Rivelazioni

nel 1848 - 1851 al mistico e profeta

Jakob Lorber

L’opera è un trattato sull’aldilà nel quale viene presentata la vita ultraterrena di Robert Blum, un politico che nel 1848 venne fucilato a Vienna e si ritrova nell’aldilà ad affrontare il suo cammino di crescita spirituale fino a riconoscere in Gesù il Salvatore. E’ così possibile comprendere cosa succede di là e come per ciascuna anima viene intrapresa qualunque azione affinché nessuno si perda. L’inferno diventa quindi solo un luogo per chi vi vuole rimanere, e quindi di fatto esso non esiste, ma è solo un eterno ‘volontario purgatorio’.

 

 

      

 

Dall’Inferno al Cielo

 

[ Parte I ]

 

La guida nell’aldilà di

ROBERT  BLUM

 

 (Un personaggio realmente vissuto nel XIX secolo)

[C’è una ottima pagina su Wikipedia: Robert Blum in lingua tedesca (traduzione online da Google)]

 

 

Traduzione dall’originale tedesco “VON DER HOLLE BIS ZUM HIMMEL - Robert Blum”

Casa Editrice: Lorber-Verlag - Bietigheim - Germania

Copyright © by Lorber Verlag

Copyright © by Associazione Jakob Lorber

Casa editrice “GESÙ la Nuova Rivelazione” (BG)

 

[Prefazione del 1963 della casa Editrice tedesca]

[Prefazione del dr. Walter Lutz]

INDICE cap. 1 - 80

Cap. 81-150:  [Blum - parte II]

Cap. 151-225: [Blum - parte III]

Cap. 226-303: [Blum - parte IV]

 

 

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Cap. 1

La carriera terrena di Robert Blum

                1.       Robert Blum venne su questa Terra in condizioni misere ed ebbe, fino ai suoi ultimi anni, sempre da lottare con la miseria della vita, cosa che gli toccò per buoni motivi, certamente ignoti al mondo. La sua anima e il suo spirito provenivano da quel pianeta del quale voi sapete dalla rivelazione del “Sole naturale”[1], che i suoi abitanti spostano intere montagne con ostinatissima perseveranza e, ciò che essi non compiono corporalmente, lo mettono in opera perfino come spiriti[2].

                2.       Quest'uomo, giustiziato dal mondo per la sua temerarietà, mostrò già dall'infanzia di quale spirito perseverante egli fosse. Sebbene Io stesso[3], ogni qualvolta si voleva innalzare, per la sua salvezza gli ponessi costantemente gli ostacoli più adeguati sulla via, ciò servì ben poco, specialmente per questo mondo. Lo sforzo troppo perseverante del suo spirito, infatti, riuscì alla fine a farsi strada fuori di ogni mediocrità, e giunse ad operare in modo grande.

                3.       Qui egli subito fece migliaia di grandi piani e li mise anche in opera dove c’era possibilità. Innanzi tutto gli stava a cuore un certo benessere dei popoli, per raggiungere il quale non temeva sacrificio alcuno. Se avesse posseduto tutti i tesori della Terra per realizzare quest'idea, che per lui era suprema, li avrebbe messi tutti quanti in gioco, insieme alla sua vita.

                4.       Quest'idea del benessere dei popoli egli la doveva principalmente alla scuola della religione mondiale di Ronge[4] e compagni. In realtà però questa non è una religione e nemmeno una Chiesa, perché essa rinnega Me, il Signore, e fa di Me un comune uomo e maestro del popolo dell’epoca antica. Questa "Chiesa" rigetta quindi anche la pietra fondamentale sulla quale essa vuole costruire il suo edificio, e la sua casa avrà perciò una pessima stabilità.

                5.       Come però Ronge costruì la sua chiesa, così anche il nostro uomo costruì sulla sabbia le sue idee riguardo al benessere dei popoli. A lui tutto ciò che offriva il mondo sembrava piccolo e insignificante. Soltanto nella sua arte oratoria egli vedeva quella grande potenza che in breve tempo doveva riuscire a rompere lo scettro di tutti i potenti.

                6.       La sua convinzione era così forte da esser capace di non avere quasi nessun dubbio in merito. Anche se Io lo ammonivo interiormente di fronte alle sue imprese troppo rischiose, questo non era tuttavia in grado di fermarlo da quello che aveva intenzione di realizzare. Per lui, infatti, era una specie di slogan elettorale, secondo cui un buon tedesco doveva sacrificare tutto piuttosto che abbandonare un'idea una volta presa.

                7.       Egli si rafforzò a tener fede alle sue idee e ad attuarle, anche per il fatto che esse avevano un ripetuto e splendido successo. E così affrontava anche un monte Himalaia perché era riuscito a rimuovere alcune colline politiche. Con questo lavoro si era anche fatto notare da tutti e si guadagnò con questo la fiducia di un intero paese, cosa che però gli spianò poi la strada per la sua rovina terrena.

                8.       Sperimentò spesso, nell’Assemblea Tedesca[5], la potenza della sua lingua e aveva grande gioia delle sue vittorie, dovute certamente per lo più al suo spirito agguerrito. Sostenuto da queste, si affrettò in una grande città della Germania orientale[6], dove il popolo cominciò in effetti a sostenere apertamente le sue idee. Allora voleva, per così dire, abbattere in un colpo solo una trentina dei cosiddetti principi “piccioni”, non riflettendo che dietro questi piccioni avrei avuto anch'Io da dire un paio di paroline.

                9.       Il nostro uomo partiva principalmente da un'idea, idea che aveva preso a prestito dalla Mia parola: che si doveva essere "perfetti" come perfetto è il Padre nel Cielo, e che soltanto Uno è il Signore, mentre tutti gli altri sono "fratelli", senza distinzione di classe. Lui però per primo non credeva in Colui al quale gli uomini dovevano somigliare nella perfezione. In realtà riteneva se stesso per un signore – grazie alla forza dell’eloquenza. Dimenticò completamente che anche i principi sono uomini in possesso della potenza che proviene da Me; e dimenticò anche il testo della Scrittura: "Date a Cesare, ciò che appartiene a Cesare, e a Dio, ciò appartiene a Dio!".

              10.     Quest'uomo nella città su menzionata, dove voleva realizzare la sua idea di rendere felici i popoli con la forza delle armi, nonché con i suoi discorsi, fu imprigionato come individuo pericoloso per lo stato e, dopo un processo sommario, fu spedito da questo all'altro mondo[7]. E quindi si concluse anche la sua sfera d’azione di questo mondo che doveva rendere i popoli felici.

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Cap. 2

Prime impressioni del giustiziato nell'aldilà

Consapevolezza della sensazione di vivere

                1.       Ora ci si domanda: come giunse la sua anima e il suo spirito nell'eterno mondo dello Spirito?

                2.       A questo punto deve essere osservato che la maggior parte delle persone che perdono la loro vita terrena in modo violento attraverso un tribunale penale, giungono nel mondo dello Spirito con un cocente sentimento d’ira e di vendetta contro i loro giudici e, per un certo periodo, si aggirano deliranti come delle furie. Per questo motivo, tali neo-arrivati, se sono realmente criminali contro i Comandamenti di Dio, quindi fondamentalmente malvagi, vengono spinti subito nel loro elemento vero e proprio, nell'Inferno, per esercitare là la loro vendetta. Non appena però la loro vendetta si è un po' raffreddata, tornano di nuovo nel vero e proprio mondo dello Spirito e cominciano lì di nuovo, certamente su vie molto limitate, a compiere la loro prova di libertà.

                3.       Ma spiriti del genere del nostro uomo che giungono nell'Aldilà, giudicati soltanto come criminali politici contro le leggi del mondo, all'inizio vengono trasferiti soltanto in uno stato privo di luce. Nel quale stato essi si trovano come ciechi e quindi, non scorgono nemmeno essere sul quale raffreddare la loro cieca vendetta. Grande ira e grande vendetta già presso gli uomini su questo mondo terreno hanno per effetto che essi divengano letteralmente ciechi per l’ira e cocente collera. Tanto più nell'Aldilà queste malvagie passioni suscitano nell'anima e nello spirito uno stato di totale cecità. E in questo stato tali spiriti sono lasciati fin tanto che la loro vendetta si trasformi in un sentimento d’impotenza. L'anima, profondamente offesa e oltraggiata, sentendo la propria impotenza, comincia a piangere, cosa che in verità trae origine anche dall'ira, ma a poco a poco la allontana e la indebolisce.

                4.       Nell'aldiquà il nostro uomo non poteva far altro che salvare il più possibile la propria dignità di uomo. Perciò egli si mostrò anche deciso e sprezzante della morte durante la sua esecuzione – cosa che però in verità non era assolutamente il caso, egli, infatti, sentiva oltremodo forte dentro di sé la paura della morte, e questo tanto più che, come neo-cattolico[8] convinto, non credeva assolutamente ad una vita dell'anima dopo la deposizione del corpo.

                5.       Ma circa sette ore dopo la sua esecuzione, poiché la sua anima si era, in un certo senso, di nuovo qua e là raccolta, si convinse rapidamente dell'infondatezza del suo credo terreno e si accorse ben presto di continuare a vivere. Allora però la sua convinzione del proseguimento dell'esistenza dopo la morte si trasformò in un'altra cosa da non credere: egli ora credeva tra sé e sé di essere stato certamente condotto sulla piazza delle esecuzioni, ma di essere stato fucilato soltanto apparentemente per provare completamente la paura della morte. L'ufficiale gli avrebbe fatto bendare gli occhi affinché non si accorgesse degli spari a vuoto nell'aria, ed egli si sarebbe accasciato soltanto tramortito dalla paura. Privo di sensi sarebbe stato poi portato in un carcere assai buio, da dove sicuramente una protesta immediata dei cittadini della Germania lo avrebbe riportato all’auspicata libertà.

                6.       Ora lo disturba soltanto la forte oscurità. Il suo luogo di dimora gli pare un buco oscuro che non gli sembra tuttavia umido e maleodorante. Egli si tocca anche i piedi e le mani e trova che non gli sono messe da nessuna parte catene. Così cerca di ispezionare la grandezza del suo carcere e com’è costituito più o meno il suolo. Chissà se nelle sue vicinanze non si trova forse un tribunale segreto?

                7.       Si sorprende però molto quando non scorge nessun suolo e tanto meno una qualche parete nel carcere; e in secondo luogo non riesce nemmeno a trovare una qualsiasi amaca nella quale egli si ritrovasse magari sospeso in un libero spazio vuoto di una catacomba.

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Cap. 3

Robert s’immagina di essere sotto narcosi

                1.       Questa faccenda gli sembra strana e sospetta. Mette alla prova anche la sua sensibilità, se questa, nelle sue membra, in un certo modo, non è forse ancora mezza morta. Si convince però, con un forte pizzicotto e sfregamento in tutte le sue parti del corpo animico, che la sua sensibilità non è assolutamente morta, ma al contrario, è fin troppo viva.

                2.       Ora, dopo essersi convinto da ogni parte di essere completamente vivo e, all'infuori della notte e delle tenebre, non si trova rinchiuso in alcun modo da nessuna parte, alla fine si chiede totalmente disperato:

                3.       "Nel nome di tre diavoli, dove sono io dunque? Che cosa hanno fatto di me quei sanguinari? Essi non mi hanno fucilato, altrimenti non vivrei! Nemmeno mi hanno imprigionato, poiché qui non trovo né pareti né pavimento e nemmeno catene ai miei arti! Ho anche la mia perfetta sensibilità; ho anche gli occhi, essi non mi sono stati cavati, eppure non vedo niente! Davvero, questo è spaventosamente singolare! – Quel bastardo che mi ha fatto fucilare pro-forma, deve avermi fatto forse addormentare con un narcotico sconosciuto, perciò mi ritrovo ora in questo stato! – Aspetta però, tu tiranno sanguinario, tu, assassino dei diritti dei popoli, non appena uscirò da questa narcosi, avrai di che rallegrarti! Ti cucinerò una zuppa maledettamente bollente!

                4.       Questo stato non durerà in eterno. Mi si cercherà a Francoforte e in tutta la Sassonia. Devo andare là! E non appena ci sarò, allora dovrai imparare a conoscere che razza di misfatto è mettere le mani così, senza riguardi, su uno dei primi deputati del Reichstag! Questo sarà espiato in un modo tale che l'intera storia mondiale non ha ancora nessun esempio da mostrare!

                5.       Se soltanto fossi svegliato presto da questa strana narcosi! Brucio dalla voglia di vendetta, e questo fastidioso stato continua a perdurare! Questa è certo una vera invenzione diabolicamente maledetta! Ma pazienza soltanto, le cose miglioreranno presto, anzi dovranno migliorare!".

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Cap. 4

Grido di aiuto rivolto a Dio

Appello a Gesù

                1.       Dopo queste parole rimane completamente quieto per un periodo abbastanza lungo e si strofina, di tanto in tanto, soltanto gli occhi, per togliersi di dosso un possibile stordimento narcotico. Ma poiché, nonostante tutta la pazienza, non si fa chiaro, comincia a dubitare di riacquistare la luce degli occhi e perciò diventa sempre più irritato. Quando però la luce non vuol tornare, nonostante la sua sempre più grande ira, esclama potente:

                2.       "Che cosa è accaduto con me? Che condizione maledetta è mai questa? Non esiste più un Dio che sarebbe potente e più giusto dei potenti della Terra che tali sono per grazia Sua!

                3.       Dio! – se Tu sei Tale – stendi il Tuo braccio! Riconciliami, io che volevo portare a quel traguardo la buona causa dei Tuoi figli e che già allora volevo raggiungere l'eccelso, l’incompreso Maestro dei popoli Gesù, ma anche Lui fu catturato da volgari sgherri come ringraziamento per le Sue grandi fatiche e sacrifici per il bene dell'intera umanità, e fu appeso al palo per il massimo disonore dell'umanità.

                4.       Come Lui, sono anch'io un figlio Tuo proveniente da Te, se Tu sei Tale! Forse Tu non esisti, e non sei in nessun'altra parte che nella coscienza degli uomini stessi! Se la Tua forza è solo quella forza della quale anche l'uomo è cosciente, allora certamente sto dicendo soltanto parole vane e sono ingannato in eterno in tutto l’essere mio! Ma perché dovetti divenire un essere vivente auto cosciente? Perché una qualsiasi goffa idea che afferra se stessa nello spazio infinito dovette divenire in me l'espressione chiarissima dell'essere? Maledetto caso che mi ha messo in una tale misera esistenza! Se ci fossero perfidi e maligni diavoli, allora dovrebbero in eterno distruggere quella forza che mi fece divenire!

                5.       O uomini! Voi poveri uomini ingannati, smettete di riprodurvi! Uomini che ora ancora vivete, uccidete i vostri figli e voi stessi, affinché la maledetta Terra diventi vuota! Oh, uccidete voi potenti tutti gli uomini e spartitevi poi tra voi la maledetta Terra, così che voi soltanto ne abbiate a sufficienza! – Ma inutile è il mio fervore; un eterno schiavo! Che cosa può una goccia contro l'onnipotenza del mare ondeggiante? Perciò taci, tu vano linguaggio! Solo voi, mani, cercate di mettere una fine a questa miserrima esistenza!".

                6.       Dopo queste parole egli tenta si strangolarsi: alcune energiche strette sulla sua gola, ma naturalmente senza alcun effetto, poiché per quanto ogni volta stringa, non sente la più lieve traccia di un qualsiasi soffocamento. Questo lo rende sospetto e su questo stato diventa sempre più ingarbugliato. Poiché con lo strangolamento non va, decide di muoversi procedendo in avanti. "Dunque", dice egli tra sé completamente irritato, "più buio e senza base come qui non può essere da nessuna parte nell'intero spazio infinito. Per questo non ho da temere alcun precipizio e tanto meno un qualsiasi tribunale segreto. Perciò soltanto avanti! Forse alla fine giungerò ad un bagliore di luce oppure all'auspicata morte!

                7.       Oh, quanto felice deve essere lo stato di una morte perfetta! Quanto felice devo essere stato quando non sentivo nessun’esistenza e nessuno stato di libera consapevolezza! Se solo potessi essere di nuovo totalmente annientato! Ma sia ora, come vuole – se la morte perfetta è un balsamo per me, non c'è neanche più qualcosa di cui io mi debba spaventare! Perciò soltanto avanti!".

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Cap. 5

Tentativi di camminare nello spazio vuoto

Monologhi sul nulla e sulla continuazione della vita

Maledizione contro Dio, il preparatore di sofferenze

                1.       A questo punto, il nostro uomo si mette a camminare facendo i soliti movimenti che si fanno con i piedi. Ma poiché non percepisce nessun suolo, gli sembra di fare soltanto inutili movimenti, come un pendolo, che non lo fa procedere. Riflette quindi su un altro modo di muoversi e dice:

                2.       "Devo cominciare a nuotare attraverso questo spazio senza luce in un modo proprio con le mani e con i piedi! Per procedere con le gambe bisogna avere una base solida. Ma se manca questa, allora vuol dire o nuotare o volare! Per volare, però, ci vogliono le ali che noi, nudi bipedi, non abbiamo. Che altro si può fare se non utilizzare nel modo più conveniente possibile le forze insite ancora in noi. Allora, nuotiamo!".

                3.       A questo punto comincia a fare movimenti natatori con mani e piedi, però non si sente avanzare attraverso una qualche corrente d'aria. Questo però non lo fa desistere e prosegue i suoi tentativi natatori. Quanto più si dà da fare, tanto più sente che tutte le sue fatiche sono inutili. Si accorge che questo spazio nero non gli fa sentire la minima resistenza, e perciò smette di nuovo i suoi movimenti. Egli dice:

                4.       "Che asino e folle sono, per che cosa mi affatico inutilmente? Ora sono nel nulla più assoluto, perché voglio ancora inseguire il nulla?! Anch'io voglio penetrare nella quiete del nulla, per divenire in essa anche un nulla! Sì, questa è la via del completo annientamento! Se solo sapessi che sono stato realmente fucilato! Di certo dovrei essere perfettamente morto, il che però non è il caso mio! Non sento neanche qualcosa di un logoramento!

                5.       Oppure dovrebbe esserci, dopo la morte, effettivamente una continuazione della vita dell'anima? Io però certo sono qui ancora con capelli e pelle, e perfino con i miei vestiti! Ha l'anima allora anche gambe, pelle, capelli e vesti? Se è così, allora l'abito deve avere un'anima? No! Accettare una cosa del genere dovrebbe indurre l'intera infinità a sonore risate! Ahahah! L'immortalità di un vestito sarebbe di gran lunga peggiore della forza miracolosa della marsina del Cristo a Trier![9] Eppure, se io sono anima, il vestito è finito qui con me!–?

                6.       No, e mille volte no! Io non sono un'anima, io sono Robert Blum, il deputato del Reichstag di Francoforte! Qui, a Vienna, ho imparato a conoscere cosa vuole l'Austria. Io so che ogni sforzo di questo stato è diretto a ristabilire di nuovo il vecchio assolutismo. Ho lottato contro di questo come un gigante. Ma poiché i cannoni dell'avversario erano più forti della mia buona volontà, dovetti tuttavia ripiegare con la mia giusta causa ed alla fine farmi perfino uccidere con un colpo d’arma da fuoco! Una bella ricompensa per un cuore fedele alla patria! O tu maledetta vita!

                7.       Se esiste un qualche Dio – quale gioia Gli può venire se gli uomini si uccidono crudelmente a causa di un trono, o per contrasti d'opinioni? Ma poiché sempre accade così in male modo sulla Terra, e questo non può provenire da un Dio che logicamente e fisicamente non può essere altro che il più puro Amore – allora non c’è per nulla un Dio. Oppure, se un Dio c'è, allora Egli è solo un esecrabile fato che considera gli esseri come un giocattolo dei Suoi capricci. Perciò, ancora una volta maledizione ad ogni essere che crea uomini per la più misera rovina!

                8.       Adesso però solo calma. Se io, infatti, voglio trovare in questo nulla l'auspicato totale annientamento, ma continuo sempre a parlare con me stesso, allora risveglio con ciò me stesso dall'annientamento e divengo di nuovo vivente attraverso le nuove stimolate forze vitali. Perciò calma assoluta, affinché sopravvenga l'annientamento!".

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Cap. 6

Calma esteriore, agitazione interiore

Cos'è la vita?

La brama verso la pace della fede, guida alla preghiera

Il pensiero alla moglie e figli

                1.       Dopo queste parole, Robert diventa completamente quieto e silenzioso con la bocca, ma tanto più attivo nel suo cuore. Questo già lo irrita di nuovo, poiché con questo percepisce tanto più vita ed ampia consapevolezza in sé. Quanto più calmo diventa, tanto maggiore diventa l’attività interiore. Quanto più la vuole reprimere, tanto più forte essa si presenta.

                2.       Questo lo conduce ancora in una nuova specie di disperazione e collera, poiché gli appare sempre più chiaro che neanche in questo modo può sbarazzarsi della vita a lui già oltre tutto molesta. Perciò comincia di nuovo a parlare:

                3.       "Ora però vorrei pur sapere, nel nome del diavolo, che cos'è mai questa stupida porca vita da non potersene sbarazzare! Ho certo visto morire migliaia di persone: esse morirono e non restò nemmeno il più lieve segno di vita! La putrefazione fu la fine perfetta della loro esistenza. Queste persone è impossibile che possano avere più una qualche consapevolezza. Oppure dovevano avere forse, al di fuori del corpo, ancora una vita pari alla mia?

                4.       Io non riesco a morire. Chi mi mantiene dunque questa vita molesta? – O tu che hai voluto fucilarmi, tu non mi hai fatto fucilare a morte, bensì solo a vita! Se i tuoi complici su tutti i tuoi nemici causeranno gli stessi effetti che hanno causato su di me, allora risparmiati la fatica. Poiché tu volevi togliermi ciò che non puoi ridarmi in eterno. Ora però come me la rido di te! Io, infatti, che tu volevi far morire, sto vivendo. Tu però, che ritieni di vivere, sei dieci volte più morto di me, tua vittima!

                5.       In fondo sarebbe tutto bene se io avessi solo un piccolissimo barlume di una luce! Ma queste tenebre totali se le prendano il diavolo!

                6.       E se dovessi forse restare in eterno in questa situazione? O dannazione! E se fossi già uno spirito? Questo sarebbe un diabolico pasticcio! No, non ci credo, non può esserci un'eterna vita. Mi sembra però già ben lungo il tempo che sto passando in queste tenebre. Non devono essere già passati alcuni annetti? Soltanto luce, luce, poi tutto sarà bene!

                7.       Devo ammettere apertamente che ora preferirei essere tanto stupido da credere al Figlio di Dio e al Cielo, inoltre certamente anche all’eterna morte, al diavolo e ad un Inferno e, in tale folle fede, morire con la coscienza tranquilla, – piuttosto che ritrovarmi qui col mio senno, nella più totale mancanza di luce! Ma che ci posso fare? Ho sempre cercato la verità e credevo anche d’averla trovata. A che serve però se in essa non c'è luce?

                8.       Il meglio in me è e rimane la mia perseveranza e totale coraggio. Se io, infatti, fossi un essere timoroso, in questo stato dovrei finire nella disperazione più profonda. Così invece per me tutto è uguale!

                9.       Mia moglie e i miei figli ora veramente cominciano anche ad agitarsi un poco nel mio cuore. Poverini, sentiranno certamente tristezza e grande dispiacere per me. Ma che posso fare io per loro in questa situazione? Nulla, assolutamente nulla! Pregare, questo lo potrei fare di certo, ma pregare chi e per quale utilità? Il miglior desiderio per loro è comunque nel mio cuore una vera preghiera, questo sicuramente non nuoce loro, anche se non servirà a nulla. Ma un'altra preghiera io non la conosco, – oltre al ben noto 'Padre Nostro' romano, ‘l’Ave Maria' e come si chiamano ancora una quantità di altri scioglilingua! – Ma a questi scioglilingua la mia colta famiglia ringrazierebbe sicuramente stupita. Certo essa mai potrà sapere cosa io sto facendo qui!".

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Cap. 7

Il ricordo pieno di riverenza a Gesù provoca potenti fulmini

Spavento e gioiosa sorpresa di Robert

                1.       Robert continua: "Il cosiddetto Padre Nostro è, tra tutte le preghiera formulate, sicuramente la migliore! Così, infatti, ha insegnato a pregare ai suoi discepoli il saggio Maestro Gesù. Purtroppo questa preghiera non è ancora mai stata compresa del tutto, poiché la si esprimeva in genere alla cieca per tutti i casi e bisogni. I romani però mettono in questa formula di preghiera, anziché la verità, soltanto una certa ridicola forza magica e la usano come una simpatica medicina universale contro ogni male, anche contro le malattie degli animali! E questo per me non ha proprio senso! – Il Padre Nostro, in sé e per sé, è di certo una preghiera molto solenne; certamente però solo nel giusto senso e solo per quella che è. Come però i cattolici romani e i protestanti ne fanno uso, è il più puro nonsenso!

                2.       O tu buon insegnante e maestro Gesù! Se la tua sorte dovesse somigliare alla mia, allora in tale stato ti sarai di certo anche già spesso pentito, dopo la tua esecuzione capitale, di aver fatto tanto bene agli uomini scellerati! Quasi 2ooo anni in tale notte! O nobilissimo, questo deve essere assai duro!".

                3.       Come il nostro uomo esprime il nome Gesù, in modo così pieno di simpatia e con stima, un potente fulmine parte da Oriente fino ad Occidente. Intanto il nostro apostolo della libertà si spaventa molto, ma sente una grande gioia perché così ha la convinzione di non essere cieco.

                4.       Allo stesso tempo, però, comincia anche a riflettere su cosa potrebbe essere stata la causa di questo chiaro fulmine. Egli esamina tutti i motivi a lui noti per la provocazione dell'elettricità, ma non trova nulla che gli spieghi a sufficienza questa prima apparizione di luce nella sua condizione a lui ancor sempre incomprensibile.

                5.       "Ma adesso mi si accende un nuovo lume di pensiero!" esclama. "Sì, sì, è così! – – O tu splendida filosofia, tu fonte inesauribile di vera sapienza! Tu porti ad ognuno la giusta luce che afferra te come me, con ogni ardore ed amore e ti usa in tutte le situazioni della vita come unica e fidatissima consigliera e guida! Guarda quanto velocemente ho ora sciolto con il tuo aiuto questo nodo gordiano!

                6.       Dove nel regno del nulla si trova un essere individuale, lì si possono trovare ancora una quantità di altri esseri, o uguali oppure di altra indole! E così, all'infuori di questo mio essere, possono ancora trovarsi qui una moltitudine di entità di ogni sorta che sono idonei alla provocazione dell’elettricità, senza compromettere minimamente il nulla che ci abbraccia tutti quanti. Così va bene! Io so ora che, all'infuori di me, in questa notte, ci sono ancora in qualche modo dei vicini d’indole sostanziale. Quindi io non sono assolutamente così solo qui, come me lo immaginavo per tanto tempo. Oh, questo è buono, questo e molto buono!

                7.       Se solo già prima mi fossi seriamente gettato nelle braccia della filosofia tedesca, allora mi troverei sicuramente già su un altro terreno. Ma io, stupido, alla fine mi sono perso in una gretta ridicola critica alla preghiera e in un’inutile commiserazione del grande, saggio e nobilissimo Maestro dei popoli Gesù ed ho sbagl – –!".

                8.       A questo punto riappare il fulmine, e questa volta ancor più potente di prima. Robert è fuori di sé dallo spavento e dalla meraviglia e non riesce a spiegarsi questa luce, per lui inconcepibilmente intensa, naturalmente solo di breve durata. – Gli è anche sembrato come se avesse visto, in una grande lontananza, certe sagome di ogni genere di oggetti a lui noti. La loro illuminazione però è durata troppo poco perché li avesse potuto fissare meglio.

                9.       Soltanto dopo un lungo periodo di calma riesce di nuovo a raccogliere meglio i suoi pensieri. Il suo primo pensiero, di nuovo un po' ordinato, è stato il seguente: "Ah, solo ora so a che punto sono! Questi fulmini accennano ad un forte temporale che ora si getterà nella notte su Vienna! Mi sto svegliando ora, a poco a poco, dal mio grande stordimento e sto tornando di nuovo completamente alla vita. Probabilmente quest'aria impregnata di fluido elettrico mi sarà d'aiuto, ed io ritornerò di nuovo in vita tra fulmini, tuoni e grandine! In verità i tuoni ancora non li sento, ma il temporale può essere ancora molto lontano da qui.

              10.     Ma non può essere che io sia anche sordo? I miei pensieri li sento veramente come parole, questa però non è ancora una prova che io sia in pieno possesso dei miei organi uditivi. Forse in quest’occasione recupero di nuovo anche il mio udito. Certo, la strana sensazione del nulla che mi circonda non posso assolutamente spiegarmela su vie naturali. Ma che importa? Mi trovo ora qui e ho visto i fulmini per due volte: questo fatto prova che io non sono cieco! Chi sa se tutto questo non è l'effetto del minaccioso temporale? Perciò lascio che il temporale scoppi e passi, allora poi già si vedrà se io resterò ancora così come adesso.

              11.     Veramente questo stato dura già da un bel po'. Secondo la mia sensazione potrebbero anche essere già cent'anni; ma sarà una pura illusione dei sensi. Sì, sì, se si languisce in un certo stordimento, un minuto deve diventare un anno. Sì, così è anche! Se soltanto lampeggiasse presto di nuovo e poi anche un po' tuonasse! I fulmini però si fanno attendere?”.

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Cap. 8

Rinnovato amore per la vita

La sete di vendetta si trasforma in pensieri di perdono

Nuovo fulmine e chiarore duraturo

                1.       Robert continua a parlare: "Oppure, oppure? Strana idea! Forse questi due fulmini si sono verificati soltanto nella mia fantasia e potrebbero annunciare che presto sarà completamente finita con me? Sì, potrebbe anche essere così, poiché ora ho cominciato un poco ad affezionarmi a questa miserabile vita, sarà sicuramente presto la fine per me! Se s’invoca la morte, allora di certo non viene. Ma se la si teme e si desidera di tutto cuore che stia lontana ancora a lungo, ecco che sicuramente viene prima di tutto! Perciò devo di nuovo desiderare quanto prima il mio totale annientamento con tutte le mie forze ancora presenti, poi potrò essere totalmente sicuro che la vera morte non mi acciufferà così presto per il collo!

                2.       In verità, questa è una buona, vecchia massima: ‘Chi ama la vita, la perderà; chi invece disprezza la propria vita, costui la riceverà!’. – Questo è già stato una volta il caso con me. Poiché solo per il disprezzo della vita per amore di tutti i miei fratelli tedeschi mi sono messo nei più grossi pericoli, e allora molto probabilmente sono stato inviato qui per mezzo della polvere e del piombo! Ma io, Robert Blum, vivo!

                3.       Di certo sono ora ancora impotente. Un sentimento interiore però mi dice: Robert, presto diventerai forte e potente per vendicare il tuo sangue su quei volgari carnefici ed assassini! Sì, sì, Robert, tu diventerai di nuovo forte! Quando vivevi sulla Terra, allora eri semplicemente di casa in te stesso, ora invece tu vivi nei milioni di cuori dei tuoi fratelli e vivi anche in te stesso ancora nella realtà! Perciò non aver paura, Robert! Tu diventerai ancora molto forte e potente!

                4.       Veramente sarebbe meglio se io fossi già adesso forte, dove la mia ira e la mia sete di vendetta si trovano ancora in pienissimo ardore. Ma se in questa notte la mia vendetta si dovesse a poco a poco placare e soltanto dopo poter fortificarmi, allora preferisco rimanere nella mia attuale debolezza e voglio lasciar agire il fato al posto mio.

                5.       D’altra parte è curioso che io ora non riesca a mantenere la mia certo giustificata ira e il mio sentimento di vendetta! Talvolta si trasforma completamente in una sorta di magnanimo perdono, cosa che mi irrita molto. Ma se afferro giustamente la cosa, questo è proprio di nuovo puramente tedesco! Solo il tedesco può perdonare. E questa è una splendida virtù che è propria soltanto alle anime più nobili!

                6.       Chi può dire al suo assassino: ‘Amico, tu mi hai fatto del male, ma io ti perdono dal fondamento della mia vita!’. Robert può questo! Sì, Robert non soltanto lo può, ma anche lo fa! – Fratello Alfred[10], che mi hai fatto uccidere vergognosamente, ti perdono e non vorrò mai in eterno vendicarmi di te, e potessi farlo anche mille volte! – Sì, ascolta intera Germania: Robert Blum ha perdonato il misfatto al suo e quindi anche al tuo nemico!

                7.       Ah, ora di colpo mi sento più leggero! Ehm, io stesso ammiro la mia magnanimità, questa è una grande consolazione per me! Certamente il mito del grande Maestro dei popoli dice altrettanto questo, perché anche sulla croce perdonò ai suoi nemici tutti i loro delitti. In Lui però c'era certamente anche un’autentica anima tedesca, altrimenti sarebbe stato difficilmente capace di tale nobiltà di carattere. Una tale magnanimità, infatti, non è mai stata propria agli orientali. Sì, sì, anche il grande Maestro Gesù era un tedesco!".

                8.       Col nominare il nome Gesù, dall'Oriente ad Occidente passa di nuovo un potente fulmine e dopo il declino lascia dietro un leggero, durevole bagliore di uno strano chiarore grigio, cosa che stupisce molto il nostro Robert, poiché ora è già di nuovo, per così dire, totalmente persuaso della sua precedente attesa del temporale.

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Cap. 9

Ogni sapienza mondana è vana

Gesù mette ai Suoi discepoli la fede nel cuore

                1.       Con attenzione egli osserva il persistente chiarore e non sa che cosa fare. Dopo un po' torna di nuovo in sé, ricomincia semplicemente a riflettere su questo fenomeno e dice a se stesso:

                2.       "Alla fine è certo un temporale le cui nubi cominciano adesso, dopo il terzo fulmine, a rischiararsi un poco da una parte. Soltanto una cosa non riesco ancora a capire, ossia che io solo adesso mi accorgo chiaramente di essere privo di qualsiasi base, pari ad un uccello nell'aria libera o nell'etere liberissimo. Un tale stato, la notte scorsa, poteva essere ritenuto certamente ancora come un inganno dei sensi, ora però non è più un inganno, ma totale verità.

                3.       Adesso mi diventa ben chiaro che sono veramente morto secondo il corpo, poiché è impossibile presumere che un corpo pesante possa mantenersi libero nello spazio aereo o spazio eterico così a lungo. Ma, all'infuori di me, non c’è da percepire in nessun luogo qualcosa di oggettivo né sotto, né sopra di me. Quindi mi devo trovare molto lontano da un qualsiasi corpo terrestre. Hhm, strano!

                4.       O Hegel, o Strauß, o Ronge![11] La vostra sapienza sembra qui soffrire forte naufragio. Dov'è la vostra universale anima mondiale nella quale dovrebbe andare l'uomo dopo la dissoluzione del corpo? Dov'è il Dio emergente nell'uomo e dove la Sua presa di coscienza nell'uomo? Io sono morto ed ora sono qui completamente nella solitudine più impotente che si possa in qualche modo immaginare e figurare. Qui non c'è da scorgere nessuna traccia di una qualsiasi Divinità e tanto meno di un passaggio della mia essenza nell’universale anima mondiale.

                5.       O voi presuntuosi filantropi sapienti del mondo! Di una tale condizione dopo la morte del corpo voi non avete ancora mai avuto il più lieve presentimento. Per farla breve, voi mi avete ingannato e ingannerete ancora molti. Vi sia però perdonato tutto, poiché anche voi siete tedeschi! Se voi aveste saputo qualcosa che corrispondesse alla verità, allora non l'avreste sicuramente nascosto ai vostri discepoli! Ma poiché non siete capaci di questa, voi date ciò che avete, e questo è perlomeno un onesto agire.

                6.       Certamente la vostra onestà qui non serve per niente all’uomo. Ma non fa nulla, poiché in fondo è sufficiente mantenere l’umanità in un determinato ordine di tipo terreno-materiale. Per quanto però riguarda la vita dopo la morte, spesso messa in dubbio, certamente non occorrono altre leggi. Quali obblighi, infatti, mi potrebbero ancora attendere? Certamente nessun altro che quello di una nuvoletta nell’aria sospinta dai venti. Ora anche se avessi la sapienza di Salomone e la forza di Golia, a che cosa potrebbero servirmi?

                7.       Perciò sarebbe veramente meglio morire nella più tenebrosa superstizione di Roma che perlomeno si depone il proprio corpo nella cieca fede che dopo il suo distacco, secondo l’anima, si continua bene o male a vivere. Meglio che credere come i puritani rongeriani che, con la morte si perde ogni forma di vita in eterno e quindi si deve temere terribilmente dinanzi alla morte. O Cielo! Piuttosto languire eternamente in questo vuoto inanimato che subire ancora una volta una tale paura della morte!

                8.       Perciò, voi maestri, insegnate a credere questo ai vostri discepoli! Ed essi moriranno più felici di quanto lo sia io da morto, con tutta la forza del mio discernimento. Ora mi diventa anche chiaro perché il grande Maestro dei maestri raccomandò sempre solo la fede ai suoi discepoli!”.

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Cap. 10

Buoni pensieri su Gesù

Cresce la fede nell’immortalità e in un Dio dell’Amore

                1.       Robert continua a parlare: “Questo saggissimo Maestro dei popoli nacque al mondo, come me, dal grembo di poverissimi genitori. Con tutta probabilità Egli dovette elevarsi soltanto a fatica, con tutte le privazioni possibili, fino al punto della suprema sapienza morale, per cui dovette subire, per tutta la Sua vita, anche parecchie persecuzioni da parte dell’eccentrica casta sacerdotale ebrea. Deve essere stato enormemente difficile per Lui slanciarsi in alto a tale sapienza in mezzo ai più irriducibili seguaci di Mosè e Aronne, nelle cui teste e nei cui cuori albergava la tenebrosa notte.

                2.       Probabilmente una volta Egli, come povero diavolo, giunse in Egitto, o con i suoi altrettanto poveri genitori oppure con un’altra carovana, e lì con i suoi talenti innati attirò su di sé l’attenzione di un qualche grande savio. Costui lo prese poi nella sua scuola e lo iniziò in tutti i segreti della più profonda sapienza, tramite la cui saggia applicazione Egli dovette poi suscitare presso i suoi stupidissimi compatrioti la più grande sensazione. Oppure Egli venne nella scuola degli Esseni, i quali allora possedevano la quintessenza di ogni sapienza. Attraverso cui poi naturalmente anche davanti ai vicini ciechi ebrei dovette star lì come un Dio, per il massimo conforto della povera umanità, e nello stesso tempo per la massima irritazione dell’orgogliosa ed estremamente ricca casta sacerdotale!

                3.       Mi ride ancora adesso il cuore, quando penso a come ha rimproverato, nelle più svariate occasioni, l’intera casta sacerdotale talvolta in un modo che i sacerdoti non raramente sarebbero potuti scoppiare dal risentimento. Purtroppo alla fine Egli fu vittima del Suo coraggio troppo grande e dell’infamia troppo insidiosa delle bestie del tempio fregiate d’oro e pietre preziose.

                4.       Ma – forse a me è andata meglio? Oh, no! Anch’io sono divenuto un martire per le mie nobilissime aspirazioni. Io volevo liberare l’umanità dalle sue antiche catene della schiavitù, e la mia ricompensa per questo fu la morte più vergognosa. Davvero l’intera umanità è puramente del diavolo! I suoi più grandi amici li uccide e i suoi scaltrissimi nemici li porta in trionfo tra musica e luce delle fiaccole!

                5.       Ora però io sono libero di tutto, e precisamente con la convinta consapevolezza che tutti i più grandi benefattori dei popoli non hanno avuto miglior sorte di me che, nonostante la mia buona volontà, non sono ancora di gran lunga Gesù!”.

                6.       Con la menzione di questo nome passa di nuovo un potente fulmine, e questa volta precisamente molto vicino a Robert. Esso lascia ora dietro già una specie di crepuscolo, come verso sera, simile ad una regione pervasa dalla foschia, così che il nostro uomo può ora riconoscere molto bene la sua intera forma, senza tuttavia abbandonare la sua liberissima condizione nell’aria.

                7.       Sebbene il fulmine anche questa volta lo sorprende molto, egli non si spaventa più, bensì comincia subito a riflettere con calma e dice tra sé: “In verità, strano al massimo grado! Ora il fulmine mi ha, per così dire, trapassato il corpo e non ho sentito nulla, al di fuori che, per la prima volta, un’arietta oltremodo benefica, ed ora mi sento in conseguenza di ciò estremamente rinvigorito! E il suo ancor più forte bagliore di luce fa tanto più bene al mio cuore e ai miei occhi. Io posso anche, come mi sembra, riuscire a distinguere verso Occidente una specie di regione molto nebbiosa, – cosa che mi convince ancor più che io sono sul serio sospeso nell’aria libera. Ora posso distinguere bene i miei piedi, le mie mani, e anche il mio vestiario, come lo avevo indosso sul luogo dell’esecuzione.

                8.       Oh, chi sulla Terra non comincerebbe a ridere a crepapelle se gli si dicesse che, dopo il distacco del corpo non solo l’anima, sotto la sua precedente terrena spoglia umana, è immortale, ma in pienissima serietà anche il vestiario del corpo!?

                9.       Il grande Shakespeare in verità aveva ragione, poiché egli disse: ‘Tra la Luna e il Sole accadono cose, di cui l’umana sapienza ancor mai ha sognato qualcosa’. Ed a queste cose appartiene l’immortalità dei vestimenti terreni del corpo! Inoltre sembra esistere una coincidenza completamente strana, proprio la mia veste della vittoria, la veste della massima ignominia agli occhi dei miei nemici, è stata innalzata con me alla suprema libertà! Sì, le cose le può disporre così soltanto un Dio giustissimo e pieno d’Amore! – Ora però io credo anche che c’è un Dio verace, il quale non ha eternamente bisogno di chiedere prima a Hegel e a Strauß se può e Gli è permesso essere.

              10.     Mi sembra tuttavia strano che ogni qualvolta ho nominato il nome del grande Orientale, con la stessa frequenza ha lampeggiato! Doveva forse sul serio esserci qualcosa di vero nella sua figliolanza divina, cosa che va al di là dell’umano?

              11.     Se perfino le vesti sono immortali, allora con Gesù può – ahah, di nuovo ha precisamente lampeggiato, e questa volta ben più forte delle volte precedenti! – Strano!!”.

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Cap. 11

Ulteriori pensieri riverenziali e di anelito per Gesù

La regione luminosa s’avvicina

                1.       Robert continua a parlare: “Forse che anch’Egli, come me, si trova qui da qualche parte ed ora sta in rapporto con me, come un uomo pressappoco Suo pari, in questo modo e maniera elettrica totalmente innocua? Sì, sì! Egli, infatti, deve essere stato uno degli uomini più versati particolarmente nella magia egiziana, soprattutto attraverso la conoscenza delle più intime forze naturali. Da ciò potrebbero essere spiegate molto bene anche le Sue cosiddette opere prodigiose, – specialmente se gli stupidissimi turchi non avessero incendiato la grande biblioteca di Alessandria.

                2.       Sì, sì, come a me è rimasta la sapienza hegeliana e rongeriana, così anche a Lui è rimasto il Suo grande tesoro di sapienza, con il cui inestimabile aiuto Egli ora mi comunica attraverso i fulmini che si trova nelle mie vicinanze ed ha forse altrettanto il desiderio di incontrare un qualsiasi essere in questo vuoto. Non deve essere un divertimento, con lo spirito più sveglio del mondo, doversi accontentare soltanto della sua personale compagnia per 18oo e poi ancora circa 4o anni. O nobilissimo, migliore e più grande Amico degli uomini! Certamente io non sono degno, paragonato alla Tua grandezza, di sciogliere i lacci dei tuoi calzari, ma cosa serve qui tutta la grandezza terrena? Qui scompare, in verità, ogni splendore e ogni celebrità terrena!

                3.       Il Tuo nome, ed in futuro anche il mio, saranno sulla Terra ancora per lungo tempo esaltati ed ammirati; ma a che ci serve questo? Noi possiamo qui, nel vuoto infinito, soltanto attraverso una specie di fulminea telegrafia di fulmini, far capire che noi due ci troviamo qui e forse neanche a grande distanza l’uno dall’altro.

                4.       Se fosse possibile che ci potessimo avvicinare l’un all’altro, in verità la nostra compagnia ci basterebbe in eterno! Due grandi anime, in tutto altamente affine, non mancherebbero sicuramente in eterno di eccellentissimi argomenti di conversazione e si abbrevierebbe e condividerebbe magnificamente nel modo più interessante il tempo o anche l’eternità! Ma a cosa serve qui il desiderio migliore? Chi deve, chi può realizzarlo?

                5.       Così come noi due ci libriamo, forse lo fanno ancora innumerevoli altri esseri. I corpi mondiali erano in origine forse anche ciò che siamo noi adesso? Dopo trilioni di anni terreni innumerevoli atomi si sono raccolti attorno ad essi. Così alla fine da loro sono sorti interi corpi mondiali, nel cui centro dimorano ancora gli stessi spiriti o anime, attorno alle quali con l’assembramento si sono formati interi mondi!

                6.       Forse anche Tu, mio grande amico, da quasi 2ooo anni sei già divenuto una piccola cometa e dalla Tua stessa sfera nebbiosa già riesci a risvegliare fulmini? Ci vorrà di certo ancora molta pazienza da parte mia finché io avrò accumulato attorno a me soltanto alcuni metri di atmosfera nebbiosa. Forse io un giorno, quando Tu sarai già un pianeta adulto, sarò un Tuo satellite? Oppure quando diventerai addirittura un sole, dopo molti decilioni di anni terreni, io potrò forse divenire il Tuo più prossimo pianeta come Mercurio?

                7.       Queste sono naturalmente speranze molto avventate, ma che cosa si può fare contro di ciò? Nulla, se non che attendere con pazienza. Qui, nel regno dell’eternità ci si deve consolare anche con eterne speranze, se non si vuole finire nella disperazione più nera per la terribile noia.

                8.       Ma guarda lì! Quella strana regione avvolta nella foschia, ben al di sotto di me, diventa ora un po’ più chiara, e sembra anche come se mi venisse vicino. Oh, questo sarebbe molto affascinante! È proprio così l’ho pensato prima.

                9.       Il mio grande amico Gesù – ecco, già di nuovo ha lampeggiato! Ma non fa niente! – Che cosa volevo veramente dire? Il mio grande amico, che probabilmente è già cresciuto fino a diventare una piccola cometa mondiale, ha recepito il mio più ardente desiderio e ora fa di tutto per venire da me. Certamente mi attirerà a sé nel centro del suo giovane mondo, in questo modo darà vigore alla forza di attrazione degli atomi eterici esterni e così tanto prima e più facilmente crescerà ad un mondo completo. Sì, forse ha Egli anche già attorno a sé una gran quantità di esseri a Lui affini? Questo può essere molto facilmente, esseri come me, infatti, ce ne sono già stati parecchi.

              10.      Ora se Egli mi può attirare, allora ha attirato in modo identico anche tutti i suoi seguaci, i quali prima di me hanno attraversato la vera via crucis! E così potrei anche già incontrarLo circondato da una grande compagnia? Se questo fosse il caso, quale diletto sarebbe per me!

              11.     Sembra davvero che questa volta la cosa si stia facendo seria. La strana regione viene sempre più vicino a me e diventa sempre più distinta e chiara. Ora veramente sto scorgendo già qualcosa che appare simile ad un piccolo monte circondato da parecchie collinette! Grazie a Dio, forse in questo modo con la giusta pazienza finalmente giungerò su un qualche terreno più solido!”.

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Cap. 12

Un uomo appare nella regione di luce: ‘E’ Gesù?’

La gioia di Robert in attesa del Bramato

                1.       Robert continua: “Cuore mio, rallegrati! La regione, infatti, è già venuta assai vicina a me. E lì vedo stare anche qualcosa su un piccolo monte, come un uomo che sembra farmi cenno!

                1.       Alla fine è addirittura il buon Gesù stesso? Sì, sì, è Lui in carne e ossa! Ora, infatti, ho visto chiaramente come, nel nominare il Suo Nome, da Lui si è proprio dipartito un forte fulmine nella mia direzione. Oh, sarà infinitamente affascinante ritrovarmi in compagnia di quello Spirito la cui grandezza e sapienza di insuperabile profondità io così spesso ho ammirato sopra ogni cosa!

                2.       O voi poveri, stupidi uomini sulla Terra, che a causa dei beni terreni ed a causa di una cosiddetta nobile origine, vi ritenete migliori delle molte migliaia di poveri fratelli e sorelle che voi conoscete soltanto sotto il nome di canaglie! Io vi esclamo che, voi tutti, non siete degni di portare nelle vostre nobili teste, invece del vostro cervello, la sporcizia di uno dei poveri fratelli! Se voi aveste una zucca insipida al posto del cervello, avreste perlomeno un’idea di com’è qui!

                3.       Venite qua, voi grandi, più che asini mezzi morti. Soltanto qui verrete a conoscere cosa voi siete, cosa sono i vostri natali, cosa i vostri avi, cosa il vostro oro! In verità, nessun diavolo vi libererà dal vostro tenebroso esilio! Coloro, infatti, che la Divinità inviò a voi per salvarvi, cominciando da Abele, ogni volta li avete catturati e crudelmente assassinati. Ora però io vi esclamo ad alta voce:

                4.       Il vostro tempo malvagio è giunto alla fine! Presto sarete tutti qui e forse chiederete dei vostri orgogliosi avi. Ma l’eterno, buio spazio intorno a voi resterà in eterno anche privo di risposta! La Divinità ben difficilmente farà da voi una casa di lumaca, per non dire poi un mondo! Dio però faccia quello che vuole! Io sono ora oltremodo felice che il mio carissimo amico, insieme alla regione che si fa sempre più chiara, è già così vicino che Gli potrei quasi già parlare! Dio sia lodato per questo regalo!”.

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Cap. 13

Chiamata di Robert

La venuta di Gesù

L’anima segregata trova nuovamente terreno solido

                1.       Robert continua a parlare: “Questa strana regione viene sempre più vicina! Quell’unico monte, sul quale si trova il grande Maestro della più splendida morale, è abbastanza considerevole. Potrebbe avere alcune centinaia di piedi in altezza ed è, su l’unico lato, molto roccioso e ripido. Ma le altre collinette attorno a lui si potrebbero molto facilmente ritenere solo qualcosa di più ragguardevole dei mucchi di sabbia, di cui i più grandi potrebbero avere ben difficilmente trenta piedi di altezza. Anche l’illuminazione di questa regione collinosa è strana. Si vedono le colline in un modo, come se fossero ricoperte con fosforo. I loro piedi però, le valli e pianure esistenti in mezzo non si scorgono per niente. Si scorge soltanto una foschia che ha un singolare aspetto grigio-verde scuro e non riesco per nulla a localizzare quanto lontano si estende fuori su questa piccola regione collinosa.

                2.       Io penso che sarà forse così l’aspetto di tutti i corpi mondiali di nuova formazione, prima che inizino, come semplici comete, la loro orbita attorno a un sole! Queste colline di certo avranno in basso ben un qualche collegamento. Ma come? Questo lo saprà meglio di tutti l’unico abitante, l’ex grande Maestro della morale più pura! Egli è ora già completamente vicino e forse mi potrebbe sentire se indirizzassi a Lui una giusta vigorosa chiamata. Se mi riesce, allora sarà naturalmente molto bene per me e forse anche per Lui. Ma se chiamo invano, ebbene, allora questa sicuramente non sarà la mia ultima inutile chiamata!”.

                3.       Dopo queste parole Robert si fa un megafono con le due mani, prende profondamente fiato e grida con tutte le sue forze:

                4.       Gesù, Tu grande Maestro dei maestri di tutti i popoli della Terra! Se lo sei e se senti la mia voce, allora vieni da me con la tua giovane Terra! Veramente, devi trovare in me il Tuo più grande adoratore! Io Ti apprezzo per la Tua semplice e tuttavia grande sapienza, con la quale sovrasti di gran lunga tutti i Tuoi predecessori e successori. inoltre Ti apprezzo perché il destino terreno di noi due fu quasi identico. E infine Ti apprezzo oltremodo perché Tu sei stato il primo e lo sei ancora, che mi ha portato la prima luce in questa mia insopportabile oscurità; perciò io Ti rimarrò anche riconoscente in eterno.

                5.       Se Tu sei quel Gesù a me così ultra caro, allora vieni! Oh, vieni da me e permetti che ci consoliamo a vicenda! Da parte mia, non mancherò di consolarTi secondo le mie possibilità. Parimenti sono anche già fermamente convinto in anticipo che con la Tua grande sapienza mi darai sicuramente il più grande conforto. Oh, vieni, mio diletto amico e compagno di sventura!

                6.       Tu Maestro d’Amore che hai fatto dell’Amore l’unica grande legge universale! Se a Te, come a me, è rimasto il Tuo grande amore, allora vieni incontro a me con il Tuo Amore, Amore che Tu stesso hai insegnato! E con quest’Amore anch’io voglio venire incontro a Te in eterno!”.

                7.       Dopo quest’invocazione molto energica, il piccolo splendente mondo collinoso si mette rapidamente in movimento arrestandosi sotto i piedi del nostro uomo, in modo tale che egli – per la prima volta dopo il suo violento trapasso – con i suoi piedi sente di nuovo terreno solido sul monte più alto, proprio al fianco destro di Gesù.

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Cap. 14

Robert rivolge la parola al Signore: Gesù risponde

Un’importante questione vitale

                1.       Quando Robert sta saldo dinanzi a Me, Mi osserva dalla testa fino alla punta dei piedi e trova in Me, giustamente ed inconfondibilmente, quel Gesù che egli credeva di trovare lì. E precisamente nella stessa misera veste e anche con le stimmate, come lui si era perfino spesso immaginato il suo Gesù nella sua fantasia.

                2.       Dopo averMi osservato per un po’ completamente muto, cominciano a sgorgare lacrime dai suoi occhi. E dopo essersi un po’ ripreso dice, colmo di profondissima compassione:

                3.       “O Tu amato, Tu grandissimo amico degli uomini che hai avuto abbastanza cuore da perdonare perfino ai Tuoi crudelissimi carnefici la più ignobile ingiustizia che compirono su di Te! E questo unicamente perché Tu, dalla Tua grandezza umana, hai accettato la loro sicura più totale cecità come valido motivo di giustificazione!

                4.       Ma quanto dura deve essere la Divinità, il Padre Tuo così spesso lodato e adorato sopra ogni cosa, se Egli è da qualche parte, – che ha lasciato Te, il più nobile, il più perfetto e migliore di tutti gli uomini penzolare già da quasi 2000 anni in questo tenebroso vuoto: nella stessa miserrima meschinità in cui Tu dall’infanzia crescesti divenendo il più puro e il più nobile amico degli uomini!

                5.       Oh, Tu, mio migliore e degnissimo di ogni amore Maestro Gesù! – Quanto Ti compiango e d’altronde Ti amo, anche a causa della Tua finora ancora identica miseria! Se Tu, infatti, ti fossi avvicinato a me in uno stato anche solo in parte beato, allora mi sarei veramente adirato che uno spirito come Te, dopo la deposizione del corpo, non debba giungere immediatamente al massimo onore, se esiste una giusta Divinità che dà la giusta ricompensa!

                6.       Ma poiché Ti incontro qui ancora proprio come quando lasciasti la Terra, le condizioni sembrano essere ben diverse da come noi ce le immaginiamo. Per questo dopo la deposizione del corpo, il nostro stato sembra essere una necessità condizionata in sé, mediante la quale solo dopo lunghi periodi di tempo noi possiamo realizzare ciò che è dato nella nostra capacità di conoscenza e di desiderio come fondamento della nostra essenza.

                7.       Da questo punto di vista la Tua e la mia attuale esistenza sembra ancor sempre molto compassionevole, perché la realizzazione delle conoscenze insite in noi, delle quali siamo riusciti a farci un chiaro concetto, si trovano ben lontane dal potere della nostra volontà. Soltanto che, per portare alla compensazione la futura realizzazione delle nostre idee con la debolezza della nostra volontà, noi possediamo, per somma fortuna nel nostro animo, qualcosa che nella vita civile chiamiamo pazienza. Questa indubbiamente viene messa talvolta ad una prova, di cui noi due certamente possiamo raccontare non poche cose.

                8.       Carissimo amico, io Ti ho fatto, per quanto possibile le mie vere confessioni. Ora rivelami anche Tu che cosa ritieni del nostro stato ancora molto spiacevole? Con la reciproca comunicazione ci renderemo certamente più sopportabile un lungo periodo. Sii perciò così buono, nobilissimo amico degli uomini, ed apri la Tua bocca più che santissima dinanzi a me!”.

                9.       Dico Io (Gesù), porgendo la mano a Robert: “Ricevi il Mio saluto, Mio amato, caro compagno di sventura! Io ti dico, sii lieto di averMi trovato e non preoccuparti assolutamente del resto. È sufficiente che Mi ami e secondo le tue conoscenze tu Mi ritenga l’uomo più nobile e più sapiente. Tutto il resto, d’ora in poi, lascialo completamente a Me. Io ti do la sacrosanta assicurazione che alla fine tutto finirà certamente più che bene, non importa quali situazioni dovremo affrontare. Io, infatti, qui in questa solitudine, ho riflettuto su tutto e ti posso dire con la massima certezza che, nell’uso del potere della volontà che a te sembra debolissima, sono arrivato al punto che se lo voglio, posso realizzare qualsiasi cosa penso e immagino. Il fatto che qui Io sembri a te così abbandonato e solitario, dipende soltanto dalla tua visione ancora imperfetta per questo mondo. Quando questa visione man mano si rafforzerà mediante il tuo amore per Me, allora ti renderai conto anche presto quanto lontano è in grado di giungere la Mia forza di volontà.

              10.     Ma a prescindere da tutto ciò che tu Mi hai detto e che Io ora ho detto a te, rivolgo prima un’importante domanda al tuo animo, alla quale tu Mi devi rispondere fedelmente senza riserva, e precisamente proprio così, come ti sorge nel cuore.

              11.     Questa domanda però dice: vedi, carissimo amico e fratello, tu hai avuto sulla Terra un’onesta intenzione, ossia di liberare i tuoi fratelli dall’esagerata oppressione dei loro duri e spietati reggenti. Purtroppo quantunque tu per tale scopo non abbia scelto i mezzi più idonei, Io guardo soltanto allo scopo e meno al mezzo. Se questo si potrà chiamare non brutale, in tal caso anche dinanzi a Me è già giusto e accettabile. Per quanto Io sappia però, a metà strada dalla realizzazione del tuo nobile scopo sei stato preso dai tuoi nemici e quindi presto giustiziato. Che questa triste vicenda abbia acceso d’ira il tuo intimo e abbia riempito il tuo cuore di una giusta sete di vendetta, Io la trovo una cosa così naturale che, in merito, non c’è nulla da obiettare! Adesso però se ti venisse tra le tue mani ora già divenute potenti, quel generale austriaco che ti ha perfino condannato a morte, e con lui anche tutti i suoi complici: dimmi assai fedelmente, che cosa faresti con loro?”.

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Cap. 15

Buona risposta di Robert

Pii desideri

                1.       Nobilissimo amico!”. – Risponde Robert – “Che io fossi colto dalla massima ira e sete di vendetta nell’attimo in cui quel tiranno, privo di qualsiasi amore umano, mi trattò alla pari del più scaltro delinquente – questo, io credo, qualsiasi spirito pensante rettamente lo trovi giusto. Ora però è subentrato da qualche tempo in me il perdono. Io desidero perciò per questo cieco davvero null’altro che diventi vedente ed abbia a riconoscere se ha agito con me giustamente oppure ingiustamente.

                2.       Se egli mi avesse potuto veramente uccidere, allora non avrei mai potuto meditare vendetta. Ma poiché mi ha, di fatto, letteralmente sparato vivente e non mi può più arrecare altra sofferenza e io sono ora veramente già molto più felice di lui in tutta la sua folle avidità di potere, – allora posso così più facilmente perdonargli tutto. Egli aveva in realtà, secondo le circostanze esteriori, motivo di sbarazzarsi di me, come un soggetto che a lui sembrava assai pericoloso, come un giorno ai Tuoi tempi gli ultra malvagi sommi sacerdoti di Gerusalemme di farTi scomparire, mio amabilissimo amico, in modo assolutamente ignobile e oltremodo crudele.

                3.       Se Tu, mio nobilissimo amico, hai potuto perdonare i Tuoi aguzzini perfino con piena percezione di tutti i dolori del martirio, quanto più devo io, che in fondo non ho sentito nulla che possa definire come un vero dolore del martirio.

                4.       Perciò il mio grande nemico terreno potrebbe ora anche apparire davanti a me, e io non gli direi nulla se non ciò che tu dicesti a Pietro in occasione della tua cattura nel giardino di Getsemani, quando staccò un orecchio al servitore Malchus.

                5.       Se nell’eterno incommensurabile spazio esiste un Essere divino infinitamente giusto, allora Egli gli farà lo stesso trovare quella ricompensa che si è guadagnata per me ed ancora per molti altri. Se però non dovesse esserci un tal Essere divino, al quale ora non credo quasi più, allora lo giudicherà la storia futura, senza che io abbia il minimo bisogno di desiderarlo.

                6.       Se però Ti posso presentare un piccolo desiderio del mio cuore e se sta nel Tuo potere di realizzarlo, Ti raccomando per primo la mia povera famiglia, ossia la mia cara moglie e i miei quattro bambini! Poi però tutti gli uomini buoni che sono di cuore e sentimento onesto! Gli egoisti veri e propri invece, i quali a priori hanno fatto di tutto per provvedere per sé ed i loro discendenti a spese dell’altra intera umanità, fa sì che provino ancora sulla Terra come va a coloro che giorno per giorno devono vivere dipendenti da tali ricchi! Anche questo però non sia considerata un’aspirazione, io, infatti, per conto mio trovo in Te sufficiente compenso per tutto ciò che ho sofferto e perso sulla Terra!”.

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Cap. 16

Il Signore promette l’adempimento dei giusti desideri, fa però critiche riserve

Discorso infuocato di Robert contro i tiranni

                1.       Dico Io “Alla Mia domanda vitale, oltremodo importante, hai risposto molto bene. La tua risposta è tanto più apprezzabile, perché è data così come si trova in te, vivente e vera. Io posso invece dirti che con certezza esaudirò ognuno dei desideri da te espressi, per quanto stia in Mio potere.

                2.       Però, caro amico e fratello, c’è qualcosa che non riesco a conciliare con il tuo modo di pensare e agire, del resto giusto e umano. E questo è che tu sulla Terra avevi pur sempre un certo compiacimento quando un qualche grande ottuso aristocratico veniva privato della testa dal cosiddetto proletariato!

                3.       Così, se ben ricordo, in un’assemblea a Vienna, tu stesso hai esclamato, sotto molti applausi, che in Austria, come anche in certi altri paesi, le cose non sarebbero migliorate se prima non fossero stati decapitati perlomeno alcune centinaia di grandi uomini! DimMi del tutto sul serio, questo è uscito completamente dalla tua volontà? Oppure era soltanto buttato lì per dare una più grande forza al tuo discorso?”.

                4.       Risponde Robert: “Amico, quando ancora mi trovavo sulla Terra volevo sacrificare la mia esistenza unicamente per migliorare il più possibile l’avanzamento della povera, multi oppressa umanità. Tuttavia, attraverso molteplici esperienze fatte su di me ed anche sugli altri, dovevo vedere come le ricche, aristocratiche bestie umane s’ingrassassero con il sudore e il sangue dei poveri! Come la maggior parte dei troni e dei palazzi siano costruiti con il sangue della povera umanità! E quando in Austria dovetti solo troppo chiaramente riconoscere che da parte dell’alta dinastia si cominciasse a far di tutto per introdurre di nuovo il vecchio ferreo assolutismo e per mettere in triple catene da schiavi la povera umanità: – questo era in una volta troppo per un amico degli uomini, come io credevo di esserlo con tutte le mie forze! In verità, se io avessi centomila vite, le sacrificherei tutte se, così facendo, potessi aiutare gli uomini. Questi grandi del mondo invece non si fanno venire neanche un capello bianco, anche se venissero trucidati centinaia di migliaia di uomini, pur di guadagnare solo in stima e gloria!

                5.       Oh, di’ amico, se un cuore pieno di vero amore per il prossimo e per il fratello deve sentire e assistere a tale freddo orrore perpetrato sui poveri fratelli; può forse essere biasimato se, per la giustissima collera, viene spinto a qualche esclamazione alla quale mai penserebbe se le cose andassero per il verso giusto?

                6.       Certamente tutto questo potrebbe stare nell’imperscrutabile piano di una qualche sconosciuta Provvidenza, e perciò tutto doveva anche avvenire così come sta avvenendo. Ma di tutto questo che idea ha un abitante della Terra? Ossia, che gliene importa di certe leggi segretissime che delibera un Essere divino nell’eterno vestibolo dell’infinito?

                7.       Noi, abitanti della Terra, conosciamo soltanto le Tue elevatissime leggi dell’amore che siamo tenuti a seguire fedelmente perfino al prezzo della nostra stessa vita! Ciò che si trova sotto e sopra ci riguarda veramente poco. In un qualche mondo solare potranno essere in uso altre leggi che forse sono più sagge, però è molto probabile che siano anche più stupide di quelle che Tu, carissimo amico degli uomini, ci hai dato! Ma sarebbe certamente da definire follia per ogni cittadino della Terra, se egli volesse organizzare la sua vita secondo le leggi esistenti su un lontano sole. Noi riconosciamo soltanto un’unica legge come divinamente vera e valida, sotto la quale possa essere pensabile la miglior esistenza di ogni società umana secondo il giudizio dell’imparziale pura ragione. Ma ciò che un fato qualunque vi mescola in mezzo non è altro che cattiva erbaccia tra lo splendido grano che Tu, nobilissimo amico degli uomini, hai sparso sulla Terra ingrata. E quest’erbaccia non merita altro che essere bruciata nel fuoco di un tribunale perfettamente giusto!

