1994
OPERA MYSTICA
TEOSOPHICA OMNIA
INTRODUZIONE
AL
GRANDE VANGELO
DI GIOVANNI
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DEL
RITORNO SPIRITUALE DI CRISTO OVVERO DELLA
RIVELAZIONE
DI TUTTE LE DOTTRINE ED OPERE
DI
GESÙ DURANTE LA SUA VITA TERRENA
CONCESSA
DAL SIGNORE PER MEZZO
DELLA
PAROLA INTERIORE AL SUO
FEDELE
E DEGNO SERVITORE
JAKOB LORBER
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1851–1864†
PRIMA
EDIZIONE A CURA DI TEOFILO DI
OBERLAND
Ringraziamenti
_________________
Il contenuto di questo libretto è una libera
iniziativa di "Teofilo di Oberland",
sinonimo di un figliuolo di Dio ancora contemporaneo, il quale vivendo già
dalla sua gioventù una vita indirizzata alla ricerca interiore del divino, non
tanto come 'essere' ma come 'essenza' in noi, percorre
in tappe la sua esistenza al pari di un pellegrino, e verifica passo passo le considerazioni dei mistici che hanno saputo
intendere la parola di Dio più o meno interiormente. Così, ad un certo punto,
Teofilo non si assoggetterà più al mondo esteriore che ci plasma secondo quanto
siamo tenuti a restituire a Colui che ci ha innestato quaggiù in terra, ma, nel
rapporto interiore con il Padre, egli stesso diventato un pellegrino del mondo
in Cristo, diventa un nulla, e nel nulla neanche il nome ha più importanza, un
nome che viene ordinato dagli uomini, ma che non sempre è quello scelto da Dio.
Per questo noi riteniamo di condividere tale scelta, almeno fino a che sarà
gradita all'autore, ma essa potrà essere compresa soltanto alla fine della
lettura del suo pensiero, e soltanto se tale suo pensiero si troverà
rispecchiato nell'anima del lettore. Un grazie a Teofilo per questo suo dono.
* *
*
Al Lettore
«Cieco è il cuore di colui che non sa
riconoscere neppure la propria storia: tanto in lui può l'orgoglio! Un giorno
ormai lontano ti eri messo in cammino percorrendo un
passo dopo l'altro la via. Ma poi, ad un certo punto del viaggio, hai scagliato
Giuseppe nel fondo di un buio pozzo: in verità hai ignominiosamente tradito il
Giuseppe del tuo spirito vendendolo al primo venuto.
O miserabile
non-essere, non hai coscienza di svendere ad ogni istante il tuo Giuseppe?
Sappi che un giorno egli sarà re, divenendo ai tuoi occhi la guida e la meta. E
tu, ridotto in miseria, ti presenterai finalmente a lui, nudo e affamato:
allora sai dirmi per quale motivo dovresti venderlo?
Tu che in verità
hai smarrito te stesso, vai in cerca dei segreti prima che la vita ti
abbandoni! Se non conosci te stesso mentre vivi, come potrai dopo morto
attingere i segreti? Dall'intelletto non avrai notizie di te, e neppure morendo
troverai tracce della tua vera essenza. Colui che muore nell'ignoranza è
perduto, giacchè nacque
uomo e divenne non-uomo. E se molteplici
veli coprono gli occhi di quello sventurato, come potrà egli ritrovar se
stesso?»
Teofilo di Oberland
- Introduzione (di G. Petrelli)
- Il TEMPIO dell’ETERNA SAPIENZA
- La LIBERAZIONE dalle PASSIONI
A Cura di
Teofilo di Oberland
Prefazione
Ai
nostri tempi, padre Pio da Pietrelcina, in una lettera a padre
Bernardo di Apicella svelava in maniera straziante: «Sento il bisogno di una vera, sincera ed
intima conversione a Dio, e non so da dove e come incominciare. Questo è quanto
assiduamente vado chiedendo a Gesù: ‘la mia
conversione’; se sono in Sua disgrazia me lo faccia chiaramente intendere e non
supporre ed intravedere, perchè in questo modo io non
comprenderò mai niente e molto meno risolvermi a fare qualche cosa».
Infatti, l'uomo carnale tende a riformarsi dal di fuori, con una religione volontaria; mentre il
Signore, comincia il lavoro di redenzione, dal di dentro, in modo tale che il
di fuori, si aggiusti spontaneamente da sè. Per cui,
se non è lo spirito dell'uomo ad esserne toccato, non vi è rinascita; vi è solo
impressione, emozione religiosa. Perchè vi sia vera
conversione è necessario che lo spirito dell'uomo si
arrenda al Signore, rinasca in Lui.
Sventuratamente,
molte persone hanno una religione nell'anima, una religione che definiremmo
'psicologica, una religione di emozione: per mantenere questa è necessario
commuovere l'anima dei soggetti con qualcosa che fa appello all'emozione
dell'individuo. Alcuni lavorano sopra le emozioni delle persone, hanno delle
maniere abili per impressionare il popolo; e questo,
momentaneamente impressionato, pare, ma non è convertito. Molte che noi
chiamiamo 'nuove nascite' non sono
che immaginazioni, emozioni; ovvero solo impressioni d'animo. Avviene dunque,
che chi cerca la verità e spera di ottenerla per mezzo
di rivelazioni esteriori, è rimandato da un porto all'altro, come una nave sballottata
senza timone, qua e là da venti ostili.
La
Verità non la si trova nè
nei libri, nè nell'esteriorità delle dottrine
religiose, nè nelle speculazioni intellettuali di
qualsiasi genere. Se noi vogliamo conoscerla, dobbiamo schiuderle le porte del
nostro cuore, affinchè diventi
una parte di noi stessi. Allora soltanto, grazie alla conoscenza di noi stessi,
potremo contemplare la Verità nel suo intimo aspetto; potremo sentirla, vederla
e sapere ciò che essa è. Nell'Epistola agli Ebrei
12,18-28, è espressa tutta quanta l'antitesi tra la legge dei
comandamenti carnali e la Legge dello Spirito. Infatti, non dobbiamo cominciare
dal Libro per arrivare a Cristo, ma scendere da Cristo al Libro. La
rivelazione, l'intuizione divina, viene in primo luogo; la dottrina viene dopo.
Lo Spirito Santo adopera certo il Libro, ma solo come conferma; perciò dobbiamo
cominciare col guardare a Gesù, mettendoci sotto la guida dello Spirito Santo.
Se
leggiamo la Storia del Cristianesimo, la contraddizione più
saliente che appare a prima vista è quella di persone dabbene che non si
siano trovate d'accordo su alcuni punti di dottrina, tanto che alcuni santi
uomini furono bollati di eresia. È quindi possibile che vi siano
disparità di vedute anche tra persone che seguono lo stesso Cristo. Si vedano i
casi più clamorosi, quello tra Ruysbroek e Gerson, o tra Fénelon
e Bossuet: in ambo i casi, o si crede che
l'Unione Mistica conduca al Tempio dell'Eterna
Sapienza; oppure che in questo stato l'anima illumini solo un contenuto
dottrinale ricevuto dall'esterno (chiesa visibile). Nel 'Libretto delle Nove Rupi' di Rulman Merswin,
queste diatribe vengono risolte tenendo presente che, tra le rupi, diversa è la
statura spirituale che ognuno possiede: il nono grado, che è il più elevato,
accoglie pochi uomini, ignoti, nascosti al mondo e disprezzati. Non per niente l'Eckhart gridava:
«Se perdo Te fa' che incontri un
altro Te ».
Chi
ci inizia è sempre nostro Signore Gesù Cristo; chi
invece si arroga tale diritto, viene iniziato non al Bene dell'Amore, ma ai
mali infernali. Non si sfocia al Bene solo attraverso l'assimilazione esterna
di certe verità. La verità per essere tale, deve essere partorita dal 'Bene' procedente dal Signore. Secondo I a
Pietro 1,2, il Bene è l'elezione ab-eterno;
chi non la possiede non può rigenerarsi, anzi neanche sa che vi è una
rinascita, o come o cosa essa sia. Quelli che pensano che alla Sapienza (Bene)
si arrivi attraverso la verità esterna (mero diletto intellettuale) e
considerano questa il punto di partenza per arrivare a quella, ignorano che
essenzialmente il punto di partenza è il Bene (Salmo 22,11); il quale viene introdotto dal Signore
attraverso l'uomo interiore, perchè controlli le
verità esterne apprese mediante il solo lume della ragione. Ciò che il Mistico
conosce non procede dal suo sapere intellettuale: se così fosse, la Verità non
sarebbe alla portata di tutti gli eletti. All''Oberland
si accede per il Bene e non per la Verità disgiunta dal Bene.
Dunque,
all'inizio si apprendono le verità esterne, e a queste conformiamo la nostra
vita; dopo la rigenerazione però, è la Verità Interiore che procede dalla
nostra vita, perchè quest'ultima è voluta interamente
da Nostro Signore, che è la stessa Verità. Ed è dal Bene
della Vita che l'uomo di Dio percepisce e sa che ciò che apprende è la 'Verità".
In
campo religioso, Satana può contraffare tutto; ma non è in grado di imitare la
Via per dove è passato il Figliuol dell'Uomo, perchè non conosce il Territorio della Grazia Pura. È stato
accertato che l'avversario passa attraverso vari vagli, ma l'ultimo, quello
della Grazia Pura non riesce a superarlo. Infatti, il demonio non potrà mai
ingannare le persone animate dall'unico desiderio di volere che sia glorificato
il Nome del Signore e comandi Lui Solo.
Tranne
quei pochi che hanno il Bene Interiore, e presso i quali (dopo la rinascita spirituale o redenzione) verrà istituita la Nova Ecclesia, gli altri anche se
sanno (o credono di sapere) e
capiscono (o credono di capire), non
accettano e tanto meno credono la Parola (Lógos); e per quanto costoro
abbiano riconosciuto il Signore, altrettanto profanano la vita celeste
diventata veramente tale nei servitori di Dio.
A
questi capita a volte, prima di essere confermati dall'Alto, che si lasciano
sedurre da santità esteriori; ma una volta confermati rimangono saldi. Sono
tenuti dal Signore in compagnia degli Angeli, ed è allora impossibile che la 'turba malvagia' li seduca. Dio non
abbandona i suoi servi, e provvede ad ogni loro bisogno. Egli ha tracciato il
cammino che essi devono fare, ed ha messo sulla loro strada quello che essi
debbono compiere:
Colui che è
venuto duemila anni fa è l'Alfa e l'Omega, ma non bisogna confonderLo
con gli uomini.
È
quando si accetta di opporsi allo spirito di questo malvagio secolo, che
comincia il conflitto. Occorre tempo, anche ai più consacrati, per liberarsi
dalla forza ed attrazione del visibile, ed entrare in intima comunione con Dio.
Ciò è dovuto al fatto che si vuole subito combattere l'ardua battaglia, senza
tener conto che nel nuovo territorio occorre lo sviluppo dei sensi spirituali.
S.Agostino sosteneva
che, chi medita a lungo e profondamente la relazione di Gesù col Padre, non
disprezza le lunghe preparazioni che si hanno nel 'paese' della dissomiglianza. Talvolta, non si comprende abbastanza
chiaramente come tutto il lavoro consista essenzialmente in una reale
consacrazione. Infatti la Nuova Chiesa è preparata sulla terra, ma è unita nel Cielo; ed essa
appartiene al Signore, che l'Epistola agli Ebrei chiama 'Iddio Vivente'.
In
tutti i tempi vi furono degli uomini puri e devoti a Dio, ai quali era dato
percepire nei loro cuori la Voce del Signore. Noi tutti conosciamo i molti
punti dell'Antico Testamento in cui il profeta dice: «E la Parola del Signore mi fu indirizzata». Così pure il Nuovo
Testamento espone vari fatti che hanno avuto origine da una rivelazione
interiore, come l''Apocalisse di S.Giovanni'. Nelle epoche posteriori all'età
apostolica, molti fra i Padri della Chiesa, come S.Girolamo,
S.Agostino, e più tardi i mistici del medioevo
S.Bernardo di Chiaravalle, Eckhart, Tauler, Suso, Tommaso da Kempis
ed altri, attribuirono grande valore alla rivelazione interiore. Più vicino a
noi, i teosofi Böhme e Swedenborg,
scrissero in base a visioni e a rivelazioni ricevute.
In
Occidente, veri uditori della Parola furono: R.Merswin
che scrisse 'Il Libro delle Nove Rupi''
(1350), J.W.Petersen con 'Le Mille Rivelazioni dello Spirito' (1700), G.Tennhardt
che pubblicò perfino un 'Insegnamento
sulla Divina Parola Interiore' (1712), C.Baij
con l'opera 'La Vita Interna di Gesù
Cristo' (1731-1735), L.M.de Figanières (1816-1883) con 'La Chiave della Vita', L.Piccarreta
(1865-1947) con le opere della 'Divina
Volontà', i messicani R.Rojas e D.Oviedo (1866-1950) con il 'Libro de la Vida Verdadera',
e B.Roncaccia che ebbe la rivelazione della 'Missione Divina' (1936-39).
Però
di gran lunga più significative ed importanti, furono le poderose rivelazioni
fatte dal Signore all'umanità attuale, per mezzo del veggente e profeta tedesco
Jakob Lorber,
le cui opere furono pubblicate anonime quando egli era ancora vivo. Mediante
quest'uomo semplice e dall'anima pura, Iddio ha dato all'umanità, negli anni 1840-1864, una nuova rivelazione del
suo divino volere, del suo eterno governo dei mondi, della meta ch'Egli persegue con gli uomini, e della Sua onnipotente
Dottrina d'Amore: rivelazione universa che
interpreta, conferma e completa la Sacra Scrittura (S.Giov.21,25). Non si dimentichi però, che anche in Oriente, tra i
Sufi, con Niffari,
nel 'Libro delle
Stazioni', e con il grande Ibn'Arabî
nelle sue 'Fûtûhat
al-Makkiyya' [1], si ebbero elevate rivelazioni circa gli atti della cosmogonia
eterna. Peraltro, gran parte dell'opera lorberiana
collima con l'immenso 'Mathnawî'
del grande poeta mistico iraniano Jalâloddîn
Rûmî, e con gli 'Ikhwân al-Safâ'
[2].
I
testi dettati dal Signore a Jakob Lorber, da
questi chiamati il Vangelo svelato, assumono dunque
un'importanza tutta particolare alla fine del XX°secolo. Ascoltando in se stesso senza mai fermarsi per
riflettere o correggere un solo rigo, egli scrisse finchè
la morte non lo colse. In base alle rivelazioni ricevute da Lorber,
Gesù durante la sua vita terrena disse relativamente poche cose a chi lo
ascoltava; in particolare diede poche informazioni sui
misteri della creazione, in quanto la gente non era in grado di comprenderlo.
Anche
i discepoli, che ricevettero un insegnamento più approfondito, non riuscirono a
tramandarlo per mancanza di autentica comprensione. In più, essi avrebbero
ricevuto da Gesù insegnamenti segreti, da trasmettersi soltanto ai loro
successori e in seguito caduti nell'oblio. Perciò circa duemila anni dopo, un
profeta riceve attraverso la Voce Interiore un messaggio di salvezza che si
riallaccia direttamente al Vangelo, mettendo in luce aspetti che erano rimasti
oscuri o non manifesti, e trasmettendo un insegnamento che finalmente l'uomo di
oggi è in grado di capire.
Le
rivelazioni ricevute da Lorber possono essere
sommariamente classificate in tre gruppi distinti.
-
Al primo gruppo appartengono le predizioni
scientifiche nel campo della fisica atomica, astronomia, antropologia, e
molti altri rami della scienza.
-
Al secondo gruppo appartengono le profezie concernenti la fine del
presente secolo: si tratta di previsioni catastrofiche che si abbatteranno
sull'umanità, e che purtroppo si stanno puntualmente già avverando.
-
Al terzo gruppo, il più importante e più
ampio, appartiene il messaggio di
salvezza di Gesù Cristo, così come lo avevano ricevuto a suo tempo gli
Apostoli, compresi i Misteri del Regno mai divulgati.
Questa
Nuova Rivelazione, mai in contrasto con i Quattro
Evangeli, nel descrivere il cosmo astrale e spirituale, ci illumina sui
rapporti tra macrocosmo e microcosmo, mettendo in rilievo come la creazione dei
mondi, l'essenza di Dio e degli angeli costituiscono
la Storia della Salvezza in cui l'uomo trova la sua eterna destinazione.
Cosmologia questa, dove il Cristo, Padre rivelato e Salvatore del mondo, è il
punto centrale di tutte le cose. Non vi è in ciò pretesa di merito proprio da
parte del profeta; egli non avrebbe potuto far nulla da sè,
trascrisse solo ciò che Iddio gli rivelava, udendo la Voce o Parole Interiore (lo Spirito di Cristo), come proveniente
dalla regione del cuore.
Dice
Al-Jîlî nel suo 'Al-Insân al-Kâmil': «Ad alcuni Dio si fa palese per mezzo della
Qualità uditiva, cosicché essi odono le espressioni dei minerali, delle piante
e degli animali, nonché il linguaggio degli angeli e differenti lingue; le cose
lontane si manifestano a loro come le vicine. Il servo cui Dio si rivela con la
Qualità uditiva, intende grazie all'Unità di tale Qualità tutti i diversi
idiomi ed anche i sottili richiami dei minerali e delle piante».
Nel
corso di 24 anni Lorber scrisse un'opera
considerevole (circa 25 grossi volumi),
che è stata complessivamente denominata 'Nuova
Rivelazione', ed il cui contenuto in gran parte non poteva essere compreso
dai suoi contemporanei. La Nuova
Rivelazione costituisce una grandiosa illustrazione della Bibbia, e per
questo, Jakob Lorber va annoverato tra i grandi
profeti e mistici dell'occidente.
Infatti il «GRANDE VANGELO DI
GIOVANNI» in 10 volumi che qui presentiamo in veste italiana [3],
descrive in maniera dettagliata, l'attività terrestre di Gesù Cristo durante i
tre anni del Suo ministero terreno. In special modo,
viene sottolineato come, tra i pianeti delle innumerevoli stelle, la Terra sia
stata prescelta per la nascita di Dio in carne; e che per divenire Figli di
Dio, è indispensabile il pellegrinaggio su di essa.
Infatti,
l'insieme dello sviluppo della creazione, che si sta svolgendo in enormi spazi
di tempo, è un procedimento spirituale, il quale, rende possibile l'allevamento
e la maturazione di creature imperfette e prive di indipendenza, per farne dei
figliuoli che siano l'immagine del Supremo ed Eterno Spirito di Dio. Questo grande processo di formazione degli e,
viene guidato dal Padre Celeste, da tempi infiniti, con Amore e Sapienza
inesauribili e senza interruzione.
Dunque, quest'opera monumentale, che rappresenta il compendio ed il
coronamento della Dottrina della Nuova Gerusalemme, può essere qualificata
come una delle fonti più considerevoli di tutta la letteratura mondiale.
La
'Biografia Jakob Lorber' - 'Lebensbeschreibung'
che qui riportiamo, è la fedele riproduzione di un manoscritto lasciato da Karl
Gottfried von Leitner.
Esso venne compilato dal poeta ormai vecchio, nel suo 84°anno di età e, secondo
le sue disposizioni testamentarie, affidato, dopo la sua morte, alla biblioteca
provinciale del 'Giovanneo' di Graz, ed accorpato a
quella raccolta libraria, dove attualmente ancora si trova. Purtroppo, non
sempre Leitner ha la chiara visione, di quello
che passasse nello spirito del profeta, ovvero della Fonte Prima delle
rivelazioni; mettendo, a volte, sullo stesso piano, i messaggi dati a Lorber per ispirazione divina, con quelli dati ad altri per
via medianica. Come ebbe a dire più tardi Giorgio Riehle,
l'uomo spirituale non parla come i 'medium' in stato di 'trance, bensì con
piena e desta coscienza di sè. Quindi Lorber, non va annoverato tra gli occultisti, ma tra
i mistici-teosofici [4], come Leitner stesso afferma, nel capitolo 'Tendenze Spirituali' [5].
Per
una più pura immagine della vita interiore di J.Lorber
al tempo del suo pellegrinaggio terreno, si leggano gli illuminanti scritti
spirituali del fratello Teofilo di Oberland,
che costituiscono un'introduzione generale all'intera opera lorberiana.
In questi tre saggi, che danno un'idea della vastità dell'opera, non solo per
ciò che è scritto, ma soprattutto per quello che non è proferito, viene prima
presentato il 'Tempio
dell'Eterna Sapienza', poi il 'Pellegrinaggio
Interiore' e la 'Liberazione dalle
Passioni'; anche se cronologicamente, vengono prima questi ultimi due. Infatti il Signore ci fa prima presagire e desiderare la
Destinazione, poi intraprendere il
Cammino.
Affinché
il lettore si formi fin d'ora un'idea generale dell'Opera lorberiana,
facciamo precedere per grandi linee, al testo del 'Grande Vangelo', una succinta esposizione delle Dottrine che
il Signore ha rivelato al nostro profeta, soprannominato 'Lo Scrivano di Dio'. Iddio era dall'eternità, e sempre sarà, la
risultante di tre potenze agenti (la Santissima Trinità).
La
prima è la Passione di un Amore
infinito che tutto crea e conserva (il
Padre);
La
seconda è la Luce infinita di una
Sapienza (il Figlio) che tutto ordina
ed organizza;
La
terza (lo Spirito Santo) è il Potere infinito di una Volontà che esegue
ciò che l'Amore ha creato e che la Sapienza ha ordinato.
