Emanuel Swedenborg
1768
Amore coniugale
DELICIAE
SAPIENTIAE DE AMOR CONIUGALIS POST QUAS SEQUUNTUR VOLUPTATES INSANIAE
&
DE
AMOR SCORTATOR
LE
DELIZIE DELLA SAPIENZA
DELL’AMORE
CONIUGALE
E
I
PIACERI INSANI DELL’AMORE MERETRICIO
Emanuel
Swedenborg
Titolo in lingua originale
in latino: “Amor Coniugalis”
Traduzione da
una versione in lingua tedesca
a cura di
Antonino Izzo
La stampa di questa versione
italiana è a cura del gruppo
“Amici della nuova Luce” - www.legamedelcielo.it
Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione
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Titolo |
numeri |
Prima Parte Le delizie
della Sapienza appartenenti all’Amore Coniugale |
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Cap.1 |
1-26 |
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Cap.2 |
27-44 |
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Cap.3 |
45-56 |
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Cap.4 |
57-82 |
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Cap.5 |
L’origine dell’amore coniugale nel matrimonio del bene e
del vero |
83-115 |
Cap.6 |
116-137 |
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Cap.7 |
138-156e |
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Cap.8 |
156f-183 |
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Cap.9 |
Il cambiamento di stato della vita a seguito del
matrimonio tra uomo e donna |
184-208 |
Cap.10 |
209-233 |
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Cap.11 |
234-270 |
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Cap.12 |
Cause dell’apparente amore,
amicizia, e gentilezza nei matrimoni |
271-294 |
Cap.13 |
295-316 |
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Cap.14 |
317-331 |
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Cap.15 |
332-356 |
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Cap.16 |
357-384 |
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Cap.17 |
385-422 |
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Seconda Parte L’amore
meretricio e le sue insensate lu ssurie |
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Cap.18 |
423-444 |
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Cap.19 |
445-461 |
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Cap.20 |
462-477 |
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Cap.21 |
478-500 |
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Cap.22 |
501-505 |
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Cap.23 |
506-510 |
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Cap.24 |
511-512 |
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Cap.25 |
513-514 |
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Cap.26 |
515-522 |
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Cap.27 |
523-535 |
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Presentazione
di
Paola Giovetti
Non posso che rallegrarmi per
la pubblicazione di questo particolarissimo libro dello scienziato/veggente
svedese Emanuel Swedenborg, un personaggio unico nel suo genere, che ha
suscitato e continua a suscitare stupore e interesse. I suoi scritti e la sua
personalità hanno influenzato J.W. Goethe, Balzac e C.G. Jung e indotto
la poetessa Elizabeth Barret Browning ad affermare: “A mio giudizio, la
sola luce che possediamo sull’altra vita, si trova nella filosofia di
Swedenborg”.
Delle
vicende di vita e della missione di Swedenborg si troverà ampia notizia
nelle note biografiche curate dall’editore stesso. Quello che qui tengo a
sottolineare è come Swedenborg, divenuto celebre ben al di là dei
confini della Svezia come scienziato, si fosse poco per volta venuto
“spiritualizzando”, passando dallo studio della natura a quella
dell’uomo, e come poi, studiando l’uomo, fosse passato dal corpo
alla psiche e all’anima; a questo punto, in seguito a inattese esperienze
mistiche, a 56 anni, quindi in età ampiamente matura, Swedenborg divenne
veggente. Gli episodi narrati dall’editore nella biografia, controllati e
risultati sempre esattissimi, mostrano quanto attendibile Swedenborg fosse:
tanto attendibile da suscitare il rispettoso stupore addirittura di Immanuel
Kant, del quale è ben noto il rigore che, dopo essersi accuratamente
documentato su di lui (i due erano quasi contemporanei), gli dedicò un
libro dal titolo “Sogni di un visionario”, nel quale affermò che
tali fatti avevano “una forza dimostrativa in grado di eliminare ogni
dubbio”. Swedenborg fu quindi un veggente dalle doti eccezionali, uno di
quelli – rarissimi – su cui si può fare sicuro affidamento.
Data questa
affidabilità nei fatti controllabili, è corretto dedurne che,
anche ciò che Swedenborg dice a proposito della dimensione ultraterrena
e dei suoi abitanti, dell’aldilà e della vita dopo la morte,
è altrettanto esatto? Ovviamente non è possibile rispondere in
maniera definitiva a questa domanda. Si possono però considerare alcune
cose, per esempio la sua onestà, che non cercò mai onori e
guadagni per sé, pubblicò anonimi molti libri e non fece mai
alcun tentativo di trovare seguaci o di fondare associazioni. Pubblicò a
sue spese le sue opere e non si preoccupò mai di diffonderle. Si
conservò sempre sereno ed equilibrato, con una personalità
integra e perfettamente lucida. Della qualità delle sue opere fanno
testimonianza i numerosi personaggi – ed abbiamo visto che si tratta di
figure di grande rilievo – che ne avvertirono l’influsso positivo e
le apprezzarono profondamente. Tutto questo, se non è dimostrativo,
è quantomeno indicativo di serietà, equilibrio e
attendibilità.
Spetta poi
al singolo lettore aderire o meno a quanto Swedenborg scrive: ciò vale
per questo libro sull’amore coniugale come per tutti gli altri suoi
libri, in particolare per Cielo e Inferno, definito “il libro
cristiano dei morti”.
La patria
svedese ha riconosciuto i grandi meriti del suo illustre figlio, i cui resti mortali riposano, traslati, dal 1910 nella
cattedrale di Uppsala, insieme a quelli dei grandi cittadini svedesi. Per
riportare in patria le sue spoglie, re Gustavo V inviò appositamente un
brigantino in Inghilterra, dove Swedenborg era morto ed era stato sepolto: un
onore riservato a re, vescovi e generali.
[indice]
Emanuel
Swedberg nasce a Stoccolma, in Svezia, il 29 gennaio 1688, secondogenito di
Jesper Swedberg, pastore nella chiesa di stato luterana di Svezia.
All’età di undici anni Emanuel entra all’Università
di Uppsala, dove suo padre è professore. Anche se Jesper lascia
l’università per diventare vescovo di Skara pochi anni dopo,
Emanuel rimane a Uppsala, completa i suoi studi nel 1709, e poi, come era
consuetudine per i ricchi giovani svedesi del suo tempo, viaggia
all’estero per espandere le sue conoscenze accademiche. La sua prima
tappa è l’Inghilterra, grande potenza marittima e baricentro
dell’erudizione mondiale, dove studia le tecniche di osservazione
dell’astronomo reale John Flamsteed (1646-1719) e frequenta gli stessi
circoli intellettuali cui partecipano luminari del calibro di sir Isaac Newton
(1643-1727 ) e di Edmund Halley (1656-1742). Emanuel studia anche geologia,
botanica, zoologia e scienze meccaniche sotto un certo numero di studiosi e di
inventori, poi prosegue gli studi ad Amsterdam e a Parigi.
Tornato in Svezia, dopo oltre cinque
anni, lavora come assistente dell’inventore svedese Christopher Polhem
(1661-1751). Grazie a questo connubio con l’inventore, Emanuel è
introdotto alla corte del re di Svezia, Carlo XII (1682-1718), il quale resta
colpito dall’intelletto di Emanuel e gli riserva un incarico in seno al
‘Consiglio delle miniere’. L’opportunità è
significativa e prestigiosa, perché a quel tempo le miniere erano una
parte vitale dell’economia della Svezia. La posizione è congeniale
a Emanuel, non solo a causa dei legami familiari legati all’industria
mineraria, ma perché ciò gli consente ampie opportunità
per la ricerca scientifica. Dopo la morte di Carlo XII nel 1718, la sorella di
questi, Ulrika Eleonora (1688-1741), sale al trono. Nel 1719 lei conferisce il
titolo nobiliare alla famiglia Swedberg, cambiando il loro cognome in Swedenborg, con cui Emanuel sarà
conosciuto.
Durante questo primo periodo, la maggior
parte delle energie intellettuali di Swedenborg sono incanalate nel mondo del
lavoro scientifico e tecnico. Già negli anni immediatamente seguenti il
suo ritorno in Svezia, pubblica una rivista scientifica dal titolo “Dedalo hiperboreus”. Anche
se tale pubblicazione aveva il principale scopo di mettere in luce le realizzazioni
di Christopher Polhem, questa comprendeva anche una serie di idee e invenzioni
di Swedenborg, compresi i piani per una macchina volante. Alla rivista
seguiranno libri di chimica e fisica, così come il primo libro svedese
di algebra.
La prima pubblicazione
importante di Swedenborg è “Opera
Philosophica et Mineralia”, un insieme di tre volumi
stampati nel 1734, scritti in latino e pubblicati all’estero per la
diffusione presso un pubblico internazionale. Mentre il secondo e il terzo
volume sul ferro, sul rame e sull’ottone, attrassero l’attenzione
degli esperti per la mole di informazioni tecniche sulla metallurgia, è
il primo volume intitolato “Principia
Rerum Naturalium” (“Principi fondamentali della
natura”) che dimostra come egli aveva già posto le basi
filosofiche per le sue indagini successive sulla natura dell’anima.
Alla prima
importante pubblicazione seguiranno una
serie di libri di anatomia. Il primo di questi, i due volumi “Oeconomia Regni Animalis”
(Economia del regno animale), è pubblicato nel 1740 e 1741. Il primo
contiene studi sul cuore e sul sangue; il secondo sul cervello, sul sistema
nervoso e sull’anima. Anche in questo caso Swedenborg dimostrò di
essere alla ricerca di un collegamento tra il mondo spirituale e quello fisico.
Ricollegandosi alle opere di scienziati e filosofi suoi contemporanei, egli
descrive un fluido spirituale sottile che permea e sostiene tutte le creature
viventi, esistente in una complessa interazione con il sangue e con il liquido
cerebrospinale, sostenendo che l’origine della vita è
un’energia che sostiene e pervade tutta la Creazione, e tale Fonte
è Dio. Così la natura, sotto l’acuta osservazione di
Swedenborg, viene presentata al pubblico come ‘vita’ in tutte le
sue forme, resa vivente da quell’energia creativa divina che sarebbe
esanime senza l’influenza di questa.
Anche se “Oeconomia Regni Animalis” riscosse un buon successo editoriale e ricevette
recensioni favorevoli, Swedenborg non ne rimase soddisfatto e quasi subito
iniziò a lavorare su una serie di volumi di approfondimento di anatomia.
Pubblica tre volumi di questa serie dal titolo “Regnum Animale”, e scrive le bozze di molti
altri, ma questi lavori sono interrotti da una crisi spirituale che avrebbe
segnato l’inizio del suo periodo di visionario.
A partire dal 1743 e per tutto il 1744,
Swedenborg vive sogni vividi e visioni notturne che registra nel suo diario
personale. Molti di questi ruotavano intorno a un senso di indegnità
spirituale, una sensazione che egli aveva di purificarsi dal peccato. In un
sogno gli apparve un uomo che gli chiese se avesse un certificato sanitario.
Swedenborg interpretò quel sogno come ‘la chiamata di Cristo’
che gli domandava se fosse pronto a farsi carico di una vocazione spirituale.
In un altro caso, alcuni mesi più tardi, mentre stava pensando ai suoi
lavori, udì una voce che gli disse: “Tieni a freno la lingua, o ti
colpirò!”. Questa frase, percepita di domenica,
Swedenborg la intese come una dissuasione dall’immergersi nelle cose
mondane nel giorno festivo.
L’apertura quotidiana della sua
visione spirituale in uno stato di piena veglia iniziò nel mese di
aprile del 1745 (a 57 anni di età), anche se le circostanze esatte
rimangono misteriose e furono oggetto di dibattito. Da quel giorno in poi egli
cominciò a registrare le esperienze in contatto con il mondo spirituale.
Swedenborg, nello stesso tempo, inizia a
scrivere sul disvelamento del significato interiore della Bibbia, attingendo
alla percezione che acquisiva dalle sue visioni. In principio sembrò
essere difficile per lui; le bozze iniziali di questa esposizione sono rimaste
inedite. Nel 1747 rifiutò una promozione che gli era stata offerta e al
sovrano svedese chiese di essere dispensato dal suo servizio nel Consiglio
delle miniere, in modo da potersi dedicare a tempo pieno alla scrittura dei
testi a sfondo teologico.
Nel 1749 pubblica la sua prima opera
teologica, “Arcana Coelestia”
(Segreti del Cielo), il cui ottavo e ultimo volume della collana è
pubblicato nel 1756. Sceglie di pubblicare la collana a Londra, in parte per
evitare le severe leggi anti-eresia della Svezia, ma anche perché
percepiva che a Londra si respirava la migliore atmosfera intellettuale per un
modo completamente nuovo di guardare alle Sacre Scritture.
Arcana Coelestia è una dissertazione del significato profondo
della Bibbia, versetto per versetto, che inizia con la Genesi e poi si snoda
attraverso l’Esodo. Swedenborg sostenne che la Bibbia non doveva essere
considerata nel suo significato letterale, che anzi, parti di essa non hanno alcun
senso se prese alla lettera, ma in essa ogni termine ha un significato
spirituale interiore che egli chiama ‘rispondenza’.
Il commento ai capitoli è inframmezzato da spiegazioni di principi che
sarebbero diventati parti fondamentali della teologia di Swedenborg: la rispondenza tra il mondo fisico e il
mondo spirituale, la struttura del Cielo e dell’inferno e la vita degli
angeli e dei diavoli, l’interazione tra l’anima e il corpo, e
l’interconnessione tra fede e carità.
Anche se con tale estesa opera sembra
che Swedenborg sia destinato a passare attraverso tutta la Bibbia in questo
tipo di esegesi[1],
versetto per versetto, non è così, poiché torna a Londra
nel 1758 con cinque nuovi titoli da pubblicare: “Caelum et inferno”, una descrizione della vita
dopo la morte e della vita dei suoi abitanti; “Equus Albus”
(Cavallo bianco),
nel quale viene esposto il significato interiore della Bibbia; “De Telluribus in mundo nostro solari, et de
Telluribus in Caelum astrifero” (Terre nell’Universo), in cui descrive gli esseri che
vivono su altri pianeti, alcuni all’interno e altri al di fuori del
nostro sistema solare; “Ultimo
Iudicio” (Giudizio
Universale) e “Nova Hierosolyma”
(Nuova Gerusalemme). Questi ultimi due si riferiscono ad un aspetto unico della
teologia di Swedenborg. Egli sostenne che il Giudizio non è un evento
futuro che segnerà la fine del nostro mondo, ma un evento spirituale in
cui gli spiriti maligni che erano riusciti ad infiltrarsi nel Cielo saranno
sprofondati, permettendo agli esseri umani sulla Terra e nel Cielo di ricevere
la verità spirituale più chiaramente. Inoltre, affermò di
aver assistito a questo evento nel 1757, un anno che segnò
l’inizio di una nuova era spirituale per l’umanità. In ‘Nova Hierosolyma’
vengono anche stabiliti i principi generali per la nuova Chiesa che
dovrà seguire il Giudizio Universale.
Con l’eccezione di ‘Ultimo Iudicio’, il
contenuto dei cinque volumi da lui pubblicati nel 1758 fu tratto da ‘Arcana Coelestia’,
contenenti alcune revisioni. Quest’opera
fu pubblicata in forma anonima e le sue vendite iniziali furono minime.
Probabilmente, la decisione di pubblicare questo ‘magnum opus’
in volumi meno corposi dell’opera principale fu un tentativo di rendere il
contenuto più accessibile.
A partire dal 1759, tuttavia, una serie
di incidenti, che dimostrano le interazioni di Swedenborg con il mondo degli
spiriti, attrasse l’attenzione internazionale. Il primo, nel luglio 1759,
accadde mentre Swedenborg era invitato ad una cena nella città svedese
di Göteborg. Durante la festa divenne improvvisamente agitato e
cominciò a descrivere un incendio in Stoccolma, a più di 250
miglia di distanza, che minacciava la sua casa. Due ore più tardi
affermò che l’incendio era stato spento tre porte più
giù da casa sua. Due giorni dopo, dei messaggeri, giunti da Stoccolma a
Göteborg, confermarono nei dettagli ciò che egli aveva riferito.
Nel 1760, alla vedova
dell’ambasciatore francese appena scomparso in Svezia fu presentata la
nota spese per un servizio d’argento molto costoso che il marito aveva
comprato. Lei era sicura che il marito l’avesse pagato, ma non riusciva a
trovare la ricevuta. Chiese aiuto a Swedenborg, il quale durante un sogno, che
poi si rivelò accurato, interloquì con l’ambasciatore
defunto che gli rivelò l’esatta posizione della ricevuta.
In un'altra occasione, nel 1761, fu
presentato alla corte della regina di Svezia, Luisa Ulrika (1720-1782), la
quale gli chiese di inoltrare una domanda particolare al fratello defunto, il
principe Augusto Guglielmo di Prussia (1722-1758). Swedenborg tornato alla
corte tre settimane più tardi le diede la risposta in privato,
dopodiché si sentì la regina esclamare che solo il fratello
poteva sapere ciò che Swedenborg aveva appena riferito.
Questi tre casi ben documentati, ed
altri, fecero di Swedenborg l’argomento di conversazione non solo nel suo
paese, ma anche in tutto il continente europeo. L’attenzione suscitata
spinse il pubblico a riconoscere che egli era l’autore dei libri
pubblicati anonimi a Londra fino al 1768, fino a ‘Amor Coniugalis’ (Amore coniugale), il primo stampato con il suo nome.
Negli anni che seguirono, Swedenborg
pubblica numerose importanti opere teologiche: ‘De Divino Amore et de Divina Sapientia’ (1763),
‘Divina Providentia’
(1764), ‘Apocalypsis revelata’ (1766), e ‘Amor Coniugalis’ (1768). I due libri ‘De Divino Amore et de Divina
Sapientia’ e ‘Divina
Providentia’, anche se pubblicati separatamente, potrebbero
essere intesi come due parti di un tema similare: il primo, circa la natura di
Dio che nella Sua Essenza, è sia Amore che Sapienza, è
un’eco delle precedenti opere di Swedenborg sull’origine della
materia del mondo e sulla Fonte di tutta la vita. ‘Divina
Providentia’ tratta del libero arbitrio, della natura del male
e della sofferenza, e descrive le leggi spirituali che governano il mondo.
‘Apocalypsis
revelata’ è un ritorno al discorso iniziale di
Swedenborg sul significato interiore della Bibbia, nel cui libro
dell’Apocalisse utilizza più o meno lo stesso approccio, versetto
per versetto, spiegando i segreti del Cielo. Apocalypsis
revelata è il primo libro in cui Swedenborg include
ciò che definisce memorabilia,
cioè: descrizioni di incontri con angeli, con diavoli, oppure con
spiriti, di solito illustrando un soggetto teologico, quindi fatti memorabili
che, nel testo ‘amor coniugalis’,
sono generalmente aggiunti alla fine di quasi tutti i capitoli
Contrariamente al suo titolo, ‘Amor Coniugalis’
contiene una dissertazione sul matrimonio in tutti i suoi aspetti, comprese le
relazioni sessuali al di fuori del matrimonio. Swedenborg presenta
l’amore coniugale come la più alta forma di unione tra un uomo e
una donna. Egli sostiene che i generi maschile e femminile degli esseri umani
sono complementari. Nel Cielo, in cui la nostra vera natura si rivela
pienamente, un uomo e una donna che sono accomunati da una piena
compatibilità, si riconoscono all'istante quando s’incontrano, e
alla fine diventano uniti nello spirito come se fossero un solo essere. Questo
essere non necessariamente sta con il coniuge terreno. Le persone che hanno
contratto un matrimonio infelice sulla Terra, o che non si sposano, possono
ancora trovare il vero amore una volta che contraggono matrimonio nel Cielo; un
insegnamento che può aver avuto un significato personale anche per
Swedenborg che non si sposò mai.
Tutti i libri di teologia di Swedenborg
sono stati scritti in latino e pubblicati al di fuori della Svezia, il
più delle volte a Londra o ad Amsterdam. Questa è stata senza
dubbio una strategia deliberata, per evitare di incorrere nelle rigorose leggi
svedesi sulla censura che, a quel tempo, vietavano la pubblicazione di tutto
ciò che fosse in contraddizione con gli insegnamenti della Chiesa di
stato luterana. Anche se Swedenborg non è mai stato l’obiettivo
diretto di un’indagine, due dei suoi seguaci furono accusati di eresia
nel 1769 dopo la pubblicazione di alcuni libri e articoli sulle idee di
Swedenborg in lingua svedese. Nel corso del processo, le opere teologiche
pubblicate da Swedenborg furono messe in discussione. Infine, nel 1770 fu presa
una decisione reale, allorquando fu decretato che i libri di Swedenborg
contenevano sì errori di dottrina, ma non dovevano essere considerati
eretici. I suoi libri furono vietati e i due seguaci furono costretti ad
abbandonare le loro cattedre.
In parte, in risposta alla notizia
iniziale di queste accuse, Swedenborg iniziò a lavorare all’opera ‘Vera Christiana religio’
(1771), presentando una sistematica discussione delle sue idee teologiche in
merito a molteplici aspetti della dottrina cristiana (e in particolare
luterana). Nell’opera fu predisposta una road map[2]
per la nuova Chiesa che egli sostenne sarebbe venuta.
La vita di Emanuel Swedenborg
(1688-1772) è permeata allo stesso tempo sia dal mondo razionale delle
scienze fisiche che da una profonda fede cristiana. Egli visse in un periodo in
cui gli intellettuali respingevano gli insegnamenti religiosi dogmatici a
favore della scienza e della ragione, e la sua teologia riflette una lunga
lotta finalizzata alla comprensione del mondo spirituale attraverso
l’indagine del mondo fisico. In ultima analisi la sua lotta interiore
è stata risolta quando (come egli ha descritto) i suoi sensi spirituali
gli sono stati aperti ed ha iniziato ad interagire direttamente con gli
abitanti del Cielo, dell’inferno e del mondo degli spiriti. Anche se i
suoi scritti teologici riferiti si basano su esperienze e visioni che ad un
pubblico poco avvezzo alla conoscenza del mondo spirituale possono sembrare
inverosimili, com’è accaduto con i suoi contemporanei, il mistico
scrive con la piena consapevolezza di quanto sarebbe stata difficile
l’accettazione delle sue esposizioni. In linea con la sua prima formazione
accademica egli presentò le sue idee in un ordine logico, attingendo
esempi dalla vita di tutti i giorni come prova della verità delle sue
parole, invitando i lettori a giudicare da se stessi.
‘Vera Christiana
religio’ è stato
l’ultimo libro pubblicato da Swedenborg. Anche se il testo principale
è stato stampato in Amsterdam, egli si diresse a Londra per pubblicarne
un supplemento; supplemento che non fu stampato durante la sua vita. Nel mese
di dicembre 1771, mentre era ancora a Londra, fu colpito da un ictus. Anche se
parzialmente ristabilito, sembrò avvertire di non dover soggiornare a
lungo in questo mondo. Nel mese di febbraio, in risposta a una lettera che
suggeriva un incontro per i successivi sei mesi, rispose che sarebbe stato
impossibile, perché sarebbe morto nel ventinovesimo giorno del mese
successivo. Fedele alla sua parola, Swedenborg è deceduto il 29 marzo
1772, all’età di ottantaquattro anni.
L’editore
[indice]
Le delizie della
sapienza
appartenenti
all’amore coniugale
۞
Avvertenze
preliminari di Swedenborg
1. Mi è chiaro che
molti lettori riterranno quanto segue, insieme ai fatti memorabili presentati
nei singoli capitoli, semplici prodotti della forza d’immaginazione.
Tuttavia, in nome della verità, assicuro che si tratta di cose veramente
accadute e viste, e non un prodotto della fantasia. Non è stato nemmeno
visto in uno stato di sonnolenza, ma in uno stato di coscienza completamente
chiaro, poiché è piaciuto al Signore rivelarsi a me stesso ed
inviarmi a insegnare le cose che sono in relazione con quella nuova Chiesa che
nell’Apocalisse viene intesa sotto la ‘Nuova Gerusalemme’. A questo scopo il
Signore ha aperto l’intimo della mia mente e mi ha concesso di essere
allo stesso tempo con gli angeli nel mondo dello spirito, e con gli uomini nel
mondo naturale, e questo da venticinque anni.
2. [1]
Una volta scorsi un angelo sospeso sotto il Cielo orientale. Nella mano aveva
una tromba, la portò alla bocca e la fece echeggiare verso nord, a ovest
e a sud. Era vestito con una tunica greca che scorreva all’indietro del
volto, cinto con una cintura che fiammeggiava e splendeva come rubini e
zaffiri. Volò verso il basso scendendo lentamente nelle mie vicinanze. Non
appena toccò terra stava ritto sui piedi e corse avanti e indietro.
Appena mi notò, venne da me. Io stesso ero nello spirito e stavo su una
collina nella regione meridionale. Quando venne vicino gli rivolsi la parola e
domandai: “Cosa succede qui? Ho sentito il suono della tua tromba e ti ho
visto scendere come attraverso l’aria”.
[2] L’angelo rispose: «Sono stato inviato per convocare i più celebri eruditi, i
più perspicaci geni e più eminenti saggi da tutti i paesi della
cristianità che si trovano qui in questo continente (il mondo degli
spiriti), e precisamente sulla collina
dove stai tu adesso. Essi devono dire apertamente che cosa avevano pensato,
compreso e capito nel mondo sulla gioia celeste ed eterna beatitudine. Lo scopo
della mia presenza è però questa: che alcuni nuovi arrivati dal
mondo, ammessi nella nostra società celeste in Oriente, ci hanno
riferito che nell’intera cristianità non c’è nemmeno
uno che sappia in cosa consiste la gioia celeste e l’eterna beatitudine;
quindi, in realtà, del Cielo. Questo ha talmente meravigliato i miei
fratelli e compagni, che mi hanno detto: ‘Scendi giù nel mondo
dello spirito (nel quale tutti i mortali giungono dapprima dal mondo
naturale), e chiama a raccolta i
più saggi, e radunali in modo
che possiamo verificare con varie dichiarazioni se è vero che presso i
cristiani domina una tale tenebrosa ignoranza sulla vita eterna’. Poi aggiunsero: ‘Aspetta ancora un
po’ e vedrai intere schiere di eruditi arrivare qui. Il Signore
provvederà per un edificio nel quale si possano radunare’».
[3] Io attesi, ed ecco,
dopo circa mezz’ora scorsi due schiere da Settentrione, due da Occidente
e due da Mezzogiorno; schiere che l’angelo con la tromba condusse
nell’edificio preparato per l’adunanza, secondo il loro arrivo.
Lì presero i posti per loro stabiliti secondo la regione del Cielo. Alle
sei schiere o gruppi si unì un settima schiera dall’Occidente, che
però nel loro splendore di luce rimase invisibile per gli altri. Dopo
che tutti ebbero preso i loro posti, l’angelo aprì
l’adunanza, nominò il motivo della sessione e chiese ai differenti
gruppi di esporre a turno quali concetti essi avevano in merito alla gioia
celeste e alla beatitudine eterna. Ogni gruppo ora sedeva in cerchio, i volti
erano rivolti l’uno verso l’altro in modo da richiamare e
riflettere più da vicino le idee di queste cose afferrate nel mondo
precedente, per esprimersi su questo e alla fine presentare il risultato.
3. [1]
Quando ebbero terminato il loro consulto, la prima schiera che veniva da
Settentrione spiegò quanto segue: “La
gioia celeste e la beatitudine eterna non sono altro che la vita celeste
stessa. Chiunque entri nel Cielo, entra secondo la sua vita nella
solennità celeste, proprio come uno che è invitato a un
matrimonio e partecipa anche al suo festeggiamento. Non abbiamo il Cielo sopra
di noi davanti agli occhi, quindi in un luogo? Qui e da nessun altra parte ci
sono beatitudini su beatitudini e delizie su delizie. In esse viene trasferito
l’uomo quando è nel Cielo, e precisamente con l’intera
sensibilità di mente e corpo. Questa è la conseguenza della
pienezza di gioia di quel luogo. La celestiale o eterna beatitudine è
perciò nient’altro che l’ammissione in Cielo, e precisamente
in base alla grazia divina”.
[2] Dopo si espresse la seconda schiera proveniente da
Settentrione e mise in campo il suo concetto come segue: “Le gioie celesti e le beatitudini eterne non sono altro che la
più gioiosa comunione con gli angeli; l’amorevole conversare con
loro produce su ogni volto un’espressione di letizia continua, e i
discorsi garbati e accorti su tutte le bocche producono un sorriso costante e
pieno di delizie. Le gioie celesti sono quindi nient’altro che variazioni
di queste cose perduranti nell’eternità”.
[3] La terza schiera, la prima dei saggi
dall’Occidentale, espresse i seguenti pensieri in base alle loro
inclinazioni: “Le gioie celesti e
le beatitudini eterne, cosa sarebbero se non stare seduti a tavola con Abramo,
Isacco e Giacobbe? Oltre a ciò, sono serviti i cibi più sontuosi e
deliziosi e i vini più nobili. Dopo il pasto, fanciulle e giovinetti
eseguono giochi e danze al ritmo di musica sinfonica e a suon di flauti,
alternandoli con il canto tra le più deliziose melodie. Alla sera invece
si svolgono rappresentazioni teatrali. Poi segue di nuovo il banchetto, e
così ogni giorno per l’eternità!”
[4] La quarta schiera, la seconda
proveniente da Occidente, espresse il seguente punto di vista: “Noi abbiamo nutrito differenti
rappresentazioni delle gioie e beatitudini celesti, le abbiamo esaminate e
paragonate tra loro. A questo siamo giunti alla conclusione che le gioie
celesti sono quelle del paradiso. Che altro è il Cielo se non il
paradiso che si estende da Oriente a Occidente e dal Meridione al Settentrione?
In questo crescono alberi da frutta e fiori deliziosi, nel mezzo invece si
trova il magnifico albero della vita, intorno ad esso siedono i beati, mangiano
frutti dal gusto delizioso e sono adornati con fiori della più dolce
fragranza. Al soffio di una primavera costante tutto questo si sviluppa
giornalmente nuovo e in una varietà infinita. Come conseguenza di questo
ininterrotto sorgere e fiorire, le anime sono continuamente ringiovanite
nell’eterna aria di primavera, respirano giornalmente nuove gioie dentro
e fuori e sono riportate al fiore della loro vita e infine allo stato
primordiale, come quello nel quale Adamo e sua moglie erano stati creati, ma in
tal modo anche nel loro paradiso, trasferito poi dalla Terra al Cielo”.
[5] La quinta schiera, la prima proveniente
da Mezzogiorno, disse quanto segue: “Le
gioie celesti e le beatitudini eterne consistono nel potere dominante e nei
tesori accumulati, derivati da una magnificenza più che regale e da uno
splendore supremo. Noi abbiamo visto questo chiaramente in coloro che nel mondo
precedente avevano ottenuto cose simili, ma anche nel fatto che i beati nel
Cielo regnano con il Signore, e saranno re e principi, poiché essi sono
figli di Colui che è Re dei re e Signore dei signori. Essi siederanno
sui troni e gli angeli li serviranno, ma lo splendore del Cielo secondo noi
deriva dal fatto che la Nuova Gerusalemme, che rappresenta la gloria dei Cieli,
deve avere porte, ognuna delle quali consiste di una perla, mentre le strade
sono di oro puro, e le mura della città giacciono su pietre preziose. In
conseguenza di ciò, ognuno che è venuto nel Cielo avrà un
possedimento di oro e oggetti preziosi, mentre la dominazione passerà
successivamente e nell’ordine, da uno all’altro. E poiché
noi sapevamo che queste cose contenevano gioie ed eterne beatitudini, le quali
sono promesse divine ma inviolabili, allora non potevamo dedurre la beata
condizione della vita celeste da nessun’altra fonte”.
[6] Subito dopo, la sesta schiera, la seconda da
Mezzogiorno levò la propria voce e disse: “Le gioie del Cielo e le sue eterne beatitudini non sono altro
che la continua glorificazione di Dio, una festa continua
nell’eternità e un beato servizio di Dio pieno di canto e giubilo,
quindi un’incessante elevazione del proprio cuore a Dio, unita alla piena
certezza e fiducia che l’esaltazione di Dio e le preghiere per le
concessioni, siano accettate nella loro pienezza per le beatitudini”.
– Alcuni di
loro aggiunsero che questa glorificazione sarebbe stata accompagnata da
splendide candele e nella fragranza dall’incenso e con solenni
processioni, alle quali il papa avrebbe marciato in testa con una grande
tromba, mentre i cardinali (i primi) e i detentori delle chiavi del potere (Clavigeris), sia i grandi che i piccoli,
lo avrebbero seguito, e dietro a questi, degli uomini con rami di palme, e
donne con immagini dorate nelle loro mani.
4. [1]
La settima
schiera, proveniente dall’Oriente del Cielo, invisibile alle altre
schiere a causa del loro splendore di luce, consisteva di angeli appartenenti
alla stessa società alla quale apparteneva l’angelo con la tromba.
Quando udirono nel loro Cielo che nell’intera cristianità nemmeno
uno sapeva in cosa consistevano veramente le gioie del Cielo e le beatitudini
eterne, dissero l’un verso l’altro: “È impossibile che questo possa essere vero. Così grande
tenebra e siffatta ottusità di mente non può certo dominare le
menti dei cristiani. Perciò vogliamo andare giù e sentire se
questo è vero. Ma se fosse vero, allora sarebbe una
mostruosità”.
[2] Essi dissero ora all’angelo con la tromba: “Come tu sai, ogni uomo che aveva bramato il Cielo e si era fatto una
certa idea delle sue gioie, dopo la morte sarà introdotto proprio in
queste gioie immaginate. Quando poi ha fatto l’esperienza che queste
gioie si comportano secondo le sue false immagini e secondo le illusioni della
propria forza d’immaginazione, allora viene emancipato e istruito. Questo
nel mondo degli spiriti succede per la maggior parte di coloro che nella vita
precedente hanno meditato sul Cielo ed hanno delle idee arretrate rispetto alle
sue gioie, fino al punto di desiderarle». – Dopo aver udito anche questo,
l’angelo con la tromba che aveva convocato le sei schiere di eruditi
della cristianità, disse: «Seguitemi,
e vi introdurrò nelle vostre gioie, quindi nel Cielo”.
5. [1]
Con queste parole l’angelo marciò in testa, seguito immediatamente
dalla schiera di coloro che si erano persuasi che le gioie celesti
consistessero unicamente nella più piacevole compagnia e nella
più gradevole conversazione. L’angelo li guidò alle
adunanze nella regione settentrionale, cioè presso coloro che nel mondo
precedente avevano pensato altrettanto alle gioie celesti. Lì giunti si
portarono nei pressi di una
spaziosa casa nella quale tali spiriti erano insieme. Vi erano più di
cinquanta stanze, divise in base alle loro differenti conversazioni. In alcune
stanze si parlava di cose che si erano viste e udite sulla piazza del mercato o
per strada; in altre sulle attrattive del gentil sesso, mescolate a battute di
spirito, finché alla fine si mostrava su tutti i volti una serena
risata. In altre stanze si parlava di novità di corte, dei ministeri,
delle condizioni politiche e molte altre cose che erano trapelate da segreti
del governo; si trasse da queste le conclusioni e si fecero congetture sulle
conseguenze. In altre si parlava ancora di commercio, di argomenti letterari,
di cose riguardanti i costumi dei cittadini e della vita morale, in altre degli
affari ecclesiastici e delle sette, e così via. Mi fu permesso di dare
uno sguardo in questa casa e vidi come si correva da una stanza all’altra
alla ricerca della compagnia che armonizzasse con la propria inclinazione e
quindi con la propria gioia. Io distinsi nelle compagnie tre specie di
partecipanti: alcuni parlavano come ansanti[3],
altri ponevano assidue domande, e altri stavano ad ascoltare con entusiasmo.
[2] La casa aveva
quattro porte, una in ogni direzione del Cielo. Notai che parecchi interruppero
la conversazione e corsero fuori, li seguii alla porta orientale e vidi alcuni
seduti lì con le facce tristi. Mi avvicinai e chiesi loro perché
erano così tristi. – La loro risposta fu questa: “Le porte di questa casa restano
chiuse per tutti coloro che vogliono uscire, e oggi è il terzo giorno da
quando siamo entrati, e abbiamo condotto una vita corrispondente al nostro
desiderio in compagnia e conversazione. Il discorso ininterrotto ci ha talmente
resi stanchi da non poter più sopportare il chiasso. Nel nostro disgusto
ci siamo perciò recati alla porta ed abbiamo bussato, ma la risposta
è stata questa: – ‘Le porte di questa casa sono aperte
solo per coloro che vogliono entrare. Per gli altri che vogliono uscire, sono
chiuse. Restate e godete le gioie del Cielo’.
– Da questa risposta abbiamo tratto la conclusione che rimarremo qui per
l’eternità. Perciò la tristezza ha assalito il nostro
animo, il nostro cuore è oppresso ed abbiamo paura”.
[3] L’angelo si
rivolse loro con tali parole: «Questa
condizione è la morte delle vostre gioie. Voi le avete considerate le
uniche gioie celesti, sebbene fossero solo aggiunte del celestiale».
– Allora essi
domandarono all’angelo: “Ma
in cosa consiste ora la gioia celeste?”. – Su questo,
l’angelo rispose con pochi fondamenti: «Essa consiste nella gioia di fare qualcosa che sia utile per noi e per
gli altri. Tale gioia dell’impiego trae la sua essenza dall’amore,
e la sua esistenza dalla sapienza. La gioia nell’impiego che scaturisce
dall’amore attraverso la sapienza è l’anima e la vita di
tutte le gioie celesti.