                8.       Io lo dico apertamente: finché l’uomo è uomo secondo le Tue leggi, allora egli è anche degno di ogni stima. Se invece s’innalza al di sopra della Tua legge e vuole soggiogare e dominare i suoi fratelli per i propri vantaggi, allora egli, così facendo, dichiara nulla e senza valore la Tua legge. In questo caso non è fratello, bensì un signore sui fratelli, con la quale vita crede di poter disporre e dominare. Su questo punto resterò eternamente Robert Blum e mai intonerò un inno di lode ai dominatori dei popoli! E questo perché già da tempo non sono più quello che dovrebbero veramente essere, vale a dire sagge e amorevoli guide dei loro poveri fratelli.

                9.       Certamente io so che anche nella classe povera ci sono straordinariamente molti che sono più bestie che uomini, e perciò possono essere mantenuti nell’ordine anche soltanto per mezzo del ferreo bastone. Io però qui domando: chi ne porta la colpa? Proprio coloro che soggiogarono tali popoli ed accrebbero ancor più volte la loro originaria notte della vita, per consolidare tanto più il loro potere di dominatori sui pilastri della totale ignoranza dei loro popoli! – Amico, chi inneggia a tali dominatori non deve di certo essere un Robert Blum e tanto meno un Gesù di Nazareth!

              10.     Ah, ci sono anche sovrani che svolgono il loro compito onestamente e seriamente; costoro sono i verissimi amici angelici dei loro sudditi. Mille volte un evviva a tali sovrani! Per i dominatori dei popoli e gli assassini dello spirito invece, mi manca veramente l’adeguata espressione! Se esistono i diavoli, costoro lo sono in carne ed ossa!

              11.     Io credo di aver risposto ora abbastanza chiaramente alla Tua domanda. Ora però io prego anche Te di esprimere la Tua opinione in merito alla mia! È vero che sono abbastanza fermo in tutto ciò che una volta riconosco come giusto, però non sono rigido ed inflessibile, tanto più se Tu mi sai dare in cambio qualcosa di meglio!”.

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Cap. 17

Il Signore replica: “Siate sottomessi alle autorità!”

Robert mette in dubbio questo comandamento

Egli desidera chiarimento sulla natura umano-divina di Gesù

                1.       Rispondo Io “Ascolta, Mio caro amico e fratello, non posso per nulla biasimare il tuo modo di pensare ed agire. Laddove tra i dominatori ed i loro popoli dominati imperano condizioni che tu Mi hai or ora riferito, hai di certo perfettamente ragione di parlare ed agire così. Se invece le cose stanno diversamente da come tu le hai interpretate secondo le tue considerazioni, come giudicheresti poi le molteplici situazioni dei dominatori nei confronti dei loro popoli sottomessi?

                2.       Certo, Mi hai detto apertamente che tu giudichi tutte le situazioni degli uomini solo secondo la Mia legge dell’Amore e non t’interessi di influssi ultraterreni. Vedi però, su questo punto Io non posso essere d’accordo con te per molti motivi.

                3.       Un motivo sarebbe, per esempio, già un Mio comandamento stesso, secondo il quale Io Mi mostrai sottomesso ad ogni autorità mondana – mentre avrei pur avuto abbastanza potere per opporre a chiunque resistenza a dovere. Inoltre quel caso in cui nel tempio, con la presentazione della decima, Io comandai espressamente di dare a Cesare ciò che appartiene a Cesare e a Dio ciò che appartiene a Dio! Altrettanto insegnai anche, mediante Paolo, di obbedire ad ogni autorità, sia essa mite o severa; nessuno, infatti, ha un potere se non dall’alto! – Che cosa dici tu di questi comandamenti altrettanto Miei?”.

                4.       Continua Robert: “Nobilissimo amico degli uomini, sai, per puro saggio riguardo umano sembra che le necessità di quel tempo – per una maggior salvaguardia della Tua dottrina come talvolta anche della Tua stessa persona – Ti abbia strappato questi comandamenti. Se Tu, infatti, come nel vecchio testamento ebraico di Jehova per bocca di Samuele, avessi combattuto contro i re, allora ben difficilmente la Tua così elevata morale sarebbe sopravvissuta quasi 2ooo anni sotto l’orgogliosissimo dominio mondano di Roma, se non per via puramente soprannaturale, della quale i tenebrosi papisti sanno raccontare una gran quantità di cose. Quanto però ci sia di vero in questo lo saprai, spero, giudicare Tu meglio di me che non ho potuto essere testimone di tutti gli orrori di questa nuova Babele come lo fosti Tu!

                5.       Vedi, io giudico la cosa così: se Tu avessi preso veramente sul serio il comandamento di ubbidire a tutte le autorità terrene, siano esse buone o cattive, in tal caso avresti dovuto rinunciare già in partenza alla Tua dottrina totalmente diversa, in altissimo grado liberale. Tu avresti dovuto ammettere che si sarebbe rimasto per tutti i tempi un tenebroso pagano, non appena un’autorità pagana avesse comandato ad un popolo di venerare i vecchi idoli e non prestare ascolto alla Tua dottrina allora germogliante!

                6.       Certamente Tu dicesti: ‘Date a Cesare ciò che appartiene a Cesare e a Dio ciò che appartiene a Dio’. Ma allora definisti troppo poco i limiti di ciò che nel complesso è di Cesare e ciò che accanto a questo è di Dio. Perciò fu allora gioco facile e privo di scrupoli ad un imperatore appropriarsi le prerogative di un Dio e trascurare quei doveri secondo i quali avrebbe dovuto effettivamente agire.

                7.       Ciò nonostante la Tua espressione di quel tempo nel tempio si può ancora più facilmente delimitare che non quel comandamento paolino odorante fin troppo di grande timore dei principi del mondo. Secondo questo, se lo si prende alla lettera, si deve perfino cessare di essere un cristiano, non appena un tale principe del mondo, per certe considerazioni, ritiene necessario giudicare la Tua pura Dottrina pericolosa per i suoi fini dominatori, – come lo ha dimostrato per molti secoli, e ancora attualmente lo dimostra il dissacrato insegnamento di Roma che grida vendetta al Cielo.

                8.       Devono essere state ben altre considerazioni superiori ad indurre Paolo, per altri versi sapiente, ad emanare un tale mandato. Ma se si considera la cosa con sentimento sano, a rigore questa appare come un’assurdità. Da un lato, infatti, vuol dire: ‘Voi tutti siete fratelli e Uno solo è il vostro Signore!’. D’altro lato invece sta il comandamento di ubbidire in tutto e per tutto alle autorità mondane, presso le quali la fratellanza è un puro scherno.

                9.       Amico, questo si annulla reciprocamente! O una cosa o l’altra! Ma se si è costretti a seguire le due cose, questo significa in fondo servire due padroni, cosa che Tu stesso hai qualificato come impossibile! Oppure si dovrebbe realizzare in sé una doppia natura, per la cui ipocrita caratteristica si farebbe solo esteriormente ciò che vogliono i principi. Interiormente però si dovrebbe maledire questo e fare nel segreto ciò che pretende la parte liberale della Tua Dottrina principale. E questo sarebbe naturalmente molto difficile, a volte perfino impossibile, o perlomeno sommamente pericoloso.

              10.     Credimi, nobile amico, come pochi ho soppesato esattamente ogni punto della Tua Dottrina. Io credo di essere abbastanza in chiaro in ciò che Tu hai insegnato liberamente come Tuo vero e proprio senso principale, – e ciò che invece Tu come i Tuoi discepoli foste costretti a buttar lì a causa delle minacciose circostanze di quel tempo. Ciò nonostante io sono il Tuo più fervido ammiratore e so cosa pensare della Tua purissima dottrina! Certamente poc’anzi hai affermato che anche Tu, nonostante il Tuo vincente potere, ubbidivi tuttavia alle autorità mondane. Questo non voglio contestarteLo, poiché Tu stesso hai dovuto farTi appendere alla croce a causa della legge del mondo.

              11.     Dare un giudizio sulla possibilità che Tu, stimatissimo amico, avresti anche potuto opporTi con una occulta forza soprannaturale in Te quando quell’autorità Ti catturò sul serio, questo certamente è ben al di là del mio orizzonte di conoscenza momentanea! Se i Tuoi atti non Ti sono stati attribuiti come favole pagane da semidei, è certo che – quale sapiente che era sicuramente familiarizzato con le forze più intime della natura – a Te stavano a disposizione anche forze straordinarie. La Tua cattura e esecuzione però ha messo in una ben cattiva luce il Tuo magnifico potere sulle forze della natura presso moltissime persone dall’intelligenza lucida, e molte se ne sono scandalizzate immensamente. Ma io, e una moltitudine di altri, abbiamo accettato soltanto la Tua purissima dottrina e bandito da essa tutto ciò che appariva come una fiaba pagana introdotta solo più tardi.

              12.     Se abbiamo agito in modo giusto o meno, io spero adesso di apprenderlo da Te nella pienezza della verità. Come anche se c’è qualcosa di quella Tua pretesa Divinità, dimostrata perfino matematicamente specialmente da un certo Swedenborg nel 18° secolo, e come? Cosa che certamente un puro pensatore difficilmente accoglierà, perché questa cosa ha, in apparenza, un aspetto un po’ troppo burlesco!

              13.     Rifletti Tu stesso, un infinito, illimitato Essere divino, la cui intelligenza, sapienza e potenza devono necessariamente essere dei più vasti! Sarebbe perciò perfino logicamente impossibile che quest’Infinito e Universale, possa mai delimitarsi e ridursi alla persona di un uomo! E chiediTi: si può accettare solo con un poco di riflessione che Tu e l’infinita, universale Divinità possiate essere realmente identici? Sì, come ‘Figlio di Dio’ – non ho nulla in contrario; poiché un qualunque galantuomo può affermarlo di sé con la stessa ragione. Ma Dio e uomo allo stesso tempo – questo va certo chiaramente un po’ troppo lontano!

              14.     Del resto io non ho neanche nulla in contrario, se la cosa mi può essere dimostrata chiaramente. Poiché se tra il Sole e la Luna ci possono essere ancora cose di cui nessuna sapienza umana ha ancor mai sognato qualcosa – perché non dovrebbe far parte di tali straordinarie cose anche il fatto che Tu, sul serio, possa essere la suprema Essenza divina? Forse, secondo Hegel si è risvegliata per la prima volta la Divinità, in un certo senso prima dormiente in Te, ed è passata alla chiara consapevolezza di Se stessa?

              15.     Oppure forse essa ha sentito la necessità di manifestare Se stessa come un uomo di fronte ai Suoi esseri creati, per essere compresa e contemplata dagli uomini, senza compromettere con ciò qualcosa della Sua suprema Forza di Volontà universale? Come detto, tutto questo è possibile. Specialmente qui, dove in genere l’esistenza assume un carattere così altamente misterioso.

              16.     Ma perché allora la Divinità manifestata in Te come Uomo-Dio, si è fatta condannare alla morte più vergognosa al palo dell’infamia da un mucchietto di pazzi giudei, e questo per di più su uno dei pianeti più insignificanti – amico, qualcosa del genere accade difficilmente tra Sole e Luna! Un tale prodigio bisognerebbe andare a cercarlo già tra le nebulose stellari.

              17.     Io però credo anche che Tu tali cose non le hai affermate di Te seriamente neanche in sogno! Io, infatti, so fin troppo bene ciò che Tu replicasti, quando Ti si chiese se Tu fossi sul serio Figlio di Dio! Allora la Tua risposta fu come quella di un saggio, ovvero: ‘Non io, bensì voi stessi lo dite!’. Ma chi parla così nel momento cruciale, costui sa anche quello che dice e perché. Credo di aver anche compreso questa risposta, nella misura in cui le forze umane lo permettono, ed ho dedotto da questo che Tu, quale uomo purissimo, sei in tutto un verissimo Spirito angelico, ma assolutamente nessun semidio pagano.

              18.     Ma che ai Tuoi tempi, in cui ancora si credeva all’oracolo di Delfi, dove il Thummim e l’Urim[12] profetizzavano ed il bastone di Aronne, vecchio di quasi mille anni, era ancora verde nell’Arca, si attribuisse la divinità ad un sapiente di primo piano come Te, che da quasi 2ooo anni da nessun altro è stato ancora superato, lo trovo oltremodo comprensibile! – Poiché se già i Romani, in genere sapienti, consideravano ogni grande uomo come ispirato dallo Spirito divino, quanto più dovevi esserlo Tu per i Tuoi connazionali ancor più avidi di prodigi, Tu che operasti davanti ai loro occhi tra l’altro, cose della cui causa, sicuramente naturale al massimo, essi non avevano la più pallida idea dai tempi di Abramo!

              19.     Amico, credo di aver risposto a sufficienza alla tua domanda. Ora toccherebbe di nuovo a Te. Io ascolterò ed apprezzerò con la massima attenzione ognuna delle Tue parole!”.

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Cap. 18

Discorso di Gesù sulla necessità delle autorità terrene

Nessuna società umana senza ordine e ubbidienza

                1.       Replico Io: “Mio amato fratello! Vedi, se si considera questa faccenda come lo fai tu con occhi puramente terreni ed altrettanto con l’intelletto terreno, e ci si accontenta di una traduzione dei quattro Evangelisti e delle lettere di Paolo così lontana dall’originale da essere spesso carente di ogni buon senso, e se in aggiunta ha trangugiato la filosofia terrena di vari ateisti tedeschi, – allora le cose non possono essere certo diverse da come sono nel caso tuo.

                2.       Io ti assicuro che se tu ti fossi preso la briga di esaminare precisamente gli scritti del Vecchio e del Nuovo Testamento, e precisamente secondo una buona traduzione – come quella di Martin Lutero oppure anche la cosiddetta Vulgata e la Bibbia originale greca, – allora saresti venuto a giudizi completamente diversi da quelli della tua via radicale. Le tue radici non sono per nulla così buone, poiché gl’insegnamenti dei tuoi eruditi mondani si presentano soltanto come piante parassite sull’albero della conoscenza. Tu, quale coltivatore degli alberi terreni, saprai certamente come sono costituite le radici delle piante parassite?! E così saprai anche quanto c’è nei tuoi precedenti uomini guida agli occhi Miei!

                3.       Se, in primo luogo, si traduce la Bibbia proprio come la si vuole avere per i propri principi, e poi si mette in risalto proprio soltanto quei testi che, con una traduzione a piacere, consentono un doppio senso, allora non ci vuole neanche un’abilità ad argomentare così, come tu lo hai ora fatto dinanzi a Me.

                4.       Ma vedi, le cose non stanno così. Poiché, in primo luogo, i testi citati dicono: la Mia nota massima nel tempio in merito alla decima, ed in particolare quella di Paolo dalle lettere ai Romani ed a Tito, non sono così come tu Me le hai presentati. Quindi né nel Mio caso, né in quello di Paolo, può essere stato il caso di un timore dei principi, avendolo Io dimostrato più che tangibilmente davanti a Pilato ed Erode, ed in precedenza anche davanti a Caifa, di non aver avuto per nulla paura davanti a questi potenti del mondo! Chi, infatti, non teme la morte, essendo Egli padrone di se stesso e restando tale in eterno, ha ancor meno motivo di temere coloro che, inutilmente possono dare la sola morte fisica.

                5.       Ma come Io non ebbi il benché minimo motivo di temere i potenti della Terra, così anche Paolo non ne ebbe. Nerone fu tra tutti i potenti di Roma notoriamente il più feroce; e vedi, Paolo cercò protezione presso di lui contro i Giudei spiritualmente malvagi che lo perseguitavano, e anche la trovò, finché n’ebbe bisogno terrenamente. Aveva forse egli paura dei Giudei? Oh, no, nonostante ben sapesse quanto costoro gli fossero ostili, eppure andò a Gerusalemme, anche se i suoi più intimi amici lo sconsigliarono di farlo.

                6.       Da ciò puoi dunque desumere che né Io né Paolo abbiamo dato, riguardo alle autorità, i nostri identici comandamenti, o meglio ‘consigli’, non per un qualunque timore dei principi, ma unicamente a causa dell’assai necessario ordine mondano degli uomini. Questo, infatti, lo dovresti certo comprendere, nessuna società umana può sussistere senza guide. Perciò è anche necessario, come maestro, di mostrare agli uomini la necessità di ubbidire a queste guide!.

                7.       Oppure sei dell’opinione che là sulla Terra possano sussistere grandi società umane senza alcuna guida? Questa sarebbe la più grande impossibilità e sarebbe perfino contro l’ordine naturalissimo non solo dell’uomo, ma anche di tutte le cose terrene.

                8.       Ma affinché tu possa comprenderlo ancor più profondamente, voglio guidarti un po’ attraverso i differenti regni delle cose naturali, e così ascoltaMi ulteriormente!”.

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Cap. 19

Discorso sull’ubbidienza

Esempi tratti dai regni del mondo della natura

                1.       Continuo a parlare Io: “Immaginati che tutti i corpi celesti sono provveduti con l’intelligenza e libera visione necessaria per la loro destinazione. Vedi, questi grandi corpi tutti fluttuano nello spazio eterico, liberissimo secondo i tuoi concetti. Perché allora sono così ostinati e da molti millenni si muovono in modo uguale attorno ad un determinato sole che, in un certo senso, non vogliono abbandonare a nessun costo?

                2.       Certamente alcuni dei periodi orbitali sono per loro peggiori di altri, cosa che lo dimostra già abbastanza tangibilmente gli anni buoni e cattivi di un pianeta, specialmente in quei periodi in cui sul corpo solare c’è talvolta più turbolenza del solito. È vero che un corpo come quello di un pianeta può già sopportare una breve spinta da parte del sole, però ad un corpo celeste accadono spesso in modo ininterrotto parecchie di tali orbite strazianti, naturalmente qui e là localmente più o meno forti.

                3.       Se poi un tale grande pellegrino nello spazio eterico, dopo forse dieci o più orbite in cui è stato così maltrattato dal suo sole, alla fine si stancasse e si ripromettesse seriamente di abbandonare il sole che lo regge per divenire poi un corpo assolutamente libero nell’infinito spazio dell’universo, – quale sarebbe certamente la conseguenza inevitabilissima di una tale idea planetaria, ebbra della libertà più assoluta?

                4.       Vedi, dapprima ci sarebbe un totale irrigidimento a causa della mancanza di luce e calore che subentrerebbe anche troppo rapidamente; in seguito inevitabilmente un totale incendio interno a causa della troppo potente pressione dall’esterno verso l’interno; ed alla fine una dissoluzione totale di tutte le parti del pianeta, e con questa anche la sua morte completa!

                5.       I pianeti però lo percepiscono nel loro più interiore. La loro esistenza è per essi la massima tangibile esigenza. E così essi continuano a restare sotto il governo del loro sole, mantenendo il loro movimento sempre secondo un ordine immutabile e non si curano se, in certi periodi orbitali, vengono tenuti con più rigore di altre volte dal sole che li governa.

                6.       Senza dubbio certi amici dei pianeti che la pensano come te, potrebbero dire obbiettivamente: ‘Tanto di lode a tali pianeti di buona volontà. Ma se io fossi il Creatore, metterei ben in riga un sole così lunatico quale reggente indispensabile dei poveri pianeti, proprio per il suo governo capriccioso!’.

                7.       Ma a questo punto il sole si alza e dice: ‘Che cosa vaneggi tu cosmopolita di corte vedute? Non vedi che io non ho da occuparmi solo di uno, bensì nello stesso tempo di molti grandi e piccoli pianeti? Non sai tu che le loro orbite sono disuguali, che talvolta i grandi pianeti come quelli piccoli mi si avvicinano e talvolta si allontanano? Che talvolta essi si trovano in gran numero proprio su un solo lato e mi danno assai da fare, e perciò un qualche singolo pianeta dalla parte opposta è per forza scarsamente partecipe dei miei doni altrimenti abbondanti! – Un tale pianeta però, in un determinato periodo orbitale, è necessariamente trattato un po’ aridamente, tuttavia esso sempre riceve quel tanto da poter sussistere. Da trilioni di pellegrinaggi miei propri, attorno ad un altro ancor più grande sole reggente, posso testimoniare che mai un pianeta che si è adeguato al mio ordine sia morto di fame e sia perito. Se invece ci sono delle comete che, preferendo il loro libero girovagare al mio fermo ordine, periscono da qualche parte nello spazio infinito dove furono spinte dalla loro pazza voglia di libertà, – ebbene io di certo non ci posso fare nulla. Nessun’ingiustizia, infatti, accade ad un essere che vuole determinarsi da solo, senza voler dipendere da una guida più potente; costui si è giudicato da se stesso! – Così se tu, cosmopolita liberale, vuoi vedere punito me, reggente dei pianeti, già proprio a causa del mio necessario mutevole comportamento verso i pianeti a me soggetti, toglimi allora la mia luce e il mio splendore, la mia grandezza e potenza! Ma vedi, come potranno poi sopravvivere senza di me i pianeti che, secondo la tua opinione, sono da me tenuti nelle catene della schiavitù!’.

                8.       Vedi, amico, così si esprime l’ordine naturale già con i primi, più forti e liberi corpi celesti, senza il quale nessun pianeta potrebbe essere pensato durevolmente! Se però questi grandi esseri che fluttuano liberamente hanno bisogno di una guida, quanto più ne hanno bisogno quei piccoli esseri che nel loro movimento sono ancor più legati da ogni genere di condizione di quanto non lo siano gli animali, ed in particolare gli uomini dotati di uno spirito perfettamente libero!

                9.       Gli animali della medesima specie hanno di regola tra loro uno che è in un certo senso il loro capo. Quando costui si muove, tutti sono incitati al medesimo movimento come spinti da una scarica elettrica. Guarda una mandria di bovini, essa ha un capo in mezzo a sé! Il pastore, il quale per esperienza ben presto si accorge a quale componente del suo gregge vanno dietro gli altri, appende a quest’animale un sonaglio al collo. E quando la sera vuol condurre a casa il gregge, ascolta solo dove suona il sonaglio. Egli si reca lì e trova ivi radunato il suo intero gregge. Se vuole condurlo a casa, allora ha bisogno solo di guidare il capo dotato del sonaglio, così tutti gli altri gli vanno dietro. Lo stesso caso è perfino con i maiali molto stupidi, specialmente dove vivono stabilmente liberi nella natura, altrettanto dicasi delle capre, delle pecore, dei cavalli, degli asini e centinaia di altre specie di animali. La stessa cosa puoi scoprirla perfino negli svariatissimi insetti, negli uccelli e non meno negli stupidissimi pesci ed altre specie di animali acquatici.

              10.     Io però voglio mostrarti la cosa per bene e voglio perfino guidarti nella natura che sembra ancora assai muta.

              11.     Consideriamo l’acqua che in se stessa è estremamente non ferma, la quale si lascia dividere in innumerevoli goccioline senza che sia possibile percepire nessuna resistenza. Quest’elemento della natura, enormemente importante, che cela in sé tutti i primitivi germi della vita animale come della vegetale e allo stesso tempo è satura di forze per te incalcolabili, allo stato libero ubbidisce in maniera assoluta alla legge di gravità insita in essa. Secondo questa legge, che recepisce attraverso una propria facoltà percettiva, essa coglie la più lieve pendenza di un qualsiasi terreno. Subito comincia a correre verso la maggiore depressione e non ha tregua e pace finché non ha raggiunto pienamente il massimo bassopiano del mare. – Quest’elemento ha anche la particolare caratteristica che si chiarifica poi completamente solo quando ha raggiunto il bassopiano del mare. In un certo senso indica in tal modo che anche l’uomo giungerà alla chiara coscienza della sua vera destinazione eterna, solo quando non aspirerà ai massimi onori terreni, ma solo al punto più basso che è: la vera umiltà da Me così spesso raccomandata che però mai potrà essere raggiunta col comandare, bensì soltanto con l’obbedire!”.

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Cap. 20

Ulteriore esempio: le alte montagne e loro necessità

                1.       Continuo a parlare Io: “Quindi con l’acqua ti sarebbe stata fornita una prova che anche quest’elemento contiene in sé una propria intelligenza, attraverso la quale puntualmente ubbidisce, fino all’ultima goccia, alla legge dell’Ordine puramente divino su cui si fonda, anche se ogni goccia racchiude in sé una moltitudine di trilioni di vite!

                2.       Vogliamo però rivolgerci ulteriormente al luogo di nascita dell’acqua, quindi alle montagne, e vedere se in esse non ci sia da scorgere anche una qualche intelligenza propria e in seguito a questa anche un’osservazione precisa delle leggi in esse poste.

                3.       Vedi amico, sulla Terra trovi ogni genere di montagne. Tra queste si trovano montagne molto alte, oppure montagne primarie; poi di media altezza, oppure montagne di formazione cosiddetta secondaria; ed infine molto basse, più colline che montagne, le quali tutte, secondo un termine tecnico erudito terreno, appartengono ad una formazione terziaria. – Ora tu sorridi con gioia, perché scopri in Me anche un geologo! Oh, allora sii del tutto consolato; Io sono, infatti, in geologia come nell’alta cosmologia abbastanza esperto.

                4.       Ora però continuiamo! Noi abbiamo quindi tre generi di montagne. Di queste tre specie vogliamo dedicare la nostra attenzione per primo a quella più alta.

                5.       Perché ci sono le montagne sulla Terra? A questo punto Io intendo in particolare la prima specie. Vedi, i loro scopi sono differenti: in primo luogo esse sono i regolatori delle correnti elettromagnetiche, affinché queste siano ben distribuite sull’intero globo terrestre. In secondo luogo, esse impediscono che l’aria attorno alla Terra, nel rapido movimento rotatorio, attorno al proprio asse resti ferma, mentre la superficie della Terra continua a muoversi. Questo fatto provocherebbe una controcorrente più violenta di qualsiasi uragano, a causa della quale certamente nessun essere potrebbe sopravvivere sulla Terra. – In terzo luogo, esse attirano a sé dall’aria le particelle di umidità troppo potenti che si sono formate dall’ossigeno e dall’idrogeno, ragion per cui le loro cime più alte generalmente sono avvolte dalla foschia e perciò di rado appaiono chiaramente visibili. Qui le particelle di umidità si uniscono attraverso l’elettricità sempre molto presente e cadono poi per lo più come neve e ghiaccio sui ripidi pendii dei monti. Da lì si riuniscono in grandi ammassi e quindi precipitano come valanghe nei crepacci e nelle valli delle alte montagne e, ammassandosi, formano i ghiacciai. Questi hanno a loro volta la caratteristica particolare di attirare le particelle fredde dall’aria complessiva, e con ciò di preservare le zone fertili che si trovano più in basso, dai geli che tutto irrigidiscono. Allo stesso tempo però i ghiacciai sminuiscono alquanto l’elettricità dell’aria che talvolta si è troppo accumulata, e regolano la circolazione dell’acqua nell’atmosfera. Senza quest’attività le pianure della Terra dovrebbero subire quasi ininterrottamente violentissimi nubifragi.

                6.       Tu vedi ora, da questo poco che ti ho detto, la grande necessità delle alte montagne e dentro di te dici anche: ‘Sì, questo è chiaro e irrevocabilmente vero! Ovunque, infatti, gli uomini osarono cambiare qualcosa senza troppo riguardo nella disposizione originaria delle montagne, per tale loro misfatto furono ben presto duramente castigati da danni naturali prima mai esistiti’. – Vedi, amico, così è anche! – Ora però veniamo alla questione vera e propria, perciò fa ben attenzione!

                7.       Vedi, affinché le alte montagne possano adempiere l’importante funzione per la conservazione di un intero corpo celeste e tutto ciò che si trova sulla sua vasta superficie, non è per nulla insignificante dove esse sono ubicate. Inoltre esse devono – attraverso gli spiriti che dimorano in esse e sopra di esse, oppure (secondo il tuo modo di parlare) attraverso le forze – necessariamente possedere quell’intelligenza attraverso la quale vengono messe in condizioni di effettuare ciò cui sono destinate.

                8.       La sfera d’azione affidata alla loro innegabile intelligenza è per loro una legge positiva che percepiscono esattamente attraverso la loro intelligenza; cosa di cui Mi puoi credere tanto più, avendo tu stesso poc’anzi affermato che Io, grazie alla scuola degli Egizi, sarei iniziato alle forze interiori della natura più di quanto non lo siano tutti gli scienziati dell’epoca attuale.

                9.       Perciò riconosci anche che soltanto con la precisissima osservanza delle leggi che sono lasciate all’intelligenza di queste grandi escrescenze terrestri, può essere ottenuta la conservazione di un grande corpo celeste. Se invece le alte montagne una volta si ribellassero contro queste leggi e dicessero in un certo senso: ‘Non vogliamo più essere dei grandi dominatori della Terra, bensì anche noi vogliamo abbassarci divenendo piccole fertili colline!’ – dì un po’ quale indicibile sciagura deriverebbe infine per l’intera Terra da una tale disubbidienza delle montagne?

              10.     Anche se queste alte montagne non portano frutti, pur estendendosi per molte centinaia di miglia di metri quadri di terra infeconda e se al comune intelletto umano sembrano come ‘superflue’ – sarebbe forse desiderabile detronizzare questi principi dei monti e trasformarli in pianure per quanto si presume fertili? Tu dici: ‘Il Cielo non lo voglia!’.

              11.     Ebbene, allora dì anche che il Cielo non voglia che le alte montagne siano distrutte nella società umana! Altrimenti sulla Terra politica apparirà solo troppo presto come apparirebbe su quella naturale, se le naturali alte montagne fossero distrutte!

              12.     Vedi, se i re della Terra devono compiere veramente ciò cui sono destinati, essi devono essere uguali alle alte montagne! Comprendi tu questo? Tu dici: ‘Sì, ora lo comprendo bene e riconosco anche che Tu sei un vero sapiente delle origini!’.

              13.     Bene! La cosa però non è ancora alla fine. Noi abbiamo ancora due specie di monti davanti a noi. Anche queste devono ancora raccontarci qualcosa. Quindi ascolta ancora, e vedi a che cosa servono qui!”.

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Cap. 21

Medie e piccole montagne

Loro origine e necessità sull’intera Terra

                1.       Continuo Io: “Quando la Terra era ancora un corpo celeste deserto e non aveva da mantenere né piante né animali, all’infuori di quei prototipi di tutte le forme successive che c’erano nelle acque, allora bastavano certamente le sole montagne primarie per prestare i già accennati servizi al globo terrestre, in un certo senso non ancora formato. Quando però dopo un gran numero di millenni il corpo celeste si era stabilito sempre di più e al di sopra del livello del mare già cominciavano ad emergere ben importanti gruppi di isole, e anche i germi originari posti nell’acqua cominciavano a svilupparsi in svariate specie di erbe e piante, – allora fu necessario provvedere affinché i germi originari posti nelle acque ricevessero un territorio più grande per la loro maturazione e anche al più presto per la loro evoluzione. Tramite le forze sotterranee del fuoco, furono provocati nuovi rialzamenti attraverso i quali poi, con il tempo, i nuovi prodotti ricevettero più spazio, alimento e protezione. Allora queste forze cominciarono a scatenarsi con potenza sull’intero globo terrestre. Gli strati solidi subacquei esplosero e, tramite le grandi forze, molti milioni di germi originari furono spinti sopra il livello dell’acqua.

                2.       Ci vollero certamente molti millenni finché questo grosso lavoro potesse essere concluso. Per Dio però questo non ha alcuna importanza; poiché mille o un milione di anni di questa Terra sono dinanzi a Lui come un giorno! In breve, a causa di ciò, furono quindi formate le montagne della seconda specie, come te l’ho or ora dimostrato.

                3.       Queste montagne però all’inizio erano anche molto alte e più ripide di quanto non lo siano adesso. Tuttavia il tempo e le tempeste naturali hanno molto abbassato le loro cime e con questo hanno sempre più riempito i grandi avvallamenti e formato, in tal modo, vallate strette e larghe. Ma poiché queste vallate riuscivano qua e là più alte e più basse e perciò non permettevano un libero passaggio all’acqua, così questa rimaneva ferma negli avvallamenti più grandi, ragion per cui si dovettero formare laghi più grandi e più piccoli in modo del tutto naturale.

                4.       Inoltre, poiché questi laghi ricevevano un costante incremento attraverso il continuo circuito delle acque, così come attraverso i pori della Terra come anche attraverso l’aria (per via della pioggia, della neve, della grandine e della rugiada), allora dovevano necessariamente straripare e cominciare a precipitare. In tal modo nel tempo con la loro corrente essi hanno mutato piccole e grandi parti delle loro sponde o argini naturali. In questo modo hanno in parte riempito gli avvallamenti disuguali delle valli e, in particolare nei periodi delle grosse inondazioni, hanno formato in piena regola anche colline e catene di colline – cosa che perfino ancora oggi qua e là è solito accadere sulla Terra, come anche che qui e là montagne della seconda specie sorgono attraverso il fuoco.

                5.       Quest’ultima formazione di colline provocata dalle alluvioni, è la cosiddetta formazione Terziaria[13] , che è naturalmente condizionata dalla formazione secondaria.

                6.       Così avremmo ora dedotto in modo naturale, la formazione dei due ultimi tipi di montagne e la causa della seconda anche già indicata. Ma perché si formò e si forma qui e là il terzo tipo di montagne è facile da comprendere, se non si perde d’occhio il principio che, per la futura nascita e conservazione di nuovi esseri e per la riproduzione di quelli già esistenti occorre innanzi tutto un più buono e più vasto suolo.

                7.       Il suolo della Terra è formato in modo tale che su di esso possono sorgere, dimorare, vivere e riprodursi ogni genere di esseri. E questa disposizione fu ed è ancora prodotta dai tre diversi tipi di montagne.

                8.       Le ultime due formazioni montane apparentemente sembrano di non avere con la prima nessun’analogia per quanto riguarda la funzione. Poiché com’è diverso il loro genere di formazione, così è ben diversa anche la loro destinazione vera e propria. Ma poiché esse sono entrate una volta nelle file delle montagne primarie, quindi dei principi delle montagne, allora senza opporsi, esse devono anche sottostare a quelle leggi che le montagne primarie prescrivono loro. Questo per esse significa: ‘Non è abbastanza che voi, più basse e più giovani montagne, riempiate con la vostra abbondanza le valli ed i fossi, vi produciate terreno fertile e formiate piccole montagne con belli e piacevoli boschetti. Ma dal principio della vostra esistenza voi dovete assumervi anche una gran parte dei nostri pesi e sostenerci in tutto, altrimenti non adempite la vostra funzione. Voi non la potreste nemmeno adempiere, poiché per la vostra formazione si è ricorso troppo alla nostra forza, se noi ora dobbiamo disporre e guidare tutto quanto come in passato quando voi ancora non c’eravate!’. – E vedi, queste nuove montagne fanno esattamente ciò che i principi delle montagne impongono loro, a seguito dell’intelligenza che anche in loro è innata.

                9.       Sul serio però ce ne sono anche alcune tra loro che, in un certo senso, non vogliono ubbidire a quelle grandi. Tali montagne vengono però tormentate da potentissime tempeste, finché gradiranno l’ordine di quelle grandi, oppure, in caso contrario, saranno totalmente distrutte. Presso i vecchi saggi tali montagne si chiamavano ‘Renitenti’ a volte anche ‘Maledette’. In tempi recenti tali campioni di montagne si chiamano: ‘Traballanti’, ‘Instabili’, ‘Disgregate’. – Esempi di tali montagne punite (crollate e totalmente distrutte) ce ne sono una quantità, sia nei vecchi che nei tempi nuovi”.

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Cap. 22

Subordinazione per gradi necessaria anche tra gli uomini

                1.       Continuo a parlare Io: “Caro amico e fratello, da questa esposizione tratta completamente dalla natura, avrai compreso le condizioni di sottomissione, perfino nelle cose per te inanimate e quindi prive di intelligenza, altrettanto come le hai comprese in precedenza con gli animali, i corpi celesti e le acque. Perciò, dovrebbe essere quasi superfluo presentarti ancor altri esempi tratti dalla natura, per te, in un certo qual modo, morta. Lo potrei di certo fare ancora, specialmente se ti conduco su altri pianeti dove l’ordine sembra, in tutte le cose, molto più preciso e rigido che non sul pianeta terrestre, lasciato di proposito nel quasi massimo disordine. Il motivo sta nel fatto che su d’esso possono essere allevati, ancora più liberamente e tanto più utilmente per la loro natura, appunto gli spiriti più liberi come veri ‘figli di Dio’. Tu quindi ora comprendi tutto questo secondo la tua più intima approvazione. E Io ti dico che ne sono completamente soddisfatto!

                2.       Ma poiché tu ora riconosci perfino nella natura per te muta, come sia necessariamente indispensabile nella sua struttura un certo graduale ordine di sottomissione, in modo che la natura stessa venga conservata durevolmente – ebbene dunque: immaginati adesso l’uomo, il quale è dotato di uno spirito assolutamente liberissimo e che si trova nella massima illimitatezza nella sua facoltà di pensare, decidere e desiderare! Immaginati che cosa verrebbe fuori alla fine se ogni uomo, in seguito alla sua assoluta libertà interiore potesse fare, senza alcuna limitazione, tutto ciò che, nella sua inesauribile camera della vita, la sua intima essenza spirituale può pur sempre creare tra le innumerevoli forme, attingendo alla sua infinita ricchezza di idee, simile a quella di Dio!

                3.       Io ti assicuro che nessun uomo sarebbe sicuro dinanzi all’altro! In primo luogo, infatti, ci sono spiriti le cui fantasie o creazioni interiori si occupano prevalentemente di annientare tutto l’esistente e provano in questo un particolare piacere. Alcuni vorrebbero uccidere in continuazione gli uomini nelle più svariate maniere, altri ancora vorrebbero distruggere tutte le montagne. Di nuovo altri vorrebbero scavare un buco nella Terra, riempire questo quanto più possibile con polvere, e con ciò caso mai far esplodere la Terra intera; di nuovo altri vorrebbero annientare tutta l’acqua della Terra; altri, invece, annegarla completamente; mentre altri vorrebbero bruciarla; altri vorrebbero con una fune legare la Luna alla Terra e tirarla giù!

                4.       In secondo luogo di nuovo c’è una quantità enorme di spiriti sensuali, la cui fantasia è composta di pure idee di godimenti. Se questi spiriti non avessero nessuna limitazione mediante leggi, nessun essere femminile sarebbe al sicuro davanti alla loro grande libidine, alla fine neanche più un ragazzo e perfino nessun animale! Io, infatti, ne conosco fin troppi di tali amici della natura, alla stregua di Sodoma e Gomorra, i quali fecero una vera e propria occupazione l’accoppiarsi con tutte le razze femminili possibili, e quando questo gioco sessuale non bastò alla loro fantasia, allora provarono anche con i più svariati animali.

                5.       Ora immaginati una grande società di tali uomini sensuali dediti ai piaceri in una condizione totalmente priva di leggi sia morali come anche politiche! Quali svariatissime creature e purissimi mostri brulicherebbero tra loro? Dopo poche centinaia di anni la Terra brulicherebbe di esseri, davanti ai quali alla fine nessuna vita umana sarebbe più sicura! Mosè ha perciò emanato un comandamento estremamente severo, ed ha perfino stabilito la morte con il fuoco come punizione per un tale uomo libidinoso che osasse fare una cosa simile.

                6.       Così ci furono anche spiriti sensuali, e purtroppo ce ne sono ancora qua e là, che soddisfacevano la loro smania di piaceri veramente diabolica solo quando tormentavano e martoriavano le fanciulle nel modo più crudele, durante e prima dell’atto sessuale. Soltanto le loro dolorosissime ed ultime manifestazioni di vita recavano loro il massimo godimento! Non ho bisogno di esporti una quantità di atti specifici. Ti basti sapere quali frutti ne conseguirebbero se una qualsiasi società umana si ritrovasse priva di leggi.

                7.       In terzo luogo, ci sono anche spiriti che hanno di se stessi le idee più straordinarie e che trovano tutto infinitamente al di sotto della loro dignità. Questi spiriti sono orgogliosi e assetati di potere oltre misura; davanti a loro tutti devono strisciare per terra e fare soltanto ciò che essi vogliono. Immaginati ora un’intera società soltanto di tali uomini: come convivrebbero insieme? Io ti dico, un mondo pieno di tigri, leoni e pantere vivrebbe insieme in un’armonia ben più grande di tali uomini, se questi non fossero frenati da leggi morali ed anche da sagge leggi politiche!

                8.       E così ci sono tra gli uomini ancora una quantità di innumerevoli differenti spiriti più disparati, le cui tendenze principali nel loro genere sono talmente depravate e contrarie all’ordine positivo che tu non te ne puoi fare neanche la più pallida idea!

                9.       Se però tutti questi spiriti potessero fare, solo in parte, un uso illimitato della loro assolutissima libertà interiore, dimMi, che aspetto avrebbe ben presto un corpo celeste? – Tu dici: ‘Amico, questo sarebbe spaventoso, questo sarebbe l’Inferno di tutti gli inferni sulla terra!’. Io ti dico, tu hai pensato e detto giusto!

              10.     Io però ti domando ancora: che cosa è quindi estremamente necessario, affinché il pienissimo Inferno venga tenuto lontano quanto il più possibile dalla Terra? Vedi, soltanto adesso noi due stiamo giungendo al punto dove Io volevo che tu arrivassi.

              11.     Riconosci ora che cosa volevo dire quando Io, come anche Paolo, raccomandai a tutti coloro che professavano la Mia dottrina la giusta ubbidienza alle autorità mondane? Vedi ora perché si deve dare a Cesare ciò che è di Cesare ed a Dio ciò che è di Dio?

              12.     DimMi, come vedi le cose adesso. Ancora ti sembrano così insensate come prima? Trovi la giusta ubbidienza e la giusta umiltà ancor sempre indegna del libero spirito umano? Parla ora, tocca di nuovo a te! Io voglio ascoltarti”.

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Cap. 23

Risposta di riconoscimento di Robert

Sua contro domanda sull’abuso del potere dei principi

                1.       Parla Robert: “Carissimo amico, in fondo che cosa devo ancora dire? Io comprendo e riconosco ora che Tu, quale essere altamente superiore a me nella scienza e nella sapienza, hai ragione in tutto, perché le cose sono realmente così. A questo non c’è nulla da contrapporre, poiché tu, quale saggio iniziato nelle più segrete forze della natura, devi pur ben sapere molto a fondo le cose! Tutto ciò che mi hai ora spiegato benignamente io lo riconosco in tutte le parti come del tutto vero ed inevitabilmente necessario. Ora però c’è qualcos’altro:

                2.       Nella tua esposizione dello spirito umano assolutamente libero, viene chiaramente alla luce la ferrea necessità di una legge delimitante questa libertà e di un esecutore avente il potere. Ciò nonostante ci si domanda: possono gli esecutori del potere, in un certo senso, nominati o eletti dalla grazia di Dio, essere pure esonerati da Dio dal rispettare la legge che generalmente hanno fatto loro stessi? A causa di un precario trono, possono, despoti e tiranni totalmente arbitrari, far ammazzare migliaia di poveri uomini che sono pur anche i loro fratelli? Il mio reato era, per esempio, ben di quel genere che un Alfred Windischgrätz mi fece fucilare nel nome del suo imperatore, e così pure parecchi altri che avevano il mio medesimo modo di pensare ed agire!

                3.       Se un tale potente si dispensa dalla sua stessa legge, allora ci si domanda: chi lo dispensa poi dalla Tua legge dell’amore che deve essere valida per il mondo intero senza distinzione di classe e rango? Perché debbono soffrire centinaia di migliaia di uomini nella più grande miseria non appena si rendono colpevoli di una qualsiasi più piccola appropriazione indebita, spesso indotta dalla miseria troppo grande? Perché subire tutta la severità inesorabile della legge, mentre i grandi possono fare quello che vogliono, nella più comoda mancanza di coscienza, e nessun giudice li può citare ad una responsabilità!

                4.       Io sono certamente in massimo grado a favore dei saggi e buoni reggenti. Ma non per reggenti che spesso a malapena sanno che cosa essi sono, ed ancora molto meno che cosa dovrebbero essere realmente. Reggenti che siedono soltanto sul trono e succhiano il sangue ai loro sudditi come i vampiri, anziché guidarli con sagge leggi! Dimmi, amico, un povero popolo oppresso non deve allora avere il diritto di scacciare tali eccellenti buoni a nulla e insensibili fannulloni, per mettere al loro posto saggi e validi uomini che hanno testa e cuore al posto giusto. La dimora di un reggente deve dunque essere uno sfarzoso palazzo, e i suoi introiti di reggente devono ammontare a molti milioni? Il tutto naturalmente deve essere procurato dalle gocce di sudore sanguinante dei sudditi! – Il ‘povero diavolo’ sulla Terra non ha niente di buono. Dalla nascita fino alla tomba resta un trastullo dei potenti e deve versare per loro i sui beni e il suo sangue. Ma come ringraziamento per questo è disprezzato e se non gli va di subire tutte le infamie dei grandi e si reca nel confessionale di un parroco per alleviarsi il cuore, per di più viene consolato ancora con l’eterna dannazione! Dì, è anche questo già fondato da qualche parte nella natura? Amico! Io, Robert, sono del parere ed affermo decisamente: questo è l’Inferno con i suoi attivissimi sforzi, per generare dai poveri angeli di questa Terra ancora più poveri e più miseri diavoli!

                5.       É d’altronde ben vero e certo che la vita terrena è una pura vita di prova per il raggiungimento della massima perfezione puramente spirituale. E perciò, a ragione, non ci si può aspettare da lei neanche una troppo splendida beatitudine terrena. Uno studente, infatti, resta sempre più o meno uno schiavo di coloro che gli sono preposti come maestri. Ma se da parte dei dominatori di popoli, perfino da inquisitori tiranni troppo crudeli, sono tirate troppo le corde dell’educazione e, in questa maniera, dai popoli anziché veri uomini vengono formati soltanto purissimi diavoli, – che cosa ne dice poi un primordiale divino ordine del mondo?

                6.       Anche lì la Divinità è ancora l’unico Signore e Maestro? E sono lì i suoi fedeli e adoratori ancora veri e propri fratelli? Si dice inoltre ‘Amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso?!’.

                7.       Oppure è corretto da parte di una Divinità giustissima permettere che i popoli siano ovunque ridotti in miseria, fisicamente e moralmente, a causa dei cattivi reggenti? Quando poi i popoli sono caduti al più basso livello di miseria a causa dei loro reggenti obbrobriosamente cattivi, piombano poi dall’Alto, ossia dalla giustissima Divinità, tutte le punizioni e flagelli immaginabili! Naturalmente soltanto sui poveri popoli, perché questi per necessità sono dovuti divenir cattivi, per lo più ‘per grazia di Dio’! Anche i reggenti più privi di coscienza, infatti, portano il titolo ‘per grazia di Dio!’. Così poi, generalmente sopraggiungono povertà, carestia, ogni genere di malattie inguaribili ed una quantità di epidemie e guerre, – s’intende da sé: tutto ‘per grazia di Dio’!

                8.       Accanto a questi bellissimi guai però viene alla fine ancora la dolce disperazione e per ultimo la piacevole eterna dannazione nel pantano ardente! E vedi, tutto questo ‘per grazia di Dio’! – Bravo! Avanti! Oh, la vita è pur bella! Chi l’ha inventata, come essa è, deve lui stesso averne un piacere folle!

                9.       Ma con ciò non voglio veramente biasimare un sublime Essere divino, perché la vita sulla Terra si presenta così orribile, Un tale Essere divino, infatti, ha certamente cose più grandi da fare che occuparsi con gli sporchi vermi di questo pulviscolo di Terra. Per me la parte triste di questa faccenda è che questi vermi umani terreni posseggono pur anche sentimenti e purtroppo anche intelletto, ed alla fine non possono essere completamente annientati.

              10.     Poi dalla Divinità amorevolissima, dal Tuo certamente ‘Santo Padre’, il quale Ti lasciò pendere dalla croce (probabilmente anche per amore?) – gli uomini di questa Terra, quali ‘figli di Dio’, devono forse avere un particolare privilegio: l’onore e la fortuna di essere i più maledetti?

              11.     In verità, quanto più a lungo ci penso, tanto più la cosa mi sembra dubbia. Perciò parla piuttosto nuovamente Tu! Forse a Te riuscirà ad illuminare questa cosa con una luce migliore!”.

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Cap. 24

Risposta di conforto sui sinistri dubbi di Robert

La malvagità degli uomini liberi si punisce da sé

L’esperienza della storia insegna

                1.       Continuo Io: “Caro amico, questa tua critica, secondo il giudizio del tuo intelletto di corte vedute, ha, secondo l’apparenza molta validità. E se le cose rimanessero veramente così, come tu le hai ora giudicate tanto duramente dinanzi a Me, allora l’intera umanità sarebbe veramente messa male. Ma per grande fortuna tu, con tutte le tue idee e quindi anche con tutti i tuoi duri giudizi, ti sbagli di grosso!

                2.       Poiché vedi: in primo luogo la Divinità provvede proprio per gli uomini di questa Terra in modo così straordinario, come se non avesse nell’intera infinità quasi nessun altro essere che abbia bisogno delle sue cure. E Lei guida gli uomini in ogni condizione della loro vita di prova, così che quasi tutti, nonostante tutte le difficoltà, devono raggiungere quell’alta destinazione per la quale unicamente dalla Divinità sono chiamati all’esistenza!

                3.       Certo ce ne sono piuttosto molti che, nonostante tutti i mezzi applicati, non vogliono piegare la loro volontà alla miglior volere della Divinità! – Che la Divinità debba poi anche impiegare per tali spiriti dei mezzi più seri e più rigorosi per portarli alla fine sulla giusta via, senza pregiudicare la loro libera volontà, è comprensibile. Io sono del parere che in merito tu hai giudicato la Divinità un po’ troppo superficialmente, e Le attribuisci risultati che andrebbero da cercare e facilmente da trovare unicamente nell’altezzosa e insensata volontà degli uomini!

                4.       Tu hai certo parlato molto della concessione a fin di bene dei cattivi reggenti. Non hai detto però che ci sono anche cattivi popoli che sono divenuti ancora più cattivi, non per le disposizioni politiche di cattivi reggenti, bensì per causa loro, – cosa che potrei dimostrarti tangibilmente con innumerevoli esempi, e più tardi anche lo farò.

                5.       Ora però in secondo luogo vedi – per quanto riguarda il punto della tua presunta eterna dannazione che, dopo la morte, dovrebbe toccare agli uomini che sono divenuti cattivi a causa degli spietati reggenti, quindi malvagi senza propria colpa, Io qui ti devo dichiarare apertamente che a Me, che pur conosco esattamente tutte le condizioni del mondo degli spiriti, mai sono capitati ancora avvenimenti del genere. L’intero infinito non può presentarti in verità nemmeno un caso in cui solo uno spirito sia stato condannato da Dio! Ti posso invece presentare innumerevoli casi in cui spiriti, solo in virtù della loro pienissima libertà, detestano e maledicono la Divinità e non vogliono dipendere a nessun prezzo dal suo infinito Amore, poiché si credono essi stessi signori perfino sulla Divinità!

                6.       Ma poiché la Divinità può dare l’infinita pienezza dell’Amore da assaporare pienamente soltanto a coloro che la vogliono avere, così spero che sarà chiaro che coloro che odiano e disprezzano sopra ogni cosa la Divinità insieme al Suo amore e fanno di Lei uno zimbello, non possono perciò essere partecipi di quest’Amore, appunto perché essi nel modo più categorico non vogliono esserne partecipi!

                7.       Tali esseri amano solo se stessi e odiano tutto ciò che non trovano perfettamente adatto e del tutto sottomesso al loro egoistico ego. L’amore per Dio e per il prossimo è per loro una devastazione terribile, una maledizione nel loro cuore! Dio è per loro solo puro vaneggiamento di un animo deformato, scempiaggine di un intelletto in altissimo grado istupidito ed il prossimo è una canaglia neanche degna che gli si sputi addosso.

                8.       Se però spiriti liberissimi effettivamente persistono con ostinazione in questo e non sono guaribili dalla loro rovinosa follia con nessun mezzo libero dato loro, quindi neanche attraverso loro stessi e preferiscono sottoporsi per l’eternità ad ogni amarezza che si preparano da se stessi, piuttosto che accettare anche soltanto il più leggero comandamento della Divinità – dì un po’, può la Divinità essere la portatrice della colpa per una tale auto dannazione?

                9.       Poi se la Divinità, per purissimo Amore, separa tali ribelli dai loro beatissimi amici, lasciandoli in isolamento negli appositi luoghi, tuttavia in pienissima libertà: può allora essere rimproverata come trascuratrice, dura e spietata?

              10.     Tu dici: gli uomini e i popoli non possono farci nulla, se divengono così cattivi – colpevole, infatti, è la cattiva educazione e un cattivo insegnamento; ma perché questi sono cattivi, la colpa è dei reggenti egoisti e assetati di potere; e infine se i reggenti sono cattivi, colpevole è la stessa Divinità! Oh, Io non voglio contestare e dire: non esistono cattivi reggenti e che un popolo non sarebbe mai stato rovinato da loro!

              11.     Altrettanto poco però potrai affermare che la Divinità giustissima non abbia ancor mai punito un cattivo reggente! Esamina la storia del mondo dall’inizio del genere umano, e ti presenterà migliaia di reggenti che sono stati puniti duramente per la cattiva guida dei popoli loro affidati.

              12.     Tuttavia in tutte le epoche della Terra si è sempre affermata la vecchia esperienza che, proprio sotto duri tiranni, il popolo era generalmente sempre migliore e più docile che sotto reggenti buoni e miti. Ragion per cui la Divinità lascia costituire cattivi reggenti sui popoli in modo che questi, se sono divenuti cattivi, siano educati severamente. In tal modo popoli simili devono essere indotti ad indossare un giusto abito di penitenza ed a migliorarsi, dopo di che la Divinità immancabilmente di nuovo darà loro reggenti migliori ed anche sempre li ha dati!”.

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Cap. 25

Senso e scopo della scuola di vita terrena

Beatitudine temporanea o eterna?

                1.       Continuo Io: “Ma se un popolo sotto buoni reggenti e in anni benedetti pieni di pace diviene troppo pigro e completamente di natura sensuale e non pensa a nient’altro che al come crearsi per la propria carne un Cielo sulla Terra, – vedi, una cosa simile non la tollererà mai la Divinità, la Quale si preoccupa soprattutto del puro bene spirituale di ogni uomo. Perché questo, perché un cielo terreno della carne, secondo l’eterno ordine primordiale di Dio, porta sempre in sé la morte dello spirito. Come un ragazzo che già dalla culla si trova nel più grande benessere, avrà pochissimo interesse per un qualunque sviluppo spirituale, così anche un popolo, al quale va troppo bene terrenamente.

                2.       Va’ nei palazzi dei ricchi, ed informati sulla giusta educazione, e generalmente troverai che lì raramente alberga un’educazione del cuore, come è voluta da Dio. Poi però va nella capanna di un povero contadino e lo troverai in mezzo ai suoi mentre sta benedicendo il poco pane. Costui prega dal suo Spirito, educando così spiritualmente i suoi figli e li eleva a Dio. Il Dio del ricco invece è soltanto la sua carne che egli venera altamente con tutti i piaceri immaginabili. E così educa i propri figli anche soltanto a causa della carne. Una tale educazione però è impossibile possa piacere a Dio, perché attraverso di essa giammai potrà essere raggiunto quel sacro scopo per il quale Dio ha creato gli uomini.

                3.       E così è anche per un intero popolo. Se diviene troppo benestante materialmente, allora diventa sempre più sensuale. Stando troppo bene alla fine si dimentica completamente del vero Dio e fa in luogo di ciò per un Dio se stesso, oppure altrimenti cosa più di tutto piace ai suoi sensi. E questo in tutti i tempi è stata l’origine dell’idolatria!

                4.       Tu naturalmente dirai dentro di te: ‘A che scopo allora la Divinità è sommamente saggia e onnipotente se non può prevenire una cosa simile?’. – Io però ti dico: se la Divinità giudicasse con la Sua onnipotenza gli spiriti che dovrebbero divenire assolutamente liberi, allora la libertà sarebbe di certo finita in eterno! L’onnipotenza, infatti, anziché spiriti liberissimi presenterebbe soltanto marionette giudicate, mai in eterno però spiriti determinanti completamente liberi dalla Divinità e indipendenti da se stessi, i quali nella loro perfezione devono divenire loro stessi dei.

                5.       Ma per quanto riguarda l’influsso della Sapienza divina, essa dispone appunto tali condizioni per gli uomini degenerati, attraverso cui essi possono essere riportati sulla via che porta alla giusta méta. É vero che anche questo è un giudizio e in un certo senso una costrizione, ma tocca solo l’uomo esteriore, affinché quello interiore si risvegli tanto prima e più facilmente e possa di nuovo comprendere la sua vera destinazione. L’Onnipotenza invece giudicherebbe ed ucciderebbe l’intero uomo!

                6.       Rifletti quindi se hai ancora un diritto di incolpare la Divinità, come se nulla facesse per gli uomini oppure, nel caso facesse qualcosa, sarebbe soltanto qualcosa di duro, privo d’amore e di cattivo!

                7.       Trovi tu ora ancora così disprezzabile la vita terrena? Il suo Inventore è nella tua critica, in un certo modo, ancora un Essere che non avrebbe per nulla ragione di vantarsi di una tale invenzione?

                8.       Io ritengo che se tu possedessi soltanto qualche scintilla di luce propria e di ‘Hegel’, dovresti certo riconoscerlo. E precisamente dalle molte esperienze che sull’effimera Terra non sarà mai possibile trovare una vera felicità. Questo proprio perché secondo l’ordine naturalissimo di tutte le cose del mondo esterno deve essere con il tempo instabile ed alla fine assolutamente passeggera!

                9.       Chi invece, secondo la Mia dottrina, raccoglie tesori che la ruggine e le tarme non distruggono, solo costui potrà parlare di una vera felicità. Poiché ciò che resta in eterno sarà evidentemente migliore di ciò che subisce la pesante aggressione del tempo!

              10.     Che cosa ne ricavi tu stesso ora da tutte le tue aspirazioni di felicità puramente terrena? Vedi, polvere e piombo hanno posto fine a tutte le tue fatiche. Che tu l’abbia più o meno meritato, lasciamolo stare ora. Io, infatti, ho dovuto subire la stessa sorte, con la sola differenza: Io – per Dio e per lo Spirito; tu invece – per il mondo e per la sua presunta felicità materiale; Io per il bene eterno, e tu per quello temporale degli uomini.

              11.     Come Me, così anche tu puoi dire ora: ‘Signore, perdona loro! Poiché cosa essi fecero, lo fecero nella loro cieca fede di fare qualcosa di giusto!’. Ma – che cosa hai portato tu ora con te per la sicura eternità? Vedi, amico, questa è una domanda completamente diversa! Forse che il mondo, per te passato, sarà in grado di darti qualcosa? – Rifletti solo una volta su questo e dimMi, come comincerai ora qui?”.

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Cap. 26

Risposta di Robert: “La vita la restituisco a colui dal quale l’ho ricevuta”

Esiste un Dio dell’Amore che tratta le sue creature così duramente?

                1.       Dopo alcune riflessioni Robert parla di nuovo e dice: “Mio carissimo amico e fratello! Per quanto riguarda la Tua fondata confutazione alle mie accuse contro la Divinità e il Suo ordine stabilito della vita, sono pienamente d’accordo con Te anche su questo punto. Dichiaro apertamente che ho arrecato assai torto alla cara Divinità – premesso che esista veramente una Divinità quale Padre amorevolissimo, come Tu insegnasti ai tuoi discepoli.

                2.       Per questo essi Ti chiesero una volta anche di mostrar loro il ‘Padre’ Tuo. E non potendo Tu soddisfare tale richiesta in altro modo che presentando Te stesso come Padre, certamente a parer mio, Tu non volevi dire altro che: o voi sciocchi giudei! Non sapete che all’infuori dell’uomo non esiste un Dio da nessuna parte? Se voi vedete Me o un altro uomo, allora vedete cosa voi chiedete. Non riuscite a comprendere che il Padre è in noi e noi siamo nel Padre? Oppure in altre parole: che un Dio non esiste da nessun parte all’infuori che nell’uomo!

                3.       Anche se difficilmente io posso afferrare questo in altro modo, non sono così ostinato e voglio accettare volentieri una qualche Divinità se Tu me la puoi provare e dimostrare. Ma se ho fatto tale oltraggio ad una Divinità che non si trova da nessuna parte se non in noi, posso accettare tanto più facilmente come verità la Tua confutazione veramente validissima: poiché essa si riferisce unicamente al nostro stesso ordine interiore, la quale va compresa completamente, prima che la si possa esporre ad un giudizio critico troppo superficiale. Oppure in altre parole: ‘Uomo, conosci prima completamente te stesso! Solo dopo giudica il tuo essere e tutte le necessarie circostanze, le quali portano con sé la chiarezza dell’essere tuo!’

                4.       Io Ti posso soltanto ringraziare con tutte le mie forze per quest’insegnamento veramente grande, poiché sul mio terreno, proprio senza valore, non potrebbero certo di gran lunga venire alla luce frutti simili.

                5.       Ma anche se ora trovo queste sagge limitazioni della libertà assoluta come oltremodo necessarie e altamente adeguate alla vera vita secondo la natura dell’ordine umano, devo purtroppo ancor sempre riconoscere apertamente una cosa: io non riesco a conciliare ciò che Tu mi hai detto fino adesso con la dottrina secondo cui Dio è il più puro Amore e si deve amare quest’Amore sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi. E questo finché Tu non mi avrai convinto dell’esistenza di una vera Divinità!

                6.       Allora Dio deve essere prima definito e la Sua natura e la Sua volontà debbono essere perfettamente riconosciute, soltanto dopo si può parlare di necessità. Ma se Dio è soltanto un Essere adottato dalla cieca fede, ma giammai dimostrabile al puro intelletto, ogni insegnamento di Dio, per quanto esso possa sembrare metafisico o teosofico, deve necessariamente sciogliersi da se stesso in un nulla.

                7.       Con questo non contrasto in assoluto il Tuo insegnamento, riconosco, infatti, fin troppo chiaramente la sua realtà. Soltanto però nel caso che esista una Divinità, la quale ha ritenuto necessario un tale ordine per la formazione dell’uomo ad un superiore, liberissimo essere. Se invece non esiste nessuna Divinità, in tal caso non ho bisogno di contraddirTi, poiché la cosa si contraddice da sola.

                8.       Nel rispondere alla mia domanda a Te rivolta: con quale diritto mi fece fucilare Windischgrätz, Tu tralasciasti di rispondere passando molto sbrigativamente alla scusa che non sarebbe giunto il momento di dilungarsi sul fatto se ciò sia avvenuto a ragione o a torto. Perché anche Tu avresti subito una sorte analoga, con la sola differenza: Tu – per Dio e per l’eterno bene spirituale degli uomini; io invece – per il mondo e per la sua felicità fugace! – Ed ora Ti dovrei manifestare ciò che dal tempo passato ho portato con me per l’eternità? Amico, io credo di rispondere a questa domanda senza star lì troppo a rompermi il capo!

                9.       Se dovesse esserci una qualche Divinità amorevolissima, allora l’esperienza, vecchia di migliaia di anni, c’insegna che questa Divinità, quando manda gli uomini nel mondo nella cosiddetta scuola della libertà, offre nient’altro che solo la più nuda vita, priva di concetti e quindi anche stupidissima. Per cui l’uomo porta in questo miserabile mondo un nulla assoluto! Di tutti i tesori del mondo nulla gli appartiene, poiché alla fine della sua vita deve di nuovo lasciarli in eterno.

              10.     Che cosa avrei dovuto o potuto portare con me per l’eternità, all’infuori – senza la mia richiesta e senza la mia volontà – del tutto me soltanto! Solo con la piccola differenza che ora sono entrato in questo mondo come un essere pensante e quindi un po’ più istruito spiritualmente, mentre il mio ingresso nel mondo materiale fu alquanto maldestramente pietoso. Tuttavia preferisco quest’ultimo ingresso nel secondo, e precisamente in questo mondo immateriale. Nel mondo materiale, infatti, come neonato non sentivo nulla, all’infuori di una muta fame o di un muto dolore. Ma questi due tormenti erano per me come se non ci fossero, poiché allora non avevo nessuna consapevolezza. Se la mia povera madre terrena in quel tempo non mi avesse dato la più misera cura, allora, in forza della Tua provvidenza divina, i topi e i ratti mi avrebbero potuto divorare; la Divinità sicuramente non li avrebbe ostacolati!

              11.     Sì, la Divinità nel petto di mia madre provvide certamente per me. Ma quella grande, onnipotente Divinità che si trova da qualche parte al di sopra di tutte le stelle – forse in questo momento non sa nulla di un povero diavolo, di un Robert Blum!

              12.     Tuttavia se devo essere un miserabile prodotto di questa grande Divinità che, per purissimo amore m’inviò così riccamente dotato nel mondo delle prove, – può Lei ora richiedere da me più di quanto mi diede come dote per il viaggio nel mondo? Io credo che dove non c’è nulla, cessa certamente da sé ogni diritto. Oppure c’è qui nel mondo degli spiriti un sistema giudiziale secondo il quale si può divenire debitori di qualcuno anche per un purissimo nulla?