L'uomo
creato a Sua perfetta immagine, è l'identica Trinità in miniatura. Iddio, fin
dall'eternità, è la causa prima di ogni cosa generata, ed in sè è parimenti la Causa di Se Stesso, quale unico essere
increato. Dunque, Iddio Padre è l'Amore
ardentissimo che si diffonde nell'Infinito per ogni eternità. Tale irradiazione
era una Potenza eterna che, sgorgando da una sorgente inesauribile, si
disperdeva nell'Infinito; e liberamente assorbita, suscitava la stessa
sensazione che il cuore umano prova nella solitudine, cioè la brama ardente di
trovare l'oggetto su cui riversare il proprio ardore. Questo poi, per corresponsione d'amore,
ritorna ripotenziato alla sua Sorgente, e con la
visione della propria infinita bellezza, crea nella Sorgente dell'Amore la
Beatitudine suprema. Tale ardente brama sorta da un Amore infinito, condusse
alla Generazione, il cui successo era assicurato dalle altre due Energie
divine: la Sapienza e la Volontà.
Allora
Dio, Padre degli spiriti, generò degli esseri simili a Sè;
uno dei quali, il più grande, era destinato a trovarsi rispetto alla Divinità,
nello stesso rapporto con cui la donna si trova rispetto all'uomo. Con questa
Donna divina, Iddio, l'eterna Energia creatrice, avrebbe generato mediante
l'infinità delle Sue idee, innumerevoli creazioni, che Egli stesso avrebbe poi
maturato. Questo essere immenso, grande quasi come la Divinità, fu chiamato 'Il Portatore di Luce', ossia 'Lucifero'. Ora Iddio, massima espressione della più perfetta
libertà, non poteva che generare degli esseri perfettamente liberi, cioè dotati
di volontà propria: tale libertà rappresenta il massimo tra i prodigi della
divina Onnipotenza. Infatti, l'Essere libero per eccellenza, non può ritrovare
la Propria Immagine in un automa, ma soltanto in un essere (Ente) altrettanto libero.
Gli
esseri generati dopo essersi riconosciuti, avendo acquistato la coscienza della
propria libertà (ciò richiese tempi
lunghissimi), avrebbero dovuto infine fornire la prova di voler rimanere
fedeli all'Amore dal cui seno erano scaturiti, e, in pari tempo fedeli, pure
all'Ordine che è la Vita stessa di Dio. Molti tra i generati sostennero una
simile prova, ma non Lucifero ed alcuni suoi seguaci da lui creati. Abbagliato
ed illuso dalla propria scienza, il 'Cherubino portatore
di Luce'
obliò allora le sue antiche origini di essere generato; e per la reciproca
beatitudine, invece di riflettere l'Amore, cioè di restituire alla sua Sorgente
Prima l'amore risantificato dalla propria volontà, si
racchiuse e si irrigidì nell'amor proprio degenerato in egoismo. E poiché
l'orgoglio cieco si volle innalzare al di sopra della Divinità cercando di renderseLa soggetta, e constatando
che simili tentativi non approdavano a nulla, il puro amore ricevuto in dono
nel principio si invertì e divenne odio, ovvero amore del male e principio
distruttore (propriamente il male non
deve essere definito come termine opposto alla Divinità e ai Suoi Attributi, perchè ciò costituirebbe una potenza neutralizzante la
Divinità; esso deve invece essere definito come termine indicante, in grado
maggiore o minore, la privazione di Bene).
Ma
la maligna volontà assunta dal grande spirito generato, negando il calore
dell'amore e lo splendore della luce che provenivano da Dio, si ottenebrò e si
congelò; e le infinite energie ed idee costituenti la sua entità psichica si consolidarono e divennero quel complesso tenebroso e solido
che l'uomo chiama 'materia'. Questa, nelle sue varie forme, non è altro che la
risultante di un certo numero di energie o intelligenze amalgamate assieme
nelle proporzioni più svariate. Così l'oro per esempio, risultante tangibile
dell'unione di un determinato numero di proprietà o di intelligenze, appare al
senso dotato di lucentezza, colore, peso specifico, duttilità, malleabilità,
inattaccabilità da parte degli acidi, ecc.
In
seguito a questo processo di automaterializzazione (Creazione), iniziato
infiniti cicli di tempo fa e tuttora non ancora concluso, l'immenso essere
generato si trovò nel corso delle eternità, man mano sempre più spoglio dello
sterminato patrimonio di intelligenze che costituivano il suo corpo psichico.
In lui agiva unicamente ciò che gli era rimasto, cioè il patrimonio passionale
dell'amore e dell'umiltà invertiti nell'odio e nell'orgoglio, e la sapienza
divenuta ormai astuzia e menzogna. Il suo spirito, a causa della libertà
donatagli all'inizio e che non gli si può togliere senza che l'Onnipotente
rinneghi il massimo dei suoi prodigi, continua la guerra contro la Divinità
intrapresa da tempi immemorabili, illudendosi, nella sua cecità, di essere un
giorno vincitore del Sommo Bene.
Così,
gli immensi campi spirituali privi del calore e della loro luce spirituale (come succede alla materia quanto viene
compressa e raffreddata) si solidificarono e divennero materia. Tale
procedimento però non fu voluto da Dio; infatti la
materia grossolana, termine antitetico dello spirito, fu inconsapevolmente
voluta da Lucifero o Satana, che stretto entro i limiti invalicabili
dell'Ordine Divino [6],
condensò in materia grossolana la sua immensa entità psichica.
Tale
materia non è affatto morta come comunemente si crede, ma vive di una vita
limitata; essa è in effetti 'giudicata' e costretta entro i ceppi dell'Ordine Divino.
L'Essere increato, nella Sua Onniscienza, aveva previsto che una parte degli
esseri generati, dotati, malgrado tutto, di libera volontà, avrebbe rifiutato
di partecipare al coro dell'inno intonato fin dall'eternità dal Suo infinito
Amore. Perciò secondo l'Ordine stabilito, la sterminata quantità di materia,
apparentemente morta, venne e viene tuttora suddivisa per formare sistemi
stellari, soli, pianeti, e satelliti.
Così
Iddio, per rivivificare la materia, immise nei soli una scintilla del Suo
Amore, che avrebbe compensato il calore e la luce perduti dal grande essere
generato, e avrebbe dissolto la materia nei suoi elementi spirituali. Questo processo di rivivificazione
si va svolgendo negli spazi infiniti fin dall'eternità. Là dove l'occhio umano
vede i soli sfolgorare e riflettersi a vicenda la loro luce, là i principi
psichici o le intelligenze scioltesi dalla materia, vengono continuamente,
sotto la guida degli esseri rimasti o ridivenuti fedeli al Supremo Amore,
riordinati e ricostituiti, attraverso i regni della natura, alla forma di
creature umane. A ciascuna di queste
Dio, dal Suo immenso Spirito, dona uno spirito nuovo, e con esso una nuova
scintilla del Suo infinito Amore, grazie alla quale la
nuova creatura, ricostituita ad immagine perfetta del Creatore, può assurgere
anche alla dignità di figliuolo di Dio, simile a quella dell'Uomo-Dio Gesù.
Questo
ritorno dalla materia allo spirito, dalla tenebre alla
luce, dal gelo alla fiamma e dalla morte alla vita, è simboleggiato molto bene
dalla parabola del 'Figliuol Prodigo', perchè
il pentimento ha il significato di vittoria riportata sul principio del male.
Il ricordo del peccato diventa per il penitente uno scudo contro il quale ogni
ulteriore conato malefico è destinato ad infrangersi, in quanto tale ricordo
alimenta nel pentito, il sentimento dell'umiltà, della gratitudine e dell'amore
per il perdono ottenuto. Ora, Umiltà ed
Amore costituiscono la più chiara affermazione del Principio Divino in
opposizione a quello satanico costituito dall'orgoglio e dall'odio. Così la
Divinità può celebrare il Suo trionfo, in quanto l'arma offensiva di Satana si
trasforma nelle mani del Padre in arma difensiva a tutela del pentito. Solo l'Amore Infinito, cioè il Padre poteva concepire l'idea
divinamente sublime del proprio sacrificio nella Persona dell'Uomo-Dio Gesù Suo Figliuolo, per
riallacciare il legame tra Dio e l'uomo. Possa questo sacrificio arrestare la
corsa verso l'abisso, ed indicare al 'Figliuol Prodigo' la
Via del Ritorno alla Casa del Padre, per la Redenzione dell'Amore. Dinanzi a
Questo prostriamoci ed adoriamo!
Questa
è dunque sommariamente la Dottrina contenuta nella rivelazione del 'Grande Vangelo di Giovanni'. Di una cosa ci preme ancora rendere attento
il lettore. Egli si imbatterà molto di frequente nelle parole 'giudicare', 'giudicato' e 'sottoposto a
giudizio'.
Il
corrispondente verbo tedesco 'richten' ha due significati.
- Il primo
si riferisce all'atto del giudicare comunemente inteso, cioè quello che
presuppone la presenza di giudici e di accusati (da 'gericht', giudizio o tribunale).
- Il secondo
denota invece l'imprimere con la forza una determinata direzione a qualcuno o a
qualcosa; oppure costringerli a rimanere in una data condizione o stato: ciò
corrisponde alla negazione della libertà.
Per
esempio, la materia è completamente giudicata in quanto per effetto di una
Volontà superiore è costretta ad essere quella che è, senza che possa operare,
in se medesima, alcuna trasformazione: i corpi animali ed umani sono pure
sottoposti a quest'ordine. Il principio psichico, ossia l'anima animale ed
umana, è anch'essa giudicata, in quanto, non può
provocare in sè alcun cambiamento per effetto della
propria volontà, anche se l'anima dell'uomo sia un complesso di intelligenze
passibili di risveglio.
D'altra
parte, l'animale è in ogni cosa sottoposto a giudizio come la pietra, in quanto
deve vivere allo stato di semicoscienza sotto la guida di influenze spirituali
ultraterrene. Solo lo spirito umano è generato totalmente libero, e quindi non
è giudicato; infatti la libera volontà dell'uomo può
dominare e dirigere a suo piacere le proprie passioni ed il proprio intelletto,
e può, sotto la propria responsabilità, dirigerli sia verso il bene sia verso
il male; la pietra e l'animale invece, non possedendo volontà propria, non
hanno la responsabilità che è tipica del libero spirito.
Sennonché
anche il libero spirito può esporsi al grave rischio di rimanere giudicato,
cioè di perdere in tutto o in parte la propria libertà che è condizione di vera
vita. Un fatto simile si verifica quando l'uomo è costretto ad ammettere col
suo intelletto una verità in disarmonia con la propria passione. Per esempio,
se qualcuno per effetto di un prodigio è obbligato a credere con l'intelletto a
qualcosa che il suo amore non vorrebbe credere, allora la passione o meglio lo
spirito, viene attratto entro la zona di costrizione dell'intelletto,
restandone prigioniero finché non si ristabilisca l'armonia tra l'intelletto e
la passione. Questo è dunque il significato che per lo più bisogna attribuire
alle parole 'giudicare' e 'giudizio', che appaiono
molto spesso nelle opere della Nuova Rivelazione.
Per
quanto riguarda la pubblicazione di opere lorberiane
in lingua italiana, negli anni trenta una Comunità Cristiana di Trieste
pubblicò «Il VANGELO DI
GIACOMO» (1925), e «LA SCENA DEI TRE
GIORNI AL TEMPIO» (1930); mentre più di recente, a cura di Egidio Paronit, furono stampate alcune opere minori, tra cui: «SPIEGAZIONI AI TESTI BIBLICI» (1980)
[7].
Gran
parte della traduzione letterale de «IL
GRANDE VANGELO DI GIOVANNI», che viene qui pubblicata integralmente per la prima volta, è stata
eseguita intorno al 1930 da Salvatore Piacentini, Umberto Donati
ed altri amici spirituali, sulla 2a edizione tedesca stampata a Bietigheim (Württemberg) nel 1891.
Questa traduzione, rimasta manoscritta per più di mezzo secolo (nel 1933 furono dati alle stampe solo i
primi 157 capitoli del primo volume) e giuntaci tramite il Paronit, risulta qualche volta incomprensibile; non
per la sua natura spirituale, ma perchè
sintatticamente incongruente.
Si
noti che, l'ottavo volume e i primi 101 capitoli del nono volume, furono
tradotti da Clara Battistella nel 1971; mentre
la seconda metà del nono volume (dal cap.102 al cap.214) e l'intero decimo
volume, sono stati tradotti, negli anni 1987-1991, dalla comunità spirituale
padovana 'Fratelli Amanti della Verità' che fa capo a Lino Celin. L'intera
traduzione (relativamente al 1° vol., cap. 1°-75°) è stata invece riveduta e
corretta dal fratello Teofilo di Oberland nel
1994.
Intento
costante del revisore è stato quello di rispettare il più possibile il testo
originale del mistico tedesco, che aveva una preparazione scolastica modesta e
concentrata soprattutto sulla musica. Per questo la versione italiana è priva
di abbellimenti letterari, ma senz'altro più efficace nel restituire la
dimensione autentica dell'ardore spirituale del servo di Dio. Ciò non toglie,
ovviamente, che il testo sia stato 'ritoccato' là dove le esigenze formali lo
imponevano inderogabilmente. Non si disamini quindi il lettore se nel corso
della lettura si imbatterà in periodi che gli appaiono prolissi, apparentemente
contraddittori e di difficile comprensione; perchè
alla fine si convincerà di trovarsi di fronte ad un'opera monumentale veramente
straordinaria [8]
Non si tratta nè di
'New Age' nè di 'Channelling', perchè per Lorber Gesù
Cristo è realmente il Redentore
ed il Signore delle nostre anime [9].
Un
consiglio per chi si accosta alla lettura di quest'opera. Si guardi più alla
sostanza che alla forma, e la si prenda in mano non
con prevenzione, ma con umiltà e semplicità di cuore. La si legga
senza presunzione e senza avidità, e si torni a meditarla con calma e con
amore. Si passi poi alla sua verifica nella vita di ogni giorno, facendo
personale esperienza di quanto il Signore chiede e promette.
Però,
se qualche passo di questo libro portasse turbamento, sarebbe meglio rimandare
la lettura a tempi migliori, piuttosto che mettersi in angustie. Infatti, in
ogni cosa, anche se ascoltiamo maestri e leggiamo libri, dobbiamo attendere
l'ultima parola, la conferma, dalla bocca stessa di Gesù Cristo; perchè abbiamo un Maestro
solo, come pure un Padre solo, pur
avendo molti padri nella Chiesa e molti maestri istruiti dal Grande Maestro. Amen. Amen.
Teofilo
Introduzione di G.Petrelli
«Il Pellegrinaggio Cristiano può considerarsi come consistente di tre parti: *Rivelazione, che include
naturalmente la Grazia, e che a questa sussegue; *Guida, o il dimorare
in Cristo per conoscere la Sua volontà ed obbedirvi; e finalmente *Traslazione. In Colossesi
1,13 leggiamo:
“Il quale ci
ha riscossi dalla potestà delle tenebre, e ci ha
trasportati nel Regno del Figliuol dell’Amor Suo”.
Un cristiano, anche dopo che è divenuto nullo in se stesso, dopo che si
è completamente abbandonato al Suo Signore e identificato con Lui, anche allora
egli è suscettibile di venir meno; egli può essere tentato di tornare indietro,
specialmente se è stato duramente provato. Questo stato esiste, perchè le delusioni che si protraggono a lungo tendono a
scoraggiare anche i più consacrati.
Perplessi nella mente, col cuore dolorante, il pellegrino non ha né la
forza, né il coraggio di proseguire il cammino: la sua anima gli viene meno.
Tenebre e silenzio lo avvolgono più che mai. Sembra, a volte, che tutto sia
perduto; eppure lo Spirito del Signore è sempre in attività, quand’anche il
pellegrino non lo veda, non lo percepisca. La preghiera è trasformata in
lamenti; l’allegrezza in pianto.
A quel punto (o in quel frangente) interviene il Signore. Egli
raccoglie, per così dire, lo stanco, ma fedele pellegrino nelle Sue potenti
braccia e, con un atto sovrano, lo trasporta, benchè
ancora nel suo corpo, nel benedetto Regno dello Spirito. Questa è Traslazione.
[…] Il Signore allora interviene, e trasporta il suo figliuolo nel regno
superiore - nel Regno del Figliuolo dell’Amor Suo»
[indice]
A Cura di
Teofilo di Oberland
Il Tempio dell’Eterna Sapienza
L’ECCLESIA
SPIRITUALIS ATTRAVERSO I TEMPI
(S.Matteo 16,18-19)
E
«Le porte dorate dei Cieli
brillano da lontano, come non
era mai avvenuto da
eternità, poichè s’avvicina il
tempo d’incoronare i
Figliuoli, che percor-
rono sulla terra le Vie
dell’amore»
(Otto Hillig)
LJ
I |
n questo
mondo, l’Albero della Vita è rappresentato dalla Croce. Lo spirito dell’uomo è
libero prima di entrare in questa valle di lagrime,
ma dopo la sua entrata è inchiodato alla croce dei suoi desideri. L’uomo stesso
è una croce, e crea per se stesso una croce, da cui non si libera, finchè non abbia scoperto l’autentica Croce Spirituale,
penetrando nel Regno della Luce mediante il potere del Battesimo di Fuoco. Ciò
significa spezzare i legami della materia e divenire di nuovo liberi: è
psicologia religiosa? Autocoscienza di appartenere a Dio? È indubbiamente il
risorgere dello spirito inumato nel fango della Genesi! Cosa questa, ignorata
dai sedicenti religiosi e dagli storici dei loro deliri, ma ben conosciuta dai
cultori della Sapienza e dagli interpreti delle Dottrine Spirituali
dell’Umanità. Non bisogna quindi obliare l’evincente antifona: la storia
principale della Chiesa è storia nascosta, i più rimasero nascosti servitori
per amore a Gesù. Non si vuol tentare qui una classificazione del fenomeno mistico;
perchè nè il tempo nè lo spazio possono interdire
l’eterna azione di Dio, «presso il quale
non vi è mutamento nè ombra di rivolgimento» (S.Giac.1,17). Se i lettori propendono
più per alcuni mistici che per altri, si rassicurino: ciò è dovuto alla loro Originaria
Famiglia di appartenenza. Infatti le parole «Va a casa tua» (S.Marc.2,11; 8,26), pronunciate dal Signore, significano appunto
che non tutti siamo della stessa tribù e compagnia spirituale.
Chiunque presume di presentarsi come maestro, e non possiede il potere
spirituale di percepire la Verità, persuaso di servire Dio (di cui praticamente
non conosce nulla), alimenta e nutre solo la propria vanità. Egli, in effetti,
non è in possesso della Voce di Dio, ma solo di quella della propria cultura.
Una credenza storica o letterale è infatti
semplicemente un’opinione fondata su qualche spiegazione adattata alla lettera
della Scrittura, udita dall’orecchio esterno; essa produce i sofisti del dogma
e i dotti cultori della lettera. Gli Apostoli hanno potuto inventare il
carattere di Gesù Cristo? Essi non comprendevano il loro Maestro, come
l’avrebbero inventato? Gesù era per essi inconcepibile, come avrebbero
formulato l’idea di offrirLo al pensiero degli altri?
Deboli e timidi finchè Egli visse,
soltanto dopo la Sua morte i loro occhi si aprono, Lo riconoscono e Lo
difendono.
La Fede è dunque il risultato
della percezione diretta della verità, udita e compresa da un senso interiore,
insegnata dallo Spirito Santo, in grado di formare i saggi servitori di Dio.
Questi hanno la Chiesa nell’anima, dove insegnano ed ascoltano i sermoni di
Dio. Infatti la Chiesa è il Tempio di Cristo, dove lo
Spirito Santo predica a tutti gli esseri dell’Universo, possedendo in tal modo
una sola sapienza. Così, la vera Chiesa è inaccessibile agli attacchi da fonti
esterne, perchè essa è divina, interiore ed
invisibile. Tutte le accuse portate, giustamente o ingiustamente contro le
chiese cristiane, tutte le ingiurie e le maledizioni scagliate contro le
autorità ecclesiastiche, non hanno mai riguardato l’ECCLESIA SPIRITUALIS. E, sebbene la chiesa esterna, con il suo
desiderio di potere ed autorità, rimarrà per sempre la ‘Grande Meretrice’ (che
cavalca la bestia creata dal suo orgoglio e dal suo egoismo), la Chiesa
Interiore riposa in tranquillità eterna, sicura in Dio (feconda e non faconda).
La corruzione della chiesa visibile non ha dunque niente in comune con
il vero cristianesimo: la vera Chiesa di Cristo è il regno
dell’illuminazione spirituale, la chiesa dell’anticristo il regno
dell’ignoranza, delle tenebre e della superstizione. La gloria della prima è il
potere dell’Amore Divino, il dominio della seconda è fondato sulla paura. Molti tentativi sono stati fatti per
riformare la chiesa esteriore, ma ogni raggio della Vera Luce che le è stato
concesso, ha solo aumentato il suo potere nel male e provocato la prostituzione
di tali doni.
Tutto ciò che è stato accumulato per mezzo di fantasie ed opinioni, non
è altro che una Babele, e non la Sapienza; perchè il
lavoro deve essere fatto non dalle apparenze, ma dall’autoconoscenza nello
Spirito Santo. Perciò, nè la trasmissione di formule
e segreti, nè la comunicazione di simboli possono svelare il senso interno dei divini misteri a coloro
che non vi arrivino mediante la Grazia Divina. Più precisamente, se per
Esoterismo intendiamo il senso trascendente della Verità promulgata a tutti,
svelato per mezzo di una grazia speciale, si può certamente parlare di un
Esoterismo Cristiano.
Il Cristianesimo, per sua natura, comporta un contenuto esoterico, anche
se la sua forma letteraria sembra escluderlo. Il contenuto è esoterico a motivo
della trascendenza della Sua Dottrina, la sua forma nè
è esclusa, perchè qui, non vengono usati dei
procedimenti tali da interdire la comunicazione di un insegnamento segreto
destinato ad un’élite di iniziati, come negli antichi misteri. Certo, vi sono
dei misteri, ma ripetiamo, questi sono compresi da colui che li scopre, e nella
misura in cui vengono svelati dalla Grazia Divina. Tutto c’è nel Vangelo; esso
svela la sapienza dei Veda, delle Upanisciad, dei
King, degli Avesta, dello Zòhar
e del Corano. Non c’è libro che contenga più scienze e più misteri del Vangelo.
