi in tale occasione al cristiano come affidabile e ottenere da lui qualcosa di materiale[22].

18.      Poiché ora sappiamo con chi abbiamo a che fare nella persona dell’ospite senza la veste nuziale alla Mia tavola, allora vogliamo rivolgere anche un po’ di attenzione al giovane in fuga, in occasione della Mia cattura nell’orto del Getsemani.

 

Sul giovane in fuga

19.      Quest’avvenimento viene anche accennato solo molto brevemente dall’evangelista Marco, ma avrebbe anche potuto benissimo tralasciarlo senza alcun danno per il suo Vangelo, non avendo esso quasi nessun valore morale.

20.      Ma per comprendere meglio questo fatto reale e la sua ragione, si deve sapere che a quel Mio tempo si era costituito un certo collegio di giovani uomini che, da una parte disprezzavano la classe dei farisei e sapevano imitare i loro miracoli molto fedelmente con giochi di prestigio, e non raramente in certi circoli si esibivano in produzioni uguali alle loro con cui rappresentavano il fariseismo in modo molto ridicolo, e dall’altra parte si rendevano graditi ai romani, i quali vedevano questo volentieri, e possedevano perciò una protezione segreta per poter mettere impunemente in ridicolo, specialmente alla presenza dei romani e dei greci, la bigotteria e la taumaturgia dei farisei.

21.      In un tale circolo si trovava perciò anche un giovane che Mi aveva ascoltato ed osservato alcune volte in Gerusalemme e provava per la Mia Dottrina e per le Mie Opere uno serio compiacimento e non volle essere d’accordo con i suoi colleghi quando questi, con svariati mezzi, tentarono di imitare anche le Mie azioni miracolose. Questo giovane rimproverò loro una cosa simile, e mostrò loro che la Mia Dottrina e le Mie Opere provenivano da uno Spirito completamente diverso da quello degli sciocchi e ciechi farisei. I suoi colleghi però lo deridevano per questo, e gli dissero in più occasioni: “Se il taumaturgo Galileo non sta sotto una qualche particolare protezione dei romani, allora sfuggirà tanto poco alla vendetta dei templari, quanto vi sfuggiremmo noi se non avessimo i Romani ed i Geci per nostri sicuri protettori”.

22.      E vedete, questi giovani ora stavano molto attenti a quando Io sarei tornato a Gerusalemme, per vedere che cosa Mi sarebbe accaduto dopo la ben nota vendetta giurataMi da parte dei templari. Quando Io, nel tempo a voi ben noto, arrivai a Gerusalemme, e là fui tradito e, per Mia stessa concessione, fui catturato e consegnato ai severi tribunali, allora questo circolo di giovani era pure presente, sebbene un po’ da lontano. E quando ben si accorsero di ciò che Mi accadeva, allora alcuni di questo circolo andarono a prendere anche quell’unico giovane a Me affezionato, il quale, in una casa vicina, era già intento a coricarsi, lo trascinarono sul posto, per mostrargli come si fosse avverata per Me la loro previsione ed asserzione.

23.      Quando il giovane colà trascinato, che nella fretta aveva avvolto intorno al corpo solamente un lenzuolo di lino del suo letto, vide cosa Mi capitava, e nello stesso tempo era anche dell’opinione che i suoi colleghi volessero forse consegnare anche lui per punizione ai giudei, scappò e corse quanto più poteva, e nella notte si nascose ai suoi colleghi pensando che lo avrebbero inseguissero, cosa però che per amor della loro propria salvezza essi non fecero ed anche non l’avrebbero fatto facilmente.

24.      Qui avete la vera e propria ragione, che si può toccare con mano molto facilmente, dell’evento di cui l’evangelista fa menzione, che di per sé però non significa proprio nulla, se non che questo giovane, in parte per paura dei suoi colleghi e in gran parte però per paura della spropositata sete di vendetta dei farisei, cercò la sua salvezza nella fuga; ma più tardi, quando ebbe notizia della Mia Resurrezione, egli divenne nuovamente un fermo seguace della Mia Dottrina; ciò nonostante però non si trattenne a Gerusalemme, ma passò agli Esseni, ai quali per primo portò la notizia di ciò che Mi era successo.

25.      Costoro poi inviarono loro stessi dei messi a Gerusalemme, i quali dovevano informarsi nel modo più scrupoloso su ciò che Mi era capitato. Essi ottennero anche presto la notizia, poiché da Gerusalemme alla regione semi arabica dell’odierno Suez, proprio non c’era una distanza troppo grande, tanto che con un’andatura molto moderata, poteva essere superata in tre giorni di cammino[23].

26.      Quando gli Esseni per questa via ne ricevettero la piena conferma, non indugiarono neppure un istante a trasmettere questa notizia al supremo governatore romano Cireneo, a Tiro, missione cui prese parte anche il nostro giovane. Cirenio accolse molto bene tutta questa delegazione e trattenne alla sua corte il giovane, il quale seppe raccontare all’anziano vegliardo molte cose che lui stesso di Me aveva visto e sentito.

27.      Ciò riempì Cireneo, come più tardi, anche suo fratello Cornelio, di un’amarissima sede di vendetta verso tutta la classe dei sacerdoti ebrei, tanto che entrambi fecero giuramento di fare tutto il possibile per punire, per quest’azione su di Me, tutti gli arcigiudei nel modo più inesorabile.

28.      Pilato, il procuratore di Gerusalemme, ebbe anche ben presto il Consilium abeundi[24] da Gerusalemme; gli non potè più nemmeno tornare stabilmente a Roma, ma dovette stabilire la sua dimora nelle vicinanze dell’odierna Napoli, e precisamente in un eremo non lontano dalla distrutta Pompei, dove ancora oggi si è rinvenuto un passaggio scavato nella roccia con l’iscrizione “Casa di Ponzio Pilato”, ed in una nicchia piuttosto profonda scolpita nella roccia, che fu trovata murata, sono stati ritrovati parecchi scritti che si riferivano a Me e che si trovano attualmente in una biblioteca di Napoli, ma sono quasi utilizzabili perché furono trovati in un stato semicarbonizzato.

29.      Questa fu dunque la prima vendetta di Cirenio che si prese su Pilato. La seconda cadde su Caifa, allorquando costui, dopo il tempo stabilito, dovette deporre la carica di sommo sacerdozio e lasciarla ad un altro, poiché un sommo sacerdote poteva rivestire la sua alta carica solamente per tre anni. A questo Caifa, già nel corso di pochi anni, furono tolti tutti i suoi molti beni intorno a Gerusalemme, e furono venduti ai romani, ed egli alla fine dovette cercar rifugio ai confini del deserto arabico e fece lui stesso una misera fine.

30.      Per quello riguarda gli altri farisei, essi furono affidati al nuovo governatore con la raccomandazione di sorvegliarli rigorosamente, cosa che egli non risparmiò di farlo. E costui lo fece tanto più volentieri, in quanto proveniva dalla nota famiglia Agricola, nome questo che egli usava anche nelle sue firme, sebbene si chiamasse Antonio.

31.      Che questo nuovo governatore seppe gettare tra i piedi ogni immaginabile bastone anche ad Erode Antipa, lo prova già il fatto che fin troppo presto egli seppe attirare in Palestina così tanti romani e greci, che per questo gli introiti di Erode furono molto assottigliati, ed egli alla fine si trovò costretto a trascorrere il suo ultimo tempo in un castello fortificato sul Mar Mediterraneo, non sentendosi più del tutto sicuro a Gerusalemme.

32.      A disposizione di questo governatore stava anche, con tutti i mezzi, il noto comandante Pelagio, che aveva il comando su molte città del monte Auran, ed ancor più il comandante Cornelio, che aveva il comando su tutta la Galilea e su gran parte della Siria fino a Damasco.

33.      I due fratelli, Cirenio e Cornelio, avrebbero dato ancora più spazio alla loro vendetta se Io non fossi apparso personalmente a loro subito dopo la Mia Resurrezione e non li avessi trattenuti, avendo detto loro in anticipo nei minimi dettagli che il loro piano su Gerusalemme e in tutta la Terra Promessa si sarebbe realizzato già entro quarant’anni, e precisamente proprio attraverso il potere dei romani.

34.      Come ai due romani menzionati, Io apparvi a molti dopo la Mia Resurrezione, e li trattenni dal prendersi una vendetta troppo severa sui giudei e farisei; e se non l’avessi fatto, in breve tempo dopo di Me in questo paese ci sarebbe stato un bagno di sangue, come l’umanità non l’aveva mai visto prima.

35.      Il noto giovane però, che Io trovai presso Cirenio, lo benedissi e lo resi partecipe del Mio Spirito. Ed egli divenne poi anche un valido discepolo nel Mio Nome, ritornò dagli Esseni e da lì diffuse la Mia Dottrina su gran parte del Nord Africa, e si contraddistinse particolarmente per una vita ricca d’amore ed compì molti segni nel Mio Nome.

36.      Ma la cosa strana in lui era che non volle assumere un nome personale. Il suo titolo era: “Il più indegno, infimo servitore del sommamente degno Maestro-Dio”. Si dava talvolta anche il nome di “Servo dei servi”, titolo che si attribuirono anche gli antichi cosiddetti padri della chiesa trasferitisi da Cartagine a Roma, così come, dopo di loro, in parte anche i papi, che però non lo osservarono mai nei fatti.

37.      Marco sapeva bene questo, ma non ne fece ulteriore menzione, poiché egli si limitò semplicemente a citare questo giovane nudo in riferimento al modo in cui prese la fuga.

38.      Il resto che voi volete sapere di questo giovane, egli (Marco) lo raccontava a voce; perciò anche divennero comuni, specialmente nella chiesa romana, diverse tradizioni orali su chi poteva essere questo giovane, fra cui una delle più sciocche era, ed in parte lo è ancora, quella di cercare di far passare questo giovane per l’apostolo Giovanni. Ed ora anche sapete, di questo giovane, ciò che è più sicuro e più importante. E così accontentatevi di tutto questo nel Nome Mio. Amen.

 

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Cap 12

Sull’evangelista Luca: il suo Vangelo e i suoi Atti degli apostoli

7 aprile 1864

1.  Io conosco i tuoi quattro punti sui quali vorresti avere un’informazione più particolareggiata, e così ti voglio anche dire qualcosa su questo il più brevemente possibile.

2.  Per quanto riguarda l’evangelista Luca, già in differenti occasioni Io ti ho detto comunque varie cose.

3.  Per ciò che riguarda il suo Vangelo, esso è una raccolta di dati su di Me e sulle Mie Opere ed Insegnamenti, di cui egli è venuto a conoscenza grazie a differenti persone attraverso le sue ricerche tanto a Gerusalemme che nei dintorni, ed. Egli stesso li ha successivamente ordinati alla sua maniera e quindi li ha suddivisi in capitoli e versetti, ma ciò facendo, com’è naturale, non si è potuto uniformare al numero dei capitoli e versetti di nessun altro evangelista, perciò in lui compare qualcosa in un capitolo e versetto completamente differente dagli altri evangelisti, cosa che ognuno di voi può facilmente riscontrare confrontando i punti paralleli indicati.

4.  Per quanto riguarda la sua personalità, egli era un pittore ornamentale e disegnatore con questi prodotti della sua mano egli poteva fornire i tessitori, i fabbricanti di tessuti e di tappeti; anche i disegni degli scialli e delle cortine giudaiche provenivano spesso dalla sua mano. Oltre a questo era anche miniatore e calligrafo, soprattutto quando qualcuno voleva che qualcosa fosse scritto in modo perfettamente bello e regolare. Egli comprendeva e parlava greco, latino ed ebraico ed all’occorrenza poteva comunicare e farsi comprendere anche nelle altre lingue che erano comunissime intorno alla Giudea.

5.  Inoltre era, come ci sono e ci sono stati molti uomini simili, un appassionato cacciatore di novità e s’informava perciò di tutto, specialmente di cosa era accaduto al tempo Mio e di ciò che causava molte discussioni e scalpore tra gli uomini, ed aveva la sua gioia nel poter raccontare ai molti uomini curiosi, coi quali veniva in contatto, qualcosa di straordinariamente nuovo, in cui non faceva niente affatto l’eclettico, ma per lui tutto andava bene, purché avesse solo l’apparenza di qualcosa di straordinario.

6.  Nel primo periodo, specialmente nelle sue narrazioni, molte cose è farina del suo sacco, specialmente in mancanza di dati reali. Soltanto nel tempo in cui l’apostolo Paolo aveva predicato qui e là in Grecia la Mia Parola, venne esortato seriamente dal suo amico Teofilo, che pure dimorava in Grecia, a raccogliere informazioni affidabili su di Me, di annotarle e poi ad inviargliele, perché egli, Teofilo, aveva sentito cose così differenti su quel tale Nazareno, tanto da parte degli ebrei quanto dei greci, al punto che non riusciva a fare chiarezza su cosa ci fosse effettivamente in quest’uomo – se Egli fosse o un essere ultraterreno oppure solamente un uomo ben esperto nella molteplice sapienza appresa dai libri.

7.  Quando Luca ricevette nelle sue mani questa lettera a Gerusalemme, soltanto allora prese la cosa più seriamente e s’informò su tutto ciò che in particolare riguardava la Mia Persona ed il Mio Insegnamento, ma ciò che scrisse, anch’egli non l’attinse facilmente dalla bocca dei Miei veri discepoli, bensì per lo più soltanto da altre persone che tenevano a Me ed alla Mia Dottrina, che in parte Mi avevano conosciuto ancora personalmente e per la maggior parte però avevano ottenuto informazioni su di Me dai Miei discepoli. Infatti, tra la Mia esistenza come uomo di questa Terra ed il compimento del suo Vangelo, trascorsero quasi trentacinque anni; solo dopo questo tempo egli poté spedire il suo Vangelo al suo amico Teofilo in Grecia – il quale Vangelo poi questo Teofilo lo confrontò con le sue annotazioni, corresse parecchio ed aggiunse dell’altro allo Scritto di Luca.

8.  Ma come stanno le cose con il suo Vangelo, così stanno ancor di più le cose con i suoi Atti degli Apostoli, che egli riportò anche questa volta su pergamena su invito del suo amico Teofilo, e precisamente soltanto nel suo ultimo anno di vita – quindi in un tempo in cui nemmeno uno dei Miei primi Apostoli e discepoli si trovavano più a Gerusalemme.

9.  Anche questi Atti degli Apostoli ricevettero parecchi cambiamenti nelle mani del suo amico, e perfino i dati da lui raccolti in Giudea erano in gran parte invenzioni di quei discepoli e diffusori della Mia Parola, che spesso agli uomini si presentavano come tali senza chiamata interiore, ed ognuno di loro voleva sapere sempre tutto.

10.      E così avvenne poi che, tanto nell’Evangelo di Luca, quanto più nei suoi successivi Atti degli Apostoli, comparvero invenzioni ed esagerazioni di cui i Miei veri apostoli e discepoli stessi sapevano poco o nulla, poiché essi si trattennero pochissimo a Gerusalemme ed operarono di più in Galilea, Samaria e nelle altre regioni ancora più lontane da Gerusalemme.

11.      Se ora sapete questo, allora comprenderete bene che quel certo terremoto e l’eclissi alla Mia morte sulla Croce, i sepolcri aperti nella valle di Giosafat, la Mia Ascensione al Cielo su due monti contradditori, come anche quel certo invio dello Spirito Santo, sono in gran parte un’opera della fantasia di un tempo dei Miei differenti ascoltatori ed adoratori, e lo debbono perfino essere, poiché il più affidabile di tutti gli evangelisti (cioè Giovanni), che certo doveva essere presente in ogni occasione più importante, di tutto questo non fa menzione, nemmeno Luca stesso rende noto se egli stesso era presente o no personalmente alla discesa dello Spirito Santo.

12.      Il suo Vangelo ed i suoi Atti degli Apostoli rischiarono di essere dichiarati apocrifi nel grande concilio di Nicea. Ma i vescovi occidentali si opposero, e così tutto ciò che scrisse Luca venne dichiarato autentico e questo Luca è annoverato ancora oggi tra il numero degli evangelisti degni di fede e fino a quest’ora lui fa più scalpore di Giovanni.

13.      Soltanto che tutto quello che vi è di falso con il tempo si cancellerà da solo, e se questo non dovesse avvenire, allora difficilmente verrebbe un tempo di cui parla Giovanni che, in esso, vi sarà “un solo gregge ed un solo Pastore”.

14.      Del resto anche in questi episodi, come vi ho già detto, c’è qualcosa di spiritualmente buono e vero che Io vi mostrerò in modo più dettagliato già fra breve. Ma nella sfera delle manifestazioni naturali questi episodi non sono migliori di un pelo delle immagini del cantico dei cantici di Salomone, secondo cui la figlia di Sion avrebbe un aspetto nel quale mai un uomo vi troverebbe anche soltanto il più piccolo compiacimento. Ma poi interiormente, nello spirito, le cose appaiono certo del tutto diverse.

15.      Perché alla Mia Morte avrei dovuto oscurare completamente il Sole, e questo per tre ore intere?! – E se questo fosse stato il caso, allora in quel tempo il Sole non avrebbe dovuto splendere nemmeno in India, Cina, Giappone, America ecc., cosa che avrebbero sicuramente registrato coloro che di quei popoli erano capaci di scrivere. Nemmeno gli storici romani si ricordano di un tale avvenimento; di conseguenza avrebbe dovuto avere il suo valore solamente a Gerusalemme il fatto che, per Mia Concessione, tutti gli uomini presenti siano diventati ciechi per tre ore, e Giovanni solamente sarebbe rimasto vedente, perché egli non dà nessuna notizia di una tale oscuramento solare.

16.      Ma come stanno le cose con l’oscuramento del Sole, così stanno anche con la Mia Ascensione al Cielo; infatti dove dovrebbe essere questo Cielo nel quale Io sarei asceso?! – Oppure dove doveva andare l’Onnipotente per mostrare con ciò agli uomini dove Egli è veramente a Casa?!

17.      Ma Io penso che sarò benissimo ugualmente a Casa ovunque nell’intera Infinità, poiché Io sono, in tutto ed in ognuno, il Principio primordiale di vivificazione e conservazione, e senza di Me non c’è né esiste qualcosa da nessuna parte! Quindi il Cielo è ovunque dove agiscono il Mio Amore e la Mia Sapienza, e nella rigida materia esiste in ogni luogo il giudizio e la morte apparentemente eterna che procede dalla Potenza della Mia Volontà. E perciò si dice anche che il Cielo è il Mio Trono e la Terra – a mezzo della quale è rappresentata l’intera materia – lo sgabello dei Miei Piedi. – Ora nessuno si vorrà certo immaginare che il Cielo, come spazio infinito, rappresenti nient’altro che il Mio Trono, e per non stancarmi nello star seduto, Mi sia fatto la Terra come sgabello dei Miei Piedi!

18.      Sì, nel Regno dei puri spiriti esiste certo un Sole Spirituale nel quale Io dimoro personalmente con i Miei. Questo Sole però è visibile in ogni luogo nello spazio, a tutti quegli angeli e spiriti che Mi possiedono attraverso l’amore nel loro cuore. Ma per gli altri non è visibile e rintracciabile da nessuna parte anche se volessero cercarlo e trovarlo attraverso l’intero spazio infinito, poiché presso coloro il cui cuore è cieco, anche la loro vista spirituale è cieca, e del Sole spirituale vedono ancor meno di quanto uno completamente cieco veda su questa Terra qualcosa del Sole naturale.

19.      Io però, attraverso questo Sole, sono presente ovunque e posso anche apparire ed operare quando e dove voglio, e non ho bisogno di consigliarMi prima con nessuno, né nel mondo degli spiriti ed ancor di meno nel mondo della materia, ma certo si consigliano prima con Me tutti gli angeli e spiriti beati se hanno da compiere una qualche grande azione nel Mio Nome. Invece per quanto riguarda le loro ordinarie azioni nel Mio Regno, essi trovano le istruzioni continuamente nelle loro dimore celesti. Ma su come sono fatte queste, avete già ricevuto la comunicazione nel “Sole Spirituale”.

20.      Per quello che riguarda lo spirituale del nostro evangelista Luca, egli era pieno di zelo per la Mia Causa, e sarebbe stato perfino bene se, con il suo zelo, si fosse tenuto su alcuni gradini più bassi. Tuttavia egli era, è e rimane un valente strumento delle Mie dimostrazioni d’Amore e di Grazia sia per il suo tempo quanto per il tempo attuale, poiché egli era meglio versato nelle Scritture del Vecchio Testamento che qualsiasi arrogante scriba del Tempio e poteva perciò anche facilmente giudicar vere le Mie Azioni, quando ne veniva a conoscenza ed esporle anche agli altri che gliene chiedevano notizie.

21.      Perciò non scandalizzatevi di quest’uomo per le parecchie inesattezze che ricorrono nei suoi scritti, poiché in primo luogo egli non era il vero creatore di tutto, ma piuttosto i suoi revisori postumi di cui Io potrei citarne più di un’intera dozzina. Ed in secondo luogo, specialmente nel suo ultimo tempo, egli era pieno di buona volontà e colmo di serietà nel lasciare ai posteri nei suoi scritti la purezza più piena possibile.

22.      Sennonché egli non ha potuto farci nulla per ciò che hanno fatto di lui i successivi avidi capi delle comunità. Essi hanno seminato malerba tra il suo frumento che è spuntato col grano. Essi sapevano raccogliere molto bene il grano per i loro granai, ed usavano poi la malerba come foraggio per le loro greggi ed ancora la usano. Queste greggi però ora non consistono più nelle Mie pecore ed agnelli, bensì di asini, buoi, maiali ed altri stupidi animali che si accontentano di cardi e rovi.

23.      Lasciamoli perciò per il momento stare con questo nutrimento. Quando un giorno ne avranno seriamente ripugnanza, allora assi stessi si guarderanno intorno alla ricerca di un cibo diverso, con il quale cambierà la loro stupida forma interiore e potranno essere accolti essi pure, rivestiti con la lana di pecore nobili, nel Mio ovile, dove ci sarà poi solo un unico vero Pastore ed un solo vero gregge, provvisto del giusto nutrimento.

24.      Con questo per intanto avete ciò che dovete ritenere di Luca; il resto vi verrà comunicato già all’occasione promessa. Amen.

 

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Cap 13

Sui Vangeli

24 aprile 1864, dalle 4 pomeridiane fino alle 6.45 di sera

1.  Eh sì, Mio caro servitore, l’orso sordo ad un orecchio, nel tuo sogno, ti ha portato ad una formidabile contraddizione evangelica, alla quale tu in precedenza, fin dalla tua infanzia, non te ne sei accorto, nonostante tu abbia letto spesse volte per intero il Nuovo Testamento.

2.  Io stesso in seguito vi avrei già attirato la tua attenzione. Ma è meglio per te ed anche per molti altri che questa faccenda sia venuta alla luce del giorno già adesso, affinché ognuno riconosca e comprenda che Io in spirito sono ora nuovamente venuto su questa Terra, davvero in modo particolarmente percettibile per accogliere ed assumere gli ultimi operai nella Mia Vigna. E questi operai sono appunto gli esperti del mondo ed i filosofi sapienti del mondo che proprio in questo tempo, con piena serietà, si prendono la briga, di estirparMi e sradicarMi del tutto come sussisto adesso tra le cosiddette sette cristiane, insieme a quei Vangeli che soltanto dopo due o trecento anni dopo di Me, attraverso macchinazioni pagane e giudaiche, sono diventati ciò che sono ancora adesso.

3.  La cieca umanità, che non esamina nulla e non ha mai esaminato nulla, crede in parte ancora adesso ad una tale opera malfatta, nel Mio Nome, in gran parte scellerata.

4.  Io non voglio perciò giudicare né Luca, né Marco né Matteo; essi, infatti, al loro tempo, hanno fatto per lo meno la fatica di scegliere il più puro ed il meglio dal molto già più volte deturpato della Mia Dottrina. Ma per quanto riguarda i fatti materiali, qui loro stessi in parte hanno inventato e per la gran parte poi, alla fine, dovettero prendere tuttavia qualcosa da ciò che avevano sentito dalla bocca di quelle persone che sostenevano, abbastanza spesso in modo sfacciato ed impertinente, di essere stati testimoni oculari ed auricolari di questo e di quello. Poi confrontavano quelle informazioni con i testi a loro noti degli antichi Profeti, e li trovavano concordi con quanto loro avevano scritto, e con questo il criterio per la verità di quanto avevano messo per iscritto era per loro perfettamente sufficiente e valido.

5.  Se le cose fossero rimaste così in riguardo a questi Vangeli, allora sarebbe veramente molto meglio di com’è la situazione adesso. In questi Vangeli, infatti, c’era troppo poco, riguardo all’aspetto prodigioso, di crudele e di spaventoso per l’umanità, per cui più tardi, già cento anni prima del grande concilio di Nicea, si ritenne necessario, specialmente tra gli ebrei cristiani, greci e romani, di fare molte aggiunte – specialmente quelle che sanno fortemente di miracoli e quelle che hanno l’aspetto di un giudizio fortemente punitivo, per farMi diventare esattamente il contrario di quello che sono, cioè il benefattore degli uomini che ha messo nel cuore agli stessi niente di così caro che l’Amore e la Verità.

6.   Io non mi sono mai infervorato contro la giusta scienza degli uomini, anzi in molte occasioni ho istruito gli uomini su moltissime cose sulle quali prima essi erano nella completa ignoranza e cecità; per questo i farisei, avidi d’inganni, più che per qualsiasi altra cosa Mi odiavano, perché Io istruivo il popolo in tutto ciò di cui essi, per i loro scopi dissoluti, prima si erano dati il più gran da fare per istupidirlo quanto il più possibile.

