Copy©right by Lorber verlag - Bietigheim/Wűrtt. (D)

 

Scene deliziose della Vita Terrena di Gesù

Ricevute in visione da Max Seltmann

Libretto  XVIII

 

La Scintilla divina e la conversione di Saul

 

Conduzioni divine di Giona, Pura, Maria, Teofilo, Demetrio, Ursus, Erminio, Achibald

La conversione di Saul  [ il racconto di Atti cap. 9 ]

 

 

Indice

 

 Cap. 1    Giona guidato all’amore dai nuovi fratelli

 Cap. 2    Ursus e Ruth figlia di Enos

 Cap. 3    La cerimonia nuziale alla presenza del Signore – Ursus e Teofilo partono per il lago Meron

 Cap. 4    Le doglie di Pura  l’aiuto di Maria – Saul presso Maria racconta la sua conversione [il racconto di Atti cap. 9]

 Cap. 5    Pura ed il mondo interiore di Maria – Paolo a Betania istruito da Demetrio

 Cap. 6    Ursus racconta il viaggio – Il comandante Erminio è iniziato nella fede – La Scintilla divina in Teofilo sana Claudio 

 Cap. 7    Dal racconto di Ursus, Achibald salva un gruppo di cristiani

 Poesia     Amate con più gioia

 

 

Personaggi

 Agchibald   sottufficiale romano della guardia di Cornelio e suo amico

 Anania       un discepolo inviato per sanare Saul

 Barnaba     un amico di Saul in Gerusalemme

 Bernhart     un grande corpulento uomo possidente e confinante con la terra di Eusebio

 Claudio      un sottufficiale della guardia romana alle dipendenze di Erminio

 David          un cantore cieco suonatore di arpa

 Demetrio     ricco mercante all’ingrosso romano

 Enos           un anziano sacerdote del tempio

 Erminio      un comandante romano

 Eusebio       un vecchio abitante nei dintorni di Gerusalemme

 Giona         un giovane ex sacerdote del tempio convertito

 Giovanni    l’apostolo

 Lazzaro      il resuscitato e titolare di Betania

 Maria         la madre di Gesù

 Miriam       moglie di Enos

 Pietro          l’apostolo Simone convertito

 Pura           moglie di Giona

 Ruth           figlia di Enos

 Salomè        figlia di David il cantore

 Saul            Paolo prima della sua conversione

 Stefano       l’apostolo messo a morte dai templari

 Teofilo        ex Ruben, un giovane sacerdote convertito, figlio di Enos

 Tobia          un anziano dipendente di Lazzaro a Betania

 Ursus          un servo del possidente romano Demetrio adottato come figlio

 

۞

Cap. 1

Giona guidato nell’amore dai nuovi fratelli

                       1.                 Sono passate settimane, a Betania tutti sono lieti e diligenti, ed anche gli arrivati degli ultimi giorni ringraziano Lazzaro di cuore per l’accoglienza presso di lui[1]. Anche Giona si mostra amorevole e pronto ad aiutare tutti, ma alcuni sentono ugualmente che egli lotta interiormente e cerca di vincere qualcosa che gli toglie la serena tranquillità.

                       2.                 Una mattina, quando Lazzaro si accinge ad andare al frantoio, chiede a Giona di accompagnarlo, poiché questo luogo gli è ancora estraneo; e strada facendo Lazzaro domanda: “Giona, sembri così oppresso, interiormente non sei libero, questo stato però al Signore non è piacevole e gradito, perché evidentemente manca la fiducia in Lui. Ti penti di essere venuto a Betania? Conosci il nostro accordo: tu sei libero, appena vuoi te ne puoi andare. Ti prego come fratello, sii franco e considerami come colui che ti vuole aiutare con tutti i mezzi che stanno a disposizione”.

                       3.                 Entrambi si fermano. Giona abbassa lo sguardo e dice esitante: “Caro Lazzaro, hai visto bene, ma tu non sei in grado di aiutarmi, poiché qui si tratta di una questione tra me ed il mio Dio. Se tu potessi guardare nel mio cuore e scorgere tutto il dolore che sorge ancor sempre in me, quando devo pensare a tutti i molti orrori che vengono commessi dai templari giornalmente su coloro che si professano per il loro Salvatore Gesù – allora io devo domandare: perché il Signore rimane muto a tutte le preghiere supplichevoli dei Suoi fedeli? – Perché Dio non li aiuta? – Ha Egli perduto qualcosa della Sua potenza e magnificenza, così che ora ci dobbiamo rivolgere ai romani per l’aiuto contro queste azioni criminose del tempio!?

                       4.                 Vedi, io non posso cancellare la vista degli infelici nel sotterraneo del vecchio giudeo, fra i quali ho trovato Teofilo. Quest’immagine disperata si presenta sempre davanti all’anima mia, io vedo gli occhi disperati dei prigionieri nella loro amara miseria accusanti rivolti su di me. Ho lottato con il Signore per molte notti per avere una chiarezza, ma Egli non mi da’ nessuna risposta! Ma sempre chiaro ritorna l’appena menzionato, cui devo attribuire parecchia colpa anche a me stesso. Se tu non mi avessi domandato del mio dolore, avrei taciuto anche dinanzi a te”. –

                       5.                 “Giona!”, – risponde serio Lazzaro. – “Qui non posso aiutarti né io né il Signore! Questo, infatti, è un auto-tormento, perché si svolge dentro di te. Se impressioni spaventose t’inquietano continuamente, allora è la prova sufficiente che esse vivono ancora nel tuo mondo interiore e ti dominano totalmente, e che la tua fiducia nelle sagge conduzioni divine di tutte le anime umane non è ancora radicata saldamente nell’animo tuo.

                       6.                 Queste immagini, che non puoi dimenticare, giacciono ancora impresse col ferro rovente nell’anima tua. Esse incatenano la Scintilla dello Spirito proveniente da Dio in te e la disturbano nella sua libera attività di elevare i tuoi pensieri ad un punto di vista più elevato.

                       7.                 È certo un compito gigantesco, riconoscere all’improvviso l’innato acquisito e, per lunghi anni fermamente creduto, come falso concetto dell’Operato di Dio ed eliminarlo dal proprio mondo dei pensieri. Ma è comunque possibile attraverso la Luce della divampante Scintilla di Dio!

                       8.                 È tuttavia posto del tutto nella nostra libera volontà, se concediamo alla Scintilla dimorante in noi il privilegio di dominare le nostre oscure immagini dei pensieri. E tu potrai sperimentare come la chiarezza della Sua Luce ultraterrena illumini tutte le vecchie rappresentazioni del Divino e le trasformi in concetti completamente nuovi, concetti che ti daranno ciò di cui ogni uomo ha bisogno per la pace dell’anima sua. Ma se la tua anima non giunge alla piena liberazione dalle impressioni esteriori, allora non è lontana da ogni genere di dubbi; ed in un tale momento il nemico ha contratto in te il suo predominio di tutta l’armoniosa vita interiore!

                       9.                 Caro Giona, gli uomini potrebbero dirmi: ‘Lazzaro, tu corri dietro ad un fantasma, il tuo Gesù, infatti, è morto da tempo! Ciò che vive ancora in te di questo Gesù – è soltanto immaginazione! La dura realtà ti dimostra che molti sono crudelmente sacrificati per le loro idee, idee che si sono fatti del loro Gesù che più non vive, altrimenti Egli si rivelerebbe certo almeno una volta!’

                     10.              Vedi, io risponderei loro così: ‘Gesù, – vive! Ma Egli ha una infinita Pazienza ed i Suoi saggi motivi di celarSi ancora dinanzi a noi, per non diventare un Giudizio per gli aguzzini dei Suoi figli!’.” –

                     11.              Come rammentandosi, Lazzaro continua solo dopo un po’: “Vedi, Giona, io ti dico fuori della vita del mio spirito: ancora oggi – Gesù vuole rivelarSi come il Signore vivente – davanti al Suo più grande avversario, e tutto il mondo deve sperimentare questa meraviglia del Suo Amore! Allora la lode ed il ringraziamento colmeranno noi, figli Suoi, potentemente, perché in ciò vedremo: Gesù – vive!”.

                     12.              Giona non può ribattere, – così proseguono in silenzio fino al frantoio, dove Lazzaro ha da discutere di parecchie cose con la sua gente. Dopo, vanno dal vecchio Tobia, il quale già viene loro incontro ed esclama gioioso: “Sia lodato Gesù Cristo!”.

                     13.              “In tutta l’Eternità!”, contraccambia Lazzaro. 

                     14.              Dice Tobia: “Sono particolarmente contento che abbiate trovato una buona volta la via per venire nel mio mondo, infatti, hai tardato molto per questo, fratello Lazzaro!”.

                     15.              “Senza intenzione, fratello mio! Io so che il bestiame è in buone mani e so che tu, mio fedele Tobia, fai buona guardia. Ma so anche che il Maestro non ti lascia solo, e perciò sono piuttosto là dove sono più necessario! Se ti vuoi intrattenere un poco con nostro fratello Giona, vorrei andare volentieri una volta nelle stalle”. –

                     16.              Quando Giona è da solo con il vecchio, gli domanda: “Da quando sei già a Betania?”.

                     17.              Risponde Tobia: “Caro amico, devo essere nato qui, infatti, io vivo già da molti anni in questo bell’angolo ed ho anche sperimentato la cosa più meravigliosa che sia mai esistita: qui ho incontrato Gesù! Ogni volta che il Maestro veniva a Betania, venivano sempre a chiamarmi, perché il mio cuore Lo amava tanto. – Vedi, Egli era sì un Uomo come noi e gioiva anche del nostro lavoro come di tutte le bellezze della natura. Ma le Sue Parole! – Quanto profondamente penetravano nella mia anima e risvegliavano nuove immagini su Dio e sul Suo divino Operare pieno di Sapienza nel mondo! E questi nuovi concetti ora crescono in me e mi rendono stabilmente tanto felice interiormente”.

                     18.              Giona chiede commosso: “Caro vecchio Tobia, porto in me un dolore segreto e cerco questo grande Maestro per venire con ciò in ordine. Se tu Lo hai conosciuto così intimamente, dimmi: senti di Lui ora la mancanza? – Oppure ti basta la consapevolezza: ‘Egli è, nello Spirito, sempre con me!’.”

                     19.              Tobia lo istruisce: “Amico Giona, hai ancora una falsa immagine del nostro Maestro e vorresti saperLo umanamente intorno a te. Questo ti renderebbe felice momentaneamente, ma con tutto ciò non potresti crescere nella tua vita interiore. Vedi, nel corso della nostra conversazione io Gli chiesi una volta: «Signore, come avviene che sei così oltremodo buono con noi uomini peccatori, e ciononostante eviti il tempio?».

                     20.              Allora il Signore disse: «Tra pochi anni, quando sarò ritornato nel Mio eterno Regno, soltanto allora verrai a conoscere questa Verità, ricevendo il tuo spirito su ciò la testimonianza dallo Spirito Mio. Perché questo Mio Amore – per te adesso ancora così inconcepibile per tutti gli uomini – è appunto il Mio Spirito paterno proveniente da Dio dimorante in Me!  Ripensa spesso a quest’ora, in cui Io Mi metto completamente sul tuo gradino e ti dico: anche tu porti in te una Scintilla del purissimo Amore di Dio e così sei degno di svilupparti a figlio Suo».

                     21.              Vedi, amico mio, questa Sua Parola mi basta per il tempo e per l’Eternità. In ciò sono cresciuto ed una santa pace è la mia parte. Ecco che arriva Lazzaro, – chiedilo a lui, egli ti testimonierà che io, nella mia veneranda età, vivo in questo mondo terreno soltanto secondo la mia anima, ma nel mio mondo interiore sono da gran tempo completamente una cosa sola con Gesù, che ora mi è diventato Padre. O tu povero mondo, quanto ti credi grande e non puoi gettar nemmeno un’ombra sul mondo diventato Dio in me! E così ti devo confessare: Gesù vive! Gesù rimane il Vincitore su tutto il mondo!”.

                     22.              Lazzaro li ha raggiunti ed ancora sente le ultime parole. – “Vuoi una testimonianza ancora maggiore?”, domanda egli a Giona. – “Costui è pronto a sacrificare la sua vita per Lui, e non gli comporterebbe nessun dolore, bensì gioia, perché egli riceve tutto dalle mani di Dio!”.

                     23.              Il commiato da questo venerando vecchio è affettuoso. Entrambi vanno in silenzio a lungo uno accanto all’altro, poi dice Lazzaro: “Fratello, sento che a casa sono atteso e voglio affrettarmi; tu hai tempo e puoi prendertela con comodo per contemplare il tuo mondo circostante con gli occhi dell’amore”.

                     24.              “Preferisco accompagnarti, caro Lazzaro, per non spegnere in me nuovamente con il proprio stillarmi il cervello la piccola luce che si sta facendo. Abbi pazienza con me, io lotto per diventar libero”, – risponde Giona.

*

                     25.              Nel frattempo è sorta una grande gioia in Betania, sono arrivati Demetrio ed Ursus con molto seguito. Subito è ordinato da Ursus la sistemazione di animali e carri, mentre il vecchio Enos s’intrattiene con il suo amico Demetrio; poi arriva anche Lazzaro con Giona e tutti si salutano affettuosamente.

                     26.              Quando i romani vengono a sapere che Teofilo era quasi diventato una vittima dei templari, in Ursus divampa il vecchio rigido concetto della giustizia romana, ma Enos dice pieno di calma: “Fratello, ciò che a noi appare duro e difficile, si può anche difficilmente sopportare. Ma io lo sapevo in anticipo che il Signore guiderà tutto per il meglio – e non sono stato deluso dal Suo eterno Amore. Anzi, abbiamo potuto salvare con lui ancora molte anime fedeli! Vedi, se il mio Teofilo non avesse avuto bisogno di questa dura prova della sua fedeltà, non gli sarebbe certamente capitata questa sorte. Teofilo stesso te lo testimonierà: egli, infatti, è diventato un altro!”.

                     27.              Gli amici rimangono ancora insieme fino a tarda notte, soltanto Giona si ritira presto, e quando Pura gli domanda: ‘Perché sei ancor sempre interiormente triste, dal momento che tutto intorno a noi è gioia e vita sorridente?’, allora egli risponde fiducioso: “Mia cara Pura, credimi, presto anch’io sarò liberato dai tormenti di tenebrose immagini, con le quali ho lottato per così tante notti insonni. Quanto ho implorato per la chiarezza – ma finalmente oggi mediante Lazzaro ed il vecchio Tobia, questi procedimenti interiori mi sono stati mostrati in una luce totalmente diversa. Se soltanto potessi veramente parlare una sola volta con Gesù, oh, quanto mi renderebbe libero e felice”.

                     28.              “Mio caro Giona, qui ti sbagli!”, – esclama animata Pura. – “Un incontro con il Salvatore non cambierebbe la tua vita interiore! Ma la Vita del Salvatore in noi è la liberante, ed è molto più importante che contemplarLo o parlare con Lui. Dove viene vissuta la Sua Vita, infatti, il Suo Spirito deve essere veramente presente!  – Perché cerchi la salvezza ancora attraverso il mondo esteriore? Su tutto l’esteriore, per quanto sia buono, giace sempre un pezzettino di ombra. Ma l’ombra è sempre la dimostrazione che qualcosa si è messo nella Luce che non vuol farsi compenetrare dalla Luce. La Persona di Gesù può esserci anche d’impedimento se rimaniamo attaccati alla Sua Forma esteriore e non badiamo alla nostra vita interiore.  Quello che io sempre ammiro in Lazzaro e le sorelle, è che Gesù ha smesso di essere per loro ancora Persona, bensì è diventato soltanto lo Spirito-Padre”. –

*

                     29.              Al mattino presto David con la sua arpa ha presentato un delizioso salmo come cantico di lode al Signore, e perciò tutti si trovano in un’atmosfera festosa. Anche Giona si sente più libero di quanto non lo era da qualche tempo e non si oppone a lasciar entrare questa letizia anche nell’anima sua. Quando ora Ursus comincia a raccontare dei moti segreti che egli ha vissuto in sé come forze risveglianti e delle benedizioni che lo spirito con ciò provoca attraverso di lui, Giona ascolta attento e profondamente commosso; infatti, egli trova qui unito dinamismo con eroismo.  – Allora chiede ad Ursus se può parlargli una volta da solo.

                     30.              “Sì, volentieri!”, – risponde Ursus. – “Ma forse non è più affatto necessario, caro fratello. Di sera, infatti, il Sole illumina in modo tutto diverso che al mattino! Ora però devo andare a Gerusalemme, qui mi puoi accompagnare con Teofilo, ma non col cuore titubante, bensì con la vittoriosa consapevolezza: Gesù vive! – e noi attraverso di Lui!”.

                     31.              Presto Ursus siede con i due ed un servitore moro sul suo carro; egli stesso guida i focosi cavalli, e presto giungono a Gerusalemme.

                     32.              Nel frattempo il ricco mercante Demetrio ha un serio colloquio con Enos e Lazzaro; egli chiede per il suo figlio adottivo Ursus la mano di Ruth, la giovane figlia di Enos, affinché lo segua come moglie, con padre e madre …a Roma.

                     33.              Segue un lungo silenzio – finché Lazzaro dice: “Caro Enos, perché così solennemente silenzioso? Se Ruth è pronta e sente un vero affetto per Ursus, lo considererei come una felicità!”.

                     34.              Allora dice Enos: “Mio caro Demetrio! Se i nostri figli sono d’accordo, impartisco con gioia la mia benedizione. – Voglio parlare di questo con mia moglie e con Ruth, – ma io rimango qui a Betania”.

                     35.              “Enos ha ragione!”, – dice Lazzaro. – “Dapprima si deve esprimere con i suoi, noi aspettiamo volentieri fino alla matura risposta. Nello stesso tempo, però, caro Enos, vorrei prepararti al fatto che anche il tuo Teofilo verrà presto guidato alla sua più grande destinazione. Nelle nuove comunità presso Achibald e Bernhart, la vita risvegliata da Dio ha bisogno di particolare istruzione, e Teofilo sarà il giusto servitore di Dio presso di loro. Ho già parlato con lui. Egli ci va volentieri, ed attende soltanto la particolare chiamata”.

                     36.              Enos dice con difficoltà: “Lo so! – Le figlie vanno ad abitare con l’uomo che hanno scelto, e là fondano la loro nuova patria. Anche i figli cercano la loro vocazione. Io però sono saldamente radicato nelle vicinanze della città di Dio ed ho trovato qui la mia patria”.

                     37.              Nel frattempo Ursus guida il suo carro verso la casa di Maria, la quale è sola con la sua ancella. I discepoli rimangono solo raramente in casa, il loro Amore, infatti, li spinge a dare alle anime affamate ulteriore nutrimento spirituale.

