Rivelazioni

nel 1842/1843 al mistico e profeta

Jakob lorber

Un’opera ricca di insegnamenti sull’aldilà. Il Regno dei Cieli è come un sole, nel quale qualunque atto ha lo scopo di riconoscere, conservare e far crescere la Vita interiore-spirituale, affinché nella propria libertà si riconosca la Fonte, il Dio dall’eternità. Dieci spiriti accompagnano il viandante, per spiegargli il senso spirituale dei Comandamenti donati per Amore.

 

Il Sole spirituale

 

[Vol. 2]

 

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Traduzione dall’originale tedesco “DIE GEISTIGE SONNE” – VOL.2

Opera dettata dal Signore nel 1842-1843 al mistico e profeta Jakob Lorber

Traduzione di Clara Battistella 1968/1968

Il testo in PDF della nuova versione può essere scaricato sul sito: www.jakoblorber.it 

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Questa edizione in *.html è a cura del gruppo: “Amici della nuova Luce

ISBN 88-88984-283

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[Sole spirituale vol. 1]

(testo non revisionato dalla sua traduzione originale del 1968)

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Cap. 1

* * * * * * *

Il Signore sui meravigliosi sentieri del Suo Amore

 

1.     Vedete, qui dinanzi a noi, c'è già quella ben nota regione collinare, con le piccole, graziose casette. Ma questa volta tutto è soffuso d'una luce ancora più luminosa, rispetto alla volta precedente.  La ragione di ciò è che in questi tre l'Amore per il Signore è quanto mai grande e forte.

2.     Guardate come il Signore Stesso, nella Sua sublime semplicità, spiega ai tre tutte le meraviglie del Cielo principale del Mezzogiorno, ed indica loro chi sono i beati abitanti di questa regione e da dove provengono.  Se tali chiarimenti gli fossero stati dati sulla Terra, avrebbero fatto sul nostro priore un effetto che avrebbe avuto tutte le caratteristiche di eretico, dato che questa magnifica regione celeste, infinitamente estesa, è abitata quasi esclusivamente da protestanti.  Ora, però, egli si trova in una luce del tutto diversa e, ad ogni Parola del Signore, non può mai abbastanza lodare e magnificare la Sua infinita Bontà, il Suo Amore e la Sua Misericordia.

3.  In questa occasione noi siamo giunti nuovamente al fiume a noi ben noto, ed il Signore fa una breve sosta, per dire al priore e anche alla sua sposa ed al fratello laico: "Vedi, qui è il confine fra il Mattino e il Mezzogiorno.  Qui, al Mio lato, tu puoi scorgere ambedue le regioni.  Ma coloro che abitano qui non lo possono ancora.  Essi possono vedere soltanto la regione dove dimorano e con grande chiarezza; ma la regione del Mattino non possono scorgerla che come un alone di viva luce tendente al rosso, che irradia verso di loro da altissimi mondi lontani.  Ora che puoi vedere ambedue le regioni, dimMi in quale delle due ritieni che Io dimori?".

4.  Il priore si guarda un po' intorno e, vedendo sulla riva sinistra del largo fiume una grande città, dice: "O amatissimo Padre, laggiù lungo il fiume, che è certamente colmo d'acqua viva, si trova senz'altro la Tua Celeste Gerusalemme, della quale sta scritto che è la Città del Dio vivente. Perciò non sarebbe forse troppo sbagliato se affermassi che Tu dimori in questa santa Città, poiché qualcosa di tanto santo e indescrivibilmente grandioso ed elevato, così come essa appare, non è mai stato neppure immaginato da nessun spirito angelico creato!".

5.  Il Signore dice: "Figlio Mio carissimo, amico e fratello!  Non sei andato lontano dalla verità, poiché in tali città, il cui numero non ha mai fine, lungo questo fiume che si estende eternamente lontano, Io uso soffermarMi non di rado in certe circostanze, ma propriamente a Casa Mia Io non ci sono affatto, ad eccezione che nel Sole che vedi qui, e per mezzo del quale Io sono a casa in tutti i Cieli nello stesso modo!  Perciò, cerca ancora d'indovinare".

6. Il priore dice: "Allora Tu, o Signore e amorosissimo Padre, sarai forse a casa, così visibilmente come adesso, nell'uno o nell'altro di quei grandi palazzi meravigliosi, poiché Tu Stesso hai parlato di una grande Casa in Cielo, in quanto a ciò ci possono essere molte abitazioni.  Dato, però, che in uno di tali palazzi, che non si possono abbracciare con uno sguardo, ci saranno sicuramente parecchie dimore, Tu potresti essere a casa Tua in uno dei più grandi, fra quelli innumerevoli, che si vedono!".

7.  Il Signore dice: "Io ti dico, Mio carissimo figlio, fratello ed amico, che anche in questo caso non hai sbagliato molto, poiché veramente, come nelle città, Io uso pure trovarMi nelle grandi occasioni in queste enormi abitazioni con la Mia presenza personale; mai però proprio stabilmente, bensì, come nelle città, transitoriamente; perciò tenta di indovinare ancora una volta".

8.  Il priore dice: "O santo e amorosissimo Padre, ora sorge in me come una luce: siccome Tu nel mondo Ti sei sempre avvicinato amorevolmente e confidenzialmente soltanto a ciò che era piccolo e insignificante, forse avrai anche qui una dimora su quelle colline, dalle quali ci sorridono tanto ospitalmente delle piccole, graziose casette. Dato, però, che queste piccole casette si somigliano tutte, mi sarebbe difficile stabilire qual è la giusta fra le molte, mentre mi sembrerebbe piuttosto irrispettoso ed indegno di Te prendere la prima che capita".

9.  Il Signore dice: "Figlio, fratello e amico Mio!   Ora il tuo «forse» ha colpito nel segno, poiché, vedi, qui tu puoi scegliere ciò che vuoi, e sarà sempre giusto.  Però, sai che tu sulla Terra Mi hai forse già portato una volta?  Non vorresti tu ora indovinare, come, quando e dove?".

10.  Il priore dice: "O, Signore!  Io mi ricordo di questo «forse», ed attendo, con grande e beata ansia, che mi venga svelato il suo significato.  Riguardo all'aver portato il Tuo santissimo Essere sulla Terra, ciò non può essere compreso se non nel senso che io Ti ho portato nelle mie mani sotto forma del pane e del vino.  In questo caso, mi sembra che tutte e tre le condizioni, cioè 'come', 'quando' e 'dove', risultino evidenti senza alcun dubbio, altrimenti, riguardo al portare Te, non saprei proprio escogitare niente di più significativo e più degno".

11.  Il Signore dice: "Mio caro figlio, fratello ed amico, guarda là, verso la città ed il fiume!  Ciò rappresenta la figura del pane e del vino, come Io sono a casa Mia nella città nella Mia caratteristica Essenzialità originaria, così Lo sono nel tuo pane e nel tuo vino. Vedi dunque, che c'è un problemino col portare, e tu non hai compenetrato il significato della domanda, poiché, nel modo da te indicato, non Mi hai portato, cosicché tu dovrai considerare il 'come', il 'quando' ed il 'dove', partendo da un altro punto".

12. Il priore dice: "O Signore e amorosissimo santo Padre!  Se mi sono sbagliato, allora io, in verità, non posso pensare ad altro se non che Tu eri presente nel Tuo santo Spirito quando  predicavo al popolo nel Tuo Nome, e pronunciavo la Tua Parola con la mia bocca e con la mia lingua; infatti, la Tua Parola è, sicuramente, la Tua più pura dimora secondo la testimonianza di Giovanni!".

13.  Il Signore dice: "Mio caro figlio, fratello ed amico!  Guarda questi splendidi palazzi!  Vedi, essi sono pieni di luminosità, di Luce e di Vita provenienti da Me!  Però, proprio come Io non sono  in casa Mia in tali palazzi nella Mia Essenzialità originaria, così tu non Mi hai portato con la tua  bocca e con la tua lingua.  Ma tu hai visto che in tutti questi posti non sono a casa nelle Mia Essenza originaria; dunque ci sarà qualche problema col tuo portare.  Ne deriva, perciò, che tu non Mi hai portato né nelle tue mani né sulle tue braccia: nelle tue mani, come amico e successore dei Miei primi discepoli; sulle tue braccia, come fratello, quale annunciatore e proclamatore della Mia Parola. Tu puoi, anche in questo caso, esprimerti una volta ancora più chiaramente sul come, quando e dove".

14.  Il priore dice: "O Signore e amorosissimo santo Padre!  Io intuisco qualcosa di più grande e quasi quasi non oso pronunciarlo.  Non si tratterebbe eventualmente di quando io da ragazzo Ti amavo tanto profondamente nel mio cuore che spesso, per la forza di tale Amore, scoppiavo in lacrime; oppure di quando, nella mia carica, altrettanto segretamente sentivo un Amore tanto potente per Te che, non di rado, per vera estasi mi faceva ammalare; oppure forse in quei momenti in cui, alla vista dei miei poveri fratelli, mi commuovevo fino alle lacrime, e correvo in loro aiuto, per quanto mi era possibile, anche con la Tua Grazia?  Se io Ti ho portato una volta, quando mi trovavo in uno di tali momenti, tuttavia io non saprei quale potrebbe essere, fra tutti, quello in cui Tu, o santo Padre, Ti sei tanto profondamente abbassato da lasciarTi portare da me".

15.  Il Signore dice: "Mio caro figlio, fratello e amico! Guarda laggiù, le piccole casette del Mattino; come là, così qui.  Dove tu afferri, afferri nel luogo giusto; e vedi, qui c'è il come, il quando ed il dove, riuniti in Uno.  Come Mi portavi tu?  Vedi, sempre nel tuo Amore per Me! Quando Mi portavi tu?  Vedi, sempre nel tuo Amore per Me!  Dove Mi portavi tu?  Vedi, ovunque e sempre nel tuo Amore per Me; cioè, tu Mi portavi sempre nel tuo cuore!

16.  Chi, però, Mi porta nel cuore, mi porta pure nelle sue mani e sulle sue braccia; e come nelle mani e sulle braccia non c'è forza portante se essa prima non proviene dal cuore, così nessuno può portarMi sulle sue braccia e nelle sue mani, se prima non Mi porta nel cuore.  Dunque, con ciò il "forse" è svelato dinanzi a te, poiché incerto era in te tanto il come, che il quando ed il dove tu Mi avevi portato.

17.  Ora però il come, il quando ed il dove sono stati fusi in Uno, e, dall'amico e dal fratello è sorto un figlio.  Perciò Io non ti dico: «Amico, fratello e figlio Mio», ma ti dico solo: «Mio caro figlio colmo d'Amore, seguiMi su quella altura fino alle case; là Noi vivremo insieme sotto lo stesso tetto e opereremo eternamente.  Amen!".

 

 

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Cap. 2

 * * * * * * *

Le condizioni eccezionali di un figlio di Dio proveniente dalla Terra

 

 

1. Vedete, la nostra somma Guida s'avvia con i tre alla volta dell'altura; la quale, come già accennato prima, è soffusa questa volta, da una gloria più luminosa, e, come potete constatare, l'elevato corteo procede speditamente.

2.  Ora rivolgete un po' i vostri sguardi alla nostra regione del Mattino, e specialmente sulle colline, ed osservate quale incalcolabile massa di spiriti angelici beati, con delle vesti più splendenti del Sole, fanno con le mani cenni di saluto amichevoli al Signore, per far comprendere ai nuovi arrivati chi è Colui che conduce i tre nella Sua casa!  Salmi risuonano da ogni parte, e beati richiami di giubilo affluiscono verso di noi; e tutto ciò per dimostrare, specialmente ai nuovi arrivati, che cosa è il Signore nella Sua casa!

3. Voi dite, anzi chiedete: "Tutto ciò ha l'apparenza come se il Signore, per amore di questi tre, avesse abbandonato, per breve tempo, tutto il sommo Cielo, e, ora che sta ritornando a casa, tutte queste celesti schiere di angeli beati se ne rallegrano giubilando oltremodo, per la gran beatitudine di veder ritornare il Signore e Padre santo e amoroso da un tale viaggio di raccolta".

4.  Ed io vi dico: "In certe occasioni questo ha anche un significato; poiché, quando avvengono tali liberazioni, il Signore si comporta realmente come se Egli partisse dal Mattino, e durante l'assenza Egli non è visibile, nella personale Sua Presenza, in nessun luogo in tutto il Regno Celeste del Mattino, eccezion fatta per il Sole di Grazia costantemente visibile.

5. Questo stato in cui, durante una tale assenza, gli spiriti beati non vedono il Signore, viene chiamato il "riposo silenzioso", poiché, in questo stato, tutti i beati si preparano da se stessi ad una maggiore beatitudine, e la grande brama con la quale essi attendono il Signore, è proprio quella che li prepara.

6.  Questa è la ragione per cui noi vediamo ora la regione del Mattino infinitamente estesa come se si fosse ridestata alla Vita dinanzi ai nostri occhi, poiché, da tutti gli spazi infiniti di questo Cielo, affluiscono gli spiriti angelici per accogliere il Padre in arrivo, con il cuore ardente d'Amore.

7. Ora però rivolgiamo il nostro sguardo alla nostra piccola compagnia, piena di meraviglia".  Il priore si rivolge al Signore, dicendo: "O Tu, Padre infinitamente santo ed amoroso, per amor della Tua santa Volontà, che cosa è mai ciò?  Sono questi, realmente, dei beati spiriti altissimi, oppure si tratta soltanto di una apparizione?  Infatti, è quasi incredibile che, dato che sulla Terra la cattiveria è straordinariamente grande, i Tuoi sommi Cieli possano essere tanto popolati.  Da uomini pii, ispirati dallo Spirito puro, abbiamo appreso che solamente pochi giungono a questo sommo Cielo; un po' di più nei due Cieli inferiori; molti nel luogo cosiddetto di purificazione, e un numero straordinario, che Dio ce ne scampi,  nell'Inferno.

8.  Visto che la Terra è abitata dal genere umano, da poco più di cinquemila anni fa, la presenza qui di un numero così incalcolabile di spiriti visibili non è comprensibile.  Infatti, anche soltanto ad uno sguardo superficiale, ne risultano talmente tanti che, messi l'uno vicino all'altro in un milione d'anni e sostituendoli alternativamente di anno in anno, riempirebbero talmente la Terra che, se fra loro cadesse una mela, non raggiungerebbe di certo il suolo. O Signore e Padre buonissimo e amorosissimo, questo è per me uno spettacolo assolutamente incomprensibile!  Ci dovrebbero essere nel Tuo Cielo sommo delle procreazioni perfette, altrimenti non ci capisco proprio nulla".

9. Il Signore dice: "Certo, Mio caro figlio, nella Mia casa tu t'imbatterai in parecchie altre apparizioni del genere, che ti sembreranno ancora più incomprensibili di questa; però, esse non sono delle apparizioni, bensì la più completa e la più pura Verità.

10.  Qui, in generale, non c'è nessuna illusione ottica o gioco di specchi, bensì tutto quello che vedi qui è perfettamente solido e afferrabilmente vero. Nel Regno dell'Amore ogni cosa è completamente priva d'inganno; e, nel suo limite più ristretto possibile, in se stessa unita. Anche questi spiriti sono, perciò, degli esseri altrettanto veri, quanto lo sei tu; e sono tutti, senza eccezione, Miei cari figli.

11. Se tu vuoi misurare tutti questi figli soltanto sulla base della Terra, allora avresti certo ragione con il tuo calcolo, poiché i Miei figli della Terra non sono molti, qui; e quelli che vi si trovano, sono esclusivamente abitanti della Mia Città Santa.

12.  Se tu, però, sulla Terra in una notte serena hai osservato il cielo stellato, avrai constatato l'infinito numero delle costellazioni.  Credi che le stelle non siano altro che dei punti luminosi nel cielo incommensurabile?  Vedi, queste sono ugualmente innumerevoli mondi, sulle quali vivono degli uomini simili a voi; e dappertutto Mi riconoscono quale il Signore del Cielo e del loro mondo.

13.  Però i figli della Terra Mi sono più vicini, poiché Io, là, con la Mia Personale Presenza nella carne, ho fatto di loro i Miei primi figli.  Essi, perciò, sono qui, dopo di Me, coloro che giudicano le dodici Tribù d'Israele; ciò che in questo sommo, celestialmente ampio e intimissimo significato spirituale vuol dire che:

14.  A questi Miei veri figli è dato da Me di dominare, indagare e giudicare insieme a Me l'Infinità e le infinite Creazioni in essa.  Ed i figli delle altre costellazioni stanno al loro servizio, come le varie membra di un corpo sono sempre pronte a servire la volontà nello Spirito.  Perciò questi spiriti formano, con uno dei Miei figli nella grande misura dell'attività dell'Amore, come un "uomo" in grandi proporzioni, provvisto di tutte le membra necessarie agli scopi che si prefigge la sua volontà.

15. Dunque, un figlio della Terra proveniente da Me è una volontà completa e perfetta di innumerevoli altri spiriti provenienti dalle costellazioni, i quali - in e da per se stessi - hanno, ognuno, la volontà propria, e possono fare quello che vogliono, secondo il loro libero e beato compiacimento.  Tuttavia, nei casi che esercitano l'effetto dell'Amore, la volontà dei Miei figli principali entra ed esce in loro, ed essi sono a miliardi come un unico uomo, in cui lo spirito volitivo operante è quello di uno dei Miei figli!  Ora, queste cose tu non le puoi comprendere che imperfettamente, ma, per il momento non devi darci importanza, poiché, nell'eterna Città dove dimoro, vi sono molte scuole superiori, nelle quali tu potrai apprendere molte cose nuove.

16.  Per adesso accontentati di questa Mia risposta d'Amore alla tua domanda, e vieni con Me, insieme alla tua sposa e a tuo fratello, in questa Mia capanna, che abbiamo appena eretto. Tu, qui, mangerai alla Mia mensa per la prima volta nel Mio Regno, e gusterai il pane eternamente vero, e l'acqua più viva; dunque, entrate con Me nella dimora!

17. Ed ecco, tutti vi entrano, ed il priore fa tanto d'occhi, scorgendo nella capanna tanta aurea semplicità, nonché tanti comunissimi attrezzi agricoli e suppellettili casalinghi, ed il Signore gli chiede: "Dunque, Mio amato figlio, come ti piace nel suo insieme la Mia dimora?". Il priore risponde: "O Signore e Padre amorosissimo, qui mi piace tutto infinitamente, poiché ha veramente tutto l'aspetto, come se sulla Terra ci si trovasse in una pulita e tranquilla capanna di contadini. Quello, però, che mi sorprende moltissimo, è come mai Tu, o eccellentissimo e santissimo Padre, che possiedi tutte le magnificenze di tutti i Cieli e dei mondi, Ti possa accontentare di una dimora tanto semplice!  In verità, ciò Ti rende indicibilmente tanto più meritevole d'Amore e Santo, di quanto lo spirito più perfetto se lo possa immaginare, anche soltanto in minimissima parte".

18.  Il Signore dice: "Vedi, Mio caro figlio, per Me vale e ben con ragione: «Sapienti pauca suddiciunt»" (al saggio basta poco).  Il priore, per il grande Amore, si piega fino a Terra e, nel completo struggimento del suo animo, dice: "O Tu, ottimo e amorosissimo Padre santo, non «sapienti», bensì: «quam maxime aeterne sapientissimo»!  Questo non è sicuramente «pauca», o Signore e mio amorosissimo Padre santo, bensì «quam maxime immense multa» (non è poco, bensì infinitamente molto).  Infatti, tutte queste poche cose, semplici per se stesse, hanno sicuramente un significato straordinario e meraviglioso, del quale io, per l'eternità, non potrò afferrare che la minima parte!".

19.  Il Signore dice: "Mio caro figlio, mettiti nuovamente ritto in piedi, e subito dopo il pasto alla Mia mensa, si vedrà già quanto di questa minima parte tu sarai in grado di comprendere.  Però, non dare grande importanza al pasto, poiché, qui vedrai che si può applicare letteralmente il vero significato del detto tedesco: «Si fa presto a spazzolare i capelli corti».  Qui non si parla neppure delle cosiddette tavole imbandite celesti; ma ci si nutre semplicemente e si vive, per così dire, di pane ed acqua.  Però, malgrado questo semplice vitto, tu ti accorgerai ben presto che i Miei figli hanno un bell'aspetto.  Siediti dunque a tavola, dato che è ora provvista di pane e di vino, e mangia e bevi come tu vedrai mangiare e bere Me.

 

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Cap. 3

* * * * * * *

La beatitudine in continuo aumento richiede attività

 

1. Ed ora, la nostra elevata Compagnia sta mangiando, ed il nostro priore come pure gli altri si meravigliano altamente dello squisito sapore di questo Pane, e così pure dell'Acqua viva, ed il priore dice, con la massima devozione: "O Signore e Padre amorosissimo!  Questo Pane sembra che sia stato prodotto con i cibi saporiti e più nutrienti di tutta la Terra; e l'Acqua sembra essere un estratto di tutti i migliori vini che crescono sulla Terra; sempre che qui si possa fare un tale paragone".

2. Il Signore dice: "Sì, Mio caro ed amato figlio!  Tu non hai certo giudicato male il sapore di questo semplice pasto.  Vedi, come dal puro Amore in Me crescono tutti i frutti buoni, tanto sulla Terra che sugli altri mondi, e derivano il loro sapore, il profumo, la loro idoneità alla nutrizione, e la loro efficacia, così anche questo Pane, quale il primo concetto fondamentale di tutto quello che su tutti i corpi mondiali viene prodotto, lo contiene in sé, quale Causa prima qualitativamente utilizzabile e squisita.

3.  Da questo Pane deriva ogni altro pane, poiché esso è un vero Pane vivo, ed è simile al Mio Amore, che si offre qui a tutti i Miei figli per l'eterna vivente nutrizione.  E così pure l'Acqua, come il Pane, è la base di tutte le cose, poiché essa è la Luce dell'Amore; e con ciò, tutti i Miei figli partecipano insieme a Me al godimento della Mia Sapienza, per l'eternità.  Ciò significa che tutti i Miei figli, che sono qui presso di Me, sono nella profondità della Mia Sapienza, e, per conseguenza, in tutta la Mia Potenza e Forza!

4. Vedi, questa è la vera Acqua di vita, della quale, sulla Terra, Io ho detto alla donna al pozzo di Giacobbe che colui che berrà di quest'Acqua, non avrà più sete in eterno!".

5.  Il priore dice: "O Signore, amorosissimo e santissimo Padre!  Ora io vedo ciò chiaramente. In verità, dopo aver bevuto con tanto godimento di quest'Acqua, comincio a scorgere nelle inconcepibili profondità della Tua Onnipotenza e della Tua Sapienza, cosicché mi sento invadere da un piacevole tremito altamente beatificante.  Soltanto una cosa mi piacerebbe sapere ancora, cioè se io non riceverò più per il futuro quest'Acqua da bere, e un po' di questo buon Pane da mangiare?".

6.  Il Signore dice: "O, Mio caro figlio, non affannarti per ciò!   Questo Cibo e questa Bevanda non si esauriranno mai, in eterno; e tu ne avrai sempre in abbondanza, così da non aver mai in eterno l'occasione di lamentarti per la sua mancanza.  Infatti, in questo Mio Regno vi sono in eterno in grande numero sorgenti, fiumi e mari, eternamente inesauribili in grandi quantità infinite; perciò non è affatto il caso di temere che qualcuno di voi non ne debba avere a sufficienza.

7.  Vedi, soltanto con i corpi mondiali materiali Io sono alquanto economico; e tengo i Miei veraci aderenti e seguaci nella ristrettezza, per quanto possibile; poiché, dato che l'uomo deve studiare attivamente le vie della Vita, per far propria, poi, la via che conduce alla vera Vita eterna; con lo stomaco pieno, egli non potrebbe far ciò.  Infatti, voi nei vostri studi avete pure un vecchio proverbio: «Una pancia piena fa finire tutto al vento e in fumo», oppure:  «Plenus venter non studet libenter» (Un ventre pieno non studia volentieri).

8.  Vedi, appunto per queste oltremodo sagge ragioni, Io sono piuttosto avaro con i corpi mondiali, ma, in compenso, sono poi, qui, l'infinita generosità stessa, e ogni cosa dev'essere a disposizione nella massima abbondanza e completezza.  Sui corpi mondiali, Io non vedo di buon occhio che qualcuno dica: «Questa pietra è mia».   Qui invece Io voglio donarvi degli interi sistemi solari; poiché dispongo di simili tesori in quantità senza fine.  Tutta l'infinità è piena delle più grandi opere meravigliose del Mio Amore, della Mia Sapienza e della Mia Onnipotenza.  Perché, allora dovrei essere avaro qui?  Se sulla Terra un terreno di mille klafter costa mille talleri, Io qui do per un tallero mille Soli con tutti i loro pianeti.  Ritengo che un tale scambio abbia la sua importanza!

9.  Perciò, non preoccuparti affatto se avrai sempre qualcosa da mangiare e da bere; dato che, con tanti appezzamenti di terreno a disposizione, non costerà grande fatica procurarti un onesto pezzetto di pane".

10. Il priore dice: "O Tu, mio amatissimo Gesù!  Per questa Tua promessa, sono ancora troppo enormemente timoroso e sciocco.  Ma qui, in questa casetta, mi sento tanto infinitamente contento, e indicibilmente beato che non desidero proprio niente in aggiunta; ragione per cui, io lascio tutti questi infiniti beni da Te promessi a qualche altro più degno di me.  Se io ho soltanto la certezza che Tu, qui, sei costantemente di casa, non mi occorre altro per tutta l'eternità, poiché la coscienza della Vita eterna alla Tua Presenza, e la contemplazione, meravigliosamente beata, delle opere della Tua Onnipotenza, e poi, questa mogliettina da Te donatami, e questo fratello mio, che sentono tutto ciò all'unisono con me e, soltanto qualche volta, un pezzetto di Pane e un sorso di quell'Acqua, mi rendono già beatamente provvisto per tutta l'eternità!".

11.  Il Signore dice: "O sì, figlio Mio caro, questo lo vedo benissimo, però guarda, questo tuo sentire beato è soltanto la prima idea della vera e propria beatitudine.  Se tu dovessi qui gustare tutte queste cose in tutta tranquillità e nell'inattività, tuttavia, malgrado la loro bellezza, con il tempo ne saresti eccessivamente sazio, e molto di quanto oggi ti rallegra, non ti rallegrerebbe più. Perciò, già dall'eternità, Io ho disposto in anticipo che, per godere di una beatitudine sempre aumentante, ognuno dei Miei figlioli avesse continuamente una attività adatta, e disponesse un campo d'azione idoneo.  Perciò non è neppure il caso di parlare di una costante dimora in una tale capanna.

12.  Noi lasceremo perciò, per un certo tempo, proprio questa capanna, e ci recheremo nella Mia Città.  Là conoscerai qual è la tua proprietà e, con la stessa, la tua vera eterna destinazione. Alziamoci perciò, e continuiamo il nostro viaggio.  Le schiere degli spiriti che tu hai visto poco fa in attesa, non rappresentano affatto la totalità degli abitanti di questo eterno, sommo Cielo d'Oriente, bensì queste schiere appartengono soltanto al tuo futuro campo d'attività.  Tuttavia non qui, bensì nella Mia Città e nella stessa tua dimora apprenderai ogni altro particolare".  Vedete, il priore sta quasi per cadere al suolo a questa infinita enunciazione del Signore; ma il Signore lo rafforza, e poi fa cenno a tutti tre di seguirlo.  Allora seguiamo pure noi questa elevata Compagnia!

 

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Cap. 4

* * * * * * *

I tre Cieli e la loro struttura

 

1. Ora, le innumerevoli schiere di spiriti beati si avviano lungo le nostre strade, e formano, per così dire, una spalliera vivente che, come potete vedere facilmente nel vostro spirito, si prolunga in una linea diritta, nella quale non si scorge la fine. Osservate la varietà delle figure, tutte celestialmente belle che ai due lati, mentre passiamo, si offrono al nostro sguardo, poiché in questa contemplazione voi potete scorgere gli abitanti di tutte le costellazioni.  Soltanto non dovete pensare che in queste file infinite ci siano qui presenti parecchi di un pianeta o di una costellazione, bensì, per ogni costellazione ce ne sono due, cioè, un essere maschile e uno femminile.  Perciò, se ce ne dovessero essere di più, questo spazio, che si estende infinitamente, anche se preso spiritualmente, per i vostri occhi, sarebbe troppo piccolo per comprenderli tutti e allora voi non potreste abbracciarli con lo sguardo.

2.  Voi chiedete a questo punto: "Poiché, da quanto sappiamo, su certi grandi pianeti e specialmente sui Soli si trovano uomini giganteschi, è da meravigliarsi che qui, questi spiriti beati, tuttavia, sono tutti di statura comune, solo con quelle piccole differenze che si riscontrano pure sulla Terra".  Io vi dico: "Qui, dove dimora il Signore, non c'è nessuna differenza; però, diverso è il caso in altre zone del Cielo, dove il Signore è presente soltanto nel Suo Sole di Grazia.

3. Simili zone si trovano, anzitutto, nel primo Cielo o Cielo inferiore, dove dimora esclusivamente la sapienza e, da questa, il rispetto amorevole per il Signore; e poi, nel Cielo del Mezzogiorno, o secondo Cielo, composto da coloro che dal Vero della Fede sono passati all'Amore per il prossimo e da questo all'Amore per il Signore.

4. Ognuno di questi due Cieli è, in e da per se stesso, infinito, e comprende tutte le innumerevoli miriadi di spiriti che, a suo tempo, sui rispettivi corpi mondiali sono vissuti rettamente.  Oltre a ciò, ambedue i Cieli sono così ripartiti che, in forma corrispondente, gli spiriti planetari hanno le loro libere e beate dimore proprio in quel posto del Cielo dove si trova, dal punto di vista naturale, il corpo terrestre in cui hanno trascorso la loro vita fisica. Tuttavia, voi dovete raffigurarvi questo Cielo in modo tale che il suo spazio infinitamente esteso abbracci in sé tutti i Soli e tutti i pianeti come singoli punti dello spazio".

5.  Voi certo chiedete come ciò sia possibile, dato che in primo luogo ci sono tre Cieli separati, mentre i pianeti non lo sono, e che, oltre a ciò, i pianeti e i soli sono così, sopra e sotto l'uno all'altro, che non possono assolutamente corrispondere planetricamente ad una superficie piana. Conseguentemente, come si deve intendere ciò?

6.  Io vi dico: "Certo che, dal punto di vista naturale, ciò non si potrebbe facilmente metterli l'uno sopra all'altro; invece, nella rispondenza spirituale la cosa è fattibilissima nel modo più evidente e chiaro.  Malgrado ciò, una immagine naturale vi può chiarire molto questo fatto.  Perciò, vogliamo tentare di trovare qualcosa di adatto al nostro scopo; dunque, ascoltate!

7.  Prendete, ad esempio, la vostra Terra.  Il terreno solido e la sua superficie abitata formi il primo Cielo; la regione dell'aria, quella cioè delle nuvole, formi il secondo Cielo; e l'ampia regione dell'etere, che si estende al di sopra delle nuvole, il terzo e sommo Cielo.  Questi tre Cieli, pur essendo l'uno dentro nell'altro, sono tuttavia così ben separati l'uno dall'altro, che dal Cielo più basso nessuno può passare nel secondo, e meno ancora nel terzo; come pure nessuno può giungere dal secondo nel terzo, mentre nel caso inverso è senz'altro possibile.

8.  Su ogni corpo terrestre un numero infinito di esseri si trattengono in queste tre zone.  Sul terreno, quelli grossolani e materiali; nella regione delle nuvole, quelli più spirituali e più leggeri; nella terza regione, quelli completamente eterei ed invisibili; e tuttavia, queste tre specie di esseri, su ogni corpo terrestre, stanno in continua corrispondenza reciproca. 

9. Con ciò, noi avremmo una parte dell'immagine.  Voi sapete, però, che ogni corpo terrestre che si muove liberamente viene illuminato da innumerevoli raggi di altri corpi mondiali lontani. Vedete, in questo modo, esso accoglie nelle sue tre regioni, o nei suoi tre piani, parti provenienti da tutto l'Universo.

10.  Per mezzo di questa reciproca influenza, che sta in continuo collegamento con tutto l'Universo e tutto l'influsso del corpo terrestre, si mette, poi, in continua correlazione con le sue tre regioni corrispondentemente alla loro diversa natura, cosicché la parte eterea rimane nell'etere, quella atmosferica nell'atmosfera, e quella tellurica passa sul corpo terrestre stesso.

11.  In seguito a ciò, gl'influssi di tutti i Soli e pianeti stanno sempre in reciproca rispondenza, l'uno verso l'altro, cosicché l'etereo degli altri pianeti si unisce soltanto con l'etereo del vostro pianeta, l'atmosferico con l'atmosferico, ed il tellurico con il tellurico.

12.  Dato che, oramai, abbiamo esposto tali correlazioni in modo evidente, possiamo passare alla terza considerazione della nostra immagine, cioè a quella spiritualmente corrispondente.  Quello che è perfettamente simile nella corrispondenza appare nel rapporto spirituale come un piano assolutamente uguale dappertutto; per conseguenza tutto il simile naturale e tellurico di tutti i corpi mondiali appare spiritualmente come un piano che si estende all'infinito, e lo stesso avviene per l'atmosferico, come pure per l'etereo.

13.  Le rispondenze però, nel mondo spirituale, sono costituite soltanto dalla vita dell'animo degli uomini sui corpi terrestri.  Voi dite che il tellurico, nella sua infinita varietà, corrisponde alle molte costellazioni naturali, ed è anche così. Anche la naturale vita dell'animo di un uomo ha rispondenza con la vita dell'animo degli uomini di tutte le costellazioni, considerata dal punto di vista naturale. Lo stesso è il caso con la parte spirituale che ha come fondamento la sapienza, e con quella che ha come base l'Amore.  Ora, però, fate attenzione!

14.  L'uomo, sul vostro corpo terrestre, è nella sua costituzione, per così dire, il "centro" di tutti gli uomini degli altri corpi terrestri, e questo perché il Signore è diventato un Uomo, secondo la carne, sulla Terra stessa.

15.  Il primo Cielo o inferiore, che viene chiamato spirituale secondo natura, comprende esseri beati del vostro corpo terrestre; ed ognuno di questi esseri beati forma una superficie piana, nella quale tutti gli altri uomini delle costellazioni stanno con lui nello stesso rapporto delle linee che si dipartono verso fuori da un centro, oppure che da un vastissimo cerchio corrono nuovamente tutte insieme al punto centrale.

16.  Però, tale piano secondo natura non è né può continuare ininterrottamente, bensì, come si presenta, appare sempre isolato.  Perciò, il Cielo secondo natura voi lo scorgete sempre come suddiviso in un numero infinito di singoli circoli.

17.  Il secondo Cielo, che noi conosciamo come Mezzogiorno, è già più concreto; tuttavia ha nella sua infinita estensione certi spazi intermedi, rappresentati da mari infinitamente vasti, al di là dei quali gli spiriti che appartengono a questo Cielo possono giungere soltanto attraverso una guida spirituale.

18.  Osservate ora, però, la terza sezione, quella eterea, nella quale fluttuano in senso naturale tutti gli infiniti corpi mondiali.  Questa è, dappertutto, perfettamente concreta, e per conseguenza anche il sommo Cielo d'Amore è, nella forma corrispondente, così disposto che esso circonda, sostiene e guida tutti gli altri Cieli.  Ora non sarà più tanto difficile capire che, con questo sommo Cielo, tutto il resto alla fine deve appianarsi come concreto, dato che tutto viene attivamente compenetrato da detto Cielo.

19. Ecco perché gli spiriti beati della Terra hanno in questo Cielo tale sconfinato campo d'azione conferito loro dall'Amore del Signore.  Essi possono andare dappertutto, perché per loro la via è piana; e non c'è in nessun luogo un "su" ed un "giù", come, in modo corrispondente, non potete nemmeno supporre, che un essere etereamente leggero, sul quale nessun corpo terrestre può più esercitare la sua forza di attrazione, possa muoversi più leggermente o più pesantemente, nel luminoso mare etereo, per un "su" o per un "giù", poiché non c'è dubbio che egli si muoverà in ogni direzione, con la stessa facilità del pensiero, al quale perfino qui, sulla Terra, il "su" ed il "giù" sono di certo perfettamente uguali.

20.  Ciò, però, nella corrispondenza spirituale, viene chiamato "piano", e si presenta alla vista, come un'infinita distesa, dove anche gli spiriti di tutti i mondi si trattengono necessariamente con i loro corpi mondiali corrispondenti.  Inoltre, tali spiriti devono pure, per necessità di servizio, rimanere in collegamento con noi, spiriti centrali, fatti tali dal Signore.

21.  Questa sia, per il momento, una risposta sufficiente alla vostra domanda.  Ma quando, in occasione della nostra prossima considerazione, il Signore installerà questo Suo piccolo gruppo nella sua eterna destinazione, allora voi potrete udire dalla Sua bocca parecchie cose che vi faranno scorgere tutto quanto ora dettovi, in una luce efficacemente più chiara.

22.  E' difficile mettere in relazione, in maniera evidente e comprensibile, le situazioni spirituali, usando, per forza di cose, il linguaggio naturale; ciò non di meno, il grande Amore e la Sapienza del Signore possono operare miracoli in ogni dove, ragion per cui, anche in questo caso, la parte migliore la riceverete solo dalla Bocca del Signore.  Ora, però, ci stiamo nuovamente avvicinando alla Città Santa; perciò concentriamo la nostra attenzione verso quella parte".

 

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Cap. 5

* * * * * * *

Essenza dell'amore.

Amore per il prossimo dall'amore per Dio e amore per Dio dall'amore per il prossimo

 

1. Vedete come questa volta delle schiere ancora più fitte ci vengono incontro nel massimo splendore.  E se volete aprire anche gli orecchi, percepirete pure dei solenni canti corali, nei quali la parola, per se stessa, si deve percepire come la più alta e perfetta di tutte le musiche.

2.  Certamente, voi riflettete come ciò sia possibile.  Ma io vi dico: "Non vi è nulla di più facile, come pure di più spirituale secondo l'ordine, della musica della parola.  E perché dunque?  Se voi prendete la vostra parola articolata, che in e da per se stessa è soltanto l'involucro esteriore della parola vera e propria, la quale si trova nel più intimo della parola esteriore, è naturale che non andrà troppo bene per la produzione musicale della parola; ma se voi ritornate al vero e proprio fondamento della parola, voi troverete che la cosa è completamente nel suo ordine naturale.

3.  Qual è dunque il fondamento della parola? In primo luogo, e come è per tutto ed in ogni cosa, è l'Amore. Però, come si esprime l'Amore interiormente? L'Amore si esprime sempre con un impulso bramoso, cioè vuole attirare tutto a sé!  Questo nobile impulso guarda da ogni lato intorno a sé, e quello che l'occhio suo incontra, esso l'afferra così com'è, e si ingegna di attirare l'oggetto visto sempre più vicino, ed infine di riunirlo a sé.

4.  Da voi quest'impulso si chiama brama.  Che cosa si trova effettivamente in questa brama? Niente altro che la necessità di riempirsi sempre più con ciò che, appunto, si adatta con armonia perfetta a questa brama.   Con ciò si può anche dire che questa brama è pure una costante sensibilità vivente, in seguito alla quale la brama si avvede, appunto, della necessità in sé di riempirsi sempre più.

5. Ora fate attenzione!  L'Amore per il Signore, da cui deriva quello per il prossimo, sente per conseguenza la necessità del Signore e di tutto quello che è del Signore.

6.  Il «cattivo amore», invece, come voi sapete, è il contrario in tutto.  Quando l'Amore buono e nobile sente la pienezza in continuo aumento di ciò che è la sua unica necessità, allora prova in sé un appagamento, il quale in sé è appunto quel delizioso sentimento cosciente che, proprio attraverso il suo appagamento e l'attività vitale da esso prodotta, rende manifesta in sé la Luce dell'Amore.  In questa Luce tutto viene accolto in esso come plasticamente, e si tramuta in forme armoniche molto elevate.

7.  Dalla coscienza dell'appagamento e dalla contemplazione delle forme viventi in sé, deriva poi quel delizioso sentimento che voi conoscete come il concetto di: "Beatitudine  dell'eterna  Vita".

8.  Ora fate ancora attenzione!  Una volta che l'Amore vivente è stato così appagato, ed è passato nella sua Luce, trova una seconda necessità, cioè quella della comunicazione. Questa comunicazione si identifica con l'amore del prossimo o l'amor fraterno, il quale, però, non può essere completamente presente fino a che l'uomo, nel suo amore per il Signore, non abbia ricevuto il giusto appagamento proprio dal Signore.

9.  Perciò, anche il vero ordine dell'amor del prossimo è soltanto quello di amare il fratello attraverso il Signore.  Se, al contrario, qualcuno ama il Signore attraverso i suoi fratelli, allora è un ordine capovolto, che non ha nessun rapporto armonico con il primo ordine.  E perché?  Perché, di certo, è più naturale cercare ogni cosa in Colui nel Quale c'è Tutto che non cercare il Tutto perfetto in colui che è molto lontano dall'essere tutto.  Oppure, per esprimersi ancora più chiaramente:

10.  "Sicuramente, rispetta più l'ordine cercare in Dio tutti i fratelli che in questi Dio infinito!". In Dio ognuno che ardentemente lo desideri troverà tutto; ma nel suo fratello è a volte molto incerto trovare la suprema Essenza Divina, e, se la si trova, c'è poi una grande differenza fra trovare e trovare.

11. Questa differenza voi la potete constatare terrenamente, come se aveste un buon cannocchiale. Se lo usate nel modo giusto, cioè se voi volgete la grande lente dell'obiettivo verso l'esterno e avvicinate le piccole lenti oculari agli occhi, troverete gli oggetti che osservate nel naturale ingrandimento, poiché qui il vostro sguardo si irradia dal centro della lente dell'obiettivo.  Quando voi però lo capovolgete, vedrete certo gli oggetti che avete visti prima, ma questi appariranno tante volte più piccoli, quante volte più grandi li avete scorti prima; e dovrete fare una fatica terribile quando voi scorgerete in qualche misura oggetti lontani e vorrete riconoscerli pienamente.

12.  Voi chiedete se, così facendo, dal punto di vista spirituale si pecca o no.  Oh, no, non si pecca affatto, poiché, se voi guardate i dintorni attraverso un cannocchiale rovesciato, li vedrete anche così molto belli e meravigliosi, solo che, come già detto, vi costerà molta fatica riconoscerli quali essi sono.

13.  Lo stesso avviene con l'Amore per il Signore quando deriva dall'amore del prossimo. Il Signore è certamente in ogni fratello, poiché Egli è la Vita Stessa in ognuno, però in un'immagine piccolissima, dunque così come l'uomo stesso è una piccola immagine infinitesimale di tutto il Cielo infinito; o, con altre parole, l'uomo è un Cielo in figura infinitesimale.

14.  Chi invece ama il fratello attraverso il Signore, guarda, partendo dal centro del punto focale dei raggi dell'obiettivo del suo cannocchiale, verso tutti i suoi fratelli con amore, e vede in essi molto di più di quanto vedeva prima.

15.  Prima, egli vedeva che nei suoi fratelli dimorava una Scintilla Divina e vedeva molte piccole scintille divine.  Ora, però, vede nei suoi fratelli che il Signore in loro è tutto per tutto, e, invece della Scintilla, vede ora dei grandi Soli che fiammeggiano nei suoi fratelli, dalla cui luce si sviluppano continuamente nuove splendide forme, simili a meravigliose creazioni di Dio.

16.  Ritengo che ciò dovrebbe risultarvi chiaro ora; perciò, adesso voglio vedere come poter trarre da tutto ciò la musica dalla parola.   Io vi dico che ora non vi è nulla di più facile; soltanto dobbiamo premettere una domanda, e precisamente: "Che cosa è, in realtà, la musica in sé?".  La musica, considerata soltanto nella sua forma acustico-terrena, non è altro se non un'esposizione corporea, per mezzo di suoni, e, perciò, percettibile ai più rozzi sensi esteriori, dell'interiore sentire armonico.

17.  Dunque, se questo sentire interiore armonico, così esposto esteriormente, è già "musica", allora, il vero sentire interiore dovrà essere tanto più la vera musica, essendo appunto il fondamento della musica esteriore stessa.

18.  Noi spiriti sentiamo nel nostro beato appagamento d'Amore, e pensiamo attraverso le forme che dal Signore sorgono in noi, dalla Luce dell'Amore.  Questo sentire e questo pensare è la nostra massima beatitudine, perché appunto in ciò la Vita del Signore si manifesta in noi.

19.  Pensate ora, all'armonia.  Il Signore in noi è la Parola fondamentale, e, perciò, il vero Suono fondamentale.  Il nostro appagamento da parte del Signore è il secondo intervallo armonico; la luce emanata da questo appagamento è il terzo intervallo armonico; le forme derivanti dalla luce sono ciò che voi chiamate melodia.

20. Nella vostra musica, però, affinché questa sia completa, al massimo avete il contrappunto, poiché voi accompagnate in modo vivo una melodia, e questo accompagnamento in se stesso può essere formulato come puro tema.

21.  Vogliamo vedere se si riscontra una tal cosa anche nella nostra musica fondamentale?  Certamente; poiché cos'è il reciproco scambio di idee e di forme o lo scambio dei nostri sentimenti più intimi e beati se non un vero contrappunto musicale celeste, dato che un fratello beato accoglie la beatitudine di suo fratello e collega armonicamente la stessa con la beatitudine degli altri. In questo modo ha luogo il beato trapasso dell'uno nell'altro, il collegamento e di nuovo lo scioglimento, proprio come un grande oratorio celeste costituito con estrema maestria secondo il vostro modo.  Riuscite a capire una tal cosa?

22.  Voi chiedete se si ode sempre una simile musica?  Io chiedo invece a voi: "Quando udite voi della musica sulla Terra?".  Voi dite: "Quando dei musicisti si riuniscono a questo scopo, e, dopo aver dato il prescritto segnale, cominciano a trarre dei suoni dai loro strumenti".  Bene, io vi dico: "Questo è il caso anche della musica fondamentale nel Cielo".

23.  In tali occasioni, quando, cioè, il Signore ritorna come ora, il sentire beato di tutti gli spiriti celesti viene spinto alla massima sensibilità percettiva; e questo altissimo gradino del sentire beatissimo si esprime armonicamente come la più sublime musica.

24.  Allo stato abituale, però, si pronuncia la parola anche qui così come da voi; nonostante ciò ogni spirito celeste qui ha in sé la perfetta facoltà di percepire tutto, nella più completa armonia, nonché di far percepire anche ad altri quello che egli pensa e sente armonicamente in sé.

25.  E così tu, A.H.W., potresti percepire in te immediatamente, come eseguita da una numerosa orchestra, una di quelle opere musicali che tu, sulla Terra, puoi comporre ed ideare soltanto a tono unico (successio = successione).

26.  Ritengo che ora tutto vi dovrebbe essere alquanto chiaro, perciò potrete adesso rallegrarvi un poco, insieme a me, alle splendide armonie che dalle schiere celesti stanno sempre più avvicinandosi verso di noi, e giungono al nostro orecchio.

27.  Però, guardate un po' anche il nostro priore, come dalla somma letizia non sa raccapezzarsi, e che, proprio ora, domanda al Signore: "Che cosa sta a significare tutto ciò?".  Il Signore, però, gli dice: "Mio caro figlio abbi ancora un po' di pazienza, e percepisci il primo grado della beatitudine. Al momento giusto ed al posto adatto tutto ti diverrà chiaro.  Prima dobbiamo raggiungere la Città, e una volta là potremo sbrigare il resto.

28.  Guarda però il piccolo gruppo che Mi viene incontro, ed indovina chi sono coloro che lo compongono".

29. Il priore dice: "O Signore, da che cosa lo dovrei dedurre?  Che essi siano fratelli e angeli beatissimi quest'è certo; chi sono, però, non lo potrei mai indovinare".

30.  Il Signore dice: "Bene, allora te lo dirò Io; questi sono Miei fratelli.  I due davanti sono Pietro e Paolo che a te sono certamente ben noti, dietro a Pietro viene verso di noi, come tu vedi, il Mio diletto Giovanni; dietro a Giovanni, tu puoi vedere Matteo e Luca.  Marco invece ci segue, ed è colui che qual primo vi cercò per Mio incarico, e quelli che seguono ancora più indietro sono gli altri Apostoli.  Ora, però, basta; appena in Città, come già detto, Mio amato figlio, seguirà la rivelazione!".

 

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Cap. 6

* * * * * * *

Particolarità personali degli Apostoli raffigurate attraverso insegne

 

1.  Ed ecco, noi siamo giunti alla porta della Città, a voi già nota, che è tutta costruita in pietre preziose, così come le mura intorno alla Città e le case entro la stessa.

2.  Guardate, ora, la strada che ci sta dinanzi, chiamata anche la "Strada principale", la "Strada del Signore", e la "Strada del Centro di ogni Luce"; lungo la quale molti spiriti angelici beati ci vengono incontro come un fiume in piena, vestiti come bambini.

3. Vedete, tutto qui trabocca del massimo splendore che emana dalla Sapienza illuminata dell'Amore, mentre il Signore, come potete osservare, se ne va anche qui in tutta semplicità, così come lo abbiamo visto fin da principio; una veste azzurra è tutto quello che lo adorna secondo l'apparenza esteriore.  Però, anche i Suoi fratelli sono vestiti con altrettanta semplicità, e, come potete osservare, ognuno porta un piccolo segno sulla veste, come una decorazione; segno di ciò che lo distingueva sulla Terra, in essenza, da un altro fratello, e che indicava, oltre a ciò, quale mestiere egli esercitava, sempre sulla Terra, quale uomo naturale per provvedere alle necessità della vita fisica.

4.  In questa occasione voi potete vedere Pietro con la veste ornata di due chiavi poste sotto una croce.   Sotto le due chiavi potete scorgere, riprodotta in misura ridotta, una rete di pescatore come tessuta con piccoli diamanti.  Non c'è certamente bisogno che io vi chiarisca il significato di queste due insegne.  Talvolta, in speciali occasioni, tale Apostolo riceve ancora delle altre insegne; ad esempio, quale un ornamento di penitenza, si può vedere il gallo, come pure una spada.

5.  Guardate ora Paolo: egli ha una spada a due tagli; sotto la spada, però, un piccolo tappeto, tessuto con diamanti colorati.  In occasioni speciali egli ha anche un cavallo rossiccio, e, sopra il cavallo, come un raggio di fuoco; invece, sotto il cavallo, un rotolo e un lapis di ardesia; e, come questi due primi Apostoli, in tali occasioni anche gli altri hanno sulle loro vesti delle insegne che si riferiscono alla loro esistenza terrena ed all'attività d'allora.

6.  Queste insegne hanno un grande significato, e servono ai loro possessori, in senso elevatissimo e profondamente spirituale, allo stesso scopo a cui servivano in tempi anteriori, in senso solo esteriormente simbolico, la tavoletta del Tumin e Urim al sommo sacerdote del Tempio israelita. Poiché, anche qui, gli spiriti sommamente beati non si trovano in un grado sempre ugualmente elevato dell'interiore Sapienza, proveniente dal Signore, bensì ha luogo anche in loro un cambiamento di stato che è comparabile ad uno stato di operosità seguito da uno stato di sosta o di riposo.  Nello stato di operosità, ognuno è munito, secondo il bisogno, della più profonda Sapienza del Signore; nello stato di sosta, invece, nessuno ha bisogno di una tale profondità, bensì, anche qui, di un certo riposo del Sabato nel silenzioso, celeste Amore per il Signore.

7.  Per questa ragione, dunque, gli Apostoli, come pure tutti gli altri spiriti beati, nello stato di operosità sono provvisti di simili insegne; non già perché, senza le stesse, essi non possono venir posti dal Signore nella pienezza della Sapienza, bensì perché queste insegne, in certo qual modo, indicano la radice, come pure il granello di seme originario dal quale è sorta tutta la loro Sapienza, derivata dal Signore; per cui, appunto, essi si chiamano anche «Principi del Cielo», fondamentalmente saggi e veraci, e, in tutta Verità, anche lo sono.

8.  Ora, però, noi ci troviamo già dinanzi ad un grande ed imponente palazzo oltremodo splendente.  Il Signore si ferma dinanzi al maestoso portone, fuor dal quale risuonano nuovamente degli splendidi inni di lode, e dice al priore: "Dunque, amatissimo figlio Mio, qui siamo a casa nostra in questa immutabile eterna dimora.  Ti piace qui?  Dimmi, avresti una gran voglia di rimanere qui?".  Il priore, sommerso in una millecupla umiltà, dice: "O Signore, Tu unico, eterno Re di ogni maestà e gloria!  Tu, o Dio santo, santissimo; Tu, Onnipotente Creatore di tutti i Cieli e di tutti i mondi!  Quando io venni guidato da Te nel Cielo precedente, mi rimase però nel cuore tanto spazio sufficiente da essere capace di avere ancora qualche desiderio.  Invece qui, dove la Tua infinita magnificenza si presenta in una illimitata pienezza mai presentita, ed in cui io scorgo al mio sguardo sorgere e tramontare come delle innumerevoli Creazioni, nonché i Tuoi infiniti piani e vie, pieni della più elevata Luce, qui, o Signore, il mio cuore non è più capace di esprimersi dinanzi a Te, poiché troppo grande, troppo splendido e troppo santo sei Tu, ed un infinito nulla sono io dinanzi a Te.

9.  Nella precedente regione celeste, avrei osato ancora desiderare di essere il minimo servo nella casa di qualche fratello beato.   Ma qui, in cui tutto mi sembra infinitamente santo, dove oso appena respirare, e posare il mio piede indegno sul suolo di questa santissima Città, che riversa fuor da sé torrenti di splendore luminoso molto maggiore della luce di tutti i Soli presa assieme, e dove la grande maestà di queste immense dimore e dei loro abitanti letteralmente mi divora, data la mia completa nullità, qui o Signore, non mi rimane più alcun desiderio!  Tuttavia, se mi è concesso di chiedere ancora qualcosa, allora io Ti pregherei di farmi trasferire in qualche luogo fuori di qui, in una semplice capanna; poiché io sono troppo infinitamente indegno di questa infinita delizia e beatitudine!".

10.  Il Signore dice: "Però, Mio caro figlio, il tuo massimo desiderio non era, dunque, quello di essere presso di Me.  Dunque, se Io dimoro qui, come puoi tu provare timore dinanzi alla Mia Casa?   Tu stesso ti sei espresso in merito, dicendo: «O Signore, dove sei Tu è dappertutto buona cosa esserci!».  Dunque, se Io sono proprio qui, di preferenza, a Casa Mia costantemente per l'eternità, perché non deve essere buona cosa lo starci?   Rifletti, e poi parla".

11.  Il priore dice: "O Signore, Tu, il Migliore, il più Potente, il più santo Padre!  Quella mia dichiarazione sarà eternamente giusta, come pure è giusto che dimorare qui sarebbe una infinita letizia e beatitudine.  Però, c'è un'unica cosa, o Signore, che io osservo qui, cioè che dappertutto dimorano esclusivamente dei veri principi, e nessuno di loro ha un famiglio, o un misero servo. Se fosse possibile ottenere un posticino d'inserviente della categoria più bassa in uno degli angoli più remoti di questa santa Città - premesso che simili posti d'inserviente qui esistano - allora io vorrei chiedertelo, preferendolo a qualunque altro posto in tutta l'Infinità.  Ma in un palazzo simile a questo, dinanzi alla cui porta noi ora ci troviamo, mi sembrerebbe infinitamente troppo grande, importante e santo perfino il più infimo posto, cosicché non me ne potrei avvicinare nemmeno da lontano".

12.  Il Signore dice: "Non hai tu dunque udito che nel Mio Regno il più grande è colui il quale vuol essere il più piccolo e l'ultimo?   Se tu, perciò, vuoi essere a tutti i costi il più piccolo, a Me non resta altro che farti qui il più grande".

13.  Il priore dice: "O Signore, Tu il Migliore ed il più santo Padre!   Se io sapessi con certezza che qui sul serio il più meschino ed il più insignificante è proprio quello che si ritiene il più eccelso ed il massimo, fammi subito il più grande e più brillante principe di questa Città, affinché io con ciò diventi il più insignificante ed il più meschino!"

14.  Io, il Signore, dico: "Mio amatissimo figlio!  Chi in questa maniera vuol diventare grande, è dinanzi a Me veramente grande, perciò ora ti dico anche: «Non un famiglio, non un servo tu devi essere per Me in questa dimora, bensì questa casa Io l'ho eretta per te quale un'eterna splendida tua proprietà.  Entraci perciò al Mio fianco con tua moglie e con tuo fratello; io ti voglio installare qui, e conferirti la signoria su tutta questa casa.  La servitù di questa casa tu l'hai già vista; essa consiste di quegli spiriti beati che ci sono venuti incontro in innumerevoli schiere al primo nostro ingresso in questo Mio Regno.  Entra dunque con Me, ed Io ti svelerò, appena in questa casa, la tua piena destinazione eterna!".

 

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Cap. 7

* * * * * * *

La tavola imbandita per la cena con agnello, pane e vino

 

1.  Ora si può vedere dinanzi a noi una larga scala lucente, provvista di balaustrate che sembrano essere fatte d'oro trasparente.  Questa scala porta all'appartamento padronale mediano.  Il nostro piccolo gruppo sta salendo in compagnia degli Apostoli; dunque, seguiamoli.  Ecco che noi già siamo all'ingresso della grande sala da ricevimento.  Il Signore apre la porta, e noi tutti entriamo nella sala. Guardate quale infinita sontuosità e magnificenza c'è in questa vastissima sala da ricevimento!   Il pavimento è pure come d'oro trasparente, e, se voi l'osservate attentamente, vedrete che dappertutto attraverso quest'oro si vede scintillare una scrittura.

2.  Che sta a significare questa scrittura?  Io vi dico: "Né più, né meno che tutte le opere compiute dal nostro priore sotto la spinta del suo vero e profondo Amore".  Ora guardate; ai due lati della grande sala stanno cinque colonne rosse, luminose, che hanno tutto l'aspetto di metallo incandescente, visto ad un quarto d'ora di distanza sulla Terra, dove assumerebbe un colore rosso chiaro in seguito alla densità dell'aria, attraverso la quale i raggi devono farsi largo.  Naturalmente, la luminosità di queste colonne, come la si può scorgere qui nello spirito, è indicibilmente più intensa.

3.  Guardate, ora, le basi di queste grandi colonne, come esse sono ornate dappertutto anche qui con una scrittura che illumina più intensamente di tutti i soli.  Leggetela e vedrete che qui sono segnati i dieci Comandamenti.  Ma se voi osservate la scrittura più da vicino, potreste scoprire in ognuna delle lettere che la formano una scrittura più piccola, dalla quale si può venire a conoscere l'intimo significato dei Comandamenti stessi.

4.  Però, guardando verso l'alto, vedrete che da ogni colonna si diparte un magnifico arco, di un bianco luminoso, che va verso il centro dell'alto soffitto, e corre verso e insieme agli altri con la forma di raggio.   Nel punto dove questi archi si congiungono con la forma di raggio, voi potete scorgere un Sole irradiante una luce potente e, nel mezzo del Sole, una scritta di un rosso fiammeggiante, dove c'è segnato la molto significativa parola: Amore!

5.  Guardate anche le pareti di questa sala costruite con le più preziose gemme.  Avvicinatevi ad una porzione della parete ed osservatela attentamente, e scoprirete dappertutto una scrittura, e, proprio nel mezzo della pietra, una scritta uguale a piccole stelle scintillanti; e se incomincerete a leggerla, constaterete che si tratta della Parola di Dio, e precisamente dapprima in senso puramente letterale, e poi, più in profondità nella pietra, in senso spirituale; ed ancora più in fondo e verso l'alto in senso celestiale.  Queste quattro pareti contengono soltanto i quattro Evangeli a voi già noti; le due lunghe pareti laterali quelli di Matteo e di Luca, quelle più strette sul retro e sul davanti quelli di Marco e di Giovanni. 

6. Voi vorreste sapere se qui si può vedere, in qualche luogo, anche il «Vecchio Testamento».  Veramente in questo settore dell'edificio, no; però, quello che voi chiamate «pianterreno» è tutto edificato sul Vecchio Testamento; mentre, quelle che voi chiamate le fondamenta invisibili dell'edificio, consistono nella Chiesa primitiva della Terra.

7.  Ora, però, guardate quello che si presenta sul davanti della sala, e vedrete una splendida tavola imbandita con, nel mezzo in un piatto d'oro, un agnello che sembra arrostito, e, vicino a questo, un pane ed un calice pieno del vino migliore.

8.  E guardate, ora il Signore dice al priore: "Mio amato figlio, tu vedi qui un'altra tavola; come ti sembra?" Ed il priore dice: "O Signore, amorosissimo e santo Padre!  Nonostante l'infinita magnificenza di questa sala mi opprima oltremodo, tuttavia osservo che questa tavola ha una grande somiglianza con quella della Cena che Tu, sulla Terra, prima di subire le Tue amare sofferenze, hai celebrato con i Tuoi cari Apostoli e discepoli".

9.  Il Signore dice: "Mio amato figlio, quello che hai detto è giusto; infatti, quando eravamo a tavola, allora così Mi sono espresso: «Io non mangerò più dell'agnello, e non gusterò più del vino, finché non saranno nuovamente preparati nel Regno di Dio, dunque, nel Regno Mio».  Ed ecco, qui è preparato tutto di nuovo!  Qui vogliamo, perciò, consumare di nuovo insieme questo pasto, e oltre a ciò non più nella tristezza, bensì nella massima gioia.  Dunque, sedete voi tutti con Me a questa tavola, nello stesso ordine in cui eravamo seduti sulla Terra.

10.  Tu vorresti sapere cosa è avvenuto di Giuda, e se anche egli siederà a tavola con noi.  Che ti sembra?  Conviene, secondo te, che il traditore sia pure qui presente?".  Il priore dice: "O Signore, amorosissimo santo Padre!   Io so benissimo che la Tua Giustizia è altrettanto grande quanto il Tuo Amore, la Tua Grazia e la Tua Misericordia; tuttavia, e Te lo devo apertamente confessare, mi rincrescerebbe sapere che per l'eternità dovrei fare a meno di questo Apostolo perduto, poiché Tu Stesso hai detto che egli andò perduto affinché la Scrittura venisse adempiuta.  Questo testo mi ha sempre un po' confortato segretamente riguardo a questo infelice Apostolo.  Infatti, io dicevo fra me: «Giuda doveva forse - sia pure per sua libera scelta - anche così essere uno strumento al Tuo servizio, un Apostolo dei morti, per così dire, affinché proprio con il suo tradimento il Tuo santo Piano, certamente prestabilito da eternità, potesse avere il suo significativo e indispensabile compimento.  Vedi, o Signore, amorosissimo e santo Padre!  Questo pensiero faceva sempre sorgere in me una speranza beatificante per il povero e infelice Apostolo.  E più ancora mi sentivo tranquillizzato, quando pensavo che Tu dalla Croce pregavi il Padre in Te di perdonare tutti i Tuoi nemici, e perciò, non potevo escludere nemmeno Giuda, malgrado il suo suicidio.  Oltre a ciò, secondo la Scrittura, era evidente che la colpa di quella sua ultima azione doveva venir attribuita al demonio che si era impossessato di lui.  Per concludere, desidererei sapere che anche questo Apostolo, se non proprio qui, per lo meno in qualunque altro luogo, non sia infelice al massimo grado".

11.  Il Signore dice: "Ascolta, Mio caro figlio, non vi è un solo Giuda Iscariota, bensì ve ne sono due: «Uno è l'uomo che è vissuto con Me sulla Terra, e l'altro è Satana che, nella sua libertà d'allora, aveva reso succube l'uomo». Questo secondo Giuda è ancora completamente il fondamento del più profondo Inferno; ma non così è per l'uomo Iscariota.  Infatti, a questo venne perdonato, e, se vuoi sapere fino a che punto, non hai che da guardarti intorno.  Poiché, colui che parla ora con tuo fratello, e che anche ora commette un tradimento d'amore, mostrando a tuo fratello in anticipo il Mio Grande Amore, è proprio quel Giuda Iscariota per il quale ti preoccupavi.  Sei ora contento di Me?".

12.  Il priore, che per il grande Amore per il Signore si sente quasi a mancare, risponde: "O Signore, infinitamente amoroso e santo Padre!  E' ben vero che io Ti ho sempre immaginato amorosissimo e infinitamente buono, tuttavia, non avrei mai osato pensare che la Tua Infinita Misericordia, Grazia e Amore si potessero estendere fino a Giuda!  Infatti, se sulla Terra io avessi avuto un simile pensiero, lo avrei considerato un grave peccato; ora, però, vedo quanto infinitamente la Tua infinita Bontà, Grazia e Misericordia superino ogni umana immaginazione.  O Signore cosa dovrei fare?  Come dovrei amarTi cosicché nel mio cuore il mio Amore potesse corrispondere, almeno in minima parte, al Tuo Infinito Amore?".

13. Il Signore abbraccia il priore, lo stringe al Suo Petto, e gli dice: "Vedi, Mio caro figlio, amandoMi come ora tu Mi ami, Mi dai la massima ricompensa per il Mio Amore Infinito.  Vieni dunque a tavola con Me, e mangia e bevi la tua vera cena vivente, affinché con questo pasto tu possa ricevere tutto quel rinvigorimento, di cui tu, quale un grande principe in questo Mio Regno, necessiti in misura in costante ed eterno aumento!". 

14. Ed ecco, ora tutti si siedono a tavola, ed alla destra del Signore prende parte il priore con la moglie e suo fratello.  Alla sinistra del Signore potete vedere Giovanni e, vicino a questo, Pietro, e poi Paolo, come pure gli Apostoli e discepoli.

15.  Alla destra del fratello povero del priore, si trova Giuda, e dopo di lui, alcuni altri che per il momento non voglio nominare.  Più in là, voi potete vedere il nostro Giuseppe; e vicino a lui Maria e poi la Maddalena ed altre donne a voi ben note.  E poi potete vedere ancora Lazzaro, Nicodemo ed alcuni altri grandi Amici del Signore.

16.  Ora voi chiedete se nessuno prenderà posto sulle parecchie sedie che sono ancora libere. O certo, miei cari amici e fratelli, poiché devo sedere a tavola anch'io; e voi, ancora spiriti terreni, non dovete uscire dalla mia sfera. Perciò, non resta altro da fare che anche noi tre, per segreta disposizione del Signore, occupiamo le tre sedie rimaste ancora libere; perciò seguitemi con coraggio a tavola e mangiate e bevete al par di me e di tutti gli altri.

17.  Quando voi a questa tavola - per quanto in modo non percettibile ai vostri sensi fisici - avrete consumato il pasto, un'intima percezione di sazietà del vostro spirito vi dirà che vi siete cibati in spirito a questa mensa.  Da ciò vi deriverà un rinvigorimento molto considerevole, del quale voi vi accorgerete benissimo.  Però, non abbiate nessun timore, bensì, in Umiltà ed Amore, consumerete il pasto della Vita eterna.  Dunque, seguitemi alla mensa, rincuorati e senza darvi alcun pensiero!

 

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Cap. 8

* * * * * * *

Il gran significato di questo pasto, soprattutto per la Terra.

Uscita dalla sfera di Marco.

 

1.  Ora che ci troviamo seduti a tavola, vogliamo partecipare anche noi al godimento dell'alto Tesoro che qui si ripartisce.  Ascoltate dunque quello che dice il Signore prima del pasto: "Miei cari figlioli!   Quando Io sulla Terra, dopo la Mia Risurrezione, venni da voi, Io vi chiesi, dato che avevate fame e non avevate molto da mangiare: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?».  Allora, Mi faceste vedere un po' di pane ed alcuni pesci; Io vi benedii i pesci ed il pane, Mi sedetti a tavola e mangiai con voi.  Ora, Io non vi domando se avete o non avete da mangiare, giacché voi avete in abbondanza infinita, per l'eternità, del Mio infinito Tesoro e delle Mie provviste.  Però, data tale premessa, questa parola da Me pronunciata sulla Terra non dovrebbe forse aver perduto, almeno in questo luogo, ogni validità?

2.  Invece, Io vi dico che questa domanda deve avere qui una validità molto più perfetta che non sulla Terra, e, da questo Mio Regno, Io posso in ogni tempo fare questa domanda, che è davvero straordinariamente importante: «Figlioli, non avete niente da mangiare?». Allora voi Mi risponderete:

3. «O carissimo Padre, noi abbiamo qui, nella Tua grande Casa, perfino troppo da mangiare!».  Io però vi dico:

4. "Questa domanda non deve venir posta da Me come se essa riguardasse voi, bensì la domanda deve venir posta così che, partendo da Me, penetri a mezzo vostro fino ai Miei figli sulla Terra; passando poi attraverso la Terra, in tutta l'Infinità.  I figli sulla Terra sono ora nella situazione in cui eravate voi dopo la Mia Risurrezione.  Essi sono in preda a pensieri tristi, e non sanno ancora cosa ne è stato del Signore.  Essi hanno anche poco da mangiare, e quello che hanno è simile ai pesci ed al pane che avevate voi.

5. «I pesci» sono il Vecchio Testamento, ed «il Pane» il Nuovo.  Dato però che questo cibo presso i figli della Terra è in parte salato, in parte essiccato e in parte ammuffito, allora qui fra noi è giunto a maggior ragione il tempo di rivolgerci più spesso a tali figli con la domanda: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?».

6.  Ed essi metteranno dinanzi a noi le loro provviste, e noi benediremo il loro cibo, perché risulti a loro bene spirituale, così come Io vi ho benedetto il pesce ed il pane, e poi prenderemo posto con loro alla tavola della loro fede e del loro amore, e mangeremo con loro; cioè Noi insegneremo loro a conoscere, nello Spirito e nella Verità, dalle loro meschine provviste, la vera Via che porta alla Vita eterna!

7.  Guardate, qui è la Cena; la mensa è apparecchiata con l'agnello ben preparato, il pane ed il vino. «L'Agnello» è un cibo uguale al Mio Cuore; «il Pane» un cibo uguale al Mio Amore e alla Mia Misericordia; «il Vino» un sorso dalla Pienezza della Mia Divina Sapienza. 

8. Questo pasto ora lo gustate con Me, e non è necessario che Io vi domandi: «Figlioli, avete qualcosa da mangiare?».  Però, quando voi mangiate con Me, pensate ai poveri figlioli della Terra, e domandate loro, dal Mio altissimo Amore, che dimora in voi: «Figlioli, fratelli e sorelle, avete qualcosa da mangiare?».  Ed i figlioli vi risponderanno: «O fratelli!  Guardateci nella nostra grande povertà; noi abbiamo soltanto un po' di pane raffermo e alcuni piccoli pesci molto salati; questo è tutto quello che possediamo!  Rendetecelo almeno un po' più mangiabile».

9.  Quando apprenderete ciò, andate da loro, e portate loro i resti viventi di questa tavola; vale a dire: date loro una vivente chiarificazione; aiutate a pulire la loro cameretta, affinché Io possa entrare anche da loro, e sia allora Io a chiedere: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?».

10.  E quando essi diranno: «O Signore, Tu amorosissimo Padre!   Guarda; ecco un po' di pane ed alcuni piccoli pesci; è tutto quello che abbiamo»; allora Io dirò loro: «Portate qui tutto quello che avete ed Io lo benedirò con il Mio Amore, la Mia Grazia e la Mia Misericordia e vi darò un Pane vivo, intimo e spirituale; e se voi mangerete di questo Pane, e berrete di questo Mio Vino, allora anche il vostro pane diventato immangiabile e duro ed i vostri pesci troppo salati diverranno teneri e puliti; e quindi, un cibo vivente per voi, con il quale vi potrete saziare per la Vita eterna».

11. Dunque, Miei cari figli, fratelli ed amici, questa domanda, da Me rivolta a voi a suo tempo, è anche qui della massima importanza e del più profondo significato!

12. Mangiate ora con Me e bevete, e facendo ciò pensate, nella pienezza d'Amore, a coloro che dimorano ancora nel profondo della loro carne e che non possono scorgere il Mio Regno, il Mio Amore, la Mia Grazia e la Mia Misericordia!".

13.  Ed ecco, il Signore ripartisce l'agnello e così pure il pane fra noi tutti.  Ora, tutti hanno ricevuto la loro parte, ed anche noi abbiamo la nostra porzione qui dinanzi.  Ringraziamo il santo Elargitore di tali doni squisiti, e consumiamo, con gioia e grande letizia d'Amore del nostro cuore, questo santo cibo della Vita eterna!

14.  Guardate, tutti mettono mano a quanto loro offerto, e lo gustano con grande commozione gioiosa, con lo sguardo rivolto all'amorosissimo santo Donatore.  Facciamo anche noi dunque, quello che fanno tutti gli altri.

15.  Noi ci nutriamo ora del santo Cibo della Vita; quanto esso è magnifico, squisito, vivificante e rafforzante!  Ad ogni boccone noi sentiamo come se i nostri sguardi si estendessero nelle infinite profondità della Grazia divina; e tanto più luminosa incomincia ad ardere la fiamma dell'eterno Amore nel nostro cuore.  Con il mangiare la carne si svelano dei nuovi meravigliosi pensieri di Dio in noi; con il mangiare il pane tali pensieri diventano una nuova realtà infinitamente grande; gustando il vino affluisce nelle nuove creazioni una nuova Vita portentosamente splendida, e nel consumo completo vediamo pure una completezza, nella cui grandiosità, elevatezza, magnificenza e santità proveniente dal Signore, perfino i nostri più grandi pensieri e sentimenti celesti scompaiono dinanzi al Signore, e si sprofondano quasi nel nulla!

16.  Che dite voi, miei cari amici e fratelli, dinanzi a questo pasto?  Come osservo, voi siete muti di fronte a questa rivelazione troppo grande, alla quale avete assistito insieme a me, in questa occasione.

17.  Io però vi dico: "In simili occasioni a nessuno di noi va meglio neanche di un capello, poiché il Signore non è mai più grande, e imperscrutabilmente meraviglioso, se non proprio in questi momenti, nei quali Egli si abbassa al massimo verso i Suoi figli!

18.  Egli ama costantemente tutti i Suoi figli nella stessa misura; però, non sempre permette loro di avvertire la grande potenza del Suo Amore in tutta pienezza.  In tali momenti, tuttavia, Egli permette che ciò avvenga.  Perciò, anche i Suoi figli sono, allora, compenetrati di una tale pienezza di beatitudine che vengono invasi dal più grande Amore per il Signore, e, nello stesso tempo, sentono anche, nei loro cuori, la più grande umiltà al cospetto del Signore.

19.  Ora però, come vedete, il pasto volge alla fine, ed il Signore si rivolge al priore, dicendogli: "Dunque, Mio amato figlio, ti è piaciuto il Mio pasto?".

20.  Ed il priore tutto contrito risponde: "O Signore, ottimo, amorosissimo, santissimo Padre! Questo tuo pasto non solo mi è infinitamente e beatamente piaciuto, bensì io sono stato con ciò riempito di una nuova Vita.  Ora tutto mi è chiaro e vedo la mia destinazione, e le Tue Vie meravigliose, sulle quali Tu guidi i Tuoi figli alla Vita, stanno svelate dinanzi a me.

21.  Io so ora quello che ho da fare, e con mia grande gioia vedo dinanzi a me come una via chiaramente presegnata, che mi indica come io devo procedere ed operare.  Infinitamente grande è il campo d'azione che Tu, tanto benignamente, hai assegnato a me, quale un servo dei più indegni; però, io vedo anche che soltanto Tu sei Tutto in tutto, e come sia facile portare a compimento con Te anche le cose più grandiose!

22.  Perciò, ora sono anche beatamente lieto che Tu mi abbia assegnato un tale campo d'azione, e mi rallegrerò infinitamente, in attesa del momento in cui Ti compiacerai di farmi prestare il primo servizio nel Tuo Regno!

23.  Una cosa soltanto, o Signore e Padre santissimo, mi è poco chiara ancora, cioè riguardo all'abitare questa casa, e così pure riguardo alla servitù, che Tu mi hai già indicata nel Tuo Regno, però, prima d'entrare nella Città.  Devo anch'io vivere in questa Tua Casa, oppure me ne verrà assegnata un'altra?  Ed allora, questi beati spiriti serventi dimoreranno essi pure nella casa che io abiterò in questa Città?".

24.  Il Signore dice: "Mio amato figlio, la Città intera è, alla fin fine, la Mia grande Casa d'abitazione; nonostante ciò, proprio questa parte nella quale ora ci troviamo è, in certo qual modo, la Mia residenza principale, dove Io sono il Perfetto Padrone di casa. 

25. Molti spiriti dimorano in case separate in questa Città, e queste case sono una loro perfetta proprietà eterna.  Molte sono perciò già abitate; ma un numero infinito sono ancora vuote, ed Io potrei perciò, molto facilmente, dartene una in proprietà.  Però Io non lo voglio fare, bensì voglio tenere te, tua moglie e tuo fratello in questa Mia residenza principale.  Tutti coloro che hanno mangiato a questa tavola sono abitanti di questa Mia residenza e sono, perciò, grazie a Me, le principali e solide fondamenta del Mio Cielo, ed i principali reggitori delle Mie Creazioni.  Quindi, rimani anche tu qui, per l'eternità, presso di Me!  Per quanto riguarda la servitù, essa non abita in Città, ma le sue abitazioni si trovano nel circondario della Città, che si estende all'infinito; però tu li hai tutti in te.  Colui che tu vuoi chiamare, chiamalo in te, ed egli sarà all'istante presso di te.

26. Quando Io t'invierò nell'uno o nell'altro mondo, tu chiamerai a te, appunto, gli spiriti provenienti da quel mondo, e tu potrai scorgere nella loro sfera il loro mondo e quali sono le necessità di questo.  Quando, poi, avrai visto ciò, allora nel tuo cuore evoca la Potenza del Mio Amore, ed opera attingendo a tale Potenza d'Amore in modo corrispondente alle necessità del  rispettivo mondo.

27.  Io potrei farti scorgere tutte le sfere, con uno sguardo, ma con ciò, tu verresti privato di un possente grado di beatitudine.  Perciò, tu devi, per amore della tua massima possibile beatitudine, scorgere un mondo in tutta la pienezza della sua meraviglia e profondità, provenienti da Me, quando avrai da fare su di esso, per la spinta del Mio Amore.  Vedi, proprio contigua a questa sala, c'è una grande abitazione; in essa tu potrai dimorare da buon vicino, con tutti questi Miei figli, fratelli ed amici.  Tuttavia tu vorresti ancora sapere dove, in questa casa, si trovano veramente le Mie stanze d'abitazione.

28.  Ma Io ti dico che Io non ho delle stanze particolari in questa casa dove Io possa dimorare come un Padrone immediato, bensì Io dimoro sempre fra voi, ora presso l'uno, ora presso l'altro.  E questa sala, è la nostra Sala del Consiglio; uscendo da qui, si va sempre al lavoro.  E proprio ora, in seguito al Mio discorso tenuto prima del pasto, parecchi scenderanno sulla Terra per fare la Mia domanda.  Tu, invece, riceverai un grande incarico soltanto dopo un prossimo pasto.

29.  Se nel frattempo tu ti vuoi intrattenere con i Miei figli sul Vecchio Testamento, fatti condurre giù al pianterreno, là tu li troverai tutti.  Ed ora Io benedico te, come pure tutti coloro che sono qui presenti, e, attraverso di loro, l'intera infinità;  e con ciò, alziamoci da tavola!

30.  E, vedete, tutti si alzano ora da tavola; ringraziano e lodano il Signore; ed il Signore si avvicina loro, li abbraccia e li benedice ancora, ognuno singolarmente!  Tutti, poi, si recano alla loro nuova destinazione; mentre il Signore conduce il nostro priore, sua moglie ed il fratello povero, nella dimora assegnata, e dice al fratello povero: "Vedi, tu non hai ancora una moglie; però, ce n'è una sul corpo terrestre destinata a te.  Quando essa giungerà qui, tu potrai unirti in matrimonio.  Nel frattempo, però, sii fratello fedele a tutti i tuoi fratelli, come sei un fratello caro a tutti i tuoi fratelli".

31. Ora, il grande insediamento è compiuto; voi avete assistito con me a molte cose meravigliose, durante questa guida.  Fin qui, avevo io il compito di condurvi; ora vi condurrà un altro spirito; perciò voi potete uscire dalla mia sfera.  Ecco, ora siete già usciti, e, come vedete, il Signore vi attende al posto già ben occupato!

 

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Cap. 9

* * * * * * *

Diversità della sfera di ogni spirito beato;

la ragione è la reciproca  indispensabilità

 

1.  Ora domando Io, la vostra Guida principale: "Vi è piaciuto il vostro viaggio nella sfera di questo Mio fratello?".  Io vedo in voi la risposta scritta con un gran numero di lettere, e la risposta è: "O Tu, Signore, amorosissimo e santissimo Padre!  Nella sfera di questo spirito abbiamo visto cose tanto straordinarie ed importanti che non siamo in grado di esprimerci al riguardo; e, se anche non abbiamo visto come le Tue vie sono disposte proprio dappertutto, tuttavia noi abbiamo dato un cglpo d'occhio generale, ma così valido sul modo in cui il Tuo infinito Amore e Sapienza cercano di trovare le pecorelle smarrite, che noi potremmo senz'altro affermare che nella sfera di quello spirito siamo stati condotti al punto principale di una vista panoramica, dalla quale abbiamo conosciuto tutto il mondo degli spiriti, dalle sfere più imperfette fino a quelle perfettissime, e per questo non potremo mai ringraziarTi abbastanza, per l'eternità.  Anzi, ci sembra che sarebbe impossibile percorrere in breve tempo il complesso del Regno Spirituale in modo più concludente, riguardo alle esperienze fatte e all'esteso panorama, di quanto noi l'abbiamo visto nella sfera di questo spirito fratello, proveniente da Te".

2.  Certo, Miei cari figli, quanto dite è sicuro, esatto e vero; voi avete visto le situazioni nella piena luce della Verità.  Nonostante ciò attiro la vostra attenzione sul "diorama" che vi avevo fatto conoscere già prima della vostra entrata nelle sfere spirituali, e perciò vi dico che nel mondo degli spiriti le cose si presentano sotto forma diversa nella sfera di ogni singolo spirito beato, e, in tale diversa configurazione, sono altrettanto buone e vere quanto quelle che si riscontrano nelle sfere degli altri spiriti. E ciò deve avvenire anche nel perfettissimo Regno degli angeli, altrimenti ogni spirito sarebbe superfluo all'altro, e nessuno potrebbe preparare all'altro una nuova beatitudine sempre maggiore.  Invece, dato che ogni spirito ha qualcosa di particolare, perché Io permetto che ognuno foggi a modo suo tale sua particolarità, allora anche la gioia beata di un angelo, causata dalla beatitudine di un altro angelo, non ha mai fine!  Però, affinché voi possiate comprendere bene ed afferrare ciò, ve lo voglio chiarire già da ora con alcuni esempi molto evidenti, prima che voi passiate nella sfera di un decimo spirito.

3.  Immaginate che in una grande sala ci siano cento uomini molto versati in tutti i rami della conoscenza.   A questi uomini viene sottoposta per l'elaborazione una materia degna di nota, come ad esempio, la rifrazione dei raggi della luce.  Fra tutti questi eruditi non tutti appartengono allo stesso ramo della scienza, bensì uno è matematico, un altro è un filosofo, poi ci sono dei naturalisti, degli astronomi, dei botanici, dei zoologi, dei mineralogisti, ed ancora un geognostico, un ottico capace, un geografo, un storiografo, un archeologo, un poeta, uno psicologo, un antropologo, un medico, un fisiologo, un mistico, un teosofo, e così avanti, tutti rappresentanti i vari gradi della erudizione umana. 