[4] Ci sono nei Cieli le più felici occasioni sociali che allietano
e dilettano la mente e l’anima degli angeli, riempiono il loro cuore di
gioia, e servono il loro corpo per la ricreazione, ma solo quando hanno
eseguito il loro servizio e con il loro lavoro hanno compiuto un effetto utile.
Solo da questo l’anima e la vita viene in tutte le sue letizie e
intrattenimenti. Senza questa animazione e questa vita le gioie un po’
alla volta perdono il carattere della gioia e si trasformano dapprima in
indifferenza, poi in vuoto, e infine in tristezza e paura». – Dopo queste parole la porta fu
aperta, e quelli che erano seduti davanti si precipitarono fuori e corsero a
casa, ciascuno al suo mestiere e al suo lavoro, e così si animarono di
nuovo.
6. [1]
Dopo
questo, l’angelo rivolse la parola a coloro che avevano pensato alle
gioie celesti e all’eterna beatitudine come ad un unico banchetto insieme
ad Abramo, Isacco e Giacobbe, interrotto solo da giochi e spettacoli teatrali.
L’angelo li invitò a seguirlo e disse: «Vi voglio introdurre nelle beatitudini delle vostre gioie».
– Allora li guidò attraverso un boschetto su un terreno piano
coperto di assi, dove c’erano dei tavoli, quindici da un lato e quindici
dall’altro. Alla domanda a cosa servissero i molti tavoli,
l’angelo rispose: «Il primo
tavolo è per Abramo, il secondo per Isacco e il terzo per Giacobbe.
Accanto si trovano, nell’ordine, i tavoli per gli apostoli.
Dall’altra parte ci sono altrettanti tavoli per le loro donne, e
precisamente i primi tre per Sara, moglie di Abramo, Rebecca, la moglie di
Isacco, così come per Lea e Rachele, le donne di Giacobbe. I dodici
restanti tavoli sono per le donne dei dodici apostoli».
[2] Dopo un po’ su
tutti i tavoli apparvero piatti con pietanze, e gli spazi tra questi erano
guarniti con piccole piramidi di dolci biscotti. I partecipanti al pasto
stavano in attesa intorno ai tavoli degli ospitanti. Dopo un po’ di
attesa si videro – da Abramo fino all’ultimo degli apostoli –
arrivare in ordinato corteo. Ognuno si diresse subito al proprio tavolo, per
prender posto a capo tavola sul cuscino. Poi invitarono gli astanti a prender
posto accanto a loro. Quindi gli uomini presero posto accanto ai patriarchi e
le donne accanto alle loro mogli. Poi mangiarono e bevvero in riverente
letizia. – Dopo
il banchetto i patriarchi e le loro donne se ne andarono, e apparvero dei
giovinetti e delle fanciulle per eseguire giochi e danze. Successivamente
furono allestiti degli spettacoli teatrali. Appena finirono furono invitati a
un nuovo banchetto, tuttavia alla condizione che il primo giorno si
accomodassero a tavola con Abramo, il secondo con Isacco, il terzo con
Giacobbe, il quarto con Pietro, il quinto con Giacomo, il sesto con Giovanni,
il settimo con Paolo, e così via a turno con tutti gli altri per
mangiare fino al quindicesimo giorno. Da quel momento in poi i pasti dovevano
essere tenuti in una simile successione, ma con cambi di posto a sedere, e
così via per l’eternità!
[3] Dopo di ciò,
l’angelo chiamò a raccolta gli uomini della schiera e disse loro:
«Tutti gli ospiti che avete visto
ai tavoli, avevano la stessa fantastica rappresentazione delle gioie del Cielo
e dell’eterna beatitudine come l’avete voi. Per convincerli della
nullità delle loro immagini e rimuoverle, questa commedia di un eterno
banchetto è stata ordinata e permessa dal Signore. Le nobili figure
operanti in testa ai tavoli erano barbuti vegliardi travestiti, la maggior
parte dei quali appartenenti al popolo contadino, e in base ad una certa
agiatezza erano più presuntuosi di altri. È bastato suggerir loro
l’illusione di essere gli antichi patriarchi. Adesso però
seguitemi all’uscita da questo posto».
[4] Quando
accondiscesero a quest’invito, essi videro da entrambi i lati, circa una
cinquantina per parte, che erano così rimpinzati di cibo, da averne
nausea, e desideravano tornare al solito ordine familiare, per poter occuparsi
di nuovo dei loro doveri professionali, faccende o mestieri. Molti di loro
invece furono trattenuti dai custodi del boschetto e interrogati sul tempo
trascorso a banchettare, e se avessero già mangiato con Pietro e Paolo;
cosicché, se fossero andati via prima di averlo fatto, sarebbe stato
sconveniente per loro, e motivo di vergogna. – Ma la maggior parte disse questo
per risposta: “Siamo sazi delle
nostre gioie; abbiamo perso il gusto nei cibi, essi sono ripugnanti allo
stomaco, non possiamo più goderli. Abbiamo trascorso ora alcuni giorni e
notti in questo gozzovigliare, e perciò supplichiamo urgentemente di
andar via”. – Non appena questo desiderio fu adempiuto, fuggirono
precipitosamente a casa.
[5] Dopo, l’angelo
chiamò gli uomini di questo gruppo e sulla via diede loro le seguenti
istruzioni: «In Cielo, altrettanto
come sulla Terra, ci sono cibi e bevande. Ci sono anche pasti e banchetti in
comune, e per i più nobili vengono serviti cibi deliziosi e squisite
prelibatezze che ricreano e ristorano gli animi. Altrettanto, ci sono giochi e
spettacoli, musica strumentale e vocale, e tutto nella suprema perfezione.
Tutto questo ridonda loro per gioia, ma non per beatitudine. Solo la
beatitudine rende gioie per gioie, le rende perfette e le conserva, non le fa
decadere a qualcosa di quotidiano, così da diventare stanchi di queste.
Tale beatitudine però scorre in ogni angelo come conseguenza di utile
attività nella propria funzione.
[6] Nell’inclinazione della volontà di ogni
angelo c’è una certa disposizione latente che spinge la mente
all’attività, per portarle quiete e soddisfazione. Questa
soddisfazione e quiete la rendono accessibile di ricevere dal Signore
l’amore per gli usi, dalla cui accoglienza scaturisce la beatitudine
celeste, che è la via a queste gioie di cui si è parlato sopra.
Il cibo celeste, secondo la sua essenza, è solo amore, è
sapienza, e nello stesso tempo è effetto utile; questo significa azione
utile attraverso la sapienza proveniente dall’amore. Perciò nel
Cielo il cibo per il corpo è dato a ciascuno secondo l’effetto
utile da lui compiuto. Il cibo delizioso lo riceve chi compie ragguardevole
utilità; lo riceve meno delizioso ma di eccellente gusto chi è
utile in grado medio, e il nutrimento è ordinario per coloro che
producono solo poca utilità. Gli oziosi vanno a mani vuote».
7. [1]
Ora l’angelo chiamò a sé la schiera di quei cosiddetti
saggi che avevano visto le gioie celesti, e quindi le beatitudini eterne, nel
potere superiore, nella ricchezza sconfinata, nello splendore e magnificenza
regale, poiché nella Parola si legge che essi sarebbero re e principi e
regnerebbero con Cristo eternamente, quindi sarebbero serviti dagli angeli e
cose simili (Ap. 20,4). L’angelo disse loro: «Seguitemi, voglio introdurvi nelle vostre gioie». – Con queste parole li
accompagnò in un vestibolo bordato di colonne e piramidi. Di fronte a
questo c’era un edificio più piccolo con accesso aperto al
colonnato. L’angelo li introdusse attraverso di questo. Ed ecco, ora
apparvero venti uomini da un lato e venti dall’altro, in attesa, e
improvvisamente apparve qualcuno che rappresentava un angelo e disse loro:
«Attraverso questo colonnato la via
porta per il Cielo; restate un po’ in attesa e preparatevi, poiché
chi di voi è maggiorenne dovrà diventare re, i minorenni saranno
principi».
[2] Dopo queste parole,
accanto ad ogni colonna apparve un trono sul quale stava poggiata una
sopravveste di seta, e sopra la veste uno scettro e una corona. Su ogni
piramide stava un seggio elevato di tre cubiti, e sul seggio una catena
d’oro e un nastro di un ordine antico, legato alle estremità con
fermagli di diamanti. Adesso risuonò il grido: «Andate, indossate le vesti, sedetevi e
aspettate». – A questo, gli anziani corsero ai troni e i più giovani ai seggi,
indossarono le vesti e si sedettero. Poi apparve qualcosa, tuttavia come un
vapore (nimbus) che saliva dal mondo
sotterraneo, e quando lo ispiravano, coloro che erano seduti sui troni e sui
seggi, un po’ alla volta si gonfiarono come si gonfiò loro il
petto, nella convinzione che ora, di fatto, sarebbero stati re e principi.
Questo vapore era però solo l’ombra della loro fantasia. Subito
dei giovinetti volarono qui come dal Cielo. Due di loro si disposero per il
servizio dietro ai troni e uno dietro ai seggi. – Di quando in quando, da
un araldo, ora veniva esclamato: “Voi,
re e principi, abbiate ancora un po’ di pazienza; le vostre corti si
stanno preparando nel Cielo, ugualmente verranno i cortigiani con il loro
seguito per introdurvi là”. – Essi però attesero
e attesero, finché cessò loro quasi il respiro, e si consumarono
di struggimento.
[3] Dopo trascorse tre
ore, alla fine si aprì il Cielo sulle loro teste. Degli angeli
guardarono giù, ebbero compassione di loro e dissero: «Perché sedete in maniera
così sciocca e recitate questa commedia? Ci si burla di voi e da uomini
vi siete fatti a idoli. Questo accade perché voi nutrite nel cuore
l’illusione che avreste regnato con Cristo come re e principi, e sareste
stati serviti dagli angeli. Avete dimenticato le parole del Signore secondo cui
chi vuole essere grande nel Cielo deve farsi servitore? Perciò imparate
a comprendere cosa s’intende per ‘re’ e cosa per ‘principi’,
e sotto il ‘regnare con Cristo’: vale a dire essere saggi e utili;
tuttavia, il regno di Cristo, vale a dire il Cielo, è un regno degli
impieghi. Infatti il Signore ama tutti, e perciò vuole fare a tutti del
bene. Tuttavia il bene consiste negli impieghi, e poiché il Signore fa del
bene e dell’utile indirettamente attraverso gli angeli, e nel mondo
invece attraverso gli uomini, allora a coloro che sono fedeli e utili dà
amore per il loro fare e la ricompensa con questo congiunta, vale a dire
l’interiore soddisfazione. Questa è l’eterna beatitudine!
[4] Nel Cielo, come sulla Terra, ci sono posizioni di potere superiore ed
enormi ricchezze, ci sono anche governi e forme di governo, quindi più
grandi e più piccoli poteri d’ufficio. I detentori del potere
supremo hanno palazzi e corti che, in magnificenza e splendore, superano
ampiamente gli imperatori e re terreni. Corrispondentemente il numero dei loro
cortigiani, servitori e attendenti con le loro magnifiche vesti, li circondano
con onore e gloria. Questi dominatori supremi sono eletti
tra coloro il cui cuore batte per il bene comune, mentre la loro mente tende
allo sfarzo soltanto per via dell'indispensabile obbedienza dei sottomessi. E poiché il benessere comune richiede
che ognuno debba essere membro utile della società come corpo comune,
ogni beneficio deriva dal Signore, ed è operato dagli angeli e dagli
uomini come da loro stessi. Così è chiaro che il regnare con il
Signore consiste in questo». – Quando sentirono questo dal Cielo, i re e i
principi teatrali scesero giù dai loro troni e dai seggi e gettarono via
scettri, corone e mantelli. Il vapore della fantasia li lasciò, e ora li
avvolse una splendente nuvola bianca nella quale si celava l’aura della
sapienza, che fece guarire di nuovo le loro menti.
8. [1]
Dopo di ciò, l’angelo ritornò nella casa in cui erano
radunati gli eruditi provenienti dalla cristianità, e chiamò a
sé coloro che si erano fissati nel credere che le gioie celesti e le
beatitudini eterne consistessero nelle delizie del paradiso. Egli li
invitò a seguirlo e disse: «Voglio introdurvi nel paradiso, nel vostro Cielo, affinché
possiate giungere alle delizie della vostra eterna beatitudine». – Con queste parole li condusse attraverso
una imponente porta ad arco formata dall’intreccio di rami e germogli di alberi
nobili, guidandoli per vie indirette di luogo in luogo. In effetti era un
paradiso, ma al primo ingresso per il Cielo, nel quale vengono fatti entrare
tutti coloro che nel mondo hanno creduto che tutto il Cielo sia un unico
paradiso, così come viene chiamato da tutti coloro che sono nella
convinzione che dopo la morte vi sia un completo riposo da ogni lavoro; il cui
riposo però, consiste solo nel godere di innumerevoli delizie, come il
camminare sulle rose, il ristorarsi al succo delle uve più dolci, e nel
festeggiare solenni banchetti, una vita esistente solo nel paradiso.
[2] Guidati
dall’angelo, essi scorsero ora innumerevoli vegliardi, giovinetti e
ragazzi, anche donne e fanciulle che sedevano in gruppi di tre e in gruppi di
dieci su cumuli di rose intrecciando ghirlande con le quali adornavano le teste
dei vegliardi e le braccia dei giovinetti. Ai ragazzi legavano i mazzi di rose
al petto. Altri raccoglievano frutti dagli alberi e in ceste di vimini li
portavano alle loro compagnie. Altri ancora spremevano succo dai grappoli
d’uva, facevano acquavite di ciliegie e da altre bacche che versavano in
calici che poi vuotavano allegramente. Alcuni si inebriavano al profumo dei
fiori, dei frutti e delle foglie profumate; altri cantavano canzoni briose e con
queste allietavano gli ascoltatori. Alcuni sedevano alle acque sorgenti e
deviavano l’acqua zampillante in svariati modi; altri camminavano
parlando e scherzando o correvano per scommessa, oppure giocavano e ballavano,
qui a tempo e lì in girotondo. Si videro anche alcuni che si ritiravano
sotto pergolati per riposare, senza parlare di molte altre gioie del paradiso.
[3] Dopo che ebbero
visto anche queste cose, l’angelo condusse la sua compagnia su ulteriori
vie, di qua e di là, e infine anche in un meraviglioso giardino di rose
circondato da alberi d’ulivo, di arancio e di cedro. Lì sedevano
alcuni che tenevano la testa tristemente bassa tra le mani, e piangevano.
Perciò i compagni al seguito dell’angelo si rivolsero loro chiedendo
perché sedevano lì così afflitti. – La risposta fu: “Oggi è il settimo giorno dal
nostro ingresso in questo paradiso. All’inizio il nostro animo sembrava
come innalzato al Cielo e trasferito nelle sue più intime gioie, ma
già dopo tre giorni questi godimenti ineffabili si sono affievoliti e
ora non significano più nulla per noi. Quando le nostre gioie
immaginarie sono venute meno, cominciammo a temere di perdere ogni gioia della
vita, e a dubitare se c’è veramente un’eterna beatitudine.
Così siamo andati in giro vagando per ogni dove e in tutti i luoghi per
cercare la porta attraverso la quale eravamo entrati. Solamente che siamo
andati vagando intorno solo in cerchio, chiedendo a tutti quelli che
incontravamo della porta, ma ci dicevano che la porta non può essere
trovata, poiché questo giardino paradisiaco è come un unico
grande labirinto, e chi volesse uscire vi s’introduce invece ancora
più profondamente. Per cui, ora dobbiamo rimanere qui per
l’eternità, essendo nel mezzo del paradiso dove tutte le gioie
sono nel suo centro”. Poi, si rivolsero ancora ai compagni
dell’angelo: “Adesso è
già un giorno e mezzo che siamo qui seduti, e poiché non abbiamo
nessuna speranza di trovar mai la via d’uscita, ci siamo stabiliti su
questa collina di rose circondata da piante d’ulivo, di uva e di alberi
di cedro in quantità, ma quanto più li guardiamo, tanto
più i nostri occhi si stancano di guardare, i nostri nasi si stancano
dell’odore del profumo e il nostro appetito è stufo del godimento
dei frutti. Questo è il motivo della nostra afflizione nella quale ci
vedete, e dei nostri gemiti e pianti”.
[4] Quando
l’angelo ebbe udito questo, rispose: «Questo labirinto paradisiaco è in realtà l’ingresso
per il Cielo. Io conosco l’uscita, e posso portarvi fuori».
– A queste
parole si alzarono, abbracciarono l’angelo e lo seguirono insieme alla
sua schiera, all’uscita. Strada facendo, l’angelo li istruì
sulle gioie celesti e sulle beatitudini eterne, e disse che non ci sono gioie
paradisiache esteriori senza quelle interiori. I piaceri paradisiaci esteriori sono solo piaceri dei sensi
corporei, mentre quelli interiori riguardano le sensazioni animiche. Se questi non sono compresi in quelli, allora non dimora in loro nessuna
vita celeste, essendo inanimati. Ogni gioia non animata alla fine diviene
corrispondentemente fiacca, anzi senza stimolo, e affatica lo spirito
più che il lavoro. Ovunque nei Cieli ci sono giardini paradisiaci, ed
essi sono una fonte di gioia anche per gli angeli; questo è inteso per
tali gioie, riempite di piaceri animici, poiché solo così esse
sono veramente gioie.
[5] Quando ebbero udito
questo, tutti loro domandarono: “Cos’è
il piacere animico, e da dove proviene?”. L’angelo rispose: «La gioia dell’anima proviene
dall’amore e dalla sapienza del Signore, e poiché l’amore
produce effetti, e precisamente attraverso la sapienza, allora entrambi, amore
e sapienza trovano la loro espressione nell’azione; questo quindi
è l’impiego. Tale piacere affluisce nell’anima dal Signore,
da lì giunge, attraverso le regioni superiori e inferiori dell’animo,
in tutti i sensi del corpo, e li ricolma di sé completamente.
Così la gioia con la sua provenienza dall’eterno, alla fine
diventa gioia eterna. Voi avete visto qualcosa del paradiso, e vi assicuro che
non c’è nulla in esso, nemmeno una fogliolina, la cui origine non
stia nel matrimonio dell’amore e della sapienza per le più utili
attività. Solo quando l’uomo è in questo matrimonio, egli
si troverà nel paradiso celeste, vale a dire nel Cielo».
9. [1] Dopo di che
l’angelo ritornò all’edificio presso coloro che erano
persuasi che le gioie celesti e l’eterna beatitudine consistessero
nell’incessante glorificazione di Dio, e questa fosse una festa eterna.
Essi nel mondo avevano creduto che avrebbero visto la Divinità, e oltre
a ciò, la vita celeste sarebbe un sabato costante a causa
dell’adorazione a Dio. – A loro parlò l’angelo: «Venite, voglio introdurvi nella vostra gioia!». E li condusse prima
in una piccola città nel cui centro c’era un tempio e dove tutte
le case erano chiamate ‘dimore consacrate’. – In questa
città vi affluì un gran numero di spiriti da tutte le parti. Essi
furono accolti da un sacerdote che li salutò e, prendendo loro le mani,
li condusse alle porte del tempio e in qualche dimora consacrata intorno al
tempio, per iniziarli al perpetuo servizio divino. Oltre a ciò, disse: “Questa città è
l’anticamera del Cielo, mentre il tempio è l’inizio per il
grandioso e magnifico tempio nel Cielo, dove Dio è glorificato dagli
angeli con preghiere e canti di lode per l’eternità. Qui, come
là, è prescritto che si vada prima nel tempio a dimorarvi tre
giorni e tre notti. Dopo questa ordinazione si deve entrare negli edifici della
città, i quali sono tutte chiese consacrate da noi. Da una chiesa
all’altra si prega, si canta e si recitano i sermoni insieme alla
comunità. Fate però attenzione: non dovete lasciar sorgere in voi
nessun altro pensiero e parlare con gli altri, se non di ciò che
è santo, devoto e compiacente a Dio!»
[2] Dopo di che
l’angelo condusse il suo gruppo nel tempio. Dentro c’era una grande
ressa. C’erano lì molti che sulla Terra erano grandi dignitari, ma
anche molto popolo semplice. Alle porte c’erano guardie per impedire che
nessuno potesse scappare prima di aver trascorso lì tre giorni.
L’angelo disse: «Questo
è il secondo giorno da quando questi sono entrati. Osservateli, e
riconoscerete la loro adorazione a Dio». – Così fecero, ed ecco, la
maggior parte di loro dormiva, gli altri erano per vero ancora svegli, ma
sbadigliavano in continuazione. Presso alcuni le loro espressioni, in seguito
alla continua elevazione dei loro pensieri a Dio, non potevano trovare la via
di ritorno nel corpo, sembravano come separati dal corpo. Così
apparivano in ogni caso a loro stessi e agli altri. Altri avevano gli occhi
stralunati in seguito al costante rivolgerli al Cielo. In una parola, tutti
sedevano lì col cuore oppresso e lo spirito infiacchito dalla noia.
– Allora questi voltarono le spalle al pulpito ed esclamarono: “I nostri orecchi sono storditi!
Smettetela con la predica! Non vogliamo sentire più nessuna parola, e il
suono comincia già a nausearci!”. Con ciò si alzarono e
corsero in massa alle porte, le sfondarono, si gettarono sulle guardie e queste
li respinsero.
[3] Quando i sacerdoti
videro questo, li inseguirono, li raggiunsero e continuarono a istruirli sotto
sospiri e preghiere, e a gridare: “Celebrate
la festa nel Nome di Dio! Santificatevi! In questa anticamera del Cielo noi
vogliamo iniziarvi all’eterna glorificazione di Dio in quel magnifico e
grandioso tempio che è nel Cielo, affinché veniate nel godimento
delle eterne beatitudini!”. – Ma essi non li compresero, anzi a
malapena li udirono in seguito all’ottusità di mente che li aveva
colpiti nei due giorni di tensione spirituale e astensione da tutte le
occupazioni domestiche e pubbliche. Essi cercarono di liberarsi dai sacerdoti,
ma questi li afferrarono per le braccia, anzi per le vesti, per spingerli nelle
chiese dove dovevano essere tenute le prediche – ma invano, e gridavano: “Lasciateci in pace! Ci sentiamo
vicini all’impotenza!”
[4] Appena ebbero espresso questo, apparvero quattro uomini
in splendenti vesti bianche, i quali portavano una tiara[4]
sulla testa. Uno di loro era stato arcivescovo nel mondo, gli altri erano stati
vescovi, e ora erano diventati angeli. Essi convocarono i sacerdoti e dissero
loro: “Vi abbiamo osservati dal
Cielo ed abbiamo visto come pascolate queste pecorelle, vale a dire, da pazzi.
Sembra che voi non sappiate cosa s’intende con ‘glorificazione di Dio’!
Ciò significa produrre frutti dell’amore, significa attendere ai
propri doveri fedelmente, onestamente e diligentemente. In questo consiste
l’amore di Dio e l’amore per il prossimo, la coesione della
società e il suo benessere. In questo modo viene glorificato Dio, e
anche attraverso il culto che si stabilisce periodicamente. Non avete letto le
parole del Signore: ‘In questo
è glorificato il Padre mio: che voi portiate molti frutti, e diventiate
miei discepoli!’ [Giovanni 15,8].
[5] Naturalmente, per voi sacerdoti la glorificazione consiste
nel culto perché questo è il vostro ministero, e per questo vi
toccherà onore, gloria e ricompensa. Tuttavia non potete più aver
parte in questi, in quanto, onore, gloria e ricompensa non concordano con il
vostro ministero!”. – Dopo
queste parole i vescovi diedero l’ordine alle guardie che presidiavano le
porte: “Lasciate entrare e uscire
tutti liberamente, poiché ci sono molti che sotto le gioie celesti si
rappresentavano solo un eterno servizio religioso, visto che non avevano
nessuna idea della natura del Cielo”.
10. [1]
Dopo di ciò, l’angelo
ritornò insieme ai suoi compagni al luogo del raduno, luogo che la
schiera dei dotti non aveva ancora lasciato. Egli chiamò tutti quelli
che avevano creduto che le gioie celesti e le eterne beatitudini dipendessero
solo da questo, che per grazia divina si fosse ammessi nel Cielo. In questo
modo avrebbero preso parte alla gioia, come se nel mondo, occasionalmente in
certi giorni di festa, si ricevesse un invito alla corte del re o anche ad un
matrimonio. –L’angelo
disse loro: «Rimanete ancora un
po’ qui, io suonerò la tromba per convocare qui alcuni eruditi
che, a motivo della loro sapienza in questioni spirituali della Chiesa, hanno
conseguito una grande celebrità». – Dopo alcune ore si
presentarono nove uomini, adornati con corone di alloro in segno della loro
rinomanza. L’angelo li guidò nella casa dell’adunanza, nella
quale tutti i convocati precedentemente aspettavano già. Alla loro
presenza, egli si rivolse ai nove dotti e disse: «Io so che si è adempiuto il vostro desiderio di ascendere al
Cielo secondo la vostra immaginazione. Voi ora, per quanto riguarda la
disposizione del Cielo, siete ritornati su questa Terra inferiore oppure sub
celeste pieni di conoscenza delle sue condizioni. Riferite dunque come vi
è apparso il Cielo».
[2] Quindi essi
risposero a turno. Il primo disse: “Dalla
prima fanciullezza fino alla fine della mia vita terrena ho avuto del Cielo
l’idea che fosse un luogo di ogni beatitudine, delizie, comodità,
godimenti e diletti, e l’aura di queste delizie mi avrebbe circondato da
tutte le parti, se solo vi fossi stato ammesso. Avrei quindi respirato queste
delizie a pieno petto, come uno sposo alla festa di matrimonio non appena entra
con la sposa nella camera nuziale. Con quest’idea sono salito al Cielo e
passai le prime due guardie. Quando venni alla terza, il comandante mi rivolse
la parola e disse: ‘Chi sei tu, amico?’. –
Io risposi: ‘Non è qui il Cielo? Seguendo il mio ardente
desiderio, sono asceso qui. Ti prego, lasciami entrare!’. Ed egli mi fece
entrare. – Ora scorsi angeli in vesti bianche; essi mi circondarono e mi
osservarono. Oltre a ciò, sussurrarono: ‘Ecco un nuovo ospite che
non ha l’abito celeste’. – Quando sentii questo, mi vennero
in mente le parole del Signore riguardanti l’uomo che era venuto a un
matrimonio senza l’abito nuziale. Perciò li pregai: ‘Datemi
una tale veste!’. – Essi però sorrisero solamente. Subito
venne qualcuno di corsa dal palazzo del governo e portò l’ordine:
‘Spogliatelo nudo! Cacciatelo via e gettategli dietro le sue
vesti!’. E così sono stato buttato fuori”.
[3] Ora fu il turno del secondo. Egli riferì: “Anch’io pensavo che se solo mi
fosse stato permesso di entrare nel Cielo sopra di me, le sue gioie mi
avrebbero inondato per goderle nell’eternità. Il mio desiderio mi
è stato anche esaudito, tuttavia gli angeli sono fuggiti da me quando mi
videro, e parlarono così tra loro: ‘Cos’è questa
stravagante apparizione? Com’è arrivato qui quest’uccello
notturno?’. – In effetti,
sentivo in me come se avvenisse un cambiamento, sebbene non fossi veramente
cambiato. Questo accadde in me perché io inspiravo dell’atmosfera
celeste, ma presto apparve qualcuno dal palazzo del governo con l’ordine
che due servitori dovevano condurmi fuori e guidarmi a casa sulla stessa via
sulla quale ero salito su. Solo qui apparsi a me stesso e agli altri di nuovo
come uomo”.
[4] Il terzo riferì: “Nella mia immaginazione il Cielo
è sempre stato un luogo che non aveva nulla a che fare con
l’amore. Quando venni in questo mondo, avevo perciò un gran
desiderio del Cielo, e quando vidi che degli uomini vi salivano, mi unii a
loro. Venni anche ammesso, in verità solo di qualche passo. Come
però mi volli rallegrare con tutta l’anima secondo la mia immagine
delle gioie e beatitudini celesti, il mio spirito fu come stordito della luce
del Cielo, la cui essenza deve essere sapienza; essa era di un bianco
così accecante, come la luce che viene riflessa dalla neve. I miei occhi
si oscurarono e cominciai a delirare, e il mio cuore cominciò a battere
violentemente dal grande calore del Cielo, che corrispondeva alla luce
abbagliante. L’ansia mi afferrò e un dolore interiore mi
tormentò, così che mi gettai all’indietro a terra. Quando
poi giacqui lì così, venne qualcuno delle guardie dal posto di
comando e ordinò che mi si dovesse portar via con precauzione nella mia
stessa luce e nel mio stesso calore. Non appena giunsi lì, spirito e
cuore vennero di nuovo in sé”.
[5] Il quarto raccontò: “Anch’io mi sono immaginato il
Cielo come un luogo, e non come stato dell’amore. Appena entrai nel mondo
spirituale mi informai presso i saggi se mi fosse permesso salire al Cielo. Mi
dissero che a ciascuno era permesso, solo che si doveva badare a non essere
buttati giù di nuovo. Io sorrisi appena a questa risposta, e salii,
ritenendo, tuttavia come gli altri, che tutti nel mondo fossero ricettivi per
la pienezza delle gioie celesti. Nondimeno, quando vi giunsi, il respiro quasi
mi si fermò, e dal dolore e dal tormento che provavo nella testa e nel
corpo, mi gettai a terra contorcendomi come un serpente quando sta nel fuoco.
Alla fine strisciai verso un ripido pendio e mi precipitai giù. Sotto mi
si sollevò e mi portarono in un ricovero, dove lentamente mi ripresi”.
[6] Anche gli altri
cinque riferirono cose sorprendenti sulla loro ascesa al Cielo, e paragonarono
i cambiamenti provati delle condizioni della loro vita con la condizione dei
pesci quando sono levati dall’acqua all’aria, e cosa provano gli
uccelli quando dall’aria capitano nell’etere. Essi dichiararono che
dopo quelle dure esperienze non avevano più alcuna voglia del Cielo, ma
solo una convivenza con i loro simili, ovunque questi si trovassero. Inoltre,
essi sapevano molto bene che nel mondo dello spirito dove appunto ci trovavamo,
tutti verrebbero prima preparati: i buoni per il Cielo e i malvagi per
l’inferno. Solo allora si sarebbero aperte delle vie davanti a loro,
sulle quali sarebbero giunti a compagnie più simili a loro, presso le
quali potevano rimanere per l’eternità. Queste vie le avrebbero
calcate volentieri perché erano le vie del loro amore. – Tutti i membri del gruppo
convocati dall’angelo, quando sentirono questo, dichiararono che anche
loro si erano rappresentati il Cielo solo come un luogo dove avrebbero goduto i
piaceri affluenti su di loro per l’eternità.
[7] Dopo di ciò,
l’angelo con la tromba disse: «Adesso
vedete che le gioie del Cielo e le
beatitudini eterne non hanno nulla a che fare con un luogo, ma dipendono dalle
condizioni di vita dell’uomo, e la condizione di vita celeste ha la sua
origine nell’amore e nella sapienza. E poiché l’uso forma
entrambi, con la loro unione in un’attività utile sorge la
condizione della vita celeste. Si potrebbe dire anche altrettanto bene che la
vita celeste è benevolenza, fede e opere buone, perché la
benevolenza è amore e la fede è verità, dalla quale
procede la sapienza, mentre le opere buone sono un effetto utile. Inoltre, nel
nostro mondo spirituale ci sono località come nel mondo naturale,
altrimenti non ci sarebbero case né differenti dimore. Si tratta
però di un altro tipo di località, perché appare
corrispondentemente come località solo di volta in volta allo stato
dell’amore e della sapienza, ovvero della benevolenza e della fede.
[8] Chiunque diventa angelo porta il suo Cielo in sé, il Cielo del
suo amore, poiché l’uomo, dalla creazione, è una
piccolissima riproduzione o un’immagine, rispettivamente una copia del
grande Cielo. Anche la forma umana è nient’altro. Perciò
ognuno viene nella società celeste, di cui imita individualmente la
forma. Se entra in questa società, allora trova nello stesso tempo la
sua forma corrispondente a lui. Egli entra in questa società come da
sé nella sua stessa forma, e in mezzo ad essa è di nuovo
nell’aspetto che rappresentava in sé, quindi vive di questa vita
come propria e la propria vita come quella della società. Ogni
società è come un collettivo[5], ma gli angeli in essa sono come parti
affini, da cui sorge unitamente il collettivo. Da tutto questo ne consegue che
coloro che sono nel male, e da ciò nella falsità, hanno
sviluppato in sé un’immagine dell’inferno. Questo, tuttavia,
è tormentato, perché nel Cielo l’influsso celeste si
scontra con la violenza del pieno contrasto. L’amore infernale è
opposto all’amore celeste, e quindi i piaceri di queste due specie di
amore si azzuffano come nemici, tanto che vogliono annientarsi l’un
l’altro».
11. Dopo questi
avvenimenti si udì una voce dal Cielo che esclamò
all’angelo con la tromba: «Scegli
dieci tra i radunati e portali da noi. Il Signore, come ci ha fatto sapere, li
preparerà in modo che calore e luce, quindi Amore e Sapienza del nostro
Cielo, non causerà loro nessun danno per tre giorni!». –
A questo invito, ne
furono scelti dieci che seguirono l’angelo. Dapprima salirono su una
ripida collina, e da lì su un monte sul quale si trovava il Cielo di
quegli angeli che, in precedenza (cap. 1,7,4), erano apparsi loro da lontano
come un ammasso di nuvole. Si aprirono loro le porte, una dopo l’altra, e
quando passarono la terza, l’angelo addetto all’accoglienza corse
dal principe di questa società celeste e annunciò il loro arrivo.
Il principe disse: “Prendi alcune
delle mie guardie e fa sapere che il loro arrivo mi è gradito, conducili
nel mio vestibolo e assegna a ciascuno il suo alloggio e la camera da letto.
Lascia inoltre ad alcuni dei miei cortigiani e servitori che provvedano loro e
che li servano a un solo cenno”. – E così anche accadde.
Dopo che l’angelo ebbe introdotto gli ospiti in questo modo, vollero
sapere se non potevano avvicinarsi anche al principe e vederlo. –
L’angelo però rispose: «Adesso
è ancora mattino, e non è permesso prima di mezzogiorno, fino ad
allora ognuno è occupato qui nel suo ufficio e professione. Voi tuttavia
siete invitati a pranzo, quindi siederete a tavola con il nostro principe. Nel
frattempo vi mostrerò il magnifico e splendido palazzo».
12. [1]
Guidati lì, essi l’osservarono prima dall’esterno. Era
imponente! La struttura superiore era di porfido[6],
quella inferiore di diaspro[7].
Davanti al portale vi erano sei alte colonne di lapislazzuli[8],
il tetto era di lamine d’oro, le alte finestre erano di cristallo del
più trasparente, e i piloni erano altrettanto d’oro. Quando poi
entrarono all’interno del palazzo furono guidati attraverso le stanze,
videro pezzi magnifici di indescrivibile bellezza e ai soffitti decorazioni a
rilievo di uno stile inimitabile. Lungo le pareti vi erano tavoli fusi insieme
con oro e argento, e su questi vi erano vari attrezzi adornati di pietre
preziose e intere pietre preziose dalle forme celestiali. E ancora molto si
mostrò loro, cose che nessun occhio sulla Terra ha mai veduto,
così che anche nessuno può sospettare che tali cose esistano nel
Cielo.
[2] Mentre dallo stupore
non riuscivano a concepire tutte queste meraviglie, l’angelo disse:
«Non vi meravigliate di ciò
che vedete qui, non è fatto o prodotto da mano angelica, ma è
opera dell’Artigiano dell’Universo, ed è stato fatto per
essere donato al nostro principe. Qui c’è perciò
l’architettura nella sua forma originale; da qui derivano tutte le regole
di quest’arte nel mondo. – Voi
forse pensate che queste cose incantano ed abbagliano i nostri occhi a tal
punto da ritenerle per le gioie del nostro Cielo. Nondimeno i nostri cuori non
sono in loro, e così queste cose sono solo aggiunte alle gioie dei
nostri cuori. Per quanto le consideriamo come aggiunte e come opere di Dio,
scorgiamo in esse l’onnipotenza e la benevolenza divina».
13. [1]
Poi l’angelo disse loro: «Non
è ancora mezzogiorno, quindi venite con me nel giardino del nostro
principe che confina con questo palazzo». – Con
l’ingresso nel giardino, egli osservò: “Qui vedete ora un giardino
che è il più splendido di tutti gli altri giardini che ci sono
nella nostra società celeste”. – I suoi compagni però
replicarono: “Cosa dici? Qui non
c’è nessun giardino! Si vede solo un albero, e ai suoi rami e in
cima, qualcosa come frutti d’oro, e le foglie come d’argento ai
bordi ornati di smeraldi, e sotto l’albero vediamo fanciulli con i loro
sorveglianti”. – A questo, l’angelo parlò con una
voce che risuonava ispirata: «Questo
albero forma solo il centro del nostro giardino, noi lo indichiamo come il
nostro albero celeste, alcuni lo chiamano anche ‘l’albero della
vita’. Ma andate avanti e avvicinatevi, allora i vostri occhi saranno
dischiusi, e scorgerete il giardino». – Essi obbedirono, e i
loro occhi furono veramente aperti, e ora videro gli alberi avvolti con
ghirlande di tralci d’uva e ricchi di frutti, e le loro cime con i frutti
erano inclinati verso l’albero della vita nel mezzo.
