Rivelazioni

nel 1842 al mistico e profeta

Jakob lorber

Cosa rappresentano i monti e in particolare questo ghiacciaio austriaco sulla Terra, quale un elemento della Creazione? Cosa racchiude? Come si è formato? Che rapporto ha con la sua esistenza spirituale? Tutto è effetto dell’amore di Dio!

 

Il Gloßglockner

 

 

glossglockner

 

 

Traduzione dall’originale tedesco "Der Grossglockner” dalla 6°. edizione tedesca 1979

Copyright © by Lorber Verlag

Copyright © by Associazione Jakob Lorber

Traduzione di Salvatore Piacentini (1923)

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Amici della nuova Luce

ISBN   978-88-88984-39-1

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INDICE

 

Introduzione   (del Signore) “Udite e poi vedete e imparate”                15.05.1841

Poesia        Il Grossglockner in una luce nuova                                 27.11.1841

Cap. 1        Il Grossglockner quale montagna e progenitore               13 04. 1842

Cap. 2        L’importanza e l’origine del ferro                                       3.05.1842

Cap. 3        Le montagne quali regolatrici di correnti d’aria                    9.05.1842

Cap. 4        Essenza e cause della luminosità dei ghiacciai                10.05.1842

Cap. 5        Lo spirituale e il materiale                                              11.05.1842

Cap. 6        Lotta degli spiriti della natura sulla vetta                          12.05.1842

Cap. 7        Vie per l’umiliazione e l’educazione degli spiriti naturali     13.05.1842

Cap. 8        Vie per il miglioramento degli spiriti naturali                     19.05.1842

Cap. 9        L’influsso che anima lo spirito durante una salita in montagna                  20.05.1842

Cap. 10      I monti quali predicatori dell’amore e profeti di sapienza    21.05.1842

Cap. 11      L’animo e la vista interiore rafforzati in montagna – Una storiella                  25.05.1842

Cap. 12      Le montagne quali veri luoghi di contatto con il Divino      27.05.1842

Cap. 13      La montagna quale specchio del nostro interiore              28.05.1842

Allegato

DdC 2/180  Benedizione per una salita su di un monte                       15.07.1847

 

Introduzione

(del Signore)

“Udite e poi vedete e imparate!”

15 maggio 1841

1) Miei cari figli, se volete seguirMi, seguiteMi completamente in ogni cosa; non rallegratevi di camminare per profonde valli, né per gole e burroni, i quali sono ricolmi di insetti immondi, di aria impura e non di rado tra chi vi dimora regnano le dispute, le liti, l’odio, ogni furto e maledizione reciproca, bensì venite lieti con Me su alture e montagne! Là vi sarà dato sempre di assistere ad un sermone del monte, o ad una trasfigurazione, o al sentirsi sazi con poco pane, o ad una guarigione di lebbrosi, o ad una vittoria contro le più violente tentazioni, o ad una risurrezione dalla morte, nonché ad una quantità grande di altre cose per voi di valore inesprimibile. Conducete anzi con voi dei fanciulli, e non vi mancherà occasione di riconoscere in loro, con tutta chiarezza, la benedizione dei monti!

2) Chi ha il corpo debole, non abbia timore delle montagne benedette, perché le loro cime sono circonfuse dell’alito fortificante degli spiriti della vita. Davvero sulle montagne e sulle alture s’intrecciano parole beate che adornano le balsamiche vette dei fiori dorati dell’amore eterno! Oh, considerate oggi gli abitanti delle montagne e poi, dite se non sono, per lo più, tali da svergognare enormemente i litigiosi abitanti delle valli, dei villaggi, dei borghi e delle città! Solo sulle montagne l’ospitalità cristiana dimora ancora nella sua purezza. La bella concordia non dimora affatto nelle città della pianura, né nelle valli o nelle gole! È sulle montagne soltanto che dovete cercarla, sia tra le piante, che tra gli animali, e non di rado pure tra gli uomini.

3) Se conoscete due persone che sono nemiche tra di loro, inducetele a seguirvi fin sulla vetta profumata di un monte, e spesso vedrete come i nemici diventano amici. Anche il lupo, questo feroce animale avido soltanto di sangue, non di rado va sulle montagne alla ricerca di quell’erba che l’istinto gli dice che per lui è salutare, ma, così facendo, risparmia il gregge delle pecore belanti intente al pascolo.

4) Oh, riandate con il pensiero ai primi padri dei padri di questa Terra: essi dimorarono tutti sulle montagne! (vedi “Il Governo della Famiglia di Dio”). Sul Sinai altissimo, Io diedi a Mosè le sacre Tavole sulle quali, ad aurei caratteri di vita eterna, erano impresse profondamente le libere Leggi per gli uomini dell’immonda pianura.

5) È superfluo che Io vi dica altre cose sulle sacre montagne e sulla scuola dei veggenti e annunciatori della Parola eterna proveniente da Me. Visitate spesso i monti e trattenetevi volentieri su di essi; così vi sentirete sempre vicina la pienezza della Benedizione dell’eterno Amore del Padre santo. Il “Kulm” (un monte presso Graz), che già una volta vi ho consigliato, darà a colui che per amor Mio salirà fino alla verdeggiante cima, ciò che un giorno il Tabor offrì a Pietro, a Giacomo e al Mio Giovanni. Però, notate bene, Io non dico “è necessario” e nemmeno “si deve”; soltanto chi può e chi vuole segua Me, il Maestro e Padre suo, così allora egli apprenderà ben presto il perché la Predica del Cielo Io l’abbia data al popolo sopra a un monte! Potete recarvi sulle montagne in qualsiasi momento; tuttavia quanto prima, tanto meglio; questa cosa annotatevela bene. Amen! Questo ve lo dice il Padre che è santo e che vi ama ardentemente; ascoltateLo! Amen! Amen! Amen!

 

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Poesia

Il Glossglockner in una nuova luce

27 novembre 1841

Nelle più pure regioni dell’atmosfera,

dove spira l’aria più pura,

dove, legati da fedeltà e amore,

s’accompagnano i fratelli l’un con l’altro insieme,

è là che essi si ergono oltre le nuvole,

sublimi testimoni ammantati di amicizia,

portando fardelli molto pesanti,

e anche sacrifici che salgon verso l’alto!

   Tra questi numerosi testimoni,

   ornamento di questo piccolo paesino,

   il grande intricato si mostra tuttavia con chiarezza,

   nel suo sublime e tacito silenzio.

   Molti conoscono questo testimone,

   di lui si parla in lungo e in largo,

   ma menzionare quanti siano,

   qui non si riesce a immaginarlo!

Come esso sia impervio, lacerato, e quanto alto si elevi,

come sia ai suoi piedi e quanta neve e ghiaccio porti,

non è qui argomento di riflessione.

Invece, ciò che dice il gigante

verrà rivelato qui con brevi parole.

E quindi, sappia colui che chiede:

«A che servono tali altezze?».

   Tali altezze sono di un’utilità molteplice:

   quando gli spiriti malvagi infuriano

   e si arroventano nella perfidia

   e minacciano col fuoco la vostra Terra

   di voler annientare tutto ciò che si trova su di essa,

   anzi con le vampe infuocate della loro ira

   carbonizzano già qualche filo d’erba.

Ecco che allora l’alto guardiano stende

lontano, tutt’intorno a sé, le sue migliaia di braccia

e, senza un briciolo di pietà, con freddezza e determinazione,

afferra “per il collo” – come voi dite –

tutte le perverse razze (di spiriti)

e le attira a sé da tutte le parti;

allora nessuna osa muoversi,

nessuna si azzarda a continuare a diffondersi!

   E quando ben li ha attirati a sé

   tutti i perfidi disturbatori dell’ordine

   che così spesso hanno ingannato la Terra,

   loro che moltiplicano la pazzia terrena

   vengono qui afferrati completamente

   dalle schiere degli spiriti della pace

   e sono infiacchiti saldandoli al ghiaccio

   rendendo così ottuso il loro senso di distruzione.

E ora, tramutati in neve e ghiaccio,

a trilioni costituiscono l’ornamento della vetta,

invecchiati e ingrigiti sui gelidi troni del dominatore.

Ecco: questa è la grande utilità del Glockner,

ecco come serve a mantenere l’ordine,

ecco il perché delle sue rozze forme,

ecco perché si eleva così alto!

   Ma davvero esso fu creato

       non solo per questo –

   per punire in continuazione e secondo giustizia

   le orde degli spiriti perversi e senza pace!

   Tutto quello che c’è ancora in lui,

   tutto quello che compie ancora lui

   sarà trattato più in dettaglio

   e verrà chiarita la sua utilità! Amen!

 

 

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Cap. 1

Il Grossglockner quale montagna e patriarca

 

13 aprile 1842

pomeriggio 15.30 - 19.30

Scrivente: Ans. H.

1. A voi appare meraviglioso il quadro offerto dal Grossglockner, che come un maestoso re dei monti innalza ardito il suo capo in mezzo ai suoi grandi fratelli, e per così dire osserva tutto intorno dove si trovano i figli proceduti da lui. Ma ancora più meraviglioso vi apparirà quando Io vi guiderò fino a lui secondo il buon ordine, iniziando l’esposizione dai suoi più piccoli discendenti.

2. Certo, non vi potrà stupire neanche un po’ quando vi dirò che la vostra Stiria non ha nemmeno una collina al di qua del fiume Drava che non sia una diramazione di questo patriarca dei monti; ad ogni modo per il momento questo non c’entra, e alla fine, sommando tutte le verità, si vedrà quanti errori avremo commesso durante la nostra esposizione.

3. Dunque vedete: quando per esempio salite sullo Schhossberg a Graz o sul cosiddetto “Rosenberg”, o sul Plabutsch, o sul Buchkogel, oppure vi recate molto in giù fino alle ultime propaggini del ventoso Buhel (colle sloveno nel sud Tirol), Io vi dico che, salendo su questi monti, non esclusi quelli delle Alpi sui quali siete già saliti, voi vi trovate sempre continuamente ai piedi del Grossglockner.

4. Chi avesse difficoltà a credere ciò, basterebbe che, per scegliere la via più semplice della montagna, cominciasse il suo viaggio, per esempio, dal cosiddetto “Buchkogel”, ma da lì, tenendosi continuamente sul dosso dei monti, che certo non saranno sempre ugualmente alti ma tuttavia sempre abbastanza alti per non essere confusi con le valli, procedesse innanzi, e vedrà che, seguendo questa via alquanto faticosa, già dopo una giornata di cammino arriverà senz’altro su quelle Alpi che in gran parte seguono il confine fra la Stiria e la Carinzia. Giunto lì, egli non avrà poi altro da fare che proseguire il suo faticoso cammino sulle creste alpine e, qualora abbia gambe robuste, può calcolare che entro dieci giorni al massimo si troverà già nella regione molto vicina al nostro Grossglockner, senza bisogno di oltrepassare nemmeno una volta qualche valle profonda.

5. Un simile viaggio varrà dunque certamente a convincerlo che il vostro Buchkogel, assieme alle sue propaggini molto estese, sta ancora molto in relazione con questo patriarca delle montagne. Se però qualcuno non vuole intraprendere un simile viaggio piuttosto scomodo, che si prenda una buona carta geografica locale, dove potrà percorrere, certo con molta maggiore comodità, esattamente il medesimo itinerario seguendo con il dito la via dei monti, e finirà con il persuadersi della veridicità di quanto asserisco.

6. “Ma”, direte voi, “tutto ciò può anche essere, dato che perfino il Polo nord ha attinenza con il Polo sud e viceversa, e in questa maniera, dunque, possono senz’altro anche il Buchkogel e il Grossglockner essere in relazione tra di loro; però, in fondo, cosa se ne può fare di questa interdipendenza? Da cosa si può vedere qui un Vangelo?”

7. Sennonché Io vi rispondo: “Un po’ di pazienza ancora, figli Miei, poiché tra il Buchkogel e il Grossglockner c’è spazio per altre cose ancora in quantità sufficiente, da spargere su questo tratto di terreno una buona semente di senape, la quale crescerà ed allungherà le sue radici e i suoi rami tanto lontano, quanto lontano il nostro grande patriarca delle montagne stende le sue braccia e i suoi figli!”

8. Qui, subito, c’è posto per una domanda, e precisamente è questa:

“Va attribuita qualche importanza al fatto che il Grossglockner innalza la sua cima sopra a tutti gli altri monti, appunto laddove si trova, e che in un altro paese c’è un’altra montagna più grande ancora del Grossglockner, e in un terzo paese c’è pure ancora una terza montagna che domina tutte le altre?”

9. A questa domanda Io do una risposta brevissima, limitandoMi a dire che i giganti di questa specie corrispondono veramente a una grande necessità, perché dalla sovrastante altezza di tali montagne dipende, nell’ambito naturale, il mantenimento dell’ordine fisico non soltanto di quei paesi nei quali esse si trovano, ma anche di un’intera parte del mondo: ad esempio, l’ordine dell’Europa dipende dai tre monti che vi sono stati nominati di sfuggita, e quello dell’Asia e dell’America dalle loro montagne, ecc.

10. Ma con la risposta a tale domanda ne sorge immediatamente un’altra, perché senz’altro voi poi chiederete: “Com’è da intendersi questo? Com’è possibile?”

11. E a questa seconda domanda Io rispondo di nuovo brevemente: “È possibile così come la vita del corpo dipende dal capo, perché, se questo viene staccato dal tronco o viene in qualche modo gravemente danneggiato, allora cessa ben presto anche la vita di tutte le altre parti del corpo».

12. Per ora questa risposta vi può bastare, perché così è anche la relazione di tali montagne rispetto al resto del paese, come lo è quella del capo rispetto alle altre parti del corpo. Anche se la vita non procede immediatamente dal capo, pure questo rappresenta l’organo ricettore principale della vita naturale, dal quale subito dopo questa vita, governando tutto il corpo intero, si riversa e si propaga in tutte le sue parti. Il corpo umano dispone ancora di varie altre estremità che esso può perdere, senza con ciò perdere anche la vita.

13. Vedete, precisamente così stanno le cose rispetto all’altissima montagna in questione. Voi potreste bensì accingervi a demolire tutto l’ntero Buchkogel, anzi potreste fare lo stesso con qualche monte più grande avendone la voglia e la forza, ma se a qualcuno fosse possibile fare altrettanto con il Grossglockner, raderlo cioè al suolo come il Buchkogel o un monte anche più grande come ho detto prima, un’impresa di questo genere non rimarrebbe tanto impunita come la demolizione del Buchkogel o di un altro monte più significativo, poiché questo spianamento di monti non di primaria importanza non avrebbe, per così dire, nessun effetto dannoso percettibile; mentre lo spianare il Grossglockner trarrebbe con sé, come conseguenza, un inverno perpetuo in tutte le regioni circostanti per un’estensione incalcolabilmente grande, o comunque trasformerebbe le regioni stesse in un immenso lago.

14. Qui, naturalmente, voi sarete indotti di nuovo a domandare: “Come mai, come dobbiamo intendere questo?”

15. Sennonché, un piccolo esempio basterà a chiarire subito la cosa.

16. Vedete: voi sapete che nel corpo tutto il sangue prende la sua strada dal capo! Se dunque il capo viene staccato dal resto del corpo, cosa succede al sangue? Vedete, qui ci troviamo al punto dove volevamo arrivare, perché sarete voi stessi a rispondere: “Ma allora, il sangue si scaricherà immediatamente fuori dalle vene, si riverserà sul corpo e, per conseguenza, poi le vene e tutto il corpo si avvizziranno; ciò significherà la morte certa del corpo stesso!”

17. Non diversamente succede di una montagna, che pur essa rappresenta la sommità di un recipiente immenso di acqua che sorge dall’interno della Terra, acqua che viene trattenuta verso il basso per effetto della gravità enorme della montagna, attraverso ai pori dalla quale filtra soltanto quella quantità d’acqua che è necessaria ad irrigare in tutti i suoi punti il paese dominato dalla montagna stessa; poi il superfluo di tale costante infiltrazione delle acque sotterranee evapora e la montagna lo riassorbe accuratamente in sé fuori dall’atmosfera, e affinché non possa allontanarsi di nuovo con tanta facilità, lo converte in neve ed in ghiaccio perpetui. Ecco perché solo raramente la montagna appare interamente libera da nubi e vapori.

18. Ma quello che fa la montagna principale, a tempo debito e con l’occasione propizia lo devono fare anche tutti i suoi figli e nipoti, naturalmente in misura corrispondentemente minore.

19. E perché Io parlo di figli e nipoti? Per la semplice ragione che all’epoca in cui si formarono i monti, quelli più alti della Terra vennero formati per primi, e da questi si formarono più tardi gli altri, quali diramazioni dei primi, nel modo e nella maniera che voi già conoscete! Tuttavia non dovete eventualmente pensare che, per esempio, oggi sia stato formato il Grossglockner, domani i suoi figli e dopodomani i nipoti, bensì la progressione di tali formazioni risulta composta da lunghissimi periodi di tempo, comprendenti non di rado vari milioni di anni terrestri. Ecco perché anche in un paese ci sono a mala pena due montagne che abbiano la stessa età. Che però il Grossglockner, che noi stiamo considerando, sia una delle montagne sorte nei primissimi periodi della formazione terrestre, lo potete rilevare anzitutto dal fatto che Io continuo a chiamarlo “un patriarca delle montagne”. In secondo luogo dal fatto che esso è il capo di molti paesi. E in terzo luogo, dalla roccia che lo compone, la quale si differenzia enormemente dalla roccia che compone i suoi figli e nipoti.

20. Ma come succede che più le montagne sono vicine al loro padre, e più aumentano di altezza, così pure esse che aumentano anche di età? E perché quanto più la loro sommità si adorna di neve e di ghiaccio perpetui, tanta maggiore maestà ed importanza assumono? – È necessario che questa cosa ve la imprimiate bene in mente, perché il seguito vi dimostrerà quanta molteplice e grande importanza essa abbia. Noi dunque non ci dilungheremo a dissertare su questioni secondarie, ma passeremo a trattare direttamente la questione principale, e precisamente anzitutto sotto l’aspetto naturale, poi sotto quello spirituale, e per ultimo sotto quello evangelico.

21. C’è molta gente che è solita dire: “Io preferisco di gran lunga una collina con un dolce pendio, con dei prati, campi, frutteti, boschi e pascoli, – a mille Grossglockner!”

22. Tali uomini hanno da un lato di certo ragione, poiché sulla neve e sui ghiacci perpetui del Grossglockner non si può affatto piantare una vite e nemmeno una pianta d’infimissimo ordine vi può prosperare, nemmeno il forte muschio che attecchisce alla pietra.

23. Ma Io domando: “Un monte va proprio valutato esclusivamente secondo la sua fertilità?”. Se si vuol prendere in considerazione soltanto la fertilità, allora ciascun monte è di troppo, poiché è evidente che in pianura è più facile lavorare (la terra) che non in un monte qualsiasi, e l’esperienza vi avrà ormai ben insegnato che in pianura tutte le colture riescono benissimo. Per conseguenza sarebbe certo una sciocchezza considerare un monte in base alla sua fertilità, perché la fertilità delle montagne non è quella che condiziona l’esistenza delle montagne stesse, bensì essa è imperniata su tutto un altro cardine, e quindi coloro che attribuiscono maggior valore ad una collina fertile rispetto ad un ghiacciaio elevato e sterile converrà che si ricredano e che si rassegnino a udire da Me una sentenza del tutto diversa, la quale suona così: una tesa (1,9 m.) quadrata di ghiaccio del Grossglockner, vale in sé e di per sé molto più di un miglio quadrato di terreno disseminato di colline tra le più fertili!

24. Qui voi vi troverete indotti a domandare di nuovo: “Ma che vuol dire questo? Come è possibile una cosa simile?”

25. Ed Io vi rispondo così: “Se voi volete vivere soltanto con gli occhi del vostro capo presi a sé isolatamente, di certo non potrete guadagnare un soldo, bensì dovrete usare le mani e i piedi a questo scopo!”. Ma non sono gli occhi, nonostante ciò, da apprezzarsi di più delle mani e dei piedi, poiché voi senza la luce degli occhi potreste adoperarli difficilmente? Eppure la pupilla degli occhi è piccolissima se la confrontate con la misura che hanno le mani e i piedi! Ma ogni cosa che volete afferrare con la mano, non dovete prima afferrarla con gli occhi? E non dovete con questi, sempre, preparare prima il passo al vostro piede?

26. Se voi dunque considerate tutto ciò, vi sarà ben chiaro il perché Io attribuisca maggior valore ad una tesa quadrata della superficie gelata del Grossglockner, che non a tutto l’intero miglio quadrato di un fertilissimo terreno collinoso, perché proprio come il lavoro delle vostre mani e dei vostri piedi vi darebbe poco frutto se voi foste senza occhi, così pure la pianura e il terreno disseminato di piccole colline vi darebbe un ben magro frutto senza la neve e il ghiaccio perpetui dei ghiacciai delle alte montagne. E a questo riguardo più di un contadino benestante e possessore di terreni benedetti dovrebbe intraprendere una salita sul Grossglockner, e giunto lì dovrebbe baciarne il ghiaccio nel Mio Nome, perché dalla piccola superficie del ghiaccio del Grossglockner che lui ha baciato, dipende tutta la fertilità dei suoi terreni.

27. Non avete ancora voglia di domandare: “Come mai? Come è possibile questo?”. – “Ebbene”, dico Io: pazientate un po’, e sarete subito accontentati!”

28. Voi sapete che, secondo un antico proverbio, «Ogni simile ama il suo simile» e che ogni cosa si associa volentieri a ciò che le è affine. Se nella vostra stanza c’è una qualche pietra umida del muro, questa non si asciugherà tanto facilmente, bensì attirerà a piuttosto ancora dell’altra umidità da tutte le parti, e comunicherà poi l’eccesso della propria umidità alle pietre che le sono vicine, in modo che sul muro della vostra stanza si renderà visibile una grande macchia di umidità.

