Berlino

1954

 

Georg Riehle

 

CRISTIANESIMO VISSUTO

 

Sintesi di alcune conferenze di Georg raccolte dai suoi amici

nelle quali aveva riferito episodi di vita vissuta

 


 

Gesù023 BN

 

 

Titolo originale: Erlebtes Christentum

Traduzione di: Ingrid Wunderlich e Antonino Izzo

Edizione italiana a cura del gruppo: “Amici della nuova Luce” - www.legamedelcielo.it

ISBN          978-88-98788-16-3

Stampato per conto della Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione (Sant’Omobono Terme – BG

 

INDICE

 

Sulla vita di Georg

Cap. 1      Il Regno dei Cieli è dentro di voi

Cap. 2      Esperienze, guide, disposizioni di vita di Georg

Cap. 3      Gesù è vissuto?

Cap. 4      Dalla fede all'amore, dall'amore all'attività

Cap. 5      Chi ama il Padre, questi è il figlio

Cap. 6      Il più alto modo di vedere è tendere a Gesù

Cap. 7      Dove sono le luci che splendono?

Cap. 8      Il sacrificio dell'Amore fino alla morte, per i figli

Cap. 9      Il mistero della redenzione

Cap. 10    La cosa più santa è senza parole

Cap. 11    Io lotto per la gioia del mio prossimo

Cap. 12    Nella vita modesta c’è la gioia più grande

Cap. 13    L’ateo

Cap. 14    La vecchia matrona

Cap. 15    Il fanciullo sordomuto

Cap. 16    Guidati dall’Alto per passare il confine

Cap. 17    Adorare, significa entrare nelle Sue orme

Cap. 18    La vita divina vuol diventare convinzione nell'uomo

Cap. 19    Chi è puro dinanzi a Dio?

Cap. 20    L'educazione dell'umanità

Cap. 21    Uomini increduli

Cap. 22    “Lascia a Me la preoccupazione per te”

Cap. 23    La nostra parte nel Cuore di Dio

Cap. 24    Riconoscere, divenire e svanire

Cap. 25    Dobbiamo diventare uomini di cuore

Cap. 26    Lo Spirito parla in me

Cap. 27    Domanda al tuo amore

Cap. 28    L'immagine dell'Uomo cosmico

Cap. 29    La personale scuola dell'umiltà

Cap. 30    1914: inizi dell’operare a Dresda

Cap. 31    1937: divieto di adunanza

Cap. 32    Gesù

Cap. 33    L'Amore primordiale copre tutti gli smarrimenti

Cap. 34    Resurrezione e rapimento

Cap. 35    Un incontro con il portatore di luce

Cap. 36    Non guardare a ciò che l'uomo è, bensì a ciò che può diventare

Cap. 37    In ogni cosa, chiedere a Gesù

Cap. 38    L'amore per il prossimo, la pura corda dello stato  d’animo dell'anima umana

Cap. 39    Fratello Georg nei rapporti con il Führer

Cap. 40    Voi tutti avete una missione sacerdotale

Cap. 41    Presentare la bellezza del mondo

Cap. 42    Siate cauti nel trasmettere la Parola

Cap. 43    Non cercate nessun vantaggio terreno

Cap. 44    Nell'eterna crescita, lo spirito da’ forza

Cap. 45    I veri seguaci

Cap. 46    Corpo, anima e spirito

Cap. 47    Il principio della redenzione

Cap. 48    Le parole di Dio sono spirito, vita, esperienza

Cap. 49    Gioia per la vita

Cap. 50    La via della Grazia

Cap. 51    Chi ha l'Amore, non ha bisogno di studiare

Cap. 52    Guidati contro i piani della nostra volontà

Cap. 53    “Chi ti ha insegnato questo?”

Cap. 54    La Terra non ha bisogno di me, ma della mia convinzione

Cap. 55    Diventare salvatori dell'abisso

Cap. 56    In noi deve parlare Gesù Cristo

Cap. 57    Maturità per comprendere il Cuore del Padre

Cap. 58    Ammonizione fraterna

Cap. 59    La parola di Dio, sorta dal calore paterno dell'Amore divino

Cap. 60    “Io ho l'acqua dell'eterna vita”

Cap. 61    L'angelo caduto

Cap. 62    La santa vita divina ottenuta combattendo

Cap. 63    Il posto, dove sta il mio prossimo, è santo

Cap. 64    Microcosmo e macrocosmo

Cap. 65    Il banchetto regale

Cap. 66    “Maria, tu hai scelto la parte migliore”

Cap. 67    Che cos’è la mia felicità

Cap. 68    Un saluto di congedo

 

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Sulla vita di Georg

 

Georg Riehle, un maestro artigiano e uomo profondamente religioso nell'interiore, visse a Dresda dal 1872 al 1962. Attraverso più di due generazioni egli ha toccato in maniera vivente e resi fertili (nella fede) centinaia, anzi migliaia, di uomini con la potenza della sua parola e, attraverso l'intimità con Dio e la semplicità del suo essere, penetrò molto oltre i confini della sua città natale e della sua patria. Della forza irradiante dell'uomo semplice, solo difficilmente può ottenerne un concetto chi non l'ha sperimentata personalmente con lui, occhio nell’occhio.

La parola con la quale egli si esprimeva era sempre confidente, poiché non si serviva mai della forma scritta per le sue affermazioni, eccetto che con uno scambio di lettere sempre più ramificato. Anzi, era triste quando scopriva che le sue parole a volte erano imitate, e solo con riluttanza, negli anni a seguire, tollerò che gli effetti di intimi discorsi e scambi di idee fossero registrati sul nastro magnetico. "Non registrate le parole, ma lo spirito!", era il suo ammonimento sempre ricorrente.

E ciò nonostante, i suoi amici hanno cominciato a pubblicare come piccoli scritti alcune sue comunicazioni degli ultimi tempi di condivisione, tratte da registrazioni frammentarie su nastro, rimaste conservate. Essi vorrebbero offrire l'occasione, a coloro che non lo conoscevano personalmente, di imparare a comprendere il contorno della sua figura e le imperiture Verità che lui esprimeva ed aveva vissuto. Possa il lettore tener sempre presente che non ha davanti a sé la stampa di trattati scritti, bensì dichiarazioni, rapporti e discorsi verbali, e inoltre, per chi legge questo libricino, prendere molto sul serio un’ulteriore ammonizione del fratello Georg: non voler afferrare con i mezzi del pensiero razionale il contenuto delle sue parole, ma con le forze percettive del sentimento e dell'amore.

Il nastro magnetico, per nostra grande gioia, ha trattenuto ciò che fratello Georg ha espresso nel 1954 a Berlino in ore di intimo raccoglimento con amici dello stesso sentimento. L'editore ha lasciato queste dichiarazioni coscientemente nella disinvolta sequenza di un colloquio, così come il nastro magnetico l'ha registrato. Con questa raccolta non vogliono presentare un qualche particolare insegnamento, ma trasmettere la pienezza di eventi, esperienze e intendimento, di un discepolo di Gesù rinato nello spirito, seppur molto attempato, in cuori cercanti e bramanti.

Un particolare degno di nota al cap. 45 è l’accenno a una considerazione relativa agli amici più stretti del suo cerchio, in tutto otto, in similitudine agli otto trovati degni da Dio al tempo di Noè, ai quali, in particolari momenti di intimità, il Padre, tramite Georg darà delle meravigliose Parole di Luce riportate nei due libri “Sette giorni con Gesù” e “Dieci giorni con Gesù”.

Non è stato perseguito un preciso temporale ordinamento di singoli avvenimenti, non era nemmeno possibile. La suddivisione in piccoli capitoli, con titoli inseriti successivamente dall'editore, è come un tentativo ben imperfetto di agevolare al lettore l'accoglienza di una vita spirituale, ben oltre una tale ricchezza di contenuti.

Anche per la trasmissione delle esperienze interiori di Georg Riehle, deve valere in tutto e per tutto la parola che nel medioevo, l'uomo di Dio, Maestro Eckhart[1], pose a conclusione di una delle sue potenti prediche trascritte: "A nessuno è proferito questo discorso, se non a colui che lo ha già acquisito interiormente con la vita, oppure lo possiede già come patrimonio del suo cuore".

 

 

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Cap. 1

Il Regno dei Cieli è dentro di voi

L'Eterno Magnifico e Santo, il cui Amore è tanto inconcepibile, tanto potente che è disposto a morire per ogni singolo uomo, …sta in profondo rispetto davanti all'uomo, davanti alla sua libertà. Egli non tocca mai questa libertà. Egli mostra davanti ai Suoi angeli, davanti all'intera Creazione che, quale supremo Amore, nei confronti dell'uomo assume una posizione servente, anzi, trova il Suo stesso perfezionamento in quel perfezionamento per il quale vuol rendere capace l'uomo e che, in forza dell'uomo perfezionato, viene trasfigurata la vecchia Creazione, passando all'esistenza nuove Creazioni. Perciò Egli dice anche: «Il Regno dei Cieli è dentro di voi!». Questo, Egli lo esprime così: «Tutto ciò che c’è, che esiste nel Cielo e sulla Terra, non è da paragonare con la nuova vita in divenire nei Miei veri seguaci. Il Regno del Cielo non viene con lo sfarzo visibile dall'esterno, perché è la radice della radice del Mio Cuore. Quando questo si adempirà, in tutta la Creazione non ci sarà più nessun nemico, poiché allora nessun nemico rivolgerà più un'arma contro il Creatore. Egli starà poi lì come il Derivato dalle Sue creature».

O Amore, quanto sei grande! Qui cessano le parole, e il Padre mio Celeste mi deve condurre solamente là, dove ci sono dei cuori maturi.

Per visite di società, per le cosiddette visite degli amici, la mia forza è troppo santa per me. Io non sacrifico inutilmente un giorno per nessun patrimonio terreno; preferisco rimanere nella mia quiete, tutto nel completo silenzio. In questa quiete la mia anima diventa ricettiva, cosicché vedo con sguardo chiaro ciò che Lui ha cominciato come Uomo-Gesù, volendolo compiere come Padre. Lì l'opera procede verso l'esteriore di fronte al lavoro interiore. Ma il lavoro interiore deve essere completato. Tutto deve essere purificato, tutto deve essere santificato, affinché trovi la via del ritorno al Cuore dell'eterno Amore.

Su questa Terra devono irrompere delle luci. Dietro a ogni parola che noi esprimiamo deve stare l'intero uomo. Io sarò certamente ancora a lungo tra di voi, ma voi avrete il giusto sentimento se ognuno si predispone così come se ci vedessimo oggi per l'ultima volta. Anche se questo non è il caso, è tuttavia il giusto sentimento, perché si prende poi santamente sul serio, molto più seriamente che se si pensa che ci sarà ancora qualche occasione. No, l'occasione non ritorna mai più, il giorno già passato non ritorna mai di nuovo, ma ciò che ha portato, resta in eterno.

Se qualcuno legge tali comunicazioni, ma non le riconosce, le può bensì leggere, ma non gli faranno nessuna impressione di vita. Occorre dapprima pregare per Lo stesso Spirito dal quale è scaturita la parola. Perciò, quando leggo le parole di Gesù io prego dapprima per quello stesso Spirito dal Quale esse sono generate.

 

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Cap. 2

Esperienze, guide, disposizioni di vita di Georg

Durante le incursioni aeree ho sempre confidato nel mio caro Padre Celeste e non sono mai andato nel rifugio. Era il 16 gennaio 1945 quando giunse uno stormo aereo tanto enorme che il Sole perse il suo splendore, e dissi a me stesso: ‘Devi mettere al sicuro i libri contabili’. – Andai nella mia bottega, laddove i libri contabili stavano sul posto di lavoro. L'incursione giunse all'improvviso, così potente da oscurarne l'aria. Cominciai a vedere grossi pezzi di terra congelata proveniente dal giardino, e mi volteggiavano intorno insieme a frammenti di travi e di muri, con le finestre e le porte che si scardinavano e in pezzi mi volavano intorno. Rimasi come svenuto per sei minuti nella mia bottega distrutta, e quando questo tempo che a me parve interminabile trascorse, i miei occhi, ovunque guardassero, vedevano macerie e polvere alta un palmo e anche più, e nonostante ciò, nei miei capelli e sulle mie mani non c'era un granello di polvere, come se fossi stato sotto un ombrello.

Un paio di settimane più tardi ci fu la grande offensiva su Dresda. Quel giorno al mattino presto ero in procinto di andare dalla mia abitazione alla mia bottega già semidistrutta, ma ora vi trovai solo un mucchio di macerie. Sulla soglia di ciò che era stata la mia bottega giaceva il mio amato piccolo colombo che mi volava sempre sulla mano quando vi entravo, ma era senza testa, e accanto vidi un singolo foglio tratto dalle Sacre Scritture, bruciacchiato negli angoli, in cui erano contenute queste parole: «I tuoi nemici si spaventeranno per quello che ti hanno fatto, quando sapranno che fai parte dei figli di Dio».

*

Ci fu un particolare episodio due anni prima della prima guerra mondiale. Un compagno di fede era giardiniere presso una nipote di Theodor B. a quel tempo già deceduto, una delle prime e più benestanti famiglie di Dresda. Questo compagno di fede mi invitò a fargli visita e a parlare con lui nel nostro spirito. Allora, nello spirito, vidi l'anziano B. che era stato multimilionario. Là lo opprimeva il suo grande patrimonio acquisito durante il tempo della sua vita. E lo spirito protettivo del defunto B. che si era posto il compito di guidarlo fino al Cuore dell'eterno Amore mi disse: "Pregherò il caro Padre Celeste tanto a lungo, finché tu non verrai in contatto con questa famiglia". – A ciò io risposi: "Come potrà essere possibile per me, quale semplice artigiano, entrare in contatto con questa famiglia così altolocata?".

Due anni dopo scoppiò la prima guerra mondiale. La famiglia B. donò il treno ospedale L2. Io ero membro della Croce Rossa e su questo treno si prendeva come infermiere solo gente esperta, ma poiché avevano anche bisogno di un artigiano allora giunsi su questo treno come infermiere e artigiano. A quel tempo vivevano ancora due figli di quel Theodor B., dei quali ciascuno aveva una figlia. Una di queste era infermiera, l'altra dottoressa. Per due lunghi anni collaborai su questo treno ospedale con queste due donne, membri della famiglia B. Noi mangiavamo allo stesso tavolo e imparammo anche a conoscerci nel carattere. Quando ricevevo un pacchetto con del cibo da qualche amico lo condividevo con i miei compagni. Le signorine B. ricevevano di solito il primo pezzettino. Nel tempo l’amicizia si rinsaldò, e una di loro un po’ alla volta acquistò una tale fiducia in me da consegnarmi tutti i doni personali che si era portata con sé da casa, dalla patria, offrendoli in beneficenza. Una volta mi consegnò trenta paia di calze lavorate a mano fatte dai suoi parenti, ma io non ne usai nemmeno un paio per me. Per me era sacro poter distribuire delle calze ai poveri camerati degenti che ne avevano più bisogno.

Un giorno la sorella Ilse B. mi disse: "Camerata Riehle, io per voi sono sempre disponibile a parlare in vostro favore". – Attraverso questa sua fiducia potei portare un grande aiuto a un’infelice camerata. Costui capitò nelle mie cure e gli domandai: "Camerata, in verità, tu sei sano. Cosa ti manca?". – "Camerata, nessuno mi può aiutare". – Io dissi: "Camerata, abbi fiducia in me. Io sono un cristiano convinto". Dopo molte sollecitazioni lui aprì il suo cuore e mi raccontò che spesso, nel suo zelo di soldato, senza nessun ordine, aveva lanciato nelle trincee nemiche delle granate a mano, e quelli che per colpa sua avevano perduto la vita ora lo perseguitavano. Allora gli dissi: "Camerata, il nostro Salvatore dice: «Anche se aveste tanti peccati quante sono le stelle nel cielo e quanta sabbia c’è nel mare ed erba sulla Terra, dovranno nondimeno diventare bianchi come la neve, se Mi aprite il vostro cuore»". E mentre lo consolavo così, all'improvviso s’irrigidì, il sudore gli colò sulla fronte, e gridò: "Ecco che arrivano! Ecco che arrivano!". – Mi alzai, ma io non vedevo ciò che vedeva lui, però benedissi quelle presenze che stavano davanti ai suoi occhi ed esclamai loro: "Su vita e morte, decide unicamente Dio! Per voi la guerra è finita! Rivolgetevi a Dio, il nostro Padre Celeste, e perdonate a questo camerata!". – Il malato si riprese, mi abbracciò e disse: "Camerata, sono salvo". – Quanto fui felice! E il camerata disse: "Ora ho solo quest’unico desiderio: rivedere la mia famiglia per comunicare loro quest’esperienza e rivolgermi al Salvatore". – Io gli risposi: "Camerata, io qui conosco l'infermiera, la signorina B., lei ha una grande fiducia in me, mi rivolgerò a lei". Lo feci lo stesso giorno dicendole: "Signorina B., questo camerata infelice ha urgentemente bisogno di tornare al suo paese". – Mi rispose: “Camerata Riehle, questo è proprio il momento giusto. Questa sera viene da noi il generale medico della terza armata; a lui sottoporrò la vostra istanza". – Il giorno dopo quel camerata mi riferì: "Camerata, ho avuto la licenza per tornare al mio paese". – Successivamente dal suo paese mi giunse una lettera di ringraziamento da lui e da sua moglie, nella quale mi nominavano ‘salvatore di vite’. La lettera è ancora a casa tra i miei scritti. Tra di noi si strinse un legame d'amicizia; mi guadagnai la sua fiducia, e in seguito lasciai anche che lo toccassero alcune parole sui miei principi di vita.

Questa esperienza iniziò così: durante i periodi in cui avevamo pochi malati, mentre stavo leggendo per conto mio, si avvicinarono le sorelle B. e vedendo il libro mi chiesero: "Che cosa leggete?". – Io risposi: "Queste sono nuove Rivelazioni divine", e ne riferii il contenuto. Fu per questo che fin da allora restai in contatto con i membri di questa famiglia B., ma la cosa magnifica da riflettere è il fatto che due anni prima dello scoppio della prima guerra mondiale, lo spirito protettivo del vecchio Theodor B. aveva pregato per questo, e in guerra, sul treno ospedale, di fatto venni in contatto con i discendenti di questa famiglia.

*

Negli anni tra le due guerre mondiali la vita mi guidò ogni terzo giovedì del mese a Schrebitz. Poco prima di arrivare al villaggio la via ci portava a una pianta di pero, e al tempo della loro maturazione le raccoglievamo e ogni anno ci saziavamo con queste. Quando una volta in autunno ci recammo di nuovo a Schrebitz – eravamo ancora lontani una mezz'ora dal villaggio e l’albero non si vedeva ancora. – Io dissi al mio accompagnatore: "Pensa un po’, in questo istante mi sovviene l'albero – la vita di quest’albero – che mi dice: quando verrai nel punto dove ti ho rifocillato coi miei frutti, non mi troverai più!". – Allora dicemmo insieme: "Ora vedremo se questo fatto è verità!". – Quando arrivammo lì, l'albero era stato abbattuto.

*

Il 1° gennaio 1937 ero stato invitato alle nozze d'argento di un fratello nello spirito (un vasaio) a Hohenstein-Ernsttal. Il treno doveva partire da Dresda alle 6.00, e aveva una nuovissima motrice di un treno direttissimo. Alla stazione incontrai il fratello nostro Ottwin che era capo manovratore. Com'è naturale, quando ci si incontra il 1° gennaio, ci si scambia gli auguri. Il fratello Ottwin si sedette da me nello scompartimento e iniziammo un’approfondita conversazione sulla vita di Dio nell'uomo. Io dimenticai completamente lo scorrere del tempo. All'improvviso egli guardò l'orologio e disse: "Tra poco parte il treno, devo scendere". E noi eravamo nel bel mezzo della conversazione. – Allora io gli risposi: "Fratello Ottwin, il treno non parte finché il nostro Padre Celeste non gli darà il via". E in effetti il treno non partì. La locomotiva emetteva vapore, ma restava ferma. Emetteva di nuovo del vapore, ma non si muoveva. Il macchinista fece rapporto e tutto il personale che era raggiungibile sulla stazione arrivò. Si ispezionarono i freni a destra e a manca, ma tutto era in ordine. E tuttavia il treno non poteva partire! E noi due per ancora dieci buoni minuti indugiammo nella nostra animata conversazione, e il treno, durante il nostro colloquio, non si spostò. Giunse il capo servizio movimento treni con il berretto rosso e chiese al macchinista. "Non avete abbastanza vapore?". – "Anche troppo", rispose il macchinista. – Allora io dissi al fratello Ottwin: "Ora vogliamo chiamare in aiuto il caro Salvatore". – E vedi, la macchina cominciò a muoversi, il treno si avviò come se non ci fosse mai stato nessun impedimento. Nostro fratello Ottwin ancora oggi dice che questa sarebbe stata per lui la più grande dimostrazione dell'operare divino che egli abbia mai sperimentato.

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Un'altra avventura. – Quando l'ora domenicale era al termine, in Politz ci recavamo presso le famiglie del maestro calzolaio M. Là gli amici che avevano ancora delle domande si esprimevano e potevamo chiarire l’un l’altro tali domande. Una volta, alla fine dell'inverno, parlando, avevamo perduto tempo per il viaggio di ritorno a casa, e poiché sull'Elba c’era del ghiaccio già alla deriva, non potendo attraversarlo saremmo dovuti andare sul ponte di Tetschen, ma così non avremmo più raggiunto il nostro ultimo treno per Dresda. Allora io dissi: "Vogliamo provare a camminare sull'Elba ancora ghiacciata e pregare il caro Gesù per la Sua assistenza". – I fratelli presso i quali eravamo ospiti ci accompagnarono. La Luna splendeva, cercammo un posto in cui dei grossi lastroni di ghiaccio erano insieme più riuniti; nondimeno tra questi correva l'acqua dell'Elba. Io dissi: "Miei cari amici, Gesù va avanti, ed io terrò la Sua mano. Voi tenetevi uno per uno per mano". Poi chiesi: "Vi siete tutti afferrati correttamente? Allora, nel Nome del nostro caro Salvatore Gesù Cristo, andiamo per la Sua glorificazione". E la via sul ghiaccio mi fu indicata, ma in modo così meraviglioso che non sentii nessuna apprensione, pur se tra due lastroni vi scorreva l'acqua; passammo da un lastrone all'altro, e presto fummo tutti dall'altra parte. – Quale giubilo, quale gioia e quale gratitudine!

*

Negli anni critici prima della seconda guerra mondiale, quando aumentò la tensione tra il nostro Paese e la Cecoslovacchia, avemmo qualche vicenda col passaggio del confine tedesco-ceco, ogni qual volta visitavamo i nostri fratelli boemi!

Riferisco di un caso che il fratello nostro E. visse insieme a noi. – Quando si andava oltre il confine, io ero insieme a molti fratelli sul treno. Come sempre, avevamo portato con noi alcuni libri e degli scritti spirituali per preparare una gioia agli amici. Alcuni amici pieni di gratitudine ci avevano riempito gli zaini con dei piccoli e grandi doni per beneficenza, cosicché lo zaino che fratello E. portava, senza che io lo sapessi, conteneva un paio di scarpe nuovissime per me, un po' di burro e abbondante frutta posta nella parte alta, tutte cose per le quali avremmo dovuto pagare la dogana. Un giovane fratello, però, per errore aveva ricevuto due sigilli di controllo dal funzionario della dogana e uno lo fissò sullo zaino di E., nella speranza di evitare così il controllo su di sé. Ma un funzionario lo notò e trattenne il nostro E. alla stazione di confine. Questo, adesso, era doppiamente grave!

Mentre E. doveva rispondere davanti al funzionario della dogana, io andai prima dal funzionario di confine e poi dal direttore del servizio movimento treni e dissi: "Ahimè, cari signori, io vi prego cordialmente di lasciare continuare il viaggio anche al nostro amico. Non lo abbiamo fatto in malafede! Siamo tutti cristiani. Volevamo soltanto allietare altri. Liberate il nostro amico e non la prendete così tragicamente. Vorremo continuare il viaggio e domani mattina presto vorremmo essere di nuovo a casa al nostro lavoro!".

Il direttore del servizio movimento treni era evidente che non ci potesse aiutare, ma poiché ci conosceva già, ritardò volutamente la partenza del treno, quel tanto, che alla fine, all'ultimo momento, consentì il ritorno del mio amico E. con lo zaino, e il treno partì. In dogana gli avevano aperto lo zaino, ma senza vedere le scarpe, e – contro l’ordine di servizio – lo avevano lasciato andare. – Quanto potente ha operato l'amore di noi tutti! Oh, quanta felicità e quanta gioia! Io dissi: "Noi tutti abbiamo un Padre di tutti i padri!".

*

Un’altra vicenda fu ancora più imponente. – Si trattava del mio parente che ancora oggi dimora con me, allora era dodicenne ed aveva la poliomielite. Mentre stava all’infermeria con sua madre che lo aveva dovuto portare lì, il medico le disse: "Vostro figlio deve andare già oggi al più presto all'ospedale!". – Il giovane pianse: "Mamma, mamma, portami a casa solo ancora per una notte!". – Il medico rispose: "Ebbene, giovanotto, allora domani resterai paralizzato!". La madre cedette alla richiesta del ragazzo e lo riportò veramente a casa. Ma lui non poté più fare un passo. – Io tornavo a casa da Loschwitz, beato e felice; là avevamo passato un’ora meravigliosa. Quando sentii del ragazzo malato andai subito al suo giaciglio. Lui giaceva lì, i piedi pendenti d’ambo le parti, tenendo abbassata anche la testa. Posi la mano su di lui e dissi "Oh, mio caro, meraviglioso Salvatore, oggi ci hai di nuovo tanto fortificati e rinvigoriti. Qui giace un essere umano malato (per noi) e senza speranza; ma per Te nessuna sofferenza è troppo grande né troppo difficile. Oso pregarTi di cuore e, nel Tuo Nome, voglio imporgli le mani". E quando ebbi imposto le mani su di lui, egli esclamò: "Mamma, sono guarito, posso di nuovo scherzare!". Si alzò dal letto e fu sano.

Una mia sorella che aveva vissuto insieme a me questo evento, disse: "Georg, ciò che noi abbiamo non è per nulla da paragonare con nessun potere del mondo intero, tale da farci conoscere così il Salvatore". Ne fu profondamente commossa.

Vedere puri miracoli è pura gioia! Essi tuttavia si sperimentano solo quando ci si sottomette, se si accoglie la vita che vi sta dietro. Chi vuole un gran bene alla sua vita, la perderà, e chi la mette in gioco la conquisterà migliaia di volte. La vita ci è data come un mezzo attraverso la quale possiamo giungere a una vita superiore come nostra propria. Per questo ne abbiamo la possibilità. Gesù era certamente un Uomo, e tutto ciò che Egli ha fatto non lo ha fatto da Sé, bensì: «Io sono venuto nel mondo non per adempiere la Mia volontà, ma la volontà di Colui che Mi ha mandato». Gesù Cristo come Uomo ha esternato soltanto la vita divina del Padre Suo che era in Lui in tutta pienezza. Le azioni portentose che ha compiuto erano proprietà dell'Uomo-Gesù attraverso la Sua sottomissione alla vita, e attraverso di Lui l'eterno Amore ha elevato ogni uomo a un gradino tale, che con la nobilitazione della sua vita può diventare ricettivo per la vita divina. Ricettivo per la vita divina – e questo è il nuovo Spirito. Anche Gesù ha tratto la Sua Divinità dall'essere umano. Per quanto, come Gesù Cristo, portasse in Sé anche la sola Scintilla divina della vita durante il Suo essere Uomo. Egli non fu provvisto più riccamente di ogni singolo uomo. Certamente era conscio della Sua divina origine, nondimeno dovette ottenere la vita divina lottando, ed Egli dovette lottare.

 

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Cap. 3

Gesù è vissuto?

Una volta siamo stati invitati al novantesimo compleanno di un’anziana sorella in Dippoldiswald dove era presente anche un pastore, ma io non sapevo che costui fosse pastore non avendolo mai visto né tantomeno avevo mai parlato con quest'uomo in vita mia. Solo in seguito me lo disse sua sorella, riferendomi anche di quale problema era afflitto da sempre, senza venirne a capo. Costui si arrabattava nella figura di Gesù Cristo senza riuscire ad afferrare il rapporto tra Gesù e Dio; aveva perfino dei dubbi se Gesù Cristo fosse mai vissuto. – Io gli dissi: "Sapete voi come ho riconosciuto che Gesù Cristo vive? Sul letto di morte, a vent'anni, mi fu ridonata la vita per la seconda volta. A quel punto ho detto a me stesso: “Se la prima volta non ho compreso per che cosa mi era stata data, la seconda volta la devo consacrare al mio Dio!”. Da allora non ho avuto nessuno con cui potessi consigliarmi. Anche se mi si diceva: “Leggi nella Bibbia!”, oppure: “Va’ in chiesa!”, in me avevo solo l’impulso di essere grato al mio caro Dio e di voler esprimere questa gratitudine attraverso un modo di vivere che fosse a Lui compiacente. E ad un tratto, dopo molto tempo, mi fu rivelato che mi era stata indicata la vita di Gesù attraverso il mio stesso interiore. Allora mi dissi: “Dovevo essere risvegliato sul letto di morte, attraverso così grandi dolori, per riconoscere quella vita, tramite la quale il Padre mio Celeste voleva abbreviare la via all'umanità”. Perciò all'uomo è stata data la coscienza, e già a scuola ci è stato insegnato che la voce della coscienza è la voce di Dio. Così io riconobbi che Gesù Cristo è Dio; la divinità di Gesù Cristo mi è stata dimostrata da me stesso, e compresi la parola che Egli ha espresso: «Se conosceste il Padre Mio, conoscereste anche Me. Ma voi non conoscete il Padre Mio, perciò Egli Mi ha mandato, affinché Io vi spiani la via che porta al Padre». Io lo tradurrei così: se aveste l'amore, avreste anche i principi dell'amore. Ma così non avete l'amore, e perciò abusate dei principi che sono la via che porta all'amore.

Il pastore non aveva mai sentito niente di simile.

Gli uomini si devono guidare così; allora li si guiderà laddove essi possono sperimentare la divinità di Gesù in se stessi.

 

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Cap. 4

Dalla fede all'amore, dall'amore all'attività

L'opera redentiva è affidata all'uomo. Non soltanto tutti i Cieli aspettano, ma anch’Egli, il Padre nostro Santo, aspetta con desiderio ardente l'ora in cui potrà venir sempre più vicino alla Sua Terra e ai Suoi popoli. Ma non può venire più vicino attraverso la Sua vita, Egli ci può venire più vicino soltanto attraverso la vita divina resa in noi possibile da Lui. Essa è anche la Sua vita, ma è subordinata al nostro sviluppo. Sta certamente in noi, ma vuol essere curata indirizzandola dalla fede all'amore, dall'amore all'attività, ma solo fin dove diamo spazio alla Scintilla divina in noi, che Egli, fin là, si personifica in noi. Perciò le Sue parole sono le mie parole, quale quelle di un uomo maturo, e le Sue Leggi dell'Amore sono poi le mie stesse leggi. Quale uomo maturo io la penso così, e nessun altro frutto matura completamente all'albero dell'umanità come lo ha personificato Gesù Cristo. Solo Lui ha dischiuso lo sviluppo dell'umanità fin su alla conoscenza di Dio. Solo Lui ha rimesso l'umanità sui propri piedi, in modo tale che l'uomo, adesso, sa come deve comportarsi di fronte al suo Dio e di fronte al suo prossimo.

Queste sono verità che non passeranno mai! «Cielo e Terra passeranno, ma queste parole no!» Esse sono parole provenienti dalla Sua vita santificata, che in se stesse le comprende ogni petto di figlio. E quando verrà il tempo, i Suoi veri seguaci illumineranno e personificheranno queste parole; allora tutte le testimonianze esteriori scritte su Gesù non saranno più necessarie, perché qui ci sarà il Vangelo vivente[2]. Per questo, poi non sarà più necessaria nessuna fede esteriore, poiché tutti gli occhi Lo vedranno nella Sua Essenza. Allora però anche i Raggi di questa nuova vita penetreranno nel macrocosmo; il messaggio penetrerà poi fino alla stella più lontana. E come un giorno ci fu portato il messaggio attraverso l'angelo Gabriele, così sarà annunciato a tutti i popoli questo messaggio: «Io vi annuncio una grande gioia che sarà riportata a ogni popolo. La vostra ora è qui, dove anche voi avrete una parte nel Cuore del Padre, attraverso i Suoi figli e attraverso le Sue figlie». – Ciascuno in tal modo lo potrà riportare al cuore dei fratelli, e in questo sta l'accorciamento della Via della redenzione, la quale si fa spazio in noi per la vita divina. Ciò che in questa vita ha trovato spazio in noi, non è soltanto la presenza di Dio, ma questa è l'Essenza interiore di Dio. Infatti, solo attraverso l'abnegazione entra nella nostra anima una particella della vita divina, e con ogni particella di questa vita divina entra del tutto autonomamente una parte della conoscenza di Dio e una parte della Forza divina.