4. Tutti questi cento eruditi hanno la capacità letteraria di esprimere su carta i loro pensieri sul tema assegnato in modo ben distinto.  Quando questi cento eruditi avranno finito il loro lavoro, allora prendete e leggete separatamente i pensieri riportati o il tema elaborato, e potete essere più che sicuri che fra loro non si troveranno due che abbiano elaborato questo tema nello stesso modo. Infatti, il matematico, il poeta, il mistico, e tutti gli altri si saranno espressi in modo diverso l'uno dall'altro; e se voi ripasserete con maggior attenzione tutti gli elaborati, riconoscerete facilmente qual è il cavallo di battaglia del rispettivo autore, cioè, qual è il carattere fondamentale d'ognuno.

5.  Se poi vi si domandasse il vostro giudizio per stabilire quale dei cento eruditi abbia svolto il tema in modo più conforme alla verità, voi non potrete dire altro che ognuno ha colpito nel bersaglio, cosicché non c'è nulla da obiettare, dato che ognuno ha svolto il suo tema con i principi basilari della tecnica sua professionale; così che alla fine ognuno ha ragione.  Per quanto riguarda la cosa più importante sono tutti d'accordo, solo il modo di rappresentare è diverso a seconda dell'amore di chi fa la rappresentazione.

6.  Ed Io vi dico: "Bene.  Vedete, come i pensieri di parecchi uomini su l'uno e lo stesso argomento sono diversi, altrettanto diverse sono le sfere degli spiriti angelici; però, in fondo, il punto di arrivo è sempre l'una e la stessa Verità".  Per rendere la cosa ancora più evidente, prendiamo un altro esempio:

7. Ci sarebbe da musicare un Salmo di Davide.  Il re d'un paese qualunque mette a disposizione un ricco premio per la bella composizione musicale del soggetto proposto, e, in ogni dove, i migliori musicisti si mettono subito al lavoro.  Al termine fissato le composizioni vengono presentate, e in totale sono quaranta.  Il re, grande amatore di questo genere di musica classica, fa eseguire, una dopo l'altra, di giorno in giorno, tutte le composizioni.  Andateci voi pure, ed ascoltate tutte le esecuzioni; e dato che tali opere sono state il lavoro di eccellenti compositori, quale sarà il vostro giudizio?

8.  Voi direte certamente: "In verità, a modo suo, ogni lavoro è valido e bellissimo quanto gli altri; da ognuno si può riconoscere il grande maestro".  Ma quanto diversa la concezione, quanto diversa la ritmica utilizzata, quanto diversi i tipi di suoni fondamentali, quanto diversa la strumentazione e la divisione del canto, quanto diverse le melodie, quanto diversi gli accompagnamenti!  In ognuno ci sono diverse legature e diverse soluzioni! 

9.  Bene, dico Io; ora, però, ditemi anche quale composizione vi è piaciuta di più - premesso naturalmente che la esecuzione sia stata eseguita da valenti maestri.  Anche in questo caso, non potrete dire altro che: "Ognuna di queste composizioni, per quanto differenti l'una dall'altra, ci è piaciuta moltissimo; però ce n'erano alcune che ci risultavano più accessibili e più familiari dalle altre".

10.  Bene, ripeto Io; però aggiungo, a proposito della vostra osservazione per "più familiari", questo dipende dalla maggior vicinanza della sfera del compositore alla vostra; ma, presa per se stessa, ogni composizione è piena di Vita, Spirito e Verità!

11.  Allora, a quale verrà assegnato il premio?   Io vi dico: "Se il re, ricco di spirito com'è, vuole essere giusto al par di Me, egli dovrebbe aprire di più la sua borsa e far pervenire il premio promesso a tutti, invece che ad uno solo".

12.  Da tutto ciò, comunque, potete dedurre molto chiaramente che le sfere degli spiriti angelici devono essere conformate come ci ha mostrato questo secondo esempio in modo evidente, soltanto, com'è naturale, sotto un aspetto molto più luminoso.  Ovunque c'è la Verità, però, poiché secondo il diverso grado dell'Amore anche la luce formante è diversa, e così anche le forme sono diverse; tuttavia son sempre così disposte da corrispondere pienamente all'una e stessa Verità fondamentale.

13.  Però, affinché non pensiate che ciò si possa scorgere soltanto nei due esempi or ora citati, Io voglio - data la Mia facoltà molto inventiva - presentarvene ancora alcuni altri.  Immaginiamo, ad esempio, che dieci grandi pittori avessero dovuto dipingere, ognuno, un paesaggio orientale.  Ora i quadri sono pronti e consegnati; andate a vederli, ed osservateli bene, e constaterete che sono, per così dire, uno più bello dell'altro.  Ognuno rappresenta, in modo vivente, una regione orientale, però non ci sono due che si somigliano in qualche punto.

14.  Vedete, questo deriva dal fatto che ogni spirito ha la sua propria sfera da Me posta, per mezzo della quale egli è in grado di preparare, a se stesso e a tutti i suoi fratelli, la massima delizia e beatitudine.  Oltre a ciò, la sfera di ogni spirito è infinita e inesauribile, a modo suo, per l'eternità, nell'esibire delle configurazioni meravigliose e di varietà infinita.  Ma le configurazioni nella sfera di ogni spirito angelico sono così infinitamente varie e meravigliose che voi, già contemplando quelle di una sola sfera, dovete dire apertamente: "Davanti a questa infinita varietà meravigliosa non si riesce più a formulare ulteriori pensieri".  Tuttavia Io posso dirvi: "Andate al più presto nella sfera di un altro spirito e il vostro giudizio sarà subito diverso, poiché voi chiederete cosa sia mai questo.  Qui ci sono nuovamente delle altre forme mai presentite". Ed Io aggiungo: "Questo è il caso con il diorama spirituale.  La finestrella esteriore è sempre la medesima ed uguale, ma basta guardarvi dentro, ed allora si scorge dappertutto un altro mondo!".

15.  Però, Io ho ancora disponibile un esempio.  Se voi date una scorsa nella Scrittura, a tutti i Profeti, poi agli Evangelisti, come pure alle Epistole di Paolo e di altri Apostoli e discepoli, e infine all'Apocalisse di Giovanni, dovrete evidentemente dire: "Ognuno usa un diverso linguaggio, si serve di altre immagini ed elabora degli elementi del tutto differenti. Perfino i quattro Evangelisti non concordano nemmeno nel riportare i fatti storici.  Paolo, nelle sue Epistole, non predica né l'uno né l'altro Evangelo; e l'Apocalisse di Giovanni, per se stessa, è avviluppata in immagini talmente bizzarre che è bravo colui che ne capisce qualcosa.

16.  Ora, dato che, in un certo senso, ognuno ha scritto diversamente, Io domando: «Chi è quello che ha scritto veramente giusto?».  La risposta non può essere assolutamente nessun'altra che la seguente: ognuno scrive l'unica e medesima Verità; ed ognuno predica Me; ognuno raccomanda l'Amore e l'Umiltà, la Mansuetudine e la Pazienza.  I fatti narrati da ognuno sono sempre gli stessi, e chi li afferra nella giusta luce spirituale, vi troverà la più meravigliosa concordanza.  Se voi mettete insieme tutti i versetti scritti da tutti i Profeti ed Evangelisti, e li osservate nella vera luce, essi vi appariranno come frutti dell'uno e stesso Albero. 

17. E, vedete, proprio così stanno le cose anche con le sfere degli spiriti perfetti.  Io vi potrei citare ancora un gran numero di esempi, ma per il momento bastano questi.

18.  Qui, vicino a Me, si trova già quello spirito, nella cui sfera potrete scorgere tutto ciò nella realtà, cosicché alla fine direte: «Veramente le cose nella sfera di questo spirito avevano un aspetto del tutto differente; ma in fondo esse sono tutte dirette verso un unico punto, e mostrano come il Signore è Tutto nel tutto; perciò, dappertutto Egli è l'eterno e infinito Amore e la Sapienza stessa».

19.  Dunque, visto che sapete ciò in anticipo, recatevi ora nella sfera di questo decimo spirito, e fate nuovamente molta attenzione a tutto.  Amen! ".

 

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Cap. 10

* * * * * * *

Differenza tra la luce della Fede e la luce dell'Amore

Lo spirito dell'uomo

 

1.  Voi vi trovate già nella sua sfera; e perciò voglio annunciarvi subito che vi trovate nella sfera del Mio caro Giovanni.  Attenetevi quindi a lui; egli vi farà vedere parecchie cose meravigliose ed elevate nel suo mondo particolare. Giovanni vi fa cenno di seguirlo, dunque andate con lui.

2.  Giovanni dice: "Fratelli miei, amati nel nostro Signore Gesù Cristo, voi mi avete già visto dalla sfera di un altro caro e beato spirito fratello; però, allora non era ancora il momento di accogliervi nella mia sfera.  Ora, invece, che per mezzo del mio caro fratello Marco siete stati ammaestrati in così tante e importantissime cose, è giunto il momento che voi facciate nella mia sfera delle esperienze, dalle quali, date le loro modalità, possiate venire iniziati sempre più, in modo particolare nel segreto del Signore.

3. In tutte le sfere precedenti voi avete visto delle scene dalle quali voi dovevate dedurre la Verità. Vedete, questo è il primo modo nel quale l'uomo, dalla Luce della sua Fede, vede innanzitutto le forme, ma non le compenetra fino al loro fondamento; e le può comprendere solo quando gli vengono svelate nella luce superiore del supremo Amore.

4. Per questa ragione voi avete contemplato tutte le scene, nelle sfere dei miei precedenti nove fratelli, come un cieco contempla i colori. Voi vedeste svariate forme ed azioni, ma non capiste nulla, al primo sguardo, di ciò che stavate guardando dalla Luce della vostra Fede.  Invece c'è un secondo modo di guardare, molto più profondo, il quale proviene dall'Amore. In questo caso, non si vede subito qualcosa che c'è già, bensì si vede soltanto quello che si afferra nel proprio amore, e si scorge poi, quello che si è afferrato a cominciare dalla sua base iniziale.

5. Quando si guarda dalla Luce della propria Fede, si è un osservatore che cerca ciò che è già presente; dalla Luce interiore d'Amore, la quale è la vera e vivente Luce del Signore nell'uomo, si diventa da sé un creatore, e si contempla poi, fin dalla base iniziale, quello che si ha creato.

6. Voi pensate che, proprio perciò, il primo stato sia più vantaggioso se paragonato a questo secondo, tanto più interiore e profondo.   Io però vi dico: "Ciò è erroneo, poiché, quanto più un essere creato contempla le forme, invariabili nel loro aspetto esteriore, tanto più imperfetto esso è in sé.

7. L'uomo, nella sua vita naturale sul corpo terrestre, è, a tutta prima, ristretto ad un tal modo di vedere. Cioè, egli si accontenta di guardare con ammirazione, ma in superficie, le forme costanti; però, in quale rapporto egli si trova con esse nel suo spirito?  Ve lo dico Io: come il più povero dei mendicanti dinanzi alla soglia della casa di un ricco duro di cuore. Egli pure scorge la magnifica sontuosità della grande casa del ricco, però, quando si accinge ad entrarvi, egli viene respinto brutalmente dal centinaio di servi di quella casa.  Che cosa ha guadagnato il povero soltanto dal guardare quella casa tanto lussuosa?  Nient'altro che un cuore oppresso dal dolore che gli dice: "I tuoi piedi non sono adatti ad entrare in simili palazzi!".

8. Vedete, proprio così stanno le cose con il guardare ed ammirare le costanti forme esteriori.  Che gusto c'è a piantarsi dinanzi ad un albero e contemplare le sue forme?  Se però si picchiasse sull'albero, e si volesse essere lasciati entrare per guardare il suo meraviglioso lavorio vivente, si verrebbe sempre duramente respinti come se l'albero dicesse: "Soltanto fino alla mia superficie, fino alla mia forma esteriore; da qui, però, non s'avanza neanche d'un capello".  Certo voi potete prendere in mano una pietra e gettarla dove volete; voi la potete picchiare e triturare, sciogliere e volatilizzare completamente e tuttavia la pietra è la vostra padrona e non vi permette di scrutare nel profondo dei suoi misteri.

9. Dunque, così stanno le cose con l'esteriorità delle forme che si presentano all'occhio; esse sono sempre le signore e le padrone di colui che le contempla; ed egli può fare quello che vuole, ma da nessuna ha libero l'accesso di penetrare fino alla sua parte più recondita.  Perciò, devono sempre venir aggiunte delle lunghe spiegazioni e delucidazioni, se l'osservatore desidera ottenere, per lo meno, un piccolo barlume di luce sulle cose viste (fissate).

10. Dello stesso genere sono anche le forme nel mondo degli spiriti quando si presentano all'occhio dell'osservatore già in una certa determinatezza. L'osservatore, naturalmente, le vede benissimo, ma non le comprende.  Dunque voi avete anche visto un gran numero di forme nella sfera del mio caro fratello; ditemi però se voi ne avete comprese anche soltanto una, prima che la Guida ve l'avesse delucidata?

11. Voi direte che la Guida le osservava come voi; però io vi dico che, se egli le avesse osservate come voi, sarebbe stato ben difficile per lui darvi una giusta chiarificazione sull'una o l'altra cosa. Egli infatti le guardava fuor dal suo intimo, cioè egli le ha create in se stesso, attingendo alla Luce del Signore; e voi vedevate con ciò, le sue emanazioni!  Esse erano la più perfetta Verità, in tutte le loro parti, ma voi non avreste potuto comprenderle, senza le sue spiegazioni.

12. Ora, però, nella mia sfera, voi farete una esperienza del tutto opposta, come lo potete vedere immediatamente, da questo punto dove stiamo, avvolto in una nebulosità amorfa.  Scorgete voi una forma qualsiasi, un mondo, un Cielo, una luce, oltre ai vapori grigi che ci circondano da ogni lato?

13. Voi dite: "Carissimo amico e fratello nell'Amore del Signore!  All'infuori di noi, di te, e di questa grigia nebulosità non vediamo nulla, per quanto ci guardiamo intorno.  Bene, dico io, amati fratelli miei; voi non avete neppur bisogno di vedere di più, poiché proprio questo punto di vista è necessario, affinché voi possiate venir iniziati al vero e proprio modo di guardare fondamentale dello Spirito.

14. Voi sapete che lo Spirito dell'uomo è una immagine vivente completa del Signore, ed ha in sé la Scintilla, o Punto focale, dell'Essere Divino.  Dunque, se egli comprende in sé innegabilmente ciò, egli comprende anche in sé il Tutto del Signore.  Egli porta con ciò in sé l'infinito, dal più piccolo al più grande, completamente e divinamente; oppure, grazie al suo grande Amore per il Signore, egli ha in sé il Tutto del Signore, come riunito in un punto.

15. Dunque, se le cose stanno così, a quale scopo contemplare delle forme estranee presentate esteriormente?  Perciò, metta fuori ognuno di voi quello che ognuno porta in sé, al pari di me, perché, allora, noi vedremo ben presto delle cose come create fuor da noi.

16. Voi chiedete: "Ma come ciò sarà possibile?".  Io, però, vi dico: "Voi non avete mai esaminato più attentamente i vostri pensieri ed, in seguito a questi, i vostri desideri?".

17. Da dove vengono i pensieri?  La risposta si trova, semplicemente, come pure infinitamente, nel Punto focale di Dio in voi.  Vedete, in questo possente Punto focale è posta la fabbrica dei vostri pensieri e dei vostri desideri; da questo punto focale voi pensate inizialmente, ed il numero dei vostri pensieri è infinito, poiché nel Divino Punto focale in voi esiste pure il Divino, in tutta la Sua infinità.

18. Voi vorreste obiettare: "Ma se le cose stanno così, da dove provengono allora i pensieri cattivi?".  Io, però, vi dico che in questo Punto focale non vi sono pensieri cattivi, come neppure cattivi desideri".  Tutti i pensieri sono liberi e senza macchia, soltanto i desideri sono posti sotto il dominio della libera volontà di ogni uomo.  Se voi pensate fuor dal vostro intimo, allora tutti i vostri pensieri scaturiranno dall'Amore, e scorgerete ben presto in voi la beata necessità di una costante comunicazione, in seguito alla quale vorreste rendere riccamente partecipi, di tutto, i vostri fratelli.  Così diverrete anche creatori di opere veramente buone che vi seguiranno.

19. Dato però che ogni uomo ha la sua libera volontà, e oltre a ciò anche la facoltà di contemplare fuor da sé delle forme esteriori, quindi estranee, egli può con la sua volontà e con il suo Amore, aderente a tale sua volontà, afferrare queste forme estranee e farsele proprie. Vedete, queste forme estranee - perché rubate - diventano, poi, desideri bramosi nell'uomo.  Questi sono i veri e propri cattivi pensieri, poiché ora scaturiscono dall'amore di se stesso, che è un amore egoistico, che vuol rubare e dominare, cioè, impadronirsi di tutte le forme estranee per sé, e dominare su tutto ciò di cui si è impadronito.  Voi stessi dite: "Ricchezza rubata non fa buon pro", e questa è sicuramente la più importante condizione nel problema della vita; e chi non edifica su questo fondamento, edifica sulla sabbia.  Però, come si edifica sul proprio fondamento, lo potrete imparare nella mia sfera.

 

 

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Cap. 11

* * * * * * *

L'intero Universo e il Cielo sono in voi!

 

1. Giovanni: otete voi, qui, pensare qualcosa?  Voi lo confermate.  Pensate dunque ad un oggetto qualsiasi che vi piaccia; non cercate a lungo; prendete il primo che vi capita.  Però, quando avete fatto tale pensiero, tenetelo fermo e non lasciatelo più.

2. Dunque, voi avete concepito un pensiero: qual è la sua immagine?  Voi dite: "E' un'altra stella ora che noi pensiamo".  "Bene", dico io,  "raffiguratevi questa stella in modo vivo, non perdendola d'occhio, e ditemi, poi, quale aspetto, secondo voi, sta assumendo questa stella".

3. Voi dite: "Più saldamente noi la teniamo e tanto più grande e più luminosa essa ci sembra".  Io vi ripeto: "Bene, afferratela ancora più fortemente e fissatela ancora più intensamente con gli sguardi della vostra vista interiore.  Che cosa vedete ora?".

4. Voi dite: "Caro amico e fratello, ci sembra come se la stella si esprimesse al pari di un bocciolo di un fiore all'inizio dell'anno; la sua luce si fa ancora più forte e possente, e ci fa l'effetto come se la stella guadagnasse in superficie e, per così dire, si potesse già misurarla".

5. Io però vi dico: "Bene, ora però sprofondatevi ancor più nel vostro intimo, rendete i vostri sguardi intensi e fermi, e vogliate, con fermezza, avere la stella più vicina a voi e maggiormente sviluppata; e poi ditemi come vi appare questa stella, dopo una tale contemplazione".

6. Voi dite: "Caro amico e fratello, la stella ha raggiunto, ormai, la grandezza della Luna, e già la sua luce acceca quasi la vista del nostro spirito!".

7. "Bene", ripeto io, "è proprio così, poiché io scorgo già lo splendore dei raggi della vostra stella, uscire dai vostri occhi. Io però, vi dico ancora di non abbandonare la stella, bensì contemplatela sempre più intensamente, e sempre più fermamente, e diventate sempre più potenti nel vostro volere, perché, allora, la stella si regolerà ben presto secondo la potenza del vostro volere e del vostro guardare.  Come la scorgete ora?

8. Io vedo che siete pieni di stupore, poiché voi scorgete già la vostra stella tanto ampliata ed ingrossata, davanti a voi, che potete distinguere con poca fatica dei particolari in rilievo su di essa. Ora, voi osservate perfino dei movimenti sulla superficie di questa stella divenuta grande, e vorreste sapere cosa sono e che cosa si muove là.  Però, ora io non vi dico nulla, poiché dovete trovare tutto da voi.

9. Fissate la vostra stella ancora più fermamente e fortemente, potenziando il vostro volere, e si vedrà subito cosa sono questi movimenti e cosa si muove là. Cosa pensate voi che possano essere?".

10. Voi dite: "Noi pensiamo che possano essere delle nuvole oppure un mare fluttuante".

11. Io vi dico: "Tenete fermo il vostro pensiero sulla stella, e non sviatelo da questa, e ditemi poi quello che voi vedete".

12. Ma, ora voi chiedete: "Caro amico e fratello nel Signore!  Ora, noi vediamo sul serio delle nubi che vagano qua e là sopra le superfici mondiali che stanno a noi vicine, e fra le grandi distese della terraferma scopriamo delle distese ancora maggiori di mari ondosi.  Noi vediamo pure delle grandi diversità di livello sul terreno che si estende a grande ampiezza, nonché, qua e là, sulla superficie dei mari, delle isole luminose.  Per il momento non possiamo vedere altro".

13. "Bene", dico io, "attirate queste grandi distese di terreno, e la superficie dei grandi mari di questa vostra stella, soltanto un poco più vicino a voi, e poi vedrete certamente di più.  Io osservo già, dai vostri occhi, che voi state seguendo il mio consiglio.  Dunque, che cosa voi scorgete ora?".

14. Voi dite: "Ecco qua, la terra ci è già molto vicina, e noi vi scopriamo dei vasti boschi, ed anche un gran numero di case sparse di forma molto strana, e così pure dei grandi fiumi. E vedi, ora possiamo già distinguere dei piccoli ruscelli, e sulle rive del grande mare scorgiamo, qua e là, come delle città, e sulla superficie delle acque delle cose che si muovono come se fossero dei navigli".

15. "Ebbene, da dove credete voi che tutto ciò provenga?".  Voi dite: "Caro amico e fratello, noi non lo sappiamo".  Io però vi chiedo: "Da dove è venuta la stella?".  Voi dite: "Questa l'abbiamo pensata noi, e l'abbiamo poi tenuta fermamente nel nostro pensiero".

16. "Dunque, se la stella è venuta fuori da voi, da dove poteva venire il suo ulteriore sviluppo se non pure da voi?  Infatti, quando la stella, grazie al fatto che la tenevate ferma nel pensiero, diventò sempre più grande, essa sviluppò in voi, con la sua grandezza, anche la capacità del vostro pensare, per il pieno desiderio di scorgere, nella stella stessa, un mondo. Questo pensiero voi, involontariamente, lo teneste fermo insieme alla stella stessa, e diveniste con ciò sviluppatori di tutto quello che voi ora potete scorgere sull'ampia superficie di tale stella.

17. Voi sapete, però, che non si può pensare mai in eterno a nessun effetto senza la forza e la controforza.  Perciò vi dico e chiedo come mai all'inizio non riuscivate a pensare ad una stella. Voi mi guardate meravigliati, ma io vi dico che ciò accade perché non soltanto una, ma molte stelle sotto forma di piccole copie si trovano sepolte nel vostro spirito.  Fra queste numerose stelle, voi avete preso un esemplare fuori da voi, e ve lo siete presentato visibilmente sempre più vicino.

18. Però, come è stato possibile l'ingrandimento di questa minuscola copia nel vostro spirito?  E qui arriviamo alla forza e controforza.  La forza si trova in voi; la controforza, invece, è una cosa creata e resa ferma e salda da Dio.  Quando richiamate la forza che si trova in voi, che cosa c'è di più naturale che, nell'attimo del richiamo, essa si debba scontrare con la corrispondente controforza proveniente da Dio, in modo sempre crescente, a seconda della forza del vostro volere?  Infatti, la forza è in voi; la controforza è fuori di voi, e per conseguenza tutto quello che richiamate in voi deve trovare in Dio il suo opposto esemplare.  La stella, come opposto, è creata da Dio, così come essa è nel suo ordine, forma e misura.  La sua copia perfetta e uguale è posta anche in voi, quale forza derivata; perché lo stesso vostro spirito è una copia di Dio.

19. Sapete voi dire in quale modo vengono scorte tutte le cose?  Voi direte: "Per mezzo della luce".  "Bene", dico io, "la luce si diffonde - considerando ciò sulla base del punto di vista terreno - per la maggior parte nello spazio libero, infinitamente grande.  Cosa, però, vedete voi in un giorno sereno, nell'atmosfera azzurrina bene illuminata?". Voi dite: "Noi non vi scorgiamo nulla, all'infuori del colore azzurro dell'aria".  Io però vi domando: "Perché non vi vedete nulla?". Voi dite: "Perché non vi è nessun oggetto".  Che cosa intendete voi per "oggetto"?  Perché non dite piuttosto antioggetto, anziché oggetto?  Voi non sapete, in tal caso, quello che dovete dire; ma io vi dico: "Se voi osservate una cosa secondo la sua forma, essa è certamente qualcosa che vi sta di fronte, perciò, un "oggetto".  Se, invece, qualcosa venisse messo fra la cosa e voi, come ad esempio una parete, un velo, una nuvola, voi direste certamente: "Questo sta dinanzi all'oggetto che noi desideriamo guardare, ed è perciò, evidentemente, un antioggetto, od un impedimento alla vista dell'oggetto". Dunque, se voi, in seguito alla presenza di questo "antioggetto", non potete vedere l'oggetto vero e proprio, quale ne sarebbe la causa?  Vedete, nient'altro che la vostra impossibilità di essere raggiunti dai raggi rimandati dall'oggetto e, con questa, anche quella di evocare, vivificandola, l'immagine che si trova giacente nel profondo di voi.

20. Non sapete voi che, se non aveste il Sole in voi e anche se ne brillassero a milioni nel cielo, non ne potreste vedere nessuno?  E se, in voi, non aveste la Terra, e tutto ciò che è in essa e sopra di essa, incominciando dall'atomo fino alla sua massima forma generale, e tutto nel modo più perfetto, voi non potreste scorgere nemmeno una delle cose, e neppure pensare ed esprimere con la parola nessuna di esse?

21. E, inoltre, se non aveste in voi l'intero Universo, tutto il cielo sarebbe, per il vostro occhio, privo di stelle, e se, quindi, non aveste in voi il Regno Spirituale dei Cieli e la Vita eterna dal Signore, in verità, voi non potreste né pensare né pronunciare detto Universo.  Però, stando così le cose, bisogna quindi prenderle con la forza e la controforza.

22. Nel mondo naturale, il raggio che cade in voi, dall'esterno, richiama la controparte che in voi riposa, e voi scorgete così, quale effetto dell'attività della controforza e della forza in voi, l'oggetto che state guardando.

23. Come avviene allora ciò, nello spirito?  Come è costituito il vero guardare spirituale? Esattamente nell'ordine inverso. Voi prendete un'immagine fuori da voi; quest'immagine trova subito il suo contrapposto, purché essa venga fermamente richiamata in voi.  Quanto più fermo tenete in voi l'oggetto così afferrato tanto più lo stesso tende verso il suo eterno contrapposto, lo sviluppa sempre più, e, ciò facendo, lo rende anche sempre più visibile.

24. E se voi, con la vostra stella, siete giunti tanto avanti nella contemplazione interiore, cosicché essa si presenta a voi già tanto ampliata e svelata, non dovete credere che si tratti di un'opera di vuota fantasia. Questo no di certo.  Questa è piena realtà, soltanto non è ancora conosciuta nella sua origine, da dove viene e dove riposa. Dunque, non si può apprenderlo? Certamente, poiché, dove la realtà riposa, là si trova anche il suo nome, il suo significato, il suo ordine, il suo raggio d'azione, ed il suo posto!

25. Nella Parola del Signore, però, si trova quella frase che dice: "Dai frutti voi potete conoscere l'albero". Se noi sappiamo ciò, non sarà difficile convincervi della realtà di ciò che ora si è sviluppato dinanzi ai vostri occhi.  Perciò, provate ancora, nella maggiore attività del vostro spirito; osservate ancora più attentamente il mondo che vi sta dinanzi; portatevelo sempre più accanto, fino a che vi sarà tanto vicino che potrete mettere i piedi sul suo suolo.

26. Quando ciò sarà avvenuto, allora vi sarete posti, in una congiunzione vivente, con un oggetto; esso vi servirà di fondamento, e su tale fondamento voi potrete diventare attivi.  E se in questa attività voi sarete tanto progrediti da sentire in essa il potente impulso dell'Amore del Signore in voi, e che questo amore sempre più ardente si accenderà in vivide fiamme, con ciò il vostro fondamento - che voi continuate a scorgere - si scioglierà in tutte le sue parti, in forme viventi secondo il modo in cui esse sono presenti in voi in immagini; e queste forme richiameranno, quale reazione, vivificandole, quelle che stanno in voi, e vi comunicheranno chi e dove è il vostro fondamento.

 27. Vedete, ogni riconoscimento è una conseguenza del precedente scorgere; e lo scorgere è, però, la conseguenza dell'irradiare e del controirradiare, oppure della forza in voi e della controforza fuori di voi.  In questo modo, noi abbiamo portato il nostro mondo molto vicino a noi; soltanto ancora una robusta mossa nello spirito, e poi potremo trovarci subito, con i nostri piedi, sul mondo che sta uscendo da voi!

 

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Cap. 12

* * * * * * *

Giusta edificazione.  Sviluppo di ciò che è in voi

 

1. E vedete, il mondo è sotto i nostri piedi; proviamo, ora, a camminarci sopra un po'. Voi vi meravigliate molto che questo mondo vi porti ora così bene, e guardate il bel panorama, i molti monti coperti da boschi, le splendide pianure, i campi ed i giardini, con abitazioni dalle più svariate forme che si scorgono dappertutto intorno a noi. Però voi dite: "Questo non l'abbiamo pensato!".

2. Però, io vi dico che, a rigor di termini, questo non era nemmeno necessario pensarlo; infatti, dal momento che con la forza in voi avete attirato la controforza, la quale, a dire il vero, è il fondamento della forza, allora la controforza, così attirata, dà già senz'altro quello che ha in sé, poiché la vostra forza corrisponde alla controforza in tutte le sue parti.

3. Per effetto della controforza, che avete attratto in voi, le parti della forza, che si trova in voi, vengono sviluppate, cosicché l'atto di questa costruzione apparentemente sorta da voi non è altro che lo sviluppo di ciò che è in voi.

4. Perciò voi non potete creare un mondo secondo il vostro gradimento, bensì soltanto quei mondi che si trovano in fondo a voi.  Perciò, non è neppur necessario che voi pensiate a tutte le parti di un tale mondo; poiché, quando un mondo è stato pensato, ed il vostro amore si è completamente sviluppato, esso non può più assolutamente avere un aspetto diverso da quello disposto originariamente dal Signore.

5. Per conseguenza, voi non siete sul serio creatori di questo mondo, poiché il diritto di creare non può riceverlo la creatura.  Però la facoltà di richiamare da voi nel mondo, che ora vi è stato indicato, ciò che è stato già creato, si trova in ogni spirito perfetto.  Gli spiriti imperfetti hanno, davvero, anche una simile facoltà in sé; dato, però, che non hanno nessuna fermezza, essi non possono richiamare quello che giace in fondo a loro.  Infatti, uno spirito imperfetto è uno spirito incostante; esso è una banderuola, una canna che il vento piega in tutte le direzioni, ed è pure un costruttore stolto, che edifica la sua casa su un terreno malfermo.  Per questa ragione uno spirito imperfetto non può trarre da sé che soltanto "effemeridi", che sono simili a quelle immagini che voi scorgete talvolta di notte ad occhi chiusi, in un miscuglio caotico, nel quale appaiono caricature di ogni tipo che fuggevolmente si sviluppano ed altrettanto fuggevolmente scompaiono. 

6. Ma non così stanno le cose con lo spirito perfetto, che sta stabilmente fermo nel suo centro; quello che egli richiama, lo richiama nell'ordine del Signore e non richiama qualcosa di increato, dunque una vuota fantasia, bensì una cosa creata fin dai primordi. 

7. Vedete, così stanno le cose. Noi, però, ci troviamo ora su questo mondo, che voi avete richiamato; vogliamo perciò girare un po' intorno e guardarlo?

8. Ecco, proprio qui, davanti a noi, c'è un grande giardino con un edificio molto sontuoso, che si trova proprio nel mezzo; perciò, dirigiamoci verso quella parte; seguitemi dunque!

9. Qui c'è già il portone del giardino. Da quanto osservo, voi siete dei padroni di casa che amano molto la sontuosità; infatti, il muro del giardino è costituito da vere e proprie pietre preziose, ed il portone è d'oro massiccio.  E poi guardate, i viali del giardino sono ricoperti di sabbia frammista d'argento e d'oro, ed i riquadri, dove si trovano gli alberi da frutto, sono circondati da bellissime ringhiere d'oro, i cui braccioli sono adornati da varie pietre preziose, veramente splendide. In verità, tutto ciò è proprio fatto con il massimo spreco!  Perfino i grandi filari di alberi da frutto sono circondati da bellissime ringhiere d'argento, e nel mezzo di ogni riquadro si trova un piccolo zampillo che lancia l'acqua in varie figurazioni.  Dato che le strade sono tanto attraenti, dobbiamo fare una passeggiata nell'interno del giardino.

10. Come osservo, le strade sono imbottite sotto, come un sofà; e, proprio come io dico, si scorge un grande sperpero nella vostra architettura.  Noi abbiamo già percorso un bel tratto del giardino, ma l'edificio principale d'abitazione sembra trovarsi ancora molto lontano, verso il fondo.

11. Però, qui davanti, vedo proprio una lunga galleria, edificata su colonne, le quali sono fatte di veri diamanti ben levigati.  Gli splendidi archi sopra le colonne sono di rubini, e il corridoio sopra gli archi d'oro lucentissimo; la galleria, poi, è del più puro oro trasparente, e il corrimano della galleria del più fine oro bianco.  Sotto il corridoio, fra le colonne, raso terra, io vedo come uno splendido canale pieno d'acqua, sul quale ci sono dei magnifici ponti per attraversarlo.  Ed ora guardate un po' lì, al di là del canale, c'è uno spazio libero molto ampio, il suolo è pavimentato con una lastra del più puro oro trasparente, e laggiù, abbastanza vicino allo splendido edificio, scorgo delle colonne di pietra bianca, che toccano quasi il cielo, e in cima ad ognuna di esse, sventola una grande bandiera tricolore; bianca, rossa e verde.

12. In verità, più si osserva la vostra opera costruttiva, e tanto più grandiosa, ardita ed elevata essa diventa; e la vera e propria casa poi, che si vede là in fondo, ha una facciata di tre piani, che dovrebbe raggiungere una larghezza da misurare a miglia!  Ogni piano ha una altezza che, così ad occhio, dovrebbe essere di seicentosessantasei cubiti; questo è il numero di un uomo. Le finestre sono alte e larghe; il portone d'entrata è altissimo e larghissimo, confezionato d'oro il più puro, e dalle finestre, la cui facciata misura pure 666, irradia, dalla fila più in basso, una luce bianca; dalla mediana, una rossa, e dalla più alta, una verde.  Il tetto di questo enorme edificio forma una unica immensa piramide. A questo edificio, come pure al giardino, non manca proprio nulla, eccezion fatta per gli abitanti; dunque, dove li avete lasciati, quando avete controllato questo splendido edificio?

13. Voi dite bensì: "Caro amico e fratello, tu sei, a dire il vero, un grande prediletto del Signore, però, da questo tuo discorso emerge, tuttavia, una piccola canzonatura; dato che tutta questa incommensurabile sontuosità non l'abbiamo mai vista, nemmeno nel più profondo dei nostri sogni; figurarsi se noi possiamo essere i costruttori di una simile magnifica opera, che è veramente di una sontuosità inesprimibile; poiché, se noi avessimo realmente costruito qualcosa, noi avremmo dovuto per lo meno essere presenti.  Invece di ciò non abbiamo neppure la minima traccia di un altrettanto minimo sentore, cosicché noi c'entriamo molto poco anche per quello che riguarda gli abitanti che dovrebbero trovarsi in questo sontuosissimo edificio".

14. Miei cari amici e fratelli, voi pensate in modo sbagliato.  Certamente voi avete costruito talmente poco questa sontuosa dimora quanto avete costruito il mondo.  Ma voi avete evocato dal vostro intimo questo sontuoso edificio e questa non è cosa da poco.  Parlando tra voi, non di rado dite: "Questo e quello mi ha molto edificato".  Cosa intendete dire con ciò?  Io ve lo dico, nient'altro che: "Questo e quello ha destato dall'intima profondità della mia vita una forza che mi ha vivificato in questo o quel modo.  Questa vivificazione si formò in me quale un'elevata forma spirituale, ed io riconobbi in questa forma che il Signore è dappertutto il massimo Amore e la Sapienza Stessa! Il mio cuore si infiammò in questo riconoscimento, ed in questo riconoscimento io adorai Dio nello Spirito e nella Verità!".

15. Questa è perciò una giusta «edificazione».  Ed ora, guardate, qui abbiamo una forma dell'edificazione dinanzi a noi.  In voi stessi, voi vi siete edificati; l'edificazione prese forma, e      voi scorgeste - in questa forma dell'Amore, della Sapienza e della Potenza Divini - infinita forza e potenza, e ciò è uguale ad un grande stupore, sentimento che precede sempre l'Amore.  E perché dunque!   Chi di voi si è innamorato di un essere femminile, senza averlo prima visto ed ammirato?

16. Vedete, questo è il caso anche qui.  Chi potrebbe amare Dio, se prima non Lo riconoscesse?  Perciò, il riconoscimento precede necessariamente l'Amore.  Ma come può l'uomo riconoscere Dio?

17.  Quando l'uomo ascolta la Parola di Dio, e osserva le Sue opere, con ciò viene evocato  dall'uomo il pensiero di Dio.  Una volta che il pensiero è stato evocato, l'uomo non deve più lasciarlo andare, bensì deve afferrarlo sempre più stretto.  Questo «afferrare sempre più stretto» è la Fede.   Dunque, quando l'uomo per mezzo della ferma Fede, fissa stabilmente il pensiero di Dio in sé, allora ha fatto di Dio Stesso un vivente sentimento; dunque egli può calcare con i propri piedi il mondo di Dio in sé.  In questo mondo egli scopre meraviglie su meraviglie.

18.  Questo «scorgere» è il crescente riconoscimento di Dio; ma tale mondo pieno di meraviglie è però privo di esseri viventi, l'edificio sontuoso non ha ancora degli abitanti. Però guardate, là, nel mezzo dell'edificio che ora sta dinanzi a noi, c'è un altare sacrificale, e su di esso una quantità di legna fresca; noi la accenderemo e verrà subito dimostrato se questo mondo è proprio disabitato.  Però, con che cosa accenderemo la legna?

19.  Io vi dico: "Lo straordinario accendino si trova pure nel vostro cuore; esso si chiama Amore! Ecco quello che accosteremo all'altare, e voi potrete sincerarvene immediatamente che, nell'uomo, non ci stanno soltanto i puri pensieri di Dio, bensì che vi dimorano anche gli esseri viventi!".  Infatti, cosa servirebbe se qualcuno dicesse: "Guarda qui i miei fratelli, guarda qui le mie sorelle", se poi egli non li amasse?   Ma se egli li ama, non li ama certamente fuori, bensì nell'amore del suo cuore!  Perciò, essi per lui non sono fuori, bensì essi sono nell'Amore del suo cuore.  Accendiamo dunque questa legna, affinché questo edificio abbia i suoi abitanti.

 

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Cap. 13

* * * * * * *

Gesù, il Nome di tutti i nomi e il suo effetto

Mistero dell'Incarnazione di Dio in Cristo

 

1. Voi chiedete: "Come sprigioneremo del fuoco dal nostro cuore per poter accendere con esso questa legna?".  O amici e fratelli!  Che domanda da parte vostra!  Non è già sufficiente un solo pensiero a Gesù per far acutamente infiammare il cuore per Lui?  O fratelli ed amici!  Se poteste comprendere ciò che significa questo Nome di tutti nomi, che cosa è, e quale efficacia è in Esso, vi sentireste invasi all'istante da un Amore così potente, il cui fuoco sarebbe sufficiente ad accendere un intero esercito di soli, cosicché potrebbero fiammeggiare mille volte più luminosi nelle loro immense orbite di quanto non sia stato il caso fino ad ora.

2. Io vi dico: "Gesù è qualcosa di così infinitamente Grande, che quando questo Nome viene pronunciato, l'intera infinità trema per la troppo grande venerazione.  Quando dite Dio, allora nominate anche l'Essere Supremo, ma Lo nominate nella Sua Infinità; Egli è là, a riempire il Tutto infinito e opera con la Sua infinita Forza da eternità a eternità.  Ma nel Nome Gesù voi indicate il perfetto, possente, essenziale Centro di Dio , o detto ancor più chiaramente:

3. Gesù è il vero e proprio essenziale Dio come Uomo, dal Quale soltanto procede tutta la Divinità che riempie l'infinito, quale Spirito della Sua infinita Potenza, Forza e Potere, così come i raggi dal Sole.  Gesù è dunque il Compendio dell'intera Pienezza della Divinità; ovvero: in Gesù dimora la Divinità nella Sua Infinitissima Pienezza, veramente, corporeamente, essenzialmente; ecco perché sempre viene scossa tutta la divina Infinità, quando questo Nome altissimo e infinitamente santo viene pronunciato!

4. E questa è nello stesso tempo anche l'infinita Grazia del Signore: che ad Egli sia piaciuto assumere l'Umanità corporea.  Ma perché fece questo?  Udite, ora voglio svelarvi un piccolo mistero!

5. Prima della discesa del Signore sulla Terra, mai essere umano poteva parlare con il vero e proprio Essere Divino.  Nessuno poteva mai vederLo senza perdervi completamente la vita, così come è detto anche in Mosè: «Dio nessuno può vederLo e contemporaneamente vivere!».  E' vero che nella Chiesa primordiale, così come nella Chiesa di Melchisedec alla quale apparteneva Abramo, il Signore si è mostrato personalmente parecchie volte e ha parlato con i Suoi santi, e Lui Stesso ha insegnato ai Suoi figli, ma questo Signore in persona non era tuttavia direttamente proprio il Signore Stesso, ma sempre soltanto uno spirito angelico ricolmo, per quel certo scopo, dello Spirito di Dio. 

6. Da un tale spirito angelico parlava allora lo Spirito del Signore, così come se parlasse direttamente il Signore Stesso. Però, in un tale spirito angelico non era tuttavia mai presente la perfettissima Pienezza dello Spirito di Dio, ma solamente quel tanto che era necessario allo scopo prefissato.

7. Potete crederlo: in quel tempo nemmeno i più puri fra tutti gli spiriti angelici potevano mai vedere la Divinità se non come voi vedete il sole nel firmamento. E nessuno degli spiriti angelici avrebbe mai osato rappresentarsi la Divinità sotto una qualche immagine, la qual cosa anche ai tempi di Mosè fu comandata nel modo più rigoroso al popolo israelitico; cioè di non farsi di Dio alcuna immagine scolpita, dunque assolutamente nessuna rappresentazione figurativa.

8.  Ma ora udite: a questo infinito Essere Divino è piaciuto un giorno, e precisamente in un tempo in cui gli uomini meno che mai vi pensavano, di unificarsi in tutta la Sua infinita Pienezza e in questa Unificazione assumere perfettamente la Natura umana!

9.  Ora riflettete: Dio, Colui che mai occhio di creatura guardò, viene al mondo quale Gesù, colmo del più infinito Amore e della più infinita Sapienza!

10. Egli, l'Infinito, l'Eterno, dinanzi al cui soffio le eternità si disperdono come leggera pula, camminò istruendo le Sue creature, i Suoi figli, non come un Padre, ma come un Fratello!

11. Ma tutto questo sarebbe stato ancora troppo poco!  Egli, l'Onnipotente, si lascia perfino perseguitare, imprigionare e uccidere nel corpo dalle Sue insignificanti creature! Ditemi, potreste immaginarvi un Amore più infinitamente grande, un più grande umiliarsi, di questo che sapete di Gesù?

12. Con questa inconcepibile azione Egli ha trasformato tutte le cose del Cielo.  Se pur dimora nel Suo Sole di Grazia, dal quale la Luce affluisce incessantemente a tutti i Cieli, tuttavia Egli è interamente lo stesso Gesù corporeo, così come ha camminato sulla Terra in tutta la Sua divina Pienezza come un vero Padre e Fratello, come perfetto Uomo presente fra i Suoi figli. Egli dà a tutti i Suoi figli tutta la Sua Grazia, tutto il Suo Amore e tutta la Sua Potenza, e li guida Egli Stesso  personalmente in modo specifico, ad operare con infinita potenza nel Suo Ordine!

13. Prima, fra Dio e gli uomini creati, c'era un abisso infinito, ma in Gesù questo abisso è quasi completamente eliminato; poiché Egli Stesso, come sapete, ce l'ha pur mostrato visibilmente; primo, con la Sua discesa umana sulla Terra; secondo, chiamandoci non una volta sola, ma parecchie volte Fratelli; terzo, mangiando e bevendo con noi e portando con noi tutti i nostri pesi; quarto, poiché Egli, il Signore dell'Infinità, prestò ubbidienza perfino all'autorità mondana; quinto, poiché dal potere mondano si è lasciato perfino imprigionare; sesto, poiché si è perfino lasciato affiggere alla Croce e uccidere per gli intrighi del potere mondano; e infine settimo, poiché Lui Stesso, con la Sua Onnipotenza, ha lacerato nel tempio la cortina che separava dal popolo il Santo dei santi!

14.  Perciò Egli è anche l'unica Via, la Vita, la Luce e la Verità.  Egli è la Porta attraverso la quale noi possiamo giungere a Dio, vale a dire attraverso questa Porta noi superiamo l'infinito abisso tra Dio e noi, e vi troviamo Gesù, l'eterno, l'infinitamente santo Fratello! 

15. Lui, che dunque ha voluto che questo abisso fosse eliminato, possiamo or dunque sicuramente amarLo sopra ogni cosa!

16.  Ed è per questo che, come ho detto già fin da principio, per destare il nostro Amore per Gesù è senz'altro sufficiente già un unico pensiero: soltanto il Suo Nome, pronunciato nel nostro cuore, dovrebbe bastare per accenderci d'infinito Amore per Lui, per tutta l'eternità! Perciò pronunciate anche voi nei vostri cuori questo Nome, in modo degno, e constaterete voi stessi in quale pienezza il fuoco d'Amore proromperà dai vostri cuori, accendendo il legno della Vita, grazie al quale i pagani potranno trovare salute a questo nuovo Altare dei sacrifici.

17. Di tali pagani, del tipo di quelli che, a suo tempo, mio fratello Paolo convertì, ce ne sono ancora molti ai giorni nostri. Ci sono dei pagani che si dicono "Cristiani", ma che, nei loro cuori, sono peggiori di quelli che, nel passato, adoravano Maloc e Baal.

18. Quando il legno su quest'altare incomincerà a bruciare, proprio allora scorgerete in questo mondo, evocato fuor da voi, da voi stessi, delle cose che non avete mai viste fino ad ora.  Poiché io vi dico che nel mondo degli spiriti vi sono delle profondità imperscrutabili. Nessun spirito creato potrebbe mai commensurarle: noi, però, siamo nello Spirito del Signore. E' il Suo Spirito che vive, dispone ed agisce in noi, e, in tale Spirito, nessuna profondità è, per noi, imperscrutabile, poiché nessuno può conoscere ciò che è nello Spirito, se non solamente lo Spirito. Così, altrettanto, nessuno può sapere ciò che si trova in Dio se non lo Spirito di Dio.  Gesù, il Dio riunito in tutta la Sua pienezza, ci ha però riempiti del Suo Spirito, e, con questo Suo Spirito in noi, ci è anche possibile penetrare nelle Sue Divine Profondità. Dunque, pronunciate in voi, ora, il Nome di tutti i nomi, il Santissimo di ogni Santità, l'Amore di ogni Amore, il Fuoco del Fuoco, ed il legno sull'altare si accenderà.

 

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Cap. 14

* * * * * * *

L'amore, il grande strumento di riconoscimento

 

1. Voi avete fatto come io vi avevo suggerito, ed avete pensato il Nome, quel Nome che è Santo, Santo, Santo in voi, e, guardate, già divampa una splendida fiamma sull'altare, consumando il legno della Vita quale nutrimento per la vivificazione degli esseri di questo mondo in voi.

2. Ora, guardatevi anche un po' intorno; rivolgete lo sguardo in Alto, verso le splendide gallerie di questo sontuoso edificio, e ditemi quello che scorgete.  Voi dite: "O amico e fratello, noi vediamo un numero incalcolabile di esseri d'ambo i sessi; le loro forme sono splendide e meravigliosamente belle; ed essi sono vestiti più lussuosamente dei re della Terra. Come è possibile ciò?  Sono essi pure in noi?".

3. Cari fratelli, io vi dico che dove c'è un vero mondo, ci deve essere pure tutto ciò che il mondo comprende in sé. Voi osservate certamente: "Ma esiste proprio davvero un mondo di tale magnificenza, nello spazio incommensurabile della Creazione?". Certamente, miei cari amici e fratelli! Voi non potete misurare gli altri corpi mondiali alla stregua della vostra Terra, poiché essa è un bugigattolo da mendicanti a paragone dei palazzi dei principi.  Sicuramente voi avete notato quanto più magnificamente e sontuosamente siano disposti il Sole e alcuni pianeti del vostro sistema solare rispetto alla Terra.  Però, io vi dico che anche tali mondi sono soltanto una vera meschinità, se comparati alla magnificenza dei maggiori corpi mondiali, che ruotano nell'incommensurabile spazio della Creazione.  Anche questo mondo, che voi avete evocato fuor da voi e sul quale ora noi camminiamo, non è certamente il più splendido.

4. Ci sono, nell'ambito delle costellazioni di Orione, Leone e gran Cane, dei mondi solari, dinanzi alla cui meraviglia e smisurata sontuosità voi ci rimettereste la vita al primo sguardo, per quanto breve.

5. Comunque, voi vorreste sapere che mondo è questo. Ma come potremo noi dedurlo? Se voi lo domandaste ad uno degli abitanti di questo mondo, egli vi arricchirebbe, tutt'al più, di un nome straniero, e tutto questo sarebbe quello che voi potreste ricavarne.  Se io ve lo dicessi, non ne guadagnereste nulla di più. Perciò è meglio che lo troviate in voi; e se voi sarete in grado di farlo, proprio allora il riconoscimento di questo mondo vi sarà utile, nella sfera della conoscenza, dal punto di vista spirituale.

6. Come, però, realizzare ciò, questa è tutta un'altra faccenda. Tuttavia vogliamo tentare, servendoci di un esempio che possa indicarci la via.  Dunque, fate bene attenzione.  Se voi, dal punto in cui vi trovate, guardate un oggetto qualunque, che si trova ad una moderata distanza da voi, vi riesce facile stabilire quale oggetto voi state guardando; dato che, in questo caso, come siete soliti dire, voi potete orientarvi.

7. Se desiderate osservare l'oggetto più da vicino, voi non avete bisogno d'altro che di un buon cannocchiale, o di avvicinarvi all'oggetto in questione.  Questa sarebbe la via naturale. Se invece, fin dal principio, vi trovate vicino ad un oggetto straordinario, allora è un po' più difficile stabilire da quali punti di vista esteriore tale oggetto deve essere osservato, in modo da venirlo a conoscere nel modo più vantaggioso. Quando, poi, nella vasta periferia di tale oggetto straordinario avete effettivamente trovato questi punti, voi sarete obbligati a percorrerli tutti, per vedere come da essi si possa osservare l'oggetto che vi sta vicino.  Fatto ciò, il risultato che ne otterrete sarà certamente che l'oggetto può venir esaminato e riconosciuto a piena soddisfazione principalmente da un punto solo.

8. Questo sarebbe chiaro e comprensibile, dite voi; ma il mondo, la cui superficie ora calchiamo, non vuole ancora farsi conoscere.  Non importa, miei cari amici e fratelli, non siamo ancora giunti alla fine della nostra escursione, e al momento giusto si farà vedere la vera luce. Soltanto fate attenzione al successivo sviluppo dell'esposizione che sto facendo a scopo d'esempio.

9. Quando siete sulla Terra, e in una notte serena guardate il cielo stellato, ed avete sott'occhio anche una buona carta astronomica, non vi sarà difficile di chiamare per nome or l'una or l'altra stella.  Con questo avete ottenuto qualcosa?  Conoscete la stella ora?  Oppure la riconoscereste come una di quelle da noi osservate dalla Terra, se voi doveste camminare sul suolo della stella?   Io vi dico: ciò sarebbe ben poco il caso, come ora.

10. Io, però, prendo il caso opposto, cioè che voi vi trovaste su una qualunque delle stelle visibili dalla Terra, come ad esempio, su di un corpo solare delle cosiddette Pleiadi. Se voi poi ritornaste sulla Terra, potreste indicare, con esattezza, quale delle circa novanta stelle che formano tale costellazione sia proprio quella sulla quale voi vi siete trovati?  Io ritengo che anche questo sarebbe piuttosto difficile, poiché le stelle di quella costellazione, viste dalla vostra Terra, assumono tale forma; mentre nella loro vera posizione sono separate l'una dall'altra da spazi incommensurabili.     E se voi vi trovaste su l'una o sull'altra di tali stelle, che da come son viste dalla Terra formano tale costellazione, le altre si troverebbero in gruppi di stelle del tutto diversi del cielo stellato e, per l'eternità, non riuscireste mai a stabilire quali stelle viste dalla Terra formano la costellazione delle Pleiadi. E perciò non potreste neppure capire su quale stella di tale costellazione voi vi siete trovati.

11. Voi dite: "Anche questo è giusto; però, ciò non toglie che noi ci troviamo su un mondo sconosciuto".  Ma io vi dico che questo per il momento è vero; ma, aggiungo che, attraverso questo modo per voi abituale di esaminare, osservare e riconoscere le cose, questo mondo non si lascerà riconoscere da voi.  Come riusciremo a risolvere questo problema? Infatti, qui non serve né l'osservazione, né la matematica, né la carta astronomica, né i migliori strumenti ottici.

12. Tuttavia esiste un mezzo molto semplice per riconoscere, con pochissima fatica, tale mondo. Nel corso di questo esempio, del quale sono appena al principio, io vi darò soltanto delle piccole spinte, in modo che voi possiate ben presto, come voi usate dire, colpire nel segno. Ed ora voglio darvi la prima spintarella, fate dunque attenzione! 

13. Sapete voi da dove provengono i vostri figli? Sapete voi dove il loro principio spirituale e animico ha soggiornato prima che essi siano stati partoriti dalle vostre mogli? Voi dite: "Questo non lo sappiamo affatto".  Io però vi faccio un'altra domanda, e con ciò vi do una nuova spintarella: come riconoscete i figli nati come vostri?  E come i figli riconoscono voi come loro genitori? Questa domanda dovrebbe darvi già un cenno discretamente indicativo. Infatti, non è l'amore che vi dà i figlioli?  Non vengono essi accolti nell'amore?  Vedete, quando il bambino viene alla luce, la madre ed il padre lo circondano immediatamente con il più tenero amore; e questo è già il primo battesimo.  E se anche il bambino non ha ancora un nome, esso ha tuttavia inciso un segno, rovente, nel cuore dei genitori; segno che è inestinguibile.  Questo segno non è altro che l'amore.  Attraverso questo amore cresce il reciproco riconoscimento, e la conoscenza aumenta sempre più, e con il tempo diventa tanto intima, forte e potente, che voi riconoscereste i vostri figli in qualunque luogo, e il figliolo sarebbe in grado di fare altrettanto, specialmente se dovesse trovarsi in un qualche imbarazzo.

14. E vedete, nei vostri figlioli voi avete conosciuto per sempre sulla via dell'amore un mondo molto più meraviglioso di quanto sia questo qui presente, che ora calchiamo con i nostri piedi, e voi non dimenticherete tanto facilmente il segno di riconoscimento, e non lo lascerete spegnere nei vostri cuori.

15. Vi è piaciuta questa spintarella? Non riuscite ancora a cogliere nel segno? Ebbene, tenterò ancora con un'altra spinta. Immaginate che voi arriviate in una città di un paese straniero della zona terrestre chiamata America.  Là tutto vi è estraneo; voi potete ascoltare e guardarvi intorno quanto volete, ma i vostri occhi non verranno colpiti da nessun altro raggio che non sia quello del Sole, della Luna e delle stelle; e nessun suono conosciuto giungerà al vostro orecchio, e vi sentirete tanto estranei da non conoscere neppure voi stessi. 

16. Però, mentre state gironzolando così, nelle strade, tutto d'un tratto v'imbattete in un uomo, che vi rivolge uno sguardo amichevole, che proviene proprio dal cuore; questo sguardo è bastato per farvi apparire quella strada già più amichevole e ve la ricorderete più di tutte. 

17. Quell'uomo, però, vi si avvicina, e vi rivolge la parola nella vostra madrelingua, e la via, ancora estranea, ora vi sembra quasi un lembo di patria. L'uomo vi accoglie pieno d'amore e vi conduce nella sua casa.  Con ciò, questa città completamente straniera è diventata per voi così familiare che voi cominciate ad accoglierla nel vostro cuore.

18. E quell'uomo v'introduce in parecchie altre case, dove venite ricevuti amorevolmente; e voi, in quella città straniera, vi sentite come a casa vostra. In breve tempo voi imparate anche la lingua locale, e siete poi come nativi del luogo. I dintorni di questa terra straniera con il tempo vi piaceranno come quelli dove siete nati, e se un giorno dovreste abbandonare questo paese e poi ritornarci, lo riconoscereste sicuramente di primo acchito.

19. Però, quale segno di riconoscimento e quale impronta ha quel paese, perché voi lo riconosciate così velocemente?  Chiedetelo all'amore, ed al gioioso sentimento del cuore, ed essi vi comunicheranno immediatamente qual è la causa sulla quale si basa il vostro riconoscimento di questo paese.  In questo modo, e con la minima fatica, dopo che avremo fatto delle altre brevi osservazioni su questo mondo, lo riconoscerete tanto bene, che vi sarà impossibile dire ancora: "Questo mondo noi non lo conosciamo!".  Io vi dico che: come l'Amore è tutto in tutto, così anche tutto viene dall'Amore!

20. Da che cosa si riconosce un frutto?  Voi dite: "Dalla forma, dal colore e dal sapore". Ma forma, colore e sapore, di che cosa sono il prodotto? Essi sono il prodotto dell'Amore. Voi riconoscete dal gusto l'uva moscatella, perché dunque?  Perché questo gusto corrisponde ad una determinata parte del vostro amore. Vogliamo perciò, anche qui, vedere a quale parte del nostro amore corrisponderà questo mondo; e quando avremo trovato ciò con pochissima fatica, allora avremo già tutto.  Il Come, il Dove ed il Quando si annunceranno da se stessi.

 

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Cap. 15

* * * * * * *

I tre savi della terra d'Oriente, la loro saggezza.

Il grande significato della nostra Terra

 

1. Voi dite: "Sarebbe certamente buona cosa, se si sapesse subito sotto quale parte del nostro amore, o sotto quale regione del cielo in cui l'Amore si trova, si potrebbe spingere questo mondo". Io però vi dico, cari amici e fratelli miei: "Dal momento che, in seguito alle mie spintarelle, voi avete trovato in voi tre quarti della cosa principale, non dovrebbe essere tanto difficile, con un paio di piccole spinte, trovare anche l'ultimo quarto".  A tale scopo, io vi farò subito una domanda, di cui voi avete pronta già in anticipo la risposta in voi; e la domanda è questa: "Non avete mai sentito parlare della cosiddetta antica astrologia?".  Voi dite: "Certamente, di simili libri se ne trovano anche attualmente; però, di essi non si dovrebbe tenere gran conto!".  Ma io vi dico: "Nel modo che voi ora usate considerarli, certamente no, poiché sarebbe una superstizione assurda e peccaminosa l'attenervisi.  Ma ogni cosa ha due facce: una luminosa, l'altra oscura.  Noi, perciò, ci serviremo della parte luminosa e non di quella oscura di questo antico mistero.

2. Però, come si chiama questa parte luminosa?  Il suo nome è Scienza delle rispondenze.  Sulla via della rispondenza ogni cosa, ogni forma, nonché ogni reciproco rapporto delle forme e delle cose, ha un corrispondente significato spirituale.  E così un tale significato lo avevano e lo hanno ancora tutte le stelle e le loro immagini.  Chi, quindi, riesce a leggere e a capire queste immagini di questa parte luminosa, è anche un astrologo, ma non un astrologo con l'aiuto delle forze delle tenebre, bensì un astrologo del regno degli spiriti della Luce, cioè è un vero savio, così com'erano savi veri anche i tre astrologi venuti dall'Oriente.  Essi avevano riconosciuto la stella del Signore, e si sono lasciati guidare da essa, e per mezzo di essa hanno trovato il Signore della Magnificenza!

3. Io vedo in voi, proprio ora, una domanda riguardante propriamente i tre astrologi, ai quali si è accennato proprio adesso.  Io so che, al riguardo, voi avete già ricevuto delle spiegazioni, però, quello che voi non sapete è appunto che dal Cielo non può giungere agli uomini sulla Terra nessuna notizia e comunicazione completamente svelata, bensì essa è sempre avvolta o racchiusa come in una specie d'involucro; poiché, senza questo avvolgimento o buccia, nessuna notizia può giungere agli uomini dal Cielo, che è puramente spirituale.  La stessa cosa succede con voi: nessuno di voi, infatti, sarebbe in grado di accogliere in sé la sostanza nutritiva eterea, che è la sola idonea veramente vivificante, senza l'aggiunta di materia più grossolana.

4. Infatti, anche il pane che voi mangiate consiste di minuscoli involucri, che sono i contenitori della vera sostanza nutritiva.

5. Dunque, se la notizia da voi già avuta sui tre savi venuti dall'Oriente è ancora un po' avviluppata, qui noi possiamo un po' sbucciarla; e da tale sbucciatura potrà derivare anche una piccola spinta per voi; e la parte luminosa dell'astrologia, di cui noi appunto abbiamo bisogno, risulterà sempre più visibile.

6. Voi avete appreso, riguardo a questi tre savi, che essi erano venuti, per così dire, come rappresentanti e che stavano a raffigurare Adamo, Caino e Abramo.  Questo è giusto, ma se voi voleste prendere ciò alla lettera, sarebbe un errore altrettanto grande come se voi vorreste credere nella fatalità del segno zodiacale, nel quale, secondo il vostro calendario, voi siete nati.  Voi dite: "Questo può darsi senz'altro, ma allora, come si deve comprendere ciò che viene detto, che, nella maggior parte dei casi, non fa una grinza?".  Io vi dico che, come lo si deve comprendere, si vedrà subito chiaramente dalla seguente esposizione.

7. Voi avete dinanzi a voi ogni tipo di oggetti e di esseri, che si possono toccare con la mano, come minerali, piante, animali e uomini.  Se voi però volete prendere tutti questi esseri e oggetti e comprenderli così come essi stanno, ben diritti dinanzi a voi, ditemi, li comprendete davvero?  Voi potete, per esempio, dire: "Guarda, questo è un alto monte, esso ha una forma molto romantica, è costituito di pietra calcarea originaria, dalla sua cima si deve godere di una magnifica vista e nel suo interno dovrebbero forse trovarsi dei metalli".  Quando del monte avrete detto tutto ciò, non vi rimarrà altro da aggiungere.

8. Non vi andrebbe per niente meglio con le piante e con gli animali, poiché voi potete giudicare soltanto quello che cade sotto i vostri sensi e anche ciò in maniera oltremodo superficiale, per quanto si trovi dinanzi a voi completamente visibile.  Ma quello che riguarda l'Ordine spirituale, intimo ed elevato, ditemi, con quale misura volete misurarlo?

9. Adamo, Caino ed Abramo, sotto la sembianza dei "tre savi" dell'Oriente, stanno anche qui ben fissi dinanzi a voi, in seguito alla comunicazione ricevuta dai Cieli.

10. Però, come voi non comprendete affatto il fondamento dei tre regni della natura, altrettanto è il caso con i tre savi d'Oriente.

11. Ebbene, Adamo, Caino ed Abramo erano presenti.  Questo vi è stato detto in risposta alla vostra domanda riguardante il significato dei tre saggi d'Oriente.  Però, come erano presenti, questa è una cosa del tutto diversa.  Voi non avete neppure posta questa domanda; perciò essa è rimasta come un involucro intorno alla notizia che vi era stata data.  Ora, però, è venuto il momento di rompere questo involucro, poiché per il vostro scopo ci occorre la Verità più pura; allora, sappiate quanto segue.

12. Questi tre savi erano tre semplici sacerdoti, fra i migliori di quei tempi, provenienti dalle pianure dell'Assiria.  Voi sapete che, al tempo di Salomone, la grande regina del regno d'Assiria, a voi ben nota, venne a Gerusalemme per ascoltare la sapienza di Salomone.  Dunque, già in quel tempo venne fatta a quel popolo pagano, tramite la parte migliore dei suoi sacerdoti, una profezia e precisamente che un giorno ai suoi figli sarebbe stato dato di scoprire una stella, che sarebbe sorta per tutti i popoli della Terra.  Da quel momento, la parte migliore dei sacerdoti si è sempre attenuta a tale profezia ed essi osservavano costantemente il firmamento.  Questi sacerdoti intrapresero perfino, a questo scopo, dei viaggi attraverso parecchi paesi, dove vivevano allora pure dei grandi savi ed appresero da costoro parecchie cose appartenenti alla profonda sapienza, specialmente nella conoscenza delle rispondenze.

13. Al tempo della nascita di Cristo, la casta di tali sacerdoti era diventata abbastanza grande, ma, ad eccezione di tre, tutti gli altri si erano lasciati attirare dall'avidità del lucro; servivano perciò Mammona.  Soltanto tre rimasero fedeli alla sapienza pura, disdegnando il mondo ed i suoi tesori, cercando la ricompensa per la loro attività spirituale solamente nello Spirito e nella Verità.

14. Che cosa avvenne al tempo della nascita del nostro lodatissimo Signore, amato sopra ogni cosa?

15. Essi scoprirono una stella straordinariamente splendente che stava sorgendo, ed osservarono il suo corso in rapporto alla costellazione dalla quale era sorta, e che ora stava attraversando.  Mentre essi erano occupati a scoprire il corrispondente significato interiore di tale stella ed essa  durante la notte si trovava proprio sopra il loro Zenit, allora apparvero dinanzi a loro tre uomini biancovestiti che dissero loro: "Conoscete questa stella?".  Ed i savi risposero: "Non la conosciamo".  Ma gli uomini che erano apparsi dissero ai savi: "Lasciatevi toccare da noi sulla fronte e sul petto e voi conoscerete immediatamente il grande significato di questa stella".  I savi, però, dissero: "Siete forse maghi dall'India, che voi volete farci ciò?".

16. I tre uomini risposero: "Noi non lo siamo affatto; noi non vogliamo svelarvi la potenza dell'Inferno, bensì la Forza di Dio e condurvi laddove l'Eterno Signore del Cielo e della Terra è disceso in tutta la Sua Divina Pienezza.   Ad una Vergine è stata fatta una Grazia infinita: ha concepito dal Signore ed ha partorito un Bambino di tutti i bambini, un Uomo di tutti gli uomini ed un Dio di tutti gli déi!  Vedete, questo vogliamo mostrarvi e, per questa ragione, lasciatevi toccare da noi!".  Ed i savi dissero: "Ebbene, sia come voi volete, però, diteci prima, chi voi siete".

17. Ed uno dei tre comparsi disse: "Non avete mai udito dire come erano le cose al principio del mondo?  Vedete, un corpo mi fu dato da Dio ed io lo portai per novecentotrentanni, e così fu creato il primo uomo sulla Terra; il mio nome era Adamo, il primo di Dio su questa Terra".  Dopo queste parole, il più vecchio dei savi si lasciò toccare dallo spirito di Adamo e, quando lo spirito toccò il savio, il primo divenne immediatamente invisibile; mentre il secondo fu riempito dello spirito di Adamo.

18. Ed allo stesso modo avvenne con gli altri due e furono riempiti; il più vecchio dei due con lo spirito di Caino ed il più giovane con lo spirito di Abramo, senza con ciò perdere nulla della propria individualità.  Però, nel momento in cui avvenne, essi riconobbero il grande significato di quella stella e delle parole della profezia che venne data, come già detto, al tempo della grande regina di quel paese.

19. In seguito a ciò, essi si dettero subito da fare, abbandonando il loro posto d'osservazione fecero preparare i cammelli ed ordinarono ai loro servi di comperare oro, incenso e mirra, poiché questa era l'offerta che in quel paese si faceva ad un re neonato: mirra al bambino, oro al re, che presso di loro si chiamava uomo degli uomini, così come un tale bambino reale veniva chiamato un bambino dei bambini, ed infine incenso, poiché veniva offerto altrettanto al re, perché il re era considerato quale sovrano unto della Divinità in Terra.  Quando tutto fu pronto, si misero in cammino e la stella era il segnavia, mentre i tre spiriti erano le guide interiori dei nostri tre savi dell'Oriente.

20. Come vedete, in questa esposizione la vostra notizia è stata svelata e, con essa, contemporaneamente anche l'intima Verità, cioè che, appunto, in questi tre savi erano presenti Adamo, Caino e Abramo; ed Abramo, che già da lungo tempo si rallegrava nel suo spirito, nell'attesa di questo giorno in cui, come gli era stato profetizzato dal Signore Stesso, egli Lo avrebbe visto, l'ha visto realmente. Corporalmente attraverso i savi, spiritualmente in sé, e celestialmente nel Bambino dei bambini, nell'Uomo degli uomini e nel Dio degli déi.

21. In questa esposizione voi potete anche rilevare a sufficienza come deve essere costituita la vera astrologia.  Noi pure abbiamo scorto una stella di specie non comune in noi o sul firmamento del nostro spirito.  Se noi siamo dei veri astrologi, troveremo sicuramente, con poca fatica, anche quel nostro ultimo quarto che ancora ci manca e riconosceremo dove andremo a finire con questa nostra stella.

22. E' vero che, in voi, ci sono miliardi e miliardi di stelle e di mondi, ma da tali miliardi una sola si è liberata.  Essa sta dinanzi a noi; anzi, sta sotto i nostri piedi, simile ad una patria celeste, ma noi chiediamo: "Qual è il tuo posto, o splendido mondo, nella tua immensa realtà?  Da quale regione dell'ampio cielo il tuo possente raggio ha colpito in noi la tua immagine, ponendola al di fuori, quale uno splendido riflesso proveniente da te?   Tuttavia, noi non sappiamo da dove venne il tuo raggio".

23. O amici e fratelli!  Suona strana una tale domanda, quando si ha già l'opera completa sotto i propri piedi.  Non avete mai letto nulla di un grande castello degli spiriti come di un castello delle anime?  Vedete, in quest'opera si trovano dei piccoli accenni ad una grande e segreta Verità, che però finora è rimasta celata.   Io però vi dico che chi vuole andare al Signore, deve anche percorrere la via che porta al Signore Stesso.  Ed aggiungo ancora, e questo è molto importante: "Rallegratevi molto, poiché il Signore, fra miliardi di mondi, ha scelto la polvere, cioè la Terra; essa è diventata il luogo di nascita degli spiriti che vogliono andare al Signore da tutte le distese infinite della Creazione".

24. Ora non siamo più molto lontani; guardate in questo mondo, che si trova sotto i nostri piedi, una vecchia casa paterna del vostro spirito!  Grande sontuosità voi trovate qui e questo amore per il sontuoso voi lo avete portato con voi sulla Terra.  Il Signore, però, non ama lo sfarzo, perciò Egli ha umiliato la Terra.  Non sapete dunque ancora dove andremo a finire con questo mondo?  Ecco, scorgo che voi non potete ancora digerire bene l'astrologia; ora, però, vi renderò attenti su una cosa.

25. Era in uso, presso tutti i popoli ed in tutti i tempi, dire e qua e là credere con convinzione che l'una o l'altra stella era "la loro stella". Preso alla lettera, ciò aveva poca base, ma preso spiritualmente ha una base tanto più valida, poiché, da qualunque luogo uno spirito sia, da là ha anche il suo Amore.  Però, tutte le miriadi di stelle sono luogo di dimora, precedenti o successive, degli spiriti.  Quando questo è il caso, risulta certamente chiaro che lo spirito di ogni uomo terrestre proviene da una stella quale sua dimora precedente, e questa stella è la prima che certamente emerge nella contemplazione interiore.

26. A voi basta, perciò, esaminare una volta il cielo stellato ed osservare quale stella vi piace di più; su quella che manderà i suoi raggi su voi nel modo più gradevole, fermatevi, poiché, vedete, sarà proprio la stella corrispondente, attraverso la quale questa venne destata.

27. In ciò però sta anche la differenza fra i figli del mondo, che provengono dal basso e sono i figli della Terra, ed i figli della Luce, che provengono dall'Alto e sono figli dei Soli; sono perciò chiamati a servire in un modo o nell'altro, al pari del Signore, e ad illuminare i figli del mondo, affinché anche costoro possano venir elevati a figli della Luce ed a veri eredi della Vita eterna che il Signore ha preparato fin dall'eternità a tutti gli spiriti da Lui creati.  Egli ha istituito per loro, nelle regioni infinite della Creazione, innumerevoli scuole per la conquista della libertà della Vita, ed ha posto Egli Stesso sulla Terra un santo segno nella Sua Croce, affinché essi diventassero veri figli del Suo Amore e beatissimi eredi della Sua Misericordia e della Sua Grazia!

28. Ritengo che ora anche l'ultimo quarto ci sia sperabilmente conosciuto.  Però, non appena noi ci saremo guardati un po' intorno su questo mondo, certi misteri ci verranno chiariti come da sé: misteri dei quali finora, né voi, né il mondo tutto, vi siete nemmeno lontanamente mai sognati.

29. Il Signore, però, dopo la Sua Resurrezione ha parlato ancora molto con noi, Suoi eletti, ma di ciò non venne segnato nulla; e se anche fosse stato segnato, il mondo non avrebbe potuto comprendere i libri scritti, data la quantità, la grandiosità e la profondità del loro contenuto.  Qui, però, vi viene rivelato qualcosa di ciò; cercate perciò di essere di spirito attento, per accogliere in voi il grande Mistero della Vita e la grande Sapienza interiore dello Spirito!

[Giovanni, XX, 30-31 - XXI, 24-25]

 

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Cap. 16

* * * * * * *

Due specie di uomini: creature e figli

Condizioni preliminari per diventare figli di Dio

 

1. Vogliamo, dunque, fare un altro tentativo, e conoscere un po' di più questi esseri umani, per scoprire di quale spirito sono figli, nonché in quale grado di intima parentela spirituale noi stiamo con loro.  Guardate un po' più da vicino le forme di questi uomini, e constaterete che, dal punto di vista della forma, essi hanno una considerevole somiglianza con voi.  Da questa constatazione possiamo dedurre che anche a riguardo alle loro possibilità spirituali essi devono essere abbastanza somiglianti a voi, poiché le forme esteriori, magari superficialmente, lo rivelano.

2. Quale, però, sia la loro interiore costituzione spirituale, cioè il loro amore e le brame, e quale il loro intendimento, lo apprenderemo dai loro discorsi, poiché la bocca parla di ciò di cui il cuore è pieno.  Ed il Signore ha posto nel cuore di ogni uomo lo stimolo di non essere mai completamente contento di ciò che ha, bensì di mirare costantemente a qualcosa di più elevato.  Questo stimolo ha, come tutto, due facce: una di luce e una d'ombra.  In quella d'ombra l'uomo è cieco, ed il più elevato cui egli ambisce è poi più basso di quello che egli ha.  Invece, nella parte luminosa di questo stimolo, l'uomo aborre tutto ciò che gli è stato dato e vuole soltanto l'Altissimo, cioè né più né meno che lo Stesso Signore. 

3. In tal modo, dunque, noi apprenderemo subito che questi uomini qui non sono affatto contenti di ciò che essi posseggono.  L'indescrivibile sontuosità della loro dimora, questo giardino, come pure quest'intero mondo, per il cui possesso i re della Terra combatterebbero una guerra di mille anni, questi uomini li guardano nello stesso modo in cui voi, sulla vostra Terra, guardate una comune capanna di contadini poveri.  Sentono, perciò, continuamente il desiderio sempre crescente di qualcosa di più elevato e di più grandioso, di ancor molto più dignitoso. Vogliamo perciò ascoltarli, per apprendere quali stimoli si agitano nel loro spirito.

4. Guardate, proprio qui dinanzi a noi si trova un vecchio pieno di dignità, il quale è in procinto di tenere un discorso agli abitanti di questo palazzo, a causa del fatto che il legno del sacrificio, che si trova sull'altare, si è acceso da sé; poiché un tale fenomeno vale, per gli abitanti di questo mondo, quale un segreto presagio, dal quale essi deducono che il Signore adempirà i loro desideri. Ascoltate cosa egli dice:

5. "Voi tutti, che abitate in questo mio palazzo avito, siete stati testimoni che, al nostro richiamo, una santa fiamma è comparsa sull'altare per consumare la profumata offerta.  Molti di coloro che vivono in questo mondo non tengono conto di ciò, e lo considerano una illusione ed un inganno dei sensi. Noi, abitanti della nostra casa, siamo rimasti fedeli alla vecchia rivelazione, nella quale era detto che Dio, il nostro Signore, è un Dio Unico, il Quale ha fatto questo mondo per noi quale abitazione, e ci ha dato la libera volontà di scegliere fra il restare beati in questo mondo, sempre progredenti nello spirito, oppure elevarsi al di sopra di questo mondo per raggiungerne un altro, dove il Signore eternamente dimora fra i Suoi figli.

6. Chi fra voi ha una grande voglia e la brama d'imboccare questa seconda via, si può ora rivolgere al Signore, dato che Egli ha rivolto verso di noi il Suo Orecchio, affinché il Signore lo tramuti e lo collochi sul mondo dove Egli è a casa Sua fra i Suoi figli.

7. Voi sapete che il Signore, nostro Unico Dio, ha creato due specie di esseri, che si possono scegliere liberamente la loro destinazione.  La prima specie siamo noi, creature dotate di libera volontà e di un animo comprensivo, affinché noi potessimo essere indipendenti, per la nostra gioia ed il nostro grande benessere. Soltanto a noi, Sue creature, il Signore ha dato questo mondo, tanto materialmente che spiritualmente, quale dimora per l'eternità.

8. Il raggiungere questa piacevole sorte è oltremodo facile, poiché chi crede che il Signore sia un Unico Dio del Cielo e di tutto il mondo che noi calchiamo con i nostri piedi e, così pensando, onori il Signore della Magnificenza, come è d'usanza fra noi, tramite il sacrificio e l'adorazione, egli si è reso meritevole, come voi tutti sapete, di questa magnifica sorte. Ed anche il trapasso avverrà, com'è noto a tutti noi, nel modo più piacevole e benefico, della qual cosa ogni abitante di questo mondo ha il pieno diritto di rallegrarsi.

9. Se invece noi osserviamo la seconda specie delle creature, di cui, però, ce ne dovrebbero essere meno, secondo la Rivelazione noi troviamo che essi non solo sono creature al par di noi, bensì essi sono dei veri figlioli di Dio.  Questi figli sono in tutta la perfezione della Potenza di Dio, e la loro beatitudine è simile alla beatitudine di Dio, poiché essi hanno tutto quello che ha Dio, fanno tutto quello che fa Dio, e Dio fa quello che essi fanno!

10. Per loro, Dio non è più un Dio, come Egli è per noi, cioè, eternamente irraggiungibile che nessun occhio, di coloro che vivono in questo nostro mondo, può vedere; per loro, invece, Egli è veramente un Padre che è sempre tra loro, li guida e governa, parla con loro, come io con voi, provvede per loro, costruisce per loro, cucina per loro, affinché non abbiano a preoccuparsi di nulla. Ed essi sono, nella loro perfezione, completamente Signori come il loro Onnipotente Padre su tutta l'Infinità, e si rallegrano della loro infinita pienezza di Potenza che a loro proviene dal Padre!

11. Questa sorte è certamente qualcosa di ben diverso dalla nostra sorte; essa, infatti, paragonata alla nostra, è assolutamente inesprimibile sotto tutti i rapporti.

12. Però, noi, creature di questo mondo, siamo forse esclusi per l'eternità da questa inesprimibile sorte?  Che cosa dice a riguardo la Rivelazione, che noi abbiamo ricevuta al principio dei tempi da un potente spirito per tutti i tempi di questo mondo? 

13. Eccola riassunta in poche parole: "Erigete un altare nella vostra dimora e su questo altare fate che si trovi sempre pronta della legna odorosa, i cui pezzi siano sempre disposti in ogni direzione, cioè, in lungo e di traverso.  Se qualcuno ha riconosciuto l'Unico Dio, nella sua fede, domandi al suo cuore se esso è infiammabile; allora la vampa del cuor suo afferrerà e consumerà la legna sull'altare con fiamme limpide, e, in queste fiamme, colui che è acceso nel suo cuore leggerà le condizioni, grandi, sante e pesantissime, attraverso le quali può diventare un figlio di Dio".

14. Ora io vi domando: "Chi di voi, che condividete con me questa dimora, si sente di leggere le condizioni, nelle fiamme, si faccia avanti e legga! Se qualcuno avrà trovato le pesantissime condizioni accettabili, allora - secondo la Rivelazione - ponga la sua mano sull'altare, e Dio, l'Onnipotente, prenderà il suo spirito e lo condurrà su quel mondo dove Egli vive, e formerà con tale spirito un uomo nuovo, il quale - sia pure per breve tempo - dovrà trascinare un corpo mortale soggetto alle malattie e al dolore, e in tale corpo dovrà umiliarsi fino al momento della morte, per risorgere poco dopo quale vero figliolo di Dio!".

15. Ed ora, guardate; c'è un uomo che, uscendo dalla folla, si fa avanti per leggere dalla fiamma la seguente condizione: "O tu, malcontento della tua sorte beata, che cosa vuoi?  Dove vuoi andare?  Finora tu non hai conosciuto la sofferenza e mai un dolore ha sfiorato il tuo essere.  La morte ti è ignota, e finora nessun peso ha gravato sulle tue spalle. Se tu rimani su questo mondo conformemente all'eterno Ordine di Dio, non puoi mai cadere, per tutta l'eternità, e non puoi venir guastato ed andare in rovina. Quello che il tuo cuore desidera, tu lo hai, e sempre l'avrai, in ogni tempo.

16. Se però non sei contento di tutto ciò, e vuoi recarti laddove vengono generati i figlioli di Dio, allora sappi che Dio, il tuo Signore, ti sottoporrà, fino all'ultimo istante della tua vita, ad ogni tipo di tribolazioni e sofferenze, prima che, con la morte, tu venga tramutato in un figlio.  Guai a te però; se non supererai la prova, allora tu dovrai espiare, eternamente, nel fuoco dell'Ira della Divinità, la vanità di questo tuo tentativo, ed il tuo stato non diventerà mai migliore, bensì sempre peggiore e più penoso eternamente.

17. E su quel mondo, dove vengono generati i figlioli di Dio, tu verrai colpito dalla più completa cecità, e nulla di tutto quello che tu ora apprendi ti rimarrà nella coscienza, per farti da guida, poiché tu sarai obbligato a cominciare una vita del tutto nuova, e molto gravosa. Nulla perciò ti rimarrà, se non soltanto, per il tuo massimo pericolo, la brama della vita di questo mondo, in cui tu vivi attualmente.