29. E vedete, la medesima cosa succede con il nostro Grossglockner! Questo pure è una pietra umida molto grande situata fra vaste regioni di una parte del mondo, e perciò attrae continuamente da tutte le parti, sia da vicino che da lontano, l’umidità sovrabbondante presente nell’atmosfera. Qualora però questa umidità rimanesse sulle sue pareti di pietra sotto forma di gocce, queste, riunendosi, si convertirebbero ben presto in grandi torrenti che scenderebbero giù da questo gigante di pietra con grande irruenza portando la desolazione nei paesi che lo circondano. Ma affinché non si verifichi un fatto simile, esso, grazie alla sua altezza nonché alla particolarità della sua roccia, fa in modo che l’umidità assorbita si converta in breve tempo in neve, grandine e ghiaccio.

30. Qui certo sorgerà in voi spontanea la domanda: “Ma se veramente succede così, allora con il tempo esso verrà a giganteggiare su tutta l’Europa?”

31. Ed Io vi rispondo che questo sarebbe anche sicuramente il caso se non avesse intorno a sé dei figli e dei nipoti; ma appunto i figli sono i primi a togliere al padre il carico eccessivo, e ciò nella maniera seguente: quando il suo carico di ghiaccio e di neve si accresce dall’esterno e dall’alto per l’affluire di nuova umidità ghiacciata, gli strati inferiori, ovvero le vecchie masse di neve e di ghiaccio che si trovano al di sotto, vengono appunto sempre più compresse e schiacciate, e allora queste parti d’acqua e d’aria, in seguito a tale pressione, si infiammano dissolvendosi in innumerevoli particelle minuscole che si sciolgono in vapori nebbiosi e si elevano da questo loro carcere. Considerato poi che un simile ghiacciaio ha la sua spiccatissima forza d’attrazione soltanto laddove esso si trova alla massima altitudine, questi vapori sfuggiti dagli strati inferiori delle sue regioni più basse si condenserebbero in acqua rovesciandosi a torrenti devastatori nelle valli e nelle pianure, oppure, nel migliore dei casi, si aggiungerebbero, nei punti un po’ più alti, alla neve ed al ghiaccio già esistenti, e così, sovrapponendosi continuamente, andrebbero crescendo in estensione, invadendo e seppellendo forse in una decina di secoli degli interi paesi.

32. Ma, affinché né l’una né l’altra cosa possa accadere ad un simile patriarca di un territorio montuoso, gli sono posti intorno anche parecchi figli i quali con molta bramosia accolgono la quantità in eccesso del carico originariamente imposto al loro padre, e quando a loro volta i figli non reggono più, con altrettanta bramosia si accollano il carico i numerosi nipoti che gli stanno tutti accoccolati all’intorno. E questi ultimi benedicono tutta la rimanente estesissima pianura proprio con quello che per loro è in eccesso.

33. E se voi riuscite a comprendere queste cose anche soltanto un po’, vi sarà pure facile comprendere il perché da un’alta montagna di questa specie, si diramano a grande distanza delle catene di monti in continuità, quasi a raggiera, verso tutte le direzioni. Né potrà apparirvi troppo ridicola la Mia affermazione secondo cui l’acqua che bevete attingendola ai vostri pozzi è sempre acqua del Grossglockner, e che nel vostro paese ci saranno proprio pochissime sorgenti che non siano originariamente debitrici della loro esistenza fecondatrice a questo patriarca dei monti.

34. Ma direte voi: «E l’acqua piovana dove la mettiamo allora?».

35. Io però vi rispondo che ben di rado succede che nel vostro paese cada giù dalle nubi una goccia che non sia stata mandata su di esso dal Grossglockner o dai suoi figli che si diramano da tutte le parti, e non sbaglierete assolutamente di molto qualora diceste: ‘Il Grossglockner piove sul nostro paese!’

 

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36. Ma perché ciò? Perché esso possiede tre differenti braccia molto robuste che arrivano molto lontano, uno dei quali è formato dalla serie dei suoi figli e nipoti che si estendono in tutte le direzioni, il secondo da tutte le sorgenti, i ruscelli, i fiumi e i torrenti, e questo braccio molto spesso giunge a distanza maggiore ancora di quello dei figli e nipoti; il terzo braccio infine, che arriva più lontano di tutti, è costituito dalla regione delle nubi, la quale per molti paesi ha il suo nodo centrale appunto sul Grossglockner, e che ha dei sorveglianti scrupolosi e dei punti di sosta in sottordine nei molti figli di esso sistemati in lungo e in largo su di un vastissimo territorio, dove questa regione delle nubi si accumula in masse sempre più dense. Quando poi queste masse, per esempio sulla Choralpe, si sono eccessivamente addensate, questa montagna a sua volta ha intorno a sé dei figli che con grande bramosia concorrono ad alleviare la loro madre di gran parte dell’eccessivo carico, ed è in una simile occasione che questo terzo braccio del Grossglockner viene di solito premurosamente in aiuto al povero mondo delle piante e degli animali della pianura, dissolvendosi in una benefica pioggia e preparando loro così un pasto saporito.

37. Questo, tuttavia, da parte di un patriarca di un territorio montuoso, non è che un compito e un atto utile dal punto di vista naturale.

38. Accanto a questo, un simile gigante ha, parecchio più nascosti, ancora due altri compiti molto più importanti che noi impareremo a conoscere solo più tardi, man mano che c’inoltreremo in questa comunicazione; solo quando ne sarete venuti a conoscenza potrete scorgere in modo vivente in voi un concetto più propizio dell’immensa utilità di una montagna gigantesca di questa specie, morta all’apparenza. Poiché, in verità Io vi dico: “A questo mondo tutto appare invertito! Dove voi vedete molta attività in questa Terra, vi è invece altrettanta morte, mentre dove scorgete tutto come sepolto in una eterna morte, là per lo più regna la maggiore pienezza della vita e un’attività incalcolabilmente zelante”.

39. Per questa ragione anche tutti i profeti e veggenti dimoravano per lo più sui monti; ed Io stesso, quando fui nella carne umana su questa Terra, Mi trattenni quanto mai fu possibile di preferenza sui monti. Su di un monte Io diedi il congedo eterno al tentatore; su di un monte saziai una moltitudine di affamati; su di un monte rivelai nella Mia Parola tutto il Cielo; su di un monte Mi mostrai ai tre che voi conoscete quale la Vita originariamente eterna; su di un monte pregai e su di un monte Io fui crocifisso.

40. Rispettate dunque le montagne, perché, in verità, quanto più alte esse ergono la loro vetta sopra le pianure melmose dell’egoismo umano, tanto più sacre e tanto più sono ricche di benedizione sono per l’intero paese.

41. Come sia da intendersi ciò, in parte lo abbiamo già inteso; quello che seguirà metterà tutto in chiarissima luce, e per oggi quindi fermiamoci!

 

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Cap. 2

L’importanza e l’origine del ferro

3 maggio 1842

1. Non occorrono certo cognizioni matematiche per calcolare l’importanza che hanno i metalli, specialmente il ferro, in tutta l’economia del vostro pianeta.

2. Infatti, cosa potreste fare voi senza il ferro? Non si può dubitare che senza il ferro non sarebbe mai stata stampata nemmeno una lettera; senza il ferro vi costerebbe una fatica immensa costruirvi un’abitazione, e una ancor più confezionarvi una veste almeno un po’ meritevole di questo nome; anzi senza il ferro non ci sarebbe oggi ancora né una nave sul mare, né un carro sulla terraferma.

3. Senza il ferro voi non disporreste di alcuno strumento veramente adatto a smuovere il terreno e a gettare nei solchi la semente; in una parola, senza il ferro voi sareste, sotto l’aspetto naturale, come pure anche in un certo qual modo sotto quello spirituale, le creature più misere della Terra, e qualunque animale vi sarebbe superiore. Invece, per mezzo di questo metallo altamente benedetto, voi potete procurarvi tutto, perché con il ferro si possono preparare tutti i possibili strumenti e arnesi, mentre senza il ferro voi non arrivereste a scavare con qualche facilità nemmeno una semplice fossa per deporvi il corpo di un fratello morto, e le salme dei defunti dovreste quindi o gettarle nei fiumi, o tutt’al più sotterrarle qua e là nella sabbia poco profonda, oppure trasportarle sui monti più alti coperti di nevi e di ghiacci eterni, qualora non voleste vivere continuamente fra esalazioni pestilenziali. In una parola, l’utilità del ferro è decisamente troppo grande perché possa essere contestata sotto un qualsiasi aspetto.

4. Qualche miope potrebbe qui osservare certamente: “Nel caso di bisogno, mancando cioè il ferro nonché gli altri metalli che tutti, senza eccezione, sono condizionati dall’esistenza del ferro, converrebbe aiutarsi con degli strumenti e arnesi di legno!”

5. Tutto sarebbe certamente bello e buono, sennonché in questo caso s’impone la domanda: “Come potrà essere abbattuto un albero, poi squadrarlo, tagliarlo in modo che diventi i più vari strumenti, sia pure di forma rudimentale?”. Ecco, da tutto ciò emerge quanto mai chiaramente che appunto il ferro costituisce, nella sfera della vita naturale dell’uomo, la condizione assolutamente primaria, senza la quale non è possibile nemmeno la cottura del pane, e così il nutrimento dell’uomo resterebbe limitato ai frutti come vengono prodotti in natura, vale a dire, crudi.

6. Avendo dunque, in base a queste poche osservazioni, constatato come il metallo in questione sia un elemento assolutamente indispensabile, passeremo adesso a dare un’occhiata anche al come esso vada formandosi.

7. Voi sapete già per averlo appreso da una precedente comunicazione, e precisamente dalla Mia grande descrizione ‘Il Governo della Famiglia di Dio’ che voi chiamate “Opera principale”, laddove è menzionato il continuo flusso e riflusso degli oceani, che quando un emisfero è coperto dal mare in maniera preponderante, per effetto del sale contenuto nell’acqua e specialmente per l’influenza delle costellazioni, questo metallo si raccoglie nell’interno della Terra, e precisamente all’interno di corridoi o vene destinati appositamente a tale scopo.

8. Questo è perfettamente giusto e vero, perché tale accumularsi del metallo è così ben calcolato, che 14.000 anni completi non sono in grado di esaurirlo completamente! Tuttavia, per quanto concerne la formazione del ferro, s’impone un quesito molto importante che è il seguente: “Questo metallo, formato dal mare e dalle stelle, è già atto così com’è ad essere lavorato e ad essere trasformato in utensili e strumenti?”

9. Ed Io vi dico subito di no! A questo punto il ferro è come un frutto ancora immaturo che ha bensì in sé la capacità di farsi maturo e saporito e perciò anche commestibile, ma che così com’è non è né una cosa né l’altra!

10. Ma poiché ormai sappiamo ciò, ecco che sorge un’altra domanda: “Come dunque si matura il ferro?”

11. La risposta relativa può darvela con delle semplici parole ciascun minatore ed altresì ciascun botanico e ciascun coltivatore della terra: “Tramite la pioggia e il mite raggio del Sole tutto prospera e matura!”. Ed effettivamente così è.

12. La pioggia è la condizione fondamentale di ogni coltura, e quindi anche di quella del ferro. Qualora però la pioggia durasse ininterrottamente, essa ben presto soffocherebbe i frutti, e in un tempo più lungo essa consumerebbe e toglierebbe l’energia al metallo celato nei monti. Dunque, affinché tutto possa prosperare, deve dappertutto essere osservato un giusto ordine.

13. Ora, chi è preposto da Me al mantenimento di un simile ordine su un corpo mondiale? E chi è il regolatore di questi fenomeni?

14. Ecco che adesso possiamo intraprendere di nuovo un viaggio fino al nostro Grossglockner! Guardate bene come esso s’innalza a dominatore nelle alte regioni dell’atmosfera e in quella delle nubi, e come è circondato da mille e mille rupi e rocce frastagliate e ricche di asperità!

15. Vedete, questo re delle montagne, per assorbire l’elettricità e il fluido magnetico, ha una sfera d’azione molto più ampia dei vostri parafulmini collocati sui tetti delle case!

16. Cosa è dunque esso, oltre a quello di cui è stato detto nella comunicazione precedente?

17. Ecco: esso è un luogo di raccolta e un dispensario incredibilmente grande e potente della sostanza elettrica e magnetica! Quando poi esso, tramite il suo potere d’azione a distanza, agisce nei tre modi che già conoscete, specialmente mediante la distribuzione dell’acqua, fornisce anche tutte le acque, e di preferenza quella piovana, della dovuta quantità di elettricità e di fluido magnetico.

18. Ora, queste due polarità, sotto l’aspetto naturale, sono la condizione principale di ogni prosperare e di ogni crescere e maturarsi del mondo vegetale e minerale, e mediante questi due, pure del mondo animale.

19. Dato dunque che il nostro Grossglockner è un accumulatore così potente di queste polarità, si può dimostrare qui in poche parole, che i minerali nei monti minori devono principalmente dipendere dai ghiacciai per la loro necessaria stagionatura, perché proprio i ghiacciai sono i regolatori della temperatura per tutti i paesi che si trovano entro la loro sfera di influenza.

20. E considerato che ora sappiamo ciò, Io Mi limiterò ad attirare la vostra attenzione su come questi colossi coperti di neve e di ghiaccio della specie del nostro Grossglockner, elargiscono al suolo terrestre gli altri doni già noti per lo più per mezzo dei loro figli e nipoti. Ccosì pure per lo più per mezzo di questi, essi elargiscono al terreno anche questa sostanza elettromagnetica.

21. Che cosa però si nasconda ancora dietro a tale sostanza elettromagnetica e con quanta rapidità essa venga diffusa in tutte le direzioni, questo lo impareremo a conoscere solo quando passeremo alla raffigurazione spirituale di questo patriarca delle montagne.

22. Quindi, per ora questa parte la considereremo chiusa e ci limiteremo ad aggiungere semplicemente la breve osservazione che le energie maggiori e più benefiche si producono e vengono irradiate per l’utilità generale, sempre laddove l’umanità cieca crede di doverle cercare meno, e dove effettivamente anch’essa le cerca meno.

23. E così avviene che una insignificante punta di ghiaccio del Grossglockner, non di rado esercita su molti paesi un influsso di gran lunga maggiore che non le città del mondo che si presumono grandi, di cui si possono annoverare, accanto a pochissime buone, un numero sproporzionatamente grande di cattive situazioni.

24. Di conseguenza, una montagna di questa specie ha un’importanza di gran lunga maggiore anche di tutte le industrie dell’Inghilterra, della Francia, del Nord America, eccetera.

25. Dato dunque che siamo ormai giunti alla fine di queste considerazioni per il cuore, se proprio non per l’intelletto matematico, prossimamente dedicheremo la nostra attenzione al terzo, e quindi ultimo, massimo campo d’azione del nostro Grossglockner. E per oggi fermiamoci qui!

 

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Cap. 3

Le montagne quali regolatrici di correnti d’aria

9 maggio 1842

1. Dopo aver già appreso tante cose riguardo all’utilità del nostro Grossglockner e dopo aver considerato come quasi già esaurita la trattazione di tale utilità, chiedete adesso a voi stessi: “Quale facoltà utile, oltre a tutto quello già inteso finora, deve essere propria ad una simile montagna, e precisamente nell’ambito naturale?”

2. Questa domanda è molto buona, perché nella domanda è implicito appunto ancora un grande bisogno, in seguito al quale voi vorreste sentire ancora parlare di qualche funzione utile di questa montagna. Ma poiché un bisogno o una qualsiasi fame di qualcosa non si può mai esprimere senza che vi sia il modo di saziarli, così anche per il bisogno espresso nella recente domanda esisterà certo il modo di soddisfarlo.

3. Fate dunque attenzione! Noi apriremo subito le nostre dispense e là voi troverete in abbondanza il miglior pane per saziare la vostra fame.

4. A che può servire ancora il nostro Grossglockner, e con questo pure tutte le altre montagne e i ghiacciai della Terra?

5. Certamente voi tutti sapete molto bene che la Terra gira sul proprio asse una volta ogni 24 ore e poco più, ma oltre a ciò, non ignorerete che la circonferenza della Terra è discretamente grande.

6. Se voi considerate la circonferenza della Terra, che misura parecchio oltre alle 5.000 miglia tedesche[1], e la dividete in tante parti quanti sono i minuti e i secondi compresi nelle 24 ore, voi arriverete al sorprendente risultato che ad ogni minuto verranno a corrispondere varie miglia.

7. E ora immaginatevi che la Terra come fosse una sfera senza montagne, quindi perfettamente liscia, circondata per l’altezza di almeno 10 miglia (almeno 74,2 Km) da una atmosfera pesante!

8. Ma affinché possiate comprendere tanto più perfettamente lo straordinario di questo fenomeno, basta che prendiate una palla di vetro e che la facciate girare con molta velocità sul proprio asse entro un vaso colmo d’acqua, oppure in un ambiente chiuso dove da qualche finestra penetri la luce del Sole che illumini il solito pulviscolo solare o anche eventualmente la polvere comune, allora vi convincerete che questa palla rotante non trascinerà con sé, vale a dire non costringerà a roteare con essa, né una particella d’acqua né un granello di polvere per quanto leggero, a meno che questa non si appiccichi alla palla per effetto di un attrazione elettrica provocata su quest’ultima.

9. Ebbene, considerato che un simile esperimento lo abbiamo già fatto, per così dire in spirito, vogliamo adesso fare delle considerazioni comparative sulla nostra sfera terrestre!

10. DiteMi un po’: Cosa potrebbe costringere l’aria atmosferica a girare insieme con la Terra rotante sul proprio asse, se la superficie terrestre fosse perfettamente piana?”. Ma se l’aria atmosferica non venisse trascinata dal moto della Terra, a quale corrente d’aria non sarebbero esposti tutti gli uomini?

11. Ma se anche i cosiddetti naturalisti hanno stabilito con discreta esattezza che, quando una tempesta infuria al massimo, l’aria acquista una velocità di quasi 80 piedi al secondo (1 piede =31,6 cm / 80 piedi = 25,28 m/s = 91 km/h) e che, in simili condizioni, ha una potenza tale da abbattere, con la massima facilità, gli alberi più grossi e robusti, ebbene, quali terribili effetti bisognerebbe attendersi da una corrente d’aria che abbia la velocità di varie miglia tedesche in un minuto[2]?

12. È superfluo che Io vi prospetti in maniera più dettagliata le conseguenze di un esperimento di questo genere, perché basta che ci pensiate un po’ su per farvi immediatamente un’idea ben chiara e per comprendere che, data una simile violenza del vento, nemmeno il muschio tenacemente attaccato alle rocce potrebbe resistere, per non parlare poi di un’altra qualsiasi creatura vivente. Quale parte poi il mare, a sua volta, sarebbe chiamato a sostenere in un caso di questo genere, può immaginarsela con tutta facilità chiunque lo abbia visto qualche volta quando un vento impetuoso ne spazza la superficie e solleva delle vere montagne d’acqua che si accavallano l’una sull’altra.

13. Per poco dunque che consideriate tutto ciò, non potrà non saltarvi addirittura agli occhi quanto grandi siano state le Mie paterne cure nel costruire e distribuire in modo tanto opportuno le montagne sulla superficie della Terra così da costringere l’atmosfera a ruotare assieme al corpo terrestre.

14. Qui alla vostra mente si affaccerà la domanda: “Ma perché allora, vista questa utile funzione che hanno le montagne, non sono tutte di uguale altezza e non sono disposte in serie da Polo a Polo come i meridiani?”

15. Ad una simile domanda si possono dare tre valide risposte.

16. Primo: anzitutto esse sono disposte così come voi le vedete, per la ragione che Io nello stabilire una cosa non posso né voglio mai aver di mira un effetto utile unilaterale; e per conseguenza la prima risposta l’avete apertamente dinanzi a voi già nella comunicazione precedente, dove vi è stato detto il perché delle montagne, molte sono altissime, alcune meno alte, ed alcune invece non rappresentano che degli insignificanti accavallamenti della pianura.

17. Secondo: la seconda risposta poi sarebbe questa: “Se tutte le montagne fossero di uguale altezza e se fossero disposte in linea diritta da Polo a Polo, allora subentrerebbe una calma perpetua nell’atmosfera, nel caso che gli strati inferiori dell’aria ben presto si corromperebbero come avviene nei sotterranei e nelle catacombe. Ma in simili condizioni che aspetto assumerebbe la vita naturale?

18. Vedete, per questo motivo le montagne sono distribuite apparentemente in maniera quanto mai irregolare sulla superficie terrestre. Io però vi dico che tale distribuzione è ordinata con tanta scienza, che appunto è solo così che l’aria ha libero modo di muoversi e di riversarsi e scorrere, come deve fare, in tutte le direzioni, in modo tale da rimescolarsi e provocare attrito fra le sue singole particelle, tramite cui poi viene sempre e nuovamente generata – in quantità sufficiente per tutta la superficie terrestre – la cosiddetta elettricità, oppure, usando termini migliori, il nuovo fluido vitale naturale.

19. Per poco dunque che consideriate queste cose, la posizione delle montagne sul suolo terrestre, come pure le loro varie altezze, non vi appariranno più inopportune e casuali, bensì ordinate con immensa sapienza.

