Jakob Lorber

1851 - 1864

 

 

 

IL GRANDE VANGELO DI GIOVANNI

 

Volume 8

 

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La vita e gli insegnamenti di Gesù nei tre anni della Sua predicazione

 

 

Traduzione dall’originale tedesco “JOHANNES das große Evangelium” (vol. 8)

Opera dettata dal Signore nel 1851-64 al mistico Jakob Lorber

 

Casa Editrice: Lorber Verlag - Bietigheim - Germania

Copyright © by Lorber Verlag

Copyright © by Associazione Jakob Lorber 

“Ringraziamo la Lorber Verlag, Friedrich Zluhan e l’Opera di Divulgazione Jakob Lorber

 e V.  D-74321 Bietigheim/Wuertt., per il sostegno nella pubblicazione di questo volume”.

 

Traduzione di Salvatore Piacentini dalla 7° edizione tedesca 1982

Revisione parziale a cura dell’Associazione Jakob Lorber

 

Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione

Via Vittorio Veneto, 167

24038  SANT’OMOBONO TERME (Bergamo)

www.jakoblorber.it 

www.gesu-lanuovarivelazione.com

 

 

Unità di misura austriache del 18°/19° secolo usate nel testo:

1 Linea          

= 2,2 mm

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= 20 cm

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= 10 120 (1 con 120 zeri)

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1 Libbra

= 560 g

1 Spanna

= 20 cm

 

 

VAI ALL’INDICE

 

IL SIGNORE E I SUOI OPPOSITORI

Vangelo di Giovanni. Cap. 9 (continuazione)

 

 

Cap. 1

Dei farisei travestiti arrivano da Lazzaro

Il Signore ed i Suoi oppositori

 

1. Io avevo appena terminato di parlare che già un servo di Lazzaro entrò nella sala da pranzo, nella quale noi ci trovavamo ancora riuniti e di buonissimo umore, e gli disse che erano arrivati parecchi amici, i quali desideravano conferire con il padrone dell’albergo.

2. Lazzaro Mi domandò subito come doveva comportarsi.

3. Io dissi: «Tu al pari di noi, per il momento, rimani qui! Soltanto Raffaele ed i sette egiziani andranno a discutere con gli astuti farisei e scribi. Quello che essi devono fare e dire lo sanno già!»

4. A queste parole Raffaele e i sette dell’Alto Egitto uscirono immediatamente dalla sala e Raffaele chiese ai nuovi venuti, in tono molto serio, che cosa cercavano e volevano.

5. Ed un fariseo, molto ipocrita, così rispose: «Dimmi un po’, giovanotto, tu che sembri di buona discendenza, sei forse un incaricato di Lazzaro, che noi conosciamo e con il quale soltanto vogliamo parlare? A quanto pare, qui è stato introdotto un nuovo uso, e cioè che a coloro che vogliono parlare soltanto con il padrone, inviano incontro al suo posto uno sbarbatello di ragazzo! Va’ da Lazzaro e digli che noi vogliamo parlare con lui, e che tanto a Gerusalemme che in tutti i paesi degli Ebrei noi occupiamo un rango molto superiore al suo!»

6. Disse Raffaele: «Dal momento che siete dei così gran signori, davvero mi sorprende che, nell’oscurità già considerevole della notte e per di più travestiti, siate saliti proprio quassù su questo monte ed in questo luogo da voi messo al bando! Non è detto nella vostra maledizione: ‘‘Colui, fra gli Ebrei, che di giorno o di notte sale su questo monte sia maledetto nel corpo e nell’anima!’’? Stando così le cose, come avete potuto salirvi voi stessi per parlare con l’eretico Lazzaro?»

7. Disse il fariseo: «Cosa comprendi tu di queste cose, sbarbatello di un ragazzo? Se noi abbiamo da Dio la potenza di mettere al bando un luogo per delle buone ragioni, abbiamo anche la potenza di toglierlo, almeno per noi, quando vogliamo; infatti noi non sottostiamo alla legge, ma siamo al di sopra di essa, ammesso che noi siamo quelli che supponi. Hai capito?»

8. Disse Raffaele: «Ascoltate! Se considerate lecito di essere al di sopra della Legge di Dio, allora è evidente che voi siete più di Dio stesso! Infatti Dio stesso si regola eternamente secondo le Leggi del Suo Ordine, non agisce mai contro le stesse e perciò non sospende mai in eterno una Legge, magari per agire in contrasto alla stessa per qualche tempo, se Gli viene la voglia.

9. Dunque, se voi vi considerate invece sufficientemente potenti per fare ciò, voi state molto al di sopra di Dio, dato che Dio stesso, quale la Legge originaria, sussiste ed agisce sempre nella Sua Legge e sta per conseguenza nella Legge e sotto la Legge. Ma se Dio stesso osserva ciò, eternamente e con il massimo rigore, chi allora ha dato a voi il diritto di porvi al di sopra della Legge, e di travestirvi affinché non vi si possa riconoscere, quando voi stessi trasgredite la vostra legge? Ma se voi siete signori sulla legge, allora perché avete paura che il popolo vi veda quando agite contro di essa?»

10. Disse sdegnosamente il fariseo: «Che comprendi tu, sbarbatello di un ragazzo, di queste cose elevate, in merito alle quali soltanto i sacerdoti del Tempio hanno, da Dio, il diritto di giudicare?»

11. Disse Raffaele: «Ah, così dunque la pensate; ma allora perché Samuele, già da ragazzo, aveva il diritto di parlare con Dio e di giudicare delle cose Divine?»

12. Disse il fariseo: «Come puoi azzardarti a paragonarti a Samuele?»

13. Disse Raffaele: «E allora voi come vi azzardate a mettervi al di sopra di Dio e delle Sue Leggi? Chi ve ne ha dato il diritto! In verità, io ho un diritto mille volte maggiore di paragonarmi a Samuele che non voi di porvi al di sopra di Dio e delle Sue Leggi!

14. Ora però ne ho abbastanza della vostra stoltezza! Rispondete alla mia prima domanda, e cioè perché siete venuti quassù e che cosa volete qui, altrimenti avrete occasione di conoscermi più da vicino e per conseguenza di scorgere cosa mi autorizza a paragonarmi a Samuele, e capirete che sono ragioni buone e vere!»

15. Disse il fariseo: «Si tratta di un segreto che non possiamo confidare a nessuno all’infuori di Lazzaro; va perciò a dire a Lazzaro di venire fuori, altrimenti saremmo costretti a penetrare in casa con la forza! A te però il nostro affare non riguarda affatto, neanche se tu fossi Samuele moltiplicato per dieci!»

16. Disse Raffaele: «Come? Voi avete un segreto? Come potrà essere un segreto quello che i passeri dai tetti annunciano già a tutti! Ora io esporrò qui il vostro segreto, affinché da ciò possiate desumere che il vostro presunto segreto già da lungo tempo non è più un segreto.

17. Vedete, voi avete deciso nel vostro consiglio - dato che gli incaricati che avete inviato ieri non vi hanno portato nessuna notizia riguardo al luogo dove si trova il Profeta di Galilea, da voi tanto odiato, e per la semplice ragione che nemmeno gli incaricati stessi hanno fatto ritorno in sede - in primo luogo di assumere informazioni, in maniera astuta, se Lazzaro è qui presente, e se egli sa dove il Profeta si è diretto, e in secondo luogo, nel caso Lazzaro non fosse presente, di corrompere l’oste o qualche servo per ottenere da lui l’informazione desiderata! Ottenuta tale informazione, allora voi avreste senza indugio inviato tutti quei vostri sbirri, che vi sono rimasti fedeli, alla caccia del Profeta da voi tanto odiato per farLo subito uccidere!

18. Ecco, questo è il vostro lodevole segreto che da lungo tempo è ben conosciuto a tutti noi e specialmente a me che sono un grandissimo amico del Sommo Profeta! Ed ora dite voi, chiaramente e fedelmente, se la cosa non sta in questi termini!»

19. A queste parole il fariseo guarda Raffaele strabiliato e, dopo un po’, dice: «Chi dà a te, sbarbatello di un ragazzo, il diritto di sospettare di noi in tal modo? Anzitutto tu non sai ancora se noi apparteniamo veramente sul serio al Tempio e se siamo proprio ebrei, e in secondo luogo diciamo che del tuo Grande Profeta sappiamo pochissimo. Nei nostri viaggi abbiamo appreso qua e là qualcosa riguardo ad un grande mago, che si era fatto notare nel paese degli Ebrei per le sue arti o magie, però che egli sia amico o nemico dei sacerdoti degli Ebrei, o che costoro lo perseguitino, per noi è davvero del tutto indifferente! Noi siamo dei mercanti e non ci occupiamo mai di simili inezie! Se le cose stanno così, come puoi rinfacciarci delle mire che non ci riguardano affatto?»

20. Disse Raffaele: «Così, dunque, ora che avete l’acqua alla gola vorreste perfino rinnegare la vostra condizione; però questo voler ricorrere perfino al rinnegamento della vostra persona e della vostra posizione non fa nessuna impressione né su di me e neppure sui miei sette compagni! Affinché vi persuadiate di ciò, mi prendo la libertà di spogliarvi dai vostri soprabiti greci, affinché vi presentiate dinanzi a noi nelle vostre vesti di templari, dopo di che non sarete più in grado mentire!»

21. A questo punto i farisei afferrarono saldamente i loro soprabiti, ma non servì a nulla, poiché Raffaele comandò nella sua volontà ed i templari si trovarono coperti soltanto delle loro ben note vesti sacerdotali e avevano tutto l’aspetto di voler prendere la fuga. Ma i sette dell’Alto Egitto chiusero loro la via con grande prontezza, facendo intendere che dovevano rimanere dove erano e senza tentare di fuggire, aggiungendo che per loro sarebbe andata molto male se non avessero ubbidito.

22. Per dare maggior peso a quest’ordine, mostrarono ai farisei, che ormai erano già molto spaventati, tre grandi leoni che erano accovacciati sulla via del ritorno, ad una certa distanza, e che avevano un aspetto molto minaccioso. Questo mezzo funzionò ed i farisei - dieci di numero - cominciarono a pregare Raffaele di perdonarli ed ammisero subito il motivo per cui erano venuti sul monte degli Ulivi, dicendo anche che lui aveva detto la verità.

23. Mentre se ne stavano lì, pieni di ansia, Raffaele disse loro: «Ma ditemi, dunque, chi fra gli uomini potrebbe essere ancora peggiore di voi? Voi volete essere servi di Dio, mentre siete servi dell’inferno! Quale diavolo vi ha generati? Il grande Maestro di Nazaret vi ha mostrato e provato con la Parola e con l’Opera, in modo chiaro come il giorno, che Egli è il Promesso Messia e, come tale, anche l’unico Signore del Cielo e della Terra, così come è stato predetto da Lui per bocca dei profeti, e voi non solo non credete, ma perseguitate per di più, pieni di rabbia e di desiderio tormentoso, il Signore del Cielo e della Terra! O voi pazzi impotenti! Che volete ottenere di fronte al Potere dell’Onnipotente, che può annientarvi con il Suo minimo Pensiero, oppure gettare nell’inferno le vostre anime maligne, ciò che voi già da lungo tempo vi siete meritati! Che volete fare ora, o voi miserabili?»

24. Disse un altro fariseo: «Ascolta, o giovane e saggio oratore, ora noi ti preghiamo unicamente che tu ci lasci ritornare giù in città incolumi e ti diamo la piena assicurazione che noi, tanti e quanti ora siamo qui, non prenderemo mai più parte, neppure minima, alla persecuzione del meraviglioso Profeta dalla Galilea! Anzi, noi vogliamo perfino sconsigliare e sconsiglieremo anche altri, per quanto ci sarà possibile, dal continuare tale persecuzione. Non ti possiamo certo garantire che riusciremo a rendere i nostri colleghi più ben disposti verso il Taumaturgo, ma ti garantiamo che faremo il possibile per mitigare la loro frenesia di persecuzione! Infatti noi abbiamo ora fatto l’esperienza e ci siamo convinti che la nostra cieca persecuzione del Galileo è la più grande delle pazzie e non può portarci ad altro se non alla nostra rovina. E perciò vogliamo fare, e lo faremo, quanto qui ti abbiamo promesso; però, come ti abbiamo già pregato, lasciaci raggiungere incolumi la città!»

25. Dopo di che Raffaele disse: «E va bene! Voi potete andarvene, e non vi succederà nulla di male; però guai a chiunque di voi volesse mancare alla parola data! Poiché, tenetelo bene in mente: “La Potenza, la Sapienza, la Onniscienza e la Serietà di Dio sono infinite, e l’uomo debole e mortale non può fare nulla in eterno contro Dio e le Sue Vie!”

26. Come voi potete facilmente scorgere e perciò anche bene comprendere, le Opere che compie l’Unto di Dio dinanzi agli uomini sono sempre di un genere tale che Dio soltanto può compiere; perciò ammetterete pure che è proprio Dio stesso che dispone ed opera in intima unione col Profeta di Galilea, da voi tanto odiato, e che non è nient’altro che una pazzia l’opporsi alle disposizioni di Dio!

27. Dite tutto questo ai vostri ciechi compagni! Essi possono fare aumentare la loro rabbia contro di Lui fino al punto - con il Suo permesso - da mettere le mani sul Suo corpo ed ucciderlo; però con ciò non otterranno altro risultato che quello di accelerare il giudizio su se stessi e su tutta Gerusalemme. Egli però non potrà venir ucciso, perché Egli è la Vita stessa, ma continuerà a vivere ed a giudicare tutte le stirpi della Terra. Beato colui che crede in Lui e cerca soltanto il Suo Compiacimento e la Sua Amicizia!

28. Ora sapete quello che vi resta da fare, e se volete potete andarvene; ma se prima volete scambiare qualche saggia parola anche con Lazzaro, pure questo vi sarà concesso.

29. Disse un fariseo: «Se egli è qui, parlerei volentieri con lui, però di un argomento del tutto diverso da quello per cui siamo venuti qui. Infatti il perché noi siamo venuti quassù ce lo hai esposto tu molto chiaramente; di ciò però da parte nostra non se ne deve più parlare, ma parleremo di qualcosa del tutto diverso! Perciò se possiamo scambiare qualche parola con Lazzaro ci sarebbe molto gradito!»

30. In seguito a ciò, Io dissi a Lazzaro nella sala: «Adesso tu puoi andare fuori e scambiare qualche buona parola con i farisei che sono molto angosciati; non accennare però alla Mia Presenza qui!».

 

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Cap. 2

La richiesta dei farisei per avere una scorta sicura

 

1. Dopo di che Lazzaro uscì, salutò secondo l’uso i templari e chiese qual era la loro richiesta.

2. Disse uno dei farisei: «A dire il vero, all’inizio è stato uno spirito maligno a guidarci quassù, e per conseguenza anche quello che volevamo chiederti non era niente di buono. In grazia però alle parole di questo assennato e saggio giovane ed alla strana potenza di questi sette uomini che ancora ci circondano, abbiamo cambiato opinione, in meglio naturalmente, ed abbiamo ben presto scorto quanto vana ed insensata era la nostra maligna fatica, cosicché vi abbiamo completamente rinunciato.

3. Ora invece ti preghiamo cordialmente affinché tu voglia permetterci di visitarti in Betania, quali amici, dove vorremo parlare con te, a quattr’occhi, di diverse cose. Inoltre ti preghiamo di fornirci di una guida sicura che ci accompagni nella discesa del monte fino in città, poiché in basso sulla strada ci sono tre leoni che certamente appartengono ai sette uomini, dato che si sono trovati là subito dopo la loro chiamata. Questi cattivi animali saranno - come deve essere stato spesso il caso - bene ammaestrati per servire ai sette, al posto dei cani, quale protezione nei loro viaggi, tuttavia, malgrado il loro addomesticamento, non ci si può di certo fidare! Un cane, per quanto cattivo, riconosce anche di notte il suo padrone, ma afferra e dilania un forestiero; perciò quanto di più si potrebbe aspettarsi dai tre leoni! Perciò vorremmo pregarti di voler chiedere ai sette di allontanare le tre bestie»

4. Dopo di che Lazzaro disse: «Se il vostro sentire è all’unisono con le vostre parole e se voi volete rimediare secondo le vostre possibilità ai danni che voi avete causato a tanti poveri, vedove ed orfani, potete passare davanti a quei leoni tranquillamente e nessuno baderà a voi; se invece nei vostri cuori siete diversi nel modo di sentire rispetto alle vostre parole, non sarebbe affatto sicuro per voi avvicinarvi ai leoni! Esaminate perciò il vostro cuore ed esponete apertamente qual è il vostro sentire!

5. Anche a Betania, e precisamente nella mia dimora, troverete molto difficilmente il modo di entrare finché non avrete mutato il sentire del vostro cuore, così come suonano le vostre parole, poiché anche la mia casa è guardata da custodi simili a quelli laggiù. Chi viene con retto sentire non ha nulla da temere; a chi però nutre sentimenti infidi e maligni e si avvicina alla mia dimora, allora per costui va molto male!»

6. Dice il fariseo che fungeva da oratore: «Tu puoi credermi che noi tutti la pensiamo nel modo che dico io e non mancheremo di risarcire il danno dove abbiamo oppresso qualcuno secondo tutte le possibilità, e faremo ciò con il massimo impegno. Tuttavia non ci fidiamo di passare da soli davanti alle tre bestie! Dacci perciò una scorta sicura!»

7. Disse Lazzaro: «I sette vi daranno la più sicura delle scorte se voi siete di leale sentire. Ora però voglio farvi una domanda! Ditemi: per quale motivo voi non credete che Gesù da Nazaret sia Egli soltanto il vero Messia? Voi avete senz’altro letto le Scritture, avete sentito la Sua Dottrina e visto i segni che Egli compie! Com’è possibile che, malgrado tutto ciò, vi chiudiate ancora nella vostra ostinazione? Migliaia di ebrei e di pagani credono in Lui, e di quest’ultimi, parecchi vengono da ogni angolo della Terra, si inchinano dinanzi a Lui, accettano la Sua Parola e credono che Egli sia il Signore; mentre invece voi, che dovreste precedere il popolo e dare il vostro esempio, Gli opponete resistenza, ancor peggio delle dure montagne di fronte ai temporali.

8. Il Signore venne nella carne, come Uomo, su questa Terra, così come Egli stesso lo aveva rivelato per bocca dei profeti, e compie ora proprio quelle opere che i veggenti avevano cantato già parecchi secoli prima; cose queste che voi, dottori della Legge, dovreste riconoscere per primi, e tuttavia, come detto, non credete a Lui! Dunque: dove si deve ricercare la ragione di ciò?»

9. Disse il fariseo: «Questo, caro amico, lo discuteremo ampiamente fra breve a Betania, mentre qui posso dirti soltanto questo: nel Tempio, attualmente, è quanto mai difficile essere uomo. Ecco, essere un sacerdote è certamente facile, ma uomo invece no. Infatti ognuno è nemico dell’altro e cerca in ogni modo di danneggiarlo per trarne un utile per sé, e così là dentro si deve ululare con i lupi, mentre quale uomo si vorrebbe piuttosto piangere e ciò per non venire dilaniato da loro. Ma lasciamo che ciò continui per breve tempo ancora, poiché questo andazzo del Tempio va’ incontro ad un crollo; infatti è escluso che ciò possa durare a lungo!

10. Ora tu conosci anche il nostro vero e proprio intimo sentimento; abbi perciò la bontà di dire ai sette che vogliano accompagnarci giù da questo monte sani e salvi fino in città!»

11. A questo punto Raffaele rivolse nuovamente la parola ai farisei dicendo loro: «Perché avete tanta fretta di arrivare giù in città? Se voi siete davvero di buoni ed onesti sentimenti e se già dite che volete credere al Messia, allora voi siete qui presso di noi più sicuri che in città! Non siete voi dunque venuti quassù, quali Suoi nemici, con lo scopo di avere informazioni sul Suo conto e specialmente su dove si trova ora? Però adesso che siete di diverso sentire verso di Lui, perché non volete, quali Suoi amici, avere Sue notizie, sapere dov’è attualmente per andarLo a cercare e presentarvi a Lui quali Suoi credenti?»

12. Disse il fariseo: «Caro giovane saggio, se noi lo facessimo si potrebbe pensare male di noi e sembrerebbe che, facendo buon viso a cattivo gioco, volessimo farci dire comunque dove si trova il Messia. In verità, ora non c’importa più di sapere dove si trova attualmente il Messia, poiché non siamo più Suoi nemici; d’altra parte però, per presentarci a Lui, quali amici convertiti, noi ancora ci sentiamo fin troppo cattivi ed indegni di Lui! Perciò è comprensibile che noi ora non possiamo e non vogliamo informarci del Suo attuale soggiorno, e che a proposito di tutto ciò noi desideriamo trovarci nelle nostre case per consultarci a vicenda su quello che faremo in futuro per aderire a Lui completamente. Oltre a ciò, noi dobbiamo come prima cosa riferire al Tempio il mancato risultato della nostra impresa, affinché, non ricevendo notizie, non mandino qui degli altri esploratori per non turbare tutta la città e il circondario. Ora noi pensiamo di avervi esposto tutte le nostre ragioni che, secondo noi, ci obbligano a ritornare quanto prima al Tempio e nelle nostre abitazioni; perciò vogliate accordarci un sicuro ritorno!»

