Rivelazioni

nel 1842/1843 al mistico e profeta

Jakob lorber

 

Un’opera ricca di insegnamenti sull’aldilà. Il Regno dei Cieli è come un sole, nel quale qualunque atto ha lo scopo di riconoscere, conservare e far crescere la Vita interiore-spirituale, affinché nella propria libertà si riconosca la Fonte. Dieci spiriti accompagnano il viandante per spiegargli il senso spirituale dei Comandamenti donati per Amore.

 

Il Sole spirituale

 

[Vol. 1]

 

sole_spirituale.jpg

 

Traduzione dall’originale tedesco “DIE GEISTIGE SONNE” – VOL.1

Opera dettata dal Signore nel 1842-1843 al mistico e profeta Jakob Lorber

Traduzione di Clara Battistella 1968/1968

Il testo in PDF può essere scaricato sul sito: www.jakoblorber.it 

in questa pagina: Libri in PDF

Questa edizione in *.html è a cura del gruppo: “Amici della nuova Luce

ISBN 88-88984-20-8

Copyright © by “Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione”

Via Vittorio Veneto, 167

24038 Sant’Omobono Terme (Bergamo)

Tl. 347.1041176 – fax. 035.851163

E-mail:   damianofrosio@tiscali.it

Sito internet:   www.gesu-lanuovarivelazione.com

Libri della casa editrice:   Catalogo – richiesta libri

 

 

Vai all’indice  –  capitoli 1-110

[Sole spirituale vol. II cap. 1-66]

[Sole Spirituale vol. II cap. 67-127]

 

(testo cap. 1-110 copiato dalla sua traduzione originale del 1968, non ancora revisionato)

 

Unità di misura nel testo

 

1 klafter = 1,9 metri

1 piede = 31,6 cm

1 miglio = 7,6 km

 

Il Regno di Dio

 

 

 

L’assordante voce del trambusto del mondo tace.

In alto alle silenziose altezze degli spiriti noi guardiamo,

e tra gli sguardi raggianti del sentimento scorgiamo,

come alla Terra il Regno della verità si china.

Intorno alla nostra anima gioca la Sua Luce celeste,

scaturisce il suo santo Fuoco tramite la nostra essenza,

e dalle profonde sorgenti del cuore irrompe

la Vita eterna per la festa dell’alleanza.

 

Quanto immenso è del Regno di Dio il territorio!

Esso si estende in tutte le lontananze dei tempi,

avvolge la Terra e le innumerevoli stelle,

ed è dove solo un cuore per il bene è incandescente!

Chi ha ravvisato il numero di color che vi dimorano?

Chi conosce delle sue forze pienezza e movimento,

le sementi tutte qui seminate all'infinito,

e dell'aurea benedizione del prosperare e maturare?

 

Qui alita lo Spirito del Padre, silenzioso e puro!

Qui opera, nella massima potenza, la Libertà!

La Speranza fiorisce, e luminose figure della fede

passeggiano nello splendore primaverile dell'Amore.

L'immensa fiducia guarda alla perfezione,

arrossendo l'Umiltà, nella sua stessa Luce.

Nella pace più profonda giace il senso rappacificato.

Sta in ginocchio la devozione, pregando con entusiasmo grande.

 

Il Sole del Regno è lo Spirito del Padre!

Come si slanciano gli eterni spiriti intorno a Lui,

Gli si avvicinano in cerchi sempre più stretti,

finché la loro vita scorre del tutto nella Sua!

Chi non si sentirà conscio della Sua figliolanza?

Chi non sente dolorosamente ciò che nella polvere gli manca?

Arde nel nostro petto una nostalgia profonda,

e l'anima assetata anela alla sua originaria Sorgente.

Jakob Lorber

 

 

۞

cap. 1

* * * * *

Il Sole spirituale: una Scintilla di Grazia proveniente dal Signore

22 novembre 1842

                                         1.    Prima di poterci recare nel vero e proprio Sole spirituale, dobbiamo anzitutto sapere dove questo è, come sta in relazione col Sole naturale e come è provveduto.

                                         2.    Per potersi fare un concetto il più possibile completo dell’intera faccenda, deve essere anzitutto osservato che lo spirituale è tutto ciò che è il più interiore, e allo stesso tempo è ancora il più compenetrante, per conseguenza è onnioperante e condizionante.

                                         3.    Prendete ad esempio un frutto qualsiasi; qual è la sua parte più interiore? Nient'altro se non la forza spirituale nel seme! – Cos’è poi il frutto stesso che, con tutte le sue parti componenti, è per la copertura e la conservazione del seme più interiore? Esso in fondo è nient’altro che l'organo esteriore, compenetrato dalla forza del seme, il quale in tutte le sue parti si comporta in senso benefico operante, necessariamente per il seme esistente.

                                         4.    Che l’esteriore del frutto sia un organo condizionato dalla forza spirituale del seme, risulta dal fatto che non solo il frutto, bensì l'intero albero o l'intera pianta viene dal seme spirituale.

                                         5.    Cos'è dunque lo spirituale? Lo spirituale è, per primo, la forza più interiore nel seme, attraverso la quale l'intero albero insieme alle radici, tronco, rami, foglie, fiori e frutti, è dipendente. Ed è ancora lo spirituale che compenetra tutte queste menzionate parti dell'albero come per se stesso, oppure per il proprio beneficio.

                                         6.    Lo spirituale è perciò il più interiore, il penetrante, e di conseguenza anche il tutto comprendente. Poiché ciò che qui è il penetrante, questo è anche l’avvolgente.

7. Che questo sia giusto, lo potete osservare in parecchi fenomeni nella natura. Prendete in primo luogo una campana. In essa, dove si trova la sede del suono? Voi direte: “Più al margine esterno, oppure più nel mezzo del metallo, oppure più nel margine interno!” – È tutto sbagliato, poiché il suono è il fluido spirituale più interiore racchiuso nell’involucro materiale!

8. Quando la campana viene battuta, allora il colpo è percepito dal fluido più interiore, il quale è come un substrato spirituale altamente elastico e flessibile, come un qualcosa disturbante la sua quiete. Con ciò l’intero fluido spirituale viene impegnato in uno sforzo per il raggiungimento della libertà, il che si dà a riconoscere nelle persistenti oscillazioni. Se la materia esteriore viene rivestita con un’altra materia che è compenetrata da potenze spirituali non così facilmente eccitabili, allora questa vibrazione delle potenze spirituali eccitabili – anzi il loro sforzo per raggiungere la libertà – viene presto smorzata, e una tale campana avrà presto cessato di suonare. Se invece la campana è libera, allora le oscillazioni echeggianti dureranno ancora a lungo. Se, in aggiunta, essa è circondata esteriormente da un corpo molto eccitabile, qualcosa come un’aria pura carica di elettricità, allora, con ciò, il suono diventa ancora più potenziato e si estende in lontananza in un tale corpo, insieme eccitabile.

9. Se ora considerate un po’ quest’immagine, allora vi dovrà essere necessariamente chiaro che qui uno spirituale è di nuovo il più interiore, il penetrante e avvolgente. Vogliamo però fare ancora un altro esempio.

10. Prendete un ferro magnetizzato. Dov’è nel ferro la forza attraente o respingente? – Essa è nel più interiore, cioè nei piccoli involucri che rappresentano effettivamente la materia contemplativa del ferro. Con tale forza più interiore penetra l’intera materia che per essa non rappresenta nessun ostacolo, e l’avvolge dappertutto. Che questo fluido magnetico avvolga anche esteriormente la materia in cui si trova, ognuno può riconoscerlo facilmente constatando come un tale ferro magnetizzato attiri un pezzetto di metallo simile che gli è lontano. Se non fosse un’essenza avvolgente e quindi operante anche oltre la sfera della materia, come potrebbe afferrare un oggetto che si trova lontano e attirarlo a sé?

11. Vogliamo citare, in aggiunta, ancora un paio di brevi esempi. Esaminate un conduttore elettrico, oppure una bottiglia di Leida[1]. Se un simile conduttore o una simile bottiglia vengono riempiti con fuoco elettrico prodotto da una lastra di vetro strofinata, allora questo fuoco penetra l’intera materia ed è poi, allo stesso tempo, la sua parte più interiore e penetrante. Ma se cominciate ad avvicinarvi solo un po’ ad una tale bottiglia oppure a un conduttore, allora vi accorgerete subito con un leggero soffio e tiraggio, che questo fluido avvolge l’intera materia della bottiglia e del conduttore.

12. E un esempio ancora più eloquente vi si manifesta, certo in contorni opachi, in ogni uomo come anche in altre realtà, ma diventa evidente al massimo grado nei sonnambuli. Fino a che punto un magnetizzatore e un sonnambulo da lui trattato si possono rapportare reciprocamente, già parecchi di voi avranno certamente fatto le esperienze più vivaci. Ebbene, se lo spirito fosse soltanto l’essenza più interiore e non nello stesso tempo anche una penetrante, allora per primo non sarebbe possibile già nessuna cosiddetta magnetizzazione; e se lo spirito non fosse nel contempo anche l’avvolgente e il tutto abbracciante, dite: come sarebbe possibile un rapporto a distanza tra un magnetizzatore e un sonnambulo? – Io credo che abbiamo abbastanza esempi per comprendere dove e come si forma dappertutto lo spirituale, quindi, esposto anche precisamente in, attraverso e presso il Sole.

13. Il Sole spirituale è quindi la parte più interiore del Sole [naturale] ed è una scintilla di Grazia [proveniente] da Me. Poi lo spirituale, operando potentemente, compenetra l’intera materia del Sole, e infine è anche ciò che avvolge l’intera essenza del Sole. Quindi nel suo insieme, questo è il Sole spirituale. Questo Sole è il vero e proprio Sole, poiché il visibile Sole materiale non è altro che un organo dipendente dal Sole spirituale a suo stesso vantaggio, il quale è costituito in tutte le sue parti in modo che, in esse e attraverso di esse, lo spirituale si possa manifestare e, con ciò, si può di nuovo pienamente afferrare nel suo complesso.

14. Chi dunque vuol vedere il “Sole spirituale”, guardi prima la sua manifestazione esteriore e, oltre a ciò, consideri che tutto questo è compenetrato e avvolto dal Sole spirituale in ogni particolare come nell’insieme. Così facendo riuscirà a formarsi già un debole concetto del Sole spirituale. 

15. In aggiunta, però, costui rifletta ancora che tutto lo spirituale è una perfetta concretezza o un qualcosa che si afferra completamente dappertutto; mentre il naturale è soltanto un qualcosa di parziale, di separato, che non si afferra per niente. Se appare come interdipendente, allora questo dipende solo dallo spirituale che dimora in esso. In tal modo l’immagine di un Sole spirituale diventerà già più chiara, e la differenza tra il Sole naturale e il Sole spirituale risulterà sempre più evidente.

16. Tuttavia, affinché possiate scorgere questo sempre più chiaramente, allora vi voglio aiutare ad ottenere, di nuovo con alcuni esempi, una più chiara immagine. Prendete possibilmente una piccola asta di metallo nobile. Se l’osservate allo stato grezzo, essa è opaca e ruvida. Se però la levigate e poi la lucidate, come si mostrerà adesso in una luce del tutto diversa rispetto a prima? Eppure è ancor sempre della stessa asta! – E qual è la vera e propria causa dell’abbellimento di questa asta? Io vi dico che la causa è del tutto semplice: attraverso la levigatura e la lucidatura, le particelle alla superficie dell’asta si sono avvicinate l’una all’altra e, in un certo qual modo, sono state unite l’una con l’altra. Per mezzo di ciò esse sono diventate, del pari, più reali, e si sono afferrate reciprocamente, ed anche, se potete intenderlo nel giusto senso, le sue molecole sono diventate pienamente di pari sentimento. Nello stato grezzo precedente, che era ancora uno stato separato, si stavano di fronte come ostili. Ogni particella separata cresceva rigogliosamente per se stessa con i raggi nutrienti della luce, li consumava secondo la sua possibile avidità, e non lasciava nulla alle particelle vicine. Nello stato lucido, che può essere definito purificato o depurato, queste parti si sono afferrate. Attraverso questo afferrarsi, i raggi di luce che cadono su di esse diventano un bene comune, e volendo, ora nessuna delle singole particelle vuole tenerli più per sé, ma già la particella più piccola li comunica a tutte le sue vicine. – Cosa accade con questo? Tutte hanno luce in sovrabbondanza, così che non sono in grado di assorbire tutta la ricchezza a disposizione; e la dovizia di questa abbondanza di raggi, si riflette ormai in un magnifico splendore armonico da tutta la superficie dell’asta d’oro lucidata.

17. Riuscite a percepire già qualcosa da dove deriva questo splendore? Esso deriva dall’unità o dall’unificazione. Se dunque lo spirituale è qualcosa di perfetto, di unico in sé, quanto molto più grande deve essere la magnificenza dello spirituale, rispetto a quello del suo organo, che è solo una parte o un frammento e, con ciò, per l’appunto, anche un egoista, un interessato, e quindi, morto!

18. Considerate un altro esempio. Voi sicuramente avrete già visto la sabbia silicea grezza da dove viene preparato il vetro. Tale sabbia silicea grezza, lascia forse passare senza ostacoli i raggi, come invece fa il suo derivato, il vetro? Oh, no! Questo voi lo sapete bene. Ma perché una tale sabbia silicea grezza non lascia passare i raggi? Perché nelle sue parti è ancora troppo separata e troppo poco unita in sé. Quando i raggi cadono su di essa, ognuna delle sue particelle consuma i raggi per sé e non lascia al suo eventuale vicino nulla, oppure tutt’al più, per così dire, lascia solo lo scarto dei raggi assorbiti. Ma com’è poi che il suo derivato, il vetro, sia tanto generoso? Vedete, la sabbia silicea viene per primo tritata e sgretolata finemente. In questo modo ogni particella, in un certo qual modo, ha dovuto morire all’altra, ovvero, deve essere completamente separata da essa. Dopo, tale sabbia silicea viene lavata. Quando è stata lavata, viene asciugata, mescolata con del sale e posta nel crogiuolo, dove le singole particelle di polvere separate vengono completamente unite l’un l’altra per mezzo del sale e con il giusto grado del calore del fuoco.

19. In altre parole, che cosa vuol dire questo lavoro? Gli spiriti egoisti vengono in un certo qual modo frantumati attraverso la materia, così da essere completamente separati gli uni dagli altri. Con questa separazione vengono poi lavati, ovvero purificati. Una volta che sono purificati, vengono prima portati all’asciutto, il cui stato corrisponde alla sicurezza. In tale stato essi vengono prima salati con il sale della Sapienza, e alla fine, dopo essere stati preparati nel modo descritto, vengono purificati nel Fuoco del Mio Amore. – Comprendete quest’immagine? Se non la comprendete ancora completamente, vedete, voglio illuminarvela ancora più da vicino.

20. Il mondo materiale esteriore, in tutte le sue parti, è [in rispondenza] la sabbia silicea grezza; la sua separazione è la modellatura nei differenti esseri. Il lavaggio di questa polvere è la purificazione, ovvero il graduale ascendere degli spiriti nella materia a potenze più elevate. L’asciugare significa la libera esposizione o la messa in sicurezza degli spiriti in una unità, che si esprime già nell’uomo. Il salare è il conferimento della Luce di Grazia allo spirito nell’uomo. La finale fusione, per mezzo del calore del fuoco nel crogiolo, è l’unione degli spiriti, tanto tra loro quanto anche con il Fuoco del Mio Amore. Infatti, come la materia non si può afferrare nel crogiolo finché non è pervasa dallo stesso grado di calore che il fuoco stesso possiede, così pure gli spiriti non possono diventare tra loro concordi, e quindi eternamente conciliati, finché anche loro non vengono completamente compenetrati dal Mio Amore, al par di Me stesso. Così è detto anche nella Parola: «Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro nel Cielo”. [Matteo 5,48]. E ancora: “Affinché essi siano una cosa sola, come lo siamo Tu ed Io». [Giov.17]. Vedete, da questa spiegazione, l’esempio sarà sicuramente chiaro.

21. Nondimeno, in che modo si esprime poi, nel vetro, il diventare una cosa sola? Per il fatto che tutte le particelle ora assorbono il raggio del Sole in un unico e medesimo modo, vengono illuminate in tutto e per tutto, quindi completamente saziate di luce. Tuttavia, possono lasciar andare del tutto la luce assorbita senza impedimento attraverso se stesse. Vedete, quindi già i vetri delle vostre finestre v’insegnano come sono regolate le condizioni celesti, e nello stesso tempo v’insegnano anche il modo di guardare, da un gradino considerevolmente più vicino il Sole spirituale. Noi però non ci vogliamo ancora accontentare di questo solo esempio, ma alla prossima occasione ne menzioneremo ancora alcuni e, attraverso di essi, nel modo più semplice, ci slanceremo completamente sul Sole spirituale stesso, e là osserveremo le inesprimibili magnificenze!

 

[indice]

۞

Cap. 2

* * * * *

La natura intera: un Vangelo dell'Ordine del Signore

 

1. Come vi ho già detto parecchie volte, così ve lo ripeto ancora una volta: “L’intera natura e anche ogni possibile faccenda, tanto degli animali quanto del tutto specialmente degli uomini, può essere un Vangelo, e attraverso le sue connessioni mostrare e dischiudere le cose più meravigliose del Mio eterno Ordine. Anzi, non c’è bisogno di cercare l’una o l’altra cosa per un esempio comparativo. Voi potete afferrare qualunque cosa che sia a portata di mano, per quanto poco appariscente possa essere, porterà sicuramente in sé quel Vangelo che è perfettamente adatto ad illuminare qualsiasi relazione spirituale, come se essa fosse stata creata esclusivamente a tale scopo dall’eternità!”. Dunque, Io ho detto che avremo ancora bisogno di parecchi esempi per poterci elevare attraverso di essi, completamente al Sole spirituale. Perciò non vogliamo affatto essere spinosi, ma faremo del nostro meglio.

2. Prendiamo una casa di abitazione. Con che cosa viene fabbricata? Come voi sapete, di solito si tratta di materiale grezzo, senza forme e ammassato. Questo materiale si trova dappertutto come egoisticamente diviso. Esso è l’argilla, dalla quale vengono preparati i mattoni, poi una certa specie di pietra, dalla quale una volta bruciata diventa calce, poi la sabbia e legname informe. Portiamo ora un tale materiale grezzo insieme su un qualsiasi terreno. Qui si trova innalzata una montagnetta di terra argillosa, di nuovo un altro ammasso di pietra calcarea, di nuovo un caotico mucchio di tronchi d’albero, che però non sono ancora squadrati, e di nuovo un considerevole cumulo di sabbia. A una certa distanza si trova un più piccolo mucchio di minerali di ferro grezzo; di nuovo un po’ più in là si trova un mucchio di ghiaia, e non lontano da questo, un buona pozza d’acqua. Ecco, qui abbiamo radunato a mucchi il materiale grezzo per fabbricare una casa. DiteMi però: “Chi tra voi è così lungimirante da scorgere da tutti questi cumuli di materiale grezzo, una splendida casa ben ordinata? Tutto questo somiglia ad una casa, un po’ come una mosca somiglia ad un elefante, oppure come un pugno somiglia all’occhio umano; e tuttavia, tutto questo ha lo scopo di costruire una splendida casa.

3. Ma adesso cosa deve accadere? I costruttori di mattoni si recano al mucchio di argilla. L’argilla sciolta viene inumidita, poi impastata per bene. Se si è dovutamente afferrata ed è diventata sufficientemente dura, allora vengono formati i ben noti mattoni. Ma affinché le particelle argillose nei mattoni si afferrino ancora più intimamente e più fortemente, ciascuno di questi mattoni viene ancora cotto nel fuoco, e in quell’occasione ottiene di solito anche il colore che ben conoscete, ottenendo la più grande solidità. Ma cosa accade con la pietra calcarea? Vedete, là ad una certa distanza sono stati eretti già parecchie calcare, in cui questa pietra calcarea viene bruciata. Ciò che accade con questo calcareo bruciato, lo sapete sicuramente bene. Continuiamo a guardare! Anche sulla catasta di tronchi si sono avventati i carpentieri, e li squadrano secondo la necessità architettonica, e i fabbri si sono raccolti intorno all’ammasso di metallo, lo fondono, estraggono il ferro utilizzabile e lo forgiano per ogni tipo di esigenza strutturale. Inoltre vedete altri tritare e sgretolare la ghiaia e trasformarla in vetro puro nel modo che vi è già noto.

4. Ora abbiamo il materiale grezzo sparso tutt’intorno già curato. Perciò viene già il costruttore edile e segna con picchetti il suo piano di costruzione. Si scavano le fondamenta, i muratori con i loro aiutanti si danno un gran da fare, e noi vediamo il materiale grezzo prender forma in un edificio ben ordinato sotto le mani dei costruttori. A poco a poco la bella casa sorge sopra il terreno e raggiunge l’altezza stabilita. Ora i carpentieri mettono le mani all’opera, e in breve tempo l’edificio è completamente fornito della necessaria copertura. In quest’occasione anche i nostri precedenti cumuli di materiale grezzo sono completamente scomparsi; vediamo ancora solo una parte del mucchio di sabbia e una parte di calce spenta, ma or ora va al cosiddetto intonaco e decorazione della casa. In quest’occasione scompaiono anche i due ultimi resti materiali, Vedete, la casa è ora completamente intonacata dall’esterno come dall’interno. Ora però subentrano ancora una quantità di piccoli artigiani specializzati. Qui abbiamo un falegname, lì un fabbro, di nuovo lì un imbianchino, lì un lattoniere e di nuovo lì un verniciatore di pavimenti. Questi piccoli artigiani si danno da fare ancora per un po’, e alla fine la casa sta lì praticamente tanto, che ispira rispetto.

5. Se ora voi potete paragonate i vostri sentimenti, cominciando dallo sguardo della rozza materia fino al completo compimento di questo imponente edificio, allora sicuramente vi troverete una grande differenza. Ma com’è stata causata questa differenza? Io vi dico: da nient’altro che dall’appropriato e giusto ordine ed unione del separato materiale grezzo in un’insieme. Quando voi prima andavate in giro tra i cumuli di materiale grezzo, vi siete sentiti a disagio, ed i vostri sentimenti si dimenavano caoticamente. Quando avete visto di nuovo l’intera rozza materia resa più ordinata e adattata attraverso il fuoco e attraverso gli attrezzi dei carpentieri, allora vi siete sentiti già più a vostro agio, poiché avete scorto già più possibilità che da un tale materiale così riordinato potesse sorgere una casa. Ma ancora non potevate giungere ancora a nessun completo concetto della casa.

6. Quando però avete visto il costruttore edile segnare con i picchetti il piano di costruzione, siete stati in un certo qual modo colti di sorpresa in maniera più soddisfacente nella vostra emozione, poiché potevate già dire: “Ah, guarda lì: questo diventerà un magnifico edificio!”. E quando l’edificio stava lì completo, lo avete osservato con grande compiacimento, e quando siete stati introdotti nelle belle e graziose stanze della casa, allora vi meravigliaste altamente e diceste: “Chi avrebbe potuto immaginare tale materiale che poco tempo fa giaceva ancora completamente grezzo?”

7. Ebbene, vedete, così stanno le cose anche con tutto ciò che abbiamo visto finora nel Sole naturale. Si tratta in sostanza, di ammassi di materiale grezzo, che appaiono in questo stato senza connessione e senza unione. Se qualcuno osserva gli abitanti del Sole e tutte le loro organizzazioni una dopo l’altra, non potrà rintracciare da ciò nessuna relazione e nessuna connessione. Quindi solo nello spirituale questi ammassi ancora del tutto grezzi vengono sempre più ordinati, e da questo ordine si può poi già vedere per quale alta destinazione sono di conseguenza lì, poiché essi nel loro intimo additano ad un Essere, nel Quale soltanto può essere realizzato il loro finale e completo ordine per una perfetta totalità.

8. Perciò noi potremo scorgere l’edificio completamente finito soltanto sul Sole spirituale, nel quale tutto questo si afferrerà e si metterà in evidenza come un tutto nella più grande magnificenza.

9. Adesso vedete come questo esempio ordinario racchiude in sé un meraviglioso Vangelo, e dischiude al profondo osservatore un ordine di cui nessun mortale si è ancora sognato qualcosa. Da questo esempio voglio rendervi attenti su qualcosa di più vicino allo spirituale, e questo, per vero, specialmente sul Sole stesso.

10. Ora avete contemplato le differenti organizzazioni di tutto il Sole, e anche tutto ciò che c’è in esso e su di esso. Tutto quanto vi si trova è certamente di innumerevole e quasi di inesprimibile varietà. Ma come si esprime alla fine tutta questa organizzazione del Sole sicuramente memorabile?

11. La risposta vi è data da ogni sguardo che voi rivolgete al Sole, vale a dire in una generale corona di luce e di raggi oltremodo intensiva.

12. Guardate come la quasi infinita varietà si riunisce là e, così riunita, opera in distanze di spazio quasi senza fine. Non sarà necessario illustrare tutti gli innumerevoli effetti benefici della luce solare, poiché ogni nuovo giorno li descrive e li magnifica sul vostro piccolo corpo terrestre già innumerevoli volte. Il Sole, senza questa unità di luce, potrebbe produrre con tutte le sue innumerevoli parti anche tali meravigliosi effetti? Oh, sicuramente no! Chiedetelo ad una profonda notte, ed essa vi dirà e letteralmente dimostrerà a che cosa sarebbe utile un Sole senza luce. Tuttavia non dobbiamo accontentarci di quest’unico esempio, sempre ancora un po’ gravoso, poiché ce ne sono una quantità ancora di migliori.

13. Ma affinché possiate persuadervi ancora di più come qualunque cosa ci possa portare vicino al nostro scopo, se solo lo consideriamo dal giusto punto di vista, allora per un prossimo esempio voi dovete scegliere un soggetto qualsiasi, e vedremo in che maniera lo potremo usare oppure no per il nostro scopo. Io però credo che vi sarebbe alquanto difficile scegliere un soggetto inadatto a questo proposito. Infatti, cosa c’è nella forma agglomerata di un minerale trovato? Solo nella fornace e con il giusto grado di calore gli sarà data la sua sicura destinazione! Perciò non cercate faticosamente un soggetto, poiché, come vi ripeto, Io posso usare ogni cosa come un conciaiolo[2] ebreo! E così, per oggi lasciamo la faccenda, e accontentiamoci!

 

[indice]

Cap. 3

* * * * *

L'orologio: un'immagine della corrispondenza del Sole

 

                 1.    Dunque, voi avete scelto un orologio; quest'esempio è migliore di quanto potete immaginare, poiché anche Io avrei scelto un misuratore del tempo. Vogliamo, quindi, esaminarlo subito con occhio critico in tutte le sue parti e si vedrà se ci porterà un gradino più su dell'esempio precedente.

                 2.    Se voi osservate un orologio, scorgete in questo piccolo strumento soltanto materiale rifinito. Voi vedete un meccanismo ben calcolato, così costituito che una ruota motrice interseca i suoi denti in quelli di un'altra. Voi potete vedere che tutto l'insieme delle ruote è collegato con una catenina, forte in proporzione, con la molla elastica, la quale con la sua forza insita, mette in moto tutto il meccanismo. Se noi esaminiamo ancora più da vicino questo piccolo meccanismo, scopriamo che vi sono in esso ancora un grande numero di piccoli cilindri con gancetti ed ogni cosa al giusto posto e con uno scopo preciso.

                 3.    Una volta osservato attentamente il meccanismo interno, possiamo passare ad osservare la configurazione esteriore. Che cosa vi scorgiamo? Un quadrante piatto ed un paio di semplici lancette. Qual è lo scopo di queste lancette sul quadrante? Esse indicano, come sapete, le ore del giorno e della notte, cioè misurano il tempo. Il tempo che viene misurato da queste lancette è, certamente, qualcosa che tutto abbraccia e compenetra anche tutto e ne è anche il centro, da dove voi potete guardare, poiché nessuno può dire: “Io sono alla fine del tempo”, oppure “il tempo non ha nulla a che fare con me”, od anche “il tempo non mi circonda”. Poiché qualunque cosa uno faccia, egli la fa nel mezzo del tempo. Perché ciò? Perché egli è sempre compenetrato dal tempo e dappertutto ugualmente circondato. Questo ci viene indicato pure dall'orologio. Nel centro del quadrante sono fissate le lancette e descrivono, con le loro punte, un cerchio esatto. Dato, però, che dal centro, fino al suddetto cerchio esterno, tali lancette, quale materia concreta, procedono senza interruzione, risulta che esse tracciano, partendo dal centro, un numero infinito di cerchi; è, perciò, chiaro ed evidente che tale serie di cerchi non intendono finire, se non che per un guasto al suo macchinario.

                 4.    Però, ora torniamo indietro, cioè all'ingranaggio del nostro orologio e vi scopriamo due piastre metalliche inamovibili, tenute insieme da colonnine, nonché una quantità di piccoli perni, gancetti e viti, ugualmente immobili. In tutte queste cose senza moto c'è tuttavia qualcosa della destinazione finale di tale strumento che viene ad esprimersi nel quadrante? Certamente anche in queste parti immote giace, quale base che si esprime nel suo mutismo, la finale destinazione dell'orologio.

                 5.    Se noi approfondiamo lo sguardo nel meccanismo, vediamo un vario movimento delle ruote. Anzitutto un vivace perpendicolo, poi la ruota ad esso più vicina. Il piccolo perpendicolo è ancora molto lontano dalla principale destinazione, poiché esso non è ancora in grado di compiere un cerchio completo, bensì esso viene costantemente spinto di qua e di là, e, malgrado nel meccanismo compia il movimento più rapido, tuttavia non avanza affatto. La prossima ruota che è palesemente dominata dal perpendicolo che si dà tanto da fare, sta attenta ad ogni balzo del perpendicolo stesso e, ad ogni balzo, guizza in avanti di un gradino, sul suo circolo e seppure il suo movimento circolare sia piuttosto rapido, tuttavia è costante. Si osservano, in questo suo movimento, ancora gli scatti del perpendicolo, tuttavia ciò non guasta, poiché il movimento circolare è stato iniziato. La ruota, che segue quella del perpendicolo, si muove già più omogeneamente, descrive un cerchio più tranquillo ed è molto più vicina alla destinazione principale. La prossima ruota si muove ancora più lentamente, uniformemente e tranquillamente e perciò è anche più vicina alla destinazione, anzi, ne fa già considerevolmente parte. L'ultima ruota si trova già completamente a destinazione e lo esprime nel suo stesso meccanismo; però tale destinazione non può essere ancora scorta in tale meccanismo.

                 6.    Però, proprio là, dove, per quanto celatamente, la destinazione principale si esprime già nel meccanismo materiale, spunta dal centro del meccanismo stesso un minuscolo perno o cilindro sul quadrante, sul quale perno poi sono fermate le lancette, che però nella loro massima semplicità esprimono l'unica destinazione dell'intera opera meccanica, messa insieme con tanta arte.

                 7.    Non scorgete ancora abbastanza chiaramente a che cosa mira tutta questa lunga descrizione? Tutto ciò che vi è di vario e di congegnato mostra, tuttavia, in sé, la finale unificazione ad uno scopo principale e nemmeno il più insignificante pernetto deve mancare, se l'ultimo scopo deve essere raggiunto in modo pienamente sicuro.

                 8.    Ritorniamo ora al nostro Sole; considerate questo grande orologio d'oro finissimo, come misuratore dei tempi per voi inconcepibili. Noi abbiamo visto lo svariato meccanismo di questo gigantesco orologio e ci siamo resi conto che anche qui il Mio Amore è l'onnipotente molla vivente che mette in moto questa grande opera, fra le due grandi piastre che, in questo caso, si chiamano «Eternità ed Infinità»! Noi abbiamo visto tutte le innumerevoli ruote motrici e tutti i pernetti e le colonnine; ora conosciamo tutto l'apparato meccanico, tuttavia, dalla varietà dei suoi componenti, riesce altrettanto difficile riconoscere la sua finale destinazione principale, quanto se qualcuno volesse stabilire l'ora esatta soltanto contemplando il suo complicato meccanismo, senza curarsi affatto del quadrante. Questo sarebbe giusto e non offrirebbe la possibilità di sollevare obiezioni, se qualcuno dicesse che la domanda è diversa e precisamente: “In tale grande meccanismo (del Sole naturale), come possiamo accorgerci del perno centrale e raggiungerlo, quale elemento che si eleva dal materiale e si spinge in alto, al di sopra del grande quadrante dell'unica, grande destinazione finale?”. Io, però, vi dico: “Questo non deve preoccuparci, poiché nulla è più facile da effettuare di ciò, quando cioè si è prima esaminato un meccanismo, in modo che tutte le sue parti siano conosciute, nella loro essenzialità”. Dato però che, come esempio adatto, abbiamo scelto l'orologio, ce ne serviremo anche per elevarci fino alla sua grande superficie.

                 9.    Chi ha avuto occasione di esaminare un orologio, avrà certamente constatato che ci sono in esso tre cose che hanno quasi lo stesso movimento. La prima è la ruota capsulare, nella quale è fissata la molla motrice. La seconda è la ruota motrice principale, collegata alla prima con una catenella e la terza è la ruota centrale che col suo asse mette in moto le lancette sul quadrante.

               10.    Se noi vogliamo giungere sul grande quadrante dobbiamo anzitutto vedere a chi corrispondono queste tre ruote. A chi, dunque, corrisponde la ruota capsulare della molla? Ciò è quanto mai evidente, essa corrisponde all'Amore, poichè la molla è racchiusa e genera la Vita in tutto il meccanismo, cioè dal di dentro. Di conseguenza, è proprio nell'Amore che trova già unicamente e completamente la sua causa tutta la destinazione principale dell'opera.

               11.    A chi corrisponde, allora, la seconda ruota, di pari movimento, collegata alla prima per mezzo di una catenella? Questa ruota corrisponde alla Sapienza, che riceve la sua Vita dall'Amore e che, perciò, sta con Esso in stretto collegamento. A chi corrisponde la ruota centrale, che con il suo asse, muove le lancette? All'eterno Ordine, che deriva vivente, dalle due ruote prima menzionate e che dispone in modo che l'intero meccanismo, in tutte le sue parti, sia congegnato così che alla fine tutto deve concorrere al raggiungimento di quello scopo principale che, partendo dall'Amore e dalla Sapienza, viene espresso, appunto, in quest'Ordine. Come vedete, ora abbiamo già tutto: la ruota col suo asse l'abbiamo trovata, poiché si chiama «Ordine», e su questo asse noi vogliamo, perciò, collegarci e, alla fine, completare la grande, finale destinazione delle cose, come essa si manifesta, conformemente all'Amore, alla Sapienza ed all'Ordine che da essi emana.

               12.    Ora, noi avremmo completamente raggiunto il nostro scopo, sulla base di questo esempio e, perciò, ci troviamo già sul Sole spirituale, senza che voi possiate ancora supporre e immaginare come ed in che modo ci siamo arrivati. Io, però, vi dico: “Ripassate, anche soltanto una sola volta ancora, gli esempi illustrativi e rileverete con grande facilità che, a partire dal succhiellare l'albero fino ad esaminare l'orologio, in un certo senso noi ci siamo aggirati vivacemente, in incognito, sul Sole spirituale, mentre voi siete sempre in attesa di giungervi”. Ora, noi ci troviamo già sul quadrante del tempo e della Vita e non abbiamo più bisogno di andare a cercare dove si trovi il suo asse.

               13.    Ma voi chiederete: “Come mai?”. Ciò sembra un indovinello! Ma Io vi rispondo: “Dove il significato delle cose, seppure ancora piuttosto in generale e non nei particolari, viene indicato e dove viene segnalato pure come, alla fine, tutto raggiunge l'unificazione o dove tale unificazione viene segnalata con ogni sorta di esempi evidenti, là non brilla più il Sole naturale, bensì quello Spirituale”. Il seguito, comunque, metterà ogni cosa nella luce più chiara e poi potremmo constatare, senza tema di equivoci, che ci troviamo già sul Sole spirituale.

               14.    Quando qualcuno tiene in mano una fiaccola, saprà anche il perché la tiene in mano. Quando egli cammina nelle tenebre, qual è la cosa più facile per aiutarsi, se si possiede una fiaccola, se non accenderla, poiché, con la celerità del lampo, le tenebre saranno fugate. Noi, però, abbiamo già la fiaccola accesa in mano e gli esempi sono la sua luce vivida che da essi emana. Ora non occorre che una scintilla d'Amore e il grande e significativo quadrante del Sole spirituale sarà immediatamente illuminato. Perciò, la prossima volta, non faremo altro, se non che, con la nostra buona fiaccola, illuminare quei vari punti ancora oscuri e scoprire il loro nascosto significato, e così accontentiamoci per oggi di quanto detto!

 

[indice]

Cap. 4

* * * * *

Il Sole naturale e spirituale: differenza della loro luminosità

 

                 1.    Voi chiedete: “Sarebbe, certo, cosa buona accendere la fiaccola con la Scintilla dell'Amore; dove, però, possiamo andare a prenderla?”. Io, al riguardo, non posso in verità dirvi altro se non che la prenderemo proprio dove essa è. Non sarebbe davvero ridicolo se, avendo a disposizione tutto il Sole infuocato, non fossimo in grado di accendere quel minuscolo stoppino? Infatti, dicendo Scintilla d'Amore, Io intendevo riferirMi proprio al Sole, che ormai abbiamo nelle nostre mani, in lungo ed in largo. E, se siete capaci di accendere un pezzo di spugna, concentrandovi i raggi del Sole attraverso una piccola lente, mentre il Sole naturale dista da voi ventidue milioni di miglia, quanto più facile sarà accendere la vostra fiaccola, ora che il Sole ci è tanto vicino?

                 2.    E allora vogliamo osare fare questo tentativo, che è un gioco da ragazzi, di mettere a contatto lo stoppino col fuoco del Sole. Guardate un po' come era facile questa cosa!

                 3.    La Luce della fiaccola ora brilla e vedete delle distese interminabili per lo Spirito che risplendono alla luce di una eterna aurora, che proviene da questa fiaccola.

                 4.    Poiché Io stesso sono la Fiaccola ed illumino d'una Luce giusta. Chi guarda in questa Luce, quegli scorge dappertutto la Verità, e l'inganno non si presenterà mai dinanzi ai suoi occhi!”.

                 5.    Oh, meraviglia - dite voi - sul Sole naturale noi abbiamo visto giganti e nani ed una grande varietà in tutte le cose. Qui, nelle sfere luminose, tutto è uguale. Noi non vediamo nessuna cosa che superi l'altra; c'è una luce, c'è una grandezza e l'Amore si manifesta dappertutto in un'inesprimibile grazia. Noi scorgiamo quasi soltanto delle pianure. Dove sono i monti del Sole naturale?

                 6.    Gli esseri angelici spirituali, che infinitamente lieti si aggirano sulle distese luminose, non fanno nessuna differenza fra terra e acqua; essi leggeri s’innalzano nel limpido etere e si librano in tutte le direzioni, ebbri di gioia, passando da una beatitudine all'altra. Noi scorgiamo soltanto dei graziosi alberelli. – Dove sono gli alberi giganteschi del terreno naturale? Noi vediamo in tutte queste piante, tanto graziose, una meravigliosa concordanza; da ognuna alita un inesprimibile senso di delizia che estasia ogni spirito che le si avvicina. O, certo, da ogni alberello, da ogni delicato filo d'erba, sgorga un diverso senso di diletto e, tuttavia, in ogni alberello, in ogni altra pianta, come pure nell'erba, vediamo una completa unità nell'innumerevole.

                 7.    Noi vaghiamo sulle distese sconfinate, infinite schiere dei più beati spiriti angelici ci vengono incontro, tuttavia noi non scorgiamo, in nessun luogo, una dimora. Nessuno ci dice: Questo terreno è mio e questo è del mio vicino, bensì, quali viaggiatori gioiosi sulle strade maestre, vanno e vengono dappertutto, giubilano e cantano lodi al Signore. Da qualunque parte ci volgiamo, vediamo soltanto Vita su Vita. Figure luminose si incontrano e da tutte le parti risuona un grande richiamo fraterno!

                 8.    Tuttavia, noi qui siamo dei profani e non sappiamo che pesci pigliare. Dove si trova questo mondo luminoso, che ora scorgiamo? È questo il Sole spirituale?”. Così chiedete con sguardo e cuore stupefatti.

                 9.    Però, Io vi dico soltanto che il Sole spirituale, osservato in sé e per se stesso, è perfettamente simile al quadrante di un orologio, sul quale si manifesta l'intero scopo di tutta l'intera e ingegnosa opera meccanica. Voi dite, piuttosto sconcertati: “E questo è veramente tutto il Sole spirituale? Qui è tutto meravigliosamente ed elevatamente bello e quanto mai pieno di Vita, però, tuttavia, è molto semplice. Sul Sole naturale abbiamo visto cose di varia e inesprimibile grandezza, anzi, meravigliose; qui, invece, ci fa l'effetto di una pianura apparentemente sconfinata, una specie di grande strada maestra per spiriti, sulla quale non si scorge nemmeno un granello di polvere. Però, dal nostro intimo, per quello che riguarda l'uniformità, nonché questa, per così dire, monotonia apparente, di questo luminoso mondo, dobbiamo confessare che ci saremmo aspettati qualcosa di veramente straordinario, data la grandiosità di quanto ci è stato dato di scorgere, precedentemente, sul Sole naturale”.

               10.    Non avete voi l'orologio come prototipo? Se voi vi aggiraste fra il meccanismo delle sue ruote, che si afferrano l'una con l'altra, senza avere prima mai visto un quadrante, potreste immaginare che l'effetto di un tale meccanismo desterebbe in voi meraviglia? Non direste voi, infatti, osservando il movimento delle ruote: “Se il mezzo è già tanto meraviglioso, di qual genere tanto più meraviglioso deve essere allora lo scopo!”. Voi direste all'artigiano, autore di tale opera d'orologeria: “Signore, indicibilmente ingegnoso e molto ben calcolato è quest'insieme di ruote, quanto grande ed utile deve essere perciò lo scopo di questo meraviglioso lavoro! Permettici di guardare il grande risultato in cui sfocia questo meraviglioso strumento”. L'orologiaio, allora, rivolterebbe il meccanismo e ci mostrerebbe il quadrante.

               11.    Voi, ignari di una tale novità, rimarreste alquanto stupefatti e direste: “Come, questo è tutto ciò per cui quell'opera così meravigliosa, è stata creata? Per null'altro che una piastra laccata di bianco, con segnati dodici numeri ed un paio di lancette appuntite che sfiorano con un movimento inavvertibile, costantemente alla stessa maniera, le dodici cifre! Oh, noi ci saremmo aspettati, per lo meno, qualcosa di molto diverso!”. Io dico: “Forse un teatro di marionette o qualche altro grandioso giocattolo per bambini!”.

               12.    O, Miei cari, i vostri concetti di tutto il mondo spirituale sono ancora ben magri! Dunque, non avete ancora capito, dagli esempi che vi sono stati dati, come tutto l'esteriore, nel suo sparpagliamento, deve alla fine esprimersi nell'unicità? Voi l'avete scorto nella descrizione di un albero, nella lucidatura di una barra di metallo nobile, nella fabbricazione del vetro, nella costruzione di una casa ed, infine, nel modo più evidente, contemplando un orologio.

               13.    Invece, se si tratta di passare allo spirituale, come si potrebbe pensare ad un'eterna durata e ad una eterna Vita, se lo si dovesse sparpagliare ancora di più di quello che è già sparpagliato nel naturale esteriore? Perciò, tutto deve unificarsi nello spirituale, in conformità al vero vivente ordine interiore, per poter diventare, con ciò, forte, potente e vivente, in maniera durevole, per l'eternità. Voi, a questo punto, direte: “Questo è evidente, perfettamente giusto e vero, però, a parte ciò, noi abbiamo, in parecchie occasioni, udito parlare delle grandi magnificenze del mondo spirituale celeste; ecco, perché, ora, non sappiamo raccapezzarci. Come possiamo, infatti, di fronte alla semplice grandiosità del Sole spirituale che noi vediamo, non obbiettare: Essa ci sembra, in confronto ai concetti che ci eravamo formati di un mondo celeste, proprio come se fossimo in un giorno d'estate e vedessimo sciamare un’innumerevole quantità delle cosiddette effemeridi variopinte, che si incrociano con i raggi del Sole, delle quali nessuna possa dirci da dove viene e dove va e perché veramente si aggirano in tutte le direzioni, nell'atmosfera luminosa”.

               14.    La vostra obiezione infatti è giusta, da un punto di vista, però non è venuto ancora il momento di dirvi, come questa semplicità è connessa con la meravigliosa magnificenza del Regno dei Cieli, che voi avete spesse volte sentito menzionare, poiché noi dobbiamo prima conoscere il fondamento. Se, anche voi, finora avete scorto soltanto effemeridi, ciò non porta, di certo, nessun pregiudizio alla cosa principale, poiché, quello che seguirà, dimostrerà come stanno realmente le cose con il Sole spirituale da voi ora scorto. Tenete presente questo e riflettete fra voi, poiché nella prossima continuazione considereremo questa semplicità con occhi del tutto diversi; mentre con oggi, facciamo punto!

 

[indice]

Cap. 5

* * * * *

Del Regno di Dio nell'uomo

 

                 1.    Se vi tratteneste per qualche tempo su un alto monte e precisamente in una giornata bella e limpida, che cosa vi colpirebbe in special modo? Qualcuno fra voi rimarrebbe per qualche tempo, come estasiato, poiché, il grandioso, romantico quadro della natura, con le sue forme sempre mutevoli, gli offrirebbe argomenti sufficienti a delle rallegranti riflessioni. Qualcun altro, invece, la penserebbe del tutto diversamente e, quale risultato di questi pensieri, direbbe: “Che cosa c'è qui, di tanto straordinario? Si può vedere in lungo ed in largo e poi? Soltanto un monte dopo l'altro, qualcuno più alto e qualcun altro più basso; qua e là le cime sono coperte di neve, in altri punti svettano delle informi cime rocciose e quei monti, che sono lontani, sono i più passabili, mentre quelli più vicini non esibiscono che tracce di continue devastazioni. Questa è la costante uniformità della tanto vantata vista dei monti”. Un altro ancora, facente parte della compagnia, un tipo piuttosto codardo, si pente, quasi piangendo, di essersi sobbarcato la fatica di salire lassù. “Anzitutto”, egli dice, “qui non si vede altro se non quello che si può scorgere anche da un buon terreno piano, dal basso”. Oltre a ciò egli si sente gelare per lo strapazzo, e infine, egli sente soltanto fame, senza pensare, poi, che dovrà fare la spaventosa via del ritorno, cosa che gli fa venire già la vertigine in anticipo.

                 2.    Dunque, qui noi abbiamo tre alpinisti, perché il primo si sente tanto sollevare l'animo, il secondo non vede che delle forme grossolane ed astratte, mentre, poi, il terzo perfino si irrita per avere fatto tanta fatica per un compenso di nessun valore. Vedete, la ragione si trova molto vicina ad ognuno di loro, dato che non si può trovarla, se non che in loro stessi. E come, dunque? È semplice, vedete: il primo è di spirito vivo e sveglio e non sono le forme o le alte cime dei monti che lo rendono beato, bensì questa sua disposizione è in rapporto dalla vita più elevata, in forma corrispondente, su questi alti monti. Infatti, noi abbiamo già appreso in altre occasioni quale vita si manifesta sui monti ed è appunto da questa vita che dipende il sentire delizia di quei visitatori delle alture, che vi giungono con spirito più desto e più vivo. Lo spirito dell'altro è ancora immerso in un profondo sonno, perciò egli si accorge soltanto di quello che vedono i suoi occhi fisici e quindi di quello che misura il suo arido intelletto terreno. Se, invece, voi lo pagate profumatamente, egli, quale geometra, con gli strumenti misuratori in mano, adatti alle sue conoscenze matematiche, sarà allora pronto ad arrampicarsi su tutte le cime dei monti, senza lagnarsi. Per quello che riguarda lo spirito del terzo gitante, non vi sarebbe proprio nulla da dire, poiché in lui vive soltanto l'uomo-animale, che trova la sua beatitudine esclusivamente nel ventre. Se voi voleste, una volta, riportarlo sull'alto di un monte, dovreste anzitutto aver cura che egli vi possa arrivare senza fatica e, in secondo luogo, di fargli trovare, giusto lassù, qualcosa di buono da mangiare e da bere. In questo caso egli acconsentirà di salire una volta ancora sul monte, anche se non con le sue gambe, ma con quelle di un somaro bene addestrato. Infatti egli dirà: “A queste condizioni partecipo anch'io, poiché l'aria di montagna, grazie alla sua purezza, è molto più favorevole alla digestione che l'aria stagnante delle valli”.

                 3.    Vedete, da questo esempio noi possiamo trarre grande ed importante insegnamento, che si adatta perfettamente al nostro semplice Sole spirituale. E questo insegnamento si accorda esattamente con quel testo del Vangelo, il quale così dice: A chi ha, sarà dato e sarà nell'abbondanza; chi non ha, perderà anche quello che ha. (Matteo, 13,5) E in questo testo biblico ci sta un altro detto ancora, che al summenzionato esempio corrisponde ancora più esattamente e cioè: Il Regno di Dio non si presenta con sfarzo esteriore, poiché, vedete, esso è dentro di voi (Luca, 17,21). Osservate ora come stanno effettivamente le cose, con la semplicità del Sole spirituale? Voi direte: “Noi osserviamo effettivamente qualcosa di quello che con ciò s'intende dire ed indicare, però non ancora in modo sufficientemente chiaro”. Io, però, vi dico: “Soltanto un po' di pazienza e la cosa vi si presenterà, con poche parole, tanto luminosa, come il Sole a mezzogiorno”. Voi, perché avete visto il Sole spirituale così semplice? Perché ne avete scorto soltanto la parte esteriore? Io però vi dico: “Vi è, su di esso, un'infinita, grandiosa e meravigliosa varietà, della quale voi, finora, non avete potuto nemmeno farvi un concetto; però, questa varietà, non si trova così estesamente sul Sole spirituale, bensì nell'interiore degli spiriti. Se voi volete vederla, allora dovete guardare, con puri occhi spirituali, nell'una o nell'altra sfera di detti spiriti beati, e, allora, vedrete immediatamente il vero mondo spirituale del Sole, di solito uniforme, tramutarsi in innumerevoli meraviglie, poiché voi dovete sapere che, com’è ben vero, ad ogni spirito viene data un'unica e stessa base, costituita puramente dalla Mia Grazia e dalla Mia Misericordia e questa base si esprime uniformemente nel Sole spirituale da voi visto. Per quello che riguarda, invece, «l'arredamento» di questa base, o l'effettivo mondo abitabile per lo Spirito, questo, ogni spirito deve portarlo in sé interiormente, e, a sua volta corrisponde all'Amore suo per Me, nonché alla Sapienza che emerge da questo Amore”. Affinché voi possiate scorgere ciò ancora più chiaramente, voglio aggiungere un esempio, veramente evidente. Ammettiamo che qualcuno di voi si trovi su un vasto prato pianeggiante. Su questo prato non trova nulla, all'infuori di un albero ombroso, nel mezzo, alla cui ombra cresce dell'erba rigogliosa. Su quest'erba il viandante si pone a giacere e si addormenta tranquillamente, riacquistando vigore. Però, durante questo dolce e corroborante stato di riposo, un sogno meraviglioso si è, per così dire, impadronito di lui. In questo sogno, il semplice viandante solitario, si trova nei più splendidi palazzi, in compagnia di vari principi e si intrattiene con loro e gode, con ciò, una immensa beatitudine. Io domando ora: «Com'è possibile che quest'uomo, in questo prato deserto, possa trovarsi in una tale compagnia interiore?».

                 4.    Vedete, tutto ciò è una proprietà del suo spirito, perciò è esistente nel suo proprio spirito quale una creazione dovuta alla forma dell'Amore esistente in lui, che si manifesta nell'Ordine della Sapienza, quale frutto dell'Amore. Se voi riflettete un po' su questo esempio, vi risulterà chiaro, come, a suo tempo, nello spirito, ognuno sarà, secondo l'Amore e la Sapienza da Esso derivata, il creatore del suo mondo interiore, abitabile per lui e che questo mondo non è che il vero e proprio Regno dei Cieli nell'uomo.

                 5.    Dunque, a chi ha l'Amore di Dio in sé, verrà aggiunta anche la Grazia, nello stesso grado dell'Amore che egli possiede. Chi, invece, non ha Amore, ma soltanto un arido intelletto mondano, considerato da questi quale sapienza, gli verrà poi tolto anche quello che possedeva, con quello che è naturale del mondo, cioè la sua vita naturale fisico-corporale.

                 6.    Ecco, così stanno le cose. Uno degli alpinisti sale volentieri sui monti e l'amore è, sulle alture, il creatore della sua beatitudine. Chi, però, va sui monti soltanto con il suo intelletto, non vi troverà certo una ricompensa beatificante, al contrario, esso verrà assai potentemente pregiudicato nel suo intelletto lassù, che potrà dargli molto poco, anzi nulla affatto. In quanto al terzo gitante, il quale non ha nulla, sulla altura ci rimette tutto, poiché, chi è morto nello spirito, non può trovare nessun piacere nella Vera Vita, perché esso è cieco e muto di fronte ad essa. Così, ugualmente, è altrettanto difficile portare su una altura una pietra, poiché, se la si lascia andare, precipita con tanta maggiore celerità nelle profondità della morte. Se voi mettete insieme tutto ciò, il Sole spirituale non vi apparirà più tanto semplice, come in precedenza. Comunque, tutto ciò che ancora riguarda questo punto, lo apprenderemo chiaramente la prossima volta, perciò, basta per oggi.

 

[indice]

Cap. 6

* * * * *

Il Cosmo-diorama spirituale. La sfera del primo spirito

 

                 1.    Come dobbiamo regolarci, per poter vedere qualcosa di più su questo nostro Sole spirituale, tuttavia così semplice? Dovremo forse adattarci a fare dei lunghi e grandi viaggi di ricerca, oppure spostarci in un dato luogo, spalancare là occhi e bocca ed attendere che qualche buon arrosto si lasci addentare? Io vi dico: “Né l'una né l'altra cosa, bensì, noi ci recheremo in un cosmorama o diorama spirituale, per rallegrarci là, il più possibile, nella contemplazione di cose meravigliose”. Però, affinché possiate farvi un’idea migliore di ciò, vi sottometterò nuovamente la cosa con un esempio molto evidente. Voi avete certamente già avuto occasione di vedere un cosiddetto “diorama ottico”, il quale ha lo scopo di far vedere, per mezzo di una lente d'ingrandimento del diametro di mezzo piede, delle immagini ben dipinte, poste sul fondo di una parete nera. Se voi, attraverso tale lente, guardate una di tali immagini ben fatta, potete fare quello che volete, anche moderare e modulare la vostra fantasia e immaginazione e comunque non riuscirete, per quanto ve ne sforziate, a considerare l'immagine dipinta come un semplice dipinto, bensì essa vi apparirà sempre perfettamente plastica e raffigurerà gli oggetti come voi li vedete in natura, a condizione che l'immagine e il vetro stesso siano assolutamente perfetti.

                 2.    Se voi vi trovate ora in una capanna in cui sono state installate una ventina di tali finestrelle a ingrandimento, dall'esterno ogni finestrella vi apparirà perfettamente uguale. Ma se entrate nella capanna, farete, nei pochi passi fino a raggiungere le venti finestrelle, un viaggio che voi non avreste altrimenti forse fatto neanche nel giro di anni. Certo ogni finestrella è simile all'altra ma, guardando attraverso la finestrella, vi si presenta un intero mondo. Passate poi alla seconda finestrella e guardateci dentro: quant'è smisuratamente diversa dalla precedente e così via fino all'ultima. Ogni visione vi ha straordinariamente rallegrato? Non potete far altro che rispondere di sì, poiché in una finestra avete visto una grande città raffigurata splendidamente accanto ad un ampio distretto rurale della sua periferia e nella finestrella successiva un paesaggio montano estremamente romantico, ritratto così eccellentemente che voi credete che basti aprirsi un varco nella parete nera per trovarvi del tutto naturalmente in questo paesaggio. Voi non volete staccarvene, ma la vostra guida vi dice: “Nella prossima finestrella vedrete qualcosa ancora più strabiliante”, e voi passate alla terza finestrella. Di primo acchito siete molto delusi perché vedete una superficie marittima infinitamente estesa. Lungo il mare un paesaggio rivierasco, con tutte le magnificenze marine, che si perde in una foschia bluastra. Sull'estesa superficie del mare scorgete delle isole sparse e una quantità infinita di imbarcazioni, alcune grandi ma la maggior parte sono piccole. Tutto ciò è raffigurato così splendidamente che non potete fare a meno di esclamare: “Qui l'arte cessa di essere arte ed entra completamente nel regno della più pura realtà naturale!”. E così la guida vi conduce ad un'altra finestrella, davanti alla quale vi stupirete ancora di più e così via fino all'ultima.

                 3.    Quando, dopo avere osservato attentamente tutto, vi accingevate ad andarvene, la guida vi trattenne, dicendovi: “Cari amici, non volete ritornare una volta ancora alla prima finestrella?”. Ma voi gli rispondeste: “Ma quello l'abbiamo comunque già visto”; però la guida vi disse: “La finestrella è certamente la stessa, però le vedute sono completamente cambiate”. Voi vi avvicinaste di nuovo e, con vostro grande stupore, vedeste delle cose del tutto nuove ed inaspettate e così pure in tutta la fila delle venti finestrelle. Sotto questa impressione, stavate nuovamente per allontanarvi, quando la guida si rivolse nuovamente a voi, dicendo: “Amici miei, se gradite delle nuove vedute, io posso accontentarvi”; e voi, presi da vivo interesse, vi metteste nuovamente al posto d'osservazione e già alla prima finestrella esclamaste: “Oh, quale prodigio, pregiato amico, è inesauribile nel campo della sua arte!”. Ed egli vi rispose: “Certo, amici cari, io vi potrei intrattenere ancora per parecchi giorni, con delle variazioni sempre nuove e grandiose”.

                 4.    Vedete, in un tale piccolo spazio così uniforme voi avete goduto una tale visione del mondo, che parecchi navigatori, che hanno fatto il giro della Terra, nella realtà non hanno certamente goduta. I vostri sguardi sono spaziati su distanze di centinaia di miglia e tutto ciò su uno spazio di pochi Klafter e piedi.

                 5.    Ora, vedete, questo esempio certamente evidente ci offre una pregustazione molto adatta per la contemplazione spirituale, quanto mai meravigliosa, che si può godere nel nostro Sole spirituale e ci dimostra anche qui, su un piccolo spazio, come possono venir offerte, alla nostra vista spirituale, cose in grande abbondanza, così come nella piccola cameretta ottica, or ora descritta, si è potuto contemplare con pochissima fatica per lo meno la metà del globo terracqueo. “Ma, come potremo realizzare ciò?”. Oramai un cenno è stato dato e, seguendolo, cominceremmo col fare una piccola prova.

                 6.    Ecco, noi ci troviamo tuttavia sul nostro semplice Sole spirituale, continuiamo a non vedere altro all'infuori di spiriti beati, in perfetta figura umana, che si aggirano soli o in compagnia, di qua e di là, sopra e sotto ed, inoltre, i nostri alberelli, i nobili cespugli e la bell'erba. Però, ecco, proprio ora un uomo-spirito viene verso di noi. Egli non Mi vede, rivolgetegli voi la parola, affinché si fermi dinanzi a voi e quando si sarà fermato, allora avvicinatevi maggiormente a lui, così da raggiungere la sua sfera, dopo di che voi vedrete immediatamente il Sole spirituale sotto un altro aspetto.

                 7.    Adesso voi siete nella sua sfera ed innalzate le braccia al cielo per la sorpresa; che cosa, dunque, vedete? Per la grande meraviglia, non siete neppure in grado di pronunciare parola! Però, non ce n'è neppur bisogno, poiché con Me, in proposito, è facile comunicare, dato che Io scorgo quello che scorgete voi, per di più, in modo infinitamente più perfetto.

                 8.    Voi vedete delle regioni meravigliose, monti alti e lucenti, vaste pianure fruttifere, fiumi, ruscelli e mari che scintillano al Sole come diamanti. Voi scorgete il firmamento di un pallido azzurro luminoso, cosparso di magnifici gruppi di stelle splendenti di luce purissima. Uno splendido Sole è visibile in Oriente; esso brilla chiarissimo, ma, nello stesso tempo, mite e dolce, così che, con la sua luce, non fa impallidire le belle stelle del cielo. Voi vedete dei bei templi lucenti ed innumerevoli palazzi e delle grandi città, costruite sulle ampie rive di grandi mari. Un numero incalcolabile dei più beati esseri camminano sulle splendide distese, dove alitano ogni sorta di beatitudini. Voi udite perfino le loro voci ed i loro celesti canti di lode colpiscono il vostro orecchio. Voi vi guardate tutti intorno, cercando il semplice Sole spirituale di prima, ma invece non c'è più nulla della precedente semplicità, bensì tutto si è come dissolto in innumerevoli meraviglie.

                 9.    Ora, però, uscite nuovamente dalla sfera del vostro uomo-spirito! Guardate, tutto è scomparso e noi ci troviamo nuovamente sul nostro semplice Sole spirituale. Voi dite ora: “Che cosa è avvenuto? Come è ciò possibile?”. Un tale spirito porta, dunque, tutto ciò in un simile stretto cerchio: un mondo infinito pieno delle più portentose magnificenze, una vita così varia ed ampiamente diffusa, in una sfera così ridotta? È questa, una realtà, oppure soltanto una vuota apparenza?

               10.    Miei cari amici, per ora non vi dico nulla su ciò, bensì noi approfitteremo piuttosto, al più presto, di finestrelle del nostro diorama spirituale e, dopo soltanto, passeremo ad una illuminazione interiore, poiché quello che avete ora visto è soltanto un piccolo inizio di ciò che si presenta ai vostri sguardi.

 

[indice]

Cap. 7

* * * * *

La sfera del secondo spirito

Il fondamento della vita è l'Amore del Padre

 

                 1.    Vedete ecco che già si avvicina un altro spirito. Anche questo deve sostare qui, affinché voi possiate entrare nella sua sfera. Guardate, egli già vi attende e sa, da un cenno percepito interiormente, ciò che voi volete. Via, avvicinatevi a lui ed entrate nella sua sfera! Ora voi ci siete già; diteMi che cosa vedete. Io Mi accorgo di nuovo che, causa la grandiosità che scorgete, non riuscite ad esprimervi, perciò Io dovrò nuovamente fungere da buon interprete. Dalla grande ammirazione e meraviglia voi state come irrigiditi nella sfera di questo spirito.

                 2.    O, certo, una simile vista può benissimo farvi girare un po' la testa, poiché vedete un susseguirsi di regioni meravigliose, delle splendide pianure vaste come mondi, che si presentano dinanzi ai vostri sguardi. Dappertutto voi vedete delle splendenti, tranquille capanne (casette) abitate da uomini pieni d'Amore. Le loro figure, inesprimibilmente belle e cordiali, vincolano il vostro cuore, così che vi è appena possibile abbandonare con l'occhio l'essere che state guardando, per passare, poi, ad un altro.

                 3.    Voi vi immergete, come perduti, nella contemplazione di una faccia che esprime il massimo amore e migliaia di altri esseri vi passano davanti, senza che voi nemmeno ve ne accorgiate, a causa di quell'uno!

                 4.    Sulle alture di un verde morbido, voi osservate dei templi che brillano fortemente e che vengono visitati da spiriti in beatitudine. Voi innalzate i vostri sguardi al firmamento ed anche qui scorgete dei nuovi gruppi di stelle, ancora più splendide, perfino nell'aria purissima voi vedete passare, con grande leggerezza e velocità, delle luminosissime schiere di spiriti beati, che in parte si librano liberi, in parte invece procedono in lucenti nuvolette. Voi rivolgete i vostri sguardi verso Oriente e scorgete che un grande Sole è alto sopra l'orizzonte. La sua luce è simile a quella di una splendida aurora e tutto quello che voi guardate, riflette la Luce di tale Sole.

                 5.    Poco lontano da voi c'è un tempio piuttosto alto, ma dolcemente arrotondato. Le colonne splendono al Sole, come diamanti e al posto del tetto vedete delle nubi lucenti, sulle quali pure si librano spiriti beati.