18. Tu aspirerai a perfezioni e magnificenze simili a queste; tu dovrai constatare chiaramente in te le grandi disposizioni e facoltà del tuo spirito, ma, nel tuo corpo, pesante e travagliato, non potrai realizzarne nessuna.  E se, malgrado ciò, tu troverai i mezzi di mettere in opera, mondanamente, sia pure in modo imperfetto, qualcosa di quello a cui il tuo spirito ambiva, secondo gli stimoli non ancora spenti in te, allora, già così facendo, tu peccherai dinanzi a Dio, e se vi insisterai, la tua sorte sarà un'eterna condanna nell'eterno fuoco dell'Ira di Dio!

19. Qui, quello che tu hai è tuo, perché ti è stato dato da Dio; mentre laggiù, su quel mondo, non dovrai appropriarti d'un filo d'erba.  La ricchezza e la grande sontuosità appartengono qui, alla virtù; mentre là esse ti verranno considerate peccati mortali.  Qui, ti è sufficiente volere, ed il terreno ubbidisce al tuo cenno; là, invece, tu dovrai procurarti il nutrimento, faticosamente, con il penoso sudore della tua fronte.

20. Queste sono le condizioni poste, che ci si attende vengano da te compiute, se tu vuoi elevarti a figlio di Dio.  Non è proprio impossibile che tu possa trovare Grazia e Misericordia presso Dio, se tu Lo amerai sopra ogni cosa, e vorrai essere il più umile ed insignificante, e sopporterai tutte le sofferenze e dolori con grande pazienza e piena sottomissione alla Volontà di Dio.  Ma è molto più facile che tu cada che non che tu risorga.  Consultati, e poni, poi, la tua mano sull'altare, affinché avvenga secondo il tuo volere!".

21. Ecco, ora sapete come stanno le cose.  Naturalmente, non ci accontenteremo di quanto udito finora, ma continueremo ancora un po' con questa esposizione; da quanto seguirà, sorgerà in voi stessi, ben presto, una potente luce, ed incomincerete a scorgere molto chiaramente il Dove, Da Dove ed il Verso Dove.

 

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Cap. 17

* * * * * * *

Centro delle condizioni: sai amare Dio?

 

1. Il nostro aspirante alla figliolanza di Dio ha ora finito di leggere ciò che stava scritto nella fiamma, e rivolge nuovamente il suo sguardo all'anziano.  E' molto facile indovinare quale sarà la sua domanda, poiché voi la percepite già in voi, cosicché basta tirarla fuori, e noi udremo subito parlare il nostro aspirante, così come prima avete percepito.

2. Le condizioni sono gravi, ed il nostro aspirante rabbrividisce dinanzi ad esse; perciò egli chiede all'anziano: "Io ho letto le richieste di Dio nella fiamma del Suo Zelo. Da ciò io vedo il vantaggio di questa vita e il grande svantaggio di una vita superiore; per questa ragione, ritengo che sia molto più saggio rimanere ciò che si è, su questo nostro gradino inferiore, anziché cercare d'innalzarsi a ciò che è quasi irraggiungibile. 

3. Certo che per uno di noi è una cosa inconcepibile sentirsi quale un Dio in un figlio di Dio; sì, deve essere proprio incomprensibilmente sublime penetrare con uno sguardo nelle infinite profondità della Potenza e Sapienza Divine; e deve essere una beatitudine inesprimibile stare in un rapporto visibile ed amichevolissimo con l'Eterno e Onnipotente Creatore dell'Eternità e dell'Infinità; e in Dio, il Signore, essere quali co-reggenti di tutto l'infinito.  Ma le condizioni per il raggiungimento di una tale grandezza sono troppo orribili e opprimenti, e tali che da molte migliaia di aspiranti a stento uno potrebbe, sì e no, raggiungere l'alta meta della sua impresa.

4. Perciò ho ben riflettuto, mi sono esaminato, e rinuncerò completamente a questa impresa.  Se qualcuno vuole tentarla al mio posto, non glielo impedisco, però gli comunicherò quello che ho letto nella fiamma.

5. L'ex aspirante alla figliolanza di Dio ha terminato la sua dichiarazione, e l'anziano attinge ora, fuor da noi, la risposta, cioè egli dirà quello che in noi è già stato espresso.

6. Certamente, voi non potete ancora percepire ciò in voi, in modo chiaro; però nell'Ordine del Signore è già così disposto che il discorso di un uomo è un prodotto di tutto quello che è nascosto nella profondità della sua vita.  E quando un uomo parla, egli vi viene, per così dire, obbligato dall'impulso interiore, che emerge da tutto quanto di corrispondente giace celato nella profondità della sua vita.

7. Ora che noi abbiamo attinto questo fuor da noi, vogliamo anche ascoltare quello che dice l'anziano. Udite dunque quali sono le sue parole che sgorgano dalla sua bocca, e quale ne è il significato.

8. "Figlio mio! Tu hai letto la grande Verità nella fiamma dello Zelo Divino.  Ad eccezione di un piccolo problema, tutto è vero e nessun segno appare invano nella fiamma ondeggiante.

9. Però, un segno che si trovava celato nel mezzo della fiamma, sopra l'intera vampa, tu non l'hai scorto. Vedi, se tu aggiungi questo segno a quello che hai letto, allora tutto ti apparirà sotto un'altra luce.

10. E vedi, questo era il segno che ti è sfuggito. Nel mezzo, circondato da tutte le parti dalle fiamme viventi, stava un Cuore, e tale Cuore avvampava, ed il fiammeggiare che usciva da questo Cuore formava appunto quei segni che tu hai letti.  Però se tu leggi tali segni per se stessi, allora sono tremendamente orribili; ma, se tu li leggi come provenienti da questo Cuore, essi sono pieni delle più belle promesse.  Presi per se stessi sono un giudizio, fuor del quale non si può scorgere da nessuna parte una via d'uscita che porti ad una vita migliore; uscendo dal Cuore, invece, essi sono una Misericordia di Dio, nella quale nessuno in eterno può andare perduto, una volta che si trovi in un tale Cuore.

11. Vedi, figlio mio, tutto dipende dal fatto se tu puoi amare Dio, oppure no.  Se tu puoi amare Dio in tutta l'umiltà del tuo cuore, allora tu sei in questo Cuore; se invece tu non ti senti di amarLo, allora tu non puoi compenetrare questo Cuore, e perciò rimani nel Giudizio; allora, in questo caso, il fatto migliore è che tu rimanga qui, in questo mondo, nel Giudizio minore, piuttosto che mirare alla figliolanza di Dio, con il rischio di cadere sotto il grande Giudizio, dal quale, secondo quanto scritto nella fiamma, ben difficilmente si può trovare una via d'uscita.

12. Queste sono le circostanze nella pienezza della Verità; infatti, noi abbiamo appreso dalla bocca degli angeli di Dio che proprio Dio Stesso non ha dimostrato ed elargito tanta Grazia, Misericordia e Amore a nessun altro mondo quanto alla Terra, cioè, appunto, in quel mondo dove Egli genera ed alleva per Sé i Suoi figli.  Là, infatti, Egli ha disposto il Suo Ordine, in modo che Egli divenne un Uomo simile a loro, e portò tutti i possibili disagi per i Suoi figli, e volle per loro, per Amore Paterno infinitamente grande, perfino essere ucciso nel Suo corpo umano, per breve tempo, per mano dei Suoi stessi figli!

13. Vedi, figlio mio, tutto ciò ci è ben noto con esattezza; però, altrettanto esatto è anche che il Signore, Dio nostro, là esige il massimo dalle Sue creature, e che si agisca in conformità al Suo Ordine, dato che proprio là Egli ha lavorato per loro, più che in qualsiasi altro luogo, dalla Sua Pienezza Divina.  Ora, tu hai quanto ti occorre per poter decidere se entrare o no, nel Regno dei figli di Dio. 

14. Perciò, ora tu puoi scegliere quello che ti sembra meglio.  Se tu vuoi accettare le condizioni proposte, devi accettarle nel cuore, e vedrai che non ti perderai; poiché noi sappiamo pure che il Signore distruggerebbe prima una intera Creazione, piuttosto di perdere un figlio!

15. Se, perciò, tu senti di essere nel Cuore, il Signore avrà cura di te come il migliore dei Padri; se, invece, vuoi accollarti quelle condizioni senza il Cuore, non resisterai sotto il peso delle grandi prove di Dio.  Infatti, per coloro che sono nel Suo Cuore, Egli non ha dato nessuna legge al di fuori di quella secondo la quale essi devono amarLo sempre più e sopra ogni cosa. 

16. Coloro che sono fuori dal Cuore sono circondati da leggi su leggi difficili da seguire, e la trasgressione anche di una sola porta con sé, già al momento in cui la si commette, un giudizio mortale, nel quale riesce sempre più difficile attenersi alla gran massa delle altre leggi.  Da tutto ciò, tu puoi ora giudicare con piena certezza che cosa si richiede per il conseguimento della figliolanza di Dio.  Regolati, perciò, in conformità; poiché tu sei completamente libero".

17. Ora, rivolgiamo nuovamente la nostra attenzione al nostro aspirante. Guardate, egli sta considerando la cosa molto seriamente, e rivolgendosi nuovamente all'anziano, dice: "Ascolta, padre di questa casa!  Ora mi è venuto un pensiero, il quale così suona: se io prendo seriamente la decisione di non diventare un figlio del Signore, bensì soltanto un infimo servo del più misero dei Suoi figli, semplicemente allo scopo di potere, così facendo, e del tutto segretamente, giungere una volta nella visibile vicinanza dell'Onnipotente Signore, io credo che ciò non dovrebbe essere sbagliato.  Ma il Signore prenderà poi in considerazione questo mio proposito, e mi porrà in condizioni tali che io possa raggiungere il mio scopo fondamentale? Se questo è il caso, allora io voglio mettere la mia mano sull'altare".

18. L'anziano risponde: "Di ciò tu puoi essere certissimo, poiché, qualunque sia la ragione per cui qualcuno vuole conseguire la figliolanza di Dio, proprio corrispondentemente a tale ragione il Signore gli farà avere in quel mondo tutto quello che gli occorre per raggiungere ciò che si trova nel profondo della sua vita.  Se tu vuoi essere l'ultimo ed il più umile, allora il Signore ti porterà sulle Sue Mani.  Invece, colui che vuole essere il più grande, non avrà quale guida il Signore, bensì il Signore camminerà dietro a lui e sorveglierà i suoi passi; quando l'aspirante alla grandezza giungerà dinanzi ad un abisso, e non cambierà strada di sua iniziativa e di propria volontà, il Signore non lo richiamerà né lo trarrà indietro, ma lascerà a lui la decisione o di tornare indietro o di cadere per sua volontà nell'eterno abisso.

19. Però, tu ti sei preso la ragione più umile, e questa ragione avrà come effetto irrevocabile la tua vita e la Misericordia del Signore, cosicché tu puoi mettere la tua mano sull'altare, con piena fiducia!".

20. Ed ecco, ora l'aspirante parla: "Signore, Tu Onnipotente nel Tuo Amore, nella Tua Grazia e Misericordia!  Per nessun'altra ragione all'infuori dell'amor puro soltanto, io voglio venire a Te. Perciò, non abbandonarmi nel tempo della mia debolezza, e sii Tu solo tutta la mia forza ed il mio vigore! Qualunque sia la forma in cui io entrerò nel nuovo mondo, mi sia soltanto il Tuo Amore l'unico, eterno, possente Modello della mia vita; modello che io voglio imitare con tutta la forza vitale da Te conferitami.  Nascondi completamente a me quello che io ero, e quello che io avevo qui, affinché io affronti tanto più facilmente tutta la bassezza nel mio grande Amore per Te. La ragione che mi induce, invece, a questa decisione, falla sempre emergere in me, affinché io diventi sempre più forte nell'Amore per Te.  Con ciò io mi rimetto, o Signore, al Tuo infinito Amore, Misericordia e Grazia! ".

21. Ed ecco, l'aspirante pone la mano sull'altare; la potente fiamma lo afferra, e all'istante egli non è più fra gli abitanti di questa casa.

22. Dunque, dov'è andato?  Vedete, in questo istante egli è già nell'anima di una madre corporale che ha concepito, e verrà partorito come un figlio maschio.  Questo vi sorprende alquanto; io però vi dico: "E' allora meno meraviglioso che gli spiriti del vostro Sole vengano partoriti visibilmente dinanzi ai vostri occhi dalle piante del vostro corpo terrestre, come pure nelle varie specie di animali che le seguono?".  Questo voi lo scorgete giornalmente, e ve ne meravigliate poco, e tuttavia, questo processo è molto più complicato, più lungo e costante di questo trasferimento di uno spirito.  Infatti, nel trasporto degli spiriti solari si tratta dello sviluppo del vostro corpo e della vostra anima, ciò che appare come un insieme mille volte millecuplo; qui, invece, cioè da questo mondo solare, che è un mondo solare centrale, si tratta di un pronto trasferimento di uno spirito, il quale nel nuovo corpo, dato il suo scopo, non ha altro da fare che nel suo amore diventare uno con l'anima vivente, nell'Amore per il Signore.

23. E questa unificazione è la raggiunta figliolanza del Signore, dalla quale emerge una nuova creatura sorprendente per tutti i Cieli, poiché è una creatura che proviene dalle nozze dei Cieli e una creatura della Redenzione del Signore, e questa è grande dinanzi a Dio, ed è un figlio dell'eterno Padre santo!  Vedete, questo è il grande mistero ora rivelato del divenire uomini sulla Terra.  Da là provenite pure voi.  Però, non tutti gli uomini della Terra traggono da là la loro origine spirituale, poiché ci sono ancora molti di tali Soli nello spazio infinito dalla Creazione; tuttavia, prima di passare ad un altro, ci guarderemo ancora un po' attorno e più da vicino in questo.

 

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Cap. 18

* * * * * * *

La forza di volontà dello spirito, unita al Signore, opera miracoli

 

1. Qui noi non abbiamo più niente da fare, cosicché possiamo spostarci oltre nel nostro mondo, dato che si ha questo mondo a nostra disposizione, e si può aggirarvisi sopra a nostro piacimento e trarre delle varie e buone esperienze.

2. Però da che parte noi dobbiamo andare ora?  In questo caso, io non voglio dire di andare là o verso un'altra parte, perché siete voi che dovete stabilire anche questo.  Devo, tuttavia, rendervi attenti su una cosa della massima importanza, e cioè che, una volta che voi avrete stabilito una data direzione, dovete rimanere fermi su tale decisione, poiché ci si deve attenere al primo pensiero.   Qui non deve mai accadere che qualcuno dica: "Non so bene, anzi, sono incerto su qual strada incamminarmi, o se andare a sinistra o a destra"; poiché, di fronte a tali dubbi, questo mondo che voi calcate scomparirebbe immediatamente al vostro sguardo.  Perciò, ogni pensiero deve essere tenuto saldamente fermo, e nessun secondo pensiero deve far breccia, e scacciare il primo.  Nello Spirito è così universalmente, poiché chi non è fermo, non è idoneo per il Regno di Dio.  La stessa cosa la dice il Signore Stesso, con le parole: "Chi pone la mano all'aratro, e si volge indietro, non è degno per il Regno dei Cieli!".

3. Detto questo con altre parole, per il nostro stato presente puramente spirituale, non significa altro che nello spirito non si deve essere vacillanti in nessuna occasione.  Il primo pensiero deve essere anche la prima decisione, ed avere immediatamente perfetta fermezza, poiché, se nello spirito non fosse questo il caso, sarebbe già andata molto male con tutta la Creazione.

4. Dovete ammettere che anche soltanto un minimo vacillamento nello Spirito di Dio, un istantaneo ritiro della Sua incorruttibilissima e fermissima Volontà, porterebbero come conseguenza l'immediato annientamento di tutto ciò che esiste.

5. Voi dite che questo si può facilmente pensarlo, quando si tratta dell'Onnipotente Pensiero dello Spirito di Dio; ma che per la conservazione delle cose sia necessaria una simile fermezza anche da parte degli spiriti che gli stanno vicini, ciò non è altrettanto chiaro.

6. Io però vi dico che ambedue le cose sono ugualmente chiare, ed è proprio questa la ragione per cui nulla d'impuro può entrare nel Regno di Dio. Infatti, i Cieli sono il Governo centrale del Signore.  Essi sono, per loro natura, perfettamente Uno con la Volontà del Signore; ammesso dunque, che nel Cielo giungesse qualcuno che non fosse perfettamente Uno con la Volontà del Signore, tutte le zone della Creazione se ne accorgerebbero, poiché farebbe sorgere ogni tipo di disordini nella Creazione stessa; e mille dei più truci inferni non causerebbero nella loro rabbia scatenata un tale danno quanto un unico spirito che fosse fuori dell'Ordine nel Regno di Dio!

7. Finché voi, sotto la guida di altri spiriti, eravate soltanto degli osservatori passivi delle condizioni spirituali, voi potevate, com'è naturale, mutare i vostri pensieri a vostro piacimento; e tutto rimaneva come prima.  Ora, invece, voi siete osservatori attivi delle condizioni spirituali, cioè, voi osservate delle cose che non sono nella mia sfera, e, perciò, che non sono nel mio proprio fondamento e nel mio terreno; bensì, ora voi, quali spiriti, osservate delle cose della vostra sfera. Prima, voi eravate ospiti di un altro fratello, e non dovevate allontanarvi da lui, se volevate godere di quanto avveniva nella sua casa.  Adesso, invece, sono io il vostro ospite, e voi potete condurmi dove volete.

8. Però, come detto, tutto dipende dalla possibilità per voi di tenere fermi i vostri pensieri, cioè di fissare la vostra creazione; altrimenti, tutti e tre ci troveremo nuovamente avvolti nella nebbia precedente.

9. Quando il fratello mio vi ha condotti attorno nella sua sfera, allora anch'egli doveva tenere ferma la sua creazione, altrimenti avreste avuto ben poco da vedere.  Una tal cosa però, per uno spirito perfetto e puro, è quanto mai facile, perché la sua forza di volontà egli l'ha da Dio. Anche la vostra volontà l'avete da Dio, ma essa non è ancora abbastanza ferma e perfetta in voi, così da poterla fissare dappertutto, al pari degli spiriti perfetti.  Io vi ho detto ciò, affinché sappiate come si vive nello spirito, e come si mantiene il tesoro della forza del proprio spirito.

10. Sulla Terra, se qualcuno vuole conservare la sua proprietà, egli deve saper custodirla, affinché i ladri ed i briganti non gliela danneggino o rubino.  Anche qui è come sulla Terra, perché ladri e briganti sono i pensieri vacillanti e bramosi nello spirito. Chi non vi pone subito delle solide mura protettive, molto facilmente perde la sua bella proprietà dello spirito.

11. Ed è perciò che il Signore disse: "A colui che ha sarà ancora dato, e sarà nell'abbondanza; a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha, oppure perderà anche quello che ha".  Però, cosa può venir tolto a colui che non ha; e venir dato, poi, a colui che ha, affinché ne possegga in abbondanza?  E' la forza di volontà dello spirito, unificata nel Signore. Chi l'ha, troverà infinite ricchezze nel suo spirito, e sarà poi in possesso della forza e dei beni, e questo significa un possesso nella pienezza.

12. Chi, però, non ha questa forza di volontà nello spirito, unificata con il Signore, quale sarà la sua sorte, dato che qui non esiste per nessuno un altro possesso, all'infuori di quello veramente proprio?  Io vi dico che la sorte di un tale spirito non sarà altro che un improvviso o successivo impoverimento; infatti, se qualcuno di voi vuol avere una veste ed egli non è un sarto, allora deve andare da un vero sarto, affinché gliela confezioni.  Se però non ci fossero sarti, o se da un posto venissero cacciati via tutti i sarti e nessuno riuscisse a farsi da solo una veste, allora ci si dovrebbe arrangiare alla meglio per poter avere la veste.

13. Vedete, questo è il caso anche qui; il Signore creò l'uomo a Sua Immagine, ed Egli lo ha dotato di forza creativa operante.  Egli, però, l'ha posta come un granello di semente in lui. Voi stessi dite, e ne trovate anche la conferma nella scrittura, dove è detto: "E le opere li seguono".

14. Se le cose stanno così, uno spirito incerto, privo di forza e di qualsiasi volere, il quale non abbia mai tentato di esercitarsi in una fermezza qualsiasi, deve necessariamente giungere nel Regno degli spiriti completamente vuoto.  Però, quanto conti che l'uomo sia di spirito fermo e deciso e non vacillante, lo ha indicato il Signore in varie occasioni. 

15. Egli favorisce Pietro per la fermezza della sua fede; poi Egli lo qualifica come accorto, perché costruisce sulla roccia; in un altro punto, il Signore dice di Giovanni il Battista, che non è una canna mossa qua e là dal vento. Molto spesso Egli dice: "Accada di te secondo la tua fede; oppure, la tua fede ti ha salvato".  Egli parla anche apertamente, dicendo: "Siate perfetti, com'è perfetto il Padre vostro in Cielo".  Con ciò Egli vuole dire, a coloro ai quali ha parlato, che essi devono avere una volontà simile a quella di Dio; e che non devono lasciarsi fuorviare da nessuna cosa dalla ferma direzione del loro spirito.  Il Signore elogia la potenza della vera fede con le seguenti parole:

16. "Se voi aveste una fede grande quanto un granellino di senape, voi potreste dire a questo monte: «Sradicati e precipita in mare»; e ciò accadrebbe in conformità alla vostra fede".

17. Da questi pochi testi citati, poiché ce ne sono ancora moltissimi; voi potete già dedurre con sufficiente chiarezza come vanno di preferenza le cose nel Regno degli spiriti.

18. Io aggiungo ancora - ciò che forse vi sembrerà strano, per quanto sia una Verità inattaccabile - che se gli uomini sulla Terra sapessero a che cosa si deve ricorrere per realizzare qualcosa nel loro volere, avverrebbero delle cose meravigliose.  Ma gli uomini, per la maggior parte, non sanno neppure di possedere uno spirito, poiché lo spirito in loro è già da lungo tempo assorbito dalla materia. E perciò, come potrebbero dunque sapere cosa stia celato nel loro spirito!

19. Invece, a voi che siete ormai già venuti un po' alla conoscenza dello spirituale, posso rivelare anche qualcosa di ciò che occorre principalmente proprio per operare fuor dallo spirito, in modo efficace, sicuro e veramente meraviglioso.

20. Dunque, di che cosa si tratta veramente?  Ascoltate, io vi voglio dare una piccola ricetta, e prendetene un cucchiaio da tavola tutte le mattine e tutte le sere, e vi convincerete dell'"arcano" di tale ricetta miracolosa.

21. La prima cura consiste nell'unirsi subito dopo il risveglio con il Signore attraverso l'amore nella Sua Volontà; questo deve avvenire anche alla sera.  Se qualcuno dovesse desiderare qualcosa, faccia attenzione al primo pensiero: questa è la seconda cura.  Questo primo pensiero lo tenga costantemente fermo, e non lo sostituisca con nessun altro, per tutti i tesori del mondo.

22. Fatto questo, allora preghi il Signore che Egli Si voglia unificare, con la Sua infinita Forza, alla debolezza della sua propria volontà, e che poi afferri nuovamente il Signore con il suo amore, e questa è già la terza medicina. Quando questo è compiuto in tutta fermezza, senza alcun vacillamento, allora aggiunga alle tre medicine ancora una, cioè la quarta medicina, e questa è la ferma fede, saldamente stabilita.

23. Quando queste quattro medicine sono bene preparate e amalgamate, allora la medicina miracolosa è pronta.

24. Chi dubita di questo portento, molto difficilmente potrà compiere la prova in sé.  Chi, invece, ci crede senza alcun dubbio, faccia come detto, e si persuaderà dell'unificata Forza del Signore nel suo spirito. E questo mistero io ve lo dovevo rivelare qui, perché qui è al suo giusto posto.

25. Perciò ora voi sapete anche quello che voi dovete fare su questo vostro mondo, affinché si possa procedere un po' più avanti; un pensiero, una destinazione fissa, e noi avremo dinanzi a noi il luogo dove vogliamo andare.

26. Questo segreto, che vi ho rivelato or ora, vale per tutti i tempi, per tutti i mondi materiali e spirituali; infatti, si tratta esattamente di ciò che il Signore e poi tutti i Suoi Apostoli e discepoli hanno insegnato.  Il Signore disse così: "Senza di Me voi non potete far nulla; con Me - e si comprende da sé - tutto!".

27. Ed inoltre Egli disse: "Tutto quello che voi chiederete al Padre, nel Mio Nome, Egli ve lo darà".  Qui il Signore non ha posto nessuna eccezione nella domanda, poiché disse: "Tutto quello"...

28. Ed infine disse anche che quando due o tre sono riuniti nel Suo Nome, Egli sarà in mezzo a loro; e quello che chiederanno, sarà a loro dato.  Però, come già osservato, la continuazione del nostro percorso su questo mondo vi chiarirà molti misteri finora rimasti insoluti. La nuova località sta già dinanzi a noi; vogliamo perciò avvicinarci ad essa?

 

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Cap. 19

* * * * * * *

Una nuova località - Un palazzo splendido su un'altura

 

1. Io dovrei domandarvi se vi piace questo luogo. Dato, però, che io cammino con voi sul vostro terreno, per il buon ordine delle cose non posso farlo; poiché, quando un forestiero viene in una casa quale ospite, non può chiedere al padrone di questa se gli piace la sua proprietà; al contrario, è il padrone che deve rivolgere al forestiero una tale domanda.  Tuttavia, ora voi non siete in grado di chiedermi ciò, dato che voi siete ancora molto forestieri nella vostra proprietà; per conseguenza io devo questa volta capovolgere l'ordine, e rivolgere a voi quella domanda che voi avreste dovuto rivolgere a me.

2. E, da un lato, ciò andrebbe bene; però, io osservo ancora un inciampo, e questo consiste nella forte manchevolezza della vostra facoltà visiva spirituale, a causa della quale voi non potreste darmi una risposta soddisfacente.  Allora, cosa si può fare?  Noi troveremo una via di mezzo, sulla quale potremo intenderci, e questa via consisterà nel fatto che noi lasceremo da parte la domanda, passando invece subito ad una esposizione descrittiva.

3. Guardate, dunque, questa località; essa è molto più splendida di quanto era la precedente. Su un'altura abbastanza elevata si trova un edificio di una sontuosità indescrivibile. Le pareti sono di puro oro trasparente; i colonnati davanti ai muri sono formati da diamanti e rubini, mentre il tetto di tale enorme edificio ha la forma di una corona imperiale, ornata di pietre preziose, molto grandi e finissime.

4. Dai piedi del monte fino al primo colonnato c'è una scalinata molto larga, i cui gradini sono fatti d'oro non trasparente.  Le ringhiere d'ambedue i lati consistono in alcune piramidi collegate fra loro all'apice con catene d'oro rosso.

5. Nel mezzo di ognuna di queste piramidi è inserita una pietra solare bianca e rotonda, che manda uno splendore indescrivibilmente bello; e fra una piramide e l'altra dietro alla catena si trova un pioppo magnificamente cresciuto, le cui foglie luccicano come fossero delle strisce di finissimo velluto verde, intessuto d'oro; inoltre ogni albero è perfettamente uguale all'altro riguardo alla grandezza.

6. Contemporaneamente si osserva che sulla vasta scalinata sono poste ancora tre strisce di velluto della larghezza di un klafter; due di colore verde, e quella centrale di un bellissimo colore rosso. Tali strisce sono collocate tanto aderenti ai gradini, che sembrano far corpo con essi.

7. Questa scalinata non va d'un sol tratto; bensì ogni trenta gradini viene interrotta da un pianerottolo molto spazioso, sul quale c'è uno splendido arco di trionfo.  Quest'arco, che prende tutta la larghezza della scala, consiste di trenta colonne di diamanti, sormontate di archetti fatti con le pietre solari, le quali, come già detto, brillano fortemente di luce propria.

8. Sopra gli archetti si trova dapprima una galleria, sulla quale si può magnificamente passeggiare.  E a quanto mi risulta, le gallerie sono costruite alternativamente con rubini e smeraldi della più bell'acqua. In verità, si deve proprio dire che si tratta di una vera sontuosità imperiale solare!

9. Guardate nuovamente verso il monte che è perfettamente rotondo, e che ha la forma di una piramide piuttosto piatta con la cima mozza; tale monte è, ai piedi, circondato da un magnifico canale colmo d'acqua, largo circa cento klafter.  Tale canale è stato fatto artificialmente, ed è completamente lastricato con del finissimo marmo bianco; ambedue le sponde sono provviste di parapetti d'oro; le vie, che fiancheggiano i parapetti d'ambo i lati, sono lastricate con del diaspro lucente, e quella via che è dalla parte più discosta dal canale è coltivata a magnifici alberi fruttiferi.

10. Qui, dove comincia la gradinata che sale sul monte, c'è un superbo ponte di marmo rosso, i cui parapetti artisticamente lavorati sono d'oro bianco, ed i suoi fregi sono guarniti con molte pietre preziose.  Però, ciò che supera tutto in splendore sono gli obelischi appuntiti che emergono dal centro dell'acqua del canale e che raggiungono un'altezza di circa trenta klafter. Gli obelischi sono di topazio, e dalla loro cima zampilla un getto d'acqua, che si eleva ad un'altrettanta altezza, e poi ricade nell'ampio canale sotto forma d'innumerevoli perle irradianti. Guardate poi, nell'acqua, come essa è animata d'una gran varietà di piccoli pesci luminosi.  In verità, questa si che è una grande sontuosità!

11. Ora, vogliamo salire la scala e contemplare più da vicino il sontuoso palazzo che si trova sul monte.  Salire su questa scala è veramente molto comodo e dolce. Guardate un po', noi abbiamo già raggiunto il primo pianerottolo.

12. Osservate soltanto il pavimento! Il colore di fondo è azzurro, ma in questo azzurro sono racchiuse delle stelle brillanti di luce bianca, e questa purezza veramente straordinaria supera tutto quanto si può immaginare.

13. Andiamo avanti; ecco il secondo pianerottolo. Questo ha un pavimento di colore verde simile ad uno smeraldo ben pulito, e, dalla sua superficie, mandano la loro vivida luce delle stelle rosate, disposte in bell'ordine.

14. Ancora oltre, ed ecco il terzo pianerottolo. Il pavimento è rosso come il carminio, ma splendente come il rubino, e sulla sua superficie risplendente, nel più bel nuovo ordine, delle stelle verde pallido.  Andiamo però avanti, e vedete, qui c'è già il quarto pianerottolo. Guardate un po' questo pavimento; esso è di color violetto come l'ametista, e sulla sua superficie brillano pure delle stelle blu chiaro, disposte nel più bell'ordine.

15. Procediamo ancora; ed ecco già il quinto pianerottolo. Guardate il pavimento, esso è giallo come il topazio, e dalla sua superficie scintillano delle stelle rosso carminio.  Ma andiamo pure avanti, e vedete, qui c'è il sesto pianerottolo.  Il pavimento è verde cupo, e le stelle che scintillano dalla sua superficie sono iridescenti come diamanti ben puliti.

16. E andiamo ancora avanti; siamo già al settimo pianerottolo. Guardate un po' qui, il pavimento è rosso cupo come il manto di un imperatore, e le stelle color arancione cupo brillano con una intensità quasi insopportabile sulla sua superficie e conferiscono al trasparente pavimento rosso una luminosità del tutto particolare e piena di mistero. Francamente devo dire che mi sarei aspettato qualunque cosa tranne che una tale sontuosità in voi.  Di questi pianerottoli ce ne sono ancora molti sopra di noi in alto; per la precisione ce ne dovrebbero essere ancora ventitré.

17. Ma questi noi li percorreremo tutti d'un fiato, perché io sono diventato già quasi stanco alla vista di tanta magnificenza.  Ed ecco, noi ci troviamo già sotto il primo colonnato circolare, il quale è sorretto da colonne di diamante.

18. Osservate il pavimento fra le colonne; esso forma un arcobaleno oltremodo sfavillante, ed ogni linea colorata è adorna di lucentissime stelle di colore variopinto. Questa è una magnificenza ultra celeste!

19. Ed al di là di questo colonnato in direzione dell'edificio s'innalza una scalinata pure circolare, che abbraccia tutto il pianoro del monte, formata di trenta gradini. Questi sono di puro smeraldo, e dalla loro superficie irradiano delle stelle d'un rosso vivo.  Però sopra questi trenta gradini, per così dire generali, si trova nuovamente un colonnato circolare, sorretto da colonne delle più preziose e scintillanti pietre solari. Gli archi sopra le colonne sono di rubini vari; ed i parapetti sopra gli archi di rubino sono d'oro verde.  Ed ora, guardate il pavimento; esso è d'un azzurro di cielo, come composto di giacinti tutti dello stesso colore, ed è diviso in sette file di stelle splendenti, rosse e verdi, che si susseguono l'una con l'altra, alternandosi.

20. Noi abbiamo attraversato anche questo passaggio circolare, e ci troviamo nuovamente di fronte ad un'altra scalinata, pure circolare, composta di trenta gradini, salendo la quale si giunge sull'ampio pianoro del monte, sul quale è costruito il sontuoso edificio.  I gradini sono pure di pietre di giacinto, ornate da parte a parte di stelle lucenti, rosse e verdi.

21. Ed eccoci finalmente sul pianoro principale vero e proprio.  Ma guardate dunque, quanta magnificenza!  Il pianoro è così liscio e brillante come la superficie di un diamante finemente lavorato; il suo colore è azzurro tendente al blu; e vi sono, meravigliosamente e bene incorporate in bellissime file, delle stelle di tutti i colori, molto scintillanti.  Da questo perimetro fino all'edificio principale c'è un diametro di circa cento klafter.  In verità, questa magnificenza è quasi inesprimibile!

22. Ora, però, date un'occhiata all'edificio principale. Si tratta di una costruzione rotonda di tre piani, dei quali ognuno ha un'altezza di trenta klafter; ed i muri esterni consistono di colonne poste l'una vicino all'altra, ed ognuna risplende in un colore diverso, ed è distinto dall'altro per mezzo di splendide gallerie esterne.

23. E vedete, entro le file delle colonne, è costruito un muro, con delle pietre solari bianche che splendono da se stesse molto sontuosamente.  La parete esterna delle colonne è costruita, al primo piano, di smeraldi; quella del secondo piano di rubini, e quella del terzo di giacinti. Quanto magnifica irrompe la potente luce del muro interno e continuo attraverso le file di colonne del muro esterno!  Si ha l'impressione di vedere tutte le innumerevoli gradazioni dei colori, nel loro massimo fulgore.  In verità, è proprio eccessiva una tale sontuosità concentrata su un punto.

24. E' ben vero che, ad occhio e croce, l'edificio dovrebbe avere circa settemila klafter di circonferenza, cosicché la vista può spaziare a volontà; tuttavia, alla presenza di tanta magnificenza e sontuosità, ci si sente affaticati dal troppo diletto.  Però, affrettiamoci ad entrare nell'edificio per il nostro scopo principale, e per vedere, pure, come si presenta nell'interno.

 

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Cap. 20

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Descrizione della sontuosità mai presentita

Paragone fra la sontuosità dell'inverno ed il calore della primavera

 

1. Ed eccoci già dinanzi al portone d'entrata; però, a me sembra, e credo pure a voi, di essere caduti dalla padella alla brace. Guardate un po' la sontuosità inesprimibile già dello stesso portone d'entrata! Esso occupa la piena altezza del primo piano, dunque di quasi trenta klafter, ed ha una larghezza di dodici klafter. Gli stipiti del portone sono formati da blocchi di diamante, perfettamente squadrati, e le loro facce sono ornate da tre file, poste l'una vicina all'altra, di stelle azzurre, rosse e verdi, di grande splendore.  La soglia è tratta dalla preziosa pietra bianca solare ed è pure ornata, in bell'ordine, da stelle rosse, azzurre e verdi.  Sopra il portale, precisamente sopra l'arco del portale, c'è un parapetto di massiccio oro rosso; sopra il corrimano del parapetto sono poste, a giusta distanza l'una dall'altra, delle sfere di pietra solare bianca, finissime e preziosissime, che fanno rilucere da sé una luce bianca straordinariamente bella.   I battenti del portone sono di finissimo oro artisticamente traforato, e cosparsi di borchie d'oro bianco a forma di croce, nelle quali sono incastonate tutte le specie di pietre preziose dal taglio più puro e più bello.

2. E questo sarebbe soltanto il portone! Oltrepassata la soglia, si giunge nello splendido atrio, abbellito d'ambedue i lati da triplici gallerie, formate da colonne bianche. I corridoi nelle gallerie sono muniti da parapetti di rubini e diamanti.  E guardate soltanto il pavimento della galleria inferiore, quella a pian terreno; si tratta di un purissimo pavimento a mosaico, nel quale potete scorgere delle splendide ghirlande di fiori luminosissime, ed i colori dei fiori mutano ad ogni momento, e giocano come un arcobaleno creato artificialmente; cioè, come se fosse possibile ad un uomo mettere al posto dell'arcobaleno un cerchio di fiori dai colori più vari, e che tali fiori cambiassero continuamente i loro colori, come un brillante ben lavorato alla luce del Sole.

3. E voi cosa dite di questa sontuosità smisurata?  Non supera tutto ciò quello che uno spirito umano può sopportare tutto in una volta?

4. Però, ora entriamo nell'ambiente centrale di questo edificio, dal quale escono dei torrenti di luce.  Guardate, si tratta di una grandissima rotonda.  Il pavimento è azzurro carico, ed è dappertutto fregiato con le costellazioni del vostro cielo visibile, a voi ben note.  Le stelle, però, hanno qui uno splendore ben maggiore di quello che voi scorgete di notte dalla vostra Terra.  Le pareti di questa rotonda sono pure costituite da tre imponenti file di colonne, poste l'una sopra l'altra.  Le colonne della fila inferiore sono di rubini, quelle della fila mediana di smeraldi; e quelle della fila superiore dei più puri giacinti.  Ogni fila è collegata all'altra con degli archi bianchi, sui quali poggiano delle splendide gallerie d'oro trasparente.

5. Dietro le file delle colonne, potete vedere una parete che gira tutt'intorno, fatta di una pietra color rosa pallido che emana una luce propria, e nella parete stessa, si scorgono delle porte e finestre relativamente grandi, che permettono l'accesso alle gallerie.

6. Ma, ora, volgete lo sguardo ancora più in alto, verso il soffitto di questa rotonda! Guardate, esso non è altro che la magnifica grande cupola che noi abbiamo già scorta dal di fuori come una grandiosa corona imperiale, incastonata con le più meravigliose pietre preziose, splendenti da sé, proprio in questo corpo mondiale, che in realtà è un Sole centrale.  Tali pietre preziose diffondono una splendida luce che, cadendo dall'alto, illumina tutto l'interno della rotonda.

7. Cosa si scorge nel centro della rotonda? Vedete, anche qui c'è un altare; e precisamente fatto da un pezzo di rubino, sul quale sono racchiuse, in bellissimi cerchi, delle stelle che brillano di luce bianca; e sull'altare noi vediamo nuovamente del legno stivato cosicché i pezzi s'incrociano.  Non c'è tempo da perdere per domandare a quale scopo serve, perché basta riandare con il pensiero al palazzo precedente che la risposta è pronta.

8. Però, ora voi pensate: "L'infinita sontuosità di questo palazzo rappresenta uno spreco inesprimibile. In verità, se si presentasse qualcosa di simile sulla Terra, perfino i più grandi imperatori e re si sentirebbero troppo miseri per essere padroni di una tale magnificenza, destinerebbero, perciò, tale palazzo a Tempio comune, da dedicare al Signore con il massimo rispetto".  In verità, già il solo guardare questa infinita sontuosità, è alquanto insostenibile anche per il più intrepido degli spiriti.

9. Però, malgrado tutta questa magnificenza, manchiamo completamente proprio della cosa principale, cioè degli uomini. Senza di loro tutta questa immensa sontuosità è morta, e non possiamo trarre alcun compiacimento. Noi possiamo bensì dire: "Infinitamente grande è la meravigliosa Potenza e Sapienza del Signore, il Quale solo può dar forma a tale splendore.  Se noi, però, dovessimo goderle senza fratelli e sorelle, la più comune capanna della Terra con fratelli e sorelle ci sarebbe indicibilmente più gradita".

10. O certo, miei cari fratelli ed amici, voi giudicate secondo un sentire buono e giusto; però, sapete da che cosa dipende il fatto che voi scorgete sempre dapprima le abitudini degli uomini, che non gli uomini in esse dimoranti?

11. Vedete, la ragione sta nel fatto che voi, quali uomini naturali, dipendete ancora, per buoni due terzi, più dalla materia che dallo spirito interiore; questa materia però è ancora morta, perché giudicata affinché si presti a venir spiritualizzata.  Per conseguenza, dalla vostra sfera naturale, voi scorgete più facilmente quello a cui essa è più affine.

12. Se voi volete scorgere ciò che è vivente, voi dovete trapassare questi due terzi di materia, e penetrare nuovamente nel centro dell'Amore, dove la vera Vita dimora.  Allora il legno su questo altare incomincerà ad ardere, e potremo subito persuaderci se gli atrii e le stanze di questo grande palazzo sono proprio così privi di vita come sembra al primo sguardo naturale.

13. Voi chiedete, a questo punto, perché sia sempre necessaria l'accensione del legno sull'altare allo scopo di rendere visibili gli uomini che abitano in questi palazzi. 

14. Io vi dico che, per scorgere la ragione di ciò, vi sono sulla Terra parecchi esempi. Ve ne indicherò alcuni, e voi diverrete immediatamente più avveduti.

15. Guardate la grande magnificenza di una giornata invernale, ed anche di una limpida notte invernale. Tutta la vasta superficie della Terra è cosparsa di innumerevoli diamanti, che alla luce del Sole splendono come stelle, cosicché l'occhio dell'osservatore viene quasi accecato dall'eccessivo chiarore.  I rami degli alberi sono coperti di cristalli che sembrano diamanti, mentre in una notte serena le stelle in cielo scintillano con moltiplicato splendore.  Ma, se voi osservate tutta questa superficie scintillante d'innumerevoli diamanti, constatate che essa è come morta, poiché la vita cerca ambienti caldi, e non prova nessuna gioia in tale fredda, irrigidita fastosità.  Quando invece in primavera i raggi del Sole, oltre che irradiare più luce, incominciano a elargire anche calore, allora la sontuosità della Terra scompare, ma in compenso sorge dagli ambienti interni la vita che vi si era ritirata dinanzi alla fredda magnificenza invernale.  Questa vita divora la magnificenza invernale e la tramuta in una magnificenza nuova e migliore.

16. A questo esempio non occorre che aggiungiate niente tranne che il calore è simile all'Amore vivificante, calore che si diparte dal centro del Sole.  In questo modo voi riuscirete anche a comprendere con facilità perché qui, su questo altare, il legno deve venir acceso dal vostro Amore prima che voi possiate scorgere gli abitanti viventi di questa sontuosità.

17. Un secondo esempio lo potete scorgere, in modo ancora più pratico, analizzando due uomini della Terra. Guardate là, per esempio, un palazzo è abitato da un avaraccio che disprezza tutto il genere umano. Avvicinatevi a questo, e non vedrete neppure molte mosche girare attorno a tale palazzo, per non parlare poi degli uomini.  Dunque, perché tanto vuoto intorno a quella dimora? Perché l'Amore non è di casa.

18. Ora andate vicino ad un'altra casa, ugualmente bella e signorile, il cui padrone è un ricco filantropo.  Ebbene, essa pullula di gente di ogni condizione, vecchi, giovani e piccoli.  Gli alberi sono ravvivati da uccellini, il tetto da colombi, il cortile da pennuti e da altri utili animali domestici; anche per le mosche c'è sempre qualcosa da spilluzzicare, e tutti, uomini e animali, sono lieti e di buon umore.  Perché, dunque, qui è così vivo?  Perché in casa alita l'Amore.  Il calore dell'Amore lo si sente a grande distanza, ed attira tutto a sé.

19. Sono dell'opinione che, da queste due immagini, voi riuscirete a scorgere ancora più facilmente perché qui noi dobbiamo accendere la legna prima che intorno a noi cominci a raccogliersi la vita di questo palazzo.  Tenete stretto il vostro Amore per il Signore e per tutto quello che è provenuto da Lui, ed il legno si accenderà e, in breve, noi saremo attorniati da migliaia di uomini, i quali abitano sempre questa sontuosa dimora.

 

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Cap. 21

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L'amore infiamma il legno sull'altare

 

1. Voi avete seguito il mio consiglio e, vedete, già una splendida fiamma avvolge la legna sull'altare e splende come un'aurora, ed un fortissimo e delizioso profumo riempie già i magnifici ambienti e le gallerie di questo grande palazzo.

2. Ora, però, volgete lo sguardo lassù, verso le gallerie, che ora sono letteralmente affollate, e tutti si affrettano a discendere nella vasta rotonda.

3. Guardate questi uomini! La loro bellezza è indescrivibile.  E le donne, poi, sembrano esser fatte di una sostanza di luce eterna, mentre gli uomini sembrano fiaccole ardenti, che si siano concentrate in una forma umana meravigliosa, amorevolmente seria e maestosa.

4. Ed ora guardate, fuor dalla folla di questi splendidi esseri viene un anziano che tiene in mano una specie di bastone del comando.  I suoi capelli sono bianchi come neve appena caduta, illuminata dal Sole, e giungono in folte ciocche fino a metà del dorso. La sua barba, pure candida, gli giunge alla cintura. La sua figura s'eleva solenne al di sopra degli altri uomini; e secondo il vostro sistema di misurazione, dovrebbe raggiungere un'altezza di sette piedi.

5. Voi vorreste sapere: "Perché porta un bastone?  È forse un dominatore, o, comunque, qualcosa di elevato dinanzi ai suoi simili?".  Ma io vi dico: "Egli è semplicemente un anziano, ed ha l'autorità d'un patriarca".  Sotto di lui stanno circa mille di questi palazzi, dei quali ne abbiamo già visto uno, ed è, oltre a ciò, un portento in sapienza.

6. Quando gli uomini dei palazzi secondari o in sottordine abbisognano di qualche alto consiglio, vengono da lui.  Ma egli non manda mai dei messaggeri per ammaestrare i subordinati nell'uno o nell'altro ramo della sapienza; poiché qui vige soltanto il precetto fondamentale della completa libertà, la quale non deve venir messa a repentaglio arbitrariamente, né con la parola, né con l'opera. Perciò, gli abitanti di tutti gli altri palazzi, per quanto riguarda questo palazzo principale, possono fare tra di loro quello che vogliono.

7. Soltanto da nemico nessuno deve osare entrare nel vasto territorio di questo palazzo principale. Se ciò dovesse avvenire, il potente bastone del patriarca, mosso dalla di lui volontà, si metterebbe immediatamente in forte movimento.  Una cosa simile non è facilmente pensabile su tale mondo solare centrale, per quanto non se ne possa escludere la possibilità.  Infatti, ognuna delle case in sottordine, in primo luogo, possiede tutte le ricchezze ed i tesori d'ogni tipo; inoltre ogni casa ha per sé sempre un saggio anziano, come ne avete già conosciuto uno, cosicché è difficile parlare di un'eventuale inimicizia.

8. C'è un unico caso che può talvolta rappresentare una piccola minaccia, e questo è il potente amore per le donne degli abitanti di questo mondo del Sole Centrale. 

9. Le donne di uno di questi palazzi principali sono, come vedete, da parecchi punti di vista, più belle di quelle dei palazzi secondari.  Allora, le cose stanno su per giù come da voi sulla Terra, dove, si comprende da sé, le donne di una famiglia ricca, come pure se sono abitanti in una città, sono più belle ed attraenti che non le donne di campagna, le quali sono loro inferiori tanto per la cultura nello spirito che per il deperimento delle attrattive femminili in seguito al lavoro a cui sono sottoposte.  Dunque, se da voi ad un gagliardo figlio di contadini fosse concesso di prendere in moglie una ragazza di una famiglia importante e colta della città, egli non si curerebbe delle donne del suo paese.  E quale ne sarebbe la causa?  La si può facilmente dedurre.

10. Un caso simile può accadere anche qui; anzi, quasi più facilmente che sulla Terra. Quando i giovani, data la loro libertà, di quando in quando visitano un tale palazzo principale, e spesso si accorgono delle eteree bellezze femminili, allora si desta in loro il desiderio insopprimibile, costi quel che costi, di venire in possesso di un'inesprimibile bellezza.  Ora si domanda: "E perché non potrebbero ottenerla su una via giusta e regolare?".  Essi lo possono quasi allo stesso modo, come non di rado è il caso sulla Terra. 

11. Però, come può sulla Terra il figlio di un cosiddetto volgare contadino procacciarsi come moglie una distinta figliola di una notabile famiglia cittadina?  Con diligenza veramente spirituale!   Un tale giovanetto campagnolo percorre la via della scienza, attira su di sé, con le sue eminenti facoltà, l'attenzione del signorotto del luogo; questi allora fa di lui un alto funzionario; e quello che era stato un semplice contadino può, ora, quale un signore importante, battere a qualunque porta con la massima tranquillità, che nessuno gliela chiuderà in faccia.  Questa è, dunque, una delle vie.

12. Un altro giovane contadino viene assunto come militare in momenti difficili, cosa questa che per il Regno dei Cieli viene misurata in modo del tutto opposto e svantaggioso, ma che, quando è richiesta da una necessità di carattere generale, come ai tempi di Davide, può essere anche giusta.

13. Quando, poi, questo giovane contadino, quale appartenente all'esercito, si distingue come un vero difensore della patria, con il suo eroismo ed accortezza, egli viene in breve tempo elevato al grado di maresciallo dal suo re o imperatore stesso; e in tale veste egli può presentarsi in qualunque casa della nobiltà, e gli si verrà incontro a braccia aperte, quale un degno favorito dell'imperatore, malgrado che, in quanto alla nascita, egli non sia che un figlio di contadini poveri.

14. E vedete, su per giù le cose si svolgono anche qui allo stesso modo. Sulla via del semplice desiderio non si ottiene naturalmente nulla; mentre sulla via del merito, cioè con un decisivo grado di alta sapienza, qualunque uomo d'ordine inferiore può giungere in possesso di una tale eterea bellezza femminile, dimorante nel palazzo principale.

15. Però, in che cosa consistono questi meriti?  Basta che voi osserviate soltanto la sontuosità dell'edificio e giungerete facilmente alla conclusione che, se edifici di tal genere sono il prodotto delle mani dell'uomo, allora gli uomini devono essere maestri eccezionali sia nell'arte dell'edilizia che in tutti i settori dell'artigianato.  Dato, però, che in questo mondo solare, è a loro disposizione del materiale nobile in gran quantità, essi ne mettono il più possibile, per rendere le loro dimore le più meravigliose possibili.

16. Quando, però, qualcuno, attingendo alla sua sapienza, ha scoperto e realizzato qualcosa di idoneo che poi presenta al consiglio degli anziani di un palazzo principale, ottenendo che la sua opera venga stimata come qualcosa di speciale, egli viene premiato con il grado di maestro nella sua specialità.  Se poi, oltre a ciò, egli ha fatto qualcosa con il suo talento, per aumentare lo splendore del palazzo principale, allora egli può, con la migliore coscienza, presentarsi dinanzi agli anziani del palazzo e chiedere una moglie di suo gradimento.

17. E questa è anche la massima ricompensa che un tale maestro di sapienza può ottenere nel suo ramo.  Ed egli non domanda neppure di più, e, da quando io vi conosco, sono dell'opinione che voi pure per un tale premio dareste un intero impero.  A un tale fortunato maestro di sapienza nel suo ramo, come completamento alla sua eccezionale fortuna, vengono conferiti altri straordinari vantaggi: anzitutto egli riceve in sua proprietà un fondo o terreno; cosa questa che soltanto l'anziano del palazzo principale è in grado di concedere per l'intero territorio dipendente.  Su questo nuovo fondo il fortunato maestro di sapienza può costruirsi un nuovo palazzo, secondo il suo gusto.

18. Però, come può procurarsi la mano d'opera? Anche questo è facilissimo; poiché intorno ad un tale favorito tutti si affollano, procurando di essergli utili per renderselo amico e intercessore presso gli anziani del palazzo; cosa che a qualcuno anche riesce ogni tanto.

19. Proprio in queste circostanze ci sono parecchi ai quali, per varie considerazioni, non possono venire accordati tal genere di lavori.  Ciò porta con sé, talvolta, un po' di malcontento. In seguito a ciò non raramente si radunano alcuni di questi bramosi di felicità e di favori, e vogliono ottenere con la violenza quello che gli altri hanno ottenuto con il merito.  E così succede una piccola guerra, che però risulta infruttuosa per gli assalitori. Infatti, basta che l'anziano del palazzo si faccia vedere con il suo bastone che allora i violenti se la danno a gambe. 

20. Perché essi hanno una sì tale paura soltanto alla vista di quel bastone?  Perché il bastone è il simbolo della forza di volontà del saggio e anziano del palazzo.  Voi avete avuto l'opportunità di conoscere la forza di volontà degli uomini del vostro Sole, e precisamente, nella sua parte naturale. Questa forza di volontà voi l'avete constatata nella sua pienezza specialmente negli anziani.

21. Mentre, in questo Sole centrale, proprio questa forza di volontà è ancora più spiccata; e la differenza fra la forza di volontà di un capo anziano, scendendo giù fino a quella dell'uomo comune, è tanto rilevante quanto lo è la grande differenza di grandezza fra Soli centrali, Soli planetari, pianeti e le loro lune.  Com'è naturale, la forza di volontà di un saggio di un tale palazzo principale è molto bene conosciuta da tutti coloro che abitano nel territorio che sottostà alla sua sapienza e alla sua volontà.  Come però la sapienza di un tale saggio si esprima, lo apprenderete presto, con vostra grande sorpresa.

 

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Cap. 22

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Rivelazione delle condizioni per divenire figli di Dio

 

1. Guardate, l'anziano alza il suo bastone; ciò che significa: "Ascoltatemi con la più profonda attenzione!". Come vedete e potete anche constatare in voi, tutto il popolo si concentra, cosicché l'anziano abbassa il suo bastone, e dice: "Figli miei, e discendenti dei miei figli!  Voi siete iniziati sulle vie, attraverso le quali vi guida l'Altissimo Dio, l'Onnipotente Creatore, che governa tutte le cose.  E, così, voi conoscete le parole del vostro profeta, che in un tempo lontano, quale un grande Spirito, si aggirò nel Nome di Dio sulle ampie distese di questo nostro mondo, la cui fine nessuno conosce ancora, e nessuno di noi sa in quali inconcepibili profondità della Creazione penetra la sua superficie.

2. Solo questo grande Spirito percorse questo nostro mondo da un capo all'altro, poiché il suo procedere era simile a quello della luce, e la sua voce rimbombava come un tuono possente, e quando egli parlava, il nostro mondo tremava fin nel suo più profondo fondamento!

3. Le sue parole sono rimaste fra noi, e noi le abbiamo conservate nella nostra scrittura stellare. Voi potete camminare o sostare ovunque volete in questa mia casa, voi sarete comunque colpiti dal vivido chiarore di questa Scrittura, che ravviverà sempre di nuovo l'interiore sapienza del vostro spirito. 

4. Come suona, però, il potente accenno, tolto dalle molte parole dette da questo Spirito-profeta e che è segnato con le stelle, intorno all'altare?  Chi di voi può dire: «Io non lo conosco»; dato che proprio io ho insegnato a voi tutti a leggere con i segni delle stelle?

5. Però, guardiamo in alto nell'infinito azzurrino mare eterico, e voi potete sempre trovare là segnato dal Grande Creatore quello che la nostra mano ha imitato qui.  Dunque, come suona questo accenno?  Ascoltate, io ve lo voglio ripetere.  Nel mezzo del grande cortile del palazzo stellato, tu, o anziano, erigi un altare all'Unico Dio, e stivaci sopra dei pezzi di legno incrociati; il legno, però, deve essere senza macchia, e di buonissimo odore.  Però, questo legno non devi accenderlo con il fuoco del mondo, bensì il fuoco uscente dal tuo animo deve farlo avvampare.  Ma quando il legno, acceso in questo modo, arderà con fiamma viva, allora avvicinati, e scruta te stesso ed i tuoi alla luce di tale fiamma, per vedere se qualcuno della tua casa è idoneo ad entrare nella Dimora di Dio. Colui che si sente idoneo si accosti all'altare, e legga nella fiamma le condizioni alle quali deve attenersi su quel mondo che il Grande Dio ha creato soltanto per Sé e per i Suoi figli.  Ecco, questo è il tenore di quell'accenno.

6. Voi tutti, però, sapete da quanto lungo tempo, secondo il nostro modo esatto di misurarlo, il legno si trova già sull'altare, e nessuno di noi è capace di accenderlo, poiché a noi tutti è mancata costantemente la forza dell'animo.  Io so benissimo che nessuno di noi, dopo che il legno è stato posto sull'altare del Signore, lo ha sfiorato neppure con la punta delle dita, e tuttavia, ora, per la prima volta, il legno santificato ha preso fuoco in modo miracoloso.  Che dobbiamo fare ora?

7. Io vi dico che ognuno di voi, uomo o donna, si esamini, per vedere come il suo animo è disposto dinanzi a Dio, l'Onnipotente.  Chi fra voi tutti ha il coraggio di afferrare il Supremo Essere Divino con il suo Amore?  Chi si sente di deporre tutto dinanzi l'altare, e non serbare più nulla per sé se non soltanto l'Amore del suo cuore per l'Onnipotente, eternamente Grande Dio, si faccia avanti e procuri di leggere quello che la fiamma mostra.  In verità, colui che sarà in grado di far ciò, ha una grande via dinanzi a sé; una via che va dalla massima libertà fino alla più bassa schiavitù; una via che passa da questa vita perfetta e va attraverso una via di morte; una via che, da questo massimo grado di luce, giunge nella notte più profonda; una via che va dalla più grande beatitudine e delizia, di cui noi tutti godiamo, alla massima tribolazione, miseria e disagio; una via che, partendo dal nostro ininterrotto benessere, passa nel dolore insopportabile, e attraverso il dolore nella massima incertezza, per arrivare in un tempo indefinito alla Dimora di Dio.  Però, beato colui che può raggiungere tale Dimora; beato colui che in essa può diventare un figlio di Dio!

8. Ma quale via si deve veramente percorrere! Sarebbe molto più facile esplorare il nostro mondo, per quanto infinitamente grande possa essere, che non raggiungere tale suprema meta.

9. Questo ho potuto dire in anticipo a tutti voi; a chi, però, si sente il coraggio, la via non deve essere preclusa, poiché, dove il Signore, l'Onnipotente, fa una cosa, farà sicuramente anche l'altra".

10. Dunque, così si è espresso il nostro uomo anziano.  Con piena conoscenza e profonda sapienza egli ha fatto la sua esposizione. Ora però osserviamo quale effetto ciò ha avuto sui suoi figli e discendenti.  Credete voi, che, dopo una tale descrizione, qualcuno si decida ad imboccare la via che conduce alla Dimora di Dio?

11. Guardate, questa volta nessun uomo vuole farsi avanti, però là avanza un essere femminile meravigliosamente bello, e dice all'anziano: "Generatore della mia vita dalla forza di Dio in te!        Il mio petto non può quasi più contenere il potente Amore per l'Unico Dio, senza la Cui presenza visibile non è neppure pensabile una perfetta beatitudine.  Io vorrei andare da Lui, e vorrei essere l'infima serva in una delle Sue case più piccole, che Egli deve certamente avere in gran numero. La via non mi spaventa; dove e come la si può trovare, la fiamma me l'indicherà.  Una volta che io abbia qui ottenuto la certezza, io mi lascerò condurre secondo l'accenno del potente Profeta, che ha parlato a tutto il popolo di questo mondo infinitamente grande, nel Nome e nella forza dell'Onnipotente Dio!".

12. E l'anziano dice: "Vieni allora qui, dinanzi a me, volgi il volto alla fiamma, e leggi quello che essa ti dice".  La donna si pone dinanzi all'anziano, e legge dalla fiamma: "Il tuo Dio e tuo Signore è un Dio pieno d'Amore e di Misericordia, e ti darà da portare un giogo dolce ed un carico leggero! Sii umile nel tuo cuore; dimentica la grande magnificenza di questo mondo, e raccomandati all'Onnipotente protezione del Grande Dio!  Egli Stesso, invisibile, ti porterà sulle Sue Proprie Mani attraverso una breve vita materiale fino alla Sua Dimora, dove tu riceverai la grande figliolanza, e vivrai eternamente nella Casa dell'Onnipotente Padre Divino.  Se tu hai coraggio nel tuo amore per questo Grande Dio, allora poni la mano sull'altare!". 

13. L'anziano dice: "Dunque, figlia mia, tu hai letto la condizione della grande Grazia di Dio; che vuoi fare ora?".  La figlia dice: "Io voglio andare secondo il mio amore sempre crescente dal mio e dal tuo Dio, e quando sarò là, voglio ricordarmi di te, affinché tu con molti altri ancora possiate seguirmi, quando sarà la Volontà del Signore.  Io so benissimo che anche questo mondo è splendido, e che noi possiamo sempre intrattenerci con i puri spiriti che ora hanno un corpo più leggero del nostro.  Noi possiamo scorgere, con poca fatica, la loro grande beatitudine, ed essa è tale che non turba la nostra beatitudine della vita naturale.  Infatti, gli spiriti beati di questo mondo non hanno molto più di noi, tranne per il fatto che si possono elevare secondo la loro volontà e fare spostamenti molto più rapidi di quelli che possiamo fare noi nello stato naturale, dato che noi non possiamo innalzarci, come loro, negli alti spazi della forte luce. 

14. Ora, però, pensa che cosa invece significa chiamarsi ed essere un figlio di Dio, il quale con uno sguardo scorge molto di più che noi in innumerevoli lunghi periodi di tempo.  Ecco perché io voglio posare la mia mano sull'altare!".

15. Vedete, questa figlia pone la mano sull'altare, e non è più visibile fra la compagnia.  Che cosa faranno i rimasti!   Noi lo potremo osservare alla prossima occasione.

 

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Cap. 23

* * * * * * *

Spiegazione dell'anziano al suo popolo con un discorso molto saggio

 

1. Ecco, ora si fa avanti nuovamente il nostro anziano e, rivolto a tutti i presenti, dice: "Miei amati figli e figli dei miei figli! Voi sapete da dove noi prendiamo quelle pietre che, come stelle emananti luce propria, vengono inserite, con buon gusto tanto squisito, nelle altre preziose pietre di costruzione.  È dal fondo delle grandi acque - che sono molto profonde - che i nostri esperti palombari le prendono.  Perciò, anche tutto quello che è splendido, grande e prezioso, è celato in profondità difficilmente raggiungibili; e così pure noi, esseri superficiali, siamo stati creati da Dio, in modo da essere capaci di profonda sapienza.

2. Una volta che esistiamo, percepiamo la nostra esistenza come assolutamente priva di difficoltà; si può viverla tutta d'un fiato molto facilmente.  Se però noi vogliamo vivificare le facoltà esistenti in noi, se vogliamo penetrare nella profondità della sapienza, allora la vita non è più uno scherzo, bensì allora è sottoposta ad una grande serietà e ad una faticosa ricerca di ciò che corrisponde alla Sapienza Divina.

3. Gli uomini che hanno trovato tale grande tesoro nella profondità del mare della loro vita diventano come il mare stesso. Essi, secondo l'esteriore, ondeggiano al pari degli altri uomini, ma questo ondeggiare si palesa in una varia e saggia attività.

4. La differenza fra l'ondeggiare degli uomini desti e quello degli uomini comuni consiste nel fatto che colui che è desto in sé opera ed agisce secondo l'eterna Legge dell'Ordine Divino, rinvenuta in sé.  L'uomo comune, d'altro canto, agisce secondo le leggi che sono state emanate dal di fuori, ma che traggono la loro origine dalla legge vivente di coloro che hanno trovato in sé l'interiore sapienza, che è stata posta in loro, dai tempi dei tempi, dalla Suprema Sapienza di Dio.

5. Se però, in seguito a ciò, esteriormente non è rilevabile quasi nessuna differenza essenziale fra il destato da se stesso e l'uomo che è soltanto una imitazione esteriore, come si può approfondire la cosa e chiarirla con l'esperienza, così da poter dire se questo è un uomo che si è destato da sé e quest'altro soltanto un imitatore esteriore?

6. Miei amati figli, e figli dei miei figli!  Guardate verso l'altare; su di esso avvampa ancora la fiamma benedetta. Chi di voi ha avuto il coraggio di porre la sua mano sull'altare, dopo aver appreso le condizioni per il conseguimento della figliolanza di Dio?

7. Quando dalla mia sapienza io vi ho indicato quali erano le condizioni, voi tutti avete tremato, e ognuno di voi si ritrasse con spavento dall'altare della trasformazione alla figliolanza Divina. Mentre, una vergine, che era la più semplice in questo mio palazzo, cosicché nessuno di noi poteva supporre che in fondo ad essa si trovasse così completamente desta una tale profonda sapienza (la sua azione ce lo garantisce), dimostrò a noi tutti come sono fatti, anzi per essere più esatti, come devono essere fatti quegli esseri nei quali l'interiore sapienza è stata destata attraverso la silenziosa attività e autoricerca del proprio spirito.

8. Noi siamo abitanti di questo palazzo principale, e perciò, profonda e interiore sapienza ci deve distinguere da tutti gli altri uomini comuni. Invece, come stanno le cose con la nostra sapienza maschile se è stata svergognata da una debole vergine?  E poi, come starebbero le cose con la nostra sapienza, se nelle case degli uomini in sottordine si dovessero ugualmente trovare dei savi tanto impavidi da possedere il coraggio di mettere - in piena umiltà ed amore per Dio - la loro mano sull'altare del Signore?

9. Voi scrollate le spalle, nell'espressione della vostra faccia e dei vostri occhi c'è dell'ambiguità; io però vi dico che, in verità, la nostra sapienza è simile alla schiuma del mare, le cui bolle alla sua superficie scintillano in un bel gioco di colori, ma basta alitarci un po' sopra, che queste bolle scintillanti spariscono completamente con tutti i loro colori.

10. La sapienza di coloro che sono uguali alla vergine, che ha avuto tanto coraggio da porre la mano sull'altare, è invece simile a quelle splendide pietre che si trovano nel più profondo del mare, con le quali noi adorniamo i muri della nostra dimora in forma di costellazioni cosicché dalla configurazione delle stelle risultino le parole del Profeta.  Noi stessi siamo, invece, a stento simili alle pietre da costruzioni piane, la cui superficie, e non già il loro interno, porta la scrittura formata dalle stelle luminose.

11. Chi di voi può confutare questa mia osservazione in modo plausibile? Chi di voi ha tanto coraggio da porre la mano sull'altare, dove la fiamma arde?  Io non scorgo nessuno di voi che s'alzi e si faccia avanti, bensì tutti vi tirate indietro, e nessuno mi risponde.

12. Che cosa dobbiamo fare allora, dato che la fiamma arde ancora?  Io voglio darvi un consiglio: prostratevi tutti sulla vostra faccia dinanzi all'altare di Dio; lodate e glorificate il Signore Onnipotente, affinché Egli possa destare noi tutti, per lo meno abbastanza profondamente, da poter riconoscere nella profondità della nostra vita quanto ancora ci manca, per diventare quello che è diventata la nostra sorella, la nostra saggia vergine.

13. E se anche noi dovessimo mai raggiungere l'alto coraggio che occorre per mettere la mano sull'altare, preghiamo tuttavia l'Onnipotente Dio, che Egli voglia almeno ravvivarci, in questo mondo, con la Sua infinita Sapienza, quel tanto che ci necessita per procedere in ogni tempo quali modelli veramente saggi per tutti coloro che compongono le grandi masse di popoli, sottoposte a questo nostro palazzo principale.  Essi considerano ed apprezzano come una grande fortuna ricevere un favore qualsiasi o perfino una sposa da questo palazzo, mentre noi, da parte nostra, con tutta la nostra abituale sapienza, siamo abbastanza sciocchi com'è stato appena dimostrato, e quando si tratta di una sposa, noi diamo loro certamente la più saggia, mentre riteniamo di cedere proprio quella che è meno adatta al nostro palazzo. Però, è giusto che noi ci comportiamo così?

14. Io dico che riguardo al punto di vista di come facciamo, è ingiusto; ma riguardo al modo in cui l'Onnipotente Dio del Cielo e della Terra può usare della nostra stupidità, ciò che succede qui è perfettamente giusto, specialmente per quanto si riferisce a tali doni di spose.  È perfettamente giusto anche nei casi in cui veniamo oscurati dalla nostra stupidità e in cui il Saggio Dio toglie dal nostro palazzo principale un fiore della cui presenza questo nostro palazzo non è degno, così come noi stessi non siamo degni che questa fiamma santa continui ad ardere con la stessa potenza sull'altare di Dio.

15. Però, se in questo discorso, a voi tutti, io abbia ragione o torto, lo può venir espresso in modo inequivocabile dalla grande straordinaria magnificenza di questa nostra grande dimora patriarcale.

16. Ditemi: «Chi di noi ha mai portato qui una pietra, o fatto un piano di costruzione?». Vedete, tutto ciò è opera degli uomini che dimorano giù, in pianura, i quali, per volontà d'amore, ci sono soggetti, o, detto meglio, sono soggetti alla nostra presunta profonda sapienza.  Se questo è innegabilmente il caso, è, d'altra parte, anche chiaro che nella bassa pianura del nostro grande territorio vi sono uomini che noi non siamo degni di guardare in faccia.

17. Per conseguenza, non sarebbe più ragionevole e più equo, che quando tali uomini, in grazia alla loro sapienza, si avvicinano al nostro palazzo per chiedere una sposa migliore, si desse proprio a loro quella più degna?  O sì, miei cari figli e figli dei miei figli, soltanto quello che Dio, l'Onnipotente, fa è veramente ben fatto; ed è incomparabilmente meglio che noi diamo le nostre figlie agli amici di Dio, per la loro gioia, piuttosto che rifiutarle loro, e tenerle per la nostra grande stupidità.

18. Dunque, prostratevi insieme a me dinanzi all'altare, e chiedete tanta sapienza che vi serva a non dovervi segretamente vergognare dinanzi a coloro che vogliono essere di poco valore dinanzi a noi; e nella fiamma noi leggeremo chiaramente ciò che ci rimane da fare, per ottenere da Dio quello che ci sarebbe molto più utile che non la nostra stupidità.  Così avvenga, Amen!".

 

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Cap. 24

* * * * * * *

Preghiera dell'intelletto e preghiera del cuore

 

1. Guardate, ora, come tutti i numerosissimi abitanti di questo palazzo principale cadono con la faccia a terra davanti all'altare sul quale la fiamma arde ancora.

2. Voi vorreste sapere come tali uomini pregano. Ebbene, tali uomini pregano alla loro maniera, così come voi pregate alla vostra.  Essi pregano Dio, il Supremo Signore del Cielo e della Terra.  La loro preghiera è una richiesta, che contiene in sé il vivo desiderio che il Signore voglia dar loro quello che essi chiedono. Voi pregate alla vostra maniera, quando pregate veramente, cioè nel vostro cuore, e voi pure accompagnate la preghiera con il desiderio che essa venga ascoltata; ed è in ciò che, propriamente, la preghiera consiste.

3. In questi uomini la preghiera è più un atteggiamento che non un'intima convinzione del cuore; ed è all'incirca come se voi lavoraste con il vostro intelletto, e involontariamente vi atteggiaste secondo la natura dei vostri pensieri.  Così pure, la preghiera di questi esseri non è una preghiera del sentire che sale dal cuore, ma una preghiera dell'intelletto che giunge nel capo dai pensieri dell'anima.  Gli uomini riflettono in tale posizione, ognuno secondo il grado della sua sapienza, quale sarebbe la cosa più assennata.

4. La loro postura, durante la preghiera, non rivela, come da voi, una meditazione del cuore, in un certo senso umile e contrita, ma è soltanto un segno che in tale condizione essi non si devono assolutamente disturbare a vicenda.  Perciò, ognuno riflette indisturbato, fra sé, quale sarebbe la cosa più avveduta, aggiungendovi il desiderio che Dio, l'Onnipotente, voglia anche realizzarla. Quando qualcuno, a modo suo, ha trovato l'argomento più saggio, egli, per quanto lo riguarda, può tranquillamente rialzarsi da terra, e leggere poi in che misura il suo saggio argomento si può ritrovare nella fiamma.  Se c'è, l'orante allora rimane in piedi; se non c'è, allora egli si pone nuovamente con la faccia a terra, e prega, o meglio, continua a riflettere su che cosa, nella sua sfera, sarebbe la cosa più assennata.

5. Vedete, questa è la preghiera in generale degli uomini di questo corpo mondiale, specialmente di quelli che appartengono alle case patriarcali. Voi certamente direte: "Perché questi uomini non si rivolgono piuttosto direttamente al Signore, affinché Egli mostri loro la vera avvedutezza?  Infatti, essi devono pur riconoscere che il Signore è infinitamente più saggio del loro intelletto e che Egli sicuramente può dare, ed anche darà loro, quello per cui pregano".

6. Ma io vi dico: "Questo è ben pensato, sempre che chi parla non conosca le grandi condizioni mondiali, ma chi le conosce riconoscerà pure dappertutto il santo Ordine del Signore, e dirà che anche la preghiera di questi uomini, fatta alla loro maniera, è perfettamente valevole dinanzi a Dio, poiché questo è il loro ordine di pregare".

7. Ma come si spiega ciò?  La ragione è facilmente spiegabile, ascoltate dunque!

8. Questi uomini dicono: "Se noi ci rivolgiamo a Dio affinché ci dia una vera avvedutezza, noi faremo a Dio un rimprovero, ciò che costituirebbe un grande affronto perché, così facendo, noi asseriremo dinanzi a Dio che Egli, Quale il più Saggio ed il più Giusto, abbia voluto, per così dire, ingannarci.  Noi dobbiamo, invece, tenere in grande onore l'avvedutezza che il Signore, Dio del Cielo e della Terra (gli abitanti di questo mondo solare chiamano Terra il loro mondo come voi il vostro) ha collocato in noi, e utilizzarla secondo il Suo Ordine.  Quando noi abbiamo consumato questa avvedutezza in noi e constatiamo la necessità di averne una maggiore, proprio allora spetta a noi di pregare Dio di darci quello che ci manca, dato che noi l'abbiamo consumato".

9. Vedete, in quest'ordine stanno gli uomini di questo corpo mondiale, e pregano anche in maniera corrispondente.  A che cosa, però, essi corrispondono nella natura dell'uomo?  Essi corrispondono, dato che sono abitanti di un Sole centrale, al cervello, naturalmente ad un solo nervo dello stesso, il quale si trova vicino ad una diramazione del nervo ottico, non lontano dalla meninge.  Perciò è anche la loro maniera ed il loro ordine di essere che li induce, per la maggior parte, ad essere completamente soddisfatti di quello che hanno; approssimativamente come gli intellettuali da voi che non sono mai tanto contenti di nessun'altra cosa come del loro intelletto, poiché ognuno crede di possederne il migliore, mentre, spesso, quanto meno intelletto uno ha e tanto più soddisfatto dello stesso egli è.

10. Ben diversamente stanno le cose, invece, con l'uomo del sentire, che pensa con il cuore. Questi riconosce che tutto il sapere umano intellettuale è una semplice messa in scena, e che il più ragionevole ed il più saggio è proprio colui che ha raggiunto quel punto in cui egli può dire in tutta umiltà: "Io non so nulla, poiché tutto il Mio sapere non pesa nemmeno come un pulviscolo solare in confronto alla infinita Sapienza di Dio".  Proprio allora un tale uomo sente una grande brama della vera Sapienza, brama che gli farà trovare la grande dispensa che il Signore, dopo averla abbondantemente fornita, ha deposto nel suo cuore.

11. Ma in questo Sole centrale mondiale non ci sono dunque anche esseri simili?  Oh, certamente, noi ne abbiamo visti già due, e sono quelli che hanno posto la mano sull'altare, poiché, "mettere la mano sull'altare" significa, appunto, che l'essere ha scoperto in sé la sua grande miseria, ma, accanto ad essa, un piccolo spiraglio di luce limpida, che sta dinanzi ad una tavola coperta di parole nel proprio cuore, sulla quale sta scritto a caratteri chiaramente leggibili:

12. "Spirito immortale! Umiliati nella tua elevatezza; accenditi nel tuo amore a Dio e ritorna dunque a Lui che ti ha creato; là nella grande Casa Paterna tu troverai, in pienezza infinita, quello che qui tanto ti manca!".

13. E vedete, quando qualcuno di tali uomini ha trovato ciò in sé, allora egli diventa un savio silenzioso che non ha altra brama se non di giungere quanto prima su quella via che conduce alla meta tanto agognata, che egli ha trovato scritta sulla tavola illuminata nel suo cuore.  In realtà, ogni essere di questo corpo mondiale ha una tale tavoletta in sé, ma non tutti lasciano che il luminoso scintillio la illumini, bensì, nella maggior parte dei casi, trasportano il luminoso scintillio nel mezzo del loro cervello.  Da ciò risulta che, dei molti abitanti di quel Sole, soltanto pochissimi giungono al punto di voler mettere la mano sull'altare.

14. Ma se voi gettate uno sguardo sulla vostra Terra, non avrete da cercare molto per trovare senza fatica quasi le stesse condizioni.  Basta pensare alla Parola detta dal Signore: "Molti i chiamati, ma pochi gli eletti".  E voi potrete contare gli eletti di una località significativa sulle dita di una mano.

15. Quale, però, ne è la ragione?  La ragione è semplicemente che a pochi soltanto piacciono le Parole del Signore, cioè: "Rinuncia a te stesso, prendi la tua croce, e seguiMi!".

16. Naturalmente, agli uomini di questo mondo solare centrale non è toccata la Grazia che il Signore Stesso, con la Sua santa Bocca, abbia insegnato e indicato la via diritta e la più corta, come agli uomini della Terra, mettendo così in loro, non soltanto un lumicino, bensì un immenso Sole di Grazia dinanzi alla loro tavoletta.  Tuttavia, anche gli abitanti di questo Sole hanno la possibilità di trovare nel loro cuore la tavoletta dell'eterna Vita e di regolare conformemente la loro esistenza.  Per far ciò, il tempo non manca loro, dato che vivono abbastanza a lungo per poter realizzare ciò. Infatti, ci sono là degli uomini che sono vecchi quanto la metà di una stirpe umana sulla Terra.  Oltre a ciò, perfino le anime degli spiriti dei trapassati, se lo vogliono, sono idonei ad un simile trasferimento, come lo erano durante la loro esistenza corporale; poiché, fra queste due vite, c'è ben poca differenza per gli esseri di tale mondo; tant'è vero che possono sempre vedersi e parlarsi tutte le volte che lo vogliono. 

17. Ora però noi abbiamo quanto basta per conoscere il modo di pregare di questi uomini. Gli oranti si sono già tutti rialzati intorno all'altare; noi dedichiamo loro ancora un po' d'attenzione, e poi andremo avanti su questo nostro mondo.

 

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Cap. 25

* * * * * * *

Differenza tra figli del Sole e figli di Dio

 

1. Il nostro anziano alza nuovamente il bastone, e si prepara a parlare. Che dirà ora ai suoi figlioli?  La miglior risposta noi l'avremo restando ad ascoltarlo; ecco le sue parole:

2. "Miei cari figli, e figli dei miei figli!  Voi vi siete radunati dinanzi all'altare sul quale continua ad ardere la fiamma di Dio. Una lode degna voi avete offerta all'Onnipotente; e perciò, lo Spirito di Dio così ci dice dalla fiamma:

3. «Per il grande, Io sono Grande; per il piccolo, io sono Piccolo; per il forte, Io sono Forte; e per il debole, Io sono Debole. Però, in questa debolezza si nasconde una Forza segreta, che è più potente di tutte le magnificenze dei grandi.

4. Verso chi è misericordioso, Io sono misericordioso; a chi fa del bene, deve venir fatto del bene.  Per il signore, Io sono un Signore; ma per il servo, un Servo. Il savio non può giocare con la Mia Luce; ma al semplice tutti i confini della Mia Divina Pienezza devono rimanere aperti.  Per colui che è tutto intelletto, Io dimoro nella Luce inaccessibile; invece con colui che è stolto dinanzi al mondo ed al suo splendore Io procederò come un fratello.  I figli del Sole hanno una grande potenza; il loro alito è più forte del più impetuoso uragano sul piccolo corpo terrestre, e dinanzi ai loro pensieri il loro mondo si piega e manda nuove fiamme fuori dalle sue ampie distese.  Ma coloro che sono e vogliono essere Miei figli, devono essere deboli, e la loro debolezza deve diventare una Forza in Me.  I figli del Sole possono adorarMi nella loro luce; ma i Miei figlioli Mi adorano nel loro fuoco.  I figli del Sole sono quello che sono; ma i Miei figlioli non devono rimanere quello che sono, bensì devono venir consumati, affinché nel loro annientamento possano diventare quello che devono essere.  Che volete voi figli del Sole? Voi avete la vostra parte ben misurata; se volete di più, vi sarà anche dato di più. Volete voi una maggior beatitudine? Come voi potete pretendere di più di quanto vi viene dato secondo il vostro riconoscimento ed il vostro volere?  Ma se volete diventare Miei figli, voi non dovete predisporvi al guadagno, bensì dovete essere solleciti al saper perdere tutto; poiché, se la vostra sorte, quali figli del Sole, è tale che voi vi potete adornare con tesori e ricchezze sempre crescenti, opposta è la sorte dei Miei figli che è quella di divenire sempre più poveri, e ciò fino al punto che essi non devono considerare neppure la loro vita come loro propria.  Ed in quanto al loro amore, che è il fondamento della loro vita, essi devono essere sempre pronti ad elargirlo ad innumerevoli fratelli.

5. Quello che voi possedete, vi è dato quale vostra eterna, illimitata proprietà, mentre i Miei figli non devono possedere nulla, neppure una propria mensa, e tutto ciò di cui essi necessitano, non lo possono prendere in nessun luogo, se non presso di Me nella Mia Casa.  Voi siete potenti signori del vostro mondo; i Miei figlioli devono essere dei poveri servi, e devono lavorare con le proprie mani. Quando, però, con il loro lavoro hanno prodotto qualche cosa, non è loro concesso di tenerla quale loro proprietà, bensì devono subito portarla nella Mia Casa, dove Io do a ciascuno quello di cui ha bisogno, secondo la giusta misura dell'Amore. Voi vivete in palazzi che in splendore e grande sontuosità superano ogni immaginazione; i Miei figli devono abitare in capanne, alla cui vista voi rabbrividireste per la loro meschinità e completa mancanza d'ogni splendore.  Ma i Miei figli, malgrado ciò, sono sempre presso di Me quali Miei figli, e fanno sempre secondo la Mia Volontà, la quale è infinitamente potente per i potenti, ma anche infinitamente dolce per i piccoli ed i deboli.

6. Se voi volete diventare Miei figli, dovete riflettere su tutto ciò, e abbandonare completamente, per l'eternità, tutti i vantaggi che la vostra vita vi offre.  Perfino la vostra stessa vita, con la sua chiarissima coscienza di sé, deve venirMi sacrificata; - nulla vi verrebbe concesso tenere, all'infuori dell'esser vostro, completamente svuotato. Infatti, se è pur vero che così come siete, siete anche vasi della Vita che proviene dalla Mia Luce, tuttavia, quali Miei figli, voi dovreste diventare dimore del Mio proprio Spirito eterno, e questo non può dimorare nella volatilità della vostra luce, bensì soltanto nelle grandi stabilità e nella massiccia resistenza all'Onnipotente Fuoco della Mia propria, eterna Vita d'Amore.