[2] Questi alberi erano
disposti in una fila ininterrotta che si estendeva e proseguiva in cerchi o
tornanti a perdita d’occhio, come una spirale senza fine. Sì, era
veramente una spirale perfetta di alberi, le cui specie si susseguivano secondo
l’eccellenza dei loro frutti. Il punto di partenza di questa serie di
cerchi era abbastanza lontano dall’albero nel mezzo, e gli spazi
intermedi erano illuminati da una luce raggiante che faceva risplendere gli
alberi dei viali a forma di cerchi in uno splendore che gradualmente penetrava
dai primi fino agli ultimi. I primi alberi erano i più nobili e
pendevano pieni di frutti tra i più meravigliosi. Erano alberi del
paradiso, come non si sono mai visti ancora da nessuna parte, perché non
esistono sui corpi terrestri del mondo naturale, e non possono neanche
esistere. Poi
venivano ulivi, tralci di viti sotto forma di alberi, alberi profumati, ed
infine alberi il cui legno serve per la lavorazione. In questa spirale formata
dagli alberi erano disposte qua e là delle sedie che sul loro retro
erano formate da propaggini[9]
degli stessi, tirate e intrecciate tra loro e riccamente guarnite e adornate
con i loro frutti. In questo ininterrotto circuito
senza fine c’erano delle vie laterali che conducevano a giardini fioriti
e, da lì, a verdi prati che erano divisi in spazi aperti ed aiuole[10].
[3] A questa vista i
compagni dell’angelo esclamarono: “Questo
è il Cielo nella sua forma! Ovunque volgiamo i nostri occhi, ci viene
incontro qualcosa di celestiale e di paradisiaco. Questo è
inesprimibile!”. – L’angelo si rallegrò quando udì
queste parole e disse: «Tutti i
giardini del nostro Cielo rappresentano forme o immagini delle beatitudini
celesti nella loro origine, e poiché l’influsso di queste
beatitudini ha sollevato le vostre menti, avete esclamato: ‘Questo
è il Cielo nella sua forma!’. Chi invece non riceve
quest’influsso, vede in queste piantagioni paradisiache solo semplici
foreste. Tuttavia l’influsso lo ricevono tutti coloro che hanno
l’amore per l’attività di interessi comuni; gli altri, che
amano solo la gloria senza avere dinanzi agli occhi il bene comune, non
ricevono quest’influsso celeste». Dopo di ciò,
insegnò loro cosa riguardava e qual era il significato dei particolari
di questo parco.
14. [1]
Erano ancora occupati con questo, quando un inviato del principe venne per
invitarli al pranzo. Allo stesso tempo apparvero due cortigiani, portarono
vesti di bisso[11]
e dissero: “Indossate queste,
perché nessuno è ammesso alla tavola del principe se non indossa
l’abito celeste”. – Si approntarono e seguirono il loro angelo. Questi li
introdusse ora a un piazzale all’aperto del palazzo, dove attesero il
principe. L’angelo li presentò ai dignitari e agli alti funzionari
che pure attendevano il principe. Ed ecco, dopo un’oretta furono aperte
le porte, e da un ingresso un po’ più grande verso Occidente lo
videro entrare nell’ordine e splendore di un solenne corteo. Davanti a
lui andavano i consiglieri privati, dopo di questi i ciambellani, ai quali
seguivano i più nobili della corte. In mezzo a loro procedeva il
principe, lo seguivano gli impiegati di corte di differente rango, e infine le
guardie. Tutti insieme ammontavano a circa 120 persone.
[2] L’angelo con i
dieci nuovi arrivati che con le loro vesti apparivano adesso come residenti, si
avvicinò al principe e glieli presentò, riverente. Senza
fermarsi, il principe disse loro: “Venite
con me al pasto (Panem)”.
– Ed essi lo seguirono nella sala da pranzo. Lì videro un tavola
magnificamente apparecchiata, nel cui mezzo si ergeva un’alta piramide
d’oro, intorno alla quale erano collocati in triplice fila dei sostegni
con cento vassoi, nei quali vi erano dei biscotti dolci con gelatina di mosto
di vino e altre prelibatezze fatte di pane e vino. Dal centro della piramide
sgorgava qualcosa come una fontana di dolce vino, il cui zampillo si divideva
alla cima e riempiva le coppe. Ai lati di questa alta piramide c’erano
molti oggetti celesti d’oro che reggevano piatti e vassoi ricolmi con
cibi di ogni genere. Gli oggetti celesti che reggevano piatti e vassoi erano
opere di un’arte che proveniva dalla sapienza, e non si possono
descrivere a parole, perché nessuna arte del mondo può imitarli.
Piatti e vassoi erano d’argento e portavano sulle loro superfici delle
opere simili a rilievi come i sostegni sui quali posavano. Invece le coppe
consistevano di pietre preziose trasparenti. Questo, su come era provvista la
tavola.
15. Il principe e i suoi
ministri erano vestiti nel seguente modo: il principe portava un talare[12]
purpureo, costellato di stelle d’argento ricamate; sotto il talare una
sottoveste di seta splendente color giacinto che lasciava aperta la parte
superiore del petto, così che si mostrava alla parte anteriore
l’insegna dell’ordine della sua compagnia. L’insegna
consisteva di un’aquila sulla cima di un albero covante i suoi piccoli;
era d’oro splendente ed aveva una incastonatura di diamanti. I
consiglieri erano vestiti quasi allo stesso modo, ma senza quell’insegna dell’ordine,
al posto della quale portavano intorno al collo una catena d’oro con
zaffiri levigati. I cortigiani apparivano in toghe di color marrone chiaro,
intessuti con disegni floreali che avvolgevano giovani aquile. La loro
sottoveste era di seta opalina, così come i pantaloni e le calze.
16. [1]
Ministri, ciambellani, e ufficiali del governo circondavano la tavola, e su un
ordine del principe congiunsero le mani e recitarono in silenzio una preghiera
di ringraziamento al Signore. A un cenno del principe presero posto sulle
panche imbottite attorno alla tavola. Invece, ai nuovi arrivati, il principe disse: “Prendete anche voi con me il vostro
luogo assegnato. Vedete, qui sono i vostri posti”. – A questo
punto essi si sedettero, mentre i cortigiani che già prima erano stati
destinati dal principe per servirli, si disposero dietro le loro spalle. Il
principe li invitò: “Ognuno
di voi prenda uno dei piatti dalle loro custodie, così come un vassoio
dalla piramide”. – E così fecero; ed ecco, apparvero
immediatamente nello stesso posto dei nuovi piatti e nuovi vassoi. Le coppe
invece furono riempite di un vino che sgorgava dalla grande piramide; e
così mangiarono e bevvero.
[2] Quando furono
metà saziati, il principe si rivolse ai dieci ospiti con queste parole:
“Ho sentito dire che voi, sui piani
al di sotto di questo Cielo, siete radunati per esprimere i vostri pensieri
sulle gioie del Cielo e sulle eterne beatitudini provenienti da queste. Vi
siete espressi in maniera differente, ognuno corrispondentemente a ciò
che è gradito ai suoi sensi corporei. Ma cosa sono i piaceri del corpo,
senza quelli dell’anima? È l’anima che rende dilettevole
ognuno. Le delizie dell’anima in sé e per sé non sono
percettibili, ma sono percepite sempre più chiaramente quanto più
calano giù nei pensieri del sentimento e da lì nelle sensazioni
corporee. Nei pensieri del sentimento sono percepiti come stati di
felicità; nelle sensazioni del corpo come piaceri, nel corpo stesso come
senso di benessere. Queste beatitudini prese insieme costituiscono
l’eterna beatitudine, mentre la beatitudine che proviene soltanto dal
corpo non è eterna, e talvolta diventa perfino infelicità. Ora
avete visto che tutte le vostre gioie sono allo stesso tempo anche gioie
celesti, e sono più meravigliose di quanto ve le possiate immaginare. E
tuttavia, interiormente, non pregiudicano le nostre menti.
[3] Dal Signore si riversano
nella nostra anima tre cose come una sola, e queste sono amore, sapienza e
opere utili. Amore e sapienza esistono però solo in modo ideale, fino a
che rimangono solo nell’inclinazione e nei pensieri del nostro animo.
Esse esistono realmente solo nell’effetto utile, perché sono al
contempo nell’azione e nell’opera del corpo, e laddove esistono
realmente, là hanno anche sussistenza. Ora, poiché amore e
sapienza hanno vita ed esistenza solo nell’effetto utile, allora ci
stimola proprio solo questo. Essi però esistono nel fatto di attendere
fedelmente, onestamente e diligentemente ai doveri delle proprie funzioni. L’amore
per l’azione utile produce quell’aspirare diligente alla sua
esecuzione, attraverso il quale l’animo è tenuto insieme,
affinché non si sciolga e vada vagando intorno per assorbire in
sé tutte le voglie che s’infiltrano attraverso i seducenti sensi
del corpo e del mondo, altrimenti, con ciò, le verità della
religione e della morale con i suoi beni sarebbero dispersi in tutti i venti.
Lo zelante aspirare dell’animo nell’esecuzione degli effetti utili,
tiene invece questi e quelli insieme, li unisce e rende l’animo ricettivo
per la sapienza proveniente da queste verità. In seguito può
scacciare falsità e ambizioni di illusioni e trastulli. Su questo
ascolterete ancora di più dai saggi della nostra compagnia che vi
manderò oggi pomeriggio”. – Dopo queste parole il principe si
alzò, e nello stesso tempo si alzarono con lui anche gli ospiti. Subito
espresse il saluto di pace e incaricò l’angelo, la loro guida, di
riportarli nelle loro camere e conceder loro tutte le onoranze
dell’ospitalità, anche di invitare uomini istruiti e affabili per
intrattenerli in conversazioni sulle molte gioie di questa società.
17. [1]
Anche questo accadde. Dopo che si furono ritirati, si presentarono gli uomini
istruiti e affabili che li intrattennero con conversazioni sulle molteplici
gioie di questa società, e con l’andar su e giù
intavolarono con loro una conversazione piena di spirito. Tuttavia,
l’angelo, loro guida, disse: «Questi
dieci uomini sono stati invitati qui per osservare le gioie di questo Cielo, e
in questo modo ottenere un nuovo concetto dell’eterna beatitudine.
Perciò, riferite loro qualcosa delle gioie che stimolano i sensi del
corpo. Più tardi verranno i saggi e vi diranno qualcosa sul
perché queste gioie sono così felicitanti e beatificanti».
[2] Pertanto, gli uomini
istruiti e affabili chiamati qui, riferirono quanto segue: “Qui ci sono giorni di festa che vengono
ordinati dal principe per rimettersi in forze di quando in quando dalla
stanchezza, che presso qualcuno viene causata dall’ardore
dell’emulazione[13]. In tali giorni ci sono concerti ed esibizione di canto,
giochi e spettacoli teatrali sulle piazze pubbliche e fuori della città,
dove i posti a sedere sono allestiti per l’occasione dietro barriere. Le
barriere portano tralci della vite pieni di uva. Entro le barriere, su tre podi[14], siedono i musicisti con i loro strumenti a corde e a fiato dal tono
alto e basso, forte e tenue. Ai lati stanno cantori, maschi e femmine, e
deliziano i cittadini con canti di giubilo dei più incantevoli, in parte
in coro e in parte come solisti. Delle pause interrompono questa produzione
musicale che dura dalla mattina fino a mezzogiorno, e poi di nuovo prosegue
fino a sera.
[3] Inoltre ogni mattina dalle case alle piazze
pubbliche risuonano i canti più graziosi di vergini e giovinette e si
propagano per l’intera città. Si tratta sempre di un sentimento
dell’amore spirituale che viene cantato ogni mattina, in altre parole
viene rappresentato attraverso i differenti cambiamenti melodici del canto.
Questo sentimento viene percepito come fosse nel canto stesso, penetra
nell’anima degli ascoltatori e li stimola a sentimenti corrispondenti. In
questo sta l’essenza del canto celestiale. I cantanti sostengono che il
tono del loro canto li ispira, per così dire, dall’interiore, li
anima e li eleva nel modo più gradevole, secondo la ricezione da parte
degli ascoltatori. Quando il canto finisce, le finestre e le porte delle case
che danno sulle piazze si chiudono, e poi regna il silenzio nell’intera
città. Non si sentono rumori da nessuna parte, né si vede alcun
fannullone andare in giro. Anzi, tutti attendono ora con zelo alle loro
faccende professionali.
[4] Intorno a mezzogiorno, però, le porte si
riaprono, e nel pomeriggio qui e là anche delle finestre, e si vedono
giocare per le strade sia i ragazzi che le fanciulle, sorvegliati da anziani e
insegnanti che siedono nei corridoi delle colonne delle case.
[5] Ai limiti più esterni della
città si trovano tutti i giochi possibili per ragazzi: gare di corsa,
pallone e tennis; anche gare tra i ragazzi su chi è il più eloquente
nel parlare, nell’operare, e chi ha la facoltà di comprendonio
più veloce. I migliori ricevono come premio alcune foglie di alloro. Ci
sono molti altri esercizi che risvegliano nei ragazzi le loro capacità
dormienti.
[6] Inoltre, fuori della città si svolgono
rappresentazioni teatrali, durante i quali vengono rappresentati le differenti
virtù morali e preferenze della vita, le cui qualità graduate
sono indicate da attori nelle giuste condizioni”. – Uno dei dieci ospiti
domandò: “Cosa significa
questo: essi indicano le qualità graduate?”. – Gli fu
risposto: “Nessuna virtù
può essere rappresentata in modo vivente nella sua piena dignità
e bellezza, se non attraverso un confronto tra il più alto e il
più infimo. Gli attori rappresentano il più infimo solo fino al
punto in cui diventa nullo. Tuttavia è stabilito per legge di
rappresentare qualcosa di completamente opposto, cioè di ignobile o
indecoroso, se non per metafora, per così dire, solo per remota allusione.
Questo divieto è stato emanato perché in qualunque virtù,
nulla di nobile e buono può sprofondare poco a poco nell’ignobile
e cattivo, ma solo abbassarsi fino al suo gradino più basso, dove si
disperde. Solo quando si è disperso, inizia il contrario. Perciò
il Cielo, dove tutto è nobile e buono, non ha nulla in comune con
l’inferno, dove tutto è ignobile e cattivo”.
18. [1] Nel
frattempo giunse un servitore e annunciò che, per ordine del principe,
c’erano qui otto savi che chiedevano il permesso di entrare. A questo,
l’angelo uscì fuori, li accolse e li introdusse in casa. Non
appena familiarizzarono l’un l’altro secondo decoro e buona
creanza, i savi parlarono con loro, inizialmente sulle origini e sulla crescita
della sapienza. Oltre a ciò menzionarono varie questioni relative al
loro corso e osservarono che la sapienza degli angeli non ha limiti, né
una fine, ma piuttosto cresce e si espande per l’eternità. –
Allora
l’angelo dei dieci disse ai saggi: “Il
nostro principe ha parlato a tavola con questi uomini sulla sede della sapienza
che dimora nell’effetto utile. Vi prego di parlare anche su questo
argomento con loro”. – Al che essi risposero: “Il primo uomo creato era dotato di
sapienza e di amore per la sapienza, non per amor di se stesso, ma per
condividerla da sé ancora con gli altri. La sapienza del savio
presuppone che nessuno deve essere savio e vivere solo per sé, ma
unitamente per gli altri. Così viene conservata la società, che
altrimenti non potrebbe sussistere. Vivere per gli altri significa produrre
utilità. Le utilità sono i legami della società, le quali
sono tante società quanti sono gli impieghi, ed essi sono in numero
infinito. Ci sono impieghi spirituali, vale a dire impieghi provenienti
dall’amore per Dio e per il prossimo; poi ci sono impieghi morali e
civili, che scaturiscono dall’amore per la società e per lo stato
al quale l’uomo appartiene. Ci sono impieghi naturali basati
sull’amore per il mondo e sulle sue necessità, e infine ci sono
anche impieghi fisici che servono a causa dell’amore per la conservazione
di se stessi in vista di maggiori impieghi.
[2] Essi sono tutti innati nell’uomo e si susseguono
nell’ordine, e seguono l’un l’altro la fila. Ma se sono
insieme, allora uno sta nascosto nell’altro. Chi vive nel primo, vale a
dire nell’impiego spirituale, questi è anche nel seguente e
appartiene ai savi. Chi non è predisposto alla prima, ma ben alla
seconda categoria di impieghi e di lì ai seguenti, non è un vero
e proprio savio, ma appare essere tale solo secondo la sua esteriore
moralità e cortesia. Chi invece non è incline né alla
prima né alla seconda categoria, ma solo alla terza e quarta, è
tutt’altro che un savio; egli appartiene piuttosto al satanico,
poiché ama solo il mondo e se stesso per amore del mondo. E chi
rappresenta soltanto la quarta categoria degli impieghi, è il meno
saggio di tutti, è un diavolo, perché vive solo per se stesso, e
vive per gli altri solo per amor di se stesso.
[3] Inoltre, ogni amore ha il
proprio piacere, attraverso il quale l’amore vive. Invece il piacere dell’amore
per l’attività utile è di natura celeste, e penetra nei
piaceri che seguono nell’ordine, esaltandoli secondo il loro grado e
concedendo loro valore eterno”. – Poi i saggi enumerarono tutte le
delizie celesti provenienti dall’amore per l’impiego, e dissero che
ve n’erano miriadi di miriadi, e chi entra nel Cielo entra anche in esse.
Con tali conversazioni piene di sapienza sull’amore per gli impieghi,
passarono il giorno fino alla sera.
19. Verso sera un
corriere, con indosso una veste di lino, apparve ai dieci forestieri sotto la
guida dell’angelo e li invitò ad un matrimonio che doveva essere
celebrato il giorno seguente. Essi furono molto felici di poter assistere ad un
matrimonio celeste. Poi furono condotti da uno dei consiglieri intimi per cenare
con lui. Dopo cena tornarono indietro, si accommiatarono l’uno
dall’altro e dormirono nelle loro stanze fino al mattino. Al risveglio
sentirono il canto delle vergini e delle fanciulle dalle case intorno alla
menzionata piazza pubblica. Oggetto del canto era l’amore coniugale. Profondamente commossi ed eccitati dalla
sua grazia, percepirono la beata estasi che si trova nelle delizie di questo
sentimento che le accresce e rinnova. Quando giunse il momento,
l’angelo disse: “Preparatevi
e indossate le vesti del Cielo che il nostro principe vi ha mandato”.
– Quando lo fecero, ecco che le vesti splendettero come di luce
fiammeggiante. Dopo aver domandato quale fosse la causa, l’angelo
rispose: «Perché state nell’idea di
andare a un matrimonio. Da noi le vesti splendono sempre e diventano nuziali».
20. [1]
Ora l’angelo li condusse alla casa nuziale; il custode aprì loro
le porte e alla soglia li accolse subito un angelo, salutandoli su incarico
dello sposo. Furono introdotti e guidati ai posti loro assegnati. Poco dopo
furono invitati nell’anticamera della stanza della sposa. Lì
scorsero nel mezzo un tavolo sul quale stava uno splendido candelabro con sette
candelieri d’oro. Alle pareti pendevano candelieri d’argento che,
in un certo qual modo, indoravano l’atmosfera. Ai due lati del candelabro
videro due vassoi con pani disposti su tre livelli, e negli angoli quattro
altri tavoli con coppe di cristallo.
[2] Mentre osservavano
ancora tutte queste cose, ecco che si aprì la porta accanto alla camera
della sposa ed uscirono sei vergini, e dietro di loro lo sposo e la sposa che
si tenevano per mano. Si diressero a un soglio[15]
di fronte al candelabro, e vi si sedettero, lo sposo a sinistra e la sposa alla
sua destra. Le sei vergini si disposero al lato del soglio accanto alla sposa.
Lo sposo indossava un mantello di porpora splendente e un sottabito di bisso
sfavillante con una corta marsina[16],
sulla quale si vedeva un efod[17]
(Ephodus) circondato da diamanti. Su
questo efod c’era incisa una giovane aquila, insegna nuziale di questa
società celeste. Lo sposo portava sul capo un turbante. La sposa invece
indossava una clamide[18]
color scarlatto[19],
e sotto aveva una veste guarnita di ricami che dal collo arrivava fino ai
piedi; sotto il petto una cintura d’oro, e sul capo una corona
d’oro tempestata di rubini.
[3] Una volta seduti, lo
sposo si rivolse alla sposa e le mise al dito un anello d’oro. Poi prese
dei braccialetti e una collana di perle, mise i braccialetti ai polsi e la collana
al collo, dicendo: “Accetta questi
pegni”, e non appena lei li indossò, lui la baciò e
disse: “Ora sei mia!”, e
la chiamò ‘sua sposa’. – Gli ospiti esclamarono, prima
ognuno singolarmente e poi tutti insieme: “Siate
benedetti!”. – Anche il rappresentante del principe dal suo
posto si unì alla manifestazione generale di affetto e commozione. In
quell’istante la sala nuziale fu piena di un profumo aromatico, quale
segno della benedizione celeste. Poi i servitori presero il pane dai due vassoi
accanto al candelabro e le coppe ricolme di vino dai tavoli disposti negli
angoli, e offrirono tutto agli invitati che mangiarono e bevvero. Poi lo sposo
e la sposa si alzarono, e le sei vergini che avevano acceso le loro lampade
d’argento, li seguirono fino alla soglia. Gli sposi invece entrarono
nella camera nuziale, e le porte furono chiuse.
21. [1]
Poco dopo l’angelo guida parlò con gli ospiti dei suoi dieci
compagni: «Li ho introdotti qui su
ordine, ed ho mostrato loro il palazzo principesco con le sue magnificenze e
meraviglie. Essi hanno anche mangiato con il principe e poi si sono
intrattenuti con i nostri saggi. La mia preghiera adesso è che voi
permettiate loro di iniziare anche con voi una conversazione».
– A questo
punto si avvicinarono maggiormente e cominciarono a parlare l’un
l’altro. E uno dei saggi invitati al matrimonio chiese: “Comprendete voi anche il significato
di tutto ciò che avete visto?”. – “Un poco”, dissero, e domandarono
il perché lo sposo fosse vestito in quel modo. – Egli rispose
loro: “Le nozze nel Cielo
rappresentano il matrimonio del Signore con la Chiesa; lo sposo, ora marito,
rappresenta il Signore, e la sposa, ora moglie, rappresenta la Chiesa. Per
questo lo sposo portava sul suo capo un turbante e, come Aronne, era vestito
con il mantello, e sotto l’abito con una corta marsina; la sposa invece
sul suo capo portava una corona, ed era vestita con un mantello come una
regina. Domani saranno vestiti diversamente, poiché questa
rappresentazione esiste solo per oggi”.
[2] Essi domandarono ancora:
“Se lui rappresenta il Signore, e
lei invece la Chiesa, perché la sposa si è seduta alla destra
dello sposo?”. – Il savio rispose: “Perché
il matrimonio del Signore con la Chiesa è duplice, vale a dire
l’amore e la sapienza. Il Signore è l’amore, e la Chiesa la
sapienza. La sapienza però sta alla destra dell’amore.
Poiché l’uomo della Chiesa è saggio come da sé, e
secondo la sua sapienza riceve l’amore del Signore. La destra significa
anche il potere, e il potere ha l’amore attraverso la sapienza. Tuttavia,
come detto, dopo il matrimonio la rappresentazione cambia, perché allora
l’uomo rappresenta la sapienza, e la donna l’amore della sua
sapienza. Otre a ciò, non si tratta tuttavia del primo amore,
bensì del secondo che la donna riceve dal Signore attraverso la sapienza
dell’uomo. L’amore del Signore, il primo amore, è presso
l’uomo l’amore per essere saggi. Perciò dopo il matrimonio,
entrambi insieme, uomo e donna, rappresentano la Chiesa”.
[3] La loro successiva
domanda fu: “Perché voi
uomini non stavate altrettanto al lato dello sposo, come le sei vergini al lato
della sposa?”. – Il savio rispose: “Perché
noi oggi siamo annoverati pure alle vergini, il numero sei invece significa
tanto quanto in numero completo o tutti”. – Quando vollero
sapere la ragione, egli rispose: “Le
vergini stanno a significare la Chiesa, ma questa consiste di entrambi i sessi,
e quindi, in riferimento alla Chiesa, anche noi siamo vergini. Questo si
evidenzia dai seguenti passi della Rivelazione[20]: ‘Questi sono coloro che non si sono
contaminati con donne, poiché sono vergini e seguono l’agnello
dovunque vada’. Infatti, le vergini rappresentano la Chiesa, il Signore
l’ha paragonata alle vergini che furono invitate al matrimonio [Mt
25,1-13]. E poiché Israele, Sion e
Gerusalemme formano la Chiesa, perciò si legge tanto spesso nella
Parola, delle vergini e delle figlie d’Israele, di Sion e di Gerusalemme.
Il Signore descrive anche il Suo matrimonio con la Chiesa nel Salmo di Davide
con le parole: ‘Alla tua destra la regina siede su un trono d’oro
di Ofir. Il suo abbigliamento è in oro battuto; ella sarà portata
al re in drappi ricamati. Le vergini che la seguono, sue compagne, verranno nel
palazzo del re’ [Sal. 45,10-16]”.
[4] Alla domanda se non
fosse usanza che un sacerdote fosse chiamato a svolgere il suo compito, il
saggio rispose: “Così
è sulla Terra, ma non nel Cielo, e precisamente a causa della presenza
del Signore Stesso e della Chiesa. Questo sulla Terra non lo si sa. Tuttavia da
noi un sacerdote è in funzione nella promessa di matrimonio (desponsationes). Egli ascolta, convalida e consacra la promessa solenne (consensus). La promessa solenne è l’essenziale del matrimonio, tutto
il resto sono formalità”.
22. Poco dopo
l’angelo guida andò dalle sei vergini, riferì anche a loro
dei suoi compagni, e pregò di degnarli della loro conversazione. Esse si
rivolsero a loro, ma quando si avvicinarono, indietreggiarono subito e si
unirono alle altre vergini loro compagne. Vedendo questo, l’angelo guida
le seguì e chiese il motivo della loro improvvisa fuga. – Esse risposero: “Non possiamo avvicinarci a loro”,
e alla domanda sul perché, risposero: “Non lo sappiamo, ma abbiamo percepito qualcosa che ci ha respinto e ci
ha fatto retrocedere. Chiediamo perdono!”. – L’angelo
tornò dai suoi compagni e portò loro la risposta, dove
osservò: “Suppongo che il
vostro amore per il sesso non è casto. Nel Cielo noi amiamo le vergini
per la loro bellezza ed eleganza morale, sì le amiamo perfino molto, ma
in modo assolutamente casto”. – A questo, i suoi compagni
sorrisero e dissero: “Il tuo
sospetto è fondato; infatti, chi può vedere da vicino tali
bellezze senza provare un certo desiderio?”
23. Dopo questo
banchetto tutti gli ospiti del matrimonio se ne andarono, anche i dieci uomini
con il loro angelo. Era sera tardi e si andò a riposare. Al crepuscolo
mattutino si sentì un richiamo: “Oggi
è Sabato!”. Si alzarono e chiesero all’angelo cosa
avesse da significare questo. – E l’angelo rispose: «È per il culto di Dio che ricorre in tempi stabiliti ed è
annunciato dai sacerdoti. Si celebra nei nostri templi e dura circa due ore. Se
volete, venite con me, ed io vi condurrò». – Si
prepararono ed accompagnarono l’angelo. Ed ecco, il tempio in cui
entrarono era così grande da contenere circa tremila persone. Era
disposto in forma semicircolare, le panche erano fissate ininterrottamente
nella rotondità del tempio, quelle posteriori invece s’innalzavano
oltre quelle anteriori. Il pulpito si trovava di fronte alla fila di panche, un
po’ più dietro al punto centrale, la porta a sinistra dietro il
pulpito. L’angelo assegnò i posti ai dieci estranei, e disse:
«Ognuno che entra in questo tempio
conosce il suo posto. Lo conosce da un sentimento impiantato in lui e non
può sedersi da nessun’altra parte. Se si sedesse altrove non
sentirebbe, né intenderebbe nulla, e allo stesso tempo ne turberebbe
l’ordine, e come conseguenza di questo disturbo il sacerdote non sarebbe
ispirato».
24. Dopo che la
comunità si era radunata, il sacerdote salì sul pulpito e
pronunciò una predica pieno di sapienza. La predica trattava della
santità della Sacra Scrittura e l’unione del Signore con entrambi
i mondi, quello spirituale e quello naturale per mezzo di essa. Nello stato di
ispirazione in cui era, egli dimostrò pienamente e in maniera
convincente che questo Libro sacro fu ispirato da Jehova, il Signore, per il
qual motivo Egli Stesso è presente lì come Sapienza. Questa
Sapienza, che è Lui Stesso nella Parola, è tuttavia nascosta
sotto il senso letterale, e viene dischiusa solo a coloro che sono nella
verità della Dottrina e, al tempo stesso, nel bene della vita; in altre
parole, che sono nel Signore e il Signore è in loro. Egli concluse la
predica con una devota preghiera, e poi scese. Quando gli ascoltatori se ne
andarono, l’angelo pregò il sacerdote di poter scambiare alcune
parole di pace con i suoi dieci compagni. Allora il sacerdote si
avvicinò a loro e conversarono per circa mezz’ora. Egli
parlò della Trinità Divina che è in Gesù Cristo,
nella quale dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità,
secondo le dichiarazioni dell’apostolo Paolo (Col. 2-9), poi parlò
dell’unità dell’amore e della fede operosa. Tuttavia egli
finì con queste parole “…l’unione
dell’amore e della verità operativa, perché la fede
è la Verità”.
25. Dopo averlo
ringraziato, ritornarono a casa. Qui l’angelo parlò loro: “Oggi è il terzo giorno da quando
siete ascesi nella società di questo Cielo, e siete stati preparati dal
Signore per poter rimanere qui per tre giorni. Quindi è giunto il tempo
di separarci. Deponete le vesti inviatevi dal principe e rivestitevi con le
vostre cose”. – Quando ebbero cambiato le vesti, sentirono il
desiderio di andarsene, e in compagnia dell’angelo scesero di nuovo al
luogo dell’adunanza. Qui resero grazie al Signore per aver concesso loro
di renderli felici, facendo conoscere e comprendere in cosa consistono le gioie
celesti e le beatitudini eterne.
26. Io, però, in
verità assicuro ancora una volta che queste cose qui sono accadute
veramente o sono state dette così come ho riferito, e precisamente le
prime descritte dal mondo degli spiriti che è nel mezzo tra Cielo e
inferno, e le seconde nella società del Cielo da cui proveniva
l’angelo con la tromba che aveva il comando. Chi, nella
cristianità, avrebbe potuto sapere qualcosa del Cielo, delle sue gioie e
delle sue beatitudini – la cui conoscenza è, allo stesso tempo, il
sapere della salvezza – se al Signore non fosse piaciuto di aprire a
qualcuno la vista spirituale per mostrarglielo e istruirlo? Da ciò che l’apostolo
Giovanni ha visto e udito e lo ha descritto nella Rivelazione, risulta chiaro
che nel mondo spirituale ci sono cose simili. Così per esempio egli vide
il Figlio dell’Uomo in mezzo a sette candelabri, vide il Tabernacolo, il
tempio, l’Arca dell’alleanza, l’altare nel Cielo, il libro
che era sigillato con sette sigilli che fu aperto, i cavalli risultanti da
questo, i quattro animali attorno al trono, i dodicimila scelti da ogni
tribù, le cavallette che salivano dall’abisso, il drago e la sua
lotta con Michael. Inoltre vide la donna che diede alla luce un figlio maschio
(filium masculum) e sfuggì dal
drago rifugiandosi nel deserto, le due bestie, di cui una saliva dal mare,
l’altra dalla terra. Vide anche quell’altra donna che sedeva su una
bestia scarlatta[21],
con il drago che fu gettato in un lago di fuoco e di zolfo, il cavallo bianco e
una grande cena, il nuovo Cielo e la nuova Terra. Poi gli apparve la santa
Gerusalemme discendere dal Cielo, che egli descrisse con le sue porte, le sue
mura e le sue fondamenta, poi il torrente dell’acqua della vita e gli
alberi della vita che portavano i loro frutti ogni mese – e molte altre
cose che egli scorse quando era nello spirito nel mondo spirituale e nel Cielo.
Per non parlare di ciò che hanno visto gli apostoli dopo la resurrezione
del Signore, e più tardi Pietro e Paolo [Atti 11]. A questo seguono i
profeti, ad esempio Ezechiele che vide quattro bestie o cherubini [Ez. 1,10], e
ancora un nuovo Cielo e una nuova Terra così come un angelo che prendeva
le misure [Ez. 40-48]. Ed egli fu portato anche in spirito a Gerusalemme dove
vide l’abominio, e anche nella Caldea, in cattività [Ez. 8,11].
Similmente accadde con Zaccaria che vide un uomo che procedeva tra gli alberi
di mirto [Zac. 1,08 ss.], così come quattro corni e poi un uomo che
portava nella mano una cordicella per misurare [Zac. 1,18-21 / 2,1 ss.],
inoltre un candelabro e due alberi di ulivo [Zac. 4,02 ss.], un rotolo che
volava e un’efa[22]
[Zac. 5,1-6], quattro carri e quattro cavalli che venivano fuori nel mezzo di
due montagne [Zac. 6,01 ss.]. Daniele vide quattro bestie che sorgevano dal
mare [Dan. 7], la lotta tra un ariete e un caprone [Dan. 8], e vide e
parlò a lungo con l’angelo Gabriel [Dan. 9:20]. Il discepolo di
Eliseo, quando i suoi occhi furono aperti, vide le schiere celesti sui loro
carri e cavalli di fuoco intorno a Eliseo.[2° Re 6,17]. Da tutti questi e
da altri passi della Parola è evidente che le cose che esistono nel
mondo spirituale sono apparse a molti, prima e dopo la venuta del Signore.
– Perché stupirsi che questo accada anche adesso, all’inizio
di una nuova Chiesa, ovvero alla discesa della Nuova Gerusalemme del Signore proveniente dal Cielo?
[indice]
۞
I matrimoni nel Cielo
27. Coloro che s’immaginano che l’uomo dopo la morte sia
un’anima o uno spirito, e che quest’anima o questo spirito non sia
che etere oppure un soffio leggero, non possono credere che ci siano dei
matrimoni nel Cielo. Altrettanto poco chi crede che l’uomo non
vivrà come tale fino al giorno del
giudizio e, in generale, chi non
sa nulla del mondo spirituale con i suoi spiriti e angeli, o dove sia il Cielo
e l’inferno. E poiché questo mondo è rimasto fino ad ora
sconosciuto ed è completamente ignorato il fatto che gli angeli del
Cielo sono altrettanto come gli spiriti dell’inferno – solo nella
forma più perfetta, gli ultimi invece nella forma più imperfetta
– per queste ragioni nulla poteva essere rivelato dei matrimoni lì
esistenti. Si sarebbe certamente obiettato: “Come
può un’anima essere congiunta con un’altra anima, o uno
spirito con un altro spirito, nella stessa maniera come i coniugi sulla terra?”,
e cose simili. Questo, anzi già con la sola menzione che la credenza in
tali matrimoni sarebbe cessata e distrutta. Adesso però, dal momento che
molte cose di quel mondo sono state rivelate e descritte nell’opera
‘Cielo e inferno’, così come nell’opera
‘L’Apocalisse rivelata’, anche la realtà dei
matrimoni celesti può essere dimostrata perfino alla ragione. E adesso,
ciò deve accadere nelle seguenti sezioni:
1) Dopo
la morte, l’uomo vive come uomo.
2) Anche
dopo, l’uomo rimane uomo, e la donna rimane donna.
3) Ad
ognuno, dopo la morte, rimane il suo amore.
4) Principalmente
l’amore per il sesso
rimane conservato ad ognuno dopo la morte; invece l’amore coniugale rimane presso coloro che vengono nel
Cielo, cioè presso coloro che già sulla Terra sono diventati
spirituali.
5) Questo
è stato perfettamente confermato dall’osservazione personale.
6) Di conseguenza,
nel Cielo esistono i matrimoni.
7) Si
tratta di quei matrimoni spirituali che devono essere intesi sotto
le parole del Signore, che dopo la resurrezione non ci si sposa.
*
Qui di seguito le spiegazioni dei singoli
punti.
28. (1) Dopo la morte, l’uomo vive come uomo.
Per le
ragioni appena citate, nel mondo finora nessuno sapeva che l’uomo anche
dopo la morte vivesse come uomo. Questo vale in maniera sorprendente anche per
il mondo cristiano che possiede ‘la Parola’, e con questa,
l’illuminazione sulla vita eterna, poiché il Signore Stesso
insegna che tutti i morti risorgono e che Dio non è un Dio della morte, ma dei
viventi [Mt
22,31-32 / Lc 20,37-38]. Inoltre, l’uomo è in mezzo agli angeli e
agli spiriti per ciò che riguarda le inclinazioni e i pensieri della sua mente; questi lo circondano in un modo
che, se fosse separato da loro, dovrebbe morire. Ancora più sorprendente
è che non si sa niente di questo, se si considera che ogni uomo che
è morto dal tempo della creazione, è andato e va verso i suoi,
oppure, come è detto nella Parola, è accolto dai suoi padri[23].
Inoltre, l’uomo possiede una generale percezione in unione con
l’influsso del Cielo nell’interiore del suo animo, in base al quale
egli percepisce il vero nel suo
interiore, anzi per così dire vede soprattutto la verità che
l’uomo vive dopo la morte: cioè nella beatitudine se ha vissuto
bene, nell’infelicità se ha vissuto male. – Chi penserebbe
diversamente, non appena eleva i suoi pensieri un po’ al di sopra del
corpo e lontano da quei pensieri suscitati dai suoi sensi? Questo accade quando
interiormente venera Dio o quando giace sul letto di morte ed attende la sua
fine; ma anche quando sente parlare dei morti e del loro destino. Io stesso ho
riferito cose di mille specie su di loro, per esempio, quale destino hanno dopo
che sono morti, ed ho parlato di ciò che è capitato di là
ad alcune persone, di fratelli, di coniugi, di amici e di altre persone. Ho
anche descritto sul destino ultraterreno di inglesi, di olandesi, di cattolici,
di ebrei e di pagani, ma anche di Lutero, di Calvino[24]
e di Melantone[25].