                     38.              “Cara madre”, – prega Ursus, – “vieni con noi a Betania, affinché non ci si debba più separare. Vieni! Io oggi attendo ancora una gioia particolare cui devi assistere anche tu!”.

                     39.              “Ursus, vengo volentieri, ma prima visita qui i tuoi amici. Teofilo e Giona rimangono nel frattempo presso di me; anche noi, infatti, abbiamo da parlare ancora di qualcosa d’importante”.

                     40.              Questo non è, in ogni caso, del tutto secondo il suo desiderio, ma Ursus considera questo suggerimento come una chiamata di Dio, perciò dice: “Sì, madre, va bene. Ma mi sbrigherò in fretta, perché oggi c’è ancora molto da fare”.

                     41.              Maria offre ai due un piccolo rinfresco, poi dice: “Hai uno sguardo così offuscato, fratello Giona, vuoi ancora più dimostrazioni dell’Amore e della Misericordia divina? Oppure hai dimenticato quale meraviglioso servizio hai potuto rendere al tuo fratello Teofilo mediante la Grazia di Dio? Vedi, chi è stato scelto una sola volta a servire Dio ed i suoi fratelli, è scelto in eterno. Dio nel Suo Amore sa tutto, Egli conosce anche il tuo dolore. Perciò guarda soltanto al puro Amore di Dio, e la Sua grande Misericordia con tutti gli smarriti ti diventerà sempre più evidente!”.

                     42.              “Cara madre Maria”, – dice Giona, – “nessuno più di me brama la quiete e la pace del cuore. È fuori ogni dubbio che Dio è veramente Dio; ma che Dio, quale Padre dei Suoi figli, possa stare a guardare alla grande miseria ed alla tribolazione dei Suoi fedeli, dove Egli ha soltanto da volere e tutti i nemici sarebbero annientati, vedi, questo mi rende un uomo sofferente. Da quando l’Amore per il fratello umano è diventato così potente in me, vengo pesantemente oppresso dalla sofferenza che gli viene inflitta. Vorrei soccorrere con il mio amore, ma sono troppo debole, e Dio, che possiede il Potere, perché si tiene nascosto?”.

                     43.              “Figlio mio”, – dice Maria, – “ciò che tu dici, ha bensì molto senso, preso umanamente. Tu sei ancora uomo e secondo i tuoi concetti semplici e belli non vorresti vedere nessuno infelice, e ti chiedi: ‘Dove rimane l’Aiuto divino?’. Ed io potrei risponderti: ‘Dio vede e sa tutto e potrebbe bensì porre freno all’istante ad ogni sofferenza e dolore; ma Egli non lo fa – e non lo vuole!’.

                     44.              L’uomo chiede sorpreso ‘Perché no?’, ed a questo ti devo dichiarare: ‘Perché la conservazione di tutte le anime umane è la più eccelsa caratteristica del Suo infinito Amore!’, dimmi: si tratta solamente di conservare coloro che si dichiarano per Lui, oppure la Sua Conservazione vale per tutto il Creato? Se Dio volesse conservare soltanto coloro che si professano per Lui – ed adoperasse la Sua Onnipotenza per battere gli aguzzini, dimmi, figlio mio, dove saresti tu oggi? –

                     45.              Proprio come si è potuto salvare ancora te stesso, non si potrebbe guadagnare ancora altri e farli diventare Suoi collaboratori? Quello che il Signore ha deciso nel Consiglio del Suo Piano di salvezza, rimarrà ben un eterno mistero per ogni comprensione umana. Ma un uomo compenetrato dal Suo grande Amore misericordioso, può certo sapere qualcosa di questo, rivelandoglielo Dio”.

                     46.              Maria tace per un po’, – poi continua: “Vedi, ieri tu hai già ricevuto la promessa attraverso Lazzaro che il Signore, per adempiere le molte preghiere dei Suoi figli, vuol rivelarSi – e mostrerà il Suo santo Volto al loro più grande aguzzino – in segno che Egli è il Signore! Ed io ti posso dire: ‘Questo è successo oggi!’[2]. Veramente è ancora incerto se riuscirà a lui per la benedizione o per la maledizione, infatti, la libera volontà di ogni uomo deve rimanere conservata assai rigorosamente.

                     47.              Fino a quando tu ora ottenebri in te l’immagine di questo Amore di Dio eternamente chiaro con vari procedimenti incomprensibili, anche molto nel mondo esteriore ti apparirà ottenebrato. Le Verità e le Promesse più eccelse nella tua condizione appariranno oscure e senza speranza. E se Dio stesso ti venisse incontro, rimarresti comunque lo stesso in te, perché questo tuo male non è venuto dall’esterno, ma sono ancora, resti dei tuoi vecchi, confusi concetti di Dio e della fede.

                     48.              Prenditi come esempio Teofilo. Egli non mormorò nella prigione. Egli attese il Signore in credente perseveranza, e la sua fiducia è stata ricompensata meravigliosamente, per questo tu stesso ne sei già la dimostrazione. Va ora nel silenzio del tuo stesso cuore, e riconoscerai il santo Amore che ti cerca attraverso di me!”.

                     49.              Giona è scosso nel più profondo, infatti, le ultime parole hanno toccato in lui la Scintilla divina. – Soltanto dopo un po’ risponde a bassa voce: “Cara madre, le tue parole sono penetrate come colpi di martello nell’anima mia, ed in me si fa Luce! Oh, quanto sono stolto e cieco! Come se un velo cadesse dai miei occhi; ora vedo agire ovunque Amore – il Suo Amore! Oh, Tu mio Dio! Ora Ti vedo del tutto diverso! Quanto meravigliose sono le Tue alte intenzioni con noi uomini, più di quanto non avessi mai osato pensare. – O madre, perdona il mio ostinato cuore!”.

                     50.              “Vieni tra le mie braccia, figlio mio”, – replica Maria, – “poiché ti sei battuto per la chiarezza. Chi ha afferrato quest’Amore nella sua essenza più interiore, vuole essere a questo Amore anche un servitore libero e volonteroso. E chi sente pulsare in sé la Vita santa di questo Amore, è già un cittadino del Cielo. Chi ancora cerca Amore per la sua beatificazione, aspira ben ai Regni celesti, ma chi può dare Amore, perché la Scintilla divina risvegliata in lui vuole effondere Vita raggiante, – è diventato vero figlio Suo e può e si rallegra soltanto di ciò che vuole il Padre Suo santo!”.

                     51.              Teofilo ha ascoltato in silenzio e con molta attenzione. Giona piange al petto di Maria, poi dice a bassa voce: “Madre! Non devi mai più aver motivo di guardare a me con cuore oppresso”.

                     52.              Dice Maria: “Ebbene, se in te l’abisso è rimosso, vogliamo diventare assai silenziosi nel cuore, – e ringraziare, affinché il nostro sguardo si allarghi per il proprio mondo interiore, e le nostre anime vengano colmate di tutte le bellezze che il meraviglioso Padre dona ai Suoi figli in divenire. Voi avete ancora bisogno del giusto esercizio, prima che impariate a contemplare in Verità il vostro mondo interiore. Ma il volere, pregare e ringraziare uniti, rovescerà la pietra anche dalla porta del vostro cuore, che un antico, ma assurdo concetto di Dio vi ha depositato”.

                     53.              Così si fa silenzio nella stanza di Maria, e Giona e Teofilo sperimentano procedimenti meravigliosi dell’amore di Gesù sempre più vivente.

                     54.              Poi Ursus ritorna e Maria dice: “Caro Ursus, oggi è un giorno così bello, come non capita spesso! Vogliamo viverlo assai riconoscenti, perché la gioia diventa così rara in questo tempo”.

                     55.              Ma Ursus deve confessare: “Madre, per me queste ore sono state meno belle, anzi, non riesco ancora a superare del tutto che il nostro tribunale romano abbia dovuto assolvere il falso sacerdote Abia, il sacerdote che aveva catturato Teofilo, e che tutti i templari complici l’abbiano fatta franca. Anche il comandante Benno era molto agitato per questo, ed ho dovuto sforzarmi per calmarlo un poco. Ora il comandante si deve perfino ancora scusare perché ha aiutato Lazzaro e te, Giona!”.

                     56.              “Io non comprendo nulla del vostro diritto romano”, –  dice Maria, –“ed immagino che questa sentenza rimanga soltanto un respiro concesso per Grazia! I templari saranno presto istruiti diversamente, perché presso di loro tutto è menzogna ed inganno.

                     57.              Ma il Signore vive! E nessuno può elevarsi al di sopra di Lui! Sappiate: presto sorgerà un nuovo combattente per il Signore, anzi, tu caro Ursus, lo conoscerai qui in questa casa e ti meraviglierai della sua conversione, conversione che però è stata possibile soltanto per la grande Grazia di Dio”.

                     58.               “Madre, ne parli così decisa, come se fosse già un fatto compiuto, ma doveva essere soltanto una promessa rassicurante per noi”, – replica Giona.

                     59.              “No, mio Giona!”, – gli risponde Maria. – “Quello che lo Spirito proveniente da Dio mi ha mostrato, non è una previsione, ma è già diventata certezza! Ho ricevuto questo messaggio però soltanto per amor vostro, infatti, per la mia fede non ho bisogno di questo, dal momento che ho totale sufficienza nella Grazia, Amore e Misericordia dell’Eterno.

                     60.              Io per me vivo ancora soltanto per 6 parti, per 60 parti per i miei molti figli, e per 600 parti già nel Regno del mio Signore ed eterno Padre. Per questo per me non può esistere nessun dubbio quando ricevo un Messaggio dal puro Mondo di Dio!

                     61.              Certo, secondo la carne sono ancora umana, ma il mio corpo viene mantenuto dalle Forze divine. Non conosco malattia. Non mi sento mai più sola! – Ma di quale letizia e beatitudine io godo – nessun uomo lo sospetta. Spesso angeli stanno intorno a me e sono, nella mia sfera, colmi di felicità.

                     62.              Ciò che ho sentito anni fa come dolore profondissimo a causa della morte violenta del mio amato Figlio, oggi è Fonte di una Vita completamente nuova in me, Vita che ora si è unita crescendo con la Sua santa Volontà di Redentore. Lo Spirito di ogni Verità rivela al mio spirito delle cose oltremodo meravigliose; e ciò che ancora opprime la vostra anima fino a terra, ciò che vi fa molto addolorare e vi dà molto dispiacere, per me è già ferma certezza.

                     63.              Il Signore ed amorevolissimo Padre di tutti i figli degli uomini tiene già aperte nuove vie di Grazia, perché Egli dinanzi agli Occhi ha sempre il bene di tutti! Veramente il Suo Cuore è solcato spesso dal dolore ardente, quando Egli deve permettere cose che gli uomini stessi hanno provocato nella loro cieca follia!

                     64.              Se tu, Giona, potessi sopportare quelle grandi cose che io contemplo nel grande Laboratorio dell’Amore misericordioso di Dio, te le farei contemplare! Ma tu come uomo non puoi guardare a lungo nel Sole raggiante, così non puoi ancora contemplare queste meraviglie del Suo Amore nella Luce di Dio. Tu verresti meno nello spirito ed inabile per la grande Opera del Signore. Ma quando lo spirito in te dimorante avrà spezzato le catene opprimenti dell’anima, allora la tua Scintilla divina ti rivelerà anche ciò che oggi ti sembra ancora come del tutto impossibile.

                     65.              Ma voi due, tu, Ursus: amore – dalla Forza, – e tu, Teofilo: forza – dall’Amore, siate senza preoccupazione, la vostra via è spianata. Sì, i vostri taciti desideri sono già benedetti dall’Amore di Dio. Ma non dimenticate gli altri nella vostra felicità, nel vostro felice operare, infatti, Dio darà a piene Mani soltanto là dove Egli ha la garanzia che tutto viene amministrato nel Suo santo intendimento.

                     66.              Così gioite ora, come gioisco io! Amatevi! Amate i vostri fratelli e sorelle, come io amo voi e tutti gli altri! Allora la Sua benedizione paterna sarà veramente rivelata attraverso di voi a tutti i figli Suoi, ed il luogo che voi abiterete diventerà un luogo di cura della santa Benedizione di Dio!”.

                     67.              “Cara madre Maria, dal momento che tu oggi ci hai rivelato così tanto dal tuo intimo amore, cosa che deve renderci felici fin nel più interiore, allora io oso domandarti: puoi approvare il mio tacito intimo desiderio? Oppure affliggo con ciò il tuo cuore, per il fatto che posso ancora pensare così tanto alla mia felicità?”, domanda entusiasmato Ursus.

                     68.              “Mio caro Ursus, l’amore materno ti è rimasto come sconosciuto, così è da comprendere, visto che vieni a me pieno di fiducia per accostarti nel tuo agognante amore ad una persona cara. Di solito è la madre, ed io voglio volentieri risarcirti il compassionevole cuore materno! Il mio amore per te deve fertilizzare il desiderio del tuo cuore come una santa benedizione materna, così che questa mia benedizione deve essere tangibile per te ed i tuoi discendenti! Ti basta questa risposta, figlio mio Ursus?”.

                       1.                 Ursus si sente all’improvviso felicissimo. Questo è molto di più di quanto si aspettava, e così esclama giubilante: “O madre! Quante volte ho bramato ardentemente tali care parole in notti angoscianti, ma da quando il Padre santo colma il mio cuore e mi dà sempre nuovi impulsi d’Amore, questo struggimento è quasi spento. Ma in quest’ora, in cui tu mi chiami così piena d’Amore, ‘Ursus, figlio mio’, non esiste felicità più grande per me. Ora che posso essere in relazione con il mio eterno Padre nel modo più semplice e più naturale, mi viene in più anche donata una madre! Oh, Tu mio Dio e Padre! Rendi ancora più forte il mio cuore, affinché possa sopportare questa pienezza di letizia e felicità. E così Tu rimani in me il Primo e l’Ultimo! Ora però, madre mia, ti ringrazio per il tuo amore e per la tua benedizione! Tutto ciò che posso immaginarmi di buono e di bello, deve circondarti, e ti voglio giornalmente rendere felice con un pensiero, pensiero che dovrà rallegrarti come il primo raggio del Sole nascente. Ora però questa stanza mi diventa troppo stretta! Ritorniamo a Betania!”.

                       2.                 Quando l’ancella annuncia che il carro sta davanti alla casa, Maria dice ancora a lei: “Figliola, custodisci bene la casa! Tieni pronto il cibo per i fratelli e dì loro: ‘Betania li attende!’.” –

                       3.                 Molti curiosi osservano il carro ed il servitore moro; ci sono anche dei templari e riconoscono Teofilo e Giona. Vogliono esclamare a loro qualcosa, ma Ursus grida forte: “Siamo di casa a Betania, ed il nostro tempio è il nostro cuore che brama amore e dona volentieri amore! Gesù Cristo sia con voi!”. – E se ne va velocemente.

                       4.                 Strada facendo Ursus domanda: “Caro Giona, vuoi ancora sapere qualcosa da me, oppure il mio presentimento si è adempiuto anche con te?”.

                       5.                 “Oh, Ursus”, – esclama Giona, – “il Signore ha placato tutti i dubbi in me mediante la Sua Grazia! Ma perché dapprima dovevano esserci queste inquietudini, questi dubbi? Non potremmo servire subito la Verità e tutto il bene? Perché prima tutta questa lotta interiore?”.

                       6.                 “Caro Giona”, – replica serio Ursus, – “queste domande devono assolutamente essere chiarite, per non ricadere nei vecchi dubbi. Se l’ardore della Scintilla divina nell’interiore ci fosse messa nel cuore come un dolce frutto, non sperimenteremmo mai le benedizioni della lotta! Non diventeresti mai un uomo indipendente auto consapevole, e non potremmo mai considerare questo bene sublime della Scintilla divina e la vera figliolanza di Dio come la cosa più preziosa e cercare di conservarcela!

                       7.                 Senza lotta diventeresti palla da gioco d’influenze estranee, interiormente non saresti né freddo né caldo, e ti troveresti senza interesse davanti a tutte le sapienti conduzioni delle anime umane attraverso questa vita terrena.

                       8.                 Soltanto chi ha vissuto fino in fondo la notte e le sue paure, il peccato e le sue conseguenze e la propria impotenza, sa considerare giustamente la Luce e la liberazione dal falso e sbagliato e conformare a ciò la pace del cuore. E chi non temerà più nessuna lotta per quanto amara, si conquisterà il più Sublime e più Prezioso. Oppure tu, fratello Teofilo, sei di un’altra opinione?”.

                       9.                 “Oh, fratello Ursus, descrivi ulteriormente la nuova vita cresciuta in te! Mi dà gioia se ne sento parlare!”, esclama Teofilo pieno di vita.

                     10.              Ed Ursus conclude: “Certo, questo costa molta fatica; ma appena si raggiunge l’altezza ed è stabilito il contatto con lo Spirito del Padre, cessa la lotta con tutti i dubbi. Ora sono tese tutte le forze per realizzare la grande, meravigliosa meta: diventare completamente figlio, figlio Suo!

                     11.              Quando viviamo nel quotidiano, circondati dall’Amore provvidente, non sospettiamo ancora quale tesoro di potenti forze di volontà giacciono in noi. Se in noi non ci fosse nessun’inquietudine, nessun dubbio, nessuna lotta, non potrebbero mai essere portate prove per le Forze di Dio giacenti in noi. E l’uomo non potrebbe nemmeno svilupparsi nello spirituale superiore.

                     12.              Dove non accade nessuna lotta, non può esserci nessuna vittoria! Dove non è stata riportata nessuna vittoria, non può esserci neanche un premio! Al nostro meraviglioso Gesù però spetta ogni ringraziamento ed ogni lode! Egli ha riportato la Vittoria nella lotta con il mondo, con il peccato e con la morte! La Sua Vittoria appartiene anche a me, perciò la mia vita deve appartenere – a Lui completamente!      Amen!”

[indice]

 

۞

Cap. 2

Ursus e Ruth figlia di Enos

                       1.                 Il vecchio Enos ha parlato dei piani di Ursus con sua moglie e Ruth, ed alla domanda rivolta a sua figlia, se amasse Ursus così da poter abbandonare padre e madre, Ruth risponde: “Padre e madre! Tra noi due non è stata espressa nessuna parola sul fatto che ci amiamo. Ma io so: Ursus mi ama! Ed Ursus sa che io lo amo. – Se lui adesso mi desidera in moglie, io sono pronta a seguirlo. Una separazione da voi mi farebbe certamente molto male, ma questo amore nel cuore sovrasta con la sua forza anche il dolore della nostra separazione. Non ho ancora mai pensato che il ricco romano mi desiderasse, ma ora che ciò si avvera, anch’io vorrei pregarvi: venite con noi! – E non ci sarà bisogno di separarci!”.

