Gottfried Mayerhofer

 

Predica n. 47

 

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La parabola del servo malvagio 

Nella ventunesima domenica dopo Pentecoste

 ( XXVIIIa del Tempo Ordinario)

 

[Matteo 18, 23-35]: «“Perciò il regno dei cieli è simile a un re, il quale volle fare i conti con i suoi servitori. E quando egli cominciò a conteggiare, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Poiché costui non li aveva da restituire, il signore ordinò di vendere lui, sua moglie, i figli e tutto ciò che egli aveva, e pagare così il debito. Allora quel servitore, gettatosi a terra, lo supplicò e disse: ‘Signore, abbi pazienza con me, io ti restituirò tutto’. Allora il signore ebbe pietà del servo, lo lasciò andare e gli condonò anche il debito. Allora lo stesso servitore uscì e trovò uno dei suoi conservitori che gli era debitore di cento denari e, afferratolo, lo soffocò e disse: ‘Pagami ciò di cui mi sei debitore!’. Allora il suo conservitore gettatosi a terra, lo supplicò e disse: ‘Abbi pazienza con me e ti estinguerò tutto’. Egli però non volle, lo prese e lo gettò in carcere fino a che non avrebbe pagato ciò che gli era debitore. Ma poiché i suoi compagni videro questo, furono molto addolorati ed andarono a riferire tutto l’accaduto davanti al loro signore. Allora il suo signore lo fece chiamare dinanzi a sé e gli disse: ‘Tu, servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi dunque anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?’. E andò in collera e lo consegnò agli aguzzini, finché non gli avesse pagato tutto ciò che gli era debitore. Così anche vi farà il Padre Mio celeste se non perdonerete dal vostro cuore, ognuno al suo fratello i suoi errori”.»

(Il 28 aprile 1872)

1.         Già spesso Io vi ho affermato che ai Miei discepoli e agli altri seguaci dovevo spiegare in modo particolare tutto quello che è enunciato nei Miei due comandamenti d'Amore, e che è spiegato ancor più chiaramente nei dieci Comandamenti di Mosè. Ma poiché avevo a che fare con gente che voleva volentieri comandamenti dettagliati, al fine di sapere esattamente come comportarsi nei differenti casi, allora Io ero costretto, a causa di questa predisposizione, a spiegar tutto, e a chiarire in ogni occasione i comandamenti, sia mediante spiegazioni più dettagliate, sia mediante parabole, così che fossero un punto di riferimento per ogni caso ricorrente nella vita.

2.         Così in questo capitolo voi trovate dall’inizio alla fine delle direttive, in parte esplicite, in parte espresse in immagini e parabole, per non lasciare nel dubbio i Miei discepoli né i futuri seguaci della Mia Dottrina su quale dovesse essere il loro comportamento in ogni caso ricorrente, e come avrebbero potuto istruire proficuamente anche gli altri.

3.         I Miei discepoli erano all’inizio come dei figli ancora minorenni, e non in grado di afferrare gli alti concetti di Me e del Mio Regno, come invece accadde più tardi con la discesa del Mio Spirito. Perciò ponevano spesso domande così ingenue e semplici da lasciare stupiti. E, infatti, come potevano essi, sempre sotto l'influsso della Mia presenza, delle Mie parole e dei Miei atti, domandare ancora: «Chi è il più grande nel Cielo. Se i Miei discepoli potevano ancora domandare così, allora immaginatevi cosa dovessero pensare gli altri, meno iniziati. Anche per questo, la risposta che Io diedi loro, come il seguito negli altri versetti, è così semplice.

4.         Io paragonai la semplicità di un fanciullo con il sentimento angelico dei Miei esseri che stanno a Me più vicini. Come non devono essere offesi i Miei angeli, così anche non devono essere sdegnati gli animi ricchi di semplicità infantile, perché in loro non c'è falsità, e i fanciulli vanno in genere incontro con piena fiducia a chiunque gli si avvicini. Perciò è il più grande peccato agire contro questa semplicità con falsità, disprezzo, derisione e odio. E a questo si riferiscono anche gli altri versetti, nei quali è detto simbolicamente che, se una passione domina l'animo di un uomo, è meglio cercare di superarla, che perdere l'anima intera a causa di quest'unica passione.

5.         Questi esempi e parabole sono stati dati in immagini adeguate al linguaggio di quel tempo, come anche ancora oggi è comunissimo in Oriente il linguaggio figurato.

6.         Dopo che Io ebbi esposto ai Miei discepoli che sarebbe meglio sacrificare una parte dell'io, che l'intero uomo animico, nei successivi versetti accennai loro la gioia che Io provo quale Creatore, quando non va perso nulla di ciò che ho messo fuori nel mondo, e tutto, purificato e spiritualizzato, ritornerà a Me un giorno. Questo è espresso a sufficienza nelle parabole del pastore e della pecorella smarrita.

7.         Per guadagnare i perduti – come riferiscono i versetti successivi – Io indicai ai Miei discepoli i mezzi per far progredire gli smarriti e gli assenti, senza urtar troppo il loro amor proprio. Diedi loro dei consigli su cosa fare con i peccatori impenitenti in parte ostinati. Diedi loro inoltre l’assicurazione che, quando due si sono congiunti, e diventano una cosa sola nelle loro idee, se Mi pregano per la Mia benedizione, Io non gliela rifiuterò mai. Dissi loro che, dove due sono radunati nel nome Mio, Io come Terzo, quale Spirito dell'unione e della pace, Mi sarei trovato in mezzo a loro. Esposi loro che al fratello pentito devono essere perdonati i suoi peccati non una sola volta, bensì infinite volte, per rendere possibile il suo miglioramento. E dissi loro, anche: se essi, equipaggiati con la virtù della tolleranza, avessero perdonato a un fratello i suoi errori, allora questi gli sarebbero stati perdonati, e sarebbero stati dimenticati anche da Me.