7. Voi fate bella mostra di un potente bastone della volontà; e quando lo alzate, il vostro grande mondo trema sotto la potenza coercitiva della vostra volontà.  I Miei figli, invece, devono prendere sulle loro spalle un pesante legno incrociato, che li preme verso terra e dà la morte, della quale il loro piccolo mondo giubila estremamente.  Da questa morte essi possono risorgere e diventare simili a Me; e fare poi quello che Io faccio, non però per dominare al par di voi, bensì per servire tutti, con il più grande Amore, mansuetudine, e completo abbandono alla Mia Volontà.  Credete forse voi che sia poca cosa l'abbandonarsi interamente alla Mia Volontà?  Ascoltate ed intendete!

8. Abbandonarsi o sottomettersi completamente alla Mia Volontà significa molto di più del fatto che qualcuno di voi potesse stringere a sé tutta intera l'infinita Creazione nel suo pugno, e giocare con essa come un piccolo balocco.  Come pure significa molto di più del fatto che se voi andaste in una di quelle vaste distese del vostro mondo solare, dove da ampie e smisurate voragini infuria senza tregua la smisurata forza rovente del fuoco, e che uno di voi si precipitasse nel cratere, e bevesse con un sorso la sconfinata lava rovente!  Ebbene, i Miei figli devono accogliere completamente in sé, fino all'ultima goccia, la Mia Volontà, infinitamente ed eternamente potente, prima che essi possano diventare Miei veri figli nella piena completezza.

9. Voi conoscete e sapete giudicare l'infinita potenza della Mia Volontà; dunque, chi di voi può mettersi di fronte a questa e poi dire: 'Signore, lascia che combatta con Te?'.  Una minima scintilla non lo annienterebbe immediatamente, come se non fosse mai esistito?  Oh, certo, una minima scintilla della Mia Volontà è bastante per ridurre nel nulla innumerevoli mondi solari, come è questo che voi abitate.

10. Dunque, se voi, secondo il vostro giudizio, scorgete ciò nel modo più chiaro, che ne dite allora se Io vi annuncio dal Mio fuoco, che è compito, anzi una imprescindibile condizione, che i Miei figli si debbano rendere completamente soggetti alla Mia Volontà?  Però, per risolvere questo compito per voi indicibilmente grande, i Miei figli e coloro che lo aspirano a diventare tali devono imparare a portare continuamente, durante il loro periodo di prova della libertà, il peso della Mia Volontà, e devono lasciarsi consumare completamente, con angoscia e tormento, dal Fuoco del Mio Zelo, affinché con ciò essi diventino per l'eternità affini all'infinito eterno Fuoco della Mia Volontà. Ci sono parecchi che nel loro separato periodo di libertà non hanno superato questa prova e che, dopo la loro trasformazione, devono adattarsi a purificarsi nel fuoco della Mia Volontà per periodi di tempo per voi inconcepibilmente lunghi, ed assuefarsi a questo fuoco con grande fatica, prima che essi possano venir accolti fra i Miei perfetti figli in condizioni d'inferiorità.

11. Ed ora, qual è la vostra volontà? Volete rimanere? Oppure volete sul serio diventare Miei figli? Guardate, sull'altare arde ancora la piccola Scintilla della Mia Volontà; se volete rimanere, rimanete; ma se volete conquistare la figliolanza di Dio, allora mettete la mano sull'altare!»".

12. Vedete, così il nostro anziano ha letto per tutti nella fiamma. Che cosa diranno gli uomini di questo Sole in risposta?  Ecco cosa dicono: "Grande Dio! Certamente dev'essere qualcosa di infinitamente immenso diventare un Tuo figlio; ma se la Tua Volontà è ancora più veemente dell'infinito fuoco che il nostro mondo porta nei suoi ampi baratri, allora, chi la può sopportare e, nello stesso tempo, vivere?  Perciò, lasciaci rimanere quello che siamo, e lascia che continuiamo a portarTi in futuro l'offerta della nostra sapienza!  Ritira dal Tuo altare la fiamma che a noi incute spavento, e lasciaci andare per poter poi vivere nella nostra pace!".

13. E dalla fiamma ora risuona una Parola: "Avvenga perciò secondo il vostro volere. Tuttavia il legno deve sempre trovarsi sull'altare, poiché Io voglio mantenere le vie sulle quali camminano il Mio Grande Amore e la Mia Misericordia. 

14. Sappiate, però, che presso di Me è molto facile quello che a voi sembra difficile, e alquanto difficile quello che a voi sembra facile. A voi è molto più gradita la vostra libertà dominante, tuttavia Io ho il Mio compiacimento nella semplicità e nella sottomissione, sempre pronta a servire, dei Miei figli; poiché non vi è un signore al quale un altro signore sia più caro del proprio servo che lo serve sempre fedelmente.  Perciò, un signore dà all'altro signore soltanto quello che gli è dovuto, mentre il servo viene riconosciuto e ricompensato dal suo padrone.  I Miei figli sono i Miei servi ed hanno perciò la ricompensa Mia quali servi; ma la Mia Eredità quali figli!  Riflettete sempre su ciò, e quando il nuovo legno sul vostro altare si accenderà di nuovo, allora pensate che un Padre è sempre migliore di un padrone!  Ora, però, andate in pace, e la fiamma della Mia Volontà si estingua, affinché la vostra domini sul vostro mondo! Ciò, però, soltanto fino a quelle zone dove la Mia Volontà avvampa, uscendo dalle profondità senza fine.  Più in là, non s'azzardi nessuno, perciò soltanto il terreno produttivo rimanga a voi sottomesso, ma la fiamma sia Mia!  Amen".

15. Ed ora guardate, la fiamma sull'altare si è spenta; l'anziano abbassa il suo bastone, e tutta la popolazione di questo palazzo esce all'aria aperta per rafforzarsi dopo questa grandiosa lezione. Anche noi però usciamo per raggiungere un'altra località.

 

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Cap. 26

* * * * * * *

Descrizione di una circoscrizione di un Sole

 

1. Ora, noi ci troviamo nuovamente nel luminoso pianoro a voi ben noto; guardate, esso non è mutato per niente. Voi vorreste vedere dove sono andati a finire gli abitanti di questo palazzo che sono usciti prima di noi.  Andate sull'orlo del pianoro, e scorgerete ben presto come gli splendidi abitanti si divertono; alcuni nelle gallerie circolari a voi ben note, altri sugli archi di trionfo sopra la nota scalinata, mentre un'intera legione sciama giù, in riva al canale.

2. Voi chiedete come mai questi uomini hanno potuto in così breve tempo andare laggiù. Io però vi dico che qui è facilissimo. Anzitutto i loro corpi sono molto più leggeri dei vostri sulla Terra, oltre a ciò, gli abitanti dei Soli hanno quasi tutti una considerevole forza di volontà, grazie alla quale possono fare delle cose che agli abitanti della Terra sono impossibili, cosicché essi si possono anche muovere sul loro suolo con una velocità molto maggiore di quanto sia a voi concepibile.

3. Questa facoltà, però, per gli abitanti di un mondo talmente immenso, è una grande necessità, poiché se essi dovessero muoversi soltanto con la stessa velocità che avete voi sulla Terra, cosa potrebbero concludere nei loro viaggi attraverso i loro parecchi territori, dato che già un singolo territorio, come quello che appartiene al nostro palazzo, ha spesso una superficie di parecchie volte quella del vostro corpo terrestre.  I corpi Solari Centrali si differenziano dai Soli Planetari perché non hanno come questi ultimi delle fasce abitabili, bensì soltanto delle grandi zone circoscritte abitabili, che si potrebbero chiamare anche "oasi".  Quante di queste oasi ci siano in un Sole Centrale - la cui circonferenza è, secondo il vostro modo di misurare, di parecchi bilioni di miglia - sarebbe difficile stabilire in modo comprensibile; però potete calcolare con sicurezza che ce ne siano tante quanti i Soli planetari che con i rispettivi pianeti devono dipendere da questo Sole Centrale.

4. E queste immense circoscrizioni, delle quali ce n'è, come detto, un numero incalcolabile, sono distinte l'una dall'altra, oppure no?  Sono distinte molto nettamente l'una dall'altra.  Con che cosa?  Nella maggior parte dei casi, con delle file di crateri in attività, che si estendono ampiamente; qua e là anche con montagne altissime, le cui cime - se si trattasse di monti della Terra - potrebbero far deviare la vostra Luna dalla sua orbita.  Queste montagne hanno talvolta degli spazi piani alla loro sommità, vasti circa quanto la metà della vostra superficie terrestre.

5. Che anche la base di tali monti debba avere una circonferenza e diametro considerevoli, lo potete dedurre da voi. Un terzo tipo di demarcazione è rappresentato talvolta da fiumi larghi e lunghissimi, oppure da vastissimi oceani, che hanno una tale massa d'acqua che la vostra Terra, se vi cadesse dentro, farebbe lo stesso effetto come se sul mare della vostra Terra vi cadesse dentro una perla. Del resto, è anche necessario che su un corpo mondiale dove il fuoco è sempre all'opera ci siano dei grandi estintori.

6. Qua e là, su questo corpo mondiale solare, si incontrano dei fiumi molto larghi e dal corso molto lungo, la cui acqua è luminosa. Quest'acqua non è trasparente, ed è molto più pesante della comune acqua trasparente. 

7. Quest'acqua luminosa non può venir paragonata a niente di simile sulla vostra Terra, poiché è una proprietà esclusiva di questi corpi solari.  Gli abitanti raccolgono quest'acqua luminosa in determinate forme, nelle quali essa ben presto si solidifica e diventa quella pietra bianca luminosa. Un caso simile lo si ha sulla Terra con l'evaporazione, poiché s'indurisce pure in cristalli di sale, quando in piccole quantità viene separata dalla grande massa. Però, fino a quando quest'acqua luminosa si trova nel letto del fiume, non s'indurisce, dato che là riceve continuamente proprio dall'alveo il nutrimento che la mantiene liquida.

8. E dove sfocia generalmente tale acqua? Per cominciare, dirò che tale acqua sorge comunemente dai monti che hanno molti grandi crateri vulcanici; là si raccoglie formando un fiume che non di rado è lungo migliaia di miglia e che attraversa spesso una zona la cui lunghezza è più considerevole della distanza della Terra dal vostro Sole, e sfocia in un grande oceano, ma, nella maggior parte dei casi, va a riempire il cratere di qualche vulcano spento, trasformandolo con il tempo in una superficie piana, che diffonde un chiarore per voi indescrivibile; poi si solidifica completamente, e può venir usata come terreno produttivo.

9. Da tali posti viene ricavata talvolta anche la pietra bianca da costruzione luminosa, e viene utilizzata generalmente per gli archi sopra le colonne, oppure per i muri interni di qualche edificio; tuttavia la pietra scavata e poi tagliata non ha il valore di quella che si ottiene versando l'acqua appena attinta negli stampi, perché brilla molto meno.

10. Queste sarebbero, quindi, le limitazioni o demarcazioni delle singole circoscrizioni.  Non possono, però, venir superate?  Questo non è certamente tanto facile che avvenga, poiché, in primo luogo, una tale circoscrizione o oasi è già tanto infinitamente grande che vi possono comodamente abitare milioni di milioni di uomini ed avere tutto quanto loro occorre, e, oltre a ciò, la sua superficie ha innumerevoli magnificenze ed altre cose meravigliose d'ogni genere di cui gli abitanti hanno più che a sufficienza per tutta la loro esistenza di che guardare, studiare e godere spiritualmente; e non si curano di altre zone, come, del resto, voi non vi curate nella vostra Terra di che aspetto abbia un pianeta sconosciuto, soprattutto se avete tutto sul vostro.

11. E poi, molti degli abitanti di una tale circoscrizione, durante la loro esistenza corporale, non sanno neppure che ci sono altri territori simili; anzi sono piuttosto dell'opinione, quando giungono all'una o all'altra delle interminabili demarcazioni, che non ci sia altro che fuoco, acqua, o monte, o acqua luminosa, e che questi elementi, oppure cose, si estendano all'infinito.

12. Ci sono dei savi, degni di considerazione, che sanno molto bene, avendolo appreso dai loro colloqui con gli spiriti, che su questo mondo ci sono ancora innumerevoli altre zone abitate; però, ciò lo sanno soltanto sotto il suggello severissimo, almeno per il momento, della riservatezza, e lo comunicano esclusivamente a coloro che desiderano di venire iniziati ai profondi segreti della Sapienza Divina, sempre con le stesse riserve.

13. Ci sono qua e là dei grandi amici delle alte montagne che essi volentieri scalano, quando è possibile salirvi; ma, per quanto riguarda le montagne di demarcazione estremamente alte, il desiderio di scalarle passa molto presto anche ai maggiori amici delle alture, perché sono anche troppo ripide, ed anche perché la loro sommità arriva non di rado già troppo vicino alla sostanza eterea luminosa, nella quale i loro corpi di fuoco potrebbero resistere ancor meno dei vostri corpi di carne su quelle altitudini della vostra Terra, che, ugualmente, si spingono abbastanza profondamente nella sostanza eterea  dell'aria.

14. Oltre a ciò, queste alte montagne di confine sono, per la maggior parte, avvolte in nuvole fortemente luminose, la cui vicinanza non è troppo gradita a questi abitanti, poiché mandano una luce talmente intensa che ne vengono accecati al punto da non essere più in grado di distinguere ciò che li circonda.

15. Come vedete, il Signore sa mantenere dappertutto le sue libere creature nei dovuti limiti.

16. Qualcuno a questo punto potrebbe osservare: "Ebbene, che male ci sarebbe se in una di tali circoscrizioni potessero trovarsi insieme anche uomini di circoscrizioni diverse?".  A ciò non potrei rispondere altro che: "La Sapienza e l'Ordine del Signore penetra dappertutto sempre più profondamente di quanto lo può fare un uomo con il suo misero e corto intelletto".  Perfino sulla vostra Terra si potrebbe allora chiedere: "Perché, su tale piccolo corpo mondiale, le nazioni che su di essa vivono non vogliono frammischiarsi con delle altre nazioni e popoli, come l'erba comune e l'erba aromatica su di un prato?".  Voi mi direte come risposta:

17. "Perché ogni nazione ha delle costituzioni politiche e morali diverse, che non potrebbero mai equilibrarsi.  Ognuna per sé, nel suo rigoroso ordine, può benissimo sussistere, ma tutte in un fascio causerebbero una disarmonia ancora più atroce, come se si volessero suonare, nel medesimo tempo, tutte le canne di un organo".

18. La risposta è buona; dalla stessa, però, voi potete facilmente dedurre cosa accadrebbe in un tale immenso corpo mondiale se tutte le grandi nazioni dovessero essere a contatto, com'è il caso con le piccole nazioni della Terra.  Di più a questo riguardo non occorre che io dica.  Però, affinché voi possiate comprendere ciò ancora più facilmente e profondamente, passiamo anche questa volta al più presto in un'altra circoscrizione; e voi vi troverete una considerevole differenza, comparandola con questa che avete ancora sotto gli occhi. Dunque, allora mettiamoci in viaggio nella direzione stabilita dal vostro volere.

 

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Cap. 27

* * * * * * *

Perché sui Soli Centrali non c'è quasi nessun animale

Spiegazione della parabola del giovane ricco

 

1. Io vedo già in quale direzione volete andare; incamminiamoci dunque da quella parte. Guardate, a destra ed a sinistra in questo territorio che ancora calchiamo, quale infinita sontuosità e magnificenza irradiano dai palazzi e abitazioni che s'ergono da ogni lato, nel loro mai immaginato splendore, grandiosità e maestosità.

2. Però, voi chiedete: "In questo paese ci si sente soffocare dalla grandiosità e magnificenza, ma come avviene che qui, all'infuori dei pesciolini nel canale intorno al monte, non abbiamo scorto nessun quadrupede di una certa mole?".  Miei amati amici e fratelli, eccezion fatta per i pesciolini e per qualche raro uccellino, voi non troverete su questo Sole Centrale nessun altro animale.  Tutte le altre specie di animali esistono soltanto sui Soli planetari, sui loro pianeti e sulle lune, poiché proprio questi sono stati formati in certo qual modo per gradi, cioè, dai Soli planetari in giù dai rifiuti di tali Soli centrali, in seguito a che - come voi avete già appreso molto spesso - la vita deve duramente combattere per raggiungere la necessaria schiettezza e purezza. A questo riguardo, prendete nota del seguente rapporto:

3. «Quanto più fuoco un mondo cela in sé e tanto meno c'è in esso materia dura e rozza, la quale non è propizia, bensì d'impaccio alla vita.  Quanto meno fuoco un mondo cela in sé e tanto più rozzamente materiale esso è, e la vita deve passare attraverso una dura lotta per conquistare la sua sempre più costante libertà e purezza».

4. E perché dunque?  Come si può dimostrare ciò in modo evidente? Voi potete osservarlo molto chiaramente già sulla Terra, e cioè negli stessi uomini.  Coloro che sono pieni d'amore per il Signore e per i loro fratelli, sono simili ai mondi che sono pieni di fuoco interiore, come ve lo insegnano le molte esperienze da voi già fatte, nonché la Parola dello Stesso Signore, quando Egli dice: "Il Mio giogo è dolce ed il carico Mio è leggero".

5. Quegli uomini, invece, che hanno in sé poco fuoco, e sono perciò più tiepidi, abbisognano già di prove più gravose, prima che possano destarsi e trovare la Vita in sé; e le cose con essi non procedono celermente, perché la loro materia si mette sempre di mezzo, come un vero estintore contro il fuoco della Vita, impedendo in tal modo un sollecito risveglio dello spirito.

6. Prendiamo ora un altro uomo che, per quanto concerne l'Amore per il Signore, è completamente freddo. Questi somiglia ad un pianeta in cui ci vogliono molte spinte ed incitamenti prima che egli giunga su un ben regolato cammino della Vita, e, un po' alla volta, si lascia illuminare e riscaldare dagli operanti raggi che gli provengono dal di fuori.

7. E perché ciò?  Perché un tale uomo fino ad allora si era fondato completamente sul rozzo procedere mondano, da cui poi è molto difficile passare allo spirituale.  Infine ci sono uomini che si possono considerare completamente privi di fuoco, come vulcani spenti da lungo tempo. Perciò, questi uomini non hanno nulla in sé che si possa chiamare qualcosa di spirituale, bensì sono simili alle lune, le quali sono prive quasi completamente perfino dell'aria atmosferica, per lo meno su una parte.  Esse volgono sempre, verso il loro pianeta, la parte inospitale, nascondendo da esso la parte ospitale; così fanno anche gli uomini ai quali si è accennato or ora.

8. Essi non sono atti ad accogliere una vita superiore che circonda il pianeta, perciò seguono una sola tendenza, cioè il proprio tornaconto.  E se anche tali uomini volgono la faccia loro verso la luce, lo è soltanto per vivificare quella parte scarsamente ospitale, e sfruttarne i vantaggi nel senso materiale; però mai per la vivificazione e la formazione della vita spirituale, la quale si esprime nell'affetto vicendevole in attività d'Amore attraverso le sfere, nelle quali ogni vita spirituale è efficacemente operante.  Tali uomini hanno soltanto una mezza sfera attiva, e questa corrisponde all'amore di se stessi, in quanto essa è sempre discosta dalla parte della sfera del prossimo.  Essi procedono, a dire il vero, con la parte migliore dell'umanità , tuttavia se ne stanno ben lontani, per non rischiare di perdere le loro futili ricchezze materiali, ed hanno sempre in tutto il loro operare un moto ondulatorio, per mezzo del quale essi evitano ogni occasione che possa esporli al rischio di venir presi in considerazione per qualche atto d'amore.

9. Quanto sia difficile a tali uomini pervenire alla Vita interiore, lo dice il Signore, in occasione dell'incontro con il giovane ricco, il quale venne pure dal Signore, ma soltanto per arricchirsi della Sua Luce e non per intaccare i suoi interessi materiali ed egoistici, anzi, per guadagnare doppiamente, cioè terrenamente e spiritualmente. 

10. E' facile che, a questo proposito, qualcuno domandi: "Perché in questo esempio evangelico si è trattato di un giovane ricco, e non piuttosto di un avaraccio e vecchio?".  Vedete, tutto deve avere la sua molteplice ragione corrispondente. Anche la Luna è come un giovane nel mondo; e, inoltre, l'egoismo si manifesta sempre più vivo in un giovane che non in un vecchio, poiché fra mille vecchi voi potrete trovarne neanche dieci di spirito egoistico; essi possono venir paragonati ai pianeti lontani.  Invece fra mille giovani voi potreste trovarne appena dieci che non si lascino guidare e stimolare dall'egoismo. 

11. Osservate soltanto uno di questi giovani, che cosa non fa e intraprende per amore di una vana e proficua posizione mondana! Uno non fa che correre dappertutto per poter fare un ricco matrimonio; un altro ci rimette la salute sui libri per trovare l'impiego più ragguardevole possibile; un terzo ricorre ad ogni tipo di bassezze per compensare la sua mancanza di talento; così facendo, tanto gli uni quanto gli altri, mettono completamente da parte tutto ciò che è divino e spirituale, e si lasciano adoperare come delle banderuole, pur di afferrare una qualsiasi meta terrena.

12. Questa è, perciò, la ragione per cui nell'Evangelo è stato preso ad esempio un giovane ricco, precisamente giovane appunto perché i giovani sono più animati da tali interessi egoistici; e ricco perché un giovane ha in sé una maggiore idoneità di conquistare il Regno di Dio, sempre che egli voglia rinunciare a se stesso e seguire le Orme del Signore.

13. Ritengo che, sulla base di questo esempio, sarete in grado di comprendere più a fondo il rapporto da Me espostovi; infatti, tutto sta qui: più fuoco, e più calore o amore che ne deriva, per Dio, e tutta la prossima fratellanza; meno materia e meno morte, e, per conseguenza, tanta più Vita in sé.  Al contrario, invece, si ha in ordine scalare: quanta più materia, tanto meno fuoco, e perciò tanto meno della vera Vita a disposizione. 

Dunque, questa è la ragione per cui, su uno di tali Soli Centrali, la cui sostanza è quasi un puro fuoco, manca completamente la vita materiale animale, ad eccezione di qualche singolo caso di poca importanza.

14. Ormai che sappiamo ciò, possiamo continuare il nostro cammino con animo più libero dal punto di vista vitale.  Perciò, guardate davanti a voi, perché noi ci troviamo proprio sulla riva di uno di quei fiumi di acqua luminosa dei quali abbiamo già parlato, sul quale noi dovremo continuare il nostro cammino per raggiungere un'altra zona circoscritta di questo mondo. 

15. Voi, però, osservando con i vostri occhi spirituali questa infinita, sterminata superficie di luce irradiante, dite nel vostro animo: "Come potremo arrivare al di là di questo mare di fuoco solare con i piedi ancora sani, ed occhi non completamente accecati?".  Io non posso che ripetervi quello che vi ho detto già una volta: "Per lo Spirito non vi devono essere mai delle difficoltà; fermo volere e fiducia incrollabile devono essere l'eterna norma dello Spirito". Perciò non perdetevi in considerazioni, bensì vogliate ed abbiate Fiducia, che allora questo elemento dovrà esserci utile secondo il vostro volere e la vostra fiducia.  Voi, ora, seguite il mio consiglio, ed i flutti lucenti ci porteranno sani e salvi, con la velocità del lampo, in un'altra lontana circoscrizione di questo mondo.

16. Guardate, là in fondo, a considerevole distanza, sorge già dalle onde luminose una riva solida; si vedono già dei monti che sembrano toccare la volta celeste, coperti di boschi e di un verde brillante.  Essi sono i primi trofei di un'ampia regione abitata, che ci salutano in un modo veramente piacevole e altamente splendido per i nostri occhi.  Chissà se sarà troppo ripido salire su questo monte?

17. Quando mai uno spirito domanda se un monte di un mondo è ripido, dal momento che per lui sono aperte tutte le vie fra mondo e mondo?  Ragione questa per cui noi supereremo anche quest'erta, con minima fatica e senza sentir stanchezza di nessun tipo.

18. Eccoci sulla riva e ai piedi del monte. Guardate il suolo com'è dolcemente ricoperto da una morbidissima erbetta e quale freschezza e purezza offre alla nostra vista.  Non è forse un piacere camminare su un simile terreno, sotto i verdi alberi lucenti?  In verità, questo è già splendidamente magnifico!

19. Voi vorreste sapere se questi alberi producono frutto. No, essi non ne producono, però, in compenso, il loro raggio verde si unisce con il raggio bianco del fiume, e lo rende con ciò più intenso, più vivo e più operante a distanze molto grandi.  Ed è quasi la stessa cosa come se qualcuno osservasse la verde luce della speranza, congiunta con la luce bianca della sua fede, e scorgesse che in seguito a ciò la stessa fede viene saziata, e diventa anche più viva; poiché una fede senza speranza sarebbe una luce insopportabile. Attraverso la fusione di queste due luci accade contemporaneamente la generazione dell'amore, poiché chi crede e spera comincia ben presto anche ad amare Colui nel Quale crede e ripone la sua fiducia.

20. E, perciò, anche questa zona boscosa d'ampiezza incommensurabile, che copre il monte che sta dinanzi a noi, con i suoi raggi verdi, costituisce un appagamento della luce bianca del fiume. Perciò, guardate laggiù verso l'ondeggiare del fiume, e voi scorgerete le due luci fondersi di una luce rossa, ciò che sta pure a significare che, in seguito al volere ed alla fiducia, comincia a svilupparsi l'amore.  Qualcosa di simile ve lo mostra anche un arcobaleno, ragione per cui esso può venire effettivamente chiamato un vero arco della pace, ovviamente in senso spirituale.  Dato che ora sappiamo anche questo, noi possiamo avviarci di buon animo verso la dolce salita del bosco.

 

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Cap. 28

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Passeggiata in un'altra circoscrizione solare.  L'amore è la causa originaria

del credere e dello sperare, e, allo stesso tempo, il loro frutto

 

1. Come vedete, l'ascesa dell'altura non è tanto ripida come sembrava dal di fuori; infatti, questi monti sembrano molto ripidi soltanto ad una certa distanza, mentre, nella realtà, sono lontani dall'essere quello che sembrano, anzi, più si sale e l'erta, per così dire, diventa più pianeggiante. Questo però è necessario, affinché, partendo da questa vasta superficie boscosa, una quantità sufficiente della sua luce verde, riversandosi nella luce bianca del confinante fiume di luce, possa accogliere la parte eterea nutriente.

2. Infatti, la luce bianca del fiume è ancora puramente eterea oppure, se per voi è più facile comprendere, è in se stessa un etere che non ha accolto ancora in sé null’altro; il quale, malgrado ciò, contiene in sé il tutto ancora indiviso, nello stesso modo in cui l'acqua è portatrice di tutto ciò che la Terra è chiamata a produrre.

3. L'etere della luce verde, invece, è in certo qual modo affamato, poiché esso ha consumato tutte le altre sostanze eteree, ad eccezione di quella verde, la quale per l'appunto è irradiante.  Ecco perché, data la sua fame, essa riceve dal color bianco dell'etere della luce che viene dal fiume a sua  completa sazietà, sazietà che poi si manifesta con un colore che tende più o meno al rosso.

4. Qualcosa di simile voi lo potete trovare in molteplici forme sulla vostra Terra; basta che voi osserviate la maggior parte dei frutti che crescono sugli alberi, ed anche molti fiori.  Che aspetto ha tutto ciò allo stato iniziale ed immaturo se non verde.  Però, questo verde, quale sostanza colorante affamata, si nutre continuamente con la luce bianca del Sole.  Come si manifesta la completa sazietà che indica la raggiunta maturità dei frutti?  Generalmente, e quasi sempre, con un colore più o meno rosso o, per lo meno, con un colore che deriva dal rosso, oppure che nel rosso deve passare.

5. Però, sulla Terra tutto ciò si presenta soltanto in un modo imperfetto, mentre su un corpo solare centrale si manifesta in misura molto più evidente e perfetta.  Voi osservate: "Come accade allora che sulla Terra molti frutti, tanto nel corso della maturazione che nella loro piena maturità, assumono un perfetto colore blu?  Così pure c'è un'infinità di fiori blu o azzurri, e noi non sappiamo in qual modo questo colore possa essere derivato dal rosso".  Ma io vi dico: "Allora osservate con molta attenzione un tale frutto blu (per esempio le susine), e vi sincererete ben presto che il colore blu è soltanto un esterno velo, facilmente eliminabile; tuttavia il colore base è il rosso.

6. Se voi voleste aspergere con una polvere di vetro molto fina una superficie rossa, essa apparirebbe subito non più rossa, bensì di un colore azzurrognolo.  Per osservare ancor meglio ciò, voi non avete che da spremere il succo del frutto blu, e non vi sarà difficile constatare che la base del blu è un perfetto rosso.  E, in un modo ancora più evidente, questo vi viene indicato da un'aurora, o da un tramonto, in cui il colore azzurro dell'aria, in seguito ad un certo movimento dei raggi, passa facilmente al rosso.  Ecco perché il colore azzurro non può venir considerato altro se non un vaporoso involucro del rosso. 

7. Passando, poi, ad un esempio ancora più evidente, vi posso dire che se voi osservate con un microscopio un fiordaliso perfetto, vedrete trapelare, tra le migliaia di cristallini allineati che lo costituiscono, un perfetto colore rosso.  Io credo che, con ciò, noi abbiamo abbastanza esempi per convincerci che la sazietà fra il verde ed il bianco si manifesta con il colore rosso; nello stesso modo in cui la speranza, nutrita e saziata dalla fede, si manifesta perfettamente nell'amore il cui colore corrispondente è, appunto, il rosso.  Ora voi dovreste comprendere e compenetrare ciò molto bene, però a questo riguardo io scopro proprio in questo momento una piccola lacuna in voi, che si potrà colmare già durante la nostra ascesa del monte.

8. Di che specie è, però, questa lacuna? Voi non comprendete ancora come il reciproco saziarsi dei colori da parte della luce, che vi ho or ora spiegato, possa corrispondere a quello analogo della fede, della speranza e dell'amore. Fate bene attenzione, cercheremo di chiarire ancora di più questo rapporto.  Il colore bianco corrisponde alla fede, quale la più fine sostanza eterea, contenente in sé tutte le altre sostanze o colori; così anche la fede, nella fine sostanza spirituale, porta in sé già tutto l'Infinito del Regno di Dio e dell'Essere Divino Stesso.  Ogni uomo, a sua volta, è simile a questo monte, su cui crescono gli alberi d'un verde irradiante, dal quale costantemente è circonfuso e diffonde il colore verde della speranza; e non vi sarebbe tanto facile trovare su tutta la Terra un uomo del tutto privo di speranza, mentre di quelli privi di fede e d'amore ce ne sono in gran numero.

9. La speranza però, si consuma costantemente, e non acquista mai una forma, se non riceve un nutrimento adatto; ciò che voi potete constatare da una gran quantità di esempi morali e naturali che avete sempre sott'occhio.

10. Quali esempi morali vi possono servire più che a sufficienza tutti i gradi e le specie immaginabili di disperazione che sono molto istruttivi, poiché ogni disperazione ha la sua origine, senza dubbio alcuno, nella speranza che si è interamente consumata da sé.  Di esempi naturali, ne abbiamo, poi, a disposizione ancora molti di più.

11. Mettete un vaso di fiori, per un tempo abbastanza lungo, in un luogo completamente buio; guardatelo dopo qualche mese, e troverete che il verde è diventato un pallido colore giallo, tendente al bianco; quindi il vero colore della morte.

12. È ovvio che qui si parla soltanto del colore del mondo vivente delle piante e non quello dei minerali; poiché, nei minerali, questo colore è come completamente prigioniero, e somiglia ad un uomo che è morto sperando, nel quale, altrettanto, la sua speranza è diventata prigioniera insieme a lui stesso.  Per questa ragione, poi, tali uomini nell'aldilà, appaiono in un colore verde scuro, il quale un po' alla volta, attraverso la constatazione che la speranza ad esso corrispondente non può venir realizzata, diventa allora di un colore grigio muffa, o, perfino, completamente nero; quest'ultimo colore in sostanza non è più nessun colore, come pure nessuna luce, bensì, la vera mancanza di tutto.  Ecco perché, qui, si parla soltanto del colore più vivente delle piante.

13. E' bensì vero che il colore verde irradia la sua proprietà, ma nello stesso tempo assorbe tutti gli altri colori contenuti nella riserva eterna.  Questo però è anche il lato caratteristico delle speranze. La speranza, ugualmente, divora ogni cosa con grande avidità, ed infatti, non si può immaginare un divoratore maggiore della speranza.  Che cosa spera spesso l'uomo, alla rinfusa, raffigurandosi quello che spera con una fantasia ricca dei più smaglianti colori?  Va da sé che spera quello che spera.  E tutte queste immagini le consuma egli in continuazione, solo la speranza non la consuma mai.  E quando giunge in quello stato, in cui perfino la sua fantasia non è più in grado di offrigli nessuna immagine, allora comincia già per lui il tempo della massima tristezza, poiché egli addenta la sua propria speranza, e la consuma.  E questo è rappresentato dal vaso di fiori, tenuto per lungo tempo completamente al buio!

14. Però, come può venir saziata la speranza? Esponete nuovamente il vaso di fiori alla luce bianca del Sole, ma non troppo repentinamente, e la pianta riprenderà a verdeggiare. E perché dunque? Perché essa è straordinariamente affamata di un nutrimento vero e completo.

15. Passiamo, ora, alla parte morale corrispondente; chi è sempre molto pronto a farsi consolare, se non un uomo molto afflitto, dunque, deluso nelle sue speranze? Oppure, chi cerca avidamente un conforto reale, dunque, la sazietà morale di una speranza che sta morendo di fame, se non, appunto, un tale uomo giunto tanto vicino a divenirne privo del tutto?  Portatelo al fiume della luce ed egli berrà a piene sorsate; ciò che più di tutto gli si confà.

16. Da ciò si può dunque dedurre chiaramente come la speranza possa venir sempre più saziata per mezzo della fede fino a realizzare la sua completa sazietà.  Un uomo affamato è triste; volete renderlo lieto? Saziatelo, e, nella sua sazietà, ogni tristezza sarà scomparsa, e la letizia si impadronirà del suo animo, e, in questa sua letizia, tributerà ai suoi ospiti il suo grande amore riconoscente.

17. Vedete, proprio così stanno le cose con l'uomo affamato di verità o bramoso della realizzazione delle sue idee. Portatelo al vero fiume della Luce, ed egli si congiungerà ad essa, e si sazierà secondo la brama del suo cuore e secondo la sua necessità.  E quando costui si accorgerà che questo è un vero nutrimento che si presta a saziare anche tutte le sue idee ancora inattive, lui pure diverrà ben presto di lieto umore, ed afferrerà con il grande ardore del suo amore il Grande Ospite, il quale amore, già da per se stesso, esprime una completa sazietà, oppure, in altre parole: nell'Amore c'è il tutto della fede e il tutto della speranza, nella maturità e nella sazietà pienamente realizzata.  E così, da un lato, l'amore è la speranza completamente saziata dalla fede; dall'altro, l'amore è anche il fondamento di ambedue, appunto per la ragione che esso racchiude in sé, quali completamente saziate, la speranza e la fede.  Voi dite: "Com'è possibile?". Secondo me, non vi dovrebbe essere nulla di più naturale e di facilmente afferrabile di ciò.

18. Da dove viene un albero?  Voi dite: "Da un seme".  Da dove viene il seme?  "Dall'albero", dite voi.

19. Dunque, se le cose stanno così, allora il seme deve contenere in sé, fin dal principio, quale causa fondamentale, tutto ciò che è dall'albero, dal momento che l'albero sorge da esso. Se però, l'albero vuole rinnovarsi in un nuovo seme, esso deve nuovamente deporre il suo tutto nel seme.

20. Voi vorreste certamente sapere se il Signore ha creato prima l'albero o prima il seme. A me sembra che questo mistero lo si possa toccare con la mano.  Se Dio avesse creato l'albero prima del seme, allora potete essere certi che Egli lo farebbe anche nel presente; poiché nel Suo modo di operare Egli non è affatto mutabile, e non fa oggi così e domani diversamente; e voi vedreste nel primo caso sorgere improvvisamente degli alberi, come grazie ad un colpo di bacchetta magica. Invece, voi vedete ogni albero crescere sempre un po' alla volta e svilupparsi sempre più.

21. Quest'atto dimostra, più che se fosse illuminato contemporaneamente da cento Soli, che il Signore non aveva bisogno di creare un albero bell'e pronto, bensì soltanto il granello del seme; e, quando questo viene posto nel terreno, si sviluppa e, in questo suo sviluppo, diventa una forma completa di ciò che il Signore ha, appunto, posto nel seme.

22. Nel seme, però, sta la capacità di ritrovare se stesso, alla fine; l'albero stesso e tutta la sua attività non sono altro che un acconcio processo da seme a seme; e, secondo la mia opinione, è molto più giusto e saggio ammettere che una linea è il prodotto di molti punti allineati vicino all'altro e che, perciò, viene limitata da due punti finali, che non supporre che il punto sia il prodotto di due linee rimpicciolite e sia da tutte e due le parti (di cui esso ha un'infinità) limitato da due linee.

23. Ritengo che da questo breve insegnamento vi convincerete che il Signore ha creato prima il seme che non l'albero, o detto meglio, Egli ha creato tutti e due contemporaneamente; ma che l'albero Egli lo mise, non sviluppato, nel seme.

24. Così pure, ed altrettanto sicuramente, l'Amore è l'origine fondamentale di tutto ciò che esiste; e tutto deve alla fine ritornare a questa origine, se non vuole andare incontro alla rovina.  Così, discorrendo, abbiamo raggiunto la sommità del monte, e perciò noi vogliamo ora arrischiare di penetrare subito, e più profondamente, in questa nuova circoscrizione.

 

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Cap. 29

* * * * * * *

Prosecuzione della passeggiata

In linea retta, con ferma volontà immutabile, verso la meta

 

1. Ora, guardate un po' dinanzi a voi questa pianura di cui non si scorge la fine, e che è limitata tanto a destra che a sinistra, fino dove l'occhio giunge, da questa montagna coperta di boschi.  Che cosa vedete voi in una tale pianura?  Sicuramente nient'altro che quello che vedo io, cioè, a grande distanza si erge altissima una costruzione conica a gradinate.  Da questa distanza, però, non è possibile distinguere che un grande splendore, ma null'altro di preciso.  Già questo primo sguardo fa presagire qualcosa di grandiosamente elevato, perciò, affrettiamo l'andatura per giungere al più presto il più vicino possibile a questa magnifica costruzione.  Come potete vedere, noi non abbiamo una via tracciata e, meno ancora, una strada maestra che ci porti fin là; tuttavia se osservo questo splendido suolo, il quale ha tutto l'aspetto di essere più fine e più morbido del più magnifico velluto di seta, allora penso che non è affatto necessaria una via tracciata, ma soltanto l'osservanza della linea retta, e allora, a passi spiritualmente rapidi, saremo ben presto dove vogliamo arrivare.

2. Però, sapete voi, dal punto di vista spirituale, cosa significhi la "linea retta"?  La "linea retta" significa o indica la ferma volontà immutabile, che non si lascia sviare da nessun fatto od evento contrario; e qui ci si riferisce proprio alla linea diritta della volontà.

3. Voi vi chiedete se anche su questa via noi c'imbatteremo in qualche ostacolo che potrebbe renderci difficile il raggiungimento della meta?  Questo ci verrà indicato attraverso il cammino; finora ci è andata bene, e discutendo abbiamo già fatto un buon tratto di strada; e se io guardo verso il luogo dove s'erge lo straordinario edificio, posso già distinguere qualche particolare che prima dall'alto del monte non era visibile.

4. Ad esempio, io posso già scorgere benissimo che questa eccezionale costruzione consta di dodici sezioni che l'innalzano l'una sull'altra, come se voi metteste in senso verticale sulla vostra Terra un telescopio allungato al massimo, naturalmente di forma gigantesca e che avesse pure dodici allungamenti.  Se poi ora osservate attentamente questa costruzione, rileverete con poca fatica che ognuno di questi dodici piani consiste di colonne allineate l'una vicino all'altra, e che ogni piano risplende in un colore diverso.

5. Ma perché rovinarci gli occhi guardando così lontano? Noi potremo comunque osservare l'intera opera da vicino, per così dire faccia a faccia; perciò affrettiamo il passo.  Però, io ora vedo che voi fissate lo sguardo su una specie di bastione abbastanza alto, non molto distante. Questo potrebbe avere tutto l'aspetto di un ostacolo che potrebbe richiedere uno sviamento dalla nostra retta, dato che non abbiamo con noi un frangimuro.

6. Se i muri di questo bastione dovessero essere perpendicolari e non ci fossero porte, certo che ciò costituirebbe un certo imbarazzo nel mantenere costantemente la linea retta; e tuttavia non dobbiamo abbandonarla, poiché anche soltanto un piccolo sbandamento da un lato, nello spirito, significa andar fuori del nostro raggio visuale di tutto questo bel mondo.  Tuttavia, noi non siamo ancora giunti al muro, cosicché non dobbiamo perderci di coraggio e forse le cose prenderanno una piega migliore di quella che ci attendiamo.

7. Però, io adesso osservo che davanti al muro ci sono dei lunghi filari d'alberi, dai quali spuntano le cime di colonne e piramidi.  Potrebbe facilmente accadere che, procedendo sulla nostra linea diritta, urtassimo contro un albero o una colonna e che fossimo costretti, a causa di un tale ostacolo, a deviare un po' dalla linea diritta.

8. Voi dite: "E come sarebbe se noi spiritualmente ci librassimo nell'aria, e, sempre attraverso l'aria, raggiungessimo la nostra meta nel modo più semplice in linea diritta?".

9. Io vi dico: "Anche ciò si potrebbe fare, però, in questo caso ci esporremmo ad un doppio pericolo, e cioè, innanzitutto noi non vedremmo più questo nostro mondo, perché questo volo sarebbe anche una violazione alla linea retta, e in secondo luogo noi non dobbiamo staccare i nostri piedi dal suolo, fino a quando vogliamo vederlo.  Infatti, se noi stacchiamo i nostri piedi dal suolo, l'intero mondo affonda sotto di noi nella sua primitiva forma stellare irriconoscibile; per conseguenza non ci resta altro che affrontare tutti gli eventuali ostacoli che si presenteranno, con molta fermezza".

10. Ma ora guardate, noi abbiamo già raggiunto i filari degli alberi.  Per quanto il mio sguardo si spinga lontano in questo bosco di viali alberati, posso scorgere che esso è sorprendentemente rettilineo; ma, proprio là in fondo, vedo che vi è come un altare, il quale secondo me dovrebbe trovarsi proprio nel mezzo del viale.  Però, questo non fa nulla; avanti con fermezza, che la via diventerà diritta come noi la vogliamo. Infatti, sarebbe ben triste per uno spirito se si lasciasse sbarrare la via da ostacoli naturali.

11. Dunque, noi siamo già giunti all'altare; in verità, questo primo monumento ci mostra già, in misura ridotta, di quale indescrivibile sontuosità dev'essere il monumento principale.

12. Guardate questo altare! Esso è alto circa un klafter, ed è costituito da bastoni rotondi, prodotti con un materiale molto brillante, che sicuramente non si trova con questa particolarità in altri corpi mondiali.  Osservate i bastoncini un po' più attentamente, perché non sembrano neppure fatti di materia solida, bensì hanno l'apparenza di getti d'acqua che ricadano giù in imbuti d'oro senza i cosiddetti spruzzi laterali.  Infatti, il moto fiammeggiante dei raggi in questi bastoncini mostra quasi che non siano altro che getti d'acqua rotondi, che dapprima salgono attraverso una colonna mediana e qui, come vediamo, ricadono verso il basso secondo le regole dei giochi d'acqua.  Comunque, per persuaderci tocchiamo i bastoni con le mani, e, guardate, tutto ciò non è che una particolarità del materiale. Esso ha in sé tale moto fiammeggiante che sembra essere della purissima acqua corrente, mentre di per sé è solido come se fosse un diamante.

13. Ed ora, guardate sopra i bastoni la splendida tavola rotonda, provvista di una ringhiera.  Essa splende come se per davvero si fosse posto un piccolo sole su questi bastoni allineati l'uno all'altro. Questi bastoni sboccano verso il basso in imbuti d'oro, che a loro volta sono collocati su una splendida lastra rotonda di cristallo, scintillante nei colori rosso e blu.  In verità, questo altare in mezzo a questa magnifica rotonda, circondato in bell'ordine da alberi veramente splendidi, i cui rami s'incrociano ed afferrano nel mezzo come delle braccia gigantesche, è già da per se stesso qualcosa di tanto incantevole, che lo si potrebbe ammirare con la massima soddisfazione per lungo tempo, specialmente se vi si aggiungessero ancora il magnifico suolo di velluto verde, ed i tronchi degli alberi, che hanno tutto l'aspetto di possenti colonne semitrasparenti di colore azzurro, sulle quali non è possibile trovare nemmeno la minima macchia.

14. Dunque, che dite di questa prima magnificenza?  Devo confessare sinceramente che questa elevata semplicità mi piace e mi attrae di più di tutte le altre magnificenze di questo mondo già viste.  Però, nell'osservare tutti questi splendori, noi dimentichiamo che dobbiamo andare avanti.

15. Però, la linea retta da dove la faremo saltare fuori?

16. Dobbiamo forse, ammesso che ciò sia possibile, abbattere questo meraviglioso altare?  In verità, il cuore non reggerebbe, tanto più se si riflette che tale opera ha richiesto molto lavoro e molta diligenza dalle mani degli uomini di questo mondo e che questa opera sarà certamente considerata come benedetta da questa umanità. E, oltre a tutto, il distruggere è lontanissimo dall'Ordine Divino.

17. Che cosa faremo allora?  Voi dite: "Non sarebbe possibile passare quali spiriti attraverso la materia?  Il Signore non è venuto ai Suoi Apostoli attraverso la porta chiusa?".

18. Io vi dico: "Questo è vero; noi, però, non siamo il Signore, bensì servi del Signore, che come tali non possono fare tutto quello che fece il Signore, a meno che Egli non lo voglia.  Comunque, io so quello che è consigliabile fare.  Noi ci rivolgeremo al Signore della magnificenza, e precisamente nell'Amore dei nostri cuori, ed io sono persuaso che la linea retta verrà immediatamente ristabilita".

19. Ed ecco, io l'ho già fatto e voi pure ora in me, e, guardate, dal fondo s'avanza un essere maschile, sfiora l'altare, ed esso s'apre nel mezzo, lasciando uno spazio, e così noi possiamo continuare il nostro cammino in linea retta.


20. Naturalmente, voi chiedete se questo altare ha sul serio un dispositivo meccanico che fa sì che, in simili casi di necessità di seguire un percorso in linea retta, l'altare si divida in due parti.  Io vi dico: "Per il Signore tutto è disposto nella misura degli scopi più molteplici possibili. Agli uomini è concesso di unire strettamente le cose, ma il Signore è il Creatore della sostanza che la tiene unita.  L'uomo sa quali sono le parti che costituiscono la sua opera, e come si possono separare; ma il Signore conosce la parte componente la sostanza, e sa anche come la si può scindere".

21. Perciò, per l'osservanza della diritta linea della Vita, voi non avete bisogno d'altro che del sempre crescente Amore per il Signore, e allora voi potrete passare attraverso le rocce, il fuoco, e l'acqua, come se non aveste da lottare con alcun ostacolo.

22. Io, però, attiro la vostra attenzione ancora su quanto segue: non lasciatevi sfuggire nulla di quello in cui c'imbatteremo su questa via, poiché alla fine voi riconoscerete in ciò parecchie situazioni del vostro mondo come in un grandioso specchio magico.  Ora, però, si presenta dinanzi a noi nuovamente un lungo viale in linea retta, cosicché noi possiamo riprendere il nostro cammino con coscienza tranquilla.

23. Voi vorreste ora sapere, che cosa succederà dell'altare tagliato in due. Si ricongiungerà, oppure rimarrà così diviso?  Io però vi dico: "Comprendetemi bene, e lasciate quello che è dietro di noi, poiché abbiamo dinanzi a noi ancora parecchie cose molto più grandi.  Quando, però, avremo raggiunto la meta principale, potremo avere dall'alto un colpo d'occhio generale. Perciò, ora, andiamo avanti".

 

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Cap. 30

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Prosecuzione della passeggiata nel Sole.  Duplice natura degli ostacoli

alla preghiera: conoscenza manchevole e amore per il mondo

 

1. Il viale che si apre ora dinanzi a noi è veramente più stretto del precedente; solo che ciò non ci causa nessun imbarazzo nel nostro cammino sulla linea retta; anzi, proprio il contrario, poiché, quanto più stretta è la strada, tanto più facile è di stabilirne il centro, e nel centro mantenere la direzione giusta.

2. La minore larghezza di questo viale dipende dal fatto che tutti questi viali si dipartono a raggiera, dal centro dell'edificio principale; e, se noi potessimo guardar giù, dall'alto proprio al di sopra dell'edificio principale, noi vedremo tutto l'insieme di questa splendida disposizione come un Sole irradiante.

3. E vedete, questo è già un buon segno, perché, in tal modo, la linea retta è già assicurata, basta che noi la seguiamo, e nulla ci impedisce di poter raggiungere al più presto la nostra meta.  Noi abbiamo già percorso la meta di questo viale, e da qui si vede già benissimo dove finisce. Però, io osservo già ora che, dopo la fine di questo viale, si presenta nuovamente un ostacolo molto splendente che dovrebbe sviarci alquanto dal retto cammino.  Però, noi non vogliamo neppure pensare a questo secondo ostacolo, poiché, come è stato per il primo, anche questo che si presenta ora dovrà farci posto sufficiente per passare.

4. Che cosa è quello che splende davanti a noi?  Ancora pochi passi affrettati e guardate là, di primo acchito non si comprende di che si tratta, poiché è troppo grande lo splendore di questo ornamento del viale.  Che sarebbero, al suo confronto, tutti i giochi d'acqua ed i fuochi artificiali per quanto artisticamente combinati della Terra?  Qui, per così dire, lo splendore e la magnificenza più elevati sprizzano da tutti i lati.

5. Guardate la lastra, che come un pezzo unico serve da selciato a questa seconda rotonda cinta d'alberi, sembra la superficie di un'acqua purissima, increspata da piccole onde, e tuttavia questa superficie è perfettamente piana, liscia e solida.  Ciò che è più strano è soltanto che, in seguito ad una straordinaria rifrazione dei raggi, la vista viene tanto ingannata da vedere la superficie di questo lastricato continuamente mossa da onde, le quali nel loro moto irradiano ognuna una luce diversa. In verità, io devo dire che si tratta di un gioco di raggi veramente brillanti.

6. Nel mezzo di questa vasta rotonda alberata s'innalza una colonna, la quale ha tutto l'aspetto di una tromba d'aria. Guardate se non sembra proprio della vera acqua che salga e che scenda in vortici, e ogni vortice sfavilla alternativamente di mille colori.  Guardate attentamente e toccate questa colonna; malgrado tutta questa apparente vivacità, essa è solida e ferma come un diamante. In verità, se qualcuno non dovesse considerare la combinazione del materiale e la sua lavorazione quale molto meravigliosa, allora io stesso vorrei sentire dalla sua bocca che cos'è per lui un prodigio.

7. Ed ora guardate proprio lassù in cima alla colonna; come da essa si dipartono dei rami luminosi, che rammentano quelli del salice piangente, i quali però al posto delle foglie hanno dei piccoli pendagli luminosi.

8. Ebbene, che dite di una tale sontuosità? In verità, non avete, a ragione, parole adatte, poiché al profondo sentire non è possibile descrivere casi simili, e bisogna accontentarsi quando si è potuto delineare, con la massima e più ardente eloquenza, anche soltanto un pallido abbozzo della realtà.

9. Tutto ciò, però, sarebbe bello e buono, se questo splendido monumento non si trovasse proprio sulla linea del nostro cammino. Cosa ne pensate voi; si potrà tagliare in due anche questo ornamento del viale, così come è stato fatto con l'altro?  Con il primo era più facile esser tentati di credere che la cosa si basasse su dei principi meccanici artificiali, e che, perciò, fosse anche possibile smuovere le due parti; ma con questo colossale ornamento qualunque meccanismo avrebbe le braccia troppo corte e troppo deboli per dividere in due questa colossale colonna.  Che dobbiamo fare ora?  Voi dite: "Colui che ha diviso il primo ostacolo, cioè il Signore, potrà senz'altro fare altrettanto anche con questo".

10. Ecco, voi avete dato la giusta risposta; però, per ottenere ciò, ci si deve conformare a qualcosa che voi non conoscete ancora, e, perciò, ascoltate. Il Signore è, naturalmente dappertutto, l'Onnipotente Soccorritore e Trionfatore di ogni ostacolo; però, si deve implorare il Suo aiuto secondo il grado e l'importanza dell'ostacolo da superare, dopo di che e solo allora avviene quello che deve avvenire.

11. Voi, a questo punto osservate: "Come si deve intendere ciò?  Se noi imploriamo il Signore di venirci in aiuto, Egli non ci aiuterà certamente meno di quanto ci occorre".  Io però vi dico: "Da un lato voi avete ragione, però soltanto fino al punto in cui voi erroneamente credete che al Signore importi poco quale sia il grado della vostra propria facoltà di riconoscimento.  Presumere questo mi sembra piuttosto stolto.

12. Il Signore, infatti, prima di tutto vuole elevare nei Suoi figlioli la conoscenza di se stessi; perciò, lascia che dapprima venga giudicata e vagliata da loro stessi ogni cosa; e così pure la loro necessità, affinché essi, poi, Gliela possano presentare secondo il loro riconoscimento, ed Egli infine li aiuti appunto, secondo il loro riconoscimento e la loro richiesta.

13. Per questa ragione, miei cari amici e fratelli, sulla Terra nessuno deve misurare con leggerezza un ostacolo, specie se peccaminoso, che si trovi sul cammino della sua vita che invece dovrebbe essere piana, poiché, in tal caso, egli deve ascrivere a se stesso se, dopo molte preghiere, non giunge al pieno aiuto desiderato.

14. Infatti, il Signore è Buono con tutto il Suo Amore e Generoso con la Sua Grazia e Misericordia, tuttavia rispetta sempre, nel massimo grado, la libera attività dello Spirito sotto ogni aspetto, tanto nella volontà che nella sfera della conoscenza.

15. Detto fra noi, ogni uomo, preso per se stesso, fa molto meglio se, per quanto si riferisce a lui, fa, come voi usate dire, d'una mosca un cavallo, che non viceversa, ed accadrà poi che colui il quale da questo punto di vista chiede molto, riceva anche; ma chi chiede poco, non si aspetti che il Signore gli getti dietro un plus sconosciuto e non richiesto.

16. Voi fate proprio così, fra voi, sulla Terra. Perché non dovrebbe farlo il Signore, che ha, proprio per questo, le Sue buone e sagge ragioni suggerite dall'Amore?  Un uomo ricco, per quanto ben disposto, darebbe forse duemila talleri ad un tale, che pur avendo grande bisogno, gliene chiede soltanto duecento in prestito?  Io vi assicuro che egli non lo farebbe, anche se sapesse in modo evidente che il postulante ha urgente necessità di una somma maggiore.

17. Tuttavia, spinto dal suo nobile cuore, egli dirà al postulante: "Io ti presto molto volentieri la somma richiesta, sempre che sia sufficiente alle tue necessità".  Se, malgrado quest'appiglio che gli viene offerto, l'altro non si muove fuor dai limiti della sua riluttanza e rimane fermo sulla prima richiesta, dite voi stessi, di chi è la colpa se i 200 talleri non sono serviti al postulante?

18. Per questa ragione, ognuno deve esaminarsi scrupolosamente e misurare esattamente le sue necessità, e, solo dopo, quando conosce con esattezza qual è il suo vero bisogno, può rivolgersi al santo onnipotente Soccorritore, così allora gli verrà sicuramente accordato il giusto aiuto, purché egli lo attenda da Lui con ferma fede, piena fiducia e con serietà d'Amore.

19. E perciò, anche in questo caso, noi dobbiamo rivolgerci al Signore con maggior fermezza che non in occasione del primo ostacolo; ed il Signore ci aprirà anche qui la via. Però, in che cosa consiste la maggior fermezza nel rivolgersi al Signore?

20. Il fabbro dice al suo garzone: "Per forgiare un piccolo ferro basta un minuscolo tizzone di carbone e la fucina non deve prendere fiato in modo profondo".  Ma se il ferro da forgiare è grande, allora il fabbro gli dice: "Ora porta tre canestri di carbone compatto e fa andare la fucina, altrimenti i grossi pezzi di metallo non giungono mai a temperatura incandescente".  Ritengo che questa regola del fabbro, che è facilmente comprensibile, calzerà benissimo anche a noi.  Più carbone, più vento nella fucina, significa: più Amore e più fiducia; e avverrà secondo il grado di fede posto nella richiesta.

21. Io, per conto mio l'ho già fatto, e voi dovete farlo in me; e vedete, la colonna dalla forma di tromba marina è già divisa in due, e noi possiamo riprendere la nostra marcia con la minima fatica del mondo. 

22. Però, comprendete voi il significato di questo secondo ostacolo che è pieno di apparenza ingannatrice e si mostra come se fosse vivente in tutte le sue parti?  E se lo si tocca, è dappertutto duro e resistente!  Vedete, togliersi dagli errori è molto facile; poiché chi è anche relativamente sveglio nello spirito, sarà sempre in grado di separare la bassa stupidità dalla brillantissima e purissima Verità; e questo corrisponde al superamento del primo ostacolo. Qui, però, in questo secondo ostacolo, c'è il mondo nella sua misura complessa, con tutti i suoi fronzoli artificiosamente scintillanti, ed occorre, per allontanare dalla via questo ostacolo, molto di più che non per il precedente.

23. Vi sono sulla Terra molti uomini, i quali hanno già da tempo riconosciuto la Verità nella sua luce irradiante. Tuttavia essi non possono separarsi dal mondo, poiché i suoi raggi sono ancora troppo di loro gusto.  Quanti raggi attraenti emessi da questi fronzoli il mondo contenga in sé e di che natura essi siano ve lo mostra, se voi l'osservate acutamente, proprio questo ornamento del viale.  Proprietà, denaro, ogni tipo di comodità, buona tavola, vestiti eleganti, e molte altre cose ancora sono i potenti raggi dei fronzoli del mondo perfino per uomini molto capaci e saggi.  In quanto alle donne, è meglio non parlarne, poiché in esse la stupidaggine ha la sua sede originaria.

24. Un uomo, però, che trova il suo compiacimento in questa falsa e vuota attività mondana, rassomiglia ad un uomo che di notte sogna di essere un ricco che ha milioni di talleri da gettare via, mentre, quando si sveglia, non trova neppure un soldo nel suo borsellino.  Credo che quanto detto sia chiaro e, dato che il nostro ostacolo è superato, non ci resta altro che proseguire oltre.

 

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Cap. 31

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Prosecuzione della passeggiata.  Il passaggio dalla vita materiale

a quella spirituale nelle immagini di corrispondenza

 

1. Ed ecco, davanti a noi ha inizio un altro splendido viale, che, a sua volta, si restringe verso la fine; questo è già il terzo che noi percorriamo.  Se voi osservate questi tre viali l'uno dopo l'altro, essi s'innestano l'uno dentro l'altro come tre coni sovrapposti, dei quali la punta dell'uno s'introduce sulla base dell'altro.  Infatti, se il primo viale continuasse con le sue linee, le stesse s'incrocerebbero proprio nel punto in cui noi abbiamo visto il primo monumento.  Però, i calcoli sono fatti in modo che i filari di alberi, che delimitano ai lati il viale, cessano proprio dove alla fine del viale si trova una grande rotonda, sempre circondata da alberi, nel cui centro sta il monumento che l'adorna; perciò, anche questo viale incomincia nuovamente molto largo, per poi finire molto stretto, come i precedenti.

2. Qualcuno a questo punto potrebbe forse obiettare: "Io, però, non trovo questa disposizione affatto estetica.  O il viale deve continuare in rettilineo a linee parallele, oppure deve diventare proporzionalmente più largo, ossia divergente in quella proporzione nella quale apparentemente si restringe un qualsiasi viale che scorre a linee parallele.  In questo modo un tale viale dall'inizio in poi assumerebbe l'aspetto di un rettangolo o di una strada di uguale ampiezza fino alla fine.

3. Questo è giusto, poiché questa disposizione deve necessariamente apparire opprimente, specialmente se applicata ad un viale lungo come questo.  Gli uomini, però, che hanno disposto questi viali, vi hanno collegato uno scopo molto più elevato che non soltanto quello dell'estetica.  Così questi tre viali stanno ad indicare sensatamente ed esattamente il passaggio della vita materiale alla Vita Spirituale interiore.

4. Ma come si deve intendere ciò?  Lo rileveremo con molta facilità, poiché qualcosa di simile si trova anche sulla Terra, senza che sia espresso nella forma di un viale. Alcuni esempi ci chiariranno completamente la cosa, mentre percorreremo questo terzo viale, il quale non ha nulla di notevole da vedere.

5. Dunque, prendiamo come esempio un libro scritto da un uomo, versato nel ramo di una data scienza.  Questo libro comincia in primo luogo con una prefazione, non di rado molto lunga e, oltre a ciò, anche altrettanto noiosa, e, generalmente, questa prefazione è sempre tanto più estesa, quanto più scarso di spirito è il contenuto dell'opera stessa che segue.  Questa prefazione si restringe sempre più, riducendosi ad una semplice e non di rado brevissima premessa dell'utilità dell'opera, e vi viene ripetuto, in poche parole, quello che senza necessità alcuna era già contenuto in tutta la prefazione.  La prefazione sarebbe per fortuna, finita.  A questa segue una pagina bianca, vuota, sulla quale non c'è scritto nulla, e, talvolta, in grandi caratteri, si vede l'importante parola: Introduzione.  Si volta questa fatale pagina, e si constata che comincia, appunto, un'introduzione ancora più lunga di quanto lo era la precedente prefazione.  In questa introduzione non c'è altro che una lode ancora più ampia e una raccomandazione dell'opera che seguirà.  Però, come termina questa introduzione lunga parecchie braccia? Generalmente con simili espressioni: "Noi non vogliamo dilungarci ulteriormente in preliminari, bensì passare all'opera principale. Là, il pregiatissimo lettore troverà debitamente chiarito ciò che in questa introduzione non poteva che venir accennato soltanto brevemente".  E questa è finalmente la fine.

6. Per quale ragione l'autore ha iniziato la sua introduzione così ampiamente, per finirla poi, in modo così ridotto? Non avrebbe potuto altrettanto bene ometterla completamente? Noi non possiamo rispondere né affermativamente, né negativamente a questa domanda, la quale però si presta magnificamente al suo scopo.  Se questa si presti anche allo scopo del lettore, lo potrà stabilire solo lui, e con molta facilità, quando avrà finito di leggere tutta l'opera.

7. Dopo questa introduzione viene l'opera principale stessa.  Che cosa si troverà in quest'opera, il cui principio è molto ampio e promettente?  Nient'altro che quello che, con un numero di parole ancora maggiore, è già stato detto nella prefazione e nella introduzione.  E così il geografo finisce la sua opera con la descrizione di una insignificante località; poiché per le grandi località egli sceglie il posto migliore, che per lui è il principio del libro.

8. Un matematico generalmente pone alla fine della sua profonda e meditata opera alcuni brevi problemi ancora insoluti, dei quali, di solito, l'ultimo è il più insignificante di tutti.

9. Lo storico risparmia per l'ultima pagina il fatto meno importante, mentre all'inizio dell'opera getta uno sguardo molto ampio su tutta la superficie terrestre, e così voi potete esaminare quasi tutte le opere, e, ad eccezione della Parola di Dio, voi troverete che alla fine sono tutte molto ristrette. Questo sarebbe un esempio sufficientemente chiarificatore.

10. Osserviamo ora, come procede la costruzione di una casa, di una torre o di una chiesa; essa è larga, nei suoi muri maestri di base, e man mano che i muri salgono, sono meno spessi, e, alla fine, finisce con un tetto a punta.  Questo esempio non ha bisogno di altre delucidazioni, poiché lo spettacolo quotidiano dà la giusta spiegazione.

11. Un terzo esempio ve lo dà la considerazione del vostro servizio divino cerimoniale.  Si parte con gran pompa dalla cosiddetta sacrestia, e ci si dispone, davanti all'altare e in fondo alla chiesa, con canti corali sempre più lunghi; però, dopo la terza parte cerimoniale della messa, le parti che seguono si accorciano sempre più e generalmente dicono sempre meno, e al momento in cui,  invece, si dovrebbe raggiungere la massima solennità, cioè in occasione della cosiddetta "transustanziazione", la cosa si presenta molto misera, e lo diventa sempre più, finché il tutto si perde nel brevissimo "Ite, missa est".

12. Un cosiddetto "dramma teatrale" sulla Terra comincia non di rado pieno di mistero, e finisce generalmente in un insulso matrimonio.  Anche molti dei vostri concerti musicali cominciano con il concorso di tutti gli strumenti e finiscono non raramente così debolmente, che a volte si sarebbe tentati di attendere ancora qualcosa, mentre invece è già tutto finito.  Anche la vostra scala musicale comincia con un suono basso e grave, e poi, salendo sempre più su, si arriva al punto da non percepire più il suono per l'acutezza di questo.  Non ne avete abbastanza di esempi?

13. Dato però che non siamo ancora giunti alla fine del viale e che noi ci troviamo in un punto già considerevolmente stretto, possiamo aggiungere ancora un esempio, al numero abbondante, il quale potrà illuminare di chiara luce l'argomento in discussione, poiché nello Spirito le cose vanno come quelle del mondo.  Gli uomini del mondo non hanno mai denaro a sufficienza; e se qualcuno ne ha molto, non disdegnerà mai di aggiungerne dell'altro.  In modo uguale nello Spirito non si ha mai abbastanza Luce, e perciò il saggio desidera diventare sempre più saggio.  Anche il prossimo esempio, dunque, non sarà superfluo, perché aumenterà la vostra luce.

14. Qual è quest'esempio?  Vi è molto vicino; basta che rivolgiate lo sguardo all'attuale educazione dei vostri figli e avreste già colto l'intero esempio.  Quali piani grandiosi e di vasta portata fa spesso una coppia di genitori benestanti per i loro figli?  Il maschio deve studiare all'università e appropriarsi di ogni tipo di abilità e d'arte, e per la figlia frequentano la casa una mezza dozzina di precettori di diverse discipline.  Tutto procede come se il figlio dovesse diventare un reggente e la figlia la moglie di un qualche sovrano.  Finalmente il figlio ha completato gli studi, e la figlia si è liberata dalle grinfie dei suoi istruttori, con delle capacità che, a dire il vero, contano molto poco. Che succede poi?

15. Il figlio - malgrado la buona educazione e la cultura - viene relegato dietro una scrivania in un piccolo ufficio, come praticante; posizione che non offre grandi prospettive per l'avvenire.  Per quanto riguarda la figlia, i genitori dicono: "Adesso occorre che essa apprenda anche un po' di economia domestica".  Ora, se voi osservate solo con un po' di attenzione una tale situazione, non vi sfuggirà come il viale della vita umana, che all'inizio era così ampio, vada restringendosi sempre più.

16. Ma per il figlio inizia, poco dopo la sua ristretta sfera d'attività, un nuovo viale lavorativo dall'inizio molto ampio; e la figlia sposerà un uomo, da cui all'inizio ci si aspetterà molte grandi cose. Però, anche la sfera di attività del figlio infine si restringe, fino che questi arriva al pensionamento.  Anche le attese della figlia non hanno guadagnato in ampiezza, bensì, come alcuni vantaggi femminili si sono a poco a poco dissolti in lei, così lei si limita alla fine insieme alle sue prospettive.

17. Dunque, ora, qual è la fine del terzo viale della vita?  Basta che andiate nel più vicino cimitero, lì troverete un gran numero di ramificazioni di viali di vite umane dall'ampio inizio.

18. E vedete, proprio con questo significato, gli uomini di questo Sole costituiscono ogni cosa in modo che essa possa corrispondere perfettamente alle indiscutibili condizioni di vita umana.

19. A suo tempo, anche gli uomini della Terra costruivano in modo simile.  Le cosiddette piramidi egiziane ne sono testimonianza, poiché queste grandiose costruzioni non erano altro che monumenti sepolcrali di uomini grandi e potenti.  Quanto più grande e più potente era un uomo, e tanto più grande era la piramide che si faceva costruire come sepolcro.  Chi volesse prendersi la briga di misurarle, troverebbe in ognuna una grande differenza dall'altra, mentre all'apice tutte quante misurano uguali.

20. Una simile sapienza, in misura molto maggiore, la troviamo anche qui, su questo mondo di luce, dove gli uomini, specialmente di questa circoscrizione, sono davvero fondamentalmente saggi. Comunque quanto seguirà ci chiarirà ciò ancor maggiormente.

21. Dato, però, che durante la nostra conversazione siamo giunti alla desiderata fine del viale, che sul serio è veramente molto stretta, facciamoci coraggio e diamo un'occhiata a ciò che si presenta dinanzi a noi per vedere se non ci sia qualche ostacolo che possa obbligarci a piegare la nostra linea retta.  Fino ad ora, eccezione fatta per il grosso muro di cinta che ci è molto vicino, non scorgo nessun altro ostacolo; perciò noi possiamo procedere liberamente su questa pianura, fino a raggiungere il muro.  Però, come andrà a finire presso il muro ce lo dirà la stessa esperienza. Perciò, sempre avanti con coraggio fino al muro!

 

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Cap. 32

* * * * * * *

Prosecuzione della passeggiata sul Sole

La disposizione del palazzo è in rispondenza con l'essere umano

 

1. Da qui fino al muro dovrebbero esserci ancora due miglia, ossia ottomila klafter.  La zona è piana e, guardando verso la pianura, non si scorge nulla che potrebbe aver l'aspetto di un ostacolo. Dal posto dove ora ci troviamo, all'infuori di un cerchio di piramidi di piccola mole, non si può scorgere altro.  Le piramidi sono così lontane l'una dall'altra e non si trovano neanche sulla nostra strada, così non possiamo considerarle un ostacolo; ci dovrebbe essere qualcosa dietro le piramidi. Però, a farla breve, io dico di salirvi sopra, e sarà la stessa via a indicarci contro che cosa avremo ancora da combattere.

2. Se io non fossi qui quale vostro ospite, bensì foste voi i miei, noi saremmo già giunti alla nostra meta; invece, pur guidandovi, io devo partecipare alla vostra incertezza e indecisione.  Ecco perché il cammino procede un po' lentamente.  Però, ciò non ci porterà alcun danno poiché, con la Grazia del Signore, noi approfittiamo della maggior durata del cammino per occuparla utilmente.

3. Oltre a ciò è molto piacevole camminare su questo terreno vellutato di colore verdazzurro, cosicché la maggior durata del viaggio si risolve in una soddisfazione.  Anche una metà del meraviglioso edificio principale, nel punto mediano del muro di cinta, ci si avvicina sempre più, così anche i nostri occhi sono sempre occupati.  Oramai abbiamo raggiunto la fila delle piramidi, e, come potete osservare, nessun ostacolo è in vista, appunto, all'infuori del muro di cinta che diventa alla nostra vista sempre più grande e più alto man mano che ci avviciniamo; per quanto vedo ora, tale muro non è continuativo ma è costituito da gallerie colonnate, le quali cominciano già ad offrire una vista quanto mai meravigliosa.

4. Come vedete, le gallerie colonnate sono tre, una sovrapposta all'altra; le colonne, però, per lo meno da quanto si può scorgere da qui, sono allineate molto vicine l'una dall'altra. Procediamo senza timore, e, sopra tutto, non perdiamoci di coraggio!  Ben presto, questo apparente grandioso ostacolo, secondo me, cesserà di venir considerato da noi come tale, poiché, come osservo, man mano che ci avviciniamo, lo spazio fra le colonne diventa sempre più percettibile; e poi, guardate dinanzi alle colonne si trova una scalinata, salendo la quale si può sicuramente raggiungere per lo meno la galleria più in basso.

5. Ma certo, guardate, le colonne sono abbastanza distanziate l'una dall'altra, cosicché noi potremo passarvi oltre comodamente. Così, o miei cari amici e fratelli, ogni buon lavoro merita la sua ricompensa: noi abbiamo avanzato coraggiosamente, laddove credevamo di trovare il massimo ostacolo, mentre non ne abbiamo trovato alcuno.  Dunque, eccoci arrivati ai piedi di questa scalinata infinitamente splendida, che a mio parere è fatta di puro oro rosso trasparente, e fra una colonna e l'altra, inoltre, per la comodità di chi vi sale, è ricoperta sontuosamente con una stoffa che non ho ancora mai avuto occasione di vedere su questo corpo mondiale solare.

6. Non ci sono che dodici gradini che noi supereremo con grande facilità.  Saliamoli dunque!  Noi siamo nella galleria.  Guardate un po' il suo pavimento, non sembra la superficie di un diamante finemente pulito, che si estende in forma rotonda?  Esso dovrebbe avere una larghezza di circa dieci klafter, della vostra misura.  Osservate bene da vicino, non c'è un segno dal quale risulti che ci siano delle giunture, quindi non è un lavoro imperfetto ma un tutto perfetto.  Guardate, poi, le colonne che sono rivolte verso l'interno, ossia che formano la fila interiore; ognuna è circondata da una scala a chiocciola del più splendido rubino, il cui parapetto è formato da graziosi bastoncini d'oro bianco, e sopra ad ogni bastoncino c'è una sfera luminosa di un azzurro pallido, che emana una luce dolcissima.

7. Voi vorreste sapere quale scopo hanno tali scale a chiocciola, e perché sono intorno ad ogni colonna tutte con la stessa forma?  E' evidente che il primo scopo è di salire alla seconda galleria; tuttavia, per ciò non era proprio necessario fornire di una tal scala ogni colonna.

8. La ragione va cercata nella sapienza di questi uomini, grazie alla quale essi possano arrivare in alto, dappertutto, senza causarsi reciprocamente il minimo disturbo.  Infatti, queste colonne raffigurano i maestri, o guide; dato, però, che nessuna guida, o maestro, può esser costituito, in modo che sotto la sua direzione non si possa giungere in alto, così anche nessuna di tali colonne corrispondenti può essere priva di una scala a chiocciola che, appunto, conduca in alto.

9. A questo punto voi chiedete: "E perché allora, sempre per questa ragione, le colonne della fila esteriore non sono provviste di una scala?".  Vedete, anche questo sta alla base della sapienza di questi uomini, in base alla quale anche le colonne della fila esteriore rappresentano i maestri, però maestri di costituzione naturale, dunque insegnanti di cose esteriori.  Costoro, però, con il loro ramo d'ammaestramento, non possono elevare nessuno, e perciò anche queste colonne esteriori sono senza gradini.

10. Una cosa è certa; per quanto voi osserviate qui, quello che voi volete, voi troverete dappertutto una perfetta ed intima rispondenza con le situazioni e circostanze tanto esteriori che interiori dell'uomo.  Ad esempio la via da noi percorsa dal terzo viale fino a qui ci è sembrata molto monotona. Infatti, non c'era nulla all'infuori del bellissimo suolo e quella scarsa fila, per nulla appariscente, di piramidi; poi quel muro di cinta, che noi prima abbiamo considerato come un grande ostacolo, nelle spaziose gallerie; ed infine, sopra il muro, la metà dell'edificio principale. Però, questo era tutto quanto si è presentato alla nostra vista, durante il cammino lungo la libera pianura.

11. Voi siete d'opinione che dietro a questo panorama oltremodo semplice non si dovrebbe celare nulla di molto importante dal punto di vista della rispondenza.  Io invece vi dico che proprio in questo viaggio alquanto noioso c'è qualcosa di straordinariamente profondo.  Era certamente poco quello in cui ci siamo imbattuti, ma, come dice un vostro proverbio, al savio basta poco, perché in quel poco egli trova il molto, così, anche nel nostro caso, quel poco era così disposto che per noi può essere interamente sufficiente, se noi lo osserviamo anche soltanto con uno sguardo relativamente saggio.  Però, affinché voi ve ne possiate fare un piccolo concetto, per il momento io voglio darvi soltanto delle indicazioni insignificanti, seguendo le quali voi potrete con poca fatica trovare da voi stessi ciò che vi è di profondo.

12. Provenendo dai tre viali, cioè dai tre gradi della mortificazione, vale a dire corporale, animica e spirituale, siamo giunti all'improvviso in uno spazio libero, o, come rispondenza, nell'interiore libertà dello spirito, e questo con i mezzi che il Signore Stesso aveva predisposti per noi.  E questi mezzi sono la sapienza esteriore della Dottrina del Signore, che l'uomo deve prima osservare alla lettera, fino a che giunge alla libera coscienza spirituale.

13. Splendido è il suolo sul quale si cammina, dappertutto libero e senza ostacoli, e azzurro è il suo colore, emanante un dolce splendore. Così è anche la libera coscienza dello spirito che si manifesta in un'immutabile costanza.  Però, in mezzo allo spazio libero sono poste delle piramidi. Esse sono naturalmente delle tombe.  Che cosa stanno ad indicare?  Voi potreste dire: "Forse la morte completa per il mondo".  Questo, miei cari fratelli ed amici, avviene già durante il cammino attraverso i tre viali.

14. Queste piramidi indicano qui soltanto la messa a riposo della sapienza esteriore, e che in questa sfera non ci si deve più attendere ostacoli di nessun tipo, e, come rispondenza, che non si ha più la possibilità di peccare dinanzi a Dio, poiché ogni spirito al quale non è più appiccicato nulla d'esteriore non può più peccare, e, proprio per questa ragione, esso è puro.

15. E perché dunque? Perché egli è diventato completamente uno con il Signore! Di più non occorre che io vi dica al riguardo, poiché se qualcuno fa quello che vuole il Signore, egli così facendo non peccherà di certo.

16. Quando noi eravamo vicini allo sbocco dell'ultimo viale, le magnifiche gallerie colonnate ci sembravano ancora un muro di cinta continuativo ed insormontabile, dunque uno sbarramento sinistro, che non lasciava sperare in una possibilità di superarlo.  Quando abbiamo lasciato dietro a noi la fila delle piramidi, il muro cominciò a disgiungersi in colonne separate, e, dopo un po', tutto l'insieme si presentò a noi come una grandiosa magnificenza, e non più come un ostacolo, cosa che noi, fino a poco prima, avevamo temuto più di ogni altra cosa.

17. Che cosa sta a significare ciò?  Riflettete sulla morte del nostro corpo fisico. Questo è sicuramente il momento più temuto dell'uomo che vive ancora di vita apparente ed esteriore, perciò, l'ostacolo più scabroso.  Questo è certamente il caso per tutti coloro che non hanno lasciato dietro alle spalle la fila delle piramidi.

18. Quando invece qualcuno, dopo aver deposto la vacuità apparente della sapienza esteriore, ha attirato completamente nel suo cuore lo Spirito del Signore, allora, questo ostacolo, prima tanto temuto, diventerà una prospettiva quanto mai meravigliosa, ed ognuno sentirà il vivo desiderio di giungere al più presto possibile, almeno nella galleria inferiore.

19. Da dove derivano, allora, i dodici gradini?  Questi rappresentano simbolicamente i dieci comandamenti di Mosè, e, in aggiunta, i due sublimi comandamenti dell'Amore, usciti dalla Bocca del Signore, come le tre gallerie che vi stanno sopra, raffigurano il naturale nello spirituale; lo spirituale nello spirituale; e il celestiale nello spirituale. Suppongo che, in seguito a queste spintarelle, dovreste comprendere ora abbastanza bene le apparizioni figurative scorte durante il cammino nello spazio libero, ad eccezione della vista di metà dell'edificio centrale.  Ebbene, quella metà indica la Grazia del Signore, che per il momento è la sola visibile, fino a che al di là delle gallerie sarà visibile anche la base principale, la quale è l'Amore del Signore, o il Signore Stesso nella Sua Individualità. Ora che sappiamo ciò, procediamo verso il grande edificio.

 

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Cap. 33

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Il palazzo del Sole

Gigantesca manifestazione di sontuosità con miracoli di luce

 

1. Sarà difficile proseguire il nostro cammino partendo da qui e dobbiamo ancora osservare la linea diritta? Andiamo all'aperto, in questo ampio spazio che si trova fra queste stesse gallerie circolari e l'edificio principale centrale, ed allora vedremo quello che ci resta da fare.

2. Guardate un po' fra queste due colonne interne, munite di scale a chiocciola, e ditemi quello che vedete.

3. Voi dite: "Caro amico e fratello, noi non troviamo parole per descrivere quello che si presenta, nel modo più meraviglioso, al nostro povero occhio!  Una superficie piena di splendore ondeggiante si estende dinanzi a noi, e da ogni onda sprizzano milioni di raggi, e ognuno di un diverso colore; i raggi si afferrano reciprocamente, e formano delle immagini transitorie. Queste immagini, o forme, qua e là si uniscono l'una all'altra e, così unite, assumono nuove forme.

4. Là avanti, verso l'edificio principale, vediamo queste onde di raggi girare in cerchi variopinti, e spesso questi cerchi s'innalzano dalla superficie in forma di coni.  Tali coni scintillano in una luce che sempre varia, il cui fascino magicamente splendido non si può descrivere con nessuna parola. Infine, sopra questi cerchi luminosi, noi riusciamo a scorgere il colonnato inferiore del grande palazzo centrale.

5. Le colonne sembrano fiamme di un rosso pallido che s'innalzino guizzanti, e, dietro ad esse, manda la sua luce una parete azzurro pallido nella quale, fra le colonne, s'aprono delle grandi porte, fuor dalle quali irradia una meravigliosa luce bianco-verdolina. Questo è tutto quello che per il momento scorgiamo.

6. Quando volgiamo lo sguardo alla mobilità ondosa di questa superficie, ci sembra come se il pavimento fosse d'acqua, sul quale non si possono appoggiare saldamente i piedi.  Possiamo rivolgere uno sguardo all'indietro per confutare questa cosa su questo fatto: nell'ultimo ornamento dei viali, noi ci siamo pure imbattuti in una superficie ondeggiante che, malgrado ciò, era tutt'altro che liquida, cosicché può essere benissimo che anche l'ondeggiare di luce di questa superficie sia, ugualmente, soltanto un'illusione ottica.

7. Si, miei cari amici e fratelli, le cose stanno proprio così anche qui. Tutto ciò che voi vedete qui, come un movimento, non è che uno scherzo della luce: luce che è caratteristica, in modo particolarmente forte, sui corpi centrali solari, e specialmente su quei punti che più si avvicinano all'equatore di un tale Sole Centrale; perciò vi è qui un materiale che, pur essendo per se stesso straordinariamente solido, prende una grande lucidatura molto più intensa del più fine diamante da voi.  Quando una superficie piana grande come questa è ben lisciata e pulita, essa accoglie tanto più avidamente i potenti raggi di luce dall'etere luminoso che circonda un simile corpo solare, e rimanda il soprappiù di tali raggi dopo aver raggiunto la piena sazietà.  E così, dai raggi in arrivo e da quelli rimandati risulta quell'effetto ondoso che, se visto da vicino, si manifesta in ogni tipo di forme luminose, mentre da lontano assume l'apparenza di cerchi. E perché dunque?  Perché in lontananza tutti i movimenti, come tutte le forme, si arrotondano continuamente e sempre più, come voi potete constatare sulla vostra Terra in vari fenomeni.

8. Andate, per esempio, su un'altura abbastanza considerevole, ed osservate l'ampio orizzonte, che di per sé è molto ineguale; tuttavia voi lo vedete arrotondato. La causa consiste nel fatto che le piccole ineguaglianze scompaiono completamente di fronte alla vastità della linea semicircolare dell'orizzonte.