                       2.                 “Mia Ruth!”, – dice Enos. – “Gli ultimi due anni trascorsi ci hanno portato la vera felicità, perciò preferiamo rimanere qui a Betania. Ma tu va volentieri con l’uomo che hai scelto. Ursus renderà la tua vita ricca di contenuto. Vedi, io e tua madre non mettiamo più radici in un paese straniero, mentre qui trovo piena soddisfazione nell’essere totalmente attivo nell’intendimento del Padre santo. – Allora va, nel Nome del Signore, dove ti conduce il tuo amore ed il tuo destino”.

                       3.                 Ruth domanda ancora: “Che cosa pensi tu, cara madre? Vuoi anche tu lasciarmi andare volentieri?”.

                       4.                 “Figlia mia! Ti ho partorito con dolore, la tua vita è sempre stata per me un raggio di Sole. Ti lascio andare con dolore, ma ti benedirò ovunque, perché la tua felicità è la nostra felicità! Perciò nel Nome del Signore va incontro ai tuoi nuovi doveri ed occupa bene il posto dove ti ha collocato il vero, puro Amore. Gesù ci è sempre vicino e ci risarcisce ancora il mancante. Non dimenticarlo mai, allora il Cielo della tua vita non si offuscherà mai, ma diventerà ogni giorno più bello, quanto più darai in amore e fedeltà”.

                       5.                 Nel cortile si anima qualcosa. Ursus è arrivato con Maria ed i fratelli, e si porge un particolare affettuoso saluto, perché tutti sono così colmi di letizia interiore. Ursus è totalmente ricolmo di beatissima gioia che esclama a tutti: “Il mio cuore oggi è così felice che potrei abbracciare il mondo intero!”.

                       6.                 Lazzaro in verità cerca saggiamente di calmarlo: “Sta tranquillo, mio Ursus, la felicità va curata, altrimenti presto ci sfugge.

                       7.                 Ursus però gli replica raggiante: “Oggi il tuo ammonimento non è adeguato, caro Lazzaro! In me tutte le corde suonano e sussurrano! La mia felicità è un dono dai Cieli, e ciò che proviene dal mio Gesù, rimane per il Tempo e per l’Eternità! Perciò il mio cuore vuole gioire sempre di più, finché voi tutti comprendiate la mia gioia e vi rallegriate con me”.

                       8.                 E Lazzaro sorride: “Ursus, oggi non ti riconosco! Tu, il serio e talvolta così duro romano, somigli oggi ad un ragazzo spensierato che rallegra tutti nella sua gioia raggiante”.

                       9.                 Nel frattempo la madre Maria saluta la moglie di Giona: “A te, mia cara Pura, viene ancora un dono particolare, da oggi, infatti, hai un’altro Giona, il cui cuore è passato dalla notte alla Luce, dal dubbio alla ferma fiducia in Dio”.

                     10.              “O madre! Il Signore sia ringraziato! Egli soltanto poteva soccorrere!”.

                     11.              Risponde Maria: “Figliola, la vita ama spesso strane vie traverse, ma non si deve mai disperare! Il santo Dio e Padre conosce ogni lotta, e quando hai pregato per giornate intere, allora pensa tranquilla: ‘Ora è raggiunto il limite – dove l’avversario non possiede più il suo pieno potere’.”. –

                     12.              Più tardi giungono ancora Giovani, Pietro e Giacomo, e Lazzaro sente questo incontrarsi come un segno del Signore per parlare con loro della missione di Teofilo nei nuovi insediamenti presso Achibald.

                     13.              Giovanni risponde a ciò: “Tu conosci Teofilo, lo avrai esaminato, e l’ultima scuola che ha dovuto attraversare, non mancherà il suo scopo. Perciò non indugiate più a lungo con questo, perché io so: nelle nuove comunità esiste già il pericolo che vogliono dare spazio a differenti falsi concetti sulla personalità di Gesù, perché a loro manca una guida adatta di un chiamato servitore di Dio”.

                     14.              “Sì, hai ragione Giovanni!”, – dice Lazzaro. – “E vedi, con questo sorge in me un nuovo piano, piano che però richiede da te, mio caro Ursus, un sacrificio. Io so: la tua attuale visita riguarda soprattutto il futuro assetto della tua vita; tu desideri Ruth come moglie tua, e per questo mi congratulo con te di cuore. Noi sappiamo che sei degno di avere questa giovane e pura ragazza in moglie, come anche Ruth è degna di ricevere te come sposo!  – Io sono pronto a preparare le vostre nozze, poiché suo padre Enos ha trasferito a me l’amministrazione del suo considerevole patrimonio. Vorrei proporre di svolgere ora al più presto possibile questa cerimonia esteriore, infatti, interiormente i vostri cuori sono già uniti.  – Allora tu, caro Ursus, potresti portare con tua moglie il nostro fratello Teofilo nella sua nuova destinazione e dare con ciò a Ruth una grande gioia, perché io so che lei ama molto suo fratello. Anche alcune famiglie di qui vorrebbero stabilirsi là e potrebbero venire insieme a voi”.

                     15.              Ursus lo interrompe: “Oh, caro Lazzaro, non puoi darmi una felicità più grande! Preparerò una carovana degna del nostro Gesù! Ed ogni giorno in cui posso servire del tutto nell’amore deve essere benedetto”.

                     16.              Lazzaro guarda Demetrio e domanda: “Fratello, è anche nell’intendimento tuo, oppure vuoi qualcos’altro?”.

                     17.              Demetrio sorride e dice: “Fratelli miei, io sono sorpreso per questa bella soluzione. Mi rallegro di questo piano, ma che ne diranno Enos e Miriam? Perché ora abbiamo veramente deciso senza di loro e soprattutto senza Ruth. Enos non ci ha ancora dato nessuna risposta”.

                     18.              Replica Lazzaro: “Io so: anche senza aver parlato con loro, essi la pensano come noi! In queste due persone, infatti, vive soltanto la volontà di rendere tutti felici. Quando poi Ursus e Ruth dopo 4-5 settimane torneranno di nuovo, la separazione per sempre sarà più facile che se andaste da qui subito a Roma. Ma è soltanto la mia proposta, la realizzazione sia del tutto rimessa all’eterno Amore”.

                     19.              “Parlerò io con Enos”, – dice Demetrio, – “allora ogni incertezza sarà chiarita! Vogliamo eseguire i nostri piani in tutta tranquillità e rallegrarci di poter aiutare dei giovani figli degli uomini”.

 

                     20.              Quando viene la sera, Lazzaro dà il segnale di ritrovarsi nella grande sala da pranzo e dispone che Ursus sieda accanto a Ruth, e Teofilo accanto a Salomè, affinché venga data loro l’occasione di dichiararsi più da vicino.

                     21.              David sta accanto alla sua arpa ed aspetta finché Enos abbia impartito la benedizione della sera. Poi stende le mani alle corde, e dallo strumento scaturiscono sempre più, meravigliosamente, i suoni, ed ora canta con la sua voce espressiva: “Ciò che nessun occhio ha visto e nessun orecchio udito, è preparato a coloro che attendono il Signore! Ma a coloro che danno dalla pienezza della loro vita, è dato ancora del più grande! Perché gli angeli s’inchinano profondamente, testimoniano la loro grande gioia e in gratitudine portano ora questa testimonianza a casa nel mondo loro: essi sono stati presso gli uomini che curano l’essere divino per la felicità e la salvezza di tutto il mondo. Ciò che nessun angelo ha mai visto ed i Principi del Cielo mai contemplato, viene rivelato al figlio di Dio: il Padre si trova presso i Suoi figli terreni, i quali sono già qui cittadini del Cielo!        Alleluja. Amen!”.

                     22.              Tutti ascoltano commossi, e così i cuori sono preparati per un messaggio proveniente dalla vita dello Spirito.

                     23.              Giovanni si alza, benedice i presenti e dice: “Sorelle e fratelli! Con cuore gioioso do ascolto all’impulso dello spirito in me e vi dico: la serata odierna è nel segno del santo amore fraterno. In quest’ora sento come anche il nostro Dio e Padre di tutti, il nostro Gesù, vuole essere Fratello nostro, affinché impariamo ad amare il nostro prossimo come noi stessi.

                     24.              O tu pura, tu meravigliosa Vita di Gesù in noi! Tu vuoi essere afferrata con cuore aperto, per rendere con questo nuovamente felici anche tutti i fratelli nostri. Ognuno però può non amare, e questo amore fraterno vuole essere curato in noi! Esso, infatti, è un patrimonio divampante del Cielo, nato dalla Scintilla divina in noi. Perciò vogliamo pregare: ‘Tu santo Padre! Tu Fondamento primordiale d’ogni Amore e d’ogni Vita, apri Tu i nostri cuori, affinché ricco amore sia risvegliato in noi per la salvezza e la benedizione di tutto il nostro prossimo! Amen’. 

                     25.              Allora la Scintilla divina posta in noi potrà liberarsi da tutte le nostre debolezze ed impedimenti animici, e con cuore divampante possiamo manifestare: noi siamo diventati proprietà del nostro Padre santo e ci sentiamo l’un con l’altro come fratelli strettamente uniti. Amen”.

                     26.              Più tardi Demetrio si alza e confessa davanti a tutti: “Cari fratelli! Il mio cuore mi spinge a ringraziarvi per l’amore dimostrato qui oggi a tutti noi. Quanto mi rende felice di aver trovato il Padre santo! Ma può tale felicità essere già perfezione, quando io so che la Terra è piena di sofferenze e dolori, piena di cecità e smarrimento? Oh, fratelli miei, da questa miseria e turbamento, sperimento il grido esortativo del Padre santo: ho bisogno di voi, per continuare l’Opera della Mia Redenzione”.

                     27.              E Lazzaro conclude: “Serbate queste parole profondamente nel cuore per il seguito, e tutti ringraziamo il nostro fedele Signore e Maestro!”.

                     28.              Poi tutti si recano silenziosi al riposo; uscendo, Lazzaro chiede ancora: “Ebbene, mio Ursus, hai parlato con Ruth del vostro futuro?”.

                     29.              “Caro Lazzaro, ciò che la sua bocca ancora tace, me lo dice il suo sguardo raggiante, io so, noi siamo una cosa sola!”.

                     30.              E Lazzaro dice ancora: “Mi rallegro con voi! Ora con la tua sposa ed i suoi genitori metti tutto nell’ordine giusto, affinché possiamo favorire attivamente i Piani del nostro Maestro”; – e Lazzaro aggiunge ancora seriamente: “O Ursus, siate sempre consci: a chi è dato molto, a questi viene anche richiesto molto!  I tempi sono seri, estremamente seri, L’occhio del Padre cerca soltanto figli veri, soltanto cuori fedeli sono potenti in questo tempo di lotta, dove lo spirito di ogni distruzione vuole annientare la germogliante Vita di Dio nel cuore dei credenti! Noi a Betania abbiamo dimenticato di pensare alla propria felicità. La costante premura per tutti gli oppressi colma i nostri cuori, e con ciò asciughiamo qualche lacrima del nostro Redentore. Ma ora in questa notte esamina ancora una volta coscienziosamente il tuo cuore, ed il Signore benedica il tuo principiare!”.

                     31.              Già al mattino presto Demetrio si reca dai genitori di Ruth, per andare a prendersi una certa risposta, Ursus però rimane ancora lontano da tutto e preferisce attendere questa risposta.

                     32.              Enos lo saluta: “Caro Demetrio, lo so, tu vuoi sentire da noi una certa risposta. Ruth è pronta a risponderti – io la chiamerò”.

                     33.              In pochi minuti Ruth è presso i suoi cari e porge a Demetrio la mano in saluto. Demetrio dice: “Cara Ruth, tu sai perché vorrei parlarti in questa ora mattutina del giorno?”.

                     34.              Risponde Ruth: “Lo so, perciò vorrei risparmiarti la domanda. Se vuoi prendermi nel tuo cuore come figlia tua – io sono pronta. L’amore che i miei genitori hanno ricevuto dall’infanzia fino ad oggi, deve essere anche tuo! Infatti, voglio amare Ursus ed essere per lui una vera compagna di viaggio, ed a te, Demetrio, un’amorevole, riconoscente figlia!”.

                     35.              “Cara Ruth, hai reso facile la mia missione! Vieni al mio cuore, e voglio suggellare la tua promessa con un solenne bacio”.

                     36.              Ruth guarda Demetrio con occhi lacrimanti quando egli apre le braccia e le da un bacio sulla fronte dicendo: “Ora sei figlia mia! – ed ho assegnato a te tutti i diritti di figlia al Cospetto di Dio e dei tuoi cari genitori con questo santo bacio”. –

                     37.              Poi si volge ai genitori: “Caro padre Enos e cara madre Miriam, vostra figlia ha deciso! Ora voglio chiamare il mio Ursus, affinché noi vecchi possiamo benedire insieme i nostri figli”.

                     38.              Demetrio va a prendere Ursus, ed entrambi invitano ancora la madre Maria ad intervenire a questo santo atto, e lei dice: “Aspettavo il vostro invito per essere testimone della vostra promessa, perché io vi amo come figli miei”.

                     39.              Miriam ha ancora le lacrime agli occhi quando i tre entrano nella stanza.

                     40.              Maria prende la mano di Ursus, lo conduce da Ruth e dice solennemente: “Voi miei cari! Come seconda madre di mio figlio Ursus porto a te, mia Ruth, il tuo sposo scelto dall’amore del tuo stesso cuore! Qui, in presenza dell’Iddio vivente e della Sua fedele schiera angelica ed in presenza dei vostri cari genitori, vi chiedo la vostra reciproca promessa! Fede per fede! Amore per amore! – possa sempre essere il santo legame che avvince le anime vostre. Allora il vostro matrimonio sarà un esempio fruttifero, e tutte le vostre benedizioni potranno ancora goderle le generazioni future”.

                     41.              “Mia Ruth”, – dice ora Ursus, ed afferra le sue due mani, – “prometto solennemente nel Nome del nostro Signore e Salvatore Gesù a te ed ai tuoi, incrollabile fedeltà ed amore che mai dovrà cessare! Ed io prego il Padre santo di darmi la giusta Forza per questo. Mai dovrai pentirti di aver lasciato i tuoi genitori e la tua patria, perché il mio amore ti risarcirà tutto e formerà la tua vita piena soltanto di Sole!”.

                     42.              Ruth si alza e risponde: “Io sono tua, Ursus! Rimango tua nella gioia e nel dolore! La tua casa sia la mia casa, e la tua volontà deve essere la mia! Per questo imploro la Forza dal nostro fedele Gesù, nostro eterno Iddio e Signore!”.

                     43.              Ora Enos si avvicina ai due che sono inginocchiati dinanzi a lui e dice: “A questa promessa vi vogliamo benedire dall’Amore e dalla Potenza del nostro santo Padre e Redentore, affinché la promessa vostra non perda mai il suo effetto nei buoni come nei difficili tempi, e voi dimostriate veramente dinanzi a Dio ed a tutto il mondo di essere i benedetti del Signore!

                     44.              Preparatevi ad entrare forse già in breve tempo nello stato matrimoniale, e ricordate che un giusto matrimonio, concluso sulla Terra, deve avere validità anche nell’Eternità. Quindi siate benedetti come coppia di sposi nello Spirito di Gesù, affinché possiate adempiere la vostra missione anche nel Suo Spirito per la salvezza vostra e di molti altri! Amen”.

                     45.              Ora viene Demetrio, impone loro le mani sul capo e dice: “Voi miei due cari figli! Ora sapete, vi appartenete l’un l’altro per il tempo e per l’Eternità; e così anch’io benedico la vostra unione nell’amore paterno. Non trascurate però i doveri dei vostri giorni, allora la santa Benedizione del vostro grande Dio e Padre rimarrà sempre presso di voi e nella vostra casa!  Amen!”.

                     46.              Tutti tacciono, per non dimenticare mai la santa Serietà di quest’ora. Poi Demetrio dice ancora: “Ed ora, caro Enos, ascolta quello che abbiamo già pianificato ieri con i fratelli, spinti dalle nostre premure. Se già fra pochi giorni potrebbero aver luogo le nozze, allora la giovane coppia potrebbe accompagnare tuo figlio Teofilo alla sua nuova destinazione, affinché Ruth si formi là un’idea del lavoro spirituale di suo fratello. Dopo ritorneranno entrambi di nuovo a Betania, prima che intraprendiamo il grande viaggio per Roma. Là mi voglio ritirare completamente dagli affari, ed Ursus deve prendere in mano tutto, così che per lui la vita nomade abbia una fine. Spero che voi veniate insieme nella grande e bella Roma e non abbiate da preoccuparvi più di nulla”.

                     47.              A questo, Enos dice: “Fratello mio, sono d’accordo con tutto, soltanto non con il fatto che debba abbandonare Betania. Noi rimaniamo qui! – Ma i figlioli possono adempiere i loro doveri là dove li pone la saggia Conduzione dell’eterno amorevole Padre”.

                     48.              Demetrio conosce già questa decisione, e così dice ancora: “Ora, cara Ruth, comunica la tua felicità alle tue sorelle, mentre noi con Lazzaro disponiamo ancora tutto il resto; ci sarà, infatti, ancora molto da sbrigare, se in alcuni giorni la carovana deve essere già pronta per il vostro bel viaggio di nozze”.

[indice]

 

۞

Cap. 3

La cerimonia nuziale alla presenza del Signore

Ursus e Teofilo partono per il lago Meron

                       1.                 Demetrio è riuscito, già dopo pochi giorni, a concludere il matrimonio dei due figli nel tempio a Gerusalemme. A questa celebrazione nel tempio sono stati invitati dei mercanti romani ed i capi dell’esercito in Gerusalemme sono gli amici più intimi quali ospiti e testimoni, celebrazione che un gran sacerdote ha celebrato nella consueta cerimonia.

                       2.                 Al termine del matrimonio la giovane coppia e tutti gli ospiti, nei carri pronti, vanno a Betania scortati da soldati romani a cavallo, e qualche sacerdote pensa: questi nostri nemici fanno come se noi fossimo loro amici! – Hanno veramente coraggio!

                       3.                 Quando è raggiunto il confine di Betania, il lungo corteo si ferma perché Lazzaro, Enos e Teofilo e gli abitanti maschi si sono schierati per salutare il corteo nuziale. E così tutti vanno a piedi verso la casa patronale, mentre i carri ed i soldati tornano indietro, per riunirsi nella locanda Betania in un lieto banchetto.

                       4.                 Le donne e molte collaboratrici hanno addobbato a festa la grande sala, e nella gioia generale viene consumato un ricco convito.