 

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Cap. 4

Essenza e cause della luminosità dei ghiacciai

10 maggio 1842

1. E perché poi, in terzo luogo, le montagne sono di altezza differente? Ecco una domanda alla quale dobbiamo ancora rispondere. Ma questo terzo motivo include a sua volta in sé altre tre cause principali, e cioè le seguenti: anzitutto le vette molto alte dei monti devono, a causa della loro altezza, obbligare anche la regione superiore dell’aria nel moto rotatorio intorno alla Terra. Se di montagne molto alte di questa specie ve ne fossero troppe sulla Terra, ciò provocherebbe con il tempo nelle valli e nelle pianure una tranquillità dell’aria quasi perpetua, dato che così una massa eccessivamente grande della regione dell’aria atmosferica verrebbe trascinata nel moto rotatorio.

2. Dato invece che di vette molto alte ce ne sono solo poche, ne segue che la regione dell’aria atmosferica viene costretta – solamente in pochi punti – a seguire la Terra nel suo moto di rotazione, mentre alle masse dell’aria atmosferiche lontane da queste vette di montagna, viene impresso unicamente in seguito a ciò un moto vorticoso da ogni parte, e precisamente così come se voi prendeste un bastone e colpiste con lo stesso la superficie dell’acqua. Facendo questo esperimento vedreste che le parti dell’acqua che si trovano davanti al bastone verrebbero bensì trascinate con queste, ma che ai due lati invece si formerebbero una quantità di anelli e di piccole onde che seguirebbero il bastone molto più lentamente, e con ciò a loro volta metterebbero in moto le parti liquide loro vicine.

3. Gli anelli non sono altro che dei piccoli vortici di acqua che rimescolano l’acqua in profondità, mentre le onde increspano tutta la superficie dell’acqua, in modo che nel giro di un certo tempo, un simile colpo sull’acqua vrebbe per effetto il movimento di tutta l’acqua di uno stagno, alle volte anche molto grande.

4. Vedete, questa è dunque una ragione molto importante per la quale solo la minima parte dei monti si eleva a tanta altezza nell’aria atmosferica.

5. Il secondo motivo di questa terza causa principale è il seguente:

6. Voi avrete sentito parlare già varie volte della cosiddetta luminosità dei ghiacciai. Ma di che cosa si tratta in effetti?

7. Qualche naturalista ha tentato di spiegare questa luminosità, certo in modo abbastanza goffo, asserendo che essa deriva da quei raggi solari che si rifrangono ancora oltre l’ampio orizzonte; sennonché una simile spiegazione non ha nessun fondamento ed è assolutamente falsa. Questa luce è invece puramente di natura elettromagnetica positiva e viene prodotta in seguito al continuo attrito di tali vette di montagne con l’atmosfera che le circonda.

8. Voi però direte: “Può senz’altro essere che le cose stiano così, ma tuttavia noi non ne vediamo ancora alcuna utilità! E se la luminosità stessa dei ghiacciai dovesse forse rappresentare in sé l’elemento utile, allora non ci spieghiamo perché queste grandi luminosità terrestri notturne siano sparse così scarsamente sul suolo della Terra! Che vantaggio possono trarre dalla luminosità di un ghiacciaio gli abitanti della pianura, che ne sono spesso lontani varie centinaia di miglia?”

9. Ma Io vi dico: “Se questa luce rappresentasse in sé propriamente l’elemento utile, voi avreste certamente ragione di fare una tale considerazione; tuttavia, rispetto alla luminosità abbastanza modesta dei ghiacciai, questo non è affatto il caso”. La luce non è che il manifestarsi di un effetto eminentemente utile; e per conseguenza si domanda adesso: “In che cosa consiste questo effetto utile?”

10. Ebbene, questa cosa vi verrà chiarita immediatamente!

11. Voi sapete che un’equa distribuzione del fluido elettromagnetico è condizione indispensabile per ogni vita naturale. Se dunque in qualche regione vi fosse un numero eccessivo di tali vette montane, esse consumerebbero per loro conto tanto di questo fluido elettromagnetico, che non ne resterebbe nemmeno un atomo da poter essere assegnato alla pianura. Viceversa, se mancassero completamente in una regione, intendiamo dire, tali alte cime ghiacciate, allora nelle pianure nessuno sarebbe più sicuro della propria vita, e ad ogni passo si troverebbe in pericolo di essere colpito da un fulmine che, date simili condizioni, potrebbe scaricarsi dall’atmosfera con estrema facilità.

12. Ecco, dunque: questo è il vero e proprio effetto utile di cui la luminosità dei ghiacciai non è che il fenomeno tangibile ai sensi.

13. Se però ci fosse qualcuno che volesse obiettare: “Ma che vantaggio possono trarre, ad esempio, le pianure estesissime della Polonia e in parte anche dell’Ungheria, dall’influenza elettromagnetica del Grossglockner?”

14. Io sono pronto a rispondere quanto segue: “Questo ghiacciaio è situato con tanta precisione al suo vero posto, che se potesse spostarsi anche di una sola ora di cammino a passo d’uomo, non sarebbe più un ghiacciaio, bensì una montagna alta di roccia nuda come ce ne sono tante!”

15. Il fatto che invece esso è un ghiacciaio, deriva unicamente dalla sua posizione sulla linea percorsa da una corrente elettromagnetica principale che parte dal Polo nord e giunge al Polo sud.

16. Questa corrente principale passa in realtà su tutti i ghiacciai del Tirolo e della Svizzera, e soltanto una diramazione verso Oriente scorre ancora laddove si trova il Grossglockner, ma di questa corrente vitale esso si appropria precisamente quel tanto che gli occorre per potere, con l’aiuto ancora dei rimanenti ghiacciai, dominare con la propria influenza tutti i paesi che gli sono intorno, ed anzi in misura sufficiente per esercitare un’azione benefica non solo sull’intera Europa, ma anche su una parte considerevole dell’Africa.

17. Se dunque i vasti paesi dell’Europa menzionati prima, preminentemente piani, non possiedono dei propri ghiacciai, ciò vuol dire che su di essi non passa alcuna corrente elettromagnetica; per quanto poi concerne le correnti minori c’è dappertutto un numero proporzionato di montagne più piccole che sono perfettamente in grado di fungere da regolatrici di tali correnti di minore importanza

18. Voi qui sarete portati a domandare: “Ma perché dal Polo nord al Polo sud non scorre uniformemente un torrente elettromagnetico generale?”

19. Sennonché, di questa specie di domande potreste farne anche altre, per esempio: “Perché il fulmine non percorre mai una via diritta? E perché l’elettricità non si scarica tutta in una volta, per poter almeno abbattere ed uccidere tutto in un colpo solo?”

20. E ancora: “Perché un ruscello, un torrente e un fiume scorrono soltanto qua e là, ed hanno un corso molto tortuoso, mentre tutto il resto della pianura ha bisogno d’acqua e d’irrigazione altrettanto quanto le zone situate lungo il ruscello, il torrente e il fiume?

21. E perché in vari paesi ci sono tanti laghi importanti, mentre altri ne sono assolutamente privi?”

22. Di questo genere di domande se ne potrebbero fare una legione ancora. Tuttavia queste tre, in sé superflue, vi bastino per rendervi conto, in primo luogo, di quanto Io sia più sapiente degli uomini, e in secondo luogo, proprio perché sono così tanto più sapiente degli uomini, così so meglio di tutti il perché abbia disposto le correnti elettromagnetiche così isolate, ed abbia prescritto alle stesse una determinata via sulla quale i nostri ghiacciai fungono da pietre miliari ben collocate.

23. E così avremmo esaurito anche il secondo motivo della terza causa principale; ne resta dunque ancora uno.

24. Qui certo non mancherete di esclamare: “Chi è capace di tirar fuori ancora un motivo, deve senz’altro saper contare più che fino a cinque!”

25. Eppure, Io vi dico che precisamente questo terzo motivo è assolutamente il più significativo e il più importante, e contemporaneamente aggiungo che questo motivo vi tocca più degli altri molto da vicino, e per conseguenza è anche quello che dovreste trovare per primo se, per quanto concerne il naturale, gli occhi della vostra anima fossero più di vista corta di quanto voi siate. Tanto più di vista lunga e matematica è la vostra anima, tanto più lascia vagare i suoi occhi tra le lontane stelle fisse; in compenso le sfuggirebbero i peluzzi che crescono intorno ai suoi occhi.

26. Ma allora, voi direte: “Che cos’è questo terzo ‘perché’ della terza causa principale?”

27. Ed Io vi dico: “Pazientate ancora un po’; Io voglio farvi da Guida, e vedremo poi se non potrete afferrarlo proprio con mano”. Pertanto, fate attenzione!

28. Non vi è mai accaduto di pensare il perché voi avete due sole braccia, e in ciascun braccio o in ciascuna mano avete soltanto cinque dita? E perché le braccia stesse non sono lunghe almeno il doppio di quanto effettivamente sono, e perché le mani non sono provviste di più di cinque dita?

29. Oppure, non vi siete qualche volta domandati il perché non avete più di due occhi e più di due orecchi, e soltanto su una parte del corpo, specialmente per quanto concerne gli occhi? Infine, non sarebbe proprio fuori posto un occhio sulla schiena, ed eventualmente anche ancora un orecchio sulla mano!

30. Non avete mai considerato il fatto che negli alberi, comunemente, un solo ramo raggiunge la massima altezza, mentre gli altri terminano naturalmente più giù? Insomma, qui abbiamo citato delle domande in numero sufficiente, e vogliamo vedere se per mezzo di queste non si riesca a scoprire il terzo motivo!

31. A che scopo avete gli occhi? A questa domanda potrà rispondere anche un fanciullo, e precisamente così: “Per vedere, o per dirlo in termini più precisi e intelligibili, per percepire la forma illuminata delle cose esteriori”.

32. Ecco dunque che a una tale difficile domanda avremmo risposto senza difficoltà, e nello stesso tempo ci siamo anche persuasi che a questo scopo, due occhi sono perfettamente sufficienti.

33. Ma ora viene un’altra domanda difficile: “A che servono gli orecchi?”. Anche qui i fanciulli se la sbrigherebbero presto dicendo: “Per sentire o, più precisamente, per poter percepire in noi stessi i movimenti e gli impatti delle cose che sono fuori di noi!”

34. Così avremmo finito anche con questa risposta difficile, e l’esperienza insegna che pure a questo scopo due orecchi sono sufficienti, anzi si potrebbe addirittura dire che più d’un individuo ne ha già fin troppo di due orecchi e di due occhi.

35. Ma adesso passiamo alle mani! – A che servono la mani?

36. Secondo Me credo che possiamo ragionevolmente risparmiarci la risposta ad una simile domanda.

37. Che del resto le due mani di cui l’uomo dispone siano sufficienti per compiere qualunque lavoro, l’esperienza di tutti i tempi, già dall’epoca di Adamo, l’ha più che abbondantemente confermato, dato che le creature umane con le loro due mani hanno fatto e disfatto anche troppo.

38. Ma a questo punto Io vi chiedo: “Non vi si presenta ancora alla mente il terzo motivo?”

39. Allora ascoltate! Come ciascun corpo, sia di un uomo sia di un animale, e perfino di un albero, o l’arbusto di una pianta qualsivoglia deve essere provvisto di certe estremità, con l’aiuto delle quali può mettersi in comunicazione con il mondo esteriore, nello stesso modo è necessario che pure la Terra ne sia provvista. Per conseguenza i nostri ghiacciai fungono anche da occhi, orecchi, e mani della Terra, per mezzo dei quali essa, durante il suo lungo viaggio intorno al Sole e assieme al Sole negli ampi spazi dei sistemi solari, deve continuamente mantenere ogni tipo di rapporto con l’ambiente esteriore, e in primo luogo l’importante rapporto della visione, perché potete credere senz’altro che i pianeti non percorrono affatto le loro orbite alla cieca. In secondo luogo poi, essa deve mantenere tali rapporti per prendere su di se stessa i frutti armonici degli immensi movimenti di altri corpi mondiali, e il movimento dell’etere e della luce e ogni tipo di correnti; in terzo luogo infine, per mezzo di tali estremità, deve esercitare un’influenza opportuna come si rende necessario ad essa, allo scopo anzitutto di regolare il suo proprio moto e, con ciò, di contribuire pure al moto regolare di altri corpi mondiali, e poi allo scopo di adempiere a tutte quelle mansioni utili che vi sono già state fatte conoscere.

40. Vedete, per poco che ci riflettiate, questo è innanzitutto il terzo motivo più importante dell’esistenza di simili ghiacciai; in secondo luogo abbiamo visto il motivo per cui il loro numero è di gran lunga inferiore a quello delle altre montagne. E in terzo luogo, infine, il perché della loro ubicazione in questo o in quel determinato paese e luogo.

41. E così noi avremmo spiegato, per quel tanto che vi occorre sapere, l’utilità naturale di queste montagne. Non dovete però credere che ciò rappresenti già un circolo chiuso così da non potervisi includere altro, bensì ciascun punto ha a sua volta, nel campo dell’utile, il suo numero immenso di diramazioni, e ciascun atomo la sua azione benefica particolarmente propria.

42. In verità, per enumerare e spiegare la molteplicità degli influssi benefici di un simile patriarca delle montagne, anche l’angelo più perfetto, pur disponendo della parlantina più sciolta ed usando il linguaggio più semplice, dovrebbe parlare abbastanza per tutta un’eternità.

43. Di più non occorre che vi dica. Tuttavia, per quanto anche numerosi possano essere gli effetti benefici naturali di una tale montagna, vengono tutti superati, nel loro complesso, già da un singolo e solo effetto spirituale, come vedrete più tardi.

44. Nondimeno, quanto seguirà vi convincerà in maniera concisa, perfettamente opportuna e più chiara, di quanto voi ora a mala pena presentite.

45. E con ciò per oggi ci fermiamo!

 

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Cap. 5

Lo spirituale e il materiale

11 maggio 1842

1. Per effetto delle comunicazioni precedenti, deve essersi accumulata in voi già tanta luce, da consentirvi ormai la chiara visione che ogni materia in sé e per sé non è altro che un pensiero fissato fuori di Me in seguito ad un atto della Mia Volontà.

2. Stabilita questa massima, anche il nostro Grossglockner sarà quindi né più né meno di quanto è ogni altra materia.

3. Ora, qual è la differenza tra lo spirituale vero e proprio e questo (elemento) materiale opposto, se tanto, sia l’uno che l’altro sono tuttavia sempre un prodotto della Mia Volontà?

4. Ebbene, nell’aspetto produttivo non c’è nessuna differenza, – ma tanto più grande è la differenza nell’entità.

5. Questo, di certo non mancherà di apparirvi un po’ strano; sennonché vogliate considerare, ad esempio, quello che voi chiamate ‘un artista’!

6. Ci si chiede: Cosa è in lui il fondamento di tutte le sue produzioni?”. Ebbene, per voi è impossibile trovarne e citarne un altro all’infuori esclusivamente di quello della sua volontà. In altre parole, ciò vuol dire che tutto ciò che egli mai possa produrre, deve prima volerlo, perché, senza questo fondamento, è ben difficile che egli riesca a produrre qualcosa.

7. Ma poi, va considerato come una conseguenza necessaria, che l’una e medesima volontà debba anche sempre, produrre l’una e medesima cosa?

8. No! È invece l’amore che disegna la modificazione dei prodotti, e la volontà aggiunge solo il semplice: “Sia fatto!”, e così diventa anche (realtà) quello che l’amore aveva prima disegnato.

9. Ora vedete, esattamente lo stesso procedimento ha luogo anche presso di Me: il Mio infinito Amore compone le forme, e la forza dell’Amore, che si chiama Volontà, le fa venir fuori! Una parte di queste forme la Volontà le tiene fissate in conseguenza del desiderio dell’amore; ad un’altra parte, invece, appunto la stessa Volontà concede, a richiesta dell’Amore, la libertà capace di rendersi sempre maggiormente vivente.

10. E così la materia – conformemente alla Mia Volontà – corrisponde all’Amore, poiché essa è un fondamento consolidato che serve da ultimo sgabello a tutto lo spirituale, e in questo modo essa è, rispetto all’Amore, quella che viene chiamata “la Mia misericordia”.

11. Lo spirituale corrisponde inoltre alla libertà vivente del Mio stesso Amore, ed è quello che viene chiamato “la Grazia”, vale a dire la vera e propria “coscienza di se stessa”, di ogni libera entità che trae origine dalla vita libera del Mio Amore, e quindi, dal punto di vista spirituale, è costituita perfettamente ad immagine di questo Amore.

12. Da questi brevi cenni d’introduzione voi potete già rilevare con molta facilità che laddove si trovi della materia, comunque essa sia formata, là deve trovarsi necessariamente dello spirituale, perché, se la materia è una misericordia, questa misericordia, quale mezzo di redenzione, non può evidentemente essere fine a se stessa, bensì deve servire certamente agli scopi di una Potenza superiore alla quale appunto tale misericordia si rivolge. Oppure vi è forse talvolta accaduto di avere pietà della misericordia?

13. Ora, se già voi vi impietosite per qualcos’altro, e non per la misericordia, è chiaro che anche la Mia Misericordia esisterà per qualcos’altro, e non per se stessa.

14. E con ciò noi avremmo spiegato pure quella certa necessità della materia di rivolgersi ad una Potenza superiore. Ma ove deve trovarsi questa Potenza superiore? Ecco una domanda molto importante.

15. Se per esempio un uomo bisognoso si trovasse a Ponente rispetto a voi; dite un po’: voi, sentendo pietà e desiderio di portarle aiuto, andreste con la vostra pietà verso Levante? O piuttosto, non dovreste forse rivolgere la vostra pietà nella stessa direzione dove si trova il bisognoso di aiuto? E una volta trovatolo, non rimarreste forse con la vostra misericordia presso di lui?

16. Se dunque voi esaminate con un po’ di attenzione tali questioni, non può non riuscirvi subito evidente che un ospizio per i poveri e i poveri stessi si trovano senza alcun dubbio sempre assieme. Ed altrettanto accadrà pure della materia e delle potenze spirituali, cioè che esse si afferreranno, e l’una conterrà l’altra.

17. Se però sulla Terra incontrate un ospizio dei poveri che si distingue per la sua grandiosità, voi arriverete certo alla conclusione del tutto naturale che un ospizio più distinto e più grande potrà dar ricovero ad un numero di poveri maggiore rispetto al numero che potrà trovare posto in un ospizio meno grande e meno distinto.

18. Ma nello stesso modo succede così rispetto alla grandiosità ed eccellenza della materia: quanto più voi la trovate grandiosa ed eccellente in qualche luogo, tante più potenze spirituali si trovano in essa.

19. E adesso noi considereremo di nuovo un po’ il nostro Grossglockner!

20. Guardatelo con quanta maestà esso domina come un patriarca sulle altre montagne, perché laddove le vette delle altre montagne si perdono in un cumulo di rupi brulle, appunto, là il nostro Grossglockner comincia proprio ad innalzarsi possente oltre a tutti i suoi brulli vicini; considerate la sua immensa estensione alla base che misura varie ore di cammino da tutte le parti, le masse della neve e dei ghiacci eterni da cui è coperto, i numerosi ruscelli che scendono a precipizio dai suoi picchi, e vedete come i suoi cocuzzoli dalle erte pareti sono quasi continuamente avvolti in cumuli di nubi biancastre! Certamente già a grande distanza voi distinguerete questa montagna ed affermerete con sicurezza: “Ecco, là è senza alcun dubbio il nostro Grossglockner, perché la sua abbagliante coltre nevosa, la sua altezza e la massa di nubi che lo circondano, ci garantiscono che non ci sbagliamo affatto!”

21. Vedete, così esso si distinguerà al vostro sguardo fra tutti gli altri monti! Ma poiché è così spiccatamente grande, è logico che sia pure un ospizio molto importante, vale a dire, una briciola ben grande della Mia Misericordia.

22. Così già nella parte concernente il naturale di questa montagna abbiamo rilevato una molteplice grandiosità della sua utile influenza. Ma domandate adesso a voi stessi: “Sarebbero ammissibili delle influenze di questa specie, se contemporaneamente non vi fossero delle potenze spirituali-intellettuali che hanno il compito di dirigere tutto ciò? Ovvero, sarebbe possibile un effetto, senza una corrispondente forza o forze?

23. Vedete! Ma appunto le forze che ottengono simili effetti sono le potenze spirituali per mezzo delle quali ciascuno di questi effetti viene ottenuto!

24. Solo che adesso si presenta un’altra domanda, e cioè: “Sono tali fenomeni – che derivano da questa montagna e che hanno un effetto benefico – lo scopo principale delle potenze spirituali che si trovano in essa ed intorno ad essa? Oppure, sono tali fenomeni, unicamente uno scopo secondario, mediante il quale tutte queste potenze spirituali sono chiamate a maturarsi per il conseguimento di un altro scopo?».

25. A questa domanda può dare sufficiente risposta un piccolo esempio, e precisamente con una nuova domanda: “Quale scopo ha lo spargere la semente nei solchi del terreno? È la semina, lo scopo a se stessa, oppure essa ha dinanzi a sé ancora uno scopo più nobile?

26. È bensì vero che con l’imputridirsi delle sementi, il terreno viene concimato e così viene gradatamente ingrassato, tuttavia questo effetto benefico della semina non lo considerate certamente come lo scopo principale dell’atto stesso. Ed invece, voi direte: “Noi spargiamo i granelli di semente nei solchi del terreno solamente allo scopo che da ciascuno di essi sorga un nuovo stelo fruttifero atto a riprodurre molte volte il granello stesso”.

27. Dunque, voi vedete che il summenzionato effetto benefico di questa montagna sta, rispetto ad uno scopo superiore della sua esistenza, precisamente nello stesso rapporto come la concimazione del terreno ottenuta con la putrefazione del granello, sta rispetto al molteplice frutto vivente ottenuto!