 

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Cap. 5

Chi ama il Padre, questi è il figlio

«Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me, e nessuno conosce il Padre che solo il Figlio». Chi è il Figlio? Chi ama il Padre sopra ogni cosa, questi è il figlio; lo è anche chi mette l'amore al primo posto della sua vita, lo è anche se è una sola parola buona, se viene asciugata una sola lacrima al figlio, oppure viene inviata in Alto una preghiera per il nostro prossimo smarrito, quando l'amore non vive più per se stesso, e l'uomo che non vive più per se stesso, vive poi in Dio. Chi rimane nell'amore, questi rimane in Dio e Dio in lui, e pur se siamo criticati, se vediamo qualcosa di ingiusto, nulla accade senza il permesso divino. Tutto è scuola per noi stessi. Anche quando vediamo in noi degli errori, non dobbiamo essere tristi; dobbiamo rallegrarci che li abbiamo notati, e se preghiamo per ricevere forza, allora ci verrà anche la forza per correggere i nostri errori.

Ogni errore è associato a una sfera, dietro a ogni errore stanno tutti coloro che hanno ancora lo stesso errore. Così l'uomo risvegliato può essere un pioniere per coloro che stanno ancora al di fuori della grande meravigliosa vita. Infatti, l’amore-umano ha il potere su quelli che stanno nelle sfere inferiori. Colui che sta nelle sfere inferiori, che si allontana da questo amore, è schiavo di un potere estraneo e come tale non troverà mai pace. La Scintilla divina non è, in certo qual modo, soltanto una particella dell'intero uomo; la Scintilla divina è un’abilitazione dell'uomo. La mia intera vita non ha nessun valore se non sento nulla per il mio prossimo. Così com’è l’atteggiamento della mia vita, così rimarrà in tutta l'eternità, ed io lo comprenderò con piena certezza, e poiché tale è l’atteggiamento della mia vita, anche il Padre mi darà sempre di più. Con la crescita dei miei fratelli e sorelle, Egli, per curarli, mi darà anche dei ricchi doni, mi darà del Pane celeste. Io però so anche che la spiga è più bella della semenza; so anche che sto davanti a piccole schiere e che un giorno i miei seguaci staranno davanti a popoli, poiché quanto più abbiamo accesso alla vita di Gesù tanto più Egli è Tutto in tutto per noi. Egli ha ceduto tutto ai Suoi veri seguaci, e questi, attraverso il Suo Amore, Grazia e Misericordia, sono diventati spiritualmente ricchi ed avranno accesso sempre di più al Suo modo di vedere, al Suo Cuore. Tutte le membra possono riposare nell'organismo dell'uomo, ma il cuore non può riposare, ed è prerogativa dei figli di Dio il fatto che non giungano mai al riposo, che vivano per il grande insieme. Sì, le patrie capanne che stanno nelle sfere inferiori del Cielo saranno celestiali e magnifiche, invece nelle case divine dei Suoi veri figli vi sarà la massima semplicità, la massima schiettezza e la massima modestia. In ciò sta celato il più grande.

 

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Cap. 6

Il più alto modo di vedere è tendere a Gesù

Quanto poco ha in sé l'uomo, tanto più cerca il bello al di fuori di sé. La ragione della bellezza, l’impulso verso il bello giace in lui, ma finché cerca al di fuori di sé, non sperimenterà ciò che è la cosa più alta, poiché il più alto modo di vedere è tendere a Gesù. «Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli i loro nidi, ma il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il Suo capo», questo non è stato espresso solo per la Terra, ma valeva per tutte le eternità delle eternità.

Il Padre nostro Santo, nulla chiama Sua proprietà, sebbene tutto appartenga a Lui. Solo ciò che è proprietà di un Suo figlio diventa Sua proprietà. Infatti, Egli ha insegnato con queste parole: «Il più piccolo è il più grande nel Mio Regno, e il più debole è il più forte…», Egli con ciò non ci ha dato solo una regola di vita, no! Egli ci ha rivelato la Sua stessa costituzione di vita, poiché quando dice: «Il più piccolo è il più grande nel Mio Regno», allora questo più Piccolo è Lui stesso, e quando ci dice: «Il più debole è il più forte», allora questo debole è ancora Lui stesso.

Un giorno, in Loschwitz, abbiamo sperimentato come Gesù davanti a un uomo nobile, a un insegnante, ha espresso queste parole: «Di fronte alla Mia persona tu sei soltanto un pulviscolo di polvere di un granello di polvere, ma davanti al desiderio del Mio Cuore nei confronti dei Miei figli Io sono un granello di polvere della polvere di un granello di polvere». Ponderatelo, è l'eterna Verità!

 

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Cap. 7

Dove sono le luci che splendono?

La cosa più bella è quella di conoscere la Luce dell'eterna Verità, ma non per se stessi, bensì per aiutare, perché in questo tempo che non ritornerà mai più, il Sole ha perduto il suo splendore.

Nel nostro tempo il Sole dell'Amore di Dio ha perduto il suo splendore, come è detto in Matteo 24, 21: «Verrà una tribolazione che non è ancora mai stata, che non ritornerà mai più finché esisterà questa Terra …». Allora, noi oggi siamo destinati a poter camminare su questa Terra per impegnarci, come ha fatto il nostro caro Padre che, come Gesù, non ha rinnegato il Suo alto modo di vedere, bensì ha anche dato tutto per essere presso i Suoi figli. E noi qui ci dovevamo deliziare nelle magnificenze, all’infuori di una: operare il più a lungo possibile su questa Terra! E ciò anche se fosse per amor di un singolo uomo, se viene trovato ancora solamente un singolo cuore; allora l'impiego già ne vale la pena.

Una vita simile non è difficile. È difficile solo se l'uomo si fa una legge propria. Mentre egli deve lasciarsi dominare dall'amore, amore che è già messo dentro ciascuno, il quale vuole solo guadagnar spazio, e l'occasione verrà del tutto da sé.

Io ho continuamente timore che ciò che vi do sia troppo poco per i molti che odono. Vorrei metterci dentro, insieme, il mio cuore, incorporarlo alle mie parole; ma non ne ho bisogno, perché lo stesso cuore batte nel petto di ciascuno,  sebbene molto spesso è ancora coperto, inascoltato. Perciò mi è sacra la lotta per il modo di pensare di un fratello o di una sorella.

Dove sono le voci che diventano forti? Dove sono le luci che splendono? Tutti si basano sulle rivelazioni, sulle tradizioni, sulle dimostrazioni delle Scritture, ma approfondire la vita in se stessi, miei cari, questo vuole essere conquistato combattendo. Se questa possibilità ce la donasse il Padre, allora non la potrei chiamare mia. Ma se è mia, allora non ho più bisogno di domandarla a Lui. Infatti, se io Gliela chiedo – a Lui che non è solo Padre, a Lui che è anche la personificazione delle Sue eterne Leggi – Lui mi potrà dare soltanto la risposta che corrisponde allo stato di maturità della mia persona. Se invece io non ho bisogno di domandarGlielo, allora dietro di me come uomo sta il Suo infinito ed eterno Amore. Perciò il Figlio ci ha resi liberi. – Ricordate: «Pietro, ciò che tu sciogli sulla Terra è sciolto anche in Cielo» [Mt. 18,18].

Io posso condurre l'intero inferno al Cuore del Padre, …se esso viene con me. La via è libera. Come dire: “Ciò che è stato è passato, ed è coperto per tutte le eternità!”. – È così che io conosco Lui, che conosco il magnifico Padre. Se questo vuole venire insieme, …la via è libera, per questo Egli è morto. Per questo Egli ha sofferto fino a dire: «Mio Dio, Mio Dio, perché Mi hai abbandonato?». Dietro al Suo Amore sta la Sua forza onnipotente, la Sua forza che tutto può. In un altro passo ci dice: «Tutto ciò che chiederete al Padre nel Mio nome, Egli ve lo darà». Ben inteso, ‘tutto’. A Lui niente è impossibile. «Ciò che chiederete nel Mio nome»; ‘nel Mio nome’, – va compreso ‘dal Mio Cuore’.

Io non sento alcun consumo di energie. Vedete, se lo spirito ha la supremazia, pareggia le lacune nell'anima, e l'anima avrà nuovamente la forza di pareggiare le lacune della sua veste, della sua veste materiale, il corpo! Egli mi ha insegnato: «Il Mio Regno è dentro di voi, esso non viene con sfarzo esteriore» [Lc. 17,21]. Nell'uomo stesso giacciono miliardi di germogli per nuove Creazioni. Per lo spirito, mille anni saranno solo un momento fuggevole. Nella misura in cui questo spirito diventa divino, eternità diventeranno come ore. «Eternità passeranno, e incessantemente Io creerò nuovo Pane per il vostro spirito crescente». Io l'ho già sperimentato. Perciò comprendetemi: io esalto questa esperienza affinché diventi anche una vostra esperienza.

La mia vita non è mai stata così bella come adesso; essa diventa più bella di giorno in giorno, e di tutto ciò che è imperfetto davanti ai miei occhi, io so che tutto questo è scuola. Questa mia ammissione è qui l’occasione per dimostrarvi che tutto, ma proprio tutto il malato, sia elevato e sanato. Questi sono i segni del vero ritorno del nostro Salvatore, nello spirito, nella verità e nella Sua magnificenza.

 

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Cap. 8

Il sacrificio dell'Amore fino alla morte, per i figli

Dalla ricchezza del microcosmo-uomo, dipende la redenzione del macrocosmo. E vedete, la ricchezza del microcosmo è la vita dello spirito. Noi siamo uomini individuali nel grande Uomo cosmico. Questo grande Uomo cosmico include tutto l'imperfetto, quindi anche la possibilità di poter fare proprio il massimo. Questo è possibile solo sui gradini delle imperfezioni, fin su al gradino del Divino attraverso l'abnegazione e attraverso l'irresistibile brama di diventare una cosa sola con Colui che è il Centro della nostra vita. Gesù disse alla samaritana: «Se berrai da questo pozzo, non avrai più sete» [Gv. cap. 4,14]. – Questo pozzo in fondo rappresenta l'intera Creazione visibile. Questo pozzo simboleggia però anche la propria vita, quella dello spirito-uomo raccolta nell'uomo, se l'uomo si ferma sul gradino di questa vita. Come Egli, il nostro eterno Padre Santo, nulla ha chiamato all'esistenza per Sé, come per Lui non esiste nessun altro pane che il nurtirSi e fortificarSi della Sua stessa vita, servendo i Suoi amati figli, gli uomini di questa Terra, io provo questo nel mio stesso cuore. Io sperimento che il Suo più bel momento fu la morte per l'amato uomo. Là soltanto, sulla croce, il fuoco del Suo infinito Amore trovò il punto d’appoggio. Là questo eterno Amore divenne ‘il sacrificio’, fino alla morte dell'Amore, con la Sua sepoltura. Egli certamente non rimase nella tomba, certamente è risorto; nondimeno il Suo sacrificio mortale fu una rivelazione prediletta del Suo infinito Amore, Amore che Si sottomette finché l'ultimo dei Suoi prescelti, dei Suoi primogeniti, non sarà ritornato.

Oh, per afferrare questo ci vuole una comprensione superiore. Mi ricordo la frase citata dal nostro Kurt Limley: "La Sua alta meta, nessun uomo te la può esprimere completamente. Essa deve battere qui,dove il Cuore del Padre batte nel tuo cuore".

Egli può rivelarSi all'uomo solo fino a quel gradino sul quale sta l'uomo. Finché l’uomo non sta ancora sul fondamento dell'amore, tale da voler morire per i suoi fratelli, non è ancora ricettivo per il centro del Cuore dell'eterno Amore. E finché non diventa ricettivo per il centro del Cuore dell'eterno Amore, egli non può ancora trasfigurare se stesso nel Padre suo Celeste. Con la trasfigurazione dell'uomo il perfezionamento dell'Opera di redenzione va mano nella mano, sviluppandosi gradatamente, non in un attimo, bensì come un albero che si sviluppa, producendo foglie, fiori e frutti.

 

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Cap. 9

Il mistero della redenzione

Oh, questa è una santa ora, un momento da lungo tempo previsto. Così lo vedo adesso: vedo attraverso lo spirito il lontano stender la mano indietro, alla nostra vita antecedente, e alla nostra preghiera di poter far parte di coloro che porta la Terra. Vedo anche la preghiera assai supplichevole al caro Padre Celeste: "Fortificaci, quando dimoreremo su questa Terra consacrata e ci circonderanno le tenebre, affinché ci riuscirà di romperle, così che la Luce del Tuo Amore liberante possa penetrare fino al centro dell'inferno". Quell'abisso, che noi vorremmo innalzare, dovrà prima diventare nostra stessa esperienza. I non salvati non riconoscono nessuna vita estranea per salire in alto; essi riconoscono solo la vita che è nata dai loro stessi abissi.

Nel principio, come Gesù, l'Opera di redenzione l’ha già compiuta Iddio, ma se tale Opera di redenzione fosse dipendente solo dal nostro Salvatore Gesù Cristo, allora l'uomo sarebbe spodestato. E nondimeno,  era abilitato l'uomo a diventare il riflesso dell'eterno Amore; questo fu il motivo della Sua creazione.

Vedete, quanto più un uomo possiede amore, tanto più riccamente il suo sentimento si munisce di corde, e tuttavia, egli diventa anche tanto più mansueto, e tanto più desidera questo santuario! Da ciò apprendiamo che il Padre Celeste, quale sommo Amore, possiede il Sentimento con le corde più fini, ma anche il più santo Desiderio per l'amore reciproco. L’amore ha di nuovo bisogno d'amore, l'amore vuole crescere; per questo ha di nuovo bisogno d’amore. Tutte le legioni angeliche non possono essere un completamento dell'eterno Amore, perché ciò che sono, lo sono certamente anche nella loro vita libera; tuttavia essi non hanno lottato per questa vita, essa è stata loro donata. Perfino la vita di un principe angelico non è sua propria. Perciò l’impulso verso l’incarnazione di Dio su questa Terra, proprio oggi in questo tempo, in cui siamo profondamente circondati dalle tenebre. Nondimeno, l'eterno Amore sorveglia queste tenebre che possono avvolgere l'uomo solo in misura tale da dargli anche la forza di elevarsi di nuovo al di sopra del buio, con l'impiego del suo stesso io. "Con l'impiego del suo stesso io!". – Se egli non trova più la forza di rinnegare il suo io, allora la sua crescita cessa, e poi il Padre lo richiama. Ma finché è ancora qui, ha anche le occasioni, affinché ogni (forma di) vita imperfetta possa appellarsi a lui; e finché questa non  riuscirà più a trattenerlo dalla sua meta, di vivere soltanto per il Padre suo Celeste, fino ad allora egli non può entrare nell'unità dell'uomo con Dio. Quest'unità dell'uomo con Dio la intendono anche i versetti di Angelus Silesius[3]: “Sono grande come Dio, perché Dio si è fatto piccolo come me. Egli allora non può essere al di sopra di me, e io non posso essere al di sotto di Lui”. – E inoltre in un altro versetto: “Io sono l'Unico nell'infinità, liberaMi tu, figlio, da questa Unicità”.

In questa unità l'intelletto più acuto non ha più nessuna arma contro Dio, poiché ora Lui, un Proceduto attraverso l'amore dei Suoi figli, d’ora in poi e continuamente, regna di eternità in eternità non più come Colui che era l'eterno Unico. No! Egli regna poi come il Proceduto dall'amore dei Suoi figli. Allora per noi esisterà ancora un solo desiderio: lottare per arrivare a questo gradino, affinché anche in noi una parte di questo eterno magnifico Creatore diventi nostra proprietà!

Mi dice lo Spirito: «In voi voglio diventare interamente vostra proprietà». Si compie così la Parola del Vangelo: «Nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e nessuno viene al Padre se non attraverso il Figlio» [Mt, 11,27]. Ciò che nessuna bocca può esprimere, si rivela nell'uomo.

 

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Cap. 10

La cosa più santa è senza parole

Una vita che ancora si può esprimere attraverso le parole, ha già perduto qualcosa del suo contenuto. Infatti, la cosa più santa e più alta dell'uomo, si esprime nell'amore per il suo circondario, nella dipendenza da tutto ciò che lo circonda. È qui che si trova il luogo di nascita dell'eterna Parola. Si tratta solo di conservare la propria quiete in questo tempo inquieto; si tratta solo di rimanere calmi e considerare tutto con l'occhio del Salvatore, anzi, non uscire da questo santuario dell'amore, ma rimanere sempre in esso.

Noi ci possiamo impegnare per Lui, talvolta senza nemmeno quasi afferrarlo. Per far questo Egli ci aiuta ancora come un Fratello, così che riusciamo ad avere la forza di adoperarci per Lui per amor della nostra beatitudine.

O Amore, quanto grande sei Tu! Perciò, crescere, significa il valorizzare da parte nostra verso di Lui il materiale che ci sta a disposizione. Per questo esso ci è stato dato, non perché conseguissimo con sforzo una facoltà, no, ma solo a cagione dell'amore, affinché si ritorni continuamente e del tutto da se stessi alla vita di Gesù, quel Gesù che non chiamava ‘Suo’ nemmeno una pietra.

 

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Cap. 11

Io lotto per la gioia del mio prossimo

Vi ho già riferito, come un giorno, poco dopo la fine della guerra, alla tomba del nostro fratello e amico Otto Busch ebbi a dire:

"O mia amata patria, se tu avessi seguito il richiamo allettante del tuo Salvatore, i tuoi confini esisterebbero ancora, e tu, Dresda, mia città natale, anche le tue mura esisterebbero ancora”. Perciò impariamo da queste esperienze. Qui c'è la bara del fratello mio, eppure lui stesso sta al mio fianco come risorto, come vivente, e mi dice: «Fratello, dai il meglio di te!»".

Quel giorno il sorvegliante che serviva nel crematorio disse: "Sono vent'anni che lavoro qui, tutti i giorni sento discorsi, ma come questo non l’avevo mai sentito". – I tempi per officiare le condoglianze nel crematorio sono stabiliti al minuto. Mentre parlavo, l’intera compagnia di pompe funebri della successiva inumazione stava già davanti alle porte, e tuttavia il sorvegliante non mi diede nessun segno per smettere, nonostante avessi superato il tempo stabilito.

Tra i partecipanti di allora sedeva anche una giovane signora con il viso e le labbra molto truccate. Io pensai: “Oh, …quali contrasti!”. Alla fine si alzò dal suo posto e venne da me dicendomi: "Voi avete scosso profondamente il mio cuore! Come vi devo ringraziare?". Me lo disse in modo molto agitato. Io le risposi: – "Oh, cara sorella, soltanto a Uno spetta l'onore, e questo è il nostro Salvatore Gesù Cristo". Nonostante il luogo, anche alcuni altri partecipanti mi volevano parlare.

Quattro settimane dopo la sepoltura, quella giovane donna mi invitò, e questo invito divenne un incontro benedetto. Come risultò, era una donna di S., discendente dall’antica veneranda nobiltà, con molti celebri avi. Ebbi con lei stupendi scambi di idee. Poi, dopo molto tempo, parlò così a tutti i presenti nel circolo: "Cari amici, vi prego cordialmente: non chiamatemi più col mio nome, chiamatemi sorella Emma". In seguito portò con sé pure la sua migliore amica, una dama con i cappelli bianchi, altrettanto di alta discendenza. Mentre stavamo così insieme discutendo del Divino, la dama dai cappelli bianchi si alzò e porgendomi la mano disse: "Sappiate: da 19 anni questo giorno è il più bello della mia vita". – Le chiesi: "Perché, cara sorella?". – Mi rispose: "Io ho avuto due floridi figlioli, entrambi erano ufficiali. Uno in guerra andò a picco con la sua nave, l'altro è stato fucilato. Visto che mi avete dato questa consolazione, che i miei figlioli vivono e che nulla è accaduto senza l'Amore di Dio, anzi, che ritroverò i miei figli custoditi da Dio, questo giorno da 19 anni è il più bello della mia vita". Fu un toccante momento! Per tale gioia del mio prossimo io combatto, ma per questo ci vuole l'aggiunta del proprio io. Allora si potrà dire: «Ciò che nessun occhio ha mai veduto, ciò che a nessun uomo né a nessun angelo è mai venuto in senno, Io l'ho preparato per coloro che Mi amano». Mi riempirei di intima tristezza se non avessi già raggiunto il grado di maturazione che il Padre mio brama per i Suoi figli su questa Terra.

 

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Cap. 12

Nella vita modesta c’è la gioia più grande

Per me la gioia più grande sta nella vita modesta. Questo tratto caratteristico resta anche nell'eternità. In conseguenza di ciò, le magnificenze, che ci saranno certamente anche di là, non corrispondono ai nostri bisogni più interiori, ma è l'amore che ha bisogno di queste magnificenze, per utilizzarle per coloro che crescono in queste e vanno verso l’alto. Una sola magnificenza rimane incomparabile, e questa si chiama: ‘Che cosa Ti ho portato, eterno Amore?’

Questo, però, vale anche nel rapporto del nostro Padre Santo verso i Suoi figli. A Lui appartiene tutto, sia nel Cielo come sulla Terra, ma la Sua somma beatitudine Gli prepara solo ciò che ha offerto ai Suoi figli. Egli ha sacrificato la Sua vita per questi. In conseguenza di ciò questa vita deve essere rivelata attraverso i Suoi figli. Il nostro meraviglioso Padre si vuole configurare nei Suoi veri seguaci. Egli stesso ha detto: «Quello che avrete fatto a uno dei Miei più piccoli fratelli, lo avrete fatto a Me». E il vero seguace di Gesù dice: “Quello che hai fatto per il mio Salvatore, lo hai fatto a me”.

Chi ama il mio Salvatore ama anche me, poiché chi ama il mio Salvatore ama anche il perduto, e questo include anche la parte imperfetta dei propri amici nell’Amore del Padre.

 

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Cap. 13

L’ateo

In Warnsdorf conobbi un attempato cristiano, e alla fine della nostra conversazione nella casa dei vegetariani in Warnsdorf, lui disse: "Caro fratello, il mio unico desiderio era di udire la pura parola di Dio dalla bocca di un uomo. Oggi l'ho sentita. Ora ho ancora un desiderio: sul mio terreno si trova una piccola altura, e se tu venissi là, io vorrei invitare tutti coloro che riesco a raggiungere così da farti tenere un'ora di meditazione. Se mi accordi questo desiderio, allora vorrò volentieri morire". Ci accordammo per una domenica, e questo fratello riuscì veramente a invitare dei conoscenti da tutte le comunità e da ogni dove, perfino degli atei. In particolare al mio fianco sedette anche un giovane uomo. Dalle sue parole, già dal suo sguardo, io vidi che era un ateo, e come iniziai il mio discorso, a un tratto mi obiettò che non esisteva nessun Dio e lo espose dettagliatamente. Espresse il sospetto che forse io ero venuto lì per uno scopo egoistico, per stravolgere le teste alla sua gente. L’intera adunanza s’inquietò. Gli intimarono che smettesse di parlare, ma poiché continuava a parlare, alcuni si alzarono e gli vietarono di continuare . Dissi io: "Cari amici, questo non vale per voi, vale per me. Abbiate solo tanta abnegazione e lasciate finire di parlare questo fratello". E a lui perfino dissi: “Fratello, esprimiti!”. Quando ebbe finito, di nuovo parlai io; oggi non ricordo più le parole che il Padre mi mise nel cuore. A quel punto egli gridò tutto in una volta: "Sappiatelo, voi tutti non comprendete quest’uomo!". Poi non espresse più una parola. Rientrò in sé e restò in silenzio.

Il mio tema principale quella volta fu la libertà dell'uomo, la grandezza dell'uomo come la più grande Opera di Dio, quel Dio che ha creato l'uomo. Io gli posi davanti agli occhi la Creazione, nella quale ciascuno di noi non sta sotto alcuna costrizione di credere oppure no in un Dio, né in una continuazione della sua esistenza. Questo tema penetrò profondamente nel cuore del giovane uomo. Egli venne poi alle nostre adunanze in Ebersdorf, e ogni ottava settimana in quel paese, di sabato sera, sedeva nell'angolo estremo della stanza e lì stava ad ascoltare.

 

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Cap. 14

La vecchia matrona

Durante quell'ora serale – vedo ancora come i fratelli giovani si prendevano l'un l'altro per le mani e portavano così gli anziani sul monte – alla fine venne da me un’anziana madre e disse: "Caro fratello Georg, non vorresti benedire la mia vecchia madre?". Ahimè, dandole un’occhiata, poiché aveva i capelli bianchi, mi domandai se l’avevo capita giustamente. Nondimeno andai con lei.

Giungemmo in una vecchia casetta contadina, nella cui stanza stava una credenza da cucina del 16° secolo; era ancora adornata con il colore rosso dell’epoca, per il resto non c'era nient'altro nella stanza, oltre le sedie tutt'intorno, ma tutto pulitissimo. Dietro la stufa c'era un giaciglio di paglia ben fatto, un giaciglio cosparso solo di paglia, e sulla paglia c’era stesa una tela grigia: là giaceva la sua vecchia matrona di circa 90 anni. Inoltre c'erano anche alcune vecchie amiche in visita da lei, anch’esse oltre gli ottant'anni.

La stupenda esperienza fu che potei testimoniar loro il caro Salvatore come nostro amato Padre Celeste, così che una delle molto attempate matrone disse: “Siamo così vecchie, e soltanto oggi ci hai rivelato la vita del caro Salvatore, e che Egli è il nostro amato Padre Celeste. Allora dovrai accettare da me un gesto d’amore: ti accompagnerò fino a Röhrsdorf". – Ora però c'era poco tempo fino alla partenza del treno. C'era da fare un’ora di strada fino a Röhrsdorf, e tuttavia dovevo camminare lentamente con lei. Cominciai a guardare spesso il mio orologio se era tardi, finché alla fine ringraziai la cara vecchietta pregandola di non accompagnarmi più oltre. Arrivai comunque ancora in tempo alla meta quando le porte del treno erano già chiuse, eppure potei salire ugualmente su quel treno, nel mentre si avviava.

 

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Cap. 15

Il fanciullo sordomuto

Röhsdorf era un delizioso villaggio presso Mergtal, sull'altura c’era la chiesa. Con il tempo si era sparsa la voce che quella domenica e anche l'altra sarebbe venuto da Dresda un artigiano per parlare sulla vera religione. Un operaio aveva anche sentito che attraverso quest'uomo parlava Dio. Egli venne a Röhrsdorf con un fanciullo per l’ora. Io non sapevo che questo fanciullo fosse sordomuto. Quando l'ora fu alla fine, l'uomo venne da me con il pargoletto di tre anni e disse: "Non prendereste una volta in grembo il mio figlioletto?". – “Ah”, dissi io, “io amo tanto i bambini”. Lo presi in grembo senza poter far altro che volergli un gran bene, e poi lo restituii al padre, poiché di nuovo ero già stato chiamato a colloquio da altri fratelli e sorelle. Sei settimane più tardi tornai ancora nella stessa località. Dopo il mio discorso venne da me quell'uomo: "Posso permettermi di parlare anch’io una volta?”. – "Non c’è bisogno di chiedermelo. Qui noi siamo tutti come una famiglia". Allora si fece avanti e raccontò come un collega fosse venuto da lui dicendogli che tal giorno sarebbe venuto l'artigiano attraverso il quale parlava Dio. E poiché lui aveva un figlio sordomuto, si era detto: ‘Voglio mettere alla prova quest'uomo se attraverso di lui parla veramente Dio’. Così mi aveva dato suo figlio sordomuto. Non appena lui stesso l’aveva riportato a casa, il fanciullo aveva udito all'improvviso ed aveva anche cominciato a parlare. Questa testimonianza la diede davanti a trecento e più persone.

 

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Cap. 16

Guidati dall’Alto per passare il confine

Delle meravigliose guide ai punti di passaggio sul confine cecoslovacco negli anni trenta, l’ho già raccontato precedentemente. Un giorno avevo impacchettato nello zaino per la prima volta l'opera dell'Evangelo di Giovanni di dieci volumi[4], e andai a Zinnwald. Come arrivai all’ufficio della dogana, il doganiere che stava già lì mi chiese: "Che cosa avete qui?". – Io gli dissi: "Mio signore, questi sono libri puramente cristiani". – "Bene, venite dentro". I libri furono tutti tirati fuori e i dieci volumi stavano sulla scrivania. "Non sapete che questo è vietato?". – "Sì, lo so, ma, mio signore, queste sono rivelazioni di Dio, del Padre nostro Celeste, rivolte all'umanità. Un semplice e retto uomo l'ha messo giù per iscritto sotto ispirazione di Dio. Io ho amici in Bodenbach che le desiderano, e volevo portare i libri oltre il confine con la fiducia della protezione di Dio". – Il funzionario guardò i libri e disse: "Qualcosa così l'ho già desiderata da molto tempo. Dal momento che esiste, dove posso trovarla?". Poi discutemmo amichevolmente su questo argomento, finché non arrivò un altra automobile che doveva ispezionare. "Bene, impacchettate i vostri libri. Vi rilascerò anche un foglio dove certifico che ho controllato il vostro zaino, affinché strada facendo non abbiate fastidi".

*

Un'altra volta fui invitato in Warnsdorf nella casa di amici vegetariani, e fratello Hugo N. che mi accompagnava disse: "Sai cosa facciamo oggi? Metti tu il berretto da ferroviere". Lui era, appunto, ferroviere. Ebbene, mi sentivo un pochino a disagio, e interiormente non mi sentivo tranquillo, ma indossai il berretto; Hugo portava lo zaino pieno di libri. Finché si andò lungo il terrapieno della ferrovia, eravamo ovunque salutati dai funzionari della stessa, ma come arrivammo alla stazione del confine ceco, comparve un funzionario in abito civile. "Siete stranieri"? – "Sissignore". – "Che cosa avete in questo zaino?". – "Immagini del Salvatore". – "Ebbene, venite. Toglietevi lo zaino e prendetelo in mano". Io seguii l'ingiunzione, il funzionario andava accanto a me e Hugo e un secondo funzionario era dietro di me. Ora entrammo nella dogana. Là c'erano ancora due altri funzionari. "Togliete tutte le immagini". Trenta di tali immagini le posammo sul tavolo, in modo che si potessero contare. "Allora abbiamo fatto una buona pesca, dobbiamo andare a chiamare il commissario". – Andarono a chiamare il commissario. Questi venne, vide il tavolo pieno di immagini e accanto a queste ancora quattro fascicoli dei "Doni di Grazia"[5]. – Allora il commissario disse: "Volevate portare tutto questo oltre confine?". – Risposi io: "Signor commissario, chi è puro dinanzi a Dio, è puro anche dinanzi agli uomini. Sono stato invitato nella casa di amici vegetariani in Warnsdorf e là devo tenere un discorso sul vero cristianesimo. So bene che è proibito prendere o portare delle cose con sé, ma io volevo preparare una gioia ai miei amici". – "Voi volete fare un commercio…", mi interruppe costui. –Io ripresi: "Fare un commercio con il nostro Salvatore Gesù Cristo? Signor commissario, la mia coscienza sta più in alto di un qualunque patrimonio del mondo". – Ai miei due accompagnatori che avevano indosso dei bei vestiti, egli dichiarò: "Voi volete vendere di là i vostri abiti!". Quella volta il marco stava molto al di sopra della corona. – A ciò io dissi: "Signor commissario, questi sono miei amici; noi siamo cristiani". Allora divennero silenziosi. Ora vidi dei poveri ragazzini seduti dentro la dogana che avevano con sé dei rotoli di filo; io avevo un intero zaino pieno di immagini e i ‘Doni di Grazia’. Tuttavia sentivo che ora l'uomo si ammorbidiva, e gli dissi: "Signor commissario, non agite come funzionario. Agite come cristiano". Questi strizzò l’occhio all'altro funzionario ed io dissi anche a lui: "Vi prego calorosamente: non agite come funzionario, agite come cristiano!". – "Ma le immagini devono essere sdoganate". Le mise sulla bilancia: "10 marchi di dazio, oppure 500 corone". – Io dissi: "Denaro non ne ho". – "Non avete nemmeno il denaro?". – “Ma ho un cuore sincero. Appena arriverò dai miei amici, domani mattina, riceverete il denaro. Rivolgo a voi la preghiera: lasciateci andare". – "Ora volete ancora passare il confine?". – "Non si tratta della mia persona, si tratta della glorificazione di Gesù Cristo e degli amici che mi aspettano". – Allora ci lasciò veramente andare. Arrivammo proprio al momento giusto. Al mattino dopo, presso la famiglia Seuberlich dove avevo pernottato, tenni un bel discorso. Allora parlò a noi un angelo: «Se vieni da destra, dirigiamo le guardie di frontiera così come se tu arrivassi da sinistra. Nondimeno, ieri ti abbiamo guidato noi nell’ufficio doganale. Anche là ci sono uomini che devono essere risvegliati». – Fratello Seuberlich ci diede il dovuto denaro per la dogana, ed io dissi al fratello Hugo: "Hugo, tu prendi con te uno dei ‘Doni di Grazia’ per ognuno dei tre funzionari". Vi scrissi dentro una dedica: "In ricordo di questo giorno, per puro amore cristiano. Georg Riehle". Ad Hugo dissi: "Ma non dare i libri prima di aver pagato le corone dovute". – Quando egli giunse nell’ufficio doganale, salutò amichevolmente i signori e pagò le 500 corone, c'era lì proprio il commissario. Questi disse: "Che tipo di uomo è questo? Io non ho potuto dormire l’intera notte. Ce lo saluti; e se dovesse ritornare per passare la dogana, lo faremo sempre passare". Solo allora il nostro amico Hugo diede i tre libri in ricordo di questo giorno.

