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Scene deliziose della Vita Terrena di Gesù

Ricevute in visione da Max Seltmann

1934

Libretto  XIII

 

L’Ascensione

 

La famiglia di Enos riunita in Betania

Apparizioni di Gesù

L’Ascensione sul monte degli ulivi

 [Atti 1, 9-11]

 

 

 

 

INDICE

 

 Cap. 1       Un mattino a Betania

 Cap. 2       Ritorno di Ruth nella casa paterna – Ursus guarisce Miriam ed Enos lascia la propria casa

 Cap. 3       Enos nella nuova patria

 Cap. 4       Il visibile congedo di Gesù era necessario?

 Cap. 5       Gesù appare, perdona ed insegna sulla Sua eredità

 Cap. 6       Sul tacere dei discepoli

 Cap. 7       Ursus nel tempio e sul Golgota

 Cap. 8       Al banchetto col Signore    [Mc. 16,14] - [Lc. 24,36]

 Cap. 9       L’Ascensione di Gesù     [Atti 1, 9-11] - [Luca 24, 50-51]

 Cap. 10     Epilogo: i fratelli si salutano

 

 

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Cap. 1

Un mattino a Betania

                         1.      L'ora mattutina ha l'oro in bocca! - anche a Betania si opera secondo questa massima. Appena il Sole, il padre del giorno che provvede a tutto, ha riversato la piena luce su Betania, si muovono anche già molte mani nella grande amministrazione. Gli ospiti però sono stati invitati a venire per la colazione nella grande stanza di soggiorno soltanto dopo il suono della campana, poiché Lazzaro fa prima il suo giro in tutte le stalle, magazzini e granai, non per controllare, no, ma per prepararsi ai suoi doveri per la giornata veniente.

                         2.      Teofilo è sveglio da lungo tempo; egli sta in ginocchio davanti al suo giaciglio e prega fervidamente: “Oh, Dio e Signore! Tu eterno Amore misericordioso! Con questo giorno comincia per me una nuova vita, una vita d'amore al Tuo servizio! Tu vedi il mio cuore e sai quanto è vacante dei beni che Tu mettesti in me dal mio primo respiro. Non posso offrirTi niente in ringraziamento per la Grazia che ho ricevuto qui a mezzo dei Tuoi eletti, ma, anche se sono misero, sono comunque pieno di buona volontà per rendermi degno della Grazia Tua! Perciò fortifica il mio volere e dammi forza per il compimento!”. Il suono della campana che chiama a colazione interrompe la sua preghiera; alzandosi dice ancora: “O Dio, non pretenderai da me certo più di quello che è possibile!”. Poi si reca nella stanza di soggiorno dove Giovanni e Ursus sono già in animata conversazione.

                         3.      Affettuosamente Giovanni va incontro a Teofilo e dice: “Fratello mio, rallegrati! L'eterno Amore ha pensato a te e ti ha dato già un lavoro presso di noi! Perciò rallegrati, come tutti noi ce ne rallegriamo!”.

                         4.      “Ti ringrazio, caro fratello”, – risponde serio Teofilo, – “le tue parole mi danno forza e vita; io sento il vostro amore! Ma quanto più riconosco la vostra amorevole sollecitudine per me, tanto più povero e indegno sento me stesso”.

                         5.      Giovanni lo guarda compassionevole, ma lo esorta subito: “Oh, non lasciarti influenzare da pensieri che non provengono dall'amore! Nessuno qui pretenderà più di quello che si può dare”.

                         6.      Poi parla Ursus a Teofilo: “Mio caro amico e fratello nel Signore! È certo il più bello e più meraviglioso incoraggiamento se ti viene incontro il puro amore e t’invita alla gioia e di nuovo alla gioia! Se non sapessi che nella vera gioia viene suscitato soprattutto lo Spirito di ogni vita, allora tacerei e ti saluterei soltanto con una stretta di mano! Ma già la gioia di imparare a conoscerti come un fratello che nella sua notte spirituale ha afferrato la Mano misericordiosa e salvatrice di Gesù, provoca in me una sensazione di felicità! Ora io so: tu sei stato accolto da Gesù, come anch'io sono stato da Lui accolto!”.

                         7.      Poi vengono anche gli altri ospiti e si salutano gioiosi, ma quando entra nella stanza la madre Maria con Ruth, gli occhi di tutti splendono. Maria dice: “Vi saluto tutti fervidamente! Il mio cuore si sente così felice, perché ovunque si rivolge l’occhio mio, vedo operare l'Amore! Ovunque tenda il mio orecchio, sento il suono proveniente dall'eterna Patria che ci unisce tutti intimamente e fermamente e ci rende confidenti con i moti dell'anima che sono generati dall'Amore!”.

                         8.      Quando Ruth non riesce a trattener le lacrime per tutta questa gioia, lei stringe la giovane donna al suo petto e dice piena di compassione: “In te c'è molto da riparare, la tua vita, infatti, ha pochi giorni di Sole da presentare”.

                         9.      Per ultimo viene Lazzaro con Demetrio; dopo brevi, ma affettuose parole di saluto, viene in silenzio consumata la colazione che consiste di latte, pane e miele. Sulle parole di benedizione di Lazzaro: “Signore Gesù, che sei presente nello Spirito del Tuo Amore, benedici noi e questo nostro cibo e fa con questo maturare in noi forza e ferma volontà!”, tutti meditano a lungo, soprattutto Ursus e Teofilo. Ursus è felice di tutta questa splendida vita interiore in Betania, Teofilo però diviene interiormente trepidante, potrebbe una tale gioia di vita rivelarsi un giorno anche in lui?

                       10.   “Ora vogliamo ringraziare!”, – dice poi Lazzaro. – “Perché ciò di cui il cuore è colmo, di questo è la bocca traboccante!” [Matt. 12,34].

                       11.   Giovanni si alza e dice: “Fratelli miei e voi sorelle! L'Amore eterno ci ha di nuovo benedetto e ci ha dato ciò che serviva per la fortificazione del nostro corpo, ma non per questo soltanto vogliamo ringraziare, bensì: noi Ti ringraziamo, Tu fedele Padre Provvidente, perché di nuovo siamo al Tuo servizio e possiamo fare uso di tutti i Doni del Tuo Amore paterno donatoci così abbondantemente! Dacci la giusta luce, affinché adempiamo tutti i compiti che ci attendono col Tuo Amore! La Tua santa Pace sia in noi tutto il nostro vigore e forza! Amen!”. – E tutti dicono: “Amen!”,

                       12.   Poi si alza Lazzaro e dice: “Miei cari! L'Amore si è manifestato per la gioia di tutti noi! Ora vogliamo dichiarare anche noi che vogliamo allietare con il nostro operato questo Amore, questo magnifico ed eterno Amore! E così io penso che Tu, Ursus, potresti con alcuni dei tuoi uomini fare una cavalcata a Gerusalemme, per riportare Ruth dalla madre che tanto ansiosamente l’attende; non sta bene, infatti, farla attendere in ansia ancora a lungo. Teofilo, tu e Giovanni, voi due oggi rimanete insieme, affinché il terreno del tuo animo sia ancora purificato da così tante radici e fibre dei tuoi abituali concetti, ma noi, Demetrio ed io, andiamo ad osservare la campagna del monte degli ulivi e così impareremo a conoscerci da vicino ancora meglio”.

                       13.   Ursus porge grato la mano a Lazzaro e dice lieto: “Se avessi avuto ancora dubbi sulla presenza di Gesù qui, allora questo tuo incarico, fratello Lazzaro, mi avrebbe dovuto togliere ogni dubbio! Vedi, nel mio cuore si formava già il desiderio di essere d'aiuto alla sorella di Teofilo nel viaggio di ritorno; ma una sommessa voce mi ha detto: «Credi che Io sono qui e provvederò che tutto avvenga nel modo giusto!». Ora ho una particolare gioia di andare a Gerusalemme, ora, infatti, sono certo: l'eterno Amore ha bisogno di aiutanti, ha bisogno di servitori fedelmente devoti, ed io posso essere anche qualcosa di questo Amore!”.

                       14.   “Giustissimo, mio Ursus”, – replica Lazzaro, – “è molto bene quando si ottiene dalla mano dell'eterno Amore già un incarico e lo si compie in perfetto ordine! Ancora meglio però, è come l’hai fatto tu senza saperlo, se si cerca in se stesso una partecipazione attiva che servirà al prossimo! Vedi, il rapporto di noi tutti con Dio, dal punto di vista terreno, è quello di Padre e figlio! L'Amore del nostro grande Padre è lo stesso per tutti i Suoi figli! Non uguale però è l'amore dei figli per il loro Padre. In tutti vive bensì il pensiero: noi dobbiamo gratitudine al nostro Padre! - ma l’autentico amore del figlio cerca sempre coscientemente nuovi mezzi e nuove vie, per mostrarsi riconoscente a questo Padre in libere azioni d'Amore!”.

                       15.   Riflessivo, Ursus risponde: “Sì, le tue parole hanno acceso in me una grande luce di verità! E così, voglio adoperarmi ancora più coscientemente, ed offrire al Padre la mia gratitudine e il mio Amore filiale, in libere azioni d’Amore per il prossimo!”. Poi, volgendosi a Demetrio, egli dice: “Ebbene, caro signore e fratello, permettimi di provvedere io ai preparativi per questo viaggio a Gerusalemme, che sicuramente ha la tua approvazione”. E veloce lascia la stanza.

                       16.    “Fratello Teofilo, ora tocca a te dimostrare ciò che può l'Amore!”, dice amichevolmente Lazzaro. “Perciò procura a rendere leggera la partenza da qui alla tua cara sorella, poiché a te appartiene il suo cuore! Ricompensala con il tuo Amore per il sacrificio che lei ti ha dimostrato ieri!”. E rivolto agli altri: “Congediamoci anche noi dalla nostra cara piccola sorella, la quale per il momento deve essere riportata nella casa paterna. Così saluta tua madre da parte di Betania e dille: Betania vi aspetta!”. – Con una cordiale stretta di mano e uno sguardo profondo nei suoi occhi pieni di lacrime, Lazzaro si separa dalla ragazza; anche gli altri si congedano e Ruth e Teofilo rimangono soli.

                       17.   “Ruben! Perché devo andar via da qui? – Perché non posso rimanere più a lungo?”, domanda malinconica Ruth. “Non potrò mai più sentirmi felice a casa! È come se qui fosse la nostra casa e là in Gerusalemme la casa degli estranei”.

                       18.   “Mia Ruth”, – risponde dolcemente il fratello, – “quante volte ci siamo già separati e non abbiamo sentito nulla! Ora però che abbiamo visto la gioia di coloro che hanno riconosciuto nell'Amore il vero valore di ogni convivenza, vediamo la nostra vita che abbiamo vissuto finora, diversamente! Certo, qui regna l’opposto che da noi! - ma quando lo Spirito dell'Amore colmerà anche noi così potentemente, allora anche la nostra casa paterna diventerà un luogo di tale pace. Io rimango qui per imparare, per esaminarmi e per raggiungere la maturità per l'Opera di Gesù! Anche tu puoi ritornare spesso e potrai forse convincere il padre di ciò che ha perso finora! Riconosco, infatti, sempre di più che la mia e la tua vita non era vita, ed ho l'ardente desiderio di renderla piena di luce! Ma vedi, per questo ho bisogno del tuo sostegno! Fino a quando io saprò che sei oppressa e ti manca quella pace che rende la gente di Betania così felice, io soffrirò allora con te e la mia lotta mi sarà resa più difficile. Ma se riuscirò a vincere, allora, cara Ruth, la mia vita sarà dedicata soprattutto alla vostra pace!”.

                       19.   Ursus entra nella stanza e dice: “Fratello nel Signore! Tutto è pronto per riportare tua sorella alla casa paterna. Hai tu ancora qualcosa da trasmettere, nel caso incontrassi tuo padre?”.

                       20.   “Sì, mio caro Ursus”, – risponde serio Teofilo, – “digli che l'Amore misericordioso di Dio mi ha aperto gli occhi ed ha fatto di me nuovamente un uomo capace di sperare! Mai più ritornerò nel tempio! Piuttosto voglio essere il più semplice salariato giornaliero che un cieco strumento del tempio, questa è la mia decisa volontà! Lazzaro non mi ha offerto soltanto la mano, ma anche il suo amore; e così con l’aiuto di Dio posso sperare di diventare ancora un felice, buono e utile uomo! – E digli inoltre, che per questa conversione anche per lui non è ancora troppo tardi!”.

                       21.   “Caro Teofilo, volentieri voglio soddisfare il tuo desiderio”, – dice Ursus, – “ed aggiungerò ancora del mio! Dei templari, infatti, non posso dimenticare parecchie cose, …e mi rallegrerò se potrò operare tra loro nello Spirito di Gesù!”.

                       22.   Nel cortile aspettano per Ruth cinque uomini a cavallo e un carro; un servitore tiene a fatica il vigoroso cavallo destinato ad Ursus, ed alcuni degli abitanti si sono trovati per l'addio. Allora chiede sottovoce Ruth: “Ruben, perché la gente qui è così buona? Me lo domando sempre e mai più lo dimenticherò!”.

                       23.   Nel dirle addio la madre Maria prende la piccola Ruth per la mano e dice: “Sali tranquilla sul carro! L'Amore di Gesù ti accompagni nelle braccia di tua madre! Noi non ti dimentichiamo, ed attendiamo con ansia l'ora in cui i tuoi genitori saranno guidati da mani di puro amore filiale a Betania. Rifletti spesso a tutto quello che ebbi a dirti ieri e non dimenticare la cosa più bella, e cioè: che Gesù, l'Amico più affettuoso e migliore, ama molto anche te! Il saper questo ti renderà forte e invincibile! La Benedizione del Signore sia la tua parte!”. – Anche gli altri prendono congedo, e ad un segnale di Ursus il carro si avvia fuori del cortile.

                       24.   Teofilo segue a lungo e serio con lo sguardo la carovana; allora per incoraggiarlo Giovanni dice: “Fratello, non fantasticare, ma sii sempre di occhio vigile e sensi desti! Ti è certo divenuto chiaro che se si vuole dare alla propria vita un altro contenuto, ci si deve anche spogliare della vecchia! Con il commiato da tua sorella è stata rimossa l'ultima pietra dei tuoi vecchi concetti! Non trattenerla, ma guarda quanto è da venire e guarda al Signore! Allora come per gioco tu supererai anche tutto ciò che in te è di ostacolo ancora! Ricorda anche che in nessun uomo lo sforzo per raggiungere la perfezione può avvenire senza lotta! Anche Gesù ha dovuto lottare per questo, spesso con amarezza e difficoltà! Ora però che ha superato tutto il Suo lato umano, Egli è il Signore, e noi Lo riconosciamo come il Vincitore! Perciò in ogni lotta con il mondano noi ripensiamo alle Sue Parole: «Non temete! Perché la nuova Vita che vi affluisce da Me dopo la lotta, non nasconde più nessun pericolo, ma è Forza e dona la più chiara consapevolezza!». Anche tu, caro Teofilo, sperimenterai in te questa Sua Vita! Perciò vieni, oggi ti guiderò come futuro abitante della casa di Lazzaro attraverso l’intera proprietà. È necessario affinché tu sappia dove sei di casa; i pericoli da parte dei templari sono spesso sottilmente ideati, ma fin qui essi non osano venire più!”.

[indice]

 

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Cap.2

Ritorno di Ruth nella casa paterna

Ursus guarisce Miriam ed Enos lascia la propria casa

                         1.      Piena di meraviglia, Ruth guarda il cavallo di rara bellezza e il vigoroso romano che cavalca in silenzio accanto al suo carro; ma quando due uomini in veste greca vengono loro incontro e guardano dentro il carro, Ursus domanda: “Conosci questi due uomini? Mi sorprende molto la loro curiosità – io penso che siano templari travestiti”.

                         2.      “Io non li conosco!”, – risponde Ruth. – “Siamo state tenute con tanta severità in disparte dal padre che non abbiamo quasi potuto conoscere nessuno”.

                         3.      “Spero che adesso tutto cambi, cara sorella”, – la conforta Ursus, – “poiché anche per tuo padre esiste un Maestro e questo è Gesù, l'Amico di noi tutti!”.

                         4.      Il viaggio prosegue veloce. Quando arrivano alla porta di Stefano, Ruth prega di poter scendere qui, preferisce, infatti, andare a piedi fino alla casa paterna. Ursus rimanda il carro indietro a Betania e segue, cavalcando a passo, con i suoi uomini Ruth che corre avanti. In lui s’intrecciano differenti domande: il padre è ancora da considerare nemico di Gesù? – Come starà la madre ammalata? – Potrò dir loro qualcosa di buono?

                         5.      Davanti ad una grande casa Ruth si ferma e dice ad Ursus: “Qui sono a casa! Ti prego, vieni con me da mio padre, perché ho la sensazione che egli abbia bisogno di noi!”. Ruth batte il picchiotto, e dopo pochi istanti viene salutata con grande gioia dalla servente. Ursus affida nel frattempo il suo cavallo al suo sottoposto e ordina di cercasi un alloggio, ma di informarlo di questo subito dopo.

                         6.      La servente sì precipita nella stanza colma di gioia: “È arrivata Ruth! È arrivata Ruth!”. La madre vuol sollevarsi dal suo giaciglio, ma è troppo debole; allorché entra già Ruth seguita da Ursus, e vuol salutare gioiosamente madre e padre; ma quando scorge i due sacerdoti Osea e Joab, per lo spavento non riesce a dir parola.

                         7.      Allora Ursus le dice: “Saluta tranquillamente i tuoi genitori e non temere; perché Gesù mi ha scelto per essere il tuo protettore!”. – Egli però saluta i presenti soltanto con un movimento del capo. – Ora Ruth corre dalla madre e l'abbraccia in maniera impetuosa.

                         8.      Osea però guarda Ursus con disprezzo e dice: “Che cosa significa: ‘Gesù mi ha scelto per essere il tuo protettore!’? – Se forse non lo sai ancora, allora ti dico: tu sei in una casa giudea, questa non vuole saper niente di Gesù!”.

                         9.      “Sei tu il padrone di casa e il padre di Ruth?”, – domanda Ursus stupito. – “Se è così, allora intendo compiere la mia missione! Se non è così, non hai motivo di rivolgermi la parola”.