Però solo la purezza del cuore e l’umiltà procurano la divina conoscenza.
Oggi, tra exoterismo ed esoterismo si fa
troppo una distinzione di ordine linguistico, come se la differenza sia da
riporre in un diverso modo di parlare e scrivere. L’esoterismo in quanto
interiore non è cosa misurabile col metro, perchè
esso è una categoria dello spirito, cioè la misura dell’interno dell’uomo,
quindi invisibile e segreto. L’exoterismo è
invece da collegarsi a quanti vivono subendo l’influsso delle idee degli altri,
dal di fuori. Infatti, le persone religiose,
aggiustano solo il di fuori, mentre
il Signore aggiusta il di dentro: la
rigenerazione comincia nell’intimo, comincia nello spirito! Tutta la
predicazione di Gesù urtò il giudaismo ufficiale, letterale; perchè la Sua Parola raggiunge la base dell’uomo: Egli
mette la scure alla radice, e tocca l’intimo dell’uomo.
Nella Mistica Ebraica, tra gli altri, il significato proprio del termine
Qabbalàh è
quello di ‘qualcosa che viene trasmesso
per tradizione’, se vogliamo da bocca ad orecchio. In questo modo, a prima
vista, sembrerebbe che sia sufficiente rivelare ad altri i Divini Misteri per
ricevere la Trasmissione Iniziatica.
Oltre tutto, i testi esoterici qabbalisti, letti exotericamente, non trasmettono
niente; perchè già lo scrivere è in antitesi con il
termine Qabbalàh.
Così sembrerebbe. Tuttavia a penetrare lo Zòhar, ci
si accorge invece di ben altro. La trasmissione può avvenire in molti modi:
persino tra maestro spirituale non in corpo di carne e discepolo corporeo,
nella sfera sottile dei sogni profetici e delle divine rivelazioni.
Gli Apostoli non sono tutti della stessa famiglia; essi sono stati
scelti per essere testimoni all’interno di vari popoli. Venuti insieme al
Messia hanno conoscenza dell’Antica Legge, ma quella della Nuova Alleanza la stanno esperimentando. La Dottrina dei Misteri è vecchia
quanto lo spirito dell’uomo. Essa era già in suo possesso prima della caduta o
distruzione del Tempio Primitivo. La Via Mistica di conoscenza è invece il
Connubio d’Amore, l’esoterismo del Nuovo Patto; essa è necessaria perchè l’essere ritorni a Dio, e non scadi più dall’Uno per
ogni eternità. Non so se chiamarla ‘Mistica’, o con un altro nome; perchè la parola, ha un significato molto più profondo.
Noi usiamo il termine Mistico
non nel senso vago e sovente peggiorativo come qualcuno ha fatto, per
misconoscere l’autenticità di quell’esperienza, confondendo i fenomeni interni
con quelli fisici esterni (basterebbe
leggere certi attacchi contro l’umiltà e la carità per capire che vana è
secondo loro ogni conoscenza che conduce all’Amore). La Mistica è la religione dello Spirito, e
qualunque sia la comunità in cui si è cresciuti, se aspiriamo a Dio con tutte
le nostre forze, con un ardore che brucia le tappe, con un’immutabile
perseveranza, si diviene mistici. La parola Misticismo
viene dal verbo greco «mue‹n» (múein=chiudere la bocca, tacere), ed
è la via che conduce direttamente al piano divino, nel Regno della Misericordia
e dell’Amore; la strada che percorsa fa respirare l’aria proveniente in linea
diretta da quegli stessi orizzonti eterni.
Il Silenzio è il più grande ‘Koan’ del Cristianesimo Cristico
(S.Luca 23,8-9). È attraverso il
Silenzio che il discepolo impara ad amare il Maestro: si impara molto più
attraverso ciò che non si dice, piuttosto che attraverso ciò che si dice. Vi è
come un Testimone Interno (Nostro Signore) che misura la veridicità di ciò che
è esterno. Per i benintenzionati bastano poche parole;
il resto se il Cristo fa Grazia (in
preghiera, con digiuni e con lagrime), sarà
rivelato lungo la spinosa Via che conduce alla Vita. Questa la differenza tra
l’Iniziazione Cristica e le pseudoiniziazioni.
Diventa mistico colui che interiorizza la Verità (attraverso un cammino di esperienze) non chi l’ascolta soltanto.
Esistono delle anime che neanche l’universo immenso riuscirebbe a
saziare; solo la Parola, solo il Verbo ineffabile le riempie e le sazia. Esse
sono in possesso di una luce segretissima, che neanche i sapienti discernono, benchè brilli tanto nelle tenebre esteriori, quanto in
quelle interiori. Questa luce viene chiamata AMORE, e il misticismo è la scuola
dove si impara a percepirlo, a riceverlo, e a distribuirlo. Non esiste perciò
un ‘Esoterismo’ opposto ad un ‘Misticismo’, ma, se
vogliamo, può esistere un esoterismo di primo grado, connesso con la ricerca di
cose più o meno segrete, ed un ‘Misticismo Originale’ connesso con i misteri
divini (Colossesi 1,26). Per l’esoterista del
primo tipo, il soprannaturale non esiste, perchè egli
pretende di sapere tutto e di trattare tutto; mentre per il mistico si, perchè egli, secondo Cusano, è un dotto ignorante.
Poichè le
cose esterne ricevono il loro carattere dalle interne, ogni Linguaggio Divino è
Mistica, ma non ogni mistica è linguaggio divino. Difatti, Satana può anche lui
entrare a porte chiuse, e può contraffare molte cose nel campo religioso; ma non
gli è permesso di portare le stimmate di Colui che fu crocifisso. Poichè le stimmate rappresentano il Memoriale del Calvario,
noi diremmo che si può conoscere quello che Iddio ha fatto (Antico Patto); ma soltanto gli eletti
dalla Grazia, entrando per la Croce nel Tempio dell’Eterna Sapienza, sanno
quello che Egli aveva in mente di fare (Nuovo
Patto). Tutto questo ci induce a porre in evidenza, come la ‘Lezione
Suprema’ non è, e non sarà mai tenuta dall’uomo storico, bensì dal Cristo nella
Sua Venuta: quando il lampo di Nostro Signore (S.Mat.24,27-28) si accende nel seno della terra, e una gran luce
sorge ad illuminare il mondo intero.
Dire che il mondo futuro (già presente peraltro nei santi, i quali vivono in se stessi il
compimento delle profezie o, come si dice, l’Escatologia Realizzata) avrà Forma Umana, significa raggiungere la
forma Archetipica dell’Uomo-Angelo, dove le cose naturali (minerali, animali, paesaggi,…) divengono
forme spirituali proiettate da esseri spirituali. Il nostro difatti è un mondo
in cui l’idea di un universo spirituale è stata così devastata ed annientata,
che pochi sono quelli capaci di vedere e di discernere il divino. Perciò, al n.322
dell’opera ‘Sapienza Angelica sul Divino
Amore’ Swedenborg afferma:
«Nel Mondo Spirituale tutte le cose appaiono al
vivo ed esistono intorno all’Angelo e intorno alle società Angeliche come
prodotte o create da essi, e restano intorno ad essi e non si allontanano. Che
esse siano come prodotte o create da essi, si vede da
questo, che quando l’Angelo se ne va, o quando la società passa altrove, esse
non appaiono più; ed anche da questo che, quando altri Angeli vengono al loro
posto, la faccia di tutte le cose intorno ad essi si muta; si mutano i giardini
paradisiaci in quanto agli alberi, ai frutti, alle aiuole… Se tali cose
esistono e variano così, si è perchè tutte quelle
cose esistono secondo le affezioni e quindi secondo i pensieri degli Angeli»
Il Cristo è il raddrizzamento di tutto ciò che fu rovesciato con la
caduta, è il ritorno al Padre, è la ricostruzione dell’ordine violato. Gesù
Cristo venne dal Cielo per adempiere la volontà di Dio. Egli usa la potestà
datagli, finchè non siano eliminate
le potenze nemiche e che tutte le cose divengano soggette alla sovranità di Dio.
Questa sottomissione ci rende così felici che saremmo infelici se fossimo
forzati a vivere fuori della Sua Volontà. A questo punto, non vi è più bisogno
di comandi: l’uomo redento è divenuto lui stesso un comando.
Quando il Redentore finirà l’opera di Redenzione (nessuno sa quando sarà quel tempo) Egli stesso non
userà più nessuna potestà. Nella Sua umiliazione, Egli accettò di ricevere
potenza per servire il Padre e l’universo. Quando lo scopo sarà raggiunto Egli
permarrà nel suo piano di umiliazione, desiderando rimanere per tutta
l’eternità, l’ubbidiente e devoto Figliuolo. Rinuncerà ad ogni potere e si
sottometterà per sempre a Dio Padre.
Questi sono poveri tentativi per spiegare sconfinati soggetti. Ogni
santo, secondo la sua capacità, deve intendere che la parola tutto è al polo opposto della parola nulla. Le parole ‘Io Sono’
della Deità, sono l’opposto delle parole ‘Io
non sono’
che l’uomo deve dire. Solamente il Nulla
e il No dell’uomo può
giungere al Tutto e al Si di Dio. Quando le cose sono a Lui
soggette, allora Iddio diviene Tutto in Tutti. Dice infatti
il Signore a Lorber:
«Dio, l’Unico e Solo Vero, è la Verità. Chi ha trovato Dio, l’Unico e
Solo Vero, ha trovato pure la Verità che lo renderà libero e vivo. E una volta
che l’uomo ha trovato Dio e riconosciuto la Sua Volontà, e si comporta e vive
in base a questa, diviene anch’egli Verità; e divenuto tale, è libero, e dalla
morte del mondo e della materia passa alla Vita che viene da Dio».
* *
*
La creazione
esterna della natura è un simbolo sublime di una creazione interna e
spirituale, anteriore e superiore. La materia è unicamente l’involucro
esteriore dello spirito, organizzato e mosso dallo spirito stesso. L’uomo è un
Microcosmo, ossia un piccolo mondo, e sotto tutti gli aspetti è simile al
Macrocosmo, ossia all’universo, anzi ne è il compendio. Perciò la chiave di
ogni mistero nella creazione è questa:
L’Universo è un Libro Divino e tutte le cose della natura esteriore sono
le parole del suo dizionario; le stesse leggi dell’Universo sono le regole
grammaticali della sua lingua. Tutte le scene del nostro mondo, e tutti i
movimenti che danno una varietà infinita al gran teatro di questa vita, sono le
sue illustrazioni. Il sole, la luna, le stelle, l’aria, i corpi, gli animali,
ecc. della nostra Terra sono le lettere scolpite e gran rilievo di questo
magnifico libro. Per mezzo di esse la Divina Sapienza insegna perennemente, al
sapiente che sa leggere ed intendere [10], le Sue lezioni.
Tali saggi
fiorirono in tutti i tempi. Ad essi erano ben note le interne relazioni che
intercorrono tra le cose visibili e le invisibili.
Come dice Swedenborg, «...gli uomini spirituali della Chiesa Antichissima prendevano
diletto nelle cose della natura esteriore, non già per quello che esse erano in
sè, ma per quello che esse rappresentavano»;
questi sono i cosiddetti ‘Enigmi
dell’Antichità’ come li chiama David nel Salmo 78,2. Ma gli
uomini vollero scrutare i Misteri Divini per mezzo dei sensi e dei metodi
scientifici, ne risultò la caduta della posterità dell’Umanità Adamica degli Inizi: da questo proviene la caduta di ogni
civiltà assoggettata ai mali e alle falsità della vita. Difatti, l’uomo
illuminato dalla Sapienza del Signore, lo sarà anche nelle cose razionali e
scientifiche.
La creazione
dell’Uomo, di cui parla la Genesi nei suoi primi capitoli, significa la
creazione spirituale o la rigenerazione, o meglio ancora la formazione degli
antichi abitanti di questo mondo. Formazione che fu per essi una nuova nascita,
avvenuta per opera del Divino Creatore e purificatore dello spirito umano,
mediante l’apertura dei gradi superiori della loro mente, in maniera tale da
essere istruiti per una via interna (esoterica); e
così, da uno stato simile a quello della natura, furono elevati alla dignità di
uomini razionali, poi spirituali, e finalmente celestiali. Se si vuole
costruire una Teogonia, si potrebbe dire che la discesa dell’essere verso il
non-essere si effettua in tre momenti paralleli: il primo è la Creazione, il secondo
la Rigenerazione, e il terzo
la Redenzione.
Il dramma della
Storia Celeste si articola in due atti: la distruzione del Tempio Primordiale,
e la sua Restaurazione. E secondo il profeta Aggeo
(2,9), il Secondo Tempio o
Tempio Futuro non sarà una semplice restaurazione del Tempio Primordiale; esso
sarà infinitamente più glorioso. Perchè, come insegna
il Vangelo di S.Giovanni (1,1-10), la creazione è oggetto di una continua provvidenza
da parte del Creatore, di una sollecitudine che si è manifestata mediante
l’incarnazione del Verbo, la quale ha per oggetto la
liberazione dal gioco del destino e quindi di Satana, per farla entrare in
‘modo nuovo’ nel Regno della Grazia e dell’Amore.
Vi
è però differenza, tra Creazione e Generazione. La Generazione viene
prima, la Creazione dopo. La Creazione è intermedia tra la Generazione e
il Ritorno. Il Nuovo Tempio non sarà
il frutto di un’evoluzione storica, perchè la storia
profana non è in grado di cogliere la dimensione escatologica se non mettendola
in caricatura. È proprio di quest’ultima che si rende responsabile il mondo
moderno, un mondo che ha perso il segreto del ‘Potere
delle Chiavi’, cioè delle chiavi del tempio spirituale personale in cui il
pellegrino penetra al termine della sua lunga Ricerca, che è riconquista del
suo Paradiso.
Parodia della ierostoria viene ad essere ai nostri giorni la pseudoscientificità del mondo moderno, che tratta la
Natura, con indagini realizzate sulle scorie dello spirito. Per esempio, il
movimento non è una traslazione inconcepibile da un luogo ad un altro luogo, ma
la metamorfosi intellegibile da uno stato ad un altro stato. Quanto detto è un
arcano che cade solamente nell’intelletto di pochi. L’ipotesi di una
comunicazione futura, tra la Terra e i pianeti delle nebulose a spirale le più
lontane della nostra Via Lattea, non ha niente di inverosimile. Questa ipotesi
è giusta se pensiamo di abbracciare lo spazio tutto intero nel vocabolo ‘Qui’. Il viaggiatore che immagina di
spostarsi da un luogo ad un altro dell’Universo è un illuso; perchè l’uomo quale essere decaduto, non può percorrere una
distanza infinita. Esiste un solo modo per sfuggire all’illusione presentata
dalla diversità dei luoghi, affidarsi cioè all’Uomo Interiore, che ci trasporta
al solo luogo reale, quello della Luce primitiva. Proprio qui si manifesta la
differenza tra le sfere materiali il cui centro è circondato dalla periferia, e
le sfere spirituali il cui centro ha la proprietà di essere ‘ciò che circonda’; perchè
è solo nell’Uomo Integrale che il centro coincide con la periferia.
Nei mondi spirituali esistono spazi come nel
mondo materiale, ma il loro significato è differente. Ciò che conta qui è lo
stato degli esseri, e di conseguenza gli spazi non possono essere misurati come
nel mondo, perchè essi dipendono dallo stato degli
interiori. Si tratta dunque, di uno spazio spirituale in cui le forme
sussistono ancora più sostanziali e più nitide del nostro; perchè
smaterializzare le forme non significa abolirle, ma esonerarle dalla caducità
della nostra materia instabile e corruttibile. In realtà, la scienza odierna
intende riprodurre materialmente, ciò che spiritualmente è possibile solo con
la Rinascita Spirituale; perchè i fenomeni
dell’Universo richiedono l’azione costante di un potere che non può appartenere
alla materia. Soltanto nel mondo spirituale diventa vivo tutto ciò che nel
nostro mondo appare inanimato. In realtà il mondo fenomenico, così come l’uomo
se lo rappresenta, dipende innanzitutto dalla visione che ciascuno ha del suo
Uomo Interiore. Non si può agire sulla forma esterna del mondo se non agendo
sulla forma interna, sull’uomo interiore; ma agire su questo, non è possibile
se non in virtù di un ‘desiderio ardente’.
L’attuale umanità
invece, non percepisce più la differenza tra l’uomo interiore e l’uomo
esteriore; essa immaginandosi che l’uno si confondi con l’altro, ha così
alterato l’equilibrio spirito-materia. Ci si sforza di ammettere l’esistenza di
mondi sovrasensibili, solo a condizione di vederli e di percepirli per mezzo
della conoscenza empirica comune. Tutto l’errore che si è perpetrato per tanti
secoli, sta nel fatto che si è considerato lo spirito come una categoria del pensiero, privo perciò di
sostanzialità, la quale è invece necessaria se si vuole rendere lo spirito
indipendente dal corpo materiale. Si è in genere ammesso che la sola via che
permetta di arrivare ad una vera nozione dello spirito, sia quella di
considerarlo come il contrario della materia.
E si è concluso:
“La materia ha una forma, quindi
lo spirito non ce l’ha;
la materia è una sostanza,
dunque lo spirito non è una sostanza”.
In questo modo si
rifiuta allo spirito una sua esistenza. Noi dobbiamo invece ammettere non solo
l’esistenza dello spirito, ma che esso è sostanziale, e che questa sostanza ha
una forma. Perciò il mondo spirituale non è in un altro luogo, ma in un altro
spazio: non ci si deve meravigliare se il mondo spirituale sia sostanziale.
Infatti, la “materia che cosa è”? La parola ‘sostanza’ non è sinonimo della parola ‘materia’. La sostanza è quella
che è, indipendentemente dalle molecole materiali. Quello che dà forma alla materia
è la vita: la vita non si produce da sè; essa deriva
da una sorgente spirituale che si trova nei Cieli. La materia del nostro mondo
fisico è uno stato dello Spirito, precisamente il più infimo
(spirito degradato), e si passa da
questo a quella, per degradazione della nostra personale percezione interiore.
Così la materia spirituale sottile, ridotta per degenerazione in materia
terrestre grossolana, non si ritrova ‘con’
quest’ultima, ma ‘in’ quest’ultima.
La materia è quindi formata da particelle spirituali involute; le quali devono
ritornare, attraverso un processo di Redenzione, e per una via diversa (il processo di evoluzione non ripercorre
alla rovescia quello di involuzione), alla loro materia primordiale. Ora
tutto è spirito, come d’altra parte tutto ciò che è spirito assume corpo. Ne
deriva, che tutto quello che esiste sopra la terra ha la sua corrispondenza
eterea nel Regno Superiore; di modo che la parte inferiore reagisce quando
agisce su di lei la parte superiore predominante.
Emanuel Swedenborg, parla di un’età in cui la Parola era scritta
per mere corrispondenze, e la sapienza di quell’età consisteva nel fatto che
gli uomini avevano una percezione interiore sì da comunicare
con i Cieli. Egli avalla ciò con l’Antico Testamento, citando il libro storico
‘Le Guerre di Jehovah’
(Numeri 21,14-15), e il libro
profetico dell’Antica Parola, detto ‘Il
Libro di Jâschar’ (II Samuele 1,17-18); andati perduti, ma conosciuti nel ciclo
preadamitico. Secondo lui, questa Parola è ancora oggi custodita dai popoli che
abitano la Gran Tartaria. Ma si badi bene, la loro
residenza autentica può anche non essere localizzata e quindi individuata sulle
nostre carte; come la Nuova Gerusalemme, situata ‘alla confluenza dei due mari’, in una Terra di Luce (Oberland) che non è retta
dalle leggi della fisica, perchè qui le coordinate
usuali perdono di significato.
Quando certe
verità evangeliche saranno offuscate, una nuova rivelazione le rimetterà in
luce; ma, questa, si riferirà alla precedente e la confermerà. Mosè ne cita una anteriore alla sua; Gesù Cristo ha detto di non essere
venuto per abolire la Legge, ma per adempierla. Le promesse dell’Apocalisse,
compiendosi, faranno la stessa cosa rispetto all’annunzio degli Evangeli.
Difatti, l’Apocalisse annuncia una Nuova Età, quella dello Spirito; quando la
fede cristiana sarà eclissata, e la notte spirituale sarà discesa dappertutto,
allora il Signore verrà per ristabilire il Suo Regno. Infatti, S.Giovanni ha visto la degenerazione del Cristianesimo e
l’inizio di una nuova dispensazione della Luce
Divina. Egli ha fatto vedere, sotto l’immagine di una prostituta, la
profanazione della Verità, ed ha dipinto la fede sterile e senza vita della
falsa cristianità sotto l’emblema di un dragone.
Dopo la disfatta
di Babilonia dovrà stabilirsi una dottrina pura che Giovanni chiama la ‘Nuova Gerusalemme’, nella quale il
Cristo, squarciando le nuvole del senso letterale, darà l’intelligenza di
penetrare il senso spirituale della Rivelazione nelle sue profondità. Difatti,
la Gerusalemme Celeste abbraccia tutti i regni dell’Universo e la sua Arca
Santa è nel cuore dell’Uomo.
In generale, non
si vuole ammettere, che la Gerusalemme scendente dal Cielo sia una Chiesa
Nuova, portatrice del Vangelo spirituale del Cristo, ovvero formatrice di
un’umanità superiore, proprio come l’acqua che si trasforma in vino; e se a
volte i Mistici sono designati come i profeti di una pseudostoria,
noi li onoriamo come gli Apostoli della ierostoria.
