Rivelazioni

nel 1848 - 1851 al mistico e profeta

Jakob Lorber

Dall’Inferno al Cielo

 

[ Parte II ]

[Capitoli 81 - 150]

 

 

La guida nell’aldilà di

ROBERT  BLUM

 

INDICE cap. 81 - 150

 

Cap. 1-80:          [Blum - parte I]

Cap. 151-225: [Blum - parte III]

Cap. 226-303: [Blum - parte IV]

 

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Cap. 81

L’aspra sentenza di Pietro su Roma

Luminosa e clemente risposta di Paolo

                    1.       Poi si alza Pietro e parla a nome di tutti gli apostoli: “O Signore, Tu mio Amore, Tu mia Vita! A Roma, la vecchia capitale dei pagani, domina già da più di mille anni un gerarca messo insieme dal paganesimo, giudaismo, come anche dal Tuo insegnamento molto ridotto. Egli chiama se stesso papa e rappresentante di Dio sulla Terra! Considera il suo trono il mio seggio e se stesso il mio successore! Egli sostiene di essere in possesso di tutti i poteri del Tuo santissimo Spirito, non cerca però mai aiuto nella sua pretesa forza dello Spirito Santo, quando il suo dominio mondano e spirituale è messo in pericolo dalle insurrezioni, ma cerca aiuto soltanto presso i massimi potenti del mondo. Questo papa si trova ora in grande impaccio e invoca pubblicamente Maria – quale sua unica soccorritrice – per protezione e rapido ristabilimento del suo trono. Ma poiché in se stesso non crede in tale soccorso, fa ora arrivare anche altri aiuti, nei confronti dei quali avanza ben fugaci proteste apparenti per mostrare in un certo modo al mondo d’aver protezione sufficiente dai Cieli e quindi di non aver bisogno di nessun altro aiuto. Ma poiché i potenti del mondo non rinunciano ad aiutarlo, nonostante tutte le sue proteste, deve essere però anche chiaro che questi soccorritori sono segretamente spinti dalla potentissima Regina dei Cieli per aiutare la Chiesa di Dio sulla Terra, quando le porte dell’Inferno minacciano di sopraffarla! – Che dici Signore di questa comunità?

                    2.       Il fratello Paolo la fondò vera e pura; e si mantenne più o meno pura per parecchi secoli. Ora però questa comunità è passata da più di mille anni in uno sporchissimo e spesso perfino maligno paganesimo, non desiderando altro che oro, argento, grandezza di dominio e assoluta signoria su tutti i popoli della Terra. E per il raggiungimento di questo scopo manda in tutti i paesi i più scaltri missionari! – Dì, o Signore, non porrai Tu mai una qualche mèta ad un simile maligno agire oltre ogni misura?

                    3.       Vedi, i popoli, che per molto tempo si lasciarono prendere in giro pazientemente da questa pretesa figlia celeste, hanno osato finalmente strapparle oramai la maschera luccicante. Ora fa tutto il possibile per rattoppare i grossi strappi della sua vecchia maschera e renderli irriconoscibili il più possibile. Signore, sia fatta la Tua Volontà! Io però penso che Tu sia stato a guardare abbastanza a lungo questa miserabile creatura! Sarebbe perciò finalmente il tempo di cancellarla completamente dal libro dei viventi e riportare il suo nome nel libro dei morti!

                    4.       Se, infatti, la lasci nuovamente rinvigorire, non soltanto non migliorerà, ma rinforzerà il suo meccanismo di prostituzione in modo ancora più formidabile, così che anche coloro che credevano in Te verranno attirati dal suo rigoglioso grembo e cominceranno ad amoreggiare con essa nella più sensuale e piena misura. E presto non Ti rimarrà nulla da fare con lei se non quello che fosti costretto a fare un giorno con Sodoma e Gomorra.

                    5.       È altresì vero che questa arci-prostituta ci ha partorito molti figli meravigliosi e per questo ha goduto più o meno indisturbata della Tua grande pazienza ed indulgenza per più di mille anni. Ed io stesso ne ho avuto una vera gioia insieme a tutti i miei fratelli.

                    6.       Ora però è diventata sterile per la sua infamia troppo grande e ci produrrà pochi figli belli. Perciò io penso che sarebbe finalmente il tempo di darle la meritata ricompensa. Del resto accada tuttavia in eterno soltanto la Tua santa Volontà!”.

                    7.       Dico Io a Paolo: “Fratello Paolo, dì anche tu ora, quale maestro dei pagani, se sei d’accordo con tutte queste proposte e richieste! Poiché in fatto di pagani hai tu la voce principale. Spetta a voi tutti, come Io stesso vi ho promesso, giudicare le generazioni sulla Terra!”.

                    8.       Paolo s’inchina e dice: “O Signore, ho molte volte osservato i pagani ed ho predicato loro la Tua Parola che essi accolsero con grande desiderio e compiacimento, per la qual ragione si sono fatti partecipi della Grazia Tua. E certo erano essi figli del padre della menzogna e della superbia! Mentre i figli di Abramo crocifissero l’alto inviato da Dio e non Lo riconobbero! Io domando: che cosa è dunque più degno di lode, un pagano, oppure un discendente di Abramo? Quale privilegio hanno dunque gli ebrei rispetto ai pagani? Il fatto che Dio abbia parlato solo con questo popolo è dunque un merito del popolo oppure non è piuttosto una Grazia di Dio? Oppure crede forse ogni ebreo che Dio abbia parlato con suoi padri? Io non trovo nulla tra tutti gli ebrei e pagani che possa chiamare merito e giustizia. Iddio, nostro Signore e Padre solamente è vero e giusto! Tutti gli uomini però, siano essi ebrei o pagani ed ora cristiani, sono falsi e non servono a nulla dinanzi a Dio!

                    9.       Ma se l’ingiustizia dei pagani elogia tuttavia la giustizia di Dio, che cosa vogliamo ancora giudicare? Puoi Tu, o Signore, andare in collera per questo? Oh, no, questo è ben lungi da Te! – Se Tu, infatti, potessi andare in collera per questo, dovresti essere ingiusto, e questo è lungi da Te eternamente! Poiché chi mai conserverebbe il mondo se Iddio pensasse così, come se fosse Egli uguale all’uomo!

                  10.     Quale beneficio ne avremmo se noi gridassimo: Signore, guarda finalmente all’ingiustizia dei Tuoi popoli! – Io vi dico: proprio nessuno! Noi, infatti, sappiamo anche troppo bene che tutti gli uomini sono peccatori dinanzi a Dio – come sta anche scritto: ‘Non v’è nessuno che sia giusto dinanzi a Dio!’. Ma se sappiamo questo, come possiamo esortare Dio per il giudizio, come se noi fossimo senza peccati?

                  11.     Ditemi, di quale gloria si può vantare quella bella donna là al fianco di Dio? Quale merito ha lei dunque che sia giustificata dinanzi a Lui? E tuttavia lei siede accanto a Lui per pura Grazia Sua! E quale merito avevo io dinanzi a Lui, che perseguitai coloro che credevano in Lui! Vedete, io ero un artefice del male ed ero l’ingiustizia stessa. Iddio però non si rivolse ai miei peccati, bensì mi chiamò come se fossi un giusto. Ed io seguii il richiamo della Sua Voce e presto divenni giustificato mediante la Grazia Sua! – Volete ora accusare Iddio d’ingiustizia, perché ebbe pietà di me?

                  12.     Chi di voi può dire dinanzi a Dio di essere assennato e saggio? Io ve lo dico: non ce n’è nemmeno uno! E tuttavia vorremmo costringerLo ad un giudizio! Chi di noi può dire: io non mi sono mai scostato da Dio e dinanzi a Lui non sono mai diventato inoperoso? Io vi dico: qui non c’è nessuno migliore di un altro nemmeno di un capello, e tuttavia noi gridiamo: ‘O Signore, guarda una buona volta la grande malignità degli uomini sulla Terra e castigali!’.

                  13.     A che cosa serve se alla fine il Signore si alza e parla come fece un giorno lì nel Tempio di Gerusalemme ai giudei, i quali Gli avevano condotto un’adultera – se poi non scapperemo anche noi?! – Io vi dico: non c’è tra noi nemmeno uno che possa dire: ‘Signore, ho fatto solamente il bene e non conosco nessun peccato!’. – Sì, chi di noi è un folle, costui lo può dire come il fariseo nel tempio, il quale lodava anche lui Iddio per averlo fatto così giusto! Ma, come noi tutti sappiamo, il Signore ha rigettato la sua giustificazione ed ha accolto quella del pubblicano peccatore!

                  14.     Ma poiché noi tutti sappiamo che cosa ha valore dinanzi al Signore, perché allora Lo preghiamo di agire secondo il nostro giudizio, come se fossimo noi più saggi di Lui? Che cosa abbiamo noi che non l’abbiamo prima ricevuto da Lui? Di che cosa ci vantiamo come se non avessimo ricevuto niente e Gli riempiamo gli orecchi gridando: ‘Guarda, guarda, o Signore!’ come se Egli fosse muto, cieco, debole di mente e di altrettanto debole volontà! Oh, ditemi amici, quali vie abbiamo noi costruito, senza che Egli ci abbia prima tracciato con il Suo Dito l’immutabile piano?

                  15.     Poiché abbiamo già tutto da Lui e tutto ciò che eravamo e ciò che ora siamo lo siamo solamente grazie a Lui ed in Lui – come possiamo allora dire: ‘Signore, adempi finalmente ciò che hai promesso, ed estirpa gli autori del male sulla Terra!’. Io penso che qui noi saremmo molto impertinenti!

                  16.     Vedete, la bocca degli uomini è sempre stata un sepolcro aperto! Le loro lingue hanno sempre detto menzogne e i loro piedi hanno sempre corso per versare sangue! E tutte le loro vie sono sempre piene di disgrazie, tribolazioni, cordogli ed angustie di ogni sorta! La vera via della pace però ancora nessun mortale l’ha mai conosciuta nella sua profondità; poiché il timore di Dio continuava ad essere sempre come un sogno per loro!

                  17.     Noi però sappiamo: ciò che dice la Legge, questo lo dice a coloro che sono sotto la Legge, ma non anche a coloro che dimorano o al di sopra della Legge, oppure non hanno mai sentito qualcosa della Legge, affinché venga alla fine una buona volta chiusa la bocca a tutto il mondo e veda finalmente che noi e tutto il mondo siamo ed in eterno rimarremo debitori di Dio! Comprendete questo una buona volta: nessuna carne può essere giustificata dinanzi a Dio mediante la Legge, anche se fosse adempiuta fino all’ultimo jota. Attraverso la Legge, infatti, si ottiene il riconoscimento del peccato! Chi però riconosce il peccato, costui è dal peccato, ed il peccato è in lui!

                  18.     Noi però abbiamo ricevuto una nuova rivelazione, con la quale ci viene mostrato, come accadeva una volta mediante i profeti e le loro leggi, che gli uomini possono pervenire, anche senza l’aggiunta della Legge, a quella sola vera giustizia che vale dinanzi a Dio. Perché allora gridiamo: ‘Signore, giudicali e dà loro la meritata ricompensa e cancella il loro nome dal libro della vita!’. Certo, voi alla fine dite sempre: ‘Ma sia fatta solamente la Volontà Tua!’. Questo però non scusa i vostri cuori! – In verità, preferirei piuttosto andare a morte che dire al Signore: ‘Signore, fa questo e quello!’. – Abbiamo dunque dato noi al Signore un senso, oppure piuttosto non abbiamo noi tutti ricevuto i sensi da Lui? E tuttavia parliamo come se Egli avesse bisogno del nostro consiglio!? Quando i fanciulli balbettano finché sono ancora piccoli, questo può andar bene; ma i vecchi cittadini del Cielo – dico io, Paolo – dovrebbero già sapere cosa sono loro e chi è il Signore!

                  19.     Chi vuole giudicare il peccato, deve egli stesso essere senza peccato, è impossibile, infatti, che un peccatore possa giudicare un altro peccatore. Ma se dinanzi a Dio tutti gli uomini sono peccatori e l’ingiustizia fa parte di loro – con quale diritto pretendono di giudicare?

                  20.     Sì, noi abbiamo ben una giustizia che vale dinanzi a Dio. Questa però non procede dal nostro riconoscimento del peccato e del non-peccato, e nemmeno dalla Legge e dalle opere secondo la Legge – ma essa procede dalla fede in Lui e dal puro amore per Lui! – E questa giustizia si chiama ‘Grazia’ e ‘Misericordia divina’!

                  21.     Davanti a Dio non esiste una differenza tra uomini e uomini, perché in un modo o nell’altro sono tutti peccatori, e mancano della giusta gloria che devono avere dinanzi a Dio! Ma se vengono accolti da Dio secondo la loro fede, divengono così giusti senza merito esclusivamente mediante la Grazia Sua, la quale procede dalla Sua personale Opera di Redenzione. Quanto poco abbiamo aiutato Iddio nel creare il mondo e tutti i Cieli, altrettanto poco possiamo esserGli d’aiuto nell’Opera di Redenzione ancora più grande! Ma poiché in questa seconda, grandissima creazione e riorganizzazione di tutte le cose, è impossibile che noi possiamo avere una parte meritevole, poiché proprio noi stessi siamo i redenti, come possiamo ora voler partecipare al compito di giudizio che spetta unicamente a Dio, quando noi stessi siamo, quali graziati, i redenti?

                  22.     Ma voi conoscete il reale tribunale di Dio? – Vedete, questi è Cristo, nel quale dimora eternamente la Pienezza corporale della Divinità! Questo tribunale di Dio però è divenuto, mediante la Sua stessa Opera, un tribunale di Grazia e può essere pietoso con chi vuole, e misericordioso con chi vuole essere misericordioso!

                  23.     Dov’è che va a finire allora la nostra gloria? Mediante quale meccanismo di Legge deve essere nostra? Esiste una Legge senza peccato oppure un peccato senza legge?

                  24.     Noi abbiamo tuttavia una gloria ed una giustizia! Ma non dalla Legge, né dalle opere che sono conforme alla legge, ma puramente dalla Grazia Sua, di cui siamo divenuti partecipi mediante la fede in Lui e nelle opere di Redenzione! Ma questa giustizia non ci dà comunque nessun diritto dinanzi a Dio di stare nel tribunale con Lui, essendo noi, dinanzi a Lui, anche se ci troviamo qui già quali altamente graziati, gli stessi peccatori che sempre siamo stati.

                  25.     Ma poiché siamo divenuti giusti dinanzi a Dio solo attraverso la fede e non mediante l’adempimento della Legge – allora la fede dovrebbe abolire la Legge? Oh, lungi da questo! La fede, infatti, fortifica prima la Legge e la rende vivente. La Legge invece non fortifica la fede, bensì la uccide, se prima non è divenuta vivente mediante essa!

                  26.     La vita della fede però è l’amore! E la Legge vivente è l’ordine dell’amore! Quando poi la fede è giusta, allora tutto è giusto. Ma se la fede è falsa, allora anche l’amore è falso e il suo ordine come se non esistesse!

                  27.     Che cosa si può fare se qualcuno perviene ad una falsa fede da un falso insegnamento? Io però dico: chi crede come gli è stato insegnato, la sua fede è anche senza falsità per colui che crede; ed egli troverà la grazia! Guai però al maestro del falso insegnamento! Poiché egli è un fautore del male e un disturbatore dell’Ordine divino! Non noi però, ma unicamente il Signore lo può giudicare!

                  28.     Quando il più grande e il più puro di tutti gli spiriti creati lottò con Satana sul Sinai per il corpo di Mosè – cosa che a te, fratello Mosè è noto – il potente Spirito tuttavia non giudicò Satana, ma gli disse: ‘Il Signore ti giudicherà!’. Ma se un Michael non si arrogò nessun giudizio su Satana, come possiamo giudicare noi i nostri fratelli, oppure indurre il Signore ad un giudizio? Oh, questo sia lungi da noi!

                  29.     Io però dico: il Signore agisce e giudica già da molto tempo e non ha atteso il nostro consiglio! Perciò considerate inutile anche quest’attuale consiglio! Ma se il Signore vi dirà: fate questo e quello, allora tutto il vostro essere sia solamente pura azione secondo la Parola del Signore! La Parola del Signore, infatti, è già pienissima azione nei vostri cuori.

                  30.     Io Ti ringrazio, o Signore, per aver messo questa parola nella mia bocca! Possa portare i migliori frutti sulla Terra come in tutti i Cieli! A Te solo vada tutta la gloria ed ogni lode in eterno! Amen!”.

                  31.     “Paolo!”. – Dico Io – “Tu sei come il Mio braccio destro e il Mio occhio destro. Ho scelto te come Mio strumento di lavoro, e tale tu rimarrai anche in eterno. Hai parlato giustamente in tutto, e così è!

                  32.     Ciò nonostante chiederemo anche a questi nuovi arrivati qual è ora lo loro opinione! E dopo prenderemo una giusta decisione.

                  33.     E così ora parla tu, Robert Blum! Dicci che cosa dobbiamo fare ora alla Terra, visto che ha sorbito tanto sangue ingiusto? Quale espiazione pretendi da lei e dai suoi potentati, i quali ti hanno giustiziato!?”.

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Cap. 82

Blum e Jellinek si esprimono

Risposta del Signore

                    1.       Dice Robert: “O Signore, per quel che mi riguarda, non ho più nessun conto aperto con la Terra, quale portatrice di uomini in fondo più ciechi che cattivi. E se già devo venire a Te con una preghiera, allora deve essere questa: Signore, perdona loro, perché non sanno quello che fanno! Nei loro cuori però fa discendere pace, umiltà ed amore! Allora la Terra, del resto così bella, bacerà nuovamente i suoi figli affettuosamente come una madre amorevole e darà a tutti da vivere in abbondanza mediante la Tua Grazia e Misericordia! Vedi, o Signore, questo è già tutto quello che Ti vorrei chiedere per la Terra.

                    2.       Io però non metto in questo mio desiderio anche nessuna richiesta certa, poiché devo sicuramente accettare con ragione che dinanzi a Te, o Signore, le mie preghiere e desideri saranno certamente immaturi nella stessa misura in cui io stesso, quale supplicante e sospirante, sono ancora dinanzi a Te, o Signore, assai immaturo! Nel cuore però io penso questo: il peggior mascalzone è colui che vuol fare di più di quello che può; ma è anche peggiore da essere buttato fuori, colui che non sfrutta le proprie capacità! Quando però qualcuno augura a tutti i suoi fratelli ciò che egli, col sentimento migliore del suo cuore, ritiene buono e desiderabile, e desidera pure metterlo in pratica, allora ritengo un simile agire buono e giusto. Il desiderio buono, infatti, come la conseguente azione, è impossibile possa provenire da altro se non dal verissimo amore per il prossimo che Tu, o Signore, hai dato agli uomini quale una delle prime leggi!

                    3.       Tuttavia, ciò che io ritengo buono, potrà rivelarsi proprio il contrario per il prossimo. Per esempio, se io vedo un ammalato ed ho anche una buona medicina per lui, che già ha prodotto il miglior effetto su ammalati della stessa natura – che cosa farò io se il sofferente implora aiuto? L’amore per il fratello sofferente m’impone di aiutarlo. Io dunque gli propino la medicina, e vedi, in conseguenza di ciò egli peggiora ancora di più. Avrei per questo dovuto nascondergli la medicina, perché ha prodotto un effetto cattivo invece che buono? Oh, niente affatto! Questo non deve mai scoraggiarmi di fare ai miei fratelli tutto ciò che riconosco per buono secondo la migliore conoscenza e la miglior coscienza! Il risultato però non sta più nel mio, ma nel Tuo Potere, o Signore! Per questo non posso presentare anche nessun conto. – Così anch’io a Vienna, secondo la mia migliore conoscenza e coscienza di allora, volevo fare solo del bene ai viennesi oppressi. Il risultato della mia fatica però fu purtroppo diverso. Penso tuttavia di non aver sbagliato facendo così; io, infatti, volevo solamente ciò che ritenevo per buono!

                    4.       E così credo che ora esiste una moltitudine la quale, secondo le proprie conoscenze, augura agli altri solo ciò che riconoscono per buono. Deve essere giudicata per questo? Tu però, o Signore, da’ a lei una giusta luce e placa il suo cuore, e sarà liberata da ogni male!

                    5.       Esiste certamente anche una moltitudine di persone ostinate che si sono lasciate tanto indurire da certi principi – che essi riconoscono unicamente come giusti – che preferiscono veder perire il mondo piuttosto di lasciar andare anche solo uno jota dei loro rigidi principi. Ma Tu, o Signore, hai ancora una quantità di fuoco che fa sciogliere con grande facilità le più dure rocce come cera! Una scintilla di questo, nei cuori degli ostinati, li renderà presto più miti ed arrendevoli!

                    6.       Questa è la mia ingenua opinione e anche il mio migliore augurio! Ma fino a che punto ciò sia buono anche ai Tuoi Occhi, o Signore, finora non ne ho nel mio cuore ancora nessuna misura affidabile. Perciò tutto il resto sia rimesso unicamente a Te!”.

                    7.       Rispondo Io: “Mio caro amico e fratello, anche tu hai colpito il chiodo sulla testa! La pienissima verità è fluita dalla tua bocca. Perciò anche tu sarai in seguito un valido strumento! Buona, vera e nobile è stata la tua richiesta, ed Io devo già darti in anticipo l’assicurazione che agirò molto potentemente in base ad essa come ho agito in tutti i tempi. Ciò nondimeno anche Jellinek deve ora dire qualche parolina di se e vedremo fin dove è d’accordo con te. E così ora apri anche tu la bocca, caro fratello Jellinek!”.

                    8.       Dice Jellinek: “O Signore! Il fratello Robert Blum ha veramente parlato dalla mia anima, come anche prima di lui il grande Paolo, il cui discorso è stato interamente un mare pieno di fuoco e verità. Che cosa dovrei dire ancora di più? Perciò dico solamente: Signore! Solo la Tua santa Volontà sia fatta! E l’ordine più magnifico bacerà la misera Terra! Ma ciò che hanno detto prima i grandi patriarchi della Terra è stato, sotto un certo aspetto, troppo alto per l’orizzonte della mia conoscenza! Essi avranno forse anche buone intenzioni, e questo certamente in tutt’altro modo che non io e Robert Blum. Mi pare però in ogni modo strano che essi continuino a pretendere da Te, sempre l’adempimento di una qualche promessa e Ti accusino di un certo temporeggiamento! Ma, come ho già detto, io non capisco questa cosa. –Del resto provo una grande gioia per il fatto che ora, quale un tardissimo discendente, io possa finalmente conoscere personalmente coloro della cui esistenza ho così spesso dubitato! In verità c’è qualcosa di santamente serio nei loro volti. – È con questo la mia richiesta è già alla fine!”.

                    9.       Dico Io: “Ascolta, Mio caro fratello Jellinek: voi tutti qui nel regno dell’eterna delizia, ora potete facilmente dire: ‘Signore! La Tua Volontà sia fatta!’. Ora però sulla Terra è completamente diverso da qui nel Regno della Vita liberissima! Nei corpi degli uomini dimorano i medesimi spiriti liberi e anime immortali come lo siete voi qui ora nella realtà. Questi alla fine vorrebbero svilupparsi più liberamente e vogliono perciò una vera libertà e non un asservimento sotto un ferreo scettro dei re. Perciò si sollevano dappertutto e si adoperano di rompere il potere dei re. Ma i re radunano parimenti tutto ciò che è loro subordinato come schiavo per mettere insieme una grande forza. Hanno promesso la morte ad ogni avversario e fanno strage di uomini senza pietà e misericordia a molte migliaia. Ora coloro che vogliono diventare liberi gridano a Me per vendetta contro i loro spietati re. Ed i re Mi invocano per aiuto contro i loro popoli ribelli!

                  10.     Che cosa devo fare ora? A dire il vero, per come stanno adesso le cose, il diritto di entrambi le parti non si discosta molto. I re, infatti, vogliono governare ad ogni costo e ora anche il popolo che sta diventando libero vuole governare. Nessuno però vuole più obbedire ed essere sottomesso!

                  11.     Ora sorge una domanda molto grande: che cosa devo fare veramente? Se aiuto i re, essi estenderanno nuovamente il vecchio oscurantismo sui loro popoli, nel quale a nessuno spirito sarà facilmente possibile svilupparsi più liberamente. E l’odio verso gli oppressori dello spirito crescerà. Ma se aiuto il popolo, questo si vendicherà con impeto verso gli ex potenti e alla fine bandirà il Mio insegnamento spesso da Roma reso molto sospetto, affermando che da esso è derivato così tanto male, e daranno ai popoli al posto di questo insegnamento, un insegnamento puramente mondano!

                  12.     Voi vedete, cari amici, che le cose sulla Terra sono disposte in un modo che Io per intanto non posso aiutare né l’una né l’altra parte. Allora cosa c’è da fare? Se lascio continuare così la cosa, i due nemici mortalmente esasperati non la faranno mai finita, la collera reciproca, infatti, è troppo grande. Ma se aiuto, allora si domanda qui seriamente: chi? – Faccio qualcosa oppure non faccio niente? È in ogni caso sbagliato, in un modo o nell’altro! Che cosa fare dunque?

                  13.     Sì, carissimo fratello Jellinek, è facile dire: ‘Signore, la Tua Volontà sia fatta!’. Ma come, in simili situazioni, questa è tutta un’altra questione! – Certo, Robert pensa che Io potrei mettere una piccola scintilla di celestiale mitezza nei cuori dei principi ed essi diventerebbero poi miti, migliori e più saggi. Questo è vero e giusto. Ma si fideranno poi di loro i popoli esasperati oltre ogni misura? No, non lo faranno; un fanciullo scottato, infatti, non si fida mai più del fuoco. Ed è più facile recuperare qualsiasi cosa che una fiducia persa!

                  14.     Tu sicuramente pensi che anche nei cuori dei popoli si possano mettere tali piccole scintille, così allora tutto sarebbe guadagnato. Questo sarebbe certamente un mezzo molto facile. Ma se lo facessi, i re come i popoli smetterebbero di essere uomini liberi! Sarebbero giudicati e diventerebbero animali nobili, con forma umana, presso i quali non vi potrebbe essere più traccia di un libero movimento spirituale. Noi dunque, se vogliamo conservare gli uomini come uomini, non possiamo esercitare nessuna violenza a nostra disposizione. Se lo facessimo, infatti, nello stesso istante finirebbe la vera umanità; gli uomini diventerebbero animali e schiavi giudicati del nostro eterno potere invincibile! Tu vedi dunque che non è possibile intervenire in questo modo.

                  15.     Perciò dovremmo escogitare dei mezzi completamente diversi! DimMi tu, Mio caro Becher, che cosa sarebbe a tuo avviso consigliabile, per portare un vero aiuto ai popoli oppressi della Terra?”.

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Cap. 83

Proposte radicali di Becher

Ammaestramento del Signore

La natura della razza umana è condizionata da quella della Terra nell’insieme della Creazione

                    1.       Parla Becher scotendo le spalle: “O Signore, se in questi tumulti sulla Terra già Tu, che sei Onnipotente ed Onnisciente, perdi in un certo modo il filo – che cosa possiamo scovare noi altri per aiutare i popoli della Terra? Se non lo si fa con mezzi autorevoli interiori, allora s’impieghino mezzi autoritari esteriori, per esempio fame, pestilenza e cose simili, aggiunte ad alcune sorprendenti apparizioni nel firmamento, e gli uomini strisceranno poi già alla croce! E se anche questo non può essere impiegato a causa della libertà dello spirito umano – ebbene, allora lasciamo che si azzuffino e s’ammazzino finché ne avranno abbastanza! Io credo ora che noi ci occupiamo troppo di questa malvagia plebaglia umana sulla Terra. Secondo la mia opinione, sarebbe meglio estirpare dalla Terra l’intero popolo straccione e mettere al posto suo un popolo migliore e nobile. Il popolo che ora dimora sulla Terra non si migliorerà mai; esso dovrebbe ora, come ho appena osservato, essere abbandonato alla più grande miseria naturale! Tutti i re, infatti, insieme ai loro popoli, sono già proprio del diavolo. Ma con che cosa si potrebbe domare con successo la grande malvagità del diavolo? Io penso che in qualsiasi modo si agisca, sarà comunque fatica sprecata! Dunque, via con la plebaglia stracciona e sia sostituita con un’altra razza! Questa è la mia non autorevole opinione! Ma come detto, è solo la mia opinione!”.

                    2.       Dico Io: “Mio caro amico Becher! – Vedi, se si potesse aiutare in questo modo i popoli della Terra, sarebbe veramente molto comodo! Questo però non si può fare in nessun caso e per niente in generale. Questo può ben aver luogo localmente, ma anche lì mai troppo violentemente. Ma in generale e nel complesso, come l’intendi tu, sarebbe il massimo male non solo per la Terra, ma anche per l’intero universo!

                    3.       Il genere umano della Terra non è così com’è come fosse da se stesso, bensì è dalla Terra ed ha in tutto la sua natura e caratteristica! Perciò con il completo annientamento di tutti gli uomini che vi vivono ora, si rimedierebbe poco al disordine, una volta che ha messo le radici! Allora, infatti, dovremmo far sorgere nuovamente altri uomini dalla materia della Terra, i quali diventerebbero dopo poco tempo di nuovo simili a quelli attuali, come i frutti di un albero somigliano ai frutti dell’anno precedente che lo stesso albero porterà nell’anno seguente ed ancora in quelli futuri.

                    4.       Si dovrebbe quindi togliere dall’esistenza anche tutta la Terra e metterne al suo posto un’altra, ma ciò sarebbe un altro colpo ancora più grande contro l’Ordine Mio! Si può togliere ad un albero, se porta frutti cattivi, la corteccia ed alcuni rami e ramoscelli, e poi esso porterà nuovamente frutti buoni, – ma il midollo e le radici non si devono distruggere. Poiché se facessi questo, tutto l’albero presto si seccherebbe e in eterno non porterebbe più frutti né buoni né cattivi. Ma la Terra è proprio il nocciolo dell’esistenza per l’intero albero della vita ed è come una radice principale di tutta la Creazione! Se commettessimo su di essa un’azione distruttiva, non sacrificheremmo con questo solo la Terra, bensì tutta la Creazione visibile alla dissoluzione finale, cosa questa che sarebbe prematura di ancora alcuni decilioni di anni terrestri.

                    5.       Il tuo consiglio, Mio caro amico Becher, proprio non lo posso usare! Noi però vogliamo vedere se nel frattempo Messenhauser ha escogitato qualcosa di utilizzabile. Ebbene, amico Massenhauser, dicci se hai trovato in te qualcosa!”.

                    6.       Risponde Messenhauser: “O Signore, mi metti in grande imbarazzo! Che cosa posso consigliare io dove già i primi spiriti della Terra hanno levato la loro voce ed hanno più o meno fallito? Ne verrebbe fuori sicuramente una sciocchezza ancora maggiore!

                    7.       Vedi, o Signore, francamente sarebbe stupido da parte mia voler dare un consiglio alla Tua infinita sapienza su cosa dovresTi fare ora per appianare i grandi tumulti sulla Terra! So anche troppo bene che a Te sono noti, in maniera chiarissima, i mezzi migliori e più efficaci in numero superiore a quante sono le stelle nel cosmo incommensurabile. Se solo Tu fossi così clemente da impiegare il più piccolo mezzo, nel tempo di una sola notte tutto sarebbe nuovamente nell’ordine più bello! Dona, o Signore, ai governanti una vera luce e ai sudditi dona mansuetudine e pazienza nel portare la croce e aggiungi così un po’ di una piccola California, e tutto starà lì di nuovo nell’ordine più bello. E se per caso al signor Satana sono cresciute troppo in su le corna, accorciale di alcune braccia mediante un paio di fulmini! Allora la superbia dei grandi della Terra, secondo il mio parere, otterrà anche qualche sollievo, magari quella di Windischgrätz – cosa che gli sarebbe molto salutare!

                    8.       Esistono ancora molti uomini giusti sulla Terra che hanno intenzioni buone ed oneste. Perché devono essere castigati pure loro se Tu accorcerai le corna degli arroganti? Io dico: felicità e benedizione a tutti coloro che sulla Terra sono di buon cuore e di buona volontà! Ma in compenso una ben consistente umiliazione a tutti coloro presso i quali l’uomo viene considerato tale solamente dal titolo di barone. Non auguro loro in qualche modo nulla di male, oh no, questo sia lungi da me, ma a questi grandi auguro solamente il riconoscimento che sono uomini anche coloro che essi considerano un lercio mangime per cannoni!

                    9.       Ci devono certamente essere dei reggenti; senza reggenti ed assennate leggi, infatti, una società umana potrebbe difficilmente esistere. Questi reggenti però dovrebbero comprendere che essi esistono per i popoli e non i popoli per loro. Devono anche avere e portare la spada della giustizia. La devono però usare solamente quando i loro popoli sono minacciati da pericoli esterni. Contro i loro stessi popoli tuttavia non la devono mai usare, poiché presso di loro otterranno molto di più con l’arma dell’amore che con la spada della maestà.

                  10.     Questi però sono solamente pii desideri da parte mia! Ma Tu sei il Signore, le cui deliberazioni segrete sono inesplorabili ed impenetrabili le vie. Tu troverai già la decisione giusta, di questo sono più che sicuro! Una volta tutto dovrà andare sotto sopra e le corde dovranno essere tirate ancora un po’ di più perché si rompano tanto più sicuramente! Uno strappo però deve avvenire, perché Tu vuoi così. Da come la vedo io, infatti, senza uno strappo le cose sulla Terra non miglioreranno ancora a lungo. Tuttavia accada solo così, come Tu vuoi! Amen”.

                  11.     Rispondo Io: “Ascolta, i tuoi desideri non sono proprio così senza valore. Si potrà farne qualcosa. Dare però soltanto giusta luce ai reggenti e anche pazienza e mansuetudine ai popoli, non è poi così bene. Per questo scopo, infatti, a tutti i popoli della Terra è già stato predicato il Vangelo, a loro è stato dato il vecchio pozzo di Giacobbe colmo di Acqua vivente! Se vogliono luce, conoscenza e pienissima verità, tutti possono attingerle dal pozzo. Ma se non le vogliono, non possiamo imporle loro in nessun caso mediante un qualunque potere. Se anche lo facessimo, a loro servirebbe poco, anzi sarebbe di gran danno.

                  12.     Sarebbe tutt’altra cosa se i re, insieme ai loro popoli, Me lo chiedessero. Allora potrebbe essere dato loro tutto ciò che chiedono nel Nome Mio! Vedi però, di questo i Miei orecchi percepiscono poco o nulla! Sento bensì qua e là un grido: ‘Signore, proteggi i nostri troni, scettri e corone, e fa’ che vinciamo su tutti coloro che si levano contro di noi!’. Dall’altra parte in generale non si sente quasi più nulla di una preghiera dalla bocca dei popoli, ed i singoli non valgono per tutti i popoli.

                  13.     Ad ogni singolo è dato ciò che egli chiede. Ma ai popoli non può essere dato ciò che chiedono pochi singoli!

                  14.     Perciò, caro amico Messenhauser, dovremo tendere qui tutte altre corde per portare una migliore armonia tra i popoli della Terra! Le corde sono già tese; ma, come tu stesso hai notato, ancora troppo poco. Ora però sono state risvegliate nuove voci, le quali faranno la parte loro! In verità, lì dovrà avvenire una potente spazzata finché tutta la pula sarà separata dal grano!

                  15.     Non abbiamo però ancora interrogato la nostra Helena; anche lei dovrà esprimerci la sua opinione! Dunque, mia carissima Helena, cosa pensi tu, che cosa deve accadere affinché si possa di nuovo sussistere sulla Terra? Chissà se tu non ci dia il miglior consiglio? Perciò esprimi francamente la tua opinione!”.

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Cap. 84

Opinione di Helena sulla via per la salvezza dell’umanità terrena

                    1.       Risponde Helena: “O Signore, Tu meraviglioso fiore vitale del cuore mio, Tu Vita mia, Tu mio tutto! Guarda nel mio cuore che ti ama sopra ogni cosa, ed il Tuo Occhio onniveggente vi troverà tutto ciò che provo e come la penso! O Tu mio dolcissimo, migliore, sapientissimo, potentissimo ed anche – oh! – mio amabilissimo e bellissimo Signore Gesù! Vedi, io sono troppo innamorata di Te e non riesco a parlare per tanto amore! Ma dietro di noi c’è, sia seduta che in piedi, ancora una moltitudine. Forse anche loro potrebbero proporre qualcosa di meglio? Io ora proprio non ci riesco! Poiché vedi, mio carissimo Signore Gesù, io sono ora veramente debole per tanto amore per Te! Pensa solo a questo – io, un povero essere viennese – e siedo qui presso di Te, Tu che sei l’unico eterno Signore del Cielo e della Terra! E nello stesso tempo accanto a me Adamo e gli altri patriarchi della Terra! Non sarà certamente uno scherzo per una povera anima come me! Perciò Ti prego, lascia parlare prima gli altri, forse mi verrà in mente qualcosa di buono più tardi!”.

                    2.       Rispondo Io: “Sì, Mia diletta Helena, Io già so che Mi ami potentemente, cosa che è la Mia gioia più grande! Ma a causa di questi altri ospiti ti dico solamente: ‘Chi arriva prima, macina anche prima!’. Anche questi sicuramente dopo parleranno, essi non dovranno essere saltati. Prima però devi parlare tu, perché sei arrivata prima da Me e Mi ami proprio tanto! Inoltre hai preso parte alla battaglia di Vienna e ci hai rimesso la vita terrena, cosa che allora ti spiacque molto. E così ora devi anche parlare di questa faccenda che ha portato via te stessa così duramente. Perciò fatti coraggio e parla come ne è capace la lingua! Io saprò già trovare il meglio da questo”.

                    3.       Risponde Helena: “Ahimè, ahimè! O mio Signore Gesù! Se Tu vuoi avere qualcosa, così dovrà accadere, anche se dovessero passare Cielo e Terra. Ora però riuscirò ancora a prenderTi! Mi viene giusto in mente come una volta l’apostolo Paolo, al quale Tu mettesti le parole in bocca, insegnò che nessuna donna dovrebbe parlare nel Consiglio di una comunità, ma solamente gli uomini. Come potrei dunque osare qui in questa sublimissima compagnia di soli uomini dire anche qualcosa? Tu hai voluto solamente mettermi alla prova, poiché conosci il mio cuore che è amante delle chiacchiere. Ma Helena, che Ti ama sopra ogni cosa, ora è diventata già un pochino più giudiziosa e non si lascia raggirare! – Oh, sta quieta boccuccia mia, e non parlare molto, altrimenti oggi le prendi qui da Paolo!”.

                    4.       Paolo sorride a questa scusa alquanto umoristica di Helena.

                    5.       Io però dico: “Mia carissima Helena, tu pensi veramente che ora non riuscirei a prenderti! Io ti ho già presa davvero e non puoi più sfuggirMi, e dovrai perfino parlare secondo l’esplicito comandamento di Paolo; e secondo il Mio comandamento, che va ancora oltre quello paolino, già completamente inevitabile! – Vedi, in una lettera ai romani, Paolo raccomanda Febe, la quale, nel Mio servizio, presiedeva alla comunità di Cencre[1]. Nello stesso luogo e per i medesimi motivi raccomanda Priscilla, saluta una certa Maria che parimenti aveva molto lavoro nel Mio Nome, e così pure Trifene, Trifosa e la sua cara Persida, la quale aveva lavorato molto con la parola e con i fatti nel Mio Nome.

                    6.       Vedi ora, Mia cara Helena, a tali donne Paolo non vietò di parlare nella comunità; ma solamente a quelle che volevano avere posizione e voce in essa per orgoglio e – senza avere e comprendere il Mio Spirito – volevano parlare lo stesso, come sapessero ciò che i rinati nel Mio Spirito sanno! Ma se anche una donna diventa piena del Mio Spirito, che è sempre uguale nell’uomo come nella donna, allora lei può e deve perfino parlare di ciò e come lo Spirito richiede da lei!

                    7.       I Miei apostoli erano i primi e quindi la comunità più eccellente del mondo, perché fu fondata direttamente da Me! Quando risorsi il terzo giorno dalla tomba, chi inviai per primo ai fratelli per annunciar loro la Mia Resurrezione? Vedi, fu una donna, pressappoco della tua condizione morale terrena! – Ebbene, se il pregiudizievole comandamento di Paolo rivolto alle donne ancora completamente mondane deve trovare applicazione ovunque, cioè anche a donne presso Dio compiacenti – come avrebbe mai potuto ardire una Maddalena fare da messaggera ai Miei primi apostoli?!

                    8.       Inoltre una volta ho anche detto ai Sadducei che nel Regno dei Cieli cessano tutte le differenze terrene, in pratica i diritti terreni dei sessi. Tutti sono uguali agli angeli di Dio e godono dell’unico diritto, vale a dire di essere figli di Dio.

                    9.       E così stanno ora le cose anche con te, Mia carissima Helena! Benché la tua modestia Mi dia una gioia molto grande, dovrai tuttavia parlare lo stesso. E questo perché tu con Adamo, il quale siede accanto a te, hai perfettamente lo stesso diritto di parlare dinanzi a Me. E così comincia ora!”.

                  10.     Risponde Helena: “Oh, oh, oh! Ora già vedo chiaramente che non Ti si può raggirare! Ehm, strano, sì – la Tua Sapienza e quella di noi altri sono due specie di sapienze stranamente diverse! Mamma mia, e che differenza! No, con le scuse non si ottiene in eterno nulla da Te! Ma con una preghiera assai sincera non Ti si potrebbe rendere un po’ noncurante nelle Tue richieste una volta espresse?”.

                  11.     Rispondo Io: “Sì, Mia carissima Helena, con una giusta preghiera si può ottenere molto da Me, ma non tutto! Vedi, se a qualcuno sulla Terra piace molto la vita tanto da volerci vivere in eterno e Mi pregasse per questo con tutte le sue forze, Io non potrei dare ascolto ad una preghiera simile, perché questo sarebbe contro il Mio Ordine! E allo stesso modo non potrei dare ascolto alla tua preghiera qui per esonerarti dal discorso. Perciò apri ora la tua bella bocca e parla così come ti verrà in mente!”.

                  12.     Dice Helena: “Ebbene, nel Nome Tuo, poiché Tu, mio celestiale Diletto del cuore, se proprio lo vuoi, allora voglio parlare subito! Ma Tu sai, se dovesse scapparmi qualcosa di troppo sciocco, pizzicami un poco, affinché non fallisca troppo dinanzi a Te e a questi nobilissimi grandi uomini della Terra! E così comincio subito a mettere in tavola la mia opinione:

                  13.     Sulla Terra una piccola parte di uomini stanno troppo in alto e possiedono troppo. In compenso la maggior parte è troppo in basso e possiede o proprio nulla o troppo poco rispetto a coloro che hanno troppo! Ma la conseguenza di ciò è necessariamente questa: gli altolocati, che sono di gran lunga la più piccola minoranza, guardano con disprezzo alle classi inferiori, poiché essi si vedono sempre davanti la possibilità, come uno spettro, che i molti piccoli e poveri uomini-bestie, si potrebbero riunire e fare un colpo di mano per impadronirsi della grossa abbondanza dei grandi e ricchi. Per prevenire però questo il più possibile, i primi non escludono nessun mezzo. Lo spirito deve essere oppresso, come e ovunque questo sia sempre possibile – con l’inganno dei preti, con la totale censura della stampa, col proibire libri buoni, perfino la Bibbia. I trasgressori sono puniti, e questo non raramente in un modo che fa loro perdere l’udito e la vista. Chi può giungere, in condizioni simili, al risveglio dello spirito!?

                  14.     Dall’altra parte viene concesso tutto quello che possa sempre e solo contribuire all’uccisione dello spirito. Qualcosa di simile è: prostituzione tollerata in tutte le forme, anche se qualche volta sono pubblicamente fatte, per finta, delle azioni poliziesche per contrastare il fenomeno. Inoltre è permesso alla povera umanità, priva di educazione, di gozzovigliare e scialacquare quanto può, poiché la gozzoviglia influisce anche molto dannosamente sullo spirito. Allo stesso modo vengono permesse commedie oscene; là si può eccedere quanto si vuole, purché non vi si facciano allusioni politiche oppure altre scintille provocatorie, in questo modo la commedia può avvenire senza pudore, poiché ha un’influenza decisiva sull’oppressione dello spirito!

                  15.     Se però uno spirito, nonostante tutti questi mezzi d’istupidimento, dovesse elevarsi e mostrare qua e là che forse è di origine divina, allora sono impiegati anche mezzi più forti, mediante i quali ad ogni spirito viene a costare terrenamente troppo cara la sua origine divina. Becher e i suoi amici sono qui testimoni viventi di come i grandi della Terra sanno apprezzare ogni aperta ribellione di uno spirito. Essi dicono: ‘Oh, questo è nuovamente un amico celeste degli uomini! Dunque, facciamolo passare presto nel regno del Cielo o con una corda o con la polvere!’. Chi osa dir loro la verità, a costui attribuiscono subito il titolo ‘feccia dell’umanità’ e mettono una taglia sul suo capo di molti pezzi d’oro. E se lo acciuffano, allora sarebbe meglio per lui ed il suo spirito libero se non fosse mai nato!

                  16.     Vedi, Signore, così stanno ora le cose della povera umanità sulla Terra! Di che meravigliarsi se una buona volta si ribellano e si vendicano di coloro che già da molti secoli sono stati i loro carnefici e vampiri. Confesso qui apertamente, giacché devo parlare, che la povera umanità ha il pieno diritto ad una tale ribellione e che è anche l’ora suprema di strappare dalle mani dei grandi, che non hanno nessuna scintilla d’amore per gli uomini, il loro perverso operare, e di bandirlo per sempre dal suolo della Terra! I grandi devono abbassarsi, e quelli che hanno troppo, lo devono dividere con i poveri fratelli! E delle loro molte, troppo vaste roccaforti, devono fare case per i poveri ed essi stessi diventare uomini! I poveri però devono avere scuole e maestri veramente istruiti secondo il Tuo Spirito, o Signore, altrimenti sulla Terra non migliorerà mai nulla, ma solo peggiorerà di giorno in giorno. I grandi, infatti, diventeranno sempre più duri e tirannici, e l’odio dei piccoli crescerà come una slavina rotolante. E se Tu, o Signore, non fai presto qualcosa di decisivo sulla Terra, allora è completamente finita per l’umanità, almeno terrenamente, nelle regioni da me conosciute; cosa che non può essere certamente la Tua Volontà!

                  17.     Oppure puoi Tu, o Signore, aver piacere se ora gli uomini si sbranano e si massacrano a migliaia come bestie selvagge e ferocissime? E questo solamente perché i grandi non vogliono cedere neanche al prezzo di milioni di vite umane, anche solo un capello della loro abbondanza e splendore principesco. Certo, essi pensano che poi si vorrebbe avere anche la loro testa, cosa che però è un’opinione completamente falsa. Io, infatti, sono convinta che, se essi venissero amichevolmente incontro ai poveri popoli, questi li porterebbero nel palmo della mano per questo! Ma se essi fanno delle concessioni fittizie solo quando i loro popoli, per disperazione, si sollevano selvaggiamente in grandi masse contro di loro e li affliggono gravemente e mantengono queste concessioni ottenute con la costrizione solamente in apparenza, e solo per il tempo necessario, per poi rinnegarle dopo che, grazie alle loro potenze militari nuovamente radunate, sono ritornati alle loro vecchie maniere – allora è poi facilmente comprensibile il motivo per cui ora hanno dovuto perdere ogni fiducia. Ma poiché adesso non è più possibile instaurare una giusta fiducia tra popoli e reggenti, così non rimane null’altro da fare, secondo la mia opinione, che liberare i popoli dai loro vecchi reggenti e mettere al loro posto vere guide divinamente illuminate, le quali, essendo di per sé uomini perfetti, rispetteranno il valore umano dei loro fratelli e faranno di tutto per animare davvero lo spirito in ogni petto umano. Questo deve accadere! E se questo non accade, allora avrai Tu, o Signore, sempre in eterno la stessa fatica con gli uomini della Terra come con noi adesso che, nonostante la Tua grande Grazia, siamo ancora così stupidi come giovani buoi davanti ad un portone nuovo! Alla fine deve certo anche darTi la nausea se ad ogni minuto arrivano qui migliaia di esseri stupidissimi che sanno di Te quanto ne sa il primo miglior animale sulla Terra!

                  18.     Perciò sii così buono anche verso la povera Terra come Lo sei con noi, e non lasciar più crocifiggere i Tuoi seguaci da coloro che, senza scrupoli, Ti metterebbero nuovamente in croce oggi come allora, se Tu tornassi quale uomo sulla Terra, e come allora dovresti combattere contro i falsi farisei! – ApriTi una buona volta, o Signore, lavora la Terra e concimala seriamente con la Tua piena Grazia, altrimenti diventerà al più presto il più terribile orrore di ogni devastazione! Vedi, Signore, Tu mio dolcissimo Gesù, Tu stesso affermi che io sono ora la Tua amata Helena! Se sono riconosciuta degna di questo nome sublime, allora fallo anche come unico Amato del mio cuore per amor mio!

                  19.     Ma con ciò io non voglio impartirTi in eterno mai una direttiva, come gli oratori precedenti, ma solo la mia opinione, secondo la quale dovrebbe accadere qualcosa di decisivo. Tu solo sei infinitamente sapiente e meglio di tutti vedi ciò che deve accadere adesso! Io non ho in eterno questa sapienza, e perciò non posso darTi nessun vero consiglio. Secondo la sapienza umana però, le cose ora stanno così, e la mia comprensione mondana riconosce solo una via della salvezza qui esposta. A Te però sono note infinite vie, perciò fa ora quanto è giusto!

                  20.     Se però ho parlato completamente senza senso, non è colpa mia; altrimenti avresti dovuto pizzicarmi! Ma poiché spesso mi hai sorriso, così penso che certo non ho parlato così insensatamente! Del resto non mi stupirei, poiché con una simile formazione spirituale, come mi è toccata sulla Terra, non si può veramente diventare nessuna Caterina da Siena! La mia presenza qui basta appena di aver conosciuto Te, ma davvero soltanto superficialmente!

                  21.     Ora ho fatto la Tua Volontà, ed ho terminato con il mio discorso richiesto. A Te, o Signore, sia tutto sacrificato! Ciò che ho sbagliato, Tu lo correggerai. Ti chiedo soltanto di non volermi meno bene dopo questa mia chiacchierata! A Te solo tutto il mio amore, la mia vita e tutto il mio essere in eterno sia messo ai Tuoi piedi. – Amen!”.

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Cap. 85

Recensione del Signore sulla proposta di Helena

La Terra, impossibile paradiso, finché è terreno di prova

                    1.       Rispondo Io: “Mia carissima Helena, secondo le tue esperienze e conoscenze hai riportato la cosa veramente coerente e bene. Il tuo desiderio può essere considerato di per sé molto lodevole ed alcune cose accadranno qua e là come tu desideri; ma nel complesso sei andata un po’ troppo oltre! Io vedo purtroppo anche troppo bene come certi reggenti, dei quali alcuni sono già morti, erano adatti per tutto piuttosto che per reggenti di popoli. Ma che cosa si può fare?

                    2.       Voglio darti un’immagine; da questa giudicherai tu stessa se posso portare tutto questo a compimento, come lo desideri tu. E così ascolta!

                    3.       Alcuni coloni, dopo una lunga marcia, si sono scelti finalmente un posticino in qualche parte della Terra – una bella e fertile regione in mezzo ad un grande deserto. Per prima cosa si erigono un’opportuna abitazione. C’è legno in abbondanza, come anche una buona specie di pietre da costruzione. Presto viene fatto un piano e ci si mette subito all’opera. E in breve tempo ecco un rifugio ben adatto per proteggere i nostri coloni dal caldo e dal freddo come anche dai molti animali selvaggi.

                    4.       Uno della compagnia però dice: ‘Cari amici, il rifugio è costruito bene e adatto allo scopo. Ci proteggerà per un po’ dal caldo, dal freddo e dagli animali selvaggi; ma se qui in questa regione si dovesse trovare un potente nemico, potrà il nostro rifugio opporgli un’adeguata resistenza? Se per esempio qui, da qualche parte, piombasse nottetempo una feroce tribù sul nostro rifugio, lo distruggesse e poi ci prendesse ed uccidesse? Potrebbe il nostro rifugio darci per ogni eventualità protezione?’. Su questo tutti i coloni riflettono e dicono: ‘Hai ragione, per casi simili questo rifugio potrebbe essere troppo debole. Perciò faremo un fossato ben profondo intorno al rifugio ed inoltre ancora un terrapieno alto almeno due klafter. Le poche finestre saranno provviste di sbarre di ferro, e così avremo molto meno da temere da tutti i nemici esterni. Anche la porta di accesso deve essere costruita salda e forte il più possibile, così che possa offrire grande resistenza a qualunque nemico!’. Questa proposta viene accettata e messa subito in opera.

                    5.       Quando ogni cosa è finita, tutti hanno per questo una vera gioia. Ma uno, un paladino dello scrupolo, osserva e dice: ‘Ma, cari amici, la vita per ogni dove sulla Terra è pressappoco uguale. Là nelle civilizzate regioni dell’Europa, dove regnano re orgogliosi e dispongono di potenti armate, si deve soprattutto tenere a freno la lingua, e poi non c’è più nessun nemico da temere. E se ci si è messi volenterosi sotto la legge e si fa di questa come propria volontà, allora si può girare liberamente per ogni dove sotto la protezione dei potenti. Qui però siamo liberi da ogni potentato e da ogni legge e possiamo parlare, grazie a Dio, senza freni sulla lingua. Dunque a che cosa ci serve ora tutto questo? Certo non abbiamo più tasse da pagare, ma in compenso dobbiamo lavorare diligentemente tutto il giorno e raccogliere con impegno i frutti che questa regione porta ed abituarci alla sua natura. Anche qui nel paese della piena libertà dobbiamo imprigionarci proprio noi stessi per essere al sicuro dai nemici eventualmente esistenti. Sì, di notte dobbiamo barricarci peggio dei più irriducibili cospiratori di Parigi contro lo stato! Dite se ora, nella nostra libertà sicuramente assoluta, stiamo meglio anche solo di un capello di come sta il più umile lavoratore giornaliero sotto il più assoluto governo in Europa! Qui siamo perfetti comunisti, ma anche gli ululanti animali feroci là fuori sembrano essere animati da un perfetto spirito comunista! Non abbiamo più nessuna legge statale all’infuori della legge della nostra reciproca amicizia. In compenso però dobbiamo lavorare continuamente per soddisfare le richieste del nostro stomaco. E le nostre mani ora sembrano già come fossero coperte da una corteccia di quercia. Qui non dobbiamo nemmeno mantenere fastidiosi funzionari, ma in compenso noi stessi ne abbiamo tanto più bisogno. Qui non c’è anche nessun prete che ci rendeva la vita un Inferno; ma in cambio ci troviamo qui in una condizione che ha poco da invidiare all’Inferno! Perciò che cosa vogliamo fare per insaporire un po’ la nostra tormentata vita terrena e renderla in futuro più sopportabile?’.

                    6.       Allora tutti scuotono le spalle e dicono: ‘Chi l’avrebbe pensato prima? Ma un male esiste ovunque; ci si toglie da uno, ne capita un altro! Ora però siamo qui e non possiamo più cambiar la cosa. Perciò qui si tratta di essere attivi oltre ogni misura, e così col tempo le cose possono forse migliorare’.

                    7.       Ora vedi, Mia cara Helena: da quest’immagine puoi giudicare facilmente che cosa si deve intraprendere sulla Terra, la quale deve rimanere una spinosa via di prova per lo spirito dell’uomo, per trasformare il suo suolo in un Paradiso!

                    8.       Se destituisco tutti i reggenti dalle loro cariche e metto il loro potere avuto finora nelle mani dei popoli, allora in breve governeranno loro stessi – ma su chi? Ognuno vorrà governare, ma nessuno obbedire. Se però il popolo volesse governare e si desse delle leggi da se stesso, chi potrebbe poi costringerlo, in caso di necessità e pericolo, ad osservare le sue stesse leggi? Sì, Io ti dico:

                    9.       Alla fine verrà istituita una democrazia, ma di tutt’altra specie di quella che ora i popoli della Terra s’immaginano. E allora ci si chiederà se non grideranno anche troppo presto, come una volta gl’israeliti nel deserto, dove non potevano mettere più pentole per la carne al fuoco!

                  10.     Ognuno di voi però tenga presente che è impossibile che la Terra possa essere un Paradiso, poiché essa deve rimanere per tutti i tempi un luogo di prova per ogni spirito umano posto nella vergognosa pesante carne, senza la quale nessuno spirito potrebbe raggiungere una perfetta vita eterna, così comincerete presto a giudicare in modo più giusto.

                  11.     Ma che ora i re siano diventati deboli ed i popoli ciechi, la colpa è di tutt’altro di come voi pensate. Quest’unico colpevole lo conosceremo presto e lo legheremo, e con ciò libereremo gli uomini sulla Terra dalle sue catene. E presto le cose miglioreranno anche senza la nostra vendetta!

                  12.     Sì, Mia carissima Helena, Io ti dico: tu potrai essere perfettamente soddisfatta di Me, poiché alla fine tutto troverà la sua gloriosa soluzione. Ora noi dobbiamo fare in modo che sulla Terra gli spiriti si ritrovino e giungano a comprendere cos’è che a loro principalmente manca!

                  13.     Questo però durerà un momento, e sulla Terra tutto troverà un ordine nuovo.

                  14.     Ma ora tu, Mio caro Max Olaf, vieni qui vicino a Me e annuncia a tutti noi la tua opinione e i tuoi desideri!”.

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Cap. 86

Sapienza di Olaf

Un brindisi celeste

Il nuovo ponte di Luce e d’Amore della Grazia divina

                    1.       Max Olaf si avvicina e dice: ‘O Signore, adesso è difficile esprimere un qualunque desiderio particolare quando Tu, o Signore, parli come la sapienza più profonda ed onnipotente ed hai già previsto da lungo tempo tutto ciò che ora accade, e da Te sono adottate anche tutte le disposizioni, secondo le quali gli attuali tumulti sulla Terra devono senz’altro trovare la soluzione più rapida possibile! Ma questo è anche un mio massimo desiderio; io, infatti, non auguro il male nemmeno al diavolo, tanto meno agli uomini, che sono fratelli miei!

                    2.       Non ho bisogno, o Signore, di descriverTi come va ora sulla Terra. Poiché Tu abbracci con lo sguardo non solo tutte le atrocità, ma anche tutti i cuori, con i loro buoni o cattivi desideri, dai quali vengono concepite queste azioni. Tu vedi anche in che modo si formano tali maligni pensieri e desideri nei cuori degli uomini. Perciò in eterno mai avrai necessità di apprendere da uno spirito cosa ci sarà da fare. Ben però Tu puoi dirci: ascoltate, Io farò ora questo e quello! E difficilmente qualcuno Ti domanderà: ‘Perché?’. Perché solo Tu sei il Signore e puoi fare quello che vuoi!

                    3.       Così lasci ora accadere anche sulla Terra cose di cui nessuno può darsi una vera ragione del perché esse accadono. Ma solo gli uomini che sono ciechi, dicono: ‘Signore, sei diventato cieco e sordo visto che ci lasci ora morire tra ogni genere di tribolazioni!’. Io però penso che Tu non lascerai morire nessuno, ma rialzerai tutti coloro che Ti chiameranno e confideranno in Te. A quelli però che vogliono bastare a se stessi e solo sulle armi ripongono tutta la loro fiducia, a costoro accadrà in breve di andare completamente in rovina con il loro potere, dinanzi a Te, o Signore, e dinanzi a tutto il mondo. I piccoli e umili però potranno giubilare ed esultare. Poiché Tu sei la loro difesa e rifugio e mai permetterai che si debbano vergognare davanti ai grandi del mondo per tale loro fiducia in Te! Ma ben presto i grandi saranno in enorme vergogna dinanzi ai piccoli, quando Tu, o Signore, toglierai loro la maschera! Essi, infatti, fanno ora un vergognoso gioco con i miseri popoli.

                    4.       Io però so fin troppo bene che tutto quello che fai, è ben fatto! E so anche che a Te non sfugge nessuna nefandezza! Coloro, infatti, che oggi portano avanti un colpo maestro sui propri fratelli che loro chiamano nemici, domani Tu li colpirai. Ed allora essi scompariranno come se non fossero mai esistiti e con essi la loro carica! Perciò sia sempre santificato il Tuo santissimo Nome!

                    5.       Ora però ho una strana sensazione! Certamente non vedo nulla ed anche nulla percepisco, ma mi pare come se proprio adesso si fosse verificata una potente scossa sulla Terra! O Signore, che cosa può essere questo?”.

                    6.       Rispondo Io: “Mio carissimo Max Olaf! Sì, sì, Io ti dico: oggi, oggi e oggi! – Essi vogliono la notte, e l’avranno e inghiottirà tutti coloro che la vogliono! Vogliono la morte, anche questa sarà data a loro e a coloro che hanno scelto come loro complici! Vogliono splendore, onore e gloria, ebbene per questo a migliaia dovranno farsi macellare! Sì, così sia! Essi splenderanno spaventosamente, la loro gloria sarà terribile e spaventoso il loro onore! Essi vogliono dominare! Sì. domineranno, ma come la peste e come il drago nella sua caverna e come il leviatan nella sua profondità melmosa sotto il fondo del mare! Vogliono menzogna, perché la verità è un orrore devastante per loro. Perciò non dovranno neanche mai pervenire alla chiara luce della verità! Essi vogliono anche un Dio; ma solo nel modo che consente loro di servirsene! Perciò non riusciranno mai a vedere il Mio Volto! Vogliono essere i soli a vivere; tutti gli altri devono vivere solamente se servono per la vita dei grandi! Quindi accadrà che essi vivranno eternamente da soli! Ciò che vogliono, questo sarà loro dato come vogliono! – Ma presto nella loro anima cadrà un grande e terribile pentimento come una pietra da macina dalle nuvole, ed essi cercheranno di liberarsi da questo pentimento. Il loro tentativo però sarà vano; questa pietra, infatti, nessuno la toglierà dalla tomba della loro anima! Oh, Io conosco loro, le loro brame e le loro azioni! Ho contato i re della Terra e ne ho trovato pochi che fossero giusti dinanzi a Me! A loro perciò toccherà in sorte il destino di Nabucodonosor! Ma voglio anche aiutare meravigliosamente i pochi giusti che d’ora in poi dovranno splendere tra tutti i re e popoli come le stelle più luminose sotto l’esiguo scintillio del firmamento.

                    7.       E oggi, oggi e oggi dovrà cominciare il giudizio! Oggi dovranno essere colpiti in molti! Molti diavoli dovranno oggi andare in rovina, e Satana non sfuggirà alla trappola che gli è stata tesa.

                    8.       Ed ora, Robert Mio, va’ e porta qui del vino, e precisamente il migliore, il vino della Vita, dell’Amore e della Verità, affinché si beva alla salute dei poveri fratelli della Terra e li si benedica! – Così avvenga dunque!”.

                    9.       Robert si alza velocemente e porta il vino più squisito.

                  10.     Quando lo posa sul grande tavolo del Consiglio, Io benedico il vino e dico a Robert: “Mio carissimo Robert, quando chiedo il vino, s’intende insieme anche il pane. Ma poiché hai portato qui solo vino, allora va e porta qui anche un buon pane; questa casa, infatti, è provvista di tutto abbondantemente!

                  11.     Offri però pane e vino anche alle nostre ventiquattro ballerine e dì loro di tener nuovamente pronti i loro piedi, poiché presto dovranno ancora un po’ ballare! Se vogliono gustare anche frutti nobili e buoni, allora apri loro l’armadio vicino alla porta che conduce ad una seconda stanza secondaria. Ciò che vi troveranno lo devono gustare!

                  12.     Porta subito anche una giusta quantità di boccali, affinché con questi possiamo distribuire il vino, e precisamente una giusta piena misura per ogni uomo. – Va ed adempi il Mio desiderio!”.

                  13.     Robert esegue subito col più grande piacere ciò che Io ho richiesto.

                  14.     Quando tutto si trova nell’ordine desiderato, allora Io stesso distribuisco il pane e il vino e dico: “Figlioli! Prendetene tutti, mangiate e bevete! Bevete tutti alla salute dei nostri figli e fratelli sulla Terra, i quali hanno da sopportare molte persecuzioni ed ora sono già diventati molto deboli e fiacchi! In verità, saranno aiutati! Da ogni goccia mille volte salvezza a tutti coloro che sono di buon cuore e volontà! – Io vi dico che già oggi si deve confermare molte volte presso i buoni che qui pensiamo molto a loro; i loro cuori e le loro azioni del mondo glielo renderanno noto! E ad alcuni pochissimi sulla Terra sarà comunicato parola per parola tutto quello che succede qui, e come viene qua provveduto per la povera Terra!

                  15.     Vogliamo però ricordarci anche dei ciechi e dei sordi! Solo i duri però andranno nel fuoco, il quale è un maestro e distruttore del carbonchio e del diamante. Poiché coloro che non vogliono farsi intenerire mediante la verità della Parola, costoro li renderà teneri il potente fuoco! E sotto i potenti colpi del grande martello della Mia Sapienza, dovranno essere trasformanti come un bronzo rovente in un utile attrezzo della nostra casa! (chiesa celeste)! Ben faranno ancora molto chiasso e strepitio e si consiglieranno qua e là ed escogiteranno ancora qualche piano. Ma tutto questo dovrà essere uno sforzo inutile ed avrà sempre l’esito opposto a tutto quello che volevano ottenere con questo! Io solo, infatti, sono il Signore ed ho il potere di spezzare corone e scettri e di riedificare nuovamente gli spezzati se si rivolgono a Me! Guai però a loro se non cercheranno presso di Me il vero aiuto!

                  16.     I re che si attengono a Me, li voglio rialzare e dar loro una giusta sapienza e da questa scaturirà un grande potere. E allora i loro popoli grideranno forte: ‘Salute a te, nostro grande re e signore donatoci da Dio! Ciò che è nostro, è anche tuo! La tua grande sapienza e bontà siano la nostra vera e vivente costituzione! La tua parola sia la nostra volontà, e la tua volontà, la nostra legge! Guai ad ogni sacrilegio che profani il tuo capo unto!’.

                  17.     Tre volte guai invece a quei re, duchi e principi che mancano sempre di parola e tradiscono i loro vicini ed hanno riempito i loro cuori di falsità ed inganno! Io vi dico che essi svaniranno come gli acari di una foglia! Io, infatti, voglio ora spazzar la Terra di tutta la malerba!

                  18.     Ma poi sarà edificato un ponte tra qui e lì, affinché agli abitanti della Terra possa essere più facile venir da questa parte di quanto non sia successo finora sulla scala del Mio Giacobbe diventata già molto marcia, sulla quale solo gli angeli potevano andare su e giù.

                  19.     Il ponte però deve essere molto largo e uniforme come lo specchio di un lago tranquillo! E non ci devono essere guardie né all’inizio né in mezzo né alla fine del ponte, per controllare i miseri i deboli e gli ammalati. Lì ognuno dovrà essere un viandante perfettamente libero e dovrà poter venire a prendere qui sempre consiglio e completo aiuto, come dalla sua vera terra natia!

                  20.     Su questo ponte metteremo nuovamente anche noi piede sulla Terra da tanto tempo abbandonata, e lì noi stessi educheremo, insegneremo, guideremo e governeremo i nostri figli, e così erigeremo il paradiso perduto!

                  21.     Ora conoscete tutti perfettamente la Mia Volontà e la Mia Decisione! Esaminatele! E ognuno di voi confronti con queste la sua proposta fatta prima a Me e così pure la sua opinione e il suo desiderio – e troverete fedelmente che in essi vi sono tutti contenuti, e nessuno di voi potrà dire di aver parlato invano.

                  22.     Dunque ora mangiate e bevete tutti alla salute dei nostri figli e fratelli sulla Terra! Ora, infatti, sapete tutti che ed in che modo vogliamo aiutare i figli della Terra, e certamente li aiuteremo, e per la precisione proprio in quest’istante!”.

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Cap. 87

Il banchetto celeste per il bene degli uomini della Terra

La veste e corona da sposa di Helena come rispondenza

                    1.       Tutti gli ospiti si alzano rispettosi al Mio discorso e dicono: “O santo, santo, santo sei Tu, nostro unico Dio, Signore e Padre! Il Tuo santissimo Nome sia lodato sommamente in eterno!”.

                    2.       Helena comincia a singhiozzare per pura commozione e dice: “O mio Gesù! Come posso essere degna di stare seduta qui vicina a Te? Tu sei il Dio vivente, eterno, onnipotente e il Creatore del Cielo e della Terra, e io sono una nullità di una sudicia sguattera da cucina, piena di rifiuti e peccati! No! No! Questo certo non può andare! – O Signore! Solo adesso riconosco bene nella profondità della mia vita che sono un’orribile peccatrice e completamente indegna di sedere così vicina a Te. Lasciami perciò andare da quelle ballerine con le quali ho certo un po’ più di somiglianza che qui con la Tua infinita Santità!”.

                    3.       Rispondo Io: “Guarda, guarda, quante cose desideri! Se tu Mi fossi sgradita, avrei trovato già da qualche tempo un conveniente posticino da qualche parte per te! Ma poiché Mi sei oltremodo cara, allora preferisco averti vicina a Me che da qualche altra parte. Credi tu forse che Mi vanti della Mia Divinità? Saresti in grande errore! Allora non Mi sarei fatto di certo crocifiggere e non sarei anche mai diventato uomo. Ma poiché Io sono mansueto ed umile di tutto cuore ed ora sono un uomo come tutti voi, allora tu puoi proprio osare di rimanere accanto a Me. E quindi resta pure lì dove sei, e mangia e bevi a piacimento! Io ti dico, noi andremo ben d’accordo!”.

                    4.       Dopo queste parole, con la Helena è completamente finita. Per il grande amore per Me diventa indescrivibilmente bella, così che perfino Adamo vicino a lei dice: “In verità sembra una vera Eva prima della caduta! Dopo Eva ne vissero sulle mie alture solo due, Ghemela e la sacerdotessa Purista, ed a queste due la nostra figlia qui più giovane somiglia meramente molto. Oh, questa qui ha uno spirito meraviglioso! – Helena, tu devi occuparti anche un po’ di me! Poiché vedi, secondo l’aspetto e l’anima, sono anch’io in un certo senso tuo padre, ed io amo molto tutti i figli miei e quindi anche te. Anche se sono l’uomo primordiale Adamo e padre di tutti gli uomini mortali, non hai da temere nulla da me! Secondo lo spirito però, noi due siamo uguali dinanzi al Signore ed abbiamo ancor meno da temere l’un dall’altro. L’uomo, infatti, rimane uomo, sia che abbia fatto il suo cammino attraverso la carne diecimila anni prima o dopo! Vedi, è proprio così!”.

                    5.       Risponde Helena: “Ho, mi rallegra particolarmente il fatto che anche il padre Adamo mi abbia onorato di scambiare con me alcune paroline! Non ritenevo così buono e mansueto il signor padre Adamo. Ma quando il signor padre Adamo avrà un po’ di tempo, mi racconterà qualcosa dei tempi antichi, di storie simili, infatti, io sono una grande appassionata!”.

                    6.       Risponde Adamo: “O figlia mia, non solo ti racconterò, ma ti mostrerò anche mille cose!”.

                    7.       Dico Io: “Helena, tu dimentichi completamente di mangiare e bere! Vedi, tutti mangiano e bevono ad un giusto bene dei loro fratelli sofferenti sulla Terra, e tu non hai ancora toccato né il pane né il vino. Non ti sta a cuore il bene dei nostri amici e fratelli come gli altri qui?”.

                    8.       Risponde Helena: “O Tu mio amabilissimo Dio e Redentore Gesù! Chi come me ama Te sopra ogni cosa, non ha né fame né sete. Poiché Tu stesso sei per costoro il pane più nutriente della vita e la bevanda più fortificante per il ristoro dell’anima e dello spirito! Oh vedi, anche se mangiassi questo pane e bevessi questo vino per l’eternità, ma non avessi completamente il Tuo Amore, nel quale soltanto e nascosta tutta la potenza della vita, non potrei aiutare né me né qualcun altro. Né questo pane, infatti, né questo vino, per quanto siano in sé anche così spirituali, possono aiutare, ma solamente Tu, mio carissimo Signore Gesù! E così penso che non vorrai mettermi in conto come errore il fatto che finora non ho né mangiato né bevuto? Il perduto però voglio subito recuperarlo e voglio, ma solo per il purissimo amore per Te, mangiare e bere. Tu però non avercela con me!”.

                    9.       Rispondo Io: “O Mia carissima Helena! Avercela con te? Che cosa ti viene in mente? Vedi, Io sapevo bene che per purissimo amore per Me non potevi né mangiare né bere. Perciò ti ho posto la precedente domanda, affinché tu potessi parlare davanti a questa compagnia come hai parlato adesso. Ma poiché hai parlato così perfettamente secondo il Mio intendimento, dovrai anche indossare una veste purpurea chiara e una corona. Ora, infatti, sei diventata un’amabile sposa per Me, la quale deve essere abbigliata con la veste del puro e vero amore in eterno. Fratello Robert, va ora di nuovo e apri l’armadio dorato. Là troverai la giusta veste per questa Mia sposa del cuore! Portala qui, affinché Io stesso gliela metta!”.

                  10.     Robert si affretta pieno di gioia all’armadio indicato e tira fuori una veste magnifica, splendente oltre ogni misura, tanto che lo fa perfino stupire. Perché una magnificenza ultraceleste così, i suoi occhi non l’hanno mai vista. Quando le ballerine vedono questa veste, emettono un grido di altissima ammirazione e non riescono quasi a smettere di guardare la veste che è più bella della più splendente aurora.

                  11.     Perfino il patetico, che si trova con la sua compagnia in un angolo più lontano della sala, viene attirato dallo splendore meravigliosamente bello della veste che lo costringe a chiedere a Robert per chi fosse destinato questo vestito imperiale. Robert gli risponde con calma: “Per quella campagnola là!”. Al che il patetico, stupito ed irritato fa l’osservazione: “Beh, questa s’intende davvero dell’arte di far girare la testa anche ai più sapienti campioni celesti! Ebbene, è giusto, se ci riesce, ne avrà senz’altro un vantaggio. Ma dimmi, amico Blum, come può quel sapientissimo dei sapienti occuparsi così della campagnola dalla lingua tagliente come una spada e farne addirittura una vera regina celeste?”.

                  12.     Risponde Robert: “Amico, chiedilo a Lui, Egli te lo dirà! Io sono ancora troppo poco iniziato con i misteri di tutti i Cieli. Egli solo è il Signore e può fare quello che vuole. Egli vuole così e così deve anche accadere. Ora sai abbastanza. Io però devo andare, poiché Egli già mi chiama con gli occhi!”.

                  13.     Robert ora si affretta veloce con la splendente veste al grande tavolo del Consiglio e Me la consegna. Io la porgo ad Helena che, per pura gratitudine, amore e profondo rispetto, non osa quasi toccarla e si rifiuta anche di indossarla, perché si sente troppo indegna per un tale abbigliamento celestialmente bello.

                  14.     Io però le dico: “Mia carissima Helena, tu sai bene che presso di Me non c’è rifiuto che tenga. Ciò che Io voglio, infatti, deve anche accadere, anche se dovesse sprofondare l’intera Creazione. Ed Io, quale Creatore delle infinite magnificenze di tutti i cieli e mondi, preferisco una bella sposa ben vestita piuttosto di una brutta. Poiché vedi, presso di Me tutto deve essere portato in uno stato concorde. Per chi l’interiore è perfettamente purificato, per costui anche l’esteriore deve essere così formato, affinché stia nella più bella sintonia con l’interiore. Questa veste corrisponde ora perfettamente al tuo interiore, perciò devi indossarla adesso senza indugio!”.

                  15.     Quando Helena sente questo, dice: “O Tu, mio carissimo Signore e Dio Gesù! Tu vedi che il mio cuore è affezionato solamente a Te, mai però ad una veste. Poiché se solamente ho Te, non chiedo nessun Cielo né le sue magnificenze, le quali senza di Te sarebbero per me solo ripugnanza! Ma poiché Tu vuoi così e Ti fa piacere, allora voglio indossare subito questa veste, e il mio cuore Ti dovrà ringraziare in eterno con l’amore più ardente. La Tua Santa Volontà sia fatta! – O Tu mio santissimo, carissimo Gesù! Tu solo sei tutto il mio cuore, la mia vita, la mia beatitudine ed il mio tutto!”.

                  16.     Dopo queste parole provenienti dal suo cuore, lei prende la veste! E non appena la sfiora l’ha già indossata, sul che comincia già nuovamente a stupirsi e con tutto ciò dice: “Ma come è successo? Ho appena sfiorato la veste e già sta sul mio corpo come se fosse stata fatta su misura! Come mi sta magnificamente! O Tu, mio dolcissimo Gesù, potresti farmi impazzire per tanta beatitudine! Ora però che bell’aspetto io ho. Anche la veste a pieghe di prima era molto bella, ma in confronto a questa non era quasi nulla!

                  17.     Ma che cosa dovrò fare adesso per mostrarmi più riconoscente di quanto lo sia stata finora con Te, mio dolcissimo amatissimo, migliore e bellissimo Signore Gesù! Oh, Ti prego, dammi dunque un compito!”.

                  18.     Dico Io: “Mia carissima Helena. Hai già assolto il tuo compito! Perché una cosa più grande di amare Me oltre ogni misura, non la può fare nemmeno l’angelo più grande. Perciò continua ad occuparti di questo compito a Me più caro e non chiedere altro. Ma a te, Mia vera amata del cuore, dico questo: chi Mi ama come te, porta in sé qualcosa di più grande di quanto tutti i Cieli contengono! Poiché lì Io sono completamente nel suo cuore. In Me però ardono e germogliano già innumerevoli nuovi Cieli, i quali un giorno usciranno in una nuova infinità!

                  19.     Ora però basta! Tu mia carissima Helena, dammi ora un vero bacio, e poi proseguiremo il nostro Consiglio con diverse apparizioni”.

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Cap. 88

Il massimo premio del purissimo Amore di Dio

La sposa di Dio

                    1.       Dice Helena in tono interrogativo: “O Signore, Tu mi hai detto che devo darTi un vero bacio! E guarda, la parola ‘vero’ mi reca turbamento! Poiché non conosco altro bacio se non quello dell’amore, ed io non ne ho mai dato un altro a nessuno. Ma se un bacio d’amore purissimo non deve essere uno vero, allora veramente non so di che genere deve essere il bacio da Te indicato?”.

                    2.       Rispondo Io: “Suvvia! Mia amatissima Helena, quale altro vero bacio dovrebbe ancora esserci se non proprio quello che offre il puro e vero amore! Ma ci sono due tipi di baci veri: il primo che viene dato più per stima che per vero amore; il secondo che viene dato per puro amore. E vedi, questo secondo tipo, che è il bacio da bocca a bocca e non soltanto sulla fronte, viene considerato da Me quale un vero bacio. Il primo di interiorissima stima però Me l’hai già dato sulla fronte. Io ho notato che conteneva più amore che pura stima. Ma poiché da allora in poi la tua stima è passata completamente all’amore, non puoi più darMi solo un bacio sulla fronte, ma ora unicamente solo un perfetto e ardente bacio sulla bocca, e questo sarà poi un vero bacio! – Comprendi questo, Mia carissima piccola Helena?”.

