Georg Riehle

 

1872/1962

 

 

DALLA VITA SORTA dA DIO

 

۩

 

 

Sintesi di alcune conferenze di Georg svoltesi a Reutlingen e a Esslingen (D)

 negli anni 1955/1956 raccolte da Karl Lillich

 

 

Gesù x vita sorta da Dio BN

 

Titolo originale: Aus dem erstandenen Gottesleben

Traduzione di Ingrid Wunderlich e Antonino Izzo

ISBN          978-88-98788-19-4

Questa edizione in *.html è a cura del gruppo:

Amici della nuova Luce

 

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Panoramica riassuntiva sulla vita di Georg

 

Indice

Cap. 1         L’interiore Regno di Dio

Cap. 2         Il germoglio della vita divina nell’uomo

Cap. 3         Misteri primordiali

Cap. 4         L’amore è adempimento della Legge

Cap. 5         Il futuro ravvedimento dell’uomo nuovo

Cap. 6         Dove noi stiamo, deve esserci un salvatore

Cap. 7         “Noi aspettiamo l’Uomo divino nell’uomo”

Cap. 8         La vita terrena come scuola di educazione

Cap. 9         Sei Tu l’Amore?

Cap. 10       La sofferenza come educatrice

Cap. 11       Camminare insieme al prossimo

Cap. 12       Essere uomo tra gli uomini

Cap. 13       Il miracolo più grande

Cap. 14       Non giudicate

Cap. 15       L’Atto redentivo di Gesù

Cap. 16       La grande destinazione dell’uomo

Cap. 17       Il meglio che noi possiamo dare

Cap. 18       Egli cerca la Sua immagine nell’uomo

Cap. 19       La via dalla fede all’amore

Cap. 20       Vita risorta da Dio

Cap. 21       Il rimpatrio

Cap. 22       La via per la meta

Cap. 23       Come si adempie il ritorno?

Cap. 24       Il Padre riunisce i Suoi

Cap. 25       Gesù ha percorso la via come Uomo

Cap. 26       L’infanzia e giovinezza di fratello Georg

Cap. 27       Ancora una volta: il ritorno di Cristo

Cap. 28       Leggere e poi vivere

Cap. 29       Gesù ha battezzato col fuoco

Cap. 30       L’unica prova valida: la nostra crescita

Cap. 31       I libri di fratello Georg

Cap. 32       Il sapere non rende felice

Cap. 33       Sia fatta la Sua volontà!

Cap. 34       L’uomo, il compendio dell’intera Creazione

Cap. 35       Autonoma vita divina

Cap. 36       Dall’abnegazione a figlio di Dio

Cap. 37       Mediatore tra il cuore del Padre e il mondo

Cap. 38       Il nuovo Regno dei Cieli

Cap. 39       Oggi è spianata una nuova via – Tutto il servire deve essere amore

Cap. 40       Anche voi lo sperimenterete! – Davanti alla croce

Cap. 41       Gesù, l’unico Mediatore

Cap. 42       Gradini della beatitudine

Cap. 43       Lo spirito vuole irrompere

Cap. 44       Pensare al mondo errante

Cap. 45       Cristo in noi

Cap. 46       L’umiltà rende invulnerabili

Cap. 47       Padre e figlio

Cap. 48       La via fiorita

Cap. 49       Dio vuol parlare nell’uomo

Cap. 50       Deciditi!

Cap. 51       Lavanda dei piedi

Cap. 52       Disaffezioni – “Per quest’amore Io ti curo”

Cap. 53       L’amore è la cosa più grande

Cap. 54       È l’amore la via per guarire ogni vita malata

Cap. 55       Somiglianza alla vita divina dell’uomo

Cap. 56       Considerate importante la vita su questa Terra!

Cap. 57       Abbiamo solo un nemico: il nostro amor proprio

Cap. 58       L’angelo caduto

Cap. 59       Il Suo Regno nell’uomo

Cap. 60       Immune contro tutti i nemici di questa Terra

Cap. 61       Adesso è tempo!

Cap. 62       Parole terrene e  vita spirituale

Cap. 63       Morire, affinché viviamo

Cap. 64       Tu combatti per il tuo Salvatore

Cap. 65       Guarigione di malati

Cap. 66       Davanti al tribunale di Dio

Cap. 67       Camminare con il prossimo

Cap. 68       Proceduto dall’Amore santissimo

Cap. 69       La bellezza del mondo

Cap. 70       La guarente forza miracolosa dell’Amore

Cap. 71       Esperienza con i medium

Cap. 72       Ogni uomo è un’essenza divina in divenire

Cap. 73       Gesù – la nostra via, la nostra coscienza, la nostra meta

Cap. 74       Attraverso l’amore per il nemico sorge un figlio

Cap. 75       La Creazione

Cap. 76       SeguiMi!

Cap. 77       Reciproca fusione

Cap. 78       Servizio militare nell’impero

Cap. 79       La via terrena scelta da sé

Cap. 80       Adorazione nello spirito e nella verità

Cap. 81       L’opera di Jakob Lorber

Cap. 82       L’arma efficace

Cap. 83       Badate al percorso dei mondi!

 

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Cap. 1

L’interiore Regno di Dio

Finché l’uomo ascolta il Messaggio di Dio dall’esterno, ha certamente la sua mèta davanti agli occhi, ma poi deve dapprima lottare per giungere alla stessa. Nondimeno ciò che sperimenta interiormente, è già mèta, e ora è giunto il tempo in cui si adempie la parola: "Io voglio mettere la Mia Legge nel loro cuore, essi devono essere il Mio popolo, ed Io voglio essere il loro Dio". – Non si deve più dire: "Va’ dal mio servitore"; – "Va’ dalla mia ancella"; – "Ecco è qui! Ecco, il Signore è là!", ma tutti devono scorgerLo in se stessi. Questo è oggi il grande tempo dei tempi, il più grande tempo che è cominciato, poiché sono aperte le porte per il santo cuore del Padre in ogni cuore umano. L’uomo vi può ristabilire il contatto, poiché da parte di Dio esso è ora aperto attraverso gli uomini che hanno davanti agli occhi una sola meta, quella stessa meta che Gesù ha impersonato. Noi tutti siamo figli di un unico Padre, e ogni uomo è una particella della Sua vita, ed anch’io sono una particella della Sua vita.

Un uomo che ha trovato e riconosciuto il Padre suo, non ha più nessuna domanda, ma un solo bisogno: diventare una cosa sola col sentimento del suo prossimo.

L’Evangelo espresso a voce, in questo tempo non ha più abbastanza forza di penetrazione. Da tutti i pulpiti scroscia giù l’Evangelo, e tuttavia non ha nessun effetto. Invece, ha effetto l’amore. Ogni qual volta lo si mette in pratica, solo attraverso di esso si guadagna la fiducia di un essere umano! Alla presenza di un uomo amorevole ci si sente liberi, ma se vengo di fronte a un uomo innanzitutto con il mio sentimento e questo non è il suo sentimento né il suo desiderio, egli non si sentirà libero. Invece si sentirà libero nell’amore, ed è in tal modo che si può far sentire libero anche il grande avversario e antagonista.

A Pasqua ho potuto contemplare ciò che il nostro Maestro ha fatto nei tre giorni tra la Sua morte e la resurrezione. Il primo giorno è andato da Adamo, e i cherubini con la spada fiammeggiante che in lui sorvegliavano lo stato paradisiaco, si misero da parte e sbloccarono le porte del paradiso. E Adamo entrò nuovamente nello stato paradisiaco, il che significa, nello stato di vita della conoscenza divina. Allora la sua anima fu di nuovo arricchita, in modo che il grande Spirito in lui poté unirsi con l’anima.

Il secondo giorno Gesù andò dalle legioni degli angeli caduti e il terzo giorno da Lucifero. Un grandioso santo colloquio si sviluppò tra il nostro Padre Celeste e Lucifero.

Lucifero disse: "Io Ti accuso! Tu mi hai assicurato che tutto ciò che mi hai dato come primogenito è mia eterna proprietà, e ora mi hai equiparato agli uomini". – A ciò, Gesù replicò questa meravigliosa Parola: "Nessuno spirito e nessun uomo prenderà quel posto che tu da eternità hai dal Mio Amore, finché esso non sia occupato da tutta la tua vita con lo stesso amore, e tu provveda a tutto il tuo seguito e sii animato solo per ciò che sta lontano da Dio, affinché ritorni. E proprio coloro che prenderanno il posto che avevi preso tu prima che Cielo e Terra fossero, diventeranno i tuoi liberatori, poiché essi pareggeranno tutti i tuoi errori e li copriranno con il loro amore".

Dopo di ciò, vidi in spirito l’angelo di luce chinarsi con le mani incrociate, – e guardò Gesù negli occhi.

In tal modo nessuno spirito angelico perderà la sua posizione che aveva dall’eternità; esso starà unicamente sul suolo divino.

In verità un tale avvenimento non si può afferrare con le parole, lo si può solo provare.

 

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Cap. 2

Il germoglio di vita divina nell’uomo

Un giorno Dio prese carne e sangue, cercò carne e sangue su questa Terra, e oggi Egli cerca luce, amore e vita nell’uomo. Certamente, noi diciamo che non ce li possiamo dare da noi stessi, e questo è anche vero, ma nella profondità della nostra anima essi stanno nascosti come un germoglio, e così come un chicco di grano nel campo si vuole sviluppare per diventare spiga dorata, così si vuole sviluppare questo germoglio di vita divina nel campo della nostra anima. Ciò che si sviluppa qui, è poi proprietà dell’uomo, e dietro quest’uomo sta Dio come Padre, come eterno Amore, come meraviglioso Creatore; Egli diventa manifesto come il più amorevole e il più umile.

Si parla di un Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, si parla di un Dio di Mosè e si parla di un Dio Gesù. – Ma esiste un solo Dio. Come si può parlare di un Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, di un Dio di Mosè e così via? Perché nell’anima lo spirito poteva produrre il concetto di Dio solo nella forma, così com’era stata formata l’anima nel suo sentimento. Tutte le campane sono di bronzo, eppure ognuna ha un suono differente. Il Dio-Gesù, la vita di Dio attraverso l’Anima-Gesù, questo era il verissimo Dio, perché nell’Uomo-Gesù non era esistente alcun proprio pulviscolo umano; in Lui non c’era un sangue dal sangue del mondo transitorio. In quel tempo in Gesù si poté riversare il sangue del Suo eterno Spirito divino, poiché il Tempio (Suo) era purificato, l’Adamo in Sé, l’Anima Sua, era santificata. Infatti, quando lo spirito si unisce con la nostra anima, allora l’anima gli dà la forma. Questa è la cosa santa: l’anima dà la forma allo spirito. L’anima può elevare lo spirito nella più alta magnificenza, gli può dare spazio affinché si possa elevare; d’altra parte però lo può anche umiliare. – Ma perché questo è così?

Prima ancora che i pensieri di Dio si manifestassero – che avessero la loro origine nella vita di Dio – e prima ancora che la vita di Dio si manifestasse, disse l’Amore a Se stesso: "Se ora porto i Miei meravigliosi pensieri fuori negli spazi infiniti e là essi vivono come scintille personali, indipendenti, dalla Mia vita divina separati da Me, allora Io sono un meraviglioso Creatore, ma resto al di sopra di tutte le Mie opere. Se invece metto i Miei pensieri nelle creature come germogli di vita e le abilito e do loro la cura, affinché personifichino questi Miei pensieri, allora non sono soltanto il Creatore, allora sono il Padre, allora posso essere ancora di più: Amante e amato da coloro che sono stati creati da Me". Con ciò Dio si rese dipendente dallo sviluppo delle Sue creature a immagine Sua. Tra loro c’era Lucifero, il primo, e accanto a lui i sei (sette) arcangeli. Da loro dipendeva ora lo sviluppo della Sua vita divina. Egli, quale elevato e predominante, non voleva stare al di sopra delle Sue creature, Egli voleva stare presso di loro come Padre Santo. Egli voleva risplendere nell’Amore dal quale tutti erano nati, ma non poteva essere Lui stesso il Sole. Egli poteva essere il Sole per tutti, ma mai per Se stesso, perché nessuno può amare se stesso per la vita eterna.

Chi ha l’amore, ha anche in sapienza ciò che gli necessita. A lui è dato ciò che gli serve con la crescita dell’amore. Esiste qualcosa di più meraviglioso, come l’aver riconosciuto e trovato l’Amore nel Padre suo Celeste? Come l’aver riconosciuto che mi posso rivolgere a Lui come amico, come sposo e sposa, come figlio, come co-salvatore? Egli deve essere per me tutto ciò che io voglio essere per Lui e ciò che voglio fare per Lui.

 

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Cap. 3

Misteri primordiali

Talvolta ho in me delle grandi domande, ma non mi vengono risolte. Lo spirito mi dice: “Sì, quando arriverà il tempo e l’ora, troverai in te stesso tutte le risposte!”. Tuttavia tutto è già in noi. Non esiste un solo alito, nessun pulviscolo nella Creazione che non sia esistente in noi. L’uomo è nondimeno la forma esteriore e il sunto della Creazione materiale; lo spirito umano è il compendio di tutti i principi, l’uomo celeste è il condensato di tutte le forze degli angeli, e l’uomo divino è uguale all’eterna vita del Padre stesso. Tuttavia esiste poi ancora un’ulteriore vita, l’ultima, e questa il Padre stesso se la riserva per Sé per tutte le eternità: questo è lo Spirito Santo.

Tra lo Spirito divino e lo Spirito Santo esiste una grande differenza. Lo Spirito divino è l’illuminazione dell’anima umana. Lo Spirito Santo è invece il frutto della fusione attraverso l’amore con il cuore del Padre.

Nemmeno Dio può dare questo Spirito Santo. Esso è condizionato dalla crescita dei Suoi amici; infatti, ciò che nessuna creatura percepisce con Lui, non esiste nemmeno per Lui, per il Padre. Egli non vuole essere ‘l’Unico’, l’Unico felice dalle profondità primordiali del Suo infinito, magnifico e santo Amore. Per tale motivo il Padre diventa più ricco con il figlio. Con il figlio, il Padre cresce. Solo attraverso il figlio, il Padre trova ciò che è ancora celato in Lui. Potete credere che il Padre non conosca Se stesso in tutta la profondità, quanto solo un figlio Lo possa conoscere? Il giovane riconosce pienamente ciò che giace in lui, solo quando ha trovato l’amorevole sposa.

In noi ci sarà un eterno motivo che ci spinge alla crescita. Quando saremo spiriti liberi, mai subentrerà un arresto della vita. Esistono certamente monti alti e monti bassi. Chi sta al gradino di un basso monte, tenderà a salire in cima. E chi è sulla cima vedrà un altro monte, e quindi si troverà di nuovo ai piedi di un monte più alto. Così gli spiriti non sono certamente uguali nella crescita, ma si eguagliano nel tendere e nel desiderare. Perciò nel nuovo Cielo non potrà più subentrare nessuna presunzione e nessuna caduta, perché tutti saranno uguali nell’educazione. Nel nuovo Cielo saranno tutti uguali nell’amore, uguali nel desiderare e, tuttavia, non uguali nella loro maturazione. Così possono stimolarsi reciprocamente.

Ogni vita è vissuta solo quando la forza che si possiede la si impiega per il prossimo. Anche il Padre Celeste nostro non vuol vivere solo per Sé; Egli trova adempimento solo quando sorgono creature viventi mature che hanno il desiderio per il Suo eterno Santuario.

 

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Cap. 4

L’amore è adempimento della Legge

Il pensiero è l’effusione dal mondo spirituale. Esso è la radice della parola.

"L’amore è l’adempimento della Legge" [Rom. 13,10], dice la Scrittura. Gesù dovette dire ai Suoi discepoli: "In verità vi dico, se non diventate come questi piccoli, non potrete entrare nel Mio Regno" [Matt. 18,3]. I fanciulli non conoscevano nessuna legge. Essi si sentivano a proprio agio e bene sulle ginocchia del Salvatore. Lo tiravano, Lo abbracciavano, Lo baciavano e Lo stringevano da tutte le parti, – poiché vinsero la Sua grandezza.

Allora, chi fu il vincitore sulla croce? – Ma il Suo Amore! – Il mondo, le forze negative, cercavano di indebolire l’Amore. Se ci fossero riuscite avrebbero cagionato alla Divinità una sconfitta, e la Creazione avrebbe perduto il suo Fondamento dall’eternità. Invece l’Amore fu il Vincitore! Simone di Cirene si avvicinò al Salvatore che era caduto e prese la croce su di sé. «Chi rimane nell’amore rimane in Dio, e Dio in lui», dice la Scrittura [Giov. 4,16]. Allora sappiate che l’amore sta in ogni uomo, come il granello di semenza sta nel campo. Ma il granello di semenza nel campo non si può sviluppare senza Sole, senza calore e senza umidità.

Quando giacevamo nei rifugi, sulle ginocchia, in quelle terribili notti in cui bruciava tutto intorno a noi e le mura crollavano, allora mi sentivo beato, perché potevo stare tra i miei coinquilini come uno che conosce il Padre suo Celeste, potendo indicare anche ai fulmini la via.

 

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Cap. 5

Il futuro ravvedimento dell’uomo nuovo

Quando Gesù parlava di Sé, parlava dalla fusione con la Sua vita divina; e se noi siamo fusi con la vita divina non parleremo diversamente. Ciò che Gesù insegnava e diceva sono frutti provenienti dall’albero dell’umanità! Ricordalo: dall’albero dell’umanità! Gesù è l’immagine di un Uomo che cammina nell’Ordine divino, perciò Lui è la mia parola. E sebbene io non sto ancora nella maturazione, così che questa Parola assegnatami da Dio mi possa nutrire, il Celeste Padre mio mi ha spianato la via che devo aprire da me stesso come uomo perfetto. Egli, come uomini imperfetti, ci mette già sulle vie divine, Egli ha abbreviato all’umanità la via dello sviluppo alla conoscenza di Dio. Questo è grande e santo.

Quando tutti gli uomini saranno ritornati ed avranno raggiunto la loro maturazione opereranno come Gesù. E solo allora inizierà veramente la nuova Creazione, inizierà l’opera con gli uomini diventati simili a Dio. La vecchia Creazione passerà, anche se scorreranno ancora delle eternità, finché i grandi soli primordiali non si saranno dissolti, finché essi non avranno messo in libertà i loro spiriti. L’intera Creazione materiale è un unico grande cimitero dove giacciono nelle tombe della loro essenza materiale tutti gli spiriti legati da ferree Leggi, e attendono la resurrezione: la resurrezione attraverso il Sole dei soli, attraverso la Sua Luce e il Suo Calore. Là nel mondo spirituale la Luce divina è sapienza, la quale nel mondo materiale si manifesta come irradiazione di luce; e ciò che nel mondo spirituale è amore, diventa calore nel mondo materiale. Infatti, nel mondo materiale non c’era ancora una maturazione per la vita divina. Là tutti gli spiriti si legarono a Lucifero e, nella loro indipendenza separata dai principi Divini, restarono anche distaccati dalla radice della Divinità. Oh, qui, al pensiero, ci sarebbero ancora delle profondità.

Eternità di scuole stanno dietro di noi, finché la nostra anima diventerà matura per accogliere la vita divina. Un giorno saremo in grado di vedere queste eternità di scuole con i nostri occhi, riconosceremo la più piccola decadenza della nostra via con i nostri occhi e ci batteremo il petto dicendo: “O grande Iddio, Tu hai provveduto a me come se avessi soltanto me in tutta la Tua Creazione!”. – Così provvede l’eterno Amore per ciascuno di noi, e lo può affermare ogni creatura. Osservate perfino come parla questo fiore: "Colui che ha creato me e te, ha provveduto per te e anche per me. A me Egli non ha potuto dare più che la bellezza; a te invece ha potuto dare la pienezza della vita, rendendoti capace di accogliere e comprendere il Suo santo cuore. Nondimeno anch’io un giorno sarò là dove sarai tu, di nuovo nel cuore di Dio, ma non più come piccola creatura, no, ma con una propria vita autonoma proveniente dalla vita del Suo cuore, del nostro grande Creatore!".

Su tali vie, Iddio, il Padre Celeste nostro, rende libero Se stesso. Tutto ciò che in Lui era legato e ciò che è stato nutrito dalla Sua onnipotenza, continua ad andare incontro alla resurrezione e alla libertà. Così alla fine essa starà lì di nuovo rappresentando il grande unico Uomo cosmico, l’uomo primordiale creato a immagine di Dio, adempiendo la brama dell’eterno Amore, ovvero il vaso per il santo Amore, cioè la sposa per l’eterno Amore. Sarà questa la conclusione: l’Uomo nuovo!

 

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Cap. 6

Dove noi stiamo, deve esserci un salvatore

Ahimè, ci sono pensieri che non si possono esprimere con le parole, cari fratelli e sorelle, ma una cosa che ci è necessaria la comprendiamo tutti: riconoscere in Gesù, l’eterno magnifico Padre. E quando Lo abbiamo riconosciuto come il Padre Santo, come Colui che guida tutto, senza il quale nulla si esegue e nulla può accadere, allora le Sue parole diventano anche direttive per la nostra vita, allora ognuno sa come si deve comportare. Esprimendole in poche parole, vi dico questo: dove stiamo noi, deve stare un salvatore; dove stiamo noi, per il nostro circondario deve sorgere uno splendente, riscaldante sole. Tutto il resto vien da sé, come ci viene detto nel Vangelo: «Cercate prima di tutto, il Regno di Dio e la sua Giustizia, tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù» [Matt. 6,33].

Se si osserva lo spirito del tempo, se guardiamo i giovani come crescono, come vengono formati oggi, talvolta può sembrarci come se il Padre Celeste abbia chiuso i Suoi occhi davanti a questa Terra. Molti fanciulli vengono da me, essi mi chiamano ‘zio Georg’. I piccoli vengono come i grandi, uno porta l’altro. "Che cosa possono volere, dunque?". – Ebbene, ci deve essere anche un piccolo privilegio per loro, non può essere diversamente, essendo essi, appunto, solo nello sviluppo. Lo zio Georg ha per lo più pronte piccole leccornie per loro. Un giorno parlavamo di Lutero, allora un ragazzino di dieci anni mi chiese: "Zio Georg, il nostro insegnante ha detto che Lutero non è stato quello che conosciamo, così come si onora; é stato solo dalla parte dei ricchi". – Così si insegna oggi nelle scuole. –A un allievo più grande, un altro insegnante disse: "Sarebbe ora che l’insegnamento di Gesù sia messo nel baule delle tarme". – Allora voi vedete che se alla gioventù sono insegnate tali cose, allora ci si domanda: "O caro Padre Celeste, perché Tu permetti questo? Perché non procedi con la Tua potenza?"

Dovrebbe, il nostro Padre Celeste, praticare costrizione, per il trionfo dell’angelo di luce, del portatore della luce? – Una volta in una visione io l’ho visto stare dinanzi al Padre, e lui disse al suo Dio e Padre: "Io Ti costringerò a far uso della Tua Onnipotenza!". La costrizione fu una minaccia già al tempo di Adamo, e la Scrittura dice: "E Dio si pentì di aver creato l’uomo" [Gen. 6,6]. E venne il diluvio, dove – secondo Lorber – il Padre pianse amaramente quando chiuse l’Arca. Ancora una volta la costrizione fu una minaccia nel Giardino dei Getsemani, e adesso la costrizione è ancora una minaccia in questo tempo! Perciò la nostra vita è così santa.

La nostra vista spirituale ci è stata dischiusa già prima che fossimo inviati qui su questa Terra. Se il Padre Celeste non avesse più uomini ricettivi per il Santuario del Suo Amore, allora la Terra invecchierebbe a tal punto che in tal caso non potrebbe più sussistere; essa può esistere solo attraverso il collegamento vitale tra uomo e Dio, purché ci sia almeno uno dei suoi abitanti che attua questo collegamento vitale. Nella Creazione materiale la bocca dell’uomo è la bocca di Dio, l’occhio dell’uomo è l’occhio di Dio. Adoperiamoci, affinché vinca la Luce dello Spirito. Un singolo uomo può fermare l’annientamento. Noi, attraverso la fusione con il sentimento di Gesù, dobbiamo essere quella sponda granitica alla quale s’infrangono le onde dei peccati di questo mondo. Questo è il nostro santo grande compito, il compito dell’Uomo divino nell’uomo.

 

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Cap. 7

"Noi aspettiamo l’Uomo divino nell’uomo"

Circa vent’anni fa in una delle ore del martedì, vidi l’immagine della Terra lottante. Durante il giorno ero occupato con il mio lavoro ed avevo compiuto il mio dovere. Quando fui al riposo serale ebbi una grande visita. Vennero a Dresda sette fratelli da Senftenberg, in bicicletta sotto la pioggia. Erano bagnati da cima a fondo. Che cosa potevo fare? Diedi loro dei vestiti asciutti svuotando il mio guardaroba, e uno dopo l’altro si lavarono in cucina con il mio aiuto. Li aiutai a indossare i vestiti asciutti; nel frattempo avevamo acceso un fuoco, feci bollire cinque boccali di cacao e offrii loro del pane, e poi si aggiunsero ancora altri amici.

Ora erano le otto di sera, l’ora in cui doveva iniziare l’incontro in cui dovevo parlare io, ma ero completamente esausto. Il mio cuore mandò un’intima preghiera al Padre Celeste. Intanto si erano radunate circa duecento persone, la sala era gremita ed io mi sentivo vuoto ed esausto. Mio cognato cantava con i suoi cantori un cantico d’inizio. Gli dissi: "Max, canta ancora un inno con i tuoi cantori", – sapendo bene che la serata sarebbe andata anche senza di me, ma volevo comunque restare a disposizione del mio Salvatore, pur con le ultime forze rimaste. Ecco che in quell’istante, mentre mio cognato cantava con i suoi cantori l’ultima strofa, davanti alla mia anima si presentò un’immagine. Vidi davanti a me tangibilmente la Terra intera. Su di essa c’era un’unica lotta di popoli, da nord fino a sud, da oriente a occidente, ovunque guardassi, e intorno alla Terra si era accampata una cintura di angeli di Dio, come di guardiani che sorvegliavano tutto l’avvenimento.

Nello spirito mi rivolsi agli angeli: "Voi, servitori del Padre mio Celeste, come potete stare a guardare questa lotta, senza soccorrere? Io so tuttavia che il vostro soffio è più potente di tutte queste forze che qui si combattono". – Allora si fece avanti l’angelo che mi stava più vicino e s’inchinò. Dissi io: "Perché t’inchini davanti a un uomo imperfetto?". – Rispose: "Io m’inchino davanti all’Amore del mio Dio per voi uomini e davanti alla divina Scintilla di vita che il vostro petto racchiude. Mi hai chiesto il perché non interveniamo. Noi aspettiamo l’uomo divino nell’uomo!".

Ora non mi sentivo più vuoto: mi era stato dato il tema per quell’ora. Essa divenne potente e solenne. "…l’uomo divino, nell’uomo!". Chi è quest’uomo divino? Di certo non è colui che attinge dai libri, in questi si va a prendere solamente chiarezza. L’uomo divino è colui che gli angeli istruiscono, oppure istruisce forse Dio – Gesù – personalmente? – No, un uomo divino è colui che ha messo il suo umano sull’altare dell’amore per il prossimo, colui che brucia il suo io nel sacro Fuoco del suo eterno Padre. Quando cessa l’umano e ciò che è l’io, allora lo spirito può generare l’uomo divino: l’uomo unito con Dio, il perfetto, può continuare quello che Gesù ha iniziato: l’Opera dell’Amore. Quindi, non abbiamo bisogno di pulpiti, non abbiamo bisogno di cattedre, non abbiamo bisogno di forze miracolose; abbiamo solo bisogno dell’amore che ci unisce con Dio! E i pulpiti che annunciano questa Verità li calcano poi gli angeli di Dio, ed essi portano quelle forze che sono diventate libere, laddove devono diventare operanti.

Ciò che accade quando un uomo si unisce con l’Amore del Padre suo Celeste, lo esprime Paul Gerhard[1] così bene in questo canto:

 

"Oh, chi ascolta il dialogo

che scambiano Padre e figlio? –

Angeli, raccoglietevi in cori,

per ascoltare, adorando, da lontano".

 

Pertanto, ciò che si svolge nella vita divina attraverso l’uomo è cibo per l’intera Creazione, cibo anche per gli arcangeli. Ciò che è l’arcangelo, è da Dio; ma ciò che l’arcangelo diventa da un uomo unito con Dio, lo eleva a una libera, autonoma vita d’amore, a una vita di figlio dei figli di Dio. Ricordiamolo: «Quello che nessun occhio ha visto e nessun orecchio ha udito e in nessun cuore umano è venuto, Dio lo ha preparato per coloro che Lo amano» [1° Cor. 2,9]. Infatti, io sento la massima beatitudine solo attraverso ciò che posso fare al mio prossimo.

 

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Cap. 8

La vita terrena come scuola di educazione

Niente ci accade senza il Suo permesso. Tutte le oscurità in me sono anche imperfezioni della mia anima, sono anche formazioni di ombre e nuvole nella mia anima, perché il Sole della vita, lo spirito in essa, non è ancora in grado di sviluppare il suo splendore di luce e il suo calore attraverso il cielo senza nuvole. Non è così? Non appena cominciamo a portare la forma del corpo, che Dio consacra – mediante questa stessa forma tramite cui Egli ha compiuto l’Opera più grande del Suo Amore – a noi, essendo consacrati, ci sono aperte tutte le porte. In questa forma l’eterno Amore ha ancora l’occasione di richiamarci a Sé, purtroppo spesso – cosa che non sta nel piano dell’eterno Amore – attraverso malattie, sciagure e sofferenze. Questo accade perché nella vita terrena noi siamo curati in modo tale che tutta la nostra vita porti con sé un morire di tutto l’umano, di tutto il terreno, affinché, quando viene la nostra ora, non ci sia più nessuna morte per noi, – non ci sia più nulla di mortale! E ogni giorno porta un morire, ogni giorno pretende un pezzettino del mio io materiale.

Quando abbiamo raggiunto la massima maturità su questa Terra, l’occhio del Padre penetra nondimeno fin nell’essenza della nostra vita; allora è anche giunta l’ora del decesso.

Dice un passo della Scrittura: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» [Rom. 8,31]. Nel Suo regno tutto è giusto, tutto è ordine. Date l’onore al nostro Dio! – A Chi ci ha dato un pensiero acuto, abbiamo anche il dovere di corrispondere il nostro acuto pensiero, concedendo noi la massima provvidenza a coloro che Egli ci ha dato per questo pensiero, affinché essi trovino qualcosa di Lui che hanno dimenticato.

 

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Cap. 9

Sei Tu l’Amore?

Molte volte nella mia anima sembra vogliono venir fuori degli strani pensieri: non riesco ad afferrare né questo né quello; – oppure la domanda: "Il caro Dio mi ha abbandonato? Mi ha dimenticato?". – Talvolta deve sembrare così. Anche attraverso questi pensieri dobbiamo passare, tramite i quali crediamo di essere stati abbandonati da Dio, tramite i quali sembra come se Egli non ci sia, come non esistesse affatto. Ebbene, anche tali ore devono venire. Solo così l’Amore può spianare la via all’Umiltà.

Io l’ho sperimentato sul campo nella prima guerra mondiale. Quattro anni fuori, in guerra, nostalgia e malattia mi avevano portato a un punto morto. Il mio corpo rifiutava il cibo, non riuscivo più ad andare avanti. In questo stato cercai là, in Russia, la solitudine. Nel nostro piccolo villaggio c’era una chiesa bombardata. All’interno delle sue mura diroccate erano state costruite nove lettiere come giacigli per i camerati. In quel luogo dissi a me stesso: ‘Qui sono stati battezzati dei bambini, sono stati benedetti matrimoni, sono state inviate preghiere a Dio’. Allora in quelle rovine caddi sulle mie ginocchia. Sul pavimento c’erano disseminate solo pietre, non c’era più nessun altare, ma si vedeva ancora il posto dove stava prima. Là m’inginocchiai e pregai così: "Mio caro Padre Celeste, sei Tu l’Amore?!". Ecco che in quel silenzio anche la mia anima divenne quieta, ed io m’imposi: "Sì, Tu sei l’Amore, solamente, non so ancora il perché Tu mi guidi così!". Tuttavia, quando mi alzai, ero fortificato, ero riconciliato con la mia situazione e avevo trovato nuovamente la via per il mio eterno magnifico Padre. Sapevo di nuovo che Egli è l’Amore, che non mi aveva dimenticato. E ancora oggi Lo ringrazio per quell’ora, poiché è proprio in queste ore che si impara la vita.

 

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Cap. 10

La sofferenza come educatrice

Durante la seconda guerra mondiale, mentre stavo davanti al mucchio di macerie della mia bottega – che la sera precedente c’era ancora, mentre al mattino presto era un ardente mucchio di cenere – sulla soglia trovai una pagina bruciacchiata della Bibbia. La raccolsi e vi trovai un passo: «I tuoi nemici si spaventeranno di ciò che ti hanno fatto, poiché tu sei annoverato tra i figli di Dio». Una coincidenza? Il vento aveva posato una pagina di una Bibbia bruciacchiata, sul mio luogo ridotto a un mucchio di rovine, in cui c’era quella frase. Allora pensai a Giobbe: "Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia lodato il nome del Signore!" [Gb. 1,21]. Fu facile dimenticare che la bottega era diventata un mucchio di rovine ed io povero. Ma adesso, come avrei potuto costruire qualcosa dal mucchio di macerie? Insieme alla bottega fu distrutta anche la casa paterna. Là dimoravano quattro famiglie dei miei fratelli. Adesso non volevo che avrebbero potuto dire: "Nostro zio ha vissuto solo per il Divino, ma non si è afflitto per la nostra sofferenza, né per la nostra miseria!".

Allora mi misi in contatto con mio fratello, e gli dissi: "Gustav, io venderò le mie cose migliori, con il ricavato tu comprerai cemento e calce, perlustreremo il mucchio di macerie e, recuperando i mattoni più buoni, rialzeremo i muri. Per la copertura del tetto si troverà ancora un consiglio". Così feci, affinché un figlio di mio fratello potesse continuare il mestiere che mio padre aveva esercitato così onestamente, e che io avevo continuato a lungo, ancora per la benedizione di altri uomini. E l’Amore mi aiutò. Di nuovo rialzammo l’edificio , ma non c’erano né finestre né porte. L’impianto elettrico, per quanto non fosse distrutto, era inutilizzabile; la maggior parte dei fili erano stati smontati e rubati. Ciò nonostante, dopo un paio d’anni avvenne che le famiglie riuscirono di nuovo ad abitarci, e vi poterono vivere felici, anche se in modo primitivo. Qua e là comprammo delle vecchie porte e finestre, ma ben combinate, e le camere furono ben verniciate.

Nondimeno, presto arrivò un’ulteriore sofferenza. Il mio povero fratello più giovane di otto anni non riuscì a trattenersi e si diede al bere. Anche la sua casa era stata distrutta, e in quel periodo abitò presso di me. A quel tempo, dopo la guerra, eravamo così poveri che talvolta, per alimentarci, non c’era una briciola di farina né patate in casa. Allora dissi a mio cognato, anche lui abitante nella casa: "Max, mettiamoci in marcia, andiamo in campagna e vediamo se riusciamo a trovare un po’ di patate". E davvero riuscimmo ognuno a ottenere uno zaino pieno di preziose patate. Partimmo di venerdì; allora mio fratello era ancora fresco e sano.

Il sabato tornammo giù dal monte verso la città. Io avevo già calcolato a chi dovevamo dare delle patate. A un certo punto ci vennero incontro due funzionari: "Dateci le vostre patate!", gridò uno. – Io supplicai: "Caro camerata, ti prego di cuore, lasciaci un po’ di patate, non le vogliamo avere tutte per noi, ma anche per i nostri vicini di casa". Allora ce ne diede una manciata nella piccola valigia.

Così tornai a casa completamente triste. Non appena misi piede in casa sentii gemere dalla mia camera da letto. Entrai, e trovai mio fratello morente; il fratello di otto anni più giovane di me, che era un uomo sano, aveva bevuto alcool metilico ed era già diventato cieco. Ora non mi addolorai per lui stesso, mi straziai per la sua anima, mi addolorai per i suoi figli che piangevano il padre. Ahimè, amici miei, volli vegliarlo da vicino; era una notte molto calda, lo bagnavo in continuazione con acqua di colonia. A un certo punto, presso il suo giaciglio, pregai: "Oh, anche questo è amore, o Padre, sia lodato il Tuo nome, dacci solo la forza, così che superiamo questo momento". E fu superato. Ma nella notte mio fratello morì.

Un anno dopo morì anche il felice Max, mio cognato, che nella casa era rimasto l’unico sostegno. Allora mia sorella mi disse: "Ahimè Georg, vedi di ottenere una cassa da morto!". – Lo disse perché se non si aveva una cassa da morto, le salme venivano legate su un asse e su questo asse portate al cimitero davanti ai familiari del defunto, e poi con delle corde le facevano scendere nella fossa. Giunta sul fondo, l’asse veniva poi ribaltata, e così gli afflitti vedevano giacere solo l’asse nella fossa. Noi sappiamo di certo che era soltanto l’involucro mortale con il quale si praticava così, e nonostante ciò a quel tempo la gente portava spesso i suoi armadi migliori; dalle sue assi venivano poi fatte le casse da morto, affinché ci fosse una degna sepoltura per i propri cari. Così anch’io girai in Dresda e cercai una cassa da morto. E portai a casa la lieta notizia: "Greta, abbiamo una cassa da morto per Max!". – Oh, voi non ci crederete come il mio cuore sia animato per l’Amore di Dio, ma l’Amore di Dio permette anche che l’uomo tragga da sé le sue ultime forze e le adoperi. Il Padre non vuol vedere soffrire Suo figlio, no! Il Padre Celeste vuol trarre fuori il Suo infinito Amore dal figlio, e sa quale vicissitudine ci vuole affinché questo Suo infinito Amore diventi libero in noi, cari amici.

Preparami tutti i Cieli, Padre mio Celeste, vieni personalmente qui, affinché io possa vedere il Tuo volto. – Così mi renderai felice, ma non fino alla base della mia vita. Dammi però forza, affinché io prepari a Te un Cielo! Se Tu non hai creato a Te nessun altro Cielo che quello di mettere in gioco la Tua vita dall’eternità servendo qui e alla fine concluderla pure sulla Croce, allora anche per me, figlio Tuo in divenire, non deve esistere nessun altro Cielo che la Tua felicità. Mostrami dei momenti nei quali io Ti ho reso felice, allora sarò felice! E se non trovi nessun momento in cui Ti ho reso felice, allora lasciami ancora su questa Terra; anche se dovessi liberare una sola pecorella dai cespugli spinosi affinché si possa di nuovo nutrire sui Tuoi verdi pascoli, una pecorella soltanto, allora sarà sufficiente. Se invece abbiamo collaborato a riportarTi un fratello, allora Ti abbiamo restituito un pezzetto del Tuo cuore.

 

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Cap. 11

Camminare insieme al prossimo!

Si deve camminare col sentimento del proprio prossimo. Io non parlo delle sofferenze, parlo dell’Amore, dell’infinito Amore, miei cari amici! L’Amore del Padre nostro Celeste può sostenere un naufrago su uno fuscello di paglia, se lo vuole, ma la vita ci guida solo attraverso le esperienze, perché noi conquistiamo convinzioni solo attraverso l’esperienza. E io vi ripeto che, per quanto possa sembrare tanto buio davanti ai nostri occhi, come se l’eterno Amore si fosse addormentato, il Custode d’Israele non dorme né sonnecchia. Egli provvede giorno e notte per noi, per la nostra eternità, per la nostra immortalità. Egli ci vuole dischiudere la meta suprema, e questa meta suprema è: entrare nelle Sue orme. Non esiste un Regno dei Cieli più meraviglioso che adoperare le proprie forze vitali nel servizio dell’amore per il prossimo. E non esiste un Cielo più alto che aver vissuto per l’Amore. Questo sazia l’anima perfettamente. Allora essa non ha più nessun desiderio, e la sua sete e fame sono sedate per l’eternità.