9. Voi potete anche osservare da una certa distanza una colonna con più spigoli, ma essa non vi apparirà angolosa, bensì rotonda. Infine, voi potete andare sulla riva di un ampio fiume, ed osservare lo scorrere dell'acqua cominciando da dove voi siete fino alla riva opposta, e quanto qui sopra esposto vi verrà confermato.

10. Alla riva successiva vedrete l'acqua scorrere variopinta, onda su onda, mentre sulla sponda opposta, osservando più a lungo, voi scorgerete dei cerchi che si inghiottono l'un l'altro, nei quali il flusso dell'acqua sembra mulinare lentamente.

11. Quanto ineguali siano i corpi mondiali alla superficie ve lo dimostra a sufficienza la vostra Terra; però, osservati da grandi distanze, assumono l'aspetto di un cerchio, se non perfettamente rotondo, per lo meno piano nel suo orlo esteriore.

12. Si potrebbero citare ancora un gran numero di tali esempi; però io ritengo che questi siano sufficienti per comprendere quanto si presenta attualmente alla nostra vista e che ha molto del miracoloso, cioè il fenomeno stesso, senza un corrispondente significato spirituale che vi verrà svelato nell'occasione adatta.

13. Per il momento a noi basta sapere che davanti a noi si estende un terreno perfettamente solido e che possiamo incamminarci subito ed in linea retta; usciamo perciò senza indugio e di buon umore dalla galleria.

14. Eccoci all'aperto sul terreno solido, e dove ora noi siamo non si scorgono gli scherzi ondeggianti della luce.  Cosicché noi possiamo dirigerci verso l'edificio principale. Date un'occhiata a tale costruzione, che sta già dinanzi a noi in tutto il suo svelato splendore.

15. Che ne dite di quest'opera? Voi dite esattamente quello che dico anch'io: "Qui cessa ogni espressione verbale, e si ammutolisce dinanzi a tale grandiosità ed elevatezza!".  Se si immaginasse la torre di Babele moltiplicando all'infinito la sua nobiltà e magnificenza, se ne avrebbe solo la migliore immagine approssimativa.  Però, si dovrebbero eliminare dalla torre i ballatoi a chiocciola che portano alla sua sommità, e dividerla in dieci piani, dei quali ognuno descriva un cerchio alquanto più stretto.  Tuttavia questa sarebbe una forma nuda, priva di luce; qui, invece, si trova la forma più grandiosa e solenne, inondata da un indescrivibile splendore e gloria di luce.  Perciò, quant'è inferiore la forma immaginata di questa magnificenza indescrivibile che supera ogni concetto.

16. Avviciniamoci ancora, e questo edificio si presenterà sempre più nel suo infinito splendore.  Da qui voi vedete la fila inferiore come se fosse costituita da grosse colonne singole, ciascuna dell'altezza di trenta klafter.  In quanto all'altezza, voi potete aver giudicato esattamente, non così per quanto concerne le colonne per se stesse. Se voi guardate attentamente, potrete vedere che ogni colonna è come coperta da bastoni rotondi.  Ora, che siamo più vicini, si può scorgere che tali colonne, le quali da una certa distanza sembrano singole, più da vicino sono formate da parecchie colonne collocate in circolo, e che da lontano sembrano singoli bastoni applicati ad una corona grossa.

17. Ed ecco, siamo fortunatamente arrivati ai piedi della grande gradinata dell'edificio centrale, e constatiamo che ognuna di queste colonne principali consta di 30 colonne disposte a cerchio, che sono sufficientemente distanziate l'una dall'altra, cosicché noi possiamo passarvi in mezzo in tutta comodità, raggiungere la rotonda stessa formata dalle colonne e sincerarci che in tale rotonda ci sia spazio sufficiente per mille persone.

18. Però, contemporaneamente, osservate questa splendida disposizione: lungo il cerchio formato dalle colonne gira verso l'alto, in dolce pendenza, una magnifica scala dotata di meravigliosi parapetti, la quale porta al piano superiore e, guardate, ognuna di queste colonne, anzi di questi circoli di colonne, ha un'uguale disposizione.

19. Il pavimento di un tale circolo di colonne è verde chiaro, e le gallerie che queste scale formano, hanno l'aspetto di oro fiammeggiante. Ora guardate fuori dalla rotonda; il pavimento di questa prima galleria al piano terreno è del colore della più bella ametista, nel quale sembrano incastonati come un mosaico degli ornamenti di diamanti di ogni tipo.  Che ne dite di questa sontuosità veramente impressionante. 

20. A quanto vedo, voi la pensate di nuovo come me; non ci sono parole sufficienti per esprimersi. Saliamo dunque una tale scala e visitiamo la seconda galleria.  Là ci sarà dato di vedere cose che supereranno tutto quanto finora visto. Dunque seguitemi su per la scala!

 

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Cap. 34

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Primo piano.

Dettagli del palazzo e loro rispondenza.

 

1. Ed ecco, noi siamo già nella galleria del primo piano; qui vedete nuovamente rotonde di colonne, invece di grandi colonne singole.  Nel mezzo di queste rotonde, voi potete vedere che sono eretti come degli altari, i quali non sono dissimili da quell'altare che, durante il nostro cammino, abbiamo incontrato alla fine del primo viale, mentre la parte interna del circolo di colonne è, pure qui, munita dappertutto d'una scala indicibilmente splendida.

2. Qual è lo scopo di questi altari nel mezzo della rotonda formata dalle colonne? Da un lato servono d'ornamento, dall'altro indicano, invece, il primo grado di riconoscimento di Dio, mentre le rotonde al piano terreno sono completamente vuote, ed indicano l'umano in tutto il suo stato naturale.

3. Però, guardate attentamente la magnificenza di queste colonne; esse non sono più lisce ma s'inerpicano a spirale; e nel vuoto dell'avvolgimento c'è un ornamento delle più splendide fronde, mentre la parte sporgente è incastonata con pietre preziose fra le più meravigliose, che brillano di luce propria e che hanno l'aspetto di mezze sfere.  Il colore delle colonne è verde azzurro, e quello delle fronde d'oro fiammeggiante, mentre il pavimento della rotonda è come un rubino oltremodo scintillante, e, infine, la scala è qui d'argento bianco fiammeggiante.

4. Ed ora guardate il pavimento della galleria.  Questo è fatto del più puro giacinto, e lo splendido parapetto verso l'esterno di porfido, mentre il muro dell'edificio principale, sul retro della galleria, è di onice, che è una gran bella pietra preziosa; mentre la volta ad archi fra le colonne ed il muro continuativo è di opale veramente magnifico, nel quale sono incastonate, in bell'ordine, ogni tipo di pietre colorate luminose.

5. E poi, volgete lo sguardo verso l'edificio, nel cui muro si vede una porta alta e larga, fra un circolo di colonne e un altro.  Questa porta, come potete osservare, ha due battenti, i cui cardini sono assicurati ad un unico stipite centrale, consistente di una colonna quadrangolare che si trova nel mezzo della porta, cosicché tali battenti non si aprano nel mezzo, ma ai lati.  La colonna quadrangolare è costituita da un pezzo di diamante fiammeggiante, mentre i battenti sono d'oro fiammeggiante, che è ancora più splendido di quello trasparente, che non si trova sulla Terra.

6. L'oro trasparente, invece, potrebbe venir certo prodotto sulla Terra con la vetrificazione; poiché voi sapete che tutti i metalli, quando hanno resistito al massimo grado di calore, proprio a questo punto bruciano.  Dopo la combustione non rimane altro che una specie di scoria.  Se questa viene triturata, e mescolata con sale atto a scioglierla, si fonde e, una volta raffreddata, diventa come un vetro trasparente.  Dunque, se sulla Terra si dovesse produrre un vetro nel modo indicato con le scorie dell'oro, naturalmente a costo molto elevato, proprio questo vetro, che sarebbe di un giallo rossiccio, costituirebbe il purissimo oro trasparente.

7. Perciò, produrre sulla Terra dell'oro fiammeggiante, nonché trasparente, rappresenta una impossibilità assoluta. Neppure sui Soli Planetari ciò è fattibile, bensì solamente sui Soli Centrali, dove domina la luce di una intensità per voi incommensurabile.  Là, perciò, ogni corpo trasparente è atto a tralucere una costante fiamma, perché esso non è in grado, data la gran luce che l'attornia, di consumare tutta la luce che l'investe, cosicché, in seguito al continuo conflitto tra luce e luce, ha luogo tale fiammeggiare, che ha tutta l'apparenza che la materia sia in un continuo stato di combustione.  Se poi si tocca questa materia, essa è perfettamente solida, e per niente affatto riscaldata, anzi, il contrario; poiché, quanto più una tale materia è fiammeggiante, tanto più fredda essa si presenta.

8. Ed è per questo che essa sta in una rispondenza tutt'altro che trascurabile con quegli uomini, sulla Terra, che sono molto focosi nelle loro manifestazioni esteriori, e si entusiasmano per ogni cosa; se però si tocca il loro cuore, ci si meraviglia di trovarlo gelido!  Voi potete trovare uomini che, per la protezione dei poveri, dal grande zelo si consumano la lingua; ma, quando nessuno li vede, se incontrano un povero, allora essi sono più freddi del millenario ghiaccio di un ghiacciaio, che il raggio abituale del Sole non può sciogliere, e che un ben nutrito fulmine può sciogliere in minima parte, di tanto in tanto

9. Così stanno le cose anche con i famosi predicatori.  Essi accendono con il loro potentissimo fuoco un vero inferno, nel quale nessun essere, per quanto abituato al fuoco, potrebbe resistere nemmeno per un secondo; se però domandate loro cosa dice il loro cuore di un tale grado di calore straordinariamente infernale, la risposta sarà la seguente: "Io mi ci sento benissimo". Infatti, un buon arrosto, un bel bicchiere di vino non troppo piccolo dopo una predica focosa lo rimette completamente a posto.

10. Dunque, questa sarebbe una delle rispondenze del nostro oro fiammeggiante, la quale non è però raccomandabile.  Comunque ce n'è una raccomandabilissima, e cioè buona dal punto di vista spirituale, ed è la seguente:

11. verso quegli uomini che sono pieni d'amore nel loro cuore, anche l'Amore del Signore è potentemente operante; ed in seguito a ciò, avviene un conflitto fra Amore e amore, e questo Amore agisce benefico verso l'esterno.  Esso illumina e riscalda ciò che lo circonda, ma in se stesso rimane freddo.  E perché dunque?  Perché non è amore di se stesso.  Dunque, l'oro fiammeggiante indica anche questo. Ora che conosciamo anche questa rispondenza, possiamo rivolgere la nostra attenzione ai battenti.

12. Guardate quante cose elevate sono plasticamente lavorate su questi battenti! Non vi sembra che ciò somigli quasi a dei geroglifici che irradino dal centro della massa, della quale i battenti sono composti, nei colori più meravigliosi?  Ed ora guardate, attraverso un punto del battente in cui la superficie è liscia, nell'interno dell'edificio! Voi indietreggiate; dunque, che cosa avete visto? Io lo leggo sulla vostra faccia; voi avete scoperto degli esseri umani di una bellezza mai nemmeno presentita! Infatti, veramente è così!

13. Per il momento noi non dobbiamo avvicinarci a tali uomini, bensì dobbiamo venir dapprima sufficientemente smussati dallo splendore sempre crescente di questo edificio, altrimenti potremmo soffrire noi tutti un piccolo danno alla nostra salute spirituale; poiché uno spirito, sia pure del più alto dei Cieli e per quanto perfetto egli sia, non lo è mai abbastanza da poter contemplare, senza un'adeguata preparazione, tutta la bellezza della Creazione del Signore, senza risentirne un danno, per quanto transitoriamente.

14. Comunque, per non eccitarci troppo, affrettiamoci ad entrare in una di queste rotonde, ed a salire al secondo piano o alla terza galleria, dove ci attendono delle cose del tutto diverse.

15. A dire il vero, io osservo in voi un punto dubbioso, che si riferisce nuovamente ad un rapporto numerico, e cioè, noi tutti in lontananza abbiamo visto che questo edificio consisteva di dodici piani; mentre da vicino sembra ne abbia solamente dieci.  Però, lasciamo per il momento le cose come stanno; quando saremo arrivati al decimo piano, tutto si chiarirà. Per adesso saliamo al secondo piano, o alla terza galleria.

 

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Cap. 35

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Secondo piano

Progresso spirituale raffigurato attraverso gli arredi del palazzo

 

1. Vedete, tutto dipende da un esercizio preparatorio e, allora, si può salire da una sfera più alta in una più alta ancora con la stessa facilità con cui si è saliti prima da una sfera inferiore in quella immediatamente successiva.

2. Voi dite certamente che, sulla Terra, questo non è proprio lo stesso caso, poiché, là, più si sale e tanto più pesanti diventano anche i piedi, cosicché ogni passo successivo richiede uno sforzo maggiore di quello precedente.  Questo è esatto; però, dal punto di vista naturale, dovete considerare che quando volete salire su un'altura, lo fate, di solito, tutto in una tirata, senza fare delle soste proporzionate fra un punto e l'altro dell'altura.  Quindi, è inevitabile che voi vi sentiate, poi, stanchi; dividete invece l'altura che intendete salire in tante soste, cosicché fra l'una e l'altra non possiate sentire stanchezza, perché, allora, ogni tratto a cui seguirà una sosta adeguata lo potrete salire con la stessa forza e senza la minima fatica come il primo tratto.

3. Che ciò sia giusto, lo potete rilevare facilmente dalla vostra vita quotidiana.  Voi, infatti, di frequente andate qua e là, ma non vi sentite stanchi.  E perché, dunque?  Perché voi di tanto in tanto vi riposate; sommate, dunque, tutti i passi che voi fate in una giornata e troverete che ce ne sono tanti che, messi in linea retta, coprirebbero una distanza pari a dieci ore di cammino. Se voi, però, camminate dieci ore senza fermarvi, vi stancherete fino a crollare.

4. Come vedete, da questo punto di vista, la mia spiegazione è esatta; perciò, se qualcuno lungo la strada non vuole stancarsi, faccia dei tratti separati da soste, e, alla fine, anche dopo aver percorso una distanza di dieci ore di cammino sia su terreno piano che in salita, avrà nelle gambe la stessa forza che aveva ai primi passi; e ad ogni ripresa della marcia, anziché più stanco, si sentirà più forte.

5. Nello stesso modo stanno le cose anche con il progredire spirituale, come anche con quello che è mezzo spirituale e mezzo materiale. Quale esempio, prendete qualcuno che voglia diventare un virtuoso di uno strumento musicale.  Che succederebbe di lui se non lo riponesse per tutta la giornata e, in aggiunta, per la metà della notte, concedendosi soltanto alcune ore di riposo?  Io vi dico che non reggerebbe in tale esercizio nemmeno per otto giorni.  E perché poi?  Perché qualunque movimento, tanto del corpo che dello spirito, richiede uno sforzo decisamente maggiore delle forze vitali che non lo stato di riposo. 

6. Lo sforzo delle forze vitali è, però, una consumazione delle stesse, in seguito a che, com'è naturale, esse non vengono rafforzate, bensì indebolite.  L'uomo, però, è così costituito che, allo stato di riposo, le sue forze consumate vengono compensate dal costante affluire del Signore dai Cieli; perciò, se con il frequente uso adeguato, le forze vitali vengono spesso prese in considerazione, proprio in seguito a questo uso i vasi un po' alla volta si allargano e si rafforzano sempre più per accogliere ulteriormente la forza vitale.  Ne consegue che l'uomo, in un modo di vita gradualmente ordinato, deve necessariamente aumentare in forza e robustezza, perché come un vaso, in questo modo, può accogliere in sé sempre più forza vitale.

7. Di conseguenza, un camminatore con l'idoneo uso della sua forza, rafforzerà di giorno in giorno sempre più i suoi piedi.  Colui che si esercita in modo adeguato su uno strumento musicale, aumenterà in capacità altrettanto gradatamente; e chi progredisce nello Spirito, diverrà pure, di periodo in periodo, sempre più capace di penetrare nelle maggiori altezze e profondità della Sapienza, senza uno stolto affaticamento dello spirito.

8. Se qualcuno volesse dall'oggi al domani raggiungere ciò che un ordinato aspirante al progresso ha raggiunto nel corso di parecchi anni, diventerà un pazzo, poiché egli consumerà le sue forze vitali spirituali al di sopra della misura del flusso regolare e ordinato, e poi, nello spirito suo, diventerà tanto debole da svenire.

9. I vasi affamati di forza vitale incominceranno come un polipo a divorare ogni cosa che capita alla rinfusa, sia essa cosa monda, oppure immonda, luce o tenebre.  Queste sostanze dissimili incominciano poi a fermentare nei suoi vasi, e lo spirito di tale fermentazione lacera ben presto i vasi indeboliti, e poi subentra quello stato  in cui voi usate dire: "A costui manca una rotella".

10. Da ciò, secondo la mia opinione, voi potete già chiaramente dedurre che ogni progresso, ogni ascesa, per essere idonei allo scopo devono essere suddivisi in tratti di via o di attività, alternati a delle necessarie soste, perché allora si potrà raggiungere qualsiasi buona meta senza alcuna fatica.

11. Chi, avendo una grande botte di mosto, lo passa continuamente da una botte all'altra per purificarlo, dopo aver ripetuto quest'operazione un centinaio di volte, rimarrà quanto mai deluso, poiché, in tal modo, il mosto non solo non sarà diventato né limpido né forte, ma dato che con questi travasi ne rimane sempre un po' in botte, esso, oltre ad aver perduto in qualità, avrà perduto anche in quantità.  Se invece si lascia il mosto nella botte senza agitarlo, esso diventerà da solo in grado di liberarsi dalle impurità, diventerà sempre più chiaro e colmo di forza alcolica.

12. Una volta raggiunto il primo stadio della chiarezza, allora è bene travasarlo in un'altra botte pulita, sul cui fondo non ci siano delle vinacce che indeboliscano la forza spiritosa del vino.  Ora, in una botte pulita, il mostro avrà a che fare con se stesso, cioè con la sua stessa forza, e attraverso questa prova di forza tanto più si irrobustirà e si rafforzerà.

13. Esattamente così stanno pure le cose con l'uomo; egli deve salire gradino per gradino, ma non a precipizio; in tal modo egli giunge sempre più in alto nella sfera della sua vita e di tutte le conoscenze che la riguardano.  E così anche noi, senza affatto stancarci, siamo giunti al secondo piano in questa splendida galleria, e possiamo passeggiare in lungo e in largo ed ammirare tutte queste grandi magnificenze. 

14. Per quanto riguarda la struttura, essa è del tutto simile a quella delle due gallerie precedenti; soltanto che i possenti circoli di colonne che reggono il successivo piano sono posti un po' più indietro.

15. La differenza fra questa galleria e la precedente sta nella diversa colorazione del materiale di cui è costituita; ma più specialmente nel fatto che nel mezzo della rotonda formata dalle colonne, al posto dell'altare, si trova un grande vaso da giardino, finemente e splendidamente lavorato, nel quale cresce un piccolo alberello naturale. 

16. Voi potreste ritenere che le radici di quest'alberello con il tempo potrebbero rompere il vaso.  Non è il caso di preoccuparsi, poiché la sapienza di questi uomini ha già preso le debite precauzioni.  Quando con il tempo l'albero si farà più robusto, esso verrà tolto dal vaso e trasportato in un recipiente di maggior capienza, che noi avremo occasione di vedere al prossimo piano.  Nel vaso che è rimasto vuoto viene messo un nuovo seme, dal quale sorgerà poi un nobile alberello simile a quello tolto.

17. E questa operazione di giardinaggio ha forse qualche ragione spirituale? Certamente, miei cari amici e fratelli! Dunque, al primo piano noi abbiamo visto soltanto un altare nel centro della rotonda.  Ciò stava a significare il primo riconoscimento di Dio per così dire soltanto letterale, dunque un seme che deve venir posto nel terreno perché possa crescere e diventare un albero, sui cui rami gli uccelli del Cielo possano prendere dimora.

18. E, vedete qui, tale seme, che al primo piano era ancora sciolto, è già stato posto nel terreno, e vi è cresciuto un piccolo albero.  Questo indica lo stato dell'uomo quando diventa un essere morale non appena ha accolto in sé un riconoscimento di Dio, e poi  si è reso anche idoneo a produrre frutti, come anche a servire da dimora agli uccelli del cielo; e in questo secondo piano voi troverete anche che tutto il resto sta in rapporto.

19. Il pavimento della galleria ha l'aspetto di minerale incandescente, le colonne sono verdi-rossicce, mentre il suolo della rotonda, dove si trova il vaso, è bianco come un Sole.  Il vaso è formato da un pezzo di rubino, e poggia su un treppiede d'oro fiammeggiante, mentre la terra nel vaso è simile ad un velluto colore smeraldo.  La scala intorno alle colonne è di un materiale azzurro pallido, ed è ornata di fronde verdi scintillanti, oltre ogni dire.  La parete dell'edificio principale è rosa carico; le porte che conducono nell'interno sono di smeraldo; lo stipite centrale che contiene i due battenti è d'oro trasparente, mentre il soffitto di questa galleria, insieme ai suoi splendidi ornamenti, è verde pallido e splende più potentemente del Sole, visto attraverso un vetro verde chiaro.

20. Ora, però, avviciniamoci anche qui ad una porta, per gettare un'occhiata nell'interno, attraverso il materiale trasparente.  Eccoci sul posto; allora, guardate dentro!  Che cosa mai sta succedendo? Voi cadete quasi svenuti; che cosa vi ha tanto impressionato? Io lo so già: sono state le figure umane, quanto mai belle che si trovano su questo piano.

21. E' proprio così, e vi dico che la bellezza di questi esseri è tanto grande che voi sulla Terra non sareste in grado di guardare una simile bellezza senza perdere immediatamente la vita.  Anzi, per essere ancor più preciso, dirò che lo splendore di una tale bellezza scioglierebbe completamente, in pochi secondi, perfino tutta la vostra Terra, nel pieno significato della parola; perciò, abbandoniamo questa galleria e saliamo al terzo piano o nella quarta galleria.

 

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Cap. 36

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Terzo piano

Carattere della cultura intellettualistica in corrispondenti forme e colori

 

1. Dunque, noi avremmo raggiunto anche questa quarta galleria o terzo piano. Che qui sia tutto infinitamente più splendido e molteplice che nel piano precedente, non occorre dirlo espressamente.

2. Un solo sguardo lungo queste gallerie che irradiano fiamme in mille colori smaglianti ci mostra con evidenza quale sia l'inesprimibile bellezza di questa quarta galleria.  Però, quello che merita di essere guardato più da vicino è lo strano vaso che si trova in mezzo alla rotonda. Osservatelo bene da tutte le parti e alla fine dovrete dire: "In verità, questo somiglia piuttosto ad una nave che non a un vaso qualunque da giardino, e, tuttavia, esso è pieno di terra blu rossiccia, scintillante, dalla quale proprio nel centro del vaso sorge un albero piuttosto robusto.  Il suo tronco è di un bianco abbagliante ed è perfettamente liscio, come argento ben lucidato. I rami e le foglie assomigliano abbastanza ai rami ed alle foglie del fico sulla Terra, con la differenza che i rami sono di un rosso brillante, come i coralli in fondo al mare, e le foglie sono di un verde azzurrino, orlate di una piccola striscia lucente come l'oro, e sopra le foglie ci sono effettivamente già le gemme, delle quali alcune già tanto avanti nella maturazione da essere vicine a scoppiare.

3. Il vaso a forma di nave sembra essere d'oro rosso pallido; ed è ornato di una balaustrata grande e solida in proporzione, molto graziosa, d'oro trasparente, dalla quale partono verso l'interno dei beccucci arcuati che inumidiscono costantemente la terra con l'acqua a gocce. L'acqua emana un buonissimo odore, come il più fino olio di nardo.  Il pavimento della rotonda sembra essere dello stesso materiale usato per l'ampio spazio libero fra la triplice galleria di cinta e l'edificio principale centrale; poiché, si può guardarlo quanto e come si vuole, esso fluttua e ondeggia alla sua superficie, come se fosse di sostanza liquida, mentre noi sappiamo che è solido.

4. Degne di nota sono pure le singole colonne di questa rotonda.  Il loro colore è grigio chiaro, però trasparente, e, nel centro di ogni colonna, sembra che salga e scenda in tubi spiraliformi qualcosa come di un liquido trasparente di colore rosso chiaro; ciò che conferisce a tutta la colonna un singolare aspetto, straordinariamente elevato.  Ancora più straordinario in tutto ciò, è che in tutte le rotonde e nelle colonne stesse si ripete esattamente, in ogni minimo dettaglio, quanto ora è stato descritto.  Nel loro centro c'è un tale vaso a forma di nave con dentro un albero; dappertutto nel centro delle colonne ci sono i tubi spiraliformi, nei quali sale e scende il liquido rosso.  Anche le scale, entro il colonnato circolare, sembra che qui siano più ripide che non nelle gallerie precedenti; e, all'aspetto, sembra che siano fatte di un materiale simile al vostro vetro verde cupo, con la sola differenza che il vetro della Terra non ha una luce propria, e perciò non può accendersi in se stesso di un colore così vivo.

5. Tutto ciò è esatto, miei cari amici e fratelli; però, che cosa sta a significare tutto ciò?  Non vogliamo tirarla per le lunghe, ma mirare subito al nocciolo della questione.

6. Per quello che riguarda l'albero che cresce nel vaso a forma di nave, abbiamo già appreso nella galleria precedente che esso viene trapiantato qui dal vaso che là si trova, quando ha raggiunto la dovuta grandezza.  Però, che cosa avviene di tale albero, quando anche qui ha raggiunto una grandezza sproporzionata a questo vaso?  Noi abbiamo percorso dei viali fiancheggiati, appunto, da tali alberi.  Quando qui i suoi frutti giungono a maturazione, essi vengono raccolti, e l'albero, con poca fatica, viene trapiantato ai lati dei viali o in altri gruppi di alberi, dove si sviluppa ulteriormente, e produce frutti in grande quantità.  Quando anche là ha compiuto il suo servizio, allora viene preso il suo legno, insieme ai suoi rami ed al fogliame, e viene posto sull'altare che voi avete visto alla fine del primo viale; poi viene acceso il fuoco, e in tal modo offerto a Dio. Ecco qual è il destino dell'albero; ma dinanzi a noi abbiamo ancora il vaso.

7. Perché, dunque, questo vaso ha la forma di una nave?  Perché la nave, anche qui su questo corpo mondiale, è un mezzo di trasporto sulla superficie dell'acqua.  Per indicare che per l'albero qui non è ancora un luogo di permanenza, gli viene dato, appunto, un tale vaso. Il suolo ondeggiante raffigura, apparentemente, una base ancora instabile, sulla quale non è possibile prendere definitiva dimora. Il colore grigio delle colonne denota la mestizia per la vita non ancora costantemente stabile dell'albero; ed il liquido rosso che scorre nei tubi spiraliformi indica che la Vita deve di continuo ribollire nel mezzo di ogni esteriore solidità, se si vuole che la vita esteriore abbia in sé una certa ferma e duratura consistenza e sostenere, così, costantemente, la Vita Interiore nel suo libero moto.  Ecco, dunque, quello che significa la forma e la costituzione delle colonne di una di tali rotonde.

8. La ripidità alquanto maggiore delle scale che conducono al prossimo piano sta ad indicare che il progresso, su una base non ancora tanto solida, è più difficile, e talvolta subisce maggiori indugi, rispetto a quando si può camminare su un terreno solido.  Per rendere la cosa più comprensibile, si può dire che la scala più ripida significa che l'uomo, una volta che ha raggiunto un'individualità morale indipendente, va poi difficilmente avanti ed in alto con le singole gocce della conoscenza, come è dimostrato con il liquido rosso che sale e scende nel centro della colonna, attraverso il quale all'uomo diventato moralmente libero viene mostrato, per quanto in modo velato e tuttavia abbastanza chiaro, qual è la via più idonea e meno difficile per raggiungere la vera altezza della Vita.

9. Attraverso i beccucci che si piegano verso l'interno dalla balaustrata, del vaso a forma di nave, vediamo cadere delle gocce per inumidire il terreno; nel centro delle colonne, invece, sale e scende ininterrottamente una massa di liquido rosso. Che cosa denota ciò?  Le gocce che cadono dai beccucci sono la conoscenza che proviene dall'esterno; e, in un certo senso, non sono mai un tutto, bensì sempre soltanto una cosa parziale.  Tramite loro viene edificata, nella maggior parte, la vita formale esteriore, ma non la Vita principale interiore.

10. Nello stesso modo anche l'uomo viene formato molto ingegnosamente, arricchendolo di cognizioni d'ogni tipo; però, malgrado la sua vasta esperienza e cultura, egli resta sempre un uomo disperso, e mai raccolto in uno, e somiglia, come tale, ad un albero che cresce in una nave, e che perciò non ha nessuna fissa dimora per una certa stabilità, cosicché per lui, in tale condizione, non si può parlare di residenza definitiva.  La migliore cosa in lui è quando sui rami variopinti delle sue cognizioni esteriori porta dei buoni frutti, questi vengono trattenuti, però non così l'albero. La colonna, invece, che lascia scorrere nel suo centro una vita unificata, rimane di continuo quale un solido e splendido sostegno per reggere il Regno di Dio in sé.

11. Vedete, tale rotonda che sta qui dinanzi a noi in questa quarta galleria, indica tutto ciò, e da questa conoscenza voi potete trarre in conclusione che uomini, che costruiscono i loro edifici in una tale rispondenza della Vita, devono essere certamente oltremodo saggi.  Questo viene anche confermato dalla loro sfavillante bellezza. Questi uomini, che abitano in questa quarta galleria o terzo piano, hanno anche rispondenza con tutto quello che qui vedete. Essi sono quanto mai saggi e belli, e ciò molto di più di tutti coloro che abbiamo visti fino ad ora.

12. Perciò non li guarderemo neppure, poiché il vederli vi porterebbe più danno che utile, dato che, come vi ho già fatto osservare, voi dovete venir prima formalmente smussati dalla grande magnificenza e saggezza offerta dalla vista di questo magnifico edificio centrale; solo allora sarete idonei a sopportare la vista anche di questi uomini che in molte migliaia abitano in questo enorme edificio.  Per conseguenza ci recheremo immediatamente più in alto, al quarto piano o nella quinta galleria, per vedere una nuova magnificenza, grandiosità e saggezza di questi uomini. Dunque, ora saliamo questa quarta scala, anche se i gradini sono alquanto più alti e perciò la scala è più ripida.

 

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Cap. 37

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Quarto piano

L'uomo comune e l'uomo divino-spirituale

 

1. Ed eccoci già nella quinta galleria oppure al quarto piano. Che cosa vedete qui che vi colpisce in modo così diverso da quanto si trova nella galleria precedente? Voi dite: "Quello che di più ci colpisce in modo speciale consiste in una piramide bianca, abbastanza alta, che si trova essa pure nel centro della rotonda.  Con nostra grande meraviglia, perché lo vediamo qui per la prima volta, la cima di questa grande piramide è ornata di una piccola statuetta, raffigurante un uomo nudo.  Questa statuetta è di un colore bianco rosato, e nell'espressione di un'età giovanile è talmente bene eseguita che si potrebbe credere quasi che abbia vita.  Da quando noi ci troviamo su questo corpo mondiale, non abbiamo ancora mai visto una simile raffigurazione.

2. Per tutto il resto, questo quarto piano e quinta galleria non differisce da quelle precedenti in nulla di veramente essenziale.  Osserviamo soltanto che il pavimento di questa galleria è di colore azzurro fiammeggiante, le colonne sono bianco-rosato come la statua in cima alla piramide, e la maggior diversità è che la parete continuativa dell'edificio principale è quasi di un rosso cupo.  Però, per amor di verità, dobbiamo confessare che noi siamo già tanto annientati dal grande splendore e dalla magnificenza dei colori di questo palazzo che non dedichiamo più tanta attenzione a simili differenze; soltanto troviamo molto meritevole d'attenzione l'ornamento di questa rotonda, dato che, come detto, non abbiamo mai visto finora nulla di simile.  Ora, questo ornamento non sarà stato posto qui come una semplice decorazione, bensì avrà il suo significato; ed è questo che vorremmo conoscere più da vicino".

3. Bene, miei cari amici e fratelli, la vostra osservazione ed il vostro desiderio sono retti e giusti, e perciò ascoltatemi, poiché io voglio che voi troviate in voi stessi il significato di questo ornamento.  Che cosa significa la piramide? Io vi ho spiegato il suo significato in un'altra occasione; ma, se volete constatare quanto bene si adatta tale significato in questo caso, osservate qual è la forma della piramide e quale il suo scopo, e voi ritroverete in voi stessi un valido accenno al significato di questo ornamento, nel suo insieme.

4. La piramide è, alla base, larga, e in alto finisce in punta; così dev'essere anche la giusta vita umile dell'uomo. Come, però, la vita dell'uomo incomincia a svilupparsi, lo abbiamo potuto vedere attraverso le precedenti gallerie, dove l'albero, da un piccolo seme, cresce e si allarga sempre più nei suoi rami e ramoscelli.  Nello stesso modo cresce e si allarga anche l'uomo nelle sue varie disposizioni naturali e nelle molteplici conoscenze che ne derivano, congiunte, però, ad ogni tipo di brame. 

5. Ma che cosa avviene di quest'uomo così elaborato, e cresciuto in esperienze, con il tempo e nel tempo?  Egli viene tolto dal suo terreno vacillante e sotterrato dietro il luogo delle tombe, dove si trovano i viali di prova.  Detto in modo più comprensibile: tutto quello che appartiene alla materia, viene nuovamente inghiottito dalla materia stessa; e nessuno si cura più di questi frutti che, per qualche tempo, vengono ulteriormente prodotti dalla materia nella materia; invece, vengono conservati soltanto quei frutti, pieni di contenuto, che l'albero produsse fin tanto che era nel vaso.

6. Così avviene pure con l'uomo; quello che egli ha fatto di buono nel tempo della sua esistenza, e che somiglia ad un albero ben sviluppato, viene conservato; ma, quando muore, il suo corpo viene sotterrato, e, con lui, tutte le conoscenze mondane.  Dunque, il corpo non produce più frutto nella tomba?  Oh no; dai suoi molti rami e ramoscelli nascono ancora una quantità di vermi che, un po' alla volta, si danno da fare ai danni dello stesso albero che li ha prodotti, e con il tempo lo consumano fino all'ultimo atomo.  I vermi, a loro volta, hanno pure degli ospiti in sé, che un po' alla volta li tramutano nel fango della terra, e poi nella terra stessa.

7. Questa è l'immagine di un comune uomo del mondo; con questa piramide, invece, viene raffigurato l'uomo insolito che rappresenta un uomo come dovrebbe essere proprio dalla sua base.  Come, allora?

8. L'uomo di questa natura non comune comincia a riunire le sue conoscenze e le sue brame sempre più su un punto, e questo punto è Dio nell'Alto dei Cieli.  E quanto più egli innalza lo sguardo verso Colui che lo ha creato ad una vita libera, e tanto più le sue conoscenze e le sue brame vengono spinte e costrette in un cerchio che diventa sempre più stretto, e ciò finché l'uomo ha raggiunto la cima, cioè il punto culminante dell'umiltà, con la sua completa rinuncia a tutte le sue brame mondane.

9. Che cosa diventa allora la piramide, per lo spirito dell'uomo, che si trova alla sommità dell'umiltà? Essa diventa quello che era presso gli antichi Egiziani, cioè una tomba di tutte le sue cognizioni, bramosie, e le conseguenti passioni ormai completamente morte per il mondo.

10. Che cosa, però, ci è dato di scorgere sulla punta della piramide?  Una piccola figura d'uomo di un colore bianco-rosato, di bellissima fattura.  Come vedete, questa è una immagine veramente splendida raffigurante la rinascita dell'uomo!  Dall'umiltà e dalla completa abnegazione di se stesso, perciò dalla punta della piramide, essa trae la sua origine.  Come è giunto l'uomo in cima alla piramide?  Lo indica il suo colore, cioè, con la fede e l'amore a Dio!  Ed, in quanto alla sua figura piccola ma proporzionatamente perfetta, essa sta a significare quello che il Signore Stesso ha detto a suo tempo a noi, suoi discepoli: "Se voi non diventate come i fanciulli, non entrerete nel Regno di Dio!".

11. La plasticità straordinariamente morbida indica la dolcezza; la solidità del materiale di cui la statua è formata indica, invece, che l'uomo solo in una tale e vera rinascita dello Spirito è giunto alla immutabile stabilità della Vita eterna.

12. Il fiammeggiante pavimento blu indica, ugualmente, il semplice ma imperituro fondamento della Vita stessa.  Le colonne, che hanno il medesimo colore della statua, denotano a loro volta i puntelli sostenitori che, in questo caso, sono la vera fede vivente in Dio, il Signore, e l'amore per Lui che ne consegue.

13. Vedete, questo è il significato quanto mai espressivo di tale ornamento. Ora però che sappiamo ciò, rechiamoci immediatamente nella sesta galleria al quinto piano, in cui ci imbatteremo in un grado ancora più elevato della sapienza degli abitanti di quest'edificio centrale.

14. Voi vorreste gettare uno sguardo sugli abitanti presenti nell'interno di questo quarto piano, ma io vi dico: "È meglio che vi facciate passare questo desiderio, poiché qui voi sareste meno in grado di sopportare una tale splendida vista che nel piano precedente.  Al momento giusto, noi verremo, comunque, in contatto con gli abitanti di tutto il palazzo; perciò non indugiamo più oltre, bensì, come detto, rechiamoci immediatamente al quinto piano o nella sesta galleria".

 

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Cap. 38

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Quinto piano

Grado avanzato dello sviluppo dello spirito umano

 

1. Ecco, siamo arrivati.  Vi piace qui?  Voi dite: "Immensamente, però, guardare giù da questo quinto piano fa spavento, dato che qui è molto alto!  Per fortuna, ogni galleria si trova alquanto arretrata in confronto alla precedente, altrimenti non potremmo sopportare una tale altezza.  Che, però, tutto il resto è qui disposto come nelle altre gallerie, lo si può constatare al primo sguardo, mentre l'ornamento della rotonda fra le colonne è, a dire il vero, completamente nuovo.  Un'ampia e maestosa sfera molto brillante poggia su una piattaforma rotonda di colore verde, leggermente elevata nel mezzo; sulle sfere s'erge una statua, una vera opera d'arte, raffigurante un uomo perfetto. L'uomo, raffigurato da questa statua, guarda verso l'alto; tiene la mano sinistra sul petto, mentre con la destra indica qualcosa a grande distanza, con l'aria di un dominatore.  Anche il colore di questa statua tende al bianco-rosato; però, tanto i capelli che la barba sono perfettamente bianchi, le unghie brillano come stelle, la bocca è semiaperta.  Questo, però, è tutto quanto siamo in grado di dire della forma di questo singolare ornamento.

2. È sorprendente, però, che qui le colonne sono azzurre, il pavimento rosso, e non così ondeggiante e fiammeggiante come nelle gallerie inferiori, bensì il moto vibratorio che noi osserviamo in questo pavimento è simile piuttosto a quello di un corpo elastico, dato che i movimenti sono tutti uguali. La parete dell'edificio interno è qui verde cupo, dal quale però continuamente emana, vibrando, una luce rosso-chiara.

3. Se si osserva attentamente tutto questo insieme, sembra che l'edificio intero sia qui in stato vibrante. Soltanto le colonne fanno defluire tranquillamente il loro splendido colore azzurro, ed, oltre a ciò, osserviamo ancora in queste colonne - ciò che nelle precedenti noi non abbiamo mai rilevato - che ci sono dei capitelli d'oro trasparente, che fanno bellamostra di sé su ognuna di esse, in una forma artistica indescrivibilmente bella.  Caro amico e fratello, qui è tutto ciò che ci ha particolarmente colpiti; però non sta nelle nostre capacità compenetrare tutto quello che ciò significa, specialmente per quanto riguarda la connessione di questa rotonda che, ai nostri occhi, diventa sempre più curiosa".

4. Cari amici e fratelli! Voi avete scorto quanto era necessario e sufficientemente utile allo scopo. Quello che qui vi ha colpito come più strano, è anche ciò che noi possiamo usare al nostro scopo.   A dire il vero qui qualunque ornamento, per piccolo che sia, ha ancora un'altra ragione d'essere altamente saggia; ma questa riguarda esclusivamente certe condizioni che sono proprie soltanto a questo corpo mondiale, e particolarmente a questa circoscrizione.

5. Quegli ornamenti che voi in special modo avete osservato hanno un significato generale, che vale per tutta la Creazione, come una luce che si diparte da questo corpo solare centrale.  Però, affinché voi possiate comprendere al più presto possibile e bene questi ornamenti, dobbiamo gettare un piccolo sguardo alla galleria precedente.  Là noi abbiamo visto una piccola statua sulla cima della piramide; essa significa la "rinascita dell'uomo" nel suo Spirito; sotto tale statua c'era ancora visibile in una perfetta piramide il mondano che l'uomo aveva scosso da sé.

6. Qui, voi invece vedete la piattaforma verde, di forma rotonda, un po' elevata al centro; questa non è altro che la precedente piramide, completamente schiacciata sotto il forte peso del rinato spirito dell'uomo diventato grande; oppure, è qui che i monti e le valli sono appianate.  Ciò è esatto.

7. Però, da dove viene la grande sfera bianca, e che cosa significa?  La sfera, così come il cerchio, è il simbolo della completezza; nello stesso tempo, però, essa raffigura anche lo spirito dell'uomo, che nella completa vittoria sul mondano in lui, si crea un nuovo mondo, il quale emerge dalla sua sapienza completata.  Ed è così che, ogni spirito che ha raggiunto la completezza, diventa poi anche il creatore del suo proprio mondo, o con altre parole, egli dimorerà in quel mondo che è derivato dalle opere del suo amore e dalla luce vivente della sua fede.  Oltre a ciò, la figura di quella sfera indica la massima possibile completezza di un tale mondo, cioè: completo nell'amore, completo nella sapienza, e completo in ogni idoneità.

8. Però, che la sfera significhi una tale completezza, lo potete dedurre più che a sufficienza se voi osservate un corpo mondiale dopo l'altro: corpi mondiali che il Signore ha creato quali essi sono, cioè nella loro completezza.  Che aspetto hanno, dunque, questi corpi mondiali? Vedete, essi sono delle sfere perfette; ma perché la completezza si esprime con la sfera?  Misurate una sfera con un cerchio, e voi potrete fare su tale sfera innumerevoli cerchi, dal più grande al più piccolo.  La superficie o il perimetro della sfera darà in tutte le sue parti l'uno e lo stesso cerchio, inoltre voi potete fare sulla sfera, ovunque volete, un cerchio più piccolo ed esso si troverà dappertutto perfettamente nel mezzo della superficie della sfera.  Questo non è possibile con nessun altro corpo che abbia una forma diversa; perciò, neanche con un cerchio, poiché se in un cerchio o meglio sulla superficie del cerchio segnate un cerchio più piccolo, non potrà mai il cerchio piccolo trovarsi nel mezzo della superficie del cerchio grande, mentre sulla superficie di una sfera esso è sempre nel mezzo.  Dunque, come vedete, la sfera esprime, come nessun altro corpo, la massima completezza possibile, come anche la massima libertà della vita spirituale. 

9. Come, dunque?  Sulla superficie della sfera potete segnare, dove volete, un cerchietto od un punto, ed esso si troverà sempre nel mezzo di tale superficie, e nemmeno il più piccolo errore è possibile contro questa legge matematicamente esatta.

10. Ed ecco, proprio così stanno anche le cose con la completa libertà d'azione dello spirito che ha raggiunto la completezza.  Esso può fare qualunque cosa voglia, e per lui è una impossibilità assoluta peccare contro il perfettissimo Ordine Divino.  E, come vedete, proprio per questa ragione, sotto quella statua è stata posta una sfera, simbolo eccezionalmente espressivo e perfetto.

11. Ora che sappiamo ciò, quella perfetta statua maschile non ci indica altro, che un uomo completamente e perfettamente libero nello spirito. Lo sguardo verso l'alto si spiega da sé e conferma il detto: "Guardate fissi verso di Me!". La mano sul cuore indica l'esclusivo amore per Dio; mentre l'altra mano, stesa dominante verso la lontananza, significa che tutto è soggetto alla Legge dell'Amore.

12. L'uomo in piedi sulla sfera, simbolicamente, indica la sua elevatezza al di sopra di ogni altra creazione, dato che ogni altra creazione, nel suo complesso, forma il contenuto totale della sfera stessa.  Null'altro di più elevato si può scorgere sulla sua superficie, solo l'uomo sta da solo come un potente dominatore, al di sopra di tutta la Creazione; come un secondo Dio sull'intera Infinità.

13. La bocca in atteggiamento di parlare denota che, accanto a Dio, a nessun altro essere all'infuori dell'uomo è concesso il dono della parola.  Le unghie delle dita, che brillano come stelle, stanno a significare la potenza creativa e la sapienza che dimorano in ogni spirito che ha raggiunto la perfezione.

14. Non vale la pena soffermarsi a lungo sul fatto che le colonne azzurre indicano l'incrollabile stabilità, ed i loro capitelli d'oro trasparente la Divina Sapienza; mentre le piccole vibrazioni del suolo indicano l'attività calma e regolare della vita semplice e perfetta.

15. Oramai che è svelato il mistero di quest'importante ornamento della sesta galleria del quinto piano in modo veramente utile ai nostri scopi, possiamo salire al piano superiore.  Voi, però, dite: "Come si farà a salirvi, visto che in questa rotonda non vediamo una scala circolare?".  Ma io vi dico: "Se si guarda con un po' più di attenzione noi la scorgeremo, poiché essa è costruita di un materiale oltremodo trasparente, ma tuttavia solido, per indicare con ciò la purezza spirituale dell'ascesa, oppure la via scevra da qualsiasi macchia che porta verso l'alto, sulla quale ogni passo può venir accuratamente osservato.  Dato che ora sappiamo anche ciò quale aggiunta, rechiamoci di buon animo al sesto piano o nella settima galleria".

 

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Cap. 39

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Sesto piano

Nelle condizioni di paura l'uomo mostra le sue debolezze

 

1. Voi dite: "Caro amico e fratello!  Salire questa scala così trasparente, tuttavia, è un po' spiacevole.  Infatti, sembra come se ci si dovesse innalzare nell'aria libera; ed il guardar giù verso il suolo che si allontana sempre più fa davvero venir le vertigini!  Inoltre, se già salire è così strano, scendere lo sarà ancora di più!".  Certamente, miei cari amici e fratelli, la cosa ha effettivamente quest'aspetto, e, perciò, sembra giustificare la vostra preoccupazione. Nonostante ciò, l'esperienza v'insegnerà alla fine che tutte le circostanze da voi ora constatate muteranno talmente il loro aspetto, tanto che non ci baderete affatto; anzi, nemmeno noterete con quanta leggerezza e garbo faremo la via del ritorno.

2. Oltre a ciò, voi dovete tenere presente che le alture causano le vertigini soltanto a coloro che stanno sempre nelle basse pianure; invece coloro che dimorano costantemente sui monti e quelli che hanno molto da fare su zone elevate non ne risentono alcun effetto, né dal punto di vista naturale, né da quello spirituale.  Così il montanaro, come pure parecchi amici delle scalate, s'arrampica su pareti e strapiombi, la cui sola vista, anche da lontano, mette la febbre all'abitante delle pianure; mentre gli appassionati delle alture, con il loro indispensabile e giusto equipaggiamento, guardano giubilando, dal di sopra dei più spaventosi precipizi.

3. Qualcosa di simile avviene quando un uomo di basso ceto si trova nella situazione di dover presentarsi dinanzi a un signore del suo paese nel suo sontuoso palazzo.  Egli si avvia pieno di paura e ritrosia verso la splendida dimora del suo signore, e giuntovi, ogni gradino sembra diventare sempre più rovente sotto i suoi piedi, man mano che si avvicina alla stanza dove di solito il potente riceve.

4. Osserviamo, in confronto, un ministro o un alto generale, specialmente quando egli è un significativo favorito del sovrano, anche se di per sé è un insignificante cortigiano.  Costoro, certamente, se ne vanno senza alcun imbarazzo dal loro signore; e, abituati come sono a tale altezza, si abbandonano a volte a scherzi maliziosi su quelle medesime scale, che al nostro semplice paesano sono apparse tanto scottanti e vertiginose.

5. E nemmeno in campo borghese mancano esempi del genere: prendiamo un uomo giovane e semplice, istruito e ben educato, le cui condizioni finanziarie gli permettano in piena coscienza di prendere in moglie la ragazza che gli è cara.  Egli conosce una famiglia, la cui figlia gli piace immensamente, però le condizioni finanziarie di questa famiglia sono di molto superiori a quelle della sua famiglia.  Egli sa certo che il padre della ragazza è un buon uomo, rispettato e stimato da tutti; tuttavia la sua posizione, molto superiore alla propria, incute al nostro aspirante tanti scrupoli da fargli venire vertigini, cosicché egli osa appena non considerare la differenza di stato della casa che lui ha scelto. 

6. Dal momento che questo passo deve venir fatto, egli lo compie; però, come si sentirà quando varcherà la soglia fatale di quella casa, da cui attende e dipende la sua felicità?   Il cuore gli batte come nell'ascesa di un alto monte, il fiato già diventa più corto e tutto l'essere suo viene preso da vertigini all'avvicinarsi verso l'uscio dietro il quale sta il padrone di casa, nonché padre della prescelta; paura, fiducia, speranza e amore formano in lui tutto un groviglio.

7. Da principio non può quasi pronunciare parola; egli misura ogni sillaba, prima di pronunciarla, per paura di scoprire qualcuna delle sue debolezze e dei propri errori che ogni uomo mette a nudo in nessun altro stato tanto facilmente come quando è preso dalla paura.

8. Prendete per esempio un virtuoso, per quanto sicuro del fatto suo, è però conscio che vi sono certi passaggi, nel pezzo che è chiamato a suonare, di difficoltà non indifferente e che una piccola incrinatura può rendere la sua fama dubbia; egli perciò viene preso da una paura tale da perdere la padronanza di sé e di incepparsi proprio in quel punto dove egli aveva più dubbi.  Dunque, è stata proprio la paura che ha indotto il virtuoso a mettere a nudo la sua debolezza.

9. Un forte camminatore di pianura non ne vuole sapere di avere delle debolezze nella sua andatura.  Un giorno un tale gli dice: "Amico, devi venire con me sulla cima di quella montagna; pensi di farcela?".  E il nostro buon camminatore risponderà di certo: "Ma per chi mi prendi?  Dovrei non azzardarmi ad andare sulla cima della montagna, io, che con la mia andatura ho già percorso parecchie centinaia di miglia?".  Allora ci vanno sul serio.  Per la prima volta in vita sua il nostro camminatore si trova ad un'altezza così elevata.

10. Durante la scalata della parete così irta i suoi piedi cominciano a tremare; appena fatto un passo, comincia già col secondo a chiedersi se deve osare oppure no.  Però, quando l'amico gli mostra l'alta cima da raggiungere, egli si sente invadere dalla paura e si fa mettere la corda di sicurezza intorno alla vita.

11. Che risulta da tutto ciò?  La paura dell'altezza ha rivelato la debolezza dei piedi del nostro buon camminatore, perciò egli, anche se ha la corda di sicurezza, sonda ogni passo che fa con attenzione ed ha sempre la paura di fare un passo falso come la cosa più facile di questo mondo.  Lo stesso è il caso con il nostro pretendente; egli sa benissimo come comportarsi nell'abituale piano della vita, ma, in questa seria altezza, in cui si tratta della sicurezza di ogni passo, bisogna soppesare esattamente ogni movimento, dunque ogni sillaba, per non precipitare e così rovinare tutto. 

12. Però, come stanno le cose con queste tre diverse situazioni umane prese quali esempi, lo stesso è il caso, nella misura corrispondente, nel campo dello spirituale.

13. La vertigine, quale frutto della paura, non ne è esclusa; più in alto si sale, e tanto più timorosi e cauti si diventa nel proprio animo; e, con ciò, anche incerti nella fede.

14. Vedete, se io volessi parlare con voi nella più elevata forma della Sapienza celeste, voi comincereste a sbigottirvi ed a dubitare, e nessuno di voi, con la miglior buona volontà, sarebbe capace di scrivere tre righe.

15. Perciò, io vado insieme a voi, e parlo completamente alla vostra maniera, cioè, io mi muovo sul vostro abituale terreno, e vi elevo soltanto gradatamente, in modo appena percettibile; tuttavia, già in questo sollevamento appena percettibile cominciate già a provare vertigine nel salire al sesto piano, o settima galleria, su questa scala tanto trasparente.

16. Però, quando il nostro paesano, in visita al suo principe, si sarà trattenuto qualche tempo con il principe condiscendente, constaterà che tutte le sue vertigini di fronte a tale altezza dello stato e il timor reverenziale gli passeranno; ed il suo viaggio di ritorno sarà molto piacevole, cominciando dai gradini del palazzo, che scottavano quando egli stava salendo dal principe.

17. Lo scalatore delle vette diviene più coraggioso e più libero da vertigini sulla cima del monte e il ritorno gli procurerà non raramente, come voi siete soliti dire, un vero spasso.

18. Anche il nostro pretendente, quando si sarà accorto che ha trovato nella casa tanto ambita un terreno più solido di quanto si attendeva, avrà certamente bandito dal suo animo ogni timore e paura, e il viaggio di ritorno sarà molto più lieto di quanto fosse stata l'andata.

19. Vedete, e così accadrà anche a noi; prima di raggiungere la sommità di questo edificio, dovremo superare ancora parecchie altezze tali da far venire le vertigini. La sommità, però, ristabilirà il pieno equilibrio in tutto, e noi saremo in grado di affrontare con animo oltremodo lieto e sereno la discesa.

20. Durante questo nostro discorso istruttivo, come potete osservare, noi abbiamo superato anche, comodamente, la scala trasparente, e, in questo modo, noi abbiamo tratto utilità perfino da ogni gradino.

21. Ora, però, ci troviamo già nella settima galleria del sesto piano, e perciò io vi dico: "Osservate ogni cosa con comodo, ma con molta attenzione.  Infatti, quello che voi troverete qui, sarà ancora di maggiore interesse di quanto finora abbiamo visto e discusso nel modo della sapienza di questi abitanti.  Perciò, come detto, in questa settima galleria non risparmiate gli occhi, guardate bene tutto, e poi riferitemi quello che avete visto; dopo di che, noi non mancheremo di trovarne il giusto significato".

 

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Cap. 40

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Ascesa dall'Amore nella Sapienza

 

1. Da quanto vedo, voi avete osservato tutto molto bene, ragion per cui voi potete ora dirmi che cosa avete visto di veramente speciale in questa settima galleria di questo sesto piano; parlate dunque.  Io scorgo in voi che dinanzi a quest'insieme di figurazioni non vi raccapezzate, cosicché non potete descrivere le singole immagini; perciò io vengo a voi in aiuto.

2. Quale prima cosa, miei cari amici e fratelli, in questa settima galleria si osserva già un poco la sua curva, mentre nelle gallerie sottostanti, data l'ampiezza del cerchio, ciò sfuggiva all'attenzione. In secondo luogo, voi avete osservato che anche la rotonda fra le colonne non ha la considerevole circonferenza delle precedenti; come anche il numero delle colonne è diminuito, cioè, da trenta è sceso a venti soltanto, cosicché lo spazio interno è conseguentemente più ristretto.

3. In terzo luogo, qui il pavimento è di colore rosso chiaro, le colonne, la parete ed il soffitto sono di un azzurro pallido; le porte, che conducono nell'interno dell'edificio principale, tendono ad un rosso vivo molto carico.  Voi osservate, inoltre, che qui manca il ritmo fiammeggiante, ma che, tuttavia, c'è dappertutto un grande fulgore, e perciò dite fra voi: "Per quanto concerne la magnificenza esteriore, questa galleria sta, evidentemente, alquanto al di sotto di quelle precedenti, mentre per quanto riguarda le balaustrate verso l'interno e gli ornamenti della rotonda, almeno a prima vista, questa galleria dovrebbe avere la precedenza.  Anzitutto le gallerie sono costituite da stelle che formano dei veri e propri ornamenti, che poi sembrano tenuti insieme da un tutto ben calibrato; le stelle sono di un vivo splendore ed irradiano in migliaia di colori che si incrociano. Anche la scala del colonnato sembra essere messa insieme esclusivamente da linee di stelle; e fra queste linee di stelle non si scorge nessun altro materiale solido.  Ora, questo è tutto ciò che possiamo descrivere, con il nostro linguaggio, di quello che qui si vede; poiché, per quanto concerne l'ornamento centrale della rotonda, che noi naturalmente vediamo benissimo, esso sta in maniera troppo oltre le nostre possibilità linguistiche, cosicché tale oggetto non lo possiamo affatto descrivere".

4. Bene, bene, miei cari amici e fratelli, è proprio di ciò che io, fin da principio, vi ho resi attenti, constatando che, appunto, la descrizione di tale oggetto vi avrebbe imbarazzati.  Perciò, già allora avevo assunto io stesso questo compito; dunque ascoltatemi con molta attenzione! Anzitutto vogliamo descrivere il più esattamente possibile quest'oggetto, ed esaminarlo attentamente.

5. Ora ci troviamo vicinissimi all'oggetto; guardate verso il basso il pavimento della rotonda.  Che cosa ci scorgiamo in esso?  C'è un cerchio di stelle della circonferenza di sette klafter, composto di sette file di stelle, poste nell'esatto ordine dei colori dell'iride; questo cerchio ha una larghezza di tre spanne. Entro questo cerchio si trova un altare di colore viola alto sei spanne, e con una circonferenza di circa tre klafter d'uomo, cioè presi con la misura di una mano distesa.  L'orlo superiore rotondo è circondato da un cerchio d'oro, leggermente fiammeggiante, e sopra questo cerchio si trova una minuscola balaustrata, alta mezza spanna, di un bianco brillante, composta da colonnine rotonde, sopra le quali c'è un altro cerchio, più largo, d'oro rosso vivo trasparente; e non basta, sopra questo cerchio e proprio in corrispondenza con le colonnine che vi stanno sotto, ci sono delle piccole sfere, perfettamente rotonde, d'un colore che tende all'azzurro carico, e intorno ad ognuna di queste sfere c'è un piccolo cerchio di stelle, fortemente scintillanti.

6. Nel mezzo del piano dell'altare s'innalza una perfetta colonna di colore verde chiaro, e, sopra questa colonna, è collocato verticalmente un grande cerchio, formato di stelle.  Entro questo cerchio c'è un gran numero di figure geometriche, pure composte di piccole stelle, di colore rosso chiaro e bianco; e tali figure, insieme al cerchio che le racchiude, offrono un colpo d'occhio quanto mai imponente e pieno di mistero.

7. Dal soffitto, però, pende da una massiccia corda d'oro un altro cerchio, che si trova ad essere, con la stessa grandezza, non in senso verticale, bensì orizzontale sopra quello verticale, cioè sopra a quello della colonna verde mediana ed è però simile a questo.

8. Ecco, questa sarebbe la descrizione dell'ornamento di questa rotonda; descrizione che a voi sembrava alquanto difficile di fare. Voi dite: "Caro amico e fratello nel Signore!  Tutto ciò sarebbe quanto mai elevato, bello e buono; però, questo monumento, al pari dei precedenti, avrà sicuramente anche un significato profondamente saggio, come del resto tu hai accennato.  Però, qual è questo significato?  Se la spiegazione dovesse toccare a noi, sarebbe già molto se ce la cavassimo con una descrizione, lasciando le rispondenze ad un momento migliore.  Dato però, che tu ci hai già levati parecchie volte dall'imbarazzo, siamo anche ora della ferma opinione che non dovrebbe essere molto difficile per te darci su ciò qualche piccolo chiarimento".

9. Ma certo, miei cari amici e fratelli, noi ci troviamo qui, sul primo gradino, sopra la mezza altezza di questo edificio, e proprio qui noi abbiamo già da fare con cose che hanno riferimento alla pura Sapienza.  Finora eravamo nel fondamento, cioè nell'Amore, ora noi passiamo dall'Amore alla Sapienza, ciò che è una via giusta dinanzi a Dio.  Dato però che gli scopi della Sapienza sono considerevolmente più difficili d'afferrare di quelli dell'Amore, noi dobbiamo raccoglierci un po' di più, per evitare - come voi usate dire - di perdere le staffe.

10. Certamente, ora voi direte: "A dire il vero, noi non ne vediamo la ragione, dato che nell'Amore è presente anche la più alta Sapienza; se noi, in questo caso, la possiamo afferrare insieme all'Amore, essa non dovrebbe sfuggirci tanto facilmente, neanche nello stato assoluto".  Ecco, miei cari amici e fratelli, voi, di solito, giudicate abbastanza rettamente. Questa volta però, devo dirvi che avete mancato, e di molto, a fare centro.  Però, affinché questo non lo abbiate ad ascoltare soltanto da me, ma lo possiate scorgere chiaramente in voi, io voglio presentarvi un paio di piccoli esempi, che vi confermeranno a sufficienza questa mia affermazione; ascoltate dunque. 

11. Quando voi camminate sul vostro suolo terrestre e vi imbattete in innumerevoli oggetti d'ogni genere che sono bene illuminati dal Sole, non ne troverete nemmeno uno che - se il suo peso non supera le vostre forze - voi non potreste prendere con le vostre mani e spostare da dove si trova.  Per conseguenza, di nessuno di tali oggetti voi potreste dire che esso non è capace di afferrare la luce; e perciò, quando voi lo afferrate, insieme ad esso afferrate contemporaneamente anche la sua luce. Ora, provate una volta ad afferrare la libera luce e portarla via in un fascio; ritengo che ciò sia un po' difficile!

12. Vedete, quando la luce è già unita ad un corpo solido, che in questo caso corrisponde all'Amore, voi potete afferrare la luce insieme al corpo e portarla qua e là a vostro piacere; ma, come detto, la luce libera non permette che ciò avvenga.  Questo era uno dei piccoli esempi promessi.  Osserviamone ora un altro ancora, dal quale deve risultare in modo evidente che l'uomo può nutrirsi di luce e utilizzarla corporalmente, però soltanto sulla via dell'Ordine Divino.  Come avvenga ciò, ve lo indicherà immediatamente il secondo piccolo esempio.

13. Con che cosa e da dove matura il frutto dell'albero, e la spiga di frumento?  Voi dite: "Senza alcun dubbio, dalla luce e dal calore derivante dalla stessa".  Voi avete risposto bene; dunque, come vedete, un frutto è, perciò, un prodotto semplice della luce e del calore. 

14. La luce, però, si dà prigioniera al calore, e quanto più è il calore, tanta più luce gli si dà prigioniera.  E da questi due, poi, risulta un frutto completamente maturo, che voi potete mangiare, accogliendo in voi con pochissima fatica, in questo modo insieme al frutto consumato, la luce che vi si trova imprigionata, la quale poi è anche quella sostanza eterea che provvede il nostro organismo del nutrimento vivificante.

15. Qualcuno potrebbe dire: "Dal momento che ciò è evidente e senz'altro esatto, basterebbe mettersi di fronte al Sole Splendente e sorbire diligentemente la sua luce affluente, così si risparmierebbe d'ingoiare dei pasti grossolani".  Io invece vi dico: "Tutto dipende da una prova.  Il pasto solare è ormai già noto; qualcuno può attenersi anche soltanto per dieci giorni a tale dieta, senza assaggiare altro, ed il suo organismo gli annuncerà già al secondo giorno quanta sostanza nutriente esso ha sorbito in sé".

16. Da questo esempio voi potete scorgere, ancora più chiaramente che dal primo, che la luce per sé sola, al suo stato libero, non è commestibile, e perciò nessuno può saziarvisi. Quando invece essa viene imprigionata nel Divino Ordine dalla stessa Forza Divina, solo allora essa è commestibile e nutritiva.  Per questa stessa ragione anche l'uomo dovrebbe far prigioniero nel suo cuore tutta la sua luce mondana, dove verrebbe unita al calore della Vita, perché allora egli trarrebbe da questa luce un giusto nutrimento per il suo spirito.  E noi pure, qui, dobbiamo far prigioniero quanto visto delle pure forme della Sapienza nel nostro amore per il Signore, solo allora scorgeremo in noi, nel suo pieno significato, il loro svolgimento, e potremo così prepararci un pasto veramente sostanzioso.  Il Signore, poi, ci aprirà anche questo altare, come ci ha aperto quello nel viale.

 

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Cap. 41

* * * * * * *

Amore e sapienza, loro rapporto, ordine ed armonia

 

1. Dunque fate bene attenzione; quanto ho detto l'ho compiuto in me, e voi l'avete compiuto tramite me, cosicché ora sarà facilissimo afferrare in noi, con la forza del Signore, la più libera Sapienza e rappresentarla comprensibilmente per i nostri concetti.  Ma per afferrarla e comprenderla come si conviene, voi dovete innanzitutto prendere in considerazione il numero dei piani e delle gallerie.

2. Noi siamo al sesto piano o nella settima galleria, dunque, sotto tutti gli aspetti, sopra la metà dell'edificio; così, la metà sottostante, di gran lunga più grande dell'edificio, corrisponde al petto dell'uomo, e, quindi, a tutto ciò che concerne l'Amore.  Questa seconda parte dell'edificio, cioè la metà superiore, sta a significare la testa dell'uomo, e corrisponde, perciò, alla mente ed alla sapienza della stessa.

3. Noi qui ci troviamo sul primo gradino della sapienza, o su quel gradino dove la pura Sapienza e l'Amore si afferrano.  Se voi riflettete un poco su ciò, l'ornamento monumentale di questa rotonda, come pure tutti gli ornamenti simili che si ripetono in tutte le rotonde di questo piano, cominceranno a sciogliersi nelle singole componenti.

4. Guardate qui l'altare: per la sua forma, colore e ornamento, rappresenta l'Amore che giunge fino alla Sapienza.  La piccola colonna, sulla quale sta saldato il cerchio pieno di mistero, raffigura, per così dire, il collo dell'uomo; come rispondenza, però, la massima umiltà possibile.  Che cosa sorge invece dall'Umiltà?  Guardate il cerchio incastonato; con tale cerchio viene rappresentata la testa dell'uomo; come rispondenza, però, è la luce della Sapienza, che emerge dal calore dell'Amore.

5. Le piccole stelle, che concorrono a formare tale cerchio, come pure le figure formate a loro volta da stelline che riempiono il suo spazio libero, indicano svariate conoscenze e vedute che, dal punto di vista naturale, sono nell'insieme proprietà della Sapienza.  Il cerchio di stelle sul pavimento intorno all'altare indica che l'Amore, con la sua vera Umiltà ed anche con la sua Sapienza, è d'origine divina, e deriva dall'attività dell'uomo svolta secondo la Volontà Divina.

6. Con il settuplo cerchio viene rappresentata visibilmente la Divina Volontà; le singole piccole stelle, però, delle quali è composto, denotano le opere che l'uomo compie nell'Ordine Divino, in seguito al riconoscimento della Divina Volontà.  Però, da ciò risulta che nessuno può amare Dio se non adempie la Sua Volontà.  Chi, però, adempie la Volontà di Dio facendo prigioniera la propria volontà con l'abnegazione di se stesso, viene reso partecipe dell'Amore a Dio.  Ed è così che le opere compiute secondo la Volontà di Dio sono dei nobili semi, dai quali germoglia l'eternamente vivificante Amore a Dio, beatificante sopra ogni cosa!

7. Quando qualcuno ha ricevuto quest'Amore, ha ricevuto pure con esso la sapienza, che è uguale alla Sapienza Divina, poiché l'Amore stesso, dal quale tale Sapienza emana, è Divino.  Non è necessario entrare in maggiori particolari sulle varie forme che appaiono nel cerchio, le quali significano le molteplici elevate conoscenze connesse fra loro, e basate sull'Ordine e Sapienza Divini.

8. Fino a questo punto, anche il mistero di tale ornamento sarebbe risolto; noi, però, osserviamo che anche dal soffitto pende, completamente libero, un cerchio simile a quello fissato sulla piccola colonna, e questo cerchio orizzontale tocca, con il suo centro, esattamente la sfera superiore del nostro cerchio fissato nella piccola colonna.  Che cosa mai significherà questo secondo cerchio?

9. Questo cerchio indica la Sapienza Divina; ed anche come essa dal Cielo influisce costantemente, e senza sosta vivifica e coordina la sapienza, ad essa connessa, di ogni singolo uomo che vive conformemente all'Ordine Divino.

10. Che questi due cerchi si tocchino, significa che il vero spirito divino di sapienza nell'uomo penetra nelle profondità della Sapienza stessa, le quali sono raffigurate dal centro. Esso spirito può afferrare, perciò, cose celesti e divine, intrattenersi con il Signore Stesso e discorrere con Lui come un figlio con il proprio padre, oppure come un fratello con il fratello.

11. Vedete, questo è tutto, esposto il più brevemente possibile nel modo più comprensibile.        A questo punto voi dite, anzi, certamente domandate: "Caro amico e fratello!  Da dove prendono gli uomini di questo centrale corpo mondiale solare una tale sapienza, nella quale, in verità, viene indicato letteralmente, con la massima chiarezza, l'essenza di tutta la vita spirituale di ogni uomo vivente sulla nostra Terra?  Se degli uomini costruissero delle cose simili sulla nostra Terra, in seguito ad una rispondenza spirituale, ciò potrebbe essere ancora comprensibile, dato che il Signore e Creatore di tutto l'Universo, come tu sai per averLo visto con i tuoi occhi, ha vissuto corporalmente, ha peregrinato ed ha predicato su questa Terra.  Ma trovare su questo corpo mondiale solare, che si trova di certo ad una distanza inesprimibile dalla nostra Terra, una tale sapienza che è perfettamente simile a quella divinamente terrena, è davvero oltremodo curioso. Com'è possibile?".

12. Miei cari amici e fratelli, questa domanda, in una riunione di spiriti angelici, vi esporrebbe ad una clamorosa risata.  Ditemi: di che cosa si alimentano le vostre dita e le altre estremità del vostro corpo?  Voi certamente non introducete del cibo nelle estremità vostre, perché questi non hanno né bocca né stomaco per accogliere un pasto a loro destinato, nemmeno le mani e le dita ce l'hanno; e così, pure, il vostro corpo ha un gran numero di parti piccole e grandi da alimentare, che non occorre vengano nutrite singolarmente.

13. L'uomo ha soltanto una bocca ed uno stomaco; quello che quest'ultimo accoglie, passa, debitamente preparato, in tutte le altre parti; dunque, non vi è in ogni singolo membro un cuore, bensì ve n'è uno solo nel petto dell'uomo, e questo ha esteso le sue vene e vasi sanguigni in tutto il corpo, ed invia, attraverso gli stessi, la sua vita in tutte le fibre dell'intero corpo, a seconda del bisogno di assorbimento della vita, ben calcolato e adatto allo scopo.

14. Però, voi avete udito che tutta la grande Creazione di Dio, tanto dal punto di vista naturale che da quello spirituale, raffigura perfettamente un uomo; il quale, nella sua immensamente grande universalità, ha senza alcun dubbio soltanto uno stomaco ed un cuore.  Voi sapete Chi è il grande Datore di cibo e conoscete pure in cosa consista il cibo con il quale il grande Datore alimenta il suo grande uomo; esso si chiama Pane della Vita, e, per esprimersi più chiaramente, esso è l'Amore di Dio!

15. Dunque, se voi trovate in tutte le parti del vostro corpo l'uno e lo stesso alimento vitale, che voi assumete attraverso lo stomaco, e lo stesso sangue che dal cuore parte in tutte le direzioni del vostro organismo, non si deve certo considerare un miracolo se, in questa parte del grande Uomo Cosmico, trovate lo stesso divino Amore e la stessa divina Sapienza che voi avete trovato sulla vostra Terra, che ancora trovate, e che sempre potrete trovare in ogni tempo.

16. Un tale Sole centrale è, per così dire, un nervo principale del grande Uomo Cosmico, ed i Soli più piccoli, ed i pianeti, sono da paragonarsi ai piccoli nervi secondari, alle fibre ed ai filamenti. Perciò, è più che certo che il nervo principale viene alimentato con lo stesso umore, con cui vengono alimentati e sostenuti i nervi minori, la fibra e i filamenti.  Dove c'è un Dio, un Creatore e Signore, anche nella sua incommensurabile Creazione non vi può essere che soltanto un Amore Divino, una Sapienza Divina ed una Potenza secondo l'Ordine Divino, a meno che voi non vogliate ammettere ancora un eventuale secondo Dio e Creatore; premesso che il vostro animo ed il vostro intendimento siano capaci di una tale pazzia!  Solo in questo caso si potrebbe guardare con ragione ad un diverso Ordine delle cose, e forse sottoporre una domanda come la vostra di poco fa.  Date però le circostanze esclusivamente monoteiste vigenti, si rimane ad un unico Alimento, ad una sola Sapienza e ad un solo Ordine.  Dato, però, che ora noi scorgiamo senz'altro chiaramente tutto ciò, saliamo senza indugio al piano superiore, cioè al settimo, ovvero nell'ottava galleria.  Anche se questa scala circolare appare piuttosto trasparente, non fateci caso, poiché essa ci porterà senz'altro alla meta designata. Andiamo dunque.

 

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Cap. 42

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Settimo piano

La sapienza assoluta trasparente e impenetrabile come un diamante

 

1. Come vedete, la nostra ascesa è andata meglio di quanto pensavate; perciò, ora noi siamo già al settimo piano, ossia nell'ottava galleria. Come trovate questo luogo?

2. Voi dite: "Caro amico, qui tutto sembra molto trasparente; le colonne della rotonda sono fatte come con del vetro fino; il pavimento sul quale ci troviamo è pure di un materiale bianco-azzurrino, molto liscio e straordinariamente splendente.  Le balaustrate, che cingono questa galleria fra una rotonda e l'altra, sono ugualmente fatte di un materiale trasparente, cosicché si può vedere attraverso lo stesso, senza forzare la vista.  Inoltre, se noi rivolgiamo lo sguardo al soffitto, vediamo che è fatto dallo stesso materiale che tende leggermente all'azzurro e che sembra essere pure piuttosto trasparente; infatti, attraverso certi punti, si può vedere comodamente perfino nella nona galleria".

3. Certo, miei cari amici e fratelli, le cose stanno proprio così.  Voi, però, vorreste sapere se questo materiale tanto trasparente è altrettanto solido quanto quello meno trasparente, usato nella costruzione dei piani inferiori.  Ed io vi dico: "Di ciò potete essere pienamente sicuri; poiché, qui, quanto più una materia dura è trasparente, e tanto più solida essa è nelle sue parti".

4. Voi dite: "Però, secondo l'ordine del costruire, si dovrebbe portare alla base ciò che è più solido, dato che deve sostenere il peso di tutto l'edificio, usando i materiali meno solidi - perché meno trasparenti - nelle parti superiori, dove l'edificio diventa e deve diventare meno pesante".

5. Voi giudicate secondo il vostro modo, e per l'edilizia sulla Terra questo sarebbe il miglior modo di regolarsi; però, altro mondo, altra disposizione, e anche altro regolamento edilizio.  Tuttavia, voi sapete che gli oggetti duri sono secchi e facili a rompersi, mentre quelli meno duri possono avere, tuttavia, ancora una grande solidità, e, nello stesso tempo, sono più flessibili, meno frangibili e possono, perciò sopportare senza danno una maggiore pressione rispetto gli oggetti duri. Prendete ad esempio, una massiccia sfera di vetro ed una di rame; quale delle due è la più dura? Per tagliare il rame, o scalfirlo, non occorrono degli utensili di grande durezza; infatti, con un comune coltello da cucina, potete senz'altro tagliare delle particelle abbastanza considerevoli.  Per ledere la sfera di vetro, vi occorrono delle materie molto più dure, come del quarzo più raffinato, dell'acciaio del più duro, o del diamante.  Però, prendete queste due sfere, e ponete su ognuna un peso di mille quintali, e mettete al di sotto una base dura e resistente. La sfera di vetro verrà ridotta ad una fine polvere bianca, mentre quella di rame se la caverà con un relativo schiacciamento.

6. Da questo esempio voi potete rilevare più che a sufficienza perché, per la costruzione di questo edificio, sono stati impiegati i materiali più duri per la parte superiore.  Se questi materiali fossero stati impiegati per la parte inferiore, essi avrebbero subito la sorte della sfera di vetro sotto il peso dei mille quintali.  Qui, invece, essi sono già pienamente al sicuro, ed ancora sufficientemente solidi da poter sostenere il peso che grava su di essi, e, per quanto poi riguarda il nostro peso, non abbiamo nulla da temere.

7. Che però qui tutto sia più duro e più trasparente, ha un significato della massima importanza, sul quale però non si può dire un gran che, così come dalla materia dura non si possono staccare dei grandi frammenti, nemmeno con gli strumenti fra i più potenti.  Il diamante da voi, sulla Terra, è certamente il corpo più duro e, nello stesso tempo, più trasparente; ma coloro che lo "tagliano", come voi dite, vi potrebbero dire quanto sforzo costa per asportarne delle particelle molto piccole.

8. E vedete, le cose stanno così anche con la Sapienza quando diventa sempre più pura; un suo briciolo è più duro da digerire e da analizzare che non un mondo pieno d'Amore.  Si potrebbe dire: "Un nocciolo di Sapienza è simile ad un involto pieno di pulci: quando viene aperto, esse scappano a grande velocità da tutte le parti; e ci vuole molta lestezza per afferrarne su mille un paio, diventate fiacche.  Perciò, come detto, anche sulla costituzione dura e trasparente del materiale di questo settimo piano o ottava galleria non ci resta molto da dire.

9. Una cosa, però, è certa e chiara, cioè che gli oggetti alla luce della Sapienza assoluta diventano sempre più trasparenti, ma, proprio per questo, tanto più impenetrabili; e quanto più essi salgono, tanto più trasparenti e tanto più duri diventano, cosicché alla fine si sta sulla materia solida e si procede, ma non si vedono più a causa della pura e semplice trasparenza.  Così avviene anche con la Sapienza; si ha, bensì, una base sulla quale ci si può muovere; però, questo è tutto quanto si può ricavare dalla base stessa.  Se voi volete esaminarla più da vicino, e più a lungo l'osserverete, tanto più essa scomparirà alla vostra vista, ed alla fine, non scorgerete più nulla, dove al primo sguardo vi era sembrato di vedere qualcosa di appariscente.

10. Non è così anche per l'assoluta Sapienza?  Certamente voi lo dovete già sapere da parecchie esperienze fatte.  Se però non dovrebbe esservi ancora sufficientemente chiaro in qual modo la Sapienza assoluta stia in rapporto, dal punto di vista della rispondenza, con il materiale con cui è costruito questo grande edificio, voglio offrirvi a mo' di esempio un minuscolo briciolo di Sapienza, e voi potete rosicchiarlo e raschiarlo quanto volete, senza ricavarne nulla. Ascoltate:

11. sette cerchi sono intrecciati l'uno nell'altro; i cerchi si compenetrano; quelli compenetrati si divorano, e quelli già consumati si elevano in quelli che non sono tanto consumati; ed i sette cerchi non hanno nessuna misura, né alcun punto centrale.  Essi sono sette senza fine; un numero che compenetra il cerchio dei sette, e i sette compenetrano un cerchio!

12. Vedete, questa è, dunque, una briciola di Sapienza assoluta!  Con ciò io vi ho detto in poche parole qualcosa di enorme, cosicché voi, con i concetti abituali, non lo potreste risolvere in tutta l'eternità.  Se, però, voi leggete questa frase di sapienza, il primo momento vi sembrerà che voi potreste giungere alla soluzione, se non totale, almeno parziale.  Tentate dunque di raschiarla e di limarla, ed applicate a questa materia il microscopio del vostro intelletto; e tanto più vi darete da fare, e tanto più trasparente diventerà la materia, e perciò tanto meno visibile quello che c'è in essa, che poi, essa stessa scomparirà sempre più alla vista del vostro intelletto.

13. Ritengo che voi ne abbiate a sufficienza per ammettere che, per uno spirito ancora vincolato nella materia, non ci sia molto da fare con la vera Sapienza assoluta.  Perciò, rimaniamo gentilmente all'alimento che il Padre santo e buono ha preparato e benedetto per noi.  Nel tempo in cui il vostro spirito sarà più svincolato, sarete senz'altro in grado di mordicchiare di più del cibo assoluto che non ora.  Dato, però, che al savio basta poco, così anche noi avremmo più che a sufficienza delle minuscole briciole che ci verranno offerte in questa galleria della Sapienza.  Noi abbiamo, infatti, qui dinanzi, ancora l'ornamento della rotonda; osservatelo, e vedremo poi quanto vi si potrà apprendere.

 

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Cap. 43

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La Sapienza assoluta non è adatta ad uno spirito ancora vincolato

 

1. Da quanto vedo, voi avete scrutato attentamente questo ornamento, e lo avete osservato, per così dire, atomo per atomo; perciò, non dovrebbe esservi difficile pronunciarvi in merito, e descriverlo altrettanto bene come voi lo avete scorto.  Quindi, potete cominciare subito con la vostra descrizione.  Però, a quanto sembra, non avete ancora finito di guardarlo.  Cos'è in tale ornamento che tanto attrae i vostri sguardi?  E' l'ornamento stesso, oppure le sue singole parti?

2. Però, ora sto osservando il perché non arrivate mai alla conclusione del vostro esame.  Infatti, l'ornamento di questa rotonda è instabile, e voi non siete in grado di farvene un'idea precisa, a causa delle forme sempre nuove che si susseguono senza posa in esso.  Oh, certo, questo ornamento è un vero caleidoscopio, nel quale, pure, ogni volta che lo si gira compaiono nuove forme, mentre quelle di prima non si presentano più.  Perciò, io vi dico:

3. "Vi sarebbe di poco aiuto anche se voi doveste osservare quest'ornamento per una intera eternità, poiché, anche in tal caso, non arrivereste mai a cogliere una forma conclusiva; ma, al posto di quelle che scompaiono, continuereste a vedere sempre delle forme nuove e singolari.  Descrivete, perciò, soltanto quello che in quest'ornamento è stabile, e lasciate da parte la mutabilità delle forme interiori.  In che cosa dunque consiste quest'ornamento?".

4. Voi dite: "Caro amico e fratello, preso per se stesso, l'intero ornamento è semplice, per lo meno come noi lo possiamo vedere nel suo complesso, cioè, in un semplicissimo cerchio d'oro del diametro di più di due klafter c'è una sfera di vetro, all'incirca così come da noi sulla Terra si trova un globo geografico entro un meridiano d'ottone mobile.  Questa sfera gira continuamente entro il grande cerchio, che riempie quasi completamente.  Il cerchio, però, non è assicurato a qualcosa che poggi sul pavimento, ma pende dal soffitto per mezzo d'una robusta cordicella d'oro, tempestata di pietre preziose a forma di stelle ed è sospeso fino all'altezza di un uomo.  Ad ogni minimissimo movimento di questa grande sfera trasparente si scorgono continuamente, nel suo interno, delle nuove forme, esse pure trasparenti ma di vari colori; e queste forme sono non di rado tanto attraenti, che non ci si sazierebbe mai di guardarle.  Ma quando si vorrebbe fermare lo sguardo su una di tali forme per poterne trarre un giudizio, essa è già scomparsa, ed un'altra, che con la precedente non ha nulla di comune, è subentrata al suo posto; e così continua sempre avanti.