7.  Ed essi arrivarono anche realmente al punto che, un sommo sacerdote Hanna o Caifa, per indurre maggiormente il popolo alle offerte, annunciò nel Tempio con voce furibonda che per tre giorni nel fiume Kydron non doveva scorrere nient’altro che sangue, e che il Sole non doveva splendere per un giorno intero; il popolo che credette a tale sciocchezza, per la tanta paura di questo castigo, si nascose nelle sue stanze più interne, e quando il tempo del castigo era passato, pieno di paura, angoscia e tremore andarono ad ispezionare il Kydron, per vedere se ancora vi scorresse sangue. E siccome il Kydron aveva la sua acqua naturale, allora il popolo non ebbe niente di più urgente da fare che portare sostanziose offerte nel Tempio e di porle ai piedi dei sacerdoti.

8.  Anche il Sole naturalmente continuò a splendere in tale giorno e nel fiume Kydron non scorse alcuna goccia di sangue, di questo gli ebrei assennati si resero ben persuasi da sé e di ciò volevano anche convincere i poveri e troppo superstiziosi ebrei comuni, ma per lo più senza successo; poiché costoro, nella loro immaginazione e timore, videro per l’intero giorno scorrere il sangue ed anche che il Sole non splendeva.

9.  E come il popolo comune a quei tempi si trovava nella più cieca superstizione, così si trova esso ancora al giorno d’oggi. Voi potete raccontare a tali persone le più assurde favole miracolose, ed essi vi crederanno. E quando a loro volta le raccontano ai vicini, questi vi aggiungeranno molte altre cose e trasformeranno ulteriormente in miracoloso ciò che a loro apparve troppo poco miracoloso da parte del primo narratore. Ma di una qualsiasi verità, non c’è nulla da fare con loro.

10.      Perciò anche al Mio tempo era estremamente difficile portare i veri propri ebrei puro sangue alla conoscenza della Verità; doveva quindi accadere un miracolo, per mezzo del quale fossero scossi dal loro sonno e poi cominciassero a riflettere un po’ tra sé su ciò che Io avevo voluto dire con questo o con quello.

11.      Io però già al Mio tempo dissi parecchie volte agli apostoli che nella diffusione della Mia Dottrina dovevano parlare e predicare molto meno dei Miei Miracoli ma molto di più della profonda Verità interiore del Mio Insegnamento.

12.      Solo Giovanni fu l’unico che rimase fedele a questa esortazione, tutti gli altri molto meno; essi preferivano cominciare subito con le Opere miracolose, e cominciavano a parlare del Regno di Dio e della Verità interiore, solo quando gli ascoltatori erano già stati precedentemente sedotti con tali miracoli.

13.      La smania di raccontare miracoli aumentò poi da un decennio all’altro tanto che un gran numero dei Vangeli, in parte scritti ed ancora di più quelli tradizionali, aumentò a tal punto che nessun uomo poteva più raccapezzarsi.

14.      Luca, come anche il pseudo-Evangelista Matteo (l’Rabbas), cominciarono ad annotare i loro Vangeli proprio non molti anni dopo di Me, e tuttavia in certe cose si smarrirono al punto che alla fine perfino tra di loro, in parecchie cose assolutamente importanti, dovette venire alla luce del giorno la più grande contraddizione.

15.      Di verifiche a quei tempi non se ne parlava proprio, ogni evangelista, infatti, aveva i suoi determinati lettori ed ascoltatori, e ci si occupava poco di un altro evangelista, e gli evangelisti stessi si attenevano anche soltanto a ciò che essi avevano messo per iscritto, e talvolta provavano perfino una vera gioia se un altro evangelista non aveva nel suo Vangelo ciò che l’uno o l’altro lo possedeva nel suo.

16.      Così anche l’Rabbas si preoccupò poco o niente affatto del Gesù che otto giorni dopo la nascita venne circonciso nel Tempio, e così neppure dei tre sapienti dall’oriente e della fuga in Egitto e della crudele strage degli innocenti a Betlemme ad opera di Erode.

17.      L’Rabbas (pseudo-Matteo) ricevette questa notizia a Tiro e Sidone e l’annotò, ma poiché lui stesso, almeno allora, era più pagano che giudeo, si curò anche poco della circoncisione del fanciullo Gesù. E così questi due evangelisti presentano una delle contraddizioni più notevoli tra loro, mentre in molti altri punti si accordano fino all’indicazione del luogo e dell’ora.

18.      Secondo Luca esiste poi un Gesù circonciso, perfettamente corrispondente a tutte le leggi ed usanze ebraiche, che nacque a Betlemme in una stalla e venne salutato soltanto dai pastori, non ricevette affatto la visita dei tre sapienti dall’Oriente, non ebbe bisogno di fuggire in Egitto, ma potè invece ritornare con tutta comodità a Nazaret e là attendere in tutta tranquillità il suo dodicesimo anno senza una qualche sorta di persecuzione da parte di Erode e poi fare, con i suoi genitori, un viaggio a Gerusalemme.

19.      In Matteo vediamo Gesù venire al mondo in una vera casa, che non viene salutato dai pastori, ma in compenso dai tre sapienti venuti dall’oriente, dei quali Luca nel suo Vangelo non si era per nulla sognato, come anche proprio per nulla della fuga in Egitto, nulla della crudele strage degli innocenti a Betlemme ad opera di Erode, ed anche nulla del ritorno di Gesù dall’Egitto in Galilea sotto il re Archelao. In compenso però Matteo non si era per nulla sognato della circoncisione di Gesù nel Tempio dopo otto giorni, e così di parecchio altro che vi è successo. E così avete, secondo gli Scritti di questi due evangelisti, un Cristo Ebreo circonciso ed un Cristo Pagano non circonciso!

20.      Con il dodicesimo anno di vita di Gesù i due evangelisti cominciano ad essere nuovamente concordi, eccetto che per alcune contingenze di minore importanza.

21.      Ora ciascuno si domanderà: “Quale dei due evangelisti di per sé è attenuto alla Verità?”. E la risposta suona così: “Di per sé nessuno!”. Ciascuno, infatti, dava notizia soltanto di ciò che aveva sentito parlare. In Gerusalemme nessuno osava parlare, per paura della punizione, della smisurata crudeltà di Erode; invece a Tiro e Sidone, nell’allora Celesiria, si odiava Erode più della morte e non passavano sotto silenzio le sue crudeltà, come anche il motivo che ve l’aveva indotto.

22.      In uguale misura, con una più meticolosa lettura comparativa dei due Vangeli, v’imbattereste ancora in parecchie altre contraddizioni e disuguaglianze davvero molto importanti, ma che tuttavia, in un certo grado, si lasciano appianare e pareggiare più facilmente che non il Gesù ebraico circonciso e quello pagano non circonciso.

23.      Ma perciò proprio in questo tempo devono essere completamente estirpate da questi Vangeli le assurdità che sono in totale contraddizione con Me, sia le antiche, sia ancora di più quelle nuove – ed Io stesso insieme, affinché venga messo nella sua piena luce l’unico e permanente vero Vangelo di Giovanni.

24.      Ognuno, infatti, comprenderà ed afferrerà facilmente che Io, sotto il punto di vista di questi quattro Vangeli ora esistenti, ed anche di qualche lettera di Paolo e degli altri apostoli, non posso più sussistere per la durate dei tempi, perché in essi ogni contraddizione che compare fa di Me stesso una contraddizione davanti agli eruditi del mondo, proprio così come nelle attuali sette cristiane, ognuna delle quali ha pure il suo proprio Cristo che si prende la libertà di condannare a destre ed a manca ogni altro Cristo di un'altra setta.

25.      Chi non vuol credere a ciò, costui esamini almeno solo le formule cattoliche di conversione, se per esempio un protestante vuole convertirsi alla chiesa cattolica, le legga, e si convincerà completamente di questa reciproca condanna del Cristo, in questa formula, infatti, l’aspirante alla conversione deve condannare fin nell’abisso più profondo dell’Inferno i suoi genitori ancora protestanti, le sue origini con tutto il resto, ed anche tutti i suoi articoli di fede protestante; soltanto allora viene accolto nella comunità dei fedeli di Roma con ogni genere di cerimonie[25].

26.      E così stanno per lo più le cose tra le principali sette. Come vi potrà essere un giorno un solo Pastore ed un solo gregge, dove i Cristi delle sette sono più arrabbiati l’un con l’altro che i più feroci e più selvaggi animali della foresta?

27.      Quindi tutto questo deve sparire, e a tal scopo Io ho già fatto venire gli operai nella Mia Vigna, ed essi lavorano con zelo e diligenza, e presto ne verranno ancora molti dopo di loro, i quali lavoreranno con zelo, diligenza ed efficacia ancora maggiore, affinché Io possa poi venire agli uomini nella Verità, come vero Cristo e Dio dall’eternità – e non così come adesso che, a seconda della compiacenza di ciascuna setta, in tutto Io non devo fare altro che giudicare e condannare continuamente, ed inoltre posso e devo rendere felici e beati in Cielo soltanto coloro che sono trovati degni e adatti dai loro capi settari e rappresentanti di Dio.

28.      Chi, per esempio, si trova nella grazia di un tale rappresentante di Dio, specialmente in seguito a buonissime offerte, costui poi – secondo il loro insegnamento – si deve trovare pure nella Grazia Mia! Ora comprenderete bene voi stessi una tale inaudita assurdità, dopo che Io un tempo sono sorto come un lampo nel firmamento, non può più reggere in futuro malgrado tutti i concordati.

29.      Perciò lasciamo ora alla scienza il suo pieno campo d’azione, poiché essa è ora un efficace strumento di pulizia per togliere la sporcizia via dal mondo, e nello stesso tempo essa è un vigoroso, gigantesco Ercole che seppe ripulire dal suo letame la grande stalla di Augia, ciò che è bene da utilizzare ancora in questo tempo come una buona favola della remota antichità pagana.

30.      Quanto ora vi è stato mostrato e dato, riflettetelo bene e lasciatevi illuminare con questo; infatti, vi è dato da Me, dall’unico vero Cristo, e da nessun pseudo-Cristo, al quale la Verità è un condannabile abominio. Amen.

 

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Cap 14

L’origine del Nuovo Testamento

(panorama storico)

25 aprile 1864, dalle 11 del mattino fino alle 13

1.  Già ieri ti ho fatto notare una quantità di altre piccole contraddizioni che si riscontrano nei tre Vangeli di Matteo, Luca e Marco. E voglio fartene notare alcune altre ancora che in tempi successivi si sono radicate nelle diverse comunità, e questo non soltanto tra questi tre noti evangelisti, ma ancora molto di più tra la moltitudine di altri successivi divulgatori della Mia Dottrina, sia ebrei, sia anche pagani, i quali venivano pure chiamati evangelisti, tanto che già appena trent’anni dopo di Me, a causa della diversità delle affermazioni negli scritti su di Me, sorsero delle vere e proprie guerre ed altre risse – fra cui già quelle al tempo di Nerone a Roma tra i molti ebrei cristiani e cristiani paolini di origine pagana, scoppiarono con tanta ostilità che a Nerone parve necessario sterminare il grande e preponderante numero di ebrei cristiani a Roma insieme ad una gran parte della città da loro abitata, e non risparmiare nemmeno quei romani che ostentavano pubblicamente il vessillo del cristianesimo ebraico in un certo senso come segno di riconoscimento.

2.  Ma perfino anche questa spietata persecuzione degli ebrei cristiani da parte di Nerone fruttò poco, sotto i successori di quest’imperatore, infatti, gli ebrei seppero tuttavia introdursi clandestinamente di nuovo a Roma e di questa città fecero una seconda Gerusalemme, proprio come i greci fecero di Costantinopoli. E come ciò avvenne, specialmente la Gerusalemme romana (Roma) divenne sempre più potente e si fabbricò – in parte dai Vangeli ebraici ed in parte però anche con l’adozione delle antiche usanze del Tempio di Gerusalemme ed anche di quelli dei pagani romani – ciò che concerneva il pontificato romano.

3.  I romani erano di conseguenza in possesso di tutti i possibili Vangeli ebraici, così come degli antichi Scritti ebraici ed anche dei Vangeli pagani, e schierarono quei certi eruditi padri della chiesa che furono i principali creatori dei dogmi romani, questi dogmi però erano spesso diametralmente opposti ai Vangeli greci, – e questo tanto più facilmente e tanto maggiormente in quanto il pastore capo romano non aveva altro di più pressante da fare che inviare i suoi missionari anche ai greci, cosa che 300 anni (325) dopo di Me, aveva provocato fra i credenti una tale confusione che molti greci cominciarono di nuovo ad erigere altari e templi pagani ed a portarvi (nei templi) le loro offerte alla dea Minerva, al dio Apollo, a Giove ed a Cerere.

4.  L’imperatore Costantino, che di per sé era un fervente cristiano, decise di mettere dei limiti a queste assurdità, convocando nella città di Nicea, quale sede principale delle più differenti opinioni di fede, un grande concilio a cui fu invitato anche il vescovo capo di Roma. Costantino stesso assunse la presidenza e fece rilevar ai presenti le cattive conseguenze che negli ultimi tempi erano dovute insorgere a causa della grande diversità di fede su Cristo.

5.  Egli perciò propose una completa vagliatura tanto dei molti Vangeli scritti, quanto ancor più di quelli tradizionali, e disse che dai molti Vangeli che si contraddicevano l’un l’altro completamente, ci si doveva servire esclusivamente di un unico, e precisamente quello di Giovanni, affinché i cristiani fossero uniti nella fede e non si perseguitassero più come animali feroci a causa della diversità di credo – e per evitare così che i pagani ritornassero di nuovo al loro antico paganesimo, piuttosto che rimanere fedeli ad una dottrina della quale, con la migliore conoscenza e volontà, non si poteva più distinguere da nessuna parte ciò che era vero e ciò che era giusto.

6.  Se, infatti, sosteneva egli, nella Dottrina cristiana c’è stato un qualche Fondatore, allora deve essere stato solo Uno che ha tramandato agli uomini anche soltanto una Dottrina. E quest’unica Dottrina deve avere un solo Sentimento ed un solo Spirito. Così invece esiste già da lungo tempo una gran quantità di Vangeli scritti, ed una quantità ancora maggiore di quelli tramandati di bocca in bocca, ognuno dei quali parla del proprio Cristo, il quale non ha la più piccola somiglianza con gli altri Cristi.

7.  Di conseguenza saranno di rigettare completamente tutti i molti Vangeli, ad eccezione di uno che dovrebbe essere certo il più antico, saranno completamente da rifiutare. E continuò affermando che, se questo non dovesse essere approvato dai vescovi, allora egli si sarebbe allontanato totalmente dal cristianesimo, ed ovunque nel suoi grande impero avrebbe fatto ristabilire l’antico paganesimo che di per sé, nonostante i molti dei, era molto più unito di un tale cristianesimo pieno di crepe.

8.  Allora i vescovi greci gli proposero i nomi di Matteo, di Marco e di Luca i cui nomi risalivano all’antico tempo dei cristiani, e non comparivano eventualmente doppi, oppure anche molte volte, sotto uno e lo stesso nome di evangelisti. E l’imperatore acconsentì, a condizione che si sarebbe dovuto tenere in considerazione anche l’insegnamento di Paolo, l’apostolo dei pagani, e con loro spazzar via tutti gli altri Vangeli.

9.  Gli si fece bensì notare che anche Paolo nel suo insegnamento non rimase sempre uguale, ed ai pagani scriveva delle lettere tutte diverse da quelle che scriveva agli ebrei, le quali non erano pienamente simili nel senso e nello spirito. E Costantino affermò che questo non aveva alcun’importanza; Paolo, infatti, aveva dimostrato più di tutti, con parole ed opere, che lui non predicava un Cristo falso, ma soltanto quel Cristo il Cui Spirito gli aveva conferito in modo prodigioso, alle porte di Damasco, l’incarico di vero apostolo.

10.      Dopo un giudizio durato più di trent’anni, alla fine si rigettarono tutti i Vangeli esclusi i quattro ancora attualmente esistenti, insieme agli Atti degli Apostoli di Luca, le epistole di Paolo ed alcune poche epistole di alcuni vecchi apostoli di Cristo con l’Apocalisse di Giovanni, e tutto questo venne riportato secondo l’ordine in un libro e, in seguito alle due lettere di Paolo agli Ebrei lo si chiamò: “Nuovo Testamento”e venne poi accettato da tutti i vescovi; ma nei cento anni successivi, si cominciò di nuovo a modificarlo, tanto che si relegò l’evangelista Giovanni all’ultimo posto, e lo si fece precedere da quelli di Matteo, Luca e Marco, e s’introdussero anche dei piccoli cambiamenti nei capitoli e versetti, e si stabilì ovunque in quale giorno festivo fosse da presentare al popolo l’uno o l’altro Vangelo[26], a cui i greci si attengono ancora oggi come anche alcune altre sette cristiane.

11.      Roma però fece una propria suddivisione e, in tempi successivi, produsse per il popolo un breve estratto del Vangelo per le domeniche ed i giorni festivi. Inoltre proibì al popolo nel modo più rigoroso di leggere l’intero Vangelo, come anche gli antichi Libri degli Ebrei, e puniva addirittura con la morte i trasgressori di quest’ordine.

12.      In questo modo si è formato l’attuale Nuovo Testamento, ed a poco a poco venne poi anche accettato dai cristiani di circa milletrecento anni fa, che però ricevette, specialmente dai vescovi romani, ancora ogni genere di cambiamenti, e talvolta anche arbitrarie aggiunte, come si possono vedere e riconoscere nella Vulgata romana, specialmente le esegesi[27] provenienti dai padri della chiesa romana, ed ogni persona che pensa anche solo un po’ chiaramente può presto rendersi conto di quale spirito sono esse figlie.

13.      Qui comparve particolarmente un tale insegnamento supplementare, secondo cui le anime dei defunti devono dormire fino al giorno del Giudizio, quale insegnamento venne denominato col termine greco psicopanechia – cioè sonno delle anime.

14.      Quest’insegnamento però si mantenne solo fino a quando un papa introdusse il sacrificio della Messa romana ancora oggi esistente, e con ogni pompa lo spiegò ai cristiani romani in questo modo: che esso, come sacrificio incruento, ha pienamente la stessa forza e potenza come allora il Sacrificio cruento di Cristo sulla Croce, e che dunque Cristo in questa maniera Si sacrifica a Suo Padre in Cielo in modo prodigioso per i veri credenti cristiani della Chiesa romana, e che un vero credente cristiano che si fosse fatto leggere un tale sacrificio [messa] per la sua salvezza, portando una (necessaria) piccola offerta di valore materiale, poteva essere risvegliato da Cristo immediatamente dopo la morte del corpo, senza il lungo sonno dell’anima, ed essere chiamato all’eterna beatitudine. E se il cristiano non era del tutto perfetto, allora egli poteva far offrire per sé parecchi di questi sacrifici, e con ciò sfuggire alla dannazione eterna, e dopo una piccola purificazione nell’Aldilà, nel cosiddetto purgatorio, giungere lo stesso in Cielo.

15.      Quindi il dogma del sonno dell’anima, mantenendo il quale il Sacrificio della Messa di nuova invenzione non avrebbe fruttato nulla, a poco a poco andò esso stesso a dormire, così come anche quel dogma addirittura ridicolo, il quale insegnava sul serio che Dio avrebbe creato solamente una minima parte degli uomini per il Cielo, la maggior parte di essi invece per l’Inferno[28].

16.      Queste due stolte tesi dogmatiche con il tempo sono state alla fine abbandonate del tutto, ma in compenso furono introdotti i noti cinque precetti ecclesiastici ed alcuni sacramenti di nuova creazione che Io non ho bisogno di dirvi in particolare, poiché ognuno li riconosce facilmente da sé.

17.      Per quanto su severo suggerimento dell’imperatore Costantino la Dottrina Cristiana fosse stata molto semplificata, in essa rimase comunque una quantità eccessiva d’immondizia, malgrado le vagliature spesse volte permesse ed attuate, ognuna delle quali ebbe come conseguenza il distacco di una certa setta, ragion per cui sorsero di nuovo molti Cristi, i quali fino a questo momento si pigliano l’un l’altro per i cappelli come nemici mortali.

18.      Perciò deve avvenire ora l’ultima e più grande vagliatura e, come ho già osservato prima, la macchina per la vagliatura si chiama: scienza.

19.      I Cristi che si perseguitano devono scomparire insieme a tutti i loro sostenitori, affinché l’unico Cristo predicato da Giovanni compaia tra gli uomini e vi possa prender dimora.

20.      Questo comporterà certo ancora qualche dura e difficile battaglia, da cui però i veri seguaci di Cristo non hanno proprio nulla da temere, perché essi verranno fortificati in tutto in molti modi, da qui poi anche agli altri, finora ancora meno credenti, si accenderà una Luce che essi non saranno più in grado di spegnere.

21.      Ed Io, il Signore, che vi avevo detto queste cose per bocca di Giovanni[29], visiterò la Terra in tutti i punti e luoghi con ogni genere di giudizio e di calamità, come con violenti guerre, con grandi carestie e fame, con ogni genere di pestilenze tra gli uomini e gli animali, con grandi terremoti ed altri sconvolgimenti, con grandi inondazioni ed anche con il fuoco. Ma i Miei li conserverò nell’Amore, e non dovranno soffrire di alcuna mancanza.

22.      Chi però ora, in questa Mia seconda Venuta, cercherà, in qualunque modo e luogo, di perseguitarMi, costui Io saprò estirparlo dalla Terra.

23.      Per quanto riguarda ancora le altre contraddizioni nei quattro Vangeli esistenti, queste si perderanno gia da sé in “Giovanni”, ed Io per questo, come ho detto, aggiungerò ancora alla fine una Mia propria Appendice, attraverso la quale tutto ciò che è falso, sarà riconosciuto perfettamente a fondo.

24.      E così accontentatevi per il momento di ciò che vi ho dato e lavorate diligentemente al “Giovanni”, poiché in esso giungerete ancora ad una sovrabbondanza di luce interiore. Ma se qualcuno di per sé ha qualcosa che vorrebbe sapere, allora domandi, ed Io sarò così pronto a dargli in merito una breve e chiara Luce. Amen.

 

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Cap 15

Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti

(parabola)

18 maggio 1847

1.  Questo passo del Vangelo, come non facilmente un altro, viene compreso in modo del tutto e fondamentalmente errato presso quasi tutte le confessioni religiose, perché quasi tutte sono dell’opinione – e presso i romani è perfino una credenza annunciata da tutti i pulpiti – che soltanto i pochi eletti giungeranno in Cielo, mentre tutti gli altri, i molti chiamati, saranno gettati senza fallo, dopo il Giorno del Giudizio universale, pure inteso in modo fondamentalmente errato, direttamente all’Inferno per l’eternità.

2.  Ma affinché questo capoverso del Vangelo possa esser compreso a fondo, ve lo voglio rappresentare in un’immagine che vi mostri il modo in cui deve essere compreso veramente nello spirito e nella verità. E così sentite allora l’immagine che suona così:

3.  C’era in Oriente un grande, potente e saggio re. Il suo regno era grande, e molti popoli si piegavano sotto il suo scettro. Questo re un giorno decise tra sé, per conoscere da vicino le molteplici capacità dei suoi sudditi, di dare un enorme banchetto, al quale furono invitati ad intervenire tutti i capifamiglia con i loro figli e figlie maggiori, affinché il re scegliesse, tra i molti invitati, i figli più saggi e più ingegnosi per il suo molteplice servizio di corte, e le figlie, se fossero state di bell’aspetto e ben istruite, per sue mogli ed altre concubine.

4.  Quando però i sudditi ebbero appreso di tale invito, essi si spaventarono segretamente, perché ritenevano che ciò fosse solo un astuto pretesto del potente re per attirarli tutti nella sua residenza e, una volta là, ucciderli poi tutti in malo modo, ed avere la sua delizia nel sangue dei suoi sudditi. – Perciò ognuno si fece scusare, e nessuno degli invitati venne al palazzo reale.

5.  Ma quando il re si accorse per quale segreto motivo i molti invitati non si fidavano di partecipare al suo grande banchetto, allora disse ai messaggeri dell’invito: – “Che cosa devo fare ora? – Vedete, il grande banchetto è pronto, chi deve consumarlo? Io vedo tuttavia molti curiosi nei vicoli e sulle strade, e molti che salgono sulle staccionate ed aspettano là e guardano incuriositi per vedere che cosa farò Io con gli invitati e con gli intervenuti al banchetto. Andate quindi fuori con grande potenza alle staccionate, sui vicoli e sulle strade, e chiunque incontriate, portatelo dentro, affinché il mio grande banchetto venga consumato. Nel far questo non fate caso neanche alle vesti convenienti, se nuziali oppure no, questo ora non ha importanza, poiché adesso si tratta innanzi tutto di consumare il pasto, affinché non si guasti. Una volta fatto questo, soltanto allora vogliamo esaminare quali ospiti hanno partecipato al mio banchetto, e se tutti erano degni di aver preso parte a questo mio ricevimento”.

6.  Quando i molti servitori ebbero ricevuto quest’ordine dal loro grande re, essi andarono rapidamente fuori a tutte le porte della città, e spinsero al banchetto del re tutti quelli che incontrarono nei vicoli, strade e staccionate, e tra di loro c’erano molti che erano stati invitati.

7.  Ma quando questi ospiti si accorsero della grande bontà e gentilezza del re, presto passò loro la grande sciocca paura, e divennero molto allegri e lodarono ed esaltarono poi oltre misura la grande bontà e sapienza del re, e non riuscivano a comprendere come fossero potuti pervenire ad una tale stolta paura di lui.

8.  Ma non appena il pasto fu consumato, il re si aggirò con grandissima affabilità tra questi numerosi ospiti, e conversò con i padri e con i giovinetti e osservò bene le figlie; e chi gli piacque particolarmente nel suo genere, lo sciolse dall’intera grande compagnia degli ospiti per il suo servizio di corte e fece subito indossare ad ogni prescelto le vesti regali. Questo però rese tristi moltissimi degli ospiti, perché tale onore non capitava anche a loro.