                    3.       Risponde Helena completamente rossa in viso: “Oh, sì, adesso capisco; ma questo forse sembrerà un pochino troppo forte! Ma che importa! Lo vuoi Tu, mio Dio, mio unico Signore! Ciò che Tu vuoi, non può essere sbagliato, e neanche l’amore può sbagliare! Certo, se penso che Tu sei l’eterno Creatore di tutte le cose e di tutti gli esseri e io solo una debole creatura, allora è ben qualcosa di molto strano se io, assai sciagurata, baci sulla bocca Te Santissimo, mediante il cui onnipotente ‘Sia fatto’ si è formato Cielo e Terra! Tu stesso però vuoi concedere all’ardente impulso del mio cuore la sublime beatitudine bramata. E così succede dunque ciò che il mio cuore ha già spesso e vivamente in segreto con ardore desiderato!”.

                    4.       Dopo queste parole lei Mi dà un autentico bacio. E Io le dico dopo: “Solo ora sei perfetta ed hai compiuto per la Terra intera in Me una grande opera di riconciliazione. – Tu stessa però d’ora in poi godrai sempre al Mio fianco, cioè mediante tutto il Mio Amore in eterno, la massima beatitudine di tutte le beatitudini; vale a dire la beatitudine del Mio massimo e purissimo Cielo d’Amore, nel quale dimorano angeli puri che Mi amano come Mi ami tu! Ma ti dico anche che di questi non ce ne sono proprio troppi. Certo, sono moltissimi che Mi amano, ma solo per ciò che sono naturalmente, vale a dire come loro Dio, Signore e Padre. Tu però sei compenetrata più profondamente in Me con il tuo amore secondo l’esempio della Maddalena e hai afferrato il Mio Cuore e l’hai attirato al tuo, per la qual ragione ha avuto luogo tra noi due un perfetto sposalizio di tutti i Cieli. Con questo sposalizio tu sei ora diventata ufficialmente una sposa di Dio, e con ciò una cosa sola con Me. Perciò dovrai avere la stessa parte della più sublime beatitudine che spetta a Me! Sei tu con questo soddisfatta?!”.

                    5.       Risponde Helena, tremante di sublime letizia: “Oh, oh, oh! Tu mio Santissimo Gesù! Io povera peccatrice sarei ora – o Dio, o Dio – la Tua sposa!?. – O Cielo, che cosa sono diventata? Io una sposa di Dio?! No, questo deve essere certamente impossibile! Ma Tu, eterna Verità, lo hai Tu stesso pronunciato, e sarà anche così. Che cosa farò nelle beatitudini delle più alte profondità e sublimi altezze? Come potrò sopportarle? Non comincerò ad avere le vertigini come una povera peccatrice che guarda dalla stella più alta giù nella profonda sottostante Terra? Mi potrò mai raccapezzare in simili altezze? O Tu, mio dolcissimo Gesù, che cosa hai fatto ora di me?! Ahimè, ora mi sento come una felicissima infelice o come una beatissima disperata! Sì, come una che è e non è!”.

                    6.       Dico Io: “Mia amatissima, ora sta tranquilla e serena! Io ti dico che ti troverai presto ed oltremodo facilmente; poiché vedi, nella Mia sublime Altezza le cose vanno in modo semplicissimo e molto modesto! Non esiste magnificenza esagerata e niente affatto lusso, ma la più bella e più pura modestia e una costante e non offuscata gaiezza! E vedi, queste sono proprio cose tue. Così già ti troverai con questo. – Ora però guarda fuori dalla finestra verso Oriente e dimMi tutto ciò che hai visto e scoperto!”.

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Cap. 89

La Terra ed i suoi orrori

Lo spirito dell’anticristo

Un’apparizione simbolica

                    1.       Helena si affretta subito alla finestra indicata, guarda fuori all’aperto e batte le mani dopo alcune osservazioni. Non resiste a lungo, perché la vista la scuote troppo. Ritorna velocemente da Me e dice: “Ma, ma, mio Signore, mio Dio, mio Gesù! Ah, ma questo è proprio terribile!”.

                    2.       Dico Io: “Ebbene, Mia carissima Helena, che cosa hai visto che è proprio così terribile? Hai forse scorto un diavolo oppure qualcosa di più terrificante? Riprenditi e raccontaci tutto quello che hai scorto!”.

                    3.        Helena si riprende e poi dice: “O mio dolcissimo Signore Gesù! Io credo che rispetto a quest’atrocità tutto il diavolo sia un semplice mascalzone. Per la prima volta dopo la mia uscita dal mondo ho rivisto ora l’orribile ed assai raccapricciante Terra, ma l’ho vista così, come da una nuvola, galleggiando sopra di essa. È strano, tutta l’Austria e l’Ungheria, insieme ai paesi vicini, stavano distesi sotto di me come in una gigantesca carta geografica, sulla quale si poteva vedere tutto, dal più grande fino al più piccolo oggetto. Ma, o strazio, quale vista orrenda! – Le città sono tutte un fuoco, piene di sozzure e di vermi dall’aspetto terribile. I fiumi, i laghi ed il mare sono pieni di sangue! Terribili eserciti stanno l’uno di fronte all’altro, e non si vede altro che assassinio, tradimento e di nuovo assassinio! Gli uomini si sbranano peggio che le bestie più feroci! Dalla parte imperiale ha visto anche un gran numero di russi. Ma tra gli stessi imperiali e russi ho visto qua e là tradimento e assassinio. E nell’esercito ungherese, che è terribilmente forte, ho visto anche russi e polacchi in numero maggiore, in più anche uomini da tutta l’Europa! Ma tutti gridano: ‘Rovina e morte a tutti i despoti! Più nessuna grazia e indulgenza! Sia maledetto chi pensava ad un pacifico compromesso!’. I poveri imperiali non possono organizzare nulla nonostante il grande sforzo. Essi, infatti, devono combattere dieci contro cento e perciò non possono volgere la situazione a loro vantaggio. – O Signore, poni una fine a questo spaventoso sterminio e non lasciare che i deboli vadano in rovina! Soffia nei cuori degli ungheresi uno spirito conciliante e, dove è necessario, fa lo stesso con gli austriaci; poiché in verità, mi fanno pena i miei compatrioti oppressi!”.

                    4.       Rispondo Io: “Mia amata Helena, ciò che tu hai visto, è vero e giusto! Uno spirito proprio maligno ha preso possesso dei cuori degli uomini: è lo spirito dell’anticristo! Ed è questo spirito che divide gli uomini perché si scatenano furibondi l’uno contro l’altro, come se fossero diventati tutti tigri, iene e draghi. Presto però sarà messo fine al loro agire, una fine come la Terra non ne ha mai immaginato una!

                    5.       Qui sul tavolo davanti a noi presto vedrai un vaso che sorgerà dal tavolo come una pianta. In questo vedrai la misura dell’orrore umano sulla Terra e da questo potrai desumere quale tempo è ora su di lei. Guarda adesso qui, già compare. Osservalo e descriviMi che aspetto ha e cosa scorgi in esso!”.

                    6.       Helena osserva stupita la meraviglia che emerge dinanzi a lei sul tavolo e lo splendido vaso che si va formando sempre più. Quando, dopo alcuni istanti, il vaso gli sta davanti perfettamente formato, Helena invoca: “Ma Signore, Ti prego per il Tuo Nome santissimo! Cos’è questa strana creazione? All’inizio quest’affare sembrava una pianta naturale, qualcosa simile ad un giglio d’acqua sulla Terra. Poi è uscito dal centro delle sue foglie un gambo robusto e tondo, sulla cui sommità era visibile un bocciolo. Le foglie però ben presto si sono seccate ed il bocciolo si è dischiuso ed è uscito, invece dell’atteso fiore, l’inconfondibile tiara papale a tre punte, ma rovesciata, cioè con la croce a tre punte che poggiava su una mela d’oro in giù, e con il cerchio per infilarci la testa in su. Questa tiara sta ora dinanzi a me come un convenzionale recipiente da bere e, stranamente, su un treppiede che si è formato come da sé dal gambo. Questo particolare recipiente ora all’interno è nero come la notte più nera. Ed ecco, se all’esterno si trovano le più deliziose pietre preziose, all’interno scorre sangue e sangue, pervaso da ogni genere di terribili vermi! Le teste dei vermi sembrano bronzi roventi ed il loro corpo come quello di un drago! E queste bestie bevono avidamente il sangue, così che il vaso, nonostante il ricco flusso, mai potrà diventar pieno e traboccare – in modo che così tutti vedano di quale contenuto orrendo è pieno questo vaso. Oh, come succhiano avidamente il sangue queste bestie! E guarda, tra i vermi vedo ora una bestia che è molto più grande di tutte le altre; questa ha sette teste e su ogni testa dieci punte come quelle di una spada, e su ogni punta c’è una corona ardente. Quando essa s’immerge, il sangue spruzza fuori ed evapora in superficie. L’afflusso aumenta ora sempre di più, nonostante ciò il vaso non si riempie. Le bestie, infatti, ne consumano molto, e ciò che non possono consumare si dissolve in fumo e vapore! – O Signore, lega a queste bestie veramente le loro fauci, e dalle punte dell’una bestia prendi le coroni ardenti, affinché il vaso diventi una buona volta pieno! Oh, com’è terribile questo da vedere!”.

                    7.       Dico Io: “Ebbene, Mia amatissima Helena, già non sai orientarti un poco, se paragoni l’apparizione davanti alla finestra e questa davanti a te sul tavolo?”.

                    8.       Risponde Helena: “O Signore, è difficile riuscire a cavarne un giusto senso. Perciò Ti prego, rivelaci la vera comprensione di queste due apparizioni, se è la Tua santa, sapientissima Volontà!”.

                    9.       Continuo Io: “Mia amata Helena, di tutto cuore volentieri! Fa bene attenzione! – Vedi, fuori dalla finestra hai visto il grande male, e qui vedi il motivo dello stesso! Fuori dalla finestra si è messo davanti a te il nudo effetto che ha qui dalla A alla Z la sua causa fondamentale.

                  10.     E così vedi qui sul tavolo il simbolo maligno: una tiara rovesciata, i cui regni sanguinano verso l’interno e presto si dissangueranno. Ben la gerarchia ecclesiastica cerca di scongiurarlo, affinché il suo aspetto esteriore non si debba macchiare dei suoi orrori interni; ma tutti i suoi sforzi ora non serviranno più a nulla. Poiché vedi, per questo ora essa ha mostrato a tutto il mondo il contenuto interno con il rovesciamento della tiara. Ora può fare ciò che vuole, non potrà più mettere diritta la sua corona e si consumerà e distruggerà in se stessa! Comprendi ora la cosa già un po’ meglio?”.

                  11.     Risponde Helena: “O Tu, mio Signore e Dio mio! Ora comprendo un po’ meglio, ma della perfetta comprensione non se ne parla ancora. Poiché ciò che significano effettivamente il sangue e gli orribili vermi in esso, non lo potrà comprendere nessuno completamente all’infuori di Te. Sii perciò clemente e dimmi su ciò alcune paroline!”.

                  12.     Rispondo Io: “Ebbene sì, ascolta dunque! Il sangue che scorre verso l’interno proprio da quei punti dove all’esterno sono incastonate le pietre preziose – che rappresentano qui tutti i regni e governi della Terra – indica la tirannica attività di dominio. Questa simula verso l’esterno la pienissima libertà ed uguale diritto per tutte le classi, ma in se stessa è vendetta e sete di sangue, secondo la quale ognuno deve essere passato a fil di spada, se non dovesse mostrare pienissima considerazione al vantaggio dell’unico tiranno. Ripensa all’inquisizione e da lì oltre fino al tempo attuale, e vedrai facilmente come nelle viscere della gerarchia non ha dimorato altro che odio, collera, giudizio, persecuzioni di tutte le specie, assassinio e sangue, ed ha infierito come una forte peste; ed anche se non così visibile nel fatto, perché le forze sono andate perse, in compenso però tanto peggio nel segreto volere e nel desiderio più ardente!

                  13.     I vermi però, che divorano assiduamente il sangue e ne sottraggono quanto più è possibile agli occhi dei popoli ciechi, sono i nauseanti, egoisti leccapiedi e adulatori sotto ogni forma umana di occupazioni e cariche. Questi esseri sono i più infami in ogni società umana. Sono i peggiori nemici di tutti gli uomini e non amano nessuno all’infuori di se stessi. Perciò accade anche che tradiscano per primi, nel modo più vergognoso, coloro per i quali fingono di fare ogni cosa se solo ne possono ricavare un qualunque vantaggio. Chi, infatti, una volta è traditore, lo è e lo rimane, se solo gli rende un guadagno. E vedi, così stanno ora le cose con la Chiesa romana. Essa ama gl’ipocriti, i simulatori, gli adulatori, i calunniatori, i denunciatori, gli spioni e tutti coloro che possono abilmente mentire ed inventano così, senza cuore e senza coscienza ogni genere di devoti inganni. Ora però queste cose diventeranno proprio i loro peggiori giudici e saranno i più perfidi traditori.

                  14.     Ebbene, Mia amatissima, comprendi ora un po’ meglio il sangue e i vermi? Sì, lo comprendi; ma tu hai ancora davanti a te la bestia con le sette teste, e anche questa ti deve essere chiara con una nuova apparizione.

                  15.     Guarda ora là, dove si trova lo strano vaso, ma fa bene attenzione a tutto ciò che ti si mostrerà, e descrivilo davanti a quest’intera adunanza! Devi però fare molta attenzione a tutto”.

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Cap. 90

Continuo sviluppo dell’immagine

Perché Dio permette gli orrori del mondo?

                    1.       Ora Helena osserva il vaso e vede presto come dal suo centro emerge un trono, sul quale sta seduto un sovrano vestito d’oro e porpora. Quando scorge quest’apparizione, si spaventa veramente e poi dice un po’ ansiosa: “Oh Tu amabilissimo Salvatore di tutti gli uomini! Ma guarda qui! Su di un trono sta seduto un sovranuccio con un’aria così terribilmente altezzosa da far venire praticamente la febbre solo a guardarlo!

                    2.       Ora dal vaso emergono una moltitudine di esseri umani elegantemente vestiti e s’inchinano fino a terra davanti al sovranuccio. Costui però li guarda con superbia e con autentici occhi da basilisco, così che tutti tremano al suo cospetto. E guarda, quelli che s’inchinano di più, sono ora chiamati al trono dal sovranuccio e decorati con onorificenza. A coloro però che tremano di meno, è sputato in faccia e intimato di allontanarsi subito dal trono. Ora però il sovranuccio fa un cenno di allontanarsi anche a quelli decorati. E quando essi si ritirano tra mille inchini e voltano la schiena al sovranuccio, egli bestemmia dietro di loro e sputa nella direzione da dove sono usciti. No, ma questo è un altezzoso tipo di un re di mosche!

                    3.       Ma che cosa vedo, lo spazio intorno al trono del re diventa ora sempre più esteso e grande. E scorgo una moltitudine di uomini in miniatura che sembrano molto miseri. Nello stesso tempo però noto tra loro anche i precedenti campioni dell’inchino, ma ora con facce completamente diverse, dall’aspetto dominante. I poveri si devono piegare completamente dinanzi a loro; alcuni si devono sdraiare pazienti per terra, affinché i campioni dell’inchino possano camminare più comodamente sulle loro teste. E alcuni che si lamentano, sono subito presi dagli sgherri e spinti dentro un buco nero. E guarda, guarda, alcuni sono perfino impiccati per questo! Ah, non è proprio niente male!

                    4.       Là noto or ora un mucchietto di uomini che sono quasi completamente calpestati e perdono sangue da molte ferite. Costoro si muovono verso il trono e vogliono implorare il re affinché prenda in esame le loro richieste e ponga rimedio a tali oppressioni. Ciò è annunciato al re, e costui dice ai suoi servitori: ‘Per la vostra vita, che nessuno di tali volgarissime persone vengano a me dinanzi al trono!’. – Ed i servitori dicono agli imploranti: ‘Il re è occupato, perciò nessuno può essere fatto passare. Dovete andare dai suoi funzionari e notificare a loro le vostre richieste e questi opereranno secondo la loro funzione!’. Allora gl’imploranti dicono: ‘Ma proprio di loro vogliamo portare le nostre lagnanze al re! Sono loro, infatti, che ci calpestano così oltraggiosamente!’. – Allora risponde un servitore del re: ‘Capisco! Sì, questo è davvero qualcosa d’altro! Ora andate a casa in pace e lasciate a noi il resto; ci occuperemo noi della faccenda! Dovete però darmi fedelmente i vostri nomi e il vostro indirizzo, altrimenti non sapremo chi e dove dobbiamo aiutare!’. – I poveri danno al servitore la loro istanza e costui l’accoglie con vera benevolenza. Ma quando essi si allontanano con la migliore convinzione che saranno aiutati, viene subito mandato un veloce messaggero ai funzionari con l’istruzione di calpestare i sudditi in questione, ancora di più, poiché possiedono ancora abbastanza forza per andare al trono a lamentarsi. E guarda, nel paese viene ora fedelmente eseguito quello che ha ordinato il primo servitore del re! – Ah, ma questo è troppo meschino ed abbietto! – Il servitore ora riferisce tali cose al re e costui lo elogia molto e gli conferisce una medaglia.

                    5.       O Signore! I re veri non possono essere così, questi devono essere dei tiranni, il cui cuore e cervello è stato preso da Satana in pieno possesso!”.

                    6.       Rispondo Io: “Sì, hai ragione, all’inizio sono benefattori del popolo, ma subito dopo sono veri diavoli. Continua a guardare! Quando avrai visto tutto, solo allora ti rivelerò il vero senso!”.

                    7.       Helena continua a parlare: “Ah, ma che cosa si sta vedendo ora?! Scorgo una quantità di stranissimi lupi! Esteriormente sembrano come fossero uomini con lunghe vesti nere. Sotto la veste però c’è, al posto di un uomo, un lupo feroce, il quale, sebbene sia vestito di nero e porti sulla faccia una maschera umana, indossa, allo scopo di occultare la sua natura bestiale, per giunta una pelle d’agnello. Quanto sono delicati e gentili questi uomini apparenti nel loro modo di trattare con gli altri! Poi però si tolgono la maschera dalle loro facce da lupo e digrignano i loro denti micidiali dietro al collo degli uomini che camminano dinanzi a loro! Ah, questi sono esseri orribili! – Ed ecco, guarda! Dietro ed anche davanti al trono del re stanno questi esseri in file compatte. Quelli davanti portano su cuscini di porpora le più belle corone e scettri e fanno i più profondi inchini davanti al trono. Ed il re, spiritualmente cieco, ha un gran piacere in costoro che attorniano il trono, tra i quali ci sono anche alcuni che gli presentano delle armi da guerra appena inventate.

                    8.       Ma dietro il trono, gli stessi esseri digrignano terribilmente i denti. E al posto delle corone, scettri ed armi, portano nelle loro mani pesanti catene e fruste d’infuocati serpenti! – O re, alzati dal trono, da questo seggio dell’invidia e dell’odio, e guarda i tuoi nemici camuffati che ti mentono in faccia in modo insolente con la parola e l’azione, ma alle tue spalle sono i tuoi peggiori nemici!

                    9.       O Signore, perché la Tua infinita Bontà e Sapienza hanno fatto sorgere tali esseri maligni? Non sarebbe meglio se, all’infuori di Te non ci fosse nessun essere, piuttosto che ce ne siano, tra i molti buoni esseri che provengono da Te, anche di questo tipo, che è impossibile possano provenire da Te?”.

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Cap. 91

Motivo del lato brutto della vita

Contrasti necessari per la libertà spirituale

                    1.       Rispondo Io: “Sì, Mia carissima Helena. Tu ora non puoi ancora comprendere perché devono esistere anche esseri simili. Ma affinché tu ti possa tranquillizzare, ti voglio dare alcuni esempi naturali come chiarimento, e così ascolta!

                    2.       Guarda il fuoco! Quale forza distruttrice si trova in questo terribile elemento d’ira se non viene accuratamente sorvegliato quando lo si utilizza! Quali distruzioni causa! Eppure non esiste nessun maggior benefattore dell’umanità come appunto il fuoco se viene saggiamente usato.

                    3.       Guarda l’acqua, come s’infuria terribilmente quando si leva scatenata su campagne e su valli! Dovrei ora distruggerla, perché agisce in modo così devastante quando è scatenata e porta agli uomini terreni morte e distruzione? Rispondi, potrebbe la Terra stessa, e tutto ciò che porta, esistere senz’acqua?

                    4.       Considera poi il semplice peso dei corpi naturali. Quale distruzione causa una valanga che precipita dagli alti monti! E dove cade un sasso, con la sua caduta stritola tutto ciò che tocca. Non sarebbe stato meglio se Io avessi creato l’intera Terra leggera come una piuma? L’uomo potrebbe allora giocare con la Terra come i fanciulli giocano con una palla. Ma chi la terrebbe poi strettamente unita? E come potrebbero gli uomini, animali e piante reggersi in piedi sul suolo della Terra senza il peso? Da questo tu puoi nuovamente vedere com’è necessaria a tutti i corpi questa cattiva caratteristica se devono avere un’esistenza!

                    5.       Ma come tutto questo che è stato menzionato è necessario in natura, così che sia cosa deve essere, tale e quale devono esistere nello spirito contrasti per il bene ed il vero, affinché proprio lo spirito raggiunga, mediante questi contrasti ostili, la meta a cui è stato da Me destinato, vale a dire la perfettissima, eterna libertà di vita!! Senza costrizione, infatti, non esiste nessuna libertà, e senza libertà nessuna costrizione. Ogni libertà deve quindi procedere dalla costrizione, che è un eterno ordine giudicato, così come la costrizione stessa procede dalla Mia eterna Libertà originaria!

                    6.       E così tu vedi qui anche simili apparizioni che in sé e per sé sono veramente molto cattive, ma per un certo tempo sono proprio necessarie per l’acquisizione e la conservazione della libertà spirituale, come sulla Terra un forte fulmine e una tempesta di grandine sono necessari per la rigenerazione e la conservazione dell’aria vitale e per la distruzione di tutti i vapori dannosi e mortali che vengono prodotti dalle sue viscere talvolta a causa di un riscaldamento troppo elevato del suolo terrestre. Io ti assicuro che tutto questo è necessario, e una cosa condiziona l’altra.

                    7.       A noi però interessa riportare saggiamente di nuovo i differenti elementi nel loro ordine necessario, se cominciano a manifestarsi troppo nella loro speciale particolarità. Se l’abbiamo fatto con la necessaria prudenza, allora tutto prenderà nuovamente il suo corso regolare e porterà i frutti migliori.

                    8.       Spegnere una casa in fiamme, è un’opera buona. Altrettanto si devono mettere argini all’acqua e alla pesantezza ben bene forti sostegni, e dopo una grande tempesta bisogna coltivare la rinfrescata terra, allora tutto si metterà di nuovo nella sua giusta carreggiata. Ma voler risolvere tutto con un colpo solo, significherebbe distruggere ogni cosa!

                    9.       Tu quindi puoi assistere ora già più tranquillamente a ciò che dovrà ancora avvenire. E così continua, nuovamente quieta, ad osservare le apparizioni!”.

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Cap. 92

Lotta delle sei bestie

Effetto sugli uomini lupo e il re

                    1.       Dopo una breve pausa Helena continua: “Ehm, è strano però! Questi singolari esseri si moltiplicano intorno al trono come la sabbia del mare. I primi servitori del re riescono a malapena a farsi strada attraverso questa gran massa. Vedo che essi prima sono stati perfino corrotti dagli uomini lupo, solo per aiutarli a manovrare il re a loro piacimento. Ora diventa anche molto buio intorno al trono, così che si può solo a fatica a distinguere qualcosa. Quest’oscurità sembra provenire soltanto da questi uomini lupo; ma i loro occhi luccicano fortemente, e dove volgono il loro sguardo, là gli oggetti vengono illuminati.

                    2.       Ora vedo in fondo uno strano essere, somiglia ad un bue. Ed un altro, simile ad un leone, emerge or ora dietro al bue e lo vuole inghiottire. Dietro al leone però emerge in quest’istante di nuovo un altro essere che somiglia ad un rinoceronte e, poiché è potentemente corazzato, cerca ora di schiacciare il leone insieme al forte bue. Il leone, che prima minacciava di inghiottire il bue, si allea ora amichevole con questo, e si adopera di sbarazzarsi del rinoceronte. E guarda, ora si aggiunge un quarto essere. E, ahimè, è un enorme mostruoso serpente! Questo circonda ora i tre esseri in combattimento e minaccia di stritolarli miserevolmente! Il bue, il leone e il rinoceronte si adoperano con tutte le loro forze per liberarsi del potente serpente, ma il loro sforzo sembra essere vano. Nonostante la loro grande fatica il serpente contrae sempre di più le sue spire; e dal ruggito desumo quanto siano ora stretti i tre. È strano però che gli uomini lupo sembrano di avere un gran piacere in questa lotta!

                    3.       Ora però sopraggiunge già una nuova bestia! È un’enorme aquila gigante. Essa si precipita su questo groviglio di quattro bestie, lo afferra con i suoi potentissimi artigli, stende le sue grandi ali e solleva l’intero groviglio. Il serpente, il cui corpo ad anelli per la maggior parte è trafitto dai potenti artigli dell’aquila gigantesca, ora vuole liberarsi. Ma gli anelli sono fortemente fissati l’un l’altro dagli artigli dell’aquila tanto che tutti i suoi sforzi sembrano infruttuosi. Le tre bestie precedenti ora cercano di aiutare il serpente per quanto possibile, ma gli artigli dell’aquila sono troppo potenti e non cedono neanche di un pelo. E l’aquila si alza sempre di più con il suo bottino. Più in fondo vedo una specie di deserto lungo un fiume; ed è lì che si dirige l’aquila con le sue prede. Ora si posa sul deserto e si accinge ad iniziare il suo pasto.

                    4.       Adesso però vedo un alligatore uscire rapido dal fiume e correre verso l’appetitoso groviglio. Il serpente gli contrappone le sue ampie fauci spalancate e l’alligatore aggredisce a morsi la sua mandibola inferiore. L’aquila vuole volar via con il suo bottino, ma l’alligatore glielo impedisce. Ora l’aquila molla tutto, si mette sul dorso dell’alligatore e picchia col suo becco nei suoi occhi, tuttavia non può causar danno alcuno. Con questo però le prime tre bestie si liberano dalla loro stretta prigionia e corrono lontano.

                    5.       Ora però vedo arrivare una mangusta a piccoli passi frettolosi verso l’alligatore che ancor tiene stretto il serpente. L’alligatore vede il suo peggior nemico, molla subito il serpente, il quale, torcendosi dal dolore, si nasconde finalmente nel terreno, dopo di che l’alligatore stesso si precipita nell’acqua. Sul campo di battaglia rimane solamente l’aquila, a quanto pare con uno stomaco molto vuoto. La mangusta però insegue l’alligatore fin nell’acqua e guarda fissa tra le onde.

                    6.       L’aquila vede ora la mangusta e la vuol catturare per procurarsi un piccolo pasto; questa però scappa in un’apertura nel terreno, ed ora la potente aquila vola via senza bottino, com’è accaduto alle altre bestie precedenti che, senza un nulla di fatto, sono scampate solo con alcune contusioni. Solo il serpente sembra essere il più malconcio, c’è da chiedersi se la sabbia lo rimetterà di nuovo in buone condizioni. Ma se la mangusta troverà in qualche modo un suo conto per aver diviso questo gruppo di nemici, lo saprai Tu, o Signore, sicuramente meglio di tutti!

                    7.       Ora però vedo anche che i molti uomini lupo cominciano ad avere delle facce lunghe e imbarazzate. Si può desumerlo facilmente dai loro movimenti che non sono per niente contenti di una simile soluzione del bestiale bellicoso groviglio! Questo è già bene e giusto; questi ultrabestiali uomini, infatti, mi sono più ripugnanti delle pure bestie precedenti nella loro lotta naturale, poiché questo è comprensibile, ma questi uomini bestiali mi sono completamente insopportabili.

                    8.       Il re sul suo trono ha ora anche delle convulsioni, come se soffrisse di un esaurimento nervoso. Anche a lui la cosa non sembra quadrare. Ma che cosa può fare? Egli ha ancora un qualche potere, così sicuramente metterà tutto in gioco per mantenersi sul suo trono. Ma se non ce l’ha, preferirà andarsene piuttosto che unirsi al suo popolo con mansuetudine, amore e pazienza! Chi però s’imporrà, a costui andrà probabilmente come all’aquila, vale a dire che comincerà a percepire un rilevante alleggerimento nel suo stomaco! I soldi, infatti, li consumeranno i suoi soldati, ed i suoi sudditi alla fine potranno pagare le proprie tasse solo con la propria vita.

                    9.       O Signore, vedi, tutta l’apparizione comincia ora a diminuire. Ed io devo confessare sinceramente che quella misteriosa bestia con sette teste non mi è ancora chiara. Se fosse la Tua santissima Volontà, potresti concedermi su questo una piccola rivelazione!”.

                  10.     Rispondo Io: “Ascolta, Mia amatissima, non Io, bensì – poiché tutti i nostri ospiti del tavolo e del Consiglio hanno assistito all’apparizione – ci rivolgeremo per questo a Robert e lo interrogheremo. Perché dobbiamo proprio parlare solamente noi due? Anche gli altri hanno una bocca!

                  11.     E così spiega tu, Robert, alla cara Helena, quello che lei sostiene di non aver ancora afferrato!”.

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Cap. 93

Robert spiega la visione

Egoismo e superbia, radice fondamentale di tutti i mali

L’immutabile Volontà di Dio

                    1.       A questo Mio invito Robert si alza e dice: “O Signore, Tu Amore dell’amore, Tu Amico dei miseri, Tu sapientissimo tra i sapienti da Te originati! Tutta la faccenda nella sua apparizione è già rappresentata chiaramente di per sé. Ma poiché Helena in fatto di rispondenza non si è ancora potuta appropriare del grado necessario, mediante il quale tali apparizioni le possono essere chiarite, così è veramente necessario renderle la cosa più comprensibile.

                    2.       E così vedi dunque, carissima sorella Helena – tutto ciò che ora hai visto, in generale rappresenta la superbia che è uno spirito dell’infamia. Là, davanti alla finestra, hai visto lottare, e la dura lotta era pervasa dal reciproco tradimento! Vedi, tutto questo è opera della superbia, il cui luogo di nascita è l’egoismo. Ma come il puro amore per Dio e per il prossimo è la base di ogni salvezza, di ogni beatitudine e di ogni concordia ed unione – altrettanto l’egoismo è un odio per tutto ciò che gli si avvicina, e quindi il fondamento di tutto il disprezzo e persecuzione di ciò che si vuole opporre a questa maligna caratteristica.

                    3.       Il puro amore dona tutto quello che ha. E tuttavia in eterno non può diventare più povero, bensì solo più ricco e più potente. Poiché quando dona, esso riceve mille volte indietro di quanto ha donato. – L’egoismo però perde sempre mille volte rispetto a quanto esso rapina e prende. Esso, infatti, non ha in sé nessuna forza né potenza, così deve prendere in aiuto altre forze con ogni genere di mezzi che impoveriscono se stesso. In questo modo si mantiene per un po’ di tempo nel mondo ben nel suo apparente splendore ed in una certa grandezza illusoria. Ma poiché, col tempo, questo gli costa sempre di più, alla fine impoverisce completamente, per questo poi si torce, si contorce e si attorciglia come un verme affamato. Questo però gli serve poco, ma serve solo a favorire la sua completa rovina.

                    4.       Chi quindi fa la guerra? Vedi, l’egoismo quale madre dell’orgoglio e dell’ambizione! E chi gli si oppone e lo vince? È la potenza del puro Amore, che è la giustizia e un vero Giudizio proveniente da Dio! L’egoismo del nemico impiega tutti i mezzi immaginabili per sopravvivere e vendicarsi alla Giustizia Divina. Ma non gli serve a nulla, perché in questo modo s’indebolisce enormemente in tutte le estremità e in tutti i punti, mentre nella stessa lotta il puro amore diventa solo più potente dopo ogni colpo.

                    5.       L’apparizione con la tiara rovesciata, che proviene da una pianta palustre, ha mostrato chiaramente quale fondamento ha tutta la magnificenza terrena. E che alla fine tu l’abbia vista appoggiata a rovescio su un treppiede, ha rappresentato l’esatto rapporto nel quale si trova tutta la potenza e magnificenza terrena, tutta la grandezza dello splendore e del dominio nei confronti del puramente celestiale. Il treppiede però rappresenta i deboli sostegni sui quali si poggia tutto questo. L’egoismo è l’anello del treppiede, ma i piedi sono la falsità, l’astuzia e l’inganno. – Nella tiara tu hai visto il sangue e vermi abominevoli. Questo ti è già stato spiegato. Solo la bestia a sette teste ti è rimasta ancora un po’ oscura. Ma puoi procedere solo secondo la misura della rispondenza, allora giungerai facilmente alla verissima, contemplativa conoscenza di quanto dice quest’immagine. Provaci, noi tutti ti aiuteremo.

                    6.       Quando l’avrai interpretato, allora anche il Signore farà la Sua parte! Sì, io ti dico: ora dipende da come tu afferrerai la cosa nel tuo grande amore. Come te e come noi, in accordo con te, riconosceremo questa faccenda, così pure vuole agire ed agirà il Signore! Perciò compi bene la tua missione, perché ora la salvezza del mondo dipende dalla tua comprensione!”.

                    7.       Helena si meraviglia molto quando Robert gli annuncia che la salvezza del mondo dipende ora dal suo riconoscimento della bestia a sette teste. Perciò si rivolge subito nuovamente a Me e domanda: “O Signore, Tu mio dolcissimo celestiale Amore! È vero ciò che il sapiente Robert mi ha ora rivelato?”.

                    8.       Rispondo Io: “Senza dubbio! In una profezia che si trova nelle mani degli indiani, quale uno dei popoli più antichi della Terra, si legge: ‘Vedi, peccaminosa umanità! Fu una donna che fece precipitare in disgrazia il mondo. E un giorno sarà di nuovo mediante una donna che verrà data una grande grazia al mondo. E alla fine sarà di nuovo mediante una donna che il mondo dovrà essere giudicato. Ma starà alla donna e dipenderà dal suo riconoscimento – se per la vita o per la morte!’. E vedi, sei proprio tu questa donna della quale parla questa antichissima profezia! Perciò compi bene la tua missione, altrimenti andrà male per la Terra!”.

                    9.       Risponde Helena: “Ma no, ma no, questo non può essere possibile! Per me questo non sarebbe una beatitudine, ma un grande tormento. Perciò dispensami, o Signore, da questo riconoscimento, per il quale io veramente non potrei garantire se il risultato possa essere buono o cattivo!”.

                  10.     Rispondo Io: “Mia carissima Helena! Tu già conosci il Mio grande Amore per te. Ma sai anche che presso di Me – specialmente qui nel regno della Vita, della Luce e dell’eterna immutabile Verità – non c’è nulla da contrattare di quanto ho Io una volta pronunciato. E perciò dovrai ora fare ciò che ti ho chiesto. Poiché vedi, se Io fossi negligente nella Mie espressioni e determinazioni, quale ordine e quale aspetto assumerebbe prestissimo l’intera Creazione?! Se solo cessassi un attimo di tener stretto tutto ciò che è creato nella Mia Idea, tutto si sfascerebbe e ogni struttura e forma diventerebbero caricature simili alle nuvole, estremamente mutevoli ed effimere. – Ma poiché Io sono immutabile oltre ogni tuo concetto, così tutte le cose e tutti gli esseri creati rimangono nell’intero infinito sempre ciò che sono e come sono stati formati.

                  11.     Io però l’ho stabilito proprio per quest’epoca e ti ho prescelta. Perciò devi fare, per il purissimo Amore per Me, ciò che ti chiedo. Con questo tu diventerai prima totalmente libera e indipendente nella tua sfera vitale, ed in seguito, come procedente da te stessa, puoi essere indipendente da tutte le influenze estranee.

                  12.     Poiché tutto ciò che qui pretendo da voi, non accade tanto per il mondo materiale, il quale si trova lo stesso nel giudizio, quanto piuttosto per voi, affinché tutti diventiate veramente liberi e capaci di gustare la massima delizia e beatitudine! Da qui dipende in tutto anche ogni movimento del mondo, poiché qui si trova tutto il nocciolo e la radice di tutto l’essere ed il divenire. Tuttavia noi qui non lavoriamo per il mondo, ma per il Cielo.

                  13.     E così ora, Mia carissima Helena, comincia con ciò che ti ha detto il fratello Robert!”.

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Cap. 94

Helena sul mostro a sette teste, la lotta bestiale, gli uomini lupo e il re

                    1.       Dice Helena: “Sì, se qui le cose stanno così come in tutta l’infinità, allora devo io veramente procedere ad un riconoscimento. Ma penso che l’essere e il non essere della Terra non dipenderà proprio così tanto dalla mia stupidità! Nevvero, Tu mio carissimo amato, che potresti certo conservare l’intera infinità per alcuni secondi senza il mio riconoscimento dell’orribile bestia a sette teste?”.

                    2.       Rispondo Io: “Sì, Mia amata Helena, presso di Me tutto è stato pesato con la bilancia più precisa; allora nel complesso non patirà nessuna proroga od arresto. Certamente, Io posso mantenere tutta la Creazione senza il tuo riconoscimento, ma – come ti ho già fatto notare – qui non si tratta tanto che il cosmo si conservi in modo imperturbabile, ma piuttosto della perfetta liberazione celeste di tutti coloro che sono giunti qui dal mondo poco tempo fa. Questo lo devi prendere in considerazione, e poi ti sarà facile adempiere ciò che Io ti ho domandato. Hai ora compreso questo?”.

                    3.       Risponde Helena: “Sì, Signore, ora mi è chiaro! E così voglio tentare, con il Tuo aiuto, a venirne a capo con l’orrendo mostro a sette teste.

                    4.       Per come comprendo ora, questo mostro a sette teste rappresenta il vero spirito dell’Anticristo e conferma il suo agire nella sua stessa sozzura. Il verme rappresenta di per sé la grande ignominia che procede dall’ambizione, dall’avidità, dalla menzogna e dall’inganno. Le sette teste sono uguali alle sette passioni capitali, dalle quali i sette peccati capitali hanno la loro origine: superbia, ambizione, invidia gelosa, una mortale avarizia, odio implacabile, tradimento ed infine assassinio! Da questi provengono: avidità di piaceri, cibo cattivo, crapula, lussuria, fornicazione, disprezzo del prossimo, persecuzione di ciò che dovrebbe osare di respirare liberamente, spudoratezza e disonestà completa, totale mancanza di coscienza ed infine il totale disprezzo e totale dimenticanza di Dio! – Queste necessarie conseguenze provenienti dalle prime sette passioni capitali sono però su ogni testa completamente le stesse, come si vede dalle dieci punte, sempre uguali su ogni testa. – Sulle punte c’erano ancora delle corone ardenti, con le quali la bestia faceva vaporizzare il sangue, quando cominciava a riempire il vaso in modo troppo violento. Queste corone ardenti mi sembrano indicare la perfetta avidità di dominio che dinanzi a Te, o Signore, è un abominio, ed ora si è perfino insediata nei cuori dei popoli. Ma queste corone mi sembrano alludere ancora più chiaramente alla politica, che sembra somigli ad un manto che copre molte promesse, affinché nessuno si accorga come sotto lo stesso si nasconda una punta aguzza e letale. Ma se qualcuno vuol toccare il manto di copertura, allora lo sente ardente per l’asprezza della collera che c’è nei cuori dei dominatori dei popoli ciechi, così è facile che si bruci chiunque osi metterci le mani addosso.

                    5.       Perciò io penso che si debbano abolire le corone, poi le punte, le sette teste, tutta la bestia, i suoi aiutanti e la tiara, e l’umanità della Terra non dovrà poi più passare a guado attraverso il sangue per giungere alla vera pace. Anche le lotte uomo-bestia non dovrebbero più appartenere alle cose esistenti!

                    6.       Sono pervasa dal riconoscimento che sulla Terra devono accadere due cose se sul suo suolo deve esserci pace. O Tu devi, o Signore, prendere all’improvviso quasi nove decimi degli uomini dalla Terra mediante i Tuoi angeli sterminatori e dare, ai sopravvissuti, guide migliori, oppure devi ingrandire la Terra almeno di nove volte e far sorgere in ogni paese una grande montagna d’oro puro. Poiché solo per mezzo di un’immensa quantità equamente distribuita di questo metallo infernale, il suo valore scenderà alla più comune pietra calcarea, ma in compenso aumenterà il valore dell’umanità. Quindi, o una riduzione degli uomini, oppure un enorme aumento di oro ed argento, altrimenti non migliorerà nulla in eterno sulla Terra. La brama di possesso e di proprietà degli uomini deve giungere ad una potente arcisazietà in ogni genere, altrimenti essa non perderà mai il suo egoismo, che è la fonte della superbia e della brama di dominio!

                    7.       A che cosa serve il bue (potenza popolare) con la sua forza? A cosa la potente zampa del leone (dinastia)? A che serve il peso inflessibile della bestia corazzata (la principesca pressione del dispotismo tirannico)? Quali effetti ci possono essere per il bene dell’umanità dalla violenza del serpente (politica occulta di tutta l’opprimente inquisizione)? Che cosa può fare la potente aquila libera (libero stato sociale)? Che cosa può fare la vendetta che sta in agguato sullo sfondo del conservatorismo coccodrillesco? Alla fine tutto questo ha l’unico effetto di disperdere la povera e debole mangusta (la miseria della comunità che sta per sopraggiungere), e precisamente con lo stomaco completamente vuoto. A cosa è servita una lotta simile? Se la mangusta è buona alla fine, lo sia così anche dal principio! Che bisogno c’è che la Terra diventi misera a forza di versar sangue?

                    8.       O Signore! Tu sapientissimo ed affettuosissimo Creatore! Noi, esseri creati, qui dinanzi a Te preghiamo e consigliamo; ma ora, da come mi rendo interiormente conto, lo facciamo in un certo senso inutilmente! Poiché per quanto noi vogliamo, Tu fai tuttavia cosa vuoi e come la Tua Sapienza sublime ritiene per buono e giusto. Questo però è proprio il meglio dell’intera faccenda; se, infatti, Tu lasciassi venire ad effetto il nostro giudizio negli affari esteriori della natura, l’intera Creazione perderebbe la sua esistenza nell’istante successivo! – Ma Tu, o Signore, sei ovunque la Base della base, e tutto il Tuo santo Ordine è un leggero pensiero, anche se per noi creature è pesantissimo nel contenuto. Perciò io penso ora che potrebbe essere quasi superfluo continuare a chiacchierare.

                    9.       Gli uomini lupo comparsi nell’ultima apparizione rappresentano quell’ordine ipocrita al massimo che tutto il mondo ha già giudicato all’unanimità. Il fatto che proprio quest’ordine, come gli altri ordini sulla Terra ad esso affini, sia stato quasi sempre l’unico artefice di tutti i mali e non abbia aspirato ad altro con così tanto fervore quanto al completo dominio su tutta la Terra, – questo è così chiaro che è superflua ogni ulteriore illuminazione.

                  10.     Il re, seduto sul trono, compenetrato dal supremo sentimento del diritto al dominio, con espressione estremamente imperiosa, sembra essere un simbolo parlante della smania di potere di quest’attuale bruttissima epoca sulla Terra, dove ora ognuno vuole dominare, ma nessuno vuole più obbedire, a meno che l’obbedienza procuri grandi interessi. Se questo non è il caso, il servitore, altrimenti molto sottomesso, diventa subito un democratico contestatore di tutti i governi; un cosiddetto repubblicano rosso che vuole rendere felice l’umanità solamente mediante l’abolizione dei reggenti, ma oltre a ciò spalanca principalmente la sua stessa sacca vuota. Sembra ora che questa smania di potere sia quasi l’unico motivo che disunisce tutti gli uomini come una spada a doppio taglio fino all’odio più feroce.

                  11.      Ora non vedo più nessun vero amore tra gli uomini. Nessuno ama l’altro come uomo e fratello in Te, o Signore, ma solamente per puro interesse. Se A può ricavarne qualche profitto da B, A l’accoglierà anche con tutta benevolenza. Ma se B non ne è in grado, per A diventerà troppo presto solo un uomo della più grande, spesso perfino spregevole indifferenza, ed io non vorrei consigliare al B di cercare, in un possibile bisogno, aiuto all’A, nel caso in cui quest’ultimo fosse divenuto nel frattempo facoltoso. Il signor B, infatti, non è un amico suo, poiché egli non l’ha sostenuto nemmeno quando, se fosse dimostrabile per il signor B, fosse stato allora impossibile sostenerlo! Ma anche se il B avesse sul serio sostenuto l’A, così che l’A ne avesse ricavato dei grandi vantaggi e poi il B venisse a trovarsi in difficoltà e cercasse aiuto presso l’A, allora l’A smanioso di profitti si ritirerà sicuramente con tutte le possibili cortesi scuse e si preoccuperà di liberarsi del fastidioso B. Vedi, Signore, così io conosco gli uomini, e così sono veramente per la maggior parte.

                  12.     Come però si possono migliorare? Questa è una domanda alla quale puoi rispondere solamente Tu ed in eterno nessun angelo creato. Potremmo cercare di indovinare, finché si spengono tutti i soli – e ciò non aiuterebbe certo la Terra e i suoi abitanti ciechi. Ma se Tu dici solamente una parolina secondo la Tua segreta, potente ed amabilissima Sapienza, allora la Terra risanerà, come allora il servo del centurione romano, per il quale il suo padrone aveva implorato Te per la sua guarigione! O Tu, mio dolcissimo, buonissimo, amabilissimo Signore e Dio Gesù, sii così misericordioso e purifica la povera Terra da tutto ciò che si chiama demonio ed è diabolico in eterno! La Tua Volontà sia fatta!”

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Cap. 95

Spiegazioni del Signore sullo sviluppo di esseri indipendenti

Chiave per la comprensione della vita terrena

                    1.       Rispondo Io: “Ebbene, Mia carissima Helena, tu Mi hai dato un ottimo consiglio, e si può realizzare tutto benissimo. In verità, il genere femminile può tenerti in gran conto!

                    2.       Solo due espressioni erano un po’ troppo variopinte: che vuoi vedere portar via dalla Terra o nove decimi degli uomini oppure veder questa ingrandita e che venga tolto da lei ogni dominio. Vedi, questo è assai duro e non attuabile per via naturale, ma solo sulla via del giudizio. Il giudizio però è la morte vera e propria di ogni essere che esso afferra!

                    3.       Vedi, Io sono onnipotente, e tutto ciò che penso, deve anche subito accadere se lo voglio. Se qui ora volessi avere un milione di uomini dinanzi a Me, essi sarebbero già qui. Parlerebbero e agirebbero perfino saggiamente e avrebbero l’aspetto dei più stupendi serafini. Ti circonderebbero addirittura con ogni amore e ti servirebbero secondo i desideri del cuore – e tuttavia sarebbero completamente morti in se stessi. Poiché tutto ciò che direbbero e farebbero, sarei solo Io stesso a farlo. Perché in loro non vi sarebbe nessun’altra vita se non quella che Io avessi voluto avere per la loro durata giudicata secondo la Mia Volontà. Poi però se non volessi più questi uomini apparentemente viventi, allora in un attimo essi anche non sarebbero più!

                    4.       Ma se volessi conservare tali uomini e trasferirli in una vita reale, libera nell’azione e indipendente dalla Mia Onnipotenza, allora dovrei svincolare da Me il Mio Spirito operante in questi uomini di vita apparente, mediante un mezzo adatto di separazione. E poi lo dovrei fissare in questi uomini e farlo prigioniero mediante un materiale involucro esteriore, così farei di lui un essere separato in piena regola rispetto a Me, e come tale dovrei dargli leggi comportamentali. Dovrei fornirgli poi occasioni e stimoli, mediante i quali sarebbe messo nella necessità di agire, o secondo la legge data o contro la stessa, in virtù della sua libera forza di volontà e di riconoscimento, del tutto separato da Me. La legge, naturalmente, dovrebbe essere funzionale allo scopo, saggia e infinitamente buona. Un tale uomo poi, nel caso in cui non avesse osservato la legge, dovrebbe, in seguito alla sanzione, essere tenuto legato ancora duramente e a lungo – finché costretto non accettasse attivamente la legge e agisse di conseguenza. Solo allora sarebbe consigliabile togliere ad un tale uomo nuovamente i vincoli esteriori e lasciarlo passare, come te, quale essere ben formato, nella perfetta libertà, dove avrebbe poi da se stesso una perfetta vita non più giudicata.

                    5.       Ma da ciò puoi desumere già facilmente il fatto che Io stesso devo rispettare completamente il libero comportamento degli uomini che si trovano sulla Terra nella prova materiale per la conquista della libertà – sia che questo comportamento sia buono secondo la legge o cattivo. Poiché se Io li afferrassi con la Mia Onnipotenza, allora nell’attimo della presa sarebbero già morti, essendo incapaci di fare qualcosa da sé. Se voglio di nuovo renderli liberi, allora devo di nuovo separarMi da loro completamente ed imprigionarli nella materia, dove poi devono passare attraverso una nuova prova di libertà.

                    6.       Se questo accade secondo l’Ordine dato, allora possono passare, come te, qui in questo mondo degli spiriti, in una vita completamente liberissima, ma se accade contro l’Ordine, allora la prigionia deve continuare a sussistere anche nel mondo degli spiriti così a lungo finché tali uomini giungano a quella conoscenza pratica, mediante la quale possono poi avvicinarsi a Me, loro Creatore, senza subire danno. Se poi sono in grado di amarMi come Signore e Fratello, solo allora, con tale amore, sono veramente liberi come Me, pensando, sentendo, giudicando e operando Io in loro come un perfetto secondo io vivente.

                    7.       In una tale condizione permanente in eterno però possono fuori di Me, senza danno per la loro libertà individuale, accogliere sempre di più libere conoscenze e forze, anzi diventare perfetti in tutto come lo sono Io stesso, la quale condizione solo allora procurerà la più perfetta beatitudine presso di loro.

                    8.       Vedi, si fa presto a dire: ‘Signore, fa questo e quello! Giudica i popoli cattivi, giudica i re e l’ambizioso papa! Annienta tutti coloro che sono di cuore superbo ed avido di potere! Fa miracoli! Fa’ perire tutta la cattiva razza umana con una generale pestilenza, poiché tutti sono malvagi!’. – Si deve però riflettere con la massima visuale, visto che avrei lavorato puramente invano se volessi subito giudicare ed uccidere gli uomini sulla Terra a causa delle azioni contrarie alla legge.

                    9.       Anche se soprattutto dobbiamo vigilare per fare in modo che i futuri uomini sulla Terra agiscano, per quanto possibile, secondo le Leggi dell’eterno Ordine, con le quali si giunge naturalmente prima e più facilmente alla vita libera, dobbiamo in ogni modo esercitare anche la massima pazienza e considerare perfino le azioni più sbagliate con la stessa calma come se fossero buone e giuste. Poiché la condizione principale per la formazione di uomini liberi, è che essi, nella totale separazione da Me, diventino coscienti di se stessi e comincino ad agire da soli! Sia che agiscano bene o male, legalmente o illegalmente, questo deve essere completamente indifferente per l’inizio di ogni uomo in un nuovo divenire. Noi dobbiamo rispettare i loro ordinamenti e invenzioni e tenere la nostra influenza, che li conserva, quanto più possibile nascosta. Perché se dovessimo presentarci apertamente, distruggeremmo le giovani e delicate scuole in erba degli uomini con un calcio, ed avremmo poi da fare molto a lungo per rialzare i calpestati e condurli alla grande destinazione, che non se stessimo a guardare pazientemente questo primo sviluppo degli uomini sulla Terra, agendo ed aiutando solo con delicatezza. Dopo questo primo periodo di sviluppo, infatti, noi abbiamo ancor sempre innumerevoli vie per condurre gli uomini non ancora sviluppati alla loro giusta destinazione.

                  10.     Solo quando tra gli uomini in divenire cominciano a formarsi tali bruschi contrasti con l’Ordine, così che l’assoluta libertà vitale potrebbe trovarsi in serio pericolo, allora veramente dobbiamo qua e là far emergere piccoli giudizi spaventosi, ma solo esteriori, come guerre, carestie, fame e pestilenze. Un tale castigo punitivo però non deve prendere al massimo più di un decimo degli uomini, poiché un inasprimento più grande potrebbe avere troppo facilmente l’effetto di un vero giudizio mortale!

                  11.     Vedi, ora ti ho espresso la Mia visione e opinione! Ti piacciono? DimMi perciò nuovamente se li trovi buoni, veri e del tutto giusti? Oppure se potrebbero essere ancora differenti?”.

                  12.     Dice Helena: “O Amore dell’amore, o Bontà della bontà, o Sapienza di ogni sapienza! O Dio, o Padre, o Gesù! Come si potrebbe avere ancor da obiettare qualcosa! Perché in un modo così infinitamente sapiente, come quello in cui hai esposto ora l’origine dell’umanità e della sua evoluzione, fino al più alto e liberissimo gradino di vita sulla più luminosa Verità, non è certamente ancor mai avvenuto davanti agli occhi ed orecchi umani!

                  13.     Ora soltanto comprendo chiaramente cos’è un uomo, come deve essere fatto, come deve agire e come deve essere diretto e guidato, affinché egli possa giungere alla sua eterna destinazione! E io dovrei forse qui ancora sostenere un’opinione contraria? Oh, questo sarebbe veramente troppo insensato da parte mia! – No, mio graziosissimo, dolcissimo, pazientissimo e ultracelestialmente bello e sublime Signore Gesù! Ora non m’indurrai, nemmeno con tutta la Tua Onnipotenza, ad esternare nessun’altra opinione! Un misero manigoldo sia colui il quale dovesse osare fare su questo ancora una qualunque stupidissima osservazione! Se fosse lo stesso Pietro oppure Paolo, dovrei ricadere nel mio modo di fare più grossolano e per il ben meritato salario cavargli gli occhi! Ora però sono essi tutti muti e comprendono la grande Verità della Tue parole sicuramente in modo ancor più limpido di quanto la comprenda io!

                  14.     Mio Signore e Mio Dio, sono così potentemente compenetrata dalla santità della Tua Verità, da voler quasi sostenere: nemmeno Tu potresti presentare a Te stesso un’opinione diversa anche solo all’apparenza! E questo è il mio più chiaro ed irrevocabile parere, nel quale vivrò e persisterò in eterno – amandoTi al di là di tutte le mie forze!”.

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Cap. 96

Il Signore sui figli di Dio e figli del mondo

Parabola del giardino di frutta e dell’albero infruttifero

                    1.       Dico Io: “Mia carissima Helena, Io sono oltremodo soddisfatto di tutte le tue parole. E la tua lode non fa sorgere nessun altro desiderio perfino nel Mio cuore. Poiché l’unica lode che si può fare alla Verità è dichiarare la verità, così come anche nessuno può riconoscere e amare Me quale Dio, se non è provenuto da Me!

                    2.       Esistono uomini, infatti, che sono provenuti direttamente da Me, allo stesso tempo però anche altri uomini che sono stati creati indirettamente da Me. I provenuti direttamente da Me sono i veri figli di Dio nel cui cuore dimora veramente anche il puro amore di Dio e fuori di quest’amore il vero riconoscimento di Dio. Quelli creati indirettamente però sono figli del mondo, generati dall’Inferno per opera di Satana. Anche questi ultimi però sono chiamati da Me al vero riconoscimento ed al vero puro amore. A causa loro ho compiuto principalmente l’Opera della grande Redenzione. Ma proprio per amor di questi uomini accade ora anche questo nel mondo e ci si consiglia qui nei Miei Cieli. E allora Io penso che nella tua lode possa essere introdotto ancora qualcosa che presentasse in un certo modo uno stato eccezionale, per il quale il Mio procedimento generale di creazione e di conduzione degli uomini, rendesse necessari alcuni cambiamenti non senza importanza.

                    3.       Ti presenterò alcuni casi relativi a questo, e tu li giudicherai. E così ascolta:

                    4.       Il proprietario di un giardino piantò una quantità di alberi da frutta grandi e piccoli, nobili e non nobili. Tutti ricevettero lo stesso buon terreno e, se possibile i non nobili ricevettero un terreno ancora migliore dei nobili. Tutti vennero curati con grande diligenza, e ne risultò che alcuni non nobili crescevano molto più rigogliosi dei nobili. Un albero selvatico di questo tipo si distingueva particolarmente per la sua rigogliosità, cosicché il giardiniere cominciò a prestargli la sua completa attenzione; egli lo curava e gli dimostrava ogni amore. Ma gli anni trascorsero uno dopo l’altro, e mentre tutti gli altri alberi producevano frutti secondo la loro specie, questo rimaneva infruttuoso e non portava altro che foglie. Allora il giardiniere, quale padrone del giardino, alla fine s’indignò e disse ai suoi servitori: ‘Voi sapete come ho curato quest’albero selvatico per tanti anni, ma non mi ha dato ancora nessun frutto; perciò sradicatelo, tagliatelo a pezzi e gettatelo nel fuoco! Quest’albero infruttifero, infatti, ora mi irrita enormemente! Ma al suo posto piantate per me un salice a testimoniare che qui un albero sterile ha abusato per anni del mio amore e della mia pazienza!’. Allora i servitori dissero: ‘Signore, lascialo ancora un anno; gli toglieremo un ramo principale e gli daremo un altro terreno. Ma se poi non porterà ancora nessun frutto, allora gli accada secondo le tue parole!’. Il padrone del giardino elogiò la pazienza dei servitori giardinieri e li lasciò fare secondo la loro buona opinione. Ma dopo uno, dopo due ed infine perfino dopo tre anni, l’albero non portò ancora nessun frutto. Certo, fiorì tanto da far pensare che l’albero avrebbe infine ricompensato una buona volta con il suo frutto, la fatica del giardiniere. Ma vedi, non comparve nessun frutto.

                    5.       Che cosa pensi tu, amata Helena, debba succedere a quest’albero infruttuoso? La Mia minaccia deve essere eseguita oppure no? Poiché, detto seriamente, è già da un po’ che l’albero è diventato oltre misura ripugnante al giardiniere.

                    6.       Per albero però tu devi intendere quegli uomini che sono i figli del mondo e ricevono da Me ogni cura ed assistenza, tuttavia non portano – all’infuori di foglie e fiori illusori – nessun frutto dell’amore, dell’umiltà e dell’obbedienza, essendo il loro cuore e i loro sensi sepolti nel mondo e nel benessere del corpo. Dunque dimmi che cosa deve essere di simili alberi umani che non portano frutti né buoni né in qualche modo cattivi, bensì costituiscono, tra i buoni e cattivi alberi da frutta, una sorta di alberi parassiti, i quali godono solamente, ma non vogliono mai fare qualcosa di utile? Anche se sembra che essi lo facciano, è certo tutto un inganno, perché il loro sentimento è, come il loro amore, lussuriosa avidità di godimento”.

                    7.       Dice Helena: “O Tu, mio Signore e mio Dio Gesù! Questa è già di nuovo una domanda estremamente delicata! Qui dipende certamente tutto da ciò che mi hai rivelato sulla creazione, sulla condizione, sull’istruzione e sull’assetto spirituale, sull’ordine e infine sulla destinazione finale degli uomini. Ma tali uomini costituiscono tuttavia una differenza dagli altri, i quali non trasgrediscono la Tua Legge per propria volontà a causa di una disobbedienza, ma solo per ignoranza e mancanza d’istruzione. Se invece si tratta di uomini ingrati ed estremamente ostinati nei loro cuori che non vogliono mai prestar ascolto, volontariamente e fattivamente, ai Tuoi ammonimenti, e con le loro azioni si beffano della Tue santissime parole; ai quali gusta di più la carne delle donne che la Tua Santa Parola Paterna; anzi, che manderebbero ad una giovane prostituta che si presta alle loro lussuriose imprese sensualissime, cento cuori piuttosto che a Te uno (se essi possedessero cento cuori). Quando anche non si curano dei tanti castighi e ammonimenti che Tu mandi ad ognuno a profusione – allora io penso che tali stupidissimi asini carnali non meritano veramente più di una netta zappata alla radice della loro vita da maiali!

                    8.       Oh, tali mascalzoni, molto somiglianti a quel patetico là, ho imparato a conoscerli in quantità fin troppo bene sulla Terra a Vienna! O Signore, tali uomini non sono più capaci di portare neanche i frutti più cattivi. Non si può nemmeno migliorarli, perché ciò che è sterco, non diventa oro. Perciò devono essere tagliati e gettati nel fuoco. Forse il fuoco riuscirà a far di loro ancora qualcosa di utilizzabile!”.

                    9.       Rispondo Io. “Hai perfettamente ragione, e così sia anche. Poiché se Io stesso ho fatto giungere a qualcuno ogni possibile insegnamento e gli ho dimostrato tutta la pazienza, indulgenza e mansuetudine e l’ho quasi portato sulle mani – e tuttavia egli affonda ancora tutti i suoi sensi, nonostante tutti gli ammonimenti, nel più sudicio pantano – allora è veramente non degno di un destino migliore. – Ma vedi, proprio qui noi abbiamo parecchi esempi di tali uomini: là, quel patetico è uno, e nella stanza di rimpetto ce ne sono ancora qualche dozzina – tra questi ci sono perfino alcuni incestuosi, e lì ce n’è uno che in un anno ha violentato più di cento volte le proprie figlie gemelle di dieci anni, cosa che alla fine costò la vita alle due fanciulle molto care e con essa la loro istruzione spirituale destinata sulla Terra. E vedi, quegli uomini maligni sono tuttavia qui in una condizione libera, non giudicata! Io ora ti chiedo che cosa deve succedere in seguito con questi e con altri simili?”.

                  10.     Dice Helena: “Se già sono qui, allora potremmo fare un tentativo per vedere se in essi non ci sia proprio più nulla da migliorare! Se in loro è ancora possibile un miglioramento qualunque, allora non si dovrebbe risparmiare nulla per convertirli. Se però dovesse fallire ogni tentativo sulla loro superba ottusità, allora procedi con loro come con quell’albero di fico che non aveva neanche un frutto con cui Tu Ti potessi saziare quando una sera, stanco ed affamato, Ti fermasti sotto i suoi rami!”.

 

 

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Cap. 97

Sul desiderio carnale e sulla superbia

Incarico di Robert per quanto riguarda il patetico

Filosofia degli uomini dediti ai piaceri mondani

                    1.       Dico Io: “Molto bene, Mia amata Helena, tu Mi hai consigliato! Noi anche lo faremo. Se ci riusciremo, allora dovranno vivere, ma se non ci riusciremo, siano essi maledetti! Mettiamoci subito all’opera; poiché fino a quando quest’orribile specie non è trasformata o annientata, non potremo mai aspettarci frutti completamente maturi e buoni dalla Terra.

                    2.       Si può molto più facilmente combattere la superbia che quest’epidemia! Se gli uomini sono diventati orgogliosi, superbi e ambiziosi, allora si dà loro guerra, miseria, povertà e malattie, e presto strisceranno alla croce e certamente si ricorderanno per lungo tempo le umilianti lezioni. Ma un vero lussurioso non si cura di nulla! Anche se ha patito ogni brutta malattia venerea, e alla fine per la debolezza non riesce quasi più a camminare e stare in piedi e la morte lo guarda ghignando da tutte le parti, gliene importa poco se solo può toccare il corpo di una prosperosa prostituta! Quando va a letto, il suo ultimo pensiero è – carne. E quando si sveglia il suo primo pensiero è nuovamente carne, e poi, per tutto il pesante e sonnolento giorno, nuovamente nient’altro che carne! E così il suo sentimento è carne, il suo amore e amicizia carne, e tutto in tutto carne!

                    3.       E quanto è grande la superbia, appiccicata saldamente alla carne, che si manifesta anche troppo presto in un tale asino carnale, se qualcuno entra nel suo mondo che solo beatifica la sua vita, facendogli magari un qualche amichevole ammonimento. Gli ammonimenti sono una spina nell’occhio per il lussurioso! Vedi, sono fatti così nel mondo, e così vengono anche qui!

                    4.       Poiché tu ora sai questo, allora vogliamo fare anche subito un serio tentativo sul patetico. Il seguito dovrà mostrarti se la nostra fatica in lui troverà o no la ricompensa desiderata”.

                    5.       Perciò chiamo Robert e lo mando dal patetico per invitarlo amichevolmente a venire da Me.

                    6.       Robert s’inchina pieno del più benevolo rispetto e dice: “O Signore, dove Tu stesso metti le Tue Mani all’opera, questa dovrà riuscire! Basta solo portarlo qui. Questo però, a quanto mi sembra, sarà un bel po’ di lavoro. Non sarebbe meglio, Signore, se allontanassimo prima le ventiquattro ballerine che sono vicino a lui e le portassimo più verso il lato opposto? Più verso il mattino, dove per altro si trova già il loro palcoscenico per il ballo? Poiché per quanto ho notato, il nostro misero patetico, insieme alla sua compagnia, comincia ad avvicinarsi troppo alle incantevoli ballerine! Ha una gran voglia di trovare un gradito discorso, ma a quanto mi pare è impacciato a trovare il contenuto adatto. Perciò penso che forse non sarebbe male mandare prima le ballerine al luogo stabilito!”.

                    7.       Rispondo Io: “Caro fratello, ciò che a te pare bene, è bene anche dinanzi a Me. E se qualcuno riconosce qualcosa che è bene ed evita di farlo, egli commette un peccato verso il suo stesso cuore. Perciò fa tutto quello che riconosci per buono ed utile allo scopo!”.

                    8.       Robert va ora dalle ballerine e le invita ad andare nel luogo prestabilito. Esse adempiono subito assai benevolmente la volontà di Robert.

                    9.       A causa di questo però il patetico, insieme alla sua compagnia, diventa furibondo, va incontro a Robert e dice: “Noo – scimunito! Queste soavi creature ora sono state abbastanza a lungo nelle mie vicinanze, e durante i vostri stupidi balbettii non sono state degnate di un pensiero. Proprio adesso che avrei fatto volentieri conoscenza con loro più da vicino, il diavolo ti ha fatto cavalcare qui per portarmele via da sotto il naso! Io credo che tu ne avresti abbastanza di quelle che sono adunate lì al tavolo del vostro Adamo, Abramo, Mosè e Dio, e chi sa quale altre come le pecore più belle! C’è accanto anche la mia Emma-Cuni e la mia Marianna e la campagnola bellissima come l’aurora. Certamente a quanto vedo, quest’ultima non è che sia molto attratta da te, perché il pseudo-salvatore Gesù vale per lei molto più di te. Ma puoi guardarla e cominciare a disperarti un poco come un innamorato cotto!

                  10.     O stupido poveraccio di un Robert Blum! Sulla Terra eri un asino, e qui sei un bue. Dunque in una persona la coppia di animali che erano presenti alla nascita di Cristo! Beh, proprio bello! In verità, arriverai lontano nel tuo cielo. Credi tu, sassone principesco di un libraio ebreo che io non abbia sentito ogni parola di quanto avete detto lì al Consiglio sull’intera Infinità di Dio? E onore, a chi spetta onore, o qualcosa di simile! La campagnola, bella come l’aurora, ha avuto il privilegio molto importante di giudicare. E voi, saggi buoni ed asini di Dio, avete avuto il piacere di deliziarvi della sua sapienza, come gli acari nei magnifici getti provenienti dall’ano di una coccinella! Ah, questo è stato già celestialmente bello, sublime e degno del grande Iddio – o che cosa può essere stato!

                  11.     E ora tu vorresti tirare anche me a quel bel tavolo del Consiglio, al quale vengono decise cose così sublimi da una qualsiasi campagnola mascherata con un’eterica fosforescenza – e viene deciso perfino un giudizio su noi uomini, perché nel mondo siamo stati spesso abbastanza stupidi da lasciarci andare come animali fino a frequentare tali creature da fogne! Amico, tu puoi ben aspettare a lungo! Fratellino, torna pure subito indietro e dì alla tua fosforescente compagna: così si catturano solo i fringuelli; gli altri uccelli non rimangono seduti così facilmente, specialmente quando una campagnola glorificata, in accordo col suo asino pseudo-Gesù, manda a cacciare uccelli! Quando torni indietro, salutala da parte mia!”.

                  12.     Robert, completamente sorpreso per una simile accoglienza, osserva molto agitato il patetico per un po’, ed è completamente pronto a rispondergli dieci volte più grossolanamente. Tuttavia si riprende e dice in tono moderato: “Amico, non mi hai ancora ascoltato e quindi non puoi comprendere ciò che devo riferirti e mi condanni senza averne un motivo! Fammi prima parlare, poi giudica se dovessi pretendere da te qualcosa di sconveniente!”.

                  13.     Il patetico lo interrompe e dice: “Amico, senza essere proprio un asino uguale a te, i miei orecchi giungono tuttavia fino al vostro bel tavolo del Consiglio ed hanno la poco piacevole gioia di udire tutto ciò che viene deciso lì. E così i miei orecchi hanno avuto anche la sfrontatezza di sentire ciò che è stato deciso nel vostro alto consiglio su quegli uomini che purtroppo nel mondo si permettono di godere di ciò cui sono stati tirati per i capelli dalla legge della natura.

                  14.     O voi stupidi poveracci di esseri celestiali! Chi ha creato la natura e messo in essa ferree leggi con mano onnipotente? Vedi, la genuina, unica eternamente vera Divinità! Ma come può peccare un verme se fa ciò che lo spingono a fare d’istinto le leggi della natura? Per me è sapiente solo colui che utilizza le leggi nella grande natura a suo vantaggio e vive di conseguenza! Invece è un asino colui che si mette al di sopra delle leggi della natura e tende solo verso una delizia ultrasensoriale, la quale dimora in nessun altro luogo se non nel suo stupidissimo cervello. Se dunque io ho vissuto secondo tali leggi, dimmi, dov’è quel Dio che potrebbe giudicarmi per questo?”.

                  15.     Risponde Robert, ancor sempre in tono molto contenuto: “Ascolta amico, tu sei inquieto per il necessario allontanamento delle ventiquattro ballerine, le quali hanno assorbito molto i tuoi sensi ancora impuri. Ora però sii moderato e usa la ragione, affinché tu riconosca se la mia missione a te abbia un motivo buono, cattivo oppure stupido!

                  16.     Tu batti fortemente sulle leggi della natura, e vuoi farmi capire che si dovrebbe essere limitato per non volersene servire sempre per uno scopo lussurioso. Ma io ti domando: amico, come ragioni quando moltissimi di quelli che si sono dedicati a questo, dopo un breve godimento, sprofondano in ogni genere di inguaribile miseria fisica e spirituale, dalla quale, per così dire, nessun Dio può tirarli fuori? Tutta la loro natura viene storpiata, il loro spirito viene ucciso un po’ alla volta e l’anima viene ottenebrata.

                  17.     Dimmi, non sarebbe stato meglio, fisicamente e spiritualmente per tali uomini, se non avessero soddisfatto così fedelmente la prima legge della lussuria – avendo così evocato su di sé con questo una seconda proveniente dall’Inferno? La seconda è, così come la prima, anche una legge della natura. Se tu sei tanto preso dall’adempimento della prima, perché non lo sei anche da quello della seconda?

                  18.     Tu hai detto: ‘Dove è quel Dio che potrebbe giudicarmi per l’adempimento delle leggi poste nella natura?’. – Io però domando e dico: ‘Quale Dio ha messo la seconda, orribile legge come una conseguenza della prima se la prima viene seguita troppo alla lettera con eccessivo impegno?’.

                  19.     Certamente Iddio ha messo tutte le leggi nella natura; ma all’uomo libero Egli diede ragione e discernimento, affinché moderasse molto le prime leggi della sua carne, e questo solo nello stato di un ordinato matrimonio; ma per le trasgressioni morali Egli ha messo anche messaggi ammonitori che sono soliti punire sempre in modo ben percettibile le trasgressioni mediante una seconda legge contraria.

                  20.     Se dunque sappiamo per esperienza che possiamo essere veramente felici solo nella legale via di mezzo, come puoi allora chiamare asini quegli uomini che vivono secondo il giusto Ordine divino?

                  21.     Che cosa hai veramente goduto di buono, nel vero senso della parola, in tutta la tua vita terrena e ora spirituale? Nel mondo hai vissuto in continua lite e contesa con la tua legittima moglie. Le tue prostitute spesso ti hanno spillato fino all’ultimo quattrino, tanto che sei stato obbligato a contrarre debiti gravosi. Un paio d’anni prima della tua uscita dal mondo materiale per entrare in questo spirituale, un’elegante italiana ti contagiò talmente che venne a mancarti sia la vista che l’udito. Cinque medici pasticciarono, punsero e tagliarono per due anni da parte a parte il tuo corpo attaccato dalle malattie veneree! Ma non ti aiutarono e ti resero ancora più miserabile di quanto lo eri già. Quando, infatti, ti assaliva la voglia, allora li coprivi d’oro, affinché ti dessero lenimento. Sì, essi ti avrebbero trascinato avanti ancora per degli anni se la storia viennese non ti avesse reciso il filo della miserabile vita! Dimmi ora, quanto sei stato felice con questa seconda legge della Natura e quale beatitudine godi ora tu qui?”.

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Cap. 98

Il patetico comincia a far domande su Gesù

In lui albeggia l’auto riconoscenza

                    1.       Il patetico fa una faccia imbarazzata e poi parla anche con voce molto impacciata: “Sì, – ehm – sì – mille diavoli tutti in una volta! Questa è davvero una storia maledetta! Sì, sì, qui sta il nocciolo della questione! La legge della natura numero uno sarebbe veramente non male; ma la numero due – servitore obbedientissimo! Hai maledettamente ragione! – E con la beatitudine qui? Beh, Dio ci assista! Fame, sete, dispiaceri da tutte le parti, vergogne, perfetta scopertura di tutti i peccati commessi nel mondo, e questo proprio alla presenza di coloro dinanzi ai quali si avrebbe voluto in eterno nascondere alcune debolezze! E qui ci si ritrova anche tutta la più fastidiosa plebaglia! Tutto questo è veramente diabolico! Esteriormente nel mondo sono sempre stato un uomo rispettabile, perché nessun’anima sapeva qualcosa dei miei segreti divertimenti, eccetto poche persone fidate. Ma qui devono proprio essere riuniti tutti in un mucchio – coloro presso i quali godevo della massima stima, come per esempio Max Olaf, quel barone, la mia adorata ed altri ancora. Ma oltre a ciò anche quegli individui maschili e specialmente femminili, con i quali purtroppo ho avuto parecchi allegri divertimenti! E precisamente quella plebaglia volgare diventa così enormemente sfacciata da strombazzare proprio qui le nostre debolezze, dove lo si avrebbe voluto il meno possibile – per cui poi le facce di quegli amici che mi tenevano in massima considerazione, diventano sempre più lunghe. Oh, questo poi è già un divertimento che per farne a meno si chiamerebbero volentieri dei monti che precipitassero su noi altri! Sì, sì, questa è una storia completamente maledetta!

                    2.       Ma poiché noi due abbiamo già cominciato una conversazione così miserabile, allora dimmi per favore anche come stanno le cose in fondo con quel sedicente salvatore Gesù? Chi è? Si può scambiare con Lui una ragionevole parolina? Potrebbe Egli mettere noi altri, senza un’ulteriore umiliazione, in una condizione migliore? E sta Egli in un particolare legame sovraumano con la grande Divinità? Perché sai, non riesco proprio ad accettare che Egli sia …? No, non posso nemmeno pronunciarlo! Tu capisci già cosa intendo veramente. – Max Olaf ha prima fantasticato di una pienezza della Divinità proprio in questo Gesù, ma quale spirito ragionevole può accettare questo! Sii così buono, caro amico, e dammi in questo riguardo alcuni accenni particolari!”.

                    3.       Risponde Robert: “Mio caro amico patetico! Per intanto non posso dirti altro che: va lì e convinci te stesso!”.

                    4.       Dice il patetico: “Sì, sì, questo sarebbe tutto bene! Ma considera il mio sentimento d’onore e quanto mi senta imbarazzato per questa situazione incresciosa alla presenza di tutta quest’altra compagnia! In particolare la campagnola che ora è diventata disperatamente bella, e mia moglie, il mio garzone terreno Franz, Max Olaf e la rozza Marianna, ed altri ancora! Poi da Adamo in giù fino a Paolo e tutta la stranissima compagnia spirituale, notevolissima dal punto di vista storico! Ebbene, questi guarderebbero in modo strano uno come me! Parlare con Lui non m’importerebbe più di tanto. Ma l’altro popolino, che storia disperata – insomma, lascerebbe fare un così bel corso libero alla sua lingua che uno come me dovrebbe esplodere d’ira e di vergogna!”.

                    5.       Dice Robert: “Sì, caro amico, ti devi lo stesso preparare in ogni caso ad un’umiliazione radicale. Senza di questa, infatti, con te le cose non migliorerebbero mai in eterno, ma peggiorerebbero soltanto! Fatti dunque coraggio e rendi nota tu stesso ogni tua debolezza al Signore Gesù! Abbi fede in Lui e un vero amore per Lui, così potrebbe accadere che chiuderà un occhio su alcune cosette! Ma quanto più tu stesso ci terrai alla tua onorabilità, tanto più gravemente sarai svergognato davanti a tutti. Per quanto, infatti, il vero Dio e Signore Gesù-Jehova sia buono verso coloro che si avvicinano a Lui con cuore pentito – tanto è anche estremamente severo verso coloro che mettono ad una prova troppo lunga e oltraggiosa la Sua Bontà, Longanimità, Pazienza ed Amore!

                    6.       Egli è ancora buono e ti aspetta, la Sua pazienza però non dovrebbe più durare a lungo! Ma una volta che la Sua Pazienza è alla fine, allora si applica la vecchia sentenza biblica che dice: ‘È spaventoso cadere nelle Mani dell’Iddio vivente!’. – Perciò ti dico francamente, per te non c’è più tempo da perdere! Fornicatori ed adulteri non entreranno nel Regno di Dio! – Grande è la Sua Bontà ed ultragrande la Sua Grazia e Misericordia; ma nel giudizio non risparmia nessuna vita. In questo è Egli inesorabile! Perciò rifletti bene su come stai ora dinanzi a Lui, all’Onnipotente, e su ciò che devi fare! Dopo di me, infatti, nessun messaggero più verrà mandato a te!”.

                    7.       Risponde il patetico: “No, non sarà proprio così grave – premesso che anche qui si sappia qualcosa di un’umanità! Ma se qui il tuo Dio Gesù, i Suoi apostoli e tu insieme a loro siete ancora più inesorabili che i giudici degl’inferi pagani, allora qui sarebbe veramente la fine di ogni scherzo, e ci si dovrebbe rassegnare a tutto ciò che volete! Questa sì che è una storia disperata! Ma che può fare un singolo contro una onnioperante potenza generale? Dunque, tu pensi seriamente che io debba andare da Lui, dal tuo cosiddetto Dio Gesù?”.