                       10.   Prima che Osea possa rispondere, si avvicina Enos da Ursus e dice: “Io sono il padre di Ruth! – E tu chi sei?”.

                       11.   “Il mio nome è Ursus!”, – risponde costui. – “Sono figlio del mercante romano Demetrio, ora ospite del grande filantropo Lazzaro di Betania. Su esplicito desiderio del nostro amico Lazzaro, io con parecchi soldati ho riportato tua figlia sotto buona scorta e senza danno e spero di poter discutere con te e tua moglie ancora qualcosa di importante”.

                       12.   “Non c'è niente da discutere”, – dice Osea interrompendo il giovane, – “perché noi siamo sacerdoti e padroni della casa”.

                       13.   A questo, Ursus ribatte aspramente: “Con quale diritto ti dichiari padrone di questa casa, non mi riguarda! Ma con quale diritto vuoi proibirmi di parlare con il padre di Ruth, lo vorrei sapere! Io, infatti, sono abituato e vederci chiaro”.

                       14.   “Con il diritto che ci ha dato Jehova!”, – risponde in tono sfidante Osea. – “Poiché siamo suoi servitori e sacerdoti”.

                       15.   Ursus però gli ribatte con freddezza: “Con Jehova e i suoi servitori io non ho nulla a che fare, di conseguenza nemmeno con voi! Ma poiché sono ospite in questa casa, non vorrei essere motivo di discordia! Perciò me ne andrò e ritornerò più tardi”.

                       16.   Allora Ruth esclama implorando: “O Ursus, rimani per amor mio e dei miei genitori! Questi sacerdoti pretendono di essere amici, ma essi sono nostri nemici”.

                       17.   “Taci fino a quando non sei interrogata!”, – grida Osea eccitato. – “Ed occupati piuttosto di tua madre che ieri hai lasciato senza un valido motivo, figlia infedele”.

                       18.   Dolorosamente toccata, Ruth vuole replicare qualcosa, ma Ursus la prende da parte e dice confortandola: “Non ti preoccupare per questi uomini! Fidati di Gesù e di me”. – Rivolto ad Osea però dice fiero: “È questo il modo di agire di un servitore di Dio, di esercitare, quale ospite nella casa di un sacerdote e collega, così brutalmente il diritto di padrone di casa? Ho sempre creduto che i sacerdoti fossero anche educatori! Qui però imparo a conoscere un sacerdote senza nessun educazione”.

                       19.   Sempre più eccitato, Osea grida forte: “Che t'importa del mio modo di fare, dal momento che sei soltanto uno straniero da noi e ti vuoi perfino ancora appellare al Nazareno da noi odiato!”.

                       20.   “Basta! – Non più una parola in questo tono!”, – dice Ursus severo. – “Perché Gesù è il mio migliore Amico e gode del mio massimo rispetto! Se osi parlare ancora una volta di Lui in modo così offensivo, allora mi considero io come offeso e ti chiederò conto con i diritti a me spettanti! Spero che le mie parole non siano messe in dubbio, perché io sono un romano!”.

                       21.   A questo punto si fa avanti Joab e dice conciliante: “Signore, chiedo perdono per mio fratello Osea, egli è eccitato e non riflette su ciò che dice”.

                       22.   Ursus gli risponde seccamente: “L’eccitazione non è una scusante! Un uomo deve sapere dove sono i suoi limiti, e perciò sua è anche la piena responsabilità. Il diritto che mi compete come romano in grazia alla mia nomina, non esclude il dovere che sta in relazione con la carica!”.

                       23.   Il vecchio Enos impallidisce, quando il romano nel suo modo vigoroso mette a tacere così il vecchio sacerdote; ma poi si riprende, porge la mano ad Ursus e dice: “Mi sembra di doverti ringraziare per la fatica che hai avuto con mia figlia Ruth; ma so anche che un romano attribuisce poco valore a parole di ringraziamento”.

                       24.   “Non è necessario sprecare neanche una sola parola su questo”, – risponde serio Ursus, – “è stata per me una gioia riportare tua figlia nella casa dei genitori; nello stesso tempo voglio compiere ora la mia missione che consiste nel dirti che tuo figlio Teofilo rimarrà a Betania e che mai più ritornerà nel tempio! Preferisce vivere come un minimo salariato giornaliero contento e libero, che essere un templare ipocrita e senza volontà. Un solo giorno in Betania è stato sufficiente per mostrargli tutto l'errore della sua vita passata; e ora vuol conseguire lottando un nuovo atteggiamento per la vita, atteggiamento che ha per meta la pace interiore e un’esistenza felice”.

                       25.   Enos domanda sorpreso: “Tu parli certamente di Ruben, mio figlio, e lo chiami Teofilo? Digli che la mia benedizione paterna è con lui! – Ieri, infatti, è divenuto chiaro anche a me che la nostra vita vissuta finora, sebbene per la maggior parte trascorsa nel tempio, non poteva portare a nessuno di noi il vero soddisfacimento! Prima ho già cercato di rendere questo, chiaro ai miei amici, ma ho parlato ad orecchi sordi e a cuori duri. Vedi, siamo diventati vecchi e non abbiamo potuto seguire il corso del nuovo tempo che attraverso Gesù, il Nazareno, è completamente cambiato! Egli ora è morto, e forse quello che Lui voleva apparterrà presto al passato; però rimane pur sempre una spina, perché il peccato commesso non si può più riparare!”.

                       26.   “Niente affatto!”, – ribatte Ursus pieno di vita. – “Questa è solamente la vostra errata immaginazione che è come marcata a fuoco nella vostra anima! Nulla è perduto, e ogni spina può essere rimossa, perché Gesù non è morto, bensì vive e opera in modo più vivente che mai! Io stesso L'ho conosciuto come il Risorto ed ho potuto dare uno sguardo nel Suo Cuore colmo del più grande Amore per tutti gli uomini! Se così non fosse, per quale ragione avrei quest’interesse per Lui? Non ho mai visto Gesù prima, bensì ho soltanto sentito di Lui! E quando venni con la più grande speranza a Cesarea, per conoscere Gesù, seppi della Sua tragica morte! Io ero deluso, sconvolto interiormente, anzi afflitto fino alla morte, – allora venne Egli stesso da noi e mi rese libero e felice! Guarì molti ammalati che si trovavano alle terme del vecchio Marco, ma voi templari vorreste far apparire tutto questo piuttosto come inganno! Questi fatti però parlano più potentemente delle vostre prediche”.

                       27.   Osea si alza e dice eccitato: “Fratello Joab, andiamo! Non possiamo ascoltare più a lungo questo sacrilegio, dove si rappresenta il tempio e i suoi servitori come degli impostori! Ma a te, Enos diciamo: se anche tu diventi un traditore, ti colpirà tutta l'ira di Jehova!”.

                       28.   “Niente affatto!”, – risponde Ursus tranquillo e fermo. – “Il meraviglioso, grande Amore di Dio si rivelerà a lui solo se troverà il coraggio di voltarvi le spalle! Andate a Betania ed interrogate i felici abitanti! Andate a Cesarea e fatevi raccontare quale giubilo, quale felicità vi sorse quando l'amore benedicente di Gesù che si trovava lì vivente e reale, tramutava ogni sofferenza in gioia! Mostratemi una sola somigliante azione d'amore del tempio, e io tacerò! Ma finché non lo potrete, io lo annuncio a tutto il mondo ed ovunque sia: Gesù vive! Gesù è stato Vincitore anche sulla morte!”.

                       29.   “Signore”, – dice ora Joab cambiando tono, – “noi non possiamo obbligarti, come romano, a tacere! La storia d'Israele però presenta mille casi in cui uomini che erano attivi nell'Opera di Dio dimostravano la loro fedeltà a Jehova con dei miracoli! Le nostre sacre scritture sono piene di testimonianze di questi messaggeri di Dio e così io penso che sarebbe sbagliato non rispettare più il tempio come la casa santificata di Jehova!”.

                       30.   “Questa giustificazione non ti riesce”, – dice audace Ursus, – “tutti gli uomini, infatti, ai quali tu pensi, il tempio li ha sempre perseguitati! E proprio loro vi davano la promessa di un veniente Messia! Come si spiega che ora voi non volete riconoscere questo Messia, Messia che cercava anche voi e voleva anche a voi portare l'Amore? Quanto siete ciechi e ostinati! Vedete, lì giace ammalata la madre e il padrone di casa; voi quali sacerdoti e medici siete impotenti e non potete alleviarne i dolori! Ma Gesù, il Vivente, il mio Redentore, dice in me: «Porta tu aiuto con la Mia Assistenza!». – E così vi voglio dare io una dimostrazione del Suo onnipotente Amore che aiuta ogni dove! – Con pochi passi Ursus è al giaciglio; e quando pone dolcemente la mano sul capo della madre, Ruth cade sulle sue ginocchia. Dopo una breve, profonda intima preghiera dice Ursus con voce potente: “Alzati dal tuo giaciglio! Perché Gesù ha tolto da te i tuoi dolori e la tua debolezza! Però, credi! Credi in Lui e non dubitare! Egli vuole essere anche il tuo Redentore, il tuo Salvatore!”.

                       31.   Osea vuole già replicare qualcosa in tono di scherno, quando Miriam si alza ogni debolezza è scomparsa, sta in piedi davanti al sacerdote Osea e dice: “Già volevi schernire! Grazie a Dio che non lo hai fatto! Ora però lasciami in pace, perché qui il tuo potere è finito! Tu però, Enos, padre dei nostri due figli, fatti animo e riconosci la pura Verità di Dio e l'Amore di Dio!”.

                       32.   Enos è sommamente stupito di sua moglie e delle sue parole, perciò dice egli dubbioso: “Ma, Miriam, calmati! Chissà se la tua debolezza dopo non ritorni ancora e ci procurerà nuove preoccupazioni!”.

                       33.   “Oh, no, Enos”, – dice Miriam piena di gioia, – “in me tutto è come nuovo! Un torrente di fuoco penetra tutto il mio corpo, e ora sento in me un meraviglioso coraggio di testimoniare per Gesù! E tutto ciò lo devo a questo giovane romano! Non è più possibile nessun dubbio: Gesù mi ha guarita, come ha soccorso migliaia d’altri! Oh, quanto sono contenta che anch'io ora posso testimoniare ad alta voce: Gesù, il grande Redentore, ha aiutato anche me!”.

                       34.   Osea impallidisce sotto lo sguardo duro come l'acciaio del romano, ma lo stesso dice: “Enos! Quanto ci maledirà il sommo sacerdote che nella nostra generosità ti abbiamo lasciato tuo figlio! Oh, noi stolti, questo è ora il ringraziamento! Invece di tenerti più stretto a noi, ora dobbiamo assistere come tu, nella tua casa – in nostra presenza – erigi un trono al Nazareno! Già oggi il tribunale del tempio riceverà notizia del tuo comportamento ed avrai da subirne le conseguenze!”.

                       35.   “Non preoccupatevi”, – risponde Enos in tono serio e deciso, – “anche qui si troverà una via d'uscita! È però un bene che ne sia stato informato in anticipo e così potete essere voi subito testimoni, del fatto che io mi metta sotto la protezione di questo giovane romano che ha dimostrato così grandi benefici alla mia casa, senza conoscerla. Ma a te, Ursus, vengo con la preghiera: non mi negare il tuo consiglio e il tuo aiuto!”.

                       36.   Commosso, Ursus porge la mano al vecchio Enos e dice: “Ancor mai un uomo mi ha pregato invano per qualcosa, così ti siano accordati anche il mio consiglio e il mio aiuto, perfino con l'impiego della mia vita! Ma ti pongo una condizione: non ti chiudere oltre alla Dottrina del Redentore! Poiché soltanto nella reciproca fiducia, nello Spirito del Mio Redentore Gesù, posso mantenere la mia promessa fatta a te”.

                       37.   Enos guarda a lungo il giovane romano, interiormente ancora molto tentennante su questa condizione; poi dice lentamente: “Voglio tentarlo! Ma ti prego, abbi pazienza con me, perché sono ancora come un vecchio, nodoso albero che non si lascia piegare facilmente”.

                       38.   “Questo mi basta!”, – dice Ursus. – “Non dubito del fatto che anche tu sperimenterai la meravigliosa Grazia di riconoscere Gesù quale Salvatore e Redentore della tua anima smarrita! Ma per discutere della tua futura via è necessario che tu inviti questi sacerdoti ad andarsene oppure fa in modo che siano con te ben intenzionati”.

                       39.   “Andiamo!”, – dice orgogliosamente Osea ad Enos. – “Ma sta attento che non capiti nelle mani del tempio! Perché per i traditori non c'è grazia!”.

                       40.   Allora Ursus risponde severo: “Non succederà fino a quando questa casa sta sotto la protezione romana! Per voi però sarebbe certo un vantaggio se vi decideste una buona volta, veramente e seriamente, di esaminare la vostra tenebrosa presa di posizione verso Colui che avete crocifisso, ma che ora è Risorto! È ben possibile nascondere per un po’ di tempo la Verità su Gesù, ma a lungo mai e poi mai! Come volete veramente sussistere davanti a voi stessi, voi quali difensori della Verità di Dio, di fronte alle molte dimostrazioni della nuova Vita del Risorto? Non è ancora sufficiente tutta la cattiveria e la menzogna? Non è sufficiente che tutto il popolo sia stato spinto nel grande dubbio? Solo ancora un breve tempo, poi la Missione del Nazareno sarà compiuta e voi sperimenterete che la Verità su Gesù illuminerà e rivelerà come un sole nascente tutte le menzogne dette su di Lui!”.

                       41.   “Signore”, – risponde Osea meditativo, – “tu come forestiero, sorretto dal potere dell'imperatore, puoi ben pretendere come un giudice: ‘Credi questo!’, e, ‘Fa quello!’, ma se tu fossi come noi un giudeo, allora ti direi: hai tu dimenticato che noi siamo legati al tempio per la vita e per la morte? Già dai primissimi tempi della mia vita ero pensionante del tempio e finora non volevo avere nient'altro che ciò che pretendeva il tempio! Non è possibile dimostrarmi che io sia stato disobbediente anche solo una volta a coloro che sono i miei superiori nello stesso! Ora viene questo Nazareno e porta una dottrina totalmente nuova, profana il Sabato e sostiene di essere più vecchio di Abramo! E noi, quali protettori della casa di Jehova, dobbiamo approvare questo? Oh, signore, in onore la tua fede, ma la nostra fede è altrettanto da onorare e da rispettare!”.

                       42.   Replica Ursus, meglio disposto: “Ebbene, se le tue parole provenissero dal cuore e fossero un prodotto della sincerità, si potrebbe ben continuare a trattare su questa base. Ciò che hai detto però, è scaturito soltanto dall'intelletto, e vuole nascondere il vostro odio! Perciò lascia che io ti dica: la vostra fede, sì, questa è anche per me un santuario e nemmeno uno di noi scuoterà i vostri insegnamenti su Dio! Ma il vostro sentimento, il vostro modo e maniera di trattare coloro che al par di me credono nel meraviglioso messaggio di Dio di una nuova Vita d'Amore, è da disprezzare assai profondamente! Questo vostro modo, infatti, non cerca comprensione, ma vuole rovinare! Se noi dovessimo ripagare con la stessa moneta, in verità, io vi dico, il tempio non esisterebbe più! – Non mi dite: A memoria d'uomo è il tempio la casa del nostro Dio! Qualunque straniero sarebbe costretto a confermare che il vostro tempio e tutta la sua organizzazione sono soltanto una miniera d'oro per i vostri interessi. Di Jehova voi templari conoscete ancora solo il nome; tutto il resto è opera dell'uomo! Invece di essere grati a Dio che è venuto a voi nel Messia Gesù e si è rivelato come Colui che ama ancora il Suo popolo e voleva mostrarvi i Tesori più meravigliosi e più santi della Sua Vita, voi avete messo in Croce il vostro Dio nell'Uomo-Gesù! Ora sta a voi vedere come metterla con la vostra coscienza! Al tribunale del tempio però dite tranquillamente che cosa noi romani e pagani pensiamo di voi! L'uomo, infatti, che io devo rispettare e al quale devo credere, deve essere sincero! Voi non lo siete!”.

                       43.   In quell’istante viene la servente e conduce dentro un soldato di Ursus; costui saluta, ma tace quando Ursus gli fa un segno. Ai due sacerdoti sembra venuto il tempo di andare; e con procedere superbo si allontanano senza salutare.

                       44.   Ora la madre va verso Ursus e lo ringrazia per la guarigione; ma Ursus dice: “Insieme vogliamo ringraziare soltanto il Signore e vogliamo riconoscere con gioia che è Lui soltanto che ci può aiutare!”. – Ruth vuole aggiungere qualcosa, ma la profonda gioia sulla conversione di suo padre la rende muta, e nello stesso tempo piange di felicità per la guarigione della sua cara madre.

                       45.   Anche Enos però tace, egli, infatti, si sente molto oppresso. Ora il soldato fa rapporto al suo superiore e la madre fa portare per tutti un rinfresco. Enos non vuole prendere nulla per sé e si scusa: “Tutto questo è troppo opprimente per me! – Adesso, alla fine dei miei giorni di vita, devo riconoscere: tutto il mio serio sforzo è stato vano! Non devo disprezzare me stesso per aver patrocinato per tutta una vita qualcosa che ora mi causa così grande dolore? Esistono è vero delle possibilità di rendersi libero dal tempio, ma il Consiglio del tempio considera il mio ritiro come tradimento alla causa di Dio, ed ha il diritto di castigarmi, come ha trattato così atrocemente mio figlio!”.

                       46.   “Caro, vecchio Enos!”, – dice Ursus conciliante. – “Non ti preoccupare per questo, ma procura che nel cuore tu venga in chiaro con Colui che solamente può aiutare, con Gesù, il Vivente e Veritiero! – Devi poter mettere nelle Sue mani tutta la tua vita e la tua esistenza, allora tutto il resto si ordinerà come da sé! Ciò che oggi ti appare ancora così cupo e tetro, si illuminerà! Poiché io ti dico: se Gesù, il grande Amico degli uomini, non avesse teso la Mano verso di te, tua moglie giacerebbe ancora nei dolori sul suo letto! A tuo figlio l'ulteriore cammino di vita non sarebbe stato ancora appianato, e tua figlia non sarebbe ancora venuta alla giusta consapevolezza, nel decidere quale vita sia migliore, qui da voi oppure in Betania! Perciò fatti animo e tira una riga alla tua vita vissuta fin qui! Davanti a te si trova una nuova e splendida vita, ma soltanto con Gesù!”.