9.  Il re però si rivolse subito ai rattristati e disse loro: “Perché siete tristi per il fatto che ho scelto alcuni tra voi e tra i vostri figli per la mia corte, dato che, in virtù delle caratteristiche che Io ho scoperto in loro, li posso ben impiegare; non sono essi figli vostri? – Perché li invidiate rattristandovi per il loro destino? – Oh vedete, essi rispetto a voi non hanno altro che un lavoro maggiore e, spesso, di molta responsabilità; in tutto il resto non sono niente di più e niente di meno di voi, amici miei, se osservano la mia legge. Infatti tutti coloro che Io qui ho scelto, hanno la medesima legge e la medesima libertà come voi, e possono, se lo vogliono, contravvenire alla stessa e trovare in quest’azione un corrispondente giudizio come voi. – Sta però a me, al signore, abolire completamente la legge per loro, come per voi, se sarete saggi, affinché nel mio grande regno domini ovunque una grande libertà, sia nella mia corte, sia in modo tutto particolare presso tutti i saggi sudditi del mio grande regno! – Perciò tranquillizzatevi a causa dei prescelti, poiché Io, vostro signore e re, ho anche bisogno principalmente dei sudditi, per i quali io ho veramente scelto questi servitori di corte”.

10.      Quando gli ospiti ebbero sentito questo dal re, ne furono molto contenti e lodarono la grande bontà e sapienza del loro re. – Ma mentre i molti ospiti giubilavano così, si trovò tra loro anche una pecora rognosa di ospite. – Mentre tutti gli altri giubilavano, esultavano ed esclamavano “Osanna” al grande re, questa cominciò ad inveire contro il re ed a maledire tale ostinata e volgarissima condiscendenza del re verso il suo popolo.

11.      Ma il re fece afferrare subito quest’uno e lo fece portare al suo cospetto. Come quest’unico oltraggiatore fu dinanzi al re, in sconvenienti stracci e brandelli, il re gli domandò amareggiato: “Miserabile oltraggiatore e maldicente della mia bontà e grande amore per il mio popolo, come hai osato venire in quest’indegna veste nei miei regi appartamenti? – Io so bene che fin da tempi immemorabili ti sei opposto a tutta la mia bontà e sapienza! – Tu non hai mai indossato una veste nuziale dinanzi a me. Perciò afferratelo, voi miei fedeli servitori, e gettatelo nel carcere assai tenebroso; là egli dovrà piangere e digrignare terribilmente i suoi denti!!!”.

12.      Vedete, si parla soltanto di quest’uno che fu gettato in carcere, ma non degli invitati. In costoro è biasimata soltanto la loro stupidità mondana e non la loro cattiveria; ma l’unica pecora rognosa appare qui come giudicata. Perciò imparate ora da quest’immagine qual è il giusto senso interiore di questo testo sopra citato, e perciò non ritenete degni e stimati soltanto gli eletti, ma anche i chiamati per il Regno Mio. Amen, amen, amen.

 

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Cap 16

Spiegazione più particolareggiata della precedente parabola ed una nuova parabola

21 maggio 1847

1.  L’Oriente è il Regno di Dio, che è il vero Regno della Vita – oppure l’eterna Vita in se stessa. Il Re sono Io, il Signore e Creatore di tutti gli esseri e di tutte le cose dall’eternità.

2.  Il grande banchetto è la Mia Incarnazione e la grande Opera della Redenzione legata ad essa, alla cui partecipazione sono chiamati molti, anzi moltissimi, e dapprima le tribù principiali d’Israele che però, come tutti sanno, non vi hanno voluto intervenire fino a quest’ora, in parte per paura della non compresa legge mosaica, ed in parte però anche a causa dell’ostinazione del loro cuore e della sua completissima incredulità.

3.  I figli idonei, che devono esser scelti per il Mio servizio dai molti chiamati, sono i divulgatori della Mia Parola passati e prossimi. E le belle e ben istruite figlie che devono essere scelte per mogli e concubine, sono le antiche dottrine, costumi ed usanze, che sono rimaste ancora pure qui e là, dei giudei che non hanno ancora mai piegato le loro ginocchia davanti a Baal ed a Mammona.

4.  Coloro che portano l’invito sono in parte angeli, profeti e per ultimi tutti gli apostoli e discepoli ed infine tutti quei servitori che hanno diffuso la Mia Parola ed il Mio Insegnamento agli uomini in modo completamente autentico.

5.  E quelli nei vicoli, strade e staccionate sono tutti uomini che hanno vissuto sulla Terra, ancora ci vivono ed in futuro d’ora in poi ancora vivranno, e precisamente quelli nei vicoli sono quelli che vivono ancora sulla Terra e sono introdotti in qualche setta cristiana, ma ciò nonostante sono carichi di tutte le stoltezze del mondo e non vogliono o non possono afferrare la giusta Luce, così che non possono raggiungere la vera Vita eterna e divenire completamente liberi e beati.

6.  Quelli sulle strade sono coloro che certo anche vivono ancora sulla Terra, ma si trovano in un qualche paganesimo più o meno noto ad ognuno, ed infine quelli sulle staccionate sono coloro che sono già morti secondo il corpo, e secondo la loro anima si trovano nel mondo spirituale e là vengono invitati ancora al grande Banchetto della Redenzione con i giusti mezzi di conversione.

7.  Ed infine quell’uno che si trova tra tutti gli invitati ed ora, letteralmente con forza (dell’Amore), è stato spinto e tirato al Banchetto senza la veste nuziale è in primo luogo il Satana, ed in senso ampio tutti coloro che gli sono rimasti fedeli e che non era possibile scuoterli con nessun mezzo alla conversione; il loro destino, come dice la parabola, sarà quel carcere in cui regna l’eterna tenebra e che è pieno di pianto e stridor di denti, il che equivale a dire: Con il pianto è da intendere il fondamentalmente falso, il più opposto al Cielo, e con lo stridor di denti il fondamentalmente cattivo e l’iracondo fervore dell’Inferno, perché, se qualcuno è infiammato dalla massima furia iraconda, egli comincia a digrignare i denti e a latrare come una iena aizzata oppure come una tigre rabbiosa accesa di furore.

8.  Con queste poche Parole è ora svelata l’intera corrispondenza tra l’immagine materiale ed il suo vero contenuto spirituale. Ma chi volesse o desiderasse afferrare la cosa ancora più profondamente, costui faccia come uno studioso e collezionista di piante che si consultò tra sé e sé e si disse:

9.  “Che cosa devo fare? Conosco precisamente l’apparato delle piante ed erbe dei campi, prati e giardini; quello che cresce sulle alpi io l’ho esplorato, anche quello che producono le paludi e ciò che le acque dei mari coprono non mi è sconosciuto. Di tutto conosco precisamente nome, luogo, radice, gambo, foglia, fiore e frutto. Che cosa debbo ora ancora fare con questa scienza? – Vedi, ora ci arrivo! – Voglio munire il mio occhio di strumenti sempre più potenti e con esso penetrare la struttura interiore dei capillari, fibre e cellule; là vi troverò di certo sufficiente materia per l’ulteriore perfezionamento del mio spirito”.

10.      Ben pensato ed ancor meglio fatto! – Il botanico ha perfettamente ragione. Chi conosce la materia e la sua via, oppure chi conosce la Parola ed il suo scopo, costui faccia come il botanico, allora penetrerà nelle profondità dello spirito. – “Ma come”, domanda qualcuno, “devo io munire la mia vista spirituale per la profonda comprensione della Parola di Dio, per poter penetrare con il suo singolare aiuto là dove ora rimane notte fonda per la mia attuale capacità visiva?!”.

11.      O amici, questo è più facile di quanto v’immaginate. La fede è la normale vista del cuore non munita di strumenti. La fede però risveglia l’amore che è il fuoco, il calore e la luce, e queste tre cose ampliano, estendono, ingrandiscono sempre di più ed infine si sviluppano completamente tutto nell’unico Amore, come il fuoco, il calore e la luce del Sole lo fanno già naturalmente in modo visibile ogni anno davanti agli occhi di ognuno.

12.      All’amore si associ la pazienza che è il fertilizzante; poi l’umiltà, che è la pioggia fertile; e la mansuetudine, compassione, fedeltà e veridicità, che sono i buoni venti che scacciano tutti i cattivi temporali.

13.      Afferra con salda volontà queste cose nel cuore ed agisci di conseguenza, e lo straordinario munirsi di strumenti della vista dello spirito è compiuto in tutta la pienezza, per mezzo dei quali ognuno di voi che non è di stomaco scontroso, potrà contemplare in pienezza in eterno, in modo sempre più chiaro e profondo, le interiori meraviglie infinite della Mia Parola data, cui ognuno è invitato e chiamato in eterno. Amen, amen, amen.

 

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Cap 17

La Trasfigurazione di Cristo

22 luglio 1847

1.  La Mia Trasfigurazione sul monte Tabor viene letta da molti come qualcosa di dilettevole, ma compresa da pochissimi, e terribilmente molti però non hanno nemmeno il più lieve presentimento di tutto ciò che c’è dietro a questa Trasfigurazione!

2.  La causa di quest’incomprensione però sta sempre unicamente nel mondo e nel suo insegnamento della Trinità spezzettata. Infatti chi non crede pienamente nell’unico Figlio, che è perfettamente una sola cosa col Padre che è in Lui come Lui è nel Padre, come lo spirito è nell’uomo e l’uomo è nello spirito che compenetra l’intero uomo ed è il vero uomo stesso, costui è ottenebrato nel suo animo ed è come un’acqua torbida, attraverso la quale nessun raggio di luce riesce a penetrare ad a rischiarare le profondità della stessa.

3.  La Trasfigurazione però cela una Luce nascosta in modo estremamente forte oppure un significato spirituale in sé molto potentemente celato, per questo motivo essa viene anche compresa giustamente solo dai pochissimi scribi di questo come di tutti i tempi precedenti.

4.  Ma affinché non somigliate all’acqua torbida del mondo che può essere illuminata soltanto in superficie, sulla quale superficie splende come un sepolcro indorato, ma cela in sé nient’altro che notte e morte, – allora voglio darvi in tutta brevità, per la sopra citata Trasfigurazione, un piccolo lumicino, mediante il quale potete scorgere chiaramente che cosa c’è dietro la stessa. E così dunque ascoltate:

5.  Il monte Tabor rappresenta la suprema e nello stesso tempo la più profonda conoscenza di Dio nello Spirito e nella Verità. Su questo monte della suprema conoscenza Io guido soltanto i Miei prediletti! – Pietro, Giacomo e Giovanni lo erano nella pienissima misura, – in pari tempo però questi tre rappresentano anche ogni uomo, come deve essere nel vero Ordine celeste.

6.  Pietro è l’uomo esteriore, che però, attraverso ogni genere di prove, volge il suo intero essere completamente verso l’interiore. – Giacomo rappresenta l’anima dell’uomo che è pura e si rivolge in tutto verso il Signore, ma che tuttavia deve sostenere molte prove insieme all’uomo esteriore, per guadagnare completamente a sé l’uomo esteriore e, unito a lui, rendersi immortale nello spirito. – Giovanni infine rappresenta lo spirito dell’uomo che è completamente una sola cosa con Me, quindi il Mio Amore, del quale discepolo Io stesso dissi a Pietro, il quale era un po’ dispiaciuto per il fatto che egli Mi seguisse come lui: “Che t’importa se Io dico: ‘Egli vive!’?”– il che equivale a dire: “Soltanto lo spirito vive, e chi non si lascia inseguire, afferrare e compenetrare dal suo spirito, costui non avrà nessuna vita, perché è soltanto dello spirito che Io dico che esso vive in eterno!”.

7.  Da tutto questo però risulta che, come Io guidai i tre sul monte, posso guidare in modo corrispondente ogni uomo che, nella sua triplice essenza, osserva il Mio Ordine tracciato sul monte della vera e vivente conoscenza di Dio, dove egli poi anche esclamerà nel sentimento della sua intera essenza: “Signore! È bene stare qui, lasciami edificare qui un’eterna dimora, consistente nelle tre capanne dell’Amore, della Sapienza e della Potenza derivante da Entrambi!”.

8.  Ma non c’è ancora nessuna permanenza con questa conoscenza, finché le tre capanne, ed Io, Mosè ed Elia non siamo completamente una sola cosa nell’uomo, oppure finché l’Amore, la Sapienza e la Potenza non vengono accolti in sé come in una e non in tre capanne. Perciò echeggia anche presto da una nuvola, che è un’immagine della suprema conoscenza celeste: “Questi soltanto è il Mio amato Figlio, solamente Lui voi dovete ascoltare!”, il che equivale a dire: “Questi soltanto è l’Iddio unificato; non in tre, ma in Lui soltanto dovete dimorare, se volete avere la Vita eterna!”.

9.  Più tardi, o soltanto dopo questa potentissima compenetrazione della Potenza divina, i tre si destano ed ora nella Pienezza della Chiarezza non vedono né Mosè né Elia e non percepiscono neanche più nessun’altra voce se non soltanto Me e la Mia Parola! – Questo però proibisce loro di annunciare qualcosa di una tale conoscenza al mondo, prima che sia tutto compiuto, cioè significa in senso stretto: finché Io sia risorto nel cuore di ogni uomo dopo molte prove e cimento dell’anima sua in tutta la Potenza e Forza dell’Amore e Sapienza. – Ed in senso ampio significa: finché il mondo non sarà crocifisso ed ucciso nell’uomo e lo spirito nell’uomo sia risorto in modo che l’uomo diventi una nuova creatura nell’Ordine, come è annunciato attraverso Pietro, Giacomo e Giovanni, egli non potrà essere guidato sul monte della profonda e suprema conoscenza di Dio e della Vita eterna.

10.      Questo è il santo significato della Mia Trasfigurazione finora sempre considerata assai misteriosa sul monte Tabor. – Ne esiste invece veramente uno ancora molto più esteso, con il quale vengono accennate – attraverso Mosè, Elia e prima attraverso di Me, ed attraverso la Voce dalla nuvola, come attraverso i tre discepoli – le epoche di guida principali e di formazione degli uomini; la conoscenza da sola non procura a nessuno la vita eterna, come ancor meno gli infiniti concetti intrecciati con questa, concetti di tempo, spazio, eternità, infinità, luce, spirito ed esistenza.

11.      Cercate invece innanzitutto Me, il Mio Regno e la Mia Giustizia, che è l’Amore; allora tutto il resto vi sarà dato come una libera aggiunta. Se invece cercate soltanto la Sapienza e la sua Forza, allora vi accadrà come a colui che seppellì il suo talento e gli venne poi preso anche quello che aveva, e ciò che gli spettò fu l’oscurità! – Osservate perciò questo molto profondamente se volete partecipare alla Trasfigurazione. Amen.

 

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Cap 18

Parabole sulla conoscenza di Dio e di se stessi

13 luglio 1847, pomeriggio

1.  Nessuno arriva tanto lontano da non poter andare ancora più lontano, nessuno è così perfetto da non poter diventare ancora più perfetto, e nessuno da non poter diventare ancora più felice, – pure nessuno, se viene a cadere, cade così in basso da non poter cadere ancora più in basso; perché lo spazio spirituale è ugualmente infinito come quello naturale, ed anche il mare dell’Eternità non ha in eterno da nessuna parte un fondo. Chi vi cade, può scendere in eterno sempre di più in profondità; ma chi in esso sale verso l’alto, anche in eterno mai raggiungerà la sua superficie, anzi, quanto più in alto continuerà a salire, sorseggerà eternamente a sorsi sempre più grandi e poderosi la pienezza infinita della sua delizia.

2.  Per questo il Regno di Dio è simile ad un chicco di grano che viene messo nel terreno, poi germina e già alla prima germinazione porta un frutto centuplicato. E quando il frutto viene di nuovo messo nel terreno, allora dalla seconda semina, quella dei cento chicchi di grano che erano stati prodotti dal primo chicco, si sviluppano già diecimila chicchi di grano, ad una terza semina un milione, alla quarta cento milioni, e così via all’infinito, a tale infinita moltiplicazione non vi è posto in eterno limite alcuno.

3.  Così procede anche con il perfezionamento spirituale nell’eterna vita, dove uno spirito mai raggiungerà quel gradino sul quale possa dire: “Adesso ho tutto!”. – Ogni spirito beato avrà bensì sempre e perfettamente tutto ciò che può avere, ma nello stesso tempo avrà anche sempre un’eterna mancanza che mai potrà saziare in tutta pienezza. Ogni spirito perfetto sarà simile a Me, come un fratello all’altro, tuttavia mai raggiungerà eternamente la Mia Pienezza.

4.  Potrà in verità essere raggiunto il Figlio, poiché si dice: “Voi farete cose anche maggiori di quelle che faccio Io!”. –Così pure può essere raggiunto anche il Padre, poiché sta scritto: “Dovete essere perfetti come è perfetto il Padre vostro nel Cielo”. – Ma il Padre ed il Figlio, in quanto perfettamente un Essere solo, hanno in Sé lo Spirito Santo, che è l’Iddio santo, santo, santo, ed è la vera e propria Vita divina nel Padre come nel Figlio, che sono perfettamente Una sola cosa, ed è la Vita di ogni vita, la Luce di ogni luce, la Forza di ogni forza, la Potenza di ogni potenza, l’Amore di ogni amore, la Sapienza di ogni sapienza, la Profondità di ogni profondità, la Grandezza di ogni grandezza, l’Eternità dell’eternità e l’Infinità dell’infinità in tutte le cose ed essenze dell’Infinità.

5.  Da ciò deriva anche il fatto che se qualcuno si oppone al Figlio, gli viene perdonato, e chi si oppone al Padre, pure gli viene pure perdonato, ma chi si oppone allo Spirito, a costui non verrà perdonato né nel tempo né nell’eternità; infatti si potrà ben lottare contro il Padre ed il Figlio, ma mai in eterno contro lo Spirito Santo del Padre e del Figlio, che sono una sola cosa, così come un uomo ed il suo amore o il suo cuore sono anch’essi perfettamente uno, e possono diventare Uno con il Padre ed il Figlio se Essi sono stati accolti nell’amore del cuore, poiché lo Spirito è infinito in tutte le cose, e quindi eternamente irraggiungibile ed inaccessibile!

6.  Ma proprio come un uomo che cade dal tetto e rimane steso a terra potrebbe di nuovo essere risanato qualora non fosse caduto troppo duramente, oppure chi cade nell’acqua è anch’egli ancora salvabile se la sua caduta fosse notata; ma chi invece dalla Terra cade fuori nell’Infinità, chi mai lo potrebbe salvare? Oppure se cade in un mare di fuoco, chi lo preserverà dall’essere bruciato e interamente consumato?!

7.  Perciò pregate e vegliate affinché non cadiate nella tentazione, poiché è terrificante capitare nella Mano dello Spirito di Dio per boria, orgoglio e superbia! Colui che qui cade, costui cadrà nell’eternità; ma colui che qui sale, anch’egli salirà eternamente di Luce in Luce. Amen.

 

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Cap 19

I quattro Vangeli sulla resurrezione del Signore[30]

Domenica di Pasqua, 27 marzo 1842

Domanda di C.L. al servitore J.L., consegnata da Ans,. H.

 

Come si possono conciliare tra loro le seguenti divergenze nei racconti dei quattro evangelisti sulla resurrezione del Signore in maniera rassicurante:

1 Riguardo alle donne che visitarono il sepolcro; [Matteo 28, 1] - [Marco 16, 1] - [Giovanni 20,1].

2 Riguardo al numero degli angeli che divennero visibili ed al luogo dove sedevano; [Matteo 28, 2] – [Marco 16, 5] – [Luca 24, 4] – [Giovanni 20, 11-12].

3 Riguardo alla circostanza di chi entrò per primo nel sepolcro, se le donne, come scritto in Matteo, Marco e Luca, oppure Pietro e Giovanni, come scritto in Giovanni

4 Riguardo alla successiva comunicazione della notizia; [Matteo, 28, 8] – [Marco 16, 8] – [Luca 24, 9] – [Giovanni 20, 10.18].

 

Lunedì Pasquetta, 28 marzo 1842, mattino

1.  Scrivi pure, scrivi! Anziché di sera qui si deve dire: alla fine del Sabato; poiché presso gli ebrei, come voi certamente saprete, ogni giorno antecedente durava fino al sorgere del Sole del giorno successivo. Questo dunque sarebbe in sintonia con gli altri tre.

2.  Riguardo al numero delle donne, invece, nessuna indicazione è giusta, perché ce n’erano sette; soltanto Luca le menziona vagamente con l’aggiunta: “E le altre”[31]. Ed in Giovanni la Maddalena dice a Pietro: “Noi non sappiamo dove Lo hanno messo?”[32]. Ma per quel che riguarda la causa di questa differente indicazione del numero delle donne, per prima cosa il motivo sta nella non conoscenza, in virtù della quale gli Evangelisti stessi non conoscevano l’esatto numero, – ed in secondo luogo, affinché le donne non dovessero diventare uno scandalo per il mondo, – ed in terzo luogo, affinché nessuno dovesse venir a conoscere la divinità della Mia Parola dal numero delle donne, ma solamente dalla vivente attività dal profondo del suo cuore!

3.  Ma per quanto riguarda il terremoto menzionato soltanto da Matteo, esso ha con ciò la sua esattezza anche letterale; tuttavia deve essere compreso soprattutto nel senso spirituale, e deve indicare il pieno scuotimento del cuore, prima che i segni del Cielo debbano annunciare all’uomo che Io sono sorto dal suo sepolcro! Ma il motivo per cui gli altri tre non fanno menzione del terremoto sta nel fatto che essi presero il detto terremoto solo in senso spirituale, e lo indicarono solo con un lieve accenno mediante la paura ugualmente descritta delle donne. Era però anche un modo di esprimersi più elegante di quei tempi il tacere dei fatti terreni e lasciarli riconoscere come corrispondenza semplicemente dallo stato d’animo delle persone coinvolte. Tuttavia in un simile andare a caccia di mosche sta poco d’importante, tutta l’importanza ce l’ha invece l’Azione della Mia Volontà!

4.  Ma per ciò che riguarda in Matteo 28, 2-3 l’angelo dall’aspetto come di folgore che rotola via la pietra, e in Marco 16, 5 precisamente anche di un giovane, però già seduto nel sepolcro, ed in Luca 24,4 i due uomini in vesti splendenti ed in Giovanni due angeli in vesti bianche[33], questa apparente contraddizione in primo luogo ha il suo motivo, per quanto concerne il numero, nel fatto che dai primi due evangelisti estremamente coscienziosi, secondo l’antico modo ebraico viene citato un unico angelo solo perché i due compivano un’unica azione ed esprimevano anche soltanto un unico messaggio verbale. Ed in secondo luogo perché non tutte le sette donne videro due angeli, ma soltanto le prime tre nominate; le altre quattro invece ne videro solamente uno e quindi poi anche le loro dichiarazioni davanti agli apostoli e discepoli furono differenti; per questo poi anche Matteo e Marco, essendo scrivani estremamente scrupolosi, non osarono prendere il numero multiplo per non fare una figuraccia quali scrivani inetti davanti agli ebrei-cristiani dotti nelle scritture, nemmeno per un errore ortografico, perciò essi non sapevano quando doveva essere usato il numero semplice, trattandosi di due esseri, e quando il numero multiplo. Luca e Giovanni però, poiché misero giù per iscritto la Parola molto più tardi, erano al di sopra di queste inerzie letterarie e riferirono completamente la dichiarazione delle prime tre donne.

5.  Ed infine esiste ancora un terzo motivo: Io ho voluto che fosse così a causa del mondo cieco, perché esso Mi aveva rinnegato, affinché si dovesse scandalizzare a morte per le donne e per il numero dei loro spiriti mondani. Ed alla fine ancora a motivo del senso spirituale; infatti la sola avidità di ascoltare e di vedere ha solo un unico spirito ammonitore per il risveglio della fede; l’amore della Maddalena invece scorge anche lo spirito più elevato, quello dell’amore e della vita, che è infuocato ed ha una veste splendente. E quindi anche questa contraddizione sarebbe appianata storicamente e spiritualmente.

6.  Ma per quanto riguarda il differente aspetto degli angeli, esso corrispondeva all’interiorità delle sette donne; Maddalena li vide di fuoco e splendenti, le altre invece soltanto con indosso vesti bianche. La causa è l’amore appassionato della Maddalena, e per le altre la loro silenziosa mansuetudine e tristezza.

7.  Matteo indica unicamente la visione di Maddalena nel numero semplice per il motivo già noto. Marco, ancora più scrupoloso di Matteo, si attiene bensì alla maggioranza delle voci, ma per quanto riguarda il numero concorda con Matteo. Luca riferisce fedelmente la dichiarazione della Maddalena, soltanto che, invece di usare la parola bianco, usa la parola splendente, cosa che accentua il concetto, cioè bianco nel senso di bianco come neve oppure bianco abbagliante, e perciò tace di una visione fiammeggiante allo scopo di riportare la doppia dichiarazione in un tutto insieme, – ed alla fine però anche in seguito alla Mia Volontà, affinché con ciò venisse indicato il passaggio dalla sola fede all’amore attivamente vivente, come in verità è anche deducibile dall’ordine dei quattro evangelisti. Giovanni parla soltanto di due angeli seduti, in vesti bianche. La causa sta qui solamente nello spirituale, secondo l’ordine del suo Vangelo, volendo indicare con ciò l’innocenza dell’amore e la quiete priva di passioni della conquistata vita eterna; e così egli, che di solito è lo scrivano assai più infuocato, tace il fuoco della Maddalena e quindi anche sul suo mondano amore passionale per Me, che in verità era giusto, ma tuttavia non completamente conforme all’Ordine celeste.

8.  E quindi anche questa contraddizione sarebbe appianata. E così ci rimane ancora da appianare soltanto una contraddizione riguardo agli angeli, e precisamente alla loro diversa posizione.

9.  In Matteo essi vengono dal Cielo e, come è noto, in origine nel numero singolo, rotolano via la pietra dal sepolcro, o piuttosto dalla porta del sepolcro, e l’angelo e le donne vi entrano[34]. In Marco all’arrivo delle donne il sepolcro è in verità ancora chiuso, ma presto si accorgono che la pietra viene rotolata via, dopo di che entrano nello stesso[35]. In Luca esse entrano prima nel sepolcro, che è già aperto; soltanto dopo vengono gli angeli e danno la notizia alle donne[36]. In Giovanni la Maddalena soltanto sbircia nel sepolcro[37] e riceve dagli angeli seduti in luoghi differenti la consolante notizia; e questo accade solamente dopo che Pietro, chiamato da lei, ed il nostro evangelista Giovanni avevano già lasciato il sepolcro[38].