                       5.                 Prima che gli ospiti si disperdano nelle belle piantagioni in piacevole conversazione, Lazzaro come padrone di casa dichiara loro che dopo la cena viene celebrata ancora una seconda parte di queste nozze e spiega: “La prima parte vale per la vita esteriore, alla quale anche noi come cristiani teniamo conto, e siamo pronti a fare perfino sacrifici per questo. E soltanto perciò anche questo matrimonio è stato celebrato nel tempio, per risultare giusti davanti a tutto il mondo. Ma non possiamo immaginarci una giusta celebrazione come questa di oggi senza la seconda parte per la vita spirituale interiore, in comunione con il nostro Maestro Gesù Cristo. Se ora uno o l’altro di voi, cari amici, non desidera celebrare questa seconda parte, non ci disturba se preferisce ritornare a Gerusalemme; dei carri sono pronti in ogni momento. – Qui vale soltanto la libera volontà, ed io rispetto ogni decisione come quella giusta”.

                       6.                 I mercanti che conoscono Betania soltanto per gli affari, divengono curiosi e nessuno vuole andar via; perché dove regna tale ospitalità e concordia fra gli abitanti, si dovrà certamente sperimentare ancora qualcosa di bello.

                       7.                 Dopo la cena c’è una solennità piena d’attesa nella grande sala da pranzo. Su tutti i tavoli sono accesi dei candelieri; secondo le istruzioni di Enos è stato eretto in testa un piccolo altare, davanti al quale la giovane coppia ha dovuto prendere posto. Gli ospiti siedono nel mezzo della sala, e gli appartenenti a Betania circondano in semicerchio l’intera comunità nuziale. – David prega Lazzaro di poter suonare sommesso durante il discorso alla sua maniera, poiché a causa dei molti romani non può cantare.

                       8.                 Giovanni, che dei discepoli è il solo presente, va all’altare e comincia: “Cari amici, fratelli e sorelle! Ci troviamo qui nel luogo sacro, perché ci ha chiamato l’Amore! – L’Amore, che è la pietra fondamentale ed angolare di ogni armoniosa convivenza. – Così rivolgo ora a te, Ursus, ed a te, Ruth, particolarmente le mie parole odierne, non per darvi degli insegnamenti, ma per annunciare la gioia che vive nel mio cuore, e la gioia di tutti coloro che oggi partecipano alla vostra festa. Siate consapevoli che l’Amore è un dono del Cielo e deve essere preservato con cura da ogni polvere mondana! Allora a voi cresceranno da ciò frutti di genere celestiale. Ogni pensiero, sia sorto dall’amore oppure dall’odio, è simile ad una semenza, e deve portare frutto secondo la Legge primordiale – secondo la sua specie.

                       9.                 Cari amici e fratelli! La vita di tutti noi, custodita con cura e sorvegliata dall’eterno Amore del Padre, è tuttavia spesso una difficile lotta, una battaglia, e soltanto dopo una quiete. Nella quiete siamo uniti con tutti i nostri cari, ma nella lotta ognuno sta di solito da solo! La vera vita ha l’impulso a rivelarsi continuamente. E quanto più intima e fervida prende forma la nostra vita interiore, tanto più magnifiche sono anche le sue rivelazioni! E così per ognuno è una delizia celeste, quando la sua vita del cuore si può rivelare nella più sublime pienezza. Perciò noi siamo consapevoli che, dove dimora l’autentico Amore, anche il Signore vi entra volentieri”.

                     10.              All’improvviso l’arpa tace. I candelieri elargiscono soltanto una debole luce. Subentra un silenzio straordinario, – ma intorno a Giovanni risplende un grande splendore. Tutti gli occhi guardano pieni d’attesa. Ecco, ad un tratto c’è Gesù – come meravigliosa Forma di Luce – visibile a tutti! –

                     11.              Benedicendo il Signore allarga le braccia sulla comunità in festa, – poi Giovanni continua: “Nel Nome dell’eterno Amore del Padre ora vi parla il Signore attraverso di me: «Amici miei, fratelli e figlioletti! Sostenuto dallo Spirito dell’eterno Amore, che è la Mia Vita, vi benedico, e vi annuncio la Mia Pace e la Mia Grazia!

                     12.              È per Me una grande gioia essere fra coloro che Mi amano ed osservano la Mia Volontà! Ma poiché Io, quale Signore, non posso allontanarMi dal Mio Centro primordiale, giunge anche a voi tutti il richiamo: non allontanatevi nemmeno voi dal vostro cuore (dal centro della vita!) ma badate a tutto ciò che vi passa e, se è preparato per Colui che vi può offrire beatitudini imperiture, oppure per colui che vi promette soltanto benefici terreni!

                     13.              O figlioletti! Credete al vostro onnipotente Padre! Anche se volessi impedire la vostra battaglia, la vostra sofferenza e spesso la vostra difficile lotta, questo sarebbe comunque senza profitto per il vostro sviluppo! Proprio attraverso la dura lotta con il terreno, infatti, la vostra anima diventa libera ed indipendente, per la qual ragione la Mia Scintilla spirituale che giace ancora silenziosa in voi si risveglia, e può di nuovo conseguire la sua passata meravigliosa formazione di Luce!

                     14.              Chi vuol salire sui gradini del Mio meraviglioso Regno, deve poter levare tutte le catene ancora ostacolanti che stanno nei desideri della vostra carne e della vostra anima ancora di sentimenti terreni. Ma chi è diventato abitante del Mio Regno spirituale, sebbene porti ancora carne e sangue, ha combattuto fino alla vittoria su tutti i nemici della vita interiore.

                     15.              Per quanto il mondo intorno a voi possa apparirvi ancora così opprimente, per quanto il nemico infuri peggio che mai, siate certi di questo: Io sono con voi, e vi porto nel Mio Amore! Ed è soltanto per la Mia compassione se non giudico ancora il mondo ed i suoi piaceri. Il Mio occhio Paterno che tutto ama, infatti, prevede già il momento in cui anch’essi piegheranno le loro ginocchia e vorranno riparare ciò che nella cecità hanno danneggiato!

                     16.              Se il vostro occhio spirituale già potesse scorgere tutti gli esseri che vogliono essere a voi volentieri soccorritori, allora lottereste con gioia per il Regno Mio, di cui siete già adesso abitatori! Ma non nel contemplare, bensì nella consapevolezza di aver combattuto, questo Supremo diventa vostra proprietà!

                     17.              Figlioletti! Il mondo ha bisogno di voi, da quando Mi devo velare. A causa della vostra piena liberazione siete voi che al posto Mio dovete contenere il male e dovete porre un freno ad ogni corruzione. La Mia Scintilla spirituale in voi sia la Guida! La Mia Vita in voi il Principio conservatore per tutti, e la vostra fede in Me sia la Forza che porta la Redenzione. Concedo volentieri ai Miei angeli di fortificarvi, di sostenervi in questa lotta per il Regno Mio. Io però ho trasferito a voi la Mia Opera iniziata nella piena fiducia del vostro amore per Me. Poiché deve riuscire ai Miei veri figli»”.

                     18.              Il Signore si avvicina ad Ursus e Ruth, – impone le Sue mani sul loro capo e dice ancora attraverso Giovanni: “«Siate benedetti nella Mia Forza e nell’Amore, voi che avete giurato fedeltà a Me ed a voi! Così, come Mi vedete adesso, sarò e rimarrò sempre con voi, se cercate di compiere ciò che vi richiede il Mio Amore! Quindi rimanete in Me, affinché Io possa rimanere in voi! Amen!».

                     19.              Ora il Signore va di nuovo all’altare – Giovanni poi parla ancora: “«Ma voi, figlioletti, fratelli ed amici, non Mi dimenticate! Perché Io, quale Padre di tutti, penso con Amore anche a coloro che vogliono la Mia distruzione. Così sia benedetto il vostro puro volere ed amore, sia benedetta la vostra azione e l’operare disinteressato per l’Opera Mia, sia benedetta la vostra premura, la vostra dedizione e l’umiltà nel vostro cuore! La Mia Benedizione vi sia sempre una magnifica prova! La Mia Pace sia per voi gioia e felicità! Il Mio Amore vi dia Vita e Forza e la Mia Grazia sia la vostra eterna parte nel Regno Mio! Amen!»”.

                     20.              Il Signore diviene invisibile per tutti …e soltanto dopo un lungo silenzio, Giovanni continua:  “Il meraviglioso è avvenuto – noi tutti abbiamo potuto contemplare il Signore nella Sua Figura di Luce ultraterrena, ed avete udito ciò che Egli, l’ultrabuono, vi ha detto attraverso la bocca mia! Credete a queste Parole, esse sono il Pane per la vita interiore, e da ciò ci deriverà una ricca benedizione.         Amen!”.

                     21.              Ora i candelabri splendono nuovamente chiari come prima, David a modo suo giubila e dimentica che sono ancora presenti degli estranei. Lazzaro fa portare altro vino e frutta, ed i romani pongono ancora molte domande a Giovanni ed a Lazzaro. Anche Maria è molto occupata quando si viene a sapere che lei è la madre di Gesù.

                     22.              Nel frattempo Teofilo parla con Salomè e le annuncia che anche lui presto sarebbe andato via da Betania per servire il Signore nelle comunità al lago Meron. Egli le domanda: “Salomè, non vorresti essere anche tu felice come lo è mia sorella Ruth?”.

                     23.              “Oh, fratello! Una donna come me, quale figlia di un cantore errante, non deve avere simili desideri! Rifletti, mio padre ha bisogno di me, sarebbe insensibile se volessi pensare soltanto a me.

                     24.              ”Oh, Salomè”, – prega Teofilo, – “ascoltami: Lazzaro ha pronto aiuto ed assistenza per tutti. Non vogliamo andare con tuo padre da Lazzaro e chiedergli un consiglio? – Non vorrei, infatti, usare molte parole. Dimmi: vorresti essere mia moglie e seguirmi là dove mi guida la chiamata?”.

                     25.              “Teofilo, lo vorrei volentieri, ma il mio dovere è irrevocabile: io appartengo a mio padre! Girovaghiamo insieme fin dalla mia giovanissima età, perché ho perduto mia madre molto presto. Egli non può cavarsela senza di me, e questo dovere mi ha messo a fianco del padre mio”.

                     26.              Teofilo prega ancora una volta: “Oh, Salomè, riveliamo i nostri desideri a Lazzaro, egli ci aiuterà, se sta nelle sue possibilità”.

                     27.              Gli ospiti s’intrattengono animatamente ancora fino alle prime luci dell’alba, e dopo ritornano a Gerusalemme.

                     28.              Quando gli ultimi si sono congedati, Lazzaro dice ad Enos e Demetrio: “Questo giorno ci ha portato una ricca benedizione ed io desidero che tutti imparino a riconoscere questa Grazia! Andate ora anche voi a riposare, io vado ancora alle stalle, anche gli animali hanno bisogno della mia benedizione mattutina”. –

                     29.              “Allora vengo con te, perché non potrei certo dormire!”, dice Teofilo.

                     30.              “Vieni pure insieme, io ho lo stesso da parlare con te”.

                     31.              “Caro Lazzaro”, – inizia Teofilo,  – “hai agito con me come un padre, mi hai di nuovo rialzato quando quasi ero perduto, ed hai dato a tutti noi una patria. Ma non sospetti ciò che oggi vorrei domandarti”.

                     32.              “Certo, mio Teofilo, io lo so, tu ami Salomè e vorresti portarla con te come moglie tua. Salomè però si rifiuta, sebbene anche lei ti ami”.

                     33.              ”Sì, Lazzaro, è così! Lei sostiene che il suo dovere di figlia la metta al fianco del suo vecchio padre, il quale senza di lei non potrebbe servire così bene il Signore”.

                     34.              “Per questo devo lodarla!”, – conferma Lazzaro. – “In Verità, un tale amore filiale deve essere ricompensato! Parlerò con i due e metterò tutto in ordine. Ora però vorrei ancora comunicarti che alla tua partenza verso il lago Meron non ci sono ostacoli, ed in pochi giorni Ursus avrà già approntato la carovana; frattanto hai tu tempo di prepararti. Sei d’accordo con questa disposizione?”.

                     35.              “O Lazzaro, la tua parola mi è cara quanto la Parola di Dio! Non potrei augurarmi nulla di meglio di ciò che tu mi consigli”.

                     36.              “Allora va bene, …ed oggi stesso parlerò io con David!”.

                     37.              Così accade; Lazzaro ha un colloquio con David e Salomè, colloquio che soddisfa le due parti. “Voi due rimarrete in Betania, finché verrà l’ora giusta! E tu, cara Salomè, occupa il posto che Ruth ha avuto fino adesso presso le mie sorelle e presso la madre Miriam. Considerati come legata a Teofilo, affinché egli possa entrare, nella sua nuova funzione, pieno di gioiosa speranza. Il Signore sa ogni cosa ed ordinerà anche la vostra faccenda per la soddisfazione di tutti. Confidiamo sempre nelle Sue conduzioni”. –

                     38.              Anche Teofilo è molto soddisfatto con questa risposta ed in questi giorni può sperimentare ancora molta gioia, Salomè, infatti, ha una ricca vita interiore ed uno sconfinato amore per il Salvatore e per tutto il prossimo suo.

 

                     39.              L’ultima sera prima della partenza si tiene ancora un solenne raccoglimento per il congedo di Teofilo; e poiché non è presente nessun discepolo, il vecchio Tobia, il fratello più anziano di Betania, tiene il discorso di commiato e la benedizione. Con parole sgorganti dal cuore illumina i gravi compiti di un vero servitore di Dio, il quale ha da amministrare il Sommo: la Parola e la Promessa del Padre santo.  Ed alla fine conclude: “Tu non vai via da noi, perché nello spirito ti seguiamo, nello spirito anche tu sarai spesso presso di noi, ed in questa comunanza di destino operiamo insieme con la Grazia del Signore al nostro progresso spirituale. Va’ in pace, il Signore ti preceda! Amen!”.

                     40.              Poi Tobia benedice ancora i 25 fratelli e sorelle, i quale presso Achibald devono ottenere una patria nuova.

                     41.              Al mattino presto tutti sono ancora una volta uniti in occasione della prima colazione, poi Ursus dà il segnale per la partenza. Egli sa che la madre Miriam sopporta pesantemente questo congedo, infatti, lei ama i suoi figli come una madre ama raramente. Teofilo però prende Salomè per mano: “Ecco, madre, …la tua nuova figlia! Lei ti sostituirà Ruth e me, lei, infatti, ti ama intimamente! Fra un anno verrò a prendere Salomè come moglie mia. Amala anche tu, sperimenterai soltanto gioia!”.

                     42.              Lazzaro va insieme fino ai confini della sua proprietà, poi si ferma e benedice la lunga colonna, finché non può più veder niente. – Ed a passo lento torna indietro verso casa sua.

                     43.              ‘Mio Gesù!’, – dice in cuor suo. – ‘È duro veder partire tutti i nostri cari, e ciò nonostante, Padre mio, così deve essere! La Tua santa Volontà sia fatta! Io so, hai già nuovamente in preparazione nuovi compiti, fa che non diventi stanco per rappresentarTi in Amore ed in Pazienza per amor della Tua grande Opera! Amen!’.

[indice]

 

۞

Cap. 4

Le doglie di Pura e l’aiuto di Maria

Saul presso Maria racconta la sua conversione

                       1.                 Poi a Betania tutto è molto tranquillo. La festa del raccolto è passata, e Lazzaro è spesso occupato fuori, cosicché Demetrio passa molto tempo con Enos. Un giorno, quando Lazzaro a tarda sera non è ancora ritornato da Gerusalemme, le sue sorelle sono veramente preoccupate e ne parlano a Demetrio.

                       2.                 Egli le rassicura; “Avete dimenticato che il Signore veglia su di lui? Ammetto, deve essere successo qualcosa di particolare, ma sento che non è nulla di triste, perciò abbiate fiducia, perché voi sapete che perfino il più piccolo dubbio nell’assistenza di Dio rafforza in noi il potere del nemico! Lazzaro non tornerà a casa nella notte, a causa dei maligni templari. Ma domani mattina andrò io stesso a Gerusalemme”.

                       3.                 Questa notte però non porta quiete a Betania, infatti Pura, la moglie di Giona, si trova nelle doglie del parto. Madre Miriam è con lei, ma perfino Giona, che è medico, non può aiutarla.

                       4.                 Già allo spuntar del giorno Demetrio si prepara alla partenza con due servitori, allora arriva Giona, stanco della veglia, e prega con grandi occhi pieni di paura: “Caro Demetrio, il Signore ci ha visitato, io non posso portare nessun aiuto a mia moglie. Ti prego, mandami una levatrice tramite un tuo servitore; io sono in grande apprensione”.

                       5.                 “Caro Giona, in un’ora devi vedere la tua preghiera adempiuta”. Demetrio ha fretta. ‘Ma dove andare?’, chiede a se stesso. Madre Maria mi darà la risposta migliore.

 

                       6.                 Quando il carro si ferma il mattino presto davanti alla sua casa, Maria sta già alla porta pronta per il viaggio e lo aspetta dicendo: “Già un’ora fa il Signore mi ha annunciato il bisogno di Pura, ed io sono pronta a venire con te. Per Lazzaro non avere nessuna preoccupazione, egli si trova sano e salvo con i fratelli qui in casa”.

                       7.                 “Con questo la mia visita è bella e fatta”, esclama lieto Demetrio. E torna subito indietro con la madre Maria, per portare gioia e soccorso.

                       8.                 Pura è leggermente assopita sul suo letto. Madre Miriam piange sommessa quando Maria entra e dice: “Quanto è impotente l’uomo, si vorrebbe tanto volentieri aiutare, – ma non si può!”.

                       9.                 “Sì, noi uomini non possiamo certamente aiutare, per questo si deve pregare il Signore e Maestro per sostituirci il mancante. Nello stesso tempo però dobbiamo dapprima adempiere le condizioni, e queste sono in tal caso: grande e salda fiducia!”.

                     10.              Pura si è svegliata dalle parole lievemente pronunciate, e come scorge la madre Maria, singhiozza, ed il suo intero corpo viene scosso.

                     11.              “Ma perché piangere, cara Pura”, – dice dolcemente Maria, – “se il Signore ti vuole rendere così infinitamente felice! Tutti i Cieli sono pieni di beata attesa, attendendo il momento in cui, secondo i loro concetti, si realizzerà il più grande dei miracoli. Figlia mia, guardami fermamente: il nostro Dio e Padre, il nostro Creatore e Conservatore, il nostro Salvatore e Redentore, – Egli ti aiuti! – Egli completi la Sua Opera in te mediante il Suo Amore e la Misericordia Sua!”.

