1994

OPERA  MYSTICA  TEOSOPHICA  OMNIA

 

INTRODUZIONE

 

AL GRANDE VANGELO

DI GIOVANNI

 

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DEL RITORNO SPIRITUALE DI CRISTO OVVERO DELLA

RIVELAZIONE DI TUTTE LE DOTTRINE ED OPERE

DI GESÙ DURANTE LA SUA VITA TERRENA

CONCESSA DAL SIGNORE PER MEZZO

DELLA PAROLA INTERIORE AL SUO

FEDELE E DEGNO SERVITORE

JAKOB LORBER

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1851–1864

 

 

 

PRIMA EDIZIONE A CURA DI TEOFILO DI OBERLAND


 

 

Ringraziamenti

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Il contenuto di questo libretto è una libera iniziativa di "Teofilo di Oberland", sinonimo di un figliuolo di Dio ancora contemporaneo, il quale vivendo già dalla sua gioventù una vita indirizzata alla ricerca interiore del divino, non tanto come 'essere' ma come 'essenza' in noi, percorre in tappe la sua esistenza al pari di un pellegrino, e verifica passo passo le considerazioni dei mistici che hanno saputo intendere la parola di Dio più o meno interiormente. Così, ad un certo punto, Teofilo non si assoggetterà più al mondo esteriore che ci plasma secondo quanto siamo tenuti a restituire a Colui che ci ha innestato quaggiù in terra, ma, nel rapporto interiore con il Padre, egli stesso diventato un pellegrino del mondo in Cristo, diventa un nulla, e nel nulla neanche il nome ha più importanza, un nome che viene ordinato dagli uomini, ma che non sempre è quello scelto da Dio. Per questo noi riteniamo di condividere tale scelta, almeno fino a che sarà gradita all'autore, ma essa potrà essere compresa soltanto alla fine della lettura del suo pensiero, e soltanto se tale suo pensiero si troverà rispecchiato nell'anima del lettore. Un grazie a Teofilo per questo suo dono.

 

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             Al Lettore   

 

«Cieco è il cuore di colui che non sa riconoscere neppure la propria storia: tanto in lui può l'orgoglio! Un giorno ormai lontano ti eri messo in cammino percorrendo un passo dopo l'altro la via. Ma poi, ad un certo punto del viaggio, hai scagliato Giuseppe nel fondo di un buio pozzo: in verità hai ignominiosamente tradito il Giuseppe del tuo spirito vendendolo al primo venuto.

O miserabile non-essere, non hai coscienza di svendere ad ogni istante il tuo Giuseppe? Sappi che un giorno egli sarà re, divenendo ai tuoi occhi la guida e la meta. E tu, ridotto in miseria, ti presenterai finalmente a lui, nudo e affamato: allora sai dirmi per quale motivo dovresti venderlo?

Tu che in verità hai smarrito te stesso, vai in cerca dei segreti prima che la vita ti abbandoni! Se non conosci te stesso mentre vivi, come potrai dopo morto attingere i segreti? Dall'intelletto non avrai notizie di te, e neppure morendo troverai tracce della tua vera essenza. Colui che muore nell'ignoranza è perduto, giacchè nacque uomo e divenne non-uomo. E se molteplici veli coprono gli occhi di quello sventurato, come potrà egli ritrovar se stesso?»

Teofilo di Oberland

 

 

 

Indice

 

- Prefazione

- Introduzione   (di G. Petrelli)

- Il TEMPIO dell’ETERNA SAPIENZA

- Il PELLEGRINAGGIO INTERIORE

- La LIBERAZIONE dalle PASSIONI

- Bibliografia

 

 

 

 

 

A Cura di

 

Teofilo di Oberland

  Prefazione

 

Ai nostri tempi, padre Pio da Pietrelcina, in una lettera a padre Bernardo di Apicella svelava in maniera straziante: «Sento il bisogno di una vera, sincera ed intima conversione a Dio, e non so da dove e come incominciare. Questo è quanto assiduamente vado chiedendo a Gesù:la mia conversione’; se sono in Sua disgrazia me lo faccia chiaramente intendere e non supporre ed intravedere, perchè in questo modo io non comprenderò mai niente e molto meno risolvermi a fare qualche cosa».

 Infatti, l'uomo carnale tende a riformarsi dal di fuori, con una religione volontaria; mentre il Signore, comincia il lavoro di redenzione, dal di dentro, in modo tale che il di fuori, si aggiusti spontaneamente da . Per cui, se non è lo spirito dell'uomo ad esserne toccato, non vi è rinascita; vi è solo impressione, emozione religiosa. Perchè vi sia vera conversione è necessario che lo spirito dell'uomo si arrenda al Signore, rinasca in Lui.

Sventuratamente, molte persone hanno una religione nell'anima, una religione che definiremmo 'psicologica, una religione di emozione: per mantenere questa è necessario commuovere l'anima dei soggetti con qualcosa che fa appello all'emozione dell'individuo. Alcuni lavorano sopra le emozioni delle persone, hanno delle maniere abili per impressionare il popolo; e questo, momentaneamente impressionato, pare, ma non è convertito. Molte che noi chiamiamo 'nuove nascite' non sono che immaginazioni, emozioni; ovvero solo impressioni d'animo. Avviene dunque, che chi cerca la verità e spera di ottenerla per mezzo di rivelazioni esteriori, è rimandato da un porto all'altro, come una nave sballottata senza timone, qua e là da venti ostili. 

La Verità non la si trova nei libri, nell'esteriorità delle dottrine religiose, nelle speculazioni intellettuali di qualsiasi genere. Se noi vogliamo conoscerla, dobbiamo schiuderle le porte del nostro cuore, affinchè diventi una parte di noi stessi. Allora soltanto, grazie alla conoscenza di noi stessi, potremo contemplare la Verità nel suo intimo aspetto; potremo sentirla, vederla e sapere ciò che essa è. Nell'Epistola agli Ebrei 12,18-28, è espressa tutta quanta l'antitesi tra la legge dei comandamenti carnali e la Legge dello Spirito. Infatti, non dobbiamo cominciare dal Libro per arrivare a Cristo, ma scendere da Cristo al Libro. La rivelazione, l'intuizione divina, viene in primo luogo; la dottrina viene dopo. Lo Spirito Santo adopera certo il Libro, ma solo come conferma; perciò dobbiamo cominciare col guardare a Gesù, mettendoci sotto la guida dello Spirito Santo.

Se leggiamo la Storia del Cristianesimo, la contraddizione più saliente che appare a prima vista è quella di persone dabbene che non si siano trovate d'accordo su alcuni punti di dottrina, tanto che alcuni santi uomini furono bollati di eresia. È quindi possibile che vi siano disparità di vedute anche tra persone che seguono lo stesso Cristo. Si vedano i casi più clamorosi, quello tra Ruysbroek e Gerson, o tra Fénelon e Bossuet: in ambo i casi, o si crede che l'Unione Mistica conduca al Tempio dell'Eterna Sapienza; oppure che in questo stato l'anima illumini solo un contenuto dottrinale ricevuto dall'esterno (chiesa visibile). Nel 'Libretto delle Nove Rupi' di Rulman Merswin, queste diatribe vengono risolte tenendo presente che, tra le rupi, diversa è la statura spirituale che ognuno possiede: il nono grado, che è il più elevato, accoglie pochi uomini, ignoti, nascosti al mondo e disprezzati. Non per niente l'Eckhart gridava:  «Se perdo Te fa' che incontri un altro Te ».

Chi ci inizia è sempre nostro Signore Gesù Cristo; chi invece si arroga tale diritto, viene iniziato non al Bene dell'Amore, ma ai mali infernali. Non si sfocia al Bene solo attraverso l'assimilazione esterna di certe verità. La verità per essere tale, deve essere partorita dal 'Bene' procedente dal Signore. Secondo I a Pietro 1,2, il Bene è l'elezione ab-eterno; chi non la possiede non può rigenerarsi, anzi neanche sa che vi è una rinascita, o come o cosa essa sia. Quelli che pensano che alla Sapienza (Bene) si arrivi attraverso la verità esterna (mero diletto intellettuale) e considerano questa il punto di partenza per arrivare a quella, ignorano che essenzialmente il punto di partenza è il Bene (Salmo 22,11); il quale viene introdotto dal Signore attraverso l'uomo interiore, perchè controlli le verità esterne apprese mediante il solo lume della ragione. Ciò che il Mistico conosce non procede dal suo sapere intellettuale: se così fosse, la Verità non sarebbe alla portata di tutti gli eletti. All''Oberland si accede per il Bene e non per la Verità disgiunta dal Bene.

Dunque, all'inizio si apprendono le verità esterne, e a queste conformiamo la nostra vita; dopo la rigenerazione però, è la Verità Interiore che procede dalla nostra vita, perchè quest'ultima è voluta interamente da Nostro Signore, che è la stessa Verità. Ed è dal Bene della Vita che l'uomo di Dio percepisce e sa che ciò che apprende è la 'Verità".

In campo religioso, Satana può contraffare tutto; ma non è in grado di imitare la Via per dove è passato il Figliuol dell'Uomo, perchè non conosce il Territorio della Grazia Pura. È stato accertato che l'avversario passa attraverso vari vagli, ma l'ultimo, quello della Grazia Pura non riesce a superarlo. Infatti, il demonio non potrà mai ingannare le persone animate dall'unico desiderio di volere che sia glorificato il Nome del Signore e comandi Lui Solo.

Tranne quei pochi che hanno il Bene Interiore, e presso i quali (dopo la rinascita spirituale o redenzione) verrà istituita la Nova Ecclesia, gli altri anche se sanno (o credono di sapere) e capiscono (o credono di capire), non accettano e tanto meno credono la Parola (Lógos); e per quanto costoro abbiano riconosciuto il Signore, altrettanto profanano la vita celeste diventata veramente tale nei servitori di Dio.

A questi capita a volte, prima di essere confermati dall'Alto, che si lasciano sedurre da santità esteriori; ma una volta confermati rimangono saldi. Sono tenuti dal Signore in compagnia degli Angeli, ed è allora impossibile che la 'turba malvagia' li seduca. Dio non abbandona i suoi servi, e provvede ad ogni loro bisogno. Egli ha tracciato il cammino che essi devono fare, ed ha messo sulla loro strada quello che essi debbono compiere:

Colui che è venuto duemila anni fa è l'Alfa e l'Omega, ma non bisogna confonderLo con gli uomini.


È quando si accetta di opporsi allo spirito di questo malvagio secolo, che comincia il conflitto. Occorre tempo, anche ai più consacrati, per liberarsi dalla forza ed attrazione del visibile, ed entrare in intima comunione con Dio. Ciò è dovuto al fatto che si vuole subito combattere l'ardua battaglia, senza tener conto che nel nuovo territorio occorre lo sviluppo dei sensi spirituali.

S.Agostino sosteneva che, chi medita a lungo e profondamente la relazione di Gesù col Padre, non disprezza le lunghe preparazioni che si hanno nel 'paese' della dissomiglianza. Talvolta, non si comprende abbastanza chiaramente come tutto il lavoro consista essenzialmente in una reale consacrazione. Infatti la Nuova Chiesa è preparata sulla terra, ma è unita nel Cielo; ed essa appartiene al Signore, che l'Epistola agli Ebrei chiama 'Iddio Vivente'.

In tutti i tempi vi furono degli uomini puri e devoti a Dio, ai quali era dato percepire nei loro cuori la Voce del Signore. Noi tutti conosciamo i molti punti dell'Antico Testamento in cui il profeta dice: «E la Parola del Signore mi fu indirizzata». Così pure il Nuovo Testamento espone vari fatti che hanno avuto origine da una rivelazione interiore, come l''Apocalisse di S.Giovanni'. Nelle epoche posteriori all'età apostolica, molti fra i Padri della Chiesa, come S.Girolamo, S.Agostino, e più tardi i mistici del medioevo S.Bernardo di Chiaravalle, Eckhart, Tauler, Suso, Tommaso da Kempis ed altri, attribuirono grande valore alla rivelazione interiore. Più vicino a noi, i teosofi Böhme e Swedenborg, scrissero in base a visioni e a rivelazioni ricevute.

In Occidente, veri uditori della Parola furono: R.Merswin che scrisse 'Il Libro delle Nove Rupi'' (1350), J.W.Petersen con 'Le Mille Rivelazioni dello Spirito' (1700), G.Tennhardt che pubblicò perfino un 'Insegnamento sulla Divina Parola Interiore' (1712), C.Baij con l'opera 'La Vita Interna di Gesù Cristo' (1731-1735), L.M.de Figanières (1816-1883) con 'La Chiave della Vita', L.Piccarreta (1865-1947) con le opere della 'Divina Volontà', i messicani R.Rojas e D.Oviedo (1866-1950) con il 'Libro de la Vida Verdadera', e B.Roncaccia che ebbe la rivelazione della 'Missione Divina' (1936-39).

 

Però di gran lunga più significative ed importanti, furono le poderose rivelazioni fatte dal Signore all'umanità attuale, per mezzo del veggente e profeta tedesco Jakob Lorber, le cui opere furono pubblicate anonime quando egli era ancora vivo. Mediante quest'uomo semplice e dall'anima pura, Iddio ha dato all'umanità, negli anni 1840-1864, una nuova rivelazione del suo divino volere, del suo eterno governo dei mondi, della meta ch'Egli persegue con gli uomini, e della Sua onnipotente Dottrina d'Amore: rivelazione universa che interpreta, conferma e completa la Sacra Scrittura (S.Giov.21,25). Non si dimentichi però, che anche in Oriente, tra i Sufi, con Niffari, nel 'Libro delle Stazioni', e con il grande Ibn'Arabî nelle sue 'Fûtûhat al-Makkiyya' [1], si ebbero elevate rivelazioni circa gli atti della cosmogonia eterna. Peraltro, gran parte dell'opera lorberiana collima con l'immenso 'Mathnawî' del grande poeta mistico iraniano Jalâloddîn Rûmî, e con gli 'Ikhwân al-Safâ' [2].

I testi dettati dal Signore a Jakob Lorber, da questi chiamati il Vangelo svelato, assumono dunque un'importanza tutta particolare alla fine del XX°secolo. Ascoltando in se stesso senza mai fermarsi per riflettere o correggere un solo rigo, egli scrisse finchè la morte non lo colse. In base alle rivelazioni ricevute da Lorber, Gesù durante la sua vita terrena disse relativamente poche cose a chi lo ascoltava; in particolare diede poche informazioni sui misteri della creazione, in quanto la gente non era in grado di comprenderlo.

Anche i discepoli, che ricevettero un insegnamento più approfondito, non riuscirono a tramandarlo per mancanza di autentica comprensione. In più, essi avrebbero ricevuto da Gesù insegnamenti segreti, da trasmettersi soltanto ai loro successori e in seguito caduti nell'oblio. Perciò circa duemila anni dopo, un profeta riceve attraverso la Voce Interiore un messaggio di salvezza che si riallaccia direttamente al Vangelo, mettendo in luce aspetti che erano rimasti oscuri o non manifesti, e trasmettendo un insegnamento che finalmente l'uomo di oggi è in grado di capire.

 

Le rivelazioni ricevute da Lorber possono essere sommariamente classificate in tre gruppi distinti.

- Al primo gruppo appartengono le predizioni scientifiche nel campo della fisica atomica, astronomia, antropologia, e molti altri rami della scienza.

-  Al secondo gruppo appartengono le profezie concernenti la fine del presente secolo: si tratta di previsioni catastrofiche che si abbatteranno sull'umanità, e che purtroppo si stanno puntualmente già avverando.

-  Al terzo gruppo, il più importante e più ampio, appartiene il messaggio di salvezza di Gesù Cristo, così come lo avevano ricevuto a suo tempo gli Apostoli, compresi i Misteri del Regno mai divulgati.

Questa Nuova Rivelazione, mai in contrasto con i Quattro Evangeli, nel descrivere il cosmo astrale e spirituale, ci illumina sui rapporti tra macrocosmo e microcosmo, mettendo in rilievo come la creazione dei mondi, l'essenza di Dio e degli angeli costituiscono la Storia della Salvezza in cui l'uomo trova la sua eterna destinazione. Cosmologia questa, dove il Cristo, Padre rivelato e Salvatore del mondo, è il punto centrale di tutte le cose. Non vi è in ciò pretesa di merito proprio da parte del profeta; egli non avrebbe potuto far nulla da , trascrisse solo ciò che Iddio gli rivelava, udendo la Voce o Parole Interiore (lo Spirito di Cristo), come proveniente dalla regione del cuore.

Dice Al-Jîlî nel suo 'Al-Insân al-Kâmil':  «Ad alcuni Dio si fa palese per mezzo della Qualità uditiva, cosicché essi odono le espressioni dei minerali, delle piante e degli animali, nonché il linguaggio degli angeli e differenti lingue; le cose lontane si manifestano a loro come le vicine. Il servo cui Dio si rivela con la Qualità uditiva, intende grazie all'Unità di tale Qualità tutti i diversi idiomi ed anche i sottili richiami dei minerali e delle piante».

Nel corso di 24 anni Lorber scrisse un'opera considerevole (circa 25 grossi volumi), che è stata complessivamente denominata 'Nuova Rivelazione', ed il cui contenuto in gran parte non poteva essere compreso dai suoi contemporanei. La Nuova Rivelazione costituisce una grandiosa illustrazione della Bibbia, e per questo, Jakob Lorber va annoverato tra i grandi profeti e mistici dell'occidente.

 

Infatti il «GRANDE VANGELO DI GIOVANNI» in 10 volumi che qui presentiamo in veste italiana [3], descrive in maniera dettagliata, l'attività terrestre di Gesù Cristo durante i tre anni del Suo ministero terreno. In special modo, viene sottolineato come, tra i pianeti delle innumerevoli stelle, la Terra sia stata prescelta per la nascita di Dio in carne; e che per divenire Figli di Dio, è indispensabile il pellegrinaggio su di essa.

Infatti, l'insieme dello sviluppo della creazione, che si sta svolgendo in enormi spazi di tempo, è un procedimento spirituale, il quale, rende possibile l'allevamento e la maturazione di creature imperfette e prive di indipendenza, per farne dei figliuoli che siano l'immagine del Supremo ed Eterno Spirito di Dio.  Questo grande processo di formazione degli e, viene guidato dal Padre Celeste, da tempi infiniti, con Amore e Sapienza inesauribili e senza interruzione.  Dunque, quest'opera monumentale, che rappresenta il compendio ed il coronamento della Dottrina della Nuova Gerusalemme, può essere qualificata come una delle fonti più considerevoli di tutta la letteratura mondiale.

La 'Biografia Jakob Lorber' - 'Lebensbeschreibung' che qui riportiamo, è la fedele riproduzione di un manoscritto lasciato da Karl Gottfried von Leitner. Esso venne compilato dal poeta ormai vecchio, nel suo 84°anno di età e, secondo le sue disposizioni testamentarie, affidato, dopo la sua morte, alla biblioteca provinciale del 'Giovanneo' di Graz, ed accorpato a quella raccolta libraria, dove attualmente ancora si trova. Purtroppo, non sempre Leitner ha la chiara visione, di quello che passasse nello spirito del profeta, ovvero della Fonte Prima delle rivelazioni; mettendo, a volte, sullo stesso piano, i messaggi dati a Lorber per ispirazione divina, con quelli dati ad altri per via medianica. Come ebbe a dire più tardi Giorgio Riehle, l'uomo spirituale non parla come i 'medium' in stato di 'trance, bensì con piena e desta coscienza di . Quindi Lorber, non va annoverato tra gli occultisti, ma tra i mistici-teosofici [4], come Leitner stesso afferma, nel capitolo 'Tendenze Spirituali' [5].