                    8.       Dice Robert: “Completamente certo, altrimenti sei perduto senza alcun ulteriore aiuto e salvezza!”.

                    9.       Continua il patetico: “O tu storia disperata! O diabolica, maledetta! Ora questa diventerà una persecuzione, rispetto alla quale un purgatorio romano per una povera anima è una pura bazzecola!

                  10.     No, no, amico, certo io non posso andare là! Ora, infatti, comincio a capire per la prima volta che io sono, in pienissima serietà, una oltremodo grossolana e stupida carogna di un peccatore! Ora non importa più nulla – Gesù qui o lì, Dio o non Dio! Io però sono veramente uno sporco animale davanti a tutti gli uomini, e sarebbe una barzelletta se osassi avvicinarmi a quella meravigliosa compagnia! Io stesso proprio non capisco come mai ora all’improvviso comincio a comprendere in modo chiaro come il Sole, la mia pienissima ingiustizia? Ma, è giusto così come lo riconosco adesso!

                  11.     O mia povera Emma, cosa eri per me? Perfino nel tuo giusto sdegno eri ancora un puro angelo! E cosa ero io per te? Uno sporchissimo porco indiavolato, senza amore, senza gratitudine, perfino senza nessun rispetto! No, no, amico, ora più ci penso, tanto più si evidenzia chiaramente che fino a quest’istante sono stato un pessimo mascalzone e lo sono ancora veramente! Io non mi posso avvicinare a quella compagnia, a causa della giustizia che grida vendetta. No, avevo una così buona moglie e dovevo trovar il mio diletto nelle prostitute più volgari! O carne porca maledetta da tutta la Divinità, ora cibo per i vermi! Per soddisfare te nelle tue voglie da caprone, ho lasciato fuggire un angelo per rincorrere tutti i porci diavoli! Questo riconoscimento deve ora necessariamente uccidermi!

                  12.     O uomini che siete della mia razza, abbandonate la vostra diabolica maligna carne! Presto starete, come me, davanti ai vostri giudici e questi apriranno il vostro stesso cuore! Nessun Dio vi giudicherà, ma lo farà il vostro stesso cuore e vi condannerà, e questo con ragione! Voi stessi, infatti, vi siete qualificati per questo mediante la vostra diavoleria. Abbandonate perciò il vostro grande accecamento, altrimenti sarete perduti per causa vostra! – Fratello, va via da me, poiché io sono un peccatore troppo rozzo! Mandami tra i maiali!”.

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Cap. 99

Robert incoraggia il patetico

 Il timido peccatore esita

Dismas, il patetico, alla fine prende coraggio e segue il messaggero di Dio

                    1.       Dice Robert pieno di gioia: “Ora, fratello Dismas, mi rallegra veramente che alla fine ti diventa chiaro una buona volta e con ciò hai fatto il primo passo per il conseguimento della vera perfettissima vita dello spirito nel Signore! Adesso però non devi restare qui ed ascoltare il tuo cuore giustiziere, ma ora svelto mettiti in moto e corri lì dal Signore!

                    2.       Poiché credimi, neanche per me è stato facile riconoscere ed accettare Lui quale unico Dio e Signore dell’Infinità. A Lui ed a me è costata una grande pazienza, prima che potessi essere tirato fuori dal mio oscurantismo hegeliano e straussiano, così come dalla mia libidine e sete di potere. Quando però fui trasferito in una vera luce mediante la Sua Grazia soccorritrice, allora riconobbi anche con occhi solari la mia ingiustizia che grida vendetta e riconobbi nel Salvatore Gesù l’unico Dio dei Cieli e di tutti i mondi! E così fa ora tu la stessa cosa!

                    3.       Ora per te è facile camminare, poiché hai in me un precursore ben addestrato. Per me è stato certamente più difficile, perché io non avevo nessuno che nella mia notte mi avesse dato una giusta testimonianza su Gesù. Dovevo fidarmi di tutte le Sue parole ed apprendere dalla sapienza di queste che Egli è veramente il solo Essere Divino unicamente vero. Inoltre, perfino ancora qui nel regno degli spiriti non ero meno tormentato di te dalla brama della carne. Ma poiché ero trasportato dalla profondità della verità della Parola divina di Cristo, così feci poi una grande violenza ai miei sensi, e con l’aiuto del Signore fui presto e facilmente vincitore delle mie debolezze carnali che furono portate qui nella mia anima nel mondo dei sensi mediante il ricordo.

                    4.       Il mio stesso cuore era anche il mio giudice e nella sua sozzura non aveva né pace né una vera speranza, eccetto quella della più sicura candidatura alla morte eterna. Ma allora il Signore mi salvò dall’estremo pericolo che mi voleva uccidere per l’eternità. Il mio cuore divenne così purificato mediante il mio potente amore per Lui e trovò spazio per accogliere la Sua Grazia. E con questo divenni sempre più beato! Tutto ciò capiterà anche a te. E se sosterrai bene questa prova senza aver dubbi come me, ti troverai anche presto nella mia beatissima condizione! Ora però affrettati a venire con me da Colui che è l’Unico che può aiutare tutti!”.

                    5.       Dice il patetico Dismas: “Andrebbe tutto bene se io avessi il coraggio! Ma dove lo prenderò? Vedi, io comincio a credere che quel Gesù sia il sommo Essere Divino onnipotentissimo. Con l’aumento di questa fede però, aumenta anche la paura dinanzi a Lui, all’unico Santissimo! Chi mi libererà da questa grande paura?”.

                    6.       Risponde Robert: “Amico, ringrazia il Signore per questa paura! In questo modo, infatti, Egli ha messo la Sua Mano sul tuo cuore ed ha cominciato a raccogliere potentemente la tua vita spirituale molto dispersa. Questa santa attività del Signore nel tuo cuore spinge il tuo spirito a risvegliarsi e causa nella tua anima il penoso sentimento della paura. Ma fatti animo e seguimi, e presto diventerai libero della tua paura! Il Signore stesso, che ti concede questa santa paura, te la toglierà. Perciò ancora una volta: mettiti in moto e seguimi da Lui!”.

                    7.       Dice Dismas: “Ebbene dunque, sulla tua parola, amico Robert, voglio rischiare! Che mi accada ora secondo la ben meritata misura ciò che deve capitare, io lo sopporterò! Perché dovrei voler avere, agli occhi di Dio Onniveggente, un onore del quale non sarò in eterno mai degno. Ora siano disonore e vergogna il destino della mia vita! Se, infatti, sulla Terra non badavo allo Spirito di Dio in me che mi diede la vita e mi conservò, come dovrei poter pretendere da Lui onore, se l’ho così spesso disprezzato?

                    8.       Iddio mi diede da Se stesso una vita del Suo santo Spirito, ed io non volevo riconoscere la sublime santità di questa vita e glorificarla mediante un giusto ordine e una giusta condotta. Sempre fuggii il giusto riconoscimento, e tramutai così il santo in bestiale con la trasgressione del vero Ordine di Dio e con la lussuria centuplicata! Ora mi trovo qui sulla ben meritata gogna del disonore davanti a Dio ed ai Suoi santi – come uno dei peggiori profanatori! Perciò ancora una volta: vergogna a me, una ben meritata vergogna!

                    9.       A queste parole di Dismas, pronunciate ad alta voce, i suoi patetici amici si avvicinano a lui e dicono: “Ma, amico Dismas! Che cosa ti succede? Perché invochi la vergogna su di te? Non siamo noi dunque fatti tutti come te? Ma se invochi la vergogna su di te, allora la invochi anche su di noi, e questo non ci può essere davvero indifferente. Se non ci escludi, di sicuro non ti andrà meglio!”.

                  10.     Replica Dismas: “Volete forse anche essere onorati per la vostra vita da bengodi? Oh, non gridate troppo presto, essa non vi mancherà! Che cosa avete fatto insieme a me nel mondo che sia degno qui dinanzi a Dio? Credete voi che anche qui, come nel mondo della materia, la maschera d’oro esteriore protegga uno spirito dalla pubblica vergogna? Oh, vi sbagliate di grosso! Il vapore velenoso dell’oro e dell’argento, con il quale gli uomini nel mondo coprono le loro vergogne, qui non giova più. Qui, infatti, appare solo la nuda verità alla luce dell’eterno Giorno di Dio, per nascondere la quale qui non esiste nessun mezzo ignobile. Perciò faccia ognuno di voi da se stesso ciò che ora faccio io, così salverà con ciò almeno al suo spirito vitale quest’onore che egli può pretendere, con ogni diritto divino, dalla sua anima quale spirito della Verità di Dio! Ma se non facciamo questo, allora tra breve ci aspetta la completa separazione dello spirito vitale divino dalla nostra sprezzante esistenza e con essa la ben meritata morte eterna! Perciò vergogna su vergogna alle anime nostre, affinché diventi salvo, con lo spirito vivente di Dio in noi, l’onore dell’eterno Ordine e Verità!”.

                  11.     A queste parole gli amici si ritirano mormorando e si grattano fortemente dietro gli orecchi. Robert però dice al patetico Dismas: “Ora, caro fratello, stai facendo passi da gigante! In verità, io ti dico che con me non è andata così velocemente. Ebbene, questo mi rallegra davvero grandemente! Da come vedo ora, tu non avrai una situazione pesante alla presenza del Signore. Vieni ora, vieni! In verità io mi rallegro a sentire le tue parole dinanzi al Signore!”.

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Cap. 100

Dismas riconosce davanti a Dio la sua grande colpa,

ma non prega per la grazia, bensì per la giusta punizione

Conseguenza di questa preghiera distorta

                    1.       A queste parole di Robert, Dismas si mette subito in moto e viene con lui da Me, il Signore della Vita. Vicino al tavolo egli si prostra con la faccia china davanti a Me e grida forte: “O Signore, sono eternamente indegno di contemplare il Tuo santo Volto, io giaccio nella polvere della mia vergognosissima nullità davanti a Te come un misero verme pieno del marcio della fornicazione e del più vergognoso adulterio. Io Ti prego di farmi avere la pienissima punizione per tutte le mie vergognose azioni terrene secondo le Tua Giustizia. La Tua Volontà sia fatta!”.

                    2.       Dico Io: “Dismas! Chi sei tu, e che cosa Mi domandi? Per te è giusto che Io ti conceda secondo le parole della tua preghiera? Guai a te se te lo concedessi! Se vuoi diventare ancora più imperfetto di quanto tu sia, allora va dal sommo di tutti i diavoli, costui giudica con la pena del fuoco. Io però non giudico e non punisco nessuno, perciò nemmeno te. Se però vuoi vivere, allora chiedi la vita, non la morte! Credi tu forse che Io provi piacere nella morte dei Miei figli? O folle! Sono Io dunque un Dio della morte oppure un Dio della Vita? Guarda, tutte le eternità e le infinità dei Miei Cieli Mi rendono l’eterna testimonianza del fatto che Io sono un Dio della Vita e non un Dio della morte. E tu vorresti fare di Me un Dio della morte?

                    3.       Dimmi dunque, chi sei tu, affinché Io veda quale stortura dimora in te. Le tue azioni sulla Terra, infatti, non erano cattive e vergognose a sufficienza che ora vuoi peccare ancora qui al Mio cospetto? Io però vedo bene chi sei e cosa vuoi; perciò ti sia risparmiata una pesante risposta! Ora però alzati e modifica il tuo sentimento! Con questa preghiera, infatti, non andrai lontano presso di Me in eterno mai. Vedi, tu Mi hai chiesto ora una giusta punizione come uno schiavo – mentre il tuo cuore vuole una perfetta Grazia! Parla, devo cedere ora alla preghiera delle tue parole o al desiderio del tuo cuore?”.

                    4.       Risponde Dismas: “O Signore Gesù, Tu unico Dio! Abbi pazienza con me, povero spirito di un diavolo carnale! – Io so bene che sono un peccatore assai grossolano, e non sono in grado di balbettare anche solo una parola saggia dinanzi a Te. Non giudicare secondo le mie misere parole, ma secondo il mio cuore malato e guariscilo secondo la Tua liberissima Grazia, e la mia lingua non dovrà mai più in eterno perder le forze per lodarTi! Signore, se ora mi respingi Tu, chi potrà accogliermi e consolare!”.

                    5.       Ribatto Io: “Eppure hai amici in quantità. Non dovrebbero costoro essere in grado di aiutarti? Ricorda, hai vissuto per sessant’anni sulla Terra senza il Mio aiuto, solo con i tuoi amici, i quali ti hanno provveduto d’ogni genere di consigli. E non eri infelice, eccetto alla vista di tua moglie se talvolta per caso ti sorprendeva in dolce ora. Se qualcuno ti parlava di Me mostrandoti quanto doveva dispiacerMi la tua vita, tu lo deridevi molto. Ora stai dinanzi a Me e vuoi morte e vita! Che cosa ti devo dare? Non posso darti la morte e non vuoi completamente la vita, la tua parola, infatti, non è unita al tuo cuore e tutte le tue azioni terrene non portano in sé nulla che somigli ad un seme della Vita! Ora però esaminati e dì ciò che vuoi!”.

                    6.       Risponde Dismas: “Signore, dov’è il giusto che possa sostenere una disputa con Te? Tanto meno posso discutere con Te io che sono pieno di peccati dinanzi a Te come dinanzi agli uomini! So bene che Tu puoi anche essere misericordioso verso un peccatore pentito, se lo vuoi essere! Ma al contrario mi pare che sia anche giusto che Tu, dinanzi al Quale nemmeno gli angeli sono senza macchia, possa interpretare la parola dalla bocca di un peccatore che si rivolge a Te come vuoi Tu, e che tu possa rimettergli i peccati per la vita eterna oppure trattenerglieli per la morte eterna – e tutto questo secondo la più rigorosa giustizia!

                    7.       La giustizia, infatti, è un ordine del potere! Chi è in possesso del potere perfettissimo, costui è anche in possesso del diritto perfettissimo, che nessuno gli può contestare. Ma se potere e giustizia sono equivalenti, dove può mai un peccatore impotente sognarsi un diritto a lui spettante? Ciò che fa il potere, questo è giusto; ma ciò che fa l’impotenza contro il potere, questo è ingiusto.

                    8.       E proprio in una tale condizione mi trovo ora dinanzi a Te, o Signore – Tu, l’Onnipotenza stessa, ed io la massima impotenza stessa! Ora potrei dire ciò che voglio, tuttavia spetterebbe sempre a Te fare ciò che Tu vuoi, poiché Tu sei l’unico Potente. Perciò per i motivi più saggi e più ragionevoli non voglio e non posso dire altro che: ‘Signore, la Tua Volontà sia fatta!’. Ora potrei desiderare mille cose, ma non voglio desiderare più nulla, bensì sottomettermi completamente alla Tua onnipotente Volontà, sia che essa disponga su di me del bene o del male! Se vorrai rendermi più felice con la conoscenza, sarà bene; ma se mi condannerai all’Inferno, allora dovrò andare anche all’Inferno! La dichiaratissima impotenza, infatti, non può in eterno opporsi all’Onnipotenza! Fa Tu, o Signore, con me ora ciò che vuoi, per me dovrà essere tutto bene e tutto giusto! Penso di aver con questo dimostrato la mia impotenza rispetto alla Tua Onnipotenza e quindi a sufficienza anche la giusta richiesta. E Tu, o Signore, farai di me secondo il Tuo Potere!”.

                    9.       Rispondi Io: “Va bene; poiché riponi ogni giustizia soltanto nel potere, allora il Mio Potere vuole ora che tu ti rechi là nell’angolo verso il settentrione di questa sala e ci resti in eterno. Là dovrai poi esser tormentato ininterrottamente da un piccolo tafano! Lo vuole il Mio Potere, e così deciditi!”.

                  10.     Dice Dismas profondamente spaventato e smarrito: “O Signore, sebbene io mi debba rassegnare al tuo Potere, Ti prego tuttavia con insistenza, affinché Tu mi possa almeno risparmiare il tafano che mi farebbe disperare! Sarebbe, infatti, certo qualcosa di terribile essere torturato da un tale insetto eternamente su di un punto!”.

                  11.     Continui Io: “Lo so! Il Mio Potere però Mi giustifica! Perché dunque ora non vuoi sottometterti subito al Mio Volere onnipotente?”.

                  12.     Risponde Dismas: “O Signore, Tu sei Onnipotente, ma sei anche infinitamente Buono! E così mi rivolgo alla Tua Bontà e Ti supplico per la Grazia! Risparmiami il tafano!”.

                  13.     Continuo Io: “Ora ti appelli alla Mia Grazia e Bontà, perché l’acqua della morte comincia già a bagnarti la bocca. Ma Io ti domando, come puoi fare questo, visto che prima ti sei affidato completamente alla Mia Onnipotenza ed hai detto con la tua stessa bocca: ‘Signore, la Tua Volontà sia fatta!’. Ora però la Mia Volontà non sembra proprio molto gradevole, e così adesso nel tuo cuore vorresti che non fosse fatta la Mia Volontà! Ma come devo prenderla? Tu con la bocca parli sempre diversamente da come vuoi con il cuore! Pensi dunque che Io sia un Essere col quale si possa giocare con delle messe in scena? Oh, allora sei in un errore molto grande!

                  14.     Vedi, Io non procedo con i Miei figli come procedono gli sciocchi genitori. Costoro vogliono spaventare i loro figli spesso con un’apparente severità; ma questi ultimi se n’accorgono ben presto e se la ridono sotto i baffi quando i genitori minacciano su di loro un finto temporale, perciò si adombrano e badano poco alle parole dei genitori. Presso di Me invece non va così! Presso di Me è dappertutto la più ferma, la più inflessibile serietà. E la vita di un acaro deve essere tenuta e guidata nello stesso Ordine più severo come si tiene e si guida la vita di un angelo. Io sono come una pietra della massima durezza e gravità. Chi si urta contro, si sfracellerà. Su chi cade questa pietra viene stritolato.

                  15.     Io ti dico che, finché la tua parola non verrà dal cuore, con Me avrai una dura condizione! Poiché Io non posso ascoltare due voci in un uomo. Quando però il tuo cuore diverrà una cosa sola con la bocca, allora voglio ascoltare la parola e averne ogni riguardo. Cosa ti appare santo in Me, a questo devi anche obbedire. Il Potere della Mia Volontà divina per te è la cosa più santa, come tu stesso hai detto; allora devi anche sottometterti alla stessa, se non vuoi insorgere come un ammutinato contro la Mia onnipotente Giustizia.

                  16.     Tu però devi anche sapere che non solo Io, come Dio, ho una libera Volontà, ma anche ogni spirito creato da Me ha l’uguale libera volontà e può fare ciò che vuole. Io non ti costringerò dunque con la Mia Onnipotenza a fare ciò che ti ho ordinato prima come un giudice severo! Ti puoi anche opporre e fare ciò che vuoi. Ma quale altro frutto ne seguirà poi, questo te lo mostrerà il seguito. Ora perciò fa quello che vuoi tu!”.

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Cap. 101

Folle ostinazione dell’accecato Dismas

Aspri giudizi dei suoi veri amici

                    1.       A questo punto Dismas si rivolge a Robert Blum e dice: “Caro stimabilissimo amico, come me lo immaginavo, così è anche! Con questo Gesù non c’è niente da dire e niente da fare. Più ci si piega e ci si umilia dinanzi a Lui, tanto più diventa Egli brusco ed inaccessibile. La conseguenza di ciò è che ci si deve allontanare da Lui e cominciare a cercare tutte le possibilità per liberarsi di questa vita miserabile, per questa mai si è pregato un Dio! Con un tale tormento, infatti, me ne infischio di una simile vita maledetta che deve esistere solo per il divertimento di un tafano celeste! Comprendo bene che con la mia impotenza contro la divina Onnipotenza non potrò concludere in eterno nulla. Ma non ringrazierò mai in eterno la tirannica Divinità per una tal vita da porco diavolo!

                    2.       Sono venuto dal Signore sottomesso il più possibile e credevo che mi avrebbe accolto abbastanza con riguardo come ha fatto con questa campagnola. Ma quale differenza c’è tra lei e me: lei è trattata come un angelo, mentre io come un dannato. Eppure lei era una prostituta come io un prostituito farabutto. Chi non vede nella Divinità un arbitrio capriccioso in un tale trattamento, costui non deve avere occhi in testa. Sulla maledetta Terra si è schiavi della propria carne e qui si è un miserabilissimo mostro! E per una vita così bella si deve ancora ringraziare Iddio!? Quando, nel nome di tutti i diavoli, ho pregato Iddio di darmi una vita? Dove sono le eterne condizioni contrattuali alle quali la Divinità mi formò come un essere indipendente?

                    3.       La Divinità mi ha creato così come sono, e solo in seguito mi ha dato leggi che coscientemente non potevo rispettare, perché tutta la mia natura non era predisposta a questo! E ora devo essere tormentato per questo eternamente per il divertimento del divino proposito, perché secondo la mia natura non potevo agire così come sarebbe stato gradito al Suo capriccio! Insomma, ora Dio ed il diavolo sono una cosa sola per me! Il Potente gioca con l’impotente come il gatto con il topo! E proprio così la Divinità agisce con gli uomini! Un bel destino essere uomo! – Ma ora non m’importa più nulla! Dov’è questo porco angolo, laddove devo essere torturato in eterno da un tafano? Mi recherò subito lì, ed il giustissimo Signore Gesù può mandare poi uno o mille zanzare su di me. La mia gratitudine per questo sarà infinita! La Giustizia di Dio cerca il suo pari nell’arbitrio tirannico! Ma finché sono ancora in grado di concepire un libero pensiero, voglio fare a tale Giustizia una critica che le trapasserà gli occhi. E più mi torturerà, tanto più male griderò contro di lei! E ora nel porco angolo, affinché tanto prima possa avere occasione di maledire con tutte le mie forze!”.

                    4.       Dice Robert: “Amico, con questo linguaggio non posso continuare a parlare con te! Il Signore, contro il quale vai in lotta, ti darà la risposta! Noi, spiriti della Sua Grazia, abbiamo il diritto di conquistare con l’Amore e la Sapienza divina le anime smarrite per la vera, eterna vita e di guidarle al cospetto del Signore, la cui Luce purissima le compenetrerà e risveglierà poi davvero all’eterna vita liberissima proveniente da ed in Lui. – Ma se una delle anime conquistate da noi spiriti deboli è un purissimo diavolo, non abbiamo più nessun diritto ad aver a che fare ulteriormente con lui. Perciò non aspettarti più nulla da me, ma il Signore ti darà secondo il tuo merito!”.

                    5.       A questo punto Robert si allontana da Dismas e se ne va dai suoi amici, i quali, pieni di dispiacere, non possono meravigliarsi abbastanza dell’insolenza di Dismas! I congiunti si fanno un segno della croce dopo l’altro e sono pieni di terrore per la sua ostinazione. Gli apostoli presenti sono colmi di amara serietà e i patriarchi della Terra rabbrividiscono davanti a questo figlio dell’orrore. Ed Helena brucia colma di sdegno per questo mostro, come lei lo chiama.

                    6.       Il leale Max Olaf si batte insieme le mani con le lacrime agli occhi e dice: “O Dio, o Dio! È mai possibile che un uomo, versato il meglio possibile nelle scritture, possa diventare un così insolentissimo diavolo per pura lussuria carnale! Chi mai lo potrebbe credere? No, avere Dio dinanzi a sé, riconoscere la sua stessa nullità e fare un discorso simile! O Gesù, Tu santissimo, amorevolissimo, verissimo, miglior Padre! Mi scoppia il cuore dal dispiacere per il fatto che Tu venga così vergognosamente incompreso ed assai gravemente offeso da un miserabilissimo verme della polvere – qui dinanzi a noi, i Tuoi figli graziati! O Signore, Padre Gesù, vendicaTi di questo miserabile! Egli, infatti, calpesta con piedi realmente satanici la Tua visibile Grazia che gli vuoi concedere e qui osa sfidarTi apertamente!”.

                    7.       La tale Marianna si segna sette croci sulla fronte, sulla bocca e sul petto, e dice poi, ancor sempre nel dialetto viennese, a quel Franz sopra menzionato, i cui occhi si spalancano sempre più: “No, hai sentito questo!? Oh, questo porco infernale! Mai un’anima umana ha visto e sentito una cosa del genere! Io sono una grande peccatrice e so bene che non ho meritato nient’altro che l’Inferno. Ora però vorrei sciogliermi d’amore per il Signore Iddio Gesù, perché Egli è così buono. Ed io sulla Terra non sarei diventata una così grande peccatrice se solo avessi avuto una migliore educazione! Questo porco infernale invece ha avuto la migliore educazione ed ha sempre letto le Sacre Scritture e altri libri spirituali, così che i suoi amici ebbero modo di credere che sarebbe salito, dalla testa ai piedi, direttamente in Cielo! Ma qui si dimostra quale porco infernale era questo erudito nelle Scritture. – Ora abbiamo qui la sua vera natura! Ma aspetta, all’Inferno te lo diranno che cosa vali! Ma guarda un po’, parlare così con il nostro carissimo Signore Iddio, questo il mondo non l’ha mai visto!”.

                    8.       Dice Franz: “Ebbene sì, io penso che nemmeno il peggior diavolo lo farebbe. Quando questa carogna arriverà all’Inferno, il peggior diavolo diventerà beato! Tu sai che di solito sono un bonaccione e non auguro male neanche ad un cane. Questa bestia invece potrei vederla arrostire all’Inferno e non averne nessuna pietà! Ma penso che il nostro caro Signor Iddio gli dirà che ora è suonata adesso per lui!”.

                    9.       Dopo parla ancora un altro amico di Franz: “Senti Franz, che ne dici se noi due prendessimo questo mascalzone per amor del nostro caro Signor Iddio e lo gettassimo subito fuori e là gli suonassimo tante di quelle botte da averne abbastanza per una mezza eternità?”.

                  10.     Risponde Franz: “Se il nostro carissimo Signor Iddio non avesse nulla in contrario, non me lo lascerei dire due volte! Perché sono tanto infuriato con questa carogna che potrei ridurlo in piccoli pezzi! Ora però sta tranquillo! A quanto pare al nostro caro Signor Iddio sembra giusto mandare questa carogna di un mascalzone dritto dritto all’Inferno!”.

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Cap. 102

Dismas diventa esitante

Egli si rivolge sinceramente al Signore per Grazia e Misericordia

                    1.       Dismas, che ora sente simili giudizi su di sé, si rialza e Mi dice: “Signore! Ora vedo che Tu sei il solo, vero Dio e Creatore di tutte le cose! Tutto il riconoscere, tutto il volere e tutte le azioni in tutte le Tue creature sono, fin dall’origine, Opera Tua e quindi buoni in se stessi. È impossibile, infatti, che un eterno Spirito perfettissimo possa aver creato qualcosa di imperfetto e quindi cattivo. Perciò di fronte a Te non possono esistere né peccati né peccatori! Ma Tu hai così disposto l’uomo in modo che la volontà, che Tu originalmente gli hai soffiato, deve diventare libera per l’eterno susseguirsi, completamente separata da Te, indipendente e capace di auto determinarsi secondo le molteplici conoscenze insite in essa. Naturalmente però solo nell’ordine che è da Te determinato saggiamente per la conservazione dell’intero tutto. Così un uomo, dotato di tante svariate conoscenze, capacità ed inclinazioni, può commettere veramente, con troppa facilità, certe azioni nella completissima separazione da Te nonostante la Tua rivelata santa Volontà, che vanno solo troppo facilmente in opposizione all’Ordine Tuo divino e quindi diventano anche peccati, sebbene tutte queste deviazioni, nel complesso del Tuo Ordine, possono essere considerate come assolute nullità.

                    2.       Ma Tu, come Signore e Creatore di tutti gli uomini, comprendi certamente anche il motivo perché alcuni uomini fanno, troppo facilmente e spesso, proprio quello che essi non dovrebbero fare e veramente in fondo anche non vorrebbero fare. Ma uno strano impulso li tira come per i capelli e non li lascia in pace finché non l’hanno soddisfatto!

                    3.       Poiché a Te, o Signore, tutto questo deve essere chiaro in eterno dalla profondissima base, non vorrai certo giudicare con quella sconfinata asprezza anche le mie azioni, le quali sono, senza ulteriori scusanti, evidentemente delle grossolanissime infrazioni all’Ordine Tuo, come se un secondo Dio avesse peccato dinanzi a Te. Pensa invece, misericordioso nel Tuo santissimo Cuore di Padre: il peccatore, che ora dinanzi alla Tua sconfinata Potenza sta fiacco, debole ed abbandonato – era, è e rimarrà in eterno di per se un uomo debole, il quale da Te solo può ricevere una forza piena, poiché Tu solo sei Tutto in tutto. Da se stesso però l’uomo rimane cosa egli è – solo una debole ombra del soffio della Tua Bocca!

                    4.       E così sii clemente e misericordioso con me, io che sono una debolissima ombra dinanzi a Te! Confesso ad alta voce che dinanzi a Te sono purtroppo un grandissimo peccatore. Spero però anche dalla Tua sconfinata Sapienza, Bontà e Potenza, che Tu, o Signore, Creatore e Padre di tutti, non attribuirai soltanto a me il carico dei peccati commessi! Se, infatti, esiste un qualche Inferno, avrà anch’esso sicuramente in questo la parte che gli spetta!

                    5.       Così riconosco anche che ho parlato al Tuo cospetto in modo tanto scellerato per il grande risentimento di tutti i Tuoi cari amici qui presenti. Per questo però sento ora un vero e profondo pentimento e Ti chiedo perdono dalla mia totale nullità, se fosse ancora possibile!

                    6.       So dalle Tue Parole che un giorno hai detto ai Tuoi discepoli che presso Iddio tutte le cose sono possibili! – E così potrebbe forse essere possibile per Te perdonare il mio modo d’agire, e poi permettermi pietosamente di nutrirmi delle scarse briciole che cadono dalla tavola dei Tuoi amici!”.

                    7.       Dico Io: “Caro Dismas, questo discorso Mi piace di più che tutti i tuoi precedenti, dove tu, nel tuo accecamento, volevi polemizzare con Me. La tua sincera confessione ha nuovamente messo il chiavistello alla già spalancata porta dell’Inferno. Per quanto mi riguarda, tutti i tuoi peccati ti sono rimessi. Tu però vedi qui una moltitudine di forti creditori, ai quali sei debitore di grandi somme! Come pareggerai i conti con loro? Poiché vedi, sta anche scritto: ‘Finché non avrete pagato l’ultimo soldo del vostro debito ai vostri fratelli, non entrerete nel Regno dei Cieli!’. Come pensi si potrà appianare questa cosa?”.

                    8.       Risponde Dismas: “O Signore! Tu sai che qui, sotto ogni aspetto, sono così nudo e povero come forse nessun altro nell’intera infinità. Se qui dovesse dipendere completamente solo da me, dal mio potere che non ho di soddisfare i creditori, allora sono essi veramente da compiangere. Poiché non dovrebbero aspettarsi certamente in eterno nessun rimborso. Oso però pensare nel mio cuore: se Tu, o Signore, lo vuoi, non dovrebbe essere difficile essere liberato da tutto il mio debito mediante la Tua Bontà e Misericordia.

                    9.       Tutto ciò che ora posso fare da me, è chiedere a loro perdono davanti a Te e riconoscre sinceramente che ho peccato gravemente e grossolanamente contro di loro come contro di Te! Ma se Tu, o Signore, mi metti qui adesso nella condizione di poterlo fare, allora io impiegherò tutte le mie forze per risarcir loro tutto secondo le possibilità.

                  10.     Il più grande debito però sarà di certo quello fatto alla mia cara moglie e all’amico Max Olaf! Supplico ora i due per primi, dopo di Te, di concedermi un indulgente perdono, con l’assicurazione più fedele che voglio fare con tutto il cuore ciò che essi mi chiederanno, sempre nel Tuo Santissimo Nome, per estinguere il mio debito! Tu, o Signore, vorrai misericordioso fortificare il loro ed il mio cuore per l’adempimento di tutto ciò che appare buono e giusto al Tuo cospetto!”.

                  11.     Rispondo Io: “Adesso va bene, così dirò Io per Te una parolina conciliante ai tuoi creditori, e si vedrà che cosa pretenderanno poi. E così sii tu nel frattempo tranquillo!”.

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Cap. 103

Emma ed Olaf perdonano il loro debitore Dismas

Sul forte spirito paolino di Dismas

Un incarico celeste

                    1.       Mi rivolgo dopo ad Emma, la quale nuovamente è d’aspetto serena, e al leale Max Olaf e dico: “Ebbene, avete sentito le parole del vostro debitore?”. – Dicono i due: “O Signore, Padre, perfettamente con nostra grande gioia!”.

                    2.       Dico Io: “Bene! Che cosa farete ora? Lo giudicherete o gli perdonerete tutto e l’accoglierete nuovamente nei vostri cuori?”. – Rispondono entrambi: ”O Tu santissimo, Padre migliore! Noi gli abbiamo già perdonato tutto da tempo e siamo totalmente pronti ad accoglierlo nuovamente in tutto amore ed a mantenerlo per l’eternità, se questo non dovesse essere contrario alla Tua santissima Volontà!”.

                    3.       Continuo Io: “Ciò che per voi è giusto e caro nel Mio Nome, questo è anche giusto e caro per Me oltre tutti i vostri concetti! Sì, io vi dico che ho una grande gioia per il fatto che questo spirito è stato riconquistato. Poiché di spiriti della sua specie ce ne sono pochi. Egli ha uno spirito paolino e appartiene al Mio armamentario, contro tutti gl’impotenti nemici del Mio Cielo! Quanto più ostinatamente si opponeva prima a Me, tanto più sarà persistente ora al Mio servizio.

                    4.       Adesso però non posso restituirvelo subito, perché prima Mi deve compiere un’opera grande. Se verrà a capo bene di quest’opera, allora sarà per sua e vostra ricompensa!”.

                    5.       Interviene Max Olaf: “O Signore, allora io non servo proprio a nulla? Oh, dà anche a me un’occasione di fare qualcosa nel Tuo santissimo Nome!”.

                    6.       Rispondo Io: “Mio caro fratello! In primo luogo tu mi hai già reso un grande servizio, e in secondo luogo avrai al più presto occasione di renderMi altri importanti servizi. Ma ora, per il perfezionamento del fratello Dismas, è necessario che egli Mi renda un servizio di vero amore, e così lo mando da solo a fare una buona pesca!”.

                    7.       Con queste parole Max Olaf si tranquillizza completamente. Dopo mi rivolgo a Dismas e gli dico: “Mio caro Dismas! Poiché nel tuo cuore ti sei trasformato completamente secondo il Mio Ordine e alla fine ti sei perfettamente umiliato dinanzi a Me – e certamente dinanzi a tutti coloro che fino a poco fa erano ancora una spina nell’occhio alla tua presunzione portata con te – allora devi giungere, proprio grazie a quest’auto-umiliazione, a grandi e veri onori! Ma poiché presso di Me ogni onore dipende solamente da un’azione nobile e buona, così anche tu ora dovrai portarne a termine una buona ed utile. Dalla riuscita dipenderà moltissimo. Non ti sarà però messo in conto se ti riuscirà o no! Presso di Me, infatti, vale solo la buona volontà, un’onesta intenzione basata sull’amore ed infine un’azione iniziata per raggiungere lo scopo secondo il giudizio migliore.

                    8.       Se ne seguirà la piena riuscita o no, questo non ti riguarda. Ogni riuscita, infatti, sta nella Mia mano! Io spesso permetto che addirittura ad attivissimi spiriti eroici non riesca qualcosa di ciò che fanno – anche se è su Mia richiesta – proprio per mostrar loro che nessuno spirito nell’intera Infinità può operare qualcosa da se stesso, ma se opera, deve sempre operare in unione con Me. Una tale azione compiuta in unione con Me, avrà poi sempre una riuscita sicura, e allo spirito operante con Me sarà poi riconosciuta per buona.

                    9.       Ogni spirito perfetto ha certamente una propria grande forza, con la quale egli può operare molto. Quello che fa come da se stesso però, non trova davanti a Me nessun merito, poiché con ciò è solo un operaio per la propria casa. Quando invece accoglie la Mia Forza nella sua azione, egli lavora nella Mia Casa, e questo lavoro gli viene calcolato come giusto merito. Da ciò puoi tu comprendere ora come si deve operare qui nel Mio Regno eterno della vera Vita per raccogliere meriti dinanzi a Me!

                  10.     E così ora ti voglio comunicare quale opera ti toccherà. Ascolta dunque: tu hai lasciato là, in fondo a questa sala, a settentrione, una compagnia dei tuoi vecchi amici. Il loro numero è in tutto di trenta persone, di cui dieci femminili e gli altri venti maschili. Tutti costoro sono stati sulla Terra molto peggiori di te; i loro comportamenti infami sono a te noti, come non meno il motivo che li ha causati. Ora li affido nelle tue mani e ti do anche il pieno potere di fare quello che vuoi. Dunque, fornito così da Me, va ora da loro, conquistali e portali tutti qui dove Io stesso disporrò il seguito con loro. Se questo ti riuscirà, dovrai subito indossare una veste d’onore. Ma prendi il lavoro dal verso giusto, altrimenti farai molta fatica!”.

                  11.     Dice Dismas: “O Signore! Già l’incarico è troppo onorevole per me, senza parlare di indossare ancora una veste d’onore se dovesse riuscire! Se, infatti, questa bella fatica dovesse riuscirmi, sarà unicamente opera Tua. E se non mi riuscirà, sarà questo un segno che ho operato troppo poco in unione con Te; in questo caso non potrò essere sicuramente considerato degno di indossare una veste d’onore! O Signore! Con la Tua Grazia farò qualunque cosa potrò fare. E confido anche fermamente nel fatto che quest’opera col tuo aiuto mi riuscirà. Allora però Ti prego con insistenza di non rendermi per questo nessun onore! Permettimi piuttosto, o Signore, che io Ti possa lodare ed esaltare con tutte le forze insieme alla schiera conquistata. Poiché ad un peccatore nato quale sono io, non spetta in eterno un’insegna onorevole!”.

                  12.     Dico Io: “Ebbene, Mio amato Dismas, questo è già un buon inizio! Perché chi presso di Me vuol essere il primo, costui sarà l’ultimo. Ma chi vuole essere l’ultimo ed onora, ama e dà la preferenza a tutti i suoi fratelli, costui sarà presso di Me il primo nella pienissima Verità. Chi cerca di guadagnare da sé la vita, costui la perderà, ma chi fugge la sua vita e la detesta per amor della Mia vera Vita, costui la conquisterà in tutta pienezza. E così dunque va ora lì dove ti ho indicato!”.

                  13.     Dismas fa ora un profondo inchino dinanzi a Me ed a tutti i Miei altri amici, e poi si reca velocemente dalla compagnia sopraindicata.

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Cap. 104

Dismas e i suoi vecchi amici

Ogni specie di obiezione degli spiriti indolenti

Cura del digiuno agli increduli ostinati

                    1.       Giunto lì dopo alcuni istanti, viene accolto molto freddamente dalla compagnia. Dismas però, il quale ben lo nota, si rivolge ad essa in questo modo: “Amici, come eravate sulla Terra, così siete anche qui. I vostri amici veri vi davano fastidio, ma in compenso vi erano tanto più graditi i vostri nemici, i quali erano abbastanza astuti nel gettarvi sabbia negli occhi e così vi accecavano. Chiunque veniva a voi con la verità, lo mettevate alla porta quale vostro nemico. Ma chi sapeva lusingarvi, come una volpe sa fare con i polli, lo avete sempre accolto con calore come il vostro migliore amico. Purtroppo finché soffiai con voi nello stesso corno, mi onoraste e mi riteneste degno della vostra amicizia. Ma poiché anch’io – sia lode al Signore! – riconoscendo la vuotaggine della nostra condizione, mi sono allontanato da voi e mi sono rivolto là, dove agisce l’eterna Verità e Fedeltà, ed ho così intrapreso la Via della Luce e della Vita e sono nuovamente ritornato per portare tutti voi su questa via, allora mi accogliete freddamente, come la più fredda notte polare accoglie il giorno nascente!

                    2.       O voi grandi stolti! Che cosa volete dunque far di voi? Che cosa vi ha portato finora la vostra stupidità, quali vantaggi vi ha procurato? Guardatevi e guardate quegli amici di Dio là. Quale aspetto beato essi hanno, e come terribilmente infelice il vostro! Potete pensare sul serio, se ci riflettete su anche soltanto un poco, di rimanere, solo per amore della vostra stoltezza, in eterno in questo stato miserabile? Per quale ragione vi volete condannare da soli se Dio stesso vuole rendervi felici? Aprite una buona volta i vostri occhi e fate spazio alle mie parole nel vostro cuore, affinché possa essere possibile a Dio ed a me, di aiutarvi tutti sinceramente. Quanto sto bene ora che il Signore mi ha aiutato ad uscire dalla mia miseria! Quale vostro vecchio amico non dovrei forse augurare anche a voi lo stesso? Perché adirati distogliete il vostro sguardo da me, ed oltretutto mi disprezzate? Leggetelo dai miei occhi se sono disonesto con voi! Se trovate un’insidia in me, maleditemi nel Nome di Dio! Ma se trovate in me un amico sincero, allora accoglietemi e lasciatevi guidare da me alla vera beatitudine!”.

                    3.       Risponde uno dal mezzo dei trenta: “Amico, in altri tempi sei stato un uomo giudizioso ed ora hanno fatto di te uno stolto! Chi ha fatto più calcoli sulla stupida Terra, chi ha letto e investigato più di me, e talvolta anche tu con me. E nonostante tutto che cosa abbiamo scoperto alla fine? Nient’altro che l’uomo, nonostante tutti i suoi sforzi, non potrà mai scoprire qualcosa sulla vera essenza dell’Universo.

                    4.       Noi uomini, rispetto all’infinito Universo di Dio, siamo ancora molto più piccoli di quanto lo è un piccolo pidocchio rispetto alla grandezza ed alla forza di un uomo. E noi, pidocchiosissimi animaletti infusori della Terra, la quale è una goccia della Creazione, vogliamo comprendere Dio, anzi perfino umanizzarLo quale nostro pari?

                    5.       Guarda fratellino, dove sei scivolato! Come può venirti in mente, anche solo in sogno, di volerci presentare la grande Divinità in questo spirito umano di Gesù, altrimenti assai stimabile? Va’, e diventa nuovamente il vecchio e ragionevole capitano Dismas!”.

                    6.       Risponde Dismas: “Amico! Questo corpo che abbiamo qui, non è carnale, bensì è un corpo puramente eterico-spirituale nel quale percepiamo tutto quello che il grande Maestro Gesù ci ha proclamato sulla Terra. Ora però poiché troviamo, in massimo grado tutto confermato in noi, attraverso la continuazione della vita dopo la morte del corpo ed anche attraverso il ricordo della nostra vita terrena ed il riconoscimento che siamo proprio noi stessi e come eravamo nella vita fisica, allora non vogliamo spero dubitare che quel Maestro di Vita, che per primo aprì gli occhi ai mortali sulla Terra come un sole e insegnò a riconoscere la loro vera casa Paterna, eternamente imperitura, il loro vero Padre, dovrebbe certo essere qualcosa di più che tutti gli uomini presi insieme! E questo lo dobbiamo credere perché Egli fu l’Unico ed il Primo a guidare gli uomini alla loro vera destinazione, e noi ora come spiriti abbiamo la convinzione vivente che è proprio così come Egli lo ha insegnato con le parole e con i fatti! Se Lui non lo è, allora, dite, chi lo è?

                    7.       Egli inoltre esegue azioni solamente mediante la Sua Volontà! In un attimo è qui ciò che vuole, e tutto accade secondo le Sue parole. Egli non ha bisogno del nostro consiglio. E anche se si lascia consigliare qualcosa dagli uomini, lo fa solamente per mostrare a costoro, quanto poco serva tutta la sapienza umana dinanzi a Lui, all’Essere infinito, e quanto sia bene dipendere in eterno solamente dalla Sua Sapienza!

                    8.       Se riassumete tutto questo e considerate Gesù sotto questa luce nei vostri cuori, allora dovete proprio toccare con mano che Egli non è solamente un sapientissimo Maestro come nessun altro, ma deve anche essere Colui quale Egli stesso si è rivelato a noi! È impossibile, infatti, poter ammettere che un sapientissimo maestro, altrimenti irraggiungibile, debba possedere, accanto alla Sua sconfinata Sapienza, una porzione di stupidità talmente assurda – da presentarsi ai Suoi discepoli come Dio dell’Eternità e farsi anche lodare come tale e pretendere da Satana obbedienza, servizio ed adorazione, il che, secondo il mio giudizio, vuol dire: tutto il mondo naturale creato si deve sottomettere completamente alla Sua onnipotente Volontà divina, se non vuole essere giudicato con la Potenza e la Forza della Sua Parola!

                    9.       Se però un Essere, pieno della sublime e irraggiungibile Sapienza, pretende questo in tutta la Serietà divina, non solamente dagli uomini, ma perfino dalla muta natura, si può allora ancora avere un dubbio, se un tale Essere – sebbene abbia un aspetto molto simile a quello di noi uomini – sia Dio oppure solamente un uomo uguale a noi? Io penso che quanto ho detto ora si confermi chiaramente in Gesù; questo deve dissipare ogni dubbio ed erigere in voi la più luminosa Verità, secondo cui unicamente Lui è perfettamente il sublime Essere Divino. Innalzatevi tutti in questa fede! Io voglio condurvi da Lui, ed Egli stesso vi mostrerà poi che Lui è lo stesso dinanzi al cui Nome si devono piegare profondamente tutte le Potenze del Cielo e di tutti i mondi.

                  10.     Voi certo sapete che proprio io ero, e sono ancora, colui che meno di tutti accettava facilmente qualcosa. Mi opposi con determinazione fin quando era necessario. Ma quando giunsi, dopo una prova molto dura, alla vera luce, allora accettai, senza aver dubbi, tutto ciò che mi manifestava la più chiara rivelazione su Gesù e ancora adesso si rivela in una Luce sempre più chiara. Se dunque io, il più ostinato tra voi, riconosco ora Gesù quale Dio, allora credo che questo possa accadere facilmente anche a voi, poiché certo sulla Terra eravate tutti più credenti di me!”.

                  11.     Risponde l’oratore precedente: “Amico, a questo ti ha costretto la fame! Noi però proprio non siamo ancora così affamati! Ma se ci costringerà la fame, allora riterremo quel negromante per un Dio piuttosto che morir di fame!”.

                  12.     Dice Dismas: “O voi stupidi mezzi polipi della più puzzolente pozzanghera melmosa! Come può essere che mi abbia costretto la fame ad accettare che Gesù sia l’unico, vero Dio? Nessuno di voi mi ha ancora visto mangiare e bere qui. E voi dite che faccio questo per fame? Ora vedo in maniera chiara che voi tutti siete puramente del diavolo! Sì, a questo mi ha condotto la fame; ma non era una fame di stomaco, ma una fame nel cuore per Colui che mi diede la Vita, che io amavo, ma per me, senza di Lui, la vita era anche un mistero inesplorabile! – Questa fame e sete per la grande rivelazione di questo santo mistero sono ora davvero saziate per l’eternità e la sfinge è vinta. Il mio stomaco però è ancora vuoto completamente!

                  13.     Voi però dite: ‘Noi non abbiamo fame, nemmeno quella santa del cuore!’. Allora la vostra condizione è incurabile, come anche il motivo mi è spiegabile. Ma aspettate solo un po’, e vi toccherà una strana fame. Allora vedremo se vi piacerà!”.

                  14.     Dice il portavoce della compagnia: “Sì, sì, amico, basta solo una vera fame, poi si farà tutto il resto! Per gli affamati, infatti, è un Dio colui che gli dà qualcosa da mangiare. Coloro però che non hanno fame, che non hanno una necessità né obiettiva né soggettiva, domandano poco di Dio e del Suo Regno. Per esempio, quando si predica della morale e di tutte le virtù a qualcuno che è in preda ad una certa letargia in tutto il suo essere e poi viene assalito dal sonno, così che non è quasi più padrone dei suoi sensi, egli non baderà più alla predica, poiché i suoi sensi sono inerti ed il suo spirito dorme!

                  15.     Se però vuoi arrivare ad ottenere qualcosa con un uomo simile, guariscilo prima dal suo male. Procura nella sua anima un bisogno vivente di ciò che gli vuoi dare, allora egli accetterà poi sicuramente avido ciò che gli offri. Senza questo lavoro preparatorio però difficilmente concluderai qualcosa col tuo paziente. – Dimmi, la riproduzione del genere umano potrebbe avvenire se il Creatore non mettesse nella natura dell’uomo, altrimenti indifferente, un così potente impulso o fame verso la procreazione?! Che cosa sarebbe una donna per l’uomo, se all’uomo non fosse infusa nessuna inclinazione per la donna?

                  16.     Da questo vedi facilmente che nell’uomo deve esservi in ogni ambito un potente bisogno, se deve interessarsi effettivamente di qualcosa.

                  17.     E così stanno effettivamente le cose anche con noi. Di tutto ciò che ci hai riferito, non sentiamo nessun bisogno dentro di noi. Noi siamo come mezzi morti e non abbiamo nessuna gioia in questa sonnolenta vita da cani. E se non abbiamo proprio nessuna gioia di vivere, come ci possono interessare i tuoi insegnamenti di vita ed il tuo unico Maestro di Vita Gesù? Fa’ prima in modo che in noi sorga una fame, oppure vattene con le tue fastidiose follie! Per conto nostro il tuo Gesù può essere dieci volte di seguito il sublime Essere divino. Se però di Lui non abbiamo alcun bisogno, se siamo qui rannicchiati insieme come delle pietre quasi senza sentimento, che cosa deve essere per noi il tuo Maestro Gesù? Procura perciò più vita in noi e dacci un bisogno di Lui, allora si vedrà come ci comporteremo di fronte a Gesù – forse ci comporteremo meglio di te!”.

                  18.     Questo discorso sorprende Dismas ed ora non sa che cosa deve fare. Io però gli suggerisco nel cuore che deve mettere, tramite la sua volontà nel Nome Mio, una potente fame nei loro stomaci; allora costoro, che sono mezzi morti, cominceranno già di più a passare nella vita.

                  19.     Dismas lo fa, e la compagnia diviene subito più vivace. Alcuni cominciano a toccarsi la regione del ventre e dicono al portavoce: “Amico, fa in modo che riceviamo qualcosa da mangiare, altrimenti divoriamo te con pelle e peli!”.

                  20.     Risponde il portavoce: “Stolti, io stesso ora sono affamato come un bue a digiuno per il macello e non ho nulla con cui potermi saziare! Che cosa dovrei darvi? Ecco, c’è Dismas davanti a voi – afferratelo! Costui avrà ben qualcosa da mangiare e bere. Egli, infatti, ora è diventato un intimo amico di quel Maestro Gesù, il quale una volta ha saziato ben cinquemila persone in un deserto con pochi pani! Forse c’è rimasta ancora qualche briciola anche per noi! Perciò afferriamo Dismas!”.

                  21.     Allora tutti cominciano ad insistere con Dismas e pretendono da lui cibo e bevanda.

                  22.     Dismas però dice: “Amici, voi pretendete da me qualcosa che non ho. Là al tavolo però, siede Colui che possiede tutto per saziare in quantità e pienezza! Andate da Lui, confessate dinanzi a Lui i nostri vizi, umiliatevi e colmate i vostri cuori dell’amore per Lui, allora verrete sicuramente anche saziati!”.

                  23.     Dicono ora gli amici a Dismas, i quali diventano sempre più sensibili alla fame ed alla sete: “O tu capo straccione fustigato! Se tu, con le tue parole, hai potuto darci fame e sete, come non dovresti ora essere in grado di togliere a tutti noi nuovamente ambedue le piaghe? Se puoi fare una cosa, devi poter fare anche l’altra. Togli a tutti noi subito questa fame tormentosa e questa bruciante sete – altrimenti vedi cosa ti capiterà!”.

                  24.     Risponde Dismas: “Cari amici, vi prego per la vostra stessa salvezza, non diventate irruenti! – Che io vi abbia dato fame e sete su vostra stessa richiesta, dipende dal fatto che non esiste qualcuno che possa dare qualcosa ad un fratello se prima non l’abbia egli stesso. Io medesimo però ho una vera fame da cento buoi e posso perciò spartire molto facilmente con altri questa grande abbondanza. Se anch’io avessi un satollamento, potrei anche questo spartirlo con altri. Ma se vi mostro dove potete trovare in eterno il perfetto satollamento, allora andate là e fate quello che io vi ho consigliato! Così riceverete certamente tutto per saziarvi da Colui che nutre e mantiene tutta l’Infinità. Se non doveste trovare lì satollamento, solo allora avrete il diritto di fare di me quello che volete, ma non prima! Se però tralasciate questo punto, allora dovete ringraziare voi stessi se non venite saziati!”.

                  25.     Dicono gli affamati ed assetati: “Ti abbiamo forse detto noi di venire qui? Tu sei venuto non per nostro incarico, ma per incarico del tuo Dio Gesù. Egli però ti ha dato il potere di convincerci con la fame e con la sete, perché dunque non ti ha dato anche il potere di saziarci?”.

                  26.     Risponde Dismas: “Cari amici, chi di noi ha il potere di costringere Dio? Egli è l’unico Onnipotente e può fare ciò che vuole! Di solito però Egli prima fa portare l’amaro agli uomini da ogni genere di apostoli, affinché poi vadano da Lui per ricevere il dolce. Gli uomini con ciò devono giungere alla convinzione che ogni aiuto umano è inutile. Perciò non aspettatevi da me niente di buono! Poiché se io stesso sono cattivo, come potrei offrirvi del buono? – Colui però che è la Verità stessa ed è oltremodo buono. Costui può anche dare solo il buono. Perciò andate da Lui!”.

                  27.     Dicono gli affamanti ed assetati: “Se tutto ciò che viene da Lui è buono – perché allora tu e noi siamo cattivi? Eppure anche noi procediamo da Lui!”.

                  28.     Continua Dismas: “Noi non siamo cattivi fuori di Lui. Da noi stessi diventiamo cattivi se ci allontaniamo da Lui a causa del nostro libero arbitrio e se ci diamo da fare inutilmente come fossimo noi stessi liberi dei che del vero Dio non vogliamo più sentirne parlare. Ma poiché Dio non può voler questo, Egli fa in modo che simili dei presuntuosi cozzino contro a degli ostacoli, finché arrivano alla convinzione che non sono per nulla degli dei, ma che senza di Lui sono solo uomini deboli e sciocchi. Riflettete anche voi su questo ed andate da Lui, allora sarete, di sicuro, veramente aiutati!”.

                  29.     Risponde la compagnia ora già disperatamente affamata ed assetata: “Ma noi non sappiamo che cosa intendi con questo ‘sicuramente aiutati’! Stupido diavolo, non sei andato anche tu da Lui quando Blum ti ha invitato? Sei forse stato aiutato con questo? Che cosa hai in più di quello che avevi prima! Oppure ora sei diventato più sazio di prima? Così come a noi tutti, anche a te si vede la fame fuori degli occhi! E questo tu lo chiami un migliorare?

                  30.     O stupida carogna di un apostolo! Va e non farti ridere dietro! Vieni tu stesso da noi con un viso più soddisfatto, allora ti presteremo un po’ più di fede di quanto ci sia possibile ora. Ma se vieni tu stesso da noi con una faccia insoddisfatta e bisognosa, nessuno spirito umano crederà che sei beato, cioè che sei saziato e provvisto di tutto!

                  31.     Vattene perciò ora tranquillo, Dismas! Nella tua condizione, infatti, finora al pelo uguale alla nostra, non concluderai niente con noi. Portaci piuttosto qualcosa da bere e da mangiare, allora ti seguiremo anche da qualche altra parte. Ma dalla tua attuale sapienza non si riesce ad ottenere nulla, nemmeno con la migliore coscienza. Rifletti ora su quanto sei stupido. Tu raccomandi ad altri qualcosa che tu stesso non hai ancora mai avuto! Tuo padre deve aver mangiato volentieri del maiale, per essergli nato un figlio così idiota!”.

                  32.     Continua Dismas: “Amici, se non ho potuto procurarvi una convinzione vivente di ciò che mi è capitato poco fa, dovete in ogni caso ammettere una cosa: ho avuto con tutti voi le migliori intenzioni. Altrettanto nessuno di voi può dimostrare che sono stato sgarbato, rozzo e rude contro di lui. Perciò penso di potermi aspettare da voi che parliate con me con più gentilezza. Non vi tiro certamente per i capelli per portarvi dal Signore. Se volete andarci, andateci; se proprio non volete andarci, non vi sarà fatta nessuna violenza. Non per questo però dovete essere rozzi e grossolanamente volgari. Se ora sentite in voi una potente fame e sete, non è colpa mia, ma vostra. Voi avete desiderato la fame per la vostra rianimazione; e poi non io, ma il Signore ve l’ha fatta pervenire mediante la mia parola. Io però vi ho indicato subito dove e come potete soddisfare la vostra fame e la vostra sete! Perché non lo fate, se lo sapete? Voi mi definite uno stupido diavolo perché ho seguito Blum e dite che a me questo viaggio non è servito a nulla. Ma io vi dico che questo viaggio mi è servito moltissimo. Anche se il mio stomaco è ancora vuoto, il mio cuore tuttavia è sazio con l’Amore per Dio, il Signore. È molto meglio saziare il cuore che cento volte lo stomaco. Con un cuore affamato nessuno stomaco può essere soddisfatto, tranne che con un cibo per la morte del cuore. – Fate ora quello che volete! Io però in seguito non farò lo stolto. Se volete rimanere della gente bestiale, allora rimanetelo! Ma se volete andare dal Signore, la via della vita è aperta dinanzi a voi!”.

                  33.     A queste parole di Dismas la compagnia si sorprende ed è indecisa su che cosa deve fare adesso.

                  34.     Il portavoce principale viene avanti dal mezzo della compagnia e quando tutti lo invitano a parlare, dice: “Amici e sorelle! Io ora ho riflettuto molto sulla missione di Dismas a noi e sul suo discorso. Ho trovato – devo confessarlo apertamente – che in fondo egli ha ragione. Noi dovremmo fare veramente ciò che lui vuole da noi. Potremmo, infatti, per una mezza eternità fare qua e là delle battute spiritose e tener consiglio, ma difficilmente giungeremmo a qualcosa di meglio di quanto il buon fratello Dismas ci ha consigliato.

                  35.     Che cosa c’impedisce di andare da quell’Uomo, del quale Dismas e tutti gli altri, che ora sono già felici, dicono che sia la Divinità stessa? Perciò io penso: se quel Gesù è veramente Dio stesso, nonostante la nostra rigida incredulità, la nostra ribellione contro di Lui sarebbe da definire più che una pazzia. E se non dovesse essere ciò che Dismas insieme agli altri felici dicono di Lui, ebbene, non abbiamo certamente perso nulla se Lo riteniamo per un nostro amico. Se gli altri al Suo fianco, infatti, stanno bene, perché dobbiamo star male noi – se dipende solo da noi andarci e guadagnarceLo con la nostra benevolenza di cuore? Se non Lo è, non perdiamo nulla. Tutto ciò che otteniamo però può essere solo un guadagno per noi. Poiché chi come noi non ha niente, in eterno non può nemmeno perdere niente, ma solo guadagnare. Perciò andiamo lì dal Padrone di questa casa; poi si vedrà quale pesca abbiamo fatto, quando avremo parlato con Cristo. Che cosa ne pensate voi di questa cosa?”.

                  36.     Rispondono tutti gli altri: “Sì, sì, è facilissimo per noi farlo, perché non ci costa nessuna fatica; non ci strapperà certamente le teste dal collo. – Col tuo ragionevole discorso è anche più facile intraprendere qualcosa che non con quello molto ampolloso di Dismas! Noi non vogliamo sostenere che Dismas abbia parlato stupidamente; ma un discorso ampolloso non fa mai l’effetto come di uno ragionevolmente sobrio”.

                  37.     “Andrebbe tutto bene” – interviene un altro della compagnia – “se solo fossimo vestiti un po’ meglio! Le nostre dieci dame in particolare hanno un aspetto miserevole! Nient’altro che brandelli e stracci della specie più sporca pendono in disordine sui loro corpi dall’aspetto veramente sconveniente! – E nemmeno noi uomini stiamo meglio. Penso perciò che dovremmo procurarci prima delle vesti migliori e poi andare da Lui; in queste vesti poco nuziali, infatti, nella Sua vicinanza faremmo una figura maledettamente brutta!”.

                  38.     Dice il primo oratore: “Amico, nessuno può essere forzato oltre a quello che può! Allora le dame procederanno dietro di noi; e coloro che sono vestiti un po’ meglio si metteranno davanti – e così, secondo la mia opinione, si potrà già fare. Dismas, quale il vestito meglio di tutti però, sia in ogni caso la nostra guida”.

                  39.     Rispondono tutti gli altri: “Va bene, vogliamo dunque fare il tentativo!”.

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Cap. 105

Sulle opere dell’intelletto e del cuore

Dismas porta i difficili credenti dal Signore

                    1.       Dice Dismas: “Ora vi siete finalmente decisi per la Via della vita. Così va bene! Se facciamo come vuole il Signore, non sbaglieremo mai; ma seguendo il nostro stesso intelletto saremo sulla via del legno più secco. Dove l’uomo segue solo il suo freddo intelletto, di solito arriva sul ghiaccio dove è difficile restar fermi. Solo dove l’uomo segue il vivente consiglio del suo cuore, giunge su una regione verde, vale a dire ad una speranza vivente! E così è ora con voi il caso, come con me stesso. Ora abbiamo seguito il consiglio del nostro cuore, ed io sono fermamente convinto che con tutti noi le cose andranno al più presto meglio!

                    2.       Riflettete solo una volta su che cosa ci ha consigliato il nostro stesso intelletto e quale guazzabuglio di leggi è riuscito a fare. Ma a che cosa ci sono servite? Prendiamo invece tutte le vere grandi opere degli uomini della Terra, come per esempio quelle dei grandi maestri nelle belle arti della musica, poesia e pittura! Tutti erano discepoli del loro cuore, del loro sentimento! E le loro opere stanno irraggiungibili dinanzi agli occhi ciechi dei posteri costituiti di puro intelletto, che poi si prende la fatica di discutere le grandi opere di un cuore libero con mille regole e leggi, di cui il grande maestro, con la creazione delle sue opere irraggiungibili, non si sarebbe sicuramente mai sognato.

                    3.       Ma chiedete se un tale zoppicante forgiatore di regole non abbia mai prodotto qualcosa di geniale, libero e odorante di vita? Non sono sempre aride e rigide le opere di tali creatori? In tutte le opere del solo intelletto, infatti, c’è la maledizione, mentre le più piccole opere del cuore sono di valore infinitamente grande per tutto ciò che respira e vive.

                    4.       Per questo motivo fin troppo vero però, vogliamo anche dare l’addio per l’eternità all’intelletto insieme a tutti i suoi prodotti ed attenerci unicamente alle vie ed alle opere del nostro cuore. Con questo giungeremo sicuramente presto ad una mèta migliore di quella che è stata fin adesso il caso.

                    5.       Con questa necessaria introduzione, possiamo ora andare fiduciosi dal Signore, dove giungeremo, dopo il cambiamento della nostra disposizione d’animo, anche al necessario ristoro del cuore e dello stomaco. E così ora seguitemi nell’ordine che voi stessi avete stabilito a causa dell’abbigliamento molto sconveniente!”.

                    6.       Dopo questo discorso buono e vero di Dismas, vengono ora tutti da Me un po’ impauriti. Giunti che sono, Dismas s’inchina di nuovo profondamente a Me dinanzi e dice: “O Signore! Con la Tua Grazia ed esclusivo aiuto, a me, povero peccatore, è riuscita questa santa opera: tutti i trenta mi hanno seguito qui nel Tuo Nome. Ora accada con loro, come con me, la Tua santa Volontà! A me però nessuna veste d’onore per questo; Te ne prego! A Te solamente sia tutto l’onore in eterno!”.

                    7.       Rispondo io: “Hai portato a termine molto bene la tua missione, Mio caro Dismas, e ti sei reso molto meritevole nel Mio Nome! Ti voglio quindi anche dare ciò che ti spetta; dopo però avverrà anche ai tuoi conquistati, secondo il loro cuore!”. – RivolgendoMi a Robert: “Robert, va e prendi pane e vino e una giusta veste per il fratello Dismas! Io ora terrò una piccola trattativa con questi trenta. Così sia!”.

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Cap. 106

Bruno portavoce della compagnia

Contro domande critiche del Signore

L’umiltà di Bruno riporta la Grazia del Signore

                    1.       Il portavoce dei trenta si fa avanti, s’inchina profondamente dinanzi a Ma ed all’intera compagnia intorno al tavolo e poi, coraggioso, dice: “Signore, Creatore, Conservatore e Reggitore dell’intera Infinità! Noi stiamo qui dinanzi a Te come assolutissime nullità, Tu che sei l’unico Tutto nel tutto, ed aspettiamo da Te Grazia e Misericordia! Non che noi avremmo qualche diritto per questo, poiché siamo tutti dei deboli e perfino volgari peccatori; ma perché Tu sei Dio, il purissimo e perfettissimo Amore che si è fatto mettere in croce per tutti i peccatori caduti. Tu solo sei la Forza dei deboli, il Salvatore dei miseri, l’Aiuto dei bisognosi! Tu stesso dicesti ai peccatori: ‘Venite tutti a Me, voi che siete stanchi ed aggravati, Io vi voglio tutti ristorare!’.

                    2.       E così anche noi siamo qui dinanzi a Te, assai carichi di tutte le pene della vita. Toglicele secondo la Tua Misericordia, o Signore! Non possiamo offrirTi per questo nient’altro che al massimo trenta cuori carichi di ogni genere di peccati, i quali vorrebbero amarTi sopra ogni cosa, se potessero osare. Il vero Amore cerca solo il cuore, per tutto il resto esso è cieco.

                    3.       Così vorrai Tu, o Signore, procedere con noi! Non guardare le nostre opere, le quali sono tutte quante cattive. Guarda i nostri cuori, i quali, anche se impuri, bramano il Tuo santissimo Cuore di Padre, come l’erba arida desidera una goccia di rugiada!”.

                    4.       Rispondo Io: “Sì, Mio caro Bruno, è assai buono, vero e bello, ciò che hai detto ora nel nome dei tuoi fratelli e sorelle. Nelle Scritture però sta scritto che prostitute ed adulteri non entreranno nel Regno di Dio! Voi però attraverso le banche siete stati grandi prostitute e adulteri e in più pieni d’egoismo. La Mia Grazia che voi volete, è il Regno di Dio vero e proprio. Perciò ci si chiede: come pensate di divenir partecipi della Mia Grazia e Misericordia in sintonia con le Scritture?”.

                    5.       Risponde Bruno: “O Signore, permetti che un peccatore possa aprire la bocca dinanzi a Te: non impedirai di certo a nessun peccatore di sentir pentimento dei suoi peccati e di implorare la Tua Grazia! Nonostante questi testi di duro giudizio della Tua sacra Scrittura, Tu non chiudesti il Tuo Regno all’assassino sulla croce, non giudicasti l’adultera nel tempio, tanto meno la Maddalena, e prendesti alloggio in casa di Zaccheo. Così anche ora qui hai già beatificato alcuni con la Tua Grazia, i quali anche non potevano fare a Te più di quanto possiamo noi. Oh, allora non essere più duro con noi!”.

                    6.       Dico Io: “Sì, sì, ma tutti questi non erano proprio così grandi peccatori come voi!”.

                    7.       Risponde Bruno: “O Signore! Che cosa può essere grande o piccolo dinanzi a Te, sia il peccato o la virtù? Tu solo sei grande e buono, tutto il resto è niente dinanzi a Te! O Signore, Tu che provvedi a pantere, leoni, iene e tigri, che sono certo animali cattivi, provvedi anche a noi, almeno nella misura in cui provvedi a questi animali!”.

                    8.       A questo punto faccio cenno a Robert di venire con pane e vino. Bruno guarda sorpreso verso Robert, ma non sa cosa questo debba significare.

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Cap. 107

Celestiale pasto di Grazia

Prova di cuore nell’amore per il nemico

                    1.       Robert mette sul tavolo davanti a Me pane e vino, s’inchina e va al suo posto. Io prendo il pane e domando a Bruno se egli sa, che cosa sia questo.

                    2.       Risponde Bruno: “Signore! Questo è pane dei Cieli, un vero cibo per la vita eterna e per il perdono dei peccati. Bene a colui che lo riceve da mangiare!”.

                    3.       Dico Io: “Ora va bene! Poiché lo dici e credi, allora prendilo e mangiane finché vuoi!”.

                    4.       Dice Bruno: “Signore! Qui vicino a me ci sono ancora ventinove che sono più affamati di me! Oh, permetti che io dia prima a loro di questo pane secondo il loro bisogno e poi mi sazierò con quello che potrebbe rimanere!”.

                    5.       Rispondo Io: “Fa’ secondo il desiderio del tuo cuore!”.

                    6.       Allora Bruno Mi ringrazia per il pane con le lacrime agli occhi e lo spartisce fino all’ultimo pezzo tra i ventinove, i quali lo consumano subito con cuore assai commosso. Uno di loro però nota che Bruno ha dimenticato se stesso, va’ da lui e dice: “Ma, caro amico Bruno, nella spartizione del pane hai dimenticato te stesso ed hai dato a noi tutto ciò che il Signore ti ha donato. Non ho ancora preso niente del mio pezzo, – prendilo e mangia, tu, infatti, non hai meno fame di me!”.

                    7.       Dice Bruno: “Carissimo amico, tienilo e mangia ciò che ti ho dato per Grazia del Signore! Ho più gioia se voi tutti siete sazi che se fossi stato saziato io cento volte. Non preoccupatevi di me, perché al fianco di questo santo Donatore non potrò mai temere eternamente per il satollamento!”.

                    8.       Con questo meraviglioso comportamento di Bruno, come anche del suo amico, a tutti gli ospiti, come anche a Me stesso, vengono lacrime di grande gioia! In tutti i cieli, infatti, non esiste nulla di più sublime e commovente che quando un uomo povero e molto affamato, alla vista dei suoi fratelli ugualmente poveri ed affamati, dimentica completamente se stesso e dona a loro tutto ciò che gli è stato dato. Un uomo simile, in questo modo, compie un passo da gigante al Centro del Mio Amore!

                    9.       Questo tenetelo a mente, specialmente voi sulla Terra, e scrivetevelo nei vostri cuori!

                  10.     Dopo Io prendo il vino e lo do a Bruno con la domanda, cosa questo sia.

                  11.     Bruno risponde con commossa gratitudine: “O Signore, questo è un delizioso vino del santissimo torchio del Tuo paterno Cuore divino! Con un ringraziamento mai estinguibile oso io prenderlo dalle Tue santissime Mani e, se Tu lo permetti, oso anche farlo arrivare ai miei poveri assetati fratelli”.

                  12.     Dico Io: “Già prima ti ho detto che a Me è completamente giusto ciò che fai sempre secondo il nobile impulso del tuo cuore. Vedi, il vino ora è tuo; fa di questo ciò che vuoi tu!”.

                  13.     Bruno Mi ringrazia commosso e porge subito il vino ai suoi fratelli e amici. Costoro però protestano di non prenderne finché non ne abbia bevuto lui. Bruno però insiste e così gli altri prendono riconoscenti il vino e ne bevono a piacimento. Anche del vino però non ne rimane nulla. Benché Bruno sia ora molto affamato ed assetato, intimamente si rallegra che i suoi fratelli siano fortificati ed ottengano subito un aspetto migliore.

                  14.     Dico Io: “Ebbene, amato Bruno, dimMi, ti è piaciuto il Mio Pane ed il Mio Vino? Ora sei tu più forte di prima?”.

                  15.     Risponde Bruno con coraggio: “Signore! Io ho solo una bocca, uno stomaco ed un cuore. Questi però hanno ventinove bocche, altrettanti stomaci e cuori. Poiché al mio posto sono stati fortificati ventinove che porto nel mio cuore come un secondo io, così sono stato saziato non solo una volta, ma in verità ventinove volte mediante la gioia dei poveri fratelli e sorelle fortificati! E così non posso davvero rispondere alla Tua Santa domanda nient’altro che il Tuo santo pane e vino celeste mi sono piaciuti il meglio possibile! A Te solo per questo l’eterno ringraziamento!”.

                  16.     Dico Io: “Carissimo amico Bruno! Vedi, sulla Terra hai peccato assai spesso e molto gravemente. Ma poiché tieni nel cuore tanto amore disinteressato per i tuoi fratelli, ti verrà anche molto perdonato. A ogni benefattore dei suoi fratelli e sorelle, infatti, qui spetta misericordia, poiché egli stesso ha esercitato misericordia; e così anche a te a causa dei tuoi fratelli ed ai tuoi fratelli a causa tua; poiché qui sta uno per tutti e tutti per uno.

                  17.     Nel mondo però esistono anche benefattori che sono molto misericordiosi verso una povera e giovane fanciulla, e cercano di aiutarla con tutte le loro forze. Ma se viene da lui una vecchia ed affaticata vedova, viene servita con una predica e con uno scudo di scarso valore, così pure un vecchio povero fratello. A tali benefattori misericordiosi dimostrerò Io poca misericordia! Chi, infatti, vuole avere un tornaconto per le sue beneficenze e poi non può averlo, costui è di cuore più duro di un sasso, costui appartiene alla famiglia di tutti i diavoli. Perché anche i diavoli fanno del bene a coloro dai quali possono aspettarsi un piacevole vantaggio.

                  18.     Tu però qui eserciti una misericordia, dietro la quale non c’era nessun’intenzione impura, e devi perciò trovare la massima misericordia anche presso di Me! Prima però di concederti questa in piena misura, dovrai sostenere ancora una prova del tuo cuore! Se supererai anche questa, allora la Mia Grazia ti toccherà subito in pienissima misura!

                  19.     Là verso occidente vedi una porta, la quale e semiaperta. Va’ lì. In quella stanza troverai tutti gli uomini che sulla Terra sono stati i tuoi peggiori nemici. Cerca di conquistarli e portali a Me, così sarai perfetto a Me dinanzi. Perché chi fa del bene solo ai suoi amici, costui non ha fatto nulla perché possa dire dinanzi a Me: ‘Signore, sono stato in ogni caso un servitore inutile!’. Chi però non può dire questo, è ben lungi dall’essere degno di Me! Perciò va lì ed opera secondo la Mia Parola”.

                  20.     Dice Bruno: “O Signore, la Tua santissima Volontà sia fatta! La Tua Volontà è la mia vita, la mia salvezza e la mia somma delizia! Oh, quanto è dolce operare nell’eterna casa dell’eterno Padre onnipotente! – O nemici miei tutti, voi fratelli che avete duramente disconosciuto in me un fratello che vi ama – nel Nome del mio Dio, Signore e Padre vengo a voi per benedirvi e farvi del bene, e con ciò anche per dimenticare in eterno ogni offesa che mi avete fatto!

                  21.     Oh, ora delizia colma il mio cuore, così che si sente abbastanza forte per umiliarsi davanti ai disprezzatori superbi ed egoisti! Ora intuisco vagamente quello che deve aver sentito il Tuo santo Cuore paterno allora, di fronte ai Tuoi malvagi nemici, quando in Te gridavi al Padre: ‘Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!’. O Santa, infinita Grandezza, di cui è capace solo un Cuore divino!

                  22.     In verità è bello, anzi edificante, se un fratello aiuta il fratello senza pensare ad una ricompensa. Il Cielo non abbraccia niente di più sublime e grande che benedire coloro che ci maledicono e fare del bene a coloro che ci hanno odiato, disprezzato e perseguitato!

                  23.     Perciò là dai miei nemici! Costoro, infatti, sono come chiamati a perfezionare il mio cuore davanti a Dio!”. Con tali singolari e edificanti parole, Bruno si precipita alla porta indicata.

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Cap. 108

L’eroe dell’amore circondato dai nemici

L’Amore di Cristo vince tutto

                    1.       Non appena Bruno tenta di entrare nella stanza dei suoi nemici, parecchi si mettono subito davanti alla porta e dicono con voce di collerica eccitazione: “Indietro, miserabile! Che cosa abbiamo a che fare con te? Ci sei stato sempre ripugnante come la morte e sei sempre stato oggetto del nostro odio e profondissimo disprezzo! Che cosa abbiamo da spartire con te ora qui all’Inferno? Per tutti i diavoli con te, miserabilissima bestia umana!”.

                    2.       Dice Bruno con coraggio: “Cari amici, che cosa vi ho dunque fatto che siete così terribilmente pieni di odio? Voglio fare tutto ciò che pretenderete da me secondo giustizia ed equità, affinché non abbiate più ad avercela con me!”.

                    3.       Gridano i furiosi alla porta: “Miserabile bestia umana, non puoi far nulla per convincerci ad avere un’opinione migliore di te! Non abbiamo bisogno di altro se non che tu ci abbandoni. La tua presenza ci ripugna più del più profondo Inferno! E così vattene via da noi di buon grado, altrimenti ti facciamo a pezzi!”.

                    4.       Risponde Bruno: “Se questo può riconciliarvi con me, allora mi lascio volentieri crocifiggere da voi! Mi dovete però solo promettere che poi non avrete più nessun rancore su di me!”.

                    5.       Dicono i furiosi: “Credi tu dunque che questo ci farebbe onore? Noi – e crocifiggerti, questo sarebbe un purissimo disonore per noi! Al massimo sopprimerti come un miserrimo cane, questo potremmo farti per decoro, se fossimo di buon umore! Ma occuparci di più di te, sarebbe veramente ridicolo da parte nostra! Va dunque via e non farci ancora arrabbiare con la tua orribile presenza!”.

                    6.       Continua Bruno: “Ma, stimabilissimi amici! Mi è noto fin troppo bene che nel mondo mi avete sempre odiato e, come e dove era possibile, mi avete perseguitato. Per quanto mi sia sforzato di comprenderne il motivo, ogni sforzo è stato tuttavia vano. Mi avete perseguitato solamente perché non vi piaceva la mia faccia! Qui in questo mondo però l’abbiamo tutti molto cambiata. Io penso ora in modo molto diverso da come pensavo sulla Terra e sono diventato tutt’altra cosa. Non dovrebbe essere così anche con voi?

                    7.       Ditemi, che cosa ho commesso nel mondo contro di voi? Ora sono in condizione di risarcire a tutti mille volte ciò che in qualche modo vi devo, anche se non so cosa. Basta solo che mi perdoniate e diventiate più gentili con me! Non pretendo assolutamente la vostra amicizia, questo sarebbe chiedervi troppo, quali miei nemici dichiarati! Ma posso chiedervi comunque che desistiate dalla vostra inimicizia, e questo tanto più facilmente, perché mi ritenete troppo infimo da poter essere crocifisso da voi!”.