5. Poi si crede che, girando, la sfera ritornerà poi allo stesso punto e che anche la forma già scorta poi ritornerà, ma invece non succede nulla di tutto questo.  Infatti, almeno finora, nessuna delle forme da noi scorte è ricomparsa dinanzi agli occhi nostri.  Perciò, caro amico e fratello, questo è tutto quanto di veramente degno di nota che noi abbiamo scoperto in questo strano ornamento. 

6. Da questo punto dove ci troviamo, vediamo che in tutte le altre rotonde si trovano degli ornamenti del tutto uguali.  Sorge perciò spontanea la domanda: chi fa girare continuamente la sfera intorno al suo asse, e quale significato ha detta sfera, e tutto l'ornamento nel suo complesso?".

7. Miei cari amici e fratelli! Vedete, proprio in questo ornamento sta di nuovo un briciolo di assoluta Sapienza, dal quale, dal vostro punto di vista, ci sarà ben poco da cogliere. Per quanto, invece, concerne il movimento di rotazione della sfera, ciò è molto facile tanto da spiegare quanto da comprendere.

8. Sappiate, dunque, che il grande cerchio, costituito da un bastone rotondo, è vuoto nel suo interno, e nel punto in cui il perno è introdotto nel cerchio è collocato un meccanismo molto bene calcolato, il quale può venir considerato un "perpetuum mobile", con cui appunto questa sfera trasparente, che sembra prodotta con del vetro finissimo, viene posta continuamente e regolarmente in rotazione.  Voi, dunque, potete dichiararvi pienamente soddisfatti di questa risposta.

9. Voi vorreste certamente sapere qualcosa di più preciso su questo "perpetuum mobile" meccanico; però, quando saprete ciò, cosa che non è difficile da spiegare, voi non comprenderete per se stesso il detto ornamento, meglio, che senza questa spiegazione.

10. Però, io vedo che siete molto vogliosi di conoscere questo meccanismo, cosicché devo darvi qualche maggiore dettaglio.  Però, voi dovete immaginare del materiale non logorabile che si trova soltanto su questo Sole Centrale, mentre non si può assolutamente trovare su dei corpi planetari come la vostra Terra, poiché, su tali corpi mondiali, i materiali minerali, in genere, derivano da un grado di luce e di calore infinitamente inferiore in confronto a quello di un tale Sole Centrale.

11. Premesso questo, l'esposizione dei meccanismi risulta facilissima. Che aspetto ha dunque? Questo cerchio chiuso ermeticamente è riempito per circa un terzo, dalla parte inferiore, di un liquido che non evapora, della specie e della natura del mercurio, se fosse possibile ottenerlo sulla Terra allo stato purissimo, completamente trasparente e molto fluido.  Dalla parte superiore del cerchio questo liquido raggiunge un cosiddetto "Poljorganon", però solamente in uno dei lati.

12. Questo Poljorganon, data la sua potente attrazione sul liquido, succhia continuamente, ma dall'altro lato del cerchio giunge soltanto ad un terzo della sua altezza, e vi fa gocciolare il liquido succhiato dal lato opposto.  Prima della fine del Poljorganon c'è una specie di imbuto che raccoglie le gocce, mentre il piccolo tubo inferiore di tale imbuto si trova esattamente sopra una ruota a palette, a forma di cucchiaio. Questa ruota è fissata direttamente sul perno della sfera.  Quando la paletta a cucchiaio che sta sotto ha scaricato il liquido, nel frattempo la seguente è stata riempita e si abbassa a sua volta.  Dato che il Poljorganon succhia continuamente tanta sostanza liquida quanta poi ne fa gocciolare sulle palette, così il moto perpetuo è una cosa facilmente attuabile, premesse le condizioni alle quali si è accennato prima, tanto più se si considera che il materiale con il quale è fatto il perno, anzi, l'intero ornamento, non è soggetto all'usura, e perciò neppure ad alcun attrito.  Infatti, tanto il perno quanto il cilindro in cui il perno gira sono tanto straordinariamente lisci, che non si fanno reciprocamente la minima resistenza nel moto da imprimere alla sfera.  È come se tale perno si muovesse nel più puro etere.  E dato che la grande sfera di vetro poggia sul perno con equilibrio matematicamente calcolato in modo esatto, il suo stato di quiete è facilmente interrompibile, anche soltanto con il peso di una piccola goccia.  Un tale strumento, però, non viene affatto considerato dagli uomini veramente saggi di questa circoscrizione solare come un'opera prodigiosa.

13. Voi dite: "Oramai, noi comprendiamo perfettamente questo meccanismo del "Perpetuum mobile", in confronto però ci sarà molto difficile comprendere il continuo mutamento delle forme nella sfera vitrea".  Certo, miei cari amici e fratelli, la cosa non è tanto facile, però non è neppure impossibile potersene fare un'idea.  Sul vostro corpo terrestre sarebbe una vera impossibilità produrre una cosa simile, dato che sulla Terra le varie sostanze cosiddette imponderabili, non possono venir intercettate durevolmente, mentre su un Sole Centrale ciò è facilmente possibile.

14. Cosicché, per arricchire le vostre cognizioni, vi dirò che questa sfera nel suo interno è cava, però è riempita con ogni tipo di tali sostanze imponderabili fondamentali.  Al minimo volgimento rotatorio, queste sostanze si mischiano continuamente fra loro, senza però frammischiarsi completamente, data la loro diversità.  Da questo mescolamento, poi, avviene anche continuamente la formazione di nuove forme che devono necessariamente mutare in seguito al costante susseguirsi dei moti rotatori della sfera vitrea.  Voi potete vedere qualcosa di simile, però in grandi proporzioni, anche sulla vostra Terra, dove similmente le sostanze imponderabili dentro la grande sfera dell'aria, che racchiude naturalmente l'intero corpo terrestre, si manifestano pure continuamente in nuove forme.  Però, queste sostanze imponderabili, che si trovano sulla Terra, si trovano ad una potenza molto meno attiva che non su un tale Sole Centrale; perciò anche le loro raffigurazioni sono generalmente molto imperfette, come voi potete vedere dalle formazioni delle nuvole e da altri fenomeni atmosferici.  In questa sfera qui, invece, queste sostanze sono, in un certo qual modo, racchiuse nella loro massima potenza concentrata; ragion per cui anche le forme che si sviluppano sono indescrivibili ed offrono, sia pure in misura ridotta, uno spettacolo veramente imponente.

15. Sono dell'opinione che, per quanto possibile per la vostra facoltà di comprensione, anche questo fenomeno sarà stato sufficientemente chiarito.  Ma che cosa significa tutto questo?  Questa è una domanda veramente straordinaria.  Si tratta, come detto fin da principio, di un briciolo di Sapienza, dal quale non si potrà sbocconcellare un gran che; e noi dovremmo accontentarci di gettarvi uno sguardo d'insieme quanto mai fuggevole.  Dunque, questo ornamento, preso nella sua totalità, rappresenta la Sapienza Assoluta, rappresentata esclusivamente per se stessa, che è, sotto questo punto di vista, qualcosa di continuamente mobile e mutevole nella forma, il cui significato e intima connessione sono decifrabili per la eternità soltanto all'Uno, ma, in via assoluta, a nessun altro.

16. Ciò vale anche per la vostra Terra. Chi può comprendere le innumerevoli forme delle nuvole?  La massima sapienza, di fronte a questo spettacolo che sempre si rinnova, si ritira sconfitta nella polvere e deve dire: "Signore, tutti gli uomini e tutti gli spiriti sono un assoluto nulla dinanzi a Te!".  Qui noi vogliamo fare altrettanto e, piuttosto di lasciarci andare a delle ulteriori vuote discussioni, saliamo subito nella nona galleria o all'ottavo piano.  Le scale sono qui, come tutto il resto, molto trasparenti, tuttavia esse ci sosterranno benissimo, e così cominciamo la nostra ascesa.

 

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Cap. 44

* * * * * * *

Ottavo piano

Dell'ingresso nella vita dello spirito

 

1. Eccoci arrivati; guardatevi attentamente intorno e osservate specialmente l'ornamento della rotonda; è da questo ornamento che - come avete già osservato - noi apprendiamo, di piano in piano, la sapienza degli uomini che abitano qui e, nello stesso tempo, anche l'ordine generale umano e mondiale di un intero sistema solare, specialmente di quello sul cui Sole Centrale ci troviamo ora.

2. Per quanto concerne il resto di questa galleria, non c'è nulla di specialmente elevato da scoprire, dato che tutto il materiale che è servito alla sua costruzione è completamente trasparente, ad eccezione della parete interna, cosicché si può riconoscere quasi esclusivamente dallo splendore delle superfici che si tratta di un materiale che, come già detto, è perfettamente trasparente come l'aria.  La parete interna invece è d'un bianco abbagliante, le porte che conducono nell'interno del palazzo sono color azzurro pallido.  Con ciò, però, non c'è più nulla da dire sui colori riguardo a questa galleria; andiamo perciò immediatamente in una delle rotonde, per esaminarvi ciò che è veramente degno di nota e che ci eleverà ad una vera e propria galleria spirituale.

3. Eccoci nella rotonda; voi, a dire il vero, vi esprimete così: "Caro amico e fratello, le colonne di questa rotonda si devono più toccare che guardare".  E' vero che esse brillano straordinariamente, quando ci si trova proprio davanti alla loro superficie che fa da specchio; ma, se vi si da un'occhiata di sfuggita, in verità, vi si potrebbe cozzare contro, senza aver prima scorto quale pietra d'inciampo esse rappresentino.

4. Poco fa tu hai detto che noi dovevamo guardare l'ornamento di questa rotonda con la massima attenzione, perché vi sono celate delle cose grandi.  Però, per quanto noi stiamo già scrutando di qua e di là, nonché in su ed in giù, tuttavia, riusciamo a vedere con fatica soltanto le colonne e, nell'interno del colonnato, una scala circolare molto delicata e quanto mai trasparente, provvista di due parapetti della stessa natura, mentre, pur guardando con la massima attenzione, non riusciamo a scorgere in questa rotonda nemmeno una piccola traccia di un ornamento qualsiasi.  Se noi dobbiamo ricavare da ciò qualcosa di utile per la nostra brama di conoscenza e di sapienza, dobbiamo avere davanti a noi qualcosa di visibile, poiché da questo nulla non può risultare che un altrettanto nulla.

5. Però, miei cari amici e fratelli, la facoltà visiva dell'uomo è generalmente così disposta che, quando esce dai due estremi, per un certo tempo non funziona; infatti, se qualcuno è stato per lungo tempo nella luce viva e poi improvvisamente si reca in un locale oscuro, per quanto possegga una buona vista, non riesce al momento a distinguere nulla. E' vero anche il caso contrario: se qualcuno si trattiene piuttosto a lungo in una stanza buia e poi si trova in piena luce, di primo acchito non vedrà niente a causa della luce, così come gli uccelli notturni non vedono nulla con la luce del giorno. Solo dopo alcuni secondi le immagini cominceranno a presentarsi sempre più nitide e percettibili ai suoi occhi.

6. Così vanno qui le cose anche per voi, poiché la differenza di luce da galleria a galleria e da piano a piano è grande, ed è originata dall'impiego di materiale da costruzione sempre più limpido. Perciò, in questa luminosa altezza noi dobbiamo indugiare un po', per esercitare la nostra forza visiva, e in tal modo ci appariranno poi delle cose  che ora, di primo acchito, noi di certo non siamo in grado di scorgere.

7. Voi chiedete: "Come possiamo realizzare ciò?".  Io vi dico: "Fissate lo sguardo sulla parete bianca; il vostro occhio, a causa del suo forte splendore bianco, diventerà ben presto come infiacchito per la gran luce, e questo sarà sufficiente affinché voi possiate cominciare a scoprire i contorni del nostro ornamento".  A questo punto voi certamente osservate: "Caro amico e fratello, da quanto ci risulta, la cosa non dovrebbe essere tanto fattibile; infatti, se l'occhio spirituale è omogeneo a quello fisico, fissando a lungo, la sua acutezza non viene certo ravvivata e rafforzata, bensì annientata.  Perciò, noi saremmo dell'opinione di volgere l'occhio piuttosto verso l'oscurità, perché soltanto così potrebbe diventare più forte per accogliere la luce".

8. Certamente, miei cari amici e fratelli, all'apparenza dovrebbe essere così, ma questa supposizione non si presta al nostro caso.  Se, però, voi volete scorgere più profondamente la ragione, attirerò la vostra attenzione su un esempio facilmente afferrabile.

9. Come trovate il Sole di primo mattino, oppure vicino al tramonto, al primo sguardo che gli volgete? Voi dite: "Caro amico e fratello, tanto splendente da essere insopportabile; e noi non possiamo distinguere i suoi contorni, se non quale un'informe massa di fuoco".  Va bene, miei cari amici e fratelli, che succede però se voi vi dominate e cominciate a guardare costantemente in questa palla di fuoco?  Voi dite: "Ebbene, lo splendore perde d'intensità, e a poco a poco al nostro sguardo si presenta unicamente un disco bianco come la neve, il cui orlo sembra vibrare senza sosta, e se noi guardiamo ancora più a lungo, vi possiamo scoprire, sulla superficie, perfino le sue macchie più grandi ed anche dei punti molto piccoli.

10. Benissimo, miei cari amici e fratelli; ma perché ora potete fare ciò?  Il vostro occhio è stato forse rafforzato dalla costante e veemente visione della luce del Sole?  Oh, no di certo!  Il vostro occhio, in realtà, è stato indebolito, ciò che voi potete facilmente constatare volgendo lo sguardo dal Sole e indirizzandolo su un altro oggetto.  Come scorgete voi quest'altro oggetto?  Ecco, come in sogno, oppure in un'oscurità notturna già alquanto avanzata.

11. Dunque, se noi conosciamo ciò per esperienza, comprenderemo anche facilmente perché fissare con lo sguardo per qualche tempo la parete bianca di questo edificio deve avere lo stesso effetto, che ha contemplare a lungo il Sole. Voi scrutando a lungo il Sole ne avete allora scorto il disco puro addirittura con le sue macchie e così, in questa massa di luce, noi cominceremo a scorgere, a poco a poco, l'ornamento di questa rotonda.

12. A questo punto voi chiedete nuovamente: "Ma, caro amico e fratello, gli abitanti di questo edificio di tutti gli edifici incontrano le stesse nostre difficoltà per vedere i loro ornamenti, con i quali hanno adornato questa rotonda colonnata?".  Oh, no di certo, miei cari amici e fratelli: i loro occhi scorgono tutto ciò con la stessa facilità con cui voi scorgete i diversi oggetti sulla vostra Terra. Ma i vostri occhi devono un po' esercitarsi per distinguere gli oggetti qui.

13. Certo voi dite: "Caro amico e fratello, questa tua preparazione visiva, che noi dovremmo fare, ci sembra alquanto vana, poiché noi siamo sulla Terra e di quello che tu, per Grazia del Signore, ci dai notizia, con tutta la nostra buona volontà non possiamo vedere un bel nulla.  Noi scriviamo, bensì, quello che tu vai dicendo, ma ciò facendo vediamo soltanto quello che ci circonda; ma per percepire di tutte queste meraviglie, gli strumenti di cui ci serviamo non sono gli occhi, bensì, finora, soltanto i nostri orecchi.

14. Cari amici e fratelli!  Considerato dal punto di vista prettamente naturale, ciò che voi dite è chiaro ed esatto, ma da quello, anche soltanto per poco, più spirituale, è già fondamentalmente falso.  Se voi vi basate soltanto sui vostri grossolani sensi esteriori, certo che è molto difficile poter scorgere queste splendide cose; io però, in questo caso, parlo dell'assuefazione del senso spirituale; e l'occhio dello spirito è la vostra facoltà di immaginazione, il vostro modo di sentire e la vivente fantasia ad esso congiunta.

15. Questo è veramente l'occhio che voi dovete aprire e volgere alla bianca luce dello spirito, e mantenerlo tranquillamente in tale posizione per un certo tempo; allora, con il vostro occhio spirituale, voi comincerete a vedere quello che viene esposto qui altrettanto bene come se voi lo vedeste con il vostro occhio fisico.

16. Perciò, ognuno che vuole penetrare nella vita del suo spirito, deve necessariamente trasferirsi ogni giorno, per qualche tempo, nel completo riposo del suo spirito; però non deve vagare con ogni tipo di pensieri, bensì concentrarsi soltanto in un pensiero, considerandolo quale un piccolo oggetto fisso.

17. Il miglior pensiero è certamente il Signore.  E se qualcuno lo farà costantemente, con zelo e con la massima abnegazione di se stesso, allora la vista e l'udito del suo spirito aumenteranno sempre più in un acutezza interiore; ed entro un lasso di tempo non tanto lungo, questi due sensi dello spirito verranno aumentati al punto che egli vedrà, con la massima facilità, forme spirituali tra le più meravigliose, dove egli precedentemente immaginava di scorgere soltanto un vuoto informe.  E, con altrettanta facilità, egli percepirà suoni e parole dove prima sembrava regnasse un eterno silenzio.  Suppongo che comprenderete ciò che ho voluto dirvi con queste parole e che, sperabilmente, ammetterete pure che la vostra obiezione era molto più vana del mio suggerimento sul modo in cui dovevate regolarvi per poter continuare a vedere queste meraviglie.

18. Seguite dunque il mio consiglio, e guardate la bianca parete lucente, oppure, in voi, quella parte del vostro animo che è priva dei vani pensieri del mondo, e allora voi scorgerete ben presto e con facilità l'ornamento molto significativo di questa rotonda.

19. Dunque, volgete lo sguardo là: ad una cordicella bianca trasparente è appesa una sfera, molto semplice ed estremamente trasparente, del diametro di circa un klafter, mentre dal suolo sale una piramide cono, la cui punta raggiunge la sfera, ed è altrettanto trasparente quanto la sfera stessa.  Riuscite ad osservare ciò?  Voi dite: "Noi l'osserviamo già, come in una pallida immagine in noi".  Bene, vi dico io; però ora rifletteteci un po' su e cercate di scoprire il significato di questo ornamento; ma non in modo approssimativo.  Alla prossima occasione io vi darò un'adeguata spiegazione riguardo alla vostra scoperta.

 

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Cap. 45

* * * * * * *

La Sapienza divino-spirituale è stoltezza dinanzi al mondo

 

1. Voi avete fatto come vi venne suggerito, ed avete un po' riflettuto; ed io vi dico: "Qui le cose stanno come segue: Voi avreste potuto pensare qualunque cosa a vostro piacere, e voi avreste azzeccato in tutti i casi, in modo completamente esatto e vero, un'immagine dell'intimo significato di questo ornamento, nella sua rispondenza". Voi, a questo punto, osservate alquanto sorpresi:

2. "Se la cosa sta così, allora la vita, nel regno degli spiriti, è molto facile; in questo modo si può chiacchierare senza pensare e senza darvi un senso, usando ogni tipo di frasi sconnesse, una dopo l'altra; e questo per di più quale una risposta delucidativa ad una importantissima domanda vitale, e, tuttavia, con delle vuote sciocchezze, si manifesta senza volerlo la massima sapienza.

3. Noi invece siamo dell'opinione che, per parlare veramente in modo spiritualmente saggio, si devono fare dei discorsi che siano incomparabilmente più concludenti che non sulla Terra; e questo per la buona ragione che lo spirito - quando si trova allo stato completamente assoluto - ha a disposizione dei mezzi molto più validi e convincenti che non nel frammentario mondo esteriore, quando esso è, oltre a ciò, ancora prigioniero della sua carne pesante, che lo opprime".

4. Certo, miei cari amici e fratelli, da un lato voi avete ragione, quando misurate lo spirituale con un sistema di misurazione piuttosto terreno; se invece voi misurate lo spirituale spiritualmente, allora vi accerterete facilmente che le conclusioni, da voi ora esposte, hanno una base molto precaria.  Voi avete letto certamente le Epistole del mio caro fratello Paolo, nelle quali egli afferma molto spesso al riguardo, che la sapienza dei savi in Cristo è una vera pazzia dinanzi al mondo.   Ed infatti, essa lo è anche davvero, ma come?

5. Vedete, quando voi contate, ritenete che il vostro sistema numerico sia perfetto, e che non abbia lacune.  Invece, io vi dico che fra un numero e l'altro c'è un abisso che nulla può riempire, e che soltanto alla vista del più alto spirito questo abisso può apparire come colmato.  Quale sarebbe il vostro giudizio se uno spirito, riempito dalla più alta Luce della Grazia, si presentasse dinanzi a voi e fra il numero uno ed il due enumerasse miliardi senza fine, e alla fine dicesse: «Eppure l'abisso fra un numero e l'altro del nostro sistema è ancora lungi dall'essere riempito».  E se poi egli dovesse condurvi in abissi sempre più profondi ed ancora non colmati, fra i miliardi da lui contati, i quali si trovano sempre tutti fra i vostri uno e il due voi direste:

6. «Questo essere ha dei concetti esagerati al massimo grado, e fantastica di grandezze infinite dove noi non scorgiamo che due unità vicinissime l'una all'altra».

7. Un altro spirito potrebbe venire da voi, e raccontarvi i fatti riguardanti la vostra Terra, la più remota preistoria, come il passato più recente ed anche il presente; fatti che, però, in realtà, non sono mai avvenuti.  Anzi, egli potrebbe farvi un altro scherzo, cioè trasportare nella remota antichità dei fatti recentissimi e fare l'inverso, cioè trasferire i fatti della remota antichità nel tempo attuale, come pure confondere i luoghi in cui l'uno e l'altro fatto sono effettivamente avvenuti. E così, egli potrebbe perfino scambiare la Terra con il Sole, e fare altre cose del genere, spaventosamente contraddittorie per la vostra mentalità giudicante. Egli potrebbe mettere mille, dove voi avete soltanto uno, e viceversa.  Che cosa direste voi sulla base del vostro giudizio terreno, saggiamente ordinato?  Certamente, voi non direste se non: «Guarda un po' qui, come fantastica questo spirito! ».

8. Nella vostra saggezza mondana, voi dite: «Se io sono e penso, allora io sono colui che io sono e penso».  Ma lo spirito, vi dirà: «Io sono e non sono; io penso e non penso; io sono colui che io non sono; ed io penso come io non penso».  Che direte allora?  Nient'altro se non: «Guarda un po', questo spirito farnetica di nuovo!».  Infatti, secondo l'ordine, un essere determinato non può essere, e nello stesso tempo non essere.

9. Vedete, da tutto ciò voi potete rilevare facilmente che la sapienza spirituale non può mai venire misurata secondo la misura terrena.  Tuttavia, affinché di ciò possiate formarvi un concetto per lo meno approssimativo, io voglio chiarire soltanto l'essere, ed il non essere; e poi il pensare, e il non pensare, secondo la sapienza spirituale. Ascoltate dunque!

10. Quando lo spirito dice: «Io sono e penso»; egli con ciò indica che il Signore in lui è Tutto in tutto.  Se invece di sé egli dice: «Io non sono e non penso», ciò significa che, senza il Signore, nessun essere è qualcosa per se stesso, e così pure, nulla può.  E come si deve invece intendere quando è il Signore che, nella profonda Sapienza, dice una cosa simile di Sé, dato che Egli è eternamente Tutto in tutto?  Ecco, quando il Signore dice: «Io sono e penso», ciò sta a significare che il Signore Stesso - in Se Stesso - è e pensa perfettamente in eterno;  quando Egli dice: «Io non sono e non penso», è come se dicesse: «Tutti gli esseri sono, a dire il vero, creature sorte da Me, e sono i viventi pensieri Miei, tenuti fermi dalla Mia Volontà, e non c'è, in tutta l'infinità, nessuna cosa che Io non abbia pensato e fissato con la Mia Volontà creatrice.  Affinché, però, le Mie creature abbiano la completa libertà, allora Io lascio i Miei pensieri così completamente liberi, come se non fossi stato Io a pensarli ed a crearli, e ciò, affinché essi possano del tutto liberamente pensare, agire ed operare da se stessi, come se non dipendessero minimamente da Me e come se Io non fossi affatto presente».

11. Vedete, questo è il significato - dal punto di vista della sapienza - che si trova nei concetti spirituali, che devono certamente sembrare fantasie, nella loro spirituale semplicità, se considerati prendendo come base la misura terrenamente ordinata.  Però, come stanno le cose con questo esempio di sapienza ora per voi un po' chiarito, così stanno le cose anche con tutti gli altri esempi di calcolo e di storia, ai quali venne accennato precedentemente, e voi potreste chiedere ad uno spirito: «Quanto fa due volte quattro», e lo spirito vi risponderebbe: «Due volte quattro è la Giudea o la Cina, oppure l'Asia, l'Europa, o Gerusalemme, o Betlemme, o il re Salomone, ed una quantità innumerevole di altre cose ancora».  Ed egli avrebbe sempre data una risposta infallibilmente vera.

12. Però, voi direste: «Che due volte quattro, faccia otto, noi lo comprendiamo perfettamente, ma che al posto dell'otto possano subentrare paesi, città e popoli, ciò dev'essere semplicemente una pura fantasia».  Con l'intelletto che segue l'ordine terreno, certamente; ma, dal punto di vista spirituale, secondo il quale ogni numero ha un corrispondente significato spirituale, fondamentalmente increato, la risposta sarà perfettamente esatta.  Io scorgo, però, che quanto ora detto, stuzzica la vostra curiosità, e voi vorreste avere al riguardo una piccola scintilla di luce; perciò, io voglio far scattare un paio di scintille.

13. Ecco: due volte quattro sono otto; però, come fa a saltare fuori Gerusalemme? Vedete, nel numero otto è indiscutibilmente incluso il numero sette. Il numero 7 significa la plenipotenza dei sette Spiriti di Dio, che hanno corrispondenza con i sette colori, e poi anche con la vita di ciascun uomo.  Ora però, vicino al numero 7 abbiamo il numero uno; e questo numero che cosa significa? Significa che questi sette Spiriti non sono sette, bensì, in fondo, perfettamente uno Spirito soltanto, e ciò viene espresso dal numero otto, nel quale sono rappresentati, nella rispondenza e nello stesso tempo, gli Spiriti di Dio, presi separatamente e poi oltre a ciò riuniti in uno, e questo uno riunito, aggiunto al sette precedente, che era come suddiviso, dà il numero completo di 8.

14. Però, Gerusalemme rappresenta pure il Signore sotto il punto di vista operante dell'Amore e della Sapienza, ciò che voi potete rilevare dalla ragione per cui questa Città è sorta, e dalla sua disposizione idonea allo scopo.  In seguito a ciò, tanto il Signore che il Suo Amore e la Sua Sapienza, quanto appunto la città di Gerusalemme che sta ad indicare la stessa cosa, sono perfettamente identici, e il numero 8, che rappresenta il Signore quale un Essere completo nell'Uno, deve poi indicare del pari qualunque altra cosa, considerata da qualunque altro punto di vista che rappresenti il Signore nella Sua riunita Completezza.  Gerusalemme, dato che Lo rappresenta, può essere denotata proprio con altrettanto diritto con il numero 8. 

15. E se questo è il caso con Gerusalemme, lo è del pari, in ultima analisi, con ogni altra cosa, dato che il Signore è, sicuramente, Tutto in tutto, in ogni luogo.  Da ciò risulta che il numero 8, nella sfera stabilita, può indicare in modo perfettamente esatto, tanto l'una che l'altra cosa.

16. A questo punto voi dite certamente: «Quello che si fa con il numero 8, lo si deve fare anche con tutti gli altri numeri!».  Quest'è giusto e sicuro; però, voi non potrete comprendere ciò pienamente nella sua profondità, finché voi restate ancora attaccati ai vostri numeri, ed alle vostre misure terrene, e che siete dell'opinione che Dio e gli spiriti puri debbano contare come voi.

17. E quando un profeta dice: «Mille anni dinanzi a Dio sono come un giorno solo, ed il numero di tutti gli uomini equivale a zero dinanzi al Signore», che ne dite voi di questo rapporto matematico?  Infatti, non a torto voi dovreste tuttavia dire: «Dio ha istituito gli anni ed i giorni, e ha messo insieme l'anno con trecentosessanta e rotti giorni, e deve perciò Egli Stesso dapprima aver ben distinto i giorni ed i mesi, altrimenti non Gli sarebbe stato possibile far seguire, così ben ordinati e distinguibili, i giorni, i mesi e gli anni, l'uno dopo l'altro».

18. Considerato, però, che il Signore ha fatto ciò in modo evidente, calcolando con la massima esattezza e che Egli sa, sicuramente meglio di tutti, di quanti giorni consiste un anno, come può Egli, per così dire, dimenticare l'Ordine da Lui Stesso istituito, e, senza osservarlo più, mettere sul medesimo piano mille anni ed un singolo giorno dell'anno?

19. Vedete, malgrado ciò, un tale detto vi sembra molto più naturale, poiché vi ci siete abituati, avendolo udito ripetere parecchie volte e avendo fatto al riguardo dei confronti più o meno appropriati.  Se invece non ne aveste mai sentito parlare finora, esso vi suonerebbe altrettanto strano come se io vi dicessi: «Settecentotrentaquattro anni sono uguali a ventisette giorni ed alcune ore, ed un'ora e un minuto per sé».

20. Con ciò, io voglio soltanto mostrarvi che i numeri, gli anni ed i giorni, le ore ed i minuti nello spirito non sono assolutamente quello che essi rappresentano sulla Terra; bensì la sapienza dello spirito non ha nulla in comune  con l'intelletto terreno.  Sperabilmente, ora voi comincerete almeno a comprendere un po' che io, un momento fa, vi ho parlato in modo perfettamente giusto quando vi ho detto: «Voi avreste potuto esporre, riguardo al significato di quest'ornamento, una qualsiasi immagine di rispondenza, che avreste tuttavia indicato il vero significato dell'ornamento di questa rotonda».

21. Però, affinché voi possiate persuadervi di ciò in maniera tanto più viva, attribuite, come per caso, al significato di quest'ornamento una rispondenza qualsiasi, ed io, con la Grazia del Signore, vi dimostrerò alla prossima occasione che sono completamente dalla parte della ragione per quanto riguarda tale mia affermazione.

 

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Cap. 46

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Intersecarsi di eternità e tempo

 

1. Io ho percepito e compreso molto bene l'immagine comparata da voi ideata, e devo riconoscere che voi, sulla Terra, potreste in poco tempo venir arricchiti di denaro, se poteste assicurarvi la vincita principale delle lotterie con la stessa esattezza con cui avete saputo azzeccare il vostro paragone, con il significato interiore dell'ornamento che abbiamo sott'occhio.  Voi avete colpito proprio  nel segno.  Però, in questo caso, ciò non significa un granché, poiché, dove non è possibile colpire in nessun altro luogo che nel centro, il far centro cessa di essere un'arte e non è nemmeno più un gran successo.  Infatti, voi avreste potuto benissimo dire: "La piramide inferiore a punta significa un «topo», e la sfera pendente un «gatto»; e voi avreste caratterizzata la cosa altrettanto esattamente come con la definizione «Tempo» ed «Eternità», da voi prescelta".  Che tutto ciò sia giusto, verrà dimostrato dalle considerazioni che seguiranno.

2. La sfera, la quale in nessun punto ha un principio e una fine, indica nel modo più esatto l'Eternità, come anche l'Infinità, intimamente affine con la stessa, è un'antichissima verità simbolica.

3. Anche il cerchio significa l'Eternità, soltanto deve essere considerato, per così dire, quale un'infinita successione di tempi, mentre l'Eternità in sé, che in un certo modo non ha né un passato né un futuro, bensì è un continuo presente di tutto ciò che è accaduto in tempi immemorabili, come pure tutto ciò che deve ancora accadere in tempi inimmaginabili - ciò che si può raffigurare come un infinito gomitolo di tempi - viene indicato simbolicamente con una sfera.

4. Una piramide a punta con forma sferica, indica comunque il susseguirsi dei tempi. E perché dunque? Perché, in primo luogo, la rotonda della piramide a punta indica la derivazione dall'Eternità con il fatto che essa descrive propriamente una sfera stirata i cui cerchi si restringono sempre più verso il punto di stiramento. Se voi tagliate nel mezzo in senso trsversale questa sfera stirata, con ciò, otterrete due coni, e ciò significa che, con tale manipolazione, la vera e propria eternità è stata estesa in sé da un susseguirsi di tempi.  Visto che il taglio l'avete fatto proprio nel punto in cui il cerchio ha la massima ampiezza, tutti i fatti e gli eventi si trovano in mezzo, poiché là è il loro principio, come pure la loro fine.

5. Cosi pure voi non potete pensare ad un tempo limitato, bensì ad un tempo suddiviso. Però, dove voi avete tagliato la sfera stirata, l'Eternità si è estesa ad un susseguirsi di tempi con nel mezzo dei fatti dal loro principio fino alla fine; senza di questo non sarebbe concepibile una ripartizione del tempo. Pensateci su infatti: da quanto tempo state misurando il tempo?  Dalla vostra nascita fino al momento presente della vostra esistenza; e, vedete, questo è il vostro "taglio", in cui è racchiuso il principio e la fine della vostra esistenza terrena, e da ambedue le parti c'è una linea estesa all'infinito, di cui non si può scorgere la fine in nessun luogo se non entro la vostra stessa vita terrena ai capi della vostra sezione.  Infatti, spiegato con altre parole, prima della vostra nascita è trascorso un tempo eternamente lungo, e, dopo il vostro trapasso, continuerà pure nuovamente un infinito susseguirsi di tempi.

6. Ed ora, guardate il vostro ornamento: una sfera completamente trasparente, appesa ad una cordicella lucida e completamente trasparente. Questa sfera tocca, con la sua curva inferiore, la punta della nostra piramide rotonda; che sta a significare ciò?

7. L'Eternità e l'Infinità completa in sé, rappresentata dalla sfera, si estende nel cono in un eterno susseguirsi di tempi, e si effonde fuori dalla sfera, come da una fonte originaria eterna, per così dire, attraverso il cono appuntito, nei periodi di tempo ricchi di azioni ed opere.

8. In queste parole il più possibile chiarificatrici, rileverete certamente, in modo abbastanza comprensibile, che la vostra immagine, intesa a fornire una spiegazione provvisoria di questo ornamento, è sicuramente molto ben riuscita, poiché voi potete, a vostro piacere, voltare e rivoltare la cosa, ma otterrete sempre lo stesso risultato finale.

9. Ma come stanno invece le cose con il gatto e con il topo?  Vedete, basta soltanto che voi capovolgiate la posizione, e l'immagine è nuovamente esatta.  Il gatto è un animale sempre colmo della voglia di uccidere topi ed altri animaletti simili, perciò la piramide cono rappresenta un topo; ed il gatto rappresenta la sfera.

10. Dunque, come il gatto - quale predatore - vuole sempre inghiottire topi, così pure l'Eternità inghiotte continuamente tutte le successioni di tempo, uscite da essa, nonché tutte le opere che vi sono contenute.

11. Nell'eternità voi potete trovare ogni cosa: passato, presente e futuro, come raccolti in un punto.  Dunque, se tutto ciò si trova così, lo si deve trovare come inghiottito.

12. Guardate ora il nostro gatto: se voi lo poteste scorgere spiritualmente, allora in questo animale non troverete altro se non un aggregato di un numero infinito di topi e di animaletti simili.  Che questo sia esatto, lo conferma la somiglianza abbastanza considerevole fra queste due specie di animali. Soltanto che nel gatto è tutto più arrotondato; ciò rappresenta la maggior completezza del contenuto simile alla sfera. Nel topo, molto più piccolo, invece, tutto è più appuntito; questo dimostra la completezza di contenuto considerevolmente inferiore.

13. A questo punto, voi osservate certamente: "Quando un'immagine chiarificatrice vuol essere completamente esatta, allora dev'essere indicato anche l'esito, e non soltanto l'ascesa ed il ritorno, dunque il profitto, altrettanto quanto il ripetuto consumo".  E' vero che il gatto inghiotte i topi, come l'Eternità il susseguirsi dei tempi e le loro opere, però, le sequenze dei tempi e le loro opere emergono dall'Eternità stessa.  Però, che i topi derivano dal gatto, è una cosa riguardo alla quale i molti savi dell'Oriente sembrano ignorare; e noi, da parte nostra, siamo dell'opinione che, se anche possedessimo una pietra filosofale della grandezza di un Sole Centrale, non potremmo risolvere questa questione!

14. Certo, miei cari amici e fratelli, che con la vostra saggezza terrena ciò vi sarebbe molto difficile; tuttavia, presso gli antichi saggi c'era un guazzabuglio di proverbi, attraverso i quali un vero savio avrebbe potuto dimostrare che, alla fine, attraverso una certa naturale trasformazione ciclica, i topi provengono di nuovo dal gatto.  Voi dite: "Gli antichi dicevano: «Similis simili gaudet», cioè, ogni simile ama il suo simile"; ed un'infinità di altri detti simili.

15. Voi sapete, però, che alla morte di un animale soltanto il suo spirito nerveo sale in un ordine superiore; ed il corpo, rimasto indietro quale un aggregato di potenze naturali inferiori, si dissolve nuovamente, e ritorna attraverso il circuito esattamente nel punto che è il suo predecessore, secondo l'ordine.

16. Il gatto accoglie in sé la vita di quel mondo animale che esso assimila mangiando, e lo promuove in sé ad un gradino superiore, mentre il corpo del gatto, invece, fa un movimento retrogrado, e le forze che si trovano ancora in tale corpo si formano nuovamente attraverso il ciclo fino a costituire dei topi, e perciò - ogni simile ama il suo simile - anche al gatto piace il suo essere, che, attraverso il ciclo ordinato, è ritornato nel topo ed in tutti quegli animaletti che, con esso, stanno su un gradino analogo.

17. E, con ciò, voi vedete che anche quest'immagine è esatta, e, in questa occasione, noi abbiamo illuminato, il più possibile da ogni lato, il nostro ornamento.  E, considerato che qui dal materiale troppo trasparente non si può ricavare un granché, rechiamoci subito al piano superiore, cioè al nono, o nella decima galleria.

 

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Cap. 47

* * * * * * *

Nono piano

Differenza tra luce di sapienza e luce d’amore

 

1. Ecco, noi siamo saliti attraverso questa esilissima scala circolare, e ci troviamo ora, sani e salvi, al nono piano e nella decima galleria. Perciò, guardatevi subito attentamente intorno, e ditemi poi, nel modo abituale, che cosa avete scorto qui di nuovo e di veramente memorabile.

2. A quanto vedo, voi fate tanto d'occhi dalla sorpresa; che cos'è in voi che desta tanta meraviglia?

3. Voi dite: "Caro amico e fratello, all'infuori della parete continua dell'edificio principale, che è di un grigio chiaro biancastro, non scorgiamo nulla di diverso, eccezion fatta, se guardiamo in giù dalla parte delle gallerie sottostanti, mentre dove ci troviamo, non vediamo proprio nulla, cioè né il pavimento, né una rotonda colonnata, né una balaustrata e, meno di tutto, un ornamento nella rotonda.  Tuttavia, ammesso che in questa decima galleria, spaventosamente trasparente, ci siano delle cose del genere, ti preghiamo in tutta serietà di procurarci un unguento oftalmico, poiché, con la nostra facoltà visiva, potremo scorgere ben poco e, di conseguenza, non saremo in grado di giudicare ciò che di meraviglioso e di molto significativo si trova eventualmente in questa decima galleria.

4. Caro amico e fratello!  Se nell'interno di questo nono piano, dovessero comunque abitare degli uomini, e se essi pure dovessero essere tanto trasparenti come questa galleria, noi siamo dell'opinione che il vederli non costituirebbe alcun pericolo per noi, nella stessa misura in cui i sensi degli uomini della Terra corrono il rischio di essere incantati dalla suprema bellezza di esseri celestiali che li circondano, fossero anche i più sublimi, dato che gli esseri umani, di tale bellezza, non ne scorgono neppure un atomo.

5. Anzi, per quanto attentamente noi guardiamo la parete continua, non vi scopriamo neppure una qualsiasi porta d'ingresso, e tutto ha l'apparenza che dietro a quella parete vi vivano dei puri spiriti, oppure, nessuno affatto.  Infatti, in verità, su questa disposizione tanto ariosa, si potrebbe, sul serio, divertirsi un po', poiché, dove non si può vedere nulla, per il soggetto osservante è come se non ci fosse nessun oggetto da osservare, e senza un oggetto sottomano, vorremmo proprio sapere come sia possibile formarsi di esso un concetto visivo, a meno che non si crei con la propria fantasia un intero reggimento di ipotesi, le si mescoli come un mazzo di carte da gioco, se ne levi una a sorte, e la si consideri come una vincita principale.

6. In verità, secondo l'apparenza, in questa galleria dovremo proprio ricorrere a delle ipotesi invisibili, e dire tutt'al più ciò che qui può trovarsi, ma, in nessun caso, quello che effettivamente vi si trova".

7. Certo, miei cari amici e fratelli, secondo l'apparenza voi avete in questo caso ragione, per lo meno in certi punti, ma, in realtà, le vostre dichiarazioni e congetture, nonché alcune frasi che vorrebbero essere spiritose, sono invece molto più basate sull'aria e molto più inconsistenti degli oggetti di questa decima galleria.

8. Sulla Terra, non avete mai udito parlare, e non avete mai visto di quale mezzo si servono i ciechi al posto della vista?  Voi dite: "Essi si servono del tatto". Ebbene, se voi siete per questi oggetti come ciechi, cercate di afferrarli, e vi convincerete se c'è qualcosa o se non c'è nulla.

9. Anzi, io vi dico che noi ci troviamo vicinissimi ad una rotonda di colonne, la quale però qui, com'è naturale, consta soltanto di dodici colonne.  Tastate un po' intorno a voi, ed il vostro tatto vi dirà ben presto come stanno le cose. Vedete, proprio dietro a voi c'è una colonna; allungate la mano e ve ne sincererete subito.

10. Ora, ecco che l'avete fatto; avete trovato una colonna oppure no? Voi dite: "In verità, caro amico e fratello, con le nostre mani ne abbiamo scoperto una molto solida.  Ma di che strano materiale si tratta, che, pur essendo di una straordinaria solidità, è così trasparente che anche con la vista più acuta non se ne trova traccia? Sulla Terra una cosa simile non è neppure immaginabile".

11. O certo, miei cari amici e fratelli, ed a ciò io posso soltanto rispondere: "Tutto è regolato secondo la forma (essenza) della cosa". Tuttavia, si possono trovare sulla vostra Terra degli esempi atti a fornire delle spiegazioni al riguardo.  L'esperienza da voi fatta ora vi insegnerà, se non ve l'ha già insegnato, che oggetti assolutamente uguali, cioè dello stesso colore, date certe circostanze, non si possono distinguere l'uno dall'altro, malgrado si abbia la vista acuta.

12. Prendete quale esempio una parete perfettamente bianca e dipingete su di essa, pure con il colore bianco perfetto, un paesaggio, e quando l'avrete finito, tentate di scorgerlo se vi riesce. Ecco, qui avremmo già un esempio.

13. Ed ora, prendete un diamante ben sfaccettato, e ponetelo in una piccola fucina nella brace di carbone bene attizzato e, immediatamente, il diamante diventerà altrettanto ardente quanto il carbone, anche se, in realtà, quel calore non sarà sufficiente a farlo volatilizzare.  Chiamate, poi, qualcuno che non sappia il posto in cui il diamante è stato collocato, ed egli potrebbe fissare lo sguardo nella brace per un intero giorno e voi potete esser certi che, al pari di voi, non scorgerebbe la minima traccia del diamante.  E perché, dunque?  Perché il diamante, quale un corpo trasparente al massimo grado, date le circostanze assolutamente uguali di luce e di fuoco, malgrado sia un corpo estremamente solido, non lo si può distinguere da ciò che lo circonda, perché i suoi spigoli, in queste circostanze assolutamente identiche, non consentono di distinguere la sua forma.

14. Ecco, questo è un altro esempio preso dalla Terra; andate poi in una fabbrica di vetro, prendete delle perle od altri oggetti di vetro e gettateli in un crogiolo nella massa di vetro liquido arroventato; fissatevi poi lo sguardo e descrivetevi l'un l'altro le diverse forme delle perle e degli oggetti che vi avete gettato; naturalmente non ne scorgerete alcuno. Ecco un altro esempio dalla Terra.

15. Ed ora, ecco un esempio a voi più vicino! Mettete in un bicchiere pulitissimo, trasparente, dell'acqua pulita e tentate di scorgere la parte interna del bicchiere così riempito, contro la quale poggia l'acqua; anche questo non vi riuscirà. Altri esempi: immergete un bicchiere pulitissimo nell'acqua pure pulita, e tentate di scorgere la parte interna e quella marginale del bicchiere, e vedrete che non ci riuscirete.  Oppure fate fare i vetri di una finestra con del vetro lucido come uno specchio da entrambi i lati, e cercate di distinguere dalla vostra stanza qual è il vetro e quale la finestra. Potete essere certi che qualsiasi estraneo che entrerà nella vostra stanza vi dirà: "Perché non fate mettere i vetri alle finestre?" E perché lo dirà? Perché non riesce a distinguere la materia del vetro puro da quella dell'aria pura.

16. Andate inoltre, in un giorno nebbioso, sulla riva di un corso d'acqua, e provate a vedere se riuscite a scorgere l’acqua quando la nebbia giace alla sua superficie.  Degli altri oggetti che si trovano alla stessa distanza, sarebbero, invece, ancora visibili, ma la superficie dell'acqua, no di certo, poiché essa prende la stessa colorazione della nebbia che le sta sopra.  Nello stesso modo quando c'è una nebbia leggera su un ghiacciaio voi non sarete in grado di scorgere nemmeno i contorni ghiacciati che stanno sotto i vostri piedi.  La causa sta sempre nella luce uguale.

17. In conclusione, immaginate di trovarvi nella sfera mondiale di un doppio Sole, dove non di rado, per gli abitanti dei pianeti, per quanto a grande distanza, uno dei Soli sembra coprire, nel suo corso, l'altro Sole, come avviene in un'eclisse di Sole causata dalla vostra Luna.  Quando si tratta di quest'ultimo fenomeno, vi è facile osservare in quale misura il disco lunare sia passato sopra al disco solare, naturalmente all'apparenza; potreste voi, invece, distinguere due dischi solari sovrapposti? Voi scorgereste un disco unico, come se i due Soli si fossero fusi; ma i contorni dell'uno e dell'altro Sole vi sfuggirebbero, data la stessa intensità di luce.

18. Sono dell'opinione che abbiamo sufficienti esempi che vi renderanno molto chiara l'invisibilità degli oggetti di questa galleria.  La causa sta dunque nel colore uguale e nell'uguale trasparenza degli oggetti stessi e quella della sostanza luminosa ed eterea che li circonda da ogni parte.

19. Questo principio non è giusto soltanto materialmente, bensì anche spiritualmente. Raffiguriamoci una compagnia di uomini dotati dello stesso grado di saggezza; come potranno intrattenersi fra loro?  Io vi dico: "In nessun altro modo, se non come ciechi, sordi e muti; infatti, nessuno avrà qualcosa da dire all'altro, perché sa già in anticipo che al suo amico è perfettamente noto quello che egli potrebbe dirgli".  Del resto, un caso simile lo avete sott'occhio anche nella vita d'ogni giorno.

20. Cosa fanno due conoscenti quando, di tanto in tanto, s'incontrano? Vedete, immediatamente l'uno domanda all'altro: "Allora, che novità mi racconti?".  Se l'uno è in grado di raccontare all'altro qualche novità, viene ascoltato con grande attenzione, altrimenti, se nessuno dei due ha niente da dire, la conversazione è di breve durata.  E perché, dunque?  Perché, in questo caso, i colori della luce delle conoscenze sono, per ambedue, completamente omogenei.  Il caso è su per giù uguale, anche quando ambedue conoscono da tempo la stessa novità; e non appena uno dei due comincia a raccontarla, l'altro gli dirà subito: "Oh, amico, ma questa è vecchia; se non hai qualcos'altro da dirmi, vuol dire che abbiamo già esaurito le cose da dirci".

21. Lo stesso è il caso quando un cieco vuole guidare un altro cieco o uno sciocco istruire un altro sciocco.  Quanto lontani essi potranno giungere è cosa nota a tutti, e non vale la pena di dilungarsi in merito.

22. Però, questa è anche la ragione per cui, sulla Terra, gli uomini non possono vedere gli spiriti che stanno intorno a loro; cioè, essi vorrebbero scorgerli con i loro occhi fisici che sono omogenei con il loro intelletto, e questo è omogeneo con la sostanza formale degli spiriti stessi.

23. Se, però, qualcuno penetra nel suo amore, che è un'altra luce rispetto a quella della mera sapienza, allora egli comincia a scorgere intorno a sé le forme spirituali; ma esse scompariranno immediatamente quando vorrà accoglierle nel suo pensiero.  Vedete, questo è, per così dire, un piccolo inizio di ciò che impareremo qui.  Quindi, cominciate a lavorare di tatto diligentemente intorno a voi, e, per la prossima volta, noi avremo sufficiente materiale per le nostre disquisizioni istruttive.

 

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Cap. 48

* * * * * * *

I dodici supporti della vita

 

1. Ora voi avete già toccato parecchie colonne, e adesso spostatevi e cercate verso l'alto, qui nel mezzo, nel posto dove io mi trovo, e ditemi poi che cosa siete riusciti ad afferrare.

2. Voi dite: "Caro amico e fratello, se il tatto non ci inganna, noi tocchiamo delle sfere che dovrebbero essere grandi quanto una testa d'uomo.  Queste sfere sono fissate a due aste incrociate e formano perciò una croce dalle braccia uguali, che pende dall'alto in senso orizzontale, e si trova proprio a tale distanza dal suolo che noi giungiamo abbastanza facilmente a toccarla con le mani.  Questo, però, è tutto quello che ci è dato di scoprire qui.

3. Nel toccare le colonne, noi abbiamo constatato la presenza anche di una scala che porta in alto, recintata da una balaustrata dall'appoggio piatto; come però sia possibile salire una simile scala non visibile, ce lo potrà forse dire la prossima esperienza.  In ciò sta, dunque, tutto ciò che abbiamo scoperto, e tu caro amico e fratello, puoi darci una spiegazione al riguardo.

4. Se dipendesse da noi, saremmo disposti a discendere da questa galleria di alcuni piani in giù, piuttosto che salire soltanto un paio di gradini verso la galleria superiore, probabilmente ancora più trasparente.  Però, come già detto, ciò dipende esclusivamente da te. Noi abbiamo finito di esporti queste memorabili cose invisibili, e tu fanne quello che ti piace. Non c'è bisogno di rassicurarti sul fatto che ti ascolteremo con grande attenzione".

5. Bene, miei cari amici e fratelli; voi avete descritto esattamente gli oggetti degni di nota che si trovano in questa decima galleria, lasciando da parte certe vuote spiritosaggini, che certamente non sono adatte al luogo dove ci troviamo.  E' ben vero che la spiritosaggine è anche un prodotto della sapienza, ma, come tale, ciò sta sul più basso gradino della stessa. Tutta la cosiddetta satira poggia continuamente su certe debolezze umane ed è quindi un cattivo maestro di scherma; infatti, è un eroe da strapazzo chi si batte con dei deboli bambini, mentre alla vista di un vero eroe, andrebbe a nascondersi sottoterra.

6. Il leone non è un pigliamosche; ma, chi va a caccia di mosche, certamente non ha la natura del leone. Perciò, anche la satira ed altre arguzie da essa derivanti hanno ben poco a che fare con il vero e proprio senno profondo della sapienza spirituale.  La si potrebbe benissimo chiamare - e sarebbe molto indicato - una pianta parassita che vuole attaccarsi all'albero della profonda conoscenza interiore della Vita.

7. Perciò, è cosa buona che voi prendiate nota anche di ciò, poiché le cose che abbiamo dinanzi a noi sono troppo seriamente e grandiosamente elevate, per vederle adornare, per così dire, con l'inutile fogliame di piante parassite.  Quanto grandi e quanto significativi siano questi oggetti, lo apprenderete ora da quanto io vi esporrò.  Ascoltate dunque:

8. Le colonne di questa rotonda raffigurano le forze vitali dell'uomo.  Voi avete scoperto dodici colonne.  Se voi perscrutate l'ambito delle forze della vita, che si manifestano esteriormente, troverete con poca fatica che anch'esso poggia su dodici simili sostegni.

9. Quali sono questi sostegni? Quali sono i loro nomi? Li passiamo celermente in rivista: il primo sostegno si chiama: "Tu devi credere in un solo Dio".

10. Il secondo sostegno dice: "Il Nome di Dio, che è santo, santissimo, tu non Lo devi mai profanare, né con le parole, né con i pensieri, né con le brame, né con le opere".

11. Il terzo sostegno dice: "Non tralasciare mai di solennizzare il riposo del Signore, bensì,  durante tale riposo, ricorda, nel tuo cuore, Dio, il tuo Signore e Creatore! Infatti, soltanto in questo riposo, il Signore, tuo Dio, volgerà lo sguardo su di te e benedirà la tua vita".

12. Il quarto sostegno dice: "Tributa sempre obbedienza, amore e rispetto a coloro che ti hanno generato attraverso la Forza di Dio in loro; così facendo otterrai il compiacimento di Dio, e ciò sarà un potente fondamento per ogni prosperità della tua vita! ".

13. Il quinto sostegno dice: "Rispetta la vita in tutti i tuoi fratelli, poiché così riconoscerai il valore della tua propria vita.  Però, se tu uccidi uno dei tuoi fratelli, ricordati che tu hai, con ciò, inferto una ferita mortale alla tua stessa vita".

14. Il sesto sostegno dice: "Rispetta la forza generante in te, come pure quella accogliente nella donna, poiché, vedi, Dio, il tuo Signore, ha posto in te questa potente Scintilla, dal Suo più elevato e più profondo Amore.  Non fare, perciò, mai un cattivo uso di questa santa Forza di Dio in te, e non dissiparla inutilmente; allora tu sarai un costante moltiplicatore della tua stessa vita e della vita dei figli da te generati".

15. Il settimo sostegno dice: "Vedi, tutto quello che tu vedi dinanzi a te, è proprietà del Signore, tuo Dio e Creatore; quello che Egli ha fatto, Egli l'ha fatto per tutti.  Però, se tuo fratello ha preso un frutto dall'albero, egli l'ha preso dalla Mano di Dio, e tu non devi attribuirti, allora, alcun diritto di proprietà per togliere al tuo fratello, sotto qualsiasi forma, il frutto una volta che è stato colto.  E' meglio non prendere nulla e non avere nulla, anziché prendere e avere qualcosa che prima un altro fratello aveva avuto in proprietà dalla mano del Signore, poiché il Signore soltanto è l'unico Elargitore delle Sue cose, secondo Giustizia. Però, chi si arroga i diritti di Dio, è un empio di fronte alla divina Misericordia, e impietrisce il suo cuore, tanto che non è più adatto all'accoglimento della Vita".

16. L'ottavo sostegno dice: "Dio è l'eterna verità. Nella Sua Verità, Egli pronunciò la Sua Parola eterna, e la Parola stessa è la verità di Dio. Da questa Parola, o uomo, tu sei sorto; perciò, tu devi mantenerti fedele a questa Origine eternamente santa, e tutte le tue parole le devi sempre ispirare, in modo fedele e vero, a quella da cui tu stesso sei proceduto; altrimenti tu uccidi la Parola originaria in te, e, per conseguenza, la tua propria vita".

17. Il nono sostegno dice: "Il Signore Dio ti ha conferito vari sensi e forze, che tu devi tenere a freno come un giovane alberello nel giardino della tua vita, affinché cresca possentemente, e diventi un albero di forza e robustezza gigantesche.  Invece, se tu permetti che i tuoi sensi, gli impulsi e le brame si avventino in tutte le direzioni, il tuo albero della vita non si desterà mai ad una forza unificata, bensì o si seccherà, oppure diventerà un cespuglio, o un inutile mucchio di sterpi, dove si rifugeranno ogni sorta di parassiti, mentre gli uccelli del cielo non vi prenderanno mai dimora".

18. Il decimo sostegno dice: "Non guardare la donna con occhi bramosi, e la donna del tuo vicino e del tuo fratello considerala nella brama del tuo cuore come se non ci fosse, con ciò, il tuo spirito godrà di un libero prosperare; e quando tu ti troverai nella sfera del tuo spirito, ti sarà cosa facile congiungerti veramente con la forza dello spirito della tua donna, e questo sarà un vero matrimonio dinanzi a Dio.   Se tu, invece, ti congiungi con la tua donna, soltanto sotto la spinta della tua brama che è ancora immatura, allora, con una tale unione, tu non fai altro che legare strettamente lo spirito tuo con quello della tua donna, tanto che da due spiriti si forma uno schiavo irrecuperabile.  In tal modo uno spirito non potrà mai procurare all'altro la santa libertà della Vita; ma, al contrario, ambedue gli spiriti perderanno persino quella originaria, a causa del congiungimento che si farà sempre più possente".

19. Che cosa dice l'undicesimo sostegno? Esso dice: "Dio è, in Se Stesso, l'eterno e purissimo Amore Stesso; da questo infinito Amore tu, uomo, sei emerso; dunque, tu sei un'opera dell'Amore. Perciò devi afferrare anche Dio, il tuo Creatore, che ti ha formato interamente dal Suo Amore, ed amarLo sopra ogni cosa.  Se tu fai ciò, t'impadronisci dell'eterna Vita imperitura, e vivi eternamente in essa. Se non lo fai, ti separi dalla Vita, e tale separazione porta in sé la morte eterna! ".

20. Il dodicesimo sostegno, infine, dice: "Vedi, uomo, anche tutti i tuoi fratelli sono emersi dall'uno e stesso infinito Amore di Dio, al pari di te; perciò, tu non puoi amare Dio sopra ogni cosa se tu non ami i tuoi fratelli, i quali, altrettanto quanto te, non sono altro se non, essenzialmente, l'onnipotente Amore del Signore".

21. Miei cari amici e fratelli! Ritengo che, con quanto detto, la nostra rotonda è stata sufficientemente illuminata.  Una Croce vi pende nel mezzo, ed è composta di tante sfere messe in croce, quante sono le colonne che circondano la rotonda; la presenza di tale Croce la si può constatare soltanto attraverso il tatto, e non con la luce degli occhi.

22. Scorgete voi, qui, il mistero della Fede? Voi non potete vedere quello in cui voi credete, malgrado si trovi eternamente saldo dinanzi ai vostri occhi.

23. Toccate, innanzitutto, i sostegni interiori della Vita in voi, e poi addentratevi nel vostro intimo. Là voi scorgerete tutte le forme della Vita riunite in questo santo segno.  Ogni forma della Vita è una colonna ed una sfera, quale rispondenza. La colonna sta a rappresentare la forza; la sfera, la completezza della Vita in ogni ramo.

24. La Croce, posta sulla vostra Terra, è, nel suo insieme, un'immagine della Fede; nei suoi particolari essa rappresenta: con la trave verticale, che è anche la più lunga, l'amore per Dio, e l'orizzontale quello per il prossimo.  Questa Croce orizzontale, parallela al suolo, che pende dal soffitto, indica invece la Sapienza, cioè la Luce dello Spirito nella sua completezza, e, in particolare, il puro Amore celeste, che è uguale in Dio per Dio come pure per il prossimo. Vedete, questa è la Sapienza profonda che sta nel grande mistero della Croce, come pure nei dodici Apostoli che il Signore aveva scelti.  Ora voi potete afferrare tutto ciò, ma come?  Con l'amore!.

 

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Cap. 49

* * * * * * *

Della chiave principale dei misteri spirituali

 

1. Volete riflettere più profondamente?  Volete illuminare più da vicino questo mistero con la luce dell'intelletto?  Volete afferrarlo con le vostre mani?   Io vi dico: "Tutto ciò è inutile".  Nella stessa misura in cui voi potete scorgere i contorni di un dipinto bianco su un fondo bianco con i vostri occhi fisici, anche se vi doveste tener fisso lo sguardo per anni, altrettanto poco voi potete penetrare in tali misteri servendovi dei mezzi abituali naturali di esame e di giudizio, poiché qui tutto va di pari passo.

2. La vista degli oggetti di questa galleria di cui voi non scorgete nulla, e la comprensione della più profonda sapienza interiore vanno di pari passo.  Però, io vi dico: "Con l'amore voi afferrerete tutto, e nell'amore per il Signore voi potete comprendere tutto".  L'amore è una sostanza che dà nuova forma e colore alle cose che provengono dalla sapienza; e quello che, nella luce della sapienza, sta infinitamente lontano, l'amore lo raccoglie in un ambito ristretto esponendolo così alla portata della vista. Però, deve essere un vero e completo amore, perché l'amore dimezzato e quello ridotto ad un quarto della sua intensità servono a ben poco.  Questo è anche comprensibile in senso naturale; anzi, nulla potrebbe essere più naturalmente comprensibile di così.  Noi abbiamo un'infinità di esempi, e molti sono proprio dinanzi ai vostri occhi, e tutti vi insegnano la medesima cosa.

3. Ammettiamo che a qualcuno, che ne abbia la possibilità economica, venisse il desiderio di fabbricarsi una casa. Per far ciò, pero, oltre a tutti i materiali occorrenti, bisogna metterci molta fatica e lavoro per accumulare assieme tutti questi materiali, e poi, molta pazienza, dei sacrifici e parecchia attenzione, prima che la casa sia completata.

4. Dunque, con la semplice voglia ed il pensiero gioioso non si può certamente edificare nulla; ma invece, qualora nell'animo di colui che vorrebbe edificare una casa si sia destato un grande amore per tale casa, allora si affrontano, con grande zelo, tutte le condizioni che tale opera richiede.  E, man mano che le cose maturano, anche l'amore diventa sempre più veemente, alla fine riunisce tutto in un unico posto e fa mettere all'opera in modo attivo le mani di molti uomini grazie alla vitalità che l'amore ispira loro. Presto la casa sorgerà completa come un'opera dell'amore e quando vedrete questa linda casetta, direte: "Chi avrebbe pensato sei mesi fa che dal materiale buttato alla rinfusa sarebbe sorta così presto una casetta graziosa?". Ecco, ciò l'ha predisposto lo spirito umano ed ora la casa sta lì come un compendio dei materiali più disparati che sono stati uniti e legati tra loro per uno scopo comune.

5. Però ora voi stessi chiedete: "Ma chi è stato qui il vero capomastro? Chi ha messo insieme i materiali e i costruttori? Forse i soldi del committente o la sua salda volontà o la sua avvedutezza?". Io vi dico: "Né una cosa né l'altra, bensì solo l'amore è il possente fondamento per la costruzione di questa casa. L'amore del committente ha raccolto il materiale ed ha ingaggiato i costruttori; senza di esso il committente non avrebbe dato né i soldi per la costruzione, né avrebbe riunito il materiale e neanche i costruttori.

6. Ed ora che la casa è compiuta, ognuno può vedere la sua forma utile al suo scopo, mentre, senza il vero e fermo amore del committente, tutto il materiale sarebbe rimasto lì alla rinfusa, in un caos senza forma, nel suo stato originario. Ritengo che questo esempio sia tanto evidentemente valido da non necessitare di altre spiegazioni. Dunque, passiamo ad un altro esempio. Immaginate un uomo, il quale, grazie alla sua fantasia per la costruzione di forme, ha molta disposizione per la pittura.  Quest'uomo trae un grande godimento alla vista di opere del genere, come pure della natura stessa; ciò desta in lui il desiderio di diventare anche lui un artista, però, gli manca la necessaria serietà per applicarvisi.

7. Qual è, dunque, la causa per cui quest'uomo, con disposizioni tanto brillanti, non ha ancora afferrato la matita ed il pennello, e non si è messo a studiare zelantemente gli elementi principali di tale arte?

8. Io vi dico: "A quest'uomo non manca altro che il vero amore per quest'arte; quando egli sarà veramente compenetrato dall'amore, allora noi cominceremo a scorgere ben presto dei bellissimi schizzi del nostro nuovo pittore, ai quali seguiranno, presto, dei magnifici capolavori".

9. Chi è, in tal caso, il vero e proprio informatore?  Chi congiunge la fantasia interiore con le forme esteriori?  Chi unisce le forme così sviluppate con i colori, per mezzo del pennello, sul fondo bianco della tela?  Ritenete voi che questo dipenda dai buoni maestri od istruttori?

10. Oh, io vi dico: "Tutto ciò non conta nulla, bensì soltanto il proprio e grande amore per quest'arte ha formato un nuovo grande maestro, che attira l'informe dalla sfera della luce della sapienza infinita, ampiamente sparpagliata, e la rappresenta in splendide forme nuove, che possono venir ammirate da ognuno".

11. Vedete, questo è nuovamente un esempio tanto chiaro per la nostra questione da non necessitare di ulteriore discussione.  Però, noi ricorreremo ancora ad un esempio, il quale, per voi, è a portata di mano.

12. Passiamo, dunque, a quell'arte tanto significativa che è la musica. Voi troverete sicuramente, fra gli uomini, molti amici di quest'arte che provano un immenso diletto quando hanno occasione di sentire una splendida esecuzione da parte di un vero artista.  Sono però da considerarsi per questo artisti anche loro? Io ritengo che voi stessi siate in grado di giudicare che, fra tanti entusiastici ascoltatori, ben pochi sarebbero quelli meritevoli di esser considerati tali.

13. Però, perché costoro non sono anch'essi dei musicisti, bensì soltanto amanti dell'arte?  Perché sul palco c'è soltanto un eccellente esecutore che con i suoi suoni, presi a prestito dal Cielo, influisce sugli animi degli ascoltatori così da disporli a grande letizia, e ad annunciare alle loro anime un'altra vita, molto più elevata e più perfetta?

14. Non si potrebbe dire: "Quello che è possibile ad un uomo, non dovrebbe essere impossibile neanche agli altri uomini?  Ognuno alla sua maniera e secondo il suo talento potrebbe sicuramente fare qualcosa di valido, nel pieno risveglio del suo spirito, che è un discendente delle divine perfezioni".  Ammettiamo che in risposta qualcuno potrebbe osservare: "Certamente, ciò dipende dai maestri. Se, fra costoro, alcuni avessero avuto maestri adatti, sarebbero diventati essi pure dei bravi artisti; però "ex trunco non fit Mercurius", come voi usate dire; così pure un maestro inabile può difficilmente essere un maestro nella sua arte.  E' proprio vero, chi già per se stesso non sa niente, non sarà certo in grado d'insegnare granché ad un altro".

15. Invece, noi dobbiamo ammettere che ci sono dei veri maestri nella loro arte, che hanno, sotto la loro guida, parecchi discepoli, ma che, malgrado ciò, dalla loro scuola, sono ben pochi coloro che diventano degli artisti anche soltanto un poco meritevoli d'attenzione, e in seguito a questa considerazione si deve giungere alla seguente conclusione:

16. "Se dalle migliori scuole d'arte escono così pochi artisti, si deve cercare altrove la vera ragione per cui uno scolaro diventa un vero artista, e non nel maestro, il quale ha tutte le carte in regola per essere un artista perfetto".  Hanno forse gli alunni troppo poco talento, troppo poca diligenza, oppure ci sono delle altre circostanze che impediscono loro di dedicarsi sufficientemente all'arte?

1.   Ecco, io già vedo ciò che qualcuno vorrebbe dire: "Questo maestro ha soltanto la sfortuna di non avere neppure un genio fra i suoi numerosi discepoli".  Ma io vi dico schiettamente: "Questo maestro, tranne pochissime eccezioni, ha avuto dei veri geni tra i suoi allievi, eppure nessuno di questi geni è diventato qualcuno. Ma nessuno di loro era colmo del più intimo, possente amore per la musica! Perciò nessuno di loro diventa un vero artista, il cui cuore arda continuamente di possente amore per quest'arte.

18. Infondi amore vivente nel cuore dei tuoi scolari e puoi essere certo che tutti gli organi vitali che quest'arte richiede in brevissimo tempo verranno messi in efficienza in modo così meraviglioso che ogni ascoltatore rimarrà altamente sorpreso, e dovrà dire: "Già sembra un vero grande artista nella pienezza della sua maturità".

19. Come vedete, anche in questo caso l'amore soltanto è il vero e proprio maestro, esso forma il musicista ad una tale grandezza di sentire, della quale, un altro uomo non può farsi nemmeno un concetto.  Questa grandezza del sentire, poi, rende soggetto con il tempo anche tutto l'organismo in modo tale che perfino tutte quelle cosiddette difficoltà tecniche possano venir superate in un modo sorprendente.

20. E come, in questo caso, l'amore è semplicemente tutto in tutto, così esso è anche, anzi specialmente, tutto sopra tutto nella grande arte della Vita!  Con l'amore voi potete penetrare in profondità, dinanzi alle quali rabbrividiscono molti spiriti; ma, senza l'amore o con poco amore, non sorge mai un perfetto artista all'alba dello spirito.  Perciò, fin dal principio, io ho detto: "Se volete guardare più profondamente in queste cose d'alta sapienza, allora dovete, molto seriamente, mettere mano all'amore, che, però, non dev'essere un amore dimezzato o ridotto ad un quarto della sua intensità, bensì un amore in piena misura".

21. Afferrate, perciò, il nostro amorosissimo Signore e Padre in Gesù Cristo con tutta la forza del vostro cuore e vi convincerete ben presto che l'amore per Dio può tutto.

22. In verità, io non esagero se vi dico: "Se voi aveste l'amore in tutta la sua pienezza, allora avreste anche la potente fede vivente, e con tale amore e tale luce della fede da esso emanante, voi potreste strappare delle stelle dal firmamento!".  Svegliatevi dunque e noi vedremo in questa decima galleria ancora delle cose meravigliose!

 

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Cap. 50

* * * * * * *

Sull'innamoramento e sull'amore per il Signore

 

1. Voi dite: "Caro amico e fratello, tu puoi senza alcun dubbio aver ragione e le cose staranno senz'altro come hai detto; però, vedi, destare di punto in bianco l'amore rappresenta una grande difficoltà; ciò lo sappiamo per esperienze fatte qui e là.  Perfino riguardo al cosiddetto «innamorarsi» la cosa non è tanto semplice.  Per poco che si voglia approfondire, si giunge ben presto alla constatazione che l'amore non lo si ha assolutamente in proprio potere e non si può dire che si possa innamorarsi di qualcuno basta che lo si voglia, bensì ciò dipende dalle circostanze e dalle condizioni e, quale amatore, non si è assolutamente un essere attivo, bensì puramente passivo, perché, non di rado, deve letteralmente trascinarsi dietro l'amore come un carico alquanto pesante; e ci sono dei casi in cui non c'è mezzo con cui liberarsene, come si fa da qualunque altro peso.

2. Ed allora, anche in questa occasione, noi siamo dell'opinione che, se fossimo veramente padroni dell'amore, non tralasceremmo certamente di afferrare il Signore con la più ardente veemenza del nostro cuore.  Invece noi possiamo fare ciò che vogliamo, possiamo spremere il nostro cuore e comprimere il nostro sentire come l'uva in un torchio, e ne potrebbe venir fuori più facilmente qualunque altra cosa, ma un amore ardente come da te descritto no di certo.

3. Perciò riteniamo che l'amore per il Signore sia diversamente costituito rispetto a quello di un uomo nel fiore della vita verso una bella ragazza, oppure che l'amore per Dio, se dovesse essere simile a quello per una ragazza, dovrebbe venir infuso nel cuore dell'uomo dal Signore Stesso, secondo la Sua grande Misericordia; altrimenti è quasi impossibile che l'uomo, con tutta la sua propria forza, possa afferrare il Signore, in ogni tempo e quando egli voglia, con veemente amore.

4. Dunque, se qui dipende da noi destare all'improvviso il più grande amore per il Signore, allora sarà molto difficile che si giunga a scorgere tutte quelle cose meravigliose che si trovano in questa galleria, poiché noi possiamo volere il massimo possibile e, malgrado quest'ultima volontà del nostro cuore, non possiamo infiammarci con la facilità con cui, di notte, accendiamo una candela.  Qui dunque, caro amico e fratello, un buon consiglio è proprio necessario".

5. Cari amici e fratelli, io sono dell'opinione che, da un lato, voi abbiate ragione e che l'amore sia il vero padrone dell'uomo, come abbiamo visto già ieri negli esempi presentati e ciò perché in realtà esso è la sua Vita stessa.  La Vita non può venir dominata da quello che non è Vita, perciò ci deve essere un altro mezzo a cui l'amore ubbidisce, seguendo spontaneamente il superiore suggerimento di ciò a cui ubbidisce.

6. In che cosa, dunque, consiste questo mezzo?  Esso consiste nella chiara raffigurazione proprio di ciò che si vuole abbracciare con la pienezza dell'amore.

7. Provate a vedere se siete capaci d'innamorarvi di una ragazza della quale sapete soltanto il nome, per quanto maestoso possa risuonare!  Sulla base di una tale semplice cognizione, il vostro amore non farà certo grandi progressi, poiché ciò che non si conosce affatto, o per lo meno troppo poco, non lo si può stringere con l'amore, così come non si può afferrare con le mani quello che non c'è, oppure che è troppo evanescente.

8. Invece, se voi potreste avere una completa descrizione della ragazza in questione, di quali siano il suo aspetto e le sue caratteristiche e, se oltre a tutto ciò, voi ricevereste da essa un biglietto, con il quale vi assicurate del suo amore, per la stessa ragione, cioè perché anch'essa vi ha conosciuto in modo vantaggioso dalle descrizioni che di voi le sono state fatte, allora il vostro amore per la ragazza si desterebbe e sentireste immediatamente in voi, ansiosamente, la spinta ad andare laddove lei vi attende con tutto l'amore, mentre anche il vostro amore diventerebbe sempre più ardente, se, durante il viaggio o con il passare del tempo, sentireste parlare di lei in maniera sempre più allettante.

9. Vedete, l'esperienza insegna che ciò può sicuramente avvenire; ora però io vi chiedo: "Come mai questa ragazza si è impadronita tanto potentemente del vostro cuore, dal momento che non l'avete mai vista e che lei intenzionalmente non vi ha fatto avere nemmeno un suo ritratto, per non darvi in anticipo un appagamento che avrebbe potuto indebolire il vostro amore?".  La risposta è facile e deriva pure dall'esperienza, poiché voi siete giunti ad una valida e ben basata raffigurazione, grazie alla quale l'avete potuta immaginare da tutti i lati, nella maniera per lei più vantaggiosa.

10. Le sue qualità e la sua bellezza vi hanno avvinto e voi non potete fare a meno di stimarla ed amarla per tutti questi vantaggi che lei vi offre; dunque voi dovete amarla.

11. Vedete, in questo esempio del tutto naturale è dimostrato, in modo evidente, in quale maniera si può sviluppare in sé l'amore per il Signore.

12. La conoscenza del Signore è il potente impulso che raccoglie le scintille nel cuore, e poi, per mezzo delle stesse, accende tutto il cuore in una vivida fiamma.

13. Infatti, chi potrebbe amare Dio se non Lo conoscesse?  Chi però Lo conosce sempre più, Lo amerà anche sempre più.

14. Tuttavia, voi non dovete paragonare, in modo assoluto, l'amore per il  Signore a quello per una ragazza così descritta, bensì, piuttosto, all'amore molto più puro, come tra figli e genitori.

15. L'amore verso Dio non è un ardore appassionato, bensì un dolce alitare, che non sconcerta affatto l'uomo nella sua sfera di libertà, cioè altrettanto poco come l'amore filiale non turba per niente i figli nella loro attività.  E' indubbio che essi amino straordinariamente i loro genitori - qui naturalmente s'intende parlare di buoni figli - anzi, spesso non sanno neppure quanto sia forte il loro amore filiale.

16. Per giudicare della misura di tale amore, è sufficiente che voi siate accanto a loro in occasione del trapasso del padre o della madre, e le lacrime e il contorcere le mani vi daranno la misura notevole del loro amore per i loro genitori.  E, tuttavia, durante la vita di detti genitori, osservando anche tali figli con grande attenzione, non avreste potuto scoprire in loro una tale intensità d'amore filiale.  Vedete, le cose stanno esattamente così anche con l'amore per il Signore. Esso è, come già detto, un dolce alitare, un sentimento altamente rispettoso, pieno di tenere e sublimi risonanze e nessuno vene turbato nella sfera della sua libertà.

17. L'amore verso Dio non è una passione che opprime il cuore, bensì, con la massima letizia e sufficiente nutrimento vivente, esso colma e sazia costantemente spirito, cuore e corpo dell'uomo. Perciò, è sufficiente che nel vostro cuore voi chiamate soltanto "Padre" e voi avrete fatto abbastanza!   Ed il Padre sazierà e rafforzerà sempre il vostro cuore con il Suo Amore, a seconda del vostro bisogno.

18. A voi non occorre nemmeno un'immagine, bensì soltanto la conoscenza di Dio nel vostro cuore e voi avrete abbastanza amore, per quanto occorre qui, per illuminare le meraviglie che si trovano dinanzi ai nostri occhi.  Perciò, disponetevi in questo modo e poi guardate!

 

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Cap. 51

* * * * * * *

Causa di tutte le cose e di tutti i fenomeni

 

1. Voi avete, per quanto possibile, seguito il mio consiglio, e già ora vi meravigliate altamente - a quanto vedo - alla vista delle cose meravigliose che si presentano chiaramente al nostro sguardo, in una luce del tutto diversa.

2. Voi chiedete di certo a questo punto: "Ma, caro amico e fratello, per l'amore di Dio, come è possibile ciò? Vedi, quando nel nostro animo rivolgemmo il pensiero al Signore, la luce bianca, che avviluppava tutte le cose, si andò tramutando lentamente in una luce rossiccia, la quale permette ora di scorgere in modo chiaro tutte le cose che vi sono in essa".

3. Adesso vediamo la rotonda colonnata, la galleria, le porte che conducono nell'interno dell'edificio, la Croce dalle quattro braccia uguali formata da sfere, che pende dall'alto. Ora possiamo contare le dodici sfere seguendole con lo sguardo, mentre prima le abbiamo contate soltanto con il tatto.

4. E vedi quale sontuosità in tali sfere! Ognuna sembra essere un piccolo mondo, nel cui spazio interno si possono scorgere, come fossero viventi, delle cose meravigliose e innumerevoli, e in ogni sfera c'è qualcos'altro.  Da quanto a noi è dato di poter osservare, queste creazioni formali interiori sembrano corrispondere ai dodici articoli che tu, caro amico e fratello, ci hai così magnificamente esposti.

5. Oh, com'è veramente magnifico poter ammirare queste cose meravigliose! In verità, non se n'è mai sazi.  La vista di questi mondi in miniatura, nelle dodici sfere di cui la Croce è formata, acquista un fascino sempre maggiore.

6. E guarda un po' anche le colonne.  In verità, all'esterno esse sono talmente lucidate e lisce che non possiamo nemmeno immaginare che la superficie dell'etere sia più liscia; invece, l'interno delle colonne è letteralmente vivente, e corrisponde, in modo più vasto e dettagliato, a tutto quanto di meraviglioso appare nelle sfere.  E' quanto mai splendido seguire con l'occhio come i colori, nelle varie forme che si muovono nell'interno di una colonna, si alternino continuamente con molta dolcezza.

7. Una soave iridescenza diletta sempre di nuovo la vista, poiché ad ogni minimo movimento compaiono dei nuovi colori, e quello che è soprattutto meraviglioso sta nella constatazione che quegli stessi colori, che sono simili a quelli sulla nostra Terra, assumono qui un carattere del tutto diverso.  Noi pure abbiamo un rosso, un verde, un azzurro, un violetto, un giallo, e tutte le diverse gradazioni di questi colori, però, in verità, chi ha voglia di riflettere, lo faccia, e trovi una base per ogni colore, e su questa base stabilisca il suo fondamento.  Infatti, ci dica quale rosso è il rosso, quale verde è il verde fondamentale, quale azzurro è l'azzurro fondamentale, quale violetto il violetto fondamentale e quale giallo il giallo fondamentale, dal quale derivano tutte le altre sfumature.

8. Dunque, quale colore rosso è veramente quello fondamentale?  Forse il rosso sangue, il porpora o lo scarlatto, oppure il carminio?  Tutti questi sono dei colori rossi, eppure nessuno è simile all'altro, forse il rosso cupo è quello fondamentale, oppure il rosso chiaro?  E simili differenze le si riscontrano in ogni colore, perciò, qual è il fondamento di ognuno?  Vedi, caro amico e fratello, questo sulla Terra non lo può stabilire nessuno; qui, invece, noi vediamo sul serio i colori fondamentali, ed essi ci rammentano quello che si usa dire di un ananas maturo, cioè, che esso ha qualsiasi gusto che ci si immagina.

9. Ed anche qui, davvero, noi vediamo dei colori che non di rado irradiano come dal fondo, e questi colori hanno una così curiosa iridescenza che nel rosso si possono scorgere, tutte in una volta, le sue sfumature; e questa iridescenza si regola quasi secondo il desiderio dell'osservatore.  Quel  rosso che si immagina con maggior forza, si fa anche scorgere immediatamente nel modo più vivido, senza però far scomparire l'essenza fondamentale del colore rosso. In verità, sulla Terra non è dato di sognare colori simili ad un povero peccatore.

10. Concludendo, sulla Terra noi abbiamo bensì dei colori suddivisi e distinti, ma neanche l'ombra di un colore fondamentale che abbracci in sé tutte le sue gradazioni. Anche da noi i colori contengono nella loro essenza delle sfumature, ma quando si volge nell'iridescenza si manifesta un altro colore. Ma in questa iridescenza qui nel colore rilucono tutte le gradazioni del rosso, nel verde tutte le sfumature del verde e così via passando attraverso tutte le gradazioni di colori.

11. Oltre a ciò - e questo è veramente meraviglioso - noi scopriamo dei colori del tutto nuovi, che non ci è mai capitato di vedere sulla nostra misera Terra.  In verità, sulla Terra tutto è frammentario, tutto è un pallido spezzettato barlume della magnificenza che noi vediamo qui, in tale sovrabbondanza fondamentale!

12. Oh, caro amico e fratello!  Dicci, dunque, come dobbiamo comprendere quanto è avvenuto! Perché prima, nella luce bianca, non potevamo scorgere nulla, mentre ora, in quella rossiccia, vediamo un infinito numero di cose?".

13. Miei cari amici e fratelli, vedete, tutto ciò è opera dell'amore e della sua Luce.  Io vi ho detto fin da principio: "Nella luce assoluta della sapienza ad uno spirito limitato non è dato di scorgere nulla o molto poco; ma, nella luce dell'amore, la luce della sapienza viene costretta in forme, e non può evadere dalla forma che le è stata stabilita, finché la luce dell'amore, o meglio, il fuoco dell'amore la tiene prigioniera, con mille potenti braccia".  Nell'assoluta luce della sapienza l'uomo è come un tralcio staccato dalla vite, il quale si secca, e, con il tempo, svanisce e non porta mai frutto.  Nella luce dell'amore, invece, esso rimane unito alla vite, e porta molto frutto mille volte tanto!  Che questo sia letteralmente esatto, voi lo potete constatare in pratica, con poca fatica, con i vostri cosiddetti savi del mondo freddi.  Tali uomini disprezzano l'amore, dichiarandolo una pazzia, mentre vanno costantemente in estasi per speculazioni ultra sensoriali, costruiscono principi su principi, formulano ipotesi su ipotesi; ed a forza di principi e di ipotesi, si perdono in innumerevoli conclusioni che sono altrettanto vane, come sono vani i principi e le ipotesi stesse. E, quando sono giunti alla fine di tutti i loro principi, ipotesi e conclusioni, voi chiedete loro una spiegazione su una cosa qualunque, essi vi daranno sempre una risposta tale che, in primo luogo, essi stessi non comprenderanno affatto, e che voi comprenderete ancora meno; e la più saggia conclusione che i più saggi fra loro alla fine esprimeranno, sarà che essi, quali i più saggi, non sanno nulla, non hanno nulla, non sono nulla!