                 6.    Voi ora direte: “Infinitamente portentoso e indescrivibilmente splendido è tutto quello che vediamo, soltanto che ogni cosa è ancora piuttosto lontana da noi e a noi non è concesso avanzare nemmeno di pochi passi in un tale magnifico mondo, poiché, se lo facessimo, usciremo evidentemente dalla sfera dello spirito che ci ospita, ed allora non vedremo più nulla!”. Io però vi dico: “Ma niente affatto, andiamo soltanto sopra questo monte ed osservate le cose più da vicino. Ecco, noi siamo già sul monte. Cosa vedete qui?”.

                 7.    Voi ammutolite ancora di più e, per la grande meraviglia, non siete nemmeno capaci di pensare, poiché ritenete che avreste potuto girare in questo tempio, come in un grande edificio sulla Terra. Soltanto quando voi siete entrati nel tempio, il suo interno si è tramutato in un nuovo mondo celeste, molto più splendido e che il vostro occhio non riesce ad abbracciare, così che ora non sapete più dove siete! Tuttavia, per il momento, questo ha poca importanza, la giusta luce metterà tutto in chiaro. Ora voi Mi chiedete se anche nella sfera degli spiriti di questa seconda specie potrete scorgere altre cose.

                 8.    O, certo, il cambiamento di questo tempio in un nuovo magnifico mondo celeste è, appunto, una conseguenza del fatto che voi siete entrati nella sfera di quegli spiriti che si trovarono nel tempio. Però, voi chiedete: “E perché, ora, non vediamo più quegli spiriti nella cui sfera siamo entrati?”. Perché voi guardate fuori dal loro centro, con la mia mediazione. Tiriamoci un po' indietro e guardate voi: ecco che il tempio di prima si trova di nuovo dinanzi a voi e noi vediamo che è affollato di spiriti beati, che discutono su ogni cosa che si riferisce a Me!

                 9.    Ora vi siete persuasi che anche in un tale mondo delle sfere degli spiriti si può circolare liberamente, a proprio piacere, così che possiamo ritirarci e ritornare al punto di prima. Ecco, ci siamo già. Ora uscite dalla sfera del nostro spirito-ospite e noi ci troveremo nuovamente sul nostro semplice Sole spirituale.

               10.    Ora che siete usciti dalla sua sfera e che il nostro buon spirito si trova ancora in nostra compagnia, voi potete conversare con lui, poiché egli vi conosce molto bene, dato che anche lui proviene dalla Terra e discende dal vostro ramo familiare. Per il momento non voglio entrare in maggiori particolari, poiché si presenteranno delle migliori condizioni, in cui potremo conoscere più da vicino, tutti questi spiriti che ci hanno serviti in questa circostanza.

               11.    Ascoltate, comunque, quello che tale spirito vi dice: “Oh amici, che ancora peregrinate con i vostri corpi fisici sulla dura Terra, afferrate, afferrate la Vita nel suo fondamento! Essa è infinita, e la sua pienezza è incommensurabile! Il fondamento della Vita è l'Amore del Padre in Cristo, in voi! E questo infinito fondamento afferratelo, nel più profondo del vostro cuore e così voi troverete in voi stessi quello che avete trovato nella mia sfera. Quello che avete visto, era soltanto qualcosa di veramente semplice; invece, nel fondamento della vera Vita, c'è infinito su infinito, all'infinito!

               12.    Sono appena trascorsi cinquanta anni terrestri, da quando io, al vostro pari, peregrinavo sulla Terra, come un cittadino di quella vita dura e il pensiero dell'inevitabile morte del corpo spesso mi aveva scosso! Tuttavia, credetemi, la mia paura era vana e vuota, poiché, quando la morte si è impadronita del mio corpo ed io credevo di andare incontro all'eterna rovina e piombare nel nulla, allora soltanto mi destai come da un profondo sogno e passai in questa vita, vera e perfetta.

               13.    E se anche, fino ad ora, sono ben lontano dall'aver raggiunto la vera e propria perfezione della vita, tuttavia sono sempre più vicino a questa perfezione, poiché mi appare, man mano, sempre più chiara. Io non posso ancora indicare quanto grande e splendida questa perfezione deve essere; io posso soltanto affermare e con ragione, dalla pienezza della mia intuizione interiore, che la perfezione della vita nel Padre, attraverso il puro Amore per Lui, deve essere qualcosa che nessun spirito, in questa mia sfera, è in grado di concepire, anche soltanto in una infinitesima parte.

               14.    Beato colui, sì, infinite volte beato, che, sulla Terra, ha fatto dell'Amore per il Signore la sua unica necessità; poiché, così facendo, egli ha imboccato la via più breve per raggiungere tale perfezione della vita. Infatti, credetemi, miei cari fratelli terreni, e amici miei, chi porta in sé, sulla Terra, l'Amore per il Signore, quegli porta in sé anche la perfezione della vita, poiché egli ha in sé e presso di sé, quella Meta santissima e grandiosamente e meravigliosamente perfetta, dalla quale io sono ancora tanto lontano, per cui dovrò poi passare per lunghe vie prima di raggiungerla!

               15.    La mia condizione attuale di vita è già, a dire il vero, piena d'inesprimibile e intensa gioia, soltanto che quello che voi avete visto nella mia sfera e tante altre infinite cose, che voi non avete ancora viste e che io, invece, posso sempre vedere, pienamente beato, in una portentosa pienezza costantemente rinnovata, sono nulla al paragone di un unico sguardo al Padre! Perciò, nella vita terrena, tenete innanzitutto il vostro sguardo fisso su di Lui e allora vi sarà molto più facile e sicuro allo stesso tempo, essere guidati senza indugio là dove il Padre dimora, fra coloro che lo Amano”.

               16.    Come vi piace il linguaggio di questo spirito? In verità Io vi dico: “Se a questo spirito fosse dato di scorgerMi quale Guida fra voi, dalla grande gioia egli sarebbe come annientato!”. Dunque, afferrate e riflettete in quale beatitudine voi vi trovate, senza, purtroppo, averne coscienza. Quando Io, giorno per giorno, Mi trovo fra voi, vi allevo e vi ammaestro e vi indico, col Mio Dito, la Via più diritta e corta che conduce a Me!

               17.    Non lasciatevi, perciò, abbindolare dagli uomini e dalle cose del mondo, poiché esso è pieno di morte, fango e fuoco infernale; che piega, però, prenderà tutto ciò, dopo l'abbandono del corpo, avremo occasione di poterlo vedere di passaggio, quale un buon supplemento presso alcuni spiriti del nostro Sole spirituale, poiché Io vi dico: “Guai al mondo per la sua malignità, il suo guadagno avrà un nome spaventoso e miserevole e trovasi nell'Ira di Dio!”. Tuttavia, basta con tali tristezze; ora si avvicina nuovamente un altro ospite spirituale, così noi vogliamo approfittare della sua presenza, per acquisire qualcosa di nuovo dalla sua sfera.

               18.    I due primi spiriti li teniamo, per il momento, in nostra compagnia, poiché Anselmo H.W. potrà senz'altro sopportare la vicinanza di suo nonno! E con ciò, per oggi, basta!

 

[indice]

Cap. 8

* * * * *

La sfera del terzo spirito: un'immagine dell'infinito

 

                 1.    Ed ecco, il terzo spirito è già qui e noi approfitteremo, perciò, alquanto, senza porre tempo nel mezzo, della sua ospitalità. Entrate, perciò, nella sua sfera e constateremo subito cosa c'è da vedere. Dal momento che vi trovate già nella sua sfera, diteMi voi, una buona volta, con la vostra bocca, quello che si presenta alla vista del vostro spirito! Voi vi stupite nuovamente e vi guardate in giro sconfortati. Cos’è che ha tanto colpito il vostro sguardo? Io Mi trovo ancora una volta costretto a fare, per voi, da interprete, poiché voi non avete né il tempo, né la calma, per trovare le parole adatte a quanto scorto.

                 2.    Voi vi trovate su di una nuvola splendente, con occhio stupefatto vedete passare dinanzi a voi delle intere schiere di mondi celesti, in orbite infinitamente vaste. Voi scorgete che essi sono dappertutto, ricoperti da grandiose opere meravigliose ed esse sono innumerevoli in ogni singolo mondo. Ognuno di questi mondi sembra essere infinitamente grande e, tuttavia, voi potete farvi scorrere lo sguardo, da un polo all'altro. Voi vedete pure infinite schiere di esseri felici aggirarsi, giubilando su tali mondi, che passano davanti a voi ed ogni nuovo mondo, che si avvicina a voi, è ricoperto di altre indicibili meraviglie. Voi però dite: “Se almeno queste grandi e splendide dimore per eserciti di spiriti beati non passassero così velocemente!”. Oh, attendete, perché anche a questo si può subito rimediare! Guardate, là sta, appunto, passando un grande Sole sfavillante, che ha tutta l'aria di essere un Sole Centrale principale! Ora, lo vogliamo trattenere, affinché lo possiate osservare più da vicino. Ed ecco, esso è dunque già qui.

                 3.    È ben vero che il suo grande splendore acceca i vostri occhi e, proprio a causa dell'eccessiva luminosità, voi non potete scorgere la pienezza delle sue meraviglie, però anche a questo verrà posto rimedio! E ora ecco che il suo grande bagliore è stato attenuato e voi potete vedere qual è il suo vero aspetto, cioè esso è un immenso giardino, di delizia inesprimibile e di stupenda bellezza. Nei singoli giardini potete scorgere delle grandiose dimore ed intorno ad esse si aggirano degli spiriti beati che, colmi di gioia, gustano i frutti squisiti che là crescono.

                 4.    Inoltre voi vedete degli spiriti che s'innalzano nell'etere luminoso, cantando inni di lode, in un altro luogo voi potete scorgere degli esseri che passeggiano a braccetto nella massima amicizia ed al colmo della gioia. Più in là c'è una compagnia di saggi che, con le facce splendenti, inneggiano al Mio Grande Amore, alla Mia Grazia e Misericordia. Sui rami degli splendidi alberi fruttiferi, innumerevolmente vari, voi potete vedere scintillare come delle stelle luminose.

                 5.    Voi chiedete naturalmente: “Che cosa è mai ciò?”. Ed Io vi rispondo: “Osservate la cosa più da vicino e constaterete cosa si cela dietro a queste stelle”. Però, vi meraviglierete nuovamente, poiché ora dite: “O grande, Padre Santo, che mai è ciò? Quando noi abbiamo osservato più attentamente una di tali stelle, essa si dilatò, insieme all'albero, ad una grandezza infinita”. Il grande mondo di prima, come pure la grandezza dei singoli alberi, non li possiamo più scorgere, appunto per la loro infinita vastità, mentre questa stellina è tanto cresciuta, da divenire essa stessa un nuovo grande mondo e noi vediamo pure questo mondo pieno di nuove meraviglie! Dunque, voi dite, infine, dove ha termine l'infinita grandezza delle Tue creazioni meravigliose?

                 6.    Io, però, vi dico: “Voi, domandando così, avete ragione”, ma Io aggiungo: “L'infinita pienezza e grandiosità delle Mie Creazioni non hanno né principio, né una fine; infatti, dappertutto, dove voi scorgete uno, dovete credere che vi è celato l'infinito! Perciò, nulla di quello che voi potete vedere, ora, nello Spirito, ha in sé alcunché di limitato, bensì tutto è Infinito; poiché, se così non fosse, esso non sarebbe derivato da Me e non sarebbe perciò spirituale e la Vita Eterna sarebbe una vera e propria bugia! Però, se voi già dite, a proposito della spartizione dei corpi naturali, che le loro parti vanno all'infinito e che in un seme si trovano celati semi all'infinito, perciò, come mai, lo spirituale dovrebbe sottostare ad una fine?

                 7.    Convincetevi di ciò proprio osservando questo nuovo mondo; guardate, ora, poco lontano passa uno spirito; entrate nella sua sfera e vi persuaderete subito di quale infinita nuova pienezza di meraviglie esso abbondi e, credeteMi, ciò continua così all'infinito! Voi avete la possibilità di osservare ciò perfino in una immagine naturale. A dire il vero Io ho già accennato una volta a questa immagine, tuttavia voi potete ora richiamarla alla memoria.

                 8.    Ecco in che cosa essa consiste. Ponete due specchi, l'uno di fronte all'altro, e diteMi quando questa reciproca rispecchiatura ha fine!

                 9.    Vedete, anche qui le cose stanno così: ogni spirito ha l'infinito in sé e ciò, appunto, in infinita varietà. Ogni spirito, però, è rispetto all'altro, reciprocamente, come uno specchio, grazie al suo intimo Amore per Me, e, in questo, per il fratello suo. Di conseguenza, vi è anche un infinito ed eterno mandarsi e rimandarsi di raggi, ed è, appunto, questo reciproco irradiare il grande, santo onnipotente vincolo del Mio Amore, in grazia al quale tutti questi esseri sono collegati con Me e fra di loro, quale fonte della massima Beatitudine.

               10.    Ma voi chiedete di nuovo: “Tali spiriti, che abbiamo visto e che tuttora vediamo dalla sfera del nostro compiacente spirito-ospite, sono veramente degli spiriti indipendenti, oppure sono soltanto delle apparizioni che traggono la loro origine da queste irradiazioni reciproche?”. Ed Io vi dico: “Essi sono entrambe le cose, allo stesso tempo. Soltanto che, nel regno degli spiriti, non può essere diversamente, perché in esso tutto vi è condizionato, in modo essenzialmente vivente.

               11.    Se voi poteste entrare lassù, nella Mia Sfera Infinita, vedreste tutto l'infinito Regno dei Cieli, come un unico Uomo Spirituale. Se, poi, voi vorreste entrare nella Sua sfera, quest'Uomo si dissolverebbe immediatamente in innumerevoli mondi spirituali, che avrebbero l'apparenza di un numero infinito di singole stelle, sparse in tutta l'infinità.

               12.    Se, poi, vorreste avvicinarvi ad una di tali stelle, essa vi sembrerebbe immediatamente un singolo uomo perfetto. Se, poi, entrasse nella sfera di questo uomo, al suo posto, un nuovo cielo, riempito da ogni parte di stelle innumerevoli e se voi, di nuovo, vi avvicinate ad una di tali stelle, giunti ad una certa distanza, essa vi apparirebbe come un uomo. E se voi vi avvicinaste sempre più a quest'uomo, voi dareste in esclamazioni, quasi come, un tempo, il navigatore Cristoforo Colombo, quando si stava avvicinando al continente americano, poiché pure voi incomincerete a scorgere un grande mondo celeste, pieno di magnificenze e di portenti! Se, poi, vi recaste completamente su questo mondo, vi meravigliereste enormemente di vederlo abitato da innumerevoli eserciti di spiriti. E poi, se alla fine vorreste entrare nella sfera dell'uno o dell'altro spirito là dimorante, voi scoprireste pure nuove magnificenze e, contemporaneamente, voi potreste pure, certamente con sguardo più puro, scorgere il primo mondo base, quale vera e propria dimora di questi spiriti.

               13.    E in questo modo, tutto procede sempre così avanti ed ogni singolo spirito è nuovamente un Cielo completo, certamente per se stesso, cioè in figura molto ridotta.

               14.    Perciò, voi dovete comprendere che l'intero Cielo è un Cielo dei Cieli e come l'intero Cielo è infinito in sé, così ugualmente anche il Cielo di ogni singolo spirito angelico è infinito in sé. Da ciò si deduce quello che viene detto nelle Scritture: Il Regno di Dio non si manifesta in senso esteriore, bensì esso è dentro di voi!.

               15.    Per questa ragione ogni spirito dimorerà in quel Regno che egli si è conquistato con il suo Amore per Me e perciò pure lo utilizzerà.

               16.    Come sta pure scritto: Il Regno dei Cieli è simile ad un granello di senape; questo granello è uno dei più piccoli fra i semi; se però viene posto nel terreno, cioè in un cuore pieno d'Amore, esso diventa un albero, fra i cui rami, gli uccelli del cielo prenderanno dimora.

               17.    Scorgete ora il granellino di senape? Ogni singolo spirito, che sia beato, è un tale granello di senape, ciò significa: “Egli è una creatura del Mio Amore e, con ciò, è una vivente Parola dell'Amore stesso. Quando questa Parola germoglia nel terreno dell'Amore, che venne posto libero fuori da Me, essa diventa, da parte a parte, un albero vivente, pieno d'Amore e di ogni Vita proveniente da Me”.

               18.    Perciò, quando voi entrate nella sfera di un tale albero, è naturale che vi prenda meraviglia che, nella stessa, vi è dato di scorgere una tale infinita meraviglia per la pienezza dei Cieli, che è simile al Mio Amore, alla Mia Grazia ed alla Mia Misericordia, in ogni spirito, infinitamente.

               19.    Però, tutto ciò dovete considerarlo anche come conforme all'Ordine, poiché, soltanto così, voi ne potrete ritrarre tutto il vero, intimo, utile e, infine, scorgere in voi, in limpida luce, che la Mia Parola scritta in sé è simile a Me ed è nello stesso tempo, il vivente, infinito Regno dei Cieli, presso di voi e, se lo vorrete accogliere attivamente nei vostri cuori, vivente in voi.

               20.    Però, quello che del tutto nuovo e meraviglioso, verrà ancora rivelato, a completamento di questa premessa, lo vedremo, in grande abbondanza, nelle sfere di altri spiriti ospitali e, con ciò, uscite dalla sfera di questo terzo spirito, che è, ugualmente, uno dei vostri parenti, mentre noi, alla prossima occasione, entreremo nella sfera di un quarto spirito. E così, chiudiamo per oggi!

 

[indice]

Cap. 9

* * * * *

La sfera del quarto spirito: il mistero del Figlio dell'Uomo

 

                 1.    Ed ecco, egli è già qui e vi fa egli stesso cenno di avvicinarvi a lui e di entrare nella sua sfera. Entratevi, dunque, e fate bene attenzione a ciò che vedrete in tale sfera. Questo spirito lo vedrete anche voi nella sua sfera e sarà egli stesso a farvi per un po' da guida nel suo mondo, però attenzione, poiché quello che vedrete avrà già considerevole importanza.

                 2.    Dunque, voi siete nella sua sfera e il vostro cuore è quanto mai lieto, poiché voi scorgete lo spirito nella cui sfera vi trovate con la differenza che, fuori della sua sfera, non potevate riconoscerlo, mentre nella sua sfera riuscite perfino a riconoscerlo, dato che un tempo, sulla Terra, è stato vostro fratello carnale. Il Mio Anselmo, generalmente tanto pronto di parola, riconoscerà benissimo suo fratello Enrico, non appena lo avrà sentito parlare. È anche per questo motivo che Io voglio che sia lui a condurvi un po' in giro, dandovi qualche chiarimento di sua iniziativa.

                 3.    Dunque che cosa vedete? Voi non potete nemmeno descriverlo, per la grande sorpresa del vostro spirito. Questa volta, però, Io non voglio fare da interprete. La vostra guida sarà Enrico, e così essa ora vi dice:

                 4.    “Guardate là, miei cari fratelli, quel grande, solenne tempio, dinanzi a me; osservate con quanta magnificenza è ornato di colonne indescrivibilmente splendide. Come tu vedi, fratello mio, ogni colonna è stata tanto elevata, che la sua altezza ti fa venire le vertigini e guarda soltanto ai lati, quanto innumerevoli sono le colonne che circondano questo splendido tempio. E, guarda, sopra le colonne si eleva un tetto rotondo, che brilla più di mille soli e, in cima al tetto, si innalza una grande croce infuocata, che sfavilla in un colore rosso, come la più splendida aurora! Come ti piace questo tempio?”.

                 5.    Tu rispondi: “Fratello mio, la sua grandiosa, inesprimibile sontuosità, non mi permette di trovare le parole adatte, per comunicarti le mie impressioni. Però, che cosa c'è in questo tempio? Caro fratello, non vi ci puoi condurre?”. Oh, certo, miei cari fratelli ed amici; preparatevi, però, a qualcosa di straordinario, poiché l’interna magnificenza, anzi, voglio dire la santità di questo tempio, è tanto inconcepibilmente elevata, tanto portentosamente grande, che voi difficilmente la potreste sopportare. Voi sapete certamente che io, durante la mia esistenza terrena, ero veramente un grande amico della Parola di Dio; e, dato che l'apostolo Paolo, per mezzo del quale i pagani vennero convertiti, era il nostro apostolo preferito, egli era anche per noi, dopo l'Evangelista Giovanni, il più caro. Questo voi lo avete appreso da me spesse volte e questo tempio è basato su tale mia intima, profonda venerazione della divina Parola.

                 6.    Prima che noi entriamo dentro, vorrei darvi qualche breve spiegazione al riguardo. Queste alte colonne, quasi innumerevoli, stanno ad indicare i singoli testi delle Scritture e rappresentano il vecchio patto. Se voi, ora, entrate insieme a me fra queste colonne, vi si presenta un corridoio molto illuminato. Tale corridoio, dalla parte interna, è limitato da una parete di un rosso lucente. Come vedete, la parte è altrettanto alta quanto le colonne ed è collegata con il colonnato esterno, per mezzo di archi solidi e splendenti. Questo corridoio molto ampio, che sta fra le colonne e la parete, è il vero e proprio vestibolo del tempio. Il tetto che voi avete visto rilucere tanto fortemente, al di sopra delle colonne, nella sua forma rotonda, significa la pienezza di Luce e di Grazia dall'Alto. La croce sul tetto vuol dire l'origine di questa Luce di Grazia, la quale, in e da per se stessa, è il Santissimo, cioè l'Amore del Padre nel Figlio!

                 7.    Ora che voi, miei cari fratelli ed amici, sapete ciò, venite insieme a me lungo questo corridoio, fin dove voi vedrete scaturire, dalla parete, una grande luce, che brilla di un rosso, simile a quello di una splendida rosa primaverile, dove si trova l'ingresso del tempio. Sapete voi qual è il significato di questa Luce? Essa significa e vuole esprimere l'Amore a Cristo e non è possibile entrare in questo tempio, se non attraverso la stretta porta dell'Amore per il Cristo. Come vedete, noi ci siamo arrivati, ecco qui la porta. Voi vi meravigliate che per entrare in questo grande tempio ci sia soltanto questa piccola porta, ma sapete anche ciò che sta scritto: Chi non passerà per la porta stretta, non giungerà dal Padre e perciò neanche nel Regno di Dio e, di conseguenza, neanche nel Regno degli angeli dei Cieli. Curvatevi il più che potete e seguitemi. Immediatamente noi scorgeremo l'interno del tempio.

                 8.    Ora, cari fratelli ed amici, siamo nel grande luogo sacro. Che dite di una tale magnificenza? Come vedo, miei cari fratelli, voi siete completamente privi di parola, perciò io vi avevo detto di entrare. Preparatevi a qualcosa di straordinario. Ora, come voi stessi vedete, pieni di stupore, l'interno di questo tempio è troppo infinitamente grande, meraviglioso e splendido, così che voi ne possiate comunicare anche soltanto con un pallido cenno. La prima cosa meravigliosa, che qui colpisce, è l'inaspettata infinita grandiosità del suo interno.

                 9.    Voi credevate che, quando sareste entrati nel tempio, lo avreste trovato magnificamente adorno e decorato, approssimativamente come sulla Terra. Invece vedete qui, nel senso letterale e fedele alla Verità, un’infinita pienezza di mondi spirituali e questi mondi, che non hanno quasi né principio né fine, sono riuniti in un Regno. Voi fissate i vostri sguardi stupefatti nelle infinite lontananze, che sono disseminate d'innumerevoli magnificenze mai immaginate prima. Voi vedete degli alberi che si perdono nella volta del cielo e dagli alberi pendono abbondanti frutti ben maturi e di luce irradiante. Guardando attorno, voi scoprite innumerevoli Templi e li vedete abitati da grandi schiere di spiriti beati.

               10.    Tutto ciò vi meraviglia straordinariamente, però, vedete, miei cari amici e fratelli, là verso Oriente, su un monte non troppo alto, c'è un tempio semplicissimo, ma veramente eccezionale è il suo splendore. Seguitemi là e vi vedrete qualcosa che vi farà estasiare molto di più di tutto quello che avete visto finora! Andiamo, dunque. Voi vedete benissimo quanto lontano si trova tale tempio. Secondo le vostre misure terrene, voi potreste raggiungere prima la vostra luna che non questo tempio. Noi, uomini-spiriti, abbiamo, da questo punto di vista, maggiore comodità, poiché ci è sufficiente volere e noi siamo là dove vogliamo essere. Dunque, vogliate voi pure essere con me, dove c'è quel tempio e, come vedete, ora noi siamo già sul posto.

               11.    Voi rimanete esterrefatti di fronte alla poderosa mole di questo tempio e non vi azzardate neppure ad avvicinarvi troppo ad esso; fatevi coraggio, ed entrate con me, e vedrete come verrete accolti dagli abitanti, quanto mai amichevoli. Non avete che da seguirmi! Questo tempio rimarrà tale anche nel suo interno e voi vi troverete come in una casa oltremodo ospitale. Ora, noi ci troviamo già nel vestibolo e, perciò, passiamo questa porta luminosa ed entriamo finalmente nell’interno vero e proprio del tempio stesso. Ed ecco, fratelli ed amici miei carissimi, ora ci siamo già.

               12.    Conoscete voi quest'uomo dall'aspetto molto affabile, che si trova ad una certa distanza da qui, e che è circondato da un grande numero di grandi e piccoli spiriti-uomini? Guardate come, nel modo più affabile e amorevole, egli spiega il grande Mistero del Figlio dell'Uomo e come ogni parola che esce dalla sua bocca somiglia ad una luminosissima stella! Però, vedete, il nostro buon ospite ci ha già scorti; egli si alza dal suo seggio lucente e ci viene incontro a braccia aperte; non lo riconoscete ancora? Egli ci è già vicino, osservatelo attentamente, lo dovete pur riconoscere. Se, però, voi non riuscite a riconoscerlo dalla sua eloquente figura, lo riconoscerete certamente dal suo saluto fedelmente uguale in tutti i tempi!

               13.    Ascoltate, dunque, egli dice: O cari fratelli! La Grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con voi, e così pure l'Amore del Padre nel Figliolo, nella comunione dello Spirito Santo! Che cosa vi ha indotti a venire qui? Chi è stata la vostra Guida? Voi non osate pronunciare verbo, però io percepisco in me di Chi sia l'Amore tanto grande da guidare i Suoi redenti alla Santa Sorgente della Vita eterna. Oh, cari fratelli! Io vi dico, nel Nome del Signore Gesù Cristo che io amo sopra ogni cosa, attenetevi a Lui soltanto, al Suo Grande Amore e voi non andrete mai, per l'eternità, in rovina; poiché, beati sono coloro che credono al Cristo, Quale il Vero ed Eterno Figlio dell'Iddio Vivente. Ma, coloro che Lo Amano sopra ogni cosa, vedranno in Lui il Padre Santo, poiché soltanto per mezzo dell'Amore noi diventeremo dei veri figlioli di Dio! Perciò io, il vecchio Paolo, vi dico: Attenetevi all'Amore Puro e voi avrete la Vita eterna in voi! Il mio saluto e la Grazia del nostro Signore Gesù Cristo, nel Padre e nello Spirito, siano con voi.

               14.    Dunque, vedete, miei cari amici e fratelli, con quanta ospitalità ed amorevolezza siamo stati accolti dall'apostolo del Signore? Guardate come egli si trova già di nuovo in mezzo ai suoi discepoli e li guida nell'Amore per il Signore. Voi vorreste sapere chi sono questi fanciulli e uomini-spiriti. Vedete, essi sono dei pagani e figli di pagani; soltanto non crediate che lo siano tutti, anzi, tutt'altro, soltanto una piccola parte. Ora, usciamo fuori da questo tempio e rechiamoci all'aperto e guardate come gli innumerevoli templi, sparsi dappertutto in queste regioni, risplendono. Essi, in sostanza, non sono che dei veri e propri istituti di educazione per ogni sorta di pagani e moltissimi discepoli di Paolo fungono da educatori. Qui si parla nuovamente del primo tempio, quello che racchiudeva l'infinito numero di mondi spirituali.

               15.    Ci sarebbero ancora molte cose da vedere in questo grande tempio, dato, però, che voi siete ancora collegati con ciò che è terreno, sarebbero necessari milioni e milioni di anni, per dare anche soltanto una scorsa superficiale ad una piccola parte di esso. A suo tempo, nello Spirito, invece, voi vedrete tutto ciò in modo pienamente chiaro, similmente a me e ciò grazie all'infinita Grazia del Signore. E ora usciamo dal grande tempio; ecco che siamo già alla porticina del vestibolo, lungo i colonnati, con il suo tetto splendente, libero dinanzi ai nostri sguardi.

               16.    Ora, però, c'è ancora una cosa. Voi potete dirmela di certo, poichè anche qui ci sono alcune cose che noi spiriti afferriamo con difficoltà e talvolta affatto. La vostra visita o per parlarvi in modo più comprensibile, il fatto che io vi veda e che possa parlare con voi, mi è completamente chiaro, poiché voi siete stati già spesse volte da me, nel vostro spirito avete parlato con me, come ora; soltanto che, in quelle occasioni, non doveva restare in voi alcun ricordo. Di conseguenza, anche la vostra presente visita è, come detto, pienamente comprensibile per me. Invece, quello che per me è incomprensibile e che io non posso chiarire è il fatto che, questa volta, sento, vicino a voi, un senso d'intensa gioia. Infatti, voi potete credere, quale vostro fratello sincerissimo, che io non ho provato mai una tale delizia, da quando sono il beato abitante di questo ultrabeato luogo! Ditemi, dunque, qual è la ragione, se vi è possibile dirmela!”.

               17.    Ora, però, sono Io che vi dico: “Questo voi non dovete rivelarglielo; poiché egli deve essere preparato anche per un solo sguardo che gli potrebbe permettere di scorgerMi, poiché ci sono qui degli spiriti che Mi amano tanto fortemente che, causa di questo Amore, Io posso avvicinarMi a loro visibilmente, soltanto un poco alla volta. Perciò, ditegli che deve ancora un po' pazientare, nel suo desiderio, perché, in breve, gli verrà svelata la causa della sua beatitudine. Ditegli questo, con il vostro spirito!”. Vedete, egli ha già percepito quanto detto e, pur nella sua brama, egli è contento. Un tale stato si chiama «la pazienza dell'Amore».

               18.    Noi siamo già di nuovo al nostro posticino di riunione; perciò uscite dalla sfera del nostro spirito-fratello, e state a vedere, poiché Io voglio farMi scorgere da lui per un attimo! Guardate, ora egli Mi scorge! Egli cade sulla sua faccia e, ama, prega e piange, ed è bene! Però, soltanto per un po'. La prossima volta ci serviremo della sfera di un quinto spirito ed anche questo dovrà guidarvi, come è stato il caso con questo ultimo, che è tuttora qui, piangente, orante ed adorante, e che potrà restare ancora in vostra compagnia. Perciò, per oggi basta.

 

[indice]

Cap. 10

* * * * *

La sfera del quinto spirito

Il più grande prodigio: il cuore dell'uomo

 

                 1.    Come, non conoscete questo quinto spirito che si trova già dinanzi a noi? Guardate come egli vi sorride amichevolmente e vi invita ad entrare nella sua sfera! Andate, dunque, e contemplate la sua ricchezza. Anche questo spirito sarà per voi riconoscibile nella propria sfera e vi farà da guida nell'ambito dei tesori della sua vita interiore; avanti, dunque, entrate nella sua sfera.

                 2.    Ora, voi ci siete e non riuscite a raccapezzarvi, anche dando, soltanto superficialmente, uno sguardo alla grandiosa e sublime magnificenza, di ciò che qui si trova. Comunque, seguite il vostro amichevole spirito-fratello ed al suo fianco apprenderete delle cose che non avete neppure mai sognato. Come il precedente, anche questo spirito vi farà da interprete, nel Mio Nome, perciò ascoltate quello che egli sta per dirvi.

                 3.    “Oh, cari fratelli ed amici, quale diletto, piacere e gioia rivedervi qui! Voi mi conoscete senz'altro, perciò seguitemi in questa mia beatissima sfera. Io voglio mostrarvi i tesori che traggono la loro origine dall'Amore per il Signore. Vedete, miei cari fratelli e specialmente tu, mio caro Anselmo, lassù, su quello splendido monte, voi potrete appena vedere i tesori della mia beatitudine.

                 4.    Ed ecco, noi abbiamo raggiunto la sommità del monte, da qui volgete il vostro sguardo nelle distese infinite, tanto lontano quanto lo sguardo del vostro spirito può arrivare, anzi, tanto lontano, quanto i vostri pensieri più arditi e più rapidi possano penetrare. Come vedete, tutto ciò è un grande principio dato a me.

                 5.    Voi mi chiedete: Ma caro e beato fratello, sei tu, allora, il proprietario anche di tutti questi innumerevoli splendidi palazzi, che fanno bella mostra di sé, sfavillando come tanti soli al loro sorgere, sui monti delle belle forme arrotondate? Pure come proprietario delle innumerevoli miriadi di spiriti beati, che vediamo passare dappertutto, dimostrandoci reciprocamente grande amicizia; ed appartengono a te anche gli innumerevoli sontuosi giardini, con le splendide torri colonnate, che accecano i nostri occhi stupefatti con la loro potente luce?

                 6.    E, poi, come stanno le cose con quei monti lontani, che noi scorgiamo elevarsi come soli sorgenti ed il limpido firmamento, con un numero infinito delle sue magnifiche costellazioni, appartiene pure a te? E questo Sole, splendente sul nostro capo, i cui raggi tanto dolci sembrano riempire tutta l'infinità, è pure compreso nella tua proprietà?”.

                 7.    “Miei cari ed amati fratelli, io vi dico: Certo, e non soltanto questo che voi vedete,ma anche le cose infinite, che voi non potete vedere, sono proprietà del mio Amore!. Certo, voi vi meravigliate e dite: Come mai, caro fratello beato, la tua spiegazione va intesa come se a te si fossero associati egoismo ed amore di se stesso, poiché tu dici che tutto questo ed ancora infinitamente di più è proprietà del tuo Amore. L'Amore, però, è ora il tuo proprio “io” e, perciò, anche la sua vera vita. Non dovresti sapere che qui tutto è soltanto proprietà del Signore? Come puoi dire tu che tutto questo è proprietà del tuo amore?”.

                 8.    “Miei cari fratelli,il vostro discorso mi è molto gradito e la vostra obiezione ha una base solida, però, in questo caso, non è al suo giusto posto. Infatti, quando voi giudicate da fuori verso dentro, il vostro giudizio è ben basato, però, qui ogni giudizio deve partire dal di dentro verso fuori, per poter colpire sempre giusto, così che, vedete, il vostro giudizio è fuori di posto. Perciò, se io dico: Tutto questo ed ancora infinitamente di più, è proprietà del mio Amore, allora voi dovete giudicare dal di dentro verso il di fuori e non il contrario, poiché il mio Amore è il mio Signore stesso ed io non ho nessun altro Amore e, perciò, nessun'altra Via, all'infuori di quella del Signore!.

                 9.    Affinché, però, miei cari fratelli e amici, possiate comprendere profondamente che il vostro giudizio verso di me era esteriore, io vi dico, per vostra necessaria chiarificazione, che se voi dite: Tutto questo è proprietà del Signore, voi esprimete un riconoscimento soltanto esteriore, cioè che tutto ciò compete soltanto al Signore. Però, con tale ammissione, tanto il Signore che l'ammissione stessa sono ancora fuori di voi. Se invece voi dite: Tutto ciò è proprietà del mio Amore, voi comunicate fuori da voi che il vostro Tutto è il Signore e che Egli dimora con il Suo Amore e la Sua Grazia, quale la Vita eterna in voi. Infatti, se voi dite, nell'Amore del vostro cuore per il Signore: Tutto ciò è proprietà del mio Amore, voi dite la stessa cosa che, a suo tempo, è stata detta dall'apostolo Paolo, quando peregrinava sulla Terra, nella sua carne: Non sono più io che vivo, ma è il Cristo che vive in me!. Questo ve l'ho detto, affinché sappiate in quale modo vengono fatti i vostri discorsi, poiché sulla Terra c'è soltanto un modo di parlare esteriore ed esso deve appena penetrare dal di fuori verso l'interno. Perciò, discorsi del genere sono sempre incerti e raramente colgono nel segno, quando non sono foggiati come la Parola del Signore, che stringe l'uomo da tutte le parti e, in tal modo, lo compenetra. Invece, il nostro modo di parlare è interiore e non ha nulla di esteriore e perciò raggiunge e colpisce sempre lo scopo.

               10.    Ma ora venite con me su quella collina che sta davanti a noi e sulla quale voi scorgete un palazzo veramente splendido. Come vedete, noi abbiamo appena espresso la nostra intenzione e ci troviamo già dove volevamo essere. Ora, però, voi dite: Il palazzo è magnifico e grandioso, ma il tempio che abbiamo visto precedentemente nella sfera del nostro fratello era veramente ancora più grandioso. Io, però, vi dico: Non giudicate troppo affrettatamente; prima entrate e poi fate dei confronti. Vedete, anche qui c'è soltanto una stretta porticina per entrare nel palazzo; chinatevi più che potete e seguitemi. Ora che abbiamo varcato la soglia, ci troviamo nel palazzo.

               11.    Che cosa vi accade, per rimanere così irrigiditi, fissando lo sguardo qua e là? Vedete, cari fratelli, io vi ho detto in precedenza che non dovete giudicare con troppa fretta, poiché qui il valore delle cose sta sempre soltanto nel suo interno e mai nel suo esterno. Per questo motivo, l'interno è pure sempre più elevato e meravigliosamente grandioso dell'esterno, poiché qui tutto si comporta come la Parola di Dio sulla Terra. Semplice e senza sfarzo esteriore essa sta nel libro, per mezzo delle lettere, però, se qualcuno compenetra, con il suo interiore, nella semplice Parola, attraverso la stretta porta dell'Umiltà, con ardente Amore, a quale pienezza di meraviglie giunge con la Parola di Dio, che, così semplice e senza fasto, si trova sul libro, composta da lettere! E proprio così stanno le cose anche qui.

               12.    Voi non presagivate affatto che in quel semplice palazzo voi avreste scorto un’infinità piena di portenti di Dio. Ora, però, che vedete le innumerevoli schiere di mondi nel loro essere spiritualmente trasfigurati e miriadi di magnificenze ed innumerevoli beati su tali mondi, voi vi sorprenderete di come ciò sia possibile in un palazzo, esteriormente così augusto!

               13.    Io, però, vi dico: Questo non è affatto un portento eccezionale, considerato che qui il cuore di un uomo può diventare la dimora dello Spirito Santo, grazie all'Amore dell'eterno Padre, l'Infinito, Ultrasanto, Onnipotente Iddio!

               14.    Se voi volete andare, insieme a me, su un terreno piano, dove si innalza un meraviglioso tempio rotondo, pieno di splendore, circondato di tre file di bellissime colonne lucenti, privo di tetto, al cui posto si trova, invece, una specie di arcobaleno luminoso, che sembra essere sempre in movimento, non avete che esprimere la vostra volontà. Ecco, voi siete d'accordo e, vedete, noi siamo già sul posto. Desiderate entrare in questo tempio con me? Voi lo confermate di lieto cuore, perciò seguitemi ed entriamo!

               15.    Ed ecco, noi ci troviamo già nell'interno e di nuovo voi rimanete stupefatti. Vedete, così stanno le cose qui da noi. Nell'interno noi siamo a casa nostra. Non lasciatevi, perciò, sconcertare per le meraviglie ancora più grandi che qui scorgete, poiché quanto più profondamente noi penetriamo e tutto diventa tanto più splendido e meraviglioso, mentre il massimo Amore, la Grazia e la Pienezza dei prodigi stanno nell’Intimo più profondo, cioè nel Signore! Giungere là non sarà mai possibile a nessuno spirito, per tutte le eternità, per quanto verso di Lui si possa avvicinarsi costantemente, sempre di più.

               16.    Ora voi mi chiedete cosa stia a significare quel mare che si vede laggiù, così scintillante, nonché, non lontano dalla riva si scorge una magnifica isola con parecchi bei templi, e specialmente quel tempio che si trova su una ripida altura. Se voi siete disposti a venire con me fin là, vi sincererete da voi stessi di che cosa si tratta. Ecco, già che voi lo desiderate, noi siamo già alla meta, poiché, sul mare, noi non abbiamo bisogno di battelli, dato che con la nostra volontà possiamo arrivare dappertutto, dove vogliamo. Se volete entrare con me anche in questo tempio, allora seguitemi. Però, questo tempio non deve essere svelato a voi, secondo il suo interno, nella rispondenza spirituale, bensì soltanto quale una apparizione visuale nell'interno del suo edificio.

               17.    Ecco, noi ci troviamo già. A voi piace molto questo stile meraviglioso! Però, guardate verso quella grande finestra da dove penetra una luce rossa. Chi vedete là? Un uomo dall'aspetto molto amichevole ed una donna altrettanto amichevole ed affabile. Venite con me e non abbiate nessun timore, poiché questi abitanti sono quanto mai gentili e premurosi. Vedete, essi ci hanno scorto, si alzano e si affrettano a venirci incontro, con le braccia aperte. Non li riconoscete ancora? Li riconoscerete, tuttavia, senz'altro quando saranno giunti più vicino a noi. Ecco, essi sono qua; lasciatevi benedire da loro, poiché egli è il prediletto del Signore, cioè l'apostolo Giovanni ed essa, o fratelli ed amici, è la Madre della Carne della eterna Parola da Dio! Essi, oramai, vi hanno benedetti, però non è ancora giunto il momento in cui ci è concesso scambiare con loro delle parole. Però, nel corso della nostra presenza qui, le cose verranno disposte in modo che voi potete essere loro più vicini, che non ora. Poiché, l'intimo mio mi dice che io posso guidarvi fino a qui e non oltre, perciò vogliate ritornare con me nel punto da cui siamo partiti.

               18.    Una cosa soltanto vorrei sapere da voi. Sebbene voi non ci avete fatto caso, ma al mio sguardo non è sfuggito che, ambedue questi alti eletti del Signore, al vostro avvicinarsi, sono stati presi come da un senso di rispetto profondo, ma, nello stesso tempo, delizioso, in seguito al quale, appunto, essi non erano in grado di pronunciare parola. Questo non l'ho mai visto, quantunque io sia già stato spesse volte in questo luogo, anzi, esso è il luogo di soggiorno che io preferisco, in modo speciale. Voi tacete e non volete dirmi nulla. Oh, cari fratelli, proprio questo vostro silenzio mi fa presagire qualcosa di grande, sia fatta la Santissima Volontà del Signore!

               19.    Voi mi domandate ora: Ma, caro fratello, come troveremo la via del ritorno?. Guardate dove vi trovate e poi appena chiedete. Voi dite ora: Come è stato ciò possibile? Noi siamo già nel luogo da cui siamo partiti!. Come vedete, qui le cose procedono in modo differente che non come sulla vostra Terra. In realtà, noi non abbiamo mai lasciato il nostro posto, ma è stato soltanto concesso a voi, appunto in questa mia sfera che è la Grazia del Signore, di gettare degli sguardi sempre più profondi nel mio Amore interiore. A voi non occorre altro, se non di ritirare i vostri sguardi, per constatare che vi trovate, sani e salvi, nel posto in cui ci siamo incontrati, così che io non ho altro da dirvi, se non che io sono colui che, sulla Terra, quale vostro fratello, aveva nome Francesco. Con ciò, io ho compiuto, nei vostri confronti, l'incarico da me avuto interiormente e così voi potete uscire dalla mia sfera”.

               20.    Dunque, vi è piaciuto ciò? Voi siete completamente estasiati. Tutto ciò è bene, ma non è ancora tutto. Vedete, sta venendo qui, a far parte della nostra compagnia, un sesto spirito, egli non proviene da questo Sole spirituale, bensì è un abitante della Mia Città Santa. Nella sua sfera, a dire il vero, vedrete soltanto cose del Sole spirituale, però in una luce del tutto diversa di quanto è stato il caso finora. Perciò, preparatevi bene, poiché Io vi dico: “Tutto assumerà un aspetto del tutto differente”.

               21.    Questo secondo fratello vostro ha anche il desiderio di conoscere qual era la vostra base. Io, però, vi dico: “Egli non è ancora abbastanza maturo. Un attimo sarebbe troppo per lui, tuttavia vogliamo fargli sentire la Mia vicinanza”. Vedete come egli ne viene trasfigurato e come, dal suo intimo più profondo, esclama con sospiri di intensa gioia: “Oh, Padre Santo, Tu non puoi essere tanto distante, poiché una beatitudine dell'Amor mio, mai presentita, mi dice che Tu ci sei vicino! Quando, però, ci sarà dato di provare la più alta di tutte le beatitudini, di vedere Te, o Padre Santo, nel massimo Amore del nostro cuore?”. Io vi dico: “A questi spiriti verrà presto, anzi molto presto, accordata tale Grazia!”. Noi, però, vogliamo prepararci per l'ulteriore visita, fino alla prossima occasione e, con ciò, per oggi basta.

 

[indice]

Cap. 11

* * * * *

La sfera del sesto spirito. La roccia di Pietro

 

                 1.    Poiché il nostro amorevole ospite spirituale è già qui, non occorre che voi facciate tante cerimonie, ma affrettatevi ad entrare nella sua sfera ed a guardare là le cose in una luce diversa.

                 2.    Ecco, ci siete già. Perché vi guardate attorno, con aria tanto spaventata? Voi dite: “Perché ci troviamo su un alto scoglio e, intorno a noi, non troviamo che un infinito mare in burrasca”. Tale mare ondeggia con spaventosi e minacciosi ruggiti intorno a questo scoglio isolato, sul quale ora ci troviamo. Che sarà di noi, se questo mare sommergerà, con le sue potenti onde, questo piccolo scoglio? Noi non vediamo che il sicuro sfacelo dinanzi a noi! Da che parte possiamo metterci in salvo, se le onde dovessero elevarsi al di sopra di noi?”.

                 3.    Io però vi dico: “Voi avete giudicato male con i vostri occhi, guardate con maggior tranquillità verso Oriente, dove la vostra superficie dell'acqua sta diventando rossa, dunque cosa vedete ancora?”.

                 4.    Mi accorgo che il vostro cuore è invaso dalla paura e, tremando, voi dite: “Oh, Signore e Padre, salvaci, altrimenti periamo e siamo perduti! Infatti, dei mostri spaventosi alzano le loro enormi teste, alte come cime di montagne, sui flutti infinitamente vasti di questo mare sembrano dirigersi proprio verso di noi, a grande velocità!”. Oh uomini di poca fede e di forza ancora minore; perché temete, dal momento che sono Io presso di voi, cose che non sono altro che un nulla? Io vi dico: “Usate la vostra vita in maniera più intelligente, poiché, le cose che voi ora vedete, sono di grande importanza; e ora volgete il vostro sguardo verso Nord e diteMi cosa voi scorgete là”.

                 5.    Ora siete ancora più spaventati di prima e, per l'insensata angoscia, non siete neppure in grado di pronunciare parola. Che c'è, dunque? Voi vedete là le onde burrascose dividersi e formare delle pareti, mentre scorgete nel fondo un fuoco minaccioso che s'innalza sempre più ed assorbe i flutti del mare, tramutandoli in vapore. Nel mezzo di tale fuoco voi scorgete un drago. Esso ha sette teste e, su ogni testa, dieci corna; con la sua potente coda divide le onde e da quattro teste, che emergono dalla superficie del mare, sputa violentemente delle grandi palle di fuoco, in tutte le direzioni. Ora, voi vedete pure come un numero infinito di pipistrelli e di altri animali notturni, volino nelle fauci spalancate del drago e come questo li faccia scendere giù, nel suo esofago fiammeggiante. Sulle teste del drago voi potete scorgere dei fasci di dense nubi, che girano vorticosamente intorno alle corna e fanno scaturire dei lampi, che poi vanno, quali fulmini, a colpire le onde tumultuanti del mare. Questa manifestazione vi riempie d'angoscia, ma Io vi dico: “Tranquillizzatevi, perché ne seguono delle altre”. Ed ecco, guardate intorno alla sua coda, come è saldata una robusta catena, alla quale, nella cima posteriore, sono legate delle innumerevoli catene più piccole. E a queste catene sono legate innumerevoli schiere di anime che questo mostruoso drago trascina dietro a sé, nella sua scia infuocata.

                 6.    Voi chiedete ansiosamente: “Padre, che succederà dei miseri schiavi di questo drago?”. Io però vi dico: “Guardate una volta ancora, attentamente, verso di loro e scorgerete ben presto come tali schiavi, dietro il loro drago, esultino con delle spade fiammeggianti in mano e dicano: «Onore a te, o potente principe, che hai vinto i popoli della Terra e ti sei reso tributario del cielo, così che tu sei diventato un potente giudice fra Dio e tutte le sue creature. Tu hai superato i meriti e le opere del Figlio proveniente da Dio e le hai rese tributarie sulla Terra, al di sopra della Terra, e sotto di essa»”. Dunque, ora che avete appreso ciò, che ne dite di questi seguaci del drago? Voi rabbrividite fin nel vostro intimo. Io però vi dico: “Resistete sul punto in cui vi trovate e guardate profondamente verso Occidente e ai vostri sguardi si presenterà una scena del tutto differente”.

                 7.    Ora, voi state guardando là. Cosa c'è nuovamente di tanto spaventoso? Voi dite disperatamente: “Signore, se continua così, noi siamo perduti, poiché il drago si è adagiato sulla vasta distesa dei flutti marini, come un potente ed enorme serpente e noi siamo circondati da tutti i lati, come da una grande muraglia di fuoco. Qui non scorgiamo più nessuna via d'uscita, così noi siamo senza scampo, sua preda. Al di sopra del nostro punto d'appoggio, non possiamo elevarci. Che sarà di noi? Infatti, noi vediamo già la vasta superficie del mare arroventarsi potentemente da ogni lato; innumerevoli vortici si formano già sulla sua superficie, coperta da densi vapori. Uragani infuocati spingono i cavalloni ardenti verso il cielo, alla rinfusa. Oh Padre, aiutaci, prima che questa tribolazione ci venga sempre più vicina, altrimenti la nostra fine è certa! E quando le onde arroventate, che sono cariche di pestilenza, ci avranno inghiottiti, ricoprendoci di maledizione e di fuoco devastatore, come potrai Tu, toglierci da questa rovina?”.

                 8.    Oh voi, pusillanimi, perché alzate questo pietoso grido di angoscia? Guardate ora verso Sud e scorgete subito una scena del tutto diversa. Ecco là, intorno a quell'anello arroventato del serpente, ci sono degli spiriti angelici giganteschi, armati di spade potenti, che attendono soltanto un Mio cenno, per far fuori il serpente. E ora girate lo sguardo da tutte le parti e contate gli spiriti angelici incaricati del giudizio. Non sono essi dodici? Però, guardate nuovamente intorno, gli angeli hanno ricevuto il cenno e, vedete, il serpente giace fatto a pezzi ed è ormai morto! Le sue parti inerti scendono nel fondo del mare, accompagnate dalle onde roventi e le onde stesse si precipitano dietro, da tutte le parti, tumultuando. E ora, guardate dove sono i flutti, e dov’è il mare.

                 9.    Dei campi pacifici si elevano al posto dei spaventosi cavalloni e guardate come dei corporei messaggeri vengano da tutte le parti, portando nelle loro mani la Mia Vivente Parola e la spargano dappertutto, come frumento. E ora, guardate verso Oriente come sta sorgendo un nuovo e splendido Sole! Dal cielo cade una abbondante rugiada, sul nuovo terreno della Mia Grazia e della Mia Misericordia e nuovi magnifici frutti vi spuntano dappertutto. Comprendete voi questa immagine or ora vista? Io vi dico: “Questa immagine è a voi molto vicina, e quello che vi succederà, sta dinanzi agli occhi vostri. Perciò non dovete avere nessun timore, poiché voi avete visto, nella raffigurazione di una altissima spirituale Verità, la fine della scandalosa prostituzione. E ora guardate di nuovo intorno a voi ed osservate lo spirito nella cui sfera voi avete visto tutto ciò. Lo riconoscete?”.

               10.    Voi dite: “Oh Signore e Padre, non ci risulta affatto sconosciuto, tuttavia non ci riesce di identificarlo, perciò non potresti dirci chi si cela dietro a questo nostro ospite, che ci ha preparato, nella sua sfera, un tale banchetto spaventosamente rallegrante?”. Io, però, vi dico: “Questo ospite dovete facilmente riconoscerlo da voi stessi, se prendete in attenta considerazione il punto base, sul quale voi ancora vi trovate”. A chi Io ho detto, a suo tempo, che egli è una «roccia», sulla quale Io edificherò la Mia Chiesa, che non potrà venir sopraffatta dalle potenze dell'Inferno? Voi dite: “A Simone che, perciò, poi venne chiamato Pietro!”. Vedete, questo è anche il nostro ospite spirituale. Egli vede Me e vede voi pure, tuttavia, visto che Io parlo con voi, egli si mantiene nel più assoluto silenzio, perché è pieno d'Amore per Me.

               11.    E così, uscite dunque dalla sua sfera, poiché si sta avvicinando a noi un altro spirito, il settimo, nella cui sfera noi vedremo delle cose del tutto diverse. Questo sesto spirito, cioè Pietro, lo teniamo comunque in nostra compagnia. Riflettete molto su quanto avete visto oggi ed attendente, per la prossima volta, una valida soluzione, appunto, su ciò che avete visto. E oggi, possiamo chiudere il capitolo.

 

[indice]

Cap. 12

* * * * *

La sfera del settimo spirito. Immagini enigmatiche per stati spirituali

 

                 1.    Ed ecco, il settimo spirito è qui e vi attende; entrate, perciò, senza indugio, nella sua sfera, affinché vi possiate vedere la soluzione e le vie infallibili della salvezza e dell'eterno e sicuro Ordine. Ora siete nella sua sfera e guardate, sconcertati e sbalorditi, intorno a voi. Che cosa c’è di tanto strano, così da non sapere se si tratta di uno scherzo o di una cosa seria? Io vedo chiaramente i pensieri che attraversano il vostro animo e dei quali non siete completamente consci, mentre si trovano chiari dinanzi a Me.

                 2.    Dunque, voi dite: “Come mai, da quello che ora vediamo, potrà venire fuori la soluzione delle cose strane, precedentemente da noi viste? Questo lo capisca chi vuole, mentre noi, al posto della soluzione, scopriamo soltanto un groviglio. Come la soluzione potrà saltare fuori, non possiamo neppure lontanamente immaginarlo, poiché, quale significato può avere quello che ora scorgiamo? Qui si eleva un monte, di forma conica, da una parte, degli uomini salgono fino alla cima, mentre, dall'altra, scivolano di nuovo giù e poi si rialzano e fanno delle rumorose risate su quelli che li seguono, dicendo in aggiunta: Allora è proprio vero che un matto solo ne fa cento!. Da un'altra parte c'è un grande numero di altalene, appese fra due alti alberi, in ognuna c'è qualcuno che si dondola con slancio, mentre intorno ci sono molti spettatori, che si fanno beffe di coloro che si dondolano e gridano loro: Oh, sciocchi, come potete essere tanto lieti in questo vostro dondolare, considerato che, se è vero che voi volate veementemente di qua e di là, rimanete però sempre allo stesso posto? L'ambito di lancio della vostra altalena è tutto il tragitto che voi dovete ogni volta ricominciare da capo. Questa è una seconda raffigurazione che noi vediamo, così dite fra voi e, poi, continuate: “Da un'altra parte ancora, noi scorgiamo un bastione circolare; all'interno di questo bastione ci sono delle vie, pure circolari, che vanno a spirale verso il centro, dove si trova una specie di padiglione. Su queste vie, degli uomini stanno correndo verso il padiglione e, quando l'hanno raggiunto, voltano strada e corrono nuovamente verso fuori, cioè verso il bastione. Sopra di questo, stanno, qua e là sparsi, dei gruppi di uomini che dileggiano in vario modo tali corridori e chiedono che cosa essi vogliono effettivamente raggiungere, con queste loro corse. Alcuni ne hanno abbastanza di tale correre, salgono sul bastione e poi dicono: «Ma come ho potuto essere tanto sciocco e proprio per niente, soltanto per stancarsi tanto, quasi da morire?».

                 3.    Da un lato, noi scorgiamo un ampio bacino rotondo, colmo d'acqua, del diametro di circa mille klafter e di uno di profondità. Nel mezzo di questo bacino c'è una ruota a palette, del diametro di circa dieci klafter. Questa ruota viene fatta azionare, con un movimento sempre uguale e continuo, da una impalcatura che si trova al di sopra di essa; ciò ha, come conseguenza, che tutta l'acqua del bacino è costretta a fare lo stesso moto rotatorio che, naturalmente, è più rapido vicino alla ruota e sempre più lento quando è più lontano.

                 4.    Sulla superficie dell'acqua ci sono delle barchette, nelle quali si trovano dentro degli uomini che si affaticano, allo scopo di avvicinarsi alla ruota, partendo dalla sponda. Quando, però, sono arrivati in vicinanza della ruota, ben presto perdono le loro forze e vengono, poi, rimandati alla sponda dal movimento vorticoso dell'acqua. Intorno alla sponda ci sono, pure qui, un gran numero di spettatori che prendono in giro questi stolti navigatori.

                 5.    Questi, per la maggior parte, non sembrano darsi per vinti, alcuni di loro però, quando sono stati rimandati alla sponda parecchie volte, scendono finalmente a terra con facce annoiate e indispettite, abbandonando le loro barchette, e non cessano di meravigliarsi di come hanno potuto, senza uno scopo, farsi portare in tal modo in giro da una ruota meccanica. Alcuni di loro stanno a guardare, ancora per qualche tempo, lo stolto lavorio e, alla fine, partecipano alle risa degli altri spettatori, alle spalle dei navigatori ancora tanto indaffarati. Altri, invece, si allontanano, scuotendo la testa, e vanno alla ricerca di un posticino tranquillo, dove riposarsi dai loro insensati ed inutili strapazzi. Questo, però, è tutto quello che vediamo nella sfera tanto promettente di questo settimo spirito. Che queste apparizioni siano molto diverse fra loro, lo vediamo benissimo, però, in sostanza, sono sempre le medesime. Chi, di conseguenza, può trarre da ciò una soluzione e, più ancora, la via infallibile dell'Ordine divino, dovrebbe avere per luce, nei suoi occhi, una intera legione di Soli Centrali principali, concentrati in un punto. Tutto ciò, che noi possiamo dedurre da tutta questa storia, è ciò che a suo tempo, hanno detto gli antichi savi: «Sotto il Sole non c'è nulla di nuovo, bensì, tutto percorre, costantemente, la propria orbita, ricominciando sempre da capo ed allo stesso modo!»”.

                 6.    Io, all'incontro, vi cito un altro vecchio proverbio, preso dalla natura delle cose, il quale si esprime così: “Chi è cieco, non vede nulla!”. Vedete, contro questo proverbio non c'è obiezione di sorta, poiché così stanno le cose nel mondo, specialmente per quello che riguarda la vista interiore dello Spirito e tutto il mondo è simile ad un Tommaso, il quale disse: Fino a tanto che non pongo le mie mani sulle Sue ferite e sul Suo costato, io non credo; ciò che, con altre parole, significa: “Quello che non afferro con le mie mani e non posso vedere con i miei propri occhi, alla chiara luce del Sole, vale per me come non esistente e, perciò, non mi dice niente”.

                 7.    Io vorrei, anzitutto, chiedere ad ognuno di tali oppositori: “Puoi afferrare, con le tue mani, le stelle del cielo e puoi tu guardarle alla chiara luce del Sole?”. Come vedi, non puoi fare né l'una né l'altra cosa; non esistono, forse, con tutto ciò, le stelle? Tu rispondi: “Le stelle, per lo meno di notte, io le vedo e posso misurare il loro corso”. Io, però, ti dico: “Questa testimonianza, da parte tua, non fa grande onore al tuo acume, poiché con ciò tu manifesti apertamente che tu calcoli il Mio Ordine soltanto dalla tua parte notturna, nonché tenebrosa, mentre l'Ordine del giorno ti è estraneo e se tu non avessi la notte, staresti in pieno giorno come un cieco e non saresti nemmeno capace di sognare l'Ordine delle Mie cose”. È molto triste, quando voi dovete il vostro sapere, nell'Ordine delle cose Mie, soltanto alla notte, anziché al giorno e, vedete, di questo danno fedele testimonianza le cose che avete or ora viste.

                 8.    Nella prima scena sono rappresentati gli avidi di sapere e i vogliosi di esperienza, i quali salgono l'alto monte e credono che, giunti all'apice, potranno afferrare i Misteri del Cielo ed assorbire, fino all'ultima goccia, il nettare che vi si trova racchiuso e, perciò, si affaticano ad arrampicarsi sugli scoscendimenti del monte conico. Più procedono e tanto minore è l'appoggio, e quando hanno raggiunto il vertice e di appoggi non ne hanno più affatto, li prende presto la vertigine, e, dato che sull'altura non trovano alcun punto afferrabile e d'appoggio celeste, si lasciano andare giù dall'altra china del monte, scivolando giù, fino ad arrivare nella stessa pianura, dalla quale sono partiti. Ed alla fine non sanno a che cosa è servita la loro arrampicata e non possono neppure fare a meno, poi, di prendersi in giro, da se stessi ed, infine, di tenersi questo discorsetto: “Ora ne sappiamo altrettanto quanto prima, tutto il nostro affaticarsi era insensato, e, alla fine, anche ridicolo. Nell'arrampicarsi, ci siamo forzati di precederci l'un l'altro; e perché? Per poi, tutti insieme, ripartire altrettanto presto, dall'altra parte. Che cosa abbiamo noi, ora, di più di coloro che non hanno posto piede sull'erta montagna? Nulla affatto, poiché in primo luogo, noi stiamo al loro stesso punto e, in secondo luogo, in più, ci siamo fatti deridere da loro, come stolti, dato che per raggiungere lo stesso scopo, ci siamo sobbarcati una immane fatica, mentre ci saremmo potuti arrivare in maniera molto più comoda”.

                 9.    Non osservate ancora nulla, da questa esposizione? Io vi dico soltanto una cosa e così voi vi avvicinerete più facilmente alla questione”. Come comprendete voi il testo: Il mio giogo è dolce e il carico Mio leggero!. Dal momento che Io ho annunciato questo principio, chi obbliga coloro che vogliono venire a Me ad arrampicarsi su per delle pareti rocciose di monti, per arrivare a Me, mentre Io li attendo sul terreno piano e sulla via più diritta che esiste? E procedendo: “Perché non avviene nulla di nuovo sotto il Sole?”. Io ve lo dico: “Per la saggia ragione che l'umana sapienza del mondo deve smussarsi da sé, a poco a poco, poiché, alla fine, deve toccare con la mano e che essa non può raggiungere altro, se non quello che già da lungo tempo prima è stato raggiunto sulla stessa via”.

               10.    Inoltre, in questa prima immagine, voi potete trovare un’idonea soluzione di quanto visto nella sfera del sesto spirito. Se voi ripassate la storia del drago, come la si legge nell'Apocalisse di Giovanni, potrete senz'altro afferrare con la mano quanto spesso esso si è già preso la briga di venire di nuovo a galla, dal suo abisso, oppure, secondo l'immagine odierna, di arrampicarsi su l'un o l'altro monte. Qual è stato, però, ogni volta, il risultato di tale fatica?

               11.    Quanto più in alto egli si spingeva, tanto minore diveniva la base su cui poggiava, e quando aveva raggiunto l'apice, quale ne era la conseguenza, se non quella di ricadere celermente nel profondo, dal quale era salito? Questo perché, sulla cima, niente può mantenersi e se qualcosa vi si vuole fissare o saldare, allora cessa anche ogni attività, poiché questo non potrebbe essere più ampio di un acuminato punto d'appoggio, sul quale si trova chi vorrebbe agire. Ciò risulta chiaro a chiunque volesse agire, trovandosi su una cima, poiché si troverebbe nell'impossibilità di muoversi, ed ognuno verrebbe sicuramente preso dalle vertigini e la logica conseguenza sarebbe che esso abbandonerebbe la cima e si lascierebbe, in compenso, scivolare rapidamente di nuovo nel profondo. Questa, però, è una scuola molto saggia dell'eterno Ordine! Il suo nome è Abodung, che significa la mortificazione di tutte le brame egoistiche.