                    8.       Dicono i furiosi: “Che cosa serve qui il tuo discorso ed il tuo stupido becco da spaccone! Sei, di fatto, un porco e lo rimani per tutta l’eternità. Davanti agisci come se tu fossi l’uomo più raro e più leale, dietro però sei poi una carogna e non c’è da fidarsi di te! Sai tu come hai agito in borsa con noi? Tu vedevi continuamente un crollo, ci spaventavi in modo che vendessimo le azioni e poi le compravi tu stesso! O mascalzone, non fare l’innocente! Cadono forse anche qui le borse, perché tu cerchi ora così tanto la nostra amicizia?”.

                    9.       Risponde Bruno: “Ah, ecco il motivo! O amici, se il vostro rancore per me proviene da questo, allora spero che al più presto diventeremo gli amici migliori! Perché vi posso dare la più fedele assicurazione che con il vostro odio verso di me siete puramente su una falsa strada! Vedete, in primo luogo potevo prevedere tanto poco quanto voi se le borse salivano o scendevano e, in secondo luogo, non potete dimostrarmi se compravo quelle azioni che voi rivendevate con perdite alla banca. Vedete, quanto superficiale è basato il vostro rancore su di me? Non vi ho mai costretto né per l’acquisto né per la vendita. Ma chi vi costringeva a vendere i vostri titoli quando la borsa crollava e di comprare quando si alzava? Io sicuramente no, ed altri mille nemmeno! Voi stessi eravate così stolti, ma non volevate attribuire a voi stessi una tale stupidità. Se avevate commesso un grossolano peccato speculativo contro il vostro interesse, allora scaricavate la colpa su chiunque fosse migliore e più intelligente di voi nelle sue speculazioni! Non fatevi deridere! Come potevano darmi fastidio i vostri titoli, ed a voi i miei? Io compravo, voi anche, se vi sembrava opportuno. Oppure voi vendevate ed io compravo. Questo è certo del tutto naturale! Perché dunque il vostro rancore su di me? Non ho mai sparso false dicerie e non mi sono nemmeno mai servito di uno specchietto per le allodole!”.

                  10.     Dice uno della compagnia in preda all’odio: “Bene! Tu hai agito come ci hai detto ora. Questo però non può diminuire il nostro rancore ed odio contro di te, perché nel mondo tu hai sempre pensato diversamente da come suonava il senso delle tue dolci parole. Se dicevi nero, era sicuramente bianco; e se dicevi bianco, era sicuramente nero! E il contrario era poi la piena verità. La tua perfida perspicacia però non si accorgeva che noi usavamo le tue dichiarazioni al rovescio. Che non ci riuscisse sempre, questo era il capriccio del gioco. Ma se avessimo operato sempre secondo le tue dichiarazioni, avremmo in brevissimo tempo di certo perduto tutto. Così stanno le cose, e da allora è nato anche il nostro giusto odio contro di te! Dimostraci il contrario, allora saremo disposti a chiederti perfino perdono e ad essere i tuoi amici migliori”.

                  11.     Risponde Bruno: “Bene, vi prendo sulla parola. Rispondete ad alcune domande! Domanda, numero uno: in borsa ero più di voi, forse un direttore, un contabile, un segretario, un qualunque consulente legale oppure qualcosa di simile?”. – Dicono gli astiosi: “No, tu, come noi, eri solamente un possibile acquirente”.

                  12.     Continua Bruno: “Bene! Domanda numero due: chi in borsa è iniziato veramente in tutti i segreti finanziari?”. – Risposta: “Gli agenti di borsa e delle banche”. – “Bene! Domanda numero tre: i molti investitori in borsa vengono sempre messi al corrente della verità dai dirigenti amministrativi?”. – Risposta: “No! Quando qualcosa va storto, la verità non si viene mai a sapere!” – Bene! “Domanda numero quattro: come ed in che modo avrei dovuto giungere alla verità?”. – Risposta: “Oh, semplice! Per via della corruzione un mascalzone può arrivare a fare molte cose che rimangono celate ad un tipo onesto!”. – “Bene! Dal canto si riconosce l’uccello! Portatemi qui tutti i funzionari di banca e agenti di borsa, ed essi dovranno dire se ho corrotto anche solo il più piccolo con un centesimo per svelare un segreto bancario! Ma le cosiddette voci maligne dicevano di voi che in un’occasione molto critica di nascosto avete dovuto dare ad un iniziato uno spintone, pesante mille ducati, affinché vi facesse una piccola soffiata per come sarebbero potute andare le cose. Sulla base di questa soffiata poi, già il giorno dopo, scambiaste quasi tutti i vostri titoli, con una perdita considerevole in moneta sonante, e con questo poi avete intrapreso un commercio occulto all’estero e così vi siete rovinati per la seconda volta! Dite, sono stato forse io a spingervi a fare questo con il mio bianco al posto del nero?”.

                  13.     A questo punto i furiosi restano sorpresi e non sanno cosa replicare. Bruno però continua e dice: “Amici, vi ho forse dato anche il consiglio di murare, in società tra voi, in una cantina, trentamila ducati? Quando poi a Vienna fu emanata la legge marziale e nella perquisizione delle case i soldati aprirono il punto vuoto nel muro e presero in consegna la felice scoperta fino all’ultimo soldo – penso che il mio bianco per nero non vi abbia contribuito! Detto in breve, siete stati sempre voi stessi i colpevoli delle vostre perdite e pensate sbagliandovi sommamente, che io sia stato iniziato nei vostri segreti speculativi e sia stato un traditore nei vostri confronti. Come sarebbe stato possibile se fuori della borsa non vi ho mai molestato con la mia presenza? Della vostra sfortuna non porto nessuna colpa, di questo potete esserne completamente certi! Iddio mi è testimone! Ma se continuate a pensare che io vi abbia reso infelici, allora dimostratemelo davanti a Dio, e voglio fare di tutto per espiare cento volte il mio debito con voi”.

                  14.     Dopo lunga riflessione dice uno: “Le cose stanno veramente così come tu le hai esposte a tutti noi! Ma se tu non sei stato partecipe, non capiamo come sei giunto a queste precise notizie sulle nostre condizioni. Come potevano esserti note così bene, come se tu stesso le avessi disposte? A Vienna certo avranno avuto luogo una quantità di simili spiacevoli fatti, sono essi a te noti completamente come il nostro?”.

                  15.     Risponde Bruno: “Certamente non tutti, ma molti sì. Voi avete sempre saputo chi era condannato dal tribunale e per quale motivo – senza essere perciò denunzianti interessati nel processo. Perché non avrei potuto anche venire a sapere come vi andavano le cose nel tempo della tribolazione, poiché mi eravate ben noti fin dalla borsa? Dimostratemi che colui che per caso viene a conoscenza della sfortuna di un suo conoscente, ne debba avere anche la colpa. Mostratemi in quale legge questo è citato come colpa delittuosa?”.

                  16.     Ora i furiosi restano sorpresi e non sanno che cosa devono fare. Non viene in mente a loro un buon discorso. Tale e quale sta anche con la loro collera e rabbia. Vorrebbero volentieri rimanere ancora implacabili, ma con più matura riflessione per questo hanno perso ogni motivo. Ora stanno iracondi senza motivo dinanzi a Bruno, e si adirano con se stessi, poiché adesso non possono aver nessun odio e rancore verso di lui.

                  17.     Dopo un po’ si fa avanti uno e dice: “È sciocco che ora non possiamo opporti più nulla di ragionevole. Quanto volentieri ti avremmo bastonato, se solo avessimo potuto attribuirti almeno una colpa apparente! Tu però sei troppo abile, così che non ti si può toccare. E oltre tutto dobbiamo diventare perfino amici! Ma che cosa vuoi ancora fare con noi?”.

                  18.     Risponde Bruno: “Amici, non vedete in questa grande sala il grande tavolo del Consiglio e tutti coloro che lì radunati tengono un potentissimo consulto sull’intera Infinità?”.

                  19.     Dice l’oratore: “Noi non vediamo nessuna sala e nessun tavolo del Consiglio! – Vediamo solo questa vera bettola che è piena di oscurità – ed anche te! Se però ha una qualche uscita, questo non lo sappiamo. – Ma che cosa vuoi dire con la tua domanda senza senso?”.

                  20.     Risponde Bruno: “Con questo non voglio null’altro che condurvi dal Signore e Salvatore Gesù, affinché vi purifichi e vi renda poi veramente felici per l’eternità, solo ed unicamente per questo motivo sono stato mandato a voi proprio da Gesù. Seguitemi volentieri e con amore dove io andrò dinanzi a voi. Al posto giusto vi verrà già una vera luce degli occhi!”.

                  21.     Dice l’oratore: “Questo sarà un po’ duro! Per prima cosa, infatti, non possiedi ancora la nostra fiducia al punto da indurci a seguirti subito alla cieca, come se tu fossi un nostro amico già provato da lungo tempo. E per secondo noi siamo neo-cattolici[2], i quali sanno bene cosa devono pensare del giudeo Gesù, e non sono così stupidi come alcuni che ne hanno fatto perfino un Dio, come una volta i greci con il loro Ercole ed ancora altri eroi dall’alba dei tempi primitivi. Perciò devi escogitare qualcosa di più assennato per il nostro bene, se intendi sul serio portarci in giro al guinzaglio”.

                  22.     Continua Bruno: “Amici, la fede romana-cattolica è certo sciocca e superficiale in molte parti, ma la neo-cattolica è mille volte più stupida. Non rinnega essa la vita dell’anima dopo la morte del corpo? E certo voi ancora vivete dopo la morte del vostro corpo! Questa condizione dimostra già in abbondanza di quale spirito è figlio il neo-cattolicesimo. Inoltre esso non solo rinnega la rivelatissima Divinità di Cristo, ma secondo Strauß ed Hegel, rinnega ogni divinità! – Ma chi può sostenere un tale insegnamento, specialmente qui nel mondo dell’eterno spirito, il quale, riguardo alla continuità dell’anima, ha commesso un errore così madornale? C’è anche da dire comunque che, per quanto i principi del suo insegnamento non siano degni di fede, nessuno di essi lo è meno di quanto sia quello che si basa sulla supposizione della mortalità dell’anima umana! Se dunque in un insegnamento una tesi principale è fondamentalmente falsa, allora anche gli altri principi derivati da questa non possono essere che assolutamente falsi! Respingete perciò tutto il vostro insegnamento neo-cattolico come inutile ciarpame e seguitemi dove vi conduco io! Vi assicuro che le cose per voi miglioreranno in breve tempo!”.

                  23.     Dice l’oratore: “Amico, tu sei un tipo maledettamente abile! Si deve darti ragione, si voglia o non si voglia. Mi addolora di cuore che prima ti siamo venuti incontro in maniera così dura ed offensiva. Io però spero che potrai perdonarci! Rifletti su come a Vienna erano fatti tutti i preti e i funzionari, i quali si preoccupavano solo di far sprofondare e addormentare la povera umanità nella più fitta notte dello spirito. In tali condizioni, che uccidono ogni spirito, era proprio impossibile elevarsi ad una pura conoscenza. Ma come siamo stati istruiti, così siamo anche adesso, vale a dire ciechi, sordi e muti nell’anima e nello spirito. Abbi perciò indulgenza e pazienza con noi e conducici, nel Nome di Dio, dove riceveremo un po’ più luce di adesso”.

                  24.     Dice Bruno: “Va tutto bene! Che io sia venuto a voi con il più paziente cuore, spero di non dovervelo più dimostrare. Io vi ho perdonato tutto e sono per sempre vostro amico in tutta verità. Così credo che tra noi non dovrebbe più esserci alcun impedimento per percorrere la via sulla quale tutto è possibile, per mettersi in questo mondo, per l’eternità, in una condizione di vita nella quale si può esistere il più possibile beati secondo il bisogno dell’anima e dello spirito. Fatevi quindi coraggio, abbiate una ferma volontà e seguitemi! Tutto il resto invece aspettatelo fiduciosi solo da Colui che vi può aiutare ed anche vi aiuterà. Egli non mi ha mandato invano da voi. Per quanti voi siate: seguitemi tutti, e tutti sarete aiutati!”.

                  25.     Dicono ora i primi: “Noi che ci conosciamo dai tempi della borsa, siamo circa una ventina, ma dietro di noi c’è un’innumerevole moltitudine di ogni specie di plebaglia. Se anche costoro ti seguiranno, è un’altra faccenda. È possibile, ma poco probabile, perché questi sono troppo sprofondati nella notte. Provaci! Per noi è indifferente se vengono o no”.

                  26.     Rispondono i molti che stanno in fondo: “Proprio così stupidi come credono i signori là davanti, noi non lo siamo! Saremo perciò anche liberi di accompagnarvi come un vero battaglione! Chi, infatti, aiuterà voi, sicuramente non metterà alla porta nemmeno noi. Andiamo quindi alla ventura, per l’onore di Dio!”.

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Cap. 109

Buono spirito concorde tra gli affamati di luce

L’esercito dei ciechi mondani giunge dinanzi al Signore

Racconto della vita di Bruno

                    1.       A questo, dicono gli ex furiosi: “Oh, non dovete infastidirvi a causa nostra! Qui, in questo mondo, è comunque cessata completamente ogni differenza sociale. E speriamo che avremo anche noi un posto nello spazio infinito, e così potete venire tranquillamente con noi là dove il nostro amico Bruno ci vuole condurre!”.

                    2.       A questo dice uno della grande schiera in fondo: “Un discorso simile ci piace! Davanti a Dio tutto è uguale, principe e mendicante, lupo ed agnello. Il principe non può elevarsi sopra del mendicante, ed il lupo non può mai bramare il sangue dell’agnello. Se siamo uguali tra noi, lo saremo anche dinanzi a Dio. Se sulla nostra lavagna dei debiti non abbiamo delle annotazioni di debiti reciproci, allora non ne troveremo certamente nessuna nel grande Libro della Vita. Se voi avete qualcosa contro di noi, allora cancellatela per l’eternità dalla lavagna dei debiti, come noi abbiamo cancellato tutto quello che vi abbiamo trovato!”.

                    3.       Dice l’oratore che sta in testa al gruppo: “Molto bello da parte vostra! Ciò che fate voi, lo facciamo anche noi, e così siamo ora amici, fratelli e sorelle! – Ma ora l’amico Bruno ci fa cenno, e così vogliamo seguirlo in silenzio!”.

                    4.       A queste parole tutti si alzano e seguono Bruno verso il luogo dove sta andando con animo sereno.

                    5.       Giunto da Me in pochi attimi con il gran seguito, dice Bruno: “Signore, qui sono tutti coloro che quella cupa stanza teneva prigionieri. Ho adempiuto il mio incarico, ora sia fatta con loro la Tua santa e migliore Volontà! Essi sono tutti ciechi. Dona loro perciò la luce, affinché possano vederTi, come ora Ti vedo io in tutta la Tua Clemenza ed Amore paterno!”.

                    6.       Dice uno della compagnia: “Amico Bruno, siamo dunque già al termine del nostro breve viaggio? E con chi hai parlato ora nell’aria spettrale?”. – Risponde Bruno: “Ora siamo proprio arrivati alla mèta! E Colui al quale ho appena parlato, è il Signore, Dio Jehova, Gesù Zeboath! ChiedeteGli la luce, come Gliel’ho già chiesta io, e così vi verrà data subito la luce; e voi Lo potrete poi vedere come ora Lo vedo io!”.

                    7.       Dice un altro della compagnia: “Dicci se ci troviamo nella grande sala, dalla quale siamo stati cacciati poi in quel buco nero a causa della nostra arroganza, – e proprio da quel sassone di Robert Blum, il quale non è mai stato troppo cortese!”.

                    8.       Dice Bruno: “Sì, vi trovate nella stessa sala. E il fratello Robert non è lontano da voi”. – Dice l’oratore: “Qui c’era anche presente, per quanto appena ci ricordiamo, il Signore Gesù, nel Quale allora però non credevamo. Allora Lo vedevamo, perché non Lo possiamo vedere adesso?”.

                    9.       Risponde Bruno: “Il motivo sta semplicemente in questo, che siete diventati troppo grossolanamente sensuali. Da simile sensualità non si riesce affatto a percepire e comprendere nulla di spirituale, come so per mia stessa esperienza dalle differenti condizioni della mia vita spirituale.

                  10.     Quando sulla Terra ancora come ragazzino delicato e timoroso di Dio dimoravo nella casa dei miei religiosi genitori, avevo ogni genere di visioni meravigliose. Anzi, mi sembrava, quando recitavo la mia preghiera mattutina o serale, che mi circondassero figure angeliche che mi fortificavano e risvegliavano nel mio petto un sentimento così celestiale che non raramente mi sembrava di trovarmi già in qualche Eden divino. In quel periodo della vita feci spesso anche dei sogni meravigliosi ed importanti, da cui a volte prevedevo perfino avvenimenti futuri per la cerchia della nostra parentela. – Ma poi, quando uscii dalla casa paterna, da giovanotto adulto e trovai sempre più gusto nel mondo, ben presto scomparvero le mie celestiali visioni. I miei allegri amici, a forza di discussioni, mi fecero passare tutto e resero ridicola la mia giovinezza, così che alla fine cominciai veramente a vergognarmi delle stesse visioni. E così passai con passi giganteschi al mondo allegro ed alla fine divenni completamente un grezzo, sensuale mondano, e conservai appena un ricordo delle mie meravigliose visioni giovanili. – Soltanto nei miei ultimi tempi ricevetti talvolta certi ammonimenti che purtroppo non tenni in considerazione, finché non fu veramente troppo tardi. Adesso solamente comprendo come tutte queste storie si sono confermate in me – e il perché! – Ma qui, di tutto ciò, se ne può fare veramente poco o proprio nulla; qui, infatti, dipende ora solamente da questo, quale condizione possiede il povero cuore dell’anima per accogliere ancora una qualche debole capacità. Se esso è ancora capace di una pura conoscenza e di una migliore volontà, allora va bene per noi! Ma se il cuore è, come si suol dire, una carogna, allora poi è tutto una carogna. Da questa fedelissima descrizione della mia miserabilissima vita, come si sviluppava e formava, voi tutti potete comprendere con estrema chiarezza, come mai siete ancora completamente ciechi qui nella condizione spirituale. – Ora però rivolgetevi assai seriamente al Signore Gesù nel vostro cuore, e chiedete a Lui solamente la vera luce, e vi sarà e deve esserci la luce!”.

                  11.     L’intera grande compagnia ora riflette molto su questo e molti cominciano a mettere le mani al loro petto e sul loro cuore.

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Cap. 110

Il Signore sulla pesca delle anime

Pane, vino e vesti celestiali

                    1.       Io però dico a Bruno: “Mio caro Bruno, tu sei veramente un buon pescatore. In un colpo Mi hai portato una rete piena. Questo è un vero capolavoro che è degno della sua buona ricompensa in piena misura! Solo quando toglieremo questi pesci dalla rete sarà davvero possibile decidere se parecchi tra questi dovremo separarli e gettarli di nuovo in mare a causa della loro eccessiva magrezza. Questo però non rende minore in nessun caso il tuo merito dinanzi a Me. La cernita, infatti, è solo cosa Mia, mentre a te spetta solo la cattura dei pesci quale pescatore da Me inviato. Ogni pescatore ha già fatto tutto se ha riempito la sua rete e non deve vedere se i pesci sono buoni o cattivi. Ma Io, quale Signore, posso poi stabilire quali pesci sono adatti a Me e quali no!

                    2.       Ora però va da Robert, egli ti darà un vero ristoro a base di pane e vino e una veste d’onore a te confacente”.

                    3.       Dice Bruno: “O Signore, difficilmente io sono degno della Tua pur minima grazia; come potrei accettare da Te una cosa così grande? Signore, ciò che vuoi fare per me che sarebbe di troppo, fallo piuttosto a questi poveri pesciolini che Tu togli dalla rete perché troppo magri. Lascia però me come sono adesso. Poiché in verità, nella Tua santa vicinanza, non ho né fame né sete, e la Tua Parola è per me la più preziosa veste d’onore!”.

                    4.       Dico Io: “Mi piace estremamente tanto la tua grande umiltà e semplicità. Tuttavia devi fare quello che ti ho raccomandato. Vedi, una volta anche il Mio Pietro non voleva accettare che Io gli lavassi i piedi. Ma quando gli spiegai il motivo, allora voleva che gli lavassi l’intero corpo, cosa che però sarebbe stato troppo. E vedi, così è ora qui anche con te il caso. Tu devi perciò prima essere fortificato con pane e vino e purificato con la celeste veste d’onore; affinché poi questi pesciolini vengano fortificati e veramente ridestati dalla tua sfera. Se prima però tu non fossi preparato a questo, allora anche con questi tuoi pesciolini le cose non potrebbero proprio procedere. Il motivo di questo lo comprenderai del tutto solo più tardi. – Fa’ perciò come ti ho consigliato, e poi comincerà ad andare subito bene con la separazione di questi pesci”.

                    5.       Quando Bruno sente questo, diventa completamente sereno e dice pieno di gioia: “O Signore, Padre! Se è così, voglio subito mangiare e bere per mille ed indossare la solare veste d’onore!”.

                    6.       Dico Io: “Mangia e bevi ciò che ti è dato, indossa la veste che ti è offerta – e i tuoi pesciolini riceveranno quanto prima la vista per vedere Me e tutti coloro che sono qui radunati intorno a Me!”.

                    7.       Quando Bruno comprende questo, s’inchina profondamente davanti a Me e corre subito da Robert. Costui gli porge amorevolmente un modesto pezzettino di pane e una piccola coppa di cristallo con un po’ di vino. – Bruno consuma il pane e anche il vino offerto, per così dire, tutto d’un fiato, ma poi sente ancora un considerevole appetito. Robert però non fa nessuna mossa per offrirgli di nuovo questo dono, bensì prende la nota veste d’onore che Bruno indossa subito, nell’opinione di sentirsi con questa un po’ più sazio. Ma non è così. Poiché ora si sente veramente affamato e assetato, e chiede a Robert ancora in dono del pane e del vino.

                    8.       Robert però lo indirizza da Me e dice: “Quello che manca lo troverai dal Signore! Va’ ora! Io faccio solamente secondo la Sua Volontà!”.

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Cap. 111

Bruno sente ancora fame e sete

Cenni sull’Ordine celeste

                    1.       Bruno si reca subito da Me, con indosso una toga bianca pieghettata, guarnita con strisce rosse e dice: “Signore, io povero peccatore, Ti ringrazio per questa grazia inestimabile di cui Tu mi hai degnato senza che io ne abbia merito. Da parte mia sono ora felicissimo, sento ancora solo un po’ di fame ed anche un po’ di sete. Ma non fa nulla, poiché la beatitudine, che ora fluisce da Te, scorre attraverso tutto il mio essere, non mi fa sentire né fame né sete. Ora sono beato, ed il mio cuore sente per la prima volta un vero e puro celestiale amore per Te, o Signore, ed anche per tutti questi poveri fratelli e sorelle. Oh, questo è un amore del quale ai deboli mortali raramente potrebbe venir in mente! Poiché gli stessi uomini migliori, sulla Terra amano più se stessi che i loro migliori amici. Quanto meno ameranno poi i loro nemici? Ma se penso al significato che ha l’amore sulla Terra! O tu maledetto amore!

                    2.       Per quanto potentemente il mio cuore sia ora colmo di puro e celestiale amore, e per quanto io desideri con tutta l’anima per tutti questi poveri peccatori e peccatrici la remissione dei loro peccati, non sento tuttavia la più piccola misericordia per caproni senza coscienza ed avrei una vera gioia vederli bruciare a lungo all’Inferno, finché avessero espiato la loro lussuria fino all’ultima goccia. Non auguro nulla di male a nessuno, ma ai cattivi non auguro nulla di buono finché non si siano mostrati degni mediante una completa penitenza. Ci saranno anche tra questi pesci portati qui da me alcuni serpenti e vipere marce, cha nel mondo si sono molto dati da fare con raffinata libidine; eppure per loro io chiedo tuttavia grazia e misericordia, perché tra loro la maggior parte non sapeva ciò che faceva. – Altrove però ce ne sono molti che sanno anche troppo bene ciò che fanno. Per questi farabutti io non prego, costoro devono gustare tutta l’asprezza del Tuo giudizio!”.

                    3.       Dico Io: “Mio caro Bruno, tu senti ancora fame e sete! Sai anche da che cosa derivano? Vedi, questo dipende dal fatto che nel tuo cuore risiede ancora un piccolo giudice! Questo giudice è di per sé molto giusto, ma nonostante ciò non è nel Mio Ordine!

                    4.       Se vuoi essere completamente in sintonia col Mio Ordine, devi rimuovere anche questo giudice dal tuo cuore! Dopo in eterno non sentirai più nessuna fame e nessuna sete. Poiché vedi, Io soltanto sono un Giudice buono e giusto nella pienezza della Mia Potenza e Forza. E tuttavia Io stesso non giudico nessuno! Bensì ognuno giudica se stesso secondo il suo amore. Se questo è puro e buono, allora anche il suo giudizio su se stesso sarà buono; ma se il suo amore è impuro e cattivo, allora lo sarà altrettanto anche il suo giudizio. Ma se Io non giudico nessuno dalla Mia Potenza e Forza, quanto poco allora puoi giudicare qualcuno tu.

                    5.       Com’è fatto questo mondo e questi viennesi e quale spirito li anima, questo lo so Io meglio di tutti. Essi si sono coricati senza di Me, perciò si riposino anche così come si sono coricati per il tempo e per l’eternità. Hanno commesso ogni genere d’incesti, perciò riposino ora anche su giacigli insanguinati. Questo sangue molto grida a Me per vendetta. Io non voglio tuttavia far vendetta, ma permetto semplicemente che gl’incestuosi di ogni specie si sbranino l’un con l’altro come tigri e si diano tra loro la ricompensa che si sono reciprocamente meritato. E questo è l’Inferno in piena misura. Un altro Inferno non esiste da nessuna parte, se non solo questo che si è formato dall’egoismo nel cuore dell’uomo.

                    6.       Chi non condanna se stesso, non lo condanniamo nemmeno noi. Chi però si condanna per un cattivo amore del suo stesso cuore, costui deve essere anche condannato! In breve, ad ognuno sia fatto ciò che egli stesso vuole. E il fatto che sia lui a volere ciò che gli capita, è suo diritto, il sommo e più completo che gli possa capitare. Da parte nostra non deve mai mancare di indicare a tutti, secondo la loro comprensione, la giusta Via e guidarli al bene mediante un giusto insegnamento. Se la vogliono percorrere, sarà bene per loro. Ma se proprio non vogliono, non verrà inflitta loro nessuna punizione da parte nostra, ma solo ciò che vogliono essi stessi: essi hanno con questo giudizio punizione in abbondanza! Se però con il tempo, costretti dalla loro sofferenza, vogliono mettersi di nuovo sulla buona via, allora non siano a loro mai poste in eterno sulla via barriere ostacolanti.

                    7.       Vedi, questo è il vero Ordine celeste del purissimo Amore del Mio Cuore! Quest’Ordine deve anche diventare completamente tuo, allora sarai così perfetto come lo sono Io stesso e mai più sentirai un vuoto opprimente nelle tue viscere. Quando sarai saziato e purificato in questo modo, ti sarà facile aiutare tutti costoro che hai portato qui dalla tua stessa pienezza, ovunque necessitino di un qualche aiuto. Li sazierai e spegnerai la loro sete. Tu vestirai gl’ignudi, libererai i prigionieri, consolerai gl’infelici e guarirai i miseri; ed ai ciechi tu stesso aprirai gli occhi e farai che i sordi odano la Parola della Vita. Ora rivolgiti nuovamente ai tuoi pesciolini ed apri loro gli occhi e gli orecchi del loro cuore per l’eternità!”.

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Cap. 112

Bruno istruisce i suoi allievi

Obiezioni riguardanti la rinascita e il libero arbitrio

Bruno lo chiarisce

                    1.       Quest’insegnamento trasforma celestialmente Bruno e, rivolgendosi subito ai suoi pesciolini, comincia ad insegnare in maniera giusta.

                    2.       Quando però arriva alla fine del suo insegnamento, dice uno che è un neo-cattolico: “Amico, le tue parole sono state raffinate, ma a che pro tutte queste saggi frasi teosofiche? – Vedi, Mosè narra nella sua Genesi: ‘Quando Iddio iniziò l’Opera Creativa, era notte nell’intera Infinità. E Dio disse: sia Luce. E fu luce negli spazi infiniti! Quando l’Infinità in questo modo fu illuminata, soltanto allora l’Onnipotente Spirito di Dio, il quale aleggiava su tutte le acque e su ciò che esse contenevano, cominciò a dividere queste acque e ordinare il loro caos’. E questo fu davvero un sapiente operare degno di un Dio. – Tu però con noi cominci la via proprio al contrario. Così tu hai parlato molto ed in modo ben ordinato di Cristo e della Sua esclusiva Divinità, del Suo Amore, Bontà e Misericordia ed anche che Egli si trova molto vicino a noi. Ma a che cosa ci serve tutto questo, se non abbiamo occhi per vederLo e poi giudicare se Lo è veramente?

                    3.       Perciò di’ anche tu, se possiedi un qualche potere, ciò che disse la Divinità, rivolgendosi a noi: ‘Sia Luce!’. Poi tutto il resto verrà da sé, una volta che avremo attenuto la vista. Se invece parli di tutto ciò che tu vedi, ma noi all’infuori di te non possiamo scorgere e percepire nulla, come possiamo prestar fede alle tue parole? Perciò rifletti e fa ciò che ci serve per primo, così speriamo che non agirai contro l’Ordine celeste, essendo stato proprio quest’Ordine alla base del primo divenire di tutte le cose!

                    4.       Non comprendiamo ancora perché adesso vediamo meno di quanto vedessimo subito dopo il nostro arrivo qui. All’inizio vedevamo assai bene la sala molto spaziosa, altrettanto anche il cosiddetto Salvatore Gesù, Robert Blum, Messanhauser, Jellinek, Becher, il patetico Dismas, il suo amico Max Olaf e un paio di dozzine delle più belle ballerine. E ora tutti quanti noi non vediamo ed udiamo più nulla di loro e dei molti altri! Dov’è dunque l’inghippo?

                    5.       Su questo non ci hai saputo dare finora nessuna risposta, ma hai promesso che Iddio, il Signore stesso, avrebbe aperto gli occhi a tutti noi. Ora invece non accade nulla di tutto ciò! Esegui perciò tu su di noi questo, così tutto il resto verrà da sé!”.

                    6.       Dice Bruno: “Amici, solo ancora un po’ di pazienza, e vi sarà fatto ora ciò che voi specialmente abbisognate. Tu ora mi hai presentato in verità molto sapientemente l’Ordine di Dio nella Creazione del mondo. Con voi però non deve procedere come con Dio nella Creazione delle acque primordiali delle Sue eterne Idee, ma solo come una levatrice con un fanciullo neonato. Nel fanciullo l’aprire gli occhi non è la prima cosa, quindi come dovrebbe essere diverso per voi? Lasciatevi prima levare volontariamente dal corpo materno la vostra sensualità, soltanto dopo si vedrà quanta Luce divina sopporterete tutto in una volta! E così avvenga nel Nome del Signore!”.

                    7.       Interviene un altro che si trova accanto al precedente oratore, il quale, con occhi beffardi e lingua sarcastica dice: “No, no, carissimo, in questo modo sei diventato un potente ostetrico celeste! Peccato che una cosa così i padri liguoriani sulla Terra non sono ancora venuti a saperla! Forse essi ti avrebbero già scolpito come patrono miracoloso col nome di ‘ostetricus coelestis’ su un altar maggiore di legno e finto oro, ed avrebbero fatto celebrare in tuo onore già alcune buone messe per ottenere dei parti facili versando alcune centinaia di monete d’argento! No, tu sei un uomo assolutamente abile! Sei in grado di salvarti da ogni impaccio!

                    8.       Ma dimmi, quale patrono di tutte le faccende di parto, quante volte deve nascere veramente un’anima finché possa dire finalmente: ‘Grazie a Dio, ora sono uscita dall’ultimo corpo materno in una costante luce diurna!’. Io penso che nessun’anima in eterno raggiungerà questo con la tua costituzione celeste. Non c’è da stupirsi che un Nicodemo si vide una volta costretto a chiedere a Cristo, il quale gli stava spiegando qualcosa di una rinascita dello spirito, se dovesse di nuovo infilarsi in un corpo materno! – Mi pare che tutta la vostra sapienza celeste non sia composta di nient’altro che unicamente da nascita e morte, e poi nuovamente di rinascita e quindi anche da un’altra morte! – Dicci sinceramente, quante volte eserciterai su di noi la tua professione di ostetrico celeste, finché giungeremo alla vera luce degli occhi? Luce, luce, amico ostetrico! Allora tutto andrà meglio, senza molto ostetricia; senza luce, infatti, ogni chiacchiera è una stupidaggine di vecchie donne! Comprendi tu questo?

                    9.       Risponde Bruno: “Amico, lasciatelo dire seriamente, con la grossolanità nessun’anima è andata lontana qui nel Regno degli spiriti! Io non ti giudicherò mai in eterno per questo, ma tu stesso ti allontanerai sempre di più dalla méta della tua destinazione. Che cosa domandi dunque quante volte dovrai nascere da un corpo materno, finché giungerai ad una vera piena luce? Io ti dico: certamente ancora alcune centinaia di volte se rimani nel tuo stato d’animo ostinato ed assai grossolano!

                  10.     È proprio così difficile congedare la propria volontà e mettere al suo posto la Volontà dell’Ordine divino e consolidarla con i fatti? Se tu lo avessi già fatto sulla Terra, saresti già da molto tempo nato da un corpo materno per l’ultima volta e ti troveresti già nella verissima Luce di ogni luce! Ma non ti è mai passato per la mente di recar solo il più piccolo danno alla tua volontà di splendere. E così ora devi anche adattarti ad essere cieco – come tutti coloro che erano fatti altrettanto ed ancora sono, come tu purtroppo lo sei ancora!

                  11.     Devi voler ciò che vuole Iddio, così giungerai alla luce! Ma se vuoi sempre quello che tu preferisci, allora questo tuo stato durerà disperatamente a lungo. Hai ben compreso queste parole?”.

                  12.     Risponde il grossolano: “Sì, fratellino sant’Ostetrico, l’ho ben compreso! Ascolta, tu sei però molto stupido e hai detto qualcosa che non ha né capo né coda! E se ha un qualche capo, allora è quello di un baccalà pronto per un viaggio!

                  13.     Dimmi, chi può bandire la propria volontà e innestarne un’estranea nella propria? È curioso come tu, quale vedente, non riconosca il fatto che io possa fare mia la volontà di un estraneo se non mediante la mia stessa volontà. Se però io non avessi nessuna volontà propria, allora vorrei proprio sapere con quale volontà potrei volere quello che un qualunque altro mi volesse imporre di volere. Ti ho sempre ritenuto un po’ stupido, ma che tu lo fossi così enormemente, non me lo sarei mai sognato! – No, non avere nessuna volontà, e nonostante ciò voler tuttavia inflessibilmente ciò che un altro vuole! Questo è ancora più assurdo del fatto che qualcuno volesse conferire ad un altro un dominio, quando egli stesso non possiede nemmeno una conchiglia! Dimmi per favore, ti sei forse impadronito di questa sapienza da sant’Ignazio di Loyola? Oppure ti sei guastato il cervello con un grappino mal riuscito?

                  14.     Ora però bando agli scherzi! Dimmi sinceramente se sei davvero così stupido oppure ci prendi solamente in giro per il tuo divertimento personale! Guarda, un uomo senza volontà sarebbe nient’altro che un meccanismo organico d’orologeria senza spirale o peso. Io penso che l’uomo possa mettere la sua volontà per un po’ di tempo al servizio di qualcun altro, e fare e volere quello che un qualsiasi altro vuole, sia questo qualcosa di ragionevole o di irragionevole. Privarsi però completamente della propria volontà, così come una donna incinta privarsi del suo frutto, e poi farsi immettere in un certo senso un’altra volontà, questo supera perfino l’orizzonte dell’ultima stella fissa! Inteso del tutto in senso evangelico, tagliati le due mani e nello stesso tempo anche i due piedi e fattene poi attaccare un paio di estranei e vedremo che salti da capriolo potrai fare. – Dunque fatti furbo, amichetto, furbo! Se possiedi una forza, allora usala per il nostro meglio! Ma risparmiaci per sempre le tue parole vuote, signor Brunissimus!”.

                  15.     Bruno fa ora di tutto per calmare il suo animo un po’ agitato, ma il grossolano non vuole uscirgli completamente dal cuore. Dopo aver calmato il suo interiore sempre più, Bruno dice al villanzone: “Amico, dalla tua obiezione intenzionalmente offensiva, ho capito chiaramente che non hai compreso per niente il mio discorso. In un primo momento vi ho esortato per una giusta pazienza, senza la quale nessun uomo può giungere a qualcosa di eccellente. Poi vi ho mostrato come un uomo avanza e giunge alla méta desiderata solamente quando imprigiona la propria, inutile volontà, al punto che attraverso d’essa accoglie in sé la volontà di un sapiente e poi non fa più agire la propria distorta, ma lascia operare unicamente la migliore volontà estranea come forza attiva in sé.

                  16.     Io penso che la cosa dovrebbe essere chiara! Tu però trovi in quest’importantissima Verità solo una stupidaggine, perché concepisci la cosa così che si dovrebbe ridursi prima completamente senza volontà per accogliere, solamente dopo, una volontà estranea agente in sé al posto della propria. Ma chi ti ha dato un insegnamento simile? Lo so bene quanto te, e forse anche meglio, che senza volontà non si può assolutamente volere quello che vuole una seconda volontà. Un uomo senza volontà, infatti, o è un muto automa, o una pura e semplice statua. E così s’intende da sé che un uomo può far passare la sua volontà in quella di un altro solo se proprio vuole fermamente con la propria volontà quella di un altro e dispone le sue azioni conformemente a ciò.

                  17.     La volontà è il braccio delle necessità umane. Chi dunque vuol modificare la sua volontà, deve dapprima modificare le sue necessità. Se all’uomo la pigrizia è una necessità congenita, allora questa necessità impone all’anima il bisogno di non fare nulla. Se per l’uomo la soddisfazione della sua carne è una necessità, allora l’anima deve fare di tutto per soddisfare la carne. L’uomo però ha anche una capacità più alta di conoscenza, con la quale egli riconosce la vergogna delle necessità grossolane. Con questa può combattere tali impure necessità, alla fine bandirle completamente e mettere al loro posto delle migliori, vale a dire necessità divine. Questo significa poi sostituire la propria volontà materiale con una vera divina! Questo è ciò che io desidero da voi nel Nome del Signore.

                  18.     Se io però desidero da voi solo questo e nient’altro, dimmi, per quale motivo mi hai affrontato in questo modo così indegnamente rozzo e grossolano?”.

                  19.     Risponde il villanzone: “Se tu avessi parlato anche prima in modo così comprensibile con noi, allora mi sarei rivolto a te in tutt’altro modo. Tu però prima hai sempre parlato con noi solo in maniera sapientissima e con ortodossia, tanto che non avremmo potuto comprenderti nemmeno con la migliore volontà. E la spiacevole conseguenza per te è stata che per questa ragione ho dovuto farti arrivare alcuni complimenti nel nome della nostra numerosa confraternita. Ora però li ritiro, perché dal tuo ultimo discorso, col quale hai apportato delle modifiche, ho visto che non sei così stupido come io credevo. Dopo la tua ultima rettifica le azioni sono salite di molto, e noi tutti riconosciamo ora la necessità di ciò che hai detto sulla pazienza e lo scambio della volontà umana. Sì, sì, in questo modo può anche andare, anche se con qualche difficoltà; un cavallo vecchio, infatti, accetta difficilmente un nuovo addestramento rispetto ad uno giovane, ma non fa nulla, se la pura pazienza si trova al posto giusto!”.

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Cap. 113

Discorso del villanzone sulla deturpazione della religione mediante il sacerdozio

                    1.       Continua a parlare il villanzone: “Che però noi uomini ora siamo mostruosamente stupidi, specialmente nelle cose della religione di Cristo, nessun Dio può farcene una colpa! L’alto ed il basso sacerdozio, infatti, hanno tanto trafficato con il caro insegnamento di Cristo che alla fine anche l’ultimo allevatore di porci doveva accorgersi come i servitori della santa religione, che abbondavano di benessere, non mettevano niente tanto a cuore nei fedeli battezzati dell’unica vera chiesa cattolica-romana, quanto la cara celeste povertà, amore, pazienza ed obbedienza incondizionata – prima di tutto verso la chiesa ed i suoi servitori divini (o che cosa potevano essere?), ma poi anche verso lo Stato, nella misura in cui questo favoriva le cose dell’unica vera chiesa che rende beati.

                    2.       Io stesso mi sono trovato spesso a parlare con semplicissima buona gente che giudicava tali mascalzonate e diceva: la religione non sarebbe altro che un sottile mezzo già studiato in tempi antichi per abbagliare la povera gente e fare in modo che, mediante immagini infernali o celesti e brillanti inganni, per paura dell’Inferno o per gran desiderio del Cielo, portasse alla pigra casta dei preti i migliori bocconi, mentre loro stessi dovevano vivere peggio del più comune cane in catene – naturalmente tutto per il ‘massimo onore di Dio!’. Da questo risulta chiaramente che, o non è mai esistito un Gesù, oppure è impossibile che Egli possa essere il Figlio di Dio! Se, infatti, si considerava la disposizione creativa del mondo, che è infinitamente saggia, ed oltre a ciò si consideravano i lodevoli principi della religione cattolica-romana l’unica che rende beati, in base alla quale si deve credere a tutto senza pensare, anche se fosse stato così stupido e contraddittorio, e si deve poi ancora professare che solo l’insegnamento romano fosse la pura cristianità – allora si deve certo dedurre che lo stesso Iddio, che ha creato tutto così saggiamente, non poteva aver dato un simile insegnamento per il risveglio dell’uomo.

                    3.       Vedi, Bruno, così filosofeggia la gente completamente semplice! Come dobbiamo poi giudicare noi, intellettuali, le stupidaggini, le bugie e gli inganni della chiesa cattolica-romana? E in quale considerazione deve stare il fondatore di un tale insegnamento che si lascia plasmare in tutte le forme immaginabili come cera o gesso?

                    4.       Si dice sicuramente: il papato somiglia al puro insegnamento di Cristo altrettanto poco quanto uno stivale sporco somiglia ad una Venere dei Medici. Questo però non cambia il mio giudizio sul Cristianesimo ed il suo Fondatore. Ciò che proviene da Dio, infatti, nessun egoismo umano può minimamente modificarlo. Quindi, se l’Insegnamento di Cristo fosse divino, allora dovrebbe andare a farsi benedire che la misera umanità potesse essere in grado di modificarlo secondo il proprio egoistico piacimento! Dovrebbe la Divinità veramente tenerci tanto a dare agli uomini anche il permesso, con l’insegnamento dell’assoluto libero arbitrio, di maltrattare la Dottrina a loro piacimento? Allora, amico, addio Divinità! Persino un cieco, infatti, deve comprendere che all’umanità una tale Dottrina servirà ancor meno che non averne nessuna!

                    5.       Io penso però che davanti ad una Dottrina puramente divina, ogni uomo dovrebbe avere il massimo rispetto e timore riverenziale come davanti ad un sole nascente, soprattutto l’annunciatore di tale unica Dottrina. Ma se proprio i preti rispettano meno di tutti la pura Dottrina di Cristo, bensì la trasformano come una pura opera umana per i loro scopi ambiziosi ed egoistici! Anzi, così sono addirittura l’opposto più brusco con ciò che impone l’insegnamento originale – allora ogni uomo dal pensiero lucido non deve cominciare a concludere da sé: una dottrina che, in effetti, non gode di nessun rispetto perfino dai preti, ma viene messa in moto solo da cerimonie esteriori e senza significato, non può essere divina! Davanti a cose puramente divine, infatti, perfino le bestie hanno rispetto, quanto più l’uomo dotato di discernimento.

                    6.       Chi può, alla vista del sole nascente, rimanere senza rispetto davanti alla grande Divinità? Chi non è commosso alla vista di alte montagne maestose? Chi può contemplare il mare senza rispetto e rimanere indifferente? Quale petto non viene scosso dal potente fragore dei tuoni? Vedi, queste sono cose divine dinanzi alle quali ognuno trema di profondo rispetto. Ma che dire della Parola che dovrebbe essere di Dio? Che cosa dire della Divinità? Se per i preti non è altro che una pomata vendibile, che cosa deve essere per noi profani che non siamo dottori dell’Insegnamento divino?

                    7.       Così l’uomo in questo modo deve necessariamente prendere disgusto di un insegnamento simile, è dunque qualcosa di strano che poi ogni uomo ragionevole si formi regole di vita dalle necessità della sua natura, viva secondo queste e goda, con modo e misura, tutto ciò che la cara Divinità gli prepara perché se ne diletti in modo naturalissimo?

                    8.       Non ho nulla da obiettare contro i principi del puro Insegnamento originale di Cristo; essi sono buoni e adattati ai bisogni dell’umanità del tutto secondo natura. Ma a che serve se, per essere un buon cattolico, non lo si può e non lo si deve usare? Poiché la Divinità guida tutto in ogni caso, non Le dovrebbe essere anche possibile preservare il Suo stesso insegnamento da devastazioni simili? Ma dove si scorge una tale preservazione? Amico, sull’intera Terra, per quanto ne so, da nessuna parte!

                    9.       Ma se le cose stanno effettivamente così, allora noi tutti ti preghiamo di mostrarci come può accadere, se l’insegnamento di Cristo dovesse essere divino, che venga considerato una vera nullità proprio da coloro che dovrebbero percepire più profondamente la Sua Divinità e che viene profanato in ogni modo immaginabile, cadendo così anche in discredito naturalmente anche presso tutti gli uomini che ci vedono più chiaramente.

                  10.     Dimostraci la divinità dell’Insegnamento di Cristo, allora ti crederemo sulla parola per ciò che dirai dei doveri che Iddio pretende dagli uomini per il loro miglioramento mediante il Suo Insegnamento. E se noi abbiamo peccato, allora vogliamo pentirci volentieri dei nostri peccati e possibilmente espiarli!

                  11.     Dovresti però naturalmente anche dimostrarci che l’uomo può peccare pure senza leggi. Noi però, in quanto uomini chiaramente pensanti, non ne avevamo nessun bisogno per motivi su menzionati, e meno ancora di una concreta Legge divina, all’infuori di quella insita nella nostra natura che abbiamo anche sempre rispettato – e perciò non potevamo osservarne nessuna. Ora ti prego, amico, se hai voglia di parlare, parla! Altrimenti lasciaci andare dove i nostri sensi c’indicheranno la retta via!”.

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Cap. 114

La risposta di Bruno proveniente dal Signore

Prova della Divinità dell’Insegnamento di Gesù: Sua inesauribile pienezza e molteplicità

                    1.       Dopo questo chiaro e preparato discorso del nostro grossolano, Bruno si rivolge a Me per ottenere una giusta illuminazione, così da contrapporre all’oratore e ai suoi compagni un’efficacissima obiezione.

                    2.       Io però gli dico:“Parla, e non ti preoccupare delle parole! Troverai la giusta risposta sulla tua stessa lingua!”.

                    3.       Con quest’assicurazione Bruno si rivolge nuovamente all’oratore e dice: “Amico, se possiedi una giusta pazienza e una vera attenzione, voglio accettare volenteroso il tuo invito”. – “Avanti! – continua il grossolano. – “Non ne deve mancare né a me né a qualcun altro di questa compagnia. Solo però non estendere il tuo discorso oltre l’età di Cristo!”.

                    4.       Dice Bruno: “Va bene cari amici, il mio discorso deve essere completamente breve e buono. Così sentitemi.

                    5.       Tutti i doni temporali della Divinità sono dati agli uomini in modo che l’uomo incompleto col suo intelletto naturale, che non sa assolutamente apprezzare i doni, abbia sempre qualcosa da criticare. Ad uno, il Sole in estate splende troppo cocente; egli preferirebbe un’eterna primavera. Ad un altro, l’inverno è terribilmente fastidioso; un’eterna estate gli sarebbe molto più gradita. Ad uno, la vita umana è troppo corta, ad un altro spesso fin troppo disperatamente noiosa, tanto che egli stesso se l’accorcia violentemente. Di nuovo uno vuole che l’intera Terra sia un suolo fertile e solido, mentre un inglese vorrebbe avere il mare ancora più esteso di quanto non lo sia già. Così alcuni vogliono soltanto campi, altri solo prati, altri solo giardini, altri ancora solo città e fortezze. E così mille differenti cose! Sì, io difficilmente ho conosciuto due persone che vorrebbero la stessa identica cosa.

                    6.       Così gli uomini per insoddisfazione non possono nemmeno lasciare i doni divini come sono stati dati, ma li trasformano sempre a piacimento e secondo i bisogni terreni. Gli animali vengono catturati, macellati e la loro carne consumata con ogni genere di preparazione. Gli alberi e le piante vengono trapiantate e innestate. L’uomo non è contento di nessun ordine e se ne fa da sé uno migliore. Così dalla natura sarebbe anche stato indicato che gli uomini vadano nudi d’estate e dormano  all’aperto sotto il cielo oppure in caverne o grotte d’inverno. Solo che essi non sono contenti di questo, e perciò si fanno a volte perfino abiti molto lussuosi e si costruiscono ogni genere di case ed abitazioni.

                    7.       Perché gli uomini s’immischiano nella sublime Creazione di Dio e mostrano così facendo alla Divinità, nei fatti, che non sono per nulla soddisfatti del primo Ordine posto dal Creatore? Una fortuna per le costellazioni del cielo che non possono essere raggiunte dalle mani dell’uomo, altrimenti avrebbero avuto già da tempo un altro ordine. Che cosa lascia l’uomo d’incolume che può raggiungere con i suoi sensi e con le sue mani? Io ti dico, nulla! Ma per questo tutte le cose della Terra non dovrebbero essere state create da Dio, perché gli uomini incontentabili hanno messo le loro mani in queste e parecchie altre cose e le hanno perfino completamente manipolate? Amico, rispondi prima a questa mia domanda, poi possiamo continuare a parlare in modo ragionevole e saggio dell’Insegnamento di Dio!”.

                    8.       Risponde l’oratore: “Ebbene, la cosa mi pare ragionevole! Da come ora comincio pian piano a capire, potresti perfino riuscire a farci comprendere anche la Divinità di Cristo. Continua ora, perché è davvero interessante sentirti parlare in questo modo”.

                    9.       Continua a parlare Bruno: “Bene, poiché voi accettate ciò che vi ho detto, voglio continuare ad esporvi, nel Nome del Signore, la questione di Dio:

                  10.     Con l’Insegnamento di Dio sta proprio così come con le altre Creazioni. Davanti agli occhi dell’intelletto mondano esso è una stoltezza del massimo disordine, e l’intelletto cerca invano quell’ordine fisso che egli chiama logica naturale. Azioni portentose ed insegnamenti moralistici in immagini per lo più mistiche, sono mescolate tra loro pressappoco come cavoli e rape. Qui si legge un racconto fantastico, là un’ammonizione. In un’altra parte, una morale di per se pregiatissima, ma per l’intelletto mondano essa sta bene con le altre immagini ed avvenimenti ancor meno di quanto stiano bene in un prato coltivato da un contadino dei fiori cresciuti alla rifusa. Questo però non contraddice per nulla l’Ordine Divino nell’Insegnamento di Dio dato agli uomini, ma piuttosto lo conferma. Proprio con questo, infatti, la Divinità costringe la natura indolente degli uomini a pensare continuamente ed a ricercare in molteplici modi per mettere ordine in ciò che all’inizio, nell’esteriorità dell’insegnamento, sembrava messo lì in modo così disordinato e completamente senza logica.

                  11.     Che cosa penseresti della Divinità se per esempio sulla Terra le cose fossero disposte in modo che in certi posti, definiti con precisione matematica, crescesse solo una determinata specie di frutto, in un altro posto invece un frutto diverso? Se un padre di famiglia seminasse un’altra specie di frutta differente da quella determinata su una simile superficie e non ne raccogliesse nulla – come si metterebbero le cose con la sua amministrazione della casa?

                  12.     Perciò il sapiente Creatore ha posto un ordine invariabilmente fermo solo là dove è necessario e salutare per gli uomini. Le cose però di cui deve occuparsi il libero spirito umano sono da Dio mescolate in tutti i modi, affinché lo spirito vi possa trovare l’occasione migliore ad esercitarvisi per il raggiungimento di certi vantaggi – per far propria quella prontezza e forza che qui, in questo puro mondo degli spiriti, presuppone la vera e propria eterna esistenza dell’attività d’amore.

                  13.     L’Insegnamento di Dio è così dato, affinché ogni spirito possa suggere da esso il suo nutrimento adatto, possa nutrirsi e con questo crescere e giungere così al perfezionamento!

                  14.     Come sulla Terra due piante diverse possono sussistere benissimo una accanto all’altra e raggiungere la loro maturazione, allo stesso modo dal medesimo Insegnamento di Dio parecchi spiriti di confessione molto diversi possono raggiungere, completamente liberi, la loro perfezione spirituale.

                  15.     Il fatto però che nessun insegnamento sull’intera Terra permette una simile quantità di specie di culto, proprio come lo permette l’Insegnamento divino di Gesù Cristo, – è una prova principale della divinità di quest’insegnamento e del Suo sublimissimo Annunciatore e Fondatore! Se quest’Insegnamento fosse opera umana, come ad esempio un albero riprodotto in legno, nessuno ne potrebbe trapiantare un qualche ramo. Ma poiché l’Insegnamento dalla bocca di Cristo Iddio non è un albero intagliato artificialmente dalle mani dell’uomo, ma un albero piantato da Dio stesso con tutta la forza vitale, allora succede che i suoi innesti (confessioni) fioriscano ovunque e con la giusta cura compaiono infallibilmente anche buoni frutti.

                  16.     Considerate invece gl’insegnamenti umani, come per esempio la filosofia, la matematica e molti altri ancora: essi sono come una macchina che produce, sotto una determinata forma e disposizione, solo e sempre lo stesso effetto. In tutto il mondo in matematica due più due fa sempre quattro senza settarismo. Un Aristotele ammette solo una setta, vale a dire quella pura aristotelica, come pure un Wolff, un Leibnitz, un Fichte, un Kant e un Hegel; tutti loro, infatti, piantano solo alberi morti!

                  17.     Non è così con l’Insegnamento divino di Cristo. Ogni ramo trapiantato mette radici, continua a fiorire, presto cresce fino ad un albero di vita e porta frutti. E questa è la differenza importante tra un’Opera di Dio e l’opera morta di un uomo. Nello stesso tempo questa differenza è anche la conferma più grande dell’innegabile divinità di un Insegnamento che, sotto le più diverse forme di culto, con buona e coscienziosa cura, porta sempre i medesimi frutti vitali.

                  18.     Ma se avete ancora qualcosa da obiettare, siete liberi di farlo! Non vi sarò debitore, nel Nome del Signore, di nessuna illuminante risposta!”.

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Cap. 115

Critica a Roma

Oltre a ciò, illuminazione di Bruno sull’utilità della notte

                    1.       Continua l’oratore: “Amico, hai esposto la cosa con sorprendente coerenza, e nel nome di tutti gli ospiti per questo ti devo ringraziare! Ora però arriva ancora una domanda basilare. Se rispondi in modo convincente anche a questa, allora ci avrai conquistato tutti, e faremo di te il capo della nostra compagnia. Ecco la domanda:

                    2.       Dunque, secondo la tua saggia argomentazione, Cristo è il Signore e Dio del Cielo e della Terra, così si domanda, quale setta religiosa della Terra è più vicina alla verità? E cosa pensa Cristo seriamente della chiesa cattolica-romana? – Chi non conosce il vecchio meccanismo, ambizioso al massimo grado, dell’unica chiesa che rende beati? La Parola di Dio, appassita e storpiata, è lì solo un’insegna ipocrita, dietro la quale un lupo nasconde la sua feroce avidità. Tutti i possibili attacchi hanno cercato di strappare dal corpo di questo drago-lupo la pelle d’agnello, ma purtroppo finora proprio inutilmente! Questo Moloc, questo drago a sette teste, questa vecchia prostituta universale continua a prosperare e a vegetare in modo indistruttibile ed esercita il suo scellerato mestiere completamente senza essere disturbata dal Cielo!

                    3.       Così se Cristo, che con energia ha biasimato le infamie dei sacerdoti giudei in ogni occasione, è Dio e vive come noi dopo la morte dei nostri corpi – dicci: come può permettere tali orrori oramai già da più di quindici secoli, e come può stare lì a guardare con tranquillità come questi perversi servitori di Dio Lo maltrattino molto di più di quanto abbiano fatto quei manigoldi di antichi romani che lo hanno inchiodato alla croce?! Più dei quattro quinti della cristianità riconosce chiaramente questo cattivo agire e dice: ‘Tra tutte le sette cristiane, Roma è la più vecchia e quindi deve sapere anche meglio di tutti che cosa pensare di Cristo e del Suo Insegnamento!’. Agendo però in modo direttamente opposto agl’Insegnamenti di Cristo, dimostra che essa stessa non ha mai creduto a quest’Insegnamento e con ciò ancor meno a Cristo. Essa Lo attacca, Lo vende, anzi Lo maledice mandandoLo perfino all’Inferno se Egli dovesse osare di far causa comune con un’altra setta. Per questi motivi tutti i seguaci del Suo Insegnamento vengono sconvolti nella loro fede ed in questo modo sono poi costretti a voltare le spalle con disprezzo ad un tale Insegnamento!

                    4.       Dimmi, se esiste un Cristo, Egli non vede questo, o non vuole vederlo? Oppure è forse proprio la Sua Volontà che la Chiesa cattolica-romana continui a dominare così come ha fatto vergognosamente da sempre? Ha Cristo sul serio compiacimento in tali opere? Sul serio Egli conosce soltanto il latino ed ama soprattutto le vuote insignificanti cerimonie? Egli, che durante la Sua vita non ha proferito minacce contro nulla quanto contro il vergognoso servizio esteriore? – Dunque, amico, scioglici ancora questo mistero e noi siamo poi completamente del tuo Dio!”.

                    5.       Risponde Bruno: “Amico, la tua obiezione a causa di Roma è certamente ben fondata ed in verità difficilmente lascia addurre ad una qualche giustificazione per questa Chiesa. Ciò nondimeno il Signore deve avere un qualche motivo per lasciarla esistere. È perfettamente vero che la Parola divina di Cristo gode molta più considerazione perfino presso gli ebrei ed i maomettani che proprio presso i romanucci, i quali fanno di Cristo quello che essi vogliono, e distorcono la Sua Parola santissima come serve meglio proprio alle loro ambiziosissime ed avidissime faccende.

                    6.       Quest’albero, ora già molto vecchio, ha subito, dal punto di vista spirituale, quasi la stessa degenerazione del vecchio castagno in Sicilia vicino all’Etna, il cui seme, già da quasi mille anni, è diventato marcio, putrido e morto. Ma poiché quest’albero nella sua giovane età ha prodotto potenti radici e rami molto grandi, così, in tempi successivi, tra le radici ed i rami si è formata una nuova linea del tronco. Così ciò che una volta era un albero unico e sano, ora è diventato un albero molteplice che sta insieme solo nella corona e da tanto tempo non sta più insieme come un unico albero nella radice e nel tronco. Certo quest’albero porta qua e là ancora pochi frutti, ma sono senza sapore, duri e quasi non più commestibili. Il motivo di ciò potrebbe essere il fatto che l’albero già da tempo ha perso completamente il primo seme principale di vita. È vero che nei tronchi dell’albero diviso, sorti fuori dalle forti radici laterali, si sono formate delle foglie e alcuni semi, questo però serve poco al tronco principale, dalla cui piena salute dipende anche il frutto commestibile. Quest’albero ora è visto più come una rarità storica che come un vero albero utile, ed è venerato dal semplice popolo con ogni genere di favole e racconti (che esso volentieri attribuisce alle cose molto antiche) e da stolti interamente ciechi è adorato perfino come un santuario. Il meglio di quest’albero è che, nel caso d’improvvisi temporali, ai viandanti procura una misera protezione.

                    7.       Esattamente così stanno le cose riguardo alla condizione, in sommo grado dilaniata, della Chiesa cattolica-romana. Essa non ha un tronco vero e proprio e nessun nocciolo più. Esteriormente ha ancora l’aspetto di un albero di vita, ma in fondo lo è altrettanto poco quanto il vecchio castagno siciliano è un utile albero da frutta. Essa vegeta ancora ed ha nei suoi membri ancora un’esteriorità vitale, porta anche fiori e frutti, ma non sono più commestibili, sono duri e senza sapore, e vengono comprati da alcuni viaggiatori solo come una rarità. Come il naturale albero siciliano è già da lungo tempo veramente morto ed ora va incontro alla sua totale dissoluzione, così capita anche al debole vecchio albero spirituale di Roma. Io ti dico, presto Roma esisterà solo nei libri di storia!

                    8.       È bensì vero che al suo posto potrebbero stare una quantità di altri alberi sani e vigorosi. Ma se è gradito a Dio lasciar esistere tali rarità, deve Egli avere certamente la Sua ottima ragione, – perché allora dovrebbe dar fastidio a noi, visto che da tanto tempo di essa non ce ne siamo più serviti ed in tutto il futuro ce ne serviremo ancora meno!

                    9.       Del resto la Chiesa romana mi sembra come una notte della fede, poiché con le sue cosiddette funzioni religiose accende sempre delle luci per indicare che in lei, anche nel giorno più luminoso, è sempre notte! Anche la notte ha comunque decisamente il suo lato positivo, essa, infatti, dà riposo a coloro che sono stanchi. E dove gli spiriti stanchi trovano più riposo se non nella notte della Chiesa di Roma? Essi non hanno bisogno di pensare, né di ricercare, né di andare avanti, basta solo che prendono tranquillamente parte ai beni della loro madre (notte) e così possono dormire tranquillamente. Se però si destano, risvegliati da un qualunque rumore morale o politico, allora nessuno cerca così diligentemente una luce come proprio coloro che si trovano nella notte!

                  10.     E così io credo che il Signore per questo motivo tolleri i tenebrosi cattolici-romani, proprio come la notte naturale accanto al giorno, affinché gli uomini abbiano in questa notte tanto più grande appetito di luce! Io almeno sono sempre convinto che i ciechi siano costantemente i più grandi amici della luce che i vedenti. Così può essere che di tutte le sette di confessione cristiana, nessuna ricercherà tanto la vera luce come proprio i professanti di questa Chiesa della notte. – Io penso che da questo dovrebbe essere abbastanza evidente perché il Signore tolleri la vecchia romana, e a che cosa è veramente buona!”.

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Cap. 116

Deformazione del puro insegnamento di Dio in seguito all’umano libero arbitrio

La fine della pazienza del Signore

                    1.       Dice l’oratore: “Amico, ora comprendiamo che l’Insegnamento divino di Cristo può essere ed anche sicuramente è un vero Insegnamento di Dio, anche se Roma ne fa un terribile uso. Non riusciamo però ancora a comprendere come il Signore abbia potuto permettere che questa Chiesa, nei primi tempi di certo puramente apostolica, sia potuta talmente sprofondare negli ultimi secoli da non essere più una Chiesa secondo il puro senso evangelico. Il suo piagnisteo latino, la sua confessione fatta all’orecchio del confessore, il suo sacrificio della messa ed altre sante cianfrusaglie ed in particolare il celibato contrario a tutta la natura, sono fenomeni dei quali nel tempo presente si fanno beffa perfino i cani barboni – per non parlare delle altre stupidissime consuetudini ecclesiastiche. Ed il Signore tollera una simile grandiosa istituzione di stolti, il cui insegnamento dovrebbe essere una luce di un sole centrale per gli uomini della Terra! Vedi, questo è l’inquietante nocciolo del cane barbone! Su questo, amico, dacci ancora un lumicino”.

                    2.       Dice Bruno: “Cari amici! Perché il Signore possa permettere questo, ve lo dovete spiegare attingendo al santo concetto della necessaria libertà della volontà umana, senza la quale l’uomo non sarebbe uomo, ma solamente un animale oppure un automa. Ma poiché egli, per essere uomo, deve avere una perfetta libera volontà, di conseguenza può fare ciò che vuole, così è chiaro che, anche riguardo all’insegnamento, per quanto puramente divino, deve essere padrone di accettarlo o meno, oppure di riconoscerlo per autentico o no! Ma poiché questo spetta all’uomo, allora è stato anche possibile che col tempo dal puro Insegnamento di Cristo si abbia potuto formare un papato assai tenebroso.

                    3.       Già ai tempi degli apostoli c’era chi voleva fare affari con l’Insegnamento meraviglioso di Cristo; anzi, Cristo stesso n’ebbe uno con Sé che Lo tradì! C’era dunque da aspettarsi che col tempo ci sarebbero stati dei bottegai in quantità, per i quali l’Insegnamento di Cristo valeva una paziente mucca da mungere, la quale senza molto foraggio fornisce un’enorme quantità di latte. Ma poiché gli uomini avidi hanno compreso questo anche troppo bene, hanno fatto dell’Insegnamento di Dio, una merce da vendere, hanno mercanteggiato con questa in tutti i paesi della Terra ed hanno fatto i migliori affari. Questa è stata la prima cattiva azione! Quando però i bottegai (preti romani d’ogni genere) videro che la merce non veniva più comperata così avidamente nella sua pura forma spirituale, in particolare dagli asiatici amanti delle cerimonie e dello sfarzo – allora disposero ben presto la loro merce in modo da soddisfare al massimo i paesi del sol levante. E vedete, il nuovo commercio andò avanti nuovamente bene.

                    4.       A quest’epoca commerciale sulle prime risale principalmente l’arrogante taglio al puro Insegnamento di Cristo, l’invenzione del Purgatorio, le indulgenze, le confraternite e parecchie cose simili. Fanno parte di questa seconda epoca anche le crociate che furono molto redditizie per gli scaltri mercanti di Roma. – In epoche più tardi, quando gli uomini cominciarono un po’ a comprendere per quale utilità le indulgenze di Roma fossero così zelantemente esaltate e gestite con tutte le energie, si dovette porre un freno a questa truffa troppo sfacciata. Si scoprì anche che i mercanti romani stavano in strettissime relazioni d’affari con i saraceni ed a costoro comunicavano fedelmente quando sarebbero stati nuovamente visitati da una crociata – perciò poi, ai saraceni ben informati, doveva essere certamente sempre una cosa facile accogliere assai adeguatamente i crociati ciechi.

                    5.       Quando gli uomini scoprirono tutte queste truffe, ci si dedicò alla mistica o più precisamente alla magia nera. Eressero luoghi di pellegrinaggio con immagini miracolose, s’immersero completamente nel latino, produssero reliquie miracolose e si costruirono grandi templi con molti altari prodigiosi. Di questo si fa commercio fino a questo momento. Ma poiché attualmente gli uomini ne hanno fin sopra i capelli dei preti e non hanno più rispetto nemmeno davanti all’uomo dello Spirito Santo, ora a questi mercantucoli viene meno la fantasia. Adesso non sanno come mettere in moto la faccenda, per procurare un abbondante smercio alla loro merce che non è più richiesta.

                    6.       Ma, amici, questa volta non si potrà far nulla! La Bibbia e altri scritti illuminati sono troppo diffusi tra il popolo. E questi mercanti hanno dimostrato troppo apertamente che per soldi farebbero di tutto. E così perfino Maria, che per tanto tempo è stata il loro sostegno principale, ha iniziato a prendere da loro congedo insieme al Cristo di legno, il che per questi mercanti è un male senza precedenti. Vorrei quasi scommettere tutta la mia beatitudine se presto non staranno davanti ai popoli facendo una figura non molto diversa da quella di una figlia che si atteggia a moralista e religiosa, quando alla fine si scopre invece che è una venale prostituta. – Oppure essi, i mercanti, dovranno scendere notevolmente a compromessi, cosa che però sarà anche un argomento contro di loro.

                    7.       E così il Signore purificherà al tempo giusto il Suo Insegnamento in modo che sbalzerà come un fulmine agli occhi di tutto il mondo! Nel complesso però non danneggerà nessuno che, secondo il nome, apparterrà alla Romana; io, infatti, posso rassicurare voi tutti che il Signore ha molto a cuore gli agnelli romani. Ma ciò che finora non è ancora accaduto, sta ora dinanzi alla porta!

                    8.       Perciò sia reso ogni onore a Lui soltanto, il Quale guida i Suoi sempre con così dolce mitezza come fa una chioccia con i suoi pulcini! Io penso che ora, riguarda alla Romana, dovreste essere completamente in chiaro. E così adesso rivolgetevi solamente a Gesù Cristo, affinché a voi tutti possa splendere piena luce per l’eternità”.

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Cap. 117

Ora i dubbiosi credono, ma temono un po’ il passo verso il Signore

Dialogo di un uomo di chiesa e un uomo libero

Humor nel regno degli spiriti

                    1.       Dopo parla il precedente portavoce che ha parlato prima del cosiddetto grossolano: “Io e l’oratore che ha parlato dopo di me siamo completamente compenetrati dalla chiarezza del tuo discorso. La verità in esso è convincente. Sarà anche infallibilmente come l’hai pronosticato nello spirito profetico. – Così il giudeo Gesù, il Cristo, è certamente quello che mostra di Lui la buona tradizione e ciò che hai detto tu di Lui. Ora però per noi è tanto più difficile rivolgersi a Lui. Noi tutti quanti insieme, infatti, siamo stati grandi peccatori e non abbiamo badato al Suo divino Insegnamento! Egli ci griderà subito: ‘Lungi da Me, fautori del male, Io non vi conosco!’”.

                    2.       Interviene il secondo oratore: “Ma che cosa pensi già di nuovo? Credi dunque ancora sul serio all’Inferno e al Purgatorio? No, questo non potrebbe venirmi neanche in sogno. Cristo sarà di gran lunga più sapiente ed anche migliore di noi due. Dimmi, potresti tu condannare qualcuno, perfino nella tua durezza di cuore, all’Inferno dei gesuiti, e questo in eterno, se ne esistesse uno? Io dico, allora si dovrebbe essere addirittura un diavolo. Come t’immagini allora Cristo, se puoi aspettarti questo da Lui?”.

                    3.       Dice il primo: “Hai certamente ragione; però tu sai anche che, secondo le Sue stesse Parole, non entreranno nel Regno di Dio frequentatori di prostitute, adulteri, ladri, assassini, mentitori, spergiuri, avari e duri di cuore. Si dice: ‘Chi crede e viene battezzato sarà beato!’. Noi di certo siamo stati battezzati, ma non abbiamo mai creduto in nulla, all’infuori di ciò che potevamo toccare con mano. Dunque non possiamo proprio presentarci dinanzi a Cristo con qualcosa che abbia solo un’apparenza favorevole per noi. Egli è certo infinitamente buono, ma è anche tanto infinitamente santo e perciò tanto giusto! Come però riusciremo a cavarcela con la Sua Giustizia, questa è un’altra questione!”.

                    4.       Dice il secondo: “Ma non hai sentito parlare il nostro amico e guida Bruno su come stanno le cose? Egli è stato inviato a noi da Cristo, per conquistarci e condurci dinanzi al Signore! Se ci ha conquistato, perché dobbiamo fare ancora tante storie? Noi tutti sappiamo che dinanzi a Dio non valiamo neanche un fico secco, ma se Egli vuole essere con noi clemente e misericordioso, perché dovremmo fare i preziosi come una vergine ad un matrimonio contadino? Qui si tratta di prendere a piene mani quando il grande Signore dei Cieli vuole darci qualcosa, e non farci ogni genere di scrupoli gesuitici!”.

                    5.       Dice il primo: “Se tu fossi solo un pochino più fine! Nel mondo tu sei sempre stato proprio un bonaccione, parlerai così anche al cospetto del Signore e di tutti i Suoi santi amici? Allora tremerai certamente come una foglia di pioppo in una grande tempesta!”.

                    6.       Dice il secondo: “Ahi, ahi! A quanto vedo in te si cela ancora un intero consiglio gesuitico! Non hai prestato attenzione alle chiare parole di Bruno? Questi ti ha rivelato chiaramente la truffa Romana, e tu vai ancora in estasi come un padre religioso morente. Ma va, non farmi ridere! Vedi, all’amico Bruno non andrà già bene se ti guarda; poiché fai una faccia così stupida e parli come un cocchiere viennese del Venerdì santo, quando i liguoriani aspergono i loro cavalli con l’acqua santa. Vergognati, venire qua nel regno dello spirito con tali sciocchezze! Guarda, Cristo, il Signore, dovrebbe perfino ridere di te se ti vedesse con quella faccia!”.

                    7.       Risponde il primo: “Amico! Ti prego, doma la tua lingua grossolana, altrimenti tu stesso vai all’Inferno! Poiché un Inferno esiste, come esiste un Cielo. Metti un freno alla tua lingua, altrimenti vieni senz’altro condannato!”. – Dice il secondo: “Amico Bruno, sii buono e conforta un poco questo campione, altrimenti qui nel mondo dello spirito vediamo uno che se la fa nei pantaloni! I presupposti sembrano già abbastanza pronti!”.

                    8.       L’intera compagnia si mette a ridere per questa battuta e il primo oratore dice: “Amico Bruno! Ti prego di chiudere un po’ la bocca larga a questo calunniatore del mio buon nome. Che cosa gli importa se sono stato un amico dei servitori di Dio? Non lasciargli fare tali allusioni, altrimenti tutti cominciano a ridere di me!”.

                    9.       Risponde Bruno: “Sii giudizioso, e allora nessuno riderà di te! Ma se tu vieni qua con evidenti scrupoli gesuitici e in questo modo ritardi la mia opera su voi tutti, allora l’amico Niklas ha ragione se ti prende un po’ in giro! Chi può dire di essere buono e giusto davanti a Dio, e chi ha dei meriti dinanzi a Lui, l’Onnipotente? Non ha forse detto Egli stesso: ‘Quando avete fatto tutto, dovete ancora dire che siete stati dei pigri ed inutili servitori?’. Ma se Egli ha detto così, che senso ha che noi giudichiamo se abbiamo qualche o nessun merito dinanzi a Lui? Se vuole essere con noi clemente e misericordioso, perché dovremmo opporci? Oh, vedi, questo è futile! Noi tutti siamo cattivi, e soltanto Iddio è buono! E se ora vuol farci qualcosa per la Sua eterna Bontà, allora sta a noi fare come fece un giorno il peccatore Zaccheo, quando il Signore lo fece scendere dall’albero, prese alloggio in casa sua e poi pranzò con lui. E così facciamo anche noi ciò che un giorno fece Zaccheo!”.

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Cap. 118

Prepotenza di Bardos

Rimprovero di Niklas

La schiera dei mille, in unione spirituale, può incontrare la Grazia del Signore

                    1.       Dice Bardo, il primo oratore: “Ebbene, se le cose stanno così, nel Nome di Dio, voglio cedere. Che Niklas però non sia uno spirito raffinato, lo deve riconoscere egli stesso. Ma poiché egli è stato un neo-cattolico e come tale non ha affatto creduto nel Signore Gesù, non si deve dare troppe arie, poiché costoro hanno voluto fare della Terra un Cielo e hanno chiamato noi cattolici, stupide teste di pecore. Ora però quale spirito, il buon Niklas, con molto della sua fede si trova nelle stesse difficoltà di come ci troviamo noi vecchi cattolici. E perciò Niklas non ha proprio bisogno di essere troppo grossolano con noi altri!”.

                    2.       Risponde Niklas un po’ sorridente: “Mio stimabilissimo amico Bardo! Non avercela a male se sono diventato un po’ troppo irascibile! Avevo però perlomeno buone intenzioni, cosa che nessuno mi può negare. Dimmi se un vero cattolico-romano prega Dio per qualcos’altro che non sia di ottenere qualcosa da Lui? Ognuno prega per qualcosa di diverso; ma rendere onore a Dio solo perché Egli, in quanto Dio, è l’Essere più perfetto – amico Bardo, io dono la mia beatitudine ad papista[3], se per una sola volta ha pregato Dio con un’intenzione disinteressata. Perciò non darti troppe arie per la tua mansuetudine cattolica-romana. Inoltre io credo che ora sarebbe tempo di seguire il consiglio dell’amico Bruno, noi due, infatti, ora abbiamo parlato a vanvera abbastanza!”.

                    3.       Dice Bardo: “Questo non è parlare a vanvera! Capisci? Perché se si chiama qualcuno asino, anche se lo si fa con giri di parole, per me non è parlare a vanvera!”.

                    4.       Risponde Niklas: “Ma che cavolo dici? Se ti offendi tanto perché ti ho detto un po’ la verità, allora ribatti con un’altra verità e poi siamo pari. Vedi, ma non capisci ancora che noi tutti dobbiamo dare più importanza a Cristo il Signore che al nostro onore reciprocamente ferito? Che cosa è tutto l’onore senza Dio?! Perciò, amico Bardo, ora basta con siffatte stupidaggini terrene, riuniamoci invece tutti secondo il consiglio di Bruno e chiediamo al Signore Gesù Luce, Grazia e Misericordia! – Io voglio fare l’intercessore e voi ripetete le parole della preghiera che dico io ad alta voce e dal profondo del cuore. – Naturalmente se lo volete!”. – Dice Bardo: “Eh, perché dovrei ripetere proprio come un pappagallo ciò che dici? Sarò ben in grado io stesso di formulare una preghiera!”. – Dice Niklas: “Coraggio! Io non ho nulla in contrario! Ognuno, infatti, deve sapere meglio di tutti dove gli preme la scarpa! Ma io presenterò la mia preghiera ad alta voce, ed ognuno è libero di partecipare o no”.

                    5.       A questo punto parla l’intera compagnia dei mille: “Prega tu, Niklas, noi ti verremo dietro nella preghiera!”.

                    6.       Dice Bardo: “Io invece pregherò solo per conto mio, poiché io so già il perché”. – Dice Niklas: “Fa come vuoi, ma noi ti preghiamo di non disturbarci in futuro. Perciò prega in silenzio!”.

                    7.       Dopo queste parole è come se a tutti cadesse la benda dagli occhi, eccetto che a Bardo. Io stesso Mi trovo poco lontano dal grande tavolo del Consiglio, intorno al quale è radunata ancora la nota compagnia vicinissimo a Niklas. Tutti osano appena alzare gli occhi e non possono meravigliarsi abbastanza della grande magnificenza e grandezza della sala come della freschezza e bellezza degli ospiti.

                    8.       In questo momento anche Bruno si presenta dinanzi a Me con profonda venerazione e dice: “O Signore! Solo a Te sia reso tutto l’amore, l’onore e l’adorazione! Io, quale un servitore inutile, consegno a Te questa schiera la quale, da come sono convinto, Ti appartiene completamente nel cuore”.

                    9.       Rispondo Io: “Hai fatto molto bene! La tua grande pazienza e umiltà hanno compiuto in modo esemplare quest’opera non piccola. In verità, poiché nel tuo primo impegno nel Mio Regno ti sei comportato così magistralmente, dovrai presto essere messo a capo di cose più grandi. E il tuo amico Niklas dovrà starti al fianco. Anch’egli, infatti, alla fine della tua discussione con questa compagnia dei mille, ha contribuito decisamente a fare in modo che essi ora, eccetto un facile ostinato, stiano perfettamente salvi dinanzi a Me, loro Dio, Signore e Padre!