Per una più pura immagine della vita interiore di J.Lorber al tempo del suo pellegrinaggio terreno, si leggano gli illuminanti scritti spirituali del fratello Teofilo di Oberland, che costituiscono un'introduzione generale all'intera opera lorberiana. In questi tre saggi, che danno un'idea della vastità dell'opera, non solo per ciò che è scritto, ma soprattutto per quello che non è proferito, viene prima presentato il 'Tempio dell'Eterna Sapienza', poi il 'Pellegrinaggio Interiore' e la 'Liberazione dalle Passioni'; anche se cronologicamente, vengono prima questi ultimi due. Infatti il Signore ci fa prima presagire e desiderare la Destinazione, poi intraprendere il Cammino.

 

Affinché il lettore si formi fin d'ora un'idea generale dell'Opera lorberiana, facciamo precedere per grandi linee, al testo del 'Grande Vangelo', una succinta esposizione delle Dottrine che il Signore ha rivelato al nostro profeta, soprannominato 'Lo Scrivano di Dio'. Iddio era dall'eternità, e sempre sarà, la risultante di tre potenze agenti  (la Santissima Trinità).

La prima è la Passione di un Amore infinito che tutto crea e conserva (il Padre);

La seconda è la Luce infinita di una Sapienza (il Figlio) che tutto ordina ed organizza;

La terza (lo Spirito Santo) è il Potere infinito di una Volontà che esegue ciò che l'Amore ha creato e che la Sapienza ha ordinato.

L'uomo creato a Sua perfetta immagine, è l'identica Trinità in miniatura. Iddio, fin dall'eternità, è la causa prima di ogni cosa generata, ed in è parimenti la Causa di Se Stesso, quale unico essere increato.  Dunque, Iddio Padre è l'Amore ardentissimo che si diffonde nell'Infinito per ogni eternità. Tale irradiazione era una Potenza eterna che, sgorgando da una sorgente inesauribile, si disperdeva nell'Infinito; e liberamente assorbita, suscitava la stessa sensazione che il cuore umano prova nella solitudine, cioè la brama ardente di trovare l'oggetto su cui riversare il proprio ardore.  Questo poi, per corresponsione d'amore, ritorna ripotenziato alla sua Sorgente, e con la visione della propria infinita bellezza, crea nella Sorgente dell'Amore la Beatitudine suprema. Tale ardente brama sorta da un Amore infinito, condusse alla Generazione, il cui successo era assicurato dalle altre due Energie divine: la Sapienza e la Volontà.

Allora Dio, Padre degli spiriti, generò degli esseri simili a ; uno dei quali, il più grande, era destinato a trovarsi rispetto alla Divinità, nello stesso rapporto con cui la donna si trova rispetto all'uomo. Con questa Donna divina, Iddio, l'eterna Energia creatrice, avrebbe generato mediante l'infinità delle Sue idee, innumerevoli creazioni, che Egli stesso avrebbe poi maturato. Questo essere immenso, grande quasi come la Divinità, fu chiamato 'Il Portatore di Luce', ossia 'Lucifero'. Ora Iddio, massima espressione della più perfetta libertà, non poteva che generare degli esseri perfettamente liberi, cioè dotati di volontà propria: tale libertà rappresenta il massimo tra i prodigi della divina Onnipotenza. Infatti, l'Essere libero per eccellenza, non può ritrovare la Propria Immagine in un automa, ma soltanto in un essere (Ente) altrettanto libero.

Gli esseri generati dopo essersi riconosciuti, avendo acquistato la coscienza della propria libertà (ciò richiese tempi lunghissimi), avrebbero dovuto infine fornire la prova di voler rimanere fedeli all'Amore dal cui seno erano scaturiti, e, in pari tempo fedeli, pure all'Ordine che è la Vita stessa di Dio. Molti tra i generati sostennero una simile prova, ma non Lucifero ed alcuni suoi seguaci da lui creati. Abbagliato ed illuso dalla propria scienza, il 'Cherubino portatore di Luce' obliò allora le sue antiche origini di essere generato; e per la reciproca beatitudine, invece di riflettere l'Amore, cioè di restituire alla sua Sorgente Prima l'amore risantificato dalla propria volontà, si racchiuse e si irrigidì nell'amor proprio degenerato in egoismo. E poiché l'orgoglio cieco si volle innalzare al di sopra della Divinità cercando di renderseLa soggetta, e constatando che simili tentativi non approdavano a nulla, il puro amore ricevuto in dono nel principio si invertì e divenne odio, ovvero amore del male e principio distruttore (propriamente il male non deve essere definito come termine opposto alla Divinità e ai Suoi Attributi, perchè ciò costituirebbe una potenza neutralizzante la Divinità; esso deve invece essere definito come termine indicante, in grado maggiore o minore, la privazione di Bene).

Ma la maligna volontà assunta dal grande spirito generato, negando il calore dell'amore e lo splendore della luce che provenivano da Dio, si ottenebrò e si congelò; e le infinite energie ed idee costituenti la sua entità psichica si consolidarono e divennero quel complesso tenebroso e solido che l'uomo chiama 'materia'. Questa, nelle sue varie forme, non è altro che la risultante di un certo numero di energie o intelligenze amalgamate assieme nelle proporzioni più svariate. Così l'oro per esempio, risultante tangibile dell'unione di un determinato numero di proprietà o di intelligenze, appare al senso dotato di lucentezza, colore, peso specifico, duttilità, malleabilità, inattaccabilità da parte degli acidi, ecc.

In seguito a questo processo di automaterializzazione (Creazione), iniziato infiniti cicli di tempo fa e tuttora non ancora concluso, l'immenso essere generato si trovò nel corso delle eternità, man mano sempre più spoglio dello sterminato patrimonio di intelligenze che costituivano il suo corpo psichico. In lui agiva unicamente ciò che gli era rimasto, cioè il patrimonio passionale dell'amore e dell'umiltà invertiti nell'odio e nell'orgoglio, e la sapienza divenuta ormai astuzia e menzogna. Il suo spirito, a causa della libertà donatagli all'inizio e che non gli si può togliere senza che l'Onnipotente rinneghi il massimo dei suoi prodigi, continua la guerra contro la Divinità intrapresa da tempi immemorabili, illudendosi, nella sua cecità, di essere un giorno vincitore del Sommo Bene.

Così, gli immensi campi spirituali privi del calore e della loro luce spirituale (come succede alla materia quanto viene compressa e raffreddata) si solidificarono e divennero materia. Tale procedimento però non fu voluto da Dio; infatti la materia grossolana, termine antitetico dello spirito, fu inconsapevolmente voluta da Lucifero o Satana, che stretto entro i limiti invalicabili dell'Ordine Divino [6], condensò in materia grossolana la sua immensa entità psichica.

Tale materia non è affatto morta come comunemente si crede, ma vive di una vita limitata; essa è in effetti 'giudicata' e costretta entro i ceppi dell'Ordine Divino. L'Essere increato, nella Sua Onniscienza, aveva previsto che una parte degli esseri generati, dotati, malgrado tutto, di libera volontà, avrebbe rifiutato di partecipare al coro dell'inno intonato fin dall'eternità dal Suo infinito Amore. Perciò secondo l'Ordine stabilito, la sterminata quantità di materia, apparentemente morta, venne e viene tuttora suddivisa per formare sistemi stellari, soli, pianeti, e satelliti.

Così Iddio, per rivivificare la materia, immise nei soli una scintilla del Suo Amore, che avrebbe compensato il calore e la luce perduti dal grande essere generato, e avrebbe dissolto la materia nei suoi elementi spirituali.  Questo processo di rivivificazione si va svolgendo negli spazi infiniti fin dall'eternità. Là dove l'occhio umano vede i soli sfolgorare e riflettersi a vicenda la loro luce, là i principi psichici o le intelligenze scioltesi dalla materia, vengono continuamente, sotto la guida degli esseri rimasti o ridivenuti fedeli al Supremo Amore, riordinati e ricostituiti, attraverso i regni della natura, alla forma di creature umane.  A ciascuna di queste Dio, dal Suo immenso Spirito, dona uno spirito nuovo, e con esso una nuova scintilla del Suo infinito Amore, grazie alla quale la nuova creatura, ricostituita ad immagine perfetta del Creatore, può assurgere anche alla dignità di figliuolo di Dio, simile a quella dell'Uomo-Dio Gesù.

Questo ritorno dalla materia allo spirito, dalla tenebre alla luce, dal gelo alla fiamma e dalla morte alla vita, è simboleggiato molto bene dalla parabola del 'Figliuol Prodigo', perchè il pentimento ha il significato di vittoria riportata sul principio del male. Il ricordo del peccato diventa per il penitente uno scudo contro il quale ogni ulteriore conato malefico è destinato ad infrangersi, in quanto tale ricordo alimenta nel pentito, il sentimento dell'umiltà, della gratitudine e dell'amore per il perdono ottenuto.  Ora, Umiltà ed Amore costituiscono la più chiara affermazione del Principio Divino in opposizione a quello satanico costituito dall'orgoglio e dall'odio. Così la Divinità può celebrare il Suo trionfo, in quanto l'arma offensiva di Satana si trasforma nelle mani del Padre in arma difensiva a tutela del pentito.  Solo l'Amore Infinito, cioè il Padre poteva concepire l'idea divinamente sublime del proprio sacrificio nella Persona dell'Uomo-Dio Gesù Suo Figliuolo, per riallacciare il legame tra Dio e l'uomo. Possa questo sacrificio arrestare la corsa verso l'abisso, ed indicare al 'Figliuol Prodigo' la Via del Ritorno alla Casa del Padre, per la Redenzione dell'Amore. Dinanzi a Questo prostriamoci ed adoriamo!

 

Questa è dunque sommariamente la Dottrina contenuta nella rivelazione del 'Grande Vangelo di Giovanni'.  Di una cosa ci preme ancora rendere attento il lettore. Egli si imbatterà molto di frequente nelle parole 'giudicare', 'giudicato' e 'sottoposto a giudizio'.

Il corrispondente verbo tedesco 'richten' ha due significati.

-  Il primo si riferisce all'atto del giudicare comunemente inteso, cioè quello che presuppone la presenza di giudici e di accusati (da 'gericht', giudizio o tribunale).

-  Il secondo denota invece l'imprimere con la forza una determinata direzione a qualcuno o a qualcosa; oppure costringerli a rimanere in una data condizione o stato: ciò corrisponde alla negazione della libertà.

Per esempio, la materia è completamente giudicata in quanto per effetto di una Volontà superiore è costretta ad essere quella che è, senza che possa operare, in se medesima, alcuna trasformazione: i corpi animali ed umani sono pure sottoposti a quest'ordine. Il principio psichico, ossia l'anima animale ed umana, è anch'essa giudicata, in quanto, non può provocare in alcun cambiamento per effetto della propria volontà, anche se l'anima dell'uomo sia un complesso di intelligenze passibili di risveglio.

D'altra parte, l'animale è in ogni cosa sottoposto a giudizio come la pietra, in quanto deve vivere allo stato di semicoscienza sotto la guida di influenze spirituali ultraterrene. Solo lo spirito umano è generato totalmente libero, e quindi non è giudicato; infatti la libera volontà dell'uomo può dominare e dirigere a suo piacere le proprie passioni ed il proprio intelletto, e può, sotto la propria responsabilità, dirigerli sia verso il bene sia verso il male; la pietra e l'animale invece, non possedendo volontà propria, non hanno la responsabilità che è tipica del libero spirito.

Sennonché anche il libero spirito può esporsi al grave rischio di rimanere giudicato, cioè di perdere in tutto o in parte la propria libertà che è condizione di vera vita. Un fatto simile si verifica quando l'uomo è costretto ad ammettere col suo intelletto una verità in disarmonia con la propria passione. Per esempio, se qualcuno per effetto di un prodigio è obbligato a credere con l'intelletto a qualcosa che il suo amore non vorrebbe credere, allora la passione o meglio lo spirito, viene attratto entro la zona di costrizione dell'intelletto, restandone prigioniero finché non si ristabilisca l'armonia tra l'intelletto e la passione. Questo è dunque il significato che per lo più bisogna attribuire alle parole 'giudicare' e 'giudizio', che appaiono molto spesso nelle opere della Nuova Rivelazione.

 

Per quanto riguarda la pubblicazione di opere lorberiane in lingua italiana, negli anni trenta una Comunità Cristiana di Trieste pubblicò «Il VANGELO DI GIACOMO» (1925), e «LA SCENA DEI TRE GIORNI AL TEMPIO» (1930); mentre più di recente, a cura di Egidio Paronit, furono stampate alcune opere minori, tra cui: «SPIEGAZIONI AI TESTI BIBLICI» (1980) [7].

Gran parte della traduzione letterale de «IL GRANDE VANGELO DI GIOVANNI», che viene qui pubblicata integralmente per la prima volta, è stata eseguita intorno al 1930 da Salvatore Piacentini, Umberto Donati ed altri amici spirituali, sulla 2a edizione tedesca stampata a Bietigheim (Württemberg) nel 1891.  Questa traduzione, rimasta manoscritta per più di mezzo secolo (nel 1933 furono dati alle stampe solo i primi 157 capitoli del primo volume) e giuntaci tramite il Paronit, risulta qualche volta incomprensibile; non per la sua natura spirituale, ma perchè sintatticamente incongruente.

Si noti che, l'ottavo volume e i primi 101 capitoli del nono volume, furono tradotti da Clara Battistella nel 1971; mentre la seconda metà del nono volume (dal cap.102 al cap.214) e l'intero decimo volume, sono stati tradotti, negli anni 1987-1991, dalla comunità spirituale padovana 'Fratelli Amanti della Verità' che fa capo a Lino Celin.  L'intera traduzione (relativamente al 1° vol., cap. 1°-75°) è stata invece riveduta e corretta dal fratello Teofilo di Oberland nel 1994.

Intento costante del revisore è stato quello di rispettare il più possibile il testo originale del mistico tedesco, che aveva una preparazione scolastica modesta e concentrata soprattutto sulla musica. Per questo la versione italiana è priva di abbellimenti letterari, ma senz'altro più efficace nel restituire la dimensione autentica dell'ardore spirituale del servo di Dio. Ciò non toglie, ovviamente, che il testo sia stato 'ritoccato' là dove le esigenze formali lo imponevano inderogabilmente. Non si disamini quindi il lettore se nel corso della lettura si imbatterà in periodi che gli appaiono prolissi, apparentemente contraddittori e di difficile comprensione; perchè alla fine si convincerà di trovarsi di fronte ad un'opera monumentale veramente straordinaria [8]

 Non si tratta di 'New Age' di 'Channelling', perchè per Lorber Gesù Cristo è realmente il Redentore ed il Signore delle nostre anime [9].

 

Un consiglio per chi si accosta alla lettura di quest'opera. Si guardi più alla sostanza che alla forma, e la si prenda in mano non con prevenzione, ma con umiltà e semplicità di cuore. La si legga senza presunzione e senza avidità, e si torni a meditarla con calma e con amore. Si passi poi alla sua verifica nella vita di ogni giorno, facendo personale esperienza di quanto il Signore chiede e promette.

Però, se qualche passo di questo libro portasse turbamento, sarebbe meglio rimandare la lettura a tempi migliori, piuttosto che mettersi in angustie. Infatti, in ogni cosa, anche se ascoltiamo maestri e leggiamo libri, dobbiamo attendere l'ultima parola, la conferma, dalla bocca stessa di Gesù Cristo; perchè abbiamo un Maestro solo, come pure un Padre solo, pur avendo molti padri nella Chiesa e molti maestri istruiti dal Grande Maestro. Amen. Amen.

Teofilo

 



 

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   Introduzione di G.Petrelli

 

«Il Pellegrinaggio Cristiano può considerarsi come consistente di tre parti: *Rivelazione, che include naturalmente la Grazia, e che a questa sussegue; *Guida, o il dimorare in Cristo per conoscere la Sua volontà ed obbedirvi; e finalmente *Traslazione.   In Colossesi 1,13 leggiamo:

“Il quale ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre, e ci ha trasportati nel Regno del Figliuol dell’Amor Suo”.

Un cristiano, anche dopo che è divenuto nullo in se stesso, dopo che si è completamente abbandonato al Suo Signore e identificato con Lui, anche allora egli è suscettibile di venir meno; egli può essere tentato di tornare indietro, specialmente se è stato duramente provato. Questo stato esiste, perchè le delusioni che si protraggono a lungo tendono a scoraggiare anche i più consacrati.

Perplessi nella mente, col cuore dolorante, il pellegrino non ha né la forza, né il coraggio di proseguire il cammino: la sua anima gli viene meno. Tenebre e silenzio lo avvolgono più che mai. Sembra, a volte, che tutto sia perduto; eppure lo Spirito del Signore è sempre in attività, quand’anche il pellegrino non lo veda, non lo percepisca. La preghiera è trasformata in lamenti; l’allegrezza in pianto.

A quel punto (o in quel frangente) interviene il Signore. Egli raccoglie, per così dire, lo stanco, ma fedele pellegrino nelle Sue potenti braccia e, con un atto sovrano, lo trasporta, benchè ancora nel suo corpo, nel benedetto Regno dello Spirito. Questa è Traslazione. […] Il Signore allora interviene, e trasporta il suo figliuolo nel regno superiore - nel Regno del Figliuolo dell’Amor Suo»                 

 

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A Cura di

 

Teofilo di Oberland

 

Il Tempio dell’Eterna Sapienza

L’ECCLESIA SPIRITUALIS ATTRAVERSO I TEMPI

(S.Matteo 16,18-19)

E

 

«Le porte dorate dei Cieli brillano da lontano, come non

era mai avvenuto da eternità, poichè s’avvicina il

tempo d’incoronare i Figliuoli, che percor-

rono sulla terra le Vie dell’amore»

(Otto Hillig)

LJ

 

I

n questo mondo, l’Albero della Vita è rappresentato dalla Croce. Lo spirito dell’uomo è libero prima di entrare in questa valle di lagrime, ma dopo la sua entrata è inchiodato alla croce dei suoi desideri. L’uomo stesso è una croce, e crea per se stesso una croce, da cui non si libera, finchè non abbia scoperto l’autentica Croce Spirituale, penetrando nel Regno della Luce mediante il potere del Battesimo di Fuoco. Ciò significa spezzare i legami della materia e divenire di nuovo liberi: è psicologia religiosa? Autocoscienza di appartenere a Dio? È indubbiamente il risorgere dello spirito inumato nel fango della Genesi! Cosa questa, ignorata dai sedicenti religiosi e dagli storici dei loro deliri, ma ben conosciuta dai cultori della Sapienza e dagli interpreti delle Dottrine Spirituali dell’Umanità. Non bisogna quindi obliare l’evincente antifona: la storia principale della Chiesa è storia nascosta, i più rimasero nascosti servitori per amore a Gesù. Non si vuol tentare qui una classificazione del fenomeno mistico; perchè il tempo lo spazio possono interdire l’eterna azione di Dio, «presso il quale non vi è mutamento ombra di rivolgimento» (S.Giac.1,17). Se i lettori propendono più per alcuni mistici che per altri, si rassicurino: ciò è dovuto alla loro Originaria Famiglia di appartenenza. Infatti le parole «Va a casa tua» (S.Marc.2,11; 8,26), pronunciate dal Signore, significano appunto che non tutti siamo della stessa tribù e compagnia spirituale.