*

Un'altra volta, quando venne compiuto un grande furto di gioielli e si sospettò che gli autori avessero passato il confine, venne il giorno in cui dovevo parlare in Politz. Quando al mattino presto salii nella carrozza ceca, la gente mi rivolse subito la parola: "Volete andare in Cecoslovacchia?". – "Sissignore, in Cecoslovacchia". – "I confini sono saldamente sbarrati, perfino con il passaporto nessuno lo può passare". Tuttavia rimasi sul treno. – E per caso, senza saperlo, stavo accanto a un funzionario in abiti civili, il quale mi disse: "Scendete, voi non potete passare il confine!". – Io risposi: "Mio caro signore, ciò che mi muove a varcare il confine è qualcosa di molto superiore. Sono un cristiano convinto, di là ho trovato degli amici e ci raduniamo in Politz per attendere alla parola di Dio". Mi chiese ancora se io fossi presso una comunità, ed io risposi: "No, non lo sono. Sono piuttosto un libero pensatore; le mie esperienze di vita mi hanno portato alla mia conoscenza". – A questo punto egli mi parlò: "Viaggiate con me. Io sono un commissario sassone. Vi prego però di ritornare, in modo assoluto, con l'ultimo treno ancora oggi, altrimenti perdo il mio posto". – "Ve lo prometto". Scesi, ma il confine era sbarrato, egli andò nell’ufficio doganale. Potevo vedere i funzionari attraverso la finestra. Anche se non sentii, egli questionò per me, lo riconobbi. – Poi venne e mi guidò attraverso la barriera, dicendo ancora una volta: "Vi prego di cuore di ritornare con l'ultimo treno, altrimenti perdo il mio posto”. Così passai. – Raccontai la vicenda ai miei fratelli e alle mie sorelle che ci accompagnavano sempre di sera, ed essi dissero: "Fratello Georg, questo è il funzionario più severo che conosciamo. Quando lui è in servizio, qui le cose si svolgono in modo particolarmente severo”.

Nuovamente, quando volevamo passare il confine a Sebnitz, stavano tre funzionari sulla via, e il fratello che mi accompagnava disse: "Fratello Georg vieni, torniamo di nuovo indietro". – Io risposi: "No! Una buona volta non vogliamo tener conto affatto che ci siano funzionari di confine. Vogliamo andare per la nostra strada in modo del tutto naturale, nella fiducia nel nostro Salvatore Gesù Cristo". E come andammo nelle vicinanze, i tre funzionari si misero da parte, si accesero una sigaretta, discussero tra loro e noi passammo in mezzo del tutto indisturbati. Anche di sera passammo di nuovo indisturbati. Non me lo posso spiegare diversamente: siamo stati invisibili per le tre guardie di frontiera. Questo suona fantastico quando lo si racconta, ma per questo ci vuole la piena fiducia nel caro meraviglioso Salvatore Gesù, ed è così che deve diventare la nostra vita.

 

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Cap. 17

Adorare, significa entrare nelle Sue orme

Questa gioia reciproca! In questo grande tempo di tutti i tempi nel quale noi viviamo, dove lo sviluppo ha prodotto che Gesù Cristo risorgerà sulla Terra, dove non esiste nessun altra via d’uscita che quella via che Egli ci ha spianato – la riconciliazione – Egli ha bisogno di uomini che Lo riconoscano, che Lo amino e Lo accolgano. Vedete, quelli che Lo accolgono, Lo conoscono! E accogliere Lui, significa amarLo; e adorarLo, significa sforzarsi di entrare nelle Sue orme. Allora il frutto sarà il reciproco amore, per amore di Gesù all'unione degli uomini. Questa è verità, questa è vita divina.

Nondimeno, ogni uomo ha un altro modo di dare espressione a questa vita. Tutte le campane sono di bronzo, eppure ognuna ha un suono diverso. Non esistono due cose uguali nell’intera Creazione. Se esistessero due uomini uguali, allora uno non sarebbe necessario. Non esiste uguaglianza tra gli uomini, non nel profilo, non nel suono della voce, nemmeno nella conoscenza e nel modo di esprimersi. La nostra perfezione consiste in questo: che noi non ci separiamo dal nostro prossimo! Le differenti caratteristiche non ci possono separare; Gesù ha vissuto per noi d'esempio, per superarle attraverso l'amore tutto abbracciante. Invece di errori, dobbiamo vedere ferite!

La Terra è una scuola, una scuola per i figli di Dio, e dove c’è una scuola per i figli di Dio, l'uomo deve anche imparare a conoscere il più lontano, per poterlo valutare, per percepirlo come suo prossimo. Perciò non proveniamo come puri dall'Alto, siamo tutti avvolti con il terreno, e per mezzo di ciò siamo resi capaci, quando abbiamo trovato uno più alto, di percepire con coloro che non conoscono ancora il più alto. È così che si può realizzare il principio dell'amore per il prossimo, quel principio quale base fondamentale della vita divina, Infatti, Lui che è l'Amore, non può essere separato da nessun essere umano, neanche da colui che Gli si mettesse di fronte, ostile. Egli non si separerebbe da costui, perché è il Padre, è il Creatore, è l’eterno Amore. Egli non guarda a ciò che è l'uomo, ma guarda a ciò che questo può diventare. – Beato è quell'uomo che impara da Gesù a non guardare il prossimo com’è fatto e come dovrebbe essere, no. Dobbiamo imparare a vedere nel prossimo ciò che questo può diventare e che cosa c’è nel Cuore di Dio. Nel Cuore di Dio costui è un santuario, poiché l'eterno Amore, in Gesù, è morto per tutti, Si è presentato per tutti, per il santuario della vita divina presente in ogni uomo.

Per il Padre Celeste, un uomo sta più alto di tutta la Creazione. In verità, un uomo è anche più grande dell'intera Creazione, poiché l'infinito spazio non racchiude nessuna particella essenziale che non sia racchiusa in un petto umano; e l'uomo racchiude in sé perfino la vita di tutti gli angeli, nella misura in cui diventa un portatore della vita divina. A lui è immesso nel cuore un granellino di frumento dalla spiga di Vita divina, spiga che l'uomo deve curare, affinché ottenga parte al frutto, quale spiga di un frumento divino.

 

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Cap. 18

La vita divina vuol diventare convinzione nell’uomo

Se siamo uniti come oggi, possiamo reciprocamente illuminare le oscurità, così facendo non stiamo su un suolo estraneo, bensì sul suolo della nostra stessa vita e della verità. La vita di Dio vuol diventare convinzione nell'uomo. Una volta ho potuto dire: “Io paragono la Chiesa, come ogni comunità religiosa, a un seminatore che semina una buona semenza. La semenza è la parola di Dio, il frutto è invece la vita di Dio. Dove la semenza germoglia, cresce un salvatore, e per la vita di quest’unico salvatore il massimo è curare le semenze di tutte le Chiese e di tutte le comunità religiose, affinché producano frutto. Pertanto noi non siamo una comunità per noi, no! Noi siamo una comunità dell'amore. Siamo istruiti dalla vita divina, non organizzati dall'esterno, bensì organizzati dall'interno. Se amiamo Gesù sopra ogni cosa, siamo animati da una massa sanguigna del Suo Amore. Perciò i cristiani si riconoscono prima di vedersi.

Cari fratelli, tu, da Dresda, e tu, caro fratello E. da tempo a Berlino, ma anche da Dresda e, qui, quest’altro caro fratello, adoperiamoci per la Verità divina, allora la Verità lavorerà per noi. I pensieri sono forze! Gli occhi devono parlare, non solo la bocca; il cuore deve parlare, allora può parlare l’occhio. Il mondo chiama questo: ‘simpatia’. Un tale uomo si considera simpatico, la sua aura che lo circonda è attraente, mentre l'aura di un uomo egoista è respingente.

La nostra vita ci seguirà anche dall’altra parte, nell'eternità, mentre il sapere rimarrà nella tomba. Ma con noi dall’altra parte verrà la convinzione. Il sapere è solo una via. Chi rimane fermo sulla via non raggiungerà la meta. Il nostro Padre Celeste ci concede la nostra vita terrena per mettere in azione ogni prezioso giorno e per pregarLo, se un giorno non è stato utile. Se quel giorno è stato inutile e non ha prodotto nulla per il perpetuo, allora deve essere recuperato. Questi sono i misteri delle sofferenze dell'uomo. Il nostro Padre Celeste distinguerà poi il breve tempo che a quell'uomo restano ancora dopo i giorni perduti, attraverso una sofferenza, nei quali quell'uomo non potrà far altro che aspirare a raggiungere la sua meta, qui su questa Terra. Tuttavia, solo a pochi tocca la Grazia di visitare questa scuola, la scuola dei figli di Dio, dove è eretta la scala delle Altezze che dalla creatura condurrà su fino alla fusione, attraverso Gesù Cristo, con la vita divina, con l'Origine della nostra esistenza. E se siamo fusi con l'Origine della nostra esistenza, siamo diventati figli. Allora diventiamo una sola vita, il Padre col figlio.

Una volta il Salvatore ci ha espresso questa parola: «Io sono un grande Salvatore, e voi siete piccoli salvatori; Io sono un intero Salvatore, e se anche voi siete un intero salvatore, allora il Padre Mio, che ha posto sulle Mie spalle il dominio, lo metterà anche sulle vostre spalle». – Egli non guarda se siamo grandi, Egli guarda se siamo interi. E se un uomo spesse volte lotta con le sue imperfezioni e non ha la forza di sostenere la lotta, allora costui accende l'eterno Amore del Padre Suo Celeste, e l'eterno Amore pareggia le lacune. Poi dinanzi a Lui sta quell'uomo che ha la volontà ma non può, ma anche, che corre al Suo petto stracolmo d’Amore.

Quale gioia, quale sgravio, quando le nostre imperfezioni ci vogliono togliere la nostra pace, e poi possiamo venire al Padre nostro Celeste in questo meraviglioso Amore, in questo Amore salvifico. Quando entriamo in contatto con uomini bisognosi di conforto, possiamo e dobbiamo consolarli, possiamo renderli liberi con questa conoscenza: “Se aveste tanti peccati come le stelle nel cielo, come la sabbia del mare e come l'erba sulla Terra, allora devono essere lavati, per farvi ridiventar bianchi come la neve”.

 

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Cap. 19

Chi è puro dinanzi a Dio?

Una volta mi domandarono: “Chi è puro dinanzi a Dio?”. – Puro dinanzi a Dio, dinanzi al Santo, non è nemmeno un angelo; tuttavia un uomo che ha perdonato tutto al suo prossimo, che può scusare tutto, che non vede errori ma solo ferite, costui è puro dinanzi a Dio. Per questo la parola della Bibbia: «Non giudicate, affinché non siate giudicati. Poiché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati, e con quale misura misurate, sarete misurati».

Come noi ci comportiamo verso il prossimo, così la giustizia di Dio si comporta verso di noi. L'uomo che vede solo ferite è puro dinanzi a Dio. Ecco la Scrittura che dice di nuovo: «Il servo non è maggiore del padrone». Se il servo ha una tale fiducia nel padrone, tanto che anche quando incontra una feccia di un uomo lo consola, allora lo aiuterà l'Amore divino.

Il servo non è maggiore del padrone”. Queste parole dicono anche che l'uomo deve essere precursore dell’Amore divino fin nell'inferno. Perciò il meraviglioso lascito: «Amate i vostri nemici!». Questa parola è un valido documento per la vita divina. In altre parole: Io vi trasmetto il potere su ogni vita che è ostile, la quale attraverso di voi deve trovare la via del ritorno al Cuore dell'eterno Amore. «Benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, pregate per coloro che vi offendono e perseguitano, affinché siate figli del vostro Padre nel Cielo». Qui prorompe il raggio dell'Amore divino, il Cuore di Dio attraverso l'esempio dell'Uomo-Gesù, attraverso l'elevazione dell'uomo, affinché questo possa avanzare con il carattere del suo eterno Creatore. Egli lo eleverà alla parità con la Sua santa vita. Oh, questo è di una tale profondità, questo è di una tale misura dell'Amore …!

 

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Cap. 20

L'educazione dell'umanità

Bella è la semenza, ma ancor più bello è il campo. Infatti, la semenza senza campo rimane granello, invece nel campo essa diventa frutto. Con tale immagine si vede anche come il lontano da Dio, se apre il suo cuore per questa semenza divina, viene santificato. Verrà il tempo in cui tutte le nazioni si piegheranno davanti a questo sentimento, e l'educazione dell'umanità in questi giorni trascorsi è già come il linguaggio delle pietre, secondo le parole che Gesù espresse piangendo su Gerusalemme: «Vi volevo radunare come una chioccia raduna i suoi pulcini. Voi non avete voluto. Non rimarrà che pietra su pietra!». – Se l'uomo altamente dotato di abilità non segue l’allettante chiamata dell'eterno Amore, allora nel tempo le stesse macerie della sua convinzione lo guideranno da sé al Focolare della vita, al Cuore del Padre.

Questo vale anche per i popoli di oggi. I popoli sono costretti a tendersi la mano della pace. Se non lo fanno, allora vengono le armi a parlare; ma il mondo è risvegliato, nessuno vorrà portare più le armi. Poi la pace verrà da sé sui predominanti, allora la riconciliazione dell'umanità verrà senza le sue guide. Le scoperte tecniche di oggi sono una concessione del Padre nostro Celeste; le armi sono così spaventose che i potenti temono per se stessi. Essi, infatti, vedono la loro stessa fine, se queste armi fossero impiegate.

In questo tempo ci devono essere degli uomini uniti con Dio che mantengano il collegamento con il Suo Cuore. Tramite questo, sorgono poi forze come pensieri di Dio; forze che non mancheranno di fare il loro effetto sulla Terra intera. Infatti, un singolo uomo che si sforza di diventare un serio, vero seguace di Cristo, un cristiano di fatto, spiana alla sua vita divina la strada alla sua stessa personalità. Se la vita divina è diventata una cosa sola con l’intera personalità di un uomo, allora diventano libere le forze di Dio che operano e si affermano attraverso l'intera infinità. Non appena il Sole sorge, la Terra viene colpita dai suoi raggi, e dove sorge il Sole della vita divina nell'uomo, ugualmente, la Creazione viene colpita dai raggi della vita divina. Sia che tali uomini dimorino al Polo nord oppure al Polo sud, coloro che sono maturi per questa verità saranno trovati da questi raggi, per entrare in collegamento con tale vita divina quando essa attraversa l’intera Creazione.

Una volta dissi a un tale, che si urtava per delle personalità predominanti: "Hai pregato per loro?". – "No", rispose. – "Se non hai pregato per loro, allora non hai nemmeno il diritto di criticarli". Se abbiamo pregato per tutti gli uomini, allora non criticheremo mai. Se invece non abbiamo pregato, ci eleviamo al di sopra di loro e vediamo le loro debolezze. «Tu però vedi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello», dice la Scrittura, «e non vedi la trave che c’è nel tuo occhio?». Se gli errori del suo prossimo lo confondono ancora, nell'uomo c’è ancora un’imperfezione. Se vede solo ferite nel suo prossimo, egli si sforza di guarirle, o attraverso un cammino di vita esemplare oppure attraverso una buona parola o una preghiera. E se vogliamo essere cristiani, allora dobbiamo anche curare un corrispondente cammino di vita esemplare. Non è cristiano colui che è battezzato nel nome di Cristo, ma un cristiano è colui che, su ogni gradino umano, si sforza sempre di essere un esempio. Un cristiano ha rispetto davanti a ogni modo di pensare. Tutti gli uomini, con i loro relativi sentimenti, siano appartenenti a nazioni, ad associazioni o a gruppi, siano essi singoli, hanno una meta davanti agli occhi che corrisponde alla loro maturazione spirituale. Essi vogliono sì il bene, soltanto che non lo conoscono.

 

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Cap. 21

Uomini increduli

Tutti gli uomini increduli sono increduli solo di fronte al loro concetto di Dio, perché il loro interiore, la loro coscienza, non risponde affermativamente al concetto di Dio che essi hanno. Un tale Dio che non corrisponde al loro modo di pensare, per loro non esiste nemmeno. Però, se impareranno a conoscere il Dio veritiero in Gesù Cristo, – questo Dio si potrà amare, un tale Dio si potrà adorare, non si potrà fare diversamente. Davanti a una tale vita ci si dovrà chinare e piegare. Ricordiamo quelli che volevano lapidare l'adultera. Li colpì la parola di Gesù: «Chi di voi è senza peccato, scagli su di lei la prima pietra», mentre Lui scriveva i peccati della peccatrice sulla sabbia.

Sono questi i tesori che stanno al di sopra di tutti i tesori.

«Cercate dapprima il Regno di Dio e la Sua giustizia, tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù».

 

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Cap. 22

“Lascia a Me la preoccupazione per te”

Che cosa ci ha uniti qui, oggi? Soltanto l’impulso del nostro cuore. Abbiamo sperimentato insieme il nostro Gesù come nostra Guida, …questo ci ha uniti. Dove c'è unanimità, c’è pace; e dove c'è pace, c’è l'eterno Amore che ha già provveduto per tutte le eternità delle eternità. Noi non abbiamo nessun motivo di preoccuparci. Se vado nel mio cuore e chiedo la mia vita divina come me la rivela la vita del Padre, allora io sento: ‘Oh, preoccupati solo per un cuore colmo d'amore, per un io dedito fino alla morte, mentre la preoccupazione per te lasciala a Me, a Colui, alla cui tavola si nutrono miriadi di mondi che hanno bisogno di un pane, dei quali voi uomini non avete nessun presentimento’.

Egli ci guida in maniera tanto meravigliosa. Veramente nulla ci cade dal Cielo, ma riceviamo il giusto senso dell'ordine, della spartizione, della diligenza, ed Egli ci darà ciò che ci serve, onde poter essere uomini felici, così da non avere nessuna necessità. Noi non avremo bisogno di andare davanti alla porta di un altro per elemosinare pane. Questa è la Sua benedizione. A cosa ci serve un patrimonio, se ci mancano le caratteristiche per utilizzare questo patrimonio? E se si osservano le opere del Padre nostro Celeste, cominciando dalla piantina di muschio fino all'albero che porta frutto, …troviamo uno e lo stesso Amore. A ciascuno è dato ciò che può utilizzare e portare ad effetto. Il filo d'erba non potrebbe produrre una rosa; esso forma il suo filamento che, davanti all'eterno Amore, è lo stesso come sull'alberello di rose la rosa. Del delicato verde della pianticella di muschio, esso è lo stesso Amore. Ogni uomo, secondo la sua maturazione – a nessuno troppo, a nessuno troppo poco – vede non diversamente di come vedono i nostri occhi nella natura: un’eterna magnificenza e bellezza che si rinnova eternamente. Chi può piangere per l'albero che è in piena fioritura, se cade il fiore? Il fiore è bello, nondimeno, il frutto si sviluppa quando esso cade. Così somiglia anche l'uomo, l'amante uomo, a un albero in fiore. Quando il fiore cade, si sviluppa il frutto. Il frutto è la somiglianza a Dio dell'uomo che è creato a Sua immagine. E se nella vita incontriamo degli uomini, per quanto interiormente siano ancora lontani da noi, essi portano ancor sempre la forma che ha portato anche Dio. In conseguenza di ciò essi, finché portano la forma umana, sono un santuario, e chi offende tali uomini, offende questa forma, nella quale Dio ha compiuto l'Opera suprema. Nella Sua veste di luce Egli ha chiamato all'esistenza, Cielo e Terra, ma nella veste terrena Egli ha sacrificato questa Sua santa, poderosa vita.

 

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Cap. 23

La nostra parte nel Cuore di Dio

Quello che Gesù ha compiuto nella veste terrena, lo può compiere adeguatamente ogni uomo, finché porta ancora questa veste. Noi attraverso la particolare struttura della nostra veste terrena abbiamo l'opportunità di comprendere il sommo Divino, ma anche di comprendere l’ampiamente lontano dal Divino. Detto in breve, come una volta ebbi a dire alla domanda "Che cos’è l'uomo?", io risposi: "Una divinità in divenire". Questo suona così alto ed è di certo eternamente vero. Dobbiamo essere consapevoli di avere una parte nel Cuore di Dio, dal Quale noi siamo proceduti come polvere.

Il primo Comandamento suona così per noi: «Amerai Dio, tuo Signore, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutto il sentimento». Quanto è grande l'uomo per poter amare un Dio! PoterLo amare significa possedere la facoltà di abbracciarLo.

Il secondo Comandamento «Ama il tuo prossimo come te stesso», ci indica la via, ci mostra il carattere della Divinità. Attraverso l'amore per Dio si entra in collegamento con Dio. Egli diventa Padre, e attraverso il Comandamento dell'amore per il prossimo, si cammina con Lui su una e la stessa via. Uso l’evidente paragone: la nostra vita è simile a una piccola barca, questa piccola barca ha due remi. Un remo si chiama amore per Dio, e l'altro remo si chiama amore per il prossimo. Se si prende solo il remo dell'amore per Dio, allora la barchetta gira sempre intorno; se si afferra solo il remo dell'amore per il prossimo, allora la barchetta gira dall'altra parte. Ma se si afferrano entrambi i remi, allora la barchetta mantiene la sua corsa e fende le onde dell'acqua. Se io ho un uomo che mi ama sopra ogni cosa, ma non va con le mie caratteristiche naturali, allora non posso fare eterna amicizia con lui. Questo vale anche per il nostro rapporto con Dio. Uomini che Lo amano sopra ogni cosa, ma non amano il prossimo, disturberebbero Dio solamente, – quel Dio che ama il prossimo, anzi, che ama ogni Sua creatura. Dio non Si può indirizzare secondo gli uomini. «Perciò nessuno viene al Padre…», come dice Gesù, «…se non per mezzo di Me». Così sta ognuno in questo regno terreno, dove nel nostro passaggio di vita mortale abbiamo l'occasione di raggiungere il perfezionamento sulla via più breve.

 

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Cap. 24

Riconoscere, divenire e svanire

Alla mia età – ho 82 anni – si riconosce che l'età porta via molto con sé. Si vedono scomparire le proprie forze e l'importanza della vita sta sempre di più davanti agli occhi. Sì, adesso, con la mia conoscenza attuale, vorrei avere davanti a me ancora una lunga durata di vita. Ho certamente riconosciuto l'importanza della nostra vita fin dalla mia infanzia, corrispondentemente alla mia maturazione, tuttavia non nella misura come oggi. Ogni ora, anche se ci si siede sul divano, ogni ora deve essere sfruttata. Il mondo assorbe in ogni caso già tanta forza da noi, perciò le ore che il mondo non richiede ci devono essere sante per il nostro assetto interiore. Non per diventare qualcosa per noi stessi, no, ma per portare al nostro Padre Celeste ciò che Egli desidera ardentemente, ciò per cui ci ha chiamato all'esistenza.

Per le Sue opere Egli ha bisogno dell'uomo. L'uomo sta tra l’intera Creazione e il Suo santo Cuore. E il Suo Cuore piange quando l'uomo viene meno, se non vive nel Suo ordine. Che cos’è il divenire e svanire, nel senso più profondo? Solo il Suo dolore. Infatti, ciò che Dio crea, ai primordi non era assoggettato a questo cambiamento. Un giorno dovette essere assoggettato al cambiamento, quando i Pensieri primordiali furono slegati dal Cuore di Dio e posti in libertà. Quello che nel Suo Regno era la Luce dello Spirito, il che era la Parola eterna, divenne Luce nella Creazione materiale; e ciò che nel Suo Regno era Amore, nella Creazione materiale divenne Calore. Luce e Calore risvegliarono la vita giacente nella fossa della materia. La vita fiorì verso l'alto, così avvenne dappertutto crescita e sviluppo. Tuttavia la materia non vuole mettere in libertà la vita, essa da’ la caccia alla vita. La vita però sfugge, si sviluppa a fiore, si sviluppa a frutto. La materia con le sue forze più allettanti tenta di trattenere la vita, che è la bellezza del fiore, la dolcezza del frutto, ma la vita non si lascia trattenere, essa si nasconde nell'interiore del frutto, nel suo seme che crescerà di nuovo. Con ciò sorge lo sviluppo fin su all'anima umana. Ma se la vita è risvegliata attraverso Luce e Calore, intuisce la sua Patria primordiale, intuisce il Cuore di Dio. Questi sono  dei meravigliosi misteri che lo Spirito mi rivela!

 

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Cap. 25

Dobbiamo diventare uomini di cuore

Fratelli miei, amici miei, possa questo mio convincimento diventare anche il vostro, la mia meta sia anche la vostra meta, cosicché quando scompariranno le mie forze, possiate fare a meno di me, affinché poi, rimangano queste esperienze della Terra.

Se la parola che io esprimo va’ solo attraverso l'orecchio, allora, quando uscite nuovamente andrà perdendosi. Invece ciò che avrete accolto nel cuore diventa vostra proprietà, e questo vi rimane e vi porta la forza, e poi fa diventare la vostra vita personale simile a quella di Dio. Talvolta, dopo l'ora di un martedì, vi ho espresso questo: "Non porgetevi oggi la mano per il congedo, ma ognuno vada a casa in silenzio, affinché non un’altra parola cada e non si confondano le impressioni conquistate". Noi dobbiamo diventare uomini di cuore. Se ci vogliamo amare e completare reciprocamente, tutto il resto verrà già da sé. Egli sta ad ascoltare con l’orecchio teso il tono divino dal cuore dei Suoi figli. In questo tono divino si trova la forza liberatrice per ogni vita, si trova il latte materno per ogni vita, anche per gli angeli di Dio. Attraverso questo tono divino si rivela il potente Amore del loro Signore nel loro cuore. Anch’essi vedono ricolmo l’abisso tra il Signore e il servitore dal tono divino della vita dei Suoi figli. Allora entrano in forza le parole che Lui, come Gesù, ha espresso.

La parola 'Padre' racchiude poi ogni vita: ‘Padre nostro che sei nei Cieli, santificato sia il Tuo nome, sia fatta la Tua volontà’. Nondimeno, Lui vuole erigere il Suo Regno in mezzo a noi secondo il desiderio dei Suoi seguaci. Dipende da questo desiderio dei Suoi seguaci se il Suo Regno dell'Amore viene edificato qui sulla Terra.

‘La Sua volontà sia fatta come in Cielo, così anche sulla Terra’. Questa è l’elevazione della Terra: diventare nella vita una cosa sola con il proprio Dio e Creatore! La conclusione del Padre nostro: la divinità dell'uomo, l'incoronamento dell'eterno Amore, il perfezionamento della Divinità attraverso gli uomini, la glorificazione della Divinità per ogni vita attraverso i Suoi figli, la meta finale dell'intera Creazione, quella di un solo Pastore e un solo gregge, una vita e un desiderio! Solo allora comincerà la nuova Creazione che mai cesserà, che non starà più sotto nessun cambiamento come quello attuale. «Cielo e Terra passeranno, ma le Mie parole non passeranno», così Egli insegnò.

 

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Cap. 26

Lo Spirito parla in me

1. (parla Gesù): «Ed eternità si riveleranno davanti alla vostra essenza e compariranno al vostro spirito divinizzato come una veglia notturna davanti al Mio Spirito. Eoni di eternità sono solo come un giorno per il Mio Spirito. Pensate agli spazi di tempo prima che un mondo si sviluppi! Voi non conoscete le miriadi di mondi che racchiude lo spazio senza fine.

2. Non vi mancherà nulla se sarete una cosa sola con la vostra vita divina. Avrete sempre la pienezza corrispondente alla vostra vita. Verrete alla quiete, poiché la vostra vita divina ha la forza di darvi la pace fino in tutta l'eternità. Io sono colmo di gratitudine per il vostro cuore aperto. Il grande Mattino è cominciato. Devo reprimere il Mio ardente desiderio, affinché il Mio Spirito non si apra un varco attraverso il vostro spirito, poiché Io ho profondo rispetto davanti alla vostra vita divina. Così è il Padre Mio, per il Quale Io morii e al Quale Mi sono sottomesso, finché il figlio ritorni nel Suo santo Cuore paterno. Io non dimentico come un figlio lotti su questa Terra con le sue imperfezioni, per portare a Me il Mio santuario, il cuore filiale. Il profondo rispetto davanti a questa vita, commuove il Mio Cuore.

3. Nessun potere opposto è toccato. Nessuno ha bisogno di uscire dall'equilibrio della sua libertà se il Mio Amore si serve della vita divina dei Miei figli. Anche la Mia stessa vita deve attendere fino alla maturazione del divino nell'uomo. Nondimeno, la vita filiale sorta in voi Mi eleva a Padre vostro, a quello stato di Padre al Quale l'amore del figlio è legge. Ciò che tu risolvi, è risolto! Ciò che vuoi consolare, consolalo! Ciò che vuoi portare, portalo! Ciò che vuoi compiere, compilo! Io devo essere la tua vita, e la tua vita deve fondersi con il nocciolo nella Mia divina Essenza.

4. Figlio Mio, non provi in te lo Spirito delle eterne Verità che pulsa dalla pianta del piede della tua essenza fin su alla cima della tua conoscenza? Raccogliti nella Mia vita da Salvatore, e il mondo riconoscerà in te il Salvatore Gesù Cristo che ritorna. Tu, amico Mio, fratello Mio, guarda: il Mio Cuore paterno ama l’uno come l'altro con lo stesso ardore! Tuttavia il Mio Cuore paterno può aprirsi solo secondo il grado della tua maturità per gli ardori del Mio Amore, poiché più in alto, molto più in alto del Mio desiderio, sta per Me la vostra libertà! Vedi, la vostra libertà è proceduta dal centro del Mio Cuore; con la vostra messa in libertà ho reso dipendente la Mia vita dalla vostra vita, e da quel momento dimoro in voi! Come conseguenza della vostra libertà si è formata una Creazione che, certamente, è ordinata da Me, ma non voluta da Me. Quello che è voluto da Me è divino, è perfetto, è immutabile, nondimeno il Mio Amore ha saputo formare, anche nel regno della Creazione materiale, di nuovo un fondamento da cui doveva pure venir fuori la Mia vita santificata nella maniera più splendida, mentre la Mia cura nella salvaguardia della vostra libertà poteva far maturare un visibile Dio personale per ogni vita.

5. Tu non sei stato guidato qui inutilmente. Sta scritto: "Dio è Amore, chi rimane nell'Amore rimane in Dio e Dio in lui". Rimani in questo Amore e radica la tua vita con la Mia, finché essa ti radichi con Colui che nutre Cielo e Terra. Poi avrai la pace. Allora potrai intonarti con il Salmo di Davide: «Se soltanto ho Te, allora non chiedo nulla di Cielo e Terra. Anche se mi langue il corpo e l’anima, Tu, però, sei Dio, sei sempre il conforto del mio cuore e sei la mia parte».

6. Ciò che parla da questo fratello è la sua vita divina, e ciò che vuol parlare da voi è la vostra vita divina, per questo vi ho curato fin dall'eternità e vi ho mandato in questo mondo, per diventare maturi e ricettivi per Me, come la Mia Maria, dalla quale Io presi carne e sangue; maturi e ricettivi, affinché Io possa trovare presso di voi Luce e Vita, finché la vostra divinità avrà raggiunto quel grado per santificare anche il più basso. Allora ritornerò nella veste della Divinità per ogni vita, poiché ogni vita, perfino quella senza libertà, quella più bassa e più dura, dovrà essere toccata dalla vostra vita divina, con la quale Io ritornerò rivestito come Redentore. Amen!

7. Così ti ringrazio, Mia amata figlia[6], che lieta hai aperto la tua casa per questi fratelli e per queste sorelle tue che hai invitato, e per coloro che ancora verranno. Accoglili tutti come se venissi Io stesso. Io dimoro in ogni uomo, e ogni uomo è più vicino a Me che Io a Me stesso. Vorrei morire per ogni singolo, se con ciò potessi accorciare la sua via. Tuttavia sono già morto una volta, sottomettendoMi alla vita dei Miei figli e porgendo a ogni singolo la cura, affinché maturi completamente a figlio del suo Dio, quale eterno Amore sui fondamenti dell'umiltà. Date spazio all'Amore, l'Amore vi mostrerà la vostra via.