                  10.     In verità, nessuna conquista degli spiriti è più benefica di quella ottenuta mediante una parola vera ed un sapiente insegnamento. – Voi avete conquistato questo gregge unicamente con la parola e l’insegnamento, il che è perfettamente conforme alla Mia Volontà ed al Mio Ordine. Perciò questo gregge è ora perfettamente libero, e nessuna opera miracolosa tiene giudicato il loro cuore. È quindi anche capace di accogliere subito grazie più grandi, e questa è per Me veramente una grande gioia. La vostra ricompensa perciò dovrà anche essere grande!

                  11.     Tutti coloro che sono venuti da Me prima di voi, avevano fame e sete, poiché essi potevano essere portati da Me solo mediante azioni ed apparizioni miracolose. Ma voi ora non avete fame, e nessuno ha sete, eccetto Bardo. Il motivo di questo è che voi tutti avete seguito solo la parola. E questo è giusto, perché così è la Mia Volontà!

                  12.     Voi due, Bruno e Niklas, andate da Robert, egli vi darà delle vesti nuove. Io stesso però prenderò Bardo e gli darò ciò che vuole avere, o dolce oppure amaro!”.

                  13.     Niklas, completamente contrito d’amore e gratitudine, vorrebbe ancora dire qualcosa. Io però gli dico: “Amico, tu hai già parlato, Io, infatti, M’intendo del linguaggio del cuore. Perciò ora va fiducioso da Robert insieme a Bruno! Nella nuova veste avremo ancora molte cose da dirci e da appianare insieme. Così sia!”.

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Cap. 119

Guarigione dell’anima di Bardo

Discorso di Niklas sulle conduzioni di Dio

Affratellamento Celeste

                    1.       I due si muovono subito verso Robert, il quale li accoglie con estrema gentilezza. Io però dico a Bardo che non Mi vede ancora: “Apriti, oscurantista, rispondi e mostraMi il motivo della tua superbia”.

                    2.       Bardo si spaventa terribilmente quando Mi scorge dinanzi a sé e subito Mi riconosce. Cerca di parlare, ma la lingua gli rifiuta il servizio. Così balbetta solamente come uno che è sopraffatto dal sonno per via di grandi preoccupazioni. Egli, nel suo cuore tremante, non pensa ad altro se non che Io lo condanni all’Inferno nell’attimo seguente.

                    3.       Io però gli dico: “Cieco! Quanto è inutile la tua paura! Quando mai sono andato da coloro che si sono condannati da se stessi per condannarli ancora di più? Io vengo per aiutare, non per giudicare e condannare. Vedo però una grave malattia in te, e questa si chiama superbia. E su questa devi dare a Me, che ti voglio aiutare, informazioni precise: non per metterMi a conoscenza su di te, perché a Me sono ben note tutte le cose fin dall’eternità; ma perché tu stesso ti possa liberare dal tuo carico dinanzi a Me.

                    4.       Vedi, quando il tuo amico Niklas voleva intercedere per voi tutti, tu non hai voluto accettare, ma volevi pregare per conto tuo completamente da solo. Ed hai anche pregato, ma in che modo e per quali ragioni? Per te stesso non volevi proprio molto, ma in compenso hai chiesto tante più umiliazione per tutti quelli che ti hanno offeso. Più di tutti per Niklas, il quale ha contrastato davanti a Bruno l’immagine che tu hai dato del popolo ed alla fine ti ha perfino detto in faccia alcune verità molto importanti.

                    5.       Rifletti però se sia giusto augurare a lui, che è il tuo migliore amico, una grande umiliazione perché da amico ha osato dirti la verità in conveniente misura? Non dovresti piuttosto augurare a lui tutto il bene, il quale da vero amico ti dice la verità e ti allontana così dal gradino dannoso dell’orgoglio e dell’egoismo?

                    6.       Credi forse che qui nel Regno della Verità eternamente svelata vada così come sulla Terra, dove i ciechi considerano quali loro amici solo gli adulatori, mentre quelli che dicono loro la verità li perseguitano come i peggiori nemici – come fecero i giudei con Me che ero sufficientemente coraggioso da mettere davanti ai loro occhi la nuda Verità?

                    7.       O Mio caro Bardo, qui è tutto diverso. Qui vale solo la verità ed il puro amore congiunto ad essa! Tutto il resto è un abominio dinanzi a Me e deve stare eternamente lontano dal Mio Regno. Perciò riconosci da te stesso che hai agito in modo estremamente ingiusto con Niklas. Va’ e conciliati con lui! Poi vieni nuovamente qui e ti farò avere ciò che è giusto e che ti spetta!”.

                    8.       Quando Bardo intende tali pesanti Parole dalla Mia Bocca, comincia ad entrare in se stesso e dice nel suo cuore: “Sì, il Signore, l’Onnipotente ha parlato. Chi può ribellarsi alla Sua Sapienza ed Onnipotenza? È proprio così ed eternamente giusto! L’uomo è un nemico della verità, specialmente quando essa gli è troppo vicina. Ma egli fa un grande torto alla verità, soprattutto se pensa che la sua vita va infinitamente oltre la tomba, e precisamente condizionata solamente nella verità e nell’amore! – Il Signore stesso me lo ha mostrato e così voglio fare come vuole il Signore, per quanto mi dovesse costare! Voglio andare dall’amico Niklas con coraggio e determinazione, confessargli tutto e chiedergli umilmente la sua amicizia!”. – Dopo si reca subito da Niklas per eseguire il suo buon proposito.

                    9.       Niklas però, ora già cambiato d’abito, gli viene incontro, lo abbraccia e dice: “Amico! Sulla Terra i ciechi necessitano anche dell’opera, poiché essi non vedono la forza della volontà. Ma qui, dove si vede bene con occhi aperti la serietà della volontà, non si richiede l’opera, ma solo la volontà. Se questa è in ordine, allora tutto è anche in ordine. Qui solo la volontà è nostra, ogni opera però è del Signore!

                  10.     Così ora siamo i migliori amici per l’eternità e tutte le nostre mondane differenze sono finite in eterno! L’amico Bruno però lo vogliamo amare per sempre con tutto il cuore quale fervidissimo amico, perché noi tutti dobbiamo alla sua grande pazienza la totale salvezza dalla rovina. Naturalmente, come s’intende da se, prima lo dobbiamo all’infinita Bontà, Misericordia e all’incomprensibile affabilità del Signore! Egli, infatti, era, è e rimane eternamente la principale Causa Prima di ogni salvezza! – Anche noi abbiamo ancora parecchi amici da lodare. Essi, infatti, sono stati come un forte magnete che già sulla Terra ci ha attirato molto, e anche qui sono stati l’evidente motivo per cui mediante loro abbiamo trovato la nostra salvezza nella loro dimora.

                  11.     Al Padre Gesù però vada il ringraziamento, adorazione ed amore per aver guidato i nostri passi in modo che, contrariamente a quanto credevamo e dopo lunga cecità, siamo giunti alla fine dove, secondo il Suo Ordine, dovevamo arrivare!

                  12.     In verità, i Suoi Decreti sono inesplorabili e impenetrabili sono le Sue Vie! L’uomo è come una nave che, senza vela e remi, è sospinta qua e là dai venti sul mare. Chi, in questa situazione, potrebbe pensare: ‘Vedi, questo mezzo, privo di ogni timone, viene tuttavia guidato secondo un ottimo piano!’. Ma con questo non si pensa che anche i venti sono del Signore ed è solamente Lui a conferir loro la direzione e la forza. La nave alla fine giunge comunque ad una riva sicura, come se l’avesse guidata il timoniere più esperto. E questa è un’opera del Signore, al Quale unicamente spettano onore e gloria in eterno!

                  13.     Così il Signore ha guidato anche noi in modo che, mediante i nostri peccati veramente gravi, dovessimo prendere la via verso di Lui. O quanto deve essere Egli buono e saggio e quanto immensamente potente nell’Amore! Ora siamo salvi in eterno, perciò siamo anche colmi del miglior coraggio e saturi del più intimo amore per Lui, il Salvatore di tutti i nostri salvatori!”.

                  14.     Dopo queste parole si abbracciano entrambi, e poi Bruno abbraccia Dismas e Max Olaf che ha messo in ordine Dismas, ma soprattutto Robert, che ha operato con forza per il recupero finale di Dismas.

                  15.     Dopo questa scena, Niklas viene da Me con Bardo e dice: “Signore, noi due stiamo dinanzi a Te come un cuore solo. Perdonaci anche Tu come noi ci siamo perdonati tutto reciprocamente, affinché possiamo amare Te al di sopra di ogni cosa come da un cuore solo!”.

                  16.     Dico Io: “Se siete pari l’uno con l’altro, allora tutto è appianato anche dinanzi a Me e la vostra tabella dei debiti è annullata! Andate ora con Robert e gli altri amici al grande armadio d’oro! Là troverete per questi mille poveretti una giusta quantità di vesti. Prendetele e distribuitele tra loro, poiché essi appaiono ancora molto ignudi. Dopo però venite, affinché Io possa benedirvi e condurvi oltre nel Regno della Luce! Così sia dunque!”.

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Cap. 120

Abbigliamento nell’aldilà

Discorso di benedizione del Signore

Blum e i suoi amici sono destinati all’ordine nella sala da pranzo

Loro straordinarie esperienze

                    1.       Tutti si recano ora da Robert. Costui conduce la grande schiera all’armadio d’oro, l’apre e distribuisce a tutti le vesti nuove che essi indossano subito. Con ciò tutti assumono un aspetto migliore e diventano d’animo traboccante di gioia.

                    2.       Nel Regno degli spiriti però c’è una differenza importante tra coloro che, mediante la loro conoscenza più interiore che viene risvegliata puramente dall’amore per Me, si rivolgono da se stessi a Me, e coloro che si rivolgono a Me solo mediante un sapiente insegnamento dall’esterno. I primi ricevono una nuova veste come dall’interno. I secondi però devono svestirsi visibilmente dei vecchi abiti mondani e indossarne uno nuovo, celeste, come dall’esterno. Questa spiegazione è data affinché nessuno trovi poi inciampo quando capitano qui e là altre scene in cui alcuni spiriti all’improvviso si trovano come da se stessi in una veste nuova, quasi come un albero in primavera – mentre gli spiriti di questa scena devono essere vestiti a nuovo per lo più dall’esterno, come se fossero ancora sulla Terra.

                    3.       Ora vediamo star lì dinanzi a noi tutto il gruppo già con vesti nuove. Tutti Mi lodano in segreto e alcuni non possono meravigliarsi abbastanza profondamente della Mia affabilità. Altri contemplano i patriarchi e gli apostoli con una certa soggezione. Altri ancora osano molto timidamente attaccar discorso con gli apostoli. Pietro però fa capire a tutti di recarsi prima da Me e ricevere la benedizione promessa, poi sarebbero stati introdotti, come da se stessi, già in ogni genere di sapienza. – A quest’esortazione tutti corrono da Me, Mi ringraziano per le belle vesti e Mi pregano per la benedizione promessa.

                    4.       Io stendo le mani sopra di tutti e dico: “Accogliete tutti la Benedizione promessa per il rafforzamento del vostro amore e della vostra sapienza ancora debole, senza i quali sarebbe impossibile entrare nel Mio vero Regno celeste! Ma poiché ora avete ricevuto la Mia Benedizione paterna, siate anche capaci di fare un grosso passo ulteriore nel Regno Mio. Sulla Terra vi siete spesso domandati, quando a volte davate uno sguardo alle stelle: che cosa siano poi queste stelle, che cosa sia la Luna, che cosa il Sole e altro ancora. Gli uni credevano questo, altri quello, altri ancora proprio nulla. Tutto questo ora non ha importanza; perché tutti voi avete superato il mondano e state felici e profondamente edificati dinanzi a Me, vostro Dio, Padre e Salvatore. Quali figli perfezionati avete ora il diritto di essere introdotti nelle grandi e infinite dimore del vostro Padre celeste. E così preparatevi tutti! D’ora in poi, infatti, comincia una vera grande introduzione in tutte le opere che durante tutta la vostra vita stavano quotidianamente davanti agli occhi vostri come misteri nascosti!

                    5.       Questa casa però, nella quale siete caduti e di nuovo risorti, vi servirà quale comune dimora, nella quale Mi troverete sempre, quando, dopo un grande viaggio un po’ stanchi, desidererete rilassamento.

                    6.       Ma se mediante molte esperienze nell’amore per Me avrete raggiunto una stragrande misura, allora anche ognuno troverà in se stesso una propria suprema dimora, nella quale dimorerà beatissimo per tutte le eternità.

                    7.       Affinché però possiate iniziare tutti completamente rinvigoriti il viaggio sperimentale nei Miei Regni, vogliamo prima consumare tutti insieme un vero pasto vitale. Tu, Robert, e tutti i tuoi fratelli principali, andate ed aprite le porte al centro verso mezzogiorno. Là si mostrerà a voi una nuova sala. Dentro troverete una quantità di tavoli e sedie. Metteteli in ordine e provvedeteli di pane e vino! Io stesso poi introdurrò questi ospiti nella grande sala della pace e della quiete, e lì tutti saranno saziati! Fate ora ciò che Io vi ho raccomandato!”.

                    8.       Robert si reca con gli altri amici nella sala indicata, la quale è immensamente grande e provvista di una quantità di tavoli grandi e piccoli. Ma questi stanno ancora in disordine, corrispondente alla condizione di uno spirito che è già in possesso di ogni genere di principi dell’attività d’amore, ma questi non sono ancora ordinati e perciò non sono ancora impiegabili per i differenti buoni scopi. Questo spirito non può ancora accorgersi di cosa deve eseguire per primo e così pure per secondo, terzo ecc. Per questo motivo quegli spiriti (Robert ed i suoi amici) devono ora procedere ad ordinare i tavoli, che sono appunto i principi dell’attività dell’amore! Quando saranno in ordine, allora verrò Io stesso ed introdurrò gli ospiti nella sala delle attività del bene e dell’amore, dove dovranno accogliere le grazie ed i doni più elevati anche in un ordine superiore e più puro.

                    9.       Quando Robert, insieme ai suoi amici Messenhauser, Becher, Jellinek, Max Olaf, Dismas, Niklas, Bardo e ancora alcuni che si sono offerti volontari, vedono i molti tavoli che stanno nel massimo disordine, sgrana gli occhi e dice: “Amici, avremo abbastanza da fare per mettere in ordine finché tutto starà come deve essere. L’unica cosa spiacevole è la grande differenza dei tavoli: alcuni sono più alti, alcuni più bassi, altri sono più stretti, altri di nuovo più corti. Questo richiederà un bel po’ di lavoro! – Anch’io però sono un bel padrone di casa, se non so nemmeno che cosa si trova ancora in essa e come deve essere fatto ordine! Oh, che bel padrone di casa! Ma che cosa si può fare? Dovremo metterci a lavoro e ordinare questa faccenda nel miglior modo possibile!”.

                  10.     Dice Messenhauser: “Veramente strano! Nella sala precedente eravamo già come sapienti perfezionati, e qui stiamo nuovamente così stupidi come se non avessimo mai studiato la tavola pitagorica! Qui si tratta solamente di mettere insieme ordinatamente questi tavoli, panche e sedie, e non sappiamo da dove cominciare per primo. Quale tavolo è il numero uno, quindi in testa? Quale il numero due e così via? Come metteremo i bassi con gli alti ed i stretti con i larghi?”.

                  11.     Dice Becher: “Amici, io aiuto ovunque, ma non pretendete un piano da me! Poiché in verità, in questa sala immensamente grande mi sembra di essere così stupido, come se fossi appena strisciato fuori del ventre materno!”. – Interviene Jellinek: “Questa faccenda, come segretamente mi sembra, è molto più importante di quanto ce lo possiamo immaginare! Io penso: il Signore non ci ha lasciato cozzare un po’ tutti qui? Perciò non ci rimane altro che andar da Lui e chiederGli un giusto piano. Potremo, infatti, riflettere una mezza eternità ed alla fine non arriveremmo lo stesso a nulla! Non siamo capaci di mettere, per così dire, sotto un tetto mille tavoli ed alcune migliaia di sedie e panche delle diverse dimensioni. – Perciò mandiamo qualcuno dal Signore perché s’informi sul giusto ordine!”.

                  12.     Dice Robert: “Ci vado io stesso! Voi frattanto rimanete qui ed ammirate le altre meraviglie di questa sala!”.

                  13.     Dopo queste parole Robert ritorna nella sala precedente e rimane sbalordito quando la trova completamente vuota di esseri umani. Arredamento, porte, pareti e finestre sono comunque gli stessi di prima, però non si riesce a sentire nessun suono da nessuna parte. Robert guarda fuori delle finestre, ma non vede nessuno. Apre altre porte, ma non c’è da nessuna parte ciò che cerca. Va’ perfino nella spaziosa corte, ma non si muove niente da nessuna parte. Quando non trova nulla, nonostante tutte le ricerche e le chiamate, ritorna indietro afflitto, dove trova i suoi amici non meno afflitti.

                  14.     Dice Robert: “Dio sia lodato che siete ancora qui almeno voi, la sala là fuori, infatti, è vuota di ogni essere come il polo glaciale della Terra! Né il Signore e nessun altro c’è più da qualche parte, nemmeno in tutte le stanze accanto nelle quali ho cercato. Questo ucciderebbe davvero un animale, per quanto tenace potesse essere la sua vita! O tu storia disperata! Che cosa facciamo adesso?”.

                  15.     Dice sorpreso Jellinek: “Questo non è male! Nel Nome di Dio, sia come deve essere. Cominciamo ad ordinare questi tavoli come meglio possiamo! Quando saranno ordinati e provvisti di pane e vino, si vedrà se siamo stati presi in giro!”.

                  16.     Robert chiama Max Olaf e dice: “Fratello, tu sulla Terra sei stato un marinaio, ingegnere e geometra. Perciò dovresti essere il primo in grado di trovare un buon ordine con questi tavoli e panche. Va’ ed esamina la faccenda! Ora, infatti, non ci rimane altro che fare ciò che il Signore ci ha ordinato, e così la pensa anche il fratello Jellinek!”.

                  17.     Dice Max Olaf: “Nessun Dio può pretendere più di quanto uno è in grado! E così vogliamo anche subito metterci all’opera con l’ordine di questi tavoli! I grandi della stessa altezza e larghezza li spingiamo in cima alla sala, insieme a quelli più bassi e stretti. A questi di nuovo altri ancora più bassi e stretti – e così via nell’ordine. Nell’insieme formeremo un lungo quadrilatero oppure anche una croce, cosa che sarebbe quasi ancora più corrispondente, perché questo lavoro è, in effetti, una vera croce! In questo stesso modo procederemo con le panche e le sedie. Una volta finito questo lavoro, allora si vedrà se il Signore verrà come Egli ha promesso. Ma se non verrà, allora andremo all’aperto anche noi e cercheremo la nostra compagnia in tutti gli angoli di questo mondo. E così cominciamo, nel Nome di Dio, a mettere in ordine questa storia!”.

                  18.     Tutti sono d’accordo con il piano di Max Olaf e mettono subito le loro mani all’opera. Dopo un bel po’ di tempo, tavoli, panche e sedie stanno in ordine a forma di croce. Poi Robert apre parecchi armadi che sono tutti pieni di pane e vino – il pane nella consueta forma rotonda, ed il vino in coppe col coperchio dorato. Robert apparecchia ora, con l’aiuto degli altri amici, tutti i tavoli con pane e vino.

                  19.     Quando anche questo lavoro è fatto, dice Robert: “Signore, Tu sei onnisciente, ora vedi sicuramente che abbiamo portato a termine fedelmente, per quanto possibile, il lavoro a noi affidato. Ci hai promesso di venir subito qui con gli ospiti e di benedirci e fortificarci tutti per adempiere superiori compiti celesti! Oh, vieni dunque da noi, poiché ci manca molto la Tua Presenza benedicente e onnivivificante!”.

                  20.     Dopo tutti gli altri dicono lo stesso, tuttavia nessuno percepisce da qualche parte un rumore oppure un’altra voce. Questo però non confonde i nostri ordinatori di tavoli, essi aspettano pazientemente per un bel pezzo.

                  21.     Quando però, nonostante quest’attesa, nessuno compare, dice Robert: “Questo è veramente strano! Forse il Signore vuol metterci alla prova, o abbiamo combinato qualcosa? Oppure questa lunga storia dal nostro arrivo in questo mondo è soltanto un sogno? Veramente strano! Ora però che facciamo? Raduniamoci, cari amici, e date consigli e proposte, altrimenti questa storia assumerà un aspetto disperato!”.

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Cap. 121

Pareri e consigli degli amici

Dismas mette i cuori in ordine

Ringraziamento di Robert

Sulla benedizione dell’Amore per il prossimo

                    1.       Bardo si avvicina a Robert e dice: “Amici, non possiamo negare che questa scomparsa del Signore insieme alla grande compagnia appare molto strana anche a me. Io però, la penso così: se la precedente storia con mille sapienti avvenimenti è stata solo una manifestazione simile ad un sogno, allora siamo liberi e quindi i nostri stessi legislatori. Possiamo perciò fare la cosa che riteniamo migliore, secondo le nostre necessità, e nessuna potenza estranea ci potrà confondere. Ma se tutto questo che abbiamo ora vissuto, visto e provato in questo mondo è pura verità e realtà spirituale, e Gesù, che noi tutti abbiamo visto e soprattutto amato, – è il Signore: allora queste nostre difficoltà non sono altro che una prova calcolata per la nostra salvezza. Il Suo Amore e la Sua Grazia ce le fa venire per formarci in questo modo, più indipendenti, più autonomi nelle azioni ed in un certo senso più virili dal punto di vista spirituale. Perciò io penso: noi dobbiamo molto crescere nell’amore per Gesù, il Signore, come Lui ci ha istruito, elevato e benedetto con onnipotente Mano di Creatore, allora Egli sarà sicuramente presto in mezzo a noi con tutti i cari fratelli e sorelle! Questo è il mio consiglio. Se però qualcuno ne ha uno migliore, allora lo prego di farsi avanti!”.

                    2.       Dopo interviene Niklas: “Fratello, devo confessare apertamente che colpisci sempre il chiodo sulla testa! È così, come hai detto tu, ed è impossibile possa essere diversamente! È vero che ho compreso il fratello Bruno prima di te, ma ora potresti essere veramente tu la guida di tutti noi. Sì, l’amore per il Signore manca certamente in tutti noi, e per questo ora Egli ci abbandona qui per un po’. La bella Helena non sarà sicuramente senza di Lui come noi. Perché? Perché fin dal principio lei Lo ha saputo prendere da Suo lato più debole, vale a dire nel cuore! Ma noi, quali sapienti bottegai, credevamo d’aver divorato tutto il Regno dei Cieli con il cucchiaino, ma ora stiamo qui senza sapere che pesci pigliare!

                    3.       Perciò: più Amore! Dobbiamo portare al Signore in sacrificio molto più Amore che intelletto, allora Egli non scomparirà! Ma se eseguiamo gli ordini del Signore e ci immaginiamo, nella qualità di divini incaricati d’affari, di essere qualcosa di più di qualche altro affamato della Grazia divina – allora di certo non si può fare a meno di sperimentare su di noi cose che ci devono sembrare molto strane! Io penso però che noi stessi siamo ancora più strani di questi avvenimenti! Ho ragione oppure no?”.

                    4.       Dicono tutti: “Completamente perfetto, è proprio così! Noi stessi abbiamo la colpa in tutto ciò. Il Signore però conosce la nostra stupidità e chiuderà certo un occhio!”.

                    5.       Dismas si avvicina un po’ e dice: “Cari amici, permettete una parolina anche a me! Per quanto riguarda il perdono della nostra stupidità, io penso che con una simile attesa siamo sulla falsa strada. Se, infatti, si tratta del fatto che lo spirito dell’uomo è perfetto solamente quando entra nell’Ordine di Dio riconosciuto mediante la propria forza, mediante la potenza interiore vitale datagli da Dio ed in questa si muove energicamente come nel suo stesso massimo elemento vitale – allora lo spirito dovrebbe essere potentemente collegato ad un perdono misericordioso.

                    6.       Ora abbiamo la forza e l’insegnamento divino in abbondanza. Così si tratta adesso di formarci spontaneamente, come lo esige l’ordine di Dio da noi riconosciuto! – Il primo è un amore libero, come ne sono capaci i nostri cuori. Amare Iddio più di quanto si può, sarebbe una follia. Ma amare Dio meno di quanto i nostri cuori desiderano, sarebbe una negligenza punibile e ciò alla fine dovrebbe metterci nella condizione di semi-morte. Se però abbiamo la giusta misura dell’amore, avremo così anche la sapienza e così pure la corrispondente forza ordinata con la quale poi ci possiamo muovere con attività libere come spiriti liberi e perfetti da noi stessi, come se fossimo fuori da Dio. Dio è certamente il massimo Ordine stesso in tutto. Se però vogliamo comprendere quest’Ordine, dobbiamo giungere in noi stessi al vero Ordine in tutto, altrimenti non potremo mai avanzare un diritto ad una perfetta libertà.

                    7.       L’ordine da noi eseguito, proposto dal Signore, di questi tavoli e panche confusamente mescolati, è un avvertimento di Dio su cosa dobbiamo ancora fare in noi mediante noi stessi per poter esistere in seguito dinanzi a Dio. Ciò significa ora sfruttare con gratitudine quest’apparizione come vuole il Signore.

                    8.       Se riflettiamo bene su come siamo ancora fatti, se siamo privi di ogni passione e non si trovi in noi ancora una piccola scintilla di superbia, e se accogliamo attivamente in noi il bene solamente per voler del bene – allora non dovremmo avere più difficoltà a passare nel perfezionamento dello spirito ed attendere il Signore in quanto perfezionati secondo il Suo Ordine. Ma se consideriamo quest’apparizione come una specie di dispetto da parte del Signore e ce ne meravigliamo, potremmo ancora essere veramente lontani dalla méta!

                    9.       Non è abbastanza che facciamo, come delle macchine animate, ciò che il Signore richiede da noi, ma dobbiamo scrutare in noi stessi il vero motivo di questo, perché solo così possiamo mettere noi stessi in un vivente Ordine divino. Nell’ordine esteriore di questi mobili c’è poco o niente affatto! Ma se è un avvertimento di Dio che noi, nella seconda sala del nostro cuore, quella della Sapienza divina, dobbiamo mettere in un determinato ordine tutti i nostri utensili vitali, allora in quest’apparizione c’è enormemente tanto. Se però qualcuno di voi sapesse qualcosa di meglio, allora si faccia avanti nel Nome del Signore!”.

                  10.     Dice Robert: “Amico, sono completamente rapito dalla meraviglia della tua sapienza. Prima eri ostinatamente avverso ad accogliere la Divinità di Gesù Cristo, e ci è costata molta fatica prima che ti ritrovassi. A causa tua abbiamo avuto non poca preoccupazione, ma ora sei una mezza eternità avanti di noi tutti. Ci hai rivelato una Verità così grande, da riconoscere apertamente che noi tutti saremmo forse arrivati a questa rivelazione in mille anni. Fratello, ci hai reso con ciò un grandissimo servizio!

                  11.     Vedi, questa casa il Signore me l’ha data in proprietà eternamente, io stesso però conosco solo una minimissima parte dei suoi tesori interni. Ma se ti facesse piacere, te la darei subito come perfettamente tua! Ci hai elargito parole sante come dalla bocca di Dio stesso, parole che ci hanno consolato nella nostra solitudine. Oh, questa è una parola che vale più di centomila di case come questa! Perciò prendi ciò che ti posso dare! Essa è qui la mia proprietà più grande, se non si considera il Signore e te stesso. Amato fratello, quanto caro e prezioso sei diventato ora per noi tutti! Da quanto tempo è che ti guardavamo dall’alto con sofferente rammarico, ed ora stai al di sopra di tutti. Ti prego perciò, consolaci ancora con alcune parole simili!”.

                  12.     Dice Dismas: “Cari fratelli, non avete mai sentito che una mano lava sempre l’altra? Così è anche qui! Prima il vostro senso fraterno mi ha purificato e mi ha tirato fuori della profondità della mia infamia, allora, infatti, nel mio interiore ero un cittadino dell’Inferno. Ma voi avete saputo afferrare il mio interiore e divenni con questo salvo. Voi però vi siete trovati in una piccola difficoltà a causa della prova del mettere ordine in noi stessi, una prova cui il Signore ci ha sottoposto in questa seconda sala. Allora ho preso alcune parole dal mio interiore ed esse non hanno – sia lode al Signore! – mancato l’effetto desiderato.

                  13.     Per questo però io non merito assolutamente che tu, Robert, mi debba regalare la tua casa che il Signore ha costruito dal tuo cuore, cosa che, secondo la mia opinione, non dovrebbe nemmeno essere così facilmente possibile. Vedi, la casa, insieme a tutte le sue magnificenze, è perfettamente corrispondente al tuo stesso cuore, dal cui amore per Dio e per i fratelli, il Signore ha formato quest’opera magnifica. Se perciò io accettassi questa casa da te come regalo, allora con essa ti prenderei anche il cuore e la vita, perché questa casa è, secondo la più profonda verità, l’essenza stessa dell’attività d’amore del tuo cuore.

                  14.     Dimorare spiritualmente con te in casa tua, è una cosa facilmente possibile, perché già sulla Terra una persona nobile lascia agire nel suo cuore qualche amico più di quanto faccia lui stesso. Così egli lo fa più facilmente qui, perché qui il Signore fa apparire plasticamente ciò che nel mondo rimane solo un fattivo desiderio. Qui però diventa tutto una realtà tastabile, ma in sé rimane tuttavia ciò che essa era nel mondo, vale a dire il cuore ed il suo corredo di amorevoli azioni.

                  15.     Ma come già nel mondo i figli di Dio veramente autentici vorrebbero davvero dare completamente il loro cuore ai loro fratelli, così vorresti anche tu, carissimo fratello, farmi dono del tuo stesso cuore. Questo è nobile oltremisura, ma qui nel mondo dello spirito è perfettamente impossibile; sarebbe anche molto inutile e senza scopo. Dove, infatti, il vero amore fraterno emette leggi sul mio e sul tuo, non possono in eterno esistere delle divergenze di confini. Nessuna legge assicura ad ognuno il suo così potentemente come la santa legge dell’amore per il prossimo, perciò ognuno mette gioiosamente a disposizione tutti i suoi averi. Ciò che uno fa e opera, questo lo fanno e operano poi anche tutti gli altri. E così qui è un’assoluta impossibilità che a qualcuno possa mancare qualcosa.

                  16.     Noi tutti dimoriamo ora in te, come tu in tutti noi. Chi di noi può dire: ‘Fratelli, io ho troppo poco!’. Ognuno ha il suo, e più possiede e dona, tanto più egli nuovamente riceve. I cuori qui sono come i mari, ognuno si riversa costantemente nell’altro, e tuttavia nessuno ha mai troppo poca acqua. E così non c’è bisogno che mi doni la tua dimora, perché la godo così come se fosse la mia stessa. Per questo però anche la mia è aperta a tua liberissima disposizione.

                  17.     Ora però ascoltate! Sento delle voci nella prima sala attigua. Andiamo alla porta e vediamo che cosa succede!”.

                  18.     Dice Robert: “Ti ringrazio, carissimo fratello, per questo magnifico insegnamento, il quale non lascia davvero più nulla da desiderare! Ma poiché anch’io sento ora molte voci, è tempo che tutti andiamo a controllare che cosa succede là. Ma tu, fratello, stammi vicino, perché sei diventato per me una potente necessità!”.

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Cap. 122

Invasione di un’eccitata moltitudine di caduti di guerra

Discorso del comandante

Sua invocazione alla preghiera

                    1.       Tutti si muovono verso la porta e guardano furtivi nella grande antisala con la speranza di scorgere il Signore alla testa degli ospiti già noti. Ma non è così. Una grande moltitudine di ogni genere di esseri umani irrompe nella sala e chiede, impetuosa, del padrone del palazzo.

                    2.       Dice Robert a Dismas: “Fratelli, questo sì che è un pasticcio disperato! Al posto del Signore arriva e penetra in questa casa gente all’apparenza equivoca e pretende in modo sfacciato del padrone di questa casa, che io purtroppo ho l’onore di esserlo. Che cosa vogliono, esistono forse anche qui briganti ed assassini? In verità, questo sarebbe una bell’aggiunta per il Regno dei Cieli di Dio! Guarda che occhi di fuoco hanno! Se questa plebaglia non è scappata addirittura dall’Inferno, io rinuncio a tutto! Dimmi, che cosa dobbiamo fare adesso con questi? Simili soggetti sarebbero capaci di scacciarci dalle case e dai poderi perfino qui nel Regno dei Cieli. Come si accalcano e strepitano! Tutta la sala è già completamente gremita ed ancora vedo dalla porta come perfino lo spazio in cortile si sta riempiendo sempre di più. Se continua così, saremo spacciati senz’altro. Anche il puzzo bestiale non è piacevole alle mie narici. Ah, questa è veramente un’inattesa spiacevolissima apparizione! Che fare ora?”.

                    3.       Dice Dismas: “Per il momento nulla! Essi, infatti, non ci vedono, come non vedono questa porta e perciò non possono nemmeno irrompere qui. Del resto sembra che siano venuti dalla Terra in questo mondo, probabilmente dai campi di battaglia dell’Ungheria e dell’Italia, perché sento chiaramente bestemmie ungheresi ed anche ingiurie italiane! Per il momento dobbiamo lasciare che si calmino, così diventeranno un po’ più miti. Soltanto dopo ci mostreremo a loro, perché adesso nella loro prima furia vendicativa non ci sarebbe nulla da fare. Ma ascoltiamoli un po’, così da poter riconoscere la tendenza dei loro cuori!

                    4.       Guarda, quelli là davanti sembrano essere i tre comandanti. Poiché come si comportano loro si comporta anche l’intera grande moltitudine. Perciò attenzione, sentiremo delle cose assai notevoli! Ora quello al centro si volta e comanda ordine e calma. Terrà sicuramente un discorso all’intero seguito, cosa che per noi sarà senz’altro di grande importanza, perciò vogliamo anche ascoltarlo con tutta l’attenzione! Ora diventa calmo e non arrivano nemmeno più altri barbari. Perciò attenti. Egli ordina di fare attenzione e già si schiarisce la gola. Ascoltate, egli parla!”.

                    5.       Un comandante dei nuovi arrivati: “Miei cari compagni di battaglia! Sul cosiddetto campo dell’onore per la patria siamo crepati come bestie al macello! Che cosa ne abbiamo avuto? Aspiravamo verso l’alto e siamo giunti profondamente in basso! Abbiamo combattuto da eroi con disprezzo della morte, non abbiamo creduto in nessun Aldilà e ridavamo del cosiddetto Vangelo. Ora però siamo davvero all’Inferno, che non è per nulla un sogno. Noi sentiamo che qualche diavolo, per gratitudine per le nostre eroiche azioni, ci ha fatto trovare questo palazzo infernale e ci ha spinto dentro. Ora siamo schiacciati qui come sardine salate: tutt’intorno è buio come in una caverna e da nessuna parte c’è una via d’uscita. Il vero padrone di questa casa non si troverà da nessuna parte, ed è probabile che anche non esista. Così ora abbiamo la vera ricompensa per le nostre fatiche ed aspirazioni terrene!

                    6.       Oh, se solo fosse possibile render noto ai nostri poveri compagni nel mondo quale ricompensa li attende qui! In verità, nemmeno uno metterebbe più piedi sul maledetto ‘campo dell’onore!’. Se fossimo morti completamente nel nome del diavolo, sarebbe tutto a posto. Qui però avvertiamo in modo assai insistente che purtroppo continuiamo a vivere nella più orribile miseria. Soffriamo la mancanza di ogni bene e in compenso in abbondanza abbiamo tutte le sofferenze immaginabili come fame, sete, caldo e nello stesso tempo freddo. I dolori ci rodono come vermi nel nostro intestino e nessuna luce rianima i nostri occhi. Oh, questa è una meravigliosa ricompensa per le nostre sofferenze e privazioni che il ‘campo dell’onore’ ci ha offerto così abbondantemente!

                    7.       Questo è dunque il destino del fiero signore della Terra, che alla fine viene mangiato vivo e poi, come essere cosciente di se stesso, può disperarsi in un’eterna oscurità! O vita maledetta di un uomo e specialmente di un eroe! Ma che cosa si può fare adesso! Speriamo di aver imprecato abbastanza, non sarebbe il caso di pregare una buona volta? Forse una preghiera potrebbe esserci utile. Ebbene, qualcuno di voi conosce a memoria una qualunque pidocchiosa preghiera?”.

                    8.       Risponde uno dal mezzo: “Signor comandante, io conosco quella di Kossut!”. – Irrompe il comandante: “Asino, avremmo proprio bisogno di questa! Kossut si è rovinato con questa, che servirà dunque a noi? Nessuno ne conosce un’altra?”.

                    9.       Interviene un italiano: “Signor generale, io conosco la bellezza di una preghiera di Santa Maria ed una di San Giuseppe!”.

                  10.     Dice il comandante: “Chiudi la bocca, asino di un italiano! Abbiamo proprio bisogno di tali sciocchezze! Si faccia avanti un altro, ma con qualcosa di ragionevole! Nessuno di voi, nel nome del Cielo, sa recitare il cosiddetto ‘Padrenostro’?”. – Si fa avanti uno e dice: “Signor generale! Quando ero ancora bambino ho imparato il Padrenostro! È una bella preghiera ed è meravigliosa! Ma non la conosco più tutta. Ma ciò che conosco ancora, la posso recitare!” – Risponde il generale: “Ebbene allora prega quanto e come puoi!”.

                  11.     Con ciò comincia a dar via alla preghiera: “Dunque, ripetete dopo di me e dite: Padre nostro, che sei nei cieli! – Ora aspettate un po’! Come continua? Ah, – lo so – Padre nostro che sei nei Cieli, sia santificato il Tuo Nome! La Tua Volontà sia fatta in Cielo e sulla Terra! – Ora aspettate nuovamente un po’! Come continua? – Chiedo scusa, signor generale, che mi va così male! Ma pazienza, la finiremo. Aha, so già come continua! Dacci il pane quotidiano – e – non indurci in tentazione!”.

                  12.     Dice un altro: “Ohè, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori – viene ancora prima! – Dice il primo officiante: “Ti prego, recita tu l’ultimo pezzo, perché non lo so molto bene!”. – Dice il secondo: “Va bene!”. Poi continua: “Non indurci in tentazione, ma liberaci da tutti i tipi stupidi che sono il massimo del male! Amen”. – Dice il primo: “Oh, la fine non è così. Dice solo: Liberaci da ogni male, amen! – Ma ho capito già che intendevi me, per dire che sono stupido! Tu stesso non sei migliore se credi di essere un tipo intelligente! Io però ti dico, tu stesso sei uno stupido! Ecco adesso lo sai!”.

                  13.     Interviene il generale: “Niente litigi! Siamo infelici abbastanza a causa di una forza invincibile! Perché dobbiamo renderci ancora più infelici ferendoci l’onore reciprocamente? E che cosa può servire una preghiera così, quando uno non sa più recitare l’altra metà? Si faccia avanti qualcuno che sappia recitare per bene questa preghiera, altrimenti è meglio non pregare per niente!”.

                  14.     Si fa avanti una donna e dice: “Signor generale, conosco bene questa preghiera. Ma pregare in tedesco, è in un certo senso volgare; potrei recitarla in francese o in inglese!”.

                  15.     Dice il generale: “Mia cara donna! Vi prego, pregate pure per voi stessa in inglese o in cinese, ma noi finora comprendiamo generalmente solo il tedesco e vorremmo anche pregare così! Perciò domando ancora: chi di voi può recitare bene il Padrenostro in tedesco? Si faccia avanti e lo reciti bene in tedesco!”.

                  16.     Si fa avanti un pastore evangelico e dice: “Signor generale, se non fa nulla il fatto che sono un luterano, vorrei provare io a fare qui l’officiante!”. – Risponde il generale – “Mi è assolutamente indifferente se luterano, cattolico-romano o turco. Ma in questa grande compagnia c’è purtroppo una grande moltitudine di romanucci e costoro si potrebbero urtare. Perciò intanto vi ringrazio per questa proposta, di cui farò uso soltanto dopo, se nella comunità cattolica-romana non si dovesse veramente trovare nessuno che potesse essere in grado di recitare questa preghiera. Nel frattempo però rimanete qui con me!”.

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Cap. 123

Un monaco vuol celebrare messa per denaro

Il generale impreca contro Roma

Robert vorrebbe portare aiuto

Arriva il Signore

                    1.       Continua a parlare il generale: “Dunque non c’è nessuno in questa misera compagnia che potrebbe recitare chiaramente e in buon tedesco il vecchio Padrenostro, nella confessione cattolico-romana?”.

                    2.       Si fa avanti un monaco con la tonaca e dice: “Signor generale, conosco bene questa preghiera. Ma non ci servirà, poiché noi siamo tutti morti senza i santi sacramenti dell’estrema unzione e non abbiamo sostenuto nessuna confessione, per questo ci troviamo in una condizione completamente senza grazia! Potremmo consumarci la lingua a furia di pregare e non ci servirebbe tuttavia a nulla, perché siamo già condannati da Dio per l’eternità. In questa triste situazione rimarremo certamente fino al giorno del giudizio. Allora la spaventosa tromba ci richiamerà poi nei nostri corpi, nei quali dovremo presentarci dinanzi all’inesorabile tribunale di Dio per ricevere l’eterna condanna, e saremo gettati nell’eterno, più terribile tormento di fuoco!

                    3.       Conosco un solo mezzo di salvezza, e questa è la santa messa, che è la sola gradita a Dio. Qui non ho nessuna possibilità e nessun motivo per celebrarne una; ma se ricevo da questi uomini una piccola ricompensa, allora potrei celebrarne una a memoria, e con questa potremmo essere tutti salvati. Solo la messa, infatti, ci può aiutare, tutte le altre preghiere non servono a nulla!”.

                    4.       Dice il generale: “Vedi di andar via mascalzone matricolato! Se consideri la messa come unico mezzo di salvezza e con tutto ciò non hai tanto amore per il prossimo da salvare gratuitamente noi che non abbiamo assolutamente nulla, allora sei peggiore di tutti i ladri, assassini, rapinatori, fornicatori e adulteri della Terra intera! Tu sei qui ciò che sei stato sulla Terra, un servitore di Dio per soldi! Senza soldi per te tutto il mondo potrebbe essere condannato e non ti struggeresti d’affanno nemmeno un poco. Togliti dai miei occhi e leggi le tue robacce latine dove vuoi, ma a noi risparmiale! Perché noi per la maggior parte siamo tedeschi e slavi, e vogliamo perciò pregare, e anche pregheremo, in tedesco e slavo. – Dietro-front! Avanti marsch!”.

                    5.       A questo discorso molto militare del generale il monaco si allontana. Ora invita gli slavi affinché qualcuno di loro voglia recitare il Padrenostro.

                    6.       Si fa avanti subito un polacco e dice: “Generale, io lo conosco in cinque lingue!”. – Risponde il generale: “Bene, allora recitalo prima in tedesco e poi in slavo, ma in modo ben comprensibile ed edificante!”.

                    7.       Il polacco ora recita subito la preghiera secondo il desiderio del generale, e tutti ripetono parola per parola. – Solo il monaco che voleva celebrare la messa, e alcuni della sua razza, non prendono parte e sono pieni di collera perché il generale non ha voluto servirsi del loro servizio divino latino. – Gli astanti però si accorgono che questi religiosi fanno gesti vergognosi e il monaco, che voleva celebrare la messa, all’invocazione: ‘Venga il Tuo Regno’ – aveva detto: ‘Venga a voi l’Inferno!’ Perciò afferrano questi santi servitori di Dio, li trascinano davanti al generale e gli riferiscono tutto.

                    8.       Il generale, in collera per questi servitori di Dio, dice a coloro che li hanno trascinati lì: “State tranquilli! Voi certo sapete che queste canaglie di preti, con poche eccezioni, sulla Terra, erano tutto, all’infuori di quel che avrebbero dovuto essere! E così qui non dovete meravigliarvi più di tanto se l’ultimissimo porcaro è di gran lunga un cristiano migliore di un prete così! – Chi ha crocifisso Cristo? I preti! Ma per non perdere la pratica in quest’opera, si sono inventati la messa che non è altro che una ripetizione cerimoniale della vera crocifissione di Cristo di un tempo. Ciò che ci si può aspettare da questo, si lascia facilmente toccare con le mani. Chi, infatti, giudica qualcuno, deve essere o più potente di colui che giudica, oppure attribuisce a se stesso la funzione di giudice e agisce come se fosse egli un signore di colui che giudica, almeno secondo la sua idea. Il prete però giudica Cristo il Signore ogni giorno e lo resuscita ancora per ucciderLo nuovamente – perché uno costantemente vivo non gli serve! È egli allora quale giudice di Dio non più di Dio stesso? Chi può negare che nell’unica vera chiesa cattolica-romana, l’unica che rende beati, non sia così? – Ma poiché questa nera gentaglia di preti si permette già una sentenza di morte su Dio stesso, perché ci dobbiamo meravigliare se lei condanna anche noi all’Inferno?

                    9.       Nella mia vita terrena ho studiato la storia del mondo e ho trovato che, dove si trattava di basse meschinità, i preti erano per la maggior parte sempre i primi. Prendete solo l’attuale storia di guerre e rivoluzioni! Chi le ha ordite? I preti!

                  10.     Le hanno cominciate in Svizzera e dovettero lodevolmente darsela a gambe in tutte le direzioni. In conseguenza di ciò il papa venne incalzato da tutte le parti, per vendicare quest’atrocità se possibile sulla Terra intera, la Svizzera, infatti, sarebbe stata troppo poco per un tale misfatto. Perché il popolo svizzero, che era molto affamato, ebbe perfino la sfrontatezza di servirsi delle cantine colme del miglior vino e delle dispense stracolme di cibo dei servitori di Dio – perché i servitori di Dio non volevano cedere nulla per cristiano amore per il prossimo! Quest’atrocità aveva tanto irritato i santi servitori di Dio, che in tutti i modi possibili cominciarono ad aizzare gli uomini affinché si adempisse la loro maledizione sulla Terra. E vedete, essi hanno assolto il loro compito molto efficacemente, ma così facendo si sono procurati da soli, grazie a Dio, una ferita che probabilmente nessun’erbetta terrena potrà mai guarire! – Penso che mi abbiate capito, perciò state tranquilli, anche se questi tenebrosi vi augurano mille volte l’Inferno!

                  11.     Chi vuole conoscere un uomo, costui osservi il suo agire, ogni uomo, infatti, è assai facilmente riconoscibile in questo! Ma se è già pericoloso stringere un legame d’amicizia con uno che fa strage di animali ed uomini, quanto poco lo sarà con un carnefice di Dio che di sicuro è generalmente senza cuore!

                  12.     La storia di tutti i tempi, e particolarmente quella della Spagna, dimostra anche troppo chiaro in che modo diabolicamente crudele hanno agito i servitori di Dio con le loro pecorelle smarrite. Lasciate perciò andare questi tenebrosi nel corpo, nell’anima e dello spirito dovunque essi vogliono e lasciateli maledire quanto vogliono! Noi tutti però vogliamo ora comportarci da veri fratelli e consigliarci e aiutarci l’un l’altro, per quanto è possibile!

                  13.     Io penso che se esiste un qualche Iddio, cosa di cui qui dubito sempre meno, perché ora vedo che dopo la morte del corpo continuiamo veramente a vivere – allora Egli deve essere, se si contempla la sapientissima Creazione, sicuramente migliore dei suoi servitori che Egli stesso, nella persona di Cristo, ha apprezzato doverosamente a Gerusalemme, mostrando loro di quale spirito sono essi figli! Perciò possiamo avere la sicura speranza che Egli ci giudicherà meglio di questa razza di preti assai tenebrosa!”.

                  14.     Tutta la compagnia esplode in un giubilo dopo aver sentito un discorso così energico del generale su alcuni preti. Costoro però fanno delle facce assai furibonde. E il monaco su menzionato, al quale non è più possibile nascondere la sua furia fremente, comincia ad invocare l’Inferno affinché si apra e inghiottisca improvvisamente tali orribili scellerati. La compagnia però non lo sopporta più a lungo, afferra il servitore di Dio per il bavero e lo getta fuori di casa, dove rimane a terra per un pezzo, completamente sfinito.

                  15.     Nello stesso tempo però, alla porta della seconda sala, Robert dice a Dismas: “Fratello, il discorso e il carattere del generale mi piacciono molto, all’infuori dell’esposizione sull’essenza dei preti un po’ troppo pesante. Se fosse fattibile, io vorrei in ogni modo migliorare un po’ a questi poveri stolti la loro condizione ancora molto ottenebrata!”.

                  16.     Risponde Dismas: “Solo ancora un po’ di pazienza e la cosa si aggiusterà come da sola! Dobbiamo solo avere con noi il Signore, ed io sento che Egli sta arrivando! Ecco, guarda fuori dalla finestra – Egli è già lì con tutti gli ospiti a noi ben noti! AndiamoGli incontro alla svelta! Oh, è Lui, è Lui!”.

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Cap. 124

Gioia di Robert

Preoccupazione del Signore per il monaco

Robert come padrone di casa ottiene un aiuto in Helena

Matrimonio celeste

                    1.       Tutti gli otto uomini si recano ora velocemente fuori dove hanno scorto il Signore. Essi Mi trovano lì occupato proprio con il monaco buttato fuori, il quale naturalmente non mi riconosce ancora.

                    2.       Robert con le lacrime agli occhi Mi rivolge le seguenti parole: “O Signore, Tu caro santo Padre! Dove sei stato tutto questo tempo visto che, malgrado tutte le ricerche, non siamo riusciti a trovarTi? Ahimè quanto triste, deserto e vuoto è stato qui, quando non potevamo trovarTi più da nessuna parte in casa! Quanto abbiamo faticato con l’ordine dei tavoli! In breve, senza di Te non era più sopportabile. – Ora però che sei tornato nuovamente da noi nella Tua proprietà, tutto è ancora indicibilmente bene! Potrei ora lasciarmi andare per tanta gioia, ma non i miei piedi, bensì il mio beatissimo cuore deve saltare di delizia e gioia sublime! Quanto è eternamente vero ciò che Tu hai detto: ‘Senza di Me non potete nulla!’. Io aggiungo e lo dico ad alta voce: ‘Senza di Te, o caro, santo Padre, è ovunque completamente nulla! Tutto è desolante, vuoto e disperatamente triste!’. – Ma d’ora in poi certo non ci abbandonerai più in questo modo!”.

                    3.       Rispondo Io: “Questa volta non vi ho abbandonato. Ho solo portato i tuoi ospiti, quali Miei figlioletti, un po’ nel grande giardino di questa casa ed ho mostrato loro le molteplici costruzioni completamente nuove che sono oltremodo piaciute a tutti. Tu nel frattempo hai avuto il più bel momento di mettere nell’ordine migliore la grande sala da pranzo, cosa che è avvenuta anche per Mia grande gioia. Il fatto che tu non abbia potuto scorgerMi per alcuni momenti con gli occhi non significa nulla, perché Io ero presso di voi con lo stesso Amore. Ho messo Io stesso sulla lingua del fratello Dismas le parole che egli ha proferito per il vostro profondissimo ammaestramento. Ora però sono nuovamente con voi in modo visibile e voglio ancora entrare in questa casa e guarire i molti ammalati per la vita!

                    4.       Ecco, davanti a noi abbiamo già nel monaco un paziente di questo tipo, il quale è ancora, nello stesso tempo, completamente sordo, cieco, muto e paralizzato! Costui deve essere aiutato per primo, ed egli poi ci aiuterà a soccorrere gli altri. Il generale lo ha assalito troppo duramente ed accusato di certi delitti che questo poveretto non ha mai commesso in tutta la sua vita. Questo non è stato giusto da parte del generale avido di verità e di luce. Quest’uomo è solo, come tutti i suoi pari, e qui deve essere aiutato. Poiché essere un incallito cattolico-romano significa: essere spiritualmente sordo, cieco, muto e paralizzato, una condizione nella quale nessuno può essere considerato responsabile. Ma per la sua superbia sacerdotale questa prima cura è stata comunque buona. Perché ora riconosce che ha sbagliato, volendo far credere a tutti, qualcosa nella quale egli stesso non ha mai creduto. Ha usato l’Inferno solo come mezzo spaventoso e il Cielo come dolce richiamo, ma egli stesso non credeva né all’uno né all’altro. Tutta la religione era per lui un antico mezzo mitologico per tenere i popoli della Terra nell’obbedienza verso le leggi mondane. Il servizio divino lo svolgeva sempre solo come necessaria illusione per la moltitudine spiritualmente cieca, ma egli stesso non ci ha mai tenuto e diceva, come disse un certo papa, spesso a se stesso e non raramente in presenza dei suoi fidatissimi colleghi: ‘Il vecchio mito di Cristo non è proprio male! Di esso si può fare ciò che si vuole, e porta ai suoi servitori autorità e moltissimo denaro. Ma questo è anche il suo lato migliore, altrimenti la vecchia idolatria greca sarebbe stata certo assai preferibile e più elevata!’.

                    5.       Io però vi dico: tutto questo non fa nulla! Il monaco, infatti, nella sua grande cecità era un triplice schiavo di Roma! Ma si può per questo punire uno schiavo che si è lasciato cavare gli occhi e bruciare gli orecchi dal suo padrone che era più potente di lui? Perciò, fratello Robert, va’ subito in casa e porta fuori pane e vino! Perché costui deve ricevere soprattutto un completo ristoro, affinché sia in grado di essere, in seguito, istruito e ordinato da noi. Fa ciò che ti ho raccomandato!”.

                    6.       Robert in un paio di attimi porta una gran bottiglia di vino e un’intera forma di pane e dice: “Signore, è già qui! Ma come ristoreremo questo poveretto? Perché giace proprio come morto con la faccia a terra. Prima dovremo certo sollevarlo!”.

                    7.       Dico Io: “Carissimo Robert, solo pazienza! La nostra vicinanza lo rialzerà presto. Questi però sono pazienti sempre molto pericolosi, perciò bisogna prendersi con loro più tempo. – Vedo che il vino e l’intera forma di pane è per te un po’ difficile da tenere. Che diresti se la cara Helena, che qui ti guarda con tanta partecipazione, ti aiutasse un po’? Se tu avessi una padrona di casa così, non pensi che la tua amministrazione domestica andrebbe avanti molto meglio?”.

                    8.       Robert sorride compiaciuto e imbarazzato e dice dopo un po’: “Sarebbe tutto inesprimibilmente bene, buono e giusto, se solo non fosse così bella! Ma altrimenti, o Signore, un’assistente datami da Te – trasformerebbe sicuramente la mia casa, in una casa di diecimila cieli! Lei però è troppo straordinariamente bella, cara e meravigliosa per me!”.

                    9.       Rispondo Io: “Tu sei sempre stato un amico di tutto il bello e oltre a ciò anche dell’utile. Il tuo motto diceva perfino: ‘Il bello deve essere utile e l’utile deve essere bello!’. E vedi, questo è stato anche fin dall’eternità il Mio stesso Principio fondamentale operativo. Perciò tutte le Mie Opere sono tanto belle quanto utili. L’utilità, infatti, corrisponde al Mio eterno Amore e Bontà, e la Bellezza alla Mia Sapienza e Verità. E così qui nel Regno dei Cieli non puoi mai avere l’una senza l’altra. Più si presenta bella qui una cosa, tanto più è anche utile!

                  10.     Helena è davvero bellissima, ma lei proprio per questo è un essere estremamente utile. Perciò non temere troppo la sua bellezza! Solo mediante lei tu diventerai un perfetto uomo e angelo, e lei mediante te diventerà ancora più bella, perfetta e utile! Io la dono a te quale vera sposa celeste con la quale diventerai sempre più sapiente, felice e beato. Porgile perciò la tua destra e stringila al petto! E l’adempimento di questa Mia Volontà sia per voi due l’eterna Benedizione!”.

                  11.     Dice Robert, ebbro di delizia: “O Signore, perdona la mia grande debolezza! Qui però ti devo confessare apertamente che non ho mai espresso una preghiera più facilmente e più beatamente come questa volta: ‘Signore, la Tua Volontà sia fatta!’. Così vieni dunque al mio petto, tu meravigliosa e celestialmente bella Helena! Ciò che il Signore, il Padre Gesù, Jehova Zebaoth clementissimo, mi ha dato, lo ha dato tramite me anche a te in eterno! E così, beatissimi, vogliamo dunque essere una cosa sola in tutto, nell’amore, nella verità, in ogni amorevole attività e con ciò una cosa sola nel nostro santissimo amorevolissimo Padre!”.

                  12.     Risponde Helena, raggiante di celestiale bellezza: “Il Nome del Signore sia lodato in eterno e la Sua santa Volontà sia fatta! Ugualmente però sarà in eterno per me santa anche la tua volontà, perché ora vedo chiaramente che non racchiudi più alcun altra volontà nel tuo cuore che unicamente quella santa del Padre celeste di tutti gli uomini ed angeli! – Se mai per un istante il tuo cuore dovesse divenir debole dopo grandi opere d’amore, allora esso dovrà trovare nel mio un vero ristoro. E se io stessa dovessi mostrare una qualunque debolezza nel santo volere, il tuo cuore mi fortificherà in tutto ciò che è gradito al Padre santissimo! – E così voglio essere, nel Nome del nostro Padre santissimo, la tua sposa celeste per l’eternità, la quale vivrà ed agirà in te e con te come un essere solo in eterno! La Grazia, l’Amore, la Sapienza, l’Ordine e la Volontà del santissimo Padre siano per noi una benedizione in eterno!”.

                  13.     Robert, commosso oltre ogni misura, stringe Helena al suo petto e la bacia tre volte sulla fronte. E dopo Helena altrettante volte lo bacia sulla bocca, gli prende subito il vino e il pane e dice: “Ora in eterno, come tua sposa, alleggerirò la tua fatica! È sufficiente che tu ordini nel Nome del Padre santissimo. Agirò poi già io come tuo braccio destro!”.

                  14.     Dico Io: “Bene, bene, Miei amati figli! Ora siete benedetti e uniti e lo rimarrete sempre beatamente in eterno!

                  15.     Ma la nostra opera con ciò non è terminata. Anzi, ora si tratta di passare all’azione! Ogni azione però d’ora in poi potrà essere portata a termine più facilmente e più velocemente perché tu, Mio amato Robert, stai lì quale perfezionato cittadino del Regno dei Cieli ed ora non hai solamente un potere istruttivo mediante la verità della Parola, ma anche un potere giudicante mediante la Volontà d’Amore proveniente da Me, che tu userai solamente là dove il primo potere non dovesse proprio bastare! E così chinati verso quest’ammalato e soffia su di lui, affinché risorga per la guarigione!”

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Cap. 125

Risveglio spirituale del monaco

Monologhi come specchio dell’anima

Cristo, l’ancora vitale dei naufraghi

                    1.       Robert si china subito e soffia sul monaco che prima è stato buttato fuori. Costui comincia subito a muoversi come uno che si desta da un sonno profondissimo.

                    2.       Quando il monaco dopo un po’ si rialza completamente, domanda: “Chi ha alitato una vita nelle mie viscere? Poiché certo sono stato ucciso dai miei nemici!”. (Nel mondo degli spiriti, tutti coloro che vengono buttati fuori da una casa, rimangono per un certo tempo come morti. Buttare o gettar fuori, infatti, significa, in questo mondo, giudicare o uccidere con violenza). “Dove sono ora? È notte e molto buio ovunque dirigo gli occhi miei. Non sento nessun suono con i miei orecchi. Se sono anche paralizzato, quasi non lo so, perché non sento nessun terreno sotto di me. Oh, se solo potessi scorgere da qualche parte un minimo raggio di luce!

                    3.       Nel mondo ero un sacerdote ed ho eseguito il mio servizio prescritto con ogni diligenza. Certo, a questo erano legati per lo più solo puri interessi terreni e di fede ce n’era ben poca. Ciò nonostante ho eseguito coscienziosamente la mia carica. Ma ora quale ricompensa ho raccolto nel regno della morte! O Dio, se sei da qualche parte, oppure tu, duro fato inesorabile! Perché sono dovuto divenire un essere pensante, auto cosciente? Perché vengo guidato da situazioni di vita assai innaturali che sono gravate con ogni maledizione? Chi ha voluto che io dovessi divenire questo e nient’altro? Che cosa ci può fare un fanciullo se è venuto al mondo cieco e poi non trova più alcun medico? O duro fato, dove sei perché mi rivolga a te e ti maledica! Tutta la mia vita fin qui è stata solo un’interrotta maledizione, ma non voglio più maledire; perché è sufficiente che io stesso sia una maledizione”.

                    4.       Dico Io a Robert: “Ora soffiagli negli orecchi!”. – Robert lo fa.

                    5.       Il monaco tende gli orecchi e dice dopo un po’: “Dove sono dunque arrivato? Ora, infatti, percepisco qualcosa come un mormorio di grandi acque e tra il mormorio qualcosa come suoni d’ogni genere d’uccelli! Davvero strano, il mormorio diviene più potente e il suono degli uccelli più forte! Le acque dunque m’inonderanno e gli uccelli si sazieranno poi col mio cadavere? O terribile fato, perché devo, se sprofondo, percepire prima la voce della terribile rovina! Non puoi tu dunque avventarti su di me, impotente, come un assassino a tradimento? Ma che cosa sto qui a lamentarmi? Certo anche i duri giudici degli uomini sulla Terra leggono ai malfattori la loro condanna a morte, prima di ucciderli. Alla crudele durezza dei cuori degli uomini non basta più la sola morte del loro indifeso fratello, bensì prima egli deve essere anche tormentato. Se quindi lo fanno gli uomini, perché il duro fato dovrebbe andarci più cauto?”.

                    6.       Dopo dico Io a Robert: “Ora soffiagli sugli occhi.” – Robert lo fa.

                    7.       Il monaco comincia poi a strofinarsi gli occhi e dice: “Che cosa è stato questo? Ho sentito chiaramente un soffio passare sui miei occhi. Ora vedo all’improvviso come attraverso un crepuscolo e scorgo di nuovo un terreno solido sotto di me. Vedi, qui c’è nuovamente la stessa casa dalla quale i miei nemici mi hanno buttato fuori! Sì, è proprio la stessa, ed io sento ora, al posto dell’inquietante mormorio dell’acqua, le molte voci dei miei nemici! E il cinguettio degli uccelli sono voci vicino a me! Ma non riesco a scorgere nessuno!

                    8.       Ora credo nuovamente in qualche Iddio! Il generale là dentro, che non a torto ha sdegnato la mia messa, aveva ragione, perché egli lodava tanto meglio la Divinità di quanto mi sono sforzato io di rappresentarLa. Come però il lavoro, così la ricompensa! Hanno avuto ragione ad avermi buttato fuori! Perché volevo essere anche qui un asino tenebroso?”.

                    9.       Dico Io a Robert: “Ora soffiagli sulla bocca e sul petto”. Robert fa subito quello che Io gli dico.

                  10.     Continua il monaco: “Oh, quanto è meravigliosa e piacevole questa delicata arietta che soffia sulla mia bocca! È stato forse il dolce bacio di un angelo? Sì, così devono baciare gli angeli! L’ho anche percepito nel mio petto, in cui è penetrata una vita assai deliziosa, così che se la mia bocca non fosse stata baciata da un angelo non avrei potuto sentirmi tanto felice. Davvero strano, sta anche diventando curiosamente più luminoso in me! E le mie mani diventano più piene e nei piedi sento una gradevole pressione! È come se una nuova forza vitale cominciasse a fluire in tutto il mio essere.

                  11.     Ora si sta illuminando anche tutta la zona, e la casa è sicuramente evidente! Ah, questa è una casa davvero meravigliosa! Tre piani! E queste meravigliose arcate e balconi sotto le finestre! Quest’imponente grandezza ed altezza! No, l’intera faccenda mi pare come un sogno! Ho già visto prima questa casa, quando il generale ci ha portato tutti qui, ma non riesco a ricordarmi che allora avesse un aspetto così meraviglioso.

                  12.     Vorrei ben volentieri entrarci di nuovo, ma di certo mi butterebbero velocemente fuori. Perciò preferisco rimanere qui all’aperto e ammirare in silenzio questa immensa meravigliosa costruzione che ora, con l’accrescere della luce mattutina, sembra diventare sempre più grande. Sì, resto qui, perché comincio a sentirmi tanto bene.

                  13.     Solo non capisco perché qui mi sento come a casa; è come se fossi stato qui Dio sa da quanto tempo. E certo la zona mi è tanto estranea, quanto ad un uomo può sembrare estranea una cosa mai vista. Ah, qui è magnifico! Tutto è anche armonioso: quest’ampio giardino con le costruzioni, la bella catena di monti che circonda questa residenza a gran distanza, la quale si eleva sempre più in altezza in particolare verso oriente, mentre verso occidente e settentrione si appiana in una pianura imprevedibile. – Oh, questo è indescrivibile!

                  14.     Ma proprio qui vicino a me intravedo un meraviglioso chiosco! Che cosa accadrebbe se vi salissi su? Questa regione dovrebbe apparire ancora più meravigliosa! Ora ho forza nei piedi. Sarebbe proprio bello salirvi, su, sali! – Ma no, rimango qui sotto, forse al proprietario non potrebbe essere gradito. Anche qui si sta proprio bene. Ora però che dentro di me diventa sempre più chiaro e luminoso sento che l’uomo anche nel Regno degli spiriti può essere affamato e assetato. Un bel pezzo di pane e qualcosa da bere potrebbe starci veramente bene per quest’illuminazione del mondo degli spiriti!”.

                  15.     Dico Io a Robert: “Mettigli ora davanti pane e vino!”. Robert prende subito il pane e il vino dalle mani della sua Helena e li mette sul grembo del monaco. Costui si meraviglia molto e vede subito il dono, ma non vede ancora i donatori intorno a lui.

                  16.     Per un po’ osserva il pane ed il vino, poi il monaco dice fra se: “Grazie a Dio, ora sarebbe veramente tutto al completo! O divin tavolino – apparecchiati! Ebbene, così si fa nel mondo degli spiriti! Un incantevole panorama e visione per uno stomaco vuoto, in verità così si può già resistere per tutta l’eternità, amen! Solo però nessuna notte più in questa regione, perché qui la notte è terribile!

                  17.     Ora però vorrei anche sapere chi qui è così servizievole? In ogni caso sono degli spiriti, e sicuramente sono tutti molto buoni! Ora però anch’io sono certo uno spirito! Come mai dunque che non posso vedere questi spiriti ed angeli che mi servono in modo non visibile? Probabilmente sarò ancora troppo impuro per vedere i santi spiriti angelici! Ma vedo certo il pane ed il vino! Ebbene, è già bene così, il resto poi si vedrà! Nel Nome di Dio, mi occuperò dapprima del pane e poi del vino dall’ottimo aspetto! Dio lo benedica! A Lui soltanto vada ogni onore, ogni lode e ogni gloria!”.

                  18.     Dopo queste parole il monaco spezza un gran pezzo di pane dalla pagnotta, comincia a mangiare e lo trova meravigliosamente gustoso. Va perciò all’attacco dell’intera pagnotta e dice, quando con questa ha terminato soddisfatto:

                  19.     “Dio sia lodato! Questo è stato un pane gustoso come un maturo ananas del Brasile! Ora però voglio far onore anche al vino nel santissimo Nome di Dio! È quasi più di un boccale da un litro! Ma non fa nulla, anche sulla Terra ho portato spesso con me come provvista di viaggio un boccale ed a volte anche qualcosa di più, così come se fosse una benedizione di San Giovanni. Ebbene, nel Nome di Dio! Anche qui andrà bene. O tu, caro vinello! Quale meraviglioso colore dell’oro!”.

                  20.     A questo punto si attacca al fiasco e non si stacca finché non ha bevuto l’ultima goccia. Non si può meravigliare abbastanza della straordinaria bontà del vino e diventa oltremodo allegro e, oltre a ciò, assai devoto, così che alla fine riesce solo a dire continuamente: “Dio sia lodato! Dio sia lodato!”.

                  21.     Dopo un po’ di devote esternazioni si rialza finalmente del tutto e dice fra sé: “Quanto mi ha fortificato questo banchetto. Questo non è stato pane terreno e nemmeno il vino! Questo è stato veramente pane e vino proveniente dai Cieli più alti, il pane, infatti, è stato completo nutrimento ed il vino completamente vita! – Solo ora vivo davvero, e la morte sembra essersi allontanata da me per l’eternità. Alla fine il vecchio mito di Cristo, che diede per cena pane e vino ai Suoi discepoli e raccomandò di prenderne per il raggiungimento della vita eterna, non è poi così vuoto, come credeva, naturalmente in segreto, l’alto clero erudito!

                  22.     In quest’insegnamento di Cristo, che si è conservato attraverso i quattro evangelisti fino a quest’epoca, c’è qualcosa di contraddittorio che uno spirito sano non può proprio così facilmente digerire, come invece accade a me adesso con questo pane e questo vino. Racchiude tuttavia anche altre cose estremamente giuste, dalle quali si può dedurre che il Fondatore di un tale insegnamento non poteva essere un uomo qualunque, ma evidentemente un Dio. E ora questa nuova chiamata in vita mediante il pane ed il vino mi fornisce quasi una prova inconfutabile del fatto che Cristo un giorno è veramente esistito sulla Terra, e con la Sua figliolanza di Dio non può essere proprio così male, come la pensa invece segretamente l’alto clero.

                  23.     Chi può sapere se in questo bellissimo mondo degli spiriti, un giorno, non possa capitare che in qualche luogo io possa incontrare lo Spirito di Cristo! O Dio! Se potessi sperimentare questo, allora pregherei Cristo di permettermi di fare una visita, certamente non gradita, al papa ed a tutti i cardinali per mostrar loro chi è Cristo e di quale spirito sono essi figli! Naturalmente questo non servirebbe molto; ma farebbe bene a noi altri, se si potesse mostrare a queste mantelline rosse, a questi evidentissimi anticristi, che Cristo non è una favola, come loro credono – ma è veramente chi e ciò di cui Egli stesso si è rivelato. Dovrebbero fare occhi così grandi, come la più bella luna piena!

                  24.     Ma ora sento improvvisamente un bisbiglio come di uomini intorno a me, e la luce mattutina si rischiara sempre di più. – Perciò silenzio ora! Forse percepisco parole e frasi ben articolate!”.

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Cap. 126

Il monaco apprende il santo insegnamento di Gesù

L’ex spirito cieco riconosce il Signore e la Sua Grazia

                    1.       Ora il monaco sente le parole assai sommesse: “Gesù, il Crocefisso, è l’unico Dio sopra tutti i cieli e sopra tutto ciò che riempie lo spazio infinito. Solo Lui è il Creatore primordiale di tutte le cose, di tutti gli angeli, uomini, animali, piante e di tutta la materia. Egli è il Padre secondo la Sua eterna primordiale essenza d’Amore, l’eterno Figlio della Sua Sapienza e l’unico Spirito Santo della Sua Potenza, Azione e Forza infinita.

                    2.       Rivolgiti a questo Gesù nel cuore in modo sincero e fedele. AmaLo, perché Lui ti ha amato tanto che, per Amore per te come per tutti gli uomini, assunse la natura umana e permise che su di Sé venisse la morte più amara del corpo, affinché divenisse possibile a te e tutti gli uomini una vita eterna!

                    3.       L’eterna Vita beatissima, pari alla Pienezza divina, è diventata possibile solo attraverso di Lui ed è data ad ogni creatura come un tesoro infinito. Non c’è più bisogno d’altro ora che chiedere, con amorevole volontà, questo grande dono del Padre santo e accoglierlo con estrema riconoscenza – e l’uomo vivrà felice per l’eternità in compagnia di Dio come un secondo Dio.

                    4.       Iddio, che è Gesù il Padre di tutti noi, è il purissimo Amore che non giudica nessuno e vuole rendere ognuno beato. L’uomo deve solo volere ciò che vuole il purissimo Amore di Dio. Dio, infatti, non costringe nessuno, meno ancora in questo mondo degli spiriti. Perciò ad ognuno toccherà ciò che egli stesso vuole. Di conseguenza ciò che tu vuoi, questo anche riceverai!

                    5.       Ma non esiste nessuna vita e nessuna beatitudine eccetto che nel puro Amore di Dio. Chi ha accolto questo dentro di sé, ed egli stesso vuole ciò che vuole questo santo Amore, vivrà e sarà felice in eterno”.

                    6.       Il monaco, dopo aver percepito queste parole bisbigliate, si stupisce non poco e dice fra se: “Strano! Un insegnamento completamente nuovo su Dio! Quindi non tre persone distinte! Sulla Terra questa sarebbe la massima eresia, infinitamente diverso dall’insegnamento cattolico-romano! Io trovo tuttavia esso completamente naturale e molto più vero dell’insegnamento cattolico-romano! – Ciò che però mi meraviglia molto è che questo spirito che ha parlato a me così saggiamente dall’aria, non ha menzionato una sillaba della santissima Vergine Maria e degli altri cari santi, ai quali ci si deve rivolgere per la loro potente intercessione. Questo non è per niente cattolico, ma non fa niente. Lo sconosciuto, che molto probabilmente mi ha fatto arrivare questo meraviglioso buon pane e l’eccellente vino, mi ha dato ora anche quest’insegnamento. Se la prima cosa è stata oltremodo buona, così sarà anche l’insegnamento! Sia ora come vuole, io certo accetterò quest’insegnamento.

                    7.       Devo riconoscere apertamente che, se il diavolo fosse compenetrato da un simile insegnamento, dovrebbe essere egli stesso beato. Un simile pane non viene sicuramente cotto all’Inferno e un vino simile non viene mai pigiato. Perciò tutto questo proviene dal Cielo – pane, vino e insegnamento! E io li voglio accettare! Ma se è così, allora rallegratevi voi cardinali e tu papa! Comincerò a riapparire in modo molto curioso nel vostro cervello. Voglio pregare Gesù affinché me lo permetta. Bene, metterò alle strette la curia romana e le accenderò una luce davanti alla quale dovrà rabbrividire! Ora però basta! Ora bisogna rivolgersi molto seriamente al Signore Dio Gesù, tutto il resto inizierà poi da lì”.

                    8.       Dico Io a Robert: “Tocca ora i suoi occhi!”. – Robert lo fa. Il monaco vede ora, con suo grandissimo stupore, la grande beata schiera insieme a Me radunata intorno a lui, dalla quale però egli non riconosce ancora nessuno. Guarda prima l’uno, poi l’altro e si comporta come un ebbro di sonno.

                    9.       Dopo un po’ il monaco ritorna completamente in sé e timido chiede a Robert che sta a lui più vicino: “O amico celeste, dimmi, dove sono dunque? E se non ti offendi per il fatto che ti molesto subito con domande: dimmi anche, con chi ho io in te, caro amico, l’onore e la grazia di parlare?”.

                  10.     Risponde Robert: “Tu ti trovi qui su terreno celeste. E questa casa che sta dinanzi a te in indescrivibile grandezza, bellezza e magnificenza, è la mia dimora celeste per l’eternità. Io però sono lo spirito, ora beato, dell’infelice Robert Blum a te ben noto sulla Terra. E questa bellissima donna al mio fianco è la mia sposa unita a me in eterno da Dio il Signore. Ora tu lo sai ed adesso dicci ciò che desideri sopra ogni cosa!”.

                  11.     Il monaco, scuotendo un po’ la testa su e giù dice: “Tu, Robert Blum? Il principale eretico Robert Blum – è in Cielo? – Ah, ciò non sta nel giusto ordine delle cose! E questo sarebbe il tuo terreno e la tua casa? Anche nel Cielo esistono terreni e case? Eppure il Cielo consiste solo di pure nuvole luminose sulle quali i cittadini celesti, uguali agli angeli, volteggiano, contemplano il volto di Dio ed esclamano continuamente: ‘Santo, Santo, Santo è il Signore Zeboath! Cielo e Terra sono pieni delle Sue magnificenze! L’onore sia a Dio, al Padre ed al Figlio ed allo Spirito Santo – Amen!’. Di tutto questo, però, qui non c’è la più lieve traccia. Come potrebbe essere quindi il Cielo? Forse così è solo un Cielo neocattolico che la Grazia di Dio vi concede fino all’ultimo giorno del giudizio, per ricompensarvi temporaneamente per alcune opere buone che avete operato sulla Terra. Ma poi questo Cielo passerà e verrà trasformato in Inferno. E questa casa sarà probabilmente costruita sulla sabbia mobile e non sulla roccia. Allora tutto crollerà presto riducendosi in macerie di cui non resterà assolutamente nulla!

                  12.     La cosa non mi convince per nulla. Dimmi, dov’è poi Dio, il Signore, con tutti i Suoi santi angeli e gli altri santi – se questo è il Cielo?”.

                  13.     Dice Robert: “Guardati solo intorno e vedrai chiaramente vicinissimo a te Dio, il Signore Gesù, e dietro di Lui i santi apostoli e dietro ancora i patriarchi della Terra cominciando da Adamo!”.

                  14.     Il monaco si guarda intorno timidamente e riconosce in Me subito Gesù, il Crocifisso. Così anche gli apostoli, che riconosce dagli attributi delle loro vesti a lui ben noti. Egli cade giù subito dinanzi a Me e dice: “Signore Dio Gesù! Se Tu lo sei, allora abbi pietà e misericordia di me, povero peccatore, perché io sono un grossolano e grande peccatore!”.

                  15.     Ed Io dico: “Thomas, alzati, guarda e vivi! Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo! Ma perché dubiti ancora di Me e della Verità del Mio Cielo?”.

                  16.     Risponde il monaco Thomas “O Signore, Tu mi domandi come se io potessi dirTi qualcosa che Tu non sappia. Guarda nel mio cuore e vi troverai ancora quei tratti di scrittura originali che la Tua onnipotente Destra vi ha tracciato. In questi tratti si esprime un’infinita grandezza e sublimità, sotto la quale il mio cuore poteva sentire solamente Te. Esso era perciò sempre incapace d’immaginarsi Te in modo diverso. Ogni gretta raffigurazione di Te che fosse ambiziosa e avida non poteva perciò mai trovare posto nel mio cuore. Per questa ragione non potevo mai accettare completamente la fede nella Divinità di Gesù, l’Unto, sebbene, a rigor di termini, io non abbia mai dubitato di questa possibilità. Certamente la Divinità di Cristo avrebbe dovuto spiccare in modo evidente, circa come successe con gli apostoli, se fossi dovuto essere costretto ad una ferma fede. Questo però non era sicuramente il caso per saggissimi motivi. Cristo o il Suo Spirito lasciò sempre che la curia romana potesse far di Lui ciò che essa sempre volle.