               12.    Non servirebbe a nulla, anche se qualcuno, prima dell'ascesa del monte, dicesse: “Ascoltate fratelli, salite con me, io conosco la via giusta. Venite soltanto con me e unicamente su questa via, e noi troveremo un vero e valido punto base, sull'altura”. Noi abbiamo già udito, fin da principio, questi spiriti esclamare, quand'erano giunti in fondo valle: “Un pazzo ne fa dieci” e, vedete, non dieci, bensì una massa si arrampica dietro a tale conoscitore della via. Dato, però, che il monte, come un cono, ha fortunatamente soltanto un apice, esso viene raggiunto regolarmente da tutte le vie, ma là vale comunque sempre il detto: Fino a qui e non oltre!. La sorte, però, rimane sempre quella di scivolare celermente dall'altra parte, per raggiungere quello stato dal quale si era partiti. Come vedete, in questa immagine c'è già la soluzione principale di quanto visto precedentemente nella sfera del sesto spirito. Le prossime raffigurazioni ci chiariranno ancora maggiormente questa soluzione, perciò rimanete ancora nella sfera di questo settimo spirito, fino a quando avremo spiegato tutte le immagini. La prossima volta toccherà all'altalena, poi al bastione con le sue vie a chiocciola e infine al bacino. E con ciò, per oggi basta.

 

[indice]

Cap. 13

* * * * *

L'altalena nella corrispondenza

Culto religioso cerimoniale e vita del mondo

 

                 1.    Voi avete certamente visto, non una, ma parecchie volte, quel monotono passatempo per bambini, che viene usato nei giardini pubblici e che è conosciuto col nome di “altalena”; anzi, avrete pure voi fatto di questi viaggetti, avanti e indietro nell'aria. Che impressione vi faceva questo, mentre, seduti, venivate spinti di qua e di là, molto energicamente, da qualche pratico lanciatore? Voi dite: “La nostra impressione era senz'altro tutt'altro che gradevole. E, quando scendevamo da quel veicolo, eravamo sul punto di rimettere, a causa di quel continuo e rapido andare su e giù e, perciò, abbiamo anche perduto del tutto la voglia di ripetere simili viaggi aerei”.

                 2.    Io dico: “Questa relazione è molto buona e la potremo usare molto a proposito, per i nostri scopi. Però, non avete ancora osservato quello che avviene, quando ad una tale altalena viene impresso un lancio troppo energico”. Voi dite: “Certamente, tanto è vero che essa gira su se stessa e se il lancio è molto forte essa si capovolge e questo è tutt'altro che piacevole per il viaggiatore volante”. “Bene”, dico Io. Anche questo lo possiamo adoperare benissimo. Ci resta ancora da fare una domanda: “Quanto lontano arrivano i viaggiatori sull'altalena?”. Risposta: “Dopo un'ora di questo «avanti e indietro», se non si sono stufati prima, scendono dall'altalena, esattamente allo stesso posto in cui sono entrati, cioè saliti; così che, in conclusione, essi devono, in aggiunta, adattarsi ad essere presi in giro perfino da una lumaca, che, con un movimento incomparabilmente più lento, in un'ora avrà certamente superato, strisciando, la portata di lancio dell'altalena. Dunque, noi vediamo dalla sfera del nostro ospite spirituale, come, sulle altalene discretamente grandi, si fanno dondolare stoltamente una grande massa d'uomini. Guardate un po' in là, fino a tanto che l'altalena ha un lancio moderato, i dondolanti gridano, rivolti a colui che dà la spinta, affinché lo slancio sia più forte. Quando, però, l'altalena incomincia a compiere un trequarti di cerchio, allora gridano: «Basta, ferma, altrimenti l'altalena si capovolge e siamo perduti!».

                 3.    Non compenetrate ancora il significato di questa immagine? E sì che esso sta chiaro come la luce del Sole, dinanzi agli occhi vostri! Se voi gettate anche soltanto uno sguardo al culto religioso cerimoniale, afferrerete e comprenderete immediatamente questa immagine.

                 4.    Un bambino, nato e battezzato in una tale chiesa ricca di cerimonie, viene collocato immediatamente, in senso spirituale, nel veicolo dell'altalena e quando vi è dentro, esso viene un po' alla volta messo in moto, con un movimento sempre crescente. In seguito a questo movimento, l'essere umano è dell'opinione di fare, il Cielo soltanto sa, chissà quali grandi progressi e di andare molto avanti! Soltanto che ognuno dovrebbe vedere al primo sguardo e senza difficoltà quanto lontano porta tale viaggio! Fra due sostegni è appesa la nostra navicella aerea. Un sostegno indica la cosiddetta roccia della religione; l'altro pilastro è la necessità statale-politica. Questi due pilastri sono piantati il più solidamente possibile e collegati fra loro con traverse, così che il viaggio procede fra questi due pilastri e non si può andare più lontano di quanto la cordicella, dalla quale dipende la tanto importante altalena, permette. Qualcuno dei dondolanti si sente venire il vomito e non appena c'è un rallentamento nelle oscillazioni, ne approfitta per saltare giù e svignarsela. Alcuni voltano definitivamente le spalle e non ne vogliono più sapere, neppure di nominarla. Soltanto coloro che sono insensibili al vomito e che sono privi di luce negli occhi rimangono, e con questi rimangono pure coloro che hanno degli interessi in tali altalene e vi restano seduti pro forma e, per l'apparenza, si fanno dolcemente dondolare. E non mancano, all'occasione buona, di lodare e di inculcare la loro opinione a chi gli si presenta vicino, dicendo che è quanto mai giovevole alla salute un tale genere di movimenti; ed attirano con ciò i forestieri ed invitano pure coloro che se ne erano andati a risalire sull'altalena, se sono tanto stolti da ascoltarli. Infatti, essi così dicono: “Se volete veramente godere dell'ascensione più sublime, allora voi dovete lasciarvi bendare gli occhi”. Visto che questo discorso attira parecchi stolti, questi si siedono sull'altalena e si lasciano bendare e poi, lentamente, dondolare. E così, poi, nel loro entusiasmo, esclamano: “Ecco, soltanto adesso comprendiamo quali grandi misteri si celano dietro a questa uniformità, poiché, ora, l'andare avanti e indietro per noi è cessato, mentre, con la velocità del lampo, attraversiamo spazi sconfinati!”. Al che questo può dirsi un miracolo. Chi avrebbe potuto sognare che dietro alla monotonia fossero nascoste delle cose tanto grandi!?

                 5.    Quando tali viaggiatori credono di avere compiuto un lungo viaggio, allora chiedono alla parte interessata a tale altalena, di liberare loro gli occhi. Ma questi, ben sapendo quale sarebbe la conseguenza, li sconsigliano insistentemente, dicendo loro: “Guai a voi se osate farlo, poiché nella sfera in cui voi vi trovate, per poco non verreste accecati, se vi faceste togliere la benda dagli occhi. Soltanto quando saremo giunti alla meta della vita, potrete allora allontanare la benda, per poter vedere quanto sicuramente siete stati protetti dai due pilastri ed anche per ricevere la ricompensa finale, per essere stati fedeli a tale altalena, che, attraverso questo lungo viaggio, vi ha sbarcati alla meta sicura.

                 6.    Ora, vedete, alcuni si lasciano ingannare dalle loro chiacchiere e si tengono diligentemente la benda, altri invece, infastiditi da questo curioso viaggio fatto alla cieca, strappano la benda e constatano, con grande sdegno, di essere stati gabbati, poiché si trovano allo stesso punto di partenza, fra i due pilastri e le cordicelle tese. Essi, allora, sono presi dall'impeto di scendere giù dalla altalena, ma ciò è pericoloso, perché questa è sempre in movimento, così che essi sono obbligati, malgrado la loro ribellione, a continuare tale viaggio monotono e quando incominciano a protestare agli interessati alle altalene, allora, con ogni sorta di pretesti e raggiri, viene loro raccomandato il silenzio, perché altrimenti avrebbero la peggio, con l'essere gettati con violenza fuori dell'altalena. E non solo, vedete, affinché i protestatori si adattino, volenti o nolenti, alle pretese degli interessati alle altalene, dalla parte della pista di lancio viene acceso del fuoco e, dalla parte opposta, vengono piantate delle aste appuntite, in gran numero. Che rimane ai protestatori? Nient'altro, se non lasciarsi ancora dondolare e, contro la loro volontà, sborsare anche la tassa per il viaggio a spintoni. Ora i veggenti, con quanta ansia, attendono il momento che l'altalena si fermi! Ma quando ciò avrà luogo?

                 7.    Noi possiamo fare il calcolo con grande facilità. Vedete, l'altalena a noi più vicina oscilla ora così fortemente da raggiungere il trequarti del cerchio. Però, in seguito a questo forte oscillare, i pilastri di sostegno si sono mossi e vacillano alla sua base, e il forte attrito ha già consumato molti fili della cordicella dell'altalena. Vedete, questo logorio dell'apparato oscillatorio è stato osservato perfino dagli stessi interessati, cosicché essi non si azzardano più a darle troppo slancio, poiché dicono: “Se noi esageriamo, le corde si rompono e terminiamo insieme ai passeggeri dondolanti o nel fuoco o sugli spiedi, perciò portiamo le cose, impercettibilmente, al punto di stasi ed adattiamoci pure, senza che si accorgano, al volere dei protestatori, facendo cose più comuni e lasciamo che tutto vada per il meglio, senza impori con la violenza, perché, ai tempi d'oggi, con questa non si ottiene niente!”.

                 8.    E ora guardate nuovamente: l'altalena si muove in un ambito molto più ristretto, coloro a cui è caduta la benda, saltano giù, uno dopo l'altro, e alle altalene sono rimasti soltanto gli interessati e pochi altri viaggiatori, ai quali la benda non va giù, neppure se ci mettono loro stessi le mani, per levarsela. Voi vedete pure quanto indaffarati sono i proprietari delle altalene, per rendere più saldi possibile, con ogni sorta di puntelli, i due pilastri traballanti. Dei servitori pagati, con delle scale, salgono in alto sull'altalena, per saldare le cordicelle con del filo rinforzante. Dato, però, che le corde non stanno mai ferme, essi non possono in nessun punto fare dei nodi ben stretti. Questo è, tuttavia, un segno molto importante, in cui si può riconoscere a quale punto stanno le cose con le altalene, attualmente.

                 9.    Chi volesse considerare quanto precede soltanto quale una vuota fantasia, non ha che da gettare uno sguardo fuggevole sul modo di procedere del mondo attuale ed egli scorgerà questi reciproci allacciamenti ed intrecciature di nodi fra paesi, popoli e confessioni religiose, fatti alla vista di tutti. Io voglio richiamare la vostra attenzione soltanto su delle conversazioni fra stati, che finiscono in trattati d'ogni sorta; per chi osserva tutto ciò, anche superficialmente, vi scorgerà chiaramente il suddetto rafforzamento delle corde, con degli spaghi e legami d'ogni tipo. Però, qualcuno Mi potrebbe obiettare, dicendo: “Se le cose stanno così, perché i protestatori, che sono più veggenti, sono d'accordo su queste trattative, rafforzamenti e vincoli?”. La risposta è questa: “Fino a tanto che l'altalena, a forza di riparazioni, resiste, è peccato cambiarla, perché in un certo modo ci si è affezionati, ed i padroni dell'altalena, poiché questa rende, si adattano; dunque, si ricorra a nuovi nodi e aggiunte, per non essere travolti nella caduta nel caso di una repentina e non prevista rottura della corda”. È facilmente deducibile che questi legamenti e annodamenti sono un sicuro segno della poca durata e della poca resistenza della corda principale, dato che, se un paese od un popolo si sentisse sufficientemente forte di fronte ad un altro, sarebbe esso a dettare delle condizioni, secondo la coscienza della sua potenza e non si perderebbe dietro a legami e nodi. Dato, però, che esso è conscio della sua debolezza, fa ricorso a tali rafforzamenti di comodo, i quali, a parte tutto, non possono dare alla corda nemmeno un secondo di durata di più di quello che per sua propria natura cela in sé, in seguito al forte logoramento.

               10.    Quando la corda non reggerà più al peso, si romperà e pure i legami e i nodi. Vedete, questo ci insegna la seconda immagine.

               11.    Raggruppate tutte le vostre questioni ecclesiastiche e politiche, oppure comparate ogni singola evenienza delle stesse con la nostra immagine, e troverete che essa corrisponde altrettanto esattamente, tanto dal punto di vista generale quanto in quello particolare. Affinché ciò risulti ancora in una luce più chiara, voglio citarvi, a titolo di esempio, qualche fatto, tolto sia dalla sfera ecclesiastica che da quella politico-statale. Da quella ecclesiastica prendiamo la confessione auricolare: la posizione dell'altalena che ad ogni oscillazione è più vicina al suolo, è quella dello stato di peccato. E così ci si confessa e con ciò si sale da un lato verso il cielo, ci si ferma un attimo e poi si ritorna, altrettanto rapidamente, di nuovo giù. Giunti al punto più basso, ci si confessa e così segue l'impulso di salire nuovamente, dall'altra parte. In tal modo l'uomo, nel suo altalenarsi, ripete quest'atto a lungo quanto egli vive e chiude la sua esistenza terrena, generalmente, di nuovo con la confessione, per quanto l'altalena si trovi in posizione di riposo. Però, nel trapasso, l'altalena non oscilla più verso l'alto e l'uomo si trova nello stesso punto di quando è arrivato su questa Terra. Quali progressi, però, abbia fatto l'uomo spirituale, voi lo potete vedere dalla nostra raffigurazione nella sfera degli spiriti; sul Sole spirituale, cioè nell'aldilà, egli continuerà a farsi dondolare sull'altalena o finché la corda si romperà o finché l'uomo stesso non si sarà liberato dalla benda, che gli è letteralmente cresciuta con gli occhi. Su tale misura, ora datavi, potete giudicare tutto il cerimoniale ecclesiastico e non vi scoprirete altro se non il dondolarsi sull'altalena. Il completo significato interiore di tutto quanto riguarda il presente stato della chiesa viene messo in misura, in modo preciso, da ogni campana che, dall'alto della torre campanaria, ad ogni sua oscillazione, emette molto rumorosamente sempre la stessa nota, così che l'orecchio armonico ha un bel tendersi e mettersi in qualunque posto, che non riuscirà ad afferrare soltanto che una monotona nota, che si è già rivelata più che a sufficienza al primo rintocco. Tutto ciò che un tale ascoltatore avrà alla fine ritratto sarà: in lontananza, un simile suono si può ancora ascoltare, in vicinanza però è insopportabile. Perciò è bene mettersi fuori tiro! Con ciò noi abbiamo preso in considerazione un esempio ecclesiastico; passiamo ora a quello politico-statale.

               12.    Guardate un po' la vostra industria e tutti gli affari di denaro, che sono propriamente il punto centrale di tutta la vita statale. Chi non vi scorge il maneggio di un'ininterrotta altalena, deve essere affetto da una settupla cecità. Voi osservate dappertutto, tanto nella generalità che nei singoli fatti, un'innalzarsi ed un successivo abbassarsi. Se un regno s'innalza, un altro ricade sul punto più basso della sua altalena. Ma ben presto precipita quello che si era prima innalzato ed un altro oscilla verso l'alto. Ogni qualvolta voi avete osservato che uno Stato si è elevato fino al culmine, questo è il sicuro segnale della sua caduta ancora più rapida di quanto era stata la sua ascesa!

               13.    Se voi osservate dei singoli privati che si sono arricchiti, facendo uso della loro altalena personale, allora noterete che ad un certo momento, cioè quando hanno raggiunto la massima vetta immaginabile della loro agiatezza, la loro altalena comincia a fare delle sempre più brevi oscillazioni. Tutto dipende, allora, dalla lunghezza della corda; se essa è molto lunga, le oscillazioni sono molto lente e più ampie, però, se una corda fosse lunga anche dalla Terra al Sole, tuttavia, l'altalena fissata ad essa, quando avesse raggiunto il punto più elevato, dovrebbe necessariamente ritornare al suo vano punto più basso, e così la vita del mondo non è che una mera altalena. Voi potete osservare ciò quanto volete, però, a chi di voi può dimostrare che da tale vita mondana risulti un progresso qualsiasi, Io do in regalo una Vita eterna decuplicata! Voi anche qui troverete che si trova in applicazione il detto dei vecchi savi, e cioè: Nulla di nuovo sotto il Sole!. Anch'Io sono di questa opinione, poiché, con questi generali movimenti e progressi apparenti, vi è molto poco di nuovo che si possa trovare sotto il Sole.

               14.    Fortunato colui che riesce a svincolarsi dall'altalena, poiché, su un terreno libero e senza corde e impedimenti, egli farà di più con pochi passi ed in breve tempo, che non andando su e giù sull'altalena, in parecchie migliaia d'anni. Chi però vuole diventare perfetto, com'è perfetto il Padre in Cielo, fugga più di tutto il trafficare altalenante del mondo, lo strascinare una croce pesante rende molto di più per lo spirito e per la sua vita eterna che non farsi dondolare, dolcemente, nell'eterna morte.

               15.    Dunque, è sperabile che voi abbiate capito questa immagine e perciò, la prossima volta, vedremo con occhio più illuminato la terza raffigurazione; così che, per oggi, consideriamo chiusa la questione.

 

 

Cap. 14

* * * * *

Il bastione nella corrispondenza

Figure delle diverse chiese cristiane

 

                 1.    Se voi guardate con attenzione questo bastione, vedrete che, nel suo interno, ci sono parecchie strade che partono dalla parte interna dell'orlo e che, a forma di spirale, vanno verso il centro, dove si trova il padiglione chiuso. Se voi acuite la vostra attenzione, scorgerete che tutte queste strade sono regolate in modo che, tutto ben calcolato, non raggiungano mai la porta d'entrata del padiglione, anche se al margine dell'ampia superficie sta scritto: Chi può scoprire la via più stretta e poi, senza deviazioni, vi procede, giunge certamente e infallibilmente nel padiglione, dove una grande ricompensa l'attende.

                 2.    Che cosa sta a significare questa strana corsa, lungo queste vie a spirale? Io non vi voglio dare una risposta assoluta; voi, però, la troverete comunque, per poco che avrete osservato la cosa più da vicino. Attenzione, dunque, a quanto succede in questo posto, pazzamente tumultuoso, ma che dice molto, proprio per questa sua pazzia!

                 3.    Come vedete, sempre dove una di tali strade ha il suo inizio, vi si trovano, di servizio, un capo, un direttore di corsa ed un considerevole numero di aiutanti, per indirizzare e regolare il traffico. Osservate come dappertutto questi “funzionari” abbiano delle facce serie ed importanti. Sul largo bastione, che circonda l'ampia superficie interna, c'è una grande quantità di persone d'ambo i sessi. Guardate un po' là, all'inizio di una di tali strade, ci sono i funzionari e il capo, che vantano la loro strada come l'unica giusta ed infallibile, dicendo: “Venite qui tutti! Questa è la vera e sola strada, sulla quale voi potete raggiungere il padiglione e, con ciò, anche entrarvi, dove c'è un immenso premio che vi attende!”. Però, guardando immediatamente accanto, c'è il capo servizio che si trova all'imbocco della strada vicina e grida, rivolto agli ospiti: “Non lasciatevi sviare! Pagate a noi la tassa molto più ridotta, poiché la nostra strada è la più antica e perciò anche la più sperimentata, sulla quale un’infinità di viandanti ha raggiunto il padiglione tanto desiderato e il suo elevato premio”. Ma ecco che il capo servizio di un'altra strada si intromette subito, protestando vivacemente e rende attenti gli ospiti, facendo molte pressioni, a non seguire gli ingannevoli allettamenti del primo e del secondo capo servizio. Ma quest'ultimo insorge a queste invettive e grida con voce potente: “Io non dico che dovreste venire da noi, io non mi rimetto alla vostra volontà di usare o meno la nostra via, ma, visto con sicurezza che la mia via è la più antica e la più giusta, io vi voglio trascinare per i capelli. Infatti è molto triste che a degli stolti come siete voi, si debba tirar dietro una indicibile fortuna!”. Di nuovo interviene il capo dell'altra via, gridando più forte del precedente: “Seguite pure questo mio vicino, però voi non sapete cosa vi attende nella sua via, in vicinanza al padiglione, poiché vi attende una fossa profonda, nascosta alla superficie, per essere irrimediabilmente persi, per tutta l'eternità”. A questa uscita, il capo servizio concorrente si esalta ancora di più e, senza dire una parola, manda i suoi aiutanti sul bastione e fa mettere assieme con la forza una massa di presenti, spingendoli verso la sua strada e quando essi vogliono pagare il tributo, il capo fa ostentatamente il generoso, e dice: “Io non voglio nulla da voi, bensì io voglio soltanto la vostra felicità, perciò percorrete pure questa mia via e voi non troverete nessuna voragine rovinosa, bensì giungerete sani e salvi al padiglione tanto desiderato”. Una sola condizione vi pongo, che voi non usciate dalla mia strada. Se voi ne doveste uscire o imprudentemente o volontariamente, allora non garantisco più nulla, ed al posto del padiglione troverete qualche fossa accuratamente coperta, quale trabocchetto per inghiottirvi!

                 4.    Però, osservate proprio ora, c'è là vicino un altro capo servizio. Soltanto questo non fa chiasso ed ha la faccia atteggiata a cordialità e mansuetudine e gli ospiti gli chiedono perché si comporta così, e che cosa gli sta tanto a cuore. Ma egli risponde loro, con grande modestia e molta calma, come segue: “E chi non potrebbe essere triste?”. Vedete, tutti questi poveretti si incamminano su una falsa strada, mentre questa soltanto è la più giusta e, quasi in linea retta, porta all'entrata del padiglione. Io non vi dico, venite qui, ma quando avrete esperimentato dappertutto, di non aver raggiunto nulla, se non una inutile e vuota seccatura, sarete voi stessi a venire qui, sulla mia via. Soltanto sarei molto più contento, se non si facesse dello scalpore, per non suscitare invidia ai capi servizio vicini, poiché sono molto litigiosi per natura ed io non vorrei seccature, se non altro per il rispetto e la dignità della mia via.

                 5.    Ma, vedete, anche un poco più in là c'è un altro capo servizio che guarda di sottocchio astutamente il suo vicino, scuotendo il capo, mentre alla fine dice: “Bene, bene, però, ride bene chi ride l'ultimo. Io vi dico, o miei aiutanti, lasciate in pace tutti gli ospiti che si trovano sul bastione, che quei pazzi facciano quello che vogliono, noi non invitiamo nessuno, ma superate il bastione e andate sul suolo libero, là pescateli e portateli qui e vedrete che questi stolti, allora, non cercheranno un'altra via, all'infuori della nostra. Noi pianteremo soltanto una bandiera con la scritta: «Unica via giusta per raggiungere la meta, facendo, nel contempo, il minor chiasso possibile e così i pesci grossi saranno per noi!”.

                 6.    E guardate ancora. Là vicino c'è ancora un'altra via, ma questa è molto stretta e poveramente allestita. Il capo servizio sembra che dorma, lì seduto e sembra un poveretto che non si accorge di nessuno e, per di più, i suoi pochi aiutanti seguono il suo esempio. Con tutto ciò, parecchi ospiti si avvicinano a lui e gli chiedono come vedano le cose, con la sua Via. Egli, con poche parole, dice: “La mia via parla da se stessa e non ha bisogno di essere esaltata e chi ha voglia di percorrerla si persuaderà se essa conduce alla meta, oppure no”. Queste strane ma semplici parole fanno stupire parecchi e questi, senza indugio, predisposti interiormente, s'incamminano per tale via.

                 7.    Allora, gli ospiti chiedono quale sia il prezzo d'entrata, però egli dice: “Non esiste denaro per varcare questa soglia, soltanto prima d'incamminarsi è necessario, anzi, indispensabile, che tutti i vostri averi li distribuiate ai poveri, poiché, giunti alla meta, li potrete ritirare con gli interessi”. Questa condizione fa stupire nuovamente i richiedenti e, uno alla volta, essi si ritirano e ritornano nuovamente sul bastione.

                 8.    Però, guardate ancora, li accanto si trova un'altra via; il suo capo servizio è un vecchio burbero, egli ha eretto, all'ingresso della strada, una vera e propria cassa introiti. Egli, a dire il vero, non invita nessuno, ma se qualcuno viene e chiede: “Che specie di strada è questa; conduce realmente essa al padiglione?”. Allora il capo servizio in tono di mistero gli risponde: “Amico, non c'è mai stata una via come questa, una strada molto vecchia, ma in cambio, molto sicura e porta direttamente al padiglione. Se tu vuoi percorrerla, non tornerà a tuo danno; però, tu devi pagare il prezzo d'entrata, in moneta sonante e, stabilito il prezzo, in cambio tu ricevi una cambiale per pari valore. Se tu segui esattamente la via e non ti lasci allettare da nessun'altra, tu giungerai senz'altro nel padiglione e, con ciò, ti assicurerai la vincita principale. Se tu, invece, dovessi smarrirti, ti rimarrebbe però sempre la consolazione di ricevere un tanto d'interessi per le tue monete sonanti qui depositate, per il cui ammontare tu hai sempre la cambiale in mano!”. Questo capo servizio, come voi potete osservare, ha un grande concorso per grandi e piccoli, ma non certo per amore alla via, perciò egli è sovraccarico d'oro, d'argento e d'ogni sorta di pietre preziose. Per quello che concerne il padiglione, egli non se ne cura minimamente, perché quello che per lui conta, è il traffico del denaro. E, per lo stesso motivo, anche i suoi pellegrini non danno grande importanza se essi giungono o meno felicemente al padiglione, dato che il vero interesse sta nella cambiale.

                 9.    Però, guardate ancora. Vi sono parecchie vie poco frequentate. I loro capi servizio vengono, in certo qual modo, soltanto tollerati dagli altri capi servizio delle altre vie. Se qualche pellegrino si avvicina ad uno di loro, va bene; ma se non viene nessuno, non si fanno venire i capelli bianchi per questo, dato che essi non dipendono dagli introiti della via, bensì possono vivere agiatamente con i profitti che traggono dai loro botteghini di cianfrusaglie, che hanno installato accanto alla loro via. E se qualcuno chiede loro in segreto, se questa è la via giusta, essi rispondono con la più grande indifferenza: “Se questa non è la giusta, quale dev'essere, allora?”. Dunque, tutta questa pianura è circondata da capi servizio d'ogni sorta, grandi nella figura, urlanti, lamentosi, taciturni, misteriosi e, eccezion fatta per quella via stretta, senza sfoggio o réclame; voi trovate dappertutto viandanti e cercatori della meta. Dato, però, che tutte queste vie sono fiancheggiate da alte siepi, avviene che, alla fine, tutti coloro che le percorrono non si accorgono di andare dentro alle pareti del padiglione; alla sua porta d'entrata, però, non giunge nessuno. E per quanti voi vedete imboccare l'una o l'altra via, altrettanti battono il naso soltanto nella ruvida parete esteriore e, dato che la loro fatica non è servita a nulla, cercano, con un immediato ritorno, nuovamente la libertà. Giunti al bastione, allora si recano da quel capo servizio che rilascia delle cambiali in cambio di monete sonanti. E, guardate la meraviglia, perfino i capi servizio delle altre vie mandano di nascosto, attraverso i loro aiutanti, borse piene d'oro e d'argento e li scambiano con delle cambiali.

               10.    Soltanto dal nostro capo servizio, che riposa all'ingresso della via stretta ed angusta, non si reca nessuno. Egli ha, perciò, anche poco da fare e se c'è qualcuno che vuole recarsi da lui, viene deriso, oppure viene impedito con la forza del convincimento da qualche capo servizio di altra via.

               11.    Ora, però, guardate nuovamente là come sul bastione si è installato un grande numero di gagliardi esploratori e come osservano la stretta via, completamente deserta. Alcuni fra loro dicono: “Guardate un po' giù, come è deserta questa via, certamente non presenta la comodità delle altre vie e non tiene alla porta gli strilloni che annunciano la bontà e la sicurezza di tale via, ma, siccome tutte quelle altre vie sono state battute, senza arrivare alla porta, proviamo a percorrere questa e chissà mai che non sia veramente quella giusta”.

               12.    Ecco, un gran numero di tali esploratori girano già intorno al bastione e seguono con l'occhio la via e gli altri capi servizio non comprendono cosa significhi questo camminare tutto intorno. Però, guai a tutti i capi servizio delle altre strade, se questi fortunati indagatori hanno rintracciato il giusto percorso della strada stretta, poiché le cose si metteranno male per loro, dato che ne dovranno rendere conto. Tutte le loro vie verranno distrutte, e il saggio capo servizio della via stretta attirerà a sé tutta l'ammirazione.

               13.    Perciò, non meravigliatevi se sul bastione si odono, già abbastanza di frequente, delle sonore risate, specialmente a danno di quei proprietari di strade che gridano più forte degli altri. Vedete, tutte queste attuali vie principali devono essere coperte di scherno. Tutte le loro dottrine e grandi promesse devono diventare un obbrobrio, specialmente quando la Linea Principale verrà trovata! Però, potete credere che, come questa apparenza spirituale insegna, così stanno effettivamente le cose.

               14.    Ci sono già molti scrutatori di vie, dalla vista molto acuta, sul bastione e non rimane loro da scrutare che l'ultima meta della via a spirale. Ancora pochi passi e voi vedrete la stretta Via molto affollata! I suoi viandanti arriveranno infallibilmente alla porta ed entro il padiglione vi prenderanno i grandi tesori e li faranno vedere a tutti gli ospiti, senza alcun mistero.

               15.    Quando ciò avverrà, allora sarà la fine di tutte le altre vie; gli ospiti irromperanno in tutte le parti e le siepi verranno abbattute e così potranno avvicinarsi da tutte le parti alla porta.

               16.    Non occorre che venga indicato nei suoi minimi particolari, specialmente la prima via menzionata, poiché è la gerarchia ufficiale. La seconda è la chiesa greca. La terza quella protestante. La quarta l'anglicana. Le altre vie rappresentano le altre sette. Quando sapete questo, sapete tutto quello che questa immagine descrive e se voi la osservate bene, ciò costituirà per voi una soluzione ancora maggiore di ciò che avete visto nella sfera del sesto spirito. Prossimamente passeremo alla quarta raffigurazione, così, per oggi, basta.

 

[indice]

Cap. 15

* * * * *

Il bacino con la ruota a pale. La sfera profetica di Daniele

 

                 1.    Se voi avete osservato bene, fin dal primo sguardo, questa quarta immagine, deve essere sorta in voi, spontaneamente, la domanda: “Perché in questo bacino rotondo, l'acqua deve essere continuamente posta in un moto circolare, mediante una ruota a paletta che si trova nel centro?”. In questa domanda si trova già una risposta molto importante: in primo luogo perché nessun navigante può avvicinarsi al centro; in secondo luogo, perché con questo moto obbligato della superficie dell'acqua, tutto ciò che, comunque, voglia appressarsi al centro del bacino, viene spinto verso fuori dal movimento vorticoso dell'acqua, che si diparte dal centro stesso, malgrado ogni fatica per arrivarci.

                 2.    Infatti, questi naviganti possono affaticarsi al massimo, tuttavia essi non possono raggiungere la ruota, per arrestare, poi, il movimento e far sì che l'acqua divenga tranquilla, così che a questi naviganti sia reso possibile avvicinarsi al centro e, con delle forze riunite, afferrare tutto il macchinario e portarlo fuori dal bacino, rendendo libera tutta la superficie dell'acqua, per la generale navigazione di diporto.

                 3.    Ora si presenta un'altra domanda: “Che cosa c'è di tanto straordinario al centro di questo bacino? La ruota può sempre esistere, poiché, a parte ciò, non manca spazio sulla superficie dell'acqua, lasciando fuori il centro”.

                 4.    Tutto ciò potrebbe ancora andare, fino a tanto che non si sa quello che si nasconde nel punto centrale, proprio entro il quale è posta la ruota, ma, appunto, quando si sa ciò, può sorgere, in noi stessi, l'urgente desiderio che fa dire: “Via la ruota con le molte pale!”. A noi non è di nessuna utilità, poiché il pretesto che il continuo movimento impedisce all'acqua d'imputridire non è sufficiente, se si considera il danno forte che ne risulta, non potendo attraversare il lago liberamente. Che cosa veramente si potrebbe pensare che ci sia di nascosto in quel posto? Questo potrà essere afferrato pienamente, solamente quando sarà svelato il suo recondito mistero. Però, affinché non abbiate a scervellarvi troppo a lungo, Io ve lo dico chiaro e tondo:

                 5.    “Nel punto centrale del bacino c'è una Sorgente piena dell'Acqua Viva; essa, però, è molto bene otturata e perfino vi è sparso sopra del piombo fuso, così che non ve ne può scaturire neppure una goccia”. Malgrado ciò, tutti gli interessati al funzionamento della ruota dicono, millantandosi, che nel suo sistema tutta l'acqua del bacino è acqua viva e che la vita di quest'acqua dipende tutta da loro e dal movimento della ruota. Questa ruota, dicono loro, è stata concessa loro da Dio ed ha il potere di vivificare l'acqua, fino a quando la ruota viene azionata da loro; ma, caso mai venisse a cessare tale movimento, allora l'acqua verrebbe a perdere la sua vita e non gioverebbe più a nessuno. Essi dicono ancora: “Soltanto questo è il bacino, per quanto ne esistano degli altri, che contiene dell'acqua vera e viva, in conseguenza, del suo moto centrale, mentre negli altri bacini si va palesemente alla rovina, a causa dell'assenza dell'apparato centrale.

                 6.    Che questo sia l'unico bacino al mondo con dell'acqua viva, è comprovato in primo luogo dalla sua antichità; in secondo luogo, dalla sua straordinaria sontuosità ed elevatezza che sovrasta tutta l'impalcatura e che fa azionare la potente ruota vivificante; in terzo luogo, la sua unica autenticità è comprovata dalla sua predominante grandezza; quarto, per la sua “universalità”, dalla quale è rilevabile il fatto che sulla superficie dell'acqua vivente c'è sempre il numero maggiore di naviganti; e, in quinto luogo, dal fatto che tutti gli altri bacini sono derivati da questo, ciò che è dimostrato dalla quasi completa somiglianza con questo, unicamente vero, bacino d'acqua vivificante.

                 7.    Ora, rivolgete nuovamente lo sguardo là. I naviganti, continuamente rimandati a riva, sono almeno per due terzi infastiditi dal loro viaggio monotono e senza alcun risultato; scendono perciò dalle loro navicelle e salgono sconcertati sulla riva e voltano le spalle al bacino, dicendo: “Noi avremmo certamente potuto fare qualcosa di meglio che non esporci così a lungo a questa canzonatura dell'acqua viva!”. Ci è stato detto: Basta che persistiate e facciate ripetute volte il giro intorno, badando però di non diminuire la forza e di non avvicinarsi troppo alla ruota e, in secondo luogo, di non stare troppo accostati alle sponde, bensì, utilizzare sempre lo spazio intermedio dell'acqua, cioè quello fra la ruota e la riva. Infatti, l'avvicinarsi troppo alla ruota toglierebbe al navigante le forze e questo suo stato di indebolimento, lo porterebbe inevitabilmente dal regno della vita a quello della morte.

                 8.    Ora, prudentemente, siamo giunti sulla riva miracolosamente salvi; però, se anche agli altri naviganti venisse l'idea di guardare verso la riva, si renderebbero almeno conto che qui la vita è straordinariamente più viva che non sulla insulsa superficie dell'acqua. Allora, sicuramente, volgerebbero ben presto le loro barchette verso questa sponda, tanto più felici e se ne infischierebbero del gran cianciare dei padroni del bacino”.

                 9.    E poi riprendono così a parlare: “Al Signore ogni lode ed ogni onore, per averci ispirato ciò! Soltanto ora ci si domanda: Dove prenderemo un'altra acqua migliore?”.

               10.    Vedete, ora alcuni di loro dicono: “Guardate là verso Oriente, a non grande distanza da qui ci sono dei monti; chi di noi ignora che da questi sgorgano sempre delle buone sorgenti? Andiamoci, senza por tempo nel mezzo, e troveremo certamente dell'acqua più pura e più viva che non quella vecchia brodaglia sbattuta da tutte le parti”. Guardate come una gran massa di naviganti si allontana segretamente dal grande bacino, per incamminarsi verso i monti. Questo è già un buon segno. Però, a parte ciò, è forse meglio se rimaniamo ancora qui, vicino al bacino, per vedere ancora un poco quello che sta succedendo.

               11.    Non osservate che fra coloro che sono sulla riva ci sono molti che si sono provvisti di buoni cannocchiali e finalmente stanno scrutando la ruota da tutte le parti e si sono accorti che le sue pale sono molto consumate e fradice. Quale ne sarà la logica conseguenza? Vogliamo ascoltare ciò che dicono, fra loro, i nostri osservatori?

               12.    Ecco, proprio là ce ne sono un paio di veramente perspicaci, essi discorrono di buon umore. Ascoltate, dice il primo: “Vedi, cosa ti avevo detto? Ecco, è venuto il momento in cui a questi imbonitori comincia ad andare male, poiché la ruota non può essere fermata per essere sostituita con nuove pale, poiché, se lo facessero, l'acqua rimarrebbe ferma nel bacino e a qualsiasi stolto navigante risulterebbe ben presto evidente la mancanza di vita dell'acqua. Non possono più azionare la ruota con forza, bensì staccano dalla stessa le poche pale da cui cola acqua. Se però tale cosa accade con certezza, allora dimmi, caro amico, che cosa sarà poi della vitalità dell'acqua? Poiché la ruota priva di pale ce la farà, con una rotazione ancora così veloce, ad obbligare l'acqua a compiere un movimento circolare e a conferirle un'apparente vivacità, altrettanto poco quanto noi del resto riusciamo a conferire vivacità ai pensieri che non abbiamo ancora pensato”.

               13.    E il secondo dice: “Fratello, io so come finirà la cosa. Quando i barcaioli noteranno, come già accade ora molto spesso da quanto ho osservato, che l'acqua diviene sempre più lenta nel suo movimento, si convinceranno in parte che la via più saggia per la vivacità dell'acqua è lontano dalla riva. In parte si avvicineranno, grazie alla resistenza minima, al cosiddetto «luogo santo» del marchingegno della ruota, e vedranno con i loro occhi cosa ricaviamo precisamente dalla riva, cioè che tipo di rapporto essa ha con la potente ruota, così tanto decantata. Tu lo sai, i pomposi che si interessano alla ruota dicono che è non danneggiabile per tutti i tempi dei tempi e che ha perciò sempre la stessa potenza di rendere vivente l'acqua. Cosa diranno quando conteranno le pale e scopriranno, con loro sorpresa, una tale mancanza e scorgeranno il cattivo stato preoccupante della pale ancora disponibili nella ruota cieca? Non sei d'accordo con me? Dirigeranno velocemente le loro imbarcazioni lontano dalla struttura della ruota e punteranno verso riva”.

               14.    E l'altro dice: “Ciò sarà chiaro come il sole a mezzogiorno, soprattutto quando l'acqua troppo poco mossa nei pressi della riva sbatterà loro in faccia qualcosa del genere: «Ascoltate, voi naviganti! Affrettatevi ad allontanarvi dalla mia superficie, altrimenti correte il pericolo di navigare su una pozzanghera puzzolente invece che su acqua vivente!»”.

               15.    Vi piace questo dialogo? Io ritengo non sia male. Ma c'è un'altra compagnia sulla riva, che esamina la profondità del bacino con piccole aste,percorrono con barche vuote tutte le direzioni e si comportano come se fossero dei naviganti d'acqua vivente. Ma guardate, ora sbarcano alcuni di tali visitatori del fondo del bacino e cominciano a tenere un discorso importante tra di loro. Andate e ascoltate cosa si dicono.

               16.    Ascoltate cosa dice il primo: “Io ho sempre detto che tutto questo pantano circolare era poco profondo e che l'acqua, agitata artificialmente, non permetteva di scoprire la sua lieve profondità. Dunque, dato che quest'acqua non è che una misera miscela soggetta facilmente ad andare in putrefazione, essa doveva, per necessità di cose, essere, anche per questo motivo, tenuta costantemente in agitazione, affinché il suo esteriore aspetto fosse di una coloritura vivente. Ora, noi sappiamo come stanno le cose, perciò siamo in chiaro di tutto. In che modo, però, ritenete voi che si potrebbe ovviare a questa pazzia, che dura già da tanto tempo?”.

               17.    Ascoltate, ora prende un altro la parola: “In un duplice modo, vedete, gli interessati alla ruota dell'acqua sono, comunque, già in preda a molte ansie e pene e non sanno come fare per correre ai ripari e quale sia il modo per migliorare la vecchia ruota marcia. Che cosa è più facile ora se non scavare di nascosto una via sotterranea e vuotare così tutta la loro insulsa acqua. Quando il bacino sarà vuoto, potranno far girare la loro ruota quanto vogliono e potete essere certi che allora anche i naviganti ciechi usciranno dal bacino e si renderanno finalmente conto che la Vita esiste anche fuori di esso ed in abbondanza dappertutto”.

               18.    Ed ecco, ora prende la parola un terzo: “Non avete mai sentito dire che proprio nel posto dove c'è la ruota, esiste effettivamente una sorgente d'acqua viva? Se potessimo impadronircene, sarebbe un grandissimo guadagno”. Ascoltate ancora; parla un quarto: “Proprio adesso mi è venuta una bella idea. Che ne direste se rinunciassimo a vuotare l'acqua e facessimo una galleria con poca fatica sotto la ruota? Se si trova là la fonte vivente, noi la convoglieremo senza dubbio verso la luce del giorno, dove, ben presto, grazie alla sua ricchezza vivente, si riverserà come un mare su tutte queste valli ampiamente estese e piane. Se accadrà una tale cosa, gli azionatori della ruota possono far girare quanto vogliono la loro ruota; noi siamo sicuri di poter contare sulle dita i pazzi che si faranno cullare ancora nelle loro marce imbarcazioni sulla nera acqua”.

               19.    E il primo riprende la parola e dice: “Bravo fratello, questa sì che si chiama una buona idea! Però, bisogna mettersi all'opera il più presto possibile. Infatti, non per niente essi hanno posto la ruota proprio in quel punto, poiché, se l'umanità scoprisse dove veramente si trova la fonte dell'Acqua Viva, allora per loro sarebbe la morte e lo sfacelo ed è perciò che l'hanno accuratamente chiusa. Ora, però, abbiamo preso questa decisione ed essa è stabilita nel Cielo. Prepariamoci, quindi, a dare inizio al lavoro”. Ora, vedete, costoro hanno già dato inizio al lavoro, che procede senza ostacoli. Sono in parecchi che scavano alacremente e con vigore più crescente.

               20.    E guardate ancora: questi si calano nella galleria con molti altri e scoprono, di primo acchito come dei buoni esperti di montagna, tracce dell'esistenza dell'acqua vivente. Già si inoltrano e al primo colpo scoprono una ricca fonte, che riverbera all'esterno con la stessa potenza della luce del Sole. Continuano a scavare, mettono una mina più grossa e, poiché non si imbattono in nessuna roccia, il lavoro procede speditamente.

               21.    Guardate come, dalle molte vene d'acqua scoperte, vanno già formando un ruscello scintillante, che scorre giù nelle valli e come la gente accorre verso il ruscello, dove, con il suo lieve rumore, ha già reso attenta la gente del circondario. Ora il nostro gruppo di ricercatori e scavatori è vicino alla fonte principale.

               22.    E vedete, ora sono arrivati sul posto e uno degli scavatori dà il colpo di grazia. La fonte è dischiusa. Essa trasporta a valle tutto ciò che è morto e contaminato, ma, nello stesso tempo, vivifica ogni cosa e la rende attiva. Finalmente anche i lavoratori possono viaggiare naturalmente, senza artifici di sorta, verso la Vita eterna, con infinita libertà!

               23.    Però, gli interessati alla ruota stanno osservando il grande fenomeno, avvenuto a loro insaputa e, nello stesso tempo, chiamano soccorso dall'impalcatura della ruota! Ma è inutile, per quanto essi facciano girare a tutta forza la ruota, essa manca il suo effetto, perché le palette, per la loro fracidità, si sono staccate ed i naviganti hanno abbandonato le loro barchette e preferiscono andare a piedi verso la fonte dell'Acqua Viva. Soltanto gli interessati alla ruota se ne stanno, per così dire, nel loro brodo! Alcuni strappano, con rabbia, dei mozziconi della ruota e se ne servono per raggiungere, nuotando, la beata sponda. Mentre, per gli interessati principali, non rimane, alla fine, alcun mezzo di salvezza, perché, essi stessi hanno spinto le barchette via dal centro verso la riva e perciò nessuno è più in grado di portargli aiuto. E l'Acqua Viva non vuole scorrere entro il suo bacino putrido.

               24.    Le cose, in realtà, stanno proprio in questo modo e questa è pure la perfetta soluzione di tutta la sinistra immagine, vista dalla sfera del nostro sesto ospite spirituale.

               25.    Voi, certamente, comprenderete questa immagine e con ciò basta, poiché anche questo ci viene offerto dalla vista del Sole spirituale. Come voi avete riscontrato, nel Sole naturale, tutte le condizioni materiali corrispondono a quelle di tutti i pianeti; così stanno pure le cose soprattutto per quanto riguarda le condizioni spirituali.

               26.    Chi è, però, questo settimo spirito, dalla cui sfera voi avete scorto tutto ciò? Vedete, si tratta di un vecchio spirito, riservato per questo tempo: è lo spirito del Profeta Daniele. E ora che sapete ciò, voi potete uscire dalla sua sfera ed entrare, per la prossima volta, nella sfera di un ottavo spirito, che sta ora avvicinandosi, mentre noi per oggi concludiamo.

 

[indice]

Cap. 16

* * * * *

La sfera dell'ottavo spirito. L'orologio dei mondi e “l'ultimo tempo”

La “Nuova Gerusalemme” dalla sfera di Swedenborg

 

                 1.    Dunque, il nostro amico ospite è già qui; perciò entrate immediatamente nella sua sfera. Questo spirito lo rivedrete nella sua sfera, perché vi farà da guida. Però, fate molta attenzione a quello che vi mostrerà e dirà, poiché, grazie a ciò, vi risulteranno chiare alcune cose che, finora, non avete ancora compreso nel loro giusto significato. Voi vi trovate già nella sua sfera, perciò attenetevi a lui, perché egli è una guida molto capace e in lui c'è molta Sapienza, proveniente da Me. Strada facendo, voi apprenderete chi sia propriamente questo spirito, perciò ascoltatelo e seguitelo!

                 2.    E lo spirito così ora vi parla: “Venite, venite, fratelli, secondo la Volontà del Signore, io vi voglio guidare nel Regno della Verità e dell'Amore!

                 3.    Guardate là, verso Oriente, c'è un bel monte maestoso e osservate come il Sole spirituale, nel quale c'è il Signore, stia già alto sopra ad esso e quanto splendidamente i suoi raggi, al pari di una dolce aurora, penetrino nelle valli e negli altri punti bassi del mondo.

                 4.    In questa occasione guardate anche un poco indietro e potrete scorgere un gran mare, mosso alla superficie da alte onde, sulle sue onde si vedono diversi navigli, alcuni grandi e alcuni piccoli. Vedete come le onde affluiscono verso la riva, per assorbirvi questi magnifici raggi solari ed anche i navigli, che si trovano in alto mare, hanno regolato le loro vele, in modo di potere, al pari delle onde, raggiungere la riva illuminata. Da questo voi potete riconoscere la Forza segreta dei raggi che si dipartono da quel Sole divino, nel quale il Signore dimora.

                 5.    Ora, però, rechiamoci sul monte e da là contempleremo come la divina Verità si rende manifesta”. Voi chiedete: “A quanto sembra, quel monte si trova ad una certa distanza da qui, perciò, come potremmo noi raggiungerlo abbastanza presto?”. Fratelli, non preoccupatevi per questo, poiché la nostra volontà è più che sufficiente, per eliminare le distanze; ed ecco, come vedete, noi siamo già sul posto!

                 6.    Voi dite: “Caro amico e fratello spirituale, qui è infinitamente splendido, perciò ci rimarremmo volentieri, dato che qualcosa di simile, per quanto riguarda questo monte, noi ce lo siamo già immaginato, anche soltanto quale semplice presentimento”.

                 7.    Voi guardate là, verso Mezzogiorno, perché qualcosa di curioso vi agita l'animo e non potete indovinare di che si tratta. È ben vero che vedete un Sole grande che pende dall'alto firmamento e per mezzo di una lunga barra d'oro questo Sole si muove di qua e di là con la regolare lentezza di un pendolo d'orologio. Voi vorreste sapere di che si tratta. Ebbene, spostiamoci verso quella parte e voi ne avrete presto una idea.

                 8.    Voi vedete là, dietro a questo grande pendolo solare, si eleva un enorme edificio dalla base quadrangolare, formato a scaglioni ed in forma di piramide, fino a toccare con la sua punta l'alto apparente firmamento celeste. Noi, dunque, andremo ad esaminare un po' più da vicino tale edificio. L'iscrizione su uno dei lati ci dirà, innanzitutto, come stanno le cose con quella costruzione. Ecco, come vedete, noi siamo giunti.

                 9.    Ora che siamo qui, guardate in alto. Sul decimo scaglione, come vedete, ci sono due grandi piramidi luminose, guardate ciò che vi sta scritto. Voi dite: “La scrittura ci è sconosciuta”; bene, allora, vi leggerò io ciò che vi sta scritto. Dunque, sulla piramide alla nostra sinistra si legge: Questo è il grande misuratore del tempo per le cose create. E sull'altra si legge: L'unico movimento esatto, di tutte le cose e di tutti gli eventi, secondo l'Ordine divino!. Da queste due iscrizioni voi potete facilmente dedurre che cosa questa immagine stia a significare.

               10.    Ora, però, salite insieme a me almeno fino a metà dell'altezza di questo edificio; qui potremo vedere il quadrante di questo grande orologio mondiale e voi ne potrete facilmente dedurre quale tempo è l'attuale!

               11.    Ecco, noi siamo sul posto desiderato. Voi vi meravigliate che questo quadrante sia segnato con delle cifre da una parte soltanto, cioè alla sinistra e precisamente come i vostri orologi, da uno a dodici. La parte destra, che è rivolta verso Oriente, è completamente scevra di cifre. Ciò dipende dal fatto che qui il lato occidentale rappresenta soltanto il temporale umano, mentre quello Orientale lo Spirituale.

               12.    Vedete, quando la Creazione materiale venne fondata, questa grande lancetta lucente stava rivolta verso il basso, cioè sul numero uno, che voi vedete brillare ancora fortemente.

               13.    Dove si trova ora questa lancetta? Voi dite: “Essa sta diritta verso l'alto ed è vicina all'ultimo numero, soltanto deve superare ancora due piccoli punti e poi la lancetta sarà fuori, nel campo luminoso privo di cifre”. Sapete voi cosa voglia significare ciò? Ebbene, ciò significa “l'ultimo tempo!”.

               14.    Però voi chiedete: “E quando la lancetta avrà raggiunto il libero campo bianco, allora le cose cesseranno d'esistere?”. Di ciò verremo informati da un prossimo quadrante che si trova più in alto, perciò, salite con me soltanto alcuni scaglioni!

               15.    Ed ecco, qui c'è già un altro quadrante. Cosa osservate, ora, in esso? Voi dite: “Noi vediamo una disposizione esattamente inversa. Il lato rivolto verso Occidente è oscuro, senza alcuna indicazione di cifre; il lato rivolto ad Oriente, invece, è segnato da nuove cifre molto luminose. Qui, però, il numero uno sta in alto e il dodici in basso, la grande lancetta sfiora già la prima punta dell'unità, la quale brilla come una chiara stella mattutina ed ogni cifra che scende lungo l'ampio cerchio, verso il basso, partendo dall'unità, brilla sempre più; lo splendore dell'ultimo numero è simile a quello del Sole, che ad Oriente irradia tanto splendidamente”. Voi avete visto giustamente, però, cosa sta a significare ciò?

               16.    Questo lo apprenderete immediatamente: Un tempo vecchio e tenebroso si espande in un tempo nuovo e luminoso. Perciò tutte le cose non passeranno, bensì sarà dato loro “un nuovo tempo”. E come il primo tempo era un tempo che andava verso lo sfacelo ed un tempo tenebroso, così questo tempo che sta venendo è un tempo del sorgere, cioè un tempo del giorno. Ora avete afferrato il significato di questo grande orologio. Rivolgiamo, perciò, i nostri sguardi via da qui ed osserviamo attentamente le cose che, in numero infinito, stanno intorno a noi e sono una meraviglia a vedersi.

               17.    Voi scorgete là, verso Mezzogiorno, un edificio quadrangolare di grossa mole, che è simile ad un grande dado e misura quasi dodicimila klafter da tutti i lati. Al di sopra di esso, ai quattro angoli, voi potete vedere quattro gigantesche figure umane e ai loro piedi voi scorgete quattro animali diversi. Rechiamoci subito là, per vedere che cosa significhi tutto ciò. Eccoci già sulla splendente superficie di questo grosso dado. Guardate come nel mezzo di questa superficie ci sia ancora un piccolo dado, eccezionalmente luminoso e, sopra il dado, c'è un libro completamente sigillato.

               18.    Il settimo sigillo è ugualmente aperto e da esso voi vedete salire ogni sorta di gigantesche raffigurazioni. Molti spiriti bianco-vestiti, con delle grandi trombe, se ne escono, volando in tutte le direzioni. Uno di loro dà fiato alla tromba e dalla stessa escono ogni sorta di malanni, come guerre, carestia, fame, malattie. Più in là, un altro dà fiato alla sua tromba e da essa divampa un fuoco devastatore, che, dove giunge, tutto divora e fa liquefare le pietre più dure. Un altro dà fiato alla sua tromba e il mare si solleva come un'alta marea, portando alla riva ogni sorta di animali immondi e, guardate laggiù, nel profondo, come la vecchia Terra affoghi in una tale marea. Guardate, dall'altra parte c'è un quarto spirito che dà fiato alla sua tromba ed un grande drago pieno di fuoco precipita, legato ed ammanettato, in una voragine senza fine, ardente con un fuoco inestinguibile.

               19.    Guardate, ora, le quattro gigantesche figure che si trovano agli angoli del grande dado. Anch'essi sono muniti di grandi trombe. E, ecco, quella che si trova a settentrione dà fiato alla sua ed uno spirito si lancia fuori dalla tromba, con in mano un grosso flagello, per castigare la Terra. E, fate attenzione, anche quello verso Occidente dà pure fiato alla sua tromba e dalla stessa esce un altro spirito, recando in mano una scopa rovente e infuocata, per spazzare la Terra dalla sua immondezza. Verso Mezzogiorno, un grande spirito suona pure la sua tromba e un grande numero di spiriti escono a precipizio, muniti di cesti, con dentro delle sementi di ogni tipo, per seminare dei nuovi frutti nel suolo spazzato. Ora è la volta dello spirito che si trova ad Oriente, esso dà fiato alla sua tromba e da essa esce una nube sfolgorante e su di essa ci sono delle infinite schiere di spiriti. Al culmine della nube, voi potete scorgere una Croce luminosa e, a fianco della Croce, sta un Uomo soave e dolce, come un Agnello.

               20.    Vedete, questo è il segno del Figlio dell'Uomo. Con ciò abbiamo visto, in questo luogo, tutto ciò che qui può essere concesso di vedere, poiché è dalla luce della Verità che voi scorgete tali cose.

               21.    Ora, i vostri sguardi sono rivolti verso Oriente e scorgete, con vostra grande meraviglia, una superlativamente splendida grande città, la quale brilla, su di voi, come un magnifico Sole! Voi vorreste sapere che cos'è questa città, e la vorreste vedere anche più da vicino. Ebbene, trasportiamoci ed ecco che la città sta dinanzi a noi!

               22.    Cosa vi pare, vi piace stare qui? Voi dite: “Infinitamente, poiché, veramente, si respira da tutte le parti dell’Amore puro, e tutto quello che noi scorgiamo, ha un carattere quanto mai mite e dolce, nonché alitante l’Amore più sublime!”. E poi soggiungete: “Quanto magnificamente risplendono le mura di questa città, quanto solenni e sontuose ne sono le sue porte, e quale luce, indescrivibilmente splendida, irradia verso di noi da ognuna di esse! Delle innumerevoli schiere di superbeati spiriti angelici vi entrano e ne escono. Oh, quanto deve essere bello abitarvi!”.

               23.    Dato che il vostro desiderio è di visitare questa città, inoltriamoci, soltanto sappiate che essa è infinitamente grande e che noi non potremmo percorrerla tutta, sia pure con la velocità del pensiero, nemmeno in tutte le eternità delle eternità. Infatti, questa città diventa grande, anzi infinitamente sempre più grande, soltanto quando si penetra nel suo interno; perciò noi ci avvicineremo solo ad una porta, gettando soltanto uno sguardo intorno.

               24.    Voi dite ora: “Per amore dell'Onnipotente Signore, quale infinita sontuosità e quali magnifiche abitazioni! Questa strada, che noi scorgiamo da qui, sembra non avere mai fine”. Infatti, anch'io vi dico: “Voi potreste camminare sempre avanti, per questa strada e non arrivereste mai al capo opposto e di queste strade e piazze ce ne sono in quantità innumerevole, in questa città”. Volete sapere come si chiama questa città? Non avete che da leggere l'iscrizione sopra questa porta, essa così si legge: «La santa Città di Dio», oppure: «La Nuova Gerusalemme!».

               25.    Io però, che vi ho guidati qui, sono lo spirito di Swedenborg e con ciò avete visto tutto quello che vi è stato accordato dal Signore, attraverso la mia sfera. Dunque, torniamo indietro e uscite dalla mia sfera e andate da Colui che vi attende ed il Nome del Quale è Santo, Santo, Santo!”. Ora voi siete di nuovo qui; avete osservato tutto bene?

               26.    Voi lo confermate. Io, però, vi dico: “Quello che voi non comprendete ancora vi risulterà più chiaro a suo tempo e precisamente nella sfera del prossimo spirito”; e con ciò per oggi concludiamo.

 

[indice]

Cap. 17

* * * * *

La sfera del nono spirito (Evangelista Marco)

Escursione nel mondo degli spiriti vero e proprio

Conformazione del peso dell'amore carnale nell'aldilà

 

                 1.    Anche questo nono spirito potete vederlo nella sua sfera; egli vi guiderà in diversi luoghi, dove voi potrete vedere e venire a conoscenza di cose finora a voi del tutto ignote, che vi renderanno anche possibile scorgere, molto più chiaramente, ciò a cui vi è stato dato modo di assistere fino a questo momento.

                 2.    Guardate, il nostro nuovo amico ospite è già qui; entrate perciò senz'altro nella sua sfera e seguitelo secondo le sue indicazioni.

                 3.    Ora voi vi trovate già nella sua sfera; fate dunque attenzione a ciò che questa nuova guida vi dice: “Cari amici e fratelli, venite con me a vedere tutto quello che l'Amore del Padre, nella Sua Infinita Grandezza, opera, e quanto soavemente si manifesta dappertutto. Rallegratevi oltre misura del fatto che il Padre si sia compiaciuto di mostrare tali cose al vostro spirito, poiché voi potete contemplare, con i vostri occhi, in quale modo le vie del Signore sono imperscrutabili e come le deliberazioni della Sua eterna, infinita Sapienza, sfuggano a qualsiasi indagine!

                 4.    Volgete il vostro sguardo a sinistra, tanto lontano quanto i vostri occhi spirituali ve lo permettono, e ditemi, poi, quello che riuscite a scorgere. Io vedo che, a causa dell'ampiezza visuale, voi siete imbarazzati e non sapete da che parte incominciare! Perciò esporrò io stesso, verbalmente, in buon ordine, quello che voi vedete.

                 5.    Verso Mezzanotte, voi scorgete una regione piuttosto arida, dei monti alti e ripidi troneggiano, susseguendosi, e sembrano scrutare, al pari di giudici minacciosi, le sconfinate pianure sottostanti. Qua e là, fra i monti e sulle colline più basse, voi potete vedere degli edifici, del tipo dei vostri terrestri. Più verso il basso si scorgono anche delle chiesette. Nelle parti alte di tali monti, potete seguire delle nuvole piuttosto oscure che vi si aggirano, mentre, al di sopra, i monti sembrano consistere esclusivamente di neve e di ghiaccio, come gli alti ghiacciai da voi, sulla Terra. Infine, voi potete constatare che tutta questa regione nordica è, per così dire, tagliata fuori dalla zona in cui noi ora ci troviamo, da un fiume molto ampio.

                 6.    Se voi seguite con l'occhio il corso di questo fiume, potete constatare che esso proviene dalla regione che si trova fra il Mattino e la Mezzanotte e che si dirige, formando quasi un mezzo cerchio, fra Sera e Mezzanotte. I suoi flutti sono fortemente burrascosi, ragione per cui un unico ponte volante, o per essere più esatti, una libera navicella, rende possibile la traversata a quegli abitanti che dimorano al di là del fiume.

                 7.    A voi certamente interesserebbe sapere di che specie di abitanti si tratta. Noi lo possiamo subito apprendere, basta che veniate con me. La barca si trova proprio su questa sponda e noi potremo attraversare il fiume con poca fatica. Salite pure sulla barca con cuore tranquillo e non abbiate timore delle onde spumeggianti, né della nera profondità di questo fiume. Noi guideremo la navicella con tanta perizia che non vi entrerà neppure una goccia d'acqua.

                 8.    Avanti, dunque, voi ci siete. Come vedete, la traversata si compie in modo molto migliore di quanto supponevate, noi siamo già in mezzo al fiume. Non spaventatevi per i mostri che sollevano il capo al di sopra delle onde, anche se spalancano le fauci come se volessero inghiottire interi uomini, dato che, ormai, noi siamo vicini all'altra sponda, ecco, l'abbiamo raggiunta. Scendete a terra prima di me; io intanto assicuro la barca alla riva e poi vi raggiungo.

                 9.    Eccoci, dunque, sulla terra ferma. Laggiù, abbastanza entro una valle, voi potete scorgere un villaggio molto sudicio. Andiamo là, a vedere di che cosa si tratta. Eccoci arrivati. Cosa vi pare qui? Voi siete quasi assaliti dalla febbre, ma io vi dico: “Qui ancora non c'è male, ne vedrete di peggiori”.

               10.    Voi, appunto, dite: “Caro fratello ed amico! A noi basta questo! Infatti, le case, quanto mai sporche, hanno tutto l'aspetto, come quando, da voi, in qualche angolo remoto della Terra, è scoppiato un incendio che ha annerito tutto ciò che stava accanto. In quanto agli uomini che noi vediamo qui, essi sono talmente cenciosi che, sulla Terra, sarebbe difficile immaginare qualcosa di più cencioso. Ora vediamo una coppia che si avvicina; l'uomo è mezzo nudo, le sue carni sono magre e sudicie e sul petto sembra che abbia il segno di una scottatura. Anche i suoi capelli sembrano a metà bruciacchiati e così pure un lato della sua faccia. Chi lo accompagna sembra essere una donna. Signore! Quale compassionevole figura femminile. Sembra che sia stata veramente sepolta per tre anni, soltanto dalle spalle pendono alcuni cenci sudici. I suoi piedi, completamente nudi, sembrano piuttosto delle ossa scarnificate, e le braccia poi! Un braccio è scheletrico, mezzo bruciato, l'altro è pieno di marciume e di bubboni. E la sua testa! Quale fisionomia! In verità, se qualcuno è capace di scoprirvi qualche caratteristica che non sia quella della morte, vuol dire che ha gli occhi per non vedere!”.

               11.    Certo, miei cari amici e fratelli, non rammaricatevi però di questa vista, poiché questo è ancora l'aspetto migliore degli abitanti di questa regione ed è, per così dire, il primo principio della grande miseria, che questa regione cela in sé. Entriamo ora nel villaggio e voi vi potrete vedere delle cose da far strabiliare.

               12.    Ecco, qui è, appunto, la prima casa; guardate nell'interno, da questa finestra bassa; che cosa vedete? Oh, voi indietreggiate per il ribrezzo! Oh, lo so che qui non siamo in un negozio di profumi, voi vedete sul suolo di questa stanza degli esseri umani, mezzi putrefatti, accoccolati alla rinfusa, che si avvoltolano nella loro carne infracidita. Certo che questa non è una vista gradevole, però non può essere diversamente, poiché viene mostrato l'amore per la carne.

               13.    Voi chiedete se questi esseri debbano considerarsi, generalmente, come perduti, ma sapete pure quanto grandi siano l'Amore e la Misericordia del Signore! Vedete, da tutti costoro, la carne, o, piuttosto, la voglia o l'appetito carnale, deve essere consumato nel più nauseabondo dei modi, prima che essi possano raggiungere uno stato che renda possibile venire loro in aiuto.