13. Disse allora Raffaele: «Io però posso assicurarvi che il Tempio attenderà fino a domani il vostro rapporto. Lazzaro, inoltre, ha qui delle stanze a sufficienza nelle quali voi potete consultarvi, ed oltre a ciò ha cibi e vini buonissimi in abbondanza affinché vi possiate rifocillare. Dal momento che voi siete qui, il mio consiglio sarebbe che voi rimaniate qui, almeno fino alla metà della notte, e che vi rechiate poi in città sotto buona scorta! Ma se voi volete assolutamente andarvene, noi non vi tratteniamo. I leoni, come voi potete vedere, non ci sono più, e là nella vicina tenda si trovano i vostri mantelli greci! Fate ora quello che volete!».

 

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Cap. 3

Le opinioni della fede di un fariseo

 

1. A queste parole di Raffaele, i farisei erano incerti sul da farsi.

2. Ma dopo un po’ uno di loro disse: «Sapete una cosa? Il giovane ha parlato bene e giustamente, perciò io sono dell’opinione di rimanere qui fino a metà della notte, purché Lazzaro ci assegni una stanza nella quale possiamo rimanere soli ed indisturbati per discutere fra noi, nel migliore dei modi, la questione del Messia ed altre cose ancora con il nostro amico Lazzaro»

3. Su ciò si dichiararono tutti d’accordo, e Lazzaro li condusse in casa per un’altra porta, assegnò loro una stanza spaziosa e fece preparare subito la tavola, facendo servire loro pane e vino e vari altri cibi in quantità, e furono portate anche lampade; tutto ciò piacque molto ai farisei, al punto che uno di loro fece subito questa osservazione: «Bene, se è così, possiamo rimanere qui anche fino a domani e, per quanto riguarda i nostri colleghi del Tempio, lasciamo che le cose stiano come sono ed essi possono benissimo aspettare notizie da parte nostra fino a domani!»

4. Su ciò tutti erano d’accordo, ed un anziano, che fungeva da capo della comunità e che era esperto in ogni tipo di sapienza mondana, disse, quando il vino gli ebbe sciolto un po’ la lingua: «Laddove l’uomo sta bene, egli dovrebbe restare, e perciò restiamo anche noi qui, fino a domani, tanto più che io vorrei scambiare con voi, miei cari colleghi, alcune parole in piena libertà! Questo nel Tempio non si può fare, ma qui dove ci troviamo riuniti, indisturbati e senza che nessuno che potrebbe nuocerci ci ascolti, ci si può esprimere liberamente! 

5. Certo che è una cosa strana questa riguardo all’uomo! Che cosa è in effetti l’uomo, quale un dio mortale della Terra, il quale coltiva il suo suolo e crea opere grandi in un assieme armonico, con la sua intelligenza e con la forza delle sue mani? Io ve lo dico: “L’uomo non è altro che un misero animale, o poco più, perché egli sa che deve morire, mentre il vero animale non ne ha il minimo sentore, e per questa ragione, fino al momento in cui muore, può vivere con tutta tranquillità, senza avere mai il minimo pensiero per il giorno che morrà”. Perciò l’uomo fa benissimo quando rallegra talvolta la sua esistenza miserabile, scacciando per qualche momento il nero pensiero della morte.

6. La Potenza che chiamò l’uomo all’esistenza, secondo il mio punto di vista, non può essere stata né saggia né buona, come del resto neanche un uomo potrebbe venire considerato buono e saggio se creasse delle opere sommamente artistiche per poi, quando esse avessero raggiunto la massima perfezione attraverso la sua cura e le sue fatiche, distruggerle, privando perfino i loro resti e detriti disgustosi di ogni barlume di vita e per creare infine di nuovo le stesse opere sempre per il medesimo scopo.

7. Chi considera tutto ciò, in piena luce, non può sicuramente raffigurarsi in Dio, quale Potenza che tutto ha creato, qualcosa di altamente saggio e buono. Infatti se tale Potenza fosse interamente buona e saggia, Essa avrebbe dovuto procedere e provvedere anche per la conservazione delle opere sommamente artistiche, come siamo noi uomini! Invece niente di tutto questo! Quando un uomo, proprio nella sua piena maturità, ha raggiunto una maggiore completezza nel sapere, pensare ed operare, allora comincia pure a morire; egli diventa sempre più debole e le sue forze vitali diminuiscono di giorno in giorno, e ciò continua fino a quando ha esalato la vita fuori da sé. Quello che succede poi con lui lo sapete tutti, e non è necessario certo farne la descrizione.

8. Certamente, noi abbiamo nella nostra Dottrina divina l’assicurazione che nell’uomo materiale ce n’è uno spirituale che continua a vivere dopo l’abbandono del corpo; ma a che serve all’uomo una dottrina e la fede nella stessa se di ciò non viene data una irrevocabile dimostrazione? 

9. Quali e quanti padri, savi e profeti sono vissuti prima di noi secondo le migliori e più sagge leggi, hanno creduto senza alcun dubbio in un Dio, Lo hanno pregato, Lo hanno amato ed onorato oltre ogni misura, ed hanno creduto pure fermamente in una vita eterna dopo la morte del corpo! Ma alla fine questi grandi e saggi eroi della fede hanno dovuto anch’essi morire, e di loro fino al nostro tempo non è rimasto altro che i loro nomi, le loro azioni ed i loro insegnamenti riportati nelle Scritture! Dove però sono andate a finire le loro anime?

10. Chi fra tutti noi ha mai avuto occasione, proprio sul serio ed in piena verità, di vedere un’anima che continuasse a vivere dopo la morte del corpo e di parlare con essa? Tutt’al più in un sogno o nel delirio di una febbre maligna! Ci sono però degli uomini che asseriscono di avere parlato con anime di trapassati, ma si tratta di persone che per la maggior parte sono prive di conoscenze e di capacità di giudizio, e che si compiacciono spesso di raccontare ad altri delle cose soprannaturali tratte dalla loro fantasia e dalla loro vivace immaginazione, per crearsi con ciò intorno un’atmosfera di misticismo alla quale essi ci tengono di più che non un mago al suo guadagno in contanti.

11. Bisogna però ammettere che ci sono alcuni fra di loro che, per rafforzare le loro dottrine ed affermazioni, compiono certe opere meravigliose affinché con ciò venga impresso il suggello della verità sulle dottrine stesse, così come possiamo constatare attualmente a proposito del veramente straordinario Profeta di Nazaret. Oltre a ciò Egli istruisce meravigliosamente il popolo e promette a tutti coloro che credono in Lui la vita eterna dell’anima.

12. Già, tutto ciò è molto bello e perfino molto buono, perché procura a molti uomini una certa tranquillità e toglie a loro la paura della morte; però anche gli antichi profeti hanno fatto così e migliaia di uomini hanno perfino suggellato la loro fede col martirio. Il tempo però ha spazzato via tanto i grandi profeti che i loro credenti, e fino a noi, come già detto, di loro non è rimasto altro che i loro nomi e le loro azioni segnate nelle Scritture, alle quali noi però dobbiamo credere senza nessuna altra prova convincente!

13. Ma perché mai un’anima qualunque che continua a vivere nell’aldilà non viene almeno una volta a noi e ci dice per esempio: “Io sono Elia, Daniele o Davide o Isaia, e continuo a vivere felicemente nell’aldilà”? Io vi dico: “Come gli antichi profeti, insieme a Mosè, sono scomparsi, così scompariremo anche noi insieme al Profeta, attualmente tanto famoso, che a quanto si dice ridesta perfino i morti, ed i nostri futuri discendenti riceveranno da noi e da Lui esattamente quello che noi abbiamo ricevuto dagli antichi profeti. Comunque se anche la fede in Lui si manterrà forse per parecchi secoli, con qualche aggiunta o deformazione, tuttavia la vera vivente convinzione sarà sempre la stessa che noi abbiamo ora della continuazione della vita delle anime dopo la morte del corpo.

14. Una tale continuazione della vita dell’anima dopo la morte del corpo sarebbe certamente di un’inestimabile elevatezza e certamente l’uomo farebbe tutto il possibile per potersi assicurare pienamente una tale vita se di ciò egli avesse delle prove attendibili, ma queste prove sono sempre mancate e perciò non c’è da meravigliarsi se questa fede, che a suo tempo nei nostri vecchi era ancora solidissima, ora in noi si è raffreddata.

15. Dov’è colui che, appartenendo alla classe degli uomini pii, colti e ricchi di esperienza, frequenti ancora il Tempio pieno di fede? Le persone di alto rango ed i savi ci vanno soltanto per il popolo e si comportano come se la loro fede fosse ancora solida, affinché il popolo pensi fra se e dica: “Ci deve pur essere qualcosa, dato che gli alti personaggi, gli eruditi ed i savi che possono sapere tutto, ci tengono tanto!”

16. Perciò io, in verità, non sono un nemico del famoso Galileo, per il motivo che Egli rianima la povera gente, prospettandone una vita dell’anima dopo la morte del corpo, dandole con ciò un buon conforto, ma non mi va affatto a genio che Egli colga ogni occasione per dipingerci quali i più grandi ingannatori del popolo e che, quale Uomo che pretende di essere saggio, non riflette che alla fine Egli fa, rispetto al popolo, le stesse cose che Egli rinfaccia a noi. Se Egli parlasse, come faccio io ora, soltanto della verità come ci insegna la vecchia esperienza, ben difficilmente avrebbe tanti aderenti come ha ora.

17. Ecco, questa è la mia vera fede e la mia sincera confessione dinanzi a voi, colleghi miei, cose che però ho esposto soltanto a voi, perché io so benissimo che la vostra fede non può differenziarsi molto dalla mia; nel Tempio però, dinanzi al popolo e dinanzi ai nostri numerosi e ciechi colleghi, bisogna di certo parlare diversamente! Ora, che ne dite voi tutti di questo mio punto di vista?».

 

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Cap. 4

Un dottore della Legge attira l’attenzione sull’Ordine di Dio

 

1. Disse un altro dottore della Legge: «Io non ti posso dare torto e sono su parecchi punti della tua opinione, però non posso neppure accettare la tua opinione e il tuo punto di vista come perfettamente rispondenti alla verità! Infatti io non posso affatto credere che Dio, quale indubbiamente l’onnisapientissimo Creatore del Cielo e della Terra, il Quale conserva costantemente il Sole, la Luna, le stelle e questa Terra, abbia creato quali suoi pupazzi transitori per Suo unico divertimento proprio noi uomini, che sicuramente siamo l’opera più perfetta della Sua Sapienza e Potenza!

2. La ragione per cui l’uomo abbia su questa Terra una vita corta, dovrebbe essere piuttosto ricercata nel fatto che la sua anima, nel corpo, in certo qual modo si possa formare ed acquisire una durevole purezza, così da poter continuare ad esistere in un altro mondo, più affine alla sua natura.

3. Infatti se l’uomo con corpo e anima fosse unicamente destinato a questo mondo materiale che, per quanto grande possa essere, ha certamente i suoi confini, succederebbe che in seguito al giornaliero aumento della popolazione, se appunto gli uomini dovessero essere inevitabilmente immortali anche con il corpo, questa Terra, che oltretutto consiste più di acqua che non di terreno asciutto e solido ed abitabile, finirebbe, dopo un certo tempo, col diventare troppo piccola e stretta; Dio dovrebbe rendere sterili gli uomini e non farli invecchiare, affinché possano conservare una forza e robustezza normale per continuare a vivere eternamente, lavorando il suolo della Terra per il loro sostentamento.

4. Che agli uomini, con il tempo, una tale vita monotona verrebbe a noia, lo possiamo arguire con la massima esattezza, dato che l’esperienza quotidiana ci insegna che ognuno, nella stessa condizione di vita sempre uguale, comincia ad annoiarsi e ad aspirare ad un qualsiasi cambiamento di vita, e perfino l’uomo più ingegnoso ed inventivo, dopo migliaia di anni, avendo esaurito le trasformazioni per lui piacevolmente ingannevoli, cadrebbe anch’egli in preda alla massima noia, contro la quale non avrebbe più alcuna risorsa.

5. Da queste considerazioni, certamente molto sostanziali, risulta più che evidente che Dio ha creato gli uomini per un’altra vita, superiore e più libera, e non per un mondo estremamente limitato in tutto, il quale è buono a sufficienza per servire l’uomo come un primo gradino per la formazione, ma non può certamente essere destinato a fornirgli una beata eterna sussistenza.

6. Sulla base di questa ed ancora di parecchie altre ragioni, io credo perciò all’immortalità delle nostre anime, perché la loro mortalità ci farebbe immaginare Dio - la cui Potenza e la somma Sapienza traspaiono da tutte le Sue opere - al pari della Sua Bontà e Giustizia, o come impotente e poco savio, oppure anche come non esistente affatto.

7. Una cosa simile, però, nessun uomo che pensi in modo un po’ chiaro potrebbe sostenere, cioè che una qualsiasi forza cieca e sciocca abbia potuto chiamare ad una bene ordinata esistenza delle opere quali siamo noi uomini. Infatti di quello che non si ha, non è possibile dare qualcosa a qualcun altro. Oppure raffiguratevi un uomo molto sciocco, che sa appena balbettare la lingua madre, posto quale maestro di una lingua straniera in una scuola! Come si comporterebbe? Non meglio di una statua! Perciò ci deve essere senz’altro un Dio altamente Sapiente ed Onnipotente, cosa questa che ogni pensatore, dalle idee un po’ chiare, deve riconoscere come sommamente vera.

8. Dunque, se Dio Onnipotente è altamente Sapiente, allora Egli è pure immensamente Buono e Giusto ed ha con noi uomini anche degli scopi altamente veri e buoni, come per bocca dei profeti e di altri uomini saggi ha anche annunciato, a tutti gli altri uomini, quali erano appunto questi scopi con gli esseri umani, e così pure quello che gli uomini dovevano fare per godere, già qui sulla Terra, una vita preparatoria buona e relativamente beata, e diventare proprio con questa vita preparatoria il più possibile attivi e pronti ad accogliere la successiva vita eterna.

9. Un Dio, però, che ha fatto ciò e che continua a farlo, non ha certamente creato noi, anzi nemmeno una zanzara, quali giocattoli per farsi passare il malumore! Oppure si può immaginare un uomo saggio e buono che trovi il più grande piacere nel vedere tormentare il suo povero prossimo, continuamente e con la massima crudeltà? Per quanto io possa avere osservato gli uomini in tutte le loro condizioni e tendenze, ho sempre constatato che Dio non procura proprio nessuna sofferenza agli uomini, ma sono invece gli uomini a procurarsela vicendevolmente, e ciascuno, anche troppo spesso e soprattutto, la procura a se stesso. Infatti, in primo luogo, gli uomini sono spinti dal loro insaziabile egoismo e brama di possesso a perseguitarsi l’un l’altro, causandosi reciprocamente ogni tipo di mali e di tormenti, e, in secondo luogo, facendo così non seguono più la Volontà di Dio a loro rivelata, ed è appunto con tale sistema di vita disordinato che si attirano anche ogni tipo di malattie corporali maligne, che rendono a loro estremamente amara questa vita preparatoria.

10. Si domanda: “È colpa di ciò forse anche la Sapienza e la Bontà di Dio? Se questo fosse il caso, allora anche tutti quegli uomini che hanno rispettato molto la Volontà divina, vivendo sempre rigorosamente secondo le Leggi di Dio, allora dovrebbero, prima della loro dipartita da questo mondo, venire martoriati a morte da tali malattie, al pari di coloro che, fin dalla loro infanzia, hanno condotto una vita scellerata, causando con ciò il massimo disordine nella natura del loro essere. Questo non è certamente il caso; io stesso ho dovuto persuadermi spesso che la maggior parte di coloro che vivono secondo l’Ordine divino, raggiungono un’età molto avanzata e alla fine muoiono di una morte visibilmente dolce.

11. Ci sono, certamente, qua e là anche esempi di uomini pii e retti che abbandonano questo mondo con una morte tutt’altro che dolce, ma allora noi possiamo prendere in considerazione due casi, e precisamente che Dio sottoponga un tale uomo ad una prova di pazienza maggiore, affinché la sua anima raggiunga una maggiore purezza per l’aldilà. E perché poi? Questo lo saprà certo, molto chiaramente, Dio stesso!

12. Nel secondo caso può darsi che l’uomo, diventato retto e pio in tarda età, abbia arrecato qualche disordine nella natura del suo corpo con qualche peccato giovanile, ciò che può costargli alla fine della sua esistenza delle amare conseguenze, che non dovrebbero proprio rendere molto piacevoli le sue ultime ore di vita terrena. Però noi possiamo senz’altro ammettere come pienamente certo e sicuro che uomini che vivono fin dalla nascita secondo l’Ordine di Dio muoiono sempre molto dolcemente.

13. Dunque, questa è la mia vera professione di fede, alla quale mi atterrò fermamente fino all’estremo della mia vita terrena; in quanto a voi ognuno sia libero di credere e fare come meglio gli piace!».

 

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Cap. 5

I farisei discutono sulla morte prematura dei bambini e sul Messia

 

1. A questo punto disse il primo oratore: «A quanto da te esposto io non posso obiettare altro che tu, accanto a tutti i tuoi punti di vista oltremodo buoni, non ci hai fornito anche un chiarimento sul modo in cui si può conciliare la morte prematura dei bambini con la Sapienza, la Bontà e la Giustizia di Dio.

2. L’uomo, secondo la tua opinione, è destinato da Dio a procurare alla sua anima, con una vita preparatoria bene ordinata su questa Terra, quella necessaria purezza e carattere conformi agli intenti Divini; che ciò stia proprio negli scopi che Egli si prefigge è chiaramente dimostrato da ogni Rivelazione fatta per bocca dei patriarchi e dei profeti; però, si domanda: che cosa avverrà nell’aldilà con i bambini che, appunto in seguito alla loro morte immatura, non potranno dimostrare di avere vissuto né una vita preparatoria di prova disordinata, né tanto meno una ordinata? Se l’anima dell’uomo non può pervenire alla pura e vera vita eterna che soltanto con una vita preparatoria di prova ordinata, grazie a che cosa vi giunge l’anima di un bambino? Oppure l’anima di un bambino muore assieme al corpo?»

3. Dopo di che il secondo buon oratore disse: «Nei primi tempi dell’umanità, da quanto si sa, bambini non ne morivano, poiché la morte prematura dei bambini è soltanto la conseguenza dei peccati dei genitori, i quali, in modo consapevole o meno, sono comunque la causa della morte immatura dei loro bambini. Dio però, nella Sua somma Sapienza, saprà bene come provvedere alle innocenti anime di questi, che potranno certo recuperare nel grande aldilà quello che non per colpa loro hanno perduto qui!

4. È forse questa Terra l’unico mondo? Guardiamo il cielo stellato! I grandi savi dei primi tempi, e lo stesso Mosè nei suoi libri aggiunti che noi ancora possediamo, ai quali però noi non crediamo, hanno detto che il Sole, la Luna e le stelle sono mondi abitati, spesso anche molto più grandi del nostro. Se questo è il caso, sarà cosa facile per la Sapienza e Potenza di Dio destinare per le anime dei bambini un mondo molto migliore del nostro, perché possano portare a termine la loro vita di prova e raggiungere così la loro completezza di vita.

5. Che Dio abbia, nello spazio eternamente grande della Creazione, ancora delle altre terre-scuola per gli uomini, non è proprio il caso di dubitare. Non abbiamo perfino noi, piccoli e deboli uomini, più di una scuola per i nostri figli! Se ciò è possibile a noi, uomini impotenti, perché dovrebbe essere impossibile al Dio Onnipotente ed estremamente Sapiente?

6. I primi padri, che certamente erano più di noi in collegamento col Cielo di Dio, sapevano benissimo che le cose stavano proprio così. Noi invece, a causa della nostra mondanità materiale, abbiamo perduto tutto quello che è dello Spirito e ne abbiamo appena qualche sentore. Io, a dire il vero, sono anche un uomo materiale; però ho studiato ed imparato molto, ed è perciò che parlo così. Una cosa certa è comunque che nel Tempio non è possibile parlare così liberamente!»

7. Disse il primo oratore: «Ora non posso farti nessuna obiezione e sono davvero lieto che tu mi abbia fatto cambiare opinione. Adesso, però, è giunto anche il momento di ritornare al nostro argomento principale, e cioè allo straordinario Profeta dalla Galilea. Io ho già esposto, fin da principio, l’osservazione che sulla Terra ci sono sempre certi uomini straordinari, dalle cui parole ed azioni si riconosce con facilità ed innegabilmente che sono dotati di facoltà simili a quelle Divine, così come sembra essere il caso con il nostro Galileo.

8. Però anche in altri uomini non mancano delle facoltà simili. Citiamo, ad esempio, soltanto quello che è successo oggi con l’improvvisa sparizione dei nostri mantelli e la magica comparsa dei tre leoni! Questo è un miracolo tanto evidente che un uomo comune non riesce a comprendere. Ora anche costoro potrebbero dire: “Io o quello là è il vostro Messia, dato che egli è in grado di far miracoli!”; ma questo noi non possiamo accettarlo, poiché se noi lo accettassimo, allora i messia brulicherebbero in ogni luogo. Anche gli esseni compiono miracoli, ma con tutto ciò non sono di certo dei messia; resta il fatto però che il Galileo si presenta come tale. Cosa possiamo dire a tale riguardo?»