8. Tu sei fratello Mio, che ti ho messo su questa Terra, perfetto; questo significa: capace di seguire il Fratello tuo. Ti ho messo davanti agli occhi la tua meta che tu ti sei scelto. Nella Mia persona ho personificato anche la tua vita divina, e subentro per te come Salvatore davanti al santuario della tua e della vostra anima ancora imperfetta, fino al perfezionamento della tua e della vostra vita divina. Amen!

9. Io subentro per voi come l'eterno Amore, come l'irrequieto Amore, il quale trova la Sua quiete in un singolo uomo che tiene stretto il modo di vedere della Mia Personalità-Gesù, che scuote coloro che Mi rinnegano, cosicché il raggio della forza vitale tocca il loro cuore e l'attira dolcemente al suo santuario. Amen! – Colui che vi ama col mare di fuoco del Suo divino Amore, Fratello secondo la parola, Gesù e amico.

10. Andate in pace, Io sono con voi!

11. Chi rimane nell'Amore, rimane in Dio e Dio in lui. Questo è l’origine sul quale Io edifico la Mia opera, Amen!».

 

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Cap. 27

Domanda al tuo amore

L'impressione di questo avvenimento non si potrebbe trasmettere al pubblico. Esso non la può afferrare. Nella pienezza si può rivelare solo al debole, può crescere solo nel debole, non là, dove c'è molto dell'io. Perciò l'ultimo profeta, Giovanni il Battista, disse: «Egli deve crescere, io devo diminuire». – Fin dove io diminuisco, Egli aumenta.

Il magnifico è che qui non viene dato nessun consiglio: fa questo, fa quello! No, domanda al tuo amore, cresci nell'amore!

Se il petto è diventato così ardente come il fuoco dell'Amore, allora la vita terrena diventa il delicato refrigerio attraverso il quale il petto ardente si rinfresca di nuovo. Il vissuto si dilegua di nuovo nell'anima, e il giorno porta nuove richieste, e non ci rimane altro che l'impressione, come l’ammissibilità per una nuova vita. In questo stato di elevazione non possiamo rimanere, questo non è possibile. – Che cosa può produrre un singolo giorno passato nel senso giusto? Che cosa può produrre un’unione di uomini seriamente pensanti! Desiderare è vita, il desiderio chiama fuori la vita. Dove non c'è desiderio la vita non viene fuori. Se l'anima di un fratello mi lascia dare uno sguardo nella sua vita divina, quale flusso d'amore restituisce questo sguardo! Rallegriamoci con il nostro prossimo, vogliamo camminare con loro, vogliamo rimanere con loro, vogliamo coprire la Terra con il nostro intercedente amore. Si deve concentrare il raggio d'amore specialmente su coloro che sono catturati nei sistemi mondani. Se essi sapessero chi in verità servono e chi veramente hanno voluto servire! La chiarezza su questo non la si può andare a prendere dall'esterno, nemmeno al di fuori della propria conoscenza, essa deve venire dall'esperienza.

L'insegnamento al pozzo di Giacobbe: «Se bevi da questo pozzo, non avrai più sete; ma chi berrà di quest'acqua che Io gli do, non avrà più sete in eterno», – esso si applica solo per coloro che, più di tutti, sono disposti a stare più vicini al Cuore di Dio e così, in certo qual modo, formare le vene per il grande Uomo cosmico. Se non esistesse il sangue, il cuore non avrebbe lavoro. Se si toglie all'organismo il sangue, si toglie al cuore l'attività, esso resta fermo. Il sangue ha pure bisogno di vasi, di vasi principali, di vene, di capillari che portano il sangue fin nelle punte estreme degli organi. Se un singolo capillare diventa inattivo, subentrano dolori. Se un arto non può essere nutrito dal padre dell'organismo, dal cuore, esso muore.

Ebbene, i destinati a diventare figli di Dio formano il cuore nel grande Uomo cosmico. Vedete, però, il cuore ha bisogno di un organismo che lo nutra. L'amore ha bisogno di una sfera di vita, per curarlo, per vivere per lui. Non tutti possono diventare figli di Dio. Ma gli altri non perdono nulla, poiché i figli di Dio vivono per gli altri. Per loro vale la parola del Salvatore: «Oh, Miei poveri figli, vi capiterà come a Me: voi avrete da portare la croce per tutti». –

Per ciò che riguarda me, per il mio amore, io non voglio essere ciò che è il massimo; voglio essere ciò che il Padre ha in animo per me. Non abbiamo parlato ieri che la piantina di muschio[7] è provveduta dall'Amore di Dio, precisamente come l'alberello di rose? E se, come paragone, prendiamo il più grande Sole mondiale, esso non è più scelto rispetto alla piantina di muschio. Esso è curato dallo stesso Amore. – L’Amore di Dio è dappertutto uno e lo stesso Amore, ma non in tutti c’è la stessa capacità ricettiva.

 

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Cap. 28

L'immagine dell'Uomo cosmico

Immaginiamoci l'intera grande Creazione come un singolo uomo. Quest’Uomo cosmico include la Creazione materiale, include la Creazione spirituale, include la Creazione degli angeli, quindi anche gli angeli di Dio. – L'uomo angelo: esso consiste di piccolissime particelle del nostro essere, per il quale non esiste una figura d’angelo. – L'uomo angelo è vivificato e conservato dalla Divinità. La sua missione è di sorvegliare il grande Uomo spirituale, e la sopravveste dell'Uomo spirituale è l'intera Creazione materiale, ciò che per ognuno di noi è il nostro corpo di carne. Il nostro corpo di carne ha la stessa conformazione, come l'infinito spazio l'ha già corporalmente in sé. Portando noi la forma terrena, Dio ha creato la possibilità affinché eleviamo la forma terrena a una precisa riproduzione dell'uomo-dio.

Noi uomini nella nostra veste materiale portiamo l'organismo, attraverso il quale abbiamo l'occasione di afferrare di nuovo il concetto di Dio andato perduto. Osserviamolo con i nostri occhi: con il nostro occhio fisico distinguiamo buio e luce, e con l'occhio spirituale impariamo a distinguere nell'immagine terrena le tenebre dalla luce, siamo in grado di sentire l'alto e il vero, ma anche il falso. Su questa via, per mezzo dell'occhio spirituale, l'eterna Parola con il Suo raggio di Luce dell'eterna Verità poteva toccare l'uomo chiamato ad essere uomo-dio. Nello stesso tempo, noi, come singoli uomini nel grande Uomo cosmico, attraverso questa nostra forma umana siamo abilitati ad entrare in collegamento con il grande Uomo cosmico. E poiché nell'Uomo cosmico abbiamo la riproduzione dell'uomo-dio andata perduta, Dio ha ora di nuovo l'occasione di parlare con noi e noi con Lui. Ora possiamo comprendere la Sua parola attraverso l'organo dell'uomo esteriore. Noi come singoli uomini siamo posti per un brevissimo tempo nel grande Uomo cosmico; possiamo percepire tutte le inclinazioni e caratteristiche che il grande Uomo cosmico porta in sé. In noi, però, portiamo anche la Scintilla divina, oppure, espresso in altro modo, portiamo in noi la destinazione di vita: diventare figli di Dio! Così fu creata la possibilità di colmare l’abisso tra Creatore e creatura, tra il Creato e il Creatore.

Giunse il tempo dei profeti, quando agli uomini fu posta la Legge davanti agli occhi attraverso la quale Dio creò una possibilità di ritorno dell'uomo chiamato alla destinazione divina. E che cosa esigeva la Legge? La Legge esigeva una sottomissione della vita dell'uomo, affinché, attraverso questa sottomissione, potesse andare incontro alla sua meta divina. Ma il singolo uomo non poteva adempiere la Legge. Egli non poteva fornire la necessaria misura di abnegazione di se stesso, di porre il suo io catturato sotto i principi del suo io divino, poiché a lui mancava ancora il concetto dell'Amore del suo Creatore. Nel mondo nel quale egli era posto, il suo Creatore era per lui ancora inavvicinabile.

Ora Dio stesso divenne Uomo. Solo una piccola Scintilla Egli tenne ancora dalla Sua Essenza divina, e questa piccola Scintilla fu posta in Maria, dove prese forma in lei. Il fanciullo Gesù che aveva chiamato all'esistenza Cielo e Terra, si rese dipendente da una giovinetta di quattordici anni. Egli si nutrì al seno materno di questa giovinetta e crebbe. E l'Uomo Gesù in forma umana dovette di nuovo conseguire lottando, ciò che era come Divinità, ciò che era stato come Divinità.

Se abbiamo una grande forma, allora essa contiene più che un vaso piccolo. La personificazione di Gesù era la forma più grande per la vita dello Spirito, e attraverso la Sua abnegazione, per mezzo di questa, Egli divenne un Uomo e rimase un Uomo, e la Scintilla-Dio riempì questo grande Vaso. Questo processo durò fino al Suo trentesimo anno di vita; fino a quel tempo Egli era il Figlio dell'Uomo, ma dopo il trentesimo anno stette di fronte al Suo eterno Spirito, che Egli chiamava ‘Padre’, quel Figlio che fu abilitato a personificare l'eterna Divinità, affinché diventasse persona umana, onde divenisse visibile. Allora esistette un accesso al Suo infinito eterno Amore, attraverso l'Uomo-Gesù. E quest'Uomo Gesù si presentò come l’Uomo-Dio, come anche noi Lo dovremmo concepire. Egli fu allora per ognuno, la vita destinata a Lui da Dio come Uomo. Gesù è stato la mia vita, come anch'io l'avrei potuta formare secondo il piano di Dio. Attraverso di Lui il concetto "Dio" è diventato visibile per l'intera Creazione; mediante quest’Uomo ogni vita lontana da Dio ha avuto di nuovo una via di ritorno al Cuore di Dio, ma senza umiliazione, senza abnegazione, l'uomo non può trovare in sé nessun collegamento con la vita divina.

Allora torniamo di nuovo alla Samaritana al pozzo di Giacobbe. Lei raffigura quell'anima che è colma da un unico desiderio: accogliere in sé solo ciò che riconosce dall'esterno attraverso il suo involucro terreno. Lei non aveva ancora una propria vita divina, finché non incontrò il Signore. – Il giorno era stato ricco di lavoro; – i discepoli avevano detto: «Maestro, Tu hai bisogno di pane, poiché oggi di lavoro ce n’è stato particolarmente molto». – «Io ho un altro Pane». – Egli aveva trovato una donna che era ricettiva. Con lei, sulla via dell'uomo per il suo perfezionamento, poté parlare in parabole. «Se bevi da questo pozzo, avrai di nuovo sete. Io ho l’acqua della vita eterna. Chi beve di questa, non avrà mai più sete». Dopo che la donna L’ebbe riconosciuto, domandò: «Signore, dove dobbiamo adorare, a Garizim oppure a Gerusalemme?». – Gesù rispose: «Donna, viene l'ora, ed è già qui, dove non si adorerà né a Garizim né a Gerusalemme. I veri adoratori adoreranno il Padre nello spirito e nella verità».

Appena tu avrai riconosciuto: ‘Se berrai da questo pozzo, non avrai più sete’, allora sarai maturo per la vita divina in te; allora riconoscerai che l'adorazione del tuo Dio e Padre, consiste di entrare nelle Sue orme. La parola di Dio ci guida così sulla via che porta all'uomo spirituale. Sul gradino dell'uomo spirituale le nostre membra, i nostri organi operanti, consistono di forze spirituali. Quando saremo entrati in collegamento con l'uomo spirituale, non avremo più bisogno della bocca terrena per entrare in collegamento con i nostri fratelli.

La parola di Dio, però, ci mostra anche la via dell'amore. Attraverso l'amore noi entriamo in collegamento con il cuore dell'uomo spirituale; l'uomo spirituale è vivificato dall'uomo angelico, dall'uomo celeste. Se abbiamo raggiunto il gradino dell'uomo celeste, allora ci servirà l'uomo celeste. In questo caso le nostre membra, i nostri organi operanti, consisteranno di puri angeli, e i nostri pensieri saranno portati dagli angeli come pane dall'uomo spirituale per l'uomo spirituale. Gli angeli stanno sul loro gradino celeste, anche gli angeli che vivono nei Cieli inferiori di Dio trovano là un Cielo superiore, poiché con ciò essi servono l'eterno Amore di Dio nell'uomo. Senza gli uomini, essi servono le Leggi di Dio, il Quale sta dietro di loro; attraverso l'uomo che sta sul gradino dell'uomo celeste, essi sperimentano questo Dio come Padre, e attraverso l'uomo hanno piena parte di quell'uomo che ha trovato Dio nel Cuore di Dio. Allora gli angeli diventano figli dei figli di Dio; essi stanno incoronati là, dall'angelo più alto fino al più basso, inchinandosi davanti a quest’uomo giunto al gradino dell'uomo celeste.

Poi, però, viene l'ultima prova, la messa alla prova della sua umiltà. Egli è posto davanti a questa decisione: se vuol conservare questa posizione, oppure se adesso, nel presentimento della più profonda Essenza del suo Dio, vuole essere con Lui il minimo nell’intera Creazione. Chissà se andrà in questa o in quella parte. Se si decide per questa, allora entra in contatto con la personale Divinità. Allora egli è nel Cuore di Dio, il Dio nel Dio, poi si potrà aprire l'eterno Amore fin nel Suo centro. Prima che egli veda questa grandezza in Dio, potrà sperimentare Dio solo concettualmente, ma se cercherà la grandezza del suo Dio nella Sua umiltà, potrà sperimentare il Cuore del suo Dio come figlio. Allora si adempirà la parola di Angelus Silesius[8]:

"Non mi basta che io Ti serva come un angelo

e che nella perfezione della Divinità verdeggi dinanzi a Te;

per me è troppo poco, ed è troppo piccolo per il mio spirito.

Chi vuol servirTi giustamente, deve essere più che divino".

Allora sarà adempiuto il sogno dell'eterno Amore di Dio: trovare un essere al di fuori di Sé che pensi così, ami così e voglia come Egli vuole.

 

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Cap. 29

La personale scuola dell'umiltà

Vi chiederete con quale mezzo io abbia quest’alta conoscenza. L’ho avuta attraverso la mia stessa esperienza fin dalla fanciullezza. – Come scolaretto non ero pigro, ma ero poco dotato. Non riuscivo ad afferrare ciò che c’era da imparare, non riuscivo a capire né storia né geometria, né un'altra disciplina. Ciò che potevo conseguire, era imparare a memoria. Fin dove riuscivo in questo, non venni mai in imbarazzo, ma non ho mai potuto comprendere la conoscenza terrena. In questo ero dipendente dall’aiuto dei miei compagni di scuola. Con questa dipendenza divenni il loro zimbello. La mia prima colazione mattutina che la mamma mi dava, non la mangiavo, nonostante avessi fame, ma la portavo ugualmente con me a scuola, così che mi si consentiva di copiare. L'amore per i miei compagni – quando l'ho cercato – l’ho cercato fino alla vecchiaia, questa massima l’ho cercata presso gli uomini, ma non l'ho mai trovata. Allora imparai a comprendere in me stesso che io ero una piccolissima particella della Sua vita, che anch’Egli cerca questa cosa ancora in grado molto più alto di quanto la cercavo io, e cioè: trovare un amico, un uomo che mi comprendesse e presso il quale io potevo esternare fino in fondo il mio amore. Ma dappertutto urtavo con la mia brama. Quando stringevo ben saldamente la mano di un compagno, già lui mi guardava con occhi equivocanti. E imparai a riconoscere la brama del mio eterno meraviglioso Padre Celeste.

Ciò che si sperimenta in se stessi, non si può provare verso nessun altro. Dovevo passare attraverso la mia esperienza, per sperimentare in me stesso la brama del mio Dio.

 

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Cap. 30

1914: inizi dell'operare a Dresda

Il primo disponibile uomo che io trovai, era un anno più giovane di me, sposato, era anche un amante della natura. Veniva spesso da me, finché poi un giorno disse: “Fratello Georg, non vogliamo stabilire un determinato giorno per trovarci insieme?”. – Dissi io: “Alfred, allora propongo il martedì”. Così l'abbiamo mantenuto per molte settimane. Un martedì mentre camminava con sollecitudine per strada per venire da me, incontrò un collega di lavoro. Questi gli chiese: "Alfred, dove stai andando?". – "Oh, ti prego, non trattenermi". – "Sì, ma dove stai andando?". – "Ho trovato un uomo con il quale m’intrattengo sulla parola di Dio". – "Allora vengo con te".

Questo fu l'inizio dell'ora del martedì a Dresda. I due portarono un po’ alla volta altri interessati insieme, così che presto la mia piccola stanzetta divenne troppo stretta. Dovetti rimuovere il letto dalla parete; dietro sul letto sedeva poi una fila, davanti un'altra fila, la stanza era piena; se si apriva la porta, un paio dovevano alzarsi per far entrare altri visitatori. Presto gli ultimi potevano stare ancora solo all'esterno; ma questo non andava bene, perché il padrone della casa s’inquietava. Allora ci accordammo di andare di famiglia in famiglia. Così andò avanti per lungo tempo, ma la schiera degli amici divenne sempre più grande, divennero centinaia. Ora vicino a Dresda avevo conosciuto un cristiano cattolico, e dopo esserci conosciuti un po' più da vicino, lui disse: "Fratello Georg, io amministro un grande podere in N. Nell'edificio ci sono due grandi, vecchie sale. Le rendo libere io”.

In estate sedevamo in giardino; al limite del giardino correva un sentiero, e come tema io sceglievo un argomento per lo più dal Vangelo, anche in considerazione di quelli che stavano fuori che in estate ascoltavano sul limite della recinzione. Se ci riunivamo nella prima sala, presto si riempiva e poi si riempiva anche la seconda. Pensate: in seguito i fratelli portarono il pianoforte di mio cognato su un carro per l'ora del martedì; lo portarono nella sala questo pesante pianoforte, e dopo poco tempo l'amico M. riuscì a mettere insieme un coro. Qualche volta c’erano anche degli agenti di pubblica sicurezza come ascoltatori, tuttavia non una parola fu contestata. Nei miei discorsi mi appoggiavo solo a ciò che è rivelato nelle Scritture.

In tutte le vicinanze si era venuto a sapere dei nostri incontri, venivano anche dei curiosi, e tutto ciò che avveniva era registrato. Non chiedevamo al singolo: da dove vieni tu? Quanto era colmo il mio cuore quando vedevo quegli occhi splendenti! Con me portavo sempre dei libri e non ne riportavo nessuno indietro. Così operavamo anche attraverso i nostri sentimenti. Anche dove c'era afflizione, io arrivavo. – Un giorno venne una sorella da me, una sorella che avevo già conosciuto personalmente, con questa richiesta: "Fratello Georg, mia madre è deceduta. Noi non abbiamo il denaro per la sepoltura, ora la vogliono portare a Lipsia nell'istituto di anatomia". – Io dissi: "O sorella, tu sai che non ha importanza ciò che accade al corpo che è perituro, tua madre vive nello spirito". – Mi rispose: "Vorrei poter mostrare al mio fratellino la tomba di sua madre, quando un giorno me lo chiederà da adulto". – Allora io dissi: "Ebbene, sorella, se vuoi la sepoltura per questo motivo, vedo che cosa ho in risparmi. Ordina un funerale semplice, non una cassa povera, ma una di medio genere; ci penserò io". In tutto, i costi erano all'incirca tutto quello che avevo in risparmi. Tuttavia in tale occasione ho operato l'amore compassionevole, e questo, si può ben dire così, era il miglior mezzo per risvegliare fiducia.

Presto si dovette affrontare di nuovo la questione dello spazio: avevamo bisogno di una sala ancora più grande. Così rivolgemmo la richiesta alla città di Dresda per metterci a disposizione un adeguato spazio. L'amministrazione della città mi mandò il suo funzionario nella bottega, e per la richiesta egli stese un verbale su come ero giunto a questa vita; tutto fu esaminato, per sapere se avevamo una buona reputazione, la mia intera famiglia, i genitori, i fratelli e le sorelle. Tutto questo fu trovato ineccepibile, e ottenemmo l'autorizzazione di affittare una sala. Ma adesso, quale sala? Mio fratello, come lo ero anch’io, faceva parte del circolo militare. Quando un commilitone fu portato alla tomba, il circolo militare gli diede l'ultimo saluto, e dopo un tale funerale bevemmo ancora un bicchierino di birra nella cantina comunale.

Là mio fratello raccontò del nostro movimento. Allora disse l'oste: "A me sta a disposizione la sala delle adunanze della casa comunale di Löbtauer. Se vostro fratello darà 20 marchi per sera, potrà avere la sala". L’amministratore della casa comunale era il nostro presidente nel circolo militare, ci conoscevamo già da anni, ci davamo del tu e gli chiesi: "Otto, ti prego, provvedi tu per noi le sedie per la sala alle adunanze serali. Se hai bisogno di robusti aiutanti, dimmelo!". Andò così; i nostri amici, sotto la sorveglianza di questo Otto, l’amministratore della casa comunale, portarono le sedie nella sala. Là nel 1914 si svolse la prima ora nella cosiddetta sala di pubblica assistenza, la quale normalmente riusciva a contenere 300 persone. Già la prima sera fu piena, e le presenze aumentarono sempre di più fino all'inizio di agosto. Allora ebbe luogo l'ultima ora che io diressi, prima che fossi chiamato dalla Croce Rossa per il treno ospedaliero. Per un po' di tempo il fratello Otto Hillig continuò a tenere le ore, finché a causa della guerra dovettero essere sospese.

Dopo la prima guerra mondiale ricominciammo in piccolo. Un fratello aveva due stanze, come le stanze in Loschwitz, non molto grandi, egli fece rompere una parete e introdusse una porta scorrevole, affinché all’occasione si formasse una stanza più grande. Nondimeno spesso si riempiva talmente, che il defunto fratello E. W. per la sera, quando l'ora di preghiera era da lui, legava insieme le spalliere delle sedie affinché guadagnassimo più spazio. Quando in seguito, all'incirca un anno dopo la fine della guerra, non fu più sufficiente così, grazie a mio fratello ci riconcessero la sala del palazzo municipale. Lì siamo rimasti per anni. Era anche bello che l’oste e l’ostessa si staccassero dalla cantina comunale al piano di sotto e si alternassero anche a salire. All’occasione i due portavano con sé dal loro locale, pure delle persone come ascoltatori, e quando l'ora era terminata, mio cognato, io e ancora parecchi fratelli, scendevamo giù nel locale, nel ‘tunnel’, per offrire, a coloro che avevano ancora delle domande, l'occasione per ulteriori conversazioni. E anche al tavolo degli ospiti c’intrattenevamo su cose superiori che ci scuotevano, così che a volte anche gli ospiti, per lo più cittadini di Löbtauer, ascoltavano e avevano l'occasione di domandare. Di solito rimanevamo lì fino a mezzanotte, poi si andava a casa insieme.

 

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Cap. 31

1937: divieto di adunanza

Il 1937, e precisamente l'8 giugno, venne per noi il divieto di adunanza. Due giorni prima, il 6 giugno, la 1° domenica del mese, fui per l'ultima volta a Politz, dove andavo regolarmente da 17 anni. Nessuno sapeva ancora qualcosa del divieto. Quel tempo, dall’altra parte, oltre il confine, la Chiesa cattolica si rivolse contro di noi con attacchi al giornale Aussiger, un quotidiano con 60.000 o 70.000 abbonamenti, e nell'ultima ora a Politz, venne il redattore capo di questo giornale dell'Elba con un altro signore. Gli andai incontro salutandolo. – "Noi non veniamo nella vostra ora come semplici ascoltatori. Su di voi circolano tante voci, vogliamo accertarci che cosa c'è di vero in questo".

Mi presentò il signore incaricato dell'esame che era un professore, un giudeo. Io scelsi il tema: Gesù Cristo, il Re dei giudei. Alla fine ci alzammo tutti e l’intera adunanza cantò: “Grande Iddio, noi Ti lodiamo", le foglie sugli arbusti si muovevano, tanto poderoso fu il canto. Poi mi alzai ancora una volta. "Fratelli e sorelle, lasciatemi esprimere adesso un pensiero: quest’ora di oggi è l'ultima!”. E là in effetti quella fu l'ultima.

Il Padre mio Celeste, però, aveva provveduto che io andassi via da Politz, quell’ultima volta, con onore., Questo ‘con onore’, va detto per la sua verità. L'esaminante emise questo verdetto: "Si arriva, si ascolta l'oratore, ci si sente trasportati indietro di 2000 anni. Così devono essere stati gli inizi dei primi cristiani".

 

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Cap. 32

Gesù

Quando Gesù camminava sulla Terra, Lo si ascoltava, si vedevano segni e miracoli, e non Lo si conosceva. Noi non Lo abbiamo ancora visto, nemmeno i segni del Suo potere, Lo abbiamo trovato attraverso lo spirito in noi, divenuto libero, e Lo conosciamo fino alla radice del Suo Cuore, anzi, noi abbiamo potere sul Suo Cuore. Così la Sua immagine penetra costantemente nel tempo attraverso lo spirito, attraverso il Santo Spirito preparato per noi, che ci è stato donato dopo l'Ascensione del Salvatore come consapevolezza del nostro più intimo io. L'anima è un conglomerato di vita, ovvero un conglomerato di principi di vita provenienti da parti del grande Uomo cosmico. Questo conglomerato è stato incorporato nel nostro io, e in questo io deve essere portata alla redenzione. Quanto più grande diventa la consapevolezza dell'io attraverso lo sviluppo di vite antecedenti, come presentimento della nostra uscita dal Cuore del Padre, tanto più grande è la nostra parte alla totalità di vita della Creazione. L'Anima di Gesù, la vita di Gesù, sta nel centro di tutte le forze vitali dell'infinità, e tutti i sentimenti dell'infinità stavano tra l'Uomo-Gesù e la Sua vita divina, la Scintilla divina in Lui. In questa posizione Gesù si doveva confermare su tutti i Suoi gradini di vita. Egli si è unito con la vita sentimentale e con la vita sapiente di tutti gli spiriti nell'intera infinità, spianandosi la via per la Sua vita divina attraverso il sacrificio personale. Egli, attraverso tale sacrificio personale, diede continuamente al Padre quel che era del Padre, e non mise mai il piede da un'altra parte se non in quello del Padre Suo. In questo non si lasciò confondere né trattenere dalle magnificenze della Creazione, né dall'ostilità da parte del potere opposto. Di fronte a loro Egli era sempre taciturno; non biasimava, rispettava ogni punto di vista, ma non si assoggettava. Così la vita di Gesù, fino al Suo trentesimo anno, fu una costante lotta con la vita negativa. Però, non passando dalla parte della vita negativa, Egli crebbe, come dice la Scrittura, in età, Grazia e Sapienza dinanzi a Dio e agli uomini.

Con il trentesimo anno questo sviluppo giunse alla conclusione, e così fu spianato dal più profondo gradino dell'inferno una via di Luce fino al Cuore dell'eterno Amore. Gesù è l'Uomo che ha lottato per conquistarSi la Sua divinità increata e non nata, come ogni uomo se la deve conquistare lottando. La conclusione, l'ascesa al Cielo di Gesù, è poi il giorno della reale rinascita della Divinità per l'intera Creazione.

Se Gesù avesse impiegato su questa via solo una piccolissima parte della Sua onnipotenza, se si fosse fortificato solo con un soffio della Sua onnipotente forza, allora noi come uomini non saremmo potuti diventare figli di Dio. Poiché l'uomo non aveva più alcuna parte al Santuario della vita divina, Egli come Uomo non ha neanche ricorso alle forze della Sua divinità. La Sua vita fu una piena sottomissione, finché su questa via lo Spirito raggiunse una piena parte nell'Uomo-Gesù. Infatti, le forze negative, il grande principe di tutti i principi, l'angelo di luce caduto, disse: “Tu sei venuto nel mio mondo per attirare al Tuo santo Cuore ciò che è mio. Lo puoi fare solo se prenderai su di Te tutte le conseguenze del peccato”. – Allora nel giardino del Getsemani passò davanti all’Uomo-Gesù l'orribile immagine che Egli sarebbe stato condannato al palo della vergogna e non avrebbe potuto impiegare la vita divina che aveva fatta propria per il rafforzamento e per la difensiva. Così nel giardino del Getsemani Egli fu l'Essere più infinitamente abbandonato in tutta la Creazione. E dopo il dolore dell’imminente, Lo oppresse lo sguardo nel lontano futuro, lo sguardo nel tempo dove un giorno sarebbe stato giudicato razionalmente.

Dal sacrificio della Sua vita Egli vide sorgere sacerdozio e settarismo, vide l'inconcepibile lotta dei Suoi messaggeri, di coloro che Lo avrebbero seguito; Egli vide che avrebbero naufragato, se non avessero sottomesso il loro intero io a Lui, allo Spirito del Padre in loro. Vide che non li si sarebbe potuti sostenere dall'esterno, non con la costrizione, poiché questo sarebbe divenuto un frutto prematuro. Egli avrebbe potuto offrir loro una sola cura, affinché come spiriti autonomi, con la libera volontà, si scegliessero accanto a Lui la stessa meta. Egli, Gesù, non poteva farSi Legge, altrimenti saremmo stati legati di nuovo dalla Legge, e anche se fosse stata la Legge suprema, noi non saremmo stati liberi. Dovevamo essere guidati là, come esseri liberi ad intraprendere la via, affinché la nostra Scintilla divina potesse diventare il nostro personale possesso. Questa è la via per una somma magnificenza, impareggiabile, per la quale non esistono parole, si può solo percepire. E quando nella Scrittura si legge che l'angelo Lo fortificava, – tuttavia un angelo non poteva fortificare l'Eterno dall'esterno. La consolazione o la fortificazione erano queste: “Il Mio Amore deve essere rivelato una buona volta! Su questa Terra un giorno devono passare degli uomini che riconoscano l'Amore attraverso la loro percezione”. Questo deve essere inteso come ‘l'angelo che Lo fortificò’, così che poi andò lieto, incontro alla Sua morte, al Suo morire. E là, sulla croce, le Sue parole toccarono le Caratteristiche che noi uomini non possedevamo, così che le forze negative poterono dire: “Dov'è l'amore presso gli uomini?” – E Lui: «Padre, perdona loro, essi non sanno quello che fanno». Poi la parola: «Ho sete». Si porse a Lui aceto e fiele. Egli aveva sete per la divinità dei Suoi figli, ma i concetti dell'umanità di Lui erano aceto e fiele, essenze sacerdotali, essenze settarie, adorazione esteriore, sacrifici esteriori, mortificazioni della carne, vita da monastero, un ritirarsi dalla lotta. Questi erano per Lui ‘aceto e fiele’. Poi di nuovo la stupenda parola: «Maria, ecco tuo figlio; Giovanni, ecco tua madre».

«Maria è corrispondente all'Amore primordiale dal Quale Io sono proceduto. – ‘Questo è tuo figlio’. Non Io, Gesù, lo sono; Io, Gesù, ho finito, Mi sono dissanguato per i tuoi figli. Tu, Amore primordiale, questo tuo figlio è Giovanni, l’anima risvegliata. E Giovanni, tu anima risvegliata, questa è tua madre: l'Amore primordiale che ha formato anche Me, che Mi ha guidato fino all'ultimo respiro sulla croce

Poi l'ultima parola: «Padre, nelle Tue mani raccomando il Mio Spirito». In questo sta la divina grandezza di quest'Uomo-Gesù. «Padre, nelle Tue Mani raccomando il Mio Spirito».

Questo Padre parla ora nel nostro tempo, Egli dice oggi: «In questo consiste la trasfigurazione e glorificazione del Figlio Mio Gesù Cristo: che Io divinizzi coloro per i quali Egli è andato alla morte. Essi sono il motivo del Figlio Mio, è per la loro divinizzazione che Mio Figlio ha rinnegato la Sua vita fino all'ultimo respiro. Per Lui non esiste nessun’altra incoronazione, né glorificazione, che questa divinizzazione della risvegliante anima umana».

L’onore di Gesù è la possibilità aperta all'uomo di seguirLo, affinché Lui, come una volta è proceduto da Maria, proceda dai Suoi seguaci come Re di tutti i re, per tutte le eternità delle eternità, seduto sul Trono regale dell'Amore primordiale nel cuore dei Suoi seguaci. Questo sta dinanzi a me, chiaro ed eternamente vero, tanto che vi posso dire: Cielo e Terra passeranno, ma non queste parole. Nessun potere in tutta la Creazione potrà più reprimere né trattenere questa vita. Dinanzi a questo Gesù, ogni vita si piegherà.

 

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Cap. 33

L'Amore primordiale copre tutti gli smarrimenti

Chi conosce il Padre come Lo conosco io, questi Lo deve amare, Lui che è e non è. Lui non è, in quanto preserva la libertà delle Sue creature, ed è, in quanto le nutre, affinché possano sussistere. Egli si è dileguato nella potenza dell'Amore per ogni vita esistente.