                  17.     A quale spirito più desto, conoscendo la teologia cattolica-romana, poteva venire lontanamente in mente di ritenere un insegnamento simile per puramente Divino? Io stesso ho ricavato dalle ostie parecchie migliaia di veri Cristi e poi per la maggior parte le ho mangiate io stesso tutte. Ma che cosa deve pensare una persona sincera di una dottrina, della quale ogni cinese deve ridere a crepapelle? Quante volte ho pensato, dopo una messa, quando davo uno sguardo al Sole e di sera alle miriadi di stelle: ‘Dunque Colui che tu oggi hai fatto per l’Altissimo Iddio attraverso una cosiddetta consacrazione di una tonda ostia fatta con la fecola di farina e poi L’hai mangiato vivente, deve aver fatto tutto questo?’. O Signore, questo era certamente troppo per la fede di un mortale! Chi può credere questo, non c’è veramente da congratularsi con lui, perché non può certo possedere in sé la più piccola scintilla spirituale! È vero che io celebravo il cosiddetto servizio divino regolarmente dinanzi agli occhi del mondo cieco. Io stesso però non ci credevo proprio per nulla, perché la scrittura originale nel mio cuore e in tutto il Creato, m’insegnava sempre tutt’altra cosa.

                  18.     Ma che per questo anche il vero Cristo che tollerava simili assurdità, cadde in discredito presso di me e molti altri, lo comprenderai Tu, o Signore, sicuramente ancora più chiaramente di me. Ora credo nuovamente alla Tua unica Divinità, perché Tu sei ora completamente così come una volta camminavi sulla Terra. Ma non crederò mai in un Cristo di ostia di fecola di farina!

                  19.     Vedi Signore, così sta scritto nel mio cuore. Questa è la mia vita, come io la vedo in me come puramente divina. E così, da povero peccatore, non ho presentato a Te onnisciente, con parole insufficienti, niente di più di ciò che Tu abbia già visto chiaramente fin dall’eternità. E così sia fatta la Tua santa Volontà!”.

                  20.     Dico Io: “Bene, Mio caro Thomas, quello che tu hai detto, è tutto in ordine. Se però Mi fai un rimprovero per il fatto che Io non feci mai pervenire un contro messaggio alla chiesa romana per i suoi orrori, allora Mi fai un torto! Considera tutti gli scismi dalla chiesa romana, non furono questi potenti contro messaggi? Fruttarono però poco, poiché non volevo ancora giudicare il drago a causa del Mio Amore. Inoltre considera la grande diffusione della pura Parola mediante l’opera stampata in tutte le lingue! Ma fruttò poco, perché non volevo ancora giudicare il drago – a causa del Mio Amore! Considera ancora i nuovi profeti risvegliati da Me in ogni tempo! Costoro esercitarono un potente contro messaggio. Ma fruttò poco, perché non volevo ancora giudicare il drago – a causa del Mio Amore! Considera poi ancora le mille volte tante umiliazioni che mandai da tutte le parti alla romana quale potente contro messaggio! Finora però questi hanno fruttato ancora poco, perché non volevo ancora giudicare il drago – a causa del Mio Amore!

                  21.     D’ora in poi però con la romana prenderà una condizione completamente diversa. Il suo potere mondano sarà molto scosso e in ogni luogo sarà permesso di usare un linguaggio schietto contro di lei. Se non darà frutti nemmeno un tale messaggio, allora il drago sarà giudicato a causa della Mia pazienza troppo a lungo maltrattata.

                  22.     Io penso che tu sarai ora nell’ordine a causa delle trascuratezze di cui Mi rimproveri. E così unisciti ora completamente a Me e vieni con noi in questa casa per un banchetto già preparato!”.

                  23.     Dice Thomas: “Tu, eterno Salvatore di tutte le anime e spiriti ammalati! Di un banchetto che Tu stesso hai preparato ai Tuoi servitori più meritevoli, io non sono certamente degno! Questa sarebbe troppa misericordia per me, avendo sulla Terra sempre gravemente peccato dinanzi a Te. Certo, io verrò in casa, ma prender parte ad un simile santo banchetto non oserei mai in eterno, poiché potrei provare su me stesso il destino di un Giuda Iscariota, e questo certo sarebbe poi qualcosa di oltremodo spaventoso!”.

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Cap. 127

Lode a Dio del riconoscente Thomas

Insegnamento del Signore sulla semplicità dell’Amore

                    1.       Dico Io: “Mio caro Thomas, tu sei ancora molto debole! Non chiamai Giuda ad intingere il pane con Me nel piatto? Io, infatti, sapevo che sarebbe tornato a lui per giudizio, poiché era indegno di mangiare con Me il pane della Vita! Tu invece sei chiamato da Me stesso, perché in te non scorgo nessun’indegnità. E così puoi fare senza esitazione ciò che pretendo ora da te. Inoltre qui è cessato di tener qualsiasi conto dei giudizi, poiché qui ogni azione ha lo stesso la sua conseguenza, corrispondente allo spirito nel quale è stata compiuta. Poiché ogni spirito è qui completamente il suo stesso giudice secondo le sue azioni, allora tu non hai più da temere da nessuna parte un’influenza estranea. Quello che vuoi, lo farai anche, e l’azione ti giudicherà secondo la tua volontà, la quale è il vero motivo di ogni azione.

                    2.       E così d’ora in poi non farti più nessuno scrupolo! Se tu sei affamato ed assetato, dovrai avere qualcosa da mangiare e da bere. Se tuttavia non vorrai mangiare e bere, dovrai allora sicuramente anche accettare il dolore che fame e sete racchiudono in sé come necessaria conseguenza. Oppure prenderesti forse in mano una pungente verga e castigheresti te stesso? Questo sicuramente non lo farai.

                    3.       Ma ciò che non vorresti fare a te stesso, non lo farai nemmeno ai tuoi fratelli. L’amore del tuo cuore, infatti, non permetterà di far del male ad essi, poiché qui, nel mondo degli spiriti, l’ordine è disposto in modo che ogni azione commessa su qualcun altro abbia un riflesso anche sull’autore con la stessa sensazione.

                    4.       Ora sai, da questa spiegazione, come stanno qui le cose. E così Io penso che tu ora farai secondo la Mia disposizione, senza rimorsi di coscienza, ciò che è e sarà per il tuo bene personale!

                    5.       Vedi, potrei costringerti di andare all’istante là dove voglio che tu vada. Ma poiché Io non ti costringo al bene con la Mia Onnipotenza, bensì fortifico solo con la più dolce istruzione il tuo cuore, il tuo intelletto e la tua volontà, tanto meno ti costringerò a fare qualcosa di malvagio. Da parte Mia nulla viene così tanto rispettato come la volontà assolutamente libera dell’uomo. E così puoi osare coraggioso di fare volontariamente ciò che Io, tuo Dio, Creatore e Padre colmo di potentissimo Amore desidero da te!”.

                    6.       Risponde Thomas: “O Amorevolissimo Padre! Ora nel mio cuore non esiste più nessuna esitazione. Ciò che Tu desideri, deve essere sempre la santissima legge del mio cuore. Oh, quanto è soave e savia la Tua santa Volontà paterna! Dov’è un cuore che potrebbe resisterle? Quanto è ora beato tutto l’essere mio per il fatto che posso seguirTi, e Tu stesso mi stai accanto e mi guidi con la Tua Mano paterna nel regno della Vita eterna! O tu, Santa Dimora delle dimore, nella quale entra Iddio! Chi potrà lodare abbastanza il grande banchetto che Iddio stesso ha preparato per tutti coloro che il Suo Cuore di Padre ha scelto per figli suoi? Voi, beatissimi fratelli e sorelle, sentite voi ben completamente, afferrate voi la santa profondità che il nostro Maestro e Guida è Dio stesso? – Noi siamo presso Dio, anzi presso il grande Creatore dell’Infinito, noi siamo presso il Padre! Oh, dite, percepite abbastanza profondamente chi è Colui che ora ci conduce nella Sua Dimora?”.

                    7.       Rispondo Io nell’andare in casa: “Bene, bene, mio caro figlio Thomas! È per Me una vera gioia il fatto che tu faccia sorgere nel tuo cuore sentimenti che hanno molta somiglianza con i pensieri fiammanti con cui Mi lodano cherubini e serafini, i quali sono i portatori della Mia Volontà in eterno. Ma per quanto siano anche elevati tali pensieri, la cui profondità e grandezza l’afferrano solo pochi spiriti, preferisco tuttavia quando i Miei figlioletti Mi chiamano tanto affettuosamente ‘Padre’. Lo preferisco a quando i più grandi angeli mi osannano con canti di sapienza ed alla fine si accasciano sfiniti, quando comprendono che i loro pensieri più infiammati non sfiorano nemmeno l’orlo della Mia veste, mentre i Miei semplici figlioletti giocano beatissimi con il Mio Cuore ed i Miei Pensieri, e godono sempre il pane della vera Vita presso di Me ed alla Mia Tavola!

                    8.       Vedi, coloro che osannano la Mia Potenza e lodano l’infinito grande Iddio, si trovano al di fuori di Me e Mi contemplano pressappoco come te, quando sulla Terra magnificavi spesso il cielo stellato estremamente sublime – ciò nonostante non sapevi cosa fossero le stelle da te elogiate e ciò che c’è in esse. Ma quelli che Mi dicono: ‘O Padre! O Tu, mio divin Fratello!’, – costoro sono presso di Me e perfino in Me. Essi, in quanto figli, Mi elogiano come il loro solo vero Padre e guardano la Mia Grandezza non più da timida santa lontananza la quale, come un grande abisso, li separa da Me, bensì essi stessi si trovano sulle stelle presso il loro Padre nel pieno godimento di quella santa realtà che i grandi cantori riescono appena a presentire.

                    9.       Comprendi ora quest’importante differenza? E poiché la comprendi, sei già anche molto più felice di prima. Questo è bene e giusto, e Mi è gradito più di ogni altra cosa perché è nel Mio Ordine. Presto al Mio fianco potrai vedere le grandi Opere immense traboccanti di meraviglie su meraviglie. Se allora tu chiedessi sempre: ‘Chi sente abbastanza in profondità chi è Iddio?’, – allora i Miei cari figlioletti riderebbero di te e ti direbbero: ‘Ma debole ed infantile fratello Thomas! Che sciocchezze stai dicendo? Chi mai può eternamente sentire e percepire abbastanza in profondità e in modo totale cosa è Dio in Se stesso!? Come può il finito comprendere l’Infinito? Dio è il Padre di tutti noi! Noi Lo amiamo sopra ogni cosa, Egli ci guida e noi vediamo quanto Lui è caro e infinitamente buono. Questo è molto di più! Amare Dio come Padre sopra ogni cosa vale infinitamente di più che volerLo approfondire! – Che cosa è più degno per un uomo: sprofondarsi in pensieri e, se passa un povero fratello, non accorgersene a causa dei grandi pensieri – oppure lasciare i pensieri a Dio, al Padre santo, e andare incontro pronto a servire il povero fratello con occhi pieni di fraterno amore? Lasciamo perciò il grande ai grandi! Noi invece restiamo insieme piccoli nell’amore e saremo più felici dei grandi abbondantemente felici!’.

                  10.     Vedi Thomas! Così parlerebbero con te tutti questi fratelli. Rimaniamo perciò anche noi insieme. Per vedere tutto il cielo, infatti, non c’è bisogno di avere occhi così grandi com’è il cielo stesso. Comprendi questo?

                  11.     Sì, tu già lo comprendi! E così vogliamo subito andare al banchetto, poiché ci troviamo tutti già nella grande sala dove sono ordinati i tavoli”.

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Cap. 128

Preghiera di Thomas per la schiera dei suoi ex nemici ancora in attesa nell’antisala

È vestito con la veste d’onore e col cappello della sapienza

Suo primo incarico

                    1.       Thomas si meraviglia di trovarsi già nella grande sala da pranzo con tutti gli altri ospiti, e precisamente davanti ad una tavolata ben apparecchiata, disposta a forma di croce secondo la disposizione di Max Olaf.

                    2.       Dopo che Thomas ha finito per così dire di meravigliarsi, dice: “Signore, Tu caro Padre! Quale grandezza e indicibile magnificenza adorna questa sala da pranzo! O Dio, qui troverebbe comodamente posto la popolazione di tutta la Terra centuplicata! Queste serie sterminate di colonne da tutte le parti, quest’altezza veramente celeste! L’ornamento del soffitto a volta, splendente come un sole e la triplice galleria! Le alte finestre dispensanti tutti i colori di luce e questo pavimento d’oro puro fanno tremare tutti i miei sensi dal profondo rispetto. Chi ha costruito questo? Oh, io domando qui come un cieco a Te, l’eterno Maestro, che sei l’unico costruttore di tali opere meravigliose! Mai ti potrà amare e lodare abbastanza lo spirito più infuocato di un cherubino, la cui essenza è creata dalle fiamme più luminose della Tua Sapienza; per non parlare di un verme della polvere come me! O magnifica, magnifica una vista così! In verità, questo supera milioni di volte la fantasia stessa di un arcangelo!

                    3.       Aveva ragione un sapiente dei tempi antichi quando esclamò, profondamente commosso davanti alla Tua inesprimibile Bontà: ‘Padre, cessa finalmente di benedire! Se Tu castighi un figlio, hai un termine misurato. Ma se poi cominci a benedirlo quando è migliorato, allora della benedizione non c’è mai una fine!’. Una tale grandezza mai immaginata della Tua Bontà, Amore e misericordiosa Clemenza, Mansuetudine e Condiscendenza è, tutto in una volta, troppo per uno spirito debole!”.

                    4.       Dico Io: “Va bene, Mio carissimo Thomas! Solo non fare molto chiasso! È dunque proprio qualcosa di così grande per Me se faccio sorgere una dimora simile secondo la buona misura del cuore di colui al quale è stata data ora piena proprietà? Vedi, tutto questo corrisponde al cuore del nostro Robert che sulla Terra era sempre infelice e non è ancora di gran lunga la più grandiosa tra quelle contenute in tutto l’edificio. Vedrai ancora cose completamente diverse, allora potrai dare libero corso alla tua fantasia. Ora però sediamoci insieme tutti a tavola!”.

                    5.       Thomas, gettando un timido sguardo alla prima sala, dice: “O Signore, Padre Santo, guarda fuori dalla porta! Che miseria: una grande schiera di anime infelici! Non si potrebbe aiutare anche loro? Esse in fondo sono quasi migliori di me, ed è appunto perché io ero il peggiore che prima mi hanno anche gettato fuori, cosa che ho loro già completamente perdonato. Perdonali anche Tu, o Padre sublime, e lascia prender parte anch’essi a questo ricco banchetto!”.

                    6.       Dico Io: “Sì, mio carissimo fratello Thomas, se tu cominci a venire a Me con simili desideri del tuo cuore, presto dovrai di certo esclamare: ‘Padre! Smettila di benedire!’. – Vedi, con questo desiderio del cuore tu stesso hai azzerato, in un colpo solo, tutti i tuoi peccati dinanzi a Me. A te deve essere subito messa una nuova veste splendente ed un cappello della sapienza raggiante come il Sole! Robert, là verso mezzogiorno tu vedi un armadio d’oro puro. Va’ e prendi una veste ed un cappello! Poiché questa è la vera veste di tutti coloro che nella stessa misura unisce la sapienza all’amore!”.

                    7.       Robert corre lì e porta, con stupore di tutti gli ospiti, una veste ancora più splendente di quella di Helena, nonché un cappello rotondo, pressappoco nella forma di un cappello cardinalizio, che risplende in maniera estremamente intensa.

                    8.       Quando Thomas vede la veste ed il cappello, dice tremante di gioia: “Ma Padre, Padre! Una cosa del genere deve adornare il mio essere assai peccaminoso? O Dio, o mio Gesù! No, questo è in eterno troppo! Ah, questo splendore! Ed io devo indossarlo?”.

                    9.       Dico Io: “Sì lo devi indossare a causa del tuo cuore a Me compiacente. Ora fa presto, perché abbiamo ancora molto da fare!”. – Thomas prende la veste ed il cappello, i quali nell’attimo della presa si trovano già perfettamente adattati al suo corpo, tanto che nuovamente già non può stupirsi abbastanza.

                  10.     Quando sta ora vestito a nuovo, Io gli dico: “Ora fratello, sei perfetto e saziato con la Mia Grazia, Amore e Sapienza! Il banchetto qui è pronto e non mancano nemmeno degli ospiti resi degni. Ma, come tu stesso hai prima desiderato – fuori, nella sala adiacente si trovano circa tremila spiriti ancora molto poveri, sotto la guida di un generale che tu conosci bene. Quest’uomo ha un cuore buono e giudizioso, e la sua parola è di grande effetto presso la sua schiera. Va’ ora nella sala col fratello Dismas, che il generale ha conosciuto molto bene sulla Terra, e cerca di conquistare quest’uomo leale per Me secondo la libertà del suo cuore e mediante lui l’intera grande schiera. Se esegui bene la tua prima missione in questo regno della vera Vita, dopo il banchetto sarai messo a capo di qualcosa di grande. Io, infatti, ti dico: nel Mio Regno esistono molti grandi impieghi di tutte le specie e da te ancora mai immaginati. Perciò ora va in fretta, in Dismas avrai un saggissimo aiutante”.

                  11.     Dice Thomas: “O Tu buono, Padre Santo! Quanto Ti preoccupi per la pecorella smarrita, per la moneta perduta e per il figlio perduto! Lode, gloria e tutto l’amore ed adorazione solo a Te in eterno!”.

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Cap. 129

Thomas e Dismas presso il generale e i suoi tremila

Spiegazione su Gesù e la via della Salvezza

Discorso del generale

Il Signore alla porta della sala della Vita

                    1.       Dopo queste parole Thomas prende il benevolo Dismas per mano e si reca subito fuori nell’antisala.

                    2.       Il generale si stupisce quando scorge dietro a Dismas il ben noto monaco Thomas in vesti splendenti ed in atteggiamento assai amichevole. Stende subito entrambe le mani e dice: “Vi saluto, cari amici! Mille volte benvenuti! Ma, amico Thomas, che aspetto avete? Prima, quando la mia schiera ha messo le mani su di voi contro la mia volontà, a causa del mal riuscito Padrenostro, della progettata messa ed ancora qualche parola non più da menzionare – allora eravate nero come un vecchio moro, ed ora splendete come un sole! Com’è successo che siete giunto ad una così enorme glorificazione? L’avete ottenuta con la lettura della messa e con il Padrenostro in latino? Avete forse trovato in questo modo la Divinità? Oh, ditemi, quale via avete battuto per giungere ad una tale vera salvezza?”.

                    3.       Dice Thomas: “Mio stimabilissimo amico! Promettimi di credere senza dubbio a ciò che io ti dirò – allora ti troverai, con tutta quest’intera schiera, subito sullo stesso terreno sul quale ci troviamo ora io e questo a te ben noto fratello Dismas!”.

                    4.       Risponde il generale: “Riconosco dal vostro splendore che vi trovate sul terreno della Verità. La menzogna non può splendere, perché è vuota ed è fatta di nulla. Così voglio anche credervi sulla parola, qualunque cosa mi direte. Brucio dalla brama di sentire dalla vostra bocca una splendente Verità!”.

                    5.       Dice Thomas: “Bene, allora ascolta! Gesù, il Crocifisso, non è soltanto il Figlio dell’Iddio Vivente, ma è Dio, l’Onnipotente stesso, in tutta la pienezza della primordiale Onnipotenza eterna. Solo mediante Lui ed in Lui c’è la Salvezza e la vera Vita eterna. Rivolgiti a Lui insieme a tutta la schiera e per tutti vi sarà aiuto all’istante! Unicamente Lui ha aiutato me e questo fratello, perché è infinitamente buono e non giudica nessuno. Egli però dona ad ognuno ciò che il suo cuore ardentemente brama. Chi è di buona volontà, a costui tocca una grande abbondanza di bene dalla sua stessa volontà. – Ora sai tutto e puoi fare quello che vuoi! La tua stessa volontà sarà il tuo giudice”.

                    6.       Risponde il generale: “Che ne dici tu, amico Dismas?”. – E Dismas risponde: “Ciò che dice saggiamente il fratello Thomas, lo dico anch’io nella pienezza della Verità!”.

                    7.       Risponde il generale: “Due testimoni simili bastano! E quindi vi credo sulla parola. Ora però lasciatemi rivolgere anche alcune parole a questa schiera già abbastanza risvegliata!”.

                    8.       Così il generale si rivolge alla moltitudine e dice: “Fate tutti attenzione a ciò che ora vi annuncio! Voi tutti, da quando siamo qui, avete solo provato troppo profondamente l’indescrivibile spiacevole situazione in cui ci siamo trovati finora. Ci siamo lamentati e abbiamo pianto, ma nessun consolatore ci è venuto incontro. Abbiamo cercato e non abbiamo trovato. Abbiamo bestemmiato, e nessun baratro si è aperto affinché ci inghiottisse. Poi abbiamo anche cominciato a pregare, così come potevamo. Anche la preghiera però sembrava volerci abbandonare. In breve, alla fine c’è ancora rimasta solo la disperazione. Io vi ho certo confortati, per quanto fosse possibile. Ma a cosa è servito tutto questo, se il consolatore stesso doveva sentirsi ampiamente più infelice?

                    9.       Quando ogni speranza cominciava ad abbandonare anche me stesso, allora la Divinità, da noi a lungo bandita e non creduta, ha mandato due salvatori a noi ben noti! Costoro ci annunciano la vicina salvezza mediante la sola accettazione dell’unica Divinità di Gesù Cristo, del Crocifisso! Che cosa c’impedisce qui di accettarLo con cuore fedele e di credere fermamente ciò che ci dicono questi due amici avvolti di luce? Veramente peggio di qui non può andarci neanche nell’Inferno vero e proprio! Con l’accettazione fedele di quanto udito abbiamo la fondata speranza di un possibile miglioramento del nostro destino, e questo è già qualcosa d’importante rispetto alla nostra situazione attuale.

                  10.     Riflettete su quanto vi ho detto e agite di conseguenza! Non ci può recare nessun danno. Inoltre quel monaco, che prima avete buttato fuori, è lui a compiere principalmente l’atto di quest’amicizia. Egli ci mentirebbe meno di tutti, poiché prima ha diviso con noi abbastanza a lungo questo duro destino. – E così amici: Gesù Cristo per i nostri cuori ad ogni costo! Se Egli non ci aiuta, siamo perduti!”.

                  11.     Grida l’intera schiera: “Sì, sì, caro generale, noi tutti siamo perfettamente della vostra opinione! Ciò che voi dite e volete, anche lo faremo! Che Gesù Cristo ci aiuti ad ogni costo, altrimenti siamo perduti!”.

                  12.     Dice il generale a Thomas: “Amico, io penso che qui tutti i titoli mondani saranno finiti in eterno. Perciò io dico: carissimo amico e fratello! Tu stesso hai ora sentito quanto velocemente tutta questa schiera si dichiara come se fosse un uomo per l’unica buona causa! Gesù ora è per loro, come per me stesso, Tutto in tutto! Che cosa dobbiamo cercare di raggiungere per diventare un po’ più degni di Gesù, il Signore dall’Eternità, di quanto siamo adesso?”.

                  13.     Risponde Thomas: “Sta scritto: ‘Chi crede nel Figlio di Dio, costui sarà beato’. Voi ora credete e diventerete perciò beati mediante la Grazia Sua! Ma da come desumo dalle tue espressioni, le quali sono ancora un po’ aride di vita, qualcosa vi manca ancora. Questa mancanza però è l’amore per Gesù, il Signore! ApriteGli il vostro cuore e fatelo bruciare completamente d’amore per Lui. Egli stesso vi verrà veramente incontro, vi accoglierà e vi condurrà avanti! La Sua Bontà, Amore e Misericordia, infatti, non hanno fine eternamente!”.

                  14.     Continua il generale: “Amico, le nostre parole suonano un po’ grossolane, ma vengono da un cuore sincero. E così puoi essere certo che i nostri cuori batteranno certamente in modo più caloroso andando incontro al Signore Gesù che quello di alcuni cristiani che pensano molto e parlano bene, ma sentono molto poco. Anche noi abbiamo un po’ di cervello, certo non della formazione più fine, ma in compenso tanto più cuore sulla lingua. Ed io penso che questo non dispiacerà al Signore delle Magnificenze. Perciò sii pienamente certo del fatto che nell’amore per Dio Gesù, il Signore, non saremo più deboli di quanto lo siamo nella fermissima fede in Lui! Di’, cosa ci manca ancora?”.

                  15.     Dice ora Dismas: “A tutti voi non manca altro. Ordina perciò all’intera schiera di voler aprire gli occhi e di guardare alla porta che, aperta, conduce da questa sala alla grande sala da pranzo adiacente. Là sta Egli già con le braccia aperte per accogliervi tutti nel grande Regno della Sua Grazia e Misericordia!”.

                  16.     A questo punto il generale si gira velocemente alla porta aperta e vede e riconosce subito Me. – Preso da grandissima gioia, grida con vera voce da comandante: “O Signore di tutti i Cieli e di tutti i mondi! Così, così infinitamente condiscendente Tu sublimissimo vieni incontro a noi miseri! O Tu santo, santo, santo! – Fratelli, alzate gli occhi in su e guardate! Dio, Gesù, che per noi soffrì sulla Croce la morte eroica e che il terzo giorno per Sua stessa Potenza resuscitò nuovamente dalla morte come un Vincitore di tutti i vincitori, ci viene incontro! Gettatevi a terra e pregateLo dalla più grande profondità del vostro cuore! Dite in maniera molto vivente: O nostro santissimo Padre che vieni dai Tuoi Cieli a noi poveri peccatori, sia lodato e santificato il Tuo Nome! Rimettici i nostri peccati e non punirci per le nostre maligne azioni, ma concedici la Tua santa Grazia, secondo la misura della Tua Misericordia invece del severo giudizio! A Te, o Signore, vada in eterno tutto il nostro amore!”.

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Cap. 130

La schiera davanti al Signore

Percorso di vita del generale Theowald verso Dio

Segreto dell’esistenza terrena svelato nell’aldilà

Parole di Luce e di Vita di Gesù

                    1.       A queste parole del generale tutti volgono lo sguardo verso la grande porta della sala e cadono subito in ginocchio alla Mia vista. Tutti Mi pregano, lodano e glorificano per quanto stia nella totale ignoranza delle anime, che qui servono per dimore ad uno spirito ancora non molto guasto e perciò in questa condizione rivelano più vita emotiva che vita intellettiva. Li lascio per un breve tempo in questa condizione edificante, affinché possano raccogliersi nel loro interiore.

                    2.       Io però chiamo a Me il generale. Egli si scusa di dover venire vicino a Me con la sua indegnità. Io lo rimando a Zaccheo del Vangelo, il quale era un grande peccatore, nella cui casa Io comunque entrai per mangiare con lui.

                    3.       A quest’insegnamento il generale diventa subito più coraggioso, si avvicina a Me col più grande e profondo rispetto e dice: “O Signore, perdona a me ed a tutti noi la nostra grande insolenza, poiché osiamo guardare in faccia la Tua Santità! Ma che cosa ci possiamo fare noi, povere creature, se il rapporto tra noi e l’eterno Creatore è così terribilmente meschino? Noi tutti siamo davanti a Te, o Signore, un perfetto nulla, e Tu solo sei Tutto in tutto. È già un’incredibile beatitudine che una creatura possa, dopo la caduta della carne, giungere alla capacità di contemplare Te. Che cosa dovrei poter desiderare ancora di più grande qui? O Dio, Tu sublime! Quale delizia attraversa qui l’essere mio che finalmente Ti vedo e percepisco l’onnipotente Voce della Tua bocca!

                    4.       Quante volte ho domandato sulla Terra: ‘Esiste un Dio oppure no? Se esiste un Dio, dov’è, che aspetto ha? Il Maestro giudeo Gesù è forse ciò che le leggende riferiscono di Lui? Egli, un uomo come noi altri, deve essere un Dio? Un Dio che ha riempito lo spazio infinito con incalcolabili miriadi di creature ed esseri di tutte le specie provenienti da Se stesso?’. Ma a tutte queste importanti domande non ho mai ricevuto una risposta soddisfacente. Il Cielo, infatti, era sbarrato ed il mortale domandava invano dell’eterno Vivente. Solo mondani uomini mortali terreni si sforzavano qualche volta di insegnarmi un’altra opinione di Dio. Essi mi narravano le Tue terrene opere prodigiose che suonavano come favole, e perciò erano anche troppo deboli per dare al mio spirito indagatore ciò che cercava! In breve, io cercavo e non trovavo nulla! Bussavo ovunque, ma non c’era mai nessuno che mi avesse detto secondo verità: ‘Entra, amico, qui troverai ciò che cerchi!’.

                    5.       Così persi alla fine tutta la fede in Dio! Nella mia immaginazione tutto diventò un’opera del caso mediante le operanti mute forze della natura. E questo poi mi gettò nel vortice degli avvenimenti mondani, nel quale trovai appunto la cattiva morte che ora mi ha aperto le porte per questa vita. E sono ora qui e contemplo un’altra esistenza – e contemplo anche Te, Tu che solo donasti a me la vita! Il regno delle molte domande è alla fine, e in Te, o Signore, sta ora la vivente risposta davanti a me! Sì, è così: la vita terrena non è altro che una grande domanda che solo qui trova la risposta! – Oh, eternamente grazie a Te che Ti ricordi del verme nella polvere!”.

                    6.       Dico Io: “Mio caro Theowald! Le condizioni della vita sulla Terra sono diverse da quelle dell’imperituro mondo spirituale. Ma devono essere così, affinché da queste condizioni possa scaturire questa vera, perfetta vita. Certo, è vero che ogni uomo vivente ancora nella carne è chiamato già sulla Terra, mediante l’esatta osservazione della Mia Parola – che sta scritta principalmente nei noti quattro Vangeli – a tagliare il traguardo per assicurarsi questa vita perfetta. Ma poiché ogni uomo, per diventare uno spirito eternamente vivente, deve avere la sua liberissima volontà, così accade troppo spesso, specialmente in quest’epoca, che gli uomini lascino assordare i loro orecchi dalle voci delle sirene del mondo e abbagliare gli occhi dalla luce ingannevole del suo splendore.

                    7.       Così poi uomini simili sulla Terra giungono difficilmente o spesso per nulla là, dove sono chiamati, ma accade invece che giungano proprio là dove non dovrebbero giungere: all’amor proprio, all’egoismo, alla brama di dominio, all’avidità, all’avarizia, all’invidia, alla crapula, alla voluttà, alla lussuria e prostituzione! Questi esemplari però consumano la vita invece di accrescerla. Così succede poi che, dopo la deposizione della carne, a molti capita ciò che è capitato a te ed alla tua schiera. In questo mondo poi essi devono essere molto abbandonati da tutto ciò che ha occupato troppo i loro rozzi sensi, e devono diventare molto miseri, affinché la loro vita, in una tale solitudine e deserto spirituale, possa nuovamente raccogliersi. Quando si ritrovano, così come ora è capitato a voi, allora arriva anche l’aiuto che allora è necessario – ma non come se fosse imposto, ma che appare come puramente richiesto dai bisognosi stessi.

                    8.       Per questo motivo ti ho anche detto, per mezzo del Mio messaggero Thomas, che la tua volontà è l’unico giudice e donatore di tutto ciò che tu vuoi, sia esso buono o cattivo. Ma tu hai chiesto del bene ed hai chiesto di Me stesso – e guarda, così ora sta dinanzi a te, vero e vivente, ciò che tu volevi nel tuo cuore! D’ora in poi ti verrà rivelata la Mia speciale Volontà. Se farai di questa la tua stessa, allora vivrai una vera vita beatissima! Va’, ed annuncialo anche alla tua schiera!”.

                    9.       Il generale Theowald lo fa subito. E l’intera schiera accetta incondizionatamente tutto come un ordine militare e si sottomette a tutto ciò che il generale pretende da lei. Dopo che questi ha eseguito questo suo incarico presto e facilmente, ritorna subito indietro e dice: “Signore, Padre, Dio Gesù dall’eternità! È avvenuto tutto ciò che hai chiesto a tutta la schiera per mezzo mio. La Tua santissima Volontà sia d’ora in poi la nostra eterna legge! Poiché dicesti di annunciare solo adesso la Tua particolare Volontà, allora noi Ti preghiamo di farlo ora, amorevolissimo Padre! Noi tutti assicuriamo che non lasceremo mai cadere anche una sola virgola della Tua percepita Volontà nel nostro stesso volere ed operare!”.

                  10.     Dico Io: “Ebbene, Mi da’ certamente vera gioia di sentire questo da voi tutti come da una bocca sola. Ciò nonostante però dovreste esaminarvi un po’ per vedere se siete già in grado di accogliere tutto ciò che Io voglio come gradito nei vostri cuori, e soltanto con ciò perfettamente attuabile!”.

                  11.     Dice Theowald: “O Signore, chi mai conosce meglio di Te di cosa sono capaci i nostri cuori! Perciò affidiamo tutto questo in eterno solamente a Te. Tu di certo non ci addosserai più di quanto siamo in grado di sopportare. Per questo stiamo ponderando da noi se siamo degni di accogliere la Tua speciale Volontà nei nostri cuori ancora molto impuri. Io penso che per tutti noi sarà prima necessaria ancora una potente purificazione!”.

                  12.     Rispondo Io: “Miei cari figli! Vi devo confessare apertamente che, sebbene siete quasi tutti figli del mondo, siete tuttavia in molto più assennati dei figli della luce. Vi siete con ciò risparmiati parecchio che altrimenti avreste ancora da sostenere. Ma poiché siete di cuore giudizioso e lasciate germogliare nel vostro animo tanto amore e piena fiducia in Me, allora vi deve essere perdonato anche molto! Rallegratevi però che sulla Terra non siete stati dittatori, costoro, infatti, Mi conosceranno in tutt’altra veste! – Alzatevi ora tutti ed ascoltate ciò che ho da dirvi:

                  13.     Il più grande tra voi sia il vostro aiutante e servitore, e il reciproco amore operante per tutti sia la vostra legge! – Thomas e Dismas siano i vostri maestri, considerate le loro parole come Mie proprie e agite di conseguenza, allora diventerete capaci di entrare completamente nel Regno Mio! Amateli come vostri amici e fratelli più intimi. A loro, infatti, affido l’incarico di guidarvi sulla vera Via del Regno della Vita eterna. Costoro vi provvederanno anche di tutto ciò che intanto vi fa bisogno!”.

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Cap. 131

Il gran banchetto

Il generale e il suo amico Kernbeiss

Thomas ringrazia loro per la precedente cura

Sguardo all’Inferno terreno

                    1.       Dopo queste parole Io esco nuovamente dalla porta e delego Robert affinché consegni, con l’aiuto delle ex ballerine, una sufficiente quantità di pane e vino ai due maestri Thomas e Dismas, che poi dovranno distribuire questo ristoro ai nuovi ospiti. Robert lo fa subito, e quando gli ospiti fuori vengono in questo modo ad un tale ristoro, non si sente altro che giubilo e lode da tutte le parti. Anche i due maestri, ad un Mio cenno, entrano in questa seconda sala, dove anche noi teniamo insieme il banchetto preparato.

                    2.       I nuovi ospiti però non riescono a meravigliarsi abbastanza di come sia possibile che tutti loro siano stati serviti così velocemente. Un amico più vicino al generale Ttheowald fa su questo la seguente osservazione: “Caro amico, che ne dici del fatto che noi tutti, certamente più di tremila di numero, siamo stati abbondantemente provvisti di pane e vino, come in un colpo solo, unicamente da due fratelli, cioè dall’ex monaco e dal noto Dismas? Prima ha portato, se non erro, solo il famigerato Robert Blum, con forse un paio di dozzine di fanciulle terribilmente belle, alcuni fiaschi di vino e alcune pagnotte di pane. Io pensavo, quando i due fratelli si sono incaricati da soli della distribuzione: ebbene, finché i due avranno distribuito questi pochi fiaschi e pagnotte di pane a tutti con precisione come sotto le armi, i primi saranno nuovamente affamati e assetati quando gli ultimi riceveranno la loro parte! – Ma è andata in modo completamente diverso: come mediante un colpo di bacchetta magica, ognuno dell’intera schiera aveva nelle sue mani una coppa colma di vino e un pezzo rispettabile di gustosissimo pane celeste. E i quasi trenta fiaschi di vino erano proprio svuotati e il pane distribuito fino all’ultima briciola. – Ora dico, com’è stato possibile questa cosa non del tutto comprensibile per via naturale? Questo per me è un mistero di tutti i misteri!”.

                    3.       Dice il generale: “Mio caro amico Johann di Kernbeiss, come ti si chiamava sulla Terra, indaghi già nuovamente troppo! Immaginati oltre a ciò la Sapienza e Onnipotenza divina, allora tutto ti sarà comprensibile senza nessun’esitazione! Sulla Terra hai forse compreso tutto ciò che hai visto e vissuto? Chi tese i tuoi polmoni, chi fece battere il tuo cuore e dilatare i polsi? Chi preparò nel tuo stomaco i cibi? Chi ti fece crescere? Chi formò gli occhi e chi gli orecchi? E com’è riuscito a fare tutto questo il maestro di cose simili? Vedi, tutte queste e mille altre manifestazioni miracolose si presentavano a noi quotidianamente già sulla Terra! Ma poiché ci siamo già abituati ad esse fin dalla giovinezza (come ci siamo abituati al non pensare troppo), così non ci siamo mai accorti di tutti questi aspetti veramente meravigliosi e ci potevano indifferenti passarci sopra.

                    4.       Ma qui, dove ora siamo privi di ogni materia e dove la nostra facoltà di pensare è in grado di esercitare indisturbata la sua attività, tutte le apparizioni di questo mondo ci devono veramente stupire ancor di più, quanto più siamo capaci di accorgerci velocemente del veramente miracoloso. Doverci però rompere le teste per comprendere le possibilità di tali cose, sarebbe una verissima follia. Se è necessario per la nostra futura salvezza, i nostri due maestri ce lo insegneranno. Ma se un insegnamento simile non è assolutamente necessario, allora è sufficiente sapere che ad un Dio onnipotente sono possibili tutte le cose. Poiché vedi, io considero tutto un miracolo inesplorabile!

                    5.       Iddio, il Signore, ci ha fatto pervenire meravigliosamente dalla Sua Misericordia il miglior pane e vino, e noi ci siamo con questi saziati oltre misura. Che ci serve sapere come Egli l’ha fatto così meravigliosamente? Ringraziamo per questo il Donatore infinitamente Buono, così come Gli saremo anche sicuramente più compiacenti, piuttosto che volerLo indagare ed analizzare con la sapienza di tutti gli angeli!”.

                    6.       Dice Johann Kernbeiss: “Hai ragione, ed io sono perfettamente del tuo parere. La cosa però rimane in ogni caso sempre sorprendentemente miracolosa”. – Continua il generale: “Appunto, questo neanche un angelo lo metterà in dubbio. Noi però non siamo qui per indagare, ma solamente per ammirarla e goderla riconoscenti!”.

                    7.       Continua Johann Kernbeiss: “Tu sei dunque non per un qualunque progresso spirituale?” – Risponde il generale: “O amico, qui ti sbagli, pensando che io sarei contro un progresso spirituale perché non voglio farmi coinvolgere in un’inutile ricerca di fenomeni miracolosi. Oh, io non amo nulla così tanto come la perfezione spirituale! Aspetta solo un po’, finché ritornano da noi i nostri due maestri, essi potranno dire su questo più di me. Ma se volessi dirti di più di quanto so, sarei un matto vanitoso oppure un gran fanfarone mentitore.

                    8.       Guarda lì, i due già vengono. L’uno semplice e senza molto splendore, questo è Dismas – e Thomas con una vera luce solare! Se ti fa piacere ti presenterò subito a loro come un appassionato indagatore della Sapienza di Dio”.

                    9.       Risponde Johann Kernbeiss: “Ti prego, non farlo, perché la nostra discussione deve rimanere completamente tra noi. Che bisogno c’è di informare di questo tutta la compagnia celeste? I due farebbero un’espressione stupita se andassi da loro con una domanda simile. Lascia perciò stare! Ora sono perfettamente della tua opinione e anche lo rimarrò!”.

                  10.     Thomas e Dismas entrano ora nuovamente in questa prima sala presso la grande schiera. Il generale Theowald in compagnia del suo amico Kernbeiss vanno loro incontro amichevolmente ed esprimono a nome di tutta la schiera il ringraziamento verso il Signore delle Magnificenze per una simile preziosissima ospitalità. Kernbeiss nota ancora, in particolare, come tutto questo è proceduto in modo così prodigiosamente veloce.

                  11.     Il monaco Thomas però replica che, dopo il Signore, deve la sua attuale perfezione spirituale soprattutto al vigoroso rimprovero del generale e dopo di lui all’intera schiera che gli rese il buon servizio d’averlo buttato fuori a causa della sua grande stupidità. A questo dice Kernbeiss: “Carissimo amico, di questo non parlarne più, perché anch’io ero uno di quelli che ti hanno gettato fuori. Ma ciò che una volta è accaduto, purtroppo non si può più fare in modo che non sia accaduto. Mi sono pentito già mille volte. L’uomo però a volte arriva in un’escandescenza tale che non riconosce più se stesso. Purtroppo capita perfino anche tra gli uomini migliori. Io però penso che se gli spiriti umani poi rimediano reciprocamente i loro passi falsi, per quanto sia possibile, chiedendo l’un con l’altro perdono e si porgono le mani per stringerle in segno d’amicizia, anche il caro Padre dei Cieli per questo non farà nessuna faccia troppo adirata!”.

                  12.     Risponde Thomas: “Ma naturalmente! Se gli uomini sono in ordine tra loro, allora lo sono anche dinanzi a Dio! Iddio il Signore, infatti, non vuole altro dagli uomini se non che nessuno si ponga al di sopra dell’altro e che nessuno sia giudice dell’altro. Noi due non abbiamo comunque mai avuto nulla l’uno contro l’altro, e perciò non abbiamo anche nulla da perdonare. Ma che tu qui in questo mondo dello spirito aiutasti un po’ a buttarmi fuori, non ha la più piccola attinenza con l’ordine della nostra amicizia terrena. Questo tanto meno che tu, così facendo, mi hai reso un ottimo servizio. Senza quest’avvenimento sarei rimasto fermo, forse ancora fino adesso, nella mia stupidità monastica, mentre ora posso rimediare molte volte alle stupidità già commesse su di voi con la Grazia del Signore.

                  13.     Quante stupidaggini vi ho detto sulla Terra, così che alcuni, ancora qui, sono confusi da una stupidità che vi diedi ad intendere quale sacerdote. Tutto questo però sarà qui da me rimediato su di voi. Le sciocchezze devono essere bandite, e al loro posto devono esserci, per quanto stia nelle mie forze, saggi insegnamenti. Colui però che mi ha dato questo mandato celeste, fortifichi voi e me per questo scopo!

                  14.     Mediante la Grazia del Signore mi è stata conferita la facoltà di poter vedere ciò che accade ora sulla Terra, ed in particolare nella nostra patria terrena. Anche voi riceverete presto notizie dell’arrivo qui di alcuni nuovi venuti. Io vi dico: i grandi, che erano già molto piccoli, hanno trovato nel sangue dei loro fratelli un buon ingrasso e sono di nuovo diventati corpulenti e forti. Invece di ringraziare il Signore per la vittoria sul loro presunto misero nemico, non sanno ora cosa devono fare per tanto orgoglio, superbia e vendetta. Satana spinge sotto i loro piedi l’intero Inferno sullo scenario della politica mondiale. Ed essi afferrano l’Inferno e amministrano secondo i suoi principi.

                  15.     ‘Non giudicate, per non essere giudicati! Non maledite, per non essere maledetti! Siate misericordiosi, così troverete anche misericordia!’. Questi sono serissimi ammonimenti del Signore che Egli diede agli uomini sulla Terra. Nonostante tutte queste serissime leggi divine, ora i nuovi potenti fanno con i loro fratelli ciò che vogliono. Essi giudicano, maledicono e uccidono secondo il loro piacere, poiché sono in possesso del potere esteriore. Di tali uomini uccisi crudelmente nei tempi attuali, presto ne arriveranno qui parecchi e cominceranno un grande grido lamentoso. Costoro li dovrete prendere subito con voi, consolarli e calmarli, così eseguirete una prima opera celeste!”.

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Cap. 132

Arriva una schiera di giustiziati

La guida rivela la loro storia

Filosofia dell’ateismo e della durezza

                    1.       Non appena Thomas ha terminato il suo insegnamento, s’ode dall’esterno già un potente urlare e lamentare. Thomas esorta la schiera a fare attenzione e dice: “Da quello che sentite adesso, già si realizza ciò che vi ho appena comunicato mediante la Grazia del Signore. Una schiera terribilmente distrutta si sta avvicinando a questa casa. Quelli che arrivano devono essere stati molto oppressi e offesi al massimo grado. Costoro sono anime di persone giustiziate senza pietà; si avvicinano sempre di più. Ora silenzio, amici! Stanno già correndo dentro attraverso la grande strada del giardino! – Un uomo, dall’aspetto completamente depresso, avvolto in camiciotto di velluto nero, con il capo adorno di un berretto blu ricamato d’oro, cammina davanti quasi come un ubriaco e una trentina lo stanno seguendo. Dietro di loro scorgo qualcosa come fiamme. Oh, questo sembra terribile! Ora però silenzio!”.

                    2.       La depressa guida si ferma, si volta, esamina la sua compagnia e dice loro: “Siamo ora qui pieni della massima miseria e desolazione! O povera moglie mia! La tua ombra nelle sembianze di sfavillanti fiamme vendicative corre dietro invano al marito vergognosamente ucciso. Tutto l’Inferno ha cospirato contro di lui, per non lasciarlo andare mai più in eterno. – O miei cari amici, voi urlate inutilmente in questo tetro mondo tormentoso. Già da molto tempo abbiamo gridato e supplicato, ma da nessuna parte ci è venuto incontro aiuto o conforto! Non esiste nessun Dio e nessuna ricompensa. Gridate invano vendetta contro i nostri assassini! Poiché se ci fosse un Dio giusto, non potrebbe mai permettere che sulla maledetta Terra satanica siano commessi simili orrori da miserabilissimi uomini contro altri miseri!

                    3.       Che cosa abbiamo fatto che fosse degno della morte? Volevamo solo ciò che il nostro re e imperatore ci promise. E poiché volevamo questo, non potevamo permettere che la promessa fosse rimangiata dall’oggi al domani, abbiamo chiesto che fosse rispettata e con ciò siamo stati dichiarati ribelli ed alti traditori. Ci siamo difesi contro una simile pretesa sia dal punto di vista morale che fisico. Allora ci vennero incontro sul campo con la potenza di due imperatori e non ci avrebbero vinti se non avessero impiegato tutti i mezzi immaginabili. Non ci arrendemmo incondizionatamente, ma in cambio di un’amnistia garantita dalla Russia. Ed ecco – ci hanno ora trucidato come criminali contro lo Stato!

                    4.       O maledetta Terra con tutti i tuoi uomini! Chi su questo suolo satanico può essere abbastanza ricco, potente e crudele, ha dalla sua parte anche il completo diritto. Egli può far assassinare come delinquenti tutti coloro che non vogliono accettare il suo diritto di potere come reale, diritto che renderebbe veramente felice l’umanità. – Essi sapevano come lavorare il terreno per procurarsi la beatitudine a spese di milioni di poveri mangiatori di erba. Se lo avessimo fatto noi già da tempo, avremmo lo stesso diritto. Essi però ci hanno preceduto ed ora hanno per se tutto il diritto.

                    5.       Ogni crudeltà è per loro giusta, perché stabiliscono questo quale diritto e non devono render conto a nessuno. Solo il ricco e nello stesso tempo potente ha tutto il diritto di vivere e di possedere tutto ciò di cui può impadronirsi con la sua potenza preponderante. Credete ora ancora in un Dio e in una rivincita?”.

                    6.       Gridano tutti gli altri: “No, no, non lo crederemo mai! Hai detto bene, è così! Esiste un Inferno, e proprio sulla Terra! Un Dio buono e giusto però non esiste in eterno! Se ne esistesse uno, infatti, Egli avrebbe dovuto giudicare la maledetta Terra già da tempo per tutti i diavoli. Ma poiché non esiste nessun Dio, la Terra è e rimane un trono dell’Inferno! È così, è così!”.

                    7.       Dice un altro di questa compagnia appena arrivata: “Signor conte, voi avete ragione! Sono del vostro parere – eccetto che non esiste un Dio! Ma che questo Dio, quale il Principio creativo, si occupi tanto poco della polvere di questa Terra, quanto noi ci siamo mai preoccupati di una goccia di sudore, lo possiamo supporre con sicurezza. Una guerra tra gli uomini sulla Terra è, agli occhi della vera Divinità, davvero di gran lunga qualcosa di più piccolo di quanto sia per l’imperatore della Cina una guerra di infusori in una goccia di rugiada! Perciò hanno avuto ragione che ci hanno assassinato. Poiché essi sapevano come si deve lavorare il suolo satanico per potersi preparare una beatitudine!

                    8.       In verità, ladri, briganti ed assassini sono veramente gli uomini più giudiziosi della Terra, poiché essi sanno il valore delle cose, degli uomini e della loro vita meglio di tutti. A Dio non importa nulla della vita di miliardi di uomini. Se si ammazzano tutti oppure se qui o là ne rimane qualcuno, a Dio importa quanto gli importa di una salsiccia di fegato. Perciò in futuro non dobbiamo essere così stupidi come lo siamo stati finora. Stringiamo un patto, e tutto ciò che ci viene a tiro deve essere massacrato senza riguardo!”.

                    9.       Interviene un terzo: “Io penso che un po’ di riguardo dovremmo averlo verso certe persone – per esempio i nostri genitori, moglie, fratelli, sorelle e figli ed ancora verso un buon amico”.

                  10.     Dice il secondo: “Ma che riguardo! Il riguardo non è altro che una viltà verso gli altri che per convenienza si lasciano vivere ancora un po’ più a lungo. Oppure, essendo coscienti della propria debolezza, li si considera più potenti di se stessi. I genitori! Risate beffarde dell’Inferno! Costoro sono i primi tiranni dei figli! – La moglie? Ebbene, se è ancora giovane e formosa, la si può risparmiare! Una volta però divenuta vecchia e brutta, allora più nessun riguardo, perché non può più servire a nessuno per divertimento! – I figli, quali brave bambole da gioco possono andare, anche se ritengo saggi quei popoli della Terra che macellano e mangiano i loro figli più prosperosi, perché hanno una carne migliore di quelli magri. Una volta però che sono cresciuti, allora più nessun riguardo con queste sanguisughe dei loro genitori! – Fratelli e sorelle e altri amici già sulla Terra sono il prossimo più fastidioso e lo saranno qui ancora di più. Perciò proprio con loro nessun riguardo! Se gli uomini sulla Terra avessero la conoscenza come ce l’ho io qui adesso, il primogenito avrebbe già saputo sbarazzarsi di questo fastidioso prossimo. Ma quello che sulla stupida Terra si chiama uomo, eccetto pochi raffinati bricconi, è pura bestia e per giunta è ancora più stupido. Così succede poi che uno rimane in vita a scapito dell’altro, finché è ucciso da uno più furbo oppure crepa per il vecchio veleno dell’aria! Perciò più nessun riguardo e rispetto per nessuno!”.

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Cap. 133

Il conte e lo spietato

Storia della vita di entrambi

La loro unanime, tenebrosa disconoscenza di Dio

Il fiero pretendente al trono e la sua miserevole fine

                    1.       Dice il conte: “Amico, con la tua mancanza di riguardi tu vai certo troppo lontano! Con ciò giudichi anche te stesso. Saresti d’accordo se ci si liberasse anche di te secondo i tuoi principi?”. – Risponde lo spietato: “Questo vale sia per l’uno che per l’altro! Se qualcuno può sbarazzarsi di me per il suo vantaggio, lo chiamerei io stesso un asino, se non lo facesse!”

                    2.       Risponde il conte: “Tu non avresti nessun riguardo neanche verso di me?”. – Dice lo spietato: “Se io ne avessi vantaggio, certamente! Il signor conte ha dato egli stesso ragione ai nostri assassini terreni che si sono sbarazzati di noi, perché non ci consideravano utili per i loro scopi. Può darmi torto se la penso proprio come voi, signor conte?”.

                    3.       Dice il conte: “Davvero, allora – è questo il tempo? Anche tu sei uno che mi vorrebbe catturare. Ma non potrai riuscirci, perché ora so già che cosa devo fare!”.

                    4.       Risponde lo spietato: “Che cosa farete e che cosa potrete fare? Io dico apertamente che ora potete fare tanto quanto avete fatto nei vostri ultimi tempi della vita terrena, quando avete dovuto seguire come me il carnefice alla forca. Abbiamo maledetto tutti fino alla nausea, ma non è servito a niente. Abbiamo invocato mille diavoli, e non se n’è fatto vedere nessuno. Quanto abbiamo maledetto con forza Iddio, la morte, il diavolo, Terra, Sole, Luna, Cielo e Inferno; ma questi non si sono curati della nostra ira. – Che cosa potrete dunque ancora fare? Volete per caso cominciare a pregare?”.

                    5.       Ribatte il conte: “Sì, voglio proprio questo, per farti arrabbiare come minimo fino a farti morire!”. – Risponde lo spietato: “Avanti, signor conte, i miei muscoli della risata sono già in massima tensione! Ma ditemi, a chi pregherete? Ad un Dio infinitamente grande che intenderà la vostra voce proprio come voi sentite la voce di quei piccoli esseri che dimorano a trilioni in una goccia di rugiada. Oppure pregherete ad un Dio infinitamente piccolo, i cui orecchi potrebbero essere un pochino troppo piccini per la vostra voce gigantesca? Oppure intonerete magari una solenne preghierina all’onnisantissimo Cuore di Gesù e Maria e oltre a ciò anche a San Giuseppe?”.

                    6.       Dice il conte molto adirato: “Ora chiudi il becco, oppure te lo strappo, maledetto avanzo di galera! Ora questa volgare canaglia si prende la sfacciataggine di canzonare me, primo cavaliere di tutta l’Ungheria! Ti prenda il diavolo, brutta carogna! Se voglio pregare, lo farò e non renderò certamente conto al tuo muso da maiale di una cattiva canaglia! Vedi di scomparire dai miei occhi, altrimenti sentirai la potenza delle mie braccia da cavaliere!”.

                    7.       Continua lo spietato: “Signor conte, che strano uomo siete voi! Come eravate sulla Terra, così siete anche qui. Non vi ho detto altro che quello che ho sentito da voi stesso. E questo ora vi irrita fino a scoppiare! Quando mai voi, signor conte, avete creduto in un Dio? Il vostro Dio era lo spazio infinito e il tempo senza fine. Spesso non vi siete infuriato fino alla nausea alla vista di un Crocifisso o di un’immagine di Maria? Oppure non siete diventato un nemico del nobile Kossut, perché per voi era un fanatico religioso e non raramente implorava seriamente l’aiuto di Dio Cristo! Avete voi una volta nel mondo recitato un Padrenostro? E ora volete pregare! Io vi domando: come, che cosa e a chi?”.

                    8.       Risponde il conte ancora più infuriato: “Per il diavolo, questo non ti riguarda! Nel mondo non posso essere stato tutt’altro uomo nel mio interiore di quanto mi mostravo esteriormente?”.

                    9.       Continua lo spietato: “Sarà difficile, signor conte! Ve lo dirò io precisamente: vedete, interiormente voi eravate un amico dell’attraente carne di venere, ed esteriormente eravate un cavaliere e sareste ben volentieri diventato voi stesso re di tutta l’Ungheria. Cristo era per voi una misera favola degli svevi, presa dal giudaismo! Ed un’altra divinità – un’idea cervellotica di un qualsiasi poveraccio filosofico! – E voi dite di essere stato interiormente un uomo del tutto diverso? Vi prego, il signor conte non inganni se stesso! Voi e pregare! Questi sono due poli opposti che difficilmente si toccheranno! Mi comprendete ora?”.

                  10.     Dice il conte: “Dimmi adesso solamente chi ti dà il diritto di parlarmi così, come se avessimo custodito insieme dei maiali? Credi dunque che un conte Bathianyi lo sopporterà ancora? Oppure credi forse che io mi trovi con te già da tempo nello stesso rango, perché negli ultimi tempi ho combattuto nelle file dei semplici ussari? Oh, qui ti sbagli di grosso! Io ti dico che se non chiuderai la tua boccaccia, dovrai presto provare quale differenza esiste tra me e te! Perciò adesso basta! Prendi esempio dagli altri nostri trentadue compagni di sventura! Tutti stanno zitti e tranquilli e piangono in me colui che doveva divenire il loro futuro e miglior re, solo tu sei impertinente e mi vuoi canzonare perché sono ora senza difese. Fatti al più presto passare questa voglia, altrimenti potrebbe venirti a costar cara!”.

                  11.     Risponde lo spietato: “Signor conte! Le nostre armi in questo mondo nebbioso esistono solo nella lingua e talvolta anche nelle mani e nei piedi. Per quanto riguarda la lingua, non vi sarà facile gareggiare con me. Nemmeno con le mani, perché in Inghilterra ho appreso la boxe. Nell’uso dei piedi però voi dovreste essere considerevolmente superiore a me, perché non me la sono mai data a gambe”.

                  12.     Il conte ora si rivolge altrove e parla ad un altro: “Amico, che cosa dici tu di quest’enorme sfacciataggine di questo semplice ussaro? Dimmi, conosci tu quest’individuo un po’ più da vicino dai tempi in cui era al mondo? Io so solamente che l’ho visto qualche volta tra i soldati semplici. Ma da dove venga e che cosa fosse prima, questo è a me completamente sconosciuto”.

                  13.     Risponde l’interpellato: “Per quanto ne so io, costui una volta era un monaco nell’ordine dei francescani e circolava la spiacevole voce che fosse un cosiddetto chiaroveggente. Egli dichiarava ripetutamente diverse cose rivoltanti sull’ordine stesso e non accettava nessun rimprovero per questo. E perciò, quando lo volevano mettere in gattabuia, allora egli bastonava come un potente individuo indomabile, l’intero convento. Quando però con il tempo fu disgustato di tali motteggi, un giorno impacchettò tutte le buffonerie dell’ordine, le nascose in un luogo, lasciò poi, con alcuni soldi monastici sottratti, il suo convento e si fece arruolare dal primo battaglione che gli capitò. Egli lottò in ogni luogo come un leone, per la qual ragione dovette mordere l’erba insieme a noi come un comandante. Questo è tutto ciò che so di lui!”.

                  14.     Dice il conte: “Guarda, guarda, adesso mi addolora aver assalito quest’uomo così duramente. Se egli, quale ex monaco, era tanto più sapiente dei suoi colleghi dell’ordine, il cui intelletto era tanto ottuso da bastonarli, egli appartiene evidentemente agli uomini migliori. Ah, con lui devo subito stringere nuovamente amicizia!”. – Il conte perciò si rivolge nuovamente allo spietato e dice: “Stimatissimo amico! Mi dovete perdonare se prima vi ho trattato in maniera un po’ troppo scortese, ma non sapevo chi voi foste veramente. Ma poiché ora so da quest’amico chi eravate nel mondo, tutto prende naturalmente un altro aspetto! Voi siete dunque il gigante Golia che voltò le spalle al suo ordine per convinzione interiore, ed afferrò con mano potente la spada per la possibile salvezza della patria?”.

                  15.     Risponde lo spietato: “Sì, caro signor conte, quello sono io! Mi sono sacrificato per il miglioramento dell’umanità, le cui pesanti catene della schiavitù mi erano diventate insopportabilmente fastidiose. Tuttavia noi abbiamo seminato, ma altri raccoglieranno. Così è sempre stato sullo stupido mondo e così anche rimarrà! Noi abbiamo sempre lavorato la vigna, ed il nostro raccolto era sangue e morte! Ma il succo della vite lo pigeranno coloro che verranno dopo di noi. Bel destino dei grandi uomini! Essi sono condannati a lavorare in anticipo per la sussistenza dei mosconi. Quando poi arriva il tempo del raccolto, interi sciami si precipitano sui grandi uomini, li uccidono e s’impossessano così del bel raccolto. Che cosa ne dice di questo sapiente ordinamento divino del mondo e delle sue condizioni di vita di diritto naturale?”.

                  16.     Risponde il conte: “Veramente su questo è meglio tacere che parlare. Questo ordinamento è troppo cattivo perfino per il caso, per non parlare di un qualunque onnisapiente Essere supremo! Sembra che la Divinità, se ne esiste una, non faccia minimamente caso alla Sue opere. Le basta probabilmente creare, come una specie di passatempo, solo esseri ed uomini. Una volta che poi esistono, la cara Divinità si preoccupa finché vengono giustiziati il più presto possibile. Affinché questo possa avvenire tanto più facilmente, Essa fa in modo che l’umanità, altrimenti inoffensiva, sia animata dal più dannoso egoismo ed ambizione. Sollecitata da questa bramosia infernale, un fratello diventa per l’altro una iena colma di un’inestinguibile sete di sangue. Oh, questo è orribile: un gioco spaventoso con la vita di una marionetta umana cosciente di se stessa! Quale indennizzo può offrire la Divinità ad un uomo che, come me, è morto di una morte vergognosa, come la storia del mondo difficilmente potrebbe presentarne una simile.

                  17.     Pensate, un primo conte di tutta l’Ungheria! Costui viene condannato alla forca da un paio di piccoli giudici imperiali militari e trascinato subito, senza cerimonie, sul luogo dell’esecuzione. Egli, nella più grande disperazione, fa un tentativo di suicidio che però fallisce. Il popolo che assiste, sopraffatto dalla compassione, comincia ad imprecare ad alta voce e pretende una proroga della mia esecuzione. Allora gli esecutori cedono a causa della ferita al collo, ed il conte è portato in ospedale. Egli nutriva la ferma speranza di ottenere ora un’amnistia dell’imperatore. Allora verso sera arriva un messaggero, sveglia il conte da un sonno delirante e gli legge la seconda condanna a morte che doveva essere subito eseguita. Il conte, colpito come da mille fulmini, crolla al punto che lo si deve rianimare. Quando rientra nuovamente in sé, è afferrato subito dagli sgherri e condotto nuovamente sul luogo dell’esecuzione, dove è fucilato come un cane da parecchi cacciatori e poi è sepolto come una carogna. E questo conte sono io, cosa che a voi dovrebbe essere ben nota. E vedete, questa si chiama giustizia!

                  18.     Ora comunque non riesco più ad arrabbiarmi per la bestiale crudeltà degli uomini, poiché mi sembra che essi siano più degli strumenti muti di una potenza invisibile piuttosto che esseri che agiscono di propria volontà. Perciò il Maestro di Nazareth, sotto molti aspetti assai sapiente, sulla croce chiese al Suo supposto Padre perdono per i suoi assassini, perché era sicuramente dell’opinione che la natura degli uomini non poteva essere proprio così malvagia. E della stessa opinione sono anch’io.

                  19.     Ma la vera e propria Divinità oppure Satana, l’Essere onnipotente, siede comodamente in un qualche centro inaccessibile, Essa elargisce il Suo respiro assai velenoso a tutti i corpi celesti e si delizia poi degli innumerevoli spettacoli mortali da Lei stessa preparati. Che lì i poveri attori siano tormentati assai terribilmente, alla grande Divinità importa poco! Dunque questa vergognosa Divinità La vorrei conoscere, ma nello stesso tempo vorrei anche avere il potere di distruggerLa!”.

                  20.     Dice lo spietato: “Voi avete proprio ragione, ora andiamo d’accordo! Ascoltate però, sento voci umane nelle vicinanze! Perciò silenzio adesso, forse sentiamo qualcosa per nostra consolazione”.

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Cap. 134

Il conforto dei giustiziati innanzi tutto è la brama di vendetta

Effetto delle voci sconosciute. Il bisogno insegna a pregare. La Voce della Salvezza

                    1.       Dice il conte: Quale consolazione, chi mai dovrebbe poterci consolare? – L’unico conforto per me e per tutti voi sarebbe una giusta vendetta verso coloro che ci hanno fatto assassinare senza motivo dimostrabile! Ogni altra consolazione è per me un abominio. Credete voi che un Dio potrebbe risarcirmi con mille cieli per quello che ho perduto: mia moglie, il mio onore e il mio grande patrimonio? So bene che col tempo avrei dovuto lo stesso abbandonare tutto, ma il mio nome sarebbe entrato in epoca futura splendente come il Sole. Ma così il mio nome si estinguerà nel mondo e coloro che giudicano alla maniera del mondo provando piacere dei mali altrui, nei tempi a venire lo troveranno segnato sotto la corda della forca. Quindi rivincita, vendetta inesorabile. Via dunque tutto ciò che ha solamente il più leggero odore di una Divinità oppure di altri celestiali mediatori! Soprattutto il nostro onore sulla Terra deve essere completamente ristabilito ed i nostri assassini devono essere giustiziati all’Inferno! Solo dopo vogliamo cominciare a parlare di una qualche riconciliazione davanti al tribunale di tutti i diavoli”.

                    2.       Dice lo spietato: “Caro signor conte, voi siete finito in un’agitazione troppo forte e non potete perciò nemmeno considerare questa situazione con dovuta calma ed apprezzamento. Vedete, io che certo giudico severamente senza alcun riguardo, rifletto diversamente sul punto del ristabilimento del nostro onore perduto. Quale onore ci dovrebbe essere nello stare onorevolmente in un tale mondo vergognoso? Io vi dico che quei cretini universali non potevano farci un onore più grande di come ci hanno trattato. Sarebbe forse un onore essere onorati da simili bestiali vigliacchi? Per Dio, questo desiderio sia eternamente lungi dal mio cuore!

                    3.       Dove sarebbe il nome del nobile Blum, se quel cretino di un conte Windischgrätz non lo avesse avviato sulla via dell’immortalità con polvere e piombo? Già da tempo difficilmente qualcuno si ricorderebbe ancora di lui. Così invece il suo nome rimane conservato per tutti i tempi come un vero nome rispettabile. E proprio così ed ancora meglio andrà con i nostri nomi! Ho io ragione o no?”.

                    4.       Risponde il conte un po’ quietato: “Vedete, questo è un delizioso pensiero! In verità, nemmeno io ho più bisogno di alcun onore del mondo cane. Anzi, un tale onore mondano sarebbe per noi il più gran disonore! Voi avete ragione, molta ragione!”.

                    5.       Dopo queste parole del conte si sentono nuovamente delle voci, e precisamente vengono udite anche dal conte stesso, il quale dice allo spietato: “Ebbene, questa volta ho sentito anch’io delle voci come di molte persone. Questo non è male! Alla fine siamo stati individuati qui da spiriti dalle intenzioni ostili, ci prenderanno e poi ci cacceranno da qualche parte all’Inferno. Ci devono già essere molto vicini, che ne direste se in qualche modo provassimo una fuga? Proprio davanti a noi, infatti, sembra che si trovino dei nemici in agguato”.

                    6.       Continua lo spietato: “Qui sono nuovamente di opinione diversa. Dove vogliamo fuggire in quest’eterna notte, dove avvertiamo appena il bagliore sufficiente per riconoscerci appena? Chi di noi conosce questa disperata regione? Forse corriamo per alcuni passi, ed un burrone ci accoglie benevolmente giù all’infinito. Poiché già qui tutto sembra voler essere infinito ed eterno. Oppure potremmo correre direttamente nelle fauci dei nostri nemici. Proprio là, infatti, da dove non abbiamo sentito nessuna voce, potrebbe trovarsi il gruppo principale, e potremmo essere catturati là per primo! Perciò stiamo qui completamente quieti! E se dovesse venirci vicino una piccola pattuglia, oppure un paio di striscianti ricognitori, li afferreremo subito, li prenderemo prigionieri e chiuderemo loro la bocca”.

                    7.       Dice un altro della compagnia: “Sarebbe tutto giusto se si potessero uccidere degli spiriti! Dovreste però già desumere che questo non si può fare poiché anche noi continuiamo a vivere qui come se non fossimo mai stati uccisi. Certo, questa è una vita come non può esisterne una più miserabile; ma ciononostante è e rimane vita.

                    8.       Io penso che dovremmo farci catturare all’istante e far cosa comune con i nostri presunti nemici. Inoltre mi sembra che in fondo proprio non possiamo avere dei nemici. Come avremmo, infatti, potuto farceli qui, giacché fuori non ci siamo ancora imbattuti con anima alcuna?”.

                    9.       Dice il conte: “Amico, voi non lo capite! In questo maledetto mondo diabolico non ci sono anche una quantità di anime o spiriti austro-imperiali? Il che vuol dire tanto quanto diavoli! Chi nel mondo era giallo-nero lo sarà anche qui, e perciò è nostro nemico”.

                  10.     Dice l’altro: “Non ci credo, signor conte! Giallo-nero lo sono solo i ricchi. Basta solo che lo stato li renda poveri ed essi diventeranno radicali come i lupi! Se poi perdono tutto con la morte del corpo e non rimane nient’altro che una nuda misera vita animica, il loro senso giallo-nero farà certamente anche naufragio”.

                  11.     Risponde un terzo: “No, giallo-nero e mondo degli spiriti, stanno proprio bene insieme! Si deve solo pensare al perché i sudditi dell’Austria vera e propria sono giallo-neri. Essi sono giallo-neri in primo luogo: per paura delle molte baionette, cannoni e forche. In secondo luogo: i ricchi, i militari ed i funzionari lo sono per interesse personale! A tutti costoro non importa il bene dei popoli, ma sta a cuore solo il loro stesso benessere. In terzo luogo: molti sono anche giallo-nero solo per stupidità religiosa, perché esisteva un San Leopoldo imperatore ed un pio Ferdinando oppressore di tutti i protestanti. L’ultima specie potrebbe forse conservarsi qui, ma per i primi due io sostengo che qui di loro non dovrebbe più trovarsi traccia alcuna!”.

                  12.     Dice il conte: “Avete parlato bene, questo è vero! Io però penso qualcosa del tutto diverso da voi, e questo dovrebbe essere possibile anche qui. Vale a dire: vendicarsi della perfidia avida di potere! Haha, che cosa dite voi di questo?”. – Risponde il terzo: “Nient’altro che questo: dove non c’è niente, è bell’e perduta anche ogni vendetta ed ambiziosa cattiveria, e tutti i diritti veri o falsi vanno su una strada senza uscita!”. – Risponde a questo il conte: “Amico mio, la satanica perfidia interiore è un verme infuocato che non muore ed il cui fuoco mai si spegne. Noi qui veramente non abbiamo altro che la nostra assai misera esistenza, ma alla pura malignità questo può essere ancora troppo poco. Per questo motivo si può facilmente supporre che il suo più ardente desiderio sia di renderci possibilmente ancora più miserabile. Io perciò penso anche che dovremmo andarcene da questo luogo lentamente, barcamenandoci con mani e piedi. Se c’imbatteremo in qualcuno, allora gli domanderemo chi è. Se non è pericoloso, lo accoglieremo. Se però ha qualcosa di pericoloso in sé, lo lasceremo nuovamente andare!

                  13.     Sarebbe in ogni modo meglio se potessimo cominciare a pregare. Certo, sulla Terra non ho mai considerato qualcosa di più stupido come in particolar modo il rosario e le preghiere latine. Qui però mi sembra che sarebbe in ogni caso bene pregare ad un qualunque sublime Essere divino. E voi, amico mio, che sulla Terra siete stato un francescano, certo conoscerete ancora alcune preghiere, per esempio il Padrenostro, latino o tedesco, sloveno, oppure ungherese. Se questo non sarà d’aiuto, anche non sarà in grado certo di danneggiarci. Abbiate perciò la bontà di recitarci una preghiera almeno per divertimento!”.

                  14.     Risponde lo spietato francescano: “No! Questo vorrebbe dire uccidere la ragione umana. Se davvero si vuol pregare, allora si deve sapere chi e perché! Ma pregare solo per ingannare il tempo, è la stupidità più grande e più peccaminosa! Poiché se esiste un qualunque sapiente Dio, un così stupido mormorio Gli apparirà più stomachevole di quanto appaia a noi. Ma se non esiste nessun Dio, allora la stupidità sarebbe ancora più grande se lasciamo risuonare le nostre preghiere ad una purissima nullità. – Io sono perciò dell’opinione che per ora non dobbiamo far proprio niente, ma attendere tutti restando il più calmi possibile. Così saremo preparati per tutto ciò che mai potremo incontrare.

                  15.     Ora però sento perfino delle parole molto vicine, a quanto mi pare. Ascoltate, da queste riconosceremo meglio quali spiriti si trovano nella nostra vicinanza. – Aha! Avete sentito? Ora ho inteso chiaramente le parole: ‘Rivolgetevi nel cuore a Gesù, il Crocifisso, allora sarete anche aiutati!”.

                  16.     Dice il conte che ha udito le stesse parole: “Amico, qui sembra già bella! Con un simile richiamo autenticamente cattolico-romano e un’eventuale osservazione successiva saremo dannatamente poco aiutati. Mi meraviglio soltanto che ci sia stato indicato unicamente Gesù e non, nello stesso tempo, anche tutta la litania dei santi! Anzi, vorrei perfino sostenere che questo non è stato un vero richiamo, ma piuttosto un richiamo luterano o calvinista!”.

                  17.     Continua il francescano: “Questa ora è già roba vecchia! Adesso aiuti cosa vuole, può e piace! Se solo ci potrà aiutare, sarà certo lo stesso se lo farà col fango, con i ceppi o con gli ananas. Se ci è offerto aiuto mediante Gesù, cosa deve impedirci di accettarlo?”.

                  18.     Risponde il conte: “Molto bene, caro amico! Ma voi siete certo che ci sia stato offerto aiuto? Non potrebbero trovarsi nelle nostre vicinanze anche altri gruppi che si trovano nella nostra stessa miserabile situazione? Allah è grande, Maometto il suo profeta è grande! E così possiamo anche noi dire: Iddio, se ce n’è Uno, è Grande, e Gesù era il Suo Profeta e nel Suo Insegnamento era ancora più grande del saraceno Maometto! – Dio sa dove sono coloro ai quali è indirizzata questa chiamata!”.

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Cap. 135

Misteriosi cenni agli infelici

Illusione del conte frustrato dallo spietato

Politica ungherese di allora

                    1.       Dopo questi discorsi, tutti intendono chiaramente le parole: “Questa chiamata è per voi, increduli dalla prima nascita!”.

                    2.       Il conte si spaventa molto a questa chiamata. E il francescano dice: “Ebbene, l’abbiamo scritto sul naso a chi è rivolta! Il signor conte si farà adesso ancora scrupoli per rivolgersi a Gesù, il Crocifisso?”.

                    3.       Dice il conte: “Ciò che faranno gli altri lo farò anch’io nel Nome di Dio. Ma domandatelo anche agli altri! Ho solo questo da aggiungere, che non dobbiamo scambiare facilmente il nostro puro discernimento con la cosiddetta umiltà cristiana. Se nel governo di Gesù esistono anche conti e principi, allora: Salve Cristo! Ma se non è il caso, allora: addio Cristo! – Sarebbe, infatti, non male se qui in questo mondo dovessimo fare gli onori di casa ad un qualunque mendicante celeste oppure magari pulirgli gli stivali!”.

                    4.       A questo discorso del conte risuonano nuovamente le parole: “Qui non esistono né conti né principi! Solo Uno è il Signore, tutti gli altri invece sono fratelli e sorelle!”.

                    5.       Dice poi il francescano al conte: “Ebbene, signor conte, questo è parlare abbastanza chiaro! Mi sembra che quest’eccellente risposta valga solo per voi, che in questo mondo dello spirito volete essere ancora un conte oppure un principe! Ma come si può avere, quale spirito, ancora predilezione per la veste, nella quale nel mondo si è stato giustiziato in maniera così vergognosa? No, questo non è ragionevole! Che cosa ottiene ora il signor conte dal fatto che sulla Terra era uno dei più rispettati magnati d’Ungheria? Se fosse stato un semplice allevatore di porci, potrebbe stare forse ancora con un buon vino e una buona scodella di gulasch! Qui invece condivide con noi la stessa triste sorte e con il suo titolo di conte non potete nemmeno togliervi un pidocchio. Non avete mai sentito che il fulmine ha la sfacciata capacità di colpire prima gli oggetti più alti? E che tocca quelli più bassi solo se questi si trovano vicino agli oggetti alti, come i buoi sotto un albero?”.

                    6.       Dice il conte: “Mi sembra che voi facciate allusioni su di me! Lo sapete che io saprò proibire una cosa così anche qui? Poiché un Bathianyi rimane Bathianyi anche nel mondo degli spiriti!”.

                    7.       Risponde il francescano: “Probabilmente per una vera purissima ragione! Vi auguro molta fortuna ed in aggiunta un bel tempo, signor conte! Rimanete pure qui nel mondo degli spiriti con la vostra pura ragion magiara da conte, che vi ha portato alla forca sulla Terra! Chissà, quali belle decorazioni, provviste di corna, potete tirar fuori con questa”.

                    8.       Risponde il conte infuriato: “Chiudete la bocca, o vi metto le mani addosso! Se avete qualcosa da dirmi, parlate come si conviene! Ma smettetela di prendermi in giro, altrimenti proverete che un conte Bathianyi non ha smesso ancora di essere un conte! Comprende questo, stupido spaccone?”.

                    9.       Continua il francescano: “Allora afferratemi subito e con ciò vi convincerete che un conte Batyanyi qui non può proprio far nulla! Che forza ha uno spirito? Quando mai la stupidità è stata forte e potente? Ve lo dico io – finché esiste il mondo, mai! Ma voi siete molto stupido, perciò in ogni senso anche molto debole, perché vi siete offeso per ciò che vi ho detto solo per il vostro bene. Altrettanto avete dimostrato sulla Terra di essere oltremodo stupido! Se, infatti, foste stato giudizioso, allora avreste fatto come un Kossut e compagni, che hanno ancora trovato al tempo giusto un buco per uscire dal tempio. Voi però vi siete lasciato catturare come un allocco e poi fucilare eroicamente! Ditemi, si può con questo dire d’essere furbo?”.

                  10.     Risponde il conte:“Chi ha il danno, su costui normalmente viene anche la vergogna! Ma se siete un tipo così abile, perché anche voi vi siete fatto impiccare? Io penso che, secondo la vostra definizione, se la forza tiene lo stesso passo con la sapienza, allora nemmeno voi dovreste essere uno dei più furbi!”.

                  11.     Dice il francescano: “Proprio non mi soffermo sulle vostre osservazioni assai graziose. Poiché dell’autentica stoltezza magiara io stesso – quale un piccolo gentiluomo – non ne ho mai sofferto la mancanza. Con me si trattò solo del fatto che cominciai a comprendere, purtroppo alcune settimane troppo tardi, dove fosse l’origine di tutto il male in Ungheria. Allora stavano già le forche davanti e dietro, e cannoni e spade senza numero! Amico, allora la mia ragione appena risvegliata non ha più potuto mostrarmi una via d’uscita. Per voi però era tutt’altra cosa. Voi potevate calcolare sulle dita come si sviluppava la faccenda in tempo reale. Invece no! La vostra autentica aristocratica sapienza magiara vi sussurrava all’orecchio: vincere o morire! Ebbene, che cosa ne ha avuto dall’eroica morte sulla forca? Forse alcuni amici nell’America del nord vi faranno un monumento, ma nella storia mondiale voi troverete, per il 1848, un miserabile posticino. Questo sarà poi tutto ciò che avrete da aspettarvi per la vostra eroica morte sulla Terra”.