                     12.              Maria spinge dolcemente fuori Giona che sta entrando e prega: “Lasciaci sole! Ma tu vivi con gli altri la santità di quest’ora!”. Poi pone la sua mano sul capo di Pura e, dopo pochi istanti – il pargoletto è nato.

                     13.              Quando poi Miriam pone il fanciullo tra le braccia della madre, Maria dice commossa: “Ecco, mia cara Pura, ora guarda piena di gratitudine nel tuo mondo circostante – e poi nel tuo mondo interiore, e sperimenta tutte le gioie che il Signore ti vuole far vivere. Noi ora ti lasciamo sola per un po’, affinché nell’unione più intima con il tuo Salvatore e Padre tu possa affidare a Lui tutti i desideri per il tuo pargoletto. Ricorda anche questo: ‘Santi momenti simili non ritornano mai più, di ciò potrai nutrirti ancora soltanto nel ricordo’. – Ora vogliamo portare il gioioso annuncio agli ansiosi in attesa, presto ritorniamo da te”.

                     14.              Nell’anticamera Giona prega. Maria gli dice: “Il Signore ha realizzato la Sua Parola. Tu, Giona, ora hai ricevuto una nuova prova del Suo Amore che mai cesserà. Tua moglie ti ha donato un figlio! Entrambi però hanno per breve tempo ancora bisogno di star da soli col Padre infinitamente buono. Raccogliti anche tu e vivi la solennità che qui procede da coloro che vogliono stare soli con Dio. Noi però pieni di gioia andiamo dagli altri”.

                     15.              Dice Maria: “Rallegratevi, figli! Salvezza è capitata a noi tutti, – ogni paura si è dissolta in gioia ed ogni preoccupazione in gratitudine. Pura ha partorito un figlio, e noi possiamo concedere ad un futuro cittadino del Cielo il nostro pieno amore. – Ed ora sentite dell’altro, posso comunicarvi ancora un’altra gioia: ieri sono ritornati alcuni fratelli dalla Siria ed hanno portato con loro il più grande avversario del Salvatore Gesù, Saul di Tarso! Deve essere stato come un corteo trionfale quando Saul ha dichiarato il suo distacco dal tempio davanti al sommo Consiglio e la sua professione di fede per Gesù Cristo, il vivente Figlio di Dio. Il sommo sacerdote è stato talmente colpito che ha lasciato andare Saul con i suoi compagni senza proferir parola. Presto potrete salutarlo anche voi e con lui questa grande magnificenza di poter sperimentare l’Amore di Dio a lui rivelato. Per questo ieri si è fatto assai tardi da noi in Gerusalemme, e così Lazzaro è rimasto in mezzo a noi. La vostra ansia per lui è stata del tutto infondata ed ha avuto origine a causa del vostro amore per il fratello. Ma se foste stati uniti nel cuore con Colui che è Tutto – in tutto, in verità, nel vostro interiore si sarebbe potuto rispecchiare il riflesso della gioia, come l’abbiamo vissuta noi ieri”.

                     16.              E Maria continua a riferire. “Non c’è mai stato tanto movimento da noi come ieri. Suppongo che anche oggi e nei prossimi giorni molti verranno da noi; ed è una gioia vedere tanto entusiasmo, perché esso viene dal cuore”.

                     17.              Dice Marta: “Allora mando ancora un paio di ragazze nella tua casa, perché vorremmo trattenerti ancora qui”.

                     18.              Ora dice Demetrio: “Ecco, vorrei andare dai fratelli e posso portare con me le ragazze. Prima però voglio andare dalla nostra ammalata e salutare lei ed il suo figlioletto”.

                     19.              Adesso tutti vogliono andare da Pura, ma Maria prega: “Aspettate ancora, proprio adesso c’è Giona da sua moglie, ma poi potrete anche voi manifestare la vostra gioia”.

                     20.              Giona, che è rimasto solo nell’anticamera, ringrazia sulle ginocchia il suo Dio per l’Aiuto ed implora la Sua benedizione per il pargoletto. A questo punto vede all’improvviso una grande figura luminosa che s’inchina davanti alla madre ed al fanciullo e benedicendo tiene alzate entrambe le mani. – Egli ode le parole: “Benedetto sia il tuo ingresso su questa Terra, creatura umana, affinché tu possa adempiere la tua missione a te richiesta. Ma Tu, mio Dio e mio Signore, lascia a me, Tuo servitore, compiere fino in fondo il mio compito quale Spirito protettivo di questo pargoletto! Amen!”.

                     21.              Davanti a Giona la figura scompare. – Egli corre al giaciglio dei suoi cari e, pieno di gratitudine e gioia, s’inginocchia ancora una volta, immerso in profonda devozione. –

                     22.              Poi vengono Demetrio ed Enos e benedicono madre e figlio.

 

                     23.              Prima che Demetrio parta, sul carro hanno già occupato posto due ragazze; arriva Giona e prega di poter andare con loro, poiché un impulso lo attira a Gerusalemme. Così Demetrio va ancora una volta in città e discute con Giona sul miracolo appena vissuto presso Pura. Giona è dell’opinione che a Maria è stato dato il dono di guarire gli ammalati, e soltanto grazie a lei, Pura è stata graziata!

                     24.              Dice Demetrio: “Fratello, non condivido quest’opinione, io so che il dono di guarire gli ammalati potrebbe essere dono di tutti. Soltanto che noi non adempiamo le condizioni che presuppone questa Grazia. So da Ursus che lui, senza parlare molto, ha già sperimentato molte guarigioni miracolose mediante la Grazia di Gesù!”

                     25.              Dice Giona: “Tu puoi aver ragione con le condizioni. Quanto, infatti, ho lottato con Dio questa notte, ma non è servito! Perché forse non avevo la necessaria forza di fede. – Anche Maria prega, ma poi impone le sue mani nella piena consapevolezza della Sua Grazia, ed il miracolo accade”.

                     26.              “Giusto, Giona! Dio solo sa perché la nascita di questo fanciullo è dovuta avvenire in questo modo meraviglioso. Io però non rifletto molto su questo, ma sono felice che abbiamo potuto sperimentare questa soluzione. Non mi spremo il cervello su cose di cui oggi non ho ancora nessuna spiegazione, ma io so: quando per me sarà venuto il tempo e l’ora, riceverò anche il giusto chiarimento. Spesso entro nel mio cuore e dialogo con la Scintilla divina vivente in me. Se ricevo risposta, mi rallegro, ma se in me rimane silenzio, allora resto anche tranquillo, vuol dire che per me non è proprio venuto il tempo”.

                     27.              “Allora tu attraversi più leggermente la vita, caro Demetrio! Io, piuttosto, non ho pace finché non ho la prova e tutto si è chiarito totalmente”.

                     28.              “Giona, non lasciare che il desiderio per delle prove ti diventi un impedimento sulla via del cuore verso il Signore. Non è sufficiente un filiale accostamento ed adattamento al nostro Salvatore? Una sola volta ho vissuto fino in fondo queste delizie e, nella mia anima, si è impresso quel santo momento in cui ho potuto sperimentare il Suo Amore come la cosa più grande e più eccelsa! Ora venga ciò che vuole, io so: ‘Egli è il Mio Salvatore ed il mio eterno Iddio – il mio buon Padre! Egli è la Roccia, sulla quale tutte le forze ostili si prenderanno la sconfitta’. E così mi sforzo soltanto di riconoscere dietro a tutti gli avvenimenti sempre l’Intenzione del Signore di dirigere e guidare”.

                     29.              “Quindi tu non temi nessuna prova o tentazione che potrebbero forse renderti debole o scoraggiato?”.

                     30.              “O fratello Giona, se prima quale uomo accecato non temevo nessuno, guardavo intrepido nell’occhio ogni pericolo, perfino alla morte, che cosa dovrei temere adesso? Non mi sento forte perché possiedo qualcosa, ma perché Gesù Cristo possiede me! Io appartengo a Lui! A Lui soltanto appartiene la mia vita ed il mio patrimonio. Nel suo servizio mi sento soltanto come un amministratore fiduciario, ed in questo sentimento anche Ursus prenderà su di sé l’incombenza. Certo, devo impiegare tutta la capacità per ottenere qualcosa. Ma ostacoli e difficoltà io li considero soltanto come necessità, necessità che devono essere appunto superate, affinché io possa sussistere nel mio petto dinanzi al proprio Giudice”.

 

                     31.              Ci si avvicina a Gerusalemme, così ha termine la conversazione. Demetrio va nella locanda Betania, consegna cavalli e carro al locatario e poi i quattro vanno verso la casa di Maria, dove le ragazze vengono accolte gioiosamente come aiuto. I fratelli sono in appassionata conversazione su Saul, e quando Demetrio e Giona entrano, entrambi si accorgono che la sua improvvisa conversione provoca in mezzo a loro, in ogni modo, divergenze d’opinioni.

                     32.              Giovanni è l’unico che già ieri ha stretto al suo petto, senza riserva di sorte Saul di Tarso, ed ha cercato di superare con un bacio fraterno tutto il precedente, dandogli un nome nuovo.

                     33.              Gli altri però temono ancora un nuovo tranello dei templari. Demetrio comunica a Lazzaro il miracolo presso Pura, e che Maria rimarrà alcuni giorni a Betania. Giovanni ringrazia nel cuore il Signore per questa notizia, ora Maria non ha bisogno di essere testimone di queste divergenze fra i discepoli.

                     34.              Dopo un’ora viene adesso Saul stesso in compagnia di Barnaba, presso il quale egli è ospitato. Giona, che già conosce Saul, lo saluta subito e manifesta la sua gioia per il fatto che anche lui si è liberato del tempio. Demetrio è sorpreso di conoscere il famigerato Saul nel giovane uomo con i capelli biondo scuro e con una piccola barba più chiara. Gli altri discepoli però rimangono ancora ben abbottonati; essi, infatti, sono a conoscenza delle cose spaventose che egli aveva permesso ai templari.

                     35.              Lazzaro chiede ora a Saul di fare una relazione dettagliata delle sue vicissitudini e domanda perché Anania di Damasco non è venuto qui con lui.

                     36.              Saul, nel quale si riconosce una straordinaria gentilezza interiore, comincia a raccontare con grande trasporto: “Cari uomini, è certamente giustificato se opponete ancora dubbi alla mia venuta presso di voi ed alla mia improvvisa disponibilità di servire il Figlio di Dio Cristo Gesù. Ma credetemi, prima vivevo nell’illusione di rendere un grande servizio al nostro Dio Jehova con il mio fanatismo verso giudei di altra opinione religiosa e perciò spedivo nelle prigioni tali uomini e donne. Mi venivano denunciate le adunanze più segrete, e spesso ho causato a queste comunità le più gravi sofferenze. Sapevo anche che molti cristiani avevano abbandonato il nostro paese e si rifugiavano nei vicini paesi confinanti.

                     37.              Ma il tempio, che ha il diritto di disporre su tutti i giudei, mi diede il potere di punire anche quelli che abitavano al di fuori del paese che erano diventati infedeli al tempio, e di ricondurli con forza di nuovo alla loro vecchia fede. Così senza nessun riguardo, con cuore di pietra, ho fatto mettere nelle prigioni i seguaci di Gesù, del Figlio di Dio, con gli strumenti messi a disposizione dal tempio.

                     38.              Poi, in un mezzogiorno, cavalcavamo attraverso la Siria, la nostra meta era Damasco, ci pervase la baldanza. Cantavo dei versi di scherno sul Crocifisso e sui così pazienti sofferenti nazareni. Ecco che all’improvviso un fulmine cadde a terra davanti al mio cavallo. Questo si levò in alto, mi gettò a terra e si arrestò tremante. I miei cinque accompagnatori quasi non poterono tenere i loro cavalli, così anche loro tremarono in tutte le membra.

                     39.              Poi divenne visibile dinanzi a me una figura del tutto ultraterrena, chiara come il Sole, ed una potente Voce risuonò: «Saul! – Saul! – perché Mi perseguiti?».

                     40.              Mi ero un poco rialzato e chiesi sotto tremito: «Signore! – Chi sei Tu?» – Allora la nobile Figura di Luce disse: «Io sono Gesù! – Colui che tu perseguiti! Ma ti sarà difficile – ricalcitrare sotto il pungolo!».[Atti 9,5]

                     41.              Poi all’improvviso divenne buio intorno a me. Mi alzai da terra, cercai i miei compagni, ma non vidi nessuno intorno a me. Li chiamai, allora mi porsero le mani e mi chiesero sorpresi: «Che cosa è successo? Abbiamo udito una Voce, poi abbiamo sentito parlare te, ma non abbiamo visto nessuno». Dovetti confessare: «Ho incontrato il Crocifisso, il Gesù creduto morto! Ho visto molto chiaramente i Suoi occhi severi rivolti su di me, come se mi volessero trafiggere, poi ho sentito la Sua voce, ed in me rintronava come tuono. Ed ogni pensiero fu come cancellato quando la Sua bocca esclamò: ‘Io sono Gesù, che tu perseguiti!’»

                     42.              Poi divenne notte intorno a me, – ed anche era ancora notte! E chiesi: «Oh, venite e portatemi nella città vicina. Fin nel più profondo sono scosso!».

                     43.              I compagni mi portarono in silenzio fin nella nostra locanda. L’oste si sforzò di aiutarmi, ma in me ed intorno a me tutto rimase buio. Non trovai sonno; non potei mangiar nulla e volli rimaner solo, perché intorno a me volteggiavano immagini contorte; mi sentivo davvero miserabile. ‘Saul! Saul! – perché Mi perseguiti?’, stava davanti a me in lettere di fuoco, quando tentavo di scacciare con forza queste immagini contorte. E lo sguardo dei Suoi occhi, tutto penetrante, mi faceva ancor sempre rabbrividire.

                     44.              Quando credetti di avere un po’ di quiete, venni di nuovo spaventato e brutte figure di ardente brace rossa volevano abbracciarmi, così che gridai forte! Esse mi derisero, ballando intorno al mio giaciglio, e questo tormento durò per me un’Eternità. Avrei volentieri dato una fine alla mia vita, ma non ebbi nessuna possibilità per questo. Allora pregai il nostro Dio e supplicai per la salvezza, ma le brutte figure aumentarono sempre di più; esse mi colpirono ghignando con le loro verghe e lance ardenti, così che dovetti smettere di pregare. Andai di gran corsa intorno alla stanza (malgrado fossi cieco) e, testardo con le mani levate verso il soffitto, volevo costringere Dio a rivelarSi a me come Salvatore.

                     45.              Nella mia grandissima angoscia poi esclamai: «Signore Gesù! – Se esiste una possibilità – aiutami Tu! Io so che ho peccato gravemente contro di Te ed i Tuoi».

                     46.              All’improvviso stette davanti a me un essere di Luce e disse amichevolmente: «Saul! Gesù, il Signore, ha udito la tua preghiera. Egli ha visto il tuo pentimento e mi ha dato l’incarico di mostrarti la tua vita passata con tutte le storture e le sue gravi conseguenze. Mi riconosci?».

                     47.              Guardai meglio questa figura e dissi spaventato: «Sì, ti riconosco! Tu sei Stefano, nei cui tormenti e morte ho trovato così tanto compiacimento».

                     48.              Allora disse Stefano: «Ben per te che mi riconosci e ti riconosci! Ora mi diventa facile condurti in un altro mondo, premesso che tu voglia venire con me».

                     49.              Muto diedi il mio consenso. Poi ancora pregai: «Stefano, mi puoi perdonare? La mia colpa mi opprime enormemente».

                     50.              Ed egli rispose: «Ho perdonato a tutti ed ho pregato il Signore e santo Iddio e Padre, di non ascrivere a nessuno la colpa contro di me. Perciò ti puoi tranquillamente affidare alla mia guida. Anch’io desidero la tua salvezza, affinché anche tu diventi ancora un utile e fedele servitore del Signore».

                     51.              Gli risposi: «Io ti ringrazio, il tuo desiderio è per me il primo sollievo nella mia lunga, tenebrosa notte di pentimento. Perciò continua pure a fare con me secondo il tuo giudizio, ti seguo volentieri».

                     52.              Disse Stefano: «Allora vieni e dammi la tua mano». Ed in quell’istante tutto divenne chiaro intorno a me e ci librammo in un meraviglioso paesaggio. Uomini avvenenti in vesti bianche passeggiavano attraverso giardini in fiore; graziosi canti penetrarono nel mio orecchio, doveva essere un santo giorno di festa, perché su tutto stava una meravigliosa atmosfera solenne. La mia guida Stefano però mi tirò avanti, oltre un santuario di fiori, fino ad una piazza all’aperto, dove sedevano molte persone.

                     53.              Dietro si trovava un altare, e accanto stava seduto Gesù, il Signore, ed aveva probabilmente parlato ai presenti, perché gli occhi di tutti risplendevano. Noi però ci mettemmo un po’ di lato. Come da molte arpe allora risuonò una musica amabile ed un delicato canto. Dopo vennero, guidate da esseri affabili, due figure che salivano i gradini verso l’altare. Si vedeva che costoro avevano vissuto qualcosa di terribile.

                     54.              Guardai più attentamente e riconobbi: erano due uomini che io avevo fatto mettere in prigione pochi giorni fa. Gesù, il Signore, si alzò ed andò loro incontro. Si gettarono ai Suoi piedi, ma Gesù li rialzò e disse: «Figlioletti, avete trovato la via del ritorno a Me, vostro Padre celeste! Venite al Mio petto, affinché vi ringrazi per la vostra fedeltà e la vostra perseveranza nella sofferenza.  Quanto volentieri vi avrei risparmiato questo, ma per non violare la libera volontà del nemico della vita, potevo soltanto fortificarvi con il Mio Spirito Vincitore!».

                     55.              Egli abbracciò entrambi che piangevano di gioia. Un profondo dolore però mi trafisse, perché ero stato io la causa di tutte le loro sofferenze. Stefano strinse saldamente la mia mano, – e mi guardò in silenzio.

                     56.              Quando i due ebbero riposato un poco al petto del Signore, Egli disse: «Figlioletti! Fatevi ora guidare al posto che il Mio Amore ha destinato per voi». Poi il Signore pregò gli altri: «Portate ora il pane ed il vino, affinché possiate fortificare questi Miei due figlioletti, così che siano capaci di sopportare le delizie e le beatitudini che ho preparato a coloro che si affermano nella lotta per la Mia Vita».

                     57.              In quell’istante, in cui consumarono il Pane ed il Vino, le loro figure si trasfigurarono ed all’istante furono trasformati. Il Signore continuò a dire: «Ora avete ricevuto la veste nuziale, e quindi vogliamo recarci al meraviglioso festeggiamento».