              13.     La nuda vita non è mia, poiché non me la sono data io. Questa vita arricchita perfino con un po’ d’intelligenza e, in aggiunta, anche con una cattiva veste, l’ho riportata qui e la rendo di nuovo, con il massimo piacere, a colui che me l’ha data. Con la preghiera però che io, come povero Robert, cessi di esistere completamente per tutta l’eternità! – Poiché scorgo ora perfino dai Tuoi saggi discorsi che non si potrebbe ottenere neanche un po’ di felicità dalla vita. E così è infinitamente meglio non esistere più in eterno che essere così miserabile, come io ebbi sempre il grande onore di esserlo!

              14.     Per il completamento della mia fortuna mi mancherebbe soltanto che Tu, caro amico, mi dicessi: ‘Allontanati da me, tu maledetto, nell’eterno fuoco dell’ira di Dio e brucia lì eternamente sotto i tormenti più spaventosi’, – in tal modo con ciò alla vita ed alla sua magnificenza sarebbe veramente posata la corona del divino Amore primordiale! Amico, se un tale giudizio inconcepibilmente duro e privo di qualsiasi amore Ti è anche stato suggerito dal Tuo amorevolissimo Padre – in verità, non ci sarebbe da aspettarsi molto di buono dal Suo infinito amore! Io però ritengo che una tale crudele sentenza difficilmente potrebbe essere venuta dalle Tue labbra, ma molto probabilmente fu introdotta in tempi più tardi dagli affettuosissimi papisti! Il perché non dovrebbe essere difficile da indovinare! – Parla ora di nuovo Tu, io, infatti, ho finito con la mia risposta”.

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Cap. 27

Spiegazione sull’educazione dell’uomo per l’indipendenza

Scuola educativa apparentemente dura, somma sapienza dell’Amore divino

                1.       Continuo Io: “Ascolta caro amico! Con te ci vorranno ancora alcuni sforzi finché tu giunga a concetti spirituali più chiari. Tu pendi ancora troppo alla materia e alle apparenze che ne derivano. Per questo tu giudichi anche tutto secondo la materia, la quale è giudicata e perciò passeggera, e non sei in grado di afferrare il puro Divino spirituale.

                2.       Tu quale filosofo superiore, infatti, ancora non comprendi: se la Divinità libera da sé una vita, allora la deve lasciare pur perfettamente libera, e non giudicata. All’infuori di ciò che deve essere assai necessariamente giudicato: la vita fisica, affinché abbia la solidità per l’accoglienza della Vita dello spirito proveniente da Dio. Una volta che questo spirito ha raggiunto la giusta solidità, oppure Dio vuole, in un altro modo, fortificare per l’eterna vita uno spirito ancora troppo debole, senza che questo debba avere la necessità di passare attraverso la completa prova della carne, – allora Dio stesso toglie allo spirito liberissimo ciò che è giudicato. Egli è poi completamente libero e non gli accadrà null’altro se non ciò che assolutamente libero vuole da se stesso.

                3.       Credi tu davvero che Dio ti comanderà di andare o all’Inferno oppure di entrare nel Cielo? Oh, tu non hai bisogno di dedicarti a tali idee. Tu sei perfettamente libero; quello che il tuo amore vuole, questo anche ti dovrà accadere! Dio può per la maggior parte anche esserti d’aiuto, ma soltanto se tu lo vuoi. Se invece non vuoi tale aiuto, allora Dio nemmeno te lo tirerà dietro. E questo perché tu hai una vita libera e completamente indipendente da Dio, vita che può determinarsi liberamente come vuole e perciò deve anche provvedere per il suo sostentamento e rafforzamento del tutto indipendente da Dio, altrimenti non sarebbe veramente nessuna vita libera!

                4.       Ma se Dio fa nascere al mondo l’uomo nudo e completamente impacciato sotto ogni aspetto, questo avviene per mettere in libertà già lì la vita umana, affinché si abitui già dalla nascita ad essere abbandonata a se stessa. – Questo processo di separazione dalla vita deve perciò avere il suo inizio con la nascita, dove il fanciullo non è ancora capace di nessun’idea, di nessun concetto e quindi anche di nessun dolore cosciente. Poiché in una tale separazione dalla vita, se accadesse all’uomo in una condizione cosciente, egli non potrebbe per nulla sopportare il dolore e la tristezza troppo grande. È certo afflitto un uomo quando, per la morte del corpo di uno dei suoi migliori amici, viene separato in un certo senso dal suo cordone vitale. Quanto più si rattristerebbe l’uomo se dovesse separarsi con pienissima consapevolezza da Dio, dal proprio Padre della vita, – il che deve tuttavia accadere, perché senza questo atto in sé e per sé doloroso, non potrebbe esser messa in libertà nessuna vita accanto a Dio.

                5.       La sublime Sapienza e Amore del Signore rendono una tale necessaria separazione quasi priva di sensazioni per l’uomo e gli dà, oltre alla vita spirituale che all’inizio è completamente legata, anche una vita naturale esteriore che cela per un tempo indeterminato la vita che a suo tempo era collegata a Dio, in modo che lo spirito possa assuefarsi più facilmente a tale separazione e ritrovarsi ancor più saldo nella sua futura vita assolutamente libera. Di’, forse che un uomo può perciò disprezzare o addirittura rinnegare la Divinità se essa fa ciò che il Suo massimo Amore, Sapienza e Ordine comandano?

                6.       Se ci fosse altra via meno dolorosa per la libera organizzazione della vita, in tal caso la Divinità l’avrebbe sicuramente accolta nel Suo ordine. Ma con le condizioni delle cose della vita, come esse sono e come necessariamente devono essere, non è purtroppo possibile nessun’altra via migliore. Questa via è quindi anche buona e conveniente. E poiché è così e non altrimenti, allora la faccenda stessa è già la più grande prova della visibile, palpabile esistenza di Dio, senza il Quale nulla può sorgere, essere e sussistere.

                7.       Ma se con ciò è dimostrata l’esistenza di Dio fino all’evidenza, come può meritarsi di essere disprezzato da tali uomini saggi, come tu pretendi di esserne uno? – Vedi, caro amico, quanto sei ingiusto verso il grande, santo Padre!”.

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Cap. 28

Anche la morte del corpo è un ausilio dell’Amore di Dio

Della sofferenza della morte nei tempi antichi e in quelli attuali

                1.       Continuo Io: “Vedi, la morte dell’uomo, anche per i sensi esteriori, è un fatto triste e per lo più collegato a differenti dolori. La semplice intelligenza mondana trova ciò molto duro e crudele da parte di un’onnipotente Divinità, la Quale, per di più, dovrebbe essere colma di sommo Amore e Misericordia. Quanto spesso la buona Divinità per questo è già stata oltraggiata oppure anche totalmente rinnegata dagli uomini e dagli spiriti!

                2.       Anche qui però subentra di nuovo la stessa necessità come nel caso della nascita. Il libero spirito nell’uomo è impossibile che possa in altro modo liberarsi di ogni giudizio ostacolante la sua vera libertà se non togliendosi il suo giudicato, temporaneo involucro. Questo potrà essere lasciato allo spirito soltanto finché esso sarà stato totalmente isolato in tutte le parti dalla vita originaria di Dio. Per cui certamente soltanto Dio, quale Artefice della vita, può sapere quando un tale spirito è maturato per la completa autonomia. Quando è subentrata una tale maturità, allora è anche giunto il tempo di togliere allo spirito il peso che lo ostacola nella sua libertà.

                3.       Certamente tu dirai come molti: ‘Perché poi questa rimozione non avviene in modo indolore?’. – Io però ti dico: se un uomo vivesse secondo l’insegnamento di Dio, allora anche la morte del suo corpo sarebbe per lui soltanto un piacere, o perlomeno sarebbe egli totalmente privo di dolori. Ma poiché gli uomini in seguito alla loro libertà si recano troppo nell’ordine opposto della materia, vi fissano il loro spirito con catene di ferro e lo allevano all’amore del mondo, allora tale separazione deve essere certamente tanto più collegata ai dolori quanto più uno spirito si è attaccato al mondo giudicato.

                4.       Anche questo dolore tuttavia non è durezza, bensì soltanto il più puro Amore di Dio. Poiché se la Divinità non impiegasse una piccola violenza, che di certo mai potrà essere piacevole, allora lo spirito passerebbe nel perfetto giudizio e quindi nella più atroce eterna morte, che è il vero e proprio Inferno. Ma se per salvare possibilmente lo spirito da questo, la Divinità deve compiere una tale indispensabile piccola violenza. Dì un po’ se Essa merita per ciò di essere di nuovo oltraggiata o perfino rinnegata? Purtroppo ci sono ora una quantità troppo grande di spiriti che, appena hanno raggiunto la loro libertà, non vogliono più sentire di Dio. Dio però non tralascia mai di guidarli sulle vie migliori, verso la vera e perfettissima meta.

                5.       Vedi, ai primordi dei tempi gli uomini in genere divenivano, secondo il corpo, molto più vecchi e morivano anche di una morte dolce e indolore. Questo però accadeva perché essi nel loro spirito non potevano essere separati così facilmente da Dio come gli uomini di questo tempo. E questo perché la Terra aveva da procurare per loro troppo pochi stimoli e perciò essi rimanevano più interiorizzati ed anche con Dio stavano in un collegamento più difficile da separare.

                6.       Quando però col tempo gli uomini della Terra cominciarono a conquistarsi sempre più stimoli, e perciò il distacco dalla vita di Dio fu anche più facile, allora il ciclo della vita terrena divenne sempre più breve.

                7.       Quando infine gli uomini, per pura mondanità e per i suoi piaceri, cominciarono a dimenticarsi del tutto del loro Creatore, essi raggiunsero anche l’estremo opposto dell’Ordine divino, nel quale doveva toccar loro l’eterna morte. Vedi, allora da parte del Divino fu poi necessario avvicinarsi nuovamente ancor più a loro e rivelarsi qui e là, per salvare l’umanità vicina all’eterna rovina. Molti si lasciarono salvare, molti invece no – per propria liberissima volontà! Avrebbe dovuto la Divinità afferrarli con la Sua Onnipotenza, se non volevano prestare ascolto al suo Amore? Questo certamente avrebbe significato rovinare tali spiriti in eterno!

                8.       Che può fare di diverso l’eterno Amore se non dire: ‘Allontanatevi da Me, poiché vi siete totalmente separati da Me e andate in un’altra scuola di conservazione che è preparata a tutti i vostri simili per la vostra possibile redenzione! Essa è un fuoco del tribunale del mondo che vi dovrà separare da lui, altrimenti per voi è finita!’.

                9.       Se la Divinità, per prevenire tali mali quanto più possibile, fa ora venire sulla Terra calamità esteriori, di’ un po’, Lei non esiste? Oppure è dura e spietata se fa ciò che ritiene strettamente necessario fare? – Come puoi tu, farti venire anche soltanto in sogno che la Divinità maledica e condanni in eterno le sue creature che generò da Se stessa! A che cosa le servirebbe?

              10.     Ma se Lei vuole in eterno mettere in libertà le creature, allora non deve essere la Sua massima preoccupazione che queste creature non capitino in qualche modo di nuovo nelle braccia della Sua Onnipotenza, dove in ogni caso sarebbe la fine della libertà. Proprio come se tu avessi dei figli e nella loro delicatezza vorresti stringerli al tuo petto con tutta la tua forza virile, cosa che costerebbe loro naturalmente la vita. Se tu però li avessi stretti a morte e avessi ancora altri figli, – di’ un po’, non li metteresti in guardia davanti alla tua forza irrefrenabile, oppure eserciteresti ancora questa forza su altri? Certamente l’esperienza ti sarebbe da monito a non farlo.

              11.     La Divinità però certamente non ha bisogno dell’esperienza, essendo Lei in possesso dell’infinita Sapienza. Lei è l’unico vero buon Pastore di tutte le Sue pecorelle e può meglio di tutti proteggerle dalla sua Onnipotenza, della quale fa uso soltanto per l’organizzazione delle cose giudicate del mondo fisico, ma giammai per l’organizzazione degli spiriti liberi provenienti da Lei! Costoro devono provenire unicamente dal Suo Amore e dalla Sua Sapienza, altrimenti in loro non c’è da mettere in atto eternamente nessuna libertà e quindi anche nessuna vita. L’Onnipotenza di Dio, infatti, non produce che giudizio su giudizio!”.

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Cap. 29

Vero senso del testo: “Allontanatevi da Me, voi maledetti!”

Ogni spirito maligno maledice se stesso

Peccato contro lo Spirito Santo

                1.       Continuo Io: “Se tu, quale pensatore critico, avessi analizzato una volta soltanto grammaticalmente quella sentenza del Vangelo che ti sembra così spaventosa, avresti dovuto riconoscere a prima vista, già dalla sola costruzione delle parole, che la Divinità con ciò non avrebbe mai potuto e voluto pronunciare (dall’Onnipotenza) una sentenza di condanna, operante in eterno, sui cosiddetti incalliti peccatori mortali!

                2.       Poiché vedi, qui si dice: ‘Allontanatevi da Me, voi maledetti!’ – Quindi già sono maledetti coloro ai quali è inviato il comandamento. Altrimenti, infatti, si sarebbe detto: poiché voi impenitenti avete sempre peccato dinanzi a Me, Io come Dio vi maledico ora in eterno all’Inferno, nell’eterno fuoco della sofferenza!

                3.       Ma se sono già maledetti coloro sui quali la Divinità fa emanare tale sentenza, allora ne consegue che: in primo luogo la Divinità si presenta qui assolutamente non come giudice, bensì soltanto come Pastore ordinatore e deve indicare con severità un’altra via agli spiriti che per proprio potere di volontà sono totalmente separati da Lei. Altrimenti gli spiriti – privi di qualsiasi collegamento con l’Amore della Divinità – dovrebbero finire direttamente nelle braccia dell’Onnipotenza, dove poi sarebbe veramente finita per loro!

                4.       In secondo luogo ci si chiede: chi allora li ha maledetti? É impossibile che sia la Divinità. Poiché se la Divinità maledisse qualcuno, non ci sarebbe nessun Amore in Lei ed anche nessuna Sapienza. Se la Divinità scendesse in campo contro le Sue opere, allora scenderebbe in campo contro Se stessa per rovinarsi, – anziché elevarsi sempre di più di eternità in eternità attraverso il crescente perfezionamento delle Sue opere, cioè dei figli Suoi!

                5.       Ma se per questo la Divinità è impossibile possa apparire come giudice a causa della Sua Onnipotenza, bensì unicamente come Pastore ordinatore per effetto dell’Amore e della Sapienza, allora è chiaro che tali spiriti dovettero prima essere stati giudicati da qualcos’altro. Ma da chi? – A questa domanda è assolutamente facile rispondere se si possiede solo tanta conoscenza di se stesso, per rendersi conto di questo: che un essere ha, da un lato, uno spirito e una volontà completamente liberi, che discendono propriamente solo dall’Amore e dalla Sapienza di Dio. Dall’altro lato però, affinché possa essere isolato dall’onnipotenza, per divenire un essere davvero perfettamente libero, deve anche avere per qualche tempo un corpo giudicato dall’Onnipotenza, e un mondo esteriore giudicato con le proprie, altrettanto giudicate stimolazioni. Perciò può essere giudicato e determinato da nessun altro che solo da se stesso. Un tale essere libero può ‘maledire’ soltanto se stesso, ossia separarsi totalmente dalla Divinità.

                6.       La Divinità invece, che non vuole togliere la libertà nemmeno ad un essere simile, non può fare altro che richiamare tali esseri traviati esponendo il loro stato e con serietà amorevole indicar loro la via sulla quale possono di nuovo camminare nell’unione dell’Amore e della Sapienza di Dio. Al di fuori di quest’unione non è impensabile nessuna assoluta libertà e quindi anche nessuna spirituale, eterna vita. Al di fuori di quest’unione, infatti, opera unicamente l’Onnipotenza della Divinità, – nella Quale soltanto la forza dell’Amore e della Sapienza di Dio unita all’Onnipotenza può sussistere come vita originaria. Ogni altra vita, staccata da questa vita originaria, deve andare in rovina ed eternamente irrigidirsi, perché per se stessa è impossibile possa prestare la più debole resistenza all’infinita gravosità di questa forza!

                7.       Perciò si dice anche: Dio dimora nella Luce eternamente inaccessibile! Il che equivale a dire: l’Onnipotenza di Dio, lo Spirito vero e proprio della Potenza di Dio che riempie l’infinità, è eternamente inaccessibile per l’esistenza di ogni essere creato, se esso deve esistere. Ogni conflitto con l’Onnipotenza di Dio, infatti, è la morte dell’essere! Perciò anche il peccato contro questo Spirito della Potenza viene definito come assai rovinoso. Perché un essere che, separandosi prima totalmente dall’Amore di Dio, vuole misurarsi con questa Potenza, deve essere necessariamente del tutto inghiottito da tale Onnipotenza e solo difficilmente oppure proprio per niente se ne può divincolare, – pari ad un acaro che fosse sepolto sotto i detriti dell’Himalaya! Come lo libereresti tu da lì?”.

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Cap. 30

Del ricco crapulone e del povero Lazzaro nell’aldilà

Chi ha fatto l’Inferno? Soltanto la malignità degli spiriti

                1.       Continuo a parlare Io: “Ora tu dici tra te: ‘Sì, questo è tutto giusto, se la Divinità parla così a coloro che, in seguito alla loro pienissima libertà, si sono totalmente separati da Lei secondo il modo in cui essi stessi si sono procurati. Pertanto in questa sentenza, apparentemente spaventosa non può esserci l’orrore che si presuppone a prima vista. Ma che cosa ha a che fare con il racconto del povero Lazzaro e del ricco crapulone che viene visto nel più orribile fuoco infernale senza alcuna pietà? Il quale qui supplica e non trova ascolto alle sue preghiere, e viene mostrato che tra questo e la grazia di Dio c’è un abisso incolmabile sul quale in eterno non ci sarà ponte su cui passare? Che cosa dice a questo l’Amore, Sapienza e Misericordia divina?’.

                2.       Caro amico, Io ben sapevo che tu avresti fatto questa domanda. Al contrario Io ti chiedo se tu mi sai dire chi ha gettato veramente all’Inferno questo crapulone? Forse la Divinità? Questo in verità a Me non è noto.

                3.       Oppure costui, nel suo inevitabile tormento, si è forse rivolto all’Amore e alla Grazia divina per esserne liberato? Io so soltanto che si è rivolto allo spirito di Abramo e non alla Divinità! Lo spirito di Abramo però, anche se come spirito creato è oltremodo perfetto, non è in eterno la Divinità che è la sola che può aiutare. E anche in tali casi Lei costituisce l’abisso insormontabile sul quale gli spiriti di vario genere non possono mai stendere le mani, poiché lì opera soltanto la più segreta e più profonda Sapienza e l’Amore di Dio!

                4.       Ma se questo crapulone si trova in gran miseria, può averne colpa la Divinità se egli stesso si è violentemente precipitato dentro? Può accadere un’ingiustizia a chi vuole che gli accada cosa egli vuole? DimMi ora di nuovo la tua opinione!”.

                5.       Risponde Robert: “Sì, questo è di nuovo completamente giusto! Ma se la Divinità è colma del sublime Amore, cosa che anche lo sarà, come ora sempre più riconosco, allora ci si chiede: come poteva questa Divinità allestire un luogo o condizione così straziante, nel quale uno spirito deve prima sopportare dolori indescrivibili, finché egli probabilmente potrà avvicinarsi ad una perfezione e attraverso questa passare in una condizione più leggera? – Deve davvero esistere un Inferno? E tali spiriti devono essere in grado di provare dolore? – Tutto questo non potrebbe essere predisposto in un modo meno crudele?”.

                6.       Continuo Io: “Ascolta, Mio caro amico, tu pensi dunque che la Divinità abbia predisposto così l’Inferno? Oh, qui sei in un grosso errore! Vedi, dagli antichi primordi sono stati gli spiriti maligni a farlo. La Divinità lo ha solo concesso loro, per non interferire minimamente nella loro libertà. Ma che Lei abbia mai creato un Inferno, nessun essere in tutti i Cieli potrebbe anche solo pensarlo il più lontanamente possibile. Se, infatti, la Divinità potesse creare un Inferno, allora dovrebbe esserci in Lei anche il peccato e quindi la malvagità, cosa che per la Divinità sarebbe un’impossibilità. Poiché non è possibile che la Divinità possa agire contro il Suo stesso eterno Ordine. E quindi è anche impossibile pensare che la Divinità possa creare da sé un Inferno nel senso vero e proprio della parola. Ma può e deve concederlo agli spiriti liberissimi se essi, fuori dal loro ordine[14] originario totalmente sbagliato, si preparano da se stessi condizioni che sono a dire il vero molto cattive e dolorose!

                7.       Ma nell’intera infinità non troverai da nessuna parte un luogo che fosse predisposto dalla Divinità già come un Inferno. Da nessuna parte, infatti, esiste un Inferno se non nell’uomo stesso. Se invece l’uomo forma del tutto liberamente l’Inferno dentro di sé con la completa non osservanza della parola di Dio e non si rivolge mai al facile rispetto dei comandamenti di Dio: che cosa può fare la Divinità se uno spirito spontaneamente La fugge, schernisce e bestemmia?

                8.       Ma poiché solo la Divinità è la vera Vita ed anche la Luce di tutte le luci e quindi anche l’unica completissima beatitudine di tutti gli esseri, – allora è anche certamente spiegabile che una condizione senza Dio non possa avere assolutamente niente di piacevole, – poiché senza Dio non può esserci nessuna vita, nessuna luce, nessuna verità e nessuna bontà!

                9.       Ma un uomo che abbandona la Divinità, La sopprime fuori di sé e non vuole più accogliere niente, deve formare in sé un vero Inferno che deve essere in tutto malvagio e brutto. Se poi ad un tale spirito umano senza Dio deve necessariamente andare molto male – e quanto più a lungo persiste nella condizione di senza Dio, tanto peggio sta, – la Divinità non può farci nulla. Se, infatti, la Divinità con la Sua Onnipotenza s’impadronisse lo stesso di un essere, anche se l’essere per propria liberissima volontà Le si opponesse accanitamente, allora questo annienterebbe del tutto all’istante un tale essere, cosa che sarebbe contrario all’Ordine divino.

              10.     Poiché se la Divinità volesse distruggere soltanto un piccolissimo essere che una volta da Lei fu messo fuori in libertà, allora ciò sarebbe l’inizio della distruzione totale di tutti gli esseri. Ma se la Divinità assicura il Suo ordine immutabile in eterno, secondo cui nessun essere può essere distrutto, anche se questo in seguito si formerà come esso vuole, in tal modo è garantita a tutti gli esseri l’eterna esistenza. E allo stesso tempo anche la libera possibilità per ogni essere di poter divenire ultra felice, oppure anche di restare un infelice finché egli stesso lo vorrà!

              11.     Se qualcuno possiede un vigneto in cui sono piantati soltanto viticci nobili e il proprietario estirpa spontaneamente i viticci nobili e mette, al loro posto, spine e cardi, perché tali piante selvatiche gli piacciono di più che il semplice vitigno – di’, anche in questo caso ha colpa la Divinità se questo stolto possidente non fa vendemmia e diviene in tal modo un uomo privo di mezzi e miserabile?

              12.     Vedi, così è anche il caso con tutti gli spiriti ai quali non piace l’Ordine di Dio e non vogliono coltivare in loro la magnifica vigna di Dio! Se poi raccolgono spine e cardi invece della magnifica uva, può essere incolpata la Divinità quale artefice di tale sciagura? DimMi, che cosa ne pensi tu?”.

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Cap. 31

Lieta approvazione di Robert

Ulteriore domanda principale: “Com’è fatta la vera Divinità?”

                1.       Dice Robert: “Altamente stimato amico! Che cosa devo pensare di questa cosa, più di quanto tu abbia ora espresso? Tutto è chiaro, ben comprensibile e nello stesso tempo inconfutabilmente vero. Veramente la Divinità non può essere e non può agire diversamente da come Tu me l’hai rappresentato. Poiché altrimenti la Divinità dovrebbe cessare di essere Divinità oppure sarebbe perlomeno completamente finita al più presto con tutte le Sue creazioni.

                2.       Ora mi rendo anche conto del fatto che ogni spirito, se vuole essere veramente felice, per la suprema delizia deve avere tutti gli stimoli della ricettività, il sentimento più tenero e una finissima sensibilità e percezione, così che a lui non possano sfuggire le impressioni più sottili. E così egli, quale uno spirito vivente con la medesima ricettività, deve anche essere in grado di cogliere le peggiori impressioni con la stessa acutezza di sentimenti. Altrimenti dovrebbe egli essere o mezzo morto oppure narcotizzato spiritualmente, cosa che però mai si accorderebbe con la sua libera forza di volontà!

                3.       Perciò la Divinità La si può pensare solo come eternamente esistente, proprio come Tu me l’hai rappresentata nella migliore relazione con le Sue creature. Perciò io non posso nemmeno continuare a pensarci, perché mi sono completamente raccapezzato nella necessità dei Tuoi pensieri.

                4.       Ora però viene un’altra questione principale: dove si trova veramente questa Divinità? In quale regione dell’eternità ha Lei stabilito in eterno la Sua dimora? Lei, infatti, deve pur sempre dimorare da qualche parte con tutta la Sua pienezza? Ha una sembianza e quale? Oppure è informe e il Suo Essere è infinito, – senza forma, affinché proprio per questo possa essere la quintessenza di tutte le forme? – Vedi, amico, poiché io ora riconosco chiaramente la necessità di una suprema Esistenza divina, allora il dove ed il come, è ora per me della massima importanza!

                5.       Soprattutto però io devo confessare che preferirei di più se la Divinità esistesse sotto una forma, e precisamente proprio in quella umana. Poiché una Divinità infinita secondo la Sua essenza, oppure una Divinità sotto una forma completamente estranea ad una delle nostre forme umane, non la potrei amare, né io e tanto meno qualcun altro con tutte le proprie forze.

                6.       Un essere che mai si può afferrare e guardare, non può mai essere amato! In matematica la forma di una perfetta sfera è certamente la più perfetta; ma moralmente? É vero che le grosse sfere luminose celesti si presentano molto belle, ma è la luce che fa questo. Ma si può forse amare anche una tale sfera luminosa? In verità, a questa domanda il mio sentimento resterebbe chiaramente muto.

                7.       Perciò, amico amabilissimo, poiché sembra che Tu sia sul serio in confidenza con la Divinità molto più di me, allora rivela una buona volta le cose della cara Divinità, e precisamente il dove ed il come!

                8.       D’ora in poi, infatti, Tu non hai più bisogno di argomentare così con me come finora. Io sono perfettamente convinto della Tua profondissima sapienza e Ti voglio credere sulla parola, qualunque cosa Tu mi dirai. Perciò Ti prego, non lasciarmi in dubbio su questo!”.

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Cap. 32

Ama Me, Gesù, poiché in Cristo dimora corporalmente la pienezza della Divinità!

Robert mette in dubbio la Divinità di Gesù, ma vuole credere ciecamente

                1.       Continuo Io: “Mio carissimo amico e fratello! Prima che il grappolo d’uva non diventi maturo del tutto sulla vite, non va staccato dal tralcio! Il suo succo vitale, infatti, darebbe poi un vino acido che avrebbe poco spirito; e nel caso lo avesse, allora sarebbe molto sgradevole.

                2.       Vedi, anche tu sei ora come il grappolo d’uva non completamente maturo, e per la rivelazione che pretendi non lo sei ancora. Il perché però te lo dimostrerà il seguito più prossimo! Ma quando sarai maturo, allora il tuo spirito ti dirà quello che tu vuoi avere or ora da Me.

                3.       Noi adesso abbiamo da trattare insieme ancora un capitolo molto importante. Quando questo sarà avvenuto, allora diventerai maturo prima di quanto tu ti possa immaginare. Ma se questo preliminare non avverrà secondo l’ordine di Dio, in tal caso ti occorrerà ancora un bel pezzo fino alla tua piena maturazione.

                4.       Tu devi tuttavia sapere questo in anticipo: come il grappolo d’uva giunge a maturazione solo attraverso il calore del Sole, così viene a maturazione anche ogni spirito umano attraverso il giusto amore per Dio. Ma se già non puoi amare Dio, poiché tu ancora domandi, dove e come Egli sia, allora ama Me con tutte le forze, poiché non puoi essere in alcun dubbio sulla Mia esistenza. Con ciò già verrai più vicino alla maturità desiderata. L’amore per il prossimo, infatti, è uguale all’amore per Dio. Ma che Io sia qui il tuo prossimo, su questo non avrai di certo alcun dubbio!

                5.       E se fai questo, comincerai ad avvicinarti molto alla Divinità. – Ora però passiamo al nostro capitolo da trattare!

                6.       Caro amico, dimMi, poiché non ti sono sconosciute le lettere di Paolo, cosa intendeva questo maestro con le parole: ‘In Cristo dimora corporalmente la pienezza della Divinità’. Intendeva egli che nel Cristo, quindi in Me, si trova l’intera Divinità? Oppure egli con queste parole divinizzanti voleva indicare soltanto la perfezione dello spirito della Mia dottrina? E precisamente secondo l’usanza di quel tempo, in cui si era solo troppo pronti a divinizzare tutto lo straordinario? DimMi in merito il tuo giudizio! Lo vorrei sentire da te!”.

                7.       Risponde Robert: “Sì, mio amato amico, questa è una domanda molto delicata! Come si potrebbe, infatti, indovinare in questo caso che cosa in fondo ha inteso veramente il buon Paolo! – Sarebbe estremamente rischioso affermare con sicurezza: questo e nient’altro intendeva quel maestro dei pagani sommamente rispettabile. Trovo sia una grande presunzione da parte di certi eruditi, quando affermano irremovibilmente di aver afferrato pienamente il vero spirito di un qualche autore geniale! Io sono qui ben più modesto e, in tali casi, lascio molto volentieri il giudizio ad altri. Se il loro giudizio mi piace, allora lo condivido. Se non mi piace, allora ascolto in merito ancora il giudizio di altri, e con ciò agisco anche secondo Paolo che dice: ‘Esaminate tutto, ma trattenete soltanto il buono!’. – Ma posso riconoscere per buono soltanto ciò che si avvicina di più alla mia più intima convinzione. Se Paolo avesse inteso la prima cosa, ciò può essere anche possibile, allora non avrebbe potuto intendere la seconda, e viceversa! Questo è matematico e logicamente giusto!

                8.       Da questa mia definizione però, spero Tu riconoscerai che alla Tua domanda io Ti rimango debitore di un’esauriente risposta e devo aspettarmi da Te, quello che Tu volevi avere da me! Perciò Ti sia chiesto di parlare Tu stesso su questa faccenda, secondo la Tua sapienza!”.

                9.       Rispondo Io: “Questa risposta, amico, me l’aspettavo. Essa doveva venire in modo così naturale e intelligente, perché tu sei un uomo naturale e intelligente. Ma non vi è da scoprire ancora nulla di un’intelligenza sovrannaturale. Secondo la più intima, quindi pura intelligenza spirituale però Paolo può aver inteso soltanto un qualcosa di determinato. Questo deve potersi definire precisamente dalla posizione delle sue parole, di modo che nel corso di quest’importantissima faccenda non si potrà mai essere in dubbio se egli abbia inteso questo o quello; bensì che egli certamente avrebbe dovuto intendere, supponiamo, soltanto la prima cosa. Come però questo è da prendere dall’intima, sovrannaturale intelligenza, chiaramente tu non lo puoi sapere. Hegel e Strauß, Rousseau e Voltaire stessi non hanno mai afferrato questo. E tu, quale uno dei più ferventi ammiratori di questi sapienti del mondo, non puoi perciò nemmeno conoscere quelle vie che erano ancor più sconosciute ai tuoi maestri e guide come l’America, l’Australia e la Nuova Zelanda erano sconosciute agli antichi Romani.

              10.     Se tu, come tedesco, al posto di queste cosiddette guide avessi preferito la Bibbia tedesca che Swedenborg e simili sapienti di origine tedesca hanno studiato molto diligentemente, sapresti ora perfettamente come è da intendere Paolo. Ma come hegeliano tu ne sei ancora ben lontano, e ci vorrà ancora un bel po’ finché giungerai all’intima intelligenza! Ora però presta attenzione, Io ti voglio dire qualcosa! Se l’accetterai, allora ti avvicinerai in maniera ragguardevole alla méta.

              11.     Vedi, Paolo riteneva Cristo, quindi Me, per il supremo Essere divino stesso, sebbene prima egli fosse il Mio più duro avversario. – DimMi ora, che cosa ritieni tu della fede e della sapienza del vecchio Paolo?”.

              12.     Risponde Robert: “Amatissimo amico, a questa domanda è di nuovo estremamente difficile dare una risposta adeguata. Poiché in primo luogo occorrerebbe certamente anche un’intelligenza sovrannaturale, cosa che però a me manca. E quindi non si può accettare così completamente senza una precisa argomentazione critica, che quel Paolo, altrimenti molto sapiente, abbia creduto egli stesso in pienissima serietà, quello che voleva far credere agli altri uomini. Tutti gli onorevoli antichi sapienti, infatti, hanno, insieme a Paolo, certamente ben riconosciuto su quale malfermo terreno poggiano tutte le metafisiche e teosofiche teorie. Secondo la loro precisa conoscenza umana, essi valutarono quanto infelice sarebbe dovuto divenire in breve tempo il genere umano se, con spiegazioni superiori fosse venuto in chiaro del proprio essere fugace. Perciò essi cercarono, con discorsi ed aforismi – a volte del tipo dell’Oracolo di Delfi – di riportare i popoli ad una certa fede mistica, attraverso la quale si poteva perlomeno concepire una speranza in una vita futura. Ma se abbiano vissuto essi stessi anche seriamente con tale speranza o addirittura fossero stati veramente convinti di tutto ciò che insegnavano, devo metterlo ben in dubbio, finché non mi ricrederò, o per la via dell’intima intelligenza, oppure attraverso un confronto diretto con quegli spiriti che hanno insegnato tali cose.

              13.     D’altronde, io, per quanto mi riguarda, non mi faccio il minimo scrupolo di ritenere Te, amatissimo amico mio, per un Dio, finché non ne trovo un altro da qualche parte! Ma se non dovesse in eterno mostrarsi nessun altro Dio, in tal caso rimani Tu anche in eterno il mio unico Dio e Signore! Poiché se tra noi ce n’è uno, qui lo sei visibilmente Tu! Nonostante la mia sapienza hegeliana, infatti, in me non si troverà neanche una più lieve traccia di una Divinità. Ma per una prova, perché io creda e stabilisca questo, puoi Tu non domandarmela, poiché allora Ti resterei di nuovo debitore di una risposta.

              14.     Ciò che si crede, infatti, lo si crede senza prove, poiché la fede in se stessa è nient’altro che, o una pigrizia o talvolta ben anche una certa ubbidienza dell’intelletto. Se invece un intelletto più attivo pretende prove per l’oggetto della fede, e se tali prove vengono fornite a sufficienza all’intelletto, allora la fede cessa comunque di essere una fede; poiché allora diventa un’evidente convinzione!

              15.     Questa convinzione della Tua Divinità però io qui non posso procurarmela. Perciò nel frattempo voglio soltanto credere che Tu sia un Dio. Ma se in seguito dovesse essere possibile aumentare questa fede fino ad una determinata evidenza, allora la mia fede diverrà verità meditativa. Ma se la mia fede potrà essere facilmente trasformata in questo senso, ciò naturalmente fa parte ancora di un altro capitolo!

              16.     Poiché vedi, io sono un Tommaso molto forte e pretendo prove ben precise, prima di accettare qualcosa come verità stabilita.

              17.     Tu mi hai certamente consigliato la Bibbia e il teosofo Swedenborg. Ma che cosa serve ora un tale ripiego, dove non lo si può avere. Perciò rimaniamo solo alla semplice fede. E se Ti è possibile, fammi un po’ più stupido di quanto non lo sia per natura, in modo che io divenga tanto più forte nella semplice fede. Vedo già fin d’ora che sarei poi ben più felice di quanto non lo sia adesso!

              18.     Un tipo stupido, infatti, è ben più avvantaggiato, per quanto concerne un’esistenza felice, di quanto non lo sia uno spirito illuminato. Mentre costui nel sudore della sua fronte studia e studia, per avvicinarsi alla grande e santa Verità, per rendere felice se stesso e molte migliaia di uomini, – l’uomo di pura fede recita il suo ‘Padre nostro’ e si mette poi del tutto a poltrire e dorme come un ghiro spensierato, dolcemente e quieto! Quando giunge l’ultima ora non se ne preoccupa proprio molto. Gli basta solo un sacerdote che, con alcune messe ben pagate lo dispensa dall’Inferno e gli procura la remissione dei castighi temporali facendolo andare nel purgatorio! La sua cieca fede prende tutto questo per moneta sonante, ed egli muore nella fiduciosa speranza di ascendere immediatamente al Cielo. Questa io la chiamerei una felice stupidità! – Ed a questo aggiungo ancora:

              19.     Pazzo ed asino è colui che si consegna attraverso la sua intera vita a pensieri e ricerche. Questo, infatti, non aumenta la sua felicità né sul mondo fisico ed ancor molto meno in questo mondo spirituale nebbioso. Al contrario, ciò lo rende tanto più infelice, quanto più è assetato di luce e verità, inoltre però giunge sempre più alla convinzione che la Divinità, che si trova in qualche luogo, non ha creato da nessuna parte una sorgente ristoratrice per placare questa sete.

              20.     Quindi io voglio abbandonare ora del tutto questa via ed al posto di ciò gettarmi nelle morbide braccia dell’apatica ed inerte fede. Forse giungerò prima a un qualcosa che con diritto si può chiamare una vera felicità dell’essere umano!

              21.     Quanto felice è, per esempio, un prelato di convento! Egli non pensa a nulla, non inventa nulla, bensì vive unicamente della sua autentica fede cattolica-romana nel dolce ordine del suo fondatore religioso epicureo-stoico[15], e si gusta ogni giorno i suoi squisiti pranzetti. In verità, vedi amico, questa è una vita felice! E una vita simile te la da’ la fede più cieca e più stupida!

              22.     Perciò voglio ora anch’io gettarmi nelle braccia della fede proprio senza pensieri. Forse così diventerò più felice! – Io perciò credo ora nella Tua divinità! Dimmi, faccio bene così? Oh, parla Tu, amato amico mio!”.

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Cap. 33

Della vera e falsa fede

Pericoli e conseguenze dell’apatica vita comoda

                1.       Continuo Io: “Ascolta, mio carissimo amico! Tra quella che tu chiami fede e quella che è la vera fede, vi è un’infinita differenza! La tua fede è una purissima pigrizia dell’intelletto, mentre la vera fede coinvolge totalmente e attivamente tutte le forze del corpo, dell’anima e dello spirito. La tua fede è una fede da rana. Come una rana, infatti, si accontenta di qualunque pozzanghera, anche se pessima, così anche un tale apatico della fede si accontenta di tutte le sozzure. Alla fine, nella dottrina che sta seguendo ciecamente ed apaticamente, non sa distinguere ciò che è divino da ciò che è infernale.

                2.       Come puoi definire felice un prelato che, con la sua fede apatica sotto il protettorato di Roma, s’ingrassa e se la passa bene nel suo convento a spese della stupidità dei suoi sottoposti? Forse questa vita terrenamente felice è anche una vita felice in questo mondo degli spiriti? Oh, per nulla, ti dico Io!

                3.       Quanto più qualcuno nel mondo ha usato la propria carne come carcere dello spirito, quanto più egli l’ha curata e nutrita, e quanto più volentieri si è concesso a questo carcere, secondo il suo piacere, – tanto più e ancor più saldamente si è legato anche con lo stesso!

                4.       Quando poi però si giungerà alla finale separazione da questo carcere: quanto duro, quanto difficoltoso e doloroso sarà! Non si dovranno strappare con tutte le forze, letteralmente pezzo per pezzo anche l’anima e lo spirito a quel carcere di carne troppo ingrassata, come in un parto andato male, in cui il frutto del grembo è letteralmente cresciuto in vari punti insieme all’utero, per poter inevitabilmente separare queste sostanze cresciute insieme? Una tale operazione provocherà una sensazione piacevole alla carne, all’anima e allo spirito? Oh, vedi, questo presuppone già un tale martirio che non è paragonabile ad alcun martirio puramente terreno che Io conosco fin troppo bene! Ma poiché quest’amaro risultato è certamente da aspettarsi quasi sempre come conseguenza di una felice vita terrena, dimMi – una tale vita si può chiamare una vita veramente felice?

                5.       CrediMi, ciccioni spensierati ed egoisti, così come tutti i libidinosi e meretrici giudicati dalla loro stessa carne, avranno da meravigliarsi abbondantemente di quali notevoli dolori procurerà loro la morte del corpo!

                6.       Con questi dolori prende il suo inizio la vera e propria ‘felicità’ di un apatico della fede! Quando però un tale essere ‘fortunato’ giunge come del tutto dilaniato e foracchiato in questo mondo degli spiriti, dove la sensibilità per ogni impressione dovrà essere accresciuta fin nello sconfinato, perché l’anima precedentemente protetta dal corpo grossolano, qui è messa completamente a nudo, solo allora lì inizia poi la vera e propria felicità del dolore, cosa che ti procura la tua fede apatica.

                7.       Se però vuoi sul serio una tale ‘felicità’, allora fa ciò che tu immagini possa renderti felice. Io ti assicuro che solo troppo presto penserai e giudicherai del tutto diversamente!

                8.       Io stesso però ho insegnato: ‘Divenite perfetti, come perfetto è il Padre vostro nei Cieli!’. E Paolo esigeva che si dovesse esaminare tutto per bene e da ciò trattenere il buono. Di’ un po’, fu con ciò offerta una fede apatica, la quale non è fede? Oppure una vera, vivente fede che è di gran lunga superiore ad ogni sapere? Giudica ora tu stesso se ciò che tu chiami fede è davvero fede! Soltanto allora ti spiegherò precisamente che cosa significa veramente credere! Parla ora, tocca nuovamente a te!”.

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Cap. 34

Concetti di Robert sulla fede e sulla giusta venerazione di Dio

                1.       Dice Robert: “Amico, Tu mi ritieni veramente del tutto scemo! Ascolta un po’, se non si chiama fede ciò che io ritengo per fede, allora Tu puoi staccarmi immediatamente la testa dal collo. Tuttavia non sarò in condizioni di dire ciò che si deve ritenere poi per vera fede.

                2.       Il puro sapere non può certo essere fede! Il guardare e percepire e addirittura il tastare ancor meno! Oltre il sapere e il percepire senza inganno attraverso i nostri sensi non conosco però nient’altro che l’uomo possa accogliere nella propria facoltà di conoscenza e di giudizio. E se il sapere, come il guardare, ascoltare, gustare e percepire si chiama fede, cos’è allora ciò che io finora chiamavo fede?

                3.       Fede per me significa ritenere qualcosa per vero che in sé può anche non essere vero, purché non sia in contraddizione con le leggi della pura ragione, anche se le tesi non possono essere dimostrate come una regola matematica. – Ma se una buona volta lo possono, allora necessariamente viene a cessare la fede, – così come la speranza, quale figlia della fede, deve proprio giungere qui alla sua fine, nel momento in cui finalmente in realtà si è raggiunto ciò che si sperava.

                4.       Per fede non posso pertanto immaginarmi che un accogliere volentieri tesi e dati storici, finché potranno essere dimostrabili all’intelletto. Se questo non si deve chiamare fede, vorrei allora sapere che cosa altrimenti dovrebbe essere ancora fede.

                5.       Tu di certo hai parlato alcune volte ai Tuoi discepoli della forza miracolosa della fede. Sai Tu, quando dicesti di smuovere le montagne, – costoro probabilmente non capirono molto più di me! Si deve dedurre quindi che Tu intendevi soltanto questa fede fantasiosa? In tal caso la mia fede sarebbe tutto, all’infuori di una tale fede. Poiché davanti alla mia fede non si sarebbe spostato nemmeno un piccolissimo granello di sabbia, men che meno una montagna!

                6.       Sì, ascolta per una volta, amico mio! Se io avessi potuto essere partecipe di una tale fede sulla Terra, allora al buon Windischgrätz sarebbe andata disperatamente male. Ebbene, lo avrei comicamente del tutto spostato! Ahimè, smuovere le montagne solo con la fede! Questo è un grande e bel pensiero, ma purtroppo soltanto un pensiero!

                7.       La tesi di Paolo di esaminare tutto e ritenere il meglio, me la sono certamente sempre scelta come principio. E la grande idea di divenire simile a Dio (anche se è quanto mai impossibile divenire così perfetto come Egli è) fu la più potente molla di tutte le mie fatiche. Ma che cosa ho raggiunto con ciò? Il mio attuale stato ti dà da se stesso la risposta.

                8.       E sembra che neppure Tu abbia il Sole sotto i Tuoi piedi. Con ciò io intendo dire: la Tua fede nei miracoli non ha portato finora né a Te né a me montagne dorate! Ma chi sa cosa potrà ancora venire.

                9.       Se io, per esempio, accettassi di buon grado che Tu sei il Figlio del Dio vivente, o addirittura l’Essere Supremo stesso (premesso che Tu pretenda da me una tale accettazione) –, in tal caso lo credo soltanto. Io, infatti, non posso procurarmi nessuna prova che Tu lo sia anche effettivamente. E quindi io lo credo solo perché la mia ragione perlomeno non vi trova nessuna impossibilità logica. E questo principalmente per via delle Tue fondatissime spiegazioni che la Divinità completamente imperturbata in tutto il suo onnipotente operato può restare come effettivamente Divinità, anche se di fronte alle Sue creature assume una forma contemplativa. Ma se ricevessi prove tangibili che Tu sei veramente ciò che io solamente ora credo, in tal caso cessa la fede ed al suo posto subentra poi una chiara conoscenza derivata dall’esperienza.

              10.     Indubbiamente ora Tu potresti ben dire: ‘Vedi, tutti quelli che credono davvero piegano le loro ginocchia al solo nominare il Mio nome e Mi adorano. Ma se tu dici di credere che Io sia la Divinità stessa: perché non fai quindi ciò che fanno tutti quelli che credono veramente?’.

              11.     Quest’obiezione a dir il vero è molto degna di nota, ma io ritengo queste manifestazioni di venerazione dovute alla Divinità come una specie di debolezza intellettuale. Ciò che manca all’intelletto, lo sostituisce poi quella certa fanatica motivazione di fede.

              12.     Se Tu fossi realmente la Divinità stessa, anche Tu la dovresti pensarla così, altrimenti saresti una Divinità assetata di onori e oltremodo debole, che sarebbe piuttosto da deridere che da adorare! Io però so che tali debolezze mai Ti hanno molestato, sia che Tu fossi o anche non fossi Dio. Ed è per questo motivo che io non sto ancora sulle mie ginocchia dinanzi a Te. So fin troppo bene che un tale atto di umana debolezza intellettuale Ti farebbe soltanto adirare.

              13.     Perciò questo non lo farei neanche se giungessi alla convinzione che Tu sei realmente Dio. Poiché non posso assolutamente supporre che una sapientissima Divinità possa essere assetata di adorazioni. Un tale pio atteggiamento servile, se mi fosse dimostrato, dovrebbe sembrare perfino già a me, che sono un pensatore solo un po’ evoluto, insensato e stupido in sommo grado.

              14.     Io ritengo che la giusta e sola adorazione che piace alla Divinità sia una coscienziosa osservanza delle leggi di Dio. Questo, infatti, lo richiede l’eterno Ordine della Divinità stessa, senza il quale nessun essere sarebbe pensabile. Ma tutto quello che va oltre appartiene al regno del cieco paganesimo!

              15.     Ho spesso ammirato e lodato altamente il Tuo insegnamento sull’obbrobrio delle lunghe preghiere giudaiche espresse con la bocca. Contro cui il paolino ‘pregare senza interruzioni’ lo dovevo reputare per la massima asineria, – premesso che Paolo sotto preghiera intendesse soltanto un devoto borbottio delle labbra, cosa che si può ben difficilmente supporre da un tale uomo altrimenti così saggio.

              16.     Credo perciò ora che Tu sia Dio. O perlomeno un vero Figlio di Dio: un appellativo che Tu stesso attribuisti a tutti gli uomini che osservano i comandamenti di Dio e con ciò Lo amano sopra ogni cosa. – Sono anche fermamente deciso a fare tutto ciò che Tu saggiamente pretendi da me. Ma se dovessi pretendere da me di inginocchiarmi e pregare come si recita un rosario, allora sii certo fin d’ora che una cosa del genere non la farò mai! E questo perché vi troverei un’offesa, ma mai una venerazione del Tuo nome che mi è caro sopra ogni cosa! – DimMi ora di nuovo benevolmente se sei soddisfatto oppure no di questa spiegazione”.

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Cap. 35

La duplice facoltà conoscitiva dell’uomo

Soltanto la luce dello Spirito procura la vera fede

Pratica e purezza di costumi

                1.       Dico Io: “Amico Mio carissimo, finché l’uomo trae le sue definizioni esclusivamente dall’intelletto, non potrà avere anche nessun’altra opinione della fede e della preghiera, se non quella che tu Mi hai rivelato molto francamente. L’intelletto dell’uomo, infatti, non ha nessun’altra via che quella della concezione materiale e toccare con mano. Una fede piena di vita in senso spirituale però può mettere radici in un animo sensuale altrettanto poco, quanto un chicco di frumento su una roccia di granito. Certo, esso ha lì una base solida; ma poiché la dura roccia non ha nessuna umidità che apra il chicco di frumento e liberi il germe, allora per un po’ il chicco rimane sulla dura roccia tale e quale era. Con il tempo però esso muore poi completamente, perché non ha nutrimento. Che cosa ti serve tutto il tuo sapere e l’ubbidienza del tuo intelletto, che tu chiami fede, se il tuo Spirito non vi prende nessuna parte?

                2.       Vedi, ogni uomo ha una duplice facoltà conoscitiva: una è la facoltà esteriore che è l’intelletto mentale, in altre parole quello esteriore dell’anima. Con questa facoltà conoscitiva non si potrà mai afferrare e comprendere la divina Essenza, poiché essa fu data all’anima, appunto per separare temporaneamente dalla Divinità lo Spirito in lei, tenendoLa a lui celata per qualche tempo. Ora se un’anima vuole cercare e trovare Dio con questa sola facoltà negativa, lei si allontana sempre più dalla meta, quanto più ostinatamente segue la medesima su questa via.

                3.       L’anima ha però ancora un’altra facoltà che non ha sede nel suo capo, bensì nel suo cuore. Questa facoltà si chiama animo interiore ed è costituita da una volontà completamente propria, dall’amore e da una forza immaginativa corrispondente a questi due elementi dell’animo. Una volta che questa forza ha accolto in sé il concetto dell’esistenza di Dio, allora questo concetto è subito abbracciato dall’amore e tenuto stretto dalla sua volontà, – ed è soltanto questo tener stretto che si chiama ‘credere’.

                4.       Attraverso questa fede, che è vivente, è destato il vero Spirito. Quale spirito poi osserva il suo destatore, lo riconosce e lo afferra prontamente, si erge poi come una potente luce proveniente da Dio e compenetra l’anima e in lei tutto trasforma in luce. E questa luce è poi la vera e propria fede, grazie alla quale ogni anima può diventar beata.

                5.       Hai tu mai appreso qualcosa di quest’unica vera fede? Tu dici in te: no, questo genere di fede mi è completamente estraneo; poiché un pensare nel cuore mi sembra del tutto impossibile! – Sì, così è anche! Questa faccenda ti deve sembrare impossibile.

                6.       Per poter pensare nel cuore, si deve avere un personale esercizio; questo consiste nel sempre rinnovato risveglio dell’amore per Dio. Attraverso questo risveglio il cuore viene rafforzato e ampliato, quindi poi vengono sciolti i vincoli dello Spirito, così che la sua luce (poiché ogni Spirito è una luce proveniente da Dio) può svilupparsi sempre più e liberamente. Quando la Luce dello Spirito comincia a rischiarare la vera e propria camera della vita del cuore, allora anche gli innumerevoli archetipi nella pura forma spirituale, sulle altrettanto innumerevoli pareti della cameretta della vita, vengono marcati sempre più chiaramente e resi contemplativi all’anima. E vedi, questa contemplazione dell’anima nel proprio cuore è allora un nuovo pensiero. L’anima perviene allora a nuovi concetti ed a grandi e chiare prospettive. Il suo orizzonte si estende ad ogni pulsazione. Le pietre d’inciampo scompaiono nella misura in cui ammutolisce l’intelletto. Qui poi non ci sono più domande di prove. La luce dello Spirito, infatti, illumina le forme interiori così che non gettano più ombra da nessuna parte. Di conseguenza tutto ciò che potrebbe avere anche minimamente la parvenza di un dubbio, viene in eterno bandito.

                7.       E così una tale fede, che ha la propria sede nel cuore e non nella testa, va chiamata vera e vivente fede: vera, perché trae origine dall’infallibile luce dello Spirito, e vivente, perché nell’uomo è vivente soltanto lo Spirito in senso vero e proprio.

                8.       In questa fede però sta poi anche quella forza straordinaria della quale se ne parla due volte nei Vangeli.

                9.       Per giungere però a questa sola beatificante fede, ci si deve impegnare seriamente nell’esercizio accennato sopra, per conseguire al più presto possibile una giusta abilità. Se l’uomo, infatti, si preoccupa troppo e per lungo tempo solo della formazione dell’intelletto, e con questo si preoccupa solo di scopi e benefici terreni, allora ad un uomo simile deve sembrare del tutto impossibile poter pensare anche nel cuore.

              10.     Inoltre si deve avere anche pieno motivo di gioire della purezza dei costumi. Non si deve essere un gaudente crapulone e soprattutto un libidinoso carnale. La libidine e la prostituzione, infatti, uccidono o quasi totalmente lo spirito, oppure, se già non sono in grado di uccidere lo spirito impediscono, per tutti i tempi, il libero sviluppo della sua luce. Da dove risulta pure che, in particolare con l’avanzare degli anni, tali libidinosi divengono completamente cretini e guadagnano poi ancora un allegro momento alla loro spenta vita solo quando hanno un poco gozzovigliato e sono stati a guardare con gli occhi sbarrati e palpato una qualunque donzella.

              11.     Non era forse presso di te il caso in tempi più tardi, in cui consideravi il sesso femminile comunque destinato a nient’altro che al solo scopo di soddisfare le tue brame? Non trovavi anche tu in tali assai impuri godimenti la vera e propria beatitudine terrena? Ed ora, se devi passare ad una beatitudine puramente spirituale, non vi è in te quasi nessuna base sulla quale si potrebbe costruire qualcosa. Poiché vedi, attorno a te tutto è vuoto, così è vuoto nel tuo cuore ed altrettanto insussistente come la camera della vita nello stesso.

              12.     Di’ un po’, dove prenderemo ora la sostanza per costruire in te un uomo del tutto nuovo? Parla ora nuovamente e trova un rimedio!”.

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Cap. 36

Malumore di Robert per il ricordo delle debolezze terrene

Egli desidera cambiare discorso

                1.       Dice Robert: “Preziosissimo amico! Io noto che Tu diventi un po’ pungente e talvolta anche un po’ offensivo! Questa è certamente una caratteristica che è tipica di quasi tutti i maestri, siano essi grandi o piccoli. Tutti, infatti, in certe occasioni sono un po’ sgarbati e talvolta sottovoce fanno capire ai loro allievi che questi appartengono al genere di quei pazienti animali che dovrebbero avere certe analogie con i grandi saggi del mondo, per quanto riguarda la mansuetudine e la pazienza! Questi animali non sono mai avidi di sangue, ma ben di fieno e paglia. Questo magro cibo offre certamente soltanto un misero contributo alla formazione del cervello, anche perciò questi animali avrebbero in testa maledettamente poca di quella poltiglia biancastra, della quale la testa di Socrate dovrebbe averne avuta in sovrabbondanza.

                2.       Tu mi hai accennato in modo non troppo difficile da comprendere come ci sia, in un certo qual modo, il vuoto attorno a me così come in me, come forse nella testa del quadrupede che trae il proprio etere di vita dal fieno e dalla paglia. Di conseguenza non posso quindi fare a meno di chiedere che Tu, se sono già proprio un asino, lo dica apertamente senza tanti giri di parole! Se Tu, infatti, sul serio non trovi nulla in me che sia adatto per un ulteriore sviluppo del mio riconoscimento, se in me non c’è altra sostanza se non quella che c’è nella testa di un asino, – allora dillo apertamente ed io non me ne offenderò. Poiché dove non c’è nulla, qui non c’è neppure nulla!

                3.       Certamente mi rendo conto che la fede interiore da Te spiegata non fu mai di casa in me. Ma che ci posso fare io se finora mai da nessuno mi fu spiegata l’essenza della vera fede? Se al posto di Hegel si fosse presentato qualcuno e mi avesse istruito secondo il modo Tuo, allora anch’io sicuramente non sarei diventato hegeliano, bensì mi troverei dinanzi a Te uguale ad un Paolo.

                4.       Non essendo stato però questo il caso, e per quanto io sappia, non essendo mai venuto in mente a nessuno che l’uomo possa pensare anche nel cuore, anzi forse addirittura anche con le ginocchia e calcagni, – allora dovevo afferrare i miei pensieri, là dove la cara madre natura me li aveva destinati. Nel mondo io pensavo nella testa così: ogni elemento e ogni parte dell’essere umano ha la propria destinazione ed appropriato compito. I piedi non possono sostituire le mani, il sedere la testa, il contenuto dello stomaco quello della testa, l’orecchio non può fare il servizio dell’occhio e il cuore quello della lingua. Per questo, infatti, io pensavo soltanto con la testa e lasciavo imperturbato al cuore il suo compito. Perciò se sono giunto qui vuoto, posso forse farci qualcosa?

                5.       Ora però se Tu pretendi da me cose di cui mai divenni nel mondo partecipe, allora sei Tu, nonostante tutta la Tua sapienza, chiaramente mille volte più stolto di me, e per il futuro potrai poco o nulla essermi utile!

                6.       È anche ridicolo da parte Tua tirar fuori ora le mie gozzoviglie terrene e i miei piaceri venerei che furono veramente rari, adducendoli, allo stesso tempo, come motivo per cui io mi trovi ora qui dinanzi a Te così vuoto. Se tali piaceri, che sono messi nella natura umana come il germe nel seme di grano, sono un peccato dinanzi a Te: perché allora sono stati messi negli uomini?

                7.       Non si dice forse di un leone che non è un acchiappamosche? Ma se Tu non solo sei uno dei più grandi saggi, ma perfino l’onnipotente Divinità stessa – come mi hai dato da intendere già alcune volte in modo non vago nel corso del nostro incontro, – allora mi è incomprensibile come Tu Ti possa ricordare di tali sciocchezze. Cose che io come uomo degnavo appena di un brevissimo pensiero, perfino quando mi trovavo per alcuni momenti nel loro misero godimento!

                8.       L’uomo è, secondo il suo corpo, un animale, e perciò ha purtroppo anche esigenze animali, la cui soddisfazione gli impone con mano ferrea la povera natura. Se trova in sé un impulso irresistibile contro il quale nulla riescono ad ottenere tutte le rimostranze spirituali, allora è proprio dovere indispensabile dello spirito far soddisfare la carne nel suo necessario impulso, per poi potersi di nuovo muovere liberamente nella propria sfera spirituale.

                9.       Se lo spirito quindi segue le necessità nella sua carne e precisamente nei suoi periodi d’impulso: quando spinge fuori le feci e l’urina attraverso i canali, quando prende cibi e bevande come piacciono alla carne, inoltre quando soddisfa il fastidioso impulso sessuale, se questo pretende il suo sacrificio, per aver poi di nuovo alcune ore di quiete – di’ un po’, questo potrà mai essere dichiarato come un peccato? E in particolare qui, dove noi due speriamo di essere risparmiati in eterno da tali grossolani impulsi della natura. Senza carne, infatti, faremo ben di sicuro un maledetto cattivo affare al servizio della carne!

              10.     Parliamo perciò di qualcos’altro, e lasciamo essere tutti i passati stracci della mia natura per quello che sono! Parliamo, per esempio, una volta del cielo stellato! Questo sarà per me più edificante del rivangare la mia natura un tempo a brandelli!

              11.     Guarda, mio preziosissimo amico e Dio e tutto quello che Tu voglia essere di fronte a me: io non mi posso certamente lamentare delle mie condizioni di salute attuali. Non sono né assetato né affamato; tutto il mio essere non è tormentato da nessun dolore ed in Tua compagnia ho io abbastanza per l’eternità. Ma, se per le nostre reciproche discussioni potessimo trovare un posticino soltanto un po’ meglio, allora sarebbe veramente per niente male! Qui, infatti, è certamente un po’ troppo vaporoso, anzi si potrebbe perfino sostenere che non sa di nulla! A parte queste montagnette, sulle quali stiamo già da un bel pezzo, non si può scoprire da nessuna parte qualcosa di una qualsiasi essenza. Se potessimo trovare da qualche parte soltanto un campo erboso con una semplice casupola di campagna e prenderne possesso, allora potremmo proseguire le nostre discussioni veramente interessanti con molta più disposizione d’animo!

              12.     Particolarmente interessanti qui sarebbero parole di grande valore sui soli e su altri differenti corpi celesti! Solo però non parliamo più delle condizioni della vita terrena, grazie a Dio, passate! Queste, infatti, potrebbero riempirmi di grandissimo disgusto, così che alla fine non sarei in grado perfino di parlare con Te di altre cose! Se quindi Ti fosse possibile trovare per noi due un tal posticino, allora Ti pregherei più di ogni altra cosa di impiegare a tale scopo tutto il Tuo impegno e la Tua sapienza.

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Cap. 37

Il pericolo della lode per l’anima

Perfino principi angelici hanno bisogno di umiltà per lo sviluppo dello Spirito

Riconosci umilmente la tua colpa – per la tua salvezza!

                1.       Continuo Io: “Mio caro amico e fratello! Questo adesso non si potrà fare. Qui nel mondo degli spiriti può venire nella sostanziale apparizione soltanto ciò che un’anima umana ha portato con sé nel proprio cuore. Se il cuore però è spiritualmente del tutto vuoto come purtroppo con te – nonostante tu protesti contro di ciò, – allora non può neanche apparire il più piccolo campo erboso!

                2.       Tu dici anche che sarebbe meglio se Io ti rivelassi qualcosa sul cielo stellato, piuttosto che evidenziare i tuoi errori terreni. Ti credo bene. Ogni anima, già dai primissimi inizi della sua esistenza, preferisce essere lodata anziché rimproverata, anche se ci sono buone ragioni per farlo.

                3.       Però crediMi, qualsiasi lode, anche meritata, è veleno per l’anima, e perciò anche dannosa per lo Spirito. Se Io ti fossi nemico, allora ti loderei, per rovinarti. Ma poiché Io ti sono certamente un grandissimo amico, devo perciò parlarti apertamente. Un vergognoso adulatore, infatti, è per chiunque un pericoloso nemico, perché sotto la maschera dell’amicizia di solito si cela solo un lupo rapace. Io ti dico, tu non puoi farti nulla di peggio che lodare te stesso ed avere gioia della tua stessa eccellenza. Poiché in tal modo infliggi un colpo mortale al tuo stesso cuore.

                4.       Per tale motivo Io imposi anche a tutti i Miei discepoli nel modo più severo, di non farsi lodare neanche quando hanno fatto tutto quanto Dio si aspetta da loro. Anche allora essi devono sempre sostenere seriamente di non essere altro che servitori inutili.

                5.       Ma perché Io pretesi questo dai Miei discepoli? Perché vedo troppo chiaramente che cosa deve fare l’anima per rendere se stessa veramente libera con la liberazione del proprio Spirito. Nell’intera Infinità non vi è che un unico rimedio efficace per raggiungere questo scopo, e questo mezzo si chiama umiltà del cuore – in tutta l’estensione del suo significato!

                6.       Ma la vera, perfetta umiltà, la sola che può essere utile all’anima, esclude perfino la più debole e più modesta lode di se stesso – perché in tal modo l’amor proprio, che è un allontanamento dalla Divinità, riceve nutrimento, – un nutrimento per la rovina dello Spirito, cosa che è una vera morte dell’anima.

                7.       Se Io ora dovessi ancora lodarti, sebbene tutte le tue azioni terrene in fondo meritano soltanto il Mio giusto biasimo e inoltre in te è ancora presente una grande avidità di lode, ragion per cui tu vorresti perlomeno indurMi a riconoscere la tua sapienza e ad avere un profondo rispetto davanti all’acutezza della tua intelligenza – che avverrebbe qui di te?

                8.       Anche ammettendo il caso che fosse possibile suscitare ciò in Me: quale sarebbe il risultato per te? Nient’altro se non che Io, quale vinto, dovrei allontanarMi da te perché la tua più grande forza Mi soggiogherebbe. Cosa che però nel mondo degli spiriti significa, divorare il proprio avversario e così farlo sparire dall’apparenza. La conseguenza di questo sarebbe che tu staresti lì di nuovo completamente solo, e poi sarebbe di certo estremamente difficile per te ritrovare nuovamente compagnia. Se Io, infatti, dovessi abbandonare qualcuno, costui sarebbe allora anche abbandonato in eterno, e la vera morte dovrebbe essere l’eterna parte della sua anima.