               14.    Credete che questi esseri, che al vostro sguardo sembrano estremamente miseri, si sentano infelici in tale stato? Ma neanche per idea! Se lo sentissero, potrebbero anche sottrarvisi, poiché ognuno di loro ha ancora abbastanza forza per tirarsi su e per muoversi, fino a raggiungere il fiume, la cui acqua ha, per loro, una forza purificatrice e risanatrice. Soltanto che l'aspetto carnale è il loro elemento, così che essi rodono intorno alla loro carne, fin quando essa viene completamente consumata.

               15.    Voi chiedete: “Hanno questi miseri qualcosa per potersi nutrire o la possibilità di far ciò?”. Ebbene, venite fino alla prossima casa e guardatevi dentro dalla finestra ed assisterete così ad un pasto.

               16.    Dunque, che cosa vedete? Ma se voi non state fermi! Perché avete, così improvvisamente, fatto un salto indietro? Ecco, anche ciò che avete scorto è una conseguenza della voglia carnale. Perfino voi, sulla Terra, avete un proverbio che dice: Questo e quella si vogliono un bene da mangiarsi!. Perciò non dovete né spaventarvi né meravigliarvi tanto, se qui avete visto che gli abitanti di questa casa si mangiano, l'un l'altro, parti della loro carne imputridita, piena di tarli e di vermi. È così che la carne deve consumarsi, affinché, poi, quella piccola scintilla di uno spirito migliore, che si trova ancora in loro, venga resa libera.

               17.    Ora voi vorreste sapere se questi miseri esseri hanno qualche occupazione. Vedete, anche ciò potremo constatarlo, recandoci alla casa qui accanto. Ecco, guardate attraverso questa finestra mezza diroccata e scorgerete subito una delle occupazioni degli abitanti di questa casa. Però, di nuovo, voi vi allontanate inorriditi! Dunque, che cos'è qui che non va e che vi respinge con tanta violenza? La verità è sempre verità, anche se deriva dalle più infime cloache. Gli abitanti di questa casa tirano fuori dei brandelli di carne semiputrefatta, la avvolgono intorno alle proprie ossa nude e, compiuto ciò, il loro pensiero corre subito, di nuovo, all'accoppiamento sessuale e concentrano tutte le loro forze, per procurarsi così un voluttuoso piacere carnale!

               18.    La vostra meraviglia qui non ha senso, poiché, sulla Terra esiste forse qualcosa di migliore? Oh, voi dovreste poter vedere, con l'occhio spirituale, qualche carne morbida e delicata, che sulla Terra fa una gran bella figura ed allora vi meravigliereste ancora di più, anzi, molto di più che non in questo caso e luogo!

               19.    Voi chiedete: “Questi miseri esseri non hanno, dunque, alcun concetto di Dio e nessun desiderio di Lui?”. Andate un po' avanti; ecco, ora potete vedere qualcosa, su una collina che ha l'aspetto di sudicie rovine, di un luogo di preghiera. Avviciniamoci, chissà che non vi scopriamo qualche cosa di rimarchevole! Guardate qui dietro, dalla parte del monte, c'è una porta d'ingresso, per quanto molto malconcia. È sufficiente che noi diamo soltanto un’occhiata all’interno e riceveremo, senz'altro, la debita risposta alla vostra domanda. Ma eccovi nuovamente stupefatti. Ma, infatti, cosa avete scoperto di tanto sorprendente?

               20.    Voi riuscite a stento a respirare, per non parlare poi di dire qualcosa. Voi non dovete comportarvi così, altrimenti non arriveremo mai alla fine di questo nostro giro d'ispezione, tanto più che quello che ora avete visto, non è né più né meno che naturalissimo. Riflettete un po': l'uomo sensuale e carico di desideri porta tutto ciò, attorno a sé. Perciò, anche quando entra in una chiesa può rivolgere lo sguardo su qualche cosa, ma il suo amore per la carne è costantemente attivo. Ogni oggetto viene colorato da questo suo amore morboso e, alla propria maniera, in modo che questo nauseante amore si fa anche scorgere sensitivamente in ogni oggetto, sul quale un tale uomo, sensualmente bramoso, ha posto gli occhi. Ecco la ragione per cui, in questa specie di luogo di preghiera, al posto dell'altare, voi non avete visto altro che le parti genitali d'ambo i sessi. Infatti, un piccolissimo crocifisso, quanto mai misero, era ornato da tutti i lati con tali parti del piacere e voi avete anche visto alcuni uomini che, come se fossero in un museo d'opere d'arte pornografica, andavano in giro trascinandosi e i loro occhi si pascevano degli oggetti sopracitati come se fossero immersi e sprofondati negli stessi.

               21.    Trovate ciò, forse, esagerato? Io vi dico che questa è tutta la verità. Infatti, da voi, sulla Terra, c'è un enorme quantità di uomini i quali, di tanto in tanto, rivolgono un pensiero a Dio, specialmente quando vedono qualche immagine scolpita che Lo raffigura in modo rozzamente materiale. Ma, quanto a lungo dura tale ricordo? Basta che il suo sguardo si rivolga per un attimo su una prosperosa femmina e, ben presto, il ricordo del Signore, come pure la Sua immagine, vengono addobbati e intessuti con ogni sorta di parti carnali attraenti e stimolanti! Sulla Terra, semplicemente, è la vostra pelle che nasconde tutto ciò, ma, per lo Spirito, ciò non è il caso, perché, dinanzi ad esso, né pelle, né carne possono nascondere qualcosa.

               22.    Voi chiedete: “Caro amico! Qui, nel fondo di questo sudicio fosso, si trovano delle botole, vistosamente ornate nello stesso modo nauseabondo. È questa, forse, la continuazione di tali onorevoli sconcezze carnali?”. Miei cari amici e fratelli! Basta fare una prova per rispondere e risolvere questo problema. Noi visiteremo ancora un paio di questi “palazzi” ed io sono dell'opinione che poi ne avrete abbastanza, cosicché rinuncerete a fare altre domande sugli altri numerosi “palazzi” che ci sono ancora. Ecco, qui ce n'è uno, guardate pure dentro e voi sarete sorpresi di quanto vedrete con un unico sguardo. Voi incominciate a contorcervi, come se foste assaliti da una colica acuta! Che c'è dunque? Io non ci vedo nulla di nuovo. Sono delle apparizioni della vostra Terra, così come esse là avvengono. Voi qui non vedete altro all'infuori di un grande numero di donne che giacciono su un tavolaccio sudicio e che sono ancora abbastanza in carne. Di speciale c’è soltanto che degli esseri di sesso maschile, dall'atteggiamento furiosamente sensuale, e non solo nell'aspetto, si aggirano fra le donne e, con dei coltelli appuntiti, fanno dei buchi nella loro carne, applicando, poi, i loro genitali nelle ferite ancora fresche. Poi sono le donne che legano con delle corde le mani agli uomini intorno a dei pali, dandosi poi da fare intorno ai loro genitali, in tutti i sensi, mordendoli e strappandoli con i denti roventi. Poi, a loro volta, sono gli uomini che strappano i seni alle donne e li appendono alle loro parti genitali e perfino su tutto il loro corpo. Quest'azione infame ha come conseguenza un grande spargimento di sangue. Questo, però, è ciò che vi ha fatto più orrore, schifo e nausea. Voi pensate che ciò sia, ad ogni modo, un po' esagerato. Io invece vi dico: “Niente affatto, poiché se voi poteste vedere con l'occhio spirituale, anche soltanto su un miglio quadrato della superficie terrestre, in quante forme si manifestano le brame della carne, vedreste delle cose con delle varietà ancora più diverse e più schifose di quanto avete visto qui”. Voi potete credere che se alcuni abitanti della Terra non fossero trattenuti dal timore dei castighi sanzionati dalle leggi statali e civili, vedreste delle cose veramente inaudite e sorprendenti, poiché le voglie carnali si rivelerebbero alla luce del Sole piene di trovate davvero infernali.

               23.    Vi è rimasto ancora il desiderio di guardare dentro alla prossima casa? Voi scuotete la testa ed anch'io, da parte mia, non vi conduco più avanti, soltanto vi dico, in breve, che voi non vedreste nulla di migliore, ma sempre qualcosa di ancora peggiore. Ad esempio, nella prossima casa, scorgereste tutti i modi possibili della violazione dei fanciulli. Andando più avanti, vedreste come delle giovanette vengono sedotte ed adescate alla libidine dai maniaci carnali. Considerato, però, che tali orrendi spettacoli vi sarebbero più dannosi che utili, è meglio che li evitiate e non li guardiate affatto.

               24.    Io, però, devo informarvi che più si procede entro questa valle più gli esseri si presentano esteriormente in carne e più completi che non là, nelle vicinanze del fiume. La causa va ricercata nel fatto che quelli che stanno vicino al fiume sono più scoperti e liberati dalle insidie della carne che non coloro che dimorano verso il fondo della valle.

               25.    Guardate là, in quella fossa lurida, e vedrete perfino parecchie case in fiamme. Voi chiedete che cosa significa ciò. Significa che questa brama carnale degenera nel maligno, cioè in qualcosa di simile alla gelosia sulla vostra Terra. Però, in una tale casa, a voi, impreparati come siete ad un simile spettacolo, costerebbe la vita guardarci dentro. Con ciò, noi non abbiamo più nulla a che fare in questa valle oscura, cosicché, la prossima volta, ci avvicineremo ad un altro villaggio e vedremo come stanno le cose là. Soltanto io vi dico: “Non illudetevi troppo, perché anche là ne vedremo d'ogni sorta e colore! E per oggi basta!

 

[indice]

Cap. 18

* * * * *

La conformazione nell'aldilà dell'usura

 

                 1.    Prima che ci avviciniamo a quest'altra valle, voglio rispondere brevemente ad un'altra domanda che voi mi avete rivolto, cioè voi vorreste sapere se quello che avete visto è proprio l'Inferno. Io non posso dirvi al riguardo né sì, né no, ma soltanto che quello che voi avete visto è di natura infernale, ma non è l'Inferno vero e proprio, poiché quello che qui si mostra, è una isolata visione del vizio. Dove voi avete visto gli esseri più consunti e distrutti, anche il vizio stesso è più consunto. Invece, dove avete scorto delle raffigurazioni ancora complete e carnalmente attive, là la forza del vizio, proveniente dalle maligne brame, con la facoltà attiva di peccare, non intende diminuire. Altrettanto si manifesta sulla Terra, dove gli uomini si abbandonano ad ogni genere di peccati, riducendo la loro natura fisica in uno stato disastroso ed impotente, e per la schiavitù della libidine e per eccitarsi usano degli eccitanti artificiali. Vedete, tali appaiono in primo piano, poiché, malgrado tutto, di tanto in tanto permettono che salga in loro un pensiero che mostri la caducità di tutti questi piaceri. Invece, nel fondo della valle, avete visto quelli in cui la forza del desiderio sta ancora più in accordo con la forza attiva del vizio.

                 2.    Da quanto ora detto, potete dedurre che, quanto da voi visto, non è che un’immagine infernale del peccato e del vizio e questa conoscenza è sufficiente, per inoltrarsi, poi, nella valle attigua a questa, alla quale abbiamo già accennato.

                 3.    Come vedete, questa valle è separata da quella a voi già nota da un dosso montuoso abbastanza sporco. Basta che noi lo superiamo e vedremo subito come si presenta l'altra valle. Voi volete e vedete, noi siamo già sulla cresta del monte. Guardate laggiù il nuovo villaggio. Vi piace? Voi dite: “Da lontano sembra avere un aspetto migliore del precedente, soltanto il fatto che si trova più verso Occidente non ci permette di attenderci qualcosa di buono”. Certo, voi avete ragione, e ciò anche sarà.

                 4.    Voi mi chiedete, inoltre, perché questi edifici sono più grandi e nel loro insieme hanno un aspetto più rispettabile di quelli del villaggio precedente? Ed io vi dico: “Andiamo giù nel villaggio e troverete subito la risposta alla vostra domanda”. Dunque, noi siamo già dinanzi alla prima casa. Vedete, essa ha una parete arrotondata e sporgente, tinteggiata in un colore bianco sporco, però, senza finestre e senza un ingresso da questa parte anteriore. Voi chiedete: “E perché, dunque?”. Perché questo lato della casa è rivolta verso Oriente e ciò costituisce un orrore per gli abitanti di questo villaggio. In seguito a ciò, dobbiamo spostarci verso il retro dell'edificio, il quale si trova alquanto sul pendio del monte, se vogliamo scoprire ciò che regna lì dentro. Ecco, qui c'è già una finestra spaziosa, guardate all'interno e ditemi quello che vedete. Anche qui state indietreggiando per lo sgomento.

                 5.    Voi retrocedete subito alla prima casa. Ma che tipo di rapporto ci sarà mai tra voi e la casa successiva? Voi, stupefatti, dite: “Per l'Amore di Dio, ciò è inaudito, inumano e inconcepibile! Sul fondo sta seduto, su un largo scanno, un vero e proprio mostro umano. Egli ha una grossezza sovrumana, che occupa più della metà della stanza ed un ventre pendente in modo ributtante. Il collo è circondato da sudici cuscinetti di grasso, come appesi l'uno sull'altro. Dinanzi a lui stanno, in gran numero, degli uomini tanto magri da sembrare scheletri viventi e si pigiano intorno a tale orribile pancia adiposa, che suscita ribrezzo, affinché il mostro si impietosisca di loro e si degni di divorarli. E realmente questo essere mostruoso ha già, dinanzi a sé, degli scheletri umani completamente scarnificati. Più indietro, poi, ci sono alcuni che maledicono il mostro e nella loro furia vorrebbero avventarsi su di lui, ma vengono trattenuti da coloro ai quali il mostro ha promesso di divorare anche un po' della loro carne, per tramutarla, poi, nel grasso del mostro”.

                 6.    È naturale che voi domandiate: “Che cosa può mai significare questa strana e orribile immagine?”. Io, però, cari fratelli ed amici, sono costretto a dirvi, se non afferrate e comprendete ciò al primo sguardo, che ciò vuol dire che sulla Terra non avete imparato un bel niente, a causa della vostra completa cecità.

                 7.    Non è questo un eccellente ritratto di un usuraio o di un magnate e grande cavaliere dell'industria, che si è prefisso, quale scopo della sua vita, di accaparrarsi tutto quello che, in un modo o nell'altro, gli apporta degli interessi. Siete capaci di stabilire il limite, dove un tale usuraio o magnate industriale, si dichiari finalmente sazio? La sua avidità di guadagnare non va all'infinito? Gli rimorderebbe, forse, anche soltanto un poco la coscienza, se gli fosse possibile strappare a sé i tesori e le ricchezze del mondo intero? Spargerebbe una lacrima, se potesse divorare, attirandola a sé, la vita di tutte le vedove e di tutti gli orfani della Terra?

                 8.    Io vi dico: “Purtroppo i poveri corrono ancora in schiere da lui e gli sacrificano tutta la loro vita e le loro forze; per una vile mercede sono costretti da lui a farsi scorticare e divorare quasi completamente. Ci sono degli altri che portano a lui i loro pochi tesori e si ritengono fortunati qualora esso li accetti, soltanto in cambio di un meschino tasso d'interesse. Anzi, molti ingannati, vanno tanto oltre che considerano letteralmente, come una necessità, che, allo stato delle cose, essi siano stati ingannati da lui, senza sua colpa.

                 9.    Degli altri, altrettanto avidi quanto lui, però dei “poveri diavoli”, mondanamente meno astuti, vedendo la sua furfanteria, lo minacciano di distruzione e morte. Però, coloro che sono legati per interesse al magnate, impediscono che la morte venga a distruggerlo, per non rimetterci i loro guadagni”.

               10.    Dunque, che dite voi ora, riguardo a quest'immagine? Non mostra, questo orrendo peccato, ponendolo allo scoperto, così come esso effettivamente è? Questo, però, non è che un bonario principio; rechiamoci ora alla casa più vicina, che è alquanto più grande ed osserviamone il contenuto e vedrete che, come detto, le cose cambieranno d'aspetto!

               11.    Eccoci, noi siamo già alla finestra giusta, soltanto bisogna che aguzziate la vista, poiché la casa, essendo più grande ed avendo sul retro soltanto due finestre più piccole e sudicie, presenta l'interno alquanto oscuro. Dunque, avete già scorto ciò che si trova? Ecco, invece, che voi tremate per la risposta; questo è già un segno sicuro che avete scorto quanto è sufficiente. Voi, però, vi trovate impediti a parlare ed io vi credo volentieri, poiché simili spettacoli fanno trasalire perfino noi, spiriti forti, e questo specialmente, per il motivo che tali fatti, proprio adesso, si moltiplicano e diventano anche più grandiosi. Io vedo, però, che in questo caso sarà necessario esporre quanto visto da voi, dato che voi, per una tale immagine, non trovereste tanto facilmente le parole adatte.

               12.    Voi avete visto anche qui, verso il fondo, un essere orribilmente ingrassato; esso ha un ventre spaventosamente sporgente. Nella sua faccia si aprono delle fauci grandi come quelle di una iena, le sue braccia hanno la forma di fortissimi serpenti giganti ed i suoi piedi sono simili a quelli di un orso. Sulla sua enorme pancia è eretto una specie di altare e nel mezzo di questo è infilato uno spiedo a due tagli con la punta rivolta verso l'alto. Su questo spiedo sono infilati degli esseri molto magri. Una delle braccia a serpente è continuamente indaffarata a togliere dallo spiedo gli infilzati a e portarli alla bocca dell'ingorgo. L'altro braccio, invece, gira da tutti i lati alla caccia dell'uno o dell'altro dei poveretti, confinati disgraziatamente in questo spaventoso locale, e il primo che gli capita a tiro lo afferra, lo schiaccia e lo scaraventa sullo spiedo che sta sull'altare. Gli alti lamenti degli infelici rendono, se mai, più attivo il suo braccio. Ecco, qual è l'immagine da voi vista.

               13.    Che vi pare? Voi dite: “L'impressione è semplicemente spaventosa ed orrida!”. E aggiungete: “Questa, però, è un’esagerazione. È vero che sulla Terra le cose vanno molto male, ma, per quanto riguarda quest'immagine, sembra, tuttavia, che ci sia una forte esaltazione”.

               14.    Io, però, vi dico: “Qui non c'è niente di troppo, né troppo poco, ma, in ogni tempo, soltanto che la nuda verità. Fermate un po' la vostra attenzione su certi eroi del commercio e dell'industria della Terra, prendete un regolo e misurate le fauci della cupidigia. Poi esaminate le loro braccia, quale forma esse hanno e constaterete se esse non sono perfettamente identiche a questa immagine. L'uno è occupato ad accumulare ed a mettere tutto da parte, l'altro a depredare per tutte le vie con la cattiveria, l'astuzia e la violenza. Quando generalmente si è impossessato di una preda, questa viene infilzata sullo spiedo, quale offerta della cupidigia sull'altare”.

               15.    Ma voi chiedete: “Perché, poi, quest'altare si trova proprio sulla pancia di questo mostro?”. Vedete, il ventre sta a significare il raccoglitore della più sudicia specie di avidità e cupidigia, egoismo e amore di se stesso. Il ventre voluminoso indica quanto questo genere d'amore è smisurato e l'altare su questo, poi, viene ad indicare la mondana onorevolezza e superiorità e, di conseguenza, che razza di presuntuosi ed orgogliosi sono questi sublimi onorevoli cavalieri dell'industria e del commercio.

               16.    Lo spiedo a due tagli, rizzato sull'altare, questo lo potete dedurre da voi stessi, al primo sguardo. Non avete ancora mai sentito parlare del diritto commerciale o cambiario? Ecco, è questo che si trova sull'altare! Perciò, basta che un povero diavolo si lasci prendere in trappola ed egli viene subito afferrato e stritolato senza remissione, infilzato nel diritto e con tale diritto trafitto a morte.

               17.    Voi chiedete ancora: “E chi sono allora quei poveretti che così diligentemente vengono accalappiati? E perché lo spiedo è a due tagli?”. I poveretti sono ogni tipo di uomini; una parte, cioè quelli che sono più vicini al cosiddetto ingranaggio, sono anche i più esposti e sono i piccoli commercianti; un'altra parte è composta di coloro che, spinti dal bisogno, devono cedere i loro prodotti ai grandi speculatori. Una terza parte è formata da povera gente estranea che, in un modo o nell'altro, è in relazione con tale azienda. Una quarta parte è composta di uomini desiderosi di fare qualche acquisto. Una quinta parte sono i soci d'affari che dimorano altrove. Una sesta parte sono i dipendenti dell'azienda di classe superiore e la settima specie sono quelli della classe inferiore e più martoriata. Per tutte queste classi lo spiedo a due tagli è sempre pronto. Però noi avremmo dimenticato quale è il significato del doppio taglio.

               18.    Anche questo si dovrebbe afferrare di primo acchito: uno dei tagli significa la politica commerciale, l'altro taglio il diritto di tale politica, col quale gli è concesso abbracciare ogni ramo della sua attività, in modo da poterne ritrarre il più lusinghiero interesse strozzinesco. Comprendete ciò? Se non lo comprendete a fondo, consultate le disposizioni vigenti e ditemi dove si trova prescritto legalmente e qual è il guadagno che spetta alla classe commerciale. Ecco perché lo spiedo taglia in ambedue le parti, cioè da una che rappresenta la nota politica commerciale, e dall'altra che rappresenta l'illimitata cupidigia; ed ambedue queste parti taglienti sono strettamente collegate con il diritto commerciale, come i due tagli su una spada. Vedete ora, se questa immagine è corrispondente ai fatti? Essa mostra, come io vi dissi, né più, né meno la nuda verità.

               19.    Ora voi dite: “L'immagine è giusta, però ciò non ci lascia dubbi, che cose simili appartengono all'Inferno!”. Voi, in fondo, non avete tutti i torti, tuttavia, tutto resta fermo a quanto detto. Infatti, questa immagine illustra soltanto il peccato per se stesso, senza tenere conto delle persone che realmente lo commettono. Perciò, tale raffigurazione è bensì di natura infernale, però non è l'Inferno nella sua realtà. Infatti, se vi fosse dato di scorgere ciò nel vero Inferno, già al primo sguardo, l'impressione che ne ritrarreste, sarebbe ben diversa da quella da voi provata, nella piena e totale vicinanza di una tale immagine del peccato.

               20.    Vedete, c'è ancora un grande numero di tali cose, in questo lurido burrone. Dato, però, che in esso il peccato della cupidigia vi viene rappresentato sempre più interiormente e, perciò, in maniera inesprimibilmente e sempre più orripilante, voi non potreste più sopportare un altro spettacolo del genere. Perciò, limitiamoci alle due case già viste, poiché, quando questo peccato passa nella sfera della bruciante gelosia, destata dalla cupidigia, allora, poi, diventa anche completamente e meramente infernale e perciò non adatto ai vostri deboli occhi ed all'ancora più debole vostro spirito. Perciò, miglior cosa è che la prossima volta ci rechiamo in una terza valle. Là ci sarà dato di vedere delle cose del tutto nuove e, perciò, oggi accontentiamoci di quanto appreso.

 

 

Cap. 19

* * * * *

La conformazione nell'aldilà della brama di potere

 

                 1.    Per raggiungere questa terza valle, anche questa volta non avremo altro da fare se non superare questo dosso montuoso, il quale, a dire il vero, è più elevato dell'altro. Voi volete, ed ecco, noi siamo già sulla cima. Ora guardate giù verso Sera, il villaggio sta dinanzi al vostro sguardo.

                 2.    Però voi dite: “Caro amico e fratello, all'infuori di alcuni massicci rigonfiamenti del terreno, noi non possiamo scoprire null'altro che possa somigliare ad un villaggio”. Io, però, vi dico: “Voi vedete già, senz'altro, quello che c'è da vedere. Guardate più lontano che vi riesce, specialmente in quella fossa che diventa sempre più stretta e più buia e voi scorgerete, in gran quantità, tali rigonfiamenti del terreno”. Voi dite: “Ma là non può dimorare nessuno, qualunque sia l'aspetto del peccato”. Io, però, vi dico: “Lasciamo perdere ogni ragionamento e rechiamoci piuttosto verso questi rigonfiamenti, che allora la cosa cambierà d'aspetto e ora scendiamo”.

                 3.    Ed ecco, noi siamo già dinanzi al primo rigonfiamento. Che ne dite? Voi vi stringete nelle spalle; io invece vi dico: “Avvicinatevi ancora un po', ma non troppo, che allora, non vi stringerete più nelle spalle”. Voi chiedete, perché non ci si dovrebbe avvicinare troppo ad un tale rigonfiamento di terra, all'apparenza tanto insignificante. Anche di ciò, quando sarete ad una giusta distanza, voi riceverete immediatamente la debita spiegazione; avvicinatevi ancora un po'.

                 4.    Cosa mai sta succedendo, dunque, con questo improvviso salto all'indietro? Non vi ho già detto che questi canali di terra non sono così vuoti come sembrano, se guardati ad una certa distanza. Ora, voi dite: “Ma per l'Amor di Dio, che è mai ciò? Non appena ci siamo avvicinati di un paio di passi, un numero incalcolabile di serpenti, a noi noti come tra i più velenosi, hanno allungato le loro teste fuori dalle loro tane, spalancando le venefiche fauci. In verità, se non fossimo saltati via tanto celermente, essi si sarebbero precipitati su di noi, procurandoci qualche serio malanno. Dunque, questi cumuli di terra e pietra sono esclusivamente ricetto di serpenti; non vi è là nulla che somigli all'uomo?”.

                 5.    Io vi dico: “Per sapere ciò, dobbiamo osservare questo cumulo dalla parte settentrionale, dove, però, è accessibile con ancora più pericolo. Voi dovete, perciò, camminare dietro a me e guardare furtivamente al di sopra delle mie spalle e allora vedrete come stanno esattamente le cose. Venite dunque!”. Come vedete, noi siamo nel posto giusto; ora osservate bene: nella parte più bassa del cumulo c'è un buco, come nelle tane delle volpi, osservate attentamente nell'interno e scorgerete qualcosa d'altro. Però, quando avrete scorto qualcosa, sia pure di molto spaventoso, voi dovete, tuttavia, mantenervi silenziosi e tranquilli, poiché un moto inconsulto o un intempestivo grido di paura potrebbe avere, quale conseguenza per voi, di dover fuggire il più rapidamente possibile.

                 6.    Ebbene, avete guardato nel suo interno? Voi l'affermate senza aprire la bocca, così va bene. Prima di entrare in argomento, allontaniamoci il più rapidamente possibile da questo cumulo, poiché, nelle sue vicinanze, non è consigliabile parlare di ciò che lo riguarda. Dato che questo cumulo è formato da migliaia di orecchie in ascolto, è meglio stare ad una debita distanza. Dunque, raccontatemi ora ciò che avete visto.

                 7.    Voi dite: “O caro amico e fratello, quanto spaventoso e orrendo era quello che abbiamo visto! Sul fondo c'era un essere accoccolato, che aveva tutto l'aspetto di un drago ripugnante e spaventoso. Questo drago aveva bensì una testa simile a quella umana, però, al posto dei capelli si potevano scorgere una massa innumerevole di serpenti velenosi, che si attorcigliavano da ogni parte e volgevano tutt'intorno i loro occhi infuocati, per vedere se a tale orrenda dimora si avvicinava qualche preda.

                 8.    Verso la parte anteriore, lungo le pareti, si poteva scorgere una quantità di misere figure umane, ammanettate mani e piedi con catene ed un grande numero di serpenti liberi che strisciavano intorno a dette figure, mordendone le vene e succhiando fuori il sangue. Quell'orrido essere aveva, nella sua mano destra, fasciata da un serpente, una spada rovente e sull'altra mano uno scritto arrotolato. Un serpente, che era attorcigliato lungo il suo braccio sinistro, sfogliava spesso questo rotolo, dopo di che passava la sua lingua viscida sulla parte del rotolo così sfogliato, come se volesse rendere attento il mostro seduto sul fondo su qualcosa di speciale importanza. Subito dopo vedemmo che, da un punto oscuro del fondo, venivano tratti fuori, da una quantità di serpenti, molti esseri umani, dall'aspetto quanto mai infelice. Su di questi, il mostro vibrò immediatamente la sua spada infuocata, ne dilaniò alcuni, mentre gli altri li fece mettere in catene da serpenti provvisti di braccia, associandoli, poi, a quelli che si trovavano già lungo le pareti; questo è tutto quello che abbiamo visto”.

                 9.    Io vi dico: “Voi avete guardato bene e constatato tutto in modo pertinente”. Ma ora voi dite: “Caro amico e fratello, un vizio come quello raffigurato in quest'immagine da brivido non ci può certo essere sulla Terra!”. Io vi dico: “Ebbene, ancora delle cose inesprimibilmente e molto peggiori di quanto descritto in questa immagine, avvengono appunto sulla Terra, in questo campo. Ebbene, vi rendete conto di quale peccato si cela sotto questa raffigurazione? Vedete, essa corrisponde alla più sporca ambizione tirannica mondano-politica. Tutto ciò che s'avvicina al desiderio di dominio, si avvicina pure, nel suo intimo, in maniera caratteristica, a questa immagine. Voi non dovete confondere la sporca politica con la saggia avvedutezza di uno stato onesto e di reggenti giusti, ispirati da Dio, i quali, com'è naturale, devono sorvegliare i loro popoli, affinché quest'ultimi non si guastino troppo per la loro reciproca cattiveria, oppure non vadano incontro alla completa rovina. Con questa immagine, invece, si intende raffigurare soltanto quella scaltrezza infernale che esige dagli uomini di stato, a rango diversi, di cercare, attraverso la più scandalosa bassezza e viltà, di crearsi un posto di dominio e, qualora l'abbiano raggiunto, a trincerarsi immediatamente in una ulteriore umiltà, semplicità e falsa modestia. Ma questa loro dimora è piena di serpenti velenosi in agguato, che sono simili ai segreti spioni striscianti di grande astuzia, che, con la massima sollecitudine, stanno sorvegliando tutto in giro, per arrestare sul nascere, qualche pericolo per il loro sedicente e modesto padrone. Se effettivamente qualcuno si avvicina con cattive intenzioni, viene immediatamente afferrato e trascinato segretamente dinanzi al modesto proprietario di tale dimora. Che ad una simile preda, in tale discreta dimora, non vada troppo bene, l'avete visto attraverso l'immagine. I serpenti che si trovano sul capo, al posto dei capelli, stanno ad indicare lo sforzo senza sosta per la conquista di un potere sempre maggiore. La spada rovente, nella mano fasciata con un serpente, indica un posto di comando carpito con l'adulazione e l'astuzia, vale a dire un impiego o una carica che autorizzi una tale brama di dominio per esercitare il potere conferitogli. Che la spada sia rovente o infuocata denota l’inesorabile severità dell'essere tirannico. Che la mano sia fasciata con un serpente significa che essa viene usata con grande astuzia. Il rotolo nella mano sinistra, il cui braccio è ugualmente circondato da un serpente, indica la scaltrezza e l'avidità di dominio, nei cui piani nessuno può mettere l'occhio all'infuori della sua grande astuzia e abilità.

               10.    Voi avete visto degli uomini trascinati dal fondo, questo sta ad indicare come la molteplice astuzia del tiranno li abbia fatti precipitare nel basso, facendoli così suoi prigionieri. I grandi serpenti, provvisti di braccia umane, che mettono ai prigionieri le catene, sono i complici politicanti prezzolati del tiranno. Le catene, invece, indicano il completo stato di schiavitù di coloro che si trovano sotto la spada di un tale essere abominevole”. Con questo detto, credo che noi avremmo interpretato tutto e nel modo giusto.

               11.    Ora noi avremmo decifrato tutto. Voi, però, dite: “L'immagine, in verità, sembra esatta, tuttavia crediamo che sia esposta in un modo alquanto forte”. Ebbene, vi voglio rendere attenti soltanto su singoli esempi, di cui la vostra Terra, specialmente al tempo presente (anno 1842), è piena, e dagli stessi potrete dedurre molto facilmente se questa immagine dice troppo!

               12.    Affinché voi non arrovelliate troppo il vostro cervello, attirerò la vostra attenzione, in primo luogo, su tutti i maligni ammutinatori, i quali, per la maggior parte, partendo da un altro principio, dopo il compimento dei loro astuti e malvagi piani, si sono tramutati nei più grandi mostri dell'umanità. Robespierre è ancora lontano da essere il peggiore, fra gli innumerevoli che hanno precipitato la povera umanità della Terra in molteplici modi, materiali, morali e spirituali, in una infelicità senza nome.

               13.    Se fosse consigliabile farvi vedere ciò, nel più profondo dei cumuli di terra, che si trovano più addentro nella valle infossata, in verità, voi potete credermi, già al prossimo cumulo, perfino il più impavido fra voi, non sarebbe più in grado di mettere sulla carta nemmeno una lettera, poiché tutto ciò appartiene al più profondo, nonché perverso Inferno. Dall'altura avete scorto quanto grande è il numero di questi rigonfiamenti del terreno in questo orripilante burrone. A questo proposito, posso soltanto dirvi che in ognuno di questi cumuli, le cose stanno, per dire un numero, in modo diecimila volte peggiore che nel precedente.

               14.    E vi basti questo, poiché devo confessarvi apertamente: soltanto i più potenti spiriti angelici, provvisti di ogni possibile forza del Signore, possono attraversare questa valle tenebrosa senza averne danno. Io, però, non potrei penetrare con voi neppure fino al terzo cumulo, poiché, fino a tanto che questa brama di dominio ha di mira la vanagloria e il mondano, come voi avete visto nel primo cumulo, essa non è pericolosa per lo spirituale, quando si usa la necessaria prudenza. Mentre, nel secondo caso, una tale brama allunga le sue braccia serpentine nello spirituale vostro, perciò ogni spirito deve fare molta attenzione e stare ad una certa distanza da un tale cumulo. Con ciò accontentiamoci di quello che abbiamo visto in questa valle. La prossima volta noi andremo in una zona verso settentrione su di una altura più sicura e più benigna, dalla quale potremo dare un'occhiata generale sulle varie condizioni di tale regione e, con ciò, chiudiamo!

 

[indice]

Cap. 20

* * * * *

Entrata all'Inferno

 

                 1.    Ma per raggiungere questa altura favorevole dobbiamo andare verso il lato orientale della regione nordica generale e da lì, poi, potremo salire su quel vertice, poiché la regione che si estende più verso Nord è troppo orribile per poter continuare il viaggio da quel lato. Oltre a ciò, da quell'altura, noi potremo comunque abbracciarla con lo sguardo. Perciò, venite con me e in modo spirituale saremo lassù il più presto possibile.

                 2.    Ed ecco, noi siamo già presso la prima valle da noi visitata e, guardate un po' là verso il fiume e vedrete quella coppia che noi abbiamo incontrato prima e come ora essa si purifichi nell'acqua del fiume e come essa stia assumendo, sia pure parzialmente, un aspetto migliore, già rimarchevole. Voi ora chiedete, cosa ciò stia a significare.

                 3.    Il significato è che l'uomo si sente sazio e stanco del vizio carnale e prova un desiderio, misto a pentimento, di migliorarsi e di rinunciare completamente a tale peccato e, perciò, di purificarsi, secondo la possibilità, da tutto il male che il peccato porta con sé. Voi vedete com’è difficile una tale purificazione, dato che questo fiume ha poche baie perché possano accedervi questi peccatori induriti. Oltre a ciò, essi non devono avventurarsi troppo al largo, poiché, in primo luogo, le onde del fiume sono troppo impetuose e ci sono, poi, delle apparizioni che minacciano d'ingoiare tali penitenti.

                 4.    Se, però, essi persistono coraggiosamente, stando calmi, sulla loro baia, allora essi si sentono sempre più fortificati e in via di guarigione e così incoraggiati e, una volta raggiunta la piena forza, possono risalire il fiume nella direzione fra Oriente e Settentrione, da dove il fiume discende. E ora sono giunti ad un ponte, che unisce una sponda con l'altra, dove, di fronte, si trova una collina, attraversando la quale, essi giungono, poi, nella regione occidentale (sera).

                 5.    Come stanno le cose nella regione occidentale, noi avremo occasione di constatarlo quando la percorreremo, subito dopo aver dato la progettata occhiata alla regione settentrionale. Ora che sapete ciò, lasciate che ci innalziamo sulla nostra altura, per vedere più in dettaglio questa regione del Nord.

                 6.    Voi chiedete nuovamente se tale altura è visibile. Certo che lo è; guardate lassù, abbastanza distante da qui, quella cresta della montagna bianco-grigia, quella è la nostra destinazione. Voi rabbrividite un po' dinanzi alla vertiginosa altezza di quella sommità; ciò però non pregiudica affatto il nostro viaggio lassù, poiché noi raggiungeremo quella cima altrettanto facilmente quanto abbiamo raggiunto questo punto sul quale ora ci troviamo e, se voi volete, avviamoci! Ora, siamo sul posto. Come vedete, c'è spazio a sufficienza su questa cima, soltanto che voi non dovete avvicinarvi troppo all'orlo, specialmente da quel lato che è rivolto verso il profondo Nord, che, come vedete, è avvolto nella più completa oscurità.

                 7.    Dunque, avvicinatevi a me e guardate giù, verso Occidente, e abbastanza distante; vedete i tre burroni? Sono quelli a noi già noti. Però, dopo questi tre, ce ne sono ancora sette e, se voi guardate attentamente, scorgerete che sono pieni di buchi, dai quali si eleva un fumo grigio scuro. Voi chiedete, che cosa ciò significhi.

                 8.    Ciò significa quello stato dell'uomo, in cui, nella sua vita fisico-materiale, conosce l'essenza del vero e, a suo proposito, lo tramuta nel falso e poi vi agisce in conformità alla sua interiore malignità. I buchi, che stanno aperti verso la luce del Mezzogiorno, indicano il riconoscimento della Verità Reale; il fumo che ne sale da questi denota l'arbitrario capovolgimento della divina Verità, nella vana falsità; il fuoco nascosto, dal quale il fumo sale, è il celato maligno fondamentale, quale massimo grado dell'amore di se stessi e della brama di dominio che ne risulta. Da questo maligno fondamento tutto il buon seme della luce viene tramutato nel seme della zizzania, che viene, poi, accesa da questo fuoco divoratore ed infine bruciata e dissolta in tale fumo.

                 9.    Voi vedete che anche questi sette burroni sono separati, l'uno dall'altro, da dossi montuosi ed ogni dosso, come potete scorgere, consiste di dieci colline; ogni collina è ornata come da una cappella. Voi dite: “Che significa tutto ciò?”. Le dieci colline indicano dappertutto l'elevata legge mosaica, mentre le cappelle indicano la Sapienza di tale legge. Le sette valli, che queste colline separano l'una dall'altra, denotano la settupla legge dell'amore del prossimo.

               10.    Voi, però, vedete appunto in queste valli un buco fumante. Questo denota la lenta distruzione della Legge divina e il completo ottenebramento e l'avvio verso la rovina più completa dell'amore del prossimo, cose queste, che, prese tutte nel loro insieme, vengono definite “la grande prostituzione di Babele”. Questo fumo, però, è peggiore di qualsiasi altra pestilenza. Chi l'ha aspirato una volta ne è immediatamente tanto stordito ed accecato che non solo nella valle non può trovare un posto libero, bensì può girare quanto vuole, ma non gli riesce di abbandonare quel posto dove egli è stato appestato dal fumo.

               11.    Voi chiedete: “Che gli succede allora?”. Guardate più attentamente e scorgerete facilmente come, dalle cappelle ben chiuse, escono dei salvatori, che si affrettano a discendere nel fondo valle e si avvicinano a tali affumicati e li portano via, su punti più liberi. Però, voi potete anche vedere che pochi sono quelli che si lasciano portare lontano; la maggior parte persiste testardamente nel voler rimanere al proprio posto, mentre preferiscono essere guidati da neri messaggeri che escono dai buchi.

               12.    Vedete, questa è la vera immagine del vostro mondo attuale e sta ad indicare la natura di tutta la peccaminosità degli uomini, durante la loro permanenza sulla Terra.

               13.    Voi, però, vedete che questa alta catena montuosa divide a perdita d'occhio questa regione settentrionale dalla vera e propria tenebrosa Mezzanotte, che voi potete scorgere dietro alle vostre spalle e che desta realmente orrore e spavento.

               14.    Però, prima di gettare uno sguardo là, diamo ancora un’occhiata verso giù, dalla parte che guarda ad Oriente.

               15.    Qui potete vedere, dopo le tre già note valli mediane, da noi visitate, pure altre sette valli. Queste sette valli, se paragonate a quelle da noi proprio ora osservate dalla parte occidentale, sono, come potete vedere, considerevolmente più elevate e vi si scorgono dappertutto parecchi villaggi. Ma per poco che voi aguzzate la vista, potete facilmente constatare che là non c’è affatto ordine. In nessun luogo si scorge un po' di vita; i campi sono, per la maggior parte, abbandonati e dove c'è qualche tratto coltivato a grano, dappertutto spunta fra il nobile frumento, per lo meno, tre volte tanto, di erbaccia. Soltanto nell'ultima valle, verso Oriente, sembra che le cose vadano meglio, per quanto anche là ci sia più disordine che ordine.

               16.    Anche qui, sulle solite colline fra le valli, voi potete scorgere delle cappelle, come verso Occidente, però, se osservate con attenzione, vedrete che sono pochi coloro che vi salgono. I benevoli custodi delle cappelle hanno preparato dappertutto delle vie comode il più possibile, ma, tuttavia, perfino queste vie comode, purtroppo, sono considerate scomode e troppo faticose dagli abitanti dei villaggi , i quali, da veri ghiri noiosi, non indotti ad uscire dal loro letargo ed a salire alle cappellette neppure dai bei giardini che le circondano, pieni di alberi fruttiferi e dalla bella vista che si gode, oltre il fiume, nelle felici distese dell’eterno Mattino.

               17.    Voi dite: “Tutto ciò risponde al vero e lo vediamo con gli occhi nostri, soltanto, cosa significa questo comportamento?”.

               18.    Cari fratelli ed amici! Qui io sono dell'opinione che voi dovreste riconoscerlo al primo sguardo ed a questo proposito non voglio dirvi altro, se non soltanto quello che il Signore disse attraverso Giovanni, riferendosi alla comunità dei Sardi, alla quale rivolse queste parole: Poiché tu non sei né fredda né calda, bensì, soltanto tiepida, Io ti sputerò dalla Mia Bocca (Apocalisse 3,16). Di più non occorre che vi dica; confrontate soltanto il vostro cosiddetto “mondo buono e migliore” con questa immagine, e lo troverete rappresentato esattamente alla lettera.

               19.    Nel mondo non si dice così?: Comunque io non faccio nulla di male, in confronto ai Comandamenti che mi riguardano. Se mi mantengo tranquillo e non faccio danno a nessuno, che cosa si vuole ancora di più da me?. Vedete, sulla base di questi principi, l'intera popolazione di questa zona sta chiusa nelle sue capanne, senza curarsi l'uno dell'altro. Se viene qualcuno a chiedere aiuto, nessuno glielo accorda, oppure qualcuno, dall'angolo dove sta dormendo, bisbiglia: Aiutati da te, come puoi, poiché anch'io mi aiuterò da solo, quando avrò bisogno di qualcosa. Tu non hai nulla a che fare con me, né io con te, perciò ognuno si preoccupi di ciò che lo riguarda.

               20.    Vedete, da ciò potete riconoscere facilmente il vostro mondo, in che stato e dove si trova! Come potete constatare esso è, innanzitutto, altrettanto ben separato, al pari delle altre zone dove domina il maligno dalle distese felici, da questo fiume infausto e fatale. Secondariamente, questa zona è altrettanto vicina a questa catena di monti confinaria tra il di qua e l'aldilà, quanto quella zona che abbiamo osservato verso Occidente. E tutte queste valli, che voi vedete, sboccano sotto la parete di questa alta montagna in dei tenebrosi tunnel o passaggi sotterranei, che conducono per via diretta in questo aldilà, oltremodo tenebroso, che si trova dietro le vostre spalle.

               21.    Voi chiedete: “Che è ciò?”. Io vi dico: “Dal momento che noi abbiamo osservato l'anteregione, volgiamoci un po' e guardiamo la regione che sta dall'altra parte e tre brevi occhiate vi diranno di più di quanto vorreste sapere”.

               22.    Ecco, voi vi siete voltati; ebbene, che cosa avete scorto? Voi dite: “Per il momento, ancora nulla, all'infuori di una notte che diventa sempre più profonda”. Guardate ancora una volta; che cosa vedete ora?

               23.    “Oh, oh!”, esclamate, “quale cosa spaventosa e miseria su miseria! Noi non vediamo che un fuoco dopo l'altro e serpenti roventi che si attorcigliano nelle fiamme”. Bene, ma ora guardate ancora una volta; che cosa vedete adesso? Questa vista, a quanto vedo, vi toglie la facoltà della parola e ora io vi dico: “Quello che si è mostrato al vostro terzo sguardo, è il primo grado del vero Inferno! Vi è ancora un secondo grado, e poi un terzo; questi due ultimi, però, non li potete guardare, poiché già un brevissimo sguardo vi costerebbe la vita, poiché là regna, dappertutto, la morte più assoluta. Il primo Inferno, tuttavia, ve l'ho mostrato, affinché voi possiate desumere dove conducono irrevocabilmente i passaggi sotterranei che partono da tutte queste valli!

               24.    Quanto difficile diventa per lo spirito, appesantito materialmente dal maligno, la via del ritorno, voi lo potete facilmente dedurre dalla incommensurabile profondità che, da questo dosso montuoso, porta nell'abisso tenebroso”. Di più, per il momento, non occorre che sappiate, a questo riguardo.

               25.    Il punto in cui noi ci troviamo è, invece, quella libera altezza, in cui l'uomo viene a trovarsi, nella sua vita fisica, dalla quale egli riconosce in sé, fin nell'intimo, in uguale misura, il vero e il falso e il buono e il cattivo.

               26.    Colui che si trova a tale altezza, ha trovato il vero significato della vita e non può più andare perduto, a meno che egli, di sua spontanea volontà, preferisca gettarsi giù, nell'abisso. Ma, certamente, una cosa simile egli non la farà, perché sa quanto cara è costata l'ascesa. Mentre noi ora, invece, scenderemo da questa altura senza rimetterci niente, per andare dove ci attende la navicella. Voi volete e potete e così noi siamo nuovamente dove volevamo andare. Bene, ma ora guardate ancora una volta; che cosa vedete adesso?

               27.    Salite sulla navicella ed io la slegherò e vi ricondurrò all'altra sponda più felice. Ecco, la navicella è sciolta e il viaggio incomincia.

               28.    Come vedete, questa volta affiora dall'acqua un numero ancora maggiore di mostri, che minacciano d'ingoiarci ancora più ferocemente che nella traversata precedente. Però, guardate, la riva felice è già qui, così che essi possono esercitare i loro denti contro la navicella, dato che noi siamo già all'asciutto! Ora, da qui rivolgeremo i nostri passi verso Sera e visiteremo quella regione migliore la prossima volta; così che per oggi concludiamo!

 

[indice]

Cap. 21

* * * * *

Visita nel territorio Occidentale

 

                 1.    Vedete, qui c'è una via molto comoda, procediamo perciò lentamente. Se guardate alla vostra sinistra, potete scorgere, quale confine di un'ampia pianura, delle catene di monti abbastanza alti, ma dolcemente arrotondati, coperti da bellissimi boschi di cedri e varie altre specie di magnifici alberi. Le cime sono dappertutto libere ed ognuna è ornata con una piramide, sulla cui punta brilla una limpida stella. Se voi, invece, guardate diritto dinanzi a voi, allora scorgete un'ampia valle, la quale si allunga in linea retta e ha l'aspetto di essere molto fertile, fin dove potete spingere lo sguardo. In diversi luoghi di questa valle, potete vedere anche degli edifici molto graziosi e degli uomini molto solerti che vi entrano e vi escono, come pure molti altri zelantemente occupati nella coltivazione dei campi. Dite, non vi sembra di passeggiare sulla vostra Terra, in una bella valle, nella quale, appunto come qui, dei pacifici campagnoli stanno lavorando alacremente i loro campi?

                 2.    Se poi rivolgete lo sguardo alla vostra destra, scorgerete ugualmente, in lontananza, una catena di monti tanto estesa da non vederne la fine, le cui pendici sono pure coperte di alberi di buona specie, in mezzo ai quali, qua e là, si mostra una casa di contadini, mentre sopra la boscaglia, il monte si eleva rapido e pietroso, con la cima coperta di neve e ghiaccio eterni.

                 3.    Voi dite: “La regione è davvero meravigliosamente bella, però vi manca dappertutto qualche lago o qualche fiume. Se qualcosa del genere ci fosse, non sarebbe tanto facilmente possibile trovare altrove una regione più incantevole e, nello stesso tempo, così romanticamente bella come questa”.

                 4.    Io, però, vi dico, miei cari fratelli ed amici, abbiate un po' di pazienza, poiché ben presto vedremo dell'acqua in grande quantità, dato che noi procediamo molto celermente, così che siamo penetrati già in questa regione occidentale molto più profondamente di quanto possiate concepire. Guardatevi un po' intorno e misurate la dolce catena di monti, ornati con le piramidi e vi sincerereste quanto addentro noi siamo già penetrati.

                 5.    Voi dite: “Come è possibile ciò?”. Noi non possiamo vedere la fine di questa catena di monti, mentre, in pari tempo, ci sembra che essa continui all'infinito, pure dietro a noi. A grande distanza noi scorgiamo appena scintillare, come pulviscoli solari illuminati, le belle stelle che si trovano sopra le piramidi. Certo, cari fratelli ed amici, su questo suolo si viaggia molto velocemente, senza che il viaggiatore si accorga della velocità del moto. Ciò nonostante, come voi stessi constaterete, camminando con tutta comodità, passo a passo, la nostra nozione è tanto rapida, che sulla Terra, di una tale rapidità, nessun può farsi neppure una pallida idea. Se fosse possibile, fisicamente, raggiungere una tale velocità, potreste attraversare in un attimo miliardi di sistemi solari. Come ciò sia possibile, verrà da noi discusso prossimamente.

                 6.    Ora volgiamo nuovamente il nostro sguardo avanti e riprendiamo nuovamente il cammino. Voi mi chiedete: “Cos'è, laggiù in fondo, quella superficie scintillante, al di là della quale, sul firmamento un po' oscuro come la sera che avanza, fanno bella mostra delle stelle molto scintillanti?”. Abbiate un po' di pazienza, vi giungeremo presto. Guardate ora verso destra e ditemi se quanto vedete è di vostro gusto. Io leggo dai vostri occhi la vostra approvazione, ebbene, non è questo un lago in piena regola?

                 7.    Guardate, queste belle isole emergono sulla calma e pura superficie dell'acqua e sono ben coltivate ed oltre a ciò ornate d'una graziosa casetta e guardate quanti bei navigli solcano le acque, cariche di gente che va da una isola all'altra. Voi vi sorprendete e dite che non ne vedete nemmeno la centesima parte! Più ci inoltreremo e tanto più esteso questo lago ci apparirà.

                 8.    Come potete vedere, la sponda sinistra, però, costituisce sempre una larga valle, fino alla catena montuosa che continua dalla parte sinistra e non dovremo camminare ancora molto prima che questa valle si restringa e che, all'incontro, il lago si allarghi ancora maggiormente dinanzi ai nostri occhi. Guardate qui, alla nostra sinistra, su una bella collina verde c'è un bellissimo tempio, con un tetto d'oro e voi potete pure scorgere che in questo tempio, aperto da tutti i lati, c'è una grande quantità di uomini. Voi pure vorreste sapere in che cosa sono occupati.

                 9.    Guardate verso la vicina riva come scende da un grazioso battello una compagnia, che si recherà in tale tempio. Rivolgetevi a loro, e noi apprenderemo senz'altro quello che li attrae in quel tempio. Se però voi non osate, lo farò io.

               10.    “Ascolta, o buon amico e fratello nel Signore, che cosa vi attrae nel tempio che si trova sulla cima di questa verde collina?”. Ed egli risponde: “Amico caro, da dove vieni, che ignori ciò?”. Ed io replico: “Da dove tu credi che io venga?”. Ed egli: “Da Oriente!”. Ed io rispondo: “Allora, se tu vedi che vengo da Oriente, come puoi chiedere da dove vengo? Io, però, desidero, a causa di quelli che sono con me, che tu ti rivolga a me con linguaggio aperto”.

               11.    L'interrogato si inchina e dice: “Potente messaggero del Signore, un savio dell'Oriente, un fratello, cioè, che a te sarà ben noto, insegna, in quel tempio, l'Amore del Signore, perciò noi ci rechiamo là, per ascoltare una tale alta Sapienza”. Ed io gli dico: “Da quanto tempo siete già abitanti immortali di queste isole?”. Ed egli così si esprime: “Potente messaggero del Signore, noi abitiamo in questa regione da già più di cento dei vostri anni terrestri!”. Io ribatto: “Non desiderereste avvicinarvi di più verso l'Oriente?”.

               12.    Ed egli: “Noi non conosciamo la via, però quest'isola ci è stata assegnata quale dimora, perché vi ci trattenessimo. Poi non è venuto nessuno che potesse portarci più avanti ed a noi mancò sempre il coraggio d'intraprendere di nostro impulso un viaggio che ci sembrava infinitamente lungo; poiché i più saggi fra noi dicevano che l'Oriente, del quale scorgiamo benissimo la luce, è infinitamente lontano. Per conseguenza, noi pensiamo che l'Oriente sia assolutamente irraggiungibile con le nostre forze e, perciò, non ci rimane altro che attutire il più possibile la nostra brama di andare là. Oltre a ciò, noi siamo dell'opinione che quello che possediamo qui è già troppo per noi, quale pura Grazia e Misericordia del Signore e per questo siamo pieni di riconoscenza. C'è, però, una cosa che noi vorremmo godere, almeno una volta, cioè poter vedere il Signore!”.

               13.    Ed io rispondo: “Allora, recatevi nel tempio, dove viene insegnato l'Amore per il Signore. Guardate, come tutta la compagnia si affretta a raggiungere il tempio, attraversando i bei campi!”.

               14.    Ora voi mi chiederete: “A che categoria di uomini costoro sono appartenuti, durante la loro esistenza sulla Terra?”. Ed io vi dico: “Questi sono i cosiddetti cristiani credenti, i quali cercavano la giustificazione nella sola fede e non volevano riconoscere l'Amore in modo giusto; vale a dire che, secondo loro, l'Amore non serve a nulla per la Vita eterna ed è questo principio che li trattiene qui. Il lago indica l'inaccessibilità di coloro che si sono stabiliti su qualcosa di fisso. Le isole, invece, denotano che il Fondamento è emerso dalla Parola del Signore. Però, dato che la Verità non è collegata con l'Amore, o altrimenti detto: il Vero della Fede non è unito nel vero matrimonio celeste col Buono dell'Amore, così la zona abitabile di questa gente è separata. I navigli, che voi scorgete nel lago, indicano il buono ed amichevole modo d'agire di tali uomini sulla Terra e questo modo d'agire porta, come vedete, gli isolani a delle relazioni reciproche.

               15.    Questa zona qui, dalla parte sinistra, contrassegna coloro che, dalle verità della fede, un po' alla volta, sono passati, sia pure parzialmente, ad una buona attività d'Amore, perciò credono anche all'Amore del Signore. Tuttavia, essi rimangono sempre più attaccati alla Fede, che non all'Amore. Questo viene dimostrato dappertutto dagli alberi, alti e robusti, i quali, però, non producono frutti commestibili, ragione per cui gli alimenti vengono loro offerti con dei prodotti del terreno di bassa taglia, però in quantità sufficiente. E così, pure, le piramidi sulle cime montuose arrotondate, con le stelle lucenti sulla punta, stanno ad indicare che il principio più alto di questi uomini è la fede e così, ugualmente, la sola ed unica luce. Quella parte di questi monti, che è riccamente coperta di cedri, denota il valore di tale fede.

               16.    Che, però, essi non producono frutti commestibili, significa che la sola fede non è atta a promuovere la Vita, per quanto già nella sola fede dimori, per se stessa, una Vita alquanto spirituale, ma non atta ad avanzare.

               17.    La regione alla nostra destra, con i monti scoscesi, confina innanzitutto col Nord! Questa è la ragione per cui sono così ripidi e alti ed è il segno che là si trova la linea di demarcazione fra l’Occidente e il Nord”.

               18.    Voi chiedete se anche la regione a destra sia abitata. Oh, certo, però, per la maggior parte, da buoni pagani, come pure da coloro che con l’iconolatria hanno preservato il loro cuore dalla tristezza e che, del resto, erano dei probi abitanti del mondo. I templi che vedete emergere, qua e là, dalla boscaglia, sono ugualmente luoghi d'insegnamento, dove tali esseri possono essere liberati dai loro errori, pur che lo vogliano seriamente!

               19.    Però, fino a tanto che ciò non si verifica, sono lasciati come sono e non viene fatta, su di essi, nessuna pressione. Ora che sappiamo ciò, possiamo, senz'altro, rimetterci in cammino.

               20.    Voi chiedete nuovamente: “Che cos'è quella colonna, eccezionalmente alta, che si trova laggiù, alla sinistra, dove il lago si allarga, mentre la striscia di terreno si restringe?”. Rechiamoci là; ecco, essa ci è sempre più vicina e ora siamo proprio sul posto. Leggete ciò che sta scritto là in alto. Ebbene, voi avete letto esattamente, poiché vi si dice: Segno di demarcazione fra il Regno dei figlioli e l'Antiregno; che è la dimora di coloro che non sono ancora idonei ad un passaggio.

               21.    E ora guardate dinanzi a voi come si estende, a perdita d'occhio, un immenso mare, al di là del quale non si scorge terra. Vedete, questa è, appunto, la superficie scintillante che prima abbiamo scorto da lontano. Soltanto, guardate ancora più avanti, proprio in fondo, poichè potrete vedere anche le stelle, tuttavia per oggi faremo sosta dinanzi a questa colonna, mentre la prossima volta inizieremo la nostra traversata verso quella profondità stellare, e con ciò chiudiamo per oggi!

 

[indice]

Cap. 22

* * * * *

Confine del Regno dei figlioli

 

                 1.    Voi chiedete: “Caro amico e fratello! Come potremo attraversare questa enorme superficie marina, visto che non c'è in nessun luogo una barca o una nave da poter utilizzare?”. Io, però, vi dico: “Di ciò noi non abbiamo bisogno. Dipende solo da voi se volete camminare su queste acque come un tempo il popolo israelita attraverso il mar Rosso o, quindi, come ha camminato Pietro col Signore sulla superficie delle acque. Entrambe le cose possono avere luogo ed accadrà come voi volete”. Voi dite che dovrei decidere io e dichiarare quale sia la cosa migliore.

                 2.    Se dipende da me, preferisco seguire il Signore che non Mosè. Dunque cercate di camminare sulla superficie delle acque con me e non abbiate la benché minima paura, perché sulla superficie acquosa noi cammineremo come sulla terra ferma. Vedete, ora siamo già sull'acqua; come vi sembra questo suolo? Voi dite: “E' estremamente bello camminarci sopra. Il suolo è certo molto sottile da qualsiasi parte mettiamo i piedi, ma è comunque resistente come lo è una piuma e non cede. L'acqua è molto limpida e sembra essere estremamente profonda. Ma non abbiamo comunque nessuna paura, dato che siamo convinti che, per poterci sostenere, l'acqua deve avere una sufficiente saldezza”.

                 3.    Questo è giusto, miei cari fratelli, fintanto che si è vicini alla sponda e la superficie dell'acqua è calma e liscia come uno specchio. Quando, però, saremo giunti in alto mare e la superficie dell'acqua diverrà sempre più fluttuante, ci si dovrà concentrare il più possibile, per non lasciarsi prendere dalla paura, per poi perdere l'equilibrio. Tuttavia, se l'acqua è salda qui, ai vostri piedi, rimarrà tale anche nel mezzo del mare, perciò cerchiamo d'iniziare il nostro viaggio. Soltanto tenetevi vicini a me e non fate dei passi incerti e vacillanti, ma sicuri e ben fermi, poiché, con i passi molli e non sicuri, non otterrete mai un granché. Infatti, come potete vedere, la superficie dell'acqua è quanto mai scivolosa e se non vi si posano i piedi saldamente e con sicurezza, si può facilmente scivolare e cadere; in questo caso riesce molto difficile rimettersi in piedi, però, vedo che voi fate già dei buoni progressi.

                 4.    E ora, sempre avanti in linea retta, fino a che avremo raggiunto quel punto sul lontano orizzonte, che ha tutta l'apparenza di essere piuttosto burrascoso. Ora, come vedete, noi procediamo rapidamente e se anche in qualche punto il suolo già vacilla, in seguito al moto ondoso del mare, tuttavia, ciò non impedisce affatto il nostro viaggio.

                 5.    Però, cosa state guardando tanto attentamente nell'acqua? Voi dite che guardate soltanto per vedere se nelle profondità del mare non ci siano dei pesci od altri animali acquatici. Io vi dico che ci sono pesci piccoli di nobile specie, ma potete star tranquilli che qui non ci sono dei mostri marini. Se volete vedere i nobili pesci, che emigrano da Oriente ad Occidente, dovete volgervi un pochino di fianco. Vedete quale enorme quantità di pesci lucenti ravvivano queste acque senza fine, provenendo dalla regione del Mattino? Non hanno essi una certa somiglianza con i vostri pesciolini dorati che, certamente, il loro splendore non ha nulla in comune con questi?

                 6.    Voi vorreste pure conoscere qual è il suo significato? Ebbene, ciò denota la Vita fluente dall'eterno Oriente, che vivifica questo elemento, compenetrandolo e che poi ne esce, quale una Vita Libera, diffondendosi negli spazi infiniti delle eterne Creazioni di Dio.

                 7.    Dal momento che ora abbiamo già fatto una sosta, approfitteremo per dare un’occhiata intorno, sulla superficie di queste grandi acque. Ed ecco che voi siete spaventati, poiché sembra che tutta l'Infinità sia riempita di queste acque, dato che noi non riusciamo a scorgere più, in nessun punto, delle tracce di terraferma. Io, invece, vi dico: “Non preoccupatevi e riflettete che, malgrado questa enorme superficie acquea intorno a voi, non va tanto male, com’è andata a Cristoforo Colombo con le sue misere navi, nel mezzo dell'Oceano Atlantico, dove egli si guardava avanti ed intorno, pieno di sgomento, per scoprirvi almeno un piccolo braccio di terraferma qualsiasi”.

                 8.    Ora, però, continuiamo il nostro viaggio. Come vedete, non ci manca molto per arrivare alle grandi onde. Quando vi giungeremo, mettetevi bene stretti intorno a me, poiché dovremo passare delle profonde valli e degli alti monti, formati dal moto ondoso delle acque.

                 9.    Guardate come le onde diventano sempre più visibili e più vicine a noi; tenetevi saldi poiché ancora un paio di passi ed avremo raggiunto i marosi. Ecco il margine della prima onda già dinanzi a noi. Guardate quant'è profondo il solco formato da questa e come l'acqua vi si precipita, mentre, dalla parte opposta, sembra che si innalzi fino al cielo un monte di flutti spumeggianti.

               10.    Voi dite: “O caro amico e fratello, non è possibile oltrepassare tutto ciò, senza passarci dentro? Poiché è già spaventoso soltanto guardarlo. Là si accavallano un paio d'onde alte fino al cielo. Ecco che si costituisce un abisso, formato dalle acque, così profondo come quando da una altissima montagna si guarda verso il baratro che fa venire i brividi”.

               11.    Io però vi dico: “Non vi allarmate, perché ci andrà molto bene, poiché, come potete osservare, l'abisso formato dalle acque si sta già richiudendo con in mezzo noi tutti; e così noi possiamo continuare il nostro cammino e quando avremo raggiunto quella montagna d'acqua che s'innalza dinanzi a noi, anch'essa poi si sarà appianata”. Anzi, guardate come essa si sia già abbassata e, così, la via è nuovamente libera. Però, qui c'è di nuovo un abisso, schiumando selvaggiamente le pareti acquee si precipitano verso il fondo. Noi, però, pazienteremo per un po', poiché anche questo abisso diventerà in breve, nuovamente, una via piana. Infatti, ecco che le pareti si sono già riunite e noi possiamo continuare il nostro viaggio. Là, però, c’è un’immensa montagna acquea, mentre, dietro a noi, proprio ora si è formato un nuovo abisso. Voi dite: “Questa mostruosa montagna finirà con lo spingerci nell'abisso”. Non preoccupatevi, poiché il monte acquoso riempirà l'abisso e così noi avremo nuovamente una via transitabile.