In questa Chiesa
Interiore, sacra comunità della luce, si trova la somma originale delle scienze
più antiche del genere umano, compresi i misteri primordiali di tutte le
scienze. Essa è l’unica e vera comunità in possesso della chiave di tutti gli
arcani, concernenti l’intimo della natura e della creazione. Essa unisce alle
forze proprie quelle superiori, e annovera membri di
più mondi, che formano una repubblica teocratica, che un giorno diventerà
l’unica reggente dell’intero universo. Perciò noi siamo tuttora immersi nel
mistero, l’Universo ci è ancora misterioso, e l’eterna
immolazione del Verbo Redentore ci è misteriosa quanto la Sua Incarnazione.
La venuta del
Signore in terra, fu certamente un avvenimento che doveva aver significato e
valore non solo per l’umanità di questo minuscolo pianeta, bensì per tutti gli
esseri dell’intero Cosmo [11], che come il figliuol prodigo si erano
allontanati dalla Casa del Padre. Secondo Evagrio
il Pontico, tutti quelli che adesso possiedono dei corpi ‘Praktica’ (che praticano i comandamenti) eserciteranno la regalità dei mondi che verranno. Poichè la Missione di Nostro Signore Gesù Cristo è
quadruplice: storica, planetaria, cosmica e mistica, non
abbiamo qui espresso tutta l’altezza, tutta la larghezza, tutta la profondità
del Tempio e della Città di Dio. La Terra è solo un punto nell’immensità, e
sicuramente la razza di Adamo non è che una Tribù nella Chiesa di Dio e del Suo
Cristo: questa è cattolica [12] fino alla più lontana delle
galassie. La Terza Creazione invece è ancora più inconcepibile dell’Eternità
Anteriore, perchè la Nuova Gerusalemme (quella dell’Apokatàstasis Panton o
Reintegrazione di tutte le cose), la città dell’Iddio Vivente, sarà in realtà
Cieli Nuovi e Nuova Terra, mondo invisibile e visibile, Soprannatura e Natura gloriosa, Universo completo e
perfetto. Amen. Amen.
Il Pellegrinaggio Interiore
CONCERNENTE LA CONOSCENZA
DEI SEGRETI DEL RE E DEL REGNO
(S.Marco 10,24-27)
E
«Se Cristo nascesse mille
volte in Betleem, se non nasce in
te stesso l’anima tua
sarà abbandonata, vanamente
guarderai la croce sul golgota, finchè di
nuovo non sarà innalzata in
te»
(Angelo Silesio)
LJ
S |
olo il Signore può realizzare
la vera purificazione dell’anima, rompendo in noi i lacci dello spirito del
mondo. Esiste un aspetto doloroso di questo lavacro: l’essere che abbia
ricevuto tale ‘Dono di Dio’ sentirà
attorno a sè la solitudine, perchè
molte delle persone che gli stanno attorno non vivono di quella Fonte Segreta (S.Giov.4,13-14) che la Grazia ha fatto
sgorgare nell’anima del Pellegrino. Si perde così una compagnia, ma si entra in
comunione con un’altra più numerosa: ‘i Primogeniti scritti
nei ruoli Celesti’ (Ebrei 12,23).
Queste anime godono della beatitudine dei poveri in spirito, e sono
simboleggiate dai ‘cammelli’ che passano per la cruna di un ago; perchè lasciandosi ‘introdurre’ da Dio, hanno
fatto ciò che pareva impossibile agli occhi degli uomini.
Ora, l’Uomo
Perfetto (S.Giov.17,23), conosce il Signore in
tutte le forme nelle quali Egli si manifesta e nelle quali Egli si incarna. Ma,
chi ancora non ha raggiunto tale compiutezza, quando Egli si rivela, Lo
riconosce solo nella forma della sua credenza e, potrebbe disconoscerLo
quando si manifesta a lui sotto un’altra forma.
Sembrerà
anacronistico, in tempi permeati da diatribe profane, offrire ai lettori un
soggetto di così alta Divina Sapienza. Esso si rivolge a coloro che illuminati
dal Signore, sono chiamati a diventare una Parola
Vivente, in cui l’esteriore è simile all’interiore e l’interiore simile
all’esteriore. In effetti, esistono dei Cieli nel Regno dell’Anima che
governano i cieli di questo mondo. L’Anima, il Demone, l’Angelo non sono realtà
a noi soltanto esterne; così come non lo sono la Terra, il Cielo, il Trono.
L’Uomo è perciò un Microcosmo. Esterni a noi non sono neanche il Paradiso e
l’Inferno, nè la Morte e la Vita. Tali cose esistono
in noi: quando per Grazia avremo portato a termine il Viaggio Mistico e saremo
diventati puri (Iddio lo vedrà!), prenderemo coscienza di ciò.
Perciò, tutti gli
insegnamenti di Cristo non hanno altro oggetto che quello di mostrarci il modo
con cui superare gli effetti del peccato d’orgoglio (Gen.3,4-6), per rientrare nell’Unità; perchè
la Vita Universale si può così riassume: «UNITÀ-DISPERSIONE-UNITÀ»
(S.Giov.11,51-52). Nella dispersione, o
fuori dall’Unità (S. Giov.16,32;
Ia S.Piet.1,1),
l’uomo è un peregrino; avendo nostalgia dello stato al quale Iddio Padre lo ha
destinato, cioè diventare l’UOMO (Gen.
1,26). È da questo languore che incomincia il viaggio di ritorno (Salmo 137,1-4).
Colui che
percorre il Sentiero verso la Perfezione, dall’inizio del suo Viaggio fino al
punto in cui raggiunge la Pace Finale, testimonia del grande piano che deve
rimanere nascosto agli occhi e alle orecchie dell’uomo carnale: la Parola infatti, è scritta in modo tale che l’uomo carnale non la
possa intendere.
Poichè l’anima è lontana da Dio, non perchè la separa la Sua Gloria, ma per la distanza dalla infinita umiltà di cui il Signore si è rivestito; non
è la stasi della Gloria nell’uomo che deve essere ricercata, ma la lunga strada
pietrosa e tortuosa che conduce alla Suprema Sommità. Attorno a questo sacro
argomento, la ragione umana non può dire grandi cose, se essa stessa non è
primieramente illuminata dalla Luce Divina; infatti, in IIa Cor.4,6 non
è scritto «Esposto come discorso di
scienza», ma come «Luce di Conoscenza».
Vi è questo di meraviglioso, che la PAROLA (S.Giov.1,1-4 e v.14; Apoc.19,11-14)
è scritta in modo che i semplici l’intendano con semplicità, mentre i sapienti
con sapienza. È come se sulle lettere della PAROLA vi fossero varie specie di
punti e segni che ne esaltano il senso.
I semplici non vi
fanno attenzione perchè quella è la loro statura
spirituale, ma i sapienti li considerano bene: ognuno secondo la propria
sapienza, fino alla suprema. Perchè se la ‘Lettera’ della Sacra Scrittura è come ‘una riva senza Oceano’
lo ‘Spirito’ della stessa è come ‘un Oceano senza riva’.
Infatti, la Parola è di infinita distesa, si passa cioè da un’intelligenza
spirituale all’altra (o da una compagnia
di Angeli all’altra); per cui nei Cieli, la Parola è letta dagli Angeli nel ‘Suo Pieno’, o, limitatamente a quella Compagnia, nel suo
Senso più Interiore.
Ora, in un Mondo
Spirituale che significato avrebbe la ‘Lettera della Parola’, così come noi la
conosciamo per esempio, nella Sacra Scrittura? Il Vangelo è una Tavola imbandita
dove i convitati mangiano, e ciascuno trova l’alimento che gli si addice,
secondo il suo appetito e la sua personalità. Tra qualche anno noi
comprenderemo la Parola diversamente da oggi; perchè
più andiamo avanti nel tempo, più conosciamo che siamo Nulla, che siamo solo
all’Inizio. Difatti, nell’adempiere il nostro cammino, noi acquistiamo qualche
conoscenza, ma sono più le cose da fare che le cose da sapere: quello che il
Signore ci mette davanti da fare costituisce il Suo Piano per noi. Perciò, veniamo
sulla terra, per lavorare ed essere lavorati dai dolori e dalle avversità: “Dio non ci chiederà ciò che abbiamo
creduto, ma ciò che abbiamo fatto”.
Un santo antico
amava dire, che anche quelli che hanno la vista sana e piena di Luce e che
hanno per guida la Grazia, si trovano in pericolo di notte e di giorno e
devono, lungo il pellegrinaggio, applicarsi alla preghiera e al pianto, perchè si incontrano ‘Verità’ che si trovano spesso vicino a ‘somiglianze di verità’. Ora, agli umili infatti sono rivelati i Misteri del Regno di Dio (S.Luca 10,21). La vera conoscenza è
quindi l’effetto della diretta illustrazione della Verità; ma non si dimentichi
che questa la si conosce soltanto attraverso la conoscenza di se stessi (S.Mat.6,22-23).
Oggi abbiamo
perso il senso della peregrinazione; i Patriarchi furono dei pellegrini, così
come lo fu Gesù (Egli camminò come dimentico della Gloria Divina). La loro vita era intrisa
da fatti umanamente sconcertanti: era il soprannaturale che diveniva loro
naturale. Il pellegrinaggio del popolo d’Israele dall’Egitto alla Terra
Promessa (Numeri 33,1-2), è, come ogni altra
peregrinazione, figura dell’Interiore Pellegrinaggio verso Dio: solo però chi è
chiamato alla Divina Sua Fonte si sente esule viandante (Salmo 119,54).
I Viaggiatori sul
Sentiero Spirituale, sottomettono i loro cuori all’infinita perfezione del Vero
e adorano Dio solo per Amore, non per la speranza della ricompensa o per timore
della punizione; perchè adorarLo
per ottenere il Paradiso o evitare l’inferno, è infatti
adorare ancora ‘qualcosa’ in luogo di Dio. Quando il
Pellegrino si ricorda di Dio in questo modo, ed ha, per Grazia, purificato il
suo cuore e lo ha svuotato dalla vanità e dalla frivolezza, il ricordo del
Signore si fissa nella sua anima, ed egli entra così tra la schiera della
‘Gente della Certezza’: Allora si compie la promessa: (S.Mat.25,34).
«Venite benedetti del Padre Mio ereditate il
Mio Regno»
Quindi l’eletto,
in seguito all’azione divina che ha attratto il suo cuore, si rende conto che
non ha niente fuorchè LUI, anzi che egli stesso è una
Faccia di Dio. Comprende così che tutto ciò che esiste riflette l’Unica Sua
Bellezza. Ma che cosa è il
Pellegrinaggio, e perchè Interiore?
I Mistici hanno
descritto lo sviluppo della vita spirituale come un viaggio o un
pellegrinaggio. L’essere che si mette alla ricerca di Dio definisce se stesso ‘Viaggiatore’; egli avanza per lenti
gradi o stadi lungo il Sentiero (S.Giov.14,6),
verso la meta dell’Unione con Dio. Se egli dovesse fare un tracciato di questa
sua ascesa interiore, esso non corrisponderebbe esattamente con nessuno di
quelli fatti da precedenti esploratori.
Gli stati o Scale di Perfezione non possono essere acquistati o
padroneggiati con i propri sforzi. Ci si mette in cammino, ad un certo punto si
produce una rottura con i luoghi del senso comune, senza che il Pellegrino
abbia coscienza del momento preciso di tale distacco: egli se ne accorge con
trepidazione o con meraviglia dopo il passaggio. Se egli se ne accorgesse ‘in itinere’, egli potrebbe riferire a
volontà la strada, potrebbe indicarla ad altri.
Ora il Viandante
non può che descrivere là dove egli è stato (II Corinzi 12,2),
ma non può svelare il ‘passaggio’ ad altri. Se qualcuno gli
chiedesse dov’è stato, o a quale latitudine appartiene la Città, risponderebbe:
nel Paese del ‘non
dove’, verso cui l’indice della mano non può
indicarne la rotta. Infatti, i corpi spirituali o le entità spirituali non sono
più dentro un mondo, così come lo sono i corpi materiali: è il loro mondo che è
in essi, e ciascuno è dentro ciascun altro. Perciò il luogo spirituale è in
rapporto al luogo corporale un ‘non dove’, ed esso risiede nell’anima, perchè
è la sostanza corporale che risiede nella sostanza spirituale: è l’anima che
avvolge e porta il corpo. È per questo che non si può dire ‘dove’ è situato il luogo spirituale; esso non è situato, esso è
piuttosto ciò che situa, cioè è situativo; ed il suo ‘ubi’ è un ‘ubique’.
Di conseguenza,
quando si parla di ‘Fatti Spirituali’
si intendono degli avvenimenti ‘Reali’,
ma il cui ‘Reale’ non è quello dei fatti storici esteriori, perchè
la ‘Realtà’ non è legata alla cronologia esteriore. Far dipendere una Verità
Spirituale da un momento del calendario, spiegarla per la data alla quale essa
fu enunciata in questo mondo, è ciò che generalmente viene chiamato ‘Istoricismo’;
ed è tale istoricizzazione a creare una confusione
tra il ‘Tempo
dell’Anima’ e il ‘Tempo caduco della
storia’.
L’Eletto non
appartiene perciò alla ‘Storia Profana’, nel senso che non sono i fatti esteriori
ad imporre la loro trama al nostro Pellegrinaggio. Sono invece gli avvenimenti
dell’Anima ad essere ‘Storicizzati’ in forma di storia esteriore; perchè è prima della fondazione del mondo che Dio ci ha
uniti all’Agnello. La nostra storia comincia con Lui, prosegue con Lui, e
termina quando appare Lui (oggetto della Vera Storia), per essere un unico LUI
– Simile attira simile. Quindi gli ‘stati’ sono sentimenti spirituali e
disposizioni sulle quali l’uomo non ha potere: essi giungono dentro il suo cuore
da Dio, senza ch’egli possa respingerli quando essi
vengono o trattenerli quando essi vanno.
Nell’opera ‘Gospel Treasures
Opened’ (1653) è scritto:
«Quando tu cominci a scoprire e a sapere non solo che Egli fu concepito
nel grembo di una vergine, ma che quella vergine sei tu e che Egli è concepito
nel tuo cuore spiritualmente, ma altrettanto realmente, sicchè
tu senti il Bambino che comincia a formarsi in te per
il potere dello Spirito Santo e che l’Altissimo ti copre della Sua ombra;
quando senti Gesù Cristo che si muove per nascere ed essere partorito in te;
quando cominci a vedere e a sentire tutte quelle potenti, poderose azioni
compiute in te che leggi esser state da Lui compiute nella carne, ecco
veramente un Cristo, un Cristo reale che ti farà del bene, essendo la Scrittura
un tessuto simbolico ordito come una tappezzeria stupenda a rappresentare
all’occhio una storia il cui vero significato si deve trovare nell’anima; se vi
indugi solo in quanto quadro o storia, è una lettura che uccide; se ravvisi te
stesso in lei grazie a lei, allora da vita».
Si noti che Numeri 33,1 è
variamente tradotto, cosicchè preferiamo usare qui la
traduzione ‘Stazioni’ o ‘Mansioni’; perchè
il termine ‘Stazione’ è comprensivo di Tappa, Marcia, Stanza (la stessa cosa fece un’anima innamorata di
Nostro Signore, intitolando una sua opera ‘Castello Interiore’ o ‘Mansioni’).
Il passo allora suonerebbe così: «Queste
sono le Stazioni dei Figli d’Israele, da quando uscirono fuori dalla terra
D’Egitto...». Molte dunque sono le mansioni che
conducono al Padre (S.Giov.14,2); e quale che sia
l’utilità, l’ammaestramento e l’illuminazione che il sostare in ciascuna di
esse apporta all’anima, è conosciuto soltanto dal «Padre del Secolo Futuro» (Isaia
9,5), che dice di se stesso: «Io
sono la Porta» (S.Giov. 10,9), «Nessuno viene al Padre se non attraverso di Me» (S.Giov.14,6).
Per ogni singola
stazione LUI diventa ‘Porta’, in
maniera tale che attraverso di Essa, l’anima ‘entri’ ed ‘esca’ e trovi pascolo (S.Giov.10,9; Salmo 121,8): così
da stazione a stazione, fino a che giunga al Padre medesimo. Una volta sommersi
tutti gli egiziani, gli amalechiti e tutti quelli che
lo assalirono, il pellegrino ascenderà, passando attraverso le singole stazioni
(quelle molte stanze che S.Giovanni dice che sono ‘presso il Padre’); le quali
saranno sempre più illuminate, fino a che l’anima si abituerà a sostenere lo
splendore della vera Sapienza, giungendo al Padre stesso delle Luci (S.Giac.1,17). Diceva il Signore ad un
mistico elevato:
«L’Anima che entra in una stazione non può da questa esserne contenuta;
essa beve a tutte le sorgenti, ma nessuna sazia la sua sete. Così arriva a Me, perchè sono Io il termine del suo movimento».
Tale Stazione
della ‘Prossimità Divina’, la più elevata, è quella della Mediazione o Intercessione,
poichè Colui che la raggiunge, diviene per i
discepoli, l’Intercessore grazie al quale essi pervengono alle Dimore, realizzando le Divine Verità. La ragione di ciò sta nel
fatto che all’inizio, l’anima è fondamentalmente vuota di Verità Divine. Con la
sua peregrinazione nel mondo manifestato, essa diviene consapevole di questa
vacuità; ed in sè, non accoglie nulla senza prima
averlo contemplato nel Cristo, che, quale Mediatore di tutti i Santi, funge da
Specchio o da Impronta. L’Anima vede così se stessa in LUI, lo accoglie in sè ed opera fondamentalmente come opera LUI (S.Giov.17,21-25).
L’anima
individuale è dunque il Pellegrino la cui lenta ascesa verso la Vetta Eccelsa
simboleggia il tormentato ma glorioso viaggio di ciascuno verso il risveglio
interiore (Romani 13,11).
L’essere, ormai scosso dalla sua precedente apatia, comincia ad avvertire
confusamente la lontananza dal suo Signore; poi tale sentimento si trasforma in
ansia ed infine in arsura, fino a diventare il divorante rogo della separazione
che solo l’Amato può estinguere (Cant. dei
Cantici 3,1-4).
* *
*
Generalmente i
Salmi dal 120 al 134 sono intitolati in più maniere: cantico dei ‘Pellegrinaggi’,
delle ‘Ascensioni’, dei ‘Gradini’ e delle ‘Dimore’; tutte
parole che traducono però l’unico vocabolo ebraico «tvlim»(=ma’aloth). Nel Salmo 120,6 il Salmista
dice:
«Per troppo tempo ha dimorato la mia anima
con quelli che odiano la pace».
Come dire: ‘rendimi noto, o Signore, la mia fine ed il
numero dei miei giorni, quelli in cui ora mi trovo, perchè
io sappia cosa mi manca, cioè quanto mi rimane per giungere a Te’. Non si tratta solo del tempo terreno, perchè il pellegrino ha alcuni giorni di cammino in questo
mondo, ed altri anche fuori da questo mondo (Gen.47,9). Difatti, ne ‘Il racconto dell’Esilio Occidentale’
di Sohravardî, il pellegrino giunto al Sinai
mistico, riceve dal Saggio o Padre di quella contrada la seguente rivelazione:
«Sappi che questa montagna è il Sinai, ma più in alto vi è un altro
monte: il Sinai di Colui che è mio Padre e tuo antenato, ed Io sto a Lui come tu stai a Me. Altri Avi ci precedono, fino ad
incontrare un Re, che è l’Avo Supremo; e noi, Suoi servitori, siamo da Lui
illuminati».
Secondo S.Matteo 1,17, la Venuta di Nostro
Signore in questo mondo si produce attraverso quarantadue generazioni: «Da Abrahamo al Re
Davide quattordici generazioni; da Davide fino alla deportazione in Babilonia
quattordici generazioni; e dalla deportazione in Babilonia fino al Cristo altre
quattordici generazioni». Ora, se
nel complesso, il Cristo è disceso nell’Egitto di questo mondo attraverso
quarantadue stazioni di generazioni, è attraverso un simile numero di mansioni
che i Figli di Dio salgono fino al punto in cui ha inizio l’Eredità Promessa.
Chi dunque sale, ascende con COLUI che di là è disceso a noi, così che si
realizzi la Parola: (Efesi 4,10).
«Colui che è disceso è quello stesso che anche è salito»
A parte il libro
dell’Apocalisse, la cui trattazione tipifica proprio
il Pellegrinaggio Interiore, tanto in oriente quanto in occidente, ogni epoca
ha descritto la divina traversata nella maniera che le era più consona. Basti
ricordare che, nel medioevo, alcuni autori ispirati parlavano della Cerca del Santo Graal; i mistici
renani dell’Amico di Dio sceso dall’Oberland; e più vicino a noi, J.Bunyan,
scrive in carcere un’opera sul cammino del Pellegrino (‘The Pilgrim’s
Progress’).
Molti hanno letto
il ‘Pellegrinaggio
del Cristiano’; in quest’opera il pio puritano inglese dice che il suo
racconto è un sogno, nel senso che per molti, esso rimane una chimera: si
tratta più propriamente, del racconto dell’Avanzamento
del Pellegrino (S.Luca 2,52). In realtà le gesta da lui descritte sono una
Storia Sacra, la storia interiore della sua anima pellegrinante, perchè il mistico è lui stesso, la storia che egli
racconta. Così, non si pensi (per chi
conosca la mistica renana), all’Oberland come ad
un’invenzione poetica, e all’Amico di Dio come ad una favola mistica. L’Oberland raffigura le ‘Alte
Terre’ illuminate dall’Avvenimento del Cristo.
È di questi ‘Paesi-Alti’ che l’uomo viene reso
consapevole, affinchè abbandoni la parte più bassa di
se stesso (Paesi-Bassi) e stabilisca
la sua dimora sui monti, se vuole sentire lo splendore del Sole Interiore, che
è il Signore medesimo. Perchè quando il discepolo è
pronto il Maestro appare. Per suffragare ciò, si pensi alla Traslazione dell’Escatologia Realizzata (nel senso di Regno che si realizza o si riceve ‘Qui ed Ora’), e all’affermazione di S.Paolo: (Ia
Tessal.4,17).