                       47.   “Tu caro giovane amico”, – dice Enos commosso, – “il tuo amore per Gesù ti suggerisce calde parole per me; ma purtroppo io non riesco a seguirti così velocemente, perché in me è ancora arido e deserto. Rifletti: ancora poco fa ero il Suo più acceso avversario che ha agito in maniera così riprovevole che io stesso non posso perdonarmi! A che cosa mi serve il più prezioso messaggio se esso non può penetrare in me? A che mi serve la prospettiva di una nuova vita, se immutata esiste ancora la vecchia?”.

                       48.   Replica Ursus, confortandolo: “Impara prima a comprendere una buona volta Gesù e la Sua grande Dottrina dell'Amore, allora sperimenterai come tutto è possibile al Suo Amore di Redentore! E se anche il peso delle tue colpe avesse raggiunto l'incommensurabile, la Sua Grazia e Misericordia sono sempre ancora più grandi! Ora però è innanzi tutto necessario riflettere su ciò che volete fare e intraprendere. Poiché il tempio adotterà presto le sue misure! Se posso darvi un consiglio, è soltanto quello di venire a Betania! Perché là è il rifugio per tutti coloro che hanno da temere il potere del tempio”.

                       49.   “Non riesco a decidermi di venire con voi a Betania”, obietta Enos; “in verità, vi sono spesso entrato ed uscito, ma purtroppo non come amico, bensì come nemico e avversario”.

                       50.   “Caro Enos”, – lo rabbonisce nuovamente Ursus, – “quello che è passato, devi considerarlo anche tu passato! Un nuovo, un altro Enos viene a Betania, per cercare lì, aiuto e protezione, e un nuovo campo di lavoro! Così come ho sperimentato Betania in un giorno, sono sicuro di dire perfettamente nell’intendimento di Lazzaro: ‘Vieni con noi!’. – Per la protezione della tua casa noi lasciamo qui due soldati dei quali la tua servente avrebbe da provvedere, finché tu da Betania avrai messo in ordine la tua faccenda con il tempio. Quello che hai qui in casa di prezioso ed oggetti di valore, li puoi tranquillamente portare con te; e tutto il resto lo regolerai con Lazzaro”.

                       51.   A questo punto Ruth corre dal padre e prega con fervore: “Non dire di no, caro padre! Quello che là è offerto a te e a noi, viene come dal Cielo, Cielo che io ho vissuto là in modo vivente ieri e stamattina! Non sono mai stata così felice come in Betania! Non ho mai conosciuto da nessuna parte delle persone tanto buone come lì! E non ho mai sentito qualcosa di tali armonie celesti come tra gli abitanti di Betania! Fa almeno un tentativo! Puoi comunque tornare indietro in ogni momento, se non ti piace”.

                       52.   “Figlia!”, – risponde il padre grave. – “Sono invecchiato a Gerusalemme e difficilmente posso separarmi da ciò che in tutti questi anni mi stava tanto a cuore! Sarebbe certo anche presunzione voler accettare amore e amicizia da coloro che finora ho cercato solo di rovinare”.

                       53.   “Padre, caro padre!”, – implora Ruth. – “Separati piuttosto da ciò che ha reso il tuo cuore duro e senza amore! E ricorda che l'Amore di Gesù ha perdonato anche a te con le parole pronunciate alla Sua morte: «Padre, perdona loro! Perché non sanno quello che fanno!». Padre, afferra la mano offerta che ti vuole aiutare, e ricordati anche di Ruben come attraverso amara sofferenza è giunto vittorioso alla giusta e vera pace! Padre, io voglio amarti con tutto l'ardore dell’anima mia! Voglio pregare il Redentore di aiutarti tanto a lungo finché saprò che anche tu sarai felice! Pensa alla madre che è della mia stessa opinione e che ha già sperimentato l'Amore soccorritore del Redentore Gesù! A Betania implorano dal profondo del cuore l'Onni Buono anche per te e la loro ultima parola rivolta a me è stata: porta il più presto possibile i tuoi genitori qui da noi, vi aspettiamo!”.

                       54.   Enos tace! – Interiormente combatte una portentosa battaglia, ma alla fine dice con fermezza: “Ebbene, così sia! – Non posso resistere più a lungo alle vostre preghiere!”.

                       55.   Miriam allora s'inginocchia e prega ad alta voce: “O Tu buon Dio e Padre nel Cielo! Quanto tardi imparo a conoscere la Tua Bontà e Misericordia! Quanto meravigliose sono tutte le Tue Vie e le Tue conduzioni! Eravamo ciechi, e ora siamo vedenti! Eravamo sordi ed ora possiamo udire! Tu hai rimosso la grande sofferenza e ringraziandoTi esclamo: ‘Tu ci hai portato fuori dall'errore e ci mostri la Porta della Tua Città celeste! Vogliamo incamminarci e venire da Te in ringraziamento e adempimento del dovere! Ora siamo Tuoi! Fa di noi ciò che il Tuo Amore ha previsto ed accetta il ringraziamento che adesso posso soltanto pronunciare, ma in futuro voglio viverlo! Dona forza e benedizione alla nostra intenzione, perché senza benedizione non c’è riuscita!’. Amen!”. – “Amen!”, dicono Ruth e Ursus; – Enos però piange. –

*

                       56.   Ursus ora ordina al soldato di portare qui i commilitoni ed un grande carro, e subito cominciano i preparativi per la partenza, nella quale Ursus dà man forte al vecchio Enos. Dopo un'ora i soldati sono davanti alla casa con cavalli e carro, – allora viene un messo inviato dal Consiglio del tempio e porta l'ordine: Enos deve presentarsi immediatamente nel tempio!

                       57.   Enos è vacillante, è abituato ad obbedire, ma Ursus agisce da romano! Si fa dare una pergamena e lo stiletto e scrive al Consiglio del tempio: “Il sacerdote Enos da voi convocato si è messo sotto la mia protezione, vale a dire sotto la protezione romana! Poiché c’è da ritenere che l'alto Consiglio del tempio non attribuisca la giusta sensibilità al mio protetto per il suo modo di agire, io mi sono assunto il dovere di vegliare sulla sua vita e sui suoi beni e lo conduco perciò in un luogo dove rimarrà al sicuro da tutte le persecuzioni del tempio! Una persona autorizzata da Enos metterà ogni cosa in ordine con l'alto Consiglio!”. – Il messo del tempio riceve questo scritto come risposta.

                       58.   Poi tutti aiutano a caricare le cose nel carro; ma per le tre persone non rimane più posto. Si è dovuto provvedere ad un secondo carro, e quando tutto è finalmente ordinato, Ursus ordina ancora che devono rimanere due soldati a proteggere la casa[1] con la domestica. Finalmente la felice Ruth con i genitori ed in compagnia della scorta romana partono e, senza alcun incidente, raggiungono il loro rifugio, Betania! - il luogo dell'Amore!

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Cap. 3

Enos nella nuova patria

                         1.      Ursus si fa precedere da un soldato a cavallo che annuncia a Lazzaro l'arrivo della famiglia, e quest’inatteso messaggio significa per Lazzaro di nuovo un’evidente vittoria dell'eterno Amore su un indurito cuore di templare! Quando il Sole sta già calando, i carri entrano nel grande cortile dove gli abitanti si stupiscono molto che un sacerdote giudeo sotto scorta romana venga a Betania. Lazzaro stesso porge la mano al vecchio Enos, lo aiuta a scendere e dice pieno di benevolenza: “Il tuo arrivo, caro Enos, è per me una gioia particolare! E perché tu non debba mai pentirti della tua decisione, Gesù, il Signore, mi conferisca della Sua Forza; io, infatti, vorrei essere per te un vero fratello! Così siate tutti affettuosamente benvenuti nel Nome di Gesù!”.

                         2.      Enos non riesce a replicare nulla. Lacrime di gioia spuntano nei suoi occhi; così stringe, con traboccante gratitudine, in silenzio la mano di Lazzaro. Nel frattempo vengono affettuosamente accolte anche le donne e le cose portate con loro depositate nella stanza.

                         3.      La madre Maria conduce Miriam e Ruth nella stanza di soggiorno e dice entrando: “Sia benedetto il vostro arrivo a Betania! Qui non deve mancarvi nulla, essa deve diventare del tutto la vostra patria! Non consideratevi estranee, ma appartenenti alla casa; noi, infatti, ci rallegriamo con il Signore Gesù, il Quale nel Suo Amore e nella Sua Misericordia ha già creato dimore dove tutti possono rifugiarsi nei tempi venienti di pesante afflizione. Perciò rallegratevi! Soltanto allora potrete essere veramente grate al grande Donatore di tutto il bello e di tutto il buono!”.

                         4.      Commossa fino alle lacrime dice ora Miriam: “Oh, voi cari, buoni uomini di Betania! Il mutamento repentino delle nostre condizioni è così improvviso che non riesco quasi a crederci. Noi donne eravamo sempre condannate a tacere, poiché gli uomini agivano secondo le loro vedute ed antico diritto. Ma quando in mio figlio subentrò un cambiamento di idea, nella nostra tranquilla casa non ci fu più pace; e se oggi lo stesso romano Ursus non avesse preso nelle sue mani il nostro destino, saremmo andati incontro alla completa rovina! Ma dove è mio figlio? Non l'ho ancora visto da nessuna parte, – il mio cuore brama di vederlo”.

                         5.      “Abbi pazienza, sorella, anch'io non l'ho ancora visto da questa mattina”, – risponde la madre Maria; – “è insieme al discepolo Giovanni, per imparare a conoscere la nostra Betania”.

                         6.      Nel frattempo dice Lazzaro: “Fratello Enos, il tuo arrivo qui da noi fa di te il fratello mio! Non permettere a nessun pensiero del passato di offuscare il nostro rapporto futuro! Che interiormente tu non sia ancora del tutto in ordine, lo sento; ma sii sicuro che io ti comprendo appieno. Con buona volontà e giusto fervore ti riuscirà a rimuovere tutte le barriere che in te, nel tuo amor proprio, hai eretto tra noi in ostinazione ed assurdo orgoglio. Vedi, noi tutti in Betania costruiamo sul fondamento dell'amore disinteressato che Gesù, il Risorto, ha posto in noi! Scegli anche tu, questo fondamento per te, e anche tu sarai compenetrato dal torrente della Sua Grazia!”.

                         7.      “Lazzaro! Tu uomo buono e caro, mi chiami fratello?”, – chiede Enos profondamente commosso. – “Per me è stato difficile seguire così, senz'altro, il giovane romano; ma poiché non ho potuto più resistere alle preghiere e alle pressioni di mia figlia, e d'altra parte non volevo caricare su di me colpe ancora maggiori, ho acconsentito a cercar rifugio presso di te. Ho portato con me quasi tutte le mie sostanze; siano tue! – Amministrale per il tuo bisogno, ed io voglio sforzarmi a diventare per te un fratello secondo il tuo intendimento! Ma ti prego, abbi pazienza con me, – è tutto così nuovo! Ma dov'è mio figlio, non l'ho ancora visto”.

                         8.      Affabile dice Lazzaro: “Fratello, non preoccuparti! È sotto la migliore protezione. Il fratello Giovanni è il suo compagno, e per cena saremo tutti nuovamente insieme”.

                         9.      Ursus però qui si sente di troppo, perciò va in cerca del suo padrone Demetrio oppure Giovanni e Teofilo, perché il suo cuore lo spinge a comunicar loro questa gioia. Da lontano vengono Giovanni e Teofilo, egli corre loro incontro; ma anche Teofilo è in ansiosa attesa del suo resoconto e domanda subito: “Fratello Ursus, come è stata l'accoglienza? E quale risultato?”.

                       10.   “Venite e vedete voi stessi!”, – dice Ursus con gioia. – “Ciò che non potevamo aspettarci, è accaduto! I tuoi genitori e Ruth, caro Teofilo, sono già in casa di Lazzaro!”.

                       11.   “Allora è avvenuto un miracolo!”, – esclama del tutto stupefatto Teofilo. – “Mio padre che odiava Betania e si agitava già quando si parlava di Lazzaro? Ma anche per lui non è stato possibile resistere; Dio, infatti, nel Suo Amore vince ogni avversario!”.

                       12.   A questo punto Ursus riflettendo osserva: “Fratello Teofilo! Io vorrei che fosse come tu dici! Ma vedi, erano presenti ancora due sacerdoti in casa tua, i quali non erano accessibili con l’amore! Soltanto per paura di noi romani alla fine hanno lasciato la casa! Comunque più tardi apprenderete ogni particolare!”.

                       13.   Meditativi i tre guardano verso Gerusalemme e scorgono un gruppo di uomini che dirigono i loro passi verso Betania. “Sono i nostri fratelli”, – dice Giovanni, – “oggi li conoscerete tutti; soltanto uno non è più tra di noi”, aggiunge egli sottovoce.

                       14.   Il Sole splendente illumina con splendore rosso dorato il firmamento e bacia, come per prendere congedo, ancora una volta questa Terra; allora Ursus esclama con profonda commozione: “O Terra, quanto sei bella, sei la nostra patria e ciò nonostante non puoi darci la vera pace! Un simile calar del Sole mi riempie sempre di nostalgia e fa risorgere in me ricordi sul passato e una volta vissuto, di cui tuttavia mi manca ogni certezza. Ma presto sarà notte, e allora queste immagini provenienti da un’infanzia beata svaniranno di nuovo”.

                       15.   “Vogliamo andare incontro ai fratelli?”, – domanda Giovanni. – “Non è stato ancora annunciata la cena, e in casa non siamo assolutamente necessari!”.

                       16.   Così i tre vanno incontro ai fratelli. Sono venuti tutti, però la profonda serietà nei loro volti sorprende Ursus; perciò domanda a Giovanni: “Questi fratelli hanno vissuto delle delusioni, poiché non scorgo alcuna lieta disposizione d’animo, oppure non possono essere lieti e felici? – Vorrei abbracciare tutta la Terra per la gioia e questi hanno l'aspetto come se a loro fosse stato tolto tutto!”.

                       17.   “Ti sbagli, fratello Ursus!”, – dice Giovanni. – “La loro gioia vive nel loro interiore! E il loro mutismo è per noi l’eloquente testimonianza che si occupano della loro vita più interiore, cosa che noi tutti dovremmo praticare costantemente! Inoltre essi riconoscono subito attraverso il loro spirito risvegliato la vostra essenza interiore, e io credo che ti ricorderai volentieri di quest'ora che noi oggi possiamo vivere con loro! Ma ascolta, il segnale chiama al pranzo comune!”.

                       18.   Allora domanda ancora Teofilo: “Fratello Giovanni, i fratelli affatto non domandano chi noi siamo? Ursus ed io siamo per loro degli estranei!”.

                       19.   “No, fratello, non estranei!”, – risponde Giovanni, – “poiché noi sappiamo che tutti gli uomini sono nostri amici e fratelli! Essi tutti sono amati dal nostro meraviglioso Maestro e noi dobbiamo comportarci nello stesso modo! Il Maestro guardava tutti con gli Occhi dell'Amore, e se tu farai la stessa cosa, non domanderai più: ‘Mi sei fratello o no?’ – Vedi, una delle Sue ultime Parole è stata: «Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate l’un l’altro, come Io ho amato voi!». Soltanto in questo spirito anche tu puoi cercare di risolvere i tuoi doveri!”.

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Cap. 4

Il visibile congedo di Gesù era necessario?

                         1.      Così gli uomini raggiungono la casa ed entrano nella grande sala ben illuminata. Viene scambiata una silenziosa stretta di mano con Lazzaro, poi in silenzio prendono posto. Anche Teofilo può salutare suo padre con una stretta di mano molto espressiva e la madre e la sorella con un gioioso splendore negli occhi, ma con ardente ringraziamento per Dio nel cuore!

                         2.      Lazzaro benedice prima i presenti e poi i cibi e dice: “Nel Nome di Gesù – siate tutti sinceramente benvenuti! È la Sua santa Volontà che in queste ore serali ci sentiamo completamente uniti con Lui! Così vogliamo dirGli grazie con cuori gioiosi e confessare: Signore! Quanto saggiamente hai condotto e diretto ogni cosa! Hai guidato a noi nuovi fratelli e sorelle e non smetti di preparare con il Tuo Amore nei nostri cuori nuove delizie. Perciò a Te tutto il ringraziamento e tutto l'Amore! La Tua santa Pace sia il nostro retaggio! Amen!”.

                         3.      “Amen!”, dicono anche gli altri, poi si ristorano con pane e miele, carne fredda e frutti dolci accompagnati da un vino saporito. Miriam siede vicino alla madre Maria, Ruth vicino a Maria Maddalena. Lazzaro siede tra Demetrio ed Enos e si rallegra costatando che dall'anziano sacerdote la paura è già un po’ diminuita; alla sua domanda su chi fossero gli uomini arrivati, Lazzaro spiega: “Sono i discepoli che hanno seguito il Signore ad ogni passo e sono chiamati a continuare la Sua Opera e la Sua Dottrina in tutti i paesi lontani, ovunque vivono degli uomini”.

                         4.      “Così anche in questi ho molto da riparare! Poiché ho scagliato contro di loro parecchie maledizioni!”, confessa francamente Enos.

                         5.      Lazzaro però gli replica: “Per questo non preoccuparti! Le vostre maledizioni si sono infrante sull'Amore e sulla Pazienza del Maestro, però esse sono rimbalzate su voi stessi! – Perciò non negli altri, ma in te e nei tuoi devi riparare, dal momento che ogni desiderio, ogni benedizione, come pure ogni pensiero di odio o maledizione esercita ancor sempre la sua forza e valore retroattivo! Perciò rallegrati che ora il tuo amore può produrre il suo effetto! Soltanto allora, infatti, scorgerai ciò che Dio ha preparato per coloro che sono attivi secondo il Suo intendimento!”.