Tutto andrà incontro alla trasfigurazione. L’intera vecchia Creazione andrà incontro alla sua trasfigurazione. Nuove Creazioni sorgeranno dai pensieri che l'amore dei Suoi figli ha fatto nascere per Lui. E secondo la potenza del loro amore per Lui, per il loro meraviglioso Padre, si formerà il perfezionamento di queste Creazioni, si formerà la misura della loro bellezza, della loro magnificenza, della loro divinità, della loro forza di Luce e forza d'Amore. Ma Egli ci fa anche comprendere questo: «Milioni dovevano andar via in anticipo da questa Terra, ed Io non potevo intervenire, per non fermare il loro percorso verso l'Alto fino alla divinizzazione. Perciò vi devono stare al cuore i milioni. Nei milioni includo l'intera umanità, non solo i milioni che nella nostra era sono passati su questa Terra, no, ma a cominciare da quelli che da Adamo sono passati sulla stessa».

L'Amore primordiale copre tutti gli smarrimenti, vuole liberare tutto, vuole elevare tutti al di sopra di Sé, e noi, nonostante la grande meta, come uomini, possiamo adempiere fedelmente i nostri compiti ancora più fedelmente, poiché per questo, per seguire questa alta meta, non ci vuole nessun tempo terreno né forza terrena. La meta vive in noi, e tale meta in noi viene più vicina secondo il grado del nostro desiderio. E per questo ci aiuta il mondo.

Continuamente lavoro nel mio giardino. Per l'attività esteriore io consumo le mie forze, invece per l’attività spirituale mai. Adesso sono così fresco, ed è come se non avessi espresso ancora nessuna parola. Ogni parola è certamente un consumo di forza dell'uomo esteriore. Se invece servo lo Spirito, non esiste nessun consumo di forza. Allora c’è solo un costante rinnovamento. E come vibra in noi, nel singolo uomo, così vibra il grande Uomo cosmico nel suo eterno ordine.

Come il singolo uomo esteriore si unisce con l'uomo-spirito, così, là, nel grande spazio della Creazione subentra il collegamento con l'uomo-spirito; e come poi l'uomo-spirito in noi si unisce con l'uomo celeste, così diventano libere le vie per gli angeli di Dio, per portare i messaggi delle eterne Verità nei lontani mondi nel grande Uomo cosmico, e dappertutto sono rivelati i segni. Come si è adempiuta per noi la profezia: «Oggi vi è nato il Salvatore», così lì si adempie questa promessa: «Per voi oggi è suonata l'ora in modo che anche voi, d’ora in poi, avrete accesso, attraverso i Suoi figli, al Cuore del vostro Dio».

Che cosa ha guadagnato Iddio, divenuto Uomo attraverso la Sua incarnazione? Ha guadagnato ciò che ha immesso nel petto umano, cosicché questo è divenuto una fonte di forza per vincerLo attraverso l'amore. Già l'amore di una donna innamorata ha il potere di vincere l'uomo con il suo amore. Lo stesso vale per l'anima ricettiva che accoglie Luce su luce, Vita su vita; essa può vincere la Divinità con il suo amore. Tuttavia non può venire al suo eterno punto d’appoggio prima che la sua interiorissima vita non trovi comprensione. ‘L'amore’, questo è il riposo in Dio, e poiché Dio si è completamente esternato nell'amore per i Suoi figli, il figlio è idoneo a far nascere l’intera vita divina fin nel centro del Cuore del Padre, ma per questo ci vuole la completa sottomissione nei confronti di questa vita. Se cessa la sottomissione, cessa la crescita, cessa l'accrescimento nello spirito.

 

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Cap. 34

Resurrezione e rapimento

La seconda resurrezione si svolgerà attraverso coloro che sono istruiti dallo Spirito. Si legge: «Le tombe si apriranno, e i morti verranno fuori» [Gv. 5,28]. Lo vogliamo comprendere così: ogni vita legata nell'infinito risorgerà attraverso l'Amore tutto riconciliante e superante, quello che il nostro Salvatore ci ha insegnato dalla croce sotto mille sofferenze. Allora il mondo non avrà più nessuna parte nel corpo che è stato preso dalla Terra, alla matrice di questo mondo.

Molti uomini credenti parlano di un rapimento. Ma pensate quale intromissione significherebbe, se in mezzo a noi un uomo che poco prima ci stava accanto, fosse portato via d’un tratto, e all'improvviso non ci fosse più! Egli sarebbe onorato, cosa che nemmeno Gesù voleva con la Sua persona; diventerebbe un segno per gli uomini esteriori, essi sarebbero prematuri, non maturerebbero completamente all'albero dell'istruzione. Se il Padre mio Celeste mi chiedesse: "Vuoi anche tu essere dissolto?". Io risponderei: "No, quello che ai miei fratelli non è ancora assegnato per via della loro scarsa maturità, non lo voglio nemmeno io".

Diverso è se il mondo non ha più nessuna parte in noi. Che cos’è il processo di putrefazione? Significa che il mondo ritira la sua parte in noi. Quando però non c'è più niente di marcescibile, parlano per noi le parole di Gesù: «Io sono la Resurrezione e la vita. Chi crede in Me, vivrà, anche se morisse. Ma chi vive e crede in Me, non morirà mai più».

Sia che chiuda gli occhi del mio corpo, cari fratelli e sorelle, o che li porti con me dall’altra parte, non è determinante. Il massimo consiste nel fatto che io conosca il Padre mio Celeste fin nel centro del Suo Cuore, che io Lo possa amare attraverso la Sua forza e abbia il permesso di amarLo attraverso il Suo infinito Amore, e lo porti con me dall’altra parte. Là io avrò una veste più bella di quella che mi ha dato la Terra. E la mia lotta di qua o di là non cesserà mai, finché anche l'ultimo membro della Creazione, l'ultima creatura – come me che sono una creatura – approderà là nell'eterna Patria del sentimento divino.

 

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Cap. 35

Un incontro con il portatore di luce

Finché si è esseri umani, si può condurre anche il prossimo al santo Cuore del Padre. Noi possiamo rivestire il nostro amore con parole comprensibili per lui, per risvegliarlo.

Sapete perché la Terra diventa per me, giorno per giorno più santa? In questi giorni sono di nuovo a Berlino! In questi giorni di unione con voi, miei cari amici, il concetto della vita terrena diventa per me ancora più grande, e cresce la brama di non dover mai andar via da questa Terra, sulla quale nondimeno si può abbreviare la via al proprio prossimo, si può abbreviare il suo processo di sviluppo. Ciononostante, non ogni spirito può trovare ciò che un altro forse trova in sé. Questo dipende dal gradino di vita sul quale egli è risultato da Dio.

Un angelo non può dare ciò che possiede un arcangelo; e se l'arcangelo incarnato entra nelle orme del Salvatore, allora si riunisce con la sua vita antecedente, e poi egli nel nuovo Cielo ridiventa arcangelo. Se questo lo sentisse il grande angelo che a volte è presente tra noi, il portatore di luce, la madre dell’intera Creazione, il quale rimarrà un’incomparabile primizia in tutte le eternità delle eternità!

Vi racconto un episodio in cui la sorella A. gli ha rivolto così la parola durante il primo incontro a Loschwitz: "Tu, eletto dell'eterno magnifico Amore di Dio, nella tua altezza e maestà!". Le sorelle a Loschwitz, al mattino presto di quel giorno avevano avuto la sensazione di dover mettere sulla tavola tutte le luci che avevano in casa. Così, quando ci riunimmo, ardevano 82 luci su un'unica tavola. Naturalmente a noi non importava che su una tavola irraggiassero tutte quelle luci, ma questo spettacolo a Loschwitz lasciava intuire qualcosa di grande.

E poi, lui venne, dicendo: "Osai resistere alla vita di Gesù, ma non riesco a resistere alla vita di un figlio, perché la vita di un figlio deve passare attraverso il mio mondo, e chi non posso trattenere nel mio mondo, questi mi ha vinto per la vita eterna. Era la mia posizione divina che io ho perduto nella mia follia. Tu riporti questa posizione, mi riporti le scarpe d'oro che mi servono per ritornare al Re, al mio e vostro Signore. Io non sono il portatore di sciagure di questa Terra, non voglio essere rigettato, ho bisogno di aiuto, ho bisogno di salvezza, ho bisogno di redenzione".[9]

 

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Cap. 36

Non guardare a ciò che l'uomo è,

bensì a ciò che può diventare

 

Chi si adopera per il Signore, Egli lo ricompenserà con tesori di vita ancora mai visti, e se abbiamo risvegliato un uomo, allora quest’uomo che abbiamo aiutato rimarrà eternamente grato a colui che lo ha tirato fuori dall'abisso. Un giorno invitai da me un fratello perché era molto povero. Quando venne – anche se non era dei nostri sentimenti – gli dissi: “Sentiti come a casa tua, tutto ciò che è a mia disposizione, è anche a tua disposizione". In seguito imparammo a conoscerci per un certo tempo, forse per quasi due anni, e un giorno sul mio tavolo stava uno dei nostri scritti religiosi. L'avevo lasciato lì io, apposta. Lui lo prese in mano e cominciò a leggerlo, e non voleva più restituirmelo. Disse: "Cos'è questo scritto?". – Risposi io: "Caro fratello, questa è una Rivelazione divina". – "La posso portare con me? Ho il turno di notte in ospedale, lì lo voglio leggere per intero". Ora si era fatta Luce nella sua anima, e quando lo portai con me la prima volta a Loschwitz, dedussi dal Cuore di Gesù: «Io non guardo a ciò che sei, Io guardo a ciò che puoi diventare». In questo episodio ho ancora imparato molto! Non guardare a ciò che l'uomo è, bensì a ciò che può diventare.

Nella sua ultima lettera, mi ha scritto: "Non posso più immaginare la mia vita senza di te". Questo fratello spesse volte ha donato il sangue in ospedale come donatore volontario, per salvare altri uomini dalla morte, e mentre donava il sangue diceva al medico: "E se anche costasse la mia vita, prendete il mio sangue, affinché il malato guarisca". – Tanto convincenti sono talvolta le azioni di un uomo, il cui modo di vivere lascia ancora a desiderare. Che cosa si può pretendere, infatti, dall’uomo che proviene dal mondo, che proviene dall'abisso che il mondo ancora avvolge? Per me non esiste nulla di più bello e nulla di più meraviglioso di quando il mio caro, meraviglioso e Celeste Padre Santo, mi mette in comunicazione con un perduto che io posso salvare, e se fosse necessario, anche peccare con lui, solo per stringere con lui più saldamente il legame della fiducia e poi guidarlo dolcemente dal suo abisso all'altura di vita dell'eterna Verità. Così m’insegna Gesù, così trovo io Gesù nel mio cuore, così si apre il Suo santo Cuore. Quando Egli lasciò la Sua Divinità, abbandonò il Suo Cielo, divenendo Uomo. Vogliamo poi bramare una Patria celeste? La Sua vita è stata violentemente spezzata. E noi, fratelli e sorelle, siamo ancora qui e possiamo prendere in mano il timone, affinché la nave dell’intera Creazione sulle onde delle forze della vita, obbedendo al timone, raggiunga la sponda natia della destinazione divina.

Questo l’ho provato a casa. Io passo due terzi della mia vita quotidiana nel riposo, poiché con la pressione del mio grave cinto erniario devo stare molto sdraiato. Con questo riposo, molto è nato nel cuore; in tal modo, in questa lontananza dal mondo, diventa libera la vita interiore. Allora si aggirano dei pensieri nella mia anima, visto che la mia stessa vita decifra il Cuore del mio eterno Padre fin nella Sua profondità. Non sono sotto nessuna influenza al di fuori del mio cuore; nel mio petto cresce la vita divina e vuol passare in me come uomo, come in tutti gli uomini su questa Terra. Ed io sento come il Padre mio dice: «Io sono beato quando posso elargire Parole di vita ai Miei figli. Nondimeno, sono ancor più beato quando sento esprimere parole di vita dalla vita divina dei Miei figli alle Mie creature».

 

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Cap. 37

In ogni cosa, chiedere a Gesù

Una volta mi trovavo a Reutlingen, dove ero anche in apprensione davanti al mio compito. L’intera sala era piena di uomini, tutti vestiti a festa. Un pastore proveniente da Stoccarda era in abito civile, allo stesso modo di come lo era la sua consorte. Mentre guardavo nella grande sala gremita di persone, me la sarei svignata volentieri; non volevo essere io l'oratore, piuttosto mi sarei voluto sedere nell'angolo più lontano. Tuttavia sapevo che la parola mi sarebbe stata data. Allora confidai le mie pene al fratello O., per via dei miei abiti sgualciti.

Durante il viaggio verso Reutlingen, alla stazione di Lipsia, mi ero bagnato fradicio aspettando il treno interzonale. Si era avvicinato un grosso temporale con tuoni e fulmini, piovendo a dirotto e il treno non arrivava. Quanto fosse gualcito l’unico vestito, ve lo potete immaginare.

"Allora possiamo provvedere noi", disse il fratello O., dandomi un paio di calzoni neri, una sua bella camicia, una sua giacca bianca e una cravatta americana, e mi appuntò una rosa. "Ecco, ora sei pronto".

Ebbene, andai dal caro Padre Celeste. "O caro Padre Celeste, non è possibile che scambiamo la nostra persona, affinché adesso Tu prenda possesso del mio intero essere?". – La Sua risposta fu questa: «In ciò consiste il tuo onore e la tua magnificenza. Il Mio onore e la Mia magnificenza è che tu parli della tua vita divina come Io un giorno quale Gesù, ed Io sia, con i Miei amici, tuo ascoltatore». Questo fu poi il tema del pomeriggio.

 

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Cap. 38

L'amore per il prossimo,

la pura corda dello stato d’animo dell'anima umana

Chi non ama il suo prossimo che vede, come può amare Dio che non vede? Solo l'amore per il prossimo si accorda alla nostra anima. Di fronte alla vita divina deve esserci la facoltà di accettazione. Solo quando la lampadina è intatta, la forza elettrica si può manifestare come luce visibile. Senza la lampadina creata per questo, non si può vedere, non si può percepirne la forza. Il grande maestro di musica non può suonare niente di buono su un pianoforte scordato, nemmeno tutta la sua arte lo aiuterà. E se il Padre nostro Celeste non ha uno strumento sul quale possa far suonare i suoni del Suo Cuore, Egli rimane Solo, rimane Incompreso. Ed Egli stesso personificò per noi l'anima ordinata, che è l'Amore, l'amore per il prossimo che non risparmia la propria persona. Essa è la pura corda dello stato d’animo dell’anima umana.

Senza il figlio Lui è Iddio; tramite il figlio Lui è Padre. La via per la figliolanza conduce attraverso quattro stadi: il pensare nell’orizzonte della Creazione esteriore, il pensare nello spazio della Creazione spirituale, il pensare nella sfera della Creazione celeste, e il pensare proveniente da Dio. Dalla Parola eterna siamo guidati all'uomo-spirito, dall'eterno Amore all'uomo celeste, e dall'eterna umiltà all'uomo divino. La nostra vita non sarebbe abilitata a comprendere Dio, ad amare Dio, ad elevare Dio, a glorificare e trasfigurare Dio, se ci mancasse qualcosa della Sua grande e meravigliosa vita. Vedete, l'uomo è così grande che può rinnegare il suo Dio! L'uomo è così grande che non è costretto a credere in Lui, quello stesso che, se non vuole, nemmeno trova un Dio. Egli può ricondurre tutto a sistemi scientifici. Non è nemmeno costretto a riconoscere un’eternità. Ma se tu cerchi Dio, sperimenti anche la Verità di quella parola della Scrittura che dice: «Chiedete, e vi sarà dato; cercate e troverete». Se cerchi, allora vieni sulla traccia della fede. Tuttavia la fede è solo una certa speranza di ciò che non si vede. Ma la fede è anche la radice dell'amore. Questa è già Luce nell'uomo, e l'uomo in questa Luce trova la conferma per l'esistenza di un Dio. Poi viene la scuola della vita, nella quale l'uomo si può applicare.

Con l'impegno arriva la crescita, dalla fede alla convinzione, dalla convinzione all’attività vitale, e dall’attività vitale, poi, fino alla glorificazione del nostro eterno Padre. Allora l'uomo Lo trova come Salvatore, allora Lo trova come Fratello, come Sposo, come Sposa, come Padre, come Dio e come il suo Tutto.

Quale gioia sento per il fatto che sono in mezzo a voi! Io so che il nostro incontro lascerà dietro di sé tracce per la Terra intera. Dipende completamente dal nostro impegno, se queste parole otterranno lo slancio e quella forza dirompente di penetrare attraverso quelle forze, di cui i nostri fratelli e sorelle sono avvolti, così che siano toccati da questa vita.

 

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Cap. 39

Fratello Georg nei rapporti col Führer

Chi prega per le guide della sua patria, non le giudicherà mai; chi invece le giudica, è colpevole insieme a loro, se non sorvegliano il loro paese nell'Ordine divino.

Anche Adolf Hitler ho portato nel cuore pregando. Una volta lo vidi a Berlino in un locale che di tanto in tanto visitava, gli sono stato seduto di fronte per un’ora. Durante tutto questo tempo non trovava pace. Venne un messo e poi se ne andò, lui ricevette piccoli foglietti e li esaminò. Così andò ininterrottamente fino al momento in cui lasciò di nuovo la sala con il suo seguito, inchinandosi da tutte le parti. C'erano presenti alcuni giornalisti stranieri che scrivevano zelanti ai loro tavoli. Davanti alla mia anima recepii: ‘Questi è l'uomo al quale è affidata la tua patria!’. I miei piedi tremarono; volevo correre da lui, ma dissi a me stesso: ‘Questo non è un caso che madre Christine[10] mi abbia guidato fin qui. Ma lei mi trattenne. – Avrei rotto le barriere.

In quel periodo una sera andai dal fratello Eberhard e gli raccontai il seguente sogno: arrivava una locomotiva, su questa sedeva il Führer. Essa andava su un binario del tutto diritto sul quale correva la macchina. Ora arrivò in un punto nel quale partiva un binario secondario; la mano destra del Führer afferrò lo sterzo e la macchina si immise nel binario secondario. Fin qui il sogno.

Un altro giorno venne da me una signora da Berlino nella mia bottega, desiderava parlarmi. Io le domandai: "A proposito di cosa?". – "Qui non ve lo posso dire". – "Allora andiamo nella mia abitazione". Strada facendo le chiesi, dalla mia sensazione interiore: "Venite su incarico diretto da Berlino, oppure venite solo per parlare con me?". – Rispose solo: "Sissignore!". La condussi nella mia abitazione; sulla mia scrivania giaceva proprio uno scritto religioso. Allora lei disse: "Sapete, io non posso essere in amicizia con il biblico Gesù Cristo. Come conoscete voi Gesù Cristo?". Ebbene, le descrissi come Lo conoscevo io. Allora cominciò a piangere, mi tese la mano e disse: "Sì, con questo Gesù come voi Lo conoscete, voglio essere in amicizia". Si avvicinò il tempo in cui doveva ripartire con il treno. Nel frattempo era venuta ancora una visita, e lei mi domandò con voce stanca: "Cosa pensate del nostro Führer?". – Io risposi: "Sapete, ogni tedesco ha il dovere di pregare per lui, poiché come guida, lui porta la responsabilità della patria tedesca, e un cristiano gli è debitore in modo del tutto speciale di questa intercessione". – A questo punto lei pianse e disse: "Ogni mattina, quando vedo il Führer, ha gli occhi rossi di pianto. E la scorsa settimana si è inginocchiato notte dopo notte davanti al suo letto, tanto che le guardie davanti alla porta diventarono inquiete". Il fratello K, che era presente, ed io, ci guardammo soltanto; non chiesi in che rapporti lei stava con lui. L’ebbi solo a consolarla.

Questo'uomo, Adolf Hitler, ha occupato una posizione nella quale ha esercitato un influsso su chissà quante nazioni della Terra. Oh, se avesse assicurato i confini tedeschi con degli ideali, invece che con le armi!

Ero in Chemnitz a un incontro, allorquando andai fuori di me dicendo: "Ciò che parla da me non mi appartiene, questo è un bene del popolo tedesco. Che cosa posso farci io, che il grande Iddio di eternità in eternità ha aperto il mio occhio da veggente, così da farmi mostrare a ogni guida la via per portare al mondo non solo una pace temporale, ma anche una pace eterna?". Era presente la polizia di Stato; l’intera adunanza divenne inquieta.

Poi accadde il fatto per il quale il fratello nostro H. H. fu incarcerato per tre settimane a Dresda, dal momento che aveva portato il manoscritto di un mio discorso oltre il confine ceco-tedesco, un discorso che avevo tenuto a Gablonz in Boemia, e che fu trovato presso di lui. Il discorso fu subito inviato a Dresda al presidio di polizia, ed io fui convocato per l'interrogatorio. Allora il mio vecchio padre viveva ancora; a lui piacevano molto le carpe. Ero andato al mercato coperto e avevo comprato una grande carpa, una porzione per mio padre, una per me, una per mio fratello, una per sua moglie. La carpa era pronta, il burro era pronto, il limone preparato, e proprio quando ci volevamo fortificare, bussarono violentemente alla porta gridando: "Georg Riehle, vestitevi subito e venite con me". – Io risposi: "Vi prego, venite dentro, guardate il mio vecchio padre, gli ho appena preparato una gioia. Abbiamo una carpa e adesso ci vogliamo fortificare in pace l’un con l’altro. Vi prego, lasciatemi il tempo per questo! Vi potete fidare, verrò dopo al più presto". Si fidarono di me. Quando poi giunsi al presidio di polizia per l'interrogatorio, c'era lì il manoscritto secondo il quale io avevo detto: "Tutte le posizioni di governo sono occupate da inviati che hanno richiesto questa posizione di guida perché hanno creduto di avere quest’influenza sui loro popoli, non da una posizione popolare. Tuttavia, quanto più in alto essi stanno, tanto più sacrificio personale ci vuole per rimanere un inviato, e quanta più abnegazione è richiesta, tanto più fallimento. Oh, Miei poveri figli, anche voi avrete ancora da risolvere il compito per il quale quelli fallirono. Vi andrà come a Me: voi dovrete portare la croce per tutti! Io ho vinto nell'abnegazione e nella fedeltà come Uomo, ora provvedete affinché Io vinca anche come Padre". – Mi fu chiesto: "Le riconoscete come parole vostre?". – "Sissignore, signor maresciallo maggiore. Ma non l'ho letto per intero, non so se è scritto così come l'ho espresso io". Ora ci fu una grande conversazione.

Il caro Padre Celeste mi mise le parole sulla lingua. Il funzionario si era fatto un’idea che dovessi assistere un padre anziano e mi si lasciò andare di nuovo. Solo Hans dovette scontare tre settimane. Egli più tardi mi disse: "Caro fratello Georg, ringrazio il Padre Celeste per questa esperienza". Quella volta lui fu rinchiuso in una cella singola e durante la notte sentiva il pianto e il sospiro degli altri carcerati.

Più tardi, dopo la proibizione di tutto il nostro movimento, volevano portarmi nel campo di concentramento. Due ore durò il colloquio con l’interrogante funzionario della Gestapo. Davanti a lui stava un atto con rilegatura rossa, sul quale era scritto con lettere bianche: "Molto urgente! Atto Georg Riehle". L'interrogatorio cominciò all'incirca così: "Sedetevi! Voi avete ripetutamente mantenuto i rapporti con i vostri seguaci, sebbene vi fosse stato proibito". – Oggi non posso più ripetere il contenuto dell'interrogatorio nei particolari. Dopo che la lotta fu alla fine, il funzionario disse: "Se dobbiamo elaborare qualcosa per questo movimento (della Nuova Salem), a chi ci dobbiamo rivolgere?". – Io avevo parlato con lui dal mio cuore, mi ero impegnato con tutte le forze, ora dissi: "A me!". Al che mi furono messi davanti quattro protocolli. Uno per la Prussia, uno per la Baviera, uno per Württemberg e uno per la Sassonia (certamente i quattro paesi, da dove erano state segnalate trasgressioni). Dovevo firmare questi quattro protocolli, io firmai, in certo qual modo, come garante per la divina origine delle Rivelazioni nelle opere di Lorber. In un primo momento l'interrogante fu irrequieto, poi divenne sempre più quieto. Quando il colloquio fu alla fine, egli mi porse la mano, mi guardò negli occhi e disse: "Riehle, in confidenza, state attento!". – Uscendo da lì – dall'ufficio della Gestapo che era vicino alla stazione dei treni – attraversai velocemente la strada, proprio nel momento in cui partiva un treno per Meissen. Era l'ultimo martedì del mese, dove ci riunivamo in Zaschendorf. Presi il treno e in Zaschendorf amministrai di nuovo una grande assemblea in una sala, facendolo nella fiducia al mio eterno e meraviglioso Padre.

 

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Cap. 40

Voi tutti avete una missione sacerdotale

Io, miei cari, sulla base della mia esperienza, riguardo al Padre posso esporre una testimonianza davanti all’intera infinità e, sulla base della mia esperienza, vi dico questo: "Io sperimento Gesù Cristo in me stesso; Lui, quale via verso il Padre". Chi ama il Padre, gli diventano propri anche i principi del Padre. E poiché così pochi uomini Lo conoscevano, Egli divenne Uomo ed ha impersonato nella Sua vita come Uomo i Suoi principi, i quali sono l'unica via per il perfezionamento dell'uomo. «Chi ama il Padre Mio, conosce anche il Figlio. Chi però ama Me, Io lo amerò e il Padre prenderà dimora in lui, ed Io, l'eterno Amore, terrò la cena con lui, e lui con Me» [Gv. 14,23].

Quale esperienza interiore oggi in questo luogo! Quanto è importante per te, fratello mio, che tu riceva tali impressioni. Da queste impressioni si formeranno regole, e le regole saranno la via per la tua vita. Allora impegnerai sempre di più la tua vita, con ciò il Padre ti verrà sempre più vicino e, in te, Egli sorgerà nella Sua magnificenza.

Voi tutti avete una missione, una missione sacerdotale. Ora si tratta di vedere se l'amore attivo, quando qualcuno (come sacerdote) viene coronato dalla stima che gli mostrano i suoi ascoltatori, rimane tuttavia piccolo; se rimane sempre piccolo, se rimane sempre il servente. Invece, se appena si allontana da quest’atteggiamento, lo sviluppo si blocca, e allora il flusso della vita cessa di scorrere. L'amante deve ‘sempre’ rimanere il servente. Egli ha bisogno di una crescita divina per servire il suo prossimo, ma non deve cercare questa crescita come il massimo; egli deve cercare tale crescita affinché abbia Luce e Forza per servire il suo prossimo. Un figlio di Dio deve poter servire anche un arcangelo. Un figlio di Dio deve avere ancora qualcosa da dare per un arcangelo, e nondimeno deve sempre rimanere piccolo e modesto. Si tagliano molte vie errate in sé, se si cerca di diventare il più modesto, di rimanere il più piccolo, di pretendere il meno possibile dalla Terra, di pretendere solo quel tanto per andare su questa nel senso dell'eterno Amore.

Trovate una contraddizione in questa mia conoscenza? Voi, infatti, non dovete attingere da una bocca estranea. Quello che ci viene espresso da una bocca estranea lo dobbiamo esaminare in noi, se in noi lo troviamo confermato come verità. Perfino Gesù doveva andare, doveva lasciare i Suoi discepoli, quando disse: «Ora è giunto il tempo in cui devo andare al Padre». E Pietro Gli rispose: «O Signore, portami con Te al Padre». Ma Egli disse: «Mio Pietro, ti posso portare insieme ovunque, ma non dal Padre». A meno che il chicco di grano non muoia, non può sviluppare il suo stelo generante la vita. Il chicco di grano è l'uomo. I discepoli stavano principalmente sotto l'influsso divino del loro Salvatore dimorante presso di loro. Così non poteva rimanere. No, il chicco di grano doveva prima morire, affinché poi stessero sotto l'influsso della propria vita divina. Questa è la via della redenzione.

 

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Cap. 41

Presentare la bellezza del mondo

A ciascuno gli viene dato per proprio, il suo particolare modo di esprimersi in base alla sua intera condizione di vita. In un bicchiere verde il vino ha il colore verde, in un bicchiere rosso ha il colore rosso, in un bicchiere incolore ha il suo colore originale. Questo lo ha riconosciuto tua madre Christine. Un giorno lei mi disse: "Fratello Georg, sperimenti la vita di Dio così bella in te. Tu devi vedere il bello in questo mondo, affinché il tuo modo di esprimersi possa corrispondere alla bellezza della tua vita. Non vuoi venire con noi nel sud?", – Oh, la sua grandezza per me era che non volle mai che fosse nominata la sua persona.

Mi ricordo di un incontro nella mia bottega tra lei e il tuo autista K. Sch. caro fratello E.. Io ero al mio banco da falegname, Christine arriva, io la presento. Tu presentasti il tuo autista e dicesti: "Anche lui percorre la nostra via". A questo punto lei porse la mano al tuo autista e gli disse: "Se tu sei nostro fratello, allora io sono tua sorella". Così tua madre gli porse la mano da sorella.

Quanto spesso lei mi ha detto: "Georg, quando annunci la parola di Dio, devi indossare i tuoi vestiti più belli. Allora dovrà parlare già la tua persona. Devi lavorare su di te, neanche l’esteriore devi dimenticare. Anche ai tuoi fratelli e sorelle devi dire che devono lavorare su di sé. Devi renderli attenti su questo, perché ognuno porta in sé una forza del Creatore, un qualcosa che non ce l’ha un secondo, affinché questo bene spirituale rimanga alla Terra".

Lei era animata solo dal desiderio di rendere felici gli altri. – Quando lei sentì che la malattia portava la sua vita alla fine, lasciò Berlino sulla via più rapida. Volle esalare l'ultimo respiro in tutto silenzio. Io rivedo come il suo feretro stava nella chiesa in Oberbärenburg, dove noi due tanto spesso avevamo pregato.

 

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Cap. 42

Siate cauti nel trasmettere la Parola

Caro fratello O., hai di nuovo avviato il registratore? E poi hai intenzione di trasmettere la conversazione in registrazione? Ma la sensazione non si può trasmettere. Si percepisce sì lo spirito se si sente il suono, se si sente il linguaggio, ma nella trasmissione la parola è fredda, tuttavia può essere utile. Un parente di A. E. è impiegato in un complesso musicale, percorre la Germania dell’Ovest e si esordisce nei luoghi balneari e negli hotel. Un suo amico portò una volta il suo registratore a nastro che aveva messo in azione quando parlavo io, e allorché incontrò il suo amico, fece parlare il nastro. Costui mi scrisse una commovente lettera. Lui non avrebbe potuto fermare il flusso di lacrime nei suoi occhi mentre riproduceva il nastro magnetico; mi scrisse pregandomi se potesse darmi del tu. Io gli risposi che non solo poteva darmi del tu, ma poteva chiamare sua, tutta la mia vita. L’ho imparato dal mio Salvatore, il Quale ci ha donato anche la Sua vita ed ha utilizzato questa vita per noi. Più avanti mi giunse un’altra sua bella lettera, nella quale egli affermava di voler impostare tutta la sua vita secondo questo spirito.

Nondimeno, anche il libricino pubblicato per il mio 80° compleanno, ebbe degli effetti sui cuori degli uomini. Un fratello di 29 anni da Vienna quando lesse il ‘libricino-Georg[11], quali lettere mi scrisse! Questo avvenne così: in autunno avevamo avuto visite dall'Austria superiore, due sorelle nello spirito e un giovane uomo di 29 anni che però aveva perduto l'udito. Costui era molto soddisfatto del nostro movimento, sebbene non mi potesse udire. Egli aveva dedotto la vita spirituale insita, con gli occhi, e una delle sorelle gli trasmise subito quanto si era detto, gesticolando le parole con la mano davanti ai suoi occhi. Era, figlio di genitori poverissimi di un piccolo villaggio, ma era un uomo dotato; il padre era stato un operaio forestale che era morto molto presto. La madre guadagnava faticosamente il pane per nutrire i suoi figli. Lui si era ammalato e aveva perso l'udito. Poiché ora una di queste due sorelle lo amava e lui la voleva avere in moglie, le due donne portarono il giovane per ricevere da me un giudizio su di lui, se lei lo dovesse sposare. Quando me lo domandarono, io dissi: "Traudel, deve dirtelo il tuo amore se puoi amare quest'uomo e accoglierlo, sebbene gli manchi l'udito". Lei acconsentì. Ora sono diventati una coppia. – La madre di questa Traudel era una rigida cattolica. Lei ebbe a dire a sua figlia: "Se darai la mano da sposa a quest'uomo, io mi separerò da te! Se vuoi rimanere con tua madre, allora dovrai separarti da lui!". Quando mi riferirono questo, dissi al fidanzato di Traudel: "Matthäus, cerca di guadagnare l'amore della tua futura suocera. Applicati, dove puoi applicarti, per mostrarle un servizio. Se da lei sentirai parole che ti dispiacciono, mostrale il tuo amore. Nell'amore c'è il potere con il quale vincerai anche la madre, affinché un cuore materno non perda la sua unica figlia per colpa tua". Lui fu commosso fino alle lacrime. Infine, quando si avvicinò il momento del congedo, dissi ancora a lui: "Vorrei soltanto che tu avessi un contatto con il nostro fratello O. H". – Dopo la partenza, durante il viaggio di ritorno, essi avevano ancora un paio di giorni di tempo libero, allora visitarono Salisburgo, e chi vi incontrarono? Te, fratello O. – Essi scrissero: "Il tuo desiderio si è esaudito nella maniera più veloce, abbiamo incontrato il fratello O.H. Ti ringraziamo”. Fu attraverso di te che essi ricevettero in mano il ‘libricino-Georg’.

