Rivelazioni

nel 1843/1844 al mistico e profeta

Jakob lorber

 

Ciascun dotto cerca di dare proprie spiegazioni agli insegnamenti del Vangelo, arroccandosi sulla sua presunta interpretazione. Ma quali sono le vere spiegazioni spirituali? In questa guida, a completare gli insegnamenti dei dieci Comandamenti dati nel secondo volume del Sole Spirituale, il Signore dimostra che prendendo a caso qualunque frase del Vangelo, il significato spirituale è sempre lo stesso:

“Mettere subito in pratica ciò che si è appena letto!”

 

 

Spiegazioni ai testi biblici (titolo errato)

 

Supplemento  al  Sole  spirituale

ovvero

“La sterile via della conoscenza”

 

 

(Il titolo originale, per un errore di refuso da parte della Casa Editrice tedesca Lorber Verlag di cui ha il copy©right, fu scambiato con “Spiegazioni ai testi biblici”, e tale è rimasto, nonostante con due lettere/mail alla Lorber Verlag sia stato comunicato l’errore.

*  *  *

 

Traduzione dall’originale tedesco:  Schrifterklärungen (Titolo sbagliato)

Casa Editrice: Lorber-Verlag - Bietigheim - Germania

Copyright © by Lorber Verlag

Copyright © by Associazione Jakob Lorber

Casa editrice “GESÙ la Nuova Rivelazione” (BG)

 

 

Indice

 

Prefazione

 

 

Cap. 1

Una buona regola per un’utile lettura dell’antica e della nuova Parola

 

20 dicembre 1843 sera

Cap. 2

Un’obiezione confutata

 

21 dicembre 1843

Cap. 3

La parabola del costruttore accorto e di quello imprudente e la sua spiegazione

(Mt. 7,24-27)

22 dicembre 1843 sera

Cap. 4

“Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno viene al Padre se non attraverso Me”

(Giovanni 14,6)

27 dicembre 1843 sera

Cap. 5

“Ho sete!” – “È compiuto!”

(Gv. 19,28 e 19,30)

28 dicembre 1843 sera

Cap. 6

“E quando Lo videro, Lo adorarono; alcuni però dubitavano”

(Mt. 28,17)

29 dicembre 1843 sera

Cap. 7

“Questi andò da Pilato e lo pregò di dargli la salma di Gesù”

(Lc. 23,52)

2 gennaio 1844 sera

Cap. 8

“Ed Egli, Gesù, quando cominciò, aveva circa trent’anni, ed era, così si riteneva, figlio di Giuseppe”

(Lc. 3,23)

3 gennaio 1844 sera

Cap. 9

“Quando ormai era sera, Egli venne con i dodici”.

(Mc. 14,17)

4 gennaio 1844 sera

Cap. 10

“Egli venne nella Sua proprietà ed i Suoi non Lo accolsero”

“Pilato rispose: quello che ho scritto, ho scritto!”

(Gv. 1,11)

(Gv. 19,22)

8 gennaio 1844 sera

Cap. 11

“Allora egli si liberò del mantello, balzò in piedi e venne da Lui”

(Mc. 10,50)

9 gennaio 1844 sera

Cap. 12

“Non temere, Paolo! Tu devi comparire davanti all’imperatore, e vedi, Dio ti ha donato tutti quelli che sono con te sulla nave”.

A. Ap. 27,24)

10 gennaio 1844 sera

Cap. 13

“Come furono allora i giorni di Noè, così sarà anche l’arrivo del Figlio dell’uomo”

(Mt. 24,37)

11 gennaio 1844 sera

Cap. 14

«Se allora vi dicono: “Guarda, Egli è nel deserto!”, non uscite fuori, “Guarda, Egli è nella stanza”, non credetelo!»

«Dove c’è una carogna, là si radunano le aquile!»

(Mt. 24,26)

(Mt. 24,28)

12 gennaio 1844 sera

Cap. 15

“Ed essi condussero l’asina da Gesù e gli misero sopra i loro mantelli, ed Egli vi si sedette”

(Mt. 21,7)

13 gennaio 1844 sera

Cap. 16

«Dice Gesù: “Levate la pietra!”. Marta, la sorella del morto risponde: “Signore, puzza già, perché è lì da quattro giorni!”»

(Gv. 11,39)

15 gennaio 1844 sera

Cap. 17

“Non dovette Cristo, patire questo, ed entrare così nella Sua Gloria?”

(Lc. 24,26)

17 gennaio 1844 sera

Cap. 18

“Ma se Io col dito di Dio scaccio i diavoli, allora è certo che il regno di Dio è venuto a voi!”

(Lc. 11,20)

18 gennaio 1844 sera

Cap. 19

“Non voglio lasciarvi orfani, voglio venire a voi!”

(Gv. 14,18)

19 gennaio 1844 sera

Cap. 20

“Ed Egli vide che erano in difficoltà nel remare, perché il vento era loro contrario. E venne a loro alla quarta veglia della notte, camminando sul mare, e voleva passar loro accanto e superarli”.

(Mc. 6,48)

22 gennaio 1844 sera

Cap. 21

“Ma beati sono i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odono!”

(Mt. 13,16)

24 gennaio 1844 ser

Cap. 22

«Ed Egli disse loro: “In verità vi dico che qui ci sono alcuni che non proveranno la morte finché non vedranno il regno di Dio venire nella sua potenza!”»

(Mt. 9,1)

26 gennaio 1844 sera

Cap. 23

“Voi, guide accecate, che filtrate i moscerini e inghiottite il cammello!”

(Mt. 23,24)

27 gennaio 1844 sera

Cap. 24

“E Gesù pianse”

(Gv. 11,35)

29 gennaio 1844 sera

Cap. 25

«Perciò non state in ansia, e non dite: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Con che cosa ci vestiremo?”. Per tutto questo si affannano i pagani. Poiché il Padre vostro sa che avete bisogno di tutto ciò»

(Mt. 6,31-32)

31 gennaio 1844 sera

Cap. 26

“Ma quei nemici Miei che non Mi volevano come loro re, portateli qui e strozzateli davanti a Me!”

(Lc. 19,27)

3 febbraio 1844 sera

Cap. 27

“Non prendo gloria dagli uomini”

(Gv. 5,41)

5 febbraio 1844 sera

Cap. 28

“Dopo di che molti dei Suoi discepoli tornarono indietroe non andarono più con Lui”

(Gv. 6,66)

8 febbraio 1844 sera

Cap. 29

«E i diavoli Lo pregarono e dissero: “Mandaci dalle scrofe, affinché entriamo in esse!”»

(Mc. 5,12)

9 febbraio 1844 sera

Cap. 30

“Io mando la promessa del Padre Mio su di voi, ma voi restate in città fino a quando sarete rivestiti di forza dall’alto!”

(Lc. 24,49)

12 febbraio 1844 sera

Cap. 31

“Ed egli (Zaccheo) corse avanti e salì su un gelso allo scopo di vederLo, poiché Lui sarebbe passato di là”

(Lc. 19,4)

14 febbraio 1844 sera

Cap. 32

«Ora Gesù, che vedeva starsene là Sua Madre e il discepolo che Gli era caro, disse a Sua Madre: “Donna, vedi tuo figlio!”. Poi Egli disse al discepolo: “Vedi tua Madre” e da quel momento il discepolo la prese con sé”»

(Gv. 19,26-27)

16 febbraio 1844 sera

Cap. 33

“Vedi, viene l’ora, ed è già venuta, in cui voi vi disperderete, ciascuno al suo luogo, e Mi lascerete solo! Ma Io non sono solo, poiché il Padre è con Me”.

(Gv. 16,32)

19 febbraio 1844 sera

Cap. 34

“… chi crede in Me, dal suo corpo, come dice la Scrittura, sgorgheranno fiumi d’acqua viva”

(Gv. 7,38)

21 febbraio 1844 sera

Cap. 35

“Vi ho detto questo perché abbiate pace in Me. Nel mondo avrete tribolazione, ma abbiate fiducia, Io ho vinto il mondo!”

(Gv. 16,33)

23 febbraio 1844 sera

Cap. 36

“Quando ebbe arrotolato il Libro, lo diede al servitore e si sedette. E nella sinagoga gli occhi di tutti erano rivolti a Lui”

(Lc. 4,20)

26 febbraio 1844 sera

Cap. 37

“Ma Io vi conosco; l’amore di Dio non l’avete in voi!”

(Gv. 5,42)

27 febbraio 1844 sera

 

 

Prefazione

 

Alla fine dell’opera “Il Sole spirituale”, dopo le profonde spiegazioni sui dieci comandamenti da parte dell’apostolo Giovanni, il Signore negli ultimi due versetti conclusivi, a conferma di tutta la rivelazione sulla comprensione del ‘Sole spirituale’ ed affinché ciascuno di noi accetti che il mondo spirituale è legato al mondo materiale in un tutt’uno indissolubile, presenta ancora due immagini: quello dell’albero e quello di un bambino. E alla fine conclude così: «Io ritengo che se osservate quest’immagine, specialmente nella semplicità di un innocente fanciullo, troverete con facilità in quest’apparenza ogni altra apparenza, e dappertutto anche facilmente sarete in grado di arrivare alla loro causa. E così noi avremmo anche un sufficiente numero di immagini, e quindi non ci resta che aggiungere, quale supplemento a tutta quest’opera, alcune ‘postille’ sul modo in cui quest’opera deve essere vantaggiosamente letta e poi messa in pratica».

Postille che rappresentano proprio questa seguente opera, in cui saranno presi in considerazione ben 37 passi del Vangelo tramite cui, ognuno di questi sarà considerato come una potente ‘guida’ alla stessa stregua di immensi Soli Centrali, ognuno dei quali rappresenterà una conferma del ‘tema’ trattato, ovvero dimostrare, nel senso della rispondenza, che il leggere, la cultura, lo studio, la conoscenza, l’erudizione, il dottorato, sono pesi e impedimenti di cui lo spirito non sa che farsene per la sua crescita, crescita che così facendo viene completamente bloccata e non consente alcun rapporto con lo spirituale, e quindi nessun raggiungimento alla verità dall’Alto e alla vita eterna in sé.

Tutte le spiegazioni, sebbene il Signore riconduca l’interpretazione delle Scritture alla dimostrazione del tema trattato, ciò non vuol significare che quel determinato testo significhi solo quel senso dato e usato per il concetto dimostrato, ma che, l’insegnamento della rispondenza deve far sì che solo con una completa rinascita dello spirito in sé, solo con l’unione allo Spirito di Dio, se nasce prima l’amore in sé, si determina poi la comprensione della Sua parola con significati sempre più profondi.

Un’opera, quindi, legata necessariamente al ‘Sole spirituale’, che non si occupa quindi di spiegare solo alcuni dei versetti evangelici, ma che, tramite questi, deve guidare il lettore a capire come rapportarsi davanti alla ‘parola’, non soltanto alle parole del mondo negli innumerevoli testi umani di qualunque genere che, per lo spirito dell’uomo, sono completamente inutili, ma anche e soprattutto quelle che si riferiscono ai testi sacri, alla stessa Bibbia, come necessariamente anche a queste innumerevoli che dall’epoca di Lorber sarebbero poi state trasmesse oltre lui, anche tramite i altri mistici.

Occorre considerare, infatti, che all’epoca di questo dettato siamo ancora nel 1844 e quindi erano passati solo quattro anni dall’inizio delle comunicazioni a Lorber, e pertanto lui, insieme ai suoi amici, nonostante le molte risposte avute a molteplici domande raccolte successivamente nei tre grossi volumi di “Doni del Cielo”, ancora nulla sapevano di ciò che il Signore avrebbe rivelato successivamente, né che lo sviluppo del ‘movimento Lorber’ dopo la sua morte avrebbe portato alla ricezione di ulteriori migliaia di pagine tramite altri mistici. Pertanto, anche la lettura della nuova Parola non avrebbe dovuto rappresentare un bagaglio inutile da portarsi dietro, quindi un impedimento per chi, pur leggendo, pur accettando l’origine soprannaturale-divina di questi testi, poi non mette comunque in pratica alcun insegnamento.

Ecco perciò una serie ragguardevole di ‘esempi’, nei quali viene ripetuto quale deve essere il comportamento del credente: sempre e solo l’amore da mettere subito in pratica, dopo un solo versetto letto!

Un’opera, quindi, che deve essere considerata quale ‘un supplemento’, termine ripetuto per tre volte ai capitoli 16,3 / 16,16 e 37,1, cioè un ‘supplemento al Sole spirituale’.

Nel corso degli anni, a causa delle probabili vicissitudini delle diverse case editrici che hanno conservato i testi di Lorber, ci fu uno scambio di titoli tra quest’opera e una raccolta di spiegazioni su alcuni testi del vangelo spiegati agli amici di Lorber negli ultimi anni della sua vita. Raccolta denominata “Spiegazioni di testi biblici” che, avendo un contenuto simile nell’intestazione dei capitoli, cioè citazioni del Vangelo, ha probabilmente tratto in inganno i responsabili delle pubblicazioni, i quali, senza alcun discernimento, non hanno compreso l’errore e lo scambio dei titoli è rimasto nel corso del tempo, fino a tutt’oggi. Errore che, con le ristampe e con le traduzioni dagli originali in lingua tedesca con questo errore, ha portato all’incomprensione e alla confusione dei lettori in tutti i paesi del mondo che, proprio su un concetto così importante, sono sempre stati distolti dal capire come rapportarsi a tutta questa gran mole di comunicazioni del Signore.

Una particolarità degna di rilievo è che tutti i 37 dettati furono dati di sera, e questo deve far riflettere ancora di più, poiché è certo che Lorber ricevesse le comunicazioni la mattina presto. Se questi in quest’opera lo furono di sera, e tuttavia lui nel frattempo riceveva il dettato anche al mattino, probabilmente era necessario che questi capitoli, dati come ‘Supplemento’, fossero meditati in modo diverso e probabilmente quando Lorber era con i suoi amici, i quali lo andavano a trovare di sera, quando erano liberi dagli impegni giornalieri. Infatti, neanche uno fu ricevuto la domenica, e non tutti furono consequenziali; segno forse che l’invito continuo a mettere in pratica gli insegnamenti dati, con la promessa del dono della ‘rinascita’, furono veramente dati quando gli amici erano presenti.

Un invito pressante per ciascuno di noi, e in particolare per questo tempo, in cui tutto deve essere messo in chiaro, e la verità deve essere portata di mano in mano tra tutti i veri credenti invitati a prepararsi spiritualmente, avendo come base gli insegnamenti del Signore con la nuova Parola, ed essere in grado di affrontare gli eventi sempre più pressanti che riguarderanno il tempo della fine sempre più vicino.

Amici della nuova Luce


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Cap. 1

Una buona regola per un’utile lettura dell’antica e della nuova Parola

20 dicembre 1843 sera

1. Miei cari figli! Con i seguenti ‘richiami’ voglio darvi una regola molto importante e utile, senza la quale, per quanto buoni e spirituali siano i libri che voi leggete, non potete ricavarne alcuna utilità. Potete leggere mille volte di seguito la Sacra Scrittura, come pure questa nuova Parola, e tuttavia, senza questa regola resterete sempre fermi allo stesso punto.

2. Con l’assidua lettura avete certamente imbottito e rimpinzato la vostra memoria, ma domandate al vostro spirito che cosa ne ha guadagnato, e la sua risposta schietta suonerà così:

3. “Sono sì circondato caoticamente da ogni genere di materiali da costruzione, e travi e pietre giacciono una sopra l’altra a mucchi, ma con tutti questi materiali non è stata ancora costruita neppure una misera capanna dove io possa liberamente abitare. Voi accatastate continuamente del materiale: pietre, tutte pregiate, e il miglior legno di cedro si trovano davanti a me in pesanti mucchi, ed io non riesco a metterlo in ordine. E se anche qua e là ho iniziato a fare un po’ d’ordine, ecco che portate ancora una colossale quantità di nuovo materiale, cosicché devo necessariamente affaticarmi nella mia attività e, alla fine, alla vista della grande quantità del materiale da mettere a posto, rabbrividisco e penso con malinconia: ‘Quando mai tutto questo materiale potrà essere finalmente ordinato e trasformato in un’abitazione?’.”

4. Vedete, questa è fondamentalmente la risposta dello spirito che ogni persona che abbia letto molto è costretta a trovare in sé con la massima chiarezza.

5. Se dunque qualcuno nella sua vita ha letto un paio di migliaia di libri, quale caos alla fine ha nella sua memoria! E se gli va bene, dopo una tale ricchezza di letture riuscirà a mala pena a ricavarne che soltanto adesso si accorge di non saper nulla.

6. Ma cos’è questa sua confessione? Non è altro che ininterrottamente la stessa triste lamentela dello spirito, il quale con ciò vuol dire che con questa mostruosa quantità di materiale da costruzione non ha avuto costruita neanche una pessima capanna per abitarci liberamente.

7. Così ci sono persone che conoscono a memoria parola per parola il Vecchio e il Nuovo Testamento, ma interrogatele sul senso interiore di un solo ed unico versetto, e ne sapranno tanto quanto coloro che, a memoria, non conoscono neanche un versetto, anzi spesso a mala pena sanno che esiste una Sacra Scrittura. Che cosa serve dunque a costoro, questo splendido materiale?

8. Lo spirito dimora solo nello spirituale! Se non gli si può costruire neanche una misera capanna nell’interiore Spirito della verità, dove dovrà dimorare? Dove potrà tenere i suoi conti? E da quale punto dovrà cominciare a mettere in ordine il materiale?

9. Allora non è meglio possedere meno materiale, ma con lo stesso costruire subito una piccola rispettabile dimora per lo spirito, affinché esso abbia così un posto fisso e libero, dal quale possa fare i suoi futuri piani e utilizzare, secondo gli stessi, il nuovo materiale in arrivo?

10. Quale aspetto assumerà un campo, anche se il terreno è del migliore, qualora vi si seminassero simultaneamente migliaia di semi mescolati tra loro alla rinfusa? I semi germoglieranno nel giusto modo, ma con quale utilità per il seminatore? Davvero, il rendimento di questo campo servirà a mala pena per un cattivo foraggio per il bestiame. Le piante più forti soffocheranno le più deboli, l’erbaccia crescerà rigogliosa, e il frumento apparirà solo qua e là intristito e riarso.

11. Da ciò si deduce che ovunque vi debba derivare un utile, bisogna realizzare un ordine, senza il quale voi produrreste spine, rovi, erbaccia e rape alla rinfusa, che non vi saranno mai di alcuna utilità.

12. Ma in che cosa consiste quest’ordine?

13. Se avete del grano scelto, seminatelo in un campo puro e buono, ed otterrete un raccolto puro e buono.

14. Chi ha una buona superficie da costruzione e il materiale necessario, non aspetti di aver raccolto un mucchio di materiale superfluo per cominciare a costruire la sua casa, altrimenti alla fine il gran mucchio di materiale riempirà tutto lo spazio dove deve costruire.

15. E se poi verrà il capomastro e gli dirà: “Amico, in quale posto vuoi che sia costruita la tua casa?”, che cosa gli risponderà? – Certo nient’altro che questo: “Là, amico, dove si trova il grande mucchio dei materiali da costruzione!”

16. E il capomastro gli dirà: “Perché dunque hai fatto accatastare questo materiale nel posto dove si deve costruire, prima che abbiamo fatto un progetto e scavato le fondamenta? Se ora vuoi costruire la casa in questo luogo, devi prima mettere da una parte tutto questo materiale e sgomberare completamente il posto. Solo dopo io verrò, misurerò l’area, stenderò il progetto e poi farò scavare le fondamenta; e soltanto alla fine esaminerò il materiale per vedere se è perfettamente idoneo alla costruzione della tua casa”.

17. Vedete, da questa similitudine potete rilevare già abbastanza chiaramente quanto poco serve un gran leggere, a chi, ciò facendo, non procede nel vero ordine.

18. Ma in che cosa consiste questo vero ordine? Questo vero ordine consiste del tutto semplicemente in questo: ciascuno cominci subito a sistemare ogni nuovo carico o arrivo di materiale per costruire un’abitazione, e non prenda un secondo carico senza aver già utilizzato il primo. In questo modo andrà avanti velocemente con la costruzione, e attorno ad essa avrà sempre uno spazio libero sufficiente, nel quale poter accumulare in buon ordine una adeguata quantità di nuovo materiale.

19. Ma detto nella vostra lingua e completamente comprensibile, questo ordine consiste in ciò: “Ciascuno agisca subito in base a quello che ha letto e vi adegui la sua vita!”, solo così ciò che ha letto gli sarà utile, altrimenti lo danneggerà. Ciascuno, infatti, non sia soltanto un puro uditore della Parola, ma un operatore della stessa. – Prossimamente altri richiami!

 

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Cap. 2

Un’obiezione confutata

21 dicembre 1843

1. Qui però qualcuno certamente dirà: “È giustissimo che solo mettendo in pratica ciò che si legge si può cogliere il vero frutto della lettura, ma se poi a qualcuno viene dato moltissimo materiale, può anche metterlo in disparte a favore dell’operare e leggerne solamente quel poco che è convinto di poter mettere in pratica.

2. Si pensi soltanto alla grande massa di ciò che è stato dato nella Sacra Scrittura del Vecchio e del Nuovo Testamento, e accanto a questi l’enorme massa di libri realmente spirituali-esegetici![1]. Davvero, se si leggesse tutto ciò solamente secondo il grado in cui si può praticare, allora anche nel migliore dei casi, in tutta la vita si finirebbero appena un paio di capitoli”.

3. Io però vi dico: “Da questo punto di vista l’obiettore ha ovviamente ragione, poiché se si potesse leggere solo e non di più, quello che si è meticolosamente convinti di mettere in pratica, allora di certo un paio di capitoli sarebbero anche troppi!”. Nondimeno, guardando la cosa da un altro punto di vista, il materiale dato non diventa mai troppo, e il lettore può trasformare subito tutto ciò che ha letto in concrete azioni.

4. Infatti, per esempio, si potrebbe anche dire: “Se un agricoltore qualsiasi è in possesso di un grande appezzamento di terreno buono che gli produce un raccolto centuplicato, perché non fa a meno di seminare in tutto il campo, giacché un decimo dello stesso produce già tutto quanto gli occorre per le sue necessità?”

5. Io però chiedo: “Se questo agricoltore seminasse l’intero campo con buon grano e il campo gli portasse un raccolto centuplicato di cui un decimo è sufficiente per il suo mantenimento, i superflui nove decimi lo danneggerebbero per questo? No di certo, poiché metà del superfluo potrebbe distribuirla ai bisognosi che gliene sarebbero oltremodo grati, e l’altra metà del superfluo potrebbe portarla al mercato. E poiché è un buon grano troverebbe molti compratori che glielo acquisterebbero a prezzi vantaggiosi e, col denaro guadagnato, potrebbe sistemare i suoi affari di casa e diventare così un rispettabile e ricco possidente”.

6. Ebbene vedete, da questo esempio risulta chiaramente che se qualcuno ha in sé un buon campo e inoltre ha della buona semenza in grande quantità, non deve essere parsimonioso nel seminare, poiché chi fa una ricca semina, avrà anche un ricco raccolto, mentre chi semina scarsamente avrà uno scarso raccolto! E allora che bisogna fare? Una volta che il buon terreno del campo è ben lavorato, potete seminarvi quanto buon grano volete e tuttavia nessun chicco andrà perduto nel buon terreno, bensì ogni chicco farà spuntare il suo ricco stelo.

7. La stessa cosa vale per quanto riguarda la semina spirituale della Parola per mezzo della lettura.

8. Per la lavorazione del terreno spirituale, l’uomo non ha bisogno di nient’altro che dei due comandamenti dell’amore; con questi egli lavora con tutta facilità il suo campo spirituale. Una volta che questo è lavorato, ciascuno può seminare nel terreno tutto quello che può e desidera; ossia, può leggere tutto quanto si può procurare in giusta misura, tra le cose buone che gli vengono date – come tutta la Sacra Scrittura e tutte le spiegazioni che fanno riferimento ad essa – e non riceverà in sé nulla che non gli dia un ricco raccolto.

9. Infatti, la differenza tra la lettura infruttuosa e quella fruttuosa consiste in questo:

10. “Se ad esempio qualcuno volesse lavorarsi e risvegliarsi col solo leggere, quest’impresa somiglierebbe proprio a quella di chi volesse spargere la semenza su un campo non lavorato che non è né concimato né arato. Non verranno allora ben presto gli uccelli dell’aria e ne mangeranno in breve la maggior parte? E una minima parte, caduta sotto l’erbaccia del campo, non sarà ben presto soffocata da questa, tanto che alla fine, al tempo della mietitura, da nessuna parte si potrà vedere un chicco dentro a uno stelo?

11. Dato che allora il seminatore o ‘il lettore’ non vedrà alcun raccolto come frutto della sua fatica, non si irriterà e infine non imprecherà contro il campo e contro tutto il grano seminato che non gli divenne ‘messe’?”

12. Detto nella vostra lingua: “Tali persone diventano allora incredule, abbandonano completamente la buona causa e alla fine la ritengono un puro inganno”.

13. Invece, ben altrimenti è per chi, in precedenza, col vero amore verso di Me e verso il prossimo, ha reso vivente il suo spirito, o meglio lo ha reso libero attingendo da Me, e proprio così facendo ha concimato ed arato a dovere il proprio campo; costui allora non legge gli scritti della Mia grazia e misericordia perché siano essi a trasformarlo in un buon campo, ma li legge per guardare Me continuamente e sempre di più, faccia a faccia, avendo Io risvegliato in lui lo spirito per mezzo del suo amore per Me, e anche per poter crescere sempre più nell’amore per Me e, da esso, per il prossimo.

14. Non troverà in questo caso ogni Mia parola vivente ed eternamente vera, essendo già prima vivente in se stesso? Ma se egli non è già vivente prima, non sarà uccisa in lui anche la più vivente parola?

15. Gettate dei pezzi d’oro in una pozzanghera puzzolente, il rozzo sale sulfureo della pozzanghera scioglierà i pezzi d’oro e trasformerà anch’essi in sporco fango. Al contrario, gettate dei metalli non nobili in un’autentica tintura d’oro, e alla fine somiglieranno tutti al nobile metallo.

16. Vedete, proprio così avviene in questo caso! Dalla lettura della Mia parola, così come dall’ascolto della stessa, ciascuno può ricavare un guadagno incommensurabile per sé e per i suoi fratelli, se prima ha trasformato se stesso in un bagno d’oro mediante l’osservanza dei due comandamenti. Se invece egli è ancora una pozzanghera, per quanti pezzi d’oro vi si gettino dentro, questi non ne faranno (della pozzanghera) certamente una tintura d’oro.

17. Così è anche detto: «A chi ha, sarà dato perché abbia in abbondanza; chi invece non ha, perderà anche ciò che ha!». Con ‘avere’ qui s’intende: essere in possesso di un buon campo concimato e arato, ossia essere in se stessi un contenitore perfetto, pieno dell’autentica vera tintura d’oro, che è uno spirito libero e vivente. Invece con ‘non avere’ viene inteso: spargere una semenza su un campo non lavorato, per cui il seminatore non solo non si deve aspettare alcun raccolto, ma perderà anche il seme che ha sparso; oppure vuol dire anche: essere in se stessi una pozzanghera contenente rozzi sali sulfurei, la quale non solo non potrà mai essere trasformata in una tintura d’oro per mezzo dell’oro che vi si getta, ma per di più anche l’oro gettatovi andrà perduto.

18. Ritengo dunque che ciò sia abbastanza chiaro! Chi alla luce di questa fiaccola non vede ancora la verità, difficilmente potrà essere liberato dalla cateratta dei suoi occhi. Tuttavia, come già detto, poiché l’uomo cieco non ha mai troppa luce, voglio donarvi ancora un ‘sole’, e alla fine concentrare la luce di tutti i Soli Centrali in un punto, affinché in tale luce immensamente intensa possa distinguersi tanto più chiaramente chi sul serio è del tutto cieco. – Perciò, prossimamente altri richiami ancora!

 

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Cap. 3

La parabola del costruttore accorto e di quello imprudente e la sua spiegazione

(Matteo 7,24-27)

22 dicembre 1843 sera

1. Nel Nuovo Testamento leggete una parabola che parla di un costruttore accorto e poi di uno imprudente, con questo contenuto: «Uno costruì la sua casa su una roccia e l’altro su soffice sabbia. E venne un vento impetuoso, e cadde una pioggia scrosciante. La casa sulla roccia resistette a entrambi, ma la casa sulla sabbia andò in rovina».

2. Chi osserva questa parabola anche solo da lontano, è obbligato a vedere di colpo ben due Soli Centrali con uno sguardo.

3. A chi somiglia dunque il costruttore avveduto? Certamente a colui che prima ha messo se stesso in una posizione salda con i due noti comandamenti, e se poi vengono tempeste e piogge violente, non solo queste non potranno recare alcun danno al costruttore, ma anzi, esse renderanno perfino più salda la sua casa sulla roccia; perché proprio i venti asciugheranno i muri della casa e li renderanno avidi di umidità. Quando poi viene la pioggia, essa impregnerà le pareti asciutte della casa dove ci sono le connessure, scioglierà qua e là delle particelle che diventeranno collose e, ripetendosi spesso una tale scena, uniranno sempre più saldamente tra di loro le parti in muratura.

4. In natura, esempi di questa verità li trovate nelle rovine di ogni antico castello che spesso resiste ai secoli, e se capita che le rovine debbano essere abbattute, allora è più facile rompere un muro di pietre costruito recentemente che non tali antiche mura. La causa di ciò è la pioggia che, col suo potere solvente, trasforma determinate parti della pietra in una massa collosa calcarea, e così col tempo lega l’opera in muratura in un tutto unico.

5. Vedete, così è anche per un uomo risvegliato dalle Leggi dell’amore! Egli è un edificio su una roccia. I venti che vanno a colpire l’edificio e lo asciugano rendendolo assetato, sono le nobili brame di conoscere sempre di più il primo Costruttore di tutte le cose per poter, mediante tale conoscenza, crescere nell’amore per Lui. L’acquazzone che segue dopo sono le Opere che l’assetato riceve da leggere. Con bramosia egli le assorbe in sé e continuamente si accorge che, a causa del loro influsso, le connessure che in lui sono ancora vuote e disunite, man mano vengono riempite e rese solide. E allora, quanto più l’acquazzone cade su questo edificio, tanto più solido diventa dopo ogni acquazzone.

6. Ma quale altro effetto hanno invece i venti e gli acquazzoni sull’edificio che era stato costruito in basso su soffice sabbia! Se là arrivano i venti e urtano l’edificio non saldo, lo scuotono e poi vengono le acque causate dalla pioggia scrosciante, allora per l’edificio è anche la fine. Infatti, i venti sbriciolano i muri spesso già abbondantemente crepati, in cui la causa delle crepe e delle spaccature è il cattivo terreno; e se viene poi l’acqua, essa con poca fatica butta giù tutto l’edificio e lo trascina in qualche vicino fiume della rovina.

7. Penso dunque che anche questo possa essere chiaro come un Sole Centrale! Poiché un uomo che non ha neppure un’idea di una preparazione spirituale, deve evidentemente andare in rovina se fa venire apposta su di sé i venti spirituali e l’acquazzone spirituale, con il proposito che questi debbano far di lui un solido edificio, ovvero un uomo spiritualmente sapiente e saldo.

8. Date in mano la Bibbia a un uomo che appartenga, o totalmente o almeno per metà, al mondo, e ditegli: “Amico! Leggi bene qui dentro e troverai ciò che ti manca: il tesoro nascosto che sempre vai cercando, composto da oro, argento e pietre preziose, e questo tesoro è una perfetta vita della tua anima”, e l’amico a questo consiglio s’impossesserà subito di una qualche Bibbia e la leggerà con grande attenzione.

9. Ma quanto più avidamente e attentamente egli leggerà quest’Opera, tanto più s’imbatterà in contraddizioni esteriori, e presto dirà al suo amico: “Amico, il libro da te consigliato ora l’ho già letto almeno sei o sette volte, ma quanto più spesso e più attentamente lo leggo, tanto più m’imbatto in contraddizioni e assurdità. A che scopo tutte quelle colorite cianfrusaglie e le misteriose profezie che sembrano avere tra di loro la stessa relazione che ha il Chimborazo[2] in America con i monti dell’Himalaya in Asia?

10. Che queste due montagne stiano senz’altro entrambe sulla stessa e medesima Terra è chiaro, così pure stanno simili profezie sullo stesso e medesimo libro; anche questo è chiaro. Ma come tali parti profetiche abbiano un nesso logico tra di loro, o come d’altra parte il Chimborazo sia collegato ai monti dell’Himalaya in Asia passando per il centro della Terra, accertare una tal cosa riuscirà difficilmente a un naturalista terreno, finché ancora teme il fuoco e trova che le grandi acque del mare siano un mezzo troppo potente per estinguere la sua modesta sete.

11.Mio caro amico e fratello, io ti posso dire che quando ho letto questo libro per la prima volta, mi sembrava sul serio che avesse un qualche sapiente senso nascosto, ma quanto più spesso l’ho riletto e quanto in modo più criticamente attento, tanto più mi convincevo anche che tutto il libro non è altro che una camera del tesoro straripante delle più madornali assurdità. Poiché, tolte alcune antiche massime di sapienza praticabili, le assurdità si accalcano e, tolte quelle sole poche massime, le quali anch’esse non sono poi di oro più puro, questo libro, a causa della sua forma mistica, è completamente adatto ad alimentare ancora per un secolo la stupidità degli uomini”.

12. Da questo ragionamento potete rilevare a sufficienza quale effetto hanno prodotto i venti e questo acquazzone della Bibbia sul nostro mondano edificio costruito sulla sabbia. Cosicché, una volta che un tale uomo, quale casa costruita sulla sabbia, è così distrutto, lo rimetta insieme chi vuole, perché Io e tutti i miei angeli troviamo un tale lavoro tra i più difficili di tutti, ed è più facile far entrare al grande banchetto della Vita diecimila persone da tutte le strade e da tutti i vicoli, che non uno solo di tali uomini che, con la lettura della Bibbia, è uscito per comprare buoi.

13. Proprio come avviene per la lettura della Bibbia, così avviene anche per la lettura di tutte le sue interiori esegesi spirituali. Perché allora ciascuno dirà: “Se questo è il suo senso, perché non è stata scritta così?”

14. E se anche gli indicate nel modo più chiaro la ragione della sua forma figurata, egli di questo vi riderà solo in faccia e vi dirà: “Dopo che il fatto è accaduto, è facile far profezie! Poiché ogni nonsenso si può girare e voltare come un impasto, e con esso si può formare ciò che si vuole, poiché il caos è l’origine di tutte le cose: da esso col tempo si può formare tutto. Ma perché non dare una profezia così come realmente accade? – Il motivo è questo: perché ciò non si può sapere in anticipo. Perciò si dà allora un mistico nonsenso, dal quale poi si lascia formare ogni azione che avverrà nel futuro”.

15. Questo è poi anche il giudizio finale che ormai non può più essere tolto, neanche facendo luce con la potenza di un Sole Centrale. Credo che anche questo sia chiaro, ma ciononostante, vogliamo mettere insieme ancora parecchi Soli Centrali. – Perciò prossimamente ancora un ulteriore Sole Centrale!

 

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Cap. 4

“Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno viene al Padre se non attraverso Me”

(Giovanni 14,6)

27 dicembre 1843 sera

1. Sarà dunque difficile citare qua ancora un Sole Centrale? Oh, no, niente affatto, poiché dobbiamo solo prendere il primo testo che capita dal libro del Nuovo Testamento, e un nuovo Sole Centrale sarà dinanzi a voi con la stessa luce primordiale e con la stessa luminosa forza ed efficacia di quella luce. Per esempio: «Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno viene al Padre se non attraverso Me».

2. Vedete, qui abbiamo subito un Sole Centrale! Chi in se stesso può scorgere la sua luce, con una tale illuminazione vedrà certamente che, con l’esclusivo leggere, tutto ciò che si possa fare per guadagnare la vita eterna, equivale a niente.

3. Il Padre è l’eterno Amore in Me, come Io, in tutta la Mia divina Essenza, fin dall’eternità sono perfettamente in Lui. Infatti, Io e il Padre siamo Uno, ossia Io e il mio eterno Amore siamo Uno, ovvero come l’Amore dimora eternamene vivente nella Sua Sapienza; così come, anche la Sapienza dimora eternamente nell’Amore dal quale proviene.

4. Il Padre, ovvero l’Amore, è la Vita fondamentale di ogni vita. Chi non ritorna a questa vivente Sorgente originaria di ogni vita, rimane morto, e in nessun altro luogo può ricevere una vita.

5. Ma dov’è la porta per andare al Padre? E cos’è questa porta? – Sono forse i molti libri e scritti che qualcuno legge? Oppure sono Io stesso?

6. Sì, coloro che qui sono un po’ migliori, saranno subito d’accordo e da parte loro diranno: “Sì, davvero, se si esamina scrupolosamente l’insegnamento di Cristo, non si può più essere facilmente di un’opinione diversa da questa sola e unica: solo e unicamente seguendo quest’insegnamento si può raggiungere una vita eterna per lo spirito e l’anima. Perciò, sotto questo aspetto è giustissimo ciò che Cristo ha detto di Sé, e cioè che Egli solo è la Via, la Verità e, insieme, la Vita stessa!”

7. Cosicché Io vi dico davvero: “Sono migliaia e migliaia quelli che fanno una tale professione di fede, e ciò a motivo del loro buon discernimento”; e tuttavia dico anche: “Essi sono morti e non hanno trovato né la Via, né la Verità, né la Porta e né la Vita!”