                  12.     Continua il conte: “Milioni mi stanno piangendo! Milioni comprendono l’ingiustizia che grida vendetta commessa su di me e maledicono per tutti i diavoli l’Austria! Questo è forse niente?”. – Risponde il francescano: “Sì, sì, questo suona romantico e tutto molto bello! Forse un francese ne scriverà un giorno una tragedia. Noi però, i veri eroi, continuiamo a vivere miseramente qui ed a chiederci a cosa ci serve tutto questo per l’eternità!

                  13.     Perciò qui si tratta di non perseverare più nella vecchia stupidità, ma accogliere con cuore estremamente grato ciò che ci viene offerto. Così dimenticheremo di certo facilmente quello che ci toccò nel mondo per nostra pena. Io credo che questo sarà di certo qualcosa di abbastanza chiaro!”.

                  14.     Continua il conte: “Sì, non c’indurre in tentazioni! Dice da qualche parte in quel certo – sì, sì, hm! – Come si chiama questa preghiera? – Hm, non mi viene in mente! Si chiami come vuole – ma da qualche parte sta scritto così, perciò anche adesso io dico: non c’indurre in tentazione!”.

                  15.     Dice il francescano: “Che cosa fantasticate col ‘Non c’indurre in tentazione?’. Non lo capisco proprio, questo, infatti, s’adatta al mio discorso come un pugno nell’occhio! Io prego, si spieghi il signor conte un pochino più chiaramente, se vi dovesse essere possibile!”.

                  16.     Continua il conte: “Stupido chiacchierone! Se mi aveste lasciato finir di parlare! Anch’io non vi ho interrotto, quando prima mi avete riempito gli orecchi con le vostre chiacchiere!”. – Dice il francescano: “Non fate complimenti e continuate con il vostro modo di parlare, altrimenti non la finiremo mai!”.

                  17.     Dice il conte: “La metafora vuol dire quanto: voi volete farmi perdere il mio titolo da conte nel migliore dei modi. Perciò questo è un tentativo di portarmi alla rovina in tutto e per tutto. Niente da fare però! Un conte Bathianyi rimane saldo!”. – “Rimane un bue”. – Dice il francescano fra sé. – “Lo capite ora?”. – Sottolinea il conte.

                  18.     Risponde il francescano: “Ho, molto bene e chiaramente! Detto sinceramente, signor conte – è stata la vostra grande stupidità aristocratica a portarvi alla forca! Se foste stato di un pelo un po’ più saggio, un tale disonore non sarebbe mai capitato alla vostra casa terrena. Questo però dovete ora certo riconoscere che il mondo, per voi come per tutti noi, è eternamente perduto con tutti i suoi finti diritti. Che cosa volete dunque ancora dal mondo ed ora vi rifiutate, a dispetto di tutta la compagnia, di accettare l’aiuto offerto mediante Gesù Cristo, a patto che Lui vi confermi anche qui nel mondo degli spiriti come conte Bathianyi? Rifletteteci una buona volta e poi parlate in modo decisivo – ma non quale magnate d’Ungheria, ma quale uomo bisognoso d’aiuto, come lo siamo noi tutti!”.

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Cap. 136

Dialoghi su Gesù

Esperienze religiose del francescano

Il conte come erudito biblico

Proposta finale del francescano

                    1.       Risponde il conte: “Sì, chi e che cosa è veramente il vostro Signore Gesù? Forse lo stesso del quale parla la favola romana, secondo cui sarebbe stato un figlio di Dio e del quale voi stesso avete detto prima di non aver mai creduto in Lui e alle Sue fandonie clericali romane? Oppure esiste ancora un qualche altro Gesù?”.

                    2.       Dice il francescano – “Sì, lo stesso Gesù di cui la tradizione evangelica afferma che Egli è e rimane il Figlio di Dio – un Signore del Cielo e della Terra in eterno! Io non credevo a questa tradizione durante la mia vita sulla Terra, perché essa è stata troppa abusata da Roma e io dovetti trarne la conclusione: se sola la cosa non fosse un’opera dell’ambiziosa gerarchia di allora avida di potere, sarebbe stato impossibile fare un abuso così vergognoso di un simile Insegnamento divino. Nella gerarchia romana, infatti, in appena 1200 anni sono accadute cose di cui tutto l’Inferno deve avere profondissimo rispetto. E il fondatore di un tale insegnamento, che dimora nel grigio retroscena deve essere un Figlio dell’Altissimo? In verità, signor conte, credere in qualcosa di simile non sarebbe stato un compito da poco per il mio spirito.

                    3.       Quando però più tardi capitò tra le mie mani la Bibbia completa datami da un prete protestante, naturalmente si accese in me un’altra luce. Cercai poi di fuggire ad ogni costo dalla fossa romana degli assassini spirituali, e diventai poi un soldato semplice piuttosto che di nuovo un aiutante cattolico-romano degli assassini dello spirito. In me, infatti, pensai: è sempre meglio essere un assassino della carne che un assassino dello spirito.

                    4.       Perciò il cosiddetto Gesù potrebbe essere benissimo il Figlio di Dio e avere il potere di aiutarci, anche se veniva così rinnegato dalla vergognosa romana. Egli, infatti, è risorto, nonostante il tradimento di Giuda Iscariota, il terzo giorno per proprio potere dalla morte e ad essa ha tolto ogni potere. E proprio da questo Gesù ci viene offerto aiuto attraverso una bocca invisibile! Noi tutti abbiamo sentito le deliziose parole e ancora esitiamo se dobbiamo accettarlo o no? Soprattutto voi, signor conte, siete il più ostinato e non volete comprendere – come se in questa misera condizione doveste perderci chissà che cosa. Vi consiglio perciò, per l’ultima volta, di accettare l’aiuto offerto, oppure, in caso contrario, di non confondere più gli altri!”.

                    5.       Continua il conte: “Ciò che non danneggia voi, non ucciderà neanche me. Anch’io ora voglio accettar l’aiuto! Ma potremmo comunque porre alcune condizioni, altrimenti qui potrebbe capitarci come sulla Terra, dove ci siamo arresi incondizionatamente e poi abbiamo raccolto solo disgrazie. Così, per esempio, sarebbe da porre come condizione principale una considerevole vendetta sui nostri nemici terreni e per noi un completo risarcimento per tutto ciò che abbiamo perduto nel mondo”.

                    6.       Dice il francescano: “Che cose stupide vi vengono in mente! Se per esempio sulla Terra capitaste in mezzo a dei ladri e uno che si trova in posizione di forza volesse aiutarvi, voi gli poneste delle condizioni con le quali accettereste il suo aiuto – non riderebbero di voi perfino gli orsi bianchi? Quando mai si è sentito che un mendicante abbia imposto delle condizioni al benefattore! Ah, signor conte, che non se ne parli più! La nostra resa terrena fu tutt’altra cosa. Là nessuno ci offrì aiuto, ma si trattava di: ‘Resa incondizionata sotto promessa di intercessione!’. Qui però ci viene implicitamente proposto completo aiuto. Come si può fare solo un lontanissimo confronto con la condizione terrena che ci costò la morte del corpo? Vi prego, signor conte, non siate proprio così ottuso!”.

                    7.       Continua il conte: “Sì, avete già nuovamente ragione! Sono forse un po’ stupido, ma un fanciullo scottato teme il fuoco. Qui esisteranno ben altre condizioni di vita da quelle che c’erano sulla Terra. Esperienze tristi però restano fissate profondamente nell’anima di un infelice, e non si può estirparle dal corpo dall’oggi al domani. Ed è sicuramente da perdonarmi se ho esitato un po’ nell’accogliere l’aiuto offerto.

                    8.       A tutti noi era stata promessa anche l’amnistia. Ma quando fummo consegnati agli austriaci, non se ne parlò più! Da simili tristissime esperienze terrene, che ci si è portati dietro in modo vivente, un uomo o uno spirito deve essere un po’ sospettoso ed agire con estrema prudenza in ogni cosa.

                    9.       Riconosco bene che deve esistere un Dio, senza il Quale saremmo stati di sicuro completamente annientati e non avremmo potuto sopravvivere a nessun’esistenza. Questo Dio però è onnipotente e contro il Suo giudizio non v’è ricorso. E in questo sta la ragione più che sufficiente per esitare seriamente ad accettare anche un aiuto offerto e ponderare esattamente tutte le condizioni. Mi ricordo ancora precisamente un episodio della mia giovinezza: una volta lessi un Vangelo in cui si parlava di un grande banchetto. Alla fine, poiché gl’invitati non volevano partecipare, tutti i proletari che si trovavano nei vicoli e lungo le staccionate furono letteralmente tirati per i capelli dai servitori del potente padrone della casa. Quando la grande sala da pranzo fu riempita in questo modo, anche il padrone entrò in sala, osservò gli ospiti proletari e notò uno che non indossava una cosiddetta veste nuziale. E costui lo fece prendere e buttare in prigione! – Che cosa voglio dire con questo? Ebbene, che cosa ha fatto di male questo povero diavolo? I servitori lo presero come gli altri, che forse per caso erano vestiti meglio, dalla strada e lo portarono al banchetto senza scandalizzarsi per la sua veste. Quando poi venne il padrone, condannò solamente il povero diavolo, che sicuramente venne al banchetto senza colpa sua!

                  10.     Se si riflette questa cosa più da vicino, mediante la quale la Divinità viene evidentemente rappresentata nel Suo agire arbitrario, allora nessuno può irritarsi se qualcuno procede con molta cautela nell’accettare perfino l’aiuto offerto dall’alto. Anche a Giuda fu offerto il boccone; ma non appena lo accettò divenne proprio del diavolo! Ditemi, per questi miei fondati motivi mi ritenete ancora stupido come prima a causa della mia esitazione?”.

                  11.     Risponde il francescano: “Ebbene, il signor conte è un eccellente conoscitore della Bibbia! Questo mi rallegra ancora di più, perché porta alla luce proprio un testo che anche a me è parso ingiusto al massimo grado. Ci sono ancora alcuni altri testi, mediante i quali il Signore Gesù, di solito oltremodo buono, rivela veramente un’essenza irremovibile e ingiusta dal punto di vista terreno. In compenso però ci sono di nuovo una quantità di testi che sono molto confortanti. La vostra esitazione, considerata da questo punto di vista, è veramente da scusare. Poiché il potere ha sempre in sé il fatto che può in eterno fare ciò che vuole. Il lato buono però è che non si può immaginare un vero potere senza una perfetta sapienza. E con un essere estremamente sapiente è sempre più facile intendersi che con uno stolto. Così io penso che possiamo rischiare di accettare l’aiuto che ci è stato offerto.

                  12.     Rivolgiamoci dunque nel cuore a Gesù, il Crocifisso, ed aspettiamo con pazienza quello che accadrà! Se viene fuori qualcosa di buono, allora non abbiamo preso una piega sbagliata. Ma se dovesse venir fuori da questa piega qualcosa che per noi assume un aspetto cattivo, ebbene, allora torneremo di nuovo alla nostra condizione”.

                  13.     Continua il conte: “Sarebbe tutto bene e giusto! Ma anche con la sublime Sapienza non si può trattare in eterno, quello che una volta dice, è detto per l’eternità! Lo mostra anche Gesù chiaramente, quando dice: ‘Cielo e Terra passeranno, ma le Mie Parole eternamente mai!’. Se poi dopo la svolta del nostro cuore dovessimo sentire da Lui: ‘Via con voi, operatori d’iniquità!’, – allora che faremo, amici? Io penso, fintanto che non pretendiamo nulla da Lui, anch’Egli non ha bisogno di darci qualcosa, né di bene, né di male. Ma se una volta chiediamo qualcosa, Gli abbiamo anche aperto il portone per fare con noi ciò che vuole secondo la Sua immutabile Sapienza.

                  14.     Mi viene proprio in mente di nuovo un testo adatto per giustificare la mia opinione, e questo testo presenta dieci vergini, di cui metà era saggia, mentre l’altra metà era stolta. Tutte aspettavano il loro sposo. La metà saggia provvedeva alle proprie lampade con olio, ma la metà stolta no! Quando nella notte arrivò la notizia che lo sposo stava per arrivare, probabilmente già entro un’ora – le stolte chiesero alle sagge di dare un po’ d’olio per le loro lampade vuote. Le sagge però rifiutarono in maniera inflessibile, probabilmente per puro amore cristiano per il prossimo! Le stolte furono così costrette ad andare da un mercante per farsi riempire con olio le loro lampade a pagamento. Esse tornarono poi piene di buona volontà nella casa dove si aspettava lo sposo, ma la porta era già stata chiusa col chiavistello! Lo sposo, infatti, era arrivato poco prima che esse tornassero con le lampade piene d’olio. Quando le poverette, ignare, bussarono alla porta chiedendo di entrare, la voce dello sposo brusco tuonò loro: ‘Via con voi! Io non vi ho mai conosciuto e non vi conosco!’.

                  15.     Questa faccenda, considerata dal lato umano, detto con sincerità, è sfacciatamente rude, ingiusta e severa ed anche falsa, se con lo sposo è da intendere la Divinità. Come può, infatti, la Divinità dire a qualcuno: ‘Io non ti conosco!’ – dove in un’altra parte insegna che conta perfino tutti i capelli sul capo di una persona? Ma chi può dar torto all’onnipotente Divinità? Essa fa venire il freddo fino alla disperazione, anche se migliaia muoiono congelati. E se milioni di poveri diavoli pregano per il caldo, rimane tuttavia il freddo, finché la Divinità vuole che sia freddo secondo la Sua Sapienza. Così lascia distruggere senza pietà anche le più belle sementi con gelate e grandine, e nessuno può porLe un limite. Io ti dico, chi si rende dipendente dalla Divinità, costui ha già la miseria in sé. Che cosa sarebbe potuto succedere alle cinque stolte vergini se non fossero proprio ritornate alla casa dello sposo? Si sarebbero risparmiate perlomeno la sgarbatezza! Esse, infatti, non avrebbero potuto dare allo stravagante duro sposo nessun’occasione di sbarrare loro la porta davanti al naso. E così io penso che dovremmo prestare un completo ascolto alla voce di Dio solo quando ci saremo convinti della Sua benevolenza verso di noi. Altrimenti rimaniamo qui, dove siamo, perché io non mi fido dell’onnipotente Divinità!”.

                  16.     Risponde il francescano: “Signor conte, voi prendete la cosa con eccessiva cautela! Io dico che non si devono prendere le Parole di Dio così alla lettera, perché tutta la Scrittura è solamente una rappresentazione metaforica della moralità superiore, come la deve avere un uomo perfetto. Con l’olio delle lampade è inteso principalmente il vero amore per Dio, e con la luce della lampada la sapienza che scaturisce dall’amore. Le vergini stolte però non avevano nessun amore e volevano prendere l’amore anche alle altre. Queste però erano assennate e non si lasciarono traviare. Esse mandarono quelle senza amore fuori nel mondo, affinché andassero a prendersi là l’olio dell’amore. E quelle senza amore andarono e si presero le loro lampade, o meglio i loro cuori, pieni d’amore [olio] mondano. Quando ritornarono con l’amore mondano in casa dello sposo (nella quale noi ora ci troviamo già da molto tempo, come m’immagino ormai non senza motivo) – oppure detto ancora meglio: quando esse giunsero senza vero amore per Dio e pretesero di entrare nel Regno dei Cieli, la Divinità non può aver detto loro altro che: ‘Io non vi conosco con questo vostro amore che non ho mai stabilito come Mio! Andate dunque lì dov’è il vostro amore!’. – Vedete, caro signor conte, così comprendo questo e parecchi altri testi. E così anche è. E in questo modo penso che il signor conte attribuisce troppa durezza alla Divinità. Passiamo oltre ed accettiamo l’aiuto offerto! In verità non potrà andarci così male – me lo dice il cuore!”.

                  17.     Dice uno della compagnia che si trova lì vicino: “Lo credo anch’io! Il Vangelo è interamente metaforico e deve essere ben interpretato, perché tutto è simbolico!”. – Dice il conte: “Vi prego, dominate cortesemente la vostra bocca, altrimenti viene a tutti la nausea! Dunque la nostra esecuzione sulla Terra era forse anche metaforica o soltanto provvisoria? Oppure anche Gesù è stato inchiodato sulla croce metaforicamente?”. – Risponde il rimproverato: “Oh, no, questo non è stato metaforico, questo è stato reale, altrimenti non saremmo stati salvati!”. – Dice il conte: “Bella salvezza questa, di cui finora non ho mai sognato minimamente nulla! Specialmente queste tenebre egiziane e il nostro stomaco completamente vuoto sono le prove più eloquenti della salvezza. Bella salvezza davvero! – Sulla Terra: morte sulla forca, e qui: l’eterna notte – queste sono le vere prove tangibili della nostra grande salvezza! Vi piacciono, miei cari amici?”.

                  18.     Dice un altro: “Finora con la salvezza è andata maledettamente male. D’altra parte però devo riconoscere che, in effetti, non abbiamo mai fatto ancora qualcosa che ci avesse potuto rendere partecipi della salvezza. Se alla fine la forca non ha tolto via una buona porzione dei nostri peccati mortali, allora – se qui veramente procede secondo i dieci comandamenti – con la salvezza andiamo qui maledettamente male. Perché nessuno di noi aveva delle vere virtù cristiane. Io perciò sarei per l’immediata accettazione dell’aiuto offerto, altrimenti potrebbe andarci ancora molto peggio! Noi non abbiamo, infatti, proprio nulla su cui poterci poggiare, al massimo sulla nostra sconfinata stupidità, e nel caso migliore sulla Grazia e Misericordia di Gesù Cristo!”.

                  19.     Dice il francescano: “Ha parlato proprio dalla mia anima! È così! La Grazia e Misericordia di Dio Gesù Cristo – oppure siamo tutti del diavolo! Sulla Terra, infatti, lo eravamo, specialmente negli ultimi tempi, e avevamo maledettamente poca compassione con la miseria mille volte tanta dei nostri simili. Li abbiamo cacciati davanti a noi come si fa con i vitelli e scaraventati sul campo di battaglia. Ed ai nemici andava disperatamente male se cadevano nostri prigionieri. Per dirla in breve, se ora ci anima ancora della vendetta contro coloro che hanno messo le mani su di noi – che misura avrà la vendetta che dobbiamo aspettarci dalle molte migliaia di uomini che sono caduti per mano nostra e oltretutto, alcuni erano forse uomini mille volte migliori di noi!

                  20.     Perciò io penso: perdoniamo di vero cuore a tutti coloro che ci hanno maltrattato moralmente e fisicamente ed alla fine ci hanno crocifisso! Anche noi, infatti, sapevamo mettere bene in croce la vita di migliaia. Cosa pensate, signor conte, ho ragione oppure no?”.

                  21.     Risponde il conte: “Purtroppo! Ma proprio questo mi fa temere che alla fine ci accadrà come alle cinque stolte vergini. Non appena busseremo, sentiremo subito la sentenza, e poi buona notte in eterno!”.

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Cap. 137

L’orgoglio del conte si ribella ancora una volta

Politica terrena nella luce dell’aldilà

Il generale e Robert sui conflitti di questi spiriti

Grande pazienza del Signore

                    1.       Dice il francescano: “Signor conte, su questo c’è poco da dire. L’ingiustizia questa volta è dalla nostra parte, ora dipende unicamente dalla Grazia di Dio. Se questa ci accoglie, non siamo perduti. Ma se questa ci abbandona, allora apparteniamo in eterno al gatto nero”.

                    2.       Il conte dice irritato: “Che cosa dite, l’ingiustizia dalla nostra parte! Dove vive il Dio che mi potrebbe dimostrare questo? Non discendiamo direttamente da Attila? I nostri antenati non hanno ottenuto combattendo per noi la magnifica Ungheria? Non possediamo questo paese già da più di mille anni? Noi stessi abbiamo scelto i nostri re e non siamo mai stati limitati dalla casa degli Asburgo. Averla conservata così a lungo è stata la nostra libera e generosa volontà magiara. Come potevamo mancare di dichiarare deposto dal trono colui che non abbiamo mai unto per re, poiché egli ha solamente usurpato il trono? Suo zio, infatti, il legittimo re dell’Ungheria, non aveva il diritto, secondo la Prammatica Sanzione[4], di insediare senza il nostro consenso un re al posto suo per il nostro potente regno! – E voi parlate di un’ingiustizia da parte nostra!”.

                    3.       Dice il francescano: “Per l’Amor di Dio non parlate qui, nel regno degli spiriti, in modo così stupidamente ultramagiaro! Ditemi, è stata forse la Divinità a donare questo paese ad Attila, come agli israeliti la Terra Promessa di Canaan? Oppure non è stato piuttosto Attila a conquistarlo con le armi e quindi rapinandolo ingiustamente agli antichi nativi? È questo un possesso legittimo dinanzi a Dio? L’Austria, in effetti, aveva dei diritti sul nostro regno più grandi e antichi di quanto volevamo concederle. L’Austria ha riconquistato l’Ungheria dai turchi e ce l’ha restituita come nostra con la sola riserva che gli Asburgo dovessero sempre avere il primo diritto sulla corona d’Ungheria. Perché dovremmo voler avere adesso una propria salsiccia arrostita? Vedete, questo l’ha fatto la nostra presunzione! Siamo diventati troppo ricchi e potenti sotto lo scettro austriaco e volevamo governare da indipendenti il nostro regno e far parlare molto di noi.

                    4.       Questo però non è piaciuto al caro Signor Iddio ed Egli ci fece cancellare i progetti. E voi, signor conte, come un vero figlio di Attila, siete ora libero di far ricorso contro l’onnipotente Signor Iddio. Chissà, quali strani effetti verranno fuori. Vi auguro molta fortuna e bel tempo per questo!

                    5.       Non sapete dunque che nella Sacre Scritture sta scritto: tutto ciò che vuole essere grande dinanzi al mondo è un abominio dinanzi a Dio? Noi però volevamo essere grandi e potenti; ed ora ci troviamo nella salsa più bella! Adesso però basta solo spingere ancora un po’ oltre la stupidità ed avremo la fortuna che ci verrà messo in tavola un autentico arrosto infernale con insalata di zolfo quale eterna ciliegina. Allora non ci rimarrà veramente più nulla da desiderare, perché così avremo già un piccolo assaggio. Avanti con la nostra cocciutaggine, andrà ancora meglio! C’è un vecchio detto: ‘Ciò che l’Inferno vuole, non gli mancherà!’ Ora ho finito di parlare”.

                    6.       Dice il conte: “Molto bello da parte vostra, signor giallo nero! Peccato solo che sulla Terra non siate venuto fuori con questi argomenti dodici mesi prima. Se il diavolo non ci avesse messo lo zampino, già da tempo voi avreste ottenuto un vantaggioso posticino presso il ministero viennese. In verità, una così bell’argomentazione non avrebbe fatto nessun disonore perfino ad un conte Metternich.

                    7.       Se voi doveste venir in contatto al più presto amichevolmente con Gesù, il Signore, cercate di convincerLo affinché mandi giù sulla Terra, alcune celestiali medaglie al merito e di volerle distribuire in segno della Sua Benevolenza a coloro che si sono adoperati assai attivamente nella storia della nostra impiccagione. Poiché vedete, la faccenda dell’impiccagione della gente deve avere presso Gesù, il Signore, un alto valore speciale, perché Egli stesso è morto di una morte simile. No, non avrei mai creduto che voi foste un così ben intenzionato. L’impiccagione vi deve aver fatto molto bene per essere ora così riconoscente al governo austriaco!”.

                    8.       Dice il francescano: “Caro signor conte, a voi piace prendermi in giro come se fossi un monello! Ma non m’importa proprio nulla, poiché io so perché ho parlato così. Voi però non avete capito proprio nulla del mio discorso, perciò vi è anche da perdonare se parlate così. Ho forse elogiato l’azione del governo austriaco? Signore, io conosco così bene i crimini dell’Austria come nessun altro. L’imperatore dell’Austria è già un Vesuvio sufficiente per tutti i paesi dell’Impero austriaco; questo lo sa il Signore Gesù. Noi però volevamo diventare un secondo Vesuvio con tutta la diabolica violenza, e questo era proprio sbagliato. Ed è per questo che l’ingiustizia è da parte nostra e non da parte di Dio!

                    9.       Ora abbiamo il dovere di riconoscere quest’ingiustizia e di confessarla a Dio, il Signore, nei nostri cuori! Non disse Iddio una volta: ‘Nella Mia ira vi ho mandato un re!’. – Se un re è già un’opera dell’ira, allora perché aspiriamo a questo? Abbiamo ricevuto in più anche l’ira di Dio oltre al re! Se avessimo invece combattuto per il Suo Amore anziché per la Sua ira, probabilmente le cose sarebbero più chiare per noi di quanto è attualmente il caso!

                  10.      Gesù vuole ora, come lo percepisco fedelmente in me, diminuire il numero dei reggenti e non aumentarli, per motivi di sicuro altamente saggi. E così siamo arrivati a Lui al momento giusto, poiché volevamo aumentare l’Europa di un nuovo libero regno! Dobbiamo forse insistere anche qui per la realizzazione di quest’idea e perire per questo eternamente? La smetta il signor conte una buona volta con queste mondane stupidità di grandezza! È abbastanza che sulla Terra siamo stati ben bene uccisi per questo!”.

                  11.     Nella prima sala della casa il noto generale, che sta or ora uscendo dalla seconda sala con Helena, dice a Robert: “Ascolta, questa sì che una storia noiosa! Ciò che stanno confabulando quegli spiriti infelici là fuori è incredibile! Lì una stupidità batte letteralmente l’altra! Ora questi individui litigano già da una mezza eternità se devono accettare o meno l’aiuto offerto dal Signore! No, questo non potrebbe accadere facilmente una seconda volta in tutto l’infinito! Quanto tempo dobbiamo ancora portar pazienza con questi chiacchieroni?”.

                  12.     Dice Robert: “Mio carissimo amico e fratello, il Signore è qui la Misura viventissima per tutti noi. Guarda lì attraverso la porta, come s’intrattiene con i Suoi e parla proprio di questo, su come bisogna procedere in futuro con questi trenta. C’è forse qualcuno di tutti noi che nota solo la più piccola impazienza sul Suo santissimo Volto?. – Risponde il generale: “Veramente no! La Calma più divina e la Grazia eternamente uguale irradiano da tutto l’Essere Suo”.

                  13.     Dice ancora Robert: “Vedi, fratello, questa è la nostra misura di pazienza e di amore! Per Lui non esistono nemici, i conservatori sono Suoi figli tanto quanto i radicali. Egli provvede a tutti! Se un qualunque padre terreno ha molti figli che vivono tra loro in lite e contesa, certo egli punisce ben i più spavaldi. Ma egli non può, e certo non nega il suo amore uguale per tutti e perciò si sforza sempre di provvedere per ognuno al meglio. – Cos’è dinanzi al Signore l’essere mondano  conservatore o radicale dell’uomo? Anch’Egli castiga gli spavaldi, ma proprio mediante questa punizione provvede per loro ancora di più. Egli è pur sempre il Medesimo che lascia le novantanove pecorelle nel recinto e va alla ricerca della centesima che porta poi con gioia sublime nel Suo grande ovile, che è circondato da tutti i lati dalla Sua Grazia, Amore e Misericordia divina.

                  14.     E così anche noi dobbiamo avere la massima pazienza con i Suoi figli, fratelli nostri. Qui, infatti, non esistono più partiti estranei, ma solo figli di Uno e lo stesso Padre! Noi qui non diciamo mai: ‘Signore, l’Austria opera contro il Tuo Ordine – puniscila!’, oppure ‘Gli ungheresi hanno agito contro la legge Tua – castigali!’, bensì diciamo: ‘O Padre, guarda clemente giù alla povera Terra e illumina i nostri deboli fratelli, a qualunque partito possano essi appartenere, e aiutali tutti!’. – E il Signore ci risponderà clemente: ‘Perché chiedete voi? Avete forse più amore di Me per i vostri fratelli e sorelle, quale il Padre di tutti?’. A simile contro risposta resteremo senza parole di fronte al grande Amore dell’eterno santissimo Padre.

                  15.     Egli ama tutti nella stessa misura! Coloro che lo vogliono, anche arrivano a Lui, e non c’è nessuno escluso. Come fa splendere il Suo sole sui degni e sugli indegni, e come cade la Sua pioggia sulle erbe nobili e non nobili, così è anche la Sua Grazia, il Suo Amore e la Sua Misericordia. Esse s’irradiano ugualmente su tutti, e non raramente proprio sui più deboli arriva un completo nubifragio del Suo sublime Amore, Pazienza, Grazie e Misericordia.

                  16.     Pazientate ancora un poco, e voi tutti vedrete cosa può fare l’Amore del Signore! – Proprio su questi trenta la Sua Misericordia avrà un effetto del tutto particolare!”.

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Cap. 138

Il conte e il francescano sulle voci di nuovo sentite

Il conte esterna ancor sempre ripensamenti

Un uomo del popolo invoca Gesù

                    1.       Alcuni dei trenta che si trovano fuori percepiscono questo discorso, il conte Bathianyi molto chiaramente, addirittura parola per parola.

                    2.       Il conte se ne stupisce molto e dice al francescano: “Amico, avete inteso queste parole molto consolanti? A quanto pare non abbiamo ragione né io né voi. A dir il vero la prima voce era un po’ rauca e piena d’impazienza. Dopo però se n’è levata un’altra, una voce angelica estremamente soave e fluiva come balsamo nel mio petto oppresso! Sì, amico, mi piace il Signore Gesù! Ma come me Lo avete descritto voi, veramente non avrei mai potuto aver bisogno”.

                    3.       Risponde il francescano: “È un imbroglione e mascalzone colui che dà più di quello che ha. La mia opinione era almeno sincera, anche se qualche volta un po’ grossolana. Qui, infatti, è ugualmente tenebroso per tutti noi, allora non c’è nemmeno da stupirsi che le nostre controversie non possano essere troppo chiare. In fondo però avevo ragione, poiché ho tentato di indurvi ad accogliere l’aiuto offerto da parte del Signore Gesù Cristo. Il signor conte era però propenso piuttosto fermamente per il rifiuto di quest’aiuto – al massimo con ogni tipo di condizioni ridicolmente sciocche. Ora però l’avete sentito con i vostri orecchi, e così io penso che d’ora in poi non farete più nessun’altra difficoltà.

                    4.       Che io non conosca Cristo, l’eterno Figlio dell’Altissimo, così come Lo conoscono i Suoi angeli, certo sarà facilmente comprensibile. Ma sapevo bene che il buon Signore Gesù non è proprio così inesorabilmente tirannico come l’ha presentato sant’Ignazio di Loyola. Poiché ho sempre davanti agli occhi il versetto in cui Gesù una volta disse: ‘Venite tutti a Me, voi che siete affaticati e oppressi, Io vi ristorerò!’. Purtroppo i preti romani hanno interpretato questo per il lodevole confessionale, sui cui gradini soltanto il Signore Gesù accoglie e ristora gli affaticati e gli oppressi. Ma questo ristoro del confessionale ha già portato qualche debole alla disperazione e a parecchi hanno preso tutti i loro averi, la loro quiete e la vita – condizioni che hanno veramente poco ristoro da dimostrare! – Io però pensavo in me che un uomo oltremodo buono agirebbe con gli affaticati e oppressi certamente in modo diverso da come agisce l’unica vera santa Chiesa romana, la quale dopo la condanna dei poveri eretici alle eterne pene dell’Inferno, si gusta innocentemente il pranzo, come se nulla fosse accaduto – e in più ha la sfacciataggine di chiamarsi una madre assai amorevole!

                    5.       E così io penso: noi saremmo già affaticati ed oppressi ed avremmo pienamente motivo di recarci dall’amorevolissimo Signore Gesù e di implorarLo per ottenere il ristoro promesso ed offerto. Io sono pronto a dare l’inizio. Chi vuole seguirmi, faccia ciò che ora irrevocabilmente farò io!”.

                    6.       Dice il conte: “Aspettate un momento! Forse, dalla bocca invisibile, ci vengono ancora alcuni suggerimenti su come dobbiamo affrontare la cosa. Presso l’altissimo Signore non si può certo agire senza tattica. Voi siete veramente d’intelletto assai chiaro, nonostante l’oscurità che ci circonda. Ma fate l’errore di considerare le condizioni di vita altamente mistiche di questo mondo con occhi troppo naturali e volete agire così come sulla Terra in casa dei vostri genitori! Voi sapete veramente cosa si trova qui sopra di noi e sotto di noi? Perciò qui si tratta di raccogliere informazioni precise prima di rischiare anche il migliore dei passi.

                    7.       Non sono niente affatto contrario ad accettare l’aiuto offerto, anzi, me ne rallegro perfino come un fanciullo! Vi dico ancora di più: il mio sommo desiderio è ora di vedere Cristo, il Signore dall’eternità, e di cadere ai Suoi Piedi al colmo dell’amore e, se possibile, morire là d’amore! Però amico, strappare subito l’intera mano quando ci viene mostrato misticamente il dito mignolo, questo non va!

                    8.       La gentilezza quale insegna di un cuore riconoscente ed umile viene vista volentieri sulla Terra, ma viene molto sprezzata l’invadente presunzione. Dovremmo ora accettare qui, nel regno della vera vita, di dover essere maleducati come un monello per ottenere qualcosa dal sublime Signore dell’Infinità? – Perciò, mio caro amico, chi va piano va sano e va lontano! – Così tutto si potrà fare, secondo il mio parere”.

                    9.       Dice il francescano: “Ebbene sì, in questo senso anche voi per una volta non avete torto. Dobbiamo presentarci davanti a Dio veramente nel più profondo rispetto, anche se inizialmente solo nel cuore. E così aspettiamo ancora un po’, forse sentiremo nuovamente qualcosa di consolante”.

                  10.     A queste parole del francescano l’intera compagnia tace ed ascolta per vedere se non riesce a percepire ancora qualcosa. Da nessuna parte però giunge una parola.

                  11.     Dopo un po’ d’inutile attesa, si fa avanti uno dalla compagnia e, postasi dinanzi al conte dice: “Amico, sono sempre stato un magiaro con anima e corpo e non temo né la morte né il diavolo. Tutta la mia vita è stata consacrata al pesante servizio dell’Ungheria. Nessun Dio avrebbe potuto indurmi ad altro se non alla salvezza della nostra patria. Tutto il nostro riconoscere però era un’idea cervellotica. Perché qualunque cosa facevamo nell’idea fissa che giovasse alla patria, lo facevamo senza Dio. Certo, recitavamo preghiere agli orecchi del popolo per incantarlo. Ma dov’era il nostro cuore, dove la nostra fede, dov’era l’amore per Dio e per il popolo?

                  12.     Sapevamo di essere deboli e aspettavamo un aiuto dall’esterno. Questo però non arrivò e dovemmo sopportare che, in seguito alla nostra mania di grandezza, il nostro avversario cercasse e anche ottenesse l’aiuto della Russia. Alla fine però dovette divenir evidente com’eravamo messi. E il risultato fu che, non solo non abbiamo servito il nostro popolo, ma abbiamo solo trasformato le nostre speranze in sogni vuoti.

                  13.     Da ciò io concludo che qui non dovremmo affidarci a nessun altro aiuto. La proposta, che suonava meravigliosa, diceva: ‘Rivolgetevi al Signore Gesù, e sarete aiutati’. – Contro ed in favore ho già sentito una quantità di parole fino alla nausea tra te ed il francescano. Quanto a causa di ciò è migliorato per noi? Ci troviamo ancora al punto di partenza! Perciò più nessuna esitazione, ma agiamo secondo le condizioni rese note! Altrimenti me ne vado ed agisco solo per conto mio!”.

                  14.     Dice il conte: “Mio caro amico, è molto strano che in questo mondo chimerico degli spiriti tutti i radicali diventino giallo-neri! Alla fine la Divinità stessa è tutta giallo-nera!”.

                  15.     Lo interrompe l’altro agitato nel mezzo del discorso: “Eh, dimmi nel Nome di Dio, che cosa hai guadagnato con il tuo far felice i popoli anti giallo-nero? Noi due e forse ancora alcune dozzine siamo stati impiccati, ecco il nostro guadagno tutto radicale! E la nostra condotta anti giallo-nero non deve essere stata molto piacevole alla cara Divinità, altrimenti dopo la nostra esecuzione non saremmo sicuramente stati messi in una simile condizione straziante!

                  16.     Vedi, amico, anche se ci troviamo in una completa oscurità, il cuore mi si fa sempre più pieno di luce. Riconosco molto chiaramente che l’uomo non è creato per la Terra – sulla quale deve fare solo una vita di preparazione, ma è creato per un mondo degli spiriti che dura in eterno, nel quale si può manifestare facilmente la beatitudine più grande.

                  17.     Se fossimo rimasti fedeli al governo austriaco e avessimo sopportato qualche pressione che fu messa in atto per il generale miglioramento, ora andrebbe meglio per noi. Ma poiché siamo diventati disubbidienti al governo certamente eletto da Dio e volevamo noi stessi diventare reggenti, abbiamo ricevuto anche la ricompensa per questo. È già sufficiente che sulla Terra abbiamo fatto venire alla luce del giorno capolavori di stupidità umana. Dobbiamo forse farne anche qui ancora uso? Piuttosto preferisco essere in eterno un normalissimo abitante di un qualche Cielo giallo-nero che in quest’Inferno un re radicale!

                  18.     Ora non mi unisco più ad alcun colore, ad eccezione del colore dell’obbedienza e della vera umiltà. E così ora esclamo ad alta voce:

                  19.     ‘Tu sublimissimo, giustissimo e amorevolissimo Signore e Dio Gesù, Tu che hai salvato anche me con il Tuo santissimo Sangue sulla Croce, aiuta me e possibilmente noi tutti ad uscire da questa tenebrosa e disperata situazione! Non ascoltare l’ambizioso piagnisteo asinino di un egoistico democratico dell’alta nobiltà, presso il quale canaglia significa il popolo comune! Ascolta invece anche noi altri poveri diavoli ed aiutaci tutti secondo la Tua Grazia e Misericordia ad uscire da questa grande desolazione che persiste già da alcune migliaia di anni terreni!”.

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Cap. 139

Nel conte si fa luce

Un’alta montagna ed un palazzo diventano visibili

Insegnamento assai amorevole sull’Ordine nell’Aldilà

                    1.       A quest’appello dell’oratore il conte quasi si volta dallo sdegno e vuol fuggire di lì. Il francescano però lo afferra forte per la veste e dice: “Signor conte, non un passo di più! Voi avete già dominato su di noi in Ungheria come primo ministro. Ora diventa più chiaro, arriva l’Eterno Giudice: voi risponderete per noi dinanzi a Lui! Mi comprendete?”.

                    2.       Il conte, inorridito dalla strana severità del francescano ed ancor pieno di sdegno per la preghiera dell’oratore, cade letteralmente in preda alla febbre e dice del tutto calmo: “Bene, bene, sì mi va tutto bene. Vi chiedo però che non mi uccidiate come un rapinatore assassino! Non mi aggredite ora in questo modo, anzi voglio fare tutto!’. – Dice il francescano: “Allora va bene, ma davanti all’Eterno Giudice come andrà a voi – e come a noi quali vostri complici?”.

                    3.       Continua il conte: “Mio caro amico, non avete dunque sentito prima che il Signore vuole essere clemente e misericordioso con tutti noi!? Come deve Egli poi volerci giudicare? Oppure a che scopo l’Onnipotente e Onnisciente dovrebbe tener prima un confronto con le Sue creature per portarle, mediante la loro stessa ammissione, a comprendere da sé che a ragione esse sono condannate? Oh, questo è maledettamente debole da parte di un prete cattolico-romano attribuire alla Divinità debolezze umane. Dio è buono e misericordioso con chi vuole esserlo. Ma chi Egli lascia cadere, per costui non c’è aiuto, meno ancora l’intercessione di un conte ungherese. Io penso però che il caro Signor Iddio non guarderà allo sterco che ci siamo reciprocamente scagliati addosso. – Comprendete questo, mio caro padre grossolano?”.

                    4.       Risponde il francescano: “Va bene, signor conte! Vedremo chi alla fine avrà ragione. Ora, a quanto mi sembra, verso oriente si sta schiarendo sempre di più. Se almeno non ci fosse questa spiacevole nebbia! Altrimenti con questo chiarore dovremmo già scorgere qualcosa qui e là, se mai esiste qualcosa da riconoscere”.

                    5.       Parla di nuovo l’oratore: “Cari amici e fratelli, un buon pensiero ha attraversato l’anima mia e ve lo voglio comunicare! Vedete, noi tutti siamo diventati ugualmente infelici e nessuno ha qualcosa contro l’altro. Che ne direste se invece noi rimanessimo insieme in vera fratellanza ed amicizia ed attendessimo, senza reciproci rimproveri, ciò che disporrà di noi l’onnipotenza di Dio? È già comunque abbastanza tormentoso se temiamo dinanzi a Dio come una colomba davanti agli artigli di un’aquila. Credete forse che così facendo il giudizio di Dio cadrà su di noi in forma più mite? Dio fa ciò che vuole, e nessun’eternità Lo distoglie dal Suo giudizio una volta che è stato espresso! Perciò siamo almeno benevoli tra noi, nel caso la Divinità non dovesse venirci incontro benevolmente! – Ma ora sul serio si sta schiarendo sempre di più, ed il cielo mi sembra più blu! Solo non riesco ancora a scorgere delle stelle. Probabilmente qui non ce ne saranno nemmeno”.

                    6.       Dice il conte: “Bravo, fratello Miklosch, il tuo discorso mi piace mille volte di più che quello del monaco Cyprian. In verità, un prete rimane in eterno proprio un essere insensibile! Gli sia però tutto perdonato! D’ora in poi non insorgerò più, nemmeno contro il mio peggior nemico. Dio doni a tutti noi una vera conoscenza ed una reciproca salda pazienza! La Sua Volontà sia con tutti noi!”.

                    7.       A questa dichiarazione del conte le nebbie diventano rade e a tutti sembra come se non si trovassero da troppo tempo in questa zona.

                    8.       Miklosch dice dopo un po’, quando scopre verso occidente e settentrione una montagna enorme: “O amici, là, guardate là! Terra, alta montagna! Finalmente, per la prima volta terra in questo mondo, e che terra d’alta montagna! Non c’è altro in eterno che regga il paragone con la maestosa vista di un’alta montagna! Questo addolcisce meravigliosamente il sentimento dell’uomo altrimenti spesso così misero e il suo cuore viene rafforzato nella fede in un Dio onnipotente e s’infiamma d’amore per Lui. Oh, come sono edificato ora alla vista di questa gigantesca montagna! Specialmente la cima tra occidente e settentrione è qualcosa d’immenso. In verità, rispetto a questa le cime più alte della Terra sarebbero da chiamare appena collinette. Vedete anche voi questa magnifica alta montagna?”.

                    9.       Rispondono tutti: “Certo che la vediamo. Ma deve essere ancora molto lontana da qui. Lo si può desumere dal colore grigio blu. Ci si deve quasi slogare il collo se si vuole ammirare quelle cime altissime. Che altezza deve essere questa! Mille volte Iddio sia lodato, perché otteniamo di vedere qualcosa ancora una volta! Oh, questo è magnifico, si potrebbe francamente stancarsi gli occhi a forza di contemplarle, strano però che verso meridione ed in particolare verso oriente tutto sia ancora avvolto dalla nebbia! Eppure viene un certo chiarore solo da oriente! Il Sole, se qui ne esiste uno, deve trovarsi ancora molto sotto l’orizzonte, perché a quelle altissime cime non giunge nemmeno un raggio”.

                  10.     Dice il conte: “Sì, a quanto vedo la cima più alta è già toccata dai raggi, altrimenti non splenderebbe in modo così rossiccio. È però davvero qualcosa di immensamente maestoso la vista di una montagna così! Amici, se solo qui avessimo una guida, sarei veramente uno dei primi a decidersi di scalare una montagna del genere. Dalla parte meridionale la cima non dovrebbe essere troppo difficile da scalare. E qui non avremmo proprio nulla da perdere. – Ebbene, monaco Cyprian, che cosa ne dite?”.

                  11.     Risponde il francescano: “Che cosa devo dire? Ho parlato abbastanza e non mi si è dato ascolto, ma sono stato solo insultato come un grossolano. Perciò ora sto zitto, ascolterò soltanto ed agirò di conseguenza, se ciò che sento mi starà bene! Andate in montagna, allora non rimarrò indietro da solo. Io però penso che su quella cima immensamente alta a nessuno di noi verrà il mal di testa, anche se già a guardare in alto viene un giramento. Chissà come andrà lassù”.

                  12.     Dice Miklosch: “Sì, lo penso anch’io! Noi qui siamo spiriti e quindi molto più leggeri che sulla Terra; ma non vorrei osare un salto mortale da un’altezza simile. Rimaniamo perciò ancora un po’ finché diventerà più chiaro, poi si vedrà che cosa ci resterà da fare. Nello spirito mi sembra che in breve riceveremo qui visite singolari. E se i miei sensi non m’ingannano, da oriente sta già arrivando qualcuno verso di noi”.

                  13.     Dice il conte: “Sì, anch’io vedo qualcuno con una veste pieghettata. Vuoi vedere che alla fine c’è ancora un nuovo venuto dalla cara Terra, forse anche uno giustiziato come noi?”.

                  14.     Incalza il francescano: “Allora dovrebbe essere avvolto ancora in stracci terreni come lo siamo noi. Sulla Terra dai tempi degli antichi greci e romani nessun uomo porta più una veste pieghettata. Costui sarà un cittadino molto antico di questo mondo! Ebbene, presto si vedrà chi è e quale potrebbe essere la sua funzione. Lo chiamerò di venire qua da noi!”.

                  15.     Dice Miklosch: “Credo che non ci sia bisogno di chiamarlo, egli sta già venendo dritto verso di noi. Il suo approssimarsi fa una buona impressione perfino benefica sull’essere mio. Questo deve essere uno spirito oppure un uomo buono! Ora diventa anche più chiaro man mano che si avvicina, e questo è molto strano! Guardate là verso oriente: vedo dietro a quest’uomo, attraverso la nebbia ancora fitta, i chiari contorni di un palazzo enormemente grande!”.

                  16.     Tutti si rivolgono verso oriente e scoprono subito ciò che ha scorto Miklosch, e se ne meravigliano enormemente. Il conte dice: “Vedete, prima avevo ragione! Se ci fossimo mossi di alcune centinaia di passi, avremmo sbattuto il naso contro l’edificio e lì avremmo potuto chiedere di entrare! Così invece siamo qui ancora”. – Dice il francescano: “Non fa niente! Nell’eternità un paio di minuti prima o dopo è lo stesso! Ora però silenzio! Il buon uomo, che probabilmente dimora in quel palazzo, è già molto vicino. Le buone maniere impongono che gli andiamo incontro, poiché è sicuramente per noi che viene qua”.

                  17.     Tutti sono d’accordo con questa proposta e vanno incontro a colui che sta arrivando. Quando s’incontrano con lui, il conte prende la parola e dice: “Mi permettete cortesemente di chiedere – dove state andando con tanta fretta? Avrete certamente ancora un lungo cammino da fare!”.

                  18.     Risponde lo straniero: “Salute a voi, cari amici e fratelli! Vengo qui solo per causa vostra. Ho inteso le vostre voci e mi sono perciò affrettato fuori da questa casa per offrire aiuto a tutti voi caso mai ne abbiate bisogno. Io dimoro in questa casa che da qui voi scorgete ancora un po’ avvolta nella nebbia”. Dice il conte: “Con tutta probabilità voi sarete lo stesso proprietario!”.

                  19.     Risponde lo straniero: “Sì, diciamo a metà, come si suol dire. Vedete però, qui non esiste veramente possesso personale, tutto è, in un certo senso, patrimonio comune. In questo regno esiste una democrazia pura. Ciò che appartiene ad uno, infatti, appartiene anche a tutti gli altri che sono dello stesso sentimento e dello stesso cuore. E così anche voi potete prendere possesso a piacimento di tutto, senza chiedervi con ciò: a chi appartiene qui questo o quello? Qui regna la perfettissima libertà, sulla quale ogni spirito liberissimo può comandare senza obiezione alcuna. Ciò che uno vuole qui, anche riceverà”.

                  20.     Dice il conte: “O bella, questo è un ordine magnifico! Lo volevamo ottenere combattendo anche sulla Terra, ma lì non è successo. Là, infatti, esiste ancor sempre il diritto del più forte! – Ma qui sembra valga perciò il diritto del primo possessore o addirittura l’antichissimo ‘ognuno è signore di se stesso’?”.

                  21.     Risponde lo straniero: “Sì, sì. è all’incirca così, ma certo è ancora un po’ diverso! Qui, infatti, esiste solo un diritto, e questo è il diritto del libero e puro amore. Come l’amore, così il diritto da ed attraverso l’amore! Ciò che volete che si faccia a voi, fatelo anche agli altri – questo è qui il principio della vita! E poiché ognuno fa di questo supremo principio giuridico una massima fondamentale di vita, egli accorda in questo modo anche ad ognuno il libero diritto di condividere tutto ciò che ha, poiché a sua volta può permettersi imperturbato lo stesso diritto. – Voi vedete ora quella casa già un po’ più chiaramente. Ed io vi dico che voi avete il pienissimo diritto di condividere l’utilizzo di questa casa, perché il proprietario dal canto suo ha lo stesso diritto ad una proprietà che voi potrete ottenere qui da qualche parte. Siete d’accordo con questi principi giuridici?”.

                  22.     Dice il conte: “Ma, amico, questo è il comunismo nella forma migliore oppure proprio il vero, puro e vecchio cristianesimo! Sulla Terra per una tale costituzione statale, non fiorirà ancora per lungo tempo un simile frumento. Essa è, in effetti, la costituzione più naturale e migliore di un popolo. In ciò c’è solo il male che in questo modo la pigrizia si trova in un forte vantaggio davanti alla diligenza”.

                  23.     Risponde lo straniero: “Amico, ti sbagli! Il pigro ed il diligente non stanno qui in nessun rapporto, perché è impossibile che il pigro possa volere la stessa cosa del diligente. Qui esiste il vero ‘il simile si associa al simile’, e il dissimile si separa da solo. Se, infatti, il sommo motivo giuridico significa che ognuno faccia al fratello ciò che egli stesso può desiderare da suo fratello, – in questo modo è già escluso che il pigro desideri avere, dal suo diligente fratello, tutto ciò che a lui è conveniente, senza tuttavia avere l’intenzione di fare lo stesso al fratello. Questo non si verifica assolutamente, perché qui ogni spirito fa in modo di essere utile al suo fratello in ogni modo possibile. Chi però è pigro e non è animato da questo spirito, presto gli viene la nausea per un simile comunismo, e si sceglie una compagnia che ha in tutto il suo stesso modo di sentire. Ma come potranno poi in breve tempo andar le cose in una tale isolata compagnia di fannulloni, dovrebbe essere chiaro ad ognuno senza molte spiegazioni.

                  24.     Voi a questo dite: ‘Sì!’, perché ora comprendete perfettamente questo e riconoscete per buona la legge del diritto di questo mondo nel quale non esiste più morte – allora comportatevi anche così, come questa legge nel vostro interesse lo richiede! Voi, infatti, facendo così, sarete già perfetti cittadini di questo mondo e potrete usare tutto in un modo che sia buono e utile per voi se volete entrare in quella casa per prendervi lì un qualche ristoro. Dovete però solo portare con voi la ferma volontà di voler essere utile in ogni possibile modo a questa casa!”.

                  25.     Dice il conte: “Mio caro e stimatissimo amico, questo s’intende da sé! Io, infatti, preferivo non esistere piuttosto che accettare qualcosa da uno cui non potessi restituirlo di nuovo in un modo o nell’altro. Così è anche tutta la mia schiera; di questo posso io fare da garante con la migliore coscienza! Ma ora, caro amico, che abiti certamente già da qualche tempo in questa zona e conosci bene tutti i dintorni, dì a noi tutti come dobbiamo, per nostro aiuto, rivolgerci all’Unico Dio del Cielo e della Terra, cioè a Gesù, il Crocifisso? Dov’è Egli? E i nostri occhi peccaminosi potranno mai contemplare il Suo volto santissimo?

                  26.     Prima, quando qui era ancora molto buio, siamo stati invitati da una voce di rivolgerci a Gesù, se vogliamo essere aiutati. All’inizio lo ritenevo più un’illusione acustica. Ma poi un po’ alla volta ho cominciato a comprendere che ci doveva essere veramente qualcosa in questa faccenda. Ma come afferrarla effettivamente, è un’altra questione! E questo non potrebbe spiegarcelo nessuno meglio di te che qui sarai sicuramente, e in tutto e per tutto, completamente a casa”.

                  27.     Dice lo straniero: “Proprio così, miei cari amici! In questo mondo io sono, per così dire, ovunque perfettamente a casa. Ma per quanto riguarda la vostra domanda, vi siete già rivolti al Signore Gesù, per questo è diventato subito più chiaro intorno a voi. In questa faccenda perciò non ho più bisogno di comunicarvi altro. Serbate nel vostro cuore solo Gesù, così vi verrà al più presto l’aiuto migliore. Dovete solo bandire da voi in eterno orgoglio, superbia, egoismo, ogni sentimento di vendetta e la molesta sensualità riguardo al sesso femminile che voi avete portato dal mondo e rimettere tutto a Gesù, il Signore. Allora sarete in eterno presso di Lui, intorno a Lui ed in Lui! Poiché incommensurabile è la Sua bontà”.

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Cap. 140

Ulteriori domande su Gesù allo straniero

Enigmatica risposta

                    1.       Dice Miklosch, tutto affascinato dalle parole dello straniero: “O carissimo amico, sembra che tu conosca bene il Signore Gesù Cristo, altrimenti non potresti parlare di Lui con una sicurezza simile, perciò dacci per favore una piccola descrizione di Lui, e mostraci all’incirca il luogo dove Egli suole intrattenersi di preferenza con i Suoi beatissimi amici”.

                    2.       Risponde lo straniero: “Cari amici! Per quanto riguarda la prima domanda, devo anche dirvi che proprio io stesso ho con Lui la più grande somiglianza. Di persona Egli appare proprio così come me. Anche la Sua voce è proprio come la mia. In verità, chi vede me, vede la reale, perfetta immagine del Signore Gesù! Guardatemi quindi con attenzione e vedrete allora già tanto bene qual è l’aspetto di Gesù stesso.

                    3.       Per quanto però riguarda il luogo dove si trova, la risposta è un po’ difficile, perché alla fine tutto va a confluire in una cosa sola. In generale Egli dimora nell’eterno Oriente. E considerato dal punto di vista naturale terreno, nella regione della costellazione del ‘Leone’, e precisamente nel corrispondente Sole centrale spirituale che comprende quello naturale sotto il nome Regulus, e oltre ad esso Egli dimora nell’intera Infinità. Mi avete compreso bene?”.

                    4.       Risponde il conte: “Sì, per quanto è possibile! Ma che ti sia espresso un po’ vagamente sul dove, ognuno di noi l’avrà certo notato. Come potrebbe andare a finire alla fine in una cosa sola la tua personale somiglianza con Gesù ed il Suo vero luogo dove si trova, questo carissimo amico, è per me un pochino troppo all’incirca! Che cosa, infatti, ha da fare la tua casuale somiglianza con il vero luogo dove si trova il Signore Gesù? Come può essere la stessa cosa? Qui, nel fervore forse ti sei sbagliato un pochino. Sii dunque così buono e spiegaci questa cosa un po’ più chiaramente!”.

                    5.       Risponde lo straniero: “Sì, mio caro Bathianyi, vedi, qui è così! Ad uno non deve essere chiaro tutto in una volta. Non vedi tu, infatti, come questa regione non vuole rischiararsi dalla nebbia in una volta sola? Così è anche con qualche risposta. Una risposta completa rende lo spirito pigro, perché esso non ha nient’altro da domandare. Ma se la risposta è un po’ vaga, lo spirito diventa oltremodo diligente per raccapezzarsi nuovamente dentro di sé. Vedi, per quanto riguarda l’aspetto di Gesù tu non hai sollevato ulteriori obiezioni. Il tuo spirito si è abbandonato subito al suo pigro riposo a questa chiara risposta e non ha chiesto altro. Ma l’oscurità della seconda risposta lo ha risvegliato e ti ha costretto a dover chiedere altro. E questo è bene! – Perciò in futuro non farti alcuno scrupolo su qualunque apparente dubbio, perché al momento giusto tutto ti diventerà già chiaro!”.

                    6.       Dice il conte: “Tutto questo è assai bello, vero e buono, ma rimane sempre molto mistico!”. – Gli tronca la parola in bocca il francescano: “Sì, sì, mistico e sempre mistico! Dobbiamo essere contenti che quest’amico c’impartisca così tante informazioni, non però che dobbiamo criticare le sue meravigliose parole. La seconda risposta non mi ha minimamente turbato. Ma voi, signor conte, volete prendere già nuovamente tutta la mano dove vi viene mostrato un dito. In questo non trovo veramente nessuna cortesia, che del resto vi era certo così propria!”. – Risponde il conte: “Amico, questo non vi riguarda! Se voi siete di uno spirito pigro, lo siate pure, ma non dovete pretendere nessuna pigrizia dal mio spirito!”.

                    7.       Interviene lo straniero: “Calma, calma, amici miei! In un simile fervore non si raggiunge niente di grande e di vero. L’Amore sia la vostra guida!”.

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Cap. 141

Il francescano sull’Amore e sua critica al conte

Sua aristocratica risposta

Intervento di Miklosch

                    1.       Dice il francescano: “Avete sentito che cosa ha detto questo nobile amico? L’Amore deve essere la nostra guida! Con poche parole ha detto immensamente molto. Sì, l’Amore, il grande santo Amore! In questo sta nascosto ogni segreto della vita.

                    2.       Anche noi conosciamo certo una specie di amore. Questo però da noi si chiama numero uno: – amor proprio – e numero due – amore per la carne – o meglio la carne del bel sesso. Con questa specie d’amore noi due abbiamo dovuto sostenere parecchie avventure. Ma di quell’Amore divino che ancora sulla croce sotto enormi dolori riusciva a chiedere pienissimo perdono all’eterno Padre per i Suoi assassini – signor conte, di un simile Amore noi due non abbiamo ancora mai sognato niente! E certo solo in quest’Amore è contenuto tutto ciò che comporta la vita.

                    3.       Rovinare i nostri nemici, augurar loro ogni avversità sulle proprie teste e consegnarli all’Inferno – per questo soltanto eravamo fatti. Ma benedir coloro che ci hanno maledetto, far del bene ai nostri malfattori e accogliere coloro che ci hanno perseguitato, di questo non c’è ancora nessuna traccia nei nostri cuori. Finora, infatti, abbiamo sempre custodito segretamente una possibile vendetta. Condannare i propri fratelli possedendo un qualunque potere, non è veramente arte. Odiare i fratelli per divergenze d’opinioni è una cosa facile. Ma diventare maestro delle proprie passioni, usare solo il puro Amore divino su tutte le debolezze degli uomini ciechi, augurar loro grazia e perdono dal più profondo del cuore e aver pazienza e misericordia con tutti i fratelli, amico, questa è un’arte completamente diversa!

                    4.       E vedete, carissimo amico, questo è proprio il santo Amore di Dio, il segreto di ogni vita, di cui ognuno di noi non ha ancora mai sognato niente. E se non sbaglio, il nostro amico ancora sconosciuto ha inteso che fosse proprio questo Amore a diventare la nostra guida. Ma come sarà questo possibile se non andiamo d’accordo l’uno l’altro molto meglio di quanto fanno cani e gatti? Detto sinceramente, signor conte, principalmente m’inquietate voi più di tutti, per il fatto che non volete deporre nemmeno il vostro titolo. Io ho detto addio già da tempo al mio ‘padre francescano’. Perché voi non lo avete fatto da tempo con il vostro ‘signor conte?’. Credetemi, come uomo e fratello non vi avrei mai offeso nemmeno con una sillaba se non mi avesse sempre dato fastidio in voi il conte, che sta in questo regno degli spiriti come un pugno nell’occhio. Vi prego ora per la vostra salvezza, mandate voi stesso a farsi friggere il ‘signor conte’ per l’eternità! Poi non dovrete mai più sentire una parola che possa minimamente offendervi. E io voglio chiedervi perdono di tutto cuore per tutte le offese a voi fatte. Lo faccio per amor di questo nobilissimo amico, dalla cui bocca è già fluito tanto di consolante per i nostri miseri cuori”.

                    5.       Risponde il conte: “Mio caro Cyprian, il ‘conte’ non viene venduto così a buon mercato. Questo amico, che sembra di essere molto sapiente, non lo ha ancora preteso da me. E se lo avesse preteso, ci si chiede se io avrei acconsentito subito al suo desiderio. Perché la stirpe dei Bathianyi è molto antica, comprendete questo?” – Risponde il francescano: “Oh, sì”. – Continua il conte: “Voi rimanete ciò che siete, ed io ciò che sono! Che cosa v’importa se sono un conte oppure no? Non ci sono stati forse anche conti, principi e duchi molto religiosi? Oppure da conte non si può amare lo stesso Iddio? Io credo che la fine formazione di un cavaliere sarà più capace di un puro amore che quello di un comune stalliere! Iddio non dovrebbe essere perfetto se provasse un grande piacere nell’imperfetto. Perché perfino nel Cielo gli angeli più perfetti sono chiamati ‘Arcangeli’? Si chiamano anche ‘Principi della Luce’ e ‘Araldi della Potenza divina’! Già ai primi spiriti creati Iddio ha posto una certa gerarchia che Egli stesso rispetta rigorosamente perfino tra i corpi celesti, montagne, mari, piante ed animali. E precisamente così che tutto deve servirsi reciprocamente. Ciononostante il Sole rimane il Sole e non può essere declassato ad un comune pianeta, e il Chimborazo rimane Chimborazo e non può essere abbassato ad un mucchio di terra da talpa. Tra un fiume dell’Amazzonia ed un ruscelleto si spera vi sarà anche una notevole differenza.

                    6.       Non vorreste chiedere alla Divinità di voler sopprimere tali diritti di precedenza nella grande Natura? Perché allora un giorno un giusto Jehova ha messo su tutto il popolo ebreo solo un Saul, Davide e Salomone come re e signore? Secondo la vostra opinione Egli avrebbe dovuto ungere piuttosto tutto il popolo in tanti re? Per quanto ne so, Iddio ha fatto anche la promessa a Davide che Egli avrebbe risvegliato dalla sua stirpe il futuro Messia del mondo e che la sua discendenza sarebbe esistita in eterno. Gesù doveva nascere proprio da Maria che era della stirpe regale di Davide, e Giuseppe, che era della stessa discendenza, doveva essere Suo padre adottivo? Non avete mai letto nel libro, credo nelle Cronache, che da Adamo fino a Gesù è stata introdotta la nobile primogenitura? A che scopo doveva servire questo? Secondo la vostra opinione, gli uomini dovrebbero essere piuttosto tutti uguali come i passerotti?

                    7.       Caro amico, come potete voler eliminare, tutto in una volta, una gerarchia che certo la Divinità stessa ha introdotto! Non ha la Divinità ordinato questo così che la mia stirpe dovesse essere accolta nel patriarcato dei conti? Ma una volta che Dio ha stabilito qualcosa, possono gli uomini abolire questo secondo il loro arbitrio? Io sono conte proveniente da Dio, e non posso essere destituito perciò di questa veneranda prerogativa da parte di un francescano invidioso dell’onore!”.

                    8.       Dice il francescano: “Ho appreso chiaramente dal vostro discorso, costellato da ogni genere di prove discutibili, che all’uomo niente è più difficile dell’umiliarsi e del lasciar andare i suoi elevati privilegi raggiunti sulla Terra. Così ho anche scoperto dal vostro geniale discorso che agli altolocati terreni diventa molto difficile diventare piccoli come fanciulli che ancora non avvertono in sé nessun’eccellenza terrena e questi soltanto, secondo la parola di Dio, hanno tutte le facoltà di entrare nel Regno di Dio. Ed ho trovato anche che una volta il Signore e Dio Gesù disse al giovane ricco: ‘È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco o altolocato (che è la stessa cosa) entri nel Regno dei Cieli’.

                    9.       Amico, la semente di senape con cui il Signore stesso paragona il Suo Regno, è forse un Chimborazo oppure un fiume dell’Amazzonia? Oh, no, tra tutti i semi è il più piccolo! Ma se il Signore paragona il Suo Regno ad una tale piccolezza, con la quale vuole sicuramente accennare all’estrema umiltà degli uomini, allora non si può certo accettare che il Chimborazo ed il fiume dell’Amazonia trovino posto sulla superficie del piccolo seme. Egli dice anche che tra i rami dell’arbusto di senape ormai cresciuto gli uccellini del cielo prenderanno dimora. Non avrebbe dovuto invece dire, a favore delle elevatezze terrene: ‘Tra i suoi rami prenderanno dimora grifoni, aquile, avvoltoi e pavoni!’. – Per dimostrare con ciò che si dovrebbe essere almeno un barone sulla Terra per essere accolto nel Regno dei Cieli.

                  10.     O mio caro signor conte, voi potete venirmi fuori con mille dimostrazioni e io rimarrò sempre col detto di Cristo: ‘Ciò che è grande, alto e meraviglioso davanti al mondo, è un abominio dinanzi a Dio!’. – Vorrei scommettere che nel Regno dei Cieli non troveremo né un Davide né un Salomone come re, nessun imperatore Carlo Magno, nessun Santo Stefano re dell’Ungheria e quindi anche nessun principe e conte. Se già si trovano nel Regno del Cielo, sono essi autentico amore e fratelli al servizio l’un dell’altro, e tutti hanno solo un Dio, un Signore ed un Padre. Mentre all’Inferno, certi ferrei arci aristocratici potranno ancora rendersi reciprocamente onore! Ecco, il nostro nobile amico potrà colpirmi sul muso se ho detto una menzogna! Con questo però volevo solo esporvi come mi è sembrato il vostro discorso. Il nobile amico però potrà fare da arbitro tra noi due, se non avete nulla in contrario!”.

                  11.     Risponde il conte: “Oh, io non ho nulla da obiettare. Ma secondo me non ci vuole nessun arbitro, perché io ho ragione da parte mia e voi da parte vostra. Non voglio ostacolare per nulla il cammino della vostra futura beatitudine, e voi d’ora in poi lasciate che io vada per il mio, così noi due siamo facilmente pari senz’arbitro”. – Dice il francescano. “Presso di voi battesimo e germe di Cristo sono perduti! Tutto si può recuperare, perfino un Giuda Iscariota. Per un nobile uomo ungherese però ogni tentativo bene intenzionato e puramente inutile. Perciò: Requiescat in pace!”.

                  12.     A questo punto interviene Miklosch, che nel frattempo si era intrattenuto con lo straniero: “Amici, io vi dico che la vostra contesa mi sembra come la trebbiatura del grano di piccoli fanciulli, che in un cantuccio del granaio battono con piccoli correggiati[5] da gioco su un vuoto fuscello di paglia.

                  13.     Io vi dico: noi non potremo e non ci miglioreremo reciprocamente già per questo, perché noi – ognuno per sé – siamo cattivi dall’A alla Z. A cosa ci serve se ci istruiamo l’un con l’altro, per quanto saggiamente lo facciamo, ma non abbiamo da dimostrare come azioni nulla di buono e saggio? Se l’allievo può replicare all’insegnante: ‘che cosa m’insegni di passare in un buon ordine, se tu stesso cammini nel disordine? Prima metti ordine in te stesso, se devo trovar diletto nelle tue parole! Aspetta finché io stesso venga da te e dica: fratello, il tuo ordine mi piace. Iniziami in tutti i suoi principi e fondamenti!’. – Inoltre ci manca tutta l’esperienza in questo nuovo mondo ed in fondo non sappiamo nulla di ciò che concerne le sue condizioni.. Come dovremmo poterci istruire l’un l’altro su questo?

                  14.     Il tuo discorso, caro amico Cyprian, è stato sicuramente del tutto cristiano evangelico, e sulla Terra avrebbe forse avuto in seguito qualche buon effetto. Ma quale effetto ha suscitato sul mio amico Bathianyi? Esattamente il contrario di ciò che volevi ottenere. E qual è la causa di questo? Nient’altro ciò che un giorno il Signore disse ai farisei, e precisamente che nessun cieco può guidare un altro cieco!

                  15.     Vedete, qui in mezzo a noi si trova una guida veramente esperta, che in questo mondo vede molto bene. Noi tutti unanimemente, preghiamola di condurci sulla retta via! Sono fermamente convinto che una sua parola, su di noi ciechi, avrà più effetto che star qui a trebbiare ancora per mezza eternità un vuoto fuscello di paglia!”.

                  16.     Risponde il conte: “Sì, sono perfettamente d’accordo con questa proposta! Allora anch’io farò tutto, ma il buon Cyprian, che è un eminente sgarbato, può tenersi il suo ‘requiescat’. Non nego che il suo ultimo discorso fosse buono e genuino, ma chi gli ha dato il diritto di volermi guidare con questo? Egli non è migliore di me nemmeno di un capello; come pretende allora di istruirmi?

                  17.     Un vero maestro deve partire da un cuore mite, puro ed illuminato e non deve portare in sé satiriche frasi vuote, allora sarà sempre di fronte ai migliori risultati. Ma un insegnamento, per quanto sia puro, quando è mischiato con visibile ironia, fa più male che bene. Se devo migliorare, non devo essere offeso, ma convinto con dolcezza e fraternità. L’amico Cyprian però, con il suo insegnamento, pizzica peggio del peperone più piccante. Ma la tua proposta, fratello Miklosch, è qualcosa di diverso. Secondo questa ci si può già indirizzare, e io mi c’indirizzerò anche conformemente.

                  18.     Dice il francescano: “Sì, se voi tutti fate quello che da tempo è stato il mio più ardente desiderio, siamo tutti nell’ordine più bello. Preghiamo perciò questo caro amico, affinché ci possa mostrare le giuste vie che noi immediatamente percorreremo!”.

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Cap. 142

Predica dello straniero contro lo spirito giudicante

Replica del francescano

Lo straniero sull’ordine del cuore

                    1.       Dice lo straniero: “Miei cari amici! Da voi non pretendo nessuna preghiera, ma solo un docile e dolce cuore. Tutto il resto verrà da sé e poi in eterno non dovrete più soffrire di nessuna mancanza. In futuro però non dovete più osteggiarvi per una divergenza d’opinione, né incolparvi reciprocamente di una quantità di peccati, come se voi aveste in diritto di giudicarvi e condannarvi!

                    2.       Poiché voi tutti sembrate di essere abbastanza versati nelle Scritture, dovreste anche sapere che chi dice a suo fratello: ‘Tu stolto!’ deve essere colpevole dell’eterno fuoco dell’Inferno. Dunque, se lo sapete come potete litigare? Ognuno di voi è per sé pieno di errori e difetti ed ha abbastanza da spazzare davanti alla sua porta! Nessuno perciò si allarghi sull’errore di suo fratello, questo, infatti, è più di tutto un abominio dinanzi a Dio.

                    3.       Io purtroppo so come sulla Terra fratelli contro fratelli si affrontano sul campo per pura superbia e avidità più abbietta. Ognuno si ritiene senza errori di fronte al suo fratello e lo dipinge spesso con tutti i colori dell’Inferno. In modo particolare i benestanti terreni vengono impropriamente criticati dai più poveri, perché non raramente il motivo è di certo uno spirito troppo avaro dei più benestanti. Ma poiché il ricco è sempre il più potente e il povero deve cercare presso di lui pane e lavoro, allora il povero fa questo non per amore, ma per necessità. Non raramente egli in segreto si rode terribilmente per il fatto che deve essere subordinato a suo fratello, mentre preferirebbe dominare il suo fratello benestante in ogni modo immaginabile. Che sulla Terra esistano tali situazioni tra fratelli, è abbastanza triste rispetto alla purissima Parola di Dio.

                    4.       Qui però, nel Regno degli spiriti, dove non esiste più nessuna povertà e nessuna preferenza, simili odiosità terrene non devono più comparire. Io ti dico, infatti, senza mistero: chi odia suo fratello per qualsiasi motivo, in lui non c’è la Grazia di Dio! La sua anima è un diavolo saturo di superbia e di spirito implacabile. E il suo costante desiderio, per un certo spirito punitivo, è di veder capitare ogni avversità ai suoi fratelli che hanno commesso su di lui un’immaginaria ingiustizia.

                    5.       I vostri reciproci insegnamenti potranno ben essere buoni e giusti. Ma a cosa servono se dietro ad essi si trovano la smania di occupare posizioni di rango, brama di dominio, interesse personale ed ogni genere di avidità? Chi vuole insegnare efficacemente al fratello suo, deve dapprima togliere la trave dal proprio occhio e solo dopo dire pieno d’amore: ‘Mio carissimo fratello, io vedo che una pagliuzza ostruisce l’occhio tuo. Lasciami venire da te, affinché te la tolga delicatamente!’. Vedete, così ogni lezione che i fratelli s’impartiranno reciprocamente, sarà colma del più meraviglioso effetto. Se però dei fratelli vogliono solo mostrare con il loro insegnamento spesso indesiderato che ognuno di loro è il più sapiente e il migliore, allora il migliore insegnamento è inutile e rende tutto peggiore.

                    6.       Vedete, Io sono un Maestro giusto, perché non pretendo nulla da voi, all’infuori che accettiate solo ciò che può servire al vostro stesso beneficio. E così dovete voi tutti essere l’uno verso l’altro, allora le vostre parole saranno benedette!

                    7.       Il fratello Miklosch si è presentato così a voi, e le sue parole hanno subito trovato accesso nei vostri cuori. Se Cyprian e Bathianyi avessero parlato allo stesso modo, tutta questa compagnia avrebbe già fatto molti passi avanti. Questi due però volevano dimostrare evangelicamente l’uno all’altro che ognuno di loro era quello che eccelleva, e così nelle loro parole non si trovava anche nessuna crescita benedetta.

                    8.       Deponete ora tutto ciò che racchiude in sé la minima apparenza di voglia di eccellere, altrimenti non potete diventare figli dell’unico e medesimo Padre nel Cielo. Che cosa vi potrebbe servire se, con il vostro reciproco insegnamento, otterreste che uno tolga all’altro un mondo intero, ma, nonostante tutto, subisse nella propria anima il più gran danno! Che cosa potrà poi dare per salvare la sua anima dalla palude della perdizione?

                    9.       Conoscete la preghiera del Signore? Vedete, lì si dice tra l’altro: ‘Rimetti a noi i nostri peccati, così come noi li rimettiamo ai nostri fratelli che hanno peccato contro di noi!’. Ma se per la conciliazione mettete ogni genere di pesanti condizioni che sono per l’avversario di difficile adempimento – su che cosa basate poi la vostra corrispondente preghiera a Dio?

                  10.     Nella scrittura sta anche scritto: ‘Benedite coloro che vi maledicono e fate del bene a coloro che vi odiano e vogliono il vostro male!’. – Ma se già quali compagni di sventura vorreste azzuffarvi tra voi, ebbene, che cosa fareste poi con i vostri nemici? Eppure io vi assicuro che nessuno di voi potrà entrare nel Regno di Dio finché non griderà dalla profondità del suo cuore come Cristo sulla Croce: ‘Signore! Perdona loro, perché non sapevano quello che facevano!’.

                  11.     Se tutti siete d’accordo su questo, allora venite in quella casa con Me. In caso contrario però rimanete e cercatevi voi stessi un albergo, poiché la vostra volontà è libera in eterno!”.

                  12.     Dice Bathianyi: “Amico, le Tue parole sono in verità come frecce aguzze e colpiscono precisamente il centro, tuttavia non feriscono nessun cuore. Esse, infatti, sono perfettamente vere, secondo l’ordine nel quale unicamente può esistere una società felice. Io, e spero tutti noi, le accettiamo assai riconoscenti. In seguito alle Tue parole io perdono completamente tutti i miei nemici terreni. Essi, infatti, agirono davvero solo in preda alla cieca smania di vittoria su di noi, loro presunti grandi nemici. Iddio, il Signore, li perdoni, dinanzi a me essi non hanno più nessuna colpa!

                  13.     Vorrei solo chiedere al Signore dei Cieli e della Terra che si ricordi di mia moglie e dei miei figli, e possa così guidarli affinché in futuro giungano a Dio su una via migliore di quanto è stato per me il caso!”.

                  14.     Dice lo straniero: “Non preoccupatevi più di nulla di ciò che accade giù sulla Terra! Perché a questo ci pensa già il Signore, il quale qui vi è molto più vicino di quello che pensate. Per quanto riguarda tua moglie ed i tuoi figli, ad essi serve tantissimo una solenne umiliazione terrena, senza la quale giungeranno difficilmente là dove ora tu ti trovi. Mediante quest’umiliazione però impareranno a conoscere qualcosa della nullità di tutti i beni terreni e in segreto ne avranno perfino ribrezzo. Così sarà più facile per loro, dopo la deposizione dei corpi terreni, giungere nel Regno della Luce. Tu però non preoccuparti di nient’altro se non dell’amore per Dio e per i tuoi fratelli; tutto il resto verrà da sé!”.

                  15.     Dice il francescano: “Amico, anch’io sono perfettamente d’accordo su ciò che riguarda qui i miei compagni di sventura. Ma per quanto riguarda i diavoli spietatissimi sulla Terra, non sono così facilmente da comperare come l’amico Bathianyi. La sapientissima Divinità, infatti, deve rendersi conto che non è una piccolezza essere giustiziato sulla Terra come un brigante di strada. Per un simile delitto pretendo da Dio di ottenere una giusta punizione mediante un proporzionato castigo ai nostri giudici, altrimenti il mio cuore non troverà facilmente pace”.

                  16.     Dice lo straniero: “Amico, coloro che ti hanno giustiziato, sono del Signore così come lo sei tu. Supponiamo però che per imprudenza ti fossi causato con le tue mani una ferita ai piedi, così che nel dolore maledici le tue mani. Poi venisse qualcuno da te e dicesse: ‘Amico, questo te l’hanno fatto le tue stesse mani. Perciò, vendicati di loro e lascia tagliartele, poiché esse non sono più degne di essere parte del tuo corpo!’. DimMi, prestereste orecchio e volontà a questa richiesta?”.

                  17.     Risponde il francescano: “Oh, da una simile sciocchezza la cara Divinità preserverà certo un uomo! Questo non sarebbe male, aggiungere ad un male, uno dieci volte ancora maggiore!”.