«... Noi VIVENTI che... saremo rapiti nelle nuvole a scontrare il Signore
nell’ARIA ...»
Nell’originale
greco si legge «oƒ zîntej»
(oi zòntes=i viventi) e «¢šra» (àera=aere); quest’ultima
si riferisce non solo ai cieli fisici, ma soprattutto ad una realtà più sottile,
ad un mondo reale, le cui coordinate geografiche però non si trovano sulle
nostre carte. In effetti, tale realtà si rende presente solo al mondo interiore
del Pellegrino, o se vogliamo solo il Pellegrino si rende presente a tale mondo
(IIa Cor. 12,1-4).
È in tale stato o dimensione che la Chiesa Spirituale vive; in quella stessa in
cui il Pellegrino penetra alla fine del suo lungo viaggio (Apoc.21). Il Salmo 27,13 chiama Terra dei Viventi tali Alte Terre
che gli occhi dell’uomo carnale non possono discernere. Allora, soltanto il
senso spirituale può percepire la Parusia; cosicchè
l’Avvenimento del Cristo, non può prodursi finchè la
coscienza degli uomini non sia stata vivificata da LUI. Perciò il mondo
spirituale e il mondo materiale sensibile coesistono, si compenetrano l’un
l’altro: il Regno di Dio è sia al di
sopra di noi, che attorno a noi,
che dentro di noi.
Quando per nostra
‘Ignoranza’ (S.Luca
23,34) non è dentro di noi, esso
non può essere nè conosciuto nè
riconosciuto in nessun altro luogo (S.Giov.3,3);
perchè tutto ciò che è esterno a noi non può essere
riconosciuto che grazie ad una modalità corrispondente che si trova in noi.
Per poter comprendere come il Regno dei Cieli
dimora invisibile a questo mondo, è bene ricordare come ogni anima, come ogni
essere porti in se stesso il suo cielo e il suo inferno. Il mondo spirituale è
del tutto simile al mondo naturale (si
veda il libro dell’Apocalisse), con la sola differenza che le cose che sono
là non sono ne fisse nè
stabili, come quelle che sono in questo basso mondo; perchè
là nulla è naturale, ma tutto è spirituale. Infatti, gli Angeli nel Cielo
vivono secondo lo stato del loro interiore (Matteo
6,20-21); le cose che appaiono loro attorno sono prodotte dal loro
proprio Tesoro, riconoscendo e vedendo se medesimi in esse. Perciò i servi del Signore non rimarranno
disingannati, come se, con il trascorrere degli anni, la loro vita spirituale
non dovesse sfociare in niente. Al contrario, il Regno di Dio è realtà, e lo si
riceve Qui ed Ora (S.Luca 9,27).
Nel suo ‘Diario’ Suor Faustina Kowalska afferma:
«Ci sono dei momenti nei quali Gesù mi dà una particolare comprensione
interiore ed allora tutto ciò che esiste sulla terra è al mio servizio: gli
amici e i nemici, il successo e le avversità; tutto, sia che voglia sia che non
voglia, mi deve servire. Io non penso affatto a questo, procuro di essere
fedele a Dio e di amarLo fino a dimenticare me
stessa. E Lui stesso si occupa di me e combatte contro i miei nemici».
Nel libro ‘Ricevendo il Regno’
interamente dedicato al Pellegrinaggio Interiore, il grande mistico lucano Giuseppe
Petrelli, dice:
«I candidati al Regno, avendo ormai fatto esperienze e presa una ferma
decisione, risponderanno di volere essere governati dal Re Gesù, cessando per
così dire, dall’agire di loro senno; e cominceranno da questo momento in poi, a
voler operare, in nessun altro modo, tranne che nella Grazia del Re».
Lungo la Via
quindi, il credente proverà del continuo, che il Beneamato è Tutto, mentre
l’amante non è che un velo; il Beneamato è vivente mentre l’amante cosa morta.
Quando l’Amore non si cura più di lui, egli resta come un uccello senz’ali.
Chi ancora non è
introdotto sul Sentiero di Grazia, si chiede molto spesso cosa sia la Via (S.Giov.14,1-6); magari per
ricercarla incomincia a leggere gli Evangeli (ma sulle prime, non comprende di quale Cristo si parli: solo del Cristo
storico?), i santi mistici, ed altro ancora; e senza pensare, incomincia ad
immaginare che sta conformando la sua vita all’opera di questi. Ma egli, il
cercatore, presto o tardi, si accorgerà di non entrare così molto addentro al
Cuore Immacolato di Gesù Cristo. Innamorato però della Divina Sua Immagine (Rom.8,29; Gen.1,26-27), avverrà il grande
passaggio, non tutto in una volta, ma a passo (S.Giov. 1,35-39). Infatti, l’anima attratta dal Signore, prima
di giungere alla perfezione, dimora nel deserto, dove la sua fede verrà provata
per mezzo di tentazioni. Quando per Grazia avrà vinto una tentazione e la sua
fede sarà stata provata in essa, il pellegrino cadrà in un’altra; passando in
questo modo, come da una stazione all’altra. Attraverso tali mansioni egli farà
progressi, compiendosi ciò che sta scritto: «Andranno di valore in valore» o da ‘una Compagnia all’altra’ (Salmo
84,7), fino a ricevere l’Eredità
promessa (perciò, un sant’uomo gridava del continuo: ‘Se perdo Te fa’ che incontri un altro Te’).
Ma nelle varie
dimore, l’anima pellegrina piange con gemiti e pena, perchè
molto lungo le sembra il suo pellegrinaggio (Salmo 84,1-3). Beata oscurità! Essa sarà ben più veracemente
illuminata, e comprenderà con maggior verità quale sia stata la ragione del suo
Pellegrinaggio, quando sarà ritornata al suo Riposo, ovvero alla sua bramata
Patria (Salmo 116,7-9).
Quando il Cristo
e la Chiesa si fondono, questa essendo un’unica carne, diventa Suo Corpo. Da
tale effusione d’Amore Essi generano dei figli, che sono i pensieri divini
relativi alla luce e alla rivelazione della Parola, sboccianti nell’anima
eletta. Più sono le fusioni con lo Sposo, più sono le divine progenie che noi
mettiamo al mondo. Questi figli li possiamo definire angeli: cosicchè noi diveniamo una moltitudine. Gesù diceva infatti:
«Voi siete una città posta sopra un monte».
La città è il
centro di raggruppamento di più persone; perciò ogni essere, all’interno della sua propria vita, genera una moltitudine. Entità divine
trovano posto ed ospitalità nel nostro cuore, come angeli salienti e
discendenti (S.Giov.1,51). Il servo illuminato crea
quindi in sè le condizioni più favorevoli affinchè gli angeli di Dio si accampino nella sua vita.
Ibn‘Arabî,
nelle sue estese ‘Fûtûhat’,
sostiene che Dio ha creato per ciascuna anima un
universo che corrisponde a questa stessa anima; così, quando l’Uomo contempla
questo universo, è se stesso, cioè la propria anima che egli contempla. Ciò ci
permette di affermare che, a somiglianza del Lógos,
il mistico, mentre si rigenera, cioè nel plasmare la sua anima, crea un
universo, nel quale egli manifesta gli esseri che
erano in lui: è quest’Uomo Perfetto che diventa Redentore del suddetto
universo. Si può allora comprendere come molti veggenti (parliamo di quelli autentici) abbiano ricevuto in rivelazione differenti Vite di Cristo. Infatti, ogni profeta percepisce
la ‘Storia del Cristo’ di se stesso, mentre quella di Gesù di Nazareth ne
costituisce il Prototipo.
La Vita del
Signore è dunque storia Unica ed Eterna, però possono variare in apparenza
certi aspetti storici. Il Vangelo biblico di S.Giovanni
per esempio, quale Cristo ci rappresenta, il Cristo di Gesù? Cioè il Cristo
Cosmico, che è il Cristo di ognuno, indipendentemente dagli abiti storici? Perchè, anche se il termine ultimo della Scala ascendente è
l’Uno, non è Questi che si contempla una volta raggiunta la Sommità; ciò che si
contempla invece, è l’Eterna Generazione del Verbo. Perciò il Signore dice a Lorber:
“Dio è il supremo e perfettissimo ed eterno Primo Uomo. Tutto quindi
prende origine dall’Essere Primo di Dio e si sviluppa e si evolve finchè diviene simile all’Essere Originario di quel Primo
Uomo: è in questa analogia che è compresa la più piena e completa libertà. L’uomo è prima un
uomo emanato da Dio, e solo in seguito un uomo in se stesso. Finchè è solo da Dio, assomiglia ad un embrione nel grembo
materno; solo quando diviene un autentico uomo nell’ordine di Dio è un Uomo
Perfetto, perchè solo allora diviene veramente simile
a Dio. Una volta che è divenuto tale, rimane un Dio per tutta l’eternità, e
diviene a sua volta creatore di altri mondi, esseri ed uomini. Giacché avviene che Io ora veda tutti i Miei
Pensieri, Sentimenti e Desideri e la Mia Volontà essere uguale a ciò che ho
pensato e sentito. Ecco come si muove il Creato”.
Infatti a proposito di questa Alta
Meta, nell’opera di Max Seltmann ‘Scene Deliziose della Vita Terrena di
Gesù’, l’opuscolo n.10 intitolato ‘Il Risorto’, viene detto:
«Per giungere in maniera puramente spirituale a questa unione
beatificante con Lui quale nostro Dio-Padre, Egli ha
incominciato la Sua Grande Opera di Redenzione fra noi come uomo, da lungo
tempo promessa. Questo primo periodo della Sua Opera è già trascorso. Al
secondo periodo prenderemo parte anche noi; invece il terzo periodo è dinanzi a
tutti coloro che vorranno seguirLo nello Spirito del
Suo Amore e nell’esempio che Egli ci ha dato quale Uomo.
Nell’opera ‘Al-Insân al-Kâmil’,
il mistico sufi Al-Jîlî
afferma: «Quando Dio, l’Altissimo, si
rivela per mezzo di un Nome ad un Suo servo, questi è tratto fuor di sè a causa delle folgorazioni del Nome divino; così se tu
allora invochi Dio con tale Nome, ti risponderà il servo, che si è ormai
attribuito il Nome divino». Perciò, nel momento in cui l’anima personifica
o si identifica con la Faccia di Dio, o con uno dei Suoi Nomi, egli diventa Dio
in quel senso, ma non potrà mai identificarsi interamente con Lui, perchè Dio ha infiniti Nomi o Facce. Si va da Nome a Nome,
o si personificano sempre nuove Facce, senza mai raffigurarle tutte. Iddio ha
rivelato le Sue infinite Facce? Cioè nella loro totalità, i Nomi di Dio, sono
stati tutti quanti manifestati? In base alla teogonia di Proclo,
Dio è l’ESSERE (l’Uno-unifico),
gli esseri manifestati invece sono degli ENTI (le molteplici teofanie). È questa visione del Dio-Uno negli Dei
molteplici che costituisce il paradosso del monoteismo (Salmo 82,6; S.Giov.10,34-36).
Quindi oggetto
del pellegrinaggio è Iddio. Scopo del pellegrinaggio è la ricerca di Dio;
termine ultimo del pellegrinaggio verso Dio è il punto in cui incomincia il
viaggio in Dio, al di là della Montagna di Sion. I viaggiatori infatti, scoprono l’Oceano (S.Giov.7,38) in loro stessi e arrivano al punto in cui la via
verso Dio si interrompe, là dove incomincia il Viaggio in Dio. Spiegare questa
solitaria, elevata vetta è al di là della nostra capacità. Nonostante ciò, ecco
qualche accenno tratto da ‘Il
Redentore’ del Petrelli, in cui viene
lumeggiata la formazione e l’opera del Cristo Interiore:
«Tutti i comandi di Dio sono per il nostro beneficio. Perciò quando siamo
giunti allo stato in cui Egli ci vuole, Egli cessa di comandare. Dio Regna finchè non ha più bisogno di Regnare, perchè
abbiamo il Re e il Regno in noi».
In effetti,
quello che noi diveniamo alla ‘fine’ è in realtà il ‘nostro
nome’ d’appresso a Dio. Iddio attribuisce un Nome (Apoc.3,12) ad ogni uomo secondo il ‘Suo Stato Finale’ e non secondo
‘questo stato’ che è solo un prezioso inizio. La conoscenza dei Segreti del Re e del Regno
sono dunque solo mezzi e non fini per l’anima diretta a Dio (Ia Cor.13,10).
Quindi quando ci troviamo nella Dimora dei ‘servitori-schiavi’ la nostra
ricerca è la Sapienza; ma quando essa ci trasforma in ‘Amici-servitori’, la nostra ricerca diventa Dio stesso. Perchè se esiste un’idolatria per la ‘Lettera’, ci sarà
pure un’idolatria per la ‘Conoscenza’, che potrebbe incantare il cuore
dell’eletto; giacchè la forma più elevata della
relazione con Dio, può diventare il velo più sottile che nasconde Dio.
Infatti, la
conoscenza che si può avere del Divino, elevata e perfetta che sia, non è Dio;
essa è ancora ‘altro’ in rapporto a LUI. Non tutti i Mistici sono coscienti
che, pervenuti alla Conoscenza, essi possono ancora soccombere alla tentazione
di prendere il loro proprio idolo, cioè le loro
proprie esperienze, per la stessa Realtà Divina. L’Eletto può
infatti, attaccarsi alla ‘Conoscenza’ e pensare perciò di attaccarsi a
LUI. Ma in questo modo, l’Anima, costruisce, grazie alla sua Saggezza, dei
castelli, e come un re, essa non amerà abbandonare il suo regno. Le Stazioni
vanno dunque ricercate non per se stesse, ma perchè è
il Signore che vi ci pone in esse.
Ma siamo noi a
viaggiare verso Dio, o è piuttosto LUI che viaggia verso noi? Un sant’uomo dopo
trent’anni di pellegrinaggio si accorge che non era lui che cercava Iddio, ma
che era Dio che cercava lui. In effetti, l’Uomo trova Dio solo perchè è Iddio che lo ricerca; è come dire: ‘Ho cercato il mio
Signore e non l’ho trovato; l’ho trovato quando Egli mi ha cercato’ (S.Giov.17,6). Difatti, alla fine del
loro viaggio i pellegrini si accorgono, con ignoto stupore che rapisce i loro
spiriti, che guardando loro stessi e guardando il Beneamato, che Questi altro
non era che l’Amante, o meglio, che l’amante è trasformato nell’Amato (IIa Cor.3,18).
Secondo S.Giov.17,20-26, Ia Giov.3,2 e IIa Pietro 1,4, l’uomo è dunque
destinato a diventare Dio (in Gen.1,26
la somiglianza riguarda il carattere, cioè la qualità non la quantità, perchè il viaggio in Dio non può mai interrompersi) per
Grazia e partecipazione d’Amore; e al contrario della satanica tentazione (Gen.3,5 significa voler giungere al
Padre senza il Figlio), vi giunge attraverso la Croce del Calvario (S.Giov.14,6).
Quando i
Viaggiatori dello Spirito, raggiungono lo stadio dell’Unità Divina e giungono
in prossimità di Dio, essi lasciano perdere totalmente quello che hanno
posseduto fino a quel momento, perchè sono arrivati a
conoscere che ogni cosa appartiene a Lui. Abbandonano perciò la falsa
affermazione del ‘possedere’ cose e divengono
indipendenti in questo possesso. Essi ricevono allora un’indescrivibile
tranquillità e sono assolutamente liberati da ogni pena, paura e dolore. È a questo punto che tutte le gioie del
mondo, i dolori, i successi ed i fallimenti appaiono loro come una medesima
cosa; ed avendo trovato una nuova esistenza, vedono il mondo e tutto ciò che
esso contiene sotto una nuova luce. Alla fine essi ed ogni cosa che possiedono appartiene a Dio e Dio a loro.
È qui che finisce
la CERCA; ed è qui che sarà dischiuso in tutto il Suo splendore il Regno dei
Cieli (Efesi 2,6-7), dal quale
il nuovo cittadino apprenderà le leggi e i dettami, per diventare l’Amico di
Dio (Abdia 1,21). L’anima viaggia allora
verso Dio in compagnia di Dio (S.Mar.9,2),
ma ritorna poi da Dio, in compagnia di Dio, verso le creature (S.Mar.9,14). Per il Viandante
Cherubico allora, la cortina che separa i due mondi si assottiglia a tal punto
fino a cadere.
Dio è dunque il
tuo specchio dove tu ti contempli, e tu sei il Suo Specchio dove Egli contempla
il Suo Nome (Apoc.3,12). Infatti, è sotto la forma
del fuoco, nel Roveto Ardente, che Dio si è rivelato a Mosè (Esodo 3,2), perchè
è alla ricerca di un Fuoco che Mosè era partito.
Tutto il bisogno
è perciò bisogno di Dio, e Dio si rivela alla creatura sotto la figura del suo
bisogno. L’uomo attirato dal suo Signore sembra che abbia corso invano nel
deserto, ed arriva al punto di disperare di tutto; ma egli trova veramente
Iddio, perchè è quando non trovi ‘niente’ che tu
trovi Dio. Infatti Dio può essere trovato soltanto
nella rinuncia dell’agire umano, nel nostro Nulla... È allora che Egli si fa
Tutto. Cantava Giorgio Riehle: «La Sua alta meta,
nessun uomo può dirtela appieno. Solo il cuore del Padre che deve battere nel
tuo cuore, lo può»! Tutto possiamo dire
dell’Amore, ma quando giungiamo realmente all’Amore, abbiamo vergogna delle
nostre spiegazioni. Anche se il connubio delle parole rende le cose chiare,
l’Amore senza parole ha più chiarezza: solo l’Amore può aprire i suggelli
dell’anima (Apoc.5,1-8) e saziare la sete degli
Amanti divini (Cant. dei Cantici 8,7).[13]
O mio fratello, tu che cerchi il cammino che conduce al
Cielo, ritorniamo sui nostri passi, perchè è tutto intero in noi stessi che si trova il Re e il
Regno. Accade infatti che Pellegrini dello Spirito,
dalla nostra contrada, emigrino verso di Lui. Amen. Amen.
[indice]
A Cura di
Teofilo di Oberland
La Liberazione
dalle Passioni
E LE
DELIZIE DEL SECOLO FUTURO
(S.Matteo 13,44)
E
«Buia è la notte, paurose
le onde, crudele il vortice:
Come potrebbero gli
spensierati viaggiatori
sulla sponda conoscere alcunchè
della Nostra Sorte?»
(Hàfiz)
LJ
Q |
uando sentiamo parlare di
distacco dal mondo o di abbandono del mondo, prima di tutto abbiamo bisogno di
imparare e di sapere che cosa significhi la parola ‘mondo’, e quanti diversi significati ricopre questo termine. Solo
allora potremo conoscere la nostra anima e sapere quanto siamo lontani o
mescolati al mondo. Infatti l’uomo, se prima non
discerne cosa sia il mondo, non potrà nemmeno comprendere con quante membra è
lontano oppure è legato ad esso. Molti sono coloro che per due o tre punti sui
quali si astengono dal mondo pensano di se stessi di trovarsi in buona parte
fuori dal mondo. Ma in questo modo non sarà mai loro dato di percepire le
proprie passioni, e non percependole, nemmeno si preoccuperanno di curarle (S.Giov.14,17).
Qui il termine ‘mondo’ designa la struttura delle varie
passioni dell’anima; tra le moltissime: l’amore
per le ricchezze, l’amore degli onori,
l’esercizio del potere, la vanagloria e l’arroganza dell’autorità, e l’idolatria
della Conoscenza. Quando queste
passioni cessano il loro corso, allora anche il mondo in noi cessa di esistere.
Così avviene nei Santi: mentre vivono sono già morti a se stessi; essi vivono infatti nel corpo, ma non vivono secondo le passioni della
carne. Siamo dunque avveduti, e consideriamo quali passioni ci dominano ancora;
così facendo sapremo in che misura viviamo e in che misura siamo morti al
mondo.
Quindi
preoccupazione costante dell’uomo spirituale è di mantenere lo specchio del
proprio cuore in lucidissime condizioni, con l’aiuto della grazia che nostro
Signore ci elargisce (IIa Cor.3,18).
Difatti, come il ferro lucidato perde il suo colore ferrigno, così l’eletto,
nel mondare il suo cuore dalle vili passioni, diventa come uno specchio privo
di ruggine, nel quale il Signore riflette la Scienza dei Santi, senza libro e
senza precettore o maestro. Perchè se vogliamo
contemplare il Volto di Cristo, dobbiamo guardare nello specchio del nostro
cuore, in maniera tale da dimenticare lo specchio, per essere assorti
nell’Oggetto che lo specchio riflette e presenta. Perciò la contemplazione di
Dio non è un’idea svolta dalla mente umana; al contrario, essa è un dono della
Grazia, concesso ad un cuore che si purifica dalle passioni e che si volge all’’interno’ per cercare ed aspettare
Lui.
Sforziamoci
allora di entrare nella cella del tesoro che è in noi, e vedremo pure quel
Tesoro che è in Cielo. Infatti, questo e quello sono una sola cosa, e si fanno
vedere entrambi per un’unica porta. La scala di quel Regno è nascosta dentro di
noi, nella nostra anima. Quando noi scaveremo in noi stessi, allora troveremo i
gradini per i quali salire. Ma senza forti tribolazioni è difficile, per
l’inesperienza della giovinezza, assoggettarsi al gioco della santità (Eccles.12,1).