                         6.      Anche Demetrio s’interessa dei nuovi fratelli, ma anche a lui risulta evidente la loro serietà e così domanda a Lazzaro: “Come mai che questi ultimi fratelli arrivati ostentano tale serietà? Chi viene a Betania deve rallegrarsi ed abbandonare ogni cosa che l'opprime!”.

                         7.      Lazzaro lo illumina: “La loro gioia è profondamente nell’interiore! Vedi fratello! Nei tre anni d'insegnamento, quali Suoi discepoli, la nuova vita spirituale si è sviluppata nel loro interiore attraverso la costante Provvidenza e Amore del Maestro! Ma d'ora in poi essi devono vivere e operare dalla Forza di Dio che si è rivelata a noi quale il Risorto! Per questo la loro inesprimibile gioia interiore per essere da Lui scelti! Ma anche la loro santa serietà, di prepararsi per quest'alta missione! Avremo occasione di ascoltare ancora parecchie profonde parole da loro!”.

                         8.      Quando il pranzo è terminato e le tavole sparecchiate, Pietro prega Lazzaro di poter parlare a tutti, cosa che gli viene concessa con gioia; egli si alza e comincia: “La Grazia di Dio e la pace del nostro Signore Gesù sia con voi! Cari fratelli! È stata la Volontà del Signore che noi insieme dovessimo venire presso di te fratello Lazzaro a Betania, per essere guidati ancora più profondamente nello Spirito di intima unione con Lui nell'Opera del Suo grande, santo Amore – per la Liberazione dell'umanità dall'errore e dalle tenebre! Tutti sappiamo che queste ultime settimane sono state per noi un periodo di grandi, potenti prove, ma abbiamo anche potuto sperimentare sempre più magnificamente la Sapienza e Grazia della Sua Conduzione, per la qual ragione è venuto su di noi qualcosa di solido, ancora mai presentito! Vedete, il Signore è venuto spesso a farci visita a Gerusalemme, ha perfino mangiato con noi e ci ha mostrato sempre più chiaramente i segreti di tutto ciò che era oscuro e di sconosciuto nella nostra vita interiore, ma anche la consapevolezza piena di forza della Vita celeste in un’anima umana risvegliata! E così ora sappiamo: non è abbastanza, fratelli, che ci amiamo l’un l’altro, bensì che il Suo Amore diventi vivente in noi! Poiché agitandosi il Suo Amore per tutto il Creato sempre più vivente in noi, percorriamo già la via dello sviluppo interiore, sulla quale via Egli come Uomo, come nostro Gesù, ci ha preceduto, affinché Lo seguissimo su questa via fino alle alte mete del nostro interiore perfezionamento e somiglianza di Dio!

                         9.      Ora il Signore ci ha comandato di rimanere ancora l’uno accanto all’altro in tutta quiete, fino a quando saremo colmati con la Forza proveniente dall'Alto! Senza questa Sua Forza, infatti, noi non potremmo continuare la Sua Opera della ridestante Vita interiore, che Egli quale Maestro di Vita ha iniziato dentro di noi; ora però indipendenti la dobbiamo completare in noi, per poter poi trasmettere quali Suoi prescelti questa pace beatificante della Sua Dottrina a tutti gli uomini!

                       10.   Egli ancora cerca il nostro amore risvegliato alla vita, amore verso tutti coloro che un tempo sono decaduti dall'Ordine divino ed è profondamente occupato nel Cuore per questa Sua Opera in noi! Presto, molto presto, infatti, giungerà l'ora in cui Egli smetterà d’essere il Figlio, per poi come nostro eterno Padre poterSi avvicinare ancora di più ai Suoi figli in divenire! Ma quando verrà quest'ora, in cui noi, quali Suoi figli, quali Suoi eredi eletti da Lui, dobbiamo prendere su di noi l'Opera da Lui iniziata della Redenzione dalla notte spirituale e dalle tenebre dinanzi a tutto il mondo, anzi perfino dinanzi agli occhi degli angeli e del mondo degli spiriti, – allora, fratelli, esisterà per noi soltanto una preoccupazione, cioè come annunciare chiaramente ed impavidi il Suo Amore a tutti gli uomini, affinché il mondo riconosca il Suo Redentore! E quest'unico compito, sarà di trasmettere la Sua Dottrina pura ed immacolata ai loro cuori, così che tutti possano intraprendere gioiosamente la via della Sua Successione per diventare anche figli divini! Noi sappiamo: Egli solo è la Forza e la Magnificenza e da Lui riceviamo questa forza per il superamento di ogni bassezza in noi e intorno a noi!

                       11.   Sì, Egli ci ha promesso di darne ad ogni supplichevole, secondo il grado del suo altruistico amore! Poiché soltanto mediante questo Suo Amore e questa Sua Forza noi troviamo l’unione con il Divino in noi e soltanto con questo noi possiamo diventare collaboratori per portare di nuovo alla Terra e ai suoi abitanti la pace un giorno perduta con Dio e la splendente Magnificenza del Regno di Dio. Quale grande, santo compito della vita! Però fratelli, è il Maestro ancor sempre il nostro Prossimo più vicino! Ma quando Egli prenderà da noi commiato per ritornare nella Sua Patria eterna, allora dobbiamo riconoscere nell’essere più lontano e profondamente caduto il nostro prossimo che dobbiamo amare, al quale dobbiamo portare aiuto in modo che impari a trovare in se stesso anche lui la via che porta alla Pace con Dio! Se fino adesso tutti i nostri pensieri e percezioni si sono rivolti di preferenza al nostro Signore e Maestro, allora in futuro deve essere così che i nostri pensieri e tutto il nostro amore si occupino di coloro che sono andati perduti oppure vivono ancora nell'errore. La meravigliosa Forza del Suo Spirito Vincitore che noi abbiamo sperimentato attraverso la Sua morte e la Sua Resurrezione, diventerà anche la nostra forza motrice più intima per il compimento di questi santi compiti in favore delle anime smarrite, non appena il Suo vivente Amore prenderà nei nostri cuori una stabile dimora. Solo con Lui noi diventiamo ciò cui la Sua Grazia ci ha chiamati! Ma senza di Lui, senza il Suo Sostegno, noi siamo niente! Così Ti preghiamo, Signore e Maestro, in unione di cuori: benedicici e rendici maturi per il lavoro nella Tua Vigna! – Amen!”.

                       12.   “Amen!”, dicono anche gli altri, e si fa silenzio nella grande sala.

                       13.   Enos è sprofondato in sé; con tali parole egli non sente più nessun terreno sotto i piedi. Il suo sguardo scorre i discepoli cercando aiuto, i suoi pensieri lo riportano nel tempio e poi al Golgota e la sua colpa si presenta gigantesca dinanzi a lui e gli toglie ogni speranza e ogni prospettiva! Egli pensa a suo figlio; ma quando guarda nei suoi occhi splendenti, la sua forza è del tutto svanita; il suo respiro diventa affannoso e cade riverso. –

                       14.   Giovanni va da lui, gli pone la sua mano destra sul capo incanutito e dice dolcemente: “Mio caro fratello! La Grazia del Signore e del Suo Amore che salva sono diventati anche retaggio tuo! Ti trovi certo ancora con la tua coscienza sul tuo vecchio terreno divenuto tua proprietà; ma questo per te sta scomparendo poiché devi riconoscere che la tua vita, tutto il tuo operare e fare, non ti ha procurato nessun contenuto che possa rendere felice, nessuna pace interiore! Ma non è ancora troppo tardi! L'Amore del compassionevole Maestro divino è eterno e vale per tutti, tutti gli esseri, anche per te! Ciò che oggi ti pare impossibile, può essere già domani Verità luminosa! Non piegare soltanto il tuo capo, ma anche il tuo intendimento, e fa toccare il tuo profondissimo sentire dal Raggio del Suo grande Amore Redentore; allora afferrerai anche tu con gioia la Mano che il Risorto ti vuol porgere, e sperimenterai la meraviglia della Sua Potenza redentrice! Esamina però tutto seriamente e non precipitare in nulla! E noi tutti ti staremo a fianco con l’aiuto e la preghiera!”.

                       15.   Enos vorrebbe ringraziare per queste parole piene d’amore comprensivo, ma la sua bocca rimane muta; nel suo cuore infuria una lotta che non ha mai conosciuto prima; se però avesse osservato sua figlia come interiormente prega supplicando l'Aiuto di Gesù, avrebbe certamente trovato la parola che l'avrebbe liberato.

                       16.   Ursus ha seguito con attenzione i discorsi dei discepoli, e ora domanda: “Cari fratelli! Già ieri, tu, Giovanni, e oggi tu, fratello Pietro, hai detto che Gesù il Risorto, vuole andare via da noi per sempre, per ritornare nella Sua Patria primordiale e che voi dovete poi continuare la Sua Opera quali Suoi eredi con la Sua Forza dello Spirito! Questo non lo comprendo! Oppure non l'afferro così come voi forse l'intendete, poiché vedete: la Grazia di guardare negli Occhi amorevolissimi del Signore mi è stata concessa solo una volta; ma le Sue convincenti Parole piene di Luce, hanno fatto sorgere in me una Vita totalmente nuova, mai presentita, e con ciò una forza vivente che potrebbe spostare le montagne! Questa non è soltanto fede, ma una chiarissima consapevolezza di forza che vive in me! Come mai che ora voi, cari fratelli, vi aspettate ancora un andarsene visibile del Maestro, per giungere alla vita proveniente dalla Sua Forza che a me è giunta con la Sua Venuta? Se in spirito guardo indietro a Cesarea da Marco, dai pescatori là sulla spiaggia del mare oppure da Lazzaro, qui al nostro caro locandiere, allora io scorgo come l'Eredità di Gesù è in buone e migliori mani! Ma voi, Suoi discepoli fedeli e scelti da Lui stesso, attendete ancora l'ora di ricevere la Sua Eredità?”.

                       17.   “Mio caro Ursus”, – risponde a questa domanda Giovanni, – “il tuo discorso è chiaro come una sorgente, e vero come la luce che elargisce il Sole. Però hai dimenticato di fare una differenza fra te e noi discepoli! Vedi, noi eravamo dodici! Noi dodici però rappresentavamo non soltanto le dodici tribù d'Israele, ma l'intera umanità che la Terra è chiamata a portare in tutti i tempi. La Dottrina di Gesù, tutte le Sue Opere e Segni sono diventati attraverso di noi proprietà dell'intera umanità. Tutto è stato custodito in noi fino all'ultimo, e ciò che l’uno non serbava lo portava in sé l’altro! Immedesimati nel nostro intendimento e nel nostro amore per Lui! Il Suo lato perfettamente umano, il Suo Atteggiamento per tutti gli errori degli uomini, la Sua partecipazione per tutti i sofferenti erano tutte cose atte a considerarLo come il Mediatore, come il Figlio di Dio! –

                       18.   Quando Gesù un giorno ci domandò: «Chi sono Io?», – subito Pietro rispose: «Tu sei il Cristo! – Il Figlio dell'Iddio vivente!» [Mt. 16,16]. Noi siamo sempre stati testimoni del Suo onnipotente Potere come anche della Sua più intima Magnificenza! Ma proprio per questo molto fu scosso in noi quando Lo vedemmo soffrire e lottare tanto duramente! E così avvenne che la completa grandezza del Suo Amore-Redentore per l'umanità, nella Sua morte non poteva essere rivelata così bene per noi; e ci divenne quindi difficile riconoscere il nostro amato Maestro nella Sua piena Divinità come nostro Padre dall'Eternità!

                       19.   Con te, mio Ursus, è completamente differente! La tua esperienza con Gesù non la devi a Lui come all’Uomo, bensì come al Vincitore al di sopra di ogni morte! E come Lo hai riconosciuto tu quale Signore nella Sua indistruttibile Magnificenza spirituale, così non potrai nemmeno sperimentarLo diversamente anche nell'Eternità! E ora riconosci la grande differenza fra te e noi: la nostra passata esperienza con Gesù quale Uomo non potrebbe mai diventare per te qualcosa di vissuto nel presente con Lui! Ora però noi dobbiamo imparare a vivere questo rapporto confidenziale con Lui come Dio sempre più vivente e come presente nel nostro mondo interiore e poi, fuori da noi, come nostra proprietà spirituale personalmente acquisita, e trasmettere anche ad altri questa via del rapporto confidenziale con Gesù quale nostro Salvatore nel loro mondo interiore! Nei nostri cuori viveva l'Uomo-Gesù, ma in te e in tutte le generazioni future vivrà il Dio-Gesù! E per questo deve venire per noi ancora una conclusione visibile della Sua Missione terrena, affinché nei nostri concetti e idee, tutto l'umano in Gesù sia tolto via completamente, e la Sua Essenza spirituale-divina, come vivente Forza della Volontà, possa venir fuori completamente in noi e in tutti i Suoi seguaci! Anche tu diventerai testimone di quest’avvenimento di Grazia della Sua visibile separazione da questa Terra, e poi, come noi, scorgerai con chiarezza ciò che a te e molti ora è ancora così poco chiaro! Per questo ci sforziamo affinché Egli quale unico Signore diventi il nostro Amore! E nel Suo Amore noi vogliamo servire il nostro prossimo senza eccezioni. Non soltanto oggi, ma per tutte le Eternità!”. – Dopo queste parole subentra un profondo silenzio.

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Cap 5

Gesù appare, perdona e insegna sulla Sua eredità

                         1.      Ora Lazzaro prega tutti a volersi spontaneamente intrattenere secondo il desiderio del loro amore, poiché per i nuovi fratelli c'è bisogno di cibo più leggero. “La sera è così bella, andiamo sul terrazzo; le donne però e quelli che sono impegnati sin dal mattino presto, possono andare a riposare”.

                         2.      Enos prega Lazzaro di potersi ritirare per cercare con suo figlio il luogo di riposo, e alla fine dice: “La mia anima è sconvolta come da un grande uragano; – mi è sembrato come se dovessi morire, poiché comprendo sempre di più che la mia vita è stata completamente sbagliata. La mia colpa sta gigantesca dinanzi a me, perché io non ho peccato soltanto contro il puro Inviato di Dio, ma anche contro il mio popolo! Vedo ben il vostro grande amore e sento il vostro perdono, ma con ciò la mia pesante infamia non è cancellata –”.

                         3.      “Fratello Enos”, – dice Lazzaro pieno di partecipazione in questo tormento dell'anima, – “così non puoi andare a riposare, la notte non ti porterebbe sonno alcuno! Perciò rimani ancora con noi sveglio! Vogliamo unirci intimamente l’un con l’altro nell'Amore di Gesù, affinché anche a te venga la liberazione!”.

                         4.      E così avviene; senza molte parole i fratelli si sono radunati sul terrazzo, dove li attende una notte meravigliosamente silenziosa; nessuna luna, ma stelle all’infinito brillano in meravigliosa chiarezza, e su tutta la natura si stende benedicente la Pace di Dio! Lazzaro prega i fratelli di trattenersi in silenziosa devozione, finché il nuovo fratello Teofilo ha finito di parlare con suo padre, “i due, infatti, hanno bisogno, a questo punto, anche dei nostri auguri di benedizione e forze”.

                         5.      “Padre”, – dice Teofilo, – “la mia colpa è uguale alla tua, – e ciò nonostante il mio cuore è pieno di speranza! Perché con la rimozione del mio vecchio nome anche la mia volontà è diversa! Io voglio e servirò soltanto Gesù!”.

                         6.      “Come puoi farlo?”, – domanda Enos a bassa voce. – “Non si può certo dare seguito ad un morto, anzi ad uno che ha subito il martirio della Crocifissione? E non riesco proprio a credere nella Sua Resurrezione!”.

                         7.      “Crederai anche tu a questa, caro padre!”, – risponde Teofilo con fermezza. – “Poiché Dio vuole che anche noi non andiamo perduti ma che accogliamo la Salvezza per la nostra anima e poi produrre i suoi effetti! Attieniti soltanto a Lazzaro! Egli è il chiamato e graziato dal Signore in Betania! Vedi, Egli era morto ed è stato di nuovo chiamato in vita da Gesù, il grande Salvatore di tutti gli uomini! E come Gesù ha salvato Lazzaro dalla morte fisica, allora Egli potrà salvare anche la nostra anima da ogni tormento della morte spirituale! Questa è adesso la mia ferma fede!”.

                         8.      Dice sospirando Enos: “Lo desidererei di cuore, perché con questa colpa non vorrei andare nella fossa!”. –

                         9.      Lazzaro, che adesso si siede accanto ad Enos, dice pieno di bontà: “Caro Enos! Noi non siamo più estranei, tutta la vita animica, infatti, mi è già stata rivelata. Ora vorrei che anche il mio interiore ti fosse aperto, affinché tu veda con i tuoi occhi l'amore che vi vive dentro per te! Non pensare più al tuo passato in questa ora, ma rifletti sulla tua futura vita e sappi: con la Grazia, Forza e Amore del Maestro, possiamo essere ora noi stessi forgiatori del nostro futuro! Ciò che era distorto e falso, ora lo aggiusteremo! Ciò che abbiamo fatto nel falso amore e concetti sbagliati, cercheremo insieme di ripararlo! Ma ciò che abbiamo distrutto in modo criminoso, lo dobbiamo espiare, poiché il Signore e Creatore ha posto l'ammonitore nel cuore di ogni uomo! Ma per espiare questo, vale a dire per riparare e cancellare tutto ciò che fa di noi dei debitori, abbiamo bisogno della Grazia del Signore! Senza di Lui, infatti, noi tutti siamo soltanto dei figli deboli e stolti! – Senza di Lui non ci sono forze nelle nostre parole e nelle nostre azioni! Senza di Lui il nostro cuore e la nostra vita emotiva è come morta! Perciò cerca Lui soltanto, questo è ancora possibile anche a te! «Io posso essere trovato in ogni petto umano!» Egli ti esclama! Ma prima offriGli pensieri d'amore, e la preghiera di perdonarti, non sarà vana!”.

                       10.   A questo punto Enos tace; ma le parole di Lazzaro gli hanno fatto bene, e per la prima volta non vi trova nessun dubbio. Ma sempre più insistentemente sente come un eco, le parole nell'interiore: «Ognuno Mi può trovare! Chi cerca, costui Mi troverà! Io sono Salvezza, Redenzione e Perdono!».