O cara casa di campagna, in te ne sono stati radunati tanti, e molti hanno ricevuto qui luce, conforto e forza. Molti meravigliosi portatori di questo sentimento non dimorano più tra noi come uomini, sono passati nell’eterna Patria. Quale gioia quando da lì vedono che il loro spirito è presente, sebbene le loro figure non sono a noi visibili. Vedere la madre della casa di campagna (la proprietaria) con gli occhi non è più possibile, ma qui c’è ancora il suo spirito, il suo amore provvidente e pieno di premure è ancora qui.

Quando abbiamo deciso di venire ancora una volta da voi, ho pregato così ogni sera e ogni mattina: "Caro Padre Celeste, sia fatta solo la Tua santa Volontà. Se Tu non lo vuoi, allora rendilo Tu stesso impossibile, e se lo vuoi, allora me ne darai anche la forza". Non sono venuto da voi con il pensiero di portarvi qualcosa, no! Sono venuto solo con il pensiero di donarmi in mezzo a voi, e di tornare di nuovo a casa con la consapevolezza di essere sì andati via, ma la nostra vita è rimasta legata.

A Bamberg sentii la madre M. (defunta) così beata, da come mi parlò: "O mio caro fratello, quanto ho lottato perché tu potessi ancora una volta calcare la mia patria terrena[2], per fortificare nuovamente quello spirito di vita, affinché in questo tempo santificato tale spirito resti sulla Terra".

Finché vivrà ancora una sola vita da salvatore su questa Terra, non ne resta assicurata solo la Terra, ma l’intera Creazione. Allora resta conservata la continuazione dell’Opera di redenzione, poiché si realizza la parola di Gesù: «Tutto ciò che chiederete al Padre nel Mio nome, Egli ve lo darà» [Giov. 16,23]. – Che cosa significa ‘nel Mio nome?’. Significa il Padre stesso nel Suo Spirito, nel Suo santo sentimento di Cristo. E che cos’è sommo: guardare Gesù nell’occhio, oppure nel cuore? – GuardarLo nel cuore, portarLo nel tuo cuore, e poi cercare il tuo Gesù nel fratello tuo, nella sorella tua, e adorarLo in loro attraverso il tuo amore, cosicché ti sentirai animato di adoperarti per loro, sia nella preghiera che in un grande desiderio: su questa Terra possano crescere tutti con le loro imperfezioni, possano tutti star maturi di fronte alla santa vita dell’eterno Amore, affinché si adempiano le adorabili parole: «Spalancate le porte e i frontoni nel mondo, ed entri il Re degli onori!» [Salmo 24,7]. Se Egli ci avesse dato il dono di guarire gli ammalati, oppure di dominare tutte le forze degli elementi, questo non sarebbe nulla. Un tale potere ci potrebbe solo fermare. Invece serve solo una cosa: che le Sue parole diventino le mie parole! Questo non è il senso della Legge, questo è poi la legge della mia stessa vita!

 

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Cap. 12

Essere uomo tra gli uomini

Oggi io stesso sono un miracolo vivente davanti a voi. Ieri il mio amico Armin mi ha portato fuori dal treno, non potevo fare un passo. Mi ha cercato a Lipsia alla stazione, tremavo come una foglia. Volevo andargli incontro e non potevo, non avrei potuto fare un passo. E oggi sono un uomo così fresco, giovane, allegro e felice, pieno di forze, aperto al mondo. – Nelle ore nelle quali il Padre mi dà l’opportunità di donarmi, mi sento (a 83 anni!) come se ne avessi sedici o diciotto di anni, ed è effettivamente vero. Così sperimento, e ve lo posso assicurare: l’età matura è un andar incontro all’eterna giovinezza. – Non è meraviglioso, quando il mondo degli spiriti vede che c’è ancora un uomo che non parla come un uomo? Non è questo un grande miracolo? Non è una testimonianza dell’eterno Amore di Dio? Non è allora adempiuto il tempo dove tutti sono invitati alle nozze, anche quelli che non indossano una veste nuziale?

Una volta, dopo una tale alta, imponente ora, un fratello mi disse: "Fratello Georg, io adesso non oso più avvicinarmi a te!". – Dissi io: "Vieni, mio caro fratello, ho una vera sete, andiamo al distributore di birra!". Allora l’amico si sentì subito risollevato. Non è bello essere uomo tra gli uomini e, nello stesso tempo, mettere davanti agli occhi del suo prossimo la sua meta? E qui si è sempre ancora uomini. Oh, l’umano è spesse volte l’ammortizzatore per l’anima, affinché essa trovi di nuovo forza per risollevarsi, altrimenti la vita divina in sé la potrebbe dissolvere. Ma l’umano ci tiene uniti alla Terra. Io preferisco essere uomo con l’uomo più insignificante che un abitante del Cielo più alto nel cui Cielo il mio prossimo non può dimorare. Così anche Gesù. Egli ha preferito essere Uomo tra gli uomini che l’eterno Santo e Invisibile. Egli ha voluto vivere nella consapevolezza di servire la Sua amata umanità. – Allo stesso modo lo sono i miei sentimenti. – Quando guardo un uomo negli occhi, il suo sguardo mi dice che io sono debitore a tale fedele sguardo, per diventare una cosa sola con la vita del Salvatore, affinché lo sguardo rimanga benedetto in tutte le eternità.

 

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Cap. 13

Il miracolo più grande

Può mai precedere il desiderio di un uomo al desiderio di Dio? – Mai in eterno! Ogni Atto miracoloso che il nostro Salvatore ha compiuto, lo ha compiuto con dolore. E l’ultima lacrima alla tomba di Lazzaro – "e Gesù pianse" – non era per la morte di Lazzaro, no, era per i suoi amici, per la sua Betania, e per la loro considerazione: «Signore, se Tu fosti stato qui, nostro fratello non sarebbe morto!» [Giov. 11, 21-32]. È per questo che Egli pianse!

Lo sappiamo noi il perché l’inferno è così mobile sulla Terra? È colpa nostra! Solo la nostra vita divina divenuta libera crea ordine, ed è lo spirito a crearlo. Quello che fin dall’inizio dei popoli si poteva nascondere all’uomo, ora non si può più nascondere dinanzi a lui. Dove c’è falso fondamento, egli lo scopre. Lo Spirito guarirà anche i popoli malati della nostra Terra. Lo sviluppo si svolge attraverso la vita divina. Il Padre nostro Celeste non potrebbe render felici gli spiriti se fossero risvegliati attraverso segni e miracoli. Il segno e il miracolo più grande è quella chiara conoscenza di ciascuno di vedere dove si trova. E quando ci si riesce, si manifesterà in loro anche il desiderio di diventar liberi. Allora i seggi, le cattedre, i pulpiti del nostro mondo diventeranno come fuoco, e chi non parlerà dallo spirito, diventerà inquieto nel posto dove si trova.

Una volta mi chiesero: "Caro fratello, chi è puro dinanzi a Dio?". Quando mi si pongono tali domande, naturalmente io non oso rispondere da me stesso; allora vado dal mio Salvatore e Gli chiedo: "Dischiudi Tu in me il torrente di Luce e di Vita, affinché io risponda alla domanda come avresti risposto Tu!".

Dovete sapere che quando il Padre Celeste parla tramite me, allora io non parlo come quei cosiddetti ‘strumenti’ che sono influenzati da un angelo, quindi uno spirito al di fuori di me. No! Io parlo dalla mia stessa vita, poiché la nostra stessa interiore vita è divina!

‘Strumenti’, libri e tutto ciò che voi accogliete con occhi e orecchi, è soltanto una via, ma non la verità e nemmeno la vita. La verità è ciò che riconosco in me come verità.

E mi stupii della risposta a quella domanda di chi è puro dinanzi a Dio: «Puro dinanzi a Dio non è nemmeno l’angelo più puro. Ma lo è quell’uomo che, nelle imperfezioni ed errori del suo prossimo, vede solo ferite, ed è animato dal desiderio di guarire queste ferite. Questi è puro dinanzi a Dio!».

 

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Cap. 14

Non giudicate

Una volta mi fu chiesto di nuovo: "Nella Bibbia sta scritto: ‘Comparirete tutti davanti al Tribunale di Dio’ [Rom. 14,10]. Che cosa significa?". – Anche questa è una profonda, santa e seria domanda. Miei cari amici, noi stessi ci creiamo il giudizio. Se giudico il mio prossimo, vado incontro al mio stesso giudizio. Se invece vedo solo ferite e sono animato dal fatto di poter stringere al mio petto anche il più lontano dal Padre mio, il mio nemico, il mio avversario, allora in me non c’è nessun giudizio. In quel caso si dirà: «Se aveste tanti peccati come sono le stelle in cielo, come la sabbia del mare e come l’erba sulla Terra, tuttavia dovrete diventar bianchi come la neve».

La Parola di Gesù nella Scrittura lo esprime così: «Non giudicate, affinché non siate giudicati! Perché secondo il giudizio col quale giudicate, sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate, sarete misurati. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del fratello tuo, e non scorgi la trave che è nell’occhio tuo?» [Matt. 7,1-3]. Perciò sta pure scritto: "Per i puri, tutto è puro" [Tit. 1,15]. Noi uomini non siamo puri, e tuttavia lo siamo se diamo spazio all’Amore in noi, poiché davanti all’Amore tutto è puro. Davanti all’Amore tutto è nell’eterno Ordine. E anche se esteriormente non è ancora visibile, la persona cui noi vogliamo bene e che è inclusa nel nostro mondo non andrà mai perduta. Un giorno verrà l’ora in cui anch’essa nel nostro mondo crescerà allo stesso stato in cui ci ha portato l’eterno Amore. Io lo sperimento spesso, ma anche voi tutti lo potete sperimentare!

Quante sfere spirituali di diverso genere sperimento! Precisamente secondo la misura del nostro amore, esattamente fino al limite del nostro amore gli angeli guidano gli esseri spirituali nel nostro mondo. Esseri spirituali con caratteristiche che il nostro amore non può ancora accogliere, che non può ancora coprire, non hanno ancora accesso nel nostro mondo.

 

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Cap. 15

L’Atto redentivo di Gesù

Attraverso l’Uomo-Gesù l’Opera di redenzione si è veramente già compiuta, ma se gli effetti si dipartissero solo dall’Uomo-Gesù e senza la nostra stessa crescita interiore, noi perderemmo la figliolanza e Lui la caratteristica di Padre. Per questo motivo l’Opera di redenzione è compiuta attraverso di Lui solo in linea di massima, e il Suo principio deve diventare nuova carne su questa Terra, –anche se fosse solo in un singolo uomo. Perciò non poteva essere dato nessun altro Insegnamento che questo: «Amatevi a vicenda, amatevi l’un l’altro, come Io ho amato voi. Da questo riconosceranno tutti che siete Miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri» [Giov. 13,34-35]. – Oh, riflettete: le forze redentive dipendono, nel loro effetto, dallo stato di maturità nell’anima dell’uomo! Perciò un’anima che non è fusa con il suo spirito e non trova la Divinità attraverso il suo spirito, non potrà mai diventare un vaso per la Forza di redenzione dell’eterno Amore di Dio.

Il nostro caro Padre Celeste è il Signore di tutte le eternità. Con il Suo Amore Egli sta al di sopra di tutte le creature e, ciò nonostante, rispetta quel primo spirito che divenne il portatore dei Suoi pensieri, il portatore di luce e, nonostante tutta la Sua potenza, non tocca coloro nei quali questo primo spirito ha ancora una parte.

Noi diciamo: "Il Padre può tutto, il Padre deve venire e deve donarci la Forza della redenzione", ma questa stessa Forza giace in noi, miei cari amici. Perciò il Padre divenne Uomo e ci indicò la via che porta alla nostra superiore e santa destinazione: diventare portatori dei Suoi pensieri, quali emanazioni del Suo Amore; diventare promotori in grado di penetrare fin nelle profondità del Suo cuore divino e liberare le Sorgenti nel cuore di Dio. Nel cuore del nostro eterno Padre, infatti, vi sono racchiuse ancora infinite sorgenti, le quali non possono sgorgare se prima non nasce il desiderio verso di loro.

Ai Suoi elevati discepoli che erano convinti della divinità del loro Maestro, Egli disse: «Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non le potete ancora (sop)portare» [Giov. 16,12], e non senza malinconia nel cuore Egli fece loro questa promessa: «Ma quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà in ogni verità» [Giov. 16,13], vale a dire nelle profondità del Suo infinito mistero dell’Amore. Tuttavia nessun uomo ha sviluppato la misura dell’abnegazione così tanto, che il più santo e più bello del Cuore di Dio si potesse dischiudere per lui. Nessun principe angelico, nessun arcangelo, nessun cherubino o serafino ha la chiave per il cuore di Dio, solo l’uomo che Lo ama, così come disse a Pietro: «Ti voglio dare la chiave del Regno dei Cieli. Tutto ciò che legherai sulla Terra dovrà essere legato anche nel Cielo, e tutto ciò che scioglierai sulla Terra dovrà essere sciolto anche nel Cielo» [Mat. 16,19].

 

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Cap. 16

La grande destinazione dell’uomo

Talvolta ho momenti di luce, tanto che vorrei gettare un grido di riverenza davanti all’Amore divino, al pensiero di come Egli ami l’uomo e che cosa è per Lui l’uomo in rapporto all’immensità della Creazione, così come quando vedo con gli occhi spirituali la grandezza dell’uomo. Nessun pulviscolo orbita negli spazi infiniti che non sia già congiunto con l’uomo.

Che cos’è poi l’intera Creazione? Essa è un unico grande uomo. Osserviamo la costituzione del piccolo uomo mortale: egli ha la capacità di accogliere il suo Dio, di riconoscere il suo Dio, in un primo momento dall’esterno, e affinché Lo possa riconoscere, gli è data la facoltà di pensare col cervello. Sulla via del pensiero e del riconoscere, egli trova il suo Dio attraverso l’eterna Parola. Se poi Lo ha trovato attraverso l’eterna Parola, allora entra in collegamento con l’uomo spirito. Anche l’uomo spirito consiste corrispondentemente di infinite singole particelle come l’uomo materiale. E se l’uomo materiale ha trovato l’uomo spirito, allora egli sta nella Luce dell’eterna Verità, in questo caso si riconosce, riconosce la sua origine e la sua meta. E vedete, allora si rivela in lui l’uomo celeste, e questo lo attira e lo ammonisce di non considerare la sua meravigliosa Luce che ora gli viene data come la cosa suprema, ma solo come luminare sul grande corso della sua vita. Se l’uomo segue questo richiamo, allora entra in collegamento con l’uomo celeste.

L’uomo esteriore consiste di innumerevoli atomi, l’uomo celeste consiste di corrispondenti individuali spiriti angelici. Nella fusione con lui, l’uomo si trova come re nell’esercito di angeli dell’uomo celeste; egli sta lì come una via per gli angeli di Dio verso il cuore di Dio, verso l’eterna indipendenza e libertà. E poi dietro di lui sta il suo eterno Padre con un cuore colmo d’Amore, e il Padre lo attira attraverso il Suo infinito Amore, affinché egli sia grande nel suo potere, ma ancor più grande nella sua umiltà e nel suo amore. Allora si è compiuta la grande fusione dell’uomo con Dio, – e solo con questa inizia una nuova Creazione.

Questo si trova simbolicamente nel risveglio di Lazzaro. Lazzaro giaceva da quattro giorni nella tomba. Egli rappresenta l’uomo che è chiamato ed è provvisto con tutte le facoltà originarie. Nell’uomo, Dio cercava la Sua stessa Divinità, un Suo pari come amico, come un salvatore al par Suo, un fratello Suo; tanto grande è l’Amore di Dio per l’uomo. Ma un uomo che dà veramente spazio all’Amore, vorrebbe forse tener qualcosa per la sua stessa persona? No! – Un uomo che sta sotto l’influsso dell’Amore vorrebbe posseder l’intera Creazione, ma per donarla interamente per rendere felice il prossimo. Questo me lo dice già il mio amore che è solo una particella atomica dell’Amore del Padre mio Celeste. Da questa mia esperienza so che il più povero nell’intera Creazione è il Padre Celeste nostro. Egli non chiama nulla Suo proprio; anche se è ritornato nel Suo Regno, sul Suo trono divino, Egli non chiama nulla di Suo, visto che tutto ciò che ha creato lo ha creato per Amore e per donare un tale Amore. E solo ciò che è diventato proprio al figlio, diventa di nuovo Sua proprietà. -

Quel Lazzaro giaceva morto nella tomba, e la missione del nostro caro Salvatore non poteva trovare la sua conclusione prima che fosse ridiventata possibile la resurrezione di Lazzaro. Nondimeno, Marta disse: «Signore, lui già puzza!» [Giov. 11,39]. Questa considerazione di Marta rappresenta l’opinione del nostro intelletto, il quale si chiede: "Come può un uomo soggetto a peccare, come può un uomo caduto, un uomo caduto così in basso, un uomo così lontano da Dio, sepolto nel pantano di questo mondo, sperimentare una divina resurrezione?". E Maria disse: «Maestro, se Tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!» [Giov. 11,21]. Allora il Salvatore pianse. Ma non pianse sul Lazzaro deceduto, Egli pianse sulla vita spenta nei Suoi amici che, nondimeno, aveva istruito. Quindi si chiese: "Devo allora essere ovunque presente con la Mia persona esteriore? Ancora nessun figlio ha trovato Me, quale eterna Vita, si è risvegliato in se stesso?!". – Ora là, al sepolcro, giunse il grande momento, la grande Parola tramite la quale ci fu rivelato il più grande lascito destinato a noi dal Suo infinito Amore: «Padre, Ti ringrazio d’avermi esaudito. Sapevo bene che Mi esaudisci sempre; ma l’ho detto per il popolo che Mi circonda, affinché credano che Tu Mi hai mandato. E detto questo, gridò a gran voce: Lazzaro, vieni fuori!» [Giov. 11,41-43]. E Lazzaro risorse alla vita, e il Salvatore andò da lui e gli porse la mano: «Lazzaro, oggi ti ho risvegliato Io, ma d’ora in poi ognuno dovrà risvegliare in sé il suo Lazzaro». Con ciò fu aperta la via per la fusione con la vita divina.

Riflettete che cosa significa questo risvegliare il proprio Lazzaro, l’uomo-spirito, l’uomo-celeste, l’uomo-dio! Perciò, detto con poche parole: la Terra è una scuola per déi, e se non portassimo una forza ancora più alta in noi per elevarci oltre tutto l’infimo e il maligno, la Terra non sarebbe un punto di concentrazione dell’inferno. Essa può essere un punto di concentrazione dell’inferno, in quanto i suoi abitanti sono in grado di liberarlo e redimerlo.

 

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Cap. 17

Il meglio che noi possiamo dare

Che cos’è il meglio che noi possiamo dare? L’amore per il nostro Salvatore, per il nostro meraviglioso Padre, per restituirGli la perdita che ha sperimentato un’altra volta in questo tempo. Quanto è difficile essere Padre di tanti figli che non vogliono più il loro Padre Celeste, che non Lo riconoscono, e dover vedere il mondo senza pace che riflette tale condizione! Dove non c’è pace, non c’è gioia; dove non c’è gioia, non c’è forza per il lavoro.

È il Suo santo disporre, la Sua conduzione che noi si resti uniti alla tavola del nostro caro fratello che ci ha invitato. Allora noi, com’è la Sua santa volontà, vogliamo trascorrere fraternamente quest’ora consacrata. Fraternamente, non timidi l’uno verso l’altro, non così che solo uno parli e gli altri restano muti ascoltatori, – no! Ma fraternamente, laddove regna l’amore, laddove parla l’impulso del cuore. Voi siete venuti qui di certo per condividere la vostra esperienza con i vostri fratelli e sorelle, poiché laddove ci si scambia reciprocamente, là tutti ci guadagnano. Anche il Salvatore, come Uomo, ha sempre dato solo incoraggiamenti, affinché fosse risvegliata la vita, affinché sorgesse quel desiderio, – quella cosa magnifica che niente è chiamato più proprio che solo un cuore colmo d’amore.

Egli ha messo tutto nel cuore del figlio, ha curato il figlio e lo ha reso capace, affinché diventasse una cosa sola con la vita del Salvatore. Certamente la cosa più santa per un padre e per una madre, è quando i figli si avvicinano sempre più al loro sentimento. Ma cos’è l’amore del padre e della madre, rispetto alla passione ardente dell’Amore del Salvatore! Anche per Lui la gioia più grande è quando i figli Gli vengono sempre più vicini. Nella crescita dei Suoi figli anche in Lui diventa libera la santa vita. Che cosa sarebbe un uomo con il petto colmo d’amore, se non trovasse nessuno che volesse deliziarsi nel suo amore? Che cosa sarebbe il Sole, se nessuna creatura ne avesse bisogno? Che cosa sarebbe il Cuore strapieno del Padre se non avesse dei figli in grado di penetrare nel Suo santo cuore, in grado di rendere vivente e sciogliere in Lui le profondità del Suo Amore.

 

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Cap. 18

Egli cerca la Sua immagine nell’uomo

Noi sappiamo che la Sua cura è per tutte le creature, ma nell’uomo Egli cerca … che cosa cerca? La Sua immagine, miei cari amici.

Mi ricordo nelle parole da "Spiegazioni dei testi biblici" (una delle opere di J. Lorber), al capitolo 13 "Come erano allora i giorni di Noé, così sarà l’arrivo del Figlio dell’Uomo", in cui il Signore dice: “Io ho una lente d’ingrandimento nel lavoro, in cui l’atomo deve ingrandirsi milioni di volte davanti ai Miei occhi. Con questa lente d’ingrandimento voglio perlustrare la Terra, come un giorno ai tempi del diluvio. Allora trovai otto veri seguaci. Oggi non voglio impiegare la Mia Onniveggenza, affinché non si spezzi anzitempo il Mio cuore paterno, nel timore, se oggi, sull’intero globo terrestre, troverò gli otto”.

Di questo parlai anche anni fa durante un’ora del martedì. Il giorno dopo venne da me un fratello che in quell’ora mi aveva ascoltato, e mi disse. "Ahimè, fratello Georg, questa notte non sono riuscito a dormire". – Domandai io: "Perché no?". – Rispose: "Perché tu hai evidenziato che il Padre cerca otto veri seguaci e non li trova. Guarda però i nostri fratelli e sorelle, sono centinaia, e vedi, quanta premura si danno. Ciò che tu hai detto ieri, fratello Georg, è stato certamente il tuo stesso io, non può essere giusto". – "Ahimè, fratello Alfred", dissi io, "consolerebbe me stesso se avessi parlato dal mio io e fossi nell’errore. Tuttavia non vogliamo discutere oltre la domanda, vogliamo darci alla quiete interiore e stare ad ascoltare con l’orecchio teso l’influsso proveniente dalla vita interiore".

Allora nel mio cuore sperimentai nuovamente il Padre attraverso la Scintilla divina che vive in me, la quale in me è l’educatrice della mia anima. E mi fu rivelato questo: per la meta della quale noi crediamo che il nostro caro Padre Celeste ha con noi nell’occhio e nel cuore, possiede milioni di seguaci, ma per la meta che vuol raggiungere con noi, per questa meta Egli – ahimè – ne trova soltanto pochi.

 

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Cap. 19

La via dalla fede all’amore

Poiché il Suo Amore era così grande, Egli non voleva guidar l’uomo per le dande[3], ma l’uomo doveva risorgere com’è risorto il suo eterno Padre, – come Gesù.

Comincia così la via dei Suoi figli: dapprima con la fede, visto che il figlio ancora a lungo non è convinto che esiste davvero un Dio, meno ancora che è un Dio amorevole che vuol diventare per lui un Padre Santo rendendolo capace di entrare nelle Sue orme. L’incoronazione del Suo Amore è la potenza con la quale il Figlio di Dio sta davanti alla tomba di Lazzaro, Marta e Maria accanto a Lui. Marta, rappresentando la mondanità, dice: «Signore, lui puzza già!» [Giov. 11,39].

Non sembra oggi così anche nel nostro mondo? Molti dubbiosi chiedono: dovrebbe essere possibile che l’uomo lontano da Dio risorga di nuovo, che possa diventar maturo per ciò che è del Padre suo? E Maria Lo rimprovera: «Signore, se Tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto» [Giov. 11,21]. Allora il Salvatore pianse. Egli non pianse perché Lazzaro era morto, ma perché nonostante la cura attraverso di Lui e il Suo ingresso in Betania, le sorelle non avevano ancora quella salda fede che Egli era sempre presente presso di loro, come Lo è presso di noi, tutti i giorni. E tuttavia il Suo meraviglioso Cuore-Amore, il Suo cuore divino, il Suo cuore paterno, Gli rivela ciò che aveva donato all’Uomo-Gesù: «Padre, Ti ringrazio di avermi esaudito!» [Giov. 11,41].

‘Il Padre’ e ‘il Figlio’, questo non è da comprendere umanamente. Il figlio è l’uomo, il quale realizza i fondamenti dell’amore; anche una sorella, una donna se ne può appropriare. «Lazzaro, vieni fuori!» – D’ora in poi ognuno deve perfino risvegliare il suo Lazzaro. La via per questo è la vita di Gesù che sta chiaramente dinanzi ai nostri occhi. La vita dell’amore, la vita dell’abnegazione, la vita di dedizione al nostro eterno Padre, come Egli dapprima si è sacrificato per noi.

Egli ci ha riuniti qui nel Suo infinito Amore non soltanto perché giungessimo a conoscere le verità spirituali, no, ma perché sperimentassimo il Suo infinito Amore. Quanto potentemente si deve muovere l’Amore nel Suo cuore! Lui, il Santo, Lui, l’Onnipotente, ha chiamato esseri all’esistenza ai quali ha donato tutto, tutto, anche il centro del Suo Amore, perciò Lo si può trasfigurare solo con il centro del Suo cuore. Nessuno conosce il Padre se non il Figlio, ma il Figlio è la Luce proveniente dalla vita dell’Amore. Il Figlio è il fondamento dell’eterno Amore, la Via. Chi ha l’Amore è anche una cosa sola con il fondamento. Non vive diversamente da Gesù, egli non vuole nient’altro. – Ma noi non abbiamo avuto questo Amore. L’Amore ci ha messo alla pari ed ha impersonato la Via per ritornare all’Amore, non come appartenenti del divino Amore, bensì come tali che si son guadagnati quest’Amore dal divino germe posto in loro, per riportare al Padre loro ciò che Egli ha donato dal Suo infinito Amore, – per riportarGli la Sua santa vita.

 

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Cap. 20

Vita risorta da Dio

Noi vediamo il mondo avvolto nell’oscurità. Ora il nostro amore preme, – esso vorrebbe aiutare il mondo! Noi però non possiamo recarci laddove ci sono i potenti di questo mondo, tuttavia non è nemmeno necessario che ci andiamo. No, è necessario innanzi tutto che la Scintilla di Dio trovi spazio in noi, che la Scintilla di Dio riempia i vasi della nostra vita. Allora anche le forze che dominano il mondo dovranno riconoscere: "Questa è la vita risorta da Dio, questa è proprietà della Terra". E ciò che è diventata divina proprietà della Terra, questa si afferma. Questa indecisione sulla Terra non porta nessuna pace! Allora lo spirito divenuto libero, la vita da Dio divenuta libera, ha l’incarico di agire su questo mondo. La vita da Dio divenuta libera mostra la base marcia dell’umanità, affinché diventi matura attraverso le esperienze e si risvegli la vita. Il Padre nostro Celeste non lo ha permesso prima, perché l’intero inferno ha il dominio sulla Terra, finché non c’era neanche la contrastante vita. Egli ha messo davanti agli occhi e nel cuore dei Suoi amici l’Opera di redenzione. Con ogni uomo unito con Dio, con ogni singolo che è diventato una cosa sola con la vita da Dio a lui donata nel petto, anche il Padre è una cosa sola. Dietro a un tale figlio Egli sta non come Dio, poiché come Dio non può tutto, come Dio deve anche attenersi alla Sua Legge; Egli sta dietro a un tale figlio come Padre e, come Padre, può tutto. Perciò, miei cari amici, Egli sotto mille dolori ci ha messo davanti agli occhi e nel cuore l’Amore riconciliante, superando ogni vita.

Qual è stato il motivo della Sua umanizzazione? – Il Suo infinito Amore! Qual è stato il motivo di morire per l’uomo? – Il Suo infinito Amore! Qual è stato il motivo del Suo silenzio in questo tempo? Milioni lottano, alzano le loro mani pregando e Lo aspettano, affinché ritorni. Ma Egli ha affidato il Suo ritorno ai Suoi figli. È la vita autonoma dei Suoi figli – se essi avranno curato la Sua Scintilla divina nel loro petto finché non sarà diventata una vera vita di figlio – che questa vita diventa il ritorno, che questa vita farà maturare la redenzione. Questa vita porterà pace all’umanità, perché dietro a tali uomini maturati staranno le forze dello spirito, forze che operano e creano, e si adoperano per questa meta dell’eterno Amore. E affinché le forze dello spirito, per così dire, non si raffreddino, non diventino deboli, dietro di loro sta, come sostegno, l’uomo angelico. Tale uomo angelico è l’organismo dell’uomo, se una buona volta sarà trasfigurato attraverso l’Amore. Se saremo portatori di questo Amore, allora gli angeli saranno il nostro organismo, così come oggi lo è il nostro corpo.

Ma la cosa più bella e più alta sarà allora: rimanere sempre piccoli! Se l’uomo-amore vede che tutto si piega dinanzi a lui, se i suoi occhi penetrano nell’infinità, nelle profondità dello Spirito, quale tentazione, miei cari amici! Poiché, all’Amore è dato tutto, dall’Amore è sorto tutto. Nondimeno l’uomo-amore rimane piccolo, non dimentica i più piccoli dei suoi fratelli e sorelle, egli dona la sua cosa più santa; mai potrà vedere che un fratello o una sorella percorra vie errate. Questa è poi l’umiltà, quando coloro che possiedono l’amore lo vogliono tuttavia possedere solo per i loro fratelli e per le loro sorelle, ma mai per sé soltanto. In tali figli si svolge la fusione con Dio, il Padre nostro santo. Allora è il Padre che adempie i desideri del Suo amato figlio.

 

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Cap. 21

Il rimpatrio

Prima che l’uomo fosse, c’erano i grandi Pensieri che crearono l’uomo così, affinché diventasse il vaso d’accoglienza per l’intera Creazione, il benedicente per coloro che hanno bisogno delle benedizione, e il rimpatriante per tutti quelli che hanno perduto la Patria e, alla fine, l’abilitato ad accogliere tutto nel suo cuore e metterlo nel cuore del Padre. Egli però se ne rende conto: “Padre, non Ti riporto che l’amore che Tu mi hai insegnato”.

Perciò Gesù disse un giorno alla riva del mar di Galilea ai Suoi discepoli: «Voi dovete diventare pescatori di uomini» [Luca 5]. Pietro aveva gettato la sua rete e non aveva pescato nulla. Allora Gesù gli disse: «Getta la tua rete ancora una volta». Ed ecco che non la poteva tirare a riva, tanto era stracolma di pesci la sua rete. E Pietro disse al Signore: «Signore, allontanati da me, perché io sono un peccatore». Ma Gesù gli rispose: «Non temere, perché d’ora in poi tu sarai pescatore di uomini». E più tardi il Signore gli disse ancora: «"Tu sei Pietro, e su questa pietra Io edificherò la Mia Chiesa» [Matt. 16,18]. Non è questo, bello? Nondimeno, penso anche a queste parole [Giov. 21,15-17]: «Simon di Giona, mi ami tu, più di costoro?» - «Sì, Signore, tu sai che Ti amo». E di nuovo: «Simon di Giona, Mi ami tu?». – «Sì, Signore, Tu sai che Ti voglio un gran bene». E per la terza volta il Signore domanda: "Simon di Giona, Mi ami tu?". E alla terza volta prorompe verso di lui l’invito: «Pasci le Mie pecorelle!».

Era questo l’amore che il Padre Celeste nostro cerca in noi. Dobbiamo prenderci cura della nostra Terra, di tutti gli uomini e di tutte le creature. Tutta la Creazione deve giacere al nostro cuore. Per amor di questa meta Egli ha compiuto il sacrificio sulla Croce. Per amor di questa meta, Egli esclamò: « Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai abbandonato?» [Matt. 27,46]. L’uomo Lo aveva abbandonato, il sostegno dell’eterno Amore, e sanguinò sulla Croce per l’uomo, affinché questi potesse assolvere il compito suo.

 

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Cap. 22

La via per la meta

Spesse volte si sente dire da fratelli e sorelle durante le sedute: "Dobbiamo far questo, dobbiamo far quello". Non abbiamo bisogno di far nulla, dobbiamo solo donarci! Ogni uomo porta la guida nel suo cuore. Ciò che egli trova e riconosce come Verità in se stesso, questo lo rende libero. Anche Lorber è solo una via, così come l’eterna Parola è solo una via. Anche Cristo nella Sua divina chiarezza era la Via e si chiamava ‘Via’. «Il Padre è più grande di Me», disse [Giov. 14,28]. Ogni uomo può trovare la vita attraverso la vita di Gesù, ma solo se vissuta fino in fondo. Mai ci verranno avanzate pretese oltre la misura della nostra forza. Questa mattina ci è stato detto: "Vi amo tanto, amo ogni singolo di voi, come se per Me esistesse solo questo singolo".

Per ogni singolo di noi il mondo che ci circonda è una scuola di educazione, se vi prestiamo la nostra attenzione. Ogni giorno che viviamo qui su questa Terra, nel quale possiamo stare su di essa, significa una cura, significa per noi un’occasione per raggiungere la grande meta che il Padre nostro ci ha messo davanti. Al di fuori di questa Terra, quando non porteremo più questo corpo materiale, ci vorranno eternità per far questo; infatti, il corpo materiale è una veste proteggente e soccorrevole, laddove avevamo perduto l’uomo divino in noi. Qui come uomini, su questa Terra, abbiamo la facoltà di pensare, con questa possiamo discernere la Luce dalle tenebre, così che possiamo percepire la Verità affinché si realizzi l’occasione di scegliere la nostra meta. Qui ci è indicata la via marcata: la vita di Gesù. Per questo siamo accolti qui nella scuola, e ogni giorno esige abnegazione. Ogni giorno abbiamo bisogno di nuova vita e siamo guidati in modo che in noi vengano avanzate delle domande. Giovanni il Battista lo espresse, dicendo: «Io devo diminuire, Egli invece deve crescere» [Giov. 3,30].

Per quanto ci adoperiamo per l’amore, per quanto cresciamo in questo amore, per quanto noi stessi ci rinneghiamo qui sulla Terra, altrettanto Dio si abnega in noi e ci dona la stessa parte di vita che Gli sacrifichiamo di nuovo, e precisamente …mille volte tanto. Oh, una lacrima di gioia cade dai Suoi occhi quando un uomo su questa Terra, con la sua debole forza, sfrutta l’occasione per aiutare e servire suo fratello e sua sorella. L’uomo che vuol fortificare il suo prossimo, sperimenti questo: ciò che egli causa nel suo prossimo, diventerà un giorno sua proprietà.

Ritorno di nuovo al fatto che non dobbiamo far nulla che lasciarci guidare, – sempre con la meta davanti all’occhio e con la preghiera nel cuore:

"Mio caro Padre, Tu vivi per me, ed io voglio vivere per Te. Oh, illuminami, affinché la mia via sia illuminata sempre più chiaramente, e dammi la forza di andare incontro a questa meta!".

Io come uomo non ho bisogno di nulla, non ho nessun desiderio, ho la mia pace nell’Amore del Padre mio che mi ama. Nondimeno, per diventare un salvatore per questo mondo si ha bisogno di più. E noi vogliamo tuttavia diventare salvatori, – il che non è una pretesa troppo alta. Il Salvatore ha detto: «SeguiteMi! Come vi ho amato Io, così dovete anche voi amarvi reciprocamente». In questa parola "Amore" non si trova solo il concetto amore come lo abbiamo noi uomini, no! In ciò si trova la stessa dedizione: «Come Mi son donato Io, così donatevi anche voi al vostro prossimo!». Oh, quale santuario deve portar l’uomo nel suo cuore, per il fatto di essere in grado di amare Dio. Quale umiltà deve esserci in lui, affinché possa amare Dio! Quale somiglianza di Dio deve sonnecchiare nell’uomo, se deve amare il suo prossimo come se stesso! È questa, infatti, la vita divina: amare ogni creatura come se stessi! Sì, per amare Dio ci vuole la vita divina, ed è determinato in questo: «Ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso». Così io concepisco la vita.

O Dio, amante dell’uomo, quanto sei grande! Quello che tutta la Creazione non può portare all’eterno Amore, Glielo porta quell’uomo che ama Dio. La nostra via a quest’Amore conduce oltre il nostro stesso morire. Ogni giorno è un giorno del morire, un giorno della dedizione, un giorno del sacrificare, ma anche un giorno del risorgere. Nondimeno, amici miei, non vi voglio illuminare troppo, questo sia lontano da me. Anch’io sono ancora uomo, e voglio rimanere uomo in tutte le eternità, – ma non l’uomo dalla massa sanguigna della Creazione, bensì l’uomo dalla massa sanguigna del Padre mio, poiché anche Lui rimane Uomo in tutta l’eternità.

 

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Cap. 23

Come si adempie il ritorno?

Tu mi domandi: "Non avviene il ritorno di Gesù quando l’uomo è diventato Sua piena proprietà?”. – Ed io ti dico: sì, quando l’uomo sottomette la sua intera vita all’Amore, quando con ciò è una cosa sola con il sentimento di Gesù, allora si adempie la Parola: «Chi è una cosa sola con Me, è anche una cosa sola con Colui con il quale Io sono Uno nell’eternità». La Scintilla divina produce poi l’unificazione e il ritorno. Se l’uomo diventa una cosa sola con la sua Scintilla divina, allora questa non è più una piccola Scintilla, ma in quel momento la Scintilla divina sarà un uomo nuovo, l’uomo divino. È questo il ritorno di Gesù nell’uomo e attraverso l’uomo, non al di fuori dell’uomo. Altrimenti l’uomo non sarebbe l’opera più grande del Suo Amore, l’Amore durante la creazione dell’uomo avrebbe ancora trattenuto qualcosa, allora nemmeno Dio sarebbe potuto divenire Uomo in Gesù.

Tu mi domandi di nuovo, caro fratello: "Da una parte tu pensi che sarebbe del tutto senza importanza contemplare il ritorno di Gesù con l’occhio carnale in un qualche luogo del mondo, ma questo, forse, non è del tutto giusto, poiché d’altra parte noi Lo vorremmo comunque vedere così come vediamo te, e poterLo incontrare". – Io ti rispondo: tu vedi la vita, ma non ancora la persona. PoterLo guardare nei Suoi occhi fedeli, che cosa incomparabile deve essere per la Sua sposa, per i Suoi amici! Ma questo non accadrà prima – così Egli dice continuamente in me – di essere sullo stesso gradino con Lui; non accadrà prima che non si realizzi la maturità. Infatti, Egli dice: «In questo grande momento Io non voglio stare al di sopra dei Miei amati figli. Voglio stare con loro alla pari». E Lui deve respingere la Sua santa brama molto più dolorosamente che noi, perché questo è anche il momento più grande per il Cuore paterno. Occhio nell’occhio, Cuore nel cuore con l’amato figlio.

Questa brama Lo ha animato fin dall’eternità; e sono trascorse eternità, prima che una vita messa in libertà diventasse matura per la Sua parola, finché ci potesse essere comprensione per la Sua parola. Anche padre e madre che hanno figli devono aspettare finché questi siano maturi per rivelar loro i più grandi misteri della vita, per poterli istruire sull’alto senso della vita, per il quale sono nati su questa Terra. Così il Padre nostro nel grande. Egli ha aspettato e aspetta ancora finché non trova la maturità. Il Suo cuore è un mare incandescente di santo Amore. Esso ci consumerebbe se in noi non ci fosse anche il desiderio che corrisponde a tale ardore. Perciò il figlio dovrà un giorno starsene lì: "Padre, il mio petto è resistente al fuoco, apri il Tuo cuore fin nelle più intime profondità delle profondità, io voglio renderTi felice, Padre mio. Tu non sei più solo, Tu hai Tuo figlio!".