                9.       Ma una cosa simile è puramente impossibile. Perfino il più grande saggio di tutte le stelle deve piegarsi dinanzi alla Mia sapienza fin nella più intima fibra della sua vita. E questo è salutare perfino per il più acuto spirito angelico. Poiché anche i più grandi angeli devono essere umili se vogliono diventare completamente beati, anche se lo splendore della loro sapienza potrebbe tramutare qualunque sole in un ammasso tenebroso, se questo dovesse entrare nella sua sfera di luce.

              10.     Quanto più necessaria è quindi una giusta umiliazione per te che sei ancora completamente vuoto di tutto ciò che potrebbe colmarti perlomeno con il bagliore di una reale esistenza. – Giudica perciò in futuro più precisamente ciò che ti rinfaccio e non essere irritato per questo, bensì – riconosci la tua colpa dinanzi a Me ed umiliati, allora all’istante progredirai di più che non in mille anni!

              11.     Rifletti bene questo e dimMi esattamente che cosa tu farai. D’ora in poi Mi regolerò in base a questo”.

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Cap. 38

Sguardo retrospettivo di Robert sulla sua sorte terrena

“Puniscimi, – ma non abbandonarmi!”

                1.       Risponde Robert “Amico, le Tue parole sono certo molto serie. Sembra che Tu faccia veramente sul serio con me, per la qual cosa io devo solo esserTi grato con tutte le forze della vita. Però mi è completamente incomprensibile come Tu mi possa considerare ancora troppo poco umiliato! Non sono io forse già stato lo stesso umiliato fino all’ultimo da tutte le possibili esperienze avverse, fin dalla mia misera nascita?

                2.       Quando io, nonostante tutti gl’impedimenti, con il tempo mi raccolsi un poco dalla mia congenita polvere, allora scoppiarono disordini nel mio Stato. Vedi, io li smorzai con il mio onesto volere e discernimento, senza poi farmi elevare dallo Stato per questo. In seguito, quando l’intera Europa si ribellò, io, come deputato, fui inviato a Francoforte per rappresentare il mio Stato, secondo le mie più possibili migliori cognizioni, guidato dalla buona volontà di cui ero capace. In verità, non fu mai, neanche lontanamente, mia intenzione nuocere a qualcuno, bensì soltanto essere utile, certamente solo nel modo che ritenevo opportuno per i popoli secondo la mia convinzione di quel tempo. Se sarebbe stato veramente a vantaggio loro, qualora i miei progetti si fossero realizzati – questa è un’altra domanda. A quel tempo però non potevo agire diversamente da come, con la mia scienza e coscienza, trovavo per buono e giusto. E io credo che ogni discorso e azione fatta con animo onesto venga riconosciuta come giusta dinanzi a Dio ed a tutto il mondo. Io credo, infatti, che anche Iddio guardi soltanto alla volontà e non alla riuscita che, in ogni caso, è sempre nelle mani della Potenza divina.

                3.       Quando in Austria scoppiarono i più violenti disordini, allora io pensai che, come mi era riuscito nel mio Stato di smorzare una sommossa popolare contro il re, sarei riuscito in tale impresa anche in Austria! Così presi la decisione di correre rapidamente là.

                4.       Là però trovai che le cose stavano ben diversamente. Il popolo era oppresso e si lamentava apertamente per la mancanza di parola del suo reggente. La reazione più nera e avida di danaro era scritta in fronte a tutti i membri delle dinastie ed aristocratici, mercanti ed ebrei che commerciavano oro e argento. Il povero popolo veniva insultato come farabutto e canaglia. E chiunque voleva aiutare il povero popolo, oppresso spiritualmente e fisicamente, con beni e sangue, consigli e fatti, veniva acciuffato come un sobillatore del popolo e rivoltoso, e privato della vita terrena senza pietà, – ‘onore’ che toccò anche a me nel modo più infame. Se come uomo, per il resto rispettato ed onorato, si viene trascinato sul luogo dell’esecuzione come un comunissimo delinquente e lì fucilato come una bestia comune, allora io credo davvero di essere stato con ciò umiliato a sufficienza per ogni onore che a qualcuno mai toccherebbe da qualche parte!

                5.       Oppure anche questo è per Te ancora troppo poca umiltà? Devo forse essere umiliato ancora di più? Trovo che, particolarmente in questa mia situazione, ciò sia del tutto impossibile. Poiché essere più misero di quanto lo sono io adesso, ben difficilmente capiterà ad un qualunque altro essere!

                6.       Nulla ho che completamente soltanto Te, mio amatissimo amico. Tu sei tutto per me: il mio conforto, la mia più grande ricchezza, il mio unico risarcimento per tutte le mie sofferenze e umiliazioni terrene! Ma Tu, con i Tuoi discorsi pieni di sapienza, invece di consolarmi, risvegli in me ancora una quantità di nuovi, tormentosi dubbi che accrescono soltanto la mia grande miseria, invece di ridurla. Oh, vedi, diletto amico, questo è un po’ duro da parte Tua.

                7.       Può darsi che Tu abbia le migliori intenzioni con me. E se è possibile da parte mia fare ciò che Tu mi consigli, allora questo potrà essere anche la mia più grande felicità. Tieni conto però di un’unica cosa: io sono un essere miserrimo e sopra tutto infelice, il quale è completamente in bolletta e vuoto di tutto quello che può rialzare l’animo – così presentami i Tuoi insegnamenti, altrimenti saggissimi, perlomeno in modo che non possano incutermi timore!

                8.       Per il futuro non mi voglio più lodare nemmeno con il più debole pensiero. Tutte le mie azioni dovranno restare in eterno marchiate con l’impronta della cattiva qualità e spregevolezza. Volentieri voglio essere dinanzi a Te, se lo pretendi, l’ultimo e più inutile essere di tutta l’Infinità.

                9.       Tu però solamente non mi abbandonare! E rendimi con questo non troppo misero! Non minacciarmi più con il Tuo allontanamento, ma rafforzami con l’assicurazione che Tu eternamente non mi abbandonerai, allora io Ti do la più fedele assicurazione che farò tutto ciò che pretenderai da me!

              10.     Se ho peccato nel mondo come sempre, allora castigami per questo e umiliami nel peggior modo possibile. Ciò nonostante io non cesserò mai di amarTi. Solo però non parlare mai più di abbandonarmi! Ciò sarebbe, infatti, la cosa più terribile che Tu mi possa fare!”.

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Cap. 39

Buona svolta con Robert

Spiegazione del testo su Giovanni il Battista

In Robert spunta il giorno dell’eterna luce della conoscenza

                1.       Rispondo Io: “Ebbene, Mio carissimo amico e fratello, non farò neanche questo! Noi resteremo insieme. Ma così come stanno le cose adesso è probabile che non possono durare per il futuro, questa situazione, infatti, ti sarebbe poco d’aiuto.

                2.       Ora però scopro sul serio una buona svolta in te e perciò ti posso assicurare che al più presto ti andrà meglio. Ora devi solo comprendere esattamente, secondo le Mie indicazioni, ciò che ti rivelerò e metterlo poi in pratica con il cuore, allora comincerai a vedere subito più chiaramente. E le cose, sulla cui realtà tu sei ancora molto all’oscuro, ti diventeranno completamente limpide e chiare.

                3.       Vedi, nei Vangeli, dove si parla di Giovanni il Battista, si dice tra l’altro: ‘Io sono soltanto la voce di uno che grida nel deserto e prepara la via del Signore. Io non sono degno di sciogliere i lacci dei calzari a Colui che viene dopo di me. Io battezzo soltanto con l’acqua, Egli però battezzerà con lo Spirito della Verità, con lo Spirito di Dio per l’eterna vita! Questo mio elevatissimo Successore crescerà tra voi e in voi; io, Giovanni, invece diminuirò!’. – Che cosa pensi tu che questo massimo di tutti i profeti abbia voluto intendere con questo?”.

                4.       Risponde Robert: “Sì, Tu mio miglior amico! Se lo avessi compreso, in verità non mi sarei ma trovato a stare in questo triste punto in cui ora mi trovo.

                5.       Fu proprio colpa di questi testi, che io mai compresi, che più di ogni altra cosa mi indussero a dubitare della Tua Divinità – cosa che poi fu anche il motivo principale del fatto che io divenni un neo-cattolico[16].

                6.       Perciò spiegami questi testi che suonano certamente quanto mai mistici! Da solo, infatti, non riuscirei mai a risolvere il vero e proprio significato di questi e di parecchi altri testi”.

                7.       Continuo Io: “Ebbene, allora ascolta! Giovanni il Battista è nel corpo della Chiesa ciò che è in ogni uomo l’intelletto terreno esteriore. E l’intelletto di ogni uomo dovrebbe essere di natura pari a quello di Giovanni. Così come Giovanni ha preparata la via dinanzi a Me, nello stesso modo anche un giusto intelletto esteriore deve aprir la via all’intelletto del cuore – quale intelletto del cuore è uguale a Me stesso. Io stesso, infatti, prendo dal Mio Spirito quest’intelletto del cuore e, come un buon seminatore, lo metto nel terreno dello stesso, che qui è il giusto amore che viene concimato nel modo migliore dall’umiltà e dalla mansuetudine.

                8.       Giovanni è una voce che grida nel deserto, e questo deve essere anche un giusto intelletto esteriore, il mondo, infatti, dal quale l’intelletto attinge i suoi primi concetti, è un deserto. Ciò avviene perché altrimenti nessun uomo potrebbe essere completamente sciolto e reso libero dalla Divinità. E così l’intelletto esteriore, che attinge i propri concetti, idee e giudizi in parte da questo deserto, in parte però attraverso rivelazioni dirette o indirette provenienti dai Cieli, proprio attraverso l’accoglienza delle verità rivelate, è anche la ‘voce di uno che grida nel deserto’ e attraverso la fede prepara le vie per la comprensione del cuore.

                9.       Di conseguenza questo giusto intelletto esteriore battezza l’anima con l’acqua dell’umiltà e della volenterosa obbedienza. L’intelletto del cuore invece, nel quale dimora l’eterno Spirito proveniente da Dio, con il risveglio di questo Spirito deve necessariamente battezzare proprio con questo Spirito, perché lo Spirito proveniente da Dio è la vera Luce, la pienissima Verità, l’Amore, e quindi l’eterna Vita stessa.

              10.     Si comprende quindi da sé che l’intelletto esteriore deve necessariamente diminuire, anzi alla fine deve essere perfino fatto prigioniero e decapitato, se il vero intelletto del cuore, che rappresenta Me stesso, aumenta in ogni uomo e cresce all’assai meraviglioso albero dell’eterna Vita, nel quale c’è la più perfetta conoscenza. Che, per conseguenza, l’intelletto esteriore non sia veramente degno di sciogliere i lacci dei calzari all’intelletto del cuore – questo sarà certamente altrettanto chiaro, come la luce di una lampada da notte è di gran lunga più insignificante della luce del Sole nel chiarissimo mezzogiorno.

              11.     Ora Io non voglio più far menzione delle tue azioni terrene, se erano giuste oppure non giuste. Esse, infatti, tutte scaturirono dal tuo intelletto esteriore, nel quale la voce di colui che grida non poteva affatto penetrare, perché il troppo grande chiasso del deserto – il mondo ‘privo di Giovanni’ – doveva assordare il vero Giovanni che è la Mia dottrina rivelata. Se, infatti, attraverso un deserto imperversano grandi uragani e si scatenano i tuoni, allora la voce di colui che grida svanisce fin troppo facilmente. Il giudizio e la morte fanno poi indisturbati la loro raccolta.

              12.     Io però vengo anche lì per salvare ciò che è ancora possibile salvare. Certamente solo non così come su una via preparata da Giovanni, bensì come un lampo che guizza da Oriente fino ad Occidente, proprio come ora è il caso con te. Chi accoglie la luce di questo lampo, costui è salvato. Chi invece non accoglie questa luce, costui va in rovina; questo significa che egli s’incammina su una via sulla quale gli sarà molto difficile raggiungere la meta fissatagli da Dio.

              13.     Tu invece hai afferrato bene la luce del lampo. Perciò è venuto anche il Salvatore stesso da te ed ora ti guida sulla giusta via. Tu però adesso devi seguire spontaneamente il Salvatore e con il tuo intelletto esteriore non devi metterGli ostacoli sulla via, altrimenti tu stesso ritarderai il raggiungimento della meta.

              14.     Che cosa farai ora dopo la Mia spiegazione di quei testi che, secondo la tua ammissione, ti occultavano Colui che tu avresti dovuto riconoscere tanto chiaramente?”.

              15.     Dice Robert riflessivo: “O amico, anzi infinitamente di più che solo un amico! Solo adesso comincia all’improvviso a spuntare l’alba in me!! – O Signore, Signore! Come puoi trattenerTi presso di me? Io sono, infatti, un peccatore!

              16.     Che cosa tenne i miei occhi bendati, tanto da non riconoscerTi? Ben mi diceva il mio potente amore per Te che Tu devi essere ben più di quello che Ti riteneva il mio misero intelletto. Ma un diavolo, o chi altro, mi mise sempre una coltre davanti agli occhi. Ora però io riconosco l’infinito abisso tra me e Te! Adesso non posso dire altro che: o Tu, mio grande Signore e Dio! Sii clemente e misericordioso con me miserissimo, stoltissimo peccatore dinanzi a Te!”.

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Cap. 40

Inizia una nuova vita proveniente dallo Spirito divino

Annuncio di una nuova prova di libertà su un più elevato gradino di conoscenza

                1.       Continuo Io: “Carissimo fratello e amico! Io ti dico: i tuoi peccati ti sono perdonati, perché ti sei tanto umiliato da sacrificare totalmente il valore del tuo intelletto esteriore e da accettare, in sua vece, l’intelletto del cuore. Perciò d’ora in poi, non si dovrà in eterno mai più parlare di tutte le tue malefatte terrene!

                2.       Tu hai ora iniziato ad intraprendere un’epoca di vita completamente nuova, nella quale dovrai passare attraverso un’ulteriore prova di libertà. Ti verrà offerta l’opportunità di spogliarti completamente del tuo vecchio essere umano terreno e al suo posto far uscire del tutto l’essere interiore che proviene da Me.

                3.       Finora eri totalmente privo di compagnia e non avevi neanche il terreno su cui poggiare i piedi. Questo magro terreno corrisponde qui esattamente alla dottrina da te accettata, dottrina che tu, quale neo-cattolico, hai preso dal Mio Vangelo. E Io stesso venni incontro a te proprio così come sulla Terra, con l’aiuto del tuo intelletto, tu mi hai formato nel tuo animo: ossia soltanto come un maestro molto saggio dei tempi passati. Così però Io non potevo rimanere, ma dovevo condurti, con ogni sorta di insegnamento, al punto che tu hai dovuto alla fine riconoscerMi da te stesso quale Io sono qui dall’eternità, e anche lo sarò eternamente!

                4.       Questa sola conoscenza però è ben lungi da essere sufficiente. Bensì per raggiungere il vero Regno dei Cieli, tu devi vivificare questa conoscenza anche con il vero amore per il prossimo e da questo l’amore per Me!

                5.       Per tale motivo ora ti porterò in un luogo dove non ti mancherà in maniera assoluta la compagnia più differente. Riceverai un considerevole terreno con una grande e ben arredata casa, e questa su una strada principale in una regione molto incantevole. Sarai provveduto anche di una numerosa servitù che ti ubbidirà al più lieve cenno.

                6.       Molti viandanti, che dalla Terra s’incamminano in questo mondo spirituale, transiteranno davanti alla tua casa e s’intratterranno con te, e tra loro ci saranno amici e nemici. Vedi però di accoglierli tutti con il giusto amore, offrendo loro ciò di cui avranno bisogno, perché tutti loro sono figli Miei e quindi anche fratelli tuoi. In tal modo riparerai a tutto ciò che hai guastato in vario modo sulla Terra – certamente non per tua volontà, ma soltanto per la tua ignoranza spirituale. – Io stesso verrò poi di nuovo da te e ti dirò: poiché hai ben amministrato in questo piccolo governo della casa, devi ora essere posto su grandi cose!

                7.       Soprattutto però guardati dall’ira, dalla vendetta, come anche dall’amore impuro, di cui non ti mancheranno le occasioni. Allora il tuo nuovo compito di vita sarà al più presto assolto e la tua vera, eterna felicità di vita prenderà il suo splendido inizio soltanto da quel momento in poi!

                8.       Guardati anche dalla curiosità, perché essa non rende nessuno spirito migliore e più lucido, bensì fin troppo facilmente solo peggiore e più tenebroso. Dove le tue forze non ti dovessero bastare allora tutte le volte offri questo in sacrificio a Me e poi ti verrà presto un giusto aiuto.

                9.       Ora sai tutto. Perciò dimMi ora, sei soddisfatto della Mia offerta? Dopo di che ci ritroveremo allora anche subito in quel luogo stabilito!”.

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Cap. 41

Robert: “La Tua volontà sia la mia vita!”

 Il Signore: “Amore per amore!”

                1.       Risponde Robert: “O Signore, Tu ora mio eternamente unico amore! Tutto ciò che vuoi decidere con me povero peccatore è per me davvero giusto in maniera inesprimibile. Io posso considerare tutto soltanto come la tua incommensurabile grazia e misericordia! Che cosa sono io dinanzi a Te? Che cos’è la polvere al confronto di Colui che ha forgiato lo spazio infinito col solo potere e l’ha colmato con le innumerevoli prodigiose opere del Suo eterno Amore e Sapienza! La Tua santa Volontà è la mia vita! Come dovrebbe essermi non giusta qualcosa che Tu stabilisci per me? O Signore! Il Tuo nome sia santificato e la Tua Volontà sia la mia vita!

                2.       Qualunque cosa io possa mai fare, la farò con cuore assai gioioso. Poiché, mio Dio e mio unico amore, me l’hai offerta Tu stesso. E come essa non dovrebbe essermi sacra sopra ogni cosa e gradita nel mio amore per Te?

                3.       Il fatto che Tu mi vuoi di nuovo abbandonare visibilmente, mi toccherà di certo in maniera dolorosa. Ma è anche la Tua santa Volontà. E sarà la Tua Volontà a renderTi di nuovo a me, quando il mio cuore sarà più degno di Te di quanto non lo sia adesso, tanto che potrebbe quasi sparire dinanzi alla Tua santità per la giusta vergogna! Come ho potuto io così a lungo essere tanto incomprensibilmente cieco e ottuso da non riconoscerTi a prima vista e da trattarTi perfino in modo riluttante!

                4.       O Signore! La mia grande stupidità mi paralizza ora la lingua sempre sciocca, tanto che sono quasi incapace di proferire parola con Te, o Tu Santissimo. Perciò sia fatta la Tua volontà al più presto possibile!”.

                5.       Dico Io: “Ebbene, adesso, Mio caro fratello – !”.

                6.       Robert interrompe: “O Signore! Chiamami ‘polvere’ e ‘nulla’ dinanzi a Te, ma non ‘fratello’!, come potrebbe, infatti, il nulla esserTi un fratello?”.

                7.       Riprendo Io: “Io so certamente meglio di tutti se e come tu Mi sei anche un vero fratello. Perciò ora non preoccupartene troppo! Io scorgo or ora qualcosa nel tuo cuore che all’improvviso ha preso forma! E così noi due, alla tua prossima prova di libertà, non ci troveremo così lontani l’un dall’altro come tu te lo immagini. Poiché se qualcuno comincia a sbocciare con tale amore, come qui ora all’improvviso comincia a formarsi il tuo stesso, la sua via in futuro sarà cosparsa di molto poche pietre d’inciampo.

                8.       Guarda, Mio caro Robert, i tuoi peccati sono tutti scomparsi. Ed Io ti amo in modo indescrivibile, perché anche tu ora cominci ad amarMi in tal modo! Come potrei quindi lasciarti? – Oh, no, non aver paura!

                9.       Poiché tu Mi ami tanto, Io non ti abbandonerò, ma entrerò con te nella tua dimora e lavorerò con te! E così voglio condonarti anche molto, cosa che altrimenti tu avresti ancora necessariamente da superare. Poiché a chi ha molto amore, a costui è anche molto perdonato!

              10.     Tu sopporterai certamente tutto ciò che Io ti ho poc’anzi promesso – però al Mio fianco! DimMi ora, Mio amato fratello, se preferisci questa proposta alla precedente!”.

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Cap. 42

Un vero fratello

Parabola del tiro a segno

L’amore per il Signore stabilisce tutto

                1.       Dice Robert dopo un po’: “O Signore, se soltanto Tu volessi non chiamar ‘fratello’ me peccatore dinanzi a Te. Di una tale immensa grazia, infatti, io non ne sono degno eternamente!”.

                2.       Dico Io: “Lascia che sia bene così! Ora vive in te davvero la Mia giusta proporzione. Grazie al tuo amore per Me tu sei proprio in Me, come Io sono in te e così noi siamo una cosa sola nell’amore. E vedi, questa unità è un vero fratello. Anche se siamo perfetti ognuno per se stesso, ciò non toglie la più stretta fratellanza che qui è un’autentica unione attraverso l’amore. Poiché non c’è che un unico vero amore ed un unico vero bene; e questi sono identici e quindi unici in tutti gli angeli e negli altri spiriti beati e perfettamente identici al Mio amore e al bene che da esso proviene. E vedi, questa completa identicità davvero si chiama ‘fratello’!

                3.       E così tu sei per Me – in virtù del tuo amore ora vero per Me – anche un vero fratello. Così, come un giorno sulla Terra Io chiamavo fratelli tutti coloro che Mi seguivano attivamente, non forse per una specie di amichevole cortesia, ma fuori dalla più piena verità. Quindi per il futuro non avertene più se ti chiamo fratello; ora, infatti, sai anche perché!

                4.       Ora però dimMi se preferisci questa seconda proposta alla prima”.

                5.       Risponde Robert: “O Signore, Tu ultra buono, il Padre più santo di tutti gli uomini ed angeli, qui non c’è proprio nulla più da dire, qualsiasi confronto cade da se stesso. Ciò che Tu decidi, infatti, è sempre il meglio, perché Tu, quale la bontà infinita, l’hai stabilito così. Che però io preferisca chiaramente la seconda proposta alla prima, lo si capisce del tutto da sé. Poiché rinunciare a Te, amorevolissimo Padre, anche se soltanto in apparenza, non sarà altrettanto gradito certamente ad alcun essere che Ti ami in modo così indescrivibile come Ti amo io, tanto più se ha Te, quale suo Tutto, anche personalmente visibile al proprio fianco!

                6.       Ma poiché Tu sei così infinitamente misericordioso, Ti prego, dal profondo del mio cuore, anche se mi potresti mostrare con estrema clemenza ciò che io dovrei fare in modo da essere più degno del Tuo Amore, perlomeno un tantino di più di quello che non lo sia stato purtroppo finora”.

                7.       Rispondo Io: “Amato fratello! Tu sulla Terra non hai visto spesse volte un gioco dal nome ‘tiro a segno’? Tu dici fra te: ‘Oh, sì, spesso ho sparato io stesso, e talvolta ho perfino vinto un premio!’ – Bene, allora dimMi: come e per quale merito hai vinto il premio? Tutti quelli che sparavano per vincere dovevano pagare la stessa posta e tuttavia fosti tu a vincere il premio!

                8.       Tu ora dirai fra te: ‘Perché, per fortuna, fui io a colpire il centro del bersaglio! Chi dava i premi, a dire il vero, non ricavava in fondo nessun profitto, ma egli aveva tuttavia una grande gioia con me, perché io avevo fatto centro’.

                9.       Vedi, così avviene anche presso di Me! Io sono un eterno Donatore di premi a tutte le Mie creature ed in particolare ai figli da loro provenienti. Il bersaglio è il Mio cuore Paterno, i tiratori sono i Miei figli. I loro fucili sono i loro cuori, e il premio sono di nuovo Io stesso e la perfettissima Vita eterna con Me e da Me.

              10.     Perciò quale merito devono acquistarsi i figli per ottenere da Me il meglio a loro destinato? Vedi, null’altro che caricare ben forte i loro cuori e con questo tirare al centro del Mio. E se lo colpiscono hanno già anche il meglio nella tasca della loro vita. E con Me la cosa è ancor più facile, perché non ho bisogno di nessuna posta, poiché Io concedo ad ognuno un tiro perfettamente gratuito.

              11.     Ma come sulla Terra tu eri un tiratore scelto, anche qui ti è riuscito a colpire il centro del Mio cuore con il tuo. E così hai tu anche già tutto ciò che io pretendo da te, ossia il vero amore. Questo soltanto ti rende degno di tutto il Mio Amore ricambiato, poiché dinanzi a Me soltanto l’amore viene riconosciuto come un vero merito. – Che bisogno c’è di avere altri meriti per ottenere la Mia grazia? Se Io, infatti, sono soddisfatto di te, allora vorrei pur sapere, cosa tu potresti fare d’altro che sia ancor più degno di Me?

              12.     Però il modo in cui tu renderai partecipe del Mio Amore in te anche gli altri tuoi svariati confratelli, lo dovrai prima acquisire mediante la tua futura posizione, cosa che però non ti procurerà maggior merito. Poiché il maggior perfezionamento del tuo essere ti tocca affinché tu stesso possa divenire tanto più beato – quindi soltanto un beneficio per te! – Ma non è più il caso di parlare di divenire ancor più degno di una Mia grazia, poiché è impossibile che tu possa fare di più che amarMi sopra ogni cosa – la sola cosa che Io desidero da te come da chiunque altro.

              13.     Sii quindi completamente tranquillo per i maggiori meriti, di cui Io non ho bisogno in eterno. Ed ora fa attenzione a quello che avverrà davanti agli occhi tuoi!

              14.     Vedi, ora ancora ci troviamo insieme su questo nostro assai misero piccolo mondo e tu non scorgi ancora niente fuori di questo stesso, il quale ci offre uno scarso punto d’osservazione. Tu credevi che questo mondo fosse una piccola esordiente cometa, dalla quale forse dopo trilioni di anni terrestri si sarebbe potuto formare altrettanto un pianeta. Esso sarebbe sorto forse in seguito alla forza di attrazione della Mia Essenza, attraverso la quale attorno a Me si radunano gli atomi dall’etere infinito. – Solamente che la cosa non sta così:

              15.     Questo piccolo mondo, molto nudo e misero è provenuto da te e corrisponde esattamente al tuo precedente stato interiore, nel quale e sul quale Io sono certamente quello che c’è di meglio. Come vedesti questo mondo, e come in un primo tempo vedesti Me su di esso, così era costituito il tuo interiore: un suolo piccolo e fragile, e su questo suolo stavo soltanto Io come un puro uomo!

              16.     Ora però che il tuo cuore Mi ha riconosciuto e si è infiammato d’amore per Me, da questo piccolo e molto misero mondo ne uscirà subito uno più grande, più solido e più ricco.

              17.     Io mantengo ancora in te solo il velo interiore, affinché la potente luce del tuo spirito non si possa ancora riversare nell’anima. Adesso però quando Io strapperò questo velo in te come un tempo la cortina del Tempio, liberando così il Santissimo – tu vedrai immediatamente un mondo del tutto diverso e ti meraviglierai di ogni cosa! E così ora fa bene attenzione!”.

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Cap. 43

Il nuovo, meraviglioso mondo di Robert

 Parole di meravigliato ringraziamento e di profondissimo amore

”Questo mondo è provenuto da te!“

Parabola della procreazione dei figli

                1.       Robert guarda ora attorno a sé con la massima attenzione per scorgere da qualche parte un mondo migliore e più grande. Tuttavia, nessun mondo appare così rapidamente come se lo attende in seguito alle Mie parole. Sforza i propri occhi e guarda verso l’alto, se per caso, secondo la sua idea, quel mondo promesso nuovo e migliore non dovesse scendere dai Cieli! Ma anche da lì non viene nulla.

                2.       Dopo un momento di vana attesa, Robert si rivolge di nuovo a Me: “Elevatissimo, eterno Maestro e Creatore dell’Infinità, Tu amorevolissimo Padre! – Vedi, io quasi mi sto cavando gli occhi, eppure non appare ancora nessun altro mondo. Molto probabilmente ci sarà ancora una qualche difficoltà in me, ma dove sia, non riesco a scoprirla. Perciò vorrei pregarTi di mostrarmi questo motivo!

                3.       O Signore, se Ti fosse compiacente, toglimi finalmente una buona volta questa benda dagli occhi!”.

                4.       Dico Io: “Ebbene, fratello, Io ti dico: apriti! – Che cosa dici adesso? Da dove è provenuta questa regione? Ed è di tuo gradimento?”.

                5.       Robert dalla gioia non riesce quasi a contenersi, guarda intorno a sé da tutte le parti, con la massima meraviglia. Egli, infatti, scorge ora nella più grande chiarezza la splendida campagna che lo circonda. Anche i più belli e più arditi gruppi montani che delimitano l’esteso panorama. Nel mezzo dei magnifici prati spiccano anche piccole, verdeggianti colline, ai cui piedi graziose casette si offrono allo sguardo meravigliato di Robert. Nelle vicinanze si trova un grande edificio, intorno al quale si estende un rigoglioso giardino pieno di fiori e frutti. Sopra questo magnifico paesaggio si stende un purissimo cielo azzurro nel quale, a dire il vero, non c’è ancora da scorgere nessun sole, ma in compenso tanto più le più belle costellazioni, delle cui stelle la più piccola brilla più luminosamente che sulla Terra Venere nella sua luce più intensa. Perciò anche questa regione attraverso la luce di queste molte migliaia di stelle viene illuminata tanto che è quasi più chiara di quanto non lo sia la Terra alla luce del Sole di mezzogiorno.

                6.       Robert non riesce quasi a saziarsi di quest’incantevole paesaggio. Dopo un po’ di contemplazione e stupore cade in ginocchio davanti a Me, ebbro d’amore Mi fissa un momento e dal suo petto prorompono letteralmente le seguenti parole:

                7.       “O Dio, o Padre! Tu Creatore onnipotente di meraviglie mai immaginate! Come devo io, purissimo nulla, cominciare a glorificarTi e dove finire con l’eterna lode? Oh, quanto grande deve essere la Tua Sapienza e Potenza da poter Tu riuscire a realizzare con il più lieve cenno una creazione simile?

                8.       Eppure Tu stai presso di me come un uomo normale! Sì, questo Ti rende ancor infinitamente più grande, degno d’amore e di adorazione, perché esteriormente non sembri di essere più di un uomo del tutto comune. Ma se Tu parli e comandi, sgorgano dalla Tua bocca innumerevoli mondi, soli, angeli e miriadi di altri esseri, di meraviglia e magnificenza mai immaginata!

                9.       O Signore, chi potrà mai comprenderTi e chi afferrare il Tuo Amore, Sapienza e Onnipotenza? – O mio Dio, io sono certamente soltanto un poverissimo peccatore e non posso che amarTi e di nuovo amarTi! Tu eccellentissimo Gesù, chi sulla Terra comprende che proprio Tu ed eternamente nessun altro essere, sei il supremo, l’eterno primordiale Essere divino stesso!

              10.     E Tu sei qui presso di me, quale uno che il mondo ha giustiziato! O Tu Amore dell’amore! O Signore, o Padre, o Dio! E Tu chiami me, – il maledetto dal mondo – fratello! No! Tu sei troppo grande e il Tuo amore è troppo terribilmente grande! Oh, procura in me forze, affinché io Ti possa amare per la Tua bontà e affabilità con l’ardore di tutti i soli che contiene lo spazio senza fine!”.

              11.     Dico Io: “Mio carissimo fratello, il Mio cuore si rallegra molto del fatto che tu Mi lodi in tal modo nel tuo cuore, perché ora ti ho tolto la benda dai tuoi occhi e tu nuovamente scorgi una regione che è molto più splendida della più bella esistente sulla Terra e più chiara del più puro mezzogiorno della Terra promessa!

              12.     Fai bene a lodare il Mio Amore, Sapienza, Potenza e grandiosità delle opere, poiché in verità, anche se tu Mi lodassi con la lingua di tutti gli angeli, non saresti tuttavia per l’eternità mai in grado di magnificare, come si conviene, nemmeno la più piccola parte della Mia divina Grandezza e Perfezione!

              13.     Che però tu Mi ami con tutte le tue forze, è per Me la lode più gradita. Poiché soltanto attraverso l’esclusivo amore Io sono raggiungibile come Padre per quelle creature che sono figli Miei; attraverso la sapienza però eternamente mai. Poiché la sapienza di tutti i Miei angeli e spiriti senza numero e senza fine rispetto alla Mia eterna Sapienza, è appena una gocciolina di rugiada in un eterno mare di etere che riempie lo spazio infinito.

              14.     Ma poiché tu Mi lodi dal Tuo amore, allora anche la tua lode è giusta, per quanto qui non sia necessaria. Poiché tutto quello che ora vedi, è veramente opera tua. Certo è anche opera Mia, perché tu stesso sei opera Mia. Particolarmente però tutto questo è opera tua, come fu opera tua ciò che hai fatto sulla Terra.

              15.     Ora certamente ti chiederai dentro di te: ‘Signore, com’è possibile questo? Se questa fosse opera mia, allora dovrei io stesso avere in me una qualche consapevolezza di come ho cominciato a creare tali magnificenze e grandezze? Invece non ho neanche la più pallida idea!’.

              16.     Questo per il momento è ben vero, ma non ha importanza. Certo sulla Terra tu procreasti anche dei figli, di cui ognuno è una meraviglia infinitamente più grande di tutto quello che tu vedi qui. Sapevi forse che con la semplice e muta procreazione tu avresti operato tali cose meravigliose, per te ancora incomprensibili, e come, e secondo quale piano previsto?

              17.     Eppure fosti tu e non Io a procreare con tua moglie tali meraviglie. Certamente anche in questo caso sono nuovamente Io la Causa prima e l’unico Pianificatore e Regolatore dell’ordine ed ho impostato la cosa così che, attraverso l’atto della procreazione, dovesse risultare un uomo. Ciò nonostante deve aggiungersi anche l’atto volontario della procreazione da parte dell’uomo se deve essere formato un uomo nuovo.

              18.     Perciò non meravigliarti troppo se Io ti dico: vedi, tutto questo è opera tua, perciò è anche tuo tutto ciò che scorgi qui! Giungerà ancora un periodo spirituale nel quale tu lo riconoscerai. – Ora però passiamo ad altro!”.

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Cap. 44

Compito di Robert nella nuova casa

Prima compagnia: gli amici politici caduti nella lotta

Ammaestramento di Robert agli ospiti

                1.       Continuo Io: “Tu vedi qui vicinissimo un grande e splendido edificio. Guarda, ora l’abiterai. Ed Io sarò ogni volta presso di te e ti aiuterò quando Mi chiamerai nel tuo cuore; cosa però che vuol dire quanto: Io rimango sempre con te!

                2.       Tu non sarai assolutamente solo, anche se al momento Io mi allontanerò da te visibilmente. In questa casa, infatti, troverai una compagnia ben più grande di quanto potresti trovarla in qualsiasi parte. Tutta questa regione è anche abitata, ovunque il tuo sguardo giunga, perciò d’ora in poi anche non devi stare mai in apprensione per la compagnia.

                3.       Io però ti dico che queste compagnie sono per lo più molto estremiste. Sarà perciò uno dei tuoi compiti principali portare tutti questi radicali sulla medesima strada sulla quale Io ora ti ho portato. Se quest’opera ti riuscirà, allora comincerai a scoprire prodigi completamente diversi da quelli che ora hai trovato al Mio fianco. Solo così, infatti, entrerai veramente nella tua stessa miniera di tesori e meraviglie, nella quale a te si sveleranno cose delle quali finora ancor mai hai sognato qualcosa.

                4.       Soprattutto però dovrai fare in modo di non svelarMi a nessuno di tutti quelli che ben presto ti verranno incontro! Tutti loro, infatti, non Mi conoscono, poiché con la loro fede sono ancora più insufficienti di quanto era con te il caso. Se tu Mi svelassi a loro prima del tempo, gli saresti molto più di danno che di utilità, perciò sii prudente!

                5.       Ora però seguiMi attraverso il giardino! All’ingresso della casa ci accoglierà una grande compagnia!”.

                6.       Io ora procedo e Robert Mi segue nel più grande amore, riverenza ed umiltà.

                7.       Quando attraverso il giardino giungiamo davanti ad un ingresso di meravigliosa forma, dallo stesso affluiscono masse di uomini di entrambi i sessi e gridano ad alta voce: “Evviva, Evviva il nostro onoratissimo Robert Blum, il più grande amico del popolo d’Europa! Un evviva a te, tu primo e più grande tedesco del 19° secolo, benvenuto mille volte, tu nostro grande amico e coraggiosissima guida contro i nemici della libertà degli uomini! Vieni in mezzo ai tuoi fratelli! Quanto tempo siamo stati qui in attesa di te, ma tu non volevi presentarti, anche se noi ben sappiamo che hai preceduto molti di noi. Quanto è forte in noi la massima brama di vendicare il tuo e il nostro sangue su quegli altezzosi barbari che, per pura sete di dominio, ci hanno fatto fucilare subito, come cani randagi! Ci mancava però un capo. Ora però sei qui tu, un uomo che è familiarizzato con tutte le leggi naturali e spirituali. Perciò organizzaci prima secondo le nostre capacità e guidaci là, dove possiamo esercitare la più bruciante vendetta! Questi animali da preda in veste umana, dal grande splendore terreno, dovranno sperimentare portenti di vendetta che noi praticheremo su di loro!”.

                8.       Risponde Robert: “Amici! Il tempo porta consiglio! Innanzi tutto il mio ringraziamento per il vostro affettuoso saluto, e lode a Dio, il Signore, che mi ha permesso di ritrovarvi qui tutti riuniti! In primo luogo vi dico soltanto questo: come sulla Terra, così anche qui tutto ha il suo tempo! Prima che la mela non sia matura, essa non cade dall’albero. Perché dovremmo fare ora una fatica extra prima del tempo, per vendicarci di quei pazzi furiosi che sulla Terra credono di essere i signori su tutti gli uomini? Lasciamo loro questa misera gioia solo ancora per alcune settimane o mesi; poi verranno da noi già da se stessi. E una volta che li avremo qui, allora amici, discuteremo con loro un paio di paroline! Voi comprendete spero che cosa io voglia dire con questo?”.

                9.       Gridano tutti: “Sì, sì, ti comprendiamo! Tu sei sempre stato un uomo molto intelligente e sicuramente lo sei ancora qui in questo mondo, nel quale noi ancora non ci raccapezziamo ed anche non sappiamo come ci siamo giunti e dove ora siamo veramente.

              10.     Certamente questa regione è molto bella, sì tanto bella quanto un vero paradiso. Noi però sappiamo soltanto ciò che ci è stato detto al nostro arrivo qui da un paio di uomini dall’aspetto amichevole: ‘Questa casa appartiene a Robert Blum insieme a tutto ciò che qui scorgono i vostri occhi’. – Quindi perfino le stelle nel firmamento? Domandammo noi. – ‘Sì, anche le stelle’, risposero i due uomini. – Perciò c’invitarono a restare qui tranquilli finché saresti venuto tu stesso quale proprietario di questa magnificenza insieme ad un grande e buon amico. Ci aggiunsero poi che tu stesso con il tuo amico ci avresti dato le indicazioni su cosa avremmo da intraprendere in questa regione.

              11.     Così ci siamo trattenuti finora nella tua casa e nelle stanze in tutta quiete e tranquillità. Solo ora vedendoti arrivare con il tuo amico, ti siamo corsi incontro e comunicato a te subito la nostra richiesta principale.

              12.     Ora però sii così buono e mostra benignamente a tutti noi, che cosa dobbiamo allora intraprendere? – Poiché con un rimuginare intorno del tutto inutilmente, anche il tempo e la regione più bella diventano per noi noiosi. In breve, noi speriamo tutto il meglio dal tuo savio discernimento e dal tuo onesto senso fraterno. In avvenire, infatti, nulla più deve non riuscire ad un Robert Blum! – Evviva! Evviva!”.

              13.     Dice Robert: “Tutto bello e buono! Avrete tutto quello che desiderate. E mi rallegra straordinariamente che voi tutti qui non siate meno ubbidienti di quanto lo eravate sulla Terra – cosa che qui vi porterà certamente i frutti migliori. Ora però lasciatemi innanzitutto entrare nella mia casa, affinché io come proprietario ne possa prendere visione.

              14.     Soprattutto però devo farvi presente di non presentarmi più d’ora in poi un ‘Evviva’! Questo sarebbe una pura stupidità, qui dove noi cominciamo a vivere un’eterna, indistruttibile vita, alla quale in eterno non seguirà più nessuna morte. Perché dovremmo quindi esclamare un evviva reciproco, dove noi in ogni caso abbiamo ricevuto la vera e propria somma vita mediante la Grazia e la Bontà di Dio?

              15.     Il vostro futuro motto sia perciò un altro e cioè: lodato, amato e glorificato sia Dio, il Signore in Cristo Gesù, – che noi ritenevamo un puro e semplice uomo, mentre invece è per l’eternità l’unico Dio, e con ciò Creatore dell’Infinità e di tutto ciò che si trova in essa! – Se voi esclamerete così, al più presto avrete il più pieno motivo di rallegrarvi di una vita perfetta – mentre gli ossequi che mi porgete, non vi faranno avanzare di un pelo!

              16.     Ricordatevi anche che il Blum non è un pazzo ed ha i suoi buoni motivi per annunciarvi qui, già fin dall’inizio, cose del genere, cose che sulla Terra egli stesso purtroppo aveva messo in dubbio in alto grado! E Blum fa questo, qui come sulla Terra, quale uno dei vostri migliori e sincerissimo amico. Se voi ponderate bene questo, c’è da sperare che vi sia facile accettare la parola del vostro amico. Amici, quello che io vi dico, lo dovete anche credere, poiché voi ben sapete che io non prendo nulla alla leggera, specialmente in cose di fede e di religione!”.

              17.     Gridano tutti: “Sì, sì, quello che tu c’insegni, lo accettiamo in assoluto! Noi sappiamo, infatti, che il nostro Robert non ha mai visto una mucca bianca per una nera, neanche nella notte più profonda. Quello che tu ci dici, è sicuramente anche vero. Poiché ci hai dichiarato la verità anche sulla Terra a Vienna, e ci consigliasti di astenerci dal combattere essendo il nemico troppo forte, e la coesione dei difensori di Vienna troppo fiacca. Ma noi non ti credemmo e dicemmo: ‘Anche Blum dunque è ora diventato un vigliacco?’. Allora tu con voce coraggiosa esclamasti: ‘Blum non teme neanche centomila diavoli, figurarsi poi questi insolenti mercenari! Perciò di nuovo alle armi chi ha il coraggio di morire al mio fianco!’. Allora afferrammo le armi e purtroppo ci accorgemmo troppo tardi che tu avevi dichiarato la verità!

              18.     Ora però vogliamo crederti sulla parola e mai fare obiezione. Solo rimani sempre la nostra guida e il nostro maestro, poiché tu sei in un dito più saggio di tutti noi messi assieme! Ora entra indisturbato nella tua casa e prendine visione. Dacci però presto una qualsiasi occupazione adatta alle nostre forze!”.

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Cap. 45

Potente confessione di Robert per Cristo

La società viennese

                1.       Risponde Robert: “Mi rallegra molto, miei cari amici e valorosi compagni di lotta, il fatto che ora accettiate così di buon grado tutto quello che vi ho consigliato! Vi do anche l’assicurazione che io – per quanto veramente ci assisterà questo grandissimo amico mio ed anche vostro – vi offrirò ora anche la più ponderata istruzione mediante la quale dovrete giungere infallibilmente alla più vera prosperità dell’eterna indistruttibile vita, nella quale ora vi trovate dopo la deposizione dei pesanti corpi.

                2.       Certamente sarà necessario ancora parecchio e avrete da sostenere ancora più d’una prova, prima di diventare completamente maturi per quei grandi scopi che il Santo, eterno Creatore di tutti gli esseri ha preparato per noi uomini della Terra, uomini che Egli si è scelto quali figli.

                3.       Abbiate però solo coraggio e perseveranza, ed un vero, perfetto amore per Lui, il nostro eterno, Padre santo! Con questo vinceremo facilmente tutti gli eventi che ci potranno fuorviare, e raggiungeremo al più presto quella maturità con la quale potremo avvicinarci a Lui nello spirito e nella verità!

                4.       O fratelli! Io, il vostro fedelissimo amico Robert, vi dico: ciò che io stesso non potevo minimamente immaginare sulla Terra, si dischiude qui ora dinanzi ai miei occhi così meravigliosamente, che nessuna lingua sarebbe capace di descrivere ciò che Iddio prepara per coloro che Lo amano! Tutto ciò che ora voi vedete però, non è nemmeno una goccia di rugiada rispetto al mare. Ci attende, infatti, l’inconcepibile!

                5.       Ascoltate, un saggio sulla Terra un giorno disse in grande estasi: ‘Quale ricchezza, quale inesauribile fonte di innumerevoli cieli è posta nel piccolo cuore di colui che sulla Terra, tra tutti gli animali cammina eretto e che si chiama uomo! Se quest’uomo potesse realizzare tutte le sue idee mediante un divino sia fatto – cosa ci sarebbe allora di più grande di essere uomo! E certo tutte queste ricchezze di idee e di fantasie di un uomo è a malapena solo un pallidissimo barlume di quell’infinita pienezza, profondità e chiarezza che il riconoscimento di ogni uomo profondamente pensante deve supporre in Dio!’.

                6.       Ma se questo saggio nutriva una così sublime idea dell’uomo e una ancora più sublime della Divinità – quanto più abbiamo noi ora il diritto di dedicarci completamente a queste grandi idee, poiché noi, mediante la Grazia del grande Iddio, ci troviamo al di sopra della polvere della decomposizione e ci chiamiamo cristiani, i quali sono chiamati ad entrare nel grande Regno di Dio!

                7.       Purtroppo siamo cristiani solo appena secondo il nome. Molti di noi si sono perfino vergognati di chiamarsi tali, la colpa maggiore però la porta veramente Roma e la nostra stessa stupidità. D’ora in poi però non deve mai più essere così. Il più grande onore del nostro cuore sarà ora di appartenere completamente a Cristo!

                8.       Io vi dico: Cristo è Tutto in tutto! Egli è l’Eterno Alpha e Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine! Egli solo è la Vita, la Verità e la Via di tutti gli esseri, uomini, spiriti e angeli! Nelle Sue Mani poggiano tutti i cieli, tutti i mondi e tutto ciò che su ed in essi vive. Attraverso di Lui e la Sua eterna Parola noi possiamo diventare Figli del Suo Cuore paterno ed essere in Lui tutto in tutto. Senza di Lui però non c’è nessun’esistenza, nessuna Vita, nessuna beatitudine in eterno! Mi credete, miei cari amici?”.

                9.       Gridano tutti: “Sì, sì, lo crediamo! Anche se ancora non comprendiamo completamente tutto quanto ci hai ora annunciato, ci crediamo tuttavia irremovibilmente. Noi sappiamo, infatti, che tu non ci annunci niente se tu stesso prima non lo comprendi inequivocabile in ogni fondamento. Onore sia a Dio nelle Altezze che ti ha dotato di tanta comprensione e discernimento!

              10.     Ciò che tu così bene ci hai detto ora di Cristo, ci ha particolarmente tutti rallegrati. Sai, in segreto Lo tenevamo sempre in gran conto. Naturalmente, quando i preti romani troppo spesso non Gli permettevano di fare altro che condannare direttamente all’Inferno tutti gli uomini che non danzavano secondo il loro fischio: allora ci si doveva cominciare letteralmente a vergognare di questo nome altrimenti assai sublime! Un Dio di una specie così adirata e capricciosa, infatti, come certi religiosi hanno fatto del così buon Gesù Cristo, nessun uomo dotato solo del proprio discernimento poteva accettare. Cristo, per il guadagno del Cielo, pretenderebbe rosari, litanie, sante preghiere, esercizi spirituali, venerazione delle reliquie, confessioni senza limiti e misura, messe a pagamento e simili sciocchezze. – Fratello, nel 19° secolo questo non lo si poteva certamente più accettare, specialmente quando solo troppo spesso, da povero lavoratore giornaliero, si vedeva come questi servitori di Dio davanti all’altare, dove recitavano meccanicamente le loro messe, potevano appena girarsi per il troppo lardo.

              11.     Ma il Cristo, del quale tu ora ci hai parlato, Lo accogliamo con la massima prontezza ed abbiamo grande gioia in Lui! Egli può essere ben anche Dio stesso! Egli, infatti, secondo il nostro discernimento è buono, saggio ed abbastanza potente per questo. Il vero Cristo deve essere stato di certo completamente diverso da come i preti di Roma per soldi Lo annunciavano ai poveri peccatori!

              12.     Che cosa pensi tu, fratello, e possibilmente anche il tuo amico dall’aspetto amorevole, il quale finora non ha ancora detto nulla – avremo anche noi un giorno la Grazia di poter vedere questo vero Cristo anche solo da lontano? Noi, infatti, non potremmo mai pretendere che un Cristo, come tu Lo hai annunciato, possa farsi vedere qualche volta dagli uomini abbietti come noi. Se fosse possibile una cosa così, rinunceremmo ad ogni altra beatitudine!”.

              13.     Risponde Robert: “Cari amici, io vi assicuro: il vero Cristo, sebbene il più sublime e più santo Essere divino, è ancor sempre Lo stesso, come Egli era quale uomo sulla Terra! Egli guardava solo ciò che sul mondo era basso e disprezzato, e i perseguitati dal mondo sono Suoi amici e fratelli! Ma tutto ciò che il mondo chiama grande e magnifico e lo favorisce, davanti a Lui è un abominio!

              14.     Perciò rallegratevi, miei cari fratelli, voi vedrete il vero Cristo non una volta sola, ma lo vedrete ed amerete per sempre – senza limiti e misura! Quindi credetemi sulla parola: Cristo vi è adesso già più vicino di quanto possiate crederlo! Se mi fosse permesso, potrei già indirizzare le vostre teste lì, dove Egli si trova, e voi Lo vedreste senz’altro. Per la vostra salvezza però non lo posso ancora fare. Perciò pazientate ancora un po’, finché diventerete un poco più maturi, allora accadrà anche questo. Siete soddisfatti?!”.

              15.     Gridano tutti: “Sì, sì, siamo perfettamente soddisfatti! Noi sappiamo solo troppo bene che ancora a lungo non saremo degni del Suo sguardo, ma vogliamo fare tutto per diventare in una certa misura degni di Lui!

              16.     Tu sai, eravamo dei bei mascalzoni a Vienna! E così è impossibile pretendere presto qualcosa. Se i preti romani nelle loro prediche dell’Inferno avessero scodellato solamente una centesima parte di verità agli ascoltatori, allora saremmo noi proprio maturi per il centro dell’Inferno. Se però la Grazia di Dio, il Cristo, è più grande di quanto i predicatori hanno annunciato, possiamo noi ben ancora sperare! Ma ci vuole ancora molto tempo e pazienza per questo, e così siamo comunque molto soddisfatti e ringraziamo te ed il tuo amico per questa promessa!”.

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Cap. 46

La domanda di Robert su tre compagni di lotta

Un’immagine dell’anima di questi ‘amici del popolo’

Esortazione di Robert al pacifico perdono

                1.       Dice Robert: “Io sapevo che con voi è facile trattare. Rimanete sempre così come siete adesso ed abbiate un cuore tenero e docile, allora vi sarà facile il raggiungimento della méta posta da Dio!

                2.       Adesso però ancora una cosa, cari amici: ditemi, dove sono i tre compagni di lotta Messenhauser, Jellinek e il dr. Becher? – Vi ho già passato in rassegna alcune volte uomo per uomo, purtroppo non vedo nessuno dei tre! Sono forse stati da voi abbandonati in qualche parte di questo mondo? Ditemi qualcosa, se lo sapete! Dopo voglio entrare subito in questa casa con il mio carissimo amico”.

                3.       Rispondono alcuni dalla moltitudine: “O amico, come mai domandi di questi tre arcifarabutti? Questi non sono tra noi. Non gli avremmo neanche consigliato di farsi vedere in mezzo a noi! A costoro descriveremmo che aria tira qui nel mondo degli spiriti!

                4.       Credi forse che questi abbiano avuto con noi intenzioni così oneste come le hai avute tu? Vedi, questi tre, che non raramente si sono comportati come se potessero dominare tutta la Terra col dito mignolo, lo fecero solamente per amor del guadagno terreno. Se fossero potuti svignarsela in Svizzera o da qualche altra parte con le loro borse piene zeppe completamente inosservati – così che poi a Vienna tutti i cani e i porci avrebbero potuto divorarci, essi si sarebbero fatti sicuramente pochi scrupoli! Il loro accurato piano però non gli è riuscito, e così alla fine valse il detto: ‘Rubato insieme, impiccato insieme!’.

                5.       Degli ultimi due non vogliamo asserirlo proprio con certezza. Messenhauser però, il quale s’intendeva di fare molto chiasso per nulla, si riempiva per questo le sue tasche! Non ci ha egli nascosto le munizioni e comandato ai più valorosi difensori di Vienna di recarsi proprio là dove il pericolo era al minimo? Dove però venivano i nemici, lì lasciò loro la porta aperta! Oh, è stato un sottile farabutto! Probabilmente egli pensò in segreto: questi stupidi viennesi mi ritengono per il loro salvatore e perciò ci rimettono la pelle! Ora però li consegno tutti nelle mani di Windischgrätz, così costui mi darà anche una bella sommetta per la denuncia! Ma sbagliato in pieno, signor Messenhauser! Il feldmaresciallo non ci stava agli scherzi, non fece molte cerimonie con Messenhauser e lo spedì in questo mondo con posta prioritaria. Ora è certamente qui da qualche parte, ma dove? Questo lo sapranno sicuramente meglio di noi gli angeli di Dio! Grazie a Dio, egli non è tra noi.

                6.       E così altrettanto Jellinek ed il dr. Becher non sono tra noi. Siamo molto lieti per questo! Di loro non sappiamo nulla di preciso, all’infuori che sapevano dimenare con la penna dell’oca ancora più malignamente che il feldmaresciallo con i suoi cannoni. Ed entrambi erano degli artisti nel parlare, proprio con questa loro arte alla fine portarono molti a dover fare un viaggio di esplorazione, insieme a loro, in questo mondo degli spiriti. Alcuni, che dovettero intraprendere questo viaggio per il fervore di Jellinek e Becher, sono certamente qui tra noi, ma essi sanno tanto poco di loro, quanto ne sappiamo noi.

                7.       Ora la cosa c’interessa ben poco, poiché sul serio continuiamo a vivere dopo la morte. Ma se ci dovessimo incontrare con il miserabile terzetto da qualche parte, allora faremmo loro una bella lavata di capo in autentico viennese! Per il momento siamo certamente felici di aver superato per tutte le eternità quella troia di vita terrena, per la qual vita veramente nessuna persona onesta dovrebbe rimpiangere. Tu però sai, a volte ci prude lo stesso quando pensiamo alla mancanza di scrupoli di quei mascalzoni che hanno tradito così vergognosamente la nostra buona fede!

                8.       Adesso però per noi è già tutto indifferente. Dio darà loro ciò che hanno meritato. Come costoro erano sulla Terra lo sai comunque meglio di noi, perché tu spesso, specialmente con Messenhauser, hai avuto occasione di parlare molto più di noi poveri diavoli. E così ora ti abbiamo detto tutto quello che sappiamo”.

                9.       “Miei cari amici” – risponde Robert – “certo mi dispiace che quei tre non si trovino tra voi. Io però vi dico: astenetevi da ogni giudizio qui nel regno dell’eterna pace e dell’amore, questo valga per chiunque! Noi, infatti, non abbiamo mai potuto dare qualcosa che noi stessi non riceveremmo prima. E così non possiamo neanche giudicare coloro che hanno preso, come se ci avessero derubato della nostra proprietà, ma solo come se avessero preso in prestito da noi ciò che noi stessi abbiamo ottenuto solo come prestito temporaneo. Il grande Proprietario, che è l’unico vero giudice su tutto ciò che appartiene solo a Lui, pronuncerà il giustissimo giudizio.

              10.     D’ora in poi però noi vogliamo agire così, come Cristo, il Signore, ha insegnato! Vale a dire – vogliamo fare del bene ai nemici nostri, vogliamo benedire coloro che ci maledicono, ed a coloro che ci odiano, vogliamo andare incontro con amore – allora compariremo davanti a Dio il Signore quali figli a Lui compiacenti e la Sua Grazia sarà con noi eternamente!

              11.     Noi preghiamo spesso: ‘Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori!’. Se facciamo questo, allora anche il Signore ci perdonerà tutto, qualunque sia la frequenza ed in che modo abbiamo peccato. Se avremo perdonato tutto a tutti, allora anche a noi tutto sarà perdonato. – Siete soddisfatti della mia proposta?!”.

              12.     Gridano tutti: “Sì, sì, siamo completamente d’accordo con te!”.

              13.     Continua Robert: “Ebbene, allora entriamo in casa!”.

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Cap. 47

Entrata in casa di Robert

Corrispondenza dei piani

Richiamo alla prudenza col gruppo degli ospiti viennesi

Comunicazione intima con il Signore

                1.       Dopo di che Robert si reca con Me in casa, la quale ha tre piani alti oltre al pianterreno maestosamente bello. Ogni piano però ha un colore diverso, e precisamente nella specie seguente: il pianterreno è di un verde vegetale chiaro e decorato con molteplice bianco e rosso. Il primo piano è completamente bianco e decorato con un blu e giallo luminoso. Il secondo piano è celeste e decorato con violetto e rosa. Ed il terzo piano è rosso, uguale all’aurora e non ha proprio nessuna decorazione.

                2.       Robert è sorpreso da queste differenti colorazioni dell’intera casa, e Mi domanda in segreto: “O Signore, queste tinte e decorazioni devono essere così, oppure è solo una questione di gusto dei costruttori di questo luogo? Sulla Terra, infatti, pressappoco in molti luoghi d’Europa, uno stile architettonico così, che qui ha l’aspetto certamente magnifico, lo si riterrebbe o per stile cinese oppure perfino per stile bizzarro! Perciò vorrei chiederTi un chiarimento in merito. Se è la Volontà Tua, potresti assai benevole lasciar pervenire alcune paroline dalla Tua santissima bocca!”.

                3.       Rispondo Io: “Carissimo fratello, per primo devi, se parli con Me alla presenza dei tuoi molti ospiti, parlare solamente nel tuo cuore, affinché tu non Mi tradisca davanti a loro prima del tempo! Poiché se costoro Mi riconoscessero come te ora, allora dovrei allontanarMi, perché essi hanno ancora troppo poca solidità per poter sopportare pienamente la Mia presenza. – Se però vuoi parlare con Me in maniera percettibile, per portarli ad un grado superiore di conoscenza, allora chiamaMi soltanto amico e fratello, ma non Signore! Allora tu con i tuoi amici in breve tempo giungerai molto lontano, cosa che è appunto il Mio più ardente desiderio!

                4.       Per quanto però riguarda la tua domanda, tu sei senz’altro esperto del linguaggio dei colori e dei fiori e sai precisamente che cosa significano le differenti colorazioni di questa casa. Vedi, la tua domanda è inutile, specialmente qui alla presenza di questi molti che ancora a lungo non devono sapere chi Io sono.

                5.       Quindi in futuro fa molta attenzione, specialmente quando si tratta di parlare di Me, altrimenti, nonostante la tua migliore volontà, potresti causare più danno che guadagno! Non devi, infatti, basarti sulle affermazioni di questi amici e credere che, se a loro sta bene tutto, sono con questo già molto vicini alla perfezione. Io ti dico che spesso è proprio vero il contrario di ciò che credi!

                6.       Vedi, Io so di uomini, sia qui che sulla Terra, i quali Mi conoscono molto meglio di quanto Mi conosci tu adesso, e ti dico che per loro sono indifferente come un vestito logoro! Il loro amore per Me è così forte che una fanciulla con soltanto poche attrattive sensuali li potrebbe consumare fino all’ultima goccia! E poi ho un bel da fare con tali seguaci per non finire del tutto nel dimenticatoio!

                7.       Vedi, proprio questo potrebbe essere il caso anche con questi tuoi amici. Essi sono tutti uomini dediti ai piaceri e campioni di spettacolo. Se mostrassimo loro sempre prodigi, li ospitassimo bene e fornissimo a loro anche una quantità di vergini formose, con le quali si potessero divertire liberamente secondo la loro spiccata sensualità, – allora rimarrebbero pur sempre i nostri migliori amici, e potremmo diventare per loro perfino indispensabili. Se però per necessità cominciassimo a parlare un po’ più seriamente, allora ti meraviglieresti molto di come ci volterebbero le spalle uno dopo l’altro. Con loro avremo ancora un bel da fare. Ma con una guida davvero saggia potremo tuttavia guadagnarli! – Sì, Io ti dico in segreto: alcuni dovranno perfino assaggiare il primo grado dell’Inferno per liberarsi della loro troppo grande cupidigia femminile! Noi certo prima tenteremo di fare tutto il possibile, per quanto si concilia con la loro libertà. Ma se tutto questo non dovesse approdare a nulla, si dovrà sicuramente ricorrere a mezzi estremi! Sii perciò assai prudente e non Mi svelare con nessun’espressione del viso! Cerca soprattutto di renderli attenti sulla loro sensualità e le sue conseguenze, così riusciremo a cavarcela abbastanza facilmente con loro. Anch’Io cercherò di convincerli; ma essi non devono, come detto, sapere ancora per molto tempo chi sono Io.

                8.       Ora però ascolta in breve cosa significano i differenti piani colorati della tua casa: il pianoterra colore verde vegetale rappresenta la condizione spirituale secondo natura, la cui tendenza principale di vita si esprime nella speranza, la quale speranza è rivestita di fede e di amore. – Il primo piano rappresenta la fede pura e vera, la quale è rivestita di dolce quiete e costanza. – Il secondo piano rappresenta l’attività dell’amore che sgorga dalla pura fede: corrispondente al colore del cielo terrestre, attraverso il quale viene altrettanto annunciata, ben riconoscibile, la costante attività d’amore della luce a tutti coloro che sono di cuore giudizioso. Questo piano è perciò anche ornato della profonda sapienza celeste (violetto) e del purissimo amore per il prossimo (rosa). – Il terzo piano infine indica, con la sua verginea sublime aurora, il supremo Cielo dell’innocenza e il più puro Cielo dell’amore, il reale Cielo perfettamente vero, nel quale sono solito dimorare Io con coloro che Mi amano sopra ogni cosa. Perciò questo Cielo è anche senza ornamento, poiché nell’essenza del suo colore comprende in sé già tutte le perfezioni immaginabili ed ha unicamente Me per suo ornamento.

                9.       Ora in breve hai il giusto significato della particolare composizione dei colori della tua casa. Ma non domandare oltre; poiché nella misura in cui salirai nella tua stessa casa di piano in piano, ti diventerà comunque chiaro tutto ciò che adesso non puoi ancora comprendere.

              10.     Ora però entreremo al pianoterra, dove ci prepareremo per il primo piano. E così andiamo avanti e lasciamo poi entrare tutti gli altri dopo di noi, se lo vogliono. Quelli però che non vogliono, facciano pure quello che preferiscono! Hai capito tutto bene?”.

              11.     Risponde Robert “Sì, fratello, e lo osserverò anche fedelmente! Ma è comunque strano che tra questi uomini di buon cuore devono esserci esseri così ostinati e sconsiderati; in verità, questo è per me un mistero dei misteri!”.

              12.     Dico Io: “Sì, Mio amato fratello, avrai ancora molto da meravigliarti quando avrai a che fare con i molteplici caratteri del mondo degli spiriti! Potrai trovare i più belli, esternamente rivestiti di lana bianca candida come la neve, ed interiormente saranno nient’altro che feroci lupi, leoni, iene, orsi e tigri!

              13.     Ma guarda, ora siamo già nella tua casa, e precisamente nelle prime stanze d’ingresso del pianterreno. Ti piacciono?”.

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Cap. 48

Meraviglioso interno della casa

Dispiacere di Robert alla vista in giardino

Scene scandalose della compagnia viennese

Il Signore tenta le cure delle anime dei maligni

                1.       Risponde Robert: “O amico e fratello! Meravigliosamente splendido! Guardando questa casa dall’esterno non si direbbe davvero che all’interno racchiuda delle stanze così splendide e spaziose. E com’è bello il panorama dalle alte finestre! Ah, quanto meraviglioso si presenta il giardino ed in lontananza il gruppo montano! E quanto graziose sono le molte belle casette sulle colline circostanti! – Ah, questo è più che celestiale!

                2.       Guarda però fuori alla prima finestra! Ma che razza di veri farabutti sono quelli? No, una gentaglia così non mi è ancora mai capitato di vederla! – Guarda, guarda! Oh, la più sfacciata spudoratezza! Guarda, quei miserabilissimi individui trascinano un gruppo di allegre prostitute –! Ah, questo è troppo brutto! Li dobbiamo buttar fuori dal giardino”.

                3.       Dico Io: “Vedi, questi tipi così sono già alcuni ‘frutti viennesi’! Sono gli stessi che là fuori ti hanno approvato tutto. Ora però siccome noi siamo entrati in casa, loro hanno preferito rimaner fuori e adesso s’intrattengono alla loro maniera prediletta. Guardati un po’ intorno e conta quelli che ci hanno seguito in casa, e non ne troverai nemmeno uno! Le molte meretrici amanti sono per loro più di noi e di tutti i tuoi insegnamenti, e saranno per loro di più ancora a lungo!