                       11.   “Chi pronuncia queste Parole?”, pensa alla fine Enos. ‘Coloro che sono qui radunati qui non dicono una parola! Io però vedo come splendono di gioia i loro occhi. Che cosa è accaduto dunque? Qui c'è qualcuno che posa la mano sul mio capo e dice: «Io sono Salvazione, Redenzione e Perdono!»’.

                       12.   ‘Chi sei tu?’, pensa ancora Enos. ‘La tua mano è così dolce, così benefica, e la tua vicinanza rende così felice!’. – “Io sono Salvazione, Redenzione e Perdono! Credilo, allora la Mia Pace sarà anche tuo retaggio!”, egli sente dire di nuovo. Allora si alza, – si volta e …vede Gesù stare dinanzi a lui! –

                       13.   “Tu, vivi?”, – egli grida. – “Sei, Tu, – Gesù?”, – e lasciandosi cadere sulle ginocchia, implora: “Oh, donami la Tua Grazia e Perdono!”, e piangendo gronda di lacrime sul suo corpo.

                       14.   Anche Teofilo si precipita lì, s'inginocchia accanto a suo padre ed implora: “Signore, se Tu lo puoi ancora, fa passare la Grazia davanti alla giustizia! La nostra colpa è colossale, il nostro delitto così pesante, tanto che sarebbe arroganza implorarTi: perdonaci! Ma non voglio implorare per me, ma per mio padre: sii clemente con lui e fa sorgere nel suo cuore il Sole del Tuo Amore, affinché egli Ti riconosca in questa Tua Luce quale unico Salvatore e Redentore da tutta la nostra notte ed oscurità!”.

                       15.   Il Signore, guardandolo affettuosamente,ulPerdono!”.i Enos riunita in  chiede: – “Ma tu che cosa intendi fare se accolgo tuo padre ma non te? – Se perdono a lui ma non a te?”.

                       16.   Risponde Teofilo: “Allora voglio lavorare, lottare e combattere finché potrò dire: Signore, guarda la mia opera, essa è compenetrata dallo Spirito del Tuo Amore! – Accoglila come espiazione per la grande ingiustizia che Ti ho arrecato! Il fatto che io possa lavorare per Te è per me una ricompensa più che sufficiente!”.

                       17.   E nuovamente il Signore domanda: “Ma se la tua forza non bastasse, se prima del tempo ti dovessi stancare e diventar debole, se il grande nemico della vita ti dovesse mettere cappi e trappole e la tua speranza venisse a cadere, cosa farai allora? Non è meglio che Io perdoni anche te e ti dica: solamente con cuore ed animo non aggravati, puoi compiere l'opera della tua vita e adempiere i tuoi compiti superiori!”.

                       18.   “Signore, ora che lo apprendo dalla Tua bocca, lo credo!”, – dice Teofilo gioiosamente scosso. – “Allora tutta la mia aspirazione deve ora anche essere rivolta a servire Te solamente!”.

                       19.   Chiede ancora il Signore: “Ma se Io non dovessi più venire da te, e tu morissi quasi dalla brama, oppure nella lotta con e nel mondo tu diventassi stanco e debole, – dimMi, anche allora pensi di mantenere questa promessa? – Io non ho preteso che tu ti legassi a Me!”.

                       20.   Allora risponde gioioso Teofilo: “O Signore! – Notte era in me! Notte era intorno a me! La Tua Luce e la Grazia Tua erano come un dono per me e mi ha reso assennato e desto! Ora però che provo il Tuo Amore, ora so che Tu ci hai perdonato, allora, o Signore, non c’è nessun dubbio! Io appartengo a Te per sempre e in ogni tempo”.

                       21.   A questo punto dice il Signore: “Così prendi la Mia Benedizione, figlio Mio, e porta con te la consapevolezza che Io non abbandonerò mai e poi mai un figlio che Mi ama veramente e vuole consacrarMi le forze sue! – E tu, Enos?”, – domanda il Signore al vecchio sacerdote completamente stramazzato, – “non è meglio se anche tu fai tuo proprio il Mio Amore e la Mia Benedizione, piuttosto che starne ancora a lungo lontano? Esiste soltanto una felicità in questo mondo e soltanto un’aspirazione che può dare all'anima il più prezioso eterno contenuto, e questo vuol dire: riconoscerMi e poi seguirMi! Se puoi far questo in piena libertà interiore, allora hai tutto e puoi arricchirti dalla cornucopia del Mio Amore e della Mia Grazia, per quanto tu possa amare i tuoi fratelli più poveri”.

                       22.   “Gesù! Tu vivi, – e non mi giudichi?”, – dice alla fine Enos. – “Quale Essere inconcepibile sei Tu! – Ho detto dietro di Te soltanto cattiverie, ho perseguitato il Tuo Operare e la Tua Dottrina, – ho partecipato alla Tua morte e preso parte alla sofferenza del Tuo Amore! Oh Signore! Perché hai permesso che accadesse tutto questo e perché non ci hai punito subito?”.

                       23.   Il Signore però gli risponde benevolmente: “Perché perdonare è meglio che giudicare! – Perché la Mia morte sarà l'eterna dimostrazione del Mio Amore che tutto perdona, e perché la Mia Resurrezione è la Corona della Mia Missione! Vedi, tutti – tutti devono passare dinanzi a Me! Nessuno, per quanto possa essere astuto, potrà mai disporsi a passare dalla porta che conduce alla Vita interiore senza incontrarMi! Ma Io non sono venuto da voi per giudicare, ma per consolare e per redimere! Nessuno potrebbe impedirMi di agire con te come Tu hai agito con Me, e nessuno potrebbe dire: Signore, Tu hai fatto dell'ingiustizia! Ma Io sono venuto per rendervi beati e portare a casa gli smarriti nella loro eterna Casa Paterna! Vedi, tuo figlio ha pregato per te, per questo ora egli già riposa nello Spirito al Mio Petto e delizie passano per il suo interiore!”.

                       24.   Maria con Miriam e Ruth salgono la scala, poi vengono ancora entrambe le sorelle di Lazzaro e Maria Maddalena. Stupite e poi beate corrono dal Signore! Anche Ruth s’inginocchia, si avvinghia ai Piedi del Signore e dice: “Finalmente! Finalmente posso vederTi, finalmente il mio desiderio è stato esaudito! O Gesù! Tu Salvatore buono, che io possa una volta sola abbracciarTi!”, esclama piena di ardore. “Mandami via da Te, perché non sono degna di abbracciare i Tuoi piedi, ma in me ha preso dimora la felicità! I miei occhi Ti hanno contemplato e le mie braccia Ti hanno abbracciato”.

                       25.   Amorevolmente il Signore si china dicendo: “O figliola! Chi viene a Me con tale amore, a costui Io do tutto ciò che porto in Me! E chi considera già una felicità vederMi e toccarMi, dimMi, come sarà a questi quando Io nello Spirito del Mio Amore prendo totalmente dimora in lui? Per questo non ti respingo, ma ti prego: rimani con Me anche quando non sarò più tra voi, e serbaMi con il tuo amore nel cuore, così come ora tieni abbracciati i Miei piedi!”.

                       26.   Ora anche Miriam cade sulle sue ginocchia; allora il Signore continua: “Tu vieni tardi, figliola!. Nel cuore però Mi eri già vicina, perciò prendi ora la Mia Benedizione d’Amore! – Ma ora, Miei cari, raccoglietevi per la quiete interiore, affinché i vostri cuori diventino ricettivi per la Parola proveniente dal Mio Amore e per lo Spirito proveniente dai Miei Cieli!”.

                       27.   Dopo una pausa, il Signore continua: “Voi, fratelli Miei, rimanete uniti nello Spirito del Mio Amore e Misericordia in silenzio, – finché la chiamata in voi diventi sempre più forte e vivente!. Non pensate e non parlate troppo della Mia morte, ma dello Spirito Santo che Mi ha dato la Forza di Vincere, per fare del luogo dell'orrore e dello sgomento (Golgota) un pezzo di Cielo! Tutto ciò che ho sofferto e sopportato, non è accaduto a causa Mia, ma a causa vostra, – e dell’intera umanità! Poiché soltanto per questo motivo Io ho compiuto il Compito posto a Me stesso, per vivere d'esempio per voi l’invincibile Forza dell'Amore che trasforma tutto il male e può manifestarsi soltanto nelle ore della sofferenza più amara! Voi avete potuto vedere come tutta la sofferenza a Me destinata Mi trasse verso l’alto, anziché annientarMi, e come tutta la Vita in Me venne resa ancora più vivente, invece di morire! Questo santo Spirito Vincitore è ora la Mia Eredità destinata a voi, Spirito che Io vi invierò come Consolatore, quando non sarò più visibile con voi. Provvedete allora che questo Santo Spirito diventi proprietà dell’intera umanità! Io voglio ritornare a Casa nel Mio Essere primordiale, ma attraverso questo Mio Spirito voglio spianarvi le vie nel vostro proprio interiore! Spianate anche voi queste vie ai vostri fratelli nel loro proprio interiore, affinché tengano pronte per me delle dimore e che, quando Io verrò, possa entrarvi con gioia per edificare il Regno Mio!

                       28.   Siate come un albero che prende bensì la forza per la crescita dal terreno, ma i suoi rami si estendono verso la Luce e sovrastano tutto il terreno! E colmate anche i vostri fratelli con questo Mio Spirito che vi eleva sopra di tutte le bassezze! Soltanto allora vi verrà rivelata chiaramente la Mia Vita che ha la Forza di superare tutto l'imperfetto! Voi tutti che Mi conoscete, fratelli miei, siate ora Miei amministratori! Nelle vostre mani, nel vostro amore metto ora la Mia Opera di Redenzione iniziata da Eternità! Non saprei a chi potrei affidare questa grande, santa Opera se non a voi, sebbene Mi stiano a disposizione innumerevoli angeli e servitori. Perciò fate maturare in voi il Mio Spirito nella più intima umiltà e nell'amorevole servizio! Esso v’illuminerà la Mia Verità che rende libera ogni Vita, appena il vostro compito di continuare la Mia Opera sarà diventato il santo scopo della vostra vita!”.

                       29.   Di nuovo il Signore tace, – riflessivo guarda i Suoi discepoli e poi dice ancora: “Il vostro intimo desiderio che Io rimanga per sempre con voi, cambiatelo! – E così oggi vi dico: rimanete voi tutti con Me. Allora potrete dare alla Terra e ai suoi abitanti tutto ciò che serve per la loro salvezza dalla notte e dall’errore! Fra due settimane, quando il Sole avrà raggiunto il suo punto più alto, invitate qui tutti i fratelli, affinché Io possa benedirvi tutti ancora una volta visibilmente. Voi però non vi stancate di essere sempre pronti al servizio e alla benedizione! La Mia Pace e la Mia Forza siano il vostro retaggio! – Amen!”. Senza disturbare la meditazione il Signore diventa invisibile, – ma in tutti rimane il più santo amore per Lui!

                       30.   Dopo un prolungato silenzio dice Lazzaro a bassa voce: “Andiamo a riposare! Poiché è quasi troppo del bene e del magnifico che abbiamo potuto ricevere da Lui. Anche domani sarà ancora un giorno in cui possiamo continuare questa santa meditazione nei nostri cuori!”.

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Cap. 6

Sul tacere dei discepoli

                         1.      Quando al mattino seguente risuona il segnale che chiama alla prima colazione, tutti i fratelli si radunano come sempre nella grande sala da pranzo; Enos però si sente molto oppresso e impedito, così che Ursus domanda: “Fratello, ti penti di essere venuto a Betania? Non posso immaginarmi che un uomo, al quale l’Altissimo si è avvicinato pieno d’Amore, possa trovarsi ancora sotto una pressione morale che, veramente, è stata solo da un modo di pensare falso e insensato”.

                         2.       “Mio caro giovane amico, perché così ti devo chiamare, è così come tu dici!”, – risponde Enos. – “Prima mi opprimeva la mia colpa, ma adesso mi opprime l'amore che ho potuto sperimentare e godere qui! Mi sento come un peccatore che è portato al giudizio, e prego intimamente Iddio che mi sia pietoso e misericordioso! Sarebbe già stato un bene se mi avesse scosso una solenne ramanzina! Ora però arriva l'Amore stesso – ed accumula sulla mia coscienza gravida di colpa, nuovo amore, nuovo beneficio! Vorrei uscire dal mio io, vorrei essere un altro! Ma sono così insicuro, non ho nessuna forza di andare su questa nuova via che conduce a Gesù, a Colui che noi abbiamo Crocifisso! Per questo la notte non mi ha portato la quiete bramata”.

                         3.      “Questo è tormentarsi da solo!”, – risponde Ursus pieno di vita. – “Perché tu ancora non conosci abbastanza Gesù, il Magnifico! Guarda i fratelli! Tutti portano il segno della Sua Pace come quiete beatificante nel loro cuore! Ma nei loro occhi brilla uno splendore che non è di questa Terra! – E perché? Perché l'Amore divino è diventato loro possesso. A te è assicurato perdono, pace e liberazione dal Signore, e malgrado ciò, tu vuoi ancora trattenere dentro di te ciò che ti rende prigioniero?”.

                         4.      “Mio caro Ursus”, – replica calmo Enos, – “l’improvviso cambiamento delle nostre condizioni ed il riconoscimento di avere dietro di me una vita completamente sprecata, mi hanno reso così abbattuto. Ora però lasciami per un po’ di tempo da solo, affinché nel silenzio mi metta d’accordo con me stesso! Soltanto nel silenzio del mio cuore guarirò e nuova speranza potrà entrare dentro di me”.

                         5.      Allora Ursus risponde con gli occhi raggianti: “Sì, fratello Enos! Soltanto nel silenzio del cuore Gesù ti potrà essere Soccorritore e Salvatore! Soltanto a Lui è possibile rendere l’intimo tuo santo e libero! Abbandona a Lui l’intero animo tuo nel più profondo silenzio e tutto il tuo pensare sia rivolto soltanto a Lui, allora anche in te si desterà il desiderio di ringraziarLo e di amarLo! Finché ci occupiamo ancora di noi stessi, si perde del tempo prezioso! Ma se ci occupiamo nel più profondo silenzio del nostro cuore soltanto di Lui, solamente allora ci renderemo conto del valore della nostra vita e vorremo impiegare più utilmente il tempo che ci rimane ancora su questa Terra!”.

                         6.      Prima che Enos possa rispondere qualcosa, nella stanza entrano Miriam, Ruth e Maria, la madre di Gesù. Ruth, sul cui volto splende il riflesso della pura felicità, corre verso suo padre e gli domanda: “Padre, caro padre! Non senti la felicità nel tuo petto? Quale gioia, quale letizia sapere finalmente: sono al sicuro e posso riposare nel Grembo dell'eterno Amore! Ora vedo chiara la mia via davanti a me, e il compito mi pare così bello, perché so ed ho sperimentato: ‘Io sono amata!’. Amata dal buono e meraviglioso Gesù, il Quale per Amore per tutti gli uomini erranti ha messo la Sua Vita nel piatto della bilancia! Ma Dio non Gli ha ridonato soltanto la Sua Vita, ma anche una Vita totalmente nuova a tutti gli uomini che Lo amano!”.

                         7.      Dice Enos: “Figliola, tu gioisci della tua felicità! Io non lo posso ancora, perché colpa e amore opprimono i miei sentimenti e i miei pensieri, e tra me e Gesù sta la Croce del Golgota!”.

                         8.      “Padre, tu dubiti del Risorto?”, – domanda spaventata Ruth. – “Le Sue Parole rivolte a te non sono penetrate nel tuo cuore ed hanno spazzato via il vecchio lordume? Io sono convinta che se tu avessi fiducia, accadrebbe il miracolo: ti scioglieresti in gratitudine per il Dono portato a te dal Suo Amore! Padre, io già vedo in me il miracolo: la Croce del Golgota non è nulla di giudicante, ma è ciò che ci redime! Nella Croce sta la nostra salvezza! Guarda, essa è avvolta dalla Luce! Anzi elargisce Luce, molta Luce a tutti quelli che rivolgono lì i loro sguardi! Essa ci rivela l'Amore di Gesù che ci riconcilia con Dio oltre tutte le nostre debolezze e peccati! Mi pare come se questa Luce volesse annunciare a tutto ciò che è notte: qui nella Croce soltanto sperimentiamo il distacco da tutto il mondano! Qui otteniamo una nuova Vita, Pace e Perdono!”.

                         9.      Tutti, anche i discepoli, guardano sorpresi a Ruth, la quale pronuncia come trasfigurata queste parole; a questo la madre Maria dice: “Sì, figliola! Il tuo spirito ti ha rivelato questa Verità che da molti, moltissimi non viene riconosciuta! Credi fermamente ed intimamente a questa Rivelazione della Sua Croce, e la tua vita assumerà una figura piena di Sole! Non dimenticare però mai che è stato il grande Amore liberatore di Gesù che ti ha donato questa visione!”.

                       10.   Prima che Ruth oppure Enos possano replicare qualcosa, Lazzaro prega i presenti di prendere il pasto; egli benedice i loro cuori e il cibo, e in silenzio è terminata la colazione. Dopo di ché, Pietro chiede la benedizione del padrone della casa, poiché intendono ritornare a Gerusalemme, e dice: “La nostra via e il nostro lavoro sono a Gerusalemme! Questa è la Volontà del Signore, essa sia fatta adesso e in ogni tempo!”.

                       11.   Lazzaro benedice i fratelli con le parole: “Compite dunque la Volontà del Signore, voi siete la Sua Speranza! Il Suo Amore sia il vostro retaggio. Così provveduti non vi mancherà mai niente in forza e costanza, per vincere ogni difficoltà e resistenza! Davanti a noi tutti splende la Croce! – da ora simbolo, e immagine più intima di pace, col silenzio, davanti a Dio! Andate in pace! Amen!”.