28. Da tutto ciò ora sarete già in grado di riconoscere un po’ la veridicità di quello cui ho fatto cenno nella conclusione della spiegazione delle influenze benefiche naturali di questa montagna, e precisamente laddove ho detto quanta maggiore importanza ha un minimo punto od atomo spirituale, in confronto a tutti i semplici effetti naturali di questa montagna finora menzionati.

29. Quanto detto finora consideratelo quindi soltanto come una necessaria prefazione e introduzione, senza la quale difficilmente riuscirete a comprendere quello che seguirà!

30. Quanto però dovrà seguire di speciale, lo riserveremo per una prossima comunicazione. Dunque, per oggi il nostro compito è finito!

 

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Cap. 6

Lotta degli spiriti della natura sulla vetta

12 maggio 1842

1. Se voi riandate, con la memoria, alle varie altre rivelazioni che Io vi ho fatto riguardo ai fatti della natura, specialmente a quelle che chiarivano da dove trae le sue origini il mondo animale, vi si affaccerà subito alla mente il perché, nell’introduzione, la montagna di cui parliamo venne qualificata quale un grande ed eccellente ospizio per i poveri.

2. Vedete, le anime e gli spiriti con un sentire interiore ancora molto materiale si trattengono solitamente, di preferenza in quella regione del pianeta dove essi avevano vissuto corporalmente[3]. Tali spiriti sono spesso ricolmi di rabbia, perfidia e furore per aver dovuto abbandonare così presto la vita terrena, comoda e bella per loro e, laddove è possibile, cercano di vendicarsi in qualunque maniera. Quantunque essi non possano vedere direttamente la Terra – come del resto in generale nessuno spirito può vedere direttamente ciò che è naturale e che è fuori di lui, bensì unicamente quello che è in lui – ciononostante per le vie della rispondenza interiore essi sanno con esattezza dove e in quale regione della Terra si trovano, e poiché essi, quali spiriti, sono in contatto visivo con le potenze spirituali-naturali, non tardano molto ad unirsi a queste ultime e, così, laddove è possibile, arrecano danno alla Terra che li ha piantati in asso così presto.

3. Considerato che essi, nello stato spirituale, per la via della rispondenza, sanno anche molto bene che un gigante di questa specie fra i monti della Terra è, dal punto di vista naturale, un portatore di benefici per tutte le regioni circostanti, allora essi, per questa ragione, si trattengono di preferenza vicino ad esso. Se proprio vi manca l’occasione di esaminare questa montagna nella sua realtà naturale, lavorate con un po’ d’immaginazione e vi convincerete ben presto come tutto intorno ad essa si ergano rupi su rupi, dai cui crepacci, burroni e corridoi, non di rado si innalzano da un momento all’altro delle nubi grigio-scure, e quando queste sono salite oltre il cucuzzolo delle più alte rocce e in un certo qual modo scorgono il nostro Grossglockner, allora si ritirano di nuovo immediatamente, e spesso nemmeno la violenza del vento riesce a cacciarle fuori dai loro nascondigli.

4. Vedete, questo fenomeno è già un segno sicuro dell’esistenza di simili spiriti astiosi e maligni, e precisamente già in congiunzione con le potenze spirituali-naturali!

5. Ma rivolgete invece il vostro sguardo molto più in alto, fin laddove biancheggia la distesa del nostro ghiacciaio, e così pure vi scorgerete quasi sempre nubi e nebbie, le quali però sono di colore bianco pressoché abbagliante. Queste nubi e nebbie sono ugualmente degli spiriti, ma sono spiriti di natura buona; tra questi, coloro che si librano più in alto sono spiriti angelici che hanno uno scopo protettivo, mentre le nebbie che sono sospese nelle parti più basse del ghiacciaio, che comunemente formano delle strisce diritte di nubi, sono anch’esse una manifestazione di spiriti buoni, non però ancora del tutto maturi per soggiornare sulle sommità, e devono rendersi maturi e capaci di salire più in alto mediante una vigilanza fedele sugli spiriti maligni con i quali devono talvolta ingaggiare delle aspre lotte.

6. Se voi vi trovaste in quella regione e poteste osservare, alle volte per delle giornate intere, queste manovre delle nuvole, non vi passerebbe per la testa nemmeno in sogno, che fra quelle potenze aeree possa scatenarsi un giorno un combattimento; tuttavia, chi avesse il tempo di aspettare il momento in cui veramente queste tenui potenze entrassero in conflitto, costui può star sicuro che durante l’imperversare della battaglia perderebbe l’udito e la vista dalla paura.

7. Ma come si è giunti ad una lotta? Quale ne è comunemente il motivo? Ecco: quando conosceremo il motivo, nemmeno la causa ci rimarrà ignota.

8. Vedete, gli spiriti maligni, cui abbiamo accennato prima, stanno sempre covando pensieri di vendetta e nutrono il proposito di impadronirsi una buona volta di questo trono (il Glossglockner) dagli influssi benefici per molti paesi, per poi stabilirsi e poter diffondere dallo stesso la sventura verso tutte le parti! Per questo motivo essi si radunano negli anfratti inferiori della montagna, e prima fanno delle piccole sortite come per conoscere il terreno e per sincerarsi della quantità e qualità della guardia e del presidio del trono. Se a loro giudizio, intorno al trono c’è una sorveglianza alquanto scarsa, allora questa notizia viene diffusa tutto intorno con la rapidità del pensiero, e laddove ci sono delle cime montuose ben provviste di crepacci, si vedono uscir fuori all’istante dappertutto delle masse enormi di nubi dalla tinta grigio-scura sempre uguale, le quali cominciano ad innalzarsi, e, mentre prima al disopra della montagna il cielo era perfettamente sereno, non di rado entro pochi minuti esso si trova invece fittamente coperto da tali cumuli, alle volte addirittura neri, di nuvole, che vagano incrociandosi in tutte le direzioni, e tentano di avvicinarsi per vie tortuose al trono, ritenendo con manovre del genere di poter trarre in inganno i sorveglianti.

9. In simili occasioni il Grossglockner è solitamente, per breve tempo, interamente libero da nubi e da nebbia, perché, non appena i sorveglianti si accorgono di queste manovre birichine degli spiriti maligni, essi si stringono senza indugio assieme e si nascondono con ogni cura all’interno di grandi templi di cristallo dentro la montagna.

10. E quando i condottieri principali di quelle orde maligne che occupano un vasto tratto di cielo, vedono che il trono appare abbandonato, comandano immediatamente alle loro masnade una nuova manovra consistente nel sollevarsi alla maggiore altezza possibile, e nel precipitarsi poi all’ingiù sul trono facendo prigioniero per sempre e soffocando tutto quello che si mette loro dinanzi fino nelle stanze interiori della montagna.

11. Ad un tale comando, quella grigia gentaglia si precipita sul nostro Grossglockner con una furia che a voi – che non avete ancora assistito ad un simile spettacolo naturale – dovrebbe apparire addirittura incredibile; in questa occasione, nelle vicinanze della montagna, anche se è mezzogiorno, l’oscurità si fa tanto grande da costringere spesso gli abitanti delle valli vicine ad accendere lumi e candele. In quei momenti, di solito si fa silenzio perfetto sulla montagna; il che si spiega con il fatto che gli spiriti maligni ritengono ormai di avere ottenuto la vittoria. Sennonché un tale periodo di tranquillità dura al massimo settantasette minuti. Trascorsi questi, voi potrete osservare che dai crepacci del ghiacciaio cominciano a salire delle nubi bianche molto dense. Queste si estendono poi in breve tempo insinuandosi sotto la massa delle nuvole nere, e quando si sono distribuite a dovere dappertutto molto fitte, esse cominciano pian piano, e quasi insensibilmente, a sollevarsi portando sempre più in alto, per così dire, sulla loro schiena quella nera gentaglia.

12. Quando però quest’ultima si accorge dell’astuzia, si affretta a far posto qua o là per lasciar passare le nuvole bianche. Questa soluzione è già prevista dagli spiriti delle nuvole bianche, i quali sanno pure quello che in quei momenti stanno pensando gli spiriti maligni: “Andatevene pure! Quando sarete completamente fuori, vedremo bene chi prenderà possesso del trono!

13. Quando poi anche le nuvole bianche tutte insieme si sono sollevate al di sopra di quelle nere, esse si estendono con rapidità vertiginosa per molte miglia da tutte le parti come una rete, avvolgendo e facendo prigioniere tutte quelle orde malvagie.

14. Ma quando la nera marmaglia per mezzo di ogni specie di segnalazioni telepatiche spirituali, riceve la notizia fino al trono, che gli spiriti bianchi l’hanno accerchiata da ogni parte e fatta prigioniera, allora gli eroi che già sono precipitati sul trono, s’infuriano a causa dello stratagemma usato contro di loro dagli spiriti bianchi. Essi concentrano subito tutte le loro truppe per rompere l’accerchiamento delle masse bianche, e questo è appunto il momento in cui ha inizio la vera battaglia.

15. In tale momento, se foste vicini, il vostro orecchio percepirebbe anzitutto un fragoroso rumoreggiare tra quelle masse di nuvole nere. Questo rumoreggiare è provocato dall’affollarsi l’uno contro l’altro di tali spiriti e dal loro furore che accresce sempre più; sennonché, quanto più questi spiriti maligni si sforzano di rompere l’accerchiamento di quelli che si trovano al di sopra, tanto più vengono premuti all’ingiù da quest’ultimi.

16. Allora gli spiriti così compressi cominciano ad accendersi nella loro ira, e in questo modo inizia subito una scena talmente infuocata che non di rado in un secondo si sprigionano migliaia di fulmini che scoppiano con fragore terribile in tutte le direzioni per annientare le masse bianche sovrastanti, e cioè verso l’alto, allo scopo di uccidere i condottieri di queste ultime, e verso il basso o sulla terra per distruggere il trono.

17. Vedete, questo costituisce la prima fase della battaglia! Quando però gli spiriti delle bianche nubi si accorgono che le bande nemiche che si trovano sotto di loro hanno esaurito le munizioni, allora essi afferrano improvvisamente in tutte le loro parti i componenti di quelle bande nere e li comprimono l’uno contro l’altro con tanta energia, da farli diventare solidi come altrettante pietre, e poi li scagliano con enorme violenza a terra. Naturalmente, la maggior parte cade sulla vasta distesa di ghiaccio del trono stesso e tutto intorno a questo, e in piccola quantità sulle valli e sulle pianure sotto forma di chicchi di grandine. Quanto ora detto può anche fornirvi la spiegazione, facilmente comprensibile, del perché particolarmente sui campi di ghiaccio del Grossglockner precipitino giù dalle nuvole dei massi di ghiaccio che spesso pesano quintali, massi che a volte scendono tanto fitti da costituire una vera pioggia di ghiaccio.

18. Quando in questo modo quella nera gentaglia si trova a terra completamente vinta, gli spiriti bianchi, in aggiunta, fanno cadere sui vinti una pioggia, che però consiste già di spiriti della pace. Questi si dissolvono in un vento freddo e tagliente e così saldano i vinti per lungo tempo al ghiaccio di prima, che ricopre il trono. In questo modo essi procurano di nuovo a quegli esseri maligni una certa quiete, nella quale poi, di solito, questi ultimi con l’andar del tempo vengono a miglior consiglio. E una volta che si sia verificato questo caso, allora il legame di ghiaccio, ovvero la potenza spirituale naturale, si scioglie di nuovo in acqua corrente, e allo spirito così avviato all’umiltà viene di nuovo concesso l’uso della propria libertà.

19. Se migliora, egli viene accolto ben presto tra le schiere inferiori degli spiriti della pace; se invece non migliora e ad una prossima occasione si associa ad un nuovo attacco, ciò che purtroppo succede il più delle volte, allora egli viene nuovamente fatto prigioniero nella maniera semplice come prima descritta; però la seconda volta rimane prigioniero per un tempo un po’ più lungo.

20. Vedete, questa è la prima scena di spiriti che si svolge di preferenza laddove, dal punto di vista naturale, si tratta di conquistare un trono, almeno presunto tale. Sennonché, questa scena non è la sola a svolgersi, bensì ce ne sono ancora moltissime, le quali però non emergono tanto come questa nel campo dei fenomeni naturali, ma si rivelano in vari modi al sentimento di coloro che hanno l’occasione di salire su una montagna di questa specie, o almeno sulla regione bassa della montagna stessa.

21. Tuttavia, per non dilungarci eccessivamente nella descrizione di questa montagna e dei suoi fenomeni, alla prossima occasione noi dedicheremo un po’ di attenzione ancora a due tipi di fatti che hanno attinenza con l’argomento in oggetto, e poi passeremo addirittura alla parte evangelica, la quale è per voi di gran lunga più importante.

22. Per conseguenza per oggi noi abbiamo esaurito il nostro compito.

 

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Cap. 7

Vie per l’umiliazione e l’educazione degli spiriti naturali

13 maggio 1842

1. Dalla comunicazione di ieri voi avete appreso che, finita la prigionia, subentra lo stato di libertà, e che gli spiriti così ricondotti alla quiete e a miglior consiglio, qualora si siano completamente ravveduti, o vengono accolti sul gradino più basso degli spiriti della pace, oppure viene loro concesso un nuovo periodo di libertà. Ecco, qui conviene prestare speciale attenzione ad una cosa, e cioè: verso dove vengono poi avviati questi spiriti liberati!

2. Vedete, quando le potenze spirituali naturali si sciolgono di nuovo in acqua corrente, allora appunto questi spiriti lasciati liberi vengono, in un certo qual modo, volontariamente avvinti all’acqua, e devono poi mettersi in viaggio fino al mare.

3. Voi qui vi domanderete il perché di questa cosa.

4. Ed Io vi rispondo: “Per lo stesso motivo per cui, quando su questa Terra un tale ha provocato qualche danno o è stato arrestato nel momento in cui voleva provocarne uno, l’autorità competente gli infligge una pena, nel senso che egli è obbligato o a risarcire il danno, oppure, in aggiunta ancora, a sborsare un’ammenda per dimostrare la sua buona volontà”.

5. Ecco, precisamente per questo motivo in quel regno dove le cose procedono con una esattezza notevolmente superiore a quella del mondo materiale, simili spiriti devono risarcire fino all’ultimo centesimo tutti i danni provocati, nonché quelli che avevano intenzione di provocare, e oltre a ciò, devono sottostare ad una penitenza corrispondente alla loro cattiva volontà, e solo non appena tutto ciò è stato eseguito, essi possono essere accolti sul primo gradino della perfezione spirituale.

6. Voi qui chiederete nuovamente: “Ma come possono questi spiriti risarcire nel mare i danni causati, o che almeno avevano la volontà di causare, in un luogo della terraferma molto lontano dal mare?”

7. Ed Io vi risponderò che è naturalmente una cosa difficilissima per loro effettuare un simile risarcimento nell’oceano; ma poiché in spirito nessuno può fare qualcosa di buono se non è buono egli stesso, questo fenomeno dimostra che in tali condizioni essi devono umiliarsi completamente prima di rendersi atti a fare del bene come risarcimento del male; e considerato inoltre che il mare e il suo fondo costituiscono sempre assolutamente la parte più bassa e profonda della Terra, ne consegue che questi superbi eroi devono intraprendere questo viaggio dell’umiltà, per salire, nel tempo, da questo loro stato di umiltà, alle sfere dell’attività utile quali nuovi nati e rinati.

8. E ora si presenta il problema se, compiuto il viaggio, tali spiriti ne risultano davvero migliorati.

9. A questo riguardo ci sono varie gradazioni: alcuni migliorano già strada facendo e possono abbandonare questa via umida per far ritorno; in questo caso essi vengono esaminati rigorosamente e, qualora non si trovi in loro nulla di maligno, vengono accolti. Questo abbandonare la via dell’acqua voi lo potete scorgere quando al mattino vedete sorgere dai ruscelli, dai fiumi e dai torrenti delle nebbie bianche, le quali vengono ben presto fatte innalzare dal Sole nelle regioni alte con l’aiuto delle potenze naturali, ma che poi vengono subito rese invisibili all’occhio materiale da queste potenze naturali.

10. Un’altra specie di tali spiriti è quella che, in seguito al ridestarsi di un certo rancore, si affretta, per così dire, a svignarsela di notte, e nella forma da principio visibile di nebbie grigiastre si nasconde nei fossati, nelle gole e nei crepacci delle montagne per essere pronta a partecipare attivamente ad un prossimo assalto.

11. Una terza specie di simili spiriti compie realmente il viaggio fino al mare; tuttavia, quando vi sono giunti, si raggruppano secondo la natura della loro perfidia e cominciano a sconvolgere il mare, e guai allora al navigante che cade tra le loro mani di vento! Se egli riesce a salvare la propria vita naturale, potrà poi narrare le meraviglie dei tipi di uragani più devastatori dei mari. Ma quando questa razza maligna si propone di attivare un simile progetto forsennato, allora invia in alto al di sopra della superficie del mare – per così dire in ricognizione – una o due nuvolette molto tenui, nuvolette che il navigatore esperto conosce molto bene per sincerarsi se da qualche parte siano visibili quegli spiriti della pace di cui sappiamo. Se questi ultimi sono effettivamente ancora visibili da qualche parte, allora queste nuvolette si disperdono immediatamente, e in questo caso molto di rado c’è da attendersi una bufera di qualche importanza.

12. Ma se invece questi malvagi spioni non scorgono nessuna traccia di truppe avversarie, allora essi si innalzano sempre più e, nel giro di pochi minuti, il libero spazio al di sopra del mare si trova occupato da fittissime nubi temporalesche dalle quali cominciano ben presto a scatenarsi le più formidabili raffiche che sconvolgono il mare, mentre i fulmini vengono scagliati a migliaia su quegli spiriti che si sono seriamente incamminati sulla via del ravvedimento. Tuttavia queste orde ribelli finiscono dappertutto con l’avere la peggio. Anche un’impresa di questo genere termina sempre male per loro, perché in questo caso i sorveglianti principali della terraferma mandano subito degli eserciti di spiriti della pace che vanno ad affrontarli con la velocità del pensiero. Giunti sul posto, essi si gettano immediatamente addosso a quelle maligne schiere furibonde, le scagliano in mare comunemente sotto la forma di grandine e di violenti acquazzoni, e in questa occasione liberano anche gli spiriti umili dalla loro prigionia volontaria. I campioni di perfidia di questa specie vengono però convogliati con altrettanta velocità al Polo nord se nel trambusto hanno avuto semplicemente una parte secondaria; i capi o gli eroi dell’impresa devono invece prepararsi a mordere, per un tempo assai lungo, i duri ghiacci del Polo sud.

13. Vedete, così ha fine lo spettacolo; gli spiriti malvagi vengono relegati al loro posto, e i buoni vengono accolti per un’altra attività efficace e molteplice.

14. Ma in cosa consiste questa attività?

15. La prima mansione che viene affidata a simili spiriti è che essi devono portarsi sulle diverse montagne, e precisamente in quei luoghi che terminano con dei picchi di roccia nuda, e lì devono incessantemente curarne la conservazione, come pure il condizionato dissolvimento, e a questo scopo essi sono chiamati a distribuire tutta l’umidità nei pori della roccia in maniera tale che questa, per l’azione che si svolge dall’interno all’esterno, possa mantenere continuamente l’identico grado di solidità e la medesima caratteristica; d’altro canto essi devono anche avviare verso la pianura le rocce che si staccano, in maniera da farle arrivare gradatamente sempre di più alla meta della loro redenzione.

16. Se essi talvolta trascurano una simile incombenza, succede più volte che degli spiriti maligni sono pronti a giocar loro, di nascosto, qualche brutto tiro, ad esempio essi staccano addirittura un intero blocco di roccia e lo fanno precipitare a valle, cosa questa che tuttavia avviene per lo più soltanto in casi di gravi insurrezioni. Se si verifica un simile fatto dovuto ad un’imprudenza occasionale, essi devono poi avere la massima cura affinché un simile blocco staccatosi trovi una base sicura in qualche luogo, altrimenti devono condurlo fino ad un ruscello o ad un fiume per evitare che gli spiriti ancora non nati che vi sono rinchiusi non debbano irrompere fuori prematuramente; se ciò si verificasse sarebbe la rovina per quasi tutta la Terra. Quindi un simile blocco di pietra staccatosi voi lo troverete di solito in qualche fossato dove c’è una sorgente, oppure lo vedrete sepolto più che per metà nel terreno e lì circondato da ogni specie di muschio, o potrete trovarlo anche sia ridotto in pezzi sia ancora intero in qualche grosso corso d’acqua.

17. E questo è quindi anche il motivo per il quale nei corsi d’acqua si incontrano dei blocchi di pietra pesanti non di rado varie centinaia ed anche migliaia di quintali, e cioè precisamente laddove in primo luogo non esistono simili montagne, e dove, in secondo luogo, delle rocce di questa specie non si possono incontrare affatto.

18. I naturalisti certamente non mancheranno di esclamare: “Che cosa ridicola è questa! Questo fenomeno è dovuto esclusivamente alla gravità dell’acqua, gravità che si accresce in base alla rapidità e alla violenza della caduta”.

19. Sennonché essi hanno ragione soltanto dal punto di vista naturale, come ha ragione colui che dice che due per due fa quattro. Ma il matematico sa su che cosa è basato il prodotto da lui ottenuto? Conosce egli le unità che concorrono a formare tale prodotto? È vero che egli conosce il numero delle cose che appaiono omogenee al suo occhio e al suo intelletto, ma conosce le cose che ha contato nella loro essenza fondamentale? Può egli calcolare le immense quantità e le diversità dei pezzi e delle forze che sono necessarie per formare una tale struttura?

20. In verità, se egli conoscesse pienamente questo, vedrebbe in maniera assolutamente chiara su che deboli basi era fondato il suo calcolo delle cose, quando, in seguito alla loro omogeneità, ne aveva sommato assieme quattro.