9. Disse il secondo buon oratore: «La mia opinione, che per ovvie ragioni non ho potuto ancora esprimere, è la seguente: “La Sua Dottrina e le Sue Opere sono molto ben conosciute da me. Egli, per come vive e per come si comporta, è interamente il più puro Ebreo, completamente nel senso di Mosè. Quale aspetto, invece, abbia assunto attualmente presso di noi il caro Mosè, nel Tempio, lo sappiamo tutti molto bene, ed anche Egli deve saperlo perfettamente, poiché altrimenti non ci avrebbe rinfacciato stamani, tanto duramente, il nostro contegno. Inoltre col ridonare la vista al nato cieco soltanto con la Sua Volontà, Egli ha compiuto un vero miracolo divino, cosa che prima a nessuno era stato possibile, cosicché ora io sono dell’opinione che noi dovremmo, quali acuti giudicatori, lasciare le cose come stanno. Con il tempo ci verrà anche qualche idea. Se, infine, Egli è veramente Quello che a tutti gli uomini annuncia, allora contro di Lui non potremo fare nulla; se invece Egli non lo è, allora non potrà Lui fare nulla contro di noi, malgrado tutti i Suoi miracoli!

10. La cosa migliore per noi è esaminare in segreto tutti i Suoi insegnamenti e le Sue opere. Se troviamo i primi completamente puri e le seconde di natura divina, allora noi pure crederemo a Lui; se invece da parte Sua questa condizione non risultasse adempiuta, allora non ci resta che rimanere quelli che siamo e per tutto il resto rimettiamoci a Dio!”».

11. Su questo tutti furono d’accordo, e ci mangiarono e ci bevettero sopra nuovamente.

12. Dopo questo discorso, però, Lazzaro su Mio ordine ritornò da loro. Egli sapeva tutto quello che essi avevano detto, poiché ero Io che lo avevo riferito a tutti.

 

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Cap. 6

Lazzaro racconta le sue esperienze con il Signore

 

1. Quando i farisei, ora ben sazi, si accorsero della presenza di Lazzaro, espressero tutti, senza eccezione, la loro gioia perché lui era venuto al momento giusto, senza essere stato chiamato.

2. Anch’egli, però, li salutò dicendo: «Mi rallegro molto nel constatare che vi trovate tanto bene in questo luogo che è stato messo al bando da voi! Però, essendomi noto tutto ciò che tra di voi avete discusso qui, con giusta gioia del mio cuore, in completa solitudine, io penso che voi, da uomini veramente saggi quali siete, di certo non farete ora qui più nessun uso del vostro particolare anatema contro questa mia proprietà!»

3. Disse il primo oratore: «Questo certamente no; ma come - per Mosè! - come hai tu potuto percepire, con porte e finestre chiuse, quello che noi, il più sottovoce possibile, abbiamo detto fra noi? Esponi il contenuto dei nostri discorsi, altrimenti noi dovremmo credere che tu vuoi burlarti di noi!»

4. Lazzaro assicurò che tale cosa era ben lontana da lui, e poi riferì parola per parola tutto quello che poco prima essi avevano dibattuto fra loro.

5. Quando i farisei ebbero appreso ciò, fu il primo oratore a dire: «Ma come - per tutte le stelle del cielo! -, come ti è stato possibile una cosa simile?»

6. Disse Lazzaro: «Tu stesso hai riconosciuto, nelle tue parole, che al mondo ci sono uomini dotati di facoltà straordinarie e rare! Perché allora non potrei essere anch’io, ad esempio, dotato da Dio di una tale facoltà? Io però vi posso dire qualcosa ancora di più importante e precisamente che, in seguito alle vostre conoscenze ed ai vostri discorsi, sareste molto più vicini al Regno di Dio se non ne foste impediti dalle cattive brame del Tempio. A questo proposito mi riferisco specialmente al tuo oppositore con il quale, però, alla fine tu sei stato d’accordo su tutto, come pure tutti gli altri; ragion per cui voi vi trovate, con mia grande gioia, sullo stesso punto del vostro oppositore veramente degno. Infatti, uomini simili a voi non si troveranno più in gran numero in tutto il Tempio. Perciò ora io vi dico, come un vostro vecchio e caro amico, che voi siete più vicini al Regno di Dio di quanto voi lo supponiate!»

7. Disse allora il secondo oratore: «Caro amico, spiegati più chiaramente! Cosa intendi dire con ciò? Come dovremmo e potremmo essere qui ora più vicini al Regno di Dio di quanto si possa supporre? Dobbiamo forse morire qui? Hai forse messo del veleno nel vino?»

8. Disse Lazzaro: «Ma come potete voi veramente avveduti arrivare a pensare una cosa simile? Io voglio perciò bere immediatamente dai vostri calici, per provarvi quanto erroneo sia il vostro pensiero; voi avrete da vivere ancora abbastanza a lungo su questa Terra! Solo con il vostro sapere siete giunti più vicini al Regno di Dio e con la vostra fede tenuta segreta, non di certo con la vostra vita terrena!»

9. Disse il primo fariseo: «Che cosa intendi tu, quindi, con Regno di Dio?»

10. Disse Lazzaro: «Null’altro se non il giusto riconoscimento di Dio nel vostro animo! Se oltre a ciò, voi accettaste per quello che effettivamente è anche Colui che fino ad ora avete perseguitato, allora voi sareste anche pienamente nel più luminoso Regno di Dio! Comprendete voi ora ciò che io intendevo quando dissi: “Voi vi siete avvicinati al Regno di Dio molto di più di quanto potete immaginare!”?»

11. Disse allora di nuovo il primo oratore: «Viene proprio a proposito che tu ci abbia riportati su questo argomento! Che tu ci tenga moltissimo allo straordinario Galileo noi lo sappiamo già da parecchio tempo e, o bene o male, te lo abbiamo anche dimostrato con i fatti. Questa dunque, per noi, non è una novità. Dato però che tu conosci quell’Uomo certamente meglio di noi e che noi, si spera, siamo ridiventati amici, dato che hai potuto convincerti da te stesso grazie alla tua facoltà a noi finora sconosciuta, sarebbe ora giunto il momento più adatto nel quale tu ci dicessi qualcosa di più di tale Uomo, per conoscerLo meglio anche noi. Non è necessario che tu ci dica dove Egli si trova attualmente, dato che noi non vogliamo mettere e non metteremo mai in pratica la ridicola decisione del Tempio; non ci occorre nemmeno conoscere meglio il Galileo per gli accecati sacerdoti del Tempio, ma esclusivamente per noi stessi, cosicché puoi già parlare ora del tutto apertamente di Lui con noi!»

12. Allora Lazzaro disse: «Come e dove Egli è nato e tutto quello che si è verificato alla Sua nascita, voi lo sapete altrettanto bene quanto me; mi riferisco al vecchio maligno Erode che trent’anni fa fece uccidere una gran quantità di bimbi innocenti di un’età compresa tra uno e due anni, perché i tre savi, venuti dal lontano Oriente e che erano giunti qui guidati da una stella, gli avevano portato la notizia che a Betlemme doveva essere nato un nuovo Re agli Ebrei; però voi non sapete che quel neonato Re degli Ebrei non è caduto nelle mani del crudele Erode, grazie alla Provvidenza ed alle Disposizioni divine, ma che, con l’aiuto di Dio e con la mediazione dell’allora ancor giovane capitano romano Cornelio, fuggì fortunatamente in Egitto, e che - io credo - fuggì poi nella vecchia città di Ostracina, e solo dopo tre anni, quando il vecchio Erode morì divorato dai pidocchi, ritornò in buona salute nei pressi di Nazaret, dove è diventato Uomo facendo una vita totalmente silenziosa e ritirata, senza avere ricevuto alcuna educazione particolare.

13. Quando ebbe raggiunto il dodicesimo anno d’età, Egli venne a Gerusalemme con i genitori terreni, e restò tre giorni nel Tempio, facendo meravigliare altamente con le Sue domande e risposte i dottori della Legge, gli anziani ed i farisei; questo mi venne raccontato da mio padre, il quale pagò l’alta tassa di esame per il fanciullo, data la povertà dei Suoi genitori.

14. Di ciò i più anziani fra voi certamente si ricorderanno, anche se non serbate il ricordo della Sua fuga dinanzi al furore di Erode e del Suo ritorno a Nazaret dall’Egitto dopo i tre anni trascorsi.

15. Ed ecco che ora l’Uomo che compie tali opere soltanto con la pura Potenza divina della Sua Volontà e della Sua Parola è proprio Lo stesso che trent’anni fa è nato a Betlemme, quale nuovo Re degli Ebrei, e così pure quello stesso Fanciullo saggio che vent’anni fa fece altamente meravigliare il Tempio intero!

16. Ora sapete dal punto genealogico con Chi avete a che fare nell’attuale straordinario Galileo, e questo è molto importante per poter esprimere un giudizio favorevole su di Lui.

17. Quello che ora Egli fa, lo sapete soltanto in parte, e di quello che vi è stato riportato riguardo ai Suoi insegnamenti e alle Sue opere voi lo considerate almeno per metà quali favole ed esagerazioni del popolo che Gli è molto attaccato e che crede in Lui, ed è proprio qui che voi sbagliate di grosso!

18. Voi mi conoscete abbastanza bene e sapete che non sono il tipo che compera ad occhi chiusi. Perciò anch’io ho voluto raccogliere notizie molto precise da Lui in parecchi luoghi e per lungo tempo, per avere la convinzione di cosa ci fosse veramente in quest’Uomo. E vedete, dato che anch’io sono un buon conoscitore delle Scritture, non ho trovato mai in Lui nulla di sospetto, come è molto spesso il caso con i maghi e gli stregoni di piazza.

19. I Suoi insegnamenti corrispondono perfettamente a quelli di Mosè e dei profeti, ed Egli compie dei prodigi solo quando è necessario, e non si fa pagare mai da nessuno. In breve, la Sua purissima Parola è piena di Forza divina e la Sua Sapienza è Sapienza di Dio e le Sue Opere sono come Opere di Dio, poiché è impossibile che un uomo possa compierle!

20. Quando io, più di sei mesi fa, mi recai a Betlemme insieme a Lui ed ai Suoi numerosi discepoli, trovammo dinanzi alle porte della vecchia città di Davide una gran massa di mendicanti, dato che là si teneva una festa. Tali poveri d’ambo i sessi ci pregarono con grandi lamenti di far loro l’elemosina. Più di tutti gridavano dei mutilati, mancanti delle mani ed alcuni anche dei piedi, ed io mi avvicinavo a loro per alleviare la loro miseria, secondo le mie forze.

21. Ma Egli mi fece capire che per tale aiuto c’era tempo, e chiese ad essi se avrebbero preferito guadagnarsi il pane necessario con il lavoro delle loro mani, nel caso fossero stati completamente in salute, disponendo di tutte le loro membra. Tutti assicurarono che, se ciò fosse stato possibile, avrebbero lavorato giorno e notte piuttosto che chiedere ancora l’elemosina per un solo attimo. Allora Egli disse: “Alzatevi e camminate, e andate a cercare lavoro!”. A queste parole tutti vennero risanati sul momento dai loro vari malanni: i ciechi videro, i sordi udirono, i muti parlarono, gli zoppi saltarono come cervi ed i mutilati privi delle mani e dei piedi ricevettero in modo evidente delle membra nuove, e tutto ciò - dico - è avvenuto in un attimo! Io però assunsi subito al mio servizio questi risanati in maniera tanto meravigliosa, feci loro subito dei doni e li indirizzai dove avrebbero dovuto andare.

22. Quando si è stati testimoni di una tale Opera e di centinaia di altre, delle quali non si può dire nemmeno: “Queste erano maggiori e le altre minori!”, quando si è visto che alla Sua Volontà ubbidiscono animali, tutti gli elementi, l’intera natura e perfino lo stesso Sole, Luna e stelle, e il mare, la Terra e i monti, ed Egli stesso dice: “Io e il Padre nei Cieli siamo Uno! Chi vede Me, vede anche il Padre. Chi crede in Me avrà la vita eterna, poiché Io stesso sono la Verità, la Via e la Vita!”, allora, chi è in possesso delle proprie facoltà mentali non può più dubitare che le cose stiano proprio così come Egli insegna e come è stato già profetizzato ed insegnato da Adamo in poi, fino a tutti i padri, patriarchi e profeti.

23. Io credo pienamente e fermamente in Lui, senza nessun tipo di dubbi, ed oso anche riconoscere ciò a voce alta dinanzi a tutto il mondo, perché ho le mie incontestabili ragioni; gli altri possono fare quello che vogliono! Ora sapete in breve ed in piena verità ciò che è più importante riguardo al Galileo, e potete giudicare da voi stessi ciò che volete e potete credere e pensare di Lui!».

 

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Cap. 7

Lazzaro biasima la tiepidezza dei farisei

 

1. Disse il secondo, buon oratore: «Certo, amico Lazzaro, io non posso veramente darti torto, poiché se fossi al tuo posto farei anch’io quello che stai facendo tu! Però, stando così le cose, posso soltanto tenere questo nascosto in me, come faccio con ogni altra migliore convinzione, perché nella mia posizione non posso apertamente nuotare contro la maligna corrente del mondo. Tu invece, grazie alla cittadinanza romana, sei un uomo completamente libero ed in più sei ricco e nessuno può metterti intralci! Come invece stiamo noi templari, tu lo sai benissimo! Perciò noi possiamo parteggiare per la verità soltanto nel silenzio, mentre apertamente siamo obbligati ad esprimerci con le parole della menzogna. Come vadano le cose in quest’epoca maligna e bugiarda, per noi che apparteniamo ancora ai migliori tempi andati e che per quanto ci riguarda comprendiamo bene la verità, tu lo sai bene altrettanto quanto noi.

2. Io credo ora quello che credi tu, e non può più essere diversamente, poiché ne parlano e testimoniano a favore delle prove troppo grandi ed innegabili; però apertamente non possiamo fare nulla, all’infuori dell’astenerci nelle votazioni in consiglio, nel modo più categorico, tanto a favore quanto a contrario, ed approfittare di ogni buona occasione per far rilevare che qualsiasi tentativo di persecuzione è semplicemente inutile. Io sono dell’opinione che, comportandoci in questo modo, noi agiremo, se non proprio a vantaggio, tuttavia non a danno della buona causa, cosicché alla fine tale nostro comportamento non potrà venire considerato come qualcosa di pienamente cattivo! Ed ora qual è la tua opinione, amico Lazzaro?»

3. Disse Lazzaro: «Amico, detto apertamente: quando si è pienamente persuasi in sé di una verità tanto grande da superare la luce solare, ma che di fronte al mondo non si osa pronunciarsi a favore di essa, qualsiasi possa pur essere la posizione occupata in questo mondo, ebbene, in questa condizione si è sempre paragonabili ad un uomo che non è freddo e neppure caldo. Basta che io pensi e ripeta ad alta voce la grandissima ed inconfutabile testimonianza con piena fede: “Questo è il Signore stesso attraverso il cui Amore, Grazia e Volontà io vivo!” - così come anche tutti i profeti hanno di Lui profetizzato - allora Egli solo diventa Tutto per me, e il mondo intero e tutto il Tempio non sono più nulla! Egli ha ora adempiuto quello che aveva promesso: Egli, che sul Sinai ha dato i Comandamenti a Mosè ed ai nostri padri, è corporalmente, in questo momento, fra noi e ci mostra con Parole e Opere che è Lui l’eternamente Fedele e Vero Jehova; ebbene, come è dunque ancora possibile ad un vero uomo mantenersi tiepido di fronte ad un avvenimento vitale d’infinita ed altissima importanza?!

4. Io, al vostro posto, dato che già voi avete constatato che il Tempio, com’è ora costituito, non potrà durare molto, ritirerei il mio patrimonio e cercherei di diventare nella vita un vero discepolo del Signore. Mentre dal Tempio, d’ora in avanti, potrete trarre ben pochi vantaggi per la vostra vita terrena, poiché le offerte, di anno in anno, diventano sempre più magre per molte ragioni comprensibili, a voi ben note. Ma oltre a ciò voi siete già anche abbastanza prossimi alla fine dei vostri anni di vita terrena e dovete dire a voi stessi: “Noi probabilmente non staremo ancora troppo a lungo su questo mondo! Che ne sarà dopo?”

5. Per quanto riguarda l’aldilà, da quanto so io, voi avete soltanto delle supposizioni ma non avete assolutamente nessuna certezza. Il Signore, che tanto meravigliosamente ora vive fra noi quale Egli stesso Uomo fra gli uomini, potrebbe mostrarvi l’aldilà ed assicurarvi della vita futura, e questo sarebbe certamente il più grande guadagno della vostra vita! Che ve ne pare?»

6. Disse il primo oratore: «Sì, sì certo, caro amico, tu hai parlato molto bene e riguardo al Galileo le cose stanno come tu dici; però bisogna anche riflettere su quale sarebbe il modo migliore per liberarsi dal Tempio, senza che i colleghi ne abbiano alcun sospetto! Se non fossimo gli anziani del Tempio, noi potremmo con qualche pretesto allontanarci da questo, come ad esempio per diventare apostoli ebrei per convertire i pagani al giudaismo; però noi siamo troppo vecchi e rivestiamo nel Tempio le prime cariche, cosicché la cosa si presenta difficile.

7. Certo, noi potremmo dimetterci dalle nostre cariche rinunciando alla decima parte dei nostri beni, ma in ciò, più che a giovare, noi arrecheremo evidentemente danno alla causa del sublime Galileo, dato che, se abbandoniamo i nostri posti, questi verrebbero immediatamente occupati da altri che stanno già in agguato. Questi sostituti, come sempre avviene, quali nuove scope, procederebbero certamente contro la buona Causa del Galileo con moltiplicato furore rispetto a noi che ora sappiamo per mezzo tuo quello che dobbiamo pensare di Lui, almeno da parte nostra.

8. Ora noi possiamo operare nel Sinedrio in modo pacificatore a favore del Galileo, sgombrandoGli la via da parecchi ostacoli per la Sua alta Missione, dato che noi, quali anziani del Tempio, abbiamo considerevole influenza sul gran sacerdote che nel suo settore è un vero tiranno, e potremmo anche approfittare di qualche buona occasione per comunicargli qualcosa di straordinario e mostrargli Chi è il Galileo da lui tanto odiato, e come sia una pazzia mettersi, quale uomo debole, contro Colui la cui Volontà è in grado di annientare un intero mondo in un attimo.

9. Se noi esponiamo al nostro gran sacerdote tutto ciò in modo chiaro e fermo, il suo furore selvaggio certamente potrà venire mitigato, e credo che in seguito non terrà consiglio, giorno e notte, solo per impadronirsi del Galileo e del Suo seguito per annientarli. Noi, da parte nostra, troveremo senz’altro, segretamente, un’occasione, quali Suoi veri amici e seguaci, d’incontrarci personalmente con il Galileo e di farci istruire da Lui. Suppongo che questa mia opinione meriti di venire considerata!»

10. Disse Lazzaro: «Oh senz’altro; però dalla stessa traspare ancora ben poca salvezza per voi! Quello che voi volete fare nel Tempio, a vantaggio della Sua Missione, ha una buona apparenza umana; se però voi riflettete che Colui che voi continuate a chiamare “famoso Galileo” è veramente il Signore stesso, al cui Ordine stanno tutta la Sapienza e tutta la Potenza, vi dovrebbe risultare chiaro quanto assurdo e vano sia il pensiero e sciocca la presunzione dell’uomo, nella sua mortale debolezza e cecità, di voler aiutare con un consiglio o con una azione lo stesso Dio, Egli che non ha bisogno del vostro aiuto per tutte le eternità, ma che soltanto noi abbiamo bisogno del Suo Aiuto!

11. Se Egli permette a noi uomini di fare del bene ed operare nel Suo Nome, ciò avviene soltanto per la nostra salvezza, poiché in tal caso noi ci esercitiamo nel vero e vivente amore per Dio e da questo amore per il prossimo. Però, quanto più l’amore per Dio e per il prossimo aumenta nel proprio cuore, tanto più numerose sono le facoltà che noi riceviamo da Dio di amare sempre maggiormente e sempre più vivamente Lui e il prossimo!

12. Ma per questa cosa non è Dio che ha bisogno della nostra attività, come invece noi uomini abbiamo bisogno delle prestazioni dei nostri servitori e serve, ma invece, se siamo attivi secondo il Suo Consiglio e la Sua Dottrina, lo siamo soltanto per la nostra salvezza, ma mai per la salvezza del Signore, il Quale è Egli stesso l’eterna salvezza di ogni creatura.

13. Che le cose stiano così e non altrimenti, lo potrete scorgere molto facilmente se voi, nel vostro famoso Galileo, vedrete e riconoscerete quello che già da lungo tempo io ho visto e riconosciuto, cioè che Egli è lo stesso Signore.