Le scritture non
espongono quali siano le realtà del secolo futuro, ma ci insegnano chiaramente
come possiamo ricevere fin d’ora la percezione delle loro delizie. Con le
parole: «Le cose che occhio non ha vedute e orecchio non ha udite» (Ia Cor.2,9),
lo scrittore sacro ci fa sapere che quelle cose future, in realtà, non
somigliano a nessuna delle cose di quaggiù, perchè
sono umanamente incomprensibili. Come in tutte le scienze, anche nella Scienza
dei Santi vi è un aspetto pratico ed uno teorico. La
parte pratica consiste nel patire con pazienza le sofferenze e quanto Iddio ha
preparato per noi; la parte teorica consiste invece nella percezione dei Divini
Misteri nascosti nelle parole della Scrittura che costituiscono la
rappresentazione delle Realtà Divine. Ora, senza vera pratica non vi è vera
teoria; perchè come è scritto in Ebrei 12,26-27, la prima purifica la parte passibile
dell’anima (=la terra), mentre la
seconda raffina la parte intellegibile (=i
cieli).
Quando Dio libera
l’uomo, ciò non avviene mediante gli sforzi di quest’ultimo, ma con l’aiuto e
la Grazia del Signore. Per prima cosa Egli produce in lui il Desiderio di pervenire a tal fine. Poi
gli apre la porta del Pentimento.
Quindi permette che sia gettato nella mortificazione,
in modo che egli continui a lottare e, per un po’, a lodarsi dei propri sforzi,
pensando di progredire e di realizzare qualcosa; ma in seguito cade nella
disperazione e non prova più gioia. Allora sa che la sua opera non è pura, ma
viziata; si pente degli atti di devozione che aveva creduto essere soltanto
suoi, e comprende che erano stati compiuti tramite la Grazia ed il soccorso divini, e che era colpevole in quanto li attribuiva ai
propri sforzi individuali. Quando ciò gli diviene evidente, un sentimento di
gioia penetra nel suo cuore. Allora Dio gli apre la porta della Certezza, in
modo che per un certo tempo egli accetta qualsiasi cosa da chicchessia, tollera
l’insolenza e sopporta l’avvilimento, sapendo in Chi ha creduto. Allora Dio gli
apre la porta dell’Amore, e qui appare per un certo tempo pure l’egoismo, ed
egli è esposto al biasimo.
Questo significa
che nel suo amore per Dio, affronta senza timore tutto quanto gli capita e non
bada ai rimproveri; e pensa ancora: ‘io amo’, ma non trova riposo prima di accorgersi che è Dio
che lo ama e lo mantiene in questo stato d’amore, e che questo è il risultato
dell’Amore e della Grazia di Dio, non già dei suoi propri sforzi. Allora Dio gli apre la porta dell’Unità e fa
sì che comprenda come ogni azione dipende dall’Iddio Onnipotente.
Quel che prima
conosceva per sentito dire, ora lo conosce intuitivamente, mentre contempla le
Opere di Dio. Allora riconosce interamente che non ha il diritto di dire ‘io’ o ‘mio’. A questo grado contempla la sua miseria; i desideri lo
abbandonano e egli diviene libero. Si augura quel che Dio augura: le sue
speranze particolari sono scomparse, è liberato dai suoi bisogni e si è
acquistata la pace e la gioia in terra e in Cielo. Quindi, affinchè
possa sapere che non sa niente e che non è niente è necessaria dapprima l’azione, poi la conoscenza.
Questo non è
facile a sapere. È una cosa che non può essere veramente insegnata, nè cucita con ago o attaccata con un filo: è un dono di
Dio. La visione del cuore è ciò che conta, non la
parola della lingua. Non sfuggiremo mai al nostro ‘io’ prima di averlo rinnegato; perchè finchè non rinunceremo ad esso non crederemo mai in Dio.
Perciò chiunque osi inoltrarsi per desiderio proprio o
per curiosità nei meandri nascosti della Sapienza Divina, viene scaraventato a
testa in giù nel mare delle proprie passioni.
Perchè prima di aver mortificato (Col.3,5) le sue membra terrestri,
cioè prima di aver curato l’infermità dei suoi pensieri con la pazienza, sotto
la fatica e l’obbrobrio della Croce, ha osato fantasticare nel suo intelletto
sulla Gloria della Croce. Questo appunto è quello che ci ha manifestato Nostro
Signore: «Se l’intelletto vuole salire
sulla Croce, prima che i suoi sensi abbiano cessato di essere infermi, l’ira di
Dio viene su di lui» (Prov.14,35).
Infatti se uno si precipita in cuor
suo a comporre pensieri fantastici sulle ‘cose
future’ mentre ha la mente macchiata da passioni vergognose, sarà obbligato
al silenzio dal castigo delle proprie passioni. Questo gli accadrà per non aver
prima purificato la mente con le afflizioni che si incontrano nell’assoggettare
i desideri della carne (Gal.5,16).
È corso infatti davanti a sè
dopo aver solo ascoltato o semplicemente letto, per procedere, con le pupille
cieche, in una via di fitte tenebre. È così che si viene gettati lontano da
Dio, in uno di quei luoghi tenebrosi della mente, come colui che osò entrare al
Convito di Nozze con vesti sporche (S.Mat.22,2-14).
Dalla fatica e
dalla vigilanza sgorga la purezza dei pensieri, e dalla purezza dei pensieri la
Luce della Conoscenza. Di qui la mente è guidata dalla Grazia verso ciò che i
sensi non hanno potere nè di insegnare nè di apprendere. In effetti le
cose di Dio vengono da sole quando meno le aspettiamo, però se il luogo del
cuore è puro e non contaminato.
Nell’opera ‘Difesa dei Santi Esicasti’ Gregorio
Palamas afferma:
«Quando gli uomini santi contemplano, dentro loro
vedono la veste della loro deificazione, poichè
attraverso la Grazia del Verbo la loro intelligenza è glorificata e riempita di
un frammento meraviglioso della Divina Benevolenza, nel medesimo modo in cui la
Divinità del Verbo ha glorificato con la Luce Divina il Corpo di Cristo sul
monte Tabor.
La Gloria che il Padre Gli ha donato, la possiedono
pure i suoi seguaci, perchè “volle che fossero
accanto a Lui e contemplassero la Sua Gloria” (S.Giov.17,24). Questa Luce
Deificante è il nutrimento degli esseri sovracelesti;
e quando il grande Paolo incontrò in Cristo le Visioni invisibili e sovracelesti, venne rapito, perchè
divenne sovraceleste senza che la sua mente abbia
oltrepassato i cieli materiali, facendogli mutare luogo. Questo rapimento, conosciuto solamente da
quelli che lo hanno esperimentato, evidenzia un altro mistero; cioè che esiste
un’illuminazione intellettuale visibile ai puri di cuore, completamente
differente dalla conoscenza sensibile, che anzi comprende. Dopo che l’intelletto avrà rifiutato il
vecchio uomo e avrà rivestito quello nato dalla Grazia, allora durante la
preghiera diventerà come uno zaffiro di colore celeste: la Scrittura chiama questo
‘Luogo di Dio’, che gli antichi avevano
visto invece ai piedi del monte Sinai. Quindi l’illuminazione perfetta dello
Spirito non è solamente una specie di rivelazione di pensieri, ma una vera e
continua illuminazione delle anime di Luce ipostatica. Nessuno ha chiamato Luce la conoscenza che
deriva dai sensi, anche se questa qualche volta conferisce un sapere. Tale
attributo viene dato solo ad una conoscenza proveniente dallo Spirito. Infatti,
come il fuoco nascosto dalla materia opaca riscalda, ma non dà luce, così lo
spirito quando viene oscurato dalle malvagie passioni può procurarsi la
conoscenza sensibile, ma non la Luce».
Si ricordi perciò
che la Vera Conoscenza non è una semplice acquisizione intellettuale
comunicabile allo stesso modo della spiegazione astratta. Essa può essere conosciuta
soltanto all’interno di se stessi; perchè, come
detto, la nostra cognizione di Dio è basata sul modello che viene riflesso
sullo specchio lucidato della nostra anima.
È vero, la Gnosi è contenuta nella ‘lettera’ della Sacra Scrittura, ma
non esistono libri segreti, riservati solo ad una casta di iniziati, capaci da
soli, di illuminare e salvare l’essere caduto nel baratro delle proprie
passioni (Giob.41,1-9). La Vera Gnosi invece, si rivela a misura che si avanza nella Vita
Spirituale. Essa è si nella Scrittura, celata in
maniera profonda e misteriosa, ma se ne ha la chiave a misura che si avanza
attraverso i gradi della Conoscenza fino all’Amore Puro e permanente che ne
costituisce l’apice.
Infatti gli Arcani esistevano prima
che fossero divulgati dai libri (Prov.8,22-36);
e se secondo Proverbi 1,20 e 8,21,
la Sapienza “Grida di fuori”, ciò
significa che è così che il Mistero diventa veramente conosciuto, e non per
effetto di una divulgazione scritta o non scritta. È proprio per questo che il
Mistero che si comunica al fondo dell’anima non è trasmesso per un insegnamento
umano.
Sapiente infatti non è colui che trae la propria conoscenza da
qualche libro e che diviene ignorante quando dimentica ciò che ha appreso. Il
vero Sapiente è colui che riceve la propria Conoscenza dal suo Signore, senza
studio nè insegnamento. Perchè
secondo le leggi dell’Ordine Divino, l’uomo, dall’esterno non può ricevere più
Luce di Conoscenza di quanta egli può accoglierne, senza danneggiare la sua
crescita interiore: dall’interno invece, egli può lasciarsi inondare dalla Luce
delle Divine Verità.
A questo
proposito Swedenborg negli ‘Arcani Celesti’ dichiara:
«Il secondo stato si ha quando avviene la distinzione tra ciò che è del
Signore ed il proprio dell’uomo: ciò che è del Signore viene
nella Parola chiamato ‘reliquie’, che
sono soprattutto le conoscenze della fede che l’uomo ha imparato
dall’infanzia. Queste rimangono nascoste
e non compaiono prima che si giunga a questo stato, che oggi si ottiene
raramente senza tentazioni, disgrazie e tristezze; le quali operano in modo che
sia messo a tacere e quasi muoia ciò che fa parte del corpo e del mondo, cioè
il proprio. Così le cose che
appartengono all’uomo esterno sono separate da quelle che appartengono all’uomo
interno; nell’interno vi sono le reliquie, che il Signore nasconde per questo
tempo e per questo uso».
Sulla
purificazione dell’essere umano Mahmûd Shabestarî, nella celebre opera ‘Il Roseto del Mistero’, scrive:
«L’uomo che giunge al segreto dell’Unità è colui che non si ferma alle
tappe della via. E chi conosce è colui che conosce l’essere stesso, colui che è
testimone dell’essere assoluto, e che ripudia la sua esistenza stessa. La tua
esistenza altro non è che rovo e loglio: getta tutto
ciò lontano da te. Va’ a ripulire la
stanza del tuo cuore, preparala ad essere la dimora del Beneamato. E quando tu
ne uscirai, Lui vi entrerà; e in te, vuotato di te stesso, Egli manifesterà la
Sua bellezza. Così l’uomo che è amato per le sue ‘opere pie’,
che le sofferenze della negazione purificano come camera pulita, trova la sua
dimora in una stazione lodevole, ed ottiene la sua parte di ‘quel che l’occhio non ha visto
e l’orecchio non ha udito’; ma sinchè gli resta dentro la sozzura della sua esistenza, la
conoscenza del Conoscente non riveste la forma dell’esperienza. Se tu prima non scarti gli ostacoli che ti
stanno davanti, nel segreto del tuo cuore non entrerà la Luce. Poichè in questo
mondo ci sono quattro ostacoli, considera che quattro sono i
modi di purificazione: la purificazione dalla sozzura della carne è il
primo; il secondo è la purificazione dal male e dal peccato,
‘mormorii del tentatore’; il terzo è la purificazione dalle cattive
abitudini, che rendono gli uomini simili agli animali dei campi; il quarto
è la purificazione dell’intimo del cuore, poichè là
si compie la via del pellegrino. E colui
che tali purificazioni hanno reso puro, in verità è degno di comunicare con
Dio. Prima che tu abbia rinunciato del
tutto a te stesso, come potrebbe la tua preghiera essere vera? Quando la tua essenza è pura da ogni macchia,
allora le tue preghiere sono ‘una gioia per gli occhi’, nessuna distinzione resta, allora: il Conoscente e il Conosciuto sono
una sola e medesima cosa».
* *
*
Di seguito
riportiamo per intero, il capitolo sull’Uomo
Rigenerato dell’opera ‘Theosophia Practica’
di Johan Georg Gichtel:
«Il benevolo
lettore deve sapere che io non parlo sulla scorta di letture o dei miei
ragionamenti, bensì in forza della mia diretta esperienza. Sto provando, qui,
delle grandi difficoltà nello scrivere, dato che l’uomo di cui sto per parlare
è spirituale e di molto celato; questi non può venir descritto con figure
naturali nè con umana lingua. È perciò necessario che
io mi serva di similitudini naturali. Per questo il benevolo lettore dovrà
meditare da se stesso fino a che non avrà raggiunto la piena intelligenza.
Siccome il lettore potrà, con questo, desiderare di
conoscere se stesso e di contemplarsi nella Luce della divina Saggezza, è
necessario che egli si interiorizzi con ardente applicazione nel più profondo
‘centro’ della sua anima, che preghi senza posa, che invochi lo Spirito Santo,
e che si abbandoni totalmente a Lui con tutto ciò che
possiede, in corpo, in anima ed in Spirito, con la risoluzione di non cedere
alla povertà, al bisogno, al dolore o alla morte ma, invece, determinato a
seguire Dio fino alla fine con la stessa fermezza che ho usato io. Se farà
così, io non dubito che Dio non ascolterà la sua preghiera fatta in nome di
Gesù, e che non gli donerà ciò che gli ha chiesto il suo cuore.
Il nuovo corpo, inoltre, è differente da quello vecchio
quanto il Sole splendente dalla oscura Terra e, benchè egli si mantenga nel vecchio corpo, questo gli
diverrà inconcepibile anche se, talvolta, potrà essere avvertito sensibilmente.
Il nuovo corpo non può essere rappresentato in maniera soddisfacente se non
mediante le immagini del Sole o delle Stelle, ed è altresì impossibile
osservarlo con il nostro occhio fisico, che non riesce a reggere la vista del
Sole di mezzogiorno.
Se si paragonasse l’apparizione del Cristo, dopo la sua
risurrezione, a questo bell’uomo, bisognerebbe altresì notare che non è ancora
trasfigurato. La storia di Paolo a Damasco c’insegna che egli venne
accecato dallo splendore del Corpo di Cristo. Questo per non parlare della mia propria esperienza. Allo stesso modo in cui si comporta
la Luce del Sole verso le Stelle, così accade per i nostri nuovi corpi a
riguardo di quello di Cristo: Egli è il Sole e noi siamo le Stelle, una stessa
carne, uno stesso essere; più imitiamo le Sue sofferenze e la Sua stessa Vita,
e più diverremo brillanti e luminosi. Non mi è possibile paragonare la forza di
questo corpo che ai colori dei gioielli più splendenti: diamanti, rubini,
giacinti, diaspri, eccetera. Questi, con l’intersecarsi dei loro multiformi
fuochi, offrono un magnifico spettacolo che abbaglia gli stessi angeli e che la
lingua umana non saprebbe esprimere, dato che non ci è
possibile usare che analogie terrestri, ombra delle celesti realtà. Quanto sono
stupidi gli uomini che disprezzano questa eterna magnificenza e le preferiscono
un pugno di effimeri piaceri carnali!
Questo corpo è sorto dal Verbo di Dio o celeste Sophia, che apparve uscendo dall’interiore sacro Fuoco
dell’Amore e che il desiderio o la fede rendono concepibile. Tutto questo è spirituale, più sottile
dell’aria, simile ai raggi del Sole che penetrano tutti i corpi. Questa celeste presenza di nuova vita
spirituale attira, con il suo potente desiderio, l’anima, nella sua essenza
ignea (come lo Sposo chiama la Sposa) ed emana, nel Mondo-di-Luce, dal più profondo dell’anima, una forte
Luce ‘Trionfante’ chiara e bianca. Lo
Spirito Santo esce allora verso la Saggezza eterna ed aiuta la vita esteriore a
produrre, a formare e a perfezionare il suo pane terrestre e ciò di cui essa ha
ancora bisogno. Tutto questo costituisce la santa ed eterna Generazione dei tre
principi: il Padre, il Figlio e la Saggezza dello Spirito, che santificano l’uomo rigenerato.
E non è solamente del pane che voglio
parlare come tu, povera e cieca Ragione, credi; non conoscerai mai questo
profondo ‘mistero’ dato che non sei degna di comprenderlo. Proprio perchè tu non cerchi che questo mondo, non pensi ad altro
che a riempire i tuoi forzieri e a lasciare il superfluo in eredità ai tuoi
figli. Sarebbe molto meglio però, che tu ti sforzassi di renderli devoti. Pure
i ricchi devoti sono altrettanto ciechi e riprovevoli, benchè
posseggano delle buone impostazioni: infatti aiutando
i loro amici carnali, essi li imprigionano nella loro miserabilità e pigrizia
rafforzando scientemente il loro Demone dell’Egoismo. Non s’aspettino
nè lodi nè ringraziamenti,
sia da questi amici profani, che da Dio: questo comportamento infatti, rende
vile il combattente, infiacchendolo già dalle sue stesse prime mosse col
soddisfarlo delle briciole della tavola del ricco e avvilendolo tanto da non
fargli, così, onorare Dio. Invero,
l’uomo non verrà giudicato secondo i suoi punti di vista ma secondo la
‘scienza’ oggettiva che Dio gli avrà accordato, così come lo stesso Signore
dice in S.Luca 12,47 e in S.Giacomo 4,17. Spero che questo fraterno e cordiale
avvertimento non verrà malinteso; tuttavia è nostro dovere far sì che la Luce
illumini e non ci dobbiamo soffermare a guardare chi illumini o su chi produca
reazione e giudizio.
Una Volontà fortemente rassegnata in cui Dio possa
volere, formare e creare quanto gli piaccia, Gli è certamente molto cara ed
Egli le si manifesta amichevolmente. Gli dispiace invece, una volontà
personalistica, quand’anche facesse molte buone opere, dato che essa agirebbe
senza Unità.
Il lettore esperto ed illuminato non avrà certamente
bisogno dei nostri scritti, dato che possiede in sè
il suo istruttore e la sua guida. Non è per lui che scriviamo. Noi, invece,
dobbiamo illuminare con la nostra luce l’animo senza esperienza e dirgli cos’è
la Rigenerazione; qual processo si svolga tra Dio e il nuovo Adamo e come il
nuovo uomo debba passare da un grado all’altro fino a che il suo nuovo corpo
non abbia raggiunto il suo completo sviluppo.
Si faccia ben attenzione al fatto che noi, con la
Rigenerazione, non riceviamo una nuova anima bensì un nuovo corpo e che,
parimenti, l’anima non ha bisogno di un nuovo parto, ma semplicemente di un
rinnovamento e di una conversione dall’esterno all’interno affinchè
ci possa essere un rinnovamento ad opera della pura
divinità. La vecchia carcassa è e rimane fragile; essa da tanto fastidio, con i
suoi continui appetiti, quanto ne può dare del letame ammonticchiato su un
campo in cui si voglia far crescere il grano.
Essa esaurisce tutte le scorte dell’anima, le da’ povertà, angoscia,
pena e dispiaceri di modo che questa non possa provare nè
gioia nè riposo nella sua vita esteriore. L’anima,
così, diviene triste e si affligge alle fatiche della vita terrestre e per la
varietà delle cose, cominciando a pensare alla Casa del Padre. Ma, se non esistesse questo portatore
d’angoscia, non si potrebbero vedere le meraviglie della Saggezza di Dio e le
preghiere dei fedeli non si potrebbero innalzare con fervore ed ardore. Per questo fine, il Cristo conduce i suoi
discepoli alla Sua santa povertà, li fa’ spogliare, bandire e perseguitare e
non lascia loro di che riposar la testa.
Tutto questo perchè essi ripongano tutta la
loro fiducia in Dio, perchè credano alla promessa che
hanno ricevuto, cioè che il Padre vegli su di loro. La povertà ed il bisogno insegnano a credere,
a pregar Dio per il rafforzamento della fede; questo è quanto i discepoli di Cristo
potranno più facilmente comprendere.
Benchè i ricchi non ci credano affatto, questa, tuttavia, è
la verità. Essa si potrà appalesare di per sè
solamente quando essi verranno privati di ciò di cui mangiare, anche per un sol
giorno: l’incredulità, il dubbio, l’ansia, l’angoscia, il dispiacere prenderanno possesso della loro anima ed essi grideranno: “Dove trovare del pane, in
questo deserto?”, come dice Mosè
in Numeri 11,13.
Noi altri, poveri uomini, non sappiamo quanto siamo
profondamente sepolti nello ‘spiritus mundi’ ed in
quale empietà viviamo; noi ci immaginiamo spesso di avere una forte fede da
riporre in Dio; noi temiamo di dover amare Dio e d’impararne la fede, mentre
dovremmo volerlo al di sopra d’ogni cosa.
In molti casi io ho dovuto riconoscere la mia debolezza ed avvertire le
palpitazioni del mio cuore fino a che, attraverso molti esercizi, il piccolo
arboscello della mia fede non si è sviluppato in robusto albero che poteva
resistere a tutte le tempeste del Diavolo e della Ragione.
Quando l’anima si converte nel corpo, mostra le spalle
alla luce del Sole ed eleva il suo volto verso Dio nella Luce interiore del
Mondo, allora riceve subito dei nuovi sensi, benchè
sia ancora prigioniera delle tenebre.
Essa riconosce subito il suo errore, la sua fuga dalla casa paterna e
gli eccessi della sua vita amorosa fatti con delle semplici cortigiane. Essa cade in ginocchio, si umilia davanti al
suo Padre celeste che abita nella segreta Luce e vuol pregare in Spirito. Ma non lo può ancora perchè
non sa pregare che con i libri e non comprende la vera preghiera in Spirito ed
in verità.