10.      L’apparente diversità delle dichiarazioni dipende in primo luogo, come tutti i punti precedenti, soprattutto dalla Mia Volontà e dal corrispondente santo Ordine spirituale e celeste nel quale si susseguono i quattro evangelisti, dalla fede esteriore fino alla più intima rinascita dello spirito!

11.      Ma in conseguenza di questa causa principale l’apparente diversità deriva poi dalle diverse indicazioni delle sette donne, poiché ciascuna aveva visto, in base alla conformazione del suo stato interiore, ciò che dichiara Matteo, Marco, Luca o Giovanni. Ma quello che viene riferito dai quattro evangelisti è avvenuto ed è stato visto soltanto con gli occhi spirituali, – questi però sono sempre indirizzati come è indirizzata la vita interiore procedente dall’Amore, poiché la vista dello spirito non è uguale alla vista terrena, dove uno vede come l’altro, bensì ciascuno vede soltanto quello che è in lui e come è in lui, e così poi anche se lo configura.

12.      Il fatto che le donne fossero andate a chiamare Pietro e Giovanni viene menzionato soltanto dallo stesso Giovanni[39], la causa di questo è che Giovanni, volendo anch’egli tacere questa circostanza, fu espressamente esortato di aggiungerla, affinché in lui tutto dovesse essere manifestato, come testimonianza spirituale, che il vero, intimo vivente Amore dona tutto di sé e giammai vuole tacere neppure il segreto più insignificante. Oppure non si prova al mondo l’autentico amore già per il fatto che l’aspirante innamorato guarda al cuore aperto della sua prescelta; ma se lei avrà segreti dinanzi a lui e sussurrerà all’orecchio della sua vicina, cosa penserà lui del cuor di lei? Io ti dico: “Egli la maledirà e se ne andrà via da quell’infedele!”.

13.      Vedete, con ciò tutto è già nuovamente nell’ordine più bello. Quello che i primi tre ritengono insignificante nella comunicazione, il perfetto lo deve tuttavia riconoscere e dichiarare! Vi è ancora una qualche contraddizione? E così alla fine rimane da menzionare ancora soltanto la Mia apparizione alle donne.

14.      In Matteo Gesù appare soltanto alla Maddalena ed all’altra Maria, quando esse sono già sulla via per avvertire gli apostoli e discepoli, non lontano dal sepolcro[40].

15.      In Marco Egli appare dapprima alla Maddalena e non si dice se è apparso anche alle altre, ma questo viene solo accennato vagamente in quanto è detto: “prima alla Maddalena”[41] e, si dovrebbe capir da sé; “dopo anche alle altre”.

16.      In Luca Cristo non appare affatto alle donne; e soltanto Pietro, dopo la notizia, si affretta al sepolcro[42] senza Giovanni

17.      In Giovanni addirittura la sola Maddalena va dai discepoli e dice loro che la pietra è stata rotolata[43]; e dopo che Pietro e Giovanni sono tornati indietro, soltanto allora appare, solo a lei, il Signore e proibisce all’indiscreta di toccarLo[44] e qui non si parla di nessun’altra.

18.      Come tutto ciò che precede, anche tutto questo ha, in modo specialissimo, principalmente una ragione interiore unicamente spirituale. Per quanto concerne la parte storica, dapprima propriamente solo Maddalena, e poi anche Maria Giovanna hanno visto Gesù, e precisamente prima la Maddalena, dove poi subito voleva precipitarsi su di Lui, ma fu respinta. Dopo di che soltanto allora Lo vide anche Maria Giovanna e poi, con la Maddalena, cadde ai Suoi Piedi, e questi furono abbracciati da tutte e due insieme[45]. Maria, madre di Giacomo, e Salomé non videro bensì nulla[46], bensì percepirono soltanto la vicinanza dello Spirito del Signore. Le altre tre invece non si accorsero di nulla dell’apparizione del Signore, e strada facendo si adoperarono perfino molto a prospettare alle prime due la loro visione come una pura opera della loro eccitata immaginazione.

19.      Per quanto riguarda la prima notizia a Pietro, veramente è stata soltanto Maddalena la messaggera, e tutte le altre sono rimaste nell’orto, dentro al quale il sepolcro era stato scavato in una roccia – e così in cinque non videro Pietro e Giovanni. E soltanto Maria Giovanna vide Pietro venire ed andarsene, ma anche lei non aveva visto lo svelto Giovanni e sicuramente non avrebbe visto neanche Pietro, se non glielo avesse fatto notare subito dopo la Maddalena che arrivava ansimante quasi senza fiato. Ma che né Pietro né Giovanni si siano trattenuti a lungo presso il sepolcro, questo si spiega bene con la grande paura che essi avevano dei giudei.

20.      Se ora voi mettete insieme tutto questo, allora è impossibile che vi possa essere ancora difficile afferrare con mano il motivo di queste dichiarazioni apparentemente contraddittorie dei differenti quattro evangelisti. Infatti in base a come erano le dichiarazioni agli apostoli e discepoli da parte delle diverse donne che avevano visto cose diverse, così erano anche diverse le annotazioni in base alla fede degli scrivani; poiché sebbene essi abbiano scritto tutto questo sotto la guida del Mio Spirito, ciò nonostante la loro volontà era completamente libera, e così anche il loro giudizio e, conformemente a ciò, la loro relativa opinione. E perfino se la loro volontà orientata dall’avvenuta rinascita, di conseguenza però la loro comunicazione fu certamente, il che è ancora di più, perfettamente secondo la Mia Volontà. E se ora sapete tutto questo, allora non lasciatevi più fuorviare da tali crepe da moscerini, ma diventate invece zelanti e veri fautori della Parola; allora presto non vi scandalizzerete più di alcuna contraddizione.

21.      Se invece siete soltanto semplici ascoltatori della Parola e vorreste riportare la stessa sotto il pigro ordine del vostro intelletto, allora sicuramente troverete le più grandi e più gravi contraddizioni proprio là dove si tratta della vostra eterna resurrezione! Ma se volete assolutamente procedere in modo critico, allora afferrate dapprima l’ordine di successione degli evangelisti e confrontatelo con i quattro principali stadi dell’uomo; questo significa dalla sua fede più esteriore fino alla più intima rinascita; ovvero dove l’uomo inizia di sera, viene tentato durante la notte, finché poi spunta l’alba del mattino e così la luce sempre s’intensifica fino al sorgere dell’eterno giorno della Vita attraverso Giovanni! Se comprendete questo, allora non vi scandalizzerete più in eterno di alcuna contraddizione.

22.      Tuttavia chi avesse ancora un qualche dubbio e non sapesse come cavarsela, costui farebbe meglio a domandare, finché c’è qualcuno che è provvisto di Luce; ma vi andrà ancora male e scorgerete le vostre voragini quando Io allontanerò il Candeliere. Soltanto allora voi tutti saprete quanto siete stati ciechi ad aver così poco stimato le Parole del Candeliere. Ma chi conosce e comprende il Candeliere?! – Oh, quanto siete ancora ciechi! – Ma perché siete così ciechi? Perché in voi non c’è ancora nessun ordine e così anche nessuna solidità, per questo oscillate anche sempre fra notte ed alba, e perciò non riconoscete affatto proprio ciò con cui potete giungere alla rinascita dello spirito e ciò è il solo ed unico mezzo per giungere alla più intima conoscenza di tutto ciò che è dello Spirito e quindi anche dell’eterna Vita!

23.      Io però vi dico che fino ad ora voi avete soltanto letto la Parola, ed ogni vostra azione era un’azione mossa dalla Forza, per così dire divinamente magica, della Parola in sé e per se stessa. Ma in futuro non siate più operatori trascinati, bensì operatori spontanei della Mia Parola, ed immediatamente non vi scandalizzerete più di nessuna contraddizione! Scrivetevi tutto questo profondamente nel vostro cuore: chi è Colui dal quale vengono queste Parole a voi almanacconi, allora vivrete. Badate però che non vi venga sottratto il Candelieri ancora completamente sconosciuto, perché allora a voi tutti potrebbe andare nuovamente male, giacché finora siete solo lettori, ma di gran lunga non ancora fautori della Parola. Sappiate però ricordarvi di una vecchia canzone che inizia così:

 

Un tempo dolce e mite il Sole sul nostro capo risplendeva,

allora fuggimmo dalla sua luce, nei buchi dei nostri bozzoli;

presto però scomparve questa divina immagine di luminoso splendore,

ed ora ci opprime la faretra delle frecce della notte e di ogni morte.

 

24.      Vedete, il canto del formicaleone non è male e si adatta molto bene alla condizione dell’uomo, essendo egli uno scettico, mentre già da tempo potrebbe essere un vedente. Considerate quindi questo oltremodo bene, amen; e Chi lo dice amen. Amen, amen.

 

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Cap. 20

“Non Mi toccare!”

Dopo la resurrezione

16 dicembre 1840, sera.

Preghiera: «O Signore, noi Ti preghiamo in tutta umiltà di darci una spiegazione sui seguenti testi delle Scritture:

In Giovanni cap. 20,17 si legge: “Gesù dice a lei (Maria Maddalena): Non Mi toccare! Poiché non sono ancora salito al Padre Mio. Va’ invece dai Miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre Mio, al Padre vostro, all’Iddio Mio ed Iddio vostro”.

In Giovanni cap. 20,27 invece si legge: “Poi Egli dice a Tommaso: Posa qui il tuo dito e guarda le Mie Mani, e tendi la tua mano e mettila nel Mio Costato! E non essere incredulo, ma credente!”.

Non vi sia nessuna volontà né nelle altezze né nella profondità, se non la Tua! E ciò che accade nelle altezze come nelle profondità, avvenga secondo la Tua santa Volontà! Amen».

         1.        Così sia dunque, e scrivi! Ma non dovreste riconoscere da voi stessi che più vi è messo qualcosa vicino, tanto meno la comprendete!? Vedete, questi due testi vi stanno così vicino che di più non è possibile! Solo che voi, invece di cercare nelle vicinanze, cercate lontano, tanto nello spazio, quanto nel tempo, la comprensione di tali semplici cose, e perciò non trovate di certo nulla dove non c’è niente del genere da trovare.

         2.        Chi mai cercherà la sua casa nell’acqua e nel fuoco la sua dimora e non si accorge che si trova già nella sua casa e nella sua dimora, mentre cerca le stesse ciecamente dove non sono e non possono trovarsi.

         3.        In quale Chiesa vi trovate voi – e chi era la Maddalena? Quale Chiesa però corrisponde ai Miei fratelli – e Chi sono Io? – Vedete, in queste due domande è contenuto tutto il mistero!

         4.        Oppure ritenete forse che quella che era stata una prostituta ed aveva danzato dinanzi a tutti i grandi del mondo ed ai pagani, che aveva in sé fin dai suoi dodici anni sette diavoli della carne e ne fu liberata da Me e fece molte opere d’amore e più tardi severa penitenza, fosse stata adatta a toccare la Mia Santità, poiché le sue lacrime ed i capelli del suo capo erano appena adatti a sfiorare i Miei Piedi, dato che allora non erano stati trafitti e ripuliti dalla polvere del meretricio di tutto il mondo, poiché era giusto che quella meretrice togliesse dai Miei piedi la sua parte, liberando così Me dalla sua colpa, spargendola sul suo capo.

         5.        Guardate la vostra Chiesa – ed il “Non Mi toccare” lo troverete certamente limpido e chiaro! Ma tuttavia Io dico anche a lei quello che dissi alla Maddalena: “Va e dì ai Miei fratelli che Io sono già risorto parecchie volte tra i tuoi figlioli, ed ora vengo a loro affinché Mi possano vedere e mettere il loro amore nel fianco trafitto d’Amore, e là scorgere, come un Tommaso, la porta stretta e la via angusta che conduce alla Vita eterna ed attraverso questa al Padre, che è il Padre Mio, ed attraverso di Me anche il Padre vostro, e che è il Dio Mio e con questo anche il Dio vostro.

         6.        Perciò anche voi tutti dovete “mettere le vostre mani nelle Mie Ferite” affinché possiate credere che Io Stesso sono l’eterna Vita Stessa per Potere Mio Stesso, così come sono la Resurrezione Stessa e non ho la Vita dal Padre, bensì sono la Vita nel Padre Stesso; come il Padre non è fuori di Me, bensì Iddio dall’Eternità è in Me, e che ogni Spirito di santità procede in tutta la Potenza e Forza da Me, come in pari tempo dal Padre come Uno e lo stesso Spirito.

         7.        Vedete, ma se Io dopo la Resurrezione ero tutto ciò che sono adesso e sarò in eterno – allora perché una meretrice convertita sarebbe dovuta perire se Mi avesse toccato, dato che non era ancora purificata attraverso una vera penitenza!? Questo è concesso soltanto a coloro che prima si sono lasciati di buon grado lavare i loro piedi da Me, e con Me hanno gustato la grande Cena.

         8.        Ora però vi dico: lasciatevi anche voi “lavare i piedi” da Me oppure lasciatevi “attirare” da Me, per ottenere il posto alla Mia tavola del vero Amore! E non preoccupatevi per la Maddalena, ma credete che sono Io che ora vengo a voi nel silenzio. E mettete il vostro cuore nel Mio Fianco aperto, affinché esso sia qui fortificato per la Vita eterna!

         9.        Poiché a voi non dico: “Noli Me tangere!”, ma [vi dico] ciò che fu detto a Tommaso – dato che voi tutti siete più o meno pressoché puri Tommaso, affinché anche voi, come lui, un giorno possiate diventare viventi! Ma tenetelo bene a mente: soltanto Io, e non la Maddalena, ho la Vita. Perciò non è ancora sufficiente la notizia della Maddalena, ma soltanto quando Io verrò completamente nel vostro cuore si adempierà in voi la profezia, in base alla quale Io “salgo” al Padre Mio e Padre vostro ed all’Iddio Mio ed Iddio vostro, e voi in Me e con Me. – Amen. Questo dico Io, la Resurrezione e la Vita eterna. Amen!

 

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Cap. 21

Ancora una volta: “Non Mi toccare!”

17 dicembre 1840

Domanda: “In Matteo cap. 28,1 si legge: «All’alba del primo giorno dopo il Sabato venne Maria Maddalena e l’altra Maria a visitare il sepolcro».

E nel cap. 28,9 si continua a leggere: «Quand’ecco: Gesù andò loro incontro e disse: “Vi saluto!” Ed esse, accostatesi, abbracciarono i Suoi Piedi e Lo adorarono». Secondo il Vangelo di Giovanni, cap. 20,17 la Maddalena voleva toccarTi, o Signore. E Tu le dici: “Non Mi toccare!”. - Secondo il Vangelo di Matteo, cap. 28,9 invece Maria Maddalena quanto l’altra Maria hanno abbracciato i Tuoi Piedi. E nella spiegazione di ieri invece si dice: «Sarebbe dunque dovuta perire una meretrice convertita, se Mi avesse toccato?».

O Signore, invia clemente la tua Luce per rischiarare questo buio! Non vi sia nessuna volontà, né nelle altezze, né nelle profondità, se non la Tua! E ciò che accade nelle altezze come nelle profondità, avvenga secondo la Tua santa Volontà! Amen. Affinché con questo il Tuo santo Nome possa sempre essere lodato, glorificato e magnificato. Amen. Amen.

1.  L’uomo che non comprende questo, è cieco, sordo e muto – ovvero egli è simile all’infruttifero albero di fico che un giardiniere curò per lungo tempo in giardino, e poiché non portava altro che foglie, allora vennero i servi, lo riferirono al padrone e gli consigliarono di abbattere un simile albero infruttifero, affinché in futuro non occupasse inutilmente del posto in quel giardino così delizioso. Ma quando il padrone ebbe inteso questo, egli parlò così: “Lasciatelo stare ancora per un anno, pulitelo e concimatelo, e se poi non porterà alcun frutto, allora la vostra ascia cada sulle sue radici ed abbattetelo per bruciarlo!”.

2.  Vedi, tu che domandi per cose così facili dalla tua propria contraddizione, a te sia detto che è difficile servire due padroni, in modo che ciascuno di essi sia soddisfatto, l’amico come il nemico! Se ti occupi di Me, perché ti occupi poi del mondo? Ma se ti curi di dare al mondo un sentiero pianeggiante, da dove dovrebbe venire un frutto spirituale?

3.  Vedi, la Mia Volontà sta più in alto della volontà del mondo! Ma se tu vuoi entrambe, il che equivale a dire che vuoi una felicità del mondo che è opposta alla Grazia Mia, ascolta, questo non può essere! Io però dico che la prima verrà già comunque a tempo debito. Ma tutte le tue vie e quelle dei tuoi figli devono essere rigorosamente orientate secondo la Grazia Mia, allora Io provvederò per tutto! Ma se ti fa piacere portar così per niente certe inutili preoccupazioni mondane, allora portale pure, ma sta attento che il numero uno non sia frantumato ad una legione.

4.  L’amore dei genitori verso i loro figli è sempre cieco. Essi non vedono il seme, bensì soltanto l’albero, e non pensano a quanto vi è racchiuso in un seme di grano. Il buon seme però con mille volte tanti frutti spuntano soltanto nel Mio terreno. Nel terreno del mondo invece soffoca presto. Mentre il seme mondano prospera bene nel terreno del mondo producendo ogni malerba. Ma domanda a te stesso: per quale utilità? Ascolta! Non per il Mio Regno né per i Miei Granai!

5.  Vedi, ti ho detto ciò a causa di questa contraddizione che esiste in te stesso, affinché ti diventi chiara la tua contraddizione del Vangelo. Ma ricordati di questo in modo particolare: come tu adesso sai chi è Colui agli occhi del Quale stanno aperti tutti i misteri, così dovresti anche sapere, quando nelle cose mondane ti capitano false vie per te oppure per i figli tuoi, che sono soltanto Io Colui al quale è conosciuta la giusta [via]. Ebbene, al momento occupati dei tuoi tre [figli] – e lascia che Mi preoccupi Io per gli altri!

6.  Ed affinché Matteo sia scagionato da ogni colpa in te, allora prendi su di te questa contraddizione e comprendi, quando io dico alla Maddalena: “Non Mi toccare”, ma prima cadi dinanzi a Me, abbraccia forte i Miei Piedi e pregaMi in spirito ed in ogni verità, e va poi dai Miei fratelli e dì loro che Io sono risorto!

7.  Altrettanto dovete fare anche voi e non aspirare prima alla sapienza, ma al vero, puro Amore che qui corrisponde ai Miei Piedi, e di qui innanzi tutto [alla purificazione] del vostro amore che nella sua massima purezza ha sempre qualcosa in sé di sensuale (e di conseguenza da Me è uguale ai “Piedi”, sui quali soltanto potete entrare nella Vita). Perciò anche a voi non deve per il momento essere permesso di “toccare” la Mia Sapienza prima che i Miei Piedi non sono stati abbracciati in tutto amore.

8.  Ma se voi dite: “Signore, come poi è da intendere il toccare di Tommaso?”, allora Io dico: anch’egli dovette rivolgere il suo sguardo alle ferite dei piedi e delle mani, prima che Io gli lasciassi toccare la Mia grande ed estesa ferita del petto. Ma affinché a te, interrogante, diventi più chiara la tua contraddizione, ti voglio ancora indicare una ragione per cui dapprima Io dissi alla Maddalena: “Non Mi toccare!” e dopo però pure permisi che abbracciasse insieme alle altre i Miei Piedi.

9.  Vedi, Maddalena era anche sensualmente innamorata di Me fino alla gelosia, e Mi considerava formalmente per il suo unico innamorato da lei scelto. Lei aveva di Me l’opinione che Io fossi un grande Profeta, ma la Mia Divinità le era ancora sconosciuta. In quanto al suo cuore innamorato, con la Mia sofferenza e morte nessuno aveva perduto così tanto come proprio lei, poiché lei non soltanto aveva perduto il suo Salvatore, Signore e Maestro, ma in tutta serietà del suo cuore anche il suo unico amato; perciò era anche inconsolabile.

10.      Vedete, perciò accadde poi che lei fosse la prima ad informarsi su di Me alla presenza delle altre, le quali lo facevano più per pio cordoglio che per un simile invincibile Amore.

11.      Quando lei vide Me, il suo amato perduto, all’improvviso dinanzi a sé, allora il suo cuore si sciolse da ogni vincolo. Lanciò un grido e voleva subito precipitarsi su di Me nell’impeto del suo amore passionale. Ma ora rifletti su (Chi e) Cosa sono Io, allora ti diventerà chiaro il “Noli Me tangere!”, però devi anche considerare il potente amore di Maddalena, ed allora ti diventerà chiaro l’abbraccio dei Miei Piedi.

12.      Ed inoltre rifletti ancora, che il Mio amato Giovanni ha scritto dalla Mia Anima, Matteo invece dai Miei “Piedi”, allora tutto questo ti diventerà ancora più chiaro e ti diventerà comprensibile anche la grande penitenza della Maddalena dopo la Mia completa Ascensione, poiché solo con questa venne a sapere Chi veramente si celava dietro il suo presunto amato, dopo di che soltanto ha iniziato ad amarMi con la sua grande penitenza nello spirito dell’umiltà, e con questo in tutta verità.

13.      Io però ti dico che se qualcuno non Mi amerà come la Maddalena, costui in futuro non Mi troverà e mai entrerà nella Vita sui “Miei Piedi”, e non troverà mai una soluzione nella perenne contraddizione della sua vita mondana. Vedi, il Mio Regno è della massima, santissima chiarezza, e non vi potrà entrare niente d’impuro. Perciò pensa solamente all’albero di fico senza frutto nel giardino ed al servitore dei due nemici – e sciogli la contraddizione in te! – Non dimenticare mai più in futuro, a causa del mondo, Chi sono Io, il tuo Dio, il Padre tuo, il tuo eterno Consigliere!

14.      Vedi, oggi Io parlo, domani agisco e dopodomani vorrei venire! Chi non sarà a casa davanti alla sua dimora, Io passerò oltre! – Amen. – Questo dice Colui che si lascia sempre abbracciare i Suoi Piedi! – Amen. Amen. Amen.

 

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Cap 22

Tentazioni del Signore nel deserto

[Luca 4, 1 – 13]

20 febbraio 1842, mattino dalle 9 alle 10.15

Scrivente: Ans. H.

1.  Vedi, qui ci sono nuovamente dei passi molto facili delle Scritture, e voi non li comprendete. E perché non li comprendete? Perché continuate ripetutamente a non sapere usare il grande libro aperto delle Parole viventi, il quale non è altro che l’Amore? Se foste in grado di afferrare giustamente l’essenza dell’Amore, in verità, fin nel punto centrale della Terra non esisterebbe un posticino grande come un granello di sabbia che non potesse rappresentarsi a voi come un mondo perfettamente svelato. Solo che è più facile disperdere, che raccogliere; anche voi siete ancora molto immersi là dove i raggi sono dispersi, ma solo nel punto focale l’Essenza è perfettamente presente, mentre nella dispersione è solo sotto forma di atomi.

2.  Così, anche la Parola mediante la lettera è data nella dispersione del mondo, nella cui dispersione nessuno può scorgere di certo il punto focale della Parola. Se però qualcuno comincia a raccogliere in se stesso questa Parola dispersa, allora dirige così tutti questi raggi spirituali dispersi in un unico punto comune, nel suo cuore, e questo punto è un punto focale, ed esso infiamma il cuore ricettivo nell’amore per Me, e poi, nell’uomo stesso, illumina con la fiamma dell’amore il grande Mistero di Dio. Ma che cos’è questo mistero di Dio? Null’altro che l’eterno Amore!E che cos’è quest’Amore? Esso è lo Spirito di Dio nell’uomo, attraverso il quale soltanto proviene ogni vita, – e in particolare la vita eterna dell’uomo. Se ora sapete che lo Spirito di Dio non è altro e non può essere altro che l’eterno Amore in Dio, allora avete il vero punto focale già in voi, con il quale potete contemplare in modo illuminato le profondità della Divinità.

3.  Che cosa sono dunque le profondità della Divinità? Questa è la Parola di Dio dispersa nel senso letterale dinanzi a voi. Eppure voi stessi dite già nelle cose mondane che l’amore è una chiave d’oro dalla quale nessuna serratura è al sicuro. – Vedete, questo antico detto, che nel vostro tempo è piuttosto, già andato perduto, è una vera vox populi, vox Dei. Infatti, l’amore è veramente quella chiave per mezzo della quale ognuno può penetrare perfino nel centro del Mio Cuore.

4.  Poiché ora sappiamo questo, allora vogliamo provare se questa chiave principale non dischiude anche il presente mistero della Mia Parola espressa dalla bocca di Luca.

5.  Prima, però, bisogna anticipare un passo, affinché con questo, tutto il resto sia illuminato. Questo passo suona così: «E lo Spirito di Dio venne visibilmente su di lui» [Lc. 3,22 – Mt. 3,16]. Queste poche parole sono la chiave per l’intero mistero dei presenti passi. Cosicché, questo è da intendere così:

6.  Fino a questo tempo, Gesù era un uomo, che il Padre aveva educato del tutto perfettamente per Sé; e quest’uomo GESU’ era perciò il ‘Figlio di Dio’, in quanto Iddio Lo aveva fatto nascere da una vergine direttamente per la Sua somma accoglienza, e gli diede, dalla Sua stessa Parte più elevata, anche la necessaria educazione. Così questo Gesù, fino a quel primo punto della Sua entrata in scena, non era altro che una Parola di Dio ancora sconosciuta, fatta carne, e come qualunque Uomo, dovette, agendo liberamente come ogni altro uomo, attraverso le più estreme mortificazioni, prepararsi nel modo migliore per l’imminente totale accoglimento dello Spirito di Dio.