Chiunque presume di presentarsi come maestro, e non possiede il potere spirituale di percepire la Verità, persuaso di servire Dio (di cui praticamente non conosce nulla), alimenta e nutre solo la propria vanità. Egli, in effetti, non è in possesso della Voce di Dio, ma solo di quella della propria cultura. Una credenza storica o letterale è infatti semplicemente un’opinione fondata su qualche spiegazione adattata alla lettera della Scrittura, udita dall’orecchio esterno; essa produce i sofisti del dogma e i dotti cultori della lettera. Gli Apostoli hanno potuto inventare il carattere di Gesù Cristo? Essi non comprendevano il loro Maestro, come l’avrebbero inventato? Gesù era per essi inconcepibile, come avrebbero formulato l’idea di offrirLo al pensiero degli altri? Deboli e timidi finchè Egli visse, soltanto dopo la Sua morte i loro occhi si aprono, Lo riconoscono e Lo difendono.

 La Fede è dunque il risultato della percezione diretta della verità, udita e compresa da un senso interiore, insegnata dallo Spirito Santo, in grado di formare i saggi servitori di Dio. Questi hanno la Chiesa nell’anima, dove insegnano ed ascoltano i sermoni di Dio. Infatti la Chiesa è il Tempio di Cristo, dove lo Spirito Santo predica a tutti gli esseri dell’Universo, possedendo in tal modo una sola sapienza. Così, la vera Chiesa è inaccessibile agli attacchi da fonti esterne, perchè essa è divina, interiore ed invisibile. Tutte le accuse portate, giustamente o ingiustamente contro le chiese cristiane, tutte le ingiurie e le maledizioni scagliate contro le autorità ecclesiastiche, non hanno mai riguardato l’ECCLESIA SPIRITUALIS.  E, sebbene la chiesa esterna, con il suo desiderio di potere ed autorità, rimarrà per sempre la ‘Grande Meretrice’ (che cavalca la bestia creata dal suo orgoglio e dal suo egoismo), la Chiesa Interiore riposa in tranquillità eterna, sicura in Dio (feconda e non faconda).

La corruzione della chiesa visibile non ha dunque niente in comune con il vero cristianesimo: la vera Chiesa di Cristo è il regno dell’illuminazione spirituale, la chiesa dell’anticristo il regno dell’ignoranza, delle tenebre e della superstizione. La gloria della prima è il potere dell’Amore Divino, il dominio della seconda è fondato sulla paura.  Molti tentativi sono stati fatti per riformare la chiesa esteriore, ma ogni raggio della Vera Luce che le è stato concesso, ha solo aumentato il suo potere nel male e provocato la prostituzione di tali doni.

Tutto ciò che è stato accumulato per mezzo di fantasie ed opinioni, non è altro che una Babele, e non la Sapienza; perchè il lavoro deve essere fatto non dalle apparenze, ma dall’autoconoscenza nello Spirito Santo. Perciò, la trasmissione di formule e segreti, la comunicazione di simboli possono svelare il senso interno dei divini misteri a coloro che non vi arrivino mediante la Grazia Divina. Più precisamente, se per Esoterismo intendiamo il senso trascendente della Verità promulgata a tutti, svelato per mezzo di una grazia speciale, si può certamente parlare di un Esoterismo Cristiano.

Il Cristianesimo, per sua natura, comporta un contenuto esoterico, anche se la sua forma letteraria sembra escluderlo. Il contenuto è esoterico a motivo della trascendenza della Sua Dottrina, la sua forma è esclusa, perchè qui, non vengono usati dei procedimenti tali da interdire la comunicazione di un insegnamento segreto destinato ad un’élite di iniziati, come negli antichi misteri. Certo, vi sono dei misteri, ma ripetiamo, questi sono compresi da colui che li scopre, e nella misura in cui vengono svelati dalla Grazia Divina. Tutto c’è nel Vangelo; esso svela la sapienza dei Veda, delle Upanisciad, dei King, degli Avesta, dello Zòhar e del Corano. Non c’è libro che contenga più scienze e più misteri del Vangelo. Però solo la purezza del cuore e l’umiltà procurano la divina conoscenza.

Oggi, tra exoterismo ed esoterismo si fa troppo una distinzione di ordine linguistico, come se la differenza sia da riporre in un diverso modo di parlare e scrivere. L’esoterismo in quanto interiore non è cosa misurabile col metro, perchè esso è una categoria dello spirito, cioè la misura dell’interno dell’uomo, quindi invisibile e segreto. L’exoterismo è invece da collegarsi a quanti vivono subendo l’influsso delle idee degli altri, dal di fuori. Infatti, le persone religiose, aggiustano solo il di fuori, mentre il Signore aggiusta il di dentro: la rigenerazione comincia nell’intimo, comincia nello spirito! Tutta la predicazione di Gesù urtò il giudaismo ufficiale, letterale; perchè la Sua Parola raggiunge la base dell’uomo: Egli mette la scure alla radice, e tocca l’intimo dell’uomo.

Nella Mistica Ebraica, tra gli altri, il significato proprio del termine Qabbalàh è quello di ‘qualcosa che viene trasmesso per tradizione’, se vogliamo da bocca ad orecchio. In questo modo, a prima vista, sembrerebbe che sia sufficiente rivelare ad altri i Divini Misteri per ricevere la Trasmissione Iniziatica. Oltre tutto, i testi esoterici qabbalisti, letti exotericamente, non trasmettono niente; perchè già lo scrivere è in antitesi con il termine Qabbalàh. Così sembrerebbe. Tuttavia a penetrare lo Zòhar, ci si accorge invece di ben altro. La trasmissione può avvenire in molti modi: persino tra maestro spirituale non in corpo di carne e discepolo corporeo, nella sfera sottile dei sogni profetici e delle divine rivelazioni.

Gli Apostoli non sono tutti della stessa famiglia; essi sono stati scelti per essere testimoni all’interno di vari popoli. Venuti insieme al Messia hanno conoscenza dell’Antica Legge, ma quella della Nuova Alleanza la stanno esperimentando. La Dottrina dei Misteri è vecchia quanto lo spirito dell’uomo. Essa era già in suo possesso prima della caduta o distruzione del Tempio Primitivo. La Via Mistica di conoscenza è invece il Connubio d’Amore, l’esoterismo del Nuovo Patto; essa è necessaria perchè l’essere ritorni a Dio, e non scadi più dall’Uno per ogni eternità. Non so se chiamarla ‘Mistica’, o con un altro nome; perchè la parola, ha un significato molto più profondo.

Noi usiamo il termine Mistico non nel senso vago e sovente peggiorativo come qualcuno ha fatto, per misconoscere l’autenticità di quell’esperienza, confondendo i fenomeni interni con quelli fisici esterni (basterebbe leggere certi attacchi contro l’umiltà e la carità per capire che vana è secondo loro ogni conoscenza che conduce all’Amore).  La Mistica è la religione dello Spirito, e qualunque sia la comunità in cui si è cresciuti, se aspiriamo a Dio con tutte le nostre forze, con un ardore che brucia le tappe, con un’immutabile perseveranza, si diviene mistici. La parola Misticismo viene dal verbo greco «mue‹n» (múein=chiudere la bocca, tacere), ed è la via che conduce direttamente al piano divino, nel Regno della Misericordia e dell’Amore; la strada che percorsa fa respirare l’aria proveniente in linea diretta da quegli stessi orizzonti eterni.

Il Silenzio è il più grande Koan del Cristianesimo Cristico (S.Luca 23,8-9). È attraverso il Silenzio che il discepolo impara ad amare il Maestro: si impara molto più attraverso ciò che non si dice, piuttosto che attraverso ciò che si dice. Vi è come un Testimone Interno (Nostro Signore) che misura la veridicità di ciò che è esterno. Per i benintenzionati bastano poche parole; il resto se il Cristo fa Grazia (in preghiera, con digiuni e con lagrime), sarà rivelato lungo la spinosa Via che conduce alla Vita. Questa la differenza tra l’Iniziazione Cristica e le pseudoiniziazioni. Diventa mistico colui che interiorizza la Verità (attraverso un cammino di esperienze) non chi l’ascolta soltanto.

Esistono delle anime che neanche l’universo immenso riuscirebbe a saziare; solo la Parola, solo il Verbo ineffabile le riempie e le sazia. Esse sono in possesso di una luce segretissima, che neanche i sapienti discernono, benchè brilli tanto nelle tenebre esteriori, quanto in quelle interiori. Questa luce viene chiamata AMORE, e il misticismo è la scuola dove si impara a percepirlo, a riceverlo, e a distribuirlo. Non esiste perciò unEsoterismo’ opposto ad un ‘Misticismo’, ma, se vogliamo, può esistere un esoterismo di primo grado, connesso con la ricerca di cose più o meno segrete, ed un ‘Misticismo Originale’ connesso con i misteri divini (Colossesi 1,26). Per l’esoterista del primo tipo, il soprannaturale non esiste, perchè egli pretende di sapere tutto e di trattare tutto; mentre per il mistico si, perchè egli, secondo Cusano, è un dotto ignorante.

Poichè le cose esterne ricevono il loro carattere dalle interne, ogni Linguaggio Divino è Mistica, ma non ogni mistica è linguaggio divino. Difatti, Satana può anche lui entrare a porte chiuse, e può contraffare molte cose nel campo religioso; ma non gli è permesso di portare le stimmate di Colui che fu crocifisso. Poichè le stimmate rappresentano il Memoriale del Calvario, noi diremmo che si può conoscere quello che Iddio ha fatto (Antico Patto); ma soltanto gli eletti dalla Grazia, entrando per la Croce nel Tempio dell’Eterna Sapienza, sanno quello che Egli aveva in mente di fare (Nuovo Patto). Tutto questo ci induce a porre in evidenza, come la ‘Lezione Suprema’ non è, e non sarà mai tenuta dall’uomo storico, bensì dal Cristo nella Sua Venuta: quando il lampo di Nostro Signore (S.Mat.24,27-28) si accende nel seno della terra, e una gran luce sorge ad illuminare il mondo intero.

Dire che il mondo futuro (già presente peraltro nei santi, i quali vivono in se stessi il compimento delle profezie o, come si dice, l’Escatologia Realizzata) avrà Forma Umana, significa raggiungere la forma Archetipica dell’Uomo-Angelo, dove le cose naturali (minerali, animali, paesaggi,…) divengono forme spirituali proiettate da esseri spirituali. Il nostro difatti è un mondo in cui l’idea di un universo spirituale è stata così devastata ed annientata, che pochi sono quelli capaci di vedere e di discernere il divino. Perciò, al n.322 dell’opera ‘Sapienza Angelica sul Divino AmoreSwedenborg afferma:

«Nel Mondo Spirituale tutte le cose appaiono al vivo ed esistono intorno all’Angelo e intorno alle società Angeliche come prodotte o create da essi, e restano intorno ad essi e non si allontanano. Che esse siano come prodotte o create da essi, si vede da questo, che quando l’Angelo se ne va, o quando la società passa altrove, esse non appaiono più; ed anche da questo che, quando altri Angeli vengono al loro posto, la faccia di tutte le cose intorno ad essi si muta; si mutano i giardini paradisiaci in quanto agli alberi, ai frutti, alle aiuole… Se tali cose esistono e variano così, si è perchè tutte quelle cose esistono secondo le affezioni e quindi secondo i pensieri degli Angeli»

Il Cristo è il raddrizzamento di tutto ciò che fu rovesciato con la caduta, è il ritorno al Padre, è la ricostruzione dell’ordine violato. Gesù Cristo venne dal Cielo per adempiere la volontà di Dio. Egli usa la potestà datagli, finchè non siano eliminate le potenze nemiche e che tutte le cose divengano soggette alla sovranità di Dio. Questa sottomissione ci rende così felici che saremmo infelici se fossimo forzati a vivere fuori della Sua Volontà. A questo punto, non vi è più bisogno di comandi: l’uomo redento è divenuto lui stesso un comando.

Quando il Redentore finirà l’opera di Redenzione (nessuno sa quando sarà quel tempo) Egli stesso non userà più nessuna potestà. Nella Sua umiliazione, Egli accettò di ricevere potenza per servire il Padre e l’universo. Quando lo scopo sarà raggiunto Egli permarrà nel suo piano di umiliazione, desiderando rimanere per tutta l’eternità, l’ubbidiente e devoto Figliuolo. Rinuncerà ad ogni potere e si sottometterà per sempre a Dio Padre.

Questi sono poveri tentativi per spiegare sconfinati soggetti. Ogni santo, secondo la sua capacità, deve intendere che la parola tutto è al polo opposto della parola nulla. Le parole ‘Io Sono della Deità, sono l’opposto delle parole ‘Io non sono che l’uomo deve dire. Solamente il Nulla e il No dell’uomo può giungere al Tutto e al Si di Dio. Quando le cose sono a Lui soggette, allora Iddio diviene Tutto in Tutti. Dice infatti il Signore a Lorber: 

«Dio, l’Unico e Solo Vero, è la Verità. Chi ha trovato Dio, l’Unico e Solo Vero, ha trovato pure la Verità che lo renderà libero e vivo. E una volta che l’uomo ha trovato Dio e riconosciuto la Sua Volontà, e si comporta e vive in base a questa, diviene anch’egli Verità; e divenuto tale, è libero, e dalla morte del mondo e della materia passa alla Vita che viene da Dio».

 

 

*  *

*

 

 

La creazione esterna della natura è un simbolo sublime di una creazione interna e spirituale, anteriore e superiore. La materia è unicamente l’involucro esteriore dello spirito, organizzato e mosso dallo spirito stesso. L’uomo è un Microcosmo, ossia un piccolo mondo, e sotto tutti gli aspetti è simile al Macrocosmo, ossia all’universo, anzi ne è il compendio. Perciò la chiave di ogni mistero nella creazione è questa:

L’Universo è un Libro Divino e tutte le cose della natura esteriore sono le parole del suo dizionario; le stesse leggi dell’Universo sono le regole grammaticali della sua lingua. Tutte le scene del nostro mondo, e tutti i movimenti che danno una varietà infinita al gran teatro di questa vita, sono le sue illustrazioni. Il sole, la luna, le stelle, l’aria, i corpi, gli animali, ecc. della nostra Terra sono le lettere scolpite e gran rilievo di questo magnifico libro. Per mezzo di esse la Divina Sapienza insegna perennemente, al sapiente che sa leggere ed intendere [10], le Sue lezioni.

Tali saggi fiorirono in tutti i tempi. Ad essi erano ben note le interne relazioni che intercorrono tra le cose visibili e le invisibili. Come dice Swedenborg, «...gli uomini spirituali della Chiesa Antichissima prendevano diletto nelle cose della natura esteriore, non già per quello che esse erano in , ma per quello che esse rappresentavano»; questi sono i cosiddetti ‘Enigmi dell’Antichità’ come li chiama David nel Salmo 78,2.  Ma gli uomini vollero scrutare i Misteri Divini per mezzo dei sensi e dei metodi scientifici, ne risultò la caduta della posterità dell’Umanità Adamica degli Inizi: da questo proviene la caduta di ogni civiltà assoggettata ai mali e alle falsità della vita. Difatti, l’uomo illuminato dalla Sapienza del Signore, lo sarà anche nelle cose razionali e scientifiche.

La creazione dell’Uomo, di cui parla la Genesi nei suoi primi capitoli, significa la creazione spirituale o la rigenerazione, o meglio ancora la formazione degli antichi abitanti di questo mondo. Formazione che fu per essi una nuova nascita, avvenuta per opera del Divino Creatore e purificatore dello spirito umano, mediante l’apertura dei gradi superiori della loro mente, in maniera tale da essere istruiti per una via interna (esoterica); e così, da uno stato simile a quello della natura, furono elevati alla dignità di uomini razionali, poi spirituali, e finalmente celestiali. Se si vuole costruire una Teogonia, si potrebbe dire che la discesa dell’essere verso il non-essere si effettua in tre momenti paralleli: il primo è la Creazione, il secondo la Rigenerazione, e il terzo la Redenzione.

Il dramma della Storia Celeste si articola in due atti: la distruzione del Tempio Primordiale, e la sua Restaurazione. E secondo il profeta Aggeo (2,9), il Secondo Tempio o Tempio Futuro non sarà una semplice restaurazione del Tempio Primordiale; esso sarà infinitamente più glorioso. Perchè, come insegna il Vangelo di S.Giovanni (1,1-10), la creazione è oggetto di una continua provvidenza da parte del Creatore, di una sollecitudine che si è manifestata mediante l’incarnazione del Verbo, la quale ha per oggetto la liberazione dal gioco del destino e quindi di Satana, per farla entrare in ‘modo nuovo’ nel Regno della Grazia e dell’Amore.

Vi è però differenza, tra Creazione e Generazione. La Generazione viene prima, la Creazione dopo. La Creazione è intermedia tra la Generazione e il Ritorno. Il Nuovo Tempio non sarà il frutto di un’evoluzione storica, perchè la storia profana non è in grado di cogliere la dimensione escatologica se non mettendola in caricatura. È proprio di quest’ultima che si rende responsabile il mondo moderno, un mondo che ha perso il segreto delPotere delle Chiavi’, cioè delle chiavi del tempio spirituale personale in cui il pellegrino penetra al termine della sua lunga Ricerca, che è riconquista del suo Paradiso.

Parodia della ierostoria viene ad essere ai nostri giorni la pseudoscientificità del mondo moderno, che tratta la Natura, con indagini realizzate sulle scorie dello spirito. Per esempio, il movimento non è una traslazione inconcepibile da un luogo ad un altro luogo, ma la metamorfosi intellegibile da uno stato ad un altro stato. Quanto detto è un arcano che cade solamente nell’intelletto di pochi. L’ipotesi di una comunicazione futura, tra la Terra e i pianeti delle nebulose a spirale le più lontane della nostra Via Lattea, non ha niente di inverosimile. Questa ipotesi è giusta se pensiamo di abbracciare lo spazio tutto intero nel vocabolo ‘Qui’. Il viaggiatore che immagina di spostarsi da un luogo ad un altro dell’Universo è un illuso; perchè l’uomo quale essere decaduto, non può percorrere una distanza infinita. Esiste un solo modo per sfuggire all’illusione presentata dalla diversità dei luoghi, affidarsi cioè all’Uomo Interiore, che ci trasporta al solo luogo reale, quello della Luce primitiva. Proprio qui si manifesta la differenza tra le sfere materiali il cui centro è circondato dalla periferia, e le sfere spirituali il cui centro ha la proprietà di essere ‘ciò che circonda’; perchè è solo nell’Uomo Integrale che il centro coincide con la periferia.