                     58.              Stefano mi trascinò via, e ci librammo via da questo bellissimo mondo”. E Saul tace, come sprofondato in questo ricordo. –

                     59.              Finalmente continua: “Poi divenne sera, anzi notte intorno a noi, e Stefano disse: «Saul, quello che adesso hai potuto contemplare e vivere qui, è stata Grazia, e si è compiuta nel mio mondo interiore, donatomi dal Signore. Ma ora ti guido nel tuo mondo, anzi, ci siamo già nel mezzo in questo buio intorno a noi, e quello che vivrai qui, sono procedimenti che tu stesso avresti dovuto patire, se Dio ti avesse preso già adesso il tuo corpo di carne. Ma non temere, tieniti stretto a me, perché sappi: ‘Tutti i Cieli ed i suoi abitanti vogliono solamente la salvezza tua e di tutti gli smarriti’.»

                     60.              Davanti a noi sembrò che ci fosse una città. Il fuoco ed il fumo rischiaravano i dintorni e davano un’immagine orribile, ma anche molto triste. Ci avvicinammo, era Gerusalemme, come però non l’avevo mai vista. Gli uomini portavano delle maschere diaboliche, le loro vesti sembravano bruciare, e l’odore di bruciato era quasi insopportabile. Ci circondava uno schiamazzare, ma sembrava che non ci vedessero. Giungemmo nel tempio che era avvolto dalle fiamme, ed il calore diventava insopportabile. Nella parte centrale dell’edificio gli altari ardevano, ma sopra non vi erano sacrificati animali, bensì uomini. Mi vennero le vertigini davanti a quest’avvenimento, ma Stefano tenne ferma la mia mano, non potevo andar via. Allora venne un angelo e fece il segno della Croce ed all’improvviso tutto scomparve al nostro sguardo.

                     61.              Stefano mi condusse indietro. – Fummo di nuovo nella mia locanda ed egli disse: «Saul, hai visto il mondo dei beati – ed hai guardato ora anche nel mondo degli smarriti nel loro accecato orribile agire. La Grazia del Signore non può darti di più – ed ora decidi tu stesso il tuo futuro destino! Secondo la misura della tua umiltà, il Signore ti può soccorrere come Forza. Secondo la misura del tuo amore Egli però può darti del Suo Amore e molte dimostrazioni di Grazia. – Il Signore sia con te! Amen!».

                     62.              Ora fui nuovamente solo – le immagini orrende scomparvero, ma ero in una confusione grandissima, infatti, ero cieco. Così lottai nella preghiera e pregai umilmente Gesù per porvi riparo. Supplicavo sempre più intimamente il grande Salvatore – e, finalmente, dopo un lungo tempo, nello spirito mi apparve un uomo sconosciuto in veste bianca, posò le mani su di me e disse: «Fratello Saul, il Signore ha udito la tua preghiera e mi ha mandato a te. Gesù, che ti è apparso sulla via di Damasco, vuole che tu diventi di nuovo vedente e sii colmato dal Suo santo Spirito».

                     63.              Come scaglie caddero dai miei occhi! All’improvviso potei nuovamente vedere i miei dintorni, ed accanto a me stava lo stesso uomo che avevo già visto in spirito. Era Anania! Costui continuò a parlare: «Vedi, caro Saul, tutto ciò che hai fatto nella falsa illusione, appartiene ora al passato, poiché in Gesù, l’Unico Signore, troverai il tuo Redentore! Soltanto per Grazia Sua, infatti, hai potuto contemplare il mondo di Luce dei redenti, ma non potevi trattenerti lì, perché tu sei ancora uomo e la tua missione deve ancora cominciare! Attraverso di me il Signore, tuo Salvatore e Redentore ti domanda: ‘Vuoi diventare per Me un fedele servitore, seguace e discepolo?’. Ma totalmente libero, senza alcuna costrizione devi darGli la risposta, e, secondo le tue libere decisioni, come ti avvicinerai a Lui, il Signore verrà incontro a te. E così rifletti bene: Gesù stesso ti offre l’aiuto e l’assistenza, affinché tu possa essere del tutto colmato del Suo santo Amore»”.

                     64.              Ero sconvolto, mi prostrai davanti ad Anania, afferrai le sue ginocchia e chiesi: «Fratello, sei un uomo oppure un angelo? – Tu non sei venuto per giudicare, infatti, le tue parole suonano così di buon auspicio! Oh, la lunga notte in me! Il pentimento di aver perseguitato Colui che voleva portare a tutti gli uomini soltanto del bene, brucia in me come fuoco! Sentivo troppo pesanti i miei peccati, ma nella lotta per la liberazione dagli esseri spirituali, che nel piacere infernale avevano gioia soltanto nel distruggere, sentivo il grido: ‘Con il Sangue che è stato versato sul Golgota, – è espiata anche la colpa tua. Renditi degno di questa Grazia!’.

                     65.              Allora ci fu più quiete in me, ma la certezza l’ottenni soltanto quando un’ultima lotta interiore mi condusse su al Golgota. Là sperimentai ancora una volta la grandezza della mia colpa in tutti gli assurdi, ostinati pensieri sul Divino e scorsi il Figlio di Dio come l’unico Liberatore da questo. Soltanto allora potei pregarLo in piena gratitudine, ed oltre a ciò si risvegliò il desiderio di riparare. – ‘O Gesù, Tu Crocifisso, Tu Vivente e Risorto dai morti, – il mio amore e la mia vita appartengono solamente a Te!’»

                     66.              Allora Anania disse: «Fratello Saul, il Signore ha accolto la tua confessione, volendo per tua libera decisione consacrare a Lui il tuo amore e la tua vita! Ora posso, secondo la Volontà del Signore, visibile a tutto il mondo dello spirito, battezzarti e consacrarti». Ed egli prese una ciotola con l’acqua, la benedisse e cosparse con questa il mio capo, dicendo: «Io ti battezzo e ti consacro nello Spirito di Gesù Cristo, affinché tu sia del tutto colmato del Suo santo Spirito dell’Amore e della Misericordia e diventi un portatore chiamato della Vita del Figlio di Dio, Vita che Egli ha sacrificato per la Nuova Vita di tutti gli smarriti. Affinché tu possa diventare il realizzatore di tutti i compiti che ancora giacciono nascosti nel tuo amore. La Pace del Signore sia con te! L’Amore del Signore sia la tua vita, e la Benedizione del Signore sia di benedizione a tutti coloro ai quali puoi ancora essere servitore! Amen».

                     67.              Allora mi sentii meravigliosamente libero, – e soltanto allora potei di nuovo prendere cibo e bevanda”.

                     68.              Saul tace. – E nessuno osa interrompere questo silenzio, perché tutti i cuori sono sotto l’impressione di questo avvenimento divino del tutto straordinario.

                     69.              Dopo un profondo sospiro Saul continua: “Invece di cercare nelle sinagoghe i cristiani, ora predicai di Gesù in Damasco e dimostrai loro che Egli era il Messia da noi così a lungo atteso! Tutti però s’indignarono, come vi siete indignati anche voi, e tra i giudei sorse molta confusione.

                     70.              Alla fine mi perseguitarono, e così dovetti fuggire. Nella notte, a porte chiuse, i fratelli in un cesto mi calarono giù dalle mura della città e così sono venuto qua, fedele alla mia promessa: ‘Riparare ciò che ho causato al Signore ed ai Suoi credenti!’. Sono andato subito nel tempio, mi sono liberato da tutti i doveri, ed ora voglio predicare del grande Figlio di Dio, del Signore, il Quale ha potuto vincere anche la morte, ed ora è la nostra unica Salvezza contro tutti gli smarrimenti!

                     71.              Con ciò ora avete udito le mie vicissitudini ed il mio giuramento, se non mi accogliete nella vostra comunità, allora predicherò da solo. Io, infatti, voglio servire il mio Dio, Dio che ho potuto riconoscere soltanto adesso nella Sua divina Essenza.

                     72.              Con questa confessione davanti a voi, Suoi discepoli, ora depongo il mio vecchio nome e, quale Paolo, voglio io, come un vero servitore di Dio, servire voi, tutti i credenti e tutti i pagani. Perché Gesù Cristo mi ha dato della Sua Forza, della Sua Volontà e del Suo Spirito santo”.

 

                     73.              Sono passate delle ore. – I fratelli sono profondamente commossi di questa potente Grazia, che un Saul, – è stato trasformato in un Paolo.

                     74.              Poi Pietro deve riconoscere: “Caro Paolo, ti abbiamo fatto del male con i nostri dubbi, i nostri cuori, infatti, erano duri, ed i nostri pensieri erano rivolti soltanto alla nostra protezione. Perdonaci, poiché ora abbiamo nuovamente vissuto la grandezza della potenza e magnificenza nel nostro Signore quale Gesù Cristo. Perciò, caro Saul, sii il benvenuto nell’Amore di Gesù, quale nostro caro fratello Paolo, e questa nostra dimora sia ora anche la tua dimora. Benedetti siano i tuoi servigi e benedetto il tuo amore!”.

                     75.              Ora è ceduta ogni scomunica; si nota un vero fervore, ed ognuno vuol parlare con Paolo. Costui però dice: “Fratelli miei! Io vorrei molto riparare in coloro che sono tenuti ancora prigionieri, e voglio cercare di portare loro di nuovo la libertà, affinché conquisti la fiducia di tutti!”. – Con questo egli si congeda.

                     76.              Demetrio con Lazzaro e Giona ritorna a Betania; e tutti gli abitanti sono felicissimi quando Lazzaro descrive loro nell’ora serale questa meravigliosa conversione di Paolo.

[indice]

۞

Cap. 5

Pura ed il mondo interiore di Maria

Paolo a Betania istruito da Demetrio

                       1.                 Quando la sera Giona torna da sua moglie, non le può elogiare abbastanza la portentosa vicissitudine di Saul per l’improvvisa Rivelazione di Gesù Cristo come il Signore del Cielo e della Terra, e tale e quale le meravigliose conduzioni di Stefano con Saul attraverso i differenti mondi spirituali.

                       2.                 Dice lui: “Pura, il mio cuore era sconvolto fin nel più profondo, quando abbiamo appreso dalla bocca del convertito la sua improvvisa esperienza di Luce proveniente dai Cieli aperti. Come potevo soltanto essere così piccolo, e cercare l’Onnipotente, là dove Egli non si può mai trovare?”.

                       3.                 Domanda Pura: “O Giona, perché dovevi venire a sapere da altri quanto bene e saggiamente il nostro Dio guida tutto? Non hai già sperimentato abbastanza di ultramagnifico su di te e su di me? O mio Giona, non è abbastanza tutto l’Amore che abbiamo potuto ricevere qui? Pensiamo anche noi al dare e servire in questo amore e con ciò ripagare la nostra gratitudine. Quale immenso lavoro è necessario ancora, per portare a tutti gli smarriti questo messaggio dell’Amore e Grazia liberatrice di Gesù! C’è molta sofferenza fra gli uomini.

                       4.                 E ciò che adesso l’Amore di Gesù ha operato su di me attraverso Maria, Egli lo vorrà operare anche attraverso di noi, per la benedizione di tutti i bisognosi. Lo sento, mio Giona, Dio aspetta soltanto noi uomini, se vogliamo servire liberamente le Sue alte Intenzioni, per rendere nuovamente felici tutti i sofferenti.

                       5.                 Oggi, quando la madre Maria sedeva accanto al mio giaciglio e posò la sua mano nella mia, mi ha guidato nel mio mondo interiore, ed ho vissuto qualcosa di meraviglioso!  «Figlia», ha detto, «ora vogliamo parlare con il nostro Dio e Padre, e tenere raccoglimento nel mondo misterioso che possiamo edificare noi stessi con la Grazia Sua. Ora fa penetrare in te quiete e profondo silenzio, affinché la Scintilla divina vi si possa rivelare». –

                       6.                 Così ci fu quiete in me, credevo di librare, così mi sentii staccata dal peso terreno e già mi trovai in un bellissimo giardino. Davanti ad una grande casa bianca vidi giocare molti bambini; amorevoli tutrici mi salutavano e mi accompagnavano qua e là. Nelle luminose stanze si teneva scuola, negli spazi per i giochi vidi ogni genere di gioiosi giocattoli, ma non per il passatempo, bensì per l’istruzione[3]. Per esempio un fanciullo era caduto e si era fatto male, in ciò veniva mostrato come si deve soccorrere e lenire i dolori, e questo compito provocava una grande gioia. Inoltre vidi come fanciulli più grandi venivano educati alla beneficenza, alcuni, infatti, si erano travestiti da poveri mendicanti, e tutto avveniva sotto gli occhi vigilanti delle amorevoli curatrici.

                       7.                 Quando mi svegliai da questo stato, chiesi alla madre Maria se lei avesse vissuto la stessa cosa che avevo vissuto io. Lei rispose: «Figliola, certamente non la stessa cosa, ma qualcosa di simile, poiché tu eri nel tuo mondo interiore, io però nel mio. Ma il mio mondo è il grande mondo del Figlio mio Gesù, la Cui Opera, io come madre Sua corporea, voglio continuare attraverso lo Spirito che animava Lui come Figliuolo dell’Uomo. Ora Egli è una cosa sola in Dio e con Dio ed ha, quale figlia Sua, messo tutto a mia disposizione, ed ora posso servire del tutto secondo il mio stesso Amore. Perciò amo quest’ora di silenzio e raccoglimento e così mi avvicino sempre di più al mio ed anche al tuo Dio, nostro eterno Padre. Non dimenticare mai quest’ora santa, o figlia, perché anche tu vi sperimenterai e potrai operare ancora qualcosa di grande! Tu devi pensare: Dio, come l’eterno Amore per tutti gli uomini, vuole dare così volentieri ai Suoi figli ciò che li consolida nello spirituale, per poter resistere a tutte le seduzioni del mondo»”.

                       8.                 Giona ascolta con grande attenzione e vuol cercare di abbandonarsi anche lui di più a tale intimo approfondimento, per sperimentare una Rivelazione del suo mondo interiore.

                       9.                 Solo dopo una pausa Pura continua: “Maria mi ha raccontato della sua ricca vita interiore, come Dio ha predisposto ovunque saggi Ordinamenti per la conservazione ed il perfezionamento di tutto l’esistente. Gli intelligenti fra gli uomini però hanno edificato intorno a loro un altro mondo, secondo i loro propri ideali, per il proprio vantaggio. Con ciò si sono totalmente separati dall’Ordine di Dio, e per questo motivo è portata molta sofferenza sull’umanità.

                     10.              L’eterno Amore di Dio però non vuole demolire e distruggere questi mondi separati dall’Ordine Suo, bensì gli uomini stessi devono riconoscere il grande errore del loro egoismo e poi, dalla loro lontananza da Dio così piena di sofferenze, bramare di ritornare agli eternamente validi, giusti ordini. Sì, gli uomini stessi devono demolire queste leggi mondane ideate per il loro stesso vantaggio, dovendo essi riconoscere che le loro grandi speranze su queste, mai potranno adempiersi.

                     11.              E perciò Dio deve attendere ed ancor sempre aver Pazienza con tutti gli errori degli uomini del mondo e, da  ciò, tutta questa sofferenza. Se poi l’uomo, secondo il suo libero amore e nella fiducia nell’onnisapiente Dio e nelle Sue Leggi, vuole edificarsi un mondo nuovo in umiltà e pazienza, allora cederà volentieri al suo santo Dio e Padre il pieno diritto di disporne!

                     12.              Io le risposi: «Ma cara madre, quanti pochi uomini potranno raggiungere questa meta? Le situazioni costringono la maggior parte ad occuparsi soprattutto dei vantaggi puramente terreni. Quanti non riconosceranno mai questa santa Verità, come io l’ho potuta ora apprendere attraverso di te, e così la miseria del mondo continuerà a persistere ancora a lungo».

                     13.              Maria però mi ha illuminato: «Figliola, l’Amore provvidente di Dio sa tutto! Esso si rivela volentieri a noi come segreto Soccorritore e Redentore ed ha mezzi per questo in sovrabbondanza. Ecco, mia Pura, io vado attraverso la mia vita terrena e lo stesso vivo già nel Cielo! Sofferenza e dolore non mi opprimono a terra, bensì procurano in me nuove Forze per soccorrere, lenire e guarire. Vuoi questo, come lo voglio io, e sperimenterai molte benedizioni. Forze celesti penetreranno il tuo debole corpo e faranno di te una roccia ed una portatrice di Luce»”.

                     14.              Giona è commosso della Verità di queste parole e poi dice: “Sì, Pura, noi sperimentiamo giornalmente nuove dimostrazioni d’Amore del nostro Dio. Maria ha ragione, Dio attende anche noi, se vogliamo rimuovere liberamente tutto ciò che ci separa ancora da Lui. Parlerò con Lazzaro, per cercarmi un campo d’azione dove anch’io possa soccorrere veramente il mio prossimo secondo le Leggi divine”.

                     15.              Lazzaro però non può trovar subito un giusto campo d’azione per Giona, in lui vive ancora troppo del vecchio studio che gli fa chiedere sempre delle dimostrazioni.

*

                     16.              All’improvviso viene Paolo a Betania. Egli è un fervente ed ha predicato di Gesù senza timore nelle scuole e nelle sinagoghe, perciò i templari attentano alla sua vita. Demetrio ed Enos possono ben comprendere il suo modo del tutto nuovo di testimoniare di Gesù, ma molti altri ne rimangono un po’ delusi.

                     17.              Dice Demetrio: “Fratello Paolo, con tutto il rispetto del tuo fervore io so che vorresti spegnere i fuochi che hai acceso nella falsa illusione, ma vedi, in tale fervore tu rimani soltanto un servitore, un servitore del tuo eterno Signore. Io ho ben da ringraziare il Signore per la cosa più grande, soltanto con la Grazia Sua, infatti, mi è stato possibile contemplarLo come il Risorto. Ed anche se erano soltanto poche Parole che Egli mi disse, esse mi bastano per tutta la mia vita. In quegli istanti, infatti, divenni consapevole: questo divino Gesù, – vuole essere da noi soltanto amato!

                     18.              Quanto mi sarebbe rimasto ancora sconosciuto, quanto ci sarebbe ancora da sondare, se la mia confessione volesse basarsi soltanto sulla fede in Lui! Ma non c’è bisogno, perché ci stringono vincoli d’amore. Ed io oso sostenere che con il riconoscimento della Sua essenza d’Amore sono provvisto sufficientemente.

                     19.              Se Dio avesse voluto avere soltanto dei servitori buoni e fedeli attraverso di noi, allora non avrebbe avuto bisogno di sacrificarSi per i Suoi figli umani. Nella consapevolezza della Sua Onnipotenza avrebbe potuto castigare qui tutti i Suoi avversari e sarebbe poi, tra milioni di angeli fedeli, ritornato nel Regno da dove venne a noi. Ma la Sua Dottrina ci sarebbe diventata l’eterna Legge.