8. Qui Si dirà: “Questa cosa suona amara e impietosa! Come può udirsi una cosa simile dall’altissimo Amore di Dio? Che cosa può fare di più l’uomo, se non pervenire, tramite la diligenza del suo studio, al perfetto discernimento della grande Verità e Divinità del grande Maestro? Che mai può fare l’uomo di più elevato, se non sforzarsi di riconoscere con evidenza la vera, somma, santa dignità della divina Parola, e poi, per la sua diligenza, riconoscerla realmente?”

9. Io però dico: “Da una parte, ciò è vero; è certo meglio fare una cosa del genere che rigettare tutto e poi mettersi al servizio della superbia del mondo”, ma nella Scrittura è anche detto: «A quel tempo molti Mi diranno: ‘Signore, Signore!’», e d’altronde è detto che Io poi dirò loro: «Allontanatevi da Me, perché non vi ho mai conosciuti!».

10. Ecco la ragione di quel passo nel Nuovo Testamento a voi sicuramente noto. Con l’espressione “Signore, Signore!”, si mette in evidenza che Cristo viene certamente riconosciuto come la Via, la Verità e la Vita, ma a che serve questo riconoscimento se nessuno vuol camminare su questa Via, e a nessuno va di adottare la verità nell’operare, per giungere, grazie a un tale mezzo, alla Vita?

11. Io non sono di certo un commediante, da poterMi accontentare solo di vuoti applausi di compiacenza; la Mia causa è piuttosto colma di eterna serietà, e perciò pretendo anche una seria attività, e non soltanto la vuota compiacenza!

12. Che faccia farebbe un ricco promesso sposo, se diverse fidanzate gli dimostrassero tutta la compiacenza e lo lodassero ed esaltassero, ma appena egli volesse toccare l’una o l’altra, quella scappasse via e per di più ingiuriandolo nel suo cuore per una tale sfacciataggine?

13. Dite: il promesso sposo prenderà per moglie una di quelle sciocche fidanzate? Per vero, egli andrà fuori e si cercherà una prostituta e le dirà: “Io so che sei una prostituta, ma ti dico: ‘Smetti la tua attività e ti prenderò per moglie!’.”

14. E la prostituta smetterà, spinta dal suo vero amore appena destato, e diventerà per il promesso sposo una moglie molto amata e somiglierà a una Maddalena che in precedenza era l’ultima tra tutte le donne d’Israele, ma quando la chiamò il giusto Promesso sposo, allora diventò la prima tra tutte le donne a festeggiare col Promesso sposo stesso la grande risurrezione alla vita eterna!

15. Davvero, la sua occupazione non era leggere libri, ma, quando ebbe riconosciuto il Giusto, subito si astenne dalla sua attività mondana e concepì un forte, indistruttibile amore per Colui che aveva riconosciuto come il Giusto, e a causa del suo grande amore gli portò in sacrificio tutto quello che aveva a questo mondo.

16. Vedete, per una tale sposa Io ero nell’attività reale e vivente, la Via, la Verità e la Vita!

17. Tuttavia a quel tempo ce n’erano moltissimi altri che pure Mi avevano riconosciuto, ma del mettere in pratica non ne volevano sapere; perciò anche per loro vale il testo: «Così i primi saranno gli ultimi, e gli ultimi i primi!»

18. Sono dunque la Via, la Verità e la Vita tanto difficili da mettere in pratica seriamente? Non è forse detto: «Il Mio giogo è dolce e il Mio carico leggero»? – Sì, davvero, è proprio così! La Via, la Verità e la Vita, e il dolce gioco e il leggero carico, stanno tutti dentro ai due Comandamenti dell’Amore.

19. È poi tanto difficile amare Colui che è l’eterno Amore stesso? Ed è tanto difficile amare il proprio fratello? Oh, davvero: nulla è più facile di questo! Togliete solamente il mondo – questa vecchia peste dello spirito – dal vostro petto, e proverete com’è dolce e facile amare l’eterno Amore e amare il fratello!

20. Ma ovviamente, è difficile amare l’eterno Amore e il fratello, se il cuore è pieno di mondanità, pieno di calcoli mondani, pieno di soldi, pieno di speculazione, e pieno dell’infernale matematica che è in grado di calcolare capillarmente quanto un grosso[3] deve rendere in percentuale annua sulla via dell’usura.

21. Sì, davvero, dove il cuore è pieno di quest’arte, il gridare “Signore, Signore!” non sarà di molto aiuto, e «la Via, la Verità e la Vita» sembrerà così stretta e spinosa che ben difficilmente potrà mai essere percorsa.

22. A che serve qui la lettura di migliaia e migliaia di libri pur pieni di verità? Risveglieranno qualcuno alla vita, se costui quotidianamente si preoccupa di otturare il suo cuore riempiendolo sempre di più, giorno dopo giorno, con tutta l’immondizia del mondo?

23. Dite: qualcuno di voi potrà generare bambini con una statua? Oppure germoglierà un seme dipinto, pur con la migliore arte, se lo si mette nel terreno? Sicuramente né l’una né l’altra cosa! Il vivente può generare un altro vivente solo con un (essere) vivente; dunque, anche la Parola vivente può portare di nuovo frutti solo in un cuore vivente.

24. Per chi invece è spiritualmente morto, anche la Parola vivente non è che un seme dipinto, e può anche spargere in sé un gran numero di tali chicchi, ma non otterrà mai un frutto, poiché egli non dà vita alla Parola, così la Parola non diventerà vivente in lui.

25. Chi invece ode solo poco e lo mette in pratica, costui è un operatore della Parola e cerca veramente il regno di Dio, e tutto il resto gli verrà dato in aggiunta. Credo che anche questo sia chiaro; tuttavia, prossimamente altri Soli Centrali!

 

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Cap. 5

“Ho sete!” – “È compiuto!”

(Giovanni 19,28 e 19,30)

28 dicembre 1843 sera

1. Nondimeno, affinché alla fine non diciate che non tutti i testi sono dei pieni Soli Centrali, ma solo qualcuno che Io stesso propongo di scegliere, allora scegliete voi stessi un testo qualsiasi come volete, e vedremo poi se, come un uguale Sole Centrale, completamente e chiarissimamente, non illumina sempre lo stesso motivo conduttore davanti agli occhi dello spirito. Dunque fatelo!

2. Avete preso i due piccoli testi: «Ho sete!» e «È compiuto!»

3. Prima però di passare alla chiara illuminazione, devo darvi assicurazione che vi ho lasciati perfettamente liberi nella scelta, altrimenti alla fine potreste dire che vi ho suggerito Io proprio quello che posso adoperare. Ora soltanto passiamo alla questione principale!

4. «Ho sete!». Di che cosa? – Dell’amore che il mondo non ha, motivo per cui esso Mi porse solo aceto e fiele per calmare la Mia sete, invece dell’acqua vivificante; e finora continua sempre a porgerMeli.

5. «Ho sete!». Di che cosa? – Della Vita che Io stesso sono in origine dall’eternità, e che in così ricca abbondanza ho sparso dalle origini a esseri eternamente innumerevoli!

6. Dunque, di questa Vita, ho sete! In infiniti modi questa Vita è trapassata nella morte. Io venni per strapparla alla morte. Perciò nel momento della grande liberazione avevo moltissima sete di questa Vita sparsa; invece la morte se n’era impadronita a tal punto, che il sangue eternamente vivente dell’Amore non poteva ridestarla!

7. Quando chiesi di bere la Vita, tuttavia non Mi si diede la Vita, bensì Mi si diede da bere la morte! Aceto e fiele fu la bevanda; aceto come simbolo di ciò che si ritira e s’indurisce, e il fiele come simbolo di odio, ira e collera.

8. Quest’immagine è chiara e ben evidenziata, e vogliamo vedere anche com’è adatta al nostro tema.

9. Vedete, in tal modo Io grido continuamente a tutto il mondo, così come a voi: “Ho sete!”, ovvero, ciò che è la stessa cosa: AmateMi! DateMi da bere il vostro amore! Amate Dio sopra ogni cosa e il vostro prossimo come voi stessi!”. Questa è l’acqua della vita, di cui ho sete in voi.

10. Vi domando: “Mi porgete dunque quest’acqua, o piuttosto non Mi porgete anche voi, aceto e fiele?”

11. Il poco che pretendo da voi non è nient’altro che l’amore e l’operare di conseguenza. Se tuttavia, invece della vera, vivente azione dell’amore, leggete solo, e intanto non fate niente all’infuori di ciò che appaga, in un modo o nell’altro, i vostri sentimenti mondani, si domanda: “Non è questo: ‘aceto con fiele’ che Mi porgete al posto dell’acqua viva? – Sì, Io vi dico: “Quanto più leggete e leggete, e intanto non fate nulla se non ciò che vi fa piacere in base ai vostri sentimenti mondani, tanto più aspro diventa l’aceto e tanto più amaro il fiele”.

12. È detto poi certamente: «È compiuto!». Ma che cosa? – È compiuta la Mia battaglia per voi! Poiché, di più non posso fare, se non, quale vostro Creatore, Dio e Signore e l’eterna Vita stessa, che prendere su di Me la vostra morte!

13. Che Io comunque non possa essere ucciso nel Mio eterno Spirito, non c’è bisogno di ulteriore spiegazione. Posso spingere soltanto la lotta per la vostra vita fino al gradino più alto. Ma poiché voi stessi avete una fine, allora anche questa lotta deve avere una qualche meta più alta possibile. Raggiunta questa meta, allora la lotta è compiuta – considerato da parte Mia – nondimeno forse anche da parte vostra, dal momento che per pura gratitudine porgete a Me, il Combattente che compie la lotta per la vostra vita, solo aceto con fiele, invece dell'acqua viva dell'amore.

14. È certamente compiuto; ma non per voi, bensì purtroppo solo per Me stesso, ossia: Io per voi ho fatto tutto quello che mai sia divinamente possibile, perciò ho compiuto la Mia opera per voi. – Ma operate anche voi in modo tale che quest’opera sia compiuta in voi?

15. Oh, sì, leggete con diligenza, scrivete anche con diligenza, parlate anche volentieri di Me tra di voi; ma se Io dico: “DedicateMi al posto di certi vostri pensieri mondani e al posto di taluni vostri divertimenti mondani, solo un’ora piena al giorno; santificatela col far sì che in quest’ora non vi occupiate nel vostro cuore di null’altro che di Me!”, oh, allora troverete cento scuse per volta e cento pensieri mondani gireranno come un turbine attorno all’unico debole pensiero spirituale!

16. Tirerete fuori ogni tipo di considerazioni mondane e, se pure qualcuno si dovesse decidere per una tale ora, non si rallegrerà sicuramente troppo per questa, piuttosto ne proverà un po’ di disagevole soggezione, e nel frattempo conterà diligentemente i minuti sul quadrante del suo orologio, e aspetterà, non raramente con impazienza, la fine dell’oretta a Me dedicata.

17. E se nel frattempo sopravvenisse una qualsiasi insignificante faccenda mondana, allora l’oretta verrebbe, o cancellata del tutto, o per lo meno spostata in quel periodo del giorno in cui di solito già scende sui mortali il sonno ristoratore, e in cui, specialmente per il sesso femminile, non c’è più da aspettarsi piacevoli visite, e non ci sono più da fare passeggiate per rinforzare i nervi.

18. Vedete, tutto ciò è aceto e fiele! E perciò in voi non è compiuto, sebbene Io, in seguito al Mio infinito Amore, faccia tutto il pensabile per portarvi sulla giusta via della Vita. Infatti, affinché sia ‘compiuto’ in voi, è necessario che ciascuno rinneghi se stesso per vero amore verso di Me, prenda su di sé la sua croce e segua fedelmente le Mie tracce.

19. Ma chi fa questo? Il sesso femminile, se va bene, è pur capace di tagliare e cucire tutto il giorno per il corpo, sa adornarsi e, non raramente, rallegrarsi oltre misura per una qualche visita; ma se Io pretendessi: “Restate a casa nella vostra stanzetta, e pensate a Me nel vostro cuore!”, allora esse diventerebbero tristi, farebbero la faccia graziosamente molto buia e imbronciata e direbbero: “Ma a questo mondo non abbiamo proprio niente di buono!”

20. Domanda: “Non è questo, propriamente, aceto e fiele? Ovvero, non reputano forse tali persone, nel loro cuore, uno svago mondano, per quanto insignificante, più importante di Me? Hanno forse compiuto in se stesse, tali persone, come Io per loro sulla croce, la grande battaglia?”

21. Allora, date loro dei piacevoli libricini con ogni genere di storielle che per riguardo Mio facciano pure riferimento a Me. Esse li leggeranno molto volentieri, specialmente se di tanto in tanto vi si parla di un romantico matrimonio o se vi accadono favole meravigliose. Date invece loro un libretto scritto solo un po’ più seriamente, e questo esse lo leggeranno esattamente con un tale appetito, come quello con cui un cane abituato a buoni cibi mangia una briciola di pane secco che gli si porge: esso tutt’al più l’annuserà, ma poi presto l’abbandonerà con la coda abbassata e gli orecchi penzoloni.

22. Ma poiché il fare è tuttavia sempre qualcosa un po’ più serio della sola lettura anche del più serio dei libri, allora si spiega da sé con quali difficoltà avrà da combattere il fare.

23. Ci sono molti che ascoltano volentieri una buona musica suonata da artisti, ma quanto pochi tra questi che vogliano sacrificarsi a studiare assiduamente per diventare essi stessi artisti.

24. È facile l’ascoltare e non è difficile il leggere, e altrettanto facile è lo stare a vedere, ma per ciascuno il fare da se stessi non ha grande attrattiva. Però, a chiunque, a che serve sapere e non mettere in pratica?

25. Vedete, tutto ciò è aceto con fiele, e così non riesce a far sì che una cosa sia compiuta. In Me, sì, poiché Io, allo scopo, do a ciascuno tutto l’immaginabile, ma non a quell’uomo che non vuole utilizzare ciò che gli do nel modo e allo scopo per cui glielo do.

26. Perciò non siate vani uditori, bensì operatori della Parola! Poiché solo in quanto operatori estinguerete la Mia sete con l’acqua viva dell’amore, altrimenti, invece, Mi porgerete sempre aceto con fiele.

27. Credo che anche questo vi sarà chiaro. Tuttavia, la prossima volta ancora più Soli Centrali.

 

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Cap. 6

“E quando Lo videro, Lo adorarono; alcuni però dubitavano”

(Matteo 28,17)

29 dicembre 1843 sera

1. Anche qui avete di nuovo la libera scelta di un testo, perciò scegliete, e vogliamo vedere se anch’esso funge come un Sole Centrale per la nostra presente causa.

2. «E quando Lo videro, Lo adorarono; alcuni però dubitavano».

3. Avete stabilito questo testo, e ancora una volta avete centrato il colpo. Per davvero, questo testo potrebbe ben essere considerato un Sole Centrale principale!

4. “Quando essi Lo videro, Lo adorarono”. Chi videro dunque? Con che cosa Lo videro? E come Lo adorarono?

5. Essi videro Me, il Signore. – Con che cosa dunque? Con i loro occhi. – E come Mi adorarono? Con la loro bocca. – Perché dunque Mi adorarono? Poiché essi, dal miracolo, seppero Chi Io ero; seppero, infatti, che Io ero il Signore. – Ma da che cosa lo sapevano? Lo sapevano dal Mio insegnamento e per le Mie opere, e per il miracolo della Mia resurrezione.

6. Ora vogliamo vedere se anche voi non fareste la stessa cosa!

7. Voi veramente non Mi vedete con i vostri occhi, ma tanto più Mi vedete con i vostri orecchi e con gli occhi dell’anima, che sono la vostra buona capacità di capire. Il vedere con gli occhi, infatti, è il meno, poiché le immagini che rientrano in questo ‘vedere’ sono molto fluide e non prendono consistenza. In tal caso è giusto il vecchio proverbio che dice: “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore!”

8. Invece, ciò che voi percepite con gli orecchi è già più duraturo; infatti, una parola sentita potete ripeterla in qualsiasi momento, fedelmente così come l’avete udita. Provate invece a fare lo stesso con un oggetto visto. Anche ad uno scultore o pittore molto dotato non riuscirà tanto facilmente riprodurre fedelmente un oggetto visto così come lo ha visto.

9. Invece oggetti, immagini e concetti che l’orecchio ha percepito, restano fissati, e ciò molto fedelmente; ed è in seguito a questa precisione che potete parlare e farlo in diverse lingue, e ciò che avete una volta udito o letto, sì, perfino visto lo potete ripetere fedelmente così come l’avete udito, letto o osservato, e questo dopo periodi di tempo abbastanza lunghi, senza che l’impressione sia ancora minimamente cancellata, mentre in conseguenza della vostra vista non siete in grado di riprodurre fedelmente, così come la vedete, neanche un’immagine che sta davanti a voi.

10. Da ciò, dunque, risulta evidente che l’osservare con l’orecchio è incomparabilmente superiore al guardare con l’occhio. Dunque, è anche molto meglio udire in modo comprensibile il suono di una parola, che guardare la forma esteriore di un’immagine.

11. Un cieco può essere benissimo un saggio, ma un muto non ci riuscirà facilmente, poiché il mutismo è di solito la conseguenza della sordità. E tuttavia i muti hanno solitamente una vista molto più acuta di coloro che odono, i quali perciò non sono muti.

12. Da ciò risulta di nuovo che l’osservare con l’orecchio è molto superiore al guardare con l’occhio. Il guardare con l’occhio può bensì incantare e sorprendere qualcuno, specialmente se appaiono oggetti di grande rarità, ma l’insegnamento lo riceve solo l’orecchio.

13. Da ciò risulta ancora che è meglio udire che vedere. Infatti, ciò che entra dall’udito, illumina e ordina la ragione; ciò che invece entra dall’occhio, non è raro che la confonda enormemente.

14. Se per esempio il sesso femminile sentisse solo da lontano qualcosa di una nuova moda di abbigliamento, ma non ne vedesse mai niente, la sua mente resterebbe ordinata, e una femmina non si metterebbe addosso tanto facilmente una nuova stolta moda. Se invece ella riesce a vedere delle immagini, queste confondono la mente buona e semplice, e ben presto fanno della donna un vacuo folle manichino che Mi diventa più sgradevole di diecimila ricoverati in manicomio.

15. Da tutto questo risulta nuovamente quanto, sotto ogni aspetto, l’udire è meglio che il vedere.

16. In tal modo, però, anche voi potete vederMi ogni giorno, e questo mediante l’orecchio del vostro corpo quando leggete la Mia parola; e ciò anche mediante l’orecchio della vostra anima, il quale è il vostro miglior capire. E poiché così Mi vedreste risorgere anche presso di voi, allora Mi riconoscereste molto bene ed anche Mi adorereste, e questo con il vostro intelletto, e perciò anche lo fareste con la vostra bocca.

17. Ora però chiedo: “Questo era già sufficiente, da parte di coloro che Mi videro dopo la resurrezione, e Mi adorarono per ottenere la vita eterna?”

18. Le tre domande che Pietro ricevette da Me, se Mi amava, hanno mostrato più che a sufficienza che il solo vedere e il successivo adorare non bastano ancora per ottenere il Mio regno e, con esso, la vita eterna, così come non è sufficiente dire solamente: “Signore, Signore!”

19. Nondimeno, proprio così Mi vedete anche voi quando leggete la Mia parola e anche Mi adorate per mezzo dell’intelletto e dell’attenzione con cui la leggete. Perciò anche voi potete ben dire: “Ti vediamo!”, e “Ti adoriamo!”

20. Ma Io appaio ancora una volta e chiedo a voi ‘Pietri’ non solo tre volte, ma tante volte: “Mi amate voi?”. Allora la vostra bocca dice: “Sì!”. Ma se guardo proprio meglio nel vostro cuore, non raramente lo vedo uguale a una noiosa giornata d’autunno, avvolta in ogni genere di sporca nebbia mondana, e a causa della tanta nebbia non riesco a scorgere se questo “Sì” è scritto sul serio in fondo al vostro cuore a lettere fiammeggianti. Può ben essere che ci sia scritto dentro, ma perché tante nebbie che, non raramente, oscurano a tal punto il cuore da non poter più distinguere bene quest’iscrizione vivente dell’amore per Me?

21. Via dunque queste nebbie! Via il solo vedere e adorare, affinché questa iscrizione[4], che è un’opera dell’attività secondo la Parola, divenga completamente visibile in un modo del tutto vivente come Io stesso alla fine Lo posso diventare in conseguenza della luce sempre più chiara di questa iscrizione vivente e santificata nel vostro cuore!

22. A che serve quindi il leggere e capire molto, se manca l’azione? A che serve vedere e adorare, ma intanto farsi chiedere continuamente: «Pietro, Mi ami tu?».

23. Anche Maddalena Mi vide, ma Io non le chiesi: “Maddalena, Mi ami tu?”. Dovetti anzi fermarla a causa del tanto amore, poiché fin troppo potente si destò subito, al primo sguardo, il suo amore per Me. – “Non toccarMi!”, dovetti dire a colei il cui cuore al primo sguardo avvampò nelle più chiare fiamme.

24. Invece a Tommaso dovetti dire: «Metti le tue mani nelle Mie cicatrici!», e a Pietro dovetti chiedere se Mi amasse. Qui il “Non toccarMi!” non sarebbe stato usato a proposito; infatti, né in Pietro né tanto meno in Tommaso batteva per Me un cuore di Maddalena.

25. Così anche a voi non ho bisogno di dire: “Non toccateMi!”, bensì ve lo dico più ancora che a un Tommaso: “Mettete per così dire non solo le vostre mani nelle Mie cicatrici, ma mettete i vostri occhi, orecchi, mani e piedi in tutto il Mio Creato, in tutti i Miei Cieli e in tutte le Mie meraviglie della vita eterna a voi rivelate, e poi credete che sono Io che vi do questo!”. E in cambio, non pretendo nulla, se non che Mi amiate!”

26. Tuttavia, in voi Io poi vedo sempre il Pietro sulla riva del mare che si fa chiedere di continuo: “Pietro, Mi ami tu?”. Infatti, voi siete sì dei Pietri nella vostra fede, ma ben distanti ancora dall’essere delle Maddalene e dei Giovanni, al quale neppure domandai se Mi amasse, poiché sapevo bene perché Mi seguiva. Pertanto non gli dissi come a Pietro: “SeguiMi!”

27. Pietro Mi seguì perché lo chiamai a seguirMi, ma Giovanni Mi seguì perché a ciò lo spinse il suo cuore. Che cosa sarà meglio qui?

28. Pietro era geloso di Giovanni perché lo considerava inferiore a se stesso; Giovanni invece fu difeso da Me, e in quel momento gli fu anche assicurato il ‘restare’, e questo è più che il‘seguiMi’. Infatti, è meglio per colui a cui dico: “Resta come sei!”, piuttosto che per colui a cui ordino di seguirMi.

29. Perciò anche il vero, operoso amore, è meglio che credere, vedere e adorare, ed è meglio che il leggere molto di Me, capire molto ma, in compenso, amare poco!

30. Credo che anche questo sarà chiaro; tuttavia, prossimamente altri Soli Centrali ancora!

 

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Cap. 7

“Questi andò da Pilato e lo pregò di dargli la salma di Gesù”

(Luca 23,52)

2 gennaio 1844 sera

1. Anche qui vi sia lasciata di nuovo libera scelta di citare uno di questi Soli Centrali dal Libro della vita; dunque scegliete un testo!

2. «Questi andò da Pilato e lo pregò di dargli la salma di Gesù».

3. Avete scelto il testo, ma non posso aiutarvi se scegliete proprio quei testi che si adattano perfettamente alla nostra causa.

4. Giuseppe di Arimatea andò da Pilato e lo pregò di dargli la salma del Signore, la quale da Pilato gli fu anche data.

5. Questo Giuseppe di Arimatea era un amico di Nicodemo e lo fece più a nome del suo amico che a proprio nome. Nicodemo, infatti, era un grande veneratore di Cristo in segreto, ma per una certa paura dei sommi sacerdoti e dei farisei non osò fare una tal cosa del tutto apertamente; perciò diede questo incarico al suo amico, il quale pure era un grande amico di Cristo, ma del tutto in segreto. Questa breve spiegazione è necessaria per chiarire meglio ciò che segue.

6. In che modo dunque questo testo, e propriamente questo piccolo avvenimento, si adatta alla nostra causa?

7. Raffiguratevi in ‘Nicodemo’ il segreto amore per il Signore; e in ‘Giuseppe di Arimatea’ raffiguratevi invece la fede nel Signore.

8. Che cos’è la fede in relazione all’amore? È la sua aiutante. Così anche Giuseppe di Arimatea era qui l’aiutante di Nicodemo, colui che amava segretamente il Signore.

9. Ma che cosa chiese la fede a Pilato? Chiese la salma del Signore, l’avvolse in bianchi lini dopo averla tolta dalla Croce, mentre in precedenza aveva unto la salma con preziosi aromi e poi l’aveva deposta nel proprio giardino in una tomba appena scavata nella roccia; una tomba in cui mai nessuno era stato messo prima.

10. Dunque, che cosa indica tutto questo? Tutto questo indica la brama di sapere della fede nel suo appagamento. Questa brama di sapere, di per sé nobile, cerca tutto l’immaginabile per trovare un appagamento vivente.

11. Essa va da Pilato e chiede l’autorizzazione; il che equivale a dire: “Tale brama di sapere va dal mondo e cerca in esso tutto il possibile che potrebbe servirgli a conferma della verità”.

12. Quando ha ricevuto dal mondo tutto ciò che cercava, si rivolge poi al Crocifisso. Ma in che modo? Qui essa cerca di mettere in chiara luce tutte le parole e tutte le spiegazioni e, di conseguenza, cerca di liberarsi dalle apparenti misteriose contraddizioni che compaiono nella Sacra Scrittura.

13. Questo anche le riesce; essa ha giustamente liberato dalla croce la salma che nella sua parvenza rappresenta appunto una contraddizione. Ma che cosa ha ora questa nobile brama di sapere davanti a sé? Vedete, una salma morta nella quale ora non c’è alcuna vita!

14. Questa nobile brama di sapere se ne avvede anche, e tuttavia si rallegra in se stessa per questa felice liberazione dalla croce. Essa unge la salma con preziosi aromi, l’avvolge in bianchi lini e la depone poi in una nuova tomba in cui mai nessuno è stato messo prima.

15. Che vuol dire questo? Per mezzo di una tale scrupolosa illuminazione della Parola nella Sacra Scrittura, si rende infallibilmente visibile la divinità della Parola stessa, e così essa viene stimata e altamente onorata. Questa è l’unzione. Infatti, non raramente qualcuno usa le espressioni più elevate in merito al valore e alla divina elevatezza della Sacra Scrittura, ma tutto ciò è ‘l’unzione della salma’.

16. L’uomo, con questa nobile brama di sapere, avvolge tale riconosciuta Verità con la più alta e pura considerazione; sì, egli è preso da tremore per la grandezza della Sapienza in questo Libro, e questo non è nient’altro che l’avvolgimento della salma in bianchi lini. – Come sono pieni di innocenza e di per sé puri tali lini, così è anche un simile umile riconoscimento. Invece la salma, l’olio per l’unzione e anche i lini, non sono viventi e neanche danno la vita.

17. Ora però si deporrà questa salma in una nuova tomba. – Ma questa che cos’è dunque? – Sono le conoscenze che l’uomo ha fatto sue in seguito alla sua nobile brama di conoscere, le quali non gli danno la vita né una vivente convinzione, perciò egli le prende tutte insieme e le depone nella tomba della sua intelligenza più profonda e ci mette sopra una pietra; il che equivale a dire: egli mette una pietra sopra tutte queste verità riconosciute, come un dubbio molto pesante. Infatti, dice: “Tutte queste soluzioni dei misteri nascosti nella Sacra Scrittura sono ottime a udirsi, tuttavia non danno un’evidente convinzione”.

18. E ora vedete, questo è lo stato in cui si trova letteralmente un qualsiasi accanito lettore! Egli può capire benissimo tutto quello che ha letto, dal senso naturale a quello spirituale più intimo, ma se vuole una prova effettiva di tutto quello che ha ben riconosciuto, allora impara che neanche un granello di pulviscolo si piega alla sua volontà. E se vuol guardare la vita dello spirito, al suo posto invece gli si fa sempre incontro la notte della tomba nella quale ha messo la salma; oppure, detto in altre parole: egli non ottiene sull’aldilà alcuna certezza visibile in se stessa, ma per lui tutto è un’enunciazione e niente più; dunque, una salma nella tomba.

19. Ma allora, questo che aiuto gli dà? Per quanto egli abbia letto molto, non è per mezzo di tutto quello che ha letto che può pervenire a una convinzione vivente. Per cui, somiglia continuamente a un Giuseppe di Arimatea, e prende sì una salma dopo l’altra dalla croce, la unge e l’avvolge in bianchi lini, ma la salma rimane salma e viene sempre portata nella tomba.

20. Consideriamo invece accanto a ciò, di nuovo, la nostra Maddalena! Anch’ella fu certamente presente a questa operazione, però non avvolse la salma, o la Parola, in lini, non la depose nella tomba, bensì nel suo cuore ardente d’amore; e quando poi venne alla tomba, la pietra del dubbio era stata rotolata via dalla potenza dell’amore. I lini giacevano nella tomba ordinatamente piegati insieme, il che significa: il suo amore aveva ordinato in lei in una maniera vivente la divina Parola. Lei non trovò più alcuna salma, ma trovò invece il Vivente che era risorto dalla tomba.

21. Che cos’è dunque meglio? Deporre la salma nella tomba, o trovare il Vivente sopra la tomba? Credo che la seconda cosa sarà chiaramente meglio della prima.

22. Ma perché la Maddalena trovò ciò che Giuseppe di Arimatea non ha trovato? Perché lei ha letto poco, ma amato molto; Giuseppe di Arimatea invece ha letto molto – come Nicodemo – ma in compenso ha amato di meno. Perciò ebbe a che fare con la salma. Maria (Maddalena) invece col Vivente!

23. Credo che anche questo sarà chiaro; e tuttavia, prossimamente di nuovo un Sole Centrale in più!

 

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Cap. 8

“Ed Egli, Gesù, quando cominciò, aveva circa trent’anni, ed era, così si riteneva, figlio di Giuseppe”

(Luca 3,23)

3 gennaio 1844 sera

1. Proponete subito di nuovo un testo da voi scelto, e vedremo se vi è una qualche luce per la nostra causa!

2. «Ed Egli, Gesù, quando cominciò, aveva circa trent’anni ed era, così si riteneva, figlio di Giuseppe».

3. Il testo è dato, e con esso una luce dai raggi potentissimi! Davvero, con questo testo perfino voi stessi potreste guardare al primo istante fino in fondo alla cosa che è adatta allo scopo. Vogliamo vedere dunque se, dopo una piccola introduzione, potete scorgere voi stessi la luce.

4. Egli era circa trentenne quando cominciò il Suo magistero, e lo si riteneva fisicamente il figlio di Giuseppe, il carpentiere.

5. Chi è ‘l’Egli’? – Questo ‘Egli’ è il Signore stesso che dall’eternità era e sarà sempre eternamente il medesimo Signore!

6. Come poteva essere circa trentenne, Egli che era eterno? L’Eterno creò qui, per la prima e ultima volta, Se stesso come Uomo, e in quanto Uomo anch’Egli contò a Sé il tempo che da Lui era dall’eternità.

7. ‘Era vicino ai trent’anni’. – Cosa vuol dire questo? Poteva, come Dio, avere trent’anni? Certamente no, poiché Egli era eterno; dunque, solo quale Uomo lo poteva.

8. Iniziò allora il Suo magistero. Come, dunque? Come Dio, o come Uomo? Con l’aggiunta “…e Lo si riteneva fisicamente il figlio di Giuseppe, il carpentiere”, viene sufficientemente testimoniato che l’appena trentenne, ‘Egli’, non quale Dio, bensì solo quale Uomo, aveva iniziato il Suo magistero, poiché il Dio in Lui si comportava con l’appena trentenne figlio del carpentiere così come in ciascun uomo si comporta il suo spirito interiore. Quest’ultimo deve dapprima essere risvegliato per mezzo di una corrispondente attività esterna sorta dall’amore, fino a quando, solo dopo, inizia a operare quale essere autonomo e con potenza propria.

9. Questo Figlio appena trentenne del falegname Giuseppe, esternamente iniziò il Suo magistero assolutamente come Uomo, e non come Dio. La Divinità entrava in modo operante in Lui solo in certe occasioni, nella misura in cui Egli come Uomo la rendeva libera in Se stesso per mezzo delle Sue azioni, ma senza azioni la Divinità non emergeva.

10. Domanda: “Ma come poteva quest’uomo appena trentenne, intraprendere un magistero per il quale è pur necessaria una grande erudizione che presuppone molto studio e una gran quantità di letture? Da dove venne a Costui la sapienza?”

11. “Certo che Lo conosciamo; è il Figlio del carpentiere ed ha esercitato abbastanza spesso la professione di suo padre davanti ai nostri occhi. Sappiamo che non ha mai frequentato scuole; nemmeno ci è facile ricordare che in qualche momento, oppure in un occasione, abbia preso un po’ in mano il Libro e ci abbia letto dentro. Era un comune artigiano quasi fino ad ora, e vedete, adesso è un maestro, e il Suo insegnamento è pieno di unzione e di profonda sapienza, sebbene in lui si palesi ancora dappertutto il carpentiere. Quanto tempo sarà che ha costruito da noi con i suoi fratelli una stalla per gli asini? Guardate solo le sue mani callose da autentico falegname, e vedi, qua è un maestro, e perfino un profeta senza mai aver messo il naso nella scuola per profeti degli Esseni. Quindi, come dobbiamo prendere questa cosa?”

12. Vedete, questa è una testimonianza che fu data al Figlio del carpentiere a Cafarnao, vera alla lettera! Da questa testimonianza risulta chiaramente che nel Carpentiere appena trentenne non traspariva poi molto della Divinità, poiché altrimenti si sarebbe dovuto degnarLo di ben altra testimonianza.

13. Ma allora, da dove prese quest’Uomo completamente puro, tale capacità di magistero, dato che non aveva né studiato né letto molto di qualcosa? Quest’Uomo ebbe la Sua capacità di magistero esclusivamente grazie al Suo operare.

14. Il Suo operare proveniva esclusivamente dal Suo continuo grande amore per il Divino, e così anche dall’amore per il prossimo. Egli offriva ogni azione a Dio e la compiva in modo tale che, facendola, non aveva mai davanti agli occhi il Suo vantaggio, bensì esclusivamente quello del Suo prossimo. Oltre a ciò, quest’Uomo dedicava ogni giorno un periodo di tre ore alla totale quiete in Dio.

15. In questo modo risvegliò sempre di più la Divinità latente che era in Lui in tutta la sua pienezza, e se La rese debitrice secondo la misura e il grado della sua attività. E quando Egli, come già detto, ebbe appena raggiunto il trentesimo anno, la Divinità in Lui era destata a un grado tale, che il Suo Spirito di sapienza gli trasmise quella grandiosa capacità, per iniziare il noto magistero a cui era chiamato.

16. Dopo questa introduzione, chiedo a voi se ancora non vedete, in questo testo, la luce che splende fortissima. Sì, già la vedete, e perciò della frase successiva ci occuperemo molto brevemente, per non dilungarci inutilmente su questo.

17. Come deve essere perciò la frase successiva? Vedete, brevissima, così: “Andate e fate lo stesso!”

18. Non pensate che lo Spirito divino venga risvegliato in se stessi soltanto col molto leggere e il molto studiare, poiché in questo modo, piuttosto lo si uccide, e come cadavere lo si porta alla tomba. Siate invece attivi secondo la regola fondamentale della Vita, così il vostro spirito diventerà vivente e troverà in se stesso tutto, come sicuramente non troverà leggendo mille libri!

19. Quando poi lo spirito è vivente, potete anche leggere, e allora con la lettura o con l’ascolto della Mia parola radunerete frutti che hanno un nocciolo o un fondamento vivente. Invece, senza il preventivo risveglio dello spirito, raccoglierete del frutto solo gusci vuoti, dentro ai quali non c’è un nocciolo vivente, poiché il nocciolo vivente è la comprensione spirituale interiore e vitale.

20. Nondimeno, da dove potrebbe venire questa comprensione, se in precedenza lo spirito non fu reso libero e vivente nell’operare? Il corpo è un guscio esterno che cade e marcisce; l’anima è il nutrimento ed è il corpo dello spirito. Se però voi leggete solo per arricchire la vostra intelligenza esteriore naturale, che cosa ne verrà allo spirito, se non è ancora vitale nella giusta misura e perciò non viene subito incontro con la sua intelligenza spirituale vivente ad ogni parola letta, al fine di riempire la parola letta esternamente come se fosse un guscio, col suo nocciolo vivente, e solo così renderla vivente ed efficace?

21. Perciò vale sempre la vecchia massima: “Non siate vani uditori, bensì praticanti della Parola, allora soltanto diverrete consapevoli in voi stessi della Sua divinità”.

22. Credo che anche questo sarà chiaro, ma poiché l’uomo, come già detto più volte, non ne ha mai a sufficienza di luce, vogliamo passare ancora una volta a un Sole Centrale da voi scelto.

 


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Cap. 9

“Quando ormai era sera, Egli venne con i dodici”.

(Marco 14,17)

4 gennaio 1844 sera

1. Perciò, mettete di nuovo un testo, e così vedremo se è adatto alla nostra causa!

2. «Quando ormai era sera, Egli venne con i dodici».