Miei cari amici, quando gli uomini sentono di non essere maturi, giungono alla conclusione che qui (riferito a Georg) ci sarebbe un uomo che va oltre se stesso, e ciò nonostante nessuno può parlare abbastanza dell’Amore di Dio.

Se io vi mettessi in maniera evidente davanti agli occhi le Caratteristiche del Padre nostro divino, vi spaventereste, e mi accusereste, come una volta è stato anche detto a me: “Tu profani il tuo Dio e Padre!”. Oh, quale Amore ha il Padre per un essere umano! Egli non guarda a ciò che l’uomo è, ma a ciò che può diventare, e con la santa abnegazione del Suo grande nome si pone uguale al figlio, per trovarlo, e poi guidarlo fuori mediante la sua umiltà e il suo amore.

O amici miei, è per questa ragione che per me un uomo è tanto grande, perché i miei occhi hanno visto che cos’è l’uomo nel cuore di Dio, che cos’è per Lui un uomo umile, – più che ogni vita creata. Per Lui un uomo umile è tutto. Da ciò risulta da sé il Comandamento: «Amate i vostri nemici». L’amore non vede proprio nessun nemico. Per l’amore la Terra non è un inferno, ma un grande ospedale, ma se lo guardi con l’occhio della giustizia, in essa vedi un inferno.

 

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Cap. 24

Il Padre riunisce i Suoi

Quanto ci rende felici potervi preparare una gioia. Il desiderio di rallegrarvi ha animato me e il fratello mio A. Egli è stato per me il sostegno per intraprendere un tale viaggio, dove già la strada fino al tram mi diventa difficile. Disse il mio amico: "Ah, questo non è niente di grave, ti siedi sul treno e via. Sia che tu scenda a Loschwitz oppure a Reutlingen è lo stesso. Io sarò con te e ti aiuterò dove posso". Ed è stato così. Quando prendemmo la coincidenza a Lipsia – gli ultimi due vagoni erano quelli per Stoccarda – prima che arrivassimo noi erano già tutti occupati. Allora ci venne incontro un’infermiera: "Ho due biglietti di prenotazione per due posti, volete averli?". Così abbiamo avuto due posti a sedere, ben imbottiti. Quanto si è allargato a questo punto il cuore!

E ora vedete quanto sono felici i cuori. Il tempo è qui dove il Signore, l’eterno Padre, riunisce i Suoi da tutte le direzioni, i Suoi che sono discesi su questa Terra per collaborare alla Sua opera; i Suoi che sono stati preparati attraverso delle eternità. Ognuno ha il suo compito, non c’è né uno grande né uno piccolo, come proruppe la bella parola in questo fratello: "Io sono un grande Salvatore, tu sei un piccolo salvatore; Io sono un intero Salvatore, e quando anche tu sarai un intero, allora il Padre Mio, il dominio che ha posto sulle Mie Spalle, lo metterà anche sulle tue spalle".

Chi costruisce sulla roccia, sta su un saldo fondamento. Chi è la roccia? La vita di Gesù. Gesù Cristo, ieri e oggi, è Lo stesso in tutte le eternità!. «Cielo e Terra passeranno, ma le Sue parole non passeranno». Non passeranno sulla roccia dell’Amore e dell’Umiltà, questo è il giusto fondamento, …anche dell’Umiltà! Non per diventare qualcosa, noi siamo figli di Dio, non per stare al di sopra dei nostri più piccoli fratelli e sorelle, no, ma solo per servir loro come un salvatore! E per la mia perfezione serve ogni uomo che mi viene guidato sulla via. Ma in che cosa consiste poi la via per il perfezionamento nell’eternità? Proprio nell’Amore tutto abbracciante, poiché ogni uomo è ancora solo una particella del grande uomo-dio. Siamo tutti, oppure vorrei dire, ‘eravamo tutti’ una vita nel cuore di Dio, e la via per la perfezione è l’Amore tutto abbracciante. Chi percorre la nostra via con noi, è unito con noi; chi non cammina con noi, ha bisogno del nostro aiuto.

 

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Cap. 25

Gesù ha percorso la via come Uomo

In che cosa consisteva la somma perfezione del Padre Celeste nostro e il Suo santo Amore? Nel fatto che Egli stesso è divenuto Uomo e come Uomo esordì così come ha esordito ogni uomo. Questo Gesù alla Sua nascita non era più Colui che era secondo l’eterno Spirito. Questo Gesù alla Sua nascita era Uomo come siamo uomini noi. La Sua immensa forza e pienezza di Luce furono ora rinchiuse come embrione nel Suo petto. Perciò il Suo nome era "Figlio dell’Uomo". Con il compimento del trentesimo anno fece propria l’eterna Parola, essendo Egli la Via al cuore di Dio. Egli stesso si è costruito la Sua divinità, amici miei, si è realizzato da sé con la Sua vita d’Amore rinnegando Se stesso! In fondo la Sua umanizzazione è anche la nostra meta di vita corrispondente alla Sua. Con la Sua umanizzazione l’uomo divenne non solo un figlio di Dio, dopo la Sua umanizzazione l’uomo è una veniente individuale essenza divina. Questa è la verità, io non posso dirlo diversamente dalla mia esperienza. Ogni uomo è una veniente essenza divina. Naturalmente si deve essere prudenti con queste espressioni.

Anche nella Bibbia si dice: «Dovete essere perfetti, come è perfetto il Padre nel Cielo» [Matt. 5,48]. È vero. Uso il paragone con la quercia. La quercia è il Padre nostro, il nostro Creatore. I frutti siamo noi. L’albero vive per nutrire i suoi frutti finché saranno maturi. Quando diventeranno maturi li depone. L’albero ha compiuto la sua opera in loro. Esso depone le sue foglie e si mette a riposo, per raccogliere nuova forza. Ciononostante vedete: anche nella ghianda sta rinchiusa la quercia. Essa consiste di una trinità: dal guscio, dal torsolo, e nel mezzo, nel torsolo, il germe così poco appariscente. In questo germe è nascosta la vita invisibile, dal quale si sviluppa la quercia. Ciò che il terreno è per la ghianda, è per l’uomo la vita nell’amore, vita che Gesù ha vissuto come esempio. Come la ghianda giace abbandonata accanto al tronco dell’albero, così qualcuno si sente come abbandonato da Dio.

La quercia, se avesse la lingua, direbbe alla ghianda: "Io non posso darti di più, ho posto in te tutto il necessario per la tua crescita". Lo stesso ci dice il Padre Celeste nostro: «Non posso darti di più, ti ho già dato tutto, ti ho curato, ti sono stato d’esempio, Mi sono equiparato a te, di più non posso. Che Io ti debba continuare a nutrire per eternità, non lo pretendere! Ti ho dato una vita libera e autonoma. Cerca di raggiungerla nel (tempo) terreno».

 

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Cap. 26

L’infanzia e giovinezza di fratello Georg

Io stesso a casa ero un uomo timido, miseramente dotato di talenti. Avevo una buona volontà, mi sforzavo, spesso non dormivo di notte, e quello che potevo imparare a memoria, l’ho conquistato, ma non riuscivo a seguire gli altri nello studio. Allora ricorrevo all’aiuto dei miei compagni di scuola, e questi volevano avere in cambio qualcosa. Così non mangiavo la mia prima colazione, me la facevo dare dalla mamma e la davo a loro, ed io avevo fame finché tornavo di nuovo a casa. Così sono stato guidato dalla giovinezza, ad essere umile.

Avevo genitori diligenti e laboriosi. Per mio padre non esisteva domenica nella quale non stesse fino alle cinque del pomeriggio al banco da falegname. Ma eravamo anche una grande famiglia. La madre ha dato la vita a diciassette figli. Io sono stato il quarto. Poi, come arrivavano i figli e la madre non poteva più adempiere i suoi doveri materni, l’ho assistita in tutto. Allora cucinavo e collaboravo in ogni cosa; è così che già da bambino son diventato autonomo.

Il Suo Amore e la Sua cura è stato tutto. Ho pianto anche molte lacrime, e oggi riconosco come il Padre mi ha sempre guidato. Se fossi nato da gente ricca, forse mi sarei perso.

Già nell’anno 1891, in agosto, sono andato in lungo e in largo, attraverso Esslingen, attraverso Reutlingen, attraverso la porta di Tübinger e lungo la strada verso Neckar. Ora posso calcare di nuovo questi luoghi. Oh, le buone persone, le fedeli persone che mi sono venute incontro sulla via della mia vita, dalle quali ho imparato; e poi ancora gli uomini fedeli che si rallegravano del mio modo di pensare, i quali non mi hanno lasciato e sono stati il motivo affinché si dischiudesse la Fonte nel mio petto spirituale. La mia inclinazione, infatti, era piuttosto quella di prendere congedo dal mondo e andare in un monastero, vivere staccato dal mondo. Quando poi ho riconosciuto la vita, in me stette anche il desiderio di tenere l’amico che trovavo, affinché l’amicizia si consolidasse sempre di più. E il legame consolidante è stato il collegamento di quest’amicizia con Gesù, attraverso il quale ho avuto continuamente qualcosa da dare per i miei amici, quando venivano da me. Così è sorta l’opera meravigliosa, miei cari amici.

Mia nonna aveva una vecchia parente religiosa dalla quale aveva ereditato dei libri. Un giorno che la nonna non c’era, rovistai nel vecchio armadio nel quale erano conservati. Là trovai la storia dell’ “Infanzia di Gesù” di Jakob Lorber, stampato in Söbringen presso Pillnitz. Questo libro era una delle prime stampe di questa storia della Giovinezza di Gesù. Essa mi prese talmente che già da ragazzino la lessi un paio di volte, e l’amore per questo fanciullo Gesù colmò il mio cuore. Non riuscivo però a comprendere come poteva essere stata scritta. Allora dissi a me stesso: ‘Presso Dio tutte le cose sono possibili! Certamente questo Jakob Lorber ha vissuto tutto questo, e ancora oggi sulla Terra è come un testimone’. – Quando in seguito chiedevo a qualcuno, mi si diceva: "Ah, non darti pensiero!". – Neanche i miei amici avevano interesse di questo, tuttavia la storia della Giovinezza rimase profondamente in me; una tale vita, del Salvatore, che io amavo così intimamente.

Poi giunse la scuola della vita in cui ho potuto adoperare la mia forza ed ho avuto occasione di continuare a penetrare e a cercare. Feci il periodo di tirocinio nella falegnameria di mio padre, poi in seguito, come si usava quella volta nell’artigianato, giunse il tempo di viaggiare come giovane lavorante, e poco dopo il tempo del servizio militare. Ricco in esperienze e più maturo per gli scopi di Gesù, nel settembre del 1896 ritornai nella casa paterna. Mi misi di nuovo all’opera con forze fresche, nell’attività artigianale di mio padre, e nelle ore libere ripresi di nuovo la cura dello spirito nella piccola e silenziosa cerchia degli amici. Là mi diede il benvenuto la seguente parola del Padre: «Dietro di te sta una scuola preparatoria dell’umiltà. Scegli la massima: con Dio e il Suo Amore, tutto! Senza di questo, niente!».

 

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Cap. 27

Ancora una volta: il ritorno di Cristo

Continuamente mi si pone la domanda sul ritorno del nostro Signore. Nella Scrittura si legge: «Come il lampo esce da levante e si mostra fino a ponente, così pure sarà la venuta del Figlio dell’Uomo» [Matt. 24,27]. Amici miei, la venuta del Figlio dell’Uomo avviene nell’uomo. Il lampo sono le Rivelazioni, il lampo è la conoscenza di Dio. Solo attraverso la conoscenza di Dio noi vediamo in quale modo il nostro caro Padre Celeste vuol ritornare come Gesù. Nella Sua prima venuta è fondata la seconda. Com’è venuto? Egli prese carne e sangue da Maria. Come alla Sua prima venuta prese carne e sangue da Maria e personificò la meta del Suo eterno Amore mettendocela davanti agli occhi, e poi prese su di Sé le conseguenze del nostro allontanamento dal Divino, così la Sua seconda venuta si svolgerà là dove troverà in un uomo, Luce e Vita.

Oggi Egli viene di nuovo nella veste del Suo supremo Amore, nella Luce e nella Vita. È la Sua Magnificenza, la Sua sola Magnificenza ad aver creato l’uomo non solo secondo la Sua immagine, ma di averlo anche reso capace di poter diventare un figlio di Dio mediante la cura che Lui gli porge.

Secondo la conoscenza umana, secondo la parola della Bibbia, si legge: «Vedranno il Figlio dell’Uomo venire nelle nuvole del cielo e i Suoi santi angeli con Lui» [Matt. 24,30]. Che cosa sono le nuvole del cielo? Sono la conoscenza di Dio. E i Suoi santi angeli con Lui sono i fondamenti, le conoscenze dai Cieli. Ma prima dobbiamo avere la chiarezza e contribuire noi stessi al Suo ritorno, altrimenti Davide non avrebbe detto nel suo Salmo: «Alzate o porte i vostri frontoni; alzateli ancora, o aperture dei secoli, deve entrare il Re della gloria» [Salmo 24,7].

 

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Cap. 28

Leggere e poi vivere

Un Dio eterno e Padre Santo, che è l’eterno Amore stesso, mai userà Suo figlio come forma. Altrimenti Egli avrebbe dato all’uomo, dalla Sua mano, l’esistenza perfetta. No, la Scintilla di Dio giace in noi stessi, lo testimonia già la nostra coscienza. E se la Scintilla di Dio trova il tempio santificato, essa prende dimora nel tempio, e allora la grande chiarezza entra in questo tempio, nella nostra essenzialità. Riconosciamolo: noi siamo chiamati a prepararGli nella nostra essenza un luogo, mentre viviamo ciò che Egli stesso era, perché la vita non può risvegliarsi né crescere senza il nostro contributo. Essa vuol essere curata nella scuola della vita, affinché la vita divina trovi spazio in noi. Il Suo infinito Amore non vuol stare al di sopra del figlio, eternamente mai. Già dei genitori che hanno figli non vogliono stare al di sopra di loro, ma stanno a loro fianco servendoli per la loro maturazione.

Talvolta da giovane ho detto: "Se potessi portare i miei amati libri con me nell’eternità!". Ma le cose andarono diversamente. La vita che si agitava in me attrasse il mio prossimo, e il mio compito non consistette più nel leggere, ma divenne un altro, vale a dire: mostrare al mio prossimo la via che li aiutasse ad ottenere questa chiarezza.

In Jakob Lorber l’uomo afferra la vita con i suoi sensi e si reca sulla via per la vita eterna. Ma lui stesso non è la vita, bensì la via per la vita. Lorber è il segnavia che ci indica la via per la pura Verità. E se qui e là talvolta vi è forse una lacuna, allora deve esserci. Noi non dobbiamo leggere i libri in modo meccanico con la fede, credendo sia la verità, per sottometterci come schiavi a questa verità, no! Dobbiamo risvegliarci e diventare viventi in noi, per poi, esaminando noi stessi, affermare ciò che è la verità, altrimenti pendiamo alle dande della divina Onnipotenza.

Mi sono detto: tutto, la Sacra Scrittura e Jakob Lorber sono in certo qual modo delle lettere; le opere di Jakob Lorber sono lettere d’amore. Comunque mi son sempre detto: “Non voglio riposare né sostare finché nel mio petto non sperimento Colui che si è rivelato attraverso la bocca dei profeti". Ed ho potuto sperimentarLo, ho potuto sperimentare questo Gesù e viverLo fino in fondo, e così ho trovato la Fonte in me stesso, e quando si è alla Fonte, non si ha più bisogno di nessuna lettera.

Io l’ho riconosciuto e lo esterno da me: Gesù Cristo ha personificato solo in maniera più perfetta l’essenza della Scintilla divina, Scintilla che il petto umano racchiude. Ciò che è del Suo eterno Spirito, Egli ce lo mostrerà solo quando vi sarà la maturità per questo. Io ho sperimentato quest’Amore primordiale, il Padre, in una grandezza tale nel Suo infinito, santo Amore, al punto che mi si potrebbe considerare come un visionario, se ve lo descrivessi.

E quantunque grande sia il mio prossimo nel cuore del Padre mio Celeste, il Padre Celeste nostro si china davanti alla divinità dei Suoi figli. Tuttavia essa è raggiunta solo attraverso questa vita faticosamente conquistata, finché poi si apre la Scintilla.

Un fratello mi disse una volta: "Fratello Georg, per ciò che sentiamo dalla tua bocca, dobbiamo ringraziare solo il Padre. E tuttavia, per la lotta che tu hai combattuto, finché questa vita divenne tua, dobbiamo ringraziare anche te". – Io gli risposi: "Ti ringrazio, per questo accetto il grazie. È stata una santa lotta, già dalla mia infanzia, per tutta la vita".

Dopo che da questa esperienza ho potuto risvegliare dei fratelli e delle sorelle, non son potuto più ritornare nella quiete, nella solitudine e nel pensionamento, no! Sono stato chiamato fuori. Non è oggi ancora così in questi giorni? Non posso rimanere nella mia solitudine, e nonostante ciò bramo la pace, bramo di essere di nuovo solo con il Padre mio Celeste.

Vi ho aperto tutto il mio cuore, e ora la mia anima dice: "Oh, se adesso potessi arrivare alla quiete e afferrare questa santa vita in me, affinché non sia al di fuori di me, al di fuori del mio spirito. Ma ora ci siete di nuovo voi, e di nuovo il mio cuore arde".

Talvolta giaccio abbattuto e senza forza, ma quando sono chiamato, quando nel mio cuore prendo fuoco, allora lo spirito mi afferra. Oh, sono sacri e grandi momenti quando posso dire ai miei fratelli e sorelle: "Questa è la via della vita!". Possano essi maturare, possa cominciare a fluire in loro stessi la fonte, la fonte interiore della verità! Io non sto sotto l’influsso di una vita estranea; ciò che comunico è la mia stessa vita. A dire il vero ho dato l’impulso al mio prossimo, quando una volta ho dovuto dire se era la vita di Gesù oppure se era la vita di un uomo ad essere unita con Lui: "Tutte e due sono da una e dalla stessa Fonte!".

 

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Cap. 29

Gesù ha battezzato col fuoco

Pensate all’infinito Amore del Padre nostro! L’Amore, quanto più è grande, tanto più desidera ardentemente questo Santuario. E la vita divina può sempre essere compresa di nuovo soltanto dalla vita divina. Secondo il grado d’amore del nostro spirito risorto, noi comprendiamo il nostro Padre Santo, il quale anela alla comprensione fin dall’eternità. Nondimeno Egli mai dischiuderà il fondamento primordiale del Suo cuore senza la comprensione di un figlio. Tu giammai parlerai con tuo figlio come vorresti parlare, ma devi aspettare finché tuo figlio non sarà maturo per comprenderti. Così è anche con il nostro eterno magnifico Padre, così è con la Sua parola e così rimarrà in eterno. La Sua parola è proceduta dal mare di fuoco del Suo Amore, e per comprendere questa parola ci vuole il fuoco dell’amore del figlio. Perciò la vita di Gesù non era altro che una vita d’Amore, un vivere d’esempio del servire. Amore e Umiltà sono il Fuoco primordiale da cui è proceduta la Parola. Chi non li cura nel suo prossimo più insignificante, chi non ha compassione con il fratello errante, chi si urta negli errori del suo prossimo, in lui la parola di Dio vive ancora in maniera razionale. A questo punto potrà anche essere grande come un re, ma perderà la sua forza.

Giovanni il battezzatore disse: «Io battezzo con l’acqua, ma Uno che era prima di me, al Quale io non sono degno di sciogliere i calzari, battezzerà col fuoco» [Matt. 3,11]. Ma perché egli battezzò proprio alle rive del Giordano? Il Giordano sfocia nel Mar Morto; anche l’intelletto sfocia in un mar morto, ma alle rive di questo mar morto c’è Colui che chiama, la voce della coscienza nel proprio petto, la voce che attraverso l’eterna Parola ha trovato la vita dell’Amore. Questa voce è il fuoco del battesimo di fuoco. Le Parole che essa esprime, sono eterne, nessuno le può più reprimere.

Io l’ho sperimentato. Una volta andai a trovare un giovane uomo, un morente, e lo volevo consolare. Sentii però che non era più ricettivo. Allora vidi come nel suo mondo spirituale, dove era stato accolto, un cielo disseminato di stelle s’inarcava sopra di lui. Il suo mondo era un mondo crepuscolare, solo alcune stelle brillavano in lontananza. Allora lo colse il desiderio ardente e pregò il suo Dio che lo volesse portare verso quelle stelle. E dove giunse? Le stelle erano le parole che gli avevo espresso al letto di morte. Esse erano l’intensità luminosa per la sua vita spirituale.

 

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Cap. 30

L’unica prova valida: la nostra crescita

Mi viene in mente un testo in "Robert Blum", dove Helena insulta aspramente[4] il nostro fratello o la nostra madre Lucifero. – Che cosa direi io a Lucifero se fosse qui? "Vieni, mio amato fratello, vieni al mio cuore, io voglio essere tuo amico, voglio essere il tuo soccorritore". Ma giammai lo insulterei. Con la sua aberrazione egli è abbastanza umiliato, e deve essere aiutato, cari fratelli e sorelle.

Il nostro prossimo che ha perduto l’amore è abbastanza punito. Noi non lo vogliamo giudicare, la sua stessa vita lo giudica abbastanza. Noi siamo al nostro posto per diventare redentori, per santificare il Padre nostro, per santificare la vita, su questo il mondo avanza ancora una pretesa. Perciò l’insegnamento della Bibbia, perciò l’amore per il nemico. Gesù l’ha vissuto fino all’ultimo respiro sulla croce. A che cosa ci serve la Sapienza di tutte le sapienze, la Luce di tutte le luci, senza l’amore? Questo è espresso nella 1° lettera ai Corinzi, capitolo 13.

Non lasciatevi avvolgere dalla sapienza! Una volta ho mostrato ai miei fratelli e sorelle la seguente immagine: immaginatevi che io discuta con voi il mistero dell’Opera di redenzione. Ecco che nella stanza attigua echeggiano dei magnifici canti. Tutti tendono l’orecchio; io dico, rimanete ancora qui, finché non ho finito di parlare. Ora fuori sorge un gran movimento, voi correte fuori, vedete figure di luce e mi lasciate solo a causa loro; io sto qui solo. Allora avete dimenticato quella parola che dice: «Il Regno dei Cieli non viene a voi con sfarzo esteriore, il Regno dei Cieli è dentro di voi» [Luca 17,20].

L’ultima prova per i veri amici e seguaci di Gesù sarà una figura di Gesù corrispondente a quella nella quale l’uomo s’immagina il Suo aspetto. Essa lo chiamerà amorevolmente: "Vieni qui da me", – facendogli delle promesse. Questa sarà l’ultima tentazione. Il Salvatore non viene dall’esterno. Il Suo Amore consiste nel renderci capaci di diventare sempre più simili a Lui, crescendo nel carattere simili a Lui. Questa crescita è la sola valida prova per la verità della propria vita interiore.

Hanna e Friedrich, voi un giorno prenderete l’opera dei genitori. Allora io vedo nello spirito il beato padre Landbeck[5] quando la prima volta fui a Dresda; egli mi strinse al suo cuore e disse: "Fratello, quanto mi rallegra il fatto che qui a Dresda l’Opera è curata così bene", – ma io stesso non sono nulla. Se guardo il Mio Salvatore nel cuore, vedo la Sua Umiltà e il Suo Amore; io mai potrei elevarmi, anche se mi regalasse tutti i Cieli. Certamente li userei, se fosse per la felicità del mio prossimo, ma Lui è per me Tutto in tutto. E proprio di questo il beato padre Landbeck era così felice.

A migliaia di uomini ho potuto indicare la via, migliaia ho potuto curare. Questa verità è penetrata lontano nel mondo, fino in Boemia, anche alle personalità superiori. Una volta un alto religioso di oltre ottant’anni si fece portare in mezzo a noi dalla Boemia per ascoltarci. – Io lo pregai: "Fratello mio spirituale, non direste alcune parole?". Il vecchio uscì dalle file e disse: “Questo fratello mi ha esortato a parlare. Io voglio dire solo una parola: qui ha parlato Dio, qui Dio parla ancora!". – Avrei voluto sprofondare nella terra. Ma so anche precisamente che il meglio non serve a nulla, per quanto possa essere così profetico e ancora così vero, se non c’è in noi la vita divina, se non corrisponde alla volontà del nostro eterno Padre. Perciò i figli sono così ricchi, gli uomini semplici, ultraricchi, e non lo sanno. Ogni vita attende il Suo ritorno. Egli vuol sorgere attraverso i Suoi veri seguaci, dietro di loro stanno i Suoi santi angeli e trasmettono questa vita divina divenuta proprietà dell’intera Creazione. Ma senza il figlio questa vita divina è solo proprietà del santo Iddio. Solo se è diventata proprietà del figlio, allora l’Onnipotente sta dietro al figlio come Padre. E dietro di Lui stanno gli angeli non più come servitori legati, bensì come figli dei figli.

Oh, che io abbia potuto contribuire a questo: affinché il Padre nostro diventasse ricco su questa Terra, ricco nella divinità dei Suoi figli! In mezzo a questo tempo nel quale viviamo, l’eterno Amore ha inviato degli angeli sulla Terra. Non che ci immaginiamo di essere angeli noi; no! Qui dobbiamo esercitare il lavoro degli angeli. E che cosa opera l’angelo dalla Volontà del suo Iddio eterno? – Che cosa operiamo noi secondo la volontà del nostro Padre Santo? Non è altro che il Suo infinito Amore, con il quale Egli vuol posare ogni vita nel Suo santo cuore paterno. – Noi possiamo operare solo così: solo se, ovunque guardano i nostri occhi, non vediamo più errori, ma solo ancora ferite. La Terra è il grande ospedale dove devono essere inviati i medici, e questi sono i seguaci di Gesù. Una cosa così grande ha messo il nostro Padre Santo nel nostro cuore!

I grandi spiriti, i grandi spiriti intellettuali erranti, gli spiriti della sapienza, si sono sempre opposti: "Tu sei il più grande, se fossimo uguali a ciò che sei Tu, potremmo anche starcene lì come Te". Invece ora Egli ha confutato tutte queste opposizioni, divenendo un Uomo e non ha assegnato a noi uomini l’eterna vita nella perfezione, ma ci ha messo davanti agli occhi solo il principio della vita. Nel principio l’Opera di redenzione è stata compiuta, ma questo principio deve diventare proprietà dell’uomo, affinché dietro l’uomo stia il Padre. Questa separazione è avvenuta sulla croce: «Mio Dio, Mio Dio, perché Mi hai abbandonato?» [Matt. 27,46]. Là scaturì dal Suo occhio una lacrima, e là si svolse il grande momento che io ho visto nello spirito, – il momento quando l’angelo di luce, al trapasso del Salvatore, venne davanti a Lui: "Tu grande Uomo, in Te io non ho nessuna parte, ma non credo che permetterò che anche un solo singolo uomo attinga dalla stessa Fonte che tu hai dischiuso. Voglio concedere che si riveli la Tua parola, che si costruiscano chiese, Ti portino glorificazioni senza fine, ma non voglio concedere che un singolo uomo si distolga dal mio mondo e cerchi Te in se stesso". Oh, cari amici, contemplate il Regno di Dio in noi, e riconoscete la via che porta a Lui!

Chi è alla Sorgente della vita, e se sta da solo nell’intera Creazione, sa che la sua via è sicura. E se tutti lo lodano ma il suo interiore non lo loda, ogni lode non serve a nulla. La stupenda consapevolezza di aver adoperato le mie forze e ancora le adopererò fino allo spegnersi della mia vita, è già il Cielo più alto, è già l’unificazione di un uomo con l’eterno Amore. Non ho nulla di meglio. Ciò che parla da me è la vita di Dio così come la racchiude ogni petto umano. Ognuno la può chiamare sua proprietà, e finché il mondo l’opprime ancora e non ha la forza di liberarsi, guardi all’infinito Amore sulla Croce: «Venite a Me voi tutti che siete stanchi e aggravati, Io vi voglio ristorare» [Matt. 11,28]. – E inoltre: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» [Matt. 28,20]. Questa è una consolazione fin là, dove l’uomo viene guidato alla fonte dell’eterna Verità.

 

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Cap. 31

I libri di fratello Georg

Tutti i miei libri, i miei scritti di Lorber, vanno da una mano all’altra, e io stesso non ne possiedo più. Mi si domanda sempre: "Non hai ancora qualcosa?". – Non ho più "Il Governo della Famiglia di Dio" e nemmeno "Il Sole spirituale". Avevo dei volumi de "L’infanzia di Gesù" del valore di 666 marchi, – ma li ho distribuiti tutti. Una volta avevo provvisto un mucchio di libri con splendide dediche che, al confine con la Cecoslovacchia, mi furono portati via, dall’altra parte li vendette poi un libraio. Più tardi dei conoscenti giunsero dal libraio, il quale a questo punto mostrò loro un volume con la dedica e chiese: "È questo qui il suo nome?". Pensate, così l’opera è pure capitata nelle mani giuste. Un’altra volta mi si confiscò un’opera del Grande Evangelo di Giovani che avevo portato con me oltre il confine. Con questa volevo rendere felice una famiglia. Ebbene, fu sequestrata e in più una multa di cento marchi. Allora dissi alla giovane Rosel che faceva parte di quella famiglia, una persona di bella presenza: "Rosel, fatti bella, indossa la tua veste migliore e va dai funzionari del confine. Chiedi loro con buone maniere la restituzione dei libri". E quando fu di ritorno, volteggiava i libri nell’aria. Quale gioia ci fu nella casa!

Ancora una volta volevo portare anche il Grande Evangelo a dei fratelli e sorelle lassù in montagna – non ricordo più il luogo – era un piccolo villaggio. Fui fermato al confine e mi fecero entrare nell’ufficio della dogana, per aprire il mio zaino e mettere i libri sul tavolo. Mi chiesero: "Cosa sono questi libri che voi contrabbandate oltre confine?". – Io dissi: "Signor funzionario, queste sono le più grandi Rivelazioni di Dio all’umanità, ed io là fuori ho degli amici che voglio rendere felici con questi libri. Li ho portati con me nella fiducia nel Padre mio Celeste e con la certezza di poterli portare oltre confine". Dopo un breve colloquio li potei tenere, ma poi dovetti descrivere a questo funzionario il contenuto. Egli fu così commosso della verità di questa Rivelazione che disse: "Vi ringrazio. Ho sempre avuto un presentimento che Dio deve essere all’umanità più vicino di quanto noi crediamo. Mettete i libri sulla bilancia, vi do un attestato che sono stati controllati, affinché lungo la strada non abbiate nessun inconveniente". E la mia opera fu salva. Quando la tensione tra la Cecoslovacchia e la Germania, prima della guerra, divenne sempre più grande, ci fu anche vietato di tenere riunioni. Allora feci richiesta presso il presidente Masaryk[6] a Praga e, in effetti, ottenemmo dal governo l’autorizzazione di continuare a tenere le nostre ore di preghiera.

 

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Cap. 32

Il sapere non rende felice

Tutte le parole che fluiscono dal mio cuore, vogliono solo mettere davanti agli occhi dei miei ascoltatori l’infinito Amore del Padre mio e il Suo ardente desiderio verso gli uomini che sono pronti a seguirLo e pronti ad entrare nelle Sue orme. Questo è lo spirito delle mie parole, e così è sempre stato. Perciò il fratello nello spirito ha ragione, quando una volta ha detto di me: "Ah, il fratello Georg, ciò che esprime oggi lo ha già espresso vent’anni fa". Non esiste nessun’altra verità. Serve dunque il nostro stare insieme a svelare tutti i gradini della sapienza, miei cari amici? Sapienza e sapere, per quanto abbiamo bisogno, ce lo rivela lo spirito, ci vengono dati dallo Spirito, per questo non abbiamo bisogno di andare da nessuno. Altrimenti potrebbe avverarsi la parola: tanto più sapere, tanto meno sentimento. Un sapere oltre la giusta misura è l’angelo strangolatore dello spirito. Non dico troppo, è così. Nel sapere ci si perde; solo il sapere che appartiene all’illuminazione delle nostre vie è il puro sapere. Per questo abbiamo la Bibbia, abbiamo Lorber, abbiamo l’eterna Parola di Dio come Luce che illumina la via della nostra vita.

 

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Cap. 33

Sia fatta la Sua volontà!

Che nondimeno la volontà del Padre nostro Celeste possa essere sempre osservata più della nostra stessa volontà! Fu nei mesi dopo il crollo del 1945, quando venne da me un fratello, rattristato per il fatto che le nostre amate ore mensili erano proibite, che mi disse. "Non possiamo dunque fare proprio nulla? Cosa pensi tu, fratello Georg? Non devo chiedere il permesso presso il comando, in modo che ci possiamo di nuovo incontrare?". – Io gli risposi: "Caro fratello, il mio interiore parla contro tale via". Questo lo addolorò, un fratello della mia età, e se ne andò deluso da me. Presto ritornò di nuovo ultrafelice. – "Fratello Georg, vengo da te felice". – Io gli chiesi: "A cosa è dovuta la tua felicità?". – "Vengo dal comandante russo della città, ho chiesto il permesso per le ore di preghiera. Le possiamo tenere. Fratello Georg, non ne sei contento?". – Io gli risposi: "No, fratello, il mio cuore, per questo, dice no". – "Ma perché no? Di che cosa hai paura? Dobbiamo certo temere più Dio che l’uomo!". – Risposi io: "La cosa migliore non serve, se non è la volontà di Dio" – Un paio di settimane dopo era scomparso, nessuno sapeva dove, era scomparso dalla scena senza lasciar tracce. Me lo indicò lo spirito, non era il tempo per questo.

Il mio cuore è colmo, ma non voglio illuminarvi troppo, nemmeno saziarvi troppo, miei cari amici, non voglio porgervi troppo pane, se l’organo digestivo spirituale non lo può elaborare. Ma una cosa rimane: tendere sempre ad amare tutti gli uomini, ad amare ogni vita. Pensate però anche alla parola del Padre nostro quale Onni-Amore: «Se tu Mi amassi con l’ardore di tutti i soli, con la forza di tutti gli angeli, il tuo amore sarebbe tuttavia solo una fiammella del focolare del Mio cuore». Oppure una parola espressa un’altra volta a un fratello che sarebbe anche venuto qui volentieri con noi, se la distanza non fosse stata troppo grande per lui: « Riguardo alla Mia persona come Dio, tu sei solo un pulviscolo della polvere di un pulviscolo, ma riguardo al Mio Amore per voi uomini e al Mio ardente desiderio per la vostra vita divina, Io voglio essere il pulviscolo della polvere di un pulviscolo». Questa degnazione, questo Amore per quel fratello! Ma il Padre ha anche detto: «Io sono un grande Salvatore, tu sei un piccolo salvatore; Io sono un intero Salvatore, e quando anche tu sarai uno intero, allora il dominio che il Padre Mio pose sulle Mie spalle lo metterà anche sulle tue».

 

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Cap. 34

L’uomo, il compendio dell’intera Creazione

Non esistono due uomini uguali, nemmeno due uguaglianze nell’intera Creazione. Non esiste nemmeno una preferenza presso Dio; presso il nostro Padre Celeste esistono solo gradi di maturità e, secondo la maturità, anche i doni di Grazia. L’uomo non saprebbe cosa farsene dei doni, se non ne fosse maturo. Perciò non dobbiamo pensare: "Ah, se anche noi potessimo parlare a questo e a quello!". Miei cari amici, un figlio di Dio non ha bisogno di parlare a Ginevra, nemmeno nei luoghi del grande mondo. Un figlio di Dio parla sempre in mezzo a tutti gli angeli e così parla nell’intera Creazione.

Miei cari amici, non è l’uomo il compendio dell’intera Creazione? Non è l’uomo cui appartiene Cielo e Terra? Perciò egli è anche la via che porta al cuore del Padre, come il nostro caro Salvatore Gesù Cristo è la via per noi che porta al cuore del Padre.

I pensieri sono forze! Come il raggio del Sole illumina l’eterno spazio, così i pensieri, quelli provenienti da Dio, compenetrano come forze l’intera infinità. Questo è il ritorno del nostro magnifico Salvatore Gesù Cristo, il Quale vuol liberare ogni vita e superare tutti i contrasti, giacché non vuol rendere beati i Suoi figli dall’esterno, avendoli dotati del divino rinvigorendoli. Tuttavia, finché sarà solo un Fanciulletto nella mangiatoia del nostro cuore, non ci potrà ancora render beati. Egli stesso un giorno maturò in età, Grazia e Sapienza davanti a Dio e agli uomini. Anche noi Egli cura, così che non rimaniamo soltanto fanciulli nella pia fede, ma curandoci affinché dalla fede sorga l’amore.

Se la nostra fede subisce obiezioni, allora giungiamo in un sentimento di debolezza. Cerchiamo il solido sostegno, e allora comincerà a germogliare in noi l’amore per Lui, e l’amore è già il vivente alito che viene sull’anima dell’uomo. Così l’uomo è curato dall’amore all’Amore, dall’amore per il suo ambiente più prossimo, cominciando dal padre e dalla madre fino in ultimo all’amore per i nemici. Un uomo amorevole, in verità, non conosce nemici; un uomo amorevole conosce solo ferite. Un uomo amorevole sa che l’unico nemico è il corso della propria vita nella sua anima, la quale non si può ancora unire con la vita del suo Salvatore. Questo nemico ci vuol trattenere ad andare incontro a una vita proveniente da Dio e a Dio, al nostro magnifico Padre. A lui il figlio vuole tracciar le vie, affinché Egli, quale eterno Amore paterno, possa trovare il figlio Suo, animato a render libero ciò che è legato dalla Legge, mediante quell’Amore che Egli ha insegnato. E per accendere una tale Luce in noi, il Suo infinito Amore ci ha qui riuniti.

 

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Cap. 35

Autonoma vita divina

Nella vita spirituale non possiamo regalarci veramente nulla, dal momento che in noi portiamo il massimo, in modo che Dio stesso, nostro Padre, non può donarci nulla più che il Suo esempio che Egli ci mette davanti agli occhi, e la Sua cura attraverso la condotta di vita che Egli ci concede. Chi può dunque parlare dal suo, in lui è cresciuta la vita divina, questi ha sperimentato Gesù Cristo, e chi Lo sperimenta Lo conosce e sa che Egli è il Padre suo santo che, dalla croce, ci ha indicato questa santa via. Così Lo troviamo nel nostro petto, dove nel Suo infinito Amore ci parla così: «Figlio Mio, come Io ti ho guidato alla Mia santa parola, così guida anche tu il tuo circondario. Dove cammini e ti trovi, conducilo al Mio cuore paterno. Ciò che non trovi, cercalo, ciò che non può camminare, portalo. Vai a cercare i perduti, come lo ha fatto il tuo Maestro. Porta conforto agli abbandonati, prenditi cura dei poveri, testimonia liberamente davanti al mondo che cosa significa essere un cristiano». Un uomo profondamente pensante un giorno ha rivolto questa parola ai popoli cristiani di questa Terra: “I popoli animati dall’intelletto non conoscono Gesù, essi difficilmente possono credere in Lui. Essi dicono: Egli è stato qui, lo dice la Scrittura, ma noi non lo sappiamo. Forse addirittura non è vissuto, forse è solo una personalità morale, forse il Suo insegnamento è solo un’etica!". – E invece no! Egli era qui prima che noi fossimo; Egli sarà fino in ogni eternità.