*

                       12.   Silenziosi i discepoli si congedano; uno sguardo serio, una muta stretta di mano basta per dire tutto ciò che agita il loro cuore. Ma su Teofilo e Ursus questo congedo fa un'impressione strana, e Ursus domanda un po’ affrettato: “Che strano linguaggio è questo? È veramente nel piano del Maestro andarsene così senza parole? Come straniero non si può fare a meno di essere deluso per questo silenzio”.

                       13.   “Fratello mio”, – risponde Lazzaro solenne, – “questo silenzio è il più intimo linguaggio del cuore, attraverso il quale uno sente nell’altro tutto in maniera assai vivente. Noi c'intendiamo con lo sguardo, con la stretta di mano e con la nostra vita interiore completamente risvegliata, e non abbiamo più bisogno del linguaggio esteriore tra noi! Sappi, già durante la costante presenza di Gesù noi dovevamo praticare questo linguaggio interiore del cuore, in tal modo, senza una parola esteriore, potevamo rivolgerGli delle domande e ricevevamo sempre da Lui una chiara Risposta interiore. Questi discepoli stanno adesso dinanzi alla meravigliosa Ora di Grazia, dove tutto ciò che hanno vissuto, contemplato e sentito con Gesù, deve diventare in loro completamente vivente e con ciò diventerà una Forza di Fuoco che non si potrà più trattenere! Simili a fasci di fuoco provenienti da un torrente di Luce che li compenetra sarà poi la loro vivente testimonianza di Gesù! Il loro Amore, infatti, così destato vuole restituire tutto ciò che precedentemente ha ricevuto da Lui!”.

                       14.   Ursus tace e si sente improvvisamente piccolo piccolo, perché di un tale linguaggio non aveva ancora mai avuto sentore. “Fratello Lazzaro”, – dice poi con difficoltà, – “intuisco del grande! Io stesso dalla riconoscenza potrei diventare un tizzone ardente, che però non brucia niente, ma vorrebbe solo accendere ovunque questo fuoco della santa Rivelazione sull'Opera d'Amore di Gesù. Poiché ora riconosco questi discepoli sempre di più nel loro interiore e comprendo meglio la loro serietà e il loro silenzio, allora, fratello, vedo me stesso così piccolo, così irriverente, che vorrei del tutto sprofondare!”.

                       15.   “Oh, mio Ursus!”, – replica Lazzaro commosso. – “Con questo procuri una grande gioia al mio cuore! – Per comprendere, infatti, le conduzioni del Signore e per potersi aprire del tutto nel Suo Spirito, è necessario che il mio io giunga alla quiete, alla silenziosa abnegazione! Sappi: in ogni momento in cui il mio io è ancora quello che agisce, la vera Vita di Dio si fa indietro, e l'effetto non sarà del tutto soddisfacente! Vedi, tu porti la Sua Vita, il Suo Amore già in te, ma ciò nonostante porti ancora troppo della vita del tuo io! Stimolato dalla meravigliosa concessione di Grazia e rivelazioni attraverso i fratelli, anzi attraverso la Sua personale Apparizione, sei stato elevato e portato ad un’altezza che però in realtà non è ancora il tuo modo di vedere, bensì solo un Dono! Perciò avrai ancora da lottare seriamente in te, per possedere queste alte conoscenze come tua proprietà! Perciò mi rallegro che tu, come da te stesso, vuoi metterti là dove sei soltanto servitore e discepolo. Finché tu vivi qui in Betania tra quelli che sono di uguale sentimento, non ti parrà affatto difficile quest’altezza, meraviglia e pienezza di grazia di questa vita d'amore, perché tu vivi come in un paese del Sole e quasi sempre sei soltanto colui che prende! Solamente quando ti troverai fuori, dove regna il mondo delle tenebre e del freddo, dove regna menzogna e inganno e mancanza di coscienza, questa vita piena di grazia deve diventare per te una forza motrice che vuole elevare tutti e, per quanto sia possibile, illumianre! Solo allora la tua vita interiore crescerà nella santa Vita d'Amore del Maestro, perché allora tu potrai essere il donatore, l'amministratore degli alti beni, beni che ti conquisterai nella lotta con il mondano come tua proprietà, e solo allora potrai riconoscere e sperimentare l'interiore Magnificenza che Dio ha preparato per tutti quelli che vogliono servirLo nel Suo Spirito e, da questo Spirito, amare tutti gli uomini- fratelli!”.

                       16.    “Ti ringrazio, fratello!”, – dice Ursus tirando un profondo respiro di sollievo. – “Nelle tue poche parole sono racchiuse verità talmente profonde che ci vorrà un bel po' di tempo, prima che io possa considerarle mie! Ora riconosco anche: per sostenere queste eterne Verità davanti agli altri, deve prima essere diventato tutto Verità in me stesso! Possa il Signore aiutarmi nella Grazia Sua; io ho di sicuro la volontà per questo”.

                       17.   “Allora non vogliamo nemmeno più parlarne!”, – replica Lazzaro. – “Soltanto nell'agire e operare, infatti, realizziamo la nostra volontà. Io però ti chiedo ancora un importante servizio; sarà necessario mettere in ordine oggi stesso la faccenda tra Enos e il tempio, e tu saresti l'uomo giusto per questo; il tempio cercherà, come è sua abitudine, di agire senza perder tempo! Disponi perciò così che tu possa andare a cavallo fra due ore a Gerusalemme, in questo tempo Enos avrà terminato il suo scritto al Consiglio superiore. Per primo parla con Pilato, egli è nostro amico; per tua sicurezza porta tuttavia con te ancora alcuni soldati, allora non potrà accaderti nulla!”. –

*

                       18.   Si fa sera; in casa di Lazzaro tutti sono di nuovo riuniti per il pasto in comune, ma Ursus non è ancora ritornato. In Enos e Teofilo si fa sentire l'inquietudine, mentre Miriam e Ruth sono piene di fiducia. A questo punto giunge un messo di Ursus il quale riferisce loro che egli, Ursus, è stato invitato da Pilato e che rimane ancora in Gerusalemme; in quanto alla faccenda di Enos, la stessa è stata regolata in piena soddisfazione, il Signore ha dato visibilmente il Suo Aiuto! Con queste parole Enos si sente come liberato! Ancora una volta egli fa domande al messaggero, ma costui non è in grado di dare ulteriori informazioni.

                       19.   Lazzaro ringrazia e dice ad Enos: “Fratello! Questo è stato amore da parte di Ursus! Con questo breve rapporto ha levato da te ed anche da noi una grande preoccupazione! Io lo sapevo già, perché il Signore ha parlato a me nel cuor mio: «Fratello, l'amore ha nuovamente riportato la vittoria! Ursus, infatti, ha potuto operare completamente nello Spirito Mio e preparare talmente il terreno che perfino qualcuno nel tempio è diventato titubante nella sua ostinazione!»”.

                       20.   “Com’è possibile questo?”, – domanda sorpreso Enos. – “I sacerdoti insieme ai loro servitori sono, a quanto ne so io, nemici dichiarati di Gesù! È avvenuto nuovamente un miracolo!”

                       21.   “Fratello Enos”, – risponde Lazzaro, – “ciò che tu chiami ancora ‘miracolo’, sono per me degli effetti visibili delle Forze dell'Amore di Dio! Credi e ama ancora di più, allora sperimenterai la Verità di queste mie parole! Domani però apprenderemo tutto dettagliatamente!”.

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Cap. 7

Ursus nel tempio e sul Golgota

                         1.      Il giorno successivo verso mezzogiorno finalmente gli attesi ritornano; non si può descrivere la gioia quando Ursus consegna ad Enos lo scritto del sommo sacerdote, con il quale Enos e Teofilo vengono sciolti dalla loro carica e dal loro giuramento! – Soltanto adesso entrambi si sentono liberi e felici! A pranzo Enos prega Ursus di raccontare dinanzi a tutti i presenti, i suoi avvenimenti a Gerusalemme.

                         2.      Ursus però guarda prima con sguardo interrogativo Lazzaro; quando costui conferma, egli comincia: “Quando ieri mattina ricevetti l'incarico di indurre il tempio ad ottenere per i nostri fratelli Enos e Teofilo la libertà e lo scioglimento del loro giuramento, mi sentii veramente alquanto oppresso, poiché le tue parole, fratello Lazzaro, riguardo alla vita del proprio io e dell'effetto spesso non soddisfacente delle nostre parole, si ripercuotevano ancora molto in me. Così cavalcai con la mia scorta verso Gerusalemme, ma non ero ancora in chiaro come avrei dovuto affrontare il sommo sacerdote. C’informammo dov’era il comando, là mi feci annunciare presso il capitano della guardia della città e fui contento di incontrare un vecchio conoscente, a lui esposi la mia faccenda e la mia missione presso il tempio e gli chiesi aiuto, se fosse stato necessario.

                         3.      Poi fummo condotti in casa di Ponzio Pilato, e come romano mi fu fatta una cordialissima accoglienza. Quando poi esposi la mia faccenda e presentai le credenziali e le deleghe, trovai nel nostro fratello Pilato già un prezioso aiuto e riconobbi la magnificenza dell'amore fraterno, Pilato, infatti, voleva prendere in mano perfino la mia faccenda! Dopo una piccola colazione ci recammo insieme al comando, dove Pilato impartì alcuni ordini, e poi verso il tempio. Non voglio descrivere le impressioni che io ebbi quando vi entrai; – premurosi ci portarono alle stanze del sommo sacerdote, al quale era già stato annunciato l'arrivo del governatore dal corpo di guardia della città. Ma ora avvenne in me un vistoso cambiamento: il mio io, i miei pensieri si ritirarono come da soli, davanti ai miei occhi stava la grande sofferenza del nostro fratello Enos, ed io vivevo la sua colpa e la sua brama di divenir libero da quest’indegna pressione!

                         4.      Poi passò ancora una volta davanti ai miei occhi la scena dell'altro ieri, dove Gesù stesso parlò ad Enos: «Io sono liberazione e perdono!». Con questo mi sentii meravigliosamente calmo e fortificato interiormente, poiché sentivo la presenza di Gesù! Presentai al sommo sacerdote Kaifa i due scritti nonché la delega, ma egli non ne volle sapere!

                         5.      Disse Kaifa acerbo: «Per questo devo riunire il gran Consiglio, perché entrambi sono sacerdoti e, ora, spergiuri!». Furono impartiti i necessari ordini; nel frattempo Kaifa invitò il suo amico Pilato e me in una camera adiacente. Pilato però fece pressione per il disbrigo della pratica, dal momento che quale suo ospite ero già atteso da sua moglie. Io penetravo chiaramente i pensieri del sommo sacerdote e sapevo che di fronte alla sua astuzia s’imponeva la massima fermezza! Dopo poco tempo un messo annunciò che il gran Consiglio era pronto per intervenire nelle trattative. Con l’intima preghiera: ‘Signore Gesù, ora ho bisogno di Te!’, entrai nell’adunanza; al fratello Pilato fu offerto una sedia a braccioli, io però dovetti presentare in piedi il mio caso. Fratelli, io ringrazio il Signore che non sono un templare! – In qual modo scaltro, in qual modo disonesto questi uomini manifestavano le loro idee! Mi sentii salire il rossore in faccia dalla vergogna. La richiesta fu respinta, e i due sacerdoti dovettero essere messi in stato d’accusa!

                         6.      «È questa la vostra risposta a questa richiesta?», domandai al sommo sacerdote; costui rispose di ‘sì’! Allora non mi potei più trattenere; avanzai di alcuni passi e dissi audace: «A Betania non porto con me questa risposta! Non risulta nessun crimine da parte dei due! Soltanto la loro coscienza non permette più di rimanere tra voi e far parte della vostra comunità! Per questo vogliono sciogliere in modo regolare questo rapporto. Ma voi volete mettere i due in stato d'accusa? Bene, fatelo pure, ma ricordate che essi stanno sotto la protezione romana! E quello che voi volete fare ai due, lo farò io a voi! In forza della mia carica di rappresentante imperiale io metterei sotto accusa voi! In primo luogo per il consapevole assassinio di un Innocente, e poi come divulgatori di insinuazioni false e bugiarde sulla Resurrezione di Colui che voi avete Crocifisso! Poiché sappiate, Gesù è mio Amico! Il Suo Onore è il mio! Nessuno mi può impedire di intercedere per la riabilitazione dell'Onore del Mio nobile Amico Gesù! Se voi persistete nella vostra intenzione e volete coronare la vostra durezza con l'opera dell'odio diabolico, chiamo a raccolta tutta Gerusalemme per convincersi già domani della Veridicità e della Realtà del Risorto! Voi sapete benissimo che Gesù è già apparso a molte persone! Malgrado ciò rimanete quelli di prima?! – Voi siete informati della Sua Dottrina meglio di parecchi seguaci, ma il vostro odio e la vostra ambizione non vi permettono di riconoscere la Verità su di Lui!».

                         7.      Allora rispose gelido il sommo sacerdote: «Noi non temiamo il Nazareno, di conseguenza non temiamo nemmeno te! E con quale diritto vuoi metterci sotto accusa? Vorrei vedere un tribunale che potrebbe emettere un giudizio su di noi!».

                         8.      Allora io risposi con tono tranquillo: «Con il diritto che mi fa trovare il mio amore per Gesù! Ma davanti al forum che pretese il Sacrificio mortale di Gesù, davanti allo stesso forum farò mettere voi e proprio nello stesso stato in cui voi avete messo Gesù davanti al popolo! Questa è la mia risposta! Un romano pretende ciò che è diritto e giustizia, ma egli non pregherà! Il governatore Pilato approva la mia decisione, dal momento che voi stessi ne offrite il pretesto a noi romani».

                         9.      Il sommo sacerdote scoppiò in una forte risata, ma in quell'istante un servo annunciò: «Signore, nel vestibolo e intorno alle piazze del tempio si sono radunati soldati romani, che cosa dobbiamo fare?».

                       10.   Allora il sommo sacerdote montò su tutte le furie e disse a Pilato: «Che cosa significa? Questa è un’ingerenza nel nostro diritto!».

                       11.   Pilato però (incoraggiato dalla presenza del giovane romano nei confronti dei pericolosi templari), rispose sorridendo: «Amico mio, calmati! – È il diritto dell’auto conservazione, ed accade per la tutela dei giustificati interessi romani! O voi fate questo piccolo sacrificio e date ai due sacerdoti richiedenti l’indipendenza, e a tutti i seguaci del Redentore Gesù di Nazareth la garanzia di potersi radunare senza subir danno nella loro libertà, oppure noi facciamo anche a voi la stessa cosa che avete fatto a Gesù, e dimostrabile anche a molti altri! Non c'è altro! Anch'io, infatti, sono convinto della veridicità della Resurrezione!».

                       12.   Un cupo silenzio scese sull’adunanza; allora venne da me il sacerdote Joab, un amico del nostro Enos, e disse: «Signore! Ho già conosciuto il tuo rigore! Ma non posso fare a meno di chiederti: perché quella volta questo Gesù non ha detto una parola a sua discolpa? Il Suo silenzio è stato per noi un riconoscimento della Sua colpa! Tu ci chiami i Suoi assassini? Noi siamo stati soltanto manovali ed esecutori della nostra legge!».

                       13.   Allora risposi al sacerdote: «Io ti vedo in trasparenza. La tua impostazione vuole solo indebolire la nostra volontà! Ma a te e a voi qui sia detto: proprio per risparmiarvi e lasciarvi ancora la possibilità di giungere lo stesso al riconoscimento dell'Unto di Dio, Egli ha permesso che tutto questo accadesse su di Sé! Ma io non ho nessun ordine di risparmiarvi, dal momento che il vostro incosciente agire me ne offre il pretesto! Quindi, rifletteteci! Altrimenti vi accadrà ciò che vi abbiamo annunciato!».

                       14.   Allora venne ancora una volta il sommo sacerdote da Pilato e voleva sollevare delle obiezioni, ma Pilato si irritò e disse ad alta voce: «No, non una parola in più! O voi fate volontariamente ciò che pretendiamo, oppure saggerete il potere dell'imperatore! Troppo a lungo ho portato come peso nel mio cuore la colpa di aver contribuito alla morte di Gesù! È per me la necessità più grande riparare ed aiutare a restituire al Diseredato il Suo Onore! Vorrei poter asciugare ogni lacrima e lenire ogni dolore che la vostra scellerata azione ha provocato al veramente Innocente! Mi sono prefisso, ed ho promesso al Risorto, di vegliare su di voi e di impedirvi di continuare la vostra opera vendicativa sui seguaci di Gesù! Ora sta a voi; o diventiamo amici, oppure rimaniamo nemici! Dateci la risposta scritta entro un’ora! Noi rimaniamo nel vestibolo presso il comando, indietro non torniamo più!».

                       15.   Ancora una volta volgemmo a tutti uno sguardo fermo e serio, poi lasciammo con passo placido la sala e ci recammo dal capitano che già ci aspettava. Ascoltammo il suo rapporto, vale a dire di aver fatto tutto nel nostro intendimento, e mentre discutevamo ancora, un servitore del tempio portò già gli scritti con i quali fu certificata ad Enos e Teofilo la libertà, ed uno scritto ulteriore con la preghiera di preservare l'onore e l’autorità del tempio e di non turbare la pace dei santi vestiboli! «Abbiamo ottenuto abbastanza!», disse soddisfatto Pilato, «il resto lo otterremo più tardi!». Poi ordinò di far rientrare i soldati nel loro acquartieramento.

                       16.   Noi, invece, la sera restammo ancora insieme tra interessanti discorsi su Gesù e sulla nostra salvezza, temporanea ed eterna. Alla fine io espressi ancora il desiderio di andare l'indomani mattina presto sul Golgota, e Pilato si offrì subito di accompagnarmi. Di buon’ora con poca scorta ci recammo al sacro luogo; ma quale fu la mia sorpresa: c’erano erette tre croci, due piccole ed una più grande nel mezzo. Io chiesi: «Chi avrà fatto questo?», allora mi venne per risposta: «Le ho fatte erigere io per il terrore dei templari! Ho anche dato l’ordine di non far mai più eseguire qui una esecuzione, poiché l'ultima Parola del Salvatore: ‘È compiuto!’, non deve essere profanata! Così onoro Gesù, facendo erigere come simbolo che incute rispetto anche a distanza il Segno del Suo Amore e del Suo Perdono!».