               12.    E ora osservate: “Dopo la burrasca e la pioggia, splende il Sole”. Con questo monte, formato dai flutti, abbiamo attraversato tutta la parte burrascosa di questo mare e, dinanzi a noi, abbiamo ora delle acque tranquille, però laggiù, molto lontano, dove vedete un grande numero di stelle sopra le acque, incontreremo un altro punto pericoloso, con dei grandi vortici. Soltanto che voi dovete rimanere tranquilli, poiché questi non potranno danneggiarvi. Ed ecco, data l’attuale maggiore velocità del nostro procedere, noi siamo giunti vicino ai vortici, soltanto che qui dobbiamo camminare sempre sull'orlo del vortice e così non ne verremo neppure sfiorati. E neppure dovete impressionarvi per il suo rumore simile al tuono, piuttosto guardate verso il firmamento, poiché siamo già sotto le stelle, le quali, qualche momento fa, ci sembravano tanto distanti. Ora, però, state bene attenti e guardate cosa si presenta dinanzi a voi!

               13.    Voi gridate: “Terra, terra!”. Già, terra; allora questo mare non era veramente tanto infinito, come ve lo immaginavate fino un momento fa. Guardate laggiù, su una lingua di terra che s'allunga considerevolmente sul mare, c'è di nuovo una colonna.

               14.    Cosa sta scritto? «Regione confinante col Regno dei figlioli». Ora sapete dove ci troviamo, però voi dite: “Ma per l'Amore del Signore, questa è una regione orridamente montuosa. Dovremo inoltrarci ancora più profondamente fra queste montagne?”. Ma certo, questo è proprio lo scopo principale, per cui abbiamo fatto il lungo viaggio fin qui. Questa regione la dovete vedere, poiché soltanto qui potrete rilevare il vero significato dell'Occidente. La prossima volta ci azzarderemo a penetrare in questa regione montuosa, mentre fino allora ci riposeremo accanto a questa colonna!

 

[indice]

Cap. 23

* * * * *

Chi semina con parsimonia farà una magra raccolta

 

                 1.    Dato che ci siamo sufficientemente riposati e che abbiamo approfittato dell'occasione per gettare un ampio sguardo retrospettivo ai luoghi ultimamente percorsi (il vasto mare con le sue onde), la continuazione del nostro viaggio non ci costerà troppa fatica. Guardate, proprio qui c'è una valle abbastanza larga, con un piccolo braccio di mare, che porta verso l'interno del paese; perciò iniziamo il nostro cammino dalla parte destra di questa insenatura. Qui possiamo procedere molto più liberamente, dato che camminiamo su un terreno solido. Ora guardate verso il fondo della valle, dove si restringe fortemente, là arriveremo al più presto e vi faremo la nostra piccola tappa. Avanti, dunque, e lietamente, che in tal modo giungeremo alquanto prima alla meta. Guardate come la valle si fa sempre più stretta e, da ogni parte, delle spaventose rocce di alta montagna sporgono dall'alto, come se si volessero precipitare su di noi. Tuttavia, non lasciatevi prendere dall'angoscia, poiché a nessuno verrà torto un capello.

                 2.    Ed ecco, noi siamo già vicini allo stretto baratro. Vi piace qui? Voi dite: “A dire il vero, non eccessivamente!”. Ma vedrete, quando avremo gettato uno sguardo più attento a questa regione, essa vi piacerà di più di quanto sia il caso attualmente. Guardate qui, vicino alla gola; al lato sinistro si diparte uno stretto fosso che va verso Sud; che cosa vi scorgete? Voi dite: “Noi vediamo dei prati scoscesi, qua e là coltivati a campi piuttosto miseri. Più in basso sono sparse delle casupole, che sembrano fabbricate a ridosso del monte. Qua e là ci sono pure delle sorgenti che precipitano da grande altezza; inoltre alberi e cespugli, così che, nell'insieme, questa valle ha l'aspetto dunque di un ristrettissimo paesaggio montano, come in Svizzera sul corpo terrestre.

                 3.    E non vedete delle figure umane? Voi dite: “Finora non ci si è presentato al nostro sguardo nulla di simile; però, ora ci sembra che ci siano alcuni poveri contadini che salgono verso la prima capanna. Essi indossano dei vestiti grigi, di panno grezzo, come sulla Terra. Più avanti, ora vediamo degli altri simili campagnoli, che sembrano essere occupati a sarchiare l'erbaccia dal buon grano e, se la vista non ci inganna, su uno dei prati retrostanti ci dovrebbe essere una mandria di mucche piuttosto magre. Caro amico e fratello, come puoi sincerarti tu stesso, questo è tutto ciò che di vivente è dato scorgere qui. Questa valle continua, oppure finisce con quanto da noi visto?”.

                 4.    Miei cari, questa valle s'inoltra ancora molto profondamente in questa regione, un po' alla volta diventa più larga e più accogliente, tuttavia non paragonabile con quella zona che abbiamo visto prima di arrivare alla prima colonna. Voi chiedete: “Che sta a significare questa valle?”. Ed io vi dico: “Questa valle e molte simili non sono altro che una valida spiegazione di quel testo delle scritture, dove dice: «Chi scarsamente semina, scarsamente raccoglie». E voi chiedete nuovamente: “Chi erano, dunque, costoro, sulla Terra?”. Erano persone facoltose e rispettabili, che hanno fatto un po' di bene nei riguardi della misera umanità. Comunque, essi erano dei grandi benefattori più di se stessi, che degli altri.

                 5.    Ad esempio, il proprietario della prima capanna, che voi vedete proprio là davanti, era un uomo straordinariamente ricco; quest'uomo, in ogni occasione, ha elargito delle considerevoli somme di denaro per i poveri. Però, tutte queste somme, prese insieme, non formarono la decimilionesima parte del suo patrimonio. Come vedete, quest'uomo aveva bensì amore per il prossimo, ma, dall'altra parte, l'amore di se stesso era tanto predominante che voi scorgerete immediatamente la ragione per cui egli qui è un misero contadino. Voi dite che questa ragione si scorge approssimativamente, allora io ve la voglio esporre chiaramente. Però, prima dovete sapere che qui, nel Regno dello Spirito, si sa benissimo fare il conto di capitali ed interessi e che si prendono in considerazione anche le frazioni d'interesse nella misura di un atomo.

                 6.    Fate, dunque, attenzione: questo campagnolo, che qui è tanto misero, sulla Terra possedeva un capitale che ammontava, in cifra tonda, a due milioni di fiorini d'argento. Secondo il tasso legale d'interessi, questo considerevole capitale gli fruttava annualmente centomila fiorini. I frutti di tale capitale quest'uomo li ha goduti per trent'anni interi, così che egli ha aumentato il suo capitale iniziale di ulteriori tre milioni di fiorini. Alla sua economia domestica destinava gli interessi degli interessi, prelevando dagli stessi pure tutte le elargizioni benefiche che, alla fine della sua esistenza terrena, ammontarono in totale a cinquantamila fiorini. In quale proporzione sta questa somma col suo capitale base, con gli interessi che esso rendeva in tutti questi anni? Essa corrisponde ad un quinto della sua rendita principale. Egli, però, otteneva annualmente cinque volte tanto, quale corrispettivo degli interessi sul suo capitale, dopo aver raggiunto i cinque milioni; mentre la somma indicata di cinquemila fiorini, impiegati a scopi benefici, si riferisce a tutta la sua vita. Questa somma viene calcolata da noi sui trent’anni, e quello che corrisponde ad un anno viene considerato come capitale e gli interessi di questo capitale gli vengono accreditati. Il capitale corrisponde ora al valore di tutta la sua presente azienda e l'utile che tale azienda gli rende sta sempre in esatta proporzione con gli interessi legali. Le due persone che sono ancora con lui, cioè sua moglie ed un suo figlio, pure trapassato, hanno, in certo qual modo, collaborato con lo spirito del padre, perciò non dispongono di un capitale proprio, bensì essi devono vivere degli interessi o della rendita di questa azienda agricola.

                 7.    Voi chiedete: “E questi esseri non possono aumentare i loro beni?”. Sì, la possibilità c'è, ma le cose qui procedono molto a rilento, al confronto della Terra. Però, voi sapete quanto sia difficile, partendo da un capitale di poco superiore ai mille fiorini, arrivare poi al milione sulla base degli interessi legali. Ebbene, qui è ancora difficile raggiungere una maggiore possessione col proprio lavoro, poiché quello che rende questo magro terreno è sufficiente appena, con la massima economia, ad offrire a queste tre persone il solo necessario per poter sussistere, così che non è possibile mettere da parte dei risparmi.

                 8.    Però, si offre loro un unico caso in cui i miseri abitanti di questa regione possono, un po' alla volta, tirarsi fuori da tale loro situazione, e questo caso consiste in ciò, cioè quando giungono qui, attraverso lo stretto abisso, dei pellegrini spaventosamente poveri, generalmente nudi e straziati dalla fame. E quando questi pellegrini scorgono tali capanne, si danno alla mendicità. E se un campagnolo, malgrado la propria indigenza, accoglie il poveretto a braccia aperte, lo conduce nella sua misera capanna, lo veste e divide con lui il suo misero pasto, allora, quale compenso di questo atto di solidarietà, il suo capitale viene aumentato della metà, tuttavia, senza che egli se ne accorga. Se, poi, egli si comporta così ripetute volte o si prende definitivamente cura di un simile poveretto, dicendogli: “Vedi, caro fratello, io sono povero e dispongo di pochissimo, tuttavia, rimani qui, ed io dividerò questo poco fraternamente con te, fino a tanto che ne disporrò e quando, insieme a te, avrò consumato tutto ciò che ho, allora prenderò anch'io, volentieri, insieme a te, il bastone del mendicante”.

                 9.    Allora, quando il campagnolo avrà anche agito così, segretamente il suo capitale verrà centuplicato. E se in seguito verranno a lui molti altri bisognosi ed egli li accoglierà amorevolmente e farà il possibile per provvedere loro, ricorrendo all'aiuto di altri vicini, allora il suo capitale aumenterà mille volte, naturalmente a sua insaputa.

               10.    Se, poi, avviene che, per l’amore per il prossimo, egli si sia spogliato di ogni suo avere e che, sul serio, egli sia costretto a mendicare insieme ai suoi poveri di famiglia, lo si lascia fare per un certo tempo, affinché provveda al sostentamento dei suoi accompagnatori prima e poi a se stesso, però, dando sempre la parte maggiore e migliore al suo fratello. Ecco, soltanto allora viene a lui, in incognito, uno spirito angelico, inviato dal Signore, il quale si informa delle sue condizioni. Se, allora, così egli si esprime: “Caro amico, come tu vedi, io sono povero, però questa povertà non mi abbatte, soltanto il fatto che io non posso aiutare il mio povero fratello mi opprime il cuore”. Che cosa pensate che possa accadere, a questo punto? L'inviato del Signore, presentatosi quale un mendico, gli dice: “Io venni nudo a te e tu mi vestisti e, quale affamato ed assetato, mi saziasti e dissetasti e non misurasti la tua offerta, così che tu fosti, poi, obbligato a mendicare insieme a me e cercasti, dappertutto, pane per me. Vedi, perciò sono Io ora la tua grande ricompensa, poiché Io, il tuo povero fratello, sono l'unico Signore del Cielo e di tutti i mondi e venni a te, per aiutarti.

               11.    Durante il tempo in cui vivesti in sulla Terra, tu hai seminato con parsimonia e, per conseguenza, uno scarso raccolto fu la tua ricompensa. Però, tu qui, non hai praticato più l'usura, bensì hai permesso che il tuo cuore si impietosisse e poi si intenerisse e non sei stato più capace di lasciar passare, dinanzi alla tua capanna, nessun mendicante senza aver prima diviso con lui le tue scarse provviste. Vedi, questo tuo modo d'agire, è stato fruttuoso ed ha fatto di te un ricco abitante del Cielo. Guarda, questo fratello, che venne incontro a te, ti condurrà nella tua nuova dimora”.

               12.    A questo punto il Signore scompare e il messaggero conduce il povero abitante di questa regione, così operoso nell'Amore, nell'aureo Mezzogiorno, dove l'attende la nuova proprietà, proporzionata al capitale della sua attività di Amore.

               13.    Ma si dà anche il caso che quell'essere felice così si esprime dinanzi al messaggero: “Caro amico e fratello, vedi, io sono immensamente felice, per l'immensa Grazia e Misericordia del Signore, che mi abbia largito ciò. Io so che questa nuova proprietà sarà sicuramente splendida e doviziosa, soltanto, vedi, qui ci sono altri fratelli molto poveri; a costoro cedo questi beni destinati a me, mentre io preferisco che tu mi lasci ritornare nella mia piccola capanna, poiché potrebbe succedere che, fra i molti poveri che forse visiteranno ancora la mia dimora, si trovi ancora una volta il Signore. Perciò, io voglio ritornare là e, in quella povera capanna, accogliere ancora molti fratelli poveri, con Amore cento volte maggiore di quanto era finora il caso”. In verità, te lo posso dire, se io, nella mia misera dimora, potessi essere ancora una volta considerato degno di una tale felicità, sarei, in quella povera capanna, molto più felice per tutte le eternità, di quanto lo sarei se tu mi dessi i più grandi e splendidi beni nella più bella parte del Cielo. Dunque, lasciami sul mio terreno.

               14.    E poi, succede pure che il messaggero lascia rientrare il povero campagnolo e la sua piccola famiglia nella sua capanna, mentre il Signore è là ad accoglierlo a braccia aperte e lo fa immediatamente abitante dell'eterno Mattino!

               15.    Vedete, scene di questo genere avvengono abbastanza spesso, però voi potete appena immaginare quale alto grado di spirito di abnegazione ciò richiede. Infatti, la povertà porta con sé molto, anzi troppo spesso, inseparabilmente, il quasi necessario amore di se stessi e, per conseguenza, un povero mendicante chiede aiuto soltanto per sé. Quando, mendicando, ha messo insieme un piccolo importo, questo gli è appena sufficiente per le sue necessità, poiché, di solito, la sua indigenza non gli consente di dividere il poco che ha racimolato con qualche altro fratello bisognoso, ragione per cui già voi, sulla Terra, potete constatare, non di rado, fra la classe dei diseredati, una desolante invidia. Da ciò deriva il fatto che gli abitanti di questa valle, che sono tutti in condizioni pietose, si nascondino il più possibile alla vista dei mendicanti. Ed è perciò che se ne scorgono in questa regione molto pochi fuori dalle case. Mentre quelli che voi scorgete appartengono già ad una specie migliore.

               16.    La prossima volta visiteremo la valle aspra e scoscesa, che si trova alla nostra destra, verso settentrione, e con ciò oggi chiudiamo.

 

[indice]

Cap. 24

* * * * *

Luogo e condizione degli stoici nell'aldilà

 

                 1.    Volgetevi e guardate alla vostra destra nella valle menzionata e ditemi come la trovate. Voi dite: “Caro amico e fratello, qui tutto sembra spaventosamente deserto e brullo. Si possono vedere, qua e là, sui pendii del monte, degli arboscelli contorti e più in basso, in questa stretta valle, delle siepi spinose, che producono delle bacche a noi note e, più in fondo ancora, dell'erbaccia acantacea, in quantità piuttosto abbondante. Il pendio verso Sera, nel suo colore rossiccio, ha un aspetto arido; quasi nient'altro che pareti rocciose su pareti rocciose troneggiano l'una sull'altra e dalle fessure fra le rocce precipitano dei torrenti in fondo valle. Soltanto l'altura che guarda verso Oriente è più dolce e adorna, qua e là, d'una capanna alpina quanto mai misera, però abitanti non se ne vedono. Forse si trovano in fondo valle, ma qui, davanti a noi, non si scorge nulla di vivente”.

                 2.    Certo, certo, voi avete ragione, poiché dal punto dove ci troviamo ora non è possibile vedere di più. Perciò, inoltriamoci un po' più profondamente nella valle e, allora, ci imbatteremo in qualcosa di vivente. Guardate un po' lassù, su uno spuntone di roccia coperto di muschio, la prima capanna nella quale ci imbatteremo; ebbene, andiamoci. Ecco, noi siamo già arrivati e ora aguzzate la vista e fate attenzione a quello che si presenterà al vostro sguardo. Ora che avete seguito il mio consiglio, ditemi quello che avete visto.

                 3.    Ma voi dite nuovamente: “Per l'amore di Dio, questi non sono uomini, poiché hanno tutto l'aspetto di scheletri animati e, oltre a ciò, sono piccoli come dei nanerotti. Noi potremmo considerarli piuttosto come appartenenti alle scimmie, che non ad una razza umana. Come stanno le cose con questi poveri esseri, così miseri, consunti dalla fame e completamente nudi? Insomma, le condizioni di questi esseri sembrano essere tutt'altro che favorevoli”.

                 4.    Da un lato, avete ragione, ma dall’altro lato, per nulla affatto, poiché questi esseri, per quanto miseri possano sembrarvi, tuttavia, dal loro punto di vista, non si sentono affatto miseri. Infatti, qui stanno di casa i cosiddetti «stoici», o, detto con altre parole «uomini che bastano completamente a se stessi». Durante la loro esistenza terrena essi agirono lealmente e onestamente, ma non già per amore verso il prossimo e, meno ancora, per un certo Amore verso Dio. Ma, semplicemente, perché in ciò riconoscevano la vittoria della loro ragione e perciò dicevano: “L'uomo non ha bisogno né del Cielo, né dell'Inferno e neppure di Dio, ma soltanto di se stesso e della guida della sua ragione, quale il massimo principio dell'azione. Ed allora egli agirà in modo da non recare pregiudizio a nessun altro, ragione per cui egli ha il diritto di attendersi altrettanto dagli altri uomini”.

                 5.    Poiché essi aggiungono: “Se io, in seguito all'altissimo principio della mia ragione, mi pongo al di sopra di tutte le futilità del mondo e dal mondo non pretendo niente, se non un parco saziamento del mio corpo e una semplicissima copertura su di esso. Non sono debitore ad alcuno di un tributo, poiché, ciò che il mio stomaco consuma, poi, lo restituisce alla terra e quello che copre il mio corpo può, col tempo, concimare il suolo. Io, però, fra queste due necessità, sono un dio completamente dominante, che serve da guida a me stesso e, con ciò, un signore illuminato della mia propria esistenza”.

                 6.    Ed essi aggiungono ancora: “Se tuttavia c’è, o ci potrebbe essere un qualche Dio, che cosa mi può Egli fare e che cosa prendermi, se io sono grande in me stesso e guardo con disprezzo tutto quello che Egli vuole darmi, oppure togliermi? Tutt'al più questa squallida vita che io, con la mia ragione, ho imparato già da lungo tempo a disprezzare profondamente. Oppure, non dipende da me di vivere tanto a lungo, quanto voglio? Se io trovassi che il togliermi la vita si accordasse con il massimo principio della mia ragione, anche lo farei. Soltanto che l'onestà, riconosciuta da me stesso, mi insegna che ciò sarebbe contro il diritto della suprema ragione. Chi mi ha dato la vita è nel pieno diritto di riprendersela. Anche la natura stessa ha il diritto di riprendersi quello che essa ha donato, sebbene alquanto trasformato. La pura ragione deve trovare giusto ciò e deve dire, anzi, lo dice: Ad ognuno il suo!. Però, appunto, per il motivo che l'uomo nella sua ragione non pretende di chiamare suo nemmeno un pulviscolo solare, egli è l'essere più elevato, anzi, elevato al di sopra di qualsiasi dio, sopra qualsiasi Cielo e si eleva potente anche sopra ogni inferno. Se ogni uomo la pensasse così, ognuno avrebbe a sufficienza quanto gli occorre e nessuno sarebbe a carico di qualche altro, poiché lontane sarebbero tutte le forme di attività di lusso, d'invidia, d'avarizia, d'orgoglio, d'arrivismo, d'ingordigia, d'intemperanza, di libidine, di menzogna e di inganno. Ammesso che viva un Dio e che Egli sia il supremo principio della ragione, chi potrebbe trovare da obiettare su questi principi fondamentali della vita? Se Egli trova in ciò qualcosa da obiettare, allora Egli non è un Dio, poiché sta molto al di sotto della ragione umana”.

                 7.    Ora, vedete, questi uomini hanno vissuto sulla Terra in modo da non sottrarre alcunché neppure ad una mosca; non sono mai stati a carico di nessuno e non hanno mai offeso qualcuno, nemmeno con una parola. Essi erano molto al di sopra di ogni genere di passioni. Se qualcuno chiedeva loro un favore o un piccolo servizio, essi non vi opponevano mai un rifiuto, sempreché non si trattasse di qualcosa che stesse in contrasto con i diritti e principi della loro ragione e non chiedevano mai una ricompensa. Se si voleva offrire loro un impiego od una carica onorifica, non l'accettavano mai e indicavano a tale mecenate, portandosi due dita sulla fronte, e sottolineando il gesto con le parole: “Qui dimora il più alto impiego dell'uomo e la più grande carica onorifica!”.

                 8.    Se voi, dunque, osservate ora questi uomini, potete giudicare da voi stessi, se si sono resi meritevoli di una qualsiasi punizione. Voi dovete dire: “Certamente no”. Ulteriore domanda: “Si sono resi idonei ad un premio?”. A questo punto, però, bisogna anche chiederci: “Con quale premio possono essi venir ricompensati?”. Essi disprezzano il Cielo e non vogliono neppure riconoscere Iddio al di sopra della loro ragione, di conseguenza, la cosa più equa è lasciarli godere di quella ricompensa elargita dalla loro propria ragione.

                 9.    Però, voi chiedete: “Ma a questi miseri esseri non dà ribrezzo lo stato penoso in cui si trovano?”. Oh, no! Poiché, questo è il loro proprio e massimo trionfo, dato che, già sulla Terra, essi trovavano la felicità di un moscerino altamente invidiabile e dicevano: “Vedete, un pasto quanto mai splendido è, per questo animaletto, una goccia di rugiada appena visibile, posata su una foglia. L'intera costituzione di questo animaletto sembra avere delle minime necessità; quando noi, invece, osserviamo la costituzione straordinariamente dissipativa del nostro corpo, allora, la nostra ragione non può, e con tutte le buone ragioni, che farne oggetto di biasimo. Infatti, io devo avere un grande ventre, per mangiare e poi espellere molto. Un altro scopo, in questo caso, la nostra ragione non lo trova e proprio per questo, perciò, essa si accontenterebbe volentieri del minimo, se la costituzione fortemente antieconomica del suo inutile corpo, glielo consentisse”.

               10.    Essi criticano, inoltre, tutta la carne che abbiamo appiccicata intorno alle nostre ossa e dicono: “Il moscerino fa a meno di tutto ciò ed è già per questo più felice che non il massiccio uomo, costituito in maniera così dispendiosa”.

               11.    Quando sapete ciò, la piccola figura scheletrica di questi uomini non vi sembrerà più tanto misera e degna di compassione; come è stato il caso, al primo sguardo, poiché essa corrisponde esattamente ai principi della loro ragione. Voi dite ora: “Ciò è tutto giusto e noi scorgiamo chiaramente ora che qui non può essere che così e non altrimenti e che questi uomini si sentirebbero molto a disagio, se avessero un'altra figura non corrispondente ai loro principi ed in altre condizioni ambientali diverse da queste, che essi riconoscono essere le più confacenti per loro. Però, qui sorge, dal profondo del cuore, un'altra domanda, caro amico.

               12.    Non è possibile venire incontro a questi uomini, così da indurli ad imboccare una via migliore?”.

               13.    Cari amici e fratelli, questo è un compito alquanto arduo e molto difficile, poiché essi hanno una sola via d'accesso che è la via della scienza, ed occorrono una grande pazienza ed una costanza sconfinate, per sottoporre a questi mercanti della ragione, in modo che essi la riconoscano giusta e non contrastante con i loro principi, poiché essi dicono: “Ci sono molte cose che scientificamente possono essere giuste, ma che queste si accordino perfettamente anche con i principi della ragione, questa è un'altra questione”. Per giustificare appieno quest'affermazione, essi elencano un grande numero di “casi scientifici”, che, presi per se stessi, sono perfettamente esatti, ma che, tuttavia, stanno in pieno contrasto con i superiori principi fondamentali della ragione. Io vi voglio indicare, come esempio, alcune di queste obiezioni.

               14.    Essi, tra l'altro, dicono: “Il calcolo di un'eclissi è «scientificamente» perfettamente esatto”. Però, chiedete alla ragione ed al suo esecutore, cioè all'intelletto, a che cosa la casuale eclissi è utile e che cosa l'intera umanità ci ha guadagnato di elevato, attraverso le informazioni fornite dalla scienza? E così è altrettanto giusto, scientificamente, che l'uomo, del nutrimento che prende, una certa percentuale l’accoglie in sé, per il mantenimento delle parti del suo corpo, mentre il resto lo espelle con le feci. Ma se voi vi rivolgete alla ragione, la stessa non può che ridere di un tale calcolo delle proporzioni, veramente inutili. Inoltre è scientificamente esatto che l'acqua ed altri liquidi vengono spinti verso il basso a causa della gravità in essi dimorante, ma che cosa dice la ragione, quando i suoi occhi si posano sulle aride pareti dei monti, dove non può crescere nemmeno una pianticella di muschio, per il semplice motivo che quelle pareti montuose vengono sempre a mancare di una giusta e costante dose d'umidità, per la nutrizione del regno vegetale? Ecco, da questi pochi esempi potete constatare a sufficienza, quanto sia difficile presentare, a queste critiche teste ragionanti, un esempio scientifico che possa essere riconosciuto da loro, come perfettamente concorde con la ragione. Però, affinché voi possiate pienamente scorgere ed afferrare una conversione del genere, vi presenzieremo la prossima volta, così che, per oggi, chiudiamo.

 

[indice]

Cap. 25

* * * * *

Una via di accesso per la conversione degli stoici migliori

 

                 1.    Guardate qui sotto, nella valle si vedono proprio ora tre messaggeri che si accingono a tentare una tale pesca; seguiamoli e porgiamo attento ascolto ai loro discorsi. Essi si inoltrano nella valle, verso la terza capanna, situata su una roccia arrotondata e coperta di muschio, ed è proprio là che essi si presenteranno. Guardate come essi si avvicinano guardinghi alla capanna, facendosi quasi più piccoli, perciò seguiamoli e facciamo attenzione a che cosa seguirà alla prima accoglienza.

                 2.    Quello che funge da capo, saluta colui che sembra essere il personaggio più importante della casupola, cioè il più assennato d'una compagnia di dieci persone. Come suona il saluto? Ascoltate!: “O uomo sommamente saggio, che osservi le cose dal giusto punto di vista e che riconosci dall'acuta sommità della tua ragione quello che è giusto ed ingiusto, quello che è ragionevole ed irragionevole, ordinato e disordinato. Noi abbiamo appreso in luoghi molto lontani, quanto savio sei, perciò siamo qui, per ottenere dei buoni consigli su alcune questioni!”.

                 3.    Il presidente della ragione così risponde: “Da questo lato, voi siete davvero i benvenuti, io vi voglio volentieri aiutare entro i limiti delle mie forze, però non al di là delle stesse. Infatti, voi saprete certamente che i miei tesori non consistono in oro, argento e pietre preziose. Da me non vengono offerti né banchetti sontuosi, bensì quello che posseggo sono la vittoria della pura ragione, dalla quale potete attingere quanto volete. Voi potete essere certi che tali tesori vi renderanno molto più felici di quanto potreste essere entrando in pieno possesso di tutte le cosiddette nonché sognate magnificenze celesti, che in e da per se stesse non sono nulla, se non delle necessità segretamente espresse di uno spirito malcontento di quanto gli è stato dato. Voi sapete che lo spazio è infinito e che l'uomo, in questo spazio, pensa. Colui che porta i suoi pensieri nell'infinito dimentica innanzitutto che egli stesso è un essere finito e che, in secondo luogo, non riflette e non si avvede che, alla fine, tali pensieri sono, per lui, null'altro che un costante malcontento e, di conseguenza, una sempre maggiore aspirazione di beni irraggiungibili e, da ciò, infine, anche un perdurante stato infelice, che la follia umana non fa che alimentare ciecamente, soltanto con vuote speranze ampliate ed ingrandite artificialmente. Di conseguenza anche il Cielo non è altro se non un simile bene sognato e serve soltanto a nutrire la forza d'immaginazione degli spiriti malcontenti di quanto avuto.

                 4.    Soltanto la pura ragione è in grado di misurare i veri limiti delle necessità del suo essere soggettivo e richiede, poi, in tutta l'oggettività, soltanto un’esatta misura della propria limitatezza e questa misura si chiama la piena soddisfazione. Colui che è soddisfatto di ciò che egli riconosce essere esatto, secondo la misura della sua limitatezza, calcolata dalla pura ragione, quegli ha trovato il suo vero cielo e non ne desidererà mai più un altro, per tutta l'eternità, perché scorgerà chiaramente che, per la misura della sua limitatezza, non si adatta altro se non quello che corrisponde pienamente a tale misura”.

                 5.    A tale saggio discorso così ribatte quello che funge da capo (messaggero): “Noi riconosciamo già da questo tuo breve discorso che tu hai fatto completamente tua la vittoria della tua ragione, perciò osiamo anche, contando con piena sicurezza sulla tua saggezza, esporti ciò che c'interessa”. Il rappresentante della ragione dice: “Benvenuto sia tutto ciò per cui io possa esservi utile e perciò esprimete liberamente e senza riserve ciò che vi sta a cuore”. Ed allora il messaggero dice: “Ascolta, dunque! Nella società, dalla quale siamo stati inviati a te, per ottenere un buon consiglio, è sorto un gran dibattito sulla necessità o meno della luce. Le motivazioni in favore della luce, sono altrettanto valide quanto quelle contro la luce e noi non siamo assolutamente in grado di decidere quale delle due parti ha ragione”. Il rappresentante della ragione dice: “Ripetetemi alcune di queste motivazioni e contromotivazioni e potete essere certi che il mio giudizio colpirà nel segno”.

                 6.    Il messaggero così si esprime: “Ascolta dunque! Un buon motivo in favore della luce è il seguente: Che sarebbero tutte le cose senza la luce? Esse sarebbero altrettanto poco, come se non fossero. Inoltre, la luce è il principio fondamentale di ogni attività e, conseguentemente, anche di ogni pensiero, poiché senza la luce, quale unica forza che tutto muove e tutto incita, nulla sarebbe sorto e perciò neppure nessun essere ragionevole pensante, poiché la luce è senz'altro anche il principio fondamentale della ragione ed è, allo stato spiritualmente purissimo, la vera ragione stessa. Ecco, questa è la motivazione in favore della luce.

                 7.    La contromotivazione è la seguente: Dal momento che la luce, evidentemente, è emersa dalle tenebre e che, conseguentemente, prima che la luce fosse, tutta l'infinità era immersa in uno stato completamente privo di luce, viene da chiedersi se nello stato di tenebre l'infinità era meno infinita di quanto lo è ora, nello stato di piena luce. E la parte contraria, così continua: E’ a tutti noto che l'interno dei corpi mondiali è, per la maggior parte, completamente priva di luce e, tuttavia la materia si trova anche in tale stato buio, anzi ancora più intensamente che non lo sia nella superficie che ruota nella luce. Se, dunque, tutto il corpo mondiale, per quanto riguarda il suo interno, può sussistere benissimo senza luce, la luce ha tutta l'apparenza di essere, fra le cose della natura, un vero e proprio oggetto di lusso. E la contromotivazione così continua: Ognuno sa che, nella notte del grembo materno, è avvenuta la sua generazione e che, proprio in quella notte, egli ha ricevuto la vita. Per quale ragione, allora, quello che è diventato vivente soltanto nella notte deve poi uscire nella luce? Chi volesse anche soltanto fare attenzione un poco a ciò, dovrebbe accorgersi, di primo acchito, che la luce non è soltanto una cosa superflua, bensì perfino dannosa alle cose ed agli esseri, perché essi si abituano e allora si sentono palesemente infelici, se questa, poi, viene a mancare. E così seguitano: Se gli uomini nascessero completamente ciechi, non si preoccuperebbero affatto per la perdita della luce, mentre per un occhio abituato alla luce il diventare cieco è la sua più grande disgrazia. Com’è naturale, gli oppositori obiettano, dicendo: In un tale stato di felice cecità, fra un uomo ed un polipo che si trova sul fondo del mare non ci sarebbe nessuna differenza, poiché, se un uomo non vedesse nessuna cosa, egli non potrebbe mai farsi un concetto di nessun genere. E, in mancanza di concetti, sarebbe proprio il caso di porre una grave domanda, e cioè: “Quale aspetto avrebbe il pensiero senza concetti e senza le forme del pensiero stesso?”. Con riguardo all'infelicità, in seguito ad una casuale cecità, così si esprimono i difensori della luce: Se si vuole considerare ciò una infelicità e farne una motivazione aggiuntiva contro la luce, allora la si può applicare anche agli altri sensi, che non hanno nulla a che fare con la luce. Tuttavia, per evitare ogni infelicità del genere l'uomo dovrebbe nascere completamente senza sensi e nella notte. Però, quale potrebbe essere il pensiero di un uomo senza sensi, cioè insensibile, lo si potrebbe, nel modo migliore, apprendere da una pietra. Come vedi, o uomo altamente saggio, noi ci troviamo in un tale garbuglio e la nostra unica e grande certezza è che tu potrai sciogliere questo nodo”.

                 8.    Il rappresentante della ragione dice: “Ascoltate miei stimatissimi amici! Questo è un caso quanto mai critico, poiché ognuno delle due parti ha la ragione per sé. Però, considerato che in seguito al riconoscimento della pura ragione non vi possono essere due ragioni, ma una soltanto, sarà piuttosto difficile, in questo caso, fra due ragioni stabilire quale è veramente la ragione giusta. Noi potremo trovarla solamente se terremo nei dovuti limiti la nostra essenzialità, quale un essere individuale, perciò ascoltate! Io esporrò anzitutto dei principi, traendo poi dagli stessi un buon risultato. Però, per poter far ciò, devo anzitutto premettere una esistenza non esistente, una esistenza consumante ed una libera esistenza pensante. Una esistenza che non esiste non ha bisogno di nulla, dunque non c'è nessun consumo. Una semplice esistenza naturale consumante premette, già necessariamente con la sua esistenza stessa, che essa è qui soltanto attraverso un consumo ad essa corrispondente. Tutta la materia ha una tale esistenza che può esistere tanto nella notte che nella luce. Ma poiché l'uomo è un essere pensante e decide liberamente di se stesso, una tale esistenza più elevata presume anche un consumo tale che corrisponda appunto a tale esistenza. E la sostanza che deve essere consumata, non può in tal caso essere altro che la luce. E così una non esistenza non ha bisogno di nulla. Una esistenza consumata, quale un prodotto della notte, non ha bisogno d'altro che di un nutrimento ad essa pienamente corrispondente. Ed una esistenza chiara, liberamente pensante ha bisogno, allora, necessariamente, di quel nutrimento che è il principio della sua esistenza stessa. E così, ogni principio è sufficiente al suo prodotto e deve necessariamente trovare la sostanza per alimentare la sua vita e, di conseguenza, dal non essere emerge un non essere, dall'essere della notte un essere tenebroso e dall'esistenza della luce un essere affine alla luce. Nella misura in cui l'uomo, grazie alla pura ragione, riconosce che egli, per necessità di cose, deriva dalla luce, deve anche riconoscere che la luce, da questo punto di vista, è un substrato a lui necessario. Invece, quando egli si considera soltanto un consumatore animale e si rende nemica una vita più elevata e liberamente pensante e si può nuovamente formare quale un embrione nel grembo materno, allora, certamente, non ha bisogno della luce. Come vedete, cari amici, voi avete qui, il più chiaramente possibile, la ragione incontestabile, in favore della luce”.

                 9.    E il messaggero dice: “Ascolta o uomo saggio! Noi abbiamo riconosciuto, dalla tua esposizione, la predominante tua ragione e qual è la situazione, però c'è un unico punto ancora nell'ombra, al quale non ci riesce di trovare una valida risposta e precisamente: «Perché, sul corpo terrestre, tutti gli innumerevoli prodotti vegetali, nonché il numeroso regno delle specie animali, hanno bisogno per la maggior parte della luce, sia per la loro vegetazione che per la loro riproduzione animale?. Infatti, è molto ben noto a tutti i naturalisti che, in uno spazio assolutamente privo di luce, non c'è quasi affatto vegetazione, mentre gli animali, in luoghi completamente bui, ben presto si ammalano e muoiono e tuttavia, secondo la tua esposizione, essi non sembrano essere, necessariamente, dei consumatori di luce. Essi non sono degli esseri pensanti, anzi, non possono neppure esserlo, quale una ben fondata conseguenza della loro essenzialità, rigidamente giudicata. Questa obiezione noi non la facciamo come se volessimo con ciò menomare la tua pura opinione, bensì soltanto per trarci da eventuali insidie che potrebbero capitarci”.

               10.    Il presidente della ragione così si esprime: “Mi sia anzi benvenuta questa obiezione, così che la portiamo subito dinanzi al chiaro giudizio della pura ragione e perciò ascoltate! Dato, però, che, accanto a loro, esistiamo anche noi, quali prodotti della luce, non è tuttavia possibile per noi accettare la conclusione inversa, cioè che noi siamo qui per loro? Infatti, un uomo non può dire: Io sono qui, affinché questa casa venga da me abitata ed io la serva, bensì deve dire che la casa c'è, in quanto essa deve servire all'uomo. Dunque, se la luce ha generato noi, la luce ha dovuto necessariamente disporre, in precedenza, quelle condizioni che sono indispensabili alla nostra esistenza, imparentata con la luce. E, per conseguenza, anche le specie da noi menzionate, hanno bisogno necessariamente della luce, affinché possano servire alle nostre necessità, apparentate con la luce, quali mezzi di consumo. In questo caso, però, non mi riferisco al consumo dello stomaco animale, che può essere saziato benissimo anche in una camera buia, bensì all'alto consumo dello spirito, che si può saziare soltanto dei concetti e delle forme, che, al pari suo, provengono dalla luce. Un albero, che si trovasse al centro della Terra, non potrebbe servire da nutrimento allo spirito, con tutti i suoi frutti, fino a quando non venisse portato esso stesso alla luce e non si apparentasse con essa. Vedete, miei cari amici, ora è stato chiarito il vostro punto problematico, se ancora qualche cosa dovesse risultarvi oscura, vogliate comunicarmela senza riguardo!”.

               11.    Il messaggero dice: “Stimato ed altamente saggio uomo, dal momento che tu hai pronunciato il tuo giudizio nella maniera più giusta, mi vorrai benignamente concedere che ti sottoponga anche una domanda con riferimento a te stesso; perciò stammi a sentire: «Qual è, dunque, il vero motivo per cui tu, saggio esponente della ragione la più illuminata, hai eretto la tua casa proprio in quest'angolo, completamente appartato dalla luce?»”.

               12.    Il rappresentante della ragione dice: “Il motivo è più saggio di quanto tu possa immaginare e precisamente: «Se vogliamo guardare le cose nella luce e distinguerle le une dalle altre pienamente illuminate, dobbiamo seguire matematicamente i giusti principi basilari dell'ottica e non metterci noi nella luce, bensì in un punto che sia sufficientemente all'ombra. Così facendo, la nostra facoltà visiva viene rafforzata e gli oggetti che ci stanno di fronte possono venir scorti nei loro minimi particolari e con contorni bene delineati. Se tu, invece, volgi gli occhi verso la luce, essi vengono accecati dalla stessa e tu vedrai le cose vagamente, come fra la nebbia, così che ti dovrai accontentare di quella loro parte che sta nell'ombra. Ecco perché la mia dimora è rivolta verso l'ombra e non verso la luce». Ora, se ti sembra che ci siano ancora altri punti da chiarire tu troverai in me, in qualsiasi momento, un uomo instancabile e sempre pronto, nel limite delle sue possibilità, a darti piena soddisfazione”.

               13.    E ora, il messaggero rivolge al presidente della ragione la seguente domanda: “Io ho constatato una volta ancora come tu pensi a tutto sulla base di principi fondamentali ben calcolati e analogamente tu parli e agisci, perciò mi è venuta una grande voglia di apprendere da te, perché tu, quale difensore del valore della luce, ti sei stabilito in una zona delle più inospitali, che offre, per lo stomaco animale, altrettanto poco come per quello spirituale. Non è un gran peccato che tu non abbia scelto, quale residenza, una zona più ricca, a vera benedizione di molti uomini di debole intelletto ed in cui anche tu stesso avresti potuto trovare maggiore nutrimento per il tuo spirito, preparando, in tal modo, agli spiriti deboli, un cibo più rinforzante, tratto dalle molteplicità dei raggi di luce che s'incontrano con il tuo spirito?”.

               14.    “Miei cari amici, su questo punto della vostra domanda deve venirvi data, senza indugio, luce sufficiente”.

 

[indice]

Cap. 26

* * * * *

Prosecuzione della visita presso gli stoici

 

                 1.    L'uomo della ragione così si esprime: “Come vi trovate voi, rispetto all'Infinito?”. Voi dite: Non altrimenti che nella maniera finita e limitata. Ecco, voi stessi date già, in questa risposta, il motivo per cui io ho scelto questa regione quale mia residenza. Io perciò vi dico: Veramente saggio è colui che ha trovato i limiti della propria ragione e, con questa, ha riconosciuto quanto occorre per saziare il suo spirito. Questa ragione corrisponde in modo esatto ai ben riconosciuti limiti della mia ragione stessa, il cui motto è questo: Accontentati sempre di ciò che corrisponde alla tua limitatezza. Non oltrepassare mai la sfera delle tue cognizioni e riconosci e trova te stesso in tale tua sfera, che allora, tu hai trovato la felicità della tua vita nel grado più completo ed a te maggiormente confacente. Vedete, per questo motivo, questa regione, che voi trovate tanto inospitale, è per me pienamente confacente, poiché non offre nulla di più di quel tanto che corrisponde ai limiti della mia ragione. Conseguentemente, se io posso essere utile a qualcuno, lo posso soltanto entro l'orizzonte delle mie cognizioni, al di fuori dello stesso dovrei essere un profano e sarei posto nell'impossibilità di essere utile, anche in minima parte. Da ciò voi potete dedurre perché, per viverci, io abbia scelto proprio questa regione e nessun'altra. Se, però, voi doveste forse ritenere che io potessi essere sedotto dalla vanità, per questa mia sapienza, allo scopo di brillare come una luce, dinanzi ad altri, allora voi vi ingannate moltissimo sul mio conto. Infatti, il mio incrollabile principio fondamentale è questo: Se tu vuoi aiutare qualcuno, allora riconosci molto bene la sfera dalla quale tu vorresti aiutarlo. Se, però, questa sfera non la conosci, rinuncia alla tua filantropia, poiché chi vuole dare di più di quello che ha è un pazzo od un ingannatore”.

                 2.    Allora, il messaggero così si esprime: “Stimatissimo amico, tu hai nuovamente parlato con molta saggezza e noi non abbiamo nulla da obiettare. Soltanto un punto ci sembra un po' oscuro e dal momento che tu finora sei stato tanto compiacente da rettificare e chiarire in modo valido i nostri problemi, vorrai certamente essere ancora tanto benevolo così da permetterci di ricorrere a te per un consiglio anche su questo punto”.

                 3.    E il presidente della ragione risponde: “Cari amici, fino a tanto che voi vi trovate su questo mio territorio potete sottopormi qualsiasi domanda e potete essere certi che io sarò in grado di darvi, su ogni punto, una chiarificazione perfettamente valida per questo mio distretto. Ditemi, dunque, quali sono i vostri dubbi”.

                 4.    Il messaggero così si esprime: “Nella tua saggia esposizione hai parlato di una determinata limitatezza del tuo orizzonte di conoscenza e del come sia del tutto contrario alla saggezza il volersi elevare al di sopra di tale orizzonte. L'ultima parte ci è comprensibile, poiché, in verità, nessuno può fare qualcosa al di sopra delle sue forze e se vuole farlo è già un pazzo, solo pensando di voler superare i propri limiti. Però, vedi, quando tu nascesti, la tua ragione non aveva sicuramente un orizzonte così vasto come l'hai tu ora. Ne risulta che tu hai dovuto, evidentemente, allargare sempre di più questo tuo orizzonte di conoscenze, per poterlo portare, con questo allargamento, fino alla presente circonferenza, veramente stupefacente. Ora si domanda: «E' tale orizzonte da considerarsi come, definitivamente stabilito, oppure è idoneo ad un ancor maggiore ampliamento?». Io, da parte mia, sono dell'opinione che, se anche un essere limitato amplia il proprio orizzonte, egli rimane, però, sempre un essere limitato e non corre mai il pericolo di riempire tutto l'Infinito”.

                 5.    Il presidente della ragione dice: “Cari amici, voi avete, da un lato, ragione, ma, dall'altro, torto! Se l'uomo si fosse dato da se stesso, allora egli potrebbe darsi a suo piacimento quanto volesse, poiché egli non avrebbe trovato nessuna penuria nell'Infinito, così che starebbe in lui aumentare senza sosta ed a suo piacimento l'orizzonte delle sue conoscenze. Considerato, però, che l'uomo non è un datore di se stesso, bensì un essere dato, così anche l’orizzonte delle sue conoscenze è una cosa data. Quando voi su un corpo terrestre osservate, ad esempio, sia pure soltanto una mela, vedete anche che essa, fin dalla sua origine e subito dopo la caduta della fioritura, ingrossa sempre più il suo orizzonte. Però, quando ha raggiunto il suo determinato limite, quale sua piena maturità, voi potete cercare di persuaderla quanto volete, ma essa oltre il suo stato non potrà che persuadervi e dirvi: «Fin qui e non oltre, poiché la mia misura è colma!». E perché la mela vi darebbe tale risposta? Perché anch'essa è una cosa data e non un dono fattosi da se stesso e se voleste forzarla ad allargarsi ulteriormente, non fareste evidentemente che distruggerla! Vedete, lo stesso caso succede con l'uomo. Egli è un essere dato e non uno che si dà per se stesso e, di conseguenza, anche il suo circuito di maturità gli viene dato nel suo limite. Chi raggiunge completamente tale circuito e riconosce poi in sé che esso è completo per il circuito che gli è stato posto, quegli è in sé, come tale, tanto perfetto quanto è possibile. Se, invece, egli rimane entro tale circuito, senza mai riempirlo, allora è uno schiavo storpiato di se stesso e non avrà la capacità di svolgere una sufficiente attività neppure a proprio favore. Chi, infine, voglia gonfiare d'aria il circuito che gli è stato dato, è un pazzo ed orgoglioso e si avvia, da se stesso, alla sua rovina e di lui avverrà come di una palla, riempita di polvere pirica, che venisse accesa, nell'esplosione i pezzi verrebbero lanciati in tutte le direzioni e della palla non rimarrebbe nulla”.

                 6.    Il messaggero così parla: “In sostanza, non abbiamo nulla da ribattere a questa tua dissertazione, poiché essa è perfettamente esatta. Però, tu, caro amico, presenti le tue risposte come un magnifico studio, in modo così saggio da suscitare in noi un nuovo appiglio, per il quale si rende necessario ricorrere a te, per ulteriori delucidazioni. E così, in questa tua saggia esposizione, ti sei pronunciato nel senso che l'uomo è soltanto una cosa data e non ricevuta da se stesso. Dunque, se questo è, senza alcun dubbio, il caso, allora si deve chiedere evidentemente chi è il Datore, poiché qualcosa di dato si presuppone abbia sicuramente un donatore, come qualunque fenomeno ha la sua causa corrispondente. Ecco perché noi gradiremo molto ricevere da te un’adeguata delucidazione proprio sul Donatore”.

                 7.    Il presidente della ragione dice: “Cari amici, per quello che concerne il Donatore, Esso sta al di sopra dell'orizzonte delle nostre conoscenze e abbiamo fatto tutto quanto era di nostra competenza, riconoscendoci come dati. Però, se noi vogliamo scrutare il Donatore, allora è come se volessimo, con un compasso alla mano, misurare il circuito dell’Infinità. Questo è certamente vero, poiché, sopra un circuito stabilito, viene fatto di pensare a dei circuiti sempre più ampi, con i quali il circuito più piccolo, tuttavia, ha una certa somiglianza. Se questo piccolissimo circuito dovesse tuttavia diventare completamente simile nelle dimensioni, al grande, esso per forza di cose dovrebbe essere lacerato, e poi, la sua linea periferica, tanto più corta, dovrebbe essere stesa per portarla alla sua rotondità. Soltanto l'esperienza insegna che la periferia del piccolo circuito, per quanto tesa, potrebbe raggiungere forse appena la millesima parte della tanto maggiore periferia del circuito successivo. E così soltanto in millesima parte sarebbe in consonanza con la periferia del circuito più grande, mentre tutte le altre novecentonovantanove parti resterebbero eternamente irraggiungibili. E, vedete, in questo esempio sono in ballo soltanto due circuiti limitati. Ora, prendete questo circuito limitato e non la linea della sua superficie distesa, tentate di misurare il circuito infinito e sconfinato, e chiedete a voi stessi a che cosa potrebbe essere comparato un tale lavoro o un tale impegno, da parte della nostra ragione. Io sono dell'opinione che non è neppure paragonabile una più grande pazzia nel cervello umano. E questo sarebbe anche il caso, se noi volessimo indagare sull'infinito Donatore, per sapere Chi Egli sia. E così, come ho già detto prima, è sufficiente per ogni uomo, se egli si riconosce quale un essere fisso fatto e se su questa base egli regola pure il suo limitato circuito della conoscenza. Per quello che riguarda il Donatore, Esso non concerne per nulla con colui che è dato, poiché Egli deve essere, evidentemente, infinitamente al di sopra di ciò che Egli dà! Che cosa può diventare una mela, una volta che ha raggiunto la maturità? Che cosa può succedere di un cerchio, quando la linea che è partita da un punto, ha raggiunto se stessa, nello stesso punto? Esso, perciò, rimanga quello che è, che, allora sarà perfetto, per quello in cui è stato dato”.

                 8.    Il messaggero così si esprime: “Quanto ora hai esposto è una giusta risposta, però, a parte ciò, noi avremmo tuttavia ancora una domanda da sottoporti, perciò ascolta: «Nella regione dalla quale noi veniamo viene predicato, continuamente, dalla cosiddetta parte migliore, dell'Amore verso Iddio e noi non sappiamo cosa si voglia dire con ciò, sulla via dei tuoi saggi principi. Poiché, come amore, noi intendiamo un afferrarsi ed un attirarsi. Come può un essere limitato o una forza limitata, afferrare ed attirare a sé, una forza illimitata?»”.

 

[indice]

Cap. 27

* * * * *

Superamento e liberazione di un saggio stoico

 

                 1.    Il presidente della ragione osserva: “Cari amici, per poter dare a questa domanda una risposta accettabile, è anzitutto necessario fare una debita distinzione. Quale prima cosa è necessario chiarire come si deve comprendere il concetto “amore”, in modo che concordi perfettamente con la ragione e poi soltanto si può rilevare come tale concetto sta, con riguardo a se stesso ed a tutto ciò che lo circonda. Il concetto “amore” non è altro, anzi è impossibile che sia altro se non una necessità che si esprime, la cui causa, a sua volta, non può essere altro se non la mancanza di ciò per cui, appunto, tale necessità si esterna. La necessità o il bisogno è simile alla fame. Quando un uomo è molto affamato, la sua fame gli dà la sensazione che potrebbe inghiottire un mondo, per poter sfamarsi completamente. Mentre l'esperienza gli dice: Mangia una libbra di pane e sarai sufficientemente saziato!. Vedete, per quanto concerne il bisogno spirituale, corrispondente al concetto “amore”, il caso è quasi completamente identico. L'uomo affamato d'amore è dell'opinione che dovrebbe riempire il vuoto del suo cuore con tutta l'Infinità, prima di potersi sentire effettivamente sazio. In che cosa deve essere ricercata la causa di questa erronea brama? Essa è da ricercarsi soltanto nel fatto che il suo orizzonte di conoscenza non è sufficientemente saziato; in seguito a ciò, necessariamente, un vuoto tira l'altro, una mancanza tira l'altra e, con ciò, da un bisogno si passa all'altro. L'amore brama di essere saziato e dato che questo è una pura facoltà meccanica di fame spirituale, esso ha la facoltà di giudicare di che cosa ha bisogno per saziarsi veramente. Dunque, considerato che attraverso questa facoltà di bramare si manifesta un vuoto nella conoscenza, quest'ultimo, che a ben guardare significa nessuna conoscenza, non è in grado, perciò, di giudicare qual è la sostanza necessaria al suo saziamento. In una simile situazione, tali teste vuote si rivolgono, con la loro cieca facoltà di bramare, all'ambito dell'Infinito e sono dell'opinione che da questa eterna cornucopia volerà loro in bocca tutto quello che a loro manca. Però, come sia vuota questa loro opinione, veramente insensata, lo si può constatare facilmente, dato che tali amanti dell'Infinità, anziché sentirsi, in un modo o nell'altro, completamente sazi, sentono, invece, una fame sempre più forte, ciò che del resto è del tutto naturale, come lo si può dimostrare con il seguente esempio: basta che voi prendiate un uomo naturalmente affamato, se egli, con tutta la sua fame, sta seduto accanto ad una cesta di pane, ma spalanca la bocca verso lo spazio infinito, come se volesse inghiottire tutto il firmamento, mentre non si cura del pane che gli sta vicino, è evidente che con un tale appetito dell'Infinità la sua fame aumenta sempre più e se non si decide presto a metter la mano nella cesta, finirà col morire di fame. E da ciò, miei stimatissimi amici, potete dedurre facilmente, senza ulteriori spiegazioni, come stanno realmente le cose con il cosiddetto “Amore a Dio”. Il vero Amore verso Dio non può essere altro, sennonché ogni essere “dato” deve riempire il suo circuito, per formare quell'orizzonte di conoscenza, che gli è stato dato. Questo riempimento non può assolutamente realizzarsi, se non soltanto dopo che l'uomo ha conosciuto se stesso e, con ciò, anche il circuito a lui assegnato. Per poter fare ciò, l'uomo deve allontanare dalla sua vita tutti gli ostacoli, liberarsi da tutti i piccoli e grandi bisogni esteriori e soltanto poi recarsi nel suo punto centrale, dal quale gli sarà possibile abbracciare con lo sguardo il suo intero orizzonte, riempiendolo poi di ciò che ancora gli manca. Quando egli ha compiuto tutto ciò con costanza e perseveranza, rinunciando a tutte le cose vuote ed insignificanti, allora egli ha pure saziato il suo cuore e la sua bramosa necessità. Tutto quello, poi, che egli digerirà, lo potrà poi facilmente e senza indugio risarcire con quella sua pienezza che gli è stata data. Questo, poi, è considerato, dal punto di vista della ragione pura, un amore perfetto e sazio, il quale non si manifesta più come fame, bensì quale una piacevole sazietà. Vedete, questa è per me, nel mio orizzonte, la mia opinione espressa il più chiaramente possibile. Se voi avete qualcosa da obiettare, come detto, potete farlo liberamente, così come anch'io, da parte mia, sono in grado di ribattere qualsiasi obiezione”.

                 2.    Il messaggero dice: “Caro amico, tu hai ponderato molto bene la tua risposta e noi, in fondo, non possiamo sollevare alcuna obiezione. Dal momento, però, che tu ci concedi di parlare ancora, vogliamo consultarci con te su una questione straordinariamente importante; ascoltaci dunque!

                 3.    Vedi, presso di noi viene insegnata principalmente ancora una cosa e, contro questo insegnamento, nessuno si sente di opporsi. A parte ciò, noi non sappiamo, tuttavia, come dovremmo considerarlo dal tuo punto di vista. Tale dottrina consiste in quanto segue:

                 4.    Dio, quale Principio di Forza e Potenza che tutto abbraccia, dovrebbe avere afferrato Se stesso nel Suo Centro e formato in questo un punto culminante di tutta la Sua Forza e Potenza ed essere sceso sul pianeta Terra, in forma umana, e precisamente nella Persona di un certo Gesù Cristo. Proprio come punto culminante di tutta la divina Essenza, là, Egli stesso, ammaestrando gli uomini e peregrinando fra loro come un Fratello, alla fine, per il grande Amore verso le Sue creature, Si è lasciato uccidere da loro, secondo il corpo che Egli aveva assunto!

                 5.    A comprova della Sua Divinità, Egli compì cose ed azioni che non sono possibili a nessun uomo e ridestò Se stesso tre giorni dopo la morte del Suo Corpo e alla presenza di molti ritornò nel Suo Centro divino!

                 6.    E quando Egli era sulla Terra, l'insegnamento più importante e più grande fu quello per cui gli uomini dovevano amarLo sopra ogni cosa, ed Egli promise, a coloro che lo avessero fatto, il ‘Suo Regno’, che dovrebbe consistere nella sempre più profonda conoscenza di Dio, nell'Amore sempre aumentante per Lui e nella Beatitudine, inesprimibilmente piena di delizie, che sorge appunto da tale conoscenza, da tale Amore e Beatitudine che viene chiamata ‘La Vita eterna in Dio’».

                 7.    E, come vedi, ciò non è così vuoto come tu credi. Nella regione, dalla quale proveniamo, dimora lo stesso Cristo. E noi abbiamo potuto in ogni tempo persuaderci, nel modo più evidente e vivo, che a Lui obbedisce ogni creatura, in tutto l'Infinito. A Lui basta un cenno soltanto e innumerevoli schiere di mondi sono creati all'istante. Che ne dici tu ora dell'atmosfera che noi abbiamo portato nella tua sfera?”.

                 8.    Il presidente della ragione così risponde: “Se tutto il vostro racconto non è una chimera, non c'è nulla d'impossibile nell'afferrarsi della Potenza e della Forza Infinita in un certo centro, dato che da un punto qualunque possono senz'altro dipartirsi delle linee infinite. Invece, ci sarebbe da obiettare riguardo all’incarnazione nella forma umana di questo Centro della divina Forza e Potenza, per quanto la ragione pura non può proprio accogliere ciò come una vera e propria contraddizione. Però, che questo Essere abbia insegnato, poi, in prima linea l'Amore per Lui, questo appare al puro pensatore come un mero egoismo da parte dell'Essere divino. Ma se accettiamo questo bisogno egoistico, da parte dell'Essere divino o da parte della Forza Originaria concentrata in Sé, Essa cessa innanzitutto di essere assoluta, e se ciò dovesse essere discutibile, allora ogni esistenza si troverebbe esposta al totale annientamento.

                 9.    Per conseguenza, le cose devono stare in modo diverso, con riguardo a questo Amore, ed il Centro divino si può allora manifestare benissimo nella forma umana. Se invece, con quest'Amore da voi esposto, si intendesse riferirsi unicamente ad uno stato di fame, allora dovreste ammettere senza difficoltà in quali mani si dovrebbe trovare l'esistenza di tutte le cose, se l'infinita Potenza e Forza, quasi spinta dalla necessità, dovesse ricorrere ad esse per saziarsi.

               10.    Dato, però, che mi avete pure detto che questo Cristo, in certo qual modo per mantenere una promessa fatta, si trova operante fra voi, quale la costante espressione della Sua Onnipotenza e Forza, voi dovete evidentemente ammettere che io, da questo circuito che mi è stato dato, non posso dire qualcosa, né pro né contro. Quando si tratta di simili cose, tutto dipende dalla propria esperienza.

               11.    Se potessi vedere io stesso questo Cristo, o il Centro umanizzato, allora saprei anche, in modo certo, che cosa c'è in tutto ciò, ma per come stanno le cose ora, miei onorevoli amici, dovete accontentarvi di quanto detto. Se voi portate questo Cristo qui da me, potete anche essere certi che io non giudicherei l'Essere Suo in modo sconsiderato, per quanto, naturalmente, sta nella mia sfera. Soltanto che al di sopra della mia sfera, non deve essere posto niente!”.

               12.    E il messaggero dice: “Mettiamo il caso che questo Cristo, quale l'Essere più pieno d'Amore, venisse qui e ti dicesse di seguirLo; che faresti tu allora?”.

               13.    E il presidente della ragione risponde: “Se Egli è ciò che voi avete detto di Lui, ed io Lo riconoscessi come tale, non si può pensare nulla di più chiaro se non che la potenza infinitamente più piccola deve seguire necessariamente di proprio impulso quella infinitamente più grande, poiché non esiste né una via di mezzo, né una d'uscita. Se, però, le cose non stanno così, allora è altrettanto chiaro che io non posso uscire arbitrariamente dalla mia sfera, appunto perché io, insieme alla mia sfera, come già chiaramente spiegato, sono stato «dato», ma non mi sono dato da me stesso”.

               14.    Allora il Messaggero dice: “Guarda, il Cristo sono Io! Che cosa vuoi tu da Me?”.

               15.    Il presidente della ragione dice: “Se tu Sei il Cristo, dimostramelo, ed io Ti seguirò”.

               16.    Ed il Cristo, quale messaggero, dice: “Sia fatta luce in questa sfera, e tu, regione brulla, diventa un Paradiso!”.

               17.    E ora guardate, il presidente della ragione si prostra dinanzi al Signore e lo adora dicendo: “Così è dunque, soltanto a Dio sono possibili tutte le cose! Signore, dal momento che hai già fatto una grazia così grande a me, miserabile, messomi al bando da me stesso, accoglimi dunque nella Tua Cerchia!

               18.    Però, nella Tua Cerchia di Grazia, lasciami essere il minimo! Io so che Tu puoi allargare il mio orizzonte nello stesso modo in cui Tu hai «dato» fuori da Te me stesso, così come sono. Io, però, mi sono abituato a questo circuito limitato, quale il più ristretto di una sfera umana vivente, lasciami perciò anche in questo circuito quale il più insignificante fra tutti coloro che Tu hai degnati della Tua Grazia! Credimi, o Signore, e guarda, in tutto il mio essere provenuto da Te, il mio spirito era sempre incapace di concepire il pensiero di poter vedere Te, Infinito Donatore, nel Suo Essere Originario. Dato, però, che ora Ti ho scorto, con questa visione sono state anche adempiute le massime condizioni vitali del mio spirito”.

               19.    E il Signore così parla: “SeguiMi, dunque, e tu non devi essere affatto il più piccolo, qualora ci sono Io, fra i Miei figlioli! Però, non qui, bensì appena là tu dovrai riconoscere in Me il Santo Padre Amorevolissimo!”.

               20.    E vedete, miei cari amici, quest'è ancora una delle specie migliori della liberazione di un tale spirito della ragione pura, dalla sua sfera. Vi è, però, una grande quantità di tali spiriti, in questa regione che vi sta dinanzi, con i quali le cose non vanno tanto facilmente così come con questo spirito. È molto spesso il caso, ed anche tutt'altro che raro, che questi stoici, prigionieri della ragione, abbiano anche un grado considerevole di orgoglio in sé, per il loro sapere. Non sarebbe neppure adatto per voi assistere ad una tale conversazione, poiché potete credere che, in casi simili, non di rado falliscano parecchie centinaia di tentativi alla conversione. Comunque, abbandoniamo ora questa regione, mentre la prossima volta ci inoltreremo sul burrone centrale. E così, per oggi, chiudiamo!

 

[indice]

Cap. 28

* * * * *

Le valli dei ricchi, dei dotti, degli uomini razionali e intellettuali

 

                 1.    Ed ecco, noi siamo nuovamente al punto da cui eravamo partiti. Voi rabbrividite alquanto al pensiero di inoltrarvi in questo burrone, soltanto che tra le ripide pareti rocciose c'è uno spazio sufficiente, perché possiamo procedere abbastanza comodamente sulla via da noi scelta, per quanto impervia. Lungo il cammino scoprirete, tanto a destra quanto a sinistra, un grande numero di strette gole; quelle di sinistra, cioè dalla parte di Mezzogiorno, hanno lo stesso significato della prima valle a sinistra da noi visitata, dove dimorano i ricchi della Terra. La differenza consiste solamente in ciò che gli abitanti di queste gole, situate più verso il fondo, sono sempre più poveri in quanto a buone opere, per quanto essi siano stati sempre molto più ricchi, sulla Terra, di beni terreni.

                 2.    Nelle valli a destra, invece, ci sono dimore per ogni sorta di eruditi, di razionalisti e di intellettualisti e quanto più in fondo a queste valli questi esseri dimorano tanto più lontano dal Signore era il bagaglio delle loro conoscenze sulla Terra. Ora che sapete ciò, possiamo iniziare il nostro cammino per dei buoni risultati e recarci in quelle regioni dove avrete delle cose molto importanti da imparare. Dunque, avanti!