 Nei mondi spirituali esistono spazi come nel mondo materiale, ma il loro significato è differente. Ciò che conta qui è lo stato degli esseri, e di conseguenza gli spazi non possono essere misurati come nel mondo, perchè essi dipendono dallo stato degli interiori. Si tratta dunque, di uno spazio spirituale in cui le forme sussistono ancora più sostanziali e più nitide del nostro; perchè smaterializzare le forme non significa abolirle, ma esonerarle dalla caducità della nostra materia instabile e corruttibile. In realtà, la scienza odierna intende riprodurre materialmente, ciò che spiritualmente è possibile solo con la Rinascita Spirituale; perchè i fenomeni dell’Universo richiedono l’azione costante di un potere che non può appartenere alla materia. Soltanto nel mondo spirituale diventa vivo tutto ciò che nel nostro mondo appare inanimato. In realtà il mondo fenomenico, così come l’uomo se lo rappresenta, dipende innanzitutto dalla visione che ciascuno ha del suo Uomo Interiore. Non si può agire sulla forma esterna del mondo se non agendo sulla forma interna, sull’uomo interiore; ma agire su questo, non è possibile se non in virtù di undesiderio ardente’.

L’attuale umanità invece, non percepisce più la differenza tra l’uomo interiore e l’uomo esteriore; essa immaginandosi che l’uno si confondi con l’altro, ha così alterato l’equilibrio spirito-materia. Ci si sforza di ammettere l’esistenza di mondi sovrasensibili, solo a condizione di vederli e di percepirli per mezzo della conoscenza empirica comune. Tutto l’errore che si è perpetrato per tanti secoli, sta nel fatto che si è considerato lo spirito come una categoria del pensiero, privo perciò di sostanzialità, la quale è invece necessaria se si vuole rendere lo spirito indipendente dal corpo materiale. Si è in genere ammesso che la sola via che permetta di arrivare ad una vera nozione dello spirito, sia quella di considerarlo come il contrario della materia. E si è concluso:

“La materia ha una forma, quindi lo spirito non ce l’ha;

la materia è una sostanza, dunque lo spirito non è una sostanza.

In questo modo si rifiuta allo spirito una sua esistenza. Noi dobbiamo invece ammettere non solo l’esistenza dello spirito, ma che esso è sostanziale, e che questa sostanza ha una forma. Perciò il mondo spirituale non è in un altro luogo, ma in un altro spazio: non ci si deve meravigliare se il mondo spirituale sia sostanziale.

Infatti, la “materia che cosa è”? La parola ‘sostanza’ non è sinonimo della parola ‘materia’. La sostanza è quella che è, indipendentemente dalle molecole materiali. Quello che dà forma alla materia è la vita: la vita non si produce da ; essa deriva da una sorgente spirituale che si trova nei Cieli. La materia del nostro mondo fisico è uno stato dello Spirito, precisamente il più infimo (spirito degradato), e si passa da questo a quella, per degradazione della nostra personale percezione interiore. Così la materia spirituale sottile, ridotta per degenerazione in materia terrestre grossolana, non si ritrova ‘con’ quest’ultima, ma ‘in’ quest’ultima. La materia è quindi formata da particelle spirituali involute; le quali devono ritornare, attraverso un processo di Redenzione, e per una via diversa (il processo di evoluzione non ripercorre alla rovescia quello di involuzione), alla loro materia primordiale. Ora tutto è spirito, come d’altra parte tutto ciò che è spirito assume corpo. Ne deriva, che tutto quello che esiste sopra la terra ha la sua corrispondenza eterea nel Regno Superiore; di modo che la parte inferiore reagisce quando agisce su di lei la parte superiore predominante.

Emanuel Swedenborg, parla di un’età in cui la Parola era scritta per mere corrispondenze, e la sapienza di quell’età consisteva nel fatto che gli uomini avevano una percezione interiore sì da comunicare con i Cieli. Egli avalla ciò con l’Antico Testamento, citando il libro storico ‘Le Guerre di Jehovah (Numeri 21,14-15), e il libro profetico dell’Antica Parola, detto ‘Il Libro di Jâschar (II Samuele 1,17-18); andati perduti, ma conosciuti nel ciclo preadamitico. Secondo lui, questa Parola è ancora oggi custodita dai popoli che abitano la Gran Tartaria. Ma si badi bene, la loro residenza autentica può anche non essere localizzata e quindi individuata sulle nostre carte; come la Nuova Gerusalemme, situata ‘alla confluenza dei due mari’, in una Terra di Luce (Oberland) che non è retta dalle leggi della fisica, perchè qui le coordinate usuali perdono di significato.

Quando certe verità evangeliche saranno offuscate, una nuova rivelazione le rimetterà in luce; ma, questa, si riferirà alla precedente e la confermerà. Mosè ne cita una anteriore alla sua; Gesù Cristo ha detto di non essere venuto per abolire la Legge, ma per adempierla. Le promesse dell’Apocalisse, compiendosi, faranno la stessa cosa rispetto all’annunzio degli Evangeli. Difatti, l’Apocalisse annuncia una Nuova Età, quella dello Spirito; quando la fede cristiana sarà eclissata, e la notte spirituale sarà discesa dappertutto, allora il Signore verrà per ristabilire il Suo Regno. Infatti, S.Giovanni ha visto la degenerazione del Cristianesimo e l’inizio di una nuova dispensazione della Luce Divina. Egli ha fatto vedere, sotto l’immagine di una prostituta, la profanazione della Verità, ed ha dipinto la fede sterile e senza vita della falsa cristianità sotto l’emblema di un dragone.

Dopo la disfatta di Babilonia dovrà stabilirsi una dottrina pura che Giovanni chiama la ‘Nuova Gerusalemme’, nella quale il Cristo, squarciando le nuvole del senso letterale, darà l’intelligenza di penetrare il senso spirituale della Rivelazione nelle sue profondità. Difatti, la Gerusalemme Celeste abbraccia tutti i regni dell’Universo e la sua Arca Santa è nel cuore dell’Uomo.

In generale, non si vuole ammettere, che la Gerusalemme scendente dal Cielo sia una Chiesa Nuova, portatrice del Vangelo spirituale del Cristo, ovvero formatrice di un’umanità superiore, proprio come l’acqua che si trasforma in vino; e se a volte i Mistici sono designati come i profeti di una pseudostoria, noi li onoriamo come gli Apostoli della ierostoria.

In questa Chiesa Interiore, sacra comunità della luce, si trova la somma originale delle scienze più antiche del genere umano, compresi i misteri primordiali di tutte le scienze. Essa è l’unica e vera comunità in possesso della chiave di tutti gli arcani, concernenti l’intimo della natura e della creazione. Essa unisce alle forze proprie quelle superiori, e annovera membri di più mondi, che formano una repubblica teocratica, che un giorno diventerà l’unica reggente dell’intero universo. Perciò noi siamo tuttora immersi nel mistero, l’Universo ci è ancora misterioso, e l’eterna immolazione del Verbo Redentore ci è misteriosa quanto la Sua Incarnazione.

La venuta del Signore in terra, fu certamente un avvenimento che doveva aver significato e valore non solo per l’umanità di questo minuscolo pianeta, bensì per tutti gli esseri dell’intero Cosmo [11], che come il figliuol prodigo si erano allontanati dalla Casa del Padre. Secondo Evagrio il Pontico, tutti quelli che adesso possiedono dei corpi Praktica (che praticano i comandamenti) eserciteranno la regalità dei mondi che verranno. Poichè la Missione di Nostro Signore Gesù Cristo è quadruplice: storica, planetaria, cosmica e mistica, non abbiamo qui espresso tutta l’altezza, tutta la larghezza, tutta la profondità del Tempio e della Città di Dio. La Terra è solo un punto nell’immensità, e sicuramente la razza di Adamo non è che una Tribù nella Chiesa di Dio e del Suo Cristo: questa è cattolica [12] fino alla più lontana delle galassie. La Terza Creazione invece è ancora più inconcepibile dell’Eternità Anteriore, perchè la Nuova Gerusalemme (quella dell’Apokatàstasis Panton o Reintegrazione di tutte le cose), la città dell’Iddio Vivente, sarà in realtà Cieli Nuovi e Nuova Terra, mondo invisibile e visibile, Soprannatura e Natura gloriosa, Universo completo e perfetto. Amen. Amen.

 


 

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A Cura di

 

Teofilo di Oberland

 

 


Il Pellegrinaggio Interiore

CONCERNENTE LA CONOSCENZA DEI SEGRETI DEL RE E DEL REGNO

(S.Marco 10,24-27)

E

 

«Se Cristo nascesse mille volte in Betleem, se non nasce in

te stesso l’anima tua sarà abbandonata, vanamente

guarderai la croce sul golgota, finchè di

nuovo non sarà innalzata in te»

(Angelo Silesio)

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olo il Signore può realizzare la vera purificazione dell’anima, rompendo in noi i lacci dello spirito del mondo. Esiste un aspetto doloroso di questo lavacro: l’essere che abbia ricevuto tale ‘Dono di Dio’ sentirà attorno a la solitudine, perchè molte delle persone che gli stanno attorno non vivono di quella Fonte Segreta (S.Giov.4,13-14) che la Grazia ha fatto sgorgare nell’anima del Pellegrino. Si perde così una compagnia, ma si entra in comunione con un’altra più numerosa: i Primogeniti scritti nei ruoli Celesti’ (Ebrei 12,23). Queste anime godono della beatitudine dei poveri in spirito, e sono simboleggiate dai ‘cammelli’ che passano per la cruna di un ago; perchè lasciandosi ‘introdurre’ da Dio, hanno fatto ciò che pareva impossibile agli occhi degli uomini.

Ora, l’Uomo Perfetto (S.Giov.17,23), conosce il Signore in tutte le forme nelle quali Egli si manifesta e nelle quali Egli si incarna. Ma, chi ancora non ha raggiunto tale compiutezza, quando Egli si rivela, Lo riconosce solo nella forma della sua credenza e, potrebbe disconoscerLo quando si manifesta a lui sotto un’altra forma.

Sembrerà anacronistico, in tempi permeati da diatribe profane, offrire ai lettori un soggetto di così alta Divina Sapienza. Esso si rivolge a coloro che illuminati dal Signore, sono chiamati a diventare una Parola Vivente, in cui l’esteriore è simile all’interiore e l’interiore simile all’esteriore. In effetti, esistono dei Cieli nel Regno dell’Anima che governano i cieli di questo mondo. L’Anima, il Demone, l’Angelo non sono realtà a noi soltanto esterne; così come non lo sono la Terra, il Cielo, il Trono. L’Uomo è perciò un Microcosmo. Esterni a noi non sono neanche il Paradiso e l’Inferno, la Morte e la Vita. Tali cose esistono in noi: quando per Grazia avremo portato a termine il Viaggio Mistico e saremo diventati puri (Iddio lo vedrà!), prenderemo coscienza di ciò.

Perciò, tutti gli insegnamenti di Cristo non hanno altro oggetto che quello di mostrarci il modo con cui superare gli effetti del peccato d’orgoglio (Gen.3,4-6), per rientrare nell’Unità; perchè la Vita Universale si può così riassume: «UNITÀ-DISPERSIONE-UNITÀ» (S.Giov.11,51-52). Nella dispersione, o fuori dall’Unità (S. Giov.16,32; Ia S.Piet.1,1), l’uomo è un peregrino; avendo nostalgia dello stato al quale Iddio Padre lo ha destinato, cioè diventare l’UOMO (Gen. 1,26). È da questo languore che incomincia il viaggio di ritorno (Salmo 137,1-4).

Colui che percorre il Sentiero verso la Perfezione, dall’inizio del suo Viaggio fino al punto in cui raggiunge la Pace Finale, testimonia del grande piano che deve rimanere nascosto agli occhi e alle orecchie dell’uomo carnale: la Parola infatti, è scritta in modo tale che l’uomo carnale non la possa intendere.

Poichè l’anima è lontana da Dio, non perchè la separa la Sua Gloria, ma per la distanza dalla infinita umiltà di cui il Signore si è rivestito; non è la stasi della Gloria nell’uomo che deve essere ricercata, ma la lunga strada pietrosa e tortuosa che conduce alla Suprema Sommità. Attorno a questo sacro argomento, la ragione umana non può dire grandi cose, se essa stessa non è primieramente illuminata dalla Luce Divina; infatti, in IIa Cor.4,6 non è scritto «Esposto come discorso di scienza», ma come «Luce di Conoscenza». Vi è questo di meraviglioso, che la PAROLA (S.Giov.1,1-4 e v.14; Apoc.19,11-14) è scritta in modo che i semplici l’intendano con semplicità, mentre i sapienti con sapienza. È come se sulle lettere della PAROLA vi fossero varie specie di punti e segni che ne esaltano il senso.

I semplici non vi fanno attenzione perchè quella è la loro statura spirituale, ma i sapienti li considerano bene: ognuno secondo la propria sapienza, fino alla suprema. Perchè se la ‘Lettera’ della Sacra Scrittura è come ‘una riva senza Oceano lo ‘Spirito’ della stessa è come ‘un Oceano senza riva’. Infatti, la Parola è di infinita distesa, si passa cioè da un’intelligenza spirituale all’altra (o da una compagnia di Angeli all’altra); per cui nei Cieli, la Parola è letta dagli Angeli nelSuo Pieno’, o, limitatamente a quella Compagnia, nel suo Senso più Interiore.

Ora, in un Mondo Spirituale che significato avrebbe la ‘Lettera della Parola’, così come noi la conosciamo per esempio, nella Sacra Scrittura? Il Vangelo è una Tavola imbandita dove i convitati mangiano, e ciascuno trova l’alimento che gli si addice, secondo il suo appetito e la sua personalità. Tra qualche anno noi comprenderemo la Parola diversamente da oggi; perchè più andiamo avanti nel tempo, più conosciamo che siamo Nulla, che siamo solo all’Inizio. Difatti, nell’adempiere il nostro cammino, noi acquistiamo qualche conoscenza, ma sono più le cose da fare che le cose da sapere: quello che il Signore ci mette davanti da fare costituisce il Suo Piano per noi. Perciò, veniamo sulla terra, per lavorare ed essere lavorati dai dolori e dalle avversità: “Dio non ci chiederà ciò che abbiamo creduto, ma ciò che abbiamo fatto”.

Un santo antico amava dire, che anche quelli che hanno la vista sana e piena di Luce e che hanno per guida la Grazia, si trovano in pericolo di notte e di giorno e devono, lungo il pellegrinaggio, applicarsi alla preghiera e al pianto, perchè si incontrano ‘Verità’ che si trovano spesso vicino a ‘somiglianze di verità’. Ora, agli umili infatti sono rivelati i Misteri del Regno di Dio (S.Luca 10,21). La vera conoscenza è quindi l’effetto della diretta illustrazione della Verità; ma non si dimentichi che questa la si conosce soltanto attraverso la conoscenza di se stessi (S.Mat.6,22-23).

Oggi abbiamo perso il senso della peregrinazione; i Patriarchi furono dei pellegrini, così come lo fu Gesù (Egli camminò come dimentico della Gloria Divina). La loro vita era intrisa da fatti umanamente sconcertanti: era il soprannaturale che diveniva loro naturale. Il pellegrinaggio del popolo d’Israele dall’Egitto alla Terra Promessa (Numeri 33,1-2), è, come ogni altra peregrinazione, figura dell’Interiore Pellegrinaggio verso Dio: solo però chi è chiamato alla Divina Sua Fonte si sente esule viandante (Salmo 119,54).

I Viaggiatori sul Sentiero Spirituale, sottomettono i loro cuori all’infinita perfezione del Vero e adorano Dio solo per Amore, non per la speranza della ricompensa o per timore della punizione; perchè adorarLo per ottenere il Paradiso o evitare l’inferno, è infatti adorare ancora ‘qualcosa’ in luogo di Dio. Quando il Pellegrino si ricorda di Dio in questo modo, ed ha, per Grazia, purificato il suo cuore e lo ha svuotato dalla vanità e dalla frivolezza, il ricordo del Signore si fissa nella sua anima, ed egli entra così tra la schiera della ‘Gente della Certezza’: Allora si compie la promessa:  (S.Mat.25,34). 

«Venite benedetti del Padre Mio ereditate il Mio Regno»

Quindi l’eletto, in seguito all’azione divina che ha attratto il suo cuore, si rende conto che non ha niente fuorchè LUI, anzi che egli stesso è una Faccia di Dio. Comprende così che tutto ciò che esiste riflette l’Unica Sua Bellezza.  Ma che cosa è il Pellegrinaggio, e perchè Interiore?

I Mistici hanno descritto lo sviluppo della vita spirituale come un viaggio o un pellegrinaggio. L’essere che si mette alla ricerca di Dio definisce se stesso ‘Viaggiatore’; egli avanza per lenti gradi o stadi lungo il Sentiero (S.Giov.14,6), verso la meta dell’Unione con Dio. Se egli dovesse fare un tracciato di questa sua ascesa interiore, esso non corrisponderebbe esattamente con nessuno di quelli fatti da precedenti esploratori.  Gli stati o Scale di Perfezione non possono essere acquistati o padroneggiati con i propri sforzi. Ci si mette in cammino, ad un certo punto si produce una rottura con i luoghi del senso comune, senza che il Pellegrino abbia coscienza del momento preciso di tale distacco: egli se ne accorge con trepidazione o con meraviglia dopo il passaggio. Se egli se ne accorgesse ‘in itinere’, egli potrebbe riferire a volontà la strada, potrebbe indicarla ad altri.

Ora il Viandante non può che descrivere là dove egli è stato (II Corinzi 12,2), ma non può svelare il passaggio’ ad altri. Se qualcuno gli chiedesse dov’è stato, o a quale latitudine appartiene la Città, risponderebbe: nel Paese delnon dove’, verso cui l’indice della mano non può indicarne la rotta. Infatti, i corpi spirituali o le entità spirituali non sono più dentro un mondo, così come lo sono i corpi materiali: è il loro mondo che è in essi, e ciascuno è dentro ciascun altro. Perciò il luogo spirituale è in rapporto al luogo corporale un non dove’, ed esso risiede nell’anima, perchè è la sostanza corporale che risiede nella sostanza spirituale: è l’anima che avvolge e porta il corpo. È per questo che non si può dire ‘dove’ è situato il luogo spirituale; esso non è situato, esso è piuttosto ciò che situa, cioè è situativo; ed il suo ubi è un ubique.

Di conseguenza, quando si parla di ‘Fatti Spirituali’ si intendono degli avvenimenti ‘Reali’, ma il cui ‘Reale’ non è quello dei fatti storici esteriori, perchè la ‘Realtà’ non è legata alla cronologia esteriore. Far dipendere una Verità Spirituale da un momento del calendario, spiegarla per la data alla quale essa fu enunciata in questo mondo, è ciò che generalmente viene chiamato Istoricismo; ed è tale istoricizzazione a creare una confusione tra ilTempo dell’Anima’ e il ‘Tempo caduco della storia’.

L’Eletto non appartiene perciò alla ‘Storia Profana’, nel senso che non sono i fatti esteriori ad imporre la loro trama al nostro Pellegrinaggio. Sono invece gli avvenimenti dell’Anima ad essere ‘Storicizzati’ in forma di storia esteriore; perchè è prima della fondazione del mondo che Dio ci ha uniti all’Agnello. La nostra storia comincia con Lui, prosegue con Lui, e termina quando appare Lui (oggetto della Vera Storia), per essere un unico LUI – Simile attira simile. Quindi gli ‘stati’ sono sentimenti spirituali e disposizioni sulle quali l’uomo non ha potere: essi giungono dentro il suo cuore da Dio, senza ch’egli possa respingerli quando essi vengono o trattenerli quando essi vanno.