                       17.   Profondamente scosso stavo dinanzi alla grande Croce! Anche se non era la stessa sulla quale morì il Signore e Salvatore Gesù, ma davanti ai miei occhi interiori si svolse ciò che accadde qui! Ed esclamai, spinto dall'impulso interiore: «O Signore e Salvatore Gesù! Tu stesso mi hai fatto sentire il Tuo Amore e mi hai rivelato la Tua vera e santa Dottrina! Quello però che sento qui nel luogo della Tua sofferenza e morte, è la Tua vera Magnificenza quale Gesù, il quale vuole ancora provvedere per il più basso e minimo ed offre la garanzia che in ogni futuro, nessuno, chiunque possa essere, Ti sottoporrà mai invano una preghiera di perdono! O Signore Gesù, fa che questo Tuo Spirito diventi mia proprietà, affinché io possa servire del tutto nel Tuo intendimento solo Te e il Tuo Amore!». Profondamente scossi, ma anche molto felici ci allontanammo dal luogo del dolore; e certo devo dire: mi sembrò come se avessi abbandonato il Cielo!”. –

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Cap. 8

Al banchetto col Signore

[Marco 16, 14] – [Luca 24, 36]

                         1.      Demetrio discute con Lazzaro e Ursus perché essi, insieme a tutto il loro seguito, vorrebbero essere ancora ospiti in Betania fino al giorno stabilito da Gesù, il che colma Lazzaro di gioia; e così passano questi giorni nel reciproco servizio d'amore, ciò che è necessario per provocare in Enos e Teofilo una rinascita nello Spirito del Risorto. Ursus e Teofilo come Demetrio ed Enos sono inseparabili; Ursus serve Teofilo per renderlo vivente e pieno di fuoco così come lo è egli stesso, mentre Teofilo dà ad Ursus parecchie spiegazioni dalla storia del popolo d'Israele. Tale e quale riesce anche a Demetrio di togliere al vecchio sacerdote Enos l'ultima rimanenza dell’influsso del tempio giudaico, e far di lui un figlio di Dio pregante e chiedente. La sua massima: ‘Enos, io non ho più nulla a che fare con il peccato e la colpa, ma col vivente Iddio dell'Amore che è Remissione e Perdono!’, ha tolto l'ultima barriera, e ora in Enos è finalmente scomparso ogni dubbio! I pensieri al suo passato consolidano soltanto ancora il desiderio: “Voglio ancora vivere soltanto per Lui, in umiltà e gratitudine!”.

                         2.      Una sera, dopo la cena in comune, dice Lazzaro: “Domani ci attende molto lavoro, poiché dei cari fratelli vengono qua da noi per trascorrere il giorno di festa stabilito dal Maestro! Perciò questa notte cerchiamo di riposare bene per essere pronti ad ogni evenienza!”.

                         3.      Il mattino successivo tutto viene preparato con grande gioia per ricevere gli ospiti, e verso mezzogiorno arrivano già i primi. Nei giardini il lavoro è sospeso e tutti gli abitanti e lavoratori escono vestiti a festa; si tratta di dimostrare ancora una volta a tutti gli ospiti e a tutti gli appartenenti a Betania, che Betania è la culla dell'Amore!

                         4.      Il tempio anche oggi ha mandato i suoi ricognitori, e questi si stupiscono non poco quando sempre più persone affluiscono a Betania. Anche Kisjonah è venuto, ed affettuoso è il benvenuto. “Il Signore vuole che io, oggi e domani, sia ospite tuo”, gli dice a Lazzaro, “e anche il mio cuore mi ha spinto potentemente fin qui”.

                         5.      “Anch'io mi rallegro di averti qui”, – risponde Lazzaro, – “il Maestro ha invitato qui tutti i fratelli. Egli vorrà concludere la Sua Missione per rimettere la Sua Opera personale nelle mani dei discepoli!”.

                         6.      Anche Pilato è venuto con sua moglie, essa però rimane con le donne. La grande sala è addobbata a festa ed è stato preparato un ricco banchetto. Tutto per onorare Gesù e per ringraziarLo per il Suo Amore e tutte le Sue opere di bene! Gli ospiti si sono sparsi nelle piantagioni e nei giardini e s’intrattengono in interessanti conversazioni, ma mancano ancora i discepoli da Gerusalemme. Lazzaro è insieme a Pilato, Kisjonah e Demetrio, e discutono ancora una volta le ragioni, del perché il Maestro vuol riunire qui tutti i Suoi fedeli!

                         7.      Dice Kisjonah: “Mai il Signore se n’è andato via da me e dai miei! Mi sembra come se Egli fosse sempre intorno a noi e guidi noi tutti con i Suoi occhi; non il più piccolo dolore che ci aveva procurato la Sua morte ci pesa più!”.

                         8.      Ribatte Pilato: “Potete considerarvi felici, per il fatto che il vostro amore appartiene a Colui che certamente è soltanto Amore! A me però non va altrettanto bene, dal momento che la morte di Gesù sta ancor sempre nella mia vita come qualcosa che mi rammenta la grande colpa! Per quanto il Suo Amore possa essere così grande, così perdonante, non toglie che quest’azione sia avvenuta!”. –

                         9.      Allora dice Lazzaro: “Fratello, poco tempo fa una giovane sorella ha detto a suo padre, al quale questa Crocifissione era pure un grave peso sul cuore: «Vedo la Croce avvolta di Luce celeste! Essa non è nulla di giudicante, bensì ci testimonia l'Amore riconciliante del Redentore, per rendere libera la Via verso Dio all'umanità errante! È il miracolo del Golgota!». Così anche tu sperimenterai quanto di grande e di portentoso c’è in questo, la Croce del Golgota, infatti, è il grido di avvertimento a raccogliersi nel silenzio, per sottoporsi volontariamente alla Volontà di Dio! È il richiamo dell'eterna Patria quale luogo della Pace celeste!”.

                       10.   Vengono le sorelle Marta e Maria ed informano il loro fratello che i discepoli nel frattempo sono arrivati ed egli può dare il segnale per il pranzo, perché tutto è pronto. Quando tutti hanno occupato posto, il banchetto comincia con un inno di lode e una preghiera di ringraziamento, e tutti i cuori sono lietamente disposti.

                       11.   Dopo il pranzo Ursus si alza come spinto da un impulso interiore e con la sua voce altisonante dice: “Noi tutti che siamo riuniti qui, sperimentiamo nuovamente la beatitudine che sta nel vero amore per il prossimo! Per questo i nostri cuori sono aperti a Colui che ci ama tutti così intimamente! Egli non ci ha dato soltanto il Suo Amore, ma ha dato anche la Sua Vita per noi, affinché fossimo salvati dal freddo del disamore e dall'errore del mondo. Perciò possiamo credere: noi siamo Sua proprietà, siamo la Sua Felicità conquistata con dolore e morte! O fratelli miei! Chi al par di me è già passato nel mondo attraverso guerra e devastazione, attraverso malattie ed epidemie, riconosce il grande valore dell'Amore che Gesù ha portato a tutti gli uomini! Perciò confesso a voce alta: non esiste felicità maggiore di quella di sapere: Gesù, il Signore e Redentore, ha accolto anche me nel Suo Amore e mi ha aperto con ciò la porta per percepire tutta la Sua Magnificenza!”. –

                       12.   E animato dallo Spirito, Ursus si leva ancora una volta e dice: “Così come questa porta si aprirà adesso come da sé al Signore, affinché Egli possa entrare in mezzo a noi, nello stesso modo anche per noi sono aperte in ogni tempo porte e frontoni per fare il nostro ingresso nella Casa dove Egli ci attende! Questo è nel Santuario del Tempio che noi stessi Gli dobbiamo edificare nel nostro mondo interiore!”.

                       13.   Tutti sono commossi dalle ardenti parole di Ursus, – i loro sguardi sono diretti alla porta che ora si apre lentamente, – e solennemente entra il Signore! Egli va fino ai tavoli, e con braccia spiegate benedice i presenti: “Pace! – Santa Pace sia con tutti voi! Questa Pace compenetri tutto l’essere vostro, affinché vi sentiate portati in alto come da forti Braccia al di sopra di tutto il mondano e vi sentiate adagiati al Petto Mio, così che il Mio Spirito e la Mia Vita interiore vi venga pienamente rivelata! Ma te, fratello Lazzaro, Io ringrazio perché hai preparato questo giorno del tutto secondo il Mio Intendimento per un giorno di festa speciale! Oggi desidero stare ancora una volta tra voi come nei giorni passati e dopo di che concludere la Mia Missione tra voi! Nessuno si senta oppresso dalla Mia Presenza, perché Io sono ancora Lo stesso che camminava tra voi come Uomo!”.

                       14.   Quando il Signore tace, tutti si alzano e vogliono afferrare in ringraziamento le Sue sante mani. Egli però dice amorevolmente: “Figlioletti! La vostra gioia è per Me sufficiente ringraziamento! – Vedete, Mi siedo tra voi e rimango con voi fino a domani! Perciò sentitevi lieti e liberi come lo eravate prima!”. E si siede tra Ursus e Teofilo.

                       15.   Dalle cucine vengono alcune donne da Lazzaro con la notizia: “Il Signore ci manda a dire che oggi Egli non ha bisogno dei nostri servigi, il resto del lavoro sarà eseguito dai Suoi servitori!”.

                       16.   Allora Lazzaro profondamente commosso dice al Signore: “O Signore e Padre! – Ci hai già così abbondantemente benedetto con il Tuo Amore, e tuttavia vuoi anche oggi nuovamente essere il grande Ospitante? È ben vero che tutto proviene da Te; ma oggi Ti volevo rendere felice, come lo desidera il mio cuore amante”.

                       17.   Allora risponde il Signore: “Mio caro fratello Lazzaro! Io sapevo bene di questo tuo ardente desiderio e amore, ma il Mio è più grande e più forte! – Perciò abbi soltanto pazienza, al tuo amore ancora si ricorrerà abbastanza spesso, mentre Io allora potrò darvi soltanto secondo il vostro desiderio! Per voi comincia un tempo nuovo, un tempo di lavoro e di produzione per l’Opera Mia! Un tempo in cui non dovrete più sentirvi stanchi, bensì essere pienamente consapevoli: l'Amore per Me vi da’ la forza interiore, e la fede in Me rende incrollabile la vostra posizione! Voi avete sperimentato la Magnificenza che procede dal Padre! Vorrei ancora una volta renderla visibile dinanzi ai vostri occhi, così che anche questi nuovi fratelli sperimentino in Verità le Magnificenze insospettate del Regno di Dio! Affinché essi riconoscano i loro elevati compiti e sappiano, per quale perfezionamento dell'anima umana devono lottare e combattere!”.

                       18.   Entrano dei servitori vestiti di bianco, in silenzio sparecchiano tutti i tavoli e servono un cibo nuovo che consiste in arrosto d’agnello e pane fresco appena sfornato. In coppe di cristallo spumeggia del vino dorato, e in coppe più grandi di vetro color rosa sono disposte pere, uva e fichi. Il vecchio Enos e Demetrio si stupiscono non poco, come tutto questo si svolge così silenziosamente e con indicibile rapidità dinanzi a loro, tanto che appena in un’ora, tutti hanno mangiato a sazietà.

                       19.   Allora il Signore si alza, benedice con le Sue mani questo cibo e dice: “Figlioletti! Mangiate e bevete! Il Mio cuore è colmo di Gioia per il fatto che Io possa servirvi ancora una volta visibilmente con questi doni del Cielo! Mangiate e bevete allegramente di questi e ricevete la Mia Benedizione! Essa rimanga per sempre il vostro retaggio!”.

                       20.   E ora rivolgendosi ad Ursus, il Signore dice: “Tu, Mio Ursus, ora Mi conosci, la Mia Vita ha creato in te una nuova vita! In questa vita interiore ridestata ti è stato rivelato molto, ma la cosa più meravigliosa di tutto ti potrà venire solamente quando tu, come lontano dal Mio Aiuto, nella dura lotta con il mondano devi operare e agire come da te stesso! Anche se non tutto andrà come tu vorrai, il tuo spirito ridestato ti darà ogni sostegno ed ogni resistenza! Io, infatti, posso e devo ancora operare solo fino al punto in cui il Mio Io otterrà spazio in voi secondo il vostro libero amore filiale e come il vostro piccolo io sarà capace di ritirarsi! Ma a te, Mio Teofilo, Io dico: non guardare indietro, ma solo a Me! Tu hai sperimentato il Mio provvido Amore, ma non sei ancora del tutto libero dai vecchi concetti su di Me, per poter veramente servire la Mia Dottrina! Perciò in questa notte tu devi sperimentare come Io ho provveduto per tutti quelli che in passato hanno avuto il desiderio di portarMi nel loro cuore!”.

                       21.   Poi il Signore si rivolge a tutti e dice: “Il Mio grande Amore appartiene a tutti voi per sempre! Ma solo chi Mi afferrerà totalmente nel suo amore, è presso di Me, ed Io posso venire da lui, dimorare presso di lui e rivelarMi attraverso di lui! Vedete, Io sono il Padre vostro, voi però siete i Miei cari a Me preziosi figli! Io voglio lasciare tutti i Cieli, tutte le sue Magnificenze devono impallidire davanti ai Miei occhi, se uno dei Miei figlioletti qui sulla Terra Mi desidera con cuore amante e pieno di brama! Veloce come un lampo esaudirò il suo desiderio e Mi rallegrerò e riscalderò nell'Amore ridestato e crescente di tali figlioletti”.

                       22.   Con santo sguardo Egli fissa gli occhi dei Suoi amati raccolti intorno a Lui; poi continua a parlare: “O fratelli Miei! Ancora una volta il Mio posto è tra voi, da domani invece ancora soltanto in voi! Oggi voglio gioire con voi e vi voglio fortificare in modo che mai e poi mai sorga tristezza nel vostro cuore per il fatto che Io ora voglio andar via da voi visibilmente. Ed affinché riconosciate che solo con la Mia separazione esteriore si effettuerà la nostra unione interiore per l'eternità, Io ora ritorno nella Mia Patria originaria, nel Mia Essenza originaria! – Ma voi vi lascio ancora in questo mondo esteriore, affinché continuiate la Mia Opera iniziata! – Non posso più dire a nessuno: seguiMi là, dove Io vado adesso! Devo ora lasciare a voi stessi l'ulteriore sviluppo della vostra vita interiore, della vostra felicità e delle vostre beatitudini! – Ora però siate lieti! Ancora una volta gustiamo insieme ciò che il Mio Amore tiene pronto per tutti voi, poi andremo sul monte degli ulivi, affinché Io concluda la Mia Missione!”.

                       23.   Questa Cena rende tutti i cuori meravigliosamente felici, e nessuno pensa al veniente Congedo del Signore! Gesù però rimane quieto e serio. Qualche parola viene ancora scambiata qui e là e così viene la mezzanotte. Allora il Signore invita tutti a seguirLo, – ed essi lasciano la casa e vanno a passo lento sul monte degli ulivi, che da questo lato fa parte dei possedimenti di Lazzaro.

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Cap. 9

L'Ascensione di Gesù

[Atti 1, 9-11] – [Luca 24, 50-51]

                         1.      Quanto pieni di vita erano tutti in casa, tanto pieni di quiete sono adesso. Il Signore ha chiamato intorno a Sé i Suoi discepoli e insieme ad essi precede il corteo; e su uno spazio libero, dove sono già stese coperte e tappeti in gran quantità come da mani angeliche, essi si mettono a giacere. La notte è bella! Stelle in gran numero gareggiano in scintillio e splendore e tutti godono in silenzio questa magnificenza del cielo visibile. A questo punto Ursus e Teofilo vengono trasferiti in un sonno spirituale e le loro anime guidate dall'angelo Rafael nella loro precedente Patria, dove possono sperimentare coscientemente le meraviglie del grande Amore paterno di Dio. Il Signore tace ancora, ma i Suoi discepoli diventano pieni di Vita e rivelano ai presenti ancora una volta il grande Piano d'Amore e di Redenzione di Dio con le anime degli uomini erranti nelle tenebre! E così passa la notte; le stelle sbiadiscono e l'aurora annuncia il nuovo giorno! Ursus e Teofilo sono nuovamente ricondotti nella loro naturale condizione e credono di aver dormito e sognato molto intensamente; ma essi non trovano nessun’occasione per raccontare le loro strane esperienze!

                         2.      Quando il Sole si alza all'orizzonte, il Signore si avvicina ad ognuno di loro, gli pone benedicendo e pregando le Sue mani per pochi istanti sul capo e chiama ciascuno col suo nome, facendo all’uno una esortazione, all'altro una promessa! Quando giunge da Ursus, pone nello stesso tempo la Mano anche sul capo di Teofilo e dice ad entrambi: “Figlioli! La Mia Volontà ha fatto di voi oggi possessori di grandi Misteri! Dal momento che vi trovate ancora davanti a grandi compiti, voi dovevate sapere che vi appartenete l’un l’altro per il tempo e per l'eternità! Tu, Mio Ursus, hai visto quanto viene apprezzato il Mio Sacrificio in un mondo che era il tuo, prima che qui tu divenissi uomo! E tu, Ruben-Teofilo, puoi sentirti senza timore una cosa sola con Me, perché ora hai visto di che cosa è capace l'Amore!”.

                         3.      RivolgendoSi ad Enos, il Signore dice, posandogli la Sua mano sul capo: “Ma a te, figlio Mio, Io dico: non dubitare più di ciò che hai vissuto con Me! Ma se senti che non ti colmo più con il Mio Spirito, allora fa che la Mia Croce sia la mediatrice tra noi! Ognuno, infatti, che vuole sentirsi uno con Me, deve amare anche la Mia Croce!”. Così tutti ricevono la loro parte d'Amore! – I discepoli però si sono strettamente raccolti intorno a Lui e ricevono ancora Parole particolari che gli altri però non riescono ad afferrare.