8.         Io presentai loro la parabola del servo malvagio, riproponendo in questa, ciò che già avevo insegnato nella preghiera da Me lasciata in eredità, nella quale si dice: «Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, – affinché essi non perdessero la pazienza nei casi ostinati, non condannassero dove avrebbero dovuto perdonare, e non maledicessero dove avrebbero dovuto benedire.

9.         Io esposi l'esempio del servo malvagio in una luce così abbagliante, affinché non avessero da trovare un motivo per essere duri – nemmeno in singole parole – sia per eccessivo zelo, sia per effettivo, falso giudizio e intolleranza di fronte agli errori umani. Così insegnai loro a comprendere la Mia longanimità e la Mia sconfinata pazienza, e dimostrai che Io lascio sorgere il Mio Sole sui buoni e sui cattivi, perché veramente il Mio Io è solo Amore, e l'amore non vuole punire, bensì solo migliorare.

10.    In questo capitolo voi trovate descritta l'intera vita umana, così come dovrebbe essere: l'uomo, guidato unicamente dall'amore, dapprima deve guardare a Me, come un fanciullo pieno di fiducia, fare tutto senza falsità e senza secondi fini, e non aver presente nessun altro scopo che compiacere Me, il Padre suo, per essere degno così del nome di ‘figlio Mio’. Inoltre, è mostrato come egli, con la semplicità di un fanciullo, debba sempre ridestare amore, e come sia malvagio ripagare con il male un tale uomo che vuole il bene, e avanza con tutta semplicità e fiducia. È mostrato anche come intendere l'amore per il prossimo: ossia, cercando con la massima delicatezza e dolcezza, di rendere attenti i fratelli sui loro errori e, solo nei casi peggiori, ricorrendo a mezzi più severi, ma sempre perdonando, dimenticando, e alla fine, perfino ricambiando il male con il bene.

11.    Qui è descritta l'intera missione spirituale dell'uomo: come egli deve educare se stesso a esserMi figlio nel modo in cui lo desidero, e come deve operare sui suoi contemporanei per condurre anch'essi nelle Mie braccia, ed essere poi nell'Aldilà come Io volevo che fosse alla creazione del primo uomo, vale a dire: quale degna immagine Mia!

12.    Così dovete leggere e comprendere i Miei Vangeli, e la Luce di Grazia vi illuminerà, e nelle parabole voi non riconoscerete la dura corteccia dell'albero della vita, bensì il nocciolo della Verità divina in essa celato. Per far questo, però, e comprendere ciò che è nascosto all'occhio profano, occorrono occhi spirituali e una profonda comprensione.

13.    Perciò la Bibbia diventa una miniera e una sorgente di Luce per tutte le circostanze umane, dove l'intelligente lettore troverà i sommi tesori che già da più di mille anni vi sono custoditi, per essere l’unica guida e la direttiva dell'umanità, e mostrare ad essa come, già in quei tempi, Io abbia provveduto affinché nulla andasse perso, di ciò che fu detto per tutti i tempi e le eternità.

14.    Adesso che si avvicina il tempo in cui sarà domandato più seriamente agli uomini se conoscono davvero quale sia il loro scopo nel mondo, e anche la ragione per la quale Io venni su questa Terra, adesso è giunto il tempo di togliere la corteccia dalla lettera e il tono dai Miei Vangeli, e mostrare a quegli uomini lo splendente flusso della Luce divina celato sotto questa corteccia apparentemente dura, affinché in questi ultimi tempi essi possano ancora recuperare ciò che hanno trascurato in sé e negli altri, e così adempiere la propria missione. Questa, la ragione delle Mie molte spiegazioni e dei chiarimenti a voi; questa, la ragione dell’intera sequela di prediche domenicali qui presentate, affinché nessuno possa dire di non aver saputo, di non aver compreso questo o quello.

15.    Io sono il Dio della Luce, dell'Amore e della Sapienza. Quando un giorno Io ritornerò, non potrà sussistere nessuna tenebra accanto a Me, e dovrà esserci luce nei cuori di tutti gli uomini. Essi dovranno imparare ad amare tutti, per applicare sul loro prossimo quest'Amore unito alla Sapienza.

16.    Il motivo delle Mie parole, la causa delle Mie ammonizioni e la meta finale delle Mie aspirazioni, è educare voi – in questo modo – a essere figli Miei, e trasformare di nuovo il mondo in un paradiso come lo era ai tempi dei primi uomini, dove non l'odio, non l'ira, non lo scherno, bensì amore, pace e quiete animavano tutte le creature; e l'uomo, l’ultima opera creativa della Terra, riuniva in sé tutte le caratteristiche divine.

17.    Così dovrà avvenire, e lì tutto deve tendere! Aspirate quindi – voi e tutti gli uomini – ad adempiere la vostra missione, divenendo buoni quanto più è possibile! Contribuite con tutte le forze a mostrare ai vostri simili la via per la stessa meta, così che le Mie parole non siano sprecate e voi, degni del nome di figli Miei, troviate anche il Padre nell'aldilà, il Quale già qui, con tanto amore e pazienza, cerca di salvare le Sue pecorelle smarrite! – Amen!

 

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