Cielo e Terra passeranno, ma non le Sue parole. Egli è l’unica via che conduce alla mia meta destinata da Dio, in tal modo mi giunge la pace. Un giorno un cristiano profondamente pensante ha detto: "Con ogni vero seguace del nostro Salvatore Gesù Cristo, la Terra si avvicina di un passo alla sua divina destinazione". – ‘Con ogni vero cristiano’, lo sperimento anch’io in me. In me sperimento ancora di più: vedo la vita divina come un unico vero cristiano, la santa vita che è diventata proprietà della Terra! La Terra ha meritato che la vita divina diventi sua proprietà, poiché essa ha portato i piedi del suo Creatore. Chi Gli deve consacrare il luogo? Non la Sua forza, miei cari amici, il Suo Amore è la consacrazione, il Suo Amore per i Suoi figli attraverso il quale i Suoi figli imparano, entrando nelle Sue orme, stando sullo stesso suolo sul quale sta il loro eterno, santo Dio. Dietro a questi figli Egli sta poi come Padre, slegato da tutte le Leggi sin dall’eternità.

Stamattina l’ho sperimentato da Gesù: «O Terra, cosa dai tu a Me! O Terra, se ci vuole questo per liberarti, vorrei morire ancora mille volte. Ma Io sono morto una volta per i Miei figli, e se Mi seguiranno, le loro parole dalle profondità del loro divino compenetreranno l’eternità proprio con vigore, come le Mie parole». Quale promessa!

Per tale sentimento di vita siamo qui radunati. Là fuori c’è un mondo che non sa da che parte voltarsi. Ovunque volgiamo gli occhi nelle latitudini di questo mondo, dal Polo nord fino al Polo sud, da Occidente fino a Oriente, tutto è inquieto, tutto ha bisogno di Verità, Verità e ancora Verità che renda libero il mondo, che renda libero ogni singolo. Questa Verità vuol diventare uomo, vuol diventare nostra proprietà. Questa Verità vuol nascere nel santo dolore d’amore dei Suoi figli, per diventare assolutamente una cosa sola con il Padre, per dare a Lui la gioia. E talvolta, quando è così difficile percorrere le vie del Salvatore e noi lottiamo e chiediamo forza, può succedere che questa non ci affluisce. Il Padre ci abbandona apparentemente sulla via della nostra vita, ma apre i nostri occhi, affinché diamo uno sguardo alla croce. Ed ecco, miei cari amici, troviamo di nuovo la forza per continuare inarrestabili la nostra via fino alla magnifica e divina meta.

E quando la Verità sulla Terra prende piede, non è più solo la Verità proveniente dal santo cuore di Dio, no! La Verità proveniente dall’amore per Dio è nata nel figlio, – allora il Padre nostro prepara legioni di angeli. Come questi sono portatori dei Suoi grandi pensieri, essi sono poi anche portatori dei pensieri dei Suoi figli, e qua e là portano la bevanda guaritrice della Verità dove ci sono dei cuori maturi, e così lo sviluppo del mondo prepara il terreno per la maturazione. Così il Padre Celeste nostro ha taciuto quando le bombe cadevano a ondate sulle città e le hanno distrutte. Milioni di uomini giacquero sui loro volti, pur pregando per salvezza e aiuto. Ma Egli ha taciuto. Pur tuttavia ha posto forza in coloro che hanno sofferto, mettendoci nel cuore l’amore per il mondo. Egli mi disse: «Per amor vostro ho taciuto, affinché non pregiudicassi l’effetto che ne deriva, essendo voi diventati figli Miei. Perciò vi devono anche stare a cuore i milioni di uomini, affinché non fermiate la risalita dell’uomo fin su al gradino della fusione con il Mio eterno Santuario».

Anche le migliaia di uomini che sono morti, che sono deceduti, devono giacere nel nostro cuore. E non soltanto loro, tutti, ogni vita deve essere adagiata nel nostro cuore, se abbiamo amore. – Ciò che voi amate, è vostro, e ciò che è vostro, anche l’eterno Padre lo chiama ‘Suo’.

 

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Cap. 36

Dall’abnegazione a figlio di Dio

Ciò che voi udite dalla mia bocca, sono solo raggi provenienti dalla Luce della vostra stessa Scintilla di Dio, poiché ciò che Gesù ha insegnato e personificato non era la vita ricevuta di una Divinità pronta, no! Egli ha personificato il Germoglio della vita di Dio del Fanciulletto, e con ciò ci mise davanti agli occhi lo stato della piena maturità dei frutti che devono maturare anche sul nostro stesso albero della vita. Per questo Egli è il nostro Salvatore, per questo Egli è la nostra vita, per questo Egli è la nostra via che noi, quando saremo perfetti, percorreremo dalla nostra stessa conoscenza di Dio. Egli ci rimetterà tutti sul terreno divino. L’anima dell’uomo non era ancora un terreno-madre per il granello di frumento della sua vita divina. Qui sta il mistero della morte che Egli patì per noi, anche qui amando pure i Suoi nemici e dimostrando quest’Amore attraverso l’azione. Se ti basi su questo, sei un figlio di Dio, sei un figlio, una figlia di Dio. Questa è la vita che conduce al Padre. Egli ha creato tutte le magnificenze per il figlio. Che cosa sono le miriadi di soli e stelle? Sono tutti solo gradini di vita della Sua Creazione, luoghi di dimore per gli spiriti, luoghi di istruzione degli spiriti nel grande spazio della Creazione. Questi conoscono il Padre nostro solo come l’infinito, grande inavvicinabile Dio. Invece il Figlio conosce il Padre, il Figlio mostra loro anche la via, crea l’opportunità, affinché anch’essi abbiano parte all’esperienza di un figlio di Dio. Essi poi contemplano questo: una vita filiale è nata attraverso la morte, – io devo diminuire, invece Egli deve crescere. – Non con la mia vita sono in grado di accogliere il Divino, no! Io accolgo il Divino se rinnego la mia vita come fece Gesù Cristo, se la sottometto all’Amore. Così mediante la sottomissione entra lo spirito, la Scintilla di Dio; essa si sviluppa e si riversa nell’intera entità.

Solo così diventiamo essenze divine. Tuttavia non vogliamo diventare divini per chiamarci divini, no! Vogliamo essere divini per amare divinamente il Padre nostro, poiché l’Amore divino può ancora essere nutrito solo dall’Amore divino. Lo Spirito può essere compreso solo dallo spirito, la Vita solo dalla vita che sta sul medesimo gradino di vita. Vogliamo forse essere divini, essere figli di Dio per amor di una preferenza? No! Ma solo per poter rendere felice ogni vita.

Anche tu, magnifico, alto angelo, principe angelico, tu possiedi tutto, ma non possiedi la cosa più santa. Non puoi dire: "Questa vita da figlio è mia". – Ma ciò che io ho trovato, ciò che voi avete trovato nel vostro petto, è la convinzione che Gesù Cristo è la retta via; è questa la nostra proprietà. Questa proprietà è affidata alla nostra direzione, ed io so che devo la vita in me alla profondità dell’infinito Amore del mio eterno Padre. Per questa vita Egli ha chiamato all’esistenza Cielo e Terra, per questa Egli è divenuto Uomo, per questa si è fatto crocifiggere. E questa vita è la Sua felicità.

Poco tempo fa, nel nome di Gesù, ho potuto dire a un serio fratello: "Duemila anni fa son disceso ed ho mostrato la via che conduce al Padre Mio". E ora è il tempo in cui lo Spirito di Dio vuol trasfigurare il Figlio Gesù Cristo divinizzando i Suoi veri seguaci, per i quali è divenuto Uomo, per i quali è stato crocifisso. Sì, chi ha trovato la Vita e la può chiamar propria, come Gesù Cristo ha potuto chiamare Sua la propria vita, ritorna di nuovo al Padre. Oggi è il tempo per questa meta. Una volta era il tempo dove fu posto il fondamento per la divinizzazione, poiché fu spianata la via che conduceva alla stessa. Oggi questa divinizzazione deve essere conseguita lottando. La Terra non è mai stata in un tale basso livello come oggi; ma neanche l’uomo ha ancora mai avuto una così alta occasione di stare nel mezzo delle tenebre, nel mezzo dell’abbandono di Dio e di sperimentare ciò che Otto Hillig ha descritto in un canto:

 

    “Figlio di Dio, oh, ritorna alla vita,

    all’incoronazione di ciò che un giorno Io ho iniziato,

    poiché Io stesso non posso darMi la Corona

    e solo mediante il figlio la Mia nuova vita ho conquistato!

    La magnificenza si fa strada qui per libero amore

tale è lo Spirito che in te ho posto, perfino sotto il dolore,

    riportalo a Me, alla Mia elevata sommità!

    Io ti chiamo, figlio, alla tua e alla Mia felicità:

riportaMi la Corona del Mio Amore!".

 

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Cap. 37

Mediatore tra il cuore del Padre e il mondo

Qui in mezzo a noi lotta un Padre, Egli non lotta solo per la beatitudine dei Suoi figli, Egli lotta per la meta. A causa di ciò essi hanno abbandonato le magnificenze e si sono scelti la Terra. È stata la loro volontà di essere messi giù nella profondità, la loro volontà di andare da soli, di percorrere la via senza aiuto dall’alto, per riportare al Padre la beatitudine. – "Padre, ciò che Ti riporto, è la spiga del granello di frumento maturata dalla spiga d’oro della Tua vita. Tu hai posto nel mio petto umano il granello, ora Ti riporto la spiga matura, Ti riporto la Tua immagine in me, esaudisco il Tuo sogno, sogno che hai sperato fin dall’eternità, il sogno di essenze tue pari; di essenze che Tu mai potevi creare così, da potervi solo abilitare all’autonomia della loro stessa maturazione. Padre, adesso Ti conosciamo, abbiamo trovato in noi chi Tu sei. Perciò ora possiamo dare al mondo ciò che esso ha perduto".

Tra il mondo e il cuore del Padre non vi sono più le separanti regole del terreno, – vi sta nel mezzo il Figlio, il Figlio Tuo, il Figlio luminoso che può dire: “Amato fratello, amata sorella, novantanove giusti non sono così santi per il Padre Santo, come lo siete voi, voi che siete stati nella più vasta lontananza ed avete trovato la via di casa”. – Finché i nostri poveri fratelli e sorelle stessi rigetteranno il santuario nel loro petto, essi saranno giudicati. Anche quel grande, quel magnifico angelo che un giorno ha abbandonato la Casa paterna, non è abbastanza giudicato? Dobbiamo pure noi giudicarlo ancora? Mai e poi mai! Piuttosto vogliamo preparargli la via per il ritorno in Patria, dove potrà trovar la pace. L’occhio dell’uomo vuole essere un occhio da salvatore, la bocca dell’uomo una bocca da salvatore. Il Salvatore non potrà ritornare prima che non irrompa il raggio d’amore dall’occhio dell’uomo. Egli non potrà ritornare finché la parola continua a scaturire dalla sapienza del freddo intelletto. Solo quando la parola nasce dal punto centrale della nostra vita si realizza la Sua magnificenza, il Suo ritorno come Padre. Solo allora il figlio Lo avrà elevato a Padre.

O mio caro Padre Santo, benedici le mie semenze! Solo attraverso il Tuo Amore e Grazia io potevo ancora una volta dimorare in questi luoghi santificati. – Non sono venuto da voi nel pensiero come se volessi essere qualcosa dinanzi a voi. Conosco il mio e vostro eterno Padre Santo. Non abbiamo bisogno di mediatori tra il Suo cuore e noi. Ciascuno come mediatore ha la voce della coscienza. Ma quando Egli è venuto nel mondo ha illuminato la nostra vita ed ha posto dinanzi ai nostri occhi, a noi figli in divenire, il Suo esempio; così è anche nostro obbligo mettere l’immagine di Dio davanti agli occhi dei nostri fratelli e sorelle, attirarli attraverso l’amore, non urtarsi in una qualche debolezza, ma nemmeno volerli disporre attraverso il nostro influsso. La volontà che Dio ci ha dato è sacra, l’eterno Amore mai la tocca. Perciò anche la volontà del nostro prossimo ci deve essere sacra. Non dobbiamo metterci dinanzi a loro come insegnanti: devi fare questo, devi fare quello! Oh, no! Con ciò offenderemmo l’eterno Amore di Dio il Quale perfino allo sprofondato più in basso ha lasciato la libertà. Ma dobbiamo risplendere come fa il Sole, risplendere e riscaldare, finché si apra l’oscuro suolo della Terra, finché spuntino dei germogli e si sviluppino; fino a quando l’oscuro suolo della concezione umana diventi soffice e spuntino i germogli del sentimento della vita divina e producano frutti, affinché diventi un solo gregge e un solo pastore.

 

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Cap. 38

Il nuovo Regno dei Cieli

(dopo il canto iniziale eseguito da un fanciullo)

Ecco questo giovane talentato nel canto, la sua voce non è ancora abbastanza bella per esprimere degnamente l’armonia dei toni in onore del Padre suo Celeste. Oggi io ho potuto stringerlo per bene al mio petto; l’ho guardato nei suoi occhi e lui nei miei. A questo punto Gesù ha parlato in me: «Posso stringere al Mio petto solo quegli uomini che sono ricettivi per questo Amore, e posso liberare il mondo solo attraverso quegli uomini che desiderano ardentemente di diventare per il loro prossimo dei soccorritori e salvatori, e rimanervi fino all’ultimo respiro, per trapassare con questa stupenda consapevolezza: ho messo la mia vita al servizio dell’amore per gli uomini! È questo il Regno dei Cieli. Per i nostri occhi ci separiamo di nuovo l’uno dall’altro, ma mai in eterno per i cuori».

Di cosa ha bisogno l’umanità straziata? Di amore! – Di cosa hanno bisogno le nazioni? Di amore e nient’altro! – Dove c’è amore c’è umiltà; e dove c’è umiltà c’è amore. Entrambe le forze non sono da separare. Quanto è bella la parola dell’amore per i nemici: «…se lo fate, accumulerete carboni ardenti sulle loro teste». A cosa serve la contesa? La migliore di tutte le contese non serve a nulla, amici miei. «Non lasciare che ci sia contesa tra te e me. Se tu vai a sinistra, io andrò a destra» [Gen. 13,9], disse Abramo a suo nipote Lot, e Abramo fu benedetto. Jehova con la sua incarnazione prese carne e sangue dalla carne e dal sangue dei Suoi discendenti.

Nella Sua prima venuta era già tracciata la Sua seconda. Allora Egli trovò la pura e immacolata anima della vergine dalla quale prese carne e sangue. Egli non ritornerà prima di trovare di nuovo un’anima verginea, e la vuol trovare in noi.

L’anima, il vaso ricevente, l’elemento femminile, troverà la sua grandezza solo come accogliente. Solo così troverà Luce nella vita, solo così essa potrà essere co-portatrice nell’Opera di redenzione.

Nel vecchio Cielo gli spiriti erano creati in gradini. Sul gradino più alto stava il Creatore come l’inavvicinabile Iddio. E nello spazio della Creazione respirano infiniti grandi spiriti, spiriti della sapienza; un giorno li sperimenteremo. Essi trovano inciampo in questa inavvicinabilità della persona di Dio, poiché essi dicono: "Ciò che Iddio fa da sé, noi non lo possiamo realizzare, a meno che anche noi diventiamo dèi". – E perciò, se nel vecchio Cielo il nostro Creatore, il Padre nostro, era l’Iddio inavvicinabile, allora nel nuovo Cielo Egli è Padre, Servitore e Salvatore.

Nel nuovo Cielo, il più piccolo è il più grande. Di tutte le donne che avevano partorito in maniera terrena, nessuna aveva ricevuto qualcosa di più grande come Elisabetta, perché ciò che lei partorì fu l’incarnazione dello spirito del principe angelico Michael. Ma d’ora in poi tutti i piccoli nell’umiltà saranno più grandi di lui. Non tutti possiamo diventare grandi, ma tutti possiamo diventare piccoli. Ogni giorno possiamo diventare piccoli, lo possiamo ogni ora. Presso di noi non c’è nessuna contesa per la grandezza. Ognuno cerca il posto più basso; è questo il santo posto della quiete e della soddisfazione. È questo che ci ha insegnato e vissuto d’esempio Gesù. Perciò stiamo nel flusso della Sua eterna vita d’Amore, ovunque ci troviamo, sia nell’età avanzata che nella delicata giovinezza. Colui che oggi ci mette queste parole davanti agli occhi è Gesù che, con il Suo santo sguardo d’Amore, ha penetrato fin nel nocciolo tutta la nostra vita.

 

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Cap. 39

Oggi è spianata una nuova via

Tutto il servire deve essere amore

Dal Suo Spirito posso dire del tutto tranquillamente: fin da oggi è spianata una nuova via che va incontro al perfezionamento, va incontro all’unificazione con il Padre. Fin da oggi, mio caro fratello, come tu hai detto, anche le forze di questo mondo si lasceranno smuovere, le ferree forze della volontà e dell’intelletto. Verrà da sé, come mi disse una volta un angelo: «Ora vado dai grandi, dai potenti». – Allora un fratello pensò: "Lì concluderai poco". – «Oh», disse l’angelo, «noi arriviamo in modo del tutto diverso da come tu pensi. Noi metteremo davanti agli occhi la loro vita terrena con le sue conseguenze, e tremeranno. Dovranno riconoscere che, alla fine della loro vita, sta la parola: non hai raggiunto niente! Essi dovranno riconoscere, visto che ognuno vuol essere il primo, che su questa base sta la sciagura».

Al feretro di un amato fratello io un giorno potei dire: "O mia amata patria, come Gesù Cristo duemila anni fa pianse su Gerusalemme, così è anche oggi: ahimè, se tu sapessi che cosa serve per la tua pace!". – Io volevo radunarvi come una chioccia raduna i suoi pulcini sotto le sue ali; e voi non avete voluto. «Non rimarrà che pietra su pietra». Ora parlano le pietre. Abbiamo le fasi dietro di noi: la monarchia, poi il socialismo, il nazionalsocialismo, il comunismo, come li ha voluti il mondo. C’è qui la pace, amici miei? Oh, non ci lamentiamo e nemmeno accusiamo. È avvenuto col permesso del Padre nostro. Ma qui Egli vuol fondare la vera vita in mezzo ai figli Suoi.

Il Regno del Cielo somiglia a un granello di senape. Piccoli sono gli inizi, ma tanto grande e poderoso sarà ciò che ne sorgerà, tanto che gli uccelli del cielo, ovvero gli abitanti degli antichissimi Cieli colmi di luce, vi costruiranno i loro nidi, per stabilirsi come in una casa. Nel nuovo Cielo varrà il richiamo: «Venite a Me, voi tutti che siete stanchi e aggravati, Io vi voglio ristorare» [Matt. 11,28]. Oppure, come parlò Giovanni il Battista: «Le valli siano colmate e ogni monte e ogni colle sia abbassato» [Luca 3,5]. Quindi i contrasti sono equiparati! Non ci vuole purezza, – solo umiltà, poiché l’umiltà porta con sé la purezza.

Una volta mi domandarono: "Fratello, chi è puro dinanzi a Dio?". – Ed io potei rispondere: "Puro dinanzi a Dio non è nemmeno l’angelo più puro; ma puro dinanzi a Dio è anche il peccatore che può perdonare a suo fratello, poiché le debolezze del suo fratello ricordano le sue stesse. La sua via per l’eternità non conduce oltre al suo stesso giudizio. Non giudicate, affinché non siate giudicati! Infatti: «Con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati, e con la misura che misurate, sarete misurati voi. Perché guardi la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello, e non scorgi la trave che è nel tuo occhio?» [Matt. 7,1] Chi dunque può perdonare al suo peggior nemico, questi è puro dinanzi a Dio.

Ricordo i tempi quando Stalin in Russia espulse molti milioni di uomini e li spinse alla morte. Quante maledizioni si sentivano quel tempo su di lui! Allora potei dire dalla profondità della vita divina: "O fratelli miei, quanto più egli è lontano dalla sua origine divina, tanto più profondamente dobbiamo toccar dentro nel nostro cuore e dobbiamo, dal nostro Salvatore, imparare la compassione, affinché egli sia liberato, e i suoi principi che lo trattengono nell’abisso non lo attirino ancora più profondamente". Allora si risveglierà e comprenderà. Poi sperimenteremo che i milioni che lui ha sacrificato, ritroveranno la via di ritorno al Padre Celeste attraverso il potere dell’Amore.

Tutto il nostro servire è soltanto amore; chi ha l’amore, ha tutto. Se si domanda al nostro Salvatore chi è un peccatore, Egli risponde: "Peccatore è colui che non ha amore". L’amore è la Luce, è il Sole che, con i suoi raggi, ci mostra la via. È così soave e bello seguire Lui, non è difficile se si guarda a Lui e se si sperimenta ciò che l’uomo è nel Suo cuore. Spesse volte vedo il mio e il Suo cuore, vedo il fratello e la sorella stare nel Suo cuore, non come un uomo, bensì come un santuario. Un uomo è un’essenza divina in divenire. Vedo splendere il Suo occhio nell’attesa dell’ora nella quale Egli sarà completamente fuso e sarà una cosa sola col figlio Suo.

Cari fratelli e sorelle, è solo il mio amore per voi che mi fa parlare. Se penso alla mia età, allora non potrò più viaggiare per venire qui. Perciò voglio anche ritornare a casa ultrafelice, con la convinzione di avervi lasciato tutto ciò che volevo dire. Io non desidero nulla da voi, non ho bisogno di nulla, ho bisogno solo della vostra benedizione. Vi ho parlato solamente dalla mia e della vostra vita divina. La radice di questa vita è in tutti voi.

 

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Cap. 40

Anche voi lo sperimenterete!

Davanti alla croce

I miracoli di Gesù si svolsero dalla Sorgente di forza del Suo eterno Spirito paterno, fino al miracolo del risveglio di Lazzaro. Esso accadde dalla propria unità di vita con Dio dell’Uomo Gesù. Su questo indicano le importantissime parole alla tomba di Lazzaro: «Padre, Ti ringrazio che Mi hai esaudito» [Giov. 11,41], su cui seguì la parola: «Lazzaro, vieni fuori!». Lazzaro era l’immagine della brama divina, dell’abilitazione dell’uomo a diventare non solo un figlio di Dio, – ma a diventare un amico, un fratello di Dio, a diventare una sposa, uno sposo dell’Amore di Dio. Lazzaro rappresenta la divina meta con l’uomo. Anche i quattro giorni nella tomba sono una rispondenza.

L’uomo materiale giacque quattro giorni nella tomba. Dietro quest’uomo materiale sta l’uomo spirituale; anche lui giace nella tomba, nella tomba dell’umana conoscenza. Dietro l’uomo spirituale sta l’uomo angelico. Tutte le miriadi di angeli sono tutti insieme come un singolo uomo, l’uomo celeste. E dietro l’uomo angelico e l’uomo celeste sta l’Iddio, Jehova, nostro Padre, nostro Creatore, come Fratello. Nondimeno, la via conduce dall’uomo materiale all’uomo spirituale mediante l’accoglienza della Parola eterna. Dall’uomo spirituale lo sviluppo conduce all’uomo celeste attraverso l’autonomia dello spirito sorgente nell’amore per Dio e per l’uomo, fino all’amore per il nemico. E infine la via attraverso l’umiltà va’ dall’uomo celeste all’uomo divino, il che significa all’unificazione della vita con il nostro eterno magnifico Padre che tutto ha posto nell’uomo.

Dio non ha trovato nessun disonore a diventare Lui stesso Uomo, nessuna umiliazione della Sua santa Essenza divina per il fatto che si lasciò inchiodare alla croce tra due malfattori. Egli non perse nulla quando pose la Sua vita fin nel centro della Sua Divinità sull’Altare del Suo infinito Amore. Lo si pose nella tomba. Egli voleva essere anche presso coloro che giacciono nelle tombe, nelle tombe della loro stessa ignoranza, e tolse la pietra che sbarrava la tomba. D’ora in poi nessun uomo può andare più perduto. Tuttavia il tempo della sua liberazione, del suo perfezionamento, dipende da lui stesso. Ogni vita un giorno ritornerà al Focolare della vita dell’eterna destinazione divina.

Sia piccolo, sia grande, ciò che oggi udite dalla mia bocca, ciò che forse non potete ancora sperimentare così come lo sperimento io, …verrà l’ora che lo sperimenterete anche voi. Gesù ha detto: «Il Padre è più grande di Me. Il granello di frumento deve morire, altrimenti non può sviluppare il suo germoglio di forza vitale. Io vado al Padre, e voglio pregare il Padre affinché i Suoi possano completare il corso della loro vita non influenzati dall’esterno».

L’infusione dello Spirito Santo fu una necessità, ma non avvenne senza il dolore dell’eterno Amore. Se lo spirito fosse già stato risvegliato nei Suoi, essi avrebbero attinto la vita dagli occhi del loro Salvatore. Ma essi non riconobbero ancora la Sorgente nel proprio petto, dalla quale Gesù Cristo attingeva e che l’Uomo-Gesù aveva dischiuso in Sé. Fu necessario solo affinché essi sperimentassero una Pentecoste[7]. Per questo motivo però non sperimenteremo più nessuna Pentecoste. D’ora in poi la via è libera, – dopo la Sua resurrezione. Anche ogni uomo che Lo segue giungerà alla Sorgente che lo nutre e lo cura.

Vi vorrei mettere inoltre un’immagine piena di significato davanti ai vostri occhi: la scena laddove negli ultimi momenti del nostro Salvatore sulla croce, il magnifico angelo che noi conosciamo come principe di questo mondo, si mise di fronte a Lui. Io lo chiamo ‘il magnifico angelo’, e su ciò devo dire una parola di chiarimento. Non dobbiamo vedere solo dove le nostre con-creature stanno al momento; dobbiamo vedere dove esse possono giungere e che cosa ha in mente Dio con loro. Dobbiamo guardare alla Scintilla che anche voi, spesso miseramente, racchiudete nel petto. Per quanto santa è per noi la nostra libera volontà, così deve essere santa anche la libera volontà del nostro prossimo. E ora l’immagine che ho contemplato: in quegli ultimi attimi questo principe angelico si mise davanti alla croce. Io l’ho visto con il mio occhio interiore aperto mediante la vita divina sorta in me, e da lui ho sentito dire: "Tu, grande Uomo-Gesù, in Te io non ho nessuna parte. Nondimeno, non sognarTi che permetterò che gli uomini attingano da questa Sorgente che Tu hai di nuovo dischiusa. Io permetterò che Ti si costruiscano chiese, voglio permettere che si annunci la Tua parola, che Ti si portino glorificazioni senza numero e misura, ma non permetterò che pur un solo singolo dei Tuoi seguaci giunga alla stessa autonoma vita divina come Te!".

 

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Cap. 41

Gesù, l’unico Mediatore

In Lui, in Gesù, la vita divina era diventata autonoma, perciò Egli resta anche come l’unico Mediatore tra Dio e l’intera Creazione, poiché quando un unico sta conciliante tra la Creazione e il suo Dio, allora lì sta la forza riconciliante come Mediatore stesso con l’inferno. Perciò Egli ci ha insegnato: «Amate i vostri nemici», affinché nelle Sue creature il Suo eterno Amore sia mediatore tra il Suo santo cuore e tutto ciò che è creato.

Oh, che cos’è l’uomo? Che  cos’è per me, quest’attimo, cari amici, quando vi vedo splendere come Luci della vita? Amici miei, questo è il vero Regno dei Cieli! Dio ha rinnegato il Suo nome, è sceso giù in questo mondo per stare con i Suoi figli. E se ora venisse il Padre mio Santo, e dicesse: «Figlio Mio, ti voglio portare adagiato al Mio petto, nell’eterna Patria», – io risponderei: "Caro Padre Santo, se Ti posso chiedere qualcosa, allora lasciami sulla Tua Terra, affinché io possa ancora vegliare sui Tuoi figli, che li possa curare, che possa sentire e soffrire con loro!". – Ed Egli domanderebbe: «Perché?». – Io risponderei così: "L’ho imparato da Te! Anche Tu hai abbandonato ogni magnificenza per servire i Tuoi figli umani”.

Proprio la Terra ci offre il sublime, e noi spesso non lo riconosciamo. Essa ci offre l’occasione di afferrare il Suo grande, riscattante Amore, che riconcilia e supera i contrasti di ogni vita. Egli non ci dona niente di più grande e di più bello, e le sofferenze e i contrasti di questo mondo non significano poi molto più per la nostra vita, perché sappiamo che nulla accade senza il permesso dell’infinito eterno Amore del nostro magnifico Padre. Ma ciò che accade è un mezzo educativo, è cura. Breve la lotta, ma eterna la gioia.

Qui su questa Terra è innalzata la scala celeste; i suoi gradini giungono dal piolo più basso della vita creata fino all’ultimo piolo della fusione con la vita del nostro Creatore. Un giorno passato qui sulla Terra può portare più che interi corsi di tempo nell’eternità. Qui ci racchiude un involucro terreno, esso è così creato che qui possiamo ritrovare ciò che ci andò perduto in Luce e Vita. Posti in questo involucro terreno impariamo a riconoscere Luce e tenebra, impariamo a discernere la verità dalla menzogna, impariamo a riconoscere la meta, la meta sublime che, come spirito, è posta in noi.

Com’è la nostra vita, così è anche la nostra luce che illumina le nostre vie. Proprio qui sulla Terra l’eterna Luce può illuminare la nostra vita. Certamente incontreremo anche il Salvatore Gesù di là, ma anche nell’eternità Egli non ci indicherà nessun’altra via e non metterà davanti agli occhi nessun’altra parola che questa:«Figlio Mio, figlia Mia, Io sono la via, la verità e la vita».

Dopo il distacco dal corpo fisico non sei più in un mondo estraneo, ma nel tuo stesso mondo. Tutto ciò che vedi in questo mondo è qualcosa creato da te e corrisponde alla tua vita interiore. Qui sulla Terra ci è aperta la via verso l’Alto al mondo di Dio, e quanto più ci avviciniamo al Padre Celeste nostro attraverso l’amore, tanto più chiara sarà la nostra conoscenza. Tuttavia io non uso la chiara conoscenza per me. La vita che sperimento è una sorgente alla quale anche altri devono attingere.

 

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Cap. 42

Gradini della beatitudine

Beato colui che ha trovato pace e beatitudine, ma beato e ancora una volta beato è colui che ciò che ha trovato lo comunica anche ai suoi fratelli e sorelle e indica loro la via; e beato, beato e ancora una volta beato è colui che non cerca la sua felicità nelle delizie che gli dona il Padre suo Celeste già qui sulla Terra, bensì è solo animato a render felice il Padre suo. Non saremmo figli se non Lo potessimo rendere felice, Lui che da eternità ha bramato per una beatitudine, la cui radice giace nella perfezione delle Sue creature. Perciò dico anch’io: grande è la mia gioia quando vedo i miei fratelli e le mie sorelle davanti a me con cuori aperti, ma ancora più grande è la mia gioia quando essi crescono molto oltre di me; allora il mio lavoro è servito a qualcosa. E vedete, in questa mia stessa percezione misuro la beatitudine del mio e Padre vostro che raggiunge veramente il gradino più alto quando suo figlio cresce oltre di Lui, quando non detta più lo spirito, ma detta l’Amore che vuol vivere solo per Lui.

«Ero beato, quando chiamai all’esistenza la Creazione. Ero beato quando fu vicino il tempo in cui trovai maturità presso gli uomini, per poter comparire qui come loro Fratello, come Uomo e Salvatore. Ma beato, beato e ancora una volta beato fui sulla croce, quando ho potuto donare la Mia vita per loro». – Non fu solo il donare la Sua vita sostanziale terrena, fu il Suo concetto della vita: un eterno agonizzare e un subordinarsi del Suo cuore per Amore per i Suoi figli. Beato Lo fu Egli come Signore, ma ancora più beato Lo è come Servitore. Noi siamo beati se ci possiamo bagnare nella rugiada mattutina dell’eterna Verità proveniente dal Suo cuore. Ma siamo beati e ancora una volta beati quando serviamo i nostri fratelli e sorelle e mettiamo a loro disposizione la nostra vita.

«Come Io, vostro Signore e Maestro, vi ho lavato i piedi, così dovete anche voi lavarveli l’un l’altro». Il riconciliante e intercedente Amore deve coprire gli errori del nostro prossimo. Dietro a un tale Amore dei Suoi figli – che ancora lotta e provvede anche per il nemico – Egli sta come Colui che tutto può. Per questo vale anche la parola: «Tutto ciò che chiederete al Padre nel Mio nome, Egli ve lo darà» [Giov. 16,23].

Oh, aprite ampiamente le porte e i portali nel mondo, affinché il Re degli onori possa entrare attraverso lo spirito dell’Amore, e affinché ci animi solo una cosa: "Padre, Tu sei il mio Amore, Tu sei la mia vita; conducimi, così che io diventi la Tua vita e Tu la mia".

O Tu, mio affettuosissimo Padre, benedici tutti questi santuari del Tuo cuore. Benedici la mia semenza, fa che il granello di frumento non rimanga nel campo delle loro anime, fa che non rimanga solo un pio ricordo di questo giorno, bensì che in essi diventino visibili le tracce della vita, e che questo granello di frumento porti mille volte tanti frutti.

Io stesso voglio solo render felice il Padre mio, il Quale mi ha così dotato che ancora una volta nel mio 83° anno di vita mi ha condotto qui. È un miracolo dei miracoli il fatto che durante tutto il viaggio fin qui, non mi ha sopraffatto nessuna debolezza, come è successo molte volte a casa dove la strada fino al tram mi era già troppo difficile. Qui vengono su di me ondate di forza come non riesco ad esprimerlo. E in che cosa consiste la forza? Precisamente nell’Ordine di Dio. Tuttavia Egli ci dice: «Non dovete essere fortificati dall’esterno attraverso la forza della Mia vita, no! Voi stessi vi dovete sentire ispirati, andare voi stessi alla Sorgente della forza». Infatti, le sorgenti della forza che ci fortificano dall’esterno, per noi non possono scorrere eternamente; invece la Sorgente di forza nell’uomo, in noi stessi, la portiamo insieme nell’eternità, essa ci rimane. È la via dell’Amore che ci conduce a questa Sorgente di forza, e la Radice dell’amore è l’umiltà. Tutto il sentimento della vita divina è stabilito sull’umiltà e sull’amore. La Terra è la scuola dove Dio dà la cura divina alle Sue creature. Come l’albero di quercia ha dato in dote a ciascuno dei suoi frutti se stesso come forza germogliante, così fa anche il nostro eterno magnifico Padre. Perciò Angelus Silesius[8] dice:

 

«Per me non è abbastanza che io Ti serva come un angelo

e che nella perfezione della Divinità verdeggi dinanzi a Te,

mi è troppo poco, e il mio spirito troppo piccolo.

Chi Ti vuol servire giustamente, deve essere più che divino».

 

Ciò che noi eravamo una volta, eravamo da Dio, proceduti dall’Amore divino. Sulla nostra via terrena possiamo diventare di nuovo ciò che eravamo un giorno, con l’appropriazione del principio della vita dal quale siamo proceduti. A Lui, che è l’eterno Principio della vita stessa, sia lode, gloria e onore fin nell’eternità!

Ora la mia bocca deve tacere, cari amici. Così vi benedico nello spirito del santo Amore di Gesù, e supplico l’eterno Padre mio con la preghiera affinché curi la mia semenza, affinché si adempia una parola proveniente dal Suo cuore: «Tu stai davanti a pochi uomini, ma un giorno i tuoi seguaci staranno davanti a popoli, davanti ai popoli dell’infinità». – Avrei ancora molto da dirvi, ma vi ho detto tutto. Il petto di ogni uomo racchiude la sorgente di forza per la crescita della vita divina. L’Amore del Salvatore, la vita del Salvatore è la via, sulla quale viene dischiusa. – Amen!

 

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Cap. 43

Lo spirito vuole irrompere

O dono di Dio che ci porta la Terra! O eterno Amore! Che cosa possiamo essere noi per Te? – «Se Mi onoraste, se Mi donaste qualcosa, voi non sareste per Me quello che siete, come quando vedo sorgere in voi la stella mattutina dell’Amore divino». Nella mia patria ho sperimentato alcuni attacchi, non da parte di coloro che mi conoscono, …ma attacchi da coloro che non mi conoscono.

Ci vuole lo spirito per comprendere le mie parole. Esse sembrano esagerate per colui che non ha lo spirito. Perciò il fratello nostro K. ha detto giustamente come saluto: "Non pendete alla parola, ma afferrate lo spirito!". Lo spirito vuole irrompere, miei cari amici, nondimeno anche l’imperfetto deve venire insieme agli altri alla redenzione. Noi siamo discesi come spiriti ed abbiamo lasciato tutte le magnificenze, per diventare qui, per questo mondo, salvatori. E ugualmente come l’eterno Padre nostro ci ha spianato la via come Fratello con il Suo esempio attraverso Gesù, così ora noi dobbiamo diventare pionieri per l’intera Creazione, perfino anche per il mondo degli angeli. L’angelo rimane angelo senza l’uomo divino, ma con il sorgere dell’uomo divino anche l’angelo entra in un altro rapporto di vita, e da lui viene poi un figlio dei figli di Dio. Allora le forze degli angeli vengono concentrate nell’uomo celeste per l’uomo divino. Che cosa significa questo? Ciò che qui è per me carne e sangue, ciò che sono per me le mie mani e le mie membra, queste, come uomo-spirito, sono le forze spirituali nell’infinità. E ciò che sono per il mio uomo spirituale le infinite forze dello spirito, queste, per me, come uomo celeste, come uomo d’amore, sono gli angeli di Dio. In quella condizione non abbiamo più bisogno di mani per operare, là sono gli angeli che compiono la nostra volontà.

Molti anni fa ebbi una visione. Mi libravo in un certo qual modo nello spazio infinito e mi sentivo portato nel vuoto. Là comparvero dei meravigliosi angeli di Dio con un rotolo scritto e uno stiletto. Il rotolo fu srotolato, lo stiletto tracciò dei segni sul rotolo e questo fu chiuso, e gli angeli lo portarono di nuovo via verso il luogo della sua destinazione. Allora io chiesi allo spirito che cosa significasse questo. – Mi rispose: "Ciò che essi hanno scritto, lo hanno prelevato alla vivente sorgente della vita divina nel tuo petto, e lo portano avanti nel grande Uomo cosmico". L’immagine mi mostrò la condizione dell’uomo celeste. – L’ultimo, il più interiore gradino del perfezionamento è l’uomo divino, è la fusione del figlio con il Padre stesso, è la fusione con il Suo Amore.

Io sono unito con tante famiglie dall’anno 1892. L’unione è continuata sui figli e sui figli dei figli, sui progenitori, sui nonni, sui genitori. In passato, da diciannovenne, ho cercato uomini che mi comprendessero, che mi dessero l’occasione di comunicar loro la mia esperienza più intima, coloro che stavano semplicemente sul suolo della conoscenza e che io potevo curare. E oggi io vedo che essi spargono la stessa semenza dell’amore che un giorno posai nel loro cuore e nel cuore dei loro discendenti. Così si avvera la parola che con ogni seguace di Gesù la Terra si avvicina sempre di più alla sua destinazione divina, e così anche ognuno tra noi potrà dire: “Io posso portare la Terra più vicina di un passo alla sua destinazione divina”. Da ciò attingiamo la forza per affermarci nella lotta della vita, nella notte dei contrasti, per non deporre l’arma, la santa arma dell’amore. Se noi vogliamo essere una benedizione per questa Terra, quando riportiamo un uomo al cuore del Padre questo desiderio non resta sospeso dalle magnificenze di tutti i Cieli. Qui il fratello mio Kurt, trovandosi nel mezzo del mondo – un ricercatore tra quegli uomini che hanno perduto l’amore – un giorno ricevette la stupenda parola dal Padre: «Figlio Mio, Io non guardo a ciò che sei, Io guardo a ciò che puoi diventare». Egli è diventato debitore al Padre suo Celeste di sacrificare a Lui la sua vita donata due volte. Egli è uno dei pochi sopravissuti al naufragio della Bismarck, è rimasto per otto ore nel mare, finché venne recuperato svenuto.

Oh, beato colui al quale l’amore è sacro. L’amore non è ebbrezza; l’amore è una forza che si vuol sacrificare per colui che lo ha afferrato, sia fratello che sorella. L’amore non finisce mai!