Nell’opera ‘Gospel Treasures Opened’ (1653) è scritto:

«Quando tu cominci a scoprire e a sapere non solo che Egli fu concepito nel grembo di una vergine, ma che quella vergine sei tu e che Egli è concepito nel tuo cuore spiritualmente, ma altrettanto realmente, sicchè tu senti il Bambino che comincia a formarsi in te per il potere dello Spirito Santo e che l’Altissimo ti copre della Sua ombra; quando senti Gesù Cristo che si muove per nascere ed essere partorito in te; quando cominci a vedere e a sentire tutte quelle potenti, poderose azioni compiute in te che leggi esser state da Lui compiute nella carne, ecco veramente un Cristo, un Cristo reale che ti farà del bene, essendo la Scrittura un tessuto simbolico ordito come una tappezzeria stupenda a rappresentare all’occhio una storia il cui vero significato si deve trovare nell’anima; se vi indugi solo in quanto quadro o storia, è una lettura che uccide; se ravvisi te stesso in lei grazie a lei, allora da vita».

Si noti che Numeri 33,1 è variamente tradotto, cosicchè preferiamo usare qui la traduzione ‘Stazioni’ o ‘Mansioni’; perchè il termine ‘Stazione’ è comprensivo di Tappa, Marcia, Stanza (la stessa cosa fece un’anima innamorata di Nostro Signore, intitolando una sua opera ‘Castello Interiore’ o ‘Mansioni’). Il passo allora suonerebbe così: «Queste sono le Stazioni dei Figli d’Israele, da quando uscirono fuori dalla terra D’Egitto...». Molte dunque sono le mansioni che conducono al Padre (S.Giov.14,2); e quale che sia l’utilità, l’ammaestramento e l’illuminazione che il sostare in ciascuna di esse apporta all’anima, è conosciuto soltanto dal «Padre del Secolo Futuro» (Isaia 9,5), che dice di se stesso: «Io sono la Porta» (S.Giov. 10,9), «Nessuno viene al Padre se non attraverso di Me» (S.Giov.14,6).

Per ogni singola stazione LUI diventa ‘Porta’, in maniera tale che attraverso di Essa, l’anima ‘entri’ ed esca’ e trovi pascolo (S.Giov.10,9; Salmo 121,8): così da stazione a stazione, fino a che giunga al Padre medesimo. Una volta sommersi tutti gli egiziani, gli amalechiti e tutti quelli che lo assalirono, il pellegrino ascenderà, passando attraverso le singole stazioni (quelle molte stanze che S.Giovanni dice che sono ‘presso il Padre’); le quali saranno sempre più illuminate, fino a che l’anima si abituerà a sostenere lo splendore della vera Sapienza, giungendo al Padre stesso delle Luci (S.Giac.1,17). Diceva il Signore ad un mistico elevato:

«L’Anima che entra in una stazione non può da questa esserne contenuta; essa beve a tutte le sorgenti, ma nessuna sazia la sua sete. Così arriva a Me, perchè sono Io il termine del suo movimento».

Tale Stazione della ‘Prossimità Divina’, la più elevata, è quella della Mediazione o Intercessione, poichè Colui che la raggiunge, diviene per i discepoli, l’Intercessore grazie al quale essi pervengono alle Dimore, realizzando le Divine Verità. La ragione di ciò sta nel fatto che all’inizio, l’anima è fondamentalmente vuota di Verità Divine. Con la sua peregrinazione nel mondo manifestato, essa diviene consapevole di questa vacuità; ed in , non accoglie nulla senza prima averlo contemplato nel Cristo, che, quale Mediatore di tutti i Santi, funge da Specchio o da Impronta. L’Anima vede così se stessa in LUI, lo accoglie in ed opera fondamentalmente come opera LUI (S.Giov.17,21-25).

L’anima individuale è dunque il Pellegrino la cui lenta ascesa verso la Vetta Eccelsa simboleggia il tormentato ma glorioso viaggio di ciascuno verso il risveglio interiore (Romani 13,11). L’essere, ormai scosso dalla sua precedente apatia, comincia ad avvertire confusamente la lontananza dal suo Signore; poi tale sentimento si trasforma in ansia ed infine in arsura, fino a diventare il divorante rogo della separazione che solo l’Amato può estinguere (Cant. dei Cantici 3,1-4).

 

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Generalmente i Salmi dal 120 al 134 sono intitolati in più maniere: cantico dei ‘Pellegrinaggi’, delle ‘Ascensioni’, dei ‘Gradini’ e delle ‘Dimore’; tutte parole che traducono però l’unico vocabolo ebraico «tvlim»(=ma’aloth). Nel Salmo 120,6 il Salmista dice: 

«Per troppo tempo ha dimorato la mia anima con quelli che odiano la pace».

 Come dire:rendimi noto, o Signore, la mia fine ed il numero dei miei giorni, quelli in cui ora mi trovo, perchè io sappia cosa mi manca, cioè quanto mi rimane per giungere a Te.  Non si tratta solo del tempo terreno, perchè il pellegrino ha alcuni giorni di cammino in questo mondo, ed altri anche fuori da questo mondo (Gen.47,9). Difatti, neIl racconto dell’Esilio Occidentale’ di Sohravardî, il pellegrino giunto al Sinai mistico, riceve dal Saggio o Padre di quella contrada la seguente rivelazione:

«Sappi che questa montagna è il Sinai, ma più in alto vi è un altro monte: il Sinai di Colui che è mio Padre e tuo antenato, ed Io sto a Lui come tu stai a Me. Altri Avi ci precedono, fino ad incontrare un Re, che è l’Avo Supremo; e noi, Suoi servitori, siamo da Lui illuminati».

Secondo S.Matteo 1,17, la Venuta di Nostro Signore in questo mondo si produce attraverso quarantadue generazioni: «Da Abrahamo al Re Davide quattordici generazioni; da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici generazioni; e dalla deportazione in Babilonia fino al Cristo altre quattordici generazioni».  Ora, se nel complesso, il Cristo è disceso nell’Egitto di questo mondo attraverso quarantadue stazioni di generazioni, è attraverso un simile numero di mansioni che i Figli di Dio salgono fino al punto in cui ha inizio l’Eredità Promessa. Chi dunque sale, ascende con COLUI che di là è disceso a noi, così che si realizzi la Parola: (Efesi 4,10).

«Colui che è disceso è quello stesso che anche è salito»

A parte il libro dell’Apocalisse, la cui trattazione tipifica proprio il Pellegrinaggio Interiore, tanto in oriente quanto in occidente, ogni epoca ha descritto la divina traversata nella maniera che le era più consona. Basti ricordare che, nel medioevo, alcuni autori ispirati parlavano della Cerca del Santo Graal; i mistici renani dell’Amico di Dio sceso dall’Oberland; e più vicino a noi, J.Bunyan, scrive in carcere un’opera sul cammino del Pellegrino (‘The Pilgrim’s Progress’).

Molti hanno letto ilPellegrinaggio del Cristiano’; in quest’opera il pio puritano inglese dice che il suo racconto è un sogno, nel senso che per molti, esso rimane una chimera: si tratta più propriamente, del racconto dell’Avanzamento del Pellegrino (S.Luca 2,52).  In realtà le gesta da lui descritte sono una Storia Sacra, la storia interiore della sua anima pellegrinante, perchè il mistico è lui stesso, la storia che egli racconta. Così, non si pensi (per chi conosca la mistica renana), all’Oberland come ad un’invenzione poetica, e all’Amico di Dio come ad una favola mistica. L’Oberland raffigura le ‘Alte Terre’ illuminate dall’Avvenimento del Cristo.

È di questi ‘Paesi-Alti’ che l’uomo viene reso consapevole, affinchè abbandoni la parte più bassa di se stesso (Paesi-Bassi) e stabilisca la sua dimora sui monti, se vuole sentire lo splendore del Sole Interiore, che è il Signore medesimo. Perchè quando il discepolo è pronto il Maestro appare. Per suffragare ciò, si pensi alla Traslazione dell’Escatologia Realizzata (nel senso di Regno che si realizza o si riceve ‘Qui ed Ora’), e all’affermazione di S.Paolo: (Ia Tessal.4,17).

«... Noi VIVENTI che... saremo rapiti nelle nuvole a scontrare il Signore nell’ARIA ...»

Nell’originale greco si legge « zîntej» (oi zòntes=i viventi) e «¢šra» (àera=aere); quest’ultima si riferisce non solo ai cieli fisici, ma soprattutto ad una realtà più sottile, ad un mondo reale, le cui coordinate geografiche però non si trovano sulle nostre carte. In effetti, tale realtà si rende presente solo al mondo interiore del Pellegrino, o se vogliamo solo il Pellegrino si rende presente a tale mondo (IIa Cor. 12,1-4). È in tale stato o dimensione che la Chiesa Spirituale vive; in quella stessa in cui il Pellegrino penetra alla fine del suo lungo viaggio (Apoc.21). Il Salmo 27,13 chiama Terra dei Viventi tali Alte Terre che gli occhi dell’uomo carnale non possono discernere. Allora, soltanto il senso spirituale può percepire la Parusia; cosicchè l’Avvenimento del Cristo, non può prodursi finchè la coscienza degli uomini non sia stata vivificata da LUI. Perciò il mondo spirituale e il mondo materiale sensibile coesistono, si compenetrano l’un l’altro: il Regno di Dio è sia al di sopra di noi, che attorno a noi, che dentro di noi.

Quando per nostra ‘Ignoranza’ (S.Luca 23,34) non è dentro di noi, esso non può essere conosciuto riconosciuto in nessun altro luogo (S.Giov.3,3); perchè tutto ciò che è esterno a noi non può essere riconosciuto che grazie ad una modalità corrispondente che si trova in noi.

 Per poter comprendere come il Regno dei Cieli dimora invisibile a questo mondo, è bene ricordare come ogni anima, come ogni essere porti in se stesso il suo cielo e il suo inferno. Il mondo spirituale è del tutto simile al mondo naturale (si veda il libro dell’Apocalisse), con la sola differenza che le cose che sono là non sono ne fisse stabili, come quelle che sono in questo basso mondo; perchè là nulla è naturale, ma tutto è spirituale. Infatti, gli Angeli nel Cielo vivono secondo lo stato del loro interiore (Matteo 6,20-21); le cose che appaiono loro attorno sono prodotte dal loro proprio Tesoro, riconoscendo e vedendo se medesimi in esse.  Perciò i servi del Signore non rimarranno disingannati, come se, con il trascorrere degli anni, la loro vita spirituale non dovesse sfociare in niente. Al contrario, il Regno di Dio è realtà, e lo si riceve Qui ed Ora (S.Luca 9,27).

Nel suo ‘DiarioSuor Faustina Kowalska afferma:

«Ci sono dei momenti nei quali Gesù mi dà una particolare comprensione interiore ed allora tutto ciò che esiste sulla terra è al mio servizio: gli amici e i nemici, il successo e le avversità; tutto, sia che voglia sia che non voglia, mi deve servire. Io non penso affatto a questo, procuro di essere fedele a Dio e di amarLo fino a dimenticare me stessa. E Lui stesso si occupa di me e combatte contro i miei nemici».

Nel libro ‘Ricevendo il Regno interamente dedicato al Pellegrinaggio Interiore, il grande mistico lucano Giuseppe Petrelli, dice:

«I candidati al Regno, avendo ormai fatto esperienze e presa una ferma decisione, risponderanno di volere essere governati dal Re Gesù, cessando per così dire, dall’agire di loro senno; e cominceranno da questo momento in poi, a voler operare, in nessun altro modo, tranne che nella Grazia del Re».

Lungo la Via quindi, il credente proverà del continuo, che il Beneamato è Tutto, mentre l’amante non è che un velo; il Beneamato è vivente mentre l’amante cosa morta. Quando l’Amore non si cura più di lui, egli resta come un uccello senz’ali.

Chi ancora non è introdotto sul Sentiero di Grazia, si chiede molto spesso cosa sia la Via (S.Giov.14,1-6); magari per ricercarla incomincia a leggere gli Evangeli (ma sulle prime, non comprende di quale Cristo si parli: solo del Cristo storico?), i santi mistici, ed altro ancora; e senza pensare, incomincia ad immaginare che sta conformando la sua vita all’opera di questi. Ma egli, il cercatore, presto o tardi, si accorgerà di non entrare così molto addentro al Cuore Immacolato di Gesù Cristo. Innamorato però della Divina Sua Immagine (Rom.8,29; Gen.1,26-27), avverrà il grande passaggio, non tutto in una volta, ma a passo (S.Giov. 1,35-39).  Infatti, l’anima attratta dal Signore, prima di giungere alla perfezione, dimora nel deserto, dove la sua fede verrà provata per mezzo di tentazioni. Quando per Grazia avrà vinto una tentazione e la sua fede sarà stata provata in essa, il pellegrino cadrà in un’altra; passando in questo modo, come da una stazione all’altra. Attraverso tali mansioni egli farà progressi, compiendosi ciò che sta scritto: «Andranno di valore in valore» o da ‘una Compagnia all’altra’ (Salmo 84,7), fino a ricevere l’Eredità promessa (perciò, un sant’uomo gridava del continuo: ‘Se perdo Te fa’ che incontri un altro Te’).

Ma nelle varie dimore, l’anima pellegrina piange con gemiti e pena, perchè molto lungo le sembra il suo pellegrinaggio (Salmo 84,1-3). Beata oscurità! Essa sarà ben più veracemente illuminata, e comprenderà con maggior verità quale sia stata la ragione del suo Pellegrinaggio, quando sarà ritornata al suo Riposo, ovvero alla sua bramata Patria (Salmo 116,7-9).

Quando il Cristo e la Chiesa si fondono, questa essendo un’unica carne, diventa Suo Corpo. Da tale effusione d’Amore Essi generano dei figli, che sono i pensieri divini relativi alla luce e alla rivelazione della Parola, sboccianti nell’anima eletta. Più sono le fusioni con lo Sposo, più sono le divine progenie che noi mettiamo al mondo. Questi figli li possiamo definire angeli: cosicchè noi diveniamo una moltitudine. Gesù diceva infatti:

«Voi siete una città posta sopra un monte».

La città è il centro di raggruppamento di più persone; perciò ogni essere, all’interno della sua propria vita, genera una moltitudine. Entità divine trovano posto ed ospitalità nel nostro cuore, come angeli salienti e discendenti (S.Giov.1,51). Il servo illuminato crea quindi in le condizioni più favorevoli affinchè gli angeli di Dio si accampino nella sua vita.

Ibn‘Arabî, nelle sue estese Fûtûhat, sostiene che Dio ha creato per ciascuna anima un universo che corrisponde a questa stessa anima; così, quando l’Uomo contempla questo universo, è se stesso, cioè la propria anima che egli contempla. Ciò ci permette di affermare che, a somiglianza del Lógos, il mistico, mentre si rigenera, cioè nel plasmare la sua anima, crea un universo, nel quale egli manifesta gli esseri che erano in lui: è quest’Uomo Perfetto che diventa Redentore del suddetto universo. Si può allora comprendere come molti veggenti (parliamo di quelli autentici) abbiano ricevuto in rivelazione differenti Vite di Cristo. Infatti, ogni profeta percepisce la ‘Storia del Cristo’ di se stesso, mentre quella di Gesù di Nazareth ne costituisce il Prototipo.

La Vita del Signore è dunque storia Unica ed Eterna, però possono variare in apparenza certi aspetti storici. Il Vangelo biblico di S.Giovanni per esempio, quale Cristo ci rappresenta, il Cristo di Gesù? Cioè il Cristo Cosmico, che è il Cristo di ognuno, indipendentemente dagli abiti storici? Perchè, anche se il termine ultimo della Scala ascendente è l’Uno, non è Questi che si contempla una volta raggiunta la Sommità; ciò che si contempla invece, è l’Eterna Generazione del Verbo. Perciò il Signore dice a Lorber:

Dio è il supremo e perfettissimo ed eterno Primo Uomo. Tutto quindi prende origine dall’Essere Primo di Dio e si sviluppa e si evolve finchè diviene simile all’Essere Originario di quel Primo Uomo: è in questa analogia che è compresa la più piena e completa libertà.  L’uomo è prima un uomo emanato da Dio, e solo in seguito un uomo in se stesso. Finchè è solo da Dio, assomiglia ad un embrione nel grembo materno; solo quando diviene un autentico uomo nell’ordine di Dio è un Uomo Perfetto, perchè solo allora diviene veramente simile a Dio. Una volta che è divenuto tale, rimane un Dio per tutta l’eternità, e diviene a sua volta creatore di altri mondi, esseri ed uomini.  Giacché avviene che Io ora veda tutti i Miei Pensieri, Sentimenti e Desideri e la Mia Volontà essere uguale a ciò che ho pensato e sentito. Ecco come si muove il Creato.

Infatti a proposito di questa Alta Meta, nell’opera di Max SeltmannScene Deliziose della Vita Terrena di Gesù, l’opuscolo n.10 intitolato ‘Il Risorto’, viene detto:

«Per giungere in maniera puramente spirituale a questa unione beatificante con Lui quale nostro Dio-Padre, Egli ha incominciato la Sua Grande Opera di Redenzione fra noi come uomo, da lungo tempo promessa. Questo primo periodo della Sua Opera è già trascorso. Al secondo periodo prenderemo parte anche noi; invece il terzo periodo è dinanzi a tutti coloro che vorranno seguirLo nello Spirito del Suo Amore e nell’esempio che Egli ci ha dato quale Uomo.

Nell’opera ‘Al-Insân al-Kâmil’, il mistico sufi Al-Jîlî afferma: «Quando Dio, l’Altissimo, si rivela per mezzo di un Nome ad un Suo servo, questi è tratto fuor di a causa delle folgorazioni del Nome divino; così se tu allora invochi Dio con tale Nome, ti risponderà il servo, che si è ormai attribuito il Nome divino». Perciò, nel momento in cui l’anima personifica o si identifica con la Faccia di Dio, o con uno dei Suoi Nomi, egli diventa Dio in quel senso, ma non potrà mai identificarsi interamente con Lui, perchè Dio ha infiniti Nomi o Facce. Si va da Nome a Nome, o si personificano sempre nuove Facce, senza mai raffigurarle tutte. Iddio ha rivelato le Sue infinite Facce? Cioè nella loro totalità, i Nomi di Dio, sono stati tutti quanti manifestati? In base alla teogonia di Proclo, Dio è l’ESSERE (l’Uno-unifico), gli esseri manifestati invece sono degli ENTI (le molteplici teofanie). È questa visione del Dio-Uno negli Dei molteplici che costituisce il paradosso del monoteismo (Salmo 82,6; S.Giov.10,34-36).

Quindi oggetto del pellegrinaggio è Iddio. Scopo del pellegrinaggio è la ricerca di Dio; termine ultimo del pellegrinaggio verso Dio è il punto in cui incomincia il viaggio in Dio, al di là della Montagna di Sion. I viaggiatori infatti, scoprono l’Oceano (S.Giov.7,38) in loro stessi e arrivano al punto in cui la via verso Dio si interrompe, là dove incomincia il Viaggio in Dio. Spiegare questa solitaria, elevata vetta è al di là della nostra capacità. Nonostante ciò, ecco qualche accenno tratto da ‘Il Redentore’ del Petrelli, in cui viene lumeggiata la formazione e l’opera del Cristo Interiore:

«Tutti i comandi di Dio sono per il nostro beneficio. Perciò quando siamo giunti allo stato in cui Egli ci vuole, Egli cessa di comandare. Dio Regna finchè non ha più bisogno di Regnare, perchè abbiamo il Re e il Regno in noi».