Nonostante ciò, non ho ancora mai sentito qualcuno obiettare: ‘Come possono avere una tale sorte,
dal momento che non sono stati ancora resuscitati dalle loro tombe,
perché il giudizio universale non è ancora venuto? Non sono forse
le loro anime nel frattempo come un soffio che fluttua da qualche parte
(et in quodam
pu seu ubi)?’. Come detto,
quest’obiezione non l’ho ancora mai sentita. – Da ciò sono
giunto alla conclusione che ognuno percepisce dentro di sé di continuare
a vivere come uomo dopo la morte. Qualunque uomo che ha amato moglie e figli,
non si dice forse, quando è sulla soglia della morte e i suoi pensieri
sono elevati al di sopra dei sensi del corpo, che essi sono nelle mani di Dio,
e che dopo la sua morte li rivedrà ed inizierà di nuovo con loro
una vita d’amore e di gioia?
29. Chi non potrebbe, se
solo vuole e pensa razionalmente, vedere che quell’uomo dopo la sua morte
non è in nessun modo uno spirito che può essere immaginato
unicamente come un alito di vento o qualcosa di aria oppure di etereo? In
questo deve esserci un’anima umana che attende impaziente la
ricongiunzione con il suo corpo, per pervenire di nuovo al godimento dei sensi
con le sue gioie come prima nel mondo! Se questo fosse il caso con l’uomo
dopo la morte, cioè di essere un alito di vento, ecc., allora la sua
condizione – chi non vorrebbe ammetterlo? – sarebbe peggio di
quanto avviene coi pesci, con gli uccelli e con gli animali della Terra, le cui
anime non continuano a vivere, e quindi non sono in tale angoscia, né
nell’ardente desiderio e in attesa. Se l’uomo dopo la sua morte
fosse un tale respiro, quindi solo un soffio, e fluttuasse nello spazio oppure,
secondo un’altra tradizione, fosse in un qualche luogo o anche insieme ai
padri, nel limbo, dove sarebbero custoditi fino all’ultimo giudizio, e da
questo si dovrebbe concludere che anche gli uomini dall’inizio della loro
creazione, quindi da seimila anni, devono attendere ancora nello stesso stato
d’ansia, anzi in uno stato d’ansia sempre maggiore, perché
ogni attesa aumenta il desiderio, e quindi i primi uomini dovrebbero o
fluttuare nello spazio, oppure essere racchiusi in un ‘da qualche
parte’, perciò si troverebbero tutti nella più estrema
miseria. Queste riflessioni varrebbero anche per Adamo e per la sua donna, come
per Abramo, per Isacco e per Giacobbe e per tutti gli altri da quei tempi. Da
questo ne conseguirebbe che nulla sarebbe più deplorevole che essere
nati come uomini! – Dal Signore, che è Jehova
dall’eternità ed è il Creatore dell’Universo,
è stato stabilito proprio il contrario: lo stato dell’uomo che si congiunge con Lui attraverso una vita
secondo i Suoi comandamenti, sarà, dopo la morte, più beato e
più felice che prima nel mondo, perché allora l’uomo
sarà spirituale, e l’uomo spirituale sentirà e
percepirà la gioia spirituale che supererà di gran lunga quella
naturale.
30. Gli angeli e gli
spiriti sono uomini! Questo si dimostra chiaramente nelle apparizioni ad
Abramo, a Gedeone, a Daniele e ai profeti, specialmente a Giovanni quando
scriveva l’Apocalisse. Apparizioni avvenute anche davanti alle donne
presso il sepolcro del Signore, e il Signore Stesso è apparso ai
discepoli dopo la Sua resurrezione. Essi però furono visti perché
gli occhi dello spirito furono dischiusi ai relativi uomini. Se questo è
il caso, allora gli angeli appaiono nella loro forma umana. Se invece gli occhi
dello spirito sono chiusi, cioè se sono velati dalla vista
dall’organo degli occhi materiale, allora gli angeli non appaiono.
31. Deve essere noto
tuttavia che l’uomo dopo la morte non è più un uomo
naturale, bensì spirituale, anche se appare a se stesso perfetto come
prima, come se vivesse ancora nel mondo naturale, egli ha un corpo simile, una
forma del volto simile, un linguaggio simile, e sensi simili, inclinazioni e
pensieri simili, ovvero una volontà e una capacità
d’intendere simili. Ma in realtà non è simile,
perché ora è un essere spirituale; in altre parole è un uomo
interiore. Egli però non vede la differenza, perché non
può confrontare il suo stato con il precedente stato naturale,
poiché lo ha dismesso, trovandosi ora in quel nuovo stato. Perciò
là ho spesso sentito dire che pensavano solo di vivere ancora nel mondo
precedente, veramente con la sola differenza che non vedevano più coloro
che avevano lasciato qui, mentre vedono quelli da cui si erano separati, ovvero
coloro che erano morti. Se essi lì possono vedere quelli e questi altri
no, è perché non sono più uomini naturali, bensì
spirituali ovvero sostanziali, e l’uomo spirituale o sostanziale vede gli
uomini spirituali e sostanziali, così come l’uomo naturale o
materiale vede l’uomo naturale o materiale, ma non viceversa. Ciò
è dovuto alla differenza tra il materiale e il sostanziale, una
differenza come tra la condizione precedente e la successiva, poiché la
precedente, dal momento che in sé non è ancora pura, non
può apparire alla successiva, che in sé è più pura. – Invece
all’opposto, anche la successiva, proprio perché è
più pura, non può apparire alla
precedente, perché questa è grossolana. Perciò in generale
né gli angeli possono apparire all’uomo terreno, né questi
agli angeli. L’uomo dopo la morte è perciò un uomo
spirituale o sostanziale, perché questo stava interiormente nascosto
nell’interiore dell’uomo naturale o materiale, il cui uomo naturale
lo serviva come veste o involucro. Dismesso il quale, vien fuori l’uomo
spirituale o sostanziale, vale a dire quello successivo più interiore e
più perfetto. Che l’uomo spirituale sia ancora un uomo perfetto,
sebbene all’uomo naturale questo non sembra essere così, si mostra
chiaramente nel Signore quando fu visto dagli apostoli dopo la Sua
resurrezione. Ora appariva, poi di nuovo scompariva, e tuttavia, che lo
vedessero o meno, era un uomo identico a Se Stesso. Essi dissero anche che i
loro occhi, quando Lo videro, furono aperti
[Lc 24,31].
32. (2) Anche dopo, l’uomo rimane uomo, e la
donna rimane donna.
Poiché
l’uomo dopo la morte continua a vivere come uomo ed è maschio o
femmina, l’uomo continua a vivere dopo la morte come uomo e la donna come
donna, entrambi come esseri spirituali. Ciò perché il maschile e
il femminile è tanto differente che uno non può essere cambiato
nell’altro. Ma poiché non si sa ancora in cosa il maschile e il
femminile consistano essenzialmente, deve essere spiegato qui brevemente.
– La differenza essenziale consiste nel fatto che il più intimo
nel maschio è l’amore, e l’involucro forma la sapienza; espresso
diversamente, che è l’amore rivestito con la sapienza. Il
più intimo della donna è invece la sapienza del maschile, e il
suo involucro è l’amore che ne deriva. Questo amore, però,
è l’amore femminile, e questo viene dato (datus) dal Signore alla moglie attraverso la sapienza del marito.
L’amore primiero è l’amore maschile, l’amore di essere
savi; esso viene dato dal Signore al marito secondo la sua capacità di
accogliere la sapienza. Perciò l’uomo è la sapienza
dell’amore, e la donna è l’amore di questa sapienza. Dalla
loro creazione è perciò radicato in entrambi l’amore per la
congiunzione. Tuttavia su questo sarà detto di più in seguito.
Quanto segue nel Libro della creazione (Genesi) conferma che il femminile fu
preso dal maschile, ovvero che la donna è stata presa dall’uomo:
«Allora il Signore Iddio fece
cadere un sonno profondo su Adamo, che si addormentò. Quindi prese una
costola di lui e al posto di essa riformò la carne. E il Signore Iddio
dalla costola tolta ad Adamo formò la donna e la condusse all’uomo.
E Adamo disse: “Questa è ossa delle mie ossa e carne della mia
carne, quindi sarà chiamata [ishah]
donna, perché è stata tratta dall’uomo [ish]”» [Gen. 2,21-23]. In un altro
punto sarà spiegato cosa significano costola e carne.
33. Su questa
raffigurazione primordiale si basa il fatto che l’uomo è nato con
intelletto predominante, la donna con volontà predominante, oppure
– che è lo stesso – l’uomo con l’inclinazione
alla conoscenza, al discernimento e alla sapienza, mentre la donna con
l’amore di congiungersi a tale inclinazione dell’uomo. E
poiché l’interiore forma similmente anche l’esteriore, la
forma maschile è la forma dell’intelletto, e il femminile è
la forma dell’amore per questo. Ne consegue che l’uomo ha un aspetto,
un suono di voce e un corpo diverso da quello femminile, la sua espressione del
volto è più dura, egli ha una voce più rauca e un corpo
più forte, ha un mento barbuto e in generale una forma meno bella di
quella femminile, come si differiscono anche nei movimenti e nella buona creanza
(gestibus et morigeror). In una parola: niente è uguale in loro, tuttavia
tutto fino alla minima cosa è adatta per la congiunzione.
Nell’uomo si trova il maschile in tutto, fin nelle parti più
piccole del corpo, in ogni idea del suo pensiero, come anche in ogni impulso
del suo sentimento. Altrettanto nella donna tutto è femminile.
L’uno non può essere trasformato nell’altro; ne consegue
che, dopo la morte, l’uomo rimane uomo e la donna rimane donna.
34. (3) Ad ognuno, dopo
la morte, rimane il suo amore.
L’uomo
sa che esiste l’amore, ma non sa cosa esso sia. Egli sa che esiste
l’amore in base al discorso generale. Si dice per esempio: “Questo
oppure quello, mi ama; il re ama i suoi sudditi e questi a loro volta amano il
re; il marito ama sua moglie; la madre i suoi figli e viceversa; un uomo ama la
sua patria, i suoi concittadini e il suo prossimo. Lo stesso si dice anche,
quando non si tratta di persone, ad esempio, che si ama questa o quella cosa.
Tuttavia, sebbene l’espressione ‘amore’ compare tanto spesso,
quasi nessuno sa cosa sia veramente l’amore. Infatti, non ci si
può fare nessuna giusta idea dell’amore, poiché si pensa
che sia niente di reale, oppure che sia solo qualcosa che sorge e stimola in
base alle impressioni sensoriali o alle relazioni umane. Non si comprende affatto
che l’amore è la vera e propria vita dell’uomo, non solo la
comune vita, quella dell’insieme del corpo e di tutti i pensieri, ma
anche la vita di tutti i particolari connessi a questa. L’avveduto
riconosce questo, non appena si domanda: “Se si perde l’inclinazione che viene dall’amore, cosa si
può ancora pensare o fare? Nella misura in cui l’influenza
dell’amore si raffredda, parimenti, non divengono freddi e si
affievoliscono il pensiero, la parola e le azioni?”. L’amore
è quindi il calore della vita dell’uomo; il calore e il rosso del
suo sangue si basano su di esso. Tutto questo è operato dal fuoco
dell’angelo-Sole che è il più puro amore.
35. Il fatto che ogni
uomo possieda la sua specie d’amore, differente dall’amore di ogni
altro, cioè che nessun uomo ha lo stesso amore di un altro, si
può riconoscere dall’infinita molteplicità dei volti. Il
volto è un’immagine corrispondente dell’amore, e in effetti
si sa che i tratti del volto cambiano e variano secondo le loro inclinazioni.
Anche i desideri derivano dall’amore, così come le sue gioie e le
sofferenze risplendono nel volto. Da ciò ne consegue che l’uomo
è il suo amore, anzi la forma del suo amore. Bisogna però sapere
che solo l’uomo interiore – che è identico al suo spirito e
continua a vivere dopo la morte – è la forma del suo amore. Nel
mondo l’uomo esteriore lo è non nella stessa misura, perché
fin dall’infanzia ha imparato a nascondere i desideri del suo amore, anzi
perfino a fingere e a manifestare desideri diversi da quelli che ha veramente.
36. Ad ognuno dopo la
morte rimane il proprio amore, poiché proprio l’amore è la
vita dell’uomo, com’è stato mostrato sopra al n. 34. Esso
è quindi l’uomo stesso. L’uomo è anche il suo pensiero,
e quindi il discernimento e la sapienza. Questi costituiscono
un’unità con il suo amore, perché l’uomo pensa dal
suo amore e in accordo con esso. Anzi, se si sente libero, parla e opera in
accordo col suo amore. Da questo si può vedere che l’amore
rappresenta l’essere o l’essenza della vita nell’uomo;
invece il pensiero rappresenta l’essenza o l’esistenza della
sua vita. Linguaggio ed azione che scaturiscono dal pensiero, discendono
perciò veramente non dal pensiero, bensì dall’amore con
l’aiuto del pensiero. Molteplici esperienze mi hanno fatto riconoscere che
dopo la morte, l’uomo non è identico al suo pensiero, bensì
alla propria inclinazione da cui proveniva il suo pensiero, ovvero che
l’uomo è identico al suo amore che deriva dal suo discernimento.
Inoltre ho potuto riconoscere che l’uomo dopo la morte depone tutto
ciò che non concorda col suo amore, ma in compenso a poco a poco assume
il volto, il tono della voce, il modo di parlare, le maniere e le buone creanze
della sua vita, secondo il proprio amore. Quindi, tutto il Cielo è
ordinato secondo tutte le diversità delle inclinazioni dell’amore
per il bene; invece tutto l’inferno è secondo tutte le
inclinazioni per il male.
37. (4) Principalmente l’amore per il sesso rimane
conservato ad ognuno dopo la morte;
invece l’amore coniugale rimane presso coloro che vanno in Cielo,
cioè presso coloro che già sulla Terra sono diventati spirituali.
L’amore
per il sesso rimane nell’uomo dopo la morte, perché anche allora
l’uomo è un uomo e la donna è una donna. Il maschile
nell’uomo nel suo complesso, come in tutte le parti, è maschile;
proprio come il femminile, nella donna, è femminile, e serve per
l’unione fin nelle cose più piccole. Ora poiché questa
predisposizione a congiungersi (coniungo)
è stata immessa in essi dalla loro creazione, quindi è qualcosa
di permanente, ne consegue che uno desidera e tende alla congiunzione con
l’altro. Considerato in sé, l’amore non è altro che
un desiderio e quindi uno sforzo finalizzato all’unione. L’amore
coniugale è l’impulso all’unione in una unità, poiché l’uomo e la donna sono stati creati
così che da due possono diventare un
essere solo, per così dire, una sola carne. Se diventano veramente uno, allora, sono insieme, una persona
(homo) nella sua
totalità. Senza questa unione, invece, sono due, ognuno di loro una
persona divisa o una metà. Ora, come detto, poiché questa
predisposizione alla congiunzione è nascosta intimamente in ogni cosa
del maschio e della femmina, e in tutto è contenuta la facoltà e
il desiderio all’unione per l’unità, ne consegue che dopo la
morte, presso gli uomini rimane conservato il mutuo e reciproco amore per il
sesso.
38. È stato
chiamato “amore per il sesso” e non “amore coniugale”,
perché l’amore per il sesso è qualcosa di diverso
dall’amore coniugale. Il primo si trova nell’uomo naturale, il
secondo nell’uomo spirituale. L’uomo naturale ama e desidera solo
unioni esteriori con i suoi piaceri del corpo; viceversa, l’uomo
spirituale ama e desidera un’unione interiore con le sue delizie
spirituali, ed egli sa (percipit) che
sono possibili con una sola moglie, con la quale può essere congiunto
continuamente sempre di più. E quanto più questo accade, tanto
più percepisce anche come le sue delizie aumentano nello stesso grado, e
precisamente per l’eternità. L’uomo naturale non ci pensa.
Perciò è stato detto che l’amore
coniugale rimane conservato dopo la morte presso coloro che vengono nel
Cielo, cioè presso coloro che già sulla Terra diventano
spirituali.
39. (5) Questo è
stato perfettamente confermato dall’osservazione personale.
Fin qui
ho costatato questo: cioè che l’uomo dopo la morte continua a
vivere come uomo. L’uomo, ancora come uomo, e la donna come donna;
inoltre, che presso ciascuno rimane conservato il proprio amore, specialmente
l’amore per il sesso e l’amore coniugale, che è stato
spiegato esaurientemente con l’intelletto, ovvero in maniera razionale.
Ora però fin dall’infanzia viene inculcato all’uomo dai
genitori e dagli insegnanti, e più tardi dagli eruditi e dai sacerdoti,
che egli dopo la morte non vivrà come uomo che a partire dal giorno del
giudizio universale (quindi i primi uomini resterebbero così
nell’attesa già da seimila anni), e poiché molti ritengono
che queste cose devono essere accettate per fede e non con l’intelletto,
allora era necessario confermare queste suddette constatazioni anche con prove
basate su proprie opinioni. Altrimenti, l’uomo che crede solo nei suoi
sensi secondo la fede inculcata in lui, direbbe: “Se gli uomini vivessero come uomini dopo la loro morte, allora li
vedrei o li sentirei”. Oppure
“Chi è disceso dal Cielo oppure è salito dall’inferno
e ci ha rivelato cose del genere?”. Ma poiché non è
possibile che un angelo scenda dal Cielo, o uno spirito infernale salga
dall’inferno per parlare con un qualche uomo, tranne che con lo spirito
degli uomini la cui regione animica sia stata dischiusa dal Signore – ma
questo può accadere completamente solo presso coloro che il Signore ha
preparato per ricevere delle verità spirituali – così
è piaciuto al Signore fare questo a me, affinché la condizione
del Cielo e dell’inferno e della vita degli uomini dopo la morte, non
rimanga ulteriormente sconosciuta e possa essere dimenticata attraverso
l’ignoranza o, alla fine, seppellita dalla negazione. Tuttavia le prove
della mia esperienza personale su questo argomento non possono essere riportate
tutte qui, in considerazione del loro gran numero, ma si possono rileggere
nell’opera ‘Cielo e inferno’, e nel libro ‘Continuazione
del mondo spirituale’ (‘Esperienze
spirituali’), quindi anche nel testo ‘L’Apocalisse
rivelata’, e innanzitutto
sui matrimoni nei ‘fatti
memorabili’ allegati alle singole sezioni o nei capitoli di
quest’opera.
40. (6) Di conseguenza, nel Cielo esistono i matrimoni.
Poiché
questo capoverso è già stato confermato attraverso la ragione e
al tempo stesso dall’esperienza, non ha bisogno di ulteriori prove.
41. (7) Si tratta di quei
matrimoni spirituali che devono essere intesi sotto le parole del Signore che
dopo la resurrezione non ci si sposa.
[1] Dagli evangelisti si leggono le
seguenti parole: «Alcuni dei
sadducei, i quali sostengono che non ci sia resurrezione, chiesero a
Gesù, dicendo: ‘Maestro, Mosè ha prescritto che se il
fratello di un uomo muore e lascia una moglie e senza figli, suo fratello la
prenderà in moglie e susciterà una posterità al fratello
defunto. C’erano dunque sette fratelli, i quali uno dopo l’altro
hanno preso la stessa moglie, ma sono morti senza figli. Alla fine anche la
donna è morta. Pertanto, nella resurrezione, a chi andrà in
moglie tra loro?’. Gesù, rispondendo, disse loro: ‘I figli
di questo mondo prendono moglie e prendono marito, ma coloro che sono
considerati degni di raggiungere l’altra vita e la resurrezione dai
morti, non prenderanno né moglie né marito; neppure potranno
più morire, perché sono simili agli angeli, e sono figli di Dio, essendo
figli della resurrezione. Ma che i morti risorgano ancora una volta è
stato mostrato anche a Mosè presso il roveto, quando chiamò il
Signore, il Dio d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe. Egli, infatti,
non è il Dio dei morti, ma dei viventi. Poiché tutti vivono in
lui”» [Luca 20,27-38 / Matt. 22,23-33 / Marco 12,18-27].
– Il Signore ha insegnato due cose con queste parole: primo, che
l’uomo risorge dopo la morte, e per secondo che non ci si sposa
nel Cielo; e lo fece con queste parole: «Dio non è un Dio dei morti, bensì dei viventi»,
e «Abramo, Isacco e Giacobbe vivono»,
cui segue ancora la parabola del ricco epulone nell’inferno e di Lazzaro
nel Cielo [Luca 16,22-31].
[2] In secondo luogo,
che in Cielo gli uomini non sono dati in matrimonio ce lo ha insegnato con
queste parole: «Ma coloro che sono
considerati degni di raggiungere l’altra vita, non prenderanno né
moglie né marito». Inoltre, dalle parole che nel Vangelo
seguono immediatamente dopo: «Essi
non possono neanche più morire perché sono uguali agli angeli e
ai figli di Dio, perché figli della resurrezione», è
evidente che qui non c’è da comprendere nient’altro che il
matrimonio spirituale. Per matrimonio spirituale viene designato l’unione
col Signore, e questa accade sulla Terra, e quando accade sulla Terra accade
anche nel Cielo. Perciò nel Cielo non prenderanno né moglie
né marito. Questo significa anche le parole: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito, ma coloro
che sono considerati degni di raggiungere l’altra vita, non prendono
né moglie né marito». Questi in Mt 9,15 e Marco 2,19
sono designati dal Signore anche come “figli delle nozze”, qui
invece “Uguali agli angeli, quali
figli di Dio e figli della risurrezione”.
[3] I seguenti passi
rendono chiaro che ‘celebrare matrimonio’ significa ‘essere
congiunti col Signore’, e ‘contrarre matrimonio’ significa
‘essere accolti in Cielo dal Signore’: «Il regno dei cieli è simile a un re che preparò le nozze
del suo figliolo. Egli mandò i suoi servitori a chiamare gli invitati
alle nozze»
[Mt. 22,1-14]. «Il regno dei cieli
è simile a dieci vergini che uscirono con le loro lampade ad incontrare
lo sposo; cinque tra loro erano stolte e cinque prudenti» [Mt. 25,1
ss.]. Che il Signore intenda Se Stesso come Sposo, è chiaramente mostrato
nel versetto 13, dove si dice: «Vigilate, perché non sapete né
il giorno né l’ora in cui il figlio dell’uomo verrà».
Inoltre nell’Apocalisse si legge: «Il tempo delle nozze dell’Agnello è venuto, e la sua sposa
è già preparata. Beati quelli che sono invitati al banchetto
nuziale dell’Agnello» [Ap. 19,07; 19,9]. Nell’opera
“La dottrina della Nuova Gerusalemme sulle Sacre Scritture”
(Amsterdam 1763) è stato ampiamente dimostrato che in tutto ciò
che il Signore ha pronunciato c’è un senso spirituale fin nel
singolo dettaglio.
*
42. Due fatti memorabili dal mondo spirituale siano qui aggiunti:
Il primo:
[1] Una mattina alzai lo sguardo al
Cielo, allora vidi sopra di me una volta celeste sopra l’altra. E notai
come la prima, che era la più vicina, si apriva, subito dopo si apriva
anche la seconda che era già più alta, e infine anche la terza,
quale più alta, si aprì. Da ciò mi venne
un’illuminazione, e percepii che sulla prima volta celeste c’erano
gli angeli, di cui consiste il primo o il più basso Cielo, sopra la
seconda volta c’erano gli angeli che formano il secondo o Cielo
intermedio, e sulla terza volta c’erano gli angeli che formano il terzo o
più alto Cielo. Dapprima mi meravigliai su cosa dovesse significare
questo. Ma presto si sentì una voce dal Cielo che risuonò come
una tromba, ed esclamò: «Abbiamo
sentito e ora vediamo che tu mediti sull’amore coniugale. Ci è
noto che finora nessuno sulla Terra sa cosa sia il vero amore coniugale nella
sua origine e nella sua essenza, e tuttavia è importante che questo si
sappia! Perciò è piaciuto al Signore di aprire a te i Cieli,
affinché la sua Luce possa illuminarti, e possa penetrare
nell’intimo della tua mente e darti un’idea di questo. Presso di
noi nei Cieli, specialmente nel terzo, le nostre gioie celesti provengono
soprattutto dall’amore coniugale. Abbiamo ricevuto il permesso di
mandarti già due coniugi, affinché tu possa vederli».
[2] Ed ecco, ora apparve un carro che scendeva giù
dal terzo o più alto Cielo e nel quale c’era un angelo, ma nel
venir vicino riconobbi che erano due angeli. Da lontano il carro splendeva come
un diamante davanti ai miei occhi; a questo erano attaccati giovani cavalli
bianchi come la neve. Gli occupanti tenevano nelle mani due tortore, e mi
esclamarono: «Vuoi che ci
avviciniamo? Fa’ però attenzione, affinché lo splendore
fiammeggiante proveniente dal nostro Cielo dal quale siamo discesi, non penetri
più profondamente in te! Il suo influsso, per vero, illuminerà le
più alte idee del tuo intelletto, che in se stesse sono celesti, ma nel
tuo mondo sono inesprimibili. Accogli dunque quello che ora sentirai in maniera
razionale, ed esponilo in una maniera comprensibile per l’intelletto
umano». – A questo, io risposi: “Starò attento.
Avvicinatevi!”. – Si avvicinarono, ed ecco, erano marito e moglie,
e dissero: «Siamo coniugi, e dalla
prima era, che voi denominate come età dell’oro, abbiamo vissuto
beati nel Cielo. Oltre a ciò, siamo sempre nella stessa fiorente
età nella quale ci vedi oggi».
[3] Contemplai i due, e
percepii che essi rappresentavano l’amore
coniugale nella loro vita e nel loro ornamento; nella loro vita dai loro
volti, e nel loro ornamento dalle loro vesti. Tutti gli angeli, infatti, sono
sentimenti dell’amore in forma umana. Il loro sentimento dominante si
manifesta dal loro volto, e corrispondente a questo sentimento ricevono le loro
vesti. Nel Cielo si dice quindi: “Ognuno veste il proprio sentimento”.
L’uomo appariva in un’età di mezzo tra la giovinezza e
l’età adulta. I suoi occhi risplendevano nella luce della sapienza
del suo amore, e da questa luce il suo volto irradiava fuori come dal
più interiore, e attraverso questa irradiazione la pelle del suo viso sembrava
splendere. Tutto il suo volto era di una fulgida bellezza. Indossava un talare[26],
e sotto questo una veste color giacinto circondata da una cintura d’oro,
su cui si scorgevano tre pietre preziose: due zaffiri ai lati, e nel mezzo un
rubino. I pantaloni splendevano come lino scintillante intrecciati con fili
d’argento. Le sue scarpe consistevano interamente di seta. Questa era la
forma rappresentativa dell’amore
coniugale presso l’uomo.
[4] Presso la donna notai
il seguente: Il suo viso ora appariva, ma poi non appariva! Prima mi sembrava
come la bellezza stessa, poi però neanche appariva; il perché,
questo è inesprimibile. C’era un bagliore di luce fiammeggiante
sul suo volto, come impera presso gli angeli del terzo Cielo, e mi
abbagliò così tanto che potei solo meravigliarmi. Quando osservai
questo, lei si rivolse a me con queste parole: “Cosa vedi?”. – Io risposi: “Vedo nient’altro che l’amore
coniugale nella sua forma, ma la vedo e anche non la vedo”. – Dopo
di ciò lei si voltò di lato dal suo uomo, e ora potei osservarla
più precisamente. I suoi occhi brillavano della luce del suo Cielo che,
come è stato detto, è fiammeggiante, e quindi proviene
dall’amore per la sapienza. Le donne in quel Cielo amano i loro uomini
rispettivamente per via della loro sapienza, mentre gli uomini amano le loro
mogli rispettivamente per via dell'amore per loro, e così vengono uniti.
Perciò anche la sua bellezza era di una specie che da nessun pittore
può essere imitata e raffigurata, perché il pittore non ha colori
talmente splendenti; in breve, tale bellezza non si può esprimere con
nessuna arte. I capelli della donna erano magnificamente acconciati e
provveduti con diademi di fiori intrecciati, e così stavano in
conformità alla sua bellezza. Portava una collana di rubini, una piccola
rosa di crisoliti[27]
pendeva da questa, e i suoi bracciali consistevano di perle. Era vestita con
una toga colore scarlatto, sotto la quale, davanti, portava una pettorina
purpurea tenuta insieme da rubini. Ciò che mi meravigliava particolarmente
era che i colori cambiavano secondo come guardava suo marito, ora raggiavano di
più, ora di meno. Erano più intensi quando si guardavano
reciprocamente e meno intensi quando distoglievano lo sguardo tra loro.
[5] Dopo che ebbi visto queste cose, parlarono di nuovo con
me. Quando il marito parlava, era come se allo stesso tempo parlasse come da
sua moglie; e quando parlava la moglie, era come se allo stesso tempo lei
parlasse da suo marito. Tale era l’unione delle loro menti da cui
scaturiva il discorso. Poi intesi anche il suono dell’amore coniugale, e constatai che era
interiormente simultaneo alle voci (quod
intus esset simultaneus) e procedeva dalle delizie della condizione di pace
e d’innocenza. Alla fine dichiararono: “Siamo stati richiamati, dobbiamo andare”. – Ora,
mi apparvero di nuovo come prima nel loro carro, col quale andarono su una
strada spianata tra campi di fiori, sulle cui aiuole sorgevano alberi
d’ulivo e alberi di aranci carichi di frutti. Quando giunsero nelle
vicinanze del loro Cielo, vennero loro incontro delle vergini, per riceverli e
condurli dentro.
43. Dopo questa
apparizione mi apparve un angelo di quel Cielo. Egli teneva nella mano una
pergamena, la srotolò e disse: «Ho visto che meditavi sull’amore coniugale. Questa pergamena
contiene arcani della sapienza che finora non sono stati ancora rivelati nel
mondo, ma adesso devono essere rivelati perché sono importanti. Ci sono
molti di questi arcani nel nostro Cielo, più che negli altri,
perché noi viviamo nel matrimonio dell’amore e della sapienza.
Tuttavia ti dico in anticipo che si approprierà di questo amore solo chi
viene accolto dal Signore nella Nuova Chiesa, che è la Nuova Gerusalemme».
– A queste parole, l’angelo lasciò cadere la pergamena srotolata.
Questa fu raccolta da uno spirito angelico[28]
e la pose su un tavolo in una stanza che chiuse immediatamente. Egli
però mi porse la chiave e disse: «Scrivi!»
*
44. Il secondo[29] fatto memorabile:
[1] Una volta vidi tre nuovi spiriti
giunti dal mondo, che giravano intorno scrutando
ed esplorando tutto. Erano meravigliati per il fatto che seguitassero a vivere
come uomini uguali a prima e che vedessero anche cose simili. Essi erano
consapevoli di essere separati dal mondo precedente o naturale, ed avevano
creduto che non avrebbero vissuto di nuovo come uomini prima del giorno del
giudizio universale, nel quale le loro ossa custodite nelle tombe sarebbero
state di nuovo rivestite di carne. Quindi per superare tutti i dubbi sul fatto
che fossero veramente uomini, di volta in volta osservavano e toccavano se
stessi e gli altri, tastando tutti gli oggetti, e si convincevano in mille modi
di essere uomini proprio come nel mondo precedente, solo che adesso si vedevano
in una luce più chiara, e gli oggetti in un più grande splendore,
quindi in una più grande perfezione.
[2] Accadde che due
spiriti angelici andarono loro incontro e li fermarono con queste parole:
«Da dove venite?».
– Essi risposero: “Abbiamo
lasciato il mondo, e ora viviamo di nuovo in un mondo, quindi siamo passati da
un mondo in un altro, per questo ci meravigliamo”. – Quindi i
tre nuovi arrivati interrogarono i due spiriti angelici sul Cielo, e
poiché due di loro erano giovani e nei loro occhi guizzava qualcosa come
una fiammella di desiderio sessuale, gli spiriti angelici chiesero: «Avete forse visto delle donne?»
– Essi risposero affermativamente. E poiché erano già stati
interrogati sul Cielo, proseguirono dicendo: «Nel Cielo tutto è meraviglioso e splendido, e ci son cose che
nessun occhio ha mai visto. Ci sono là anche giovani e fanciulle;
fanciulle di una bellezza tale che si possono qualificare addirittura come
bellezze personificate, e giovani di una moralità tale che si possono
definire moralità personificata. La bellezza delle fanciulle e la
moralità dei giovani corrispondono l’uno all’altra come
forme reciprocamente collegate e l’uno all’altra confacenti».
– I due giovani appena giunti continuarono a chiedere se la forma umana
nel Cielo fosse uguale a quella nel mondo naturale. – La risposta fu:
«Completamente identica. Nulla
è sottratto all’uomo, e nulla alla donna. In una parola:
l’uomo è uomo e la donna è donna in tutta la perfezione
della forma nella quale sono stati creati. Allontanatevi, se volete, ed
esaminatevi se vi sia qualcosa di mancante, se non siete uomini come prima».
[3] Domandarono ancora i
nuovi arrivati: “Abbiamo udito, nel
mondo dal quale siamo trapassati, che in Cielo non si contrae matrimonio, perché
si sarebbe come gli angeli. Perciò, può esserci in questo modo un
amore per il sesso?”. – A questo, gli spiriti angelici risposero: “Qui veramente non c’è il
vostro modo dell’amore per il sesso, ma ben un amore sessuale di tipo
angelico, e questo è casto e libero da ogni allettamento di voglie
lussuriose!”. – Qui i nuovi arrivati obiettarono: “Come può un amore per il sesso
senza voglia lussuriosa essere un amore sessuale?”. E mentre
riflettevano su questo amore, sospirarono e dissero: “Oh, quanto è arida la gioia celeste. Quale giovane
può allora desiderare il Cielo? Non è un tale amore, sterile e
privo di ogni vita?”. – Allora gli
spiriti angelici risposero sorridendo: “L’amore sessuale degli angeli, quindi
l’amore sessuale celeste, è tuttavia pieno delle più intime
delizie. Esso consiste nel più piacevole ampliamento di tutte le parti
della mente, e da lì di tutte le parti del petto. Nel petto si sente
come se il cuore giocasse con i polmoni, e da questo gioco procede respirazione,
voce e discorso, e rendono il rapporto tra i sessi, ovvero tra giovani e
vergini, come la leggiadria celeste stessa che è estremamente pura.
[4] Tutti i nuovi arrivati che salgono al Cielo sono esaminati su questo,
cioè come sono messi con la loro castità. Questo accade mettendoli
in relazione con delle vergini dalla bellezza celestiale. Queste riconoscono
dalla voce, dal discorso, volto e occhi, nei gesti e nella loro sgorgante
atmosfera, quale specie di amore sessuale hanno. Se non è casto, allora
fuggono, e dicono alle altre che hanno visto satiri[30] e lussuriosi uomini. Agli occhi degli
angeli tali nuovi arrivati si trasformano, appaiono arruffati e con i piedi di
vitello o di leopardo. Essi poi vengono gettati giù rapidamente,
affinché con le loro voglie lussuriose non appestino le gioie
celesti”. – Quando seppero ciò, i due giovani
nuovi arrivati parlarono ancora una volta disgustati: “Allora non c’è amore sessuale nel Cielo! Infatti,
cosa sarebbe un casto amore sessuale, se non un amore senza la sua essenza? In
questo modo il rapporto tra giovani e vergini non è uno sterile diletto?
Noi non siamo pietre o gaglioffi[31], ma esseri con percezioni e inclinazioni
viventi!”
[5] A questo, gli
spiriti angelici replicarono con risentimento: «Voi non avete nessuna idea del casto amore per il sesso, perché
non siete ancora casti. In realtà in questo amore esiste la vera e
propria delizia della mente, e perciò anche del cuore, non però
della carne al di sotto del cuore. La castità del cuore, che è
propria ai due sessi, impedisce al casto amore per il sesso di passare al di
là del valico angusto del cuore. Tuttavia nel cuore e al di sopra dello
stesso, la moralità del giovane si delizia della bellezza della
fanciulla nelle gioie del casto amore per il sesso, delizie che sono più
interiori e più ricche di quelle che possono essere descritte con le
parole. Questo tipo di amore per il sesso si trova però solo presso gli
angeli, perché sono nell’amore coniugale, e questo non può
essere possibile con l’amore per il sesso non casto. Il vero amore
coniugale è casto e non ha nulla in comune con l’amore non casto!
Esso è possibile solo con un singolo essere dell’altro sesso, ed
esclude tutti gli altri, poiché è un amore dello spirito e
fluisce dallo spirito nel corpo, e non un amore del corpo e, da questo, un
amore dello spirito. Questo vuol dire che tale amore non aggiunge nessun danno
allo spirito».
[6] Dopo aver udito
questo, i due giovani nuovi arrivati si rasserenarono e dissero: “Quindi c’è lì un
amore per il sesso; infatti, cos’altro è l’amore
coniugale?”. – Nondimeno, gli spiriti angelici
risposero: «Riflettete un po’
più profondamente su questo, allora vi renderete conto che il vostro
amore per il sesso è un amore superficiale, e l’amore coniugale
è di tutt’altra specie, anzi si differenzia come il frumento dalla
pula, o meglio, come l’umano dal bestiale. Se in Cielo chiedeste alle
donne sull’amore extraconiugale, noi vi assicuriamo che risponderebbero: ‘Cos’è
questo? Cosa state dicendo? Come può uscire dalla vostra bocca qualcosa
che offende talmente i nostri orecchi? Come può un amore non creato
essere impiantato nell’uomo?’.