21. Come dunque detto, anche al vostro naturalista, qualora si metta ad esporre delle cose, non va niente affatto meglio che al nostro matematico, anzi molto peggio! Egli infatti vede scorrere l’acqua, ma cosa ci voglia appunto per far scorrere l’acqua e per dare alla stessa il dovuto grado di gravità, ciò che richiede per di più la conoscenza perfetta di che cosa veramente sia la gravità, vedete, questo conviene ammettere che sia piuttosto invisibile al nostro naturalista dai sensi molto acuti, perché il fatto che l’acqua che si trova su di un letto inclinato si muove, questo lo può constatare chiunque, anche non essendo proprio un naturalista diplomato. – Ma chi è poi che porta l’acqua fino alle regioni alte della montagna, che lì la raccoglie e la convoglia verso la pianura dove essa apporta benefiche energie? – Ecco questa sarebbe di nuovo un’altra domanda! Anche a questo riguardo non si farà a meno di tirare in ballo la pressione interiore e la legge della reciproca attrazione; ma se Io poi domando: “Chi è che esercita la pressione e la reciproca attrazione?”, allora, di certo non ci sarà alcuna risposta.

22. Queste cose le espongo ora qui, affinché la prima incombenza affidata agli spiriti, cui è stato accennato prima, non vi appaia tanto strana, e perciò potete credere senz’altro che su tutta la Terra non esiste niente e non succede niente che non sia dovuto all’azione degli spiriti di ogni specie, siano essi buoni o cattivi.

23. Se voi dunque intraprenderete l’ascesa di qualche montagna, ciò che vi sarà sempre di grande vantaggio, poi perverrete qua e là a dei luoghi che offrono un vero spettacolo di distruzione, per la qual cosa un grave senso d’inquietudine s’impadronirà di voi come se vi trovaste in un luogo dove tutto è immerso nella rigidità della morte; invece è precisamente in quei luoghi che si manifesta con tanta maggiore animazione la vita, perché appunto là, più che altrove, gli spiriti della specie menzionata prima esplicano la loro utile attività, sorvegliando e facendo in modo che con il tempo tutto venga ricondotto all’ordine più perfetto. Se invece quando vi trovate su un monte vi sentite l’animo sollevato e lieto, come ad esempio in quei posti ricchi di ogni tipo di erbe aromatiche, là dimorano già degli spiriti più beati e pacifici, le cui incombenze hanno un carattere di maggior tranquillità, ma nel contempo, spiritualmente parlando, sono molto più importanti delle altre.

24. Se poi vi riesce di mettere piede su qualche altitudine già coperta di neve e ghiaccio perpetui, e dove l’aria pura e frizzante finisce col divenire insopportabile, se la vostra permanenza è prolungata, là ha già inizio la prima regione beata degli spiriti perfetti, ovvero, se volete credere, là Cielo e Terra si porgono visibilmente la mano, perché il terreno freddo denota appunto la totale assenza dell’egoismo, e quindi il grado massimo dell’attività utile nel senso naturale, vale a dire se si considera ciò come un passaggio dallo spirituale al naturale.

25. Chi dunque qualche volta ha guardato una simile altura montana, ha visto pure con gli occhi del proprio corpo la regione più bassa del Cielo.

26. Qui certo voi direte e chiederete: “Come mai? In che modo è da intendersi questa cosa?”

27. Ed Io vi rispondo: “Chi comprende questa cosa, non tarderà molto a veder chiarissimo anche il come”. Non vi può essere dubbio che la Terra verrà a trovarsi più vicina al Cielo in quei punti dove l’avidità e l’egoismo umani non conficcano più nel terreno delle pietre demarcanti il confine della proprietà, né avviano dei processi devastatori a causa del ‘mio’ e del ‘tuo’. Basta che facciate una prova e che avanziate delle pretese su una superficie di mille iugeri di un qualche ghiacciaio, anzi potete addirittura, anche senza un precedente richiesta, stabilirvi su qualche distesa di ghiaccio, e potete esser certi che nessuno vi contesterà il possesso di quel fondo, come anche, a voi non verrebbe nemmeno in mente di contestare ad un altro un simile possesso, qualora a quest’ultimo venisse proprio la voglia di dichiarare sua proprietà un pezzo di terreno raggelante di questa specie.

28. Ebbene, da questa breve esposizione non avrete ora difficoltà alcuna a rilevare il come’, perché se il Cielo venisse in un certo qual modo anche nelle forme naturali in contatto con la Terra, questo segnerebbe l’improvvisa fine, tanto della vita sul pianeta, quanto dell’esistenza del pianeta stesso nella sua totalità.

29. Ma può il Cielo toccare, in qualche modo, la Terra, laddove essa è in tanti modi profanata dalla più ignobile avidità? Tali punti di contatto sono possibili solo laddove la Terra è completamente purificata e libera dall’avidità e dall’invidia degli uomini.

30. E per questa ragione anche il nostro Grossglockner costituisce spiccatamente un simile punto di contatto! E quand’anche qualcuno volesse erigere sulle sue alte vette una cosa atta ad accendere le avide brame anche di un solo avido individuo, gli spiriti puri, com’è loro dovere, farebbero immediatamente in modo che simili istituzioni vengano fatte svanire dall’esistenza in brevissimo tempo; per conseguenza un simile posto viene mantenuto puro grazie alla sua propria purezza e a quella dei suoi spiriti.

31. Questa sarebbe dunque una specie di proprietà spirituale che emerge sopra il livello degli spiriti naturali e che, ogni tanto, concorre ancora alla produzione di fenomeni naturali; quindi non ci resta ancora che una sola specie di proprietà, la quale soltanto a pochissime persone si rende visibile a volte. Questa specie noi la considereremo la prossima volta, e poi passeremo immediatamente alla parte evangelica. Per conseguenza stavolta fermiamoci qui!

 

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Cap. 8

Vie per il miglioramento degli spiriti naturali

19 maggio 1842

1. Per quanto concerne la terza specie di spiriti, va notato che anche questa a sua volta si suddivide in tre differenti sottospecie, e precisamente in una inferiore, in una media e in una superiore.

2. Alla specie inferiore appartengono tutti quegli esseri spirituali che dimorano all’interno delle montagne e là sorvegliano i metalli, le sorgenti ed anche le rocce e il terreno nelle viscere dei monti. Questa specie di spiriti si suddivide quindi propriamente di nuovo in tre sottospecie, e cioè in quella degli spiriti del fuoco, della terra e dell’acqua. Tali spiriti non sono né di natura maligna, né di natura buona, bensì costituiscono semplicemente qualcosa di intermedio fra il buono e il cattivo Perciò essi vengono impiegati agli scopi seguenti: gli spiriti del fuoco alla cottura dei metalli, gli spiriti dell’acqua per sorvegliare e regolare i lavori degli spiriti del fuoco, e gli spiriti della terra e delle rocce per contenere entro i dovuti limiti l’azione degli spiriti tanto del fuoco quanto dell’acqua.

3. Chi vuole convincersi dell’esistenza di questi spiriti, basta che faccia la conoscenza di qualche minatore onesto e sincero, e fra cento di questi ne troverà sicuramente novanta che in vita loro hanno almeno una, due o tre volte visto l’uno o l’altro di questi esseri, chiamati da loro ‘gnomi’. Solo rarissime volte gli spiriti di questa specie vengono alla superficie terrestre, dato che il mondo interno dove va svolgendosi la loro attività, appare loro molto più splendido di quello esterno, che essi sono soliti chiamare vuoto e senza valore. Voi non dovete però pensare che la materia sia di ostacolo al loro andirivieni; no, essa non lo è affatto! Infatti, qualunque sia il luogo dove un simile spirito voglia andare, egli passa attraverso l’acqua, il fuoco o la roccia con maggior scioltezza ancora di voi quando vi muovete attraverso l’aria. Il motivo va ricercato nel fatto che laddove voi vedete materia, lo spirito non vede che la sostanza corrispondente della materia. Questa sostanza soltanto rappresenta qualcosa per lui, mentre la materia rozza, propriamente detta, è per lui un nulla, ed è come se non esistesse affatto.

4. Che questi spiriti svolgano un’attività utile, lo potete rilevare dalle mansioni cui essi accudiscono; soltanto non bisogna che vengano, in nessun modo, irritati con parole di scherno o di calunnia rivolte al loro essere, sia da parte di non credenti o anche di credenti, poiché, dato un simile caso, essi sono pronti immediatamente a vendicarsi di tali individui in un modo a volte terribile.

5. E allora guai a chi cade nelle loro mani! Essi puniscono il credente in varie maniere e con tutti i mezzi a loro disposizione; il non credente, invece, essi non di rado lo ricolmano di un’angoscia insopportabile, oppure gli fanno provare un improvviso spavento o gli fanno venire addosso qualche male fisico incurabile alla gola. La persona mite e credente invece non ha niente da temere da loro; anzi, se ad un tale credente di animo buono succede di smarrirsi nelle cavità e nei corridoi sotterranei della montagna, essi gli indicano, quasi sempre, una buona via di uscita. Queste cose vi possono essere confermate, alla lettera, da tutti i minatori, e potreste interpellarne quanti ne volete in qualsiasi paese della Terra, e trovereste le loro risposte in proposito sempre perfettamente concordanti. Questa è dunque la prima sottospecie della terza specie principale.

6. Sotto quale visuale si presentino tutti questi spiriti nel mondo spirituale vero e proprio, questo vi sarà dimostrato solo nella parte evangelica; adesso passiamo quindi alla seconda specie, ovvero alla mediana!

7. Questa specie di spiriti è per lo più occupata sulla superficie terrestre ed è estremamente numerosa. Una parte è chiamata ad aver cura di tutte le piante, degli alberi, degli arbusti, erbe, muschi e funghi, per essere da guida nelle piante stesse agli spiriti non ancora liberatisi durante la loro attività, affinché ciascuna pianta, sia questa un albero od altro, conservi la propria forma e le proprietà originarie. Un’altra parte di questi spiriti è tenuta a sorvegliare il regno animale, e ad essi spetta lo stesso compito che hanno gli spiriti menzionati prima rispetto al mondo vegetale; per conseguenza, essi devono vigilare affinché ciascun animale corrisponda a quello che deve essere per quanto concerne alla forma, alla proprietà e all’attività. Gli spiriti di questa specie si rendono visibili solo di rado agli uomini. Questi spiriti dispongono di troppo poco tempo per poter pensare a rendersi visibili inutilmente, dato che da ciò verrebbero distolti dall’attività incessante e utile a cui la loro buona volontà li incita.

8. Ciononostante, sulle montagne vive ancora più d’un pio e semplice pastore che ha spesso avuto occasione di vedere simili spiriti. La gente semplice di questa specie potrà raccontarvi in proposito varie storielle e dirvi come simili spiriti abbiano non di rado in una notte reso florido qualche prato assai magro, oppure come abbiano protetto mucche e pecore durante l’imperversare di violenti bufere o come abbiano impedito al bestiame, in generale, di avvicinarsi troppo a punti rocciosi e molto scoscesi della montagna, dove avrebbero potuto precipitare e morire.

9. Se anche ad un tale che non sia troppo credente non è dato di vedere gli spiriti di questa specie, tuttavia egli viene influenzato dagli stessi non di rado in maniera molto forte, particolarmente quando si inoltra in qualche vasto bosco di montagna o in qualche cosiddetta foresta vergine, oppure quando passa attraverso grandi mandrie di cavalli, di bovini e di pecore. Tale influenza si manifesta con un senso più o meno grande di inquietudine, cui comunemente seguono dei leggeri brividi. Se a qualcuno è capitato qualcosa di simile, può essere sicuro di essersi trovato fra spiriti di questa specie che hanno rivelato la loro presenza nel modo anzidetto. A quale stato nel vero e proprio mondo degli spiriti corrisponda una simile specie di spiriti, di questo tratteremo pure solo nella parte evangelica; per conseguenza, ci resterebbe ancora da considerarne la terza sottospecie della terza specie principale.

10. Questa terza sottospecie appare soltanto in casi estremamente rari, sia tramite gli effetti prodotti, sia, meno ancora, direttamente nella propria essenzialità.

11. Qual è dunque la sfera d’azione di questi spiriti? Ecco, il loro compito è la direzione dell’aria e dell’etere, e perciò anche dagli antichi essi vennero talvolta chiamati gli “spiriti dell’aria”.

12. Se voi fate attenzione alla direzione dei venti, particolarmente di quelli che soffiano da nord-est, di solito verso la mezzanotte, come anche qualche volta una o due ore dopo il tramonto del Sole, avrete occasione di fare una duplice osservazione: l’una, cioè di un fenomeno che si rivela al senso della vista, e l’altra di un fenomeno che si manifesta come uno stato di inquietudine in certi animali domestici particolarmente nei cani, nelle galline, nei gatti, nei maiali e nei cavalli. Quando vi è dato di fare delle constatazioni di questo genere, potete esser certi che simili fenomeni hanno la loro origine in questi spiriti dell’aria. Tuttavia questi sono degli spiriti di classe subordinata, ovvero, come voi usate dire, gli spiriti obbligati a servire.

13. Se poi voi volgete i vostri sguardi più in alto ed osservate le strane forme delle nuvole, potete essere nuovamente certi che tali forme sono un effetto degli spiriti in questione. La nuvola stessa non consiste certamente di questi spiriti, ma, per quanto concerne la sua forma essa dipende sempre dagli spiriti dell’aria, e cioè da come essi fanno ruotare e girare uno strato d’aria dopo l’altro, in modo che poi gli spiriti della nuvola – e precisamente quelli inferiori, di specie cattiva – possono assumere solo quella forma che è loro concessa dalla rotazione e dal rivolgimento dello strato d’aria. E questo avviene affinché gli spiriti della pace – che possono configurarsi liberamente – proprio da quelle forme riconoscano gli spiriti malvagi e tutto ciò che costoro hanno intenzione di fare. Quindi, qui è visibile soltanto la causa che ha provocato l’effetto, ma restano assolutamente invisibili gli spiriti che agiscono.

14. Una specie ancora molto più altolocata di simili spiriti che si trovano già nell’etere, si manifesta nel raro fenomeno della cosiddetta “Fata Morgana”. Le origini di questo fenomeno sono le seguenti: quando questi spiriti dell’etere che dimorano molto in alto, hanno portato la superficie dell’atmosfera ad uno stato di tranquillità completa, la superficie stessa viene resa in questo modo atta ad accogliere delle immagini o delle forme, e precisamente nella maniera identica ad uno specchio d’acqua perfettamente immobile o ad uno specchio di cristallo. Ma se la superficie atmosferica è invece mossa da un continuo ondeggiare, come quella di un lago, di un fiume o del mare per effetto del vento o di un’altra causa, non c’è più naturalmente da pensare ad un riflettersi di immagini.

15. Che cosa sia in sé e di per sé la Fata Morgana voi lo avete già appreso in occasione di una precedente dissertazione abbastanza ampia (dettato del 18.10.1840); qui però non si tratta più di spiegarvi ancora una volta quanto vi è già stato spiegato, bensì è importante che voi comprendiate la ragione spirituale. Ora tale ragione spirituale risulta ormai già enunciata; soltanto s’imporrebbe ancora la domanda: “Perché succede questa cosa?”. Ecco, questo è di certo ancora qualcosa di diverso! Un fatto simile si verifica affinché agli spiriti della pace, che si trattengono alti nell’etere, sia reso tanto più facile il compito di osservare il segreto agitarsi e destreggiarsi degli spiriti maligni nelle gole e nei crepacci delle montagne, oppure scrutare con grande sicurezza le loro segrete intenzioni, qualora gli spiriti di questa specie si siano già sollevati nell’atmosfera sotto forma delle note nuvole.

16. Voi però non dovete forse pensare che un’atmosfera mossa, quale materia, possa in qualche modo impedire ai loro occhi spirituali infinitamente acuti e che spaziano in distanza e profondità, di vedere le occulte manovre degli spiriti maligni, bensì dovete immaginare la cosa nel senso che la quiete della superficie atmosferica, come prima descritta, non è che una conseguenza dell’attenzione che gli spiriti superiori, in una simile occasione, sono soliti prestare all’attività degli spiriti inferiori.

17. Voi avrete udito parlare già varie volte del fatto che, da parte dell’una o dell’altra persona, sono stati visti degli eserciti interi combattere nell’atmosfera e nelle nuvole. Vedete, i fenomeni di questo genere sono essi pure una specie di Fata Morgana, però di tipo assolutamente raro!

18. Essi avvengono nella maniera seguente: quando voi scorgete alte nell’etere delle nubi a pecorelle di un candore eccezionale, e sotto a queste, certo a distanza assai grande, vedete già formarsi dei cumuli delle ben note nuvole fosche e nere, l’immagine di queste nuvole nere appare impressa in tinta scura sulle nubi a pecorelle, e questo costituisce il principio del fenomeno. Se ciò dura qualche minuto, un osservatore attento in questa immagine scura può scorgere una quantità di esseri ben formati che hanno l’aspetto di animali feroci di varia specie, oppure anche di ogni tipo di guerrieri armati di tutto punto per accingersi al combattimento.

19. E qui voi domanderete: “Come si specchiano queste forme sulla tranquilla superficie dell’atmosfera?”

20. Ecco, ciò avviene nel modo seguente: quando gli spiriti delle nuvole inferiori si accorgono di questa pace che regna al di sopra di loro, e che perciò non ci sia niente che arrechi loro disturbo, essi, dalla sostanza delle nubi, che ne è la parte naturale-spirituale, formano addirittura dei corpi, ritenendo così di irrobustirsi e di rendersi più atti ad opporre resistenza; tuttavia si tengono sempre nascosti agli occhi degli uomini, affinché questi, nel vederli, non pensino di ricorrere eventualmente, per aiuto, al Mio Nome. Per questa ragione anche queste manovre essi le fanno soltanto sulla superficie della nuvola, lasciando che questa resti nuvola dalla parte rivolta verso la terra.

21. Vedete, quando dunque al di sopra di loro è subentrato un simile stato di quiete della superficie atmosferica, questa rispecchia anche tale animazione degli spiriti maligni, perché questi si sono realmente formati una specie di corpo dalla nuvola e dall’atmosfera che la circonda. Sennonché un comportamento del genere finisce col non servire affatto a loro, perché quanto più essi cercano così di premunirsi e di rafforzarsi, tanto più profondamente vengono scrutati dagli spiriti della pace che dimorano negli strati superiori, e dopo non molto, tanto più energicamente vengono afferrati e scagliati a terra dagli stessi. (A questo genere di fenomeni spirituali apparteneva anche quello al quale il Mio scrivano ebbe occasione di assistere la mattina dello scorso lunedì).

22. Ecco, questa è dunque la terza specie di spiriti che di preferenza si trattengono durante i periodi di quiete nella regione degli alti ghiacciai assieme agli altri più alti spiriti della pace, e qualora si renda necessario, possono estendersi con la velocità del pensiero su tutte le regioni della Terra. Però non dovete pensare che la terza specie di questi spiriti si celi nelle forme degli spiriti delle nuvole inferiori, né negli stessi spiriti della pace, bensì unicamente negli spiriti dell’etere che non appaiono quasi mai agli occhi dei mortali e che sono la causa di questo stato di calma della superficie atmosferica.

23. Quale sia il posto che anche questi spiriti occupano nel vero mondo spirituale, questo verrà chiarito nella parte evangelica che seguirà prossimamente e che chiarirà la situazione di tutti gli altri spiriti. Ci sono certo degli spiriti ancora più alti che nelle immensità degli spazi governano e guidano i soli e i mondi (ammasso planetario, galassie e ammassi galattici) e infine dei più alti ancora di questi, i quali sono dati come assistenza agli esseri umani. Tuttavia, per questi esiste nuovamente un’altra residenza molto più grande, e quindi essi non hanno in via diretta niente a che fare con gli esseri della tutela dell’ordine terrestre. Per conseguenza sarebbe fuori posto menzionarli qui ulteriormente.

24. Noi avremmo così dunque finito anche la parte spirituale del nostro Grossglockner, come pure di tutti gli altri ghiacciai e montagne, perciò la prossima volta passeremo addirittura alla parte evangelica. E per oggi abbiamo concluso!

 

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Cap. 9

L’influsso che anima lo spirito durante una salita in montagna

20 maggio 1842

1. Per poter comprendere proprio bene la parte evangelica, sarà necessario rendervi un po’ più familiare la forma di simili montagne.

2. A questo scopo è certo cosa buona e utile intraprendere da soli, se mai possibile, delle salite sulle montagne, oppure almeno osservare molto attentamente dei disegni ben riusciti delle montagne stesse, perché l’animo viene destato dall’attento esame delle loro varie altezze, dei terrazzamenti, delle fosse e degli avvallamenti, e alla vista di tali montagne lo spirito stesso cerca di aprire gli occhi e di pensare al se e al come sarebbe possibile portarsi fin lassù.

3. Che ciò sia effettivamente vero, lo dimostra lo stimolo che si percepisce, salendo su di un monte, di raggiungere il più presto possibile la sommità, come pure lo stimolo e la brama ardente, quando l’occhio si posa su una simile alta montagna, di scalarne immediatamente la vetta suprema.

4. Chiedete ora a voi stessi quale possa essere la ragione di questo fenomeno! Credete forse che c’entri qui qualcosa il godimento di uno o più dei panorami, oppure la brama d’aria purissima? Chi volesse sostenere ciò, sarebbe in errore per più della metà, perché, per quanto concerne un bel panorama, questo è certo tale da allietare l’occhio di carne, ma per goderlo non occorre proprio salire fin sulla massima vetta della montagna, bensì è sufficiente arrivare ad altezze parecchio meno considerevoli, dalle quali spesso si gode una vista molto più splendida che non da un’eccelsa vetta di montagna, di solito essa stessa circondata a sua volta da altre montagne molto alte, e dalla quale spesso non si vede altro che varie altre cime tutt’intorno, mentre l’occhio non può scoprire nemmeno un lembo di pianura, né una valle od un corso d’acqua, oppure un lago (a causa delle enormi distanze da lassù).