 

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Cap. 44

Pensare al mondo errante

Tutto il nostro amore si deve concentrare sui nostri fratelli e sorelle che, come il figlio perduto, dimorano all’estero. Milioni di uomini cercano aiuto, mentre noi viviamo qui e siamo felici di completarci a vicenda e andiamo a prendere la forza dall’Amore del Padre nostro. Milioni di uomini non sanno cosa fare. Le cattedre degli eruditi, i pulpiti, le sedi dei governanti scottano sempre di più, essi temono il veniente. Perciò noi non dobbiamo essere qui solo per edificarci, no! Dobbiamo essere qui per imparare dal nostro Salvatore, e facendo ciò, dove camminiamo e dove stiamo, dobbiamo posare il piede nelle Sue orme e pensare sempre al mondo errante, lottando per esso, affinché anch’esso trovi pace. L’Opera che un giorno il nostro Salvatore ha iniziato, la vuol completare attraverso l’autonoma vita da Salvatore dei Suoi figli; Egli vuol ricondurre il perduto al patrio focolare per tutti gli uomini e per tutti gli spiriti. Per questo è santo ascoltare la parola di Dio, ma più santo è portar fuori la Sua parola. Nondimeno, non la possiamo portar fuori con parole, ma solo mantenendo i nostri piedi sul terreno della vita divina, poiché solo ciò che ho fatto mio come uomo, appartiene al grande Uomo cosmico e sarà rivelato al grande Uomo cosmico. Anche il grande Uomo cosmico deve sentirsi animato dallo Spirito di Dio, affinché tutti i pensieri, tutti i fondamenti della vita abbiano una sola direzione, una sola meta, vale a dire: diventare amore, servir l’amore e aiutare il circondario! Allora si esegue la cosa più grande; a un uomo con tali principi, l’Uomo-Dio, nostro eterno Padre, vuole essere un Servitore.

Il presupposto per questo, il più difficile, è l’umiltà. L’amore ci piega, miei cari amici. Ma perché l’amore ci piega e ci fa piccoli? – Perché poi si sviluppa così grande e così magnifico da non riuscire quasi a sopportare la sua beatitudine. Nel piegarci, quando vogliamo diventare per tutti, servitori e soccorritori, si forma il grande uomo-angelo, allora l’uomo-angelo si sottomette al figlio di Dio; così per l’eterno Padre inizia il mattino della Domenica, di cui si dice che al settimo Giorno Egli riposerà dalle Sue opere. Egli in verità mai riposerà eternamente, ma allora non porterà più il peso da Solo, il peso della preoccupazione per la beatitudine di tutta la Sua Creazione. Il figlio e la figlia, i veri figli di Dio, lo porteranno insieme. Anche loro diventeranno la personificazione di quella parola: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!» [Luca 23,34].

Allora l’amore penetrerà fin nel nocciolo dei poteri nemici, fin nel nocciolo dell’inferno. Esso conosce una sola via: "Io voglio abbandonare tutti i Cieli, piuttosto che il mio fratello ancora legato nell’abisso. Voglio essere il suo accompagnatore, voglio essere per lui, il consolatore sul gradino della vita sul quale ha perduto tutto". Questo è il coronamento dell’Opera di redenzione. «O Amore, quando sei grande!», così parla il Salvatore Gesù Cristo dalla vita del Suo cuore. «Se tu non fossi Amore, Io non possiederei la Mia longanimità, la Mia pazienza, e allora non ci sarebbe la speranza».

Tutti gli angeli dubitano se l’Opera di redenzione vada incontro al suo perfezionamento attraverso un’autonoma vita divina diventata proprietà del figlio. Ma Uno non ne dubita, e anche se davanti al Suo occhio potrebbe sembrare ancora così singolare, Egli confida nei Suoi figli. Egli si è preso questo per regola: «Io voglio donar loro Amore sconfinato. Mi voglio umiliare anche davanti ai Miei nemici».

Sì, miei cari amici, l’ora dovrà battere dove un giorno l’Amore giungerà alla sua meta. Un giorno dovranno sorgere uomini che cammineranno nelle orme del loro eterno Padre. Per questo il Padre ci ha radunati qui. A stretto rigore voi non avete bisogno di noi, non vogliamo sostituire la voce della coscienza che parla in voi. Ma il nostro essere insieme è una via di Grazia, sulla quale ciascuno può completare ciò che ha sperimentato, anche con l’esperienza dei suoi fratelli e sorelle.

 

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Cap. 45

Cristo in noi

Amici miei, il compito più bello che ci spetta è quello di poterci attenere alla vita di Gesù nella scuola della vita. Il nostro caro Padre Celeste cura ogni uomo così come se Egli avesse solo quell’unico nell’intera Creazione. Tutto ciò che si svolge intorno a lui, tutto ciò che respira intorno a lui, è cura ed appartiene alla quotidiana maturazione della nostra vita divina. E quando poi sono aperte le porte del tempio, quando la nostra intera vita è animata solo dall’unico desiderio di servire il Padre Celeste nostro, allora questo significa che lo spirito prende dimora in noi e fa maturare la vita di Gesù, che è Cristo in noi, il Redentore che è in noi e – attraverso di noi – per tutto ciò che è creato nell’intera infinità, per i mondi nello spazio infinito, per gli eserciti degli spiriti nelle sfere infinite, per le miriadi di angeli, affinché tutti acquisiscano il diritto di essere figli attraverso l’uomo.

Perciò Gesù ci ha insegnato, sotto mille dolori sulla croce, l’Amore perdonante, l’Amore pieno di abnegazione, l’Amore sacrificante, affinché ogni vita possa ritrovare, attraverso il figlio, la via della Patria, dell’eterna Divinità, il luogo della sua destinazione. Questa Divinità è Amore, e tutte le Sue opere hanno per fondamento l’Amore. Perciò anche ogni vita ritornerà all’Amore.

Ciò che noi un giorno eravamo nel cuore di Dio attraverso la Sua onnipotenza, lo saremo poi di nuovo, ossia indipendenti. Ogni pensiero della Creazione che c’era nel cuore di Dio, diventa poi indipendenza. Così la Divinità stessa si renderà libera. E allora Essa sarà veramente il Punto centrale di tutte le Sue opere. Quando questo sarà raggiunto, la vecchia Creazione che, in un certo qual modo è la scuola per l’educazione degli spiriti, avrà fatto il suo servizio. Allora comincerà la nuova, la reale Creazione. Che cosa sono per lo Spirito, eoni di corsi di tempo? Proprio nulla, poiché il nostro spirito vive eternamente ed è eterno.

 

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Cap. 46

L’umiltà rende invulnerabili

Non ho mai voluto che si copiassero le mie parole, lo si è fatto a mia insaputa. La mia parola non deve stare al di sopra del mio prossimo più piccolo. Non voglio illuminare troppo i principi del mio prossimo, e ciononostante sono debitore all’eterno Amore per il fatto che io esteriorizzo la Sua immagine così come essa vive in me; sì, la Sua meravigliosa immagine.

Cari fratelli e sorelle, si poteva crocifiggere il Padre mio – io lo indico sempre come il Padre del mio prossimo, come il Salvatore del mio prossimo – ma non si poteva crocifiggere il mio Salvatore. Nessuno ha il potere e nessuno ha la forza di toccarLo, perché Egli vive in me come il più umile, l’amorevolissimo. E vedete, un uomo umile è invulnerabile, e altrettanto lo è un uomo tutto amante. Sono solo i falsi concetti che gli uomini si sono formati della Divinità ad aver creato la lontananza da Dio. Forse perché ai tempi di Mosè, Dio – del Quale si dice: ‘occhio per occhio, dente per dente, gamba per gamba’ – era un altro che il Dio che Gesù annunciava? No! La differenza stava nei concetti che gli uomini avevano di Lui. Dio ama gli uomini così che non ha posto in loro la Sua immagine definita, poiché essi se la dovevano conquistare prima come proprietà.

Ai tempi di Adamo Egli apparve come uno straniero dall’infimo grado, Asmahael[9]. Oppure ricordiamoci del banchetto nella sala reale di Lamec, com’è descritto nel "Governo della Famiglia di Dio" [Vol. II cap. 249-250], dove Egli entra nell’aspetto di un povero mezzo nudo, così che perfino Enoch domanda: come può l’Onnipotente, santo Padre, Dio, il Creatore di tutte le cose, essere anche un povero? – Vedi, il Padre, quale eterno infinito grande Amore nella Divinità, ha dato tutto di Sé, e con il grande gettito della Sua infinita potenza ha colmato tutte le infinità. Egli non ha tenuto nulla per Sé, bensì ha dato tutto ciò che aveva. Quindi il Padre, in Sé, è povero. Ma questa povertà è ora la Sua più grande beatitudine, poiché adesso vede ritornare tutto nuovamente a Sé.

Perché portò la corona di spine? – Perché i concetti del nostro Salvatore, del nostro eterno Padre, erano umani. Questi concetti umani umiliarono la nostra origine regale, e la corona che il nostro eterno Padre ci aveva assegnato divenne una Corona di spine. Ma Egli santificò la Corona di spine, lasciandosela premere alla Sua fronte, e con ciò, nello stesso tempo, ha santificato i nostri umani smarrimenti e le deviazioni dalla nostra origine divina.

 

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Cap. 47

Padre e figlio

Quando il mondo imparerà a conoscere il Padre mio Celeste, Lo dovrà amare. Egli aveva formato l’uomo nella sua divina destinazione così che non dovesse aver bisogno di istruirlo dall’esterno. L’uomo doveva solo seguire il suo sentimento, affinché per mezzo di ciò entrasse in collegamento con la sua vita divina e, attraverso questa, riconoscesse il Padre suo Celeste. Quanto santo è per una coppia di genitori, quando hanno un figlio che padre e madre non abbiano bisogno di renderlo attento ai fondamenti dell’amore del padre e della madre, se il figlio stesso comincia a vivere dal centro vitale degli stessi!

Quale delizia per il Padre, quando l’uomo stesso Lo trova in sé, quando, per così dire, sperimenta un’immagine caratteriale del Padre suo in sé, un’immagine che il divino Padre stesso non conosce ancora. Ora voi direte: “Non è questo un tendere troppo in alto?”. – Dite: non s’impara a conoscere un persona innamorata solo quando trova una seconda persona che brama e corrisponde il suo amore? Una madre non si riconosce finché non ha generato un figlio. Finché è in attesa di un figlioletto, non lo può ancora amare, – e spesso prevale la preoccupazione, spesso il cuore materno non vorrebbe stare in questo stato di grazia. Quando però il figlioletto è nato, allora fiorisce anche l’amore della madre per il figlio. Perciò io bramo l’amore del figlio per il cuore del Padre, bramo un amore che è vita e comprensione. Ne ho nostalgia a tal punto, che vi spaventereste; ho nostalgia della vita e della comprensione per la Vita interiore del Padre nostro. La vita può essere compresa di nuovo soltanto dalla Vita.

Ai miei ascoltatori ho posto davanti agli occhi questo esempio: una gallina depone un uovo. L’uovo nasce dal calore materno della gallina. Ponete l’uovo su un altare, pregate mille Padrenostro sull’uovo, e l’uovo rimane uovo. Date all’uovo del calore materno, e si svilupperà in un pulcino. Così anche la parola di Dio nell’uomo ha bisogno di calore materno, e Gesù non ha insegnato altro che il divino calore primordiale nel comandamento che dice: «Ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso». Chi ha questo divino calore primordiale, sperimenta la divinità delle parole di Gesù: «Nessuno viene al Padre se non attraverso di Me. E nessuno comprende e conosce il Padre che solo il Figlio», solo quel figlio, …attraverso il calore primordiale che ha fatto proprio.

Se vogliamo conservare la nostra pace, adoperiamo il calore primordiale, il retrocedere, la modestia, la semplicità per la propria persona, che lascia al nostro prossimo la preferenza. Con ciò giungeremo in una condizione di povertà esteriore. Essa genera l’ordine, l’altruismo, l’amore, la speranza. E se essa non ha nulla, allora può ancora rallegrare il prossimo con un sorso d’acqua. Credetemi: la vita intera è mirata a insegnarci le Caratteristiche divine, finché diventeranno il fondamento della vita divina.

Il mio cuore ne è così pieno, e vedete, ciò che parla da me è dalla stessa vita che racchiude anche il vostro petto. Ciò che Gesù ha insegnato lo ha insegnato dalla Scintilla divina in Sé. Egli non parlava dalla pienezza della Sua divinità, doveva precedere la Sua stessa maturità. Infatti, Egli parlava dalla pienezza della Sua Scintilla divina, le Sue parole sono le nostre parole. E quando un giorno l’umanità avrà terminato la sua maturazione, sperimenterà le parole del Salvatore come proprie parole di vita. Essa allora riconoscerà che Gesù Cristo voleva abbreviare all’umanità il percorso dello sviluppo per la conoscenza di Dio. Egli ci ha posto come uomini imperfetti sul terreno divino, e se operiamo come Lui, opereremo come uomini perfetti, come uomini maturati. Ma Egli ha anche detto a noi uomini imperfetti: «Non allontanatevi da questo terreno, altrimenti Io non vi potrò aiutare, e sarà difficile la vostra via di ritorno. Diversamente vi si opporranno tutte le forze opposte».

In questo momento mi ricordo il nostro ultimo incontro avvenuto quattro anni fa. Come entrai in questa stanza e vidi gli occhi raggianti e questi cuori aperti, questi cuori devoti, andai dal mio Gesù: "Ahimè, mio caro Gesù, è dunque impossibile che la mia persona possa essere del tutto esclusa? Io non voglio proprio esserci come uomo, prendi Tu possesso di tutto il mio essere". Allora sperimentai la risposta, sperimentai il Salvatore Gesù Cristo in me, la Sorgente di forza di ogni vita: «Figlio Mio, proprio in ciò consiste la tua magnificenza e la Mia magnificenza, il tuo onore e il Mio onore, perché tu parli dalla stessa vita divina come Io un giorno quale Gesù, e con i Miei amici sono tuo ascoltatore». – Questo non è nessun dono particolare in me, è il dono che è destinato per tutti gli uomini. La via per la Sorgente di forza di ogni vita è ora spianata, dalla quale via sono proceduti Cielo e Terra, ed è nutrita ogni vita.

Bello che avete cantato l’inno "Dio è potente nell’uomo debole, poiché la forza sta nell’umiltà…". Sì, l’Umiltà è poi di nuovo la fonte dell’Amore ovvero la madre dell’Amore. Dove non c’è Umiltà, non si può nemmeno manifestare l’Amore divino.

 

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Cap. 48

La via fiorita

A questo punto devo pensare alla mia via, fiorita fin dal mio dodicesimo anno d’età. Cominciò con la Grazia, perché imparai a conoscere le opere del nostro fratello Jakob Lorber. Io sono debitore di questa confessione, anche se si attacca quest’opera. Essa è un’opera di Dio. Io la confronto con quella Luce di cui parla Luca: «La venuta del Signore sarà come un chiaro lampo che illumina tutto ciò che è sotto il Cielo» [Luca 17,24]. Solo che il Cielo non è più al di fuori dell’uomo, – poiché con l’incarnazione di Dio il Cielo ci è dischiuso nell’uomo. Il luminoso lampo dall’Oriente all’Occidente è la conoscenza di Dio; è attraverso questa che comprendiamo il ritorno di Gesù.

Il nostro meraviglioso Gesù, secondo lo Spirito il nostro eterno Padre Santo, vuol ritornare. In quale modo Egli ritornerà? Nella prima venuta è fondata la seconda. Egli è venuto per liberare, come Uomo, di nuovo la via per la Sorgente di forza in ogni uomo. L’ora del Suo ritorno batterà quando noi uomini percorreremo la via che Egli ha spianato. «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo Mio» [Giov. 14,6]. Così Egli parlò un giorno. Lui non vuol essere un Maestro dei Suoi figli dall’esterno, no! Come in ogni ghianda che cade dalla quercia è già contenuta la quercia, oppure come in ogni granello di frumento c’è la spiga di grano, così anche Lui vuol operare attraverso la vita interiore dei Suoi figli. E così come il Padre dall’eternità è libero, così devono essere liberi anche i Suoi figli, affinché ognuno trovi nel suo stesso petto la sorgente di forza dell’eterna vita.

Amici miei, io sono debitore all’onore del Padre mio Celeste e anche ai miei fratelli e sorelle, il fatto che dichiari: ciò che parla da me, vuol parlare anche da voi. E la promessa "Io sono con voi tutti i giorni", si riferisce all’uomo che percorre la Sua via: «Chi accoglie Me, accoglie Colui che dimora in Me». La vita del Salvatore è la messa a punto della nostra anima per la vita divina. Senza questa messa a punto la nostra anima non potrebbe valorizzare la vita divina. E ora la meravigliosa bellezza: se rimango sempre nella mia quiete, nella mia quiete quotidiana ed ho bisogno di una bevanda dalla Sorgente di vita divina per i miei fratelli e per le mie sorelle, allora il cuore di Dio starà aperto per me. Lasciateci tener stretto: salvezza a colui che percorre la via fiorita, la via che conduce alla Luce!

Anche la rivelazione attraverso il nostro fratello Jakob Lorber è ancora vita al di fuori di noi. Noi invece dobbiamo trovar la vita dentro di noi. Con questa chiarezza ci risveglieremo prima al vero concetto di Dio, tanto che il Salvatore, il Quale vuol ritornare per tutto il mondo per svolgere la Sua opera di redenzione – vuol risorgere nei cuori dei Suoi veri seguaci. Egli non vuol fare dei suoi veri seguaci dei semplici strumenti, no! Egli vuol parlare nei cuori e attraverso i cuori dei Suoi veri seguaci.

Cari fratelli e sorelle, ora esprimo una grande parola. Anche se può suonare come arroganza: “In questa santa ora, sono tuttavia debitore ai Miei fratelli e sorelle, sia che un uomo parli dalla sua Scintilla divina, oppure che parli Io“, – così dice Gesù, – "entrambe le Parole di vita, sono da una e dalla stessa Fonte".

Una volta alla stazione di polizia mi fu domandato: "Come vi comportate verso le chiese?". Allora io dissi: "Signori miei, io paragono la Chiesa a un seminatore che semina buona semenza. La semenza è la parola di Dio. Dove germoglia la semenza, là cresce un salvatore, e per un salvatore l’andare in chiesa non è il massimo, egli cura la semenza della chiesa". Questa parola mi fu data dalla Fonte di Luce della mia stessa vita interiore. Io la metto in rilievo per amor vostro: la mia stessa vita! Infatti, ciò che è diventato mio, ciò che ho trovato sulla via fiorita, vuol diventare anche vita vostra.

 

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Cap. 49

Dio vuol parlare nell’uomo

Non dico troppo, se ripeto ciò che ho espresso quando una volta fui interpellato da eruditi uomini di scienza: "Che cos’è l’uomo?". – La mia risposta fu: "Un’essenza divina in divenire". Ho detto troppo? Per comprendere una parola divina ci vuole una vita divina, e ci vuole vita divina per amare il Padre nostro Celeste. Egli ha chiamato all’esistenza l’intera Creazione, affinché diventasse un luogo di formazione per i Suoi spiriti, fino a che questi comprendano il desiderio del loro eterno Creatore, cioè di risvegliare il Suo Amore nelle Sue creature. Per quanto ricco possa essere un uomo, per quanto possa essere fornito di tutti i beni, ma non avesse nessuno che lo comprenda, sarebbe nondimeno povero. E il Padre Celeste nostro, come il più ricco, l’onniamante, è comunque Colui che brama ardentemente l’amore. Ma per amare Lui ci vuole un amore divino, una comprensione divina. Per tale motivo Gesù è venuto in questo mondo, non per annunciare solo parole di vita e parole di verità, Egli è venuto nel mondo per metterci davanti agli occhi quest’amore. Egli insegnò soprattutto l’amore per il prossimo fino all’amore per il nemico. Chi vi si attiene, in lui la parola di Dio diventa vivente, questi sperimenta la pienezza di forza dell’eterno Amore in questa parola.

La Scrittura dice: «Dio è Amore, e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio in lui» [1° Giov. 4,16]. In base alla nostra esperienza e come uomini che stanno sul fondamento della Scrittura, possiamo dubitare di questo? «Chi rimane nell’amore, rimane in Dio e Dio in lui». E se Dio è in lui, Dio parla anche nell’uomo, anzi, Dio vuol parlare dall’uomo. Egli non userà mai l’uomo solo come semplice forma, Egli, come Maestro, sa che cosa racchiude il petto umano. Egli dà all’uomo la cura per lo sviluppo della sua divina vita interiore, affinché il suo discorso diventi il medesimo discorso di Gesù. Non che io volessi dirvi qualcosa, io ho solo da deporre una testimonianza in questo mondo nel quale circolano tante opinioni religiose.

In Lorber ci è data la massima chiarezza, tutto il resto avviene da sé. Ora però si dice: questa Sorgente di forza non sia per te solo edificazione, no! Scegliti la vita da questa Sorgente di forza come Legge del tuo stesso operare, come via sulla quale cammini. Allora accoglierai Colui che ha detto di Sé: «Chi accoglie Me, accoglie Colui che dimora in Me» [Matt. 10,40].

Il granello di frumento appare magnifico nella spiga, ma diventa grande solo nel campo, laddove può produrre la spiga indipendente. Ciò che è il campo per il granello di frumento, lo è per noi il seguire Gesù. Il nostro inizio deve essere nel campo dei pensieri di Gesù! Allora non avremo bisogno di sforzarci e non avremo necessità di farci delle leggi. Ogni singolo uomo viene sorvegliato dall’eterno Amore, e ogni singolo viene talmente curato, che ha occasione di essere umile ed esercitare l’amore. Con ciò si avvicina sempre di più a quest’indipendenza simile a Dio avuta dall’esempio di Gesù. Qui siamo certamente ancora uomini, ci avvolge di certo ancora la veste terrena, nondimeno tutto il Cielo non si può dischiudere su questa Terra. Qui siamo eterni ricercatori, e se abbiamo scalato un alto monte, dalla sua cima vediamo ancora un nuovo monte. Nel desiderare siamo tutti uguali. Il primo esordiente che guida i suoi passi attraverso la fede al cuore del suo eterno Dio, è un ricercatore, e l’uomo già iniziato è pure un ricercatore. Solamente che l’uno non cerca la stessa cosa che cerca l’altro, il quale ha già trovato qualcosa di superiore.

Allora penso a una stupenda parola che ho dovuto esprimere dal mio cuore come figlio dell’Eterno a un figlio in divenire dell’Eterno, – poiché anch’io sono ancora un figlio in divenire: «Tu sei un piccolo salvatore, Io sono un grande Salvatore; Io sono un Salvatore completo, e se tu sarai un salvatore completo, allora il Padre Mio eterno avrà messo il dominio che ha posto sulle Mie spalle, anche sulle tue spalle». Questa magnifica parola suona come santo Amore. Noi siamo tutti piccoli salvatori, ma ora è importante che diventiamo anche completi salvatori. E chi è un salvatore completo? È colui che trattiene nel suo interiore quanto ha riconosciuto come eterna Verità e, nella sua stessa anima, non si lascia fermare dalle forze opposte, ma custodisce e protegge il risvegliante figlio della sua vita divina con un amore mariano come un giorno Maria vegliò sul fanciullo Gesù e, su Questo, vigila con il sentimento di Giuseppe, finché la Sua vita interiore diventerà Uomo, finché affermerà Se stesso. Miei cari fratelli e sorelle, anche la nostra Scintilla divina è un fanciulletto che deve essere curato da noi come nostro santuario, finché, diventato uomo, affermerà se stesso e potrà risplender fuori come un fuoco e un mare di luce in tutte le Creazioni.

 

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Cap. 50

Deciditi!

Ecco che mi ricordo pure di un’altra parola, anche questa rivolta a un fedele fratello che aveva riconosciuto questa vita e per il quale non esistevano già più altri principi che curare instancabilmente nel suo petto questa vita di Gesù: «Se tu Mi amassi con l’ardore di tutti i soli e con la forza degli angeli, il tuo amore sarebbe comunque solo una piccola Scintilla del focolare del Mio Amore». Se mi si rimprovera il mio amore fraterno per i miei fratelli, miei cari amici, ...chi mi potrà mitigare la vita nel mio cuore? Se mi lodano gli uomini e la mia vita interiore non risponde affermativamente a questa lode, allora la lode umana è cadente. Gesù disse: «Io non prendo onore dagli uomini, non prendo nemmeno critiche da loro».

Miei cari, se il mio amore fraterno è così potente, allora è perché nel cuore di Dio vedo il fratello, vedo l’uomo così grande. Lo vedo nel cuore di Dio nello splendore raggiante dell’Amore divino. Non vedo il mio eterno Padre stare su di lui come Signore, bensì Lo vedo stare presso di lui come Padre e Servitore; tanto prezioso è un uomo per il Padre Celeste nostro. E se si sperimenta quest’Amore del Padre, allora anche per noi ogni fratello e ogni sorella diventa un santuario, e in questo caso nessuno dovrà più istruirci, dicendoci: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Noi poi scorgeremmo e sperimenteremmo l’eterna verità nel nostro stesso petto. Quanto più ci sottomettiamo ai nostri fratelli e sorelle, tanto più ci avviciniamo al nostro Dio come Padre. Nessuno può dare all’altro un amore, se non l’ha ricevuto prima dal Padre, e nessuno può donare all’altro, amore, se non gli è ridonato passo dopo passo dall’eterno Amore. Più dai, più diventi ricco; più ami, più sei amato!

In verità, la vita dell’amore è l’ascesa alla vita, alla fusione con la vita del nostro eterno e magnifico Padre. Se oggi nel mondo si domanda dove sia la verità e che cosa sia la verità, allora il meraviglioso è che si può dare una testimonianza: poter essere un garante della verità che renda liberi tutti i popoli non solo dell’aldiquà, ma anche dell’aldilà nel grande spazio dell’infinità. Questa verità è la vita di Gesù, nel suo effetto è un servire, una sottomissione, un sacrificare Se stesso fino all’ultimo respiro sulla croce.

Spesso la parola dalla croce non è stata compresa nella sua profondità: «Mio Dio, Mio Dio, perché mi hai abbandonato?» [Matt. 27,40]. Non si parla già di un padre, di una madre, ai quali è donato un figlio: essi lo amano follemente! E nonostante ciò quest’amore è solo una goccia dal mare dell’eterno Amore di Dio. Nessuno può parlare abbastanza dell’Amore di Dio. Certamente non me lo ha ancora detto nessuno apertamente in faccia, ma io l’ho comunque udito: ‘Il fratello Georg è un uomo buono, ma le sue parole sono irreali, le sue parole sono esagerate!’. E tuttavia, io come uomo non possiedo la forza di esprimere completamente la mia esperienza divina. Se il Padre Celeste nostro non ci amasse così, allora la Terra non ci porterebbe, poiché per Lui è la stessa cosa mettere i Suoi figli qui, oppure nel giardino della Sua magnificenza. – Perché Egli ci ha messo qui in questo mondo, dove luce e tenebre si danno il cambio? Dobbiamo aver l’occasione di deciderci per una parte. Dio ti mette davanti a entrambe e ti lascia la scelta tra lo stretto sentiero e la via larga. A te è comunicata la Sua parola:

 

Pellegrino, avanti, deciditi!

Le due vie ti sono conosciute.

Allora scegli e cammina!

Se l’una ti conduce alla Luce,

l’altra ti condurrà alla notte.

 

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Cap. 51

La lavanda dei piedi

La mia vita è stata stupenda, tutti voi l’avete notato. Con quale gioia mi avete salutato! Ma perché la mia vita è stata una vita stupenda? Perché non ho sprecato i miei giorni della vita dormendo. Il mio Gesù è stato il mio esempio. Quando mi si chiamava, non pensavo né al sonno né alla comodità, ero presente per servire. Sono passati giorni, e i semi sono germogliati.

Se alla conclusione della mia vita terrena vi dico: “Guardate la semente!”, – quale semente io intendo? La semente dell’amore reciproco! Quale gioia per il fatto che ci rivediamo, miei cari amici! Ci sono donati ancora altri giorni. Oh, che essi possano trascorrere tutti nel sentimento di questo amore!

Quando alla sera ci corichiamo, il raccoglimento in noi stessi è più che la più ardente preghiera. Io ho compiuto pienamente la mia opera quotidiana, così che davanti a Dio, il Padre mio Celeste, posso avanzare e dire: "Caro Padre Santo, ho consumato la vita e la forza che Tu mi hai donato per il giorno. Ora fortifica le mie membra mortali, e se il Tuo Amore mi farà vedere ancora un nuovo giorno, allora dammi l’occasione di colmare le lacune che trovo ancora nella mia anima". L’uomo non è aiutato col fare penitenza, amici miei, è aiutato solo colui che si riconosce, colui che vede i suoi stessi errori; in questo caso ha l’occasione di eliminarli.

Devo ripetere continuamente: ciò che parla da me è soltanto una piccola scintilla dalla Scintilla della vita, Scintilla che è incandescente anche nel vostro cuore. – Che cosa ha impersonato Gesù? Gesù ha dato spazio alla Scintilla divina, ha dato terreno al granello di semenza della vita divina che il Padre Suo santo ha messo nel Suo cuore, così che poté svilupparsi indisturbato fino alla maturazione della spiga d’oro. In tal modo Egli ci ha dato un esempio, e perciò la vita di Gesù è la nostra vita. Egli ci ha abbreviato la lunga via delle esperienze e ci ha messo davanti agli occhi il nostro principio di vita fino allora non ancora riconosciuto.

«Ora vi metto sul terreno della vita divina. Conservate questo terreno sul quale state, esso non è un fondamento estraneo, voi state sul patrio fondamento della vostra destinazione divina. Per questo vi ho lasciato il Mio Vangelo». – Chi opera e pone fine alla sua vita nel sentimento di Gesù, questi tiene i suoi piedi sul terreno di Dio, sul quale lo ha posto l’Amore di Gesù.

Poiché Gesù ha posto l’uomo indegno non ancora maturo sul terreno divino, Egli dovette anche prendere su di Sé le imperfezioni che vivevano nell’anima dell’uomo. Questo accadde nella morte sulla croce. Si dice: “Il Suo sangue ci ha redenti!". Invece no! Non ci ha redenti il Suo sangue, ma il Suo sangue ci ha liberato di nuovo la via, affinché possiamo giungere alla Sorgente di forza di ogni vita. Solo la vita di Gesù in noi stessi ci può liberare. Egli ci ha messo davanti agli occhi solo il principio della redenzione. Egli non ha motivo di redimerci. Il Divino non ci può togliere nessun potere della Creazione. Egli ha avuto solo il motivo di diventare per noi un esempio. Chi ha davanti agli occhi questo esempio, potrà venire sempre più vicino alla Fonte della forza in se stesso. Pensiamo all’ultima Cena con la schiera dei Suoi discepoli, alle parole piene di significato: «D’ora in poi non berrò più di questo vino fino al giorno che lo berrò di nuovo con voi nel Mio Regno» [Matt. 26,29]. Che cosa voleva dire con questo? – Che d’ora in poi è cessato il profetare. D’ora in poi sarà il Suo pane di vita a curare i Suoi figli in modo che essi stessi possano giungere alla Fonte del pane e del vino.

Da ciò risulta a proposito come giusta conseguenza l’azione del lavaggio dei piedi [Giov. 13,5-10]. Noi sappiamo come il Salvatore, l’eterno Amore, andò da Pietro: «Signore, non mi devi mai più lavare i piedi». – «Pietro, se non ti lavo, allora non avrai nessuna parte in Me». – «Allora, Signore, non i piedi soltanto, ma anche le mani e la testa». A ciò la risposta di Gesù: «Se i piedi sono puri, allora è puro anche l’intero uomo».

La lavanda dei piedi si è svolta per noi con la Sua incarnazione, poiché Egli, come eterno Inavvicinabile, ha indossato la veste terrena, è diventato nostro Fratello e, attraverso la Sua vita piena di luce, volle essere un Esempio. Con questo Suo esempio ci è stato mostrato il vero modo di vedere di un autentico seguace di Gesù, di un uomo che cerca la pace. Attraverso di Lui è indicata la via per la vita, la via per la pace, anche la via per quietare la nostra brama che portiamo nel cuore. La brama è il tratto del cuore che ci sollecita continuamente a continuare la lotta, a continuare il cammino fino a giungere alla meta.

 

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Cap. 52

Disaffezioni

"Per quest’amore Io ti curo"

Qui siede mio fratello H. con la sua cara consorte E. Io li ho incontrati più di trent’anni fa, ho incontrato lui da giovane insieme ad altri due preziosi fratelli. Per uno di loro che noi abbiamo curato molto, la piccola scintilla di amor proprio era in lui il suo patrimonio. È passato a…[10] e là è diventato un predicatore. Se Lui non avesse avuto questa piccola scintilla di amor proprio, questo gli sarebbe stato impossibile. Ma chi è un predicatore? Chi vien fuori con parole piene di forza, non è ancora un predicatore. – Un vero predicatore è solo colui che diventa un vero seguace del nostro Salvatore Gesù Cristo. Solo un simile predicatore dà spazio alla Sorgente di forza nel suo petto, affinché le sante Acque della Verità divina, destinate per l’intera Creazione, trovino un bacino da cui gli angeli di Dio attingono per distribuire quest’Acqua della vita. Tutte le altre dottrine religiose – per quanto le parole possano sembrare di così alto valore, …rimangono teorie; mentre resta solo una via, e questa è una sola verità: la vita di Gesù, la Sua vita come una vita del servizio e dell’amore!

Tutte le volte che mi trattengo qui, davanti alla mia anima stanno i nostri cari che sono ritornati a casa, tutti quegli amici della casa di campagna che non sono più qui e gli amici più lontani: mio fratello Hermann M. e tutti gli altri. Voi li conoscete. Essi non sono più tra noi come uomini, ma sono tra noi nello spirito. E se afferro in parole il loro ardente desiderio, se si apre il loro mondo nel mio cuore, allora percepisco le parole: "Fratello Georg, splendi dentro nei cuori dei nostri fratelli e sorelle. Metti loro davanti agli occhi il fatto che l’intera vita nelle infinite magnificenze non sta così in alto come un giorno su questa Terra, dove potete camminare nelle orme del Salvatore, dove potete dischiudere la Sorgente di forza che si riversa nelle anime".

Il ritorno di Gesù avviene nell’uomo; là Gesù può completarsi come Padre nella Sua magnificenza, per la qual cosa ha posto il fondamento come Uomo. La Sua magnificenza non è proceduta dalla Sua potenza, la Sua magnificenza è proceduta dal Suo Amore. Quanto è grande questo Maestro che ha riservato il più santo e il più grande ai Suoi figli! Quanto grande è il Maestro che si è servito di un Simone di Cirene, il quale prese su di sé la croce del suo Maestro! Quanto è grande il Maestro che non ci influenza, che sulla Terra non vuole occupare il posto che Gli spetta, che piuttosto vuol vedere i Suoi figli in questo posto come salvatori del mondo intero. Dove c’è un vero seguace, là deve esserci un salvatore, là il suolo deve essere santificato.

Allora penso a una parola rivolta alla nostra beata sorella Maria F. che è tornata a casa. Quelli che l’hanno conosciuta sanno come questo cuore infuocato di donna ardeva per il suo amato Dio, per il suo Padre Santo, ed era suo dolore il fatto che non ha potuto contemplarLo già qui nella Sua magnificenza né poterLo afferrare con il suo amore. Allora, l’ultimo giorno della mia permanenza qui a Reutlingen – non ricordo più in quale anno – fratello Hermann M. portò una bottiglia di vino, affinché potessimo celebrare insieme in comune amore, in certo qual modo, la comunione. Il cuore pieno di nostalgia della sorella Maria ardeva nel desiderio di Lui, ed io le dovetti dire dal mio cuore, – e questo vale per ciascuno: «Maria, se Io lasciassi passare davanti ai tuoi occhi, legioni dei Miei più santi angeli, allora essi sarebbero solo un espressione della Mia parola. La Mia parola è invece l’espressione del Mio Amore. È per quest’Amore che Io ti ho curata fino a quest’ora; perciò l’amore è più che l’intera Creazione».

Ora vi dico una parola, per quanto possa essere presa dall’Alto: "Nell’Amore si trovano rinchiusi ancora dei granelli di semenza per miriadi di nuove Creazioni!". – La nostra vita è eterna. Eternità in noi passeranno oltre, e la nostra crescita avrà eternamente bisogno di un nuovo pane, affinché noi, come ricercatori, cresciamo sempre più in alto per venire sempre più vicini alla vita di Dio. Il petto umano racchiude un tale sviluppo. È per questo Amore che il nostro Salvatore e Maestro cura noi e tutti i Suoi veri seguaci.

E poi venne la beata nonna, la stella nella casa di campagna, questa semplice madre, questo nobile cuore che nella sua naturalezza versò il vino. La sorella Maria disse: "Nonna, dammi il boccale", e afferrando con le due mani il boccale, disse in profonda commozione: "Di questo vino io berrò, oh, di questo vino, di questo vino voglio bere". Questo non si riferiva solo al vino nel calice nella sua mano, si riferiva alla nuova conoscenza percepita interiormente: «Per quest’amore Io curerò te e i Miei!», amore che le era pervenuto in abbondanza dall’Origine di ogni vita. La cosa meravigliosa è che colui che cura quest’amore in se stesso, non ha più nessun altro bisogno. Lo anima solo una necessità: diventare lui stesso amore completo! Se alcuni fratelli e sorelle vogliono portar fuori la parola, – è anche un senso buono, tuttavia essi dimenticano che Gesù Cristo, prima che cominciasse la Sua opera pubblica, ha compiuto l’unificazione dell’uomo con il Suo Spirito paterno.

 

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Cap. 53

L’amore è la cosa più grande

Miei cari amici, io percepisco cosa racchiude ogni petto umano e a cosa il Padre Celeste nostro ha abilitato l’uomo. Perciò da una parte vorrei non parlarvene, ma dall’altra, poiché vedo che voi aspettate, cari fratelli e sorelle, e il mio caro fratello K. mi ha chiamato nel suo amore, allora è anche mio dovere seguire la chiamata.

Nondimeno, una cosa la dovete sapere: io non voglio dire ciò che vorrei, ma voglio dire ciò che voi bramate! E cos’è la radice di ogni brama? È l’amore! Me lo hai fatto notare tu, fratello K., attraverso le parole nella 1° lettera ai Corinzi, cap. 13: «Se parlassi con la lingua degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sarei un bronzo echeggiante, un cembalo tintinnante. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi una fede da spostare i monti, ma non avessi la carità (amore), io sarei un nulla. E se distribuissi tutte le mie sostanze per nutrire i poveri, e offrissi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità (amore), niente mi potrebbe giovare!».

Sì, l’amore è la cosa più grande, esso ci interpreta il carattere dell’eterno Amore. Chi fa proprio l’Amore, entra in collegamento con la vita divina; questi conosce il Padre fin nel punto centrale del Suo cuore. Questa è la cosa più bella che io ho trovato nella vita terrena, sentir dire: "Conosco il Padre mio fin nel fondo del Suo cuore, – e Lo riconosco come l’eterno Amore!".

Le più alte rivelazioni non sono quelle che affluiscono alla nostra vita dall’esterno. Le rivelazioni sono più alte nella propria esperienza. Gesù vuole essere sperimentato, e chi Lo sperimenta, Lo conosce.

Perciò io vi sono debitore di esprimerlo con brevi parole: «Chi rimane nell’amore, rimane in Dio e Dio in lui» [Giov. 4,16]. Chi rimane nell’amore, sperimenta il Salvatore Gesù Cristo. Sì, chi rimane nell’amore, sta sempre in unione con l’eterno Amore.

 

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Cap. 54

È l’amore la via per guarire ogni vita malata

Per me l’aldilà non è più lontano. Un solo pensiero e sono dall’altra parte. Direi quasi, in tutte le sfere, …e queste me le mostra il caro Padre. Egli mi mostra i principi di vita dei trapassati nel Suo Regno e anche il Suo meraviglioso Amore provvidenziale. Mi mostra anche come Egli non tocca i loro principi di vita, ma mi mostra come, nel Suo incessante Amore, trova delle vie per guarire ogni vita malata.