 

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Cap. 43

Non cercate nessun vantaggio terreno

Non sono mai stato d’accordo per una raccolta fondi. Presso di noi non è mai stato dato motivo ai fratelli di contribuire qualcosa per una qualsiasi spesa o un qualsiasi contributo, nemmeno di dare qualcosa per le spese della sala; oh, no. La tendenza del mio cuore stava in questo: io ero felice che potessi guadagnare qualcosa con il lavoro delle mie mani. In confronto a questo, le spese per la sala erano niente. Qui presso di noi, i fratelli e le sorelle dovevano essere liberi. Il nostro prossimo comprende le opere, le sole parole non le comprende. Dove c'è altruismo, c’è la pura Verità. Dove da questo, l'io cerca ancora un vantaggio, il vino è offuscato, è annacquato. Su questo, il Padre Celeste dice: «Io sono così ricco, così infinitamente ricco. Ma nei figli, con le Mie caratteristiche, sono infinitamente povero». E quindi si tratta di acquisire le caratteristiche come fece Gesù. In questo si dimostra il figlio che conosce il Padre. Nessun angelo conosce il Padre, ma un simile figlio conosce il Padre, un figlio che qui sulla via della Grazia può farsi proprie le caratteristiche del Padre suo. Piuttosto che andare da un amico e pregarlo di dargli qualcosa, meglio mangiare pane secco. Ma poi si sperimenterà pure che l'amico verrà da sé con l’extra, e allora basterà ad entrambi per l'eterna salvezza. Se l'amico viene da sé, allora in questo sta motivata la sua eterna salvezza; e chi non voleva abusare dell'amore dell'amico, prenderà il dono dalla mano paterna di Gesù.

Com'è bello se possiamo afferrare questa Mano! Ora abbiamo ancora occasione di afferrarla. Dall’altra parte, quali spiriti liberi nel mondo creato da noi stessi, abbiamo solo quella parte in Lui che corrisponde allo stato della nostra vita. Finché si porta il corpo di carne, siamo ancora nella scuola degli déi. Dall’altra parte si andrà incontro sulla lunga, faticosa via di quel perfezionamento che potremmo raggiungere già qui nella vita terrena. Un tale discorso come il nostro odierno, può sostituire centinaia di anni nell'eternità. Noi possiamo scambiarci la nostra reciproca vita, le nostre convinzioni. Io posso appropriarmi della vostra, voi della mia. Qui la vita sta vivente davanti ai nostri occhi, e se non si trova nessun essere umano personificante tale vita, allora ne testimonierà la Scrittura, la quale mette la vita di Dio davanti agli occhi degli uomini. Nessuno è scusabile, ma ciascuno, se lo vuole, può accogliere la vita di Dio con la sua vita. Diversamente, questo non è possibile! Non si può servire due padroni. Dio Lo si può accogliere solo nell'abnegazione di se stessi.

 

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Cap. 44

Nell'eterna crescita, lo spirito da’ forza

Tutto quanto ho ricevuto oggi mi basta, ma domani non mi basterà più. Domani vorrò riaprire il mio cuore dal quale accogliere la vita del Padre mio Santo. Non voglio dovermi vergognare davanti al filo d'erba, filo che domani non sarà più ciò che era oggi. Non voglio dovermi vergognare davanti a ogni creatura che è nell'eterna crescita, nell'eterno progresso. Eternamente mai la Terra raggiungerà di nuovo il punto dove orbita adesso nello spazio infinito. Eternamente mai staremo di nuovo sotto lo stesso influsso stellare come oggi.

Molte lucine fanno una grande luce; questo vale anche qui per la nostra esperienza, per quella nostra esperienza creante un nuovo aroma, creante un nuovo tono che si perderà nell'intera infinità, oppure in un nuovo gioco di colori, in una nuova composizione di colori, in una nuova immagine dell'eterno Amore.

Come può un uomo a 82 anni essere così inarrestabilmente sveglio e parlare come un uomo negli anni della sua forza migliore? Solo attraverso lo spirito. Quando l'ora nella quale siamo riuniti sarà di nuovo trascorsa, io sarò un’altra volta solo, allora sarò di nuovo un bramante e desiderante, affinché per un'altra ora io possa diventare un donatore. Perciò, pur essendo uguali nel nostro bramare, tuttavia non siamo uguali nella nostra vita di conoscenza. Noi cresceremo entrambi similmente, uno come l'altro. L'uno starà su un altro gradino di vita, come il suo prossimo, ma attraverso l’eternità ci porgeremo la mano fraterna, e la brama rimarrà la stessa. Chi ha raggiunto una meta, per quanto possa essere alta, a questi sarà indicata una nuova meta, e perciò la brama rimarrà in eterno, e pur attraverso tale brama, rimaniamo piccoli e saremo tutti concordi. Il riconoscere, sta sotto la brama. Cosa mi serve il mio riconoscere, se non lo posso impiegare? La mia conoscenza acquista valore solo se, per mezzo di ciò, guadagno qualcosa per la mia brama: glorificare il Padre mio Celeste tra i figli Suoi. Là vivrà innanzitutto la conoscenza, e la brama verso il Padre nostro Celeste non avrà nessuna fine in tutte le eternità delle eternità, poiché la Sua vita divina mai cesserà di pulsare. E il figlio amante e da Lui amato, coglierà dalle profondità della vita dell'eterno Amore, sempre nuovo latte vitale. Così io lo sperimento in me.

La mia felicità è di avere la capacità di servire voi e poter servire altri. Questa è la mia vita, e questa è la forza vitale che ritempra pieno di vigore il corpo indebolito. La mia brama si è adempiuta, ma non quietata. Così alla sera mi metto a riposare.

 

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Cap. 45

I veri seguaci

È stata in una grande ora, nella quale annunciai ai miei cari amici l'immagine contemplata interiormente: ‘Il nostro caro Padre Celeste ha in opera un obiettivo, in cui la più piccola vera particella di vita dei Suoi figli dovrà comparire grande dinanzi agli occhi Suoi’. Con questo obiettivo in questi ultimi tempi Egli rovisterà la Terra e, per ogni vero seguace che troverà, arresterà il giudizio per un anno. Al tempo di Noé Egli ha fatto la stessa cosa, e trovò otto di quelli che Gli erano rimasti fedeli. Oggi non interroga la Sua onniveggenza, perché teme di non trovarne otto. – L’altro giorno, dopo quest’ora, è venuto da me un fratello tutto agitato, dicendo: "Fratello Georg, ciò che abbiamo sentito ieri dalla tua bocca è stato il tuo umano. Oggi il Signore dovrà certamente trovare molti più seguaci". – Gli risposi: "Fratello Alfred, vorrei che fosse stato il mio umano. Vogliamo stare ad ascoltare una volta con l’orecchio teso il nostro cuore". – E allora dedussi questo dal Cuore di Dio, dal caro Padre nostro Celeste: per quella Meta di cui noi uomini crediamo che Egli abbia davanti, ha innumerevoli seguaci. Ma per la meta che Lui ha davanti per noi, è soddisfatto se trovasse otto veri seguaci.

Una sola deviazione dal modo di vivere rispetto a quello di Gesù, Lo colpisce più duramente che i segni dei chiodi sulle Sue mani. Infatti, il nemico è nell'uomo, non è al di fuori dell'uomo. L'amore deve essere pronto addirittura a peccare col fratello, pur di non abbandonarlo; deve essere pronto ad andare piuttosto con lui nell'abisso e origliare nel suo cuore, per trovare un collegamento con lui. Infatti, si può trovare questo collegamento solo quando ci si adegua in un primo momento a lui, pur nella veste del peccato, nella stessa veste che porta lui. Oh, questa è una prospettiva per la quale ci vuole Luce per comprenderla.

Quando posso dare uno sguardo nel Cuore del mio caro Salvatore, il mio cuore diventa colmo d'amore, e precisamente così colmo d'amore che vado in strada per guardare negli occhi del mio prossimo. Ogni creatura è santa, e la corona di ogni creatura è l'uomo. Anche i suoi errori sono ancora santi, poiché essi dimostrano la grandezza dell'Amore divino che ha creato l'uomo così grande, l’uomo che non è obbligato a percorrere le vie delle altezze, ma può percorrere anche le vie dell'abisso, e il Padre suo eterno non lo trattiene con nient'altro che attraverso la sua coscienza. Sì, anche la sua coscienza è ancora in grado di uccidere. La più grande perfezione ci da’ l’occasione di adoperarci per l'imperfezione, essa ci da’ l'occasione di entrare nelle orme del nostro Salvatore Gesù.

L'anima dell'uomo è un pulpito della Creazione. Quello che un uomo dichiara dalla sua esperienza, questo è già cibo di vita, ricettivo fino al sangue, attraverso tutti i gradini dell'esistenza per coloro che là vi sono ancora trattenuti. Come ho già detto: puro è quell'uomo che può scusare tutto, che non si sente respinto dall'uomo errante, che è animato ad aiutarlo e a guarire le sue ferite. Così sacra come ci è sacra perfino la nostra libertà, tanto sacra ci deve essere anche la libertà del nostro prossimo. Noi dobbiamo giudicarlo con gli occhi del nostro Salvatore Gesù Cristo. Dobbiamo giudicare soprattutto la nostra intera vita, e il mondo intorno a noi secondo il Suo sentimento. – Al puro, tutto è puro!

 

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Cap. 46

Corpo, anima e spirito

Lo spirito giace latente nell'anima, e l'anima viene di nuovo risvegliata dapprima con la crescita del corpo. Anche il corpo, infatti, deve avere una certa maturità prima che l'anima possa produrre i suoi effetti attraverso di esso. Se m’immagino un fratello nello spirito nello stato di un piccolo fanciullo – e mi sento come un portavoce dello spirito dovendo rivelare davanti al fanciullo la mia cosa più santa – il fanciullo non è ancora maturo, non è ancora ricettivo per questo. Nell'uomo c'è certamente la Scintilla divina come abilitazione dell'anima per diventare una cosa sola con Dio. Nondimeno lo Spirito più interiore, il divino, il Santo Spirito, è qualcosa di molto superiore. Per lui l'intero uomo deve rinascere. Tutto l'uomo deve dapprima sbocciare in quell'Amore che il nostro Salvatore Gesù Cristo ha vissuto prima. Solo allora egli sarà ricettivo per il Santo Spirito. Lo svela la conversazione con Nicodemo nella notte: «A meno che tu non nasca di nuovo, altrimenti non puoi entrare nel Regno di Dio» [Gv. cap. 3]. Il Regno di Dio non è un luogo esteriore, il Regno di Dio è la vita divina.

Un uomo senza fede, un uomo senza amore, è un uomo senza Dio. Affinché il germe della vita, il germe della fede e dell’amore si possa sviluppare nella sua anima, l'anima deve sempre aver prima una mediazione per questo, un fondamento, e questo è il corpo fisico. Qui nel corpo terreno comincia un qualcosa del tutto nuovo. Con la nascita sulla Terra tutto lo spirituale viene celato. Qui in questa scuola dei figli di Dio la vita deve stare sul punto più basso, affinché si abbia occasione fin dentro la radice di metter mano a un nuovo inizio. Noi in questo siamo tutti uguali, senza nessuna differenza. Anche Gesù, solo attraverso il processo della maturazione entrò in collegamento con il Padre Suo. Come fanciullo dipendeva da Sua madre, da ciò che lei Gli insegnava, ma già come ragazzo e giovinetto Lui era in grado di istruire lei. Con la Sua crescita, come Uomo, diventò un altro.

Ho sperimentato Gesù Cristo, Lo sperimento ancora e in Lui ho trovato questo: Egli è il nostro Creatore e Padre Santo. Chi Lo segue, Lo sperimenta, e chi Lo sperimenta, in lui si adempie ciò che un giorno disse: «Chi accoglie Me, accoglie Colui che dimora in Me». Allora tutte le questioni saranno risolte. Poi subentrerà pace e fiducia nell'anima. Il Signore è il mio Pastore. Nulla mi mancherà. Egli mi pascola su verdeggianti pascoli e mi guida ad acque fresche. Egli ristora la mia anima, e se anche camminassi in valli tenebrose, io non temerei, poiché Tu sei con me, il Tuo bastone e verga son quelli che mi consolano. – Questo lo puoi esporre a qualcuno, ma se costui non ha lo spirito, non lo comprende. Io non ho bisogno della via del pensatore. Posso parlare solo attraverso l'amore; tu come pensatore sei precursore per la libera facente Sapienza divina, tu stesso sei sacerdote. Il sapere mi aggrava, ma solo fin dove ho bisogno di tale sapere per il mio prossimo, mi sarà dato. Con l'aumento dei miei anni divento sempre più bambino. Nondimeno, anche il pensatore impiega l'amore come base.

L'uomo è così costituito, che può esprimere la vita di Dio ognuno in modo diverso. Se non ci fossero differenze, allora il grande principio dell'appartenenza non si potrebbe realizzare.

 

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Cap. 47

Il principio della redenzione

Chi non è unito con il Salvatore Gesù Cristo, diventa vittima dello spirito dei tempi. Il rapimento consiste nella vita di Gesù che un uomo fa propria. Un tale uomo starà al di sopra delle acque ondeggianti delle forze negative, sarà rapito. Il nostro eterno meraviglioso Padre, che vuole un gran bene a tutti gli uomini, educa i Suoi amici a questo scopo, affinché nel tempo dell'oscurità con il loro esempio diventino soccorritori.

I pensieri sono forze. La misera bocca non raggiunge ciò che raggiunge il cuore. Il cuore non è legato al tempo, nemmeno alle distanze. Se l'amore dipendesse solo dalla bocca dell’uomo, allora esso non sarebbe vita da Dio. Tuttavia sta scritto: «Dio è Amore, e chi rimane nell'amore, rimane in Dio e Dio in lui» [Gv. cap. 15]. Non sta scritto così. Non è vero? Chi cura quest’amore, sperimenta questo come verità attraverso l'amore.

Gesù Cristo poteva compiere l'Opera di redenzione solo nel Principio, e questo Principio deve diventare carne e sangue nelle Sue primizie. E quando è diventato carne e sangue, l'Opera di redenzione trova la sua continuazione, poiché, dietro all’indipendente, risvegliato uomo di Dio, sta l’Iddio da eternità in eternità non più legato dalle Sue Leggi, sulle quali era fondata l'intera Creazione, ma sta come Padre.

L'uomo, come microcosmo, come riflesso dell’intera Creazione, attraverso l’incarnazione del suo Dio, attraverso il Suo infinito Amore, ha acquisito la possibilità di far propria la vita del suo Dio tramite la dedizione e l'abnegazione in tutta la sua esistenza. Così poi è ancora l'uomo ad aiutare il grande Iddio a divinizzare la Sua opera. Senza l'uomo, Dio non può perfezionare la Sua opera dell'Amore, altrimenti Egli dovrebbe far uso della Sua onnipotenza; invece è per questo che l'uomo è stato creato e reso capace, per elevare la Divinità alla condizione di Padre.

 

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Cap. 48

Le parole di Dio sono spirito, vita, esperienza

1. (Parla ancora lo Spirito): – «O Miei cari, siate salutati con tutta la Mia Essenza. Ora soltanto sono diventato ciò che volevo essere ancor prima che fossero Cielo e Terra, cioè un Padre che nulla Lo può rendere tanto felice in tutta la Sua Creazione, che trovare la Sua santa vita al di fuori di Sé. Voi, fratelli e amici Miei, quando in passato eravate con Me vi ho potuto indicare la via. Adesso siete andati di nuovo fuori per innalzarMi come Maestro di tutti i maestri, il Quale vi ha creato in e attraverso voi stessi. Che cosa sarebbe la Mia potenza e forza tutto liberante, se Io stessi da solo? Che cosa sarebbe il Mio Amore senza la vostra ricettività? La Mia beatitudine consiste nella vostra stessa autonoma esperienza del Mio Cuore. I tempi dei tempi non possono essere espressi attraverso una parola umana, tempi che dovevano passare fino a questo momento di delizia per il Mio santo Cuore, in cui il Mio Cuore pulsa nei Miei veri seguaci. Qui sperimentate gli effetti della Mia incarnazione, del Sacrificio della Mia stessa morente Personalità-Dio. Ciò che una volta, prima che fossero Cielo e Terra, sfuggì al Mio Cuore nel Mio impulso d'Amore, ritorna di nuovo nelle Mie immagini. Perché morii sulla croce? Là apparvi nella condizione di Uomo proceduto da Me secondo la Mia immagine. Io lo riconobbi in questa condizione solo dalla potenza dell’ardore del Mio Amore per voi e, inchiodato con la corona di spine al palo del disonore, conclusi la Mia vita, affinché potessi oramai essere con voi tutti i giorni fino alla fine della vostra stessa posizione, e potessi darvi la cura, attraverso la quale il vaso del vostro io – da voi chiamata anima – diventasse un luogo, una patria, un tempio per il Mio eterno Spirito. Quale spettacolo, quando gli eoni di entità negative Mi vedono in voi uomini come il Dio ed eterno Padre diventato visibile per ogni vita attraverso l'impiego della vostra vita; quando essi vedono che esiste solo una via che conduce alla crescita divina in voi, la via dell'Amore! E se tu hai questo, hai la radice di ogni vita, di ogni luce, di tutte le forze, anzi, se hai questo, allora sgorgherà in te il latte materno per ogni vita e tutte le forze negative si chineranno da sé dinanzi a te. Il tempo è giunto, dove il più bello di tutti gli angeli, il figlio Mio perduto, nondimeno anche il figlio Mio più amato, è sulla via del ritorno. Egli è legato alla vostra vita divina.

2. Non presumete il contenuto di queste parole. Le Mie parole non sono espressioni articolate, le Mie parole sono spirito, le Mie parole sono vita, le Mie parole sono esperienza, e questo vostro fratello Mi sperimenta e Mi manifesta solo con la misera parola umana, per non toccare la vostra sacra libertà. Un linguaggio del sentimento toccherebbe la vostra libertà. Abbiate solo la semplicità di quest'uomo davanti agli occhi, allora sperimenterete la magnificenza di Dio in voi, Colui che vi rende capaci di glorificarLo dalla Sua forza e santificarLo dal Suo Amore in tutta la Sua Creazione. – Figlio Mio, Io ti ringrazio perché sei animato da una sola scuola di vita, scuola che ti dovrà render capace di assumere la posizione di salvatore su questa Terra, capace di occupare il Mio posto.

3. Se vi è ancora possibile una singola critica verso qualcuno, anche se fosse la feccia dell'inferno, questa critica vale per Me, essendo Io il Creatore. Non il Creatore di una caratteristica negativa, ma il Creatore della possibilità di tutte le caratteristiche. Se il Mio infinito Amore ha spianato la via fino al centro del Mio Cuore, deve pur essere data la possibilità di deviare fin nel più profondo abisso degli abissi. Ciò che voi scusate, fosse anche l’intero inferno, anche a Me è sacro. Io stesso non posso scendere nell'abisso, per tirar fuori coloro che sono diventati colpevoli, ferirei il creatore di quelle forze che attirano le creature nell'abisso. Voi invece lo potete. La Mia onnipotenza può tutto nel Cielo e sulla Terra, ma non risvegliare il peccatore, non redimere il peccatore, non spianare una via al peccatore dalla Mia stessa persona fino al Mio Cuore. Non è il Mio mondo, ma è il vostro mondo, per il quale avete abbandonato l'eterna Patria, per entrare nelle Mie orme. Io, che ho rinnegato la Mia Santità, abbandonando la Mia posizione divina, ho preso su di Me tutte le imperfezioni solo a causa vostra, per dare forza alla vostra parola, la forza redentrice, Miei amati fratelli.

4. Se ora il fratello vostro penetra nel Mio Cuore, Io Mi servirò della sua vita divina. Non uscirò di un pelo oltre la sua vita nel Mio desiderio di rivelarMi a voi. Poiché grandi, potenti spiriti dell'intelletto sono presenti, osservando per filo e per segno, se qui parla Iddio o il Padre. Se parlassi come Iddio, la Terra starebbe all'istante in fiamme. Perciò parlo come Padre, come Padre amorevole, figlio Mio. Come Padre amorevole, tenetelo saldo per voi; come Padre amorevole bramante Suo figlio, per ogni creatura che Mi potrà riportare solo il figlio all’eterno Cuore del Padre.

5. Io mi sono alienato attraverso il Mio Amore per voi. Nella nuova Creazione Io sono soltanto ciò che sono in voi, ciò che sono attraverso di voi. Dietro di voi sta il Mio eterno Spirito con la sua onniforza. Il nuovo Cielo eretto in voi, la nuova Terra procedente attraverso di voi, la pace realizzata attraverso il vostro sentimento, ciò che giace nel vostro cuore, ha una totale parte e un santo diritto di giacere al Mio petto. Solo l'amore Mi attira. Solo l'amore vi abilita a decifrare il Mio Cuore. Solo l'amore da’ spazio alla vostra vita divina, vita che può crescere in voi come ha potuto crescere in Me alla completa Personalità. Io sono venuto con voi per mettervi davanti agli occhi la meta del Padre vostro come via per il vostro perfezionamento, per mettervi davanti agli occhi la Mia vita di Gesù come via per il vostro divino perfezionamento.

6. La buona e seria volontà per il Mio Cuore è l'azione. E se non vi riesce ancora di raggiungere la meta, allora il motivo è di nuovo il Mio Amore. Così come Io non voglio far niente senza Mio figlio, così anche il figlio deve riconoscere che senza di Me non può far nulla. Se avete riconosciuto questo fino alla radice della vostra vita, nessuna debolezza vi coglierà più. Allora sarete diventati vincitori su voi stessi, uguali al Padre vostro che ha vinto l'amore per l'eterna magnifica divinizzazione dei suoi veri seguaci, affinché anch’essi possano poi collaborare nel grande campo di lavoro dell'Amore, per divinizzare ogni vita. – Amen!

7. Sono certamente ancora mani terrene, nondimeno sono le stesse mani come quelle del vostro Salvatore Gesù Cristo. È una benedicente vita divina proveniente dal fratello vostro, tuttavia è la Mia vita. – Amen!»

*

8. (Rivolto ad O.): «Se Mi ami sopra ogni cosa e non ti preoccupi di ciò che devi dire, allora con la più fine sapienza e la più fine conoscenza dei tuoi ascoltatori puoi venire a sapere solo una cosa: vale a dire che ci si deve piegare davanti alla conoscenza proveniente dal centro della vita divina.

9. Andate in pace! Vi ho aperto il Mio Cuore, il Mio Cuore sanguinante, il Mio Cuore bramante, il Mio santo Cuore. Operate come questo fratello (Georg) che scusa tutto, anche la separante, imperfetta vita che vi vuole separare dal Mio Amore. Per Me è santo. Perciò sta scritto: «Grande gioia vi è nel Cielo per un peccatore che fa penitenza». Io non sono venuto per via dei sani, sono venuto per via dei malati, sono venuto per discolpare i perduti, come ancora li santificai dalla croce come Miei fratelli e figli». –

*

10. (Parla Georg): Il modo di esprimersi proviene da me, ma la vita proviene da Lui. Il Salvatore Gesù Cristo è ritornato, Egli è risorto nella vita divina dei Suoi figli e ci esclama ancora una volta: “Venite a Me voi tutti che siete stanchi e aggravati, dovete trovar ristoro, dovete sentir redenzione. E se aveste tanti peccati quante sono le stelle nel cielo, tanti quanto la sabbia del mare e l'erba sulla Terra, dovranno nondimeno essere lavati bianchi come la neve”.

*

11. (Parla lo Spirito tramite Georg): «Figlio Mio errante, tutto è coperto con il Mio Amore, e se vieni a Me, vedrai che dalla tua deviazione da Me ho di nuovo saputo creare un principio di vita in modo che anche tu Mi possa servire per l'Opera più meravigliosa. Le tue vesti saranno purificate, la tua intera essenza sarà lavata, nulla ti dovrà tenere indietro. Io ti inviterò al santo banchetto del mattino elevandoti fino Mio Amore paterno. Le vie saranno state liberate. L'eterno Amore sarà risorto nei Miei amati uomini.

12. Io vorrei che solo di nuovo tre fossero ancora presenti allo spettacolo quando il Mio Cuore sarà aperto davanti ai vostri occhi, rivelato e dischiuso fino al Punto centrale, al Mio Cuore – fratello e figlio – al Mio Cuore paterno, quello che non è raggiungibile per nessun angelo, quello che può degnare, comprendere e percepire soltanto l’uomo finché lo porta la Terra. Grandi pensieri vanno su e giù nel Mio Cuore. Con che cosa vi devo render felici ed esprimere la Mia gratitudine? Per Me tutto ciò che esiste è troppo poco per questo. Quando giungerà l'ora della vostra maturazione, sperimenterete nella piena realtà attraverso voi stessi, ciò che avete sentito oggi. Il Mio Amore può essere compreso solo dal Mio Amore, e la via a questo Amore è la Mia vita di Gesù, da Betlemme fino al Golgota, tuttavia corrispondente alla ‘vostra’ persona. Nella grandezza della Mia persona nessuna creatura poteva percorrere questa via che Io percorsi, per sopportare e rimanere nel Mio Amore, adesso, in questo tempo, dove tra la Mia Terra e il Mio Cuore è subentrata la più grande lontananza. Potete assumere voi la posizione di salvatore, potete illuminare voi, con il Mio Amore e la Mia Umiltà, di Gesù, per fermare i principi di questa Terra e, con questo, fermare l'opera di annientamento della Mia ripetuta crocifissione nello spirito. Per questo apro il Mio Cuore paterno per coloro che ho chiamato, che si sono scelti questa vocazione ed hanno abbandonato il loro eterno Santuario, per portare la veste della Terra, per occupare il Mio posto, il posto della Mia Divinità, per far proprio il posto dell'eterno Amore, per farsi propria tutta la Mia persona fino in tutte le eternità delle eternità.

13. Non posso più appartenere a Me, perché voi Mi avete crocifisso; posso appartenere di nuovo a Me solo se Io risorgo sulla Mia Terra nei Miei amici e seri seguaci. Il Mio giogo è dolce e il Mio carico è leggero. Nulla vi deve separare dal vostro prossimo, vi dovete separare solo dai principi al di fuori della Mia vita da Gesù, altrimenti vi separate dalla vostra stessa vita divina, vita che Io voglio perfezionare. Poiché io, Gesù, sono l'espressione del Mio eterno Spirito, e questo Spirito si ritira momentaneamente con il suo influsso per il vostro io mediante un unico deviante senso, perché per Me la vostra libertà sta ancora più in alto del Mio Amore per voi.

14. Ho già aspettato eternità e posso aspettare ulterior-mente, ma non toccherò mai la vostra libertà. Nondimeno, sta nello sviluppo del tempo il fatto che ho bisogno di voi, affinché la Mia Opera di redenzione non si arresti. Se Io venissi visibilmente, allora sarebbe provocato un potente influsso su di voi con la Mia personale comparsa. La vostra vita sarebbe santificata, ma le vostre parole non potrebbero ottenere la forza della divinità. Perciò Io vi do solo la cura per la vostra crescita, finché la vostra esistenza sarà diventata divinità personificata. Allora Io verrò visibilmente. Oh, se potessi contare le ore fino all'adempimento della somma brama del Mio Amore!

15. Io so tutto, conosco precisamente l’orbita di miriadi di soli, so quando e dove andrà incontro alla sua dissoluzione, ma il giorno della Mia visibile comparsa in mezzo a voi non lo conosco, non lo posso determinare; un volere da parte Mia porterebbe già con sé una delicata costrizione. Nondimeno, Io aspetto. Una volta pur si disse: «Egli è venuto nella Sua proprietà e i Suoi non Lo hanno accolto». – Egli ritornerà nella Sua proprietà quando saranno diventati maturi per accoglierLo. Fin da quest'ora vi offrirò la cura, affinché d’ambo le parti abbreviamo il tempo dello sviluppo. Per questo ci vuole la conduzione da parte Mia, e da parte vostra quella vigilanza tale affinché non vi assalga un pensiero che ombreggi in voi l'immagine dell'eterno Amore. È meglio sopportare sofferenze, piuttosto che deviare solo minimamente dall'Amore. Amore che nemmeno a Me fu dato gratuitamente, ma Mi fu dato solo dopo la Mia sottomissione, quale Gesù, alla volontà del Padre.

16. Così Mio affratello con voi per sempre e in eterno. Così vi elevo come salvatori del mondo e salvatori per il Mio Cuore per sempre e in eterno. Amen! – Gli angeli più santi si piegano in questo momento. I Cieli trattengono il fiato in questo istante, e si è aperto il Cuore del Padre per tutti in una nuova profondità che solo il figlio, solo l'occhio del figlio può dischiudere e sperimentare attraverso il suo amore, attraverso il suo sentimento filiale, attraverso il suo ardore per Me. – Amen!».

*

17. (parla Georg): Se voi, amati fratelli, non foste venuti, oggi non avrei potuto sperimentare così questo Santo, amorevole, meraviglioso Padre. Felici coloro che per Lui spezzano la lancia. Noi possiamo coprire il Suo santo petto, contro cui infieriscono mille nemici e lance. Così restiamo di nuovo davanti alla croce, rinnovando la domanda: «Chi cercate voi?». – E quando loro risponderanno: «Gesù di Nazareth!», noi insisteremo: “Prendete noi per Lui!”. Ora, con la nostra ultima goccia di sangue possiamo sbarrare ai Suoi nemici la via che porta a Lui. Solo con la distruzione della mia esistenza, potranno esserGli ricondotti i Suoi nemici.

 

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Cap. 49

Gioia per la vita

Gesù mi diventa giorno per giorno sempre più conosciuto e in tal modo a me cresce la gioia per la vita, proprio per la vita terrena. Infatti, ho una tale gioia per la vita, proprio adesso che sto al limite di questa vita terrena. Solo adesso essa diventa immensamente importante, poiché la Terra è un pulpito della Creazione. Quello che qui diventa chiaro dal fondamento del Cuore di Dio attraverso la Scintilla divina in noi, è pane per ogni vita nell'infinità. Qui è aperta la possibilità che il più bello e più grande angelo[12] possa ritornare. Egli si è posto tra il divino nell'uomo e l’intera Creazione. Ma chi il grande angelo non può trattenere di dare alla Terra ciò che è della Terra, e al Padre Celeste ciò che è del Padre Celeste, non lo può più fermare; a costoro lui non può più annacquare il vino della divina Verità, non può più togliere loro il latte materno che per ogni vita è la forza della benedizione. E chi è passato attraverso il suo mondo senza che quest’angelo (caduto) lo possa fermare, lo vince per la vita eterna.

Chi cerca il suo più santo e più alto dall'esterno, in costui Lucifero ha ancora parte, su di lui egli ha ancora il potere di indebolire il divino. Ma Dio, proprio per questo è diventato Uomo, affinché ciascuno abbia di nuovo accesso alla Sua divina vita interiore. Quanto più diventiamo maturi, tanto più si rivela il Padre nostro Celeste nel linguaggio del sentimento della Sua Opera di redenzione.

Un uomo non intuisce affatto ciò che si lascia sfuggire e da cosa si separa, se non vuol riporre la precedenza alla vita di Gesù davanti alla sua stessa vita. Invece, se Lo seguiamo, …la Sua vita non ombreggerà più la nostra ragione, no, ma la Sua vita si esprimerà davanti a tutti gli uomini, ovunque noi si possa stare, qualunque possa essere la nostra occupazione. Seguire Gesù consiste soltanto in questo: che si metta la propria vita al Suo servizio! La nostra vita è in ogni caso un servire, ma nel servizio a Lui, noi abbiamo la forza di servire gioiosi e senza costrizione. Oh, con Gesù non si perde nulla, si guadagna soltanto. Lo dico dalla mia stessa esperienza di vita, dallo sguardo di Grazia nel Cuore del nostro eterno Padre.