Se invece poi chiedeste loro del vero amore coniugale, vi risponderebbero
certamente così: ‘Non è affatto un amore per il sesso,
ma un amore per un essere dell’altro sesso e sorge quando un giovane vede
la fanciulla a lui provveduta dal Signore, e questa il giovane. Allora entrambi
sentono nel loro cuore ardere il legame coniugale, e diventano consapevoli di
essere creati l’uno per l’altra. Infatti, l’amore incontra
l’amore, così che si riconoscono, e subito le loro anime si
congiungono, e presto anche le loro menti. Da lì questo amore fluisce
nel petto, e ulteriormente anche dopo il matrimonio! Alla fine questo amore
diventa così perfetto, che di giorno in giorno li unisce sempre
più, fino a quando non sono più due, ma come una cosa
sola’.
[7] Noi sappiamo anche che esse giurerebbero che non conoscono nessun altro
amore per il sesso e direbbero: ‘Come potrebbe esserci un amore per
il sesso che non fosse un venirsi incontro (obvius)
e questo reciprocamente, tale da aspirare all’eterna unione, unione che
consiste in questo: che essi sono una carne sola?’». – A questa spiegazione, gli spiriti angelici
aggiunsero ancora: «Nel Cielo non
si conosce affatto cosa sia l’impudicizia, né che esista,
né che lì sia possibile! L’intero corpo degli angeli
trabocca di un freddo da brivido al pensiero di un amore non casto o
extraconiugale; all’opposto, il puro amore coniugale riscalda il loro
intero corpo. La vista di una meretrice presso gli uomini nel Cielo lascia
affievolire tutti i nervi, mentre vanno in tensione alla vista della moglie».
[8] Quando ebbero
sentito questo, i tre nuovi arrivati domandarono se tra i coniugi nel Cielo
esistesse un amore simile come sulla Terra, al che i due spiriti angelici
risposero: «Uno molto simile».
E poiché notarono che questi volevano sapere se lì ci fossero
anche simili ultime gioie, continuarono: «Del tutto simili, ma molto più beate, perché la
percezione e la sensazione degli angeli è molto più fine di
quella degli uomini terreni. E in che cosa consiste la vita di questo amore
terreno, se non provassero la potenza dello stesso? Non si spegnerebbe
l’amore e diventerebbe freddo se mancasse? E questa potenza, non è
la misura, non è forse il vero e proprio gradimetro e la base stessa di
quell’amore? Non è il suo inizio, il suo fondamento e complemento?
Una legge universale dice che il primo ha esistenza e consistenza, e sussiste
sempre nell’ultimo. Lo stesso vale anche per questo amore. Perciò,
se non ci fossero le ultime gioie, allora non ci sarebbe nessuno
nell’amore coniugale».
[9] I nuovi arrivati
chiesero ancora se dalle ultime gioie di questo amore vengono generati anche
figli, e se no, quale utilità porterebbero. – La risposta degli
spiriti angelici fu questa: «Non
figli naturali, ma ben figli spirituali». E alla contro domanda su cosa sono i figli spirituali, gli angeli
risposero: «I due coniugi attraverso le ultime gioie sono sempre
più uniti per il matrimonio del bene e del vero, e in esso
c’è il matrimonio dell’amore e della sapienza. Amore e
sapienza sono i figli generati da quel matrimonio. E poiché l’uomo
nel Cielo è la sapienza, e la donna l’amore per la sapienza, ed
entrambi sono spirituali, allora da loro nessun altro figlio può essere
concepito e generato, se non spirituale. Perciò gli angeli non diventano
tristi dopo il godimento della gioia, come è il caso presso alcuni sulla
Terra, ma al contrario, sono gioiosi. In effetti il loro potere è
costantemente rinnovato, ed essi stessi sono allo stesso tempo ringiovaniti e
illuminati. Chiunque viene nel Cielo, ritorna nella primavera della sua
giovinezza e quindi nelle forze corrispondenti di questa età, e
così rimane per l’eternità».
[10] Quando i tre nuovi
arrivati udirono questo, domandarono: “Non
si legge forse nella Parola che nel Cielo non ci sono matrimoni perché
sono angeli?”[32].
– A questo, gli spiriti angelici risposero: «Levate gli occhi al Cielo e
vi sarà data la risposta». E alla domanda sul perché
dovrebbero levare gli occhi al Cielo, risposero: «Perché da
lì ci vengono tutte le spiegazioni della Parola. La Parola è
sacra fin nel più intimo (penitus), e gli angeli, poiché sono spirituali, v’insegneranno la
comprensione spirituale della stessa». – Dopo un po’ il
Cielo si aprì sulle loro teste, ed essi scorsero due angeli, che
così parlarono: «Ci sono
molti sposalizi nel Cielo come sulla Terra, ma solo tra coloro che sono nel
matrimonio del bene e del vero. Loro soltanto sono angeli. Nel passo citato si
devono comprendere perciò i matrimoni spirituali, le celebrazioni dei
matrimoni del bene e del vero. Questi hanno luogo nel mondo, e non dopo la
morte, quindi nemmeno nei Cieli. Perciò si dice anche delle cinque
vergini stolte che furono invitate alle nozze insieme alle sagge, ma che non
poterono entrare, perché esse non stavano nel matrimonio del bene e del
vero. Esse non avevano l’olio, ma solo le lampade. Per olio c’è da intendere il
bene, e per lampade il vero; ed
essere dati in matrimonio s’intende
entrare nel Cielo, dove c’è quel matrimonio». –
Quando i tre nuovi arrivati sentirono questo, si rallegrarono e furono colmi
del desiderio del Cielo e della speranza su quelle nozze celesti. Allora
dissero: “Vogliamo adoperarci per
una vita morale e costumata, affinché si possano realizzare i nostri
desideri”.
[indice]
۞
Lo stato degli sposi dopo la morte
45. Nel precedente
capitolo è stato mostrato che ci sono matrimoni nel Cielo. Ora bisogna
esaminare se l’unione coniugale contratta sulla Terra continuerà
ad essere durevole dopo la morte oppure no. Infatti, questo non si può
giudicare in base al buon senso dell’intelletto umano, ma solo in base
all’esperienza, come mi è toccata tramite la relazione con angeli
e spiriti, voglio riferire su questo punto, certamente così che soddisfi
anche la ragione. Dopo tutto, lo vogliono sapere i coniugi, poiché
ciò appartiene ai loro desideri più intimi. Uomini e donne che
amano veramente il loro coniuge deceduto, hanno il desiderio di sapere se
quelli stanno bene e se staranno di nuovo insieme. Molti coniugi vogliono
sapere già in anticipo se dopo la morte saranno separati oppure se
vivranno ancora insieme. Coloro che non son d’accordo nel sentimento,
vogliono sapere se saranno separati; gli altri che vivono in armonia, se
potranno vivere ancora insieme. E poiché questo desiderio esiste, voglio
riferirlo, e precisamente in quest’ordine:
(1) Dopo
la morte l’amore per il sesso rimane in ogni uomo così
com’era stato interiormente sulla Terra, vale a dire, nel suo interiore
volere e pensare.
(2) Lo
stesso vale per l’amore coniugale.
(3) Dopo
la morte, per lo più i due coniugi s’incontrano, si riconoscono, si
uniscono di nuovo, e per qualche tempo vivono insieme come nel mondo,
cioè fintanto che sono nel primo stato, quello dell’esteriore.
(4) A
seconda di come si levano di dosso l’esteriore ed entrano
nell’interiore, percepiscono sempre più quale amore e inclinazione
avevano veramente provato l’uno per l’altra, e se possono vivere
insieme oppure no.
(5) Se
possono vivere insieme, rimangono coniugi; se questo non è il caso, si
separano, a volte l’uomo dalla donna, a volte la donna dall’uomo,
talvolta entrambi di comune accordo.
(6) Allora
viene data all’uomo una moglie adatta, e alla donna un marito adatto.
(7) I
coniugi si rallegrano l’uno con l’altro di un simile rapporto come
sulla Terra, nondimeno esso è più delizioso, più felice e
senza generazione di figli; al loro posto subentra una generazione spirituale
che è quella dell’amore e della sapienza.
(8) Questo
accade presso coloro che vanno nel Cielo, altro è il destino di coloro
che vanno nell’inferno.
*
Questi punti devono
essere ora illuminati e motivati singolarmente.
46. (1) Dopo la morte l’amore per il
sesso rimane in ogni uomo così com’era stato interiormente sulla
Terra, vale a dire, nel suo interiore volere e pensare.
Ogni
amore segue l’uomo anche dopo la morte, poiché esso è
l’essenza della sua vita. L’amore predominante come capo
degli altri tipi di amori subordinati rimane nell’eternità
preservato presso l’uomo. Questo si basa sul fatto che l’amore
è il vero e proprio spirito dell’uomo, e da lì anche del
corpo; l’uomo invece dopo la morte diventa uno spirito, e così
porta con sé il suo amore. Poiché l’amore è l’essenza
della vita umana, il destino dell’uomo dopo la morte sarà
chiaramente così com’è stata la sua vita sulla Terra. Per
quanto riguarda l’amore per il sesso, esso è universale,
poiché dalla creazione è innato nell’anima di ogni uomo, al
fine della riproduzione del genere umano, e rappresenta l’intera essenza
dell’uomo. Questo amore rimane per principio conservato, perché
l’uomo anche dopo la morte rimane ancora uomo, e la donna rimane donna, e
perché non c’è nulla nell’anima, nella mente e nel
corpo che non sia maschile nel maschio e femminile nella donna. L’uomo e
la donna sono stati creati così, affinché tendano
all’unione, in modo tale che da due si formi una unità. Questo stimolo è l’amore per il sesso
che precede l’amore coniugale.
Infatti, quest’impulso all’unione è scolpito in ogni singola
cosa del maschio e della femmina, e non può essere cancellato con il
corpo e morire.
47. Si dice inoltre che
l’amore per il sesso rimane così come era fatto interiormente
sulla Terra, perché in ogni uomo si trova un interiore e un esteriore.
Entrambi vengono designati anche come uomo esteriore e uomo interiore, quindi
c’è anche una volontà e un pensiero interiore ed esteriore.
Quando l’uomo muore, veramente lascia indietro il suo esteriore, tuttavia
mantiene il suo interiore, poiché questo appartiene al suo spirito,
mentre l’esteriore al suo corpo. Ebbene, poiché l’uomo
è identico al suo amore e questo amore appartiene al suo spirito,
l’amore per il sesso rimane presso di lui così come era nel suo
interiore. Se lì era coniugale e casto, allora rimane tale anche dopo la
morte. Se invece nell’interiore era lussurioso, allora questo non cambia
neanche dopo la morte. Si sappia, però, che l’amore per il sesso
non è mai di natura uguale in ogni uomo, piuttosto ci sono infinite
variazioni, ma la loro natura rimane com’era nello spirito di ciascuno.
48. (2) Lo stesso vale
per l’amore coniugale.
Esso
rimane così come era stato interiormente nell’uomo sulla Terra,
vale a dire nell’interiore volere e pensare; e poiché
l’amore per il sesso differisce dall’amore
coniugale, qui si parla di entrambi, e si dice che anche quest’ultimo
rimane dopo la morte, come era stato nel suo interiore presso l’uomo terreno.
Ma poiché solo a pochi è chiara la differenza tra l’amore
per il sesso e l’amore coniugale,
all’inizio di questo trattato voglio far precedere qualcosa al riguardo.
L’amore per il sesso è l’amore per parecchi, viceversa, il
coniugale è per un essere dell’altro sesso. L’amore per
parecchi e con molti è solo un amore naturale che l’uomo ha in
comune con animali e uccelli. L’amore
coniugale è d’altra parte un amore spirituale, ed è
proprio solo all’uomo. L’uomo, infatti, è creato ed è
nato per diventare spirituale, e quando l’uomo diventa spirituale, egli
depone l’amore sessuale e si riveste dell’amore coniugale. All’inizio del matrimonio l’amore per
il sesso sembra essere congiunto in un certo qual modo con l’amore coniugale, ma più tardi, quando il matrimonio
si evolve, questi due amori vengono separati. Allora presso le coppie
spirituali l’amore per il sesso viene espulso e l’amore coniugale prende il suo posto. Invece, presso le
coppie che sono naturali, accade il contrario. – Da tutto ciò
è chiaro che l’amore per il sesso, poiché viene praticato
con parecchi, è in sé di specie naturale, anzi bestiale, impuro e
non casto, ed essendo vagante e senza limiti è anche meretricio[33].
Con l’amore coniugale è
completamente diverso. Quindi risulterà chiaro da quanto segue che l’amore coniugale è
spirituale, e può essere considerato come il vero e proprio amore umano.
48a. (3) Dopo la morte
per lo più i due coniugi s’incontrano, si riconoscono, si uniscono
di nuovo, e per qualche tempo vivono insieme come nel mondo, cioè
fintanto che sono nel primo stato, quello dell’esteriore.
Dopo la morte ci sono due stati in cui l’uomo giunge:
l’esteriore e l’interiore. Per primo giunge nell’esteriore,
poi nell’interiore. Mentre è ancora nello stato esteriore, il
marito, se entrambi i coniugi sono morti, s’incontra ancora con sua
moglie. Essi si riconoscono, e se hanno vissuto insieme sulla Terra si uniscono
di nuovo e per un po’ vivono insieme. Finché sono in questo stato,
nessuno dei due conosce la vera inclinazione dell’altro nei suoi
confronti, perché questa si nasconde nell’interiore. Quando
più tardi giungono nel loro stato interiore, questa inclinazione diventa
evidente. Se l’una è in concordanza e in simpatia con quella
dell’altra, continua il loro matrimonio, se no, lo sciolgono. Se un uomo
aveva più mogli, egli si congiunge con loro secondo l’ordine,
finché è ancora nel suo stato esteriore; ma se entra nello stato
interiore, nel quale riconosce le inclinazioni dell’amore nella loro vera
natura, o accoglie una di loro, o le lascia tutte. Nel mondo spirituale,
infatti, come sulla Terra, a un cristiano non è permesso di avere
più donne, perché questo danneggia e profana la religione. Lo
stesso vale per le donne che avevano più uomini. Tuttavia esse non si
uniscono con gli uomini, ma solo si presentano a loro, invece gli uomini le
uniscono a sé. Si sa però che i mariti riconoscono le loro mogli
solo raramente, mentre le mogli riconoscono molto bene i loro mariti,
perché le donne percepiscono l’amore in maniera interiore, mentre
gli uomini in maniera esteriore.
48b. (4) A seconda di come si levano di dosso l’esteriore ed
entrano nell’interiore, percepiscono sempre più quale amore e
inclinazione avevano veramente provato l’uno per l’altra, e se
possono vivere insieme oppure no.
[1] Questo non deve
essere ulteriormente spiegato, perché segue quanto è stato detto
nella sezione precedente. Qui deve solo essere spiegato in quale modo
l’uomo dopo la morte depone l’esteriore ed in sua vece subentra
l’interiore. Dopo la morte sono tutti introdotti per primo in quel mondo
che si chiama il mondo degli spiriti che
si trova nel mezzo tra il Cielo e
l’inferno. Qui sono preparati così, i buoni per il Cielo e i
cattivi per l’inferno.
[2] Lo scopo di questa
preparazione consiste in questo: che l’interiore e l’esteriore
giungano alla concordanza e diventino una cosa sola, cosicché non siano
separati e rimangano due. Nel mondo naturale sono due, invece solo presso gli
uomini sinceri di cuore essi sono uno. La loro dualità si mostra negli
uomini fraudolenti[34]
e astuti, e specialmente negli ipocriti, negli adulatori, nei contraffattori e
nei bugiardi. Nel mondo spirituale invece non è permesso avere una tale
mente divisa; anzi, lì, chi era stato interiormente malvagio sarà
malvagio anche nel suo esteriore! Invece, per colui che era stato buono
interiormente dovrà essere buono in entrambe le vesti:
nell’esteriore e nell’interiore.
[3] Ogni uomo dopo la
sua morte diviene ciò che era interiormente, e non ciò che
sembrava esteriormente. Per questo scopo gli è quindi permesso di
entrare nella sua veste interiore. Cosicché, ognuno finché
è nella veste esteriore, perfino il cattivo, si presenta saggio,
cioè vuole apparire come saggio, anche se nel suo interiore è
pazzo. L’uomo, per vero, attraverso questo cambio di stato può
vedere la sua pazzia e pervenire di nuovo al giudizio, ma se non era rientrato
in sé già sulla Terra, non lo può più fare in
seguito, poiché poi egli amando la sua pazzia vuol rimanere in essa.
Perciò, là il suo esteriore lo porta a questa, per diventar pazzo
allo stesso modo. Così il suo interiore e il suo esteriore divengono una cosa sola, e una volta che questo
accade, egli è maturo per l’inferno.
[4] Per l’uomo
buono è il contrario, poiché egli nel mondo, avendo rivolto il
suo sguardo a Dio, si è auto giudicato. Egli fu saggio nel suo interiore
come nel suo esteriore, pur se talvolta il suo esteriore è stato anche
folle a causa delle seduzioni del mondo e delle sue nullità. Per questo
motivo anche presso di lui l’esteriore deve essere portato in accordo col
suo interiore che, come è stato detto, è savio. Quando ciò
è fatto, questi è maturo per il Cielo. Questo chiarisce come
l’uomo, dopo la morte, si spoglia dell’esteriore e si riveste
dell’interiore.
49. (5) Se possono
vivere insieme, rimangono coniugi; se questo non è il caso si separano,
a volte l’uomo dalla donna, a volte la donna dall’uomo, talvolta
entrambi di comune accordo.
Dopo la
morte le separazioni avvengono perché le unioni sulla Terra sono strette
raramente da un interiore sentimento d’amore, bensì spesso solo da
un sentimento esteriore che nasconde l’interiore. Il sentimento esteriore
dell’amore ha la sua causa e la sua origine nell’amore per il mondo
e per il corpo. Le ricchezze e i possedimenti appartengono all’amore del
mondo, l’amore per il corpo tende ai titoli e cariche onorifiche. A
questi seguono ancora molti stimoli seducenti, come la bellezza ed una
rispettabilità simulata, talvolta anche l’impudicizia. Inoltre i
matrimoni vengono conclusi all’interno del paese, della città, del
villaggio di nascita o di dimora (com’era consuetudine
nel diciottesimo secolo) dove è possibile solo una piccola scelta
limitata nella cerchia delle conoscenze, e anche qui solo tra coloro che corrispondono
al loro stato sociale (et ibi cum
correspondentibus sorti suae). Perciò i matrimoni contratti sulla
Terra sono per la maggior parte esteriori, e non al tempo stesso interiori.
Nonostante ciò, la congiunzione interiore delle anime costituisce il
vero e proprio matrimonio. Tuttavia questa congiunzione è percepibile
solo quando l’uomo dismette l’esteriore e indossa
l’interiore, e questo accade dopo la morte. Perciò poi avvengono
le separazioni, e dopo, ricongiunzioni tra coloro che sono simili e concordi,
se questo non fosse già previsto sulla Terra. Questo accade negli uomini
che già dalla giovinezza avevano amato, desiderato e ottenuto dal
Signore un’adatta e amabile compagna, ed avevano disprezzato e detestato
tutte le voglie immorali.
50. (6) Allora viene
data all’uomo una moglie adatta, e alla donna un marito adatto.
Nel
Cielo possono essere accolte permanentemente solo coppie di coniugi che
interiormente sono una cosa sola, oppure lo possono diventare. Lì,
infatti, due coniugi non sono chiamati due
angeli, bensì un angelo.
Questo è da comprendere anche sotto le parole del Signore: «Non sono più due, ma una carne sola»
[Mt 19,6]. – Altre coppie di coniugi non possono essere accolte nel Cielo
perché lì non dimorano insieme, vale a dire in una casa, in uno
spazio, né possono essere insieme nello stesso letto. Infatti,
poiché nel Cielo sono tutti uniti l’un l’altro secondo le
loro affinità interiori e la vicinanza del loro amore, altrettanto si
trovano vicine le loro dimore. Nel mondo spirituale non ci sono spazi, ma solo
apparenze di spazio conformi alle condizioni di vita dei loro abitanti che
corrispondono ancora alle loro condizioni dell’amore. Per questo motivo
ognuno può dimorare là, solo nella casa che è provveduta e
destinata a lui secondo la natura del suo amore. Se egli dimorasse da qualche
altra parte, lo sentirebbe nel petto e farebbe fatica a respirare. Due, se non
sono simili tra loro, non possono neanche dimorare insieme nella stessa casa, e
questo vale in particolare per le coppie sposate, a meno che non stiano nella
reciproca inclinazione. Se le loro inclinazione è solo esteriore e al
tempo stesso non interiore, già solo il loro luogo di dimora li separa,
e si provvede per l’ulteriore allontanamento. Per questo motivo, per
tutti coloro che dopo la preparazione vengono introdotti nel Cielo, viene
previsto un matrimonio con un coniuge la cui anima è incline
all’unione con quella dell’altro, così che non vogliono
avere due vite, ma una sola. E
perciò dopo la separazione (nell’aldilà) viene data
all’uomo una moglie adatta, e alla donna un marito adatto.
51. (7) I coniugi si
rallegrano l’uno con l’altro di un simile rapporto come sulla
Terra, nondimeno esso è più delizioso, più felice e senza
generazione di figli; al loro posto subentra una generazione spirituale che
è quella dell’amore e della sapienza.
I
coniugi godono una comunione simile l’un l’altro come sulla Terra,
perché l’uomo dopo la morte rimane uomo e la donna rimane donna, e
dalla creazione è suggellata in entrambi l’inclinazione alla
congiunzione. Questa inclinazione nell’uomo appartiene al suo spirito, e
solo da lì al suo corpo. Per questo all’uomo anche dopo la morte,
quando diventa uno spirito, questa inclinazione reciproca rimane conservata.
Essa però non è possibile senza una analoga comunione,
perché l’uomo rimane uomo come prima. Né all’uomo
né alla donna manca qualcosa, ma piuttosto sono del tutto simili come
prima secondo l’aspetto, le inclinazioni e i pensieri. Di conseguenza anche
la loro comunione è completamente simile in tutta la sua pienezza,
poiché l’amore coniugale, come è stato dimostrato, è
casto, puro e santo. Di più su questo si rilegga nel fatto memorabile n.
44. La comunione è quindi solo più piacevole e felicitante,
perché quell’amore, appena l’uomo diventa uno spirito,
diventa più interiore, più puro e più ricettivo. Ogni
piacere cresce però con la percezione, fino a quando viene percepita in
lui anche la più intima beatitudine.
52. Presso gli abitanti del mondo spirituale manca la terza parte,
cioè quella naturale che (nel mondo
naturale) forma il vaso dello spirituale, e lo spirituale non esiste senza un
tale vaso, com'è il caso in tutto ciò che viene generato nel
mondo naturale. Perciò nei matrimoni celesti non esiste una procreazione
di figli, ma al suo posto vi è una procreazione spirituale, cioè
una procreazione dell'amore e della sapienza. Lo spirituale, considerato in
sé, si riferisce all'amore e alla sapienza, e perciò questi figli
nascono da matrimoni spirituali. Si dice che 'nascono', perché l'amore
matrimoniale perfeziona gli angeli, dato che unisce appunto il marito con sua
moglie, per cui entrambi diventano sempre più ‘uomo’. Al n.
50 ho riferito che due coniugi nel Cielo non sono due angeli, ma uno. La loro
unione matrimoniale li colma perciò con l'umano, che consiste nel
desiderio di essere saggi e di amare ciò che appartiene alla sapienza.
53. (8) Questo accade
presso coloro che vanno nel Cielo, altro è il destino di coloro che
vanno nell’inferno.
Ciò che
è stato esposto si riferisce solo agli spiriti che vengono accolti in
Cielo e diventano angeli. Lì all’uomo trapassato veniente dalla
Terra viene data una moglie adatta a lui, e alla donna un marito adatto a lei,
e i due hanno l’un l’altro una comunione felicitante e
beatificante, tuttavia senz’altra generazione che quella spirituale.
Infatti, adesso sono spirituali e i matrimoni in sé sono anche
spirituali, e quindi santi. Quelli che invece vanno
all’inferno sono tutti naturali. I matrimoni puramente naturali non sono
matrimoni, bensì accoppiamenti che hanno la loro origine nel più
impuro piacere. Quale sia l’essenza di tali congiunzioni sarà
trattata in seguito nel titolo ‘Castità e impudicizia’, così come ‘Sull’amore meretricio’.
54. A quanto è
stato finora riferito sulle condizioni dei coniugi dopo la morte, si deve
aggiungere ancora quanto segue:
(a)
Tutti i coniugi solo naturali vengono separati dopo la morte perché in
loro l’amore per il matrimonio si è raffreddato e l’amore
per l’adulterio è divampato. Dopo la separazione si uniscono
talvolta con altri, che il loro coniuge, lasciandosi però di nuovo dopo
breve tempo; questo per innumerevoli volte. Alla fine l’uomo viene
abbandonato ad una qualche meretrice, e la donna ad un qualche adultero. Questo
accade in quel carcere infernale del quale si parla ne ‘L’Apocalisse rivelata’ al n.
153, dove però è proibita la promiscuità[35]
con diversi sotto minaccia di punizione (scortatio promiscua).
(b) I
coniugi, di cui l’uno è spirituale, l’altro invece naturale,
vengono pure separati dopo la morte. Allo spirituale viene dato un coniuge
adatto a lui, mentre l’altro viene indirizzato ai sui pari, nei luoghi dei
piaceri sfrenati.
(c) Chi
sulla Terra ha vissuto da celibe e il suo sentimento ha completamente
allontanato il matrimonio, rimane celibe, in quanto è spirituale; se
invece è naturale si dedica alla fornicazione. Diverso è il
destino di coloro che nel loro celibato avevano desiderato ardentemente il vero
matrimonio oppure avevano intrapreso passi in tal senso senza successo; essendo
essi spirituali, per loro sono previsti matrimoni felici, ma solo quando
entreranno nel Cielo.
(d) Chi
aveva vissuto come vergine o come uomo rinchiuso nei monasteri, al termine
della loro vita monastica che continua per qualche tempo anche dopo la morte,
viene dispensato e può poi decidersi liberamente per una vita
matrimoniale o una vita da celibe. Chi non vuol vivere nel matrimonio è
posto tra coloro che vivono nel celibato ai margini del Cielo, se tuttavia si
accende nel desiderio illecito, viene buttato giù.
(e) I
celibi hanno il loro posto ai margini del Cielo, perché la sfera del
celibato perpetuato infesta quella dell’amore coniugale. Perciò la
sfera dell’amore coniugale è la vera e propria sfera celeste,
perché discende dal matrimonio celeste del Signore con la Chiesa.
*
55. Faccio seguire qui due fatti memorabili:
Il primo:
[1] Una volta si
udì dal Cielo una dolcissima melodia. Donne e fanciulle cantavano
insieme un canto che era tanto bello da somigliare all’armonioso
riversarsi del sentimento di un certo amore. I canti celesti non sono altro che
stati d’animo (affectiones),
ovvero emozioni espresse e modificate dai suoni. Infatti, come i pensieri sono
espressi attraverso il linguaggio, lo stato d’animo è espresso
attraverso il canto, per cui sono tenerezze provenienti dal canto. Gli angeli,
dall’armonia e dalla fluidità[36]
della melodia, percepiscono di quale stato d’animo si tratta. Quella
volta c’erano molti spiriti intorno a me, e da alcuni appresi che essi
sentivano questo canto dolcissimo, trattandosi di un canto che esprimeva un
amorevole stato d’animo, il cui contenuto però non era loro
chiaro. Perciò avevano formulato varie supposizioni, ma invano. Alcuni
supposero che il canto esprimesse i sentimenti che animano i promessi sposi
durante il fidanzamento[37],
altri pensavano si trattasse del sentimento dello sposo e della sposa al
matrimonio, altri ancora del sentimento del primo amore tra uomo e donna.
[2] All’improvviso
apparve in mezzo a loro un angelo dal Cielo e spiegò: “Essi cantano il casto amore per il sesso”.
– I presenti
però domandarono: “Cos’è
questo casto amore per il sesso?”. – L’angelo rispose:
«È l’amore di un uomo
per una vergine o una donna bella e decente, libero da ogni idea sensuale; e
viceversa è l’amore di una vergine o di una donna verso un uomo».
– Appena ebbe pronunciato questo, l’angelo scomparse. Il canto
però continuò, e poiché ora gli spiriti conoscevano il
contenuto dello stato d’animo che esso esprimeva, lo percepirono anche
diversamente, ognuno in accordo con lo stato del proprio amore. Coloro che
guardavano castamente le donne, udivano il canto armonioso e delizioso; invece
gli altri che lanciavano sguardi non casti alle donne, udivano un canto
disarmonico e triste, e quelli che guardavano le donne con ripugnanza lo
udivano come stonato e rauco.
[3] All’improvviso
la pianura su cui si trovavano gli spiriti si trasformò in un
anfiteatro, e risuonò un grido: “Esaminate questo amore”. – E subito apparvero alcuni
spiriti provenienti da differenti società e, in mezzo a loro, alcuni
angeli in vesti bianche. Questi, prendendo la parola, dissero: «In questa parte del mondo spirituale abbiamo
fatto delle ricerche su tutti i generi di amore, non solo sull’amore
dell’uomo verso l’uomo e della donna verso la donna, ma anche sul
reciproco amore tra uomo e donna, così come sull’amore del marito
per la moglie e della moglie per il marito. Ci è stato permesso di
percorrere in lungo e in largo le società ed esaminarle, ma non abbiamo
ancora trovato un amore casto per il sesso, all’infuori di coloro che
vivono nell’amore veramente coniugale in una inesauribile forza. Questi
però si trovano nei Cieli più alti. Ci è stato inoltre
permesso di percepire l’influsso di questo amore nelle sensazioni del
nostro cuore, ed abbiamo sentito profondamente che esso supera in
amabilità ogni altro amore, eccettuato l’amore di due coniugi i
cui cuori sono ‘uno’. Noi vorremo pregarvi di esaminare questo
amore più da vicino, perché per voi è nuovo e sconosciuto,
perché esso è la delizia stessa, che noi nel Cielo lo
qualifichiamo come l’amenità[38] stessa».
[4] Quando i presenti
cominciarono con le indagini, si annunciarono prima coloro che non riuscivano a
pensare al matrimonio insieme alla castità, e dissero: “Chi può, alla vista di una incantevole
e adorabile fanciulla o donna, reprimere le sue immaginazioni e tenerle libere
dal desiderio, amandone la sua bellezza, e tuttavia non provare il minimo
desiderio di goderla, se gli fosse permesso? Chi potrebbe trasformare in
castità l’innata brama in ogni uomo, a tal punto che essa, per
così dire, non sia più esistente, e nondimeno amare? Può
forse l’amore per il sesso, quando stimola i pensieri attraverso gli
occhi, arrestarsi alla vista della donna? Non scende all’istante
giù al petto e ancora oltre? Le asserzioni degli angeli, secondo cui
deve esserci un amore casto che è il più dolce, ed è
raggiungibile solo dai mariti che sono nel vero amore coniugale e in potenza
mai mancante con le loro mogli, ci appaiono come chiacchiere vuote. Possono
essi, più che noi altri, alla vista delle bellezze, mantenere le idee
dei loro pensieri che si librano in elevate altezze, affinché non
scendano a ciò che costituisce quell’amore?”
[5] Dopo di loro si
espressero quelli che di fronte alle loro mogli erano freddi,
ma si infervoravano per il sesso femminile di altre. Essi dissero: “Che significa il casto amore per il
sesso? Non è subito evidente una contraddizione nell’amore per il sesso, se si collega ad esso il
concetto della castità? Ed è peraltro una condizione contraddittoria
(contradicito in adjecto) qualcosa a cui si prende il suo carattere
per renderla nulla! Come può il casto amore per il sesso essere il
più dolce di tutti gli amori, se attraverso la castità viene privato
della sua dolcezza? Voi tutti, nondimeno, sapete dove risiede la
‘dolcezza’ di quell’amore; se l’idea della congiunzione
è bandita, dov’è e da dove viene poi la dolcezza?”.
– A questo punto, alcuni
sollevarono obiezioni e dissero: “Siamo
stati insieme alle donne più belle e tuttavia non abbiamo provato nessun
desiderio; perciò noi conosciamo cos’è il casto amore per
il sesso!”. – Invece i loro compagni che conoscevano la loro
lussuria, non approvarono questo, e risposero: “In quel tempo vi trovavate in uno stato di avversione sessuale, e
precisamente per impotenza, e questo non è nessun casto amore per il
sesso, ma solo l’ultimo stadio dell’amore non casto!”
[6] Gli angeli che
avevano ascoltato tutto questo con indignazione, pretesero ora che dovessero
parlare coloro che stavano al lato destro, ovvero verso mezzogiorno. Questi
dissero: “C’è un amore
dell’uomo per l’uomo, della donna per la donna[39],
ma c’è anche un amore dell’uomo per la donna e della donna
per l’uomo. Tutte queste coppie di amori sono completamente diverse tra
loro. L’amore dell’uomo per l’uomo è, in certo qual
modo, l’amore dell’intelletto per l’intelletto, poiché
l’uomo è stato creato ed è nato per questo, per diventare
assennato. L’amore della donna per la donna è, per così
dire, l’amore del sentimento per il sentimento, per l’intelletto
degli uomini, in fin dei conti la donna è stata creata ed è nata
per diventare l’amore dell’intelletto dell’uomo. Gli altri
due tipi di amori, quello dell’uomo per l’uomo e della donna per la
donna, non penetrano completamente nel petto, ma restano fuori e si toccano
soltanto, quindi i due non si congiungono intimamente. Perciò gli uomini
sogliono lottare tra loro come concorrenti, portando in campo l’uno verso
l’altro motivi razionali su motivi razionali, mentre le donne a causa dei
loro desideri, talvolta si lanciano l’una sopra l’altra adoperando
i pugni.
[7] L’amore dell’uomo per la donna è l’amore
dell‘intelletto e l’inclinazione per lo stesso, e questo penetra
completamente e congiunge i due. Dunque, questa congiunzione è
quest’amore. La congiunzione delle menti, ma non allo stesso tempo dei
corpi, ovvero il solo impulso alla congiunzione delle menti, è lo
spirituale, e quindi il casto amore. Questo amore si trova solo presso coloro
che sono nel vero amore coniugale, e di qua nella potenza superiore,
perché per amore della castità essi non ammettono
l’influsso dell’amore fisico di un altra donna, bensì solo
quello della propria moglie. E poiché si mostra presso di loro una
potenza superiore, non possono far altro che amare l’altro sesso e, al
tempo stesso, detestare ogni impudicizia. Perciò presso di loro si trova
il casto amore per il sesso, che in fondo è un’intima amicizia
spirituale che attinge la sua dolcezza dall’eminente ma casta potenza.
Essi possiedono questa potenza perché hanno rinunciato completamente a
qualsiasi tipo di fornicazione, e questa potenza è casta perché
spetta solo alla moglie che è la sola amata. Infatti, ora in questo
amore non partecipa la carne, ma solo lo spirito, esso è casto, e
poiché la bellezza della donna in seguito all’innata disposizione
penetra al tempo stesso nella mente, esso è dolce”.
[8] A queste parole,
molti dei presenti si tapparono gli orecchi e gridarono: “Queste parole offendono i nostri orecchi, e ciò che voi
dite non ha per noi nessun valore!”. Erano i non casti che parlavano così.
– Ora si udì nuovamente un canto celeste
ancora più bello di quello precedente, ma ai non casti quel suono
sembrò così orribile, che per sfuggire alle stridenti dissonanze
che sentivano si precipitarono fuori dall’anfiteatro e fuggirono. Solo
pochi, che erano abbastanza saggi da amare il casto amore coniugale, rimasero.
*
56. Il secondo fatto
memorabile:
[1] Un giorno mentre
conversavo con gli angeli nel mondo spirituale, s’impadronì di me
il desiderio piacevole di rivedere il ‘Tempio della sapienza’ che
già in precedenza una volta avevo visitato. Chiesi loro la via per raggiungerlo
ed essi dissero: «Segui solo la
luce, allora lo troverai». – Alla mia domanda su cosa
significasse ‘segui la luce’
essi risposero: «La nostra luce
splende sempre di più, quanto più si viene vicini a quel tempio.
Segui perciò l’aumento della luce. La nostra luce procede dal Signore,
come il Sole del Cielo, ed è in sé e per sé sapienza».
– In compagnia dei due angeli procedetti incontro alla luce crescente. Un
ripido sentiero portava fino alla vetta di una collina nella regione
meridionale. Qui si trovava una magnifica porta. Quando il guardiano vide gli
angeli con me, aprì la porta. Ed ecco apparire un vestibolo formato da
palme e alberi di alloro lungo i quali proseguimmo. Il vestibolo di colonne
girava tutt’intorno e terminava in un giardino in mezzo al quale sorgeva
il tempio della sapienza. Quando mi guardai intorno, scorsi alcuni edifici
più piccoli, riproduzioni del tempio. In essi si trovavano i saggi. Ci
avvicinammo ad uno di loro e gli parlammo alla porta spiegandogli il motivo
della nostra venuta e come eravamo arrivati lì. Egli ci accolse
volentieri, ci pregò di entrare e disse: “Siate i benvenuti! Entrate, e uniamoci nelle conversazioni sulla
sapienza”.
[2] Notai che la piccola
dimora era come divisa in due sezioni, e tuttavia era una. Era divisa nel mezzo
da una parete trasparente, ma appariva come una, a causa della trasparenza
cristallina. Quando m’informai del motivo, mi fu risposto: “Io non sono solo, mia moglie è
con me. Noi quindi siamo due; tuttavia non due, ma una carne sola!”.
– “Ma”, replicai, “io so che tu sei un savio. Cosa
centra il savio o la sapienza, con una donna?”. – Un po’
indignato a questa mia osservazione, storse il viso, stese la mano, ed ecco,
subito altri savi si presentarono dalle case vicine, e a questi disse
scherzando: “Il nostro forestiero
mi ha domandato cosa c’entra il savio o la sapienza con una donna”.