In un movimento sensibile del cuore, le viene inviato
lo Spirito Santo, che in questa ‘figura’ [14]
viene simboleggiato con la colomba. Questo moto appare estraneo all’anima perchè essa non conosce ancora Dio, infatti
se ne spaventa e preoccupa. Il Diavolo, osservando tutto questo, scivola in
fretta nel temperamento e cerca di insinuare il dubbio nell’anima con false
suggestioni. È così che, in un certo
periodo della mia vita, il Diavolo volle farmi credere che era lui a
possedermi. La mia anima si disperò e, avendo smesso la mia preghiera, io presi
il Nuovo Testamento per trovarvi qualche lettura adatta a scacciare questi
cattivi pensieri. E, avendolo aperto, mi
caddero sotto gli occhi le parole di Paolo (1a Cor.6,19): “Forse non sapete che il vostro
corpo è il tempio dello Spirito Santo che abita in voi, Spirito che avete
ricevuto da Dio e che voi non appartenete a voi stessi?”. Queste parole mi meravigliarono
molto perchè, sin dalla mia giovinezza, avevo cercato
Dio fuor di me e, dato che passavo molte volte la giornata in campagna o
nascosto in un fossato, avevo già contemplato il Cielo e desiderato di parlare
a Dio come avevano fatto Mosè, Davide, od altri uomini di Dio. Ma nessun Dio mi
voleva apparire ed io rientravo a casa molto dispiaciuto o prendevo il mio
libro di preghiere ed aprivo la finestra per potermici
sporgere e far così salire liberamente al Cielo le mie preghiere. Vissi così, cieco, per ventisei anni. Avendo
poi chiuso il Nuovo Testamento, caddi in ginocchio per ringraziare Dio di
quella grazia che scendeva con tanta abbondanza che, nel riceverla, trascorsero
cinque ore, tanto che io stesso mi stupii della ricchezza di questa
benedizione. Legai subito il mio cuore a
Cristo e m’abbandonai totalmente a Lui con corpo, anima e Spirito,
acconsentendo a portare tutte le croci che Egli mi inviava a condizione che non
mi lasciasse solo dato che ero come un piccolo
bambino, incapace di distinguere la sinistra dalla destra.
Il mio caro Salvatore accettò amabilmente la mia
preghiera e mi diede un intero calice da bere, dolce alla bocca ma amarissimo
al corpo. Egli non mi ha mai lasciato solo, mi ha fedelmente salvato da tutte
le prove, le malattie, le miserie, le persecuzioni ed i dispiaceri. Che a Lui
vadano ogni onore, lode e ringraziamento per l’eternità.
Io venni a poco a poco illuminato dalla
conoscenza divina e portato a punire la mia vita sregolata ed a
mostrarmi ai preti che sonarono a martello le loro campane e mi denunciarono
alle autorità come entusiasta, lunatico, eretico ed anabattista. Essi mi
beffarono, oltraggiarono, offesero, facendomi trascinare per le strade dai
sergenti e volendomi far decapitare, dato che non riuscirono a mettersi d’accordo,
smisero di colpo e mi bandirono per sempre dalla città.
Quando ero prigioniero in una segreta infetta, il
Diavolo condusse il suo primo assalto e mi tentò con dubbi tanto terribili che
fui sul punto di prendere un coltello per liberare la mia miserabile vita da
questo dolore. Questo combattimento fu così serrato e così violento che la
pelle delle mie ginocchia si lacerò mentre mi trascinavo in terra, senza che me
ne rendessi conto, in forza della mia interiore angoscia: il Diavolo, infatti,
insinuava il dubbio in tutte quante le mie preghiere. Avendo passato la metà di
un giorno in questa sofferenza, ad un certo punto cantai il salmo luterano: “Se Dio non fosse con noi in
questo momento ecc.”. Allora venni subito scosso nello Spirito e
caddi a terra. Vidi in quel momento, nel mio cuore, una bianca luce, ed attorno
al cuore un grosso serpente arrotolato su se stesso per tre volte, come una
treccia; nel mezzo del cuore, e in una luce chiarissima, apparve il Cristo
nella forma descritta da Giovanni (Apoc.1,13-15).
Egli con un grande sospiro, disse: “Se la Grazia non fosse la Mia
consolazione, o Dio, morirei di dolore!”.
Non appena vennero pronunciate queste parole, con un potente movimento, il
serpente venne schiacciato e ridotto in minuscoli pezzi che, quindi, vidi
precipitare in oscuri vapori.
Ritornai allora in me ed avvertii un notevole benessere
contemporaneamente ad una stabilizzazione nella mia preghiera; anche questo è
rappresentato nella ‘figura’.
Questa cacciata dall’egizia casa di schiavitù non è che
il primo passo nel deserto della prova per una Ragione incredula che non si
contenta della povertà cristica; essa si vergogna di
mendicare e rimpiange le carni, l’aglio e le cipolle d’Egitto, a quel punto il
Diavolo risveglia l’incredulità, la cattiveria ed il dubbio.
La fede, che non è, ancora, che un piccolo chicco di
senapa nel cuore, non può molto contro questa tempesta; allora sopraggiungono
boati e brontolii mentre l’anima sospira con forza. Dio manda dunque dei
mirabili aiutanti, purchè l’uomo voglia ben pregare;
io stesso ho ben sperimentato questa Grazia di Dio, benchè
ora non voglia dilungarmi nei dettagli.
Metterò tuttavia in guardia il lettore contro due difficili tentazioni
che hanno già fatto cadere, sotto i miei occhi, molte persone.
La prima tentazione è questa: allorquando
l’anima viene espulsa dalla casa di schiavitù per opera dello Spirito di questo
Mondo, e viene stabilita nella povertà cristica per
lavorare alle vigne del Signore, per attenuare la sua fame terrestre con le
promesse divine, per immaginare, formare e creare (grazie all’ausilio del suo
fedele aiuto e sposo Gesù, ed attraverso la preghiera, la fede e la supplica)
quanto possa soddisfare i suoi bisogni nel cielo interiore a che accada la
stessa cosa sulla terra, attraverso l’opera dei cuori pietosi e volti al bene;
allora, essa ritorna verso l’Egitto per l’azione della Ragione terrestre ed
accetta, coglie e s’assimila a ciò che aveva ricevuto ‘casualmente’, come se
questo si fosse verificato per invito divino e non come prova diabolica. In questo momento essa non pregherà con
applicazione, invece di temere il Tentatore e di mantenersi esattamente sul
sentiero di Cristo.
Così, sono state fuorviate
molte anime coraggiose che poi hanno pianto e si sono amaramente pentite
dicendo: “Se
non mi fossi fidata! Se fossi rimasta fedele!”. Ma intanto il male era fatto e non si
poteva più rimediare. In quel momento, infatti, la Vergine celeste si chiude
nel suo ‘centro’ e lascia l’anima scossa ad attendere invano. E, benchè l’intelletto abbia ricevuto un raggio della divina
Luce tanto da concepire i ‘misteri’ e da poterne parlare con la sua stessa
favella, la potenza immaginativa, formativa e plastica se ne
è andata via e non rimane che una botte vuota. Pure il Diavolo desidera l’Amor di Dio, ma
stai bene in guardia che poi non t’inghiotta e prenda possesso della tua casa,
dato che molto te la invidia. E, quand’egli riesce a rientrare da qualche
parte, porta con sè sette spiriti ancor più cattivi
di lui ed imprigiona la tua anima ed il tuo temperamento nelle sette forme di
Natura in modo che, dopo, tu non possa più liberartene facilmente. Dunque,
conserva ciò che già possiedi.
L’altra tentazione è ancor più
difficile a vincersi ed è più corruttrice: quando l’anima, infiammata dal Fuoco
divino, brucia con una chiara fiamma e produce una bella luce in cui la Vergine
celeste si leva trionfante nel temperamento, baciando con i suoi dolci raggi di
luce il suo caro Sposo nell’anima ignea, e gli trasmette tutte le sue potenze
per manifestare e realizzare le meraviglie di Dio attraverso il potente
desiderio della preghiera, essa si rende visibile apparendo in Cielo e cantando
inni di lode. L’anima, allora, esce
dall’umiltà e dall’equanimità e rientra nel suo amor proprio credendo che sia
il suo proprio Fuoco a poter attuare e produrre questi miracoli attraverso la
magia ignea e la sua propria preghiera. In quel momento essa si slancia molto in
alto, al di sopra dei Troni, e volendo essere qualcosa si rende, invece,
diavolo orgoglioso ed egoista che, con il pretesto della divina Giustizia, vuol
prostrare tutti ai suoi piedi, perseguitando con fuoco e con spada chi non si
sottometta subito, maledicendolo e condannandolo all’inferno. La cara Vergine s’offende e si dispiace di
questo, dato che non può giungere in soccorso del suo sposo. Infatti,
quand’essa vuole introdurre i suoi dolci raggi di luce nel fuoco di quest’anima
per ammorbidirla, l’anima diventa ancora più ignea, più orgogliosa e più
esaltata, resistendo con tutte le sue forze alla dolce luce, non lasciando
quindi nulla, in sè, con cui si possano smorzare le
sue asperità. Essa ritiene ipocrita ogni
dolcezza e respinge tutto ciò che non è igneo; ricopre tutto con il ‘mysterium stultitiae’
e lo chiama giustizia e giudizio di Dio.
Tuttavia, non è sotto questo riguardo, che un fiero ed orgoglioso
Diavolo.
Allorquando la cara Vergine Sophia
si rende conto che il suo sposo non può più essere guarito con il suo amore e
la sua dolcezza, essa si ritira nel suo ‘principio’ di luce, oscura il fuoco
dell’anima terrestre affinchè lo spirito igneo abbia
qualcosa con cui giocare nella sua fantasia e che, con questo legame, non gli
sia più permesso di volare.
Io sono stato offeso e bruciato da un tale spirito
igneo perchè non avevo esperienza e non conoscevo il
Diavolo, lo ritenevo divino e credevo di dovermi sottomettere alla sua
‘direzione’ obbedendo ai suoi ordini come essendone una nuova recluta. Ma il
buon Dio ebbe compassione della mia ingenuità e mi liberò per tempo; gliene
sarò riconoscente in eterno.
È per questo che prevengo il lettore: “è meglio imparare dalle disgrazie degli altri che
dalle proprie”. Niente, grande o
piccolo che sia, può venir prodotto nella Natura esteriore od interiore, senza
fuoco. È certo che, dove c’è gran fuoco c’è gran luce, e questo è molto utile
quando arde nell’umiltà, a patto che non esca dal suo sistema per divorare e
consumare tutto quanto si trovi intorno a lui. Se avessero fatto caso a questo,
sia Lucifero in Cielo, che Adamo in Paradiso, sarebbero
rimasti quello angelo e questo paradisiaco».
La descrizione
appena fatta da Gichtel, che era un seguace di J. Böhme, non può essere compresa da chi non sia già
illuminato, e apparirà oscura anche a chi non lo sia ancora del tutto. Canta il
Signore attraverso Lorber:
«Se una volta ancor dunque un’indiscreta brama vi inducesse, contro il
Mio Volere, a stender le profane vostre mani anche
verso un minimo frutto che proibito sia, la Mia Consolazione tacitamente del
tutto vi lascerà. Comprendetelo bene o voi che gatti e linci e volpi astute
siete: ben custodita entro un vasello d’oro sta la
Sapienza, nè mai diverrà preda di una vana curiosità;
anzi soltanto ai semplici Miei la porgo in dono perchè
le anime lor ne siano adorne! Chi sulla Terra
unicamente aspira ad un saper vano, a quegli inver Io
dico: Mai sarà tuo retaggio la Mia Luce! E invece all’alme
placide e ricolme d’Amore e d’Umiltà non la minima cosa ritenuta sarà da Me, il
Buon Padre».
E maestro Eckhart afferma: «Soltanto
nella misura in cui ti distacchi da te stesso tu sei padrone di te stesso, e
nella misura in cui sei padrone di te stesso, tu sei interno a te stesso; e
nella misura in cui sei interno a te stesso, sei interno a Dio e a tutto ciò
che Egli ha creato». E nella
splendida opera ‘L’abbandono alla
Divina Provvidenza’ J.P.de Caussade afferma:
«Tutto quello che vediamo non è che vanità e menzogna. La verità delle
cose sta in Dio. Quanta differenza esiste tra le idee di Dio e le nostre
illusioni! Noi che viviamo secondo le nostre visioni e i nostri sentimenti, rendiamo
inutile la luce della fede che ci guiderebbe in modo sicuro nel labirinto di
tante tenebre e immagini tra le quali ci smarriamo come insensati. La fede è la luce del tempo, essa sola attira
la verità senza vederla, tocca quel che non sente,
vede questo mondo come se non fosse, vedendo tutt’altra cosa che quel che
appare. È la chiave dei tesori, la
chiave dell’abisso e della Scienza di Dio.
La fede convince tutte le creature di menzogna, e attraverso di essa Dio
si rivela e si manifesta in tutte le cose e le divinizza: toglie il velo e
discopre la verità eterna. Quando
un’anima ha ricevuto quest’intelligenza della fede, Dio le parla attraverso
tutte le creature; l’universo è per essa una scrittura vivente tracciata
incessantemente davanti ai suoi occhi dal dito di Dio. La storia di tutti i
momenti che passano è una storia sacra; i libri santi dettati dallo Spirito di
Dio non sono per lei che l’inizio delle divine istruzioni. Tutto quel che
accade, e che non è scritto, è per lei la continuazione della Scrittura. Quello
che è scritto è il commento di quello che non lo è. La fede giudica dell’uno
attraverso l’altro; il compendio delle Scritture è l’introduzione alla storia
della pienezza dell’azione divina e l’anima vi scopre dei segreti per penetrare
i misteri che esso racchiude in tutta la sua estensione».
Quindi, nel
momento in cui l’anima è stata purificata, può, per la Grazia del suo Signore,
scrutare le Cose Celesti celate. E allorchè perviene
ad eguagliare la condotta degli Angeli (Apoc.22,9),
essa è illuminata come loro; ed in conformità alla purezza del suo cuore, anche
lei scruta, per la potenza dello Spirito Santo, le delizie del secolo futuro.
Perciò tutto
quanto Iddio ha eccellentemente compiuto e compirà in ogni creazione, è stato
dunque disposto e preparato da Lui fin dal Principio. Tutto ciò era nascosto e
celato in Lui, e non detto. Il Suo Mistero è stato manifestato tramite le
profezie ed ha ricevuto attuazione tramite l’Economia del Cristo. Perciò, dopo
la venuta del Signore, pure gli Angeli hanno acquisito una conoscenza
eccellente della Sapienza di Dio, perchè hanno visto
(Ia Piet.1,12; Cant. dei Cantici 8,5) con quale varietà Egli ha
operato l’Economia verso di noi, per raccogliere in Uno tutte le cose.
Quindi, quando
quelli che ora sono diligenti nel timor di Dio, avranno ricevuto quelle realtà
future, diverranno Uno; e tra i molti beati, dimoreranno in Cielo con le
potestà invisibili e con Gesù Cristo (Ebr.12,22-23).
Lì noi tutti saremo visti essere un unico Corpo con Nostro Signore (S.Giov.17,20-26).
L’anima giunta a
questa statura, diventa allora veggente; e ricevendo la Sapienza delle cose
nascoste, penetra negli abissi e nelle stanze delle anime (Ebr.13,17). Gli eletti diventano così degni della comunione con
Dio, nella rivelazione dei Suoi Misteri.
§§§§§§§§§ O §§§§§§§§§
[indice]
Bibliografia
La
bibliografia che segue, vuole solo essere una guida molto rappresentativa per
sapersi orientare nei meandri delle pubblicazioni. Cosa vogliono dire le
duecento e più opere elencate qui di seguito? Il profeta J.Lorber
ha forse bisogno di essere difeso, dopo essere stato lungamente spesso
frainteso…? Egli si inserisce sicuramente, in una generazione spirituale che lo
accomuna alla Chiesa
Interiore. Lorber non è quindi un isolato; anzi
la Dottrina che il Signore gli rivela
è quella stessa che deve essere data al popolo eletto. Per questo il nostro è
un profeta! Ciascuno infatti, può servire bene,
soltanto nella sua generazione…! Per quanto riguarda le Scritture Sacre dei
vari popoli, sarebbe più opportuno poterle leggere nel loro testo originale, perchè, a volte, Tradurre
significa Tradire.
* *
*
1.
Abd-Ru-Shin: «Nella Luce della Verità» 3 voll., Vomperberg 1968
2.
A.Abécassis: «Encyclopédie de la Mystique
Juive» Paris 1982
3.
Maria
D’Agreda: «Mistica Città di Dio» 5
voll., Torino 1881-86
4.
S.Margherita M.Alacoque: «Vita e Opere» 5 voll., Roma 1984
5.
Saint-Yves D’Alveydre: «L’Archéomètre» Saint-Clément des Levées
6.
J.Valentin Andreä: «Descrizione della Repubblica di
Cristianopoli» Napoli 1983
7.
B.Angela da Foligno: «Il
Libro» Grottaferrata 1985
8.
G..Anodal: «Santa Rosa da Lima» Bologna 1994
9.