                  18.     Risponde lo straniero: “Ecco, qui ti ho già dove ti volevo avere! Se un secondo male, in seguito al taglio punitivo della tua mano, non ti piace – perché dovrebbe piacere alla Divinità tagliarsi le Sue membra se si sono comportate in modo sconsiderato verso le altre? Come puoi pretendere che Dio faccia su di Sé ciò che tu non faresti mai su te stesso? Così come tu stai lì con tutte le tue membra del corpo come un essere unico, così anche la Divinità è un concreto tutt’uno con tutti i Suoi esseri creati, e cerca di guarire sempre nel modo migliore tutte le parti ammalate e di renderle idonee per la loro eterna destinazione. – Ma se Dio, il Signore sa guarire le tue ferite in un altro modo e molto meglio, allora tu mediterai ancora vendetta contro i tuoi nemici terreni?”.

                  19.     Risponde il francescano imbarazzato: “Sì, allora certamente non più! Soprattutto dico anche nel Nome di Dio: ciò che è giusto per Dio, il Signore, dovrà essere d’ora in poi giusto anche per me! Io però spero che la cara Divinità non mi metterà in conto come errore il mio sentimento causato dalle tristissime condizioni”.

                  20.     Dice lo straniero: “Se tu sei in ordine nel tuo cuore, allora lo sei anche con Dio. E se hai perdonato a tutti i tuoi nemici dal più profondo del tuo cuore, allora con questo anche la tua tavola dei debiti è pulita dinanzi a Dio! E poi puoi pregare di cuore e coscienza tranquilla a Dio: ‘Padre, perdona tutti i miei peccati come anch’io ho perdonato coloro che hanno peccato contro di me!’. Ed il Padre ti perdonerà tutto e te l’ha già perdonato, ancor prima che tu abbia pregato a Lui per questo”.

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Cap. 143

Ultimi dubbi del francescano

Che cosa accade con i peccati mortali?

Amorevole risposta dello straniero

Invito in casa

                    1.       Dice il francescano: “Ti ringrazio, caro amico, per questa meravigliosa informazione! È vera e degna di un grande Dio, ed ogni animo deve trovare pace in essa. Ci sono tuttavia cose che sono da considerare difetti capitali della natura umana. Con essi non si può procedere come con i nemici che ci fecero del male. Di questi fanno parte, per esempio, certe truffe che si sono commesse a danno degli altri e non si possono rimediare nemmeno con la migliore volontà. Così è anche la lussuria, stupro, masturbazione, violenza carnale sui minori (spesso perfino in luoghi consacrati) ecc., tutti peccati severamente proibiti da Dio e gravati dall’eterna condanna, che mai si può cancellare e, nonostante la confessione, deve lasciare sull’anima macchie incancellabili. Ci si domanda perciò molto: che cosa farà in questi casi la santissima Divinità? Queste macchie vanno via anche col vivente: ‘Signore, perdonaci, come noi perdoniamo!’ dalla tavola dei debiti?”.

                    2.       Risponde il forestiero: “Amico, se ritieni la Divinità più saggia degli uomini più saggi, allora dovrai aspettarti anche questo da Lei, la quale guarda le debolezze naturali degli uomini con occhi ancora molto meglio di quanto sono guardate dagli uomini più eccellenti. Tu hai peccato davvero molto nella tua carne, perché da questa fosti molto tentato. Avresti potuto lottare contro queste tentazioni se avessi usato una vera serietà. Questo però ti sembrò troppo grave e gli amoreggiamenti della vita naturale erano troppo dolci, e così rimanesti immutato secondo la tua carne. Vedi però, qui poi si mise in mezzo la Divinità, per te inconsapevole, che ti portò fuori della tua cella della pace sensuale e ti mise sul campo di battaglia. Allora avesti poi forti occasioni di scorgere la fine di ogni carne e delle sue voglie in testimonianze assai orrende e così ti ravvedesti. E alla fine la tua carne dovette provare in se stessa quale valore era posto nelle sue brame e nelle relative soddisfazioni. E vedi, così la Divinità ha punito la tua carne e ha purificato la tua anima da questa. Perciò non hai bisogno di domandare che cosa sarà dei tuoi peccati. Poiché io ti dico che essi hanno ottenuto con la carne il loro giudizio e la loro fine! Ciò che è della carne, infatti, viene anche giudicato e sepolto con la carne.

                    3.       Diverso invece è quando l’anima stessa è passata completamente nella carne. Allora non le potrà toccare certamente nessun altro destino se non quella della carne. Ma con te non è questo il caso, cosa che puoi riconoscere dal fatto che tu qui – senza carne, percependo tuttavia dentro di te il destino della carne – vivi perfettamente e non come un morto che giace nella tomba”.

                    4.       Dice il francescano “Ma, amico che cosa succede allora con tali anime che condividono l’orrendo destino della loro carne? Queste andranno sicuramente all’Inferno, dopo la completa decomposizione del loro idolo!”.

                    5.       Risponde lo straniero: “Nessuna anima viene derubata della sua libertà come anche della sua coscienza e del suo ricordo! Ciò che essa vuole, questo accadrà. Se vuole risorgere, risorgerà. Ma se vuole andare ancora più giù sotto la sua tomba all’Inferno, la via non le sarà sbarrata. Certamente l’Inferno è permesso da Dio e per l’eternità in se stesso separato da tutti i Cieli; ma non così per un’anima! Questa, infatti, non viene giudicata se non dal suo stesso amore e dalla pienissima libertà della sua volontà. Se vuole andare all’Inferno, perché questo costituisce il suo stesso amore, allora andrà all’Inferno, e noi tutti non potremo trattenerla. Ma se vuole andare in Cielo, allora anche l’accoglieremo in modo assai amorevole e l’accompagneremo sulla via più retta. Così vuole l’Ordine migliore di Dio!”.

                    6.       Dice il francescano: “Ma, amico, non potresti dirci anche com’è veramente l’Inferno?

                    7.       Risponde lo straniero: “Amico, nelle scritture si dice: ‘Cercate prima di tutto il Regno di Dio, tutto il resto vi verrà poi da sé!’. – E così vogliamo anche occuparci della Divinità in modo vivente. Il molesto opposto ad ognuno diventerà visibile abbastanza presto. – E così ora venite tutti con me in casa che oramai è liberata da ogni nebbia! Lì otterrete una luce più grande! Così sia!”.

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Cap. 144

Magnificenza e grandezza della casa

“Dimora qui Gesù Cristo?”

Ardente desiderio delle anime per il Signore

Buon presentimento di Miklosch

                    1.       Bathianyi si mette alla destra dello straniero e il francescano alla sinistra. Miklosch segue come guida al resto della compagnia dietro lo straniero.

                    2.       Più si avvicinano alla casa, tanto più si presenta ai loro occhi la grandiosità e l’indicibile magnificenza e maestosità dell’edificio. Già nelle vicinanze della casa Bathianyi non riesce a trattenersi dalla meraviglia e dice al colmo dell’entusiasmo: “Amico, questo non possono averlo costruito né angeli né spiriti sapientissimi provenienti da tutte le stelle, ma l’ha costruito Iddio con la Sua stessa mano! Questa grandezza che conserva tuttavia una proporzione estetica al di là di tutto non è con nulla paragonabile. Ah, questo è più di quanto noi tutti potremo concepire! Ebbene, se questa casa di tutte le case già esternamente è costituita in modo tanto meravigliosa, come sarà l’arredamento interno?”.

                    3.       Dice il francescano: “Hai ragione! Perdonatemi, signor conte! Volevo dire, voi avete perfettamente ragione!”. Risponde il conte: “Amico, datemi del tu! Non voglio più saperne nulla di titoli onorifici. D’ora in poi siamo fratelli!”.

                    4.       Continua il francescano: “Bene caro amico, questo già da tempo era il mio desiderio! Ora però veniamo a noi! Hai ragione: ho visto la chiesa di Pietro a Roma con le mille stanze vaticane, ma tutto quello è appena una casa per lumache rispetto a questo palazzo! Secondo la mia valutazione e facendo i calcoli per difetto, in questo gigantesco palazzo potrebbe trovar posto comodamente cento volte l’intera popolazione della Terra. A destra ed a sinistra lo sguardo si perde quasi all’infinito! E per quanto riguarda l’altezza, mi pare che qui una luna potrebbe quasi inciampare nel camino della casa, una simile altezza, infatti, si stabilisce solamente in miglia! Oh, questo è qualcosa d’immenso, qui si potrebbe proprio diventar pazzi!”.

                    5.       Dice il conte alla Guida straniera: “Ma dicci, caro buon amico, dimora forse il Signore Iddio Gesù Cristo in quest’edificio grande più di un mondo? Per uno o parecchi angeli beatissimi e grandi, infatti, sarebbe certo troppo immensamente grande e meraviglioso”.

                    6.       Risponde Colui ancora estraneo per la compagnia: “Sì, sì, Egli stesso dimora frequentemente in simili case, e così anche in questa presso i suoi amici e figli! Solo che in questo momento Egli non è in casa, ma se entrate all’interno della casa, probabilmente anche Lui si troverà molto presto in essa. Solo dovete fare ben attenzione, perché Lo possiate riconoscere!”.

                    7.       Dice il conte: “Eljen Cristus! O amico, per Dio, se potessi vedere Cristo solo una volta, poi non chiederei più nessun’altra beatitudine! Ma sai, il vero Cristo, e non una mascherata romana”. – Anche il francescano dice: “ Sì, anch’io non desidero più nessun’altra beatitudine!”.

                    8.       Si fa avanti un altro della compagnia e dice: “Oh, io prego di vedere Cristo anche solo una volta! E se potesse essere possibile anche San Giuseppe, perché era il mio patrono! Ma se non può essere, non lo pretendo – mi basta vedere solo Cristo!”.

                    9.       Dice lo straniero: “Sì, spiegaMi perché vorresti vedere tanto volentieri Cristo!”. – Risponde colui che si è fatto avanti: “Oh, non c’è bisogno di spiegazione! Ciò a cui si vuole assai bene, quello si vuole assai volentieri anche vedere!!!”. – Continua lo straniero: “Questo è vero; ma perché vuoi dunque tanto bene a Cristo?”. Risponde colui che si è fatto avanti: “Oh, questo è completamente chiaro – perché Cristo è Dio e perché Egli mi ha salvato dall’Inferno e perché era anche un così buon Salvatore!”. – Continua lo straniero: “Ma che cosa farai, se vedrai Cristo?”. – Risponde il venuto fuori: “Oh, allora griderò di gioia dinanzi a Lui: ‘Eljen, Cristus!’ – e se potessi mi butterei al Suo collo!”.

                  10.     Continua lo straniero: “Ebbene, adesso vedo che vuoi già molto bene a Cristo! Ma che cosa faresti se Cristo non ti volesse bene come tu gliene vuoi a Lui?”. – Risponde l’interpellato: “Oh, non fa nulla, perché io non sono così degno che Cristo mi debba voler bene. Ma non farà nessuna differenza!”. – Continua lo straniero: “Mio caro, va ora di nuovo dai tuoi compagni con l’assicurazione che il Signore Cristo ti vorrà bene forse ancora di più di quanto non Gliene voglia tu”.

                  11.     Giuseppe ora ritorna indietro e lo straniero dice al conte: “Ascolta, costui ha parlato con il suo cuore invece che con la sua lingua. Egli è anche il più innocente tra voi tutti e non si è davvero meritato la sua sentenza di morte terrena. Quest’uomo deve avere un particolare riguardo! – Ora però siamo davanti alla porta! Entriamo subito nelle stanze di questa casa!”.

                  12.     Interviene il conte: “Carissimo amico, solo ancora una preghiera! Dicci: se Cristo dovesse arrivare con milioni di angeli, come Lo riconosceremo?”. – Risponde lo straniero: “Fidatevi di me! Vi ho già detto che mi somiglia perfettamente. Voi potete quindi solamente guardare Me e confrontare, se qualcuno somiglia a Me, allora anche sarà Lui”. – Continua il conte: “Ti ringrazio che tu rimani presso di noi! Allora Cristo il Signore non ci scapperà senza che noi Lo vediamo. Questo va bene, molto bene”.

                  13.     Anche Miklosch, che si trova dietro, dice: “Amici, a quanto vedo siamo ancora un pochino ciechi. Io vi assicuro che ho uno strano presentimento!”. – Dice il francescano: “Ebbene, che tipo di presentimento?”. – Risponde Miklosch: “Non vi dico nient’altro. Presto però lo sentirete anche voi e direte: come potevamo essere tanto bovinamente ciechi! Mi avete capito? Proprio così: bovinamente ciechi!”.

                  14.     Dice il conte: “Cari amici, ci troviamo già alla soglia d’ingresso di una casa di cui Sole, Terra e Luna non hanno nulla di simile da presentare. Con questo ingresso sarà assai stretto congiunto sicuramente anche l’ingresso in una nuova condizione di vita mai sospettata. Ma poiché l’ingresso in questa casa meravigliosa deve avere conseguenze importantissime, sono del parere che il fratello Miklosch dovrebbe esprimersi prima chiaramente, perché il suo presentimento potrebbe esserci di grande utilità. Perciò, fratello Miklosch, sii così buono e chiariscici il tuo presentimento!”.

                  15.     Risponde Miklosch: “Sì, miei cari amici, il mio presentimento è veramente strano, ma non ve lo posso descrivere. Mi pare qui pressappoco come dovette sembrare ai due giovani viandanti verso Emmaus, quando il Signore stesso camminava in mezzo a loro ed essi non Lo riconobbero, benché li stava istruendo saggiamente su ogni genere di cose. Vorrei quasi scommettere che questo presentimento per me beatificante non sarà completamente da paragonare ad una paglia vuota! Il tempo porta consiglio! Alla fine si vedrà”.

                  16.     Risponde il conte: “Ma va, tu amabile e devoto visionario! Cristo, il Signore, scenderebbe dai Suoi altissimi Cieli con un aspetto così dimesso e senza tutte le glorie da noi grezzi peccatori, così come Egli scese da figlio dell’uomo presso i duri giudei? Guarda dove ti metti? Rifletti su chi è Cristo e che cosa siamo noi nei Suoi confronti, allora ti verrà un altro presentimento. Il tuo buon presentimento non è altro che un bel castello in aria cristiano, che anch’io nella mia giovinezza ho costruito in grossa quantità. La realtà però è ben diversa! Inoltre il tuo castello in aria mi piace meglio di questa casa. Cristo può certo essere tanto buono e indulgente – ma che Egli concederà di farsi vedere così a buon mercato, come noi ce lo immaginiamo nei nostri idilliaci castelli in aria cristiani, di questo vorrei fortemente dubitare! Ho ragione oppure no?”.

                  17.     Risponde Miklosch: “Hai ragione, ma ciononostante non posso liberarmi del mio presentimento. E in verità mi trema il cuore!”. – Dice il conte: “Sciocchezze! Anche il mio trema, eccome! Questo però dipende dall’ingresso assai importante in questa vera casa divina e dall’incertezza di cosa v’incontreremo”. – Continua Miklosch: “Sì, alla fine avrai certamente ragione. Sì, è certamente così!”.

                  18.     Interviene lo straniero: “Ebbene, avete già finito con la vostra conversazione?”. – Dice il conte: “Amico, siamo già nuovamente nell’ordine perfetto! Sarebbe di certo interessante avere anche da Te un chiarimento su questo punto di vista. Tu però hai già steso le mani alla maniglia della porta. Per questo forse si troverà in casa ancora un’occasione per illuminare su questo punto un poco il nostro intelletto”.

                  19.     Risponde lo straniero: “Sicuramente ci saranno altre occasioni. Ora però entriamo finalmente in casa. E così apriti dunque, tu porta, per la Vita eterna!”.

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Cap. 145

Ingresso nella casa celeste

Incontro con vecchi conoscenti

La cieca ricerca di Gesù da parte del conte

Finalmente è trovato

                    1.       Nello stesso istante la porta si spalanca. Una magnificenza indescrivibile si diffonde dalla prima sala verso i sopraggiunti ed un’immensa folla di popolo, in vesti pieghettate come di finissimo bisso, li saluta cordialmente. Al primo posto c’è il generale, circondato dal monaco Thomas e da Dismas.

                    2.       Quando il conte vede e riconosce il generale, si precipita lieto al petto del suo vecchio amico, lo bacia e dice pieno di fervore: “Centomila volte sii tu salutato in una vita certamente migliore, mio caro buon vecchio amico e fratello! Oh quanto sono felice di averti ritrovato! Tu sei sicuramente già ultrafelice, e Dio, il Signore, non lascerà che neanche io sia infelice. Mi sarei però aspettato di tutto, fuorché rivederti qui! Come ti è andata subito dopo il tuo arrivo in questo mondo? E cosa fai qui veramente?”.

                    3.       Il generale contraccambia il saluto e dice: “Mio carissimo amico, di fare qualcosa qui non se ne parla. Si tratta solo di godere di ciò che dona la sconfinata Bontà ed Amore del Signore Gesù Cristo in pienezza assai abbondante. Se il beato godimento non fosse abbinato con una molteplicità assai meravigliosa, si dovrebbe davvero esclamare con Giobbe: ‘O Padre, carissimo Padre, cessa solo un po’ di benedire!’. Sì, amico, solo qui si comincia a conoscere veramente Cristo! Ma non c’è bisogno che ti racconti altro, perché comprenderai tutto chiaramente in seguito. Se però vuoi farti una piccola idea della Sapienza, Onnipotenza ed Amore del Signore, allora contempla solo la Magnificenza di questa sala, e ti farai già un piccolo concetto di Cristo, l’unico Signore del Cielo e della Terra.

                    4.       Domanda il conte: “Che cosa sai di Lui? Hai forse già avuto la fortuna di vedere Lui, l’Onnisantissimo? È già stato qui oppure da dove arriverà? Come Lo riconoscerò subito? Sai, io Lo amo così immensamente che senza di Lui tutte queste magnificenze mi sembrerebbero come una casa spopolata. Sii perciò così buono e fammi subito vederLo! – O Dio, che vista sarà questa, se vedrò il mio Creatore!”.

                    5.       Il generale sorride di compiacenza a quest’assiduo interrogatorio del conte e dice: “Ma, amico, tu qui mi sembri uno che non vede il bosco per via degli alberi! Dimmi, come ti immagini pressappoco Gesù il Signore? Poi ti dirò qualcosa che di sicuro ti sorprenderà potentemente”.

                    6.       Dice il conte: “Vedi, io immagino Cristo quale Dio il Signore in una gloria indescrivibile, circondato dai Suoi apostoli e da innumerevoli cori angelici. Nelle Scritture, infatti, si legge che ritornerebbe sospeso sulle nuvole di luce dei Cieli, dai quali esploderebbero fuori certamente trilioni di fulmini nell’infinito. – Ecco che tu ora hai la mia immagine di Cristo il Signore! Ed ora dimmi ciò che mi hai promesso”.

                    7.       Risponde il generale: “Fratello, hai un’immagine fondamentalmente sbagliata di Cristo il Signore! Come già detto, non vedi il bosco per via degli alberi. Noi tutti abbiamo udito qui chiaramente come il nostro più grande Amico ti abbia fornito i segni di riconoscimento e come abbia anche promesso che il Signore sarebbe arrivato nello stesso tempo insieme a voi in questa casa. Ebbene, guardati un po’ intorno per vedere se qualcuno somiglia a Lui precisamente. E se trovi qualcuno, allora ritieniLo per il Signore! Io ti dico, infatti, che il Signore Dio Gesù qui è semplice e privo di magnificenza esattamente come lo era sulla Terra. Di un qualunque splendore in Lui non c’è traccia da nessuna parte!”.

                    8.       Continua il conte: “Giusto, giusto! Proprio così ci ha detto fuori questo degnissimo e caro amico. Avrò bisogno però di tanto tempo, finché avrò esaminato queste migliaia di presenti. La sala è immensamente grande e fortemente illuminata, i presenti si dispongono in fila come a comando. Così posso terminare la rassegna prima di quello che immaginavo all’inizio. Lì nelle prime file non trovo nessuno che Gli somigli! Anche qui avanti non si trova nulla di somigliante. Scorgo i più lontani tanto bene quanto quelli vicini, ma sembra che il nostro caro buon amico non abbia un fratello uguale. Là in fondo intravedo ancora un gruppo che vorrei esaminare un po’ più da vicino, se mi fosse concesso”.

                    9.       Dice il generale: “Coraggio, senza nessun’esitazione! Qui, infatti, è di casa la perfettissima libertà!”. – Allora il conte si reca con l’Amico a lui ancora sconosciuto verso il gruppo sopra indicato. Non appena però arriva con il suo Amico nelle vicinanze del gruppo, questo per la grande riverenza cade sulla faccia e grida: “Salve a Te, salve a Te, salve a Te, Onnisublimissimo!”.

                  10.     Il conte si spaventa letteralmente per la piega che hanno preso le cose e dice al suo Compagno: “Ecco che ci siamo! Volevo confrontarli con te ed ora giacciono sulle loro facce davanti a noi e gridano ‘Salve a Te!’ a chissà quale Dio. Questo dovrebbe riguardare uno di noi due, oppure è già arrivato Gesù qui visibilmente?”. – Risponde lo straniero: “Aspetta ancora un po’! Questo gruppo si alzerà presto e potrai continuare le tue ricerche”.

                  11.     Ad un cenno segreto del Signore, tutto il gruppo si rialza. A questo punto il conte scopre che il gruppo consiste di soli esseri femminili e perciò dice: “Carissimo amico, sulla Terra, per quanto ne so, il Salvatore Gesù era un Uomo perfetto e sicuramente non sarà diventato donna nel Suo eterno Regno divino! Perciò penso che qui, per il mio scopo, si potrà costatare poco. Ma da loro vorrei solo sapere perché hanno prima gridato ‘Salve a Te!’. – Dice l’Accompagnatore: “Va’ e chiedilo!”.

                  12.     Il conte si avvicina modestamente al gruppo, ma questo gli grida contro: “Indietro! Indietro! Con te non abbiamo nulla in comune, perché tu sei un malfattore nella casa di Dio!”

                  13.     Il conte retrocede, ma dice ancora al gruppo, il quale esso stesso non si trova da molto tempo in questa casa: “Ebbene, ora fate attenzione, affinché non vi togliamo qualche oncia di peso farmaceutico dalla vostra somma santità papale! Voi delicate bastardine! Io credo che santi così, come lo siete voi, potremmo ben esserlo sia questo mio amico che anch’io! – Andiamo, caro amico, vieni con me, perché con questi esseri non c’è nulla da fare! La loro altezzosa santità gesuitica mi è insopportabile!”.

                  14.     Risponde l’Accompagnatore “Ah, amico, non devi prenderla così. Qui tutto deve essere tollerato con la massima pazienza! Questi esseri femminili non sono ancora del tutto in ordine, ma non sono più lontani dalla loro meta!”.

                  15.     Continua il conte: “Va bene! Ma respingerci come delinquenti, è qualcosa di strano! Nel Nome di Dio però, sia come vuole. Se solo avessi già raggiunto il mio scopo. Mi è completamente inspiegabile come qui io non provi un sentimento quasi per nessuno all’infuori che per Gesù, il Signore. Tutte queste vere bellezze celesti sono per me come immagini senza anime, finché non c’è l’Uno. Qui, dove si sta sul punto di poter vedere da spirito il perfettissimo Spirito di Dio, l’esistenza diventa insopportabile se non si riesce a vedere Colui che per un uomo è Tutto in tutto. Se tu sai, caro amico, dove Egli si trova ora, mostrameLo, affinché io possa scorgerLo almeno da lontano!”.

                  16.     Dice l’Accompagnatore: “Mio caro amico e fratello, sarà difficile che ti indichi Gesù in lontananza. Poiché chi non riesce a vedere Gesù nella più prossima vicinanza, non Lo può vedere nemmeno in lontananza. Devi desiderare di vedere Gesù solo vicino a te, allora accadrà secondo il tuo desiderio”.

                  17.     Continua il conte: “Stimatissimo amico mio, già questo sarebbe molto desiderabile se potessi sopportare la Sua santa vicinanza. Ma se perfino gli angeli sublimi non sono in grado di sopportarla, come posso farlo io?”. – Risponde l’Accompagnatore: “Amico, se però Cristo, il Signore, stesse dinanzi a te in modo non diverso da Me di un capello e parlasse con te proprio come Io ti parlo adesso – dimmi, avresti ancora tanto timore reverenziale dinanzi a Lui?”. – Dice il conte: “Ebbene, io penso che per me sarebbe più facile. Mi rimarrebbe comunque ancora un po’ difficile, perché dovrei sempre riflettere chi è Lui e chi sono io. Egli – l’infinitissimo Tutto, ed io – il perfettissimo nulla! Comunque dovrebbe essere certo più facile per me se si presentasse come hai detto Tu che non se Egli venisse nella Sua Potenza celeste”.

                  18.     Continua l’accompagnatore: “Bene! Che cosa faresti dunque se Io stesso fossi Cristo e Mi facessi riconoscere da te solo adesso per certe buone ragioni? Che faccia faresti?”.

                  19.     Risponde il conte: “Ascolta amico, questo significa mettere ad una prova troppo dura un povero diavolo come me! In verità, sublime amico, se alla fine lo fossi davvero Tu stesso, rimarrei certamente senza parole per l’intera eternità! Ma dimmelo piuttosto con certezza, affinché io mi annienti subito per pura venerazione, amore e terrore!”.

                  20.     Continua l’Accompagnatore “Sì, amico, Io stesso Lo sono! E se ti è difficile crederlo, allora chiedi a costoro, essi te lo diranno! Il tuo amore Mi ha attirato così a te!!”.

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Cap. 146

Il grande momento del conte: ‘Sei Tu!?’

Meraviglioso discorso di adorazione

Il Signore sul rapporto del Padre verso i Suoi figli

                    1.       Il conte completamente fuori di sé, in parte per paura, in parte per gioiosissimo rapimento, in parte anche per il timore di un inganno per lui possibile, non riesce proprio a riprendersi sulle Mie dichiarazioni. Solo dopo un considerevole tempo di lotta interiore di aggiudicazione, mediante la quale il suo spirito rompe tutti i legami e si diffonde nella sua anima, il conte balbetta le parole:

                    2.       “Dunque - T - T - Tu - Tu - Lo - s - s - sei!! – Tu!? – L’eterno Signore – su tutto ciò che racchiude spazio e tempo e su tutto ciò che vive sublime in ogni tempo e in ogni spazio in eterna libertà e guarda nelle eterne profondità delle Tue Creazioni miracolose! – O Dio, o Dio, o Dio! – Io – un misero verme, una polvere di nullità sto ora dinanzi a Te, il santissimo, eterno Maestro di infinite Opere meravigliose, le quali sono tutte fluite dalla Tua Mano onnipotente; davanti al mio Dio, davanti al mio Dio, davanti al Mio Creatore, al Padre mio, davanti al mio Salvatore Gesù!! – Oh, ascoltate, Cieli tutti! Venite qui tutti voi, eoni[6] di ultra beati, aiutatemi a percepire la profondità di tutte le delizie celesti – sentite un po’ questo: una creatura sta per la prima volta dinanzi a Dio, al suo Onnipotente Creatore! E – oh, è appena pensabile – questo Dio è come un uomo, semplice e modesto e parla come me, guidato dal sublime Amore, in modo così indulgente, clemente e mite, come solo può parlare il miglior fratello con l’altro suo fratello!

                    3.       O uomini, che camminate in ogni genere di errori sulla perfida superficie della Terra e non sapete mai a chi dovete rivolgervi in essa – venite qua nei vostri cuori a conoscere Dio in Gesù, l’amabile Salvatore, ed allora sarà facile smettere di elaborare i vostri piani vanitosi per la breve vita di prova sulla Terra.

                    4.       La vera conoscenza di Dio vi mostrerà quanto poco ci vuole per ritrovarsi in Dio il Signore e poi essere felici oltre ogni concetto! Non disputate come miseri cani e gatti per cose terrene, ma aspirate alla vera conoscenza e all’amore di Dio! Amatevi come veri fratelli e sorelle quali figlioli di un Padre che è sempre ed eternamente Santo e caro, buono e dolce oltre ogni concetto – allora avrete nei vostri cuori più di quanto tutto il mondo potrebbe procurarvi!

                    5.       O Dio, quale delizia è stare presso di Te. Come sono dimenticate ora tutte le brutte disavventure che mi sono capitate sulla Terra! In verità, ora potrei gridare: venite qui a milioni, amici o nemici, e fatevi abbracciare fraternamente!”.

                    6.       Dopo queste parole piene del massimo ardore d’amore cade in ginocchio dinanzi a Me, congiunge le mani e dice: “O Tu, mio Unico, eterno buon Dio e Salvatore Gesù! Fatti eternamente adorare, lodare ed osannare da me! – Ora comprendo come soltanto nella Tua Lode e Gloria si può assaporare la sublime beatitudine. Così Ti ama tutto ciò che è in me eternamente, e Ti ringrazio per tutto ciò che hai decretato su di me, anche se in una veste per me pesante da portare! Poiché solo ora comincio a comprendere che questo l’ha fatto per me solamente il Tuo grande, inconcepibile Amore!

                    7.       O Tu Padre santo, ero certamente un figlio assai smarrito e dovetti essere indotto a rivolgermi a Te mediante grande miseria. Ma ora sono nuovamente con Te, Tu eterno buon Padre! Accoglimi come uno dei più piccoli nel Tuo Regno e sii così misericordioso anche con tutti i molti altri figli smarriti proprio come lo sei stato con me! E se fosse la Tua Volontà, fa in modo che la mia famiglia sulla Terra perda tutti i beni terreni piuttosto che cadere troppo in basso dinanzi a Te ed alla fine si dimentichi completamente di Te!”.

                    8.       Rispondo Io: “Alzati, mio caro fratello, e non fare tanto chiasso! Tu vedi, infatti, che non sono minimamente cambiato, dal momento in cui Mi hai riconosciuto. Come i fratelli parlano, agiscono e camminano tra loro, così faremo anche noi l’un con l’altro in eterno!

                    9.       Io sono bensì Iddio, quale l’eterno Essere primordiale pieno di Sapienza, Potenza e Forza – e tu solo una creatura della Mia Forza di Volontà. Ma il tuo spirito è completamente ciò che sono Io stesso. Quindi rimanga d’ora innanzi tra noi il perfetto stesso rapporto come tra Padre e figlio oppure tra fratello e fratello. Poiché secondo la tua anima, che ora è il tuo essere esteriore, tu Mi sei un figlio e secondo il tuo spirito, un fratello! – L’anima è proceduta dalla Luce primordiale della Mia Sapienza ed è infinitamente inferiore alla creativa Luce originaria. Per questo l’anima è una figlia proveniente da Me, perché Io sono in sostanza puro Amore. Ma il tuo spirito, che è il Mio Amore stesso in te e con ciò è il Mio stesso Spirito supremo, è di conseguenza fratello Mio da parte a parte! Quindi non riflettere troppo a lungo su questa cosa, ma alzati e vieni con Me dagli altri fratelli!”.

                  10.     Dice il conte, alzandosi lentamente da terra: “O Padre, quanto sei infinitamente buono! – Se solo la mia stupida lingua potesse in certo senso lodarTi in modo adeguato alla Tua santissima Dignità! Ora però non riesco quasi a venir a capo di niente!”.

                  11.     Dico Io: “Sta tranquillo fratello, e lascia perdere le lodi esagerate! Poiché il tuo cuore è la lode migliore, nella quale Io trovo il piacere più grande. Tutto il resto appartiene più o meno al regno del bigottismo a Me fastidioso! Alzati ora completamente e vieni con Me dagli altri fratelli!”.

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Cap. 147

Contrizione di Bathianyi

Il Signore sulla maturazione degli uomini per la più alta conoscenza di Dio

Il francescano ancora cieco riceve da Miklosch vigorosi cenni

                    1.       Dice il conte, del tutto stritolato d’amore e timore reverenziale: “O Signore, nel Tuo onnisantissimo Nome, per Te è sicuramente più facile dire: ‘Alzati e vieni!’ – di quanto non sia per me peccatore alzarmi dinanzi a Te, all’eterno Signore dell’Infinità! O Signore, io – uno sciocco spirito umano, un nulla dinanzi a Te, e Tu, l’infinito Tutto in tutto! Ed io dovrei accompagnarTi? No, questo pensiero è troppo enorme per uno spirito creato. Oh, lascia prima che mi riprenda più profondamente, perché mi vengono le vertigini davanti alla Tua infinita Grandezza!”.

                    2.       Dico Io: “Ma, Mio amato fratello, adesso Mi diventi già dabbene monotono con i tuoi lodevoli discorsi alla Mia infinita Potenza, Forza e Sapienza! Vedi, tu fratello infantile – Io come Dio devo essere come sono, affinché tu possa essere fuori di Me e accanto a Me ciò che sei e ancora puoi diventare molto di più. Del resto tu sei opera Mia. E se, quale opera Mia, ti consideri una completissima nullità, M’insulti! E certo questo non lo potrai fare!”.

                    3.       Risponde il conte: “No Signore, eternamente no, fuori di Te io sono certo immensamente grande. Solo fuori di me io sono nulla! Ebbene, già mi alzo, la Tua Parola, infatti, mi ha completamente rinfrancato”. Poi il conte con coraggio viene subito da Me e dice: “Signore, Padre, Dio, Gesù! Mediante il Tuo Amore e Grazia ora sono completamente guarito e l’esagerata paura di Te è anche svanita. Ma in compenso infuria letteralmente uno sconfinato amore per Te come un’immensa passione in ogni fibra del mio cuore. Forse si calmerà un po’ alla volta anche questa nuova caratteristica della vita spirituale. Ma ora vorrei abbracciarTi con tutta la mia forza vitale e morire di indescrivibile delizia nell’Amore divino! Signore, ora lasciati abbracciare un po’ e stringerti al mio cuore bruciante d’amore!”.

                    4.       Dico Io: “Mio caro fratello, questo adesso sarebbe pericoloso per te, perché il tuo spirito ha preso ancora troppo poco piede nell’anima. Ma quando esso avrà raggiunto al più presto una giusta purezza, potremo anche abbracciarci senza paura di un danno. Io sono veramente, per quanto sia sempre possibile, un uomo uguale a te. Ma in quest’uomo dimora tuttavia, in carne ed ossa, la Pienezza della Mia Divinità, e questo il tuo spirito non lo sopporterebbe. Egli sbaraglierebbe tutti i legami e poi si unirebbe con la Mia Divinità in Me quale Suo eterno Fondamento originario. Quando però il tuo spirito si sarà completamente messo in ordine nella tua anima ed in se stesso colmato con ogni Forza dell’Amore proveniente da Me, allora potrà sopportare un Mio abbraccio senza danno alcuno.

                    5.       Ora presto però, vieni con Me dagli altri, affinché anch’essi possano essere elevati al tuo grado di riconoscimento! La loro voglia di sapere è già assai grande, poiché ancora non sanno quale risultato tu sei riuscito ad ottenere con la tua ricerca di Cristo. Solo Miklosch ha un profondo presentimento, che però il francescano gli nega continuamente con la conseguenza che anche il resto della compagnia si dispone secondo la sua opinione. Perciò dobbiamo affrettarci per chiudere un po’ l’invadente bocca del francescano”.

                    6.       Dice il conte: “O Signore, Tu eterna Bontà e Dolcezza, questo è detto completamente dal mio animo! Questo monaco di per sé è un essere buono, se mai oltre a Te ci possa essere qualcosa di buono. Ma per ciò che riguarda i suoi concetti sul rapporto di Dio con le Sue creature e viceversa, egli è più indigesto di una libbra di cuoio cotto. Ti prego, Signore, faglieli Tu passare per un po’, come si suol dire, questi suoi concetti!”. – Rispondo Io: “Benissimo! Ma solo un po’ a bassa voce, poiché già ci vengono incontro!”.

                    7.       Ora Io, insieme al conte, Mi muovo incontro alla compagnia. Il francescano già da lontano grida al conte: “Ebbene, caro conte, quali risultati hai raccolto con la tua perlustrazione nella sala? Lo hai trovato, da qualche parte, il Signore della vita, della morte e del Cielo, della Terra e dell’Inferno? Mi sembra che il famoso fratello gemello continui a mancare, perché non vedo nessun terzo con voi”.

                    8.       Risponde il conte: “Amico non c’è proprio bisogno, perché noi due siamo già sufficienti anche senza l’aggiunta di un terzo in mezzo a noi! Capito, signor saputello?”. A questo punto Miklosch punzecchia il francescano e dice: “Cipollotto, non vedi nulla? Non ti accorgi della pietra angolare finché non ci sbatti il naso”. – Dice il francescano: “Che cosa, quale pietra angolare? Ma dove ce n’è una qui?”. – Risponde Miklosch: “Io credo che il conte te l’abbia detto chiaramente. Tu però continui a non vedere il bosco per via degli alberi!”.

                    9.       Incalza il francescano: “Spiegati una buona volta più chiaramente! Che cosa significa ciò che il conte mi dice? Ha detto che lui ed il nostro amico sconosciuto stanno bene anche senza l’arrivo di un terzo. È forse qualcosa di così straordinario? Il terzo, l’Altissimo, probabilmente tarderà ancora per molto tempo, poiché nessuno di noi, quale essere mortale, è così costituito che si possa considerar degno di vedere Dio. Ma finché si ha al fianco già un Suo degno amico che indica le giuste vie che conducono a Dio, si può anche facilmente dire: noi due ci bastiamo senza l’arrivo di un terzo in mezzo – naturalmente solo per il momento! Sarebbe molto triste, infatti, se non dovessimo mai arrivare alla contemplazione di Dio”.

                  10.     Risponde Miklosch: “Amico, tu sei ottuso! Più di così non posso dirti, perché una potente voce dentro di me mi sollecita a non dirti altro. Sulla Terra ci possono essere una quantità di simili teste ottuse come la tua. Esse però benché camminano sulla Terra ancora nella loro carne, si potranno guarire prima della tua, mentre tu, come spirito, ti trovi già qui da lungo tempo nelle regioni divine. Per aprirti però, per quanto possibile, di più i tuoi occhi, voglio raccontarti una parabola opportuna. Vedi, c’era una volta sulla Terra un potente signore e padrone. Ma poiché ci teneva a conoscere personalmente i suoi sudditi, spesso si travestiva da persona completamente normale e visitava frequentemente come mendicante perfino le case, in particolare quelle dei ricchi, i quali erano incaricati da lui di occuparsi dei poveri. Ben colui che, nella sua qualità di suddito, trovava nell’ordine da lui stabilito! Ma era riservato un gran dolore a colui che non si trovava in quest’ordine. – E vedi, il Signore dei Cieli e di tutti i mondi sembra che faccia qualcosa di simile. Certamente non con l’intenzione di provare i Suoi uomini e per vedere in questo modo come sono fatti, bensì per dar loro occasione di esaminare se stessi, per cui Egli da’ loro chiaramente occasione mediante il Suo Amore e la Sua Sapienza. Io però potrei qui quasi anche dire: guai a quelli che, per la loro ostinazione, per la loro deliberata cecità ed ottusità, Lo mettono ad una prova troppo dura per la Sua Indulgenza! – Hai tu compreso questa parabola?”.

                  11.     Risponde il francescano: “Pressappoco! Ma che cosa centro io con questo? Devo io per questo considerare quell’amico forestiero il Signore del Cielo e della Terra, travestito? Oppure è forse qualcun altro qui? Alla fine addirittura quello col cappello splendente? Questo però lo conosco, perché sulla Terra era della mia professione. Egli deve aver ottenuto solamente qui quest’irradiazione della testa, nel mondo, infatti, non c’era certo niente di meno raggiante di questa. – Perciò dimmi, dov’è dunque il travestito, affinché io vada lì, gli cada davanti e Lo adori convenientemente!”.

                  12.     Dice Miklosch: “Amico, ti ho detto quasi troppo, ed ora non ti dico più nulla. Là c’è il conte con il grande amico; rivolgiti a loro e domanda di Colui che è travestito! Questo però rimane verità: un prete sulla Terra è di solito l’essere più ostinato, e nel mondo degli spiriti non potrà riconoscere il Signore anche se dovesse scontrarsi con Lui. Tu sai chi a Gerusalemme era più cieco e più ottuso? Vedi, erano i preti! E vuoi sapere tu quali uomini sulla Terra sono meno di tutti inclini ad accettare una vera fede? Questi sono nuovamente i preti, soprattutto i cattolici-romani, ai quali appartieni anche tu. – Ora ti ho detto abbastanza, conceda Iddio che ciò ti possa essere un po’ utile! Ora però va dai due e consultati con loro!”.

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Cap.148

Il francescano precipita ancora una volta nel dubbio alla vista di Robert Blum

Alla sua paura del diavolo, gli va incontro il Signore con la Sua Clemenza paterna

                    1.       Il francescano viene ora avanti verso di Me, verso il generale e il conte. Proprio quando vuol fare la sua domanda: “Chi sei tu, amico straniero?”, viene – naturalmente ad una chiamata interiore – Robert Blum da Me e dice: “Signore! Pane, vino e vestiario sono pronti!”.

                    2.       Dico Io: “Bene, Mio amato Robert (aggiunto di proposito) Blum! In questa casa tu sei un padrone accanto al Signore, ed il tuo grande amore per Lui è il legislatore sulla tua casa e tutti coloro che vi si trovano!”.

                    3.       Quando il francescano – che aveva lasciato il suo ordine per amore della libertà e non per amore della grande Verità del Vangelo – scorge Robert Blum, a lui ben noto, in carne ed ossa, si batte le mani sulla testa e dice: “Ma per l’amor di Dio! Gesù, Giuseppe e Maria, e voi tutti, angeli e santi di Dio, restate con noi! Mi trovo nella casa di un capo arci eretico!! O Gesù, Maria e tu, santissimo Giuseppe! Questo è come essere nell’Inferno stesso! E qui dovrebbe intrattenersi da qualche parte Cristo il Signore? O tu maledetto diavolo! Tu, insidioso e diabolico Belzebù. È vero, credevi di avermi preso? Ma niente da fare, orribile e stupidissimo diavolo! La beata Vergine con la sua onnipotenza celeste ti ha smascherato appena in tempo davanti a me, e mi posso ancora sottrarre ai tuoi artigli! Sì, io ho sempre venerato solamente la Beatissima, affinché mi preservasse dalle tentazioni del diavolo nel tempo come nell’eternità. O voi tutti diabolici e bestiali amici, e tu Miklosch, diavolo di un uomo! Non vorresti farmi conoscere ora un nuovo Cristo nella vostra magnifica compagnia? O tu, principale mascalzone di un diavolo, come ti sei già dato da fare per portarmi all’Inferno! La beatissima Vergine però ti ha rotto le uova nel paniere. Tanto presto, come tu credi, il diavolo non se la caverà con un francescano!”.

                    4.       Dico Io: “Amico Mio, questa casa non è né di un eretico e ancor meno di una compagnia di diavoli. Lo dico Io, l’Unico eterno Signore del Cielo e della Terra! Nell’Inferno, infatti, non camminano da nessuna parte persone libere nella luce dei Cieli. Ma se quest’autentica fratellanza celeste ti è troppo sospetta, allora guarda là il portone ancora aperto e fuori una vasta lontananza. Puoi andare o rimanere, questo per noi è uguale. L’infinità è abbastanza vasta, larga, alta e profonda. – Ed ora o taci o te ne vai! Ma tu, fratello Blum, va nella grande sala accanto e chiama tutti fuori! Fa’ portare pane e vino in abbondanza su questo grande tavolo rotondo, affinché questo stolto cieco si possa convincere che aspetto hanno i presunti diavoli di questa casa, e come vengono magari bolliti e arrostiti!”.

                    5.       Robert si allontana velocemente per eseguire la Mia Volontà. Subito vengono tutti i patriarchi, profeti ed apostoli con decorazioni, nelle quali sono facilmente riconoscibili. Così pure le matriarche, iniziando da Eva, ed anche la madre Maria con Giuseppe e tutte le persone menzionate nei vangeli. A questo grande corteo si uniscono poi i nuovi arrivati: Robert, Messenhauser, Jellinek, Becher, Niklas, Bardo e tutti quelli che appartengono a loro. Alla fine ancora anche le ventiquattro ballerine che vengono guidate dalla donna di Robert. Esse portano pane e vino in quantità e mettono sul tavolo, nell’ordine migliore, queste sostanze vitali. Tutti coloro però che vengono dalla sala adiacente, sono avvolti da una potente gloria, e soprattutto questo fa aprire gli occhi al francescano.

                    6.       Dopo che il tavolo è ottimamente apparecchiato, Io dico ai nuovi ventinove: “Venite qui, amici e fratelli! E tu, Miklosch, presentato come diavolo dal francescano, vieni qua da Me! Prendi e mangia per primo il pane della vita e nello stesso tempo bevi il vino della conoscenza e forza! E dì poi al francescano, che già da tempo ha lo stomaco vuoto, quanto ti gusta questo cibo infernale!”.

                    7.       Miklosch, che già da fuori cominciava segretamente a riconoscerMi, viene subito umilmente e rispettoso da Me e dice: “Ora, o Signore, veramente posso esclamare per la prima volta nella mia intera esistenza: ‘O Signore, io non sono degno che Tu entri sotto il mio peccaminoso tetto!’. Ma dì solo un Parola santa, o Signore, e tutto ciò che è in e su di me guarirà!’. – Sì, questo è veramente un vivente pane del Cielo, il Tuo vero Corpo senza falsità ed inganno, o Signore! Chi mangia questo pane, vivrà in eterno, perché ha in sé la forza della vita eterna. E che sapore ultraceleste! – E questo vino, proprio fluito dal Tuo Cuore, è veramente il Tuo sangue, mediante il quale ci vengono rimessi tutti i peccati che abbiamo commesso sulla Terra. E così oso gustarlo nello stesso modo del santo pane. Che sapore e che spirito! O Signore, questo nessun mortale di un mondo riesce ad afferrarlo! Fratelli, mangiate, bevete e gustate voi stessi quanti cieli dimorano in ogni goccia!”.

                    8.       Ora tutti si servono, mangiano e bevono secondo il desiderio del cuore. E Nessuno trova le parole per descrivere la grande magnificenza del sapore, della dolcezza e dello spirito.

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Cap. 149

Il francescano si ostina sulla dottrina romana

Miklosch lo guarisce con domande taglienti

Ora anche in quest’anima ostinata si rompe il ghiaccio

Beato stupore a causa delle verità celestiali

                    1.       Dopo un momento di profondissimo stupore dice il conte al francescano: “Amico, se nel tuo presunto Inferno è così, io rimango qui irremovibile – e certamente anche il fratello Miklosch insieme a tutti gli altri! Anche quegli spiriti e spiritesse infernali hanno un aspetto immensamente bello e meraviglioso. In verità, in una simile compagnia infernale non si starà così male in eterno! Ehi, amico, che ne dici?”.

                    2.       Risponde scontroso il francescano: “Già infinitamente molti sono andati a fondo in una simile dolcezza infernale, e questo destino spetterà anche a voi! Sono anch’io molto affamato e in particolare assetato. Ma finché non ho prove palpabili in tutto questo come un Tommaso, non mi fido di questa quiete apparente. Presso eretici, infatti, come lo sono Robert Blum e consorte, Dio il Signore non può dimorare!”.

                    3.       Dice Miklosch: “Amico, vieni con me a quella grande finestra! Ti mostrerò qualcosa”. – Risponde il francescano: “Che cosa”. – Continua Miklosch: “Vedrai”. – Continua il francescano: “Bene allora andiamo. Ma non m’ingannare, altrimenti…!”.

                    4.       I due vanno alla finestra. E Miklosch mostra al francescano una grande aria libera fuori della casa e in considerevole lontananza verso occidente, una città simile a Budapest. E gli dice: “Amico, quel Signore, che la tua stupidità considera il diavolo supremo, ti fa dire mediante me: ‘Ti libero da quest’Inferno! Là tu scorgi Budapest. Và lì e procurati in quel luogo, oppure da qualsiasi altra parte, un altro Cielo migliore! – Puoi anche uscire direttamente qui dalla finestra, perché queste non hanno vetro”. – Dice il francescano. “Aspetterò ancora un poco!”. – Continua Miklosch: “E perché mai? Se questo è l’Inferno, perché vorresti ancora restarci?”.

                    5.       Risponde il francescano: “Sai, vorrei solo sapere ancora se il Blum, prima della sua esecuzione, insieme ai suoi compagni di fede, è ritornato nel grembo dell’unica vera chiesa. Se questo è il caso, allora qui può essere tutto in ordine, eccetto la santa Trinità, che non si vede ancora da nessuna parte. Se no, cosa che temo proprio di più, questo qui non è altro che un miraggio infernale! Anche l’Inferno, infatti, è pieno dello zelo più ostinato nel preparare, per prima cosa, molto bene i suoi accoliti in modo che poi siano perfettamente idonei ad entrare nel vero Inferno. Qui è veramente tutto al completo: Cristo, Maria e San Giuseppe, tutti i santi apostoli, tutti i padri primordiali, patriarchi e profeti ed in più una massa di santità. Tuttavia se Blum e consorte sono ancora gli stessi eretici, tutto questo è solo un miraggio infernale ed allora mi devo velocemente allontanare da qui. – Poiché vedi, amico, se il papa romano non è il vero rappresentante di Dio sulla Terra e la chiesa romana non è l’unica vera chiesa che rende beati e se non è solo lei ad avere nelle sue santissime mani le chiavi del Cielo e dell’Inferno per tutti gli uomini – allora Cristo non è Cristo e tutte le religioni della Terra sono idee cervellotiche senza valore. Così stanno le cose, e io sono perciò estremamente in guardia per non lasciarmi affascinare dall’Inferno. La vera Chiesa, infatti, è una roccia che le porte dell’Inferno non potranno mai vincere in eterno”.

                    6.       Incalza Miklosch: “Bene, bene, bene! Tutte queste sciocchezze cattoliche-romane le conosco bene quanto te. Potrei chiuderti la bocca così che su mille domande non potresti replicare nemmeno ad una. Ma preferisco metterti un po’ alle strette solo con qualcuna, ma ti dico in anticipo che devi rispondermi ad ognuna! Poiché se non mi rispondi, mi confermerai con ciò solamente che il papato non è stato fondato in nessun modo da Cristo. Ascolta dunque, queste sono le domande:

                    7.       In quale occasione Cristo ha disposto il sacrificio della messa ritenuto dalla chiesa così importante, e precisamente solo nella lingua romana che un tempo era pagana? Pretendo una risposta rigorosamente documentata dalle Sacre Scritture”.

                    8.       Di fronte a questa domanda, al francescano succede come al bue davanti ad una porta nuova. Non segue nessuna risposta.

                    9.       Miklosch però domanda ancora: “Poiché non trovi nessuna risposta, devo venire a te con qualcosa di più semplice. In quale occasione Cristo ha prescritto le cerimonie, le vesti riccamente adornate, la stola, il guardaroba, le calze rosse, l’assai prezioso bastone pastorale (Che io sappia Egli ha vietato perfino gli apostoli di portare un bastone), la tiara papale ed i costosissimi cappelli cardinalizi? Pretendo una risposta! – Sei già nuovamente muto! Ebbene, verrò con qualcosa di più semplice:

                  10.     Quando Cristo, il Signore, che voleva veramente edificare una Chiesa vivente nel cuore degli uomini – ha ordinato templi in muratura, dei quali dovrebbero già esisterne sulla Terra un milione e più? Quando ha ordinato il loro arredamento pagano, gli altari privilegiati, le immagini miracolose, l’acqua benedetta battesimale, come pure il santissimo crisma[7]? Eppure i veri apostoli battezzavano con acqua completamente naturale, come Dio l’ha creata; se nel battesimo si servivano anche dell’olio santissimo, anche di questo la storia sembra tacere! Quando ha ordinato le campane, organi e canti della messa ed i suoi costosi accessori, quando ha ordinato le esequie e le costose messe funebri? Ed in quale occasione ha Egli introdotto i cappellani, i pastori, i decani, i canonici, i preti, i prelati, vescovi e cardinali e li ha dotati di guadagni così grandi? Per quanto ne so Egli vietò perfino agli apostoli, quando li inviò a diffondere il Suo Insegnamento, di avere sacche per intascare un qualunque regalo! – Pretendo qui di nuovo una risposta ben attestata! Ebbene parla! Altre volte hai sempre avuto una lingua così sciolta! Tu sei e rimani stupido! Questo significa dunque: ‘Non so dir niente in favore della chiesa cattolica-romana e perciò preferisco stare zitto!’”.

                  11.     Alla fine il francescano risponde tutto indignato: “Potrei dirti parecchie cose, ma davanti ad un eretico, è meglio tacere!”. – Risponde Miklosch: “Lo credo anch’io, specialmente se non si può venire con delle prove! Dimmi però almeno questo, quando Cristo ha disposto l’empia formula del passaggio di una setta religiosa eretico-cristiana nella chiesa romana? Quando ha istituito l’indulgenza, quando la festa del rosario, quando la festa della Porziuncola?[8] In quale occasione ha istituito la santa inquisizione romana e spagnola? E quando e perché avrebbe introdotto tutto l’ordine ecclesiastico? Parla e dammi risposta! – Vedi, sei già di nuovo muto come una tomba! Perché? Io lo so! – Quindi qualcosa di più semplice:

                  12.     Dimmi, dove sta scritto negli Atti degli Apostoli che l’apostolo Pietro ha davvero fondato il papato in Roma? Per quanto ne sappia io, quest’apostolo nei suoi ultimi tempi si è intrattenuto in Babilonia e da lì ha scritto una lettera a Gerusalemme. Ma Roma e Pietro si sono visti tanto quanto ci siamo visti io e l’imperatore della Cina! Ma forse tu hai altri dati suffragati da prove, ed allora parla! Ma ancora una volta non dici nulla. Forse non ti viene in mente niente di sostenibile. Vedi, che uomo povero sei tu con la tua difesa papale!

                  13.     Ma questo forse me lo potrai certamente dire: quando Cristo o Pietro diedero al papa il titolo di santo padre, e quando hanno istituito il bacio della pantofola ricca d’indulgenze? Per quanto ne so io, Cristo ha vietato severamente di chiamare chiunque altro ‘buono e santo’ se non Dio solamente. Allora non si dovrebbe chiamare nessuno padre se non solamente Dio, perché tutti gli altri sono fratelli e sorelle! Ma chissà se a Cristo, il Signore, dopo non venne in mente qualcosa di meglio, e così ha emanato una quantità di ordinanze supplementari sconosciute a noi laici – nonostante Egli stesso abbia apertamente dichiarato con fermezza davanti a molti uomini a Gerusalemme: ‘Cielo e Terra passeranno, ma le Mie Parole non passeranno!’.

                  14.     Sì, amico mio, tu taci ancor sempre ed il tuo iracondo imbarazzo te lo si vede scritto in faccia. Che ne sarà dunque? – Vedi, potrei venire a te ancora con mille di simili domande singolari. Ma a che servirebbe? Tu non puoi rispondermi a nessuna di questa! E così sarà meglio che lasci andare completamente il papa, vai lì dal vero Signore, e confessa davanti a Lui, fedelmente ed apertamente, la tua stupidità – oppure mettiti in viaggio verso la visibile Budapest!”.

                  15.     Risponde alla fine il francescano: “Amico, con le tue strane domande mi hai portato ad avere idee molto diverse, per la qual cosa ti sono molto riconoscente. E ti voglio seguire da quell’unico Vero!”.

                  16.     Risponde Miklosch: “Allora non a Budapest?”. – Continua il francescano: “Veramente no! Poiché io credo che per uno spirito le città del mondo abbiano maledettamente poco da offrire. Chissà che cosa potrebbe capitare ad uno spirito se in qualche modo si facesse guardare!”. – Dice Miklosch: “Ma non dire sciocchezze! Quale mortale ha mai potuto fare qualcosa ad uno spirito? Ma lì di certo non saresti diventato migliore, bensì molto peggiore. Dai cardi, infatti, non si suole raccogliere uva”.

                  17.     Continua il francescano: “Ma ora dimmi, poiché tu sei veramente molto più sapiente di me: è questa la Budapest vera e propria dell’Ungheria? – A me la cosa pare un pochino sospetta! – Io sono dell’opinione che quella città visibile sia più un’illusione che qualcosa di vero”. – Dice Miklosch: “Lasciamo stare. Se ciò che vediamo è realtà o no, ci diventerà chiaro poi. Ora andiamo dal Signore, confessiamo dinanzi a Lui la nostra grande stoltezza e poi lasciamo tutto il resto solamente a Lui”.

                  18.     Continua il francescano: “Ma non pensi che sarebbe forse bene se ci rivolgessimo prima alla santissima Vergine Maria, giacché qui c’è anche lei?”. – Prorompe Miklosch: “E perché non ci rivolgiamo ad Adamo ed Eva e tutti i patriarchi e profeti? A chi si è rivolto il conte? A nessun altro se non direttamente al Signore stesso! E vedi, egli è presso di Lui, e proprio più vicino di tutti gli altri! Vuoi forse essere ancora più vicino? Guarda anche Robert Blum, al quale il Signore ha donato questa casa piena di magnificenza e grandezza in eterno come propria: anch’egli si è sicuramente rivolto al Signore ed è ultrabeato! Vuoi forse ancora qualcosa di più?”.

                  19.     Continua il francescano: “Hai ragione, mi rimangono attaccate ancora molte stupidaggini che non si possono rimuovere in una volta sola. Ma pazienza, con il tempo tutto si sistemerà. Andiamo perciò dal Signore e mostriamoci a Lui come siamo! Io penso che Egli non se la prenderà con noi altri proprio così precisamente alla cattolico-romana!”

                  20.     Dice Miklosch: “È la mia preoccupazione minore! Vedi, io sono certamente ben stupido e oltre a ciò ancora molto malvagio di cuore nei riguardi del Signore – e già non potrei combattere aspramente contro di te a causa della tua cecità, bensì trattarti del tutto tranquillamente da vero fratello. Quanto più c’è da aspettarselo dal Signore che è il purissimo Amore stesso, atteso in misura piena! Certamente anche il Signore avrà dei lati estremamente taglienti, specialmente contro la superbia, avarizia, invidia e contro tutti coloro che hanno considerato i loro poveri fratelli terreni pura nullità. Ma verso di noi, che abbiamo sempre visto l’uomo nella persona più comune, Egli sarà certamente molto più mite. E allora coraggio, ora andiamo da Lui!”.

                  21.     I due ora vengono velocemente da Me. Io però vado loro incontro di alcuni passi e dico a Miklosch: “Ebbene, non ti è scappato il fratello Cyprian? Questo mi rallegra veramente molto! Allora venite! C’è ancora un po’ di pane e vino: mangiate e bevete secondo il vostro bisogno! – Dopo vi guiderò nel grande museo di questa casa, lì spalancherete i vostri occhi! – Ora andate svelti al tavolo e rinforzatevi!”.

                  22.     I due vanno timidamente al tavolo e il francescano, che si trova proprio davanti a Maria, osa appena toccare qualcosa.

                  23.     La madre Maria però gli sorride e dice: “Ma, caro amico Cyprian, perché dunque sei così imbarazzato? Mangia e bevi! Credi forse che anche qui nel Regno dei Cieli le cose si facciano con superbia come alle corti dei re sulla tenebrosa Terra? Oh, niente affatto! Qui siamo tutti come figli, amiamo il Padre e siamo pieni d’amore, bontà e mansuetudine verso ognuno! Perciò non avere più nessun timore, mio caro Cyprian!”.

                  24.     Cyprian quasi stramazza a terra per timore reverenziale davanti a Maria. Ma Miklosch gli dice: “Non essere sciocco adesso, caro fratello, e fa quello che ti hanno detto il Signore stesso e la carissima Maria!”. – Dice il francescano: “È facile parlare per te! Perché il fine sentimento superiore non ti è certamente mai stato particolarmente al massimo grado. Ma io, che già dalla nascita ero così sensibile, tanto che potevo piangere per la morte di una mosca, qui sono messo del tutto singolarmente alla prova in fatto di sentimenti”.

                  25.     Intervengo Io: “Non ti preoccupare, questo è così solo all’inizio, col tempo diventerai più coraggioso”. – Dice il francescano: “O Signore, la Tua immensa Indulgenza potrebbe far scoppiare il cuore per amore per Te!”. – Dico Io: “Ebbene, allora mangia e bevi! Guarda, Miklosch l’ha già fatto! – Robert! Procura più pane e vino! Vedo che a Miklosch piacciono molto!”.

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Cap. 150

Il francescano si ristora – Nell’ardore ringrazia il Signore

Il vero Regno dei Cieli con nuove meraviglie

La compagnia dei beati nella sala principale

“O Signore, quanto grande sei Tu!”

                    1.       Robert va svelto a prendere ancora pane e vino. Il francescano con profondissimo inchino davanti al cibo, prende il pane e lo mangia. Già al primo morso non riesce a capacitarsi per puro entusiasmo della meravigliosa delizia del pane. Poi però quando gusta il vino, è davvero la sua fine. Non si sente da lui nient’altro che un interminabile aaah!

                    2.       A questo stupore, Miklosch già più coraggioso, gli domanda: “Ebbene fratello, allora che cosa dici ora del tuo precedente ‘illusorio cibo infernale?’. Mi pare che questa palude solforica è per te squisitissima!”.

                    3.       Risponde il francescano, sorridendo amichevolmente: “Mio caro fratello, per l’esistenza di ogni uomo ci vogliono quattro cose: per primo l’essere creato nel mondo. Poi viene la stupidità, nella quale l’uomo fa il prepotente nel mondo. Per terzo viene poi la morte del corpo, che certo toglie all’anima il pesante fardello della carne, ma le lascia per intero la stupidità mondana. E così succede che – numero quattro – l’uomo deve essere prima stupido anche nel mondo degli spiriti, per poi poter diventar sapiente. E così è andata anche con me!

                    4.       Tu sai bene quanto me com’era sciocca la nostra fede e quanto sciocco il dogma che c’inculcavano! Come avremmo dovuto attingere da un tale insegnamento la vera Sapienza? Quando poi sopragiunse la morte, questa ci trovò come buoi immutati e come tali trasferiti qui. In questa caratteristica saremmo rimasti fin nell’eternità se l’ultrabuono santissimo Signore, Dio e Padre non avesse messo su di noi le Sue mani onnipotenti. A Lui perciò ogni lode, ogni gloria e ringraziamento! – Ma guarda qui, il fratello Robert ha portato sul tavolo ancora una grossa coppa piena di vino e un’intera pagnotta di delizioso pane!”.

                    5.       Dice Miklosc: “In verità, troppa grazia! Mangia e bevi, fratello! Io ho già fatto la mia parte ed ora sono così sazio e forte che potrei resistere per l’eternità!”. – Continua il francescano: “A me succede la stessa cosa! Ma, che cosa potrebbe dire il Signore se gli portassimo questo pane e questo vino?”.

                    6.       Dice la madre Maria: “Fatelo! Fatelo! Questo lo rallegrerà!” – Dice il francescano: “Se l’Onnisantissima è d’accordo, non ci sono altre domande. Egli sta ora parlando col conte, ma non fa nulla. Tu prendi solo il vino, io prenderò il pane, e così vogliamo farGli una sorpresa!”.

                    7.       I due mi portano ora il pane e il vino, e il francescano dice con la massima umiltà: “Signore, una volta sulla Terra dicesti: ‘Ora non berrò più di questo vino, finché non lo gusterò nuovamente con voi nel Mio Regno!’. Signore, qui è ora il Tuo vero Regno. Oh, allora bevi per nostro conforto di questo nuovo vino nel Tuo Regno!”.

                    8.       Rispondo Io: “Questo mi rallegra veramente molto che vi ricordiate di Me e, come figli, avete portato anche qualcosa da mangiare e da bere al Padre vostro! Potrei ben prenderlo da Me stesso, ma non mi sarebbe piaciuto così come quando Me lo portano i Miei figlioletti. Ed allora dateMi il pane ed il vino e vi convincerete subito che ne berrò e mangerò sul serio!”. Poi mangio un po’ di pane e bevo del vino e do’ il resto ai presenti, i quali ne gustano tutti ed in sé percepiscono un rafforzamento ancor più grande del precedente.

                    9.       Il francescano vedendo questo, dice affascinato al massimo: “Signore, Dio e Padre! Se me lo avesse detto un angelo stesso sulla Terra che nel Tuo Regno celeste le cose vanno così, non gli avrei creduto! Dov’è qui la divina santa aureola incontemplabile, ritenuta ultramisticamente gloriosa da noi cattolici-romani? Dove il volto giudicante, terribilmente severo, del Figlio di Dio? Dove quello del Padre inesorabile? Qui tutto è così naturale e da tutte le parti c’è la più grande indulgenza e la massima gentilezza! E Tu, quale sublimissimo Essere divino, cammini tra noi semplicemente. Nessuno, guardando il Tuo aspetto esteriore, intuisce che cosa e Chi Tu sei! La Tua Parola è la più semplice del mondo e tutto in Te testimonia la più grande semplicità!

                  10.     In verità, si potrebbe nutrire qualche dubbio se ad uno la grande magnificenza di questa sala, la luce meravigliosa che in essa penetra e tutti gli ultrabuoni freschi e irradianti giovani santi e i beati meravigliosamente vestiti non dicessero: ‘Questo è il vero Regno celeste! Non può davvero esistere in eterno che questo, in cui il Signore dei Cieli e dei mondi cammina in semplicissima veste da casa tra i Suoi figli e si preoccupa di loro!’. Devo confessare apertamente che, secondo le parole del Vangelo, qui qualcosa non mi quadra. Lì, infatti, viene ripetutamente menzionato come il Figlio siede alla destra dell’onnipotente Padre nell’eterna Luce inaccessibile. – Di nuovo in un passo si legge: ‘Verrò nelle nuvole dei Cieli con grande Potenza, Forza e Magnificenza e giudicherò i vivi ed i morti!’. E quanto stranamente mistiche sono le visioni di Giovanni! Di tutto questo però qui non c’è traccia, ma è tanto diverso quanto è alto il Cielo! Perciò in un certo senso è anche da perdonarci se abbiamo guardato in questo verissimo Cielo per un po’ di tempo come buoi cinesi in un villaggio spagnolo.

                  11.     Ora però riconosco che solo un Cielo costituito proprio così può offrire eternamente ad ogni spirito la beatitudine più vera, liberissima e quindi anche suprema. Perciò sii Tu, o santissimo ed amorevolissimo Dio e Padre, da noi tutti lodato, amato ed esaltato!”.

                  12.     Rispondo Io: “Ebbene, Mio caro Cyprian, qui appare certo tutto molto semplice e non si scopre da nessuna parte un inutile sfarzo. Con questo tuttavia non devi pensare che con ciò che ora tu vedi, i Miei Cieli siano già terminati. Aspetta solo un po’ e vedrai ancora delle meraviglie in quantità!

                  13.     Ora andremo nella sala adiacente e da lì nel grande museo di questa casa, dove ti si presenteranno cose davanti alle quali sicuramente ti lascerai cadere. Ma perfino là non devi pensare che questi siano i confini dei Miei Cieli, ma tutto questo è soltanto il primo pre-inizio dell’inizio!

                  14.     Ciò nonostante Io rimarrò così come sono adesso! E quando contemplerai tutte le cose diversissime e glorificate, Io apparirò tuttavia eternamente immutato in mezzo alle Mie Opere, sebbene la loro grandezza e profondità nessuna eternità potrà mai misurare. – Ma incamminiamoci e rechiamoci nella grande sala!”.

                  15.     Tutte le molte migliaia di ospiti vanno ora avanti. Li seguono i patriarchi e gli apostoli. Davanti a noi va Maria con Giuseppe e l’apostolo Giovanni. Vicino a Me camminano il conte, il francescano, Miklosch, il generale, poi Thomas e Dismas. Dietro a noi camminano Robert con la sua Helena, Becher, Jellinek, Bruno, Bardo, Niklas e le ventiquattro ballerine, le quali portano dietro a Robert le stoviglie ed i contenitori.

                  16.     Quando così ordinati giungiamo nella grande sala, nella quale le molte migliaia di ospiti occupano uno spazio come se in essa si trovassero appena una trentina di persone, il francescano quasi si lascia cadere dallo stupore e dice:

                  17.     “O Signore, questo è troppo in una sola volta per uno spirito debole! Questa grandezza, quest’altezza, queste meraviglie! In verità, Signore, questo certamente non sarà un pre-inizio, bensì questo è già l’intero Cielo con tutti i confini, come si suol dire! Il soffitto somiglia a tutto il cielo stellato con i più meravigliosi gruppi di stelle! Le pareti sono come nuvole raggianti nell’aurora! E le gallerie stupendamente intrecciate insieme somigliano alle alte cime dei monti che risplendono per prime nel mattino dorato! – Oh, meraviglioso, meraviglioso! Questo è troppo in una volta sola per uno spirito debole! – O Signore, quanto grande sei Tu!!!”.

 

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Indice cap. 81 - 150

 

Cap. 81            L’aspra sentenza di Pietro su Roma - Luminosa e clemente risposta di Paolo

Cap. 82            Blum e Jellinek si esprimono - Risposta del Signore

Cap. 83            Proposte radicali di Becher - Ammaestramento del Signore - La natura della razza umana è condizionata da quella della Terra nell’insieme della Creazione

Cap. 84            Opinione di Helena sulla via per la salvezza dell’umanità terrena

Cap. 85            Recensione del Signore sulla proposta di Melena - La Terra, impossibile paradiso, finché è terreno di prova

Cap. 86            Sapienza di Olaf - Un brindisi celeste - Il nuovo ponte di Luce e d’Amore della Grazia divina

Cap. 87            Il banchetto celeste per il bene degli uomini della Terra - La veste e corona da sposa di Helena come rispondenza

Cap. 88            Il massimo premio del purissimo Amore di Dio - La sposa di Dio

Cap. 89            La Terra ed i suoi orrori - Lo spirito dell’anticristo - Un’apparizione simbolica

Cap. 90            Continuo sviluppo dell’immagine - Perché Dio permette gli orrori del mondo?

Cap. 91            Motivo del lato brutto della vita  - Contrasti necessari per la libertà spirituale

Cap. 92            Lotta delle sei bestie - Effetto sugli uomini lupo e il re

Cap. 93            Robert spiega la visione - Egoismo e superbia, radice fondamentale di tutti i mali - L’immutabile Volontà di Dio

Cap. 94            Helena sul mostro a sette teste, la lotta bestiale, gli uomini lupo e il re

Cap. 95            Spiegazioni del Signore sullo sviluppo di esseri indipendenti - Chiave per la comprensione della vita terrena

Cap. 96            Il Signore sui figli di Dio e figli del mondo - Parabola del giardino di frutta e dell’albero infruttifero

Cap. 97            Sul desiderio carnale e sulla superbia - Incarico di Robert per quanto riguarda il patetico - Filosofia degli uomini dediti ai piaceri mondani

Cap. 98            Il patetico comincia a far domande su Gesù - In lui albeggia l’auto riconoscenza

Cap. 99            Robert incoraggia il patetico -  Il timido peccatore esita - Dismas, il patetico, alla fine prende coraggio e segue il messaggero di Dio

Cap. 100         Dismas riconosce davanti a Dio la sua grande colpa, ma non prega per la grazia - bensì per la giusta punizione - Conseguenza di questa preghiera distorta

Cap. 101         Folle ostinazione dell’accecato Dismas - Aspri giudizi dei suoi veri amici

Cap. 102         Dismas diventa esitante - Egli si rivolge sinceramente al Signore per Grazia e Misericordia

Cap. 103         Emma ed Olaf perdonano il loro debitore Dismas - Sul forte spirito paolino di Dismas - Un incarico celeste

Cap. 104         Dismas e i suoi vecchi amici - Ogni specie di obiezione degli spiriti indolenti - Cura del digiuno agli increduli ostinati

Cap. 105         Sulle opere dell’intelletto e del cuore - Dismas porta i difficili credenti dal Signore

Cap. 106         Bruno portavoce della compagnia - Contro domande critiche del Signore - L’umiltà di Bruno riporta la Grazia del Signore

Cap. 107         Celestiale pasto di Grazia - Prova di cuore nell’amore per il nemico

Cap. 108         L’eroe dell’amore circondato dai nemici - L’Amore di Cristo vince tutto

Cap. 109         Buono spirito concorde tra gli affamati di luce - L’esercito dei ciechi mondani giunge dinanzi al Signore - Racconto della vita di Bruno

Cap. 110         Il Signore sulla pesca delle anime - Pane, vino e vesti celestiali

Cap. 111         Bruno sente ancora fame e sete - Cenni sull’Ordine celeste

Cap. 112         Bruno istruisce i suoi allievi - Obiezioni riguardanti la rinascita e il libero arbitrio - Bruno lo chiarisce

Cap. 113         Discorso del villanzone sulla deturpazione - della religione mediante il sacerdozio

Cap. 114         La risposta di Bruno proveniente dal Signore - Prova della Divinità dell’Insegnamento di Gesù: Sua inesauribile pienezza e molteplicità

Cap. 115         Critica a Roma - Oltre a ciò, illuminazione di Bruno sull’utilità della notte

Cap. 116         Deformazione del puro insegnamento di Dio in seguito all’umano libero arbitrio - La fine della pazienza del Signore

Cap. 117         Ora i dubbiosi credono, ma temono un po’ il passo verso il Signore - Dialogo di un uomo di chiesa e un uomo libero - Humor nel regno degli spiriti

Cap. 118         Prepotenza di Bardos - Rimprovero di Niklas - La schiera dei mille, in unione spirituale, può incontrare la Grazia del Signore

Cap. 119         Guarigione dell’anima di Bardo - Discorso di Niklas sulle conduzioni di Dio - Affratellamento Celeste

Cap. 120         Abbigliamento nell’aldilà - Discorso di benedizione del Signore - Blum e i suoi amici sono destinati all’ordine nella sala da pranzo - Loro straordinarie esperienze

Cap. 121         Pareri e consigli degli amici - Dismas mette i cuori in ordine - Ringraziamento di Robert - Sulla benedizione dell’Amore per il prossimo

Cap. 122         Invasione di un’eccitata moltitudine di caduti di guerra - Discorso del comandante - Sua invocazione alla preghiera

Cap. 123         Un monaco vuol celebrare messa per denaro - Il generale impreca contro Roma - Robert vorrebbe portare aiuto - Arriva il Signore

Cap. 124         Gioia di Robert - Preoccupazione del Signore per il monaco - Robert come padrone di casa ottiene un aiuto in Helena - Matrimonio celeste

Cap. 125         Risveglio spirituale del monaco - Monologhi come specchio dell’anima - Cristo, l’ancora vitale dei naufraghi

Cap. 126         Il monaco apprende il santo insegnamento di Gesù - L’ex spirito cieco riconosce il Signore e la Sua Grazia

Cap. 127         Lode a Dio del riconoscente Thomas - Insegnamento del Signore sulla semplicità dell’Amore

Cap. 128         Preghiera di Thomas per la schiera dei suoi ex nemici ancora in attesa nell’antisala - È vestito con la veste d’onore e col cappello della sapienza - Suo primo incarico

Cap. 129         Thomas e Dismas presso il generale e i suoi tremila - Spiegazione su Gesù e la via della Salvezza. Discorso del generale - Il Signore alla porta della sala della Vita

Cap. 130         La schiera davanti al Signore - Percorso di vita del generale Theowald verso Dio - Segreto dell’esistenza terrena svelato nell’aldilà - Parole di Luce e di Vita di Gesù

Cap. 131         Il gran banchetto - Il generale e il suo amico Kernbeiss - Thomas ringrazia loro per la precedente cura - Sguardo all’Inferno terreno

Cap. 132         Arriva una schiera di giustiziati - La guida rivela la loro storia - Filosofia dell’ateismo e della durezza

Cap. 133         Il conte e lo spietato - Storia della vita di entrambi - La loro unanime, tenebrosa disconoscenza di Dio - Il fiero pretendente al trono e la sua miserevole fine

Cap. 134         Il conforto dei giustiziati innanzi tutto è la brama di vendetta - Effetto delle voci sconosciute. Il bisogno insegna a pregare. La Voce della Salvezza

Cap. 135         Misteriosi cenni agli infelici - Illusione del conte frustrato dallo spietato - Politica ungherese di allora

Cap. 136         Dialoghi su Gesù - Esperienze religiose del francescano - Il conte come erudito biblico - Proposta finale del francescano

Cap. 137         L’orgoglio del conte si ribella ancora una volta - Politica terrena nella luce dell’aldilà - Il generale e Robert sui conflitti di questi spiriti - Grande pazienza del Signore

Cap. 138         Il conte ed il francescano sulle voci di nuovo sentite - Il conte esterna ancor sempre ripensamenti - Un uomo del popolo invoca Gesù

Cap. 139         Nel conte si fa luce - Un’alta montagna ed un palazzo diventano visibili - Insegnamento assai amorevole sull’Ordine nell’Aldilà

Cap. 140         Ulteriori domande su Gesù allo straniero - Enigmatica risposta

Cap. 141         Il francescano sull’Amore e sua critica al conte - Sua aristocratica risposta - Intervento di Miklosch

Cap. 142         Predica dello straniero contro lo spirito giudicante - Replica del francescano - Lo straniero sull’ordine del cuore

Cap. 143         Ultimi dubbi del francescano - Che cosa accade con i peccati mortali? - Amorevole risposta dello straniero - Invito in casa

Cap. 144         Magnificenza e grandezza della casa - Dimora qui Gesù Cristo? - Ardente desiderio delle anime per il Signore - Buon presentimento di Miklosch

Cap. 145         Ingresso nella casa celeste. Incontro con vecchi conoscenti - La cieca ricerca di Gesù da parte del conte. Finalmente è trovato

Cap. 146         Il grande momento del conte: Sei Tu!? - Meraviglioso discorso di adorazione - Il Signore sul rapporto del Padre verso i Suoi figli

Cap. 147         Il Signore sulla maturazione degli uomini per la più alta conoscenza di Dio - Il francescano ancora cieco riceve da Miklosch vigorosi cenni

Cap. 148         Il francescano precipita ancora una volta nel dubbio alla vista di Robert Blum - Alla sua paura del diavolo, gli va incontro il Signore con la Sua Clemenza paterna

Cap. 149         Il francescano si ostina sulla dottrina romana - Miklosch lo guarisce con domande taglienti - Ora anche in quest’anima ostinata si rompe il ghiaccio - Beato stupore a causa delle verità celestiali

Cap. 150          Il francescano si ristora - Nell’ardore ringrazia il Signore - Il vero Regno dei Cieli con nuove meraviglie - La compagnia dei beati nella sala principale - “O Signore, quanto grande sei Tu!”

 

 

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[1] Lettera ai romani 16,1

[2] Il neo-cattolicesimo tedesco, 1813-1887, indipendente da Roma, fondato dal filosofo Ronge, ha falsato le basi del Cristianesimo, a cominciare dal rinnegare la Divinità di Gesù Cristo, a non credere alla vita dell’anima dopo la morte del corpo, e così via.

[3] Fanatico difensore del papa e della sua infallibilità. Viene anche inteso come colui che è più ligio alle norme tradizionali e più conservatore dello stesso papa.

[4] Costituzione imperiale.

[5] Antico attrezzo formato da due bastoni uniti da una striscia di cuoi usato per la battitura dei cereali.

[6] 1 seguito da 120 zeri.

[7] Olio d’oliva mescolato con balsamo, consacrato dal sacerdote e usato per amministrare i sacramenti del battesimo, della cresima e dell’ordine.

[8] Completa remissione dei peccati che si può ottenere il 2 agosto nelle chiese francescane.