3. Dunque, avremmo davanti a noi il testo, ed Io devo fare nuovamente la vecchia osservazione che non siete ancora riusciti a trovare un testo tale da non adattarsi con la massima precisione alla nostra causa. – Sebbene il testo presente, visto dal di fuori, sembri non avere poi molto in comune col nostro tema, non è affatto così. Al contrario, esso ha moltissimo in comune col nostro tema, e qualora non lo aveste scelto voi, lo avrei scelto Io!

4. “Quando fu sera, Egli venne con i dodici”.

5. Chi venne? – Venne il Signore dell’eternità.

6. Quando, dunque? – Di sera.

7. E dove venne? – Nella sala da pranzo preparata dai Suoi discepoli.

8. Con chi? – Con i Suoi dodici apostoli prescelti.

9. Che cosa fece poi nella sala da pranzo? – Egli tenne una cena, alla quale alcuni si saziarono e altri si adirarono; e nello stesso tempo quella sera, durante la cena, fu indicato il traditore.

10. Ecco ora davanti a voi il quadro completo, il cui significato si può toccare con mano.

11. Che cos’è la sera? – È uno stato semiluminoso del giorno, nel quale la luce va continuamente scomparendo, fino a quando, infine, non è più possibile scorgere un qualsiasi effetto dei raggi solari.

12. Ma nell’uomo, quando è una tale sera? – Di certo, e precisamente sotto l’aspetto spirituale, lo è quando egli ha già letto e studiato moltissimo, tanto che questo molto leggere e studiare assomiglia alla caduta dei raggi del Sole per tutto il giorno. Ma come questi raggi di Sole nel loro manifestarsi sono di specie naturale, così anche i raggi della lettura e dello studio sono di specie naturale. Il Sole, però, al termine del giorno tramonta, e allora ben presto viene sera, e infine anche notte.

13. Così avviene anche con la luce della lettura e dello studio; il lettore e studioso diventa alla fine stanco e irritato, perché con tutto il suo leggere e studiare non è riuscito ad aumentare la sua luce interiore, così come la luce del Sole non può essere aumentata in alcun modo, ma rimane costante nei suoi rapporti. In estate essa è più forte e in inverno più debole, e ciò sempre in un costante rapporto di aumento e diminuzione. Così pure la luce del mattino è più debole, aumentando fin verso mezzogiorno e diventando verso sera di nuovo più debole.

14. Proprio così avviene anche con la formazione esteriore dell’uomo mediante la lettura e lo studio. Quando egli comincia a leggere e a studiare in una ben nutrita biblioteca, allora per lui è il mattino della lettura e dello studio.

15. Quando col passare di parecchi anni ha letto fino a consumarsi gli occhi ed è già dell’opinione di aver mangiato col cucchiaio la sapienza di Salomone, allora per lui è mezzogiorno, oppure anche estate.

16. Egli allora continua a leggere e a studiare, ma purtroppo non trova più niente di nuovo, bensì inciampa sempre in idee già a lui note. Così diviene esausto, perché per prima cosa non può più ricevere alcun nuovo alimento che lo ristori, e per secondo in tutte quelle ulteriori parti che legge e studia non trova affatto delle prove alle teorie che ha assorbito, bensì non di rado le più forti confutazioni di tutto ciò che ha fatto suo con così grande zelo e grande fatica.

17. Il suo presunto oro puro non di rado diventa piombo, e quando ha riconosciuto in sé, invece dell’oro, questo metallo di poco valore, allora diventa in sé scoraggiato e di malumore, perde ogni fondamento, e alla fine se ne sta come un viandante su un monte quando l’ha avvolto una fitta nebbia.

18. Vedete, questo stato è la sera dell’uomo. Così come si è soliti dire: “Quando nell’uomo tutto va a catafascio, allora si china davanti alla croce!”, ma ovviamente sarebbe meglio voler dire: “La croce si china su di lui”.

19. Dunque, quando è nel bisogno, l’uomo comincia a pensare se nell’insegnamento di Cristo ci sia qualcosa di vero, e questo pensiero somiglia a quel testo che dice: «Ed Egli, ossia il Signore, venne là con i dodici, di sera». Qui, infatti, il Signore viene inteso come l’Autore dell’insegnamento, e i dodici come l’insegnamento stesso.

20. Dove viene Egli con i dodici? – Nella sala preparata con cibi e bevande!

21. Chi è questa sala? – È l’uomo stesso nella sua sera. Infatti, egli ha in sé una quantità di cibi e bevande, ma poiché non c’è Colui per il Quale questo cibo è o dovrebbe essere preparato, le vivande rimangono là fino a quando non venga Colui che voglia benedire il cibo e poi gustarlo, perché senza consumatore il cibo è vano e non ha alcun valore.

22. Così pure tutta la scienza e le letture fatte non hanno alcun valore, e invano l’uomo ha preparato con esse la sua sala da pranzo e la sua tavola spirituale, se non vi è Colui che benedica queste vivande, poi le consumi e le trasformi in una linfa vivificante per lo spirito.

23. Nondimeno, il Signore alla sera viene con i dodici, ossia entra nella sala il Fondatore con il Suo insegnamento, si siede a tavola, benedice e consuma il cibo. Ma poiché il cibo è di specie naturale, allora il suo effetto è come l’effetto di quella cena nella quale il Signore istituisce una vera Cena vivente nelle opere dell’amore, per la quale molti discepoli si adirano e dicono: “Che duro insegnamento è mai questo! Chi può credervi e attenervisi?”. I discepoli poi si allontanano e presto viene indicato il traditore.

24. Chi sono allora i discepoli che si adirano e se ne vanno? Sono le false argomentazioni che derivano da tutto quello che si è letto e studiato. Queste vengono opposte come contrarie ai principi dell’insegnamento di Cristo; quindi ben presto si leva una contestazione generale che suona così: “È impossibile che un insegnamento così pieno di singole contraddizioni sia di origine divina; dunque, esso è soltanto un insulso prodotto temporale di gente scientificamente incolta, e perciò anche per forza incongruente, che in tempi passati dei rozzi hanno messo insieme faticosamente qualcosa col metodo dell’eclettismo[5], per mettere così la povera umanità in condizioni di pagare tributi e interessi”.

25. In tal modo, come dite voi, si getta via il bambino insieme all’acqua del bagno, ossia il traditore viene indicato, poi presto si allontana e fa ciò per cui era stato indicato: egli consegna il Vivente alla morte, e così perisce egli stesso, e questa allora è la notte seguita al giorno, ossia ora tutto è morto nell’uomo.

26. E così Io vengo sul serio a ciascuno di sera, con i dodici, trovo la sala da pranzo e la tavola apparecchiata, ma sono tutti cibi naturali. Se anche li consumo o li approvo, alla condizione che questi alimenti debbano essere trasformati in cibo dell’amore messo in pratica e pronuncio che si debba fare questo in Mia memoria, ossia nel Nome Mio e non nel proprio dell’amore di sé, dell’onore di se stessi o della propria lode, allora i discepoli cominciano ad adirarsi e Mi diventano ostili; allora il Giuda è ben presto messo a nudo, e non passa molto tempo che, per via di questo tradimento, Mi viene pubblicata la condanna a morte.

27. Perciò non aspettate la sera, ma chiamateMi piuttosto al mattino quando siete ancora in piene forze e ricettivi, ed Io allora verrò da voi e vi dirò: “Non andate troppo in giro sotto i raggi del Sole, questi vi stancano rendendovi inattivi; invece, rinvigoritevi sotto la rinfrescante ombra dell’albero della vita, in modo da restare attivi per tutta il giorno!”. E se poi verrò da voi anche di sera, allora Mi riconoscerete benissimo; e se vi domanderò: “Com’è apparecchiata la vostra sala da pranzo? Non avete forse niente da mangiare? Non avete fame?”, allora voi avrete sì da mostrarMi una provvista di cibo piccola e misera, ma Io la benedirò e Mi siederò con voi a tavola, alla quale non Mi aspetterà più alcun traditore, ossia: le poche conoscenze che avete, le espanderò a Soli Centrali, affinché di luce ne possiate avere in infinita sovrabbondanza.

28. Ora, Io credo che il testo: “Ed Egli venne là con i dodici di sera ...”, possa stare qui chiarissimo davanti agli occhi di tutti e soddisfare completamente il tema. Ciononostante non voglio ancora mettere un limite alla Mia generosità.

 

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Cap. 10

“Egli venne nella Sua proprietà ed i Suoi non Lo accolsero”

(Giovanni 1,11)

“Pilato rispose: quello che ho scritto, ho scritto!”

(Giovanni 19,22)

8 gennaio 1844 sera

1. Potete dunque scegliere un testo, come prima; fatelo perciò liberamente!

2. «Egli venne nella Sua proprietà e i Suoi non Lo accolsero». – «Pilato rispose: quello che ho scritto, ho scritto!»

3. I testi sono ben scelti e appropriati e già nella loro impostazione descrivono la cosa, come voi dite, capillarmente.

4. Chi venne nella Sua proprietà e i Suoi non Lo accolsero? Chi è l’Egli si spera lo sappiate; “la Sua proprietà” sono gli uomini come dovrebbero essere nell’ordine da Me creato, cioè operanti per amore verso i loro fratelli e pieni di serietà nell’amore verso Dio, loro Creatore.

5. “Ma i Suoi non Lo accolsero”. I Suoi sono coloro che Egli per la maggior parte fin dall’inizio aveva educato per sé e a cui sempre ha mandato maestri e profeti e li ha condotti e guidati in modo meraviglioso.

6. Perché allora non Lo accolsero? – Perché insegnava loro le vere vie dell’amore operativo che conduce alla vita eterna; ma i Suoi erano amici della pigrizia, amici della bella vita e amici del potere e della gloria, e questa non si accorda con l’insegnamento dell’umiltà e dell’amore operoso.

7. Essi dicevano: “Abbiamo Mosè e i profeti, che noi leggiamo; che cosa ci occorre di più? Di che cosa abbiamo bisogno da te, tu che violi il sabato e tieni in poco conto Mosè e i profeti, non rispettando le loro prescrizioni? Non basta che leggiamo e studiamo la Scrittura e ci scriviamo sopra delle spiegazioni lunghe un braccio? Che altra attività vuoi da noi più degna di Dio?

8. Non è Dio uno Spirito, il cui Essere non deve essere rappresentato con alcuna immagine? Come si potrebbe onorarLo ed esaltarLo più degnamente, se non leggendo continuamente dall’inizio alla fine la Sua parola che ha promulgato per mezzo di Mosè e per mezzo dei profeti, spiegandola a noi stessi e agli altri, affinché sia compreso sempre più chiaramente nella Sua Volontà?

9. Che fai tu di te stesso? Noi abbiamo Abramo per padre, e abbiamo Mosè e i profeti. Sei tu, dunque, più di questi? Che cosa vuoi insegnarci tu, che essi non ci abbiano insegnato?

10. Che cos’è mai un’azione d’amore dell’uomo davanti a Dio? Non è nient’altro che un vano pensiero. L’uomo non può fare nulla, perché solo in Dio dimora tutta la forza dell’operare. Perciò tu sei un falso maestro e un falso profeta, e sei un sobillatore del popolo!

11. Abbiamo in testa la Scrittura dall’alfa all’omega; non è un’attività sufficiente? Oppure forse non dobbiamo studiare la Scrittura e tenere così in poco conto il santo dono che il Signore Dio Zebaoth ci ha elargito per mezzo di Mosè e dei profeti?

12. Tu sei uno che si oppone alla volontà divina, e ciononostante si fa passare per un maestro e un profeta di Dio! Non sta forse scritto che qualunque falso profeta e mago deve essere punito con la morte nel fuoco?

13. Questo comune figlio di carpentiere, che sa a mala pena leggere e forse altrettanto poco è in grado di scrivere il suo nome, ardisce di imporre a noi, vecchi studiosi della Scrittura, un insegnamento che si oppone diametralmente allo spirito di Mosè!”

14. Vedete, questa è una quantità di confutazioni secondo le quali Colui che era venuto nella Sua proprietà non fu accolto dai Suoi.

15. E perché? – Perché i Suoi, come sta anche scritto, non Lo hanno riconosciuto!

16. Ma perché non Lo riconobbero? – Perché essi erano puri lettori e memorizzatori; mai però operatori della parola di Dio.

17. Allo stesso modo Io vengo anche adesso continuamente nella Mia proprietà, ma i Miei non vogliono accoglierMi e riconoscere che sono Io!

18. Perché dunque non lo vogliono? Perché essi pure, anche nel caso migliore, preferiscono leggere e ascoltare, nonché ammirare molto le Mie opere, piuttosto che una piccola attività secondo la Mia parola. Per cui anche lo spirito, nella Mia proprietà che è il cuore, non diventa vivente e non Mi riconosce, perché la Mia proprietà non vuole accoglierMi in modo vivente mediante l’attività.

19. Io però dico che tutti questi studiosi della Scrittura diranno anche loro un giorno: “Signore! Signore! Nel Tuo Nome, e attingendo dalla Tua parola, noi abbiamo profetizzato, predicato e insegnato!”

20. Ma Io dirò loro: “Allontanatevi da Me; Io non vi ho mai riconosciuti! Andate da colui che vi ha assunti come maestri e sapienti, per avere la vostra paga! Io venni bensì da voi e da voi ho bussato alla porta della Mia proprietà, ma nessuno di voi disse: ‘Entra e dà vita al nostro spirito affinché possiamo diventare attivi e vigorosi secondo la Tua parola!’. Vi accontentaste dei tesori della vostra testa, invece i Miei granai nel vostro cuore li avete lasciati vuoti e avete perduto tutta la Mia proprietà in voi. Perciò ora potete gridare ‘Signore! Signore!’ quanto volete, e tuttavia non voglio riconoscervi, perché i Miei li riconosco dalla Mia proprietà in loro. Voi invece non avete alcuna proprietà da parte Mia in voi, perciò non vi voglio neanche riconoscere!”

21. Anche Pilato Mi professò in questa maniera: egli attaccò la prova del suo riconoscimento sull’Ucciso, nell’infamia, mentre prima aveva fatto frustare il Vivente e poi fatto appendere alla croce. Questo suo riconoscimento fu anche scritto, e precisamente sopra il capo del Crocifisso, a testimonianza per tutti quelli che il riconoscimento di Dio l’hanno bensì nella testa, ma per niente nel cuore. Sulla loro fronte sta sì scritto: “JESUS NAZARENUS, REX JUDAEORUM”[6], ed essi insistono pure su questa iscrizione che equivale a “Signore! Signore!”, ma nel cuore non c’è alcuna iscrizione che possa dire: “O Signore, sii clemente e misericordioso con me, povero peccatore!”. Poiché “Padre nostro” è nella testa, ma “Caro Padre” non è nel cuore.

22. Pilato insistette sulla sua iscrizione e non ne volle applicare un’altra; infatti, egli stesso disse: “Ciò che è scritto, è scritto!”. Ma perché non tributò prima onore al Vivente, come dopo al Morto?

23. Il motivo è lo stesso per cui tutti gli eruditi preferiscono restare nelle loro argomentazioni della testa e nella conseguente morta venerazione, piuttosto che voler passare alla più piccola azione di vero amore vivente. Infatti, essi sono degli ambigui che credono, o meglio, ritengono questo: “Se nella faccenda c’è davvero qualcosa, con il nostro riconoscimento intendiamo non intralciarle la strada; se invece nella faccenda non c’è nulla, noi in un modo o nell’altro non abbiamo perso niente”. Infatti, tributando a uno un onore che può essergli dovuto, se “lo è”, ci si guadagna, e se “non lo è”, non ci si perde niente.

24. Così pensò anche Pilato: “Se il crocifisso è un Essere superiore, gli ho mostrato di onorarlo; se invece non lo è, anche così sono giustificato. Infatti, in questo caso la mia iscrizione serve come disprezzo ufficiale, da cui ciascuno può vedere per quale motivo costui è stato qui crocifisso”.

25. Credete che con Me varrà la prima ragione, se con la seconda uno si è già segnata la strada? – Io vi dico: “Avverrà piuttosto che coloro che così Mi grideranno: “Signore! Signore!” sicuramente da Me non saranno ascoltati, né riconosciuti né accolti. Infatti, la professione di fede fatta dalla testa non porterà nessuno più vicino alla vita eterna neanche di un capello, poiché chi vuol venire a Me, deve prima accoglierMi in se stesso per mezzo del vivente amore, e il suo stesso amore per Me gli dirà che sono Io che vengo a lui, e che gli do l’eterna vita.

26. Nessuno però può amare ciò che non esiste, bensì uno può invece collocare nella sua mente, sopra a tutte le cose inesistenti, diversi fantasmi, e dunque tra questi, anche Me stesso. Ma là Io non ci sono, e là nessuno Mi troverà mai, né mai giungerà a una convinzione vivente su di Me e sulla vita eterna, perché là Io resterei morto sotto l’iscrizione di Pilato!

27. Solo chi metterà in pratica la Mia parola, costui, alla Mia tomba, laddove cercava il morto, troverà con la Fiamma del suo cuore, il Risorto e l’eterno Vivente!

28. Credo che anche questo vi possa essere di nuovo chiaro; e tuttavia, prossimamente avanti con un altro Sole Centrale.

 

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Cap. 11

“Allora egli si liberò del mantello, balzò in piedi e venne da Lui”

(Marco 10,50)

9 gennaio 1844 sera

1. Quando avete scelto, scrivete pure rapidamente il testo selezionato!

2. «Allora egli (Bartimeo) si liberò del mantello, balzò in piedi e venne da Lui».

3. Avete scelto un testo oltremodo adatto; questo testo dovrebbe servire da possente filo conduttore a tutti coloro che a questo mondo sono ciechi, affinché facciano come ha fatto questo cieco, per ricevere la vera Luce degli occhi dello spirito.

4. Perché dunque il cieco gettò via il mantello? Avrebbe certo potuto correre dal Signore anche col mantello, quando Questi lo aveva chiamato. Il cieco era intelligente, egli sapeva e ben calcolò che il pesante mantello gli sarebbe stato d’impaccio nell’avanzare velocemente verso il Signore. Perciò gettò via svelto il pesante mantello e si liberò così degli intralci che avrebbero appesantito la sua andatura, e il vantaggio fu che così giunse dal Signore molto più in fretta, e riottenne da Lui la luce degli occhi.

5. Chi è propriamente questo cieco? – Questo cieco è un uomo colto del mondo, il quale però ha di buono che è consapevole della sua cecità, e nello stesso tempo ha di buono che sa Chi lo può guarire da questa.

6. Moltissimi di tali ciechi siedono sulle strade, e moltissimi camminano a tentoni in tutti gli angoli. Ma quelli che siedono sulla via si addormentano, completamente inebriati dalla bevanda di oppio della loro erudizione, e allora sognano così, come se potessero vedere. Costoro, nello stordimento del loro dotto sogno, non sanno quando il Signore passerà per strada accanto a loro, e non sanno neanche di essere ciechi; perciò non chiamano neanche: “Figlio di Davide, aiutami!”

7. Altri invece che camminano a tentoni in tutti gli angoli e una metà dei quali cercano invero Colui che potrebbe renderli vedenti, si allontanano dalla strada; e quando il Figlio di Davide passa, non sono lì, e col loro sciocco cercare si lasciano sfuggire il momento nel quale il Figlio di Davide percorre la strada verso Gerico; perciò anch’essi non Lo chiamano e restano nella loro cecità.

8. Che cos’è dunque questa strada? – Questa ‘strada’ è il cammino di prova attraverso questo mondo; e ‘Gerico’ è l’ultima stazione per coloro che hanno già percorso questa via, ovvero, in altre parole, è anzitutto il mondo spirituale.

9. Il nostro cieco non ebbe paura dei discepoli che lo sgridavano, perché egli sapeva molto bene che il Signore è più potente e più misericordioso dei Suoi discepoli che lo stavano sgridando; perciò il Signore lo ascoltò e, quando lo chiamò, gettò via da sé perfino l’ultimo impedimento, ossia il suo mantello, per arrivare quanto più possibile veloce e sicuro, da Colui che lo aveva chiamato.

10. Questo cieco è dunque un giusto esempio. Ed Io vi dico: “Fate tutti la stessa cosa, voi che siete altrettanti ciechi sulla via! Aspettate il Signore sulla via e, quando passa, non lasciatevi spaventare dal mondo, ma gridate a Lui nel vostro cuore che abbia pietà di voi e vi dia la luce dell’eterna vita”. E in verità, Egli avrà pietà di voi e vi darà quello per cui Lo avete chiamato!

11. Il cieco gettò via il suo mantello. Ma che cos’è il mantello? – Esso è il mondo, come pure tutte le letture e l’erudizione dell’intelligenza esteriore. Gettateli via, dato che Io ogni giorno vi chiamo, affinché essi non vi siano d’impaccio nel venire da Me!

12. Ma sarebbe stato intelligente da parte del cieco se, nell’occasione in cui Io lo chiamai, si fosse avvolto in ulteriori mantelli? Veramente, questi alla fine lo avrebbero talmente appesantito che non gli sarebbe stato possibile alzarsi da terra, e tanto meno poi affrettarsi a passi veloci da Colui che lo aveva chiamato.

13. Se Io però vi chiamo giornalmente così come ho chiamato il cieco, sarebbe intelligente volervi rivestire a questo scopo con tutti i possibili mantelli e cappotti di erudizione mondana? Sicuramente ciò sarebbe la più grande sciocchezza! Vogliate piuttosto gettare via tutto e correte da Me nel vostro cuore, ed Io vi aprirò gli occhi e vi renderò vedenti nel vostro spirito in modo vivente, cosicché poi, con un solo sguardo, otterrete di più che non volendo brancolare per migliaia di anni nella vostra cecità!

14. Che giova al cieco la sua vista fantastica nel sogno? Quando si sveglia, è ben tuttavia sempre cieco e ancora più cieco di prima.

15. A che serve a qualcuno qualunque mantello di sapienza, per quanto profonda, poderosa e colta? Esso lo appesantirà, per cui non riuscirà più ad alzarsi, allorché viene chiamato a ricevere la Luce vivente.

16. Lo spirito dell’uomo ha già comunque tutto in sé; non ha bisogno d’altro se non che gli siano aperti gli occhi per vedere in se stesso l’infinita, meravigliosa pienezza della vita.

17. Ma che cosa ci guadagna lo spirito, se l’uomo riempie la sua memoria e la sua intelligenza solo di morti involucri ed ombre? – Nulla! Anzi ci perderà e sarà avvolto in un caos di corteccia esteriore, di involucri e di ogni genere di ombre, per cui non gli sarà certo facile arrivare a una qualche libertà, e ancor meno facilmente potrà ricevere la luce vivente dei suoi occhi.

18. Supponete di aver tutta la Bibbia a memoria nella vostra testa, ma un altro ha appreso soltanto un paio di versetti, però ha adeguato a questi, rigorosamente, la sua vita. Per costui i due versetti diventano viventi e rendono libero il suo spirito; invece per voi l’intera Scrittura giace morta, e non capite neanche un versetto in modo vivente.

19. Ora, che cos’è meglio: i due versetti vissuti nella realtà, oppure tutto l’ammasso della Sacra Scrittura alla lettera, di cui però non un solo versetto è stato accolto nella vita? Qui, sicuramente, saranno meglio i due versetti vissuti nella realtà!

20. Uno qui forse dirà: “Se qualcuno sa di più, altrettanto potrà anche accogliere di più nella sua attività vivente!”. – Io però dico: “L’uomo è opera Mia, e perciò so Io al meglio ciò che gli giova!”

21. Prendete uno studente, poniamo il caso uno studente di musica, mettetegli subito davanti, all’inizio, un grossissimo testo di musica, e fategli cominciare subito simultaneamente tutti i capitoli dello stesso. Dite: che cosa ne uscirà? Sicuramente nulla, perché egli si stancherà della massa e presto appenderà al chiodo l’intero studio.

22. Prendete invece un piccolo metodo e cominciate dalla prima scala, e fatelo esercitare bene in questa. Quando egli con poca fatica ben presto riuscirà a suonare bene la prima scala, non sarà questo di più che non il tentativo precedente, con tutto il metodo in una sola volta?

23. Perciò Io vi dico: “Gettate via il mantello superfluo, rimpicciolite il metodo e, come il cieco sulla strada, tanto più facilmente vi alzerete, e con un passo tanto più veloce correrete laddove Io adesso, come ogni giorno, vi chiamo”.

24. Per davvero potete leggere tutte quante le biblioteche del mondo e per questo davanti a Me non sarete migliori neanche di un filo, né saprete di più che se non aveste letto mai qualcosa. Perché dunque? Perché, se volete ricevere la Luce da Me, tutto ciò dovete lasciarlo perdere! Infatti, tutto questo non è altro che un vuoto involucro e vuota paglia, destinati al fuoco.

25. Se non eliminate da voi questa vuota produzione di gusci e di paglia prima che la luce fiammeggiante del Mio Amore venga a voi, questo Fuoco toccherà l’opera di paglia, e allora si arriverà a un disperato incendio in voi. Invece, portate prima fuori tutta questa mistura e gettate via il presuntuoso sciocco mantello, e allora, quando la Mia Luce infuocata verrà in voi, non causerà alcun incendio, bensì vi riscalderà subito piacevolmente e illuminerà tutto il vostro spirito, così come anche il cieco sulla strada diventò vedente all’istante quando venne da Me.

26. Ritengo che quest’immagine non possa proprio essere data in modo più chiaro e comprensibile, ma essa, come tutte le precedenti, deve essere accolta nella vita, se deve servire da lampada vivente. Fino a quando ciò non avverrà, leggerete certo occasionalmente e poi direte: “Questo è davvero molto bello!”. E Io allora non potrò aggiungere nient’altro che un monito: “Questo è davvero molto sciocco da parte vostra; perché, fino a quando non trovate il Mio vivente richiamo nient’altro che molto bello, costruite case sulla sabbia, e il Mio vivente seme cade per voi sulla strada e viene facilmente calpestato, e non porterà alcun frutto!”

27. Se invece l’accogliete subito in voi in modo vivente e agite di conseguenza, siete intelligenti. Allora costruite la casa sulla roccia e il Mio seme cade in un buon terreno.

28. M’importa poco se trovate queste Mie parole belle o non belle; invece, tutto quello che M’importa è che agiate di conseguenza! Infatti, Io non ve le do per l’ammirazione, ma per Amore della vostra stessa salvezza.

29. Questo sia da voi ben ponderato, poiché altrimenti non vi sarà di nessuna utilità! – Prossimamente ancora un ulteriore Sole Centrale!

 

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Cap.12

“Non temere, Paolo! Tu devi comparire davanti all’imperatore, e vedi, Dio ti ha donato tutti quelli che sono con te sulla nave”.

(Atti degli Apostoli 27,24)

10 gennaio 1844 sera

1. Mettete per iscritto quello che avete!

2. «E (l’angelo di Dio) disse: “Non temere, Paolo! Tu devi comparire davanti all’imperatore, e vedi, Dio ti ha donato tutti quelli che sono con te sulla nave”».

3. Avete scelto il testo, di certo stavolta non un Sole Centrale, ma soltanto uno secondario; infatti, i Soli Centrali sono solo nei profeti e nei quattro evangelisti, nella misura in cui descrivono solo i quattro Vangeli. Ciò che è al di fuori di questo, è più un occasionale fatto storico ed ha un significato meno generale, bensì riguarda piuttosto la sfera più ristretta in cui si svolse la parte storica.

4. E proprio per questo il testo scelto, sebbene espresso da un angelo, è una comunicazione a Paolo, e in lui appare anche conclusa perfettamente la sua validità, perciò, come potete facilmente comprendere, esso non è un Sole Centrale, bensì soltanto un sole secondario o planetario.

5. Ciò nonostante ha tuttavia in se stesso una parte spirituale che lo fa splendere in lontananza tutt’intorno a sé, poiché c’è una grande differenza tra quando parla un angelo o agisce dal Signore, e quando è il Signore stesso a parlare o agisce da Se stesso.

6. Era necessario ricordarvi prima questo, per darvi la possibilità di apprezzare e di distinguere chiaramente le parole del Signore e le azioni del Signore, dalle parole e dalle azioni degli angeli e dei discepoli. E poiché ora sapete questo, vogliamo vedere quale e quanta luce generale è presente nel testo citato in relazione al nostro tema.

7. “Non temere, Paolo”, dice l’angelo “perché devi essere presentato all’imperatore!”. Questo equivale a dire: “Tu, operatore della parola del Signore, non temere, poiché lo vuole il Signore che il mondo ti riconosca nel tuo operare. E se il mondo ti riconoscerà, seguirà il tuo esempio!”. – È in questo seguire l’esempio che consiste la promessa donazione di quegli uomini che erano con Paolo sulla nave. Infatti, essa significa che proprio quegli uomini, così come lo stesso Paolo, sarebbero diventati non solo uditori, ma veri operatori della parola di Dio.

8. Da questa breve esposizione risulta anche chiaramente che il Signore non ha voluto far capire a Paolo che doveva essere presentato all’imperatore magari per esibirsi davanti a lui come un celebre oratore o come un attore, oppure che il Signore gli voleva dare in dono gli uomini della nave perché Paolo li dovesse trasformare in una truppa di oratori o di attori, i quali poi sotto la sua direzione, potessero magari esibirsi davanti all’imperatore di Roma.

9. Il Signore non ha donato a Paolo i suoi compagni della nave per uno scopo di esibizione mondana, e sicuramente neanche li ha resi fisicamente una proprietà di Paolo; ma il dono consistette nel fatto che il Signore riscaldò i cuori dei compagni della nave di Paolo accendendo un nuovo fuoco d’amore, mediante il quale essi poi compresero il breve insegnamento di Paolo e lo misero subito in pratica.

10. Dunque il dono del Signore consistette nella vivente emulazione dell’esempio di Paolo da parte della compagnia che stava sulla nave, e così egli non dovette essere presentato all’imperatore come colto filosofo o artista della lingua, ma come un operatore di bene, e precisamente con la testimonianza di tutto l’equipaggio, il quale era stato preservato dalla rovina per mezzo dell’efficace sapienza di Paolo, a beneficio di Roma e anche dell’imperatore.

11. Ora da ciò potete vedere ancor più chiaramente che qui, ossia da Me, per riuscire ad arrivare alla vera Luce, ciò che conta non è il far tante parole, né i vani spettacoli cerimoniali di ogni genere, ma soltanto l’agire secondo la Mia parola. Infatti, se contassero le molte parole, allora l’angelo mandato a Paolo avrebbe potuto parlare per tre giorni buoni, ma egli disse solo poco, e Paolo su ciò fece molto. E questo fu meglio che se l’angelo avesse parlato molto a Paolo, e quest’ultimo però avesse fatto pochissimo.

12. Presso di Me non va come nel mondo con i vostri avvocati, i quali scrivono molto e parlano anche molto, e quando alla fine molto è stato scritto e detto, l’azione che poi deriva da tutto questo per il cliente è ben ridicolmente piccola.

13. Presso di Me non va neanche come nel mondo con i vostri predicatori che dal pulpito gridano sempre ogni genere di cose per un’ora intera, ma quando la predica è finita essi se ne vanno dal pulpito e poi, in pratica, non toccano neanche con un dito quello che hanno predicato, e nove decimi degli ascoltatori esce dalla casa di preghiera senza aver fatto caso neanche a tre parole di tutta la predica, e un decimo degli ascoltatori, che è stato un po’ attento alla predica, alla fine dice: “Oggi ha di nuovo predicato proprio bene!”

14. Ma se a qualche passo dalla casa di preghiera un poveretto bisognoso gli si fa incontro e gli chiede l’elemosina, egli, se va bene, quale frutto di una così bella predica, riceve magari perfino un centesimo in rame che il donatore non di rado cerca astiosamente di tirar fuori da tutta una borsa piena di monete migliori; oppure l’interpellato dice al povero mendicante: “Dio t’aiuti! Un’altra volta; oggi non ho spiccioli con me!”

15. Vedete, da questi esempi tratti dalla vita, risulterà abbastanza chiaro quanto scandalosamente piccola e insignificante è l’azione che segue a una sì portentosa predica. Non sarebbe meglio che la predica consistesse di poche parole, ma dopo queste parole il predicatore stesso precedesse i suoi ascoltatori con l’esempio in una predica di fatti, come Paolo? Questo esempio spingerebbe un gran numero dei suoi ascoltatori alla stessa attività, in modo che Io potrei dire allora anche al predicatore: “Vedi, tutti quelli che sono in questa casa te li ho donati, perché tu, con la tua azione, li hai resi operatori della Mia parola”.

16. Certamente sta scritto che le opere di bene bisogna farle in segreto. Ciò è anche giusto e vero. Se si tratta unicamente di aiutare, allora l’azione deve anche restare nascosta; ma se l’azione deve essere un insegnamento, allora la sua luce non deve essere messa sotto un moggio[7], bensì è necessario che Paolo sia presentato all’imperatore. E allora a chi insegna con l’azione gli devono anche essere donati coloro che mediante la sua azione egli ha ridestato!

17. Se invece qualcuno ha spinto a fare una buona azione solo con la persuasione, allora di solito si limita anche solo all’atto di cui ha parlato; e se dovesse eseguirne un ulteriore, ciò richiederebbe di nuovo un discorso lunghissimo, di cui trovate gli esempi più lampanti nei molti appelli di beneficenza.

18. Se in qualche giornale un privilegiato urlatore di mercato, di solito in base a una richiesta d’ufficio, lancia un tale appello di beneficenza, allora molti fanno qualcosa perché ad ogni modo il loro nome sia reso noto sul giornale e ad ogni modo le autorità pubbliche più vicine prendano buona nota di tali benefattori; ma per vero amore, nessuno fa qualcosa. E una volta che l’appello è svanito, allora per quei bisognosi per cui valeva l’appello, nessun gallo canterà più.

19. Devono magari tali benefattori diventare poi anch’essi un dono per il chiamatore? Oh, no! Essi lo considerano tanto poco quanto voi considerate il punto centrale di quel sole che scomparirà prima che la sua luce arrivi sulla vostra Terra.

20. Ritengo che anche la luce di questo ‘Sole secondario’ sia abbastanza chiara. Tuttavia, nonostante questa chiarezza, vogliamo perciò passare a un altro Sole Centrale!


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Cap. 13

“Come furono allora i giorni di Noè, così sarà anche l’arrivo del Figlio dell’uomo”

(Matteo 24,37)

11 gennaio 1844 sera

1. Mettete per iscritto quello che avete!

2. «Come furono allora i giorni di Noè, così sarà anche l’arrivo del Figlio dell’uomo».

3. Avete messo il testo e di nuovo avete colto quello giusto; solo che la faccenda in questo testo sta troppo chiara davanti agli occhi, ossia: questo Sole Centrale si trova tanto straordinariamente vicino che c’è da meravigliarsi sul serio che voi stessi non lo vediate al primo sguardo, e in particolare c’è ancor più da meravigliarsi per il motivo che ora davanti a voi avete quasi completamente rivelato il tempo di Noè.

4. Voi sapete come anche ai tempi di Noè i popoli della bassa pianura si fossero gettati a capofitto in ogni specie di letteratura e di scienza. Un re della pianura, che voi conoscete, era un grande scrittore. Il suo esempio fu seguito da migliaia, e in breve il mondo di allora fu inondato da una quantità incalcolabile di libri e di scritti.

5. Quanto più tale letteratura prendeva piede, quanto più gli uomini leggevano e studiavano, tanto più freddi diventavano i loro cuori, ma nello stesso tempo anche più raffinati nell’inventare ogni immaginabile cattiveria.

6. Si cominciò ad intrappolare gli uomini con la politica e presto si ricorse ad ogni mezzo, per quanto gridasse vendetta al cielo, pur di raggiungere qualche recondito scopo di vanità e di dominio. Alla fine si arrivò a tal punto che le persone si valutavano solo in base all’oro; chi non ne possedeva diventava schiavo, già destinato ad essere praticamente un animale da soma, e in questa maniera le scene di crudeltà si spinsero a tal punto che, alla fine, Mi dovette venir meno tutta la pazienza, e solo con un giudizio generale potei preservare la Terra dalla rovina.

7. Così stavano le cose ai tempi di Noè, com’è a voi abbastanza noto. Ma come stanno adesso?

8. Vi ho già mostrato parecchio tempo fa nelle cosiddette ‘Dodici Ore’ come stanno le cose. Se ora vi facessi una nuova Rivelazione di questo tipo, scoprireste dei progressi molto significativi nella politica mondiale e nella crudeltà; ed Io vi dico: “Non manca ancora molto e arriverete in pieno ai tempi di Noè, in cui alla fine si dovettero costruire perfino case di vetro, affinché gli uomini della più bieca politica potessero sempre osservare senza grande difficoltà ciò che facevano i sudditi”.

9. Tuttavia non si necessita di case di vetro; la politica segreta anche nel vostro tempo si è sviluppata a tal punto che non lascia intentato alcun mezzo per raggiungere il suo scopo di dominio. Se foste al corrente dei segreti di certi Stati, davvero gridereste a gran voce fino alle stelle: “Signore, colpisci una buona volta! Perché anche nel più profondo inferno non può andar peggio che qui!”

10. Io però non voglio introdurvi in tali segreti, poiché se date solo una piccola occhiata ai frutti, non potete fare a meno di rilevare con la massima certezza di quale spirito sono figli quei tali profeti che fanno comparire dei così splendidi frutti. E dov’è la causa di tutto ciò?

11. Andiamo in quel regno che è circondato dal mare. In questo regno trovate biblioteche e giornali in tale quantità che con i loro fogli si potrebbe coprire per tre volte l’Europa e l’Asia, e da nessuna parte si legge tanto come in questo regno, ma neanche vi sarà facile trovare altrove una maggiore insensibilità e un più totale indurimento dei cuori che sono propri in questo regno! Con la più grande indifferenza del mondo, un grande straripante d’oro, gran lettore e colto, può veder morire di fame mille poveri piangenti, senza pane e senza tetto, davanti al suo palazzo, senza essere minimamente spinto ad offrire, neanche a uno dei molti morenti, un pezzo di pane.

