Gottfried Mayerhofer

 

 

Predica n. 17

 

 

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I giudei tentano di lapidare Gesù

Quinta di Quaresima

( Va di Quaresima)

 

[Giov. 8, 31-59]: «Se rimarrete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Essi gli risposero: “Noi siamo figli d’Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire diventerete liberi?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico che, chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi renderà liberi, sarete veramente liberi. So che voi siete figli d’Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi quindi fate quello che avete ascoltato dal Padre vostro. Essi Gli risposero: “Nostro padre è Abramo”. Allora Gesù continuò: “Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere Me che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro”. Ed i giudei continuarono: “Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!”. Rispose loro Gesù: “Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché io sono uscito e vengo da Dio; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non ha perseverato nella verità, perché in lui non vi è verità. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A Me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può convincermi di peccare? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio; per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio”. Allora risposero i giudei: “Non diciamo con ragione che sei un samaritano ed hai un demone?”. Rispose Gesù: “Io non ho un demone, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica. In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte”. I giudei Gli risposero: “Ora sappiamo che hai un demone. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: ‘chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte’. - Sei tu più grande del nostro padre Abramo che è morto? Anche i profeti sono morti; chi credi di essere?”. Rispose Gesù: “Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio del quale voi dite: ‘Ė nostro Dio!’, e non lo conoscete, io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò”. Gli dissero allora i giudei: “Non hai ancora cinquanta anni ed hai visto Abramo?”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, io sono”. Ed essi presero delle pietre per lapidarlo, ma Gesù si nascose ed uscì dal tempio.»

 

(Il 17 febbraio 1872)

1.         Qui avete di nuovo una prova di come gran parte del popolo ebreo comprendesse poco Me, la Mia Missione, la Mia origine e la Mia Dottrina.

2.         Se, infatti, leggete questo capitolo dall'inizio alla fine, allora dovrete riconoscere che Io versai torrenti di Luce sui Miei ascoltatori nel tempio; ma fu inutile! La maggior parte prese le Mie parole nel senso letterale, i farisei e gli scribi, offesi dalle Mie profonde parole a causa dell'adultera, se n’andarono di soppiatto, e i restanti, di limitate vedute, non compresero ciò che Io dissi.

3.         Questa falsa interpretazione delle Mie parole, sussiste ancor oggi e, forse, in misura maggiore. Mentre a quei tempi l’intelletto di ogni uomo prendeva la Bibbia e anche le Mie parole alla lettera, ora i vostri eruditi e naturalisti vogliono dimostrarvi, attraverso la natura visibile, che non esiste né un Dio né un Creatore, e anche che nessuna delle Sue Parole – espresse sia attraverso i profeti che attraverso Gesù – sarebbe di Origine divina. Quella volta i giudei volevano lapidarMi, non soltanto perché Io dissi loro in faccia la verità, ma perché ebbi l’ardire di parlare della Mia origine divina, della cui possibile esistenza essi non avevano alcun concetto.

4.         In quel tempo i giudei si attenevano certo strettamente ai loro regolamenti, però rendevano su di essi gli insegnamenti di Mosè i più comodi possibili. Quindi non c'era da aspettarsi che la Mia Dottrina, che separava lo Spirito dalla lettera morta, potesse piacer loro, giacché, se si fossero attenuti ad essa, avrebbero dovuto mettere le briglie alle loro passioni. Essi erano – ciò che sono ancora oggigiorno molte migliaia di persone – semplici frequentatori del tempio e amanti del cerimoniale. Anche i sacerdoti avevano educato il loro popolo sotto quest’aspetto, affinché non sfuggisse loro di mano, e potessero sfruttarlo come volevano per i loro interessi.