7.  Dunque, proprio al fiume Giordano dove Giovanni predicava le più severe opere di penitenza, dovette recarsi anch’Egli, così come se Lui fosse uno tra i tanti peccatori. E così Gesù, quale l’eternamente purissimo Uomo di Dio, ha, per così dire, umiliato Se stesso fino al punto da rientrare tra le schiere dei peccatori e da lasciarsi impartire come loro, il battesimo di penitenza. Ma cosa accadde ora con questa Sua prima grandissima umiliazione?

8.  «Lo Spirito di Dio scese visibilmente su di Lui»; questo significa che l’Amore di Dio, dell’eterno Padre, prese ora pienamente dimora nell’Uomo-Gesù, e proprio in quest’azione si esprime anche in modo percettibile a ciascuno, inviando dall’alto agli orecchi di ciascuno, le Parole: «Quest’Uomo-Gesù è il Mio amato Figlio nel quale Mi sono compiaciuto!» [Lc. 3,22], questo significa: “Con il quale Io ora Mi unisco eternamente in modo inseparabile in Uno, e d’ora in poi dovete seguire quest’Uomo-Gesù, e ascoltare la Sua Parola!

9.  Vedete, qui Gesù è Una sola cosa con il Padre, e così, precisamente, che tra Lui e il Padre non c’è più nessuna differenza, e questo perfetto ‘Uno’ è ora impossibile che possa essere qualcos’altro se non l’Amore, non però in qualche modo, una separazione, poiché l’Amore è un congiungimento che qui avviene in modo visibile per ciascuno, e non può mai essere una separazione, con la quale non è mai eternamente pensabile un’unificazione.

10. Dunque, quando ora si legge: «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto» [Lc. 4,1], allora questo equivarrà a dire: “Egli, per Sua propria iniziativa, spinto dal sommo Amore, fu condotto fuori nel desolato mondo, nel deserto dell’umanità”. E quando poi si legge: «Affinché fosse tentato da Satana (dal diavolo)» [Mt. 4,1], questo è estremamente facile da comprendere, con la premessa dell’Amore, e in altre parole significa null’altro che questo: che l’eterno, infinito Amore, non esclude da Sé perfino il più abietto, anzi, si presenta a lui, affinché anch’esso possa riconoscere che in Dio non dimora la suprema superbia, come è la sua errata idea di fondo, ma soltanto la suprema Umiltà!

11. E in che modo, proprio l’eterno Amore, poteva dimostrare a Satana che in Lui è di casa la suprema Umiltà? Questa domanda si risponde da sé, se con l’occhio spiritualmente attento esaminate solo in una certa misura le tre tentazioni concesse a Satana.

12. Per Amore, l’Uomo-Dio digiuna e lascia arrivare su Se stesso una grande fame, e mostra poi, nella prima tentazione, che il vero Amore può ancora benissimo rinnegarsi anche nel Proprio massimo bisogno, e per Lui ha più valore ogni Parola dell’Amore per la conservazione di tutti gli esseri creati, che la Propria sazietà. Perciò anche nella risposta è indicato: «Non di solo pane vive l’uomo, ma piuttosto, di ogni Parola che esce dalla bocca dell’Amore di Dio» [Mt. 4,4 - Lc 4,4].

13. Chi potrà, qui, non riconoscere ciò che lo Spirito di Dio mette davanti al Suo avversario e antagonista, nel modo più comprensibile, poiché gli mostra la via per il ritorno e gli dice nello Spirito: “Guarda, qui c’è anche il posto per te; accogli l’Amore proveniente da Me, e lascia andare il duro, pietroso pane del mondo! Allora anche tu vivrai!”

14. E di nuovo, in un’altra tentazione in cui l’avversario ancora una volta mette alla prova l’Umiltà nell’Uomo-Dio, gli viene replicato che anche lui è chiamato dall’Amore a non mettere alla prova l’Umiltà in Lui, ma piuttosto, anziché questo, deve servire l’Amore stesso.

15. E ancora in un’altra tentazione gli viene duramente rimproverata l’opera sua, e gli si mostra ancora una volta che deve convertirsi e servire Dio, e non tentarLo.

16. Chi sarà mai così cieco e non vorrà vedere quale effetto voleva ottenere qui lo Spirito di Dio, senza la più piccola costrizione della libera volontà del Suo avversario, avendogli qui mostrato che solo il più sublime Amore lo aveva condotto a Lui? E poi però, anche per mostrargli da parte del sublime Amore, che lo Spirito di Dio non voleva limitare la libertà dell’avversario, e quello stesso Amore disse che non è nell’Ordine e può essere impossibile che Dio si possa umiliare dinanzi a una delle Sue creature, bensì, che deve essere sempre il caso contrario.

17. Se ora riflettete solo un po’ più profondamente su questo, allora sarà assolutamente impossibile che possiate domandare nuovamente che cosa s’intende con ‘Spirito di Dio’, e come e perché questo Spirito ha condotto Gesù nel deserto.

18. Potreste invece ben domandare: “In che rapporto sta quest’avvenimento con noi?”. – A questa domanda è altrettanto facile rispondere, se considerate solo un poco il deserto della vostra vita: come Io Mi lascio condurre dal Mio Amore paterno in questo vostro deserto e qui devo digiunare spesso molto a lungo, e da voi, accaniti avversari, vengo tentato ben più spesso che tre volte, devo qui aspettare e attendere a lungo nella più grande miseria e nella più grande povertà, finché gli spiriti del vostro cuore diventino angeli, affinché essi comincino poi a servirMi.

19. Perciò ognuno osservi le parole che in queste tre tentazioni sono rivolte a Satana, poiché ogni uomo è dapprima un servitore della gleba[1] di Satana, prima di diventare proprietà del Mio Amore. E affinché lo diventi, Io vengo certamente a ciascuno nel suo stesso deserto mediante lo Spirito dell’Amore, e Mi lascio tentare a lungo da lui in ogni genere di cose, affinché egli possa riconoscere così il Mio infinito Amore e la Mia sconfinata Umiltà. Chi invece persevera come colui che Mi ha tentato nel deserto, allora non ci sarà da meravigliarsi se alla fine dovrà sentire dalla Mia bocca le parole: «Allontanati da Me, Satana!» [Mt. 4,10]. Osservatelo bene, e rifletteteci nella vostra vita, e allora avrete la Vita attraverso Uno e Lo stesso Spirito di Dio, eternamente! Amen!

 

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Cap 23

Ventisei brevi chiarimenti su testi Biblici

16 e 17 agosto 1842

Io voglio dare a te ed agli altri qualcosa di molto importante, e questo deve sempre essere portato con voi e accolto in voi completamente; questo sia destinato anche ai figli di Ans. H. Z. Chi lo osserverà bene nel suo cuore, costui avrà la giustizia della vita e percorrerà la sua retta via che, piena di Luce, conduce a Me!

 

E così dunque scrivi:

 

1.

Il servo non è maggiore del suo padrone, né l’apostolo è maggiore di Colui che lo ha mandato. [Giovanni 13,16]

 

1. Com’è dunque disposta l’attuale condizione dei servitori ed apostoli, poiché si sono edificati degli altari ai servitori e si onorano gli apostoli come se fossero più di Me! In più Mi si toglie ogni Potestà e ci si appropria di ogni onore – ed Io devo essere come lo vogliono il servo e l’apostolo, ma non che essi siano secondo la Mia Volontà! E tuttavia nel frattempo pregate dicendo: La Tua Volontà sia fatta! Che cosa esprime questo? Non significa rinnegare Dio con ogni fibra e filamento?!

 

2.

Il mio giogo è dolce ed il mio carico leggero. [Matteo 11,30]

 

2. Ma come mai gli uomini, per procurarsi la morte, preferiscono sopportare interi monti sulle loro spalle sotto la pressione di un ferreo giogo, piuttosto che soltanto una piuma della Mia Volontà d’Amore? – Perché essi sono morti e perciò non si accorgono come e che cosa li opprime! O terribilissima pazzia del mondo!!!

 

3.

È il figlio dell’uomo, Cristo, Colui che semina la buona semenza. [Matteo 13,37]

 

3. Questo dimostra più che a sufficienza di quale spirito sono figli coloro che dicono: “Ciò che non proviene, oppure non viene almeno approvato da una certa città e da un certo capo umano, è un’opera di Satana!” Se dunque il Figlio dell’uomo non opera secondo la volontà di questa città, cosa che è impossibile Lui possa fare, cosa è poi Egli? O meretrice! Qual cattivo gioco stai conducendo con Me?!

 

4.

Non tutti coloro che dicono a Me: “Signore, Signore!” entreranno nel Regno dei Cieli, bensì soltanto coloro che fanno la volontà del Padre Mio nel Cielo. [Matteo 7,21]

 

4. Così anche il Dominus tecum, il Dominus vobiscum ed il Domine exaudi orationem meam, quindi né il tecum, né il vobiscum e meno di tutto l’exaudi procureranno il Regno dei Cieli! Questo s’intende considerato da parte Mia. Ma Io penso che questo riguardi soltanto i signori del mondo, – perché Io guardo soltanto alle opere, ma non al dominus tecum, vobiscum ed al vuoto exaudi!

 

5.

Chi fa la volontà del Padre Mio in Cielo, questi è Mio fratello, Mia sorella e madre. [Matteo 12,50]

 

5. Perciò sarebbe molto meglio dire: “Amate fratres” che “orate fratres”, per la qual ragione la muta preghiera blaterata viene considerata poi un’opera dell’amore, mentre invece ogni altra azione d’amore viene considerata senza valore, eccetto unicamente l’azione di sfregare il pollice con l’indice per l’orate fratres! Oh, queste sono, queste sarebbero certo delle strane madri, sorelle e fratelli?! In verità, questi non stanno con Me in nessun grado di parentela interiore!

 

6.

Chi ha i Miei Comandamenti e li osserva, questi è colui che Mi ama. [Giovanni 14,21]

 

6. Questo significa: “Chi ha l’amore e rimane fedele e stabile nell’amore, costui ama sicuramente Me ed il prossimo suo, perché questi sono i Miei Comandamenti: che gli uomini devono amare Dio sopra ogni cosa ed i loro fratelli e sorelle come se stessi”. Ma come può un fratello amare l’altro, se gli è signore e giudice? Come può in genere amare un uomo come fratello, se dapprima non vuole riconoscere ed amare il grande Padre santo? Che cosa è un uomo per l’altro senza di Lui? Io dico: “Null’altro che un animale da soma, che deve essere morale secondo natura, il quale per un salario assai cattivo deve servire il ricco e con ciò anche potente, e questo poi domina su di lui, sul povero fratello, come un signore e giudice! Questi signori e giudici però non osservano certamente i Miei Comandamenti, come nemmeno li osservano gli animali da soma che devono essere morali, dato che sono colmi di collera, colmi di invidia e colmi di vendetta verso coloro che vogliono essere i loro giudici ed i loro completi signori sulla vita e sulla morte. Oh atrocità su atrocità! In Verità, costoro mai dovranno vedere il Volto del Padre nel Cielo! Ed Io mai verrò da loro per rivelaMi!

 

7.

In questo viene glorificato il Padre: che portiate molti frutti. [Giovanni 15,8]

 

7. Che cosa è il frutto che deve essere portato abbondantemente, in che cosa consiste? Le opere dell’amore e di ogni umiltà provenienti da esso, è questo il frutto che deve essere portato a Me. Ma su quale albero deve crescere questo frutto, se il suo albero di appartenenza dell’amore e della vita è inaridito fin dalla radice e quindi è totalmente morto?!

 

8.

Questo Io vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. [Giovanni 13,34]

 

8. Ma non condannate né giudicate – e non abbiate poi più gioia quando un fratello, qualora si fosse smarrito, incorre in una punizione legale, anziché impietosirvi di lui e cercare di metterlo sulla giusta via. In verità, se Io avessi comandato: “L’uno derubi l’altro e poi l’ammazzi”, allora un tale comandamento avrebbe sicuramente trovato molta più approvazione in ogni attività; solo che nessuno vuole amare il suo fratello e la sua sorella! O tu, mondo ultramaligno! Sarà necessario molto del fuoco assai divorante per toglierti dal tuo indurimento!

 

9.

Ma se la luce che è in te è una tenebra purissima, quanto deve essere grande poi la tua oscurità? [Matteo 6,23]

 

9. Questo significa che se l’uomo già ama il falso per ottenere con questo un tanto più libero spazio per la sua cattiveria, quanto grande deve essere poi l’amore per il male stesso! Vedete, questa è la decantata sapienza del mondo, il discernimento illuminato: inventare regole, affinché sotto di esse l’uomo possa peccare tanto più liberamente! Ma la Mia Regola, che è l’Amore, essa la considera ridicola ed indegna di un uomo che vuole essere un perfetto allievo del discernimento che biasima l’amore e pronuncia lodi sul suicidio! Oh mondo! Oh abominio!

 

10.

Beati coloro che sono pacifici, poiché essi si chiameranno figli di Dio. [Matteo 5,9]

 

10. Dove sono ora questi? Certamente non dietro i cannoni, spade e giavellotti. Ma dove vive ora un popolo pacifico che viveva l’un con l’altro nella pace del vero amore fraterno dietro le Mie Armi di difesa?! Bensì, dovunque c’è una pace, c’è soltanto per paura dei cannoni, spade e giavellotti. Oh quanto pochi vivono ora sulla Terra che potrebbero chiamarsi giustamente figli di Dio, quanto pochi beati! Infatti ora tutti escono con le armi, o con le armi in pugno o con lingua appuntita ed a doppio taglio! Dove sono dunque i pacifici, dove i beati, dove i figli di Dio?!

 

11.

Se il sale è insipido, con che cosa si deve salare? [Luca 14,34]; [Matteo 5,13]

 

11. Questo testo interrogativo vale di preferenza per il tempo attuale, dove quasi tutto il sale è divenuto insipido, vuoto ed insulso, dato che non lo si estrae più dai monti dell’amore, ma lo si prepara soltanto dalle cloache dell’egoismo. Ma diteMi: quale sapore otterranno i frutti del mondo immaturi e fuori stagione conditi con questo sale?! Oppure adesso non già quasi ogni padre fa salare dalla testa ai piedi i suoi figli per guadagnare in futuro l’indipendenza ed il pane a ciò legato con questo sporco sale? Oh, essi un giorno anche nel Regno Mio avranno l’indipendenza in eterno in grande pienezza! Anch’Io saprò metterli così indipendenti e soli con se stessi, che a loro certamente mai si avvicinerà qualcosa. Infatti Io farò di loro delle statue uguali alla moglie di Lot e li metterò in eterno in luoghi eternamente solitari; qui dovranno conservare senza danno il loro sale dell’indipendenza per l’eternità! Comprendete ora il sale insipido?!

 

18 agosto 1842, mattino. (Continuazione)

12.

Quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affinché tu non ti vanti dinanzi alle genti col tuo digiuno. [Matteo 6,17]

 

12. Questo eloquente versetto vale anche particolarmente per questo tempo, in cui l’ipocrisia di ogni genere ha raggiunto dappertutto il culmine massimo. Alcuni corrono nelle chiese soltanto per essere visti come uomini devoti e per poter entrare così ben in grazia presso l’uno o l’altro ecclesiastico, altri per poter un po’ oziare in chiesa, di nuovo altri per incontrarsi in qualche angolo della chiesa con i loro attesi amanti e per intendersi reciprocamente sull’una o l’altra occasione con l’intenzione di peccare. Altri ancora per criticare gli uomini con un vicino o una vicina oppure per vedere con quali vestiti questo e quello o questa e quella sono vestiti. Un’altro ancora va a causa dei suoi bigotti congiunti per conquistare così il loro rispetto, affinché poi lo lodino e talvolta gli facciano anche dei regali. Qualcuno va in chiesa per cercare di rimediare con questo un certo maligno sospetto che pesa su di lui. Il migliore va nella casa di preghiera, nalòla migliore delle ipotesi, con una mezza fede, meglio superstizione, per invocare, a dir il vero più raramente da Me, ma tuttavia da un qualsiasi santo, un beneficio temporale, – ma nessuno che renda l’onore a Me!

13. Sì, ci sono ancora parecchie considerazioni da fare sul perché gli uomini corrono nelle case di preghiera; soltanto che Io sono il motivo meno frequente di tutti perché gli uomini corrono nelle stesse. Vedi, questi sono tutti digiunatori non lavati e non hanno nessun capo unto! Quindi gli uomini digiunano anche veramente soltanto per paura di Roma, ma per amore di Me nessuno vuole digiunare né nell’uno né nell’altro caso. Nessuno vuole veramente rinnegarsi, prendere la croce sulle sue spalle e seguirMi. Ognuno vuole solo apparire, ma non essere, perché per il servizio mondano basta già soltanto l’apparenza. A che scopo poi la gravosa esistenza?! Perché l’unzione del capo, e per quale ragione il lavaggio del viso? Infatti al mondo basta l’apparenza! In questo Io sono tuttavia il Nessuno! Ma presto verrà per ognuno il tempo in cui i non lavati e non unti verranno separati come la pula dal grano. Allora si allontanerà l’apparenza da loro, e saranno gettati nella loro nudità nel fuoco del drago. Comprendete questo bene!!!

 

13.

Non giudicate, affinché non veniate giudicati. [Matteo 7,1]

 

14. Io penso che questo versetto stia adesso, con ancora parecchi altri, proprio così nel libro della Luce e della Vita come una quinta ruota del carro! Chi dovesse trovar questo magari esagerato, costui gradisca passare in rassegna soltanto le leggi mondane ed ordinanze a milioni e poi ancora le innumerevoli reciproche considerazioni civili di tutto ciò che può e, perfino preso politicamente, deve essere trattato, giudicato e condannato dal tribunale mondano, – allora la quinta ruota del carro gli diverrà chiara come il Sole in pieno mezzogiorno. Per non pensare ad altre considerazioni reciprocamente giudiziarie, dato che un uomo è un giudice costante per l’altro! Dovrei Io forse per questo cancellare simili quinte ruote di testi dalla Scrittura? Oh no, questo non accadrà; piuttosto dovranno passare Cielo e Terra, prima che Io cancelli anche soltanto una virgoletta a causa della cattiveria degli uomini[47]! Ma un giorno proprio tali testi giudicheranno l’umanità e le sbarreranno la via per la Vita; perciò più nient’altro della quinta ruota!

 

14.

Dal frutto si riconosce l’albero. [Matteo 12,33]

 

15. Anche questo testo appartiene già di più al regno della quinta ruota del carro. Tu domandi: Si, perché dunque? Ebbene ascolta: È senza dubbio vero che si riconosce l’albero soltanto dal frutto, se è un albero buono o cattivo. Ma dimMi: da dove si riconosce un tale albero sterile e che non porta frutti? Oh, come mai ora non hai una risposta pronta?! Vedi, un albero si può riconoscere anche dalle foglie, perché così Io stesso riconobbi l’albero del fico senza frutto, che fu l’unico che Io maledissi[48], per questo esso non portò frutti se non unicamente quelli dell’apparenza per cibo dei vermi e del marciume della Terra! Vedi: su questo albero sta scritto con lettere ferree il destino dell’attuale tiepida, infruttifera umanità vivente! Comprendete questo tutti!

 

15.

Di ciò che il cuore è colmo, di questo la bocca è traboccante. [Matteo 12,34]; – [Luca 6,45]

 

16. Vedi, questo è il vero giudice. Soltanto anche in questo tempo ci si domanda: Di che cosa è la bocca traboccante, quando il cuore è totalmente vuoto in seguito alla grande tiepidezza degli uomini che sono divenuti troppo pigri perfino per peccare, a causa del fatto che prima sono stati troppo solerti nel farlo, per non parlare del fatto che devono portare ancora buoni frutti per questo? Vedi, questa è ora tutta un’altra domanda! Si dice anche: verrai giudicato secondo le opere tue! Questo è identico; come sarà il giudizio presso coloro che non hanno opera alcuna? Io ti dico: tutto secondo l’apparenza, alla maniera dell’infruttifero albero del fico sopra menzionato, perché ciò che è morto è già giudicato, e non ci vuole altro che una maledizione per l’estirpazione di tutte le piante parassite sui nobili alberi da frutto! Comprendi questo? Oh sì, tu lo comprendi!

 

16.

Ogni scriba, istruito per il Regno dei Cieli, è simile ad un capo famiglia che dal suo tesoro tira fuori cose nuove e cose vecchie. [Matteo 13, 52]

 

17. Perché questo? Perché già fin dall’eternità è stabilito nell’Ordine Mio che già da ogni seme di grano venga fuori sia un frutto fresco come pure di nuovo lo stesso seme come venne seminato prima nel terreno – e senza il vecchio albero non è pensabile un frutto nuovo. Se deve nascere qualcosa, allora deve pur esserci un fondamento. Quindi anche una parola vecchia è il fondamento per una nuova, ed una dottrina vecchia il fondamento per una nuova, come la vita passata è un fondamento della vita futura. Afferra dunque questo; perché conformemente a ciò viene giudicata la Mia Parola nella sua pienezza di Verità, se ha il vero vecchio fondamento! Comprendi questo? Sì, tu devi dapprima comprendere questo più di ogni altra cosa!

 

17.

Gli adoratori sinceri adoreranno il Padre in Spirito e in Verità. [Giovanni 4,23]

 

18. Questo significa adorare in modo vivente attraverso le opere dell’amore! Infatti nessuno può dire: Padre nostro, se non dimostra, attraverso le opere dell’amore per il prossimo apertamente dal suo cuore, di considerare tutti gli uomini come suoi fratelli e sorelle. Chi dunque fa le opere dell’amore, egli è colui che adora il Padre nello Spirito e nella Verità! Comprendete questo molto bene e del tutto profondamente in modo vivente!

 

18.

La lettera uccide, ma lo spirito rende viventi. [2°. Cor. 3,6]

 

19. Questo significa che non ti sono utili nessun sapere e nessuna fede senza l’opera! Che cosa serve ad un affamato una lista delle vivande? Un pezzo del pane più comune compensa per lui un’intera biblioteca piena delle più ricche liste delle vivande e libri da cucina! Perciò la vita dipende solo dall’opera stessa, ma non dalla vuota conoscenza dell’opera. Questo dice dunque tale versetto!

 

19.

La Verità vi renderà liberi. [Giovanni 8,32]

 

20. Come e quando? Quando essa diventa una Luce vivente nel vostro cuore che trae origine dal fuoco del vivente operoso Amore! E questa Luce può anche esser chiamata solo ed unicamente con il pienissimo diritto: Verità, – altrimenti ogni verità compresa con l’intelletto somiglia ad un frutto dipinto che è assai bello per l’occhio, ma per uno stomaco affamato è una vera canzonatura ed equivale ad una evidentissima bugia. Comprendetelo!

 

Continuazione il 19 agosto 1842, mattino

20.

Chi mette la sua mano all’aratro e poi si volta indietro, costui non è adatto al Regno dei Cieli. [Luca, 9,62]

 

21. La mano è la volontà, l’aratro è la Parola di Dio, il Regno dei Cieli è la vita d’amore operosa secondo la Parola. Se allora qualcuno afferra bene la Parola di Dio ed agisce poi anche a metà, ma per metà volge la stessa nel mondano e dice: “Finché io vivo nel mondo, così a lungo devo anche vivere con esso. Perciò non posso neanche rompere completamente con lo stesso, ma sono costretto a causa sua a partecipare a più di una cosa almeno a causa dell’apparenza, affinché esso non pensi questo o quello di me o perfino lo dica ad alta voce! Infatti non si può rendere il mondo diverso da com’è, e così ad uno in effetti non rimane altro da fare con esso se non ciò che non si riconosce proprio come assolutamente cattivo. Del resto per se stesso si può tuttavia fare, pensare e credere ciò che si vuole!”. Vedi, proprio questo significa mettere la mano all’aratro e poi si volta indietro nel mondo solo per non essere da esso crocifisso!

22. Ci si domanda però: “Ma con questo modo di arare come verrà preparato il campo per la semina del seme della Vita?!”. È del resto certamente vero che il tirare indietro l’aratro costa molto meno fatica che spingerlo in avanti. Soltanto che chi fa questo, non è, come dichiara il testo, assolutamente adatto per il Regno dei Cieli, perché prima che tu non avrai restituito al mondo l’ultimo soldo che da esso hai preso in prestito, non entrerai nel Regno dei Cieli! Osservate questo bene e siate perfetti agricoltori!

 

21.

Il punto più importante della legge è la giustizia, misericordia e fedeltà. [Matteo 23,23]

 

23. Vedete, questo è un nodo principale, chi lo sbroglierà, e come? Infatti a rigor di termini la giustizia e la fedeltà ad essa strettamente unita escludono ogni misericordia, perché agire giustamente non significa altro che agire fedelmente secondo la legge, mentre essere misericordiosi equivale a dire, condonare la legge a qualcuno. Ma come è quindi da comprendere: siate misericordiosi, e così otterrete anche voi misericordia? Come può essere qualcuno misericordioso e giusto? Io vi dico: Niente più facile di questo; si sia giusti verso di sé e misericordiosi verso il fratello, allora si vive completamente nell’Ordine di Dio e con questo si è completamente giusti, misericordiosi e fedeli. Questo è ben da osservare e da comprendere in modo vivente!

 

22.

Beato è il servitore quando il padrone arriva e lo trova a fare il suo dovere! [Luca 12,37]

 

24. Qui ci si domanda: quale dovere dunque? Null’altro che soltanto la Mia Volontà che consiste unicamente e solo nell’amore raccomandato; tramite cui poi si prega in modo vivente nello spirito e in tutta la verità: La Tua Volontà sia fatta! Comprendete questo per la Vita eterna!

 

23.

Si metta il mosto in otri nuovi, così si conservano entrambi (vale a dire mosto ed otri). [Matteo 9,17]

 

25. Così anche la Parola vivente può entrare solamente nei cuori che sono diventati completamente nuovi attraverso l’abnegazione. Ma se essa si annunciasse in cuori vecchi pieni di lordume e con ciò anche marci, allora essa farebbe con essi proprio quello che fa il mosto nei vecchi otri marci – vale a dire che li squarcia e poi va in rovina con essi. Proprio per questo motivo neanche si devono gettare le perle ai porci. Anche questo è ugualmente da osservare estremamente bene.