12. Vi domando: “Non è questo uno splendido frutto del molto leggere e, non raramente, il frutto di una profonda sapienza matematica e meccanica?”

13. Non è splendido quando, per mezzo di questo tipo di sapienza matematica e meccanica, ci si può costruire delle macchine che lavorano, mediante le quali a migliaia la povera gente è destinata a restare di colpo senza pane e a morire di fame?

14. Non è splendido costruire ferrovie con cui, per primo, una quantità di vetturini ed altri artigiani perdono il loro guadagno, e per secondo, con quelle stesse favolose strade si distruggono al contadino tanti campi, così che ben presto è costretto a fare il mendicante? E di quale altra grande utilità appare infine la terza cosa? Questa consiste nel fatto che su tali strade, tutto il lusso e tutta l’industria possono essere incrementati molto più in fretta, affinché la povera umanità tanto più velocemente venga rovinata fisicamente e spiritualmente, e i cuori dei ricchi diventino al più presto possibile duri come le strade, su cui essi possano trafficare tra di loro col commercio, lo scambio e l’inganno.

15. Non sono questi gli splendidi frutti di molte letture e della conseguente istruzione?

16. Non si definisce ‘in gamba’ quell’uomo che sa trasformare la sua intelligenza in soldi?

17. Ma proprio perché l’intelligenza frutta tanto oro, l’amore è andato del tutto fuori corso, e le opere fatte per esso, quasi non si conoscono più. Poiché se si hanno già macchine a sufficienza, la cui produttività viene dall’intelligenza, a cosa servono le mani dell’uomo?

18. Infatti, le mani dell’uomo potrebbero, magari con la loro attività, nel tale o nell’altro grande uomo d’affari, suscitare amore verso i suoi operai. Per non esporsi a questo pericolo si facciano costruire accuratamente delle macchine, perché queste lavorano molto più in fretta e non avanzano mai pretese al cuore del proprietario, ma tutt’al più, di quando in quando, se qualcosa in esse è danneggiato, richiede l’intelletto che può riparare di nuovo la parte guasta sulla via della minima perdita di guadagno.

19. Dite se da voi non va così alla lettera!

20. Il mendicare è proibito, mentre costruire macchine viene compensato con premi. Che cosa ne è allora dei poveri? Oh, anche qui si provvede! C’è una quantità di case di ospizi per i poveri e di protettori dei poveri; si organizzano riunioni e si danno spettacoli teatrali e balli. Con questo mezzo si provvede ai poveri così bene, che i primi diventano per metà prigionieri, e i secondi, ancora liberi, ricevono mensilmente una somma così fantastica, che con quella potrebbero in un giorno al massimo mangiare per una sola volta quasi a sazietà. Quanto un tale povero riceve dalla cassa per i poveri, non c’è bisogno che ve lo faccia sapere; è sperabile che lo sappiate voi stessi.

21. Immaginatevi in concomitanza di una simile distribuzione, le necessità umane e la proibizione di elemosinare, e così vi sarà chiaro quanto ‘adeguatamente’ si provvede a quei poveri che hanno la fortuna di ricevere qualcosa da una di tali casse per i poveri. Ma cos’altro rimane per coloro che ancora non hanno trovato ascolto dai protettori dei poveri?

22. Vedete come sono splendidi i frutti della letteratura, delle letture e della grande cultura dell’intelligenza!

23. Allora non sarebbe stato meglio leggere, e imparare di meno? E inoltre, se ciò consistesse nel sapere, qual è il dovere di un uomo, sì, magari di un cristiano!

24. Non sarebbe meglio, come dicevo, essere completamente all’opera sulla base di tale poca ma utile scienza e così adempiere al vero dovere di uomo, anziché leggere e scrivere per tutto il tempo della propria vita ma dimenticare completamente di agire secondo la Mia parola?

25. Io lo dissi: «Non siate puri ascoltatori, bensì operatori della Parola!». Ma ora, dove sono questi operatori? Sono forse i fabbricanti di macchine e del lusso? Lo sono i direttori delle ferrovie e gli imprenditori? Sono forse i cavalieri dell’industria o i proprietari delle piantagioni di zucchero in America? O lo è forse il clero, avido di denaro, d’oro e di potere? Davvero, Io sono sicuramente dotato di occhi acuti e di vista a largo raggio, e sono costretto a crearMi dei cannocchiali altrettanto potenti nell’ingrandire, per cercare con questi gli operatori della Mia parola sulla Terra. Con un ingrandimento di trilioni di volte ancora Mi va male; infatti, il numero si vede ancora così piccolo, che davvero non posso neppure rilevare bene se è un migliaio, un centinaio, una decina o perfino uno zero.

26. Perciò adesso sto predisponendo un telescopio molto più grande! Capirete sicuramente quello che voglio dire con questo, mentre voi stessi ci lavorate un po’, un intero disco di Sole Centrale dovrà servire da obiettivo. Con questo voglio osservare con precisione il numero degli operatori della Mia parola. Se per tutta la Terra se ne delineasse una pura decina, allora voglio ritardare il Mio giudizio ancora per mille anni; se invece il numero è sotto il dieci, limiterò la Mia pazienza al numero degli operatori della Mia parola fino al grande giudizio generale, in altre parole: per ogni operatore, un anno!

27. Qualcuno ovviamente dirà: “Signore! Ci sono pure ancora moltissime persone che fanno del bene!”. – Ma Io dopo dirò: “Sì, ci sono moltissimi centomillesimi, decimillesimi e millesimi, e perfino centesimi di operatori della Mia parola. Se però li sommo assieme, a mala pena ne uscirà uno!”

28. Ma come mai? Cos’è colui che possiede centomila, e all’anno dà ai poveri al massimo la decimillesima parte dei suoi averi, e tuttavia conosce quella Mia parola che Io ho espresso al giovane ricco? – Domanda: “È quel tale, più che un decimillesimo di operatore della Mia parola?”. In verità, non è di questi tali che chiedo; questi non compariranno neanche nel Mio telescopio, bensì solo gli interi!

29. Ai tempi di Noè avevo ugualmente predisposto un tale tubo (cannocchiale) e, poiché non trovai più di otto soli operatori della Mia parola, lasciai accadere il giudizio. Ora con l’attuale rassegna temo di non raggiungere il numero di Noè, e ciò per il motivo che la politica e l’industria stavolta hanno già raggiunto vette molto più elevate che ai tempi di Noè, e per quanto concerne la crudeltà che avviene da tutte le parti, Hanoch[8] non è più avanti neanche di un filo! Prendete solo in mano le Dodici ore e confrontate!

30. Così come fu ai tempi di Noè, adesso è il frutto maturo della letteratura e delle molte letture. Da ciò, tuttavia, risulta anche chiaro che la salvezza degli uomini non dipende mai dal molto leggere e dal molto ascoltare, ma dall’operare secondo la legge dell’amore!

31. Ritengo che anche questo sia chiaro, ma pur tuttavia, prossimamente ancora un ulteriore Sole Centrale, per ingrandire la lente che fa da obiettivo al Mio telescopio.

 

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Cap. 14

«Se allora vi dicono: “Guarda, Egli è nel deserto!”, non uscite fuori, “Guarda, Egli è nella stanza”, non credetelo!»

(Matteo 24,26)

«Dove c’è una carogna, là si radunano le aquile!»

(Matteo 24,28)

12 gennaio 1844 sera

1. Dunque, scrivete quello che avete!

2. «Se allora vi dicono: “Guarda, Egli è nel deserto!”, non uscite fuori, “Guarda, Egli è nelle stanze!”, non credetelo!» – «Dove c’è una carogna, là si radunano le aquile».

3. Avete scelto di nuovo proprio quei testi che portano scritto in fronte come un’evidente distintivo quello che ci serve per la nostra causa. Ci sarebbe molto da meravigliarsi se non doveste coglierlo già al primo sguardo con grande facilità anche con la sola intelligenza.

4. Che cos’è, infatti, un deserto? – Un deserto è un terreno dove non c’è vita. Ma che cos’è allora un deserto spirituale? di sicuro null’altro che ugualmente un campo o un terreno sul quale Io non cammino, e dove perciò non Mi si potrà mai incontrare.

5. Ma dov’è questo campo o questo terreno, sul quale tanto spesso si esce per trovarvi la verità e il fondamento della vita? – Questo terreno e questo campo non sono altro che l’intera letteratura! E perciò questo testo potrebbe dire anche così:

6. «Quando vi si dirà: ‘Vedi, la vera sapienza o verità vivente è nei libri: leggeteli e la troverete!’; su questo, allora Io dirò: “Non uscite in questo deserto, perché là non c’è da trovare né la sapienza né la verità interiore e vivente!”». Bensì vi dirò: «Andate nell’amore per Me e per il vostro prossimo; cercate il Mio regno nell’azione, e allora tutto il resto vi sarà aggiunto con la massima abbondanza».

7. Credo che su questo non ci sia più bisogno di ulteriori spiegazioni, dato che il suo significato è fin troppo tangibile. Ma così facile come è il primo testo, altrettanto facile è anche il secondo, in base al quale nessuno deve credere che Io sia nelle stanze quando di Me si dice questo.

8. Che cosa sono dunque queste “stanze”? Nella sfera naturale le stanze sono dei locali riservati nei quali non è facile che appaia qualcosa di pubblico. Di solito esse sono officine dove si fabbrica moneta falsa, più o meno la politica. Anche ogni uomo ha un paio di stanze nel suo cuore e non sa mai quello che vi avviene dentro. Ora sapremmo all’incirca il significato naturale di una stanza. Perfino un cosiddetto ripostiglio contiene di solito oggetti che sono chiusi alla vista del pubblico, e il possessore di un simile ripostiglio sa di solito a mala pena lui stesso quali sono tutte quelle cianfrusaglie lasciate ad ammuffire e a marcire.

9. Ma che cos’è, in base a questo modello naturale, una stanza spirituale? – Non c’è bisogno di una specifica spiegazione, ma solo che vi nomini alcune di queste stanze e ci arriverete subito con grande precisione. Queste stanze spirituali si chiamano: ogni tipo di confessioni, sette, associazioni monastiche, conclavi, ogni tipo di misticismi, concili e concistori. Ne abbiamo abbastanza; infatti, voi stessi potete aggiungerne ancora una quantità di simili associazioni, congregazioni e confraternite. Esse tornano qui tutte a proposito.

10. Per cui il testo potrebbe dire così: «Quando vi si dirà: “Il regno di Dio, o la verità vivente o il puro insegnamento di Cristo è in questa o in quella confessione o setta, ecc.”, oppure: “Questa è l’unica stanza che rende beati”, allora non credetelo, poiché il Signore è soltanto presso coloro che Lo amano nel cuore, e nelle opere!»

11. Dove due o tre saranno insieme operanti nel Mio Nome o nel Mio Amore, là Io sono in mezzo a loro, ma non certamente laddove, anziché sulla Mia parola o sul Mio Amore, ci si consulta solo su questioni mondane, militari e di denaro, dove coloro che si dichiarano Miei sacerdoti, progettano anche fortificazioni, macchinari e ferrovie.

12. Anche qui Io credo di nuovo che il testo dato sia così chiaro che chiunque può toccare con mano quanto sia perfettamente adatto alla nostra causa, ma anche in questo non è sufficiente che ci si addentri nel suo segreto come in una stanza, bensì che si agisca di conseguenza.

13. Questo è tutto giusto. Abbiamo però anche un terzo testo. Come lo inseriremo qui, in modo che anch’esso sia adatto alla nostra causa? Vedrete che questo sarà ancora più facile che per i due precedenti!

14. «Dove c’è una carogna, là si radunano le aquile».

15. Chi è dunque ‘la carogna’ ora in questo mondo, davanti alla quale esso si tappa le narici e lo disgusta quando si parla di questa? – Questa carogna, purtroppo, ho l’onore di essere Io stesso!

16. Chi sono allora ‘le aquile’, ora divenute ovviamente un po’ rare? – Sono i pochi amanti intimi di Colui che qui vi annuncia questo! Questi pochi amanti hanno una vista acuta e un odorato fine; ossia essi hanno un profondo vivente sentimento e, di conseguenza, un sicuro discernimento che, insieme, sono la fede vivente.

17. Perché dunque le aquile si radunano dove c’è una carogna? – Perché l’istinto dice loro: “La c’è per noi un alimento vitale!”. Là perciò volano e si saziano più che a sufficienza.

18. Così anche i Miei veri adoratori e amanti sanno che Io sono un vero Pane della vita eterna, e questo Pane è il Mio Amore; costoro Lo gustano a pieni bocconi e si nutrono così per una vita che non sarà loro mai più tolta eternamente.

19. Allo stesso modo, l’affamato sa che deve mangiare del vero pane se vuol essere saziato. Ma sarà sazio quello stesso affamato, se invece del pane, gli si volesse dare da leggere un libro di cucina?

20. Oppure: che aspetto avrebbe un’aquila in breve tempo, se la si volesse prendere e chiudere in un ripostiglio? Si sazierà con degli oggetti ammuffiti o marciti? Certamente no! Si indebolirà e la morte verrà su di essa!

21. Quindi, anche voi non andate nelle stanze dove marcisce una carogna di morte, una carogna di Balaam, una carogna del paganesimo e dell’idolatria, bensì volate con le aquile su in alto, e vi accorgerete facilmente dov’è la carogna che vi porta la vita!

22. L’altezza è il puro riconoscimento della Mia parola, e la carogna è la Parola vivente che per il mondo è diventata una ripugnanza, e il mondo la sfugge come la peste dove ne sente l’odore. Se volete farne l’esperienza, cominciate soltanto così: numero uno, a parlare della Bibbia con un uomo del mondo, e poi, numero due, magari a parlargli della possibilità di una interiore, vivente Parola che proviene da Me. Ed egli, nel migliore dei casi, vi troverà pronti per il manicomio; oppure, se va un po’ peggio, vi dichiarerà pubblicamente subito come pazzo pericoloso per lo Stato, e per voi sarà ormai giunta l’ora di levarvi di torno da lui.

23. Da questo risulta però abbastanza chiaramente chi è ora ‘la carogna’ e chi sono ‘le aquile’, e che cosa sono ‘le stanze’ e che cosa ‘il deserto’!

24. Perciò anche voi non andate nel deserto né nelle stanze, bensì cercate nella libertà del vostro spirito la Carogna, allora troverete la vera Vita!

25. Credo che anche questo sarà chiaro, ma ciononostante, la prossima volta andremo avanti di un altro Sole Centrale!

 

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Cap. 15

“Ed essi condussero l’asina da Gesù e gli misero sopra i loro mantelli, ed Egli vi si sedette”

(Matteo 21,7)

13 gennaio 1844 sera

1. Scrivete pure il vostro testo come al solito!

2. «Ed essi condussero l’asina da Gesù e gli misero sopra i loro mantelli, ed Egli vi si sedette».

3. Il testo è breve, ma buono; proprio questo ci servirà benissimo, poiché mostra con un’immagine di viva chiarezza, tanto che si può toccare con tutte e due le mani ciò che è adatto per la nostra causa.

4. ‘Essi condussero l’asina da Lui, la coprirono con i loro mantelli, e solo dopo il Signore si sedette sopra’.

5. L’asina era legata quando i discepoli la trovarono, ed era ancora di proprietà di una persona del mondo. Che cosa vuol dire questo? Ciò indica la semplicità legata, l’umiltà, e l’amore che è ancora legato dal mondo, ovvero lo spirito nell’uomo che ancora non fu reso libero, sebbene esso, a causa della sua umile e amorevole costituzione, sia completamente rivolto al Signore, perciò tutta la sua predisposizione è nel e per il Signore. Ma poiché il Signore vede un tale spirito, allora gli manda subito i Suoi servitori affinché lo liberino e lo conducano da Lui, e il mondo ha immediatamente perso ogni diritto apparente e ogni potere su colui al quale il Signore dice: “Ho bisogno di lui!”

6. Ma poi, perché è un’asina e non un asino? – Perché la femmina indica qui anche con maggior precisione la profondissima umiltà e il fertile amore, che non il maschio.

7. Ora l’asina si trova presso il Signore, e i discepoli la ricoprono con i loro mantelli. Questo indica che la vera umiltà e il fertile amore, non appena sono arrivati dal Signore, vengono subito rivestiti con la vera sapienza. Infatti, i mantelli indicano la sapienza nella sua utilità. Quanto più sono semplici, tanto più alto è il grado della sapienza che essi indicano proveniente dal Signore; infatti, l’amore e l’umiltà da soli sono nudi.

8. Se sopra questi vengono dei mantelli assai ornati e sfarzosi, ciò indica che la sapienza è più grande e più forte dell’amore, motivo per cui, per esempio, anche gli spiriti angelici del cielo della sapienza sono vestiti con grandissimo sfarzo, invece gli spiriti angelici del cielo più alto, che sono puramente amore per il Signore, appaiono vestiti in modo estremamente succinto, sì, talvolta completamente nudi, specialmente se il loro amore per il Signore ha raggiunto il più alto grado possibile.

9. Così anche qui i poveri mantelli dei discepoli, con i quali fu coperta l’asina, indicano la pura divina Sapienza e, quando tale fertile amore per la sua umiltà viene rivestito con tale pura divina Sapienza, allora soltanto è perfettamente adatto ad accogliere e a portare il Signore, e allora è anche completamente uno con il Signore.

10. Tale fertile amore, rivestito con la sapienza, porta il Signore, ma il Signore lo guida Lui stesso, per rendergli impossibile di fare qualche passo falso, e allora la cavalcata procede in linea retta fino alla città di Dio, che sta ad indicare l’eterno regno di Dio, ossia la vera eterna vita! Ecco l’immagine e il suo significato.

11. Si dirà: “È tutto giustamente esposto; però, così com’è, non vediamo ancora bene come si potrebbe adattare alla nostra causa!”

12. Io però dico: “Una volta che la Luce c’è, potete metterla dove volete, e da tutte le parti va bene come se già dall’eternità fosse destinata per quel punto”.

13. Provatelo un po’ solo con una candela quando è accesa! Mettetela in diversi punti della vostra stanza, e da nessuna parte sembrerà estranea e inquietante, ma dappertutto starà bene e sarà molto gradevole.

14. Così anche le diverse stelle, almeno per quanto appare ai vostri occhi, cambiano continuamente il posto che avevano nel firmamento; ma sareste in grado di dire se Orione si presenta meglio a oriente o a mezzogiorno, o ad occidente del firmamento? Laddove si trova sembra che sia già nel posto più opportuno. Altrettanto si presenta il Sole ugualmente splendido dappertutto, e dove cade la sua luce là esso compie il medesimo servizio.

15. Proprio così avviene anche con la chiara Luce accesa del nostro testo. Potete metterla dove volete ed essa sarà ovunque così magnificamente adatta come se fosse data esclusivamente per quello. Se ora è adatta anche alla nostra causa, vogliamo farne subito la prova. Mettiamocela, e là apparirà come se fosse data solo e unicamente per tale scopo. Ascoltate dunque; vogliamo provare!

16. Domanda: “Il Signore non avrebbe potuto farsi portare altrettanto convenientemente un cavallo o almeno un asino ben sellato, anziché un’asina?”. – Certamente! Qualsiasi animale in quell’occasione avrebbe potuto prestare al Signore lo stesso servizio senza opporre resistenza. Un leone, una tigre, una pantera, un cammello, un elefante, un cavallo, un mulo, ciascuno di questi per prima cosa sarebbe stato molto più forte ed avrebbe dovuto ubbidire a un Suo cenno, al Signore dell’infinità, all’Onnipotente Creatore di tutte le cose; e inoltre un tale cavalcare sarebbe stato ovviamente più di bella figura, che non quello su una debole asinella.

17. Ciò sarebbe senz’altro vero, preso puramente ad hominem (per l’uomo), ma ad Dominum (per il Signore) la cosa è diversa. Colui che è l’Ordine fondamentale ed è il Significato fondamentale di tutte le cose, non agì come un uomo, per il quale fare così o così è la stessa cosa, ma per Lui tutto era di esempio nel più immutabile Ordine, e di insegnamento per l’eternità.

18. Questi animali più vigorosi indicano di per sé generalmente conoscenze e sapienza, ma manca loro la fertilità dell’amore e l’umiltà dello stesso nella sua più profonda semplicità.

19. Se il Signore avesse scelto un tale animale, avrebbe indicato con ciò nei fatti che l’uomo dovrebbe piuttosto gettarsi solo all’arricchimento delle scienze, in tutte le conoscenze possibili e in tutta la sapienza che ne deriva. Sì, con ciò gli avrebbe indicato che avrebbe dovuto studiarsi tutte le biblioteche del mondo o, per lo meno, tutto quanto possibile; solo che il Signore sapeva quello che faceva e rimase qui fermo a quel principio che aveva già posto all’inizio, quando disse: «Non appena mangerai dall’albero della conoscenza, morirai!»[9]

20. Ma proprio perché il Signore cavalcò un’asina coperta con poveri mantelli, Egli con quell’immagine e con i fatti volle indicare a tutti gli uomini che essi dovrebbero fare spiritualmente la stessa cosa, e dovrebbero dare importanza al solo vero fertile amore che viene dalla sua umiltà. Allora il Signore li renderà liberi da tutto il mondo, li rivestirà con mantelli di vera sapienza ed Egli stesso li condurrà così come esso, cioè tale loro amore, porta Lui nel proprio cuore e sulla schiena della propria umiltà.

21. Ma non cavalli, né elefanti, cammelli, leoni, pantere e tigri deve cavalcare l’uomo; ovvero, detto nella vostra lingua: “L’uomo non deve andare a caccia di conoscenze e di erudizione e sapienza, poiché tutto questo è il frutto dell’albero della conoscenza; bensì l’uomo deve aspettare il Signore nel vero amore e nella vera umiltà!”. E quando sarà il tempo giusto, il Signore verrà, lo renderà libero e allora benedirà l’albero della conoscenza; ossia l’asina sarà coperta con degli abiti, e l’uomo, da questo albero benedetto, potrà allora gustare ogni frutto della vera Sapienza per l’eternità.

22. Ora vi chiedo se la luce di questo testo è adatta oppure no alla nostra causa! Credo che la cosa sia da toccare con mano; e tuttavia, prossimamente andremo avanti di un altro Sole Centrale!


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Cap. 16

«Dice Gesù: “Levate la pietra!”. Marta, la sorella del morto risponde: “Signore, puzza già, perché è lì da quattro giorni!”»

(Giovanni 11,39)

15 gennaio 1844 sera

1. Scrivete pure il Sole Centrale, come al solito!

2. «Gesù dice: “Levate la pietra!”. Marta, la sorella del morto risponde: “Signore, puzza già, perché è lì da quattro giorni!”»

3. Se scegliete sempre dei testi così facili, la cui comprensibilità si può toccare con mano al primo istante, allora non sempre posso preannunciarvi dieci pagine intere su ciascuno; infatti, questo testo già nella sua prima impostazione ha perfettamente in sé quella medesima cosa che Io, tangibilmente, continuo ad annunciarvi nel corso di tutto questo supplemento.

4. Anche a voi dico: “Levate via la pietra mortuaria del mondo dalla tomba del vostro amore!”. Ossia, detto nella vostra lingua: “Non sforzatevi di raggiungere la Vita provvedendovi di ogni genere di arricchimenti dell’intelligenza tratti dalla cultura del mondo, bensì levate via questa pietra, cosicché, quando Io verrò alla vostra tomba, la Mia vivente voce entri non ostacolata nella vostra tomba e risvegli dalla morte il vostro Lazzaro fasciato e legato, che è qui il vostro spirito, legato e annebbiato ancora da taluni legami del mondo!”

5. Ben viene anche qui ‘la Marta’ da Me, ossia la ragione con le sue preoccupazioni mondane, e dice: “Signore, è da quattro giorni nella tomba e già emana un cattivo odore!”; ma Io, ciononostante, per mostrare la gloria di Dio, risveglierò anche colui che marcisce nella tomba già da quattro giorni a una nuova vita, se solo la pietra sarà stata rotolata via.

6. Nondimeno, così come parla Marta, parla anche, come è già stato osservato, la stolta ragione dell’uomo, e dice: “Ebbene, che ci possiamo fare? Nella nostra infanzia, poi da giovinetti, poi ancora da uomini e perfino da vecchi, ci siamo sempre occupati del mondo; il nostro spirito, dunque in questi quattro giorni della vita, è rimasto nella tomba del mondo, legato con i suoi lacci ed ha un odore cattivo per tutti i peccati che abbiamo commesso in questi quattro giorni!

7. Avrà dunque il Signore tanta misericordia da risvegliarci in un modo chiaramente miracoloso alla vita? Come possiamo aspettarci questo dal Santissimo, contro i Cui comandamenti tanto spesso abbiamo peccato e, con questi peccati, siamo arrivati a tal punto che il nostro spirito ne è morto, per cui non sappiamo neanche più se abbiamo uno spirito e che cos’è, e perfino non sappiamo assolutamente più se nel nostro corpo sia presente o no un’anima immortale?

8. E se pure abbiamo uno spirito vivente e un’anima vivente, sicuramente però lo spirito, così come l’anima, è troppo sotterrato nella massa della nostra carne e troppo legato con i suoi lacci, perché ci possiamo aspettare che il Signore, il Santo sopra tutte le cose, Si voglia abbassare così profondamente da risvegliare questo Lazzaro in noi con l’onnipotenza della Sua voce, e poi ricondurlo alla sua destinazione eterna. Inoltre, non ci riesce neanche facile liberarci così totalmente dal mondo, da poterci aspettare una tal cosa dal Signore”.

9. Io però dico: “Non chiamo per dire: ‘Estraniatevi interamente da tutto quel traffico del mondo necessario alla vostra esistenza temporale!’, poiché questo, Io stesso non l’ho fatto quando ero nel mondo. Io stesso nel mondo ho lavorato ed ho reso al mondo anche moltissimi e ottimi servizi con le Mie stesse mani. E perciò non vi dirò mai: “Non abbiate assolutamente niente a che fare col mondo!”, ma vi dico questo:

10. “La pietra, sì, la pesante pietra levate via dalla vostra tomba di Lazzaro, e subito dovrete percepire in voi la gloria di Dio!”. Deve solo essere aperta la tomba, e allora, subito, quelli che sono nelle tombe sentiranno la Mia voce e saranno risvegliati!

11. Ma fino a quando non leverete la pietra dalla tomba, fino allora siete troppo prigionieri della morte, ed Io posso gridare come un guardiano della notte e tuttavia il vostro Lazzaro non Mi potrà sentire, poiché attraverso la pietra non penetra la voce dell’Amore, perché la pietra in se stessa è il vero simbolo di ogni assenza d’amore. Una pietra può solo essere spezzata ed annientata con la voce della Mia ira, ma il Mio Amore non si serve di una pietra davanti alla bocca al posto di una tromba.

12. Una tale pietra è il ragionare con la vostra intelligenza mondanamente erudita; essa è compatta e pesante, e occorre molto sforzo per levarla via dalla tomba. E nonostante tutto, essa deve essere tolta via, altrimenti la Mia voce ridestante non penetrerà in voi al morto Lazzaro.

13. La pietra certamente impedisce che le narici del mondo ricevano il cattivo odore del Lazzaro putrescente in voi; ma Io dico: “Beato colui presso il quale la pietra viene rotolata via dalla tomba, e allora le sue narici mondane verranno in contatto col cattivo odore del Lazzaro putrescente”, infatti, dove non si fa così, dove l’uomo, dopo che la pietra è stata tolta, non rabbrividisce nella sua parte mondana in un vero pentimento, per il fatto che Lazzaro si trovi così, là il Mio richiamo ridestante non penetrerà nella tomba al Lazzaro putrescente, non lo risveglierà né poi gli farà sciogliere i lacci della morte!

14. Credo che non se ne possa parlare più chiaramente di così, e voi avete ricevuto con questo una Luce di potenza più che sufficiente ad illuminare perfettamente quest’importantissimo tema principale.

15. Ora dipende completamente da voi agire di conseguenza. Se agirete di conseguenza, riceverete anche la convinzione vivente che questa rivelazione non viene dalla bocca di un uomo, bensì dalla Mia stessa. Se invece la leggerete soltanto come un altro libro del mondo, allora per voi sarà anche soltanto un libro del mondo e l’opera di un uomo!

16. Con queste parole chiudo anche questo Mio grande dono a voi. Se tuttavia come supplemento straordinario ne volete ancora di più di tali luci, ciò lo lascio al vostro amore e al vostro desiderio; Io però sarò sempre il cordiale Donatore. – Amen!”

 

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Cap. 17

“Non dovette Cristo, patire questo, ed entrare così nella Sua Gloria?”

(Luca 24,26)

17 gennaio 1844 sera

1. «Non dovette Cristo, patire questo, ed entrare così nella Sua Gloria?»

2. Nel testo sopra riportato c’è di nuovo nel modo più evidente che la gloria della vita eterna può essere ottenuta non mediante un gran leggere e quindi erudirsi, bensì esclusivamente mediante l’azione dell’amore.

3. Certamente, qui si dirà: “Cristo era già in ogni modo la Vita eterna stessa e ne possedeva in Sé tutta la Gloria. Perché mai dovette poi soffrire per entrare in questa Gloria?”

4. Io però dico: “Cristo era solo un uomo e, quale primo esempio e fondamento, dovette appropriarsi esattamente della perfetta Gloria di Dio soltanto per mezzo delle Sue opere. E se non avesse fatto questo, allora sarebbe stata la fine per tutta la Creazione, poiché in Lui soltanto, Padre e Figlio, ossia – ciò che è la stessa cosa – il divino Amore e la divina Sapienza divennero di nuovo Uno. Infatti, inizialmente l’Amore si era ritirato dalla Sapienza, poiché la Sapienza nella Sua Santità si era messa troppo in alto, irraggiungibile, e le Sue richieste erano state poste al di sopra di ogni possibilità di adempimento.

5. La Sapienza però era vuota senza l’intimissima unione col Suo Amore. E come poteva ricongiungersi con l’Amore? Dovette adempiere Lei stessa nell’uomo Gesù quelle condizioni che aveva posto per la riconciliazione; dovette umiliarsi fino al più piccolo atomo, e solo con ciò diventò di nuovo perfettamente Una cosa sola col Suo Amore, che è ‘il Padre’.

6. Ecco il perché Cristo, essendo Egli stesso l’eterna, onnipotente Sapienza fondamentale del Padre, disdegnò tutta la sapienza dei sapienti del mondo, e tutti i dotti della Scrittura dovettero essere per Lui un abominio, se le loro opere non erano conformi alla Scrittura dal fondamento della Vita.

7. Egli, quale eterna Sapienza del Padre, dovette compiere le opere dell’Amore e insegnare agli uomini l’unico comandamento dell’Amore; sì, Egli dovette alla fine farSi imprigionare e crocifiggere dalla sapienza dei colti sacerdoti, e dovette in tal modo, quale Luce ancestrale ed eterna del Padre, ossia dell’Amore, patire la più grande infamia e su Se stesso il più grande oscuramento, motivo per cui Egli anche gridò: «Padre! Perché Mi hai abbandonato?»

8. Ma che Egli, l’eterna Luce ancestrale di tutto l’infinito, dovette sopportare in Se stesso un totale oscuramento, lo prova quel momento che fin adesso da nessuno ancora è stato compreso, nel quale, dopo che Cristo spirò sulla Croce, subentrò un completo oscuramento di tutta l’infinita Creazione, e la luce non soltanto del Sole di questa Terra, ma di tutti i soli in tutto l’infinito, si spense per un periodo di tre ore!

9. E fu questo momento di oscuramento, pari anche a quello di cui sapete che in esso l’anima di Cristo, dopo la morte, scese nell’inferno per liberarvi gli spiriti che erano prigionieri dell’antica sapienza e condurli alla nuova Luce, la quale, dal ricongiungimento del Figlio col Padre, cominciò a riempire tutto l’infinito.

10. Perciò Cristo dovette adempiere in Se stesso fino all’ultima virgola l’antica legge della Sapienza, per scontare agli occhi del Padre tutti gli errori contro la stessa; ossia tutta la Sapienza dovette essere crocifissa, affinché fosse con ciò giustificato l’Amore del Padre.

11. Ebbene, questo fece Dio stesso. E cosa volete fare voi allora? Ritenete che con la giustificazione della vostra sapienza entrerete nella gloria della vita eterna?

12. Se Cristo, essendo la Divinità stessa, dovette fare opere d’amore, predicarle nel modo più vivente, crocifiggere tutta la Sua Sapienza e lasciarla passare nella più grande tenebra, per rientrare così perfettamente nella gloria del Padre, il quale era l’Amore separato in Cristo stesso, allora dovranno anche gli uomini percorrere questa via, e dovranno seguire le orme di Cristo, se vogliono entrare con Lui nella gloria del Suo paterno Amore.

13. Nella primitiva Chiesa del mondo si diceva: “Voi uomini, solo mediante l’Amore di Dio potete pervenire alla divina Sapienza, altrimenti irraggiungibile!”. – Invece con Cristo è detto: “Ora sono Io, quale divina Sapienza stessa, quale Via e Vita, la Porta per l’Amore o per il Padre. Chi adesso vuole andare dal Padre, deve passare attraverso di Me!”

14. In che modo, però? Forse per mezzo della sapienza perché Cristo, quale Porta, è la divina Sapienza stessa? Oh, no, poiché proprio questa Sapienza si lasciò umiliare fino all’ultimo atomo. Essa, quale intangibile Santità di Dio, discese profondamente in basso tra tutti i peccatori; quella Sapienza che prima mai, neanche a un perfettissimo spirito angelico, era concesso di guardare nella Sua Luce fondamentale, Se ne andò ora in giro con i peccatori e mangiò sotto il loro tetto, e dovette alla fine lasciarSi affiggere alla croce da soldati e sbirri pagani!

15. Da questa infinita umiliazione della divina Sapienza stessa, emerge più chiaro del Sole che nessuno arriverà alla gloria della Vita eterna con la sua sapienza gonfiata. Per nessuno i libri e gli scritti che ha studiato diventeranno gradini per il regno dei Cieli, ma ciò lo saranno soltanto la sua vera umiltà e il vero vivente amore operoso per il Padre.

16. In Cristo, tutta la divina originaria Sapienza si trasformò in Amore per il Padre, per cui dal Padre e dal Figlio divenne una Unità. Nondimeno, lo stesso deve accadere anche per l’uomo. Prima che egli non sia umiliato fino all’ultima goccia del suo superbo intelletto, e in tutte le passioni dello stesso che corrono dietro a ogni tipo di onori. Sì, prima che non abbia deposto tutto ai piedi dell’amore e perciò abbia sofferto un breve oscuramento di tutta la sua mondana sapienza, in verità egli non entrerà nella gloria del Padre.

17. Cristo dovette patire e fare questo per entrare nella Gloria del Padre; dunque, anche ogni uomo deve farlo, e deve seguire vivamente l’esempio di Cristo, se vuole entrare nella Gloria del Padre.

18. Cristo, infatti, non aveva studiato nelle università, per entrare, così, come un Sapiente molto erudito, nella Gloria del Padre. Ma la Sua scuola si chiamava: Umiltà e Amore operoso! Se dunque Cristo vi precedette con questa scuola, come volete allora arrivare al regno di Dio con un’altra?

19. Credo che non sia necessario aggiungere altro, poiché la spiegazione viene chiara come il Sole dalla più profonda Sapienza. Perciò fate lo stesso, e così vivrete! – Amen!”

 

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Cap. 18

“Ma se Io col dito di Dio scaccio i diavoli, allora è certo che il regno di Dio è venuto a voi!”

(Luca 11,20)

18 gennaio 1844 sera

1. «Ma se Io col dito di Dio scaccio i diavoli, allora è certo che il regno di Dio è venuto a voi!»

2. Questo testo esprime proprio quello che vi sto dicendo ripetutamente. Che cos’è il ‘Dito di Dio’? Che cos’è ‘il diavolo’ e la sua cacciata? E che cosa ‘il regno di Dio’ che viene a voi? Che cosa indica particolarmente ‘il dito’?

3. Il dito indica l’attività in piccolo, come la mano l’attività in grande. Il ‘diavolo’ è il mondo, che attraverso la piccola attività dell’Amore deve allontanarsi dagli uomini. Il regno di Dio che viene a voi è la Luce di Grazia dell’Amore, nonché il dono ad essa collegato della Vita eterna.

4. Dunque, qui il dito di Dio indica la Mia amorevole premurosa attività presso voi uomini nel particolare, e i doni che vi do provengono dal Mio dito. Infatti, se Io dicessi: “Scaccio da voi i diavoli con la Mia mano!”, ciò equivarrebbe a questo: ‘Mando su di voi un giudizio generale’, come fu ai tempi di Noè! Ma Io scaccio da voi il mondo soltanto col dito, e così non ricevete un giudizio, ma solo una Luce di Grazia.

5. Questo scacciare da voi il mondo col Mio dito equivale anche a questo: “Io ricerco coloro che sono di spirito migliore, e tuttavia vivono assediati dal mondo”. Questi Io tocco col Mio dito, perché a loro sia la Mia interiore Luce di grazia.

6. In questa Luce di grazia Io mostro ciò che avete da fare, e com’è facile, e basta poco per giungere alla vita eterna e conquistare il regno di Dio, e come dunque esso in questa Luce di grazia venga a voi in modo vivente. Inoltre ciò esprime ugualmente che Io da voi pretendo solo una piccola attività, dunque non un’attività della mano, ma solo quella di un dito, la quale non consiste in nient’altro che in questo: che Mi dovete amare più del mondo, e dovete fare del bene secondo le vostre forze ai vostri fratelli e sorelle.