5.         Prendete in mano la storia e leggetela per intero attentamente, allora vedrete che dal momento in cui apparve una chiesa con i rispettivi sacerdoti, dopo breve tempo furono anche sfruttati gli insegnamenti dei Miei apostoli, allo scopo di procurare alla casta sacerdotale, potere e appariscenza, cosa cui, anche al Mio tempo, rivolgevano la propria attenzione soprattutto i sacerdoti del tempio di Gerusalemme. L’educazione dei giovani destinati a questa casta era messa a punto, secondo regole prestabilite, in modo che essi non imparassero e non comprendessero nient’altro se non ciò che era salutare agli scopi dell’intera casta sacerdotale. Così si ebbero poi, in seguito ai grandi eccessi, le guerre di religione, le persecuzioni e la separazione in due blocchi principali: cattolici e protestanti. Queste due classi, cercando sempre la propria salvezza nell'interpretazione letterale, si divisero a loro volta in parecchie sette, del cui fondamento, nell’insieme, la Mia Dottrina era la stessa, ma per la cui interpretazione essi sempre si combatterono.

6.         Adesso, nel tempo in cui è iniziato il processo di purificazione, insorgono le stesse lotte, ma su vie più pacifiche. Ora le sette e le caste si combattono di nuovo. Singoli uomini reclamano la purificazione dalla gran massa di usanze cerimoniali, le quali ricoprono quasi l'intero edificio religioso. Essi vogliono riportare le stesse al culto originario, il quale era semplice, e nel quale ogni cerimonia, se stabilita, aveva un fondamento spirituale, fondamento che anche il non sacerdote o il laico potevano comprendere. Anche questi uomini sbagliano ancora; essi, infatti, soffrono sotto il peso dell'educazione ricevuta. Anch'essi ancora non comprendono del tutto, ciò che Io dissi un giorno: «La Mia Parola è Spirito e Verità, e chi vuole adorarMi, deve adorarMi nello Spirito e nella Verità».

7.         Parecchi dei Miei apostoli sconsigliarono alle comunità che si erano allora formate, l’uso del cerimoniale. La cerimonia, infatti, uccide lo Spirito e viene facilmente malintesa; si attribuisce ad essa più importanza di quanto le spetti e, nell’insieme, invece di condurre a Me, allontana da Me.

8.         Questa brama che ha afferrato adesso molti animi, allo scopo di instaurare un culto religioso che corrisponda di più allo spirito del tempo e alla formazione della cristianità attualmente vivente, è però il passaggio all'ultimo spirituale e massimo culto, iniziato dalle Mie comunicazioni dirette che Io vi faccio pervenire già da più di trent'anni[1].

9.         Ci sono ancora molti, per i quali la Mia Dottrina non si accorda con le loro vedute mondane e che vorrebbero annientarla, come un giorno i giudei volevano lapidarMi. Anche adesso la Mia Dottrina procede in mezzo a questi ostacoli, e diventerà accessibile all'umanità, quando sarà giunto il momento adatto, attraverso amare vicende, tribolazioni e sofferenze, quando tutte le illusorie speranze nella potenza e nella grandezza mondane, si riveleranno nella loro nuda realtà come fuochi fatui che, anziché su terreno asciutto, hanno condotto nel fango e nel pantano gli uomini che le seguivano. Solo allora prevarrà la chiara visione della Mia Parola e costringerà alla fede perfino coloro che in passato, basandosi sul loro sapere intellettuale, già s’immaginavano che non esistesse un Dio, ma – perlomeno per questa Terra – fossero loro stessi dei; quindi, ogni uomo intellettuale, con le sue idee cervellotiche. La Mia Dottrina frustrerà tutti loro, e dovranno essere costretti a riconoscere che ciò che volevano far credere agli altri – ossia che non esisterebbe nessun Dio – era tutta una deduzione assurda della loro robaccia studiata.

10.    Così come in quel tempo Io sfuggii ai Miei attentatori nel tempio, perché la Mia ora non era ancora giunta, così anche adesso la Mia Dottrina, come voi la ricevete, sfugge ai critici. E se anche qui e là, l'uno o l'altro vorrebbe condannarla a morte, come un giorno, i giudei, Me, e vi versa sopra tutta la sua bile velenosa, allora egli danneggerà soltanto se stesso; il tempo, infatti, insegnerà anche a lui altre cose, e dimostrerà che avverrà ciò che Io voglio, e non ciò che egli vorrebbe, nelle sue limitate visioni.