5. Riguardo poi all’aria pura, basta che qualcuno salga su di una collina alta anche solo dai due ai trecento klafter (380÷570 m.), per respirare già un’aria molto pura.

6. Se dunque si considera con la dovuta attenzione i menzionati due punti, allora non sarà difficile rilevare che questi non possono essere in via esclusiva i motivi per i quali tanti uomini si sentono attratti dalle alte cime dei monti in modo tale da rischiare molto spesso la vita ed affrontare le più aspre fatiche pur di riuscire a scalarne l’alta vetta.

7. Ma se questo è un fatto innegabile – dato che l’esperienza di ogni giorno insegna che è sufficiente pressoché a ciascun individuo vedere una qualche alta montagna per sentire già il desiderio di trovarsi, se mai possibile, sulla sua più alta vetta, anche se ha ogni giorno sotto gli occhi la montagna ed anche se vi è già salito parecchie volte – allora è evidente che ci deve essere un ulteriore ragione per cui egli si sente attratto verso l’alto.

8. Ma questa ragione è appunto quella a cui si è già accennato, ed essa consiste quindi nel destarsi dello spirito in simili occasioni, perché, come un vostro proverbio afferma che il simile si associa volentieri al proprio simile, altrettanto si verifica pure qui letteralmente.

9. “Ma come?”, domanderete voi. Ebbene, ascoltate!

10. Lo spirito attrae lo spirito, come la materia attrae la materia, e la carne a sua volta attrae la carne. Quando in un uomo prende la decisione di mettere piede su una qualche alta montagna, succede che questa sua volontà viene percepita in alto nelle alte sfere spirituali; con tale comunicazione gli spiriti sanno immediatamente che cosa vuole fare un uomo.

11. Se egli dunque vuole realmente avvicinarsi alle loro sfere, allora da parte degli spiriti viene formulata una risposta all’istante. Questa risposta, per lo spirito ancora dormiente nel corpo, è quasi la stessa cosa come rispetto al corpo è quella che voi chiamate un’eccitazione elettromagnetica, o anche, in senso più vasto, è la magnetizzazione stessa, mediante la quale da parte di un organismo robusto e colmo di vitalità viene per un certo tempo comunicata una nuova forza vitale ad un altro organismo più debole. In poche parole, anche quello spirito che in un uomo è debole e dormiente, viene in tal modo spiritualmente destato magneticamente dagli spiriti più alti, certo però non in modo permanente, bensì solo per un certo tempo più o meno lungo.

12. Quando dunque in questo modo lo spirito si sente destato, egli vorrebbe trovarsi, il più in fretta possibile, laddove si sentiva attratto in precedenza, e cioè egli vorrebbe trovarsi immediatamente già fra i propri simili. Egli perciò, tramite l’anima, incita con forza il proprio corpo e lo spinge e lo trascina in alto verso le altezze vertiginose.

13. Quando un tale uomo sia effettivamente arrivato all’agognata altezza, allora il suo spirito si rallegra di trovarsi nella compagnia giusta per lui. Sennonché gli spiriti liberi, avendo la purissima visione che per un simile spirito, giunto presso di loro non a tempo debito, non c’è ancora la possibilità di permanere in quella regione, essi interrompono ben presto nuovamente ogni rapporto con lui; allora lo spirito si immerge di nuovo nel suo sonno, e poi l’uomo corporeo si sente pervaso da un senso di disagio trovandosi su quelle alture, tanto che desidera ardentemente scendere a valle dove si trovano le dimore corrispondenti al suo stato.

14. Vedete, questo è il vero e proprio motivo per il quale l’uomo, purché non abbia dei sentimenti di natura troppo mondana, subisce così tanto l’attrazione delle montagne e delle loro massime vette!

15. Questo non è certamente il caso di quegli uomini che sono del tutto naturali, perché questi tali, o sono del tutto insensibili a questo riguardo – e ciò significa che il loro spirito è talmente debole e malato da renderli inaccessibili a qualsiasi altra eccitazione spirituale – oppure, se anche tali uomini naturali intraprendono la salita di qualche alta montagna, lo fanno solo se spinti da spiriti maligni, sia per avidità di lucro, sia per potersi poi vantare dicendo: “Io fui il primo a salire su questa o su quella cima di un monte su cui finora nessun uomo ha mai messo piede!”, e intanto con i loro piedi assai poco sacri hanno in un certo qual modo profanato la sacra vetta della montagna.

16. Gli scalatori di montagne di questa specie vengono però quasi sempre serviti a dovere dagli spiriti della pace per la loro impresa, il cui scopo è stato quello di procurare loro, meriti e gloria. Essi lasciano, ad esempio, che un simile cercatore di gloria arrivi ad arrampicarsi su qualche cima, ma, una volta giunto, esso viene immediatamente colto da una terribile vertigine, seguita da un’angoscia mortale, ed è costretto a vagare quasi alla cieca, a volte per delle ore intere, prima che un qualche spirito si muova a compassione e, dopo molte preghiere, lo faccia scendere giù per un sentiero talmente impervio, da rappresentare un evidente pericolo per la sua vita. Oppure gli spiriti della pace lasciano che egli raggiunga qualche altura più facilmente accessibile, ma, non appena tutto gonfio di gloria vi ha messo piede, lo fanno sorprendere da un tempaccio orribile per mezzo del quale egli, per le sue fatiche a vantaggio della propria gloria, ottiene una ricompensa tale da indurlo a fare tra sé il giuramento: “Se stavolta salvo la pelle, davvero, non ci sarà d’ora innanzi né monte né collina, anche se alta solo pochi klafter, capace di allettarmi a salirci!”

17. Chi però volesse intraprendere una simile salita d’alta montagna con intenzioni malvagie, oppure spintovi dall’avidità in seguito a qualche scommessa, costui è meglio che faccia testamento quando è ancora in pianura, perché un simile alpinista non avrà mai più bisogno dei suoi piedi per camminare a valle. Questa è la ragione per la quale gli alpinisti di questa specie, non di rado, ci rimettono la vita, o precipitando, oppure essi vengono guidati verso qualche altura, dove di solito finiscono con il rimanerci per sempre, ben si intende per quanto concerne il corpo.

18. Certamente, gli spiriti dispongono là di ogni tipo di mezzi per punire nella maniera più dura, questi profanatori della montagna!

19. Ma non così avviene a colui che, spinto da una forza nobile e superiore, si dedica alla salita delle alte cime.

20. Non solo un tale uomo non incontrerà ostacoli, ma farà invece ritorno sempre colmo di benedizione e di vigore, tanto, anzi, che talvolta un simile scalatore ed intimo, grande amico delle montagne, è stato permanentemente destato nello spirito ed è diventato con ciò, veggente e profeta.

21. Per questo motivo, anch’Io vi ho sempre consigliato di intraprendere volentieri delle salite sui monti, perché a ciascun destarsi dello spirito, sia pure solo momentaneo, resta ad ogni modo sempre allo spirito una qualche maggiore forza, come avviene in un individuo debole la cui forza vitale naturale viene potenziata dopo ciascuno singolo cosiddetto magnetizzare, e quando è stato magnetizzato a sufficienza, alla fine, con il debole aiuto di altri mezzi, giunge a riacquistare interamente la salute e l’attività vitale.

22. Se dunque l’uomo di onesto sentimento si fa spesso magnetizzare così spiritualmente dagli alti spiriti e ricorre oltre a ciò al lieve medicamento dell’amore, allora egli pure perverrà tanto prima a quella meta che si chiama: la rinascita dello spirito. – Perciò andate volentieri sulle montagne di altezza piuttosto rilevante, e siate attivi nell’amore, così il vostro amore per Me, ancora debole, si renderà, certo tanto prima, del tutto vivente! Accanto a questo grande, anzi massimo vantaggio, ce ne sono però ancora molti altri che considereremo attentamente una prossima volta. Per conseguenza, oggi fermiamoci qui.

 

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Cap. 10

I monti quali predicatori dell’amore e profeti di sapienza

21 maggio 1842

1. Per quanto concerne gli altri vantaggi di cui abbiamo parlato in precedenza, questi consistono nel fatto che ciascuna montagna, di per sé in congiunzione con altre, particolarmente però un ghiacciaio come ad esempio il nostro Grossglockner, costituisce un permanente predicatore dell’amore e un profeta di sapienza.

2. Qui voi certo domanderete e direte: “Questo può essere; ma come si fa a sentire una montagna predicare amore e sapienza?”

3. Ecco, noi ci troviamo di fronte a una domanda assolutamente speciale e molto strana, però Io vi rispondo che a questo mondo non vi è niente di più facile del percepire questa duplice voce della montagna! Come però questa voce debba essere percepita, ebbene, questo mistero lo sveleranno qui vari esempi che adesso citerò.

4. Osserviamo due persone che si guardano sempre reciprocamente con disprezzo. Ogni tentativo di indurli a conciliarsi riesce vano, e finché dimorano in pianura non c’è speranza che la situazione fra i due venga a mutarsi. Conducete però queste due persone su di un’alta montagna, e ben presto vi convincerete della potenza di un simile grande predicatore dell’amore e della sapienza, perché potete essere sicuri che mezza giornata basterà per convertire questi due avversari in due intimissimi amici!

5. E qui di nuovo domanderete: “Ma perché? Come è possibile questa cosa?”

6. A questa domanda la montagna, già di per sé, risponde che essa è una base, ovvero, in un certo qual modo, la sede degli spiriti della pace, i quali usano immediatamente la loro influenza là dove esiste una qualche discordia. Essi, già quando l’uomo ha fatto il primo passo per iniziare la salita, cominciano a lavorare il suo animo mediante una tensione sempre crescente verso l’alto, eccitando così con potenza sempre maggiore il sentimento dell’amore; e quando poi simili persone hanno raggiunto la vetta, allora il sentimento di amicizia è in ciascuno già così progredito e rafforzato, che tali persone, anche se volessero, non potrebbero tuttavia più guardarsi reciprocamente con inimicizia.

7. Se gli animi sono più induriti, allora questi spiriti su un’alta montagna fanno venire su tali reciproci nemici una notevole avversità, in seguito alla quale essi vengono a trovarsi in evidente pericolo di vita. E questo è poi un rimedio universale che converte del tutto facilmente in un solo colpo, la lunga inimicizia in intimissima amicizia.

8. Che ciò sia senz’altro vero, ve lo proverà pienamente il seguente esempio.

*

9. Quando si manifestano dei grandi sconvolgimenti degli elementi, come lo sono le grandi e devastanti tempeste, le grandi inondazioni e ancora altri fenomeni catastrofici di questa specie, perfino gli stessi animali più feroci, come le tigri, i leoni, le iene, gli orsi, i serpenti, diventano così mansueti e confidenti che vanno cercando la compagnia dell’uomo e degli animali domestici, e in questo stato sono innocui ed estremamente mansueti come colombe. Una conferma sicura di ciò la potete trarre da varie esperienze che sono state fatte in tutti i tempi.

10. Io Mi limito a richiamare la vostra attenzione su di un solo fatto di questo genere, e precisamente quello dell’inondazione della città di Lione in Francia, del cui disastro voi certamente avrete letto qualcosa.

11. Se dunque intuendo un pericolo per la propria vita, già gli animali feroci si sentono inclini all’amicizia, altrettanto succederà di certo con gli esseri umani, e tanto più certamente sulle montagne più alte dove gli spiriti della pace influiscono attivamente di nascosto sugli animi.

12. Da questo esempio imparate come le montagne parlano; è vero bensì che non parlano all’orecchio carnale, ma tanto più intelligibilmente invece all’orecchio dello spirito!

13. Ma come e cosa dicono ancora le montagne?

14. Vedete, nelle pianure vive spesso, qua e là, un qualche animo raggrinzito, il quale altro non ha per la mente se non di rimpinzare il proprio stomaco di ogni tipo di cibi e bevande, e poi di sdraiarsi in qualche luogo su di un comodo giaciglio per poter, nella sua comoda stoltezza, smaltire il pasto dormendo.

15. Gli individui di questa specie sanno della Mia Potenza, Forza e Potere a mala pena qualche cosa di più di un bambino ancora nel corpo materno, e torna loro già a grande gloria se arrivano al punto di poter proferire semplicemente il Mio Nome.

16. Se poi qualche amico bene intenzionato riesce una volta a trascinare un tale uomo su di una montagna discretamente alta, allora questo è anche il primo istante di tutta la sua vita nel quale si desta, si guarda attorno e comprende che Dio, che egli conosce per averne pronunciato qualche volta il Nome, deve essere un pochino più grande e più potente di quanto abbia potuto immaginarseLo fino a quel momento.

17. Che ciò pure corrisponda a verità, lo dimostra in maniera chiarissima anzitutto il fatto che gli amici della montagna sono di solito persone di carattere quanto mai mansueto; coloro poi che prima erano estremamente pigri e taciturni, divengono in seguito più loquaci e raccontano una quantità di cose che hanno relazione con la scalata di una simile montagna.

18. Vedete dunque nuovamente come parlano le montagne! Esse sono, per conseguenza, le migliori maestre di eloquenza e di lingua sciolta perfino per quelle persone a cui non di rado era un eccessivo peso anche solo pronunciare il proprio nome. La ragione di questo fenomeno va anche qui ricercata nel destarsi dello spirito, tramite il quale anche l’anima e il corpo vengono vivificati e resi più attivi.

19. Ma come parlano ancora le montagne?

20. Ecco: alcune persone desiderose di istruirsi salgono fin sulla vetta dell’una o dell’altra montagna, e là trovano spesso qualche cosiddetta rarità naturale come delle conchiglie che, non di rado, sono semicelate in una o in un’altra rupe, oppure trovano ossa pietrificate, oppure trovano una qualche specie di pietra completamente estranea alla natura di questa o di quella montagna, oppure trovano varie piante rare, e così via. E mentre queste persone osservano tutto ciò, le montagne dicono a loro: «Vedete, dove voi avete trovato la conchiglia, là c’era un giorno sicuramente dell’acqua. Dove voi avete trovato le ossa pietrificate, là in epoche molto lontane c’erano dei campi lussureggianti e dei boschi fittissimi, sui quali e nei quali trovavano sufficiente foraggio i grandi animali le cui ossa gigantesche provano che sono realmente esistiti. Dove voi avete trovato delle pietre di specie estranea a quella della montagna, si sono verificate delle grandi rivoluzioni degli elementi, in seguito alle quali questi corpi estranei vennero scagliati fino qui. Invece, dove trovate qualche pianta di particolare bellezza ed aroma, allora voi dovete rammentare innanzitutto che queste piante sono dei resti sopravvissuti di una vegetazione antichissima e che quindi sono anche più vigorose e più profumate di quelle che, già molto degenerate, ornano uniformemente le pianure e le valli».

21. Vedete, così parlano ancora le montagne e svelano ed aprono dinanzi agli occhi di questi bramosi di conoscenza il grande libro della storia delle epoche da lungo passate, e dicono loro quale possa essere stato all’incirca un giorno l’aspetto di quella regione! Qui dunque, le montagne assurgono alla dignità di eccellenti e fidatissimi maestri di storia naturale delle epoche remotissime di questa Terra, e in generale dimostrano come sono impenetrabili le Mie vie e come sono imperscrutabili i Miei decreti.

22. In questo modo simili eruditi, alle volte in sé boriosi, vengono ricondotti a molta maggiore umiltà. Ebbene, c’è forse una predica che sia migliore di quella predicata dall’umiltà?

23. E cosa e come predicano ancora le montagne?

24. Vedete, quando qualcuno è salito fino al loro vertice spoglio, a costui le particolarissime formazioni della rispettiva montagna strapperanno la domanda: “Eravate voi montagne già originariamente nel vostro attuale stato, o foste invece formate solo più tardi? E come siete arrivate alla vostra forma attuale?

25. E la persona che avrà così interrogato otterrà subito, per mezzo delle molte pietre strappate alla roccia e là giacenti, la risposta che segue: “Dal tempo in cui noi siamo sorte, abbiamo subito già dei cambiamenti enormi, poiché già più della metà della nostra altezza di una volta si trova ormai sepolta molto più giù della nostra attuale base, che è servita a colmare le profondità delle valli e delle fosse, e se tu potessi vederci da qui ad alcune centinaia di anni, allora non saresti certo in grado di riconoscerci più!

26. Ma se tu vedessi la varia struttura delle nostre rocce, troveresti fra uno strato e l’altro, non di rado, delle impronte molto ben riconoscibili ancora di piante e di animali che comunemente vivono e prosperano solamente nelle regioni più basse della Terra, così tu potresti con sicurezza dedurne che noi stesse facemmo un giorno parte di una regione piana, e solamente dopo venimmo pezzo per pezzo sollevate alte al di sopra della pianura secondo il Decreto supremamente saggio del Creatore.

27. Se tu però osservi le nostre fosse, i dirupi, i crepacci e gli squarci, allora tu puoi scorgere con la massima facilità come un giorno il fluttuare delle onde e le grandi tempeste degli elementi, con la loro forza gigantesca, abbiano esercitato la loro azione contro la nostra dura fronte”.

28. Vedete, così parlerebbero le montagne e fornirebbero all’uomo la più valida spiegazione sul modo del loro sorgere, del loro formarsi e del loro attuale aspetto.

29. Ma che cos’altro dicono ancora le montagne?

30. Vedete, quando l’una o l’altra persona più desta pone il piede sulla loro cima ed altro non trova che delle nude rocce, dei campi di neve e delle distese di ghiaccio, allora le montagne così gli parlano:

31. “Vedi, superbo uomo avido di gloria che non aspiri ad altro che ad innalzarti sempre di più per dominare i tuoi fratelli, guarda come sono magri i frutti dell’altezza! Come tu qui ci trovi spoglie, fredde, insensibili e senza vita, precisamente così sei anche tu nella tua follia di dominatore!

32. La nostra roccia gelata, la nostra neve ed il ghiaccio ha bensì un’influenza benefica sulle valli, considerato che noi stiamo in continua comunicazione con il vostro vasto territorio piano, e questo è di gran lunga più grande di noi stesse nelle nostre altezze. Ma che cosa sarebbe di noi se facessimo come te e volessimo spostare tutte le nostre pianure quassù sulle nostre cime? Non provocheremmo subito la nostra poderosa caduta che scuoterebbe il terreno?

33. Impara dunque da noi ad essere un vero uomo! Sii spoglio, freddo e sterile nel tuo intelletto, e fa che questo si abbassi sempre, come noi stesse continuamente andiamo abbassandoci; in compenso aumenterà il tuo amore e la tua vita si accrescerà tendendo a quella meta che, come a noi, anche a te il Creatore ha posto, cioè di renderci e di restare pienamente viventi! Fa’ dunque anche tu che il tuo intelletto, nella sua presunta ampia sfera vedente, si avvolga in nubi e nebbie per mezzo della tua umiltà, affinché esso si converta in gocce liquide apportatrici di benedizione a somiglianza di quelle che si raccolgono nei nostri ruscelletti e che scorrono poi nelle profondità del tuo amore per vivificarlo, come i nostri ruscelletti scendono alle nostre pianure per vivificarle e portare continuamente a tutti i loro frutti!

34. Vedete, anche così parlano le montagne!

35. Ma come e cosa dicono ancora le montagne?

36. Vedete, un'altra persona intraprende una salita sulla loro vetta!

37. Si tratta di un ricco speculatore al quale niente sta tanto a cuore quanto l’oro e l’argento. Cosa possono dire le montagne a questa persona, nel caso in cui essa, una volta tanto, abbia trovato il tempo di far loro una visita?

38. Oh, a questa persona esse danno un insegnamento eccellente e gli dicono: “O stolto essere, come hai potuto cadere così in basso? Vedi, quello a cui tu dedichi tanto amore, questo non è altro che la nostra immondizia! Ma cosa potrebbe dire a te tuo fratello se tu di lui non amassi altro che le sue immondizie e i suoi puzzolenti escrementi?

39. Non ti direbbe egli: Caro fratello, in quale stato d’immensa pazzia sei precipitato, dato che di tuo fratello non trovi niente di più sacro e degno del tuo compiacimento, se non la sua immondizia?’

40. Vedi dunque, o stolto essere, quello che ti dice tuo fratello, te lo diciamo noi pure con maggior diritto, poiché, vedi quante magnifiche piante crescono sulle nostre alture e sui nostri pascoli a nutrimento degli animali fra i più utili per il contadino? Vedi quante migliaia e migliaia di bellissimi alberi sorgono da noi e ti forniscono legname in grande quantità, affinché tu possa usarlo a tuo vantaggio in innumerevoli modi? Prova a contare le sorgenti limpidissime che sgorgano in mille punti e che scendono a benedire le valli e le pianure! Quante volte non vedi le nostre cime avvolte entro dense nubi e tempeste terribili infuriare intorno alle nostre vette? Vedi, tutto ciò lo attiriamo su di noi affinché le valli e le pianure, da noi benedette, vengano preservate da gravi devastazioni. Anno per anno tu vedi le nostre vette sepolte sotto neve e ghiacciai eterni; vedi, con ciò attiriamo più volte il gelo a noi, affinché le valli e le pianure possano godere del vivo calore.