7. Se pretendessi una grande attività, allora dovreste fare quello che un tempo dovettero fare gli apostoli, e cioè lasciare tutto del mondo e alla fine provare perfino la morte sulla croce.

8. Dunque, solo col dito scaccio via da voi il mondo. E già questo vi sembra molto! Che cosa direste allora se dovessi alzare la Mia mano? Quanto vi risparmio! E tuttavia vi sembra molto ciò che pretendo da voi.

9. Io vi dico: “Non fate alcuna fatica a causa del mondo, poiché esso non lo merita!”. Perché dunque rimpinzate le vostre teste faticosamente con ogni genere di erudito sudiciume mondano, mentre Io vi offro e voglio darvi l’oro della Vita in sovrabbondanza, purché lasciate il mondo e prendete Me nel vostro cuore?

10. Che cosa direste allora a un uomo che nel suo giardino aveva un albero da frutto, il cui frutto era maturo e l’uomo avrebbe potuto facilmente raggiungerlo tendendo appena la mano? Esso, toccandolo con un dito, sarebbe stato nella sua mano.

11. Ma che cosa fece lo sciocco uomo per poter raggiungere questo frutto più comodamente e mostrare così, in qualche modo, quale grande valore egli attribuisse a questo frutto maturo? Egli fece scavare delle fondamenta e costruire sotto il frutto, da queste fondamenta, un altare con gradini in muratura, per raggiungere poi su questo con tutta comodità il frutto maturo. L’altare fu terminato dopo qualche settimana, ma nel frattempo il frutto sull’albero era marcito e così, dopo aver portato a termine la sua grande, sciocca fatica, ricevette dall’albero, anziché il frutto fresco e vivente, un frutto marcio e perciò morto.

12. A questo sciocco uomo somigliano tutti coloro che cercano nella grande erudizione il Regno della verità, il cui regno si potrebbe raggiungere in modo così facile e vivente con un piccolo innalzamento del cuore a Me. Questi letterati fanno e scavano fondamenta su fondamenta, e da queste poi costruiscono faticosi e costosi altari a gradini; e quando li hanno finiti, allora con tutta la fatica e il lavoro non hanno raggiunto altro che un frutto morto e marcio che né per il mondo, né tanto meno per lo spirito ha un qualche valore. Non per il mondo, perché questo dice: “A che pro tante spese e tanta fatica per così pochi interessi?”. E per lo spirito ancora meno, perché esso dalla sua sfera vitale dice: “Non posso utilizzare alcunché di marcio e morto!”

13. Invece il frutto prima maturo è proprio lo spirito ben ordinato nell’uomo. A che pro tanta fatica per rendere libero lo spirito maturo, cosa che ognuno può ottenere con una piccolissima fatica, con la fatica di un dito? A che pro intere biblioteche nella testa, ove il solo “Ama Dio sopra ogni cosa e il tuo prossimo come te stesso!” basta a sufficienza?

14. Io non ho bisogno di eserciti armati per scacciare i diavoli, bensì solo di un dito che è la Mia serissima amorevole Volontà! Lo stesso fate anche voi: siate seriamente e amorevolmente volonterosi e seguite il buon consiglio che vi do, ed anche voi diventerete liberi da tutto il mondo con la fatica più leggera, e il Mio regno sicuramente verrà a voi in modo vivente! – Amen!

 

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Cap. 19

“Non voglio lasciarvi orfani, voglio venire a voi!”

(Giovanni 14,18)

19 gennaio 1844 sera

1. «Non voglio lasciarvi orfani, voglio venire a voi!»

2. Questo testo esprime di nuovo tutto quello che, per prima cosa, è davanti a voi, quello che vi dico imperterrito, e che proprio anche adesso confermo fedelmente e vivamente con questo nuovo dono.

3. “Non voglio lasciarvi soli come degli orfani!” bensì, com’è anche detto: “Io rimango con voi fino alla fine dei tempi!”. Ma ovviamente, non nel vostro acume mondano e nella grande erudizione che Mi fa ribrezzo, bensì nell’amore e nell’umiltà del vostro cuore.

4. “Non voglio lasciarvi soli come degli orfani!”, ciò non vuol significare che Io voglio provvedervi di libri di ogni specie e, accanto ad essi, di case di preghiera piene di sculture, o anche, provvedervi di Mie immagini dipinte e scolpite in tutte le possibili situazioni, che però appartengono al regno del paganesimo! poiché ogni punto di vista esteriore appartiene al mondo ed ostacola l’aprirsi della vista interiore; così come quell’uomo che, non chiudendo gli occhi, non arriva a dormire, e ancor meno nel sonno, ad un sonno che è un punto di vista interiore su ciò che appartiene al mondo spirituale.

5. Quindi non è così che non voglio lasciarvi come orfani, anche se permetto con la Mia tolleranza che possiate mettere in opera una quantità di spettacoli esteriori che, in ogni caso, fanno riferimento a Me e, nello stesso tempo, possiate scrivere attingendo dalla vostra intelligenza una quantità altrettanto grande, se non maggiore, di libri nei quali si cerca la verità nella stessa maniera in cui giocate alla lotteria, ove nessuno sa se verrà estratto il numero che ha scelto, bensì ciascuno punta sulla buona fortuna. E se per caso il numero è stato estratto, egli sa il motivo di questo buon esito altrettanto poco come, nel caso opposto, avrebbe saputo il motivo dell’insuccesso. Infatti, ogni giocatore è dell’opinione che il suo numero sia il migliore, altrimenti di certo non l’avrebbe giocato. Solo ciò che avviene in seguito gli mostra un’altra luce, e cioè che un altro numero era migliore. Allora ovviamente dice: “Ma questo numero l’avevo già sulla carta, perché ho voluto sceglierne un altro?”

6. E vedete, questo esempio si adatta perfettamente a tutto il gran numero di scrittori. Ciascuno, in un modo o nell’altro, crede di aver colpito nel segno; ma non passa molto tempo e già ne arriva un altro che dimostra al primo con la massima precisione che ha fatto un errore madornale. E così via di seguito, e alla fine l’ultimo sa altrettanto poco quanto il primo se ha colpito il segno oppure no.

7. Se anche riesce qua e là all’uno o all’altro, nell’una o nell’altra materia, d’inciampare nella verità, tuttavia non sa se vi è inciampato sul serio oppure no. L’unico criterio per lui è che con la sua opera ha strappato al mondo una generale approvazione, ma non pensa che per raggiungere questa approvazione non ci vuole poi molto di straordinario.

8. Con lo scrivere libri bisogna solo fare ciò che fanno quelli della lotteria prima di tirare a sorte le loro cifre, ossia mescolare tutto ben bene, in modo che nessuno venga a sapere che cosa lo scrittore abbia voluto dire in realtà. Così, davanti a un’opera tanto colossale, ogni critica resta allora modestamente trattenuta, e quindi lo scrittore con la sua opera ha ottenuto chiaramente il plauso del mondo.

9. Tuttavia una domanda: “Si trova forse in tali opere lo Spirito Santo da Me promesso?”. – Oh, no! Davvero, quelli sono orfani; Io con quelli non ci sono! Per quelli, non vale il testo di cui si tratta qui.

10. Vale forse per i pittori, per gli incisori di rame, per gli scultori o per gli indoratori che si dedicano specificamente alla rappresentazione figurativa delle cosiddette cose sacre, – ma se vengono pagati forniscono anche scene di battaglia e ogni altro tipo di rappresentazioni oscene? – Io dico: “Anche questi sono orfani, e il testo non ha niente a che fare con loro!”

11. Saranno forse gli autori di prediche e di libri di preghiere, come pure i compositori della cosiddetta musica sacra? Oh, no! Anche per questi non vale il testo, perché anche questi girano il mantello secondo il vento, e per denaro sono disposti a far tutto. Il primo, scrive oggi un canto sublime, una preghiera, un salmo che, considerato dal punto di vista esteriore, non sarebbe stato indegno di Davide; domani invece con lo stesso entusiasmo– se viene pagato – scrive una sublime poesia sulla prostituta di un grande (del mondo), e in caso di necessità fa anche un nobile epitaffio per il morto cagnolino da passeggio di una principessa. Il secondo, invece, oggi compone un oratorio[10], immediatamente dopo – se viene pagato – scrive invece anche un balletto o una musica da ballo ancora più bassa.

12. Domanda: “Si manifesta qui un effetto dello Spirito Santo?”. – Io non lo trovo; e se non lo trovo Io, ancor meno sicuramente lo troverete voi, anche se lo cercaste con delle lanterne nelle quali, anziché una cattiva candela, bruciasse un Sole Centrale.

13. Ma lo Spirito Santo si celerà forse nelle sagge leggi dello Stato, in leggi di guerra, in decreti di ogni genere, e magari nelle rigorose molteplici leggi disciplinari ecclesiastiche? – Davvero, là Io non lo trovo!

14. Perché dunque no? Perché alla base di tutto ciò non ci sono Io, bensì solamente vantaggi di potere mondano. Tutti quanti vogliono comandare: l’imperatore e il re, il principe, il conte, il barone, il cavaliere, il signor nobile, il commerciante, il borghese, anche il contadino, e dall’imperatore in giù, naturalmente tutti i suoi funzionari, così come se fossero quasi ovunque la personalità stessa dell’imperatore.

15. Ci devono sì essere un imperatore, un re e un principe, ma non devono esserci per lo scopo di dominare, bensì per quello di guidare, affinché i popoli sotto la loro guida siano condotti a Me. Invece così vengono solo allontanati da Me in molteplici modi, e rivolti al mondo, senza essere resi forti, ma solo deboli, affinché poi, nella loro debolezza, tanto più facilmente si lascino dominare.

16. Domanda: “È un effetto dello Spirito Santo se il dominatore nei suoi sudditi vede nient’altro che schiavi, tanto che la sua parola può annientare in ogni tempo se solo la pronuncia?”. Colui che comanda deve essere una guida e un consolatore del suo popolo, e deve dargli leggi che derivano non da quelle pagane, ma dalle Mie, in modo da chiarirle. Allora sarebbe un giusto reggente, e lo Spirito Santo agirebbe con lui come ha agito con Davide e con altri degni governanti.

17. Invece, nelle invenzioni di macchine di ogni tipo che rendono superflue le mani della povera umanità, nella promozione dell’industria, nella costruzione di ferrovie e nello schieramento di grandi forze militari, lo Spirito Santo non ha operato mai in eterno! Poiché tutte queste cose accadevano anche prima del diluvio ai tempi di Noè, tramite l’influsso dello spirito del mondo, che è il diavolo nella sua totalità. Così avvenne anche a Sodoma e Gomorra e a Babele.

18. Ma chi vorrà affermare che questo l’avrebbe effettuato lo Spirito Santo? Ragion per cui a quel modo di agire completamente contrario a questo Spirito seguì sempre un potente giudizio; uno simile Io lo tengo già pronto anche adesso, per mostrare che il Mio Spirito Santo nell’attuale modo di agire del mondo non è affatto presente da nessuna parte, per cui tutto questo mondo se ne sta perfettamente come un orfano. Io però lo lascio salire ancora per qualche tempo, finché avrà raggiunto la giusta altezza di caduta, e poi, ...un lampo dall’Oriente fino all’Occidente, e nella sua Luce si mostrerà quanti effetti dello Spirito Santo sono presenti ora nel mondo!

19. Già! Ma se è così, dove sono allora coloro che non voglio lasciar soli come orfani?

20. Io dico: “Ce ne sono anche di quelli, qua e là, ma adesso sono diventati quasi più rari e preziosi dei grossi diamanti della corona. Costoro vivono modestamente, ritirati il più possibile dal mondo, e la loro gioia sono Io, ed anche l’oggetto dei loro discorsi sono Io”. – Perché dunque? – Perché dalla bocca esce ciò di cui è pieno il cuore. Così Io sono anche l’oggetto di cui si occupa il loro cuore, e tutto il resto del mondo, per loro è in vendita per una noce vuota.

21. Questi non sono davvero orfani; poiché Io sono in mezzo a loro, parlo giornalmente con loro e li istruisco Io stesso e li educo Io stesso. Costoro ascoltano sempre la Mia voce e riconoscono anche questa voce come quella del vero Pastore, e non come quella di un mercenario che essi non seguono perché è la voce di un venale interessato. Dunque, sono questi coloro per cui è proposto il presente testo.

22. Non Mi occorrono perciò né eruditi, né poeti, né scultori, e neanche musicisti, né inventori di macchine e neanche legislatori mondani, bensì Mi occorrono soltanto cuori umili che Mi amano. Dove trovo questi, là aggiungerò anche tutto il resto, e ciò sicuramente in una maniera migliore di come la inventa il mondo; e allora tutto sarà un effetto dello Spirito Santo, e non ci saranno orfani nel mondo. Tuttavia solo pochissimi sono così, il cui orecchio è sensibile alla Mia voce.

23. Io credo che da quanto è stato detto comprendiate molto facilmente quali sono quelli per cui è proposto il testo. Che anche voi ne facciate parte attualmente, lo prova ciò che è davanti a voi, ma solo se agirete perfettamente di conseguenza, solo allora vi verrà la grande certezza di questa Verità. Riflettete su questo! – Amen!

 

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Cap. 20

“Ed Egli vide che erano in difficoltà nel remare, perché il vento era loro contrario.

E venne a loro alla quarta veglia della notte, camminando sul mare, e voleva passar loro accanto e superarli”.

(Marco 6,48)

22 gennaio 1844 sera

1. «Ed Egli vide che erano in difficoltà nel remare, perché il vento era loro contrario. E venne a loro alla quarta veglia della notte, camminando sul mare, e voleva passar loro accanto e superarli».

2. Versetti lunghi necessitano di una spiegazione breve, perché per lo più recano la spiegazione già in sé. Versetti brevi invece necessitano di una spiegazione più lunga, perché per prima cosa non ne portano con sé alcuna a causa della loro brevità, e per seconda cosa perché di solito la luce in essi è più compressa e più saldamente racchiusa, perciò occorre di più per liberare tutta la loro luce che non nel caso di versetti più lunghi, i quali in ogni modo già nella loro posizione splendono abbastanza fortemente.

3. Per questo motivo anche del presente testo non posso darvi un’estesa spiegazione, perché la sua luce è comunque molto forte; e se solo volete riflettervi un poco, dovreste toccarla da soli con mani e piedi insieme. Ma affinché vi rendiate conto di questo, voglio mettervi sulla strada soltanto con brevissimi cenni, e ne avrete a sufficienza per la comprensione di questo testo. Così udite dunque!

4. ‘Il mare’ significa il mondo; i ‘i venti contrari’ sono il modo di agire del mondo e le sue attrazioni, contro cui un buon navigante deve combattere fino alla quarta veglia della notte, il che indica i suoi ultimi giorni di vita, dunque per tutto il tempo della sua vita; infatti, con ‘notte’ viene intesa la vita materiale in questo mondo.

5. Il Signore non è nella barca. Perché no? Perché non è nel mondo; infatti, la barca indica l’uomo che vive nel mondo, con il cui uomo, a causa della sua libertà, il Signore non c’è.

6. Tuttavia il Signore cammina in modo miracoloso dietro al navigante e passa sopra tutti i flutti e alle onde del mondo, così come se fossero terraferma. Egli non si cura dei naviganti che sono sul mare; quando ne incontra uno, passa oltre per non disturbarlo nella sua libertà.

7. Se però incontra una barca che porta i Suoi discepoli, cioè quegli uomini che Lo riconoscono e Lo chiamano, allora Egli si avvicina alla barca, altrimenti, passerebbe anche oltre. Si avvicina perché la barca porta i Suoi discepoli, ossia: “Nell’uomo c’è un cuore che ama il Signore, che crede in Lui sinceramente e Lo chiama”.

8. Certo che il cuore in principio ha paura e Lo crede uno spettro, ossia: “Un uomo che è ancora pieno di concetti sbagliati su di Me, ritiene impossibile o perfino una chimera che Io Mi possa avvicinare a lui nel mondo e perfino salire sulla sua barca”.

9. Se però non desiste per questo dal suo amore, allora Io vengo più vicino alla sua barca e Mi annuncio, e quando ha sentito la Mia voce dicendogli: “Non temere, poiché sono Io il tuo Maestro, il tuo Signore, l’Iddio e Padre tuo!”, allora la paura dello spettro passa subito e l’uomo Mi accoglierà con gioia straordinaria nella sua barca.

10. Vedete, questa è già tutta la spiegazione di questo testo. Resta ancora una sola domanda, e precisamente questa: “Come deve essere fatta la barca che porta i Miei discepoli?”. È forse un piroscafo costruito con molto studio, oppure è un’imbarcazione di linea a tre alberi dotata di centosessanta cannoni, forse una fregata, una goletta, un brigantino, o forse una nave mercantile con un ricco carico? Oh, no! Tutti questi tipi di nave non portano i Miei discepoli; da queste Io di solito Mi tengo così lontano che non Mi vedono neanche come spettro. Ma chi anche vorrebbe avvicinarsi a tali navi che sono provviste di cannoni? La loro protezione è la morte. Ma le navi che hanno a protezione la morte vanno anche sicure dalla morte, poiché la morte non ha nulla da temere dalla morte. Dove invece la morte mantiene un vasto raggio attorno a una nave (la portata di tiro dei cannoni), la vita allora se ne va lontano.

11. Ma allora, che aspetto deve avere la nave che porta i discepoli? Ve lo dico Io: “Piuttosto straordinariamente semplice!”. È solo una zattera di alcune solide travi legate e fissate assieme, e si trovano quasi sull’identico livello della superficie dell’acqua, dove i naviganti tutt’al più sono un paio di piedi più in alto della superficie della stessa. Non può avere una vela, perché non sia padroneggiata dal vento del mondo, ma soltanto dei solidi remi da ciascuna parte, affinché, essendo toccata il meno possibile dai diversi venti del mondo, mediante i solidi remi possa essere guidata ovunque liberamente dalla volontà del navigatore.

12. Se Io arrivo a una tale umile imbarcazione, allora la riconosco come una di quelle che portano i Miei discepoli; a una tale imbarcazione Io poi Mi avvicino e vi salgo. Perché dunque? – Perché per prima cosa una barca simile non ha un movimento tanto veloce, non avendo vele né ruote a vapore, ma solo i puri remi, con i quali non si può produrre un movimento tanto veloce e quindi posso raggiungerla presto, per seconda cosa perché una tale barca non ha un circuito di morte, di cui Io, quale Vita stessa, non sono amico; e come terza cosa perché su una tale barca, a causa della sua grande sottigliezza, si può salire facilmente dalla superficie dell’acqua senza tanto sforzo e senza tanti ostacoli.

13. Io poi non sono affatto amico dei grandi sforzi; quello che presso di Me non può avvenire con la massima facilità, quasi come liberamente da se stesso, lo lascio andare come va. Comprenderete facilmente il perché, poiché ciascun uomo ha la sua perfetta libertà che da Me mai viene turbata!

14. Nondimeno, dove incontro sulle onde instabili del mondo una barchetta bassissima e facile da salire, e dalla stessa vengo riconosciuto, allora vi salgo sopra, anche se fossi stato intenzionato ad andare oltre. E una volta che sono sulla barchetta, allora diventa anche subito giorno, e di giorno si scorge facilmente la riva sicura, ed Io, quale buon capobarca, non mancherò certo la riva.

15. Credo che comprenderete questa spiegazione. Perciò navigate anche voi su una siffatta barchetta; quanto più bassa è, tanto meglio è, ed Io Mi avvicinerò anche a questa barchetta e poi ci salirò sopra del tutto! – Amen!

 

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Cap. 21

“Ma beati sono i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odono!”

(Matteo 13,16)

24 gennaio 1844 sera

1. «Ma beati sono i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odono!»

2. Che cosa riterreste che significhi questo testo? Qui voi dite subito: “Non lo sappiamo!”

3. Poiché se diceste: “Lo sappiamo!”, allora evidentemente mentireste. Infatti, dapprima dovreste osservare scrupolosamente il testo soltanto nel suo senso esteriore letterale. Se trovate il testo molto acuto secondo il criterio comune, allora siete ancora lontani dalla verità e dalla luce che vi si cela. Se invece trovate che questo testo per il criterio comune è un nonsenso, allora siete molto più vicini alla verità e alla sua luce.

4. Ovviamente qualche arguto qui potrebbe dire: “In questo sono d’accordo; e chi riconosce l’intera Bibbia come un nonsenso, quello è già la luce e la verità stessa”. – Ma Io non intendo la cosa in questo arguto senso mondano, quando dico che dovreste prima trovare nel testo un nonsenso con il vostro criterio mondano, se volete andare più vicini alla sua Luce.

5. Perché dunque dico così? Perché questo testo ha un puro senso celeste che è diametralmente opposto a ogni criterio mondano.

6. Ma com’è questo testo un nonsenso per il criterio mondano? Udite! Voglio farvelo sapere.

7. Voi sapete che solo il cuore, ossia unicamente l’amore è capace di provare un senso di gioia o una qualsiasi beatitudine, e ciò per questo motivo: perché nell’uomo solo l’amore, ossia lo spirito, è la sola vita, e perciò anche solo ed unicamente esso è capace di qualsiasi percezione. E così la beatitudine non può essere fatta anche per l’occhio e per l’orecchio; poiché l’occhio e l’orecchio sono solo organi dei sensi che devono servire esclusivamente allo spirito per le sue viventi attività, e né l’occhio né l’orecchio di per sé possono essere capaci di una qualche beatitudine; ben lo è invece lo spirito per mezzo dell’occhio e dell’orecchio, così come anche per mezzo degli altri organi dei sensi.

8. Per cui, se nel testo è detto ‘Beati gli occhi che vedono questo; e beati gli orecchi che odono questo!’ con ciò secondo il criterio mondano viene ovviamente espresso qualcosa di contraddittorio. Ora però vogliamo vedere se le cose stanno proprio così!

9. Quei comuni cristiani del mondo che sono un po’ migliori, l’intendono come se fossero beati solo quegli occhi e quegli orecchi che Mi hanno visto e udito al tempo della Mia vita sulla Terra, e dicono che il tutto è solo una figura retorica un po’ più bella, in cui invece della cosa si mette un simbolo, parti di un tutto per il tutto stesso, o come si esprimono in modo più colto i maestri di retorica: Signum pro re; pars pro toto”. Tuttavia ciò equivarrebbe sostanzialmente a dire: “Beati sono quegli uomini che hanno visto e udito Me stesso!”

10. Non è questa la giusta spiegazione e, nota bene, dalla bocca dei cristiani mondani migliori? Questo è certo, ma accanto a ciò devo anche subito informarvi che né Io né il citato evangelista abbiamo mai studiato la retorica, e qui non abbiamo avuto alcuna considerazione per una qualche sineddoche[11]; né per alcun tipo di sillogismo[12].

11. La nostra figura retorica aveva il solo nome: ‘verità interiore divino-spirituale’, e in base a questa figura retorica che compare nella Mia retorica, il testo sopra citato non appartiene né alla sineddoche, né ad alcun tipo di sillogismo; neppure è una parafrasi e neanche un prologo o epilogo, bensì, come già detto, esso è una pura, intimissima verità divino-spirituale!

12. E questa consiste in ciò: “Nel mondo tutti gli uomini hanno di solito una gran paura della morte del corpo, e il motivo è perché sono mondani, quindi nulla possono scorgere di ciò che è dello spirito, e non sono neanche in grado di comprendere ciò che sarebbe un vivente insegnamento per il loro spirito”.

13. In questo gesto c’è però una celeste esaltazione di coloro che, attraverso un’autentica vita d’amore, sono arrivati a tal punto che il mondo con la sua notte cadde dai loro occhi come un pesante sipario e fu aperto l’orecchio del loro spirito, per sentire la Mia voce paterna, e nel complesso ciò equivale a questo: “Felici sono i rinati!”. In questa collocazione il riferimento, nel significato esteriore, non è a quegli uomini che comunque furono Miei compatrioti e contemporanei, ma il riferimento si allarga a tutti gli uomini che sono vissuti e ancora vivranno sulla Terra, così come agli abitanti di tutti gli altri mondi.

14. Infatti, tutto deve essere prima rigenerato spiritualmente, se vuole entrare nello spirituale così eternamente vivente, veramente beatificante. E così qui con ‘occhi’ s’intende il riconoscimento del divino-vero, e con ‘orecchi’ l’accoglierlo in sé ed agire di conseguenza, ed equivale anche a questo: “Beato è l’uomo nella sua intelligenza spirituale, se riconosce completamente il divino-vero; e veramente beato egli è, se il divino-vero lo accoglie nella sua vita ed agisce esclusivamente in base a questo, poiché solo con questo mezzo egli otterrà la rinascita dello spirito, in seguito alla quale egli non vedrà né sentirà né proverà la morte mai più in eterno!”

15. Questo è perciò il vero significato di questo testo! Ma sarebbe completamente sbagliato riferirlo a coloro che per mezzo dei loro occhi scorrono e leggono a fondo moltissimi libri e cercano la Luce così, oppure a quegli uomini che, pur non sapendo leggere, tuttavia ascoltano molte prediche, lezioni di cristianesimo ed esortazioni alla penitenza, poiché questi escono sempre dalla predica così come ci sono entrati.

16. Si, moltissimi già spesso sulla soglia della casa di preghiera non sanno più una parola di quello che è stato predicato, e a certe prediche gli orecchi degli ascoltatori sono tutt’altro che beati, specialmente quando talvolta un predicatore non proprio colmo di troppo amore fraterno, dipinge l’inferno ai suoi ascoltatori il più rovente possibile, mentre la via del Cielo la fa oltremodo stretta, ripida e spinosa, tanto che alla fine ai suoi ascoltatori riesce quasi difficile la scelta di quale cammino debbano percorrere. E così pensano: “L’inferno è sì rovente, ma vi ci porta una via oltremodo comoda. Il Cielo, è vero che offre la massima beatitudine, ma chi lo può raggiungere, se è raggiungibile solo per una simile via che è quasi impossibile percorrerla?”

17. Dunque, tali orecchi non potrebbero essere esattamente i più beati, e altrettanto poco gli occhi degli eruditi che vedono sì molto, tuttavia non potranno mai ottenere la visione di ciò che più amerebbero guardare. Pertanto sono beati solo coloro che si curano della rinascita dello spirito ed anche la raggiungono sempre di più.

18. Però nessuno rinascerà tutto in una volta, bensì soltanto a poco a poco; d’altra parte, l’atto della rinascita per nessuno comincia prima che abbia iniziato a riconoscere la divina verità, e nessuno rinascerà completamente né perverrà alla perfetta visione interiore e all’ascolto della Parola vivente, prima di aver bandito da sé di sua iniziativa il mondo; il che, del tutto propriamente, è il peccato. Ed esclusivamente allora il testo citato viene nella rassicurante applicazione nella sua pura Luce divina, e appena allora saranno anche beati gli occhi che vedono e gli orecchi che odono questo.

19. Ritengo che anche questo testo sia stato presentato con sufficiente chiarezza. Cercate dunque anche voi di realizzarlo in voi stessi! – Amen!

 

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Cap. 22

«Ed Egli disse loro: “In verità vi dico che qui ci sono alcuni che non proveranno la morte finché non vedranno il regno di Dio venire nella sua potenza!”»

(Marco 9,1)

26 gennaio 1844 sera

1. «Ed Egli disse loro: “In verità vi dico che qui ci sono alcuni che non proveranno la morte finché non vedranno il regno di Dio venire nella sua potenza!”»

2. Questo è di nuovo un testo un po’ più lungo, e perciò necessita di una spiegazione un po’ più breve. Occorre solo sapere chi sono gli alcuni che non proveranno la morte finché non vedranno il regno di Dio venire nella sua potenza; se si conoscono questi, allora si sa già anche quasi tutto il senso di questo testo.

3. Chi sono dunque gli ‘alcuni’? – Essi sono coloro che credono e, di conseguenza, sperano. Chi fermamente crede, nella sua fede troverà anche realizzata la sua speranza; infatti, è pur detto: “Chi ha una fede grande come un granellino di senape e non dubita in ciò che crede, può spostare montagne con la forza della sua fede!”

4. Dunque, con ‘alcuni’ è da intendersi i credenti, e ciò si rileva anche dal fatto che il credente è continuamente animato dal desiderio di vedere con i suoi occhi quello che crede. Perciò questa promessa è anche formulata in modo tale da indicare come debba essere realizzato l’interiore desiderio di tali credenti; ed essi non devono provare alcun genere di morte, prima di vedere ciò in cui credono.

5. In cosa credono dunque questi alcuni? Questi alcuni credono fermamente che Io sono il promesso Messia, credono anche che tramite Me sarà fondata sulla Terra la gloria del regno di Dio, dunque una perfetta teocrazia che non avrà mai fine. Il Figlio dell’uomo assumerà sulla Terra la gloria del Padre e davanti alla Sua potenza si dovranno piegare tutti i regni della Terra e tutte le ginocchia di coloro che sono sotto la Terra, sulla Terra e sopra la Terra.

6. Ciò era la ferma fede di questi alcuni. Ragion per cui fu anche detto loro che non avrebbero dovuto provare alcun genere di morte fino a quando non avessero visto venire la gloria del regno di Dio; ovviamente non nella maniera che credevano, ma soltanto nella corrispondenza con la loro fede.

7. Cosa ne pensate voi del perché a questi alcuni, dopo la contemplazione della Magnificenza all’arrivo nel Regno di Dio, resterebbe lasciata comunque la condizione di gustare la morte, cioè quelli che dopo aver visto l’arrivo del Regno di Dio dovranno comunque gustare la morte? – Il motivo per questo, è la fede, quella che di per sé pur così ferma, non produce la vita, se prima non ha come fondamento l’amore, l'unico ad essere immortale!

8. Di tali alcuni ce ne sono anche adesso nel mondo una gran quantità che tengono puramente alla fede, la cui sola renderebbe beati, e non pensano che la fede è solo un’irradiazione della Luce di grazia del Mio Amore, la cui Luce prepara ed agisce interiormente così come agisce sulla Terra la luce nel senso naturale. Quando d’estate essa vi cade con forza, riscalda anche il terreno e fa spuntare dallo stesso ogni sorta di frutti, ma la luce non può avere sempre la stessa forza, e quando poi s’avvicina l’inverno e il raggio del Sole diventa sempre più debole, in breve muoiono tutti i prodotti della luce estiva e vengono sepolti sotto la neve e il ghiaccio.

9. Perché dunque la terra in inverno non vivifica i suoi figli, così sfarzosi in estate? Perché essi devono provare la morte, sebbene in precedenza abbiano percepito la gloria della luce del Sole? – Perché la Terra possiede troppo poco calor proprio.

10. Proprio così è anche per i campioni della fede. Essi credono fermamente e sono pieni di zelo e di attività fino a quando sono illuminati e riscaldati dal raggio della Mia grazia, ma quando poi vengono messi alla prova di quanto calor proprio abbiano in sé, allora appassiscono; i frutti insieme alle foglie cadono dagli alberi ed essi se ne stanno nudi e spogli, e presto al posto dei precedenti frutti sui loro rami e rametti si posano neve e ghiaccio.

11. Nella Mia altissima luce di grazia estiva scorgono certamente la gloria del Mio regno nei frutti che essi portano grazie a questa luce, ma questi frutti sono di provenienza estranea, cioè non sono prodotti con la forza del proprio calore, e perciò resta immancabilmente nel retroscena l’assaggio della morte.

12. Invece, non così è per quelli che nell’intimo hanno essi stessi un sole nel loro grande amore per Me; a questi Io dico: “In verità, in verità, coloro che Mi amano e agiscono secondo la Mia parola, non sentiranno, né mai proveranno la morte in eterno!”

13. La fede può essere ottenuta anche mediante la lettura dei giusti libri, ma l’amore viene solo dal cuore. Perciò anche voi, anziché ai libri, chiedete più al vostro cuore come è disposto verso di Me, e allora non apparterrete agli ‘alcuni’. Riflettete sempre su questo! – Amen!

 

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Cap. 23

“Voi, guide accecate, che filtrate i moscerini e inghiottite il cammello!”

(Matteo 23,24)

27 gennaio 1844 sera

1. «Voi, guide accecate, che filtrate i moscerini e inghiottite il cammello!»

2. Anche questo è di nuovo un versetto che è adatto per tutti i tempi e il cui senso è pure da toccare subito con mano, com’è il caso di altri.

3. Chi sono dunque queste guide abbagliate o cieche? – Sono i cosiddetti battitori dei piccoli sbagli, ovvero i cavalieri della lettera della Legge. Qui essi si affannano a spazzare e a sbraitare tutto il giorno, ma i grossi sbagli, dai quali dipende tutta la salvezza e la Vita dell’uomo, spesso non li conoscono affatto, e se mai li conoscono, allora chiudono gli occhi per ragioni politiche, come se non contassero per niente.

4. Per rendere questa cosa più chiara possibile, voglio portarvi solo degli esempi. Vogliamo qui salire dal piccolo al grande, ovvero dal particolare al generale.

5. Vediamo in una famiglia, dunque in una singola casa! Il padre ha figli di entrambi i sessi; in una casa che ha una certa possibilità i ragazzi vengono assiduamente spronati a studiare e le ragazze hanno anch’esse diversi maestri. Così imparano a balbettare una qualche lingua straniera, disegno, musica, e accanto a ciò anche altri fini lavori femminili.

6. I figli maschi sono spronati a studiare con ogni zelo. Essi devono eccellere, altrimenti ci sono delle brutte ore; qui ogni negligenza viene rimproverata con severità e le penitenze non mancano. La stessa fermezza si adopera anche per le altre cosiddette regole della buona società, e guai al ragazzo che dovesse peccare sconsideratamente contro queste! E qui il padre, l’istruttore e il maestro pubblico, castigano ogni giorno.

7. Si chiederà: “Già! È dunque sbagliato?”. Io a costoro non dico altro che questo: “Anche qui si filtrano i moscerini, ma s’inghiotte il cammello senza badarvi”.

8. Ma cos’è dunque qui il cammello? Il cammello è appunto quello stesso studiare e rendere un giovane rifinito per il mondo. Con l’inghiottire questo cammello il giovane per lo più perde l’ultima goccia di ciò che in lui avrebbe potuto risvegliare la vita dello spirito, e così viene spinto completamente nel mondo più sfavillante.

9. La stessa cosa avviene anche per le ragazze. La severa madre parla per tutto il giorno fin quasi a consumarsi la lingua, perché una figlia ha fatto un punto un po’ troppo lungo, in un’altra si scopre una piccola macchia da qualche parte, la terza non ha saputo abbastanza bene la sua lezione in questa o quell’altra materia, un’altra ancora ha i capelli non proprio a posto; per farla breve, ogni comportamento inadeguato e tutta una quantità di simili errori, appena degni di nota, non raramente sono castigati con una sgridata, e allora per tutto il giorno c’è da correggere, punire e incitare.

10. Vedete, anche qui si setacciano di nuovo i moscerini, ma il fatto che le fanciulle con tutte queste cianfrusaglie mondane vengono puramente uccise per ogni interiore vita spirituale, è il cammello che viene inghiottito senza tanto pensarci.

11. Io credo che a questo esempio non occorra più aggiungere altra spiegazione, essendo chiarissimo da se stesso. Passiamo ad un esempio più generale.

12. Così è della Chiesa come essa è da voi, dove si guarda moltissimo che vengano osservati i cosiddetti precetti, specialmente da parte del popolo comune, pena la mancata assoluzione. Chi osserva ciò, non trova alcun ostacolo da parte della Chiesa in certe occasioni; in tal senso si predica anche severamente tutte le domeniche e tutte le feste, e in uno di questi precetti della Chiesa ad un povero peccatore si dipinge l’inferno tremendamente arroventato, ed egli ha il suo bel da fare prima di essere riammesso nelle grazie della Chiesa. Per un ricco, ovviamente, la cosa è un po’ più facile, ma il povero ha da penare!

13. Ma come riescono a far conoscere in modo vivente la Mia parola e guidare il popolo secondo la stessa? – Essi insegnano così: se il cristiano adempie solo i suoi doveri verso la Chiesa, allora può anche peccare contro qualcuno dei Miei Comandamenti, e può star sicuro che per questo non riceverà una penitenza troppo severa.

14. Se solo dimostra di aver presenziato alle cerimonie della chiesa la domenica mattina, allora poi nel pomeriggio può anche frequentare senza preoccupazione case da gioco e osterie, come pure piste da ballo. Può giocare, gozzovigliare, ballare e fornicare per tutta la notte; può anche di tanto in tanto ingannare, calunniare la gente, mentire, essere avaro, recare danno a un altro, ovviamente attraverso vie politiche e giuridiche.

15. Tutto ciò sparisce alla prossima confessione, specialmente con un confessore discreto, con cinque padrenostri e cinque avemarie, e sicuramente poi con una messa pagata. Qualora inoltre il nostro penitente abbia magari da presentarsi anche con un’indulgenza, allora dalla sedia del confessionale se ne va immacolato come un sole alla tavola del Signore, e da qui come un angelo fuori dalla chiesa.

16. Chi non scorgerà in questo esempio il filtrare i moscerini e l’assai grossolano inghiottimento del cammello?

17. Io, ovviamente, non voglio farne un rimprovero a tutti quelli che si confessano; poiché ci sono qua e là anche parecchi che prendono la cosa seriamente e dal lato migliore, ma questo è solitamente il caso generale.