 

24.

La Sapienza si giustifica presso i suoi figli. [Matteo 11,19]

 

26. Così è fedele e vero. Ma questi non si devono preoccupare se non vengono compresi dal mondo; infatti sono diverse le vie della notte ed ancora molto diverse quelle del giorno. Chi cammina nel giorno, costui sa dove va; ma gli ospiti della notte corrono confusamente come pazzi e nessuno sa perché e per dove. Perciò il giorno non si deve curare del giudizio della notte, ma il giorno giustifichi il giorno! Anche questo dovete comprenderlo davvero bene.

 

25.

Chi ha, a questi sarà dato, cosicché egli avrà in abbondanza. [Marco 4,25]; [Matteo 13,12]

 

27. Questo appare quasi come un’ingiustizia; ma non è così, infatti ciò equivale a: Se qualcuno ha esercitato la sua piccola forza ed ora può portare pesi maggiori, con questo non diventa più debole, ma solo sempre più forte. Ma chi non ha mai voluto esercitare la sua piccola forza, perderà immediatamente anche questa forza, appena la userà per portare un peso, per quanto sia piccolo, e presto si accascerà sfinito nella completa morte. Perciò anche voi esercitate costantemente tutte le forze dello spirito; allora esso starà un giorno nella pienezza dell’eterna forza di vita e sarà ben in grado di portare sulle sue spalle i più grandi carichi del Mio Amore, Grazia e Misericordia. Perciò a colui che ha, sarà dato in abbondanza; ma chi non ha, perderà anche quello che aveva sin dal suo fondamento. Comprendete questo? Sì, questo lo dovete comprendere bene!

 

26.

Giovanni Mi disse: Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava i demoni nel Tuo Nome, il quale però non ci seguiva, e noi glielo abbiamo proibito.

Ma Gesù disse: non dovete proibirglielo, poiché nessuno che fa un’opera nel Mio Nome, potrà parlar male di Me”. [Luca 9,49-50]

 

28. Questo testo ti sia sempre una difesa contro ogni attacco del mondo! Infatti, chi non è contro di Me, costui è per Me. Comprendi bene questo? Serve solo una cosa, e questa sola cosa è il Mio Sale e la Mia Pace in voi! Comprendetelo bene tutti. Amen. Questo dico Io Gesù sempre in modo fedele e veritiero. Amen, amen, amen.

 

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Cap 24

“Egli deve crescere, io invece devo diminuire”

13 febbraio 1842. Mattino dalle ore 9 alle 10.30

Scrivente: Ans H.

Il servitore del Signore detta su Giovani 3,30: ”Egli deve crescere, io invece devo diminuire”.

1.  Questo testo sembra essere per molti un testo estremamente facile da afferrare. Solo che così non è per nulla il caso. Questo testo è compreso completamente solo quando esso è diventato per qualcuno un’effettiva condizione di vita. Ciò nonostante però qui dovrà seguire comunque la vera comprensione di questo testo.

2.  Però per comprendere a fondo questo testo ci si deve dapprima introdurre nella conoscenza del suo intimo significato: chi in primo luogo è il Giovanni, oppure l’io; e chi è, di conseguenza, il vero Egli che deve crescere, così come l’io diminuire.

3.  Giovanni è il simbolo dell’uomo esteriore che qui necessita di penitenza, la quale di per sé non è altro che la vivente conversione dell’uomo dal mondo a Dio. Così anche Giovanni ha predicato la penitenza affinché gli uomini deponessero il loro mondano e si rivestissero di ciò che è spirituale! Egli stesso era il simbolo della più severa penitenza.

4.  Cos’è quindi negli uomini il Giovanni? Giovanni è, negli uomini, il vero e proprio ‘io’ rettamente formato, ovvero la vita della carne, quando lo spirito e l’anima non vivono ancora per se stessi, ma per la carne! Qui sicuramente alcuni potrebbero ritenere che una vita simile è impossibile possa essere una vita giusta di cui Io Mi compiaccio. Solo che nella natura e nell’ordine di tutte le cose non è possibile che sia altrimenti. Per riconoscere completamente questa Verità, ciascuno può rivolgere i suoi occhi soltanto al mondo vegetale, e scorgerà del tutto chiaramente l’ ‘io’ e il ‘Lui’.

5.  Osservate un qualsiasi fiore: che cosa sarebbe del frutto se il fiore non diminuisse e appassisse? Vedete qui l’io e il Lui. Quando più avanti il fiore è già completamente caduto e il corpo del frutto, ossia il vero involucro nel quale sta nascosto il frutto, aumenta e cresce, allora c’è ancora poco da vedere del vero frutto interiore in cui è racchiuso il Lui. Ma quando anche l’involucro, quale secondo corpo, comincia a diminuire, così che si dissecca e dunque muore, soltanto allora, nella proporzione in cui l’io esteriore diminuisce, cresce e matura il Lui interiore, che è il frutto vivente.

6.  Ebbene vedete: che qui la vita dell’anima e dello spirito debba dapprima operare verso l’esterno, lo avete visto nel fiore e nel successivo involucro del frutto; che però non ci si debba fermare a questa vita rivolta all’esteriore, lo avete ben osservato nell’appassire del fiore e infine anche in quello dell’involucro. Se uno comprende giustamente questa similitudine, allora non gli sarà troppo difficile scoprire il Giovanni dentro di sé.

7.  Vedete, questo è dunque il Giovanni: quando uno legge la Parola dall’inizio alla fine, allora l’ha letta prima con gli occhi, poi con la bocca e così anche con gli orecchi. Vedete, se egli ha fatto questo con grande attenzione, allora, anima e spirito erano rivolti verso l’esterno e badavano alla carne, a come questa accoglieva in sé la Parola secondo la lettera. Vedete, non è questo il fiore? Ma che cosa accade dopo, quando la Parola è già stata letta? Osservate soltanto un fiore, quando un soffio primaverile comincia a muovere lentamente il suo calice. Non cadono allora, dagli stami maschili del fiore esteriore, i pollini fecondanti sui pistilli femminili del fiore, con cui soltanto allora è posto il nuovo germe vitale per la formazione del vero e proprio frutto interno, nella formazione appena visibile dell’involucro?

8.  Vedete, questo è l’accoglimento della Parola nella vita del sentimento interiore. Quando la Parola vi ha messo radici, allora essa comincia a crescere e diventa sempre più grande, e in questo modo forma dapprima un corpo, che è un corpo di penitenza, nel quale corpo è passato così il tutto del corpo esteriore. Questo corpo è poi il vero Giovanni.

9.  Ma qui non potrebbe qualcuno domandare perché poi questo corpo nobile deve anche nuovamente cominciare a diminuire, e che cosa è quel Lui che deve crescere? Vedete, quando la Parola è germinata nella vita del sentimento, che cosa muoverà, oppure dove mirerà il sentimento? Può il sentimento bastare a se stesso? Oppure non deve necessariamente avere un altro oggetto che afferra e in cui, alla fine, passa completamente?

10.      Affinché comprendiate questo ancora più radicalmente, vi voglio dare una nuova similitudine. Una sposa riceve da un paese lontano uno scritto del suo sposo. Lei legge ogni parola con grande attenzione, ma non appena ha scorso la lettera, si è subito anche formato in lei da queste parole un essere, vale a dire un uomo di sentimento simile a quello del suo sposo, nel quale uomo ora è passata la sua intera vita che rappresenta il fiore esteriore, e precisamente così, che adesso lei vive, respira, pensa e sente unicamente in questo secondo uomo.

11.      Vedete, quest’uomo è quindi anche un Giovanni nella sposa, il quale con la sua predica di penitenza l’ha costretta a ritirarsi da tutto il resto del mondo e a unirsi con questo nuovo uomo in lei. Ma ora Io domando ancora: “La sposa sarà ben soddisfatta con quest’uomo formato in lei, che costituisce tuttavia ancor sempre l’io?”. - Ebbene no, anzi lei comincerà ben presto a percepire molto potentemente, in questo nuovo uomo che si è formato in lei, il frutto vivente dell’amore per il ‘Lui’, e precisamente così da passare completamente in questo amore. Da questo ‘Lui’ il suo desiderio si esprimerà in modo sempre più vivente verso il vero ‘Lui’, e non avrà pace finché il reale ‘Lui’ sia venuto e lei non sia diventata perfettamente una sola cosa con Lui.

12.      Vedete, così è anche il caso con la Parola nell’uomo, dove prima è passata nel vivente sentimento. Essa non troverà pace nel nuovo uomo di sentimento, finché non avrà trovato in sé il vero grande e santo ‘Lui’. Ma quando ha trovato in sé questo ‘Lui’, dite e giudicate voi stessi: non vorrà passare completamente in questo ‘Lui’? Vedete, questo è fondato certamente nella natura di tutte le cose, e non vi è tra esse e gli uomini nessun’altra differenza se non, che mentre nelle cose, questo deve svolgersi così, presso l’uomo libero invece rimane un’arbitraria condizione della sua vita.

13.      E così l’io deve necessariamente diminuire, affinché il Lui cresca nell’uomo. E se l’io non diminuisce, allora tutto passerà all’esterno nella corteccia, nel fiore e nell’involucro, ma il frutto della vita non farà mai la sua comparsa.

14.      Voi potete ben spargere i fiori più belli nel terreno, ma non verrà mai fuori un frutto, bensì tutti marciranno decomposti nella terra. Ma se prendete il seme maturo e lo mettete nel terreno, allora vi convincerete certo in modo ben evidente del fatto che la vita completa esteriore è dovuta necessariamente passare in questo seme, poiché se questo non fosse il caso, come potrebbe, dal seme, venir fuori a nuova vita nuovamente la stessa pianta, lo stesso fiore, e la stessa precedente totalità della pianta?

15.      Se riflettete bene su questo, allora comprenderete anche perfettamente bene quel testo della Scrittura che suona così: «Chi ama la sua vita, costui la perderà; ma chi la fugge, costui la conserverà». Così, attraverso il Giovanni, in ogni uomo è qui mostrato in quale modo e maniera è da fuggire la vita. Agite dunque di conseguenza, lasciate anche voi diminuire il vostro io, allora anch’Io crescerò in voi e aumenterò all’Infinito, come ve lo insegna il testo della Scrittura che qui sta alla base. Amen.

 

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Cap 25

Il 60° salmo di Davide

[Versetti 8 – 14]

3 marzo 1842, pomeriggio dalle 15 alle 18.30

Scriventi: Maria, Guglielmina e Paolina H.

1.  Per comprendere questo genere di versetti, si deve prima sapere che cosa s’intende con Davide nello svolgimento dei suoi Salmi. Infatti fin quando qualcuno comprende sotto Davide nient’altro che un re dell’antichità che scriveva Salmi, fino ad allora non si può minimamente parlare di comprensione di questi testi.

2.  Ma se qualcuno comprende secondo il senso spirituale chi è Davide, costui comprende anche che cosa significa Sichem, la Valle di Suchot, Galaad, Manasse, Efraim, Moab, Edom e Filistea.

3.  Allora vogliamo vedere che cosa si cela dietro Davide!

4.  Vedete, Miei cari figlioletti, dietro Davide non si cela né più e né meno che Io stesso. Ora avete già una chiave. Ma come è da intendere il fatto che Davide è allo stesso tempo un uomo come ogni altro, che è composto di anima e corpo, e come può essere di conseguenza anche Me, giacché egli ha pure peccato a Me dinanzi?

5.  Allora ascoltate, e vogliamo vedere in che modo Io e Davide diventiamo una sola cosa; infatti, in questi versetti Davide evidentemente parla a Dio – e Dio a Davide.

6.  Vedete e fate ora bene attenzione: con il punto di vista di Davide è inteso l’Amore di Dio che discende giù, e con Dio è intesa l’infinita Sapienza dell’eterno Spirito.

7.  Poiché ora sapete questo, allora non sarà più difficile comprendere che cosa significa l’ottavo versetto del 60° Salmo che dice: “Dio parla nel Suo Santuario” ovvero Iddio parla nel Suo Amore e non nella Sua Sapienza, piuttosto la Sapienza nell’Amore; di questo Io sono lieto e voglio disperdere la Sapienza e non fare troppa attenzione ad essa, che è intesa con Sichem, ma in compenso voglio ben stimare la Valle di Suchot ovvero la vera Umiltà ed il puro Amore che ne deriva, di questo Io sono lieto. Quasi non sarà necessario menzionare chi è inteso con l’Io che è lieto, ovvero colmo d’Amore, e perché? Per l’unificazione dell’infinita Sapienza con l’altrettanto infinito Amore mediante la Misericordia di Dio.

8.  Poiché ora voi comprendete sicuramente l’ottavo versetto, allora comprenderete non meno anche il versetto successivo nono, il quale è soltanto un’analisi del primo, così come lo sono il decimo e l’undicesimo. Vedete, poiché Suchot significa l’Umiltà e come sua conseguenza l’Amore, però nell’Amore ora dimora la Sapienza essendo Amore e Sapienza perfettamente una sola cosa, allora sarà Mio anche Galaad come sarà Mio Manasse, – Galaad, la Sapienza ovvero la Luce che è mutabile ed instabile, e Manasse, l’Amore ovvero il fuoco della Vita, che qui è l’eterno permanente.

9.  Efraim è la Potenza del Mio Capo, e Giuda il Mio principe. Vedete, se voleste prendere questo alla lettera, verrebbe fuori il più gran nonsenso, perché con questo Davide in primo luogo avrebbe dovuto portare in giro o nella sua testa oppure sul suo capo un’intera tribù giudaica originaria, in secondo luogo un paese omonimo ed in terzo luogo una città omonima, ed oltre a questo, in più ben provvisto con l’armamento bellico. Ciò nonostante il così potente re Davide sarebbe tuttavia sottomesso al principe Giuda, giacché egli dice: “Giuda è il mio principe”, il che equivale a dire: “Giuda è il mio Signore”. – Ora già comprendete un po’ quale nonsenso sarebbe dal senso letterale se alla base non ci fosse un senso puramente spirituale?

10.      Ma poiché Galaad è Mio e Manasse è Mio, allora Efraim, quale Luce dell’Amore, è certamente la Potenza di tutta la Sapienza, che è il Mio Capo, e Giuda veramente un principe in Me, che è la vivente Parola dell’Amore fin dall’Eternità, mediante la quale tutte le cose sono state create, e che attraverso Davide cominciò a riversarsi potentemente sulla Terra. Vedete, Miei cari figlioletti, se questo versetto, cominciato particolarmente da Efraim, non ha un senso molto più sapiente da come appare esteriormente secondo la lettera?

11.      Quindi anche nel decimo versetto, con Moab s’intende il più umile Amore, che è simile al pentimento nel cuore umano, esso diventa qui un catino per lavare; e la scarpa, che è il naturale mondano, viene stesa su Edom che è la notte della morte. E Filistea giubila a Me – ovvero l’Amore purificato diventa una sola cosa con Me. Ma se l’Amore purificato è ora una sola cosa con la Luce ed l’ha racchiuso in sé, che è la sola Guida di tutte le cose, allora qui, nell’undicesimo versetto, si pone in apparenza la domanda sul perché la Luce è racchiusa nell’Amore, vale a dire: Chi vuol condurMi in una salda Città? E chi mi accompagna fino ad Edom?”. In quest’apparente domanda c’è però già evidentemente la risposta, se voi comprendete con Chi, il Mio Amore e con Me, la Sapienza e con la salda città, un cuore ben preparato, – e con Edom invece un cuore che è colmo di cose mondane e quindi anche di tutto ciò che è della morte.

12.      Ma come sta con la domanda dell’undicesimo versetto, proprio così sta anche con la domanda più chiarificatrice del dodicesimo, vale a dire: Non lo farai tu, o Dio, Tu che ci hai ripudiati e non esci più, o Dio, col nostro esercito? Il che equivale a dire: Tu, Luce dell’Amore, Mi guiderai nel tempo in cui Io discenderò sulla Terra; Tu certo non uscirai con la potenza della Luce, ma uscirai col nostro esercito, che è la potenza dell’eterno Amore.

13.      Ma affinché voi comprendiate bene questo interiormente, allora vi faccio notare che quando si parla della Sapienza divina, essa, se è rappresentata unicamente di per sé, è sempre indicata col singolare. L’Amore divino invece è spesso indicata nel numero multiplo, perché tutto ciò che c’è nell’intera Infinità ed Eternità, è proceduto dall’Amore.

14.      Se ora comprendete quanto precede, allora non vi sarà difficile comprendere i due ultimi analoghi versetti, i quali non sono altro che una ripetizione vivente ed umile del precedente e suonano così: “Dacci Assistenza nel bisogno” ovvero: “Tu, eterna Luce, sii e rimani l’eterna Guida del Tuo Amore, poiché l’aiuto umano è di nessuna utilità”, ovvero: l’Amore per se stesso non serve a nulla, perché ogni amore senza la santa Luce è soltanto un puro amor di sé che consuma se stesso.

15.      Perciò lascia, o Dio, operare l’Amore attraverso di Te in tutte le azioni, allora la tenebra, quale nemico più grande della Vita, sarà soggiogata in eterno. Ma nemico dell’Amore è il fatto che esso è cieco senza Dio, ma unito con Dio o con l’eterna Luce esso è la suprema Potenza, Forza e Potestà, alla Quale l’intera Infinità deve in eterno obbedire al cenno più lieve.

16.      In conclusione vi dico in aggiunta ancora che questi versetti svelati hanno un duplice riferimento, e precisamente proprio come si riferiscono a Me, così si riferiscono anche ad ogni singolo uomo. Perciò comprendeteli veramente a fondo, anzi assai profondamente nel vostro cuore, allora vi verrà una grande luce nella notte del vostro cuore. Amen.

17.      La Mia Grazia, Amore e Misericordia siano con tutti voi. Amen.

 

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Cap 26

Tre testi dalle Scritture

8 febbraio 1842, dalle ore 4 alle 7 di sera

Scriventi: Maria H., Guglielmina H., Paolina H.

 

[Atti degli apostoli 12, 8]: Allora l’Angelo gli parlò: “Cingiti e legati i sandali!”. Egli lo fece. Poi gli disse: “Indossa il mantello e seguimi!”

[Marco 6, 51]: Ed Egli salì con loro in barca, ed il vento si calmò; ed essi si meravigliarono oltre ogni misura.

[Atti degli apostoli 20, 10]: Paolo discese, si piegò su di lui, lo prese tra le sue braccia e disse: “State calmi, perché vedete, la sua anima sua è ancora in lui!”.

Il servitore del Signore dettava su questo quanto segue:

1.  Così talvolta, apparentemente come per caso all’occhio umano, in autunno un piccolo vortice di vento raccoglie le foglie di diversi alberi in un mucchietto, – e proprio così anche non raramente s’incontrano uomini completamente estranei, tanto che esteriormente ciò porta in sé l’indubbia apparenza del caso; come anche qui ha l’apparenza del caso il fatto che questi tre differenti passi, di cui ognuno è ampiamente di un'altra origine, siano stati scelti qui da voi, Mie care figliolette. Ma non è così. Che queste foglie prima citate di differenti alberi, costrette dal vortice di vento, formino ora un mucchietto, che i tre uomini estranei tra loro formino una compagnia molto amichevole, e così anche che questi tre differenti passi siano stati presi dal Nuovo Testamento, ebbene, alla base di questo sta una causa da Me ben ponderate e ben ordinata fin dall’eternità.

2.  Che cosa è ben di più: un passero intorpidito sul tetto, uno sparuto capello sul capo, oppure tre passi dal Libro Mio ricolmi di Vita eterna?

3.  Ma se Io già mi preoccupo di un passero intorpidito e conto gli sparuti capelli sul capo di ogni uomo assai precisamente in ogni istante, affinché senza la Mia Volontà nemmeno un passero cada dal tetto, e neppure un solo capello venga strappato dal capo; quanto più Mi importerà ciò che vi giova per la Vita eterna! E così vediamo dunque fino a che punto questi tre differenti passi da voi scelti si adattano perfettamente in modo ordinato tutti insieme.

4.  Vedete, poiché il Mio apostolo era un prigioniero e quale prigioniero, mediante la sua vivente fede, così come col suo grande amore, nella prigione Mi glorificava ed implorava il vivente Nome Mio nel quale sta celata la massima Potenza, Forza e Potestà, allora Io inviai a lui subito un messaggero del Cielo, affinché lo liberasse dal carcere. Ora, notate bene: in un carcere simile si trova più o meno ogni buon cristiano, cioè un completo seguace della Mia Parola e del Mio Nome nel cuore suo.

5.  Questo carcere è il mondo, ed in questo tenebroso carcere Io invio anche incessantemente dei messaggeri liberatori dal Cielo. E questi messaggeri hanno ancora fino a questo momento uno e lo stesso incarico, e precisamente di gridare a tutti i prigionieri: “Cingetevi con l’abnegazione e legate i calzari dell’umiltà ai vostri piedi, e poi indossate la veste dell’innocenza e dell’amore”, ed infine: “SeguiteMi coraggiosi e fiduciosi sullo stretto sentiero ed attraverso l’angusta porta fuori dal tenebroso carcere pieno di morte del mondo!” Coloro che, come l’apostolo, seguono subito in tutto la richiamata del messaggero celeste, costoro saranno anche immediatamente del tutto liberati da questo carcere e saranno guidati proprio da questo messaggero alla riva del grande mare della Misericordia e della Grazia, dove vedranno grandi onde di questo mare infrangersi sulla riva dove li attende la barca per la traversata che porta alla Vita eterna. Saranno colti sicuramente ancora da una grande paura, quando essi vedranno come vacilli la barca a loro destinata sulle onde del santo Mare infinto della Mia Misericordia e Grazia. Ed il vento mugghiante sopra le onde riempirà non meno i loro cuori di trepidante paura.

6.  Ma quando poi, guidati dal messaggero, saliranno sulla barca e vedranno Me stesso venire a loro sulla stessa e presto il vento si calmerà e si quieterà il mare, – quanto si stupiranno oltre misura di aver già trovato la pienissima e ultrabeata Vita eterna, proprio là dove con grande angoscia e timore s’immaginavano il naufragio dell’essere loro.

7.  Vedete, così avremmo già accordato due passi come se fossero già stati collegati fin dall’eternità nel modo più stretto l’un con l’altro.

8.  Or dunque vogliamo anche cercare di adattare perfettamente il terzo passo ai due precedenti. Ma affinché voi comprendiate anche questo in maniera utile, allora dovete dare prima anche un attento sguardo retrospettivo alle condizioni sulla barca.

9.  La condizione sulla barca, e precisamente al cospetto di Me stesso, somiglia o piuttosto è la condizione di totale contrizione dinanzi alla Mia infinita Santità divina. Sebbene questa condizione sia inevitabilmente necessaria per il conseguimento finale della liberissima Vita eterna, ciò nonostante essa è certo un’ultimissima caduta che uccide completamente tutto il mondano nell’abisso della propria nullità, con questa caduta l’uomo uccide in sé tutto il mondano, vale a dire, tutti i pensieri, tutte le cupidigie, in breve uccide fino all’ultimo centesimo tutto ciò che nel mondo gli si era, in qualche modo, appiccicato. In questo stato appare egli come completamente morto. Ma che cosa lo rende di nuovo vivente? Vedete, quello che dice qui il terzo passo: Paolo, che è un maestro dell’amore, il che equivale a dire del Mio stesso Amore risvegliante alla Vita scende su di lui, si china su di lui, lo stringe tra le braccia, e nello stesso tempo dice ai restanti impauriti, i quali non hanno ancora fatto quest’ultima caduta: “State tranquilli e non temete, poiché vedete, la sua anima, che è ricolma con la Vita eterna del Mio Spirito, è ancora completamente in lui e rimarrà anche per sempre eternamente nel Grembo del Mio infinito Amore Paterno”.

10.      E vedete, che le cose stiano proprio così e che questa seconda ed ultima condizione sia necessaria, lo potete riconoscere chiaramente dal fatto che, se qualcuno sale su una barca ad una riva, egli vuole certamente andare alla riva opposta come approdo. Quest’ultima condizione però è l’ultima riva d’approdo che ogni devoto fratello cristiano, come l’apostolo, deve raggiungere; perché chi non raggiungerà così quest’ultima riva, costui nemmeno sarà accolto un giorno nel Grembo Mio.

11.      Ebbene vedete, Mie care figliolette, in che modo bello e sicuramente ben ordinato si sono combinati fra loro questi tre diversi passi, e precisamente in modo tale che essi devono restare insieme inseparabilmente in eterno per il raggiungimento della Vita eterna; non è vero che questo vi fa piacere?

12.      Ora però Io vi dico anche: “Adeguate anche voi questi passi alla vostra vita in modo vivente, soltanto allora proverete in sovrabbondanza quanto oltremodo buono, amorevole e misericordioso sono Io, il vostro vero Padre santo. La Mia Benedizione sia con voi. Amen!”.

 

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Cap 27

I principi di Giuda e il Signore

26 febbraio 1842,dalle 16 alle 18,45

Scriventi: Maria H., Guglielmina H., Paolina H.

 

[Osea 5, 10]:       «I principi di Giuda sono uguali a coloro che spostano i confini; per questo Io riverserò come acqua la mia ira su di loro.»

[Amos 7, 6]:       «Allora il Signore si pentì anche di questo; ed il Signore Signore parlò: “Neanche questo dovrà accadere”.»

[Michea 4, 6]:     «In quello stesso tempo, dice il Signore, io raccoglierò gli storpi, radunerò in mucchi gli scacciati, e coloro che Io ho tormentato.»

 

Su questo il Signore ci diede mediante il Suo servitore la seguente spiegazione:

 

1.  Affinché possiate comprendere appieno questi testi, i quali in serietà sono di nuovo della massima importanza, dovete dapprima sapere che cosa si intende con i principi di Giuda; e poi ancora che cosa si inteso con l’espressione: spostare i confini.