– Al che, tutti sorrisero e dissero: “Cos’è
un savio, ovvero la sapienza, senza la donna, ovvero senza l’amore? Per
la sapienza del savio, la moglie è l’amore!”
[3] Il padrone di casa
disse: “Introduciamoci in una
conversazione sulla cause della sapienza, in primo luogo sull’origine
della bellezza del sesso femminile”. Ora in successione si espressero
così sull’argomento. – Il primo nominò questo
come causa: “Le donne sono state
create dal Signore come inclinazioni alla sapienza degli uomini, e
l’inclinazione alla sapienza è la bellezza stessa”.
– Il secondo espose la causa seguente: “La donna è stata creata dal Signore per intercessione
della sapienza dell’uomo; poiché è stata presa dall’uomo,
perciò è la forma della sapienza animata dal sentimento
dell’amore. Il sentimento dell’amore è tuttavia la vita
stessa, perciò la donna è la vita della sapienza e l’uomo
è la sapienza. Tuttavia, la vita della sapienza è la bellezza
stessa”. – Il terzo saggio menzionò questo come causa: “Alle donne è data la
percezione delle delizie dell’amore coniugale, e il loro intero corpo
è un organo di questa percezione; perciò la dimora delle delizie
dell’amore coniugale con le sue percezioni non poteva essere nient’altro
che la bellezza.
[4] Il quarto disse: “Il Signore ha preso all’uomo la
bellezza e l’avvenenza della vita e l’ha trasferita alla donna. Per
questa ragione l’uomo senza la riunificazione con la bellezza e
l’avvenenza di sua moglie è più tenebroso, è
taciturno, arido e spiacevole, e al massimo è savio per se stesso, e
questo significa che è un intontito! Se invece è unito con la
bellezza e la grazia vivente di sua moglie, egli diventa piacevole, gentile,
vivace e amabile, quindi savio”. – Il quinto dichiarò che
la causa risiedeva in questo: “Le
donne sono create come bellezze non a causa di loro stesse, ma a causa degli
uomini, affinché gli uomini, di per sé duri, siano ammorbiditi,
la loro mente da austera diventi mite, e il loro cuore da freddo diventi caldo.
E questo accade anche in quanto sono una carne sola con le loro mogli”.
[5] Il sesto saggio espose come
causa la seguente: “L’Universo
è stato creato dal Signore come l’opera più perfetta, ma in
esso nulla è più perfetto di una donna, bella di viso e
incantevole nei costumi, e precisamente per questo: affinché
l’uomo possa rendere grazie al Signore per la Sua grande
generosità, e ripagarLo con l’accoglienza della sapienza che
procede da lui”. – Tutto questo e molte altre cose del genere
furono espresse quando apparve la moglie al di là della parete
cristallina e disse a suo marito: “Parla
anche tu, se vuoi”. Egli lo fece anche, e nelle sue parole si
percepì la vita della sapienza che emanava dalla moglie e nel tono della
sua voce che vi giaceva il suo amore. Così si confermò la
verità espressa attraverso l’esperienza. – Dopo questo,
percorremmo in lungo e in largo il tempio della sapienza e il suo ambiente
paradisiaco. Poi ce ne andammo. Pieni di gioia procedemmo attraversando il
vestibolo di colonne fino alla porta, scendendo per la stessa via dalla quale
eravamo saliti.
[indice]
۞
Il vero amore coniugale
57. L’amore
coniugale ha infinite variazioni. In nessun uomo esso è uguale a un altro,
anche se appare simile presso molti, sebbene solo dal punto di vista fisico. In
base a un giudizio talmente rozzo e ottuso, l’uomo non può
differenziare abbastanza tali cose. Con un giudizio in base al punto di vista
fisico, la mente prende in considerazione solo le impressioni sensoriali
esteriori. Chi però giudica le cose spiritualmente, vede le differenze.
Le differenze diventano ancora più chiare per colui che è in
grado di innalzare la sua capacità di giudicare al punto che le separa
dai sensi e con ciò le eleva in una luce più limpida. Egli
può poi confermare attraverso il suo intelletto che l’amore coniugale non è completamente uguale in nessun
uomo come presso un altro. E tuttavia nessuno – per quanto possa elevare
il suo intelletto ‒ può riconoscere le infinite variazioni di
questo amore in una chiara luce, a meno che non sappia prima che
cos’è esso veramente nella sua essenza e purezza, vale a dire
com’era quando fu impiantato nell’uomo da Dio insieme alla vita.
Non conoscendo questo stato della sua massima perfezione, si cercherà
invano di sondare le sue differenze attraverso una qualsiasi indagine;
perché allora, non essendoci un punto fisso di partenza dal quale si
potrebbero dedurre le differenze alle quali si riferiscono e, per così
dire, mirano, allora non si lasceranno mostrare nella loro vera luce e prive di
inganni. Questa è la ragione per la quale noi vogliamo qui cominciare a
descrivere questo amore nella sua vera essenza, e poiché esso stesso era
così quando fu impiantato nell’uomo insieme alla vita, voglio
descrivere il suo stato originario. In questo stato esso era effettivamente il
vero amore coniugale. Ecco
perché questo capitolo è anche intitolato così. I singoli
punti di questa descrizione sono i seguenti:
(1) Esiste il vero amore coniugale, ma al giorno d’oggi
è diventato così raro che non si sa più in cosa esso
consiste veramente, anzi a malapena si sa che esiste.
(2) L’origine di questo amore è il matrimonio
del bene e del vero.
(3) Questo amore sta in rispondenza con il matrimonio del
Signore con la Chiesa.
(4) Dalla sua origine e dalla sua rispondenza, questo amore
è celeste, spirituale, santo, puro e immacolato, davanti ad ogni altro
amore che proviene dal Signore, esistendo presso gli angeli del Cielo e presso
gli uomini della Chiesa.
(5) Esso costituisce anche il fondamento di tutti gli amori
celesti e spirituali, quindi di tutti gli amori naturali.
(6) In questo amore sono contenute tutte le gioie e le
delizie, dalle prime fino alle ultime.
(7) Nessuno raggiunge questo amore e può rimanere in
esso, salvo quelli che si rivolgono al Signore, che amano le verità
della Chiesa e fanno il bene conseguente.
(8) Presso gli antichi che vivevano nell’età
dell’oro, dell’argento e del bronzo, esso era il sommo
dell’amore, poi a poco a poco andò scomparendo.
*
Qui di seguito la spiegazione di
questi temi.
58. (1) Esiste il vero
amore coniugale, ma al giorno d’oggi è diventato così raro che non
si sa più in cosa esso consiste veramente, anzi a malapena si sa che
esiste.
Si
può riconoscere veramente che esiste questo amore coniugale descritto
nelle pagine seguenti. Si pensi al suo primo stato quando inizia ad insinuarsi
nel cuore di un giovane e di una fanciulla, e lì mette radici. In questo
stato ognuno di loro comincia ad amare e a desiderare un solo essere
dell’altro sesso. Questo cresce ancora al tempo del fidanzamento, dove
è persistente, e progredisce fino al matrimonio stesso e nei primi tempi
successivi. – Chi non riconoscerebbe e non acconsentirebbe quando diciamo
che questo amore è il fondamentale di ogni tipo di amore e in esso sono
concentrate tutte le gioie e le delizie dalle prime alle ultime? Chi non sa che
dopo il primo tempo delizioso un po’ alla volta questa gioia
dell’amore cessa e scompare, finché alla fine viene appena ancora
percepita? Se poi dici loro, come prima, che questo amore è il
fondamentale di ogni amore, e che in esso sono racchiuse tutte le gioie e tutti
i diletti, allora non acconsentono più e non lo fanno valere. Essi
dicono poi perfino che sono buffonate o mistificazioni che vanno oltre la
ragione. Da ciò è quindi evidente che il primo amore nel
matrimonio emula il vero amore coniugale e, in un certo qual modo, si
può vedere come in un immagine. La ragione sta nel fatto che in questo
primo stato, l’amore non casto per il sesso è, per così
dire, ripudiato, e al suo posto subentra l’amore verso un singolo essere
dell’altro sesso; così il vero e casto amore coniugale prende il
suo posto. In questo stato, chi è che, tra tutti gli uomini, non guarda
indifferente che la propria beneamata?
59. [1]
Il motivo per cui il vero amore coniugale è così raro che non si
sa nemmeno come è fatto, anzi, che a malapena se ne conosce
l’esistenza, sta nel fatto che dopo il matrimonio le delizie
precedentemente provate si ritirano per mancanza di sensibilità, e
lasciano il posto all’indifferenza. Ci sono troppe cause per questo
cambiamento di stato per poterle riportare qui nel dettaglio, questo avverrà
solo nel seguito, quando saranno trattate le cause della crescente freddezza,
della separazione e del divorzio, secondo il loro ordine. Allora si
vedrà che nel tempo presente, presso la maggior parte degli uomini,
quell’immagine dell’amore
coniugale e, con questa, anche la conoscenza dello stesso è stata
tanto cancellata, che non sanno più come è fatto questo amore,
anzi sanno a malapena che esiste. È noto che ogni uomo quando nasce
è puramente corporeo, diventa in seguito naturale e si interiorizza sempre
di più, e così a poco a poco diventa razionale, e infine
spirituale. Il motivo per questo graduale sviluppo sta nel fatto che il
corporeo è come un terreno, in cui le cose naturali, razionali e
spirituali, sono seminate nel loro ordine. In questo modo l’uomo diventa
sempre più uomo.
[2] Qualcosa di simile
accade quando l’uomo entra nello stato di matrimonio. Allora,
poiché si unisce con una compagna, dovrà formare con questa un
solo uomo, un uomo più perfetto. Da questo, come è stato mostrato
sopra, il primo stato è in un certo qual modo un’immagine,
poiché inizia col corporale e avanza verso il naturale; tuttavia, per
quanto riguarda la vita coniugale, all’unione per l’unità. Chi ama il naturale corporeo e solo il
razionale che ne proviene, può essere unito con un coniuge solo in
maniera esteriore, per l’unità. Quando l’esteriore vien
meno, il freddo s’insinua nell’interiore. La conseguenza è
che le gioie di quell’amore vanno perdute. Dapprima vengono rimosse a
partire dalla mente, e in seguito anche dal corpo. Alla fine non rimane
più nulla, nemmeno il ricordo dello stato iniziale del matrimonio,
neppure la sua conoscenza. E poiché questo avviene presso la maggior
parte degli uomini nel tempo presente, non c’è da meravigliarsi
che non si sappia più nulla sulla vera natura dell’amore coniugale, tanto meno che possa
esistere veramente. – Diversamente si svolgono le cose presso gli uomini
spirituali. Per loro il primo stato del matrimonio è come
un’iniziazione alle beatitudini che non hanno mai fine, che aumentano
nella misura in cui lo spirituale razionale della mente, e da questo poi il
sensuale naturale del corpo dei due coniugi, si congiunge e si unisce
l’uno con l’altro. Questi casi sono tuttavia rari.
60. (2)
L’origine di questo amore è il
matrimonio del bene e del vero.
Ogni
uomo intelligente riconosce che tutto nell’Universo è in relazione
al bene e al vero, perché ciò rappresenta una verità
universale. Ma deve anche essere riconosciuto che questa verità
universale è congiunta strettamente con l’affermazione precedente,
poiché in tutto e in ogni cosa è unito il bene con il vero e il
vero con il bene, essendo anche questo (il matrimonio) una verità
universale, coerente con le altre. Il motivo per cui ogni cosa
nell’Universo si riferisce al bene e al vero, e viceversa il bene
è congiunto con il vero, sta nel fatto che entrambi procedono dal
Signore, e precisamente come una cosa
comune. In questo si tratta dell’amore
e della sapienza. E poiché
sono allo stesso tempo il Signore, sono anche da Lui. Tutto ciò che
appartiene all’amore, si chiama bene,
tutto ciò che appartiene alla sapienza si chiama vero, e poiché entrambi procedono dal Signore quale
Creatore, ne consegue che entrambi sono presenti in tutte le cose create.
Questo può essere spiegato con il calore e la luce che procedono dal
Sole. Tutte le cose sulla Terra devono il loro essere a lui, poiché
secondo la sua presenza e collegamento, tutto germoglia. Il calore naturale
corrisponde al calore spirituale, vale a dire all’amore, e la luce naturale corrisponde alla luce spirituale,
vale a dire alla sapienza.
61. Nel capitolo
seguente sarà dimostrato che l’amore
coniugale deriva dal matrimonio del bene e del vero. Qui viene solo
menzionato per mostrare che questo amore è celeste, spirituale e santo,
perché è di origine celestiale. Ma affinché si possa
riconoscere che l’amore coniugale trae origine dal matrimonio del bene e
del vero, deve essere detto del tutto brevemente quanto segue: in precedenza è stato
detto che in tutto e in ogni cosa creata vi è una unione del bene e del
vero, ma un’unione si forma solo quando è reciproca, perché
se rimane unilaterale[40],
presto si dissolve da sé. E poiché ora esiste un’unione
reciproca del bene e del vero, deve esserci un vero del bene oppure dal bene, e
un bene del vero rispettivamente dal vero. Nel prossimo capitolo si
vedrà che nell’uomo, il vero del bene oppure il vero dal bene
è il vero e proprio maschile, mentre il bene del vero, rispettivamente
il bene dal vero, è nella donna, ed è il vero e proprio
femminile; inoltre, esiste un’unione coniugale tra i due. Qui è
stato solo citato per fornire un’idea preliminare di questo.
62. (3) Questo amore sta in
rispondenza con il matrimonio del Signore e della Chiesa.
Questo deve
significare: come il Signore ama la Chiesa e vuole che la Chiesa Lo ami,
così devono anche il marito e la moglie amarsi l’un l’altro.
La rispondenza tra i due è nota nella cristianità[41].
Ma come essa è fatta ancora non si sa. Perciò questa rispondenza sarà
esposta pure in una sezione speciale. Qui viene solo menzionato,
affinché si possa riconoscere che l’amore
coniugale è perciò celeste, spirituale e santo, perché
corrisponde al celestiale, spirituale e santo matrimonio del Signore con la
Chiesa. Questa rispondenza deriva anche dall’origine dell’amore coniugale nel matrimonio del bene
e del vero, di cui si è trattato alla sezione precedente, e precisamente
perché il matrimonio del bene e del vero è la Chiesa
nell’uomo. Il matrimonio del bene e del vero è il medesimo come il
matrimonio dell’amore e della fede, perché il bene appartiene
all’amore e il vero alla fede. Bisogna riconoscere che questo
matrimonio costituisce la Chiesa, poiché è una verità
universalmente valida, e ogni simile verità viene riconosciuta non
appena la si ascolta. Questo si basa sull’influsso del Signore e, al
tempo stesso, sulla conferma da parte del Cielo. Poiché la Chiesa
è del Signore, in quanto procede da Lui, e poiché l’amore coniugale corrisponde al
matrimonio del Signore con la Chiesa, ne consegue che questo amore procede dal
Signore.
63. Sarà spiegato
in un’altra sezione come la Chiesa viene formata dal Signore e attraverso
di essa l’amore
coniugale tra due sposi. Qui espongo solo quel tanto per comprendere che la Chiesa è formata dal Signore presso il marito, e
attraverso di lui presso la moglie, e che essi, se questo è successo
presso i due, rappresenta una Chiesa perfetta. Infatti, allora vi è una
piena unione del bene e del vero, e questa unione è la Chiesa. Qui di seguito, con argomenti convincenti, sarà
dimostrato che l’inclinazione all’unione, quindi l’amore
coniugale, mantiene lo stesso passo con l’unione del bene e del vero, e
quindi, con la sorgente Chiesa nella coppia dei coniugi.
64. (4) Dalla sua
origine e dalla sua rispondenza, questo amore è celeste, spirituale,
santo, puro e immacolato, davanti ad ogni altro amore che proviene dal Signore,
esistendo presso gli angeli del Cielo e presso gli uomini della Chiesa.
[1] Sopra è stato
brevemente e provvisoriamente confermato che l’amore coniugale presenta
questa caratteristica a causa della sua origine nel matrimonio del bene e del
vero; altrettanto, anche a causa della sua rispondenza con il matrimonio del
Signore con la Sua Chiesa. Questi due matrimoni sono il Santo stesso, e l’amore coniugale è come
una propaggine di Questi. Perciò l’amore coniugale viene ammesso
dal Signore Stesso come una Sua creazione, così quindi anche la stessa
santità, e per questo esso viene costantemente purificato e raffinato.
Se poi l’uomo sviluppa volontariamente un desiderio e un tendere verso l’amore coniugale, questo diventa
in lui sempre più puro e più genuino di giorno in giorno fin
nell’eternità.
[2] L’amore coniugale è chiamato celeste e spirituale
perché si trova presso gli angeli nei Cieli. Presso gli angeli del Cielo
più alto, i cosiddetti angeli celesti, esso è celeste; presso gli
angeli del Cielo sottostante, i cosiddetti angeli spirituali, l’amore coniugale è
spirituale. Gli angeli sono così chiamati perché i celesti vivono
nell’amore e, da questo, nella sapienza; invece gli spirituali vivono
nella sapienza e, da questa, nell’amore. Così è anche per
il loro legame coniugale.
[3] Ebbene,
poiché l’amore coniugale si trova sia presso gli angeli del Cielo più
alto come del Cielo più basso come è stato dimostrato anche nel
primo capitolo sui ‘matrimoni nel Cielo’, allora è
chiaro che è santo e puro. Quando si dice che questo amore, nella sua
essenza, e in base alla sua origine, è santo e puro di fronte ad ogni
altro amore presso gli angeli e gli uomini, è perché esso forma,
per così dire, la testa di tutti gli altri tipi di amori. Su questa sua
elevazione dovrà essere detto di più nel seguente scritto.
65. (5) Esso costituisce
anche il fondamento di tutti gli amori celesti e spirituali, quindi di tutti
gli amori naturali.
L’amore
coniugale secondo la sua essenza è perciò il fondamento di tutti
gli amori del Cielo e della Chiesa, perché la sua origine sta nel
matrimonio del bene e del vero; da questo vengono fuori tutti i tipi di amori
che formano sia il Cielo che la Chiesa presso l’uomo. Il bene di questo matrimonio costituisce
l’amore, il vero la sapienza, e
quando la sapienza si associa all’amore o si congiunge anche con esso,
diventa autentico amore; e quando l’amore si associa alla sapienza e si
unisce con essa, diventa autentica sapienza. Il vero amore coniugale non
è altro che l’unione tra amore e sapienza. – Due coniugi,
nei quali c’è nello stesso tempo (in quibus simul est ille amor) questo amore, sono immagine e forma
dello stesso. Anche nei Cieli, dove i volti degli angeli sono una vera
riproduzione dei loro sentimenti d’amore, sono tutte somiglianze
dell’amore coniugale; questo
dimora in loro non solo in generale, ma in ogni particolarità interiore,
come è già stato mostrato sopra. Poiché ora i due coniugi
sono nell’immagine e nella forma di questo amore, ne consegue che ogni
amore che vien fuori dalla forma dell’amore stesso, come conseguenza
è un’immagine di questo. – Se dunque l’amore coniugale è celeste e spirituale, lo sono
anche i tipi di amori che ne derivano. Di conseguenza l’amore coniugale è come un padre, e tutti i restanti
tipi di amori sono come suoi figli. A questo è congiunto strettamente
che nei matrimoni degli angeli nei Cieli vengono generati dei figli spirituali,
figli dell’amore e della sapienza ovvero del bene e del vero. Su questo
si rilegga al n. 51.
66. Sembra emergere
chiaramente che, allo stesso modo, gli uomini sono stati creati in questo
amore, e in conseguenza di ciò presentano una forma corrispondente.
L’uomo è stato creato perché ami essere saggio e
così diventare sapienza; mentre la donna è stata creata per
diventare l’amore dell’uomo dalla sua sapienza. Questo dimostra che
due coniugi sono le autentiche forme e immagini del matrimonio dell’amore
e della sapienza, ovvero tra il bene e il vero. Si deve però sapere che
non esiste né un bene né un vero che, in sostanza, serva loro
come fondamento (quod non sit in
substantia ut in suo subiecto). Non esiste nessun bene e nessun vero
‘astratto’, perché non avrebbe nessun fondamento e non
sarebbe da nessuna parte, anzi non potrebbe apparire nemmeno come qualcosa di
fuggevole. L’astratto del bene e del vero sono perciò cose che la
ragione può immaginarsi veramente, ma in realtà può pensare
solo in collegamento con qualcosa di sostanziale. Infatti, ogni
rappresentazione dell’uomo, per quanto elevata possa essere, è
sostanziale, cioè legata alla sostanza. Inoltre, si deve sapere che non
c’è nessuna sostanza senza forma. Una sostanza senza forma
equivale a nulla, poiché di essa, nulla può essere dichiarato, Un
soggetto senza verbo è un’assurdità. Queste osservazioni
filosofiche sono state citate per mostrare che due coniugi che vivono nel vero amore coniugale sono di fatto forme del
matrimonio del bene e del vero, ossia dell’amore e della sapienza.
67. Poiché i tipi
di amori naturali provengono dall’amore spirituale, quello spirituale
proviene invece dall’amore celeste; per questo motivo si dice che l’amore coniugale è il
fondamento di tutti gli amori celesti e spirituali, e di conseguenza anche di
tutti i tipi di amori naturali. I tipi di amori naturali si riferiscono
all’amore di se stessi e all’amore per il mondo; quello spirituale
all’amore per il prossimo, e quello celeste all’amore per il
Signore. A causa di questi riferimenti dei differenti tipi di amori, si rileva
anche in quale ordine essi seguono l’uno dopo l’altro e in quale
ordine stanno presso l’uomo. Se seguono il nominato ordine, allora i tipi
di amori naturali dell’uomo vivono da quelli spirituali, questi ancora
dai celestiali, e tutti insieme dal Signore, dal quale hanno origine.
68. (6) In questo amore sono
contenute tutte le gioie e le delizie, dalle prime fino alle ultime.
[1] Tutto quello che l’uomo
percepisce come piacevole, dipende dal suo amore che vi si manifesta, anzi da
ciò, esiste e vive. È noto che le percezioni piacevoli aumentano
nella stessa misura in cui toccano l’amore, ovvero, quanto più le
impressioni (incidentes
affectiones) percepite
toccano l’amore dominante. Poiché l’amore coniugale è l’amore fondamentale di
tutti i buoni tipi d’amore impiantati in ogni particolare nell’uomo
com’è stato mostrato qui sopra, allora le sue impressioni
piacevoli superano quelle di tutti gli altri generi d’amore e le colmano
anche, e dove queste impressioni esistono, sono munite con sensazioni di
piacere, perché ampliano il più intimo dell’animo allo
stesso tempo con il più intimo del corpo, proprio come l’amabile
venatura di una sorgente che la sgorga e la schiude.
[2] Quando è
stato detto che in questo amore sono contenute tutte le delizie dalla prima
fino all’ultima, è perché la sua utilità supera
quella di tutti gli altri tipi di amori. Questo impiego è la
propagazione della specie umana e, di conseguenza, quella del Cielo angelico. E
poiché questo impiego è lo scopo finale di tutti gli scopi finali
della Creazione, in questo amore devono essere contenute tutte le beatitudini,
tutte le gioie, le dolcezze, le grazie e i godimenti che il Signore e Creatore
poteva dare all’uomo. Le sensazioni piacevoli sono conseguenze degli
impieghi e sono poste nell’uomo secondo l’amore dell’impiego.
Questo si mostra nelle gioie che ci vengono trasmesse dagli occhi e orecchi,
dall’olfatto, dal gusto e dal tatto. Ognuno di questi cinque sensi ha i
suoi piaceri con delle variazioni secondo i suoi impieghi particolari.
Perché, allora, non anche il senso dell’amore coniugale, il cui impiego è la totalità di
tutti gli altri impieghi?
69. Io so che pochi
riconosceranno che tutte le gioie e tutte le delizie, dalla prima fino
all’ultima, sono concentrate nell’amore coniugale. Oggigiorno, infatti, l’amore coniugale
è così raro che, come è stato esposto e mostrato prima al
n. 58, niente si sa sulla sua essenza, anzi nemmeno che esiste realmente.
All’infuori del vero amore coniugale le nominate gioie e delizie non si
trovano, e poiché ora questo amore è diventato così raro
sulla Terra, la sua suprema beatitudine può essere descritta solo dalla
bocca degli angeli, perché essi vivono in questo amore. Gli angeli mi
dissero che le gioie più intime di questo amore sono di natura animica,
nella quale dal Signore fluisce dapprima il matrimonio dell’amore e della
sapienza, ovvero del bene e del vero. Queste sono impercettibili e perciò
inesprimibili, perché sono al tempo stesso delizie della pace e
dell’innocenza. Solo nella discesa diventano percettibili sempre
più nelle regioni più elevate della mente come beatitudini, e
nelle parti sottostanti come stati di felicità, da lì nel petto
come delizie, e dal petto si riversano in ogni singola parte del corpo. Alla
fine si uniscono alla delizia delle delizie. – Gli angeli riferirono cose
meravigliose a questo riguardo. Tra le altre cose, dissero che la
varietà di queste delizie sono infinite e anche eterne nell’anima
dei coniugi, e da lì nella loro mente e infine nel loro petto. Queste
delizie sarebbero accresciute negli uomini secondo la sapienza, e precisamente
perché rimangono eternamente nel fiore dei loro anni, e per loro non
c’è beatitudine più grande che diventare sempre più
saggi. Di più, su queste delizie riferite dagli angeli, si trova nei
‘fatti memorabili’ in appendice ai capitoli seguenti.
70. (7) Nessuno
raggiunge questo amore e può rimanere in esso, salvo quelli che si rivolgono al
Signore, che amano le verità della Chiesa e fanno il bene conseguente.
Si dice
che nessuno raggiunge questo amore, se non ci si rivolge al Signore,
perché il matrimonio monogamo[42],
il matrimonio di un uomo con una donna, corrisponde al matrimonio del Signore
con la Chiesa, e perché la sua origine è il matrimonio del bene e
del vero, come è stato esposto sopra ai n. 60 e 62. Questo non
può essere ancora pienamente spiegato, perché questi due
arcani devono essere trattati separatamente, cosa che sarà fatta nelle
sezioni seguenti, di cui uno sull’origine dell’amore coniugale
secondo il matrimonio del bene e del vero, l’altro invece sul matrimonio
del Signore con la Chiesa insieme alla sua rispondenza. Ne consegue quindi che
nell’uomo l’amore coniugale dipende dallo stato della Chiesa in
lui.
71. [1] In effetti,
nessuno può essere nel vero amore
coniugale se non colui che lo riceve in sé dal Signore, quindi
nessuno, se non si rivolge direttamente a Lui e, attraverso di Lui, vive una
vita della Chiesa, poiché questo amore, nella sua origine e nella sua
rispondenza è celeste, spirituale, santo, puro e più genuino di
tutti gli altri tipi di amore che si trovano presso gli angeli nel Cielo e
presso gli uomini nella Chiesa. Questo è stato mostrato al n. 64.
Tuttavia queste caratteristiche si possono trovare solo presso qualcuno che
è stato unito dal Signore e da Lui associato agli angeli nel Cielo.
Uomini di questa specie fuggono tutti i tipi di amori al di fuori del
matrimonio, cioè qualunque unione con altre diverse dalla propria moglie
o dal proprio marito, come fuggirebbero la rovina dell’anima e le
seduzioni dell’inferno. A seconda di come i coniugi nella loro
volontà fuggono anche le voglie e le intenzioni che ne derivano, questo
amore presso di loro viene purificato e, un po’ alla volta, diventa
spirituale, dapprima già mentre vivono sulla Terra, e dopo nel Cielo.
[2] Inoltre, né
presso gli uomini né presso gli angeli un amore può diventare
completamente puro, quindi neanche questo tipo di amore. Ma poiché il Signore
guarda innanzitutto la disposizione della volontà, l’uomo, nella
misura in cui si sforza e persevera in questo, viene introdotto nella purezza e
nella santità del vero amore coniugale. Perciò, nessuno
può giungere nell’amore
coniugale spirituale, se non
quelli che sono guidati dal Signore, perché il Cielo è in questo
amore. L’uomo naturale che deduce il piacere dell’amore coniugale
soltanto dal sensuale, non può avvicinarsi né al Cielo, né
a un angelo, tanto meno a uomo nel quale c’è il vero amore coniugale.
Come è stato affermato ai numeri 65 e 67, questo è il
fondamentale amore di tutte le specie di amori celesti e spirituali.
[3] Attraverso molte
esperienze questo fatto è diventato una certezza per me. Nel mondo
spirituale io ho visto degli spiriti demoniaci, preparati per l’inferno,
che volevano avvicinarsi a un angelo che si dilettava con la sua sposa. Ma non
appena giungevano vicini, divenivano già da lontano come delle furie, e
cercavano spelonche e fosse per precipitarvi dentro a trovare rifugio.
Già da quanto è stato detto nelle avvertenze preliminari nel n.
10, si può concludere che gli spiriti maligni amano ciò che
è in accordo con le loro inclinazioni, per quanto impure possano essere.
Perciò provano avversione davanti a uno spirito celeste che incarna la
purezza e sta in contraddizione alla sua inclinazione.
72. Nessuno ottiene
questo amore e nessuno può essere in questo se non ama le verità
della Chiesa e compie il bene in esse contenute, perché nessun altro
viene accolto dal Signore. Solo questi è in unione con Lui e quindi
può essere conservato da Lui in questo amore. Due cose stabiliscono la
Chiesa e quindi il Cielo presso l’uomo: il vero della fede e il bene
della vita. Il vero della fede opera la presenza del Signore, e il bene della vita,
secondo le verità della fede, opera l’unione con Lui; il che
significa, erigere la Chiesa e il Cielo presso l’uomo. Il vero della fede opera la presenza del
Signore perché appartiene alla Luce, e la Luce spirituale non è
altro che il vero della fede stessa. Il bene
della vita opera l’unione col Signore perché appartiene al
calore, e il calore spirituale non è altro che amore e il bene della
vita appartiene all’amore. È noto che ogni luce, anche nella
stagione invernale, opera la presenza;
la luce insieme al calore opera invece l’unione.
Giardini e aiuole di fiori possono essere visti in qualsiasi luce, ma
fioriscono e portano frutti solo quando il calore si unisce alla luce. Da
queste cose si può concludere che il Signore dà in dono il vero
amore coniugale solo a coloro che conoscono e operano le verità della
Chiesa, ma non a coloro che solo sanno, ma non fanno.
73. (8) Presso gli antichi
che vivevano nell’età dell’oro, dell’argento e del
bronzo, esso era il sommo dell’amore, poi a poco a poco andò scomparendo.
[1] Storicamente non è
documentato che presso gli antichi l'amore coniugale nelle cosiddette epoche
sia stato il massimo di tutti i tipi di amore (Amor amorum), perché di loro non abbiamo testimonianze
scritte. Quello che è ancora esistente degli scritti antichi proviene da
autori di un’epoca successiva. Essi parlano degli antichi popoli e
descrivono la purezza e l’integrità della loro vita, come anche
della lenta decadenza di queste virtù. Similmente, descrivono come decaddero le ere,
da quella dell'oro a quella del ferro. Quest'ultima, quella del ferro, che
è iniziata con quegli autori, la si può riconoscere in certo qual
modo dalle storie della vita di alcuni re, giudici e saggi, i cosiddetti
sofisti[43]. Nel profeta Daniele si trova la profezia
che questa era non avrà la consistenza del ferro, ma sarà come
ferro mescolato con argilla, che non fanno presa tra loro.
[2] Poiché le
cosiddette età dell’oro, dell’argento e del bronzo si
trovano prima del tempo dell’introduzione della scrittura, così
che una conoscenza dei loro matrimoni fatti sulla Terra non ci poteva essere,
è piaciuto al Signore rivelare a me sulla via spirituale una tale
conoscenza. A questo scopo Egli mi ha introdotto nel Cielo dove si trovano le
loro dimore, affinché potessi sentire lì, dalle loro bocche,
qualcosa sulla natura dei matrimoni nelle loro epoche sulla Terra;
poiché tutti gli uomini che sono trapassati dal mondo naturale
dall’inizio della creazione, si trovano nel mondo spirituale, e sono,
riguardo al loro amore, tali e quali erano, e rimangono anche
nell’eternità. Ora, poiché queste cose sono meritevoli di
essere conosciute e raccontate, e poiché confermano la santità
del matrimonio, voglio farle conoscere al pubblico così come mi sono
state mostrate in spirito desto e successivamente richiamate alla memoria da un
angelo, e da me sono state messe giù per iscritto. E poiché gli
scritti come le altre aggiunte provengono dal mondo spirituale secondo i
singoli capitoli del trattato, ho voluto ordinarli secondo la progressione
delle epoche in sei fatti memorabili (secundum
Progressiones Aetatum).
74. Questi sei fatti
memorabili riguardano l’amore
coniugale proveniente dal mondo spirituale, e rivelano la sua natura nelle
prime e nelle successive epoche fino ai tempi odierni. Da questi fatti ne
consegue che quest’amore è gradualmente deviato dalla sua
santità e purezza, e alla fine prese un carattere perverso (usque dum factus est scortatorius), ma
anche che esiste ancora speranza per
il ripristino della sua primordiale o antica santità.
*
75. Il primo fatto
memorabile:
[1] Un giorno, mentre
meditavo sull’amore coniugale, fui
colto dal desiderio di conoscere quale carattere avesse questo amore presso gli
uomini dell’età dell’oro, ma anche, come esso era presso
coloro che vissero nelle epoche delle cosiddette età
dell’argento, del bronzo, e del ferro[44]. Poiché
sapevo che tutti coloro che avevano fatto un buon cammino di vita sono nel
Cielo, allora pregai il Signore affinché mi fosse concesso di parlare
con loro ed essere istruito al riguardo. Ed ecco, un angelo stava
presso di me e disse: “Sono stato
inviato dal Signore per essere tua guida e compagno. Per primo ti
condurrò e ti accompagnerò presso coloro che sono vissuti nella
prima epoca, la cosiddetta età dell’oro. La via che vi conduce non è semplice. Essa conduce attraverso
una foresta tenebrosa che nessuno può attraversare senza una guida
offerta dal Signore».
[2] Io ero nello spirito
e mi preparai per il viaggio. Rivolgemmo lo sguardo verso Oriente. Durante il
viaggio vidi una montagna la cui altezza si innalzava oltre le nuvole.
Attraversammo un grande deserto ed entrammo nella foresta di cui l’angelo
mi aveva accennato prima, che era formata da alberi di diverse specie il cui
ammassamento produceva una grande oscurità. Era attraversata da parecchi
angusti sentieri. L’angelo disse che erano tante vie tortuose che
conducevano fuori strada, e se gli occhi non fossero stati aperti dal Signore
affinché fossero visibili gli ulivi avvolti dai viticci della vite e non
avesse diretto i suoi passi da un ulivo all’altro, il viaggiatore si
sarebbe imbattuto nelle regioni dell’inferno che sono da queste parti,
essendo la foresta
disposta in modo tale da sbarrare il passaggio verso la montagna sulla quale
non dimorava nessun altro popolo che il primordiale.
[3] Quando entrammo
nella foresta, i nostri occhi furono aperti e vedemmo qui e là degli
alberi di ulivi circondati da vigneti, ai quali pendevano grappoli d’uva
di colore azzurro. Gli alberi di ulivo formavano cerchi ininterrotti, in modo
che era possibile percorrere il sentiero tracciato da questi, finché
alla fine scorgemmo un boschetto di alti cedri sui quali erano accovacciate
parecchie aquile. Quando l’angelo le vide, disse: «Ora non siamo più lontani dalla vetta».
‒ Proseguimmo, ed ecco, dietro il boschetto trovammo un campo a forma di
cerchio sul quale pascolavano pecore e agnelli, le forme rappresentative dello
stato d’innocenza e di pace degli abitanti della montagna. Una volta
oltrepassato il campo, ecco apparire a perdita d’occhio una miriade di
tende davanti e di lato. ‒ L’angelo disse: «Ora siamo nel campo, qui sono le legioni del
Signore Jehova. Così definiscono se stessi e le loro dimore. Queste
genti antichissime usavano dimorare nelle tende quando vivevano nel mondo, e
quindi lo fanno anche adesso. Ma prendiamo la via verso mezzogiorno dove
dimorano i più savi tra loro, in modo che si possa incontrare qualcuno
con cui intrattenerci».
[4] Per strada scorsi da
lontano tre giovinetti e tre fanciulle seduti all’ingresso di una tenda,
ma quando fummo più vicini ci apparvero come uomini e donne di mezza
età. L’angelo spiegò: «Tutti gli abitanti di questa montagna appaiono da lontano come
fanciulli, perché sono nello stato d’innocenza, poiché
l’infanzia è l’immagine dell’innocenza».
– Nel vederci, gli uomini corsero verso di noi e chiesero: “Di dove siete? Come siete giunti fin qui?
Secondo il vostro aspetto, voi non siete della nostra montagna”.
– L’angelo spiegò loro tutto e riferì del nostro
permesso di attraversare la foresta e il motivo della nostra venuta. Dopo che
ebbero sentito questo, uno dei tre uomini ci invitò e ci guidò
nella sua tenda. Egli indossava una sopravveste color giacinto e una sottoveste
di lana bianca. La sua donna indossava una veste color porpora, e sotto un
indumento di bisso ricamato.