                     20.              Ma l’ardente desiderio del Padre santo va verso figli liberi, i quali non riconoscono in Lui soltanto il grande Creatore e Dio, bensì vogliono contemplare in Lui l’amorevole Padre. La fede in Dio presuppone venerazione e timore di Dio. Ma l’amore per il santo, buon Padre richiede Amore filiale e totale dedizione ai Suoi Desideri. Per dimostrare la tua fede in Lui sono necessarie molte parole. L’Amore per Lui però porta con gioia qualche silenzioso sacrificio. La fede richiede Forze. Ma l’amore ottiene sempre nuovi Doni di Grazia!”.

                     21.              Paolo è colpito da quest’evidente Verità, – e confessa: “Da questo punto di vista non ho ancora considerato Dio e la Sua essenza, – e la posizione dell’uomo verso Dio! Ma in me sento che tu sei mille volte più felice di me”.

                     22.              “Sì, fratello Paolo”, – replica Demetrio rallegrato, – “perciò è importante che tu sia veramente felice nella tua fede in Dio! Poiché soltanto un uomo felice può rendere felici gli altri con la sua testimonianza di Dio. E soltanto un figlio di Dio compenetrato dall’Amore per Dio può desiderare che la Scintilla divina possa divampare anche negli altri in un tale Amore per Lui!”.

                     23.              “Caro fratello Demetrio, puoi aver ragione. Ma vedi, tu non hai addossato su di te nessuna colpa; tu non hai portato figli credenti di poveri uomini, in pene e sofferenza e perfino a morte. A te il Signore è potuto venire in modo del tutto diverso che a me!”.

                     24.              “Caro Paolo, in quei giorni, ed anche prima, eri appunto ancora Saul, ed il Signore non poteva rivelarSi a te diversamente che proprio in questo modo meraviglioso, ma molto serio. Rifletti: tu eri uno dei Suoi più grandi avversari, ma il Suo Cuore paterno era colmo del misericordioso Amore. Il permesso che Stefano ha potuto introdurti nel mondo dei beati e nel mondo degli infelici, è stato soltanto Misericordia con i tuoi falsi concetti su Dio. Questa Misericordia del Suo Amore ti ha dato la possibilità di trasformarti e diventare un uomo completamente nuovo.

                     25.              Ora sei diventato un altro. Ma con ciò a te non è comandato che d’ora innanzi devi stare sotto una legge e costrizione. Bensì anche tu puoi operare e servire libero e lieto, tutto secondo l’impulso della tua Scintilla divina in te ridestata.

                     26.              Puoi comprendere il mio essere unito con il Signore? Vedi, anch’io ho mancato ed ero un uomo duro. La giustizia era il mio più alto concetto accanto alla Verità. Ma ora, dal momento che ho riconosciuto Dio come la più pura Verità e da ciò anche come la più alta Giustizia, io Lo amo. Quest’Amore, infatti, quale Sua santa Vita interiore, Egli vuol donarlo a noi uomini, e così sarei io poco prudente, se volessi stimare meno la Sua santa Vita-Amore che le alte Caratteristiche dimoranti in Lui.

                     27.              Io so con certezza che anche il grande fervore da parte mia, di diventare per Lui un fedele osservante e servitore, fallirebbe nella mia impotenza e nelle molte bassezze, bassezze che come uomo ancora vivono in me. Ora però ho messo la mia vita totalmente nelle Mani e nell’Amore del Signore, così che Egli, il Magnifico ed Ultra-Buono, può trasformarmi ed ha fatto di me un’Opera completamente nuova. Non io, oh no, soltanto Lui in me è la forza motrice di tutta la mia azione ed è l’adempimento e perfezionamento in me!”.

                     28.              “Tu parli come Giovanni”, – ribatte Paolo riflessivo, – “io però dovrò lottare ancora molto prima d’aver fatto mia questa concezione. Ma è stata comunque mia volontà di essere per il Signore un fervente e fedele osservante e servitore”.

                     29.              Dice Demetrio: “Fratello, per questo il Signore ti dà la giusta Forza, io però ti do la mia benedizione fraterna”.

                     30.              Giona è molto sorpreso come Demetrio, che di solito ha meno rapporti con i discepoli, potesse esternare una tale meravigliosa testimonianza sul suo intimo rapporto con Dio, ed ora dice a Demetrio: “Fratello, sono sorpreso della tua esposizione di fronte a Paolo! Con un colpo hai cancellato anche in me molti dubbi e mi hai dato un giusto modo di vedere. È proprio vero: noi vorremmo ancora mescolare davvero troppo dei vecchi concetti con le nuove conoscenze, e con ciò offuschiamo comunque soltanto la Scintilla divina che vuole fare in noi tutto nuovo”.

                     31.              Risponde Demetrio: “Sì, Giona, questa è la giusta parola, lo spirito in noi viene offuscato! Dobbiamo però chiaramente riconoscere quale spirito offuschiamo. Noi siamo portatori e proprietari di una Scintilla spirituale proveniente da Dio – già sin dalla nostra creazione – ma siamo anche proprietari di uno spirito completamente diverso, spirito che dimora nella nostra volontà d’animo, e questo spirito ha appunto ancor sempre il predominio in noi. Vedi, Giona, ogni lotta presuppone sempre un avversario. In questo caso però l’avversario ci è purtroppo invisibile. 

                     32.              A questa mia Scintilla divina proveniente da Dio si aggiunge ora, se mi rimetto a Lui completamente, il Suo Spirito della più grande Misericordia con noi. – E questo Suo Spirito, che vuol dare alla mia Scintilla spirituale la giusta Luce, l’offuschiamo con le forze motrici ancora troppo predominanti dell’intelletto nella nostra anima.

                     33.              Soltanto dove ha luogo totale dedizione la Scintilla divina può rivelarci la sua vita. Ma per questo deve diminuire ciò che nell’anima c’è ancora come essenza del basso. Quanto meno teniamo in conto le brame animiche, tanto più ricchi diventiamo nelle Forze di Dio. Vedi, così ho afferrato la mia vita interiore attraverso l’Amore e Misericordia del meraviglioso Padre mio. –

                     34.              Per rendermi ora meritevole e degno di questo Amore, dovevo voler diventare figlio Suo. Chiedi a tua moglie, se vuole ancora essere qualcosa di diverso. La sua esperienza è per noi la più grande testimonianza, ma anche il migliore insegnamento.

                     35.              Chiedi a David, che canta quasi ogni giorno il Suo Amore, potrebbe cantare proprio così anche l’onnipotenza, la grandezza e la magnificenza di Dio. – Ma egli si sente come figlio, e come figlio vuole soltanto lodare il Padre suo.

                     36.              E soprattutto pensa a Lazzaro, alle sue sorelle ed all’opera della loro vita! Qui tu vedi che cosa è possibile al vero amore filiale. L’amore fraterno non è una vana illusione. L’Amore fraterno lo può vivere fino in fondo soltanto colui che guarda in Dio – il Padre suo! Ed allora tutti gli uomini gli diventano fratelli”.

                     37.              “O fratello Demetrio”, – dice Giona rallegrato, – “tu hai trovato la giusta parola per me. Sebbene tutti gli altri mi avessero detto cose simili, tu hai vinto adesso completamente i miei dubbi! Vorrei ringraziarti, ma non so come!”.

                     38.              Demetrio sorride: “Caro Giona, qui un fratello non cerca di ringraziare l’altro, bensì di rallegrarlo! Ma se tu fossi pronto a passare al mio servizio, vedi, con ciò mi daresti una grande gioia, infatti, ho bisogno di uomini che sono compenetrati dalla Verità della Vita di Dio nell’uomo!”.

                     39.              Gioiosamente sorpreso Giona domanda: “O Demetrio, vorresti affidarmi un campo di attività nei tuoi grandi possedimenti? Hai presentito quanta brama ho per una giusta attività? Sebbene io appartenga già a Betania, qui non la trovo, vorrei poter servire ancora meglio il mio Dio ed mio il prossimo. Lazzaro conosce il mio desiderio, anch’egli sarebbe contento se potessi entrare ai tuoi servizi”.

                     40.              “Caro Giona, ne parleremo ancora in presenza di tua moglie e di mio figlio Ursus. Prima però vorrei parlare con Lazzaro, e spero che saremo tutti soddisfatti”.

[indice]

 

۞

Cap. 6

Ursus racconta il viaggio

Il comandante Erminio è iniziato nella fede

La Scintilla divina in Teofilo sana Claudio

                       1.                 Al tempo stabilito Ursus ritorna dal viaggio con la sua giovane moglie. Entrambi sono corsi avanti per annunciare ai loro padri ed a Lazzaro l’arrivo del loro grande seguito, poiché durante il viaggio Ursus ha comperato ancora molti carri nuovi. Quanto è grande la gioia quando Ruth si presenta raggiante di felicità con il suo Ursus davanti ai suoi genitori e Demetrio. Quando però presto arrivano già i primi carri, Ursus deve impartire le istruzioni per lo scarico, e soltanto dopo cena può raccontare ai fratelli del viaggio e dell’assunzione in servizio di Teofilo.

                       2.                 Così egli comincia: “Fratelli miei, e tutti che sono uniti nell’amore in Betania, dietro di noi sta un tempo di gioia e di grande Grazia. Nei primi giorni del nostro viaggio non è accaduto nulla di particolare. Abbiamo evitato le locande e ci siamo accontentati delle nostre tende, per il cui montaggio, la mia gente possiede un’antica esperienza. Tutti ci conoscevamo molto bene e potevamo concludere la serata sempre con canto ed una preghiera in piena armonia, preghiera che anche i nostri uomini di scorta aspettavano con gioia.

                       3.                 Quando alla quarta serata, lontano da ogni insediamento umano, nell’accampamento tutto fu ordinato, cantammo il salmo: «Levo i miei occhi in Alto da dove viene ogni soccorso! Il nostro Sostegno è il Signore che ha fatto il Cielo e la Terra, Egli non farà scivolare i nostri piedi! Colui che ci protegge, non dorme e non sonnecchia. Egli è il nostro Protettore nel giorno e il nostro Guardiano nella notte. Egli custodisca anche la nostra anima, affinché non soffra nessun danno. Il Signore protegga il nostro uscire ed il nostro entrare – fino in tutte le eternità! Amen».

                       4.                 Forte echeggiarono le liete voci nel silenzio della notte, ed i nostri cuori erano preparati per una parola proveniente dall’Alto. Ci sentivamo così sicuri e protetti nella Vigilanza del Signore e non sospettavamo che non lontano dal nostro campo c’era ancora un accampamento di soldati romani che andavano in Giudea. Attratti dal nostro canto, dei soldati vennero di nascosto da noi ed ascoltarono anche le parole di Teofilo, il quale descriveva con visibile gioia la vita di coloro che vivono nel mondo del Salvatore. Quando ebbe terminato, rivolse il suo sguardo senza volerlo in lontananza, vide i due soldati e disse loro: «Venite, amici, anche a voi deve essere mostrata la via che conduce alla Verità, affinché sappiate come il nostro Salvatore Gesù tende la Mano verso ognuno».

                       5.                 I soldati si avvicinarono, ed uno mi disse: «Perdonaci, signore, non volevamo disturbare, ma volevamo soltanto ascoltare inosservati i vostri canti. Ma alle parole del predicatore fummo come catturati. Sebbene, infatti, noi soldati siamo abituati alla rigorosa obbedienza, ci siamo domandati frequentemente: è veramente giusto tutto quello che ci viene richiesto così semplicemente come dovere?».

                       6.                 Per ottenere uno sguardo nel suo mondo e nel suo modo di essere, lo lasciai finire di parlare e così raccontò: «Poco tempo fa dovevamo accompagnare un trasporto di uomini prigionieri che dovevano aver violato le nostre leggi. Ma trattando giornalmente con loro dovemmo riconoscere che quegli uomini non potevano per nulla essere delinquenti, perché la loro essenza era soltanto bontà e pazienza. Il duro trattamento di questi infelici però mi portò turbamento nel considerare la nostra legislazione, e così sorse in parecchi di noi il desiderio di venire a sapere ancora di più di questi nobili uomini che si chiamavano cristiani».

                       7.                 Dissi io: «Ascoltate, qui siete tra amici, e potete sperare di ottenere da noi chiarimento sulla fede di questi cristiani. Prima però ritornate dal vostro comandante per prendere il permesso, la vostra presenza qui, infatti, è contro ogni regolamento da campo. Ma non tacetegli il perché volete venire da noi. Il mio nome è Ursus, e questo campo appartiene al romano Demetrio».

                       8.                 Ringraziando essi si allontanarono. La nostra gente aveva prestato ascolto con curiosità. Allora portarono nuove fiaccole, e poi le guardie già annunciarono che molti uomini si avvicinavano al nostro campo. Il mio nome bastò al comandante Erminio; egli stesso venne e permise ai suoi di venire insieme. Mi salutò cordialmente: «Ursus! Caro uomo, di te ho già sentito molto e qualcosa di misterioso. Siamo una truppa di soldati romani e stiamo andando da Sidone alla Giudea; ma dimmi: dove siete diretti voi?».

                       9.                 Gli risposi io: «Noi stiamo andando presso degli amici ai confini col Libano. Qui c’è mia moglie Ruth da poco sposata e qui Teofilo, suo fratello, un ex sacerdote, adesso però convinto annunciatore della divina Dottrina di Gesù. E quindi siamo tutti lieti seguaci delle Sue Rivelazioni di Dio!».

                     10.              Erminio tese gli orecchi, mi ringraziò per la mia franchezza e, dopo che ci fummo accomodati, egli osservò: «Confesso che ho già sentito molto di questa nuova fede ed anche delle dure persecuzioni da parte dei templari, ma non me ne sono ancora occupato più da vicino. Ed anche tu, Ursus, credi in questo Dio dei cristiani? Dimmi: potresti darmi una dimostrazione dell’esistenza di questo Dio, così che anch’io ne possa esser convinto? Poiché vedi, tali dimostrazioni io non potrei darle dei nostri déi, dal momento che essi non sono ancor mai stati percettibili ai sensi miei».

                     11.              Io gli spiegai: «Come ti devo mostrare l’eterno, onnipotente Iddio, poiché tu vivi in mezzo a tutte le Opere Sue, e tutto l’esistente è la prova delle Sue divine Forze creative! Ogni giorno nascente ed ogni notte precedente con il loro ordinato avvicendamento non è una testimonianza di una sublime Regolarità? Ma non esiste nessuna Legge senza un Legislatore. Non esiste cosa senza un Creatore. Guarda tutte le cose meravigliose nel mondo vegetale e nel regno animale! Non devi tributare apprezzamento a tutte le Opere Sue, sia essa Terra, Sole, Luna e Stelle, per via delle savie Leggi che regolano e condizionano la loro esistenza?». – E gli riferii quanto si adopera l’onnipotente ed onnibuono per rivelarSi a noi ovunque in Parole ed Opere. –

                     12.              E continuai: «Quanti pochi uomini però vogliono osservare e credere a questo! Quanti pochi veri sacerdoti e servitori di Dio esistono che indicano agli uomini le Sue divine Disposizioni ed Ordinamenti, per confrontare con questo gli scopi utili delle loro disposizioni! Dio, infatti, ha creato l’umanità con ogni specie di caratteristiche divine, ed ognuno doveva formarsi un proprio mondo secondo il modello divino con la Scintilla di Dio giacente in lui, per essere felice e rendere felice! Gli uomini però volevano, senza badare all’Ordine divino, procurarsi ed ordinarsi il loro mondo circostante piuttosto secondo le proprie idee. Essi si smarrirono ed ancora oggi appena sospettano che cosa hanno perduto con questo!». –

                     13.              Allora Erminio domandò animato: «O Ursus! Me lo potresti dimostrare che vive ancora qualcosa di tali Caratteristiche divine in qualche uomo?».

                     14.              Io gli risposi seriamente: «Con ciò tu imponi Dio, – a rivelarSi a te! – Se ti è data una tale dimostrazione, che cosa faresti poi?».

                     15.              Mi rispose: «Dovrei riconoscere questo Dio! Se però mi assoggetterò a Lui, mi faccio ancora delle riserve, finché sarò più iniziato nelle Caratteristiche della Sua Essenza!».

                     16.              Gli dovetti rispondere io: «Bene, ti deve accadere ciò che hai desiderato! – Quindi ascolta: uno dei tuoi soldati di guardia, che già da lungo tempo soffre di una ferita alla spalla destra, è tormentato da dolori quasi insopportabili. Si è appena introdotto nella tua tenda – vuole stare solo ed inosservato – egli prega! Prega il Dio dei cristiani che per vero non conosce, di Cui però ha già sentito qualcosa, e spera nella guarigione attraverso di Lui. Raggiungilo, porta con te alcuni uomini ed un fratello nostro che gli imponga le mani sulla ferita dolorante, ed otterrai la prova desiderata!».

                     17.               E guardandomi fisso a lungo Erminio mi disse: «Bene, mio Ursus, io farò secondo le tue parole, sebbene abbia poca fede che avvenga così. Manda con me il giovane sacerdote Teofilo, oppure vuoi venire tu stesso?».

                     18.              Gli risposi: «No, Erminio, è già giusto come hai scelto tu. Quindi va con Dio».

                     19.              Erminio prese con sé due suoi uomini, salutarono con la destra alzata e scomparvero nella chiara notte stellata. Io dissi ai rimasti: «Ora vogliamo cantare una canzone, perché il canto rende ricettivi i cuori per i Doni di Grazie provenienti da Dio, il nostro Padre buono. Passerà comunque un po’ di tempo prima che essi facciano ritorno».

                     20.              Dopo il salmo mi fu aperta la vista interiore e dissi ad alta voce, così che tutti udirono: «Ora possiamo sperimentare un miracolo della divina Forza dell’Amore! Erminio è or ora giunto nel suo accampamento e va verso la sua tenda che non è sorvegliata. L’apre, – e vi vede dentro un uomo in ginocchio il quale si spaventa dinanzi a lui. Erminio chiede con stupore: ‘Claudio, cosa ti succede? Perché sei nella mia tenda e non nella tua? E perché sei inginocchiato a terra?’.

                     21.              L’inginocchiato risponde: ‘Perdonami, Erminio se nel mio grande dolore sono venuto nella tua tenda. Non sapevo cosa fare per non essere disturbato, così da rivolgermi al grande, sconosciuto Dio dei cristiani, perché i nostri déi hanno fallito totalmente! Guarda la mia spalla malata, – sono incapace di muovere il braccio, e nemmeno i compagni possono aiutarmi!’.

                     22.              Erminio guarda la ferita e chiede con partecipazione: ‘Perché non mi hai fatto rapporto? Ti avrei lasciato a Sidone’.