                4.       Adesso però se vai fuori e fai loro una predica, saranno di nuovo all’apparenza tutti orecchi. Io ti dico che a stento troverai una razza di peccatori che sia più difficile da convertire come i caproni peccatori; e questo perché esteriormente accettano tutto docilmente a condizione però che non si sentano compromessi nelle loro intime voglie sessuali. Ma se cercherai seriamente di proibir loro tali voglie, allora sperimenterai meraviglie di indocilità e grossolanità. Lasciamoli però sfogare e soddisfare la loro voglia. Poi usciremo di nuovo e domanderemo loro perché non ci hanno seguito in casa. Non potrai meravigliarti abbastanza con quale specie di scuse ci verranno incontro!

                5.       Prima comunque permetterò che alcune meretrici molto formose vadano da loro. Solo allora vedrai delle vere oscenità! E così attenzione!”.

                6.       In quel momento attraverso il giardino vengono dodici meretrici assai graziose verso la compagnia. Subito echeggia un grido di giubilo alla militare e tutto ciò che si chiama uomo, si precipita come tigre sulle stesse.

                7.       Robert quasi scoppia dall’ira per questa spudoratezza e vuole uscire con tuoni e fulmini. Io però saviamente lo trattengo, e lui lancia di quando in quando uno sguardo fuori della finestra pieno di giustificato sdegno.

                8.       Dopo un po’, quando Robert è al colmo dell’ira per i differenti scandali libidinosi dei suoi amici viennesi, Mi dice: “O Signore, ora mi sarei veramente infuriato più che abbastanza. Nonostante tutta la Tua santità, ciò che è vero è vero – questi autentici mascalzoni non diventeranno migliori di un pelo. E così ora riconosco che da parte mia è stata una grossa sciocchezza essermi infuriato per questo!

                9.       Certo potresti cambiare subito questa cosa, se Tu lo volessi e la Tua Sapienza lo ritenesse buono e giusto. Ma Tu, che sei la più immensa Pazienza, Amore e Mansuetudine, assisti a questo lurido spettacolo con una calma tale, come se tutto questo non potesse in eterno portarTi mai ad una collera solo apparente. Oh, allora anch’io non m’infurierò più in futuro, neanche se questi mascalzoni dovessero comportarsi mille volte ancora peggio di adesso!

              10.     Solo non capisco come una tale porcheria possa diventare una passione per un uomo colto! Anch’io ero un uomo dal sangue molto caldo e certamente di quando in quando ho servito la carne. Questo atto però, nel mio caso, non è mai arrivato al punto di diventare una passione. Io, infatti, me ne sono sempre vergognato e spesso mi dicevo: ‘Robert! Che cosa sei ora? Tu devi essere in tutto un uomo retto, ed ora invece sei – un animale! Vergognati Robert, tu sei idiota come un asino! Tu non sei un uomo, tu sei un servo delle donne! Come fai a diventare così debole! Vergognati mille volte! Così non sei un uomo. Un animale non può agire consapevolmente, ma solo godere come un maiale privo di qualsiasi pensiero!’.

              11.     Tali e spesso ancora più dure lezioni ho inferto a me stesso, quando di tanto intanto diventavo debole, specialmente in occasioni delle feste, quando talvolta guardavo troppo profondamente nel bicchiere. Ma per me non è mai arrivato fino alla passione!

              12.     Questi tipi volgari invece praticano queste cose con appassionata avidità! Ciò che mi stupisce di più è che qui siano proprio le vecchie teste di legno ed asini a praticarlo ancora peggio! Ma guarda un po’ fuori, là sotto un albero di fico, tre veri vecchi mascalzoni hanno una prostituta e fanno schiamazzo con lei! Questo è certo motivo da menar le mani con tuoni tempestosi! Quest’oscenità non prenderà dunque nessuna fine?”.

              13.     Rispondo Io: “Abbi ancora solo un po’ di pazienza! Voglio attirare a loro ancora più meretrici. Queste dovranno essere ancora più prosperose delle precedenti, ma in compenso un po’ più ritrose e più costumate. Vedremo che cosa faranno i tuoi amici con queste”.

              14.     Dice Robert: “O Signore, io penso che per saperlo in anticipo non c’è bisogno proprio di essere onniscienti! Poiché questi tipi agiranno ancora mille volte peggio! Non ho neanche voglia di guardar fuori quando avrà inizio questa stupida caccia! – Ma dimmi un po’, Tu unico Signore su tutti i cieli e mondi, alla fine cosa ne verrà fuori? Questi mascalzoni non saranno sazi una buona volta? Essi, invece di diventare spiriti, si trasformeranno ora in autentici animali?”.

              15.     Rispondo Io: “Sta pur tranquillo, presto otterrai una vera luce su questo. Ora devi essere al par di Me uno spettatore completamente tranquillo! Quando ti aprirò di più gli occhi, imparerai a comprendere del tutto come qui si deve procedere, per cambiare, possibilmente, tali porci ancora in uomini. Ma ciò che qui l’Amore non può, viene lasciato all’Inferno, al proprio tribunale penale dimorante in ogni anima. Ora però sta tranquillo! Poiché vedi, le meretrici già vengono!”.

              16.     Robert guarda fuori della finestra, vede le nuove meretrici che arrivano e dice dopo un po’: “Per la mia povera vita – veramente queste meretrici, una ventina di numero, sembrano, secondo un criterio puramente terreno, per niente male! Accidenti, le prime tre sono vestite come le prime ballerine del balletto parigino! Queste sicuramente si esibiranno in una delle migliori danze per questi uomini-animali viennesi; forse per renderli tanto più libidinosi?

              17.     Secondo la mia opinione umana sarebbe veramente meglio se al posto di queste avvenenti ballerine fossero sfilate due dozzine di orsi. Forse questi robustissimi ballerini delle alpi e delle foreste che non intendono scherzi, avrebbero prodotto un effetto più salutare sui miei amici animaleschi che queste dame ballerine dai piedi tondi e seni pieni!

              18.     Mi meraviglia però che questi spiriti viennesi, alla vista di queste bellezze, si frenino ancora tanto da non assalire subito, alla prima comparsa, queste nuove artiste ballerine del mondo dello spirito, come le precedenti, simili a cani inferociti! Probabilmente queste bellezze stellari fanno loro un effetto troppo potente e non osano avvicinarsi”.

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Cap. 49

Una schiera di ex artiste ballerine entrano in casa

Esse soffrono molta miseria nel mondo degli spiriti

Umile preghiera per pane e ricovero

                1.       Non appena Robert ha finito di parlare, queste due dozzine di bellezze femminili entrano, una dopo l’altra, nella stanza da noi due, e ci fanno davanti una presentazione magistrale da ballo. Esse ci domandano se in questo sontuoso palazzo non c’è forse anche un teatro, nel quale potersi esibire in alcune rappresentazioni di alta coreografia.

                2.       Risponde Robert: “Qui, vicino a me sta il vero Padrone, chiedetelo a Lui! Io solo da alcuni istanti sono l’abitante di questa casa ed in essa oltre questa stanza non conosco altro. Mi sembra oltremodo strano il fatto che voi qui, nel mondo degli spiriti, dove – per diventare uno spirito perfetto – si deve cercare solamente Iddio il Signore ed esercitarsi nell’amore per Lui, vi possiate occupare ancora di simile arte scandalosa di natura materiale terrena? Però, se al Signore di questa casa è accettabile e conveniente, allora fate cosa voi volete! – Ma qui vicino a me, come vi ho già indicato, si trova proprio il Padrone stesso!”.

                3.       Dicono le prime tre: “Come si spiega questo? Fuori qualcuno ci ha detto che tu saresti il proprietario di questo palazzo! Ed ora dici che questo lo è il tuo amico!”.

                4.       Risponde Robert “Sì, ed ancora mille volte sì – questi è il vero e proprio Padrone di questa casa! E chi vi ha detto che lo sia io, costui è stato un uomo stupido e cieco! Chiedetelo dunque a Lui oppure vedete di uscir presto dal tempio!”.

                5.       Perciò le tre si rivolgono a Me e Mi domandano se fossi Io comunque il Padrone di questo palazzo.

                6.       Dico Io: “Nel mondo dello spirito ognuno è un padrone, vale a dire un proprietario di ciò che è suo. E così essendo questi Mio amico e fratello, Io lo possiedo in quanto lui è ciò che è Mio. Io sono quindi anche suo Signore ed anche Signore di ciò che è suo; e così a sua volta egli può anche dire la stessa cosa di Me

                7.       Ma che Io conosca questa casa com’è costituita, meglio di lui, ha i suoi determinati motivi, perché Mi trovo qui nel mondo degli spiriti già da molti anni più di quest’amico.

                8.       Con certezza Io vi posso perciò affermare che in tutta questa casa non si trova assolutamente nessun teatro, e tanto meno una qualche sala da ballo. Solo nell’estremo lato nord di questa casa c’è una specie di sala conferenze con una botola, attraverso la quale possono essere precipitati giù all’Inferno, dove giungono ben conservati, quegli spiriti impuri che non vogliono assolutamente accettare l’Ordine di Dio! Se volete esibire lì la vostra produzione a questi ospiti là fuori, vi può essere messa a disposizione questa sala conferenze o meglio sala degli stracci! Dovete però fare molta attenzione, affinché con la vostra coreografia non precipitiate in una tale botola. Se vi cadeste dentro, infatti, difficilmente potreste ritrovare la via del ritorno! Avete compreso questo?”.

                9.       Parlano le prime tre corifee[17]: “Ascolta, caro amico, questo è qualcosa di penoso! Un locale così non lo possiamo assolutamente utilizzare! Ma non puoi permetterci di esibire la nostra nobile arte fuori in giardino?”.

              10.     Rispondo Io: “Sì, fuori potete ballare e saltare come volete, per il momento non abbiamo nulla in contrario. – Quindi uscite di nuovo fuori e fate lì quello che volete! Qui in casa con la vostra faccenda non si fa assolutamente nulla!”.

              11.     Dice una delle tre: “Caro amico, quando eravamo ancora sulla Terra, stavamo molto bene. Noi, infatti, eravamo gli idoli delle grandi città. Tutti coloro che avevano occasione di ammirarci, erano entusiasmati. Abbiamo guadagnato, oltre ai favori delle massime teste coronate, anche molto danaro e diversi tesori. Poi però all’improvviso arrivò una fatale malattia che colpì il nostro corpo; ci consumammo e morimmo!

              12.     Ora siamo già da trent’anni qui in questo miserrimo mondo degli spiriti, e stiamo terribilmente male! In nessuna parte c’è per noi guadagno. Ovunque bussiamo, veniamo trattate come qui. E la fame fa terribilmente male! Non vogliamo guadagnarci il pane in modo troppo grossolano, poiché siamo troppo per bene. In particolare non vorremmo avere a che fare con una miserabile plebaglia come quella là fuori, poiché sulla Terra non raramente abbiamo negato ciò che i principi spesso cercavano da noi. E del resto qui nessun uomo o spirito ci dà anche solo una goccia d’acqua. Da ciò vedi che noi qui siamo molto misere e terribilmente povere!

              13.     Non vorresti Tu dunque, sempre in cambio di un qualsiasi servizio, darci ricovero in questa casa e quel tanto di pane da poter una buona volta placare la fame più struggente?”.

              14.     Rispondo Io: “Sì, Mie care artiste ballerine, qui la cosa non dipende da Me. Poiché il vero proprietario di questa casa, come anche di tutta questa estesa regione circostante è comunque questo Mio amico e fratello. Se lui vi vuole dare ciò che voi chiedete, non avrò nulla in contrario, anzi sarà una grande gioia per Me. Ma non cercherò di persuaderlo. Rivolgetevi perciò a lui!”.

              15.     L’interlocutrice vuole ora rivolgersi a Robert in questa faccenda.

              16.     Robert però la precede e dice: “Mia cara ballerina, e voi tutte due dozzine della stessa professione! Finora di voi sapevo solamente che i vostri piedi sono molto più elastici dei piedi di altre persone. Che però aveste anche dei nasi finissimi come la volpe, finora non lo sospettavo! Se io avessi a che fare con voi da solo, vi metterei subito fuori della porta. Ma poiché a questo mio Amico fa piacere se io esaudisco la vostra supplica, allora nel Nome di Dio, vi voglio anche accogliere! E così rimanete! Là in un angolo di questa stanza si trova un piccolo tavolo con un po’ di pane e vino. Andate e fortificatevi! Poi ritornate, e vi assegneremo pur bene un’occupazione che dovrete assolvere con diligenza. – Ora andate dove io vi ho indicato!”. Le ballerine eseguono subito quest’ordine.

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Cap. 50

La compagnia viennese pretende le ballerine

Tuonante predica di Robert

Salvezza delle anime dall’abisso

                1.       Le ventiquattro belle ballerine però per i lussuriosi amici viennesi rimangono in casa ora già troppo a lungo. Perciò vengono davanti alla porta della stanza di Robert e gridano: “Ebbene, per quanto tempo hanno piacere trattenersi con voi queste piè veloce? Noi crediamo perfino che le vuoi tenere per te e per il tuo amico! Non sarebbe male, tieni il meglio per te, e noi, quali tuoi amici, dovremmo accontentarci qua fuori con i più magri e brutti strofinacci! Ringraziamo, completamente ubbidienti, per tale bella amicizia! Ascolta, noi vogliamo essere giusti, perché tu sei Blum: una dozzina puoi tenerla per te. Ma l’altra dozzina di queste belle inglesine o francesine devi consegnarcele immediatamente, altrimenti cominciamo a fare una scenata dopo l’altra! E se questo non dovrà ancora andarti bene per la soddisfazione dei nostri desideri, allora ridurremo qui tutto quanto in pezzi!”.

                2.       Risponde Robert: “Ohè! Io vi dico: quant’è vero che esiste un eterno Iddio, e quant’è vero che finora porto ancora il nome terreno di Robert Blum, altrettanto è vero che per il vostro vergognoso divertimento nessuna di queste ballerine uscirà da questa roccaforte nella quale dimora Iddio, il Veritiero, che dà ad ognuno ciò che si è meritato!

                3.       Io le ho accolte in casa mia come esseri miseri e affamati. Ora sono esse mie ospiti, e come tali godono anche di tutto il rispetto che la mia casa ha il diritto di pretendere da ogni spirito di onesti intenti! Ma se voi siete seriamente intenzionati a profanare qui questo sacro diritto di ogni casa, provateci! Allora vogliamo vedere chi finirà a mal partito!

                4.       Dopo quanto ho visto di voi attraverso la finestra, io sono del parere che fuori nel giardino avete dato in ogni modo pieno sfogo ai vostri sensi! In verità, non conosco nessun animale sulla Terra che abbia da qualche parte manifestato un simile vergognoso istinto sessuale come quello che voi, quali uomini ragionevoli, avete dimostrato attivamente qui nel Regno di Dio! Ma non basta che avete peccato fino al centro del più profondo Inferno e siete diventati come i diavoli; non basta che la vostra cupidigia, invece di aiutarli, abbia reso questi poverissimi esseri femminili, ancora mille volte più miseri di quanto lo erano prima; non basta che avete macchiato questa pura, spirituale terra di Dio, con la vostra vergognosa lussuria di autentica libidine e prostituzione infernale! No, tutto questo è ancora troppo poco per la vostra insaziabile libidine!

                5.       Questi poveri esseri che qui, per decreto divino, ebbero da sopportare per lunghi anni fame e sete ed altre pene, Iddio stesso li ha ora accolti! Queste che lì, in quell’angolo, dopo lunghi trent’anni gustano il primo pezzetto di pane nutriente e per questo con lacrime ringraziano Dio, che purtroppo appena conoscono – le volete ancor trascinare giù con voi all’Inferno! Quale illimitata scelleratezza!

                6.       Quelle povere creature là fuori, che voi avete appena disonorato senza i minimi scrupoli e che ora si lamentano piene di dolori e per terra giacciono mezze morte – sapete voi chi esse sono? Vedete, queste sono state le vostre stesse figlie sulla Terra! In parte persero la loro vita terrena per malattie naturali ed in parte per il cannoneggiamento di Vienna. Prive di ogni formazione spirituale esse giunsero in questo mondo e non sapevano come raccapezzarsi. Allora, grazie ad un benevolo volere di Dio, esse appresero che voi, i loro padri terreni, vi trovavate in questa regione. Piene di gioia e nella speranza di migliorare la loro triste sorte, si affrettarono a venir qua. Quando giunsero qua e vi scorsero, vi riconobbero e volevano attirarvi al loro cuore con la filiale esclamazione ‘padre!’, allora voi, simili a iene inferocite, saltaste su di loro e compiste subito – quali padri con le proprie figlie, – la più vergognosa fornicazione e prostituzione. Invano le poverette gridavano: ‘Per l’amor di Dio, noi siamo le vostre figlie! Che cosa fate con noi!? Gesù, Gesù, che cosa fate!’. Voi però proprio non lo sentivate! Il vostro diabolico desiderio carnale, infatti, vi rese più ciechi del gallo cedrone nella sua stagione dell’amore. Voi, nella vostra furia libidinosa, avete letteralmente lacerato queste poverette! O voi scellerati autori del male! Guardate là fuori, la vostra bella opera – con quale nome si deve qualificare? In verità, la mia lingua non trova nessun’espressione per questo!

                7.       Quando giunsi qua col mio grande Amico e vi trovai tutti nella mia casa, ebbi una vera gioia in voi. Mi rallegrai, specialmente quando, dopo le mie parole, appresi il desiderio secondo il quale la vostra più grande gioia sarebbe di vedere Cristo, il Signore, anche solo una volta da lontano. Vi diedi l’assicurazione che voi, accogliendoLo ed amandoLo intimamente nel vostro cuore e divenendo puri mediante tale amore, avreste visto Lui, il Signore dell’Eternità, per sempre ed in eterno! E voi ne foste lietamente commossi e dichiaraste umilmente di non essere di gran lunga degni di una grazia simile! Questo mi piacque talmente che avrei voluto piangere di gioia.

                8.       Ma quando entrai nella mia casa con il mio Amico e gli esternai la mia gioia in merito, allora la Sua saggissima Bocca parlò: ‘Non fidarti troppo di loro; questi sono puri uomini grossolanamente sensuali dediti ai piaceri! Io ti dico, parecchi di loro dovranno scendere all’Inferno ed il loro miglioramento sarà un duro lavoro!’. Oh, che grande verità! Io vi dico, voi non avete più bisogno di scendere all’Inferno – ci siete già completamente! Questa maligna, insaziabile brama di piaceri dei vostri cuori pieni di sporcizia, infatti, Iddio non la può più migliorare in voi se non con il giudizio dell’Inferno!

                9.       Ora vi ho annunciato che cosa Iddio mi ha suggerito nel cuore. Adesso voi sapete che cosa avete fatto ed ancora volete fare, e quali saranno le inevitabili conseguenze. Fate ora ciò che volete! Siete ancora liberi; ma anche troppo presto il giudizio di Dio vi afferrerà e vi darà la vostra ricompensa! Ma non soltanto per voi, ma per tutti coloro che sulla Terra in questo tempo camminano ancora nel corpo e non vogliono accettare gli ammonimenti di Dio, dei quali quest’epoca abbonda!

              10.     Se io stesso sulla Terra avessi aperto orecchio e cuore a certi inconfondibili ammonimenti di Dio, non sarei incorso proprio in nessun giudizio. Ma poiché seguivo solamente ciò che mi suggeriva il mio intelletto eccentrico e avido di gloria, dovetti anche subire un cattivo giudizio. Io, secondo il mio modo di pensare, volevo sempre il bene e mi sono reso comunque colpevole di un giudizio. Che cosa sarà di voi che volete solamente del male, sebbene riconosciate che esso è male?”.

              11.     A quest’efficace discorso di Robert, gli ascoltatori, estremamente colpiti, restano sorpresi enormemente ed uno dopo l’altro si ritira. Nessuno ha il coraggio di replicare anche solo una parolina a Robert. Solamente borbottano tra loro perché non comprendono il cambiamento di Robert, e la sua serietà sarebbe come un potente tuono ed il suo discorso come una devastante alluvione!

              12.     Alcuni di loro però cominciano alquanto a riflettere. Una potente paura afferra il loro intero essere e si pentono molto per quanto hanno fatto.

              13.     Dopo Robert si rivolge a Me nel cuore e dice: “O Tu mio santissimo, verissimo e Padre migliore! Perdonami se ho rivolto a questi amici viennesi forse un’ammonizione troppo dura ed aspra! Tu vedi nel mio intimo che desidero solo il loro meglio e mediante la severità del mio discorso non volevo altro che risparmiar loro, se possibile, il tristissimo giudizio dell’Inferno. Io penso, infatti, che un ammonimento, per quanto sembri duro, è ancora incalcolabilmente più dolce della più piccola scintilla del giudizio infernale! E così ho tuonato su questi fratelli privi di una qualsiasi educazione superiore con tutta la forza dell’essere mio ed ho ottenuto, a quanto pare, un effetto ben visibile in alcuni!

              14.     O Padre, benedici le mie parole in loro! Forse esse otterranno ciò che io veramente volevo ottenere!”.

              15.     Rispondo Io: “Mio caro amico, fratello ed ora anche figlio! Io ti dico: non hai detto né una parola di troppo né una di meno di quanto Io stesso ho messo nel tuo cuore! Ciò che tu hai detto, infatti, l’ho pensato e voluto Io nel cuore tuo. Perciò non devi farti assolutamente nessun rimprovero come se fosti stato tu da te stesso troppo duro verso questi uomini privi di ogni educazione di vita spirituale. Perciò sii ora del tutto tranquillo!

              16.     Poiché vedi: tali spiriti che si sporgono già in avanti sull’orlo dell’abisso e stanno per precipitare da un momento all’altro, devono essere afferrati con tutte le forze per essere strappati dal baratro. Solo così è possibile condurli su una via migliore senza Inferno.

              17.     Ora ti convincerai presto, quale buon effetto il tuonante discorso della tua bocca ha provocato in loro. Tutti cercheranno di certo ancora una scappatoia e cercheranno di apparir più belli di quello che sono. Ma se soltanto la maggior parte di loro entra in sé, va già bene. La minor parte poi, la più debole, sarà comunque indotta col tempo a piegarsi alla fine di buon grado, altrimenti non troverà nessuna via d’uscita.

              18.     Ora lasciamoli riposare un po’ e per di più un poco fermentare! Quando saranno fermentati nella giusta misura, come sulla Terra il mosto, prima che venga messo nel distillatore per ottenere lo spirito del vino, allora metteremo anche loro nel distillatore, sotto il quale arde un potente fuoco del nostro amore. Ed allora sarà poi facile separare il loro vero spirituale dalle grossolane vinacce terrene. – Ora però nel frattempo passiamo ad altro!”.

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Cap. 51

I tre compagni di lotta di Robert davanti al Signore

Anche loro devono essere migliorati

Le riconoscenti ballerine come strumento

                1.       Continuo a parlare Io: “Prima si parlava dei tuoi tre amici, di Messenhauser, Jellinek e Becher. I tuoi amici hanno dato di loro una testimonianza non troppo eccellente. Per quanto questa testimonianza in e per se sia stata indelicata e grossolana, c’era tuttavia qualcosa di vero. Tutti e tre, infatti, in segreto erano mossi da uno spirito completamente diverso dal tuo. Secondo il tuo intelletto e la tua conoscenza tu avevi davanti a te, dal punto di vista terreno, un buono scopo che cercavi di raggiungere. I tuoi tre amici però non aspiravano ad un simile obiettivo, terrenamente rispettabile. Mentre tu operavi come un autentico amico degli uomini, quei tre, con poca differenza di sentimento, operavano solo per il raggiungimento di uno sfrenatissimo assolutismo popolare. Oppure, se questo fosse fallito, almeno con una borsa riccamente fornita avrebbero potuto, al momento opportuno, dileguarsi nel buio della notte.

                2.       L’incostante fortuna però non fu loro favorevole. – Il tuo primo amico non si accorse che sotto la cornucopia della fortuna si trovava quella sferetta fatale che ricorda in modo così eccellente l’incostanza di ogni fortuna terrena! E così accadde poi che anche troppo presto la fortuna terrena di Messenhauser cambiò repentinamente.

                3.       Questa fortuna non fu di certo così favorevole agli altri due, anche se fecero di tutto per rendersi questa dea propizia. Essi lottarono con l’arma della scrittura, e per un certo tempo percossero con questa valorosamente e senza indugio sulla testa dei cosiddetti filistei reazionari. Nessuno però voleva morire per queste ferite che essi infersero ai loro nemici con le armi della penna. E anche la fortuna era ostinata e non volle mostrar loro nessuna faccia benevola. Questo li irritò potentemente, così che gettarono via da sé la prima arma e ne procurarono altre presso Marte[18]. Le cose presto però andarono ancora peggio per i due. La fortuna s’irritò e gettò alla fine così tante pallottole sotto i loro piedi che fu impossibile per loro mantenersi ancora in piedi. E il loro inno alla fortuna si concluse anche del tutto.

                4.       Con la loro caduta questi tre eroi uscivano dalla scena del palcoscenico e luogo di prove del mondo esteriore. Ora essi, come te, sono passati in questo nuovo mondo che dura in eterno, naturalmente sotto innumerevoli maledizioni di quei potenti del mondo che li hanno spediti qui con posta prioritaria. Quindi sono senza dubbio qui nel mondo dello spirito e certamente non troppo lontano.

                5.       Tu dici in te: ‘Questo è sicuramente vero. Ma sono forse ancora sospesi da qualche parte nell’etere tra Cielo e Terra? O sono forse nascosti in qualche luogo nelle vicinanze di questa casa?’.

                6.       Io ti dico: non nell’etere e non in un nascondiglio forse nelle vicinanze di questa casa, che qui è uguale all’interiore del tuo cuore. Ma come loro sono presenti nel tuo cuore mediante il tuo amorevole ricordo, così sono anche in realtà presenti in questa casa! Una porta sola li divide da te e da Me. Se apriamo questa porta, li troverai ancora completamente così, come avevano lasciato la Terra.

                7.       Quando Io aprirò la porta però, non devi rivolgerti subito a loro, ma ascoltali di nascosto per un po’ al fianco Mio, per sentire che cosa decideranno tra loro. Solo quando avranno preso una piena decisione, sarà il momento giusto per mostrarsi e rivolger loro la parola. Questo perché tu ti sappia regolare!

                8.       Prima però vogliamo scambiare ancora un paio di paroline con le nostre ballerine e prepararle un po’ per le nostre prossime disposizioni. Queste ballerine, infatti, potremo in seguito utilizzarle così bene che tu non sei ancora in grado di immaginarlo!”.

                9.       Dopo questa breve istruzione ci rechiamo anche subito da queste ballerine, le quali ci ricevono entrambi con la massima cortesia e ci ringraziano cordialmente: innanzitutto per l’ottima ospitalità e poi anche per l’energica protezione contro coloro che avevano così pessime intenzioni sulle loro persone comunque molto sfortunate. Esse chiedono a Robert anche mille volte perdono per il fatto che prima l’hanno ritenuto per un essere duro, mentre ora ha dimostrato nei fatti quale uomo amorevole e giusto egli sia.

              10.     Robert pur ascoltando questa lode non malvolentieri, si fa coraggio subito e parla nel suo abituale, un po’ rude tono: “Mie care, povere sorelle, non siate troppo precipitose con la vostra lode e ringraziamento! Voi, infatti, non sapete ancora, chi è qui il vero donatore di tutti i buoni doni!

              11.     Potete credermi sulla parola che assolutamente non sono io il donatore, ma qualcun altro. Io sono qui, per così dire, soltanto un grezzo servitore della casa, però grazie a Dio sincero. Ora però è la stessa cosa se voi ringraziate me oppure il vero Padrone di questa casa. Quello che non mi spetta, infatti, nemmeno lo accetto, bensì lo riconsegno fedelmente al mio unico Signore.

              12.     Ora però passiamo ad altro: diteci, avete ancora intenzione di organizzare in questa casa uno spettacolo danzante? O forse avete rinunciato seriamente a questa folle idea?”.

              13.     Rispondono le ballerine: “O voi eccellentissimi amici della povera umanità! Una tale pretesa sarebbe ora veramente la più grande pazzia da parte nostra! Noi, infatti, volevamo esercitare la nostra miserrima arte solo per guadagnarci con essa quel tanto da poter placare la fame assai pungente. Ma poiché ora grazie a voi due abbiamo trovato la più cordiale accoglienza anche senza il nostro spettacolo, sarebbe una delle più grandi stoltezze se dovessimo pensare ancora a qualcosa del genere. Tanto più che ora siamo assai convinte che la nostra misera arte terrena ai vostri puri occhi celesti sia un abominio! Se voi due siete solo così benevoli con noi come finora, non vogliamo più parlare né sentirne più nulla della nostra arte in eterno! Di questo potete esserne certi!”.

              14.     Risponde Robert: “Questo ci rallegra. Questo è bello e buono da parte vostra! Ma se più tardi noi due dovessimo chiedervi, a causa di un determinato buon scopo, di esibirvi comunque in un piccolo balletto in una prossima occasione, rimarrete fedeli alla vostra lodevole decisione anche in quel caso?”.

              15.     Rispondono le ballerine: “O amici, qualunque cosa vogliate, noi la faremo, poiché sappiamo solo troppo bene che voi potete voler solo qualcosa di buono. E così vogliamo anche ballare se voi lo chiedete. La vostra volontà, infatti, d’ora in poi dovrà essere anche la nostra!”.

              16.     Conclude Robert: “Bene, allora tenetevi pronte! Tra breve, infatti, si presenterà l’occasione”.

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Cap. 52

La buona opera dello spirito in Robert

L’affabilità del Signore commuove il suo cuore

La sua compassione torna a profitto delle ballerine

                1.       Dico Io a Robert: “Mio carissimo amico, fratello e figlio! Tu hai veramente un cuore malleabile, e questo è per Me una grande gioia. Tu parli come da te stesso, e tuttavia non sei tu a parlare, bensì Io! Qui, nel regno degli spiriti, è una cosa giusta che la bocca dell’amico annunci ad alta voce il giusto e il vero che si trova nel cuore del suo prossimo. Il tuo cuore percepisce esattamente i Miei pensieri, e la Mia Volontà non gli è estranea! E vedi, tutto questo è opera del Mio Spirito in te divenuto già fortemente desto.

                2.       Questo puro Spirito proveniente da Me, può perciò anche penetrare nelle Mie profondità e lì contemplare ed esplorare i Miei Pensieri e la Mia Volontà. Questo è ora già alquanto il tuo caso; perciò ora percepisci già così precisamente nel tuo cuore cosa Io penso e voglio, come se tu fossi iniziato qui già da mille anni nei sacri compiti! Continua pure così, allora diventerai in breve un valido strumento per Me.

                3.       Ed ora, poiché le nostre ballerine sanno già cosa devono fare, vogliamo subito aprire la porta, dietro alla quale incontreremo subito i tre inseparabili eroi viennesi che stanno discutendo.

                4.       Prima però devo chiederti se le ballerine sono abbastanza belle così come le vedi ora. Oppure le dobbiamo rendere ancora più belle?”.

                5.       Dice Robert sorridendo: “Signore, quanto sei buono, dolce e condiscendente oltre ogni concetto! Tu parli con me veramente non come l’eterno Signore dell’infinità, bensì proprio come un amico terreno parla all’altro, e come se Tu sul serio avessi bisogno del mio consiglio! Sì, questo, questo Ti rende ancora infinitamente più grande nel mio sentimento, che se Tu creassi interi eserciti di mondi nuovi e cieli davanti agli occhi miei. – Che Tu, come Dio e Signore infinitamente potente in Te stesso, possa formare anche cose infinite, il mio cuore lo trova del tutto naturale. Ma che Tu parli con me, Tua creatura, così in confidenza ed agisci come un vero fratello agisce con l’altro – questo rende il mio cuore completamente di stucco dinanzi alla Tua Grandezza!

                6.       Ma per quanto riguarda l’accrescere la bellezza di queste ballerine, lo lascio decidere naturalmente del tutto a Te! Le prime, secondo il mio giudizio, non sembrano proprio male, esse sono, infatti, piuttosto ben messe e carine. Ma le altre sembrano molto spigolose, e la loro veste mi ricorda in modo vivido l’abbigliamento delle comitive di commedianti girovaghi. Se Tu volessi dar loro un aspetto un pochino migliore, ciò non potrebbe nuocere – purché con questo esse non diventino vanitose. Ora sembra che la vanità non le turbi proprio molto, probabilmente è per questo che non si mettono più in vista!”.

                7.       Dico Io: “Molto bene, Mio carissimo Robert! Come tu hai desiderato, deve anche accadere. Guarda, là alla parete si trova un armadio. Aprilo e mostralo poi a quelle ballerine che ritieni abbiano più bisogno di un abbellimento. In quest’armadio si troveranno una quantità di vesti che staranno loro molto bene, esse le devono indossare!”.

                8.       Robert fa subito come gli è stato consigliato, e le ballerine hanno una grande gioia per questo e si vestono velocemente.

                9.       Quando in pochi attimi sono splendidamente vestite, Robert non si può meravigliare abbastanza per l’aspetto. Egli viene svelto nuovamente da Me e dice: “Non ci posso credere. Non solo queste vesti celestialmente belle stanno loro a pennello, ma influiscono anche sul loro aspetto! Quali graziosissimi visi hanno adesso! E come sono diventate belle, bianche e rotonde le loro braccia che prima erano molto spigolose! Come ondeggiano i loro seni! E dapprima le loro gambe! No, una cosa simile sulla Terra non capiterà mai alla vista di un povero peccatore! Ma è anche bene, poiché sulla Terra certamente sarei corso dietro a delle gambe così. Ma qui al Tuo fianco la cosa mi è assolutamente indifferente.

              10.     Ora però esse spiccano un po’ troppo dalle maestre ballerine che prima erano più belle. – Dovrai acconciare un pochino meglio anche queste!”.

              11.     Rispondo Io: “Tutto giusto! Va nuovamente ed apri il noto armadio ed anche per loro si troveranno ancora vesti in giusta quantità!”.

              12.     Robert lo indica subito alle prime ballerine le quali saltano di gioia ed indossano in pochi attimi le vesti splendenti e straordinariamente celestiali.

              13.     Esse ora piacciono a Robert ancor più che le precedenti, tanto che non riesce a saziarsi abbastanza nel guardarle. Egli ritorna nuovamente da Me e dice: “O Signore, tutto quello che a Te è così facilmente possibile, nessuno spirito, per quanto perfetto, potrà mai valutarlo in eterno! No, quanto sono belli ora questi angioletti! Quale grazia celestiale, freschezza e serenità s’irradia ora dai loro bellissimi occhi, questo è indescrivibile! Per la mia beatitudine, queste mi potrebbero perfino per un bacio –! No, no, certamente no! Anche questo deve essere per un Blum una cosa indifferente. Però sono belle, questo è vero! Ebbene, miei cari viennesi là fuori: quando le vedrete, allora in voi si scatenerà di nuovo un pochino il diavolo! – Ora però potremmo andare già dai tre eroi?”.

              14.     Rispondo Io: “Sì, vieni pure con Me!”.

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Cap. 53

Le guide del popolo, Messenhauser, Jellinek e Becher nell’aldilà

Loro opinione su Dio, Inferno e fato

                1.       Noi due arriviamo alla porta e questa si apre subito come da se stessa.

                2.       Attraverso la porta aperta si vedono i tre, seduti intorno ad un tavolo rotondo completamente immersi. Frugano in diversi scritti ed atti, come se cercassero un qualche importante documento.

                3.       Dopo un po’ di inutile ricerca parla Messenhauser piuttosto eccitato: “Ma io dico sempre: quest’importantissimo documento che attesta la nostra innocenza è andato perduto o addirittura distrutto con le ultime sfortunate vicende! Che cosa ci serve ora tutto il nostro cercare? Se non ci salva un buon genio da questa prigione, allora noi siamo senz’altro perduti. Sarebbe certo, infatti, la più grande follia aspettarsi grazia da questi giudici. Siamo oramai nelle mani di autentici diavoli, qui non c’è né grazia né misericordia! Vedrete, non ci vorrà molto che entrerà un giudice marziale con un carceriere e leggerà la nostra sentenza di morte. E questo con una tale indifferenza, come se avesse dinanzi a sé, anziché degli uomini, solamente un paio di lombrichi che devono essere schiacciati! Io vi dico, noi saremo fucilati!”.

                4.       A questo punto dice Jellinek: “Amico Messenhauser, ciò che tu ancor temi, è già stato da qualche tempo letteralmente eseguito su di noi! La faccenda ha l’aspetto di un delirio da febbre, tuttavia non è un sogno! Poiché si presenta fin troppo chiaramente dinanzi ai miei occhi come fui condotto nell’orribile fossa e fucilato in piena regola. Altrettanto che subito dopo mi trovai in questa seconda prigione non dissimile da quella terrena e te, Messenhauser, ti incontrai già qui, dopo di che arrivò anche l’amico Becher. Noi quindi dopo la morte del nostro corpo ora certamente continuiamo a vivere qui una specie di vita spirituale dell’anima, e la nostra paura di un’ulteriore fucilazione è assolutamente infondata!

                5.       Ma qui, in questa strana condizione, mi opprime una cosa ben diversa: la grande incertezza di dove siamo ora, e per secondo, che cosa dobbiamo aspettarci! – Se, nel nome di tre diavoli, alla fine ci sarà qualcosa di vero nelle molte prediche infernali dei preti – allora non saremo davvero da invidiare! Così un’eterna dannazione da parte di un qualche Essere onnipotente andrebbe proprio a completare la nostra fortuna! Continua però a consolarmi che l’Essere divino, se c’è da qualche parte, deve essere sicuramente ed infinitamente migliore di tutti i migliori uomini della Terra messi insieme. Sicuramente è migliore del feldmaresciallo Windischgrätz, il quale ci ha fatto giustiziare con un indescrivibile sangue freddo. Oh, se ci fosse solo un qualsiasi mezzo per potersi vendicar di quella tigre e nel modo più crudele possibile, per me sarebbe, come minimo, la massima beatitudine! Non siete d’accordo?”.

                6.       Risponde Becher: “Sì, sì, fratello, sembra che tu abbia ragione in tutto. L’amico Messenhauser si sente ancora in un certo senso prigioniero terreno, e suppone di dover ancora attendere la condanna a morte languendo in un carcere viennese. Su questo punto sono completamente d’accordo con l’amico Jellinek. È purtroppo la nudissima verità che tutti e tre siamo stati perfettamente fucilati. Non potrei però stabilire con certezza in quale giorno. Poiché qui, dove non è del tutto giorno e nemmeno del tutto notte, io sono completamente fuori da ogni calcolo del tempo. Ma non ha nessun’importanza: dal punto di vista terreno noi siamo morti una volta per tutte, e qui non serve nessun pensiero e nessun discorso.

                7.       Ad un Inferno però io non credo per nulla. Poiché se esiste un Dio, non può esistere un Inferno. Ma se non esiste nessun Dio, tanto meno può esistere un Inferno! Il concetto Dio, infatti, è troppo puro, troppo sublimemente grande e troppo saggiamente buono, perché si possa pensare a un Inferno proveniente da Lui come concetto della più totale imperfezione. Se però non ci fosse nessun Dio, ma solo forze inconsce puramente meccaniche, allora ci si domanda: queste come avrebbero potuto fare un Inferno organizzato?”.

                8.       Risponde Jellinek: “Oh, questo me lo posso immaginare facilmente! Se esiste un Dio, cosa di cui non c’è da dubitare, allora ci si chiede: come ha potuto quest’ottimo e perfettissimo Essere creare per esempio anche un Windischgrätz? Quest’uomo-tigre rappresenta abbastanza fedelmente l’Inferno sulla Terra, ed è pure, come ogni serpente a sonagli, un’opera della Divinità perfettissima? Ma se non dovesse esistere nessuna Divinità, come potevano le forze mute della natura cadere in un così miserabile capriccio e modellare, per puro caso, un Windischgrätz? Ora voi vedete che sotto un Dio come anche sotto nessun Dio, il male si trova altrettanto quanto il bene. Perlopiù ancora più abbondante e più forte, dalla qual cosa però si può dedurre benissimo l’esistenza di un Inferno in entrambe le condizioni. Perciò è anche molto facilmente possibile finire in questo altrettanto innocenti come siamo finiti sulla Terra nelle mani di Windischgrätz. Che cosa pensate in questo riguardo?”.

                9.       Risponde Messenhauser: “Sì, sembra che tu abbia completamente ragione! Mi sembra anche del tutto chiaro che sono stato veramente fucilato e questo subito dopo il povero e generoso Blum. Io ora ho già fatto alcune osservazioni che vi posso ben comunicare.

              10.     Guardate sul tavolo, sul quale avevamo messo le nostre importanti carte. Ad un tratto sono diventate invisibili. Questa è già una circostanza sbalorditivamente strana! Inoltre scorgo lì ad un tratto, verso oriente, una porta aperta, dove prima non avevamo trovato nessuna traccia che ci potesse indicare in quale parete ci fosse una porta! Infine, con non poco stupore, noto che il nostro carcere cominci a trasformarsi in una stanza di bell’aspetto. Ora comincio a scoprire veramente delle finestre in questa stanza e mi accorgo decisamente che si fa sempre più luce. C’era è vero anche già una strana luce crepuscolare nel nostro carcere; ma non riuscivamo a distinguere nulla con precisione. Ora però comincio già a scorgere tutto ben precisamente e vedo ogni genere di oggetti molto graziosi!

              11.     Tutti questi fenomeni mi confermano sempre di più che ora ci troviamo in un mondo di sogni o di spiriti. – Ma cosa sarà in seguito di noi in questo mondo, questo è veramente un’altra questione!

              12.     Tu, fratello Jellinek, hai appena accennato al fatto che la vendetta su Windischgrätz sarebbe per te la massima beatitudine. In questo punto non sono d’accordo con te; poiché vedi, io sono completamente un fatalista. Il destino ha sparso sulla Terra in egual misura veleno e balsamo. Che colpa ha una tigre di essere una tigre? Che cosa può farci la belladonna[19] se il suo frutto è pericoloso per l’uomo! Ed altrettanto si può dire anche di Windischgrätz: egli è un cieco strumento del fato che lo ha formato così com’è. Nel suo genere egli è altrettanto da compiangere come noi che siamo divenute sue vittime insanguinate.

              13.     Grazie a Dio abbiamo superato tale cosa. Lui però deve ancora superarla. E chissà se un giorno si troverà in migliori condizioni delle nostre! Oggi a me, domani a te! E alla fine è la stessa cosa, sia che uno abbia calpestato la polvere della Terra per cento o per dieci anni, oppure che il corpo venga dato in pasto ai vermi sulla forca o in un morbido letto. Ora per me fa lo stesso!

              14.     Io ho nuovamente una vita e sono ancora Messenhauser! Non ho dolore, né fame e né sete. Mi siete rimasti anche voi, miei cari amici, e la nostra stanza diventa sempre più luminosa e bella! Che cosa vogliamo ancor di più? Se continua così, possiamo solo congratularci. Poiché meglio e senza preoccupazioni non ce la siamo mai passata sulla cara Terra! Chissà come si metteranno le cose qui? Io credo, sempre di meglio in meglio! E se con il tempo dovesse un po’ peggiorare di nuovo: quante spesso il fato sulla Terra ci ha sballottato tra bene e male!

              15.     Io non posso cambiare la situazione. E così è più saggio prendere tutte le cose così come vengono e mettere da parte tutti i desideri. Questi, infatti, non ci hanno mai portato dei profitti e probabilmente nemmeno qui ci porteranno un qualche vantaggio! Non siete perfettamente d’accordo con me su questo?”.

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Cap. 54

Jellinek dimostra l’esistenza di Dio dal libro della natura

L’uomo non potrebbe comprendere di più sulla Divinità

                1.       Risponde Jellinek: “Sono d’accordo con tutto, ad eccezione del tuo fato! La questione del tuo fato, infatti, sembra presentare una ragguardevole difficoltà!”.

                2.       Chiede Messenhauser: “Perché? Spiegati meglio!”.

                3.       Continua Jellinek: “Solo pazienza, caro Messenhauser. Cose di questo genere non si possono trattare in modo esauriente in un batter d’occhi! Ma voglio cercare tuttavia di toglierti un poco dalla testa il tuo increscioso fato.

                4.       Vedi, tu sei stato per tutta la tua vita un uomo che non si è mai occupato molto della più alta sfera della scienza. Eri, per così dire, già soddisfatto della tavola pitagorica e non ti sei mai interessato della ‘più alta matematica!’. Sei sempre stato uno studioso superficiale o studioso della corteccia e ti sei curato poco del nocciolo delle scienze. Perciò avvenne anche che ti dovette rimanere nascosta l’essenza interiore delle cose. Così non potesti mai giungere a quella ben fondata visuale, nella quale si sarebbe presentato a te meditativo un meraviglioso ordine ben calcolato in tutte le cose ed i loro effetti. Tu sei rimasto attaccato solo alla corteccia esteriore che, sicuramente a prima vista, ha spesso l’aspetto di essere soltanto opera del caso. Tuttavia la cosa è completamente diversa!

                5.       Tu hai già visto una volta che una casa con tutto l’arredamento è sorta per puro caso? Tu dici: ‘No, una cosa simile non è mai ancora accaduta!’. – Bene, dico io! Se il caso non può creare nemmeno una casa, come deve poter creare un intero mondo? Sul quale mondo troviamo un’infinità di cose meravigliose, delle quali la più semplice presenta già una struttura tanto sapiente che si potrebbe giungere all’ipotesi di sostenere: questa è un’opera di un muto e cieco fato! – Fratello, tu mi dai ragione e questo mi rallegra! Ma ascoltami ancora un po’!

                6.       Esamina per una volta la meravigliosa struttura delle piante! Come si presentano sempre uguali, precise con esattezza nella loro forma una volta conferita attraverso i millenni e non cambiano la loro specie neanche di un atomo! Quanto inconcepibilmente artistica deve già essere la conformazione di un chicco di frumento che attira a sé dal terreno solo le parti ad esso confacente e sempre si riproduce moltiplicato! Non voglio nemmeno parlare dell’essenza trascendentale del chicco di frumento. Chi comprende, infatti, quel calcolo divino, nel quale un singolo granello racchiude in sé innumerevoli miriadi di semi del suo stesso genere!

                7.       Oppure prendi una ghianda di quercia! Mettila nel terreno, ed in breve verrà fuori un intero albero di quercia, e questo ti darà per molti anni una quantità innumerevoli di ghiande. Se metti nuovamente tutte queste ghiande nel terreno, avrai già un bosco di milioni di querce, le quali tutte produrranno gli stessi frutti in una quantità mai calcolabile. E tutto questo sta meravigliosamente nascosto al nostro sguardo in ogni ghianda, eppure innegabilmente c’è! Dimmi, se un fato è in grado di organizzare una ghianda in tal modo?”.

                8.       Dice Messenhauser: “Fratello Jellinek, in verità ti devo dire che tu sei un vero teosofo! La tua semplice esposizione della ghianda mi ha detto di più che tutti gli eruditi discorsi. Io sono ora convinto completamente della nullità di un fato e non ho bisogno più di ulteriori argomenti. Ora però c’è qualcos’altro:

                9.       Un Dio pieno della massima Potenza e Sapienza originaria ci deve essere – il mio animo e il mio intelletto non possono mai più metterlo in dubbio! Ma dove e chi è questo Essere divino? Potrà Egli mai essere contemplato e compreso da una creatura? Mi ricordo ancora bene quando io, da studente, ho dovuto imparare la storia biblica e in uno dei cinque libri di Mosè trovai un testo. Questo diceva: ‘Nessuno può vedere Iddio e vivere nello stesso tempo!’ – Questo importante testo sarebbe stato rivelato a Mosè da una nuvola di fuoco, quando rivolse alla divinità, con cui stava parlando, l’ardente desiderio di poterLa non solo udire ma anche di vederLa. Devo confessare che io certamente ho sempre serbato una certa mezza fede nella Divinità. Ma per quanto riguarda la fede secondo cui quel certo Gesù debba contenere in Sé la pienezza della Divinità, qui devo confessare sinceramente a voi, amici carissimi, che in questo io ero e sono ancora un purissimo incredulo.

              10.     Certo, la pura Dottrina di Gesù ha davvero i più nobili e più giusti principi, in sintonia perfetta con la natura dell’uomo, contro la quale non c’è proprio nulla da obiettare. Ma che l’inventore di tali principi debba essere per questo anche un Dio, perché ha messo insieme e insegnato principi morali che si conciliano al meglio con la generale natura dell’umanità – questo va oltre l’orizzonte del mio sapere e della mia fede!

              11.     La Dottrina di per sé può essere quindi benissimo solo d’origine umana e non necessariamente di una Divinità. Poiché se ogni autore di giusti insegnamenti dovesse essere un Dio, allora la Terra dovrebbe già quasi brulicare di soli dei. Euclide, l’inventore delle figure geometriche, sarebbe un dio! L’inventore degli attrezzi agricoli, che sono di incalcolabile importanza, sarebbe già una specie di Dio Padre! L’inventore dei numeri e l’inventore delle navi altrettanto dei, e così ancora altri diecine di migliaia di inventori delle più svariate ed utilissime cose! – Ma come quest’intero esercito di inventori di cose importanti non pretese mai di essere divinizzato, così io credo anche che l’inventore della migliore e più semplice morale abbia certamente potuto rinunciarvi. Per quanto io sappia Egli non ha mai avanzato nessuna ridicola pretesa di essere divinizzato. Sicuramente in quei tempi gli uomini di corte vedute e superstiziosi fecero di Lui un Dio, perché era mille volte più intelligente di loro. Ora però non ci deve più sconcertare il fatto di non ritenere più la ridicola convinzione che Gesù fosse un Dio, ma solo per ciò che Egli era veramente. Io credo che l’umanità attuale dovrebbe finalmente rendersi conto che l’Infinito non può mai diventare finito; che Dio rimane eternamente Iddio, ed il limitato uomo solamente un uomo.

              12.     Comunque non vale certamente la pena qui di spendere molte parole su ciò che attualmente viene considerato un fatto concluso da tutti gli eruditi. – Ma torniamo a ciò che ho osservato prima, vale a dire: dove e chi è veramente la Divinità, della cui esistenza io non posso mai assolutamente dubitare – ditemi la vostra opinione, voi due amici miei!”.

              13.     Dice Jellinek: “Sì, carissimo fratello Messenhauser, questa è una cosa assai delicata. Il dove e il chi non verremo forse mai a saperlo! Poiché se noi esseri finiti volessimo comprendere l’infinito Essere della Divinità, dovremmo dapprima renderLo finito, cosa che è naturalmente impossibile. Altrettanto mi pare anche impossibile sapere di più dell’infinito Essere Divino di quanto ti ho dimostrato prima con l’esempio della ghianda! Io sono dell’opinione che ora dovremmo occuparci di qualcos’altro, poiché sul punto Divinità tutti noi tre ne caveremo fuori disperatamente poco”.

              14.     Dice Becher: “Tu hai perfettamente ragione! Voler sondare la Divinità, infatti, significa veramente voler raccogliere il mare in una noce vuota! Lasciamo perciò questo discorso, che non ha nessuna fine e nessuna mira, e cominciamo a parlare di qualcos’altro. Per esempio, che cosa fa ora il nostro amico Robert Blum in questo mondo, oppure che cosa fa ora il nostro nemico mortale Windischgrätz sulla Terra, e se anch’egli verrà presto da noi, dove lo accoglieremo convenientemente!”.

              15.     Dice Jellinek: “Fratelli, ciò che riguarda il nostro povero amico Blum, io sono subito presente! Risparmiatemi però con Windischgrätz, io, infatti, mai più desidero incontrare quella tigre! – Ma ascoltate, mi pare di sentire ancora parecchie voci umane di là della porta. Alziamoci una buona volta dal tavolo per vedere che cosa succede là fuori”.

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Cap. 55

Partenza per viaggi esplorativi

Timorosi eroi

Si presentano il Signore e Robert

                1.       I tre si alzano dal loro tavolo e cautamente passo dopo passo, si avvicinano alla porta aperta. Qui scoprono, come svegliandosi da un sonno, che oltre alla loro stanza di soggiorno c’è ancora una stanza più grande e assai più splendida. Alcuni passi dinanzi alla porta sbirciano qua e là per scoprire in qualche modo qualcosa di memorabile. Non osano ancora, infatti, avvicinarsi troppo, poiché non sanno chi e che cosa potrebbero incontrare.

                2.       Dopo che hanno per bene ispezionato per un po’ la stanza, nella quale Mi trovo Io con Robert, stando un po’ indietro dalla porta, come anche le ventiquattro ballerine che sono insieme in fondo, e non trovandovi nulla di sospetto, Jellinek dice a bassa voce:

                3.       “Amici, io non scopro assolutamente nulla di pericoloso in quest’anticamera. Al contrario, lì nell’angolo vedo un tavolo sul quale si trova, in una bottiglia di cristallo, un vino dall’apparenza molto buono ed alcuni pezzi d’invitante pane. Se non c’è altro pericolo che ci minacci, credo che non dovremmo andar lì così esitanti. Evidentemente questo sembra destinato a insegnarci migliori concetti e idee sulla nostra esistenza spirituale che quelli sui quali ci siamo ostinati finora. Secondo me, un pochino più di coraggio non ci farebbe male! Che cosa ne pensate voi?”.

                4.       Risponde Messenhauser: “Fratello Jellinek, sono perfettamente d’accordo con te! Solo devo confessare, a mia vergogna, che in simili spedizioni esplorative preferisco essere sempre l’ultimo! Perché se qui fosse necessaria una ritirata, allora sarei naturalmente il primo.

                5.       Risponde Jellinek: “Ma, caro fratello, da come mi pare, tu sei proprio un capo coniglio! Come hai potuto rappresentare un comandante d’armata con un coraggio simile? Ora mi diventa chiaro qualcosa! Guarda, se tu avessi comandato la tua forza militare invece che dal tuo ben sorvegliato ufficio comando, piuttosto in campo aperto davanti al nemico – chissà che Vienna non avrebbe vinto! Adesso però lasciamo stare tutto questo. Ti prego per l’amor del tuo stesso onore, di non fare il coniglio adesso!”.

                6.       Continua Messenhauser: “Ma, carissimo amico e fratello, giacché tu sei già un vero e proprio eroe napoleonico, non sarebbe bene per me e Becher se tu facessi da coraggiosa avanscoperta? Visto che tra noi sei quello che ha più coraggio, sii così buono e facci da guida. Il mio animo, infatti, non è mai stato animato da un vero coraggio eroico. Ma ciò che è vero è vero: nonostante il mio poco eroismo non ebbi mai una grande paura dinanzi alla morte. E così è anche ora. Mi assale però uno strano timore davanti a quest’anticamera, così come ce l’hanno i bambini davanti ad alcune stanze quando temono i fantasmi. In verità è qualcosa di estremamente singolare, come un inevitabile presentimento di grandi eventi che presto e sicuramente accadranno! Anzi, vedrete se il mio presentimento mi ha ingannato quando metteremo i nostri piedi oltre la soglia della porta. Mi sembra proprio che subito, all’improvviso, incontreremo grandi cose e grandi avvenimenti. Ed io spero che la mia strana mancanza di coraggio presso di te, sarà scusata un poco!”.

                7.       Dice Jellinek: “Sì, amico mio, ma questo è anche qualcosa di ben diverso! Anche a me, infatti, tormenta un simile presentimento. Tu però sai che questo non deve mai mettere in imbarazzo un grande spirito! – Se osservo quella bottiglia di vino, il bel pane di grano vicino e il mio stomaco pieno d’appetito comincia a far sentire un considerevole desiderio – oh, allora preferirei trovarmi già lì presso il tavolo che qui in vostra tremante compagnia! Che cosa mi deve veramente trattenere qui ancora a lungo? Chi ben comincia è a metà dell’opera! Perciò avanti, Hurrà!”.

                8.       A questo punto Jellinek si avvicina coraggioso alla porta ed è sul punto di avviarsi al tavolo ben apparecchiato. Nell’istante però in cui mette il piede oltre la soglia, Robert ed Io gli sbarriamo la strada. Robert parla nel suo abituale tono un po’ brusco: “Alt! Chi va là? Non un passo avanti prima che tu e i tuoi compagni non vi presentiate, chi siete e cosa volete qui!”.

                9.       Jellinek retrocede a quest’inaspettato incontro, ma subito si riprende perché riconosce nell’esaminatore subito Blum, e dice sorpreso: “Oh, oh, Blum! Robert! Sì, dove, dove – sei stato? Ah, questo è qualcosa di troppo forte! Lasciati abbracciare e baciare mille volte! Sul serio non ci riconosci? – Messenhauser, Becher e me, il tuo Jellinek?”.

              10.     Risponde Robert: “Sì, giusto, giusto! Voi siete i miei compagni di sventura, proprio gli stessi in carne ed ossa, com’eravate sulla Terra! Già da qualche tempo io sapevo che eravate qui miei ospiti. Voi però non sapevate di trovarvi in casa mia. Ma vi siete lasciati sopraffare da una sciocca paura! Venite ora tutti fuori di buon umore ed andiamo là a quel tavolo per star bene e lieti! – Fratello Messenhauser e tu, fratello Becher, ancora non osate varcar la soglia della porta?”.

              11.     Dice Messenhauser e Becher nello stesso tempo: “Sii da noi salutato mille volte, stimatissimo fratello ed amico! Con te veniamo ovunque tu vorrai guidarci – ma particolarmente lì a quel tavolo, il quale porta un’abbondante benedizione per i nostri stomaci vuoti!”.

              12.     Con queste parole si precipitano pieni di gioia da Robert, lo abbracciano, lo baciano e poi si recano lì al tavolo.

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Cap. 56

Il cuore di Jellinek s’infiamma d’amore per l’amico di Robert

Un vino celeste

Brindisi di Jellinek e risposta del Signore

                1.       Jellinek però amichevolmente Mi fissa e Mi domanda: “Caro, soavissimo amico del nostro fratello Blum, posso pregarTi di farTi riconoscere più da vicino anche da noi? Tu devi essere sicuramente un uomo estremamente buono, altrimenti non potresti trovarTi in compagnia del nostro nobile amico Blum!”.

                2.       Rispondo Io: “Il seguito ti svelerà tutto ciò che ti è ancora oscuro. Ora però vieni anche tu con Me alla tavola del Signore e rifocillati prima! Poi sarai molto più idoneo a comprendere alcune cose che finora devono essere per te ancora un mistero. Vieni dunque, mio caro amico e fratello Jellinek!”.

                3.       Risponde Jellinek: “O amico, la Tua voce suona meravigliosamente amichevole! Ogni Tua parola mi gonfia il cuore in un modo mai provato. Se Tu non sei un angelo proveniente dal Cielo, allora rinuncio in eterno alla mia umanità. Sì, sì, Tu devi essere un angelo! Sai, io rimarrò presso di Te e mi atterrò particolarmente a Te! Poiché per quanto voglio bene anche al buon amico Blum, ora, da quando Tu hai parlato con me, del tutto inconcepibilmente voglio molto più bene a Te! Adesso quindi a tavola e alziamo insieme un bicchierino all’eterna amicizia! Io credo, infatti, che qui non ci saranno dei Windischgrätz o simili che potrebbero decretare su questa casa una legge marziale!”.

                4.       Rispondo Io: “Oh, no! Lascia in eterno da parte questa paura! Ma ora a tavola, gli altri, infatti, già brindano alla nostra vera salute”.

                5.       Messenhauser va subito incontro a Jellinek con una coppa di cristallo colmo del vino migliore e dice: “O fratello Jellenik, questa è una vera essenza di migliaia di tutti i vini migliori che abbiamo gustato una volta sulla Terra! Ecco, vuota la coppa alla salute di tutti i nostri amici e nemici! Anche il Windischgrätz deve vivere! Questo cieco strumento di terreni dominatori di popoli giungerà forse anche lui una buona volta ad una migliore comprensione”.

                6.       Jellinek prende con gioia la coppa e dice: “Cari amici! Così mi piacete meglio di prima durante i nostri insensati dibattiti in quella cameretta di reclusione, dove tu, fratello Messenhauser, aspettavi ancora con disperazione la condanna a morte.

                7.       Ma ascoltate, io mi sono scelto qui l’amico del nostro Blum come mio amico del cuore. E così mi dovete perdonare se non voglio prendere nessuna goccia di questo succo divinamente profumato se prima non abbia bevuto Lui da questa coppa!”.

                8.       Tutti accolgono con animo lieto il desiderio di Jellinek. Questi Mi porge la coppa con la più intima amorevole amicizia e dice: “Caro, divinamente sublime amico! Non disdegnare di prendere questa coppa dalla mano di un povero peccatore, di un traditore terreno dello Stato! In verità, se avessi qui qualcosa di meglio, quanto volentieri Te l’offrirei in segno della mia ammirazione e stima! Vedi però, io non posseggo argento e oro! Ma ciò che ho, vale a dire questa coppa e poi un cuore caldo che ti saluta quale amico degnissimo, questo Ti offro. Oh, accettalo così come Te lo porgo! È certamente un’impertinenza da parte mia osare offrire a Te, che sicuramente sei un angelo, questa coppa e il mio cuore come pegno di amicizia. Io però Ti amo anche col mio cuore cattivo, perché prima nelle Tue poche parole ho trovato tanta benevolenza, amore e sapienza. – Anche se io sono uno spirito completamente impuro, chiudi un pochino i Tuoi celestiali clementi occhi e pensa in Te: questo tipo non può fare di meglio! – Sai, io non conosco ancora di gran lunga le maniere per trattare con spiriti della Tua specie. Ma di questo puoi esser certo: in me cuore e lingua sono saldamente cresciuti insieme! È vero amico mio che Tu non prendi male questa sfacciata libertà?”.

                9.       Io prendo molto amichevolmente la coppa dalla mano di Jellinek, bevo da questa e poi dico a Robert: “Fratello, nella credenza c’è ancora una bottiglia piena del vero vino del Mio Corpo. Portala qui, affinché Io mostri al Mio nuovo amico del cuore, quanto Mi è cara la sua amicizia!”.

              10.     Robert scatta veloce e porta una bottiglia formalmente diamantina piena del più delizioso vino e Me la porge con visibile emozione.

              11.     Io prendo la bottiglia e verso il vino nella stessa coppa. Poi dico: “Qui, caro amico e fratello, prendi la coppa e bevi da questa la più piena convinzione di quanto oltremodo cara e preziosa sia per Me la tua amicizia! Che cosa dici dei tuoi peccati? Quale uomo potrebbe considerare colmo di peccati un cuore che è così colmo del più disinteressato amore? Io ti dico, dinanzi a Me tu sei puro. Il tuo amore per Me, infatti, copre la moltitudine dei tuoi peccati terreni! Ma di qualunque cosa tu sei ancora debitore al mondo, – Io sarei un pessimo amico se non ti togliessi questo debito e non lo saldassi al posto tuo! Bevi dunque, fratello Jellinek, alla nostra eterna amicizia!”.

              12.     Dice Jellinek commosso fino alle lacrime: “O Tu divino amico, Tu! Quanto sei caro e buono! Oh, se solo potessi strapparmi il cuore dal corpo e potessi infilarlo nel Tuo petto! – Ma ora da qua la coppa!”.

              13.     Jellinek prende la coppa, beve da questa e dice: “No, o celestiale angelico fratello! Se la Tua amicizia è pari a questo succo, Tu non sei un angelo, bensì – un purissimo Dio stesso! – Qualcosa di più divino, come gusto e spirito, infatti, è impossibile possa aver da presentare l’intera infinità! Fratelli, gustate anche voi di questo e dite se non ho giudicato perfettamente!”.

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Cap. 57

Effetto del vino celeste

Domanda su Cristo e sulla Sua Divinità

Importante risposta di Robert

Massima d’amore di Jellinek

                1.       Robert, Messenhauser e Becher bevono tutti da questo e si meravigliano oltre ogni misura sull’inesprimibile bontà di questo vino veramente celestiale.

                2.       Dice Messenhauser: “In verità, Signore, ma che vino è questo! Fratello Blum, si sta bene in questa casa, noi vorremmo prendere alloggio qui! Rimarremmo subito insieme per l’eternità, se si può! E se ogni tanto poi si dovesse presentare un povero peccatore, come lo eravamo noi e certo lo siamo ancora – lo accoglieremo e gli faremo passare qui una bella giornata, ed anche se fosse uno dei nostri peggiori nemici terreni!”.

                3.       Dice Robert: “Amico Messenhauser, quanto è stato espresso da te è molto bello e dignitoso, poiché queste parole sono venute veramente dal cuore e non dall’intelletto. Io stesso dico: se venisse ora Windischgrätz come spirito indigente, in verità, egli dovrà ricevere da noi un’accoglienza migliore di quella che noi trovammo sulla Terra presso di lui!”.

                4.       Tutti e tre gridano: “Bravo, così è giusto! Per essere un vero cristiano si deve poter ricambiare il male con il bene dalla propria più profonda intimità di vita. Chi sente in sé ancora vendetta, costui non è ancora a lungo uno spirito perfetto. Ma chi, come un giorno il più grande e più saggio Maestro dei giudei, può ancora dire dal patibolo: ‘Signore! Perdona loro, perché non sanno quel che fanno!’ – Costui ha in sé certamente la più grande libertà della vita! Sì, vorremmo persino sostenere: Questi è un Dio! E questo dice anche più di tutto per l’accettazione della Divinità di Cristo che altrimenti è molto nell’oscurità.

                5.       Ora però dove si troverà in questo mondo degli spiriti questo passato Gesù, della cui esistenza terrena non c’è assolutamente da dubitare? In verità, Egli era il più grande amico degli uomini! Amico Blum, finora non hai mai avuto occasione di sapere qui qualcosa di più preciso su quest’Uomo memorabile?”.