Se Egli venisse ora e mi dicesse: "Ti voglio portare sulla Mia mano nel Mio Cielo". – Io direi: "Mio caro Padre Celeste, no, lasciami in mezzo al mio prossimo, lasciami soffrire con loro, lasciami lottare con loro, lasciami pregare con loro, lasciami vivere per loro". – E se Egli mi domandasse: "Perché?", risponderei: "Perché Tu lasciasti la Tua alta posizione? Perché diventasti Uomo? Perché rimanesti Uomo e sei fino ad oggi ancora Uomo? Io, nondimeno, so che la Tua vita divina, che Ti incorona come Padre, è la stessa vita sorta nei Tuoi figli. Tu hai lasciato la Tua vita originaria ed hai seguito il Tuo amore; infatti, dalle profondità della Tua vita primordiale si è staccata quella Scintilla attraverso la quale siamo stati abilitati ad andare incontro alla somiglianza Tua, a creare noi stessi la somiglianza di Te". – Io so bene: questo è possibile solo con l’aggiunta dell'eterno Amore che ci da’ cura e che ci è stato di esempio. Ma il Padre Celeste nostro non regala nulla senza merito a suo figlio, affinché il figlio acquisisca il pieno diritto al Cuore del Padre suo. E ancora di più: affinché l'eterno Amore abbia la possibilità di guidare, attraverso il figlio, tutta la Creazione al Cuore dell'eterno Amore!

 

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Cap. 50

La via della Grazia

Dio ha bisogno dell'uomo, Dio si è reso dipendente dall'uomo. Ma perché ha bisogno di lui? – Perché lui porta in sé una piccola Scintilla proveniente dalle profondità primordiali dell'Amore divino. Questa piccola Scintilla non la perderà mai più, neanche nelle eternità, dovesse sprofondare giù fino a essere una feccia dell'inferno. Anche se dovessero passare eternità di eternità, il Padre non tocca la libertà di nessuno, Egli gli darà la cura. Se non segue al richiamo, allora dovranno parlare le pietre. «Non rimarrà pietra su pietra» [Lc. 19,44]. Allora l'uomo vedrà in ultima analisi, gradino dopo gradino, che i suoi principi sono instabili, che non hanno nessun fondamento né suolo per i suoi piedi. Allora dovrà percorrere la via dell'esperienza, ma tuttavia approderà alla meta della sua destinazione divina. Là lo guiderà la via della Grazia che Dio ha spianato attraverso i Suoi figli con la loro intercessione, con l'impiego della loro vita, con l'abnegante amore per coloro che non conoscono ancora il Padre.

Così come l’Iddio, quale Uomo, ha creato una via della Grazia per la nostra destinazione, così l'uomo crea poi continuamente una via della Grazia oltre il suo cuore al Cuore di Dio, finché tutto sarà ritornato fino a quel grande grado di maturazione ‘un solo Pastore e un gregge solamente’. Solo allora comincerà la vera Creazione; la vecchia passerà. «Cielo e Terra passeranno, ma le Mie parole non passeranno». Io lo so, queste non sono parole di uomo, queste non sono parole provenienti dal mio sangue, queste sono parole provenienti dal vostro sangue; il nostro spirito è lo stesso. Il nostro spirito è una particella del Cuore di Dio, e ciò che Gesù ha preparato e insegnato, era l’immagine umana che la Scintilla di Dio voleva produrre, affinché l'uomo crescesse per essere un corredentore. Dato che l'uomo aveva perduto quest’immagine, Dio è divenuto Uomo ed ha impersonato la vita più interiore che era nascosta nell'uomo. Perciò Gesù Cristo è il frutto maturo all'albero dell'umanità. Egli ci ha tagliato il corso dello sviluppo fino a quella maturazione nella quale poi essere in grado di pensare, vivere, volere e giudicare noi stessi, il nostro prossimo e il Padre Celeste nostro, così come Gesù ce lo ha messo davanti agli occhi.

Oh, com'è bello, amici miei; ora si tratta soltanto di consolidare in sé questo orientamento, e lo si può consolidare solo nella lotta con i contrasti. Nel Cielo non possiamo diventare figli di Dio, neanche come angeli possiamo diventarlo. Noi possiamo diventare figli di Dio solo nel luogo dove esiste una salita e una discesa, dove ci sono vicine luci e ombre: nella misericordiosa vita terrena!

Io so quello che dico. Non voglio concedere un solo giorno della mia vita in cambio di un patrimonio terreno, perché ogni giorno che mi dona il Padre mio Celeste, appartiene necessariamente alla mia vita. Egli non conta con giorni, non con ore, neanche con minuti, né con secondi, Egli conta con momenti, e quando il Suo santo occhio vede che adesso c'è maturità, che adesso il figlio ha raggiunto la più alta posizione a lui possibile, allora è giunto il momento in cui la Terra non gli potrà più dar niente, in cui non vi trova più niente e non vuole più nulla da essa. Allora ritorna indietro, poiché l'Amore non ha creato l'uomo per la sofferenza, l'Amore ha formato la Creazione così bella, affinché l'uomo debba essere beato come una creatura dell'eterno Amore.

Noi vogliamo entrare in collegamento con quegli uomini che sono sensitivi. A che serve la più bella semenza senza il campo? Non sta l'orecchio sullo stesso gradino come la bocca? Beata è la bocca che può esprimere le parole, ma beato anche l’orecchio che sente le parole. Poiché l'orecchio che non vuol sentire le parole, nemmeno le sente, sente solo un suono inarticolato, ma non le parole, non la vita. La parola è l'espressione della vita. Dove c'è l'amore, c’è anche l'espressione vitale dell'amore, oppure l'idea dell'amore. E l'espressione vitale dell'amore è di nuovo il Figlio che Gesù Cristo ha impersonato. Egli ha impersonato il carattere del Padre Suo, Egli era l'espressione vitale del Padre Suo, il Quale disse ai farisei e scrivani: «Se conosceste il Padre Mio, conoscereste anche Me. Così non Mi conoscete. Perciò il Padre Mi ha mandato, affinché abbiate una via che conduce a Lui».

 

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Cap. 51

Chi ha l'amore, non ha bisogno di studiare

Chi ha l'amore, non ha bisogno di un libro. Chi ha l'amore, non ha bisogno dell'insegnante. Chi ha l'amore, sperimenta questo: l'amore è come una madre. Se siamo figli, ci da’ il latte, se cresciamo, ci da’ il pane. Se maturiamo di più, ci da’ del cibo più vigoroso. «Il Mio Regno è dentro di voi. Esso non viene con fasto esteriore». Questo significa che nell'uomo vuol nascere qualcosa che l'infinito spazio non può offrire. Allora il Cielo perde il suo splendore davanti al Regno celeste nell'uomo. Perciò, se l'uomo entra in contatto in se stesso con la vita divina, egli eleva il suo Dio allo stato di Padre, allo stato di un Padre. – Un padre può tutto, ma un Dio deve rispettare le Sue Leggi divine, perciò Egli ci ha dato la Dottrina dell'amore, anche l'amore per i nemici. Nessun'altra via conduce al collegamento con la vita divina, affinché, attraverso coloro che entrano in contatto con la vita divina, tutta la Creazione guadagni qualcosa. Sì, l’Amore ci viene insegnato fin giù nel più profondo abisso della lontananza da Dio, così facendo l'uomo unito con Dio diventa poi un sole, un sole spirituale per tutta la vita spirituale nell'infinità, dall'abisso fin su agli angeli. Un uomo unito con Dio esonera anche gli angeli dalla Legge, poiché nella sua vita spirituale anche l’angelo avrà poi una parte e, in tal modo, anch’esso diventa figlio dei figli di Dio.

Nel caso in cui io non mi esprima abbastanza chiaramente, voi tutti portate già la vita in voi. La vita è dal Padre, ma l'espressione è da me. Essa corrisponde al mio umano. Infatti, la vita divina non si esprime articolata nell'uomo, la vita divina si esprime come quel santo Amore che vede soltanto ferite, che non guarda a sé, che non ha davanti nessun vantaggio per la propria persona, che lotta solo per il prossimo, non potendo fare altrimenti. La vera adorazione per Dio sta in questo: lottare per il prossimo! Questo è aver parte al Cuore di Dio! Se avete domande, cari fratelli e sorelle, attraverso le domande l'anima esprime il suo più alto desiderio, se non possiede ancora la piena chiarezza. Qui nella Creazione materiale siamo, per così dire, mescolati, ognuno sta su un gradino diverso. Quando un giorno saremo puri spiriti, allora tra ogni gradino di vita ci sarà un abisso difficilmente superabile. Ma qui come uomo può essere superato tutto, qui può essere radunato il più elevato con il più basso, il più elevato si può comportare così che il più basso lo comprenda, e il più basso può aprire il suo cuore, affinché il più elevato lo possa illuminare.

 

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Cap. 52

Guidati contro i piani della nostra volontà

Sta scritto: «La Luce è venuta nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno compresa» [Gv. 1,5]. La Luce è venuta nelle tenebre della nostra anti Divinità, ma la vita divina stava personificata davanti ai nostri occhi, e poi subentrarono le conduzioni del Padre Celeste nostro. – Da che cosa vien fuori tutta la sofferenza su questa Terra? Dal fatto che siamo guidati contro i piani della nostra volontà. Siamo guidati così che il nostro io non venga rafforzato, no, che noi, per conservare la pace, dobbiamo rinnegare il nostro io. Noi procediamo quando c'è la convinzione che i capelli sul nostro capo sono tutti contati, poiché niente accade senza l’autorizzazione divina. Così il nostro meraviglioso Padre ci vuole su questa Terra nella quale siamo nati come creature, istruiti fino alla fusione con il Suo eterno Spirito; con questo possiamo poi lasciarla come figli di Dio.

Non la consapevolezza di essere io un figlio di Dio, mi rende beato, ma la consapevolezza che io posso preparare al Padre mio Celeste una gioia, e la consapevolezza che io posso donare al Padre mio qualcosa che Lui non possiede, potendoGli riportare qualcosa che senza di me Lui non può riportare. Nondimeno, noi stessi abbiamo pregato il Padre di voler diventare figli Suoi. Perciò Lui ci da’ anche la cura, così che possiamo esclamare con Davide: «Se solamente ho Te, non domando niente del Cielo e della Terra. Anche se corpo e anima mi languono, sei sempre Tu il conforto del mio cuore e la mia parte». Se solamente ho Te! Solo per un breve tempo di vita di prova noi siamo in questa scuola superiore, dove ciascuno può diventare un figlio di Dio. Un periodo per noi che non ritornerà mai più, che non ritornerà mai più in eterno. Qui sulla Terra c'è la cameretta di smeraldo dei beni più santi; qui abbiamo l'opportunità di accoglierli, di viverli fino in fondo e di affermarli. Qui abbiamo l'opportunità di impegnarci. Lo sviluppo del mondo richiede tutta la serietà degli amici di Gesù. Il potere opposto contro lo sviluppo del mondo è la vita dello Spirito. Dio non interverrà mai con costrizione, mai eternamente, ma per questo Egli si sforza con i Suoi amici di curare il mondo e guidarlo, affinché sempre più uomini maturino per la ricettività della loro vita divina.

I pensieri sono forze. Il Padre nostro Celeste ha bisogno solo di uomini con una vita abbracciante vita, una vita che sia animata da un solo desiderio: che tutti possano risvegliarsi, particolarmente coloro che stanno ai vertici, i quali sono prigionieri di un sistema, sono quei nostri poveri fratelli che non applicano la misura del sacrificio personale, affinché la vita divina possa venire loro in aiuto e illuminarli, cosicché occupino il loro posto nel senso divino.

Sì, i pensieri sono forze, essi compenetrano l'intera infinità. Nella vita divina che diventa libera nell'uomo ha luogo il ritorno di Gesù nella Sua magnificenza. Egli non temeva di umiliarSi, equiparandosi agli uomini, ed ha impiegato la Sua vita per il grande «Sia fatto!», per il perfezionamento divino dell'uomo. Per gli uomini Egli divenne la Vittima davanti al Santuario della Sua divinità; la santità della Sua divinità non poteva andare insieme nell'abisso, dove Gesù Cristo discese. Perciò Gesù sulla croce esclamò: «Mio Dio, Mio Dio, perché Mi hai abbandonato?».

Visto che Gesù andò là dove la santità di Dio non poteva andare, da allora in poi l'onnipotenza di Dio restò dietro agli uomini che Lo hanno seguito, ed ha trasfigurato il Figlio dell'Uomo-Gesù attraverso la divinizzazione di quei Suoi amici che, nella successione, conservano la santa serietà. Il Padre non guarda alle loro debolezze, poiché non si matura in una volta; per questo ci vuole un morire molte volte e un maturare molte volte. Sì, il Suo Amore è tanto grande, esso guarda alla buona volontà. Tuttavia, se un uomo si applica, se vuole ma non riesce, se non ha la forza, allora l'eterno Amore non può arrestare il loro il torrente di lacrime.

 

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Cap. 53

“Chi ti ha insegnato questo?”

Ora voi dite: “Chi ti ha insegnato questo?”. – Io rispondo: “Il mio stesso amore!”. Questo è il linguaggio dell'amore. Dio non istruisce in modo articolato, Dio ci ha dato un pezzo del Suo Cuore; Egli ha vissuto per noi d’esempio, cosicché il cuore possa compenetrare l'intero uomo. Perciò, quello che è dal cuore è da Dio. Ciò che uno non prova in se stesso attraverso l'amore, non può neanche condividerlo con un Dio. In ciò sta il mistero della Rivelazione di Dio, ed è per questo che Egli si è rivelato attraverso il Figlio Suo, Gesù Cristo, nel divenire Uomo. Giovanni il Battista fu l'ultimo profeta. Coloro che vengono dopo di lui e profeticamente guardano nelle lontananze, hanno fatto spazio alla vita divina nella loro anima, poiché poi non parlano più come profeti dall'onnipotenza di Dio, bensì come figli, avendo anche il diritto di condurre al loro Padre coloro che vogliono andare insieme nel luogo dove essi stanno. Lo Spirito di Pentecoste fu pure una costrizione per gli apostoli, esso doveva esserlo, altrimenti il nome di Gesù sarebbe andato nell’oblio. Noi invece non proveremo mai quella Pentecoste in cui lo Spirito di Dio dalle altezze come divina Proprietà compenetra l'uomo. Su di noi si deve riversare lo spirito che c’è in noi, cari amici.

Il tempio in Gerusalemme era un’allegorica rappresentazione dell'uomo. Il vestibolo del tempio corrispondeva alla sua carne e sangue, il santuario corrispondeva alla sua anima, l'Onnisantissimo del tempio alla sua vita divina. Quando Gesù esclamò: «È compiuto!», si strappò la cortina tra il tempio e l'Onnisantissimo; cadde la parete divisoria tra Dio e l’uomo. Mai di nuovo il Padre nostro erigerà una cortina tra noi e l'Onnisantissimo. Dipende solo da noi se vi vogliamo entrare. Nell’Onnisantissimo noi entreremo non appena saremo maturi, così che il Divino si possa rivelare in noi. Tutte le Rivelazioni dall'esterno che conosciamo, come quella di Jakob Lorber, come quelle di tutti i grandi uomini e veggenti, erano solo vie, e perfino Gesù fu pure l'ultima via come Figlio di Dio, il Quale parlò dalla vita del Suo eterno Padre. Egli stesso fu anche la Verità e la Vita, la santa Vita. Ma che significa questo? – Si chiama santo tutto ciò che non è sottoposto a nessun cambiamento. Egli, la Vita, parlò ai Suoi discepoli: «Ora è venuto il tempo che Io vada al Padre». – Pietro rispose: «Signore, portami con te dal Padre». – E Gesù: «Pietro, ti posso portare con Me ovunque, ma non dal Padre». A meno che il granello di frumento non muoia, non gli è possibile produrre il suo fuscello che porterà la spiga; e come nel granello di frumento è l'involucro, lo è il guscio del divino nell'uomo. Come il granello di frumento muore nella terra affinché si possa sviluppare il fuscello, così è la via anche nell'umano. 

Una volta, al tempo di Hitler, al presidio di polizia mi fu detto che erano state presentate gravi accuse contro di me. Io avevo da assumermi la responsabilità perché avevo contravvenuto al divieto. Mi chiesero: "Come vi comportate verso la Chiesa?". – Risposi: "Io paragono la Chiesa a un seminatore che semina buona semenza. La semenza è la parola di Dio, tuttavia il frutto è la vita proveniente da Dio, e dove la semenza germoglia, là cresce un salvatore. E per un salvatore non è più il massimo andare in chiesa, bensì egli cura le sementi". – "Come vi comportate verso coloro che credono diversamente?". – "Signori miei, ogni uomo sta su un diverso gradino di maturità, e ciascuno di questi ha rispettivamente una conoscenza diversa. Se a quello che non sta sul mio gradino dico: 'Tu devi percorrere tale via', ed egli non è ancora maturo per questa, allora non la percorrerà. Perciò, secondo tale concetto, io nel mio circondario cerco di splendere con il mio esempio". – Il risultato fu che i tre interroganti, dopo la conclusione della conversazione, mi accompagnarono nel corridoio, là discutemmo ancora per un quarto d'ora in maniera privata. E come cristiani ci porgemmo la mano fraterna e cosi ci lasciammo.

Vedete, ovunque abbiamo l'occasione di intrecciare una parola proveniente dalla vita del Salvatore! Se portiamo la vita nel cuore, questa parla già attraverso i nostri occhi; con ciò attiriamo il nostro circondario, per quanto sia maturo. Allora anche la bocca diventa un'espressione del cuore, e deve esserlo.

 

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Cap. 54

La Terra non ha bisogno di me, ma della mia convinzione

Il vostro discorso sia: “Sì, sì! No, no!”. Ciò che va oltre proviene dal male. Dobbiamo dare giustificazione di ogni nostra parola inutile che abbiamo espresso. Giustificazione davanti a chi? Davanti alla nostra stessa vita divina, poiché ogni parola nel nostro mondo spirituale è una realtà. Tutto il vivente è personificazione dei pensieri di Dio. Tutto quello che abbraccia lo spazio infinito, sono pensieri di Dio. Dato che noi siamo figli Suoi, anche i nostri pensieri sono viventi; anche i nostri pensieri sono creazioni. Il nostro mondo non è meno infinito del mondo del Padre nostro, per questo parla nuovamente il nostro pensiero. Il nostro pensiero non ha bisogno di nessun minuto per raggiungere il cielo stellato. Ora pensate allo spirito che abbiamo in noi! Il nostro pensiero compenetra l'infinità. Infatti, quando il nostro pensiero giunge fino al Cuore del Padre, giunge anche attraverso la grandezza dell'infinità. Detto con poche parole: la Terra è una scuola di déi! Se non lo fosse, allora Dio non sarebbe passato come Uomo sulla Terra. – E dove ci porta il Dio divenuto Uomo? Al Suo Cuore paterno! Da là Egli ci ha indicato questa via: «Coloro che accolgono Me, accolgono Colui che dimora in Me».

Oh, cari amici, quanto mi fate felice di essere ascoltatori devoti. Io so ciò che vorrei, ma non so ciò che decide il Padre mio Celeste con me. Ogni giorno devo essere pronto ad andar via da questa Terra. Posso andare, la Terra non ha bisogno di me, ma ha bisogno della mia esperienza, della mia convinzione. Cari amici, guardate il mondo, giudicate l’intera vita. – Dove sono gli uomini che si occupano di Gesù? Non percorre ognuno la propria via? Non sta ognuno sotto l'influenza di questo mondo? Dov'è l'uomo che cammina sulla Terra senza cercare una parte in essa, e vuol adoperare la sua vita solo per questa Terra che è stata resa degna attraverso l’incarnazione di Dio, accogliendo il Suo sangue?

Sia lungi da me il voler persuadere la vostra vita, oppure irradiare con la Luce della mia conoscenza anche solo il più piccolo di voi. Se qui ci fosse un cuore che volesse giungere alla conoscenza – e si trovasse sul gradino più basso – allora io gli direi: "Vieni, tu hai il primo posto nel mio cuore, tu hai più necessariamente bisogno di me!".

Noi dobbiamo voler prendere dal mondo solo ciò di cui abbiamo bisogno per la nostra esistenza, non di più. Credetemi, io ho abbastanza della mia carta annonaria (1954 a Dresda), da rimanerne ancora qualcosa per gli altri. In primo luogo mi basta perché recido la vecchia carta quando arriva la nuova, quando la vecchia è scaduta. Così ho sempre qualcosa di buono. E così è con tutto. Ma come stanno le cose con l’economia? Perché gli uomini sono poveri? I loro introiti non bastano, ora fanno prestiti. Il giorno nel quale ricevono il loro salario, questo è già accorciato con quello che devono rimborsare al prestito. Qui sta il grande errore. Quanto più ci si sforza di preparare una gioia al proprio Salvatore, tanto più si ha a sufficienza, e tanto meno si ha bisogno per la vita. Con il proprio Salvatore si ha anche il senno di preparare un cibo con poco, ed è comunque gustoso.

Davvero è così: «L'uomo non vive solo di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio», lo dice anche la Scrittura, e io questo lo vivo in me stesso. Il corpo ha certamente bisogno di nutrimento per la conservazione delle proprie forze, in particolare per le forze di quell'uomo che lavora, ma anche per lui vale questa Parola.

Non preoccupatevi per la vostra vita! «Il Signore è il mio Pastore. Nulla mi mancherà». E a chi la Terra da’ poco, potrà anche riconoscere: a me non manca nulla! «Egli mi delizia su verdeggianti pascoli e mi guida all'acqua fresca; Egli ristora l’anima mia». Con Gesù Cristo subentra un rinnovamento dell'uomo, una trasformazione dell'uomo attraverso il suo modo di sentire. Davanti agli uomini possiamo nascondere tutto, ma non davanti agli spiriti. Sarebbe un dileggio se noi volessimo parlare e l’uomo interiore non stesse dietro al discorso. Ci danneggeremmo, non lo potremmo di nuovo riparare. Piuttosto, parlar poco, quindi sforzarsi di vivere fino in fondo la vita ritrovata, e poi parlare dalla vita goduta appieno, amici miei.

Siamo oppressi e sminuiti nella nostra patria, ma non senza concessione del Padre Celeste. Io mi dico: se il Padre Celeste lo permette, allora da parte nostra deve seguire anche il corrispondente atteggiamento. Nessun lamento può giungere sulle nostre labbra, ma neanche nessuna accusa. Allora si è liberi. Lamento e accusa offuscano la pace nella nostra anima. Quando un uomo ha dei desideri che non si realizzano, egli non ha pace. E poi, conosciamo noi il nostro desiderio più profondo?

 

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Cap. 55

Diventare salvatori dell'abisso

Qualcuno, prima che venisse su questa Terra ha pregato così: "Caro Padre Celeste, guidami e mettimi nelle condizioni che io possa ritornare a Te con la consapevolezza di riuscire a riportarTi qualcosa”. – Chi vuol andare nell'abisso e desidera diventare un salvatore di questo, deve dapprima essere rivestito con la matrice dell'abisso, deve dapprima sperimentare in sé di che natura esso è.

Solo dopo sarà riconosciuto come guida dell'abisso, se starà sullo stesso gradino di vita come l'abisso stesso e lo avrà vinto, ritrovando la via  del ritorno al Cuore di Dio. Non è così facile quando un amico di Dio va fuori, su questa Terra, per il Padre suo Celeste. Quando il figlio si separa da Lui e il Padre si separa dal figlio, il figlio va nell'abisso, e dipenderà solo dalla sua stessa vita interiore. – Se poi distoglie il suo sguardo dalla vita di Gesù, sarà abbandonato! La nostra unica guida resta poi la nostra coscienza. Essa è unicamente quella stessa voce come voce di Gesù. In Gesù Cristo abbiamo la coscienza personificata. L'Uomo Gesù Cristo ci illumina le vie della nostra vita, dall'abisso fino all’elevatezza, e noi sappiamo precisamente su ogni gradino come dobbiamo comportarci. Io l'ho sperimentato nella mia stessa persona come lo si sperimenta più volte: si voleva il bene e si è ottenuto il contrario. Allora il senso della giustizia vorrebbe poi ribellarsi, e vorrebbe prendere la parola. Ma non lo può, per via dell'Amore di Gesù.

Quando noi stessi talvolta non sentiamo la forza di rimanere nel binario della vita di Gesù, per amor del Salvatore riusciamo comunque a far tutto. Per amor del Salvatore abbiamo la forza di sopportare dolori e vincere sofferenze; per amor del Salvatore abbiamo la forza di sottometterci, in qualunque modo veniamo guidati qui su questa Terra.

È molto, molto difficile sostenere la prova, quando ci si sente come avvolti dalla notte, quando ci si sente soli, completamente soli. Tuttavia, le parole di Gesù «Padre, nulla accade senza il Tuo permesso», ci fortificano, tanto da donarci quiete. Gli attacchi sono momenti transitori. Chi è più felice nella gioia della luce solare come davanti al Sole calante, il suo spirito è ancora legato alle esteriorità. Solo chi rimane costante non dipenderà da nulla, al di fuori di se stesso.

Durante i giorni buoni non vogliamo però essere troppo lieti, allora nei giorni non buoni non saremo nemmeno tanto tristi. Abbiamo motivo per essere sempre lieti, nei buoni come nei difficili giorni, poiché il Padre nostro è sempre con noi ed abbiamo sempre accesso a Lui attraverso il nostro amore, e nell'amore per Lui troveremo la suprema consolazione, cari amici. Vogliamo guardare il mondo con gli occhi di Gesù, vogliamo giudicare la vita nel modo di pensare di Gesù. Nella mia vita quotidiana sto coricato due terzi del mio tempo a causa della grave frattura che è sotto forte tensione, perciò tutto il corpo ha bisogno di stare sdraiato, e qualche volta sono felice se per l’intero giorno non ho bisogno di esprimere nessuna parola. Ma se qui tra voi, cari fratelli e sorelle che l'eterno Amore ha guidato da me, trovo cuori aperti e maturi, questo momento che non ritornerà mai più in questa bellezza, mi ammonisce di consacrarlo, dando il meglio di me stesso.

 

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Cap. 56

In noi deve parlare Gesù Cristo

Siete venuti qui, guidati da Dio, perché si tratta di impersonare la vita del Salvatore quali Suoi seguaci. Quindi è Gesù Cristo che deve parlare in noi. Dove si trova un vero seguace, là deve stare un Gesù, e dove un Gesù può stare attraverso l'uomo, là c’è anche il Padre, poiché Padre e Figlio sono inseparabilmente una cosa sola. La Parola espressa dalla vita di Gesù ha la forza redentrice, non solo per colui che l'accoglie; essa ha forza redentrice per lui stesso che la esprime nella posizione di figlio di Dio. L'uomo, infatti, accoglie poi Colui dal Quale sono proceduti Cielo e Terra.

Se tali pensieri ci sembrano troppo importanti e troppo alti, allora trasferiamoci alla croce. L'Uomo-Gesù che era un Signore su vita e morte, su peccato e inferno, su tutte le forze elementari, si lasciò legare da mani deboli di uomini erranti. La mia parola vi sembrerà troppo alta, nondimeno io la sperimento in me stesso dalla vita divina in me. Grande è il nostro discorso come un'espressione del nostro sapere. Verrà l'ora in cui voi stessi lo sperimenterete. L'ora più santa della Divinità fu quando poté morire per i Suoi figli e per le Sue figlie. Perciò impallidì l’intera Creazione e tutti i Cieli davanti a questa apertura, fin nel centro del santissimo Amore di Dio per l'uomo. Io dico che la spiga sarà più bella della semenza, se la semenza trova un campo e se a questa semenza viene aggiunto lo splendore solare dell'amore del figlio e la necessaria umidità dell'amore per il prossimo; allora il granello da semina germoglierà inarrestabile e produrrà frutti centuplicati, anzi, se il campo è fertile, produrrà frutti mille volte tanto. Questo è espresso dalla vostra vita del Padre, dalla stessa vita che racchiude anche il vostro petto santificato.

Io devo glorificare il Padre, Lo devo difendere su questa Terra santificata dove anche in questo tempo attuale si esegue la crocifissione nel modo di pensare della Sua umanità. È per questa che Egli è andato a morte. Così il Figlio ha difeso il Padre come il Padre ha difeso il Figlio, amici miei. Egli ha protetto il Figlio affinché il Figlio potesse proteggere Lui. Egli non si sentì in grado di portare la Sua croce, affinché giungesse a un Simone di Cirene la grande salvezza: portare la croce del suo Dio e Signore! Questo non valeva soltanto per Simone di Cirene, poiché ogni uomo può portare la croce del suo Signore, Signore che qui sulla Terra Si mostra debole affinché i Suoi figli possano diventar forti, lasciandoSi condannare perché i Suoi figli Lo possano elevare, il Quale portò la corona di spine affinché i Suoi figli potessero portare la spettante divina corona da re. Egli riconobbe la corona che mani umane hanno messo sul capo del loro Signore. In conseguenza di ciò la derivante vita divina dei Suoi figli diventa il Suo coronamento. Noi proviamo e vediamo che 2000 anni fa Egli prese carne e sangue da una Maria, e oggi prende Luce e Vita da un'anima di Maria, un'anima che ha aperto i suoi vasi vitali per l'effusione dell'eterno Spirito; quest'anima Lo partorisce nel Suo infinito Amore. Il Figlio di Maria ha posto la pietra angolare per l'Opera di redenzione, e un'anima di Maria aggiunge la pietra finale per l'Opera di redenzione.

Accogliendo, solo accogliendo possiamo raggiungere la meta: ricevere la pienezza della vita eterna! Anche noi adulti dobbiamo essere accoglienti come un debole fanciullo. Non saremo mai abbastanza piccoli per diventare portatori della vita divina.

Le ore più dolci della nostra vita, come uomini, sono quelle in cui ci lasciano sopraffare dall'amore, cominciando dall'amore giovanile fino alla fine, all'amore donante per la nostra cerchia. Quanto beata è una madre, quando si trattiene alla culla del suo figlioletto e lo può proteggere e curare. Perché? Perché lei si scioglie nell'amore per il suo piccino. Dove una persona si scioglie nell'amore, sperimenta ore beate, dove si sfoga, sperimenta ore beate, dove non si lamenta, dove non desidera nulla, dove si sottomette alla conduzione del suo Santo e meraviglioso Padre.

 

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Cap. 57

Maturità per comprendere il Cuore del Padre

Noi tutti curiamo quest’unica vita, attraverso la quale si può sviluppare in noi la vita divina e per la quale Gesù ci ha impersonato la via. Anche Lui doveva mettere in azione la Sua pura vita. Solo per mezzo di ciò la Scintilla di Dio poteva prendere dimora in Lui dalla pianta dei piedi fino alla radice dei capelli, sebbene Egli fosse Spirito secondo Iddio dall'eternità. Invece con la Sua incarnazione doveva stare nella stessa distanza dalla vita divina come ogni uomo. Allorché Gesù chiamò la vita della Sua Divinità "Padre", impiegò la Sua vita come vita dell'Amore. «Io non sono venuto in questo mondo per adempiere la Mia volontà, bensì la volontà di Colui che Mi ha mandato», disse. E quando Gli si domandava: «Chi servi Tu?». – Lui rispondeva: «Il Padre». – Oppure: «Chi Ti ha mandato?» – Rispondeva ugualmente: «Il Padre!». Questo è il Suo Amore divino.

Nella scuola della vita abbiamo l'occasione di assumere la posizione di Gesù, e senza la posizione di Gesù non esiste nessuna maturazione per la vita divina. Senza Gesù non sapremmo nemmeno valorizzare la vita divina. Per la maturazione ci vuole la Sua vita dell'abnegazione fino alla morte, affinché attraverso una tale vita la personificata vita divina diventi poi, salvezza per tutti. Se il mio modo di pensare è ancora il fatto che amo più me che il mio prossimo, arresto il flusso della vita divina in me stesso. Infatti, la vita divina si può personificare solo là, dove c'è un modo di pensare divino. Fin dall'eternità Dio non è mai vissuto per Se stesso, ma è vissuto solo per le Sue creature, e continuerà a vivere anche per delle eternità solo per le Sue creature.

Dio manterrà sempre la distanza dall'uomo, fino a quando la vita divina nell'uomo non sarà ancora in grado di essere una cosa sola con la vita del Padre. Nondimeno Egli dice in me: «Preferisco essere Fratello, preferisco essere tuo Amico, preferisco essere Salvatore che Re di tutti i re. La Mia potenza non Mi rende beato. Il Mio alto Nome, ancor molto meno. Un figlio, invece, Mi può render beato, poiché nel figlio ho incorporato un pezzo del Mio Cuore. Perciò non posso cercare in tutti i Cieli ciò che posso cercare presso un figlio: un cuore colmo d'amore, una maturità per la comprensione del Mio santo Cuore paterno».

 

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Cap. 58

Ammonizione fraterna

Mio caro fratello H., ti trovi in mezzo al mondo e il mondo ti corteggia, ma non dimenticar mai che sei un cristiano. Da’ alla Terra ciò che è della Terra, e a Dio ciò che è di Dio. Se ti sottometterai alla Terra, non avrai pace; la Terra ti prenderà le forze migliori. Ti credi felice già qui, lontano dall'eterna Patria, ma è diverso nella comunione con il tuo Salvatore.