41. Dì ora a noi, o stolto essere, cosa ti abbiamo fatto di male perché tu abbia a misconoscere tutti questi nostri benefici? E perché, invece, strisci nelle nostre viscere come fa il verme parassita nell’intestino degli animali, e là dai la caccia a ciò che non ha in sé alcuna benedizione per te, e così facendo non badando affatto a noi, che pure, conformemente all’Ordine del tuo e nostro Padre e Creatore, siamo continuamente così generose di vivente benedizione nei tuoi riguardi?

42. Desisti dunque dalla tua stoltezza, e in futuro, invece di scavare nelle nostre viscere, cerca sui nostri prati e sulle nostre alture, e sta sicuro che una pianta, una goccia da una delle nostre sorgenti e uno sguardo gettato dalle nostre cime tutto all’intorno entro la lontana cerchia d’azione del tuo onnipotente Padre e nostro Creatore, ti sarà di vantaggio inesprimibilmente più grande che non se tu avessi svuotato tutte le nostre viscere!”

43. Vedete, questa buona predica ha avuto già molte volte l’effetto che delle persone molto avide, anche dopo soltanto qualche rara visita fatta alle montagne, sono diventate ben presto delle persone assai generose e ospitali.

44. Queste cose predicano e insegnano di nuovo le montagne. Ma ciò che esse ulteriormente insegnano e predicano, questo lo apprenderemo nel seguito della presente comunicazione. E per quindi oggi concludiamo qui.

 

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Cap. 11

L’animo e la vista interiore rafforzati in montagna

Una storiella

25 maggio 1842

Dalle 16,45 alle 18,15

(Scrivente: Ans. H.)

1. Cosa insegnano e predicano ancora i monti?

2. Di ciò che insegnano e predicano ancora i monti, di questo, ciascun alpinista privo di pregiudizi può convincersene già al primo sguardo, e nel suo animo può percepire in maniera molto chiara e precisa le parole che dovrebbero suonare così:

3. “Guardaci un po’, pellegrino della Terra ricoperto di polvere, e vedi come noi dalle nostre alte vette spaziamo libere e indipendenti con il nostro sguardo su tutta l’ampia distesa delle creazioni di Dio! Un’atmosfera libera accarezza le nostre fronti e il mite raggio del Sole s’infrange sui nostri dossi elevati! Qui non esiste pietra di confine che imponga al viandante: “Fin qui e non più oltre!”, bensì, dove egli pone il suo piede, dappertutto calca il suo proprio terreno. Infatti su quel terreno dove lui è nato è necessario pagare delle imposte, mentre noi siamo senza pietre di confine e per le nostre cime non viene sborsata alcuna imposta. Perciò tu, pellegrino, su queste nostre alture sei perfettamente a casa tua!”

4. Che queste parole siano pienamente giuste, di questo può facilmente convincersene chiunque purché si dia la pena di salire su una simile alta regione montuosa. Come il suo occhio va spaziando in una cerchia dall’ampio raggio visuale, così ugualmente il suo animo spazia entro una vasta cerchia del sentimento, e in questo modo i suoi pensieri si congiungono al sentimento, cosicché egli, che forse non ha ancora mai pensato nel proprio cuore, percepisce allora per la prima volta la delizia, la dolcezza e la libertà dei pensieri del cuore, nonché quanto questi giungono oltre all’orizzonte del comune intelletto.

5. Ma essendo questo il caso, non ne avrà immenso sollievo il misero capo, intorno alla cui fronte aleggeranno i liberi venti che spirano dall’alto regno degli spiriti? E non sarà a lui più familiare e più accogliente il luogo dove i raggi dell’intelletto, solitamente tanto ardenti, si rifrangeranno dolcemente per poi scendere soavemente nel cuore fattosi libero?

6. Dove si può, su queste alture, trovare una dogana dei pensieri, e dove, un ufficio delle tasse di ciò che è libera proprietà dello spirito immortale? Dove è qui possibile imbattersi in qualche pietra di confine che vieti all’anima sensibile di procedere oltre?

7. Certo, il viandante libero da pregiudizi, purché non intraprenda una salita di questa specie con gli orecchi otturati e con gli occhi bendati, imparerà cosa vuole dire essere libero nell’altezza dei propri pensieri e nella profondità del proprio sentimento, e come è bello quando due possono porgersi liberamente le mani, e quale fonte di beatitudine sia il pensiero a Dio quando il pellegrino Lo può apertamente professare dal profondo del proprio cuore e Lo può amare e adorare nel libero, immenso Tempio dell’Infinità!

8. DiteMi: qual è l’uomo, per quanto poco sia destato interiormente, che non si sentirà animato da questo santo sentimento, trovandosi in un sereno mattino su una sacra altura di questa specie?

9. Anche trovandosi in pianura, l’uomo è certo capace di pensieri nobili e santi, ma in questo caso egli viene a trovarsi nelle condizioni di chi, avendo una discreta fame, si mette a leggere in un libro la descrizione di un buon pasto; ora non c’è dubbio che egli preferirebbe cento volte trovarsi davanti ad un pasto reale, che non a cento descrizioni di pasti, anche una più bella dell’altra, dove però i suoi denti non hanno, in nessun caso, possibilità di esercitarsi.

10. Ma nello stesso modo avviene che su queste alture il sentimento e la percezione interiori sono molto più forti e potenti rispetto a quanto egli può sentire e percepire nella propria stanza, esattamente come più forte e più potente è un pasto vero rispetto ad una descrizione dello stesso. Chi proverà, tra questi due uomini, un sentimento più vivo? Quello che conduce al braccio la sua vivente futura sposa, oppure quello che a regola d’arte l’ha descritta o dipinta, sia pure con i più bei colori? Sicuramente chiunque si prenderà la vivente e lascerà che l’altro si tenga il suo dipinto e la sua descrizione!

11. E così è anche qui il caso! Su queste alture il viandante trova, nel modo più ospitale, ciò che in pianura nessuno sforzo né fatica è in grado di dargli. Di conseguenza, è cosa assai buona e utile, sotto ogni aspetto, non rimpiangere mai la fatica che può costare il salire più spesso possibile sull’una o sull’altra vetta di montagna, poiché il vantaggio che se ne ottiene è duplice e più ricco, giacché, in primo luogo, con ciò tutti gli spiriti vitali naturali vengono rafforzati, e pur tuttavia questo vantaggio è il più piccolo, anche se una salita in montagna è migliore di dieci farmacie e di altrettanti medici fra i più rinomati. Invece, di gran lunga maggiore è il vantaggio per lo spirito, perché esso ottiene un rinvigorimento assai grande dalla sua patria d’origine.

12. Chi di voi, se è salito su qualche montagna, non si ricorderà che fra i colossi alpini egli si è trovato più a suo agio e più a casa propria, che non in una città per quanto popolata?

13. Ma da dove proviene questo sentimento?

14. Basta che tu interroghi le montagne, ed esse, proprio tramite questo sentimento, ti risponderanno immediatamente: “Vedi, quello che ti dice il tuo sentimento interiore – sia pure in modo ancora un po’ oscuro – è piena verità, perché qui tu sei veramente a casa, e precisamente nella cerchia dei tuoi molti progenitori, i quali in modo corrispondente si trovano beatissimamente qui da lungo tempo!”

15. Ecco, anche queste cose sono le montagne ad insegnarle! Ma cosa predicano ed insegnano esse ancora? Udite: altre cose ancora esse sanno raccontare!

*

16. E per esporvi, con qualche maggiore particolare, quello che resta ancora, Io vi racconterò, anche a vostro profitto, una breve storiella che ha attinenza con simili fatti delle montagne.

17. C’era una volta un pio uomo, già molto avanzato negli anni. Quest’uomo aveva dovuto sottostare a moltissime prove, fra le quali una delle più gravi era stata quella che, ad eccezione della figlia ultima nata che aveva allora vent’anni, aveva perduto tutti gli altri figli nonché la moglie che gli era molto cara.

18. Egli dunque viveva così solo con la sua unica figlia, dimorando in una piccola casa ai piedi di una montagna di notevole altezza, e oltre a ciò disponeva di quel tanto di terreno che bastava per vivere modestamente lui e sua figlia assieme ad una vecchia serva e ad un non meno vecchio servitore.

19. Quest’uomo Mi pregava spesso e a lungo in compagnia di sua figlia, e in simili occasioni piangeva molto a causa dei suoi cari perduti, e a volte sentiva una brama ardente di poterli seguire.

20. Ora accadde che, dopo aver pregato e sospirato assieme alla figlia fin quasi oltre la mezzanotte di una sera di un sabato fino ad addormentarsi, la figlia sognò di trovarsi con il suo vecchio padre proprio sulla vetta massima di quella montagna. E mentre lei tutta lieta guardava in lontananza intorno a sé, scorse ben presto una quantità di candide nubi che avanzavano verso la sommità della montagna, e quando queste nuvolette furono definitivamente giunte sulla cima, lei si accorse che queste nuvolette erano perfettamente degli esseri umani. Questi esseri da principio si mantennero velati, ma ben presto si sciolsero dai loro veli e i due, cioè la figlia e il vecchio padre, con il cuore ricolmo di letizia, riconobbero in quegli esseri i loro cari defunti, dai quali la madre della giovane si avvicinò subito al suo diletto consorte e lo accarezzò e lo abbracciò. Il marito, padre della figlia, piangeva per l’immensa gioia di questo beato rivedersi. Poi la madre si avvicinò alla figlia, la baciò e le disse:

21. “Mia cara figlia, così come ora tu ti trovi qui assieme a tuo padre, così pure bisogna che voi due vi ritroviate qui domani nel pomeriggio, e domani vi sarà concesso di vedere e sentire di più ancora di oggi; ma non per questo a casa dovete trascurare qualsiasi cosa necessaria al buon ordine delle cose”.

22. Dopo queste parole, la figlia si destò immediatamente e, con il suo destarsi, destò pure il padre che ancora dormiva, e poiché costui vide che il giorno stava per spuntare, allora rimase anche subito desto secondo la vecchia abitudine; egli si alzò, si vestì e andò a svegliare l’altra gente di casa. Fatto ciò, egli ritornò nella sua stanzuccia dove trovò la figlia già vestita che stava dicendo la preghiera mattutina.

23. Egli benedisse la figlia, le diede un bacio e poi si mise egli stesso in ginocchio accanto a lei e disse le sue preghiere del mattino. Ma quando, terminata l’orazione, essi si alzarono, la figlia abbracciò il vecchio padre e lo baciò così confidenzialmente e affettuosamente, al punto che a lui non sfuggì che la figlia era più del solito ricolma di serena letizia. Perciò le chiese subito: “Mia cara figlioletta, com’è che oggi sei così tanto vivace e allegra?”

24. La figlioletta gli rispose: “Ma caro padre mio, non hai sognato proprio nulla stanotte?”

25. E il padre rispose: “Ho certo un vago ricordo di aver sognato qualcosa, ma mi sarebbe davvero impossibile dire ciò che ho sognato!”

26. Allora la figlioletta raccontò al padre il suo sogno, che egli ascoltò con visibile grande commozione, e a racconto finito egli disse: “Ascolta, mia cara figlioletta, quello che hai sognato, noi lo tramuteremo oggi in realtà!

27. Perciò noi ora ce ne andremo subito nella chiesa che non è molto lontana, assisteremo devotamente al servizio divino, poi ritorneremo subito a casa per il pranzo, ed infine saliremo fin sulla cima della montagna in compagnia del nostro vecchio servitore. Se noi partiamo un’ora prima di mezzogiorno, allora noi, verso la terza ora del pomeriggio, potremo con tutta facilità raggiungere la vetta estrema della nostra splendida montagna, e in questa occasione potremo vedere anche, nel Nome del Signore, che cosa vanno facendo lassù i nostri due pastori e il nostro bestiame, e se tutti sono sani e in buone condizioni!”

28. Detto fatto, alle tre del pomeriggio la nostra famigliola si trovava già in cima al monte; ma come la figlia aveva visto in sogno, esattamente così anche allora lei, nella realtà, vide avanzarsi, verso di loro, delle nuvolette del tutto simili.

29. E come le nuvolette venivano man mano avvicinandosi, anche il padre le scorse e così pure il vecchio servo, e quando esse si furono raccolte tutto intorno alla sommità, si formarono immediatamente quegli esseri che si erano manifestati in sogno.

30. Quando il padre ebbe riconosciuto, così da non avere veramente alcun dubbio, i suoi cari defunti in quegli esseri che lo circondavano tanto amorosamente, allora scoppiò in lacrime di gioia e con tutto il fervore del suo cuore Mi ringraziò per avergli concesso, ancora durante questa vita, una beatitudine così grande.

31. Dopo questo rendimento di grazie, però, al suo spirito venne aperta completamente la vista interiore. Ben presto egli poté contemplare tutta quell’altura trasfigurata e trasformata in un paesaggio celestiale, e vide le magnifiche dimore dei suoi. Da una di queste dimore, poi, egli vide uscire un uomo che aveva un grande seguito; e quest’uomo venne direttamente dal nostro vecchio e gli disse:

32. “Vedi, mio caro figlio, dove sulla Terra tutto procede in modo movimentato e vivo, là in spirito appare il vuoto e la morte; dove invece sulla Terra appare come se la morte abbia per tutti i tempi compiuto il suo raccolto, là tanto più è vivo e pieno di vita in spirito!

33. Vedi, sulle alte cime dei monti non prospera certo il grano, né vi si possono trovare vigne o frutteti, né delle miniere d’oro, ma quello invece che vi si può trovare in spirito tu lo vedi ora svelato in spirito dinanzi ai tuoi occhi, tramite la Grazia del Signore!

34. Con i piedi del tuo corpo tu calcherai ancora, per breve tempo, il suolo della Terra; durante questo tempo vedi di crescere nell’amore per il Signore, e là, accanto alla mia dimora, tu puoi vedere un secondo magnifico palazzo; quello è già destinato a te e ai tuoi per quando avrai abbandonato la vita temporale e sarai entrato nella vita libera ed eterna!”

35. A queste parole il nostro vecchio riconobbe che chi gli parlava era stato il suo padre terreno; dopo questo riconoscimento la beata visione svanì subito. I nostri alpinisti serbarono il sentimento vivente, beato e fortificante di ciò, Mi ringraziarono e glorificarono per la Grazia loro concessa, e poi fecero ritorno, lieti e fortificati nell’animo, alla loro patria terrena.

36. E così l’uomo, prima triste, trascorse il resto della sua vita terrena serenamente e con il cuore colmo d’amore e di gratitudine per Me; e se tuttavia ogni tanto un senso di tristezza veniva a turbargli l’animo, egli, per quanto le forze fisiche glielo permettessero, vi trovò sempre rimedio rinnovando la sua visita alla sommità del monte di cui abbiamo detto, da dove ritornò anche sempre provvisto di fresche energie.

*

37. Vedete, anche di questa specie di storielle raccontano le montagne; anche se non per chiunque con parole percettibili, ma tanto più con una ben percettibile ispirazione nel sentimento dell’anima e, per mezzo di questa, anche nell’amore dello spirito.

38. Se voi dunque, conoscendo ciò, dandovi una buona occasione vi recate su di una qualche montagna di considerevole altezza e là vi sentirete pervasi da simili sentimenti, allora potrete concludere con sicurezza e dire: “Sì, questi sono dei sentimenti davvero patriottici! Come sono gradevoli e dolci, e quanto deve essere magnifica l’esistenza di coloro che già, per l’eternità, si trovano in questa tranquilla Patria!

39. Voi infatti potete credere che questi sentimenti (di beatitudine e di pace) non sono soltanto gli effetti delle alture che se ne stanno lì per se stesse, bensì essi traggono origine dagli spiriti beati che vi circondano, i quali come Me vi hanno preceduto per preparare una dimora duratura per voi. Tuttavia voi non dovete farvi un giudizio unilaterale di ciò e pensare che su questa o su quell’altra montagna sorgono in spirito tali dimore, bensì, quanto ora detto vale in generale per qualsiasi montagna, sulla quale le pietre di confine del diritto di proprietà terreno sono ben distanti l’una dall’altra.

40. Di sentimenti simili voi li potete certo percepire anche su delle colline di modesta altezza, ma essi si fanno veramente vivi laddove l’accetta del boscaiolo non trova più nulla da fare.

41. Dunque, queste sono pure delle altre cose che le montagne vanno insegnando e predicando. Quello però che esse ancora raccontano, insegnano e predicano, verrà spiegato, con molta chiarezza, nella penultima comunicazione. Quindi per oggi il nostro compito è esaurito.

 

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Cap. 12

Le montagne quali luoghi di contatto con il Divino

27 maggio 1842

1. Dunque: che cosa predicano ed insegnano ancora le montagne?

2. Anche questo lo apprenderemo adesso con una semplice e breve storia. Dunque ascoltate.

3. Un uomo molto devoto, già da lungo tempo stava accarezzando l’idea se non sarebbe stato proprio assolutamente possibile di essere reso partecipe, già a questo mondo, della Grazia immensa di vedere Me, sia pure per un solo istante. Ma nello stesso tempo pensava fra sé anche a tutto quello che egli avrebbe dovuto fare, pur di pervenire a tanta Grazia.

4. Con questa idea per la mente, egli andò a lungo vagando, come un cacciatore intorno ad un fitto bosco, in cui non sa come fare per penetrare e ignorando inoltre in quale parte del bosco stesso potesse trovarsi della selvaggina. Egli dunque andò cercando la pista, sennonché trovarla gli riusciva estremamente difficile, dato che da ogni parte il terreno era fittamente ricoperto da cespugli di ogni genere.

5. Il nostro devoto vecchio era tra sé certamente conscio che l’uomo, in questa vita corporea, è indegno di una simile Grazia, e che quindi sarebbe stato quanto mai difficile arrivare ad ottenere ciò che egli bramava.

6. Ma d’altro canto tale brama era sempre così intensa in lui che non gli permetteva di prestare ascolto a questa obiezione.

7. Quindi, dopo aver molto pensato e considerato la cosa da ogni suo lato, egli deliberò di scegliersi un posto su un monte vicino ed abbastanza alto, e di recarsi là per dedicarsi, nell’assoluto raccoglimento, ad insistenti preghiere ogni qualvolta il tempo e le circostanze glielo avessero permesso.

8. Ma affinché egli potesse sempre ritrovare tale posto, si costruì una croce e la fissò nel terreno in quel posto stesso. Compiuto questo lavoro, egli Mi fece solenne promessa che su quel posto non avrebbe cessato di pregare prima che Io non lo avessi esaudito. Anzi, egli assicurò perfino che voleva o morire là o vederMi, e che non si sarebbe mosso da quel posto finché non Mi fossi mostrato a lui.

9. Così decise, dispose e anche fece!

10. Per ben tre anni, quando mai gli fu possibile, il nostro uomo salì lassù e là rimase pregando con il massimo fervore, talvolta per delle ore intere, invocandoMi perché esaudissi la sua preghiera. Ma ogni volta che si trovava sul monte a questo scopo, egli era sempre, in modo invisibile, circondato da tutte le parti da molte migliaia di buoni spiriti, i quali secondo la Mia Volontà lo andavano rafforzando, tanto che in capo ad un anno e mezzo egli poté già avvalersi completamente della vista interiore dello spirito, cosicché gli fu poi facile intrattenersi là con moltissimi spiriti affini a lui riguardo a ciò che gli stava tanto a cuore.

11. I buoni spiriti, unanimemente, provarono certo a dimostrargli che il suo proposito era, nel senso effettivo – seppur vero e gradito a Dio – un poco affetto da stoltezza, ed aggiunsero che per lui era già stata una grazia immensa quella di avergli concesso da parte Mia gli occhi dello spirito aperti affinché egli potesse vedere sempre i propri fratelli spirituali e ragionare con loro sulle varie cose, che sono, saranno e verranno sul suolo della Terra. Sennonché questo insegnamento da parte dei buoni spiriti ottenne, nel suo caso, ben magri risultati, perché egli andava sempre obiettando loro: “Miei cari fratelli e puri amici diletti del mio e del vostro Signore! Io una volta per tutte, non posso dirvi nient’altro che quello che già più volte vi ho detto! E questo, come sapete, si riassume come segue:

12. Se io riesco soltanto a vedere Lui e ad averLo, poi tutto il mondo con tutto il Cielo vale per me quanto un centesimo falso! E così voi potete parlare e ragionare su cosa e come volete, ma non riuscirete in eterno a distogliermi dal mio proposito, perché io voglio e devo vedere Lui, Lui che unicamente io amo sopra ogni cosa! Soltanto Lui è tutto per me; invece tutto il resto è nulla per me!

13. E quando questi buoni spiriti sentivano tali discorsi del nostro uomo, si battevano il petto e gli rendevano lode per il grande amore che Mi dimostrava; ma così ogni loro lavoro era inutile. E quando essi si convinsero di ciò, allora per qualche tempo si tennero lontani da lui nelle occasioni delle sue visite sul monte, in maniera che egli non poté più vedere nessuno e nient’altro all’infuori di quanto vedevano gli occhi del suo corpo.

14. Questo fatto lo indusse a pensare che la sua pretesa poteva pur essere qualcosa di peccaminoso, visto che gli spiriti lo avevano abbandonato, e quindi un giorno cominciò nuovamente a riflettere a lungo su cosa avrebbe dovuto fare, e cioè se doveva prestare ascolto agli insegnamenti degli spiriti, oppure se doveva prestare fede a ciò che il suo sentimento con tanta forza gli suggeriva.