Ma da dove prende il Salvatore la Forza per questa guarigione? Noi diremmo: ‘Dal Suo cuore divino!’. Tuttavia, quando Egli opera e agisce dal Suo cuore divino, deve rispettare le Sue Leggi divine fondate dall’eternità.

Sapete voi, da dove Egli prende le forze per la redenzione? – Dal cuore dell’uomo! E da dove, un giorno, Egli prese carne e sangue per la Sua incarnazione? – Da un uomo! E nella Sua prima venuta fu posta la base della Sua seconda venuta. Perciò quella volta dovette esistere una Maria. Quando lei nacque, fu il tempo della Sua incarnazione. E adesso, in cui tutti i popoli aspettano la liberazione, in cui tutti aspettano ed hanno bisogno del Redentore come non è mai stato così necessario, – da dove prende oggi la Sua forza?

Quella volta, quando Egli prese carne e sangue, non trovò né vita né forza nei Suoi. – E perché divenne Uomo? Per diventare per noi un esempio, affinché potessimo diventare una cosa sola con il Suo Spirito paterno. Perciò io m’inchino dinanzi alla grandezza dell’uomo, dinanzi alla ricchezza che racchiude il vostro petto. Ciò che un giorno fu dato a Maria, adesso – infinite volte ancora in modo più straordinario – viene dato a ogni uomo. Prima della Sua incarnazione, solo un uomo santo, un uomo puro da peccati poteva trovare il suo Dio. E oggi per questo è necessario un uomo umile. Un tale uomo umile, secondo il grado della sua umiltà, rende libero l’amore in sé, a seconda di come pone la sua vita sull’altare del sacrificio dell’amore umano. Allora egli sta alla meta dell’umiltà divina, e di conseguenza sta anche alla Fonte del supremo, più santo e riscattante Amore di tutti i popoli dell’infinità.

Voi direte: "Georg, non tendere troppo in alto!”. Cari amici, perché Egli ci ha insegnato l’amore per il nemico? Perché ci ha insegnato l’amore per tutti gli uomini, sia altolocati che comuni? Perché ci ha insegnato l’amore che lascia i novantanove giusti per cercare una pecorella smarrita? Perché consacra il Suo insegnamento con la parabola del figlio perduto? Il mistero è questo: questa Terra non ci porta per considerarla la cosa più alta con le sue immagini, con la sua ricchezza, con i suoi tesori, no! Questa Terra c’insegna di rinnegarci in tutto e donarci al Padre nostro.

Quando talvolta degli amici e fratelli dicono: “Fratello Georg, come stanno le cose sulla Terra? Adesso è tutto in tumulto. I cattivi, per così dire, hanno restituito i loro morti, e l’inferno domina sulla Terra”. – Allora io devo ribattere: “Anche voi siete partecipi di questo, poiché lo Spirito dell’eterna verità, che voi adesso liberate, si afferma su questa Terra. Comincia con catastrofi, con l’abisso più profondo. Dove non c’è nessuna base, dove c’è una falsa base, là Egli sradica la base, affinché possa essere edificato il Suo fondamento di vita. Dove esiste già una base divina, là si edifica pietra su pietra”.

Perciò, la cosa più bella e più santa che io vorrei donarvi – che vorrei mettere davanti ai vostri occhi – è quella di bramare un tale amore che il nostro Salvatore ci ha insegnato. – Non è forse la nostra vita, riposta ogni giorno sull’umiltà e sull’amore? Per mezzo di che cosa perdiamo così spesso la pace? – Noi la perdiamo perché siamo troppo deboli per tener stretta la pace nelle pretese della vita, perché non possediamo ancora l’amore. Se un uomo al mio fianco mi rende difficile la vita, allora non mi devo rendere dipendente da questa sua via, ma devo occuparmi di lui affinché diventi libero.

 

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Cap.55

Somiglianza alla vita divina dell’uomo

Tutte le imperfezioni degli uomini sono ferite. È il tempo in cui tutte le ferite devono essere guarite, perché il sorgere dello spirito nell’uomo è, in un certo qual modo, il ritorno di Gesù nella Sua magnificenza: non nella magnificenza della Sua potenza, ma nella magnificenza del Suo Amore misericordioso, pontificante ogni vita.

Davanti all’Amore non esiste nulla di piccolo, nulla di grande, nulla di debole, nulla di forte, nulla di ritrovato e nulla di perduto; poiché l’eterno Amore non guarda a ciò che l’uomo è, ma guarda a ciò che l’uomo può diventare. Chi tende verso quest’Amore, chi lotta per esso, trova l’unione con la vita divina e poi dalla vita divina sa anche in quale modo Gesù ritorna e continuerà la Sua opera di redenzione. Egli ritorna nella Sua magnificenza; questa consiste nella somiglianza alla vita divina dell’uomo! In questa nostra forma umana abbiamo accesso a tutte le altezze e a tutte le profondità, e siamo curati per diventare una cosa sola nella somiglianza di vita divina con il nostro eterno Padre. Allora Egli è ritornato per tutte le eternità nello spirito e nella verità, è ritornato per tutti i popoli dell’infinità, non come Dominatore, non come Dio, bensì come Padre di tutti gli uomini, come Padre dei figli degli uomini, come Padre dei figli degli spiriti: tutto in Uno. Perciò Egli ci ha insegnato quest’Amore, Amore che abbraccia ogni cosa, Amore che include anche il nemico. Così spianiamo la via al Suo infinito Amore. E il fatto che noi possiamo spianare la via a quest’Amore, ci eleva a figli di Dio.

Io sono un uomo libero. Se il Padre Celeste mio mi dicesse: «Oggi ti voglio dare una forza prodigiosa, quella di camminare sulle acque, quella di stare su tutte le forze elementari; ti voglio dare la forza di guarire». – Allora io Gli direi: "Mio caro Padre Celeste, il prodigio più grande è l’eterna Parola, proceduta dal Cielo e dalla Terra, e questa Parola è proceduta dall’eterno Amore. Perciò fa solo che io possa diventare una cosa sola con il Tuo Amore". – Miracoli ufficiali non sono idonei nel nostro tempo; con essi l’umanità è aiutata solo per breve tempo. Essa deve invece essere aiutata eternamente! Questo eterno Amore procede poi da sé dalla fusione con il nostro eterno, magnifico Padre.

Un giorno Gesù disse: «Se amaste il Padre Mio, conoscereste anche Me. Ma poiché non conoscete il Padre Mio, sono venuto Io nel mondo, per spianarvi la via che porta al Padre». – Voglio spiegarvi queste parole. Chi ha l’amore, ha i fondamenti dell’Amore, e i fondamenti dell’Amore sono l’eterna Parola come base della Creazione visibile. E i fondamenti dell’Amore sono anche la forza eterna che conduce ogni vita sulla via della redenzione.

 

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Cap. 56

Considerate importante la vita su questa Terra!

Con il mio occhio spirituale ho visto questo: trascorreranno eternità, e questa Creazione che i nostri occhi vedono, un giorno non esisterà più. E si risveglieranno embrioni di nuove Creazioni, generate dal Padre e dal Figlio, e queste non passeranno! Sorgeranno entità, pensieri della Divinità che si renderanno liberi e saranno curati, affinché ciò che noi eravamo un giorno in Dio e dovevamo essere da Dio, diventi allora vita autonoma.

Oh, chi disprezza quest’Amore mette da parte perle e pietre preziose e tende a tesori perituri. Perciò non dobbiamo essere rattristati quando incontriamo avversità nella vita quotidiana. Non possiamo diventare figli di Dio nel Cielo. Possiamo diventare figli di Dio solo dove dei contrasti incrociano la nostra via. Invece non esisterà più nessun contrasto per colui che risveglia alla vita in sé il principio del compassionevole e liberante Amore del nostro magnifico Padre.

Su questa Terra considerate importante la vita nel corpo terreno! Qui siamo dipendenti solo dalle sorgenti che abbiamo dischiuso in noi attraverso il nostro amore. Proprio qui abbiamo la facoltà di comprendere un sentimento superiore.

Il Padre nostro che tutto può, non può crearSi un cuore filiale. Per questo ci vuole molta esperienza: l’esperienza degli spiriti di tutti i gradi dello sviluppo! Per questo ci vuole la compassione con tutti gli spiriti, per poterli salvare. Per questo ci vuole anche nobiltà di sentimenti. – Quando un uomo nella sua povertà interiore ci offende, deve parlare in noi il sentimento nobile: "Tu, povero uomo, dove stai? Con il tuo atteggiamento hai rigettato te stesso. Allora devo rigettarti anch’io? No! Io ti voglio aiutare". Perfino se non vuol sapere nulla di un aiuto, esiste nondimeno una via per questo: consiste nella preghiera e nel sentimento di voler andare sulla Terra come un secondo Gesù.

Dove stiamo noi, per il mondo deve stare un Gesù; allora ci atteggiamo giustamente, allora troviamo pace, allora sperimentiamo la verità delle parole presso il pozzo di Giacobbe: «Se bevi da questo pozzo, avrai di nuovo sete. Io ho l’Acqua della vita eterna, chi beve di questa, non avrà mai più sete» [Giov. 4,13-14]. Quando consideri i beni della Terra – quello che il tuo occhio vede – e li valuti come la cosa più alta, allora la tua brama sarà certamente calmata per breve tempo, ma solo provvisoriamente.

Questo vale qui e varrà pure un giorno nell’eterna Patria. Anche là le magnificenze nel Suo Regno ti vorranno fermare. Allora il Salvatore parlerà di nuovo come al pozzo di Giacobbe. «Se bevi da questo pozzo, avrai di nuovo sete. Io ho l’Acqua della vita eterna, chi beve di questa, non avrà mai più sete». – Quest’Acqua della vita eterna è la Sua parola; la Sua parola è la via che porta al Suo cuore, e al Suo cuore noi troviamo la pace.

 

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Cap. 57

Abbiamo un solo nemico: il nostro amor proprio!

A Lui, al Padre, nulla appartiene. Ciò che Egli possiede, appartiene al figlio. La mia parola è troppo povera per esprimere ciò che lo spirito vorrebbe dire in me. Oh, io non ho il coraggio di metterlo in parole, perciò lo spirito non vuol dire altro che questo solamente: «Amatevi come vi ho amato Io, e rinchiudete ogni vita in quest’amore. Riflettete: ciò che è il più lontano, per Me è il più santo!». Perciò, per colui che ha l’amore non esiste più nemmeno un nemico.

Spesso si sente dire da membri di comunità religiose: "È il diavolo!". – Oh, io non oso affatto pronunciare questa parola. Davanti all’Amore non esiste nessun diavolo. Ciò che è diventato un uomo o uno spirito con la sua lontananza da Dio, non c’importa. Egli lo ha di nuovo riparato, e noi Lo vogliamo aiutare in questo. Noi abbiamo a che fare solo con un nemico. – E chi è questo nemico? – Il nemico è in noi; esso è il contrario del sentimento di Gesù, il contrario che spesse volte corrisponde all’amor proprio e all’intelletto. Questo nemico ci vuol fermare ad andare incontro a una vita proveniente da Dio, dal Padre nostro.

Nondimeno, anche questo nemico deve essere altrettanto un santo bene accettato. Possano quelle caratteristiche diventare il nostro stesso nemico, per quanto provengano da colui che si è per primo separato da Dio; egli (il diavolo) non ne è colpevole. Noi le abbiamo accettate dall’amore per il Padre nostro Celeste come un rivestimento della nostra essenza, per spianare, attraverso questo rivestimento, la via all’Amore celeste, per redimere un pezzo di vita non ancora redenta.

Siamo un nemico per noi stessi solo quando ci allontaniamo dal sentimento di Gesù. Oh, beato l’uomo che riconosce questo! E se ci diventa spesso difficile, quando qualcuno dice: "Non ci posso far nulla per queste caratteristiche che porto in me!”, allora ha ben ragione. Però, in ciascuno si trova anche la forza per dominare tali caratteristiche, affinché non riescano a dominarci loro.

Conosco una brava persona che una volta mi disse: "Fratello Georg, io voglio soltanto il bene, ma a volte mi prendono certi attacchi d’ira, tanto che vorrei distruggere tutto intorno a me. Da dove proviene questo? Io non lo voglio affatto!". – Allora dissi io: "Mio caro fratello, voglio andare una volta nel mio interiore per poterti dare una risposta". E vidi che questo fratello è un discendente dall’Alto, dalle sfere angeliche. Una volta i suoi occhi diedero uno sguardo nell’abisso e là vide delle entità che si volevano distruggere a vicenda. Allora dai Cieli egli corse da loro per istruirli, per mostrar loro la via. Ma essi gli risposero: "Che cosa vuoi tu? Tu vieni dai Cieli, non ci puoi comprendere affatto; tu stesso devi dapprima stare una volta nelle nostre condizioni". Dopo di questo pregò il Padre per avere la possibilità di soccorrere tali entità. Gli venne la risposta: «Mio caro figlio, puoi soccorrere solo se ti mando sulla Terra e ti vesto con le loro caratteristiche. Ma sulla Terra Io ti curerò, così che tu riconosca la retta via».

Questi sono misteri! Spesse volte sono caratteristiche in noi, imperfezioni che abbiamo tolto a un debole che volevamo liberare dal suo fardello, affinché la sua via gli diventasse più facile. Tutte queste cose stanno nel mistero dell’Amore. Precisamente secondo la misura delle caratteristiche che possiamo coprire con l’Amore misericordioso, il nostro cuore è dischiuso per gli angeli che poi cercano di guidare la nostra via interiore. Le caratteristiche che io, come uomo, non posso coprire con l’Amore misericordioso non hanno nessun accesso nel mio mondo. E dove faccio uso dell’Amore misericordioso e lascio vivere Gesù in me, il mio cuore diventa un accesso per l’intera Creazione che porta al cuore di Dio.

 

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Cap. 58

L’angelo caduto

Una volta ebbi un’esperienza spirituale. Il grande, magnifico arcangelo, il co-creatore della visibile infinità – il portatore di Luce – stava di fronte a Gesù il terzo giorno dopo la Sua sepoltura, e Gli disse: "La vita che Tu mi hai dato, prima che Cielo e Terra fossero, è tuttavia la mia vita. Ora rendi l’uomo capace di diventare lo stesso che io ero una volta da solo". – Gesù gli rispose: «Nessun uomo raggiungerà l’alta posizione che avevi tu un giorno, quando procedesti dalla Mia mano, prima che egli abbia fatto proprio l’Amore tutto riconciliante, tutto superante, tutto liberante. Io ti ho chiamato fin dall’eternità al Mio cuore, e tu non hai accettato. Ma non potrai resistere alla chiamata dei tuoi figli. Con la Mia incarnazione ho spianato per i tuoi figli una via che conduce al Mio cuore, ed essi non troveranno questa Fonte, prima di aver rinnegato il tuo sangue. Quindi i tuoi figli sono l’ultima chiamata, l’ultima chiamata di ritorno a casa rivolta a te».

Ed io sperimentai in me la sua stupenda risposta: "Alla vita di Gesù ho potuto resistere, ma non posso resistere alla vita dei figli. Io sapevo che Iddio, l’Eterno, ha preso in Te, Gesù, la mia carne e il mio sangue, e speravo che nessun uomo di questa Terra ottenesse di percorrere le vie che l’Uomo-Gesù ha percorso, sacrificando la Sua vita. Adesso devo vedere che Ti sono sorti dei figli che Ti seguono sulla Tua via".

Un’altra volta ho avuto l’immagine di Gesù davanti a me, quando Egli si dissanguava alla croce. E vidi l’alto angelo caduto mentre stava davanti a Lui e diceva: "Gesù, Tu, grande Uomo, io non ho nessuna parte in Te, ma non Ti sognare che permetterò anche a un solo singolo uomo che cerchi in se stesso il più Santo, il più Alto come lo hai fatto Tu. Io permetterò che Ti si costruiscano delle chiese, permetterò che si annunci la Tua parola, ma non permetterò che un singolo uomo cerchi e trovi la Fonte di ogni vita nel suo stesso petto".

"Oh", dissi io sotto l’impressione di questa immagine, "adesso voglio lottare per dare alla Terra ciò che è della Terra, e donare al Padre mio ciò che è Suo, affinché il Padre mio mi possa donare ciò che è del Suo cuore, così che io possa illuminare i miei fratelli e sorelle, affinché riconoscano l’alto valore della loro vita".

 

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Cap. 59

Il Suo Regno nell’uomo

Voi non presentite ancora le bellezze dei gradini inferiori nel mondo spirituale. Non presentite la bellezza di un Sole centrale oppure di un Sole primordiale. E non presentite nemmeno quale profondo rispetto gli abitanti di quei mondi hanno davanti a un uomo di questa Terra che è diventato un figlio del Padre suo Celeste. Perciò la Scrittura dice: «Ciò che nessun occhio ha veduto e nessun orecchio ha udito, ciò che non è venuto nel cuore di nessun uomo, Dio lo ha preparato per quelli che Lo amano» [1° Cor. 2,9]. Se già ognuno ricompensa i suoi amici o il suo prossimo con la ricchezza che lui stesso possiede, così anche Gesù ricompenserà i Suoi amici con tutta la pienezza della Sua ricchezza. E qual è questa Sua ricchezza? Egli cede la Sua intera Creazione al figlio. Egli diventò esempio per Suo figlio, affinché il figlio possa portare nuova vita all’intera Creazione.

In cosa consiste la nuova vita? Una volta si cercava la vita divina al di fuori dell’uomo, ma con l’incarnazione di Dio il petto dell’uomo è stato consacrato, perciò ora il Suo Regno è nell’uomo, perciò il Suo luogo di dimora è nell’uomo, perciò l’uomo è il flusso del Suo infinito santo Amore.

Oh, amici, mi comprendete? Io so bene che la Parola nata dallo spirito può essere compresa solo dallo stesso spirito o a lui affine. Tuttavia, pur come uomini, possiamo accogliere la Luce più alta e dischiudere la vita più santa se siamo in uno stato di Grazia. Perciò un tale giorno come quello odierno, una tale ora come questa di adesso, porta più corsi di tempo di istruzione che quelli portati nell’eternità. – E qual era la cosa più alta per il Padre mio Celeste? Era venire da me come Uomo e mostrarmi la via; era come Uomo pronto a morire anche per me; era di prendere su di Sé i miei passi sbagliati, affinché nulla mi possa fermare, così che io abbia una via diretta al Suo cuore. – E qual è per me la cosa più alta? È preparare gioia al mio caro, santo Padre Celeste ed appartenere a Lui. Allora per Lui diventa la cosa più alta quando sente dalla bocca del figlio dell’amore misericordioso per questo povero mondo, per i nostri fratelli e sorelle che non vogliono sapere nulla di Lui.

 

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Cap. 60

Immune da tutti i nemici di questa Terra

Siate salutati in questo spirito d’amore, cari amici! Una volta una persona era di sentimento ostile verso di me. Io mi dissi: "Salutalo, anche se ti è nemico", e lo salutai. Allora sperimentai che egli venne da me: "Amico mio, perdonami, non la pensavo così". – "Oh", risposi io, "e se tu mi percuotessi sulla guancia, ti amerei lo stesso". – Il mio Salvatore mi ha insegnato: «Se ti si percuote su una guancia, porgi anche l’altra, affinché il Mio Spirito d’Amore viva ancora su questa Terra».

Più tardi, nella mia ingenuità, lo riferii a un fratello avveduto ed esperto. Questi disse: "Georg, non mi sembra del tutto giusto se hai pensato di porgere al nemico anche l’altra guancia. Così facendo dai l’occasione alla sua imperfezione di svilupparsi ancora di più". – Allora andai di nuovo dal Padre mio Celeste e dissi: "Caro Padre Celeste, il fratello mio mi ha detto questo e quello. Ho agito ingiustamente?". – Su questo percepii la parola di Gesù: «Se porti in te un tale sentimento, sei immune da tutti i nemici di questa Terra». – Risposi io: "Ma come sono andate a Te le cose, mio caro Salvatore? Tu hai nondimeno portato in Te la cosa più santa e, nonostante ciò, dovesti andare sulla croce". – Ed Egli rispose: «Io Mi sono scelto la croce per mettere davanti agli occhi dei Miei amati figli fino alla morte una dimostrazione di questo Amore. Così come Mi lasciai crocifiggere una volta, Mi farei crocifiggere di nuovo per ogni singolo, se fosse necessario, per abbreviare la via a un figlio. Un figlio che per Me è più che la Mia stessa vita».

Perciò, se un uomo mi venisse incontro con sentimento ostile, io direi: "Mio caro amico e fratello, il nostro caro Salvatore vuol santificare anche la tua colpa, il tuo fallo, per via del Suo Amore. E da questo Amore per te ti faccio notare che se mi vieni incontro con un sentimento ostile, ti separi dall’Amore divino e danneggi te stesso".

Mi sento spinto a descrivervi la seguente esperienza: ebbi una visione, mi vidi nello spirito in una piccola barca in mezzo al mare del mondo, in una buia notte. Le onde sbattevano alte e la barchetta andava in alto con ogni onda, ma nessun’onda era in grado di abbattere la barca. Ad un tratto arrivò una grossa onda e da questa emerse un uomo. La mia mano tesa nell’onda afferrò l’uomo alle spalle, lo tirò fuori e lo adagiò nella barca. Mi resi conto che era un multi milionario naufragato con ‘il Titanic’ (nell’anno 1912). Il suo ultimo sguardo su questa Terra era stato il mare tempestoso, e si trovava ancora là dove aveva vissuto l’ultimo istante. Egli accusava se stesso, accusava il suo patrimonio che lo aveva portato in quell’abisso, si accusava del fatto che non avrebbe avuto bisogno di rinnegare un Dio. Come uomo di questa Terra, provvisto con tutti i beni della vita, si era cullato nella sicurezza di sé, e ora doveva sperimentare che erano bastati pochi attimi per renderlo povero per sempre.

In mezzo al tumultuare del mondo, in mezzo ai piaceri del mondo era risuonata la campana d’allarme. Tutti si erano precipitati in coperta. Egli tra le lacrime descrisse come sua figlia si era tolta dal collo la collana di gioielli, la sua collana di perle, e l’aveva offerta a colui che l’avrebbe potuta salvare. Allora si spaventò della sua grande povertà, non avendo mai creduto in nessun Dio!

Ora (nella mia visione) potevo mostrargli la via per una nuova conoscenza. Gli dissi: “Gesù, che può tutto, Gesù darà anche a te la pace che cerchi”. – A queste mie parole egli disse: "Sì, ne ho bisogno, ma chi potrà alleggerire la mia coscienza? Io riconosco di essere stato mandato da Dio nel mondo per imparare e per preservarmi. Ora voglio sforzarmi fino a quando verrò di nuovo alla ricchezza, ma non per utilizzarla per me, bensì per impiegarla per il mio circondario".

Allora fummo guidati nelle profondità della verità, della caducità di tutto l’esteriore e dell’imperituro di tutto ciò che è eterno. Questo fu l’ultimo atto.

 

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Cap. 61

Adesso è tempo!

La consapevolezza di essermi sforzato su questa Terra, di aver lottato e combattuto con me stesso, per seguire la voce della mia coscienza, mi toglie il peso. Non lasciar parlare l’intelletto né mettere la coscienza dietro l’intelletto. Non dire: "Ah, ho tuttavia ancora tempo per cercare, fino alla vecchiaia. No, mio caro fratello, mia cara sorella, cerca adesso, ti sentirai vecchio durante la notte! Tu non sospetti quanto velocemente si diventi vecchi e quanto è bello dedicare già le nostre forze giovanili al nostro eterno Padre.

Egli non vuole astinenti, Egli non vuole che usciamo dalle file del nostro prossimo, no! Dove esso si rallegra, là ci possiamo rallegrare anche noi. Solo, non dobbiamo perdere di vista la meta. E la mia meta è Gesù!

Badate all’umiltà! L’incontro con tutti gli uomini con cui veniamo in contatto è guidato da Dio. Viene preparato dai Suoi santi angeli, affinché coloro che s’incontrano imparino da questo. A volte basta un unico sguardo d’amore, e il nostro prossimo, che esso colpisce, non dimentica più questo sguardo. Quando io sono insieme con altri, voglio stare ad ascoltare con l’orecchio teso il mio cuore, voglio comportarmi in modo che l’incontro non sia inutile. Tutto il mondo è nostro. In questo spirito vinceremo, – nello spirito dell’amore. L’amore è invincibile!

Come potrebbe la forza che sonnecchia in noi, giungere ad effetto senza dimostrazione? Ogni parola ottiene vita solo se dietro questa vi sta l’uomo che la esprime. Le parole che emettiamo sono creazioni, se dietro vi sta l’intero uomo.

Giovanni Battista disse: «Io battezzo con l’acqua, ma Colui che viene dopo di me, che era prima di me, al Quale non sono degno di sciogliere i calzari, vi battezzerà col fuoco» [Giov. 1,26-30]. Che cos’è il fuoco? È quella Parola che è diventata vostra proprietà. La forza di convinzione di una parola di Dio dalla bocca di un uomo è un granello di semenza che mai potrà essere calpestato, e vivrà in eterno. E, pur se sono necessari corsi di tempo per lo sviluppo finché il granello di semenza si possa sviluppare, la vita nel granello di semenza non potrà mai essere distrutta. Ciò che è nato dall’Amore, ciò che è voluto dall’Amore, non potrà mai scomparire, ha eterna esistenza. Ciò che un uomo vuole dall’Amore di Gesù, è come se lo volesse Dio, e la consolazione che egli dà al suo prossimo è una consolazione per l’eternità. Perciò vi dico, miei cari fratelli e sorelle: verrà il tempo, quando ci sarà la maturazione, nel quale non diventerete soltanto felici, ma ultrafelici. – Non beati, ma ultrabeati. Allora si adempirà la parola: «Prendi il tuo diletto nell’Eterno, ed Egli ti darà quel che desidera il tuo cuore». [Salmo 37,4].

Se sei povero ed hai Lui, allora sei ricco. Se sei ricco e non hai Lui, allora sei povero, perché la tua ricchezza dura solo un breve tempo. Ma se hai Lui, tu sei ricco per sempre e in eterno.

Noi abbiamo sperimento come Egli ci era vicino quando gli edifici crollavano come case di carte, e noi, privi d’aiuto e apparentemente abbandonati da Dio, stavamo in ginocchio nelle cantine aspettando la fine a ogni istante. La fine non è arrivata. Come una chioccia provvede ai suoi pulcini, così anche il mio eterno Padre Celeste mi ha coperto con le ali del Suo Amore misericordioso. E non è un miracolo che io, quasi ottantaquat-trenne, sto oggi tra di voi in un decadente involucro terreno? E ciò nonostante vi parlo come un giovinetto, non come un vegliardo, un giovinetto colmo d’amore e di forza vitale ancora nel possesso dello stesso sentimento che possedevo un giorno in gioventù, del sentimento per tutto il superiore, per tutto il bello, per tutto ciò che i nostri occhi accolgono sulla Terra. Io posso dire: più il corpo diventa vecchio, più fresco è l’uomo interiore. Potrei volare, volare sui monti nell’eterna Patria! Ma non ho bisogno di volare in alto, devo solo entrare nell’eterna Patria che è in me. Essa è collocata qui dentro, nel domicilio del mio eterno Padre. Qui c’è la Fonte della vita di ogni Forza. È questo ciò che ho da dirvi, anche se con parole troppo misere.

 

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Cap. 62

Parole terrene e vita spirituale

La parola terrena toglie bellezza alla vita spirituale. Così deve essere. Se percepissimo la vita spirituale così come si esprime saremmo legati dalla bellezza, legati dalla Forza di questa vita spirituale interiore. Invece la vita spirituale che si esprime attraverso una bocca umana non intacca la libertà dell’uomo. Un uomo può mettere in dubbio la parola umana. Egli può dire che sono idee surriscaldate, che quell’uomo è un fanatico, che non lo si può seguire.

Il sommo sapere è dischiuso soltanto al semplice. «Ti rendo lode, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli» [Matt. 11,25]. Perciò non saremo mai abbastanza piccoli nell’umiltà, per diventare maturi e ricettivi per la meravigliosa vita del Padre Celeste nostro, pulsante attraverso il nostro petto umano.

Trasferitevi nella felicità di un padre colmo d’amore per tutti i suoi figli, il quale è pure colmo d’amore per quelli che lo hanno rigettato e che ancora non lo conoscono, – e uno dei figli di questo padre si sforza di portare loro l’amore del padre, per mostrare la via di casa. Quale inesprimibile felicità avrà questo padre!

«Oh, quanto ero beato», dice il Padre in me, «prima che fossero Cielo e Terra, quando il ‘Sia fatto!’ – l’eterna Parola, l’eterno Principio in Me, colmò gli infiniti spazi con opere meravigliose. Ma ancora più beato ero Io, quando, temendo per la perdita della Mia opera, Mi unii con il Mio Amore, per adoperarMi, affinché la Mia opera non andasse perduta, e divenni Uomo. Questa fu la Mia seconda beatitudine. E la terza beatitudine la sperimentai sulla croce, dove potei morire per voi, per produrre la prova del Mio infinito Amore che il cuore umano non riusciva ancora a produrre. Ma la più alta beatitudine per Me è quando trovo su questa Terra degli uomini liberi che parlano da sé, come Io un giorno ho parlato come Gesù dal Padre».

Anche oggi direi di nuovo volentieri: "O Padre, se potessi tener fuori gioco la mia persona!" – Ma la Sua risposta è questa: «Figlio Mio, proprio in questo consiste il tuo onore e il Mio onore, la tua magnificenza e la Mia magnificenza, che parli autonomamente dalla tua stessa vita divina, così come Io un giorno quale tuo fratello Gesù, ed Io con i Miei amici sono ora tuo ascoltatore».

O amici miei, quanto beato è un padre quando ha un figlio al quale dedica tutta la sua provvidenza affinché questo figlio faccia proprie le esperienze del padre suo, e quando poi il figlio ricalca le orme del padre. Solo il santo Amore di un Padre Santo può sentire questa beatitudine, quando Egli sente degli uomini parlare del Suo incommensurabile Amore.

Sono cosciente della Grazia, profondamente cosciente, per il fatto che sono degno di occupare il posto del mio Salvatore. Certamente sono ancora umano, e finché camminiamo ancora nella forma umana, l’umano copre il puramente divino. Perciò non dovete far vostre le mie parole, dovete piuttosto afferrarne lo spirito, lo spirito dell’Amore. Allora voi lo esprimerete, forse ancora molto meglio di quanto l’ho potuto esprimere io.

Molte campane sono fatte di bronzo, tuttavia ognuna ha un suono diverso, poiché ciascuna esprime uno spirito in sé diverso. Allo stesso modo tutti noi procediamo dal nostro magnifico Padre, ma ogni corpo dà forma allo spirito, dà la sua espressione allo spirito. Cosicché ognuno può rivestire lo spirito con una bellezza tale, che già nel rivestimento tutti coloro che lo vedono devono affermare: “La sua vita è da Dio!”.

 

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Cap. 63

Morire, affinché viviamo

Vi ho donato e dato tutto ciò che porto nel mio cuore. Non ho guardato alla debolezza del mio corpo, nemmeno al bisogno di riposo di questo corpo. No! Ho soltanto guardato alla mia meta, cioè impiegare questi santi momenti affinché io dia tutto ciò che il Padre ha messo nel mio cuore.

Se un singolo va via da questo posto e dice: "Porto con me ciò che non ho mai trovato" allora la mia venuta non è stata inutile. In questo caso, il servizio che tutta la casa ha offerto qui, sarà ricompensato nell’eternità.

Il Padre può completare la Sua Opera di redenzione con un uomo, se Egli dimora nell’uomo e può parlare dall’uomo. Dio non si rivela all’umanità come Egli vorrebbe rivelarsi; Dio si rivela all’umanità secondo la ricettività di questa. Secondo l’opinione umana si parla di un Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, si parla di un Dio di Mosè. Oh, il Dio di Mosè era un Dio severo. – «Occhio per occhio, dente per dente».

Ma Dio non è forse eternamente lo stesso? No! Dio, le vie di Dio, sono passate attraverso l’essere umano. Il concetto di Dio è stato quello di Abramo, quello di Isacco e di Giacobbe, il concetto di Dio è stato quello di Mosè. Ma quando è venuto Gesù è stato rivelato il vero Dio, e quando, mediante la vita di Gesù, è stato contratto il connubio tra lo Spirito di Dio e l’anima dell’uomo, allora questo Dio è apparso nella Sua magnificenza, porgendo a tutti la mano fraterna, la mano redentiva e la mano amica.

Allora Egli, a quegli spiriti contestatori che nel loro cuore portavano ancora quest’immagine: "Tu sei Iddio, l’Eterno, mentre noi siamo solo Tue creature!", – poté dar loro questa risposta: «Quello che Io ho personificato come Gesù Cristo, quello che ho raggiunto come Uomo con il Mio eterno Spirito di Dio, lo puoi raggiungere anche tu. Io te l’ho reso facile. Diventa solo piccolo! Tu sei comunque piccolo, poiché non hai nessuna pace. Quello che ami dal regno della Creazione materiale, non ti può dar la pace, perché tu sei un creato che è posto su tutto ciò che è creato». A noi uomini un principe angelico non può dare una consolazione per l’eternità; solo l’Uomo-Dio, Gesù, ci può dare un pane sostanzioso e un vino ricco di sostanze, cibo da cui troviamo pace.

Cari amici, vedete il vostro stato di Grazia proveniente da Dio, dal vostro eterno Padre Santo! Ma vi dovete unire in libertà con questa Vita che conduce al grande, divino «Sia fatto!». Allora ognuno raggiungerà questa meta. Noi siamo qui. Noi provvediamo per questo. Io dico ai miei amici che amo e mi sono cari: "Come potrei sentirmi bene in uno stato beato, se i miei amici che amo non sperimentano la stessa cosa?". No, preferisco essere l’ultimo che entra nel Regno dell’eterna libertà e dell’eterna verità.

Vedete, lo spirito che sorge in noi non produce altri principi che quelli che Gesù ha impersonato. Perciò la Sua parola, senza lo spirito sorgente in noi, ci appare come una legge, ma unito con lo spirito, l’eterno Padre nostro ci mostra il nostro divino sentimento. E allora agiremo proprio come Gesù. Nessuno giunge allo stato regale di figlio di un Re di tutti i re, che non sia attraverso la vita di Gesù.

Chi devia dall’Amore, devia dalla sua via verso casa per la meta divina. Chi si professa per l’Amore, che cosa perde? Soltanto il suo imperfetto io. Non siamo qui per vivere, no! Siamo qui per morire; per morire affinché viviamo.

La gioventù che c’è qui, si rallegri della sua esistenza! Non perdete la vostra gioia giovanile, però nemmeno distogliete il vostro sguardo dal Salvatore, affinché non diventiate vittime del mondo. Io oggi mi rallegro insieme ai figli, con la gioventù. In ciò che si rallegra il mio prossimo, in questo anch’io mi posso rallegrare, ma accanto a questo ho sempre davanti al mio volto il Padre mio, perché io sono un guardiano per la Sua stirpe attraverso il Suo Spirito dimorante e cooperante in me. Amen!

 

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Cap. 64

Tu combatti per il tuo Salvatore

Non si potrà mai erigere un Regno di pace senza i principi di Gesù. Ogni nazione si protegge mediante le sue armi, e il Padre ha guidato ogni nazione così da ammettere che, se fa uso delle armi, con esse va in rovina.

Ma noi siamo qui per creare adesso una dimora allo spirito che porti pace su questa Terra. Questo spirito non potrà mai più essere soffocato. Ciò che in voi è sorto come vita autonoma, si affermerà. Questo non lo sperimenterà solo la Terra, lo sperimenteranno tutti i popoli dell’infinità. Si estenderà continuamente, da mondo a mondo. Io vedo nello spirito le pietre miliari di questo sviluppo. Vedo arrivare il Regno di pace, vedo l’uomo, vedo il vero cristiano. Dio, l’Eterno, si avvicina sempre di più al Suo scopo con la Terra.

Perciò, o fratello, o sorella, sii tu pieno di valore per l’Opera di redenzione. Ti sia sacra la lotta che devi prendere su di te, se vuoi diventare una cosa sola col sentimento di Gesù. Tu però non combatti per te, tu combatti per un intero mondo, tu combatti per tutti gli uomini. Combatti per il tuo Salvatore. Tu dai al tuo Salvatore luce, vita e forza per il Suo ritorno. Se trova queste in te, allora Egli è il Vincitore, il Maestoso, dinanzi al Quale si chinano tutte le stirpi nel Cielo, sulla Terra e sotto la Terra.

O Gesù, nostro amato Salvatore, quanto ci hai donato per il fatto che Ti possiamo chiamare Fratello! Quanto ci hai donato per il fatto che ci hai offerto la Mano amichevole! Che cosa sei Tu che vuoi essere per noi il Redentore! Che cosa sei che ci hai preparato le dimore nella casa del Padre! Il Tuo nome sia lodato e glorificato! Oh, colma i nostri cuori con ancora più Amore, affinché raggiungiamo la grande meta; affinché Cielo e Terra possano diventare una cosa sola. Allora inizierà il Regno della pace su questa Terra. Tutte le lacrime cesseranno, non vi sarà più sofferenza, né grida, né dolore, perché ‘il Primo’ è passato.

Siate benedetti dal Suo infinito Amore, cari fratelli e sorelle. La semenza era preziosa, ma altrettanto prezioso è il campo. Che cosa è la semenza senza campo? Un granellino! Che cosa è la semenza nel campo? Una piena spiga, anzi, talvolta una doppia spiga! – Ancora una volta: magnifica è la semenza, ma santo è il vostro campo, santa la vostra anima, potendo dare al granello di semenza il Sole, l’umidità e il terreno, affinché si possa sviluppare per la divina spiga della vita. Io sono solo una debole luce, una piccola scintilla di questo Sole che vuol sorgere in voi.

Mi rendo conto della mia responsabilità, però posso dire tranquillamente: Cielo e Terra passeranno, ma non queste parole, non questi principi, questi principi che ho trovato in me stesso. Leggere, comunque non lo posso più, già per la debolezza dei miei occhi. Nondimeno anche prima, già nella mia gioventù, quasi non avevo tempo di leggere. La cerchia intorno a me diventava sempre più grande, sempre più numerosi erano gli amici, e per me il tempo diventava sempre più esiguo. E tuttavia volevo applicarmi del tutto! Che cosa mi ha portato fin qui, miei cari? Voi mi avete portato qui, voi avete gustato il dolce cibo e ne avete desiderato sempre del nuovo, ma io mi sentivo spinto a non deludere tutti coloro che hanno fiducia in me, affinché il legame d’amicizia diventasse sempre più intimo, sempre più saldo, sempre più divino, sempre più eterno. Sono andato dal mio Gesù a dirGli: "Mio caro Salvatore, io devo essere fuso con Te, altrimenti la mia attività spirituale non potrà procedere in tutti questi molti luoghi". Allora si è fatta sempre più luce, si è fatto sempre più chiaro in me, amici miei".

 

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Cap. 65

Guarigione di malati

Tra di voi ci sono dei fratelli e delle sorelle che ho potuto curare già da oltre vent’anni. Essi sono venuti con il loro desiderio interiore e vi rilasceranno questa testimonianza: "Ciò che ha detto il nostro fratello Georg, lo abbiamo trovato confermato in noi come eterna Verità".

Anche il mio caro amico W. ve lo può testimoniare. Molti anni fa egli era servitore a Dresda nella casa aristocratica di un consigliere cittadino. Mi trovò attraverso l’opera di Lorber. Un giorno egli disse: "Sai, fratello Georg, la mia terra natia è Bodenbach in Boemia, ti prego di andarci una buona volta, tutti i miei amici ti devono conoscere". Così venni a Bodenbach, e con il primo incontro si destò il desiderio per un secondo incontro. Allora ci impegnammo per ogni prima domenica del mese, e così ogni prima domenica del mese potei assistere i fratelli e le sorelle in Bodenbach per 17 anni. Questo fu però solo un ramo dell’albero che ho potuto curare io.