«Apocrifi del Nuovo Testamento» 2 voll., Torino 1971
10. «Apocrifi dell’Antico
Testamento» 2 voll.,
Torino 1981-89
11. Farîd Ad-Dîn ’Attâr: «Il Verbo degli Uccelli» Milano 1986
12. Franz von Baader: «Fermenta Cognitionis» Paris 1985
13. Donna Maria Cecilia Baij: «Vita Interna di Gesù Cristo» 3 voll., Montefiascone 1961-62
14. Augustine Baker O.S.B.: «La
Santa Sapienza» 3 voll.,
Siena 1984
15. John Ballou:
«OASPE» New York 1882
16. E.Benamozegh: «Gli Esseni e la Cabbala» Milano 1979
17. E.Benz: «Les
Sources Mystiques de la Philosophie Romantique Allemande» Paris 1987
18. Nikolaj Berdjaev: «Il Senso della Storia» Milano 1977
19. Bernardo di Chiaravalle: «Sermoni
sul Cantico dei Cantici» 2
voll., Roma 1982
20. Pierre de Bérulle: «Œvres Complètes» Paris 1856
21. H.P.Blavatsky: «La Dottrina Segreta» 8 voll., Trieste 1981-88
22. J.Boehme: «Mysterium
Magnum» 2 voll., London 1965
23. H.Bremond: «Histoire
Littéraire du Sentiment Religieux en France» 12 voll., Paris 1968
24. S.Brigida di Svezia: «Le Celesti Rivelazioni» Milano 1960
25. Giordano Bruno: «Dialoghi
Italiani» 2 voll.,
Firenze 1958
26. Martin Buber: «Confessioni Estatiche» Milano 1987
27. J.Bunyan: «Il Pellegrinaggio del
Cristiano» Arezzo 1951
28. T.Burckhardt: «L’Uomo Universale» Roma 1981
29. Nicolas Cabasilas: «La Vita in Cristo» Torino 1971
30. Louis Cattiaux: «Le Message Retrouvé» Bruxelles
31. Mélanie Calvat: «L’Apparition de la Trés Sainte Vierge» Saint-Céneré
32. Benoît de Canfield: «La Règle de Perfection» Paris 1982
33. S.Carlo da Sezze O.F.M.: «Opere Complete» 8 voll., Roma 1963-
34. Cassiano: «Conferenze Spirituali» 3 voll., Alba 1965
35. S.Caterina da Siena: «Il Libro» Alba 1975
36. S.Caterina Vegri: «Le Sette Armi Spirituali» Padova 1985
37. E.Catzeflis: «La Doctrine de l’Unité en
Jésus-Christ» Bihorel lez Rouen 1925
38. J-P.de Caussade: «L’Abbandono alla Divina Provvidenza» Milano 1986
39. Juan de Cazalla: «Lumbre del Alma» Madrid 1974
40. Clemente Alessandrino: «Gli
Stromati» Milano 1985
41. L.Charbonneau-Lassay: «Le
Bestiaire du Christ» Milano 1980
42. J.Chevalier: «Dizionario dei Simboli» 2 voll., Milano 1986
43. Giovanni Climaco: «La Scala del Paradiso» Roma 1989
44. H.Corbin: «En Islam
Iranien» 4 voll., Paris 1991
45. Ivan di Cronstadt: «La Mia Vita in Cristo» Torino 1981
46. Curé D’Ars: «Sermons» 4 voll., Vailly-sur-Sauldre
1982
47. N.Cusano: «Opere Filosofiche» Torino 1972
48. Marie-Madeleine Davy: «Enciclopédie des
Mistiques» 4 voll., Paris 1977
49. P.Deghaye: «La Doctrine Esoterique de
Zinzendorf» Paris 1969
50. Delassus: «La Mission Posthume de Sainte
Jeanne d’Arc» Vailly-sur-Sauldre 1983
51. «Les Dits de Bistami» Paris 1989
52. Dionigi Areopagita: «Tutte
le Opere» Milano 1981
53. Douzetemps: «Le Mystère de la Croix» Milano 1975
54. Josefina Chacín Ducharne:
«La ‘Nuova Terra’ dell’Uomo Nuovo» Milano 1977
55. Frank-Duquesne: «Cosmos et Gloire» Paris 1947
56. Meister Eckhart: «Opere Tedesche» Firenze 1982
57. Karl von d’Eckartshausen: «La Nube sul Santuario» Napoli 1965
58. Kurt Eggenstein: «Jakob Lorber lo Scrivano di
Dio» Milano 1979
59. Egidio da Viterbo: «Scechina» 2 voll., Padova 1959
60. Bahrâm Elâhi: «La Via della Perfezione» Roma 1981
61. Mircea Eliade: «Storia delle Credenze e delle Idee Religiose» 5 voll., Firenze 1979-
62. C.Emmerich: «Visions» 3 voll., Paris 1864
63. Léopold Engel: «Mallona, La planète Explosée» Lodève 1972
64. J.S.Eriugena: «Periphyseon» Montréal 1987
65. Artistos Euphemides: «The Cosmic Mystery» Boston 1963
66. Évagre Le Pontique: «Les Six Centuries des ‘Kephalaia
Gnostica’» Turnhout 1977
67. J.Fabry: «Le
Théosophe de Francfort Johann Friedrich von Meyer» 2 voll., Berna 1989
68. R.P.Festugière O.P.: «La
Révélation d’Hermès Trismégiste» 4 voll., Paris 1983
69. «La Filocalia» 4 voll., Torino 1982-87
70. Vito Fornari: «Della Vita di Gesù Cristo» 2 voll., Torino 1949
71. Pierre Fournié: «Ce
que nous-avons été, Ce que nous sommes…» Londres 1801
72. S.Francesca Romana: «Fioretti Spiritiali. Visioni e
Divine Consolazioni» Firenze 1923
73. L.E.Fromm: «The
Prophetic Faith of our Fathers» 4 voll., Washington 1978-82
74. A.Gagliardi S.J.: «Breve Compendio di Perfezione Cristiana» Firenze 1952
75. Santa Gertrude: «Le
Rivelazioni» 2 voll.,
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76. H.de Geymuller:
«Swedenborg
et les Phénomènes Psychiques» Paris 1935
77. Giamblico: «I Misteri» Milano 1946
78. J.G.Gichtel: «Theosophia Practica» Roma 1982
79. S.Giovanni della Croce: «Opere» Roma 1975
80. Giuliana di Norwich: «Rivelazioni
dell’Amore Divino» Roma
1957
81. Don S.Gobbi: «Ai Sacerdoti Figli Prediletti della Madonna» Pescara 1993
82. Grillot de Givry: «La Via dell’Assoluto» Perugia 1981
83. B.Gorceix: «Amis De
Dieu en Allemagne au Siècle de Maître Eckhart» Paris 1984
84. B.Gorceix: «Flambée et Agonie Mystiques du XVIIe Siècle Allemand» Sisteron
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85. J.J.von Görres: «La Mistique Divine, Naturelle et Diabolique» Grenoble 1992
86. Gregorio di Nissa: «Fine Professione e Perfezione del Cristiano» Roma 1979
87. Gerardo Groote: «Il Trattato‘De Quattuor
Generibus Meditabilium»
Padova 1975
88. R.Guarnieri: «Il Movimento del Libero
Spirito» Roma 1965
89. René Guénon: «Gli Stati Molteplici dell’Essere» Torino 1965
90. Madam Guyon:
«Les
Torrents» Grenoble 1992
91. Hadewijch: «Visions» Paris 1987
92. Alfred Haehl:
«Vie et
Paroles du Maître Philippe» Paris 1980
93. Franz Hartmann: «Il Simbolismo Ermetico dei
Rosacroce» Roma 1981
94. Rabbi Hayyim de Volozhyn: «L’Ame de la Vie» Paris 1986
95. J.B.Van Helmont: «Adumbratio Kabbalæ Christianæ» Milano 1975
96. Enrique Herp: «Directorio de Contemplativos» Madrid 1974
97. S.Hildegarda di Bingen: «Opera Omnia» Patrologiae Latinae
T.197, Turnhout 1991
98. Otto Hillig:
«Loblieder
für Gotteskinder» Bietigheim
99. Walter Hilton: «La
Scala della Perfezione»
Torino 1989
100. A.Huerga«Historia de los Alumbrados» 5 voll., Madrid 1976-
101. S.Hutin: «Robert Fludd - Alchimiste et
Philosophe Rosicrucien» Paris 1972
102. Ibn‘Arabî: «Kitâb al-Fûtûhat al-Makkiyya» 4 voll., Cairo 1274H/1857-58
103. «Ikhwân al-Safâ’» 4 voll., Beyrouth
104. Isacco di Ninive: «Discorsi Spirituali» Magnano 1985
105. H.Jung-Stilling: «Szenen
aus dem Geisterreich» Bietigheim 1973
106. Jean Le Solitaire: «Dialogue sur L’Âme» Roma 1939
107. Jacopo da Varagine: «Leggenda Aurea» 2 voll., Firenze 1985
108. Al-Jîlî: «Al-Insân Al-Kâmil» 2 voll., Cairo 1949
109. J.Keller: «Le
Théosophe Alsacien Frédéric-Rodolphe Satzmann» 2 voll., Berna 1985
110. Nâsir-E Khosraw: «Le Livre Réunissant les
Deux Sagesses»Paris 1990
111. H.Khunrath: «Amphithéâtre de l’Eternelle
Sapience» Milano 1975
112. Carl Kiesewetter: «Geschichte des Neueren
Occultismus» Schwarzenburg 1977
113. R.A.Knox: «Illuminati e Carismatici» Bologna 1970
114. Leszek Kolakowski:
«Chrétiens
Sans Église» Paris 1987
115. Ivan Kologrivov: «Santi Russi» Milano 1977
116. Sr.F.Kowalska: «Diario - La Misericordia
Divina nella mia Anima» Roma
1992
117. A.Koyré: «Mystiques,
Spirituels, Alchimistes du XVIe Siècle
Allemand» Paris 1971
118. Francesco la Combe: «Meditare» Milano 1983
119. Johanne Ladner:
«Vaterbriefe» 3 voll., Bietigheim 1933
120. W.Law: «La Voie de la Science Divine» Lyon 1962
121. M.Meillassoux-Le Cerf: «Dom Pernety et son Milieu» 2 voll., Paris
122. «Lettres de Pierre» 7 voll., Paris 1980-89
123. «Libretto della Vita Perfetta» Roma 1994
124. «Il Libro dei Morti degli
Antichi Egiziani»
Milano
125. «Le Livre d’Urantia» Chicago 1961
126. J.Lopoukhine: «Quelques Traits de l’Église
Intérieure» Paris 1973
127. J.Lorber: «Johannes.
Das Große Evangelium» 11 voll., Bietigheim 1981-1987
128. Isaac Loriah:
«Traité
des Révolutions des Ames» Paris 1903
129. H.De Lubac: «La Posterità Spirituale di Gioacchino
da Fiore» 2 voll.,
Milano 1981-84
130. Ramon Lullo: «Libre de Contemplacio en Deu» 21 voll., Palma di Maiorca 1906-1950
131. W.Lutz: «Die
Grundfragen des Lebens» Bietigheim 1979
132. G.Luzzi: «La Bibbia Tradotta e Annotata» 13 voll., Firenze 1927-31
133. Pseudo-Macaire:
«Les
Homélies Spirituelles» Abbaye De Bellefontaine 1984
134. Machthild von Magdeburg: «La Luce Fluente della Divinità» Firenze 1991
135. S.Maria Maddalena dei Pazzi: «Opere» 7 voll., Firenze 1970-76
136. Bâquer Majlisî: «Bihâr al Anwâr» 50 voll.,Téhéran
1957-
137. Maddalena Marcucci: «La Santità è Amore» Roma 1989
138. F.Malaval: «Pratique Facile pour Élever
l’Âme à la Contemplation»
Grenoble 1993
139. Yves Marquet:
«La
Philosophie des Ikhwân al-Safâ’» Alger
140. Louis Massignon«La Passion de Hallâj» 4 voll., Paris 1972
141. Massimo il Confessore: «La
Mistagogia ed Altri Scritti»
Firenze 1931
142. P.Mattia da Salò O.M.Cap.: «Pratica dell’Orazione Mentale» 2 voll., Assisi 1932-34
143. G.Mayerhofer: «Le Prediche del Signore» 2 voll., Padova 1978
144. J.G.Melton: «The Encyclopedia of American
Religions» Detroit 1989
145. Rulman Merswin: «Il Libro delle Nove Rupi» in «Opere» di E.Susone,
Alba 1971
146. J.van der Meulen:
«Die Vier
Bücher des Intermediarius» 4 voll., Munchen 1970
147. Miguel de Molinos: «Guida Spirituale» Torino 1957
148. S.Luigi M.da Montfort:
«Opere» 2 voll., Roma 1990-
149. F.Max Müller: «The
Sacred Books of the East» 50 voll., Delhi 1965-66
150. Nasafî: «Le Livre de l’Homme Perfait» Paris 1984
151. R.Nicholson: «Sufismo e Mistica Islamica» Genova 1988
152. W.Nigg: «Il Regno Eterno» Milano 1947
153. Niffari: «Le Livre des Stations» Combas 1989
154. «Le Nozze Chimiche di Christian Rosenkreuz» Roma 1975
155. «La Nube della Non-Conoscenza» Milano 1981
156. Paul Nwya: «Exégèse Coranique et Langage Mystique» Beyrouth 1986
157. Fabre D’Olivet: «La Langue Hébraique Restituée» Lausanne 1975
158. A.Orbe S.I.: «Cristología Gnóstica» 2 voll., Madrid 1976
159. Origène: «I Principi» Torino 1968
160. S.Paolo della Croce: «Lettere» 5 voll., Roma 1924-1977
161. Paracelse: «Œvres Complètes» Paris 1984
162. A.Parker: «Sundar
Singh» Torino 1988
163. Grégoire Palamas:
«Défense
des Saints Hésychastes» 2 voll., Louvain 1973
164. Bahya Ibn Paquda:
«I Doveri del Cuore» Milano 1988
165. Martinez de Pasqually: «Trattato della Reintegrazione degli Esseri» Genova 1982
166. Pedro de Jesus Maria O.de M.: «Cielo Espiritual Trino y Uno» Madrid 1986
167. M.M.Pelayo: «Historia de los Heterodoxos
Españoles» 2 voll.,
Madrid 1987
168. W.D.Pelley: «The
Golden Scripts» Noblesville 1990
169. Gerlac Petersz: «L’Ardente Soliloquio con Dio» Lanciano 1938
170. G.Petrelli: «Il Redentore» Torre Pellice 1955[15]
171. M.Petrocchi: «Storia della Spiritualità
Italiana» Roma 1984
172. J.Phaure: «Le Cycle de l’Humanité
Adamique» Paris 1977
173. L.Piccarreta: «Opere» 36 voll., Sesto San Giovanni 1982-
174. J.Picus Mirandulanus: «Opera Omnia» 2 voll., Torino 1971
175. Padre Pio da Pietrelcina: «Epistolario» 4 voll., S.Giovanni Rotondo
1984
176. Plotino: «Enneadi» 4 voll., Bari 1973
177. Margherita Porete: «Lo Specchio delle Anime Semplici» Alba 1994
178. G.Postel: «La Chiave delle Cose Nascoste» Milano
179. M.A.Prevedello: «Il Mistero del Sangue di Cristo» 2 voll., Roma 1984
180. Jean Prieur: «Testimoni dell’Invisibile» Roma 1976
181. «Il Processo di Giovanna d’Arco» Bologna 1959
182. Proclo: «La Teologia Platonica» Bari 1957
183. J.Quasten: «Patrologia» 3 voll., Torino 1980
184. «Racconti di
un Pellegrino Russo»
Milano 1973
185. Shrî Râmakrishna: «Alla Ricerca di Dio» Roma 1963
186. Riccardo di S.Vittore: «I Quattro Gradi della Violenta Carità» Parma 1993
187. Cyprian Rice: «Irfàn» Roma 1960
188. Georg Riehle:
«Fünfizig
Jahre Bahnbrecher der Göttlichen liebe» Bietigheim 1952
189. P.A.Riffard: «L’Ésotérisme» Paris 1990
190. P. Rodriguez: «Antologia
de la Leteratura Espiritual Española» 4 voll., Madrid 1980-85
191. Riccardo.Rojas: «Il Cristo Invisibile» Firenze 1949
192. Roque Rojas-Damiana Oviedo: «Libro de la Vida Verdadera» 12 voll.,Messico
193. Knorr von Rosenroth: «Kabbala Denudata» 2 voll., Hildesheim 1974
194. G.Rossetti: «Il Mistero dell’Amor Platonico
nel Medioevo» 5 voll.,
Milano 1982
195. Jalâloddîn Rûmî: «The Mathnawi» 8 voll., Cambridge 1982
196. Jan van Ruusbroec:
«Écrits» 4 voll., Abbaye
De Bellefontaine 1990-
197. Rûzbehân: «Le Jasmin
des Fidèles d’Amour» Lagrasse 1991
198. Vassula Ryden: «La Vera Vita in Dio» 5 voll., Roma 1992-94
199. L.C.De Saint Martin: «Le Ministere de l’Homme-Esprit» Villeneuve Saint Georges 1985
200. Jean de Saint-Samson: «Oeuvres Completes» 10 voll., Paris 1992-
201. Mons.Carlo Salotti: «La Beata Anna Maria Taigi» Roma 1922
202. Hakîm Sanâ’î: «Il Giardino Cintato della Verità» Torino 1992
203. J.L.Sastri: «Ancient Indian Tradition and
Mytology» 100 voll.,
Delhi 1970-
204. F.G.Schelling: «Filosofia della Rivelazione» 2 voll., Bologna 1972
205. G.Scholem: «Le Grandi Correnti della
Mistica Ebraica»
Milano 1965
206. A.Schult: «Johannes-Evangelium
als Offenbarung des Kosmichen Christus» Remagen
207. E.Schuré: «Evoluzione Divina» Roma 1983
208. Lorenzo Scupoli: «Il Combattimento Spirituale» Milano 1985
209. F.Secret: «Les Kabbalistes Chrétiens de
la Renaissance» Milano 1985
210. Sédir: «Storia e Dottrine dei
Rosa-Croce» Roma 1971
211. «Sepher Ha-Zohar» 6 voll., Paris 1975
212. M.Shabestarî: «La Roseraie du Mystère» Paris 1991
213. I.Shah: «La Strada del Sufi» Roma 1971
214. Mollâ Sadrâ Shîrâzî:
«Le Livre
des Penetrations Metaphysiques» Paris 1988
215. Max Seltmann:
«Köstliche
Szenen aus dem Erdenleben Jesu» 25 voll., Bietigheim
216. Angelus Silesius: «Il Pellegrino Cherubico» Alba 1989
217. A.P.Sinnett: «Le Lettere dei Mahatma» 2 voll., Trieste 1968-69
218. Archimandrita Sofronio: «Silvano del Monte Athos» Torino 1978
219. Sohravardi: «L’Arcangelo Purpureo» Milano 1990
220. Vladimir Solov’ëv: «Opere» 5 voll., Milano 1983-
221. Johannes Steiner: «Teresa Neumann di
Konnersreuth» Modena 1969
222. Rudolf Steiner: «I
Mistici» Milano 1948
223. L.Sturzo: «La Vera Vita» Roma 1947
224. J.J.Surin: «Correspondance» Paris 1966
225. B.Enrico Susone O.P.: «Opere Spirituali» Alba 1971
226. Syméon Le N.Théologien: «Chapitres Théologiques Gnostiques et Pratiques» Paris 1980
227. E.Swedenborg: «Arcanes
Célestes» 18 voll., Paris 1841-64[16]
228. T.Tamburini: «Storia Generale
dell’Inquisizione» 2
voll., Foggia 1982
229. L.Tondelli: «Il Libro delle Figure
dell’Abate Gioacchino Da Fiore» 2 voll., Torino 1953
230. A.Tanquerey: «Compendio di
Teologia Ascetica e Mistica» Roma
1927
231. Hermès Trismégiste: «Corpus Hermeticum» 4 voll., Paris 1983
232. J.Tennhardt: «Von
Inneren Wort» Bietigheim 1961
233. Tritemio: «Traité des Causes Secondes» Milano 1974
234. «Theatrum Chemicum» 7 voll., Torino 1981
235. S.Teresa di Gesù: «Opere» Roma 1969
236. H.Thurston S.J.: «Fenomeni Fisici del Misticismo» Alba 1956
237. Tommaso da Kempis: «L’Imitazione di Cristo» Torino 1946
238. F.Tocco: «Storia dell’Eresia nel
Medioevo» Genova 1989
239. P.Ubaldi: «Cristo e la Sua Legge» Roma 1976
240. P.Umile Bonzi da Genova: «S.Caterina da Genova» 2 voll., Torino 1962
241. Maria Valtorta: «Il Poema dell’Uomo-Dio» 10 voll., Isola del Liri 1975
242. F.Georges Venitien: «L’Armonie du Monde» Neully
sur Seine 1978
243. Tacchi Venturi: «Storia
delle Religioni» 5
voll., Torino 1970-71
244. Donna Battista Vernazza: «Dell’Unione dell’Anima con Dio» Venezia 1588
245. S.Veronica Giuliani: «Diario» 7 voll., Città di Castello 1969-91
246. A.Viatte: «Les Sources Occultes du
Romanticisme» 2 voll., Paris 1979
247. P.M.Virio: «La Gnosi» Roma
248. Eva de Vitray-Meyerovitch: «I Mistici dell’Islam» Parma
1991
249. J.Webb: «Il Sistema Occulto» Milano 1989
250. Johannes Widmann: «Was ist Meine Schöpfung ?» Frankfurt 1986
[indice]
[home sito] [home Lorber] [home G.V.G.]
[1] _ Le Rivelazioni ricevute alla Mecca.
[2] _ Enciclopedia dei Fratelli della Purità.
[3] - Completato più tardi con un 11° volume a cura di
Leopold Engel negli anni 1892-94.
[4] - Il termine 'Teosofía'
viene dal greco «Jesof'a», e fu usato dai
neoplatonici e dai mistici cristiani medievali per indicare propriamente la
scienza delle cose divine.
[5] - Lorber, oltre alla
Bibbia, leggeva di preferenza le opere dei mistici.
[6] - L'Ordine Divino è una Legge che dirige il
funzionamento di tutto ciò che esiste. Essa fissa le norme direttive e
costituisce la spinta motrice del funzionamento del nostro Universo, il cui
centro è Dio. È così che nella realtà fenomenica, a tutte le sue dimensioni ed
altezze evolutive, dal più basso livello (materia)
al più alto (spirito), constatiamo che tutto è regolato da leggi inviolabili, senza
arbitri ed eccezioni. Cosa avverrebbe nel nostro Universo se i fenomeni non
ubbidissero ad una disciplina così come è stato prestabilito? Tutto crollerebbe
nel caos. E non vi è ragione di credere che i fenomeni morali e spirituali
siano esenti da questa regolamentazione universale e sottoposti ad un regime di
tipo diverso. Il 'Grande
Vangelo di Giovanni' (Vol.I°,42,5) dice: ' Le cose della natura sono sottomesse ad un ordine, ed è solo nel loro
ordine proprio che esse possono sussistere. Similmente, anche sulle cose
spirituali impera un loro ordine notevolmente caratteristico, fuori del quale
esse non possono sussistere, nè possono
venire ideate o pronunciate'.
[7] - Si tratta di 'Schrifttexterklärungen' tradotto da C.Battistella,
e al quale fu dato il titolo: 'Estratto
Supplementare Evangelico - Spirituale
Celeste'. In realtà, il Paronit,
trapassato di recente, pur custodendo i manoscritti delle traduzioni italiane
di quasi tutte le opere di Lorber, aveva spesso la
mania di utilizzare in maniera eterodossa le rivelazioni del nostro profeta.
[8] - Si osservi che l'opera dell'italiano Pietro Ubaldi, benché possa aver subito l'influenza
sotterranea del nostro (si esamini
l'opuscolo 'Nella Vigna del Signore'
pubblicato nel 1936 dalla Comunità Cristiana di Trieste cui faceva parte Salvatore
Piacentini), non ha le caratteristiche
spirituali proprie del Lorber.
[9] - Ci dispiace osservare come alcuni moderni 'Apologisti
del Cristianesimo' non sanno discernere tra spirituale
e profano: così si condannano a priori alcuni movimenti che sono 'realmente' cristici.
Lo scritto 'Le Nuove Rivelazioni' di Teofilo
di Oberland ha soprattutto lo scopo di
ristabilire un po' di ordine in questo genere di diatribe, sbaragliando il campo
da ogni assurda confusione.
[10] _ A
nessuno è stato mai proibito d’istruirsi nelle scienze, perchè
sono utili alla vita e arrecano diletto; e non è mai stato negato, a coloro che
sono nella fede, di pensare e parlare come gli eruditi del mondo. Ma è
necessario avere come principio quello di credere nella Parola del Signore, e
di confermare con le verità naturali quelle spirituali
e celesti, in termini familiari al mondo erudito; e ciò, per quanto è possibile.
Perciò il principio di partenza dovrà provenire dal Signore, e non da se
stessi, perchè il primo è vita, quest’ultimo morte.
[11] _ L’Eden
sembra essere la vita felice in cui il cosmo era nell’uomo e l’uomo in Dio.
L’uomo rifiutando Dio, stacca da lui il cosmo ‘che era in lui’.
È questa appunto la ‘caduta’ nel mondo oggettivato.
[12] _ Catholicus significa ‘universale’.
[13] _ Si
legga con profitto l’opera della Madre Marcucci
riportata in bibliografia.
[14] _ Non abbiamo
riportato qui la ‘figura’ dell’Uomo Rigenerato inclusa nell’opera di Gichtel.
[15] _ Queste
opere basilari si possono trovare presso ‘Antonio
Bernabei, Via Alfieri, 10100 - Torino’. L’esegesi del Petrelli,
per ispirazione e per dottrina, fu pari a quella dei più grandi Padri
d’Oriente.
[16] _ L’Opera
Omnia in latino e in inglese di questo importante autore può essere trovata
presso la Swedenborg Society, 20/21 Bloomsbury
Way, London WC1A 2TH, o in America presso la Swedenborg Foundation. Oltre alle ottime vecchie
traduzioni ottocentesche italiane e francesi, ormai introvabili,
rispettivamente di Loreto Scocia e di Le Boys des Guays,
esistono le traduzioni tedesche che si possono richiedere alla Swedenborg Verlag di
Zurigo, oppure in Germania, presso la stessa Lorber Verlag.