18. Nicodemo faceva parte anch’egli dei farisei e degli scribi, ma rappresentava tra loro un’eccezione, e perciò non era un filtratore di moscerini e inghiottitore di cammelli; infatti, egli mi conosceva e ci teneva alla Mia parola. In tal senso, per confessori fedeli ci sarà sufficiente giustificazione. E così passiamo a un grande esempio generale!

19. Così i principi del mondo emanano una quantità, sì una terrificante quantità di leggi, la cui trasgressione – consapevole o inconsapevole – viene severamente punita secondo i paragrafi. Ma per quanto concerne le Mie Leggi, vengono inserite come leggi dello Stato soltanto quelle con cui si può perseguire una sicurezza in senso mondano. Tali sono principalmente il settimo, il quinto e, per una condotta pubblicamente troppo abietta, il sesto Comandamento; degli altri sette lo Stato non si occupa molto. Potrebbero indurlo a ciò soltanto ragioni politiche. Dunque, uno Stato si preoccupa pochissimo o niente del tutto di guidare i popoli secondo la Mia parola, dicendo intanto: “Il resto lasciamolo pure al clero!”

20. Così allora da entrambe le parti vengono setacciati moscerini e inghiottiti cammelli a migliaia, e la specie dei farisei non si estingue mai; infatti, se la si piglia da una parte, tanto più prende fiato l’altra parte, e si può fare come si vuole, ma per lo più si cade dalla padella alla brace.

21. Il mondo vuol comandare, e a questo scopo sa servirsi di tutto: leggi divine e mondane vengono tese in un giogo e devono trascinare il popolo alla perdizione.

22. Che giova, infatti, se un uomo è pur così brillante e ben inserito nello Stato? Che giova se in uno Stato, dal punto di vista mondano, c’è la migliore costituzione, ma intanto la questione principale attorno alla quale ruota tutta la vita dello spirito, viene sempre lasciata completamente in disparte?

23. Credo invece che sarebbe meglio se uno entrasse mondanamente storpio nella Vita, piuttosto che mondanamente brillante nella morte eterna.

24. Dire di più sull’argomento sarebbe inutile. Perciò anche voi non guardate tanto ai moscerini, bensì molto più a non inghiottire cammelli, così avrete la vita eterna! – Amen!

 

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Cap. 24

“E Gesù pianse”

(Giovanni 11,35)

29 gennaio 1844 sera

1. «E Gesù pianse».

2. Questo testo è brevissimo, consiste di tre paroline, ma in tutta la sua brevità è così espressivo e significativo che se ve lo esponessi solo con qualche spiegazione, avreste da scrivere un intero mondo pieno di libri. Tuttavia la sua piena rivelazione non sarete in eterno in grado di comprenderla in tutta la sua profondità!

3. Innumerevoli volte si trova nella Scrittura la congiunzione ‘e’, ma in nessun luogo essa congiunge tanto quanto qui. Qui, infatti, essa congiunge due cose infinite, e precisamente l’infinito Amore e l’infinita Sapienza, Forza, Potenza di Dio, in Uno. Poiché Gesù è Sapienza, Potenza e Forza, e perciò Colui che ha il potere sopra tutto ciò che è naturale e spirituale, riempie l’eternità e l’infinità.

4. Nondimeno, questo Gesù pianse. Come dunque, e perché? Perché Egli divenne in pienezza, Uno col Padre e con l’eterno Amore. In Mosè, infatti, quando egli pretese di vedere Dio, gli fu detto: «Nessuno può vedere Dio e, nello stesso tempo, vivere!». Ma in Gesù molti videro Dio, ed Egli divenne la loro vita, ed essi non morirono per averLo visto.

5. Ai tempi di Mosè la Divinità non piangeva, ma condannava a morte i trasgressori della Legge, e nessuno veniva risvegliato una volta che era stato sopraffatto dalla morte. Qui c’era la medesima Divinità, ma Essa non tenne più celati nel Suo Centro imperscrutabile il Suo Amore e la Sua Pietà, bensì pianse, e poi Si scosse e sciolse i lacci della morte a colui che marciva nella tomba.

6. Capite ora qualcosa di quello che qui significa il pianto di Gesù? Il piangere di Gesù significa qui una Pietà infinitamente profonda dell’infinito Amore in Dio!

7. Di chi Egli aveva pietà? – Di colui che marciva nella tomba già da quattro giorni.

8. Chi di voi ha dunque tanta sapienza da comprendere questa immagine pienissima di significato infinito? Credete che qui Gesù fece solo un miracolo locale, per primo, per ridare alle due sorelle in lutto il loro amatissimo fratello, e per secondo per fornire così ai giudei una prova come mai nessuno aveva fatto prima di Lui?

9. Oh, vedete, queste sono circostanze secondarie del tutto insignificanti, poiché per prima cosa Gesù aveva già fatto prima in larga sufficienza dei miracoli che avevano del tutto lo stesso peso di questo, e poi per quanto concerne la consolazione delle due sorelle, Egli, che tiene tutti i cuori degli uomini nella Sua mano, non avrebbe di certo avuto difficoltà nel renderle con uno sguardo, sì, perfino col più lieve dei cenni tanto beate che difficilmente avrebbero ripensato al fratello morto con tristezza, ma piuttosto solo con giubilo!

10. Per cui, ciò non fu la ragione principale. Ma quale allora? Sì, qui c’è la vera e propria profondità per voi inafferrabile di questa azione di Dio! Io posso accennarvela solo da lontano, ma non spiegarvela completamente, dato che una piena luce in questa cosa vi costerebbe la vita, poiché proprio di questa azione si dice appunto che accadde perché divenisse manifesta nel Figlio la Gloria del Padre.

11. Che cosa rappresentano le due sorelle in lutto, Marta e Maria? Esse sono immagini dei tempi, prima e dopo; l’uno più esteriore, dunque più preparatorio, l’altro più interiore, perciò più spirituale, in se stesso di una specie più piena di verità. In un senso più ampio esse rappresentano con ‘Marta’ tutta la Creazione naturale, e con ‘Maria’ tutta la Creazione celeste-spirituale. Vedete, queste sono le due sorelle in lutto!

12. Per chi dunque sono in lutto? Per un fratello che già da quattro lunghissimi giorni marcisce nella tomba. I quattro giorni indicano i quattro stadi della Creazione.

13. Ebbene, chi è il fratello? Nondimeno da qui, non più oltre!!! Chi di voi possiede solo un briciolo di sapienza, può fare il conto, ma una più precisa informazione da parte Mia sarebbe pericolosa per la vostra vita!

14. Tuttavia, da quanto è stato detto potete sempre rilevare questo: quale grande profondità e quale imperscrutabilità giace nelle tre parole “E Gesù pianse!”. Se pensate chi è Gesù, allora potrete per lo meno intuire che le Sue lacrime significano qualcosa di completamente diverso e più grande di quelle che quasi accecano una lettrice di romanzi. L’animo di Gesù non era diventato eccitabile con le letture, bensì esso era l’eterno Amore stesso quale Padre nel Figlio!

15. Come esempio da imitare, poi, le lacrime indicano che anche voi dovete essere compassionevoli attingendo alla vera profondità della vita; infatti, una tenerezza di cuore e una compassione prodotte dalla lettura di romanzi, da Me non hanno assolutamente alcun valore, e non sono molto migliori di un amore cieco e di un matrimonio teatrale. A tali ‘compassionevoli’ uomini voglio dare un giorno anche la paga che fu la ragione della loro compassione. Essi dovranno incontrare anche di là grandi biblioteche di innumerevoli romanzi, e non ne usciranno fino a quando non sperimenteranno in se stessi, in modo vivente, che un amore scritto e una vita scritta non sono affatto ‘amore’ e affatto ‘vita’.

16. Chi non ama da Me e non impara da Me, quello fa tutto ciò che fa, come un morto, e non risorgerà dalla sua tomba, prima che Gesù non abbia pianto sulla stessa. Comprendete bene questo; in ciò vi è una grande profondità, e così sia la vita il vostro Amen!

 

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Cap. 25

«Perciò non state in ansia, e non dite: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Con che cosa ci vestiremo?”. Per tutto

 questo si affannano i pagani. Poiché il Padre vostro sa che avete bisogno di tutto ciò»

(Matteo 6,31-32)

 

31 gennaio 1844 sera

1. «Perciò non state in ansia, e non dite: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Con che cosa ci vestiremo?”. Per tutto questo si affannano i pagani. Poiché il Padre vostro sa che avete bisogno di tutto ciò».

2. Vedete, Miei cari, ecco di nuovo un paio di testi molto più lunghi, ma in compenso sono anche già esposti apertamente e liberamente in tutto il loro significato, ed hanno il loro senso spirituale così apertamente esposto, che quasi ciascuno lo può toccare con mano per la sua necessità. In generale però potete tener presente questo: non è nel Mio insegnamento verbale la parte più difficile da comprendere, bensì il più difficile è sempre nelle Mie azioni. – Ma perché dunque?

3. L’insegnamento dovette essere esposto in modo tale da poter essere compreso senza tanta fatica anche dal mondo; infatti, che gioverebbe al mondo intero un insegnamento stilato in profondissima sapienza? Esso sarebbe per il mondo, proprio quello che per voi è più o meno la lingua giapponese; il mondo non ne capirebbe mai neanche uno jota.

4. Prendete ad esempio la Rivelazione di Giovanni, stilata in una sapienza un po’ più profonda! Avete già pur letto su di essa talune spiegazioni, ma fondamentalmente non sapete ancora che cosa dovete farne di questa rivelazione e che utilità abbia accanto al Vangelo.

5. Perciò il Mio insegnamento era sempre esposto in modo tale da poter essere capito subito dal mondo intero nel suo vero significato. Colui che osserva in pratica il senso letterale, adattissimo allo scopo e facilmente comprensibile, tanto più facilmente arriva poi già al senso spirituale che vi è contenuto in modo molto aperto.

6. E così i due testi presenti appartengono a quella parte del Mio insegnamento che dai Miei discepoli non fu definita dura, e neanche appartengono alle parabole che questi non sempre capivano, bensì essi appartengono – i due testi appunto – a quella parte del Mio insegnamento in cui i Miei discepoli dicevano: “Ora dici apertamente quello che vuoi, e noi Ti capiamo!”

7. Perciò, che cosa contengono questi due testi? Null’altro che una semplice fraterna-amichevole messa in guardia dal mondo, ed Io con ciò voglio indicare che gli uomini devono mettere tutte le loro preoccupazioni su di Me e cercare solo il Mio regno nell’azione; tutto il resto verrà loro aggiunto come libero dono.

8. Questo è dunque il senso naturalissimo di questi testi, nel quale però si può anche già toccare con mano il senso spirituale. Infatti, ciò che è sconsigliato per il corpo, vale anche per l’anima e per lo spirito, e potrebbe suonare press’a poco così:

9. “Non affliggetevi angosciosamente a formare le forze spirituali della vostra anima con ogni genere di faticoso studio! Non preoccupatevi delle università e di qualsiasi laurea, bensì amate Me, Padre vostro, ed Io vi darò gratuitamente la sapienza degli angeli, e questo sarà certo di più che se aveste conquistato tutti i berretti di laurea e i diplomi del mondo!”

10. Infatti, anche tutti i maggiori eruditi del mondo con i loro diplomi e berretti di laurea non riescono a scoprire ciò che succede all’uomo dopo la morte del suo corpo, mentre colui a cui Io diedi la sapienza, una tal cosa se la porta legata al dito mignolo con la più convincente evidenza.

11. Sì, Io vi dico: in questo riguardo gli animali con la loro sorda intuizione sono più avanti di taluni grandi sapienti del mondo. Qui si colloca bene anche il testo: «Che giova all’uomo se guadagnasse tutto il mondo, ma intanto subisse danno alla sua anima?»

12. Chi non sa ciò che avverrà di lui un giorno, mostra già di avere un’anima danneggiata. Allo stesso modo di come un artista con uno strumento danneggiato non è in grado di eseguire niente di apprezzabile, così anche uno spirito con un’anima fortemente danneggiata dal mondo non può produrre niente di notevole per la vita eterna; infatti, la sua energia la deve impiegare per colmare le lacune dell’anima. Ma come avrebbe mai potuto, da eterno ciabattino, realizzare un sano e perfetto stivale, in cui il suo saldo piede della vita trovasse un’adeguata protezione e una solida base?

13. Perciò nessuno, sia riguardo al corpo, sia anche all’anima, deve poi preoccuparsi di che cosa mangerà e berrà, e di che cosa si vestirà, poiché di tutto questo Mi preoccuperò Io, se egli, per amor Mio, è operoso secondo il Mio insegnamento.

14. Questo è l’intero senso, facilmente comprensibile; chi lo osserverà vivendo, ne avrà più che tutti gli speculatori, usurai ed eruditi di tutte le specie. – Amen!

 

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Cap. 26

“Ma quei nemici Miei che non Mi volevano come loro re, portateli qui e strozzateli davanti a Me!”

(Luca 19,27)

3 febbraio 1844 sera

1. «Ma quei nemici Miei che non Mi volevano come loro re, portateli qui e strozzateli davanti a Me!»

2. Il presente testo è quasi fin troppo facile per poterne dare una lunga spiegazione, e anch’esso fa parte di quelli per cui i discepoli non domandavano: “Come dobbiamo intendere questo?”. Infatti, questo testo lo compresero perfino i ciechi farisei che sapevano perfettamente cosa Io avevo inteso loro, riferendoMi agli abitanti della città che dovevano essere ‘strozzati’,.

3. Questo però sarebbe ovviamente un significato ristretto, ma ciononostante, anche quello generale non è affatto difficile da riconoscere; occorre solo comprendere che ‘strozzare’ equivale a ‘giudicare’, e allora si ha già il tutto.

4. Chi sono dunque ‘gli abitanti’ della città che non volevano il re? Guardate fuori nel mondo e scorgerete in tutte le strade in quantità innumerevole, in tutti gli angoli e nascondigli, quei tali cittadini che non volevano il re! La ‘città’ è il mondo, i suoi ‘abitanti’ sono gli uomini mondani che non vogliono saper nulla di Me.

5. I dieci a cui erano state distribuite le mine sono i pochi eletti che vivono tra questi abitanti mondani, tra i quali però ce n’è anche uno pigro che non vuol commerciare con quell’unica mina a lui affidata.

6. Con quest’uno s’intendono coloro che accettano e riconoscono certamente la Parola di Dio, ma sono troppo pigri per metterla in pratica; perciò alla fine viene preso loro anche quello che hanno, e viene dato a colui che ha dieci mine.

7. Perché dunque? Perché costui ha vissuto perfettamente secondo la Mia parola per cui è nel pieno amore per Me, dunque, nel pieno fuoco e pieno zelo; quindi gli spetta anche, come a un sole, la luce completa.

8. Chi invece non ha fuoco, non ha neanche luce, e somiglia a un pianeta che risplende solo di luce estranea che non gli può rimanere. Se viene tolto dal suo sole, allora vaga da un’infinità all’altra come un oscuro ammasso, nella sua abiezione a cui si è condannato da solo!

9. Da quanto è stato detto è già facilissimo riconoscere ciò che il testo sopra citato reca in sé, e precisamente nient’altro che il giudizio di tutto ciò che è mondano.

10. Solo che qui compare ancora una terza specie di esseri, ai quali il Signore, ossia il re, dice: “Portate qui gli abitanti della città che non Mi volevano come re, affinché siano strozzati!”

11. Chi sono costoro? Chi altrimenti, se non gli angeli dei Cieli, dei quali voi sapete già da lungo che sono ovunque i portatori dei Miei giudizi? Questi sempre giudicheranno il mondo.

12. Perché dunque? Perché essi, punto primo, sono una cosa sola con Me, e perciò, punto secondo, sono il più netto contrasto col mondo. Per il motivo che sono una cosa sola con Me hanno da Me tutta la potenza e il potere, e per il motivo che sono il più netto contrasto col mondo per questo esso sarà anche sempre da loro giudicato.

13. Questo è il senso semplicissimo di questo testo, un senso da tenere bene in considerazione.

14. Talvolta con le mine distribuite furono intese le diverse predisposizioni umane da coltivare. Ma questo è fondamentalmente sbagliato. Infatti, se ciò fosse valido, allora sarebbe cosa gradita a Dio al di sopra di tutte anche l’altamente sacrilega san simonia[13], che considera una cosa giusta anche coltivare il talento dei ladri e degli assassini. Ma sicuramente ciò non è il senso che sta alla base dei talenti o delle mine distribuite.

15. Questi talenti e mine distribuite sono soltanto la Parola di Dio distribuita. Chi nel contempo ce l’ha vivente, ha le mine; egli però ce l’ha vivente se ce l’ha nel suo amore, ossia nel suo cuore.

16. Chi invece ha le cinque mine, ha la Parola nella sua fede vivente, per cui può diventare attivo nell’amore.

17. Chi ha le tre mine, ha la Parola di Dio nel suo intelletto; se la mette in pratica, raggiungerà la sapienza.

18. Chi invece ha una sola mina, ha certamente anche lui la parola di Dio nel suo riconoscimento, ma non gliene importa. Non ha niente contro la stessa; al contrario la ritiene bella, buona e vera, ma se proprio la deve mettere in pratica sul serio, allora dice:

19. “Già, se qui al mondo non si fosse limitati e se quindi non si dovessero fare le cose mondane a causa del mondo, allora ovviamente sarebbe molto lodevole vivere perfettamente secondo quest’insegnamento. Ma bisogna pur vivere nel mondo, e perciò bisogna anche adeguarsi ad esso, altrimenti è facile passare per stravaganti; altrimenti si perde la propria onorabilità e reputazione, e così ci si presenta tanto isolati, che poi nel mondo non si è più in grado di operare neanche dove sarebbe stato necessario operare per uno scopo buono!”

20. Il ricco dice: “Io vorrei ben comportarmi evangelicamente col mio patrimonio, se le circostanze attuali fossero diverse, ma ormai il mondo è mondo, e ciò significa destreggiarsi col patrimonio in modo che, in primo luogo, noi stessi non manchiamo del necessario nella vecchiaia, e poi, che col tempo i figli trovino quel necessario sostentamento che li renda indipendenti dal mondo”.

21. E il funzionario ribadisce: “Mio Dio! Dove potrei trovare il tempo? Il servizio verso l’ufficio e verso il superiore viene prima del servizio al Signore! Quando un giorno mi metterò in pensione, allora voglio anche prendere in mano il rosario in nome di Dio, ovvero: voglio vivere secondo il Vangelo fin tanto che ciò si possa fare senza troppe limitazioni alla mia situazione!”

22. Pure il religioso dichiara: “Se solo si adempiono i doveri del proprio stato che si riveste nel mondo e si fa sacrificio di tutto ciò a Dio, si è fatto abbastanza!”

23. Io però aggiungo: “Questi sono tutti seppellitori dell’unica mina, e a tutti loro succederà come viene detto del possessore dell’unica mina, nel Vangelo!”

24. Perché dunque? Perché in pratica in nessuno di loro si può incontrare neanche una sola piccola scintilla d’amore per Me! Costoro antepongono a Me, sempre, una certa comodità della loro vita terrena.

25. Il ricco è contento di Me finché vede se stesso e la sua famiglia oltremodo ben provvisti per mezzo del suo denaro, ma quale vivente amore ha da mostrare e quale fiducia in Me nei fatti, se provvede da sé con tutte le sue forze affinché un giorno lui e la sua famiglia non debbano mancare del necessario? Di una fiducia simile, chiunque ne farebbe a meno.

26. Se un banchiere assume un amministratore ma sul serio non gli affida mai un centesimo, allora l’amministratore non dirà ben presto: “Com’è, amico mio, mi ritieni dunque un poco di buono, e la mia grossa cauzione una nullità, da non concedermi neanche un centesimo di fiducia? Allora amministrati da solo il patrimonio. Io però pretendo indietro la mia cauzione!”

27. Lo stesso farò Io con tali ricchi credenti in Cristo, e riprenderò da loro la Mia cauzione, poiché non Mi faccio passare per matto da loro, e ancor meno per Mentitore e Ingannatore come essi in pratica Mi ritengono, dal momento che non si fidano di Me; e perciò, che provvedano essi stessi alla loro esistenza!

28. Così pure dirò anche a quei funzionari e a quei religiosi di tutte le sette che scambiano il servizio del mondo e l’adempimento dei doveri del proprio stato per il servizio divino: “Avete servito per niente? L’adempimento dei doveri del vostro stato non vi ha fruttato un guadagno? È stato per amore a Me o per amore ai vantaggi che seguono all’adempimento dei doveri del proprio stato, che avete adempiuto appunto a questi doveri?”.

29. Se essi diranno: “Abbiamo compiuto il bene e la giustizia per amor del bene e della giustizia, ed abbiamo potuto anche, con buona coscienza, godere di quei vantaggi quali conseguenza di buone e giuste azioni”.

30. Allora Io dirò: “Dunque, siete stati intanto lavoratori pagati e avete ricevuto il vostro salario. Ma quanto avete guadagnato per Me con quell’unica mina a voi affidata? Mostrate il guadagno!”

31. E in verità, tutti costoro presenteranno la mina nuda e dovranno dire: “Signore, nelle circostanze in cui eravamo posti nel mondo, la mina non era utilizzabile, ma noi la riconoscemmo come sacra, e perciò non la toccammo neanche”.

32. Ed Io dirò: “Allora di loro avverrà proprio quello che è stato detto nel Vangelo del possessore di una mina, e questi possessori di una mina nell’aldilà avranno da fare tremendamente a lungo, prima di farsi strada fino ad avere un centesimo. Ci sarà prima, molto pianto e stridor di denti!”

33. Io credo che anche questo sarà chiaro; osservatelo, per non dover capitare anche voi tra i possessori di un’unica mina! – Amen!

 

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Cap. 27

“Non prendo gloria dagli uomini”.

(Giovanni 5,41)

5 febbraio 1844 sera

1. «Non prendo gloria (onore) dagli uomini».

2. Questo testo dichiara in brevi parole quale legame Io abbia con gli uomini, cioè non un legame di onore. Infatti, gli uomini come sono, non Mi fanno davvero onore. Inoltre non li ho creati perché Mi debbano onorare.

3. Tuttavia un legame con gli uomini ce l’ho, e questo si chiama ‘amore’, e significa tutt’altro che la riverenza.

4. Chi sono quelli che si fanno onorare? – Sono i principi e i grandi del mondo.

5. Perché si fanno onorare? – Perché vorrebbero essere più che degli uomini, sebbene siano consapevoli di non essere più che uomini.

6. Che cos’è l’onore che si dimostra a qualcuno? – Non è altro che sostanzialmente la paura verso chi è più forte e più potente. Infatti, il più debole teme i colpi del più potente e la sua spietatezza, perciò si china davanti a lui e lo onora, e letteralmente lo adora affinché il più potente, sedotto da tale adulazione, gli risparmi dei colpi. Ma quanto più il debole diventa reverente verso il forte, tanto più anche il forte diventa ambizioso e crudele.

7. Qui la domanda: “Questa riverenza è il frutto di un seme nobile o di uno cattivo?”. Io ritengo questo: “Com’è il frutto, così sarà anche il seme!”

8. Voi ritenete dunque che Io dovrei prendere dagli uomini ciò che dinanzi a Me è un abominio e il più mostruoso disgusto?

9. Per quale ragione dovrei farMi onorare dagli uomini? Forse perché Io sono Dio, e gli uomini Mie creature? Forse perché Io sono onnipotente e tutti gli uomini in confronto a Me non sono proprio nulla?

10. Che cosa ne avrei da un tale onore? Forse in tal modo diventerei più Dio e la Mia onnipotenza in tal modo diventerebbe più grande?

11. Presso gli uomini questo atto è ancora perdonabile; poiché quanti più deboli riveriscono uno più forte, tanto più egli guadagna in potenza e prestigio. Ma come ne risulterebbe per Me un guadagno, se gli uomini Mi onorassero come un altro grande della Terra? Ritengo che questo guadagno non lo potrebbe scoprire neanche un cherubino dalla vista acutissima col miglior microscopio che potesse ingrandire un atomo fino ad un Sole Centrale principale, perché Io sono Dio, l’Onnipotente dall’eternità.

12. Potrei forse Io, per mezzo delle riverenze degli uomini, diventare ancora di più? Stento a crederlo; ecco perché non ho mai promulgato da nessuna parte una simile legge: “Devi onorare Dio, il tuo Signore, sopra ogni cosa!”, bensì soltanto: amare sopra ogni cosa! Perciò è anche detto nel presente versetto che Io non cerco gloria tra gli uomini, poiché in Me c’è già Uno che veramente Mi onora dall’eternità.

13. Ma quale gioia Io abbia in proposito nelle azioni fatte “Ad maiorem Dei gloriam ovvero come si usa dire da voi nel mondo “Tutto per l’onore di Dio!”, potete facilmente rilevarlo da questo versetto; chi, infatti, non Mi onora nel suo cuore come una sposa bruciante d’amore per il suo promesso sposo, l’onore di costui è dinanzi a Me un abominio!

14. Che cosa ne ho Io dalle migliaia di “Signore, Ti onoriamo!”, se i cuori sono pieni di sterco? A un tale onore, perfino tutto l’inferno deve rivoltarsi!

15. Infatti, tutti quelli che Mi onorano in tale maniera cerimoniosa sono gli esclamatori del “Signore-Signore!” e potrebbero sciorinare davanti a Me mille litanie e dire: “Signore, Ti onoriamo e ammiriamo la Tua forza!”, oppure: “Signore, Ti preghiamo, ascoltaci!”, e “Signore, abbi pietà di noi!” ed aggiungere mille volte: “Sia gloria a Dio Padre!”, ecc.

16. Io però non darò mai ascolto a simili vaniloqui, e sempre dirò ai pronunciatori del “Signore-Signore!”: “Allontanatevi da Me, poiché non vi ho mai conosciuti!”. Avete avuto preghiere di gloria e litanie in gran quantità, ma perché non avete mai inventato anche una litania che volesse dire in maniera vivente non “Signore, Ti onoriamo!”, bensì: “Caro Padre santo, noi Ti amiamo!”?

17. Qui ovviamente si obietterà e si dirà: “La reverenza a Dio è obbligatoria! Infatti, essa è un nobile frutto del vero timore di Dio, poiché chi non teme Dio è capace di ogni cattiva azione”.

18. Io però dico: “Sebbene il timore di Dio sia meglio che commettere delle azioni cattive, tuttavia da un simile timore non si svilupperà per nessuno una vita eterna, perché un animo timoroso è già un animo giudicato”.

19. Chi, infatti, tralascia il male solo per paura di Me, avrà da sostenere una dura prova; e poiché nella paura di Me nessuno spirito umano è capace di una beatitudine, in precedenza gli sarà tolta la paura, e poi si dimostrerà cosa farà senza la paura di Me.

20. Tant’è che anche sulla Terra ci sono molti detenuti nelle prigioni che vengono mantenuti nell’ordine legale con la paura della punizione, ma quando dopo il periodo della carcerazione vengono lasciati a piede libero, sono dieci volte peggiori di prima.

21. Tutti gli spiriti dell’inferno vivono e sono nella massima paura di Me; vederMi solo da lontano o percepire il Mio Nome è per loro la cosa più spaventosa! Quale stolto affermerà che gli spiriti dell’inferno sono buoni perché hanno una così grande paura di Me?

22. Nondimeno, vi porto un altro esempio: supponiamo che ci sia in qualche luogo sulla Terra un uomo straordinariamente buono che sia oltremodo facoltoso, ma insieme – e nel più alto grado – abbia l’amore, la mitezza e la cortesia stessi, e che ogni persona che va da lui, di qualsiasi condizione possa essere, di qualsiasi nazione, amico o nemico, venga accolta da lui sempre nel modo più amorevole. – Domanda: “Quale persona potrebbe essere uno stolto così grande, da temere un simile uomo, più di un giustiziere?”

23. Tuttavia, quale uomo è migliore, più amorevole e più mite di Me? E tuttavia si preferisce temere dinanzi a Me che amarMi con la massima confidenza!

24. Ciononostante Io dico: “Quelli che Mi temono e Mi onorano, pare che lo facciano per una buona ragione: infatti, essi sanno che il loro cuore è vuoto di ogni amore, perciò vogliono sostituirlo presso di Me con la paura”.

25. Così succederà loro come ad una promessa sposa che è stata infedele al suo fedelissimo promesso sposo e divenne una prostituta. E perché lo divenne? Perché nel suo cuore allontanò l’amore per il promesso sposo.

26. Quando però verrà il promesso sposo, lui la guarderà e l’accoglierà mentre essa, tremante e piena di paura, gli andrà incontro nella stessa maniera come se avesse il cuore in fiamme.

27. Lui, non le dirà forse: “Cosa ti succede? Non ti ho mai vista così. Perché tremi dinanzi a me che ti ho amata sopra ogni cosa? In verità, in questo stato non ti voglio riconoscere! Che mai ti ho fatto perché tu mi tema? Come ha potuto questa paura soppiantare il tuo antico amore? Come posso ora renderti felice, io, che tu non ami, ma temi? Dunque, devo allontanarmi da te per amor tuo, affinché la paura di me nel tuo cuore non ti affligga più a lungo!”

28. Vedete, in quest’ultimo esempio vi ho spiegato in modo chiaro e palese “l’Io non vi conosco”, voi che dite “Signore-Signore!”, e il perché non voglio l’onore degli uomini quale frutto della paura, ma il sincero filiale amore Io voglio!

29. Tendete a questo nel vostro cuore, così Mi potrò avvicinare a voi, ma non nella vostra riverenza e paura! Siate operatori della Mia parola, liberi per amore, e non condannati dalla paura; in ciò troverete l’eterna vita, e Me, Padre vostro! – Amen!

 

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Cap. 28

“Dopo di che molti dei Suoi discepoli tornarono indietroe non andarono più con Lui”

(Giovanni 6,66)

8 febbraio 1844 sera

1. «Dopo di che molti dei Suoi discepoli tornarono indietro e non andarono più con Lui».

2. Questo testo si adatta “a puntino”, come usate dire voi, alla nostra causa, sotto ogni aspetto.

3. Perché dunque molti dei Miei discepoli se ne andarono da Me e non vollero più procedere con Me, allorquando diedi loro l’insegnamento del gustare la Mia carne e il Mio sangue? La causa di questo comportamento stava in primo luogo nella pigrizia dei Miei discepoli, ma subito dopo, anche nella loro superbia.

4. Il motivo fondamentale stava nella pigrizia, in quanto non vollero fare nessuno sforzo abbastanza grande da chiederMi, per lo meno come poi fecero i Miei fratelli, come si dovesse intendere tale insegnamento.

5. E così la conseguenza fu la superbia, dato che prima i discepoli erano stati troppo pigri per curarsi di una più alta conoscenza, ma pur tuttavia erano Miei discepoli. Ora essi si seccarono che Io avessi dato un insegnamento che andava oltre il loro orizzonte di conoscenze. Si sentirono screditati davanti al resto del popolo, poiché anch’essi non Mi avevano capito; e tuttavia, in seguito a questa loro punta di superbia, nel contempo non Mi vollero interrogare davanti al popolo per non dare così la dimostrazione che loro, Miei discepoli, non Mi avevano compreso.

6. Infatti, di solito accadeva che dopo un insegnamento da parte Mia, spesso i Miei discepoli venissero interrogati dal popolo su come fosse da intendere questa o quella cosa. Allora ogni volta c’erano spesso una quantità di spiegazioni secondarie da parte dei Miei discepoli, e molte volte andavano a genio alla loro vanità certi elogi sulla competente spiegazione di un qualche insegnamento che per il popolo era un po’ difficile da capire.

7. Anche in quest’occasione molti di questi discepoli furono interrogati sul senso di questo insegnamento, ma stavolta non poterono passare per chiarificatori perché essi stessi non avevano capito l’insegnamento; perciò stavolta si tolsero dagli impicci in un altro modo. Mi accusarono di un insegnamento troppo duro che nessuno poteva capire, e poiché agli occhi del popolo ciò non tornava a loro onore, allora preferirono parlar male di Me, dichiararono duri tutti i Miei precedenti insegnamenti simili a questo, e non credettero più a Me, e Mi lasciarono.

8. Da questa esposizione che è stata tratta in modo del tutto fedele dalla vita di quei tempi, chiunque può riconoscere con la massima facilità che la colpa di questo brutto episodio non fu nient’altro che, in primo luogo, la pigrizia, e poi la superbia dei Miei discepoli. La pigrizia, perché essi, essendo sempre attorno a Me, credevano di capire altrettanto quanto Me; a che scopo dunque avrebbero dovuto fare una qualche fatica per penetrare più profondamente nello spirito del Mio insegnamento? Invece, una volta che li misi alla prova su quanto capissero e mostrai loro tangibilmente che il discepolo non è più del Maestro, si attivò in loro la superbia.

9. E vedete, queste due cause fondamentali sono anche i principali supporti della maggior parte della corruzione del genere umano! Infatti, dapprima l’uomo è pigro e se ne sta ozioso per tutto il giorno, ma quando poi gli viene chiesto il perché se ne sta ozioso per tutto il giorno, allora dirà: “Nessuno mi ha preso a servizio!”

10. E se Io allora gli dico: “Va’ dunque per lo meno adesso che è sera e lavora un’ora, e ti darò quello che è giusto!”, allora egli dirà: “Signore, come puoi causarmi questo disonore e sottopormi alla derisione di quelli che hanno lavorato tutto il giorno? Se vuoi darmi qualcosa, è meglio che me la regali. Ma non farmi fare la figura del poltrone davanti ai lavoratori!”

11. Vedete, qui il pigro all’inizio non vuol lavorare; alla fine però si vergogna di lavorare davanti ai diligenti. Perché dunque? Perché ciò non lusinga la sua nascosta superbia! Per compiacere alla sua superbia ben gli andrebbe di avere la stessa paga dei diligenti, ma per il lavoro è troppo pigro all’inizio, e poco dopo è troppo superbo.

12. Il Signore però non sarà così poco saggio da equiparare la pigrizia e la superbia alla diligenza, e compensarle come quest’ultima.

13. Che tutto questo sia estremamente giusto, voglio mostrarvelo ancora con diversi piccoli esempi.

14. Prendiamo due che studiano; l’uno che fin dall’inizio è diligente, e l’altro pigro. Il diligente alla fine raccoglierà anche i frutti della sua fatica, invece il pigro, quale scusa tirerà fuori alla fine e quale giustificazione per la sua pigrizia?

15. Egli dirà: “Quel tipo diligente era uno sciocco e non si è accorto di imbottire il cranio con un mucchio di sciocchezze; io invece scoprii la spaventosa stupidità degli oggetti di studio, e fin dal primo momento ho ritenuto che non valesse la pena riempire con tale follia la mia testa molto superiore, e siccome non fu presentato nient’altro, così trovai questa mia prima cognizione molto più elevata e migliore di tutto l’intruglio da imparare!”

16. Vedete, qui è evidente che la superbia viene dalla pigrizia! Chi vuol convincersene in pratica, si metta confidenzialmente a colloquio con individui di questo genere, e troverà tutto ciò confermato punto per punto.

17. Ma prendiamo due musicisti: uno è riuscito con la sua diligenza a raggiungere una grande capacità artistica, sia sotto l’aspetto pratico che sotto quello teorico, l’altro invece, un figlio proveniente dalla pigrizia, in conseguenza della sua poca applicazione si fermò sulla più bassa strimpellante mediocrità. Chiedetegli ora perché anche lui, come il suo compagno di studi, non è andato così avanti.

18. Allora dirà: “Perché non ci ho tenuto tanto come quel poverissimo diavolo; infatti, io sono già ricco lo stesso. Perché dovrei affliggermi così? Una simile diligenza si addice solo ai poveri diavoli, e che importanza ha, poi, se si è in grado di suonare da soli oppure no tale difficile intruglio musicale? Basta che lo si capisca, e per questo non ci vuole molto; lo suoneranno già quei poveri diavoli in modo che anch’essi possano così guadagnarsi un pezzetto di pane. Inoltre, tutta quella musica difficile proviene pure da poveri diavoli, e per un ricco sarebbe un puro e semplice scandalo occuparsi di simili frutti della povertà”.

19. Avete visto qui un ulteriore esempio tratto dalla vita, e di nuovo ne dedurremo per quale ragione i Miei discepoli Mi lasciarono. Ma proseguiamo!

20. Qui abbiamo qualcuno a cui viene chiesto il perché non si occupa con maggior zelo dei puri principi fondamentali della religione cristiana. Egli risponde così: “Io non capisco queste cose e non me ne sono mai interessato, e ciò per questa ragione: prima cosa, la ritengo una balordaggine in cui non c’è molto di vero, e seconda cosa, con quel genere di fantasticherie religiose alla fine al massimo si potrà diventar matti”.

21. Vedete, per quest’uomo furono prima la pigrizia, e poi da questa la superbia che ne derivò; la stessa ragione per cui egli dice, come questi Miei discepoli: “Chi può prendere per vero un insegnamento simile e convertirsi ad esso? Perciò è meglio, come questi discepoli, piantare in asso il Signore!”

22. Così parla pure uno straccione impoverito, se gli viene chiesto: “Perché sei giunto in tale povertà? Certamente avrai avuto come forse nessun’altro, l’opportunità di metterti via qualche soldo!”. – Lui si difende con queste parole: “Ho provato un simile risparmiare, ma in conseguenza della mia natura elevata, risparmiare è una cosa troppo da accattoni e da miserabili, e ora mi fa onore l’andare in giro miseramente”.

23. Vedete, ecco di nuovo un esempio in cui un uomo è in primo luogo pigro, e non sa sacrificarsi abbastanza in modo da portare una diminuzione al suo modo di vivere, allo scopo di mettersi da parte un patrimonio, e alla fine, quando poi gli diviene chiaro che non ha nulla, è allora che diventa superbo e, per di più, si vanta anche del suo stato di mendicante.