Ieri abbiamo parlato della potenza del miracolo. Qui il fratello W. può di nuovo dare una testimonianza. Questo consigliere della città di Dresda, stando in grande considerazione, nella cui casa andava e veniva il re, aveva una sola figlia. Questa si ammalò di difterite. Fu chiamato un medico, poi un secondo, e poi un terzo; si chiamò anche il quarto, tutti di rinomate capacità. Ma la malattia della figlia si aggravò, e stava morendo. La signora si disperava, piangeva e si torceva le mani: "La nostra unica figlia sta morendo". – Allora il mio amico W. le disse: "Gentile signora, c’è ancora una via. Io ho un amico che è profondamente unito con Dio, forse lui conosce l’aiuto". – "Oh, chiamatelo subito!"disse la donna. Potete immaginarvi la mia sorpresa. Dovevo recarmi sulla via più veloce nella casa del consigliere di commercio. Mi lavai velocemente un pochino e corsi via. Essi abitavano in una casa con 24 camere! – Stavo davanti alla porta, io, un uomo del tutto semplice e modesto. Il consigliere di commercio aprì, mi presentai. Uno sguardo aristocratico: "Signor Georg?". – Poi venne la signora: "Siete voi il signor Riehle?". – "Sì, signora". – "Vi prego, venite nella mia camera". Mi condusse dentro. Mi sedetti, là sedeva la signora, e in fondo sedeva il consigliere di commercio e stava ad ascoltare con l’orecchio teso ciò che lei mi diceva: "Perché nostra figlia deve ammalarsi mortalmente?". – Dissi io: "Signora, qui sulla Terra noi abbiamo da assolvere un grande compito, e Dio, l’Eterno, deve spesso arrestare il nostro cammino di vita; con ciò possiamo assolvere questo grande compito". Ma lei non accolse per niente le mie parole. In lei batteva solo un cuore materno che voleva la guarigione di sua figlia. Mi condusse nella camera dell’ammalata. Là giaceva una giovinetta, bianca come la neve, una sorella cattolica pregava al letto di morte con il rosario nella mano. Dietro di me entrarono i padroni. Io allora andai al letto della moribonda: "Cara signorina, il Salvatore è con voi e vuole guarirvi". Il consigliere commerciale mi batté sulla spalla: "Signore Riehle, ora venga via!".

Il mattino dopo il fratello W. mi riferì che cosa accadde. La malata piombò nel sonno e al mattino si alzò guarita. Quale semplice artigiano, io parlai nell’amore e nella fiducia sul mio Salvatore: "Il Salvatore è con voi e vi vuole guarire!". Quelle parole le espressi senza rendermi conto che in queste parole dimorava tale potenza. Ma le espressi per amore. Quando guardai negli occhi della madre lottante per la sua unica figlia, mi dissi: tu devi consolare questa madre che lotta. Lei è ricca, possiede tutto, ma la sua cosa più santa sta davanti al termine della vita. – Così andai al letto dell’ammalata. – E non basta, miei cari amici. L’intera casa poté poi venire da me nelle ore di raccoglimento.

Anni sono passati, poi la signora mi fece di nuovo chiamare. Ora lei stessa era malata. "Signor Riehle, mia figlia è guarita con la vostra preghiera". – "Oh", dissi io, "signora, la via che porta al mio Dio è aperta anche per il vostro cuore come per il mio cuore". – "Oh, pregate tuttavia voi ancora una volta". Allora anche il consigliere di commercio mi chiese di pregare per sua moglie. Anche lei guarì. Poi arrivò una terza volta. Fu colpito il consigliere di commercio. Allora lei mi fece chiamare ancora, affinché dovessi pregare io per suo marito. Anche lui guarì. Qui sta il fratello W. come testimone!

Paolo dice: «Io posso tutto attraverso Colui che mi rende potente: Cristo!» [Fil. 4,13]. – Non solo per mezzo del Suo santo Nome, bensì per mezzo del Suo provvidenziale Amore per ogni vita. Questa è la potenza del miracolo. Questa è una potenza del miracolo che non s’innalza, che si umilia, perché ognuno vede che è il Salvatore Gesù Cristo che qui produce i suoi effetti.

Oh, beato sei tu, per il fatto che Gesù Cristo può dimorare in te. Anche per te, mio caro amico e fratello, io mi voglio adoperare affinché tu sia liberato dai tuoi dolori, poiché solo un uomo sano ha la piena forza di operare nell’opera del Salvatore. E per voi tutti, – io oso pregare il Padre mio non solo per la vostra pace eterna, ma anche per un corpo sano e per la pace di cui abbiamo bisogno, per realizzare queste Parole che sono fluite dal fondamento del divino Amore. Vi ringrazio per la fiducia che mi avete dato. Vi ringrazio per i vostri cuori aperti. Oh, beati sarete voi se crederete irremovibilmente. E vi accadrà ciò che avete bramato! Amen!

Pensate, ieri non potevo nemmeno scendere dal treno! Mi ha dovuto portar fuori il mio forte amico. Non potevo fare un passo, nemmeno con il bastone. Ora voi vedete qui un uomo non di ottantaquattro anni, bensì come di sessanta anni, pieno di forza e pieno di vita. Il sangue non scorre attraverso le mie vene. – Io so, così non può rimanere, se rimanesse così, allora non servirei più per la Terra. Nondimeno io ho scelto per me la Terra come Regno del Cielo. Se venisse adesso Gesù e dicesse: "Ti voglio portare all’eterno cuore del Padre". – Io direi: "Mio caro Padre Santo, Tu hai abbandonato il Tuo trono, hai dimenticato il Tuo nome ed hai voluto essere su questa Terra, ed io mi dovrei immaginare un altro Cielo che quello su questa Terra, dove noi continuiamo la Tua opera, finché non sarà completata?". – A quest’opera appartenete anche voi, miei cari amici! Amen!

 

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Cap. 66

Davanti al tribunale di Dio

Il sentimento divino non guarda a ciò che una creatura è, guarda a ciò che essa può diventare. E guarda a come è proceduta dalla mano del Padre, …come santa vita. Ciò che l’uomo è diventato da se stesso, sia un fratello che una sorella, non ci deve riguardare, poiché quello ognuno lo deve riparare. Noi cresciamo nella grande conoscenza di Dio, tanto da capire che nell’intera Creazione non esiste nessun errore, ma solo ferite. L’unico errore è la mancanza di vita divina nell’uomo, se si dovesse vedere ancora dell’errore nel suo prossimo.

Chi è puro dinanzi a Dio? Nemmeno l’angelo più puro è puro dinanzi a Dio; ma quell’uomo che nel suo prossimo non vede più errori, ma solo ferite, questi è puro dinanzi a Dio. Da ciò segue una conoscenza molto importante: si dice che nell’eternità dobbiamo stare dinanzi al tribunale di Dio; ma non lo sarà quell’uomo che non giudica il prossimo. Non veniamo a nessun altro giudizio che quello nostro proprio che abbiamo creato nei confronti del nostro prossimo. Perciò il peccatore che riconosce i suoi stessi errori, ma che ha compassione degli erranti, nel suo amore è più vicino al Padre Celeste che non un uomo puro.

Dobbiamo essere severi con noi stessi, questo è giusto, ma dobbiamo presentarci davanti al prossimo, sempre nel sentimento del Salvatore, poiché dove stiamo noi, là deve stare un salvatore. Là può stare un salvatore perché ci ha istruito la Sua parola. E deve stare un salvatore affinché il grande Salvatore trovi una via spianata. «Spalancate le porte e i frontoni nel mondo, affinché possa entrare il Re degli onori». La Scrittura dice anche: «Non giudicate, affinché non siate giudicati, perché con la misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi » [Matt. 7,1].

Già nei miei anni giovanili il Salvatore mi ha istruito, mi lasciò dare uno sguardo nel Suo santo cuore: «Figlio Mio, se Mi ami, allora non avrai nessun nemico; ma se ti allontani dal Mio Amore, allora sarà questo nemico che c’è in te che vorrà fermare lo slancio che porta al tuo eterno magnifico Padre». Non sono miei nemici gli uomini che mi causano danno. Il principio inconciliabile con il Suo Amore è il nemico che mi vuol trattenere ad andare incontro a una vita proveniente da Dio, il mio eterno magnifico Padre. Riflettete la stupenda parola: «Al puro, tutto è puro».

Come può Dio, far maturare figli? Non nella Sua vicinanza, non nel Suo Cielo, ma solo là, dove si trovano degli opposti. Là l’uomo può salire di gradino in gradino. Perciò la vita ci dà tanti impulsi, e appena riceviamo un impulso perdiamo la pace. Voi volete il bene, e proprio di questi impulsi si serve il Padre Celeste, affinché possiamo crescere nell’amore, nell’umiliazione e in ciò che sottomettete del vostro io all’Amore.

Su questa Terra non c’è angelo nella carne che non si sia scelto di prendere molti con sé e riportarli nella casa del Padre. Le imperfezioni sono le caratteristiche dei nostri fratelli e sorelle erranti che vogliamo portare con noi nella casa del Padre, ai quali vogliamo spianare una via che porta dalle profondità alle altezze.

Ricordiamoci di nuovo della parola che Lucifero ha espresso: "Ho potuto resistere alla vita di Gesù, ma non alla vita di un uomo che deve passare attraverso il mio mondo, quando egli, come uomo, trova questo Gesù, senza che io lo possa fermare. Un tale uomo mi ha vinto per l’eterna vita". Le forze neganti non vogliono le Forze redenti. Finché ci lasciamo portare dalla quiete, ci lasciamo allontanare dalla nostra grande meta, esse hanno ancora potere sul cuore umano. Questo è così semplice e schietto, …e tuttavia così vero.

Ciò che Gesù ha personificato, è stato il Divino che era posto nell’uomo. Egli ha personificato l’idea di quello Spirito che, come una particella del cuore di Dio, era posto nel cuore dell’uomo come Scintilla di Dio, ma nessuno ha fornito quella misura di abnegazione attraverso la quale la Scintilla di Dio avrebbe raggiunto una piena parte nell’uomo. Perciò Dio stesso è dovuto diventare Uomo, ed è venuto nell’abisso della più grande lontananza da Dio fin dai discendenti di Adamo. Egli non è venuto nel mondo per farsi servire, bensì per farsi obbediente fino alla morte sulla croce. I Suoi principi di sofferenza Lo condussero alla fusione con Dio.

Così Gesù è diventato un esempio, e i frutti della Sua magnificenza, della Sua potenza e della Sua forza sul peccato di questo mondo, sulle forze negative, maturarono dal granello di semenza della Scintilla di Dio nel Suo petto umano. Egli avrebbe da dirci ancora infinitamente di più, ma per la comprensione ci vuole una maturità che Egli non trova ancora. Perciò come Uomo disse anche: «Se conosceste il Padre Mio, conoscereste anche Me. E poiché non conoscete il Padre Mio, Egli Mi ha mandato nel mondo, affinché vi spiani una via che conduce al Padre, e questa via è il Figlio».

 

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Cap. 67

Camminare con il prossimo

«Chi accoglie Me, accoglie Colui che dimora in Me» [Lc. 9,48]. I figli di Dio devono camminare con il loro prossimo, ma devono pure precedere il loro prossimo, come esempio, con il loro superiore sentimento. Dei fratelli mi hanno spesso domandato: "Ahimè, fratello Georg, mio figlio, mia figlia, si sono perduti in questo mondo. Quanto ci vorrà fino a che conosceranno il nostro sentimento?". – Io dissi loro: "Lasciateli pur cadere, essi cadono nelle Braccia della misericordia divina".

Se nell’uomo sono presenti delle caratteristiche che non può dominare, allora deve percorrere la via dell’esperienza. Non vogliamo costringere l’uomo, non vogliamo togliergli la sua libertà, ma ciò che i genitori hanno risvegliato nei loro figli non è mai da distruggere. Un giorno arriverà l’ora del ritorno, dopo che avranno sperimentato il mondo dal quale si sentivano così attratti. Essi avranno gustato il più basso e cercheranno il più alto.

Oh, beato chi vede chiaro, chi può dire: "Cristo è la mia vita!", oppure: "Morire è il mio guadagno!" [Fil. 1,21]. La vita divina su questa Terra comincia talvolta solo nel rendere libero l’abisso. Il male, che attraverso tutti i corsi del tempo era celato, l’imperfetto, oggi è diventato libero su questa Terra  e viene curato e condotto oltre. Dove c’è del fondamento falso, viene sradicato; e dove c’è una pietra da costruzione, un’autentica prima pietra, là ne viene aggiunta una seconda, una terza e così via. Questa è l’opera dello Spirito su questa Terra, poiché lo Spirito purifica la Terra, affinché essa diventi matura per portare un popolo di sacerdoti per l’intera infinità. La presenza del Signore ha santificato la Terra. Ciò che essa ha visto, non lo ha visto e provato nessun mondo solare. L’eterno Iddio e Creatore ha camminato sui Suoi territori, Egli si è nutrito dalla Terra, è morto per questa come Uomo, ed essa ne ha assorbito il Suo sangue.

 

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Cap. 68

Proceduto dall’Amore santissimo

Cari fratelli, ora vorrei sentire anche dalla vostra bocca qualcosa: ciò che vi ho detto, lo avete riconosciuto come verità nel vostro petto? Avete riconosciuto che non è fantasia, ma eterna verità? Allora si dirà: "Come può un uomo, dire tali parole?". Lo stesso si è detto anche di Gesù: «Se Tu sei Figlio di Dio, allora scendi giù dalla croce!». E nonostante ciò, l’uomo è nato ed è proceduto dal santissimo Amore del suo Dio e Creatore. Perciò la Divinità non perse nulla quando prese dimora nella forma umana. Nella forma umana trovò di nuovo il Suo trono dal quale era stata respinta. Nella forma umana risplendeva il Santissimo, …il centro del cuore di Dio.

Oh, quando talvolta il caro Padre dischiude in me un mondo solare, …quale riverenza dei suoi abitanti davanti agli uomini di questo mondo! E uno di loro, proveniente da un Sole centrale, una volta disse: «Solo adesso le nostre grandi forze che lo Spirito primordiale ci ha donato, hanno un valore, poiché possiamo diventare dispensatori di forza per i Suoi figli». Gli abitanti dei Soli primordiali sono uomini meravigliosi, di una bellezza tale, con un’espressione tale, che li si vorrebbe adorare. E il loro mondo corrisponde alla loro figura. Perciò la grande riverenza davanti a quel Dio che essi riconoscono solo come inavvicinabile, perché il concetto della Sua grandezza sta tra loro e il loro Dio. Perciò un futuro compito dei figli di Dio sarà quello di spianare agli abitanti di questo Sole la via che porta al cuore del Padre, così come Gesù stesso ci ha spianato la via al cuore del Padre. «SeguiteMi, Io sono il Salvatore, vi ho reso capaci di diventare salvatori nel mondo, di diventare salvatori per ogni vita». Davanti agli occhi degli uomini la forza di risvegliare i morti apparirebbe come qualcosa di grande, oppure la forza di guarire gli ammalati. Ma la cosa più grande non è questa. È  di essere uniti con l’Amore di Dio, è questa la cosa più grande.

Verrà il giorno, verrà l’ora che i veri seguaci veglieranno anche con il Padre sull’intera infinità. Nel loro mondo essi creeranno angeli proprio come l’eterno Padre nostro. Poiché un angelo è un pensiero proceduto dal Suo Amore. Questo vale anche per i pensieri di un seguace di Gesù. Quando sarà ritornato su questa via all’eterna Patria, egli li vedrà come figure piene di luce, e domanderà: " Eterno caro, buon Padre, sono i Tuoi angeli?". - «No!», si sentirà dire, «Essi sono i tuoi pensieri, sono l’espressione della tua vita».

Io amo il mio Salvatore sopra ogni cosa. Non perché la Scrittura me lo dice, no! Perché l’ho riconosciuto come il Magnifico. Io come spirito libero m’inchino dinanzi alla Maestà della Sua grandezza, ma non per il fatto che Egli è il più grande, no! M’inchino dinanzi alla Sua Umiltà, dinanzi al Suo Amore, quell’Amore che Egli non menziona come Sua proprietà nemmeno un pulviscolo, e non lo farà in eterno, assolutamente mai. La proprietà del figlio Suo è Sua proprietà.

Eterno Amore che noi possiamo solo presentire. È questa la Sua immagine. E chi Lo ha riconosciuto, non può fare altro che amarLo. Così io lotto per la forza, affinché anche per me diventi santo ciò che per Lui, per il Santo, è santo. Che per me diventi santo il servizio al figlio perduto, affinché costui trovi la via di casa.

Non può esistere umiltà senza amore, e nemmeno può esistere amore senza umiltà. Dov’è la Patria dell’Amore, la radice dell’Amore? È nell’umiltà! Se l’eterno Amore, non fosse allo stesso tempo la somma Umiltà, e ciò ancor prima che fosse Cielo e Terra, allora non avrebbe avuto la stessa grandezza dell’Amore. L’Umiltà ha il suo grande Amore non per sé, ma per le Sue creature. Essa raggiunge il suo Amore nel seguace, così come la vergine riconosce il suo santo amore che porta nel petto solo quando trova un giovane che la cerca. Solo allora lei fiorisce.

 

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Cap. 69

La bellezza del mondo

Una volta sono stato invitato da una cara sorella ad andare con lei nel Sud attraverso il St. Gottardo. Conoscete la villa Carlotta, la villa di fama mondiale sul lago di Como? Qualche volta ho visto una sua immagine nei negozi d’arte ed ho pensato: ‘Questa è fantasia, non è realtà!’.

Attraverso un grande cancello con piante rampicanti si vedeva il lago di Como di un azzurro blu, le rive del lago, gli stupendi cipressi, il lago circondato da ville signorili. Sul lago si vedevano barche variopinte e splendide, secondo la ricchezza del loro proprietario. Già qui una vista incomparabile. Poi venne la guida attraverso la villa Carlotta. Dovete immaginarvi: a destra e a sinistra, bordata di azalee alte metri, in mezzo a queste delle sculture, degli arbusti e azalee disseminati con innumerevoli fiori. Un po’ distanti stavano alberi di camelie con fiori grandi come un sottocoppa fatti di delicati colori, bianchi nel centro. Sui pergolati erano tirate delle piante rampicanti altrettanto fiorite in colori cangianti.

Noi eravamo 15 persone con una guida. Quando vidi tale bellezza – mentre stavo tra le azalee – non potei più continuare. Rimasi dietro al gruppo con la guida e piansi per via della bellezza delle opere dell’eterno Padre mio. Che cosa Egli mi disse? «Figlio Mio, queste bellezze stanno sul gradino più basso sulla scala della Mia Creazione. Colma il tuo cuore con la Mia forza, affinché diventi una cosa sola con Me nel sentimento, con questo, già come uomo, potrai intravedere la magnificenza dei Miei Cieli». – Una sorella mi cercò: "Hai pianto?". – "Sì, Cristina, ho avuto un’esperienza". Dovetti ripeterle le parole, lei le tenne strette, altrimenti le avrebbe dimenticate. «Pregami per la forza, affinché tu diventi una cosa sola con il Mio sentimento, così con questo, già come uomo, potrai intravedere la magnificenza dei Miei Cieli».

Il Padre Celeste nostro è un Amico della magnificenza, ma qui sulla Terra non è utile per noi. Essa per questa magnificenza trascinerebbe tutta la nostra vita. La regina dei fiori è la rosa. Ma quando fiorisce nel modo più bello, si prepara l’ora che deve appassire. Tutto ciò che vediamo qui è soltanto transitorio, tutto appassisce e muore. Anche Cielo e Terra moriranno, ma non le Sue parole.

E come ci insegna la Sua parola, l’uomo sta ancora oltre la parola. L’uomo non passerà. Non ci sarebbe la parola se non ci fosse l’uomo, poiché l’uomo è il campo per la parola. Che cosa è più grande: l’amore, o la facoltà di poter comprendere l’amore? L’uomo è creato dalla vita del suo Creatore. Egli può comprendere l’Amore del suo Creatore, il Quale è tanto grande, da andare ancora dietro all’uomo che se n’è allontanato, per cercare l’uomo e per morire per l’uomo, se fosse necessario. Oh, basta con questo, è anche troppo. Si percepisce con Davide: «Signore che cosa sono io, che Ti ricordi di me?» [Salmo 8,5].

 

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Cap. 70

La guarente forza miracolosa dell’Amore

Non si dovrebbe neanche aver paura della morte, miei cari amici. Una cara sorella una volta mi disse: "Fratello Georg, io ho ancora una certa paura della morte". – Dissi io: "Mia cara sorella, tu non vedrai la morte, non la presentirai nemmeno". E come le è andata? Doveva sottoporsi a un intervento chirurgico, come donna molto attempata. Le si fece l’anestesia e non si risvegliò più, si era addormentata. Non aveva visto niente, non si era accorta di niente e non aveva presentito niente. Ancor prima dell’operazione mi aveva pregato: "O fratello Georg, pregate per me, quest’oggi vengo operata". Il mio presentimento si adempì.

Vedete, da dove proviene un tale presentimento? Quando guardo una persona negli occhi e mi sento spinto ad aiutarla e darle gioia, allora questa è già vita proveniente da Dio. E dalla gioia che si vuol preparare, si trova poi in sé la promessa, e la si esprime nei confronti di questa sorella.

Similmente accadde una volta in Politz, dove per 17 anni ogni prima domenica del mese ho curato una piccola schiera, schiera che poi è diventata sempre più grande. Una sorella nello spirito, che è sempre venuta per quell’ora, mi cercò dopo l’ora di preghiera,dicendomi. "Fratello Georg, devo parlare con te". E mi cadde nelle braccia piangendo amaramente. – Io domandai: "Che cosa è successo?". – Mi rispose: "Mia sorella Frieda è in ospedale, è la nostra nutrice. Se lei muore, crolla anche nostra madre, e io pure".

Era successo che sua sorella aveva accompagnato un’amica alla fermata del tram, proprio al momento giusto (dell’arrivo del tram). Quando cercò di attraversare la strada di corsa, arrivò un’auto; le ruote dell’auto afferrarono la sua veste e la trascinarono con sé. La parte superiore della scatola cranica si ruppe; un’enorme ferita. Quando la vidi, mentre guardavo nei suoi occhi commossi per la sorella, mi impietosii e le dissi: "Va’ a casa lieta, tua sorella guarirà". Me lo aveva rivelato il mio Dio, me l’aveva rivelato l’Amore misericordioso.

Oh, anch’io sono ancora un uomo imperfetto, non voglio vantarmi oppure mettermi al di sopra dei miei fratelli. Questo sia eternamente lungi da me, ma non riuscii a non guardare in quegli occhi che cercavano presso di me amore compassionevole, in quegli occhi che piangevano lacrime; non potevo vedere quel cuore che piangeva nell’interiore. E precisamente nello stesso tempo, proprio in quell’ora, la gravemente ferita si risvegliò dall’incoscienza nell’ospedale. I medici dissero: "Stiamo davanti a un molteplice miracolo". Intorno alla ferita si era formato un cerchio guaritore – questo fu il primo miracolo, e il secondo miracolo fu che non rimase nessuna conseguenza, nessun danno. L’hanno richiamata spesse volte e presentata ad altri medici.

E ancora una cosa si è aggiunta: nello stesso periodo conobbi una cara persona che mi espresse un suo desiderio: "Fratello Georg, se soltanto avessi una buona, cara donna". – "Oh", dissi io, "Gustav, quando vieni una buona volta in Cecoslovacchia, allora va’ a casa di questa sorella". Dopo di ciò andò a farle visita, divennero amici, e dall’amicizia nacque un vincolo coniugale. Così lo ha guidato il Padre Celeste! Lei restò sana e ancora oggi vive e opera per il suo Salvatore e Padre Celeste.

Se cerchi Lui dall’esterno, non Lo trovi. Egli non verrà mai da lì. Egli vuole sorgere nell’uomo. E nell’uomo risorto verrà l’ora in cui Egli diventerà visibile anche per gli occhi. Poi, a dire il vero, per tutte le eternità delle eternità. Egli era tra gli uomini, ha compiuto tra loro segni e non Lo hanno riconosciuto. Perciò non verrà di nuovo prima che sia riconosciuto e trovato nel cuore dei figli Suoi.

 

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Cap. 71

Esperienza con i medium

Ben per colui che non ha bisogno di medium! Nella medianicità ai figli di Dio può ancora essere messa una trappola. Tuo Padre viene da te, caro fratello, cara sorella, se da te è reclamato amore. Dove è reclamato amore – una buona azione, l’impiego della tua persona – allora il Padre tuo viene da te, Egli fa uscire da te le caratteristiche divine, esse sono il fondamento della nostra vita. E in ultimo, quando il figlio è maturo, si esegue la fusione con il Padre.

Un giorno ero di nuovo a Windisch-Kamnitz per l’ora di preghiera, mi raccolsi in una stanza al piano superiore; sotto sentivo che diventava sempre più rumoroso. Là venivano gli uomini che avevano camminato da quattro fino a cinque ore, alcuni dovevano pernottare per poter venire.

"Oh", dissi io, "Mio caro buon Salvatore, vieni da me nella mia debolezza e rendimi sempre più saldo". – «Scendi dai tuoi fratelli e dalle tue sorelle, là Io Mi tratterrò». E guardandoli in quegli occhi impazienti, non potevo far altro che dar loro il meglio di me. Là, presso i fratelli e le sorelle, c’era Lui.

Egli è la mia vita, ed io sono la Sua vita. Tra Padre e figlio non esiste nessuna differenza. Se sei una cosa sola con Gesù, sei anche una cosa sola con il Padre. Vedi, cara sorella, se Dio volesse parlare medianicamente attraverso di me, avrei la libertà di dire: "Tu mi hai dato nondimeno una libera volontà; se parli attraverso di me come medium, allora io non ho nessuna vita libera, allora non sono la Tua immagine. Se voglio essere la Tua immagine, allora devo essere nell’interiore la Tua immagine". – Mi comprendete?

Le parole che esprimo provengono da me, sono le mie parole, ma nello spirito provengono da Lui; non conosco domanda a cui il Padre mio non mi risponda, domanda che non trovi risolta in me. Nondimeno, la cosa più bella è quando il figlio trova la vita del Padre suo nel proprio petto. Il Padre ci ha dato un involucro materiale secondo la Sua immagine, ma poiché siamo uomini liberi, il Padre rispetta la libera volontà dei Suoi figli. Se non viviamo nell’Ordine, puniamo noi stessi. Allora Egli dice: «Fino a quando l’abisso è per te ancora più che l’altezza, rimani nell’abisso. Ma anche nell’abisso provvederò affinché trovi la via per l’altezza». Un medium per lo più non riconosce tali verità, e spesso un medium si sente offeso. Questo è ancora l’amor proprio in lui. Un medium vuole splendere. Io non voglio splendere, io voglio servire, voglio servire finché posso farlo in qualche modo. Non voglio tacere, finché posso servire i miei fratelli e le mie sorelle.

Chi sente la voce del vero Padre, sa anche che è il Padre. Chi non è ancora maturo per sentire tale Voce, costui stia ad ascoltare con il suo orecchio ciò che dice Gesù, guardi con i suoi occhi a Gesù, perché Gesù è la voce di Dio nel petto dell’uomo. E Gesù è la via a questo collegamento con Dio.

Oh, questo è un tema importante! Si è interpretata la mia vita interiore come arroganza, come sopravvalutazione; mi si è rinfacciato di ogni cosa possibile. Ma io voglio rimanere nella modestia, non posso fare altro. L’eterno Padre mio mi precede in maniera così esemplare.

Ho conosciuto una medium, Valeska Döpfer, che 60 anni fa era il più grande fenomeno di materializzazione. Attraverso di lei venivano visibilmente degli esseri spirituali in carne e sangue, e poiché era invitata dappertutto la faccenda era diventata nota anche presso la magistratura.

Venne citata per l’interrogatorio, e quando sedette come imputata sulla sedia, la quale aveva una spalliera di bastoni intrecciati e i giudici cominciarono con l’interrogatorio, allora lo spirito in lei invitò i signori a venire vicinissimi alla sedia e restare là fermi. E inoltre dovevano fare molta attenzione.

Ad un tratto essi videro in un lampo tutti i capelli della medium intrecciati nella spalliera di bastoni, così che nessuno li poteva sgrovigliare. Tutti si convinsero di aver visto i capelli intrecciati nei bastoni della spalliera, …e in un lampo accadde che la treccia stava di nuovo sciolta sulla sua testa. Allora chiusero sbattendo i libri di diritto.

In Boemia, a Windisch-Kamnitz, ho conosciuto un giovane che cadeva in trance e, in questo sonno, si sedeva al pianoforte. Egli suonava con tutte le dieci dita, una mano qui e l’altra là, tanto che suonava in meravigliosa armonia. Quando si risvegliava, però, non conosceva i suoni che aveva intonato.

O miei cari, talvolta ho avuto veramente paura di vedere un tale strumento, tale medium, se fosse entrato nella nostra cerchia,di vederlo alzarsi quando c’erano presenti trecento persone con la sala completamente affollata.

Spesso c’erano anche degli ecclesiastici provenienti dalle chiese, ed io avevo paura che fossimo screditati come spiritisti. Noi non siamo spiritisti. – Noi non vogliamo parlare come strumenti medianici, vogliamo parlare da Dio.

E quando degli spiriti si spacciano attraverso un medium e dicono: "Io sono il Padre", allora è solo un concetto di Dio che essi hanno. Il vero Dio si rivela solo come si è rivelato Gesù Cristo, nell’infinito Amore e nell’Umiltà che ha dato l’onore al Padre. Questo era lo Spirito del Padre, il vero Spirito del Padre.

Io ho probabilmente già raccontato anche la scena dell’inumazione di mio cognato Max Roth. Egli era stato maestro di cappella di un grande movimento. All’inumazione avevano preso parte un gran numero di signori. Mia sorella li aveva invitati nella casa del defunto. Io avevo parlato con calma e in maniera comprensibile che esiste una vita eterna che non potrà mai finire. Nulla potrà finire, solo ciò che proviene dalla Terra, ciò che è corporeo ritorna di nuovo alla Terra. Ciò che proviene da Dio, ritorna a Dio.

Ad un tratto si alzò una medium, cominciò a ballare e a battere le mani: "Io sono Max, io sono Max, io sono Max!". Immaginatevi una tale scena! I signori naturalmente si congedarono subito, e per mia sorella, nel suo grande dolore, questo avvenimento fu molto imbarazzante. Io penso con orrore a quel momento. E la donna che si era presentata così è solitamente una buona persona.

Quando poi, con amore, le si fece notare questa massa d’insulto, quante lacrime da parte sua! Questo fu l’amor proprio che qui piangeva.

E nonostante ciò, non si rompe il piolo più basso che non si usa più. Ma nessuno, nessuno deve rimaner fermo sul piolo più basso!

 

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Cap. 72

Ogni uomo è un’essenza divina in divenire

Il Padre stesso, dalla cui vita io posso servire, difende la Sua opera, ma la difende attraverso luce e chiarezza nel Suo seguace, così che egli possa risvegliare luce e chiarezza nei suoi ascoltatori. Per il Suo onore e per la Sua gioia io sono debitore di mostrare ai miei ascoltatori la via che conduce a Lui e stare come garante per la verità di Gesù, per la verità del Vangelo.

Se si portassero alla tomba, oppure si bruciassero distruggendoli tutti questi scritti che testimoniano di Gesù, Egli, comunque, – risorgerebbe nel mio cuore. Egli, poiché vive come ‘l’Eterno’, attraverso lo spirito si vedrebbe anche precisamente ciò che farebbe: consacrerebbe anche oggi la Sua opera con la parabola del figlio perduto!

Gesù non voleva mostrare la Sua magnificenza. Gesù voleva che i Suoi discepoli i quali procedevano dal Suo petto, potessero anche far procedere la magnificenza dal loro petto. Perciò riflettete: ciò che giace nel vostro petto è solo un’espressione del Suo santo Amore.

Io vedo assai precisamente questo Suo Amore, tanto che posso nuovamente dire: che cosa è ogni uomo? Un’essenza divina in divenire! Cosicché posso dire: dove siamo qui sulla Terra? – Siamo nella scuola degli déi!

Divino è il Padre nostro, e ci vuole vita divina per riconoscerLo e per amarLo. Perciò nessuno viene al Padre se non attraverso il Figlio.

Se non ci fosse dato il potere sui peccati del nostro prossimo, se il Salvatore non ci avesse dato il Comandamento dell’Amore misericordioso: «Benedite coloro che vi maledicono. Pregate per coloro che vi offendono e vi perseguitano. Fate del bene a coloro che vi odiano, affinché siate figli del Padre vostro nel Cielo» [Matt. 5,22].

Esiste una distanza tra figlio e Padre? No! Solo se il figlio non vuol stare presso il Padre. Invece da parte del Padre non esiste nessuna distanza. Beati sono i vostri orecchi che sentono questo, ma beati e ancora una volta beati sono i vostri cuori che Lo riconoscono! Allora il Padre stesso benedice l’Onnisantissimo nel petto dell’uomo.

Con la parola: «È compiuto» [Giov. 19,30], nel vecchio Tempio di Gerusalemme si strappò la cortina che separava l’Onnisantissimo dal santuario. Prima nessuno poteva metter piede nell’Onnisantissimo, solo il sommo sacerdote una volta all’anno. Ora cadde la parete divisoria. La cortina attraverso la quale eravamo separati in noi dal nostro Onnisantissimo fu strappata. Ora abbiamo di nuovo accesso a Lui, e il Padre Celeste nostro, come Gesù, personifica la via per l’Onnisantissimo, la via nel cuore del Padre.

Questo non sta scritto in nessun libro, me lo dice lo spirito venuto da Gesù. Questo spirito è la via per la mia deificazione; Gesù è il mio Amore, là io voglio essere. E spesso, quando mi diventa difficile nella vita, guardo a Lui come si comportava ed imparo la rassegnazione. L’uomo non può diventare come Gesù senza il Padre di Gesù, senza l’Amore che Gesù personificava. Mi comprendete?

Non respingiamo nessuno di altra dottrina religiosa, no! Proprio questi ci sono sacri, i quali non hanno ancora riconosciuto il giusto, però non possiamo camminare con il loro sentimento. Gesù copriva tutti i sentimenti, ma Egli non può andare con nessun sentimento eccetto che con quello del Padre Suo, con il sentimento del Suo Amore.

Mio caro fratello, spesso come uomo si trovano difficilmente delle parole per esprimere il contenuto, poiché la parola umana è troppo imperfetta per questo. Ma anche questo ha il suo significato divino. Si può dubitare della parola, ma non ci si può opporre alla vita.

Se potessi immettervi nella mia esperienza, allora voi non sareste più liberi, perché l’esperienza non sarebbe vostra proprietà. Perciò quello che si è sentito di un uomo, lo si deve dapprima esaminare in sé, non giubilare ciecamente, non elevare un uomo al di sopra del suo prossimo.

Credetemi: preferisco sentire un disconoscimento che una lode troppo grande. Io non parlo in mezzo a voi per essere più di voi, parlo perché l’amore non può fare diversamente. È difficile per il mio amore sopportare che, all’apparenza, devo stare più in alto dei miei più poveri e più miseri fratelli, vorrei piuttosto stare sotto il tavolo. Ma con questo, come potrei servire gli altri? Tuttavia il dono non è stato dato a me, è stato donato al mio amore per i figli in divenire del Padre mio.

È bello quando puoi dire: "La Sorgente sta in me". Questa bellezza, questa convinzione giace anche nel tuo petto, essa è anche la tua vita come figlio di Dio. Se la trovi, allora l’amore diventa grande, e il Padre nostro diventa in te indicibilmente magnifico. Allora è la più alta ricompensa aver riconosciuto il Padre tuo e poter aiutare i tuoi fratelli e sorelle.

 

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Cap. 73

Gesù – la nostra via, la nostra coscienza, la nostra meta

Il nome Gesù sarà ancora un mistero per gli abitanti di questa Terra! Chi potrà fornire la prova che Gesù era sulla Terra ed è figlio di Dio e, nello stesso tempo, secondo lo Spirito, l’Eterno? È sufficiente possedere documenti provvisti con sigilli statali che certificano che Egli era qui e chi Egli è? Gesù dice: «A coloro che Mi cercano nel puro amore, Mi documenterò nei loro cuori. Coloro che vogliono conferme non hanno ancora lo spirito per comprenderMi». Ciò che io posso dirvi di me, è che mi è stato certamente insegnato questo Gesù quale Figlio di Dio nella casa paterna, a scuola e nelle Scritture, ma una convinzione su chi Egli era, nessuno me la poteva dare.

Ritorno alla mia malattia in cui ero prossimo alla morte negli anni giovanili, nella cui occasione Lo pregai di poter vivere ancora solo per tre giorni su questa Terra. Là, quando la fine del mio giorno terreno stava dinanzi a me, riconobbi il fatto che ancora non sapevo perché siamo posti qui su questa Terra. Allora pregai: "O grande, grande Iddio, mi hai donato due volte la vita, alla nascita e adesso sul letto di morte. La seconda vita sia consacrata a Te. Mostrami la via, affinché io venga a Te sempre di più".

Allora dall’interiore mi fu donata la sensazione per questo, che cosa Gesù ha veramente insegnato. Giunsi a questa conclusione: sotto molti dolori tu hai ritrovato la via di ritorno al tuo Dio, al tuo Gesù, e questo Gesù voleva abbreviare a tutti gli uomini la dolorosa via. Là riconobbi che Gesù è la coscienza personificata!

Non me lo ha detto nessuno, l’ho capito in me stesso. Ho visto che la parola di Gesù è la parola di Dio, il Quale è venuto in questo mondo ed è divenuto Uomo per mettere davanti agli occhi dei Suoi uomini il Suo infinito Amore e la loro eterna destinazione.

È così che lo spirito ci deve dare testimonianza per la verità. Essa si può sperimentare solo nel proprio cuore, non la si può studiare. La Scrittura è la via sulla quale lo spirito trova dimora in noi. E lo spirito conferma poi in noi la verità della Scrittura.

È lo Spirito che, dai Cieli, venne sui discepoli il giorno di Pentecoste. E i suoi seguaci che si prendono Gesù come esempio, Lo trovano in sé, poiché la via dell’Uomo Gesù ritornava al Padre Suo, al Suo divino Amore. Chi segue Gesù approda alla natia vita divina, dalla quale l’uomo è proceduto. Chi diventa una cosa sola col sentimento di Gesù, diventa anche una cosa sola con Colui con il Quale Gesù è una cosa sola. «Chi accoglie Me, accoglie il Padre».

Per questo sto io come garante, l’ho sperimentato in me stesso dalla pienezza del divino e posso dire le stesse parole ai miei fratelli e sorelle. Su ogni gradino della vita avete l’occasione di guardare all’esempio Gesù, per chiedere a Lui la Forza di entrare nelle Sue orme. Sia per non perdere nella miseria la fiducia nel Suo aiuto, sia, circondati da nemici, a non difendersi, sia in qualunque altra situazione.

Tutto è educazione per raggiungere la meta dataci da Dio. Si sperimenterà sempre: la via che il Salvatore ha spianato per il Suo Divino, è quella giusta, è quella che porta la pace.

Se una volta il pensiero della morte vuole offuscare il nostro occhio pieno di speranze, allora sperimentiamo che non esiste nessuna morte. Un maestro vorrebbe dare alle sue opere la durata eterna, perché l’opera del maestro è l’espressione della sua forza. – Così è già presso gli uomini. Tanto più allora presso Dio, avendo creato l’uomo come Corona delle opere Sue.

L’umano certamente passerà, ma mai la vita proveniente da Dio, riconducendola di nuovo a Se stesso sulla via dell’educazione. Per questo ci vuole l’impegno della nostra vita, allora veniamo sempre più vicini alla vita divina e possiamo poi dire: "È la mia vita!". Perciò la Scrittura dice: «Cristo è la mia vita, e morire è il mio guadagno» [Fil. 1,21].