[5] Poiché nei
miei pensieri c’era il desiderio di conoscere il matrimonio degli
antichi, guardai ora il marito ora sua moglie, percependo nei loro volti
l’unità delle loro anime. Perciò osservai: “Voi due
siete uno!”. – L’uomo rispose: “Noi lo siamo di fatto. La sua vita è in me e la mia in
lei. Siamo due corpi, ma una sola anima. Tra noi esiste un’armonia come
quella che esiste nel petto tra le due parti, denominati cuore e polmoni. Lei
è il mio cuore ed io sono i suoi polmoni, ma poiché sotto il
cuore noi comprendiamo l’amore e sotto i polmoni la sapienza, così
lei è l’amore della mia sapienza ed io sono la sapienza del suo
amore. Perciò il suo amore riveste dall’esteriore la mia sapienza,
e la mia sapienza riveste dall’interiore il suo amore. Da qui deriva
l’apparenza da te notata dell’unità animica nei nostri
volti”.
[6] Ora domandai di
nuovo: “Se una tale unità esiste, puoi tu guardare anche
un’altra donna che non è la tua?” ‒ A questo, egli
rispose: “Lo posso, ma
poiché mia moglie è unita alla mia anima, noi due la guardiamo
insieme, e quindi non può penetrare il più piccolo desiderio.
Quando guardo le mogli degli altri, le guardo attraverso mia moglie, la sola
che amo, e poiché lei può percepire tutte le mie inclinazioni,
lei guida i miei pensieri come una mediatrice, ne allontana ogni cosa separante
(abstrahit omne discors) ed infonde allo stesso tempo ribrezzo
davanti a ogni impudicizia. Perciò qui ci è impossibile guardare
con desiderio la moglie di qualcun altro, come è impossibile guardare
dalle tenebre del tartaro[45] la luce del nostro Cielo. Perciò
presso di noi non vi è nessuna idea nel pensiero, per non parlare di
alcuna parola esprimibile per le seduzioni dell’amore meretricio”.
– In effetti egli non poté pronunciare la parola ‘meretricio’, perché si
opponeva alla castità del loro Cielo. Il mio angelo guida prese di nuovo
la parola e disse: “Ora ascolta il
linguaggio degli angeli di questo Cielo, esso è il linguaggio della
sapienza, perché sorge dalle cause».
[7] Allora mi guardai
intorno e vidi come la loro tenda era, per così dire, ricoperta
d’oro, Dopo averne chiesto la causa, egli rispose: “Questo viene dalla luce fiammeggiante che splende, ed è
come l’oro, e cade sulla nostra tenda mentre ci intratteniamo
sull’amore coniugale. Ciò perché il calore del nostro sole,
che nella sua essenza è amore, con il suo splendore dorato si dispiega e
colora la luce che, nella sua essenza, è sapienza. Ciò accade
perché l’amore coniugale nella sua origine è come un gioco
tra sapienza e amore, poiché l’uomo è nato come incarnazione
della sapienza (ut sit sapientia), mentre la donna come incarnazione
dell’amore per la sapienza dell’uomo (ut sit amor sapientiae viri).
In questo sta l’origine delle delizie di questo gioco nell’amore
coniugale, e le delizie scorrenti da questo tra noi e le nostre mogli. Migliaia
di anni di esperienze ci hanno fatto vedere chiaramente che queste delizie, per
quanto riguarda la loro pienezza, intensità e vigore, sono più
splendide e meravigliose nella misura in cui adoriamo il Signore Jehova in noi,
perché da Lui fluisce questa unione celeste, ovvero il matrimonio
celeste dell’amore e della sapienza”.
[8] Non appena ebbe
pronunciato questo, vidi una grande luce sulla collina in mezzo alla tendopoli,
e quando chiesi da dove venisse, egli rispose: “Dal
Tabernacolo del nostro culto”. – Gli chiesi se potevo avvicinarmi, al che rispose di sì. Andai
quindi lì e osservai la tenda dall’esterno e dall’interno.
Era molto simile alla descrizione del Tabernacolo che fu eretto per i figli di
Israele nel deserto, e il suo modello era stato mostrato a Mosè sul
Monte Sinai [Es. 25,40 / 26:30]. – Alla mia domanda su cosa ci fosse
all’interno del tempio da cui procedeva una così grande luce, egli
rispose: “Una tavoletta su cui vi
è l’iscrizione ‘Il
patto tra Jehova e il Cielo’!”, e non aggiunse altro.
[9] Mentre ci
accingevamo ad andarcene, domandai ancora se qualcuno di loro nel mondo
naturale avesse vissuto con più di una donna. – La risposta, che riporto, fu che non
ne conoscevano nessuno. Dissero: “Poiché
noi non potevamo nemmeno pensarne diverse! Alcuni che avevano avuto tali
pensieri, ci riferirono che nell'istante in cui l’avevano fatto, gli
stati delle beatitudini celesti nelle loro anime si erano ritirati dal loro
intimo fino alle estremità dei loro corpi, fin giù alle unghie
dei piedi, e con ciò, allo stesso tempo, anche le proprietà
notevoli della loro virilità. Quando comprendemmo questo, essi furono
anche espulsi dalle nostre regioni”. – Dopo
queste parole, l’uomo corse nella sua tenda, ritornò con un
melograno pieno di semi d’oro, e me lo donò. Io lo presi come
segno che eravamo stati presso quelli uomini che erano vissuti
nell’età dell’oro. Con il saluto della pace ci allontanammo
e ritornammo a casa.
*
76. Il secondo fatto
memorabile:
[1] Il giorno seguente
mi apparve di nuovo l’angelo e disse: «Vuoi che ti guidi e ti accompagni dai popoli che hanno vissuto
nell’età dell’argento, affinché sentiamo da loro
qualcosa sui matrimoni della loro epoca?». E nello stesso tempo
aggiunse che ci si poteva accostare a loro solo sotto la guida del Signore.
– Come prima, anche adesso ero nuovamente in spirito e fui accompagnato
dalla mia guida. Prima arrivammo a una collina al confine tra Oriente e
Mezzogiorno. Quando fummo sulla sua cima l’angelo mi mostrò un
vasto territorio. In lontananza vedemmo qualcosa come l’innalzarsi di una
montagna. Tra questa e la nostra collina si estendeva una valle, al di
là della quale c’era una pianura dalla quale si levava dolcemente
un’altura. Scendemmo la collina per attraversare la valle. Di lato
vedevamo statue di legno e di pietra. Esse rappresentavano tutti i tipi di
animali, uccelli e pesci. – Quando chiesi all’angelo se questi
fossero immagini di idoli, egli rispose: «No, assolutamente no! Essi
sono simboli che rappresentano in immagine tutte le possibili virtù e
verità spirituali. Presso i popoli di questa epoca era conosciuta la
scienza delle rispondenze, e poiché ogni uomo, ogni animale, ogni uccello e
pesce corrisponde ad una qualche caratteristica, ogni statua rappresenta una
particolare virtù o verità, mentre diverse insieme rappresentano
la virtù o la verità stessa nella loro forma generale e nella
loro ampiezza. Si tratta di ciò che s’indicava in Egitto come
geroglifici segreti».
[2] Dopo aver attraversato
la valle, giungemmo nella pianura, dove si scorgevano cavalli e carri. I
cavalli portavano differenti bordature al collo e avevano la cavezza, e i carri
avevano differenti forme, alcuni formati come aquile, altri come cervi con le
corna o con un solo corno, inoltre trascinavano anche carri da carico.
Tutt’intorno ai lati c’erano le stalle. Ma mentre ci avvicinavamo,
cavalli e carri scomparvero. Al loro posto scorgemmo degli uomini che
passeggiavano a due a due e parlavano e conversavano l’un l’altro.
– L’angelo mi spiegò: “Ciò che vedevamo da lontano come cavalli, carri e stalle, erano
apparizioni (apparentiae) del discernimento razionale degli uomini di
quest’epoca. Il cavallo, in base alla rispondenza, indica la comprensione
del vero, il carro la dottrina corrispondente, e le stalle s’intendono
gli insegnamenti. Tu sai che in questo mondo appare tutto in base alle sue
rispondenze”.
[3] Proseguimmo e
salimmo su per un lungo dolce pendio. Alla fine scorgemmo una città ed
entrammo in essa. Mentre attraversavamo strade e piazze osservammo le case.
Esse consistevano esclusivamente di palazzi, ai quali vi si adduceva tramite
gradini di alabastro, incorniciati da colonne di diaspro. Vedemmo anche un
tempio costruito in pietra preziosa di color zaffiro e lapislazzuli[46].
– L’angelo mi disse: «Essi hanno case di
pietra perché le pietre comuni significano le verità naturali,
quelle preziose le verità spirituali. Tutti gli uomini
nell’età dell’argento raggiunsero discernimento dalle
verità spirituale e anche da quelle naturali. Anche l’argento ha
un simile significato».
[4] Mentre andavamo in
giro per la città scorgemmo qui e là abitanti che andavano in
coppia, e poiché si trattava di coppie sposate, speravamo di essere invitati
da qualche parte; ma quando questo ci passò per la mente, fummo anche
chiamati da due nella loro casa. Salimmo ed entrammo. L’angelo, parlando
per conto mio, spiegò loro il motivo della nostra venuta in questo
Cielo; egli disse: «Siamo venuti
qui per ottenere chiarimenti sui matrimoni presso gli antichi ai quali voi
appartenete». – Essi risposero: “Noi appartenevamo ai popoli asiatici. L’aspirazione della
nostra epoca aveva di mira la ricerca della verità, da cui abbiamo
tratto il discernimento. Era davvero un’aspirazione che scaturiva
dall’anima e dalla mente, invece i nostri sensi corporei si adoperavano a
raffigurare le verità attraverso le forme, poiché con la nostra
conoscenza della scienza delle rispondenze erano unite con le percezioni della nostra
mente, e con ciò ottenevamo discernimento”.
[5] Quando udimmo
questo, l’angelo chiese di riferire qualcosa sui matrimoni presso di
loro. Su questo, parlò il marito: “Vi
è una rispondenza tra il matrimonio spirituale, che è un
matrimonio del vero con il bene, e il matrimonio naturale, che è il
matrimonio dell’uomo con una donna. E poiché ci eravamo applicati
sullo studio delle rispondenze, abbiamo riconosciuto che la Chiesa con la sue
verità e il suo bene può essere esclusivamente presso coloro che
vivono nel vero amore coniugale con una donna. Ciò perché il
matrimonio del bene e del vero è la Chiesa presso l’uomo.
Perciò tutti quelli che vivono qui con noi dicono che il marito è
il vero e la moglie il bene, e che il bene non può amare
nessun’altra verità, e il vero nessun’altro bene che quello
che gli appartiene. Se uno amasse il bene di un altro, il matrimonio interiore
che costituisce la Chiesa nell’uomo, perirebbe e regredirebbe a un puro
matrimonio esteriore, con il quale non starebbe in rispondenza con la Chiesa,
ma con l’idolatria. Per questo motivo noi definiamo il matrimonio con una
moglie, come ‘un santuario’. Se presso di noi ci fosse un
matrimonio con più di una donna, allora lo chiameremmo un sacrilegio, un
crimine religioso”.
[6] Dopo queste parole
fummo introdotti nell’anticamera dove alle pareti si scorgevano
differenti opere d’arte e piccole statue in argento fuso. – Alla
mia domanda su cosa significassero queste cose, mi fu risposto: “Sono dipinti e rappresentazioni
simboliche delle differenti qualità, caratteristiche e gioie che
appartengono all’amore coniugale. Alcune rappresentano
l’unità delle anime, altre l’unione delle menti o la
concordia dei cuori o le delizie che scaturiscono da ciò”.
– Mentre contemplavamo queste cose, apparve alla parete qualcosa come un
arcobaleno consistente di tre colori: porpora, violetto, e un bianco
splendente. Nello stesso tempo notammo come il color purpureo passava nel color
violetto, e il bianco si scoloriva in un blu fiordaliso che scorreva attraverso
il violetto al color purpureo, per elevarlo come ad uno splendore
fiammeggiante.
[7] Il marito ora mi
domandò: “Comprendi tu
questo?”. – Io risposi: “Spiegamelo!”.
– Allora egli disse: “Il color purpureo, in base alla sua rispondenza, indica
l’amore coniugale della donna; il bianco splendente il discernimento
dell’uomo; il color violetto l’inizio dell’amore coniugale
nella percezione dell’uomo e della donna; il colore blu fiordaliso nel
quale il bianco splendente si scolorisce, indica l’amore coniugale come
si rappresenta poi nell’uomo. Questo colore scorre dal violetto al color
porpora elevandolo allo splendore fiammeggiante, perché rappresenta
l’amore coniugale che fluisce dall’uomo alla donna”. Queste
cose erano rappresentate alle pareti presso di loro, ma noi guardavamo con
occhi fissi gli arcobaleni rappresentati lì e riflettevamo
sull’amore coniugale e sulla sua reciproca, consecutiva e simultanea
unione. – A questo punto, io dissi: “Queste cose sono oggigiorno
più che mistiche, poiché formano gli arcani dell’amore
coniugale tra un marito e una moglie”. – Egli lo confermò e
aggiunse: “Per noi certamente non
sono arcani, e quindi non sono mistici”.
[8] A quel punto apparve
in lontananza un carro trainato da due cavalli bianchi. Vedendo ciò,
l’angelo disse: “Questo carro
è un segno per noi che dobbiamo andar via”. Scendemmo i
gradini, e il nostro ospite ci diede un tralcio con l’uva bianca che con
le sue foglie pendeva dalla vite; ed ecco, le foglie diventarono
d’argento. Le portammo con noi come segno che avevamo parlato con i
popoli dell’età dell’argento.
*
77. Il terzo fatto
memorabile:
[1] Il giorno seguente, l’angelo
guida e compagno venne ancora e disse: «Tieniti pronto per il viaggio. Vogliamo andare dagli abitanti nel Cielo
occidentale; lì dimorano quegli uomini che sulla Terra hanno vissuto
nella terza epoca, ovvero nell’età del bronzo. Le loro abitazioni
si estendono da Mezzogiorno oltre l’Occidente fino al Nord, ma non nel
Settentrione». – Quando fui pronto per il
viaggio, lo accompagnai, e calcammo il cosiddetto
Cielo del Meridione. Qui c’era una magnifica foresta di alberi di palme e
di alloro, che noi attraversammo. Precisamente al limite occidentale scorgemmo
all’improvviso dei giganti, il doppio delle dimensioni degli uomini
normali. Essi ci chiesero chi ci avesse dato il permesso di entrare nella
foresta, e l’angelo rispose: «L’Iddio
del Cielo». – Ora i giganti risposero: “Noi siamo i guardiani dell’antico
Cielo occidentale, potete passare!”
[2] Col proseguire
avanti da un punto d’osservazione, vedemmo una montagna che giungeva fino
alle nuvole. Tra il nostro punto di osservazione e la montagna si estendevano
case contadine su case contadine, in mezzo a queste si estendevano giardini,
boschetti e campi. Oltrepassammo la regione dei poderi rurali fino ai piedi
della montagna, che noi salimmo. Ma ecco, la cima non era una cima, ma una
pianura sulla quale c’era un’estesa, grande città. Tutte le
sue case erano costruite in legno di alberi resinosi e i tetti di assi. Io
chiesi all’angelo perché qui le case fossero di legno. – Mi
rispose: «Perché il legno
significa il bene naturale nel quale vivevano gli uomini della terza epoca
della Terra; e siccome anche il bronzo indica il bene naturale, la loro epoca
fu chiamata dagli antichi ‘età del bronzo’. Qui ci sono
anche edifici sacri costruiti con legno d’ulivo. Nel mezzo di questi
edifici si trova il santuario con un’arca, nella quale c’è
la Parola data agli abitanti dell’Asia, prima di quella data agli
israeliti. I libri storici di questa Parola sono chiamati ‘Le guerre di Jehova’, e i libri
profetici ‘I proverbi’.
Entrambi citati da Mosè, e precisamente nel quarto libro [dei Numeri]
21,14-15 / 21,27-30. Questa Parola al giorno d’oggi è andata
perduta nei paesi dell’Asia e si conserva solo nella Gran Tartaria[47]».
– Poi l’angelo mi condusse in uno tempio. Guardammo dentro e
vedemmo nel suo centro il nominato santuario risplendere nella più
abbagliante luce. Ma l’angelo disse: «Questa luce proviene dall’antica Parola asiatica, poiché
tutto il vero divino risplende nei Cieli».
[3] Dopo aver lasciato il tempio udimmo che nella città si era diffusa la notizia
che erano venuti due stranieri e si doveva chieder loro da dove venissero e
cosa cercassero lì. Dalla casa comune apparve un usciere del tribunale
che ci invitò a comparire dinanzi al giudizio. Alla domanda circa la
nostra provenienza e cosa cercavamo lì, rispondemmo: “Abbiamo
attraversato la foresta di palme come sede dei giganti, i guardiani del vostro
Cielo, e infine la regione delle vostre case contadine. Da ciò potete
dedurre che non siamo venuti qui per potere proprio, bensì col permesso
dell’Iddio di tutti i Cieli. La domanda sui vostri matrimoni ci ha guidato
qui, vorremmo informarci su questi, se essi sono monogami o poligami”.
– Essi risposero: “Poligamia?
Non significa questa, prostituzione?”
[4] Ora i giudici
designarono un uomo savio per istruirci su questo argomento nella sua casa.
Lì, chiamò in primo luogo sua moglie, e poi disse: “Dai primi o più antichi uomini
noi abbiamo avuto delle regole sui matrimoni custodite presso di noi. Essi
vivevano nel vero amore coniugale, e quindi nel mondo anche più di altri
nella forza e nella capacità di questo amore. Adesso sono nel loro Cielo
che è ad Oriente, nelle condizioni più beate. Noi siamo i loro
discendenti e figli. Come nostri avi, essi ci hanno lasciato delle regole di
vita sul matrimonio, e tra queste, le seguenti: ‘Figlioli, se volete amare Dio e il prossimo ed essere savi e felici per
l’eternità, vi consigliamo di prendere in sposa una sola donna. Se vi
allontanate da questo comandamento, ogni amore celeste fuggirà da voi, e
con esso la sapienza interiore, e sarete ripudiati’. Questo comandamento dei nostri padri, noi come figli lo
abbiamo seguito, ed abbiamo sperimentato la sua verità. Nella misura in
cui uno ama solo sua moglie, diventa celeste e interiore; e nella misura in cui
non la ama, diventa naturale ed esteriore. Se poi ama solo se stesso e le sue
immagini fantasiose, egli è uno stolto e un folle. Per questo motivo in
questo Cielo noi viviamo con una sola donna, e per questo, tutti i confini del
nostro Cielo sono protetti da coloro che vivono di poligamia, quindi di
adulterio e depravazione.
[5] Se dovessero penetrare dei seguaci della
poligamia, verrebbero respinti nelle tenebre del Settentrione, gli adulteri
gettati nei fuochi dell’Occidente e i depravati nelle luci fatue del
Mezzogiorno”. – Alla mia
domanda su cosa ci fosse da comprendere sotto ‘tenebre del
Settentrione’, sotto ‘fuochi dell’Occidente’ e sotto
‘luci fatue del Mezzogiorno’ egli rispose: “Le tenebre del Settentrione sono le ottusità dello
spirito e l’ignoranza nelle cose della verità. I fuochi
dell’Occidente sono l’amore del male; e le luci fatue del
Mezzogiorno sono le falsificazioni della verità. Queste sono
prostituzioni spirituali”.
[6] Poi continuò:
“Seguitemi nella nostra stanza del
tesoro”. Lì ci mostrò gli scritti dei tempi più
antichi e ci spiegò che erano scritti su tavolette di legno o di pietra,
più tardi su corteccia di albero levigata, mentre gli scritti della
seconda epoca erano scritti su pelli di animali. Poi portò una pergamena
sulla quale dalle tavole di pietra erano state copiate le regole degli uomini
più antichi, tra cui anche il comandamento sui matrimoni.
[7] Dopo aver
contemplato queste e altre cose notevoli, risalenti all’antichità,
l’angelo disse: «È
tempo di andarcene». – Il nostro ospite uscì in giardino,
raccolse da un albero alcuni ramoscelli con frutti e foglie, li legò
insieme e ce li porse con le parole: “Questi
rametti sono di un albero che cresce solo qui ed è una specialità
del nostro Cielo. Il suo succo diffonde un profumo balsamico”.
– Accettammo il mazzetto e scendemmo giù per una via non
sorvegliata, parallela all’Occidente. Ed ecco, i ramoscelli si
trasformarono in bronzo splendente, mentre le estremità superiori in
oro. Un segno che eravamo stati presso il popolo della terza epoca che deve il
suo nome al rame, oppure al bronzo.
*
78. Il quarto fatto
memorabile:
[1] Dopo due giorni
l’angelo mi parlò di nuovo: «Percorriamo completamente il ciclo delle epoche; manca ancora
l’ultima che è chiamata età del ferro. Il popolo di questa
epoca vive nel Settentrione. Il suo territorio si estende fin nella regione
dell’Occidente. Questo popolo consiste di tutti gli antichi abitanti
dell’Asia cui era stata data l’antica Parola, e il suo culto
derivava da questa. In altre parole essi vissero ancor prima dell’arrivo
del nostro Signore sulla Terra. Ciò risulta anche dagli scritti degli
antichi in cui le epoche erano così chiamate. Queste epoche sono anche
indicate dalla statua apparsa a Nabucodonosor, la cui testa era d’oro, il
petto e le braccia erano d’argento, il ventre e i lombi di bronzo, le
gambe di ferro, e i piedi consistevano di un miscuglio di ferro e di argilla»
[Daniele 2,32-33].
[2] Queste spiegazioni
me le diede l’angelo l’ungo la via, ma questa era formata e
predisposta dai cambiamenti di stato che furono provocati nelle nostre menti
secondo il modo di pensare degli abitanti presso i quali passavamo. Gli spazi,
e quindi anche le distanze, nel mondo spirituale sono esistenti solo in
apparenza (sunt apparentiae) e
corrispondono ai differenti stati della mente. Quando alzammo gli occhi, ecco
che ci trovammo in una foresta di faggi, castagni e querce, e come ci guardammo
intorno scorgemmo alla nostra sinistra degli orsi e alla destra dei leopardi.
– Io mi meravigliai di questo, allora l’angelo disse: «Non sono orsi né leopardi,
bensì uomini che servono gli abitanti del Settentrione come loro
guardiani. Con gli orifizi nasali fiutano le sfere vitali dei passeggeri, e si
gettano addosso su tutti coloro il cui essere è spirituale; ciò
perché qui gli abitanti sono naturali. Chi legge la Parola senza
attingere da questa nessun insegnamento, appare da lontano come un orso, e chi
dalla Parola fonda il falso, appare come un leopardo». Quando essi ci
videro, si voltarono e ci fecero passare.
[3] Dietro la foresta apparvero in un primo momento dei cespugli e
degli arbusti, poi campi ricoperti di erba suddivisi
in aiuole e recintate con alberi di bosso[48].
Dopo di ciò, la regione si abbassava obliquamente in una valle, in cui
sorgevano numerose città. Ne attraversammo diverse ed entrammo poi in
una delle più grandi. Le strade, come anche le case, erano disposte in
modo irregolare; si trattava di edifici costruiti in mattoni intercalati con
travi e intonacati. Nelle piazze principali vi erano templi di pietra calcarea
squadrata, la sottostruttura stava sotto, la sovrastruttura sopra il terreno.
Scendemmo giù per tre gradini in uno di questi templi . Intorno alle
pareti scorgemmo opere di scultura di vario genere, così come una massa
di popolo che stava davanti sulle ginocchia e le adorava. Nel mezzo si trovava
qualcosa come un complesso corale, dal quale il nume tutelare di questa
città sporgeva fuori con la testa. Uscendo da lì l’angelo mi
spiegò che tali idoli presso gli antichi che vissero
nell’età dell’argento e di cui si è parlato sopra,
erano simboli di verità spirituali, ma quando poi la scienza delle
rispondenze scomparve e sbiadì dalla memoria degli uomini, queste opere
di scultura furono dapprima fatte oggetti di culto, e successivamente venerate
come divinità. Così nacque l’idolatria.
[4] Poi fuori dal tempio
osservammo gli uomini, e più precisamente il loro aspetto. Il colore del
loro volto era bluastro e somigliava all’acciaio. Erano vestiti come dei
commedianti con sciarpe che pendevano intorno ai lombi ad una stretta tunica
aderente al petto. Sul capo portavano cappelli da marinaio con larghe orlature.
L’angelo disse: «Questo
è abbastanza! Ora vogliamo farci istruire sui matrimoni dei popoli di
quest’epoca». – Entrammo nella casa di un dignitario, al
quale si vedeva sulla testa un cappello a forma di torre. Egli ci accolse
benevolo e disse: “Avvicinatevi,
così che ci possiamo intrattenere”. – Così
andammo nel vestibolo e ci sedemmo insieme. Io lo interrogai sui matrimoni di
questa città e della regione. Egli rispose: “Noi qui non viviamo con una sola moglie, ma alcuni di noi con
due o anche tre, altri perfino con un numero maggiore. L’alternanza,
l’obbedienza e l’onore, dimostrati a noi come segno di grandezza,
ci rallegra. Tutto questo ci viene mostrato dalle donne, presupposto che siano
più di una. Se fosse una sola, rimpiangeremmo la piacevolezza della
varietà, e dalla monotonia sorgerebbe disgusto, e invece dell’insinuante
obbedienza dominerebbe molesta parità, e invece di una dominazione
felicitante subentrerebbe all’onore il molesto litigio per la supremazia.
E del resto, cos’è la donna? Non è nata per essere
sottoposta alla volontà dell’uomo e per servirlo, ma non per dominarlo?
Quindi ogni marito è presso di noi qualcosa come una potestà
regale. E poiché questa appartiene al nostro amore, è anche la
beatitudine della nostra vita”.
[5] A questo punto io domandai: “Dov’è poi l’amore coniugale che
unisce due anime, unisce le menti e rende l’uomo felice? Questo amore non
può essere diviso, altrimenti diventa concupiscenza[49]
che alla fine si raffredda e cessa di esistere”. – A questo, egli
rispose: “Non capisco quello che
dici. Cos’altro potrebbe rendere felice l’uomo, se non la competizione
delle donne per l’onore di essere preferite da parte del loro
marito?”. – Quando ebbe espresso questo, l’uomo
andò nella stanza delle donne, vi aprì due porte e un puzzo
fluì fuori, come qualcosa di osceno, come quello degli escrementi,
perché l’amore poligamo è, al tempo stesso, coniugale e
meretricio[50].
Io perciò mi alzai, chiusi le porte e dissi: “Come potete esistere nel vostro territorio, dal momento che proprio non avete
nessun vero amore coniugale, e inoltre gli idoli sono soggetto della vostra
adorazione?”
[6] La sua risposta fu: “Per quanto riguarda l’amore coniugale, noi siamo
così infervorati delle nostre donne, che non permettiamo a nessuno di
entrare nelle nostre case che solo nel vestibolo. Dove c’è
gelosia, là c’è anche amore. Per quanto riguarda gli idoli,
assolutamente non li adoriamo, solo non possiamo pensare all’Iddio
dell’Universo senza avere davanti agli occhi delle forme, perché
non riusciamo a elevare i nostri pensieri oltre il sensuale del corpo, soprattutto
non i pensieri riguardanti Dio oltre le Sue immagini visibili”.
– A questo punto sollevai la domanda:
“Non hanno i vostri idoli, forme differenti? Come possono essi provocare
il concetto di un unico Dio?”. – La risposta fu: “Per noi questo è un po’
mistico. Qualcosa del culto di Dio è nascosto in ogni forma”.
– Continuai io: “Allora voi siete puramente corporei, sensuali, e
non avete né amore per Dio né amore coniugale nel quale ci
sarebbe qualcosa di spirituale, e tuttavia questo duplice amore, allo stesso
tempo, forma l’uomo e lo rende da sensuale a celestiale”.
[7] Appena ebbi
pronunciato questo, apparve al di là della porta qualcosa come un lampo.
Alla mia domanda cosa dovesse significare, egli rispose: “Questi lampi sono un segno che il vecchio verrà da
Oriente. Egli ci istruirà su Dio, lo stesso che è Uno ed è
l’Onnipotente, il Primo e l’Ultimo. Inoltre ci ammonirà di
non adorare gli idoli, ma considerarli solo come attributi dei poteri (virtutum) che allo stesso tempo portano alla Sua adorazione (quae simul conformant
cultum Ipsius). Questo vecchio
è il nostro angelo che noi veneriamo e ascoltiamo. Egli viene da noi e
ci rialza quando cadiamo in un tenebroso servizio religioso, in seguito alle
nostre fantasie connesse alle immagini”.
[8] Dopo aver ascoltato
queste cose, lasciammo la casa e la città. Durante il cammino traemmo le
nostre conclusioni di ciò che avevamo visto in questi Cieli in merito al
percorso (circulo) e allo sviluppo dell’amore coniugale. Secondo il
percorso, questo era passato da Oriente a Mezzogiorno, dal Mezzogiorno
all’Occidente, e dall’Occidente al Settentrione. Secondo lo
sviluppo questo amore coniugale degradò allo stesso modo
dell’amore e del culto di Dio. Per ciò che riguarda questo
sviluppo, abbiamo trovato che in Oriente era celeste, a Mezzogiorno spirituale,
a Occidente naturale e a Settentrione sensuale, mentre l’amore e
l’adorazione di Dio diminuiva rispettivamente nella stessa misura. Da
ciò si trasse la conclusione che nella prima epoca questo amore era come
l’oro, nella seconda come l’argento, nella terza come il bronzo e
nella quarta come il ferro, finché alla fine si estinse del tutto. A
questo punto, però, parlò l’angelo, la mia guida e
compagno: «Tuttavia nutro la
speranza che il Signore, l’Iddio del Cielo, risveglierà di nuovo
questo amore, che è certamente capace di resuscitare».
*
79. Il quinto fatto
memorabile:
[1] E di nuovo mi
apparve l’angelo, la mia guida. per accompagnami agli antichi delle quattro
epoche, quella dell’oro, dell’argento, del bronzo e del ferro.
Questa volta disse: «Se vuoi vedere
quella che è stata, e ancora è l’epoca succeduta alle
quattro epoche antiche, allora seguimi e la vedrai! Essi saranno gli uomini dei
quali Daniele ha profetizzato: ‘Dopo quei quattro sorgerà un regno
nel quale il ferro sarà mescolato con l’argilla. Essi si
mischieranno attraverso il seme dell’uomo, ma non si uniranno l’un
l’altro, come il ferro non si mescola con l’argilla’
[Dan. 2,41-43]». Poi l’angelo continuò: «Sotto il seme dell’uomo per mezzo del
quale il ferro e l’argilla deve mescolarsi, e tuttavia non si connettono,
è da comprendere la verità della Parola falsificata».
[2] Detto questo, lo
seguii. Per strada mi riferì quanto segue: «Questi uomini dimorano ai confini tra il Mezzogiorno e
l’Occidente, ma a grande distanza dagli uomini che vissero nelle prime
quattro epoche, e anche a grande distanza sotto». – Andammo
attraverso il Mezzogiorno in una regione confinante a Occidente. Oltre a
ciò attraversammo una foresta terrificante. In essa vi erano laghi dai
quali sporgevano fuori delle teste di coccodrilli che spalancavano le loro
ampie fauci piene di denti contro di noi. Tra questi laghi si vedevano cani
terribili, tra cui alcuni con tre teste come cerbero[51],
altri anche con due teste. Tutti avevano dei gozzi terribili e ci fissavano con
occhi truci (et trucibus oculis ...).
Quando giungemmo nella parte occidentale di questa regione, scorgemmo draghi e
leopardi come sono descritti nell’Apocalisse 12,03 e 13,02.
[3] L’angelo
disse: «Tutte queste terribili
bestie che hai visto, non sono bestie feroci, bensì rispondenze, quindi
forme rappresentative delle passioni di quegli esseri che noi visiteremo. Le
vere e proprie brame sono rappresentate dai terribili cani, la loro malvagia
astuzia e malizia dai coccodrilli, le loro falsità e cattive
inclinazioni che riguardano il servizio religioso, dai draghi e dai leopardi.
Tuttavia gli abitanti così prefigurati non dimorano qui nella foresta,
bensì dietro un grande deserto che si interpone tra loro e gli abitanti
delle epoche precedenti, per tenerli indietro e separarli completamente da
loro. Essi sono anche del tutto estranei e fondamentalmente diversi. Ben hanno
anche loro come i primi uomini la testa sul petto, il petto al di sopra dei
lombi e questi sui piedi. Nelle loro teste però non c’è
niente dell’oro, non argento nel petto, né bronzo nei lombi e
neppure qualcosa di puro ferro ai piedi. Piuttosto, nelle loro teste c’è
ferro mescolato con argilla, entrambi al petto mescolati con bronzo, ai lombi
entrambi mischiati con l’argento, e ai piedi mischiati con l’oro. A
causa di questo rovesciamento sono stati trasformati da uomini in sculture di
uomini, in cui nulla è connesso interiormente. Infatti, ciò che
era il più alto è divenuto il più basso, la testa è
diventata il calcagno, e viceversa. Visti dal Cielo appaiono come giocolieri,
con il corpo a testa in giù sostenendosi sui gomiti per avanzare, oppure
come animali rivoltati sulla schiena che stendono i piedi in aria, oppure con
la testa nel terreno e i piedi che guardano al Cielo”.
[4] Dopo aver
attraversato la foresta entrammo nel deserto, il che non era meno spaventoso.
Esso consisteva di ammassi di rocce con fosse nel mezzo, dalle quali
strisciavano serpenti d’acqua e vipere, e draghi si levavano in volo.
Tutto il deserto era in continua discesa, Discendemmo un lungo pendio e alla
fine giungemmo in una valle dove dimoravano gli appartenenti di
quell’epoca. Si videro casupole ampiamente sparse unite alla rifusa, e
sembravano formare una specie di città. Vi entrammo, ed ecco, le case
consistevano da tutte le parti di rami d’albero bruciacchiati, tenuti
insieme con il fango. I tetti erano di lamine nere, le strade irregolari,
all’inizio tutte strette, ma poi si ampliavano e alla fine diventavano
larghe. Lì si trovavano anche le piazze pubbliche, da cui si diramavano
altrettanti vicoli. Appena entrati nella città, divenne più buio
perché non si vedeva nessun cielo. Perciò alzammo lo sguardo in
alto e ci fu data luce, così che potevamo vedere. Ora chiesi ai passanti
che incontravamo: “Ma voi, riuscite a vedere qualcosa, dal momento che il
cielo sopra di voi non appare?”. – Essi risposero meravigliati: “Cosa dici tu? Certo che vediamo, e
per vero, chiaramente, poiché camminiamo nella luce!”. –
Quando l’angelo udì questo, si rivolse a me dicendo: «La tenebra è per loro luce, e la luce
tenebra, come agli uccelli notturni; infatti, essi guardano verso il basso e
non verso l’alto».
[5] Entrammo qui e
là in una delle casupole, dove scorgemmo sempre un solo uomo
con una donna. Alla nostra domanda se tutti nella loro casa vivessero con una
sola moglie, la loro risposta giunse come un sibilo[52]:
“Cosa? Con una sola donna?
Perché non domandate se viviamo con una sola prostituta? È forse
la donna qualcosa d’altro che una prostituta? In seguito alle nostre
leggi, certamente non si può avere relazione con più di una
donna. Tuttavia non riteniamo indecente e sconveniente aver relazioni con
più di una, solamente che deve avvenire fuori della casa. Tra di noi ci
vantiamo di questo e ci rallegriamo della nostra libertà e della nostra
lussuria, perfino più di coloro che vivono nella poligamia,
poiché a noi si nega di avere più di una donna. In passato era
tuttavia permesso, e ancora oggi viene permesso su tutto il mondo intorno a
noi. Cos’è la vita con una sola donna, se non carcerazione e
imprigionamento? Noi invece qui rompiamo i catenacci di questo carcere e ci
strappiamo dalla schiavitù e ci liberiamo. Chi disapprova un prigioniero
che si libera, se può?”
[6] Noi replicammo:
“Amico, tu parli come uno che è senza religione. Quale uomo che ha
solo un po’ di ragione, non sa che è scellerato e infernale
rompere il matrimonio, e che i matrimoni sono santi e celesti? Non imperano gli
adulteri presso i diavoli nell’inferno, mentre i matrimoni presso gli
angeli nel Cielo? Non hai letto il sesto comandamento del decalogo e il passo
in Paolo [1° Cor. 6,9] secondo cui gli adulteri non possono entrare nel
Cielo?”. – Su questo, il nostro ospitante cominciò a ridere
di gusto e mi ritenne per ingenuo, anzi, quasi per pazzo. Subito però
venne un messo del superiore della città e disse: “Conduci i due nuovi arrivati nella piazza del giudizio, se
necessario con la forza. Noi li abbiamo visti nell’ombra della luce come
sono entrati di nascosto. Sono spioni!”. – L’angelo mi
spiegò: «Ci hanno visti
nell’ombra perché la luce del Cielo nella quale eravamo, è
ombra per loro, e l’ombra dell’inferno è luce. Questo
é così perché non considerano nulla come peccato, nemmeno
l’adulterio. Quindi ritengono il falso assolutamente per verità.
Esso splende nell’inferno davanti a Satana, mentre il vero oscura i loro
occhi come ombre notturne».
[7] Ora rispondemmo al
messaggero: “Non c’è
bisogno di costringerci o addirittura di portarci con la forza sulla piazza del
giudizio; verremo con te volontariamente”. – E andammo. Giunti
lì scorgemmo una moltitudine di gente, da cui alcuni pratici della legge
si fecero avanti e ci sussurrarono nell’orecchio: “Fate attenzione a non dire qualcosa contro la religione, lo
stato d’animo e i buoni costumi”. – Noi bisbigliammo:
“Non vogliamo dire niente contro queste cose, ma parleremo per queste e
secondo queste”. Poi domandammo: “Qual è il vostro credo
religioso in proposito ai matrimoni?”. – “I matrimoni sono matrimoni”.