In effetti, quello che noi diveniamo alla ‘fine’ è in realtà ilnostro nome’ d’appresso a Dio. Iddio attribuisce un Nome (Apoc.3,12) ad ogni uomo secondo il Suo Stato Finale’ e non secondo ‘questo stato’ che è solo un prezioso inizio.  La conoscenza dei Segreti del Re e del Regno sono dunque solo mezzi e non fini per l’anima diretta a Dio (Ia Cor.13,10). Quindi quando ci troviamo nella Dimora dei ‘servitori-schiavi’ la nostra ricerca è la Sapienza; ma quando essa ci trasforma inAmici-servitori’, la nostra ricerca diventa Dio stesso. Perchè se esiste un’idolatria per la ‘Lettera’, ci sarà pure un’idolatria per la ‘Conoscenza’, che potrebbe incantare il cuore dell’eletto; giacchè la forma più elevata della relazione con Dio, può diventare il velo più sottile che nasconde Dio.

Infatti, la conoscenza che si può avere del Divino, elevata e perfetta che sia, non è Dio; essa è ancora ‘altro’ in rapporto a LUI. Non tutti i Mistici sono coscienti che, pervenuti alla Conoscenza, essi possono ancora soccombere alla tentazione di prendere il loro proprio idolo, cioè le loro proprie esperienze, per la stessa Realtà Divina. L’Eletto può infatti, attaccarsi alla ‘Conoscenza’ e pensare perciò di attaccarsi a LUI. Ma in questo modo, l’Anima, costruisce, grazie alla sua Saggezza, dei castelli, e come un re, essa non amerà abbandonare il suo regno. Le Stazioni vanno dunque ricercate non per se stesse, ma perchè è il Signore che vi ci pone in esse.

Ma siamo noi a viaggiare verso Dio, o è piuttosto LUI che viaggia verso noi? Un sant’uomo dopo trent’anni di pellegrinaggio si accorge che non era lui che cercava Iddio, ma che era Dio che cercava lui. In effetti, l’Uomo trova Dio solo perchè è Iddio che lo ricerca; è come dire:Ho cercato il mio Signore e non l’ho trovato; l’ho trovato quando Egli mi ha cercato’ (S.Giov.17,6). Difatti, alla fine del loro viaggio i pellegrini si accorgono, con ignoto stupore che rapisce i loro spiriti, che guardando loro stessi e guardando il Beneamato, che Questi altro non era che l’Amante, o meglio, che l’amante è trasformato nell’Amato (IIa Cor.3,18).

Secondo S.Giov.17,20-26, Ia Giov.3,2 e IIa Pietro 1,4, l’uomo è dunque destinato a diventare Dio (in Gen.1,26 la somiglianza riguarda il carattere, cioè la qualità non la quantità, perchè il viaggio in Dio non può mai interrompersi) per Grazia e partecipazione d’Amore; e al contrario della satanica tentazione (Gen.3,5 significa voler giungere al Padre senza il Figlio), vi giunge attraverso la Croce del Calvario (S.Giov.14,6).

Quando i Viaggiatori dello Spirito, raggiungono lo stadio dell’Unità Divina e giungono in prossimità di Dio, essi lasciano perdere totalmente quello che hanno posseduto fino a quel momento, perchè sono arrivati a conoscere che ogni cosa appartiene a Lui. Abbandonano perciò la falsa affermazione delpossedere’ cose e divengono indipendenti in questo possesso. Essi ricevono allora un’indescrivibile tranquillità e sono assolutamente liberati da ogni pena, paura e dolore.  È a questo punto che tutte le gioie del mondo, i dolori, i successi ed i fallimenti appaiono loro come una medesima cosa; ed avendo trovato una nuova esistenza, vedono il mondo e tutto ciò che esso contiene sotto una nuova luce. Alla fine essi ed ogni cosa che possiedono appartiene a Dio e Dio a loro.

È qui che finisce la CERCA; ed è qui che sarà dischiuso in tutto il Suo splendore il Regno dei Cieli (Efesi 2,6-7), dal quale il nuovo cittadino apprenderà le leggi e i dettami, per diventare l’Amico di Dio (Abdia 1,21). L’anima viaggia allora verso Dio in compagnia di Dio (S.Mar.9,2), ma ritorna poi da Dio, in compagnia di Dio, verso le creature (S.Mar.9,14). Per il Viandante Cherubico allora, la cortina che separa i due mondi si assottiglia a tal punto fino a cadere.

Dio è dunque il tuo specchio dove tu ti contempli, e tu sei il Suo Specchio dove Egli contempla il Suo Nome (Apoc.3,12). Infatti, è sotto la forma del fuoco, nel Roveto Ardente, che Dio si è rivelato a Mosè (Esodo 3,2), perchè è alla ricerca di un Fuoco che Mosè era partito.

Tutto il bisogno è perciò bisogno di Dio, e Dio si rivela alla creatura sotto la figura del suo bisogno. L’uomo attirato dal suo Signore sembra che abbia corso invano nel deserto, ed arriva al punto di disperare di tutto; ma egli trova veramente Iddio, perchè è quando non trovi ‘niente’ che tu trovi Dio. Infatti Dio può essere trovato soltanto nella rinuncia dell’agire umano, nel nostro Nulla... È allora che Egli si fa Tutto. Cantava Giorgio Riehle: «La Sua alta meta, nessun uomo può dirtela appieno. Solo il cuore del Padre che deve battere nel tuo cuore, lo può»! Tutto possiamo dire dell’Amore, ma quando giungiamo realmente all’Amore, abbiamo vergogna delle nostre spiegazioni. Anche se il connubio delle parole rende le cose chiare, l’Amore senza parole ha più chiarezza: solo l’Amore può aprire i suggelli dell’anima (Apoc.5,1-8) e saziare la sete degli Amanti divini (Cant. dei Cantici 8,7).[13]

O mio fratello, tu che cerchi il cammino che conduce al Cielo, ritorniamo sui nostri passi, perchè è tutto intero in noi stessi che si trova il Re e il Regno. Accade infatti che Pellegrini dello Spirito, dalla nostra contrada, emigrino verso di Lui. Amen. Amen.

 

 


[indice]


 


 

 


A Cura di

 

Teofilo di Oberland

 

La Liberazione dalle Passioni

E LE DELIZIE DEL SECOLO FUTURO

(S.Matteo 13,44)

E

 

«Buia è la notte, paurose le onde, crudele il vortice:

Come potrebbero gli spensierati viaggiatori

sulla sponda conoscere alcunchè

della Nostra Sorte?»

(Hàfiz)

LJ

 

Q

uando sentiamo parlare di distacco dal mondo o di abbandono del mondo, prima di tutto abbiamo bisogno di imparare e di sapere che cosa significhi la parola ‘mondo’, e quanti diversi significati ricopre questo termine. Solo allora potremo conoscere la nostra anima e sapere quanto siamo lontani o mescolati al mondo. Infatti l’uomo, se prima non discerne cosa sia il mondo, non potrà nemmeno comprendere con quante membra è lontano oppure è legato ad esso. Molti sono coloro che per due o tre punti sui quali si astengono dal mondo pensano di se stessi di trovarsi in buona parte fuori dal mondo. Ma in questo modo non sarà mai loro dato di percepire le proprie passioni, e non percependole, nemmeno si preoccuperanno di curarle (S.Giov.14,17).

Qui il termine ‘mondo’ designa la struttura delle varie passioni dell’anima; tra le moltissime: l’amore per le ricchezze, l’amore degli onori, l’esercizio del potere, la vanagloria e l’arroganza dell’autorità, e l’idolatria della Conoscenza. Quando queste passioni cessano il loro corso, allora anche il mondo in noi cessa di esistere. Così avviene nei Santi: mentre vivono sono già morti a se stessi; essi vivono infatti nel corpo, ma non vivono secondo le passioni della carne. Siamo dunque avveduti, e consideriamo quali passioni ci dominano ancora; così facendo sapremo in che misura viviamo e in che misura siamo morti al mondo.

Quindi preoccupazione costante dell’uomo spirituale è di mantenere lo specchio del proprio cuore in lucidissime condizioni, con l’aiuto della grazia che nostro Signore ci elargisce (IIa Cor.3,18). Difatti, come il ferro lucidato perde il suo colore ferrigno, così l’eletto, nel mondare il suo cuore dalle vili passioni, diventa come uno specchio privo di ruggine, nel quale il Signore riflette la Scienza dei Santi, senza libro e senza precettore o maestro. Perchè se vogliamo contemplare il Volto di Cristo, dobbiamo guardare nello specchio del nostro cuore, in maniera tale da dimenticare lo specchio, per essere assorti nell’Oggetto che lo specchio riflette e presenta. Perciò la contemplazione di Dio non è un’idea svolta dalla mente umana; al contrario, essa è un dono della Grazia, concesso ad un cuore che si purifica dalle passioni e che si volge all’’interno’ per cercare ed aspettare Lui. 

Sforziamoci allora di entrare nella cella del tesoro che è in noi, e vedremo pure quel Tesoro che è in Cielo. Infatti, questo e quello sono una sola cosa, e si fanno vedere entrambi per un’unica porta. La scala di quel Regno è nascosta dentro di noi, nella nostra anima. Quando noi scaveremo in noi stessi, allora troveremo i gradini per i quali salire. Ma senza forti tribolazioni è difficile, per l’inesperienza della giovinezza, assoggettarsi al gioco della santità (Eccles.12,1).

Le scritture non espongono quali siano le realtà del secolo futuro, ma ci insegnano chiaramente come possiamo ricevere fin d’ora la percezione delle loro delizie. Con le parole: «Le cose che occhio non ha vedute e orecchio non ha udite» (Ia Cor.2,9), lo scrittore sacro ci fa sapere che quelle cose future, in realtà, non somigliano a nessuna delle cose di quaggiù, perchè sono umanamente incomprensibili. Come in tutte le scienze, anche nella Scienza dei Santi vi è un aspetto pratico ed uno teorico. La parte pratica consiste nel patire con pazienza le sofferenze e quanto Iddio ha preparato per noi; la parte teorica consiste invece nella percezione dei Divini Misteri nascosti nelle parole della Scrittura che costituiscono la rappresentazione delle Realtà Divine. Ora, senza vera pratica non vi è vera teoria; perchè come è scritto in Ebrei 12,26-27, la prima purifica la parte passibile dell’anima (=la terra), mentre la seconda raffina la parte intellegibile (=i cieli).

Quando Dio libera l’uomo, ciò non avviene mediante gli sforzi di quest’ultimo, ma con l’aiuto e la Grazia del Signore. Per prima cosa Egli produce in lui il Desiderio di pervenire a tal fine. Poi gli apre la porta del Pentimento. Quindi permette che sia gettato nella mortificazione, in modo che egli continui a lottare e, per un po’, a lodarsi dei propri sforzi, pensando di progredire e di realizzare qualcosa; ma in seguito cade nella disperazione e non prova più gioia. Allora sa che la sua opera non è pura, ma viziata; si pente degli atti di devozione che aveva creduto essere soltanto suoi, e comprende che erano stati compiuti tramite la Grazia ed il soccorso divini, e che era colpevole in quanto li attribuiva ai propri sforzi individuali. Quando ciò gli diviene evidente, un sentimento di gioia penetra nel suo cuore. Allora Dio gli apre la porta della Certezza, in modo che per un certo tempo egli accetta qualsiasi cosa da chicchessia, tollera l’insolenza e sopporta l’avvilimento, sapendo in Chi ha creduto. Allora Dio gli apre la porta dell’Amore, e qui appare per un certo tempo pure l’egoismo, ed egli è esposto al biasimo.

Questo significa che nel suo amore per Dio, affronta senza timore tutto quanto gli capita e non bada ai rimproveri; e pensa ancora: io amo’, ma non trova riposo prima di accorgersi che è Dio che lo ama e lo mantiene in questo stato d’amore, e che questo è il risultato dell’Amore e della Grazia di Dio, non già dei suoi propri sforzi.  Allora Dio gli apre la porta dell’Unità e fa sì che comprenda come ogni azione dipende dall’Iddio Onnipotente.

Quel che prima conosceva per sentito dire, ora lo conosce intuitivamente, mentre contempla le Opere di Dio. Allora riconosce interamente che non ha il diritto di dire ‘io’ o ‘mio’. A questo grado contempla la sua miseria; i desideri lo abbandonano e egli diviene libero. Si augura quel che Dio augura: le sue speranze particolari sono scomparse, è liberato dai suoi bisogni e si è acquistata la pace e la gioia in terra e in Cielo.  Quindi, affinchè possa sapere che non sa niente e che non è niente è necessaria dapprima l’azione, poi la conoscenza.

Questo non è facile a sapere. È una cosa che non può essere veramente insegnata, cucita con ago o attaccata con un filo: è un dono di Dio. La visione del cuore è ciò che conta, non la parola della lingua. Non sfuggiremo mai al nostro ‘io’ prima di averlo rinnegato; perchè finchè non rinunceremo ad esso non crederemo mai in Dio. Perciò chiunque osi inoltrarsi per desiderio proprio o per curiosità nei meandri nascosti della Sapienza Divina, viene scaraventato a testa in giù nel mare delle proprie passioni.

Perchè prima di aver mortificato (Col.3,5) le sue membra terrestri, cioè prima di aver curato l’infermità dei suoi pensieri con la pazienza, sotto la fatica e l’obbrobrio della Croce, ha osato fantasticare nel suo intelletto sulla Gloria della Croce. Questo appunto è quello che ci ha manifestato Nostro Signore: «Se l’intelletto vuole salire sulla Croce, prima che i suoi sensi abbiano cessato di essere infermi, l’ira di Dio viene su di lui» (Prov.14,35).

Infatti se uno si precipita in cuor suo a comporre pensieri fantastici sulle ‘cose future’ mentre ha la mente macchiata da passioni vergognose, sarà obbligato al silenzio dal castigo delle proprie passioni. Questo gli accadrà per non aver prima purificato la mente con le afflizioni che si incontrano nell’assoggettare i desideri della carne (Gal.5,16). È corso infatti davanti a dopo aver solo ascoltato o semplicemente letto, per procedere, con le pupille cieche, in una via di fitte tenebre. È così che si viene gettati lontano da Dio, in uno di quei luoghi tenebrosi della mente, come colui che osò entrare al Convito di Nozze con vesti sporche (S.Mat.22,2-14).

Dalla fatica e dalla vigilanza sgorga la purezza dei pensieri, e dalla purezza dei pensieri la Luce della Conoscenza. Di qui la mente è guidata dalla Grazia verso ciò che i sensi non hanno potere di insegnare di apprendere. In effetti le cose di Dio vengono da sole quando meno le aspettiamo, però se il luogo del cuore è puro e non contaminato.

Nell’opera ‘Difesa dei Santi EsicastiGregorio Palamas afferma:

«Quando gli uomini santi contemplano, dentro loro vedono la veste della loro deificazione, poichè attraverso la Grazia del Verbo la loro intelligenza è glorificata e riempita di un frammento meraviglioso della Divina Benevolenza, nel medesimo modo in cui la Divinità del Verbo ha glorificato con la Luce Divina il Corpo di Cristo sul monte Tabor.  La Gloria che il Padre Gli ha donato, la possiedono pure i suoi seguaci, perchè “volle che fossero accanto a Lui e contemplassero la Sua Gloria” (S.Giov.17,24). Questa Luce Deificante è il nutrimento degli esseri sovracelesti; e quando il grande Paolo incontrò in Cristo le Visioni invisibili e sovracelesti, venne rapito, perchè divenne sovraceleste senza che la sua mente abbia oltrepassato i cieli materiali, facendogli mutare luogo.  Questo rapimento, conosciuto solamente da quelli che lo hanno esperimentato, evidenzia un altro mistero; cioè che esiste un’illuminazione intellettuale visibile ai puri di cuore, completamente differente dalla conoscenza sensibile, che anzi comprende.  Dopo che l’intelletto avrà rifiutato il vecchio uomo e avrà rivestito quello nato dalla Grazia, allora durante la preghiera diventerà come uno zaffiro di colore celeste: la Scrittura chiama questo ‘Luogo di Dio’, che gli antichi avevano visto invece ai piedi del monte Sinai. Quindi l’illuminazione perfetta dello Spirito non è solamente una specie di rivelazione di pensieri, ma una vera e continua illuminazione delle anime di Luce ipostatica.  Nessuno ha chiamato Luce la conoscenza che deriva dai sensi, anche se questa qualche volta conferisce un sapere. Tale attributo viene dato solo ad una conoscenza proveniente dallo Spirito. Infatti, come il fuoco nascosto dalla materia opaca riscalda, ma non dà luce, così lo spirito quando viene oscurato dalle malvagie passioni può procurarsi la conoscenza sensibile, ma non la Luce».

Si ricordi perciò che la Vera Conoscenza non è una semplice acquisizione intellettuale comunicabile allo stesso modo della spiegazione astratta. Essa può essere conosciuta soltanto all’interno di se stessi; perchè, come detto, la nostra cognizione di Dio è basata sul modello che viene riflesso sullo specchio lucidato della nostra anima.  È vero, la Gnosi è contenuta nella ‘lettera’ della Sacra Scrittura, ma non esistono libri segreti, riservati solo ad una casta di iniziati, capaci da soli, di illuminare e salvare l’essere caduto nel baratro delle proprie passioni (Giob.41,1-9). La Vera Gnosi invece, si rivela a misura che si avanza nella Vita Spirituale. Essa è si nella Scrittura, celata in maniera profonda e misteriosa, ma se ne ha la chiave a misura che si avanza attraverso i gradi della Conoscenza fino all’Amore Puro e permanente che ne costituisce l’apice.

Infatti gli Arcani esistevano prima che fossero divulgati dai libri (Prov.8,22-36); e se secondo Proverbi 1,20 e 8,21, la Sapienza “Grida di fuori”, ciò significa che è così che il Mistero diventa veramente conosciuto, e non per effetto di una divulgazione scritta o non scritta. È proprio per questo che il Mistero che si comunica al fondo dell’anima non è trasmesso per un insegnamento umano. 

Sapiente infatti non è colui che trae la propria conoscenza da qualche libro e che diviene ignorante quando dimentica ciò che ha appreso. Il vero Sapiente è colui che riceve la propria Conoscenza dal suo Signore, senza studio insegnamento. Perchè secondo le leggi dell’Ordine Divino, l’uomo, dall’esterno non può ricevere più Luce di Conoscenza di quanta egli può accoglierne, senza danneggiare la sua crescita interiore: dall’interno invece, egli può lasciarsi inondare dalla Luce delle Divine Verità.