                6.       Risponde Robert: “Carissimi amici, io vi posso assicurare sulla mia parola che proprio Lui è stata la mia prima reale conoscenza in questo mondo!”.

                7.       Tutti chiedono gioiosamente sorpresi: “Cooome? Com’è successo? In quale posto è avvenuto questo? Che cosa ti ha detto? Su fratello, dicci su questo qualcosa di meglio!”.

                8.       Continua Robert: “Amici cari, poiché adesso abbiamo altre cose da fare, vogliamo rimandarlo ad un’occasione più conveniente. – Ma vi posso assicurare già in anticipo che Egli presto mi visiterà di nuovo, con la quale occasione poi anche voi Lo conoscerete da vicino”.

                9.       Dice Jellinek: “Ci puoi però certamente dire se sei riuscito a parlare con Lui sulla Sua divinità accettata da molti credenti di poca fede? Ed ha Egli approvato tale fede oppure no?”.

              10.     Continua Robert: “Sì, cari amici, certamente ne abbiamo parlato molto. Ed io devo aggiungere, conformemente a verità per voi però ancora difficilmente comprensibile: Cristo è l’unico vero Iddio dall’Eternità! Egli è il Creatore di tutti i cieli e di tutti i mondi! Di più non vi posso dire. Ma quando Egli verrà, apprenderete tutti i dettagli da Lui stesso!”.

              11.     Continua Jellinek: “Amico Blum, una prova non è veramente necessaria, ma è necessario per il mio cuore. Devo, infatti, riconoscere apertamente che io, se Egli venisse ora qui e mi facesse segno di seguirLo, diventerei immediatamente infedele a tutti voi! Poiché io Lo amo già come l’uomo più perfetto, migliore di tutti gli uomini della Terra messi insieme. Quanto più Lo amerò se Egli è anche veramente Iddio! – Sul come non voglio assolutamente preoccuparmi. Una volta, infatti, ho letto una massima che dice: ‘Dio è Amore! Se mai il tuo cuore venisse afferrato da un potente amore, allora pensa: Iddio è in questo Amore!’. Vedete, questa massima è il mio barometro per l’esistenza di Dio anche in ogni uomo. – Ma se ora io sento nel mio cuore un potentissimo amore per Cristo, allora quest’amore mi dice appunto: Cristo è e deve essere un Dio; poiché, se così non fosse, come potrei amarLo così potentemente? Per questa ragione amo tanto anche questo fratello celeste, perché Egli sicuramente racchiude in Sé molto Amore divino! Ho ragione oppure no?”.

              12.     Risponde Robert: “Perfetto! Solo il cuore può comprendere Iddio, l’intelletto in eterno mai! – Ora però, cari amici, passiamo ad altro! Poiché già ci troviamo proprio al capitolo amore, possiamo collegarci con questo facilmente.

              13.     Ascoltate! Certamente l’Amore è l’unica prova della Divinità e della Sua incontestabile Esistenza. Sappiamo però anche che esiste un gentil sesso femminile che fin troppo spesso occupò talmente il nostro cuore che non fummo più capaci per un più elevato e più puro amore per Dio! Ebbene, voi probabilmente credete che anche in quest’amore, per lo più solo sensuale, dimori Iddio?”.

              14.     Risponde Jellinek: “Ma certo! Se la delicatezza di Dio non fosse nella donna, chi potrebbe amarla? Ma che nonostante ciò questo amore possa anche degenerare, di questo non c’è da dubitare”.

              15.     Continua Robert: “Se come prova si presentassero qui parecchie squisite bellezze femminili nei più bei costumi da ballo, e fossero estremamente gentili verso di noi – accanto però anche il severo ma buonissimo uomo-Dio Gesù, dimmi, specialmente tu, Jellinek, che cosa farebbe il tuo cuore? Io, infatti, so che le cosiddette artiste della danza erano più di tutto sempre pericolose per te!”.

              16.     Risponde Jellinek: “Fratello, certo tu qui hai toccato uno dei miei lati più deboli. Ma contro ciò posso ribattere in maniera, per così dire, lodevole, che nonostante tutte le mie debolezze, potrei immediatamente piantare in asso 1oooo ballerine per un autentico capello di Cristo! – L’amore per Dio, infatti, sarà pur anche un po’ più potente dell’amore per un’avvenente ballerina. L’amore per le donne può indebolire l’amore per Dio soltanto se o non si crede in nessun Dio, oppure se si è costretti a credere in un Dio che in qualche modo deve essere messo in un’ostia! Ma se la Divinità è veramente qui, e precisamente nella persona di Cristo, tanto da vederLa, da riconoscerLa come tale e da poterLe perfino parlare – allora fratello, puoi pur andartene con le tue bellezze danzanti! – Ma naturalmente, senza Cristo, alcune fanciulle ben formose potrebbero far nascere nel mio petto più calore che se non ce ne fosse nessuna”.

              17.     Continua Robert: “Fratello, vorresti vederne qualcuna?”.

              18.     Risponde Jellinek: “Se qui hai spiriti di questo tipo, allora facceli vedere, affinché possiamo provare a noi stessi, fino a che punto ci possono diventare pericolosi!”.

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Cap. 58

Prova dell’amore femminile per gli amici di Robert

Buone risposte di Jellinek e Messenhauser

                1.       A questo discorso di Jellinek, Robert si reca subito nella nota parte posteriore della stanza dove si trovano le ventiquattro ballerine dietro una tenda. Quando vi giunge, scosta la tenda e dice alle ballerine tranquillamente radunate: “Ora, mie care, è arrivato il momento. Venite fuori dunque, e fate alcuni giusti e graziosi movimenti davanti a quei tre ospiti. Fate però bene il vostro mestiere e non procurate nessuna vergogna a questa casa!”.

                2.       Le ballerine fanno subito ciò che Robert desidera da loro. Ma prima ancora di fare un passo di danza, la prima dice a Robert: “Noi chiediamo solo che tu non ci metta in conto come errore se noi dovessimo divenire pericolose a causa del nostro aspetto qui stranamente rigoglioso! Ma se tu dovessi in anticipo presupporre qualcosa, noi tutte preferiremmo che non ci facessi esibire davanti a quei nuovi ospiti! A noi tutte, infatti, spiacerebbe veramente se dovessimo fare del male, perché ora desideriamo sul serio operare soltanto del bene!”.

                3.       Dice Robert: “Mie care sorelle, questa dichiarazione rallegra il mio cuore, da ciò, infatti, io deduco che siete di puro e buon sentimento. Non abbiate però minimamente paura! Per questo, infatti, ce ne occuperemo io ed il mio carissimo Amico, affinché non procuriate il minimassimo danno a questi ospiti, né gli ospiti a voi! Esibitevi quindi con coraggio e senza timore; poiché voi con la vostra danza dovrete produrre in quei tre ospiti nulla di male o pericoloso, ma solo del bene e del giovevole!”.

                4.       Non appena le ballerine intendono quest’assicurazione, si fanno rapidamente avanti nella parte chiara della stanza e, con l’espressione più gentile, cominciano ad esibirsi nella loro arte con ogni genere di graziosi movimenti. Robert, già nuovamente presso i tre amici, domanda subito a Jellinek: “Ebbene, fratello, ti piacciono le nostre ballerine della casa? Hai mai visto sulla Terra qualcosa di più perfetto in quest’arte?”.

                5.       Jellinek osserva le ballerine con grande attenzione e dice con un profondo sospiro: “Ahimè, caro fratello, non posso farci nulla, ma il mio sentimento alla vista di una tale esibizione, rimane sempre lo stesso! Devo dirti del tutto apertamente che in ciò non ne ho mai avuto un vero divertimento. Al contrario, sono sempre stato colmato in un certo modo di una specie di malinconia ed abbandonavo di umore completamente strano la platea. Ho riflettuto spesso sulla Terra su questa strana reazione nel mio sentimento. Fui però sempre incapace di darmene una ragione fondata. Ora però mi si accende veramente un lumicino, e questo mi rallegra più che tutte queste esibizioni di danze artistiche. Il motivo sta nella totale insensatezza di queste distorsioni degli arti. Dimmi, di quale utilità può essere quest’arte? Secondo il mio parere nemmeno la più piccola. Tutte le altre arti, l’arte della musica, della poesia e della pittura e scultura, nel loro vero e degno senso, possono certamente essere di utilità alquanto essenziale per l’animo umano. Questo perché rendono mansueto e nobilitano il cuore e così non raramente fanno di un uomo rude uno docile e pieno di sentimenti, risvegliando nel petto un giusto amore. Ma per quanto sia pura e dignitosa la direzione che noi potremo far prendere a quest’arte della danza, essa continua a risvegliare nell’anima per lo più solo i sentimenti più impuri. La natura di quasi ogni uomo diventa, dopo una tale esibizione, sempre molto più sensuale e bramosa.

                6.       Io credo che il motivo menzionato del mio disagio sia comunque notevole, anche se in fondo non era l’origine della mia tristezza che sempre mi fu compagna dopo simili esibizioni. La fonte vera e propria della mia tristezza dopo tali prestazioni artistiche, era certo principalmente il pensiero secondo cui io vedevo, come attraverso un magico specchio da teatro, una ballerina così ben fatta come un angelo caduto!

                7.       Quanto spesso dicevo a me stesso: che cosa potresti essere per il mio cuore! Ma tu, quale un angelo caduto, non riconoscerai mai il valore di un cuore che, dal fango della tua bassezza, così volentieri ti vorrebbe di nuovo elevare e far di te un vero angelo. La mammona del mondo è ora il tuo Dio. E tu, cieca, calpesti il tuo cuore con i piedi con i quali stimoli solamente la più sfacciata lussuria. Che cosa te ne importa dei cuori nei quali i tuoi piedi ammaliatori hanno scagliato frecce velenose ad ogni passo?

                8.       Simili pensieri sono sempre stati i miei accompagnatori e rendevano la mia anima stranamente avvilita. – Non avevo forse ragione se pensavo così? Ma poiché anche qui adesso la penso allo stesso modo – allora chiediti tu stesso se, secondo il tuo parere, queste ballerine che ora per fortuna hanno terminato la loro esibizione, potrebbero diventar pericolose? Per me in questa situazione sono certamente meno pericolose, come di certo anche per questo mio carissimo amico che, visibilmente commosso, ha ascoltato il mio discorso. – Quindi posso dare a te, caro amico Blum, la piena assicurazione che tutte queste ventiquattro artiste insieme ad i loro quarantotto bellissimi piedi, non hanno arrecato il più lieve danno all’amore per Gesù! Al contrario – esse hanno solamente accresciuto il mio amore ora santissimo! Poiché vedi, io ora ho una vera compassione per questi poveri angeli caduti! E se mi fosse possibile elevarli dalla loro bassezza a veri esseri umani, per questo darei metà della mia vita! – Ma lasciamo questo! – Dite ora anche voi due, Messenhauser e Becher, vi è piaciuto questo spettacolo?”.

                9.       Rispondono i due: “Beh, insomma, proprio non male! La cosa però ci sembra davvero un po’ comica! Sulla Terra queste stravaganze della stupidità umana sono del tutto tollerabile. Ma qui, nel regno degli spiriti, tali deviazioni delle aspirazioni umane, producono un effetto un pochino troppo strano! – Immaginati, se ora potessimo nuovamente tornare sulla Terra e là raccontare ai nostri amici che abbiamo appena assistito ad un balletto celeste! Beh, vorremmo sentir le risate! Ma ora dì, come sei giunto veramente a questo folle pensiero di tenerti qui, nel regno degli spiriti, un vero harem, niente meno un paio di dozzine delle più graziose ballerine? Le hai ingaggiate di proposito? Oppure è questo forse il Cielo dei neo cattolici? Dai, lascia stare i tuoi moderni angioletti neo cattolici! Portaci piuttosto ancora una bottiglietta dell’ultimo vino. Una goccia del quale vale più di tutti questi quarantotto piedini!”. Robert sorride e va a prendere la seconda bottiglia.

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Cap. 59

Il Signore commenta l’abusata frase: “Lo scopo santifica il mezzo!”

                1.       Jellinek si rivolge ora anche a Me e domanda se Mi è piaciuta questa strana esibizione artistica.

                2.       Io però gli dico: “Caro amico, devo confessarti apertamente che in tali occasioni Io presto la Mia attenzione molto poco al mezzo ma solamente allo scopo. Il mezzo, infatti, in sé e per sé per quanto strano possa sembrare, non ha importanza quando con questo è stato raggiunto, sotto tutti gli aspetti, uno scopo nobile e buono. Poiché qui nel regno degli spiriti il miglior scopo raggiunto santifica sempre ogni mezzo attraverso il quale soltanto poteva essere raggiunto. Qui in verità non c’è niente in quest’esibizione del ballo; ma se abbinata al raggiungimento di un nobilissimo scopo, raggiungibile soltanto con quest’esibizione, allora essa è infinitamente importante.

                3.       Prima ti voglio illustrare questa massima terrena che suona a dir il vero gesuitica, affinché il suo contenuto spirituale ti diventi tanto più chiaro. E così ascoltaMi! Vedi, la massima suona così: lo scopo buono santifica ogni mezzo che renda possibile il suo raggiungimento. – Ma se questa massima sia anche giusta, lo vedremo ora da parecchi esempi:

                4.       Vedi, un figlio sulla Terra ha un padre che, mentre lavorava, ebbe la sfortuna di rompersi una gamba, al punto che poteva essere guarito solamente con un’abile operazione. Che cosa farebbe il buon figlio che ama suo padre sopra ogni cosa ad una persona che, per rabbia o cattiva intenzione, amputasse un piede a suo padre con un’ascia tagliente? Questo figlio afferrerebbe il malfattore e lo punirebbe per tutta la sua vita. Eppure suo padre avrebbe sofferto molto meno con questa rapida operazione – poiché sarebbe stata effettuata fulmineamente su un piede sano – di quanto non debba essere fatta dal medico su un piede al massimo grado dolorante. – Vedi, il mezzo in e per sé, senza collegamento con lo scopo in tal modo raggiungibile, sarebbe solo un’atrocità. Ma in relazione al buono scopo è una salvezza. Ed il figlio si dimostrerà certo in altissimo grado riconoscente all’abile operatore, il quale salvò la vita al suo padre amato. Senza di questo il padre, infatti, sarebbe morto di cancrena. – Ma andiamo avanti!

                5.       Che cosa faresti se qualcuno con un pugno ti rompesse un dente? Vedi, tu citeresti questa persona crudele in tribunale e pretenderesti da lui una non piccola indennità. Se però hai un dente dolorante che ti causa molta sofferenza, vai tu stesso da un dentista e lo paghi volentieri se ti estrae il dente guasto. Chi potrebbe lodare un cavadenti che, solamente per suo diletto, agli uomini strappa o rompe i denti? La cosa invece è del tutto diversa nelle mani di un vero dentista, perché costui con la sua operazione, spesso così dolorosa, raggiunge un buono scopo. È impossibile che tu possa negare che in questo caso il mezzo, di per sé crudele, venga santificato dal buono scopo raggiunto. Ma andiamo avanti!

                6.       Vedi, l’omicidio è uno dei più grandi peccati che un uomo possa commettere verso un suo simile. Un padre va con suo figlio per un bosco. Un uomo maligno, il quale sospetta che il padre abbia molti soldi, sbuca fuori all’improvviso dalla boscaglia, afferra il padre per la gola e lo vuole strangolare. Il figlio vede il grande pericolo che suo padre sta correndo, afferra subito la sua arma ed uccide il rapinatore assassino! – Vedi, l’omicidio è dunque, come detto, uno dei più grandi peccati. Ma è forse un peccato anche l’omicidio che il figlio ha commesso sull’assassino che voleva strangolare suo padre? Oh, no! Già il puro intelletto ti dice: l’omicidio è, in e per sé uno dei più grandi peccati come mezzo per il raggiungimento di un cattivo scopo! Ma, come qui in relazione con il migliore scopo, è altrettanto santo come lo scopo stesso. Specialmente quando esso si rivela come l’unico efficace mezzo.

                7.       Come con questi tre esempi, così anche avviene con ogni azione, della quale solo un uomo o spirito è capace. Quando l’azione, dopo saggia riflessione, sembra essere l’unico mezzo efficace per raggiungere un buono scopo, allora essa è anche buona, giusta e santificata dallo scopo raggiunto!

                8.       E così tu, caro amico, dovrai ben chiudere un occhio con queste povere ballerine. Esse, infatti, hanno danzato per il raggiungimento di un molteplice scopo buono. E questo è stato anche veramente raggiunto, come tu ben presto vedrai! DimMi, dobbiamo portar rancore per ciò a queste artiste ballerine, oppure dobbiamo dare anche a loro da assaggiare un bicchierino da questa seconda bottiglia?”.

                9.       Risponde Jellinek: “Oh, se le cose stanno così – allora certamente! Venite pure qui, voi cari cuoricini, anche voi dovete avere una buona giornata!”.

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Cap. 60

Le ballerine desiderano chiarimenti su Dio

Robert le istruisce: “Cerca la luce soltanto dentro di te!”

Pericolo sulla ricerca puramente esteriore

                1.       Le ballerine a quest’invito s’inchinano con tutto rispetto, e le prime tre dicono: “O voi cari, splendidi amici, voi siete troppo buoni ed indulgenti verso di noi! La nostra cattiva e misera arte, infatti, è certamente la più infima di tutte le arti per poter meritare, da spiriti come voi, solo la minimissima attenzione. E così non riusciamo a comprendere come potete essere così buoni con noi povere peccatrici? In verità, se ci trovassimo ancora nella carne sulla Terra, uomini così buoni di cuore potrebbero avere un grande potere su di noi. Qui però siamo completamente povere nello spirito e non abbiamo nulla se non ciò che ci offre la vostra grande bontà. Perciò per la vostra grande bontà non possiamo fare null’altro che stimarvi ed amarvi con tutta la potenza possibile del nostro cuore! Se possiamo avvicinarci a voi, allora vogliamo più che volentieri essere liete con voi. Ma se il nostro amore, forse troppo poco puro, non è ben accetto al vostro essere, allora lasciateci di nuovo andar via e piangere sui nostri peccati terreni!”.

                2.       Dice Jellinek: “Vi prego, cuoricini carissimi, non siate così romane-cattoliche! Ma dov’è il Dio che ritiene l’amore per un crimine? Come potremmo quindi disprezzarvi perché ci amate? Venite pure tutte qui e bevete di questo vero vino della vita! Non abbiate paura di noi; noi cinque non vi chiediamo altro che il vostro amore, amore che voi ci accordate volentieri. – E così io spero che ora siate in chiaro su cosa desideriamo ottenere da voi – vale a dire nient’altro che la vostra amicizia ed il vostro puro amore!”.

                3.       Quando le ballerine intendono questo da Jellinek, si recano perciò da noi con espressione assai amichevole e dicono: “Noi siamo le vostre ancelle! La vostra buona e nobilissima volontà sia la nostra santissima legge! Osiamo tuttavia rivolgervi una preghiera: sullo stupido mondo abbiamo cercato poche occasioni per conoscere veramente il supremo Essere Divino, e quindi siamo giunte qua come completamente cieche in questo primissimo punto del sapere e della fede umana.

                4.       Eravamo bensì cosiddette cristiane-romane ed esteriormente abbiamo fatto tutto ciò che questa Chiesa prescriveva di osservare. Tutti i nostri digiuni, confessioni e comunioni però non ci hanno avvicinato neanche di un pelo alla vera conoscenza di Dio. Nel corso di dieci fino a quindici anni morimmo tutte e ci siamo ritrovate qui di nuovo come per caso. Nella stessa condizione nella quale siamo entrate in questo severo mondo però, ci troviamo ancora adesso. Non abbiamo mai conosciuto Iddio e non Lo conosciamo ancora. Eppure soltanto un Dio oltremodo buono, estremamente sapiente ed onnipotente può averci dato quest’esistenza!

                5.       Se voi, cari amici, non trovate disonorevole dare alla prima occasione a noi, povere creature, un concetto un po’ migliore di Dio, ci procurereste una gioia oltremodo grande!

                6.       Nel mondo la Divinità ci fu sempre descritta in un modo tale che proprio questa rappresentazione di Dio ci tolse ogni Suo vero concetto. Dio sarebbe costituito da tre persone, di cui ognuna di per sé sarebbe perfettamente Dio, cosa che dovrebbe chiaramente risultare tre dèi! Ma questi tre dèi non sarebbero tuttavia tre dèi, ma un unico solo Dio! Ognuno dei tre dèi ha certamente la sua occupazione. Così, per esempio, il Dio-Figlio dipende molto dal Dio-Padre e può fare ed insegnare solo ciò che vuole il Padre. E si dice di nuovo: Padre e Figlio siano completamente Uno! – Con lo Spirito Santo veramente non si sa dove cominciare. È di più o di meno del Padre o del Figlio? Egli procederebbe da entrambi ed è rappresentato su entrambi come una colomba! – Ora però vengono ancora i miliardi di ostie, di cui ognuna dovrebbe essere perfettamente Dio! – Può da questo un uomo venir in chiaro sull’Essere divino? Perciò non siate contrariati per la nostra preghiera, poiché per noi la vostra risposta è necessaria più che di questo vino!”.

                7.       Risponde Robert, porgendo una coppa del vino migliore: “Care sorelle, nel Nome di Dio, il Signore e Creatore dell’infinità, fiduciose prendete ora questo vino e bevetelo! Lo spirito di questo vino, infatti, non è come lo spirito dei vini terreni nei quali, secondo Paolo, dimorano gli spiriti della lussuria e della fornicazione. Ma lo spirito in questo vino si chiama Spirito dell’eterno, purissimo Amore in Dio; tale Spirito perciò è anche una santa fiamma, piena di luce, luminosità e chiarezza. In questa luce troverete assolutamente presto in voi, da voi stesse, ciò che volete avere da noi.

                8.       Sublime è il vostro desiderio, e nessun angelo può trovarvi una macchia. Ma non cercate il suo adempimento fuori di voi, ma dentro di voi, così esso vi sarà utile in eterno! Se invece siamo noi a darvelo, allora avreste in voi una proprietà estranea. Questo vi potrebbe ben procurare esteriormente un vantaggio temporale, col tempo però interiormente vi potrebbe causare un danno non facile da riparare.

                9.       Poiché vedete, un insegnamento solo esteriore si può impartire dapprima anche soltanto agli esseri esteriori, il cui senso è un senso materiale. Esso provoca poi in questi spiriti una rivoluzione e li costringe qui e lì ad accettare tale insegnamento. Lo spirito interiore se n’accorge ben presto. Esso esce e va tra gli spiriti della natura, ovvero la vera e propria anima naturale di ogni uomo, scorge la buona semenza e ne prova una grande gioia. Poi però quasi sempre succede una sciagura. Mentre il vero e proprio spirito vitale dell’uomo contempla la semente esteriore e, fuori della sua camera tra i suoi spiriti della natura, si rallegra di un ricco raccolto, i più maligni e più impuri spiriti della natura che ancora erano presenti nell’anima, si radunano in tutta fretta per penetrare nella camera del vero spirito ed impedirgli poi il ritorno, anzi, spesso lo rendono perfino impossibile. Ma se poi il vero spirito perde la sua sede della vita, dapprincipio cerca di edificarsi una nuova sede tra i migliori dei suoi spiriti naturali animici, dimorando in mezzo a loro come un inquilino nella casa di un alto proprietario. Ma poiché esso, derubato di tutta la sua proprietà, alla fine non è in grado di pagare l’affitto, allora il vero e proprio padrone della casa gli toglie tutto ciò che ancora aveva e lo rende per di più prigioniero o addirittura schiavo della sua avidità di dominio! In questa condizione, l’interiore vero spirito della vita si deve associare con i più impuri spiriti naturali e tirare il carro del vizio sotto lo stesso giogo. E questo poi è anche tanto quanto la morte spirituale dell’uomo. In un uomo simile, infatti, Satana ha edificato il suo trono e ha ridotto l’autentico signore della vita nell’uomo a schiavo di brame e desideri infernali!

              10.     Perciò ascoltate sempre il consiglio di non aspirare troppo avidamente all’insegnamento esteriore. Questo, infatti, non serve a nulla se lo spirito non l’accoglie nella massima umiltà e non regola subito su di esso l’intera sua vita, e questo è certamente un ben difficile compito per ogni spirito. – Vedete, Salomone, il più saggio re d’Israele, cadde nonostante la sua sapienza. Il suo spirito interiore, infatti, sentendosi abbastanza forte, osò una volta lasciare la sua più intima sede per uscire e andare in mezzo ai suoi spiriti della natura per riordinarli secondo la sua sapienza. Ma poiché egli fece questo prima del tempo della sua piena maturazione – che deve sempre avvenire dall’interno verso l’esterno e mai dall’esterno verso l’interno – così fu preso prigioniero dai suoi spiriti impuri della natura e non gli fu più consentito di accedere nella sua casa che, fin troppo presto fu trasformata in una dimora di ogni vizio, lussuria ed idolatria! – Così anche Giuda tradì il suo Maestro, Signore e Iddio, perché egli accolse l’insegnamento della salvezza solo nei suoi spiriti esteriori che hanno la loro sede nell’intelletto e da ciò in ogni genere di avidità. In tal modo egli fece uscire il vero spirito vitale dalla sua più intima dimora e l’aprì a Satana per il libero ingresso. La conseguenza di ciò è troppo conosciuta, perché io ve la debba ripetere di nuovo.

              11.     Perciò ora bevete questo vino! Esso risveglierà in voi il giusto amore per Dio. E questo amore rafforzerà e farà crescere il vostro spirito. Quando poi lo spirito, mediante la sua crescita, compenetrerà tutti i suoi spiriti esteriori naturali, senza abbandonare la sua sede originale, allora troverà già in sé tutto ciò che egli vorrebbe ora ottenere qui dall’esterno. – Mi avete compreso bene?”.

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Cap. 61

Comprensione delle ballerine

Lotta contro gl’impuri spiriti naturali nell’uomo

Scala del perfezionamento

L’Altissimo

                1.       Rispondono le ballerine: “O tu sapietissimo amico veramente iniziato nell’essenza più intima della vita dell’uomo! Ti abbiamo compreso molto bene! Tu ci hai esposto in maniera chiara ciò che noi spesso abbiamo oscuramente presentito. Come possiamo esserti abbastanza grate per questo?

                2.       Quante volte abbiamo visto sulla Terra uomini il cui spirito aveva la migliore immaginabile formazione. Uomini che in campo della religione stavano particolarmente in odore di santità ed ognuno li onorava e lodava. Anzi ancora di più: uomini che manifestavano inconfondibili tracce di elevata illuminazione mediante parole ed opere. Tali uomini di tanto in tanto venivano da noi e ci proponevano i più ripugnanti divertimenti! No, pensavamo noi, se queste sono le conseguenze di una tale eccellente virtù cristiana, non vogliamo saperne più nulla di loro! Allora simili fatti erano un mistero inesplorabile, ora però  ci è tutto chiaro. Poiché solo adesso sappiamo da dove provengono i molti mali. – Dacci ora il vino della vita, e noi tutte vogliamo accogliere in noi questa coppa dell’umiltà fino all’ultima goccia!”.

                3.       Robert ora porge loro la coppa ed esse bevono da questa e diventano per di più piene di gioia.

                4.       Jellinek però, insieme a Messenhauser e Becher, si stupisce enormemente della sapienza di Robert e dice dopo un po’: “Fratello, questo è troppo in una sola volta! Tu sai che ti ho sempre ritenuto uno spirito molto sapiente. Ma che tu fossi un uomo così profondamente sapiente, non ne ebbi mai la più pallida idea! A me però sembra che tu, senza volerlo, abbia detto ora cose che non sono farina del tuo sacco. Ma non fa nulla. Con questo, infatti, hai acceso anche in me un lumicino, così che ora comincio a giudicare le cose e le apparenze in modo diverso da come facevo prima.

                5.       Ora mi pare anche un po’ più chiaro il motivo per cui le ballerine hanno danzato davanti a noi! – Non hanno in tal modo tirato fuori i nostri spiriti impuri dalla dimora occupata dal nostro vero io, e questo ha poi velocemente preso di nuovo la sua giusta abitazione?

                6.       Dice Robert “Sì, sì, avresti quasi esposto la faccenda secondo la verità. Ciò nonostante però hai guardato dentro di te in modo ancora un po’ troppo superficiale. Davvero, caro fratello, come hai potuto pensare così di te e di tutti noi?

                7.       Io ti assicuro che nel nostro caso è proprio il contrario. I nostri e in particolare i vostri spiriti si trovano fortunatamente nella loro giusta dimora della vita, altrimenti non vi trovereste qui in questa casa, ma vi trovereste in una casa dove in eterno non giunge nessuna luce e nessun calore della vita.

                8.       I vostri spiriti sono stati fin troppo assediati dagli spiriti naturali, così che potevano difficilmente muoversi e guardare oltre a questi spiriti della natura. Perciò anche fino a poco fa riuscivate appena a muovervi in quella stanza, ed ancor meno guardare da una qualche parte. Solo attraverso un aiuto straordinario dall’Alto, gli assedianti del vostro spirito sono stati spinti all’esterno. E vedete, in questo modo il vostro spirito ha potuto subito sviluppare da sé più luce e con ciò ampliare il suo orizzonte che prima era estremamente limitato. Allora scopriste anche subito una porta aperta, e questo tavolo con il vino della vita.

                9.       Rimasero tuttavia una moltitudine di tali spiriti della natura, come assedianti della giusta dimora del vostro spirito, tanto che, a causa del loro numero ancora grande, il vostro spirito non poteva guardare in piena chiarezza, ma come attraverso una leggera nebbiolina. Questi spiriti però che assediano sempre ostinatamente il vero spirito e lo vogliono attirare nella loro sfera, provengono perlopiù dall’amore sensuale della carne, essi hanno da un lato anche la più ragguardevole somiglianza con il vero spirito del puro amore di Dio nei nostri cuori. Essi sono i più difficili da mandar via da quest’abitazione della vita, poiché essi, come nessun’altra specie di spiriti della natura, sono fin troppo attaccati alla vita. La loro più grande paura è di perdere la vita, la quale procura loro così tanti dolci godimenti.

              10.     Questi ostinati spiriti della natura possono essere allontanati un po’ di più dalla dimora dell’autentico spirito, solo mediante una straordinaria tentazione esteriore, con la quale occasione poi il vero spirito può di nuovo ampliare un po’ il suo territorio e così diventare con questo più libero e più chiaro. E vedi, una tale tentazione esteriore è stata inscenata anche qui mediante queste ballerine. Ed il vostro vero io è così diventato molto più libero e chiaro. Per questo prima il mio sublime fratello ti ha detto, fratello Jellinek – quando avevi trovato le danze qui un po’ strane – di non badare tanto al mezzo, ma piuttosto al buono scopo! Ora hai il miglior scopo chiaramente illuminato davanti a te. E così io penso perlomeno che ora non obietterai più contro il mezzo!

              11.     Che però queste ballerine non sono ancora degli angeli puri, perché tramite loro è stato raggiunto per voi un buono scopo, non ho bisogni di spiegarvelo. Vogliamo però far di tutto affinché lo diventino, cosa che loro – ed anche noi – ancora non lo siamo.

              12.     Io vi precedo soltanto di un unico gradino, e questo è anche tutto il mio vantaggio. La scala della nostra eterna destinazione però è infinita. Ed allora potrà accadere ben facilmente che le nostre attuali differenze siano pareggiate, tanto che di noi nessuno sarà un poco superiore dell’altro. Ad eccezione di quell’Amico e Fratello accanto a te, fratello Jellinek, il Quale è così immensamente avanti di noi tutti che non potremo mai raggiungerLo! E perché questo? Una conoscenza più approfondita con Lui vi darà in seguito una risposta più che sufficiente.

              13.     Ora però abbiamo un altro lavoro molto importante davanti a noi, che deve essere messo al più presto in ordine, altrimenti non potremmo muoverci in questa casa a nostra libera discrezione”.

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Cap. 62

Presso la dissoluta compagnia viennese

Cura salutare di questi eroi della carne

Robert li incoraggia ad entrare in casa

                1.       Continua a parlare Robert: “Guardate fuori da questa finestra nel meraviglioso giardino che circonda in lungo e in largo questa casa, e ditemi, che cosa vedete?”.

                2.       I tre vanno subito alla finestra e guardano fuori. Appena però hanno dato uno sguardo fuori, indietreggiano inorriditi. Jellinek prende la parola e dice: “Ma fratelli! Per l’amor di Dio, che cosa è questa roba? Sono uomini, bestie o diavoli? No! Non avrei mai sospettato nulla di simile nelle vicinanze di questa casa. Qui si vede ammassata, in una volta sola, ogni mostruosità della più sporca mitologia pagana, in modo corporea e realmente! Ti prego, caro fratello, chiudi a chiave la porta della casa, altrimenti corriamo il pericolo che queste bestie penetrino qui da noi e ci divorino tutti da capo a piedi!”.

                3.       Risponde Robert: “Oh, non temete! In fondo non sono come vi sembrano a prima vista. Ma che vi appaiono così ripugnanti dipende dal fatto che essi credono ancora, sin da Vienna, che voi li avete traditi denunciandoli a Windischgrätz! Se saranno convinti del contrario, vi sembreranno subito un po’ più umani. Dovete sapere, infatti, che questi sono individui viennesi di ogni specie, i quali durante i fatali giorni d’ottobre sono caduti come combattenti per la libertà terrena, uccisi dalle armi dei soldati imperiali. Essi credono ora che questo non sarebbe stato mai possibile se, in particolare Messenhauser, non li avesse traditi segretamente. Ma se si convinceranno del contrario, allora anche per loro, con l’aiuto di Dio, potrà essere fatto qualcosa di diverso. Se tra loro dovessero essercene alcuni che non vogliono per nulla ricredersi, il Signore saprà pur bene, con il Suo Potere, separare tali caproni dalle pecore migliori!

                4.       Li lasceremo perciò anche entrare e lavoreremo su di loro, secondo la Volontà del Signore! È stata, infatti, anche colpa nostra se, mediante i nostri discorsi e leggi, sono giunti fino a quel punto, ed ora innanzi tutto è anche nostro dovere condurli su una via migliore. E così seguitemi da loro nel Nome del Signore!”.

                5.       Robert si reca ora fuori in giardino con Messenhauser e Becher, dove si trovano ancora i noti viennesi accanto alle loro figlie sfibrate diventate prostitute e violentate. Io invece vengo dopo con Jellinek al Mio fianco in giardino, dove troviamo la massa in una evidente spiacevole condizione.

                6.       Quando Robert domanda come stiano ora, quasi tutti gridano nello stesso tempo: “Spregevoli, miseri e maligni! – Aiutateci oppure toglieteci questa misera vita da maiale, ciò sarà per noi indifferente! – Non è questo divenire puramente del diavolo!? Figurati quali belle esperienze abbiamo fatto qui in questo sudicio, marcio e puzzolente regno degli spiriti! È vero, l’abbiamo fatta un po’ brutta con le sgualdrine. Ma noi siamo bestie e non siamo mai stati altro, perché non siamo mai stati educati per qualcosa di meglio – di questo portano la colpa unicamente i nostri saggi e clementi reggenti. E così ci siamo divertiti anche qui nella maniera preferita come il padre Adamo con Eva. Ora però ascolta qual è la cosa qui nel regno degli spiriti completamente abominevole: quasi da non credere, qui quasi tutti quanti siamo stati contagiati! Questo certo è maledetto, contagiati qui nel regno degli spiriti! Se soltanto ci fosse dato qualche aiuto! Ma non c’è nulla, da qualsiasi parte si guardi. Ora vedi come stiamo! Perciò sii buono e procuraci un qualunque aiuto oppure uccidici tutti. Poiché è mille volte meglio non esistere del tutto che esistere in queste orribili amare condizioni!

                7.       Ancora qualcosa! Dicci, chi sono i tuoi compagni? Uno di questi lo conosciamo già; costui è il cosiddetto vero e proprio padrone di questa casa, un uomo di Dio veramente raro! Ma gli altri tre non li conosciamo! Avanti, dicci chi sono!”.

                8.       Dice Robert: “Miei poveri amici malati, siete dunque così ciechi che non potete più riconoscere Messenhauser, Becher e Jellinek?”.

                9.       Gridano parecchi: “Accidenti ed ancora accidenti! Che cosa!? Questi tre capi pezzenti sono qui? Sì, ci saremmo immaginati più facilmente la morte che incontrarli a faccia a faccia un’altra volta, specialmente il capo farabutto Messenhauser! Ma la sua fortuna è che ora siamo tutti così miserabili! Altrimenti gli avremmo dato un singolare ringraziamento per il suo comando supremo in Vienna! Ma poiché siamo troppo deboli per una convincente dimostrazione di gratitudine, egli frattanto si può soltanto consolare con il fatto che noi auguriamo a questo mascalzone matricolato e farabutto ciò che lui stesso sicuramente non si augurerebbe mai! – Allora Messenhauser, Becher e Jellinek! Oh, così tutta la gentaglia si riunisce! Veramente un bel paradiso questo!”.

              10.     Risponde Robert: “Ditemi, siete ora tutti più leggeri che avete ingiuriato i miei amici?” – Rispondono i viennesi: “Ebbene, questo no, ma abbiamo dovuto dirglielo, perché se lo sono veramente meritato! Tu stesso sai, come e perché!”.

              11.     Continua Robert: “Ascoltate, ora lasciamo perdere, ciò che è passato, è passato! Nessuno di noi, all’infuori del mio grande amico, può sostenere di sé di non aver mai sbagliato! Io credo piuttosto che ognuno di noi ha percorso, non solo una volta, la scala di tutti i peccati mortali. Sarebbe molto stupido da parte mia se volessi ora presentare dinanzi a voi questi tre accusati come innocenti. Essi hanno commesso la loro buona parte di peccati; anche noi però da parte nostra non ci siamo assolutamente risparmiati. Decidere chi di noi sarebbe quello più maturo per l’Inferno dinanzi al seggio del tribunale di Dio, questo non dovrebbe costare proprio molto rompicapo all’eterno Maestro della Vita! Io però penso, poiché tutti quanti noi già non siamo di nessun valore dinanzi a Dio, così non dovremmo più accusarci qui reciprocamente. È meglio darci la mano in reciproca amnistia generale, perdonarci a vicenda tutto e fondare qui, in questo nuovo regno della vita, anche una nuova colonia di puri amici e fratelli! Questo ci porterà in seguito frutti migliori che se vorremmo qui ancora giudicarci, visto che anche senza questo ognuno di noi deve portare sulle proprie spalle una bella porzione di colpa! – Che cosa pensate, vi piace la mia ben intenzionata proposta?”.

              12.     Gridano tutti: “Sì, sì, hai perfettamente ragione! Innanzi tutto però c’interessa solamente la salute! Tu sai, infatti, che un uomo o spirito sofferente non può facilmente pervenire ad una sana decisione. Un viennese ammalato, infatti, è un cibo troppo cattivo perfino per la scrofa!”.

              13.     Risponde Robert: “Ebbene, lasciate andare questo! Alzatevi e venite in casa con me, là si troveranno mezzi per rendervi di nuovo sani! Qui nel regno degli spiriti, infatti, nessun medico per l’esteriore può fare qualcosa, poiché qui tutti i mali devono essere sanati dall’interno. E per questo è necessario che entriate qui in casa mia, la quale è provvista di tutto il meglio possibile! Perciò seguitemi”.

              14.     A queste parole di Robert tutti si alzano, anche gli esseri femminili e camminano zoppicando come meglio possono dietro di noi per entrare in casa, e precisamente nella stanza già nota che è abbastanza grande per accogliere parecchie migliaia di ospiti.

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Cap. 63

Gli ospiti alla vista delle ballerine

Dialoghi popolari

L’eroina delle barricate

Il patetico

                1.       Quando tutti sono insieme nella stanza, uno di loro si accorge delle ballerine e dice: “Ebbene, queste ora possono anche non importarci! La nostra condizione e quelle là, sono due cose che non possono andar d’accordo!”. – Dice un altro vicino a lui: “Ma perbacco! Sono graziose! E che belle gambe hanno! Accidenti, se solo fossi sano – anima mia, quella nel mezzo mi andrebbe proprio a genio!”.

                2.       Il suo vicino lo ammonisce: “Ti prego, Franz, sii ragionevole! Non sai dunque che adesso non siamo più sulla Terra?”. – Risponde il primo: “Questo lo so bene! Ma mondo qui, mondo lì – sono pur sempre belle! Allora non si dovrebbe avere nessun sentimento per restare indifferenti!”.

                3.       Dice un terzo: “Ma se poi Franz andasse all’Inferno con la tua indifferenza, come si sentirebbe poi?”. – Risponde Franz: “Eh, va al diavolo! Sei e rimani uno stupido! Siamo forse ora in Cielo? Oppure hai già visto una volta l’Inferno per dire che ora non ci saresti dentro?”. – Dice l’interpellato: “Lo so bene, prima però dobbiamo essere condannati e poi vedere il fuoco infernale. Ed io penso che adesso non è ancora il nostro caso. Mi brucia però terribilmente – tu sai già perché! Ma questo in ogni modo non è l’Inferno! Perché ancora non siamo stati dannati e non vediamo nessun fuoco! Credo però che se adesso non ci allontaniamo da queste persone dannate, ora che siamo già nel mondo degli spiriti, si potrà finire molto più facilmente all’Inferno da qui che non dalla Terra! – Ho forse torto?”.

                4.       Dice il primo: “Sì, sì, hai certamente ragione! Posso però pensare di testa mia?! Non farò comunque nulla!”. – Risponde l’altro: “Sì, sì, fare nulla! Fare nulla! Prima vengono sempre i pensieri; dopo i pensieri vengono le brame e dopo le brame, i fatti. E poi viene l’Inferno, e poi più nulla! Mi comprendi? Io la penso così: siamo morti e adesso ci troviamo nel mondo degli spiriti. Qui si deve essere ben tranquilli ed obbedienti e non pensare, dire e fare altro se non quello che ci dirà Blum. – Allora potrà andar meglio con noi!”. Dice Franz: “Ma sì, va bene così; non sei poi così stupido come sembri”.

                5.       Dice un’eroina delle barricate che si trova accanto ai due: “Ma guarda queste due boccacce! Questi vogliono convincersi l’un l’altro se esiste o no l’Inferno! hahaha! Uno più boccaccia dell’altro – ed aspettano ancora di essere dannati – come se non fossero già dannati! Hahaha! Questo è divertente!”. – Dice Franz: “Non puoi chiudere la tua bocca puzzolente da patibolo? Tu sgualdrina di tutti gli studenti viennesi. Sta a vedere che te ne appioppo ancora un paio davanti al regno dei Cieli di Cristo che perfino la beatissima Vergine si metterà ad urlare per il male! Ma guarda questo letame arrostito! Questa ci vorrebbe già vedere tutti quanti all’Inferno! Bada di non volarci dentro con le tue mani simili alle ali del pipistrello!”.

                6.       Si aggiunge un altro e dice in un patetico tono: “Amici, riflettete dove siete! Questo non è il Prater[20], dove l’umanità viennese si comporta dieci volte ancora più rozzamente che altrove! Riflettete, qui c’è il severo mondo degli spiriti, dove si deve stare composti e seri, per non essere dannati all’istante in eterno. Dio, infatti, non concede più nessuna grazia e nessun perdono in questo mondo!”. – Dice l’eroina: “Oho, non scaldatevi troppo, testa di zucca dalle spalle larghe! Che il nostro signor Iddio non possa aver pietà con un simile bevitore di birra a secchi come lo siete voi, non è una cosa del tutto naturale?”. – Risponde il patetico, sbarrando i suoi occhi: “Che coooosa dice questa strega del monte Block? Oh, per questa boccaccia si troverà ben un bastone anche qui nel mondo degli spiriti! Non c’è qui nessuno che con le sue mani vuol torcere il collo a questa sudicia sgualdrina?”. – Risponde l’eroina: “Oh, non preoccupatevi per questo! Se si tratta di trovar qui un tipaccio per torcermi il collo, non c’è nessun altro più adatto di voi per quest’affare! Io però penso che un lavoro del genere non sarebbe troppo bello per voi. Ma chi credete di essere, secchio di birra vivente!? Una birretta e la vostra prosperosa femmina – queste vi mancano qui nel mondo degli spiriti? Consolatevi però, forse la vostra femmina arriverà anche presto. Allora il caro Signor Iddio sarà più misericordioso di adesso!”.

                7.       Dice il patetico: “Amici! Lasciamo andare questa carogna puzzolente, perché una mucca con la coda sporca rende impuro tutto ciò che la circonda!”. – Risponde l’eroina: “Sarebbe certo una vergogna se voi non foste più puro di me – visto che vi siete lavato tutta una vita con alcune migliaia di secchi di birra! E questo sarà certamente tutt’altro che cento confessioni generali presso tutti i gesuiti! Se io fossi un pezzetto del caro Signor Iddio, saprei già come vi si potrebbe rendere beato! Vedete, io farei il Danubio di pura birra doppia e poi la metterei dentro proprio là dove il fiume si versa nel Mar Nero, e la prosperosa Marietta accanto. Allora così sareste voi l’uomo più beato!”.

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Cap. 64

Il patetico è rimproverato da Robert

L’eroina di buon cuore cerca invano di consigliarlo

                1.       Ora il patetico lascia l’eroina e si reca da Robert per riferirgli, rispettosamente, quali esseri villani insudiciano la sua eminentissima casa qui nel mondo degli spiriti. Egli vorrebbe che tali esseri fossero destinati da qualche altra parte!

                2.       Risponde Robert: “Mio stimabile amico, questo non è per nulla possibile qui! Vedete, sulla Terra non volevamo altro che ottenere tra gli uomini la totale parità di diritti sotto ogni aspetto! Ma ciò che sulla Terra non fu possibile ottenere, viene offerto qui a tutti noi in pienissima misura. E questo è un vero dono da parte del sommo Governatore di tutti i Cieli e mondi. Se ora voi volete essere veramente felice sotto la più libera costituzione che Dio stesso ci dà qui, allora non sopravalutate mai il vostro valore umano! Riflettete coscienzioso sul fatto che tutti gli uomini che qui vedete, hanno lo stesso Dio come loro Creatore e Padre. In tal modo poi amerete veramente questi uomini e troverete giusto amore corrisposto, amore che qui avrà com’effetto solamente la felicità di tutti. Così voi non dovrete mai più cercare rifugio dai giudici d’onore, bensì il vostro stesso cuore vi procurerà la migliore giustificazione nei cuori dei vostri fratelli e sorelle! – Inoltre non dovete assolutamente preoccuparvi se la mia casa viene insudiciata o meno da questi poveri esseri; poiché a questo è già stato provveduto! – Devo anche confessarvi apertamente che a me quest’eroina dalla parlantina sciolta è più cara di voi! Lei è così com’è, una viennese, ed ha, ciò nonostante, un cuore buono. Voi invece siete un filosofo di corte in pensione che si lascia dare soltanto del voi, senza riflettere che qui siamo tutti fratelli e sorelle! Dite voi stesso, chi mi dovrebbe essere più caro qui – voi, oppure quella viennese in tutta la sua schiettezza?”.

                3.       Il patetico fa un inchino dinanzi a Robert e dice: “Se qui si tiene simile linguaggio tra uomini d’onore, allora io prego di voler permettermi di poter di nuovo recarmi fuori all’aperto, poiché qui c’è puzza di bassezza e gentaglia!”.

                4.       Risponde Robert: “Amico mio, in questa casa non si trova da nessuna parte una prigione né una qualunque catena – all’infuori di quella dell’amore! Se non volete trovar piacere di questa, potete andarvene liberamente fuori proprio come siete entrato! Devo purtroppo solo farvi notare che vi sarà un po’ difficile far ritorno nuovamente in questa casa dell’amore. Potrebbe essere, infatti, molto facilmente il caso che voi perdiate di vista questa casa, appena fate il primo passo fuori! – Ora sapete che cosa vi aspetta. Voi però siete liberi e potete fare quello che volete!”.

                5.       Il patetico rimane ora sorpreso e non sa cosa fare. La nostra eroina però sopraggiunge velocemente e dice: “Suvvia, rimanete qui! E non siate proprio così presuntuoso! Guardate, io già sono nuovamente tranquilla! Mi ha un po’ infastidito il fatto che avete voluto negare al caro Signor Iddio ogni Grazia e Misericordia, ed allora vi ho espresso la mia opinione, era però completamente a fin di bene. – Ma voi mi avreste divorato per la rabbia, se vi fosse stato possibile! – Poi siete andato ad accusarmi e volentieri avreste voluto vedermi punita. Ma il signor Blum è un pochino più assennato di noi due, e così non avete ottenuto nulla e questo adesso v’infastidisce! – Ma lasciamo andare e siamo nuovamente buoni amici e così rimanga! In seguito tutto si sistemerà di nuovo! Siamo tutti uomini imperfetti e perciò dobbiamo avere un po’ di pazienza l’un con l’altro! Che cosa sarebbe se qui, quali spiriti, facessimo anche gli offesi? Venite qua nuovamente da noi! Il vecchio Franz, che è stato a lungo il vostro lustrascarpe, vi metterà nuovamente la testa a posto! Allora siete con me ancora arrabbiato?”.

                6.       Risponde il patetico: “No, non sono proprio arrabbiato con te! Questo, infatti, non mi procurerebbe nessun onore, perché tu, per così dire, non sei nulla di fronte a me! Ma in mezzo a voi, dove regna la più grande volgarità, non posso nemmeno più stare, ma mi tratterrò qui nella cerchia dei rispettabili. E così tiratevi indietro!”. – Risponde l’eroina: “Fate però attenzione che gli onorabili non diventino cattivi accanto a voi, goffo presuntuoso! Ma chi credete di essere? Io sono certo un’allegra donna di Vienna; ma proprio non sono cattiva. Se però sono troppo cattiva per voi, allora cercatevene una migliore! Là ce ne sono giusto un paio di dozzine! Andate lì e provate la vostra fortuna! Quelle vi diranno quanto valete!”.

                7.       L’eroina torna di nuovo in mezzo ai suoi. Il patetico però arriccia il naso e fa come se non avesse proprio considerato l’eroina dalla lingua sciolta.

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Cap. 65

I viennesi e lo sgradevole boemo

L’eroina si rivolge a Jellinek

Costui la indirizza al Signore

                1.       Quando la nostra eroina si trova di nuovo in mezzo a coloro con i quali aveva avuto prima un dialogo un po’ mordace, il già noto Franz le dice: “Allora, donna dall’albero di acacia lussemburghese, come ti è andata con l’eroe focoso dalle spalle larghe? Gliele hai detto giuste alla maniera viennese?”. – Risponde l’eroina: “Ebbene l’avrà capito! Adesso questo sciocco crede proprio di essere un signore! Beh, presto avrà un altro tipo di trattamento! Certo che gliene ho dette! Se solo aveste sentito quante gliene ha dette il signor Blum, perché è andato a lamentarsi come se ne avesse avuto una gioia matta! – Non auguro a nessun uomo qualcosa di male, nemmeno a questo balordo; ma poiché ha avuto una così superba espressione, sarei contenta se i bravi signori là gli tagliassero un po’ le ali. Oh, questo gli starebbe proprio bene!”. – Dice Franz: “Dai donna, ora mi piaci di nuovo, e torno ad essere ancora buono con te! Questo però ti dico: se mi attacchi un’altra volta così, come hai fatto prima, allora vedi di sparire! Ma ora è di nuovo tutto a posto, mi capisci?”.

                2.       Dice l’eroina: “No, no, non siamo mica boemi che dobbiamo tenerci il broncio per sette anni! I Viennesi, anche se agiscono come se volessero divorarsi l’un l’altro, quando però si sono rappacificati, sono nuovamente i migliori amici! Con i boemi però è una vera croce! Anch’io una volta ne ho conosciuto uno. Credo che dopo tre anni ancora mi avrebbe sbranata per puro amore, se solo mi avesse potuto prendere!”. – Risponde Franz: “Donna, non parlare così forte! Perché non si può mai sapere chi ci sta ad ascoltare. Non sai dunque che i boemi hanno lunghissime mani e orecchi più lunghi, per questo sono sempre state le migliori spie e servitori della polizia!”.

                3.       A queste parole di Franz si alza subito una vigorosa figura paffuta (un boemo), tira un profondo respiro e dice poi rivolto principalmente a Franz: “Ascoltami brutto tipo, chi avrebbe gli orecchi e chi le mani lunghe? Aspetta, dillo ancora una volta! Anche se sono uno spirito, ti farò vedere io chi ha gli orecchi lunghi! Mi hai capito, mascalzone!”. – Dice l’eroina: “O perdinci, Franz! Vediamo di andare via! Quando si chiama il lupo, ecco che arriva! C’era già qui qualcuno come in vita sua uno non si potrebbe augurar di meglio. Oh, se quello si arrabbia, io credo ci ammazzi subito!”. – Dice il boemo: “Chiudi il becco, donna! Altrimenti ti do una sberla che ne avrai per un bel pezzo! Credi forse che i boemi siano diavoli? Tu sei una prostituta, ma i boemi sono gente per bene! Mi capisci, boccaccia?”. – Dice l’eroina: “Ascoltate miei cari viennesi, questo è un boemo! Se non fossimo in una casa così rispettabile, quello dovrebbe essere buttato fuori anche se costasse la vita a mia madre. Ma ciò non si può fare! Andiamo ora subito via, altrimenti vedremo una scenata!”.

                4.       A queste parole l’eroina si reca svelta con parecchi viennesi da Jellinek e Me, e rivolge subito a Jellinek il seguente discorso: “No, no, signor dottore, quasi non vi avevo riconosciuto! I miei ossequi! Come state e che ci fate qui?”.

                5.       Risponde Jellinek: “Vedi, io sto molto bene, molto meglio che nel mondo! Ma il mio più ardente desiderio è che tutti voi stiate altrettanto bene, così che poi non litighiate più l’un con l’altro come avete fatto finora. Dovete smetterla del tutto qui, altrimenti difficilmente le cose potranno migliorare per voi tutti! Imparate da noi come si deve aver pazienza con le debolezze dei propri fratelli, così vi comprenderete subito più facilmente, e questo vi porterà frutti d’oro! Ma se continuate ad insultarvi a vicenda e minacciarvi di prendervi a botte, allora sarete ben lontani dall’intrattenere tra di voi quell’amore cristiano-celeste, cosa che è l’unica condizione necessaria per la vera beatitudine di tutti gli spiriti.

                6.       Perciò lasciate la vostra sciocca contesa e diventate miti nei vostri cuori, così sarete aiutati presto e facilmente! Ma se continuate a litigare tra voi, vi si dovrà lasciar soffrire ancora a lungo. E comunque, anche se sarete aiutati, l’aiuto sarà scarso, com’è scarso il vostro reciproco amore e reciproca amicizia! Pensate che dinanzi a Dio siamo tutti uguali! Nessuno ha una precedenza sull’altro, all’infuori di chi è più umile di tutti e racchiude nel suo cuore il più forte amore per Dio e per tutti i suoi fratelli! Mi hai compreso bene?”.

                7.       Risponde l’eroina: “Oh, sì, ti ho compreso bene, ma le nostre boccacce viennesi non possono mai stare zitte quando hanno un po’ di fiato! Allora è stata presa così una buona cura miracolosa! Questa non era possibile qui nel regno degli spiriti? Sapete, i nostri cuori non erano poi così malvagi; ma stare zitti, un diavolo questo non l’ha mai visto!”.

                8.       Dice Jellinek: “Ebbene, vedremo che cosa si potrà fare. Ma dovete sforzarvi anche voi stessi di dominare un po’ la vostra lingua! Domanda a questo Signore qui vicino a me, Egli può molto! Se vi aiuta Lui, allora sarete veramente aiutati!”.

                9.       Dice l’eroina: “Signor Jellinek, ditemi, il Signore comprende il nostro viennese? Egli ha in ogni caso un viso buono, e così sembra anche di sentimento! Avrei già il coraggio di rivolgerGli la parola; ma solo se comprende il viennese!”.

              10.     Risponde Jellinek: “Oh, e come! Egli comprende e parla tutte le lingue immaginabili. Anzi, ti dico che comprende precisamente perfino la lingua del cuore e riesce, per così dire, a leggere di primo acchito qualunque cosa uno possa segretamente pensare. Provaci, e ti convincerai subito che ho ragione!”.

              11.     Risponde l’eroina: “Oh, che cosa mi dite? Se Lui può far questo, allora deve essere un po’ imparentato con il nostro caro Signor Iddio! Ma se già sa tutto ciò che voglio dirGli, allora questo diventerà un discorso divertente! Ma ci proverò, e potrà dire tutto ciò che vuole! Ma ditemi ancora come si chiama – poi non ho bisogno d’altro”.

              12.     Risponde Jellinek: “Sì, amica cara, tu batti proprio sul punto in cui anch’io sono piuttosto allo scuro! Io sospetto e suppongo che Egli sia un grande e potente spirito angelico che ci è stato inviato per istruirci e per indicarci la giusta via che porta a Dio. Questo però è anche tutto ciò che posso dirti. Come si chiama in realtà e quale alta posizione ricopre dinanzi a Dio, lo so tanto poco quanto te! – Ma questo è certo, solo Lui può qui veramente aiutare, perché possiede il potere per questo”.

              13.     Dice l’eroina: “Ecco, ecco, mi si sta accendendo una luce! Sapete, signor Jellinek, io mi chiedo, non sarà costui magari un apostolo? Forse perfino Pietro o Paolo? Eh, che cosa ne pensate – ho ragione oppure no?”.

              14.     Risponde Jellinek: “Mia cara, tutto può essere. Rivolgiti perciò direttamente solo a Lui e presto saprai come stanno le cose. Solo mi pare un po’ troppo indipendente per essere un Paolo oppure un Pietro! Perciò suppongo che Egli debba essere ancora qualcosa di più importante. Forse una specie di arcangelo! Parla però tu stessa con Lui, allora quanto prima verrai in chiaro!”.

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Cap. 66

L’eroina si rivolge al Signore per aiuto

Consiglio del Redentore: riconosci apertamente ciò che ti manca!

Storia di una caduta

                1.       A quest’ammaestramento l’eroina Mi guarda per un po’, Mi si avvicina e Mi dice: “PerdonateMi, mio ottimo Signore, se ora v’infastidisco con una preghiera! Vedete, il signor Jellinek mi ha indicato Voi e mi ha assicurato che siete molto potente, e potete portare aiuto dappertutto, ovunque può esservi necessità. Vedete, migliore, degnissimo e amorevole Signore! Io ho commesso dei grandi errori ed ho molto bisogno d’aiuto! Siate buono e aiutate me e tutti noi viennesi se vi è possibile! Vedete, noi nel mondo siamo cresciuti come bestie e come bestie siamo venuti qua, e siamo dappertutto malati, ovunque si guardi; e oltre a ciò siamo stupidi come è stupida la guerra religiosa dei trent’anni[21]. Siate così buono, rendeteci più sani e un po’ più intelligenti di quanto lo siamo adesso – e tutti noi ci comporteremo poi già meglio!”.

                2.       Dico Io: “Sì, sì, Io posso certamente aiutarvi, e te innanzi tutto! Prima però Mi devi confessare apertamente e riconoscere che cosa ti manca ora così in particolare? Sei malata, allora Mi devi dire dove, come e in che modo ti sei procurata la malattia. E se credi di essere stupida, devi anche indicarMi fedelmente che cosa di te stessa ti sembra veramente stupido? Poi vedrò come posso aiutare te ed anche i tuoi compatrioti. Rifletti ora scrupolosamente su tutte le tue condizioni e poi dimMi come ti ci sei trovata! Il resto poi lo farò Io!”.

                3.       Risponde l’eroina: “O povera me! Avrete un’enorme difficoltà con me! – Voi sareste ancora più di un (prete) liguoriano se devo dire a voi tutto questo! Vedete, sono stata una volta a confessarmi da uno di loro; ma ciò che costui voleva sapere di me – voi non lo potete immaginare! – Ebbene, una brutta canaglia dovrebbe arrossire fino alla punta dei piedi. E vedete, se ora dovessi dirvi tutto ciò che ho fatto nella mia vita – oh, guai a me! Sgranereste gli occhi! Se qui non ci fosse così tanta gente, sarebbe meglio, ma davanti a così tante persone dovrei cavarmi gli occhi dalla vergogna! Ascoltate, non sono cose su cui si può scherzare! – Non potete riconoscere voi ciò che mi manca? Siate buono e fate un tentativo su di me, forse riusciamo a farcela senza vergogna!”.

                4.       Rispondo Io: “Ascolta, Mia cara, come mai non ti vergognavi quando peccavi? In quelle occasioni eri quasi sempre in compagnia e ti vergognavi ben poco quando in ore notturne una dozzina di giovanotti, davanti ai quali ti spogliavi completamente e facevi ogni genere di gesti voluttuosi, ti guardavano a bocca aperta, ti palpavano e di solito facevano anche qualcos’altro! Come mai dovresti essere proprio adesso così vergognosa? Io so che una volta, quando guardasti un po’ troppo il fondo del bicchiere, il tuo comportamento fu tanto osceno che perfino i più sfrenati campioni sensuali della fornicazione cominciarono a provar nausea dinanzi a te! E così Io so di te ancora una quantità di brutti spettacoli, dove ti sei esibita come una vera eroina senza la minima vergogna. E così anche qui, penso Io, non toccherà troppo la tua onorevole castità se Mi dici a cuore aperto dove hai mancato, e come sei caduta in miseria e nel bisogno coi tuoi errori!”.

                5.       Dice sconcertata l’eroina: “Oh, Voi siete un uomo giusto! Sapete come si catturano gli altri! Voi potreste farci dire ciò che si è davvero combinato durante la vita! Guardate di non apparire troppo di buon cuore, poiché la mia anima potrebbe addolcirsi per voi! Io riconosco dalla vostra faccia buona che non pensate male di me, così non me ne importa nulla! Sinceramente mi vergogno solo dinanzi a voi. Non me ne importa molto di ciò che riguarda questo mio passato viennese! Ma se mi permettete di parlare un po’ più sottovoce, potrei raccontarvi meglio qualche pezzo della mia storia”.

                6.       Dico Io: “Lo puoi già fare. Ma non nascondere nulla, sia ben chiaro!”.

                7.       Continua l’eroina, schiarendosi prima un po’ la voce: “Ebbene, nel Nome di Dio, se già deve essere, allora ascoltatemi con indulgenza! Vedete, a quattordici anni, proprio il lunedì della Pentecoste, persi la mia verginità, e se non mi sbaglio, fu un certo Tonj del Praten. Fu proprio un bel mascalzone! E poiché si diede molto da fare, pensai: insomma, non puoi rimanere una vergine in eterno, ed una volta bisogna pur provare com’è. E così lo lasciai fare! E poiché mi piacque e piacque anche a lui, l’abbiamo provato spesso. E non sarebbe stato male se almeno una volta fossi rimasta incinta! Feci tutto quello che potevo, ma non servì a nulla! E vedete, Tonj avrebbe poi potuto sposarmi. Ma poiché egli pensò che fossi sterile, il bastardo mi lasciò e si prese un’altra! E io mi disperai molto e pensai: ora è la stessa cosa avere un paio di dozzine di amanti o averne uno! L’Inferno, se ce n’è uno, ti è assicurato! E così cominciai a vivere molto allegramente, per quanto potevo! Non ho mai visto un padre, e mia madre, Iddio la consoli, non era migliore di me! E guardate, con una condotta di vita come questa, sono stata spesso contagiata, e in seguito altri lo furono da me. Poi un dottore omeopatico mi aiutò; ma per quest’aiuto dovetti andare al suo servizio; ebbene, che poi non recitò con me un rosario, questo potete immaginarlo!

                8.       Quando poi scoppiò la storia (la rivolta) in Vienna, c’era implicato anche il mio signor dottore, il quale aiutò ovunque a fare la rivoluzione. E poiché io ero una donna molto coraggiosa, mi lasciai usare anch’io per la rivoluzione e vi trovai la morte. E ora sono dunque qui quale povera anima e devo soffrire, perché sono stata troppo allegra sulla Terra! E così vi ho detto tutto ciò che sapevo. E adesso sapete come stanno le cose con me, e sapete cosa mi manca e com’è successo. Così vi prego, per amore del celeste Gesù, se mi potete aiutare, aiutatemi!”.

                9.       Dico Io: “Ebbene, sono contento della tua sincerità, e vedrò anche se e come potrai essere aiutata. Nello stesso tempo però devo riconoscere sinceramente, da come Mi hai confessato i tuoi peccati capitali, che solo il tuo buon cuore e la tua cattiva educazione, di cui è impossibile attribuire a te la colpa, ti salva dall’Inferno! Se tu avessi avuto un cuore un po’ meno buono, o se fossi stata meno trascurata nella tua educazione, ti troveresti già all’Inferno e lì soffriresti i più terribili tormenti! Sta scritto, infatti: ‘Prostitute e adultere non entreranno nel regno dei Cieli’. – Ma, per i motivi sopraccitati, con te non voglio guardare la cosa per il sottile e vedrò, come ti si potrà aiutare! Prima però dimMi: che cosa pensi di Gesù, il Salvatore?”.

              10.     Risponde l’eroina: “Oh, io Lo amo da morire! Egli, infatti, ha salvato l’adultera e non ha ripudiato la Maddalena, anche se lei era una così grande peccatrice. E della Samaritana non ha provato orrore! E così io penso che, se Egli mi vedesse ed io lo pregassi, non mi ucciderebbe subito!”.

              11.     Dico Io: “Va bene, Mia cara, parlerò in segreto con Lui! Egli, infatti, non è lontano da qui. Che faccia forse anche con te come con la Maddalena? Aspetta qui un po’ – ma completamente tranquilla!”.