14. Se voi però continuate a considerarLo soltanto un Uomo straordinario, che accanto a tutte le Sue meravigliose facoltà ha tuttavia ancora bisogno dell’aiuto degli uomini, allora ciò che volete fare per Lui è senz’altro lodevole, poiché l’amore verso il prossimo ci comanda appunto di aiutarci gli uni e gli altri con il consiglio e con l’azione».

 

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Cap. 8

I farisei riflettono sul Signore

 

1. Disse di nuovo il primo oratore: «Caro amico Lazzaro, tu hai giustamente giudicato, ammesso che le cose con il meraviglioso Galileo stiano proprio sul serio come ce le hai comunicate ed esposte in conformità alla tua provata convinzione, secondo la quale noi pure siamo prevalentemente dell’opinione che al riguardo non ci sia nulla da obiettare. Tuttavia, data l’enorme importanza della cosa, è assolutamente necessario da parte nostra, quali ebrei, il popolo di Dio, di sottoporre la questione ad un esame severo e innanzitutto meditare e ponderare molto bene se non vi possa essere celato qualcosa che alla fine potrebbe dare alla questione tutto un altro aspetto di quello che si immagina l’uomo, per così dire, inebriato dagli effetti dei miracoli e prigioniero nel sentimento e nella ragione.

2. Vedi, così è toccato anche a me come a noi tutti poco fa, proprio fuori, quando in primo luogo quel giovinetto dal discorso facile ci tolse di dosso i mantelli in un attimo, usando solamente la parola e la sua volontà, senza che noi potessimo minimamente opporci e senza che sapessimo dove i nostri mantelli fossero andati a finire. Poi capitarono i sette egiziani o arabi che siano; non fecero che un segno e, con nostro grande spavento, comparvero tre leoni feroci! Vedi, questi sono miracoli compiuti da uomini, cosa che nessuno può negare. Dunque se quel giovinetto, al quale certo la sapienza non manca, dicesse di sé: “Io sono il Cristo e la Mia Opera miracolosa lo testimonia!”, lo accetteresti tu, immediatamente, per quello che egli dice di essere? Oppure, se uno dei sette uomini pretendesse altrettanto di sé, saresti pronto a credergli? Come si legge nelle Scritture, non ha anche Mosè, e dopo di lui anche gli altri profeti, compiuto grandi miracoli senza essere per questo il Cristo? 

3. Ebbene, anche il meraviglioso Galileo compie dei grandi miracoli che colpiscono enormemente coloro che vi assistono, e oltre a ciò tiene anche dei discorsi quanto mai saggi e dice di essere il Cristo! Che però egli dica ciò, mentre prima di lui nessuno che compiva miracoli lo ha mai detto di sé, non basta quale prova completa che sia veramente vero ciò che egli si attribuisce! Secondo la tua testimonianza, noi adesso accettiamo che le cose stiano veramente così, ed anche ci crediamo, tuttavia non ci si deve ancora impedire di esaminare ulteriormente la questione da tutti i lati. Se noi non dovessimo trovare su nessun punto nemmeno la minima contraddizione, allora noi faremo immediatamente ciò che tu, in modo così saggio ed amichevole, ci hai consigliato.

4. Vedi, tu puoi avere anche delle altre prove speciali che noi ancora non conosciamo, le quali possono averti indotto ad una più profonda ed intima convinzione! Prove che ovviamente a noi mancano per delle ragioni facilmente intuibili, e cioè perché noi abbiamo visto e udito personalmente il Galileo soltanto qualche singola volta nel Tempio, e dei suoi miracoli abbiamo sentito parlare molto da parte di altri uomini, mentre di persona siamo stati testimoni oculari di ben pochi miracoli: uno è stato quello del risanamento di un paralitico e un altro quello del nato cieco, e questi due miracoli, caro amico, non sono sufficienti per poterci convincere, considerando inoltre che proprio questa sera quel giovinetto, che sembra essere pure lui un galileo, e quei sette hanno dato l’opportunità di constatare che anche altri uomini sono all’altezza di compiere dei miracoli.

5. Per quanto poi concerne i discorsi saggi, anche il giovinetto ha dato prova sufficiente di saper parlare saggiamente come un vero profeta ed i nostri mantelli non ci protessero dal suo sguardo acuto, cosicché fino ad ora noi possiamo sempre dire: “Né miracoli né discorsi saggi sono per noi prove convincenti che il Galileo, in piena indiscutibile verità, sia il promesso Messia, del Quale sta scritto che Egli è Jehova, il Signore stesso”.

6. Anche tu stesso ci hai dato poco fa una prova del tutto speciale come possa un uomo, per mezzo della sua acutezza molto desta, sapere i più intimi pensieri, nonché parola per parola i discorsi più segreti, e forse delle altre cose ancora che direbbe soltanto ad un amico a quattr’occhi, per non creare scandalo ad altri. Dunque se già a te, un uomo simile a noi, è propria questa facoltà, già di per sé prodigiosa, perché allora non dovrebbero essere proprie anche al Galileo tali speciali facoltà che devono apparire ad ogni altro uomo come evidenti miracoli, dato che a quest’ultimo la via per raggiungere tali facoltà è completamente ignota e che perfino quegli uomini che possiedono simili facoltà non danno o non vogliono dare alcuna spiegazione in merito?

7. Una volta c’erano scuole per profeti, nelle quali venivano accolti già da giovinetti solo coloro che si erano fatti notare per certe speciali qualità fin dalla nascita; oltre a ciò veniva richiesto un carattere altamente morale ed oltremodo casto.

8. Noi comprendiamo benissimo che in una natura non guastata possono svilupparsi facoltà del tutto diverse rispetto a quelle in una natura ammalata di un uomo comune, sensuale ed immorale; però un tale uomo, per quanto dotato di facoltà straordinarie, è tuttavia ancora molto lontano dal poter dire che egli, di fronte agli altri uomini di natura debole, sia un Dio.

9. Io stesso nella mia gioventù ho conosciuto un semplice pastore che i suoi compagni chiamavano il loro re. Quest’uomo era molto costumato e pio, non adoperava mai il bastone pastorale, ma bastava che lo volesse e il suo gregge seguiva i suoi cenni o le sue parole, emananti dalla sua volontà. Se egli fosse in grado di compiere altre cose, io non lo so; ma perché non poteva egli trasmettere tale facoltà o virtù anche agli altri pastori, facendone un bene comune?

10. Perciò rimane per me un precetto fermo che, nel mondo, ci possono essere sempre alcuni uomini particolarmente dotati; a tal riguardo, però, si deve sempre stare in guardia dal considerare e riconoscere un qualsiasi uomo particolarmente dotato come un Dio venuto dal Cielo in questo mondo.

11. Fra gli antichi profeti ve ne sono stati anche di grandi e di piccoli, ma né Mosè, né Elia erano Dio. Io ora ti ho esposto del tutto chiaramente la mia opinione e tu puoi giudicarla come meglio vuoi e puoi!»

12. Allora Lazzaro disse in modo amichevole: «Secondo l’intelletto umano, tu hai parlato in modo vero e giusto, ed in realtà non potevi né giudicare né parlare diversamente, dato che tanto a te che ai tuoi compagni mancano ancora parecchie cose per poter riconoscere pienamente l’elevatissimo Galileo per quello che Egli è, malgrado tutti i tuoi dubbi e le tue obiezioni apparentemente molto assennate.

13. Credetemi, neanch’io mi sono lasciato prendere da un inebriamento miracoloso che mi abbia indotto a riconoscere l’elevatissimo Galileo quale il Messia! Però a questo hanno concorso ben altre cose!

14. Ora voi ammirate il giovinetto ed i sette egiziani e adesso perfino anche me; però io vi dico che voi non conoscete né il giovinetto, né i sette egiziani che sono ancora degli esseri semplici e non guastati, i quali derivano dai primi padri che vivevano sulla Terra, e inoltre non sapete neppure come sia stato possibile a me di sapere esattamente quello che avete discusso fra di voi!»

15. Disse il primo oratore: «Ed allora spiegalo tu, e poi vedremo se potremo seguirti in piena fede!».

 

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Cap. 9

La testimonianza di Lazzaro sul Signore

 

1. Disse Lazzaro: «Non hai tu dunque letto nelle Scritture: “Quando il Signore verrà su questa Terra, come un Figlio dell’uomo, allora i pochi giusti vedranno gli angeli scendere dai Cieli e servirLo!”? Cosa direte voi, però, se io vi dico: “Io ed altri assieme a me abbiamo visto ciò e non si è trattato né di sogno né meno ancora di un qualche altro abbaglio, ma di una piena verità da toccar con mano!”. Ed anche il giovinetto è appunto proprio un angelo, anzi egli è addirittura un arcangelo!

2. Ai sette uomini provenienti dal profondo Egitto interno, invece, è stato il loro spirito interiore ad avvertirli che presso noi Ebrei si è completamente compiuta la Grande Promessa, ed essi si misero in cammino ed arrivarono da noi, guidati dallo spirito, per vedere di persona il Signore di tutte le Magnificenze camminare ed insegnare quale Uomo fra noi uomini che siamo così ciechi e che non siamo ancora in grado di riconoscere ciò che questi uomini, che dimorano tanto lontano da noi, vedono già in chiarissima luce.

3. Per quello che riguarda la mia facoltà grazie alla quale potei sapere quello che avevate detto quando eravate soli fra di voi, io prima d’ora non l’ho mai posseduta, però il grande ed elevatissimo Galileo, il Signore, me l’ha data in seguito alla mia fede in Lui ed al mio amore per Lui e, sempre per Amore Suo, anche al mio amore verso i molti poveri dei quali ognuno considero mio prossimo.

4. Anche quanto ho detto ora è santa verità, però io non ve la posso convalidare altrimenti se non con il dirvi, una volta per tutte, che così è e non diversamente, perciò io Lazzaro credo nel modo più vivamente vero che l’elevatissimo Galileo sia il promesso Messia, Jehova Zebaoth. Dunque, chi crede in Lui e Lo ama sopra ogni cosa, ed ama il suo prossimo come se stesso, avrà in sé la vera vita eterna!

5. Ed ora voi potete fare riguardo a ciò quello che volete, poiché il seguente detto è pure del Signore: “La volontà deve essere lasciata libera perfino al diavolo, perché altrimenti l’uomo non sarebbe uomo e neppure immagine di Dio, ma sarebbe invece un animale, la cui anima non gode alcuna libertà e perciò deve agire secondo l’impulso che le proviene dalla costrizione divina”.

6. Tutto ciò che vedete sulla Terra e nel firmamento è giudicato e sta sotto la legge immutabile del “devi”. L’uomo deve subire questa legge rigida ed immutabile per un breve periodo di tempo soltanto per il suo corpo; infatti il corpo dell’uomo, per quanto riguarda la sua forma, la crescita e la ingegnosissima disposizione organica, come pure la normale durata della vita nella carne, viene diretto dall’onnipotenza di Dio e perciò Dio può anche guarire istantaneamente qualunque corpo ammalato, mediante la Potenza della Sua Volontà divina. Con l’anima libera dell’uomo, invece, l’onnipotenza di Dio non può imporsi! Perciò anche le regole di comportamento che Dio ha dato agli uomini per le loro anime non sottostanno al “devi”, ma sono sottoposte al “dovresti”.

7. Perciò noi abbiamo ricevuto le Leggi da Dio senza il “devi”, e le possiamo osservare se lo vogliamo; per la stessa ragione, anche ora, il Signore non costringe nessuno a rivolgersi a Lui nella fede, ma ognuno è libero di farlo oppure no. Si rifletta, però, alle conseguenze per le anime nell’aldilà, dove esse rimarranno altrettanto libere come sono qui, soltanto con la differenza che là esse dovranno attingere in se stesse quello di cui avranno bisogno per la conservazione della loro vita. Però, che cosa accadrà a quell’anima che, contrariamente al Consiglio di Dio, non avrà raccolto in sé tesori e materiali spirituali?

8. Come qui sulla Terra Dio si tiene lontano dall’anima con la Sua Onnipotenza, a causa della pienissima libertà di vita dell’anima stessa, se ne terrà lontano anche nell’aldilà, per sempre, a causa del Suo Ordine eterno. Qui su questa Terra, invece, ogni uomo ha per la sua anima il vantaggio che l’Onnipotenza divina gli ha fornito ogni tipo di tesori per suo uso, tesori che, se bene impiegati secondo il Consiglio di Dio, gli potranno procurare enormi beni spirituali per la sua anima per l’eternità. Nell’aldilà, invece, viene a mancare del tutto un qualsiasi tesoro e nutrimento terreno creato da Dio; là ogni anima, quale un’immagine di Dio, deve crearsi ogni cosa traendola fuori da sé, cioè dalla sua propria sapienza e dalla sua propria liberissima volontà. Ma che avverrà di lei se non è mai stata in collegamento con la Volontà di Dio, con la Sua Sapienza e con il Suo Amore?

9. Cosa mai potrà iniziare e compiere nell’aldilà un’anima cieca, tenebrosa e perciò interamente impotente e completamente povera di tutti i tesori spirituali interiori? Per poco che pur vi riflettiate, dovete pur scorgere quanto sia enormemente sciocco il non voler partecipare ora del più grande tempo della Grazia di Dio, in cui si ha proprio dinanzi a sé, come forse non se ne avrà mai più in eterno in un grado tanto sommo, la più meravigliosa occasione.

10. Ora io vi ho detto tutto quello che può dirvi un amico amante della verità, anzi vi dico ancora una volta ciò che vi ho detto in precedenza: “Da parte mia non sentitevi assolutamente vincolati per questo, e potete fare quello che volete, poiché le vostre anime sono altrettanto completamente libere come lo è la mia”»

11. Quando i farisei udirono Lazzaro parlare in tal modo, il secondo oratore, che era un esperto dottore della Legge, così si espresse: «Che l’amico Lazzaro, quale un privato molto facoltoso che difficilmente se ne potrebbe trovare un altro nel nostro paese, non possa avere nessun interesse che noi seguiamo il suo consiglio, è più che logico! Infatti, che gli può importare del nostro oro, argento, perle e pietre preziose? Egli ne ha in tale abbondanza che potrebbe molto facilmente comprarsi un regno! Egli perciò non cerca di convincerci a credere nel Galileo allo scopo che noi ritiriamo dal Tempio i nostri tesori per depositarli presso il suo banco di cambio dietro interessi; anzi sia lontana da noi una simile idea sul suo conto, tanto più che egli ha chiuso per sempre il suo banco di cambio già da un paio d’anni! Egli però, che come è noto è un esperto giudicatore di ogni tipo di avvenimenti che succedono in questo mondo, non ha certo considerato la questione del grande Galileo da un solo lato, e con il suo acuto spirito, che tutti conosciamo, ha trovato in questa strana faccenda il giusto nocciolo; cosicché per noi la migliore cosa da farsi sarebbe senz’altro di seguire il suo consiglio che egli ci ha dato da amico!

12. Nel nostro Tempio, a dire il vero, ora c’è veramente molto poco da guadagnare! Per la maggioranza l’utile materiale si può dire che sia un ricordo, e per le nostre anime, invece, nel Tempio non c’è che una perdita sempre crescente e mai un guadagno; cosicché da parte nostra sarebbe molto saggio che dunque anche noi finalmente ci guardassimo un po’ attorno, in questa nostra età avanzata, per vedere quale sarà la sorte delle nostre anime, dopo la morte del nostro corpo, che non si farà certamente attendere molto a lungo. Io senz’altro sarei d’accordo di svincolarmi del tutto dal Tempio, se anche voi foste disposti a fare lo stesso!

13. Io però vorrei porre prima una questione che è di facilissima attuazione e che consiste in questo: io vorrei parlare ancora una volta con quel giovinetto, che l’amico Lazzaro poco fa ci ha assicurato essere un arcangelo. Dimmi, amico Lazzaro, tale richiesta presenta qualche difficoltà?»

14. Disse Lazzaro: «Anzi, non vi è nulla di più facile! Basta che io lo chiami ed egli si troverà qui all’istante!»

15. Disse il secondo oratore: «Ti prego amico, fallo subito, perché ardo dalla smania di vedere quest’uomo-arcangelo e parlare con lui!».

 

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Cap. 10

Raffaele si fa riconoscere

 

1. Dopo di che Lazzaro, secondo le istruzioni da Me già date nella grande sala da pranzo, chiamò subito Raffaele e questo fu in un lampo nella piccola sala da pranzo, nella quale ora si trovavano appunto i farisei con Lazzaro.

2. Allorquando Raffaele si presentò improvvisamente dinanzi ai farisei, questi si meravigliarono molto per il fatto che alla chiamata di Lazzaro egli avesse potuto già essere lì con tanta rapidità.

3. E mentre Raffaele, con loro grande stupore, stava dinanzi ai farisei, che lo esaminavano con un’espressione molto significativa nello sguardo, il secondo oratore, pervaso da un brivido, per una segreta profonda venerazione, così parlò: «Dimmi o tu, misteriosissimo giovinetto, le cose stanno effettivamente come il nostro amico Lazzaro ce le ha esposte poco fa?»

4. Disse Raffaele: «Perché ne dubitate? Non avete voi stessi prima già constatato che è impossibile che un uomo della mia età possa possedere le mie facoltà? Ebbene, io vi dico che quello che Lazzaro vi ha rivelato anche se lo ha fatto un po’ troppo presto, corrisponde esattamente allo stato delle cose! Io non sono come voi, un uomo terreno, ma in verità sono un messaggero del Signore! Il mio nome è Enoch, però ora sono chiamato Raffaele appunto perché quando su questa Terra, in un tempo remoto, quale appunto un uomo terreno portavo la carne, non ho subito la morte del corpo su questa Terra, come è accaduto anche al profeta Elia. Infatti Dio, il Signore, mi ha tramutato in un attimo. Tuttavia una simile Grazia il Signore non l’ha data soltanto a me, ma anche ad altri che Lo amavano sopra ogni cosa.

5. Voi però siete sempre stati completamente increduli, e tanto più lo siete ora! Questo vostro scetticismo però non giova affatto alla vostra salvezza! Se voi non credete a tutto ciò liberamente, nessuna forza, né interiore né esteriore, vi costringerà a ciò, poiché la vostra volontà deve essere completamente libera, dato che senza la libera volontà, come ve l’ha già spiegato l’amico Lazzaro, voi non sareste uomini, ma animali ottusi, simili alle scimmie delle foreste africane.

6. Ora io vi dico: “Chi ora può ancora apprezzare ed amare di più la fugacità di questo mondo e le sue cattive ed insignificanti cariche, con la deplorevole considerazione di cui godono, che non il Signore che ora cammina corporalmente fra voi uomini e noi, Suoi celesti servitori, costui è un grande pazzo, malgrado tutto il suo senno mondano, non è degno del Signore e non sarà partecipe del Suo aiuto. Colui che ha riconosciuto il Signore e non Lo cerca, non verrà neppure riconosciuto dal Signore con la Sua Grazia!”»

7. Disse il secondo oratore, che non si stancava di bearsi alla vista della figura infinitamente bella di Raffaele: «Sì, certo, tu sei veramente un arcangelo! Io credo a tutto e si è destata in me una vivissima brama d’incontrarmi con l’elevatissimo Galileo, di inginocchiarmi dinanzi a Lui e di implorare il Suo perdono per tutti i gravi peccati da me già commessi su questo mondo!»

8. Gli altri nove farisei e dottori della Legge si espressero pure nello stesso senso.

9. Dopo di che Raffaele disse: «Bene dunque, stando così le cose, voi potete ritornare domattina nel Tempio! Se i vostri compagni, che ora sono quasi tutti maligni e tenebrosi, vi chiederanno quali sono le notizie da voi raccolte, allora rispondete: “Noi abbiamo indagato con zelo ed abbiamo appreso parecchie cose utili. Però è necessario che per la nostra salvezza continuiamo ancora le nostre esplorazioni per venire a sapere con piena cognizione di causa tutto ciò che è necessario. Per conseguenza noi continueremo anche oggi le nostre ricerche, e solo quando le avremo completate ci presenteremo dinanzi al consiglio!”.

10. Di fronte ad una simile dichiarazione vi lasceranno andare molto volentieri. Allora venite a Betania e non abbiate altre preoccupazioni, poiché tutto il resto verrà sbrigato da me, secondo l’onnipotente Volontà del Signore. Però non fate nessun accenno a tutte le altre cose che voi avete appreso qui! Regolatevi dunque così come ora vi ho detto!».

11. Dopo di che Raffaele scomparve ed anche Lazzaro si congedò dai templari.

12. I templari continuarono a discorrere fin oltre alla mezzanotte su quanto appreso, e dopo si addormentarono su dei comodi sedili da riposo.

 

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Cap. 11

Il Signore loda Lazzaro

 

1. Io dissi a Lazzaro al suo ritorno fra noi: «Figlio Mio, Mio amico e fratello Mio! Tu hai svolto il tuo compito odierno con Mia piena soddisfazione, poiché ora è stato conquistato proprio l’ultimo gruppo rimasto dei templari che pensavano ancora chiaramente, e questo è bene per la Mia Causa. Infatti è proprio su di essi che si basava la maggior parte del Sinedrio, dato che essi sono ricchi di conoscenze ed esperienze e sono dei buoni oratori. Tutti quelli che oramai dimorano nel Tempio e lo amministrano, per quanto siano in gran numero, sono tuttavia tutti completamente ciechi, sciocchi e maligni.