A questo proposito Swedenborg negli Arcani Celesti dichiara:

«Il secondo stato si ha quando avviene la distinzione tra ciò che è del Signore ed il proprio dell’uomo: ciò che è del Signore viene nella Parola chiamato ‘reliquie’, che sono soprattutto le conoscenze della fede che l’uomo ha imparato dall’infanzia.  Queste rimangono nascoste e non compaiono prima che si giunga a questo stato, che oggi si ottiene raramente senza tentazioni, disgrazie e tristezze; le quali operano in modo che sia messo a tacere e quasi muoia ciò che fa parte del corpo e del mondo, cioè il proprio.  Così le cose che appartengono all’uomo esterno sono separate da quelle che appartengono all’uomo interno; nell’interno vi sono le reliquie, che il Signore nasconde per questo tempo e per questo uso».

Sulla purificazione dell’essere umano Mahmûd Shabestarî, nella celebre opera ‘Il Roseto del Mistero’, scrive:

«L’uomo che giunge al segreto dell’Unità è colui che non si ferma alle tappe della via. E chi conosce è colui che conosce l’essere stesso, colui che è testimone dell’essere assoluto, e che ripudia la sua esistenza stessa. La tua esistenza altro non è che rovo e loglio: getta tutto ciò lontano da te.  Va’ a ripulire la stanza del tuo cuore, preparala ad essere la dimora del Beneamato. E quando tu ne uscirai, Lui vi entrerà; e in te, vuotato di te stesso, Egli manifesterà la Sua bellezza. Così l’uomo che è amato per le sue ‘opere pie’, che le sofferenze della negazione purificano come camera pulita, trova la sua dimora in una stazione lodevole, ed ottiene la sua parte di ‘quel che l’occhio non ha visto e l’orecchio non ha udito’; ma sinchè gli resta dentro la sozzura della sua esistenza, la conoscenza del Conoscente non riveste la forma dell’esperienza.  Se tu prima non scarti gli ostacoli che ti stanno davanti, nel segreto del tuo cuore non entrerà la Luce.  Poichè in questo mondo ci sono quattro ostacoli, considera che quattro sono i modi di purificazione: la purificazione dalla sozzura della carne è il primo; il secondo è la purificazione dal male e dal peccato, ‘mormorii del tentatore’; il terzo è la purificazione dalle cattive abitudini, che rendono gli uomini simili agli animali dei campi; il quarto è la purificazione dell’intimo del cuore, poichè là si compie la via del pellegrino.  E colui che tali purificazioni hanno reso puro, in verità è degno di comunicare con Dio.  Prima che tu abbia rinunciato del tutto a te stesso, come potrebbe la tua preghiera essere vera?  Quando la tua essenza è pura da ogni macchia, allora le tue preghiere sono ‘una gioia per gli occhi’, nessuna distinzione resta, allora: il Conoscente e il Conosciuto sono una sola e medesima cosa».

 

 

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Di seguito riportiamo per intero, il capitolo sull’Uomo Rigenerato dell’opera ‘Theosophia Practica di Johan Georg Gichtel:

«Il benevolo lettore deve sapere che io non parlo sulla scorta di letture o dei miei ragionamenti, bensì in forza della mia diretta esperienza. Sto provando, qui, delle grandi difficoltà nello scrivere, dato che l’uomo di cui sto per parlare è spirituale e di molto celato; questi non può venir descritto con figure naturali con umana lingua. È perciò necessario che io mi serva di similitudini naturali. Per questo il benevolo lettore dovrà meditare da se stesso fino a che non avrà raggiunto la piena intelligenza.

Siccome il lettore potrà, con questo, desiderare di conoscere se stesso e di contemplarsi nella Luce della divina Saggezza, è necessario che egli si interiorizzi con ardente applicazione nel più profondo ‘centro’ della sua anima, che preghi senza posa, che invochi lo Spirito Santo, e che si abbandoni totalmente a Lui con tutto ciò che possiede, in corpo, in anima ed in Spirito, con la risoluzione di non cedere alla povertà, al bisogno, al dolore o alla morte ma, invece, determinato a seguire Dio fino alla fine con la stessa fermezza che ho usato io. Se farà così, io non dubito che Dio non ascolterà la sua preghiera fatta in nome di Gesù, e che non gli donerà ciò che gli ha chiesto il suo cuore.

Il nuovo corpo, inoltre, è differente da quello vecchio quanto il Sole splendente dalla oscura Terra e, benchè egli si mantenga nel vecchio corpo, questo gli diverrà inconcepibile anche se, talvolta, potrà essere avvertito sensibilmente. Il nuovo corpo non può essere rappresentato in maniera soddisfacente se non mediante le immagini del Sole o delle Stelle, ed è altresì impossibile osservarlo con il nostro occhio fisico, che non riesce a reggere la vista del Sole di mezzogiorno.

Se si paragonasse l’apparizione del Cristo, dopo la sua risurrezione, a questo bell’uomo, bisognerebbe altresì notare che non è ancora trasfigurato. La storia di Paolo a Damasco c’insegna che egli venne accecato dallo splendore del Corpo di Cristo. Questo per non parlare della mia propria esperienza. Allo stesso modo in cui si comporta la Luce del Sole verso le Stelle, così accade per i nostri nuovi corpi a riguardo di quello di Cristo: Egli è il Sole e noi siamo le Stelle, una stessa carne, uno stesso essere; più imitiamo le Sue sofferenze e la Sua stessa Vita, e più diverremo brillanti e luminosi. Non mi è possibile paragonare la forza di questo corpo che ai colori dei gioielli più splendenti: diamanti, rubini, giacinti, diaspri, eccetera. Questi, con l’intersecarsi dei loro multiformi fuochi, offrono un magnifico spettacolo che abbaglia gli stessi angeli e che la lingua umana non saprebbe esprimere, dato che non ci è possibile usare che analogie terrestri, ombra delle celesti realtà. Quanto sono stupidi gli uomini che disprezzano questa eterna magnificenza e le preferiscono un pugno di effimeri piaceri carnali!

Questo corpo è sorto dal Verbo di Dio o celeste Sophia, che apparve uscendo dall’interiore sacro Fuoco dell’Amore e che il desiderio o la fede rendono concepibile.  Tutto questo è spirituale, più sottile dell’aria, simile ai raggi del Sole che penetrano tutti i corpi.  Questa celeste presenza di nuova vita spirituale attira, con il suo potente desiderio, l’anima, nella sua essenza ignea (come lo Sposo chiama la Sposa) ed emana, nel Mondo-di-Luce, dal più profondo dell’anima, una forte Luce ‘Trionfante’ chiara e bianca.  Lo Spirito Santo esce allora verso la Saggezza eterna ed aiuta la vita esteriore a produrre, a formare e a perfezionare il suo pane terrestre e ciò di cui essa ha ancora bisogno. Tutto questo costituisce la santa ed eterna Generazione dei tre principi: il Padre, il Figlio e la Saggezza dello Spirito, che santificano l’uomo rigenerato.

E non è solamente del pane che voglio parlare come tu, povera e cieca Ragione, credi; non conoscerai mai questo profondo ‘mistero’ dato che non sei degna di comprenderlo. Proprio perchè tu non cerchi che questo mondo, non pensi ad altro che a riempire i tuoi forzieri e a lasciare il superfluo in eredità ai tuoi figli. Sarebbe molto meglio però, che tu ti sforzassi di renderli devoti. Pure i ricchi devoti sono altrettanto ciechi e riprovevoli, benchè posseggano delle buone impostazioni: infatti aiutando i loro amici carnali, essi li imprigionano nella loro miserabilità e pigrizia rafforzando scientemente il loro Demone dell’Egoismo. Non s’aspettino lodi ringraziamenti, sia da questi amici profani, che da Dio: questo comportamento infatti, rende vile il combattente, infiacchendolo già dalle sue stesse prime mosse col soddisfarlo delle briciole della tavola del ricco e avvilendolo tanto da non fargli, così, onorare Dio.  Invero, l’uomo non verrà giudicato secondo i suoi punti di vista ma secondo la ‘scienza’ oggettiva che Dio gli avrà accordato, così come lo stesso Signore dice in S.Luca 12,47 e in S.Giacomo 4,17.  Spero che questo fraterno e cordiale avvertimento non verrà malinteso; tuttavia è nostro dovere far sì che la Luce illumini e non ci dobbiamo soffermare a guardare chi illumini o su chi produca reazione e giudizio.

Una Volontà fortemente rassegnata in cui Dio possa volere, formare e creare quanto gli piaccia, Gli è certamente molto cara ed Egli le si manifesta amichevolmente. Gli dispiace invece, una volontà personalistica, quand’anche facesse molte buone opere, dato che essa agirebbe senza Unità.

Il lettore esperto ed illuminato non avrà certamente bisogno dei nostri scritti, dato che possiede in il suo istruttore e la sua guida. Non è per lui che scriviamo. Noi, invece, dobbiamo illuminare con la nostra luce l’animo senza esperienza e dirgli cos’è la Rigenerazione; qual processo si svolga tra Dio e il nuovo Adamo e come il nuovo uomo debba passare da un grado all’altro fino a che il suo nuovo corpo non abbia raggiunto il suo completo sviluppo.

Si faccia ben attenzione al fatto che noi, con la Rigenerazione, non riceviamo una nuova anima bensì un nuovo corpo e che, parimenti, l’anima non ha bisogno di un nuovo parto, ma semplicemente di un rinnovamento e di una conversione dall’esterno all’interno affinchè ci possa essere un rinnovamento ad opera della pura divinità. La vecchia carcassa è e rimane fragile; essa da tanto fastidio, con i suoi continui appetiti, quanto ne può dare del letame ammonticchiato su un campo in cui si voglia far crescere il grano.  Essa esaurisce tutte le scorte dell’anima, le da’ povertà, angoscia, pena e dispiaceri di modo che questa non possa provare gioia riposo nella sua vita esteriore. L’anima, così, diviene triste e si affligge alle fatiche della vita terrestre e per la varietà delle cose, cominciando a pensare alla Casa del Padre.  Ma, se non esistesse questo portatore d’angoscia, non si potrebbero vedere le meraviglie della Saggezza di Dio e le preghiere dei fedeli non si potrebbero innalzare con fervore ed ardore.  Per questo fine, il Cristo conduce i suoi discepoli alla Sua santa povertà, li fa’ spogliare, bandire e perseguitare e non lascia loro di che riposar la testa.  Tutto questo perchè essi ripongano tutta la loro fiducia in Dio, perchè credano alla promessa che hanno ricevuto, cioè che il Padre vegli su di loro.  La povertà ed il bisogno insegnano a credere, a pregar Dio per il rafforzamento della fede; questo è quanto i discepoli di Cristo potranno più facilmente comprendere.

Benchè i ricchi non ci credano affatto, questa, tuttavia, è la verità. Essa si potrà appalesare di per solamente quando essi verranno privati di ciò di cui mangiare, anche per un sol giorno: l’incredulità, il dubbio, l’ansia, l’angoscia, il dispiacere prenderanno possesso della loro anima ed essi grideranno: “Dove trovare del pane, in questo deserto?”, come dice Mosè in Numeri 11,13.

Noi altri, poveri uomini, non sappiamo quanto siamo profondamente sepolti nello ‘spiritus mundi’ ed in quale empietà viviamo; noi ci immaginiamo spesso di avere una forte fede da riporre in Dio; noi temiamo di dover amare Dio e d’impararne la fede, mentre dovremmo volerlo al di sopra d’ogni cosa.  In molti casi io ho dovuto riconoscere la mia debolezza ed avvertire le palpitazioni del mio cuore fino a che, attraverso molti esercizi, il piccolo arboscello della mia fede non si è sviluppato in robusto albero che poteva resistere a tutte le tempeste del Diavolo e della Ragione.

Quando l’anima si converte nel corpo, mostra le spalle alla luce del Sole ed eleva il suo volto verso Dio nella Luce interiore del Mondo, allora riceve subito dei nuovi sensi, benchè sia ancora prigioniera delle tenebre.  Essa riconosce subito il suo errore, la sua fuga dalla casa paterna e gli eccessi della sua vita amorosa fatti con delle semplici cortigiane.  Essa cade in ginocchio, si umilia davanti al suo Padre celeste che abita nella segreta Luce e vuol pregare in Spirito.  Ma non lo può ancora perchè non sa pregare che con i libri e non comprende la vera preghiera in Spirito ed in verità.

In un movimento sensibile del cuore, le viene inviato lo Spirito Santo, che in questa ‘figura’ [14]  viene simboleggiato con la colomba.  Questo moto appare estraneo all’anima perchè essa non conosce ancora Dio, infatti se ne spaventa e preoccupa. Il Diavolo, osservando tutto questo, scivola in fretta nel temperamento e cerca di insinuare il dubbio nell’anima con false suggestioni.  È così che, in un certo periodo della mia vita, il Diavolo volle farmi credere che era lui a possedermi. La mia anima si disperò e, avendo smesso la mia preghiera, io presi il Nuovo Testamento per trovarvi qualche lettura adatta a scacciare questi cattivi pensieri.  E, avendolo aperto, mi caddero sotto gli occhi le parole di Paolo (1a Cor.6,19): “Forse non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che abita in voi, Spirito che avete ricevuto da Dio e che voi non appartenete a voi stessi?”.  Queste parole mi meravigliarono molto perchè, sin dalla mia giovinezza, avevo cercato Dio fuor di me e, dato che passavo molte volte la giornata in campagna o nascosto in un fossato, avevo già contemplato il Cielo e desiderato di parlare a Dio come avevano fatto Mosè, Davide, od altri uomini di Dio. Ma nessun Dio mi voleva apparire ed io rientravo a casa molto dispiaciuto o prendevo il mio libro di preghiere ed aprivo la finestra per potermici sporgere e far così salire liberamente al Cielo le mie preghiere.  Vissi così, cieco, per ventisei anni. Avendo poi chiuso il Nuovo Testamento, caddi in ginocchio per ringraziare Dio di quella grazia che scendeva con tanta abbondanza che, nel riceverla, trascorsero cinque ore, tanto che io stesso mi stupii della ricchezza di questa benedizione.  Legai subito il mio cuore a Cristo e m’abbandonai totalmente a Lui con corpo, anima e Spirito, acconsentendo a portare tutte le croci che Egli mi inviava a condizione che non mi lasciasse solo dato che ero come un piccolo bambino, incapace di distinguere la sinistra dalla destra.

Il mio caro Salvatore accettò amabilmente la mia preghiera e mi diede un intero calice da bere, dolce alla bocca ma amarissimo al corpo. Egli non mi ha mai lasciato solo, mi ha fedelmente salvato da tutte le prove, le malattie, le miserie, le persecuzioni ed i dispiaceri. Che a Lui vadano ogni onore, lode e ringraziamento per l’eternità.

Io venni a poco a poco illuminato dalla conoscenza divina e portato a punire la mia vita sregolata ed a mostrarmi ai preti che sonarono a martello le loro campane e mi denunciarono alle autorità come entusiasta, lunatico, eretico ed anabattista. Essi mi beffarono, oltraggiarono, offesero, facendomi trascinare per le strade dai sergenti e volendomi far decapitare, dato che non riuscirono a mettersi d’accordo, smisero di colpo e mi bandirono per sempre dalla città.

Quando ero prigioniero in una segreta infetta, il Diavolo condusse il suo primo assalto e mi tentò con dubbi tanto terribili che fui sul punto di prendere un coltello per liberare la mia miserabile vita da questo dolore. Questo combattimento fu così serrato e così violento che la pelle delle mie ginocchia si lacerò mentre mi trascinavo in terra, senza che me ne rendessi conto, in forza della mia interiore angoscia: il Diavolo, infatti, insinuava il dubbio in tutte quante le mie preghiere. Avendo passato la metà di un giorno in questa sofferenza, ad un certo punto cantai il salmo luterano: “Se Dio non fosse con noi in questo momento ecc.”.  Allora venni subito scosso nello Spirito e caddi a terra. Vidi in quel momento, nel mio cuore, una bianca luce, ed attorno al cuore un grosso serpente arrotolato su se stesso per tre volte, come una treccia; nel mezzo del cuore, e in una luce chiarissima, apparve il Cristo nella forma descritta da Giovanni (Apoc.1,13-15). Egli con un grande sospiro, disse: “Se la Grazia non fosse la Mia consolazione, o Dio, morirei di dolore!”. Non appena vennero pronunciate queste parole, con un potente movimento, il serpente venne schiacciato e ridotto in minuscoli pezzi che, quindi, vidi precipitare in oscuri vapori.

Ritornai allora in me ed avvertii un notevole benessere contemporaneamente ad una stabilizzazione nella mia preghiera; anche questo è rappresentato nella ‘figura’.

Questa cacciata dall’egizia casa di schiavitù non è che il primo passo nel deserto della prova per una Ragione incredula che non si contenta della povertà cristica; essa si vergogna di mendicare e rimpiange le carni, l’aglio e le cipolle d’Egitto, a quel punto il Diavolo risveglia l’incredulità, la cattiveria ed il dubbio.

La fede, che non è, ancora, che un piccolo chicco di senapa nel cuore, non può molto contro questa tempesta; allora sopraggiungono boati e brontolii mentre l’anima sospira con forza. Dio manda dunque dei mirabili aiutanti, purchè l’uomo voglia ben pregare; io stesso ho ben sperimentato questa Grazia di Dio, benchè ora non voglia dilungarmi nei dettagli.  Metterò tuttavia in guardia il lettore contro due difficili tentazioni che hanno già fatto cadere, sotto i miei occhi, molte persone.

La prima tentazione è questa: allorquando l’anima viene espulsa dalla casa di schiavitù per opera dello Spirito di questo Mondo, e viene stabilita nella povertà cristica per lavorare alle vigne del Signore, per attenuare la sua fame terrestre con le promesse divine, per immaginare, formare e creare (grazie all’ausilio del suo fedele aiuto e sposo Gesù, ed attraverso la preghiera, la fede e la supplica) quanto possa soddisfare i suoi bisogni nel cielo interiore a che accada la stessa cosa sulla terra, attraverso l’opera dei cuori pietosi e volti al bene; allora, essa ritorna verso l’Egitto per l’azione della Ragione terrestre ed accetta, coglie e s’assimila a ciò che aveva ricevuto ‘casualmente’, come se questo si fosse verificato per invito divino e non come prova diabolica.  In questo momento essa non pregherà con applicazione, invece di temere il Tentatore e di mantenersi esattamente sul sentiero di Cristo.

Così, sono state fuorviate molte anime coraggiose che poi hanno pianto e si sono amaramente pentite dicendo: “Se non mi fossi fidata! Se fossi rimasta fedele!”. Ma intanto il male era fatto e non si poteva più rimediare. In quel momento, infatti, la Vergine celeste si chiude nel suo ‘centro’ e lascia l’anima scossa ad attendere invano. E, benchè l’intelletto abbia ricevuto un raggio della divina Luce tanto da concepire i ‘misteri’ e da poterne parlare con la sua stessa favella, la potenza immaginativa, formativa e plastica se ne è andata via e non rimane che una botte vuota.  Pure il Diavolo desidera l’Amor di Dio, ma stai bene in guardia che poi non t’inghiotta e prenda possesso della tua casa, dato che molto te la invidia. E, quand’egli riesce a rientrare da qualche parte, porta con sette spiriti ancor più cattivi di lui ed imprigiona la tua anima ed il tuo temperamento nelle sette forme di Natura in modo che, dopo, tu non possa più liberartene facilmente. Dunque, conserva ciò che già possiedi.