                 3.    Voi chiedete dove hanno origine tutte queste acque, che provengono dalle valli che si trovano in ambedue le parti, e precipitando in questo stretto burrone, attraverso il quale, come un torrente impetuoso, si riversano nell'insenatura del grande mare. Le acque significano le condizioni e le opere di utilità pratica che ne derivano, cose, queste, che tali uomini hanno tratto, grazie alla luce del loro intelletto e della loro intelligenza, sulla via delle esperienze dalle norme naturali delle cose. Le acque che giungono dalla parte destra sono, come vedete, più torbide. Ciò significa che nel bagaglio delle cognizioni scientifiche c'è molto di falso. Mentre quelle meno torbide, che provengono da sinistra, indicano che i ricchi del mondo, per quanto in possesso di nozioni scientifiche più scarse, sapevano fare meglio i loro conti, dei veri e propri scienziati, senza mezzi. Che le acque s'incontrino in questo burrone significa che la potenza della scienza e quella dei beni del mondo sempre si uniscono e, alla fine, diventano “uno”, poiché l'erudito cerca la scienza per diventare, per mezzo di questa, ricco dei tesori del mondo. Mentre l'uomo ricco di beni mondani cerca la scienza, per potere, per mezzo della stessa, aumentare ancora i suoi beni. Questa è la ragione per cui potete osservare che le acque che provengono dalla sinistra non sono tanto torbide e tumultuose come quelle che giungono dalla destra. Il che equivale a dire che il ricco in tesori mondani sa sempre intrufolarsi fra gli scienziati, diplomaticamente, per appropriarsi delde loro cognizioni e di qualcosa che possa prestarsi alle sue necessità speculative. Anche questo ora sappiamo, così che ora continueremo il nostro viaggio.

                 4.    Guardate là in fondo, ancora abbastanza distante da qui, c'è un'altra parete di pietra e là anche tutto questo insieme di valli, gole e burroni termina tanto a destra che a sinistra. Questa parete si apre, talvolta, e forma una screpolatura abbastanza larga. Se vi si giunge in quel momento, si può penetrare dall'altra parte. Però, se non si coglie quel momento, non si passa più. Voi dite: “Neppure nel modo in cui, nella regione nordica, ci siamo innalzati al di sopra dei monti?”. Ed io vi dico: “Qui non serve quel sistema, poiché voi avete ancora del terrestre in voi. Comunque, noi coglieremo proprio il momento in cui la parete si aprirà e poiché al di là della parete si estende una ampia pianura, passeremo prima che la fenditura si restringa”. Ed ecco, noi siamo vicini alla parete, pazientate un po', poiché ben presto essa si aprirà. Ora io dico: “Apriti!”. E guardate come già si divide la grossa parete; e ora che la fessura si è fatta abbastanza ampia, lestamente attraversiamola. Dato che siamo passati feliceeente, volgetevi per un attimo indietro e vedrete come ora la parete è nuovamente chiusa.

                 5.    Ora, però, guardate davanti a voi, nella regione in cui ci troviamo; cosa vi pare? Voi dite: “Che domanda! Come potrebbe piacerci questa regione in cui manca la luce e nella quale per procedere, andiamo a tentoni? Noi dobbiamo tenerci stretti a te, altrimenti ci smarriamo, poiché non vediamo neppure il suolo che calpestiamo e non sappiamo se esso è composto di pietre, sabbia, luridume od acqua, poiché, come già detto, qui non vediamo né te né noi stessi”.

                 6.    Certo, miei cari amici, qui è così e non si può fare nulla. Voi chiedete se, comunque, in questa regione ci sono degli esseri viventi. Io, però, vi dico: “Non è molto facile trovare un'altra regione tanto popolata come questa, poiché qui si può dire seriamente: «Questo mercato delle tenebre brulica di uomini»”.

                 7.    Voi vorreste avere un po' di luce, per poter farvi una idea del luogo. Io, però, vi dico: “Non andrebbe troppo bene qui, se sapessimo servirci di una qualsiasi luce, poiché verremmo subito circondati dagli abitanti di questa regione, quasi come un verme caduto in un formicaio”. Però, basta che voi attendiate un pochino e allora la pupilla si allargherà così che noi potremo scorgere qualcosa, anche in queste tenebre. Dunque, andiamo un po' avanti. Come va, incominciate già un po' a vedere qualcosa?”. Voi dite: “Incominciamo a scorgere molto debolmente che sotto ai nostri piedi il suolo è di sabbia e che, dinanzi a noi, qualcosa si muove”.

                 8.    Certo, avete ragione, avviciniamoci e vediamo di che cosa si tratta. Ecco, ciò che si muoveva, ci viene incontro. Guardate bene, si tratta di una figura umana, dall'aspetto molto misero e tutta rattrappita”. Voi chiedete chi è. Ebbene, interpellerò io questa figura.

                 9.    “Che fai tu qui, o misero essere? Da dove vieni?”. L'essere risponde: “Io sono, già da tre anni terreni, in questa regione e corro intorno come un animale selvaggio e non trovo nulla che possa calmare la mia forte fame. Proprio non so perché, dopo la mia dipartita dalla Terra, io abbia dovuto venire in questa miserabile regione. Io ero, sulla Terra, un grande signore ed avevo una carica importante. Io ho amministrato questo mio ufficio, onestamente e fedelmente. Non mi sono lasciato mai corrompere da nessuna offerta lusinghiera, ma procedevo rigorosamente secondo la legge, disimpegnando, in tal modo, il mio dovere, con una generale stima e venni apprezzato e segnalato dal mio monarca. Io ho fatto spontaneamente delle opere buone, usando mezzi tolti dal mio stipendio e sono vissuto, da tutti i punti di vista, in modo esemplare. Invece, quando abbandonai l'esistenza temporale, mi trovai in questa orribile regione, nella quale, come già detto, sto errando da tre anni, senza trovare una via d'uscita”.

               10.    Allora io, il vostro messaggero, gli chiedo ancora: “Mio buon amico, tutto quello che ci hai raccontato può essere vero, soltanto non hai mai pensato al Cristo, il Signore, e creduto in Lui? Hai fatto qualche volta del bene, per amore Suo? Hai considerato quali tuoi fratelli, tutti gli uomini, per quanto bassi e volgari potessero essere? Dimmi, come stanno le cose in questo campo?”. E il poveretto così risponde: “Come può, un uomo nobile e colto, credere in un Cristo, buono soltanto per i poveri di spirito e per le donnette? Nonostante ciò, per non scandalizzare nessuno dal punto di vista politico, io ho partecipato a tutte le sciocchezze cristiane. Inoltre, chi potrebbe essere così stolto da pretendere che un uomo, che riveste un'alta carica statale, possa considerare suoi fratelli tutti gli straccioni che incontra per la via? Oppure, per fare qualcosa per amore del Cristo degli oziosi bacchettoni bisognerebbe dapprima diventare tanto sciocchi da credere in un tale Cristo e poi vedere se si può fare qualcosa per un certo amore per Lui. Tuttavia io credevo in un Dio e spesso pensavo fra me: Se questo Dio è giusto, ciò che Egli evidentemente deve essere, allora, ammesso che dopo la morte ci sia una vita, Egli dovrebbe rendere piena giustizia ad un uomo equo e giusto com'ero io. Che dopo la morte ci sia una vita, lo sto sperimentando già da tre anni in questa regione spaventosa, errando qua e là come una bestia selvatica. Però, in questo mio stato, purtroppo, devo persuadermi che un Dio non c'è, poiché, se ve ne fosse uno, Egli dovrebbe avere di me quella stessa considerazione che ha avuto il mio imperatore. Considerato indubbiamente che tutto è opera del cieco caso, così devo attendere ciò che Esso farà di me. Se, però, avete qualcosa da mettere nello stomaco, datemelo, poiché ho molta fame, perché qui non ho altro nutrimento all'infuori di qualche pianticella di muschio, sempre trovata per caso”.

               11.    Ed io, il vostro capo, gli dico: “Ascolta, amico! Vi è soltanto un Dio, che è immensamente giusto e questo Dio non è altro se non il Cristo dei poveri di spirito e delle vecchiette. Questo sia per te un raggio di Grazia, affinché tu sappia a chi tu devi rivolgerti, se ti dovesse andare ancora peggio di adesso.

               12.    Vedi, tutto quello che tu hai fatto, per quanto giusto per te e da te stesso, lo hai fatto unicamente sotto la spinta dell'amore di te stesso. Poiché il tuo amore era molto importante per la carica che rivestivi, per il compiacimento che te ne derivava da ogni parte e l'alto apprezzamento del mondo. Perciò tu non hai portato con te null'altro che il tuo proprio amore, che da allora è completamente privo di luce, poiché quella del mondo gli è stata tolta. La vera Luce dello Spirito e la Sua Giustizia sono il Cristo! Rivolgiti a Lui nel tuo cuore e allora ti verranno dati luce e pane secondo l'esatta misura della tua conversione. Ora, però, lasciaci!”.

               13.    Guardate come ora se ne va, quatto quatto, riflettendo, ed osservate in quale modo la nera nuvolaglia sopra di lui vada assumendo un leggero chiarore grigiastro. Questo dipende dal fatto che egli ha incominciato a riflettere su Cristo. Noi, invece, procediamo avanti, poiché ci verranno offerti dei casi ancora più interessanti.

 

[indice]

Cap. 29

* * * * *

Nel Regno delle tenebre dell'incredulità

 

                 1.    Guardate, non molto distante da noi si muove nuovamente qualcosa; l'avete osservato voi pure? Se l'occhio non ci inganna, questa volta si tratta di due uomini macilenti e consumati fino alle ossa; voi dite: “Voi avete ragione, però, facciamo un paio di passi e così li raggiungiamo”. E ora eccoli qui, però non si sono neppure accorti della nostra presenza e per il momento va bene, perché così possiamo ascoltare il loro discorso. Anzi, non ci faremo neppure vedere e soltanto alla fine ci presenteremo al loro animo come un leggero suggerimento, così che grazie a ciò, l'uno o l'altro possa essere indotto possibilmente a modificare un poco il suo modo di pensare. Perciò, aprite bene le orecchie ed ascoltate, poiché proprio ora incominceranno a discutere della cosa principale.

                 2.    A. dice: “Allora, mio stimatissimo amico, a te le cose non vanno ora niente affatto meglio che a me. Da quanto tempo ti trovi in questo luogo?”. B. risponde: “Stimato amico, secondo il mio sentire dovrebbero essere alcune settimane. E tu?”. A. dice: “Per me, purtroppo, sono già trascorsi all'incirca vent'anni”. B. osserva: “Mi riesce assolutamente inconcepibile il come posso essere capitato qui, poiché, mi puoi credere, dato che tu, quale uomo più anziano, mi hai conosciuto quale un ventenne molto attivo ed io ho sempre continuato a vivere, secondo le mie conoscenze, come ho trovato leale e giusto. Io ho adempiuto il mio ufficio sacerdotale con grande fedeltà; non ho mai trascurato nemmeno una lettera dei precetti della Chiesa. Io ho sempre predicato nello spirito dell'unica Chiesa beatificante e, entro i limiti della possibilità, ho sempre aiutato coloro che riconoscevo essere veramente bisognosi, cioè che erano diventati poveri senza loro colpa. Io davo onore a Dio giornalmente nel santo sacrificio della Messa e non posso ricordarmi nemmeno un giorno, fino all'ultima ora, in cui io abbia smesso di pregare secondo il breviario. Io mi conformavo a tutti gli statuti emessi dai capi della Chiesa e sarei stato pronto a combattere, per la vita e per la morte, per i diritti della stessa. Io ero severo nel confessionale e credo di avere guadagnato molte anime per il Cielo ed io, così come voluto dal Cristo, mi sono interessato ai bisognosi, dando da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, vestito i nudi, visitato i prigionieri, così che, dopo il mio trapasso, mi attendevo, sicuramente, di venir accolto in Cielo, considerato specialmente che oltre a tutto ciò mi ero assicurato una indulgenza plenaria, da parte di sua santità il Papa!

                 3.    Che tipo di relazione, però, ciò avesse con il Cielo che speravo di ottenere, lo puoi capire anche tu altrettanto bene quanto me. Però, mio caro amico, sai, io ho pensato spesso, fra me e me, del tutto segretamente, senza farlo mai trapelare pubblicamente, che il cristianesimo, insieme al Cristo, non fosse altro se non un paganesimo più raffinato ed avevo posto, perciò, ben poca fiducia in Cristo con tutta la sua Trinità. E ora risulta chiaro dinanzi a me quanta ragione avevo io con questa mia segreta sfiducia. E tu, che dici a proposito di ciò?”.

                 4.    A. dice: “Eh, mio stimabile amico, che potrei dire? Io non ero un sacerdote, però vivevo, lo si può ben dire, quasi altrettanto rigidamente, come cioè, e questo lo si comprende da sé, i migliori sacerdoti mi avevano insegnato. È ben vero che, in certo qual modo, anch'io avevo dei dubbi, però pensavo: sia come si voglia, io vivo tranquillamente così come mi è stato insegnato dai preti e ciò non può essere sbagliato. Infatti, pensavo: ammesso che la loro dottrina sia falsa, oppure un’insensatezza, essi ne sono i responsabili, io, però, me ne lavo le mani. E se Iddio è sul serio un Giudice così giusto, come tutti i preti predicano dal pergamo, Egli mi deve premiare sempre che, naturalmente, Egli esista. Se, invece, non esiste nessun Dio, allora in qualunque modo si viva, non ha importanza. Se vi è una vita nell'aldilà, essa deve essere, di sicuro, corrispondente al carattere costantemente probo e onesto di un uomo. Se una vita nell'aldilà veramente non esiste, dopo la morte del corpo, non avrà nessuna importanza come si è vissuti su questa Terra. Tu puoi dedurre da ciò che io, sulla Terra, sono vissuto quale un uomo probo, prudente e fedelmente obbediente, ora, invece, mi trovo qui già da lungo tempo e questo è stato il vero premio!

                 5.    Dunque, null'altro che una notte gelida, quasi impenetrabile, senza nessuna alternativa di un giorno per quanto nuvoloso e fosco. All'infuori di un po' di muschio sabbioso, nessun altro cibo entra nel mio stomaco e questo dovrebbe concordare con l'Amore, la Misericordia e la Giustizia di Dio, tanto spesso predicati da voi sacerdoti? Io penso, da più di vent'anni, se c'è veramente un Dio oppure no, e in qualunque luogo incontro qualcosa e discuto questo punto con lui, egli non sa al riguardo nulla più di me. Perciò, mi fa ancora più meraviglia che un sacerdote, che ha sempre lavorato per il “Regno di Dio”, stia proprio subendo la stessa mia sorte. Io ritengo che tutti siamo stati ingannati, insieme a Cristo. Infatti, mi è sembrato spesso enigmatico come un Dio abbia potuto lasciarsi uccidere! I vecchi e saggi Ebrei conoscevano certamente il Cristo meglio di noi ed hanno saputo liberarsene nel modo migliore, quale un ipocrita sognatore ebreo. E Lo hanno poi affibbiato con finezza ai Romani, fino allora felici, quale premio per avere quest'ultimi distrutta la loro città dei re. Essi, per conto loro, rimasero al loro vecchio Dio, il quale, evidentemente, ha un aspetto molto più divino del nostro Crocifisso. Dopo ciò, siamo stati noi a dover accogliere, in seguito a questo colpo del genio ebreo, proprio quel Dio, che presso di loro era stato l'essere più diffamato. Secondo me ciò si può toccare con mano, poiché, se nel Cristo ci fosse qualcosa, in questa sfera mondiale, io te lo posso dire, ci sarebbe almeno qualcuno che sa qualcosa di reale su di Lui. Invece, tu puoi incontrare migliaia di uomini che devi riconoscere quali esseri assennati e modesti, che di Lui non conoscono neanche la minima cosa. Io te lo posso dire che mi sono trovato già con uomini, che si trovano in questa regione, da mille ed anche da duemila anni e che si sono anche abituati a mangiare muschio. Questi, nella Terra, erano dei contemporanei di Cristo, sempre che, detto fra noi, un Cristo sia veramente esistito ed essi sanno di Lui altrettanto poco quanto noi. Ci sono, perfino, alcuni che affermano di non avere mai udito questo Nome. Ecco, vedi, queste sono le mie idee, alle quali sono giunto nel corso della mia presenza qui e, parzialmente, già durante la mia esistenza terrena, naturalmente di nascosto. Che te ne pare?”.

                 6.    B. dice: “Stimato amico; devo ammettere apertamente che le tue idee hanno della saggezza; tuttavia non posso accettare pienamente l'idea che i saggi Ebrei, che conoscevano il vero Dio, come vendetta verso una grande nazione, come era quella romana, le abbiano affibbiato, quale Dio, quasi un avanzo di galera. Poiché proprio a quel tempo c'erano, fra i romani, anche degli uomini molto saggi e, perciò, non sarebbe ragionevole considerare quella grande e saggia nazione tanto sciocca da fare un simile misero scambio con i propri dei, molto significativi, e tanto magnificati e celebrati in versi.

                 7.    Considerato, però, che ti sei rivelato nella tua opinione, voglio aprirmi pure io a te e comunicarti quello che io, non di rado, ho pensato durante la mia esistenza terrena e precisamente: i romani, anzi, per essere più precisi la casta sacerdotale romana, aveva osservato segretamente che, col tempo, non si sarebbe più potuto continuare con tutte le loro divinità, perciò, un po' alla volta, i capi cercarono, per il popolo che stata diventando sempre più materiale, anche un “mito” più materiale. Allora essi fecero credere che il massimo Dio, Giove, aveva avuto misericordia dell'umanità e, dato che fra tutti i popoli la nazione giudaica era la più lontana dal paganesimo, Giove stesso era disceso sulla Terra, assumendo la figura di un Ebreo, insegnando al popolo la verità, sulla vera dottrina di Dio, a Roma. Questa dottrina per gli Ebrei, era un orrore, tanto più che, in quel tempo, i Romani pesavano loro sullo stomaco. Essi fecero, perciò, il possibile per rendere sospetto questo vero dio Giove, in forma umana. Pilato sapeva benissimo chi si celava sotto il Cristo, ragione per cui lo ha difeso il più possibile. Dato, però, che gli Ebrei non si lasciavano ammansire e che minacciavano Pilato di denunciarlo all'imperatore, quale complice allora Pilato pensò fra sé: Se io abbandono a loro l'Onnipotente, Egli saprà certamente meglio di me, quello che potrà lasciari fare, e Giove, oppure Cristo, si è lasciato crocifiggere pro forma, all'uso dei Romani e, quale Giove, risorse facilmente da morte e fece poi comunicare agli alti sacerdoti di Roma, quello che avevano da fare. A quei sacerdoti, questa era proprio un'acqua desiderata al loro mulino; ed essi ammaestrarono allora il popolo sulla base del mito che essi avevano creato in accordo con i Romani, che si trovavano nel paese degli Ebrei. Inventarono, in aggiunta, un’infinità di martiri e, d'accordo con l'imperatore, ricorsero anche a delle crudeltà, vere o finte, e riempirono la testa al popolo sciocco con la inscenatura di molte apparizioni miracolose e, in tal modo, il vecchio e scialbo paganesimo, già imputridito sempre sotto lo stesso pontificato, è giunto fino a noi. E, per necessità di cose, siamo stati abbastanza balordi da accettare, quale oro colato, un tale autentico tiro birbone. Perciò, secondo la mia opinione, qui è perfettamente rappresentato il premio del nostro paganesimo neocreato”.

                 8.    A. dice: “Mio carissimo, devo riconoscere sinceramente che la tua opinione è più attendibile che la mia, solamente non comprendo come, in occasione di una simile scaltra impresa, abbiamo potuto basare sul giudaismo il neocreato paganesimo. Poiché, da quanto io so, traendolo dai cosiddetti Evangeli, il Cristo si riferisce esclusivamente ai profeti degli Ebrei e non è tanto facile accettare l'idea che i Romani, saggi e superbi, per creare una religione si siano serviti proprio della religione degli Ebrei, da loro disprezzati oltre misura. Inoltre, devo riconoscere apertamente, di fronte te, che l'assoluta dottrina del Cristo, lasciando da parte i miracoli, in se stessa è una Dottrina umanamente intelligente e, secondo il mio parere, si presenta meno di qualsiasi altra, alla ben nota avidità di lucro dei Romani. Per questo motivo, non è tanto facile provare che essa sia stata opera della casta romana, bensì sicuramente dei Giudei; ciò tanto più che si sa, dalla storia, in modo certo, quanto accanitamente i Romani si siano opposti all'introduzione di questa Dottrina!”.

                 9.    B. dice: “Stimato amico, tu sei poco addentro nelle segrete scappatoie della casta sacerdotale. Vedi, hai letto nella storia che diversi imperatori romani si sono posti, quasi giorno per giorno, contro l’introduzione di questa religione. Nominami invece anche un solo pontefice romano che si sia opposto. Ecco, la cosa era così ben tramata che questa neocreata religione non avrebbe trovato un modo migliore per introdursi, se non, appunto, attraverso la necessaria opposizione, apparentemente crudele, degli imperatori romani. Che questa neocreata religione si sia basata sul giudaismo, ha una ragione molto evidente nel fatto che i savi romani, in occasione delle loro varie conquiste, avevano l'opportunità di conoscere a fondo un gran numero di religioni ed erano in grado di constatare che la neocreata religione da loro progettata non avrebbe potuto basarsi meglio su nessuna altra religione che non fosse quella giudaica. Ecco perché anche il loro Giove, diventato uomo, è stato fatto nascere, per delle ragioni molto sagge, nel paese degli Ebrei, poiché sapevano molto bene che tutte le altre religioni erano ancora più imputridite della loro”.

               10.    A. dice: “Oh sì, stimatissimo amico, ora la tua idea assume un aspetto del tutto diverso e non posso esimermi dall’aderirvi. Certo, se così non fosse, da dove, altrimenti, verrebbe questa avidità di oro e d'argento, dell'ancora presente pontificato romano? Però, a parte ciò, devo riconoscere che la vera e pura Dottrina morale di Cristo, provenga da dove si voglia, è buona al di sopra di ogni critica, questo è quello che mi ha fatto persistere nel Cristianesimo. Che, col tempo, alcune egoistiche piante parassitarie si siano appiccicate a questo puro albero, questo, lasciamolo dire, è anche innegabile e, perciò, devo dirti, anzi ora mi viene un'idea, se si presentasse il caso che dovessi imbattermi in un vero e puro seguace di Cristo, in verità, è escluso che potrei essergli nemico!”.

               11.    E B. osserva: “Infatti, se ve ne fosse uno, anch'io ci starei, ma qui sta il difficile!”. Ed A. risponde: “Sai cosa facciamo, cerchiamo di scoprire questo indizio e, trovatolo, per lo meno, avremo un emblema della fedeltà”. Come vedete, sopra A. si è già fatto un po' di chiarore, ma sopra B. ci vorrà ancora molto tempo. Ora, dato che qui non abbiamo più nulla da fare, continuiamo la nostra via!

 

[indice]

Cap. 30

* * * * *

Un filosofo spirituale e una bigotta

 

                 1.    Guardate laggiù, a circa cinquanta passi dinanzi a voi potete scorgere una coppietta. Andiamo direttamente verso di loro e in breve li avremo raggiunti. Anche costoro non devono avvedersi della nostra presenza. Perciò, affrettiamoci, così da apprendere, da un altro nuovo episodio in formazione, qualcosa che c'interesserà. Eccoci vicini a loro e, come potete vedere, in questa coppia c'è una donna sparuta dall'aspetto molto affaticato ed un uomo consumato quasi fino all'ultimo pezzetto di carne e con qualche goccia di sangue, per poter avere ancora un po' di forza per strascicarsi avanti, in caso d'estrema necessità. Guardate come essa gli porge la mano e si rallegra dell'incontro.

                 2.    Ascoltate ora cosa decidono tra di loro questi due: “Salute a voi, in nome del Cielo! Come sono lieta, di tutto cuore, che un caso fortunato ha fatto sì che ci incontrassimo. Devo, però, confessarle che non avrei mai creduto di trovarla in un simile luogo, poiché sono sempre stata dell'opinione che Lei si trovasse già beato nel Cielo, dato che, da quanto ricordo, Lei sulla Terra è stato un uomo molto pio e probo. Grazie a Lei, quale professore molto erudito del clero, sono usciti a cura delle sue mani, molti ed eruditi bravi e degni sacerdoti, atti alla cura delle anime e ora, santo Cielo, La devo incontrare in questo stato miserabile, in un simile luogo, nel quale anch'io, Dio sa il perché, sono giunta due mesi fa”.

                 3.    Ed egli dice: “È così, mia pregiatissima amica, e mi rincresce proprio che anche Lei si trovi qui, ma che cosa ci possiamo fare? Lei è qui come una ingannata ed io, ugualmente, quale un ingannato. Noi, durante la vita terrena, ci eravamo fatti delle grandi speranze di una vita felice - il Cielo saprà il perché, premesso che ce ne sia uno in qualche luogo - soltanto che io già da parecchi anni, mentre lei da pochi mesi, stiamo apprendendo quanto felice è questa vita e qual è la ricompensa per le buone azioni che si compiono sulla Terra!”.

                 4.    E lei osserva: “Ma, in nome del Cielo, se penso alla vita austera che lei conduceva e che nel mondo non ha avuto nulla di buono e che quando Lei predicava in chiesa tutti commossi piangevano, ed ai magnifici insegnamenti ed ammonimenti che Lei dava durante la confessione, e come, nel più profondo raccoglimento, compiva il santo sacrificio della messa, io non posso comprendere veramente come Lei sia giunto qui. Per una di noi è più ammissibile, dato che, forse, si è sottaciuto qualche peccato nella confessione o perché non si è scrutata in profondità la nostra coscienza. Mentre uno come Lei, conoscitore di ogni cosa, controllore di tutti i suoi moti, ripeto, saprà soltanto il Cielo, perché è capitato proprio qui. Lei ha fatto forse qualche supposizione per spiegare ciò?”.

                 5.    Egli allora dice: “Oh pregiata amica, ho fatto qualcosa di più che una semplice supposizione, ma credo non sarebbe tanto facile per Lei comprenderla”. Essa dice: “La prego, parli senza riguardo, chissà che non ne possa ritrarre qualche utilità anch'io!”. Egli risponde: “E va bene, gliene comunicherò qualche cosa. Però, non mi voglio assumere la responsabilità di quanto Le dirò, potrà esserle utile oppure la scandalizzerà, perciò stia a sentire qual è la mia supposizione:

                 6.    Io suppongo che non esista né un Dio né un Cielo e che, per delle buonissime ragioni, noi esseri umani non siamo altro se non dei prodotti della natura. Quando la parte grezza e materiale cade via, come un involucro, dalla forza vitale naturale; questa forza si mantiene in vita ancora per qualche tempo, ma, un po' alla volta, muore anch'essa. La forza, a sua volta, si disperde nello spazio, come la forza della polvere da sparo che esce fuori dall'imboccatura di un cannone, allora è finita per tutta l'eternità con tutte le speranze e tutte le attese degli uomini. Se Lei mi osserva attentamente, si accorgerà che io mi sto avvicinando alla completa dissoluzione ed al finale annientamento ed allora la mia supposizione risulterà chiara perfino in questa valle tenebrosa”.

                 7.    Lei dice: “Santo Cielo - sempreché esista - che cosa mai mi sta raccontando? Ciò è oltremodo spaventoso, per quanto nessuno meglio di voi può esserne a conoscenza. È vero che anche a me sulla Terra sono sorti questi pensieri, specialmente in seguito al fatto che qualche persona colta ed illustre mi fece osservare che, dopo la morte, non esiste più nulla di buono. E soltanto ora vedo che quel distinto signore aveva pienamente ragione e che così, col tempo, avverrà di me quello che sta avvenendo di Lei. Per lo meno, quand'ero sulla Terra, se le cose mi andavano male, potevo dire: «Mio Dio e Mio Signore non abbandonarmi!». Mentre, che cosa posso fare ora, se veramente Dio non esiste? Potrebbe Lei, pregiatissimo amico, dirmi ancora come stanno le cose col Cristo e con la Sua ultrabeata Madre Maria, che dovrebbe essere stata vergine? E perché abbiamo dovuto, nel mondo, recitare tanti rosari, litanie e giaculatorie per questi due santi e perché Lei ha detto tante messe, pieno di raccoglimento, se le cose stanno proprio così come ha affermato Lei, un momento fa?”.

                 8.    Egli dice: “Eh, mia cara amica, su ciò anch'io ho visto chiaro soltanto in questo mondo qui. I grandi signori del mondo non potevano soggiogare il popolo senza avere trovato, da prima, un dio qualunque e poi una religione per lo stesso. Per mezzo della religione è stato facile per loro tenere a freno la plebe che lavorava tanto diligentemente per loro, così che essi, senza preoccuparsi affatto di lavorare, potevano ingrassare su morbidi letti e poltrone nei loro palazzi e castelli. A questo scopo vennero assunti dappertutto sacerdoti e maestri, i quali, a loro volta, vennero tenuti nella confacente ignoranza e stupidità allo scopo di fare diventare altrettanto stupido anche il popolo comune. Quando, però, questi sacerdoti erano delle persone avvedute, anch'esse potevano vivere molto bene, per evitare che, con la loro intelligenza, potessero diventare pericolosi ai grandi del mondo. Però, per dare a questa religione, che in se stessa non è niente, una significativa vernice, è stato necessario adornarla con ogni sorta di cerimonie e riti mistici del tutto privi di significato, dato che altrimenti non avrebbero potuto ottenere, presso la comune plebe, i necessari effetti. Come vedete, pregiatissima amica mia, questo è stato anche il mio caso.

                 9.    Già sulla Terra avevo scorto, fra me e me, che con la vita nell'aldilà le cose stavano in modo molto diverso da quello che io stesso predicavo dal pergamo. A questo riguardo, mi ero anche estrinsecato, del tutto segretamente, con i grandi signori al potere, chiedendo chiarimenti. Soltanto che chiarimenti non mi vennero mai dati, ma in compenso io ho avuto, non so bene neppure io né come né perché, una considerevole promozione e mi si nominò professore e pure ben pagato e, infine, perfino, direttore del seminario. Mia opinione è che i signori hanno pensato che io ero troppo avveduto per coprire un posto di basso rango, perciò me ne hanno dato uno migliore, affinché nel mio interesse, con la mia avvedutezza, potessi soltanto rendermi utile e non danneggiare gli interessi della casta sacerdotale. È vero che sono vissuto sempre da uomo onorabilissimo, ma quello che è stato sciocco da parte mia e che ancora adesso rimpiango, è che, con tanta promozione, io sono stato ingannato e, in secondo luogo, che io, in tale mia carica che rendeva bene, ho condotto, sia pure anche soltanto in apparenza, una vita troppo stupidamente rigida dal punto di vista spirituale, per il mio benessere. È ben vero che pensavo che una tale vita di rinunce mi avrebbe procacciato in poco tempo la dignità vescovile, però avevo fatto male i conti, poiché i grandi signori avevano calcolato molto bene che, per il posto che mi era stato assegnato, possedevo il giusto grado di stupidità, a causa del quale non potevo più essere pericoloso, perciò mi lasciarono tranquillamente ammuffire nella mia carica. Come vedete, mia stimata amica, così stanno le cose, con tutto quello che riguarda la religione nel mondo, perciò dissi, fin da principio, che siamo stati ambedue ingannati”.

               10.    Lei dice: “Adesso, improvvisamente, ci vedo chiaro anche io! Se avessi saputo ciò, finché ero sulla Terra, come avrei potuto vivere allegramente! Infatti, io ero, anzitutto, come si diceva, una bella ragazza ed oltre a ciò anche molto benestante. Quanti giovanotti per bene mi corteggiavano, ma io, sotto l'influsso della religione, non osavo neppure guardarli. E per amore del nostro Signore Iddio e della beatissima sua madre vergine Maria sono diventata una vecchia zitella, senza contare che già durante la mia esistenza terrena ho ceduto stupidamente, quasi per intero, il mio patrimonio alla santa madre Chiesa!

               11.    Oh! Quanto sono stata sciocca! Come sarebbe stato meglio, se fossi diventata un'allegra prostituta, per lo meno avrei goduto un po'! Ecco, mio eccellente amico, se le cose stanno realmente come Lei le ha descritte, allora mi verrebbe la voglia d'imprecare e di maledire tutto, tuttavia no, non voglio farlo! Quando le cose mi andranno molto male io voglio comunque, magari per abitudine, aiutarmi con l’invocare Iddio e la beata vergine Maria. Poiché posso rammentarmi che, sulla Terra, alcune volte l'invocazione del Cristo e della cara Signora mi ha palesemente aiutata, ciò tanto più che se con questa invocazione non si guadagna nulla, neppure si perde nulla. A dire il vero, non posso farmi proprio dei rimproveri, per aver fatto durante la mia vita terrena qualcosa che abbia attirato su di me un simile castigo, cioè trovarmi in questo luogo tenebroso, se non, forse, aver tenuto troppo, talvolta, dalla parte dei preti, naturalmente senza che l'onore e la morale ne venissero intaccate, poiché, da questo punto di vista, sono stata sempre molto rigorosa. Però, più volte ho vituperato degli uomini che mi sembravano cattivi e mi sono scagliata contro di loro ed anche, ogni volta, li ho giudicati, naturalmente, soltanto di fronte al clero e, insieme a loro, ho condannato pure tutti i Luterani, gli Ebrei, ed i Mussulmani ed i pagani, in nome della santa Trinità. Però, erano stati i signori sacerdoti a dire che, come una buona credente cristiana, dovevo proprio fare così. Essi, certamente, pure dicono che si deve pregare per loro, affinché possano abbracciare la religione giusta e perciò mi sono regolata così: prima, come conviene, li ho condannati e poi ho pregato per loro. In ciò, credo, dovrebbe esserci stato qualcosa di sbagliato, perché, altrimenti, proprio non saprei cosa potrebbe essere stato d'altro. I poveri li ho aiutati, ma non troppo, perché ho preferito legare il mio patrimonio alla Chiesa, perché pensavo che i sacerdoti avrebbero saputo ripartirlo meglio di me. E così, più io ci ripenso e ci rifletto e tanto più mi convinco di essere arrivata qui senza una vera colpa ma, bene inteso, se le cose stanno come Lei mi ha spiegato prima, allora né l'una né l'altra cosa avrebbe potuto danneggiarmi né essermi utili.

               12.    Però, come ho detto prima, rimango ferma nel mio proposito sull'invocazione di Dio e della cara Signora; e mi voglio trascinare in lungo ed in largo in questo luogo, quanto sarà necessario. Forse, col tempo, mi imbatterò in qualcuno che potrà dirmi qualcosa di meglio di quanto mi ha detto Lei, del resto sempre mio stimatissimo amico. E così La saluto, poiché vedo che in sua compagnia non potrei diventare più felice. Anzi, come sento ora nel mio animo sarebbe stato più gradito, se non l'avessi neanche mai incontrato! Infatti, ora scorgo molto chiaramente che la stupidaggine è preferibile, perché rende più soddisfatti gli uomini, di quelli del più acuto intelletto.

               13.    Ad ogni modo, sono pure lieta di non essere capitata nel Purgatorio, da me tanto temuto, oppure perfino nell'Inferno, poiché, a ben guardare, non mi va tanto male, dato che non sento nessun dolore, eccezion fatta per quello della fame. È vero che per sfamarsi devo ricorrere all'erba, che qui è in sufficiente quantità. Se le cose non peggiorano, a questo cibo finirò con l'abituarmi e perciò non mi resta che dirle addio!”.

               14.    Ed egli dice: “E va bene, addio anche a Lei e procuri di ingrassare mangiando erba; comunque Le auguro buon appetito. Io, però, non sono stato ancora così fortunato come Lei a trovare dei ricchi posti d'erba, ma soltanto del misero e scarso muschio, e questo, finora, è stato il mio unico nutrimento”.

               15.    Guardate, ora tutti e due si allontanano, egli si avvia verso la parte più settentrionale, lei verso quella più meridionale”.

               16.    Voi chiedete: “Come mai lei si trova in questa regione?”. Per quello che riguarda lui, quello che ha espresso è più che sufficiente a comprenderne il perché.

               17.    Miei cari amici! Per quello che riguarda la donna, si dovrebbe comprenderlo alla prima occhiata. Poiché, quale specie di amore è quello di chi fa qualcosa per procurarsi poi un bene da lui riconosciuto come sicuro, sia esso immediatamente ottenibile, oppure un premio futuro? Questo non è che un amore di se stesso. Infatti, chi fa il bene e il giusto, per proprio utile, quello ama soprattutto se stesso e fa pure il possibile per provvedere a se stesso nel modo migliore. Le cose stanno così anche in quell'essere che, per assicurarsi il Cielo, largì il suo patrimonio, come qualcun altro lo impiega per comperare una casa o qualcosa d'altro, che possa dargli dell'utile. Del vero amore per il Cristo, che dev'essere sempre altamente disinteressato, essa non ha mai avuto neppure il minimo sentore! Per questo motivo essa deve venir liberata in questo tenebroso luogo, interamente, dal suo appetito di una ricompensa ed indotta a cercare e desiderare Iddio per Amor di Lui stesso. Allora soltanto è possibile a simili esseri avvicinarsi al vero Amore ed alla Sua Grazia. Mentre per l'uomo, prima di poter essere idoneo ad un più alto accoglimento della Grazia, si deve scorgere in lui, secondo il suo sentire, completamente annientato.

               18.    Tuttavia, voi non dovete raffigurarvi nessuno come completamente perduto, ma, per certuni, possono trascorrere cento, mille, due o tremila anni, secondo i vostri calcoli, appunto, prima che questi divenga capace di accogliere una Grazia più elevata.

               19.    Però, affinché possiate fare delle ulteriori esperienze, con riguardo ai vari motivi per cui tanti uomini giungano qui, noi c'inoltreremo ulteriormente in questa regione. Quando ci imbatteremo in intere compagnie, sorgerà in voi una luce molto maggiore e riuscirete a scorgere di quali innumerevoli follie è, in fondo, affetta quella parte detta “migliore” dell'umanità, presentemente vivente sulla Terra e che, comunque, le loro buone azioni sono fatte, per la maggior parte, per interessi egoistici. E con ciò, per oggi basta!

 

[indice]

Cap. 31

* * * * *

Il luogo delle tenebre “dappertutto è grida e stridore di denti”

 

                 1.    Guardate laggiù, abbastanza lontano da noi, dove si scorge un chiarore smorto, grigio rossastro, si trova una compagnia, formata da una trentina di persone d'ambo i sessi; avviamoci da quella parte. Ecco, ora li abbiamo raggiunti. Potete già scorgere qualche cosa?

                 2.    Voi dite: “Oh, certo, però sembra che si tratti di gente molto agitata, anzi, come se venissero alle mani fra loro”. Io dico: “Voi avete osservato esattamente, però si tratta soltanto dell'apparenza”. Ad una certa distanza una disputa spirituale sembra una vera zuffa, perciò, avviciniamoci ancora un poco e l'immagine assumerà immediatamente tutto un altro aspetto ai vostri occhi. Osservate soltanto che, man mano che ci avviciniamo a questa compagnia, più quiete diventano le mani dei suoi componenti. In contrapposto noi percepiamo una specie di abbaiamento, simile al rumore di un mulino per grano, frammisto a delle voci o meglio urla e lamenti. Voi dite: “Caro amico, questo suona quasi come le parole rivolte dal Signore ai figlioli della Luce; cioè, riguardo a coloro che dovranno venir cacciati nelle massime tenebre, dove la loro sorte sarà il «pianto e lo stridor di denti». Certo, miei cari amici, poiché siamo già allo stesso significato. Però, che cosa si deve intendere, illuminato spiritualmente, sotto le parole: «Venir cacciato nelle massime tenebre, con pianto e stridor di denti, lo potrete apprendere, con i vostri occhi e le vostre orecchie, quando saremo in tutta vicinanza. Dunque, facciamo ancora alcuni passi e ora siamo proprio dove volevamo essere.

                 3.    Che cosa vedete qui? Voi dite: “La vista non è poi tanto brutta, se si eccettuano le facce consunte, alle quali, però, oramai ci siamo già abituati; per il resto, la compagnia ha un aspetto tollerante. Essa sta circondando un oratore, che si accinge a tenere una conferenza”.

                 4.    Miei cari amici, voi avete ragione, è appunto per questo discorso che vi ho condotti qui. Voi però chiedete: “Visto che qui non abbiamo trovato, in nessun luogo, un punto alquanto elevato e che tutto questo regno della notte sembra consistere di una infinita pianura sabbiosa, noi vorremmo sapere come questo oratore si sia potuto elevare considerevolmente al di sopra dei suoi uditori”. Voi avete ragione, così chiedendo, poiché, qui, la cosa più insignificante ha un grande significato. Questo oratore si è edificato una collinetta, pigiando la sabbia con i suoi piedi, però, come la sua tribuna oratorio è costituita, altrettanto lo sarà il suo discorso. Fino a tanto che l'oratore si manterrà tranquillo sulla sua tribuna di sabbia, essa lo sosterrà, ma quando, anche soltanto per poco, egli vorrà affrontarvisi, la sua collina si sfalderà ed egli, poi, si troverà allo stesso livello dei suoi uditori. Ora, però, egli ha dato il segnale che sta per cominciare a parlare, porgiamo, dunque, attento ascolto a quanto starà per dire, però senza essere notati.

                 5.    Ecco il discorso, ascoltiamo dunque!: “Miei stimatissimi amici ed amiche, io ho appreso da voi tutti, singolarmente come voi siete, che tutti quanti siete vissuti sulla Terra, quali cittadini perfettamente e completamente onesti e leali, qualcuno in un ramo e talaltro in uno diverso (applausi generali). Voi, da “buoni cristiani”, avevate un giusto timor di Dio e così, pure, in una misura perfettamente giusta, eravate benefici verso l'umanità sofferente. I vostri nomi stavano sempre scritti, a grandi lettere, quali primi, nei giornali, grazie alle vostre considerevoli offerte, in occasione di tutti i sinistri o infortuni, ciò che era anche più che giusto. Infatti, perfino i ciechi ed i sordi devono ammettere che, con riguardo all'aiuto ed all'appoggio, non c'è nulla di più lodevole e di fruttuoso che il fare conoscere quelle persone che hanno sempre praticato la beneficenza. Poiché, in primo luogo, con tale pubblicità la povera umanità sa dove rivolgersi in caso di bisogno e, secondariamente, è evidente che altri ancora vengano stimolati ad entrare, essi pure, nella bella categoria filantropica dei grandi benefattori dell'umanità, in tal modo resi noti (Applausi molto accalorati).

                 6.    Certo, voi eravate dappertutto dove si trattava di fondazioni benefiche di qualsiasi genere e, con cuore profondamente commosso, posso dire che voi eravate dei veri nobili cittadini del mondo, nel senso più completo e perfetto di questa definizione (Applauso generale e fra gli uditori, invasi dalla commozione, si sentono le seguenti parole: “Splendido divino oratore uomo divino!”.)

                 7.    Voi avete sempre dato il vostro appoggio alle arti e alle scienze, avete servito lo stato quali cittadini esemplari; certo, di voi si può dire che siete vissuti nel senso più perfetto dell'Evangelo, poiché ognuno può constatare che avete sempre dato a Dio quello che è di Dio. Mai è stata la brama di onori o di gloria la spinta alle nobili vostre azioni, bensì sempre ed in ogni cosa è stata l'altruistica necessità del bene operare, l'impulso per tutto quanto di grande e di splendido voi avete fatto (Nuovamente applausi scroscianti, misti a lacrime, singhiozzi e pianti). Perciò, la vostra vita era senza macchia, come un Sole in un cielo sereno della nostra Terra, mentre qua, purtroppo, di Sole non c'è nessuna traccia. A questo punto, però, miei cari amici, permettetemi una grande ed importante domanda.

                 8.    Qual è ora la ricompensa per tali azioni molto rimarchevoli ed eccezionalmente onorifiche? Dov'è il Cielo tanto decantato che venne promesso a coloro che si fossero comportati da puri cristiani degni di venir imitati? (Applauso eccezionale da parte di tutti i presenti; si ode che parecchi di loro fanno eco, lamentosamente, alle ultime parole pronunciate dall'oratore. Certo, dov'è questo Cielo tanto decantato, per guadagnare il quale noi abbiamo largito tante offerte?).

                 9.    Miei stimatissimi uditori! Ecco qui questo suolo sabbioso, queste tenebre più che egiziane ed il nostro laudabile e scarso cibo, consistente in muschio, rappresentano la ricompensa e il Cielo che i preti ci hanno tanto decantato! (di nuovo applausi).

               10.    Dov'è il Dio giusto, per amor del Quale voi avete compiuto opere nobili, poiché, negli Evangeli, è detto: Quello che farete ai poveri è come se l'aveste fatto a Me e perciò ne avrete la ricompensa. Inoltre è detto: Con la misura con cui misurerete, verrete anche misurati. Dunque, stimatissimi uditori, voi avete fatto tutto ciò, avete protetto migliaia di poveri e siete stati giusti, senza parsimonia, nella misura e nel peso.

               11.    Dov'è allora, il tesoro nel Cielo, e dove la ricca misura che doveva essere restituita, di tutte le opere benefiche, che noi da veri cristiani avevamo compiuto? (Quale eco risuona: “Oh, sì, dov'è tutto questo?”)

               12.    Eccolo qui il tesoro celeste, in questa tenebra, la misura giusta di quanto ci viene restituito, con questo scarso muschio, che, sulla Terra, soltanto l'alce si sarebbe adattato a mangiare.

               13.    Quante volte sulla Terra, in diverse grandiose occasioni, noi abbiamo intonato il “Te Deum laudamus” ed i preti ci hanno gridato da tutti i pergami, così da intronarci le orecchie; Lassù, nel luminoso Regno dei Cieli, voi intonerete appena il grande ed eternamente vivente “Te Deum laudamus”. Miei pregiati uditori, permettetemi una domanda e precisamente:

               14.    Come stanno le cose ora, qui, in questo splendido Regno dei Cieli, con il tanto lodato “Te deum laudamus”?. Voi vi stringete nelle spalle. In verità, io non mi limiterei a stringermi nelle spalle, ma in tutto il corpo, se non temessi che, con tale movimento, la mia molle tribuna oratoria mi deponesse dal mio posto importante, venendomi a mancare il terreno sotto i piedi. Io sono della opinione, senza voler con ciò precedere nessuno nell'esprimere eventualmente la sua, che con questo vitto tanto sostanzioso le nostre gole ben difficilmente potrebbero emettere delle voci sufficientemente sonore, per intonare un tale sublime inno; ciò tanto più che, in questo luminoso Cielo, sorge spontanea un'altra domanda:

               15.    «Vi è o non vi è un Dio?». E così pure il sedere a tavola dinanzi a dei cibi celesti, con Abramo ed Isacco, è cosa quanto mai dubbia. Se io fossi ora sulla Terra, potrei prendermi il gusto di scrivere una ben azzeccata esegesi di tali testi così promettenti. Io direi che sotto Abramo ed Isacco sono intese tenebre e sabbia, e per il tavolo imbandito s'intende il più bel muschio islandese; un vero cibo onorevole per renne ed alci e se c'è qualcuno che volesse o potesse dire che noi stiamo meglio di tali miseri animali del gelido Nord, io gli cedo immediatamente la mia tribuna traballante. Io ritengo, però, che per costatare ciò non ci è necessario che palpare il nostro ventre, dove questo cibo indigesto rumoreggia come paglia bene asciutta e dare una occhiata a questo suolo sabbioso, così bene illuminato, dopo di che la prova che siamo trattati al pari degli animali suddetti è a piena portata di mano.

               16.    Il buon Redentore del mondo non conosceva neppure lontanamente che aspetto aveva il cosiddetto Regno dei Cieli che Egli predicava, poiché, se lo avesse saputo, non si sarebbe lasciato affiggere alla croce. Se il Suo decantato Iddio Padre, dopo la crocifissione e morte, Lo ha trattato come siamo stati trattati noi, questo Uomo, per Se stesso veramente degno di tanto rispetto ed ammirazione, avrà fatto tanto d'occhi quando, alla fine dei suoi giorni, si sarà trovato nella sala dell'ultima Cena, tramutata in questi splendidi campi di muschio, per scorgere i quali non facciamo meno fatica che scoprire delle perle sul fondo del mare. Ora, però, pregiatissimi uditori, vi sottopongo una altra domanda importante e precisamente:

               17.    «Oramai noi siamo qui, questo è fuor d'ogni dubbio, fino a quando, però, resteremo abitanti di questo regno frugale? La nostra permanenza qui avrà, una volta o l'altra, una fine? Oppure avremo il beatissimo piacere di aggirarci su queste distese per l'eternità?». Vedete, questa è una domanda molto importante, soltanto molto difficile da risolvere. Onorevoli uditori, se dovesse dipendere da me, potete essere sicuri che sarebbe più facile ottenere una risposta da una pietra, che da me. Comunque non voglio prevenire nessuno, poiché in teste diverse ci possono essere anche dei punti di vista diversi. Tuttavia, suppongo che, con questa straordinaria illuminazione della nostra grande scena, possa esporre con chiarezza qualche cosa di utile, poiché, per esporre qualcosa di chiaro, ci deve essere anche della luce e, per avere della luce, ci occorre il Sole.

               18.    Qui, però, mettere in chiaro qualcosa, significa, con altre parole, ritenere se stesso e tutti gli altri degli autentici pazzi. Però, è pure vero che qui i grandi eruditi della Terra avrebbero molto tempo per riflettere. Felici loro se, guadagnando tanto tempo per riflettere, portassero con sé anche molto materiale; poiché, diversamente, con questi tre elementi: tenebre, sabbia e muschio, sarebbero ben presto a corto di argomenti. Microscopi ed altri strumenti ottici possono benissimo lasciarli sulla Terra, dato che servirebbero ben poco, poiché al di fuori della sabbia, del muschio e delle tenebre non c'è altro. Anche studiosi, sapienti e bibliotecari troverebbero qui di che annoiarsi spaventosamente, poiché qui incontrerebbero difficilmente dei loro simili. Anche grandi artisti e virtuosi farebbero qui dei gran cattivi affari.

               19.    Miei pregiatissimi amici, se questa nostra sorte attende tutti gli uomini che vivono sulla Terra, cosa della quale non voglio dubitare, allora io sono dell'opinione che il probo Mosè e l'ancor più probo Cristo crocifisso hanno imboccato con le loro leggi e dottrine una via molto vacillante ed incerta. Se specialmente Mosè, con la sua verga miracolosa, avesse colpito la Terra, dicendo: Sole, oscurati, poiché per la nostra stupidaggine, la luce delle stelle è sufficiente e tu, terra, diventa una steppa sabbiosa, sulla quale nulla possa crescere; allora, tutta la severa legislazione fra tuoni e lampi, avrebbe potuto essere omessa, poiché, in simili circostanze, anche il peccare sarebbe diventato da per se stesso una grande rarità, come i diamanti genuini in Groenlandia, sullo Spitzberg e a Nova Zembla. Infatti, io vorrei conoscere colui che fosse capace di commettere qui una rapina o un furto e un voluttuoso che riuscisse a spassarsela con questo cibo magro e con il nostro fascino sensuale da scheletri di trapassati; anche un bugiardo lo pagherei a peso d'oro, se ne avessi. E che cosa potrebbe qui incitare qualcuno a compiere un omicidio? Trovarne uno, con i tesori e le ricchezze di cui disponiamo, sarebbe ancora più difficile che, per un astronomo, scoprire con i suoi strumenti ottici, pianeti e soli in questa eterna oscurità! In breve, possiamo fare tutto quello che vogliamo e parlare pure a volontà, tuttavia sono persuaso che non possiamo migliorare minimamente la nostra sorte. Poiché io ho intrapreso qui dei viaggi molto più lunghi di Cristoforo Colombo e veleggiato in tutte le direzioni, su questo mare di sabbia e di tenebre, ma non ho avuto la fortuna di poter gridare: Terra, terra, bensì ho trovato dappertutto notte, muschio e sabbia. Perciò, quale conclusione di questo mio discorso; questa è la mia opinione:

               20.    «Poiché, fra tutti gli uomini che hanno calcato la Terra, Cristo è il più leale che io abbia trovato, il Quale, in certo qual modo, abolì la prolissa legge mosaica, che aveva in sé qualcosa di tirannico; predicando, in sua vece, l'unica e santa legge dell'Amore del prossimo, io mi dichiaro d'accordo con questa legge, poiché si dirà quel che si vuole, questo è l'unico modo affinché, esseri intelligenti, qualunque siano le condizioni di vita, possano vivere il più felicemente possibile. Io propongo, perciò, che anche noi, per amor del bene stesso, rimaniamo fedeli a questa legge. Teniamo fermo nella nostra mente il Cristo, Quale un vero galantuomo, tentando di essere il più possibile contenti, in queste circostanze, malgrado la nostra amara sorte, poiché io credo che così, renderemo meno amaro il nostro destino, fino a tanto che esso durerà».

               21.    Però, io vi prego, amici cari, di non voler considerare questo mio desiderio come fosse una legge assoluta, bensì quale un desiderio bene intenzionato. Tuttavia, se noi ci comportiamo sempre più socievolmente, penso che proprio in grazia a ciò, con le nostre piccole forze riunite, potremo portare più facilmente e leggermente il nostro carico, che non egoisticamente ognuno per sé. Io, da parte mia, sarò sempre pronto a sostenervi con la mia parola, per quanto sta nelle mie forze, in qualunque occasione, con questo desiderio e questa assicurazione chiudo anche questo mio discorso (Applausi generali da tutti i componenti)”.

               22.    Come potete vedere, l'oratore scende con cautela dalla sua poco stabile tribuna e viene accolto molto amichevolmente da tutta la compagnia. Molti sono quelli che gli stringono la mano, dicendo: “Un simile uomo, che ha la testa e il cuore al giusto posto, è bene che sia fra di noi, perciò siamo anche molto lieti di aver trovato te, caro e fedele amico, e molto volentieri siamo pronti a seguirti, ovunque sia!”.

               23.    Guardate ora come si fa un po' più chiaro sopra questa compagnia e come tanto l'oratore che tutti gli altri incominciano a meravigliarsene e come l'oratore fa sentire nuovamente la sua voce, dicendo: “Ecco, è proprio come pensavo, se non è il Cristo crocifisso, come la Sua Dottrina filantropica, che ci porta Luce, noi rimaniamo eternamente spiriti della notte!”.

               24.    Come vedete, si fa di nuovo molto chiaro sopra questa compagnia, mentre potete scorgere, come dal lato d'Oriente, si avvicinano frettolosamente due messaggeri inviati dal Signore, per portare ancor maggior Luce in questo gruppo. Noi, perciò, attenderemo ancora un poco, per vedere cosa succederà.

 

[indice]

Cap. 32

* * * * *

Nascita dalle tenebre a un primo grado di luce vitale

 

                 1.    Guardate: anche la compagnia ha già scorto i due messaggeri, ed il nostro oratore, come potete vedere, va loro incontro cordialmente, per accogliere come si conviene; esprimendosi così:

                 2.    “Siate mille volte benvenuti, tanto per me, quanto per tutti questi miei compagni. Io, a dire il vero, non vi conosco, però, da quanto vedo, voi siete uomini al pari di noi, appena giunti qui dalla Terra, oppure venite da qualche luogo, dove il pascolo è migliore del nostro, dato che avete un aspetto magnifico, in confronto a me e a tutta la nostra compagnia. Se voi siete appena giunti dalla Terra, vi rendo avvertiti che i cosiddetti Robinson sono in condizioni migliori delle nostre e questa mia asserzione non ha bisogno di altre prove, se non che voi ci guardiate da capo ai piedi ed il nostro aspetto inumano vi dirà, al primo sguardo, molto chiaramente, come ci si trova qui, in quanto a benessere. Però posso assicurarvi che qui non ci sono assolutamente malattie, poiché, in noi, cosa potrebbe ancora ammalarsi? Noi potremmo soggiacere tutt'al più a quelle malattie che intaccano le pietre, poiché quando si è privi, quasi completamente di tutti i succhi vitali, io sono dell'opinione che si è pure liberi da ogni tipo di malattie. L'unico malanno, del quale, per lo meno da principio si è afflitti, è quello della fame, dunque un mal di stomaco, dato però che la fame è il miglior cuoco, c'è un cibo per questa fame, col quale soltanto deve venir superata una prova straordinaria. Guardate qui ai nostri piedi, sulla sabbia c'è una piccola “pietra d'inciampo” per il nostro stomaco. Vedete, si tratta di muschio, anzi si potrebbe dire: vero muschio islandese e siberiano. Le scarse gocce di rugiada, che stanno fra le foglioline del muschio, sono l'unico mezzo per spegnere la sete in questo immenso deserto sabbioso. Non impressionatevi anche se tali condizioni dovessero durare eternamente, poiché la pazienza e l'abitudine, rendono alla fine tutto sopportabile. A noi tutti, inoltre, ci rallegrerà molto se voi vorreste restare fra noi, con le vostre vesti alquanto fosforescenti, poiché vi posso assicurare che a tutto ci si può abituare prima, che a queste tenebre; perciò vi potete immaginare che a tutti noi questo barlume di fosforescenza sembra addirittura un Sole! Ora, però, miei cari amici, vorreste essere così buoni a dirci per quale ragione, dalla Terra, siete stati condotti qui, oppure, se voi provenite da qualche zona migliore, infatti, che cosa vi ha indotti ad abbandonarla, per venire in questo luogo così misero?”.

                 3.    Uno dei due dice: “Povero amico, tu ti sbagli sul nostro conto, e di molto. Infatti, noi non siamo venuti qui dalla Terra né da qualche zona migliore di questa vostra, bensì siamo inviati dal Signore, Quello che voi considerate un uomo molto probo e leale, mentre Egli è l'Unico Signore del Cielo e della Terra, per mostrarvi qual è la ragione per cui voi vagate da tanto tempo in questo luogo, senza nessun aiuto.

                 4.    Se voi vi chiedete: Come siamo vissuti sulla Terra, la nostra chiara rimembranza vi dirà che noi siamo sempre vissuti ed abbiamo sempre agito così, semplicemente per il nostro bene, più che per il bene degli altri; gli onori mondani, le lodi e la stima e la rinomanza di fronte agli altri uomini erano il vero risultato e costituivano il movente principale di tutte le nostre azioni. Poi potrete aggiungere: Noi siamo sempre stati fedeli cittadini dello stato e della Chiesa. Ma perché? Forse per amore verso Dio? Ancora direste: Come potevamo amare Iddio, dal momento che non Lo conoscevamo affatto, e così pure non conoscevamo quale fosse la Sua Volontà? La nostra fedele sottomissione allo Stato ed alla Chiesa si fondava innanzitutto sulla possibilità, per noi, di procacciarci facilmente, proprio in grazia a ciò, molti vantaggi di fronte agli altri, che non stavano in posizione tanto favorevole dinanzi allo Stato ed alla Chiesa, come noi. E inoltre, questa fedele dipendenza dallo Stato e dalla Chiesa, se considerata dal punto di vista della piena cecità dello spirito, aveva anche un'altra ragione, perché voi pensavate: Se vi è veramente nell'aldilà una vita dopo la morte, secondo gli insegnamenti dei preti e di altri cavalieri dell'immortalità, noi non possiamo certo andare incontro alla rovina, con un tal modo di agire. Se, invece, una tale vita oltre la tomba non esiste, per lo meno la fama delle nostre opere si propagherà sulla Terra attraverso i nostri figli e nipoti, in modo da rendere vivo almeno il ricordo di noi. E inoltre dite: Quelli sì che erano uomini, e quelli erano tempi in cui potevano vivere tali uomini!.

                 5.    Vedete, anche questo deve dirvi il vostro intimo, e perciò voi siete passati dalla vita fisica-corporale a questa vita dell'anima senza averne interiormente il minimo concetto e non sapevate affatto quello che occorre anzitutto alla vita spirituale e meno ancora come questa è costituita e in che cosa consiste. Che cosa, dunque, di più naturale che voi, in questa vita spirituale, non potevate trovare nient'altro, se non soltanto ciò che voi avevate portato qui dalla vita corporale-fisica, cioè una figura magra da far pietà, rappresentante l'esser vostro nella sua interezza, con la completa tenebra nella vita dello spirito. Voi arrivaste qui come nella procreazione dell'uomo, dove un embrione entra nel corpo della madre, dove pure regna completa tenebra. L'embrione si nutre, per così dire, soltanto dello scarto del sangue della madre, fino a che esso, con questo nutrimento, raggiunge quella naturale e sufficiente forza che gli permette di abbandonare tale suo oscuro luogo di formazione. Perciò, voi qui vi siete trovati, per così dire, in un “corpo materno” e avete dovuto nutrirvi della stessa immondezza di tale corpo.

                 6.    Però, considerato che in voi si trova ancora una scintilla vivente che porta alla Vita eterna, e cioè quel po' di amore e di venerazione per il Cristo, allora questa scintilla vi ha, quali embrioni spirituali, maturati per un parto fuori da questa vostra sfera tenebrosa e, perciò, può accadere a voi quello che tu hai detto alla tua compagnia a conclusione del tuo discorso e cioè: «Se con il Cristo non ci viene alcuna Luce, possiamo esser certi che queste tenebre rimarranno sempre nostra eterna proprietà».

                 7.    E così, dunque, la Luce è venuta a voi in Cristo e, perciò, voi dovete anche apprendere quello che il Signore ha detto a uno dei Suoi discepoli e cioè: «Nessuno può ricevere la Vita eterna e con ciò il 'Regno di Dio', se non è nato di nuovo» (Giov. 3,4). Fu di notte che il Signore così parlò al suo seguace, per dimostrargli con ciò che ogni spirito, non ancora rinato, si trova nella notte, quale un embrione nel ventre materno, e che anche di notte il Signore viene allo spirito non rinato perché venga partorito fuori da una tale notte, nella Luce dell'eterna Vita.

                 8.    Dato che, in seguito al destato amore per il Signore, per quanto ancora molto magro, il tempo del parto è giunto e noi siamo stati mandati qui, per guidarvi fuori da questo luogo e condurvi dove verrete messi sotto protezione, come dei bambini, grazie a ciò voi potrete raccogliere nuovamente delle fresche forze vitali, grazie alle quali poi, a seconda che esse vengano più o meno sviluppate secondo la vostra volontà, raggiungerete quella sfera che il Signore giudicherà essere la più proporzionata alla vostra capacità e forza.

                 9.    Però, non dovete mai pensare ad un 'Cielo', quale luogo-premio per le buone opere che l'uomo ha compiuto sulla Terra, bensì pensate solamente che questo Cielo non è altro che l'Amore vostro per il Signore!

               10.    Quanto maggiore sarà il vostro Amore per il Signore e quanto più umili sarete nei Suoi confronti e dinanzi a tutti i vostri fratelli e tanto più del vero Cielo porterete in voi. Perciò, adesso raccoglietevi e seguiteci!”.

               11.    Guardate ora, come tutta questa compagnia si rallegra e segue i due messaggeri.

               12.    Voi chiedete dove essi condurranno questa compagnia. Volgetevi e guardate dietro di voi, a considerevole distanza, «l'alta parete aperta» a voi ben nota. Che ne dite? Non ha, forse, l'aspetto della vagina materna che si apre alla nascita di un bambino?”.

               13.    Voi dite: “Ora noi comprendiamo questa rispondenza proprio meravigliosamente. Però, quando questo abisso sarà stato oltrepassato e la compagnia sarà giunta al di là della parete, dove verrà a trovarsi?”. – Io vi domando: “Dove si trova il bambino subito dopo la nascita?”. – Voi dite: “In morbidi pannolini e poi in una culla, dunque, sempre in condizioni di vita limitate”. – Bene! Non avete visto, dunque, le molti valli che si trovavano, a destra e a sinistra, sulla via che ci condusse a questa parte, venendo da Oriente? Ecco, quelle valli sono i pannolini e la culla. Dunque, questi uomini verranno posti in quelle valli dove le cose stanno approssimativamente così.

               14.    Infatti, come avviene con un bambino appena nato, che non diventa uomo dall'oggi al domani, così procedono le cose anche con lo spirito neonato, specialmente nel regno degli spiriti, certamente con grande lentezza. Ora sapete in quale regione effettivamente vi trovate, perciò non deve neppure meravigliarvi se qui non scorgete, fra i molti errabondi, quasi nessun maestro più elevato. Poiché ciò non porterebbe nessun vantaggio, dato che sarebbe come chi volesse impartire una istruzione ad un bambino che si trova ancora nel ventre materno.