A questa meta superiore del mio Dio sottometto le mie caratteristiche di creatura. Siamo nati per morire, e moriamo per vivere. Siamo nati per scambiare la nostra vita per quella più alta, per quella superiore.

Noi siamo creati a immagine Sua. Può l’immagine scendere nella tomba? L’immagine è la Sua forma, poiché Dio è anche un Uomo perfetto. In questa forma ci riconosciamo, in questa forma– attraverso la Luce e attraverso l’Evangelo – riconosciamo anche Dio che è venuto nell’oscurità.

Qui sulla Terra abbiamo l’occasione di riconoscere tutti i contrasti tra noi e il Padre Celeste nostro. Attraverso la preghiera con Gesù abbiamo la forza di superare quest’impedimento, per approdare al patrio Focolare del nostro eterno Padre come spiriti, come esseri che hanno scelto per sé la meta suprema: ritornare di nuovo a Colui che ci ha dato l’esistenza.

 

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Cap. 74

Attraverso l’amore per il nemico sorge un figlio

«Il Regno di Dio è dentro di voi» [Luca 17,21], dice Gesù. E vedete, se un singolo uomo unito con Dio ha raggiunto la figliolanza, collegandosi con la vita del suo Dio e aprendo a questa Scintilla divina le porte per la sua intera essenza, allora tra Dio e l’intera Creazione sta il figlio risorto, conciliativo e superante, il riconciliante per tutti gli uomini e per tutti gli spiriti.

Perciò ci ha dato la parola: «Amate i vostri nemici!» [Matt. 5,44]. Attraverso l’amore per il nemico sorge un figlio che porta la riconciliazione ai caduti, un figlio che è il garante per l’eterna verità proveniente da Gesù Cristo. Allora Lucifero, il principe di questo mondo, vede che il suo potere è perduto.

Se in noi c’è ancora una piccola scintilla di amor proprio, amore per la nostra persona, allora lo spirito in noi non ha ancora piena parte nella nostra vita, nella nostra essenza. Qui su questa Terra non saremo mai abbastanza piccoli nel convincimento ‘Io sono niente dinanzi al Padre mio Celeste’. Con riguardo alla Sua Persona, noi tuttavia siamo solo un pulviscolo della polvere di un pulviscolo. Con riguardo al Suo Amore, bramante il santo, autonomo amore di un uomo libero, vuole essere Lui il pulviscolo della polvere di un pulviscolo, perché Egli non può rendere felice Se stesso, non può amare Se stesso, può solo colmare spazi di vita con opere sante.

Che cos’è il Suo santo Amore senza un essere che brami quest’Amore a tal punto che, attraverso tale suo desiderio, comprenda anche l’Amore divino? Nel mio petto sento la Sua dolce voce, e colgo dal mio cuore il Suo santo desiderio di un uomo colmo d’amore.

Oh, Egli preferirebbe morire mille volte per un uomo amato, piuttosto che lasciarlo andare da solo e lasciarlo andare perduto per la grande meta. Già in questo sta la consacrazione del nostro umano: l’umanizzazione di Dio e la nostra santificazione, essendosi Egli separato dalla Sua eterna Magnificenza per mettersi dalla parte dell’uomo.

Egli era così non solo nei giorni in cui era Uomo su questa Terra; le Sue Caratteristiche erano già così dalle eternità delle eternità. Egli non è morto solo una volta, no! Il sottometterSi, il sacrificarSi per l’uomo amato, questo corrisponde da sempre al Suo sentimento. Egli voleva sorgere nell’uomo, voleva essere manifesto in quell’uomo che è in grado di personificarLo. Perciò al mio occhio è così grande quell’uomo che cerca il Padre suo. Io m’inchino e taccio davanti a questa vita.

 

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Cap. 75

La Creazione

Prendete la Scrittura: «In principio era la Parola, e la Parola divenne carne» [Giov. 1,1-14]. In principio quindi era la Parola, l’Idea. L’Idea divenne carne. E perché la Parola divenne carne? – Perché l’eterna Parola fu posta nelle mani degli spiriti liberi, non era più Parola di Dio, divenne proprietà degli spiriti liberi. Essi potevano solo afferrare la Parola e utilizzarla a modo loro. La Parola è stata sciolta attraverso l’orientamento del loro desiderio, per il fatto che essi, come spiriti, si posero al di sopra della Parola.

Come avvenne questo? Essi non poterono più separarsi dalle opere che erano procedute dalla Parola, e non trovarono più la via del ritorno al Focolare dell’eterno Amore che, attraverso la Parola, si era donato nella Parola agli spiriti liberi. Ora la Parola non ebbe più nessun collegamento con il suo luogo di nascita, quello dell’eterno Amore. Questa fu la caduta degli spiriti. Come conseguenza avvenne la vestizione delle opere dell’eterna Parola in spazio e tempo. Così sorsero le Creazioni. Esse non risplendettero più come forza e come vita. Esse giacquero nella fossa delle idee dei liberi spiriti creati, come Creazione materiale. E in tale Creazione materiale Dio non poteva fare altro, per la conservazione dell’Ordine, che mettere una cosa più alta su una cosa più bassa, – i soli planetari sui pianeti, un grande sole centrale – come un ‘sole-padre’ – sui soli planetari e su dei soli ancora più grandi. Tutti questi soli furono sorvegliati da un Sole centrale primordiale, il Sole Urka.

Ma poi si aprirono le tombe. La vita legata nelle Creazioni volle ritornare di nuovo a Dio, dal Quale non era proceduta direttamente, ma solo indirettamente attraverso gli spiriti che erano proceduti da Dio. La materia con il suo sviluppo è vita dal sangue spirituale di Lucifero. Ed egli alletta questa vita affinché rimanga presso di lui.

Ogni crescita, il verde speranzoso, il fiore con i suoi colori allettanti, è vita spirituale nella materia; essa vuol trattenere la vita dello spirito. Ma lo spirito non si lascia trattenere. Il fiore comincia a morire; ogni vita tende al passaggio in una vita superiore. Così la meta dello sviluppo di un mondo, sia di un pianeta oppure di un ammasso galattico, è il risorgere della vita dalla fossa della materia.

Ci vogliono eternità, finché la vita sia di nuovo partorita attraverso luce, umidità e calore, finché stia lì di nuovo come Pensiero cosciente di Dio, come granello di semenza oppure come cellula primordiale di un nuovo mondo. Quando dal grande Uomo cosmico le cellule primordiali si staccano nuovamente dalla materia nel necessario ultimo grado, allora ’l’eterno Amore le unisce per ’la creazione di un anima umana. L’anima umana è abilitata ad essere di nuovo portatrice cosciente della vita divina. Essa può di nuovo ricondurre la vita originaria legata al cuore di Dio.

Oh, quante epoche sono trascorse, prima che una tale vita slegata potesse stare di nuovo dinanzi all’occhio di Dio! E quanti spiriti fuoriuscirono finché Dio trovasse un nuovo fondamento per la Sua vita! Egli volle diventar Padre, non voleva essere solo Dio. L’Alto e il Santo che era da Lui allettò l’uomo su al Cielo stellato, al Regno della bellezza e delle armonie. Nondimeno, alletta l’uomo affinché impari a decidersi. Quando mi voleva ammaliare un bel viso umano, mi son sempre detto: "Chi lo ha creato, è ancora più bello". – O tu, Creatore della mia esistenza, sii e rimani Tu presso di me, affinché nulla mi possa trattenere, per diventare una cosa sola con Te!

 

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Cap. 76

SeguiMi!

Non si tratta della nostra glorificazione e beatitudine. Solo se viviamo nell’Ordine di Dio siamo completamente soddisfatti. Si tratta di render felice il cuore del Padre che divenne Uomo e ci spianò la nostra via della redenzione. Perciò la chiave data a Pietro: «E a te darò le chiavi del Regno dei Cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla Terra sarà legato anche nei Cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla Terra sarà sciolto anche nei Cieli» [Matt. 16,19]. Qui l’uomo appare come portatore dell’amore. Ciò che Dio ha iniziato, lo deve completare l’uomo. Egli deve camminare in queste orme dell’eterno Amore del suo Dio.

Una volta ho vissuto interiormente quanto segue: andai dalle stelle e domandai dove fosse da trovare la via che porta al mio Dio e loro Creatore. Le stelle dissero: "Noi non te lo possiamo dire, poiché il tuo petto racchiude più che tutte le stelle". Allora andai dagli angeli e lo chiesi a loro, ed essi mi dissero la stessa cosa. Poi venne Gesù, ed Egli disse:  «SeguiMi, Io sono la Via, per tutte le eternità, che conduce alla tua eterna Patria e alla tua somma beatitudine». Chi non ha trovato attraverso la vita di Gesù il suo collegamento con Dio, avrà eternamente fame e sete. In lui il desiderio rimarrà eternamente, anche se possedesse tutte le magnificenze. «Se bevi da questo pozzo, avrai nuovamente sete. Io ho l’acqua dell’eterna vita, chi beve di questa, non avrà mai più sete» [Giov. 4,13].

Nel mio desiderare e nel mio bramare io riconobbi il bramare e desiderare del mio Dio e Padre Santo. Per decenni ho cercato l’uomo che sentisse completamente con me. Ciò che cercavo in me, questo era il presentimento del futuro adempimento, ed esso cercò finché trovò l’autenticazione attraverso un uomo che portava in sé la stessa brama.

Allora imparai a comprendere la brama ancora molto più grande del Padre mio Celeste, e dissi a me stesso: "Ora voglio portare colui che Tu hai cercato presso gli uomini, agli uomini". E venne tratta fuori la vita dal mio petto attraverso il voler portare. Allora non stava in primo piano la mia persona, in primo piano stava il mio circondario. E vissi la meravigliosa cura del mio eterno Padre. L’intera vita divenne una vita di umiltà. Attraverso questa vita di umiltà la vita divina in me divenne sempre più reale, vidi in me sempre più chiara la vita del Padre mio Celeste.

Oh, io non voglio illuminare troppo i vostri principi. Vorrei piuttosto tacere e ascoltare beato, cari amici. Ma vedete, il Padre diventa sempre più grande nel mio cuore, non grande per la Sua ricchezza e la Sua potenza, no! Per il Suo Amore, per il Suo servire, per il fatto che il mio spirito mi mostra sempre di più il Suo incommensurabile Amore e bontà. Perciò ieri ho detto che Egli vuole piuttosto morire mille volte che lasciar andare perduto un figlio. – Non me lo ha detto Lui, lo vedo dal Suo cuore.

Egli ha lasciato tutti i Cieli per cercare Suo figlio, ma non lo può condurre a casa con il Suo infinito Amore. Lo può condurre a casa solo con l’amore che è diventato proprietà del figlio Suo. Il Suo cuore è colmo di ardente desiderio per questo momento di fusione con Suo figlio, ma non può decidere il momento. Perciò, quando Gli si domandò il tempo del Suo ritorno, disse: «Il tempo non lo sa nemmeno il Santo nel Cielo, nemmeno il Figlio. Solo il Padre conosce il tempo. Quel Figlio che prima deve diventare completamente una cosa sola con il Padre». O fratelli e sorelle, io parlo solo per la glorificazione del Padre mio.

Gesù disse una volta ai Suoi discepoli: «Io vado al Padre». – Essi Lo pregarono: «Signore, portaci insieme dal Padre!». – Rispose: «Vi posso portare ovunque insieme, ma non dal Padre»". – A meno che il granello di frumento muoia, altrimenti non può sviluppare il suo stelo generante la vita. La vita divina non è sapere. Il semplice sapere schiaccia l’uomo, ma il vivere lo eleva in alto. «La lettera uccide» [2° Cor. 2,6], dice la Scrittura.

Veramente, non è bello che mi lasciate parlar da solo. Tuttavia so che la mia parola vi serve per la santa salvezza. Talvolta Egli mi ha anche detto: «Tu lo sai, ti ho dato qualcosa di così alto affinché tu sia un baluardo per i tuoi ascoltatori, per la loro umiltà. Non fa niente se ti hanno già riconosciuto come esempio. Per te è importante solo come stiamo noi, uno verso l’altro, così come tu stai di fronte a Me camminando con Me, Padre tuo, rimanendo sempre con Me attraverso il Mio Amore e attraverso la Mia umiltà che ho messo davanti agli occhi tuoi".

 

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Cap. 77

Reciproca fusione

Ebbene, il bello è che non esiste nessuna uguaglianza. Ciò che possiede uno, non lo possiederà un secondo. Perciò per la perfezione ci vorrà di nuovo la reciproca fusione con un uomo ancora più grande, con uno ancora più bello, con uno ancora più perfetto. Quanto sarà bello, quando ogni vita sarà fusa come in un uomo. Questa sarà poi la personificazione del nostro eterno Padre, la grandezza del Suo Amore, la grandezza del Suo carattere e del Suo sentimento. Sarà un’inesprimibile magnificenza. Allora la Creazione visibile sarà disciolta e sorgeranno nuove Creazioni. Tuttavia la Terra ci darà qui ancora tutto. Essa è la camera di smeraldo di tutta la Creazione. Qui è eretta la scala a gradini dalla creatura alla fusione con il Creatore, finché si dirà: “Il figlio perduto è ritornato in Patria. Ma l’Amore non avrà fine. Cosa si eseguirà poi in Patria!”

Chi ci ha dato l’occhio, deve prima creare una delizia per l’occhio. Chi ha posto le armonie nelle nostre anime, doveva creare un regno delle armonie per l’anima. Egli ci ha anche conferito la facoltà di comprenderLo e la meravigliosa facoltà di poterLo cercare.

Se già il perituro è così bello, quanto bello dovrà essere l’imperituro, quando il nostro occhio non vedrà altro che Amore intorno a noi! Come sarà quando il nostro occhio sarà trasfigurato, – allora all’occhio trasfigurato si presenteranno opere trasfigurate. Tuttavia, Dio deve attendere la nostra maturazione – fino a quando comprenderemo che cosa portiamo nel cuore.

Un padre non può parlare col figlio come egli, come padre, vorrebbe parlare. Deve attendere finché il figlio sarà capace di assorbire ciò che il padre avrebbe da dire al figlio. Così stanno le cose anche presso di noi. Il Padre nostro ha infinitamente molto da dirci. Il Suo Amore è potente, preponderante. Il fanciullo al seno materno non è forse la cosa più santa per la madre, visto che il fanciullo le libera il seno dalla pienezza del latte materno? Il seno del Padre nostro è eternamente colmo, mai diventerà vuoto. Oh, se si potesse guardare Gesù nell’occhio, a modo Suo, e amarLo veramente tanto. Nondimeno, anche l’uomo che ci riveste lo vorrebbe, e anch’egli deve essere portato insieme con tutta la sua vita. E l’uomo naturale ha ancora altri concetti del Padre che l’uomo divino.

In un uomo sono racchiusi allo stesso tempo quattro uomini: l’uomo materiale, l’uomo spirituale, l’uomo celeste e l’uomo divino. Il primo, l’uomo materiale che vediamo con il nostro occhio, è la Creazione visibile. Questa Creazione visibile è vivificata attraverso l’uomo spirituale. La luce dell’uomo materiale è l’intelletto. La sua via per il collegamento con l’uomo spirituale è l’eterna Parola; essa è la Luce dell’uomo spirituale.

Quest’uomo spirituale è di nuovo vivificato dall’uomo celeste, e la via per l’uomo spirituale all’uomo celeste è l’amore. La via dell’uomo celeste all’uomo divino è infine l’umiltà, con la quale si unisce l’amore. Così l’uomo è creato secondo l’immagine divina, per diventare di nuovo perfetto come perfetto è il Padre nel Cielo: una delizia del suo eterno Padre.

Per l’amore, l’umiltà non è difficile. Rifletti, cara sorella E.. Tu ami così intimamente i tuoi figli. Non è tua beatitudine servirli? – Questa è l’umiltà nata dall’amore. Se il Padre Celeste nostro non fosse umile, non esisteremmo più già da lungo tempo, non avremmo nemmeno così grandi capacità e nemmeno la nostra alta destinazione. Egli è il più umile. Perciò l’uomo umile per il Padre diventa sempre più atto a ricevere, ma appena abbandona il gradino dell’umiltà, cessa la sua ascesa spirituale.

 

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Cap. 78

Servizio militare nell’impero

Al tempo del servizio militare, dopo una manovra fui scelto dal comandante della compagnia, nonostante tra i tanti soldati non avessi fatto nulla per mettermi in evidenza. Mi chiese: "Volete essere il mio attendente per i cavalli?". – Io dissi: "Signor comandante, non ho ancora mai praticato con i cavalli, non oso accettare la vostra offerta". – Mi rispose: "Vi faccio istruire io!". – Non replicai, ma non appena si allontanò venne da me il sergente maggiore e mi apostrofò: "Riehle, figlio d’un cane (questo era per lui un complimento), pensa: vai dal comandante in una bella casa!". – Io non dissi nulla. Nel mentre ritornò il comandante dicendomi: "Fate i vostri bagagli e andate là". – Mi affidarono due cavalli e io non sapevo nemmeno che cosa dovessero avere come foraggio. Il giorno dopo venne il capo scuderia da Berlino che mi preparò dandomi le istruzioni per la conduzione della carrozza.

Il comandante era molto ricco e possedeva un’elegante carrozza; le briglie e le bordature erano rivestite d’argento. Io portavo un’uniforme blu scura con i bottoni d’argento e il suo monogramma, in più un cappello a cilindro con fiocchetto verde e bianco. Dapprima fui addestrato. Quando l’addestramento finì, andai in piazza d’armi con quest’uniforme; il comandante con la sciabola in mano. Fui istruito così: "Voi dovete stare seduto come una pietra scolpita, non vi dovete muovere, all’infuori degli occhi. Quando io scendo, voi proseguite. Quando io fischio, voi vi fermate". Salì e scese di nuovo. Ripetemmo. "Proseguite. Fate attenzione quando fischio di nuovo". Ora dovevo proseguire così che lui potesse salire sempre dal lato giusto. Questo addestramento durò forse un’ora; egli aveva disposto in modo che avvenisse nel mentre si esercitavano tutte le compagnie. Così mi addestrai passando attraverso di loro. Alla fine disse: "Ora mostrate ai vostri camerati ciò che avete imparato!".

Quando poi tornai alla mia stessa compagnia, il sergente maggiore chiamò subito tutti e riferì che arrivavo con la carrozza; i camerati esclamarono: "Guardate la carogna!". Ahimè, questa fu una scuola difficile, una scuola d’umiltà. Allora il Padre Celeste mi disse: «Scegliti il motto: ‘Con Me e con il Mio Amore, tutto. Senza di Me, nulla’!».

Nel 1895, come attendente del comandante, festeggiai il Natale nella sua casa. Nella villa fu preparata una grande sala da festa. Già otto giorni prima della festa cominciarono i preparativi con la messa in posa e l’addobbo dell’albero di natale, e pure l’apparecchiare la tavola natalizia.

Quando giunse la vigilia di Natale andammo dapprima dalla compagnia: il comandante, suo figlio Fritz ed io. Quando i regali furono distribuiti ne rimasero ancora alcuni sul tavolo. Allora il comandante disse a suo figlio: "Fritz, distribuisci tu questi doni". Il primo dono lo diede a me e me ne voleva portare ancora un altro. I sottufficiali e il sergente maggiore stavano tutti davanti al tavolo e il giovane si aprì la via attraverso di loro per venire da me. "No!", dissi io, "ti ringrazio". Quando poi andammo nella casa dei signori e le porte nella sala da festa si aprirono, – oh, quale eleganza! Il comandante prese in mano la Bibbia e lesse sulla nascita di Gesù Cristo, poi seguì la distribuzione dei doni. Io fui invitato a mangiare, a dir il vero non con la sua famiglia, bensì con la servitù, e mentre i signori stavano seduti di là nella sala da festa, io presi la mia cetra, preparai un piccolo tavolino all’ingresso della sala da pranzo e cantai e suonai l’inno: "Ora ringraziate tutti Dio"; allora vennero fuori dall’altra sala i signori e cantarono con me.

Dopo il tempo del servizio militare non ci siamo più contattati per lungo tempo, ma dopo otto anni ricevetti una lettera del comandante, il quale nel frattempo era diventato maggiore e si era comprato una villa a Dresda. – Mi chiedeva di andare da lui in una tale ora per un colloquio. Io vi andai, fui puntuale; sapevo che ci teneva alla puntualità. Mi disse: "Voi avete confidenza con le nostre condizioni domestiche, tutta la mia famiglia con la servitù parte per le vacanze. Non vorreste dormire di notte nella mia villa? Potete tranquillamente continuare il vostro lavoro, dovrete solo esserci di notte". – "Signor Maggiore, vorrei prima parlare con mio padre". – Mio padre disse: "Figlio mio, accetta". Poi scrissi che ero pronto. Quindi fui convocato per un determinato giorno e una determinata ora. Fui puntuale, mi diede in mano le chiavi di casa e non disse altro che questo: "Qui avete le chiavi di casa mia".

Durante questo periodo di vacanze abbiamo poi potuto tenere là ogni sera, nella grande e stupenda sala da pranzo con le finestre dipinte, delle ore di preghiera. Quando il comandate ritornò mi chiese che cosa dovesse darmi per il mio servizio. Io dissi: "Signor Maggiore, l’alta fiducia che mi concede il mio ex comandante di compagnia vale per me più che un capitale del mondo". Non accettai nulla, no! La sua fiducia per me valeva di più.

Più tardi divenne Maggiore al Ministero della guerra. Se io avessi detto una sola parola, mi avrebbe esonerato dall’obbligo del servizio bellico nella prima guerra mondiale, ma davanti alla mia coscienza non avrei osato chiederlo. Lasciai decidere al mio Dio se dovevo andare in guerra. Non volevo avere nessun privilegio davanti ai miei camerati. Queste sono tutte prove. Per Lui sarebbe stata una cosa facile l’esonero dal servizio di guerra.

Così anche lì dovetti essere precursore. Non è forse questo, qualcosa di bello: la vita opera completamente da sola! Dove siamo posti per servire dobbiamo muoverci dappertutto, in modo che il nostro vicinato veda in noi qualcosa della vita del Padre Celeste nostro. E i buoni pensieri attraggono.

Una cosa vi devo ancora dire: oh, quanto era bella la vita, è sempre stata bella! Mi sono sempre rallegrato, anche con voi, quando ero presso di voi. E a chi sono debitore di questo? Al mio Salvatore Gesù Cristo, a questo Magnifico tra tutti i magnifici, il Quale mi ha guidato fin qui così meravigliosamente. Egli non mi ha mai abbandonato, mi ha sempre dato continua forza, tanto che ho sempre qualcosa da dare per i figli Suoi. Ma elevarmi al di sopra di un uomo, sia eternamente lungi da me, poiché in ogni petto umano io vedo del sacro.

Come potrei elevarmi, se in un uomo vedo comunque la stessa cosa che c’è in me? Vedo però anche questo: se amo il mio prossimo, vivo la cosa più santa.

 

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Cap. 79

La via terrena scelta da sé

Cari amici, aprite i vostri cuori, affinché io vi possa aiutare e servire! Lo so, quando si parla di se stessi non è nell’ordine più puro della vita; ma io non voglio parlare di me, voglio solo testimoniare come era la mia vita nei confronti del mio Salvatore, quando mi ha guidato e ancora oggi mi guida. Reutlingen, questa è stata una svolta per tutta la mia vita. La vita divina non si fa chiamare, essa arriva già al tempo giusto, all’ora giusta. Non ha Gesù, anche detto: «La Mia ora non è ancora venuta»? [Giov. 2,4].

Quanto più alta è la posizione di un uomo, tanto più vigilanza ci vuole perché non perda l’umiltà. La decadenza sulla Terra accadde solo per mezzo di spiriti che portavano il grande nel loro cuore, ma non sacrificarono questo grande sull’altare dell’amore, e con ciò divennero essi stessi vittime di quelle grandi caratteristiche che essi volevano riportare nella casa del Padre come vita purificata.

Poco prima della seconda guerra mondiale eravamo radunati presso Gablonz in Boemia. Là il Padre Celeste ci fece dare uno sguardo a ciò che stava davanti alla porta. Egli disse: «Molte personalità di spicco sono inviate dall’alto. Essi, dalla posizione come semplici membri del popolo, credevano di non poter dare questo alto tributo all’Opera di redenzione, poiché quanto più in alto essi stanno, tanta più abnegazione è necessaria, affinché giungano alla vita dell’amore. E quanta più abnegazione è pretesa, tanto maggiore è il fallimento. Miei poveri figli, vi accadrà così: voi avrete da prendere sulle vostre spalle anche il peso di coloro sui quali siete stati posti. Tuttavia rallegratevi! Come Uomo-Gesù, Io ho vinto; ora provvedete affinché Io vinca come Padre!».

 

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Cap. 80

Adorazione nello spirito e nella verità

Io sono colmo di forza come un giovane zampillante vita. Non è questa una prova del Suo Amore? Chi mi ha dato la forza? Oh, sei Tu, magnifico Gesù. Ti ringrazio! Ti voglio ringraziare fino all’ultimo respiro su questa Terra. Ti voglio ringraziare qui per i Tuoi figli con i quali mi hai riunito, per metter loro davanti agli occhi la cosa santa che io vivo in me. Metter loro davanti agli occhi che Egli è l’eterno Amore, che Egli è il nostro eterno buon Padre, il Quale è diventato Uomo per esserci d’esempio affinché noi, anche se siano uomini peccaminosi, possiamo giungere al patrio focolare della Sua santa e maestosa vita divina.

Egli è venuto per appianare i contrasti tra Lui e il nostro umano imperfetto, essendosi separato dalla Sua santa vita divina per amor nostro, ed è morto come Uomo per noi sulla croce. Oh, questo Gesù, miei cari amici! Quanto è buono! Mi sconvolge profondamente il Suo Amore, Amore che mi dona tanti cuori di uomini che io posso curare. È più che la magnificenza di tutti i Cieli mostrare al prossimo la via e come adorarLo così, nello spirito e nella verità, – per sforzarsi di seguirLo come uomo su questa Terra, finché gli occhi si chiuderanno.

Ed io so come Egli guiderà tutti voi, come curerà l’impressione di queste parole che avete accolto nel vostro cuore, voi, divenienti figli di Dio. Io so che cosa significa poter diventare un figlio di Dio, un portatore della Sua vita divina. So anche che cosa significa essere degni di curare una piccola Scintilla di questa vita divina, affinché questa piccola Scintilla possa impersonarsi in voi, per aver contribuito così al vostro perfezionamento. Così possiamo dire: in verità Egli è la mia vita, Egli è la mia resurrezione da una legata vita da creatura per l’eternamente libera e magnifica vita di un figlio proveniente da Lui. Ciò che poi seguirà, va oltre ogni presentimento.

Egli ci ha mostrato la via alla Sorgente del Suo santo cuore, e se trova luce, vita e forza, se laddove siamo posti rendiamo libero lo spirito in noi, così che lo spirito ci possa animare, allora là c’è la divina vita autonoma, poiché lo spirito in noi non procurerà altro sentimento che quello che Gesù ha personificato. Allora la Divinità vedrà sorgere l’uomo libero nella sua bellezza e pienezza. Egli trova la soglia della vita divina. È questo il ritorno di Gesù. Poi si aprirà il Cielo per gli angeli di Dio, poiché allora essi diventeranno figli dei figli di Dio. Allora quegli esseri che Lo conoscono solo come Spirito inavvicinabile avranno il potere di colmare l’abisso tra Dio e la grande Creazione. Essi potranno di nuovo tornare oltre il grande abisso tra il loro essere creature e la divina grandezza del grande Spirito. Sì, l’Amore che è diventato libero in un uomo di questa Terra, è il ritorno di Gesù nella Sua magnificenza e forza, quell’Amore che ama l’uomo tanto, da porre la nobile semenza – una parte del Suo stesso cuore – nel campo dell’anima umana. Adesso Egli vedrà germogliare la semenza; adesso, Quale eterno Padre, potrà completare ciò che ha cominciato nel Suo cammino terreno come Uomo. E l’uomo, l’amore dell’uomo, penetrerà poi negli spazi della Creazione.

Questa è la redenzione che spalanca le porte dell’inferno in noi stessi, che apre le tombe e ne fa fuoriuscire i morti. Infatti, Egli non ci ha dato l’amore per noi stessi, Egli ci ha dato l’amore perché siamo figli, e il figlio ha bisogno di questo amore per includere e santificare ogni vita, così come ci ha santificato l’Amore, affinché esso diventi maturo per ritornare al cuore del Padre. In tal modo Gesù stesso si rende libero come Dio.

Ahimè, questo suona così esagerato; tuttavia riconoscilo nel tuo cuore che non può essere diversamente. Io ho la grande chiarezza nella più estrema profondità della mia vita. Nemmeno l’inferno me la può rubare. Esso non mi può ledere nemmeno un capello del capo, perché non lo voglio soggiogare, perché non mi pongo al di sopra di esso, perché sono colmo dell’Amore del Padre mio, per portare salvezza anche là, per aiutare anche là. La mia libertà mi è sacra, perciò mi è sacra anche la libertà di questi spiriti, possano stare dove essi vogliono. Essi devono riparare la loro deviazione. Essi hanno bisogno di aiuto. Oggi il figlio perduto ha bisogno di aiuto e salvezza. Questo si deve provare, cari amici!

 

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Cap. 81

L’opera di Jakob Lorber

Ora mi sento obbligato di offrire grato ai nostri cari fratelli e sorelle di B. i frutti di questa santa opera di Jakob Lorber che essi amministrano. E se qui e là risultano degli intoppi,  questo deve essere così poiché non dobbiamo solo leggere le opere, bensì sapere che esse mirano alla vita divina. Perciò noi dobbiamo anche dimostrare che esse sono vita divina. E dove la comprensione trova una lacuna, essa conduce alla riflessione, e poi tutto si chiarisce di nuovo. Allora non sono più intoppi, ma solo espressioni e forme per la cui comprensione ci vuole riflessione, e per avere chiarezza occorre la preghiera al caro Padre Santo.

Essa è la più pura verità divina che è stata affidata al popolo tedesco. Si farà strada. Quanto più da essa sorgeranno frutti, tante più forze redentrici saranno liberate. Noi non abbiamo bisogno di far propaganda, no! Questo santuario non deve nemmeno andare sui palcoscenici del mondo. La verità parla per se stessa, si procaccia anche per se stessa. Perciò alla Sua seconda venuta non accadranno miracoli. Il grande miracolo sarà la conoscenza di Dio nell’uomo. Solo allora la parola produrrà la dimostrazione della Sua eterna Verità.

Ahimè, come mi sento abbandonato talvolta anche su tale via, miei cari amici, del tutto abbandonato, del tutto solo. Allora posso percepire come il mio caro Salvatore si sentiva abbandonato nel giardino del Getsemani, quando non Lo sosteneva la vita divina, laddove Lo sostenne solo l’Amore per la Vita divina in Sé e la Sua fiducia: "Io non sono solo!".

 

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Cap. 82

L’arma efficace

Molti anni fa ero insieme a dei fratelli e sorelle su in montagna. In quel luogo sognai che un angelo mi aveva dato in mano un’arma e con questa dovevo sparare al cuore di Lucifero. Io indugiai: colpirò anche il cuore? Ma l’angelo disse: “Punta e prova!”. E nel sogno il colpo andò a segno. – A quel punto l’intero pavimento della casa vacillò. Quelli nell’altra stanza erano tutti spaventati, e ‘il fratello caduto’ che nella camera vetrata era stato colpito da me tremava in tutto il corpo. Io avevo sparato al petto di questo bellissimo angelo e avevo colpito il suo cuore.

Oggi vedo chiaramente che cosa esprime quest’immagine. L’arma con la quale avevo sparato era l’amore. Quest’arma era invincibile, questa vince l’intero inferno. Chi ha dato il primo colpo? Fu Gesù sulla croce con il Suo Amore tutto superante. Fu quest’Amore di Gesù che io mi sono scolpito nell’anima mia.

Non andare incontro a nessun uomo in maniera ostile, incontrarlo sempre con amore! E non lasciarsi togliere la calma, quando l’agitazione vuol essere padrona di noi! Mordersi un pezzetto di dito, piuttosto che esprimere una sola parola dalla propria anima inquieta. Stare calmi, andare in un angolo finché si ritrova la quiete. Non come il mio defunto O. H. quella volta molti anni fa a un congresso in Lipsia. Là fui aspramente attaccato da alcuni fratelli intellettuali. Allora vidi il mio O. correre fuori dalla sua fila; non avrebbe potuto essere più veloce fino al posto dove ero io, per difendermi. Appena lo vidi, pensai: ‘Oh, mio caro O., qui non riuscirai a fare nulla con il tuo fervore’. Certo, egli mi voleva difendere. – Io gli dissi: "Calmati, questo non è rivolto a te, è rivolto alla mia persona". Allora si calmò. A cosa sarebbe servito se egli fosse venuto nel fuoco? Da un uomo non si può pretendere null’altro se non quello che ha in sé.

E all’oratore dissi: "Caro amico, esprimiti!". Naturalmente venne fuori tutto il possibile. – "Hai finito adesso?". Io conservai la calma. Il Padre mi mise alcune parole nel cuore, che io espressi. Solo poche parole.

Solo uno era tranquillo dinanzi a Pilato, e questi era Gesù. Questo Gesù, questo meraviglioso Uomo di tutti gli uomini, questo sommo Amore! Nel nostro tempo attuale dove Egli è rigettato da molti, noi possiamo essere un baluardo per il Suo santo Amore. Nello spirito possiamo essere il vessillo dell’amore, tenere alto il vessillo della Sua eterna verità. Possiamo custodire i più alti valori di tutti i popoli dell’infinità, il bene più santo, come un giorno l’Onnisantissimo del Tempio ha custodito l’Arca dell’Alleanza. La nuova Arca è adesso il cuore dell’uomo. La via attraverso la vita di Gesù conduce all’esperienza dell’eterno Padre in Gesù Cristo nel nostro petto. Allora noi siamo Suoi garanti per la Creazione intera. E se lo siamo, a questo punto il nostro Padre Celeste ci può anche inviare nell’abisso. Questa è la cosa più bella per l’Amore. Che cosa sarebbe la vita del Padre mio in me, se non la potessi utilizzare?

Io non sono un eletto, no! Tutti noi siamo eletti attraverso la Scintilla di Dio che portiamo nel nostro petto, uno come l’altro. Dobbiamo far germogliare il granello di frumento della vita divina, affinché possa produrre la spiga d’oro della stessa. Davanti a noi sta la parola: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo!» [Matt. 28,20]. Un figlio vede la luce nell’oscurità. Il figlio vede che nessuna vita può andar perduta, vita che può essere ricondotta al Focolare della vita del santo Amore.

 

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Cap. 83

Badate al percorso dei mondi!

Vedete qui queste rose rosso scuro nella loro bellezza? Le ha portate la cara madre della casa di campagna per addobbare la tavola. Non esprimono esse il sangue dell’eterno Amore? Esse ci dicono: “Noi siamo così belle perché sbocciate in onore del nostro Creatore. Egli ci ha dato la nostra bellezza per voi, e noi la riveliamo per voi. Portate anche voi per gli altri, ciò che noi vi portiamo, per deliziare i loro occhi, per attirarli in alto!”.

Quanto bello deve essere il Creatore! Tutto parla il Suo linguaggio! Tutto, anche questa brocca di vino sul tavolo. Ciò che essa contiene, il mosto, è lo stimolatore vitale per la vita corporea. Ma accanto a questa brocca ce ne sta ancora un’altra invisibile, in questa c’è il vero vino della vita, la conoscenza di Dio!

Stiamo alla soglia del settimo periodo della Creazione. Il settimo periodo della Creazione porterà il compimento. Il sesto periodo della Creazione somiglia a una serata soleggiata con l’umanizzazione di Dio, corrispondente all’opinione imperfetta del Divino. E dove la si riconosce, dove l’uomo conosce la via del ritorno alla fusione con il Padre suo, là comincia il settimo periodo della Creazione, dove si dice: “Dio riposerà nelle Sue opere!”. Egli non riposerà eternamente mai nell’inattività, ma deve riposare affinché il Suo Spirito, adesso operoso, viva creativo nei figli Suoi.

Badate al percorso dei mondi! Badate al grande come al piccolo che incontrate! Ogni avvenimento è regolato su di voi. Perfino il vermicello o l’insetto che attraversa la vostra via. Voi domandate, com’è possibile? Come lo puoi dimostrare? – Vedete, mentre l’uomo si trova a ragionare, un animaletto gli attraversa la strada e quel ragionamento salta. L’uomo vede l’animaletto e i suoi pensieri cambiano. Egli non sa che là sono attivi degli angeli affinché l’uomo giunga a una vita superiore. Oh, quando lo scorgeremo una buona volta, amici miei cari! Io presumo il Suo operare anche nella più piccola creatura. Essa non è dimenticata dall’eterno Amore. Se dimenticasse un solo filo d’erba, allora quel filo d’erba scomparirebbe subito. Ogni vita vive da Lui e attraverso di Lui. Egli provvede agli elettroni, Egli provvede ai protoni. Chi ama il Padre sopra ogni cosa, questi è il compagno di gioco del Padre suo, e sperimenta quella grande scena quando le madri Gli portarono i loro figli. Essi si muovevano nel Suo grembo, lo pizzicavano e giocavano con Lui, tanto che i discepoli divennero nervosi. La Sua risposta fu: «Lasciate che i piccoli vengano a Me, perché loro è il Regno del Cielo!». – Io appartengo a loro.

 

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Tu, o uomo, qui al sublime sei chiamato,

poiché un figlio del Mio Amore sei diventato!

Io stesso i gradini della redenzione ti ho mostrato,

laddove Io, un Signore, i nemici ho pur baciato.

Io stesso non voglio esser Redentore,

poiché questo ai figli Miei lo lascio.

Solo il Principio ti ho portato

e questo afferralo, o figlio da Me creato!

Così tu sei, o figlio di Dio, assoldato,

affinché tu inserisca la pietra conclusiva

nella grande Opera per la quale un giorno Io lottai

come Dio e come Uomo nell’amara pena mortale.

 

(Otto Hillig – inno di lode pag. 40)

 

 

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[1] Gerhard Paul, pseudonimo di Paul Le Fevre (Parigi 1885), poeta e commediografo francese.

[2] La mia patria terrena: il riferimento della defunta M. era verso una casa di campagna che era stata di sua proprietà, dove si svolsero particolari incontri di preghiera in cui si sarebbe manifestato il Signore, tramite Georg, lasciando ai presenti parole di consolazione veramente elevate, poi raccolte nei due libri “Sette giorni con Gesù” e “Dieci giorni con Gesù”.

[3] Danda: ciascuna delle due strisce di tela forte con le quali un tempo si reggevano da dietro i bambini per insegnar loro a camminare.

[4] Trattasi di un rimprovero piuttosto aspro che Helena fece nell’aldilà al principe dell’inferno che si era presentato sotto le sembianze di Minerva. – Vedi in “Robert Blum” – “Dall’inferno al Cielo” vol. 2 cap. 195, dettato a Jakob Lorber.

[5] Christoph Friedrich Landbeck: editore della Nuova Rivelazione e fondatore della casa Editrice Lorber Verlag di Bietigheim.

[6] Masaryk Tomas Garrigue (1850-1937), uomo politico cecoslovacco. Capo, durante la prima guerra mondiale, del movimento per l’indipendenza, fondatore e primo presidente della Repubblica Cecoslovacchia (1919-1935)

[7] Pentecoste: la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli.

[8] Silesius Johannes Scheffler, detto Angelus, poeta tedesco, Breslavia 1624-1677. Fu molto influenzato dal mistico protestante Jakob Böme e dalla poesia religiosa di Czepko. (N.d.T.)

[9] Asmahael: è il nome con cui Dio si era presentato sotto mentite spoglie ai figli di Adamo. – Vedi nel “Governo famiglia di Dio” vol. I cap. 58 – comunicato a Jakob Lorber.

[10] Ci si riferisce a una comunità religiosa di cui si omette la denominazione.