L’altra tentazione è ancor più difficile a vincersi ed è più corruttrice: quando l’anima, infiammata dal Fuoco divino, brucia con una chiara fiamma e produce una bella luce in cui la Vergine celeste si leva trionfante nel temperamento, baciando con i suoi dolci raggi di luce il suo caro Sposo nell’anima ignea, e gli trasmette tutte le sue potenze per manifestare e realizzare le meraviglie di Dio attraverso il potente desiderio della preghiera, essa si rende visibile apparendo in Cielo e cantando inni di lode.  L’anima, allora, esce dall’umiltà e dall’equanimità e rientra nel suo amor proprio credendo che sia il suo proprio Fuoco a poter attuare e produrre questi miracoli attraverso la magia ignea e la sua propria preghiera.  In quel momento essa si slancia molto in alto, al di sopra dei Troni, e volendo essere qualcosa si rende, invece, diavolo orgoglioso ed egoista che, con il pretesto della divina Giustizia, vuol prostrare tutti ai suoi piedi, perseguitando con fuoco e con spada chi non si sottometta subito, maledicendolo e condannandolo all’inferno.  La cara Vergine s’offende e si dispiace di questo, dato che non può giungere in soccorso del suo sposo. Infatti, quand’essa vuole introdurre i suoi dolci raggi di luce nel fuoco di quest’anima per ammorbidirla, l’anima diventa ancora più ignea, più orgogliosa e più esaltata, resistendo con tutte le sue forze alla dolce luce, non lasciando quindi nulla, in , con cui si possano smorzare le sue asperità.  Essa ritiene ipocrita ogni dolcezza e respinge tutto ciò che non è igneo; ricopre tutto con ilmysterium stultitiae’ e lo chiama giustizia e giudizio di Dio.  Tuttavia, non è sotto questo riguardo, che un fiero ed orgoglioso Diavolo.

Allorquando la cara Vergine Sophia si rende conto che il suo sposo non può più essere guarito con il suo amore e la sua dolcezza, essa si ritira nel suo ‘principio’ di luce, oscura il fuoco dell’anima terrestre affinchè lo spirito igneo abbia qualcosa con cui giocare nella sua fantasia e che, con questo legame, non gli sia più permesso di volare.

Io sono stato offeso e bruciato da un tale spirito igneo perchè non avevo esperienza e non conoscevo il Diavolo, lo ritenevo divino e credevo di dovermi sottomettere alla sua ‘direzione’ obbedendo ai suoi ordini come essendone una nuova recluta. Ma il buon Dio ebbe compassione della mia ingenuità e mi liberò per tempo; gliene sarò riconoscente in eterno.

È per questo che prevengo il lettore: “è meglio imparare dalle disgrazie degli altri che dalle proprie”.  Niente, grande o piccolo che sia, può venir prodotto nella Natura esteriore od interiore, senza fuoco. È certo che, dove c’è gran fuoco c’è gran luce, e questo è molto utile quando arde nell’umiltà, a patto che non esca dal suo sistema per divorare e consumare tutto quanto si trovi intorno a lui. Se avessero fatto caso a questo, sia Lucifero in Cielo, che Adamo in Paradiso, sarebbero rimasti quello angelo e questo paradisiaco».

La descrizione appena fatta da Gichtel, che era un seguace di J. Böhme, non può essere compresa da chi non sia già illuminato, e apparirà oscura anche a chi non lo sia ancora del tutto. Canta il Signore attraverso Lorber:

«Se una volta ancor dunque un’indiscreta brama vi inducesse, contro il Mio Volere, a stender le profane vostre mani anche verso un minimo frutto che proibito sia, la Mia Consolazione tacitamente del tutto vi lascerà. Comprendetelo bene o voi che gatti e linci e volpi astute siete: ben custodita entro un vasello d’oro sta la Sapienza, mai diverrà preda di una vana curiosità; anzi soltanto ai semplici Miei la porgo in dono perchè le anime lor ne siano adorne! Chi sulla Terra unicamente aspira ad un saper vano, a quegli inver Io dico: Mai sarà tuo retaggio la Mia Luce! E invece all’alme placide e ricolme d’Amore e d’Umiltà non la minima cosa ritenuta sarà da Me, il Buon Padre».

E maestro Eckhart afferma: «Soltanto nella misura in cui ti distacchi da te stesso tu sei padrone di te stesso, e nella misura in cui sei padrone di te stesso, tu sei interno a te stesso; e nella misura in cui sei interno a te stesso, sei interno a Dio e a tutto ciò che Egli ha creato».  E nella splendida opera ‘L’abbandono alla Divina ProvvidenzaJ.P.de Caussade afferma:

«Tutto quello che vediamo non è che vanità e menzogna. La verità delle cose sta in Dio. Quanta differenza esiste tra le idee di Dio e le nostre illusioni! Noi che viviamo secondo le nostre visioni e i nostri sentimenti, rendiamo inutile la luce della fede che ci guiderebbe in modo sicuro nel labirinto di tante tenebre e immagini tra le quali ci smarriamo come insensati.  La fede è la luce del tempo, essa sola attira la verità senza vederla, tocca quel che non sente, vede questo mondo come se non fosse, vedendo tutt’altra cosa che quel che appare.  È la chiave dei tesori, la chiave dell’abisso e della Scienza di Dio.  La fede convince tutte le creature di menzogna, e attraverso di essa Dio si rivela e si manifesta in tutte le cose e le divinizza: toglie il velo e discopre la verità eterna.  Quando un’anima ha ricevuto quest’intelligenza della fede, Dio le parla attraverso tutte le creature; l’universo è per essa una scrittura vivente tracciata incessantemente davanti ai suoi occhi dal dito di Dio. La storia di tutti i momenti che passano è una storia sacra; i libri santi dettati dallo Spirito di Dio non sono per lei che l’inizio delle divine istruzioni. Tutto quel che accade, e che non è scritto, è per lei la continuazione della Scrittura. Quello che è scritto è il commento di quello che non lo è. La fede giudica dell’uno attraverso l’altro; il compendio delle Scritture è l’introduzione alla storia della pienezza dell’azione divina e l’anima vi scopre dei segreti per penetrare i misteri che esso racchiude in tutta la sua estensione».

Quindi, nel momento in cui l’anima è stata purificata, può, per la Grazia del suo Signore, scrutare le Cose Celesti celate. E allorchè perviene ad eguagliare la condotta degli Angeli (Apoc.22,9), essa è illuminata come loro; ed in conformità alla purezza del suo cuore, anche lei scruta, per la potenza dello Spirito Santo, le delizie del secolo futuro.

Perciò tutto quanto Iddio ha eccellentemente compiuto e compirà in ogni creazione, è stato dunque disposto e preparato da Lui fin dal Principio. Tutto ciò era nascosto e celato in Lui, e non detto. Il Suo Mistero è stato manifestato tramite le profezie ed ha ricevuto attuazione tramite l’Economia del Cristo. Perciò, dopo la venuta del Signore, pure gli Angeli hanno acquisito una conoscenza eccellente della Sapienza di Dio, perchè hanno visto (Ia Piet.1,12; Cant. dei Cantici 8,5) con quale varietà Egli ha operato l’Economia verso di noi, per raccogliere in Uno tutte le cose.

Quindi, quando quelli che ora sono diligenti nel timor di Dio, avranno ricevuto quelle realtà future, diverranno Uno; e tra i molti beati, dimoreranno in Cielo con le potestà invisibili e con Gesù Cristo (Ebr.12,22-23). Lì noi tutti saremo visti essere un unico Corpo con Nostro Signore (S.Giov.17,20-26).

L’anima giunta a questa statura, diventa allora veggente; e ricevendo la Sapienza delle cose nascoste, penetra negli abissi e nelle stanze delle anime (Ebr.13,17). Gli eletti diventano così degni della comunione con Dio, nella rivelazione dei Suoi Misteri.

 

 

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[indice]

 

 

 

 


Bibliografia

 

La bibliografia che segue, vuole solo essere una guida molto rappresentativa per sapersi orientare nei meandri delle pubblicazioni. Cosa vogliono dire le duecento e più opere elencate qui di seguito? Il profeta J.Lorber ha forse bisogno di essere difeso, dopo essere stato lungamente spesso frainteso…? Egli si inserisce sicuramente, in una generazione spirituale che lo accomuna alla Chiesa Interiore. Lorber non è quindi un isolato; anzi la Dottrina che il Signore gli rivela è quella stessa che deve essere data al popolo eletto. Per questo il nostro è un profeta! Ciascuno infatti, può servire bene, soltanto nella sua generazione…! Per quanto riguarda le Scritture Sacre dei vari popoli, sarebbe più opportuno poterle leggere nel loro testo originale, perchè, a volte, Tradurre significa Tradire.

 

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184. «Racconti di un Pellegrino Russo» Milano 1973

185. Shrî Râmakrishna: «Alla Ricerca di Dio» Roma 1963

186. Riccardo di S.Vittore: «I Quattro Gradi della Violenta Carità» Parma 1993

187. Cyprian Rice: «Irfàn» Roma 1960

188. Georg Riehle: «Fünfizig Jahre Bahnbrecher der Göttlichen liebe» Bietigheim 1952

189. P.A.Riffard: «L’Ésotérisme» Paris 1990

190. P. Rodriguez: «Antologia de la Leteratura Espiritual Española» 4 voll., Madrid 1980-85

191. Riccardo.Rojas: «Il Cristo Invisibile» Firenze 1949

192. Roque Rojas-Damiana Oviedo: «Libro de la Vida Verdadera» 12 voll.,Messico

193. Knorr von Rosenroth: «Kabbala Denudata» 2 voll., Hildesheim 1974

194. G.Rossetti: «Il Mistero dell’Amor Platonico nel Medioevo» 5 voll., Milano 1982

195. Jalâloddîn Rûmî: «The Mathnawi» 8 voll., Cambridge 1982

196. Jan van Ruusbroec: «Écrits» 4 voll., Abbaye De Bellefontaine 1990-

197. Rûzbehân: «Le Jasmin des Fidèles d’Amour» Lagrasse 1991

198. Vassula Ryden: «La Vera Vita in Dio» 5 voll., Roma 1992-94

199. L.C.De Saint Martin: «Le Ministere de l’Homme-Esprit» Villeneuve Saint Georges 1985

200. Jean de Saint-Samson: «Oeuvres Completes» 10 voll., Paris 1992-

201. Mons.Carlo Salotti: «La Beata Anna Maria Taigi» Roma 1922

202. Hakîm Sanâ’î: «Il Giardino Cintato della Verità» Torino 1992

203. J.L.Sastri: «Ancient Indian Tradition and Mytology» 100 voll., Delhi 1970-

204. F.G.Schelling: «Filosofia della Rivelazione» 2 voll., Bologna 1972

205. G.Scholem: «Le Grandi Correnti della Mistica Ebraica» Milano 1965

206. A.Schult: «Johannes-Evangelium als Offenbarung des Kosmichen Christus» Remagen

207. E.Schuré: «Evoluzione Divina» Roma 1983

208. Lorenzo Scupoli: «Il Combattimento Spirituale» Milano 1985

209. F.Secret: «Les Kabbalistes Chrétiens de la Renaissance» Milano 1985

210. Sédir: «Storia e Dottrine dei Rosa-Croce» Roma 1971

211. «Sepher Ha-Zohar» 6 voll., Paris 1975

212. M.Shabestarî: «La Roseraie du Mystère» Paris 1991

213. I.Shah: «La Strada del Sufi» Roma 1971

214. Mollâ Sadrâ Shîrâzî: «Le Livre des Penetrations Metaphysiques» Paris 1988

215. Max Seltmann: «Köstliche Szenen aus dem Erdenleben Jesu» 25 voll., Bietigheim

216. Angelus Silesius: «Il Pellegrino Cherubico» Alba 1989

217. A.P.Sinnett: «Le Lettere dei Mahatma» 2 voll., Trieste 1968-69

218. Archimandrita Sofronio: «Silvano del Monte Athos» Torino 1978

219. Sohravardi: «L’Arcangelo Purpureo» Milano 1990

220. Vladimir Solovëv: «Opere» 5 voll., Milano 1983-

221. Johannes Steiner: «Teresa Neumann di Konnersreuth» Modena 1969

222. Rudolf Steiner: «I Mistici» Milano 1948

223. L.Sturzo: «La Vera Vita» Roma 1947

224. J.J.Surin: «Correspondance» Paris 1966

225. B.Enrico Susone O.P.: «Opere Spirituali» Alba 1971

226. Syméon Le N.Théologien: «Chapitres Théologiques Gnostiques et Pratiques» Paris 1980

227. E.Swedenborg: «Arcanes Célestes» 18 voll., Paris 1841-64[16]

228. T.Tamburini: «Storia Generale dell’Inquisizione» 2 voll., Foggia 1982

229. L.Tondelli: «Il Libro delle Figure dell’Abate Gioacchino Da Fiore» 2 voll., Torino 1953

230. A.Tanquerey: «Compendio di Teologia Ascetica e Mistica» Roma 1927

231. Hermès Trismégiste: «Corpus Hermeticum» 4 voll., Paris 1983

232. J.Tennhardt: «Von Inneren Wort» Bietigheim 1961

233. Tritemio: «Traité des Causes Secondes» Milano 1974

234. «Theatrum Chemicum» 7 voll., Torino 1981

235. S.Teresa di Gesù: «Opere» Roma 1969

236. H.Thurston S.J.: «Fenomeni Fisici del Misticismo» Alba 1956

237. Tommaso da Kempis: «L’Imitazione di Cristo» Torino 1946

238. F.Tocco: «Storia dell’Eresia nel Medioevo» Genova 1989

239. P.Ubaldi: «Cristo e la Sua Legge» Roma 1976

240. P.Umile Bonzi da Genova: «S.Caterina da Genova» 2 voll., Torino 1962

241. Maria Valtorta: «Il Poema dell’Uomo-Dio» 10 voll., Isola del Liri 1975

242. F.Georges Venitien: «L’Armonie du Monde» Neully sur Seine 1978

243. Tacchi Venturi: «Storia delle Religioni» 5 voll., Torino 1970-71

244. Donna Battista Vernazza: «Dell’Unione dell’Anima con Dio» Venezia 1588

245. S.Veronica Giuliani: «Diario» 7 voll., Città di Castello 1969-91

246. A.Viatte: «Les Sources Occultes du Romanticisme» 2 voll., Paris 1979

247. P.M.Virio: «La Gnosi» Roma

248. Eva de Vitray-Meyerovitch: «I Mistici dell’Islam» Parma 1991

249. J.Webb: «Il Sistema Occulto» Milano 1989

250. Johannes Widmann: «Was ist Meine Schöpfung ?» Frankfurt 1986

 

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[1] _ Le Rivelazioni ricevute alla Mecca.

[2] _ Enciclopedia dei Fratelli della Purità.

[3] - Completato più tardi con un 11° volume a cura di Leopold Engel negli anni 1892-94.

[4] - Il termine 'Teosofía' viene dal greco «Jesof'a», e fu usato dai neoplatonici e dai mistici cristiani medievali per indicare propriamente la scienza delle cose divine.

[5] - Lorber, oltre alla Bibbia, leggeva di preferenza le opere dei mistici.

[6] - L'Ordine Divino è una Legge che dirige il funzionamento di tutto ciò che esiste. Essa fissa le norme direttive e costituisce la spinta motrice del funzionamento del nostro Universo, il cui centro è Dio. È così che nella realtà fenomenica, a tutte le sue dimensioni ed altezze evolutive, dal più basso livello (materia) al più alto (spirito), constatiamo che tutto è regolato da leggi inviolabili, senza arbitri ed eccezioni. Cosa avverrebbe nel nostro Universo se i fenomeni non ubbidissero ad una disciplina così come è stato prestabilito? Tutto crollerebbe nel caos. E non vi è ragione di credere che i fenomeni morali e spirituali siano esenti da questa regolamentazione universale e sottoposti ad un regime di tipo diverso. Il 'Grande Vangelo di Giovanni' (Vol.I°,42,5) dice: ' Le cose della natura sono sottomesse ad un ordine, ed è solo nel loro ordine proprio che esse possono sussistere. Similmente, anche sulle cose spirituali impera un loro ordine notevolmente caratteristico, fuori del quale esse non possono sussistere, possono venire ideate o pronunciate'.

[7] - Si tratta di 'Schrifttexterklärungen' tradotto da C.Battistella, e al quale fu dato il titolo: 'Estratto Supplementare Evangelico - Spirituale Celeste'. In realtà, il Paronit, trapassato di recente, pur custodendo i manoscritti delle traduzioni italiane di quasi tutte le opere di Lorber, aveva spesso la mania di utilizzare in maniera eterodossa le rivelazioni del nostro profeta.

[8] - Si osservi che l'opera dell'italiano Pietro Ubaldi, benché possa aver subito l'influenza sotterranea del nostro (si esamini l'opuscolo 'Nella Vigna del Signore' pubblicato nel 1936 dalla Comunità Cristiana di Trieste cui faceva parte Salvatore Piacentini), non ha le caratteristiche spirituali proprie del Lorber.

[9] - Ci dispiace osservare come alcuni moderni  'Apologisti del Cristianesimo' non sanno discernere tra spirituale e profano: così si condannano a priori alcuni movimenti che sono 'realmente' cristici. Lo scritto 'Le Nuove Rivelazioni' di Teofilo di Oberland ha soprattutto lo scopo di ristabilire un po' di ordine in questo genere di diatribe, sbaragliando il campo da ogni assurda confusione.

[10] _ A nessuno è stato mai proibito d’istruirsi nelle scienze, perchè sono utili alla vita e arrecano diletto; e non è mai stato negato, a coloro che sono nella fede, di pensare e parlare come gli eruditi del mondo. Ma è necessario avere come principio quello di credere nella Parola del Signore, e di confermare con le verità naturali quelle spirituali e celesti, in termini familiari al mondo erudito; e ciò, per quanto è possibile. Perciò il principio di partenza dovrà provenire dal Signore, e non da se stessi, perchè il primo è vita, quest’ultimo morte.

[11] _ L’Eden sembra essere la vita felice in cui il cosmo era nell’uomo e l’uomo in Dio. L’uomo rifiutando Dio, stacca da lui il cosmo ‘che era in lui’. È questa appunto la ‘caduta’ nel mondo oggettivato.

[12] _ Catholicus significa ‘universale’.

[13] _ Si legga con profitto l’opera della Madre Marcucci riportata in bibliografia.

[14] _ Non abbiamo riportato qui la ‘figura’ dell’Uomo Rigenerato inclusa nell’opera di Gichtel.

[15] _ Queste opere basilari si possono trovare presso ‘Antonio Bernabei, Via Alfieri, 10100 - Torino’. L’esegesi del Petrelli, per ispirazione e per dottrina, fu pari a quella dei più grandi Padri d’Oriente.

[16] _ L’Opera Omnia in latino e in inglese di questo importante autore può essere trovata presso la Swedenborg Society, 20/21 Bloomsbury Way, London WC1A 2TH, o in America presso la Swedenborg Foundation. Oltre alle ottime vecchie traduzioni ottocentesche italiane e francesi, ormai introvabili, rispettivamente di Loreto Scocia e di Le Boys des Guays, esistono le traduzioni tedesche che si possono richiedere alla Swedenborg Verlag di Zurigo, oppure in Germania, presso la stessa Lorber Verlag.