               15.    Però, quando giunge per il bambino il momento adatto ad impartirgli degli insegnamenti, voi lo sapete comunque. Perciò questi due messaggeri non possono essere considerati come maestri, bensì come dei veri e propri ostetrici spirituali. Ora che sappiamo ciò, possiamo procedere un po’ più oltre, dove ci verrà presentata una scena completamente nuova; e così, per oggi, chiudiamo!

 

[indice]

Cap. 33

* * * * *

Delle manifestazioni spirituali

 

                 1.    Se voi volete aguzzare la vista, scorgerete, più verso destra, qualcosa che somiglia ad una nuvola di polvere. Voi lo confermate, e va bene, perciò affrettiamoci ad andare da quella parte e così potremo osservarla nella sua figura dispiegata. Voi chiedete: “Che significato ha, qui, una tale nuvola di polvere?”. Io vi dico: “Non proprio molto”. Voi avrete già udito parlare spesso sulla Terra di gente che pretende di far vedere “lucciole per lanterne” e questa è l'immagine corrispondente. Come ed in qual modo? Quando saremo più vicini, constaterete da voi tale fenomeno.

                 2.    Guardate, ci siamo già; dunque, che cosa vedete? Voi dite: “Non vediamo più la nuvola di polvere, ma, al suo posto, una numerosa compagnia di persone d'ambo i sessi, molto deperite, e simili ai dei nani, i quali si gonfiano l'uno di fronte all'altro e si sollevano sulla punta dei piedi, perché ognuno vuol essere più grande dell'altro. I più piccoli, perfino, prendono in mano della sabbia e la gettano in alto, sopra a loro, e vorrebbero con ciò far credere agli altri che specie di giganti sono”. Dunque, voi avete osservato bene, poiché, nell'apparenza, il loro modo di sentire si manifesta così.

                 3.    Ora, però, avviciniamoci completamente a loro e l'intera compagnia assumerà immediatamente un altro aspetto. Ecco, noi siamo proprio alle loro spalle; che cosa osservate adesso? Voi dite: “Adesso ci sembrano un po' più grandi, si guardano l'un l'altro molto amichevolmente e si comportano come certe donne civettuole, in società”. Però voi vorreste sapere da che cosa dipende che questa compagnia appare sempre diversa, a seconda del punto da cui la si guarda. Vedete, questo dipende dal fatto che, sulla Terra, essa è anche così: in piena vicinanza nessuno usa dire la verità ad un potente e perfino i potenti, fra loro, la evitano. Ecco perché si fanno l'un l'altro una specie di corte.

                 4.    Invece, quando ognuno va per conto suo, egli s'innalza sopra l'altro e trova da ridire su tutti. Tuttavia, nessuno osa esprimersi a voce alta, o su qualcosa di positivo, ma si limita a fare modestamente dei paragoni. Soltanto di fronte a se stesso, egli giudica tutto dal più alto punto di vista e questo significa gettare sabbia al di sopra di sé, oppure, detto con altre parole, “innalzare la propria personalità sopra tutti gli altri”. Ad una maggiore distanza, una tale compagnia, nel suo insieme, viene interpretata come una insensatezza e i suoi discorsi e il suo agire viene considerato niente di più che un fumo vuoto o una vuota millanteria.

                 5.    Se voi considerate queste due diverse situazioni e le mettete a confronto, ne potete trarre la seguente conclusione: da lontano si presenta il vero prospetto di una cosa, meno lontano, il prospetto complessivo si va sempre più perdendo e in confronto risultano di più i particolari. Nella massima vicinanza non si scopre più niente del prospetto principale, mentre i singoli dettagli appaiono allo sguardo tanto più definiti.

                 6.    Se qualcuno non potesse afferrare ciò chiaramente, io lo rendo soltanto attento su un fenomeno che si riscontra nel mondo materiale. Quando, ad esempio, egli si trova a circa dieci ore di cammino distante da un monte importante, lo guarda nel suo insieme e il monte sta quale una immagine in sé definita. Se egli si avvicina al monte per qualche ora il cammino, esso si scomporrà, per così dire, nelle sue diramazioni ed egli vi scoprirà una infinità di contrafforti e burroni, che da lontano sembravano formare, col monte tutto, una superficie piana. Quando, poi, sale sul monte stesso, gli succede come chi non vede il bosco, per i troppi alberi, poiché da dove si trova, non scorge quasi più nulla di quanto visto al primo momento da lontano. Io sono dell'opinione che, considerando attentamente questo esempio, anche i tre diversi aspetti della nostra compagnia dovrebbero risultare chiari. Ora però voi chiedete: “Tutto ciò è giusto, ma che cosa ha da fare con questa compagnia? Di che spirito sono figli costoro?”. Noi non possiamo dedurlo esattamente dal comportamento di questi esseri, poiché tutto il loro agire e tutto il loro linguaggio somigliano più ad una pantomima che ad una conversazione composta di parole comprensibili.

                 7.    Ebbene, io vi dico: “Questo è appunto molto chiaro; voi dovete essere ancora molto ciechi, per non indovinare come stanno le cose, da dove questi esseri provengono e quali erano i loro scopi. Vedete, questa è una compagnia composta esclusivamente dai cosiddetti grandi funzionari statali, avidi di prestigio mondano e di utili personali, i quali hanno esercitato la loro carica soltanto nel proprio interesse, anziché per il bene dello stato e dei suoi cittadini.

                 8.    Questi individui si comportavano sulla Terra quanto mai affabilmente e amichevolmente l'uno verso l'altro, ma, indipendentemente da ciò, ognuno, con molta finezza, sapeva farsi valere di fronte agli altri. Nessuno, però, si fidava dell'altro e trovava perciò necessario fare in modo che, per vie subdole, l'altro non potesse avere molti segreti di fronte al suo vicino. Che cosa è una tale amicizia egoistica e una così raffinata cortigianeria, se non una sfacciata civetteria, la quale, da per se stessa, non è altro se non una radice o un seme della vera e propria prostituzione? Infatti, è così che una avida e voluttuosa prostituta getta i suoi sguardi amichevoli e molto promettenti a qualcuno, per irretirlo e ricevere qualcosa da lui. Nello stesso modo anche l'avvoltoio porta in alto la tartaruga, per poi lasciarla cadere giù e guadagnarsi così un bel pranzetto.

                 9.    Questi individui sono ben poco utili alla comunità e essi stessi non si trovano nelle condizioni più favorevoli, esposti come sono alla sopraffacente astuzia degli altri. Anzi, simili uomini somigliano pure ai giocatori che alla sera si scambiano visite amichevoli e fraterne e sono pieni di reciproche premure, però, quando sono seduti al tavolo da gioco a nessuno di loro farebbe né caldo né freddo, se chi gioca contro di lui, ci rimettesse anche la casa.

               10.    A questo punto voi dite: “Ma, carissimo amico, evidentemente questi sono degli esseri cattivi d'animo e si devono considerare degli esseri perduti!”. Però io vi dico: “Voi giudicate troppo crudelmente e non siete in grado di fare una differenza fra i ladri che usano violenza e i cosiddetti poveri ladri occasionali? A quest'ultima categoria appartiene anche la nostra compagnia. La loro posizione nel mondo ha, in certo qual modo, concesso un diritto politico statale per comportarsi così, ed essi, nel loro intimo, sono persuasi di aver sempre agito completamente in conformità alla loro carica.

               11.    Qui, nel regno degli spiriti, non viene mai imputata, quale condannabile, un'azione, se l'uomo l'ha commessa senza che la sua coscienza venisse turbata da un inquietante sentimento di giustizia; e questo è stato anche il caso di tali individui. Per loro nulla è una realtà assoluta, né il bene né il male, bensì tutto è, in un certo senso, soltanto una commedia politica, più o meno astuta. Questo è il motivo per cui anche essi si trovano qui, affinché il futile e il falso in loro venga consumato. Quando ciò sarà compiuto, certamente sulla base di un progresso oltremodo lento, allora soltanto verranno partoriti fuori da questa regione e verranno accolti nelle valli che si trovano a destra, verso il fondo, dove noi abbiamo fatto conoscenza con i nostri stoici”.

 

[indice]

Cap. 34

* * * * *

L'influsso reciproco dei coniugi nell'aldilà

 

                 1.    Voi dite: “Tutto ciò va bene e lo comprendiamo benissimo, però, dato che in quella compagnia abbiamo visto delle donne, alle quali, certamente, non era stato affidato nessun incarico pubblico, si domanda che cosa esse ci stiano a fare qui e perché in questa compagnia esse sono così amalgamate?”.

                 2.    Miei cari amici, dovreste meravigliarvi voi stessi se non comprendete ciò al primo sguardo.

                 3.    Non è noto, fin dall'eternità, che la donna in tutto è considerevolmente più debole e vuole e desidera tanto ansiosamente proprio quello le è meno adatto, cioè dominare e governare? Quando gli uomini rivestono una certa carica e prendono moglie o l'hanno già, allora è più che sicuro che, alla fine, è la donna che governa più che non l'uomo chiamato propriamente alla direzione.

                 4.    Per realizzare i suoi piani, essa impiega l'astuzia femminile in tutta la sua pienezza ed è necessaria una straordinaria fermezza da parte dell'uomo, se non vuole essere sopraffatto da essa, cioè dalla sua “Eva”.

                 5.    Voi chiedete di nuovo: “E qual è la ragione per cui la donna, con la sua astuzia, riporta generalmente vittoria?”. Io vi dico: “La sua ragione è naturalissima e perciò, facilmente comprensibile. Riflettete: la donna è, propriamente, la radice dell'uomo, e tutto il resto vi risulterà chiaro”.

                 6.    Il tronco di un albero, con i suoi rami, in verità sta sotto la luce del cielo e assorbe un nutrimento eterico dai raggi del Sole, ma nessuno osserva che, ciò non di meno, il suo nutrimento principale esso lo riceve dalle radici. Perciò, se le radici dovessero cospirare contro l'albero e, in seguito a ciò, rendersi libere da esso, che cosa succederebbe, in breve, dell'albero? Esso inaridirebbe e, alla fine, non produrrebbe più frutti.

                 7.    E, vedete, questo la donna lo sa, nel suo intimo, e sente esattamente quanta necessità l'uomo ha di lei; se essa, però, è stata male allevata ed ha un animo guasto, essa fa quello che fanno, talvolta, le radici di un albero, che emettono cioè, fuori dal terreno, nuovi germogli e li nutrono, mentre l'albero viene privato, con ciò, del necessario nutrimento. Da questi polloni, che provengono dalle radici, non si forma mai un albero robusto e fruttifero, bensì soltanto un cespuglio affine all'albero. Comunque ne risulta che se l'albero non viene abbondantemente aiutato con il più elevato cibo dal cielo contro tale disordine delle radici, in modo tale che i suoi rami e ramoscelli si allargano fortemente, facendo appassire, con la loro ombra, il maligno germoglio delle radici, e ciò anche con l'aiuto del gelo di una stagione invernale favorevole che lo soffoca, certamente l'albero si trova evidentemente in una situazione molto sfavorevole per quanto riguarda la propria esistenza e per il suo campo d'azione e d'attività.

                 8.    E questo succede anche all'uomo, quando ha una moglie imperiosa e che vuole imporre la sua volontà in ogni cosa. Se egli non è capace di tener testa, deliberatamente, con i suoi germogli bastardi, diventerà sempre più debole e sottomesso ed alla fine inaridirà e dovrà stare a guardare, senza poter reagire all'operato della moglie sua.

                 9.    Un altro esempio ci viene offerto anche dai fanciulli, che, nella loro debolezza, non di rado, sono più forti del più grande eroe, dinanzi al quale tremano migliaia su migliaia. Ammettiamo che un eroe sia un padre, e che egli abbia un bambino piccolissimo, che è appena in grado di balbettare, e gli dica: Babbo, rimani con me quest'oggi, e non uscire, perché ho molta paura che ti succeda qualcosa; ebbene, l'eroe s'intenerisce, e obbedisce al bambino.

               10.    Dopo questo esempio, rivolgiamoci nuovamente alle donne. L'uomo, come sapete, già nell'adolescenza cambia il tono della voce, mentre la donna conserva la stessa tonalità del bambino. E, vedete, come la donna conserva questa tonalità di voce, così essa continua a conservare in sé, in un grado maggiore o minore, qualcosa dell'essere infantile.

               11.    In grazia a questa facoltà, essa, alle volte, può agire con quella forza infantile che non di rado è maggiore della forza di volontà di un grande generale. Sempre grazie a tale facoltà, la donna, appunto, può far leva sull'uomo fin dalla radice. Se essa vede che, sulla via dell'abituale astuzia femminile, non ottiene nulla, allora ricorre ben presto alla sua infantilità, apparentemente debole, con la quale, nella maggior parte dei casi, riporta vittoria sull'uomo forte.

               12.    Credo che, da quest'esempio, la cosa vi risulterà ancora più chiara e potrete dedurre per quale ragione fanno parte di questa compagnia anche degli esseri femminili. Tuttavia, dovete sapere che nel mondo spirituale la donna sta attaccata all'uomo fino a che questo non si è completamente purificato da tutte le sue scorie del mondo.

               13.    Parecchi uomini potrebbero raggiungere molto prima la purezza spirituale, se non ne fossero impediti, sempre nelle stesse circostanze, dalle loro donne più sensuali. Anche a questa nostra compagnia sarebbe andata molto meglio, se essa non fosse intersecata di donne.

               14.    Ogni qualvolta un uomo prende una buona decisione e vuole, nel suo animo, imboccare la via migliore, la donna sa sempre come fare, in seguito alla sua intima brama di dominio, per trattenerlo, indicandogli un'altra via. O, detto con altre parole, un uomo, che ha una simile moglie, trova nel mondo spirituale ancora maggiore difficoltà di liberarsene, che non sulla Terra. Se egli vuole allontanarsi da lei, di punto in bianco, essa sa indurlo, con le sue preghiere e esponendogli la sua debolezza, a restare di nuovo vicino a lei, non solo, ma egli si sente spinto a darle ogni sorta di assicurazioni che egli non vuole lasciarla per tutta l'eternità.

               15.    Anzi, spesso accade che uomini di cuore buono giungano in questo luogo con donne che, da per se stesse, si sono rese interamente degne per l'Inferno. Queste sono le più pericolose ed anche le più tenaci, poiché il loro cuore è attratto da ciò che è peccaminoso e basso, ma, ciò non di meno, per varie considerazioni di guadagno e di dominio, tengono anche al loro marito.

               16.    Dato, però, che il sentire di una tale donna tende evidentemente verso l'Inferno e che il marito non ha la forza sufficiente per dividersi da lei, cede, perciò, alla debolezza apparente della moglie. Essa lo attrae a sé un po' alla volta, nel modo più innocente, al di là dei confini di questa regione, oltre il fiume a voi già noto, cioè nell'Inferno ed occorre allora una grande pazienza ed un faticoso lavoro perfino da parte di potentissimi angeli, per svincolare un tale uomo dalla moglie infernale. Secondo il vostro calcolo del tempo un tale lavoro potrebbe richiedere anche parecchie centinaia d'anni e, vedete, anche in questa compagnia sono presenti alcune di tali donne”.

               17.    Voi dite: “Ma qui potrebbe intervenire il Signore e tirare una grossa riga sul conto di tali donne”. Un simile intervento può sembrare logico, fino a che non si conoscono le altre vie dell'Ordine divino. Chi invece conosce quest'Ordine, sa anche molto bene che un tale intervento è assolutamente impossibile, perché vi è condizionato il mantenimento della vita dello spirito.

               18.    Voi dovete sapere che l'amore dell'uomo è la sua vita e questa vita egli la porta in sé. Che cosa ha permesso all'uomo che la moglie riportasse vittoria su di lui? In seguito al fatto che egli l'ha accolta troppo nel suo amore. Ora l'uomo dovrebbe esaminarsi e porre su una bilancia molto sensibile l'amore per la sua donna e l'Amore per il Signore e pesare con l'ansiosa sollecitudine queste due specie di amore e fare molta attenzione a dove si manifesta un eccesso di peso superiore. Poi egli dovrebbe scrutare profondamente e scrupolosamente in sé quale perdita sarebbe per lui più sopportabile, cioè se egli preferirebbe perdere la sua amata moglie e tutti i vantaggi che da essa gli derivano, oppure l'Amore del Signore.

               19.    Questo, però, non deve limitarsi, come detto, ad una espressione esteriore, così come se qualcuno dicesse: “Io sono pronto a sacrificare al Signore non soltanto una, bensì anche dieci mogli”, poiché a questa domanda della Vita deve sempre venir risposto con la radice della stessa.

               20.    Prendiamo il caso che il Signore, ad un tale uomo, che a parole sostiene che egli ama il Signore dieci volte di più di sua moglie, Egli gliela togliesse con la morte del corpo.

               21.    Se allora l'uomo, sentendolo in sé in modo vivente, può dire: “Signore, io Ti ringrazio per avermi fatto ciò, perché in grazia al mio Amore per Te, io so che tutto quello che fai è fatto per il meglio”; se, oltre a ciò, un tale uomo trova realmente nell'Amore per il Signore, compenso sufficiente per la perdita della moglie, allora il suo amore per il Signore è, in lui, veramente maggiore di quello per la sua moglie.

               22.    Invece, se a questa Opera del Signore, lo invade la tristezza ed egli così si esprime: “Signore, vedi, io Ti amo tanto, perché mi hai riservato una tale mestizia ed un tale dolore?”; in verità, voi potete credere, un simile uomo amava sua moglie più del Signore!

               23.    Ed anche quando un tale uomo sopravvive alla moglie per parecchi anni e col tempo l'ha anche dimenticata e si è rivolto completamente al Signore, ciò nondimeno non ha bandito completamente tale amore dal suo cuore, poiché, se dopo dieci anni gli fosse concesso di ritrovarla, egli ne sarebbe incantato e l'accoglierebbe con il massimo amore, specialmente se essa gli apparisse spiritualmente ringiovanita.

               24.    A questo punto, voi chiedete nuovamente: “Come è possibile ciò, dal momento che il vedovo si è rivolto completamente al Signore?”. Io invece vi chiedo a mia volta: “Era questa una sottomissione spontanea o non, piuttosto, soltanto forzata? Si sarebbe egli comportato così, se il Signore non gli avesse tolto la moglie?”. Presso il Signore vale soltanto il libero volere e, per conseguenza, la completa abnegazione di sé, in tutto.

               25.    Questo uomo era triste per la perdita della moglie, perciò egli si rivolse al Signore, per trovare, presso di Lui, il necessario conforto e l'acquietamento del suo animo affranto.

               26.    Che cosa è stato per lui, da questo punto di vista, il Signore? È stato Egli l'Amore centrale, nel cuore di un tale uomo, o non piuttosto un mezzo tranquillizzante, una specie di copertura sul dolore sofferto e perciò anche un impiastro risanatore? A questo punto, voi non potete dire altro, se non che il Signore, in tal caso, è stato soltanto un mezzo, una copertura e, perché no, anche un impiastro. Chi può perciò dire che un amore, frutto della riconoscenza, possa essere considerato allo stesso livello dell'Amore fondamentale del cuore?

               27.    Non è questa una differenza simile a quella di quando un uomo ama il suo benefattore, perché lo ha reso felice oppure, frammisto a tale amore, egli prova ad amare anche per la felicità che gli è derivata? Io sono dell'opinione che, fra queste due specie d'amore, ci sia una grande differenza, poiché l'amore per il benefattore non è che la conseguenza dell'Amore fondamentale che dimora nella felicità ottenuta e non è perciò un amore fondamentale, bensì un amore di seconda mano.

               28.    Che aspetto assume ciò di fronte al Signore, dato che l'uomo dovrebbe porre la sua massima felicità soltanto in Lui, poiché considerando appunto le cose, partendo da tale felicità, tutte le altre felicità dovrebbero apparire vuote e vane e, perciò, non indispensabili per tutta l'eternità. Infatti, l'uomo dovrebbe poter dire in modo vivente in se stesso: “Se io ho soltanto il Signore, non chiedo né un Cielo né una Terra e, perciò, meno ancora, una moglie”.

               29.    Da quanto detto, comprenderete perché io vi ho resi tanto intimamente attenti sulla necessità, per l'uomo, di esaminare in modo straordinariamente vivente e profondo la differenza che c'è fra il suo amore per il Signore e quello per sua moglie, poiché è il Signore stesso che dice: Chi ama suo padre, sua madre, sua moglie, fratello e figlioli più di Me, non è degno di Me!.

               30.    E, a questo punto, voi chiederete ancora: “È, dunque, un tale uomo da considerarsi perduto, per questo suo amore di seconda mano, per il Signore?”. Ma neanche per idea, però, egli non può giungere al Signore, fino a che non si è completamente staccato dalla sua base o fondamento del suo amore e non ha tramutato tale suo amore in un Amore principale e fondamentale per il Signore.

               31.    Quali difficoltà, però, sono collegate, non di rado, in questo regno degli spiriti, per il tramutamento di questo Amore, noi l'abbiamo rilevato osservando questa compagnia. Noi, però, avremo occasione di scrutare questo punto importantissimo in una prossima scena, più chiaramente e più a fondo e in un modo pratico. Voi potrete vedere quanto spesso un tale falso amore coniugale, che sembrava definitivamente spento, si ridesta nuovamente dall'origine, quando tali coniugi si ritrovano nell'aldilà. Con ciò, lasciamo che questa compagnia continui indisturbata la sua via e noi procediamo per nostro conto.

 

[indice]

Cap. 35

* * * * *

Una coppia sposata nell'aldilà

 

                 1.    Guardate, non lontano da qui potete scorgere una coppia di esseri umani, proprio in quella situazione che si presta magnificamente al nostro scopo. Affrettiamoci da quella parte, così da raggiungerli senza indugio. Voi chiedete qual è esattamente la situazione dei due! Ed io vi dico: “Essa non potrebbe essere la più adatta, poiché la moglie è morta soltanto sei anni prima del marito; quest'ultimo l'ha molto rimpianta, ma, dopo un paio di anni, si è gettato nelle braccia della religione ed è vissuto molto fedelmente ed in accordo con questo suo riconoscimento. Ora, però, è stato anche lui richiamato dalla Terra ed è venuto qui che è da poco”. Questo preambolo, per il momento, è sufficiente, il resto lo apprenderemo in seguito, nello spirito.

                 2.    Dato che noi, nel frattempo, abbiamo felicemente raggiunto la nostra coppietta, a noi non occorre altro se non ascoltare con attenzione il dialogo che sta per cominciare. Ascoltate, dunque, come essa rivolge una domanda al marito, e precisamente:

                 3.    “Io sono straordinariamente lieta di rivederti dopo tanto tempo, ora, però, dimmi soltanto se le mie ultime volontà sono state eseguite esattamente, poiché questo mi sta straordinariamente a cuore”.

                 4.    Il marito risponde: “Moglie mia, amata sopra ogni cosa, affinché tu veda quanto puntualmente le tue ultime volontà sono state rispettate, io non posso che dirti che anch’io, disponendo le mie ultime volontà, non ho fatto altro che nuovamente confermare le tue, attenendomi completamente alle stesse, ad eccezione di alcuni legati insignificanti. Tutto il resto del nostro patrimonio comune, aumentato ancora da me di parecchie migliaia di fiorini, l'ho lasciato, per testamento, ai nostri figlioli. Ne sei contenta?”.

                 5.    La moglie risponde: “Mio sempre amato marito, ad eccezione dei legati, sono pienamente contenta! Dimmi, però, a quanto ammontano e chi sono i legatari?”. “Mia amata consorte”, dice lui, “i legati ammontano, in totale, a non più di duemila fiorini, divisi in cinque parti, e ad eccezione di una parte, i legatari sono quattro parenti tuoi. Soltanto la quinta parte l'ho lasciata alla cassa dei poveri, per non offendere l'onore e il decoro. Io non avrei fatto neppure ciò, se tu durante la tua vita terrena non avessi spesso espresso l'intenzione di ricordarti di tali tuoi parenti. Per quello che riguarda i poveri, tu sai comunque che qualche cosa si deve fare, in prima linea già per il mondo e poi qualcosa anche per l'Amor di Dio, dato che si è, tuttavia, dei cristiani e non dei pagani. Del resto, questa bagatella di duemila fiorini conta poco in confronto al grande patrimonio che abbiamo lasciato, poiché dai miei ultimi calcoli, ognuno dei nostri sette figlioli ha ereditato la bella somma di centocinquantamila fiorini. Oltre a ciò tutti i figlioli sono stati allevati così da attenersi ad una saggia economia, di modo che tu puoi essere completamente tranquilla per quanto riguarda il patrimonio da te lasciato, così come io lo sono e puoi ora, insieme a me, andare alla ricerca di un altro patrimonio, che ci possa portare in una posizione corrispondentemente più felice, nella quale ci sia dato di vivere, per lo meno, come siamo vissuti sulla Terra”.

                 6.    Essa dice: “A me basta, per essere contenta, che i figlioli siano ben provveduti. Certo, che con quei duemila fiorini, ognuno di essi avrebbe avuto subito un piccolo importo in mano, tanto per cominciare, senza toccare immediatamente gli interessi del capitale; tuttavia, dal momento che è cosa fatta e che non possiamo portare nessun cambiamento, devo, volente o nolente, dichiararmi soddisfatta.

                 7.    Quanto però tu dici, riguardo ad un capitale utilizzabile qui, io ti prego, quale tua moglie sempre fedelmente amorosa, di non farti delle assurde illusioni, poiché sei anni sono ormai trascorsi, da quando io vado vagando in questo tenebroso ed arido deserto, con grande angoscia e trepidazione; e tutto quello di commestibile che ho potuto trovare, spinta da una spaventevole fame, è stato una specie di muschio e, non di rado, alle volte ci si imbatte in qualcosa che sembra erba secca, con la quale, alla fine, ci si può riempire lo stomaco. Se tu non fossi giunto dalla Terra, ancora avvolto in un barlume di luce, proprio in questo punto, ben difficilmente avremmo potuto incontrarci per tutta l'eternità”.

                 8.    Ed egli dice: “Ma, amata moglie mia, non hai proprio nessuna idea del motivo per il quale tu sei giunta in questo luogo tenebroso? Io son dell'opinione che è stato il tuo sentire troppo mondano a portarti qui. Tu usavi esprimerti talvolta in maniera non troppo encomiabile e ti attenevi, più di tutto, alla esperienza ed alla filosofia mondana. Io, però, ti dicevo molto spesso, mia cara moglie, che se nell'aldilà c'è una vita, secondo me, non si sarebbe potuto ottenere nulla con l'esperienza del mondo e che, perciò, sarebbe stato meglio attenersi alla Parola di Dio. Infatti, ciò che è del tempo, dura poco, mentre se c'è un'eternità, noi, con la nostra saggezza peritura, ce la caveremmo molto male. Vedi, amata moglie mia, queste sono, letteralmente, le parole che molto spesso io ti ho rivolto in confidenza e, come ora mi convinco con grande meraviglia e rincrescimento, tali mie parole si sono purtroppo avverate. Io sono, perciò, dell'opinione, cara moglie mia, che questo è proprio l'ultimo momento, se qui ci si può esprimere così, in cui possiamo rigettare completamente tutti i nostri pensieri del passato, specie quelli mondani e rivolgerci al nostro Signore Gesù Cristo, implorando da Lui Grazia e Misericordia, poiché, se non ci aiuta Lui, noi siamo perduti per l'eternità. Io so e sento in me, nel modo più sicuro che, all'infuori di Cristo, non c'è per noi, in tutta l'infinità, nessun altro Dio e nessun altro Aiutante. Se Egli ci aiuta, noi siamo effettivamente aiutati e se Egli non ci aiuta, noi siamo irremissibilmente perduti! Adesso io preferirei che avessi dato tutto il nostro patrimonio ai poveri e che i nostri figlioli fossero diventati dei mendicanti; questi ci avrebbe portato più benessere spirituale, che non tutte le nostre prudenti cure, per la sistemazione materiale dei nostri figlioli. Perciò, mia cara moglie, dal momento che non possiamo rimediare alla nostra follia mondana, non ci resta altro che rivolgerci soltanto al Cristo, in tutta serietà, con l'esclusione di tutti gli altri pensieri e desideri, affinché Egli voglia, con la Sua Grazia e Misericordia, considerare la nostra grande follia una debolezza umana e risolvere in bene, per i nostri figlioli, il nostro operato!”

                 9.    La donna dice: “Io ho sempre pensato che tu avresti portato anche in questo mondo la tua farneticante follia religiosa. Che cosa abbiamo fatto di male noi due nel mondo? Non siamo stati sempre equi verso ognuno? Siamo stati mai debitori verso qualcuno o non abbiamo pagato quanto pattuito a qualche domestico? Se ci fosse un Dio, o, secondo il tuo modo di pensare, un Cristo, sarebbe la più grande ingiustizia, se Egli dovesse premiare degli esseri come noi con il premio che ci sta qui davanti. Oppure quale Dio potrebbe, anche minimamente, biasimare un uomo, se egli non può prestare fede ad una vecchia “leggenda”, piena d'insensatezza e di ridicolaggini? Infatti, io penso che perfino un cieco dovrebbe scorgere che, se ad un Dio, ammesso che ci sia, dovesse effettivamente interessare il genere umano, nessun uomo potrebbe nemmeno sognare che questo Dio si sia avvicinato, soltanto una volta, personalmente agli uomini, munito di tutta la Sua Forza miracolosa e ciò soltanto agli abitanti di un distretto molto piccolo, mentre tutta la Terra era popolata.

               10.    Dimmi, dunque, può un Dio pretendere incondizionatamente che quegli uomini e popoli che, in primo luogo non possono accettare come valida l'affermazione che è stato proprio Lui a istituire tale dottrina, vi debbano credere senza eccezioni e se non possono farlo, ammesso che Egli sia Giusto, li possa biasimare. Non possono, allora, gli uomini ed i popoli, insorgere contro questo Dio, sempre ammesso che ci sia, e dirGli: “Come vuoi Tu raccogliere, dove non hai seminato? Come pretendi Tu di giudicarci, dal momento che Tu sei un Dio ingiusto? Vuoi tenere un equo Giudizio? Allora giudica coloro che Ti hanno visto e sentito le Tue prediche, ma lascia noi in pace, perché non Ti abbiamo mai visto e neppure abbiamo potuto persuaderci della Tua esistenza! La Parola che dovrebbe essere Tua e che è giusta, non può diventare un giudice nostro, poiché può essere tanto inventata, quanto vera, anzi molto più facilmente inventata che vera. Fino a tanto che siamo vissuti sulla Terra, noi abbiamo visto soltanto la vecchia natura. Di Te, però, non c'era traccia. Noi siamo venuti al mondo quali meri figli delle forze naturali, gli uomini e gli insegnanti del mondo ci hanno resi intelligenti. Durante tutta la nostra esistenza non abbiamo scorto la minima traccia di Te. Come vuoi Tu disputare con noi, dal momento che non ci hai mai voluto dare una prova che testimoniasse della Tua Presenza e della Tua esistenza?.

               11.    Vedi, marito mio caro, questo è tanto chiaro, come sulla Terra il Sole di mezzodì. Tu non scorgi ancora ciò, perché sei qui appena da poco tempo, però quando ci starai tanto più a lungo, tutto ciò risulterà chiaro anche a te, malgrado queste fitte tenebre. Quale prova del mio amore per te, io ti dico che, dappertutto, qui vicino a me, puoi chiamare tanto a lungo e tanto ad alta voce cgme vuoi, il tuo presunto Cristo-Dio; anche se la tua chiamata durasse degli anni, dovresti arrivare alla chiara persuasione che io, la moglie tua fedele, nel mio intelletto naturale, vedo molto più chiaro, che tu, con tutta la tua cosiddetta erudizione divina.

               12.    Vedi, un vecchio proverbio così dice: Oh Bibbia, oh Bibbia, tu sei per gli uomini un malanno!. E, vedi, il proverbio ha ragione. Se gli uomini sulla Terra avessero il coraggio di strappare, fin dalle radici, questa vecchia insensatezza giudaica e mettere al suo posto la pura ragione umana, il mondo sarebbe più avanti, nella cultura, di parecchie centinaia di anni. Così come stanno le cose, invece, chissà per quali considerazioni si deve tenere tuttora in vigore questa vecchia insensatezza, in seguito alla quale non di rado a degli uomini leali e probi vengono legate mani e piedi, impedendo loro un libero agire. Quale ne è la conseguenza? Pensaci un po’ tu, con la tua abituale avvedutezza. Dove si trova il più grande numero di individui poveri, cattivi e invidiosi? Certamente non altrove, se non proprio là dove dominano la Bibbia e specialmente la nuova dottrina cristiana. Va a Roma, va in Spagna, va in Inghilterra e troverai conferma di quanto ti sto dicendo.

               13.    Gli uomini che si rimettono in un Dio incominciano a poltrire, nella speranza del Suo aiuto. L'aiuto, poi, non viene, e come logica conseguenza, tali uomini impoveriscono e, se non diventano veramente dei cattivi soggetti, tuttavia finiscono sempre con il rimanere a carico degli uomini attivi ed industriosi. Dappertutto si strombazza: «Dio è la stessa Bontà, Egli è pieno d'Amore e di Misericordia; però lascerebbe che i mendicanti morissero di fame, se non fossero gli uomini attivi e laboriosi a provvedere per loro».

               14.    Vedi, mio caro marito, a spese degli uomini benpensanti, attivi e perciò anche benestanti, l'oziosa pretaglia ha facile gioco nel predicare di un Dio buonissimo e misericordioso, ma, se depenniamo tali uomini, vedremo ben presto la fine ingloriosa di tutte queste prediche. Se questi urlatori, neri o bianchi che siano, sapessero sulla Terra come stanno realmente le cose con la vita nell'aldilà, predicherebbero ben diversamente, oppure sostituirebbero le loro prediche vuote con il molto di più redditizio aratro. Può darsi che un Dio ci sia, quale Forza Fondamentale che guida tutto l'Universo, ma è certo che un Dio, come insegna la Bibbia, non esiste”.

               15.    Il marito le dice: “Oh amata moglie mia, i tuoi pensieri si smarriscono in un vicolo cieco ed in una via errata. Proprio in scrittori celebri, molto profondi nella conoscenza delle cose di Dio, ho letto che gli spiriti infernali si esprimono proprio come te. Io ti posso assicurare che ciò è anche la causa, più che valida, per cui tu ti trovi in questa eterna notte. In verità, sono terribilmente angosciato e avvilito per te! Infatti, con simili principi, ti vedo irremissibilmente perduta per l'eternità. Se tu non vuoi assolutamente accettare degli altri principi, io mi sento obbligato, per necessità, a lasciarti per sempre al tuo destino”.

               16.    Essa dice: “E tu saresti capace di comportarti così con me, la moglie tua che t'ama, e che ti è stata sempre fedele? Io, però, ti dico, che non sarei capace di una cosa simile, neppure se tu fossi realmente condannato all'Inferno! Io non ti abbandonerei nemmeno nel fuoco, mentre tu mi vuoi lasciare per un discorso che, del resto, è indubbiamente ragionevole. Inoltre tu sei pienamente libero di espormi, ragionevolmente, le tue opinioni, soltanto le insensatezze è assolutamente necessario che vengano evitate, poiché io ti amo troppo per lasciarti imboccare delle vie sbagliate. Comunque, io ti voglio condurre in un altro luogo, dove ci troveremo meglio che non qui, e, in una compagnia più numerosa, tu apprenderai poi, più esattamente, come stiano le cose qui”.

               17.    Ed egli così risponde: “Mia amata moglie, io non voglio lasciarti, poiché, per far ciò, io ti voglio troppo bene e voglio perciò anche seguirti dove tu vuoi condurmi. Perché io vedo che, malgrado la tua ignoranza della vera religione, sei tuttavia sempre di cuore leale e sei sempre la mia buona moglie, riguardo alla quale io non ho nulla d'obiettare, seppure non puoi condividere il mio punto di vista. Perciò, se tu conosci qualche posto migliore, in questo regno di ogni tenebra, conducimi là, e vedremo che cosa, allora, si potrà fare”. Guardate, essa gli afferra il braccio e lo conduce avanti. Noi, da parte nostra, vogliamo seguire questa coppia, veramente interessante, per essere ulteriormente testimoni del risultato di un tale rapporto. Dunque, seguiamoli.

 

[indice]

Cap. 36

* * * * *

La coppia sposata e uno spirito bugiardo

 

                 1.    Non dovete impressionarvi, se i vostri occhi, questa volta, saranno esposti ad una prova piuttosto forte, poiché la via volge di più verso settentrione, e perciò diventerà sempre più tenebrosa. Tuttavia, per conto nostro, noi avremo sempre luce a sufficienza, affinché anche in questa occasione, nulla ci sfugga.

                 2.    Non percepite ancora nulla ad una certa distanza? Voi dite: “A dir vero, percepiamo qualcosa, però molto diverso da una voce umana. Sembra trattarsi, piuttosto, come dello strepito di diversi carri, frammisto allo scrosciare di una grande cascata d'acqua”. Voi chiedete: “Che cosa significa ciò?”. Ed io vi dico: “Seguiamo senz'altro la nostra coppia, e ce ne faremo un’idea”.

                 3.    Non scorgete ancora, laggiù, qualcosa di rossastro, un barlume simile a quello di un pezzo di ferro rovente, ma non troppo? Ecco, proprio là volgete lo sguardo, perché ci attende uno spettacolo di prim’ordine.

                 4.    Man mano che ci avviciniamo, quello strano rimbombo di tuono assume sempre più il suono di voci umane, rauche; ora, però, fermiamoci, poiché la massa si dirige proprio da questa parte, e, come voi vedete, anche la nostra amorosa avanguardia ha preso una posizione d'attesa.

                 5.    Vedete come il marito è pieno d'ansiosa aspettativa di ciò che si sta avvicinando, e, per l'angoscia e la paura, accenna a fare qualche passo indietro. Essa, però, gli afferra un braccio e lo prega, per quanto c'è di più caro nel cuore, di ascoltarla soltanto per questa volta, e di restare con lei, poiché questa è la fortuna che lei ha predetto e che egli deve conoscere, per potersi persuadere se essa è dalla parte della ragione o in quella del torto.

                 6.    Egli chiede che cos'è che si sta avvicinando, che a lui sembra così spaventoso. Ed essa gli dice: “Che cos'è che cos'è?! Sono degli autentici e profondi pensatori; ciò che potrai presto constatare da te”.

                 7.    Vedete, egli si tranquillizza, ed attende la truppa “profondamente pensante” che si sta avvicinando. Ed ecco, una compagnia discretamente numerosa è già qui. La nostra coppia, per cortesia, va loro incontro e, per conseguenza, noi dobbiamo fare altrettanto, se non per cortesia, bensì per altri motivi.

                 8.    Vedete, ora fanno gruppo e si accolgono l'un l'altro con ogni tipo di cortesia; avviciniamoci ancora un po', affinché nulla ci sfugga.

                 9.    Come vedete, dal mezzo della compagnia si avvicina alla nostra coppia una figura straordinariamente magra e consumata, e la donna l'accoglie con molta gentilezza e grande benevolenza. Anche il marito della donna s'inchina profondamente dinanzi a questa figura d'uomo.

               10.    Quest'ultimo prende la parola, dicendo: “O mia pregiatissima signora, mi fa immensamente piacere di avere nuovamente la gioia di poterla considerare una dei nostri, poiché la sua intelligenza e il suo quanto mai pregevole contegno fa grande onore alla nostra società ed è, in verità, il più bel ornamento. Dunque, mia cara signora, se lei ha qualche cosa nel suo delicatissimo cuore, allora sarebbe una vera felicità per me se ella volesse esternare un tale suo affanno”.

               11.    Ed essa dice: “Mio pregiatissimo e soprattutto stimatissimo amico! Guardi, l'uomo che mi sta a fianco è il mio consorte terreno tanto teneramente amato. Egli si è comportato sulla Terra, in tutte le sue azioni, in modo retto, distinto e vantaggioso, così che io, in tutta serietà, devo riconoscere che il nostro matrimonio era uno dei più felici. Poiché, una donna cosa può desiderare di più, qualora un marito sa venirle incontro a tutti i desideri del cuore femminile? Salvo qualche punto senza importanza, non avrei davvero nulla da obiettare.

               12.    Ora, però, viene un punto importante, sul quale non abbiamo potuto accordarci e che, conseguentemente, è stato sempre fra noi un piccolo ostacolo. Io, però, desidero esporle in che cosa consisteva questo ostacolo, così come ad una donna è concesso di esprimersi dinanzi a lei, mio pregiatissimo amico, e vorrà poi avere pure lei la compiacenza di sussurrare in proposito un paio di paroline a mio marito, che sicuramente lo guariranno radicalmente”.

               13.    E l'uomo dice: “O prego, prego, mia pregiatissima signora, lei è troppo benevola! Io posso soltanto assicurarla che mi tornerà a grande onore ed a speciale felicità, se mi sarà dato di poter dire a me stesso di aver servito, nella mia piccolezza, una donna tanto affabile! Io la prego perciò di confidarmi questa pena del suo cuore”. Essa risponde: “Ah, pregiatissimo amico mio, lei è troppo buono e modesto, ed è proprio questa bontà e modestia che infonde al mio cuore il coraggio di non tener celato nulla dinanzi a lei; perciò, voglia benignamente ascoltarmi!

               14.    Questo fatale punto non consiste in nient'altro se non che mio marito, per tutto il resto un uomo bravo, buono e molto affabile, è un appassionato della Bibbia, e con ciò è pure un Cristiano. Il vero motivo però per cui si è gettato fra le braccia di questa ridicola setta, sta nel fatto che egli è di bassa estrazione. In considerazione di ciò, gli venne inculcata, fin dalla culla, con la ninnananna, anche questa filosofia da mendicanti, come è generalmente il caso nelle classi povere. Quanto sia poi difficile liberare qualcuno da questa insensatezza, assorbita col latte materno e diventata carne della propria carne, lei, pregiatissimo amico, lo sa certamente meglio di me. Con questa filosofia da poveretti, questo amico mio, del resto uomo pregevolissimo, è anche giunto qui, nel regno delle forze primitive della natura, come lei tanto spesso ha avuto la bontà di spiegarci. Però, questo non mi va giù: egli si attiene ancora fermamente al suo Cristo che, è cosa più che certa, non esiste in nessun luogo. Dunque, mio stimatissimo amico, le ho esposto, in tutta brevità, la mia preoccupazione e di che cosa ho bisogno, e la prego perciò di accogliere con la massima benevolenza questo povero marito mio, alquanto smarrito, ed illustrargli qualcosa di convincente da questo punto di vista”.

               15.    E l'uomo dice: “Oh, se si tratta soltanto di questo, noi ce la sbrigheremo presto e bene, in questo regno dove la verità è completamente nuda”. A questo punto, egli si volge al marito della donna, gli porge cordialmente la mano e gli dice: “Ma caro amico, è proprio sul serio così come la sua amabile signora mi ha riferito?”.

               16.    Il marito della donna dice: “Pregiatissimo amico, devo ammettere francamente che, per quanto cara e preziosa mi sia mia moglie, tuttavia, io sono convinto che su questo punto non concorderemo mai, poiché, comunque vadano le cose, io ho preso la ferma convinzione e decisione di rimanere eternamente alla mia fede in Cristo. Poiché io sono convinto che questo Nome mi ha procurato sempre un grande conforto ed è sempre stato, infallibilmente, la mia Stella splendente. Quando ho sbagliato strada, è stato sempre per colpa mia, e soltanto perché non mi sono attenuto abbastanza strettamente al Cristo. Quando, poi, mi sono rivolto nuovamente a Lui, io sono stato nuovamente aiutato, come da una potente bacchetta magica!

               17.    Lei, da uomo benpensante e saggio, dovrà ammettere che sarebbe quanto mai ingiusto, da parte mia, allontanarmi proprio ora da un tale Benefattore, quando cioè, come mi risulta, io ho il massimo bisogno di Lui. Perciò, pregiatissimo amico, non si prenda nessuna briga per me in questo riguardo, poiché l'assicuro, a cuore aperto, che sarebbe fatica sprecata. Io sono stato, anche troppo a lungo, uno schiavo del fascino di mia moglie. Dopo la sua dipartita, io ho imparato a fare a meno di lei, ed in Cristo, il mio Signore, io ho trovato la vera Vita e spero che, qui, la mia consorte non vorrà tentarmi più, dato che io, con la morte del corpo, ho cessato di corrispondere ai doveri coniugali. Se mi vuole seguire, essa potrà anche essere sempre per me degna e cara, ma scambiare la mia fede in Cristo con lei, questo non lo farò mai più; anche se, con la violenza, essa dovesse trascinarmi nel centro dell'Inferno. Dunque, se essa si accontenta che io le stia vicino, indisturbato, col mio Cristo, allora io non intendo rompere il nostro vecchio amore, se invece non è contenta così, allora, con ciò, io ho pronunciato la mia ultima parola, in sua presenza”.

               18.    Il presunto saggio così si esprime: “Caro amico, io ho ascoltato, pazientemente, dal principio alla fine e, con riguardo a quanto da Lei espresso, non posso opporre, in tutta serietà, che il mio più vivo rincrescimento. Però, affinché Lei sappia con chi Lei ha a che fare, io sono il grande maestro «Melanchton», del quale Lei, certamente, avrà udito parlare sulla Terra”. Il marito della donna dice: “Certamente, e con ciò cosa vuole dire?”. Il sedicente M. dice: “Mio pregiatissimo amico, nient'altro che io so meglio di Lei chi sia il Cristo, poiché ho lavorato con grande diligenza, nella cosiddetta “vigna del cristianesimo”, fino all'ultima ora della mia esistenza e Le posso garantire che, se fosse stato necessario, per il Cristo avrei affrontato perfino la morte. Io ho ripulito, da tutte le scorie, non solo la dottrina romana, bensì anche quella di Lutero; ed io vissi letteralmente secondo il significato di tale dottrina, ma qual è stata la ricompensa? Io non ho certo bisogno di illustrarglielo con molte parole; basta che Lei getti uno sguardo sul mio intero essere e Lei vedrà qual è stato il risultato del mio, per così dire, cristianesimo quintessenziale. Di più non occorre che io Le dica. Applichi perciò il vecchio detto “experientia docet” anche al caso suo ed io sono convinto che fra cento anni, se le cose vanno bene, ci ritroveremo tali e quali noi siamo ora. Lei, amico mio, è qui ancora come un novellino e non sa come si vive, qui, nel regno delle forze fondamentali centrali. Quando, per parecchi secoli, Lei sarà stato spinto in questa notte eterna a vagare senza meta, ed avrà sofferto la fame, è allora che delle condizioni più solide e profonde troveranno maggior spazio nella sua testa, dove sono venute a galla tutte le mondane sciocchezze”.

               19.    L'uomo dice al sedicente M.: “Pregiato amico, se Lei possiede, a questo proposito, delle conoscenze così ben basate, me le comunichi, poiché io non sono affatto contrario di ascoltarla; per quanto, io non rinuncerò minimamente alle mie idee, se le sue non le dovessi trovare molto convincenti”.

               20.    Il sedicente M. ribatte: “Bene, amico mio, io voglio «proprio» renderla attenta sui frutti che il Cristianesimo ha portato sulla Terra. I Romani erano un gran popolo, fino a quando erano rimasti alla loro dottrina della ragione pura. Tutte le loro opere erano grandi e ricche di significato, i loro principi legislativi sono ancora oggi le basi fondamentali di tutte le leggi statali e del diritto delle genti. Quando, però, il Cristianesimo si è insinuato, allora si è insinuata pure la morte per il popolo romano; così che, al posto dove un tempo risiedeva il grande ed eroico governo romano, regnano dei preti pigri ed oziosi ed un gran numero di straccioni che sulle strade stanno in agguato, quali briganti e ladroni, con il rosario in mano, così che nessun viandante è sicuro della sua vita. Come vede, questo è un frutto del giardino del Cristianesimo. Provi a viaggiare nella magnifica Spagna e provi a riandare con il pensiero agli antichi tempi di questa nazione e passi poi al Medioevo cristiano e non Le sfuggirà come tale benedizione cristiana fa che a migliaia e migliaia sanguinano, e migliaia su migliaia non esalino la vita nel modo naturale, bensì essa viene loro strappata dalla disperazione sui roghi ardenti che li riducono in cenere! Guardi un po' la commovente introduzione del Cristianesimo sotto Carlo Magno; come egli, per far ciò, abbia passato a fil di spada delle altre migliaia di migliaia. Si rechi poi in America, ne esamini un po' la storia, e troverà un numero infinito di esempi pietosi e penosi, cioè, dei frutti della benedizione cristiana. Da lì, poi, vada al mio tempo e osservi gli orrori «pieni di grazia» della guerra religiosa dei trent'anni, ed io sono convinto che Lei potrebbe passare in rassegna, con occhio critico, la storia originaria di tutti i popoli; ed io mi obbligo di portarla attorno eternamente sulle mie braccia, se Lei è capace di rintracciarvi delle scene dissimili a quelle or ora accennate.

               21.    Io non voglio richiamare la sua attenzione sulle molte benedizioni del Cristianesimo avvenute in altri luoghi ed in altre epoche, ma vorrei soltanto farle presente lo stato di quei popoli che sono tuttora liberi dal Cristianesimo. Come ad esempio i cinesi, quasi eternamente in pace, ed altri popoli importanti dell'Asia e di isole non ancora scoperte. E Lei dovrebbe essere tre volte cieco, se non scorgesse, di primo acchito, la differenza fra il Cristianesimo e la vera sapienza dei veri popoli pacifici, pieni d'esperienza. Tuttavia, io Le dico: tutte queste grandi manchevolezze svantaggiose del Cristianesimo, o meglio neogiudaismo, si potrebbero smascherare se qualcuno dicesse: «Questi dati di fatto, storici, sono infatti tutti veri; soltanto che il Cristo non c’entra per niente e non gli si può attribuire la colpa di tutto quello che d'insano ha portato con sé la diffusione della Sua Dottrina, poiché questa era quanto mai pura e caritatevole»”. Il sedicente M. dice: “Caro amico, tutto ciò è piacevole d'ascoltare; ed io stesso, durante la mia terrena esistenza, ero un zelante difensore di tale Dottrina. E' stato soltanto qui che ho scorto il vero e proprio veleno, per il popolo, di questo insegnamento, quale un evidente indirizzo all'infingardaggine ed alla poltroneria. L'uomo che, anche senza di ciò, ha in sé innata la tendenza alla pigrizia e all'indolenza, trova, in questa Dottrina, il miglior difensore del suo stimolo, dato che in essa è indicato palesemente di non far nulla, ad eccezione di cercare soltanto un certo Regno Spirituale, nel qual caso verrebbe, nullameno, provveduto a tutto quanto necessario all’esistenza. E veda, dopo un certo tempo non troppo lungo, parecchi uomini saggi si sono persuasi che non si poteva fare assolutamente conto di venir provvisti del necessario; e perciò ricorsero ad altri mezzi, cioè alla vecchia spada. Poi, lasciarono il popolo, oramai cristianizzato, nella sua cecità. E ora, amico mio, consideri da qualunque punto di vista questo insuccesso e non ne ritrarrà nulla di diverso, se si eccettuano le più elevate esperienze spirituali sul Cristianesimo, che si possono fare qui, in uno stato più libero; come è stato il caso mio, nel corso degli ultimi secoli. Mio pregiatissimo amico, per ora ho finito, e Lei è libero di pensare e fare come più Le aggrada. Ad ogni modo, Lei può contare sulla mia stima ed amicizia e sarà un grande piacere per me, se, fra qualche secolo, ci incontreremo nuovamente”. Come vedete, il sedicente M. si congeda dall'uomo e procede per la sua via con tutta la sua compagnia, abbandonando la nostra coppia a se stessi. Sull'effetto di questo interessante discorso e degli amichevoli insegnamenti, faremo qualche ulteriore esperienza la prossima volta. E con ciò va bene per oggi!

 

[indice]

Cap. 37

* * * * *

La debolezza dell'uomo. Viaggio della donna all'Inferno

 

                 1.    Ormai, la compagnia non è più visibile, mentre la coppia è sempre allo stesso posto, immersa in profonde riflessioni. Poi, essa gli chiede: “Dunque, amatissimo marito mio, che ne dici?”. Egli scuotendosi, risponde: “Amata moglie mia, c'è poco da dire: o l'oratore ha ragione e la cosa è risolta e non c'è nulla d'aggiungere, oppure egli ha torto, ed allora non resta che rimanere fermi ai propri principi, ed anche in tal caso non c'è molto da dire. Tuttavia, se egli ha ragione o torto, non è cosa che si possa risolvere su due piedi; ma che si deve lasciare alla propria esperienza di decidere, appena dopo qualche tempo”.

                 2.    Essa dice: “Però, caro marito, consideri allora me, la moglie tua fedele, e questo degno uomo, quali dei mentitori; dal momento che, alle parole tanto persuasive di costui, non hai prestato subito piena fede? Vedi, gli uomini sono indotti a mentire e ad ingannarsi reciprocamente, soltanto dove ciò può portare loro, dei vantaggi. Ora, dimmi, quale vantaggio potrebbe venir ritratto qui, con una bugia, od un inganno? Infatti, qui non c'è nulla da perdere, e nulla da guadagnare, bensì, una cosa soltanto è certa, che una compagnia, per quanto riguarda il saziamento dello stomaco, sta sempre peggio dell'uomo singolo, vagante in questa regione infinita, dato che il singolo fa ancora abbastanza presto a trovare muschio o erba commestibile, per riempire lo stomaco. Mentre, invece, quando sono in molti, è molto difficile che vengano saziati a sufficienza.

                 3.    Tu mi chiedi che cosa io intendo dire con ciò. Mio amatissimo marito, nient'altro se non che, né io, né quell'uomo avveduto, volevamo persuaderti per ritrarre vantaggio che tu rinunciassi alla tua vecchia fede nella Bibbia, poiché, se io vago per conto mio e tu per conto tuo, ognuno di noi ci guadagna, in conseguenza del magro terreno per sostentarci. Se noi due avessimo voluto mentirti o ingannarti, ti avremmo lasciato ai tuoi principi, in seguito a che, ti saresti allontanato da noi, almeno quale un consumatore. Invece, noi non abbiamo voluto che indicarti la purissima verità, della quale, certamente, sulla Terra, nessun mortale nemmeno si sogna, e, meno di tutti, un simile infatuato della Bibbia e del Cristianesimo, come sei tu. Che cosa vuoi ancora riflettere? Arrenditi dinanzi alla ragione, e segui me, la tua moglie che tanto t'ama, per lo meno qui, nel regno della nuda verità, dove ho fatto sei anni d'esperienza prima di te; dal momento che non hai voluto ascoltarmi, già da quando eravamo sulla Terra. Vedi, nel mondo, tutto è inganno, perché, appunto con l'inganno, ognuno guadagna qualcosa, o, per lo meno, si illude di guadagnare qualcosa. Mentre qui, un vero guadagno non esiste, e, perciò, cadono menzogne ed inganni. Credimi, nulla mi vincola a te, all'infuori del mio amore, e quest'è, ancora, l'ultimo guadagno che ho con te. Se, però, tu rimani sempre fedele ai tuoi futili principi, anche questo guadagno per me cessa. Per conseguenza, noi possiamo essere felici soltanto nella completa concordanza delle nostre idee e conoscenze dei nostri animi. Però, se non si può stabilire questa armonia, allora ti devo dichiarare, apertamente, che io, peregrinando da sola, sarò più felice, che nella tua vuota vicinanza, poiché io, ora, non posso far nulla di più, a tuo vantaggio, se non dirti ancora: “Poiché io ti amo sinceramente, e sempre ti ho amato, ho fatto tutto quanto stava nelle mie possibilità, per comprovare l'amore e la fedeltà a te giurati. Ma, dato che il tuo amore non eguaglia il mio, tu sei pronto ad abbandonarmi, sempre per amore della tua follia. Giudica ora, cosa sei disposto a fare”.

                 4.    Ecco, l'uomo incomincia a grattarsi la testa, e, dopo un po', così si esprime verso la moglie: “Senti mia cara, vedi, dalle tue parole ho potuto rilevare che tu realmente mi ami, e questo non lo posso mettere in dubbio. Se in questo tenebroso mondo degli spiriti non c'è nulla da guadagnare né da perdere, né con la verità e neppure con la menzogna o l'inganno, non comprendo perché tu voglia appiopparmi, senza scopo o guadagno alcuno, un altro tipo di verità, che, alla fine, può portare altrettanto poco utile quanto le mie idee dichiarate false da te e da quell'uomo erudito. Io sono, perciò, dell'opinione che se il tuo amore per me è davvero tanto intenso, come da te esposto or ora, tu puoi seguire me, come io te; a meno che tu non abbia trovato, in qualche luogo, qualcosa di meglio che stia sulla via della tua verità; nel qual caso, io ti seguirò senz'altro, per persuadermi della migliore realtà della tua verità. Se questo non è il caso, allora è del tutto indifferente, ovunque andiamo.

                 5.    Però, io penso sempre che noi, sulla Terra, siamo vissuti come cristiani di nome; ed abbiamo letto i Vangeli; ma, in sostanza, non abbiamo mai seguito quegli insegnamenti. Bensì, noi vivevamo ed operavamo secondo il nostro punto di vista, ed alla nostra convenienza. Insomma, né da parte mia, come neppure da parte tua, quella Dottrina è stata messa in pratica, cioè, in modo operante.

                 6.    Infatti, nella Dottrina è detto: «Ama Dio sopra ogni cosa, e il prossimo tuo come te stesso!». Lo abbiamo noi, forse, fatto? Se ora, io lo domando al mio cuore, esso spiritualmente mi risponde che, in verità, l'amore a Dio, gli è completamente ignoto. Tu, invece, ad un Dio, non hai mai creduto, e così il tuo cuore deve essere ancora più estraneo del mio, a questo amore.

                 7.    E' detto, inoltre, nella Parola rivelata negli Evangeli: «Chi vuol entrare con Me, nella Vita, prenda su di sé la sua croce, e mi segua!». Dimmi, mia cara moglie, quando abbiamo fatto ciò, sulla Terra? Io non ho mai portato una croce, e tu meno ancora; tutta la nostra croce, se così si può chiamarla, è consistita soltanto in mere cure mondane per procacciarci denaro.

                 8.    Inoltre, negli Evangeli, è riferito quello che il Signore disse al giovane ricco: «Vendi tutti i tuoi beni terreni, e ripartiscili fra i poveri; però tu seguiMi, che così avrai la Vita eterna». Cosa aggiunge, poi, il Grande Maestro ai discepoli, o, più ancora, ai Suoi apostoli, quando il giovane, a questo annuncio, si era allontanato piangendo? Vedi, le Sue parole erano molto significative, e, come mi risulta, noi stiamo usufruendo proprio ora, il triste significato di quelle Parole, che così si esprimono: «E' molto più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, che un uomo ricco entri nel Regno dei Cieli!».

                 9.    E si trova ancora, nella Parola del Signore, dove invitò molti ospiti ad un banchetto, ma che gl'invitati non avevano tempo per prendervi parte, a causa dei loro molti affari mondani. Vedi, dunque: non siamo noi stati invitati molte volte e molto spesso? Abbiamo noi accolto questo invito? Ora, amata mia moglie, noi non possiamo iscrivere che a noi stessi, se oggi ci troviamo in questo luogo di fitte tenebre, dove sono urla e stridor di denti, cose tutte, queste, che il Signore ha predette a quegli uomini che si comportano come noi.

               10.    Che qui non ci sia alcuna fede nel Signore, e che quella venerabile compagnia s'esprima negativamente sul Suo conto, così, come hai sempre fatto tu, ciò significa semplicemente che tutta quella gente si trova qui, per le stesse ragioni per cui ci troviamo noi due. E se il grande Amore e la Misericordia del Cristo non aiuta noi tutti, io sono persuaso che se le eternità fossero stracariche delle cosiddette verità melanconiche, noi non potremmo che ricavarne ben poco aiuto.

               11.    Del resto, però, se, in seguito alle verità a te profondamente note, hai trovato qualcosa di meglio, come detto, sono pronto a seguirti, per dimostrarti che anch'io ti amo; e non ti voglio caricare dei miei principi fondamentali, come tu hai voluto fare, nei miei riguardi, con le tue presunte verità”.

               12.    La donna dice: “Puoi dire quello che vuoi, ma la ragione è dalla mia parte. Io non ti posso dare nessuna assicurazione di aver già trovato qualcosa di meglio; ciò nullameno io son dell'opinione che se tu vuoi seguirmi, fra non molto potremo trovare un luogo dove ci dovrebbe essere luce in grande abbondanza. Infatti, spinta dal sentimento della mia verità interiore, sono andata, una volta, in linea retta, dalla nostra parte destra, e sono giunta alla fine, ad un fiume molto ampio. Al di là del fiume io scorsi un monte imponente, e dietro al monte saliva una luce come l'aurora quando sta spuntando. Se soltanto si potesse attraversare il fiume, io sono sicura che si dovrebbe arrivare in una regione più chiara di questa”.

               13.    Ed il marito risponde: “E va bene, ti seguo, conducimi là”. Ora però, andiamoci noi pure, poiché voi dovete assistere a questa scena, fino alla sua soluzione totale.

 

[indice]

Cap. 38

* * * * *

Nel primo grado dell'Inferno

 

                 1.    Voi dite: “Caro amico, come questa coppia ci precede nel cammino, così pure noi li seguiamo già da lungo tempo, ciecamente e in silenzio, come è cieca e silenziosa questa notte stessa; e, vedi, da nessuna parte è possibile scorgere il rosseggiar del mattino, come promesso dalla donna”. Dov'è esso? Forse la donna ha mentito all'uomo? Ma io vi dico: “Abbiate ancora un po' di pazienza, e voi scorgerete perfino troppo presto il pregevole rosseggiar del mattino, come promesso dalla donna”. Guardate piuttosto, la nostra coppia, come la donna diventa sempre più lieta, mentre l'uomo diventa sempre più triste e tetro.

                 2.    Voi chiedete: “E perché ciò?”. La risposta è chiara: “Essa si avvicina al suo elemento, dove il suo egoistico amore è diretto, perciò, si sente tanto più lieta. Mentre per lui, invece, il caso è completamente opposto; poiché egli si sta avvicinando ad un elemento che gli è contrario, e non viene, perciò, attirato dal suo amore; bensì piuttosto trascinato dall'amore di quella sirena di sua moglie”.

                 3.    Con lui avviene quasi come veniva raccontato dagli antichi, nelle favole dell'amore delle sirene. Fino a che l'innamorato guardava dalla sua sfera l'ammaliante sirena, egli ne era estasiato, ed un braccio di una simile innamorata gli appariva incantevole, al di sopra di ogni immaginazione. Quando, invece, egli le si avvicinava, ed essa, stringendolo nelle sue morbide braccia, incominciava ad attirarlo nel suo elemento, allora tutto il precedente fantastico fascino amoroso si disperdeva, e vi subentrava un grande spavento ed un'ansia mortale.

                 4.    Vedete, proprio questo è il caso anche qui. L'uomo osserva che, man mano essi procedono in quella direzione, si fan sempre più tenebre. Una simile notte sempre più profonda non è il suo elemento, mentre lei si trova sempre più a suo agio. Quanto più si fa buio, e tanto più essa si trova nell’elemento del suo amore, e, perciò, anche della sua vita. Ora, però, potete già percepire, a distanza, un sordo rumore, come una lontana cascata d'acqua.

                 5.    Voi chiedete, cosa ciò significa? Io vi dico: “Questo non significa altro, se non che noi siamo giunti abbastanza vicini a quel fiume divisorio, che noi abbiamo potuto scorgere già in occasione della nostra visita alla regione settentrionale”. Affrettiamoci, dunque, affinché possiamo giungere, al più presto, alla riva. Voi chiedete, ora, di nuovo: “Come mai quel rosseggiare dietro il monte non vuole ancora farsi scorgere?”. Pazientate ancora un po'; quando avremo raggiunto la riva del fiume, alla quale siamo vicinissimi - come del resto voi potete accorgervi dal rumore sempre aumentante - allora si potrà scorgere dietro il monte, in lontananza, il tanto desiderato rosseggiare. Adesso però, fate attenzione, e guardate dove ponete i piedi, poiché soltanto pochi passi ci dividono dalla riva del fiume.