2.  Con principi qui non sono intesi in un certo qual modo discendenti regali, ma quegli uomini che usano la Mia Parola, o alla maniera profetica, come vivente Parola interiore, oppure alla maniera ecclesiastica, come Parola esteriore secondo la lettera.

3.  Ora vedete, Miei cari figlioletti, se poi questi detentori della Mia Parola, in virtù della loro libera volontà, nell’uno o nell’altro passo della stessa agiscono in modo egoistico a propria discrezione proprio con questo Mio grande Tesoro contro la Mia divina Intenzione, o se i primi mischiano alla Mia Parola la loro propria, ed i secondi invertono il senso della Parola scritta per i loro ambigui ed egoistici scopi verso le cose della natura e del mondo, allora essi spostano i confini, cioè i confini del Mio Ordine eterno; per questo Io poi riverso su di loro anche la Mia Ira come acqua, se non ritornano nei confini stabiliti dell’Ordine divino.

4.  Ma che cos’è questa Mia Ira che Io sicuramente riverso sempre, simile ad un torrente d’acqua torbida, su questi principi di Giuda senza fede oppure interessati manipolatori della Mia Parola? Vedete, questa [Ira] è la completa cecità del loro cuore che certamente si manifesta sempre, per cui essi stanno lì come dementi, ciechi e sordi e non intendono più nulla con il loro cuore indurito, non vedono più nulla con i loro occhi apparentemente aperti e perciò non intendono e comprendono più nulla di quello che è dello Spirito dell’Amore e di ogni Vita da esso proveniente. Anche se essi leggono con i sensi fisici esteriori la Mia Parola scritta, tuttavia non ne comprendono semplicemente nulla; per questo stanno essi nella Mia Ira.

5.  Miei cari figlioletti, nel tempo attuale esistono ben straordinariamente molti di questi principi di Giuda; essi si trovano ancor fino a quest’ora nel Mio pentimento, con il quale è intesa la Mia Pazienza, Clemenza, Dolcezza e Misericordia. Per ciò che concerne dunque il Mio pentimento, anche non dovrà accadere che la Terra debba star lì come orfana, perché tutto sarebbe sommerso dalla Mia Ira, infatti per questo sta ovunque il Signore che qui parla dal Suo Pentimento in modo doppio: una volta per indicare che Io sono il Signore, nel senso infinito, del Cielo e della Terra, e quindi dell’intera infinita Creazione spirituale e materiale, e la seconda volta però per indicare che Io sono quell’unico e stesso Signore nel singolo cuore di ogni uomo che ha rivolto il cuore stesso a Me. E quindi la Parola Signore ripetuta due volte significa sia la Mia Presenza esteriore come anche la Mia Presenza interiore, poiché l’esteriore è pari all’eterna Sapienza, e la seconda è pari all’eterno Amore di Dio, Amore che parla nel cuore ed agisce nel medesimo e lo attira.

6.  Vedete, questo secondo Signore è, in effetti, Colui che parlò e che parla ancor sempre e proprio adesso dice nel Suo Pentimento: “Nemmeno questo deve accadere”, nonostante i molti principi di Giuda in questo tempo, che Io debba lasciare come orfani coloro che Mi cercano, bensì voglio rimanere fino alla fine del mondo con loro, vale a dire fino al tempo in cui il mondo presso di ciascuno ha trovato una completa fine, nel cui tempo egli giunge poi alla Mia perfetta contemplazione permanente in eterno e nel pieno possesso dell’imperitura Vita eterna; il che qui è detto nel terzo passo da voi scelto che suona così:

7.  In quello stesso tempo Io raccoglierò gli storpi, radunerò in mucchio gli scacciati e coloro che sono stati tormentati da Me. Ciò significa: “Nel tempo in cui il mondo di ogni singolo uomo sarà scomparso, tutte le sue forze represse dovranno essere destate ed unificate in una forza d’Amore e di Vita eterna in lui, e le brame respinte e disperse dovranno essere raccolte in un mucchio, questo significa sotto uno e lo stesso tetto dell’Amore. Ed infine quelli tormentati da Me sono le differenti prove e tentazioni che qui hanno completamente un’eterna fine in maniera naturale; poiché quando il Signore parla ed agisce in qualcuno e lo istruisce ed educa, costui sotto un certo aspetto è soltanto un uomo sofferente, poiché non si educa da se stesso, ma è educato da Me, il che equivale ad essere tormentato da Me.

8.  Quando però l’uomo si è lasciato educare fino alla fine del suo mondo, e quindi ha perseverato fino alla fine, allora il “Signore Signore” entra poi in lui, ciò che è la piena redenzione, il Battesimo dello Spirito col Fuoco, ovvero la perfetta rinascita, per cui l’uomo viene colmato completamente con il Mio Spirito Santo in ogni Amore, Forza, Potenza e Potestà; perciò egli diventa anche perfettamente una sola cosa con Me. Quali tentazioni sarebbe allora ancora possibile immaginare, dove è altrettanto impossibile pensare che possa più esistere qualche debolezza nell’uomo, e precisamente per il semplice motivo che un tale uomo rinato ed Io siamo perfettamente una cosa sola, ed egli può anche poi esclamare con il Mio Paolo: “Ora non vivo più io, ma Cristo vive in Me!”. Cristo però è il “Signore Signore!”.

9.  Vedete, questa è la vera comprensione interiore di questi testi. Rifletteteci bene ed accoglietela in modo vivente nel vostro cuore, poiché in verità non è sufficiente sapere questo esteriormente come i principi di Giuda che pure dicono: “Signore, Signore”, ma il Signore Signore non farà mai un ingresso nel loro cuore. Tutto questo invece deve essere letto in modo vivente e compreso attivamente con il cuore e nel cuore; soltanto allora viene il Signore ed alla fine il Signore Signore, come è stato mostrato nel corso di questa Rivelazione, viene nell’uomo e lo renderà da Sé vivente da parte a parte.

10.        Agite conformemente, allora anche voi, assolutamente sicuro e certo, e precisamente in brevissimo tempo, gusterete il battesimo del fuoco dello Spirito, amen. La Mia Benedizione sia con tutti voi, adesso ed in eterno. Amen.

 

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Cap 28

Domande su testi di Marco e Giovanni

3 gennaio 1847

(Interroganti: Paolo, Pietro e Paolina H.)

[Marco 9, 10]: «Ed essi Gli domandarono e dissero: Cosa dicono dunque i farisei e gli scribi che prima deve venire Elia?»

[Giovanni 7, 13]: «Tuttavia nessuno parlava di Lui apertamente per paura dei Giudei».

[Giovanni 3, 12]: «Se Io vi parlo delle cose terrene e voi non credete, come potete crederete se vi parlo delle cose celesti?»

1.  Vedi, questa è la giusta forma con cui solitamente il mondo domanda su tutte le Promesse dai Cieli, se esse non vengono preparate dai prodigi che il mondo nella sua grande stoltezza si raffigura. – Il mondo, caduto in ogni cecità, si consolida così sempre più nella propria stoltezza, ed alla fine s’immagina i segni promessi in una maniera talmente materiale come non potrebbero mai sorgere nella mente di un angelo. Ma quando poi i segni predetti arrivano sicuramente in una forma completamente differente da come lo stesso sciocco mondo se li è immaginati, allora ci si interroga esattamente in questo modo, ed Elia[49], come presso i giudei, viene sempre disconosciuto.

2.  Così succede ora con la promessa del Mio Regno dei mille anni; lo si attende materialmente nella Mia personale Presenza! – Vedi, questo Regno esiste già da molto tempo nello spirito e nel cuore degli uomini buoni. Ma poiché l’Elia materiale – ovvero la sciocchezza immaginata desunta dalla promessa – non compare proprio come se l’è immaginato il mondo nella sua assoluta cecità, così succede ora a Me ed al Regno Mio esattamente come Mi è andata millenovecento anni fa.

3.  Non uno, ma ben mille Elia ho fatto venire da allora, a preparare il popolo della Terra alla Mia Venuta come Padre, ma non andò e non va loro molto meglio che a Giovanni nel deserto. A te però, Mio giovane interrogante, questo serva per un vero esame della Parola! Se vuoi trovare il Mio Regno, allora cerca in te l’Elia che deve venire, che qui è un retto comportamento secondo la Mia Parola, allora il Mio Regno verrà con tutta la Potenza e Magnificenza interiormente in te stesso!

4.  Ma così, su questa giusta Via suggerita, Io sono certo già presso molti che si trovano tutti già nel Regno Mio; ma questi molti somigliano a quei buoni giudei che, per paura dei maligni grandi giudei del mondo, non avevano il coraggio di parlare liberamente di Me. La paura dei giudei era già in un certo senso reciproca, in quanto il grande aveva timore dinanzi al piccolo e così viceversa. Ma in questo vi è ora una differenza; ora, infatti, è sempre il piccolo che teme il grande. Tuttavia questo durerà ancora solo per un breve tempo, poi la paura sarà assai drasticamente invertita.

5.  Quando questo accadrà, allora ognuno del Regno Mio comprenderà il meglio possibile che uomo è l’Elia che deve venire; allora anche la fanciulla che adesso comprende difficilmente ciò che è terreno, afferrerà pure con grande facilità le cose celesti, anche se non le sono spiegate alla maniera dei Cappuccini da un qualche egoistico e molto interessato collegio di suore! – Infatti il Mio Spirito farà tutto questo presso i piccoli e deboli. Ma tuttavia il mondo rimarrà sempre molto cieco e sciocco; esso, infatti, non riconoscerà il vero Elia, come non lo ha mai riconosciuto ancora!

6.  Voi però dovete riconoscere Elia – e lo avete anche già riconosciuto; infatti egli è già presso di voi da tanto tempo. – Come accogliete lui, così accogliete anche Me; ma beninteso, soprattutto in senso spirituale. Amen.

 

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Cap 29

Risposte a tre domande

4 agosto 1842

Interroganti: a) Ans. H.; b) C.L.; c) Elisa H.

 

a) O Signore! Trent’anni fa io vidi nel convento R-n, quando mi misi a letto, un uomo colossale a cavallo nella mia stanza da letto, per la qual ragione fui colto da grande spavento. Quest’apparizione fu un’illusione, oppure fu una reale apparizione spirituale?

 

1.  Risposta: Puoi metterlo in dubbio? Io però ti domando: “Che cosa è più ragionevole e saggio supporre: che un perfetto nulla si manifesti in una qualche apparizione sotto la forma del cavaliere a cavallo visto da te, oppure che la forma vista sia sul serio qualcosa che qui è il suo vero motivo pieno di contenuti?”.

2.  Tu parli di un’illusione! Ma cos’è un’illusione? Se tu prendi due per cinque, oppure nero per bianco, oppure un albero per una torre, la Luna per il Sole, un pianeta per una stella fissa, oppure una donna per un uomo, ecco, questa è un’illusione che ha la sua base nella debolezza dei sensi e perciò è soltanto un disconoscimento dell’oggetto visto, ma è impossibile una visione del nulla sotto una forma, il che è la più grande insensatezza che un uomo possa essere mai capace di pensare!

3.  Perciò rimani con ciò che hai visto, e pensa che perfino le essenze dei sogni non sono dei vuoti nulla, ma veramente notevoli qualcosa! Comprendilo.

 

b) Il rinascere e la rinnovata diffusione dell’ordine dei gesuiti è salutare o no per l’umanità?

 

4. Risposta: Senza dubbio, cioè per l’umanità dei gesuiti stessi. Ma per quanto riguarda la restante umanità, ciò avrà una base molto sabbiosa con le salutari percentuali usuraie! Del resto non è neanche troppo lodevole accogliere tutti quanti i messaggeri celesti vestiti di nero, benché presso di Me non è proprio l’abito che fa l’uomo, ma soltanto di quale spirito egli è figlio! Comprendi questo? O sì, tu lo comprendi molto bene.

 

c)Ognuno che implora il Nome del Signore, sarà beato”. [Romani 10, 13]

 

5. Risposta: Di questo puoi essere assolutamente certa, nonostante tutti i giudizi di condanna e l’esame di coscienza della confessione dei monaci romani. In verità, chi Mi invoca nel suo cuore, costui non andrà perduto, anche se non solamente i romani, ma anche tutte le altre sette lo avessero condannato nello stesso tempo per tutte le eternità nel modo più amaro, perché la gelosia delle sette mondane non è ancora mai stato un giudizio dell’eterno Amore in Dio! Comprendi questo bene, Mia cara figliola. Amen.

 

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Cap 30

Spiegazione su dieci domande

6 agosto 1842, pomeriggio

Dieci domande, su desiderio del servitore, messe giù per iscritto da Ans. H.

 

1.

O Signore! Io non riesco a comprendere come mai nella legge mosaica era stabilita su così tante azioni la pena di morte, e che così tante stirpi insieme ai loro averi, furono sterminate senza pietà dagli israeliti nel Nome Tuo,– mentre Tu stesso quale Gesù dicesti: “Non giudicate per non essere giudicati; non condannate per non essere condannati!”.

 

1.  Risposta: Vedi, sotto Mosè e dopo Mosè vigeva il Vecchio Patto fino alla Mia Discesa. In questo Patto era stabilita la sola fede per la giustificazione, poiché l’antico Amore da Noé in poi aveva cominciato a trasformarsi sempre più nella pura sapienza. E così anche la legge mosaica si basava soltanto sulla fede; ma con la sola rigida obbedienza alla Legge, l’amore diventò la condizione interiore, segreta, per così dire inconscia, – infatti, [poiché negli uomini] la sapienza si era svincolata dall’amore, allora doveva anche essere sempre e rigorosamente giudicata, perché non potesse uscire dall’ambito dell’eterno Ordine. E così questo periodo, da Mosè fino a Cristo, fu un duro periodo di giudizio preparatorio, per cui anch’Io alla fine ho dovuto prendere su di Me il giudizio e il carico di tutti i suoi ordinamenti, e cancellare il Giudizio, ed al posto della fredda fede introdurre l’antico Amore. Vedi, questo è un motivo.

2.  Un altro motivo ancora più profondo del primo motivo stesso però, è questo, perché a  quel tempo il principe della morte e della menzogna non era ancora giudicato, ma assolutamente libero! Il perché è facilmente da indovinare, infatti a quel tempo egli voleva perfezionare se stesso attraverso la sapienza ed il giudizio della sola fede. Solo che questo suo orientamento trapassò in ogni idolatria, e così da parte Mia dovetti procedere contro il suo giudizio di nuovo con la stessa misura.

3.  Vedi, perciò allora tutto appariva così crudele! Ma quando Io discesi, allora egli fu giudicato, e l’antico Amore divenne l’unica legge. Se anche adesso accade il male, esso accade per cattiva volontà stessa degli uomini attraverso demoniaci suggerimenti; ma nella Mia Legge non vi è più nessun motivo per questo. Vedi, questa è la ragione.

 

2.

Il vincolo matrimoniale è un vincolo eternamente indissolubile?

 

4.  Risposta: Senza dubbio, se è stato suggellato per vero e puro amore soprattutto in considerazione di Me, come anche in considerazione del reciproco valore umano, o per lo meno successivamente si sia manifestato pienamente così. Se invece questo non è il caso, allora ciò che viene chiamato matrimonio non ha alcun nome e valore per il Cielo, ma tanto maggiore e più forte è spesso il valore che esso ha per l’Inferno! Questo lo comprenda ognuno!

 

3.

Quando io dico, entro in me, mi voglio esaminare, – allora è lo spirito che entra nell’anima o l’anima nello spirito? È l’anima che esamina lo spirito oppure lo spirito l’anima? Infatti l’anima non può entrare nell’anima e lo spirito nello spirito. Chi è dunque qui l’”io” e chi il “me”?

 

5.  Risposta: Io ti dico invece che qui non è né l’uno, né l’altro caso, – ma con l’entrare-in-sé s’intende solamente che qui lo spirito, ovvero l’amore, ritiri la sua libera volontà e la indirizzi solamente a ciò che è la Mia Volontà. Se invece l’amore lascia andare tutte le briglie alla volontà, allora la volontà diventa presto più forte dell’amore per Me e trascina poi quest’amore verso l’esterno, lo indebolisce, – e così indebolisce anche se stessa, essendo essa la Mia Forza per agire verso l’esterno nell’amore per Me! Entrare-in-sé significa quindi: attirare in sé le irradiazioni della volontà; ed esaminarsi significa: esaminare con l’amore per Me i Raggi della Volontà, per vedere se sono tutti rivolti a Me! Vedi, così è.

 

4.

Cosa significa il lieto volo vorticoso da me visto l’altro ieri di innumerevoli rondini sulla cima del Schlobberg intorno alla torre dalle sette campane?

 

6.  Risposta: Gli uomini assai stolti del mondo, i quali anch’essi preferiscono svolazzare attorno allo scintillante metallo, piuttosto che attorno ai viventi alberi della vita, e non riescono a separarsi da ciò che è più che morto e procura l’eterna morte, come non raramente una cupola dorata di una torre sovraccarica di fluido elettromagnetico porta la morte anche a queste bestiole. Vedi, questo significa l’immagine che hai visto.

 

5

Si deve prestar fede alla dichiarazione di una sonnambula secondo cui alcune persone hanno un’emanazione a forma di uncino ed alcune a forma sferica, e che le prime hanno una disposizione più spirituale e le ultime più mondane?

 

7.  Risposta: Le sonnambule non vedono sempre nel modo giusto. Ma per quanto riguarda questa indicazione, essa è pressappoco giusta quanto alla manifestazione esteriore, ma non altrettanto quanto al significato. Con la manifestazione esteriore vengono rappresentate solamente le polarità magnetiche o piuttosto animiche, in nessuna maniera però le caratteristiche più spirituali o più mondane dello spirito, ovvero della vera e propria vita di volontà d’amore. Perciò le sfere possono essere altrettanto celesti quanto gli uncini; dipende solamente dall’amore! Vedi, questo è giusto.

 

6.

È giusta l’asserzione di un’altra sonnambula, secondo cui ad ogni persona alla sua nascita viene assegnato un certo numero? Così per esempio io e C.L. avremmo il numero cinque.

 

8.  Risposta: Se tu lo vuoi credere, allora è così come tu credi, – altrimenti però nessuno viene contato, se non in base alla grandezza ed alla intensità del suo amore. Questo è però sempre il numero Uno con Me! Tutto il resto invece dipende dal puro credere. Vedi, questo è puro, buono e vero.

 

7.

La morte del duca di Orleans è da considerarsi un evento di così grande importanza?

 

9.  Risposta: Per il mondo sì, ma nei Cieli viene ritenuta di poco conto perfino la fine di un sistema solare! Nel tempo però devono accadere segni d’ogni genere; così anche questo deve essere un segno che Io non sono affatto amico di una dinastia costituzionale. Infatti quando su un carro diversi cocchieri lo vogliono guidare ciascuno con una volontà diversa, dove arriverà il mezzo? Ovvero con una tale conduzione non vengono intimiditi i cavalli ed alla fine si romperà l’intero carro? Vedi, perciò per un tale popolo anche tali segni. Così è da prendere questo.

 

8.

Non dice spesso più uno sguardo che una parola, e nello sguardo non vi è spesso più potere che nella parola?

 

10.      Risposta: Oh sì, se attraverso lo sguardo parla lo spirito! Tu però avresti dovuto domandare così: “Nella parola spirituale vi è più potenza che nella parola della lingua?” Così avresti compreso subito la tua domanda! Vedi, questo è il vero fondamento.

 

9.

O Signore! Come è da intendere il passo nel 19° capitolo, versetto 17 e 18 dell’Apocalisse di Giovanni: “Venite, radunatevi per il grande banchetto di Dio, affinché possiate mangiare la carne dei re e la  carne dei condottieri, e la carne dei forti e la carne dei cavalli e dei cavalieri, e la carne di tutti, dei liberi e dei servi, dei piccoli e dei grandi?”.

 

11.      Risposta: O Mio caro amico! Non comprendi tu questo?! Guarda, guarda! Il grande banchetto è già davanti a te, e tu puoi domandarne come fa uno che cerca qualcosa, mentre la porta in mano?! Il Mio Amore, questa santa Città, è certo il grande banchetto che col tempo consumerà tutto il mondano! Vedi, questo è il grande banchetto di Dio al quale ora venite invitati! Guarda, così è qui annunciato il senso dei Cieli. O amico! Vieni, vieni al banchetto interamente!

 

10.

Posso io influire su qualcuno che è in Francia, così che egli con questo venga trattenuto dal compiere un’azione oppure indotto ad una azione?

 

12.        Risposta: Io ti dico, con l’Amore e con la vivente fede in Me da esso proveniente, non soltanto su qualcuno in Francia, ma su qualcuno ancora molto più lontano – anche se fosse su Sirio oppure ancora infinitamente più lontano, poiché con Me tu puoi certamente tutto, ma senza di Me nulla! Questo non ti sarà certo sconosciuto! Perciò credi ed ama, allora vincerai sempre. Amen

 

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Cap 31

Tu sei Pietro la roccia

25 maggio 1847

Tu sei Pietro (una roccia), e su questa pietra Io edificherò la Mia Chiesa, e le porte dell’inferno non la potranno sopraffare! – Io ti darò le Chiavi del Regno dei Cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla Terra, sarà sciolto anche nel Cielo, e tutto ciò che avrai legato sulla Terra, sarà legato anche nel Cielo.

1.  A causa di questi testi della Scrittura regna tuttora sulla Terra il più grande errore e la più grande insensatezza in tutti gli ambiti cristiani, poiché tutti, senza eccezione, si ritengono più o meno la roccia della chiesa di Pietro e presumono d’avere le Chiavi autentiche per il Regno di Dio e di aprire o chiudere a piacimento questo Regno per coloro che vi vogliono entrare, questo significa, dar la Parola del Vangelo secondo il loro arbitrio, mutilarla, occultarla, proibirla, dare al suo posto dei comandamenti arbitrari e porre sopra di questi le pene eterne, per indurre gli uomini, con siffatti comandamenti, a quanti più peccati possibili, poi altrettanto arbitrariamente rimettere oppure non assolvere questi peccati, ed in cambio di certe opere di penitenza, perfino impartire indulgenze complete o parziali per tutti i peccati commessi, oppure anche rifiutare di darle!

2.  Se qualcuno avesse qui un chiaro intelletto grande solo come un atomo, allora dovrebbe egli riconoscere, per amor della Mia Divinità, che Io, che predicai in ogni occasione solo ed esclusivamente la Legge dell’amore fraterno universale, non avrei mai potuto dare all’apostolo Pietro, né a tutti gli altri apostoli, una tale disposizione e tali pieni poteri, che chiaramente rispetto all’amore per il prossimo stanno proprio nello stesso rapporto come sta in rapporto l’Inferno con il Cielo!

3.  Chi emette delle leggi, costui emette anche il giudizio; è il giudizio amore? Proprio per questo Io presi su di Me ogni giudizio sulla Croce, affinché agli uomini rimanesse soltanto l’amore, – ma com’è mai pensabile l’amore, dove un miliardo di seggi da giudici si erigono tra coloro che dovrebbero essere fratelli e, ovunque si guardi, non si scorgono altro che leggi su leggi?! È questo Pietro la roccia sulla quale deve essere edificata la Mia Chiesa, la quale non è e non deve essere nient’altro che soltanto amore e nuovamente amore?!

4.  Chiunque Mi riconosce e Mi ama come Pietro, costui è una vera roccia sulla quale Io posso edificare la Mia vera Chiesa, il Mio vero Amore e Sapienza proveniente da Me, ed anche la edifico veramente in piena serietà. Ma può allora una qualsiasi grande o piccola comunità, sotto un qualsiasi capo supremo, essere una roccia, se ciascuno pensa e crede ciò che vuole; dove l’uno mormora con le labbra parole incomprensibili e spaccia tale mormorio per un’utile preghiera, l’altro invece maledice queste cose e le schernisce e ne ride, un terzo si fa avanti come giudice e condanna tutto nel più profondo abisso dell’Inferno?! – Può una tale comunità, oppure il suo capo, essere una roccia sulla quale è edificata la Mia Chiesa che le porte dell’Inferno non devono mai sopraffare?!

5.  Io dissi: “Nell’amore, se vi amate l’un l’altro come Io amo voi, si riconoscerà che siete veramente Miei discepoli!”. Io diedi quindi l’amore come unico segno di riconoscimento dal quale poter riconoscere se qualcuno è una vera roccia sulla quale è edificata la Mia Chiesa. – Ma come può allora il seggio da giudice, ora così moltiplicato tra coloro che dovrebbero essere fratelli, essere un segno di riconoscimento della roccia di Pietro che l’Inferno non vincerà mai e della Mia Chiesa edificata su di essa?! – O tu terribilmente cieca stupidità degli uomini di questo tempo, tu che ti ritieni invincibile dall’Inferno e, secondo tutto il tuo modo di agire, ti ci trovi già da tanto, tanto, tanto tempo nel bel mezzo!

6.  Se Io con ciò avessi voluto fondare una chiesa visibile, allora avrei detto a tutti gli apostoli e discepoli: “Voi tutti siete Pietro!”. Solo che Io dissi questo in modo anche troppo tangibile, unicamente a Pietro, poiché egli fu il primo che Mi riconobbe secondo la Mia Natura divina! – Egli fu quindi anche il primo al quale Io diedi, nella sua fede e fiducia, le chiavi per il Regno dei Cieli, il quale è un Regno dell’amore per Dio nel cuore degli uomini, e soltanto da questo il vero amore per il prossimo, amore al quale però nessuno può giungere senza un precedente riconoscimento di Dio, poiché chiunque, per poter amare qualcuno, sicuramente deve conoscerlo dapprima.

7.  Questo amore per Dio e per il prossimo è quindi il vero Regno di Dio, l’unica vera Chiesa che è edificata sulla roccia del giusto riconoscimento e della solida ed incrollabile fede e fiducia derivata da esso, che ovviamente nessun Inferno potrà più distruggere.