14. Però, affinché possiate scorgere tutto ciò ancor più chiaramente, vi posso citare alcuni di questi savi nel mondo del tempo antico, nonché di quello moderno.  Voi certamente avrete sentito parlare di Socrate, Platone e Aristotele, e forse anche letto qualche opera loro.  Questi tre savi, per quanto li si possa considerare fra i migliori, con tutta la loro sapienza non hanno ottenuto nemmeno la milionesima parte del risultato che può ottenere un semplice bambino, che sa appena leggere, quando si rivolge per la prima volta pieno di fede al Signore, chiamandoLo caro Buon Padre celeste!

15. Essi andavano a caccia di fenomeni e di esperienze; ma di che utilità sono stati per loro, se non hanno potuto comprendere la ragione di nessuno di essi, che sta soltanto nell'amore per il Signore?

16. Chi vorrebbe numerare veramente gli innumerevoli fenomeni e penetrare nell'Infinità fino alla loro causa? Poiché, in qualunque luogo egli credesse di averne trovata una, egli si troverebbe proprio nel centro ingannevole dell'Infinità stessa, centro dal quale, naturalmente, essa continua all'infinito, da tutti i lati.

17. Chi invece ha l'amore, costui ha in sé la Causa di tutte le cose e di tutti i fenomeni, perché egli ha in sé il Signore, e può con minima fatica arrivare alla Causa, mentre ai cacciatori della sapienza o dell'infinito riuscirà molto difficile trovare un bersaglio verso cui dirigere il dardo evanescente della loro sapienza.

18. Ritengo che, da questi pochi esempi, la cosa dovrebbe risultarvi sufficientemente chiara, specialmente quando voi date un'occhiata ai savi del mondo del vostro tempo attuale, i quali hanno scelto come bersaglio dei loro tiri il Signore, con l'intento di prenderLo e misurarLo con la loro misura. Ma, alla fine, che cosa hanno ottenuto con tutta la loro sapienza? Nient'altro se non la perdita del Signore!

19. Colui che essi cercavano nell'infinito e nell'inaccessibile, non lo hanno trovato, e, alla fine, furono costretti a creare un Dio traendolo dalla loro propria nullità, il quale, naturalmente, è Dio quando fa comodo a loro, quali superdèi, di accogliere un tale concetto nella loro immaginazione.  Ritengo che per scorgere questa sfolgorante idiozia al primo sguardo basta l'intelligenza di un bambino dai cinque ai sette anni, mentre l'uomo più semplice, al quale la parola "sapienza del mondo" o "filosofia" è altrettanto ignota quanto i due poli terrestri, di fronte ad un tale pronunciamento sulla Divinità, non potrà fare a meno di ribattere immediatamente, in modo estremamente semplice e tuttavia colpendo nel segno, dicendo:

20. "Eh, amico, come può essere ciò?  Se Dio fosse proprio Dio quando voi Lo pensate, allora vorrei proprio sapere chi vi ha creati, e dal momento che voi potete pensare un Dio, dunque, chi vi ha dato questa facoltà?  Infatti, quello che voi enunciate di Dio è ancora più sciocco del fatto che qualcuno volesse sostenere seriamente che una casa si è fabbricata da sé senza capomastro, e che un uomo diventa un capomastro, se una tale casa, fabbricatasi da sé, lo vuole accettare come tale”.

21. Ebbene, quest'uomo comune, con il suo semplice discorso, non ha parlato forse in maniera infinitamente più saggia dell'accolita filosofica altamente sapiente presa nel suo insieme?  Certo, si può dire benissimo che costui ha colpito nel segno con un colpo solo, ed ha ammazzato un intero sciame di mosconi luccicanti; poiché il moscone è, indiscutibilmente, la precisa immagine ed il simbolo più appropriato di un filosofo dei vostri tempi.  Anche il moscone splende come se fosse rivestito d'oro puro, e guardandolo librarsi nell'aria, sembrerebbe che si nutra di sostanze eteriche, grazie alle quali raggiunge uno splendore esteriore non indifferente, mentre resta soltanto un mucchio di escrementi - non importa se sono d'uomo o d'animale - e si chiarirà ben presto di quale spirito questo animaletto è animato e di che cibo si nutre. Se trova un mucchio di escrementi, lo succhia finché lo ha svuotato di tutti gli umori. Inoltre esso deposita ancora una quantità di vermi, i quali, dopo aver trascorso breve tempo in questa dimora, tutt'altro che bella da vedere, si sviluppano in nuovi mosconi della stessa specie.

22. I nostri filosofi non fanno la stessa cosa? Se voi li osservate esteriormente, hanno l'aspetto come se fossero indorati dalla sapienza più genuina, ed essi definiscono la loro occupazione come puramente spirituale.  Se voi però li interrogate sul serio su qualcosa che sia veramente spirituale, voi v'imbattereste immediatamente nel più rozzo materialismo, in base al quale essi tenteranno di mettere in evidenza che senza la materia, non è assolutamente il caso di fermare il pensiero su alcunché di spirituale e che perciò lo spirituale deve venir dapprima estratto dalla materia, e non può esistere quale assoluto, in nessun luogo, bensì deve avere dappertutto un organismo materiale per la sua manifestazione.  Se questo viene a mancare, allora cade anche ogni effetto e manifestazione spirituale esteriore.  La facoltà umana di pensare non è altro che l’effetto dell'organismo materiale, dove le forze devono svilupparsi come in una storta in un laboratorio chimico per operare finché la storta non venga spezzata.  Invece, se la storta, a causa di un urto maldestro, ha cessato di esistere, allora sopravviene anche la fine delle forze chimiche che si sviluppano ed operano in essa.

23. Vedete, allo stesso modo filosofa anche il nostro moscone, e si esprime in certo qual modo, con il suo comportamento:  "Io vivo esclusivamente dagli escrementi, e vivo tanto a lungo, quanto a lungo posso trovarne. Se me li togliete, la mia vita è finita, poiché la mia forza vitale io la succhio solo dagli escrementi e perciò, in tutte le mie parti, non sono altro che un lucente escremento.  Se voi me li togliete, allora io, quale scintillante moscone d'oro, cesso di esistere!  Per mia fortuna, possiedo ancora una forza di riproduzione, altrimenti, togliendomi gli escrementi, non soltanto io, per me stesso, verrei immediatamente annientato, bensì con me tutta la mia razza".

24. Dunque, i filosofi assoluti si attaccano alla materia, perché credono di aver trovato in essa un centro, o un punto su cui basarsi.

25. Però, perché si attengono alla materia? Perché essi, al pari dei mosconi, si muovono continuamente nell'insostenibile ed ariosa, unica luce della sapienza.  Dato, però, che in essa non trovano nulla, fa loro necessariamente comodo se possono mettersi a sedere su qualche frammento materiale e tentare di succhiare via, con le loro trombe aspiranti, la sostanza vitale spirituale.  Quando, però, questa è stata completamente estratta, alla fine non rimane loro altro che riprodursi nei loro discepoli, o per lo meno negli scritti da loro lasciati, affinché, attraverso di essi, possano venir consumati gli ultimi resti degli escrementi, e di loro stessi non rimanga altro che valga se non il loro nome, ed il fatto che, con tutti i loro lavori spirituali, essi non hanno trovato nulla di spirituale.

26. Vedete, tutto ciò c'insegna e ci mostra essenzialmente la luce rossiccia; perciò, approfittiamo di questa luce per salire subito al decimo piano nell'undicesima galleria. Ecco la sala; dunque coraggio, e saliamo senza indugio!

 

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Cap. 52

* * * * * * *

Decimo piano

Essenza della domanda e della risposta

 

1. Eccoci giunti, guardatevi intorno con occhi attenti e ditemi cosa vedete qui; però, fate attenzione; se volete scorgere gli oggetti che si trovano qui, dovete rimanere nella luce rossa, poiché la luce bianca voi la potete vedere altrettanto poco quanto nella precedente galleria.

2. Però, io osservo in voi una domanda piuttosto particolare. Essa, a dire il vero, non è qui al suo posto giusto, dato, però, che è già qui, faremo del nostro meglio per darvi una risposta soddisfacente. Così suona la domanda, e così, voi vi chiedete:

3. "Caro amico e fratello! Tutto quello che noi vediamo qui è elevato, bello, vero e buono e specialmente tutto quello che apprendiamo dalla tua bocca; però, ciò è sempre accompagnato da qualcosa che noi non riusciamo a compenetrare fino in fondo; e questa cosa si manifesta, appunto, con questa domanda che ci hai ora citata, e che tu ci attribuisci.

4. Vedi, noi domandiamo e parliamo effettivamente e, così del pari, veniamo menzionati come se, effettivamente, chiedessimo e parlassimo personalmente, mentre non siamo noi a chiedere ed a parlare, invece sei tu sempre il medesimo che parla, tanto per sé come fuori da sé, per noi.  E così tu non di rado vedi delle domande in noi, delle quali noi non abbiamo ancora nessun sentore.  Nello stesso modo tu ci attribuisci delle discussioni e dei giudizi dei quali non ci siamo mai neppur sognati.  Tu ci rivolgi delle domande, e noi rispondiamo fuori dalla tua propria bocca, poiché, se effettivamente fossimo noi a dover rispondere, allora ci sarebbe molto mutismo, così che alle tue domande non potremmo rispondere nemmeno con una sillaba.

5. Perciò, ti preghiamo, caro amico e fratello, di volerci dire come possiamo comprendere ed interpretare la cosa.  Come facciamo a parlare fuor da te, e come possiamo averti posto adesso questa domanda, della quale, alcuni attimi fa, non abbiamo sentito in noi nemmeno la minima traccia?". 

6. Miei cari amici e fratelli! Io voglio aiutarvi a destarvi da questo sogno. Se voi mostrate ad un esperto e provetto botanico la radice di una pianta, egli vi descriverà, immediatamente, l'aspetto della pianta stessa, e quando lo avrete così sott'occhio, la riconoscerete come una pianta a voi già nota.

7. Se voi consegnate uno scheletro ad un esperto anatomico, egli sarà in grado di descrivervi, in modo corrispondente al vero, la figura di colui al quale lo scheletro apparteneva, poiché egli lo deduce dalla posizione e dalla connessione delle ossa.  Se egli, oltre a ciò, è un bravo riproduttore in cera, potrà ricoprire le ossa con tanta capacità che vi sembrerà di avere dinanzi a voi, come se fosse risuscitata, la persona che una volta era in vita, e che vi era nota.

8. Se poi, con un altro esempio, voi mostrate ad un esperto chimico un liquido composto di parecchie sostanze, che voi però non conoscete, egli, con un minimo di fatica, lo scomporrà nelle sue singole parti, e voi allora saprete di che cosa si tratta, cioè, se conteneva dello zolfo, della calce, ecc.

9. Ora, se voi trovate un seme e non sapete da quale pianta proviene, potete recarvi da un esperto giardiniere e farglielo vedere, ed egli saprà dirvi, al primo sguardo, da quale pianta proviene, e ve la mostrerà pure, se una tale pianta la dovesse avere a portata di mano.

10. In casi simili, non potreste pure chiedere: "Come è possibile ciò? Come si può, dall'osservazione di questi segni quanto mai insignificanti, giungere a stabilire, con sicurezza, ciò che c'era all'origine e quello che ne deriverà?".

11. Vedete, miei cari amici e fratelli, questo proviene in un certo qual modo dalla radice. Il fatto che io conosca ed esprima le vostre domande e così pure le vostre risposte, dipende dal fatto che io, quale un puro spirito, sono un botanico, un anatomista ed un giardiniere spirituale; e riconosco dalle radici, a voi ancora ignote che comunque si trovano in voi, quali domande potrebbero, spuntare in voi col tempo.  Come un anatomista io penetro con lo sguardo nell'intimo della vostra costruzione, e vedo, con grande facilità, l'alternarsi delle attività dei vostri sentimenti, ed i giudizi e le conclusioni che ne risultano.  Quale chimico, sono capace di separare, classificandoli, quei giudizi che in voi si trovano ancora mescolati caoticamente, e confusamente gli uni agli altri, e ve li posso presentare in bell'ordine.  Quale giardiniere, poi, conosco ogni seme in voi, che consiste in ogni tipo di parole e concetti. Voi non sapete ancora che cosa crescerà da essi, quando germoglieranno dal vivente terreno interiore dello spirito.  Ma io sono un giardiniere, e posso mostrarvi in anticipo tutte le specie di piante spirituali che devono svilupparsi da questo o dal quel seme, che voi non siete in grado di conoscere ancora.

12. Perciò, io posso benissimo domandare e rispondere così come se foste voi stessi, in fondo, a domandare e rispondere. In realtà, voi, sulla Terra, fate quasi sempre lo stesso.

13. Quando voi chiedete qualcosa a qualcuno, lo fate perché scorgete in voi il germe, ma non la pianta sviluppata della risposta.  E quando colui al quale la domanda è stata rivolta vi dà una risposta, questa non è la sua risposta, bensì proprio la vostra per bocca dell'altro.  Dunque, in lui la risposta era già cresciuta, mentre in voi essa non lo era ancora. Perciò, non appena udite la risposta, avete sentito come se essa fosse cresciuta sul vostro terreno.

14. Lo stesso è anche il caso, quando qualcuno domanda qualcosa a voi, o quando, in certe circostanze, qualcuno vi mette in bocca una domanda come siete soliti dire voi.  Allora voi risponderete e chiederete, ma non come e se la risposta o la domanda fosse vostra, bensì come se essa fosse uscita da colui che ve la sottopose. Infatti, è cosa certa che voi non domanderete a nessuno una cosa che già sapete, e non darete mai una risposta a chi non vi rivolge una domanda.

15. La domanda, comunque, è una necessità che precede la risposta, come un germoglio. Se, però, la domanda è un germoglio, non sarebbe il massimo dell'assurdo sostenere che la fioritura ed il frutto che seguono il germoglio, dato che quest'ultimo si sviluppa e si matura per effetto del calore che proviene dal di fuori, appartengano, perciò, ad un altro albero, anziché a quello su cui è spuntato il germoglio?

16. Io ritengo, invece, che colui che domanda, lo faccia per necessità di ottenere una risposta soddisfacente.  Dunque, se per lui la risposta è una necessità, essa appartiene perciò alla sua sfera vitale e non a quella di un altro, il quale non può sentirne la necessità, poiché la risposta la possiede già.

17. Suppongo che, da quanto detto, sarete in grado di desumere come vanno le cose spiritualmente fra noi: io domando per voi come se foste voi a domandare; e così pure rispondo per voi come se foste voi stessi a rispondere.

18. Anche voi stessi domandereste e rispondereste proprio così come io fuor da voi domando e rispondo per voi e rispondo come se le vostre domande e le vostre risposte fossero già mature.  Dato, però, che esse non sono ancora mature e che attualmente non abbiamo il tempo di attendere la loro maturazione in voi, così io devo nondimeno domandare e rispondere in anticipo, proprio come lo fareste voi stessi, ricorrendo alle vostre radici, al vostro vario caos ed alla vostra semente.

19. Mi sembra, ora, di aver chiarito anche questo punto, che è certamente alquanto scabroso e che perciò, in occasione di simili casi futuri, non vi scandalizzerete più, bensì farete attenzione a tutto, di buon animo, poiché qui - come già osservato fin da principio - io sono vostro ospite, e posso perciò prendere del vostro e presentarvelo.  E anche se ciò, sulla vostra Terra, potrebbe sembrarvi un po' strano, non vi date perciò nessun pensiero, poiché, nello spirito, questa è la maniera abituale di conversare.  Qui non esiste un linguaggio consistente di domande e risposte, bensì un reciproco perfetto riconoscersi; e così l'uno parla perennemente fuor dall'altro, come pure l'uno fuor del tutto, e tutti fuor dall'uno.  Dunque, se io rispondo e domando in questo modo, fuor da voi, non faccio spiritualmente nulla d'insolito, o, come voi dite "di innaturale".  Guardatevi perciò accuratamente intorno, in questa undicesima galleria o in questo decimo piano, e vi troverete certamente molte cose riguardo alle quali ci sarà di nuovo da domandare e da rispondere.

 

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Cap. 53

* * * * * * *

Undicesima galleria

L'amore per il Signore e quello per il prossimo, derivante

dal primo, conducono alla perfezione della vita

 

1. Ora che vi siete abbastanza guardati intorno, potete già cominciare a descrivere quello che avete visto. Voi dite: "Caro fratello e amico! Noi, qui, abbiamo visto un'infinità di cose meravigliosissime, ma, con la nostra limitata disponibilità di concetti e di parole, come possiamo descriverle tanto perfettamente così da poter essere capiti e che qualcuno possa dedurre, dalla descrizione, di che cosa veramente si tratti?  Perciò, siamo dell'opinione che la cosa migliore sarebbe che tu facessi d'interprete".

2. Certo, miei cari amici e fratelli, la vostra preoccupata affermazione riguardo alla limitatezza della vostra disponibilità di concetti e di parole, è indubbiamente vera, ciò nondimeno siete voi che, di quello che avete visto, dovete dire quel tanto che potete delineare con i vostri concetti e le vostre parole.  Infatti, qui voi dovete tenere sempre presente che vi trovate sempre sul vostro proprio terreno, affinché, poi, la mia spiegazione possa esservi spiritualmente utile.  Se io vi dicessi qualcosa senza una descrizione preliminare da parte vostra, riguardo a ciò che voi avete scorto, io vi priverei della vostra base, e allora cesserebbe immediatamente d'esistere qualsiasi punto di connessione fra la spiegazione che io rivolgerei a voi e la vostra capacità interiore di accoglimento.

3. Sarebbe, su per giù, come se due amici volessero salutarsi con una stretta di mano, quando uno dei due ricevesse l'altro nella sua casa. Secondo le regole dell'amicizia è il padrone di casa che, per primo, deve porgere la mano all'amico che lo viene a trovare, e solo dopo tocca al visitatore.

4. A questo punto voi potreste pensare e dire: "Noi, però, non ci atteniamo scrupolosamente a queste regole; perciò per noi esse non possono costituire una prova completamente normale, in seguito alla quale noi dovremmo, dapprima, fare un rapporto preliminare di ciò che abbiamo visto qui".

5. Ma io vi dico, miei cari amici e fratelli, che se questo esempio, tolto dalle regole dell'ospitalità, vi sembra poco azzeccato, ve ne posso servire uno più convincente.

6. Guardate il rapporto della vostra Terra con il Sole; la Terra è, per quanto la concerne, certamente a casa sua, ed il Sole, di fronte ad essa, deve venire considerato soltanto come un ospite amico in visita. Che cosa, però, deve fare innanzitutto la Terra se vuole venire illuminata dai raggi del Sole?

7. Voi dite: "La Terra deve, anzitutto, volgere verso il Sole una parte della sua superficie dopo l'altra, dopo di che i raggi del Sole non tardano a cadere sulla parte ad esso rivolta".

8. Bene, miei cari amici e fratelli; guardate la Terra durante le ore notturne: non è anche allora del pari piena delle più svariate cose quanto di giorno?  Voi però potete scorgere soltanto la minima parte di ciò che c'è e di come è.  Che però qualcosa ci sia, questo è indubbio, sicuro e vero.  Però, se la Terra si fermasse e volesse attendere finché il Sole si levasse sopra le sue parti non illuminate, essa avrebbe innanzitutto da attendere tremendamente a lungo e ciò che c'è su di essa non sarebbe mai visibile in tutta la sua quantità e neppure nella sua costituzione formale.  Dato, invece, che la Terra gira continuamente, spingendo sotto il Sole una parte dopo l'altra della sua superficie, ciò che si trova su di essa diventa visibile nella sua completezza, mentre di notte lo si è potuto scorgere con grande fatica.

9. Vedete, quali proprietari di casa, dovete rivolgervi, dapprima, da voi stessi a me, che ora sono presso di voi completamente nel Nome del Signore; e quella parte che voi rivolgete a me, verrà del pari immediatamente illuminata, affinché voi la possiate più chiaramente riconoscere e più esattamente descrivere.

10. Cominciate, dunque, ad elencare quello che vi è più noto, contate le colonne di una rotonda; quante ne vedete in questo decimo piano?

11. Voi dite: "Caro amico e fratello! Se non erriamo nel contare così tutt'intorno, qui ce ne dovrebbero essere due di meno che nella galleria precedente, perciò dieci soltanto.  Però, in compenso, osserviamo che qui, nel mezzo della rotonda colonnata, anziché un altro ornamento come nelle altre gallerie, ci sono due possenti colonne, poste vicinissime l'una all'altra, che, al pari delle altre dieci, aiutano a sostenere il soffitto della rotonda, come pure quello dell'intera galleria.  Inoltre, qui la scala che porta in alto, non poggia più alla parte interna delle dieci colonne che formano la rotonda, bensì si trova nel mezzo, intorno alle due colonne.  Infine, qui ci appare tutto perfettamente liscio, e possiamo guardare quanto vogliamo, non riusciamo a scorgere in nessun luogo un ornamento qualsiasi.  Da quanto possiamo vedere, il soffitto di questa undicesima galleria non è più arcuato, bensì piatto, per tutta la sua lunghezza. Tutto è ugualmente bianco come la neve e trasparente; soltanto la parete continua interna sembra tendere al rosso-bluastro e le porte d'accesso sembrano essere d'argento trasparente.

12. Adesso, caro amico e fratello, abbiamo già finito la nostra descrizione delle cose che si trovano qui, nei limiti delle nostre possibilità.  Non possiamo, invece, descrivere le forme fuggevoli che si presentano, sempre mutevoli, nella massa solida delle colonne, come pure delle altre parti di questa galleria, poiché, in primo luogo, sono troppo instabili e si alternano troppo rapidamente, e, secondariamente, tali forme sono troppo poco intense, ed il nostro occhio non può scoprire che un caos che si agita continuamente, cosicché, con ciò, noi avremmo completamente la descrizione di quanto visto. Quello che tutto ciò significa lo lasciamo illustrare a te caro amico.

13. E va bene, miei cari amici e fratelli, io sono completamente  soddisfatto della vostra relazione, e sarebbe follia, da parte mia, pretendere da voi più di quanto siete in grado di dare.  Però, ora fate attenzione, poiché faremo immediatamente un po' di luce su quanto avete visto.

14. Le dieci colonne di questa rotonda hanno un significato da toccare con la mano, tanto è evidente, poiché denotano il Decalogo, che emerge propriamente dalla Sapienza divina.  Infatti, l'Amore non dà leggi, bensì soltanto Sapienza divina, la quale è il fondamento dell'Ordine divino, poiché le leggi sono una via prescritta che si dovrebbe percorrere per giungere alla meta della Vita, ed esse sono, nel contempo, i pilastri basilari sui quali poggia la vita secondo l'Ordine divino.

15. Però, a che cosa servirebbe la via, nella notte buia, anche se qualcuno volesse percorrerla? Altrettanto poco quanto un punto d'appoggio, se egli dovesse cercarlo nelle tenebre notturne.

16. Perciò, le leggi che vengono dalla restante notte dell'amore devono illuminare, quale via e quale punto d'appoggio, affinché il viandante non si smarrisca lungo la via, e possa sempre trovare il punto d'appoggio per conquistare la Vita, secondo l'Ordine.

17. Dunque, qui è chiaramente visibile come queste dieci colonne bianco-irradianti indichino, in modo palese, il Decalogo dell'Ordine della Vita da Dio.  Nella galleria inferiore abbiamo visto anche le due colonne dell'amore, però, ancora incluse nel colonnato esterno, ma, in compenso, c'era nel centro quella straordinaria Croce, la quale rappresenta pure l'Amore sofferente.

18. Qui, invece, vediamo le due colonne dell'amore al posto della Croce, al centro della nostra rotonda. Esse sono poste l'una vicinissima all'altra, e la scala, che porta verso l'alto, è stata tolta dalle dieci colonne esterne, e avvolta intorno alle due colonne centrali.

19. Suppongo che anche il significato di questa posizione non sarà difficile da indovinare. E' sufficiente che voi prendiate il Vangelo del Signore e vi troverete che Egli trasferì la legge mosaica ed i profeti, nell'unica, ma duplice, Legge dell'Amore, cioè: "Ama Dio sopra ogni cosa, ed il prossimo tuo come te stesso!".  Il Signore Stesso ha definito queste due leggi uguali, per questa ragione le due colonne che stanno al centro, sono, innanzitutto, perfettamente uguali e, in secondo luogo, allineate vicinissime l'una all'altra, e sono gli unici sostegni veri e propri della Via verso l'alto.

20. Per quanto poi riguarda quel caotico mutamento di forme che vi si mostra così prodigiosamente - secondo voi - nelle colonne, esso sta a significare la mutabilità dell'animo umano che si trova entro le leggi stesse.  Da dove proviene un tale caotico mutamento di forma costantemente ondeggiante, in queste colonne?  Qual è la causa di tale fenomeno?

21. La causa di ciò va ricercata nella luce violenta che fluisce dal di fuori, tramite la quale quest'aria viene messa in una continua vibrazione; considerato però che il materiale di queste colonne è stato tirato a lucido come uno specchio, e oltre a ciò è molto trasparente, nonché idoneo alla rifrazione dei raggi, queste piccole onde dell'aria, o vibrazioni, vi si rispecchiano vivacemente, e a noi sembra di scorgere certe forme, nelle colonne, che ondeggiano qua e là, e su e giù.  Poniamo dunque che qui ci sia un uomo che si trovi sotto le leggi; con ciò egli sta nella chiara luce della Legge, che influisce continuamente in lui, in modo vivo, dall'interno; mentre questo uomo, poi, secondo il suo esteriore, si trova nella luce del mondo, la quale dal di fuori influisce su di lui, del pari continuamente, come un ondeggiamento.

22. Qual è il risultato di tutto ciò nell'uomo? Un continuo mutamento d'idee; ora gli si presentano le forme del mondo, ora quelle della sua luce interiore. Se la luce esteriore influisce fortemente sull'uomo, allora le forme della luce interiore s'oscurano, e non mandano più chiarore; al contrario, le forme della luce esteriore diventano sempre più vane e più debolmente percettibili, quanto più la luce interiore comincia a reagire.

23. Se allora l'uomo afferra le forme della luce interiore e le fissa sempre più con il suo spirito, in tal caso quella che era una sempre mutevole flessibilità di forme di luce, diventa poi una forma costante, la quale oppone continuamente alla luce, che fluisce dal di fuori, una resistenza che la umilia, e l'uomo con ciò ha visibilmente raggiunto un'idea stabile dell'eterna vita interiore dello spirito.

24. L'immagine corrispondente ve la mostrano le due colonne centrali, nelle quali e sulle quali voi non scorgete più una tale danza di forme.  Ma se le osservate accuratamente, potrete scorgere, in entrambe, una forma umana perfettamente identica e nobilmente modellata, la quale è completamente e chiaramente compenetrata dalla luce in ogni sua parte.

25. Vedete, ciò dimostra che l'uomo può raggiungere la perfezione della vita nel suo fondamento originario unicamente e soltanto attraverso l'amore per il Signore, e attraverso quello per il prossimo che ne consegue.  Suppongo che ormai vi sarà tutto abbastanza chiaro. Per quanto concerne le altre parti della galleria, esse non significano altro, se non la completa conformità dell'Ordine della vera Sapienza, la quale è la Verità fondamentale nello spirito, ed una luce senza nessun altro ornamento e abbellimento, ed è ciò che voi chiamate la nuda Verità. Dato che sappiamo questo, saliamo su per la scala intorno alle due colonne per arrivare al grande spazio libero.

 

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Cap. 54

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Dodicesima galleria

Il progresso dello spirito

 

1. A questo punto voi chiedete: "Noi raggiungeremo il tetto vero e proprio di questo edificio, dove hai parlato di un grande spazio libero?  Ciò sarebbe bello e buono, caro amico e fratello.  Su questo spazio libero noi saremmo all'undicesimo piano o alla dodicesima galleria?  Dato però che uno spazio libero sul tetto non può venir considerato né un piano né una galleria, noi non ci possiamo spiegare come da lontano, cioè dalla ben nota montagna, abbiamo scorto effettivamente dodici piani.  Si tratta forse di un'illusione ottica, oppure c'è qualche altra circostanza?  Nel corso dell'ascesa di questo meraviglioso edificio noi abbiamo già accennato a questo disaccordo; però allora ci hai rimandato ad una migliore occasione, dicendo che al posto giusto e al momento giusto, avremo appreso come stanno realmente le cose. E così noi vorremmo sapere da te se questo spazio libero è il giusto posto, dove noi potremo apprendere questo".

2. Miei cari amici e fratelli! Io vi dico: "Salite di buon animo, e lassù, nella splendente aria libera, scorgerete comunque quello che volete sapere".

3. Questa cosa che vi sta tanto a cuore, non ha tanta importanza come voi vi raffigurate, bensì è di tal natura che comunque, al primo sguardo nello spazio libero, si chiarirà da sé.  Invece noi, in tale spazio libero, ci imbatteremo in ben altre cose che saranno d'importanza e d'interesse spirituale infinitamente maggiori del dodicesimo piano che a voi manca ancora. Perciò, continuate a salire allegramente e rapidamente, affinché raggiungiamo prima possibile lo spazio libero.

4. Vedete, se si affretta il passo, si arriva prima alla meta di quando lo si rallenta. Questo è sicuro ed esatto, e non necessita di una prova matematica; però, anche lo spirito è capace di progredire, anzi, in misura molto maggiore del corpo formale.  In qual modo, però, lo spirito può accelerare il passo, e come può rallentarlo?  Vedete, comprendere chiaramente ciò non è cosa da potersi fare con grande rapidità; sarà perciò necessario, prima di raggiungere il libero spazio superiore, di dire al riguardo alcune paroline. Ascoltatemi dunque!

5. Voi sapete che il progredire dello spirito non consiste forse nel diventare sempre più saggi, bensì soltanto nell'essere sempre più pieni d'amore per il Signore, poiché è appunto da questa pienezza d'amore sempre crescente che risultano tutte le altre perfezioni e capacità dello spirito. Però, se tutto ciò è chiaro ed evidente, ci si domanda: "Come deve allora regolarsi l'uomo, affinché egli possa pervenire al più presto alla pienezza d'amore per il Signore?".  Infatti, è noto che parecchi uomini si danno ogni cura per occuparsi profondamente del Signore; ma, se si domanda loro come procede il loro perfezionamento spirituale, essi dicono:

6. "Per quello che riguarda il nostro perfezionamento spirituale, saprà il buon Dio come stanno realmente le cose. Noi ci conformiamo ai Suoi Comandamenti per quanto possibile, osserviamo tutte le altre regole, celebriamo il quotidiano riposo del Sabato e non manchiamo di pregare molto Dio, il Signore, e Gli chiediamo sempre la più rapida perfezione possibile del nostro spirito. Malgrado tutto ciò, constatiamo soltanto dei progressi appena percettibili, e se non ci teniamo d'occhio con molta attenzione, ci sembra perfino che il nostro spirito non solo non abbia fatto nessun progresso, bensì piuttosto un regresso, tanto che talvolta ci lasciamo quasi prendere dai dubbi, pensando segretamente in noi: «Forse non siamo affatto chiamati per un tale progresso spirituale; oppure, tutta l'asserzione del perfezionamento dello spirito è, per lo meno durante l'esistenza terrena, una pia favola, o per lo meno un'ipotesi»".

7. Vedete, dunque, miei cari fratelli ed amici, questa è la risposta abituale alla domanda sul progresso ritardato dello spirito, che ci si deve aspettare dalla maggior parte degli uomini della Terra.

8. Dunque, non dovrebbe essere possibile un vero acceleramento in un tale progredire?  Non vi è dunque più alcun Cornelio, sul quale lo Spirito di Dio arriva prima che esso venga battezzato da Pietro?  Vedete, questa è una domanda del tutto diversa, e la sua risposta è certamente di grande importanza pratica.  Come potremo rispondere a tale domanda, che è di così grande importanza, nel modo più soddisfacente in modo che risulti chiara ad ognuno?  Non ci sarà tanto difficile, poiché, quando per una cosa vi sono tanti esempi evidenti, basta considerarsi soltanto quali evangelisti, e la risposta si dà da se stessa. Non vogliamo perciò perderci in preliminari, ma passare subito al primo esempio.

9. Immaginiamo che, in una capitale, ci siano migliaia di giovani che studiano, ad esempio, la musica; fra queste migliaia, ci sono certamente alcune centinaia di ragazzi dotati di talento musicale veramente eccezionale; di tutti questi studenti, quanti diventeranno dei veri artisti, o dei virtuosi?  Forse uno, e forse perfino nessuno; così, alla fine, sarebbe da congratularsi con quella città che, nel corso di dieci annate, avesse avuto uno, o al massimo due studenti di musica meritevoli in pieno del nome di "artista" e "virtuoso".  Non è questa una vera e propria vergogna per l'umanità, dal momento che ognuno può dire: "Io pure ho in me uno spirito immortale, un'immagine di Dio!". Come stanno dunque le cose con queste immagini della suprema Perfezione, se soltanto la minima parte è in grado di elevarsi al di sopra della mediocrità?  Il numero maggiore rimane comunque al di sotto del grado di congelazione, per quanto anche loro siano immagini di Dio. Dato che le cose stanno così, noi daremo immediatamente un'occhiata nelle stanze di studio, dove gli allievi coltivano la musica.

10. Guardate, proprio qui c'è una strada, consistente in cento case, dove alloggiano per lo meno un migliaio di tali studenti.  Entriamo nella numero uno.  Come vedete, lo studente, proprio ora, dorme dolcemente piuttosto lontano dal suo strumento; diventerà egli un artista?  Suppongo che, con il troppo dormire, non s'impara un'arte.  Entriamo nella casa numero due; qui lo studente si dispone, proprio ora, ad approfittare della bella giornata, ed a fare una bella scampagnata, per cui ha una vera passione. Diventerà egli un artista?  Ritengo che sulle strade, sui prati e nei boschi non s'impara l'arte.  Entriamo nella casa numero tre; vedete, un allievo siede, è vero, presso il suo strumento, e ripassa, sbadigliando, la sua lezione.  Diventerà costui un artista?  E' mia opinione che, per l'arte, uno zelo sbadigliante è troppo misera cosa.

11. Entriamo dunque nella casa vicina; guardate, qui non c'è traccia di studenti, mentre strumenti musicali, nonché fogli pentagrammati, per quanto bene conservati, sono sparsi disordinatamente dappertutto e ci danno una prova sufficiente dello zelo del nostro studente. Da costui, un giorno, sorgerà qualche artista?  Suppongo, che sarebbe più facile che lo strumento diventasse tutto d'oro che non lo studente diventasse un artista. Entriamo nella prossima casa, forse vi troveremo un potenziale artista. Ascoltate, qui c'è qualcuno che fa degli esercizi; però guardatelo: i suoi occhi sono pieni di lacrime, poiché egli vi è stato costretto con le legnate da suo padre, che sostiene forti spese per far studiare musica al figlio. E questo studente diventerà mai un artista? Voi dite: "Ex trunco non fit Mercurius"; ciò che vuol dire: "Da un amore per la musica bastonato, non si manifesterà certamente una grande virtuosità artistica".  Dobbiamo entrare in molte altre case per visitare dei simili allievi dell'arte? Io credo che ciò non sia necessario.

12. Guardate però, proprio in fondo alla via, in una casupola per nulla appariscente, dimora una povera famiglia; entriamo e guardiamo come l'arte viene praticata qui, poiché anche un figlio di questo misero padre studia musica.  Vedete, durante la giornata odierna, il ragazzo ha già studiato le sue otto ore; ora è sera, il padre vuole condurre con sé il figlio a fare una breve passeggiata, per mantenerlo in buona salute. Però, guardate il ragazzo come stringe al cuore il suo strumento e lo accarezza come se fosse il suo più grande amico per la vita! Soltanto con considerevole fatica e grande persuasione del padre, il nostro giovane aspirante all'arte si stacca, con le lacrime agli occhi, dal suo diletto strumento e dice: "O mio preziosissimo gioiello, fra breve, anzi fra brevissimo tempo, io apparterrò di nuovo completamente a te!".  Ora, io domando: "Questo ragazzo diventerà un giorno un artista?".  Andate da lui, ascoltate i suoni che in breve tempo egli ha imparato a trarre dal suo strumento, e voi direte: "Questi sì che sono dei suoni meravigliosi. Sembra che discendano dagli spazi ultraterreni!".  Vedete, miei cari amici e fratelli, certamente questo allievo un giorno diventerà un grande artista; infatti egli ha già il vero maestro nel suo petto, e questo maestro gli insegna a sacrificare tutto per l'arte, e non permette che egli possa trovare un piacere maggiore in nessun'altra cosa che non sia appunto l'arte che sta imparando.

13. Tutti i precedenti allievi erano essi pure studenti dell'arte, soltanto non sentivano l'amore per questa, e perciò, senza un tale maestro in sé, non potranno fare mai dei grandi passi avanti. E perché non sentivano alcun amore?   Il perché è che i piaceri mondani valevano di più per loro del sacrificio di sé e del prendere sul serio l'amore per l'arte. Motivo per cui essi raccoglieranno i frutti della loro mondanità, ma certamente mai quelli della splendente arte musicale.

14. Come vedete, quest'esempio ci spiega in modo più che sufficiente in che cosa sta la ragione o la causa dell'accelerazione del progresso spirituale.

15. Si potrà mai raggiungere la perfezione interiore andando a passeggio, frequentando teatri o circoli d'amici, o dilettandosi in altre occupazioni mondane di qualsiasi genere? Oh, no di certo!  Da tutta questa mondanità non sorgono affatto dei Corneli, come il Signore Stesso ha indicato chiaramente, quando Egli, in una parabola, invitò parecchi amici ad un banchetto, e gli amici trovarono ogni tipo di scuse per non aderire all'invito.  L'uno ha da provare un paio di buoi, un altro deve andare a nozze, ed il terzo sta trattando per l'acquisto di un terreno, e così nessuno può venire.  Come vedete, costoro sono amanti della mondanità, i quali certamente non accelerano il progresso dello spirito. Essi sono per altro degli amici del Signore molto rispettabili, altrimenti Egli non li avrebbe invitati al Suo Banchetto; ma a loro manca soltanto il tempo di andarci.

16. Però, anche al giovane ricco, il Signore disse: "Dà tutto ai poveri e poi seguiMi; così ti preparerai un tesoro in Cielo"; espressione che equivale a dire: "Tu raggiungerai la completezza dello spirito".

17. Chi non segue questa chiamata - come voi sapete, che i miei fratelli, gli apostoli, hanno seguito il Signore alla prima chiamata - poi deve adattarsi che il Signore tergiversi altrettanto con lui, quanto egli, quale chiamato, lo fa con il Signore.  Da tutto ciò noi possiamo trarre la seguente regola:

18. "Quanta più mondanità, tanto meno progresso spirituale; quanta meno mondanità, tanto più rapido il progresso spirituale". Con la mancanza totale della mondanità, da ogni uomo può svilupparsi un Cornelio.  Di più, su ciò, non vi è necessario; perciò, ora aprite la porticina ed uscite nella luminosa aria libera!

 

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Cap. 55

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Descrizione del punto di osservazione più alto

 

1. Eccoci giunti; che cosa dite a questa vista? Ha l'occhio di un uomo vivente sulla Terra - intendo riferirmi naturalmente all'occhio della sua anima - mai immaginato qualcosa di simile nella sua più profonda fantasia?  Guardate: l'enorme piazzale rotondo sul quale ci troviamo, è di colore verde chiaro brillante, ma il suo irradiare non è affatto ondeggiato, bensì fermo e tranquillo.  A che cosa si potrebbe paragonare questo pavimento? Ad uno smeraldo straordinariamente pulito?  Com'è debole questo paragone. Si dovrebbe forse paragonarlo ad un finissimo velluto di seta che brilla come se i fili, dei quali è intessuto, fossero d'oro verde?  Ma io vi dico che anche questo paragone è smorto e non si presta in questo caso. Perciò, ricorrendo a paragoni terreni, noi non concluderemo nulla.  Allora dobbiamo rivolgerci più in alto; noi stenderemo le mani lontano, nello spazio infinito, e raggiungeremo là dei Soli planetari che illuminano, con una tale luce verde, i corpi mondiali che li circondano.  Certo, un Sole dev'essere, e si deve immaginare che esso sia stato collocato qui quale un disco piatto; allora il paragone corrisponde.

2. Dunque, questo sarebbe il suolo sul quale stiamo; esso, pur essendo simile ad una superficie eterica possentemente irradiante, è, tuttavia, solido come un diamante.  Che dite, voi, di questa infinita sontuosità? Siete ammutoliti e impossibilitati a pronunciare nemmeno una parola.  Certamente, cari amici e fratelli, questo è anche perfettamente comprensibile, poiché, se già a noi, spiriti del Cielo abituati al grande splendore, riesce difficile parlare, per voi sarà certamente ancora più difficile, dato che voi non avete ancora mai avuto occasione di vedere, nel vostro animo, delle simili elevatezze di luce in tale incommensurabile pienezza.

3. Comunque, lasciamo ciò; il suolo l'abbiamo contemplato, volgiamo ora i nostri sguardi sulla cinta, inesprimibilmente splendida, di questo grande spazio libero.  Guardate: innanzitutto una balaustrata bianca lo circonda; ogni dieci klafter, però, si eleva dalla balaustrata un obelisco alto più di cento klafter.  Anche il suo colore irradiante è d'un bianco niveo; però, come vedete, la cima d'ognuno di questi obelischi è ornata d'una sfera abbastanza grande, straordinariamente luminosa nei colori ora rosso, ora verde, ora azzurro, ora violetto, ora giallo, ed in molte altre gradazioni.  Ciò ha tutta l'apparenza come se in cima ad ogni obelisco - di cui intorno a questo grande piazzale ce ne sono a centinaia - ci fosse un sole che illuminasse potentemente tale spazio libero.

4. A questo punto si potrebbe dire: "Perché su un tale Sole Centrale ancora tanti corpi illuminati?  Per gli occhi sarebbe molto più benefico una diminuzione della luce che non sopportarne un tale aumento".  Io vi dico: "A tale necessità è stato appunto già provvisto con la posa di questi corpi potentemente luminosi". Voi dite: "Ecco una cosa che non è tanto facilmente comprensibile". Ma io vi dico: "Invece, ciò può essere facilmente compreso ed in modo naturale". E come dunque?  Di ciò, miei cari amici, ci sono perfino sulla Terra degli esempi afferrabilissimi, presi tanto dal lato naturale quanto da quello spirituale.

5. Vedete, se da voi, in estate, tutta la vegetazione avesse il colore bianco, anzi, così bianco com'è la neve d'inverno, io vi posso assicurare che, durante il giorno, non potreste uscire all'aperto senza venire, al più presto, interamente liquefatti e disciolti dalla straordinaria potenza della luce.  Infatti, i raggi del Sole, durante la stagione estiva, cadono con troppa intensità su quella parte della Terra dove voi abitate.  Durante l'inverno, invece, il colore bianco produce un buon effetto, poiché altrimenti la luce avrebbe troppo poco effetto e, con il tempo, il freddo aumenterebbe talmente che non potreste resistere all'aperto. Il colore bianco, come logica conseguenza, riflette la luce e ne riscalda l'aria.

6. Nella stagione estiva, al contrario, la vegetazione deve coprire, con i suoi colori variopinti, la superficie della Terra; grazie a questa saggia disposizione, l'intenso raggio del Sole viene consumato nelle sue parti più efficaci, e soltanto la parte più mite del raggio si rifrange dalla superficie variopinta del terreno. Voi potete tentare di ripetere artificialmente, in piccolo, un simile fenomeno, ed io ve ne indico il modo.

7. Ponete di notte, nel mezzo di un tavolo, una lampada argandisca che funziona ad argon che emani una luce bianca molto forte. Se voi l'osservate da sola, la sua luce vi offenderà la vista; prendete invece parecchie altre lampade, mettetele attorno a questa lampada dalla luce bianca e coprite le loro luci bianche con dei cilindri di vetro colorati.  Con ciò voi otterrete una luce di tutti i colori, cioè ciascuna di queste lampade collocate intorno emanerà una luce di colore diverso. Quale ne sarà però l'effetto?  Ebbene, esso sarà che voi potrete guardare comodamente, senza il minimo disturbo, la forte luce bianca della lampada centrale, e vi sembrerà che, con l'aver acceso per lo meno altre dieci lampade si sia fatto più scuro di quando ardeva quell'unica centrale, dalla luce bianca.  Che questo sia esatto, ve lo dimostra giornalmente tutta la natura, come pure l'esperienza attinta dalla stessa ed applicata nel modo che vi ho suggerito.

8. Ma anche spiritualmente ciò deve essere pure giusto.  E perché, dunque?  Perché ciò deve trovarsi nello spirito prima che nella natura. Ma se è spiritualmente giusto, anche per la sua esattezza in campo naturale si ha già la prova incontestabile.  Sarà difficile presentare la prova della sua esattezza spirituale?  No di certo!  Voi stessi avete per ciò un eccellente proverbio, che spiega in modo soddisfacente questa questione, il quale dice: "Ex omnibus aliquid et in toto nihil" (Qualcosa da ogni cosa e in tutto niente).  Un uomo che vuol essere esperto in tutti i rami del sapere umano, apparirà certamente molto variopinto nel ricettacolo di luce nella sua anima.  Ma se mette insieme tutti questi raggi colorati, essi avranno appena tanta forza per rischiarare di notte una stanza, quanta ne possono avere delle lucciole.  Nello spirito un tale effetto sarà ancora più chiaramente rilevabile, poiché tali uomini, tanto variamente e scientificamente colti, non sono effettivamente capaci, né in una singola scienza né meno ancora in tutte, di dare sull'una o sull'altra un'opinione soddisfacente ad eventuali richieste.

9. Suppongo che ciò sia stato esposto in modo talmente chiaro che non sia necessario aggiungere altro; e, perciò, bene istruiti su questa faccenda, possiamo dedicare la nostra attenzione a questo splendido spazio libero, per avere la conferma pratica dello scopo per cui questa varietà di luci colorate sia stata impiegata qui; fatto ciò, noi avremo osservato quanto basta il suolo di questo piazzale e la sua cinta.

10. Ora, però, guardate ancora verso il centro di questo spazio grande libero: proprio là si erge una imponente rotonda colonnata, coperta in cima da una corona sfavillante di colore rosso cupo.  Le colonne che reggono questa corona sono trenta, distanziate due klafter l'una dall'altra.  Nel mezzo di questa rotonda, voi potete vedere un altare color rosso carminio, sul quale si trova l'abituale legno incrociato.  Rechiamoci immediatamente là, dopo di che dovete prestare la massima attenzione a quello che succederà su questo splendido spiazzo libero.  Contemporaneamente, però, vi avverto che proprio quest'imponente rotonda colonnata - le cui colonne sono di azzurro pallido - costituisce quel dodicesimo piano, di questo palazzo, che a voi mancava e che abbiamo scorto da lontano.  Dato però che ora abbiamo chiarito anche questo dubbio, raggiungeremo la rotonda senza ulteriore indugio; e là attenderemo che cosa mai si presenterà al nostro sguardo. Perciò proseguiamo.

 

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Cap. 56

* * * * * * *

Perché si è così soli in mezzo a tanta sontuosità?

 

1. Noi siamo nella rotonda e presso l'altare; come vedete, anche qui siamo soli soletti, come voi usate dire. E voi naturalmente chiedete: "Questo è abbastanza strano su questo mondo solare: ovunque andiamo, scopriamo la massima sontuosità, e in questa, trova la sua espressione pure la massima sapienza immaginabile; invece gli uomini, che sembrano avere qui un'eterna festa, con tutta questa loro sontuosità se ne stanno ritirati nelle loro stanze".  Sarebbe piacevole, anzi, quanto mai rallegrante, vederne per lo meno un paio che andassero assieme a passeggio;  così, invece, non si scorge altro se non la morta magnificenza, alla quale la vita sembra  mancare quasi completamente. Concludendo, anche qui in questo libero spazio, siamo circondati da veri miracoli dall'arditezza e dalla sapienza umana, ma i costruttori stanno nascosti, Dio sa dove.

2. In verità, quest'edificio principale, nella totalità della sua mole, è tanto grandiosamente elevato nella pienezza della sua sontuosità che non siamo nemmeno capaci di pensare che esso sia opera d'uomo, poiché soltanto a Dio è possibile edificare qualcosa di simile, ma a delle creature ben difficilmente.  Se, però, davvero creature di questo mondo dovessero averlo edificato, essi devono essere, anzitutto, in possesso di forze gigantesche, e in secondo luogo, avere una costanza ed un coraggio, dei quali nessuno spirito umano può farsi un concetto, e, in terzo luogo, il loro perfetto senso estetico dev'essere accompagnato da tanta saggezza da non poter nemmeno immaginare che possa venir superato.  Tuttavia, di tutti questi uomini meravigliosi non se ne scorge nemmeno uno, in nessun luogo, neppure qui all'aperto.  E perché no, dunque?

3. Sono questi uomini tanto timidi, tanto solitari, oppure come già detto, essi hanno un giorno festivo, proprio quando noi giungiamo? O, meglio detto, dato che qui non ci sono giorni, hanno un tempo di riposo stabilito?".

4. Cari amici e fratelli, attenetevi a quest'ultimo giudizio, ed avrete trovato la vera ragione per la quale, proprio nel momento in cui noi arriviamo in un certo luogo, questi uomini trascorrano un certo periodo di sosta o di riposo; quando questo periodo sarà giunto alla fine, potete credere che da voi, sulla Terra, nemmeno nella più animata metropoli c'è tanta vivacità come ce n’è qui in questo luogo.

5. Infatti, ben difficilmente sulla Terra voi potreste trovare un luogo tanto popolato come questo, sul quale noi attualmente ci troviamo, e potete credere senza paura di sbagliare, che in questo edificio si trovano più di dieci milioni di uomini, dato che, di quanto sia grande questa costruzione, voi avete potuto farvene un concetto, per quanto limitato, già guardandola da lontano.

6. Guardate soltanto questa piazza, dove ci troviamo tuttora, e dovete ammettere che sarebbe grande abbastanza da accogliere una delle maggiori città della vostra Europa e, tuttavia, essa raggiunge appena un quarto del diametro che l'edificio ha alla base a livello del suolo.  Oltre a ciò, noi possiamo abbracciare con lo sguardo una simile estensione soltanto con i nostri occhi spirituali, ed essa diventa per noi, per così dire, tollerabile.

7. Con i nostri occhi fisici, voi sareste in grado di percorrere, con la vista, soltanto delle piccole parti per volta, poiché la misura è troppo grande per la pupilla di un occhio carnale, ed essa si restringerebbe da tutte le parti, e comincerebbe pure ad un certo punto a perdersi nel vuoto.  Da ciò potete, certamente, trarre la conclusione che, nei momenti di libertà, in tutti questi spazi, nonché nell'ampio circondario, c'è una grande animazione.

8. Oltre a ciò, specialmente qui, è anche necessario che voi non facciate una conoscenza visibile di questi esseri straordinariamente belli prima che voi non siate alquanto preparati attraverso la vista delle cose quanto mai elevate, le quali sono piene di significato.  Infatti, se noi ci mettessimo direttamente in contatto con questi uomini meravigliosamente belli, prima che voi aveste guardato ed osservato, traendone tutta l'utilità possibile, da tutto ciò che qui c'è d'importante, allora voi vi invaghireste talmente di tali esseri che tutto il resto, per quanto elevato e pieno di magnificenza e significato, perderebbe, per voi, ogni reale valore!  Ed è appunto questa la causa, per cui io vi devo condurre in questi posti proprio nel tempo in cui i rispettivi abitanti sono soliti stare ritirati per il loro riposo.

9. Ma, affinché voi possiate convincervi della vitalità che regna qui, noi faremo sì, con la ben nota nostra manipolazione, che il legno sull'altare si accenda, e gli spazi di quest'ampia distesa cominceranno immediatamente a popolarsi da tutte le parti.

10. A voi piacerebbe sapere se questi uomini hanno qualche sentore della nostra presenza, se sono perfino in grado di scorgerci.  Io, però, vi dico: "Per il momento, né l'una né l'altra cosa; però, qui noi ci mostreremo loro, ed entreremo in discorso con loro, e questo, allo scopo che voi apprendiate come vanno qui le cose, dato che noi, finita la visita in questo luogo, ci allontaneremo da questo mondo solare, e faremo ancora una breve visita sulla superficie radiante del vostro Sole".

11. Noi, però, qui ci faremo anche vedere dagli abitanti, discutendo con loro su un argomento molto importante, affinché possiate constatare, da voi stessi, da quale spirito questi uomini sono animati.

12. Vi avverto però in anticipo di non avvicinarvi a nessuno e di non toccarli, poiché ciò vi porterebbe via da questo mondo prima del tempo perché voi non potreste sopportare l'impressione troppo potente.  Io stesso devo fare attenzione a ciò - nonostante io sia già da lungo tempo libero da tutto quanto è naturale - e non devo, al pari di voi, toccare qui nessun uomo ancora vivente nel suo corpo fisico.

13. Voi, naturalmente, chiederete che cos'è che me lo impedisce. Per quanto riguarda me, il caso è del tutto inverso; questi uomini hanno un concetto talmente immenso dei figli del Signore, e la loro considerazione e l'amore che essi ispirano loro sono così indescrivibilmente veementi e forti che, se io li sfiorassi, si consumerebbero per il troppo amore, e finirebbero con il dissolversi completamente.

14. Perché non dovrà farvi meraviglia se mi vedrete ed udrete parlare con loro in modo un  po' duro, quasi brusco, dato che lo devo fare per amore verso di loro; ed anche voi dovete regolarvi in conformità.

15. Con un comportamento esteriore apparentemente amorevole, voi li danneggereste molto più di quanto sareste loro utili, perché così è tutto disposto nell'Ordine del Signore.

16. Il corpo dell'uomo ha pure parti diverse, le quali, naturalmente, sono tutte operanti per uno scopo di vita comune, e così anche deve avvenire.  Se a qualcuno venisse l'idea di tagliarsi un membro, e, per il grande amore, volesse introdurlo nel suo cuore, egli non solo ucciderebbe il membro, bensì anche il cuore stesso.

17. Perciò, lo stesso ordine vige fra le varie cose e creature nell'ambito smisurato della Creazione del Signore. Tutti esistono l'uno per l'altro, e si servono reciprocamente per il solo e stesso scopo della Vita.  Soltanto essi non devono da sé né cambiare posto, né scambiarsi - cosa questa che può senz'altro accadere in seguito ad un amore sregolato ed intempestivo - se non vogliono rovinarsi reciprocamente.

18. Entro una giusta e saggia limitatezza, secondo l'ordine, noi possiamo avvicinarci a tutte le creature e metterci in un giusto rapporto reciproco con loro, nel modo in cui tutte le membra di un corpo stanno fra loro in un rapporto costante; tutto ciò che è in più, è dannoso.  Ed ora, concentratevi; io metterò la mano sull'altare, e la fiamma avvolgerà il legno; e da centinaia di parti voi vedrete degli uomini affrettarsi subito in questa direzione.

19. Ecco, io poso il mio dito sull'altare; guardate, il legno è già stato afferrato dalla fiamma; ed ora volgete lo sguardo intorno, e vedrete come le porticine cominciano ad aprirsi!

 

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Cap. 57

* * * * * * *

Ogni mondo ha il suo ordinamento e leggi di sussistenza

 

1. Osservate ancora! Già dalle centinaia e centinaia di porte che si sono aperte, si riversano su questo piazzale delle schiere liete, malgrado la loro serietà; e tutti si affrettano verso il punto dove ci troviamo.  Guardate come sono splendidi questi esseri, quanto indescrivibilmente belle sono le loro forme, quale morbidezza e quale delicatezza in tutte le loro parti!  L'uomo si distingue dalla donna soltanto per una barba di media lunghezza e per il petto piatto; per tutto il resto è, egli pure, di una grande morbidezza e delicatezza, e rappresenta, in tutta la sua pienezza, una figura perfettamente virile.  Tutto il suo vestito consta di un'unica camicia che gli giunge un po' sotto il ginocchio. La camicia dell'uomo è di colore azzurro chiaro, e manda una lucentezza come da voi le penne del collo del pavone.  La donna indossa un grembiule rosa carico, che, partendo dalla cintura, la copre dal ventre, fino ai polpacci; copre quindi le cosce e il sedere. La parte superiore del corpo è parzialmente libera, cioè ricoperta soltanto dall'abbondante capigliatura di un pallido oro radiante, però, tutto il resto è nudo.

2. Osservate da vicino una tale figura femminile, guardate l'indescrivibile bellezza della sua pelle; siete capaci di rammentarvi di aver visto, talvolta, sulla Terra una così delicata epidermide? Scorgete voi su questo corpo una minima piega o un leggero sporgere della pelle, causato dalle ossa o da una cartilagine del corpo interno?

3. Guardate, com'è lucente e liscia una palla finemente tornita e levigata, sulla quale l'occhio estetico non può scorgere la minima incrinatura, così liscio, lucente e arrotondato è, dappertutto, il corpo di una tale donna.  E non vi è differenza fra giovane e vecchia, anzi, al contrario; quanto più una donna ed un uomo invecchiano, tanto più perfette diventano le loro forme.  Anzi, nell'età avanzata, che talvolta supera i mille anni, questi uomini diventano tanto straordinariamente perfetti nella loro bellezza, veramente etereo-animica, che non c'è forza e capacità di parole che possa descriverla.

4. Oh certo, la bellezza di una coppia così avanzata negli anni è, non di rado, così straordinariamente grande che, se si trovasse sulla vostra Terra, farebbe liquefare sul serio, come cera, perfino le pietre più dure. 

5. Infatti, tutta la vostra Terra non sarebbe in grado di portare, sul suo suolo, tale abbagliante bellezza umana e di sussistere nello stesso tempo. E se anche la Terra potesse resistere alla bella forma umana, tuttavia non potrebbe sopportare la luce, inconcepibilmente intensa, di un tale essere, assolutamente inesprimibile per un essere umano della Terra, poiché voi potete ritenere con piena sicurezza che uno di questi uomini fa fluire da sé, non di rado, una massa di luce maggiore di quella che irradia da un intero Sole planetario per l'illuminazione ed il riscaldamento di tutto il suo sistema planetario.

6. A questo punto voi osserverete: "Se questo è il caso, si chiede di che cosa è dunque fatto il corpo di questi uomini, dal momento che può resistere ad una tale potentissima pienezza di luce, per così dire, infinita ed incommensurabile.  Infatti, noi sappiamo già sulla Terra che perfino il diamante non può sussistere ad una concentrazione di raggi solari, convogliati per mezzo di uno specchio concavo, ma che questo si volatilizza immediatamente.  Tuttavia un tale punto di raggi concentrati non è forse neppure una minima parte della potenza totale della luce del Sole.  Qui, invece, un singolo uomo, non più grande di noi, dovrebbe comprendere in sé ed intorno a sé una massa di luce tanto intensa da poter saziare, con tale sua pienezza luminosa, un intero Sole planetario, affinché questo, a sua volta, possa riflettere un grado di luce perfettamente sufficiente per tutti i suoi pianeti in tutte le loro regioni ampiamente estese.

7. In seguito a ciò, e dopo queste considerazioni di paragone, caro amico e fratello, viene da chiedersi di che cosa questi uomini debbano essere composti per poter sopportare un grado di luce tanto indicibilmente potente".

8. Miei cari amici e fratelli! Se voi, qui, su questo Sole, giudicate le cose sulla base dei concetti e delle condizioni terrene, sarà ben difficile che possiate giungere ad un risultato soddisfacente.  Se voi, invece, prendete come principio fondamentale che ogni mondo ed ogni Sole ha le sue proprie leggi che regolano la sua esistenza, voi vi avvicinerete di molto alla verità ed alla causa fondamentale di un tale sussistere nella luce.

9. Oltre a ciò, avete già delle indicazioni simili sulla vostra Terra. Andate da un paese in un altro, da un continente all'altro, da un'isola ad un'altra, e voi vi troverete già delle diversità tanto considerevoli nelle condizioni di vita che non finirete di meravigliarvene.  Inoltre, osservate come in tutti gli elementi vi siano ancora degli innumerevoli esseri viventi, e, in tal modo, vi risulterà ancora più chiaro che la vita può manifestarsi e mantenersi nelle più varie condizioni esteriori. Dunque, se voi potete osservare ciò sulla Terra ben chiaramente dal punto di vista materiale, tanto più varrà una  tale regola per i diversi corpi mondiali.

10. C'è un numero incalcolabile di animali sulla Terra che non possono vivere, nemmeno per pochi istanti, fuori dall'acqua; poi ci sono animali che sono in grado di trascorrere la loro vita soltanto nel fango più denso, e perfino nelle pietre.  Questi animali del fango, che vivono nelle profondità dei baratri sotterranei, fino ad ora, vi sono completamente sconosciuti; invece, gli animali della pietra, come ad esempio, la mosca della pietra, il ragno, l'ape, il rospo della pietra, ed altri ancora, sono stati scoperti, qua e là, dai vostri naturalisti.  Però, i naturalisti non sanno che simili animali si riproducono da sé nelle pietre, dato che le forze vitali che si trovano anche nella pietra si afferrano, e, quali intelligenze, si sviluppano in una forma, naturalmente secondo l'Ordine posto in loro dal Signore.

11. Infatti, se voi osservate bene la cosa nella sua vera luce, troverete che tutte le pietre, anzi, tutto l'insieme della vostra Terra, non sono altro che un ammasso strettamente compresso di veri e propri corpi deposti di animali e larve di vita, e che queste larve di vita comprendono sempre in sé ancora qualche forza vitale originaria, certo strettamente vincolata, la quale, qua e là, grazie a qualche alleggerimento, si afferra e si costruisce una nuova forma con la materia più leggera che la circonda; forma che partecipa alla sua vita.  In questa nuova forma, tale forza vitale originaria si trattiene per qualche tempo per potersi rafforzare sempre più.

12. Vedete, un tale essere può allora esistere in una simile materia. Se, invece, da dove si trova, lo portaste all'aria libera, morrebbe dopo pochi minuti.  Il caso simile avviene, naturalmente, con quegli esseri il cui elemento vitale è soltanto la libera aria atmosferica.  Se però voi, che potete vivere soltanto nell'aria atmosferica, voleste recarvi nell'etere quanto mai leggero, vi accadrebbe esattamente come ad un pesce tolto dall'acqua.

13. Ciò non toglie che vi sia anche un'incommensurabile quantità di esseri viventi, per voi invisibili, nella regione eterica; essi possono vivere nell'etere e mai nell'aria né tanto meno in una sostanza più densa.  Gli esseri, però, che sono in grado di vivere nell'etere, sono pure sempre più in grado di vivere nella luce. Essi non hanno, certo, dei corpi visibili a voi, tuttavia esistono malgrado ciò, e precisamente in una tale pienezza numerica della quale non potreste farvi un concetto sufficiente per l'eternità.

14. Quindi voi non dovete immaginarvi questi uomini solari come rozzamente materiali corporalmente, bensì finemente materiali e delicatamente eterei; costituzione questa, alla quale la luce, pur nella sua massima intensità, non può nuocere in alcun modo.

15. Tali situazioni ci sono anche nel regno vero e proprio degli spiriti, dove appunto ci sono degli spiriti molto pesanti e tenebrosi, e che, perciò, possono trascorrere la vita soltanto nelle parti più interne e dense della Terra.  E poi ci sono spiriti alquanto più leggeri, che perciò dimorano nelle parti superiori della Terra, come pure nelle acque, svolgendo là la loro attività.  Vi sono pure spiriti che vivono nella metà inferiore della regione atmosferica; e poi, naturalmente, spiriti più perfetti, che dimorano nella parte superiore e più pura dell'atmosfera, all'incirca partendo dalla zona dei ghiacciai.  E poi spiriti che dimorano nella prima regione dell'etere, ed altri nelle più elevate e più libere regioni eteree, e negli ampi spazi liberi fra i corpi mondiali; ed infine vi sono gli spiriti perfettissimi che dimorano nelle sfere superiori dei Soli, che sono un'eterna luce.  Gli spiriti che dimorano nel basso, non scorgono quelli dell'alto; cioè, gli spiriti inferiori non possono penetrare con lo sguardo nei gradi superiori, mentre è possibile il caso opposto, ed è praticabile anche nell'ordine.

16. Questo è però anche necessario, poiché, se gli spiriti inferiori e imperfetti fossero in grado di vedere quelli superiori, verrebbero influenzati nella loro libertà. Gli spiriti più perfetti, invece, devono vedere gli imperfetti, affinché li possano avere costantemente sotto la loro sorveglianza.

17. Da queste considerazioni ritengo che dovrebbe risultarvi chiaro come gli uomini di questo Sole possano benissimo vivere in una tale intensità di luce.

18. Voi, poco fa, avete accennato all'effetto dei raggi solari per mezzo di uno specchio concavo; ma io vi dico: "È vero che il punto di luce molto intenso che parte da tale specchio ha, in sé, una grande forza di dissoluzione, però da dove giunge questo raggio? Da nessun altro luogo, se non dall'immagine del Sole accolta dallo specchio concavo".  Allora viene da chiedersi: "Come mai tale raggio può distruggere il diamante, mentre lo specchio stesso, che è di un materiale molto più facilmente distruttibile, non soffre danno di nessun tipo?".

19. Una domanda ancora più importante sarebbe: "A giudicare dalla forza distruttiva della luce di un punto focale che parte dallo specchio concavo, il Sole deve possedere sulla sua superficie eterea di luce, una forza straordinariamente dissolvente che distruggerebbe in un attimo un corpo mondiale ben più grande della vostra Terra, come se fosse una goccia d'acqua su un ferro rovente, non appena questo corpo mondiale si avvicinasse a tale superficie di luce radiante del Sole di qualche migliaio di miglia.

20. Il Sole stesso, però, è pure un ammasso solido materiale, naturalmente immenso; come avviene allora che tale ammasso non viene anche distrutto da questa forza infinitamente dissolvente?  Vedete, perché il Sole in se stesso possa sussistere benissimo, nonché altri esseri su di sé, lo trovate esposto in modo accurato nella prima introduzione al Sole, che vi è stata comunicata dal Signore Stesso.  Per conseguenza qui, ora, io vi dico soltanto che la luce di un corpo luminoso è sempre operante verso fuori, e non di nuovo nel suo corpo luminoso stesso in tale violenza distruttrice.

21. Però, voi sapete che noi ci troviamo su di un Sole Centrale, sul quale la luce è di casa in una intensità incommensurabile. Per questa ragione tutto qui è tirato a lucido al massimo, affinché, grazie a ciò, la luce che cade sugli oggetti, malgrado la sua immensa intensità, venga rimandata quasi fino all'ultima goccia, e non possa, perciò, agire distruggendo su di essi in tale operazione di rimando.

22. Ed ecco, proprio per questo motivo, anche la pelle di questi uomini è indicibilmente delicata, e la loro forma è arrotondata il più perfettamente possibile. Con ciò la luce che cade su di loro viene velocemente respinta e non può operare deleteriamente sui loro corpi, come altrettanto succede con la luce solare che colpisce lo specchio concavo senza distruggerlo, per il fatto che la sua superficie, ben levigata e riflettente, rimanda i raggi immediatamente fuori di sé.  Naturalmente lo splendore della superficie di un corpo deve essere regolato a seconda del grado di forza della luce che cade su di esso.

23. Da ciò risulta che, in ogni mondo, la vita racchiusa in forme è benissimo concepibile sotto le leggi che le condizioni richiedono.

24. Suppongo che su questo punto non occorra impiegare altre parole, dato che, da quanto detto, voi avete già più che a sufficienza per dedurre che, in primo luogo, perfino un Sole Centrale, per quanto intensa sia la sua luce, è benissimo adatto a portare su di sé dei liberi esseri viventi e, in secondo luogo, che voi potete quasi toccare con la mano che gli esseri umani, viventi su un tale mondo, devono avere necessariamente questa delicatezza e questa bellezza, poiché, senza di ciò, essi non potrebbero esistere su di esso. Ora però che sappiamo ciò, possiamo fare una maggiore conoscenza con questi esseri eccezionalmente belli.

 

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Cap. 58

* * * * * * *

Incontro con gli abitanti di questo Sole Centrale

 

1. Come dobbiamo regolarci?  Anzitutto, ciò dipende dal Signore, poi dalla nostra ferma volontà. Con tale ferma volontà noi dobbiamo, per così dire, fissarci, e, non appena fatto ciò, la nostra presenza apparirà visibile a questi uomini.

2. Facciamo anche questo dunque, e vi convincerete nella vostra facoltà visiva interiore, che questi uomini ci scorgono come perfettamente presenti.

3. Ecco fatto; ora guardate come questi uomini aprono tanto d'occhi alla vista di tre ospiti, a loro del tutto ignoti! Alcuni sono presi da una forte inquietudine, perciò si ritirano, gli altri non sanno cosa pensare di noi.

4. Perciò una deputazione si reca già dall'anziano di questo palazzo, affinché si faccia avanti, dia il suo giudizio su di noi e stabilisca chi noi siamo.

5. E' ben vero che alcuni saggi stanno consultandosi fra loro riguardo a noi; però, ci è facile rilevare che nessuno ha il coraggio di avvicinarsi a noi, e chiederci direttamente la ragione della nostra presenza.  A questo punto viene da chiedersi come mai questi uomini, del resto tanto saggi, non abbiano il coraggio di avvicinarsi a noi e rivolgerci delle domande.  A ciò, però, non è difficile trovare la risposta, come si potrebbe credere al primo momento; vogliamo perciò esporla subito. Ascoltate, dunque!

6. In parecchie occasioni, appaiono a questi uomini degli spiriti; però, in questo luogo, alla loro sapienza è noto che uno spirito non si è mai fatto vedere, né potrebbe farsi vedere, e poiché si fanno vedere soltanto in determinati posti, essi sono stupiti di vedere proprio qui, in questo posto proibito a tutti gli spiriti, degli esseri che essi pensano non possano essere altro che spiriti.  Questa ragione a noi sembra vuota, però vuota non lo è affatto, e lo si può comprovare con dei casi simili che si verificano sulla Terra.

7. Ad esempio, ci sono sulla Terra degli uomini che hanno la facoltà di vedere gli spiriti, e degli altri che sono, per lo meno, in grado di accorgersi della loro presenza.  Se tali uomini vedono o sentono la presenza di qualche spirito, durante le ore notturne, in un vecchio castello, in qualche cimitero o altre zone adatte, ciò risulterà per loro una cosa abituale.  Se invece tali apparizioni si presentassero in luoghi insoliti, per esempio su una strada maestra, o in un luogo di divertimento, allora una tale apparizione li impressionerebbe al massimo grado.

8. E come vedete, su per giù la stessa impressione fa, su questi esseri, la nostra presenza, proprio in questo luogo, e ciò tanto più che, per essi, vale come regola e ordine di non vedere mai, qui, uno spirito, dato che questo è un luogo libero al pubblico, dal quale tutti gli spiriti devono essere esclusi.

9. Quale svolgimento avrà la cosa, lo apprenderemo subito, dato che l'anziano si avvicina a noi, con un gran numero di strumenti per provare, ed anche per far allontanare gli spiriti.

10. Guardate un po' quel lungo bastone, avvolto con ogni sorta di strisce colorate, che egli tiene in mano, un altro porta un tavolino con sette angoli, e su ogni angolo è inciso un segno misterioso, e questi segni sono l'uno diverso dall'altro.  Tutto ciò ci indica che si accingono a mettere alla prova gli spiriti. Un altro, che cammina vicino all'anziano, reca un grande cerchio d'oro, che è cavo all'interno, ma in questa parte interna è teso artisticamente un nastro, il quale, in un certo qual modo, dovrebbe avere, secondo la credenza di questi uomini, lo stesso potere, come da voi, i cosiddetti amuleti o scapolari.  Un terzo, dietro l'anziano, porta un intero fascio di bastoni di un rosso scintillante, come un antico littore romano; poi un quarto, porta un grosso gomitolo di cordicelle. Cosa dovrebbero indicare tutti questi aggeggi?

11. L'esperienza lo indicherà senza indugio. Però, voi non dovete attendervi che qualcuno ci rivolga presto la parola, e ci domanderà chi siamo. Ogni cosa succederà attraverso questi strumenti, soltanto fate attenzione!

12. Guardate, l'anziano ha già posto il cerchio a terra, e vi si fa sollevare dentro da due altri savi, poiché, andarci da sé non gli è concesso, dato che allora non sarebbe sufficientemente isolato dagli spiriti, e non potrebbe contrapporre loro la necessaria resistenza della sua volontà, e la risoluta fermezza del suo dominio su di noi, spiriti.  Se noi fossimo degli spiriti del tutto comuni di questo Sole, noi dovremmo, come voi usate dire, darcela a gambe. Dato però che non siamo spiriti di questo mondo, stiamo dove siamo. Ed ora, che succederà?

13. Vedete, ora anche il misterioso tavolino viene posto entro il cerchio, e l'anziano alita sui segni incisi negli angoli, poi sfiora il tavolo con il bastone e lo porta all'altezza delle nostre facce.  Se noi fossimo spiriti di questo mondo, anche se di natura piuttosto ostinata, ora noi dovremmo prendere la fuga, se non volessimo che il nostro capo s'incendiasse.

14. Dato però che neppure questa manovra è riuscita a smuoverci, allora il gomitolo viene portato all'anziano, che salda il capo della cordicella al bastone, e, tenendola sempre in mano, poggia il bastone sul misterioso tavolino, mentre restituisce il grosso gomitolo a coloro che stanno fuori.  E vedete, tutti i presenti se lo passano di mano in mano, svolgendo la cordicella e tenendola in mano.  Cosa sta a significare ciò?  Questo significa il rafforzamento della volontà.  Si potrebbe dire che questa cordicella sia come magnetizzata.  Con questo generale rapporto della volontà noi dobbiamo indubbiamente spostarci, non appena il bastone viene su di noi.  Soltanto che noi non ci muoviamo.

15. Perciò le facce dei nostri bei manipolatori di esorcismi di ambedue i sessi, assumono una espressione disperatamente spaventata; e non resta loro altro se non di ricorrere al fascio potentemente esorcistico dei bastoncini.  Ecco, questi vengono rapidamente suddivisi, e l'anziano nel cerchio ne prende tre, mentre ognuno degli altri ne riceve uno soltanto.  L'anziano si batte tre volte sulle spalle, gli altri fanno altrettanto.  Questo dovrebbe senz'altro indurci in ritirata, se fossimo degli spiriti; dato però che non ci ritiriamo e che malgrado tutta questa infausta manovra stiamo benissimo, allora non veniamo da loro ritenuti per spiriti, bensì degli esseri simili a loro, naturalmente, però, non di quelli nati in un simile palazzo, bensì dei comuni vagabondi, i quali, senza averne l'autorizzazione, hanno avuto l'ardire di accedere in un tale straordinario santuario degli uomini più eccelsi e più saggi di questa grande regione, la quale ha una superficie centomila volte quella della vostra Terra. Ma cosa succederà di noi ora?

16. Guardate, il cerchio viene sollevato da terra, il tavolino viene portato via, e ora verrà impiegato l'esorcismo corporale.

17. Ed ecco, l'anziano ha dato un colpo sulla mia spalla con i suoi tre bastoncini, e gli stessi hanno attraversato facilmente il mio corpo apparente. Questo è bastato perché uno spavento pieno di disperazione invadesse l'intera massa di quegli esseri.

18. Che cosa faranno, ora, tali esseri spaventati? Quelli più distanti, che si trovano più vicino alle porticine e che, per fortuna, appunto per la loro lontananza, non hanno preso parte all'esorcismo con il gomitolo, se ne sono già andati. Coloro che, insieme all'anziano, hanno tenuto la cordicina, vorrebbero fare altrettanto.  Però, l'anziano di fronte ai suoi figli non vuole fare la figura del codardo, ed ha perciò deciso, non già di rivolgersi a noi, bensì di fare ai suoi un discorso incoraggiante. Ed ecco, egli fa loro cenno di porre attenzione, e indirizza loro queste parole:

19. "Ascoltate figli miei e figli dei miei figli! Io ho messo in pratica, contro questi tre esseri misteriosi, tutto quello che, da tempi immemorabili, è stato sempre di potente effetto, contro ospiti di tale genere, ovunque essi si siano fatti vedere.  Se erano di buona specie, come siamo noi, si palesavano immediatamente, ed indicavano sinceramente per quale ragione essi si erano manifestati. Se erano di carattere astuto, come sono generalmente gli spiriti di coloro che provengono dalla campagna - ai quali non venne mai permesso, per il loro modo di vita riprovevole, di avvicinarsi a questa santa dimora - allora, malgrado la loro ostinazione, dovevano ritirarsi per lo meno all'ultima manipolazione con i bastoni a causa della perfettissima confederazione della nostra volontà.

20. Se fossero esseri naturali, essi si sarebbero certamente allontanati subito dopo aver ricevuto il colpo con i tre bastoncini, invece, come voi tutti state constatando, il mio colpo è come se fosse andato a vuoto, e ciò significa che questi esseri sono di una qualità superiore.

21. Perciò, io ho deciso, con tutta la mia vita, di avvicinarmi a questi esseri e d'informarmi in tutta umiltà su qual è la ragione di questa straordinaria apparizione.  Indipendentemente da ciò, tenete strettamente la cordicella, affinché possiamo avvicinarci efficacemente a questi misteriosissimi esseri, con un unico cuore ed una unica volontà".

22. Dopo questo appello, il nostro anziano, che, a giudicare dall'aspetto, potrebbe venire definito il più giovane, si sta avvicinando a noi con il massimo segno di rispetto qui in uso, che consiste nel porre ambedue le mani sulla fronte, per dimostrare con ciò che la sapienza dinanzi a noi è nulla, per poi presentarsi a petto scoperto dinanzi a noi, per indicare che è pronto ad offrici in sacrificio tutto il suo amore e la sua vita.

23. Ora, egli si trova dinanzi a noi; quanta nobiltà, e quanta elevata bellezza nella sua forma!  E' anche soltanto possibile immaginare qualcosa di più delicato e di più morbido?  Io sono dell'opinione che ciò non sarà possibile a nessuno di voi. Ora, però, quest'uomo tanto indescrivibilmente bello si accinge a parlare con noi.  Vogliamo dunque ascoltarlo?

 

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Cap. 59

* * * * * * *

Condizioni per diventare figli di Dio

 

1. Ascoltatelo, poiché egli comincia a rivolgerci parole che suonano:

2. (L'anziano:) "Ascoltatemi, o voi misteriosissimi esseri!  Io ho impiegato, secondo il nostro costume, tutti quei mezzi che, dai tempi più remoti, si sono sempre dimostrati protettivi; questi, però, non ci furono di alcun aiuto.  Voi siete spiriti, e io l'ho constatato per mezzo di un colpo con i bastoncini, e voi dovete essere degli spiriti molto potenti, dal momento che tutti i miei mezzi di protezione non hanno potuto scacciarvi.  Informatemi, quindi, chi siete e da dove venite, affinché io, con tutta la mia grande casa, mi prepari ad una degna accoglienza, della vostra presenza.

3. Ci è noto, attraverso la nostra più profonda sapienza, che Dio il Signore, l'onnipotente Creatore di tutte le cose del nostro grande mondo, e degli altri mondi e di tutti gli altri spiriti, un giorno è disceso su uno dei mondi, ed i figli di tale mondo se li è fatti Suoi.  E questi figli, quali figli del Dio infinito, dovrebbero essere di un'infinita plenipotenza e forza, e ciò sotto tutti gli aspetti, cioè tanto nella forma operante, che anche nella sapienza a ciò indispensabile.

4. Ditemi, provenite forse da là? Poiché, se questo è il caso, allora guai a noi tutti, deboli abitanti di questo mondo!  Infatti, noi sappiamo dalla nostra più profonda sapienza che simili spiriti di figli di Dio sono in grado di annientare, con un leggero soffio, non soltanto un mondo come il nostro, bensì interi eserciti di tali mondi.

5. Se perciò voi siete spiriti di tal genere e noi siamo grandi peccatori dinanzi a voi, chiedete un'offerta quale espiazione, però non distruggeteci il nostro mondo!".

6. Ora parlo io: "Ascoltami tu, o saggio anziano di questo luogo! Noi siamo effettivamente quelli che tu hai indicato; però noi non siamo affatto qui per annientare il vostro mondo e voi; anzi, nemmeno un capello vi verrà torto, e voi non avete da recarci nessuna offerta, poiché ciò spetta soltanto a Dio, il Signore, nostro amatissimo Padre, il Quale vive, crea e governa da eternità a eternità!

7. Una cosa soltanto noi vi vorremmo chiedere, e cioè che per un brevissimo lasso di tempo, ci accogliate con lo stesso amore con il quale noi siamo venuti a voi, cioè con l'Amore di Dio nei vostri cuori.

8. Lo scopo della nostra apparizione qui è però, secondo la Volontà del Signore, di dare un'occhiata istruttiva nel vostro mondo e, in tale occasione, anche di annunciare il grande e infinito Amore di Dio e la Sua grande ed infinita Misericordia per tutte le Sue creature spiritualmente vive!

9. Quindi, non temeteci, bensì rallegratevi e siate di animo lieto, poiché Dio, nostro Signore e Padre, ha creato tutte le Sue creature per la gioia e la beatitudine soltanto, ma non per gli spaventi, le tristezze, i tormenti ed i dolori!".

10. Parla l'anziano: "Un grandissimo onore ed una lode altrettanto grande vadano al santo Creatore di tutte le cose che ha voluto, con tanta Grazia, visitarci nei Suoi figli infinitamente potenti.  Ora, noi siamo convinti che voi non siate venuti qui per la nostra rovina, bensì per il nostro benessere; siate perciò, per noi, i benvenuti, in tutta la pienezza dell'amore del nostro cuore più di qualunque cosa su questo mondo, e di qualsiasi altro essere!".

11. A questo punto, l'anziano si rivolge ai suoi figli, e dice loro: "Guardate qui, o voi tutti, figli della mia casa!  Il Grande Dio ci ha visitati molto amorevolmente per mostrarci la nullità della nostra sapienza e la debolezza del nostro amore. Vedete, costoro che nella loro modestia e semplicità ci stanno dinanzi, invincibili pur senza splendore, sono veri figli dell'eternamente onnipotente, grande Dio. Che cos'è tutto il nostro splendore e sontuosità al cospetto dell'inconcepibile elevatezza di una tale semplicità, priva di fasto, ma tuttavia ricolma di tutta la pienezza della Forza divina?  Perciò, prostratevi, pregate e lodate il grande Dio, il Quale, con questa apparizione, ci ha concesso una Grazia infinitamente grande nella Sua Misericordia.

12. Vedete, già parecchie volte, il legno si accese sull'altare e nessuno di noi ha avuto il coraggio di porre le mani su di esso, per raggiungere così quel mondo che Dio, il Signore, ha creato per i Suoi figli, per poter ottenere la figliolanza di Dio, o in un nuovo corpo, o nella posizione di spirito custode.  Ora, però, ci si presenta l'occasione di apprendere le condizioni fondamentali che si richiedono a questo scopo. Finora noi sapevamo, dai segni della fiamma, tutto ciò che il Grande Dio richiede da coloro che aspirano alla Sua figliolanza.  I segni erano certamente giusti; non però il nostro riconoscimento e la nostra fede. Ora, costoro ci diranno quello che si deve effettivamente fare per raggiungere questa Grazia infinita; e perciò fate attenzione, poiché, l'alto spirito che si trova nel mezzo mi ha compreso, e ci informerà di ciò che è la pura Volontà del Signore e su quello che noi dovremmo fare per l'ottenimento del compiacimento di Dio".