2. Perciò questi nostri nuovi acquisti devono tuttavia rimanere nel Tempio, così come rimangono il nostro Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea. Infatti se essi lo abbandonassero, gli altri, amareggiati e pieni di sdegno, comincerebbero a smaniare e ad infuriarsi, così da indurre i romani a ricorrere alle armi prima del tempo, distruggendo tutto il popolo e il paese. Se invece questi anziani rimangono, essi possono ritardare parecchie cose a nostro vantaggio, ed avere un’influenza pacificatrice sulla collera degli altri. Tuttavia è bene che domani, con un accorto pretesto, vengano a Betania e che anche i loro tesori terreni, che sono considerevoli, li depositino nella camera di sicurezza di Lazzaro, poiché i dieci non sono più legati al Tempio e se ne possono allontanare quando vogliono e per quanto tempo vogliono, pur restando membri del Tempio, in modo che i loro posti non vengano occupati da maligni ipocriti.

3. La ragione che essi dichiareranno per giustificare il tempo abbastanza lungo che rimarranno lontani dal Consiglio e dal Tempio è molto buona; infatti i templari porranno in questi dieci compagni tutta la loro maligna fiducia, credendo che essi poi usciranno molto sicuramente per cercare di prenderMi. Ma a quel punto saranno in grande errore! I dieci andranno bensì in giro per indagare ancora più a fondo sul Mio Conto e su dove Io Mi sposterò, però non a vantaggio del Tempio, ma a vantaggio delle loro anime. 

4. Perciò questa di oggi è un’ultima e buona retata dal Tempio, poiché i dieci erano ancora gli ultimi ramoscelli verdi sul vecchio albero del Tempio ormai completamente secco e imputridito a morte. Quando saranno posti come innesti ancora utilizzabili in un tronco giovane e fresco, potranno dare, in breve, ancora moltissimi e buoni frutti.

5. Un’altra cosa ancora oggi voglio fare per loro, e precisamente che tutti e dieci abbiano un sogno estremamente memorabile per loro. Questo sogno darà loro molto da pensare e da discutere per domani e per molto tempo ancora. In che cosa consisterà ve lo diranno a Betania con tutta la loro eloquenza.

6. E adesso possiamo pensare alla cena, dato che prima Io ho dovuto comunicarvi parola per parola la discussione e gli accordi presi dai templari. E così, Lazzaro, amico Mio, tu puoi far portare ora in tavola i pesci ben preparati, del buon vino, dato che questa notte, che per voi deve essere memorabile, non la dedicheremo al sonno, ma veglieremo e faremo ancora delle altre esperienze. Fa perciò, amico, quello che ti ho detto!»

7. Immediatamente Lazzaro uscì dalla stanza insieme a Raffaele, e in pochi istanti era tutto provvisto nel migliore dei modi. Noi mangiammo e bevemmo di ottimo umore e discorremmo di diverse cose di utilità per gli uomini, nonché di ciò che nel frattempo i farisei avevano discusso e deciso.

8. Specialmente i romani, nonché Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea, avevano appreso con grande gioia che proprio i dieci più accaniti farisei, che nel Sinedrio entravano in campo contro di Me, alla fine avevano dovuto cambiare opinione.

9. Dissi Io: «Con ciò è stata effettivamente ottenuta una grande vittoria per la causa della buona Vita, ma proprio perciò l’inferno è costantemente ancora più attivo e il principe della menzogna e delle tenebre è in agguato per rovinare la semente della nuova Vita che proviene da Me e, prima che passi un anno, voi già scorgerete i pessimi frutti di tale sua attività!».

 

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Cap. 12

Della materia ed i suoi pericoli

 

1. Disse allora Agricola alquanto eccitato: «Ma, Signore e Maestro, Tu sei, come si sa, infinitamente Saggio e colmo di Volontà onnipotente; oltre a ciò, innumerevoli legioni di potenti angeli, come Raffaele che è qui con noi, stanno ai Tuoi comandi, ed anche noi romani siamo pronti ad entrare in campo contro la potenza di tutti i diavoli per la riuscita della buona causa, portando nel cuore e nella parola il motto: “La Terra deve ridursi in mille frammenti, prima che venga distrutta anche solo una briciola della verità e della Giustizia di ciò che la Tua Dottrina ha annunciato!”.

2. Tu, però, sei già da solo Onnipotente più che a sufficienza e non hai bisogno né dell’aiuto dei Tuoi innumerevoli angeli e meno ancora delle nostre armate romane, perciò per Te è facilissimo porre fine per l’eternità alle perfide malefatte che dovesse tramare, in qualunque luogo e in segreto contro di Te, il principe della menzogna e delle tenebre! Che facciamo noi uomini con un delinquente assolutamente incorreggibile? O lo gettiamo in un carcere a vita, oppure lo condanniamo a morte secondo la legge come giusto castigo! Infatti una volta che un uomo è diventato un completo diavolo è molto meglio che venga estirpato dalla Terra, anziché continui a vivere con grave danno degli altri uomini migliori. O Signore e Maestro, fa anche Tu così con il principe della menzogna e delle profonde tenebre di vita, e allora regneranno sulla Terra fra gli uomini tranquillità, ordine, verità, amore e giustizia!»

3. Dissi Io: «Tu hai un bel dire, perché non comprendi ancora e non scorgi in che cosa veramente consiste l’inferno, ed in che cosa consiste il principe della menzogna e delle tenebre!

4. Tu hai ragione quando dici che Io ho certamente la Potenza di annientare l’inferno insieme al suo principe ed a tutti i suoi diavoli, ma se Io facessi ciò, tu non avresti più sotto i piedi la Terra e neppure il Sole e la Luna, né le stelle nel firmamento! Infatti tutta la Creazione materiale è un giudizio in continuazione, secondo l’Ordine eternamente irremovibile della Mia Volontà e della Mia Sapienza. Questo deve essere ed anche venire mantenuto, affinché le anime degli uomini sul duro suolo del giudizio possano, attraverso la lotta, la libertà e la piena autonomia, conquistare l’indistruttibile vita eterna.

5. Se Io, secondo il tuo consiglio, dissolvessi tutta la Creazione materiale, dovrei nello stesso tempo distruggere pure ogni corpo umano, il quale è appunto il necessario strumento dell’anima, dato che quest’ultima, secondo la Mia somma Sapienza e il Mio profondissimo Riconoscimento, può conquistare ed acquisire la vita eterna soltanto ed unicamente attraverso tale strumento.

6. Però, malgrado il corpo sia per l’anima inevitabilmente necessario per il raggiungimento della vita eterna, nello stesso tempo esso è anche e molto facilmente il più grande malanno per l’anima stessa. Infatti se essa si lascia affascinare dai lusinghieri allettamenti della carne e vi si arrende immergendosi in essi con tutto il suo pensare e volere, allora tale anima è entrata nel giudizio del suo proprio principe della menzogna e delle tenebre, fuori dal quale ben difficilmente potrà venire liberata.

7. E vedi, quello che è il tuo corpo per la tua anima, la stessa cosa è la Terra per tutto il genere umano! Chi si lascia accecare e conquistare dallo splendore dei suoi tesori cade da se stesso spontaneamente nel suo giudizio e nella morte materiale derivante dal giudizio stesso, dal quale allo stesso modo, anzi ancora più difficilmente, si libererà.

8. Dato però che ora gli uomini diventano sempre più abili nel carpire alla Terra i suoi tesori per crearsi per la loro carne il massimo benessere, comodità e piaceri, proprio in questo consiste l’aumentata attività del principe dell’inferno, la quale in sé è l’eterno giudizio, e con ciò la morte della materia e la partecipazione a tale morte di quelle anime che per le ragioni sopra esposte si sono lasciate catturare da essa.

9. Con quale onnipotenza e sapienza vuoi combattere contro tutto ciò, in modo che sia operante per l’eternità? Io dico a te e a voi tutti: “Con nient’altro che non sia la verità che Io vi ho insegnato e con la forza della massima possibile abnegazione di se stesso e della vera e completa umiltà del cuore!”.

10. Cerca di volere soltanto quello che tu riconosci come vero ed agisci di conseguenza, sempre per amore della verità e non soltanto per apparire, per ragioni mondane o politiche, come fanno i templari ed anche molti pagani, così operando tu hai vinto in te l’inferno e il suo principe! Tutti gli spiriti maligni, che sono presenti in tutta la materia, non ti potranno più nuocere in alcun modo, e se anche venissero contro di te in schiere numericamente infinite, fuori dalla materia dell’intero enorme Uomo-cosmico[1], essi dovrebbero tuttavia fuggire dinanzi a te come pula leggera al vento e come la sabbia del deserto dinanzi all’uragano.

11. Ma se i tesori della Terra ti tengono prigioniero e se tu dovessi anche rinnegare la verità riconosciuta, allora nella tua anima tu sei già stato vinto dalla potenza dell’inferno e del suo principe, il quale si chiama menzogna, tenebre, giudizio, rovina e morte.

12. Guarda i nostri sette egiziani! Essi conoscono tutti i grandi tesori nascosti entro la Terra, e potrebbero anche sfruttarli in grandi quantità; però essi li disprezzano, preferiscono vivere nella massima semplicità e cercano soltanto i tesori dello Spirito ed in tal modo posseggono tuttora invariate quelle qualità dei primi uomini, grazie alle quali essi sono dei veri signori e padroni di tutta la natura, ciò che non sarebbe certamente il caso se si fossero lasciati imprigionare, in un modo o nell’altro, dagli allettamenti della natura stessa.

13. Quando un padre di famiglia e padrone di casa vuole mantenere un buono e giusto ordine nella sua dimora, egli non deve fare comunella con la sua servitù, né fare proprie le loro debolezze. Se lo fa allora egli diventa prigioniero dei suoi dipendenti scatenati! Quando poi dirà all’uno o all’altro: “Fa questo!”, oppure “Fa quello!”, credete che i suoi servi lo ubbidiranno ancora? O no, anzi, semmai lo beffeggeranno e lo derideranno!

14. Lo stesso sarebbe il caso con un generale, se egli dovesse dipendere dai suoi guerrieri, quando fosse giunto il momento di assalire e vincere il nemico potentemente minaccioso. Ubbidirebbero forse i combattenti al generale diventato debole? O no, essi si rifiuterebbero dicendo: “Come puoi tu, o uomo debole, comandare a noi? Tu non hai mai avuto né coraggio, né volontà di farci esercitare seriamente nell’uso delle armi, mentre ti trastullasti con noi come un compagno di giochi, e ora tu vorresti guidarci contro un nemico bene agguerrito! Tu non sei mai stato il nostro comandante, ma lo siamo stati noi di te! Come puoi tu ora, di punto in bianco, diventare il capo di noi vecchi capi e tuoi superiori?”.

15. Vedete, questa purtroppo è la sorte di ogni uomo che fin dai primi tempi non viene severamente esortato a rinunciare a tutte le possibili passioni della carne, affinché queste non divengano i comandanti ed i padroni della sua anima! Infatti una volta che esse hanno ottenuto il predominio sull’anima, essa si trova in una posizione molto difficile per comandare alle brame ed agli eccitamenti della carne, appunto perché essa proprio nella carne è diventata debole, condiscendente e facilmente cedevole.

16. Quando invece un’anima, fin dalla prima gioventù, viene saggiamente guidata e allenata secondo la verità della chiara ragione, cosicché essa possa diventare sempre più padrona della sua carne, senza mai accordarle di più di quanto le compete dal punto di vista della natura, secondo il Mio Ordine, allora tale anima diventa già di per se stessa, in modo chiaro, del tutto indifferente al mondo, ai suoi tesori ed ai suoi piaceri; e quando un’anima è diventata pura e forte nello spirito, allora essa è signora sulle passioni del suo corpo, come pure su tutto l’inferno e sul principe della menzogna e delle tenebre.

17. Ora sapete chi è e che cosa sono di fatto l’inferno e il principe della menzogna e delle tenebre, e come si deve fare per combatterlo e vincerlo con certezza. Dunque fate così, e allora sarete voi uomini ad aver distrutto completamente, in breve tempo e facilmente, il suo regno su questa Terra e diverrete veri signori di tutta la Terra e della natura vostra e sua!».

 

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Cap. 13

I pareri di Agricola sul futuro della Dottrina del Signore

 

1. Disse allora Agricola: «Signore e Maestro, Tu vieni ora a svelarmi una verità straordinariamente importante, ed io scorgo chiaramente che così dovrebbe essere. Però dove si appoggia attualmente, quasi in tutto il mondo, l’educazione dell’essere umano, già a partire dall’infanzia? Non si sa neppure come e dove si dovrebbe cominciare e finire l’educazione dei bambini!

2. Se ad esempio nasce un bambino a dei ricchi genitori, questi hanno per lui un amore davvero esagerato, gli concedono ogni cosa, basta che gliene vedono negli occhi il desiderio, e spesso lo viziano in una maniera intollerabile. Essi stessi non si azzardano di castigarlo per le sue sgarbatezze nemmeno con una parola seria, e se più tardi lo fa qualche maestro, questo si rende nemici tanto l’allievo che il genitore e si espone alle loro persecuzioni; già gli antichi romani dicevano: “Di colui che gli dèi non ne vogliono sapere, gli uomini ne hanno fatto il loro maestro di scuola!”. Dunque, i genitori sono dei pazzi ciechi e il maestro di scuola deve esserlo pure lui se vuole almeno vivere. Ma allora, da chi potrebbero ottenere tali figlioli una giusta educazione per diventare dei veri uomini?

3. Ebbene, con una educazione com’è quella che viene impartita oggi soprattutto nel gran mondo dei signori, è ovvio che l’uomo - e di conseguenza tutta l’umanità - diviene così rammollito che non è più possibile nemmeno farsi un’idea dell’aspetto che dovrebbe avere un vero e proprio uomo e quali ne dovrebbero essere le caratteristiche più salienti! Perciò io devo dichiarare qui apertamente che su questa Terra imperverseranno molti uragani sui monti, sulle pianure e sui mari prima che l’umanità ritorni in quella vera condizione dalla quale essa si è allontanata fin dai primi tempi.

4. Proprio ora dovrebbero venire istituite delle vere e buone scuole, non solo per i figli, ma anche per i ciechi genitori, nelle quali dovrebbero imparare le grandi verità che ognuno deve conoscere e sapere per poter diventare, operando a seconda di esse, un vero uomo.

5. Ma dove si prenderebbero i giusti maestri per un così grande numero di uomini? Tu, o Signore e Maestro, hai già formato una quantità di discepoli che sanno quello che necessita per diventare ed essere dei veri uomini, secondo il Tuo Ordine; ma che cosa è il loro numero in paragone al numero quasi infinito degli uomini sopra tutta la Terra? In aggiunta ci sono ancora la grande rozzezza e il completo imbarbarimento degli uomini e dei popoli sulla Terra e la radicata e rigida motivazione nei loro costumi e usi, ed anche i loro diversi linguaggi!

6. Com’è possibile ad un uomo combattere contro tutti questi ostacoli colossali e superarli? Tu sei il Signore stesso, tutto ubbidisce alla Tua Volontà e con tutto ciò Tu qui, nei paesi della cultura, cozzi contro ostacoli insuperabili. Ebbene, contro quali ostacoli non urteranno i Tuoi pochi discepoli?

7. Oh, come sarebbe bello se si potesse, nel corso di una notte, porre nel cuore di tutti gli uomini la Tua Dottrina divina, insieme all’impegno di agire secondo essa! Ma comprendo che questo non fa parte dei Tuoi Piani, secondo i quali ogni uomo deve fare ciò proprio soltanto attraverso gli insegnamenti presi dal di fuori e poi concepire la ferma volontà di uniformarsi ad essi. Però, in questo modo, si andrà molto per le lunghe con l’evoluzione dell’umanità, e non è neanche il caso di misurare il tempo che occorrerà affinché gli uomini di tutta la Terra vengano a conoscenza della Tua santa Dottrina, in modo che la purissima Luce della Vita rimarrà sempre proprietà di pochi uomini soltanto, cosicché viene anche da chiedersi fino a quando poi durerà nella sua integrità e purezza.

8. Infatti finché gli uomini non saranno compenetrati in modo vivo dalla verità della Tua Dottrina, essi persevereranno più o meno ad abbandonarsi ai loro piaceri mondani, ciò che alla fine è la stessa cosa, perché essi creeranno dalla Tua Dottrina, con certe aggiunte supplementari, una fonte di guadagno terreno, cosicché con i Tuoi futuri aderenti non andrà per niente meglio che con gli attuali numerosi ebrei e pagani e la benedizione e il frutto vivo della Tua Dottrina saranno ben lontani dagli uomini. Io non sono un profeta, ma me lo dice abbastanza chiaramente il mio intendimento, che si è sviluppato grazie alle mie numerose esperienze, e così penso che su questa questione ho espresso un giudizio indiscutibilmente vero».

 

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Cap. 14

Come riconoscere i veri e falsi profeti

Sulla diffusione della Dottrina del Signore

 

1. Allora Io dissi: «A dire il vero tu hai giudicato abbastanza bene, ed Io so pure che la maggior parte delle cose si svolgeranno così; però nell’insieme tutto ciò non importa affatto, poiché nella Mia Creazione ci sono per le anime ancora molte scuole. A chi a Gerusalemme non impara, verrà annunciato altrove!

2. O certo, Io Mi rendo conto che dopo di Me sorgeranno dei falsi maestri in gran numero, i quali diranno agli uomini: “Guardate, qui è il Cristo!” oppure “Egli è là!”. Però ora Io vi dico, e voi ditelo ai vostri amici e conoscenti ed ai vostri figli, di non credere a tali falsi maestri, poiché sarà facile riconoscerli dalle loro opere!

3. Però, quali debbano essere le caratteristiche di un vero discepolo, secondo la Mia Parola, tu hai potuto apprenderlo ieri ad Emmaus, sul monte di Nicodemo, quando Io ho inviato i noti settanta in missione per la diffusione della Mia Dottrina.

4. Perciò dove tu incontrerai maestri che diffondono la Dottrina della venuta del Regno di Dio fra gli uomini, secondo la Mia Volontà, allora tu e qualunque altro potrete considerarli senz’altro dei veri maestri; dove invece incontrerete dei maestri che sotto il Mio Nome faranno della Mia Dottrina un affare per trarne denaro ed altri beni, allora considerateli quali falsi divulgatori della Mia Dottrina, da Me mai chiamati! Infatti i Miei veri discepoli e divulgatori della Mia pura Dottrina saranno sempre terrenamente poveri, al pari di Me, ma in compenso saranno stracarichi spiritualmente, poiché essi non avranno nessuna necessità di imparare la Mia Dottrina e le Mie Parole da un predecessore, in un certo qual modo attraverso un noioso studio, ma sarò Io stesso a porre nel loro cuore e nella loro bocca la Mia Dottrina e la Mia Volontà.

5. Quelli falsi invece dovranno fare delle proprie dottrine, parole e detti, apprendendoli con lunghi studi dai loro altrettanto falsi maestri, e solo dopo aver imparato faticosamente tutto, allora verranno elevati al rango di discepoli dai loro boriosi e millantatori maestri, con delle vuote ed insulse cerimonie, così come avviene attualmente nel Tempio, presso i farisei, scribi ed anziani, ed anche presso di voi pagani, in cui i sacerdoti formano una vera e propria casta, con diritti ereditari di padre in figlio, mentre un uomo del popolo viene accolto soltanto quando un sacerdote non ha figli, ma, anche in tal caso, deve prima venire adottato come figlio e solo poi istruito per diventare sacerdote.

6. Come potrete distinguere un vero maestro e divulgatore della Mia Dottrina, da Me chiamato, da uno falso, ora ve l’ho spiegato chiaramente, cosicché sarà facile ad ognuno guardarsi dai falsi maestri e dai falsi profeti; chi però li seguirà ed avrà fede in loro, li onorerà e oltre a ciò sarà loro d’aiuto in ogni cosa, dovrà ascrivere a se stesso se poi verrà divorato da loro.

7. Infatti succederà perfino che i falsi profeti s’innalzeranno tanto fino a sedersi su troni d’oro e perseguiteranno con grande furia quelli veri, scelti e chiamati da Me. Quando però avverrà ciò, cadrà su di loro anche il giudizio ed inizierà la loro fine e, malgrado ciò, la Mia Dottrina continuerà a sussistere fra molti uomini sulla Terra; e questa brillerà, illuminerà e conforterà nel silenzio, quale un bene libero fra gli uomini, senza mai tiranneggiare come una dominatrice su interi popoli, da un trono da sovrana, con corona, bastone e scettro.

8. Dove si verificherà un tale fatto nel Mio Nome, Io Me ne terrò lontano, e al posto del Mio Amore subentreranno, spadroneggiando fra gli uomini, la brama di possesso, l’avarizia, l’invidia e la persecuzione sotto tutte le sue forme, e gli inganni e le frodi si susseguiranno a catena. Quando voi vedrete fra gli uomini i frutti di tale cosiddetta Mia Dottrina, vi renderete pure conto di quale spirito sono figli i profeti dominanti dai troni e da chi provengono i loro falsi insegnamenti!