                     23.              Gli risponde l’ammalato: ‘Devo confessare la Verità, signore! Oh, non essere in collera con me, in segreto speravo di apprendere in Giudea ancora qualcosa del Nazareno che i giudei hanno crocifisso, ma che dopo tre giorni deve essere di nuovo Risorto dalla Sua tomba ed ora è diventato un potente Dio e Salvatore di tutti i cristiani. A Lui ho pregato – forse non in modo giusto – ma io so che questo Dio esaudisce volentieri le preghiere’.

                     24.              Ora Erminio prende per mano Teofilo e dice: ‘Amico mio, su di te è caduta la mia scelta! Se hai compassione di questo buon compagno, potresti aiutarlo attraverso il Divino in te?’.

                     25.              Dice Teofilo: ‘No, Erminio, io non posso aiutarlo. Ma Gesù, il Salvatore che vive in me, il Quale ha salvato un giorno anche me da miseria e profonda sofferenza, può aiutarlo!’.

                     26.              Egli si avvicina a Claudio e dice: ‘Amico, il grande Salvatore ti domanda attraverso di me: puoi credere che Egli ti vuole guarire?’.

                     27.              Risponde Claudio: ‘Io lo credo! – altrimenti non avrei pregato in ginocchio!’.

                     28.              Dice solennemente Teofilo: ‘Ebbene, allora ascolta: il Signore e Maestro Gesù ha guardato nel tuo cuore e ti ha trovato degno di sperimentare la Sua magnificenza! – Gesù! – Tu Redentore! Tu nostro Salvatore da ogni male! Ti preghiamo, aiuta questo Tuo figlio ammalato secondo la Tua Volontà, Volontà che Tu ci hai così magnificamente rivelato, e lascia che io lo benedica mediante la Grazia e Potenza Tua. – Fratello Claudio! – Il Signore sia con te! – Egli desti in te il tuo spirito proveniente da Dio! E così sii guarito, – mediante la Grazia e Potenza Sua! Amen’.

                     29.              Una scintilla luminosa trabocca sul malato dalla destra benedicente di Teofilo, – la vedono tutti.

                     30.              Dice Teofilo: ‘Claudio è guarito! Convincetevi da voi stessi, e poi lasciateci tornare indietro dagli altri’.

                     31.              Erminio non sa che cosa gli accade. Tutto è così naturale, – e ciononostante così misterioso.

                     32.              Ora dice Claudio: ‘Oh amico, io sono libero dai dolori! Un fuoco ha attraversato il mio corpo; davanti ai miei occhi qualcosa ha lampeggiato, ed una sensazione deliziosa mi ha percorso. Erminio, tocca la mia spalla, essa è sana e guarita!’.

                     33.              Dice Erminio: ‘Sì, Claudio, lo vedo! Ed ora venite dal nostro amico Ursus, così che gli raccontiamo questo miracolo del vostro Dio’.

                     34.              Teofilo però gli spiega: ‘Sì, ed il grande Dio ti farà vivere ancora un altro miracolo: guarda, Ursus è stato risvegliato nello spirito, egli ha potuto già vedere e vivere tutto questo e lo ha già riferito agli altri’.

                     35.              Così tutti vivemmo delle sante ore. Più tardi Erminio mi confessò che d’ora in avanti si sarebbe sforzato di imparare a conoscere questo grande Iddio anche più da vicino. Io dissi ancora: «Oh, Erminio, così mi sei un vero fratello. Dio, infatti, Padre di tutti noi, è ovunque intorno ed anche in noi. Chi Lo vuole cercare profondamente in sé, Lo troverà anche e potrà sperimentare la Sua ultraterrena magnificenza».

                     36.              Erminio, allora del tutto serio, disse: «Tu mi chiami fratello? O mio Ursus, ti ringrazio! Di una cosa però ti prego: raccontami come hai trovato Dio, come Lo hai contemplato e ti sei vincolato a Lui! Allora forse mi posso fare un’immagine migliore del Suo Essere».

                     37.              Risposi io: «Ebbene ascolta: da tanto cercavo il Nazareno, le Cui Opere ed Insegnamenti erano elogiate quasi ovunque…», – e gli parlai delle mie meravigliose vicissitudini con Gesù! In ultimo egli ancora domandò: «Qual è ora la condizione, affinché questa Scintilla proveniente dalla Vita di Dio dimorante in noi divampi in fuoco?».

                     38.              Allora gli dissi: «Ama la Scintilla di Dio nel tuo prossimo ed aiutalo con tutte le tue forze a liberarsi! Allora servi le Intenzioni divine, e la Scintilla divina in te stesso potrà manifestarsi sempre più vivente.  La tua professione, per quanto possa apparirti dura, sarà per benedizione se adempi con tutto il cuore i tuoi doveri. Ogni amore, se procede dal cuore, è di origine divina e toccherà ancora altri cuori. Così vivo dalla Sua Grazia ed Amore, Amore che si rivela tanto meravigliosamente nel mio mondo interiore. Allora posso contemplare in me le meraviglie del Suo Amore, posso percepire in me l’Essenza del Suo santo Spirito. e posso attingere dal mio mondo interiore ciò che posso dare agli altri per la salvezza loro, ed a me ed al mio Dio e Padre, – per la gioia più pura. Ora andate in pace! La porta in voi è stata aperta per Lui. Fate ciò che vi detta il cuore e credete ciò che il cuore vi dice! La Pace del Signore sia con voi!»

                     39.              Ci separammo a fatica, ma il dovere chiamava. «Ci rivedremo, fratello», furono le sue ultime parole”.

[indice]

 

۞

Cap. 7

Dal racconto di Ursus, Achibald salva un gruppo di cristiani

                       1.                 La vita in Betania continua nel solito modo, e di sera Ursus descrive differenti scene dall’ulteriore corso del viaggio e della grande gioia al loro arrivo nelle colonie.

                       2.                 “Anche i nuovi fratelli che portai con me trovarono accoglienza assai gioiosa, c’era, infatti, ovunque molto lavoro e quasi non abbastanza mani per questo. Il vecchio Eusebio si era rianimato alla nostra visita; con Achibald e Berhart fece lunghe cavalcate nel territorio, fino alla montagna, ed in noi sorse il grande desiderio: tutto questo terreno ancora incolto potrebbe essere reso fertile per i fratelli di fede ancora così gravemente perseguitati in Giudea! Ed ora ascoltate come l’onnibuon Padre ci ha esaudito tale desiderio:

                       3.                 Durante un caldo mezzogiorno vennero tre soldati romani a cavallo da Bernhart, il quale è funzionario pubblico nel vasto territorio, e ci riferirono di una carovana sospetta:

                       4.                 «Ieri durante il nostro pattugliamento a cavallo l’abbiamo vista in lontananza sulla strada militare verso Sidone, ma poiché la stessa non era passata dal nostro posto di blocco, ci è venuto il sospetto ed abbiamo cercato di capire dove fosse rimasta. Già verso sera volevamo tornare indietro, quando abbiamo udito lontane grida d’aiuto, e cavalcando avanti in questa direzione, abbiamo visto, discosto dalla strada militare, un fuoco da campo.

                       5.                 Protetti dall’oscurità ci siamo avvicinati ed abbiamo visto accampato un trasporto in massa di uomini prigionieri. Abbiamo osservato tutto finché si è fatto giorno, e poi siamo stati costretti ad essere testimoni di una brutale violenza carnale. Dopo un breve scambio di parole con un sacerdote giudeo, alcuni prigionieri sono stati messi da parte, spogliati delle loro vesti e frustati crudelmente a sangue con verga, tanto che sarei voluto intervenire volentieri.

                       6.                 Quando questi infelici furono trascinati via, non credevo ai miei occhi, hanno portato davanti al sacerdote in catene due nostri commilitoni. Costui sembrava pretendere qualcosa da loro, cosa che essi rifiutarono. Poi gridò, a me chiaramente percettibile: ‘Domani la vostra schiena sembrerà così come quella di questo Nazareno! – Via! – Lontani dagli occhi miei!’

                       7.                 Noi tre abbiamo deciso ora di recarci alla più vicina colonia per andare a cercare aiuto, e perciò chiediamo anche a voi il sostegno, prima che questi criminali continuino per la loro strada».

                       8.                 Bernhart disse subito: «Vi ringraziamo per il rapporto e cercheremo di aiutarvi. Nel frattempo fortificatevi e riposate, finché abbiamo preparato il tutto». Egli inviò un messaggero a cavallo da Achibald con l’avviso di aspettarci sulla Strada che conduceva a Sidone con tutti gli uomini disponibili dopo circa tre ore, a cavallo ed armati. Si trattava di infliggere un gran colpo contro malfattori delle leggi del mondo e delle Leggi di Dio.

                       9.                 Anche noi ci preparammo, incontrammo Achibald con i suoi uomini ed in gran fretta andammo al campo, dove i tre soldati ci condussero. Quando già diventava buio, avevamo raggiunto la meta.

                     10.              Achibald temerario cavalcò con alcuni soldati in mezzo all’accampamento e pretese di parlare con il capo. Allora venne subito il sacerdote, reso attento a causa delle parole pronunciate ad alta voce, e superbo domandò: «Chi mi vuole parlare?».

                     11.              Achibald esclamò: – «Io!». – Mostrò il suo attestato e disse grave: «Contro di te c’è una denuncia per maltrattamento, e che tieni prigionieri soldati imperiali romani! Perciò devo perquisire la tua carovana!».

                     12.              Il sacerdote sorrise con scherno: «Io sono incaricato dal tempio e non permetterò mai che qualcuno interferisca nei miei diritti!».

                     13.              Achibald replicò: «Se lo permetti oppure no, farò ciò che il mio dovere m’impone. Se trovo tutto in ordine, spetta a te il diritto della rimostranza».

                     14.              Il sacerdote tentò di protestare. Ma Achibald afferrò il fischietto d’allarme. Un fischio, – ed all’istante tutti i nostri uomini erano nell’accampamento. Con voce forte ordinò: «Chi si oppone, è un uomo morto! Ma prima legate questo sacerdote!». All’istante, tutto fu fatto.

                     15.              Poi Achibald esclamò: «Gente, venite qua da me! Io non sono vostro nemico, bensì soltanto un giudice per ogni infrazione alla legge. Non vi succederà niente se vi adattate alle mie disposizioni».

                     16.              Allora si fece avanti un vecchio e disse: «Signore! Ordina ciò che dobbiamo fare, qui eravamo soltanto dei servitori mal pagati». – «Liberate tutti i prigionieri, essi devono essere liberi!», ordinò Achibald. Ed il vecchio esclamò agli altri: «Fate ciò che comanda il signore! Un romano mantiene la sua parola!».

                     17.              In breve tempo si presentarono duecento uomini e donne e vollero ringraziarci. Con voce soffocata dal pianto un curvo vegliardo raccontò del crudele destino dei prigionieri e delle nefande angherie da parte del sacerdote: «Cercate nella sua tenda, là vi è un’immagine che rappresenta il Salvatore. Davanti a quest’immagine noi nazareni dovevamo maledire il Santo, ma chi non lo faceva, riceveva la sferza. Qui, convinciti dalla mia schiena, è circa due settimane fa che questa crudeltà è stata fatta su di me».

                     18.              Fummo sconvolti a tale vista e chiedemmo ancora: «C’erano anche alcuni che seguivano la volontà del violento e rinnegavano il Figliolo di Dio?».

                     19.              «Non credo proprio, infatti, giornalmente vedevamo che il sacerdote trovava piacere che molti fossero battuti».

                     20.              Bernhart si assunse l’assegnazione delle guardie. Io perquisii i carri e vi trovai generi alimentari e merce preziosa, ma anche persone ammalate. Quando alla fine avemmo una chiara immagine di questa carovana, disse Achibald con ferma decisione: «Ursus, a questo capo sacerdote è sicura la croce!»

                     21.              Al mattino presto, dopo una semplice colazione, tutti furono radunati ed Achibald spiegò loro: «Cara gente, con questo giorno spunta per voi un nuovo periodo della vostra vita. Una cosa è certa, noi vogliamo soltanto il meglio per voi, anche noi, infatti, ci dichiariamo per il grande Salvatore Gesù Cristo. Voi adesso siete liberi! Ma dapprima vi portiamo nella nostra colonia dove potrete decidere se preferite ritornare nella vostra patria, oppure se volete cominciare una nuova vita presso di noi sotto la protezione romana, dove terra e lavoro attendono già mani diligenti.  Adesso però vogliamo prima ringraziare il nostro santo Iddio per tutte le meravigliose conduzioni che sono state necessarie per liberarvi da questa crudele prigionia. Così vogliamo pregare insieme: o Signore! – Tu nostro Salvatore Gesù! Tu che ci hai dato la giusta forza per rendere innocuo il Tuo avversario! Tu buono, fedele Padre dei Tuoi figli, i nostri cuori Ti ringraziano intimamente per questa liberazione! O Gesù! Noi ti preghiamo, prendi anche in avvenire nelle Tue sagge mani paterne il nostro destino e guidaci alla giusta meta! Benedici tutti noi, o Signore, e rendici sempre più viventi nel Tuo Spirito della grande attività d’amore! Amen».

                     22.              Quando si fece totalmente giorno, la lunga carovana si mise in movimento e nel pomeriggio raggiungemmo finalmente le case di Bernhart. Subito la madre Elisa si prese cura delle donne e delle ragazze stanche. A tutte fu offerto rinfresco e usate parole di conforto, e quando fu provveduto anche d’acqua e foraggio per i molti animali, si poterono concedere qui il confortevole riposo.

                     23.              Il mattino dopo essi dovevano esaminare i dintorni e poi dovevano decidersi. Molti rimasero qui volentieri, per edificarsi una nuova casa nel nuovo paese. – Altri andarono con Achibald nella sua colonia già pronta, per esercitare il loro precedente mestiere. Nessuno volle tornare indietro a causa dei temuti templari. Alla sera venne organizzato un generale servizio divino di ringraziamento, e per questo Achibald e Bernhart desiderarono un servitore di Dio scelto dal Signore, così che io potei presentar loro subito Teofilo.

                     24.              Teofilo fu visibilmente contento di questo compito. Nella grande sala fece erigere un piccolo altare, vennero accesi alcuni candelieri e pose sopra l’Immagine di Gesù, adornata con spighe di frutta, visibile per tutti.

                     25.              Quando tutti si furono solennemente radunati, Teofilo cominciò: «Amici, fratelli e sorelle! È un momento santo quando veniamo nelle vicinanze del nostro Dio e Padre, il Quale già ci attende con ardente desiderio e ci vuole donare nuovi raggi di Luce del Suo Amore per riconoscere fra di noi il saggio Suo Operare. Così rimaniamo in silenzio e preghiamo: Padre! Tu eterno Amore! Chiniamo il nostro volto ed apriamo a Te i nostri cuori colmi di gratitudine per la grande Grazia che qui ci unisce tutti così lieti. Ma come il meglio diventa senza valore se non è riconosciuto e non viene circondato dal santo Amore, così noi Ti preghiamo: rendici capaci e degni di muovere in noi la Tua santa Parola come una vivente scintilla di fuoco! Fa che la Luce del Tuo Spirito risvegli la scintilla proveniente da Te in noi ancora sonnecchiante, affinché ci guidi in tutte le situazioni della vita!».

                     26.              Poi Teofilo parlò in devozione di tutte le vicende che a noi appaiono spesso così incomprensibili, vicende che si sono rivelate nuovamente così meravigliose in questi giorni in questi fratelli e sorelle ora liberati. «Sì, noi tutti veniamo guidati spesso attraverso profondi, dolorosi tempi dell’oscurità interiore, per liberare questa Scintilla di vita dell’Amore divino in noi dai suoi impedimenti e provocare sempre più chiaro il divampare nel nostro essere, anzi, risvegliare l’intero nostro sentimento per una nuova vita interiore facente così felice!».

                     27.              E Teofilo raccontò delle sue conduzioni, come la sua Scintilla giaceva in lui come seppellita per i molti errati insegnamenti educativi. Soltanto attraverso duri tormenti di coscienza ed amara prigionia egli stesso dovette farsi strada fino alla consapevole illuminazione: quale Luce noi tutti speravamo di sperimentare ancora volentieri!

                     28.              Con una preghiera di ringraziamento in comune per le nostre conduzioni divine, egli concluse la celebrazione. Tutti avevano ascoltato le sue parole con profonda commozione, e con ciò Teofilo si era dimostrato nello stesso tempo come il chiamato curatore della dottrina di Gesù per tutti i cuori volonterosi in entrambe le colonie”.

                     29.              Ursus ha terminato la sua relazione. – Per i suoi ascoltatori in Betania aggiunge ancora: “Così possiamo tutti constatare e vivere giornalmente qualcosa di queste conduzioni di Dio spesso strane per le differenti anime umane! Noi sperimentiamo come la Scintilla di Dio in noi vuole essere liberata dalle nostre vecchie debolezze ed impedimenti, per cooperare nella grande Vigna del Padre Suo alla nostra redenzione dall’indifferenza e dall’errore e, nella Sua grande chiarezza di Spirito, cercare di infiammarci al gioioso dinamismo! Amen”.

[indice]

 

۞

Poesia

Amate con più gioia

Lieti di cuore in ogni nuovo giorno entrate,

e gioiosi e di gratitudine pieni, questo concludete!

   Riconoscete i savi sentieri che Dio vi traccia,

   e come gli uomini ed i popoli Egli conduce!

Egli è il Signore, al Quale tutti servono!

Se apparentemente contro di Lui, se per Lui,

Egli alle alte Sue  intenzioni tutto assoggetta.

   Passate ora i giorni vostri così animati,

  il vostro mondo circostante sia una Luce,

   che qui splende in questo ed in quel mondo,

   una fiamma, che scaldi tutti quelli che qui si fermano!

Dritti nel vostro nuovo giorno entrate,

interiormente liberi e lieti come figli

di nobile lignaggio di un Padre celeste!

   Già oscillan le campane, – esse suoneranno presto!

   La Terra trema, – il suo Liberatore s’avvicina!

Dietro di loro – il Padre – l’anello nella Mano,

per adornare il figlio – la cui via di casa ha ora trovato!

 

 

* * *

[inizio]

[home Seltman]  -  [home sito]

 

 

 



[1] Vedi libretto 17.

[2] La chiamata di Saul.

[3] Questo mondo trattasi di un luogo del Regno dello spirito suddiviso in dodici reparti, nel quale vengono istruiti i bambini trapassati fino a 12 anni. Il Signore ne fa un ampia descrizione nell’Opera “Il Sole spirituale” di Jacob Lorber al vol. 2 dal cap. 63, attraverso la conduzione di Giovanni nella sua sfera interiore.