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Cap. 67

Particolari osservazioni del Signore sullo scopo di questa comunicazione in parte apparentemente sgradevole

                1.       Nota bene! – Il fatto che questa scena sia stata ridata qui alla lettera come succede in realtà nel mondo degli spiriti – ed è anche impossibile che possa andare diversamente da come il costume, la lingua, le passioni e i diversi gradi di cultura presso un popolo portano necessariamente con sé – ciò avviene perché al lettore credente e seguace di questa rivelazione, venga data una prova evidente del fatto che l’uomo, dopo la deposizione del corpo, è completamente un uomo con capelli e pelle, con la sua lingua, con le sue opinioni, abitudini, costumi, usanze, tendenze, passioni ed azioni che ne derivano, come lo era nel mondo durante la sua vita corporea, cioè finché non ha raggiunto la completa rinascita dello spirito.

                2.       Per questo anche un tale primo stato, subito dopo il trapasso, si chiama ‘spiritualità secondo natura’, mentre uno spirito completamente rinato si trova nello stato della ‘spiritualità pura’.

                3.       La differenza tra la vita di questo mondo e quello nel mondo spirituale per gli spiriti naturali, se sono di specie più semplice, consiste solo nel modo, adatto allo scopo, in cui appare la località in cui si trovano. Essa è sempre, più o meno, un segno distintivo di come gli spiriti sono fatti in gran parte interiormente. – Questo modo in cui appare la località, cosa che favorisce molto la trascurata rinascita dello spirito qui in questo mondo, torna molto utile per lo più a quei poveri spiriti che hanno passato la loro vita sulla Terra in una povertà materiale e spirituale. – Mentre gli spiriti di coloro che furono ricchi possidenti di ogni specie di beni terreni, cui il loro cuore vi è attaccato come un polipo in fondo al mare, trovano qui nuovamente tutto ciò che hanno lasciato. Essi possono persistere là parecchie centinaia d’anni secondo il calcolo terreno, in una grossolana condizione naturale e non ne vengono rimossi finché non cominciano a sentire essi stessi in sé la necessità di qualcosa di più alto e di più perfetto.

                4.       Ora sapete perché quest’importante scena è rivelata in modo letterale e particolareggiato. E così vogliamo ritornare alla scena stessa. – La nostra eroina, infatti, è già agitata e attende con la massima impazienza la risposta che Io le ho promesso di darle da parte di Gesù Cristo! – Ma dovete tener conto ancora dell’importante circostanza per cui questa significativa scena accade proprio adesso nel mondo degli spiriti ed esercita quindi una grande influenza sugli avvenimenti di questo tempo terreno! Da tutti questi discorsi, per quanto suonino banali, potete riconoscere abbastanza facilmente con un po’ di perspicacia tutta la situazione e movimento delle cose, come ora hanno luogo sulla Terra. Altrettanto potete riconoscere anche le conseguenze di questi movimenti, che saranno chiare e luminose particolarmente in seguito agli sviluppi successivi di questa scena. Ma non dovete scandalizzarvi! Qui, infatti, deve avvenire tutto così, come avviene. – E ora ritorniamo alla scena!

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Cap. 68

L’eroina in attesa e l’altezzoso patetico

Quest’ultimo rimproverato dal Signore

Miracolo d’amore per l’eroina Helena

                1.       L’eroina, ora già molto impaziente, viene alquanto timidamente vicino a Me e Mi domanda se ho già parlato per conto suo, con certi segnali nascosto, con Gesù, il Signore.

                2.       Il patetico, che ora ha trovato nella compagnia parecchia gente della sua razza, è già molto arrabbiato che questa campagnola, miserabile secondo la sua opinione, sia così insolente, e molesti Me quale padrone onorato di questa casa! Perciò, accompagnato da alcuni dei suoi, si avvicina a lei e dice: “Ebbene, donnaccia campagnola, per quanto tempo ancora sarete di peso col vostro latrato a questo rispettabilissimo padrone di questa casa! Dunque non avete proprio nessun’educazione?”.

                3.       Risponde l’eroina: “Voi, sciocco dalle spalle larghe! Vi riguarda forse qualcosa? Vedete di andarvene, carnivoro contro natura di tutti i sudici sporcaccioni dei nobili viennesi![22] Altrimenti ve lo dico in vero tedesco! Ma guardate quest’uomo pedantesco, fabbricante di pizzo gallese! Non gli sta proprio bene che noi parliamo con un padrone simile! Chi crede di essere? Solo perché una volta sul mondo da furiere in pensione portò la sciabola imperiale, pensa di essere migliore di noi altri in questo mondo? – Oh, balordo, forse vi friggeranno un salame speciale! Meno male che Cristo, il Signore, non è qui con noi; altrimenti avrebbe una pazza gioia nel vedersi davanti un omaccio grossolano come lo siete voi! Ma vedete solo di sparire con i vostri occhi da coccodrillo e piedi da caprone, altrimenti vi capiterà qualcos’altro ancora!”.

                4.       A questo punto il patetico si rivolge a Me e dice: “Ma caro, eccellente amico, io vi prego, per l’amor di Dio, di proibire a questa creatura di usare un linguaggio così licenzioso con uomini d’onore e reputazione; lei, infatti, mi presenta qui come se fossi un volgarissimo ciabattino! È sì vero che siamo nel mondo degli spiriti, dove ha fine per sempre la differenza di classe. Ma la differenza di intelligenza e buona educazione non possono finire finché queste potenze umane, trascuratissime sulla Terra, avranno raggiunto quel grado di educazione ed umanità, mediante le quali possono divenire gradevoli ed interessanti per una società migliore! Vi prego, caro amico, ditelo a questa creatura veramente campagnola!”.

                5.       Rispondo Io: “Mio caro amico, mi dispiace di non poter soddisfare qui in nessun caso il vostro desiderio. E proprio per la vecchia ragione, perché dinanzi a Dio è un abominio tutto ciò che il cosiddetto mondo migliore chiama e considera grande, splendente, maestoso e bello! Dio, infatti, rimane sempre uguale, e non trova mai un compiacimento in tali uomini d’onore, i quali stabiliscono il valore umano solo secondo il numero di nobili antenati, oppure secondo la dignità della carica, oppure secondo la quantità di danaro, e tutti gli altri li chiamano canaglie. Ma tutto ciò che dinanzi al mondo è piccolo, insignificante e spesso molto disprezzato, questo sta dinanzi a Dio in grande onore! E così vi devo qui confessare apertamente che a Me, quale un intimissimo amico di Dio, questa campagnola da voi disprezzata, è cara milioni di volte più di voi, Miei nobilissimi amici, sempre se posso essere così libero da darvi il titolo di amici Miei! Ora però voi siete stati molto utili a questa poveretta, perché d’ora in poi voglio attirarla più che mai a Me e darle un’istruzione di cui gli angeli stessi dovranno aver rispetto. Presto lei starà molto in alto e sarà un ornamento di questa casa! Dove però potreste tra breve trovarvi voi, uomini d’onore, lo dimostrerà l’increscioso seguito! Io però vi invito, per la vostra stessa salvezza, di non molestare più per nulla questa poveretta, poiché ora lei appartiene completamente a Me!”. (RivolgendoMi all’eroina) “E tu, mia cara ‘Maddalena’ sei contenta di questo?”.

                6.       Risponde l’eroina: “O Gesù sì, e quanto! Voi mi siete dieci milioni di volte più caro di questi altezzosi, i quali considerano bestia una povera persona come me! Io non lo sono; ma mi dà fastidio lo stesso quando vengo trattata come una cosa da nulla. Il nostro Signor Iddio glielo voglia perdonare, poiché essi non sanno quel che fanno!”.

                7.       Risponde il patetico: “Va bene, va bene! Ascoltate miei camerati, se il mondo degli spiriti è insulso come qui, allora questo mondo è veramente un bel guaio per quanto riguarda i duri preparativi sulla Terra per la tanta esaltata vita dopo la morte! Sulla Terra un colto uomo d’onore poteva proteggersi dagli attacchi di simili volgarissime canaglie con la sua posizione, con la sua carica governativa e con il suo benessere. Ma qui uno di questi straccioni si permette addirittura di tenerci sfacciatamente testa ed alla fine si dovrà considerare una grazia il fatto che una simile prostituta dalle guance paffute degni di uno sguardo uno di noi! In aggiunta a tutte le trovate sociali di cattivo gusto, quest’uomo, dall’aspetto altrimenti molto onorevole, s’interessa anche di questa melarancia marcia e, a nostro dispetto, la eleva proprio fino al Cielo! Questo ci consegna qui proprio alla completa disperazione! – Ha detto di essere un intimissmo amico di Dio! A giudicare dalla Sua propensione per questa campagnola paffuta, tettona e sederona, quest’amico di Dio deve essere un vero campione di ogni bassezza! Questa venale prostituta puzza di lussuria ed Egli la vuole istruire e elevare ad ornamento di questa casa! Sentite, questa diventerà un bell’ornamento! Hahaha, oppure che cos’altro!”.

                8.       Dice l’eroina a Me: “Ascoltate come insulta! Ebbene, dovreste proprio dirgli qualcosa – così che la capisca!”.

                9.       Dico Io: “Non preoccuparti per questo! Che insultino pure come vogliono! Si dimostrerà poi quanti interessi porteranno loro i propri superbi insulti! Ma affinché la loro superbia trovi altre pietre d’inciampo in noi due devi, come Mia amata, darMi del ‘Tu’, e nello stesso tempo devi cercare di parlare il tedesco molto fine. Se sentiranno questo, allora vedrai come accrescerà la loro mania di grandezza! Prova a vedere un po’ se riesci a parlare un puro tedesco!”.

              10.     L’eroina sente un cambiamento in sé. Un gran senso di benessere scorre in tutto il suo essere, cosa che fa anche una favorevole impressione sul suo aspetto. Tutta beata si stupisce di un simile improvviso cambiamento, nel quale non sente più nemmeno il più piccolo dolore, Mi guarda piena di gioia e dice: “O Tu, grande amico proveniente dai Cieli, come sto bene ora al fianco Tuo! Tutto il grossolano è caduto come una corazza a scaglie da me! Il mio pensiero e il mio linguaggio grezzo si sono modificati come un bruco, un tempo ripugnante, in una meravigliosa farfalla! E tutti i miei dolori sono svaniti come neve al Sole! Oh, come mi sento bene ora! E a chi devo questo? A Te, Te! Grande, santo amico dell’Altissimo!

              11.     Ma poiché hai dimostrato a me, povera peccatrice, una grazia così infinitamente grande di cui non potrò mai in eterno esser degna in minima misura – oh, dimmi ora anche che cosa devo fare e come comportarmi per poterTi manifestare in qualche modo il mio dovuto ringraziamento!”.

              12.     Rispondo Io: “Mia amata Helena (questo è il suo nome celeste!), siamo già pari. Ora Mi piaci molto ed hai un cuore che Mi ama tanto quanto il Mio ama te! – Che bisogno c’è di altro? PorgiMi ora anche la tua mano in segno del tuo amore per Me e damMi un bacio veramente ardente sulla fronte! – Al resto ci penserò Io!”.

              13.     Helena s’avvicina ardente d’amore, Mi porge subito la mano e Mi dà anche il bacio richiesto sulla fronte con una profondità d’amore appena descrivibile.

              14.     Questa scena strappa lacrime a Robert, Messenhauser, Becher e principalmente a Jellinek. Subito dopo il bacio sulla Mia fronte, Helena appare come trasfigurata e diventa, nella sua figura, così nobile e bella come un essere già celestiale – ad eccezione della sua veste, che tuttavia ora appare molto graziosa e pulita. – Ma Robert subito s’avvicina e Mi chiede se per questo bel fiore non debba prendere anche una veste nuova! Io gli rispondo: “Ancora un po’, quando te lo chiederò Io!”.

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Cap. 69

Il patetico su questo meraviglioso cambiamento di Helena

Differenza tra sogno e vera vita

Paragone di Olaf sulla presunzione

                1.       Anche il nostro patetico ed i suoi compagni notano questo cambiamento. E uno dalla compagnia gli dice: “Ehi, amico, non vedi nulla? Quella campagnola, un ex secchio di grasso pieno di prostituzione, fuliggine e sudiciume, è ora completamente trasfigurata. È adesso una passione guardare questa femminuccia provocante! Questo sconosciuto amico di Blum non sarà forse una specie di autentico mago egiziano?”.

                2.       Dice il patetico: “Sì, anch’io noto qualcosa di simile. Ma tu sai, quando una femminuccia è davvero innamorata e l’amore comincia a fargli arrossire le guance e gonfiare il petto, nell’insieme diventa una figura completamente graziosa! Oh, sulla Terra non raramente ho visto femminucce che nella loro ordinaria e sporca condizione domestica erano addirittura orribili, ma quando passeggiavano la domenica con i loro innamorati non erano proprio più riconoscibili! È soltanto l’amore che qui, come sulla Terra, produce non raramente un generale abbellimento miracoloso dell’essere femminile. Toglietele l’amore, e subito avrà un altro aspetto!”.

                3.       Dice l’altro: “Sai in un certo modo tu hai ragione, ma qui la cosa sembra completamente diversa! Poiché in primo luogo questo essere è diventato d’un tratto veramente troppo bello, e poi parla ora un purissimo e nobile tedesco, non c’è più nessuna traccia di un dialetto viennese. Un amore normale non causa quest’effetto! Qui deve esserci qualcosa di superiore, per noi inconcepibile. Considera solo la carnagione infinitamente delicata, la morbidezza delle sue braccia e del collo, il biondo più bello dei suoi capelli, la forma estremamente affascinante del suo viso e l’autentico celestiale rossore delle sue guance! Ciò che è vero, è vero! Tu devi darmi ragione in ogni caso!”.

                4.       A questo punto il patetico comincia seriamente a stupirsi, poiché egli trova le osservazioni dell’amico ben fondate. – Ma un terzo della compagnia si alza e dice: “Cari amici, voi due valutate la cosa da un punto di vista errato! Vedete, questo cambiamento ai miei occhi ha un fondamento completamente naturale. Noi siamo ora nel purissimo mondo degli spiriti. La nostra vita non è altro che un sogno perfetto, e ciò che ora noi vediamo è un gioco della nostra fantasia, nel quale non vi è nulla di vero e reale se non la fantasia stessa. Questa fantasia si compiace ora di mostrare a noi ogni genere di spettacoli che si presentano ai nostri sensi di sogno animico, come realtà oggettive. In esse però naturalmente c’è tanto poco valore quanto valore c’è nelle immagini che si ottengono sulla Terra mediante una cosiddetta lanterna magica. Vedete, così stanno le cose qui, capite questo?”.

                5.       Risponde il primo: “Amico, questa tua spiegazione ha qui un’evidente difficoltà. Poiché se tutto questo fosse solo una specie di sogno, anche la tua spiegazione dovrebbe essere un sogno, del quale ci si potrebbe fidare anche tanto poco quanto delle altre apparizioni. Oppure potreste sostenere che l’insegnamento che hai dato a noi, dal tuo punto di vista, faccia un’eccezione? Sulla Terra io ho sognato molto spesso e vividamente; ma quale differenza tra un sogno e quest’evidente, chiarissima realtà!

                6.       Nei miei sogni mi comportavo sempre completamente in modo passivo, ma qui, secondo la mia più chiara consapevolezza, io sono perfettamente attivo. Nel sogno non avevo mai una reminiscenza, e quando avevo una specie di ricordo, esso era sempre confuso ed incompleto. Qui però il ricordo è di una tale chiarezza che perfino le apparizioni più insignificanti della mia vita terrena mi stanno davanti agli occhi come perfette immagini di una macchina fotografica dall’A alla Z. Dimmi, amico, questo lo si può chiamare un sogno?

                7.       Nel sogno non ho mai sentito veramente dolore oppure fame e sete. E le forme apparse a me in sogno erano esseri sempre molto fugaci e mutabili, e si spostavano in veloce sequenza, tanto che le precedenti forme di solito non erano più esistenti quando le successive apparivano. Di un qualche ordine logico tra la precedente e la successiva non c’era mai la più lieve traccia. Qui invece tutto procede in una tale conseguenza logica – sebbene porti in sé l’impronta del miracoloso – che da silenzioso osservatore non ci si può meravigliare abbastanza.

                8.       Quale saggia logica aleggia in ogni discorso che, o Blum o i suoi amici, rivolge a qualcuno! Quanto permanente è la forma e architettonicamente bene è costruita questa sala! E come tutto qui sembra così ricco di significato!

                9.       E tutto questo dovrebbe essere un sogno? No, amico, questo non è un sogno, questa è una grande, santa realtà! E noi faremmo bene se cominciassimo ad apprezzare tutte queste apparizioni più di quanto abbiamo fatto finora. E così il notevole abbellimento della nostra campagnola mi sembra ora ancora più rilevante di prima! Che cosa pensate del mio giudizio su questa faccenda?”.

              10.     Risponde il patetico: “Amico, hai ragione, sono d’accordo con te. Ma non riesco a capire come anche qui si possa prendere appassionata posizione pro o contro qualcosa! Vedi, a me da’ fastidio il fatto che questa campagnola, ora diventata incomprensibilmente bella, mi abbia presentato prima proprio come un vero e proprio birbone. E quando ho cercato giustificazione presso il suo amico e amante, ho ricevuto anche da Lui ciò che certamente non desideravo. Detto in breve, sono stato offeso nella più intima fibra della mia vita, cosa che non si può certo accettare con indifferenza essendo io un uomo di integro onore. E vedi: proprio perché anche qui nel regno degli spiriti, nel regno del massimo ordine e coerenza, si possa essere feriti ed offesi, anzi si possa persino incollerirsi, è per me un mistero! Spiegami come ciò sia possibile, e poi mi voglio associare completamente alla tua opinione!”.

              11.     Risponde Max Olaf, l’interpellato: “Amico mio, questa cosa è completamente semplice e chiara! Che cosa è dunque un’offesa ed un insulto? Nient’altro che un rifiuto della nostra naturale presunzione. La presunzione in sé e per sé però mi pare che sia un sentimento dell’anima secondo cui essa riconosce la sua alta origine divina solamente come per sé, e così considera solo se stessa come la privilegiata; tutto il resto è, o molto meno o proprio nulla! Se ora qualcosa si oppone duramente a quest’idea preferita dall’anima e vuole pretendere di avere per sé almeno lo stesso rango, allora l’anima percepisce quest’opposizione in modo doloroso, opprimendola e con ciò è offensiva. Poiché essa da ciò scorge che altri non accettano quanto essa pensa di se stessa. Un simile stato dell’anima però mi sembra che sia molto illogico e incoerente, e deve proprio prendere una direzione esattamente opposta se si vuole ottenere una vera felicità per l’anima!

              12.     Sulla Terra, coloro che si credono migliori degli altri, hanno ogni genere di mezzi per far rispettare questa presunzione. Ma qui, dove non esiste né denaro, né nobiltà, né eserciti, né baionette e cannoni, con tali illogiche presunzioni dell’anima sembra inevitabilmente un po’ imbarazzante! Poiché in fin dei conti è certamente ingiusto se una creatura vuole elevarsi dinanzi ad un’altra creatura completamente uguale. Ed in secondo luogo una simile aspirazione è perfino una purissima pazzia!

              13.     La logica e l’esperienza, infatti, dicono che in fondo l’uomo più felice è colui che, nei riguardi del suo prossimo, ha pochissime pretese per sé. Perciò è una vera follia voler raggiungere la felicità con ciò che è eternamente irraggiungibile! – Dimmi, che cosa ritieni meglio e più opportuno: gli sforzi per appagare innumerevoli necessità che proliferano nell’anima come erba maligna, oppure una saggia limitazione del bisogno ad un minimo possibile?”.

              14.     Risponde il patetico: “Evidentemente il secondo. Poiché meno si ha bisogno di essere felici, tanto più facilmente e anche più veramente si diventa felici!”.

              15.     Risponde Max Olaf: “Giusto! Così è e rimarrà eternamente!

              16.     Ora comportiamoci anche di conseguenza e nessuna campagnola ci darà più fastidio! Ho ragione oppure no?”.

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Cap. 70

Storia matrimoniale del patetico

Il generale caritatevole

                1.       Dice il patetico: “Fratello Max, ora hai parlato bene, in modo vero e preso dalla vita! – Anch’io di nascita ero un campagnolo, come tu sai. I miei genitori non sono mai appartenuti alla classe dei benestanti, e quindi non potevano neanche darmi nessun’altra educazione se non quella che avevano essi stessi. Il caso volle che andassi sotto le armi. Ero un bel giovanotto ed ebbi la fortuna di piacere al mio superiore. Egli mi mandò alla scuola reggimentale, nella quale in breve imparai a leggere bene, a scrivere e contare. Negli altri impegni di servizio fui presto uno dei più abili in tutto il reggimento. La naturale conseguenza fu che diventai caporale, maresciallo ordinario ed alla fine, dopo sette anni, già ufficiale. Giovane, bello, allegro, abile e ufficiale! Pensa che con tali qualità non rimasi indietro neanche col bel sesso.

                2.       Per disgrazia presso un arci aristocratico conobbi una delle sue figlie, e questo in occasione di un ballo che egli diede al corpo degli ufficiali. Di nascita lei era una baronessa e suo padre era inoltre un uomo immensamente ricco. La fanciulla mi piacque, ed io a lei forse ancor di più. In breve, prese fuoco e mi diede ad intendere, in modo inequivocabile, ciò che lei sentiva per me! Io, di nascita un agricoltore e nei confronti del barone povero come un topo di chiesa ed ero diventato ufficiale solo per la mia presenza fisica e non per merito, questo si accordava male insieme. Ma che cosa domanda il vero amore della nascita e della ricchezza!

                3.       Noi due quindi eravamo innamorati da capo e collo e il nostro desiderio era naturalmente nient’altro che di sposarci al più presto possibile. Ma come? Come ottenere il consenso dell’arci aristocratico ricco padre e convincerlo a mettere a disposizione la dote prescritta? Mi nascosi dietro a tutto ciò che mi potesse proteggere presso il padre. La conseguenza fu che mi fu proibito cortesemente l’accesso alla casa. Che cosa fare adesso?

                4.       Il mio superiore, che mi amava come un figlio, mi consigliò di abbandonare il servizio, di andare in Inghilterra e lì comprarmi un’importante posizione militare. Per questo scopo voleva, egli stesso un ricchissimo cavaliere, anticiparmi il denaro necessario senza riserve. Seguii il suo paterno consiglio nel più piccolo dettaglio. In breve, nel corso di sei mesi, poiché ero entrato in marina, fui primo capitano di una nave da guerra, e dopo poco tempo ricevetti l’ordine di far rotta verso l’India dell’est. Il coraggio non mi mancava e subito ebbi padronanza dell’arte nautica.

                5.       Troppo presto mi si offrirono mille occasioni per distinguermi come capitano. Ogni operazione che mi fu affidata la eseguii brillantemente e così non mancarono anche le dovute onorificenze. Dopo circa quattro anni feci ritorno in Inghilterra, dove divenni nobile ed anche molto ricco. Lì ottenni sei mesi di licenza che finalmente usai per sistemare la faccenda della mia storia matrimoniale.

                6.       Quando tornai in patria, grazie a Dio i miei genitori e fratelli erano ancora in vita, il mio primo pensiero fu di andare in città dove si trovava il mio buon padre superiore, ora già General Maggiore. La gioia del nostro incontro fu grande. La prima preoccupazione fu di restituirgli il mio grande debito. Ma egli non accettò nulla e disse, quando gli misi sul tavolo oro puro: ‘Carissimo amico mio, voi sapete che non sono mai stato sposato e non ho figli. Voi siete il mio unico figlio, nel quale ho il mio compiacimento, e quindi anche l’erede del mio intero patrimonio. Questa piccolezza prendetela come un anticipo paterno e non parliamone più!’.

                7.       Che una dichiarazione simile dovesse commuovermi fino alle lacrime, s’intende da sé. Chi potrebbe rimanere insensibile di fronte ad un uomo così nobile e onorevole? Dopo che entrambi ci raccontammo tutto, egli mi chiese se la nota baronessa non mi avesse mai scritto oppure se io avessi scritto a lei. Risposi che le avevo scritto tre volte, ma purtroppo non avevo mai ricevuto risposta a questi scritti. Ma che ora con questa visita, di cui ero debitore soprattutto a lui, il mio più grande amico, potevo anche chiedere al barone la mano di sua figlia.

                8.       Il General Maggiore ne fu molto soddisfatto, anche se non mi nascose che il barone adesso avesse più pretese di prima nei riguardi di sua figlia. La ricchezza per lui non era nessun’esca, altrettanto poco anche il merito di una nascita non nobile, bensì presso quest’ottuso aristocratico contavano soltanto la nascita e l’alta nobiltà. Per questa ragione rifiutò il titolo di conte dall’imperatore perché con questo sarebbe stato il conte più giovane, mentre era il barone più vecchio!

                9.       Che questa spiegazione non facesse un’impressione molto favorevole sul mio animo, è facilmente comprensibile. Ora anch’io ero un nobile. Dove però si potevano trovare per me gli almeno sedici necessari antenati? Il General Maggiore tuttavia pensò che io dovessi fare la mia visita al vecchio e raccontargli molte avventure di tempeste marine, serpenti di mare e battaglie navali, di cui il barone era un grande ammiratore; forse sarei riuscito a conquistare il cuore del vecchio gufo!

              10.     Seguii il consiglio del mio amico e fui ricevuto dal vecchio con grande attestazione di stima, cosa che io ritenni un buon segno.

              11.     L’aspetto più bello della faccenda era che la mia Emma mi amava ancora con lo stesso ardore di prima. Aveva ricevuto le mie lettere, tuttavia dovette rispondere alle stesse solo con il silenzio e con molte lacrime nel cuore. Feci naturalmente di tutto presso il vecchio affinché mi concedesse la mano di sua figlia. Tutto però fu fatica sprecata! In breve, dopo tre mesi le cose con lui stavano ancora allo stesso punto come il primo giorno della mia visita.

              12.     Che cosa avrei potuto fare? Lo chiesi al mio amico. Dopo un po’ egli disse: ‘Io non voglio impartirvi per nessuna ragione un cattivo consiglio; ma se volete arrivare alla mèta, dovete passare ad un colpo di mano. La fanciulla è vicino ai ventisei anni, dunque perfettamente maggiorenne e può disporre del cuore e della mano, come vuole. Se ha il coraggio di sposarsi anche senza il consenso di suo padre, allora portatevi via subito la vostra Emma! Io penso, poiché la ragazza stessa vi ha fatto recentemente la proposta di un rapimento, dovreste acconsentire al mio suggerimento, perché si trova sul terreno della legalità! Ma se questo piano dovesse fallire e non dovesse portare a nessun matrimonio, allora dovreste veramente e in fretta osare questo colpo di mano ben consigliato del rapimento e poi farsi sposare in Inghilterra. Se non esiste altro mezzo per raggiungere lo scopo, alla fine non vi rimarrà altro da fare. Sarete certamente inseguiti! Questo però lasciate che me ne occupi io; svierò l’inseguimento in modo che sicuramente non vi raggiungeranno!’. Il seguito, lei stessa lo saprà poi già disporre’.

              13.     Questo consiglio naturalmente mi piacque e presto misi in atto il colpo di mano, poiché si stavano presentando insuperabili difficoltà per celebrare il matrimonio. In seguito, come venni a sapere dal mio amico, fui anche inseguito. Ma poiché il mio amico seppe sviare l’inseguimento e, in secondo luogo, il mare è traditore, tutto andò bene. Mettendo piede sulla mia fregata, mi feci subito sposare dal nostro cappellano cattolico della nave e documentare in maniera opportuna il matrimonio. Con ciò tutto era fin qui in ordine per quanto riguarda, per così dire, il solo matrimonio!”.

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Cap. 71

Il cielo coniugale del patetico si oscura

Il vero volto della sposa

                1.       Continua a parlare il patetico: “Ora non vedevo altro che un paradiso davanti a me, poiché avevo raggiunto la mèta. Purtroppo però nel mio paradiso sorsero troppo presto le nuvole più cupe!

                2.       La mia Emma era sempre più tormentata dai rimorsi di coscienza per aver lasciato suo padre, perciò di giorno in giorno diventava sempre più di malumore, si pentì del passo e maledisse l’ora in cui aveva fatto la prima conoscenza con me. Inoltre in lei aumentava anche la nostalgia di casa, così che cominciai a preoccuparmi seriamente per lei. Feci di tutto per inculcarle altri concetti della vita, ma tutti i miei sforzi furono inutili! E così già nel corso di un anno non mi rimase che abbandonare il mio servizio in Inghilterra e poi ritirarmi con la mia consorte da benestante uomo privato a Vienna.

                3.       Arrivati là, volevamo andare dal padre di Emma per poter ottenere, se possibile, il suo perdono. Egli però – probabilmente più per crepacuore che in una febbre nervosa – se n’era purtroppo andato!

                4.       Adesso per la mia Emma era completamente la fine. I suoi altezzosi fratelli le inflissero i più amari rimproveri e facerono di lei, per così dire, l’assassina di suo padre, il quale, ancora morendo, avrebbe teso le mani verso la sua unica Emma! Tali notizie la portarono a letto ammalata, ed a me a parecchi problemi. Tuttavia divenne nuovamente sana, e da me pretese, non raramente, sacrifici che io difficilmente potevo permettermi, ma che le offrivo con tanta tenerezza. Il caso volle che dopo un paio d’anni i suoi fratelli morirono, per la qual ragione mia moglie, madre di due figlie, divenne l’unica erede di un grande patrimonio. Allora si doveva pensare che questo dovesse rendere la mia Emma di nuovo più serena e più ben disposta verso di me.

                5.       Ma dopo l’eredità venni veramente a sapere chi era lei e chi io! La sua precedente malattia nervosa si era presto calmata dopo aver ricevuta la sua eredità. Al suo posto però ne subentrò un’altra, vale a dire un’insaziabile avidità di splendore, lusso e divertimenti di ogni genere.

                6.       Una volta le espressi, con la massima delicatezza, che una vita così non sarebbe stata nell’ordine e in fondo lei mi aveva reso molto più infelice di quanto io avessi reso lei. E che in Inghilterra avrei già potuto essere un ammiraglio se non avessi venduto lì, per amor suo, la mia posizione di ufficiale e fossimo venuti a Vienna! Quando le dissi questo tra le lacrime, si scatenò il finimondo! Senza replicarmi una parola, corse precipitosa in camera sua, mi portò delle banconote per un valore di duecentomila fiorini e disse: ‘Ecco, mio signor marito, di nascita allevatore di maiali, prendeteli, semmai vi sono costata! Lasciate la mia casa e cercatevene un’altra! Siete anche libero di portarvi insieme le due marmocchie di figlie; perché di queste specie di creature non so proprio cosa farmene, creature che purtroppo ho generato nel mio grande accecamento con un giovane contadino! Addio, siamo pari!’.

                7.       Con queste parole sbatté la porta dietro di sé ed io rimasi lì con le due care figliole piangenti come impietrito. Dopo un paio di ore andai io stesso da lei, ma non fui ammesso alla sua presenza. Il cameriere mi disse che la signora baronessa desiderava che io lasciassi subito la casa. Dissi al cameriere di voler spiegare alla signora che non avevo bisogno né della sua casa né dei suoi soldi. Sarei riuscito a vivere insieme alle due bambine con il mio stesso patrimonio guadagnato onestamente!

                8.       Dopo mi affrettai subito nella mia stanza e convocai la mia servitù. Ordinai loro: ‘Impacchettate velocemente tutte le mie cose, perché oggi dobbiamo lasciare questa casa. Uno di voi vada a chiamare altri operai giornalieri, affinché la cosa si svolga velocemente!’. La mia servitù fece grandi occhi e visi lunghi, ma si sottomise diligente ai miei ordini.

                9.       Proprio quando ero occupato con l’impacchettare, qualcuno bussò alla mia porta. Chi era? Il mio buon General Maggiore, che proprio in quei giorni era venuto a Vienna per affari! ‘Che cosa vedo, che cosa fate? Dunque andate via?’, furono le sue parole. Gli raccontai naturalmente tutto quanto stava accadendo e tutto questo senza la minima colpa da parte mia!

              10.     Il generale all’inizio non sapeva se dovesse ridere o arrabbiarsi. Dopo un po’ si riprese e disse: ‘Mio povero, amato amico, state tranquillo! Se vostra moglie è così, rallegratevi di cuore che vi siete liberato in un modo così dignitoso di questa nobil dama! Ma queste preziose banconote tenetele per le vostre figliolette, perché non sarebbe intelligente lasciare a lei questa ragguardevole somma così per nulla!’.

              11.     Mentre il generale così mi confortava e consigliava, il cameriere della signora entrò bruscamente in camera e disse: ‘La signora vi manda a dire che quanto vi ha dato come risarcimento, per nessun motivo lo rivuole più indietro. Ma se questo dovesse essere troppo poco, lei è disposta a darvi ancora di più!’. Mi morsi le labbra dall’ira e non riuscivo veramente a parlare. Ma in compenso il generale prese per me la parola e disse: ‘Dite alla signora che questi duecentomila fiorini sono nient’altro che una pidocchiosa elemosina per i sacrifici che quest’uomo ha fatto per lei! L’onore di un ufficiale, quale era costui, non si paga con una simile elemosina. Perciò la signora deve ora allungare le mani nella grande cassa e risarcire a questo galantuomo, che non ne trova di uguale, il suo onore che lei ha calpestato! Dite alla signora che io, il principe N.N., padre di questo carissimo figlio, pretendo questo da lei! E ditele ancora che non deve mai più ardire di portare il suo nome! Avete capito tutto?’. – Rispose il cameriere: ‘Si, vostra grazia!’. – ‘Allora andate!’. – Tuonò il generale. – Il cameriere s’inchinò fino a terra e se ne andò.

              12.     Dopo un po’ si aprì la porta e la baronessa si precipitò dinanzi al generale e, torcendosi le mani, pregò lui e me di perdonarla. Accampò come scusa il suo stato d’animo depresso che la portava ad essere precipitosa, e Dio sa cos’altro andava blaterando.

              13.     Il generale la lasciò finire di parlare e poi si espresse con la sua calma spassionata: ‘Madame, ho conosciuto vostro padre ottuso e conosco voi! La mela cade non lontano dall’albero e così anche voi, mia cara, non sarete molto migliore. Quest’uomo, che è stato vostro marito, non è effettivamente mio figlio. Ma poiché io non ho figli, ottenni dal mio buon imperatore di riconoscerlo quale mio figlio legittimamente adottato con il titolo di conte. Se morirò oggi o domani, allora egli sarà principe! Mi capite? E se altri dell’alta nobiltà dovessero ottenere dall’imperatore che il titolo di conte non gli fosse permesso di portarlo neanche in via non ufficiale, rimarrà tuttavia figlio mio ed unico erede di tutti i miei beni! Questo mio figlio non ha bisogno né della vostra casa né del vostro patrimonio. Ma voi come baronessa avete disprezzato il suo onore, e per questo pretendo quale padre suo una riparazione di mezzo milione! Mi capite, madame?’. – Risponde la baronessa: ‘Altezza serenissima signor suocero! Non solo mezzo milione, ma tutto il mio patrimonio gli do se voi mi perdonate e non mi portate via il mio amato consorte!’.

              14.     A questo il generale disse: ‘Sì, sì, mia soave figlia, adesso che per la prima volta sapete che questo allevatore di maiali, come voi usavate titolarlo, è figlio mio, provate nuovamente amore per lui! In questo modo però difficilmente si farà di più. Ritornate perciò di nuovo in camera vostra, poiché devo comunicare a mio figlio cose importanti’. Emma domandò ancora con più insistenza perdono e promise solennemente, su ciò che le era sacro, che preferiva essere per tutta la sua vita, un’allevatrice di maiali con me piuttosto che lasciarmi anche per un minuto solamente! – ‘Bene’ – disse il generale – ‘questo lo vedremo! Mi prenderò la libertà di provare subito la vostra nobiltà e vedremo come sosterrete la prova!’. – Rispose Emma – ‘Fate di me quello che volete; solo da morta mi lascerò separare da mio marito!’. – Continuò il generale: ‘Ebbene, questo si vedrà subito, carissima baronessa! Non vi aspettate nessuna nuova prova; con voi, infatti, ho già fatto la prova e l’avete sostenuta male e solo a metà. Voi amate mio figlio solo perché dopo la mia confessione lo ritenete con certezza per tale. Ma non è così! Ho detto questo solo per mettervi alla prova e per persuadervi con ciò in modo convincente dell’infamia della vostra superbia aristocratica. Quando la vostra credulità ha visto in vostro marito non più il puzzolente allevatore di maiali, bensì un conte, allora avete cominciato ad umiliarvi. Ma che cosa farete ora, se revoco decisamente ciò che ho detto per mettervi alla prova e dico che il vostro signore, che io apprezzo sopra ogni cosa, è tuttavia solo il figlio di un contadino?”.

              15.     Quando Emma udì una cosa simile, saltò su improvvisamente e gridò: ‘Che cosa!! Si tratta così la figlia del ricco barone N.N.? – Così mio marito non è un principe, ma solo un figlio di contadini ed un gentiluomo sfornato di fresco in Inghilterra! Oh, questo è vergognoso, questo è indicibilmente infame! Me, una baronessa di primo rango, trattarmi così, come una purissima oca! – Cameriere!’. – Rispose costui: ‘Che cosa desidera la signora baronessa?’. – Disse Emma: – ‘Andate in fretta in camera mia e prendete i soldi sul mio tavolo, affinché risarcisca a questo contadino il suo onore ferito!’. – Disse il generale: ‘Non ce n’è bisogno, signora mia! Sapevo che la seconda prova sarebbe andata peggio della prima. Voi siete e rimanete ciò che siete; voi mi comprendete, spero? E questo mio vero figlio rimane, nonostante la sua origine contadina, ciò che vi ho prima comunicato! E ora continuate voi!’.

              16.     A queste parole Emma ancora una volta fece marcia indietro e disse: “Vostra grazia! Voi aveste la bontà di farmi notare or ora che ho sostenuto male questa prova. Ma voi stesso non pensate che forse tutta questa scenata da me ben calcolata non era altro che un’energica richiesta al mio signor marito per sapere se egli mi ami ancora? Io, infatti, devo ora confessare apertamente che il mio signor marito, da circa un anno e mezzo, si è comportato verso di me con una freddezza difficilmente comprensibile, cosa che mi ha reso completamente infelice. Gli feci capire spesso che non ero più per lui ciò che ero una volta! Ma a questo il principesco signor marito si è sempre giustificato con mille scuse. Ci doveva essere certo una qualche difficoltà!

              17.     Ora sono molto ricca e posso fare così qualcosa per scrutare il cuore di mio marito. Tenni ricevimenti e balli e mi lasciai corteggiare da cavalieri per vedere se mostrasse qualche volta della gelosia. Tutti i miei sforzi però furono inutili! Gli sembrava perfino giusto che me la intendessi con altri meglio che con lui! A lungo sopportai quest’affronto per il mio cuore. Ma poiché la sua freddezza nei miei confronti aumentava, e anche la mia camera da letto sembrava proprio che non la conoscesse più, allora presi questa decisione che oggi ho messo in atto come ultima richiesta molto seria al suo cuore!

              18.     Anche questa però è rimasta senza successo. Ma poiché ho perso così completamente il suo amore senza colpa da parte mia, allora questo amore sia perso nel Nome di Dio!

              19.     Veramente, vostra grazia, ora dichiaro la piena verità: finché stavo al fianco suo come povera, egli mi amava con una forza che io potevo appena comprendere. Ma quando diventai erede unica di un grande patrimonio, fu proprio finita con lui! Non mi manifestava più alcuna gioia, ma si arrabbiava sempre e mi diceva spesso in faccia: ‘I tuoi soldi porteranno maledizione a questa casa, mai una benedizione!’. – Riflettete ora, vostra grazia, molto obiettivamente sulla mia situazione, e poi giudicatemi se sono una peccatrice così infame come pensate ora voi ed il vostro figlio adottivo!’”.

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Cap. 72

Pretese della moglie Emma

Lo sforzo conciliativo del generale

Tempesta coniugale

                1.       Il generale disse dopo ad Emma: ‘Mia cara signora nuora! Se le cose stanno così, il nostro processo assume veramente tutto un altro aspetto. Sono costretto a chiedervi perdono e poi dare una lavata di capo al mio signor figlio!’. – Rispose Emma: ‘Vostra grazia, io non chiedo altro che il nostro primo amore! Se c’è questo, allora gli perdono tutto e farò sempre ciò che il suo cuore desidera!’. – Il generale si volse a me e disse: ‘Davvero ascolta figlio mio, se dipende da te, il fatto che tua moglie sia passata a tali eccessi deplorevoli, solo perché è stata costretta dalla necessità, ora devi assolutamente riparare il tuo errore! Emma desidera il tuo primo amore! Dunque, non glielo negare!’.

                2.       A ciò io replicai: ‘Mio amato padre! Il mio amore per Emma non è mai diminuito sin dal nostro primo incontro. Ma se l’amatissima Emma vedeva dei fantasmi là dove non esistevano, non posso veramente farci nulla! Che non le facessi rimproveri di gelosia, era solo da attribuire al mio cuore delicato. Che tuttavia dentro di me sentissi dell’amarezza, veramente lo so soltanto io! Ma per ciò che riguarda il suo grande patrimonio, devo purtroppo ammettere che non gli ho mai dato nessun valore. Anzi, devo confessare apertamente che la vista del grande patrimonio della mia Emma mi ha toccato in modo assai spiacevole. Poiché quanto più una casa è ricca, tanto più le si offrono occasioni per ogni genere di dissolutezze peccaminose!!’. – (Rivolgendomi ad Emma): ‘Vedi, se tu avessi dato ai poveri le migliaia di fiorini che ti sono costate le tue compagnie, come sarebbero stati felici costoro ed io! Ma tu con questo volevi solo punirmi e ciò non era lodevole da parte tua! Non esiste, infatti, un marito più indulgente e paziente di quanto lo sono sempre stato io!’.

                3.       Emma non seppe bene cosa replicare, sembrava però attendere con impazienza il cameriere. Finalmente costui le venne incontro con un pesante pacco. Ella gli ordinò subito di mettere questo sul tavolo. Poi mi guardò con un sorriso un po’ beffardo e disse: ‘Prima devo riparare l’offesa che ti ho fatto per potermi riappacificare nuovamente con te!’. – A questo io replicai: ‘Cara, carissima Emma! Ti amo troppo per avere solo il più piccolo rancore contro di te! Non sono stato io a farti una simile richiesta, ma è stato il mio amato padre in un perdonabile impeto. Prendi perciò nuovamente in custodia i tuoi soldi e diventa per me ancora la stessa Emma che anni fa mi seguì in Inghilterra e per la quale la mia vita affrontò mille pericoli!’.

                4.       A questo punto Emma restò sorpresa e, dopo un po’, disse con vera imperturbabile impassibilità: ‘Se già mi ami, allora fammi il piacere, prendi questi soldi in custodia, perché tu sai che una donna non è in grado di gestirli!’. – A ciò io dissi: ‘Questo è diverso! Con il massimo piacere voglio esaudire la tua richiesta! Ora però mi devi anche porgere la tua mano in segno del fatto che sei nuovamente in pace con me, e non sarai imbarazzata per un bacio da lungo tempo mancante! Vieni, Emmuccia, fammi di nuovo felice!’. – Lei rispose: ‘Per questo c’è ancora tempo, mio signor marito! Una donna non deve essere troppo generosa se vuole mantenere il corso dell’amore! Inoltre devo farti notare ancora qualcosa di particolare: già altre volte ti ho detto che non mi chiamo Emma, bensì, secondo il mio primo nome di battesimo, Cunegonda! Perché dunque mi chiami sempre Emma e non Cunegonda, un nome veramente di antica nobiltà, con il quale furono battezzate anche mia madre e mia nonna? Se mi ami veramente, in futuro chiamami con il mio giusto, degno nome!’.

                5.       A queste condizioni d’amore al generale ed a me venne naturalmente da ridere. Perciò io dissi anche ad Emma: ‘Ma mia cara mogliettina, lo facevo solamente per puro rispetto verso di te! Tu conoscevi certamente la canzone di «Edoardo e Cunegonda», nella quale lei viene disprezzata in modo ridicolo per il divertimento del pubblico! Così ogni volta che ti chiamavo mi veniva sempre in mente quella stupida canzone. Il nome Emma suona anche più bello di Cunegonda. Se d’ora in poi vuoi essere chiamata Cunegonda, ebbene, in Nome di Dio, ben volentieri ti chiamerò così!’. – Rispose lei pungente: ‘Sì, sì, ciò che non piace, si cerca di renderlo ridicolo!’. – Risposi io: ‘Ma che ti viene in mente! Non vorrei certo renderti ridicola, tu che mi sei così infinitamente cara e preziosa! Io spero ora che la considererai conclusa la questione e mi darai la mano per la completa riconciliazione! Oppure hai ancora qualcosa sotto?’.

                6.       Rispose lei: ‘Oh, abbastanza!’, – Io replicai: ‘Cos’altro ancora, se posso chiedere, mia amatissima Em – avrei quasi detto, – chiedo mille volte perdono! – volevo dire Cunegonda! Avanti, Cuni, cosa ti preme ancora!’.

                7.       A questa domanda un po’ laconica-affettuosa, lei alzò con ira il piede e con questo colpì così violentemente il pavimento che tintinnarono i bicchieri nella mia custodia. E poi seguì un pungente ‘No!’ – con l’accompagnamento di alcune lacrime. A questo no eloquente seguì un muto intervallo rabbioso, poi un’intera legione di epiteti rivolti alla mia persona che, in verità, non avrebbe fatto nessun disonore ad una fruttivendola assai grossolana! In ultimo, ancora mi assalì: ‘Ora siamo pari! Non voglio più vederti e sentir parlare di te! Sei stato pagato, e così siamo pari per l’eternità! Prendermi ancora in giro! Questo mi mancava da un villano che è stato partorito da una qualunque rozza vacca! Potrai essere elevato mille volte a principe dall’imperatore stesso, ma per me, una baronessa di antichissima famiglia, sei niente, capisci? Non sei nulla di fronte a me! Vedi di sparire al più presto dalla mia vista!’.

                8.       ‘Con questa non ci raddrizziamo’, – disse il generale – ‘perché è completamente pazza! Lasciala andare, figlio mio, e non ti preoccupare più per lei! Forse il tempo riuscirà a migliorarla prima di quanto riusciremo a farlo noi due. I soldi però prendili, poiché può venire un tempo in cui potranno renderti perfino un buon servigio, quando lei avrà dilapidato le sue ricchezze anche troppo presto’.

                9.       Nello stesso istante entrò anche il mio cameriere e mi annunciò che aveva trovato un alloggio molto bello e libero subito. ‘Bene’, – disse il generale, ‘facciamo dunque velocemente i bagagli ed andiamocene!’. – Disse il cameriere: ‘Signore, ad eccezione di questa stanza, tutto è già in ordine! Ora vengono qua i portatori!’.

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Cap. 73

Continuazione della storia matrimoniale

La crisi di nervi e cambiamento di Emma

                1.       Il patetico: ‘Va bene. Hai fatto molto bene’. – Ed il cameriere disse: ‘Vostra grazia avrà una vera gioia con quest’alloggio! Non si trova però in città, ma in un sobborgo. Ma è un vero alloggio sontuoso, provvisto di tutte le possibili comodità e costa davvero una bazzecola!’.

                2.       Disse il generale: ‘In quale sobborgo si trova ed a che piano?’ – Rispose il cameriere: ‘Il sobborgo non lo nomino per buoni motivi (indicando mia moglie). È comunque al secondo piano! – Quando, infatti, ci si ritira davanti al nemico, non gli si deve far sapere dove si va!’. – Disse il generale: ‘Voi una volta dovete aver già servito davanti al nemico, ditemi perché sapete questo così bene?’. – Continuò il cameriere: ‘Due volte, vostra eccellenza! Una volta come maresciallo davanti al vero nemico, dove piovevano bombe, granate e proiettili, e poco dopo davanti a quello irreale, vale a dire davanti a mia moglie! Lì non piovevano bombe, granate e proiettili, ma in compenso interi plotoni di cavallette di malelingue! Ho resistito cinque anni con tutta pazienza e tenerezza. Con lei però non era più possibile intendersi a nessun costo. Perciò davanti a questo secondo nemico mi ritirai, mi cercai un servizio e presto ne trovai uno, vale a dire qui! Se forse la vostra gentile signora desiderasse prendere lezioni in queste cose presso la mia amabile consorte, non potrei raccomandarvi nessun individuo più adatto!’.

                3.       La mia Emma, che piena di rancore stava distante davanti ad una finestra, si avvicinò inviperita al mio cameriere e gli tirò, con la sua mano delicata, un potente schiaffo, ma il cameriere lo parò e disse: ‘Ohè! Questo me lo posso prendere già perfino da una fruttivendola! La mia faccia non è così nobile da lascirsi insaponare, per la rasatura, da una mano dell’alta nobiltà! Tre passi dal mio corpo di onesto maresciallo ordinario, altrimenti mi potrebbe venir in mente di cominciare una danza molto curiosa con la gentile signora baronessa, capito?!’. – Emma quasi scoppiava dalla rabbia e gridò: ‘Lontano dai miei occhi, popolo di canaglie, lontano dai miei occhi, bestie!! Voi spregevole farabutto! Come vi permettete di dire in faccia a meee sciocchezze simili, a me, una baronessa della più antica nobiltà! Allontanatevi subito dagli occhi miei, altrimenti vi faccio venir a prendere dalla polizia!’.

                4.       Disse il cameriere: ‘Non ce n’è bisogno, vostra grazia, signora baronessa! Entro mezz’ora saremo fuori della portata dei vostri occhi, grazie a Dio! Non vi arrabbiate, perché potrebbe influire molto negativamente sui vostri delicatissimi nervi!’. – Continuò Emma: ‘State zitto, maleducato impertinente, altrimenti vi faccio sentire subito cosa vuol dire offendere così una baronessa! Io sono capace di buttar sulla vostra orrenda faccia scimmiesca tutto ciò che mi viene fra le mani’. – Disse un altro servitore al cameriere: ‘No, adesso è meglio tener la lingua a posto, altrimenti avremo ancora un inizio del giorno del giudizio! Vediamo di andarcene!’. – Dissi Io: ‘Sì, sì, muovetevi, poiché io stesso vorrei piuttosto volare che camminare.

                5.       Appena ebbi finito di parlare, Emma balzò da me ed urlò: ‘No! No! Ho meritato questo da te che ora tu sul serio mi abbandoni e mi lasci in balia dello scherno della tua sfacciata servitù? Vedi, ero di cattivo umore, come e perché lo saprà Iddio soltanto; in breve mi sono nuovamente ammalata e nella mia sofferenza ti sono sicuramente venuta incontro in modo rude ed aspro. Ora però come scaglie mi si levano le bende dagli occhi. Mi accorgo confusamente che devo averti offeso molto, come pure il signor generale! E tu non hai riconosciuto che questo l’ha fatto solo la tua povera, ammalata Emma, che non era in possesso delle sue facoltà mentali! Oh, mio carissimo consorte! Fa di me quello che vuoi. Puniscimi, se l’ho meritato! Ma non mi lasciare!’.

                6.       Con queste parole mi si gettò singhiozzando al petto e mi abbracciò convulsa. La servitù rimase sbalordita e mi domandò che cosa ci fosse da fare ora – se si dovesse continuare oppure far marcia indietro! – Disse Emma: ‘Tornate indietro immediatamente a spese mie, e a spese mie pagate l’affitto per l’alloggio per sei mesi!’.

                7.       Rispose il generale: ‘Sì, se le cose stanno così, compiango sia te che la tua consorte, la quale mi sembra essere seriamente ammalata. Naturalmente come cavaliere, uomo e marito, non puoi abbandonare in nessun modo in queste condizioni la tua Emma! Io ora farò una passeggiata che mi è necessaria e sarò nuovamente qui in un paio d’ore. Preparatemi una stanza, perché mi fermerò con voi alcuni giorni!’. – Il generale si congedò. I servitori sospesero il lavoro di trasloco, cosa che a loro sembrò un po’ spiacevole. E la mia Emma era come cambiata e non riuscì proprio a ricordare cosa fosse successo prima tra noi! In segreto mi stupii, Emma poco fa era un diavolo – adesso un angelo!”.

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Cap. 74

Sorpresa per il patetico

Egli trova vecchi conoscenti

Buon consiglio di Olaf

                1.       Alla fine parla di nuovo Max Olaf: “Mio stimatissimo amico, la tua storia di vita matrimoniale comincia a dilungarsi troppo! Perciò lasciamo l’ulteriore continuazione della stessa, tanto più che mi è nota tanto bene quanto a te stesso. Sappi, infatti, io, qui sotto il nome di Max Olaf, che ti sto a fianco quale vero amico, sono proprio lo stesso superiore e generale che sul mondo ti ha fatto diventare qualcuno dal nulla. E quest’amico, che considera tutte queste apparizioni, compreso il cambiamento della campagnola, come un puro sogno, è quel barone la cui figlia diventò tua moglie senza il suo consenso. Vuoi conoscere qui anche tua moglie con la quale hai litigato per quasi vent’anni sulla Terra? Allora guarda quell’essere miserrimo che, seminudo e terribilmente magro, ti guarda da dietro le spalle del barone – ed allora hai davvero anche il pezzo finale di tutta la storia della tua vita! – Sei tu soddisfatto con la soluzione della tua storia di vita che ci hai narrato così ampiamente?”.

                2.       Dice il patetico: “O tu tempo disperato! Avanti, la cosa si farà! Credo che la spiacevole continuazione della storia della mia vita prenderà di nuovo qui il suo inizio come secondo atto di un dramma! Che cosa pensi tu sincero amico mio?”.

                3.       Risponde Max Olaf: “Caro amico, ho la forte impressione che dovremmo attenerci quasi esclusivamente a quell’uomo, se vogliamo aspettarci una migliore continuazione del nostro dramma vitale! Poiché vedi, a me quale un muto osservatore, non è sfuggito nulla di quanto è accaduto qui d’importante per il mio animo in questa stanza durante il tuo racconto. La campagnola è stata vestita a nuovo, ed ora sembra un angelo purissimo! E quanto più lei è attaccata con amore a quell’uomo straordinario, tanto più diventa anche bella e saggia! Ma non solo lei è così felice. Vedo già una moltitudine che prima era misera come noi. Appena però hanno cominciato ad avvicinarsi a quell’uomo, hanno ricevuto subito un migliore aspetto e le loro vesti cambiano al pari del loro sentimento!

                4.       Amico, questi sono certo nel letterale senso della parola miracoli su miracoli!

                5.       Là, su un’ampia tribuna, vedi circa ventiquattro esseri femminili in costume da danza, queste sembrano già puramente celestiali! E là, ad un tavolo provvisto di pane e vino, si trova il democratico Blum, Messenhauser a noi noto, il dr. Becher ed il redattore Jellinek! Quale santa dignità splende sui loro visi, e di quale profonda sapienza è colma ogni loro discorso! Quanto amichevole eppure quanto sublimemente serio è il loro contegno!

                6.       E tuttavia quel semplice uomo, che ora fa la corte in piena regola alla bella campagnola e parla con lei di nient’altro che d’amore, sembra che sia il tutto nel tutto per loro. A Lui, infatti, domandano ogni cosa! Egli ordina tutto ed è già lì tutto ciò che Lui vuole e cosa ordina! Ma con tutto ciò, il Suo intero comportamento è senza pretesa e celestialmente amorevole, così che solo a guardarLo e ad osservarLo mi sono già così affezionato, come solo si può amare l’amico migliore!

                7.       Io stesso vorrei accorrere da Lui e cominciare così ad accarezzarLo, come un generale che, dopo molte difficoltà, accarezza la bandiera nemica conquistata, la cui conquista rappresenta la completa vittoria! Dimmi amico, non senti anche tu una simile necessità in te? E tu, barone e interprete di sogni, senti anche tu, insieme a tua figlia Cunegonda-Emma, una simile necessità?”.

                8.       Risponde il patetico: “Per me personalmente comincio a provare la stessa cosa. Ma se lo provano così anche il mio signor suocero e la mia Emma, questa è naturalmente tutt’altra questione. Probabilmente Emma, nella quale scoprii negli ultimi tempi alcune tracce di religiosità. Ma per quanto riguarda il signor barone, conosco troppo poco cosa egli pensa e sente! Questo almeno dovrebbe essere certo, e cioè che qui non potrà allargare troppo le crepe con i suoi concetti terreni di nobili antenati!”.

                9.       Risponde il barone: “Mio caro rapitore di figlia, spazzate con diligenza prima davanti al vostro stesso pianerottolo! Se qui, infatti, volessi litigare con voi, verrebbe fuori un bel processo! Nel mondo però vi ho perdonato tutto e così siamo pari per ciò che riguarda il nostro punto controverso. Ma se qui in questo mondo, che io ritengo un sogno, avete qualcosa di vantaggioso davanti a me, allora ricompensate qui con la vostra amicizia ciò che mi avete sottratto con ostilità sulla Terra, vale a dire la mia vita! La mia Emma, infatti, era lì la mia vita, vita che voi mi avete rapito! Io però vi ho perdonato questo rapimento. Perciò non domandate quali sentimenti ho qui, bensì aiutate me e la mia povera Emma, se ci potete aiutare in qualche modo!”.

              10.     Dice Max Olaf: “Perfettamente giusto, caro amico, voi, per così dire, mi avete parlato dal cuore! Questo genero lo farà anche sicuramente, perché non gli è mai mancata la buona volontà. Solo che qui manca a tutti ancora la possibilità. Io però spero in Dio che presto sia aiutato almeno uno di noi, e costui poi non lascerà stare in miseria i suoi cari amici!”.

              11.     Risponde il barone: “Vi ringrazio assai di cuore per questo! Un qualunque aiuto farebbe oltremodo bene a me e ad Emma. Già da oltre vent’anni, infatti, che qui sono diventati duemila, vivo stentatamente nel più grande abbandono! Nessun aiuto, nessun conforto, nessuna luce è giunta finora a me. Voi siete il primo che ha cominciato ad aiutarmi ad uscire dal mio lungo sogno. O amico, portate a termine ciò che avete cominciato, allora il mio cuore e la mia vita dovranno essere consegnati a voi quale ricompensa!”.

              12.     Dice Max Olaf: “Cari amici, ed anche voi, mia povera Emma! Seguitemi fiduciosi là da quell’Uomo meraviglioso che ora sta parlando col dottor Jellinek. Davanti a Lui voglio inginocchiarmi per il vostro e forse anche per il mio bene! Se Lui ci tenderà la Sua meravigliosa mano soccorritrice, noi saremo anche aiutati! Ma bisogna intensamente raccogliersi dinanzi a Lui, questo l’ho già osservato. Perché per quanto possa essere inconcepibilmente buono, possiede accanto a ciò anche un’enorme sapienza, davanti alla quale ogni nostro pensiero, per quanto profondo, si scioglie come burro al Sole. Come pensiamo e sentiamo, così dobbiamo anche parlare dinanzi a Lui. poiché davanti al Suo sguardo acuto nulla rimane nascosto! Venite perciò con me, forse troviamo grazia presso di Lui!”.

              13.     Dice il patetico: “Fratello, che ne dici di andare solo tu da Lui, senza di noi, così da essere per noi un intercessore? Poiché in verità io, dinanzi a Lui, ho segretamente una particolare specie di paura!”.

              14.     Anche il barone e Emma pregano il generale Max Olaf per questo. E questi dice: “Carissimi amici, ciò che posso fare per voi, anche lo farò. Intanto però raccoglietevi, io presagisco, infatti, che presto tornerò con una buona risposta!”.

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Cap. 75

Preghiera di Olaf per il bene dei suoi amici

Promessa del Signore a lui

Pesca di anime umane

Il cieco e cocciuto patetico

                1.       Dopo queste parole Max Olaf si reca subito da Me, s’inchina profondamente e dice: “Sublime, sapientissimo e certamente anche Amico amabilissimo! Di tutto quello che di prodigioso è accaduto durante la mia permanenza qui, non è sfuggito nulla agli occhi miei. Ma con tutto ciò ho anche notato che ogni cosa si poggia unicamente su di Te! Sembra che Tu, almeno in questa casa, sia il fondamento di tutto. Così sembra anche che qui dipenda veramente solo da Te se qualcuno debba diventare felice o infelice. Chi ha raggiunto Te, a quanto pare, ha raggiunto tutto! – Confidando sulla Tua evidente Bontà, io, forse il più indegno di tutti, mi sono preso la libertà di pregarTi dal più profondo del mio cuore, affinché Tu voglia concedere a quei tre là, cioè a quei due uomini ed a quella donna molto misera, la Tua Grazia, il Tuo Amore e la tua Amicizia! Ad essi, come a me, è sicuramente attaccata ancora una certa quantità di massa terrena, che per questo mondo degli spiriti difficilmente potrebbe servire a qualcosa. Noi tutti però, presso Dio il Vivente, siamo animati certamente della migliore volontà e cercheremo di completare con tutte le nostre forze ciò che ancora ci manca, per essere con questo degni della Grazia Tua”.

                2.       Rispondo Io: “Mio amato amico e fratello, Io ti dico, va e portali da Me! Poiché dov’è mai un padre che chiuda l’orecchio ed il cuore a colui che implora Grazia per i suoi figli? Vedi, questo non lo farebbe nemmeno il padre più duro della Terra; tanto meno lo faccio Io, dove dimora in Me corporalmente tutta la pienezza dell’Amore del Padre celeste! Perciò affrettati e portali tutti qui, porta tutti coloro che chiedono di Me!”.

                3.       Risponde Max Olaf pieno della gioia più profonda: “O amico, sapevo che non avrei fatto dei passi inutili venendo da Te! Ti ringrazio già in anticipo per tutto; poiché li vedo già felicemente piangere di gioia! Oh, Ti ringrazio, Ti ringrazio!”.

                4.       Rispondo Io: “Ma, carissimo amico e fratello! Ho sempre aspettato che tu chiedessi anche qualcosa per te stesso; non è venuto fuori però niente di simile. Non vuoi dunque essere un po’ più felice di quanto lo sei adesso?”.

                5.       Risponde Olaf: “O Tu celestiale, caro buon amico! Vedi, io sono fatto così, a me basta vedere gli altri felici, allora sono già felice nel vedere la felicità di coloro che mi stanno a cuore! Anche sulla Terra non ero diverso. Perciò ho sempre dimenticato di preoccuparmi per me, perché mi stava a cuore solo il bene degli altri! Perciò, caro amico, non devi prenderla male con me se chiedo la Tua Grazia solo per gli altri. Ho quasi dimenticato me, come se io avessi meno bisogno di coloro per i quali Ti ho pregato! Oh, anch’io ne ho molto bisogno, ma aspetto volentieri se prima posso vedere gli altri felici!”.

                6.       Dico Io: “Ascolta, carissimo amico e fratello! Sapevo bene com’è fatto il tuo cuore e come sta nella massima armonia con il Mio. Ma non te l’ho chiesto come se non lo sapessi, ma per preparare il tuo cuore a qualcosa che per ora tu non sei in grado di afferrare. Io stesso però te ne renderò presto capace! – Va ora e porta qui coloro che ti stanno a cuore! Ma lascia che nel tuo cuore ne vengano caricati ancora di più, poiché Io ti dico: tutti quelli che porterai qui da Me, saranno accolti! – Capisci questo? Sì, tu lo capisci!”.

                7.       Max Olaf s’inchina di nuovo profondamente dinanzi a Me e torna indietro dai suoi. Non appena ritorna lì, atteso con ansia impaziente, il barone gli domanda subito come lui e la sua preghiera sono stati accolti da Me.

                8.       Risponde Max Olaf: “Miei cari tutti io vi dico: nel migliore dei modi! Non soltanto voi, ma quanti si vogliono unire a noi troveranno accoglienza presso di Lui! Perciò guardiamoci un po’ in giro in questa moltitudine per vedere se non si trova ancora qualcuno che vorrebbe unirsi a noi!”.

                9.       Dice il barone: “O caro amico, guardate lì, subito dietro ad Emma alcuni esseri femminili, esse sono le mie due figlie più anziane! E dietro di loro i mariti ed accanto ancora un paio di fedeli domestici – forse saranno anche loro accolti, se vengono con noi?”. – Risponde Max Olaf: “Che vengano subito! Chi viene con noi, sarà accolto, per questo, infatti, io ho la Sua Parola divina! Dobbiamo però guardarci intorno per trovarne ancora di più”.

              10.     Dice il patetico: “Ascoltate, amico mio! Io conosco un modo: andiamo tra la moltitudine a noi nota e tra loro facciamo un appello generale. Chi vuole accettarlo, ci seguirà. Ma chi no, costui rimane indietro. Io penso che non dobbiamo proprio costringere nessuno”.

              11.     Dice Max Olaf: “Di costringere non se ne parla nemmeno! Ma dobbiamo certo spiegar loro che desideriamo questo per il loro massimo bene! Una totale spiegazione non sarà una costrizione, io spero?”. – Risponde il patetico: “Dipende da come si prende la cosa. Una spiegazione troppo magra farà poco effetto. Una spiegazione ben fondata però è una costrizione, altrettanto quanto un altro potere. La volontà di un persuaso in questo modo non è più libera!”