9. Se tu però potrai avere in ogni tempo il giusto e il vero, quando tu ne avrai anche soltanto un desiderio, certamente non rivolgerai il tuo cuore alla falsità! E così ora voi sapete che, nonostante tutti i falsi profeti e maestri che sorgeranno più tardi, la Mia pura Dottrina durerà fino alla fine dei tempi fra gli uomini, nel silenzio e senza sfoggio.

10. Che comunque questa Mia Dottrina si diffonderà un po’ alla volta fra tutti i popoli della Terra, questo ve l’ho indicato più volte chiaramente, dicendovi quali ne sono le ragioni, poiché Io so certamente meglio di tutti quando un popolo è maturo per accogliere la Mia Dottrina!

11. Per quanto poi riguarda la diffusione più rapida possibile della Mia Dottrina in quei punti anche soltanto un po’ maturi della Terra, essa è già avvenuta, e fra breve avverrà ancora molto di più; e così ora noi possiamo lasciare che questo tema si sviluppi ulteriormente da sé, senza ulteriori osservazioni, dato che noi abbiamo da discutere su cose molto più importanti»

12. Allora Agricola disse nuovamente: «Indubbiamente tutto sarà così, poiché Tu solo sai perfettamente quello che accadrà su questa disgraziata Terra; invece uno di noi che non può spingere lo sguardo nel futuro, per vedere come si metteranno le cose ed al quale è soltanto concesso da Te di trascorrere il più felicemente possibile, secondo la Tua Dottrina, la sua vita terrena di prova della libertà, incontrando però sulla via della Luce ancora molti ostacoli, deve tuttavia, malgrado il suo sapere e volere, venire afferrato dalla preoccupazione che necessariamente si esprime nella domanda: “Con il tempo che cosa sarà di tutto ciò?”.

13. La Tua Dottrina, ora tanto santamente pura, giungerà proprio a tutti gli uomini e quando? Oppure essa resterà sempre un bene speciale per pochi eletti? Secondo le parole da Te ora pronunciate sembra davvero che si verificherà soltanto il secondo caso! Dunque, sta bene anche così, poiché quello che per Te, Signore e Maestro, è giusto, deve essere senz’altro giusto anche per noi uomini, dato che noi senza di Te non possiamo mutare le cose; però, dato che a Te è piaciuto dare a noi uomini, Tue creature, in aggiunta alla libera volontà, anche una altrettanto libera intelligenza, ci hai così concesso anche un libero giudizio, in seguito al quale io ho parlato come ho parlato!

14. Però dalla Tua replica ho desunto che tuttavia Tu hai, riguardo agli uomini, dei Piani e degli Scopi del tutto straordinari, altrimenti Tu non permetteresti che accanto alla Tua purissima Dottrina data un tempo, ed accanto ai Tuoi discepoli ben preparati, sorgessero dei falsi profeti che faranno ricadere gli uomini nelle tenebre più sacrileghe; stando così le cose, io mi asterrò d’ora in avanti dall’intervenire ulteriormente, disponendomi di nuovo completamente ad ascoltare»

15. Dissi Io: «Amico, tu farai benissimo! Poiché ascoltare è molto meglio di predicare, e ciò fino a quando si conosce ancora troppo poco la vera ragione delle cose.

16. CrediMi: creare dei mondi è una cosa facile, ma chiamare all’esistenza uomini liberi e lasciare che si perfezionino da sé, mentre l’Onnipotenza divina, a causa dell’Ordine del Suo Amore e della Sua Sapienza, deve tacere e rimanere inattiva, ebbene, tutto ciò finisce con l’essere anche per Me una cosa che non si può certo chiamare facile! In questo caso nulla Mi può aiutare all’infuori della Mia illimitata Pazienza e della Mia grandissima Clemenza.

17. Ecco perché gli uomini, per mezzo della loro propria fede e del loro operare, devono venire posti in ogni tipo di situazioni buone o cattive, affinché proprio dai risultati della loro fede e del loro operare acquistino saggezza ed alla fine comincino a cercare di propria volontà la vera Luce.

18. Ma come su questa Terra ogni creatura prospera materialmente fra giorno e notte e fra estate ed inverno, così avviene anche per gli uomini spiritualmente!

19. Allorquando i primi uomini vivevano su questa Terra, spiritualmente in pieno giorno, alla fine la Luce diventò loro veramente fastidiosa, però quando più tardi si era fatta la notte spirituale, solo allora essi cominciarono a comprendere ed ad apprezzare il valore del giorno spirituale, ed i migliori cercarono ansiosamente il paradiso perduto.

20. Venne ridato a pochi di trovare il giorno spirituale, mentre parecchi corsero verso il felice ritrovamento del giorno spirituale e si lasciarono guidare verso la sua Luce. Ma anche molti, accecati dal mondo, non compresero mai cosa sia un giorno spirituale e rimasero nella loro notte costretti a ciò dalla loro pigrizia. Costoro non gustarono certo mai la fortuna di un giorno spirituale e si trovarono in grande difficoltà. Ma questa situazione di difficoltà è stata tuttavia una buona sentinella per i fortunati, dato che potevano vedere quali frutti porta all’uomo la sua notte spirituale.

21. Vedi, ecco perché accanto agli illuminati ci sono e continueranno ad esserci sempre i non illuminati! Perciò non ci sarà mai mancanza su questa Terra di uomini veramente illuminati, ai quali verrà sempre offerta l’occasione di illuminare con la loro vera Luce della Vita i non illuminati, e per coloro che lo faranno nel Mio Nome, la ricompensa, a suo tempo, nel Mio Regno sarà grande!

22. Essere illuminati in se stessi, per mezzo della Mia Grazia, è una fortuna grande e inestimabile per l’uomo, ma mille volte più apprezzabile è illuminare con la propria vera luce di Vita anche altri uomini che camminano nelle tenebre, naturalmente quando vogliono accettare tale luce. Ma è bene che vi venga ripetuto parecchie volte che voi non dovete gettare le Perle della Mia Dottrina a quegli uomini che sono dei maiali! Infatti una volta che un uomo è diventato un maiale, rimane un maiale! In effetti se un uomo di questo tipo, in un certo momento favorevole, ascolta una buona e vera Parola ed anche l’accetta per un po’, alla prima occasione che si presenta egli ritorna con rinnovato piacere ad immergersi ancora di più nella pozzanghera del piacere e continua ad essere il maiale di prima. Dunque a tali uomini non si deve predicare il Vangelo, ed Io ho per essi qualcosa di ben diverso che verrà predicato loro dalla loro stessa natura, tra molti dolori, tormenti ed affanni in uno stridor di denti!

23. Ora noi abbiamo di nuovo trattato un punto molto importante e possiamo passare di buon animo a qualcos’altro. Chi dovesse avere dubbi su qualche punto, si faccia avanti e parli. Infatti Io voglio che domani voi possiate lasciare, insieme a Me, questo monte degli Ulivi bene illuminati; perciò ognuno di voi è libero di parlare come il suo sentire glielo suggerisce»

24. Disse allora la maggioranza: «Signore, noi non avvertiamo più alcun dubbio in noi e ne siamo molto felici!».

 

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Cap. 15

La futura densità del popolo della Terra

Le proteste del vecchio mago sulla sofferenza

 

1. Però, uno dei maghi indiani che erano con noi, disse: «Grande Signore e Maestro, io avrei ancora qualcosa al cui riguardo una maggior luce non guasterebbe! Se dunque io Ti sottoponessi una domanda, Ti degneresti di darmi una risposta dalla Tua bocca?»

2. Dissi Io: «Tu non sei affatto un uomo inferiore a qualsiasi altro, e questo ti sia sufficiente! Chiedi dunque qualunque cosa tu vuoi, ed Io ti risponderò!»

3. Il mago allora si mise a riflettere se forse la domanda non fosse o troppo insulsa o troppo volgare, ma ben presto si rinfrancò e disse: «Signore, in seguito alle esperienze da me fatte su questa Terra, io trovo qualcosa che non è stata disposta proprio a vantaggio della continuazione dell’esistenza degli uomini! Se le cose a questo riguardo non vengono alquanto mutate da Te ed in un certo senso migliorate, l’esistenza degli uomini con il passare del tempo sarebbe esposta a grandi difficoltà.

4. Vedi, uomini ed animali aumentano di giorno in giorno e perciò hanno bisogno di quantità sempre maggiori di alimenti, mentre la superficie della Terra non si ingrandisce in nessun punto! Se la cosa continuerà ancora per un paio di migliaia di anni, l’esistenza degli uomini sarà esposta ad una grande povertà. Che dici Tu, o Signore, di questa mia opinione e punto di vista?»

5. Dissi Io: «Mio caro amico, questa tua preoccupazione avresti potuto benissimo risparmiartela per parecchie ragioni, perché Io già dall’eternità avevo calcolato esattamente quanti uomini la parte della Terra ora abitabile poteva comodamente accogliere. Se la Terra - della quale finora è stata posta all’asciutto soltanto quella parte destinata ad ospitare gli uomini - continua ad esistere così ancora per diecimila anni e il genere umano viene duplicato o triplicato tutti gli anni, su questa Terra potrebbero benissimo ancora sussistere dieci volte tanti uomini. E se con il tempo dovessero sul serio essere presenti tanti uomini che il vasto terreno asciutto ora esistente non li potesse più nutrire, noi abbiamo ancora una grande quantità di mezzi a disposizione per fare emergere fuori dal mare, in un istante, degli interi continenti sufficienti per centomila volte tanti uomini rispetto a quanti ora dimorano sulla Terra! Perciò per quanto riguarda questo punto, per te tanto importante e preoccupante, tu puoi essere pienamente libero da qualsiasi inquietudine!

6. Attualmente vive già sulla Terra un numero tanto grande di uomini che tu non conosci nemmeno la cifra con la quale potresti indicarlo, e tuttavia vi sono sul suolo terrestre degli spazi disabitati così immensi che, se l’uomo volesse percorrerli e visitarli tutti, non ci riuscirebbe nemmeno in mille anni. Senza contare che attualmente ci sono degli uomini molto ricchi, proprietari di terreni talmente vasti che per il loro sostentamento sono effettivamente mille volte più grandi del necessario! Supponi invece che potrà esserci, con il tempo, una più equa distribuzione del terreno; allora tutti gli uomini - fossero anche cento volte di più di quanti sono ora - troveranno ancora sufficiente nutrimento ed alloggio per il loro corpo, e questo accadrà in modo particolarmente semplice se vivranno secondo la Mia Dottrina! Sei soddisfatto di questa Mia chiarificazione?»

7. Disse il mago: «Signore e Maestro, sono completamente soddisfatto e mi sento il cuore molto alleggerito! Però avrei ancora una cosa sulla quale desidererei avere da Te un po’ di più luce di quella che ho potuto fare mia mentre mi trovavo in Tua sublimissima Compagnia. Se ne è già parlato e dalla Tua bocca sono uscite delle chiarificazioni che mi hanno dato molta luce, però qualcosa mi è rimasta ancora oscura. Dato che io con i miei compagni mi trovo alla Fonte originaria della Luce, vorrei soltanto venire ancora un po’ più illuminato di quanto ho potuto essere finora, almeno su ciò che mi è ancora oscuro.

8. Vedi, Signore e Maestro, per tutto ciò che riguarda l’essere e la vita di un uomo è davvero una cosa grande e splendida! Egli viene generato, nasce, e da allora viene allevato dai suoi genitori fino ad essere un uomo che può pensare, parlare ed agire secondo i concetti che gli sono stati istillati per mezzo dell’educazione, come pure secondo quelli che egli ha trovato da sé, quale uomo pensante con la sua ragione e col suo senno maturato lungo la via delle esperienze.

9. Quando poi un uomo di buona volontà ha portato le sue forze spirituali sul più alto gradino possibile per lui, e ciò con grande fatica e spesso con amare esperienze, allora le sue forze fisiche e così pure quelle spirituali cominciano a venire meno e il suo corpo diventa stanco, vecchio e decrepito, e l’uomo si ammala e poi muore, spesso con grandi sofferenze e molta angoscia e paura dinanzi alla morte.

10. Ora io so dalla Tua bocca che, per gli uomini, la morte non avrebbe nulla di spaventoso e che sarebbe anche indolore se essi fossero rimasti ed avessero vissuto ed agito nell’Ordine a loro rivelato. Però c’è una circostanza molto deplorevole per gli uomini e precisamente che molti di essi senza loro colpa non possono assolutamente sapere nulla di un Ordine riguardante la vita degli uomini rivelato nei primordi, e che perciò sono costretti a vivere in modo pienamente contrario all’Ordine stesso. Essi non hanno nessuna colpa del disordine della loro vita e tuttavia se ne devono sobbarcare le cattive conseguenze, come se essi se le fossero meritate per loro colpa. Dunque io trovo, dal mio punto di vista, che da parte Tua questa è una disposizione molto strana per il processo meccanico del corpo umano!

11. La legge che castiga anche con la morte l’uomo che uccide un altro è molto buona, quale esempio ammonitore per gli altri ai quali, forse per soddisfare i loro cattivi desideri, volessero eliminare chiunque si trova sulla loro via. Invece una legge che, per esempio, condannasse a morte anche un uomo che è caduto dal tetto e con la sua caduta ha tolto la vita ad un uomo che stava proprio sotto, sarebbe invece tanto ingiusta da non poter trovare sul mondo nulla di più ingiusto! Ebbene, mi sembra anche altrettanto ingiusta la Disposizione divina sopra descritta riguardante le malattie e la penosissima morte corporale della maggior parte degli uomini; essi subiscono con ciò un castigo che alla fin fine non hanno mai meritato, non essendo colpevoli! Tu dovresti disporre le cose un po’ diversamente per il futuro!

12. Ci sono appunto proprio gli indiani che sopportano spesso i più grandi dolori, per molti anni, con la più grande costanza, poiché il nostro insegnamento divino dice a loro che Dio ha il Suo grandissimo Compiacimento in coloro che sopportano a lungo i dolori più forti con la più grande pazienza e costanza. Però alla vista di tali dolori e sofferenze, spesso atrocissimi, l’animo di un amico dell’uomo, dalla mente franca e libera da pregiudizi, si rifiuta e domanda al Creatore della Terra e degli uomini: “Onnipotente e certamente oltremodo Saggio Dio! Puoi trovare sul serio Tu piacere negli indicibili tormenti e dolori delle Tue creature? Se gli uomini sono stolti nella loro mente e nel loro intelletto, Tu possiedi mezzi a sufficienza per illuminarli sempre di nuovo, così come Tu hai illuminato i primi uomini di questa Terra, da Te creati!

13. Perché Tu permetti che migliaia di generazioni debbano passare attraverso un duro e sanguinoso martirio, prima che un punticino soltanto della Tua Luce venga diffuso fra di loro?”.

14. Vedi, Signore, questa è una domanda molto importante che noi, che siamo uomini sottoposti alle tribolazioni più grandi, Ti sottoponiamo, o Signore e Creatore della Terra e degli uomini! Dacci su ciò una vera Luce!».

 

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Cap. 16

Sull’incarnazione degli abitanti delle stelle

 

1. Dissi Io: «Amico, su quanto tu chiedi, un paio di giorni fa, Io vi ho dato chiarissima Luce. Se tu non l’hai compresa pienamente, Io non ci posso fare nulla! Alza lo sguardo verso le stelle! Io ti dico che esse sono dei mondi più grandi della Terra, sui quali vivono uomini al pari di qui. 

2. Molti degli innumerevoli abitanti di quei mondi stellari sanno, per mezzo dei loro angeli, che soltanto qui su questa Terra si può giungere ad essere veramente figli di Dio, però unicamente attraverso una vita nella carne, oltremodo gravosa e faticosa. Se essi lo desiderano, viene concesso che le loro anime vengano generate su questa Terra nella carne. Quando però sono giunte qui devono adattarsi, per un breve periodo di tempo, alle condizioni qui vigenti, poiché così facendo essi conquistano per l’eternità il trionfo della piena somiglianza con Dio, ragione per cui essi devono pur sopportare qualcosa, dal momento che Io stesso, per Amore ai Miei figli, sopporto parecchie cose, anzi, il peggio dovrò sopportarlo spontaneamente, sempre però per la salvezza dei Miei figli.

3. Il Regno di Dio può venire conquistato soltanto con la violenza e con grandi sacrifici! Medita bene su questo, nonché su quello che Io ti ho già detto al riguardo! Hai compreso bene ora?»

4. Disse allora il mago: «Si, Signore e Maestro, ora l’ho compreso bene e mi sono pure rammentato ciò che Tu, un paio di giorni fa, hai detto su questo argomento, ed io Ti ringrazio per tutto quanto noi ora abbiamo acquisito, nella Tua santa Vicinanza, per l’eterno bene delle nostre anime. Ebbene, anche se il nostro corpo verrà afflitto da dolori e sofferenze, noi li sopporteremo con ogni pazienza, per amor Tuo; e anche se noi ora non possiamo sapere se siamo stati posti nella carne su questa Terra a condizioni diverse da quelle di cercare Dio, conoscerLo e poi in ogni circostanza, per quanto amara, amarLo sopra ogni cosa, ebbene, noi vogliamo fare e anche faremo tutto ciò.

5. Infatti a me sembra che Tu invii sempre le maggiori prove della vita proprio a coloro che sono più vicini al Tuo cuore, anziché a quegli uomini che, per il loro operare, si trovano più lontani dal Tuo cuore. In occasione dei nostri viaggi, io ho già incontrato degli uomini che non credevano quasi per niente in un Dio e spesso trattavano il loro prossimo peggio delle bestie feroci, ebbene, nonostante tutto questo, essi godevano di una salute fisica indistruttibile e gozzovigliavano nel massimo benessere. Alla fine essi morivano di una morte indolore e repentina!

6. Altrove, invece, io ho incontrato degli uomini molto buoni e pii, e sottomessi alla Volontà di Dio nella loro fede, i quali spesso sopportavano con tutta pazienza la massima miseria, ciò che mise in una luce dubbiosa per me l’assistenza di un Dio buono e sommamente saggio, anzi ho messo in dubbio perfino della Sua stessa esistenza.

7. Ora è cosa certa che dubbi del genere sono completamente scomparsi in noi, e ora sappiamo e riconosciamo come stanno effettivamente le cose e in quale molteplicità di circostanze devono passare su questa Terra i diversi uomini per la loro vita di prova della libertà; però, secondo il mio sentimento, devo tuttavia aggiungere e confessare che questa vita di prova della libertà è un compito molto gravoso per gli uomini, anche se con la sua soluzione essi raggiungono il massimo ed eterno vantaggio della vita.

8. Noi uomini, prima della nostra esistenza, non abbiamo mai potuto volere di essere qui, ma unicamente Tu hai potuto volerlo, e perciò noi siamo opere Tue, delle quali Tu hai cura, affinché possano diventare completamente quello per cui Tu le hai create e destinate.

9. Dato però che ormai le cose stanno così e non altrimenti e che ora Tu stesso ci hai indicato in modo chiarissimo le vie che dobbiamo percorrere, vogliamo noi pure avviarci su quelle vie verso la meta che Tu ci hai posta, fedelmente e pieni di riconoscenza, superando con determinazione, e con la massima possibile pazienza e sottomissione alla Tua Volontà, le spine che qua e là ci intralceranno la via. Questa è la decisione seria e ferma tanto mia che dei miei compagni. Tu però, quale ora il nostro ben conosciuto Signore della Vita, fa in modo che al momento di congedarci da questa Terra non veniamo esposti a prove ed a esami troppo duri e sii benigno e misericordioso verso tutti gli altri uomini a seconda dei meriti da essi acquisiti in vita!»

10. Dissi Io: «Quello per cui pregherete il Padre nel Mio Nome vi sarà anche dato. Infatti soltanto il Padre è buono e non si compiace delle sofferenze degli uomini; d’altra parte, però, Egli non impedisce neppure che gli uomini ne vengano colpiti quando essi, per la loro mondanità, dimenticano il Padre, non hanno fede e si abbandonano a tutto ciò che deve causare e arrecare a loro ogni tipo di avversità.

11. Procedete senza interruzioni sulle vie che Io vi ho ora fedelmente indicato, perché così facendo avrete poco da soffrire e la vostra dipartita da questa Terra sarà leggera!

12. Le amare sofferenze vengono alla fine, per lo più, solamente a coloro che per ogni tipo di piaceri mondani hanno troppo seppellito la loro anima nella loro carne. Infatti una tale anima, per non perire completamente nella propria carne, deve essere separata con grande violenza, e ciò deve poi produrre grandi dolori anche nel corpo. E questo è pure un bene per l’anima, poiché attraverso i dolori e le sofferenze essa viene purificata dalle sue voglie carnali ed in tal modo, nell’aldilà, procede con più facilità e progredisce con maggiore sicurezza sulla via della Vita spirituale.