                 6.    Ora fermatevi, noi siamo giunti già sul posto, e guardate lungo il fiume; come proprio sullo sfondo si può scorgere un rosseggiare simile a quello prodotto da un grande incendio lontano. Ora, però, fate attenzione al dialogo che si sta iniziando fra la nostra coppia. Essa dice: “Dunque, amato marito mio, che ne dici ora; avevo ragione o torto? Guarda laggiù un magnifico rosso mattutino; e qui, guarda l'ampio fiume. Che cosa dovremo fare, ora, per raggiungere quella regione più chiara? Come vedi, il fiume non lo possiamo attraversare, però, camminando sulla riva, lungo il corso dell'acqua, noi possiamo discenderlo. Si fa sempre più chiaro, come puoi vederlo tu stesso, e, con il tempo, noi potremo, certamente, raggiungere anche quella regione molto più luminosa”.

                 7.    L'uomo dice: “Mia cara e pregiata moglie, questa luce non mi offre nessuna sicurezza, poiché questo rosso qui, non ha nessuna affinità con quello dell'aurora. Esso somiglia, a quanto vedo, più che alla luce del Sole che sorge, a quella di una città che brucia dietro al monte. Che si tratti dell'incendio di una città, io lo dubito, ma che si tratti di un incendio qualsiasi, dovrebbe essere fuor d'ogni dubbio. Perciò, io voglio continuare a camminare con te, fino a tanto che, di questo fuoco, noi abbiamo abbastanza luce, ma più avanti non ci vengo; poiché non si può sapere qual è l’origine di quel chiarore; così che prudenza insegna di stare lontano. Infatti, l'uomo non deve avvicinarsi a quello che non conosce, e che non è affine alla sua natura”.

                 8.    Essa dice: “Ma queste sono chiacchiere assurde!”& Si vede benissimo, da ciò, quanto sei sciocco; quale ne è la causa? Io te lo dico: “La causa sta nel fatto che, innanzitutto, non ti sei mai curato di ciò che riguarda i veri effetti delle forze naturali originarie; ragione per cui tu, anche ora, non sei in grado di spiegare un tale fenomeno. In secondo luogo, tu sei qui da troppo poco tempo, ed hai avuto poche occasioni di osservare fenomeni del genere e di farti ammaestrare, al riguardo, dai saggi della regione”. Guarda, però, lungo la riva, vengono, proprio verso di noi, due uomini; andiamo loro incontro, ed io sono persuasa che, se tu vorrai discorrere con loro, ne ritrarrai molto profitto”. E l'uomo dice: “O certo, cara moglie, io sono stato sempre un grande amico di uomini ricchi di cognizioni; perché non dovrei esserlo ora?”.

                 9.    Ora, però, io vi dico adesso di fare molta attenzione. L'uomo saluta, molto gentilmente, il più grande e più appariscente dei due nuovi venuti, il quale, a sua volta, fa un freddo inchino e chiede al marito della donna: “Che cosa vi ha spinti, o gentaglia tenebrosa, a percorrere la via che porta ai campi della Luce?”.

               10.    E l'uomo risponde: “Illustrissimo amico, io sono giunto in questo luogo tenebroso, appena da un paio di giorni; mia moglie, invece, si trova, da quasi sei anni, in questa regione. Essa conosceva questo campo di luce; io non ne sapevo proprio nulla, ma, siccome avevo un desiderio ardente di luce, non mi restò, perciò, null'altro da fare, se non, quale un completo inesperto, farmi guidare qui, da mia moglie, già più esperta. Voglia, perciò, illustre amico, non considerare ciò come un errore da parte mia. Se qualcuno, facendo ciò, ha sbagliato, è stata evidentemente soltanto mia moglie”.

               11.    Il forestiero dice: “E tu, quale uomo, ti azzardi a dichiarare, qui, una cosa simile? In verità, tu non dimostri di essere molto avanti; poiché uomini che hanno bisogno della guida delle loro mogli, sono considerati qui da noi, alla stessa stregua delle scimmie”. A questo punto, il forestiero si rivolge alla donna, e le dice: “E' stata sul serio opera sua, o affabilissima e vezzosa signora?”. Essa risponde: “O mio illustrissimo amico, io devo purtroppo riconoscere, a mia vergogna, che questo marito mio, del resto molto caro, sarebbe rimasto sicuramente per qualche centinaia d'anni nelle fitte tenebre, nutrendosi di muschio ed erba secca. E tutto questo per il mero amore, assurdo e futile per il filosofo ebreo a noi ben noto; anziché imboccare le vie della luce, non soltanto secondo il mio consiglio, ma anche secondo quello molto più saggio di quel grande sapiente che anche voi conoscete, e che si chiama Melanchton”.

               12.    Il forestiero dice: “O mia pregiatissima e affabilissima signora; io devo, davvero, compiangerla di tutto cuore, e, d'altra parte, ammirare la forza del suo cuore, per dover occuparsi, tanto instancabilmente, di riportare sulla retta via questo vero balordo d'un marito. Però, lei deve pure perdonarmi, pregiatissima signora, se mi eccito alquanto, poiché, quando io, in questa epoca illuminata e che diventa sempre più chiara, sento ancora parlare della vecchia filosofia cristiano-giudaica; non sto più nella pelle dalla rabbia che mi fa. Una cosa simile mi fa l'effetto ancora più sciocco ed assurdo, come se qualcuno si proponesse di restar fedele ad una foggia di vestire, di migliaia d'anni fa, nel mentre tutto intorno a lui, il mondo intero, da lungo tempo, si è accorto dei vantaggi di una nuova foggia di vestire, e non l'ha adottata”.

               13.    Ora il forestiero si rivolge all'uomo, e gli dice: “Dunque, è proprio vero, quello che tua moglie, che dimostra essere una donna molto assennata, ha detto di te?”.

               14.    Guardate, l'uomo rimane alquanto sbalordito, e, al momento, non sa che risposta dare a questo forestiero, che gli sembra già essere molto erudito. Da Cristo egli non si vuole separare, e, d'altra parte, il menzionarLo non gli sembra neppure consigliabile, di fronte a questo sapientone presuntuoso, perciò egli tace.

               15.    Però, il colto forestiero si rivolge nuovamente a lui, e dice: “Ecco mio caro amico, io immagino che con te questo sia il momento giusto; allora sei un uomo «esente da tasse»! Comprendi ciò?”. L'uomo dice: “No, il significato delle tue parole io non l'afferro”. E il forestiero osserva: “Questo non mi sorprende, però, per quanto riguarda la definizione «esente da tasse», essa era in uso già presso gli antichi e saggi Romani e Greci, e trovava applicazione per i pazzi ed i balordi. Ed anche all'epoca attuale, agli uomini del tuo stampo, si conferisce il diploma di pazzi, liberi da bolli, grazie al quale vengono poi accolti facilmente in qualche manicomio ben organizzato, cosa questa che a te non dovrebbe essere ignota, dato che, sulla Terra, da quanto so, ti era stata affidata la direzione di un ufficio statale. Comprendi ora, il significato di quella frase?”.

               16.    L'uomo dice: “Purtroppo la devo più che comprendere; ora però permetti anche a me una domanda: «Chi dà a te, malgrado la tua cultura, il diritto di essere, verso di me, così sgarbato, come sulla Terra il più grande pedante verso uno scolaro sciocco che viene istruito gratuitamente, nel mentre io mi sono rivolto a te, con molta cortesia?»”. Il forestiero risponde: “Ascolta, mio caro amico; se io mi rivolsi a te alquanto bruscamente, fu soltanto quale segno speciale di distinzione da parte mia; per il quale tu devi essere grato alla tua solidale moglie; poiché, altrimenti, io avrei affrontato un tale sciocco e goffo seguace di Cristo in modo del tutto diverso, così che questo incontro gli avrebbe tolto sicuramente per l'eternità, la voglia di cercare una regione chiara. Se tu però, vuoi fartene una ragione, accanto a tua moglie, e mi assicuri che ti penti della tua vecchia scempiaggine, in seguito alla quale, appunto, sei venuto in queste tenebre, io voglio condurti - comprendi bene però, soltanto per riguardo a tua moglie - vicino al luogo che si vede illuminato, in un istituto di rieducazione, nel quale potrai formarti una maggiore opinione su come stanno veramente le cose, sempreché tu non sia troppo stupido”.

               17.    L'uomo dice, umilmente sorpreso: “Caro e pregiatissimo amico; se le cose stanno così, conducimi là; io ero sulla Terra, quale studente, sempre uno dei più distinti; così, nella tua scuola, io non sarò certamente, uno degli ultimi”.

               18.    Il forestiero risponde: “E va bene, io ti accolgo, però preparati, in caso di mancato progresso, tu dovrai abbandonare immediatamente l'alto collegio, e verrai rimandato nella tua notte primiera. Se invece, sarai uno studente diligente, non ti mancherà la giusta distinzione. Per quanto poi si riferisce alla tua vecchia filosofia cristiano-giudaica, io ti consiglio in anticipo, di non menzionarla troppo nell'alta scuola; poiché tu corri il rischio di venir deriso; e questo sarebbe già un segno molto sfavorevole; poiché i fanatici non sono idonei allo studio delle alte scienze serie, dato che queste abbisognano di pensatori assennati e spassionati”.

               19.    A questo punto interviene anche la donna, che si precipita verso l'erudito, e lo ringrazia, già in anticipo, con le più lusinghiere parole, per questo straordinario favore, e l'erudito le risponde: “Certo, certo, pregiatissima e amabilissima signora, però di ciò, egli deve ringraziare soltanto lei, dato che è stato preferito di fronte a molte migliaia, anzi, ai molti milioni di esseri che popolano questa tenebrosa regione. Dunque, seguitemi!”.

               20.    Vedete, la donna afferra il braccio del marito - seguendo l'erudito - e gli dice, durante il cammino: “Dunque, che cosa dici tu, adesso? Spero che ora converrai, che qui ci sono delle condizioni del tutto diverse da quelle che sognavi sulla Terra”. Il marito le risponde: “Mia cara moglie, questo è evidente ed indiscutibile; se però queste condizioni sono buone e vantaggiose, lo dirà il seguito. Detto fra noi, tutta questa storia mi sembra sempre molto scabrosa, però, come detto, attendiamo di vedere quale sarà il risultato di questa impresa.

               21.    C'è perfino scritto in un testo del degno apostolo Paolo: «Esaminate tutto, e trattenete il buono». Ed io voglio attenermi a ciò; soltanto la mia intima opinione è che da questo singolare esame, non ci sarà da trattenere che un bel niente, o, tutt'al più, una cosa irrisoria. Infatti, questa luce che diventa sempre più intensa - e che a me sembra quella di una città che sta bruciando - non è affatto adatta ad illuminare il bene e il buono; tuttavia, come detto, tutto dipende da una prova. Guarda un po' questo fiume, là in fondo, esso sembra diventare rovente; e le onde sembrano sciogliersi in vapori ardenti. A me fa l'effetto come se ci avvicinassimo ad un mare di fuoco, intento a divorare l'acqua di questo fiume”.

               22.    La donna dice: “Certo, mio caro marito, qui si tratta di conoscere le forze operanti alla loro origine, ed è naturale che ciò si presenti, alla vista, in forma grandiosa; specialmente se si fa un confronto con un povero studente che, sulla Terra, sta consultando, alla luce di una debole lampada, la notte, un autore romano”.

               23.    Guardate, qui c'è una navicella legata alla riva; la guida dice: “Se voi volete seguirmi, per vostra grande fortuna, salite su questa navicella, affinché seguiamo il corso del fiume, verso i sublimi campi della luce”.

               24.    Ed ecco, la donna va lestamente nella barca, mentre il marito è incerto, e non sa cosa decidere; e soltanto per non rimanere solo, e per un po' di vergogna, vi sale. La navicella viene sciolta, e, guardate, come essa discende il fiume, con la velocità di una freccia. Ora, però, muoviamoci anche noi, senza imbarcazione ed altri mezzi di trasporto, al di fuori della nostra volontà.

               25.    Ora, guardate come i flutti, al di sotto della navicella, stanno sempre più diventando accesi, e ciò fino a che il fiume sbocca in una stretta gola fra i monti. Però noi sorvoliamo oltre questa montagna ed attendiamo la nostra navicella allo sbocco del fiume. Soltanto, non spaventatevi, poiché qui noi siamo 'esenti da tasse'; e tutte le cose spaventose che qui vedrete non ci nuoceranno.

               26.    Ed ecco, ci siamo già; voi vi spaventate, poiché vedete il fiume precipitare rimbombando, come un'ampia cascata arroventata, in una spaventosa profondità fiammeggiante, di cui non si vede la fine. Voi chiedete che cosa significhi ciò.

               27.    Ed io vi rispondo: “Questa è la promessa 'alta scuola', nella quale il nostro povero uomo farà la conoscenza delle forze originarie nella loro fondamentale attività; ma, detto con termini più appropriati, questo è il primo grado dell'Inferno!”.

               28.    Ora, però, guardate giù al fiume, perché in questo momento sta arrivando la navicella. Vedete, l'uomo si torce le mani, e vuole saltare fuori dal natante, ma la moglie gli si avvinghia intorno, per tenerlo fermo, mentre il sobbalzo fa capovolgere la navicella, ed il quartetto, bene o male accordato, va a finire nell’'alta scuola'.

               29.    Voi chiedete: “Dobbiamo forse scendere laggiù anche noi?”. Ed io vi dico, anzi ve l'ho già detto fin dal principio: “Voi dovete assistere alla soluzione completa di questa scena, altrimenti saprete soltanto la metà di ciò che significa il legame di un doppio amore, in un cuore”. Però, non abbiate alcun timore di queste fiamme, poiché esse sono soltanto un'apparenza di ciò che è infernale. Quando saremo sul posto, però, la cosa assumerà tutto un altro aspetto. Perciò, seguitemi senza alcun timore.

 

[indice]

Cap. 39

* * * * *

Dove sono il Cielo e l'Inferno

 

                 1.    Voi dite: “Ma, qui la discesa è ripida, e la via è cosparsa di scogli e di pendii scoscesi!”. Certo, miei cari, questo, però, sembra soltanto a voi. Invece, coloro il cui animo corrisponde a questo luogo, hanno, dinanzi a sé, una strada larga e praticabile. Dunque, procediamo coraggiosamente, e non durerà molto che noi avremo raggiunto la pianura, apparentemente invasa dalle fiamme.

                 2.    Ora, guardate giù, come a poco a poco le fiamme svaniscono, però, voi chiedete: “Dovremo forse noi, camminare sulla brace?”. Non curatevi di tutto ciò, poiché non sono che apparenze, e denotano lo stato d'animo di coloro che, laggiù, dimorano. La “fiamma” significa l'attività del male; il “vapore misto a fumo” indica il falso fondamento; e la “brace” il completo egoismo, con lo zelo maligno, e la volontà, diventata cattiva, di coloro che si trovano in tale amore di se stessi. Però, come tutto ciò dà prova di sé, singolarmente, lo vedrete ben presto con i vostri occhi, sul posto.

                 3.    Ora, guardate nuovamente giù: che cosa scorgete adesso? Voi dite: “Le fiamme sono completamente scomparse, e la brace si è come raccolta in mucchi; però, fra un mucchio e l'altro, noi vediamo la notte più profonda”. Voi chiedete nuovamente: “E dove è andato a finire il fiume rovente che noi abbiamo visto precipitare?”. Vedete, questo fiume è, ugualmente, un'apparenza, e indica il corso di ciò che è falso, e come esso scorra male. E così, pure questo “abisso” denota la profondità del male, e come esso combina dei piani astuti e ben meditati per il compimento dei suoi maligni propositi.

                 4.    Ora che sapete ciò, mettiamoci subito in cammino, per raggiungere al più presto la nostra meta, nonché la nostra comitiva. Ancora alcuni passi, ed ecco, noi siamo già al piano, e perciò anche alla massima profondità. Voi, qui, non riuscite a veder niente, dato che le tenebre sono tanto fitte che, con la luce dei vostri occhi, non potreste scorgere alcunché per tutta l'eternità. Perciò, qui sarà necessario che ci procuriamo tanta luce che ci basti per vedere qualcosa, però nessuno dei qui presenti deve avere il minimo sentore di questa luce, e voi dovete starmi vicinissimi, e non accostarvi alla sfera di nessun spirito, se non alla distanza che vi sarà concessa, per mezzo mio.

                 5.    Dunque, guardate, noi abbiamo, ora, luce quanto mai sufficiente al nostro bisogno, per dare una occhiata al luogo. Che cosa osservate qui? Voi dite, come sotto l'influsso di un po' di febbre: “Cosa è mai ciò che si vede? Che specie di orrido luogo è questo? Al nostro sguardo non si presentano altro che della sabbia nera, e delle grosse pietre, pure nere, ed il suolo è formato esclusivamente di ciò; e, fra mezzo di queste, esce del vapore fumoso, come noi abbiamo avuto spesso occasione di osservare dove si produce il carbone”. Inoltre voi chiedete: “Dove sono qui visibili degli esseri, dato che questa regione sembra essere completamente morta?”. Certo, miei cari amici, anche questa è solamente un'apparenza, che denota la morte. Però, non preoccupatevi per la mancanza di esseri, in questo luogo; infatti, in breve ne scorgerete in gran numero.

                 6.    Ed ecco, non lontano da noi c'è qualcosa da vedere, circa, come da voi sulla Terra, un rogo di proporzioni abbastanza considerevoli. A questa pira noi ci avvicineremo, e vi accorgerete subito di quale materiale è composta. Ecco, ora siamo abbastanza vicini; osservate attentamente. Dunque, che cosa vedete? E voi dite nuovamente: “Ma per l'amor di Dio, che cos’è mai ciò? Si tratta di uomini, stipati l'uno sull'altro, come le aringhe sott'olio, e, oltre a ciò, sono assicurati con delle grosse catene, tanto fortemente al suolo, che a nessuno è possibile fare il minimo movimento. Se questo è il caso, effettivamente le cose vanno molto male, per quello che riguarda la libertà dello spirito, che, a quanto si dice, dovrebbe durare eternamente”.

                 7.    Certamente, miei cari amici, così sembra di primo acchito, se noi osserviamo la cosa, alla nostra luce celeste; però, anche questa è soltanto un’apparenza, che corrisponde alla verità. Ma, in fondo, questa apparenza significa, appunto, come una società, dalla sua propria fondamentale falsità e dal male che ne consegue, sia stata fatta prigioniera. Però, andiamo più avanti e abbandoniamo questa catasta! Guardate, qui davanti ce n'è un'altra ancora più grande! Dato che noi ci troviamo proprio alla giusta distanza, ditemi, anche ora, quello che vedete. E voi dite: “Caro amico, noi non vediamo nulla di diverso di prima, soltanto che la catasta è di forma conica e sopra questo cono è gettata una gran massa di catene, dal cui peso questi vengono fortemente compressi. Soltanto noi non possiamo vedere, in nessun punto, qualche faccia; poiché, come sembra, tutti questi esseri hanno la faccia rivolta verso il basso”. Voi chiedete se in questo mucchio si trovi anche il nostro quartetto? No, miei cari amici, noi li raggiungeremo poi; soltanto, procediamo un po' più avanti.

                 8.    Guardate, dinanzi a noi, ad una certa distanza, c'è un vero e proprio monte; dato che ora ce ne siamo abbastanza avvicinati, osservatelo un po', e ditemi cosa vedete. E voi dite: “Che cos'è mai ciò? Si tratta pure qui di veri esseri umani, stivati, incatenati fra delle inferiate; e, tra di loro, vi è una gran quantità di serpenti e vipere che guardano da tutte le parti con i loro occhi nefandi, facendo guizzare le loro lingue. Che significa ciò?”. Questo significa che, una società umana, dalla sua falsità, è passata sempre più nel male. Però, andiamo via di qui, avanzando ancora un po'; e guardate, non lontano da qui, c'è una catena montuosa tanto vasta, che non la potreste afferrare tanto facilmente con un'occhiata. Del resto, ciò non è neppure necessario, poiché un solo punto è l'immagine del tutto. Ed ecco, qui c'è già il piede di uno dei contrafforti della montagna. Osservate più da vicino, e ditemi cosa vedete. Voi dite: “Noi non vediamo altro se non dei mostri di ogni sorta, ammanettati e come pressati al suolo; e soltanto qua e là, le ossa schiacciate di qualche cadavere umano. Che cosa sta a significare tutto ciò?”. Questo significa il mero amore di se stessi; ed è l'apparenza della potenza, della grandezza e della ricchezza mondana, quando questi attributi sono stati usati nel mondo, a scopo malvagio ed egoista.

                 9.    Però, voi chiedete ancora: “Ma, caro amico, dal momento che noi sappiamo benissimo che ci troviamo nella tua sfera e, in fin dei conti, sul Sole spirituale, dove noi supponevamo che non ci fossero che cose celestiali, come avviene che noi vi troviamo l'Inferno al completo?”. Ebbene, miei cari amici, non vi è stato spiegato dal Signore stesso, alla discesa nel Sole spirituale, che lo spirituale è quanto di più intimo possa essere, il quale tutto compenetra e tutto abbraccia? Se lo spirituale è dunque così costituito, esso compenetra tutti i pianeti e l'intera sfera in cui penetra la luce del Sole naturale, e, preso in senso puramente spirituale, ancora infinite volte più lontano. Per conseguenza, voi non vi trovate, ora, nella sfera del vero e proprio Sole, bensì nella sfera singola del vostro pianeta. Però, siccome dal vero Sole naturale, tutti i pianeti ricevono la sua luce e il suo calore, e la sua efficace atmosfera compenetra tutti questi pianeti, questo è il caso pure con il Sole spirituale, poiché noi, sul vibrare dei suoi raggi spirituali, possiamo anche penetrare con lo sguardo, nel campo spirituale dei suoi pianeti. Ora che abbiamo chiarito tale concetto, vi sarà sperabilmente chiaro che pure su questa via spirituale si può anche scorgere chiaramente la natura spirituale dell'Inferno, con riferimento al vostro pianeta.

               10.    Del resto, voi non dovete raffigurarvi il Cielo e l'Inferno come dei luoghi materiali, distanti l'uno dall'altro; bensì soltanto come delle condizioni o degli stati diversi d'animo. Infatti, localmente, Cielo ed Inferno si possono trovare benissimo vicini, così come un uomo celestialmente buono può camminare a fianco d'uno infernalmente malvagio; anzi, possono sedersi sulla medesima panca. L'uno ha il Cielo perfetto in sé; mentre l'altro il completo Inferno. A comprova di ciò, io potrei mostrarvi, sul momento, nella mia stessa sfera, come qui possa trovarsi altrettanto bene il Cielo, come pure l'Inferno da voi scorto or ora. Infatti, voi vedete tutto ciò soltanto nella mia sfera, e non abbisognate perciò, che di fare un passo fuori della stessa, per ritrovarvi nello stesso punto, dal quale originariamente, vi siete entrati. Ora che sapete ciò, possiamo voltare le spalle a questo monte e osservare tutto questo da un'altra luce.

               11.    Fate attenzione, la luce è cambiata. Come vedete ora questo monte? Voi vi meravigliate, poiché, invece del monte, voi scorgete dei gruppi di esseri che camminano liberamente, e perfino abitazioni d'ogni sorta, certune simili a bettole sudicie; altre che sembrano neri castelli medioevali, e, tutto ciò, in una mezzaluce rossastra.

               12.    Però, guardate là, non lontano da noi, si trova appunto uno di questi castelli, edificati su una altura rocciosa. Là vogliamo andare. Guardate, vi siamo già; la porta è aperta. Noi qui siamo invisibili, perciò entriamo in questa rocca, e osserviamo quello che succede. Ecco, questa è la prima sala; alle pareti sono appesi strumenti di tortura e di morte d'ogni sorta. Là in fondo, siede su un trono, il sedicente castellano, e tiene consiglio con i suoi complici, su cosa sarebbe da fare, allo scopo di impadronirsi dei beni e dei tesori di un vicino castellano, dello stesso suo tipo. Ascoltate l'incarico che dà loro: essi devono assalire, senza farsi notare, il castello preso di mira, e poi, senza remissione, massacrare tutto ciò che vive, e, infine, impadronirsi dei tesori. Se qualcuno dovesse opporsi loro come invincibile, devono portarlo da lui, come già fatto altre volte, ed egli verrebbe sottoposto alle peggiori torture. Ora il consiglio è finito; tutti afferrano le armi e si precipitano fuori. Dal momento che qui non abbiamo più nulla da fare, corriamo anche noi dietro a loro.

               13.    E non tanto lontano, sta già, davanti a noi, il castello preso di mira; esso viene circondato, e la spaventosa carneficina incomincia; quegli esseri maligni lottano ferocemente l'uno contro l'altro. E vedete, gli abitanti del secondo castello vengono fatti a pezzi, mentre, ora, i complici del primo castellano vengono verso di noi, portando strettamente legato il nostro quartetto. Avviciniamoci ed ascoltiamo cosa dicono. Ecco, l'uomo dice alla moglie: “Oh tu, miserabile serpente, ora ti riconosco; il mio amaro presentimento mi aveva sempre suggerito di quale vile spirito tu sei figlia! Guarda, questa è l'alta scuola e la tua luce, di cui - come se tu fossi un essere spiritualmente esperto - mi parlavi con tanta astuzia, ipocrisia e menzogna. E questo scellerato d'un professore, qui ammanettato insieme a noi, fa parte di questa spaventosa prigionia, dato che diversa non può essere la nostra sorte orrenda!”.

               14.    E la donna dice: “Come puoi pensare una cosa simile di me? Chi poteva prevedere una simile disgrazia? Le mie intenzioni con te, erano buone”. Ma il marito risponde: “Ora taci, miserabile serpe. Te sola devo ringraziare, se mi trovo, ora, nell'evidente Inferno. Fra me e te sia sciolto, per l'eternità, ogni legame. Tu, oh mio Gesù, al quale mi sono sempre rivolto, liberami da questa spaventosa prigionia! Io preferisco, se questa è la Tua Santissima Volontà, peregrinare per molte migliaia d'anni, nella regione oscura che ho lasciato al di là del fiume, e là scontare tutti i miei peccati, piuttosto che restare qui ancora un attimo di più, poiché questo luogo spaventoso sembra essere escluso, eternamente, da ogni Tua Grazia e Misericordia! Oh Gesù aiutami! Oh Gesù mio, salvami!”.

               15.    E guardate, a questo corteo s'avvicinano, frettolosamente, due figure mascherate. Ecco, esse sono già qui. Essi si scoprono e, come vedete, sono due angeli giustizieri del Signore. Ognuno ha in mano una spada fiammeggiante. Uno dei due, traccia con la spada, un fendente sopra il castello conquistato, e gli esseri dilaniati si ricompongono in figure complete e si lamentano per l'ingiustizia subita. L'altro angelo fa un gesto con la spada sul primo castello, ed esso immediatamente s'incendia, e, tra le fiamme, da tutte le aperture, porte e finestre, si gettano nel vuoto degli esseri urlanti e ardenti come torce che maledicono i due angeli vendicatori.

               16.    E ora, uno degli angeli introduce la sua spada fiammeggiante fra i quattro incatenati, ed ogni vincolo è sciolto; l'uomo cade sulla faccia dinanzi ai due angeli ed implora la Grazia di venir salvato. E guardate, uno degli angeli lo afferra e lo attira a sé; ma anche la donna lo afferra, ed implora il marito di avere pietà di lei, e di non abbandonarla. Guardate quanto a lungo essa si fa trascinare, insieme all'uomo, dallo spirito angelico! Ora, i due angeli s'elevano verso l'alto e uno dei due porta l'uomo; la donna però non lascia la presa, e si fa portare pur essa. Adesso soltanto, quando si trovano a grande altezza, l'altro angelo segna con la spada un fendente e, con gran fatica, scioglie la presa della donna dall'uomo. Ora, essa precipita urlando, nel suo elemento, e l'uomo viene portato ai confini del regno dei figlioli, dove, però, c'è ancora aridità e tenebre.

               17.    Così avete assistito ad una liberazione, ed una delle migliori. Però, ve ne sono delle altre, ed innumerevoli, molto più spaventevoli e per le quali si deve lottare contro una maggiore caparbietà, la cui vista, anche se percepita attraverso la parola, voi la potreste difficilmente sopportare. Ritorniamo, perciò, nella regione in cui ci trovavamo precedentemente, dalla quale poi, passeremo in quella del Mezzogiorno. E con ciò, facciamo punto per oggi.

 

[indice]

Cap. 40

* * * * *

Dove sono i pagani nell'aldilà

 

                 1.    Non occorre soffermarci ancora una volta, sul fatto che, in questa regione occidentale, a voi ormai ben conosciuta, c'è ancora una gran quantità, anzi una grandissima quantità di scene, simili a quelle alle quali abbiamo assistito fino ad ora.

                 2.    Se qualcuno poi, desiderasse sapere dove sono coloro che provengono dal paganesimo, posso rispondervi che, per la maggior parte, arrivano proprio in questa regione. Tuttavia, tali punti di raccolta sono tenuti rigidamente separati, cosicché un pagano non può avvicinarsi a quella zona riservata ad una qualsiasi delle sette cristiane.

                 3.    Queste distinzioni hanno luogo perfino nell'Inferno; e non c'è nessun luogo, a differenza di quanto credete voi, in cui ci siano delle mescolanze, poiché queste distinzioni sono necessarie in massimo grado. Se tali spiriti fossero lasciati insieme, in seguito alla loro interiore malignità, si guasterebbero l'un l'altro, talmente, che non sarebbe possibile venire loro in aiuto, in nessun’altra maniera, all'infuori che con il totale annientamento.

                 4.    Infatti, voi dovete figurarvi ciò, come due elementi diversi che, sulla Terra, sono tanto contrastanti, da distruggersi costantemente l'un l'altro. Nello stesso modo, vi sono, anche nella sfera spirituale, tali elementi fondamentali, che non devono venire a contatto, poiché, se ciò avviene, succederebbe, nella sfera spirituale, quello che avviene quando, sulla Terra, si mette della paglia secca vicino al fuoco. Oppure della polvere pirica, oppure se gettaste dell'acqua su un edificio costruito con dell'argilla. Perciò, nel mondo degli spiriti, dove a nessuno può venir posto un divieto, queste distinzioni sono rigidamente necessarie.

                 5.    Se però, qualcuno desiderasse sapere, tuttavia, come si presentano questi posti d'approdo di spiriti pagani, si può rispondere che non è opportuno, per uno spirito cristiano, visitare tali luoghi, qualunque sia lo spirito accompagnatore.

                 6.    Il Signore soltanto dovrebbe guidarlo ed accompagnarlo direttamente; altrimenti, una tale visita sarebbe, per ognuno, più pericolosa che salutare.

                 7.    Noi però, prima di passare nel meridione, rechiamoci dall'uomo salvato, per vedere cosa fa, e come è sistemato. Ecco, la nota parete è nuovamente aperta; dunque, approfittiamo di questa occasione per recarci, attraverso la fessura, ai confini del regno dei figlioli. Eccoci, ci siamo; la parete si è rinchiusa dietro a noi; rechiamoci, senz'altro, subito in quella stretta valle, che si trova vicino alla parete, e che volge verso Mezzogiorno. Affrettiamoci dunque.

                 8.    Guardate laggiù, proprio in fondo, in un angolo paludoso, una comunissima capanna di legno, intorno alla quale fa piuttosto buio, dato che il sito è come chiuso fra le rocce. Rechiamoci là, perché quello è il posto assegnato al nostro uomo.

                 9.    Voi certo chiedete: “Ma perché gli è stato assegnato un simile deserto, e, come ciò non bastasse, proprio in un angolo melmoso ed umido?”. Cari amici miei, con tali spiriti, salvati faticosamente dall'Inferno, da principio non si può procedere diversamente, poiché essi, durante la loro permanenza là, hanno sempre accolto in sé, più o meno, qualcosa d'infernale, che è conforme al fuoco dell'Inferno. E si esprime, in maniera maggiore, o minore, in una forma egoistica suscitata dalla necessità. Infatti, è noto che ogni bisogno ha questo, di particolare, cioè ha sempre, più o meno, quale accompagnatore costante, il gretto egoismo. Chi è in pericolo, dimentica generalmente tutto, e si preoccupa soltanto della propria salvezza. Il povero chiede l'elemosina solamente per sé; il malato cerca soltanto per sé un mezzo risanatore. Chi cade in acqua, cerca di salvare se stesso. Colui sopra il cui capo le fiamme si chiudono, generalmente scappa da solo, per sottrarsi all'elemento devastatore. Soltanto quando egli è al sicuro, pensa agli altri, che stanno subendo la stessa sorte.

               10.    Premesso ciò, questo posto è pienamente conforme allo scopo, per quanto riguarda il nostro uomo. Il terreno umido, servirà benissimo a smorzare il suo fuoco egoistico; e l'oscurità ancora abbastanza fitta, sarà molto salutare per i suoi occhi, abituati alle tenebre profonde. Poiché, una luce improvvisamente forte, sarebbe per lui altrettanto dannosa, come se si esponessero gli occhi di un neonato, immediatamente, agli intensi raggi solari. Del resto, questa sua proprietà corrisponde esattamente al conto interessi di quel capitale che egli, quale cristiano, nella sua fede ed Amore per il Signore, ha largito ai poveri propriamente detti. Voi non vi dovete includere il noto legato, da lui disposto per testamento, alla sua dipartita dalla Terra per il mondo degli spiriti, ma soltanto quelle offerte, fatte da lui, ai poveri, segretamente, per un sentimento di pietà vero e proprio, e quale cristiano credente. Questo capitale dovrebbe ammontare a qualcosa di più di duecento fiorini d'argento. Se voi paragonate questo capitale da lui dato ai poveri, veramente per Amore verso il Signore, con il gran capitale da lui lasciato ai suoi, allora troverete anche l'esatto rapporto matematico fra l'amore di se stesso, e quello per il Signore.

               11.    Anche queste eccessive cure per assicurare l'avvenire dei figli, è amore di se stessi, poiché chi amasse veramente il Signore più di se stesso, quegli avrebbe pensato proporzionatamente più al Signore, che non a se stesso nei suoi figli. Voi chiedete: “E perché mai?”. Perché, in questo caso, il Signore gli avrebbe concesso l'intimo riconoscimento, grazie al quale egli avrebbe potuto scorgere, chiaramente, che il Signore può prendersi cura dei suoi figli, mille volte meglio di quanto può fare egli stesso nel suo amore di sé in loro, poiché il Signore non ha detto: «Quello che voi avrete fatto ai vostri figli carnali, lo avrete fatto a Me», bensì Egli si è riferito esclusivamente ai poveri, agli ignudi, agli affamati, agli assetati ed ai prigionieri, ed ha soggiunto: «Quello che voi avrete fatto a costoro, lo avrete fatto a Me».

               12.    Egli non ha detto neppure: «Quando voi accogliete i vostri propri figli nel Nome Mio, voi avete accolto Me», bensì questo Egli ha detto, soltanto in una occasione, quando cioè molti poveri avevano condotto a Lui i loro ancor più miseri figli: «In verità, chi ha accolto nel Mio Nome un tale misero fanciullo, ha accolto Me».

               13.    Ed inoltre, così dice il Signore: «Chi ama suo padre, sua madre, sua moglie e i suoi figli più di Me, non è degno di Me»”.

               14.    Qualcuno, a questo punto, potrebbe dire: “Tutto ciò ha soltanto un profondo significato spirituale”. O certo, dico io, anzi, un profondissimo significato, poiché si tratta della più pura e della più immediata Parola di Dio. Io, però, chiedo perché voi non cercate l'oro alla superficie della Terra, ma scavate dei pozzi profondi e delle lunghe gallerie? Voi dite: “Come si deve comprendere ciò”. Ma io vi dico: “Nulla di più facile; chi vuole arrivare all'oro, non deve trascurare la terra esterna, perché la deve perforare, per giungere all'interno giacimento dell'oro”. Allo stesso modo, anche il significato letterale della divina Parola deve dapprima essere completamente osservato esteriormente per poi soltanto poter passare a quello spirituale, naturalmente comprendendo bene nel senso giusto e conforme allo scopo.

               15.    Se voi, ora, osservate il nostro uomo, troverete che ha portato con sé quasi più di un milione di amore di se stesso, e soltanto qualcosa al di sopra di duecento fiorini di Amore per il Signore. Questo, purtroppo, è un rapporto troppo misero; ora, però, come vedete, l'abitazione che egli ha qui, è calcolata esattamente in proporzione agli interessi di tale capitale. Ora si vedrà come egli impiegherà questo capitale; infatti, non mancherà di verificarsi dalla parte opposta, il fatto che degli esseri molto miseri lo visiteranno e gli chiederanno aiuto. Se egli farà il possibile, nel limite delle sue forze, per provvedere a questi poveri fratelli, sia pure miserevolmente, il suo capitale aumenterà dieci, ed anche cento volte; ed allora egli verrà trasferito in un luogo migliore. Però, non potrà tanto facilmente raggiungere la via che porta al Signore prima che il capitale guadagnato qui non sarà diventato dieci volte maggiore di quello che egli ha lasciato ai suoi figli, o all'amore di sé. Tuttavia, anche qui ci sono dei casi eccezionali, ma questi devono avere le caratteristiche come nell'esempio che vi è stato illustrato da principio, cioè, quando qualcuno, dà tutto ciò che ha, e, in aggiunta a ciò, continua ad avere cura, con tutte le sue forze, dei suoi fratelli; allora è anche possibile un’immediata e totale liberazione da questo luogo. Infatti, in questo caso, un tale spirito umano è simile alla donna che diede la sua offerta al Tempio, contemporaneamente a molti altri. La donna diede l'offerta minima, ma, in confronto agli altri, essa diede del suo necessario per vivere, mentre questi, soltanto il loro superfluo.

               16.    Vedete, così si presenta qui una scuola di purificazione per la Vita eterna, perfettamente giusta, e che trae la sua origine nel grande Amore e nella Misericordia del Signore.

               17.    Ora che noi abbiamo appreso tutto ciò, che, naturalmente, deve venir osservato da ognuno, noi possiamo lasciare questa regione, e andare verso Sud. Voi chiedete quale ne è la via. Non vi curate di ciò; in occasione di questo tragitto, non indugeremo tanto come abbiamo fatto qui, bensì impiegheremo davvero una via spirituale, e perciò saremo, in un batter d'occhio, alla meta che ci siamo prefissati. Ci sarebbero, a dire il vero, lungo la via che porta là, ancora parecchie graduazioni da considerare; dato, però, che esse somigliano a quelle già viste, è sufficiente che voi ricordiate bene tutto quanto visto finora, che in tal modo potrete immaginare tutti i passaggi che ci sono, lungo il tragitto da questa regione fino a quella meridionale.

               18.    Le grandi acque formano una linea divisoria principale, che non può venir superata per vie ordinarie, poiché quest’acqua indica il grande grado della sapienza che è richiesta per raggiungere il mezzodì. Perciò, coloro che passano nella regione del mezzodì, devono diventare molto forti nel Fuoco dell'Amore, affinché possano raggiungere un grado di sapienza simile a quello che queste grandi acque denotano. Ora che sappiamo anche questo, la prossima volta ci recheremo come detto, senza volgerci indietro, nello splendente Mezzogiorno; così che, per oggi, basta.

 

[indice]

Cap. 41

* * * * *

Visita nel Mezzogiorno

Effetto del vero della Fede e del buono dell'Amore

 

                 1.    Ora guardate, come vi ho detto, prima che voi possiate girare attorno lo sguardo, noi siamo già dove volevamo andare; eccoci, perciò, nel Mezzogiorno. Ditemi, innanzitutto, le vostre impressioni su ciò che vedete.

                 2.    Voi dite: “Qui ci piace molto ogni cosa, però dobbiamo confessarti che ci aspettavamo molto di più di quanto si presenta al nostro sguardo. Questa regione ci sembra simile ad un bel paese sulla Terra, però non ci riesce di scoprire nulla che abbia qualcosa di ultraterreno”.

                 3.    Certo, miei cari amici, voi, in fondo, avete ragione. Anche qui splende un Sole, e, come vedete, esso è assolutamente allo Zenit. Se anche il Cielo è piacevolmente azzurro, come da voi sulla Terra, tutt'intorno la vita è quanto mai varia: ci sono dei campi fertili, delle colline coltivate ad alberi fruttiferi e non mancano neppure delle vigne, simili alle vostre. Qua e là voi potete scorgere dei monti, che spuntano alti dietro alle colline. Ci sono pure, sparse qua e là, delle case di bell'aspetto, e degli uomini che vi entrano e ne escono, ed alcuni sono anche occupati con la raccolta e la coltivazione dei frutti.

                 4.    Qui, osservato superficialmente, non c'è che dire, ha una sorprendente somiglianza con le più belle regioni della Terra; io, però, vi dico che basta che ci avviciniamo ad una di queste dimore e immediatamente la sua disposizione vi farà cambiare idea. Guardate, proprio su questa via, fiancheggiata da una doppia fila di alberi da frutto, si trova una graziosa casetta; a questa noi vogliamo avvicinarci, e vedere com'è disposto il suo interno.

                 5.    Eccoci. Il proprietario della casa si trova proprio sulla soglia, però non ci può scorgere, poiché, per gli abitanti del Mezzogiorno, noi siamo ancora invisibili; tuttavia, egli ci percepisce interiormente, ragione per cui egli porge anche ascolto. Come vedete, egli ha tutto l'aspetto di un uomo che, all'improvviso, si sia abbandonato a profondi pensieri. Comunque, noi entriamo, senz'altro, nella sua abitazione.

                 6.    Vedete noi siamo già nell'interno della casa: cosa ve ne pare? Voi vi stupite enormemente e dite: “Ma per amor di Dio, com’è possibile? Noi vediamo l'interno della casa grandiosamente ornato; non solo, ma l'ampiezza interiore, sembra superiore, e di molto, alla cinta esteriore; e se noi guardiamo fuori dall'una o dall'altra finestra, non scorgiamo nulla della regione che poco fa circondava la casa, ma tutto quello che si vede attraverso le varie finestre, è incomparabilmente più elevato e diverso. Tutto intorno, scorgiamo invece dei palazzi e dei templi magnifici e grandiosi; mentre i monti lontani brillano come se fossero costruiti con particelle di luce, e, davanti a noi, si estende un'ampia pianura. Sulla stessa, sono sparsi innumerevoli palazzi di una magnificenza e grandiosità inconcepibile. Nel mezzo scorre un fiume, le cui acque scintillano come se fossero cosparse di splendidi diamanti finemente lavorati, che rotolano alla rinfusa; e lungo le rive, crescono degli alberi giganteschi. E' ben vero che noi abbiamo visto degli alberi simili sul Sole naturale, soltanto che questi sono molto più splendenti poiché essi sono trasparenti, ed il loro fogliame irradia verso tutti i lati, come una parte viva dell'arcobaleno. Qualcosa di simile alla magnificenza dell'interno di questo edificio, l'abbiamo vista soltanto sulla fascia centrale del Sole naturale, ma più goffa e sgraziata al suo confronto. Soltanto nell'osservare una minuzia, si potrebbe stare, per degli anni, pieni della massima ammirazione. Anche soltanto l'infinita sontuosità dei colori, che sono suddivisi dappertutto in maniera così adatta e splendida, è già in sé e da per se stessa tanto celestiale e attraente, che noi proprio non ci possiamo decidere di lasciare questa casa”.

                 7.    Oh certo, miei cari amici, è così! L'interiore, qui, ha già il suo valore; questo, tuttavia, è ancora commensurabile, ma comunque, al di sopra di tutti i vostri concetti, poiché esso è un effetto della luce di quella Sapienza che deriva dal Vero della Fede nel Signore, e, da questo Vero della Fede, poi, anche in un grado corrispondente dal Bene dell'attività d'Amore, il quale è un gradino inferiore del vero e proprio Amore per il Signore.

                 8.    Voi chiedete: “Una casa come questa qui, è abitata da un unico di tali spiriti umani?”. Oh no, passiamo da questo locale, in quello che si trova dirimpetto, e voi vi scorgerete parecchi felici spiriti umani d'ambo i sessi! Guardate là in fondo, ce ne sono più di una trentina, tutti gli abitanti di questa casa, e colui che abbiamo visto sulla soglia è il servo di tutti coloro che qui dimorano, e si ingegna nel modo più zelante, di provvedere tutti d'ogni cosa possibile. Perciò, egli è anche il più grande fra loro e un giorno sarà il proprietario assoluto di questo possedimento.

                 9.    Non osservate voi come questi trenta abitanti indossano delle splendide vesti, e certuni portano perfino delle corone lucenti sopra il capo? Essi sono ultrabeati e, pervasi di delizia, lodano il Signore!

               10.    Ora, invece, guardate il nostro uomo, che è sempre sulla soglia di casa, come è semplice; una veste bianca, tenuta insieme alla vita, da una semplice cintura. Questo è tutto quello che ha preso per sé, da tutto questo sfarzo celeste. Egli potrebbe adornarsi molto sontuosamente, ma questo non lo fa. La sua beatitudine consiste soltanto nel rendere beati i suoi fratelli e le sue sorelle, per quanto sta nelle sue forze. Tutto ciò che egli guadagna attraverso l'Amore e la Grazia del Signore, lo trasmette immediatamente ai suoi amici; e se procura loro grande gioia, ne è commosso, egli stesso, fino alle lacrime, e quando ha dato tutto, allora è al colmo della beatitudine.

               11.    Voi, però chiedete: “Allora perché non sta, egli, in mezzo alla compagnia?”. Questo lo potete dedurre dall'espressione della sua faccia. Egli medita profondamente che cosa potrebbe escogitare per procurare alla sua compagnia una nuova beatitudine. Guardate, egli deve aver già trovato qualcosa. Io vi ho detto, già in anticipo, che egli non ci vede, ma ci sente interiormente. Perciò, egli procura di penetrare sempre più profondamente in sé, per poterci scorgere, e pensa, già ora, di acquisire qualcosa da noi, per la sua compagnia, e si guarda intorno, se forse, qualche nuovo venuto fa la sua apparizione, per andargli subito incontro ad accoglierlo, come sarebbe suo desiderio, nella sua casa.

               12.    Fino a tanto che noi restiamo nell'interno della casa, egli non ci può vedere, quando invece, ne usciremo, egli ci scorgerà, ed allora vedrete la sua immensa gioia, e riconoscerete in lui, un uomo molto amorevole ed ospitale. Usciamo dunque!

               13.    Ed ecco, egli ci vede, e si prostra dinanzi a noi, dicendo: “Oh, elevati amici del Signore, a me ancora ignoti; io vi presentivo, ma non riuscivo a scorgervi; perciò, vi prego, per l'infinito Amore del Signore, che non ve ne andiate, bensì rientriate in questa dimora, insieme a me, affinché io, con voi, renda più gioiosa la mia piccola comunità! Poiché voi certo saprete qualcosa di più di noi da parte del Signore, l'Amorosissimo Padre. Udire la Parola proveniente da Lui, vale per noi molto di più di tutte le magnificenze che noi possediamo qui, in indicibile abbondanza”.

               14.    Ora, parlo io con lui: “Gemaniel, rialzati, e noi ti seguiremo nella tua dimora!”. Ed ecco, egli si rialza, viene a noi a braccia aperte, e, sorridendo umilmente, ci dimostra amicizia ed amore, invitandoci a precederlo.

               15.    Venite con me, poiché ora tutta la compagnia potrà vedervi. Guardate come tutti si alzano, e si affrettano a venirci incontro; ora, però, ascoltate come Gemaniel ci presenta loro. Egli dice: “Guardate, guardate sorelle, fratelli miei, profondamente amati; io ve l'ho detto che il Signore e Padre che è la stessa Bontà, ci renderà presto partecipi di una grande felicità, inviandoci l'uno o l'altro dei Suoi grandi amici, affinché da questi possiamo apprendere una Parola del Signore! E, guardate, il Benevolo Padre è venuto incontro al nostro intimo desiderio, e prima che noi avessimo tempo di guardare intorno, tali amici entrarono nella nostra dimora.

               16.    All'inizio gli occhi nostri profani non poterono certamente vederli, per la loro magnificenza; però, la grande Grazia del Signore ha consacrato gli occhi nostri e ora noi li vediamo in mezzo a noi, a nostra grande beatitudine. Noi non sappiamo come essi si chiamino, e chi essi siano; ma noi riconosciamo che sono gli intimi amici del Signore, e questo è già, per noi, la più grande beatitudine”.

               17.    Ed ecco, ora si volge a noi, e ci chiede, con la massima umiltà, di dire una Parola del Padre, dicendo: “Oh voi, alti amici del Signore! Io so benissimo che una Parola del Padre è troppo santa - anche se pronunciata dalla vostra bocca - perché noi la possiamo percepire degnamente; ma, il nostro Amore per Lui, il Padre infinitamente Buono, non ci dà pace, perciò noi vi rivolgiamo, in tutta umiltà, questa preghiera!”.

               18.    E ora, io voglio dar loro una Parola del Padre, perciò ascoltate: “Ascolta mio caro Gemaniel, e, ascoltate pure voi, suoi compagni, amici e fratelli! Così parla il Signore: «Lasciate i piccoli venire a Me, poiché di loro è il Regno dei Cieli!». E vedete, come tutti trasfigurati si prostrano, e Gemaniel dice, sospirando d'Amore: “Oh, certo, questa è veramente la Parola e la Voce del Padre; chi non è piccolo, e non è simile ai fanciulli, non entrerà nel Regno dei Cieli! Oh miei cari fratelli ed amici, fate che questa Santissima Parola diventi il maggior ornamento e la ricchezza nella nostra dimora!

               19.    Vogliamo, perciò, essere piccoli in ogni tempo e per l'eternità per diventare con ciò forse un giorno degni della grande Grazia, cosicché, se Egli passasse nella nostra zona, noi ci affretteremmo in strada e se i Suoi grandi amici ci proibissero di avvicinarci a Lui, Egli direbbe, colmo di Grazia: «Lasciate che questi piccoli vengano a Me e non proibitelo a loro, poiché di essi è il Regno dei Cieli!»”.

               20.    Ora avete visto come vanno le cose qui, tuttavia voi mi chiedete segretamente: “Ma costoro non sono già in Cielo, come possono quindi parlare, come se nessuno di loro avesse visto il Signore?”. Io, però, vi dico che essi vedono di certo costantemente il Signore, come voi sulla Terra, vedete il Sole. Questo significa che la Luce di Dio è sopra il loro capo e denota, con ciò, la sfera della Sapienza.

               21.    Dato però, che l'Umano del Signore rappresenta il più puro Amore, che deve essere di natura del tutto diversa di come è qui; essi, proprio per questo, non possono vedere l'Umano del Signore, e sono, perciò, anche suscettibili di un sempre maggiore perfezionamento. Succede anche - per quanto soltanto rare volte - che il Signore, o in modo immediato, o per mezzo di uno dei più alti Spiriti angelici, visiti questa regione; ciò che ha sempre, come conseguenza, che i più piccoli vengano accolti e condotti nell'Oriente.

               22.    Ora, però, vogliamo lasciare questa casa, benedicendola, e muovere i nostri passi verso quei monti più alti che si scorgono laggiù, per poi superarli. Là conosceremo un'altra parte del Mezzogiorno, così che, per oggi, chiudiamo.

 

[indice]

Cap. 42

* * * * *

Viaggi differentemente veloci nell'aldilà

 

                 1.    E' ben vero che mi chiedete se, prima d'andarcene, non ci congederemo, come si conviene, dai cari abitanti di questa casa, esprimendo il nostro compiacimento, per l'affettuosa accoglienza avuta? Miei cari amici, mi dispiace molto che voi non vi siate ricordati di questo prima d'ora, poiché noi ci troviamo già sulla cima di una di quelle montagne da voi scorte poco fa, da lontano, e la nostra casetta è, ora, a grande distanza dietro a noi! Questo vi sorprende alquanto, e dite: “Ma, caro amico, come avviene che noi viaggiamo con la velocità del pensiero, mentre nelle regioni settentrionali ed occidentali, con poche eccezioni, procedevamo passo a passo? Noi sappiamo, da esperienze fatte in precedenza, che nello spirito ci si può spostare e procedere con la velocità del pensiero; perciò, non è questo che ci sembra strano, bensì, che proprio in quelle regioni che, in se stesse erano molto magre di ogni sorta di apparizioni che si possano qualificare belle e splendide, noi camminavamo passo dietro passo, mentre, in questa regione celestiale, tutto ciò che vi è di magnifico, ci passa davanti con la celerità del lampo, quasi inosservato. Ecco ciò che ci sembra strano”.

                 2.    Miei cari amici, voi giudicate, alla vostra maniera, molto giustamente, ma spiritualmente invece non è così. Quando noi, in questo grande regno degli spiriti, ci muoviamo in quelle regioni, le quali, per il loro stato e condizione, corrispondono più a ciò che è naturale, allora, automaticamente, ogni nostro moto viene frenato e, perciò, il nostro cammino si fa più lento; ed un tale senso indica anche, fondamentalmente, il faticoso avanzamento dello Spirito. E quanto più profondamente noi siamo penetrati in tali regioni e tanto più faticoso ed anche più lento diventava il nostro cammino. Qui invece, dove lo Spirito gode già della sua piena libertà, il nostro cammino è pure libero da vincoli trattenenti, e perciò il suo procedere è molto più libero e per conseguenza anche più rapido.

                 3.    Però, voi chiedete: “Tutto ciò è buono, vero ed esatto, soltanto ci rammentiamo che proprio nella regione settentrionale, abbiamo fatto una rapida trasvolata di una catena di montagne. E poi, anche uscendo dall'Inferno, siamo ritornati, a grande velocità, nel Regno dei figlioli, e, da là fino a qui, il nostro viaggio è durato soltanto un batter d'occhio. Come si deve comprendere tutto ciò?”. Miei cari amici! Mi dovrebbe davvero far meraviglia che voi ancora non comprendiate ciò; dal momento che voi stessi, sulla Terra, avete sperimentato, già molto spesso, qualcosa di simile, con la formazione del vostro Spirito. Io ve ne voglio rendere attenti, soltanto con un esempio, e allora voi scorgerete profondamente, e comprenderete pienamente, queste apparenti contraddizioni, nei vostri viaggi rapidi.

                 4.    Se voi, ad esempio, eravate esperti nel ramo della matematica o di qualche altra scienza, e, in tale occasione, dovevate apprendere, in modo analitico e dimostrabile, un assioma di difficile comprensione, sul quale era basato, quasi completamente, l'intero concetto di tale scienza, vi è costata, certamente, molta fatica, prima di poterlo afferrare appieno, e certamente voi avete dovuto procedere a passi lenti, da un punto all'altro. Però, cosa succedeva, quando avevate compreso completamente tale assioma? Non ha allora il vostro spirito, proprio in seguito a ciò, fatto un rapido volo verso l'alto, ponendosi, con altrettanta rapidità, su un punto di vista, dal quale esso poteva abbracciare con uno sguardo quello che prima, con tanta fatica, aveva scrutato ed esplorato? Non solo, ma esso era in grado di scorgere, in questi concetti di cui si era impadronito, anche delle conseguenze o risultati ad esso ignoti fino allora, cosicché, grazie a questo rapido volo, il vostro spirito era diventato chiaroveggente, scrutatore e perfino un creatore di future verità! Comprendete, ora, un tale rapido volo verso l'alto?

                 5.    Vedete, le cose stanno esattamente così, nello spirito; poiché quello che voi sulla Terra chiamate un lavoro spirituale, o un lavoro del pensiero, è qui, nel Regno dello Spirito, precisa realtà. Noi andammo a passi lenti verso Sera e durante il cammino potemmo conoscere ogni tipo di condizioni. Su tale via, tanto istruttiva, arrivammo fino all'ultima profondità raggiungibile del vostro spirito. Tutto dovette venir sezionato analiticamente, dinanzi a voi, fino alla definitiva soluzione. Che cosa ha fatto, in seguito a ciò, il vostro spirito? Esso ha imparato un secondo concetto importante, e, con l'apprendimento di tale importante problema, si è anche reso possibile un secondo rapido volo verso l'alto.

                 6.    Noi giungemmo nel Regno dei figli, e cioè al suo confine più esterno; là noi dovemmo imparare un terzo importante concetto intermedio, che però aveva un’importante relazione con tutto il precedente e che servì quale un valido pronostico di quanto sarebbe seguito nel Mezzodì. Dato che voi avete afferrato presto e con facilità questo concetto intermedio, anche il volo dello spirito che ne è seguito rapido verso l'alto in questa regione luminosa, è stato altrettanto fondato, quanto tutti i precedenti.

                 7.    Ora noi siamo nella regione dell'alta luce; come non ci può far meraviglia, se qui il nostro progredire, dato che lo spirito è diventato molto più pronto e più aperto, è tanto più rapido che non nelle due regioni precedenti? Io, però, vi dico: “Qui noi facciamo, ancora, soltanto dei passi corti, per quanto rapidi; però, non al di là del punto dove, nella regione, giunge l'occhio del nostro spirito.

                 8.    Ma quando ci avvicineremo, da questa regione, al Mattino, allora i nostri passi saranno infinitamente più lunghi e più rapidi; e, vedete, anche ciò è altrettanto naturale, dal punto di vista spirituale. Una cosa simile, la si può del resto già scorgere chiaramente anche su un corpo mondiale, negli spiriti più desti; poiché un pensatore esperto è capace di compenetrare celermente un oggetto che gli viene sottoposto per un suo giudizio, sezionandolo abilmente ed a fondo in tutte le sue parti. Tuttavia, egli deve avere sempre un oggetto dinanzi a sé, perché senza un oggetto, l'attività del suo spirito cessa.

                 9.    Nello stesso modo, anche noi possiamo percorrere rapidamente gli spazi già visti qui. Però, quando lo spirito ha raggiunto uno stato molto più libero e svincolato, allora esso non si occupa più del sezionamento dell'obiettivo che gli viene dato, bensì, dato che esso ha già prima trovato, dappertutto nell'oggettività, le Potenze dell'Infinito, anche il suo sguardo è diventato infinitamente più profondo e la sua celerità, o il suo procedere, molto più pronto. Comprendete bene tutto ciò? Voi me lo confermate, ed io dico va bene, allora noi possiamo volgere i nostri sguardi da questa bella altura, sempre verso avanti, nelle regioni ancora molto più belle che si estendono a noi dinanzi.

               10.    Voi vi meravigliate che ora da questa bella montagna, che noi guardavamo prima dalla nostra casetta a grande distanza, noi vediamo dinanzi a noi del terreno uniforme e non come avviene quando si guarda da un monte verso la pianura situata più in basso; infatti dal nostro punto di osservazione si estendono bellissime campagne, fertilissime; sempre, però, al nostro stesso livello. Ed ancora più sorpresi voi siete per quanto riguarda il largo fiume, già prima ammirato; dato che esso, in tutta la sua ampiezza, scorre liberamente e apertamente verso l'alto del monte.

               11.    Ma voi dite: “Caro amico, questo è, evidentemente, contro natura!”. Voi avete ragione, fino a tanto che osservate un simile fenomeno, con l'occhio vostro naturale, ma se voi l’osservate, invece, con l'occhio spirituale, la cosa assume un carattere del tutto diverso.

               12.    Voi chiedete: “Come mai che, questo, noi non lo possiamo afferrare nel suo giusto senso?”. Questo lo penso anch'io, tuttavia, voi dovreste essere già tanto avanti, che questo fenomeno dovrebbe spiegarsi da se medesimo. Ditemi: “Perché l'acqua, nei corpi mondiali, scorre verso il basso?”. Voi dite: “Per la sua gravità immanente”. E cos'è che condiziona la gravità immanente dell'acqua? Voi dite: “La forza d'attrazione del punto centrale di gravità della Terra”. Ben risposto! Dunque, se il punto centrale di gravità della Terra condiziona la gravità e con ciò anche lo scorrere dell'acqua verso il fondo, che cosa riconoscete voi, in questa regione spirituale, quale punto generale di gravitazione che tutto attira a sé? Non è questo, il Signore, che abita nella sublime altezza di tutte le altezze?! Vedete, questa è la ragione per cui anche lo scorrere dell'acqua, al di sopra delle alture, è spiritualmente altrettanto naturale, quanto è naturale sulla Terra il suo scorrere verso il basso. Ora voi comprendete anche questo, cosicché, sperabilmente, comprenderete anche ciò che significa questa montagna, nonché la regione che appunto da essa si diparte.

               13.    Voi dite: “Noi ne abbiamo, è vero, un leggero sentore, tuttavia, noi non saremmo in grado di esprimerci chiaramente, in merito”. Però, io vi dico che questo suona molto strano da parte vostra. Perché voi, nelle case a più piani, ci mettete delle scale con molti gradini? A che servono? Voi sorridete e dite: “Questo è naturale; come si potrebbe, altrimenti, raggiungere il piano superiore da quello inferiore? Si dovrebbe farsi sollevare faticosamente con una corda!”. Benissimo! Se voi già nel mondo attrezzate le vostre case così comodamente, pensate che il Grande Architetto dovrebbe rimanere indietro, in quanto a buone idee, rispetto a voi?

               14.    Non avete mai udito come, a suo tempo, il vecchio Giacobbe sognò una scala, sulla quale spiriti angelici salivano e scendevano, e sulla cui cima si trovava il Signore? Ed ecco, qui noi abbiamo già un piolo, appunto, di tale scala celeste. Dato, però, che un simile gradino di questa scala celeste ha un significato molto maggiore di quello delle vostre case, noi vediamo, anche su questo gradino, un numero infinito di meraviglie e di splendori. Però, li esamineremo più attentamente, appena alla prossima occasione; e, con ciò, basta per oggi!

 

[indice]

Cap. 43

* * * * *

Singolare regione e dimora di spiriti beati

 

                 1.    Se voi vi guardate un po' attorno, in questo magnifico posto, che cosa vi osservate, e, specialmente, cosa vi colpisce di più? Voi dite: “Caro amico, come sarebbe bello discorrere, se si avessero parole sufficienti a descrivere tutte le cose che si presentano innumerevoli alla nostra vista. Soltanto, quando le parole mancano, non resta altro da fare se non indicare tutt'al più con il dito, quello che ci ha colpito di più.

                 2.    Infatti, quello che scorgiamo, dinanzi a noi, non può essere, di per se stesso, né un edificio, né un albero e neppure un monte; esso è, in certo qual modo, la fusione, in un unico insieme, di parti componenti d'ogni specie, però perfette, anche se prese singolarmente”. Certamente, da un lato voi potete avere ragione, ma se voi guardate più attentamente quest'insieme, quello che riguarda i singoli oggetti, vi apparirà molto più chiaro.

                 3.    Vogliamo fare una piccola prova. Che cosa vedete voi, in linea retta dinanzi a voi, alla parte destra del fiume? Dite: “Noi vediamo una collina di forma dolcemente conica, circondata, alla base, da un muro di cinta. Questo muro, però, ha più l'aspetto di una spalliera vivente da giardino, che non un muro vero e proprio; soltanto il fogliame sembra uscire da questa specie di muro.

                 4.    Questo muro è colorato a tratti, ma, nello stesso tempo, è trasparente, quasi nell'ordine dell'arcobaleno. La sua altezza dovrebbe raggiungere appena un klafter. Sul muro ci sono degli archi, come di vetro; sopra di questi, corre una specie di gronda, come d'oro, nella quale si muovono, continuamente, varie palle colorate e brillanti, del diametro di circa due spanne, e distanti circa mezzo klafter l'una dall'altra. La cima di questa collina è adornata da una specie di tempio. Le colonne sembrano dei pioppi molto slanciati, mentre il tetto ha l'apparenza di essere d'oro ben lucidato, e sembra di stare sopra a questo come librandosi, anziché poggiare direttamente su di esso. Al vertice del tetto, però, sta una sfera trasparente e luminosa.

                 5.    Ecco, caro amico, questo è ciò che noi ora scorgiamo, cioè alla riva destra dello splendido fiume. Però, tutto ciò sembra formare un tutto. Noi non abbiamo mai visto nulla di simile; anzi, un uomo non può neanche immaginarselo tanto facilmente. Perciò, non sappiamo neppure cosa sia, a che cosa serva, e quale denominazione abbia. E' vero che all'occhio esso si presenta quale un magnifico spettacolo straordinariamente notevole, però, tutto questo è quanto di notevole noi, finora, abbiamo potuto ritrarne”.

                 6.    Ebbene, miei cari amici, voi avete molto ben considerata la cosa e perciò io posso già dirvi che anche questa è appunto una dimora di spiriti beati. Voi dite, veramente: “Ciò può essere, ma, finora, noi non possiamo scoprire, in una tale strana dimora, nessun segno di abitabilità”. Io invece vi dico: “Avvicinatevi soltanto a questa singolare abitazione e vi sincererete subito se è abitabile o meno”. Ed ecco, noi abbiamo raggiunto il muro di cinta, e proprio qui c'è una porta d'ingresso. Oltrepassiamo la soglia e noi ci troveremo immediatamente faccia a faccia con gli abitanti di questo edificio.