24. Ritengo che abbiamo abbastanza esempi per scorgervi con la massima chiarezza in quali molteplici modi Io vengo abbandonato dai Miei discepoli in ogni occasione quando si tratta di far proprio il detto: “Da adesso il regno dei Cieli patisce violenza!”

25. Così vanno pure una quantità di escursionisti su un’alta montagna. Finché si procede comodamente, tutti partecipano davvero lesti; ma quando arrivano le scoscesità dell’alta montagna, il che significa: “Da qui in poi il salire sul monte richiede di farsi violenza e forza!”, allora tornano indietro, e solo pochissimi riescono a conquistare le vette dell’alta montagna.

26. Lo stesso senso è alla base di questo: “Fino a quando l’uomo cerca il Mio regno sul leggio, tutto va bene; ma quando gli si dice: ‘Leggere non è sufficiente, bensì solo all’azione spetta la corona. La carne, infatti, non serve a nulla. La lettera uccide; solo lo spirito è quello che rende viventi!’, allora il Signore per lo più viene anche abbandonato dai Suoi discepoli, come mostra il testo”.

27. Perciò osservate questa spiegazione nella pratica, così non abbandonerete, come i discepoli, il Signore vostro! – Amen!

 

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Cap. 29

«E i diavoli Lo pregarono e dissero: “Mandaci dalle scrofe, affinché entriamo in esse!”»

(Marco 5,12)

9 febbraio 1844 sera

 

1. «E i diavoli lo pregarono e dissero: “Mandaci dalle scrofe, affinché entriamo in esse!”»

2. Già più di una volta vi ho detto che è sempre in tutte le Mie azioni che si celano i segreti di gran lunga più profondi e più nascosti della Mia Essenza nella carne sulla Terra. Infatti le parole le ho sottoposte alla comprensione di chiunque, ma non è così per le Mie azioni. Queste non le capivano i Miei stessi fratelli finché lo Spirito Santo non venne su di loro, e quando le capirono, allora dallo Spirito fu anche detto loro che non dovevano manifestare a nessuno il senso profondo di quelle azioni, perché il mondo non poteva comprenderlo e mai lo comprenderà.

3. E così stanno le cose anche per questo fatto! Se volessi presentarvi in modo completo il suo senso più profondo, dovreste scrivere tre volte sopra l’intera superficie della Terra solo per finire l’introduzione, ma per il significato principale di questo fatto un intero ammasso stellare avrebbe uno spazio troppo insufficiente per contenere tutti i libri che potrebbero essere scritti sull’argomento. Perciò, da questo potete sicuramente dedurre tutto quello che può celarsi dietro un tale fatto.

4. Ma se già di una parola è detto che essa è simile a un chicco di grano che quando viene seminato nella terra porta molteplice frutto, che cosa può esser detto allora di una reale azione di Dio? Poiché c’è differenza tra il «Dio disse: “Avvenga!”», e il successivo «Avvenne!»

5. Tuttavia, affinché vi possiate fare almeno una pallida idea della grandezza di una tale azione, voglio rivelarvene molto brevemente qualcosa.

6. Perché qui il Signore rivolge al demonio la domanda “Come ti chiami?”, dal momento che all’Onnipotente era sicuramente noto che in quest’uomo posseduto, non solo uno, ma un’intera legione di demoni c’erano e compivano il male? Il Signore sicuramente non lo chiese perché voleva sapere il nome di questi spiriti malvagi. Perché allora lo chiese?

7. Egli lo chiese per far sapere a questi demoni chi Egli è. Infatti, è più facile riconoscere la caratteristica di un essere dalla domanda che non dalla risposta. Interrogate un pazzo, ed egli potrà darvi una risposta che vi farà meravigliare. Lasciate però che il pazzo chieda qualcosa a voi, e subito lo riconoscerete dalla sua domanda. Ma nello spirituale, l’unica maniera di riconoscersi è mediante la domanda, e così anche il Signore qui non interrogò per ottenere una risposta, ma per farSi riconoscere dai demoni in questo modo spirituale, per Colui che Egli è.

8. Situazioni simili le conoscete anche voi e avete potuto già osservarle con i cosiddetti sonnambuli. Infatti, quando interrogate una sonnambula, ciò non ha il carattere nella vita della sonnambula come se voleste sapere qualcosa di lei, ma il carattere della vostra domanda è di mettervi a nudo davanti alla vita della sonnambula, in modo tale che lei vi guardi interiormente, vi riconosca, e poi con la sua attività vitale completi la mancanza trovata in voi.

9. Questo genere è ovviamente solo una via di mezzo tra un interrogare puramente mondano e uno puramente spirituale; tuttavia per un pensatore un po’ più profondo esso ha già in sé il carattere spirituale.

10. Quindi, con questa domanda del Signore ai demoni, è come se Egli avesse detto: “Guardate qui! C’è una nudità in Me, ed è questa: che in Me non c’è male alcuno!”

11. E i demoni scorgono questa santa nudità e subito riconoscono in essa il Signore dell’eternità; e che essi dicano poi: “Di noi ce n’è una legione!”, con ciò non indicano il loro numero effettivo, bensì comunicavano con questo solo in modo spirituale che di fronte all’altissima purezza di Dio, la loro cattiveria è esistente in enorme quantità.

12. Nondimeno, la stessa purezza del Signore li costringe ad allontanarsi da essa, ma i cattivi vedono anche nel centro della divina Purezza la divina Misericordia, e a questa si rivolgono. In quel momento prendono la fuga verso l’umiltà e, in conformità al loro cattivo carattere, chiedono di poter prendere dimora nei maiali. E la Misericordia del Signore accorda loro ciò per cui hanno pregato con tale umiltà.

13. Quando però entrano nei maiali, solo allora si ridesta la loro superbia, nascosta davanti al Signore, e spingono i maiali nel mare affinché questi periscano, ed essi, cioè i demoni, possano poi muoversi liberamente come mostruosità nelle acque.

14. Così appare quest’immagine. Ma chi è quest’uomo posseduto? – Quest’uomo posseduto è direttamente il mondo; in esso è questa legione di demoni così come si trovano in quest’uomo.

15. Il Signore viene nella Sua parola a questo mondo posseduto. Il mondo vorrebbe essere liberato dalla sua piaga segreta, e il Signore rende libero il mondo. Ma la sua cattiva attività vitale interiore, nel suo stato libero, è anche peggiore che in quello legato.

16. Quando il mondo è legato, si lamenta della pressione e della piaga, ma quando lo rendo libero, la sua attività vola nei maiali e si precipita da se stessa nel mare della rovina, e per di più anche gli uomini del mondo un po’ migliori cercano pure di allontanarMi da sé, perché per la loro industria mondana Io non vado proprio bene. Infatti, questi geraseni[14] stanno ad indicare i sostegni della mondanità, o detto ancora più in tutte le lingue: essi sono i veri e propri cavalieri dell’industria.

17. Invece i demoni che entrano nei maiali sono i bellimbusti, i buongustai, i libidinosi, gli imbroglioni e ogni genere di intriganti e sobillatori. Se volete vedere nel mondo questi maiali di ogni colore che si precipitano nel mare, recatevi nelle capitali particolarmente grandi; là li incontrerete in grossi branchi, poiché essi somigliano perfettamente per fedele stile di vita a quelli del Vangelo. Anche di loro ce n’è una grandissima legione, essendo tutti posseduti dai demoni più impuri che li spingono ugualmente nel mare della sicura rovina.

18. Vedete, ecco il senso da riconoscere per vostra utilità in questa azione evangelica del Signore. Che però dietro a questo senso se ne trovi uno infinitamente più esteso, molto più interiore ancora, non c’è bisogno di dimostrarlo meglio una seconda volta, poiché per prima cosa non lo afferrereste mai, e per secondo non vi porterebbe alcuna utilità, ma solo danno.

19. Perciò accontentatevi con questo: poiché l’infinità è troppo grande, il numero delle creature in essa è infinito, e la loro destinazione è per voi troppo inspiegabile sotto molti punti di vista. Quindi è anche impossibile afferrare come ‘il posseduto’ rappresenti l’intera Creazione materiale, e i suoi abitanti i vecchi prigionieri! Questo posseduto giace nelle tombe ed è estremamente cattivo; guardate l’infinito numero di tombe nell’infinità!

20. Dunque, questo è abbastanza! Per voi del mondo nell’al di qua non è tempo di afferrare una tal cosa in profondità. Perciò osservate la prima spiegazione; questa vi sarà utile! – Amen!

 

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Cap. 30

“Io mando la promessa del Padre Mio su di voi, ma voi restate in città fino a quando sarete rivestiti di forza dall’alto!”

(Luca 24,49)

12 febbraio 1844 sera

1. «Io mando la promessa del Padre Mio su di voi, ma voi restate in città fino a quando sarete rivestiti di forza dall’alto!»

2. Questo versetto nel suo senso letterale ha già evidente ciò che reca in sé interiormente e, sotto questo aspetto, somiglia ad una persona cordiale che va incontro ai suoi amici, per così dire, portando il suo cuore sulla mano aperta, per cui difficilmente qualcuno potrà fraintenderla, e ognuno al primo sguardo potrà scoprirvi ciò che quest’uomo cordiale ha in mente di fare.

3. Lo stesso è il caso, come ho detto, di questo testo, poiché quando il Figlio ascende, allora arriva in pienezza la promessa del Padre a coloro che aspettano tale promessa con la vera speranza che nasce dall’amore.

4. Ma che vuol dire l’ascesa del Figlio, affinché con ciò venga inviata la promessa del Padre a quelli che aspettano e ai testimoni? – Voi sapete che cosa si deve intendere con “Figlio”, e cioè la Sapienza del Padre. Al Figlio corrisponde perciò anche, in ogni e ciascun uomo, tutto ciò che è un corollario della sapienza. Un corollario di tal genere sono l’intelligenza, la ragione, e ogni sorta di scienza e conoscenza.

5. Ma anche questo corollario della sapienza deve passare nel contempo in ciascun uomo per quella umiliazione che si può paragonare a una crocifissione, poi deve essere messo, come se fosse ucciso, in una nuova tomba nel cuore, da qui risorgere nuovamente e quindi, abbandonandosi e offrendosi interamente al Padre, portarsi in alto per diventare una cosa sola con Lui.

6. Avvenuto questo, solo allora diverrà manifesta nella vita dell’uomo la promessa del Padre, che è la vita eterna. Questo è l’atto della rinascita.

7. Ma non contemporaneamente a questo atto avviene il battesimo con lo Spirito della forza, così come nessuno deve battezzare un bambino subito dopo la nascita, ma per lo meno alcuni giorni dopo; anche presso i giudei l’usanza era di non farlo prima dell’ottavo, decimo o dodicesimo giorno. Talvolta però il battesimo della circoncisione avveniva molto più tardi; e così allora anche qui viene detto agli apostoli e ai discepoli che dopo la Mia ascesa dovevano restare insieme nella città per un certo periodo, finché fosse venuta su di loro la forza dall’Alto.

8. Questa condizione deve osservarla anche ciascun uomo, e non ardirsi di uscire prima di aver ricevuto il battesimo dello Spirito, poiché senza di questo lo spirito rinato somiglia a un debole fanciullo, che è sì puro come un angelo sotto ogni aspetto, ma gli manca sia la forza di agire che il libero discernimento a ciò necessario.

9. Voi sapete che la discesa della forza dall’Alto sui discepoli e sugli apostoli è avvenuta il decimo giorno dopo l’Ascesa. Che cosa vuol dire allora questo? – Ciò vuol dire e attesta la perfetta sottomissione della Legge mosaica dei dieci Comandamenti nella vita dello spirito ora divenuta libera. Dunque lo spirito deve prima essere liberato da tutti i lacci e i legami, per poter indossare la veste della divina forza dall’Alto.

10. Quando questa Forza è venuta su di lui, allora esso è perfettamente una nuova creatura dallo Spirito dell’Amore e da tutta la Forza che ne deriva, e solo allora potrà operare nel pieno vigore dell’Amore divino e della divina Misericordia. Perché solo mediante un simile battesimo dello Spirito Santo dall’Alto l’uomo viene sciolto da tutti i lacci della morte e diventa uno con e in Cristo, e allora potrà anche dire: “Ora non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me! Ora non sono più io il mio io, ma è Cristo stesso l’io in me!”

11. Ma per questo – come già mostrato prima – nell’uomo tutto ciò che corrisponde al Figlio, deve dapprima percorrere la via del Figlio dell’uomo, e ciò significa per ciascuno irrevocabilmente: “Prendi la tua croce e seguiMi, altrimenti non puoi giungere alla risurrezione e all’ascensione al Padre!”

12. E qui di nuovo s’inserisce perfettamente la nostra questione, e cioè che nessun uomo può ottenere la rinascita e il battesimo dello Spirito Santo, attraverso il molteplice addestramento della propria intelligenza, con l’aiuto di ben nutrite biblioteche e di altisonanti professori universitari, ma solamente attraverso l’umiltà e il grande amore del suo cuore.

13. Egli deve restituire al mondo tutto quello che ha dal mondo fino all’ultimo centesimo, quindi anche le conoscenze della sua testa che rendono superbi, altrimenti la possibilità della rinascita del suo spirito e della Forza del battesimo sarà terribilmente magra.

14. Di certo non crediate che entrerà subito nel regno dei Cieli chi anche avesse dispensato ai poveri tutto il suo patrimonio già solo per tale motivo, e pur tuttavia pensasse tra sé e dicesse: “Signore, come io fui misericordioso, sii dunque anche Tu misericordioso verso di Me!”. Chi parla così è ancora piuttosto lontano dal regno di Dio; infatti, qui lui e Cristo non sono uno, bensì chiaramente due, ove uno in un certo senso prescrive all’altro delle eque condizioni.

15. Il più povero tra voi uomini sono sempre Io, ossia, detto nella vostra lingua: “Ciò che in ogni uomo è più misero e più povero, è proprio la forza vitale del suo cuore. Questa deve essere dapprima riccamente dotata come si conviene, se un’altra dotazione verso l’esterno deve avere un valore; ovvero, il vostro cuore deve diventare pienamente vivente dell’amore verso di Me. Io stesso devo costituire tutto il vostro amore, e solo dopo, da questo amore, potete operare qualcosa di veramente meritevole per la vita eterna. E ciò, per il motivo che quanto è meritevole, compete soltanto a Me. Voi invece restate puri e semplici consumatori del Mio Amore, della Mia Grazia e della Mia Misericordia.

16. Infatti, fino a quando uno dice ancora: “Io ho fatto”, e: “Io ho dato!”, è ancora lontano da colui che dice: “Sono sempre stato un servo pigro e inutile!”. E perciò costui è ancora lontano dal Mio regno. Solamente quando riconosce in sé vivamente e dice: “Signore, mio Dio e Padre, io non sono nulla in tutte le cose, così come tutti gli uomini davanti a Te non sono proprio nulla, bensì, Tu solo sei Tutto in tutto!”, allora egli è vicino al Mio regno, e il Mio regno è venuto vicino a lui.

17. Osservate ugualmente anche voi tutto ciò che vi viene detto qui, così anche voi giungerete all’ascesa e al battesimo con la forza del Mio Spirito, poiché anche a voi viene adesso inviata la promessa del Padre. – Amen!”

 

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Cap. 31

“Ed egli (Zaccheo) corse avanti e salì su un gelso allo scopo di vederLo, poiché Lui sarebbe passato di là”.

(Luca 19,4)

14 febbraio 1844 sera

1. «Ed egli (Zaccheo) corse avanti e salì su un gelso, allo scopo di vederLo, poiché Lui sarebbe passato di là».

2. Anche questo versetto contiene solo l’indicazione di un fatto, e voi, in seguito a uno dei precedenti insegnamenti, potreste ritenere che anche qui sia nascosto un senso talmente profondo, da non poterlo mai comprendere pienamente in eterno; solo che qui non è affatto il caso, e ciò per il motivo che l’azione non viene compiuta dal Signore, ma soltanto da un uomo. D’altra parte, però, anche questa scena apparentemente insignificante ha tuttavia un contenuto interiore spirituale, e il motivo per cui viene raccontata nel Vangelo è che essa contiene un ottimo insegnamento utilizzabile per ciascun uomo, da mettersi in pratica.

3. Qui, ovviamente, qualche sapiente del mondo potrebbe dire: “Che mai può nascondersi dietro questa comunissima azione di ogni giorno? Che cos’altro sapeva Zaccheo di Cristo, se non quello che oggigiorno noi sappiamo eventualmente di un cosiddetto taumaturgo?

4. Ma se siamo in un posto e veniamo a sapere in anticipo che un tale taumaturgo di fama mondiale passerà di lì, allora tutti usciranno fuori su strade e stradine ed aspetteranno con grande desiderio l’arrivo dell’uomo straordinario. Se fortunatamente lungo la strada c’è qualche albero su cui è facile salire, di sicuro questi alberi saranno requisiti dai ragazzi, ma talvolta anche da qualche singolo più grande e ugualmente molto curioso.

5. Che senso ci può essere dietro a questo fatto? Di sicuro nient’altro che quello che si può toccare con mano, e cioè che parecchi bellimbusti curiosi hanno voluto anche loro farcela a vedere l’Uomo straordinario.

6. La morale che se ne può ricavare potrebbe al massimo essere questa: “Udite, ragazzi e persone curiose, e anche voi piccoletti che non riuscirete a guardare al di sopra dei grandi zoticoni. Preoccupatevi in tempo, in simili occasioni, di occupare gli alberi, perché anche voi in simili occasioni possiate soddisfare la vostra curiosità e intanto non vi preoccupate se con l’osservanza di questa morale vengono anche danneggiati parecchi alberi!”

7. Qui avremmo un’esegesi[15] come la dà il mondo. Io ve l’ho data in anticipo per facilitare il compito al mondo, affinché poi, giudicando le Mie esegesi per esso incomprensibili, abbia un lavoro più facile nel satireggiare[16]”.

8. Ma ora vogliamo vedere come tutt’altro senso e tutt’altra morale si nascondano dietro questo semplice testo. Cominciamo questa spiegazione nel modo più singolare possibile, facendo precedere il pratico in modo che successivamente in un certo qual modo il teorico si capisca da sé.

9. E pertanto Io dico: “Il mondo intero è pieno di Zacchei, e voi stessi non lo siete da meno!”. Fate perciò quello che fece lui, ed Io allora dirò e farò anche a voi ciò che dissi e poi feci a questo Zaccheo. La via che sono solito percorrere con i Miei vi è nota; voi siete, come Zaccheo, peccaminosi esattori del mondo.

10. Ma che cosa fece Zaccheo per vederMi sulla via? Egli era piccolo nella persona, corse avanti e salì su un gelso, il che significa: l’uomo peccatore riconobbe di essere senza valore davanti a Me e così fu pieno di umiltà, e somigliava o somiglia a quell’esattore nel tempio [Lc. 18,13] che pure non aveva il coraggio di sollevare il capo.

11. Tuttavia l’umiltà è il principale nutrimento dell’amore. Per mezzo suo, l’amore diventa più possente e più vigoroso verso Colui, dinanzi al Quale sente di essere senza valore alcuno. E quanto più l’amore si sente indegno, tanto più grande diventa l’attrazione verso di Lui, perché la sua stima per Lui aumenta nello stesso grado in cui diminuisce il valore che dà a se stesso. Allora un tale amore penserà soltanto a Colui che esso stima al di sopra di tutto come il suo massimo bene.

12. In questo dedicarsi all’Oggetto che per un amore simile è degno della massima considerazione, c’è una Luce che diventa sempre più chiara, nella quale l’uomo pensa e pensa, e cerca e cerca in che modo potrebbe avvicinare il sublime Oggetto al suo sguardo. E questo pensare e pensare, cercare e cercare, somiglia al correre avanti di Zaccheo.

13. Egli è sulla via giusta, ma sa anche che il Signore è la parte più interiore di ogni cosa, per cui si trova in una grande moltitudine, e perciò, sebbene la via sia quella giusta, tuttavia non potrà scorgerLo. Nondimeno, la brama di vedere il Signore è più potente di questa obiezione, è più potente dell’ostacolo della moltitudine e sprona tutte le energie nell’uomo per elevarsi e raggiungere una posizione tale, da dove, al di sopra della folla e in mezzo ad essa, egli riesca, nonostante tutto, a vedere il Signore.

14. Si sceglie un albero per salirvi: un gelso, simile all’albero della conoscenza, nelle cui foglie è celato il tessuto fine e splendente per vesti regali. Dunque, è con conoscenze superiori e con la luce della fede, che l’uomo vuol vedere il Signore; per questo corre avanti e sale su quel simbolico albero della conoscenza, il quale ha un frutto che, sebbene dolce, tuttavia non giunge a saziare nessuno. Esso sazia apparentemente, ma dopo quell’apparente sazietà segue di solito una fame ancora più grande di quella che si aveva prima.

15. Così avviene anche con le conoscenze superiori acquisite per mezzo di indagini intellettive. Sebbene all’inizio anche queste conoscenze sembrano certamente saziare sorprendentemente lo spirito, tuttavia dopo breve tempo il suo stomaco appetente ne parlerà così: “I pochi piccoli dolci grappoli mi hanno fatto solo assonnare, ma non mi hanno saziato; ebbi certamente un breve senso di sazietà ma, nonostante ciò, ero vuoto!”

16. Vedete, questa è una chiara immagine di ciò che sta a indicare il gelso su cui ovviamente Zaccheo salì con la migliore intenzione, e sarebbe bene per tutti gli esattori e peccatori colti, secondo il senso mondano, se volessero salire con l’intenzione di Zaccheo sopra l’albero della conoscenza sulla via del Signore. Essi otterrebbero proprio quello che ha ottenuto lui.

17. Purtroppo però è estremamente raro che si salga sull’albero della conoscenza alla maniera di Zaccheo, e sebbene parecchi Zacchei salgano sull’albero della conoscenza con un’intenzione un po’ migliore di altri, tuttavia di solito ne scelgono uno che non si trova sulla via del Signore.

18. Fin qui sarebbe tutto chiaro; ora però si domanda: “È già sufficiente per la vita eterna se si fa lo Zaccheo con quell’intenzione migliore fra tutte?”

19. A questa domanda risponde quella parte del Vangelo dove il Signore dice a Zaccheo che stava indagando sull’albero: “Scendi giù, poiché oggi stesso devo mangiare a casa tua!”

20. Ciò equivale a dire: “Zaccheo! Sospendi la tua alta speculazione su di Me, e scendi nella stanza del tuo amore per Me; in questa tua casa vi è cibo per Me, qui entrerò e mangerò!”

21. Esprimendolo ancora più chiaramente, ciò significa: “Zaccheo! Scendi giù nella tua primiera umiltà e nel tuo amore, allora Io entrerò da te e Mi ristorerò con tali frutti del tuo cuore!”

22. Vedete, ecco il pratico-teorico di questo testo, e la morale è brevissimamente questa: “Guardate al fratello vostro Zaccheo e seguite il suo esempio, allora anche a voi avverrà ciò che è avvenuto a lui!”

23. Ritengo che qualsiasi ulteriore teoria sarà qui completamente superflua, poiché ciò che è stato detto è già senz’altro della massima chiarezza. Chi lo leggerà e l’osserverà, troverà anch’egli irrevocabilmente ciò che è toccato a Zaccheo, ed Io gli dirò quello che ho detto a lui.

24. Ciò sia osservato da tutti voi nel migliore dei modi! – Amen!

 

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Cap. 32

«Ora Gesù, che vedeva starsene là Sua Madre e il discepolo che Gli era caro, disse a Sua Madre: “Donna, vedi tuo figlio!”

Poi Egli disse al discepolo: “Vedi tua Madre” e da quel momento il discepolo la prese con sé”»

(Giovanni 19,26-27)

16 febbraio 1844 sera

1. «Ora Gesù, che vedeva starsene là Sua Madre e il discepolo che Gli era caro, disse a Sua Madre: “Donna, vedi tuo figlio!”. Poi Egli disse al discepolo: “Vedi tua Madre!”. E da quel momento il discepolo la prese con sé».

2. Anche da voi nel mondo, quando qualcuno si vede davanti agli occhi la morte del suo corpo, c’è usanza che sul suo lascito esprima qualche ultima disposizione della sua volontà, disposizione che tra di voi prende il nome di “testamento”. Così doveva essere il caso anche per Me, che Io dovessi esprimere sul Mio lascito un’ultima disposizione della Mia Volontà. Maria, la generatrice del Mio corpo, fu un tale lascito, e lei doveva pur avere, per i giorni di vita che ancora le restavano sulla Terra, il necessario sostentamento.

3. Qualcuno qua o là potrebbe ovviamente domandare: “Dunque Giuseppe non aveva lasciato proprio niente? Egli stesso aveva dei figli, suoi propri e anche estranei che aveva allevato; non potevano allora provvedere questi anche per Maria?”

4. A ciò si può rispondere così: “Per prima cosa Giuseppe non possedette mai una proprietà completamente sua e quindi non poteva neanche lasciarla. Per seconda cosa i suoi figli, sia quelli propri, sia quelli che aveva accolto[17], si trovavano essi stessi nella più grande povertà e la maggior parte seguirono le Mie tracce; tra questi c’era appunto anche lo stesso Giovanni che si era trattenuto molto in casa di Giuseppe, ed anche lui era stato ugualmente allevato in questa casa. Infatti, suo padre era ancora più indigente dello stesso Giuseppe e perciò aveva mandato là suo figlio perché potesse imparare la sua arte. E infatti la imparò, divenne un carpentiere veramente abile e nello stesso tempo falegname, e ci sapeva fare anche col tornio. Inoltre voleva straordinariamente bene a Maria, così come a Me e a tutta la casa di Giuseppe, e Maria non poteva essere affidata a mani migliori e più fedeli che appunto a questo figlio di Zebedeo”.

5. Vedete, questo è ora il testamento del tutto naturale, e questo è perciò anche il naturalissimo senso letterale di queste Mie parole dalla croce.

6. Ma poiché queste parole non le ha dette soltanto l’Uomo-Gesù, bensì il Figlio di Dio, ossia l’eterna Sapienza del Padre, allora ovviamente si cela dietro ad esse un senso ancora molto più profondo e sommamente celestiale-spirituale-divino che, ovviamente, sarete tanto poco in grado di afferrare nella sua piena profondità, quanto parecchie altre ragioni dell’operare dell’Uomo-Dio.

7. Posso darvene perciò solo degli accenni dalla sfera della Sapienza. Ma poi non indagatevi troppo, poiché sapete che le cose della sapienza non si lasciano mai comprendere come le cose che provengono dal puro amore, come ve lo dimostra già la natura.

8. Potete qui ben afferrare gli oggetti lucenti come quelli risplendenti, metterli qui e lì ed osservarli da tutti i lati, ma potete forse far questo anche con i liberi raggi di luce che si irradiano da tali corpi lucenti?

9. Questi raggi portano con sé non falsificate le figure di innumerevoli cose, di cui vi danno prova sufficiente le fotografie[18] recentemente scoperte. Ma chiedete a voi stessi: “Anche con tutta la fatica, potete scoprire con i vostri soli sensi tali immagini nei liberi raggi?”. – Di sicuro dovrete rispondere negativamente a questa domanda.

10. Perciò vale anche quanto accennato prima, che non dovete fare troppe speculazioni su cose date dalla sfera della sapienza, poiché combinerete ancor meno che volendo osservare le immagini nei liberi raggi di luce.

11. Potete realizzare certamente delle attrezzature ottiche per mezzo delle quali il libero raggio viene obbligato a consegnare alla vostra osservazione l’immagine che porta con sé, ma avete anche un’attrezzatura ottica per mezzo della quale possono essere stampate le immagini dei raggi provenienti dalla Luce originaria nella sua profondità?

12. Sì, è vero che avete una tale attrezzatura ottico-spirituale in voi, ma questa comincia a diventare efficace solo quando vi liberate completamente della luce del mondo. Il mondo deve passare nel buio completo, prima che la Luce dello Spirito rimetta ben visibili al vostro spirito le immagini che porta con sé. I vostri propri sogni vi danno di questo una valida prova, e le visioni di chi è in estasi, oppure secondo la vostra espressione, dei sonnambuli, forniscono una prova ancora solida e chiara.

13. Questo avvertimento preliminare era necessario, e così possiamo passare agli accenni in questione su queste parole dalla croce.

14. “Donna, vedi tuo figlio!” e “Figlio, vedi tua madre!”, più profondamente equivale a questo: “Tu, mondo, vedi il Figlio dell’uomo, e Tu, Figlio dell’uomo, guarda il mondo e non giudicarlo, ma dimostragli amore!”

15. Detto più profondamente: “Tu, divina Sapienza, inchinati alla Tua eterna Origine; e Tu, eterna Origine, guarda ed accogli per diventare Uno, il Tuo raggiante Figlio!”

16. E ancora: “Tu, unica che un tempo portasti il Santissimo, guarda la morte della tua opera; e Tu, Ucciso, quando risorgerai, ricordaTi di colei che un tempo portò il Santissimo, cioè la Luce dell’eterno Amore!

17. Vedete, in questi brevi accenni giace la profondità infinita che nessun essere creato potrà mai comprendere completamente, perché ciò che è contenuto in questa profondità è già di per sé infinito, e in più si moltiplica ancora all’infinito a ogni istante.

18. Io però vi ho detto tutto questo sull’argomento, affinché da ciò possiate vedere che Colui che così ha parlato dalla croce era più che solo un semplice delinquente israelita, come molti Lo reputano sotto il duro giudizio di Roma, perché accusato come sobillatore del popolo e ribelle contro Roma.

19. Questo è perciò il senso spirituale profondo. Ma voi restate per voi stessi al testamento naturale, poiché anche voi siete Miei discepoli, e i poveri del mondo sono Mia madre. E così Io dico anche a questa madre: “Vedi, i tuoi figli!”. E a voi dico: “Vedete, vostra madre!”

20. In verità, se farete come Giovanni, allora dovrete anche avere la sua ricompensa eternamente! – Amen!

 

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Cap. 33

“Vedi, viene l’ora, ed è già venuta, in cui voi vi disperderete, ciascuno al suo luogo, e Mi lascerete solo!

Ma Io non sono solo, poiché il Padre è con Me”.

(Giovanni 16,32)

19 febbraio 1844 sera

1. «Vedi, viene l’ora, ed è già venuta, in cui voi vi disperderete, ciascuno al suo luogo, e Mi lascerete solo! Ma Io non sono solo, poiché il Padre è con Me».

2. Questo testo indica ciò che adesso risulta evidente dappertutto davanti ai vostri occhi, e che c’era già dopo la Mia ascesa. Così anche questo testo è pertanto uno dei più facili, dato che il suo senso si può toccare dappertutto con le mani e anche con i piedi.

3. Solo questo c’è da osservare: quale differenza c’è tra quando si dice qua e là, “Viene il tempo...”, e quando si dice “Viene l’ora...”. Con ‘tempo’ s’intende un termine a posteriori che verrà in un non determinato “quando”. Invece con ‘ora’ viene indicato un termine degli eventi che subentra subito dopo l’affermazione.

4. Qui e là potete trovare anche in questo testo il tempo al posto dell’ora. Ma allora è sbagliato, poiché si deve dire: “Viene l’ora...”, e questo perché qui l’evento subentrò subito dopo quest’affermazione profetica.

5. Che cosa s’intende dunque con questa dispersione? Forse lo sparpagliarsi dei Miei discepoli e apostoli, e precisamente ognuno in un luogo diverso? Oh, no! Ciò era proprio la loro destinazione, e a questo Io li ho chiamati, perché dovessero uscire in ogni paese e predicare il Vangelo a ogni creatura.

6. Non sarebbe stato insensato da parte Mia se avessi voluto fare della loro chiamata una cattiva profezia per loro? Poiché in questo modo i chiamati a propagare la Mia parola, per non fare del male, avrebbero dovuto trattenersi insieme permanentemente in mucchio, come eventualmente nel vostro tempo parecchi ordini, i quali nella loro realtà fanno altrettanto poco di utile per l’umanità quanto un mucchio di meteoriti in fondo al mare. Anche queste, a colui che le vede precipitare nel mare, fanno presentire effetti grandiosi e terribili, ma una volta che hanno raggiunto il fondo tranquillo del mare, vi giacciono inefficienti e servono tutt’al più come appoggio per qualche vorace polipo.

7. Dunque, in questa predizione non è presente neanche la pur minima traccia di una dispersione personale e locale, della qual cosa già anche il testo stesso ne dà testimonianza, poiché è detto: “Ma anche se Mi lascerete, ciò nonostante Io non sarò solo, poiché il Padre è in Me”.

8. Ora giudicate voi stessi: può qualcuno lasciarMi in un modo personale e locale? Dov’è che potrebbe andare, per arrivare a starMi più lontano o più vicino? Dov’è che sarà più lontano da Me: in Sudamerica o in Nord Asia? Ritengo che per Me, l’Onnipresente, sarà sicuramente la stessa cosa. Dunque, di una dispersione personale e locale, come ho già detto, qui non si parla.

9. Ma allora, che genere di dispersione s’intende qui? – Guardate alle sette che esistono attualmente davanti ai vostri occhi, e di cui c’erano già lievi tracce ai tempi della Mia vita tra gli apostoli, ragion per cui ho appunto fatto questa predizione. E se guardate ai dibattiti tra i Miei due primi apostoli, vi deve diventare ancora più chiaro che cosa fu indicato con questa dispersione e, come osservato all’inizio, potrete afferrare con mani e piedi di quale dispersione Io abbia fatto qui come predizione ai Miei apostoli e discepoli.

10. In pochi secoli dalla Mia ascensione la dispersione era già tanto grande, che nessuno sapeva più bene chi fosse il cuoco e chi il cameriere. Si dovette ricorrere a grandiosi concili, ma dopo il concilio si rimase, come prima dello stesso, dispersi.

11. Come stanno le cose adesso, non ho certo bisogno di mostrarvelo; infatti, ovunque indirizziate lo sguardo, scoprirete dispersione.

12. È detto: “Ciascuno al suo luogo”. Ciò equivale a dire: “Ciascuna setta si ritiene la migliore e la più pura”. – Ma sono Io, per questo, solo? Oh, no! Il Padre è ben in Me, ossia, il primo Amore.

13. Dall’amore riconosco i Miei, ma non dalla setta! Chi Mi ama e osserva la Mia parola ha l’Amore del Padre in sé, come Io in Me ho il Padre ed è uno con Me come Io sono Uno col Padre! Per questo Io non sono solo, poiché come il Padre è in Me, così Io sono in ciascuno, e ciascuno è dunque in Me, se Mi ama e segue il Mio esempio.

14. Qui la setta non fa alcuna differenza, e maledetto sia colui che, soprattutto per riguardi mondani, preferisce una setta all’altra! Infatti, in nessuna setta c’è verità e vita; tutto viene basato sulla fede obbligata e sulla fede persuasa, che non è minimamente migliore. Domanda: “Dov’è andato a finire l’uomo libero?”

15. Quando mai ho costretto qualcuno alla fede? Io lasciai a ciascuno la libera scelta. Se a uno non bastavano le Mie opere e la sua stessa convinzione interiore, non era obbligato con alcun altro mezzo, poiché non ho dato il Mio insegnamento per la fede, ma solo per l’azione.

16. Io non ho detto: “Chi crederà in Me, dai suoi lombi sgorgheranno fiumi d’acqua viva!”, bensì ho detto: “Chi agirà secondo la Mia parola, saprà se il Mio insegnamento viene da Dio oppure viene dagli uomini!”

17. Ma a cosa poi sarebbe servito un obbligo ad aver fede? Poiché, dovevo pur prevederlo che l’unica e stessa luce su cui cade, illumina gli oggetti in modo tanto diverso, quanto sono diversi gli oggetti stessi.

18. Così è anche la luce della fede! Secondo la diversa colorazione dell’animo umano su cui cade, così deve anche illuminarlo diversamente, ma la pretesa che l’unica e stessa Luce debba essere riflessa da tutti gli animi – pur essendo essi di mille diversi colori – solo in modo perfettamente bianco, è perciò sicuramente la più grande sciocchezza.

19. L’effetto della Luce deve sì essere diverso, ma l’effetto dell’Amore rimane lo stesso, così come il calore di per se stesso ha un solo effetto, e cioè riscalda il rosso nella stessa maniera del blu. Tutto può essere reso ugualmente incandescente, cosicché il colore della vera vivente incandescenza dell’amore è eternamente uno e lo stesso, e un oro incandescente non si distingue da un pezzo di ferro incandescente.

20. Vedete, ecco il significato di questo testo! Perciò non disperdetevi, ma rimanete nell’Amore, allora vivrete! – Amen!

 

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Cap. 34

“… chi crede in Me, dal suo corpo, come dice la Scrittura, sgorgheranno fiumi d’acqua viva”.

(Giovanni 7,38)

21 febbraio 1844 sera

1. «… chi crede in Me, dal suo corpo sgorgheranno, come dice la Scrittura, fiumi d’acqua viva».

2. Questo testo è dato come una trappola per topi ed è fatto come una fossa nella quale si catturano leoni, pantere e tigri; esso è pure come una pietra angolare sopra la quale moltissimi vi inciampano nella notte, e si feriscono gravemente. E vi dico: “Chi vi inciampa e cade, dovrà fare molta fatica per rialzarsi di nuovo”. Ma perché questo?

3. Non è pur vero che qua e là comandai la fede e dappertutto predicai l’amore con l’azione e con la parola? – Io dissi: “Se aveste fede, potreste spostare montagne!”