13. Però uomini completamente mondani che non credono a nessun Dio, ed oltre a ciò tuttavia godono di una vita sana fino a tarda età ed alla fine muoiono anche di una morte repentina e indolore, costoro hanno anche già ricevuto su questo mondo la loro ricompensa e sarà molto difficile che nell’aldilà debbano aspettarne un’altra. Nella compagnia di costoro regnerà la più estrema tenebra e ci saranno fra loro molti lamenti e stridor di denti»

14. Disse il mago: «Signore e Maestro, però se tali uomini, che per la maggior parte sono pagani senza loro colpa, non hanno appreso qualcosa di un vero Dio e perciò non potevano credere in Lui, allora simile spaventosa sopravvivenza delle loro anime nell’aldilà è tuttavia un terribile castigo! Certo, uomini come ora siamo noi, che hanno riconosciuto Dio e devono credere in Lui, dato che Egli ora è visibile dinanzi a loro ed insegna loro le vie della vita, ebbene, se appunto con tutto ciò poi tali uomini cadono e commettono il male, allora sì che costoro meritano certamente nell’aldilà una sorte davvero spaventosa come ora Tu ce l’hai descritta; ma invece uomini che non hanno colpa alcuna se nel mondo erano più bestie che uomini, appaiono alla mia ragione quali degli irresponsabili, e perciò mi sembra che un castigo nell’aldilà, per le male azioni da questi compiute qui, non stia in una particolare armonia con l’Ordine divino e con la Giustizia derivante dall’Amore di Dio. Infatti colui che su questa Terra non conosce nessun Dio e di conseguenza neppure la Sua Volontà, e non ha nessuna legge al di fuori di quella che gli viene prescritta dalla sua natura e dalle sue passioni, non può neppure commettere peccato contro la Volontà di Dio che egli non conosce, e perciò non può neppure essere castigato. Signore e Maestro, vedi, questo è di nuovo un cantuccio oscuro nella mia anima che Tu potrai benignamente illuminare ancora un po’!».

 

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Cap. 17

Le condizioni degli uomini qui e nell’aldilà

 

1. Dissi Io: «Anche su questo punto è già stato detto quello che era giusto e perfettamente adatto al caso, ed in parte voi lo avete anche appreso dai Miei discepoli. Però a voi non riesce tanto bene di ricordare quanto viene detto, ragione per cui alcuni cantucci della vita sono nuovamente diventati in voi un po’ oscuri. Ma se voi vivrete secondo la Mia Parola, riceverete in voi il battesimo dello Spirito, che è la vera interiore rinascita dello spirito nella vostra anima. Questo Spirito vivissimo di ogni luce e di ogni verità vi guiderà poi già in ogni verità, e tutto quello che ora è oscuro e tenebroso diventerà poi anche tutto chiaro in voi.

2. Il fatto che il tuo intelletto dichiari che, se le cose fossero così disposte da Dio, sarebbero sicuramente ingiuste e inique, ebbene, questo lo sanno pure la Sapienza e l’Amore di Dio e certamente in modo ancora molto più chiaro, poiché non si può certo castigare chi non ha ricevuto nessuna legge che poi avrebbe dovuto osservare.

3. Però attualmente non esiste nessun popolo sulla Terra che sia del tutto privo di leggi. Infatti Dio ha destinato e chiamato fra tutti i popoli, a seconda della loro necessità, degli uomini saggi e tali uomini hanno dato loro delle leggi ed hanno detto ed indicato che vi è un Dio che ha creato ogni cosa, e che anche tutto conserva, guida e governa. E tali uomini saggi insegnano pure ai popoli che Dio premierà qui e nell’aldilà coloro che rispettano le leggi, mentre punirà e castigherà senza remissione e molto severamente i trasgressori, qui come nell’aldilà, dato che l’anima dell’uomo, dopo la morte del corpo, continua a vivere in un altro mondo, cioè quello degli spiriti e viene giudicata secondo le sue opere.

4. Vedi, questo annuncio è stato comunicato a tutti i popoli e inoltre, quando si comincia a scordarlo, viene subito di nuovo ricordato, in parte per mezzo di uomini saggi nuovamente destati, ed in parte, e incessantemente, attraverso la propria coscienza, in modo che nessuno di sano intelletto possa scusarsi completamente quando agisce contrariamente alle leggi a lui note. Comunque, dato che ognuno nell’aldilà si troverà nello stato creato dal suo amore e dalla sua libera volontà, nessuno potrà dire nei confronti di Dio che Egli ha agito ingiustamente contro l’uno o contro l’altro; infatti ai consenzienti non si fa nessun torto.

5. Nell’aldilà ogni anima diventerà quello che essa vuole. Se vuole il male, essa viene dapprima resa bene attenta su quali ne saranno le sue conseguenze. Se invece cambia idea, essa può venire subito aiutata con grande facilità; in caso contrario essa viene lasciata libera di avere e di godere quanto e come vuole, quale frutto del suo amore.

6. L’amore però, sia di buona o cattiva specie, è la vera e propria vita dell’anima di ogni uomo, di ogni angelo e di ogni demone. Se si togliesse all’anima il suo amore, le si toglierebbe la vita e l’esistenza. Ma una cosa simile non può sussistere nel puro Ordine di Dio, poiché se nella Creazione potesse venire annientato anche il più minuscolo atomo perdendo così completamente la sua vita per l’eternità, in tal caso sarebbe Dio stesso che perderebbe con ciò un atomo del Suo Essere, ciò che è impossibile.

7. Ed è questa la ragione per cui tantomeno un’anima umana può perdere completamente la sua esistenza, però essa può diventare immensamente misera ed infelice di sua propria esclusiva volontà, come pure essa può, purché lo voglia seriamente, diventare nuovamente felice e beata.

8. Dunque, se le condizioni e gli stati di vita per l’anima sono così ordinati e disposti, come potrebbero venire ordinati e disposti in modo diverso, migliore e più giusto? Hai compreso ora questo? E il tuo cantuccio ancora oscuro è adesso diventato un po’ più chiaro?»

9. Disse il mago: «Signore e Maestro di ogni vita, ora mi è nuovamente e considerevolmente più chiaro! Dato che sicuramente le cose stanno così e non possono stare altrimenti, non è certo il caso che da parte di noi uomini Ti si possa fare una qualche obiezione, e con ciò non mi restano più domande da fare»

10. Dissi Io: «Per il momento farai molto bene a comportarti così, ma si offrirà nuovamente l’occasione in cui tu avrai molto da domandare. Ora però è giunto il momento di passare a qualcos’altro, e chi fra voi desidera sapere ancora qualcosa, si faccia avanti e chieda, poiché oggi la Porta del Cielo è aperta completamente dinanzi a voi!».

 

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Cap. 18

La Porta del Cielo e il Regno di Dio

 

1. Non appena Io ebbi pronunciato queste parole, si fece avanti uno dei farisei convertiti e disse: «Signore e Maestro, ora Tu hai detto che la Porta del Cielo sta spalancata dinanzi a noi; non sarebbe perciò possibile che tutti noi potessimo scorgerla spalancata per farci una piccola idea della conformazione esterna del Cielo, del quale si potrà sicuramente vedere un pezzetto attraverso la Porta aperta?» 

2. Dissi Io: «Quanto a lungo dovrò stare ancora fra voi, e quanto a lungo dovrò sopportarvi nel vostro modo di sentire materiale?! Chi è dunque la Porta del Regno dei Cieli? Io sono la Porta, la Via e il Cielo stesso! Chi ascolta e crede in Me, ed ama sopra ogni cosa il Padre in Me, quegli procede attraverso la giusta Porta di ogni vita e di ogni essere e s’incammina sulla Via luminosa che porta nel Regno dei Cieli, il quale è creato spiritualmente dal Mio puro Amore, nella forma più luminosa e vivente tratta dalla Mia Sapienza.

3. Perciò non guardate né in basso né in alto con gli occhi della vostra carne se volete penetrare il vero aspetto essenziale del Cielo, il quale è il Regno di Dio, ma volgete invece gli occhi del vostro animo nella vostra intima coscienza della Vita di amore, là voi scorgerete il Cielo e ciò in qualunque punto delle Mie creazioni voi possiate pure sempre trovarvi, sia su questa Terra che su altre, ciò sarà sempre indifferente, poiché l’aspetto del Cielo si formerà a seconda del fondamento della vostra vita sulla base di come essa sarà costituita secondo la Mia Parola ed attraverso le vostre buone opere. E così soltanto per mezzo di tale vostro Cielo, voi potrete poi anche giungere nel Mio, eterno ed infinitamente grande Cielo.

4. Tenete voi tutti ben presente: il Regno di Dio non è in alcun luogo una parata di sfarzo esteriore e neppure si manifesta a voi in alcuna forma esteriore qualsiasi, poiché esso è nell’intimo più profondo di voi e consiste nello spirito del puro amore per Dio e per il prossimo, e di conseguenza è la verità della vita dell’anima, poiché chi non ha e non sente in sé né amore per Dio e neppure per il prossimo, non ha neppure la vera vita in sé né la resurrezione, la quale è il Cielo nell’uomo e perciò neppure la vita in un tale Cielo, ma soltanto il giudizio e la morte eterna che è l’opposto della vita del Cielo, la sola vera e perfetta.

5. Le anime dei malvagi e dei corrotti continuano pure a vivere in certo qual modo, dopo la morte, però si tratta soltanto di una vita apparente, simile a quella di tutta la materia ed a quella di certi animali che durante l’inverno dormono in qualche antro della Terra e sono completamente inattivi.

6. Se voi ora osserverete ciò un po’ più profondamente, è sperabile che non vi rivolgerete più a Me, dicendo: “Signore, mostraci la Porta del Cielo e così un po’ del Cielo stesso, oppure mostraci un po’ anche l’inferno, affinché la sua vista ci serva di monito e ci trattenga tanto più facilmente da tutti i peccati!”. Colui che facesse una tale richiesta Io dovrei chiamarlo stolto; ogni uomo ha in sé completamente tanto il Cielo, come pure, nel peggiore dei casi, anche l’inferno, e può scorgere tutto già in sé.

7. Però colui che cela in sé l’inferno è sordo e cieco nel suo animo, e soltanto di quando in quando sente che la coscienza lo ammonisce, poiché altrimenti egli non potrebbe accorgersi di avere l’inferno in sé, dato che un’anima diventata infernale è già come pienamente morta, per via del giudizio di tutta la sua materia.

8. Invece un’anima che, per le sue buone opere compiute secondo la Mia Volontà, ha il Cielo in sé, può anche in pieno giorno accorgersi pienamente del Cielo e ogni tanto lo può vedere in sé nelle vivide visioni notturne di sogno. Infatti visioni di sogno sono concesse appunto all’uomo, affinché attraverso di esse, durante la sua vita nell’aldiqua, egli possa rimanere in collegamento con il mondo degli spiriti che può essere sia di grado inferiore che di grado superiore, a seconda di quel poco o di quel tanto che del vero Cielo l’anima ha edificato e si è effettivamente procurata da sé per mezzo delle sue buone opere conformi alla Volontà di Dio.

9. Procedete dunque secondo i Miei Comandamenti, e scorgerete presto e facilmente la forma e l’essenza del Cielo in voi! Avete ben compreso ciò?»

10. Dissero gli ebrei, i romani, gli egiziani e gli indiani: «Certo, Signore e

Maestro, e Ti ringraziamo dal più profondo del nostro cuore per questo Tuo insegnamento che hai dato a noi, che siamo tuttavia sempre fortemente ciechi e sordi nonostante tutta l’abbondante grande Luce che hai potuto lasciare venire a noi! Perciò noi Ti preghiamo pure di avere pazienza con le nostre debolezze sempre ancora tanto grandi; ma d’ora in poi noi ci concentreremo per fare in modo che la Tua santa Luce, che ci hai elargita, debba cominciare a brillare sempre più chiara in noi».

 

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Cap. 19

La debolezza dell’uomo

 

1. Dissi Io: «Qualunque cosa voi fate, fatela sempre nel Mio Nome, poiché senza di Me voi non potete fare nulla di efficace per la salvezza delle vostre anime! E quando, alla fine, avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato e consigliato per il conseguimento della vera vita eterna, allora dite e riconoscete in voi, come pure dinanzi al mondo, che voi siete stati dei servitori pigri e inutili! Infatti Dio soltanto è il Tutto nel tutto, ed opera anche nell’uomo tutto il bene.

2. Quando un uomo fa la riconosciuta Volontà di Dio, egli non fa il bene secondo la propria volontà, bensì secondo la Volontà di Dio; ma ciò che la Volontà di Dio fa nell’uomo od in un angelo già puro, questo sicuramente non è un’opera umana oppure angelica, ma è un’opera di Colui secondo la cui Volontà l’opera è stata compiuta.

3. L’opera dell’uomo, per la sua salvezza, vi concorre soltanto in quanto egli, per amore e per vero timore reverenziale verso Dio, ha fatto pienamente sua, con la sua libera volontà, la riconosciuta Volontà di Dio, operando poi secondo tale Volontà! Ma da questo momento in poi ogni bene nell’uomo non lo opera più la volontà dell’uomo, ma la Volontà di Dio. Perciò il bene nell’uomo è solo un’opera di Dio, cosa questa che l’uomo vero e giusto deve riconoscere, nella sua retta umiltà. Se invece un uomo attribuisce un’opera buona a se stesso quale suo proprio merito, egli dimostra già con ciò che non ha mai veramente riconosciuto se stesso e meno ancora Dio, ed è perciò ancora lontano dal Regno di Dio!

4. Date perciò - sempre - l’onore a Dio in tutto, ed operate sempre nel Suo Nome, che così facendo l’Amore di Dio lo avrete in voi! Chi ha in sé questo Amore, costui ha Tutto in sé per l’eternità.

5. Però, oltre a ciò, tenete pure ben presente che quando l’uomo opera il male contro la riconosciuta Volontà di Dio, tale azione non è opera di Dio, ma è pienamente propria dell’uomo, poiché in tal caso l’uomo non ha subordinato la sua propria libera volontà alla riconosciuta Volontà di Dio, ma fa sempre e solo opposizione alla stessa, cosicché di lui si può dire solo che le sue azioni cattive sono esclusivamente sue proprie. Ma è appunto perciò che l’uomo, con il cattivo uso della sua libera volontà, ha giudicato se stesso e, nella sua cecità, si è reso con ciò infelice.

6. Vedete, con queste cose spirituali avviene quasi come con un generale ed i suoi soldati a lui sottoposti! I soldati devono prendere parte a migliaia alla violenta e sanguinosa battaglia, ognuno di loro però deve combattere soltanto secondo il piano e la volontà del generale, e non in modo diverso. Chi vi si adegua, concorre ad una fortunata battaglia; se invece qualcuno, fra i molti soldati, pensasse fra sé: “Ah, io ho del coraggio, forza ed anche sufficienti cognizioni, e perciò intendo agire per conto mio, entrare in campo e conquistarmi una corona per il mio capo!”. Ebbene, appena questo soldato esce dalla linea di battaglia, pianificata dal generale che è un buon esperto in strategia, questo insubordinato può considerarsi perduto, perché cadrà ben presto nelle mani del nemico, e ci penserà lui a ridurlo a mal partito! E di chi sarà la colpa? Ebbene, la colpa sarà soltanto sua! Infatti, perché non ha voluto far sua, una volta per sempre, la volontà del suo saggio generale? In tal caso avrebbe potuto, con molta più facilità, partecipare alla vittoria! Invece, dato che egli ambiva ad essere contemporaneamente generale e soldato, è diventato una facile preda per il nemico.

7. Però anch’Io sono - quale Unico - un Generale della Vita contro tutto quello che della Vita è nemico. Chi combatte sotto i Miei comandi e secondo i Miei piani, avrà poco da lottare anche con i molti nemici della vita e potrà facilmente vincerli. Chi invece entrerà in campo contro i molti nemici della vita senza di Me e secondo il suo proprio criterio e la sua volontà, costui verrà fatto prigioniero e conciato in malo modo. E una volta che egli si trova nella dura prigionia, chi lo libererà, dato che egli deve combattere i suoi peggiori nemici della vita soltanto da se stesso? 

8. Quando invece qualcuno, rimanendo accanto a Me, conquista la vittoria, lottando facilmente contro i moltissimi nemici, allora questa è soltanto opera Mia, dato che egli non poteva conquistarla che soltanto con l’esatta osservanza della Mia Volontà, del Mio piano e del Mio consiglio. E se la conquistata vittoria è opera Mia, essa è pure la Mia gloria e il Mio merito!

9. È sperabile ora che voi scorgerete a sufficienza come e perché voi non potete fare nulla di meritevole senza di Me, per l’eterna salvezza della vostra anima, ed anche perché, quando voi avete fatto tutto quello che molto saggiamente vi è stato comandato, dovete riconoscere liberamente dinanzi a Me di essere stati dei servitori pigri ed inutili al Mio fianco.

10. Quando un contadino coltiva il suo campo, esso lo concima, poi prepara la terra con l’aratro, sparge la semente di grano nei solchi, ci passa sopra l’erpice, e poi non ha più nulla da fare fino alla raccolta. Ora si domanda: “Il raccolto è puro merito ed opera del contadino, o non è piuttosto in tutto opera Mia e Mio merito?”. Infatti, Chi creò per lui il robusto paio di buoi per il suo aratro? Chi gli diede il legno e il ferro per costruire l’aratro? Chi gli diede la semente con il germe vitale in essa? Chi mise in essa innumerevoli nuovi germi e semi? Di chi era la luce del Sole che tutto riscalda e tutto anima? Chi ha inviato la feconda rugiada e la pioggia? Chi ha dato agli steli, che stavano crescendo e maturando, la prosperità, ed infine Chi ha dato al contadino la vita, la forza, il sentimento, la ragione e l’intelligenza?

11. Se voi vi soffermate un po’ a riflettere profondamente su questa immagine, vi risulterà chiaro quanto poco, nella coltivazione del campo, può venire attribuito al contadino quale sua opera e suo merito. Se considerate le cose con chiarezza, poco merito rimane per il contadino, ma tuttavia egli ritiene di poter dire: “Guardate, tutto ciò io lo debbo alla mia diligenza!”. Ma così esprimendosi non pensa affatto a Chi è stato l’unico Lavoratore principale del campo di grano! Non dovrebbe egli piuttosto dire e riconoscere nel suo cuore: “Signore, Tu grande, buono, santo e caro Padre in Cielo, io Ti ringrazio per la tanta Tua sollecitudine! Perché tutto era, è e sarà sempre soltanto opera Tua, mentre la mia parte è stata quella di un servo pigro e inutile!”?

12. Se quanto detto si presta già per un lavoro materiale, quanto più si presterebbe se detto da parte di un uomo che Io aiuto a coltivare il campo della sua vita spirituale con tutto quanto necessita! In questo caso egli, in effetti, non ha nient’altro da fare se non credere in Me e poi fare sua la Mia Volontà divina, quale un dono Mio purissimo, come fosse completamente sua, anche se in sostanza è unicamente Mia! Se un tale uomo, con il pieno possesso della Mia Volontà, può tutto e gli è possibile effettuare grandi cose e grandi opere, di Chi è allora il merito principale?».

 

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Cap. 20

Sulle Leggi del Signore

 

1. A questo punto, tutti si espressero nuovamente così: «Signore e Maestro! Tutto, tutto è dall’eternità soltanto ed unicamente Tua opera e Tuo merito. Noi uomini siamo sempre in tutto un nulla in confronto a Te! Soltanto dal Tuo Amore e dalla Tua Grazia ci è stata data l’esistenza, ed ora per di più ci vuoi elevare a Tuoi figli, simili a Te, e così anche noi stessi siamo opera Tua e, se riusciamo a diventare perfetti, il merito è esclusivamente Tuo! O Signore e Maestro, non ci abbandonare mai, poiché senza di Te non siamo assolutamente nulla! Che sapevamo noi finora, da noi stessi, di tutte le cose spirituali, di Te e della Tua onnipotente Volontà? E così come noi dobbiamo essere grati di tutto a Te soltanto, così pure dovranno esserne grati esclusivamente a Te anche i nostri futuri discendenti, purché essi abbiamo ancora il nostro punto di vista e la nostra pura fede! Tu però, o Signore, avrai certamente cura che essi non si allontanino troppo dalla Luce che ora brilla tanto intensamente su di noi!»

2. Dissi Io: «Come finora, anche in futuro ciò verrà lasciato ai coltivatori dei Miei campi e delle Mie vigne, e ciò dipenderà molto dal modo in cui essi amministreranno la Mia Volontà ora ben riconosciuta, e cioè se in modo giusto oppure, come è possibile che accada, anche in modo capovolto! Fate perciò bene attenzione, affinché dopo il Mio congedo corporale da voi non sorgano discussioni e litigi, poiché una simile situazione sarebbe in verità la madre dell’Anticristo su questa Terra! Io vi dico ciò in anticipo, affinché possiate impedirlo. Di certo voi lo impedirete, però se lo faranno anche i vostri discepoli, questa è un’altra questione, dato che la loro libera volontà deve venire rispettata come la vostra.

3. La Mia Dottrina vi dà la massima libertà e non può venire annunciata né con la spada, né con le catene della tenebrosa schiavitù, poiché quello che può procurare e quello che procurerà all’uomo la massima libertà della vita, egli lo deve anche riconoscere ed accettare nella sua piena libertà. Però, come Io ho dato a voi tutto gratuitamente, voi dovete ridarlo pure gratuitamente a coloro che desiderino averlo da voi!