                         4.      Poi il Signore si rivolge ancora una volta a tutti e dice: “Figlioli! E voi, fratelli Miei! – In questo luogo ci sono testimoni provenienti da tutti i mondi, e tutti i vostri avi ed antenati benedicono quest'ora in cui si realizza il loro segreto desiderio![2]. Poiché ascoltate: quest’ora è, ed era, già prevista nel grande Piano della Mia Incarnazione! D’ora in poi siate anche tutti consapevoli: in tutto il vostro operare e agire dovete divenire indipendenti, infatti Io vi lascio solo la Mia Parola vivente! Se ora coi vostri occhi Mi vedete scomparire, allora si realizza questo Mio ultimo Desiderio del vostro divenire indipendenti! Con la Mia presenza visibile non voglio più ostacolare il vostro libero sviluppo interiore e di conseguenza lo spiegamento del vostro amore! E così Io metto pieno di fiducia la Mia Opera ancora da completare come eredità nelle vostre mani! Conservatela quale vostro supremo luogo santo e custoditelo con tutto il vostro amore, affinché il nemico di ogni Vita non distrugga quest'Opera ora vostra! È ben vero che Io ritorno a Casa! Poiché la Patria di tutte le Patrie attende! Ma ciò nonostante Io rimango, invisibile, con voi e con tutti coloro che Mi amano e Mi vogliono servire su questa vostra Terra! Perciò cercate, allora Mi troverete! Però nessun essere Mi troverà, se non sono stato da lui trovato su questa Terra! E perciò la Mia permanenza su questa Terra durerà fino a quando tutto il perduto sarà riportato a Casa!”.

                         5.      Il Signore guarda in silenzio verso il Sole del mattino, come in lontani corsi di tempo, poi continua a dire: “Ora vi lascio soli! – Ma questa sia la vostra consolazione e la vostra forza: Io ho vinto il mondo e manderò a voi questo Mio Spirito vincitore! Corredati con questo Spirito, andate poi fuori in tutto il mondo e portate la Mia Parola e la Mia Dottrina, ovunque lo Spirito vi condurrà! E innestate la Mia Vita d'Amore in vece Mia, profondamente, nel cuore di tutti gli uomini! E ciò che avete vissuto come testimoni con Me, devono ora viverlo in e con voi, tutti coloro che vi seguiranno! Vedo la domanda nei vostri cuori: quando ritornerò per edificare qui il Mio Regno presso tutti coloro che Mi attendono con ardente desiderio? A ciò Io dico: non spetta a voi conoscere il tempo e l'ora! Questo rimane riservato al Padre! Presto però sperimenterete la Potenza e la Forza del Mio Spirito in voi, che vi spingerà ad annunciare a tutti i popoli la Mia Parola!”. E stendendo con ampio gesto le Sue Mani benedicente, Gesù esclama, già del tutto trasfigurato: “Ricevete dunque la Mia Benedizione! – Il Mio Amore e la Mia Pace siano per sempre il vostro retaggio!”.

                         6.      Davanti agli occhi di tutti scende giù una nuvola splendente nella quale il Signore e Maestro viene come avvolto e, così – ascendendo al Cielo – Egli scompare ai loro sguardi! [Luca 24, 50-51] In adorazione, tutti guardano verso l'amato Maestro. – Ma adesso due testimoni celesti stanno presso di loro, i quali portano la Promessa: “Così come Lo abbiamo visto, velato, scomparire verso l’alto, tale e quale velato Egli un giorno ritornerà! Affinché soltanto l'amore e la fedeltà filiale sveli totalmente l'Amore e la Misericordia del Figlio di Dio!” [Atti 1, 9-11].

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Cap. 10

Epilogo: i fratelli si salutano

                         1.      In questo giorno tutti rimangono ancora in casa di Lazzaro; dagli occhi di tutti splende una santa letizia e riconoscenza, e nei loro cuori irrompono le parole in canti e suoni: “Noi siamo scelti a collaborare alla santa Opera del Signore ed annunciare la Sua Parola a tutti coloro a cui ci indirizza il Suo Amore!”.

                         2.      Specialmente i discepoli, di solito così seri, irradiano una gioia tanto che Ursus bisbiglia a Lazzaro: “Perché nei cuori di coloro che amarono così tanto il Signore, c’è ora una così visibile gioia interiore[3], pur sapendo: Ora non è più possibile contemplarLo con i nostri occhi e sentir la Sua cara Voce con i nostri orecchi! Egli, infatti, è ritornato nella Sua Patria originaria ed ha lasciato a tutti noi solo la Sua Parola piena di Vita e la promessa del Suo futuro ritorno. Il Signore deve ben aver detto loro ancora qualcosa del tutto speciale!”.

                         3.      A questa domanda Lazzaro sente nel suo petto un impulso a mettere ai discepoli, che si accingono a ritornare a Gerusalemme, ancora una preghiera nel cuore; e così egli dice: “Cari fratelli, qualcuno porta probabilmente in sé la silenziosa brama di apprendere qualcosa di quelle elevate Parole che il Signore ancora in ultimo ha detto a voi, Suoi discepoli, di cui noi altri però non abbiamo potuto afferrare nulla”.

                         4.      Dice Pietro: “Fai bene a domandare ciò, affinché nessuno pensi che il Signore avrebbe anche potuto parlare ad alta voce, così da essere udito da ognuno! Vedete, noi tutti siamo stati oggi testimoni di un evento che nessuno di noi prima si aspettava! Ognuno ha ricevuto ancora speciali Parole di benedizione da Lui, ma le Sue ultime Parole riguardavano soltanto noi, quale cerchio ristrettissimo dei Suoi discepoli. Tuttavia non abbiamo nessun comandamento di nascondervi queste Parole, – e così ascoltate tutti, ciò che ha detto il Maestro ai nostri cuori: «Fratelli! – Oggi Mi trovo davanti alla conclusione della Mia Missione! Non vorrei dovervi ripetere ancora una volta tutto quello che dovete fare e non fare, ma soltanto motivare in breve perché ora devo separarMi da voi e da tutti coloro che sono qui riuniti! Fratelli, voi sapete, nulla di umano, nulla di animico poteva trattenere la Mia marcia vittoriosa! Imperterrito miravo all'alta Meta interiore, meta che la Divinità in Me ha posto a Me dinanzi! E voi sapete: È compiuto! Se ora Mi separo visibilmente da questo luogo del Mio operare e agire come Figlio dell'Uomo, allora voglio lasciare alla Terra e a tutti i suoi abitanti questa Mia Testimonianza: Io ritorno quale Trasfigurato, quale Vincitore e Trionfatore sulla morte nel Mio Essere originario, per inviare da lì, a tutti coloro che lottano seriamente per gli eterni beni spirituali, il Mio Aiuto divino, senza il quale non è possibile per voi nessuna riuscita e compimento!

                         5.      Però, fratelli Miei, come potrei continuare la Mia santa Opera in voi e attraverso di voi, se in voi esistono di Me ancora concetti o immaginazioni umane, cose che potrebbero mettere il vostro interiore in inquietudine o perfino in dubbi? – Voi sapete: Io ho restituito alla Terra, con il Mio spontaneo Sacrificio, ciò che gli ero debitore come uomo. In seguito a questo Mio buon esito e compimento ora sono Spirito! Con questo ho messo la Terra in una condizione che, chi qui si vuole appropriare della volontà e della forza per un simile superamento di tutto il mondano in sé, attingendola dal Mio eterno chiaro Spirito vittorioso, può al par di Me rendersi indipendente da tutto il mondano! Anzi, ancora di più: come a Me tutto il mondano doveva servire e venne a Me sottomesso, così anche a questi vincitori deve subordinarsi servendo, tutto ciò che la Terra possiede ancora come sua proprietà!

                         6.      Fratelli Miei! Quello che Io vi do in quest'ora, è più di quello che dà il Cielo, è più di quanto un uomo possa mai comprendere! Solo a voi e a tutti coloro che saranno interamente figli e, tuttavia, in sé completamente perfezionati, deve essere rivelato quale Dono Io lascio a voi con la Mia separazione e attraverso di voi alla Terra, anzi, perfino a tutti i mondi nello Spazio infinito! Perseverate tuttavia ancora nel più profondo silenzio uno accanto all’altro, finché sentirete che questa Mia Parola a voi, diretta nell'ultima ora, testimonierà in voi della Sua propria Vita, e che il vostro vivente Amore per Me avrà poi tramutato anche l'ultima scintilla del Figlio dell'Uomo, nel Figlio di Dio! Allora, …allora sarà giunta l'ora, in cui, come un lampo, la Mia Parola illuminerà attraverso di voi la notte, e a tutte le tenebre giungerà lontano la sfolgorante notizia: Io vivo quale eterna Verità! Tuttavia, non più una vita proveniente da Me, ma una Vita in voi e proveniente da voi! Che cosa però questa Mia Vita significherà in voi, tutto il mondo dovrà apprenderlo presto! E se tutte le potenze delle tenebre si ribellano ed uniscono tutte le loro forze per ridurvi al silenzio, deve attraversarvi un santo alito, un santo fuoco, così che voi, come un sole, potrete irradiare una tale pienezza di Luce di eterne Verità, la quale dovrà persuadere con facilità tutti gli avversari che sono Io Colui che vive, opera e agisce in voi!

                         7.      Guardate verso Gerusalemme, il luogo delle Mie sofferenze e della Mia grande vittoria! Qui ora è posto per ogni futuro la Pietra fondamentale, grazie alla quale ogni uomo può diventare vincitore anche sulla sua morte e, …un risorto per una vita nuova! Poiché Io non vi ho preso a servizio per morire per Me, bensì per una Vita celeste! Voi dovete vivere per Me! Vivere dalla Mia ricca Pienezza di Grazia, affinché la Mia grande, santa Opera di Vita, trovi in voi la sua continuazione! Rimanete ancora uniti nel Silenzio con lo Spirito Mio, finché vi tocchi l’aiuto promesso – lo Spirito Santo – quale Forza di Fuoco per tutto il bene e nobile! Così Io vi benedico ancora particolarmente! E il Mio grande Amore per tutta l'umanità vi diventi sempre più consapevole, affinché diventiate una benedizione per tutti! – Amen!».

                         8.      Così il Maestro ha parlato alla nostra vita più intima!”, conclude Pietro commosso, – e in tutti s’impadronisce un silenzio, per le grandi rivelazioni dell'Amore divino in queste Parole d'addio.

                         9.      Poi Pietro aggiunge ancora: “Sento sempre di più nel mio cuore la felicità e la gioia di essere scelto da Lui, per diventare pure un salvatore per il nostro prossimo, come Egli stesso era il nostro Salvatore e Redentore!”, – e poi si volge completamente al suo mondo interiore. – “Ma ascoltate, voi fratelli, ciò che ora riconosco e percepisco in me”, – riprende a dire dopo un po', e i suoi occhi splendono in un singolare splendore, – “io riconosco: il Maestro non ci poteva dire altro di tutta la magnificenza di una vita interiore ridestata, dal momento che Egli doveva tener conto della nostra incredulità e dei nostri ristretti e miopi concetti del Divino! Ora però vedo nell'eterna magnificenza del nostro Padre divino, la quale mi trasferisce in una condizione così celestiale, che permette di trovare in me tutto quello che la Sua bocca doveva ancora tacere dinanzi a noi!”.

                       10.   E ancor sempre di più infiammato dall'interiore, Pietro rivolge il suo volto verso il Cielo ed esclama: “O Tu magnifico Gesù! Finalmente sei anche Tu liberato e redento in me dalla pressione che la Legge ha esercitato su di Te! Solo ora Tu puoi vivere ed operare in noi attraverso l'amore dei Tuoi figli, liberati da tutto il mondo esteriore, figli che hanno fatto del loro cuore una Gerusalemme e, del loro amore, un Tempio nel quale Tu puoi dimorare, e un altare dove Tu puoi gustare il sacrificio d'amore dei Tuoi figlioli!”.

                       11.   Poi calmo si rivolge nuovamente ai fratelli ed esclama: “Ascoltate voi tutti: non Lui è salito al Cielo, bensì il Cielo si è abbassato a noi ed ha accolto di nuovo nel Suo Centro originario l'Essere più santo e più santificato dell'Amore! In tutti i Cieli crescerà la brama di conoscere l'eterno, santo Iddio anche come Padre! Ma soltanto da questa Terra potrà avvenire l’adempimento di questa brama! Perché Tu, Tu nostro Gesù, Tu nostro Dio e nostro Padre non puoi ritornare totalmente a casa nella Tua Patria originaria, dal momento che Ti lega ancora l'Amore per tutti gli smarriti, ai quali questa Patria è ancora sbarrata! Perciò la Tua Preghiera a noi: «LasciateMi vivere in voi e continuate la Mia Opera nel Mio eterno Spirito d'Amore!»”.

                       12.   Pietro tace, profondamente rivolto all'interiore, ma il suo volto splende nel riflesso della pace meravigliosamente trasfigurato! Tutti lo guardano con profonda devozione, – nessuno ha mai sentito Pietro così, né lo aveva mai visto così! A queste rivelazioni dalla vita più interiore del cuore di Pietro, Ursus è infiammato dall’energia dello Spirito, va’ da lui e dice: “Sì fratello, ora comprendo la vostra gioia! Le tue parole mi sono penetrate profondamente nel cuore ed hanno destato qualcosa che io non avrei mai osato esprimere, e precisamente: quest’Ascensione al Cielo di Gesù ci ha tolto è vero la speranza di venire talvolta ancora in personale contatto con il Signore; in compenso però il Signore e Maestro ci rivela che adesso Egli non conosce altro anelito che dimorare nei Cieli che i Suoi figli qui nella vita terrena edificheranno per Lui, questo Cielo è: nel loro proprio petto umano! Oppure, detto con altre parole: questa Sua Ascensione al Cielo significa per me il concepimento della Sua Personalità-Spirituale nel cuore mio!”.

                       13.   Dopo una pausa Ursus dice ancora: “Sento anch’io in me come in una chiarissima luce: affinché ora l'uomo non si perda nella brama per il Maestro e non si abbandoni ad ogni genere di desideri che non gli possono servire per il suo perfezionamento spirituale, Egli si separa visibilmente e definitivamente da noi! Egli vuole essere da noi cercato – e poi trovato – nel proprio mondo interiore! O Tu meraviglioso Dio e Padre! Fortifica Tu il mio amore! – Allarga i miei concetti ancora terreni, così che io impari ad afferrare giustamente la potenza e la santità del Tuo Amore per noi piccoli figli umani! Fa che io diventi completamente Amore, affinché Tu trovi anche in me qualcosa delle delizie, come Tu hai preparato a me delizie del Tuo Amore!”, – e con un profondo sospiro aggiunge ancora: “Amen!”.

                       14.   Allora si alza il fratello Giovanni e dice a tutti: “Solo raramente un uomo ha afferrato il Signore così come te, fratello Ursus, e a pochi è toccata la Grazia di poter guardare così profondamente in questo nuovo Cielo, che il Suo incommensurabile Amore tiene già pronto da tempo per noi tutti, nel nostro cuore! Ma più grande ancora di questo Dono di Grazia è quando impari ad esternare questa tua vita interiore proveniente dallo Spirito del Suo Amore liberatore e puoi abbracciare con questo nel giusto spirito fraterno tutti gli uomini! È più grande perché un tale amore donante e servente vorrebbe risarcire a tutti gli uomini, qualcosa di quello che noi oggi abbiamo visto andare verso il Cielo! Il Maestro, che mai vuole privarci della Sua Fiducia e del Suo Aiuto, ci guiderà e condurrà con sicurezza in tali compiti! Le Sue Parole siano ora la nostra essenza e la nostra vita! Le Sue Parole, l'ancora di tutti noi e il fondamento della Vita! Allora la Sua Parola si unirà con la nostra vita! E le Sue Parole testimonieranno la loro vita in noi! E soltanto in quest’unione noi sperimentiamo la Magnificenza del nostro Padre e possiamo cogliere in noi dalla Sua Pienezza di Luce quanto il nostro Amore può già afferrare. Allora anche le nostre parole opereranno accendendo vita e daranno ad altri fiducia e sostegno! Allora Egli stesso è il Punto centrale del mio Cielo ed è diventato il Signore nel mio mondo interiore!”.

                       15.   Dopo una pausa Giovanni dice ancora: “Vedete, presto dobbiamo separarci! Ognuno ritorni lieto alla cerchia d'azione a lui affidata! Ma rimarremo uniti per tutti i tempi, dal momento che il Maestro con la Sua dipartita da noi ci porge ora i mezzi più splendidi della Grazia affinché possiamo vivere in Lui! Fintanto che il Suo Amore è per noi soltanto un modello, inseguiamo la beata vita interiore! Ma è quando il Suo Amore si desta a vita in noi, allora Egli vive in noi e noi viviamo da Lui! O umanità! – Afferra questa meraviglia!      Amen!”.

 

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[1] La casa di Enos sarà comprata successivamente dal padre adottivo di Ursus che la donerà a Maria, ed essa servirà come punto di riferimento ai discepoli a Gerusalemme poiché resterà sotto la protezione romana. [vedi libretto XIV cap. 1,2]

[2] Come messaggeri di Dio già dall'esistenza di quest’umanità indicavano al Salvatore, così furono inviati anche su altri mondi dei messaggeri di Dio, i quali indicavano che Lui avrebbe portato a tutti gli esseri-spiriti la cosa più grande e più eccelsa, la figliolanza di Dio e con ciò la liberazione da ogni schiavitù della materia così effimera! Quando Dio stesso divenne Uomo, anche gli abitanti di altri mondi ottennero notizia di questo e con brama e santo interesse seguirono tutte le ulteriori notizie della Sua grande Opera di Redenzione. Le loro preghiere divennero sempre più pressanti di diventare pure loro testimoni di questi avvenimenti sulla piccola Terra, i quali dovevano portare non soltanto ai suoi abitanti la dimostrazione del più grande Amore di Dio, ma anche a tutti gli altri mondi. Così il Venerdì santo e Pasqua fino all'Ascensione fu per loro una sempre più profonda penetrazione nell'Essenza di Dio e con gioia mai conosciuta stavano ora davanti alla realizzazione dell’aspirazione del loro massimo desiderio: imparare a conoscere Dio come Colui che Egli è in realtà, constatando essi, come il Signore, il grande Creatore, pone l’Effetto della Sua santa Opera di Redenzione come eredità nelle mani dei Suoi figli e fratelli, e con questa fiducia annunciò all'intera Creazione: "Così facendo, rendo i Miei figli uguali a Me!”.

[3] Luca 24, v. 52