11.    Parecchi getteranno ancora le pietre sul Mio Insegnamento, pietre di dure parole che dovrebbero schiacciare, sotto il loro peso, la dolce dottrina dell'Amore. Non temete però che essi vincano! Poiché come a quel tempo il Mio Io era destinato a sostenere prove ancor più dure, finché non si fosse compiuta la Mia Trasfigurazione e non fosse stata raggiunta la fine della Mia Missione, altrettanto anche adesso la Mia Dottrina è lapidata, condannata, schernita, crocifissa e poi, apparentemente sconfitta, messa nella tomba, dalla quale però essa – come un giorno Io stesso, sconfiggendo la morte – risorgerà trionfante.

12.    Voi, infatti, dovete riflettere questo: quanto più terreno guadagna la Mia Dottrina, tanti più ostacoli si ergeranno contro di essa, poiché essa tocca molti nel loro benessere materiale e ancor di più nel loro benessere spirituale, nel loro, fino adesso, abituale modo di vivere e di pensare. Deve essere così, affinché si ripeta fino alla Mia prossima Venuta, tutto ciò che un giorno costituiva visibilmente il nocciolo dei Miei tre anni d’insegnamento. Lì, Io deposi il seme della Mia Dottrina, tra cardi e spine, e l’accolse poco terreno fertile, come se l’avesse meritato. Tuttavia essa continuò a crescere rigogliosa, anche se solo in singoli luoghi. Adesso anche la Mia Parola, che vuole rendere liberi gli uomini, cade su un terreno pietroso, osservata da pochi, calpestata dalla maggior parte e minacciata di distruzione dalle fiutanti volpi dannose. E certo essa maturerà, diventerà il fiore dei Cieli che Io stesso portai un giorno sulla vostra piccola Terra, e ve la consegnai come una rosa, che con la sua fragranza diletta i sensi, ma che, con le sue spine, può facilmente ferire la mano dell'incauto!

13.    La rosa è il fiore più bello sulla vostra Terra, perché essa al suo profumo unisce anche il colore più bello; il primo ne esprime l'amore, l’altro la sapienza. Come ora la rosa nella sua leggiadra veste, unisce bellezza con profumo, così anche la Mia Parola, la Parola dell'Amore, unita a buone azioni, fa sentire a ogni adoratore la grazia della Mia essenza divina.

14.    Le spine sono le passioni terrene che devono anzitutto essere eliminate attraverso lotte e sofferenze. E così la rosa vuole realmente dire: “Io non posso esistere senza spine!”. Queste, devono essere superate. Come la rosa assorbe l'elettricità attraverso le sue spine e le adopera per l’abbellimento del proprio io, ugualmente chiunque voglia seguire la Mia Dottrina e praticarla, dovrà sfruttare le difficoltà terrene così che anche da queste, come dalle spine della rosa, possa svilupparsi qualcosa di spirituale e di più elevato.

15.    Coltivate quindi anche voi le Mie parole! Non leggetele per passare il tempo; potrebbe, infatti, venire un tempo che vi disperderà, o vi renderà amaro questo passatempo, se non avrete purificato il vostro io con pensieri e azioni! Agite secondo le Mie parole, affinché voi, non come la maggior parte affamata pendente alla lettera, ma armati con la consapevolezza di buone azioni, bevendo delizia e beatitudine alla sorgente di vita dell'eterno Amore non dimentichiate Me, la Mia Parola e il Mio Amore divino, quale ‘Padre’ vostro; e anche sotto tribolazioni teniate alto il vessillo della fede e della fiducia, e non – come forse molti – Mi buttiate pietre di sdegno, bensì auguri di benedizione e di ringraziamento, quando Io verrò per consegnare ai perseveranti la palma della vittoria. – Amen!

 

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[1] [1] Comunicazioni che iniziarono nel 1840 attraverso il mistico teosofo Jacob Lorber.