Proseguimmo a
domandare: “Qual è il vostro credo religioso per quanto riguarda
la prostituzione?”. – A questo punto il popolo borbottò e
gridò: “Che cosa volete voi
qui con la prostituzione? Prostituzione è prostituzione. Chi è
senza peccati scagli la prima pietra!”. – Ora chiedemmo per la
terza volta: “La vostra religione non insegna che il matrimonio è
santo e celeste, e che l’adulterio è sacrilego e
infernale?”. – A questo, parecchi nella moltitudine cominciarono a
ridere forte, a beffeggiare e a schernire, ed esclamarono: “Sulle questioni religiose, rivolgetevi ai nostri sacerdoti, e non
a noi! Noi ci accontentiamo interamente delle loro decisioni, poiché
nulla di ciò che appartiene alla religione può essere giudicato
razionalmente. Non avete sentito che l’intelletto può solo
fantasticare sui misteri di cui consiste l’intera religione? E cosa hanno
a che fare le nostre azioni con la religione? Non sono i sospiri, ascendenti da
un cuore sincero, sulla riconciliazione, soddisfazione e imputazione in base
alle quali le anime diventano felici, e non le opere?”
[8] A questo punto
alcuni dei cosiddetti saggi della città si avvicinarono e dissero: “Fate in modo che possiate andar via
da qui! Il popolo diventa impaziente; tra non molto c’è da
aspettarsi una sommossa. Su questo argomento parleremo con voi in separata
sede. Proprio dietro la casa del Consiglio c’è un vialetto.
Ritiriamoci lì!”. – Seguimmo l’invito,
ed essi ora ci chiesero da dove venivamo e cosa volevamo lì. – Noi
rispondemmo: “Vorremmo informarci sui
vostri matrimoni e se per voi, come per gli antichi che sono vissuti nelle
età dell’oro, dell’argento e del bronzo, sono qualcosa di
sacro oppure no”. – La loro risposta fu: “Perché qualcosa di sacro? Non appartengono essi alle
opere della carne e della notte?”. – Noi replicammo: “Non sono essi piuttosto, anche opere
dello spirito? Ciò che la carne fa dallo Spirito, non è
spirituale? E lo spirito, non fa tutto ciò che dal matrimonio fa del
bene e del vero? Non è il matrimonio spirituale che subentra nel
matrimonio naturale, cioè nel matrimonio tra uomo e donna?”.
– I cosiddetti saggi risposero: “Voi
prendete la faccenda troppo precisamente e con troppa elevatezza. Andate verso
lo spirituale passando al di sopra del razionale. Chi può iniziare da
una tale altezza, e poi, scendere e formulare un qualche giudizio?”.
Ironicamente aggiunsero: “Forse voi
avete ali di aquila con le quali volare nelle regioni superiori del Cielo e
penetrare con lo sguardo tali cose? Noi purtroppo non lo possiamo!”
[9] Poi chiedemmo loro
di dirci, dalle altezze o dalle regioni nelle quali le loro idee alate si
potevano innalzare, se sapevano o potevano sapere che esiste un amore coniugale
tra un uomo e una donna, un amore coniugale nel quale fossero riunite tutte le
beatitudini, delizie, gioie, fascini e godimenti del Cielo; e se questo amore
proveniente dal Signore si comportava secondo l’accoglienza del bene e
del vero che procede da Lui, quindi secondo lo stato della Chiesa
nell’uomo. – Quando udirono questo, si voltarono e dissero: “Questi uomini sono pazzi, essi
penetrano con il loro giudizio nell’etere e distribuiscono con i loro
responsi fichi secchi.”.
[10] Con ciò, si
rivolsero di nuovo a noi con le parole: “Vogliamo
rispondere francamente ai vostri responsi e sogni vuoti! Cosa centra
l’amore coniugale con la religione e con l’ispirazione divina? Non
è questo amore, in ogni uomo, secondo lo stato della sua potenza? Non si
trova esso altrettanto presso coloro che sono all’interno come
all’esterno della Chiesa, presso i pagani come presso i cristiani, anzi
perfino presso gli empi come presso i pii? Non ha ognuno questa forza
dell’amore, come conseguenza della sua ereditarietà e salute,
della sua sobrietà dello stile di vita o del calore del clima? Non
può anche essere rafforzato, ovvero stimolato dai farmaci? E non si
trova rassomigliante presso gli animali, specialmente presso gli uccelli,
quando si accoppiano? Questo amore non è forse carnale? E cos’ha
da fare il carnale con lo stato spirituale della Chiesa? È dunque questo
amore, per quanto riguarda il suo effetto, in ultima analisi differente anche
solo minimamente, se viene fatto con la moglie o con una prostituta? Non è
la delizia e il diletto, in entrambi i casi, uguale? Perciò è
ingiurioso dedurre l’origine dell’amore coniugale dalle cose sante
della Chiesa!”. – Quando sentimmo questo, parlammo loro:
“La vostra opinione scaturisce dalla concupiscenza più lussuriosa,
non dall’amore coniugale. Voi non conoscete affatto cosa sia
l’amore coniugale, perché presso di voi si è raffreddato.
Il vostro discorso ci ha convinti che voi provenite da quell’era che
secondo Daniele 2,43[53]
viene designata come quella del ferro mischiato con l’argilla,
materie che non si congiungono strettamente insieme. Voi mettete sullo stesso
piano l’amore coniugale e quello meretricio. Possono questi due amori
avere più compattezza del ferro e dell’argilla? Voi vi ritenete
saggi e vi fate chiamare anche così, in realtà siete
tutt’altro che saggi!”. – Quando sentirono questo, gettarono
un grido di collera, convocarono la moltitudine e ci volevano cacciar via. Ma
noi, nel potere che ci era conferito dal Signore, allungammo le mani. Ed ecco,
in un attimo dal deserto apparvero dei serpenti velenosi, vipere, idre e draghi
volanti che si gettarono su di loro e riempirono l’intera città,
così che gli abitanti presero la fuga dallo spavento. –
L’angelo mi disse: “In questa
regione arrivano giornalmente dalla Terra nuovi trapassati, e quelli che sono
lì già da molto tempo, di volta in volta, vengono banditi e
gettati negli orridi che si trovano ad Occidente, i quali da lontano appaiono
come laghi di fuoco e di zolfo. Tutti quelli che si trovano lì sono
adulteri spirituali o naturali”.
*
80. Il sesto fatto
memorabile:
[1] Dopo che
l’angelo disse questo, guardai in direzione del confine occidentale, ed ecco
che mi apparvero questi laghi di fuoco e di zolfo. Alla mia domanda sul
perché gli inferni apparivano così in questi luoghi, egli
rispose: «Essi appaiono come laghi
per via delle falsificazioni del vero, poiché l’acqua, in senso
spirituale, è il vero. Il fuoco, che sembra essere intorno a loro e
dentro di loro, è l’espressione del loro amore per il male; invece
lo zolfo è a causa del loro amore per il falso. Tutti e tre, il lago, il
fuoco e lo zolfo, sono apparenze, perché corrispondono agli amori perversi,
nei quali si trovano lì gli abitanti. Tutti loro sono lì
rinchiusi in case di correzione, e lavorano per nutrimento, vestiario e
alloggio, e quando fanno qualcosa di male sono puniti pesantemente».
[2] Di nuovo mi rivolsi
all’angelo e dissi: “Tu hai detto che lì si trovano adulteri
spirituali e naturali ‒ perché non i malfattori e i senza
Dio?”. – Egli
rispose: «Perché tutti coloro che ritengono l’adulterio per non
grave, oppure meglio: tutti coloro che si sono confermati nella loro opinione
che l’adulterio non è peccato, e lo commettono deliberatamente,
sono malfattori e senza Dio. Il coniugale dell’uomo e la religione vanno
di pari passo. Ogni progresso e ogni passo fuori dalla religione e nella
religione è allo stesso tempo anche un progresso e un passo fuori dal
coniugale o nel coniugale, come qualcosa di speciale e peculiare per il
cristiano». – Alla mia domanda su che cosa consisterebbe questo
coniugale, l’angelo osservò: «È il desiderio di vivere con una sola moglie, e questo desiderio
il cristiano ce l’ha in base alla sua religione».
[3] Quando sentii
questo, nel mio spirito cominciai ad affliggermi dal fatto che i matrimoni, che
nelle epoche antiche erano ritenuti altamente sacri, erano stati così
completamente trasformati in adulteri. L’angelo continuò: «Altrettanto è
oggigiorno con la religione, quando il Signore dice in Matteo 24,15.-21 che nel
compimento del corso del tempo verrà l’orrore
della devastazione che fu profetizzato da Daniele, e ci sarà una grande
tribolazione come non è mai stata dal principio del mondo. L’orrore della devastazione
significa che ogni vero viene falsificato e portato via; mentre la tribolazione
significa lo stato della Chiesa quando viene oppressa dal male e dal falso, e
il compimento del corso del tempo, al quale tutto questo si riferisce,
significa l’ultimo tempo o la fine della Chiesa. Questa fine è
venuta adesso, perché non è rimasto più nulla di vero che
non sia stato falsificato. Invece la falsificazione del vero è l’adulterio
spirituale congiunto così strettamente insieme con quello naturale, che
sono la stessa cosa».
81. [1] Mentre
discutevamo ancora di queste cose e ne eravamo rattristati, apparve
all’improvviso un forte splendore di luce che toccò violentemente
i miei occhi. Come guardai in alto vidi che tutto il Cielo sopra di noi era
immerso nella luce, e dall’Oriente fino all’Occidente si udì
una lunga serie di glorificazione. L’angelo spiegò: «Qui si tratta della glorificazione del
Signore in memoria del suo avvento. Essa viene presentata dagli angeli del
Cielo orientale e occidentale».
‒ Dai Cieli del Mezzogiorno e del Settentrione si percepì solo
un grazioso sussurro, e poiché l’angelo comprese tutto ciò,
mi spiegò: “Queste
glorificazioni ed esaltazioni del Signore avvengono sulla base della Parola, poiché
sono fatte dal Signore, perché Egli è la Parola, cioè il
vero Divino che la contiene. Ora, in
particolare, stanno glorificando e celebrando il Signore attraverso ciò
che è stato detto dal profeta Daniele: ‘Il fatto d’aver
veduto il ferro mescolato con
l’argilla, vuol dire che le due parti si uniranno in matrimonio, ma non
potranno diventare una cosa sola, come il ferro che non si mischia con
l’argilla. Al tempo di questi re, l’Iddio dei Cieli farà
sorgere un regno che non sarà distrutto e non sarà trasmesso ad
altro popolo; distruggerà tutti gli altri regni, mentre esso
durerà in eterno’ [Daniele 2,43-44]”.
[2] Poi sentii qualcosa
come la voce di un coro, e vidi in fondo verso Oriente un bagliore di luce
ancora più luminoso. Allora domandai di nuovo all’angelo:
“Cosa stanno glorificando lì?”. – Egli rispose:
«Essi glorificano il Signore in
base alle parole di Daniele: ‘Guardavo ancora nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile
a un figliuolo dell’uomo, egli giunse fino all’Antico di giorni e
fu presentato a Lui che gli conferì potere, gloria e regno; tutti i
popoli, nazioni e lingue lo dovranno servire. Il suo potere è un potere
eterno che non tramonterà mai, e il suo regno è tale che non sarà
mai distrutto’ [Daniele 8,13-14]. Inoltre lodano
il Signore attraverso ciò che segue nell’Apocalisse di Giovanni:
‘A Gesù Cristo sia data gloria e potenza. Ecco, egli viene sulle
nuvole. Egli è l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, il
primo e l’ultimo; colui che è, che era e che verrà,
l’Onnipotente. Io, Giovanni, ho udito questo dal figliuolo
dell’uomo, in mezzo ai sette candelabri’ [Ap. 1,5-9 / 10-13 / 22,13
/ come anche in Matt.
24,30-31]».
[3] E di nuovo volsi il
mio sguardo al Cielo verso Oriente. Da destra divenne splendente di luce, e la
luminosità penetrava nella volta celeste meridionale, da dove percepii
leggiadri suoni. Quando chiesi all’angelo con che cosa glorificavano il
Signore, egli disse: «Con le
seguenti parole dell’Apocalisse: ‘Poi vidi un nuovo cielo e una
nuova terra, e vidi la città santa, la Nuova Gerusalemme che scendeva
dal Cielo, da presso Dio, pronta come una sposa abbigliata per il suo sposo. E
l’angelo mi parlò dicendo: ‘Vieni, ti mostrerò la
sposa, la sposa dell’Agnello’. E mi trasportò in spirito sopra
un monte grande ed eccelso, e mi mostrò la città, la santa
Gerusalemme’ [Ap. 21,1-2, 21,10]. Essi lodano il Signore anche con le seguenti
parole dell’Apocalisse: ‘Io, Gesù, sono la
fulgida stella del mattino’. E lo spirito e la sposa dicono:
‘Vieni’. E chi ascolta dica pure ‘Vieni!’. Sì,
vieni, Signore Gesù’ [Ap. 22,16-17 / 22,20]».
[4] Ancora molto di
più c’era da udire, finché una glorificazione generale
risuonò da Oriente fino all’Occidente, come anche da Mezzogiorno
fin nel Settentrione del Cielo. Quando chiesi all’angelo del contenuto,
egli rispose che tutto questo proveniva dai profeti. «Il primo: ‘Sappia ogni carne che io,
Jehova, sono il suo salvatore e redentore’ [Isaia 49,26]. E
poi: ‘Così
dice il Signore, il re d’Israele e tuo redentore, Dio degli eserciti: Io
sono il primo e l’ultimo, e fuori di me non c’è nessun
Dio’
[Is. 44,6]. E ancora: ‘In quel giorno si dirà:
ecco, questi è il nostro Dio, in Lui abbiamo sperato, ed Egli ci
salverà. Questi è l’Eterno che abbiamo atteso’ [Isaia 25,9]. Poi
ancora: ‘La voce di uno che grida nel
deserto: ‘Preparate le vie del Signore’. Ecco, il Signore
verrà con potenza; Egli pascerà il suo gregge come un
pastore’ [Isaia
40,3 / 40.5 / 40,10-11]. E altri: ‘Un fanciullo ci è nato, un figlio ci è
stato dato, il cui nome è Magnifico, Consigliere, Dio, Eroe, Padre
dell’Eternità, Principe della Pace’ [Isaia 9,6]. ‘Ecco giorni verranno che susciterò a Davide un
germoglio giusto, egli regnerà da re e prospererà, il suo nome
sarà Jehova, la nostra giustizia’ [Ger. 23,5-6 / 33,15-16]. ‘Jehova Zebaoth è il suo nome; ed egli
sarà chiamato il tuo Redentore, il Santo di Israele, il Dio della terra
intera’ [Isaia 54,5]. ‘In quel giorno il Signore sarà re su tutta la
terra, e non ci sarà che Lui soltanto, e il suo nome soltanto’ [Zaccaria 14,8-9]».
*
[5] Dopo aver sentito ed
inteso tutto questo, il mio cuore esultò, e con gioia andai a casa, dove
ritornai dal mio stato spirituale in quello del corpo, nel quale annotai il
visto e sentito. A questo, ora aggiungo solo che l’amore coniugale sarà suscitato di nuovo dal Signore
dopo la Sua venuta, come era presso gli antichi. Poiché solo questo
amore procede dal Signore, e si trova presso quegli uomini che davanti a Lui
diventano spirituali attraverso la Parola.
82. [1] In un’altra occasione, dalla regione
settentrionale venne correndo un uomo, mi guardò con aria minacciosa e
gridò: “Sei tu colui che
vuol sedurre il mondo con la fondazione di una nuova Chiesa che intendi sotto Nuova Gerusalemme e deve discendere dal Cielo da Dio, come anche che
attraverso l’insegnamento il Signore donerà a tutti coloro che
abbracciano la dottrina di questa Chiesa il vero amore coniugale, le cui
delizie s’innalzano fino al Cielo? Non è questa una invenzione che
tu usi come richiamo o esca, affinché si aderisca alle tue innovazioni?
Dimmi in forma concisa quali sono i dogmi della nuova Chiesa. Poi vedrò
se concordano oppure no!”. – A questo, io risposi:
“Ciò che segue, sono i dogmi della Chiesa che devono essere intesi
sotto la Nuova Gerusalemme: 1)
Esiste un solo Dio nel quale vi è la divina Trinità, e questo Dio
è il Signore Gesù Cristo. 2) La fede che rende beati consiste in
questa: che si creda in Lui. 3) Il male si deve evitare, perché è
del diavolo e procede dal diavolo. 4) Si deve fare il bene perché
è di Dio e procede da Lui. 5) L’uomo deve fare il bene come da se
stesso, ma nella fede che è fatto da e attraverso il Signore che
è presso di lui”.
[2] Quando ebbe udito
questo, per un momento la sua collera si placò, ma dopo che ebbe
riflettuto un po’, mi guardò di nuovo con un’espressione
tenebrosa e disse: “Sono questi
cinque precetti, i dogmi della fede e dell’amore della nuova
Chiesa?”. – Quando risposi di sì, egli domandò in
tono duro: “Come puoi dimostrare il
primo punto che esiste un solo Dio, nel quale c’è la divina
Trinità, e che il Signore Gesù Cristo è questo
Dio?”. – Io risposi: “Te lo dimostro nel seguente modo:
non è Dio uno e indivisibile, e non c’è una
sola Trinità? Ma se Dio
è uno e indivisibile, non è anche una sola Persona? Se è una
sola Persona, allora non deve esserci in questa la Trinità? Che Egli sia
il Signore Gesù Cristo, si dimostra da questi insegnamenti: Egli fu concepito da Dio Padre, e
quindi la Sua anima è secondo Dio, in Luca 1,34-36. È inoltre una
prova quando Lui stesso dice che il Padre e Lui sono
uno [Giovanni 10,30].
Che Egli è nel Padre e il Padre è in Lui [Giovanni 14,10, 11]. Chi vede Lui, questi vede e riconosce anche il Padre [Giovanni 14,07, 9]. Che nessuno vede e riconosce il Padre se non
colui che è nel grembo del Padre [Giovanni 1,18]. Che tutto ciò che è del Padre è Suo [Giovanni 3,35 / 16,15]. Che Egli è la via, la verità e
la vita, e nessun viene al Padre se non per mezzo di Lui, perché Egli
è nel Padre [Giovanni 14,6]. Secondo
l’insegnamento di Paolo, in Lui dimora l’intera pienezza
della Divinità, dimora in carne ed ossa [Col. 2,9], e secondo Giovanni 17,2 ha
potestà su ogni carne, e secondo Matteo 28,18 ha ogni potere in Cielo
come sulla Terra. Da tutto ciò ne consegue che
Egli è l’Iddio del Cielo e della Terra”.
[3] Ora egli chiese come
avrei voluto dimostrare il secondo punto, secondo cui la fede che rende beati
consiste nel credere in Lui. – Io risposi: “Dalle seguenti parole
del Signore Stesso: ‘Questa è la volontà del Padre, che ognuno che crede nel
Figlio abbia la vita eterna’ [Giovanni 6,40], ‘Iddio ha tanto amato
il mondo da dare l’unigenito Figlio Suo, affinché chiunque crede
in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna’ [Giovanni 3:16],
‘Chi crede nel Figlio avrà la vita eterna, chi invece non crede
nel figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra di
lui’ [Giovanni 3,36]”.
[4] Dopo di ciò
mi intimò di mostrargli anche il terzo e i successivi punti. La mia
risposta fu: “Che bisogno c’è di dimostrare che si deve
evitare il male perché è del diavolo e procede dal diavolo, e
fare il bene perché è di Dio e procede da Dio, e anche che
l’uomo deve fare il bene come da se stesso, ma nella consapevolezza che
è fatto da e attraverso il Signore che è presso di lui?
L’intera Sacra Scrittura, dall’inizio alla fine, conferma che la
sintesi del suo intero contenuto consiste nel fatto che si deve fuggire il
male, fare il bene e credere nel Signore, nostro Dio. Senza questi tre punti
non c’è nessuna religione. Non è forse la religione la
faccenda della vita? In cosa consisterebbe questa vita, se non fuggire dal male
e fare il bene? E come potrebbe l’uomo fare e credere tutto questo, se
non come da se stesso? Se separi questi tre punti della fede della Chiesa,
allora separi da essa le Sacre Scritture, anzi anche la religione. Se questi
sono rimossi, la Chiesa non è più Chiesa”. – Dopo
aver udito questo, l’uomo si allontanò, per vero, pensieroso, ma
nondimeno corrucciato.
[indice]
۞
L’origine dell’amore
coniugale
nel matrimonio del bene e del vero
83. Ci sono ragioni
interiori ed esteriori per l’origine dell’amore coniugale, e sono in gran numero. Ma l’origine
più intima o universale è però una sola, del quale
sarà dimostrato in ciò che segue: che è il matrimonio del bene e del vero. Finora nessuno ha
ancora dedotto che l’origine di questo amore proviene da ciò,
perché non si sapeva che ci fosse qualcosa come un’unione tra il
bene e il vero. Non si sapeva perciò niente, perché il bene non
appare come il vero nella luce dell’intelletto. Perciò la
conoscenza del bene è rimasta nascosta e si è sottratta alla
ricerca. Per conseguenza, il bene apparteneva alle cose sconosciute e nessuno
poteva giungere al pensiero di un matrimonio tra il bene e il vero. Anzi, agli
occhi della ragione naturale, il bene appare così lontano dal vero, come
se non potesse esistere nessuna unione tra loro. Che sia così lo si
può vedere dal linguaggio corrente quando si parla di entrambi. Quando
per esempio qualcuno dice ‘questo è bene’, allora
non si pensa minimamente a qualcosa di vero; e quando si dice ‘questo
è vero’, si
pensa altrettanto poco a qualcosa di bene. Perciò al giorno d’oggi
molti credono che il vero e il bene siano due cose completamente
diverse. Molti pensano anche che un uomo sia sensato e saggio, quindi uomo a
causa delle verità, che pensa, parla, scrive e crede, ma non anche a
causa del suo bene. Nel seguito dovrà essere spiegato che non esiste
nessun bene senza il vero e nessun vero senza il bene, quindi che esiste tra
loro un eterno matrimonio; inoltre, che questo matrimonio è la vera e
propria origine dell’amore
coniugale. Questo voglio sottoporlo nella seguente successione:
(1) Il
bene e il vero sono i principi universali della Creazione, e perciò si
trovano in tutte le cose create, ma essi negli esseri creati si comportano
secondo la loro forma particolare.
(2) Non
c’è nessun vero esistente solo per sé, e altrettanto,
nessun bene esistente solo per sé; piuttosto, essi sono collegati
dappertutto.
(3) Esiste
un vero del bene e, da questo, un bene del vero, ovvero un vero dal bene e un
bene da questo vero; dalla loro creazione, in entrambi è innata
l’inclinazione a congiungersi in uno.
(4) Negli
esseri del regno animale il vero del bene, ossia il vero dal bene, è il
maschile, e da questo risultante bene del vero, ossia il bene da questo vero,
è il femminile.
(5) Dall’influsso
del matrimonio del bene e del vero che procede dal Signore, proviene
l’amore per il sesso come anche l’amore coniugale.
(6) L’amore
per il sesso è proprio dell’uomo esteriore o naturale, e quindi
è proprio anche a tutti gli animali.
(7) L’amore
coniugale è invece proprio dell’uomo interiore o spirituale, e
perciò è una caratteristica dell’uomo.
(8) Presso
l’uomo, l’amore coniugale è celato nell’amore per il
sesso, come la pietra preziosa nel suo castone[54].
(9) Presso
l’uomo l’amore per il sesso non è l’origine, ma solo
l’inizio dell’amore coniugale; esso è perciò come il
naturale esteriore, al quale deve essere impiantato lo spirituale.
(10) Quando l’amore coniugale viene immesso,
l’amore per il sesso si trasforma e diventa casto.
(11) L’uomo e la
donna sono creati per essere la vera e propria forma del matrimonio del bene e
del vero.
(12) Nel loro intimo i
due coniugi sono questa forma, e di conseguenza anche nelle cose che ne
derivano, nella misura in cui gli interiori più profondi della loro
mente sono stati aperti.
*
Qui ora
seguono le spiegazioni di questi punti.
84. (1) Il bene e il
vero sono i principi universali della Creazione, e perciò si trovano in
tutte le cose create, ma essi negli esseri creati si comportano secondo la loro
forma particolare.
Il bene
e il vero sono gli universali della Creazione, perché questi due sono
nel Signore, l’Iddio e Creatore, anzi sono Lui Stesso, e nondimeno, Egli
è il divino Bene e il divino Vero. Se al posto del ‘bene’ si
dice amore, e al posto del
‘vero’ si dice sapienza,
l’intelletto lo percepisce più chiaramente, e quindi anche
l’idea del pensiero. Di conseguenza, se uno dice che nel Signore,
nell’Iddio e Creatore c’è il divino Amore e la divina
Sapienza, e che questi due sono Lui Stesso, ovvero che Egli è
l’Amore stesso e la Sapienza stessa, si dice che Egli è il Bene stesso e il Vero stesso. Infatti, amore e sapienza sono la stessa cosa come il
vero e il bene, dal momento che il bene appartiene all’amore e il vero
alla sapienza. E poiché ora questi due concetti sono la stessa cosa,
quando in seguito sarà nominato una volta l’uno, una volta
l’altro, sotto entrambi sarà intesa la stessa cosa. Questo sia annotato
in anticipo, affinché nel seguito, dove essi saranno nominati, non
sorgano fraintendimenti.
85. Poiché ora il
Signore, nostro Dio e Creatore, è l’Amore e la Sapienza stessa ed
ha creato l’Universo, e per così dire è un’opera
risultante da Lui, allora non può essere altrimenti che questo: in tutte
le cose create c’è qualcosa del bene e del vero proveniente
da Lui, poiché tutto ciò che è fatto e procede da
qualcuno, assume la sua somiglianza! Questo è riconoscibile anche per la
ragione, e precisamente dall’ordine in cui tutto e ogni cosa esistente
nell’Universo è creato. Quest’ordine, però, consiste
nel fatto che una cosa esiste a causa dell’altra, e quindi una dipende da
un’altra, come gli anelli di una catena. Infatti, tutto alla fin fine
è creato per amore del genere umano, perché da questo si deve
formare il Cielo angelico dal quale essa proviene, attraverso il quale la
Creazione ritorna al Creatore Stesso. Perciò tramite l’unione (conjunctio) dell’Universo creato
con il suo Creatore, e attraverso questa unione, proviene la sua continua
conservazione. È anche per questo che il bene e il vero sono chiamati gli universali della Creazione. Chiunque
rifletta razionalmente su questo, gli apparirà chiaro. Se lo
farà, allora in ogni cosa creata riconoscerà qualcosa che si
riferisce al bene e qualcosa che si riferisce al vero.
86. Il bene e il vero in
ogni essere creato si comporta secondo la forma di ciascuno. Questo si basa sul
fatto che ogni essere riceve un influsso corrispondente alla propria forma. La
conservazione del tutto avviene esclusivamente attraverso un ininterrotto
influsso del divino bene e del divino
vero nelle forme create da loro. In
questo modo la sussistenza o la conservazione è una perenne esistenza,
ovvero una perenne creazione. Molte cose chiariscono che ogni essere riceve
quest’influsso in base alla sua forma; si pensi ad esempio solo
all’influsso del calore e della luce del Sole nelle piante di ogni
genere. Ognuna di queste riceve l’influsso secondo la sua forma. Questo
vale per ogni albero, per ogni arbusto, per ogni pianta erbacea e per ogni filo
d’erba. L’influsso è uguale in tutte le piante, mentre
l’assimilazione, poiché corrisponde alla forma, è speciale
in ogni specie e opera affinché rimanga la stessa. La medesima legge
vale altrettanto per l’influsso nelle differenti specie di animali. In
altre parole: l’influsso viene accolto corrispondente alla forma di ogni
essere. Anche l’incolto può comprenderlo, se pensa solo ai molti
differenti strumenti musicali a fiato, come pifferi, flauti, cornette, trombe,
tromboni o organi, tutti emettono suoni per mezzo del fiato o afflusso
d’aria, ma in base alle loro forme producono suoni differenti.
87. (2) Non c’è nessun vero esistente solo per
sé, e altrettanto, nessun bene esistente solo per sé; piuttosto,
essi sono collegati dappertutto.
[1] Chi del bene vuol farsi
un’idea, in un certo qual modo appropriata, deve aggiungere qualcosa che
lo rappresenti e lo manifesti, altrimenti il bene è qualcosa che non ha
nome, e quello che lo rappresenta e lo manifesta si riferisce al vero. Se si
nomina in qualche modo soltanto qualcosa di ‘bene’ senza menzionare ciò che lo accompagna, oppure
lo si definisce in modo astratto senza un’aggiunta coerente, si
vedrà che il bene non esiste; ma se lo si descrive con ciò che
l’accompagna, diventa qualcosa di reale. E se
utilizzi tutta l’acutezza della tua ragione, noterai che il bene non dice
nulla se non vi si aggiunge qualcosa, e quindi rimane anche senza relazione,
senza determinatezza, senza stato, in breve, senza qualità. Lo
stesso vale per il vero, se lo si descrive senza alcuna relazione che si
riferisca al bene.
[2] Il bene, però, è senza numero, e ogni bene s’innalza
come ai pioli di una scala al suo massimo e cade al suo minimo, cambia anche il
nome secondo il suo spiegamento e secondo la sua qualità. Perciò
è difficile per gli incolti comprendere il rapporto tra il bene, il vero
e le cose, così come la loro unione in essi. Tuttavia, dalla percezione
generale risulta chiaro che non vi è alcun bene senza vero, se si
riconosce che ogni dettaglio nell’Universo si riferisce al bene e al
vero, come è stato mostrato nei precedenti capitoli (84 e 85).
[3] Il fatto che non
esiste né un bene né un vero per sé solamente, può
essere illuminato e confermato da molte cose, per esempio che non esiste
nessuna essenza senza forma, né una forma senza essenza. Il bene è l’essenza o
l’essere, il vero è
ciò che forma l’essenza e per mezzo di ciò sussiste
l’essere. Così nell’uomo vi è la volontà e
l’intelletto; il bene appartiene alla volontà, il vero
all’intelletto. Nondimeno, la semplice volontà agisce
esclusivamente attraverso l’intelletto, e il semplice intelletto non fa
nulla senza la volontà. Inoltre ci sono due sorgenti di vita fisica
nell’uomo, il cuore e i polmoni. Il cuore non è in grado di
produrre nessuna percezione e movimenti di vita senza la respirazione dei
polmoni, e altrettanto poco possono respirare i polmoni senza il cuore. Il
cuore si riferisce al bene, la respirazione dei polmoni al vero. Anche qui
esiste una rispondenza. Similmente accade nella mente e nel corpo
dell’uomo, e precisamente in generale come nel singolo.
[4] Qui non è il luogo di esporre dettagliatamente le nostre affermazioni.
In maniera più completa questo è avvenuto nell’opera ‘La sapienza degli angeli sulla Divina Provvidenza’, dove
è esposto dal n. 3 al 26 nella seguente successione:
(a) L’Universo con tutte le cose create procede dal divino Amore attraverso la divina Sapienza, ovvero, il che è
la stessa cosa, dal divino Bene
attraverso il divino Vero.
(b) Il divino Bene e il divino Vero procedono dal Signore come una cosa
sola.
(c) Questa ‘una cosa sola’ è come una certa copia in ogni
cosa creata.
(d) Il bene non è bene se non è congiunto al vero, e il vero
non è vero se non è congiunto al bene.
(e) Iddio non tollera che qualcosa venga divisa. Perciò l’uomo
deve essere nel bene e allo stesso tempo nel vero, oppure nel male e al tempo
stesso nel falso. Senza parlare di altri postulati[55].
88. (3) Esiste un vero del bene e, da questo, un bene del vero,
ovvero un vero dal bene e un bene da questo vero; dalla loro creazione, in
entrambi è innata l’inclinazione a congiungersi in uno.
[1] È necessario che lo si rappresenti
chiaramente, perché la conoscenza dell’origine dell’amore coniugale dipende essenzialmente
da questo. Infatti, come sarà esposto in seguito, cioè il vero
del bene o il vero dal bene, è il maschile; il bene del vero o il bene
dal vero, è il femminile. Questo può essere compreso più
chiaramente se, parlando del bene,
s’intende l’amore, e
parlando del vero s’intende la sapienza. Sopra al n. 84 è
stato mostrato che questi sono una e la stessa cosa. Ebbene, la sapienza presso
l’uomo può sorgere solo attraverso l’amore di essere savio.
Se questo amore viene tolto, allora l’uomo non può assolutamente
diventarlo. La sapienza che procede da questo amore è compresa sotto il
vero del bene, oppure il vero dal bene, ma quando l’uomo secondo questo
amore acquisisce sapienza, e ama questa in se stesso, ovvero ama se stesso a
causa di essa, forma allora un amore che è quello della sapienza,
ciò che deve essere inteso sotto il bene del vero o il bene dal vero.
[2] Si trova quindi un doppio amore
nell’uomo: dapprima l’amore di essere savio, e poi l’amore per
la sapienza. Questo amore, però, se rimane nell’uomo, è un
amore cattivo. Esso si caratterizza come orgoglio, oppure come amore per la
propria intelligenza. In seguito sarà mostrato che questo amore, per
preservarlo dalla rovina, fu preso all’uomo e trasferito alla donna,
affinché così potesse sorgere l’amore coniugale che lo
ripristinasse, e questo era previsto così dalla creazione. Qualcosa di
questo doppio amore e il trasferimento postumo alla donna, si può già
apprendere ai n. 32 e 33, altrettanto come nelle avvertenze preliminari al n.
20. Si metta ora al posto dell’amore il
bene, e al posto della sapienza il
vero, e allora le affermazioni fatte finora mostreranno che esiste un vero
del bene, oppure un vero dal bene, e da questo, di nuovo, un bene del vero,
oppure un bene da questo vero.
89. In questi due, dalla
loro creazione è innata un’inclinazione a congiungersi in una
unità. Questo perché l’uno è formato
dall’altro: la sapienza è formata dall’amore di diventar
savio, oppure, il vero formato dal
bene e l’amore per la sapienza formato da questa sapienza, ovvero il bene del vero formato da questo vero. Si
può vedere da questa formazione che vi è una reciproca tendenza a
unirsi di nuovo all’unità. Tuttavia, questo succede solo presso
quegli uomini che hanno l’autentica sapienza e presso quelle donne che
hanno l’amore per questa sapienza dell’uomo, essendo nel vero amore coniugale. Della sapienza che
deve essere presso l’uomo, e che deve essere amata dalla donna,
sarà detto ancora di più nelle pagine seguenti.
90. (4) Negli esseri del
regno animale il vero del bene, ossia il vero dal bene, è il maschile, e
da questo risultante bene del vero, ossia il bene da questo vero, è il
femminile.
[1] Sopra ai n. 84
– 85 – 86 è stato mostrato che dal Signore, il Creatore e
Conservatore dell’Universo, fluisce una continua unione dell’amore
e della sapienza, ovvero un matrimonio del bene e del vero che viene accolto
dagli esseri creati secondo la loro forma. L’uomo accoglie il vero della
sapienza da questo matrimonio fluente dal Signore, e con questo, il bene
dell’amore viene unito da Lui corrispondente alla sua ricettività.
Questa ricezione avviene nell’intelletto, e perciò l’uomo
è nato per divenire intellettuale. La ragione, nella sua luce, si
può riconoscere in alcune caratteristiche dell’uomo, in particolar
modo nella sua inclinazione, nei suoi obiettivi, nei suoi costumi e nel suo
contegno.
[2]
L’inclinazione, poiché è desiderosa di imparare, vuol
comprendere ed essere saggia. L’inclinazione alla conoscenza si mostra
specialmente nella fanciullezza; l’inclinazione a capire,
nell’adolescenza e nella prima età virile, e l’inclinazione
ad essere saggio, da lì fino alla vecchiaia. Da questo è chiaro
che la sua natura o attitudine, quindi, tende chiaramente alla formazione del
suo intelletto, e di conseguenza egli è nato per divenire intellettuale.
Tuttavia, questo non può essere realizzato se non attraverso
l’amore, e così il Signore glielo dona secondo la sua
ricettività, cioè secondo come si sforza a diventar savio.
[3] La sua meta si
può riconoscere perché è diretta a cose che sono questioni
intellettuali, ossia
questioni nelle quali predomina l’intelletto, e questi sono per lo
più faccende borghesi che riguardano il bene pubblico. Dai suoi costumi
si vede che tutti traggono origine dal predominio dell’intelletto.
Perciò egli agisce nella sua vita in modo razionale – e questo si
comprende dai costumi – e se le sue azioni non lo sono, li fa apparire
per lo meno come razionali. Il razionale maschile è perfino visibile in
ognuna delle sue virtù, e alla fine mostra la figura dell’uomo che
è assolutamente diversa da quella della donna. Su questo si trova
qualcosa anche al n. 33. Inoltre, che la facoltà della procreazione
appartiene all’uomo, ed ha la sua origine nell’intelletto, essa deriva dal vero
ivi esistente dal bene. Nel seguito,
si vedrà che il potere generativo deriva, di fatto, da questo.
91. D’altra parte, la donna è nata per essere volontaria (ut sit voluntaria) ma volontaria in base all’intelletto dell’uomo, oppure, il che è lo stesso, per essere l’amore della sapienza dell’uomo, perché lei è stata formata attraverso questa; in proposito si veda sopra ai n. 88-89. Questo può essere visto altrettanto nella sua inclinazione, nelle sue applicazioni e nel suo aspetto. Nella sua inclinazione ad amare scienza, intelligenza e sapienza, ma non in essa stessa, ma nell’uomo, e quindi è finalizzata ad amare l’uomo. In questo modo lei ama l’uomo; poiché l’uomo non può essere amato unicamente per i