8.  Ma un’opera esteriore di sfarzo e parate cerimoniali collettive di una presunta invincibile Chiesa di Cristo, sopra una qualche roccia di Pietro d’oro e d’argento, è tanto poco chiesa e roccia di Pietro quanto l’Inferno è un cielo o l’escremento di un porco un diamante. – Oppure ho mai detto: Dall’oro, dall’argento, dalle pietre preziose, dagli abiti costosissimi da messa, dalla grande potenza terrena e dal grandissimo prestigio terreno, dai più sontuosi edifici delle chiese, da campane ed organi, dalla lingua latina e da altre cose simili si riconoscerà che siete Miei discepoli? – In verità, in verità, cose simili non sono mai state indicate e preannunciate da Me come segni di riconoscimento della Mia vera Chiesa; lo sono stati invece con Giovanni, nell’Apocalisse, dove si parla della grande meretrice, – ma non sarà di certo questa la roccia di Pietro?!

9.  Simon Giona, che era un vero Pietro, disse ad uno che egli aveva guarito con il Mio vero Spirito in lui: “Oro ed argento non ne ho, ma ciò che ho te lo do!”. – Ora, in buona coscienza, senza rendersi ridicoli dinanzi a tutto il mondo, potrebbero dichiarare di sé questo anche coloro che vogliono o dovrebbero essere successori di Pietro a Roma, i vescovi in Inghilterra, certi soprintendenti in Germania ed il potente patriarca di tutti i greci?! Forse anch’essi non hanno sacche, né scarpe, né bastoni? – Oh, vedete come era Pietro e come era edificata la sua chiesa d’amore sulla roccia del suo cuore, e quale era il suo fondamento, e come sono ora edificate tutte le chiese attuali, e qual è il loro fondamento? Io ritengo che questo lo dovrebbe afferrare ed anche vedere perfino un cieco, per non parlare di uno cui gli occhi sono già piuttosto aperti.

10.      Viene il tempo in cui dappertutto si adorerà Iddio in spirito ed in verità, e non a Gerusalemme e non sul monte Garizim! – Così anche voi leggete nella Scrittura. Ma perciò poi spirito, verità, giusto riconoscimento, fede, fiducia e vero amore per Dio e per il prossimo, nel cuore di ogni singolo cuore, sono dunque l’unica e vera roccia e la vivente Chiesa ivi edificata da Me stesso, la quale è l’unica che può opporre resistenza all’Inferno in eterno! Tutto il resto invece è una vana opera degli uomini e non vale assolutamente nulla e non offre la minima protezione contro l’Inferno, se qui mancano la vera roccia e la vera chiesa vivente, edificata in ogni singolo uomo.

11.      È perciò anche una domanda inutile il chiedersi quale chiesa esteriore visibile, tra le molte che portano il Mio Nome, sia quella giusta. – La risposta è e non può mai essere in eterno che: assolutamente nessuna! – Solo la chiesa nel cuore che Io ho fatto è l’unica giusta e sicura dall’Inferno in eterno; tutto il resto l’ha escogitato il mondo, appartiene ad esso e dinanzi a Me non vale nulla in eterno!

12.      Quindi anche le Chiavi per il Regno Mio sono solo nella Chiesa vivente, unicamente vera, mai invece da cercare in una qualche comunità ecclesiastica o presso un suo capo. Allora, ciò che qualcuno, da questa sua propria chiesa vivente, edificata da Me nel suo cuore, scioglierà o legherà sulla Terra della propria vita naturale e della vita dei suoi fratelli, quello è anche già sciolto o legato in Cielo, perché questa sola vera chiesa è già il vero e proprio Cielo stesso – ovvero, detto ancora più chiaramente: qualunque cosa qualcuno compirà in questa e da questa sua potente chiesa d’amore, sarà in eterno compiuto anche in Cielo!

13.      Queste sono perciò anche le giuste Chiavi per il Regno dei Cieli: che voi Mi riconosciate come il vostro santo verissimo Dio e Padre, amiate Me sopra tutto, e amiate i vostri fratelli e sorelle come voi stessi! Se questo è presso di voi il caso, allora avete Pietro, la vera Chiesa pienamente edificata e le autentiche chiavi per il Regno dei Cieli; tutto il resto è invece un nulla! – Comprendete questo molto bene e vivete di conseguenza. Amen, amen, amen!

(continuazione il 29 maggio 1847)

14.      Ma se qualcuno tra di voi, a proposito della roccia di Pietro, volesse domandare e dire: ‘Sì, se questa roccia è dunque da intendere in senso puramente spirituale ed è da cercare solo in ogni singolo uomo e non è da intendere che va cercata nel capo di una comunità, né nell’intera comunità, perché allora il Signore permette che per secoli le comunità si prendano per i capelli, si azzuffino continuamente l’un l’altra nel modo più crudele, solamente a causa della giusta roccia di Pietro, giacché ciascuna comunità crede fermamente che in essa dimori Pietro la roccia?!’

15.      La ragione di tale tolleranza si trova molto più in profondità di quanto qualcuno di voi potrebbe immaginare al primo momento. Ovviamente non è che debba essere così com’è, – e tuttavia deve di nuovo essere così, perché tutto il resto è ancora così! – Ad Abramo è stato suscitato un giusto discendente in maniera spirituale e senza accoppiamento sessuale; similmente furono generati Giovanni, Maria, e nei tempi primordiali tali procreazioni accadevano di frequente, e così parecchi profeti furono generati in questo modo.

16.      Questa procreazione è indubbiamente quella giusta e ancora adesso avviene non raramente all’insaputa dei genitori; ma questo modo è del Cielo e non è adatto per il mondo, il quale però deve tuttavia anche esistere perché possa aver parte alla Redenzione. Ma che cos’altro rimane allora da fare se non lasciare al mondo il suo modo sensuale generativo, e quindi lasciar che continui a sussistere l’antico peccato, accanto alla completa Redenzione, affinché ogni anima naturale prigioniera abbia la via non impedita per il Regno della Grazia e della Misericordia in un modo o nell’altro! – Quindi devono sussistere anche dei Pietro esteriori, nei quali i figli del mondo possano orientarsi in qualche maniera.

17.      Come allo spirito è gradito solamente ciò che è della propria natura, così riesce gradito anche al mondo ciò che è della propria natura. Qui è al giusto posto il proverbio che dice: ogni simile si associa di preferenza con il suo simile. Anche dagli alberi e da altre piante sarebbe da desiderare che, anziché la preliminare fioritura e certo altre manifestazioni per così dire cerimoniali, essi portassero subito alla luce dei frutti maturi. Soltanto che la cosa non può andare diversamente se, dal grande circuito degli esseri, tutto ciò che è ancora in basso, alla fine deve essere indirizzato verso l’alto, e qui pervenire all’eterna libertà!

18.      Dunque deve anche essere permesso che, accanto all’unica giusta via dello spirito, siano lasciate al mondo anche le sue differenti vie laterali e talvolta perfino le vie errate più accecanti, sulle quali con il tempo il mondo possa, o qui o là, essere condotto sulla giusta via. Oppure potrebbero forse i primogeniti che vengono dal basso essere subito battezzati nell’unica vera chiesa, quell’interiore dello spirito? Questo sarebbe altrettanto poco possibile quanto un frutto subito maturo senza la precedente fioritura dell’albero.

19.      Il principe della notte e della morte deve quindi avere, accanto alla giusta chiesa che è edificata sulla roccia di Pietro, anche la propria cappella mondana. Ma da questa cappella, una strada va tuttavia alla vera Chiesa, ed egli non può impedire a nessuno che vuol passare da questa cappella alla vera chiesa, come non può impedire a voi di passare da quella stessa cappella alla Mia vera Chiesa e di rimanervi per l’eternità!

20.      Ma sotto la vera Chiesa, raffiguratevi Maria, e sotto la cappella mondana, Marta, la quale fa molto rumore per cose puramente mondane, mentre Maria, con la sua parte migliore, ascolta ai Miei Piedi la Mia Dottrina, la quale soltanto è Luce e Vita, e l’accoglie nel suo cuore! – Ma quando il loro fratello fu nella tomba, allora piansero entrambe ugualmente, ed entrambe vennero da Me affinché Io risvegliassi colui che, – nel sepolcro – giaceva morto, fasciato e pieno di fetore imputridito!!!

21.      Ma non più oltre con questo! – Io penso che da questo Dono voi potrete desumere assai facilmente perché, accanto alla vera chiesa di Pietro nel cuore, ne siano permesse anche di esteriori; perciò sarebbe anche completamente superfluo parlarne ulteriormente. Quindi considerate bene questo nel cuore. Amen.

 

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Cap 32

Sulla lettura della Parola di Dio

2 luglio 1847

 

         Come certuni leggono la Parola di Dio – e come la Parola di Dio deve essere letta o ascoltata dagli uomini per l’utilità dell’anima, lo spirito e la vita.

1.  Ci sono lettori d’ogni genere della Parola di Dio, della vivente, anzi di Quella mediante la quale tutto ciò che esiste fu fatto.

2.  Alcuni la leggono come l’antica storia del principe Piripinker, la storia di Genoveffa, quella di Pollicino e la storia dei quattro figli di Aimone! – Secondo costoro la Bibbia è un’antica opera raccolta qua e là da tutti i tempi, che non può più competere con la nuova letteratura, – essa conterrebbe una grande quantità di mistiche favole prodigiose condite con una vecchia morale talvolta molto insipida, a volte con abbozzi storici e più spesso con prediche minacciose, punitive e profetiche promesse di sventure, le quali però non sarebbero molto meglio delle previsioni del tempo nei calendari dei contadini, ciascuna delle quali sarebbe sicuramente giusta per una qualche determinata parte della Terra; infatti se non piove qui, allora potrebbe certo piovere in Cina o su Tahiti o su Otaheiti, in Kamtschatka oppure in Sud America. Altrettanto così starebbero le cose riguardo alle profezie nella Bibbia. Se non si avverano in Europa, ci sarebbe pur sempre un’Asia, Africa, America, Australia ed una quantità innumerevoli di grandi e piccole isole nel grande mare del mondo, dove sull’una o sull’altra una profezia del genere deve sicuramente ed indubbiamente realizzarsi!

3.  Presso tali lettori però la Parola fa anche un certo effetto, oh, un magnifico effetto! – Essa, infatti, fa sì che sbadiglino e poco dopo comincino ad addormentarsi, fisicamente e spiritualmente per l’eternità, cioè essi passano assai dolcemente nella morte eterna! Chi, infatti, non diviene operante secondo la Parola, costui muore per l’eternità spiritualmente e fisicamente.

4.  Per costoro però Io ho fatto svelare chiaramente già troppo spesso la Parola del Vecchio come del Nuovo Testamento, per mezzo di diversi veggenti e servitori, cioè per mezzo del Mio santo Spirito in loro. Ma allora la Rivelazione fa lo stesso effetto, e si dice inoltre: “La Vecchia Bibbia è come un Proteo e come un camaleonte, utilizzabile in tutte le forme e colori, ed una testa sveglia ne può fare ciò che vuole, come un abile scultore della rozza materia”. Con questa critica non cresceranno certamente delle montagne d’oro nel Regno della Vita per lo spirito dell’uomo!

5.  Poi ci sono ancora altri lettori, costoro hanno bensì un certo rispetto per la Bibbia, e talvolta la leggono anche con molta attenzione; ma poiché vi sono dentro molte cose che non capiscono e talvolta si imbattono perfino in contraddizioni letterali, allora dicono solitamente tra sé e qualche volta anche in presenza dei loro amici: “Se Iddio avesse voluto rivelare la Sua Volontà agli uomini attraverso la Bibbia, allora avrebbe dovuto tenere soprattutto al fatto che, in primo luogo venisse compresa da ognuno, ed in secondo luogo per tutti i tempi, e per ottenere l’ultimo scopo, Egli avrebbe dovuto preoccuparsi che un tale gioiello di tutti gli uomini, dovendo essere santissimo, venisse conservato senza falsificazione anche per tutti i tempi”.

6.  Questa critica è in verità un pochino migliore di quella suddetta, però essa non regge, infatti riguardo a quello per cui si dà pena un tale critico, per questo è già stato provveduto in mille modi. Se però è cieco e non se ne accorge, allora può ascriverlo soltanto a se stesso se malgrado ciò rimane un asino e sperpera le forze del suo spirito per un cibo da asini!

7.  Chi oggi ha dinanzi agli occhi faccende politiche mondiali, domani ogni genere di altre cose, il terzo giorno operazioni finanziarie, il quarto giorno forcate di letame e di fieno, il quinto svariati miglioramenti di alberi da frutto e delle viti, il sesto giorno belle fanciulle, teatro e simili, il settimo giorno non sa, a causa del troppo mondo, dove gli sta la testa, l’ottavo discute se mai in una taverna con i suoi amici mondani su diverse cose del mondo per distrarsi ancora un poco e per divertirsi, il nono giorno non fa altro che pensare e riflettere su quali lavori ci saranno e si faranno l’undicesimo, il dodicesimo, il tredicesimo ed il quattordicesimo giorno, ed al massimo il quindicesimo giorno ingoia in qualche modo un paio di versetti della Bibbia, come un viaggiatore un paio di cucchiai di minestra, quando il postiglione dà già il segnale per la partenza; – domanda: “Può costui pretendere che gli voli in bocca, come usate dire voi, la pappa pronta dello Spirito Santo?”. – Qui è il caso di dire: “Da rovi e cardi mai si raccolgono fichi ed uva”.

8.  Quanto poco gigli e rose crescono sulle ortiche e sullo stramonio, tanto meno può giungere un animo completamente stipato con tutte le faccende mondane alla comprensione interiore spirituale della Mia Parola ed ancor meno alla maturazione! – E così un tale sapiente mondano non si può assolutamente scandalizzare se egli, secondo lo spirito, rimane un asino nel tempo e molto facilmente anche per l’eternità.

9.  Ma di ciò di cui uno si occupa, di quello egli col tempo diventa anche esperto. – Chi si occupa del mondo, costui col tempo diventa esperto del mondo; ma per il Regno di Dio rimane uno stolto pieno di cecità. – Chi si occupa di cavalli, diventerà un esperto stalliere, chi si occupa di pittura, diventerà un pittore, chi si occupa di musica, diventerà un maestro di musica, e così via. – Ma chi prima di tutto si occupa della Mia Parola ed opera di conseguenza, costui diventerà esperto nel Regno Mio della Vita eterna, che è annunciata ad ognuno nella Parola, ed impara a comprendere che cosa ha da fare per raggiungerlo.

10.      Ma se qualcuno legge, per così dire, in tutte le sante ricorrenze, solo alcuni passi dalla Bibbia oppure da altre Rivelazioni come se leggesse un pezzo di carta scritta nella quale era avvolto un pezzo di formaggio, oppure come fa qualcuno nella latrina, che per noia vuol decifrare articoli intellettuali mezzo strappati come fossero un cosiddetto rebus, allora– in verità, lo Spirito Santo è così ben lontano come i due poli estremi dell’infinita Creazione.

11.      Presso di Me non c’è nulla di un Deus ex machina (un Dio apparso per incantesimo), bensì ogni cosa c’è solo esclusivamente da una diligentia dello Spirito esclusivamente se esercitata in rebus divinis; – dove manca quest’esclusiva diligentia (diligenza) a causa di ogni genere di machinis mundi (macchinosi affari mondani), là non vi è neppure nulla o soltanto molto poco del Deus in nobis (Dio in noi), e perciò anche altrettanto poco della vera comprensione della Parola di Dio, antica oppure recentemente rivelata!

12.      Persone simili però Mi sono anche veramente ripugnanti, perché sono tiepide per la cosa più importante di tutte e considerano la promessa Vita eterna esattamente con la fiducia con cui un giocatore del lotto considera il suo biglietto della lotteria: se c’è e ne viene qualcosa, allora è bene; ma se non c’è e non ne viene nulla, va bene ugualmente. – Sì, in verità, presso di costoro sarà certo bene in eterno anche così, se con la Vita eterna non ci sarà nulla ed anche non verrà nulla che potrebbe aiutarli ad ottenerla.

13.      Chi però legge la Mia Parola, costui la legga attentamente e la conservi bene nel cuore e, in base alla sua forza, agisca secondo la Parola, e non sia semplicemente un vano lettore o ascoltatore della stessa, ma un vero, vivente e caldo operatore, allora egli raccoglierà anche i giusti frutti come sono promessi nella Parola dell’antica e nuova Rivelazione. Ma nessuno s’immagini che Io, ad uno che tratta la Mia Causa come un processo di donne anziane o al massimo come una sciocca presa di tabacco da fiuto oppure come un conto del ciabattino, tirerò dietro il Mio Regno, la Mia Grazia e la Mia grande Misericordia! – Oh no, questo Io non lo farò sicuramente in eterno.

14.        Ma ognuno creda nella sua stoltezza ciò che vuole; Io farò quello che voglio e non Mi lascerò in eterno fuorviare dalla stupidità degli uomini, infatti Io non ho bisogno di voi uomini, ma voi avete bisogno di Me! – Io però visiterò la stupidità degli uomini con un flagello e vedrò per quanto tempo essi Mi sfideranno. – Ma per quanto infinitamente buono Io sia con colui che Mi cerca seriamente, altrettanto inesorabile sono anche con colui che nel suo cuore, rispetto al mondo, Mi considera non molto meglio di una presa di tabacco da fiuto amen; in verità, in verità, amen, amen, amen.

 

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Cap 33

La Preghiera del Signore

19 settembre 1842, mattino

Scrivi oggi un argomento solenne, vale a dire l’invocazione nella Mia Preghiera che suona così:

 

Padre nostro,

che sei nel Cielo!

 

1. Giornalmente milioni di uomini fanno ora quest’invocazione, ma solo molto pochi fra questi pensano che cosa dicono con ciò, ed ancor meno tra questi pregano nel vero senso celestiale; e certo devono pregare questo nel senso celestiale, dato che il Padre che essi invocano è nel Cielo.

2. Ma come suona dunque quest’invocazione nel senso celeste? Non è questo il luogo di scomporre analiticamente questo senso attraverso rispondenze, ma al presente vi voglio mostrare solamente nel modo puramente celeste spirituale – e precisamente con le parole naturali, perché voi non comprendete il linguaggio dello spirito –, come questo suona dalla bocca degli spiriti più puri. E così ascoltate dunque; esso suona così:

 

Eterno infinito Amore,

Tu che dimori nella Luce della Tua Santità!

 

3. Questo è un modo ed un senso! Da questo però deriva il successivo senso ancora più profondo, e questo suona così:

 

Vita di ogni Vita,

che qui dimori nei nostri cuori!

 

4. Vedete, questo senso è già di nuovo più profondo! Ma vogliamo vedere ancora ulteriormente che cosa ancora di più profondo si cela dietro questo. E così ascoltate dunque, così suona più profondamente:

 

Uomo degli uomini,

Tu che dimori nell’uomo!

 

5. Vedete, quanto questo è già ancora molto più profondo! Ma continuate ad ascoltare ulteriormente come suona ancora più profondamente:

 

Parola di ogni Parola, Tu che dimori nella Tua Essenza fondamentale, e noi in Essa, e la stessa in noi!

 

6. Quanto più profondo è questo di nuovo! Oh, osservate questo senso, perché in esso dimora la Pienezza dello Spirito Santo! Ma continuate ad ascoltare e più profondamente, poiché qui suona così:

 

O inafferrabile Centro dell’Infinità in ogni Amore, Forza, Potenza, Potestà e Santità, che Tu unicamente avvolgi la Tua infinita Essenza!

 

7. Continuate ad ascoltare col cuore spalancato, qui si dice:

 

Eterno illimitato Iddio, Tu che dimori nello Spirito della Tua infinita Pienezza e Chiarezza!

 

8. Vedete, quale profondità domina qui; eppure questa perfino qui non ha ancora nessuna fine, ma le profondità delle profondità aumentano anche qui all’infinito, così che ogni angelo, per quanto onniperfettissimo, vi scorge sempre un nuovo e più profondo inizio, e vede anche che in ogni profondità c’è di nuovo in sé e per sé l’infinito, Infinito che in tutta l’Eternità non verrà afferrato nella pienezza!

8. Ora riflettete invece una volta nei riguardi vostri, quando blaterate questa invocazione insieme alle successive preghiere spesso del tutto meccanicamente, cosa devono pensare gli angeli che sanno bene e riconoscono che essi, con la sola invocazione, per eternità, non potranno mai giungere nella profondità delle profondità, – e che cosa dovrò pensare poi Io, al Quale questa invocazione è indirizzata?! – O voi ancora fortemente morti, dato che questo non vi ha ancora mai illuminato!

9. Ora risvegliatevi, ed invocate in spirito e verità: “Padre nostro, Tu che sei nel Cielo!”, – così troverete la Vita nella profondità come nell’altezza, poiché in questa invocazione si trova già l’intera preghiera, ed ogni supplica somiglia alla stessa.

10. Perciò in futuro riflettete su che cosa e come voi pregate, allora la vostra preghiera sarà ascoltata! Comprendete bene questo per tutte le eternità delle eternità. Amen.

*  *  *

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[1] Diritto di vita o di morte.

[2] Geografia biblica per scuola e famiglia, 8° edizione, Calwer Verlagsvereien, Stoccarda 1858

[3] Questa indicazione è giusta, perché qui non si deve immaginare un monte. La sua posizione era soltanto un po’ elevata – circa 25 m d’altezza – e tutt’intorno era in pendenza, quindi né del tutto verso est, né del tutto verso ovest. – Gli attuali distretti della Palestina furono istituiti soltanto più tardi.

[4] Messo per iscritto nel 1864

[5] “Governo della Famiglia di Dio”. La storia primordiale dell’umanità, vol. 3

[6] Vedi appendice “Governo della Famiglia di Dio” La forma della Terra prima di Noè.

[7] Annotazione: le rivelazioni del 1864 non furono scritte da Jakob Lorber stesso, che a quel tempo era ammalato, bensì egli dettava ciò che gli rivelava la Voce interiore divina ad Atonie Grobheim di Graz e ad un secondo scrivano, il cui nome non è indicato; in parte scriveva il farmacista Leopold Cantily di Graz, lui pure un fedele amico di Jakob Lorber fino al termine della sua vita terrena avvenuta nell’agosto del 1864.

[8] “Il Grande Vangelo di Giovanni” (10 volumi)

[9] “Il Grande Vangelo di Giovanni”

[10] Consiglio di andarsene

[11] Vai retro,  Satana

[12] Quale l’assoluto Spirito della Verità.

[13] Autore del Vangelo di Matteo

[14] Come è ancora il caso nella lingua slava, che del resto ha pure parecchie affinità con la lingua delle origini.

[15] Si intende “Il Grande Vangelo di Giovanni”.

[16] L’odierno mar Nero

[17] L’Istmo di Deucalione, vedi rivelazione del 30 marzo 1864 “La conformazione prenoacita della Terra”, appendice al “Governo della Famiglia di Dio” vol 3°

[18] La celebre biblioteca di Alessandria

[19] 1 klafter austriaco corrispondeva a 6 piedi = circa 1,90.

[20] Appartiene ad una specie di animali marini, come per esempio i cefalipodi, nella cui pelle si trova uno strato di cellule pigmentanti per mezzo delle quali essi possono produrre una lucentezza opalescente ed un meraviglioso gioco di colori adeguato ogni volta al loro ambiente.

[21] Vedi “Terra e Luna” cap. 48: i confini tra i regni della natura.

[22] Vedi su ciò in questo volume al cap. 82 capoverso 7, dove si legge tra l’altro: Quell’uno che si trova senza veste nuziale tra tutti gli invitati, è in primo luogo il Satana, ed in senso ampio tutti coloro che gli sono rimasti fedeli e che non era possibile scuoterli con nessun mezzo alla conversione.

[23] Questa distanza è assolutamente giusta, infatti, l’antica Gerusalemme si trovava ad un viaggio di mezza giornata più vicino alla montagna araba che oggi; inoltre i romani avevano dei propri sentieri attraverso le montagne, ora scomparsi senza lasciar tracce.

[24] Espulsione

[25] Fino al 19° sec. era in parte consueto. Esempio dal 17° secolo le “formule di fede e di abiuro” di Federico Augusto II di Sassonia del 2 luglio 1697, che per ragioni politiche si convertì alla Chiesa Cattolica. (Pubblicato nel giornale austriaco ‘Ferrovie tedesche’ Nr. 13 del 26 giugno 1845.

[26]Il cosiddetto antico ordine delle Pericope

[27] spiegazioni

[28] Dogma della predestinazione

[29] Apocalisse di Giovanni

[30] Qui è dato un esempio come anche da simili parti contraddittorie dei Vangeli che non dappertutto reggono di fronte al foro della critica dell’intelletto riguardo alla verità storica (e dogmatica) siano da ricavare elementi colmi di benedizione per l’animo quale terreno veramente fecondo per elementi religiosi. E con ciò è anche mostrato come in ogni caso il Signore fece in modo che ciò che era necessario per le esigenze della vita interore rimanga conservata in tutte le tempeste dello scorrere del tempo, rimettendo la cernita e la chiarificazione ad un periodo successivo, più maturo, periodo che è iniziato ora. Con questa consapevolezza luminosamente rassicurante ci auguriamo di continuare ad utilizzare perciò anche l’attuale Nuovo Testamento con le sue contraddizioni in modo benedetto. N.d E.

[31] Luca 24,10

[32] Giov. 20.2

[33] Giov. 20,12

[34] Matt. 28,6

[35] Marco 16, 3-5

[36] Luca 24, 3-4

[37] Giov. 20,11

[38] Giov. 20,10

[39] Giov. 20,2

[40] Matt. 28. 8-9

[41] Marco 19,9

[42] Luca 24,12

[43] Giov. 20,2

[44] Giov. 20, 14-17

[45] Matt. 28,9

[46] Marco 16,1

[47] Matt. 24-35; 5-18.

[48] Marco 11,21

[49] Vedi anche la Rivelazione del 30 giugno 1842 “Elia il Precursore” in “Doni del Cielo” 2° vol. cap. 50.