4. Io dissi anche ciò che annuncia il presente testo; e tuttavia lo ripeto, non proferii ciò che annuncia il presente testo, poiché Io dissi: “Siate operatori, e non esclusivamente uditori della Mia parola!”

5. Così dichiarai anche che non coloro che dicono a Me “Signore!, Signore!”, dunque i soli credenti al Figlio di Dio, entreranno nel regno dei Cieli, bensì solo e unicamente quelli che fanno la Volontà del Padre Mio!

6. E ancora: “Chi vive secondo la Mia parola, questi è colui che Mi ama; ma chi Mi ama, a lui Io verrò in tutta la pienezza e a lui Mi manifesterò Io stesso!”

7. E di nuovo: “Vi do un unico comandamento: che vi amiate l’un l’altro, come vi amo Io! Da questo si riconoscerà che siete veramente Miei discepoli”.

8. Ora domando: “Che cosa deve fare l’uomo allora?”. Deve accontentarsi da un lato solamente della fede che è consigliata di per se stessa, oppure deve attenersi soltanto all’amore e non credere nulla che non sia ciò che gli dà l’amore per Me, quell’amore che egli ha fatto proprio mediante l’attività secondo la Mia parola?

9. Infatti, l’attività d’amore l’ho menzionata Io stesso come l’unico criterio valido, secondo cui si può riconoscere se il Mio insegnamento è umano o divino, poiché Io dissi proprio questo: “Chi agirà secondo la Mia parola, riconoscerà se il Mio insegnamento è dagli uomini oppure da Dio!”

10. Allora, come mai qui si dice: “Chi crede in Me, dal suo corpo o dai suoi lombi sgorgheranno fiumi d’acqua viva!”? – Tuttavia anche l’acqua viva indica la vivente Sapienza dai Cieli, la quale deve valere anch’essa come sicuro criterio per la divinità della Mia parola!

11. E così avremmo davanti a noi due argomenti di prova, dove uno trova sempre nell’altro il suo antagonista. Poiché, se con il dire “Signore, Signore!” s’intende anche la perfetta fede nel Figlio dell’uomo, ma qui si dice che questa fede non procurerà il regno dei Cieli, e nel presente testo vengono promessi per la sola fede fiumi d’acqua viva, ora ci si domanda:

12. “Fui Io un Maestro doppio? O fui uno che ad ogni occasione ha girato il mantello secondo il vento e, secondo l’occasione, a una compagnia di credenti ha predicato l’esclusivo valore della fede, e ad una compagnia di gente operosa ha predicato l’esclusivo valore dell’attività?”. In tal modo dovevo di certo stare in aperta contraddizione con Me stesso.

13. I farisei, saldi come il ferro, ‘credevano’ certamente alle prescrizioni di Mosè, e ciò per considerazioni temporali e, in tempi passati, anche spirituali; e tuttavia tutti quanti furono da Me attaccati più d’una volta nel modo più pungente per la loro incredulità.

14. Perché qui Io non Mi accontentai della loro fede primiera, e perché li accusai di non volerMi credere e furono da Me chiamati “operatori d’iniquità”, poiché vivevano secondo il senso letterale della Legge e non volevano convertirsi al Mio insegnamento?

15. Perché lasciai uscire dal tempio, ingiustificato, il fariseo che aveva sempre adempiuto alla Legge, e giustificato l’esattore delle tasse carico di peccati?

16. Perché poi, in genere, non rispettavo la prescrizione di Mosè non osservando il sabato? Perché Io stesso in tal modo scandalizzavo i farisei insegnando: “Guai a colui che scandalizza il suo prossimo!”?

17. Sì, Io diedi perfino un insegnamento secondo il quale un uomo deve eliminare da sé un membro che lo scandalizza e deve piuttosto entrare mutilato nel regno dei Cieli, che come intera persona nell’inferno. – DiteMi: “Che rapporto c’è tra tutto questo?”. Come vedete, un intero mucchio di contraddizioni sta davanti a voi; come metterete d’accordo tutte queste contraddizioni?

18. Io vi dico: “Da voi stessi non potreste mai trovare l’uscita da questo labirinto!”. – Nondimeno, voglio farlo Io qui, come l’eroe della Macedonia, a sciogliere il nodo con un leggero colpo di spada. E così, udite! [19]

19. C’è differenza tra quello che soltanto dissi e quello che ho comandato. Però c’è anche differenza tra dire e dire: un dire è inteso come negativo, e un altro dire è inteso come affermativo. Un dire negativo equivale a un dire naturale, un dire affermativo equivale a un dire spirituale. In quello naturale non c’è alcun comando, ma in quello spirituale c’è un comando.

20. Perciò, quando è detto: “Io non dissi”, ciò equivale a questo: “Io non l’ho comandato”; e quando è detto: “Io lo dissi”, ciò equivale a: “Io l’ho comandato”.

21. Ma quando parlai della fede, con questa intesi sempre la fede vivente, dunque accoppiata con l’amore; mentre una fede solo per se stessa la respinsi sempre.

22. Perciò anche recentemente vi ho detto: “Io non dissi: ‘Chi crede nel Figlio dell’uomo, dai suoi lombi sgorgheranno fiumi d’acqua viva!’”. Ciò è come dire: “Nessuno giungerà alla Luce mediante la sola fede, ma solo mediante l’azione secondo la Mia parola”.

23. Perciò, quando qui dico. “Chi crede in Me, dal suo corpo sgorgheranno fiumi d’acqua viva!”, ciò è come dire: “Chi ha una fede vivente, dunque accoppiata con l’amore, costui sarà introdotto nella Sapienza dei Cieli”; e se riuscite a pensare solo un po’, allora noterete che con ciò vi è stato promesso soltanto il grado più basso dei Cieli.

24. Ma che all’esclusiva fede non sia affatto promesso un grado di Cielo, ve lo insegna la vostra stessa esperienza, poiché anche voi avete creduto in Me fin dall’infanzia. Ma domandate a voi stessi quante gocce di una qualche acqua viva sono sgorgate per questo dal vostro corpo. Voi, con la vostra fede vecchia di quarant’anni, siete arrivati al punto tale che in conseguenza di una qualche goccia d’acqua viva avete trovato perfettamente evidente l’immortalità del vostro essere interiore?

25. Io ora ve ne ho fatta pervenire già tanta della più autentica acqua viva, e ancora c’è qualche punto che non vi è chiaro sulla continuità della vostra esistenza interiore dopo la morte del corpo. Eppure non sono un bugiardo! Io ho promesso per la fede, fiumi d’acqua viva. Dunque: dov’è questa, in voi credenti?

26. Pertanto, da questa vostra stessa esperienza potete sufficientemente desumere che è impossibile che Io, essendo la stessa eterna Verità e Sapienza, nel testo in questione abbia potuto intendere l’esclusiva fede, bensì, solo quella ben nota a tutti i Miei discepoli, quella accoppiata con l’amore a Dio e al prossimo.

27. Infatti, l’esclusiva fede di per sé può tanto poco operare qualcosa di utile per la vita eterna, quanto un marito con se stesso e da se stesso è in grado di concepire figli. Egli deve unirsi con una moglie, e solo nel fuoco del proprio amore può generare figli con lei.

28. I figli nel significato naturale corrispondono ai fiumi d’acqua viva dai lombi del corpo. Inoltre, in questo testo ‘il corpo’ o ‘i lombi’ stanno appunto ad indicare con un’immagine materiale l’attività d’amore stessa, e l’intero testo in forma svelata suona ora così: “Chi tiene a Me nel suo cuore, la sua attività sarà utile per la vita eterna!”

29. Pertanto, da questo chiarissimo significato risulta anche evidente che Io dell’esclusiva fede ho sempre parlato solo negando, e mai affermando, poiché in caso contrario Mi sarei chiaramente contraddetto nel modo più disonorevole agli occhi e agli orecchi di tutto il mondo.

30. Perciò, se nella Mia parola in un qualsiasi punto si parla di fede, la stessa è sempre da comprendere come quando si parla di un borsellino. In tal caso chi dice: “Gli ho dato il mio borsellino!”, che esso sia pieno lo si capisce da sé; poiché a nessuno servirà a qualcosa uno vuoto. Così è anche, visto da parte Mia, il caso della fede. Io con essa non intendo mai la vuota, ma sempre quella riempita d’amore.

31. Perciò dico ancora una volta: Io non ho detto: “Chi crede in Me, dal suo corpo o dai suoi lombi sgorgheranno fiumi d’acqua vivente!”, bensì ho detto: “Chi crede in Me, dal suo corpo o dai suoi lombi sgorgheranno fiumi d’acqua viva!”

32. Nel primo caso, negante, viene intesa puramente la fede vuota che non dà mai neanche la più piccola goccia d’acqua viva; nel secondo caso, invece, viene intesa la fede piena, cui poi certamente seguono i fiumi d’acqua viva, ed è ciò a cui aggiungo affermativamente: Chi fa la Volontà del Padre Mio, questi riconoscerà da dove viene l’insegnamento!”

33. Nondimeno, il Padre è l’Amore, ed Egli non si accontenta mai di un’ariosa apparenza, ma solo ed esclusivamente del vero essere. A che vi serve il pallidissimo luccichio di lanterna della sola fede, nell’infinita sfera della Creazione? In essa puoi tendere la mano di qua e di là e scrutare su e giù, ma solo dei pallidi raggi ti verranno incontro, poiché quegli oggetti, dei quali tu in gran lontananza non ricevi null’altro che pallidi raggi, sono ben lontani. Ciò perché al dormiente pur basta il sogno; egli lo ritiene realtà finché dorme, ma quando si sveglia, allora cerca realtà e certezza dappertutto.

34. Ma in che modo questo, se l’uomo per tutta la sua vita terrena dorme e scambia le immagini del sogno per realtà? Che cosa ne sarà quando, dopo aver deposto il suo corpo, si sveglierà da tale terrena vita onirica? Dove tenderà la mano? A cosa si afferrerà? Egli da ogni parte sarà circondato dalla notte! E da dove prenderà la luce, per illuminare l’intricatissima notte attorno a sé?

35. Perciò vi dico: “È meglio per colui che qui si sente prigioniero da ogni dubbio, poiché egli dimostra di avere uno spirito sveglio, pur trovandosi ancora nella notte. Tuttavia ha appreso in tempo la nullità delle immagini di sogno, e ora chiama a sé con gran desiderio il giorno.

36. Invece il sognatore non sa nulla della propria notte; egli si fa padrone, fa quello che vuole, mangia e beve, e pensa che tutto ciò sia realtà. Ma quando si sveglierà, allora soltanto si renderà conto del grande vuoto in lui; ma purtroppo ovviamente sarà troppo tardi. Infatti, se la fede, e cioè quella piena, non produce fiumi d’acqua viva dai lombi quando il corpo è in vita, come potrà produrli dopo, quando avrà lasciato i lombi?

37. Ossia, se qualcuno non può ricevere il denaro nell’apposito borsellino, come lo riceverà quando non ha alcun borsellino e nessun denaro? Ossia: se qualcuno non può ricevere la vita quando ce l’ha insieme al sacco della vita che le è necessario, come la riceverà poi, quando sarà privo e del sacco e della vita?

38. Chi non può essere quando è, come sarà poi, quando non è? Pertanto sarà dato solo a colui che ha, mentre a colui che non ha nulla sarà tolto anche ciò che ha!”

39. Ritengo che questa spiegazione piuttosto estesa, dovrebbe essere abbastanza chiara. Tendete perciò anche voi alla fede piena, poiché la vuota non è nient’altro che un puro sogno. E se volete veder sgorgare dai vostri lombi fiumi d’acqua viva, allora la vostra fede deve diventare vivente mediante le opere dell’amore! – Amen!

 

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Cap. 35

“Vi ho detto questo perché abbiate pace in Me. Nel mondo avrete tribolazione, ma abbiate fiducia, Io ho vinto il mondo!”

(Giovanni 16,33)

23 febbraio 1844 sera

1. «Vi ho detto questo perché abbiate pace in Me. Nel mondo avrete tribolazione, ma abbiate fiducia, Io ho vinto il mondo!»

2. Questo testo fa ancora parte di quelli molto trasparenti e ciascuno può cogliere di primo acchito già nella lettera il senso spirituale. Voglio perciò esporvi subito in poche parole il senso di questo testo, cosicché in queste poche parole ne riconosciate il senso spirituale perfettamente giusto; e così udite!

3. Anche tutto quello che Io vi dico proprio adesso è di natura tale che, in ogni situazione della vostra vita, deve darvi la vera pace interiore del cuore nell’amore per Me, se soltanto mettete un po’ in pratica  proprio ciò che vi è stato detto.

4. Il mondo vorrebbe angustiare anche voi da tutti i lati, ma non lo può perché è stato vinto da Me. Se però mediante il vostro amore avete Me in voi, allora avrete anche l’eterno Vincitore del mondo in voi. Invece il mondo ha sperimentato la Mia potenza, perciò non gli è lecito e non può torcere neanche un capello a colui che cela veramente la Mia pace nel suo cuore.

5. Però, non appena uno si vuole innalzare da questa pace ed egli stesso getta al mondo il guanto di sfida, costui allora deve ascrivere solo a se stesso se viene fatto prigioniero dal mondo e bistrattato. Chi invece rimane veramente nella Mia pace, egli è al sicuro per l’eternità, e nessun soffio mondano gli torcerà mai un capello.

6. Qui certamente qualcuno dirà: “O Signore, vedi, gli apostoli e i Tuoi discepoli e tanti dei primi cristiani, e nei periodi successivi anche degli zelanti propugnatori del puro Vangelo, sono diventati martiri, e il mondo si è vergognosamente vendicato nel modo più crudele su costoro che erano ricolmi della Tua pace. Perché, o Signore, la Tua pace non li ha protetti dagli artigli del mondo? Poiché Tu stesso, prima della Tua sofferenza, hai pur detto che il principe del mondo è giudicato. Come riuscì allora il giudicato ad avere il potere di istigare così crudelmente il mondo contro i portatori della Tua pace?”

7. Questa domanda è abbastanza futile, e chi è solo un po’ a conoscenza della storia, troverà chiaramente che tutti i martiri, a cominciare dagli apostoli e fino ai tempi più vicini, non per un qualsiasi obbligo o una qualsiasi destinazione da Me permessa, bensì di propria volontà, per un eroismo d’amore, sono andati incontro al martirio, in quanto Io stesso, il loro Maestro, ero stato crocifisso.

8. Ve lo dico: “Ciascun martire avrebbe potuto divulgare il Mio Vangelo anche senza diventare un martire, ma i divulgatori Mi conoscevano, avevano davanti agli occhi l’eterna Vita, e così non avevano neanche una gran voglia di girovagare a lungo per il mondo, anzi a mala pena erano in grado di aspettare il momento in cui sarebbe stata tolta loro la carne, affinché potessero giungere laddove Io li avevo preceduti.

9. Giovanni invece aveva per Me l’amore più grande e per questo non scansò le persecuzioni del mondo, ma preferì consumarle fino all’ultima goccia, piuttosto che mendicare in un certo senso una qualche riduzione del periodo stabilito per la sua vita terrena. Di conseguenza egli era perfettamente contento del Mio Ordine, mentre molti altri furono mendicanti e preferirono accettare i più ignominiosi martirii del corpo, piuttosto che operare qualche anno più a lungo per il Mio regno.

10. Ma poiché con Me ciascuno può avere quello che chiede seriamente e con piena fede, così neanche con questi primi testimoni potevo ritirare la Mia parola che dice: “Qualunque cosa Mi chiederete, ve la darò!”

11. Da questa delucidazione risulta ora chiaramente che la Mia parola non aveva bisogno dei testimoni di sangue, poiché Io ho pur promesso l’unico Testimone eternamente valido, il Mio Spirito Santo stesso, a tutti coloro che avrebbero accettato il Mio insegnamento ed avrebbero vissuto secondo lo stesso. E questo Testimone è quello che rimane, mentre il sangue dei primi martiri già da molto tempo non ha lasciato tracce perfino storicamente per tutti i tempi successivi.

12. Pertanto, se questo Spirito è un Testimone eterno, a che scopo avrei dovuto pretendere la testimonianza di sangue dei Miei imitatori? Chi da se stesso vuol diventare un testimone di sangue, lo diventi pure, ma nessuno creda con ciò di renderMi un servizio, bensì ognuno che fa questo, lo faccia per il proprio e non per il Mio vantaggio!

13. È come se un padre dicesse ai suoi figli, i cui vestiti sono ancora buoni: “Vi darò dei nuovi vestiti proprio splendidi, dopo che avrete consumato questi!”. Ma alcuni figli si lasciano sedurre dalla speranza e dalla preferenza per i nuovi vestiti e non hanno più il minimo riguardo per quelli vecchi. Quando in breve tali vestiti sono logori, allora il padre ovviamente procura loro quelli promessi, ma alcuni di questi figli che amano il padre più che i vestiti, saggiamente hanno avuto riguardo di quelli vecchi, per non costringere il padre a delle spese prima del tempo.

14. Quantunque però presso di Me non si possa parlare di certe spese, tuttavia vi sono qui da considerare altri costi, e precisamente quelli di effettuare in piccolo un disordine. Infatti, dal Mio Ordine, Io ho stabilito per ogni uomo un determinato traguardo della vita, e questo non consiste nella spada, né nel fuoco, poiché la morte per spada e per fuoco è un giudizio. Ma in conseguenza di ciò, chi di propria volontà e autorità interferisce in qualunque modo nel Mio Ordine, egli ovviamente deve accettare un piccolo giudizio, in proporzione di quanto ha interferito nell’Ordine stabilito da Me.

15. Daniele non voleva morire, perciò fu preservato nella fossa dei leoni, e ugualmente i giovinetti nella fornace ardente, e parecchi esempi simili. E vedete, a tutti costoro non fu torto un capello, e ugualmente a moltissime migliaia dei Miei amanti non fu torto un capello, perché mantennero indisturbata nel loro cuore la forza della Mia pace. Invece ciascuno che volle lanciarsi oltre questa Pace, dovette però in cambio provare anche la l’amarezza del mondo.

16. Anche qui si dirà ovviamente: “Se è così, allora è certo meglio lasciare che il mondo sia mondo con tutti i suoi scandalosi ingranaggi, e ciascuno che sia un po’ migliore continui a vivere nella sua pace senza affatto preoccuparsi del mondo. Ma se tutti facessero così, non sarebbe il mondo, in breve, riempito di obbrobri fino alle stelle?”

17. Bene, dico Io, valutate questo in retrospettiva! Dai tempi degli apostoli sicuramente c’è stata una grandissima quantità di zelanti che, in certo qual modo, volevano migliorare il mondo con in mano una spada incandescente. Fiumi di sangue furono versati. Ma domandate a voi stessi con quale risultato! Poi guardate fuori nel mondo, ed esso vi darà da tutte le parti la risposta chiara come il Sole.

18. Eppure da quei tempi fino alla vostra epoca il gran numero di zelanti dovrebbe aver lasciato una risonanza tale che, in seguito ad essa, il mondo intero dovrebbe essere palesemente un paradiso, mentre invece il mondo, proprio in questo vostro tempo, è dieci volte peggiore di come era ai tempi di Noè!

19. Perché dunque Davide disse: “O Signore, come tutti gli uomini, in confronto a Te sono proprio nulla, e ogni aiuto umano non serve a nulla!”? Davide disse questo perché Mi conosceva; voi invece parlate diversamente, perché non Mi conoscete come Mi ha conosciuto Davide!

20. Credete dunque che Io non sappia che cosa fa il mondo e sia forse troppo tiepido per castigarlo per le sue malefatte? Io vi dico: “Credete a qualcos’altro e lasciate a Me la conduzione del mondo!”

21. Chi estrae la spada, di spada anche perisce. Con l’aperta violenza nessuno concluderà mai qualcosa contro il mondo, poiché dove il mondo vede violenza, le si fa incontro pure con violenza, e in tal modo un popolo massacra continuamente l’altro.

22. Chi invece vuol combattere il mondo, costui deve combatterlo con armi segrete, e queste armi sono il Mio Amore e la Mia pace in voi! Cosicché ciascuno deve prima vincere in sé il proprio mondo con queste armi, dopo soltanto potrà usare sempre vittoriosamente queste stesse armi contro il mondo esterno.

23. In verità, chi non è padrone del mondo interiore, tanto meno lo diventerà di quello esteriore! Ma ciascuno che avverta ancora in sé uno zelo infuocato simile a una maledizione, non è ancora a posto con il suo proprio mondo; infatti, questo zelo deriva ancora dal duello segreto tra la Mia pace e il mondo dell’uomo.

24. Poiché, è il mondo che qui inveisce e giudica e chiama fuoco dal Cielo, per mascherarsi così astutamente con la Mia causa; ma il Mio Spirito e la Mia pace non inveiscono, ma operano possentemente solo nella quiete e completamente inosservati da tutto il mondo, e non hanno altro segno esterno che le opere dell’amore, e come apparenza, l’umiltà. Infatti, a causa del vero amore e della vera umiltà, nessuno che Io sappia, a partire dal Mio Giovanni, è mai stato ancora giudicato dal mondo.

25. Vedete, in questo consiste dunque la vera pace interiore, e in questo consiste anche quella possente vittoria sul mondo che Io stesso ho conseguito! Osservate perciò questa spiegazione, così vincerete il mondo in voi e qualsiasi altro, sempre ed eternamente per mezzo del Mio Nome e della Mia pace! – Amen!

 

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Cap. 36

“Quando ebbe arrotolato il Libro, lo diede al servitore e si sedette. E nella sinagoga gli occhi di tutti erano rivolti a Lui”

(Luca 4,20)

26 febbraio 1844 sera

1. «Quando ebbe arrotolato il Libro, lo diede al servitore e si sedette. E nella sinagoga gli occhi di tutti erano rivolti a Lui».

2. Miei cari figli! In questo testo viene solo rappresentata un’azione naturale che doveva seguire necessariamente alla precedente operazione della lettura a voce alta del profeta Isaia. Ma poiché in ogni azione del Signore vi è un senso interiore e poi uno più interiore ancora, così anche in questo movimento del Signore dall’apparenza naturalissima, si trova una tale ragione; e in questa ragione deve di nuovo esserci un criterio altrettanto infallibile, mediante il quale venga attestata la piena divinità di Cristo e, con ciò, anche di tutte le Sue azioni per tutti i tempi e per tutta l’eternità.

3. Che una tal cosa è giusta, vogliamo subito metterlo davanti agli occhi di ciascuno il più chiaramente possibile con una piccola riflessione, e confrontando questo testo con le circostanze che seguirono. E così udite dunque!

4. “Gesù lesse dal profeta in una sinagoga stando in piedi”. Che cosa indica questo?

5. La ‘sinagoga’ è il mondo. Il ‘Signore’, che qui ‘legge ad alta voce dal profeta stando in piedi’, indica che Egli, sempre vegliando e sorvegliando tutte le circostanze e i segreti, non dà la Sua parola al mondo scoperta, bensì coperta dal senso naturale. Infatti, ‘il profeta’ indica ciò che è nascosto dentro al naturale; e però il Signore mostra che tutto questo che è nascosto non si può trovare scoperto da nessuna parte, e da nessun’altra parte è adempiuto se non esclusivamente in Lui stesso!

6. “Quando il Signore ebbe letto il Libro, allora lo arrotolò e lo consegnò al servitore”; Egli però si sedette, e “gli occhi e gli orecchi di tutti erano rivolti a Lui”. Che cosa vuol dire questo?

7. “Il Signore arrotola il Libro” indica che Egli nasconde il senso spirituale della Parola anche per il mondo a venire. “Poi consegna il Libro arrotolato al servitore della sinagoga”, questo vuol dire: Egli consegna la sapienza nascosta a colui che lavora nel Suo tempio, il cui tempio per il futuro è il cuore dell’uomo.

8. Poi il Signore si mette a riposo, e “gli occhi e gli orecchi di tutti sono rivolti verso di Lui”. Questo atto prefigura e corrisponde allo stato che si riscontra nel mondo presso gli uomini, dall’ascesa fino a questo tempo, dove pure il Signore per il mondo esteriore Si riposa come dopo un lavoro.

9. Gli occhi e gli orecchi di molti sono rivolti a Lui, ma Egli tace e Si lascia guardare – soltanto con gli occhi della fede – non come corporalmente in attività, bensì come riposanteSi indulgente nel Suo Santuario. – Ma perché dunque questo? Perché gli uomini rivolgono a Lui soltanto gli occhi e gli orecchi, ossia la loro voglia di sapere, ma non i loro cuori.

10. Il Signore tuttavia parla un po’ con le parole, poiché dice: “Ora è adempiuto davanti ai vostri occhi ciò che ha detto il profeta”. – Vedete, questo adesso è anche il caso vostro, poiché dopo il lungo riposo il Mio Spirito è venuto anche sopra di voi, poiché lo avete cercato e vi scopre il Libro arrotolato, il quale pure i servitori in ogni tempo avevano conservato nelle loro stanze solo coperto.

11. Questi servitori nel significato naturale sono simili a colui al quale fu consegnato il Libro arrotolato. Con essi sono da intendersi tutti coloro che voi in qualsivoglia chiesa indicate col nome di “preti”. Questi servitori non riceveranno il Libro scoperto finché saranno servitori della sinagoga.

12. Invece ciascun uomo, se è un giusto servitore della vera, nuova sinagoga del suo cuore, riceve anch’egli dapprima il libro arrotolato e non scoperto. Ma se egli in questo tempio è un servitore fedele e lo spazza e lo pulisce e stima il sacro Rotolo, allora viene il Signore e si siede in questa sinagoga, e in tale sinagoga ci sarà quiete e pace. E se allora il cuore sarà rivolto in ogni sua parte al Signore tutt’occhi e tutt’orecchi, ecco che il Signore dirà anche: “Ora lo Spirito del Signore è sopra di te, ed è scoperto e adempiuto il sacro Rotolo nella tua sinagoga vivente!”

13. Vedete, questo è il senso chiarissimo di questo testo tanto poco appariscente.

14. Io vi dico: “Qualcuno potrà sforzarsi e indagare quanto vuole per scoprire questo Rotolo; potrà interrogare tutti gli uomini, tutti gli spiriti e gli angeli, e tuttavia non otterrà nulla, poiché Io solo sono la Porta!”

15. Che giova all’uomo chiedersi se ha una vita eterna in sé, se poi si dà questo come risposta: “La vita eterna è per me un mistero, un dubbio; di essa non ho nulla in me, se non il desiderio della stessa!”

16. Vi domando: “A chi può bastare questa consolazione?”. Non è essa equivalente a quel filosofare con cui così si consola il sapiente del mondo: “Se c’è un proseguimento del mio io pensante, ci guadagno, e se non c’è un proseguimento, ci guadagno lo stesso; infatti, per il non essere, il più e il meno sono la stessa misura”.

17. Io però domando di nuovo: “A chi può bastare una tale consolazione, se uno conosce il valore della vita? Può essere indifferente al vivente, se egli è o non è? Ma come può innanzi tutto un uomo che esiste, elogiare la non esistenza, dal momento che gli è impossibile sapere com’è mai fatto lo stato del non essere?”

18. Perciò ciascuno da questo può facilmente vedere come deve essere cieco un tale indagare, se nel mezzo di un infinito essere in cui non può aver luogo alcun non-essere, alla fine si può consolare con un non-essere del tutto impossibile.

19. Credete che nella Mia infinita Essenza sia possibile un qualche annientamento o un qualche posto dove il nulla sarebbe di casa?

20. Già il mondo naturale, fin dove giunge il vostro occhio nelle profondità della Mia Creazione, vi mostra il più netto contrario di un qualche posticino dove sia il nulla; infatti, voi vi vedete, o corpi celesti o il grande libero spazio, ma riempito con etere di luce e con forze che agiscono in tutte le direzioni provenienti da Me! Vi domando: “È questo il nulla?”

21. Non occorre che Io amplifichi ulteriormente questa frase per mostrare la stoltezza di una simile espressione. Tuttavia voglio aggiungere subito per ognuno l’autentica prova di come sia possibile indagare se vi è un qualche nulla, e così dico:

22. “Vola con i tuoi pensieri attraverso gli spazi dell’infinito! Quando troverai uno spazio in cui il tuo pensiero non può penetrare, là potrai cercare il nulla. Ma che un tal lavoro non ti riuscirà mai possibile in eterno, di questo puoi essere completamente sicuro, poiché dove giunge il pensiero, là è esistenza! Ma dove sarà che il pensiero non giunga? Io non conosco questo dove, e così sicuramente lo conoscerà ancor meno un sapiente del mondo”.

23. Perciò non attenetevi al vano indagare e allo stolto sperimentare, poiché ciò non vi porterà mai dei frutti! Non rendetevi inutilmente difficile il cammino, che è così facile, ma ciascuno venga a Me, ed è qui che incontrerà nella pienezza ciò che per altre vie non raggiungerà mai nell’eternità, poiché Io solo sono la Porta, sempre ed eternamente! – Amen!

 

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Cap. 37

“Ma Io vi conosco; l’amore di Dio non l’avete in voi!”

(Giovanni 5,42)

27 febbraio 1844 sera

1. «Ma Io vi conosco; l’amore di Dio non l’avete in voi!» Questo versetto si adatta perfettamente, come su misura, alla chiusura del Supplemento.

2. Nondimeno, tale versetto Io l’ho espresso ai giudei poiché in loro c’era la lettera morta della Legge. La pratica della cerimonia, la pratica dell’apparenza valeva per loro più che il Vivente stesso che aveva detto loro una tal cosa.

3. Ma è proprio per questo che furono anche colpiti dalla cecità, e in Colui che è eternamente non videro nient’altro che un uomo comune del tutto ordinario, e si meravigliavano altamente di un miracolo pur vistoso, talvolta anche di una sapiente parola, se proprio erano presenti quando accadeva oppure sentivano essi stessi una tale parola; e se non erano presenti, allora non lo credevano che Io avessi operato o detto questo o quello, e in tutti i modi possibili cercavano di rendere la cosa sospetta. Dove non riuscivano a dare una spiegazione naturale o anche a negare completamente la cosa, allora Io dovevo essere per loro un posseduto che operavo tramite la potenza del diavolo.

4. Ma perché non riconobbero il Signore della vita, essendo proprio volontà e intento del Signore che dovessero riconoscerLo? La ragione si trova nel testo, che qui dice: “E l’amore non è in voi!”

5. Perché dunque, senza l’amore, non si può riconoscere il Signore? – Non si può senza l’amore, per lo stesso motivo per cui né un cieco non può vedere ciò che lo circonda, né un sordo può udire la voce del suo amico.

6. L’amore, infatti, è vita; ma solo ed esclusivamente la vita può vedere e udire di per se stessa, poiché la morte non è capace di questo. Così dunque anche i giudei non poterono riconoscere tra loro il Signore della Vita, perché non avevano in loro vita d’amore. Essa consiste in una libera vita da Dio, mentre ogni altra è solo una vita giudicata, la quale però, contrapposta alla vera vita d’amore, è la più mera morte.

7. Chi, infatti, non ha una vita d’amore, non è nient’altro che una macchina vuota che viene messa in moto esclusivamente dagli impulsi del mondo, e il suo guardare, udire e percepire è puramente meccanico, e non potrà mai elevarsi al di sopra della sfera giudicata del limite giudicato. Solo la vera vita d’amore è una vita autonomamente libera e quindi può da se stessa spezzare tutti gli ostacoli e slanciarsi in alto verso Colui che è il suo più intimo Principio.

8. Nessuno può scorgere nella sua sfera naturale qualcosa che prima non abbia in sé. Ma come potrebbe qualcuno scorgere e riconoscere la Mia Essenza, se non ne racchiude nulla nel suo cuore?

9. Perciò Io vi dico: “Lasciate andare tutto, trattenete solo l’amore, allora riconoscerete ciò che i giudei non hanno riconosciuto, e scorgerete ciò per cui i loro occhi non avevano luce!”

10. Anche adesso ci sono moltissimi al mondo nei quali l’amore non c’è. Ma appunto per questo, l’ombra, che non è nulla, la ritengono realtà. Invece Me, che sempre, sono e cammino tra di loro, non scorgono e non riconoscono, perché non hanno amore.

11. Così anche tra di voi ci sono taluni che cercano laddove non c’è nulla da trovare; dove invece uno procede vivente e splende davanti a loro, non hanno voglia né di scorgere né di riconoscere.

12. Costoro continuano imperterriti a pesare insieme i diamanti e i sassolini su uno stesso piatto della bilancia. Ma a che scopo il peso del sasso accanto al diamante? Perché guardare con ammirazione il letame che viene da lontano, e passare con indifferenza davanti all’oro di casa propria?

13. Non è sufficiente che si conosca il valore dell’oro, ma bisogna anche saper riconoscere in un modo vivente il valore dell’oro in confronto al letame, anche se questo viene da lontano. Ciò può farlo solamente colui che ha l’amore in modo perfetto, mentre chi oscilla tra questo e quello, ancora non lo può fare, e non lo potrà ancora per molto tempo. Perciò è per questo che a costui succederà come ai giudei che pure non seppero distinguere il Signore da un comunissimo uomo.

14. Perciò vi dico e vi ricordo che vi ho dato molto, ma lo riconoscerà come un puro Dono da Me, solo colui che ha in sé l’amore.

15. Chi nell’amore calcola e conta ciò che fa e dà, a costui voglio fare lo stesso, e il calcolatore non diventerà libero, e il contatore non si svincolerà davanti a Me finché non avrà bandito da sé il calcolare e il contare. Perciò, l’amore deve essere libero e, nella sua attività interiore, non deve prima prendersi consiglio nella testa.

16. Colui che dona saggiamente voglio compensarlo con la saggezza; ma a chi dona liberamente per amore, sarò Io stesso il Compenso! Invece chiunque non diventi operante per libero amore, non scorgerà il volto del Signore fino a quando non sarà diventato operante per libero amore!

17. Questo dico Io, l’eternamente Fedele, il Veritiero, il Primo e l’Ultimo, quale Padre in tutto Amore, verso di voi per la perfetta osservanza! – Amen!

 

*  *  *

 

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[1] Esegesi: analisi critica di un testo, specialmente sacro o giuridico.

[2] Chimborazo, vulcano (6272 m.) nelle Ande dell’Ecuador.

[3] Grosso: moneta medievale d’argento, coniata per la prima volta nel secolo XII; inizialmente ebbe il valore di un soldo di lira, ma per l’aumento dell’argento arrivò a valere 5 soldi, pur diminuendo di peso.

[4] Iscrizione: cioè il soggetto di questo capitolo: “E quando Lo videro, Lo adorarono!”, ma comprendendolo bene, e cioè il vederLo, cioè comprenderLo, cioè riconoscerLo nella Parola letta o ascoltata, e di conseguenza adorarLo in modo vivente, cioè in spirito e verità, ovvero con l’azione derivata da quella ‘parola’ compresa e fatta propria nel metterla in pratica.

[5] Eclettismo: in filosofia, sistema che risulta da un insieme di dottrine diverse armonicamente collegate tra loro.

[6] Gesù Nazareno, re dei giudei.

[7] Moggio: antica misura di capacità per granaglie, usata un tempo in varie regioni italiane: mettere la lucerna sotto il moggio, fig. espressione biblica, nascondere una verità.

[8] Hanoch: la grande città al centro del primo impero umano al tempo delle vicissitudini della stirpe di Caino. (vedi l’opera “Il governo della Famiglia di Dio”)

[9] Albero della conoscenza: quando ancora non era stato benedetto.

[10] Oratorio: dramma musicale di argomento sacro senza rappresentazione scenica.

[11] La sineddoche: (dal greco «συνεκδοχή» attraverso il latino «synecdŏche», in italiano «comprendere insieme») è un procedimento linguistico-espressivo (secondo la linguistica moderna) o una figura retorica (secondo la retorica classicistica) che consiste nella sostituzione tra due termini in relazione di quantità tra una classe e la relativa sottoclasse.

[12] Sillogismo: forma di argomentazione per cui da due proposizioni dette premesse (maggiore o minore) se ne trae una terza, detta conseguenza o conclusione.

[13] Simonia: empio commercio di cose sacre. Dal nome di Simon Mago che si macchiò di questa colpa.

[14] Geraseni: gli abitanti di Gerasa odierna Jarasch (Giordania)

[15] Esegesi: analisi critica di un testo, specialmente sacro o anche giuridico.

[16] Satireggiare: mettere in satira, deridere con satire.

[17] Giuseppe aveva oltre 70 anni quando ebbe in moglie Maria dal Tempio per accudire i suoi cinque figli avuti dalla precedente moglie. Essi erano Gioele, poi Joses, Samuele, Simeone, e Giacomo il più piccolo, e inoltre prese in affido altre cinque bambine e tre bambini di famiglie poverissime affidategli dal governatore Cirenio, che promise di pagare le spese di mantenimento fino alla maggiore età. [vedi “L'infanzia di Gesù”]

[18] Fotografie: il riferimento è alla possibilità di fare fotografie con i telescopi che in quell’epoca cominciarono a dare i primi frutti coniugando la tecnica strumentale con la meccanica, cioè con la possibilità di far fotografie del cosmo e poi comparandone i movimenti degli astri. Cosa che portò nel 1846 alla scoperta di Nettuno, quattro anni dopo che, tramite Lorber, era già stata data comunicazione dell’ottavo pianeta.

[19] Si riferisce al “Nodo Gordiano”, così detto da Gordio, mitico re di Frigia, il quale soleva attaccare il giogo del suo carro con un siffatto nodo che Alessandro Magno per scioglierlo dovette tagliarlo con la spada; l’espressione è entrata in proverbio per indicare una questione così intricata da non potersi sciogliere se non andando per le spicce, tagliando corto.