Mio caro fratello, io so che non ascolti volentieri un biasimo, ma vedi, sia che gli uomini lodano o rimproverano, noi non ci rendiamo dipendenti da questo, ci rendiamo dipendenti dalla nostra coscienza! Se la nostra coscienza non ci rimprovera, possiamo essere soddisfatti. E se gli uomini ci onorano ma la nostra coscienza ci biasima, allora l'onore è un'apparenza, inoltre un giorno staremo davanti alla realtà di esserci cullati in un cielo che non troveremo da nessuna parte. Oh, un rimprovero non ci ridonda a danno. Quando si è così colmi di Luce, allora si è vicini a credersi come ricolmi di luce un po' più che negli altri. In seguito, però, si riceve subito un urto. Solo quando si rimane piccoli, sempre piccoli, si è nella giusta posizione. Un piccolo alberello può portare forse solo un frutto, compie però il suo dovere proprio come quell'albero grande che porta molti quintali di frutti. L'albero piccolo non li può portare, deve darsi da fare per portare il suo unico frutto alla maturazione, e quest'unico frutto lo piega in giù. – Così è con l'uomo che da’ tutto di sé.

Oh, sii benedetto, mio caro H., io so ciò che si trova in te, ma so anche dove stai. Non dimenticar mai che Dio ti ha guidato qui. Io ti vedo forse per l'ultima volta, ma non ti abbandonerò mai, nemmeno nelle eternità, finché non approderai al Cuore dell'eterno Amore. Non è una stupenda consapevolezza il poter diventare un figlio di Dio? Hai a fianco una madre la cui massima felicità consiste nel fatto di vederti diventare un figlio di Dio. Anch'io sono stato un giovane come te, anch'io ero circondato dal mondo, ma ho riconosciuto il mio Salvatore nella prima giovinezza e L'ho pregato di scegliere me per figlio Suo. Sii benedetto, caro fratello!

Se non basta la parola, è sufficiente il tono. Il tono proveniente dal cuore di un uomo che ama Dio è una forza; questo vale per tutti voi, se il vostro cuore è colmo. Credimi: è beatificante parlare dell'Amore di Dio, ma ancora più beatificante è sentirlo. Io vorrei tuttavia sentire anche il tono proveniente dal vostro cuore, miei cari tutti, poiché ciò che parla da voi è poi una conferma della vostra stessa vita divina. Un Salvatore lotta per voi! Egli lotta per la salvezza del figlio Suo, Egli lotta per la salvezza del mondo attraverso i figli Suoi.

In questo istante vedo un santo angelo, vedo ancora di più: da Abramo vedo tutti i cuori dai quali scaturiva la religione di Dio, i quali stanno in ginocchio e lottano per noi in questo tempo che mai ritornerà, in questo grande tempo di tutti i tempi, in cui la Terra ha bisogno del ritorno di Gesù Cristo, dove milioni di uomini lottano per questo: "Signore, ritorna!". E Lui, comunque, non può venire al di fuori dell'uomo. Egli può venire solo attraverso la vita sorgente nell'uomo. La Sua più grande magnificenza è che l'uomo Gli prepari adesso la via per il Suo glorioso ritorno per tutti i Cieli e per tutti gli esseri esistenti.

Se non ci fosse stata nessuna Maria, nessun Gesù sarebbe nato. Se non ci fosse nessuna anima, ardente d'amore per l'eterno, meraviglioso Padre, lo spirito non potrebbe far maturare il figlio nell'anima. E nella vita del figlio Egli ritorna gloriosamente, affinché non sia soltanto un Dio che ha creato l'uomo a Sua immagine, – ma che diventi un Padre che ha reso capace le Sue creature di penetrare nel Suo Cuore paterno e personificare il Suo santo Amore davanti a tutti gli angeli, davanti a tutte le Creazioni.

 

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Cap. 59

La parola di Dio, sorta dal calore paterno dell'Amore divino

Nessuno conosce il Padre che unicamente il Figlio. S’intende: il Principio del Figlio. Il Padre si rivela anche in una sorella, in una figlia. Però, mai si rivela al di fuori del Principio-Gesù nell'uomo. «Nessuno viene al Padre se non attraverso di Me» [Gv. 6,44].

Non potremmo prendere su di noi la responsabilità, se esprimessimo parole che provengono solo dalle nostre conoscenze umane. Io ho pregato il Padre affinché la cerchia degli amici potesse diventare sempre più grande: "Oh, mio caro Padre Celeste, illuminami, così che ogni parola nella cerchia dei Tuoi figli che affluisce sulle mie labbra, sia una parola di vita. Infatti, la più lieve presunzione sui miei fratelli e sorelle, toglie la forza alla parola. La parola di Dio è sorta dal calore paterno dell'Amore divino ed ha di nuovo bisogno del calore paterno dell’Amore divino per essere compresa divinamente. Se noi l’intendiamo umanamente, giudichiamo umanamente, allora non ha nessuna forza vitale. Perciò è verità il fatto che Gesù non ha impersonato altro che il Suo divino calore primordiale, fino all'amore per i nemici. Chi tende a questo calore primordiale e mette in gioco il suo stesso io per questo, nel suo cuore la parola di Dio diventa vivente. Perciò Giovanni, l'ultimo profeta, insegnò al Giordano. E perché insegnò proprio al Giordano? Il Giordano sfocia nel Mar morto. Anche il nostro intelletto si getta in un mare morto: – nella sterilità! Là al Giordano insegnò l'ultimo profeta: «Io battezzo qui con l’acqua. Ma verrà Uno dopo di me, che era prima di me, di cui io non sono degno di sciogliere a Lui i calzari, che vi battezzerà col ‘fuoco’». Con quale fuoco? Cristo ha parlato come Uomo-Dio da quella Sua vita divina conseguita da Lui stesso lottando. Dietro di Lui stava il Padre. Perciò, chi ascolta la Sua parola, non la perderà mai più fino in tutte le eternità. Questa semenza rimane vitale nel cuore di coloro che l'hanno udita. E se anche dovesse durare delle eternità, – un giorno verrà l'ora in cui il campo sarà pronto, in cui il granello di semenza potrà produrre la spiga d'oro.

Dove possiamo diventare veri seguaci del nostro Salvatore? Soltanto dove intorno a noi ci sono contrasti di vita. E qui, su questa Terra, è di casa anche l'inferno. La stessa via di Gesù è passata attraverso l'inferno. Come esempio per noi, con questo, Egli ci vuol dire che anche la vostra via conduce dalla notte alla Luce. Senza Gesù noi siamo una vittima dell'inferno, dove l'inferno rappresenta i sentimenti al di fuori dei sentimenti della vita di Gesù. Perciò, quando stiamo nel mondo e diciamo di sì a questo mondo, perdiamo la pace in noi. Ed è per amor della pace, che l'uomo si guarda spesso dal peccato.

Non dimentico una vicenda giovanile: ero un ragazzino, la zuccheriera stava sul tavolo, mia madre mi aveva voltato le spalle ed io allungai la mano al barattolo. Poi però fui talmente assalito dai rimorsi di coscienza, che mia madre me lo vide in faccia, e disse: "Hai messo le mani nel barattolo!". – Io, per non ricevere uno scappellotto, dissi: "No!". Con questa risposta il peso divenne ancora più grande. Il pezzettino di zucchero non ebbe un sapore così buono, per compensare l'amaro pentimento dell'errore di cui mi resi conto. Diventai irrequieto. Perciò il mondo non è il latte materno di cui abbiamo bisogno.

 

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Cap. 60

“Io ho l'acqua dell'eterna vita”

È l'alta posizione dell'uomo che tutto il mondo con le sue forze e tesori – anzi, che tutto il Cielo con il suo splendore e le sue bellezze – non ci possono pienamente e del tutto soddisfare. Ricordo nuovamente la scena con la Samaritana: «Se tu bevi da questo pozzo, non avrai più sete». – Tutti noi lo avremo già sperimentato quando abbiamo avuto desideri, desideri terreni, e ci sono stati esauditi. Quando il desiderio è soddisfatto, pur sempre c’è ancora la brama del desiderio. Questa va sempre oltre, e alla fine si arriva al punto che l'uomo desiderante perde sempre di più la sua pace. Ma il Salvatore dice: «Io ho l’acqua dell’eterna vita, chi beve di questa, non avrà mai più sete».

Se siamo animati solo dal desiderio che la volontà del Santo Padre Celeste sia fatta, allora potrò dire: “Caro Padre Santo, senza di Te io sono un figlio debole. Aiutami con il Tuo infinito Amore, Bontà e Misericordia!”. Allora avremo trovato la pace. Allora vedremo la via della Patria, e su questa ci sarà pace.

Gli abitanti dei nostri mondi celesti, gli angeli, sono soddisfatti con i doni che hanno ricevuto da Dio; l'uomo invece non è mai appagato con tutti i doni provenienti da Dio, perché in se stesso porta una radice dalla vita divina. Lui è soddisfatto solo quando si sforza di entrare nelle orme di Gesù. Allora avrà pace, e l'inferno poi non lo disturberà più. Inoltre l'inferno lo aiuterà a salire sul gradino della vita divina. E perché questo? Perché se abbiamo riconosciuto questo nel nostro cuore, allora il nostro sentimento si agiterà così: ‘Oh, il mio povero prossimo che non conosce ancora questo gradino che io ho raggiunto con l'aiuto del mio Salvatore Gesù Cristo!’. Allora in noi si muoverà la compassione per il prossimo, inoltre riconosceremo anche questo: il prossimo ci ha aiutato a raggiungere tale gradino superiore! Sarà la mia stessa esperienza a dirmi: la dimostrazione per la divinità di questa vita, è la pace che si trova quando si entra nelle orme del Salvatore! Allora si guarderà il mondo esteriore con altri occhi, non ci si urterà più in niente, ci si urterà ancora solo nelle proprie imperfezioni, ma non più negli errori del prossimo.

 

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Cap. 61

L'angelo caduto

Noi abbiamo una libera volontà. Anche il grande, bellissimo angelo caduto ha una libera volontà. Noi non lo dobbiamo temere. Ciò che è diventato da sé, lo deve anche riparare di nuovo. Perciò, giudicarlo non fa parte del nostro compito. Giammai io oso chiamarlo diavolo. Egli non è nessun diavolo, egli è mio fratello. Io lo amo così com’è proceduto dalla mano del suo eterno Creatore, essendo proceduto puro; e ciò che è diventato attraverso se stesso, dovrà anche rispondere di se stesso. Esso glorifica il suo Creatore pur nella deviazione da Lui. Esso, pur come nemico di Dio, dimostra e testimonia l'eterno Amore per le Sue creature, amando l'eterno Amore, pure il nemico.

Una volta ebbi un’immagine interiore come stava nel mio mondo; chiamai Gesù, e Gesù gli teneva una lavagna davanti agli occhi (dell’angelo caduto). Io avevo desiderio ardente di vedere che cosa vi era scritto, e vi ho potuto leggere: «Tu sei il figlio Mio caduto, nel quale Io ho compiacimento. Non ho compiacimento nella tua aberrazione, ma nella tua libertà di movimento. Io ho anche il potere di disporre che, nella tua inimicizia, Mi aiuti ad arrivare al Mio santuario». – Se costui non fosse caduto, Dio non sarebbe diventato Uomo. Se il peccato non fosse stato rosso sangue, al Figlio di Dio e ai Suoi seguaci non si sarebbe dischiuso il centro della Divinità. La Divinità prese su di sé, come Gesù, le conseguenze del peccato, e morì per noi, per santificarci attraverso la Sua resurrezione e ascesa al Cielo. Con l'ascesa al Cielo l'Amore divino ha spianato l'ultimo tratto sulla via per i Suoi figli fin nel Suo centro del Cuore divino. Ora possiamo anche noi raggiungere questa meta, meta che ha raggiunto solo Gesù Cristo, tuttavia possiamo raggiungerla solo con il Suo aiuto, facendoci accogliere come figli. Perciò Egli disse: «Se non diventate come questi piccoli fanciulli …».

 

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Cap. 62

La santa vita divina ottenuta combattendo

La mia preghiera serale è questa: "Mio caro Padre Santo, la forza che Tu mi hai donato, l'ho di nuovo trasmessa. Ora ho ancora bisogno di nuova forza e nuova vita, per rallegrarTi". – E così questa vita scaturisce dal sempre più profondo fondamento del Cuore dell'eterno Amore. Come questa vita fece maturare Gesù Cristo, il Dio divenuto Uomo, fin su a Figlio di Dio, così lo spirito in noi vuole anche maturare una seconda vita da Gesù, il vivente figlio di Dio. Dalla Sacra Scrittura fui additato al Salvatore. Attraverso il mio desiderio di vivere per il Salvatore, in me fu rivelata una vita che mi istruì interiormente, come insegnò Gesù, e tale vita mi parlò come parlava Gesù. Così venni in me stesso alla convinzione che Gesù Cristo è la coscienza personificata di tutti gli uomini, è la voce di Dio nell'uomo. Per questo, Gesù Cristo era per me il Figlio di Dio, perché Egli ha impersonato in me la voce di Dio.

Così si rischiarò in me il mistero del rapporto tra Padre e Figlio. Il Padre è l'Amore, e il Figlio è l'Idea, la personificazione dell'Amore. Chi non ha amore, ha bisogno dell'idea personificata dell'amore. Chi invece ha l'amore, non ha più bisogno dell'idea, non ha più bisogno di nessuna guida, non ha nemmeno bisogno di Dio come Guida, poiché lo guiderà la sua stessa santa vita divina in sé ottenuta combattendo. Perciò il Suo regno è dentro nell'uomo e non viene con sfarzo esteriore.

 

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Cap. 63

Il posto, dove sta il mio prossimo, è santo

Allorché stasera andiamo a casa e siamo colmi della Luce di questa Grazia, allora vorremmo raggiungere questa meta sulla via più rapida, sulla via più breve. Ebbene, questo non è così facile. A questo scopo, così che raggiungiamo la meta, provvede il Padre. Il Padre ci da’ l'opportunità per la maturazione. Da domani oppure già da oggi la sperimenterete, una singolare educazione, un singolare flusso in noi, il che da parte nostra richiede il pieno impegno. Poiché senza quest’impegno lo spirito in noi non può crescere. Ancora una volta: è il Padre a darci la cura! Se volessimo liberarci della lotta mediante ogni astinenza oppure ritirandoci dal nostro prossimo in una vita monastica, nella solitudine, per spezzare così, ostinati, il nostro stesso frutto di vita dall'albero della scuola dell'eterno Amore, il frutto sarebbe acerbo e gli mancherebbe la dolcezza e la bellezza che possono essere maturate completamente solo dall'albero. Così l'ho trovato in me.

Dapprima ho anche cercato in modo diverso. Quando io giunsi a queste alte conoscenze attraverso Jakob Lorber, non osavo più entrare in nessun luogo del quale pensavo che non fosse adatto a un cristiano. Mi ero costruito un fornello ad alcool, presi una tavoletta, su questa fissai tre grandi chiodi, affinché cucinassi da me stesso le mie minestre. Quale fu il risultato? I miei genitori si rattristarono, e mio padre divenne severo. Oggi riconosco: ciò che entra per la bocca, non contamina l'uomo. Un uomo orientato spiritualmente, già da se stesso desidera cibi più fini. E il luogo dove dimora il mio prossimo dovrebbe essere per me un luogo non santo? Io, nonostante tutto, porto in me il Cielo! Non il luogo santifica la mia persona, è la mia persona che deve santificare il luogo! «Io non sono venuto a causa dei sani», dice la Scrittura, «bensì a causa dei malati» [Lc. 5,31]. Il Signore lascia novantanove pecore giuste e cerca e si adopera per il ritorno della centesima pecorella. Sarebbe forse felice una madre nel suo amore, se avesse venti figli e solo diciannove trovassero la via di casa? I diciannove figli potranno render felice la madre solo se questi diciannove si adopereranno per riportare quel ventesimo a casa.

Ma cos'è l'amore di una madre? Solo una piccolissima particella dell'Amore divino. Così io conosco il mio caro Padre Celeste e dico al mio prossimo: se talvolta siete gettati tumultuosamente in questo tenebroso mondo e vi sentite miseri e poveri, allora fate splendere il Sole dicendo: "Sono amato da un Dio!". E se vediamo un uomo che ci respinge, allora lo vogliamo considerare con l'occhio di Gesù. Egli porta la forma che Dio ha portato come Gesù. Anche se ha sperperato tutto il suo bene divino, egli porta continuamente questa forma, la forma umana. In questa forma è stato compiuto il grande sacrificio dell'Amore divino. «Ciò che avete fatto a uno dei più piccoli tra i Miei fratelli, lo avrete fatto a Me».

 

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Cap. 64

Microcosmo e macrocosmo

Il Padre nostro Celeste ci da’ una così alta occasione su questa Terra solo perché potessimo raggiungere la nostra meta. Voi, cari tutti, la nostra meravigliosa meta è crescere incontro a Lui, al nostro eterno Padre, restituirGli la Sua immagine, così come siamo proceduti dalla Sua mano. Tutto, infatti, lotta per l'uomo. Se l'uomo come microcosmo è nell'Ordine, anche il macrocosmo orbiterà nell'eterno Ordine. Questo arriva tanto lontano, cari fratelli e sorelle; infatti, nell'infinità, tutte le stelle corrispondono alle caratteristiche nell'uomo.

Se ci saremo uniti con queste caratteristiche, entreremo in contatto con la corrispondente vita delle stelle. E se avremo vinto in noi una caratteristica nella quale vive un tale mondo, anche se fosse un mondo incommensurabilmente lontano, allora il raggio vitale della nostra vita divina giungerà fin là, e nello stesso istante – lo vedo adesso chiaramente dinanzi a me – nel macrocosmo quel mondo sarà toccato. Sì, quando un uomo su questa Terra sta al di sopra delle caratteristiche di quel mondo – non sono necessariamente delle caratteristiche lontane da Dio, ma spesso sono magnificenze – allora accresce l'Amore del Padre suo Celeste e Creatore al di sopra di tutte quelle magnificenze nell'infinità. Poi in quel mondo penetra un raggio di Luce dal cuore di un tale uomo, e nello stesso tempo in tal modo lui stesso viene colpito da un raggio di Luce spirituale proveniente dal Cuore di Dio.

Allora per loro è nato il Salvatore, per cui anche i corrispondenti spiriti abitanti sul loro mondo e nel loro sentimento avranno una via di ritorno al Cuore dell'eterno Amore. Io stesso l'ho sperimentato attraverso la rivelazione di un abitante del Sole. Costui mi mostrò nel mio cuore, come gli fu creata la possibilità in grado di poter guidare un angelo su questa Terra, dove attraverso il cuore umano vide Dio sotto un concetto diverso da quello che egli aveva avuto finora. Egli vide i suoi concetti illuminati attraverso il cuore di uno che voleva diventar figlio di Dio e, come annientato, si batté il petto, quando sperimentò lo Spirito di Dio, lo Spirito primordiale per lui inavvicinabile, quale eterno Amore e quale fratello e amico dei Suoi seguaci. Allora egli disse: “Che cos’è la nostra forza, che cosa il nostro splendore, cosa la nostra grandezza, rispetto a un uomo i cui piedi possono calpestare la Terra santificata e la cui vita ha accesso alle camere dei tesori dell'infinità, alle camere dei gioielli delle Caratteristiche divine, in modo che attraverso di lui, Gesù, quale Salvatore, sta al suo fianco aiutando anche noi”. – «Venite tutti a Me, voi che siete stanchi e aggravati, Io vi voglio ristorare, vi voglio guidare a casa nella vostra eterna Patria» [Mt. 11,28].

 

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Cap. 65

Il banchetto regale

La nostra Patria eterna non è un luogo, la nostra Patria eterna è uno stato. Se abbiamo raggiunto questo stato, ovunque andiamo o dovunque ci troviamo camminiamo nella Patria eterna. – Ho espresso forse qualcosa di troppo elevato, fratelli e sorelle? Non posso fare altrimenti. Vedete, quando uno da’ un banchetto, sono serviti differenti cibi in tavola, per ognuno c'è un cibo! Perciò ognuno si prenda ciò che può smaltire e lasci gli altri. Sono presenti tuttavia molti convitati. Qui non siamo soli, ci sono innumerevoli esseri invisibili, anche per loro c'è qualcosa in tavola. Anche per gli angeli di Dio c'è del cibo in tavola. Quando il Re dei re si unisce con i Suoi figli, per tutti c'è qualcosa in tavola.

Questo suona come fantasia, come un sogno, ed è comunque eterno, è eternamente vero. La Scrittura dice: «Lo Spirito investiga ogni cosa, perfino le profondità della Divinità». Anche noi possiamo essere onnipresenti attraverso l'unificazione con il nostro spirito. Noi portiamo già in noi l'infinità. Non è già il corpo esteriore un composto corrispondente all'intera Creazione? Consideriamo già soltanto l'organismo corporeo! E dietro l'organismo corporeo vive celato l'uomo spirituale; dietro l'uomo spirituale l'uomo celeste; dietro l'uomo celeste vive l'uomo divino. Ciò che per me oggi, come uomo terreno, sono le mie membra, come uomo spirituale queste sono per me le forze spirituali nell'infinità, e se la mia vita sarà entrata nell'eterno Amore di Dio, allora gli angeli di Dio saranno le mie membra.

 

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Cap. 66

“Maria, tu hai scelto la parte migliore”

Un Padre, quale eterno Amore, non da’ al figlio Suo un lavoro a causa del quale il figlio non ha il tempo di dimorare presso il Padre. Quanto più siamo maturi per il Suo Cuore paterno, tanto meno abbiamo motivo di essere attivi nell'esteriore. Dal nostro cuore scaturiscono poi i pensieri dell'eterno Amore, e se gli angeli sono disposti e li realizzano, allora il figlio ha il tempo del Padre. «Maria, tu hai scelto la parte migliore. Marta, tu ti dai troppo da fare». Io l'ho sperimentato una volta, non per la mia persona, l'ho sperimentato per voi, miei cari.

Mi libravo in un infinito spazio di luce, l'aria era mossa in vibrazioni, ogni movimento era un suono, e secondo il genere dei movimenti i suoni fluivano uno nell'altro in meravigliose armonie, e uno nell'altro fluivano torrenti di luce generando irradiazioni in uno sfarzo di colori sempre più belli, dove un’immagine non appariva una seconda volta. Ora giunsero dei fanciulli in vesti bianche e rosse che avevano dei rotoli nella mano, si posero uno intorno all'altro davanti a me e i rotoli furono dispiegati; ogni angelo scriveva e poi correva via di nuovo. Con me si librarono molti altri in questo spazio di luce. A questo punto mi si chiamò. Sentii una voce: "Colui che sulla Terra si chiama Georg". Io stavo ad ascoltare con orecchio teso e chiesi a quelli che erano con me: "Voi, cari amici, che cosa significa questo?". – Risposero: "Qui il Padre tuo Celeste ti mostra lo stato di perfezionamento, non per te, bensì per coloro che il Padre tuo Celeste conduce a te. Quelli che tu hai visto venire in vesti bianche e rosse, erano angeli guidanti. Essi prendevano da te la volontà di Dio". Io percepii ancora delle vibrazioni di luce in mille colori; l'aria splendeva in migliaia di bellezze. Poi mi risvegliai.

È così che mi è stato mostrato lo stato della nostra entrata nella vita di Dio, della nostra fusione con la vita divina attraverso l'amore e, da parte del Padre nostro, la Sua fusione con la vita dei Suoi figli. Così mi è stato mostrato lo stato dell'uomo celeste quando la Creazione sarà governata dai Suoi figli, dietro i quali Egli starà come Padre beato, la cui vita è diventata la vita dei Suoi figli.

 

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Cap. 67

Che cos’è la mia felicità?

Chi prende sul serio la sua vita, sperimenterà anche che ciò che dico è verità. Nondimeno non dovete attenervi alla mia verità, bensì a quella vissuta da voi. Io me ne andrò, voi ve ne andrete, ma la verità rimarrà con noi, essa non ci abbandonerà. Tutta la nostra cura, l'uno per l'altro, deve consistere nel fatto di elevarci reciprocamente, così da dar spazio alla vita di Gesù come via per la nostra vita divina. Per via della redenzione, per via dell'amore per il Padre, noi raggiungeremo questa meta, ma non per causa nostra.

Io sono felice nella mia casa tra le mie quattro mura. Non ho nessun desiderio. Non sogno delle magnificenze per me, sogno qualcosa d'altro: per quanto sono capace di aiutare il caro Padre, voglio riportare tutto al Suo santo Cuore paterno! E sogno anche questo: allorquando un giorno verrà per me l'ora in cui poi potrò dire: “Padre, io non ti riporto che un cuore consapevole, non essendo nulla senza di Te, ma sulla Terra ho trovato qualcosa: il mio caro Padre Santo! Io voglio venire con quelli che ho potuto curare, e li voglio guidare al Tuo santo Cuore paterno. Tu mi hai assicurato: “Anche al minimo al quale hai porto la mano, per Me è santo; Io lo perfezionerò!”.

Ma in cosa consiste il Cielo del nostro Salvatore Gesù Cristo? Esso consiste in questo: che il Suo eterno Spirito, di Dio, possa divinizzare i Suoi seguaci per i quali è andato a morte. Gesù è andato a morte per l'uomo, perciò l'uomo è il punto di concentrazione del divino Amore.

Che cos’è la mia felicità? Che cos’è la felicità di una madre? Cosa la felicità di un padre? Cosa la felicità dei loro figli? Io non ho figli perché non mi sono sposato, ma invece di questi, ho molti, molti uomini, anche voi tutti, cari fratelli e sorelle. Sento le vibrazioni di tutti nelle ore quiete, allora il mio lottare diventa questo: ‘Padre, possa nessuna pecorella andare nello smarrimento! Dove la mia mano non arriva, là giunga la Tua’.

Vi ho detto che lo spirito non genera nessun'altro sentimento che il sentimento di Gesù. Qui se sperimentiamo Gesù Cristo in se stesso, allora Egli diventa proprio l'Unigenito come era nell'Uomo Gesù fino al trentesimo anno, quale Figlio dell'Uomo; dopo il trentesimo anno, Figlio di Dio, e nel giorno dell'Ascensione il Padre, Jehova, Iddio da eternità in eternità. Il giorno dell'Ascensione è tornato a casa, ma non nel Suo centro primordiale, Egli è tornato a casa nella Sua Patria, e questa Patria è il petto dell'uomo.

Padre mio Celeste, voglio dare a Te il mio tutto. Voglio risarcire a Te il dolore di essere qui come Padre senza figli. Aiuta loro a diventar figli Tuoi. Io Ti voglio render felice, caro Padre Santo. Tu mi doni tutto ciò che ci vuole ed è Tua volontà dall'eternità. Tu hai bisogno dell'uomo, presso l'uomo Tu puoi trovar comprensione. – Ecco, ritorno a una parola dell'uomo di Dio, Angelus Silesius[13]:

"Io sono grande come Dio,

perché Dio si è fatto piccolo come me,

Egli non può essere al di sopra di me,

e io non posso stare al di sotto di Lui".

 

E in un’altra parola proveniente da lui:

"Non mi basta che io Ti serva come un angelo,

che nella perfezione della Divinità verdeggi dinanzi a Te,

mi è troppo poco, e il mio spirito è troppo piccolo;

chi Ti vuol servire giustamente deve essere più che divino!".

 

Miei cari, l'Amore eterno ha bisogno di un Amore divino per deliziarSi nel Suo eterno Santuario. Sono passati trent’anni oppure di più, e quella volta ci eravamo ritrovati forse in dieci in un comune legame, ed io ho potuto parlare dell'Amore di Dio che ci ha posto una meta superiore. Allora nel mio cuore sperimentai Adamo come un giovane delizioso, che piangeva amaramente; un torrente di lacrime scorreva dai suoi occhi. Mentre piangeva, venne una seconda alta Figura, questi era Gesù. Egli pose la Sua destra sul petto di Adamo, e con la sinistra indicò la nostra piccola schiera, dicendo: "Adamo, non piangere per ciò che abbiamo perduto, piangi lacrime di gioia per ciò che abbiamo trovato". – Fu un’esperienza interiore, ma si espresse in immagini, e non posso presentare al prossimo, diversamente che attraverso un’immagine.

 

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Cap. 68

Un saluto di congedo

Oggi sono con voi, ma non è un miracolo il fatto che ho la forza di essere qui? Spesso ho leggeri attacchi di vertigini. Solo poco fa volevo andare dal panettiere per comprare un paio di panini, ma all’improvviso mi sono sentito così. Per fortuna mi son potuto reggere a uno steccato.

Adesso mai sarei venuto da me a Berlino, non avrei proprio osato farlo. Talvolta non oso nemmeno percorrere la strada fino alla fermata del tram senza accompagnamento. Il caro fratello O. H. mi ha chiamato. È lui che ha ordinato la stampa del libricino per il mio 80° compleanno. Adesso vuol pubblicare una continuazione e mi ha pregato di venire qui per una discussione.

Vogliamo tuttavia crescere, e ciò che ci è stato dato non deve rimanere per noi, deve essere offerto al mondo. E non voglio negare che attraverso il "libretto di Georg" molti uomini si siano ritrovati; esso passa di mano in mano, perfino in America. Io non ho mai voluto che si dovesse annotare una parola dalla mia bocca. Non ho nemmeno mai voluto che ci fotografassero. Nel giardino nel quale a Politz ci riunivamo sempre, accanto al nostro luogo di riunione c'era un fienile. In questo fienile c'era un buco nella trave, e attraverso questo buco, senza che io lo sapessi, il fotografo ha fermato delle immagini. – Poi furono annotate le mie parole; anche questo non lo sapevo. Quando eravamo riuniti nella stanza, dietro di questa c'era un piccolissimo angolino, là annotavano le mie parole senza che lo potessi vedere. Quando il fratello H. E. mi portò le trascrizioni di un giornata, fui completamente rattristato. Da queste trascrizioni sono sorte le "meditazioni domenicali". A causa di queste meditazioni fui messo al bando dal clero; fui perfino denunciato alle autorità cecoslovacche.

Se il mondo non comprende le nostre parole, comprende però la nostra vita. Non vogliamo trarre nessuna utilità da questo santuario, piuttosto condividere ancora l'ultima cosa con il nostro prossimo. Non ci si può immaginare nessun Salvatore che serve per amor della ricompensa terrena.

Amici miei, fratelli e sorelle, l'eterno Amore ci ha riuniti e ci sentiamo spinti a ringraziarvi per il vostro amore pieno di cure. Anche quando saremo di nuovo lontani l'uno dall'altro, saremo e rimarremo uniti nello spirito per tutte le eternità. Gesù sia con voi. Lodato e amato sia il Suo nome da ora fino in tutte le eternità. Tu, Magnifico; Tu, Santo, dacci forza, così che Ti possiamo ringraziare con la nostra ultima goccia di sangue mediante la forza Tua, affinché il mondo trovi redenzione attraverso lo Spirito Tuo d'Amore, Spirito che vuoi trovare nei Tuoi figli, nei portatori del Tuo Cuore per tutte le generazioni di questa Terra e dell’infinità! – Amen!

 

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[1] Maestro Eckhart: (*Hochheim 1260 - †Colonia 1327), teologo e mistico tedesco, domenicano, consigliere di Bonifacio VIII nella lotta contro Filippo il Bello.

[2] Qui il Vangelo vivente: probabilmente ‘qui’ va inteso nel cuore, là dove può essere ricevuta la Parola interiore, quale segno per i veri credenti nell’ultimo tempo, affinché possano esortare l’umanità alla fede in Dio tramite il Vangelo di Cristo che essi riceveranno direttamente nel cuore. [ndr]

[3] Silesius Johannes Scheffler, detto Angelus, poeta tedesco, Breslavia 1624-1677. Fu molto influenzato dal mistico protestante Jakob Böme e dalla poesia religiosa di Czepko. (N. d. T.)

[4] Si tratta dei dieci volumi de “Il grande Vangelo di Giovanni”, di Jakob Lorber

[5] Trattasi di una raccolta di numerose risposte comunicate dal 1840 al 1864 dal Padre celeste al mistico Jakob Lorber in tre grossi volumi denominati ‘Doni del Cielo’ e di una ulteriore raccolta quale ‘appendice’ denominata ‘Parole del Padre in tempi burrascosi’.

[6] Il Padre Gesù si riferisce alla sorella che ha messo a disposizione la sua casa per l’adunanza dei fratelli. (N.d.T.)

[7] Vedi il cap. 22.

[8] Vedi nota al cap. 9

[9] Per l’approfondimento di questo argomento si rimanda il lettore alla visione della seconda Pietra, ‘Golgota’, rivelata ad Anita Wolf nell’opera: “Le quattro pietre miliari dalla vita di Gesù”.

[10] É la madre di un suo amico, è nominata ancora al cap. 41

[11] Il riferimento è al libro “Cinquant’anni pioniere dell’amore divino”, pubblicato dagli amici di Georg nel 1952 in occasione del suo ottantesimo compleanno.

[12] Il più bello e più grande angelo è Lucifero.

[13] Vedi nota al cap. 9