15. Alla fine però il sentimento trionfò su tutti gli spiriti, e perciò egli disse a se stesso: Sia come sia! Che io, al cospetto di Dio, sia un peccatore, questo già me lo dimostra il mio proprio corpo, poiché se non fossi peccatore, non avrei certo intorno a me questa peccaminosa testimonianza della morte. Io quindi, finché vado trascinando questo corpo, sono un peccatore. Ma che colpa ha il peccatore se nel proprio corpo lo spirito si accende nella brama indomabile di vedere Colui che lo ha creato per la vita eterna? Io quindi voglio restare fedele al mio primo proposito, e accada ciò che vuole, non perciò il mio amore per Dio ne verrà indebolito! Io voglio piuttosto amare fino a morirne, prima di staccarmi, anche di una minimissima parte, da questo amore!’

16. In seguito a questa decisione, il nostro vecchio riprese a salire al luogo che sappiamo e là pregò con ancora molto maggiore fervore di prima.

17. Erano già trascorsi quasi tre anni da quando il nostro uomo aveva cominciato a pregare così su quella montagna, quando un giorno egli vide presentarsi dinanzi a lui un altro uomo di bell’aspetto, ma dalla misera apparenza, il quale iniziò a parlare con lui:

18. Egli chiese al nostro vecchio: “Caro uomo, cosa stai facendo mai su questa altura?”

E l’anziano che pregava, rispose: “Mio buon amico, come vedi, sto pregando!”

E lo straniero replicò: “Non sai tu dunque che soltanto in chiesa si prega con vantaggio il Signore, mentre invece tu sembri evitare la chiesa e perciò compi tutte le tue devozioni, esclusivamente su questa montagna?”

Ma il nostro anziano che pregava, rispose: “Caro amico, questo è certo vero; tuttavia, quando il tempo per salire fin qui non è buono, in chiesa ci vado anch’io! Comunque devo confessarti apertamente che io in una chiesa non ho ancora mai potuto pregare con vera devozione come invece posso fare qui su questa altura, che per me è qualcosa di particolarmente sacro! Infatti, devo dirti ancora, in tutta sincerità, che quando qui guardo intorno a me e vedo l’erba verdeggiante e i magnifici boschi che con tanta abbondanza ornano i piedi di questa montagna, e al di sopra di me scorgo l’ampia azzurra e libera distesa del cielo, allora il mio sentimento interiore mi dice: ‘Vedi, questi ornamenti del grande tempio di Dio sono certo più vicini alla Sua potente mano, che non le sculture di cui si abbellisce una chiesa fatta di muratura!’. Dopo aver pensato così, io mi trovo perfettamente nel mio elemento, e allora vengo su questa mia altura e mi metto a pregare dal più profondo del mio cuore

19. Udito questo, lo straniero gli disse: “Mio caro amico, su questo punto sono completamente d’accordo con te, ma adesso vorrei anche sentire da te se c’è un’altra profonda ragione interiore che ti ha indotto a scegliere questo luogo per le tue preghiere!”

20. A questa domanda il nostro orante rimase un po’ meravigliato, tuttavia, dopo qualche momento di riflessione, rispose allo straniero: “Vedi, mio caro amico, più d’uno prega per avere salute, altri per avere ricchezze e altri ancora per ottenere questa o quella cosa; io invece non prego per niente di tutto ciò, perché ogni mio pensiero è rivolto ad una sola cosa, e questa è il mio Signore e mio Dio! Ed è Lui che io vorrei vedere una volta sola, almeno durante questa mia vita terrena, perché so bene che questa vita non è adatta per vederLo più volte. Ottenendo ciò, io avrei raggiunto di più di quanto tutta la Terra e tutto il Cielo potranno mai offrirmi! Perciò io preferisco morire qui, che staccarmi, anche solo minimamente, da questo mio proponimento; e se mi sarà concesso di vedere esaudita la mia preghiera, allora ringrazierò e glorificherò Dio qui dove mi trovo, per tutto il tempo della mia vita!

21. Dopo queste parole, lo straniero gli domandò di nuovo: “Come te Lo raffiguri Dio? Infatti, potrebbe accadere benissimo che Egli venga a te, ti Si mostri e con te parli sotto l’una o l’altra forma, ma se tu non Lo riconoscessi, allora tutte le tue preghiere sarebbero state evidentemente vane, anche se Dio ti avesse completamente esaudito!

22. A questa domanda il nostro orante rimase ancora più colpito, e infine così gli rispose: “Mio caro amico, quello che mi hai detto ora è davvero molto importante, perché, vedi, il mio pensiero non si è preoccupato ancora di questo problema, e devo confessarti che a questo riguardo non posso farmi proprio alcuna raffigurazione, dato che le mie idee intorno all’Essere divino sono tanto confuse, che finora non so se ci sia un Dio con l’aspetto di un grande uomo, o se questo Dio consista di tre uomini che, ciononostante, appaiano all’incirca con un corpo solo. Oppure, è forse l’Essere divino come una Luce infinita nella quale queste tre divine Persone si librano e operano? Insomma, mio caro amico, a tal proposito io non potrei darti davvero alcuna risposta precisa! E vedi, questa incertezza fu anche la ragione principale che mi spinse a scegliere questo posto su questa altura, perché sento di doverti dichiarare apertamente, che preferirei “non essere” piuttosto che rimanere come sono, cioè incerto sul come sia fatto Colui che io amo sopra ogni cosa”

23. A questo punto lo straniero interpellò di nuovo il nostro orante e gli disse: “Non hai mai letto quello che Cristo affermò di Sé quando gli apostoli Lo pregarono di mostrare loro il Padre? Ebbene, non sta scritto: «Io e il Padre siamo una cosa sola! Chi vede Me, vede anche il Padre, dato che il Padre è in Me ed Io nel Padre!»?”

24. A queste parole, il nostro orante rimase enormemente stupito, e immediatamente si ricordò dei due discepoli che andavano ad Emmaus e domandò, un po’ timoroso, allo straniero: “Caro amico! Dimmi: sei tu forse un qualche eremita, oppure un qualche altro uomo devoto e buon conoscitore della Sacra Scrittura, dato che simili parole non escono solitamente di bocca da un uomo comune?”

25. A questa domanda l’Uomo straniero non diede al nostro orante alcuna risposta, bensì lo prese per mano, lo fece alzare da terra e lo condusse poi fin sulla sommità del monte. E solo qui Egli riprese a parlare e disse al nostro orante: “Fratello, vedi, quello che per tre lunghi anni hai pregato di poter vedere, ebbene, Questo sta ora dinanzi a te! Vedi, Io solo sono il Dio del Cielo e della Terra, e all’infuori di Me non c’è ne sono altri!

26. RestaMi dunque fedele nel tuo cuore, anche se in questa vita non Mi vedrai più! Ma come tu ora senti la Mia dolce voce paterna, così tu la udrai anche sempre, tanto su questa altura, quanto in qualsiasi altro luogo dove ti troverai nel Mio nome!

27. E così tu hai trovato la vita eterna, e questa non ti sarà tolta mai più! In verità ti dico:La tua anima non assaporerà mai più in eterno la morte!’ Amen!”

28. Dopo queste parole, l’alto Straniero scomparve subito, e il nostro uomo in preghiera pianse, lodò e glorificò il Signore durante tutta quella notte, e in seguito visitò quell’altura con uno zelo ancora maggiore di prima.

*

29. Vedete, anche simili fatti reali sanno raccontarvi le montagne! Perciò salite anche voi volentieri sulle montagne, oppure pregateMi almeno in spirito quando siete sulle montagne – le quali sono un animo puro – così anche a voi potrà accadere quanto è accaduto al nostro devoto orante.

30. Quello però che ancora insegnano, predicano e raccontano le montagne, lo apprenderemo in una prossima comunicazione che sarà l’ultima a questo riguardo; per conseguenza, oggi ci fermiamo.

 

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Cap. 13

La montagna quale specchio del nostro interiore

28 maggio 1842

1. Dunque: che cosa insegnano e predicano ancora le montagne?

2. Le montagne, se ci si fa attenzione, dicono all’uomo ancora parole tali, che chiunque, per poco che sia desto nello spirito, può facilmente dedurre quale sia lo stato del proprio animo!

3. Quindi le montagne sono un vero specchio spirituale per chi vi si vuole contemplare.

4. Ma come è da intendersi ciò?

5. Già in varie occasioni voi avete appreso che per l’uomo desto nello spirito ogni fenomeno naturale ha un qualche significato, e principalmente questa cosa l’avete percepita in quelle occasioni nelle quali appunto, alcune montagne vi sono state svelate.

6. Di conseguenza, all’uomo spiritualmente più desto è sufficiente gettare uno sguardo su una montagna vicina, e subito vedrà come essa spicca sullo sfondo del cielo, se cioè è perfettamente pulita oppure se è avvolta entro a dei vapori azzurrastri, e quali parti della montagna sono più o meno offuscate, oppure se c’è della nebbia intorno, sia alla base che a metà o sulla cima della montagna, oppure se al di sopra della cima vi sono delle nubi e di che specie e genere sono queste.

7. Inoltre, ad un simile osservatore non può sfuggire quali sentimenti susciti in lui la vista di una montagna che gli sta dinanzi, se essi lo rendono di lieto umore oppure se lo dispongono piuttosto alla malinconia, oppure se contemplando la montagna sorge in lui una grande brama di salirvi quanto prima, o se invece il sentimento suscitato in lui è stato precisamente di carattere opposto, e cioè in un certo qual modo la percezione di una sensazione di impossibilità di salirvi. Inoltre, egli si renderà anche conto – cosa questa però che è propria soltanto ad un sentire più desto – se contemplando la montagna ha percepito in sé un sentimento mattutino sereno, oppure se, pur essendo sereno, ha percepito in sé un affaticante sentimento meridiano oppure un assonnato sentimento serale, oppure un funereo e cupo sentimento che si può avvertire a notte fonda, e così egli è anche consapevole di quanto a lungo è durato il sentimento stesso che dominava tutto il suo animo.

8. Vedete, tutte le circostanze qui citate vanno considerate con molta attenzione, perché tutti questi fenomeni e sensazioni corrispondono sempre in maniera assolutamente esatta allo stato interiore dell’uomo. Solo che qui è da osservare che le sensazioni devono concordare con i fenomeni, dato che i fenomeni di per sé non rendono ancora un testimonianza pienamente valida. Se invece il sentimento è in armonia con il fenomeno, allora la montagna rivela all’uomo esattamente in quali condizioni egli si trova.

9. Se ad esempio qualcuno uscisse di casa al mattino e il suo sguardo si posasse su una montagna che si staglia sullo sfondo limpidissimo del cielo, però la vista della montagna stessa non elevasse affatto il suo sentimento, bensì lo colmasse di una segreta angoscia, ebbene, in questo caso vi sarebbe disarmonia tra il fenomeno e il sentimento, ma nonostante ciò la montagna rimarrebbe uno specchio fedele per l’osservatore. Ora si domanderà: “In quale modo essa sarebbe uno specchio fedele?”

10. Vedete, quando la purezza spirituale della montagna respinge l’animo dell’osservatore, udite cosa essa dice all’osservatore: “Come è impuro l’animo con il quale mi guardi! Purificati dunque, affinché tu, in te, possa elevarti al di sopra del tuo sensuale mondano, nella stessa maniera in cui io mi innalzo al di sopra del fango della pianura, dove non dimorano che dei miserevoli vermi, rane, rospi e serpenti!”

11. In questo caso nello specchio della montagna l’osservatore vede la sua immagine quale essa dovrebbe essere, ma come invece non è.

12. Un altro caso di disarmonia sarebbe questo: e cioè che un uomo, uscito come prima di casa nelle ore mattutine o anche in un’altra ora del giorno, e vedesse una montagna completamente avvolta nella foschia, ma nello stesso tempo egli percepisse un sentimento mattutino completamente sereno e lieto. Ebbene, in simili condizioni, che cosa dovrebbe dunque dedurre l’osservatore dalla montagna avvolta nella foschia?

13. In simili condizioni lasceremo che la montagna stessa dica alcune parole, le quali dovrebbero suonare così: “Guarda un po’ me, o lieto viandante, nella serenità mattutina del tuo sentimento! Tu prima eri così come adesso vedi me, e cioè fosco e triste. Una notte soffocante minacciava di inghiottirti, e pure tu fosti avvolto da nubi afose e pesanti, come ora ne è avvolto tutto il mio essere. Tu non sapevi cosa esse ti avrebbero riservato. Ben presto si abbatterono delle potenti tempeste su di te, e qualche fulmine dalla tua massa di nubi ti colpì. Tu però non ti scoraggiasti, perché nella tua anima avevi me quale esempio, ed eri come me: un’alta rupe coraggiosa che affronta questa tentazione! Ed ecco, ad un tratto le tempeste che minacciavano di annientarti si trasformarono in angeli salvatori e ti liberarono dal grave peso della tua notte. O tu, dunque, piccolo amico che stai laggiù nella valle – tu che con animo sereno mi contempli mentre io sono sepolta nella notte delle nubi e le tempeste percuotono la mia fronte quasi volessero distruggermi – tieni ben presente questa immagine dinanzi a te, perché solo così potrai rimanere nello stato mattutino del tuo sentimento, se cioè con sufficiente frequenza rievocherai nella tua mente questa immagine che ti mostra in quali condizioni ti trovavi quando il tuo stato era simile al mio attuale.

14. Sappi però, che questa tempesta non mi annienterà, e tu ben presto mi rivedrai simile a te. Meglio per te se allora potrai contemplarmi ancora nella mia purezza con lo stesso sentimento con il quale stai guardandomi adesso, mentre ti mostro come eri tu un giorno!

15. Vedete, dunque, quali buoni e utili insegnamenti può dare una montagna ad un animo puro, anche se è avvolta nelle nubi, dato che essa guida verso la vera umiltà e l’osservatore può allora dire a se stesso: “O montagna, quante volte già fosti avvolta dalle nubi e quante volte ridivenisti pura. Ricordami perciò sempre che un animo puro, finché è libero, può, come te, essere di nuovo avvolto da nubi! Ma affinché ciò sia evitato il più possibile, necessita che il tuo stato di annuvolamento richiami sempre questa eventualità alla mia memoria e che contemporaneamente mi dica con parole di tuono: «Vedi, com’è triste precipitare nuovamente nella notte di prima, e quanto è faticoso portare simili nubi che sono colme di innumerevoli fulmini, i quali non chiedono: ‘Dove dobbiamo colpire?’, bensì colpiscono là dove capita e frantumano e distruggono quello che incontrano!”

16. Vedete, questi sono i due punti culminanti dei rapporti disarmonici tra i fenomeni e le sensazioni!

17. Per conseguenza, fra questi due estremi possono manifestarsi ancora una quantità di fenomeni disarmonici di specie maggiore o minore, che però, poiché questi ne hanno due come punti di riferimento, possono essere tutti facilmente riconosciuti, dato che essi non si estendono più su tutto, ma soltanto su singole parti.

18. La cosa più difficile è giudicare il fenomeno complessivo; ma questo è già chiarito. Quindi ciascuna singola parte la si può riconoscere con facilità, e precisamente nello stesso modo come qualcuno, conoscendo una formula matematica generale, può risolvere del tutto facilmente ciascun singolo caso, appunto, grazie a questa formula.

19. Per quanto riguarda poi i fenomeni armonici, questi non hanno bisogno di ulteriore spiegazione, poiché quando un animo sereno contempla una montagna serena, cioè non avvolta da nubi o foschie, esso si fa tanto più sereno ed aspira a salire verso la pura altura. Mentre quando un animo cupo vede una montagna terribilmente avvolta da foschia, esso si fa ancora più cupo e fosco, e in spirito sta già esclamando segretamente: “Montagna, cadi su di me e ricopri completamente la mia notte spaventosa!”. E un tale uomo non aspira certo a salire sulla vetta di questa montagna.

20. Se però qualcuno va fuori con l’animo sereno e una montagna avvolta da foschia lo mette di malumore, allora un tale cattivo umore deve essere considerato come nient’altro che un ridestarsi del reale stato in cui si trova, seppur di nascosto, il suo animo, oppure è la montagna che indica all’uomo tutto ciò che ancora sta dentro di lui.

21. Questi sono i momenti universali dei rapporti armonici in base ai quali può essere riconosciuto e stabilito qualsiasi singolo caso, anche insignificante.

22. Che naturalmente le montagne più alte, in modo speciale i ghiacciai come il nostro Grossglockner, lascino osservare su di sé ciò con una precisione di gran lunga maggiore di altre montagne meno alte, questo s’intende senz’altro da sé, se si considera un po’ che la funzione di una montagna si esercita entro una cerchia tanto più vasta, quanto più alta essa solleva la sua vetta al di sopra dell’usuale avida profondità del terreno.

23. Che oltre a ciò le montagne acquistino il loro pieno significato proprio laddove cominciano i loro più puri pascoli, questo ognuno lo può facilmente dedurre dal tutto, dato che quanto più le montagne divengono pure, tanto più tutto si spiritualizza su di loro. Per questo motivo esse, già in sé e di per sé, fanno sull’animo di chiunque un’impressione maggiore che non delle alture minori.

24. Se poi voi volete capire, ancora più precisamente in quale regione le montagne, e inoltre quali montagne esercitino la massima influenza, allora basta che diate un’attenta occhiata ai disegni abbastanza ben riusciti del servo. Da questi potrete ben presto rilevare, nella parte inferiore dei disegni, quei punti dove le montagne cominciano ad avere efficacia e pure quali montagne esercitano l’influenza maggiore.

25. Volendo dunque conoscere ciò, allora dopo un attento esame di ciascun esemplare, domandate a voi stessi come esso abbia eccitato il sentimento, e da ciò non tarderete a rilevare da dove proviene l’effetto maggiore. Infatti anche l’immagine è una rispondenza dell’oggetto della quale essa è l’immagine, e può anche essere vivificata, nello spirito, quasi fino alla completa realtà; solo che, naturalmente, un’immagine deve essere considerata con tanta maggiore attenzione, affinché essa possa con ciò farsi realtà nel sentimento. Una volta che qualcuno, in maniera percettibile, sia arrivato a questo punto, egli può anche trarre vari insegnamenti utili da una simile osservazione.

26. Che naturalmente una simile montagna, nella sua peculiare natura, sia molto più efficace, già da subito a prima vista è cosa certa, e questo non ha bisogno di ulteriori dimostrazioni, dato che ciò lo insegna già a chiunque la sua esperienza. Così, qui non abbiamo raffigurato solo il Grossglockner in tutte le sue parti e in tutti i suoi effetti, bensì tutto quello che è dato qui si riferisce, secondo l’Ordine, a tutte le montagne, come chiunque può ben capire.

27. Ma soprattutto tutto ciò deve essere inteso per quanto riguarda le corrispondenti montagne nel cuore umano, le quali devono venir poste di fronte a quelle naturali affinché nel cuore possa poi altrettanto sorgere un tale utile effetto a distanza, come essi sorgono e sussistono continuamente su queste montagne che ora avete imparato a conoscere.

28. Considerate dunque bene queste cose, mettetevi spesso alla prova e operate conformemente, così pure su di voi si riverserà la vera benedizione interiore delle montagne, nello stesso modo come già da queste si riversa la benedizione a voi nota, sui paesi che le circondano, e questo è vero, giusto e fedele! Ma come Io Mi trattenni di preferenza sulle montagne, e con pochi pani saziai tanti affamati e su un monte Mi mostrai trasfigurato e da un monte salii al Mio Regno, così anche a voi Io ho esposto tutte queste cose riguardo alla montagna, e con ciò vi ho aperto una grande porta che da accesso al Regno della vita eterna!

29. Pensate che Io, l’Autore e Creatore delle montagne, non per nulla dimorai volentieri sui monti, e non senza un grande e vivente significato pregai per l’ultima volta su un monte. Perciò seguiteMi in ogni cosa, e allora ben difficilmente potrete fallire la Meta che sono Io stesso!

30. Questo vi dice Colui che un tempo distribuì il Cielo su un monte. Questa è pure una parte del Cielo. Accettatela dunque come una Mia grande Benedizione, e diventate eternamente viventi nello spirito! Amen!

 

*  *  *  *  *

 

Ulteriori dettati relativi ad indicazioni sui monti, furono pubblicati a parte. Li riportiamo di seguito:

 

- Escursione montana                                                                            [D.d.C. vol. 2 cap. 171]                                                                                                       (18.06.1847)

- Benedizione per una salita su di un monte nel tempo opportuno       [D.d.C. vol. 2 cap. 180]                                                                                                       (15.07.1847)

- La roccia sullo Schloßberg                                                                  [T.N. cap. 2]                                                                                                              (26.07.1840)

- Intorno al monte Strabengel e (continuazione)                                    [T.N. cap. 15]                                                                                                              (29.08.1840)

- La Choralpe                                                                                        [T.N. cap. 16]                                                                                                               (13.09.1840)

- Visita alla Kleinalpe                                                                            [T.N. cap. 27]                                                                                                              (25.10.1840)

- Illuminazione spirituale sulla visita alla Kleinalpe                              [T.N. cap. 28]                                                                                                              (29.10.1840)

- Viaggio verso Haberbach                                                                    [T.N. cap. 33]                                                                                                              (1.12.1840)

- Il monte Kulm                                                                                     [T.N. cap. 37]                                                                                                               (22.05.1841)

- Sul segreto dei monti                                                                           [T.N. cap. 39]                                                                                                               (15.07.1841)

- Lo scopo dei monti                                                                             [T.N. cap. 40]                                                                                                               (17.07.1840)

 

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[1] Un miglio tedesco è 7,42 km, quindi 5000 x 7,42 = 37.100 km. Quindi ‘parecchio’, è vicino ai 40.000 km secondo la misura degli scienziati.

[2] Se la circonferenza della Terra è di circa 40.000 km e un punto ipotetico ruota in circa 214 ore, allora la sua velo9cità sarà: velocità = Spazio / tempo = 40.000 / 24 = 1667 km/h.

[3] Vedi la rivelazione a J. Lorber “La Terra”, la seconda parte dal ca. 27.