              12.     Dice Max Olaf: “Amico, la state prendendo molto alla larga! Se si dovesse chiamare costrizione tutto ciò con cui gli uomini vengono portati ad altre idee, concetti e decisioni, allora si dovrebbe bandire ogni insegnamento! È a causa degli insegnamenti, infatti, che gli scolari, i quali sono certo anche uomini dotati di spirito libero, giungono a tutti altri concetti, mediante i quali il loro originario volere, puramente sensuale, riceve una direzione completamente opposta. Io penso che questo sia qualcosa di molto buono. Ma se mediante il necessario insegnamento lo spirito umano può giungere prima alla vera libertà, allora proprio non capisco, come qui nel vero regno dello spirito una spiegazione istruttiva possa compromettere la libera volontà di un uomo! Siate perciò ora tranquillo per questo, mio caro amico! Se ci dovesse essere qualcosa di sbagliato in questo, risponderò io davanti a Colui che mi ha dato per questo la Sua Parola divina! Io stesso mi metterò subito all’opera e calerò tra questi pesci la mia rete di parole veritiere. Se prenderò qualcosa, sarà bene. Se non prenderò nulla, dunque, allora anche così dovrà essere bene”.

              13.     Con queste parole il nostro Max Olaf si reca tra la moltitudine e le rivolge un discorso ben formulato. Una ventina di numero si uniscono a lui, mentre gli altri dicono mormorando: “No, se ci vogliamo andare, troveremo noi stessi la via! Non abbiamo bisogno di un borioso intermediario!”.

              14.     Max Olaf ritorna subito dai suoi con il bottino e dice pieno di gioia: “Ora vedete, cari amici, la mia pesca ha avuto buon successo! Ora però rechiamoci subito da Lui, il Quale è il solo che ci può aiutare e ci aiuterà! Per questo, infatti, ho la Sua Parola divina!”.

              15.     Dice il patetico: “Io però non capisco che voi, carissimo amico, parliate sempre della Sua ‘Parola divina!’. Come può avere uno, per quanto possa essere già uno spirito umano del tutto completo, avere e dare una Parola divina? Oppure lo ritenete sul serio una specie di Apollo?”.

              16.     Risponde Max Olaf: “Sì, ve lo dico senza paura: o Lui oppure nessun altro! – Le Sue Parole rivolte a me non sono cadute sulla sabbia, ma in tutta la profondità della mia vita! E questo ora mi dice continuamente: Egli e nessun altro in eterno! – Comprendi tu questa Potenza? Così mi comanda il cuore. E il mio spirito risponde: sì, cuore! Colui che tu ami, è Lui e all’infuori di Lui non v’è nessun altro! – Ma ora basta così, andiamo! Salvezza a colui che mi segue!”.

              17.     Dice il patetico lesto: “Devo davvero chiedere perdono, amico mio del resto stimabile!Con una simile supposizione non vi posso seguire! Considerare un uomo quale unico Dio!? In verità, questo è più che troppo forte! – Non ho nulla da dire per la Sua sapienza e forza di volontà interiore, come anche della Sua bontà. La campagnola, infatti, si fa stupenda sotto la Sua bontà! Ma per la Sua Divinità da voi annunciataci devo protestare! – In Mosè sta scritto: ‘Devi credere in un solo Dio!’ ed inoltre: ‘Nessuno può vedere Iddio e vivere, perché Dio è un fuoco divorante!’ – Ed ascoltate ancora che cosa disse il saggio giudeo Gesù, che voi ritenete per un Dio, proprio in un passo che credo sia in Giovanni. Egli dice: ‘Nessuno ha mai visto la Divinità. Chi però ascolta la Sua parola, l’accoglie e agisce di conseguenza, accoglierà così in sé lo Spirito di Dio e tale Spirito dimorerà in lui! – Vedete, anch’io ho una certa confidenza con la Bibbia. Ma non sta scritto da nessuna parte che uno spirito umano, anche se è da Dio, sia già la somma Divinità stessa dimorante nella Luce sublime, eternamente inaccessibile! E poiché voi, mio rispettabile amico, sembrate sostenere proprio questo di quell’abbellitore della campagnola, io davvero non posso venire con voi!”.

              18.     Risponde Max Olaf: “Caro amico, ora fate come volete! Già prima voi stesso avete protestato contro la costrizione, e così in futuro non cercherò più di persuadervi”.

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Cap. 76

Il sincero lustrascarpe

La non gradita Mierl

Il grande lavaggio animico del patetico

Lo spirito ferito dell’orgoglioso lascia la compagnia celeste

                1.       Il già conosciuto Franz, che fu sul mondo il fedele lustrascarpe del patetico, si avvicina a lui e dice: “Qui mi sembrate tutti uguali, tuttavia dico a voi, vostra grazia: ascoltate, voi sembrate proprio com’eravate sulla Terra. E questo mi pare proprio non giusto, mi capite? Nel mondo eravate veramente un gran signore ed eravate anche molto ricco, sebbene per la maggior parte vi abbia aiutato la vostra signora. Tutto questo però ora è finito. Poiché siamo nel mondo degli spiriti, mi capite? Ed allora ognuno deve ben essere umile, altrimenti piovono mosche spagnole e asparagi lussemburghesi! Questo buon signore vuole solo il nostro bene e ci ha dato un po’ di luce. E quindi credo che non dobbiamo rifiutare così con leggerezza. Venite dunque con noi, non vi farà male! E guardate, anche la vostra cara Mierl è qui! Sapete, quella che avete avuto così vicino alla vostra signora!? Mi capite! E dov’è la vostra Mierl, voi non dovreste mancare! Che cosa pensate di questo?”.

                2.       Risponde il patetico molto indignato: “O tu maledetto lavaggio generale! Sembra già di essere in Purgatorio, ed allora anche l’Inferno non dovrebbe essere lontano. Ma questo è proprio diventare un diavolo! Adesso c’è qui anche quella carogna di una Mierl ed a ciò la mia santa donna! No, che cosa succederà! Mia moglie è andata nell’eternità un paio d’anni prima di me. E io credevo, poiché nei suoi ultimi tempi sospirava così religiosamente e spirò beata nel Signore, che si librasse già da tempo su una nuvola celeste! Invece no, lei è qui, e questo è ancora mille volte peggio che sul misero mondo prima della sua morte! E ora si aggiunge, per completare, anche quella mia carogna che ha una lingua tagliente come una spada. Ebbene, ci mancherebbe ancora di andare con una simile compagna da quell’Uomo, il quale mi ha già fatto capire in modo inequivocabile che dovrò essere ancora molto umiliato! Io però fiuto l’arrosto e mi guarderò bene di prostrarmi davanti al mago ed alla Sua trasfigurata campagnola! Ma che ci si debba incontrare in questo porco mondo con tutti i dispiaceri! O maledizione! Se queste non sono fatalità, allora non so più che cosa si dovrebbe chiamare così! Verranno forse alla luce ancora i miei altri amoretti temporanei ed altri generi di ammucchiate che feci con loro talvolta per gioco?”.

                3.       Questo dice il patetico fra sé e sé, ma anche coloro che gli stanno intorno comprendono le sue parole. E sua moglie viene avanti e dice soavemente a lui: “Johann, io sapevo nel mondo com’era fatta la tua vita. Questo era anche il motivo della disarmonia che esisteva ultimamente tra noi due. Tuttavia ti ho perdonato tutto! Rimedia perciò anche tu qui, davanti a Dio, tutto ciò che hai fatto a me, tua moglie terrena, la quale per puro amore ha sacrificato tutto a te, perfino l’amore di suo padre! Non mi temere, poiché non ti farò più nessun rimprovero. Segui però anche Colui che tu pretendesti sempre di seguire nel mondo! Quanto spesso mi hai accusato per la mia superbia dell’alta aristocrazia, ma qui, nel regno dell’umiliazione, tu sei cento volte più superbo di me e dei miei congiunti! Com’è successo questo?”.

                4.       Il patetico Johann resta sorpreso, mormora tra sé e non risponde alla supplica di sua moglie.

                5.       A questo punto però si fa avanti Mierl e dice ad Emma: “Chiedo mille volte perdono a vostra grazia per aver avuto il vostro uomo! Per il resto sono stata una buona e brava ragazza. Ma fuori allo Sperl una volta conobbi il vostro uomo, dove mi fece una corte spietata e mi promise per la vita e per la morte di sposarmi; e così m’illusi che forse sarebbe stato possibile! Questo porco però mi portò in giro da un anno all’altro e di matrimonio non se ne parlò più. Io però non sapevo che era sposato! Vedete, questo l’ho saputo solo qui! Ma adesso vi rallegrerete quando dirò la mia opinione a questo porco; ebbene, costui dovrà ben ricordarsi della sua Anna Mierl!”.

                6.       A questo punto Mierl si rivolge al patetico e dice: “Ebbene, voi porco di un cocchiere e furiere pensionato o cosa eravate! Che cosa credete di essere? Potreste rispondere alla supplica di vostra moglie che avete così tradito sulla Terra? Dite qualcosa se avete il coraggio, maiale! Vi ricordate tutto quello che mi avete detto, che eravate un uomo celibe e quanti soldi avevate! Se già eravate un così gran signore, come mi avete detto mentendomi, con un così grande onore nel vostro corpo, sarebbe stato impossibile che voi foste uno stupido maiale! Se non dovessi vergognarmi tanto, racconterei alla vostra signora tutto quello che avete fatto con me! Aspettate solo un po’, e dirò ancora di più alla signora! Solo adesso, infatti, mi viene un giusto veleno per voi, perché so che avete avuto una così onesta e buona moglie!”.

                7.       Max Olaf, all’udire questo, s’avvicina al patetico, interrompe Mierl e dice: “Ebbene, caro amico, vengono fuori delle belle storielle sulla vostra condotta di vita terrena! Davvero, voi non me n’avete mai parlato. Sì, ora comprendo alcune cose che altrimenti non avrei mai compreso. Voi avete dunque dimostrato una simile fedeltà ed amore alla vostra buona moglie? O pelle di un maiale di galantuomo! Sì, ora so perché temete tanto questa campagnola. Forse anche lei avrà avuto alcune volte parte alle vostre belle scappatelle! E perciò qui non vi sarà gradito di andar là con me dove sembra che vi si conosca meglio di quanto vi ho conosciuto io! Amico, se le vostre azioni da marito stanno così e volete ancora passare per uomo d’onore, allora devo proprio pregarvi di non venire con me da quel purissimo e santissimo Amico degli uomini! Io dovrei avere un rispetto maledettamente basso davanti a quel Santo, se conducessi dinanzi a Lui un modello di una pelle di maiale come siete voi. Fate ora quello che volete, ma io me ne guarderò saggiamente dal coltivare ancora rapporti con voi in avvenire!

                8.       Povera Emma! Se avessi saputo nel mondo che marito tu avevi, allora non ti avrei comminato certamente nessuna punizione all’offesa dell’onore! Ora però venite tutti con me da quel grande e santo Amico degli uomini! Là vi verrà ripagato tutto quello che in qualche modo avete subito come ingiustizia da parte mia! Ma quella pelle di maiale deve andare dove egli vuole!”.

                9.       Dice il barone: “No, non l’avrei creduto mai di quest’uomo! Così è sempre vero: ciò che è volgare, rimane volgare! Ma ciò che è accaduto, è accaduto! Noi non vogliamo certo giudicarlo, ma per la nostra compagnia non è più degno nemmeno qui in questo mondo!”. – (Rivolgendosi al patetico): “Andate via da noi ed evitate la nostra compagnia! Là tra i proletari è il giusto posto per voi! Forse lì troverete ancora alcune dee che vi hanno offerto il nettare per le vostre belle feste da pascià!”.

              10.     Dice il patetico irritato: “Si avrà anche qui il diritto di proibire tali insinuazioni! Non ha avuto forse anche la mia onesta moglie compagnie ogni sabato? Se riguardo a ciò lei ha fatto delle osservazioni alla Ignazio di Loyola, io non lo so davvero! Del resto qui nessuno ha qualcosa da impormi, perché credo che non ho più bisogno di nessun tutore! D’ora in poi però proibisco ogni indelicata osservazione, perché saprò già io stesso che cosa devo fare! Inoltre non avete bisogno di apostrofarmi che sarei ora troppo volgare per la vostra aristocratica compagnia. Io stesso, infatti, ringrazio ora Iddio di essermi liberato di una simile plebaglia con le buone. Per fortuna che là in fondo vedo parecchi buoni conoscenti; da questi sarò sicuramente più rispettato che da voi, voi presuntuose canaglie dell’alta nobiltà!”.

              11.     Con queste parole il patetico abbandona la compagnia e si reca dai suoi conoscenti. Emma vuole trattenerlo, ma la respinge e corre via.

              12.     Max Olaf però dice: “Lasciatelo andare! Forse va alla sua resurrezione – oppure alla sua caduta! Ma noi vogliamo pregare il Signore affinché gli conceda Grazia a giustizia! E così rechiamoci da Lui, dal Salvatore degli uomini!”.

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Cap. 77

Intercessione di Olaf davanti al Signore

Buona confessione della Divinità di Gesù e completo abbandono alla Volontà del Signore

Satollamento delle povere anime

                1.       Una ventina di persone si muovono al fianco di Max Olaf verso di me. E dice la guida, inchinandosi profondamente: “Mio Signore e sublime amico! Secondo la Tua clementissima richiesta ho portato qui, davanti a Te, come vedi, un piccolo reclutamento che il mio cuore ha compiuto!

                2.       Uno in verità non ha voluto seguirci, perché alcune persone che conoscevano assai bene le sue condizioni di vita terrena, gli davano troppo fastidio. Io però penso che, nonostante questo, egli non debba essere ancora completamente perduto! Tu, infatti, sei il vero Padrone di questa casa ed è impossibile che chi vi può entrare una volta possa essere perduto! Sulla Terra in fondo non era un uomo cattivo. La sua maggiore debolezza era la sua carne. E poiché purtroppo egli possedeva beni terreni in gran quantità, cadde in un turbine di ogni genere di tentazioni che mise facilmente anche in opera. Devo ammettere apertamente che questo per vero non faceva onore al suo spirito. Ma che cosa si può fare adesso? Ormai è fatta! E così io credo che possa imbattersi in situazioni che lo aiuteranno al miglioramento ed alla vera umiltà. Ma giudicarlo e punirlo per questo, mi sembrerebbe certo troppo duro!

                3.       Del resto questi sono solo pensieri miei, con i quali non vorrei minimamente prevenire a Te, o Signore! Poiché di fronte a Te io dico solamente: o Signore, o Amico, ciò che Tu vuoi, questo accada!”.

                4.       Rispondo Io: “Io ti dico però che le tue opinioni sono molto buone e perciò anche molto da utilizzare. Ma con tale spirito dovranno accadere ancora molte cose prima che giunga alla vera comprensione ed al vero miglioramento. Anch’Io non voglio dire proprio nulla sulla sua condotta di vita terrena, estremamente impudica, anche se basterebbe già da sola a fargli perdere la vita eterna. Nello stesso tempo però questo spirito è pieno della più maleodorante superbia e dannosa arroganza! E vedi, questo è di gran lunga peggiore di quanto tu potresti credere. Alla sensualità si può presto porre un idoneo rimedio. Alla superbia e all’arroganza però, a causa del libero arbitrio, è molto difficile o anche niente affatto possibile porre riparo! Certo noi vedremo che cosa sarà opportuno fare.

                5.       Ora però che cosa devo fare ai tuoi accompagnati? Dimmelo del tutto francamente!”.

                6.       Risponde Max Olaf: “Signore! Qualunque cosa Tu voglia fare, soltanto e sempre nella Tua illimitata Bontà! La Tua Sapienza, infatti, supera ogni cosa, la Tua Bontà non conosce limiti e dinanzi alla Tua Volontà mondi diventano polvere!”.

                7.       Rispondo Io: “Ma caro amico, come noto dalle tue parole, tu Mi ritieni per il sublime Essere divino! DimMi dunque, come arrivi ad una fede simile? Non sai dunque che nessuno può vedere Dio e vivere?”.

                8.       Risponde Max Olaf: “Signore! Sono arrivato a questa ben fondata opinione mediante la Tua santa, divina Parola! Parole come le Tue, infatti, così piene di Verità, così piene della massima Potenza, Sapienza ed Amore, nessuna lingua di spirito creato le può pronunciare! So molto bene che nessuno può mai vedere la Divinità stessa nella Sua originaria Essenza più intima e nello stesso tempo vivere! Ma la Divinità, che parlò mediante Mosè, dopo diversi secoli insegnò in tutta la Sua pienezza nel figlio dell’Uomo Gesù. E Questi disse: ‘Io e il Padre siamo una cosa sola, chi vede Me, vede anche il Padre!’. –Ma se Gesù insegnò questo ed i Suoi discepoli potevano ben vederLo ed ascoltarLo senza perdere la loro vita, allora non vedo perché ci si deve immaginare Dio in una Luce eternamente inaccessibile! Inoltre mi pare assolutamente certo che Tu sei lo stesso Signore Gesù che ci ha dato questo sublimissimo insegnamento! E così sono già al posto giusto con il mio cuore e con la mia fede assai infallibile! E io penso che più Ti contemplo col cuore e gli occhi, non solo non perderò la vita, ma la guadagnerò sempre di più!? – Ho ragione o no?”.

                9.       Rispondo Io: “Vedo già che nelle tue affermazioni rimani fermo e irremovibile. E così per intanto devo lasciar passare il fatto che tu ritieni che Io sia l’Altissimo. Ma in seguito ti si chiarirà dove tu potresti essere ancora in dubbio. Per il resto però sii rassicurato del Mio Amore e della Mia Amicizia per l’eternità!

              10.     Ditemi, non avete fame e sete?”

              11.     Rispondono tutti: “O migliore, celeste Amico! Ne abbiamo talmente che, se fossimo sulla Terra, saremmo già morti di fame e di sete! Se potessimo avere un piccolo ristoro, come si solleverebbero i nostri animi! Perciò sii così buono e facci portare qualcosa secondo la Tua migliore Volontà!”.

              12.     Io faccio cenno a Robert, Jellinek, Messenhauser e Becher, affinché portino a questi poveretti del pane e del vino, cosa che subito accade.

              13.     Con mille ringraziamenti e lodi questi intervenuti mangiano e bevono. E quando sono ben presto sazi e ristorati, dice Max Olaf: “O Signore! Ora sono qui dinanzi a Te senza alcun dubbio: Tu Lo sei e nessun altro in eterno! A Te solo vada tutta la nostra venerazione, devozione ed amore!”.

              14.     Tutti coloro che egli ha condotto insieme a lui ripetono queste parole. Robert sorride di gioia per una così veloce sistemazione di anime del mondo altrimenti molto confuse. Il dottor Becher e Messenhauser si meravigliano enormemente che Max Olaf e la sua compagnia siano pervenuti al chiaro riconoscimento della Divinità di Gesù. Anche la nostra Helena (la campagnola) cade ai piedi dinanzi a Me.

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Cap. 78

Esortazione alla prudenza coi mezzi ciechi

Annuncio di un gran Consiglio celeste

Grandezza, semplicità e bontà del Signore

                1.       Io però, per buoni motivi, li esorto affinché non facciano scorgere niente di ciò che per una grazia speciale si è loro rivelato! Ed essi Mi comprendono e tacciano, mentre i loro cuori cominciano ad ardere sempre di più.

                2.       Per Helena è più difficile dover tacere. Jellinek però gli dice: “Carissima sorella, brucia interiormente quanto vuoi e puoi; ma controllati esteriormente – per amor di coloro che sono ancora ciechi di cuore, affinché non giunga nessun giudizio su di loro! Ora però terremo un gran Consiglio, come mi ha segretamente confidato il Signore, e ci dobbiamo comportare il più tranquillamente possibile, affinché quelli che non lo sanno ancora, non si accorgano che il Signore di ogni vita è tanto vicino a loro! Perciò stai calma!”.

                3.       Dice Helena: “Che cosa hai detto di tenere un Consiglio segreto? Che cosa vi sarà consigliato! O Dio, o Dio! Qui sotto ci deve essere certamente qualcosa di molto importante!”.

                4.       Risponde Jellinek: “Sì, sì, qualcosa di molto importante! Io ti dico: guai a tutti i superbi, agli ambiziosi, a tutti gli assassini e carnefici, e guai a coloro che siedono sui troni! Ho visto prima un’immensa quantità di angeli furibondi con spade fiammeggianti gettarsi giù sulla Terra! E una voce echeggiava tuonando: ‘La Mia pazienza è alla fine! Perciò nessuna clemenza più! I grandi, infatti, non cercano aiuto presso Dio, ma nelle loro molte armi. E i piccoli urlano e digrignano i denti e anch’essi non si rivolgono a Dio, dal Quale viene ogni aiuto! Perciò nessuna clemenza più!’. – E vedi, su ciò ora sarà tenuto un Consiglio, perché adesso si mettono in moto tutte le potenze dei Cieli. Perciò devi stare doppiamente calma!”.

                5.       Risponde Helena: “Sì, sì, sono già calma. Ma che cosa ne uscirà? O terribile, terribile!”.

                6.       Dice Jellinek: “Sì, mia stimabilissima sorella Helena, lì ora procede in modo molto più curioso che allora in Vienna, dove noi due, buonanime, ci trovavamo ancora nella carne tra i combattenti per la libertà! Qui, infatti, vale nel senso perfettissimo della verità: o vita o morte – Cielo o Inferno! Il Signore dell’Infinito, l’Onnipotente Creatore è qui tra noi! E le Sue miriadi di potentissimi servitori, anche se a noi ancora non visibili, attenderanno non lontano da qui i Suoi santi cenni. Così puoi farti già un concetto in anticipo di quanto sia inconcepibilmente importante ora questa grande stanza, dove il Signore dei Cieli e di tutti i mondi prenderà tra noi, Suoi amici da pochissimo tempo, decisioni dalle quali dovranno dipendere i tempi futuri e le eternità! Ora che cosa pensi se consideri questa faccenda veramente nella giusta luce?”.

                7.       Risponde Helena: “Vedi, caro amico, io non posso proprio afferrare bene la spaventosa ed infinita importanza di questo luogo! Mi è incomprensibile come possa esserci in Lui – poiché non manifesta in nessun modo un qualche segno di Onnipotenza divina – una così incomprensibile enorme Forza e Potenza! E come possa Egli con uno sguardo abbracciare l’intera ed eterna Infinità, dalla cosa più grande alla cosa più piccola così acutamente? Egli sta qui tra noi come se fossimo gli unici con i quali ora ha a che fare! Proprio così senza pretese, così buono, premuroso ed indescrivibilmente caro è il Suo atteggiamento! O amico, quale infinita affabilità è questa!

                8.       E ascolta – quale differenza tra Lui, l’Onnipotente, eterno Signore dell’Infinità ed i potenti della nostra maleodorante Terra! – Egli, Tutto in tutto, è pieno di umiltà e non s’innalza mai davanti alle Sue creature! Ma i potenti della Terra, tu li conosci, non vogliono sentire di affabilità ed umiltà. Soltanto loro vogliono essere tutto ed avere tutto; ma tutti gli altri se li può prendere il diavolo! In verità, con simili governi, la Terra, altrimenti così bella, deve in breve necessariamente diventare un verissimo Inferno, dal quale alla fine nessun uomo mortale potrà più essere guadagnato per la vita eterna!”.

                9.       Risponde Jellinek: “Sì, sì, tu giudichi bene e acutamente! Ma pensa anche che per Iddio sono possibili molte cose che nemmeno uno spirito saggissimo può immaginarsi possibile, così sarai in grado di osservare ciò che deve avvenire con animo molto calmo. Poiché vedi, tutta l’infinita grande potenza sta proprio nell’incommensurabile grandezza del Suo Amore. Ma poiché l’Altezza, la Potenza e la Grandezza dell’Altissimo stanno nel Suo Amore, allora non ci si deve spaventare per le Sue decisioni per quanto grandi siano. È impossibile, infatti, che ciò che fa il potentissimo Amore possa esser altro se non estremamente buono, anche se esteriormente dovesse avere un aspetto spaventoso”.

              10.     Risponde Helena: “Ti ringrazio, caro amico, per i tuoi insegnamenti! In verità, ora mi hai tolto un enorme peso dal cuore! Ma dimmi ancora: quando comincerà questo summenzionato Consiglio supremo?”.

              11.     Continua Jellinek: “Subito carissima sorella! Guarda, la grande compagnia dei proletari viennesi, che sembra non abbiano ancora nessuna luce, viene invitata or ora da Blum ad entrare in una stanza vicina. Solo le ventiquattro ballerine, Blum, Messenhauser, Becher, io, te e Max Olaf con la sua compagnia di venti persone, come anche quei mezzi inglesi con un paio di dozzine di autentici aristocratici, là in fondo alla sala, saranno presenti durante il Consiglio.

              12.     Là, da un’altra stanza, arrivano or ora dodici uomini dall’aspetto molto saggio e dietro di loro ancora altri sette. Questi, molto probabilmente, parteciperanno al gran Consiglio. E un grande tavolo si trova già in mezzo a questa sala che diventa sempre più grande. Quindi è già tutto pronto. Rallegrati, il Consiglio prenderà ora immediatamente il suo santo inizio!”.

              13.     A quest’insegnamento di Jellinek, Helena ora si rivolge a Me completamente afflitta e piegata fino a terra, e per la grande paura quasi non riesce a dire una parola. Io però la prendo per il braccio e le dico: “Ma, Helena, Mia carissima figlia, perché fai quella faccia? Di chi hai così tanta paura? Guarda, ci sono Io con te! Come puoi aver paura al Mio fianco?”.

              14.     Risponde Helena: “O mio Dio e mio Signore! Certamente, se puoi rimaner buono con me, non si può aver paura! Quando però ad una viene in mente la Tua sola santissima Divinità, alla quale non deve avvicinarsi nessun peccatore, allora mi sembra che Tu potresti condannare velocemente noi altri, specialmente se venissi forse un pochino in collera! Prima certamente non avevo questa paura, perché allora non sapevo ancora, chi Tu fossi veramente! Ti consideravo un qualche santo antico e perciò anche un intimo amico di Dio che avrebbe potuto essere per me un efficace intercessore. Ora però, quale terribile delusione – Tu sei l’Iddio Onnipotente! – Ahimè, ahimè, chi non dovrebbe temere? Ed ora tieni anche un Consiglio, probabilmente per il giorno del giudizio universale! Ed io, una peccatrice così grande, non dovrei temere al tuo cospetto?”.

              15.     Dico Io nel tono più bonario del mondo: “Dunque è questo che ti opprime tanto? Ebbene, se già adesso hai una così enorme paura dinanzi a Me, allora non potrai neanche amarMi più? Che cosa farò allora, se tu mi neghi l’amore perché Io sono il terribile Onnipotente? Piccola Helena, dimMi, Mi vuoi ancora bene come prima, quando Mi ritenevi soltanto un san Giuseppe o san Pietro?”.

              16.     Risponde Helena più rassicurata: ”O mio Dio e mio Signore! Ma che domanda! Se si tratta del mio amore per Te, puoi comunque guardare nel mio cuore e lì si dimostrerà subito se accanto a Te ci sia ancora un posto per qualcun altro! Io amo solamente Te, perciò non devi mai temere per il mio amore per Te. Io però potrei temere per il Tuo Amore per me, che sono una sì grande peccatrice!”.

              17.     Rispondo Io: “Ebbene, mia cara piccola Helena, ora tra noi sarà presto nuovamente in ordine! Che ne dici adesso se tu provassi ad abbracciarMi ed a baciarMi di nuovo?”.

              18.     Helena si strofina perplessa gli occhi ed alla fine parla con voce pulsante d’amore: “Ehm, sarebbe davvero infinitamente dolce una cosa simile! Ti avrei davvero infinitamente volentieri, soltanto se Tu non fossi così Santo e Onnipotente!”.

              19.     Rispondo Io: “Ah, questo non importa! Fa solo ciò che desidera il tuo cuore e ti convincerai subito del fatto che la Mia Santità e Onnipotenza non ti morderanno la punta del naso!”.

              20.     Quando Helena Mi vede davanti a sé così affabile, finalmente le passa tutta la paura. Cade al mio petto, lo bacia e dice dopo un po’: “Dio, o Dio! Qui si starebbe veramente bene! Se solo potessi rimanere così l’intera cara eternità!”. Alla fine si alza di nuovo e continua: “Ma è dunque possibile che Tu, Dio mio e Signore, possa essere così inconcepibilmente affabile? No, nemmeno sulla Terra avrei mai osato pensarlo. Sei Tu così buono, umile e caro! Chi per puro amore per Te non si strugge, costui non è un uomo!”.

              21.     Rispondo Io: “Ebbene vedi, adesso noi due siamo già nuovamente nell’ordine più bello, e questo Mi rallegra! Ora però vieni anche tu con Me al tavolo del Consiglio! Lì siederai accanto a Me e di tanto in tanto ci darai anche un consiglio su cosa dovrà accadere con questo tanto cattivo mondo della Terra!”.

              22.     Dice Helena: “No, no, questo non va bene! Io – dare consiglio!? No – questo sarebbe un bel consiglio!”.

              23.     Dico Io: “Ebbene, Mia cara piccola Helena, noi non pretenderemo nulla di così grave da te. Se qualche volta ti verrà in mente qualcosa di assennato, allora dillo a Me. Se tu non oserai, lo riferirò Io al Consiglio riunito”.

              24.     Continua Helena: “O Tu mio Dio e Signore! Quando Ti si guarda e Ti si ascolta parlare così alla buona, a noi altri non sembra proprio che Tu sia il nostro amatissimo Signore e Dio. Tuttavia Tu lo sei, e ciò lo vedo ora chiaramente! Ma per questo sono già adesso così innamorata di Te che potrei proprio scoppiare per tanto amore! Ma spero che, dal momento che non posso farci nulla, non me ne vorrai per questo! Perché sei Tu proprio anche così caro, buono di cuore e perfino così affabile e modesto?”.

              25.     Rispondo Io: “Sii pure innamorata quanto vuoi, già questo Mi sta bene! Ma per quanto tu possa essere innamorata di Me, il Mio Amore per te è tuttavia ancora più forte! Anche questo però non fa nulla. Io come Dio, infatti, devo poter amare più fortemente di te – e questo perché Io per il resto sono anche più forte di te, Mia carissima Helena!”.

              26.     Dice Helena: “Ti prego, non essere così buono con me! Io mi sto struggendo per l’amore che provo per Te!”.

              27.     Continuo Io: “Oh, non ti preoccupare per questo! Anche se talvolta diventi un po’ debole, Io ho con Me una quantità di ogni genere di rinforzi che ti rimetteranno nuovamente in piedi. Perciò non temere proprio nulla! – Ma ora bisogna recarsi al tavolo del Consiglio. Vieni dunque insieme e siediti qui, proprio vicino a Me!”.

              28.     Helena ora Mi segue modestamente e al tavolo, al quale si siedono anche gli altri, diventa tutta rossa per pura vergogna. Dopo pochissimo tempo però comincia a trovarsi più a suo agio in questa compagnia e aspetta attenta la prima esposizione.

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Cap. 79

La venerabile riunione del Consiglio

Domanda del Signore: “Che cosa dovrà essere della Terra?”

Parlano Adamo, Noè, Abramo, Isacco e Giacobbe

                1.       Dopo una pausa di silenzio generale, Helena Mi domanda sottovoce: “Signore, chi comincerà ora a parlare? E chi è quest’uomo venerando che siede accanto a me?”.

                2.       Io le rispondo pure sottovoce: “Mia carissima, a parlare comincerò Io stesso, appena tutti gli animi qui presenti avranno raggiunto la quiete necessaria. L’uomo che siede accanto a te è il padre Adamo, che visse circa seimila anni fa sulla Terra quale primo uomo creato. Accanto a lui vedi Noè e vicino il padre Abramo, poi Isacco e Giacobbe. Poi ne vedi ancora due: il primo è Mosè e l’altro è Davide. – Dopo questi sette seguono dodici uomini dall’aspetto serio, essi sono i dodici[23] apostoli a te ben noti. – Dietro di loro si trovano ancora due apostoli: quello davanti è Paolo e quello un po’ più indietro di lui è Giuda, colui che Mi tradì. Gli altri comunque li conosci. E così ora sai in quale ben singolare compagnia ti trovi.

                3.       Ma ciò che tutti dovranno fare in questo Consiglio, ti diventerà completamente chiaro alla fine dello stesso. Ora però presta attenzione! Gli animi della compagnia sono giunti alla quiete, e così comincerò subito a parlare Io. Non devi però spaventarti se talvolta parlerò un po’ severo, e se qui davanti a noi passeranno delle apparizioni che non avranno certamente nessun aspetto piacevole. Ma tieniti pure strettamente a Me e presto sarai nuovamente fortificata!”.

                4.       Dopo questo Mi rivolgo alla compagnia con la domanda: “Figlioletti Miei! Amici Miei! Io, il vero Padre di tutti voi, Dio e Signore e Creatore dell’Infinità vi domando: vi piace ora la Terra? Che cosa vorreste che Io facessi a lei?”.

                5.       Parla Adamo: “Signore, Tu eterno Amore! La Terra non è mai stata peggiore di adesso, ma anche il Tuo Amore non è mai stato più grande di adesso! Fa a lei secondo il Tuo Amore! Poiché vedi, il mare, l’occhio della Terra di lontane vedute, è diventato cieco. Metti dentro un potente fuoco e lascia che la potente fiamma diventi luce nei fondali, affinché tutti i mostri si spaventino dinanzi ad essa e periscano dalla vergogna che deve essere la ricompensa finale per tutte le loro opere nere! Così vedevo e vedo quale primo uomo della Terra!”.

                6.       Poi parla Noè: “Signore, al Quale ho sempre pregato e conservato fedelmente la fede e l’amore! Quando circa quattromila anni fa, mio fratello Mahal si lasciò tentare ad abbassare il suo sguardo dalle sante alture verso la pianura e a fare un viaggio a Enoch, in cui Drohuit e Funghar Hellan portavano disordine, e quando una figlia di Mahal divenne regina nella pianura – vedi, Tu mi chiamasti e mi suggeristi di costruire un’enorme arca per la salvezza della mia piccola famiglia e di molti animali, animali che la Tua Potenza spinse in quella grande arca da tutte le regioni della Terra.

                7.       Feci come volesti Tu, o Signore. E la conseguenza mostrò a me e alla mia casa, quanto fu bene che io Ti ascoltai incondizionatamente. Allora l’umanità era malata e guasta e favoriva male per male sul suolo della Terra e profanava orribilmente l’opera della Tue Mani. Tuttavia allora accadde, in qualche ordine stabilito e ben delimitato, tutto quello che è accaduto. E la menzogna, la superbia e l’ambizione satanica non gonfiarono così il petto di quasi ogni mortale, com’è ora il caso in questo tempo sulla Terra.

                8.       Certamente anche allora gli uomini erano crudeli, e singoli fatti trovano difficilmente un par suo. Ora però gli uomini sono diventati iene e tigri e commettono crudeltà delle quali l’intera infinità inorridisce. Allora mandasti un terribile diluvio sui mortali e annegasti tutti gli autori del male. Che cosa farai ora, o Signore? Io però conosco la grandezza del Tuo Amore e so anche che ti pentisti d’aver annegato l’umanità, poiché frammezzo c’erano anche molti fanciulli, i quali succhiavano ancora il latte dal seno materno! Ti pentirai anche adesso di purificare la Terra, diventata mille volte più sudicia, mediante un potente fuoco, affinché diventi nuovamente degna di accogliere le orme dei Tuoi Piedi?”.

                9.       Poi Noè tace. E il vecchio padre Abramo si alza e chiede il permesso di parlare. Io gli dico: “Parla, poiché hai ricevuto la promessa, e questa deve essere adempiuta!”.

              10.     Parla Abramo: “Signore, mille o diecimila anni sono dinanzi a Te come un solo giorno! Da Te, infatti, procedono tempo e spazio, ma Tu ti ergi su entrambi. Ed il passato più remoto come il futuro più lontano sono per Te come la storia di un giorno! L’Amore è l’Essenza Tua, e la Tua Bontà sublime è la Tua Sapienza! Il Tuo Animo è morbido come la lana e soave il Tuo Cuore come il respiro serale della primavera. Tutte le Tue vie si chiamano Misericordia e le Tue guide sono la Giustizia del Tuo Cuore!

              11.     Quando nel paese di Canaan disputai con mio fratello per la parte di territorio, Tu guardasti il mio cuore e lo trovasti pronto alla docilità. E guarda, Tu toccasti la mia anima ed essa parlò a Lot: ‘Fratello, devi scegliere liberamente! Vedi, grande è l’estensione del suolo terreno. Perché dovremmo dunque lottare per quest’effimero possesso? Va’ via oppure rimani! Va’ verso Occidente, così io vado verso Oriente, affinché regnino concordia e pace tra noi e tra tutti coloro che ci seguiranno. Ma se tu vuoi rimanere, allora solleva il bastone verso la regione dove tu vuoi che io vada, ed io farò secondo la tua volontà. Ma qui insieme non possiamo abitare, perché tu non desideri camminare sulle vie della pace!’.

              12.     E Lot comprese le mie parole, le prese a cuore e disse: ‘Fratello, per me ho scelto l’Occidente; là io voglio andare. Ma sta a te la libertà se vuoi rimanere o andare verso settentrione o verso meridione oppure verso Oriente! Ovunque tu vada però, non dimenticarti tuttavia di Lot!’. E ci benedimmo e andammo – egli verso Occidente ed io verso Oriente.

              13.     Ma il popolo di Lot s’innalzò presto potentemente sui suoi ricchi territori e costruì Sodoma e Gomorra, e cominciò a diventare sempre più folle. Io inviai messaggeri a Lot, ma non conclusero nulla. Parecchi furono uccisi, e i pochi che tornarono, portavano sempre le notizie peggiori. E vedi, in quel tempo Tu esaminasti nuovamente il mio cuore e lo trovasti giusto dinanzi a Te. E inviasti messaggeri dall’Alto, e costoro mi annunciarono che cosa intendevi fare con Sodoma e Gomorra. Io mi spaventai e Ti pregai d’aver clemenza e Ti presentai i possibili giusti. Il Tuo Occhio però non li trovò giusti, all’infuori di Lot solamente. E vedi, costui Tu lo salvasti, o Signore! Ma Sodoma e Gomorra le lasciasti devastare col fuoco proveniente dall’alto!

              14.     Quando però le due città, insieme agli uomini e animali, furono seppellite nel fango, il Tuo Cuore guardò verso le città. Ti pentisti nuovamente del duro giudizio su Sodoma e Gomorra, e facesti un patto con me e mi desti la Promessa per l’adempimento della Tua grande Misericordia.

              15.     E come Tu mi hai promesso, hai anche adempiuto tutto fino a quest’istante. Ma le Tue promesse si estendono ancora infinitamente oltre quest’istante. O Signore! Così ricorda, ora che tutti i popoli della Terra sono nuovamente giunti in un grande fermento, il Tuo patto fatto con me! Tu conosci i nemici dei Tuoi figli e conosci la loro avidità, la loro irremovibile volontà! Non vedi i molti lupi, iene e tigri, come scavano senza coscienza e senza vergogna, nelle viscere dei Tuoi agnelli e li sbranano con infuocati denti da dragone? O Signore! Se hai potuto punire Sodoma e Gomorra, afferra ora anche i lupi, iene e tigri ed immolali quale olocausto per tutte le ingiustizie che hanno commesso verso i Tuoi figli! Ma risparmia il sangue dei giusti e il sangue dei figli Tuoi!”.

              16.     Dopo si alza Isacco e dice: “O Signore! Io sono la prima foglia che cominciò a mostrarsi al grande albero della vita della Tua Promessa che facesti a mio padre Abramo. Quest’albero della vita dei Tuoi figli era molto vecchio ed allo stesso tempo quasi secco nel giardino dell’amore, mentre il fecondo serpente con la sua razza riempiva ogni spazio della Terra! Ma Tu, o Signore, esaminasti la completa aridità dell’albero della vita dei figli Tuoi e lo vivificasti dalla radice fino alla punta estrema e gli conferisti una nuova santa forza germogliante! E vedi, io ero la prima foglia vivente ai rami di questo santo albero.

              17.     Abramo ebbe una grande gioia nel vedere questa prima foglia di verde speranza. Ma a Te, o Signore, piacque turbare la sua gioia e provare la sua fede. Gli ordinasti d’immolarmi e di sacrificarmi sul ceppo ardente. Lo facesti per mostrare al serpente quanto era forte la fede del Tuo figlio Abramo! Quando però Abramo mostrò con l’ubbidienza la potenza della sua fede, Tu guidasti un caprone al cespuglio del monte, un’immagine vivente di Satana e della sua sete di potere! Il cespuglio imbrigliò l’estremità delle corna del caprone, questo era un segno della sua riluttanza, della sua disobbedienza, della sua superbia e della sua avida ambizione. Mio padre allora dovette prendere questo caprone, immolarlo e metterlo al posto mio sull’ardente altare del sacrificio.

              18.     O Signore, allora potesti spingere il caprone mondano nel cespuglio e metterlo sull’altare di fuoco a testimonianza della giusta espiazione, così fa altrettanto adesso nella realtà! Poiché se allora il caprone era solo un’immagine simbolica – come io stesso fui un segno premonitore della Tua venuta al mondo e della seconda creazione mediante la Tua grande opera di Redenzione – così questo caprone è ora divenuto così grande nella pienissima realtà sul mondo che le sue corna raggiungono già ora i Tuoi Cieli. Così anche adesso edifica il grande altare di fuoco sul mondo intero! Afferra questa bestia vergognosa che si è imbrigliata da parte a parte con le sue potenti e gigantesche corna nel fittissimo cespuglio del mondo, immolala e gettala poi nel potente fuoco del grande altare infuocato!

              19.     O Signore, ora non esitare più, non lasciar rodere le molte foglie verdi dell’albero della vita dalla peccaminosa voracità della bestia, ma fa secondo la Tua Promessa! Poiché vedi, il tempo è giunto alla piena maturazione, ed i Tuoi figli gridano ora troppo forte: ‘Padre, vieni! Solleva la Tua Destra! Prendi la scure della Tua Giustizia ed immola la belva, la quale già comincia a spingere con le sue corna persino alla fortezza dei Cieli!’ Amen!”.

              20.     Dopo parla Giacobbe: “O Signore, Tu lottasti con me e non mi lasciasti andare avanti. E quando Ti afferrai, mi desti un colpo al fianco che mi lasciò zoppicare per tutta la mia vita! Il colpo però non mi fece male, poiché io lottai per amore con Te. Tuttavia questo colpo rimase poi a tutti i figli successivi, e questi sentirono ben anche il dolore. E vedi, questo dolore ora ha raggiunto il massimo grado. Oh, così libera finalmente i figli dal colpo e dal suo dolore!

              21.     Per quattordici anni servii per avere la celestiale Rachele, ma Tu mi desti la mondanamente brutta Lia. Io l’accettai e non mormorai. Ed ancora per quattordici anni dovetti servire e soffrire persecuzioni per avere la celestiale Rachele. Allora poi me la desti, ma lei dovette essere sterile, così che dovetti mettere un altro grembo nel suo seno, per dar vita al mio seme vitale. O Signore, questo è stato duramente previsto da parte Tua!

              22.     Prendi però finalmente indietro la Tua durezza! Prendi a Lia la fertilità e dalla a Rachele con pienezza, affinché la Terra diventi finalmente libera dalla maligna razza del serpente e il suo suolo lo possono calcare soli i figli della celestiale Rachele! Oh, lascia una buona volta che Giuseppe e Beniamino diventino veri figli dal grembo della celestiale Rachele e fa esaurire la fonte di Lia!”.

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Cap. 80

L’impazienza di Helena viene quietata

Parlano Mosè e Davide

Interruzione di Helena ed epilogo di Davide

                1.       A questo punto Helena Mi domanda segretamente: “Ma Signore, mio dolcissimo Gesù, Tu mi hai assicurato che avresti parlato per primo. E ora parlano sempre gli altri, Tu invece non dici proprio nulla e non vengono fuori nemmeno delle apparizioni. Com’è da intendere questo! Ti prego, spiegami questa cosa un po’ più chiaramente!”.

                2.       “Mia carissima Helena” – rispondo Io – “abbi solo ancora un po’ di pazienza, poi tutto ti diventerà chiaro. Io ho comunque parlato per primo, avendo rivolto a tutti questi qui, al grande tavolo del consiglio, una domanda estremamente importante. Ora però essi devono dare il proprio parere su questa. E quando tutti si saranno espressi, allora comincerò a parlare Io.

                3.       E vedi, Io posso cominciare a parlare quando voglio, perché sono comunque sempre il Primo ed il Mio discorso è altrettanto sempre il primo, poiché Io stesso sono il Primo! Comprendi tu questo? Così fai di nuovo silenzio ed ascolta attentamente cosa dirà Mosè. Le apparizioni compariranno quando parlerò Io. Ora guarda, Mosè già si alza, e così vogliamo ascoltarlo!”.

                4.       Helena è ora nuovamente tranquilla. E Mosè parla con la più grande serietà: “Signore, quando il Tuo popolo languiva sotto la tirannia egizia, Tu mi svegliasti e facesti di me salvatore del popolo Tuo. Vissi alla corte del faraone, e fui iniziato in tutte le infamie ed i piani maligni che questo tiranno sanguinario tramava contro il popolo Tuo. La sua brama sacrilega, infatti, non fu di gran lunga saziata nemmeno con l’annegamento di tutti i primogeniti del Tuo popolo. Spesso ti pregavo in segreto, affinché finalmente liberassi il Tuo popolo da un così terribile giogo. Ma che a quel tempo Tu ascoltassi, era molto più difficile di adesso!

                5.       Quando vidi che la furia del re aumentava di ora in ora e quando un miserabile cortigiano bastonò un povero israelita, giunsi ad afferrare indignato il miserabile, lo uccisi e lo sotterrai nella sabbia. Il faraone, che presto lo venne a sapere, mi fece cercare, per farmi uccidere. Io però fuggii ancora in tempo verso Midian. Arrivato lì presso il sacerdote Reguel, che aveva sette figlie, presto ne ottenni in moglie una che si chiamava Zippora, e divenni poi pastore delle pecore di Jethro, fratello del sacerdote!

                6.       E solo quando pascolavo le pecore di Jethro ai piedi del monte Horeb, giunse un Tuo angelo da me, mi ordinò di seguirlo, perché un roveto bruciava violentemente. Qui la Tua Voce mi ordinò di togliermi i calzari, perché il luogo sul quale stavo era santo. Allora mi desti il santo comando di andare in Egitto e liberare il Tuo popolo, e mi desti un bastone per colpire con questo sette volte il faraone, il cui cuore avevi indurito, poiché egli non voleva riconoscerTi.

                7.       Vedi, o Signore, ora nei cuori dei numerosi potenti, grandi e piccoli, è entrato qualcosa di peggio della durezza del faraone. Ora non sacrificano più solo i primogeniti dei loro popoli per l’onore dei loro troni, ma inviano molte migliaia sui campi di battaglia e li lasciano combattere e sterminare a vicenda, peggio di quanto accadeva un tempo presso i tenebrosissimi pagani. Questi sono tutti battezzati sulla Tua Parola e sul Tuo Nome ed hanno la Tua Legge: tu non devi uccidere! Tuttavia uccidono continuamente e sono diventati sordi, muti e ciechi. Essi non sentono la voce dei loro poveri fratelli e non vedono la grande miseria degl’infelici!

                8.       O Signore, per quanto tempo ancora assisterai a tali orrori devastanti? O Signore, insorgi come hai promesso! Ridammi il bastone con il quale nella mia mano colpisti il duro faraone e salvasti il popolo Tuo! Io, il Tuo vecchio e fedele Mosè, sono nuovamente pronto a scendere sulla Terra ad un Tuo cenno, e lì colpire tutti i duri e rigidi e salvare i Tuoi figli dalle loro tribolazioni troppo grandi! O Signore, ascolta il Tuo vecchio servitore Mosè, ed ascolta anche le suppliche dei Tuoi figlioli sanguinanti! – Il Tuo Nome sia santificato e la Tua unica Santa Volontà sia fatta ora come in tutti i tempi ed in eterno sulla Terra come nei Cieli!”.

                9.       Dopo Mosè si alza subito Davide e dice: “Signore, così parlò una volta il Tuo Spirito a me, al Tuo servitore: ‘Siediti alla Mia Destra, finché metterò tutti i tuoi nemici ai tuoi piedi’. – Signore, tutto ciò che il Tuo Spirito mi rivelò, si è adempiuto fedelmente. Solo la completa lotta dei Tuoi nemici, la distruzione finale della superbia e di tutto ciò che ne deriva – ciò che il Tuo Spirito anche mi ha rivelato – non vuole realizzarsi. Gli uomini sono ancora così, come essi erano, nove decimi sono cattivi, e buoni appena metà di un decimo!

              10.     Nella Tua ira, Signore, concedesti al Tuo popolo un re – quando accumulava peccati su peccati e in aggiunta pretendeva ancora un re. E questa Tua ira continua ancora e non vuol prendere nessuna fine. Tutti i popoli, infatti, hanno ora un re e perfino, come i pagani, una specie di imperatori, i quali servono ai popoli sempre come modello della massima superbia ed insaziabile arroganza!

              11.     O Signore, quando toglierai finalmente la più grande piaga dei Tuoi uomini dalla Terra e introdurrai nuovamente la Tua vecchia, santa Costituzione patriarcale? Tu vedi che ora vili leccapiedi senza scrupoli si recano dai re e spargono incenso adulatore per ottenere del guadagno più spiccatamente egoista e condannano ogni uomo onesto subito alla morte, se solo osa dire a un re la verità, cosa che gli sarebbe certo molto necessario come la luce dei suoi occhi. Ogni verità rivolta contro il re, ma animata dalle migliori intenzioni, viene considerata come alto tradimento e chi la proclama viene vilmente tolto dal mondo.

              12.     O Signore! Sotto il mio governo le cose stavano certo anche male, ma così male eternamente no! Poiché io lodavo ogni saggio che mi diceva la verità. Ora però è tutto il contrario! Il saggio viene perseguitato come un animale feroce, ma il bugiardo e l’adulatore viene decorato con ogni onorificenza!

              13.     Signore, le cose così non possono rimanere! L’Inferno deve essere Inferno, dove esso è nella sua originalità. Ma ergere così perfettamente sulla Terra il suo dominio, non dovrebbe essergli concesso! Signore, perciò noi tutti Ti preghiamo, affinché Tu voglia finalmente, una volta per tutte, porre fine al governo dell’Inferno sulla Terra! Lascia essere pure i re, ma fa in modo che siano così com’ero io, affinché gli uomini non diventino diavoli e il Tuo Nome non sia troppo profanato! Poiché chi Ti onorerà nell’Inferno, e quale diavolo Ti loderà? Perciò apriTi, o Signore, e manda in rovina tutti i nostri avversari! La Tua Volontà sia fatta! Amen”.

              14.     Completamente compenetrata dal discorso di Davide, la nostra Helena non si può più trattenere, si alza allegra e dice all’oratore: “Bravo, bravo, signor Davide! Voi sì che eravate un giusto re per la Terra. Se ci fossero re simili, sarebbe certamente una vera beatitudine essere vostro suddito! Ma i nostri re in questo tempo, che non sanno proprio più che cosa sia un uomo e quale valore abbia – sono o ‘dei’ i quali pretendono dai loro sudditi insieme ad una tassa spesso troppo alta, anche una vera adorazione, oppure sono, nel loro modo di agire, simili a quegli animali feroci che hanno di solito come simboli nelle loro insegne. Come poi vadano le cose ai sudditi sotto un governo simile, questo, signor Davide, lo potete facilmente immaginare! Io sarei d’accordo di tutto cuore che a tali governanti, che considerano se stessi tutto ed il loro popolo proprio nulla, il nostro carissimo, migliore ed onnipotente Signore e Padre Gesù mostrasse in modo efficace quanto sia giunto ora il tempo, e quanto valgono essi ed i loro popoli! Ho ragione o no?”.

              15.     Molto benevolmente Davide risponde: “Cara Helena, tu, quale giovane discendente del mio popolo, hai perfettamente ragione, io devo elogiare la tua sapienza; poiché tu desideri solo il giusto ed il vero.

              16.     I re devono rimanere re, ma devono scendere dai loro troni troppo elevati verso i loro popoli ed essere uomini con loro e concedere ciò che è vero e giusto! Ma nello stesso tempo anche i popoli devono fare, al loro re, solo richieste che siano attuabili e giuste. Ma ora da entrambe le parti le corde vengono troppo tese, e lì le cose non miglioreranno, finché le corde non si romperanno interamente! I re colpiranno i loro popoli, ed i popoli colpiranno i loro re!

              17.     Ciò nonostante, tra re e popolo c’è sempre ancora il nostro unico Jehova-Zebaoth, che può portare tutto nell’ordine migliore in un modo a noi sconosciuto. La grande opera è solo del Signore! – Così mia cara, stanno le cose”.

              18.     Risponde Helena: “Sì, sì, voi sì che siete un saggio re, voi avete ragione!”.

 

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INDICE parte 1

(Cap. 1 - 80)

Cap. 1      La carriera terrena di Robert Blum

Cap. 2      Prime impressioni del giustiziato nell'aldilà - Consapevolezza della sensazione di vivere

Cap. 3      Robert s’immagina di essere sotto narcosi

Cap. 4      Grido di aiuto rivolto a Dio - Appello a Gesù

Cap. 5      Tentativi di camminare nello spazio vuoto - Monologhi sul nulla e sulla continuazione della vita - Maledizione contro Dio, il preparatore di sofferenze

Cap. 6      Calma esteriore, agitazione interiore - Cos'è la vita? – La brama per la pace del credo guida alla preghiera - Il pensiero alla moglie e figli

Cap. 7      Il ricordo pieno di riverenza a Gesù provoca potenti fulmini - Spavento e gioiosa sorpresa di Robert

Cap. 8      Rinnovato amore per la vita - La sete di vendetta si trasforma in pensieri di perdono - Nuovo fulmine e chiarore duraturo

Cap. 9      Ogni sapienza mondana è vana - Gesù mette ai Suoi discepoli la fede nel cuore

Cap. 10   Buoni pensieri su Gesù - Cresce la fede nell’immortalità e in un Dio dell’Amore

Cap. 11   Ulteriori pensieri riverenziali e di anelito per Gesù - La regione luminosa s’avvicina

Cap. 12   Un uomo appare nella regione di luce: ‘È Gesù?’ - La gioia di Robert in attesa del Bramato

Cap. 13   Chiamata di Robert  - La venuta di Gesù - L’anima segregata trova nuovamente terreno solido

Cap. 14   Robert rivolge la parola al Signore, Gesù risponde - Un’importante questione vitale

Cap. 15   Buona risposta di Robert - Pii desideri

Cap. 16   Il Signore promette l’adempimento dei giusti desideri, fa però critiche riserve - Discorso infuocato di Robert contro i tiranni

Cap. 17   Il Signore replica: “Siate sottomessi alle autorità!” - Robert mette in dubbio questo comandamento - Egli desidera chiarimento sulla natura umano-divina di Gesù

Cap. 18   Discorso di Gesù sulla necessità delle autorità terrene - Nessuna società umana senza ordine ed ubbidienza

Cap. 19   Discorso sull’ubbidienza - Esempi tratti dai regni del mondo della natura

Cap. 20   Ulteriore esempio: le alte montagne e loro necessità

Cap. 21   Medie e piccole montagne - Loro origine e necessità sull’intera Terra

Cap. 22   Subordinazione per gradi necessaria anche tra gli uomini

Cap. 23   Risposta di riconoscimento di Robert - Sua contro domanda sull’abuso del potere dei principi

Cap. 24   Risposta di conforto sui sinistri dubbi di Robert - La malvagità degli uomini liberi si punisce da sé - L’esperienza della storia insegna

Cap. 25   Senso e scopo della scuola di vita terrena - Beatitudine temporanea o eterna?

Cap. 26   Risposta di Robert: “La vita la restituisco a colui dal quale l’ho ricevuta” - Esiste un Dio dell’Amore che tratta le sue creature così duramente?

Cap. 27   Spiegazione sull’educazione dell’uomo per l’indipendenza - Scuola educativa apparentemente dura, somma sapienza dell’Amore divino

Cap. 28   Anche la morte del corpo è un ausilio dell’Amore di Dio - Della sofferenza della morte nei tempi antichi e in quelli attuali

Cap. 29   Vero senso del testo: “Allontanatevi da Me, voi maledetti!” - Ogni spirito maligno maledice se stesso - Peccato contro lo Spirito Santo

Cap. 30   Del ricco crapulone e del povero Lazzaro nell’aldilà - Chi ha fatto l’Inferno? Soltanto la malignità degli spiriti

Cap. 31   Lieta approvazione di Robert - Ulteriore domanda principale: “Com’è fatta la vera Divinità?”

Cap. 32   Ama Me, Gesù, poiché in Cristo dimora corporalmente la pienezza della Divinità! - Robert mette in dubbio la Divinità di Gesù, ma vuole credere ciecamente

Cap. 33   Della vera e falsa fede - Pericoli e conseguenze dell’apatica vita comoda

Cap. 34   Concetti di Robert sulla fede e sulla giusta venerazione di Dio

Cap. 35   La duplice facoltà conoscitiva dell’uomo - Soltanto la luce dello Spirito procura la vera fede - Pratica e purezza di costumi

Cap. 36   Malumore di Robert per il ricordo delle debolezze terrene - Egli desidera cambiare discorso

Cap. 37   Il pericolo della lode per l’anima - Perfino principi angelici hanno bisogno di umiltà per lo sviluppo dello Spirito - Riconosci umilmente la tua colpa - per la tua salvezza!

Cap. 38   Sguardo retrospettivo di Robert sulla sua sorte terrena - “Puniscimi, – ma non abbandonarmi!”

Cap. 39   Buona svolta con Robert - Spiegazione del testo su Giovanni il Battista - In Robert spunta il giorno dell’eterna luce della conoscenza

Cap. 40   Inizia una nuova vita proveniente dallo Spirito divino - Annuncio di una nuova prova di libertà su un più elevato gradino di conoscenza

Cap. 41   Robert: “La Tua volontà sia la mia vita!” -  Il Signore: “Amore per amore!”

Cap. 42   Un vero fratello - Parabola del tiro a segno - L’amore per il Signore stabilisce tutto

Cap. 43   Il nuovo, meraviglioso mondo di Robert -  Parole di meravigliato ringraziamento e di profondissimo amore - “Questo mondo è provenuto da te!” - Parabola della procreazione dei figli

Cap. 44   Compito di Robert nella nuova casa - Prima compagnia: gli amici politici caduti nella lotta - Ammaestramento di Robert agli ospiti

Cap. 45   Potente confessione di Robert per Cristo - La società viennese

Cap. 46   La domanda di Robert su tre compagni di lotta - Un’immagine dell’anima di questi ‘amici del popolo’ - Esortazione di Robert al pacifico perdono

Cap. 47   Entrata in casa di Robert - Corrispondenza dei piani - Richiamo alla prudenza col gruppo degli ospiti viennesi - Comunicazione intima con il Signore

Cap. 48   Meraviglioso interno della casa - Dispiacere di Robert alla vista in giardino  - Scene scandalose della compagnia viennese - Il Signore tenta le cure delle anime dei maligni

Cap. 49   Una schiera di ex artiste danzatrici entrano in casa - Esse soffrono molta miseria nel mondo degli spiriti - Umile preghiera per pane e ricovero

Cap. 50   La compagnia viennese pretende le ballerine - Tuonante predica di Robert - Salvezza delle anime dall’abisso

Cap. 51   I tre compagni di lotta di Robert davanti al Signore - Anche loro devono essere migliorati - Le riconoscenti ballerine come strumento

Cap. 52   La buona opera dello spirito in Robert - L’affabilità del Signore commuove il suo cuore -  La sua compassione torna a profitto delle ballerine

Cap. 53   Le guide del popolo, Messenhauser, Jellinek e Becher nell’aldilà - Loro opinione su Dio, Inferno e fato

Cap. 54   Jellinek dimostra l’esistenza di Dio dal libro della natura - L’uomo non potrebbe comprendere di più sulla Divinità

Cap. 55   Partenza per viaggi esplorativi - Timorosi eroi - Si presentano il Signore e Robert

Cap. 56   Il cuore di Jellinek s’infiamma d’amore per l’amico di Robert - Un vino celeste - Brindisi di Jellinek e risposta del Signore

Cap. 57   Effetto del vino celeste - Domanda su Cristo e sulla Sua Divinità - Importante risposta di Robert - Massima d’amore di Jellinek

Cap. 58   Prova dell’amore femminile per gli amici di Robert - Buone risposte di Jellinek e Messenhauser

Cap. 59   Il Signore commenta l’abusata frase “Lo scopo santifica il mezzo!”

Cap. 60   Le ballerine desiderano chiarimenti su Dio - Robert le istruisce: “Cerca la luce soltanto dentro di te!” - Pericolo sulla ricerca puramente esteriore

Cap. 61   Comprensione delle ballerine - Lotta contro gl’impuri spiriti naturali nell’uomo - Scala del perfezionamento – L’Altissimo

Cap. 62   Presso la dissoluta compagnia viennese - Cura salutare di questi eroi della carne - Robert li incoraggia ad entrare in casa

Cap. 63   Gli ospiti alla vista delle ballerine - Dialoghi popolari - L’eroina delle barricate - Il patetico

Cap. 64   Il patetico è rimproverato da Robert - L’eroina di buon cuore cerca invano di consigliarlo

Cap. 65   I viennesi e lo sgradevole boemo  – L’eroina si rivolge a Jellinek – Costui la indirizza al Signore

Cap. 66   L’eroina si rivolge al Signore per aiuto - Consiglio del Redentore: riconosci apertamente ciò che ti manca! – Storia di una caduta

Cap. 67   Particolari osservazioni del Signore sullo scopo di questa comunicazione in parte apparentemente sgradevole

Cap. 68   L’eroina in attesa e l’altezzoso patetico - Quest’ultimo rimproverato dal Signore - Miracolo d’amore per l’eroina Helena

Cap. 69   Il patetico su questo meraviglioso cambiamento di Melena - Differenza tra sogno e vera vita - Paragone di Olaf sulla presunzione

Cap. 70   Storia matrimoniale del patetico - Il generale caritatevole

Cap. 71   Il cielo coniugale del patetico si oscura - Il vero volto della sposa

Cap. 72   Pretese della moglie Emma - Lo sforzo conciliativo del generale - Tempesta coniugale

Cap. 73   Continuazione della storia matrimoniale - La crisi di nervi e cambiamento di Emma

Cap. 74   Sorpresa per il patetico - Egli trova vecchi conoscenti - Buon consiglio di Olaf

Cap. 75   Preghiera di Olaf per il bene dei suoi amici - Promessa del Signore a lui - Pesca di anime umane - Il cieco e cocciuto patetico

Cap. 76   Il sincero lustrascarpe - La non gradita Mierl - Il grande lavaggio animico del patetico - Lo spirito ferito dell’orgoglioso lascia la compagnia celeste

Cap. 77   Intercessione di Olaf davanti al Signore - Buona confessione della Divinità di Gesù e completo abbandono alla Volontà del Signore - Satollamento delle povere anime

Cap. 78   Esortazione alla prudenza coi mezzi ciechi - Annuncio di un gran Consiglio celeste - Grandezza, semplicità e bontà del Signore

Cap. 79   La venerabile riunione del Consiglio - Domanda del Signore: “Che cosa dovrà essere della Terra?” - Parlano Adamo, Noè, Abramo, Isacco e Giacobbe

Cap. 80   L’impazienza di Helena viene quietata - Parlano Mosè e Davide - Interruzione di Helena ed epilogo di Davide

 

 

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[1] “Il Sole naturale” rivelato attraverso Jakob Lorber

[2] Questo pianeta è Urano; vedi „Il Sole Naturale“ Cap. 44,20

[3] Dio Padre incarnato in Gesù.

[4] Fondatore del cattolicesimo tedesco, indipendente da Roma, 1843-1887.

[5] Assemblea Nazionale di Francoforte sul Meno 1848.

[6] Vienna

[7] Robert Blum fu fucilato a Vienna secondo la legge marziale il 9 novembre 1848 per ordine del comandante-colonnello imperiale, principe Windischgrätz

[8] Robert blum aveva aderito alla „Chiesa“ di Ronge, fondatore del Cattolicesimo tedesco indipendente da Roma, secondo la quale dopo la morte si perde eternamente ogni forma di vita.

[9] Secondo la tradizione, in una chiesa della città tedesca Trier (Treviri) ci sarebbe una tunica dello stesso Gesù.

[10] Windischgrätz

[11] Tre filosofi di quel tempo.

[12] Il Thummim e l’Urim, vale a dire il diamante ed il rubino, aumentano le facoltà di chiaroveggenza e profezia. (Grande Vangelo di Giovanni 5/86-87)

[13] Il terzo tipo di formazioni montane

[14] il mondo

[15] Approfittare dei diletti della vita e desiderare, dopo la morte, il completo annientamento del proprio essere. (GVG.5.212-7 e 6.68-6).

[16] Robert aveva aderito alla „Chiesa“ di Ronge, fondatore del cattolicesimo tedesco indipendente da Roma, la cui dottrina è ben diversa dal Cristianesimo.

[17] Capi dei cori, portavoce, da Corifeo, il capo dell’antico coro greco.

[18] Dio romano della guerra.

[19] Pianta montana nelle cui foglie e radici si trova un succo velenoso.

[20] Grande parco di divertimento a Vienna.

[21] 1818-1848: comincia come lotta religiosa e termina come conflitto armato per la supremazia in Europa, tra stati cattolici e protestanti, tra Asburgo e Francia, tra città imperiali e imperatore.

[22] In questo testo tutti i discorsi si sono svolti in dialetto popolare viennese.

[23] Compreso Mattia che, secondo gli Atti degli Apostoli 1,26 fu scelto successivamente.