13. Ora parlo io: "Ascolta, o stimatissimo anziano di questa casa! La vostra cerimonia e la vostra interpretazione dei segni della fiamma sono completamente superflui per il raggiungimento dello scopo che vi siete prefissati. Questa cerimonia è soltanto un'immagine esteriore di ciò che voi dovreste fare nel vostro intimo.  Io invece, nella pienezza della verità, voglio indicarvi - o meglio lo indicherò a te per tutti - qual è la giusta via; perciò vogliate ascoltarmi.

14. Sai tu cos'è il vero amore per Dio?  Se vuoi essere un figlio del Signore, non devi voler essere il primo ed il più ragguardevole, bensì essere simile al più meschino servo verso coloro che tu guidi.  Tu non devi insegnare la sapienza in sé, bensì l'umiltà e l'amore in sé, allora tu ed i tuoi riceverete quella sapienza vera, che ha come fondamento tutta la forza operante. Ed ora, ecco tutta la regola:

15. «Sii umile con tutto il cuore!  Ama Dio sopra ogni cosa, con tutte le forze della tua vita, e in ciò adempi la Sua Volontà, amando e stimando i tuoi fratelli e sorelle più di te stesso!».  Se tu fai ciò, sei un figlio di Dio e non occorre che tu ponga la tua mano sull'altare.  La differenza che consiste fra i figli e le altre creature ragionevoli di Dio sta in ciò: i figli pongono sull'altare il cuore, mentre le creature solo la mano. Dio, però, non guarda mai le opere e i segni della mano, bensì solo quelli del cuore.

16. Cosa ti serve se, con la sapienza appresa e la forza dei tuoi figli, fai costruire delle opere ancora più grandiose di quanto lo sia questo edificio sul quale ci troviamo?  Vedi, questo può farlo il Signore con il più lieve dei Suoi pensieri, ed i Suoi figli possono pure farlo con la Sua Forza in loro; certo, essi possono chiamare all'esistenza in un attimo, con un unico pensiero, non soltanto simili opere, bensì intere creazioni; mentre, se tu osservi le opere delle mani dei tuoi figli, da loro faticosamente compiute, che sono al confronto? Nulla, se non un vano faticare per ottenere ciò che, in questo modo, non è raggiungibile.

17. Perciò, conformati a ciò che io ho indicato ora, e per voi tutti sorgerà un'altra Luce di Vita. Infatti, esseri quali siete voi non sono stati creati dall'infinito Amore di Dio per la servitù, bensì per l'eterna libertà! Questa libertà, però, voi non la potete raggiungere mai con la vostra sapienza, bensì soltanto con l'umiltà e l'amore per Dio. Tu mi chiedi cosa si deve fare per amare Dio sopra ogni cosa!

18. Io ti dico: «Proprio così come quando tu fai qualche grande opera con il cuore fortemente acceso e in tal caso, tutto il resto è per te come se non esistesse, e tu vivi soltanto per la tua opera. Capovolgi la cosa e considera tutto quanto appartiene al tuo mondo come privo di valore e poni il Signore sopra a tutto nel tuo cuore; così tu amerai il Signore al di sopra di tutto e in questo amore lo Spirito di Dio prenderà dimora nel tuo cuore e, a partire da quel momento, tu sarai un vero figlio di Dio!».  Ora tu sai tutto.

19. Se vuoi agire in conformità, allora tu raggiungerai anche ciò che vorresti raggiungere. Poiché vedi, Dio il Signore, il buon Padre di tutti i Suoi figli, non prova nessuna gioia nella sontuosità e nello splendore; ragione per cui anche noi, Suoi figli, siamo semplici e modesti, ed Egli Stesso, quale Padre, è il più semplice fra i Suoi figli!

20. Perciò, tu non potrai mai acquistare dei meriti dinanzi a Lui con tutta questa grande sontuosità, dato che cose del genere Egli può produrle con un pensiero, così come Egli ha creato questo enorme mondo, ed ancora altri mondi infiniti, altrettanto grandi e più grandi ancora.

21. Invece, con un cuore puro, pieno d'amore, tu Lo conquisterai, ed Egli ti darà, in un istante, più di quanto tu potresti conseguire, con la tua sapienza, in un tempo incalcolabile.

22. Ora tu sai anche come Dio, il Signore, è costituito, e come Lo si deve amare; perciò, tu puoi agire in conformità, e non sarà necessario che tu ti trasferisca su un altro mondo.

23. Tieni presente quanto ti ho detto; raccogliti meditando sul significato delle mie parole, e riferiscimi poi come tu le hai comprese, ed io ti indicherò, in maniera ancora più comprensibile, come ti devi regolare per giungere ad un vero amore per Dio".

24. Vedete, il nostro anziano si pone le mani sul petto e comincia a riflettere. Dunque, noi vogliamo attendere per poi apprendere quali argomenti metterà in campo.

 

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Cap. 60

* * * * * * *

Dell'Incarnazione del Signore

 

1. Ora parla l'anziano; ascoltiamo dunque, poiché egli ha saggiamente riflettuto su quanto gli è stato riferito, e voi vi meraviglierete con quanta profonda sapienza egli esporrà le sue idee. Ecco le sue parole:

2. "Alto messaggero di Colui che è onnipotente e che ha creato ogni luce ed ogni sostanza del mondo! Il tuo consiglio è tanto straordinariamente buono, azzeccato, e tanto intimissimamente saggio che, da parte mia, quale il più saggio di questo luogo, non vi può venir opposta la benché minima obiezione.

3. E' ben vero che l'amore, o la spinta nel cuore per il proprio Creatore, tutto può, dato che, se io, con il mio cuore quale il fondamento della mia vita, ho afferrato il Creatore, è una cosa certa che mi sono anche completamente unito a Lui, ed ho formato una unità, e poiché con ciò ho pure sottomesso completamente, con il fondamento della mia vita, anche la mia volontà all'onnipotente Volontà del Creatore, non si può pensare altro se non che, da allora, io posso volere soltanto quello che è Volontà dell'onnipotente Dio.

4. Fino a questo punto, o elevato messaggero, tutto sarebbe in perfettissimo ordine e non si può fare la benché minima obiezione; ora però viene qualcos'altro.  Se ciò si può accordare con il principio fondamentale or ora accennato, allora tutto è certamente risolto.  Se invece ciò non si può fare, allora il raggiungimento della figliolanza di Dio rimane, come finora, un problema di soluzione molto dubbia, e noi ne possiamo portare tutt'al più in noi il pio desiderio, ma purtroppo non conseguire mai la figliolanza di Dio. Il punto che contrasta con il suddetto principio fondamentale è, però, il seguente:

5. A me è noto che tutti i corpi mondiali, insieme ai loro abitanti, stanno in una perfetta ed immutabile corrispondenza con un Uomo perfetto e, precisamente, che ogni mondo corrisponde ad una parte di un dato membro; e così, gli innumerevoli mondi corrispondono a quelle parti componenti, delle quali tale uomo è stato costituito al completo dalla Potenza della Sapienza divina.

6. Ora, noi sappiamo pure che le membra e tutte le parti di un uomo sono bensì utili per un unico e stesso scopo di vita, però l'esperienza ci insegna, in maniera ben visibile, che il piede non può mai sostituire una mano, una mano non può mai sostituire una testa e così la bocca non può rimpiazzare l'orecchio, la lingua non può prendere il posto dell'occhio, il naso non può comportarsi da petto e così via. Dunque, l'uomo ha anche un cuore vivente in sé, ed esso si trova operante nel suo petto. Il cuore fa vivere l'intero corpo e nessuno può sostenere che una parte sia di meno valore dell'altra in base all'Ordine divino, ma, ciònonostante, tutta la vita ha la sua sede soltanto nel cuore, e nessuna delle parti del corpo può sostituire il cuore, qualora esso venisse annientato.

7. Dato che ciò è inconfutabilmente vero, com'è possibile che quelle creature, anche se perfette alla loro maniera, possano raggiungere la figliolanza di Dio, quando per la loro natura non corrispondono al Cuore del grande Dio, dato che non appartengono ad un mondo che, da Dio Stesso, è stato collocato così da corrispondere al Suo Cuore?   Che utilità trae un membro anche se dovesse sentire in sé il massimo stimolo di venir tramutato in un cuore? Potrebbe mai succedere ciò?

8. Perciò io sono dell'opinione che, dato che noi abitanti di questo mondo solare, secondo la nostra conoscenza, corrispondiamo soltanto all'Occhio del Signore, non potremo mai diventare delle corrispondenze del Suo Cuore, o, con altre parole, noi non possiamo mai ottenere la piena figliolanza di Dio, a meno che noi non dovessimo venire completamente annientati; poiché soltanto allora si potrebbe pensare ad un nuovo tramutamento dell'Ordine della nostra conformazione.  Questo, invece, succede visibilmente con l'imposizione delle mani, da parte dei più coraggiosi, sull'altare fiammeggiante; dopo di che essi cessano sul momento di essere, e di loro non rimane altro che quel fluido muto che, del tutto inconsciamente, sta in corrispondenza con il cuore del Creatore in qualunque essere, sia esso un mondo, una pietra, una pianta o qualunque altra creatura vivente.

9. Vedi, dunque, elevatissimo messaggero, questo è il secondo principio fondamentale che, per noi, abitanti di questo mondo, almeno secondo le mie attuali conoscenze, annulla necessariamente il primo principio da te esposto.

10. Però, se tu sai indicarmi un'altra luce che illumini questa mia fondata conoscenza in modo contrario, allora, di grazia, rendimela nota, ed io l'accoglierò e la farò mia come se nessun'altra luce avesse mai illuminato i recessi interiori della mia vita".

11. Ora parlo di nuovo io: "Ascolta, stimabile anziano di questa casa! Tu hai parlato saggiamente alla tua maniera, ma la tua sapienza non è flessibile, né fluida, perché parte sempre dalla rigida forma esteriore.  Tu ti aggiri continuamente in semplici rispondenze, e perciò tu rimani anche attaccato come un membro al corpo, e non sei capace di abbandonare il tuo posto.

12. Vedi, questa è soltanto la particolarità della forma esterna giudicata, mentre il puro spirito, essendo libero, non sottostà ad alcun giudizio, e può perciò, nella sua totalità, stare sempre perfettamente in corrispondenza con l'Amore di Dio, poiché in tutta l'infinità non vi è altra Vita all'infuori di quella che fluisce dalla Forza dell'Amore in Dio.

13. E anche se tu, secondo la forma esteriore del tuo essere, non corrispondi al Cuore di Dio secondo la tua vita, invece, vi corrispondi altrettanto bene quanto me, e se questo non fosse il caso, tu non avresti affatto vita ed il tuo spirito non sarebbe affatto uno spirito, se esso non fosse una forza con l'infinita Forza dell'Amore, eternamente vivente, nel Cuore di Dio.

14. Secondo il tuo essere formale, che è stratificato nelle dure rispondenze, non puoi certamente acquisire la figliolanza di Dio; invece, nel tuo spirito lo puoi altrettanto bene quanto me, se tu riesci a svincolarti dalla tua rigida essenzialità per mezzo dell'amore a Dio.

15. Ma ciò è soltanto possibile se tu puoi liberarti pienamente dalla tua interna brama di ogni sontuosità e grandezza mondana, afferrando poi, con tutta la forza riunita della tua vita, null'altro se non soltanto l'Essenza dell'Amore di Dio.

16. Questa Essenza, però, è il Divino nell'uomo, oppure il Dio, per te inconcepibile, è un Uomo perfetto nella Sua Essenzialità, il Quale, su un mondo chiamato "Terra", Si è Egli Stesso incarnato, quale un semplice Uomo, uguale a tutti gli altri uomini da Lui creati.

17. E questo Uomo, perfetto tra tutti gli uomini, ha perfino voluto soffrire una dolorosissima morte della Sua Carne, per infinito Amore verso tutte le sue creature, allo scopo di aprire loro la Porta infinitamente santa, attraverso la quale le Sue creature, quali Suoi figli, giungano a Lui, possano vederlo e parlarGli come con un proprio simile, come anch'essi fossero dèi, così come Egli è Dio dall'eternità.

18. Il Nome di quest'Uomo di tutti gli uomini, che è Dio dall'eternità ed ha creato tutte le cose è ora Gesù, che significa che Egli è il Salvatore di tutte le Sue creature. E la Parola che Egli ha pronunciato, era diretta a tutte le creature, e con ciò Egli ha anche chiamato tutte le Sue Creature alla Salvezza del Suo Amore; perciò tu ne sei altrettanto poco escluso quanto lo sono stato io, Suo contemporaneo, sulla Terra.

19. Egli Stesso disse: «Ma Io ho ancora molte pecore che non sono di questo ovile, ed anche quelle voglio riunirle qui, affinché vi sia un solo Pastore ed un solo gregge!».

20. Vedi, fra queste pecore o creature che non sono della Terra, ci sei anche tu, come pure tutti gli abitanti di questo intero mondo; dunque, afferrate questo Uomo-Dio Gesù  nel vostro cuore, e non attribuite più alcun valore al vostro mondo, allora voi siete già "figli di Dio", pur vivendo e operando ugualmente come ora.

21. Io non ti dico che tu dovresti abbattere la tua grande casa sontuosissima e mettere al suo posto delle misere capanne, bensì abbatterla nel tuo cuore e possederla come se non possedessi niente. Dai tutto in proprietà al Signore Stesso, e prosegui nel tuo cammino in tutta umiltà e amore verso di Lui, come pure per i tuoi figli, fratelli e sorelle, allora lo Spirito del Signore Stesso verrà su di te, e ti guiderà in tutta la sapienza dei Cieli!  Vedi, questo è quello che veramente occorre; il resto è nullo e vano dinanzi al Signore.

22. Pensa un po' a quanto grande deve essere l'Amore dell'Uomo-Dio, dato che Egli, quale unico ed eterno Signore e Creatore dell'Infinità, vuole essere Egli Stesso povero, affinché tutti i Suoi figli diventino tanto più ricchi!

23. Dunque, considerato che tu, ora, hai appreso ciò dal profondo della pura Sapienza divina e dell'Amore in me, cerca di fuggire ogni ricchezza; restituisci tutto, con il massimo amore, all'infinito Amore del Signore, e cerca nel possesso di Lui Stesso, senza nessun'altra aggiunta, la suprema ricchezza spirituale, allora tu possederai il più elevato Bene nella pienezza senza fine!

24. Non cercare di far tua la Forza e la Potenza del Signore, ma, piuttosto, di diventare il più debole ed il più insignificante nel Suo Regno, e di non possedere nulla se non il Suo Amore, e non desiderare nulla se non soltanto di essere vicino a Lui; allora tu dimorerai eternamente, quale un tenero fanciullo molto amato, sulle santissime Braccia del Padre, eternamente pieno d'Amore!

25. Vedi, questo è il vero principio fondamentale. Secondo questo principio vivi, e tu insieme ai tuoi, non avrai nessun bisogno di sfiorare l'altare nemmeno con un dito, e comunque, avrai la possibilità di ottenere completamente la figliolanza di Dio su questo tuo mondo.

26. Non scandalizzarti per la mia forma molto meno bella della tua, poiché la forma non ha importanza. La vostra forma infinitamente bella è soltanto una necessità esteriore per questo mondo destinato dal Signore ad illuminare con la Sua Luce potente un numero incalcolabile di altri mondi più piccoli, che non sono tanto avvolti nella luce al pari di questo.  Perciò, una tale delicatezza e splendore nella forma esteriore vi è necessaria su questo mondo solare, altrimenti non potreste sussistere.  Ben diverso è il caso della bellezza dello spirito. Essa non viene regolata secondo la forma esteriore, bensì soltanto secondo il solo amore per il Signore; infatti, questo amore è la vera e la più elevata bellezza della vita.

27. Dunque rifletti, mio stimabile anziano, su queste mie parole, e dimmi poi fino a che punto le hai comprese e quanto non ti riesce chiaro, ed io t'illuminerò immediatamente ogni possibile dubbio che fosse sorto in te, prendendo come base la tua luce, in modo che tu possa scorgere, con poca fatica, fino al vero fondamento dell'eterna Verità di Dio. Accingiti dunque a ciò!".

28. Vedete, il nostro anziano e tutti i suoi figli cadono sulle loro facce, e cominciano ad agitarsi nei loro cuori; noi, però, attendiamo di vedere quale ne sarà il risultato.

 

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Cap. 61

* * * * * * *

Umiltà e figliolanza divina

 

1. L'anziano si rialza e, come potete facilmente osservare nel vostro animo, si accinge nuovamente a parlare con me. Così avvenga! Io gliel'ho concesso; che parli dunque, ed ecco ciò che dice:

2. "Elevatissimo fra i messaggeri del grande Dio! Dato che, secondo la tua testimonianza, sei stato un contemporaneo su quella Terra, in cui al Grande Dio è piaciuto essere un uomo al pari delle Sue creature per aprire a tutte le Sue creature le porte dell'eterna Vita, io ti dico che ho riflettuto il più profondamente possibile sulle tue parole e nell'insieme le ho trovate giuste, per quanto sforzassi la mia sapienza per trovarvi qualche contraddizione, ma non sono riuscito ad imbattermi nemmeno in un punto che mi facesse dubitare, anche minimamente, della grande Verità delle tue asserzioni.

3. Io ora vedo chiaramente che, secondo il tuo insegnamento, si può conseguire la figliolanza di Dio su ogni mondo; basta agirvi conformemente e cercare di rendere libera la propria vita interiore nel Nome dell'Uomo-Dio.  Io vedo pure che il posare le mani sull'altare fiammeggiante è piuttosto un'immagine esteriore di ciò che la creatura umana, in ultima analisi, deve fare spiritualmente in sé.

4. Per conseguenza, in tutto ciò non ci sarebbe nemmeno il minimo dubbio. Però, c'è una cosa del tutto diversa proprio nello sfondo e a questo riguardo io mi trovo in una considerevole oscurità, malgrado la grande luminosità di questo mondo. Ora, ecco il punto oscuro.

5. Tu hai detto che l'umiltà è la condizione fondamentale per il raggiungimento della figliolanza di Dio, poiché esclusivamente dall'umiltà emerge l'amore per l'unico Dio. Però, ora nessuno può contestare che "essere figlio di Dio" significa certamente infinitamente di più che essere qui, su questo mondo, perfino il più elevato ed il  più perfetto essere spirituale.  In questo caso io non so proprio decidere e spiegarmi come si possa parlare di una vera umiltà quando "si vuole diventare di più, qualunque sia la condizione che tale operazione richiede".

6. Poniamo il caso che io voglia, quale figlio di Dio, stare sull'ultimissimo e più misero gradino, e che non chieda né forza, né potenza, bensì soltanto la beata facoltà di amare sempre più Dio l'onnipotente con tutte le forze di una vita spirituale, e penso che questa sarebbe la minima richiesta possibile quale appartenente alla figliolanza di Dio.

7. Ma se invece io penso che nel mio stato presente non rappresento neppure un atomo rispetto alla grandezza di un minimo figlio di Dio, è evidente che io voglia diventare qualcosa di più con l'ottenimento di tale minima figliolanza di Dio.  Presso di noi una tale umiltà, grazie alla quale un uomo vuole diventare qualcosa di più, si chiama una vile bassezza; in che senso si deve, allora, prendere tale umiltà spirituale dinanzi a Dio, con la quale, per necessità di cose, si vuole diventare, nel peggiore dei casi, qualcosa di più di quanto si era fin dal principio dell'Ordine di Dio o, nel migliore dei casi, lo si deve anche effettivamente diventare?  Se questo "diventare di più" non fosse d'intralcio, la via da te indicata potrebbe venir accolta, in ogni suo punto, quale pienamente valida.  Dato però che questo fatale "più" non lo si può mettere da parte in nessuna maniera, io non posso considerare questa umiltà quale proprio quella virtù che dovrebbe essere necessaria al raggiungimento della figliolanza, dato che essa, cioè questa virtù, alla fin fine, in seguito a questo diventare di più, non può essere considerata che soltanto un'ipocrisia, una bassezza ed una simulazione.

8. Però, a questo punto, si aggiunge ancora un altro problema, e precisamente: una creatura cosciente di sé, libera nel suo pensiero e nelle sue azioni, ha il diritto, con un qualsiasi pretesto, di essere scontenta del posto che la somma Bontà e Sapienza di Dio le ha assegnato fin da principio?  Che cos'è il malcontento?  Esso è, anzitutto, giudicare insufficiente quanto ricevuto, e appunto perciò anche ingratitudine per quanto è stato largito.

9. Dunque, ora viene da chiederci: «Se io, con l'amore e l'umiltà, voglio diventare un figlio di Dio, dunque inesprimibilmente più di quanto sono ora, come stanno allora le cose con la mia soddisfazione e riconoscenza per quello che sono attualmente qui per l'infinita Grazia di Dio?

10. Sono l'umiltà e l'amore, da questo punto di vista, sufficienti a servire da equivalente a tale ingratitudine, specialmente considerato che neppure Dio Stesso può levarmi di dosso questo inesprimibile più nello stato della figliolanza di Dio?».

11. Io credo che tu, elevatissimo messaggero, comprenderai benissimo ciò che, per quanto frammentariamente, ho voluto dirti in un chiaro susseguirsi delle idee.  Certo, se tu dicessi che io, quale figlio di Dio, diventerei straordinariamente più misero, più debole e più imperfetto di quanto lo sia qui, allora l'umiltà sarebbe la via giusta per raggiungere la figliolanza di Dio; ma, con l'essere consapevole di diventare di più da tutti i punti di vista, l'umiltà è evidentemente la via meno adatta, almeno per il mio presente modo di vedere.

12. Infatti, come certamente sai dalla forza della Sapienza del Signore, da noi c'è l'uso immutabile che, qui, un uomo non debba mai far nulla per una qualche ricompensa, mentre l'unico movente ad agire è, e rimane per tutti i tempi, il reciproco bisogno, e lo stesso reciproco amore fraterno.  Però, se io amo mio fratello affinché poi egli mi renda un servizio, o perché almeno mi ami anche da parte sua, se io dunque, con il mio amore, non domando altro che il contraccambio, oppure per un servizio reso richiedo anche soltanto un brevissimo ringraziamento, questo è considerato qui, presso di noi, come una grande imperfezione.

13. Se io mi umilio di fronte a qualcuno e gli rendo grandi onori perché mi mostri una faccia amichevole, io ho già raggiunto il primo grado dell'ipocrisia.  In breve, noi non conosciamo nessun altro motivo di azione all'infuori del reciproco bisogno.  Dove c'è bisogno, là si agisce, indifferentemente se ciò che segue è gratitudine oppure ingratitudine; senza bisogno non si muove neppure la mano, né il piede avanza di un passo.  Perciò, ogni uomo rimane sempre uguale nelle sua dignità, e nessuno può superare l'altro se non soltanto con una sapienza più profonda, grazie alla quale egli è messo nella situazione di riconoscere tutte le possibili necessità dei suoi fratelli, e di disporre poi le cose in modo che esse vengano svolte a favore dei suoi fratelli senza la minima ricompensa.  Se, a cose fatte, i fratelli beneficati si presentano a colui che è venuto loro in aiuto, e gli dimostrano la loro gratitudine ed amore, egli può accettarle per la beatitudine dei fratelli, ma mai, in nessun caso, come se egli considerasse tali sentimenti come una ricompensa per l'azione compiuta.  Se tu compenetri un po' questo nostro costume, allora - anche se tu stessi ancora infinitamente più in alto di quanto tu stai - troveresti certamente che non c'è nulla da fare con l'umiltà e l'amore per il raggiungimento della figliolanza di Dio.

14. Fa' che io non abbia da raggiungere nulla e, immediatamente, io voglio distruggere dinanzi a te tutte queste grandi magnificenze e prendere dimora in un buco che mi scaverò nel terreno come un verme, che qui, su questo mondo solare, è creato soltanto per rendere soffice il terreno fino ad una certa profondità.  Ma, per diventare di più, io voglio imboccare proprio la via opposta, e non scendere giù apparentemente per arrivare poi in alto, bensì io voglio salire, ed ogni mio passo dinanzi a Dio deve essere perfettamente vero e sicuro, ma mai, neppure nell'apparenza, deve essere ipocrita.

15. Colui che viene da me e vuole diventare di più, io lo esamino per vedere se ne ha le capacità necessarie; se le possiede, io gli assegno un posto superiore, dato che egli è venuto da me con cuore leale.  A colui, invece, che viene da me, cade subito sulla sua faccia, e mi dice: «Ascoltami o anziano, io sarò veramente beato se tu mi manderai laggiù, nel più lontano viale, quale l'ultimo addetto alla pulizia», io rispondo: «Vattene via da me, perché tu hai un animo servile e strisciante. Quale ultimo tu volevi essere assunto qui per introdurti poi, un po' alla volta subdolamente, fino al piano più elevato.  Qui però non c'è posto per animi striscianti; umiliati perciò completamente, e vattene da questa mia dimora, senza avere mai più la possibilità di ottenere un posto qui.  Infatti, perché non hai voluto agire sinceramente e secondo la verità? Se tu lo avessi fatto, io ti avrei esaminato; invece, finché tu rimarrai un essere strisciante, ti sarà proibito l'accesso a questa mia dimora».

16. E' mia opinione che, contro questa massima, neanche il più perfetto savio troverebbe qualcosa da obiettare, poiché la verità è il fondamento di ogni Ordine divino, e contro di esso non può cozzare nessun essere liberamente operante, finché vuole restare degno del suo Dio.

17. Con questa opinione, chiarissima per me, non intendo certamente essere troppo precipitoso; però, ogni essere creato da Dio con la libertà di pensare e di volere ha pure il diritto, sulla base della verità interiore, di svelare il suo ordine interiore a chi ha la buona volontà di portarlo e trasferirlo sulla via di un altro ordine.  Perciò, tu mi perdonerai questa mia dichiarazione, e, come mi attendo, vorrai certamente darmi una risposta esauriente.

18. E' possibile che io abbia compenetrato poco l'essenza della figliolanza di Dio. Se questo non fosse il caso, secondo me sarebbe difficile trovare qui una via di mezzo soddisfacente.  Infatti, la verità è soltanto una dappertutto, e questa è la ragione fondamentale conscia di sé di ogni uomo creato.  Ma due verità non possono, per tutta l'eternità, coesistere, poiché l'una dovrebbe escludere l'altra; per conseguenza, né tu né io possiamo avere contemporaneamente ragione.  Però, se questo dovesse essere il caso, allora c'è di mezzo ancora, la mia incomprensione, che non mi ha permesso di scorgere nello stesso istante la tua e la mia verità.  Perciò sarà necessario per me che tu ti esprima più chiaramente, e cioè: in primo luogo, che cos'è, in fondo, l'umiltà; poi, cos'è il vero amore e, infine, la figliolanza di Dio che ne è il risultato.  Questo rendimi noto e, dopo il completo riconoscimento della verità, ogni tua minima parola verrà osservata, nella maniera più fedele, in questa mia grande casa. Te ne prego, dunque, per me e per tutta la mia casa!".

 

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Cap. 62

* * * * * * *

La vera umiltà, il vero amore e la vera figliolanza divina

 

1. Ora parlo io: "Ascoltami, stimabile anziano di questo luogo e capo supremo di questa grande regione! Ciò che tu chiami umiltà è anche presso di noi, come tu l'hai descritta, tutt'altro che umiltà; essa è soltanto un inganno, in cui tale umile illude se stesso, perché egli vuole venire accolto in un grado di vita superiore rispetto a quello che non sente proprio.

2. Dato, però, che tu sei dell'opinione che, con il raggiungimento della figliolanza di Dio, anche con la miglior buona volontà non si possa evitare di diventare di più, io posso dirti che, a questo riguardo, hai commesso l'errore più grande.  Quanto vera sia questa affermazione, te lo voglio mettere in piena luce con la Parola rivoltaci dallo Stesso Signore, Dio e Creatore del Cielo e della Terra.

3. E tale Parola così suonò: «Lasciate che i piccoli vengano a Me, e non impeditelo a loro, poiché, a loro appartiene il Regno dei Cieli!». E poi ancora Egli disse: «Se voi non diventate come questi fanciulletti, non entrerete nel Regno di Dio!».  Ed inoltre: «Chi, fra voi, vuol essere il primo ed il più grande, sia il più meschino ed il servo di tutti!».

4. Vedete, in ciò sta l'essenza della figliolanza di Dio. Se tu credi che, nella figliolanza del Signore tu sarai di più, avrai maggior forza e sarai più ricco in sontuosità e potenza; allora ti dico: «Rimani quello che sei, poiché non è proprio, in eterno, il caso di parlare di diventare di più, da qualunque punto di vista.  Qui tu sei, tanto corporalmente che spiritualmente, un completo signore; finché tu vivi nel tuo corpo, tutta la materia della superficie di questo tuo mondo deve piegarsi, ubbidiente, alla potenza della tua sapienza.  Quando, poi, sei in spirito, allora questo mondo deve esserti soggetto fin dal suo centro, e così pure ad ogni spirito uguale a te, poiché voi tutti, abitanti di questo mondo, siete - nello spirito - di una sola sapienza e di una sola volontà, cosa questa che si può rilevare al primo sguardo della vostra istituzione morale e sociale.

5. Considerato, però, che da questo mondo che tu abiti dipendono costantemente innumerevoli altri mondi, pensa un po' quale potenza dominatrice ti è propria nello spirito; poiché, dal governo del tuo mondo, che ti è affidato completamente nello spirito, dipendono l'ordine e la conservazione di innumerevoli altri corpi mondiali, insieme ai loro abitanti.

6. Invece, osserviamo un figlio di Dio: qual è la sua potenza e quale la regione da lui dominata? Vedi, posso dirti con la massima precisione:  «Un figlio di Dio, finché vive nel corpo, non può far diventare suo, nel mondo in cui vive, nemmeno un granello di polvere, e neppure il suo corpo, e nemmeno la sua vita, bensì egli deve restituire tutto e deve sempre essere pronto a dire ed a riconoscere nella pienezza della verità: 'A me non appartiene nulla, io non sono nulla; la stessa vita che ho è solamente del Signore'».  Questa è la sua situazione nel mondo in cui vive.  La situazione spirituale è forse più brillante?  Neppure per sogno!  La sua condizione spirituale deve consistere in una vera e propria povertà centrale.

7. Nel mondo, per lo meno, ci si può prendere un pezzo di pane e si può andare qua e là a proprio piacere. In spirito, invece, anche questa libertà viene a cessare.  Là si è, in eterno, "ospite del Padre", ed ai figli è concesso  mangiare solamente quel che  ricevono direttamente dalla Mano del Padre. Essi possono andare soltanto dove il Padre vuole; non possono dimorare in magnifici palazzi, bensì in capanne semplicissime.

8. I figli non possono mai restare in ozio e devono, ogni qualvolta il Padre lo vuole, lavorare con diligenza i Suoi campi e portare, con fedeltà e zelo, il raccolto nei Suoi granai. Quando poi hanno compiuto tutto il loro lavoro con zelo e fedeltà, devono presentarsi al Padre, ed anziché attendersi una ricompensa adeguata, dichiarare, con vera e sentita umiltà, che essi non sono stati altro se non dei servitori completamente inutili e pigri. 

9. Tu puoi già, come osservato, viaggiare con splendida potenza e forza, nel tuo spirito, per sistemi solari e spazi infiniti con tuo immenso piacere e secondo la tua volontà; noi, figli di Dio, invece (senza la Sua Volontà) non possiamo nemmeno oltrepassare la soglia di casa.  Tu puoi dire quello che vuoi; noi figli soltanto quello che ci viene messo in bocca.

10. Vedi, questo ed altro ancora costituiscono la differenza fra voi, elevati e potenti spiriti che governate tutta la Creazione di Dio e noi, figli di Dio.

11. Voi da soli potete fare tutto quello che volete; noi, invece, non possiamo nulla da soli, bensì solamente allorquando il Signore lo permette, ed anche allora assolutamente nulla di più di quanto il Signore vuole!

12. Noi, rispetto al Signore, siamo posti, per così dire, nelle condizioni delle membra di un corpo. Queste membra formano, con la vita interiore del corpo, un essere; però, non un membro solo di tutto il corpo può fare, solo ciò che vuole, bensì ognuna delle sue azioni e tutta la forza operante non provengono dal membro, bensì dalla forza fondamentale che domina nel corpo.  E così, del pari, le membra non possono nutrirsi da sé, per quanto diligentemente lavorino, bensì esse devono, dapprima, consegnare tutto il prodotto alla dispensa principale della vita interiore, e solo allora la forza vitale ripartisce il nutrimento competente alle membra che hanno lavorato.

13. Del tutto diversamente stanno le cose nella condizione degli uomini liberi, esteriori, che non sono vincolati ad un corpo quali membra, bensì esistono quali esseri completamente liberi per se stessi.  Vedi, a costoro io posso anche dire: «Abbiate la bontà di farmi questo lavoro» e gli uomini, se disposti amichevolmente, compiranno anche il lavoro richiesto; ma, a lavoro ultimato, essi sono completamente liberi dalla mia volontà e possono fare, da parte loro, quello che vogliono".

14. Io però ti chiedo: «Le cose stanno così anche con le membra del mio corpo?» Neanche per idea! Esse dipendono continuamente, in tutte le loro parti, dalla mia forza di volontà interiore e non vi si possono opporre, poiché esse devono essere, senz'altro, completamente un'unica volontà con la forza vitale interiore, altrimenti l'intero essere andrebbe sicuramente incontro alla sua rovina.

15. Vedi, se tu mediti, anche soltanto un poco, su quanto ora ti ho detto, ti risulterà chiaro come stanno realmente le cose con il tuo, tanto acutamente condizionato, "diventare di più" dei figli di Dio.

16. Dunque, se tu vuoi ottenere la figliolanza di Dio, devi liberarti completamente dal pensiero che ci sia qualcosa da guadagnare.  Tu non devi immaginarti, quale figlio di Dio, in una situazione infinitamente perfetta, bensì tu devi considerare la cosa del tutto a rovescio.  E, quando hai fatto ciò, risulterà da sé se, per l'ottenimento della figliolanza di Dio, la vera umiltà e l'amore per Dio, rappresentano una via perfettamente giusta oppure una via sbagliata.

17. Infatti, per quanto riguarda Dio, devi tenere presente che, essendo Egli l'infinita, somma Verità Stessa, Egli non può voler raggiungere, con un dato mezzo, uno scopo del tutto diverso da quello che sta nella natura del mezzo stesso.

18. Chi, nell'umiltà del suo cuore, si restringe e rimpicciolisce sempre più, come potrebbe aspettarsi che il Signore, per ciò, lo ingrandisca?  Oh certo, Egli lo ingrandirà, ma non nel modo da te supposto con il diventare di più, bensì soltanto nella sempre più grande umiltà, e nell'amore sempre maggiore; e questo, veramente, è un giusto ingrandimento nello spirito, poiché, quale figlio di Dio, si riceve quello a cui si aspira, cioè la piccolezza nella misura più completa.

19. Così, del pari, neanche l'amore per Dio da parte di un figlio di Dio è un'adulazione che serva a guadagnargli l'onnipotente Favore di Dio bensì il vero amore dev'essere un intimo impulso a riconoscere Dio sopra ogni cosa, quale l'Unico, più perfetto Signore, e se stesso, invece, quale un completo nulla di fronte a Lui.  Si deve cercare la massima beatitudine nell'amare Dio, quale Padre, sopra ogni cosa, perché appunto Egli è Dio e Padre. E per tale amore non si deve pensare ad una qualsiasi ricompensa se non solo la grazia di poter amare così Dio Padre.

20. Vedi, mio stimato anziano, così stanno le cose.  Pensaci su un pochino, e dimmi poi come tu riesci a trovare la via per il raggiungimento della figliolanza di Dio, da me ora esposta.  Basta però che tenga sempre presente il fatto che non c’è nessuna realtà nel tuo diventare di più, quale figlio di Dio.  Questo comprendilo bene, e poi comunicami la tua opinione!".

 

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Cap. 63

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Dell'essenza della figliolanza divina

 

Ascoltate, il nostro anziano così si esprime:

 1."Alto messaggero del Grande Dio! Ora tutto mi è chiaro e tutta la questione della figliolanza di Dio, per me, assume ora un altro aspetto.  Dato però che la cosa sta così e non altrimenti, tu mi devi perdonare se, considerato dal mio punto di vista, non solo sarebbe, in certo qual modo, contro l'Ordine divino, aspirare alla cosiddetta effettiva figliolanza di Dio, la cui importanza è secondo le tue presenti affermazioni, veramente poca, per non dire nulla. Sarebbe una vera pazzia rinunciare al bene e all'abbondanza che si possiede, per poi ottenere un assoluto niente.  Dunque, io dico: Che interesse può destare la prospettiva di un Dio e Padre, e di me quale figlio di Dio se, con tutto ciò, devo rimanere senza alcun vantaggio?

2. Da un lato, non si può negare che il pensiero di avere Dio come Padre, e ciò per mezzo del più intimo amore reciproco, annulla completamente ogni altro pensiero, poiché un rapporto più grande non è possibile da parte di nessun essere creato.  Ma se, d'altra parte, si considera che, malgrado la grandezza di questo pensiero e di questo Nome, in essi non c'è nulla, anzi, nulla ci può essere e che, oltre a ciò, si deve sempre esser pronti ai più umili servizi verso tutte le creature, questo pensiero e questo grande Nome non attraggono chi, al pari di noi, vive in un mondo quale il nostro.

3. Se qui noi possiamo avere tutto quello che il nostro cuore vuole, tanto nel tempo e particolarmente eternamente nello spirito, mentre quali "figli" non potremmo neppure di nostra volontà oltrepassare la soglia; ascolta, noi resteremo di certo quello che siamo, perché, per diventare nulla, non c'è mai bisogno di un'esistenza!  Quando però un essere è già qui, egli presuppone per tale sua esistenza un continuo sviluppo delle sue forze verso l'Alto; ma non (se si riflette che, qui, tanto le conoscenze che le forze sono in continuo aumento) che alla fine, quando la più alta perfezione è stata raggiunta, si debba attendere il completo annientamento di tutte quelle forze e conoscenze che a tale scopo si erano coltivate.

4. Sono dell'opinione che tu mi avrai compreso benissimo, poiché, in questo caso, io ho parlato come necessariamente avrebbe dovuto parlare qualunque uomo, anche non eccessivamente saggio, che avesse udito esporre da te, nel modo suddetto, le condizioni della figliolanza di Dio.

5. Da parte mia, però, riguardo alla "figliolanza di Dio" sono di opinione del tutto diversa e sostengo fermamente che, dietro a questa, è celato qualcosa straordinariamente di più di quanto tu mi hai annunciato.  Può essere senz'altro che, quale figlio, si dia spontaneamente tutto al Padre, per il grande amore. Questa è, anzi, la caratteristica dell'amore. Però, che per questo sacrificio non vi sia da attendersi qualcosa di inesprimibile, non me lo contesterà nessuno per tutta l'eternità!

6. Noi qui, secondo la nostra dottrina spirituale, possediamo la grande facoltà, quali spiriti, di percorrere tutte le profondità delle creazioni di Dio, e di rallegrarci inesprimibilmente delle Sue svariate opere meravigliose eternamente numerose.  Però, dal profondo del mio animo, mi viene la sensazione che, i figli di Dio possano abbracciare tutto con uno sguardo, mentre a noi occorrono delle eternità.  Noi abbiamo, bensì, la potenza, quali spiriti, di ordinare le cose del nostro mondo, ed anche, per conseguenza, di altri mondi dipendenti da questo, mentre i figli di Dio, vicinissimi a Lui, anzi intimamente uniti, sono indubbiamente dei concreatori, e, mentre noi abbiamo da ordinare sempre e soltanto la parte materiale, i "figli di Dio", che è loro Padre, hanno invece la potenza non soltanto sopra l'insieme dell'infinita Creazione materiale, bensì anche su ogni creatura spirituale.

7. Vedi, questa è la mia opinione, per la cui verità io offro in pegno tutto quello che in questo mondo posso chiamare mio.  E' vero che tu hai detto che il figlio senza la Volontà del Padre non può oltrepassare la soglia, non deve prendersi il cibo da sé, e deve abitare in una semplice capanna; questo glielo accordo senz'altro, però, se come "figlio di Dio" può abbracciare con uno sguardo tutte le infinite magnificenze di Dio, vorrei proprio sapere perché dovrebbe mettere il suo piede oltre la soglia?  Se poi ci si trova nella perfetta facoltà creativa con Dio Stesso, nel Centro eterno da dove tutte le innumerevoli creature vengono nutrite, vorrei proprio sapere la ragione per cui il "figlio di Dio" dovrebbe prendersi da solo il cibo, dal momento che si trova nel Centro di ogni Vita.  E, su per giù, così stanno anche le cose con la semplicità della dimora dei figli di Dio. Che sia una capanna, oppure un palazzo, è perfettamente la stessa cosa, quando si hanno in sé, visibilmente riunite, tutte le magnificenze di Dio.

8. Quando ci si trova nello splendore, al di sopra di tutta l'infinità e l'eternità che tutte le creature dell'infinito non possono rimpicciolire, si può essere senz'altro un misero servo, anzi un servo di tutti i servi.  Infatti, che cosa ci si perde?  L'intera natura non gli deve perciò - quando questo deve essere il caso - prestare prontamente ubbidienza al suo minimo cenno?

9. E' vero che i nostri spiriti hanno anche forza e potere di governare il proprio mondo; sono perciò, forse, i suoi padroni? Oh, non di certo!  Essi possono fare quello che vogliono, ma non possono volere quello che vogliono.  Il nostro volere si trova nel vostro fondamento, voi invece siete liberi nel Volere di Colui che è vostro Padre!

10. O alto messaggero del Signore!  Io credo di aver giudicato giustamente tal cosa, tuttavia ti prego di volermi donare al riguardo ancora qualche parolina, affinché, dalla stessa, possa riconoscere fino a che punto il mio giudizio concorda con la somma Verità".

11. Ora parlo io, e dico: "Ascolta stimabile anziano di questo luogo!  Io sapevo che tu avresti trovato in te, la vera Luce, dopo che io ti avevo indicato la sola giusta via che vi portava.  Il tuo giudizio è esatto; questa volta tu hai riconosciuto perfettamente l'essenza della figliolanza di Dio.  Le cose stanno proprio così come le hai descritte, però, a tua volta, tu sei tuttavia nuovamente costretto a raggiungere con l'umiltà e con l'amore quel tuo così tanto condannato "di più" e non quel "meno" così tanto esaltato prima.

12. Che cosa si può fare in questo caso? Vedi, tu non sei soddisfatto né con una né con l'altra cosa.  Per ottenere di più, l'umiltà e l'amore sono per te dei cattivi mezzi, e non delle virtù. L'ottenere meno, con tali e cosiddette virtù, è per te pazzia. Come si dovrebbe risolvere la questione per accontentarti? Io ti scioglierò anche questo enigma.

13. Vedi, tu sei ancora vincolato al concetto che si debba ricevere di più quando si chiede di più, e di meno quando si chiede di meno.  Io però ti dico: «Questo è un sistema di misurazione della creatura, mentre presso il Signore il caso è del tutto opposto. Chi chiede molto, riceverà poco; chi chiede poco, riceverà molto; ed a chi non chiede nulla, verrà dato tutto!».

14. Tu tendi a voler considerare ciò alquanto innaturale, però, vedi, ci sono anche presso di te delle circostanze simili, e tu ti comporti, da questo punto di vista, non altrimenti di come si comporta il Signore.  Se ad esempio qualcuno ti rende un servizio, e chiede poi una grande ricompensa, come verrà egli accolto nel tuo cuore?   Tu dici: «Egli verrà scarsamente accolto».  Se invece qualcuno ha fatto tutto quanto tu desideravi e ti chiede poco, come sarà accolto nel tuo cuore? Tu dici: «Egli verrà accolto grandiosamente».  Ma se qualcuno ti ha fatto tutto quello che desideravi e alla fine non ti chiede nulla, poiché egli ha fatto tutto per amor tuo, dimmi: come verrà egli accolto nel tuo cuore?  Tu dici: «Io lo farei sedere alla mia destra, ed egli disporrà, insieme a me, di quanto io possiedo, poiché si è reso debitore il mio cuore in tutta la pienezza!».

15. Vedi, mio stimabile anziano, questa è esattamente la posizione di Dio verso le Sue creature; e se tu fai come dall'ultimo esempio, tu sei un figlio di Dio e sarai del pari posto a sedere alla Sua Destra.  Questo opera l'amore, poiché Dio non guarda esclusivamente all'opera, bensì soltanto all'amore. Se l'opera è frutto dell'amore, allora ha un valore dinanzi a Dio; se, però, è soltanto un frutto della sapienza, allora non ha nessun valore, oppure soltanto nella proporzione in cui anche l'amore era operante.  Ora tu sai tutto quanto ti occorre, ed io non ho più nulla da dirti. Se tu vuoi percorrere la via che ti è stata indicata in modo estremamente chiaro, sai ora benissimo quale meta tu puoi raggiungere. Se tu resti quello che sei, raggiungerai del pari la tua buona meta; però non quella della vera e propria figliolanza di Dio!".

16. Vedete, ora il nostro anziano sta diventando completamente umile, e riflette molto sulle mie parole. Ben presto egli terrà un discorso ai suoi figli; noi ascolteremo ancora questo discorso; dopo di che benediremo questo popolo e ce ne andremo subito via.

 

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Cap. 64

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Gli abitanti del Sole sulla via per diventare figli di Dio

 

Ora, vogliamo ascoltare ciò che l'anziano dirà al suo popolo.  Ecco le sue parole:

1. "Ascoltatemi o voi figli miei che siete qui presenti, e date notizia a coloro che non sono qui di ciò che ora vi dico! Voi sapete che in casi simili, quando il legno sull'altare si è acceso per una Potenza superiore, nella fiamma del legno ardente noi abbiamo letto le gravissime condizioni, in seguito al cui adempimento soltanto è possibile il raggiungimento dell'alta figliolanza di Dio.  Non c'era mai stata offerta la straordinaria fortuna di apprendere dalla bocca di un figlio di Dio, anzitutto, come si può ottenere tale figliolanza per la via naturalmente più corta, e, poi, che cosa sta effettivamente celato dietro a tale figliolanza.

2. Questo elevatissimo ospite, con i suoi due compagni, ci ha indicato, dalla Fonte originaria e dal fondamento originario, ciò che tutta la nostra sapienza non avrebbe mai potuto raggiungere.  Ora, noi sappiamo che Dio, l'onnipotente Creatore di tutte le cose, è Egli Stesso un Uomo perfetto e dimora sempre, quale Padre, fra coloro che sono Suoi figli.

3. Poi abbiamo appreso, nel modo più esatto e fondamentale, che cosa sia veramente un figlio di Dio e perché lo si debba riconoscere come tale; poi, quale terzo punto, ci è stato chiarito come tutte le creature libere, che sono coscienti di sé e che riconoscono Dio quale loro Creatore, possano diventare Suoi figli nel modo più semplice e, sicuramente, il più adatto allo scopo.

4. Che tutto ciò sia esatto non necessita di altre prove, poiché, in primo luogo, il garante della pienezza di tale verità è ancora qui tra noi e, in secondo luogo, ne garantisce anche la mia propria sapienza, attingendo dalla quale, come voi tutti avete potuto udire, ho fatto all'alto messaggero ogni sorta di obiezioni, allo scopo di constatare se le sue affermazioni potevano resistere anche di fronte al severo esame della sapienza.

5. Voi avete potuto del pari intendere con quale ferrea fermezza l'alto messaggero mi ha sempre ribattuto, e come, con la potenza della verità nelle sue parole, mi abbia guidato, fuori dall'errore delle mie conoscenze, su una via quasi completamente diritta.  Dal momento, dunque, che noi abbiamo tali prove palpabili della grande plausibilità delle affermazioni di questo messaggero, che cosa possiamo chiedere di più?

6. Quindi, non resta altro, in tal caso, se non unicamente chiederci se vogliamo o no percorrere seriamente la via che ci è stata indicata, cioè se noi vogliamo imboccare la via dell'umiltà, dell'amore e di tutta l'abnegazione di sé, nello spirito e nella verità, oppure se non lo vogliamo. Domanda che, appunto, significa:

7. Vogliamo, dopo la deposizione di questo nostro corpo fugace, rimanere, quali spiriti, eterni custodi di questo nostro mondo, per quanto grande esso sia, oppure vogliamo, dopo la deposizione di questo corpo, diventare immediatamente, nello spirito, figli di Dio, ed andare là dove Egli, il Dio e Signore, eternamente ed infinitamente, unico ad aver potere sopra ogni cosa, dimora fra i Suoi figli e li ama con tutta l'infinita Potenza d'Amore del Suo Cuore?

8. Vedete, miei cari figli, questa è una domanda di straordinaria importanza, alla quale può venir risposto soltanto con l'azione, ma mai con le parole, siano esse le più sagge.  Nello stesso tempo, però, vi faccio presente che il nostro stato nello spirito, dopo la deposizione del corpo, è del pari quanto mai splendido, e che in sontuosità e magnificenza esteriori supera di certo tutto quanto è immaginabile.  Noi, in quanto alla forma del corpo, siamo già qui così straordinariamente belli, che tale forma desta, come ho già osservato, una grande ammirazione addirittura nei figli di Dio e, tuttavia, questa bellezza corporale fisica è appena una pallida ombra di quella che è propria al nostro spirito immortale.  Così pure le nostre abitazioni corporali esteriori sono di una luminosità e sontuosità che abitanti di altri mondi più piccoli, al solo vederle, ci rimetterebbero sicuramente la vita.  Eppure, la loro costruzione ci costa ben poca fatica dato che, con la potenza della nostra volontà riunita, siamo completamente padroni della materia, che si deve disporre, piegare e sollevare secondo la nostra volontà.

9. Però, cos'è la sontuosità materiale dei nostri edifici, per quanto elevatissima e grandiosa, se confrontata con la magnificenza dei nostri spiriti, che dimorano in quella lontana pienezza di luce che circonda, per uno spazio enormemente ampio, il nostro mondo sconfinatamente grande?

10. Vedete, tutto questo noi lo sappiamo già dalla nostra molteplice esperienza, dato che ci sono molti fra noi, ai quali è già stato concesso parecchie volte di vedere le cose spirituali del nostro mondo in maniera molto chiara. In seguito a ciò, la nostra sorte è, generalmente, incalcolabilmente splendida, poiché, quali spiriti, noi siamo dei veri grandi signori, a disposizione dei quali, per una chiarissima contemplazione, non sta soltanto tutto il nostro mondo quasi infinito bensì anche altri innumerevoli mondi, i quali tutti, dipendono più o meno da questo nostro grande mondo.  Tutto ciò, figli miei, riunito sotto un unico punto di vista, non ci può dire altro se non che:

11. Che cosa volete voi ancora, o fortunatissimi figli di un mondo che è un portatore di luce per miriadi e miriadi di altri mondi?  Perciò è anche vero che chi ha tanto come noi, chi, come noi, è tanto felice, deve avere sicuramente in sé un elevato grado di pazzia se vuole pretendere di più e diventare più felice ancora.

12. Vedete, questa argomentazione certamente saggia, venne da me esposta anche a questo nostro elevato ospite, ed egli mi ha risposto, appunto, confermandomi tutti i vantaggi citati; ora però, figli miei, ascoltatemi! Nel raggiungimento della figliolanza di Dio, non si tratta affatto di diventare di più, o di essere più felici, bensì di diventare più perfetti e più viventi nell'Amore di Dio. Voi tutti, però, sapete per propria esperienza che qui la nostra massima felicità come anche la nostra massima beatitudine è condizionata, quasi esclusivamente, dal nostro reciproco amore.  Quanto più noi ci amiamo, e quanto più intimamente ci uniamo nell'amore tanto corporalmente che spiritualmente, tanto più beatamente felici anche noi ci sentiamo!

13. Non sono per noi i momenti più felici, quando noi ci riuniamo fra le pareti domestiche, nel reciproco amore, senza degnare di uno sguardo il mondo esteriore, pur meravigliosamente bello?  Voi tutti, a questa domanda, secondo la vostra vivente esperienza, non potete rispondere altro se non: «Ciò è, nella sua pienezza, la vivente verità!».

14. Bene, allora; dunque, vedete, proprio in ciò consiste la grande differenza fra la nostra somma felicità, che però nello stesso tempo è sempre esteriore, e la beatitudine intimissima dei figli di Dio.  Dunque, se già il nostro reciproco amore di creature ci fa tanto gioire, quanto infinitamente beatificante deve essere allora quell'amore, grazie al quale le creature, quali figli di Dio, possono afferrare visibilmente, nel massimo amore, il loro Creatore quale Padre, e venire afferrate da Lui, a loro volta, con infinita Potenza d'Amore!  Dove, in tutto questo grande mondo, vive un essere che sia in grado di comprendere anche soltanto un atomo della grandezza di tale beatitudine, in cui una creatura quale figlio, di fronte al suo Creatore, al suo Dio, può afferrarLo con tutto l'amore, e venire a sua volta afferrato da Lui con il massimo Amore?!

15. Vedete, miei cari figli, questa è l'infinita differenza fra noi ed i figli di Dio! Pensate a quanto infinitamente piccola deve essere la nostra beatificante scintillina dell'amore in confronto all'infinita Pienezza dell'Amore che dimora in Dio!  E tuttavia, questa scintillina infinitamente piccola forma la nostra massima beatitudine. Quanto grande, per conseguenza, dev'essere la beatitudine di quegli esseri, i quali possono gioire di tutta l'infinita Pienezza dell'Amore del loro Padre divino?

16. Dunque, cosa vogliamo fare? Vogliamo restare quello che siamo, oppure vogliamo affrettarci, con nuove forze vitali, a gettarci, quali figli, fra le braccia dell'onnipotente, santo, eterno Padre?

17. Io leggo, ora, sulle vostre facce che voi tutti volete abbandonare ogni cosa per giungere al Padre!  Certo, questo è pure il mio più intenso sentire; vogliamo amarLo come se avessimo mille cuori, e umili vogliamo essere come non avessimo alcuna esistenza, e ciò soltanto per giungere, dopo questa nostra esteriore vita fisica, laddove questo Padre santo vive!

18. E tu, o elevato messaggero, accogli, nella pienezza della verità, questa nostra assicurazione che, ora, siamo noi tutti di un solo sentimento, e vogliamo percorrere la via da te indicataci.  Ti prego di benedirci su questa nuova via, affinché possiamo giungere felicemente dove tu, certamente, già da lungo tempo, ti trovi beatamente nella Dimora di Dio, il Padre tuo, infinitamente santo!".

19. Vedete, dopo queste parole, l'anziano si prostra con la faccia a terra, ed i suoi figli seguono il suo esempio.  Ora però li benediciamo; e dopo averli benedetti, lasciate che io vi sollevi al di sopra di questo mondo splendente. Ecco, siamo sollevati e il nostro bel mondo si libra di nuovo come una minuscola stellina in una profondità infinita. E adesso, guardate verso giù: vedete, c'è il vostro Sole; anzi, non ne siamo molto lontani, tuttavia non ci affretteremo troppo, bensì ci avvicineremo piuttosto adagio alla sua superficie santificata; però, questa volta non a quella materiale, bensì a quella spirituale, la quale tuttavia corrisponde pienamente alla materiale, come luogo e posto.  Scendiamo, dunque, dolcemente!

 

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Cap. 65

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L'apparizione del nostro "Sole spirituale"

Manifestazione dello stesso, diversa da quella nella sfera del Signore

 

1. Ecco, ora noi siamo giunti alla superficie spirituale del vostro Sole; vi piace qui? Da quanto osservo, si legge la sorpresa sulle vostre facce, e dite: "In verità, anche qui è indescrivibilmente splendido e delizioso  vivere, per quanto non ci sia traccia di quella splendida magnificenza quasi da brividi del Sole precedente; ma, a parte ciò, gli ameni giardini e gli splendidi prati fioriti, disseminati di piccole graziose casette, offrono una vista oltremodo deliziosa, aumentata ancora dal fatto che qui, tanto nei giardini che nei prati e specialmente intorno alle casette, ci sono bambini in gran numero, ed anche spiriti umani più maturi, che si intrattengono molto amichevolmente con questi.

2. Però, qui c'è una cosa che ci sembra alquanto strana: vedi, caro amico, il Signore Stesso, dopo la contemplazione del Sole naturale, ci ha posti proprio sul Sole spirituale.  Là, però, non abbiamo visto nulla di tutto questo, bensì vedemmo soltanto una superficie che si estendeva all'infinito, dappertutto ugualmente ornata d'una specie d'erba e, qua e là, di qualche piccolo albero; e poi, su questa incommensurabile pianura, vedemmo degli spiriti muoversi qua e là e su e giù, quasi come le effemeridi sulla Terra al sorgere e al tramontare del Sole.  Ciò era anche tutto; se noi volevamo vedere qualcosa di più, ci era necessaria la sfera di uno spirito.

3. Da ciò ci risultano tre importanti punti di domanda; il primo è questo: quel 'Sole spirituale' da noi scorto che vedemmo così semplice alla presenza del Signore, era identico a questo che vediamo ora? Secondo punto: se questo Sole s'identifica con il primo sul cui suolo abbiamo camminato, si domanda se, sulla sua superficie, questo è un posto diverso da quello da noi visto allora.  Al terzo punto si domanda: se questo è lo stesso Sole e se sulla sua superficie noi scorgiamo quello che abbiamo scorto alla presenza del Signore contemplando per la prima volta il sole spirituale, ciò dipende forse dalla tua sfera?

4. Tu ci hai detto, fin da principio, che noi non ci troviamo nella tua sfera, bensì che tu ti trovi, invece, nella nostra. Naturalmente, sarebbe facile che, a nostra insaputa, avesse avuto luogo un cambiamento di sfera; è appunto perciò che ti chiediamo come sta effettivamente questa cosa".

5. Miei cari amici e fratelli! Io vi devo dire subito, in anticipo, che a tutte e tre le vostre domande, non è possibile dare un'adeguata risposta, e ciò semplicemente per la ragione che non avete chiesto quello che la condizione della presente apparizione contiene in sé di rispondibile.

6. Quando voi, alla presenza del Signore, avete posto piede sulla superficie del Sole spirituale, non vi siete trovati, in modo particolare, sulla superficie del Sole, bensì, molto generalmente, nell'infinita Sfera del Signore. Infatti, nella Sua Sfera, ogni particolare cosa visibile contiene immediatamente, in e da per se stessa, l'illimitato e l'infinito, ed il semplice terreno che voi avete calcato, era un terreno dell'infinito Sole spirituale del Signore, nel quale sono comprese tutte le infinite sfere.

7. Gli spiriti che voi avete visto girare qua e là non sono spiriti singoli, bensì ognuno di quelli che voi avete scorto là, quali singoli, è una riunione di innumerevoli spiriti, nella quale si trovano nuovamente delle innumerevoli riunioni più piccole che consistono, del pari, di spiriti beati di qualità speciale, così come siamo noi ora, qui insieme.  Da ciò potete scorgere, in maniera pienamente persuasiva, che voi, solo nella sfera di un tale grande spirito siete giunti ad avere una speciale visione delle cose spirituali e celesti.

8. A questo punto, le vostre facce esprimono un grande sbalordimento, e dite: "Ascolta, amico caro, però, come avviene ciò?  In verità, questa tua comunicazione ci sembra un poco insensata, poiché il Signore ci ha fatto conoscere i nomi dei singoli spiriti che si sono avvicinati a noi, tra i quali si trovavano perfino alcuni nostri parenti terreni. Costoro non possono certo rappresentare, in sé e per sé, un tale angelo generale di una riunione celeste. Oltre a ciò, dopo essere entrati nella loro sfera, noi abbiamo continuato a vederli come prima, ed essi hanno parlato con noi, come tu ora, e ci hanno guidati. Come si dovrebbe comprendere ciò?".

9. Io vi dico, miei cari fratelli ed amici, che è piuttosto difficile che voi possiate compenetrare chiaramente come stanno le cose in Cielo.  Quello che io posso fare, affinché possiate formarvi un'idea spirituale abbastanza esatta, lo farò dandovi nuovamente una spintarella, grazie alla quale possiate avvicinarvi verso le orme della grande Verità; perciò ascoltate! Che cosa intendeva dire il Signore quando una volta Egli rese testimonianza su Giovanni Battista? Le Sue parole risuonarono: "Di tutti coloro che finora sono nati dalle donne, nessuno fu più grande di lui; ma il più piccolo nel Regno di Dio è più grande di lui!".  Nient'altro se non che, fra tutti gli uomini, nessuno, in sé e per sé, è più grande di Giovanni; però, di coloro che, secondo la Dottrina del Signore, vengono accolti nel Nuovo Regno dei Cieli, quali puri "figli di Dio", i più piccoli tra costoro saranno più grandi di quanto lo possa essere il più grande uomo particolare, in sé e per sé.

10. E perché, dunque?  Perché essi non diventano grandi in sé e per sé, grazie al loro amore per il Signore, bensì, dato che il loro amore per il Signore abbraccia l'infinito, essi diventano i capi delle piccole comunità celesti e, al cospetto di Dio, la sfera d'amore di un tale spirito beato si estende formando come un secondo, grande uomo.  Questa sfera per se stessa, poi, diviene una vera collettività celeste, nella quale vengono accolti tutti quei buoni spiriti che nell'amore per il Signore sono pari al loro capo che è perciò, anche creatore della collettività stessa.

11. Alcuni esempi simili ci sono già sulla Terra. Le collettività statali ne sono già un'immagine esteriore; ed ogni suddito dello stato porta, in certo qual modo, il nome del supremo capo dello stato stesso, che può essere un imperatore, un re, un principe, un duca, ecc.  Collettività più piccole sono città, paesi, villaggi, ecc. ed anche qui, ogni abitante porta, per così dire, il nome della sua collettività, come per esempio: questo è un parigino, quello un londinese, là c'è un viennese, e così di seguito.  Quelle, che ancor meglio illustrano la cosa, sono le collettività religiose le quali, molto impropriamente, vengono chiamate "sette".  Prendiamo dunque queste "sette", e troveremo che ognuna ha il suo fondatore principale.  Che cos'è questo fondatore di fronte alla setta da lui fondata? Egli è il capo di una setta o di una tale collettività che, dal punto di vista spirituale,  prende forme pienamente simili a quelle individuali del fondatore.

12. Perciò, ad esempio, chi ha accolto pienamente la fede luterana, dal punto di vista spirituale dimora già nella generale forma spirituale di Lutero, o, con altre parole, egli è un abitante della collettività luterana.  Una tale collettività è già grande, ed ha, in sé, una quantità di collettività più piccole, le quali, tutte insieme, fanno capo a quelle che possiamo chiamare comunità e una di queste comunità ha sempre il suo capo e guida che è, in certo qual modo, un corpo spirituale comune, o una collettività per tutti coloro che sono della sua stessa fede e del suo amore.

13. Le cose stanno così anche con i primi divulgatori della Dottrina del Signore, come pure con Swendenborg, che voi pure avete conosciuto.  I vostri parenti terreni sono, in parte, soltanto abitanti di una tale collettività; dato però che in seguito alle loro opere d'amore hanno attirato verso il loro cuore parecchi altri uomini, hanno formato, con ciò, anche una collettività; e, a loro volta, sono, a modo loro, dei piccoli capi della loro collettività; per questa ragione voi avete potuto vederli quali singoli spiriti comuni, nel posto generale, nella Sfera del Signore.

14. Ritengo che, con questa spintarella, voi dovreste avere le idee abbastanza chiare. Che così stiano le cose, voi potete dedurlo anche dal fatto che il Signore disse agli Apostoli che Gli chiedevano cosa avrebbero ricevuto, a suo tempo, in cambio per avere abbandonato tutto per Lui: "Voi siederete su dodici scranni, e giudicherete le dodici tribù d'Israele!".  Ciò significa appunto: "Dalla Parola, che voi predicherete a tutti i popoli nel Mio Nome e dal Mio Spirito, verranno edificate, secondo il vostro numero, altrettante collettività principali, nelle quali, secondo la vostra natura, sarete guide e capi".  Suppongo che ciò sia quasi da toccare con la mano. Però, affinché la cosa vi risulti tuttavia più chiara, prossimamente faremo ricorso ad un'altra "spintarella".

 

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Cap. 66

* * * * * * *

Spirito collettivo e contemporaneamente spirito singolo

Perché la forma generale di una collettività celeste è quella umana?

 

1. Il modo in cui, per così dire, si possa essere uno spirito collettivo, mentre per se stesso si è uno spirito singolo, lo vogliamo provare ancora con un paio di spintarelle. Una di tale spinte la si trova, nella maniera più evidente, in una Parola del Signore Stesso, quando Egli dice:

2. "Io sono la Vite, voi siete i tralci". Come si presta per il nostro concetto, e che vuol dire ciò?  Il Signore è il vero e proprio "Spirito collettivo", dato che ogni singolo spirito d'uomo o d'angelo è perfettamente la Sua immagine; e poi, tutti gli innumerevoli spiriti presi insieme sono perfettamente simili, come in Uno, all'unico Spirito di Dio. Però, com'è il caso che, dal Signore, tutto è raccolto in Uno di fronte ad ogni singolo spirito e di fronte a tutti gli spiriti, lo è altrettanto ed in pari modo, fra gli spiriti degli uomini.

3. Quello spirito dell'uomo che, con il suo amore, l'umiltà e la sapienza è il più vicino al Signore è sempre più uno spirito collettivo, poiché il suo amore, la sua umiltà e la sua sapienza hanno già attirato molti altri spiriti nella sua sfera; e ci sono perfino alcuni di questi spiriti umani collettivi che continuano ad esercitare tale attrazione anche quando non vivono più corporalmente sulla Terra.  Però, ciò rappresenta, nel mondo spirituale, una collettività che è formata, in certo qual modo in maggiori proporzioni, come il singolo spirito collettivo è, per se stesso, individuale e personale.

4. Qui verrebbe spontanea una domanda: "Come può una tale collettività assumere proprio la figura di quest'uomo spiritualmente comune? Essa potrebbe benissimo aver l'aspetto di un mondo abitabile; perché, dunque, nell'alto Regno degli spiriti, il substrato formale di una collettività, abitabile per spiriti celesti, deve avere proprio la figura di un uomo?".

5. Per poter rispondere in modo comprensibile a questa domanda, devo farvi notare che i mondi, per voi naturalmente abitati, per se stessi non sono che, almeno ai vostri occhi, un conglomerato in un certo modo, caotico di anime su anime, le quali nei primordi dei tempi, quali vasi dati da Dio conformemente al Suo Ordine, vennero travolti necessariamente nella caduta generale dell'unico grande spirito collettivo.  Da queste anime, o vasi spirituali, vennero creati subito dopo i mondi, per la Forza di Volontà misericordiosa ed infinita del Signore, e sono appunto qui, affinché tali anime, con i loro spiriti, possano venir nuovamente riunite secondo una saggia e prestabilita gradazione scalare.

6. Guardate un po' tutti i gradi di progresso che si possono appena numerare, e domandatevi, date le conoscenze da voi già acquisite: "Qual è la meta di tale graduale progresso?".  E la risposta ve la darà il guardare ogni singolo uomo.

7. Che cos'è conseguentemente un uomo?  Nella sua perfetta forma simile a Dio, egli è, in certo qual modo, una vita costituita dall'agglomerato d'innumerevoli singole vite precedenti.  Questa vita cominciò a sviluppare le prime manifestazioni nel muschio della pietra e peregrinando poi attraverso tutto il mondo delle piante, trapassò in quello degli animali, e dal comune mondo di questi ultimi prese la forma perfetta dell'uomo.

8. Perciò, è proprio nell'uomo che, per la prima volta, tutte le essenze animiche e spirituali, fino allora frammentarie, cominciano a riacquistare la loro forma originaria.  Per conseguenza è naturale che, nel Regno degli spiriti perfetti, in ultima analisi, non vi possano essere altre forme se non appunto la forma originaria dell'uomo simile a Dio.

9. Dunque, una collettività nella forma di un uomo è proprio la forma giusta, e può venir chiamata, nel vero e più profondo significato uno splendido mondo abitabile per spiriti, poiché questa forma corrisponde in sé ad ogni singola parte dell'uomo.  Perciò, nessun abitante di un tale mondo ha bisogno di seminare, e poi di raccogliere, bensì egli trova in questo mondo perfetto, al posto a lui destinato, tutto ciò che gli necessita. Allo stesso modo, nessun nervo del corpo umano ha bisogno di seminare e poi raccogliere per sé, per poi nutrirsi e vivere; infatti, proprio nel posto del corpo in cui esso si trova, è già provvisto di tutto, e non occorre che faccia altro se non vivere a suo piacimento.

10. Suppongo che questa spintarella abbastanza forte vi sarà risultata sufficientemente chiara; c'è ancora un particolare soltanto che necessita di qualche spiegazione, e precisamente per quanto riguarda la contemplazione dalla Sfera del Signore, dello spirito collettivo in una persona, e, per questo particolare, provvederemo ancora ad una piccola spinta, poiché può sorgere la domanda: "Come mai uno spirito speciale, nella sua unità, può venir elevato al punto da apparire quale soltanto una personalità, malgrado raduni un'intera molteplicità spirituale?".

11. Questo è un punto abbastanza difficile, ma, come detto, una spinta abbastanza energica ristabilirà il necessario equilibrio.  Per poter sfruttare il più possibile questa spinta, facciamo dapprima una prova nel mondo naturale, e così ascoltate! 

12. Potete abbracciare con un'occhiata tutta la vostra Terra?  Voi dite di no, poiché la sua superficie è troppo estesa per poter percorrerla con un colpo d'occhio.  Bene, dico io; e perché allora potete scorgere con un colpo d'occhio tutto il Sole, che è tanto più grande? Voi dite: "Perché esso così lontano ai nostri occhi che tutti i raggi che si dipartono dalla sua intera superficie colpiscono il nostro occhio in un tale angolo che, per la sua conformazione, può venire comodamente accolto".  Benissimo, ora noi siamo giunti ad un buon punto.

13. Vedete, come nel mondo naturale, vi siano delle "apparizioni" in cui si può dire: "Questa cosa è vicina, quella molto distante per quanto riguarda lo spazio", così ci sono anche nel mondo spirituale delle condizioni apparenti, in cui un oggetto si ritira ad una grande distanza, e per quanto esso possa essere grande e constare di una incommensurabile molteplicità spirituale, tuttavia, nella distanza, risulta facilmente visibile, nel suo complesso, quale un'unica cosa afferrabile e concreta.

14. Però, la distanza spirituale non è apparentemente costituita come quella naturale, nella quale gli oggetti, che l'occhio scorge come lontani, sono realmente lontani nello spazio.  Nello spirito, invece, quegli oggetti che sembrano apparentemente distanti nello spazio, non sono affatto lontani dall'occhio dell'osservatore, bensì possono essere altrettanto vicini quanto quelli che appaiono vicini, dato che per lo spirito non contano affatto le distanze apparenti.  Anzi, al contrario: degli oggetti che sembrano vicinissimi, possono anche essere enormemente lontani, per quanto tuttavia, sembri di poterli toccare ma malgrado ciò, essi sono, come detto, spiritualmente lontanissimi.

15. Voi dite: "Questo suona alquanto enigmatico!".  Io però vi dico: "Niente affatto; un piccolo accenno in aggiunta, e voi avrete questo enigma completamente risolto dinanzi a voi".  Si domanda:

16. "Quando si è, in spirito, il più lontano da tutti gli altri esseri?". Certo, solamente quando ci si trova nell'immediata vicinanza del Signore, poiché fra Lui e ogni altro essere è costantemente presente un eterno abisso insormontabile; e tuttavia, nella Sfera del Signore, al contrario, si è il più vicino possibile a tutte le cose nel loro insieme, perché il Signore, in loro, è Tutto in tutto.

17. Voi però, sul primo Sole spirituale da voi visto, eravate immediatamente nella Sfera del Signore; perciò, in quale rapporto dovevano trovarsi, rispetto a voi, tutte le collettività degli spiriti celesti?  Come è facilmente comprensibile, non altrimenti che molto lontane; tuttavia voi le avete scorte come se fossero state vicinissime a voi.

18. Questo deriva perciò dal fatto che il Signore, anzitutto, è Tutto in tutto; e l'occhio di ogni spirito, nella Sfera del Signore, è simile a quello dei bambini piccolissimi che allungano le manine per afferrare la luna e le stelle come se fossero davvero loro vicine, mentre, come sapete, si trovano lontane da noi a delle distanze enormi.

19. Suppongo che, ora, dovrebbe risultarvi chiaro tutto ciò che riguarda il Sole spirituale da voi visto prima nella Sfera del Signore.  Perciò, vogliamo guardarci nuovamente un po' intorno, nei prati, nei boschetti e nei giardini di questo vero e proprio Sole spirituale, corrispondente al vostro Sole, facendo, del pari, una più stretta conoscenza con i suoi giovanissimi abitanti; ed il più vicino giardino che vediamo proprio dinanzi a noi ci accoglierà a questo scopo.

 

 

Cap. 67

* * * * * * *

Ingresso nel Regno dei bambini

Metodo pratico per l'auto sviluppo dei bambini

 

Poiché da questo capitolo in poi l’apostolo Giovanni attraverso la sua sfera ci conduce alla comprensione dei dieci Comandamenti, questa parte dell’opera del Sole spirituale è stata oggetto di specifica attenzione, e pertanto ha permesso di utilizzare questa parte quale base per la comprensione dei Comandamenti, qui pubblicata provvisoriasamente a parte con il titolo: “I bambini nell’aldilà”.

 

[vai a: “I bambini nell’aldilà]

 

 


INDICE

 

 

Nella sfera di Marco

Cap.1

Il Signore sui meravigliosi sentieri del Suo Amore

Cap.2

Le condizioni eccezionali di un figlio di Dio proveniente dalla Terra

Cap.3

La beatitudine in continuo aumento richiede attività

Cap.4

I tre Cieli e la loro struttura

Cap.5

Essenza dell'amore  -  Amore per il prossimo dall'amore per Dio e amore per Dio dall'amore per il prossimo

Cap.6

Particolarità personali degli Apostoli raffigurate attraverso insegne

Cap.7

La tavola imbandita per la cena con agnello, pane e vino

Cap.8

Il gran significato di questo pasto, soprattutto per la Terra  -  Uscita dalla sfera di Marco

Cap.9

Diversità della sfera di ogni spirito beato; la ragione è la reciproca indispensabilità

 

* Nella sfera di Giovanni. Ingresso nel mondo interiore

Cap.10

Differenza tra la luce della Fede e la luce dell'Amore. Lo spirito dell'uomo

Cap.11

L'intero Universo e il Cielo sono in voi!

Cap.12

Giusta edificazione  -  Sviluppo di ciò che è in voi

Cap.13

Gesù, il Nome di tutti i nomi e il suo effetto  -  Mistero dell'Incarnazione di Dio in Cristo

Cap.14

L'amore, il grande strumento di riconoscimento

Cap.15

I tre savi della terra d'Oriente, la loro saggezza  -  Il grande significato della nostra Terra

Cap.16

Due specie di uomini: creature e figli  -  Condizioni preliminari per diventare figli di Dio

Cap.17

Centro delle condizioni: sai amare Dio?

Cap.18

La forza di volontà dello spirito, unita al Signore, opera miracoli

 

Viaggio su di un Sole

Cap.19

Una nuova località. Un palazzo splendido su un'altura

Cap.20

Descrizione della sontuosità mai presentita  -  Paragone fra la sontuosità dell'inverno ed il calore della primavera

Cap.21

L'amore infiamma il legno sull'altare

Cap.22

Rivelazione delle condizioni per divenire figli di Dio

Cap.23

Spiegazione dell'anziano al suo popolo con un discorso molto saggio

Cap.24

Preghiera dell'intelletto e preghiera del cuore

Cap.25

Differenza tra figli del Sole e figli di Dio

Cap.26

Descrizione di una circoscrizione di un Sole

Cap.27

Perché sui Soli Centrali non c'è quasi nessun animale  -  Spiegazione della parabola del giovane ricco

 

Passeggiata in un'altra circoscrizione solare

Cap.28

L'amore è la causa originaria del credere e dello sperare, e, allo stesso tempo, il loro frutto

Cap.29

Prosecuzione della passeggiata  -  In linea retta, con ferma volontà immutabile, verso la meta

Cap.30

Prosecuzione della passeggiata nel Sole  -  Duplice natura degli ostacoli alla preghiera: conoscenza manchevole e amore per il mondo

Cap.31

Prosecuzione della passeggiata  -  Il passaggio dalla vita materiale a quella spirituale nella immagini di corrispondenza

Cap.32

Prosecuzione della passeggiata sul Sole  -  La disposizione del palazzo è in rispondenza con l'essere umano  -  Il palazzo del Sole

Cap.33

Gigantesca manifestazione di sontuosità con miracoli di luce

Cap.34

Primo piano: Dettagli del palazzo e loro rispondenza

Cap.35

Secondo piano: Progresso spirituale raffigurato attraverso gli arredi del palazzo

Cap.36

Terzo piano: Carattere della cultura intellettualistica in corrispondenti forme e colori

Cap.37

Quarto piano: L'uomo comune e l'uomo divino-spirituale

Cap.38

Quinto piano: Grado avanzato dello sviluppo dello spirito umano

Cap.39

Sesto piano: Nella condizione di paura l'uomo mostra le sue debolezze

Cap.40

Ascesa dall'amore nella sapienza

Cap.41

Amore e sapienza, loro rapporto, ordine ed armonia

Cap.42

Settimo piano:  La sapienza assoluta trasparente e impenetrabile come un diamante

Cap.43

La Sapienza assoluta non è adatta ad uno spirito ancora vincolato

Cap.44

Ottavo piano: Dell'ingresso nell'essenza dello spirito

Cap.45

La Sapienza divino-spirituale è stoltezza dinanzi al mondo

Cap.46

Intersecarsi di eternità e tempo

Cap.47

Nono piano: Differenza tra luce di sapienza e luce d'amore

Cap.48

I dodici supporti della vita

Cap.49

Della chiave principale dei misteri spirituali

Cap.50

Sull'innamoramento e sull'amore per il Signore

Cap.51

Causa di tutte le cose e di tutti i fenomeni

Cap.52

Decimo piano: Essenza della domanda e della risposta

Cap.53

Undicesima galleria: L'amore per il Signore e quello per il prossimo, derivante dal primo, conducono alla perfezione della vita

Cap.54

Dodicesima galleria: Il progresso dello spirito

Cap.55

Descrizione del punto di osservazione più alto

Cap.56

Perché si è così soli in mezzo a tanta sontuosità?

Cap.57

Ogni mondo ha il suo ordinamento e leggi di sussistenza

 

Presso gli abitanti del Sole

Cap.58

Incontro con gli abitanti di questo Sole Centrale

Cap.59

Condizioni per diventare figli di Dio

Cap.60

Dell'Incarnazione del Signore

Cap.61

Umiltà e figliolanza divina

Cap.62

La vera umiltà, il vero amore e la vera figliolanza divina

Cap.63

Dell'essenza della figliolanza divina

Cap.64

Gli abitanti del Sole sulla via per diventare figli di Dio

Cap.65

L'apparizione del nostro "Sole spirituale"  -  Manifestazione dello stesso diversa da quella nella sfera del Signore

Cap.66

Spirito collettivo e contemporaneamente spirito singolo  -  Perché la forma generale di una collettività celeste è quella umana?

 

 

 

Proseguimento capitoli dal 67 al 127

 

 

 

Ingresso nel Regno dei bambini

67.

Metodo pratico per l'autosviluppo dei bambini

68.

Lezione di osservazione nei reparti graduali

69.

Scuola celeste per la geografia e la storia della Terra

70.

Insegnamento su costituzione e origine della Terra

71.

Della santa scuola della vita

72.

Aula della storia della creazione dell'uomo

 

Scuola dei dodici Comandamenti divini

73.

Prima aula: Spiegazione del primo Comandamento

74.

Come si deve cercare Dio?

75.

Desiderio di Dio  -  Una testimonianza della Sua esistenza

76.

Seconda e terza sala: Insegnamento sul secondo e terzo Comandamento

77.

Il quarto Comandamento nella quarta aula (in senso spirituale)

78.

Il quinto Comandamento nella quinta aula, illuminato spiritualmente

79.

Il sesto Comandamento nella sesta aula: Che cosa sono gli atti impuri?

80.

Sui due tipi di amore

81.

Che cos'è la prostituzione?

82.

Settima aula  -  Settimo Comandamento

83.

Che cosa significa "rubare"?

84.

Cenni sulla questione sociale

85.

Ottava aula: Ottavo Comandamento  -  L'involucro materiale: il mezzo per mentire

86.

Che cos'è una falsa testimonianza?

87.

Nona aula: Nono Comandamento

88.

Osservazioni sul nono Comandamento

89.

Il significato interiore del nono Comandamento

90.

Della benedizione della saggia moderazione

91.

Chi pecca contro l'Ordine divino originario del nono Comandamento?

92.

L'usura: la cosa più condannabile dinanzi al Signore

93.

Decima aula. Decimo Comandamento

94.

Chi è il "tu" nel decimo Comandamento?

95.

Esempi di interpretazione errata del decimo Comandamento

96.

Ragione del perché il vero significato del decimo Comandamento è nascosto

97.

Il vero significato interiore del decimo Comandamento

98.

Undicesima aula. Undicesimo Comandamento. L'amore per Dio

99.

L'Amore di Dio è la Sostanza fondamentale originaria di tutte le creature

100.

Cosa significa amare Dio sopra ogni cosa?

101.

In cosa consiste l'amore per Dio?

102.

Come si ama Dio sopra ogni cosa .................................................................................

103.

Dodicesima sala. Dodicesimo Comandamento. L'amore per il prossimo

104.

In che cosa consiste il vero e proprio amore per il prossimo?

 

Istruzione pratica degli scolari dell'aldilà

105.

Istruzione pratica degli scolari dell'aldilà nell'amore per il prossimo .................................. ....................................................................................................................................

106.

Essenza e conseguenze del vizio ..................................................................................

107.

Nel secondo Inferno .....................................................................................................

108.

Nell'intera Creazione non c'è niente di annientabile ........................................................

109.

Immagini del primo e secondo Inferno ...........................................................................

110.

Ogni uomo, secondo la propria individualità, porta in sé sia il Cielo che l'Inferno ...............

111.

Corpo, spirito, principio vitale ........................................................................................

112.

Immagini terrene dell'Inferno fondamentale ....................................................................

113.

Un'ulteriore immagine dell'Inferno più profondo ..............................................................

114.

Sete di potere e superbia: semi dell'Inferno ....................................................................

115.

Frutti che maturano per l'Inferno ....................................................................................

116.

Nello stato spirituale tutti i segreti vengono svelati ..........................................................

117.

Cielo e Inferno: polarità nell'uomo .................................................................................

118.

Princìpi celestiali e infernali ..........................................................................................

119.

Lo spirito, creatore del proprio mondo ............................................................................ ....................................................................................................................................

120.

Ulteriore sviluppo degli scolari dell'aldilà  -  Il Regno intermedio (Ade) ..............................

121.

Ogni vita ha dal Signore le vie stabilite dal Suo Amore ...................................................

122.

Continua la guida degli scolari attraverso i pianeti e le sette sfere del Sole verso la loro destinazione celeste .....................................................................................................

123.

Sguardo retrospettivo sulle dieci sfere degli Spiriti già viste .............................................

124.

Ogni uomo porta un seme diverso per lo sviluppo del mondo spirituale in se stesso ..........

125.

Il Regno dei Cieli è simile a questo tempo presente .......................................................

126.

Un albero come esempio dell'essenza del Regno spirituale .............................................

127.

Un bambino come immagine del Regno dei Cieli e dell'Universo .....................................

 

 

 

 

 

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