4. Così pure Io non ho esercitato su nessuno di voi alcuna costrizione, ma invece, nella massima libertà, vi ho lanciato il richiamo: “Chi vuole, venga, ascolti, veda e Mi segua!”. E voi lo avete fatto sotto la spinta della vostra libera volontà! E così fate voi pure, d’ora in poi, nel Mio Nome, e così allora procederete sulla buona via!

5. Chi però vuole ricavare una costrizione da queste Mie parole, non sarà Mio discepolo, e sulla sua strada troverà rocce, scogli e spine. Prendete in Me, voi tutti, un giusto e vero esempio! Che cosa costerebbe a Me, ora, costringere in un attimo, con la Mia Onnipotenza, tutti gli uomini della Terra ad accettare la Mia Dottrina e ad adempiere completamente la Mia Volontà, così come Mi è possibile prescrivere in un attimo ad ogni altra creatura, con la coercizione, la via che deve percorrere rigidamente secondo la Mia Volontà. Ma quale libertà morale essa ne trae, tale da rendere la sua vita, proprio perché autonoma, veramente felice? Io vi dico: nessuna! 

6. Infatti un’intelligenza ottusa e considerevolmente limitata, con una piccola Scintilla della Mia Volontà coercitiva, secondo la quale essa deve svolgere ogni sua attività, è certamente una cosa del tutto diversa di una presa di coscienza che si estende nel modo più illimitato, in tutte le direzioni, congiunta ad una mente piena di luce, ad una chiara intelligenza e, oltre a ciò, ad una sconfinata libera volontà, alla quale Io ho dato dei Comandamenti, quali un Mio consiglio paterno, mai però con un “tu devi!”, ma semplicemente e soltanto con un libero “tu dovresti!”. Infatti tutti i Comandamenti che Io ho dato all’uomo non erano effettivamente mai Leggi, ma semplicemente dei Consigli che il Mio eterno Amore e la Mia Sapienza hanno dato agli uomini. Di questi Miei Consigli sono stati proprio gli uomini a farne delle leggi, alle quali poi attenersi rigidamente, sanzionando la loro trasgressione con castighi temporali ed eterni, e tutto ciò nella supposizione di renderMi così maggiore onore.

7. Mosè stesso vi ha molto concorso allo scopo di stimolare negli Ebrei una maggiore considerazione della rivelata Volontà di Dio. Gli altri fecero ugualmente, e gli attuali farisei hanno raggiunto il punto culminante non solo dell’idiozia, ma anche della malignità che necessariamente doveva risultarne. E che le cose ora, con il giudaismo, stiano su basi tanto indescrivibilmente cattive, non è che una logica conseguenza del fatto che gli uomini hanno fatto, dei Miei Consigli liberamente dati, delle leggi coercitive. Però come si accorda una legge coercitiva con la libera volontà e con la ragione dell’uomo altrettanto libera e non limitata da alcuna cosa?

8. Di certo la libera volontà dell’uomo accoglierà sempre volentieri un limpido chiarimento della sua mente, e sempre con la più grande riconoscenza, come un dono dall’Alto, mentre maledirà nella sua volontà e nel suo animo una severa legge coercitiva! Ecco il perché un uomo, qualora stia sotto una legge coercitiva, è come se venisse continuamente giudicato e perciò anche maledetto!

9. Perciò, chi darà agli uomini nel Nome Mio delle leggi coercitive, darà loro, anziché la Mia Benedizione, soltanto il duro giogo e il pesante carico della maledizione, e li farà suoi schiavi nel peccato e del giudizio.

10. Dunque, la vostra prima cura nella diffusione fra gli uomini della Mia Dottrina sia di non aggravare le loro spalle di un nuovo giogo, pesante da portare, ma di liberarli di quello vecchio!

11. Quando l’uomo con animo libero riconoscerà e scorgerà la luminosa verità della Mia Dottrina e del Mio Amore paterno, egli se ne farà poi da se stesso, con la sua libera volontà e secondo il suo bisogno, una libera legge coercitiva e agirà in conformità ad essa soltanto in ciò che tornerà a beneficio della sua anima, mentre una legge coercitiva a lui imposta egli molto difficilmente, e forse mai, l’accetterà, perché in primo luogo una legge coercitiva per la libera volontà dell’uomo è assolutamente contraria al Mio Ordine divino, perché invece di illuminare l’uomo, lo ottenebra; ed in secondo luogo i legislatori, con una legge coercitiva, si attribuiscono un potere che spetta soltanto a loro, e perciò diventano al più presto superbi, orgogliosi e ambiziosi. E se ciò non bastasse, in aggiunta ai puri precetti divinamente annunciati, essi si arrogano anche una divina potestà, dinanzi alla quale i loro fedeli devono spesso tremare davanti a loro più che davanti al Dio stesso; aggiungendo poi dei precetti di fresca imposizione, alquanto grevi, spacciandoli per divini, sulla cui osservanza essi insistono come se fossero dei veri comandamenti divini.

12. Da tutto ciò poi derivano la più tenebrosa superstizione, idolatria, odio verso credenti di altre confessioni religiose, persecuzioni, assassinio e guerre devastatrici. In seguito a ciò gli uomini si formano dei concetti basati su ogni tipo di tenebrose insensatezze, così che alla fine sono persuasi di rendere un servizio gradito a Dio compiendo dei misfatti a danno di uomini di fede diversa! La colpa dunque di tutto ciò è da ricercarsi nei soli legislatori di precetti coercitivi!

13. Per cui anche nell’aldilà, e precisamente nell’inferno, di cui sono stati qui i zelanti servitori, occupano indubbiamente i primi posti sotto le più inesorabili leggi coercitive, mentre invece nei Miei Cieli regna soltanto la massima libertà, ma in questo modo anche la massima armonia, attraverso il puro Amore e la somma Sapienza.

14. Ora Io vi ho spiegato tutto ciò, francamente e apertamente, in modo molto chiaro, ed ora pure liberamente e senza la minima costrizione interiore voi sapete quello che dovete osservare quali propagatori del Mio Vangelo. Però se qualcuno di voi o dei vostri discepoli volesse agire diversamente, egli verrebbe bensì esortato, ma da parte Mia non gli verrebbe fatta alcuna pressione interiore. Tuttavia gli uomini migliori si accorgeranno ben presto dai frutti cattivi e marci di quale spirito è animato un tale discepolo.

15. Dato però che Io ora vi ho annunciato ciò, non dovete credere che Io abolisca la Legge data a Mosè, perché è la stessa che Io vi sto ridando nella sua originaria purezza, mentre con ciò che vi ho annunciato viene da Me abolita soltanto la vecchia e arrugginita costrizione, e vi ridono la vecchia e piena libertà che vi era stata tolta, e che consiste appunto, principalmente, nell’opera di Redenzione delle vostre anime dal duro giogo del giudizio e di Satana vero e proprio, il principe della notte e delle tenebre, a voi già noto, affinché voi d’ora in poi non dobbiate più sottostare a nessuna legge coercitiva nel Mio Nome.

16. Ma come ora Io ridò a voi tutti, da Me stesso, la piena libertà, così fate la stessa cosa, nel Mio Nome, anche ai vostri fratelli! Battezzateli nel Nome del Mio eterno Amore, che è il Padre, della Parola, che è il Figlio incarnato del Padre, e del Suo Spirito di ogni verità, e cancellate in essi con ciò l’antico male ereditario, che è la deprecabile, ed ora a voi ben nota, costrizione della legge! Ed ora Io vi domando se avete tutti ben capito questo».

 

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Cap. 21

Domande di Agricola per una giusta educazione della gioventù

 

1. Tutti affermarono di aver capito, però Agricola si avvicinò a Me e disse: «O Signore e Maestro, ora, per quanto riguarda me, afferro e riconosco profondamente la purissima e divina verità di questo Tuo luminosissimo insegnamento e scorgo pure che la coercizione della Legge - che è da maledirsi in eterno - è proprio un’opera della cecità umana, che deve necessariamente depredare l’uomo di ogni Luce superiore, poiché ottura in lui tutte quelle sorgenti attraverso le quali potrebbe affluire in esso, dai Cieli, la Luce puramente spirituale, ed è proprio per questo motivo che la sua anima viene attirata e compressa con forza ferrea nella materia tenebrosa. Ma questo enorme malanno è cresciuto in questa nostra epoca ad una tale potenza e grandiosità che sarà difficile estirparlo completamente dalla faccia della Terra.

2. Prendiamo quale esempio anche soltanto il ciarpame rappresentato dalle nostre leggi romane, per il cui rigido mantenimento fanno fedelissima guardia non meno di ottocentomila guerrieri, fra i più ciechi ed i più rozzi, ed un numero per nulla minore dei più tenebrosi sacerdoti pagani, con i loro pieni poteri assolutamente illimitati. Il voler perforare ed annientare questa barriera apportatrice di morte per le anime è impossibile alle forze umane, anche con la migliore buona volontà e la maggiore ed energica avvedutezza!

3. Io parlo qui soltanto del nostro Stato, nel quale, come si sa, almeno finora vige la massima civiltà e non voglio neppure accennare ad altri stati della Terra nei quali l’umanità si distingue ben poco dagli animali selvaggi! Ma se già presso di noi romani io mi imbatto in difficoltà che, per il momento, sono certamente insuperabili, come andrà allora con i molti altri popoli della Terra? 

4. O certo, dei singoli come sono io e sicuramente poi molti altri accetteranno tutto con la massima gioia, ma non appena, in questa pura Luce dello Spirito, cominceranno a formarsi società e comunità, i sacerdoti si metteranno al riparo dietro l’imperatore e lo torchieranno finché egli stesso dovrà impugnare la spada contro tali comunità. Allora la vecchia legge coercitiva verrà avvolta con spranghe e catene di ferro intorno ai poveri popoli! Guai a colui allora che si azzarderà a diffondere fra gli uomini questa Tua Dottrina!

5. Ed ora, a quanto detto, devo ancora aggiungere un punto che a me sembra rivestire grande importanza, e cioè l’educazione della gioventù a partire dalla culla. Mille volte mille bambini sono già completamente guastati o dall’amore esagerato dei genitori, o spesso pure dalla loro tirannica severità, o di altri generi di cecità! In aggiunta poi vengono, per quella parte di uomini cosiddetti migliori, le scuole nelle città, che stanno tutte sotto lo scettro dei sacerdoti, nelle quali i bambini imparano bensì a leggere e scrivere e far calcoli, ma al posto di qualcosa di veramente spirituale essi imparano nient’altro che ogni genere di cose riguardanti la tenebrosa superstizione!

6. Ora si domanda: “Come si dovrà agire innanzitutto per mostrare e rendere comprensibile ai genitori come devono allevare i loro figli, a cominciare dalla prima età?”. E ammesso che fosse possibile ottenere un risultato favorevole in questo primo caso, da dove si dovrebbe cominciare per introdurre nelle scuole pubbliche popolari quell’ordine dal quale dovrebbe derivare agli uomini una vera salvezza dell’anima secondo la Tua Dottrina? Signore e Maestro, per quanto indescrivibilmente buoni e veri siano i Tuoi consigli già per se stessi ed ancora di più lo sarebbero se messi generalmente in pratica in modo vivo, tuttavia appare quasi impossibile la conversione degli uomini, sia pure in una generalità relativa, seguendo una via naturale. In questo caso la Tua Onnipotenza dovrà cooperare visibilmente in vaste proporzioni, dato che altrimenti con l’umanità, com’è attualmente costituita, non si potrà concludere nulla fino alla fine dei tempi. 

7. Io non sono un profeta, però, quale uomo di Stato di età abbastanza avanzata, ho fatto molte esperienze, conosco la macchina dello Stato e conosco i popoli, e posso fare perciò un sicuro pronostico sul modo in cui sarebbe accolta questa nuova Dottrina sulla via naturale-umana di comunicazione, o quale esito ci si potrebbe attendere.

8. Perciò, insieme all’altamente pura e vera Tua Dottrina divina - della quale ora io per quanto riguarda me, ed in seguito per tutta la mia casa, sono compenetrato - indicaci pure le vie ed i mezzi sicuri, perché noi, deboli uomini, possiamo comunicarla in modo fattivo ed operante agli altri uomini! Altrimenti questi, con rare eccezioni, resteranno fino alla fine dei tempi di questa Terra quello che sono ora, e cioè nient’altro che degli animali dotati di un po’ di ragione e di un po’ d’intelletto, accompagnato ad una sensuale e maligna libera volontà».

 

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Cap. 22

L’ordine dello sviluppo spirituale

 

1. Dissi Io: «Tu, quale un onesto funzionario di Stato, hai parlato ora molto saggiamente, e le cose stanno come tu le hai esposte senza alcuna riserva e molto chiaramente, ed Io ti dico che in questo momento non vogliamo cambiarle, anche se siamo in grado di poterlo fare.

2. Infatti, come neppure il giorno terreno spunta tutto ad un tratto, ma spunta da un primo grigiore appena percettibile, e soltanto attraverso gradi di luce che aumentano in continuazione si arriva al sorgere del Sole, nello stesso modo avviene anche con il Giorno dello Spirito presso gli uomini di questa Terra. Infatti se Io facessi sorgere per tutti gli uomini tutto ad un tratto il Giorno spirituale nella sua pienezza, allora gli uomini, dovendo ancora portare il loro pesante corpo, diverrebbero pigri e non si occuperebbero più granché di cercare e di scrutare. Essi si atterrebbero ai Comandamenti ed agirebbero secondo la verità in loro illuminante, però più in modo meccanico che non pienamente vivente. Ecco perché è indubbiamente meglio che gli uomini scorgano sorgere in sé gradualmente il Sole spirituale, per mezzo delle loro ricerche, indagini ed opere, e, trovando grande gioia in ciò, istruiscano anche i loro fratelli che vagano ancora nel buio della loro propria notte, incitandoli a cercare anch’essi con il massimo impegno il loro proprio Giorno spirituale interiore, piuttosto che ogni uomo, senza parteciparvi col suo agire e operare, venisse immediatamente messo in condizioni di godere la pienezza del Giorno spirituale interiore grazie alla Mia Onnipotenza.

3. Specialmente in questi tempi quanto mai tenebrosi, i Miei discepoli, quali propagatori di questa Mia Dottrina, saranno dotati di tutto ciò che ora sta soltanto nella Mia Potenza, e saranno in grado di compiere dei grandi segni nel Mio Nome, dove e quando saranno necessari, per il vero bene degli uomini, ma avrà comunque un valore molto più grande quando avverranno conversioni che indurranno a credere in Me e ad agire secondo la Mia Dottrina.

4. Infatti l’anima non subisce alcuna coercizione dalla pura Parola, ma rimane completamente libera nel riconoscere e nell’operare, mentre i segni miracolosi compiuti prima dell’insegnamento impongono evidentemente all’anima una fede obbligata e allora appunto non sono per nulla migliori della coercizione della legge.

5. Per quanto riguarda invece le vostre leggi statali esteriori, esse devono sussistere per la materialità degli uomini, poiché, finché questi non sono rinati nello spirito, queste leggi esteriori sono loro necessarie perché sono adatte almeno a farli esercitare nell’umiltà e nella pazienza che sono assolutamente indispensabili per il raggiungimento della completa rinascita, mentre dall’altra parte impediscono agli uomini tenebrosi e maligni di causare danni troppo grandi al loro prossimo, indicando a ciascuno i propri confini ben delineati, e castigano severamente coloro che non si attengono a tali leggi.

6. Perciò Io vi dico pure di restare soggetti alla potenza mondana anche quando vi possa sembrare cattiva, poiché il suo potere le è concesso dall’Alto. Chi però è rinato nello spirito non verrà mai reso confuso da una legge mondana, così come non lo sono Io stesso.

7. Per quanto riguarda l’educazione dei bambini, essi devono venire trattati ed allevati con amore serio e puro. Le eccessive carezze e la condiscendenza da parte dei genitori costituiscono un gran danno per l’anima dei bambini, danno che viene poi imputato come colpa ai genitori.

8. Genitori saggi vengono benedetti con figli saggi.

9. Nell’educazione dei figli, però, una coercizione è necessaria finché il buono della legge non è diventato ubbidienza spontanea e gioiosa. Una volta che questo sia il caso, il figlio ha eliminato il “si deve” in se stesso, ed è diventato uomo libero.

10. Perciò fate così come ora vi ho indicato, perché allora tutto diventerà buono e giusto! Chi ha ancora qualche incertezza, chieda, ed Io gli darò quella Luce sufficiente affinché proceda ed operi in pieno giorno!».

 

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Cap. 23

Le vie per l’eliminazione della casta sacerdotale pagana

 

1. A questo punto si avvicina a Me, insieme al suo compagno Laio, il romano Agrippa che dimorava ad Emmaus, e disse: «Signore e Maestro! Tu ci hai ora comunicato delle cose veramente splendide e grandiose, e ci hai liberato da molti pesi che ci gravavano sul cuore, ma c’è ancora qualcosa che il nostro amico Agricola Ti ha esposto come un grande contrapposto alla diffusione della Tua Dottrina, ma che Tu hai appena sfiorato, e questo qualcosa riguarda la sconfitta, difficilmente attuabile, della casta sacerdotale pagana, oltremodo caparbia.

2. La cosa si presenta già difficile qui con i sacerdoti Ebrei, i quali tuttavia hanno già un concetto dell’unico vero Dio; quanto più difficile si presenta invece la questione con i sacerdoti pagani, che si sono fossilizzati in una dottrina morta, nella quale non c’è neppure un lieve sentore di un vero Dio; e quegli dèi che essi adorano davanti al popolo e ai quali il popolo deve fare offerte, essi li fanno costruire dagli scultori con della materia alquanto grezza come pietra, metallo e legno. Sarebbe quindi un bene che Tu ci dicessi qualcosa anche riguardo a ciò»

3. Dissi Io: «Anche a questo riguardo voi non dovete farvi delle vuote e inutili preoccupazioni! Infatti, in primo luogo vi dico che voi potrete guadagnare prima alla Mia Dottrina cento sacerdoti pagani che un solo fariseo! E questo perché i sacerdoti pagani hanno perduto moltissimo della loro antica importanza a causa dei filosofi greci e di quelli romani che sono sorti sulle orme dei primi. In secondo luogo, a causa dei maghi che circolano ovunque e che vanno a Roma giungendo da ogni parte della Terra; il loro operare miracoli è caduto in discredito presso il popolo. Alcuni ci stanno per buona creanza e per darsi importanza, e assistono allo spettacolo per passatempo, ma nessuno ci crede più. Per conseguenza avverrà in breve che fra il popolo non ci sarà più alcun sacerdote pagano mentre la casta dei farisei presso gli Ebrei durerà ancora a lungo. E ciò che sarà ancora peggiore del vecchio fariseismo consisterà nella formazione di un nuovo fariseismo nel Mio Nome che sarà molto peggiore di quello presente.

4. Quando Io vi ho spiegato i due capitoli del profeta Isaia, vi ho anche accennato al nuovo fariseismo, e così non è necessario ripetere quanto già detto.

5. Per quanto poi riguarda i sacerdoti pagani, le loro proprie tenebre cominciano già fin troppo ad opprimerli e molti di loro sentono la brama di una luce un po’ migliore e più reale. Molti di loro se ne vanno in Egitto per venire illuminati là da qualche savio sul destino dell’uomo, cosicché in segreto non va tanto male con la vostra casta sacerdotale pagana come voi immaginate, ed è per questo che, considerate queste circostanze, non ho voluto soffermarMi su ciò in modo speciale. Dato però che voi vedevate un abisso insormontabile, è stato ora necessario attirare la vostra attenzione sulla realtà.

6. Però Io dico a voi tutti, mettendovelo a cuore in modo vivente, di non fare della Mia Dottrina, in nessun caso, una legge coercitiva per gli uomini, affinché essa rimanga, per lo meno fra pochi, nella sua libera purezza fino alla fine dei tempi di questa Terra, e così anch’Io possa rimanere sempre operante fra voi nello Spirito.

7. Certamente, con il tempo, sorgeranno nel Mio Nome infruttuosamente un gran numero di profeti, interamente o parzialmente falsi, che asseriranno a seconda dei casi quello che sarà a loro favore; però i veggenti della pura Dottrina lavoreranno contro di loro con tutta dolcezza e pazienza, ed alla fine la vittoria sarà dalla loro parte.

8. Ma il numero dei completamente puri sarà sempre molto esiguo rispetto a quello degli impuri! E vedete, questo Io non lo posso purtroppo impedire - a meno che Io non faccia di tutti gli uomini liberi delle macchine animalesche per mezzo della Mia possente Parola - e voi nel complesso sarete ancora meno in grado di impedirlo!

9. Se Io avessi voluto impedire che ciò avvenisse fra gli uomini, non avrei davvero avuto bisogno di assumere la carne di questa Terra, visto che avrei potuto guidare e governare per eternità di eternità tutte le altre creature dai Miei Cieli per mezzo della Mia onnipotente Volontà, come faccio ora, e voi non sareste di certo riusciti a scorgere neppure il minimo cambiamento in nessuna creatura. Infatti per le pietre, le piante e gli animali Io non sono venuto, ma Io sono venuto davvero su questa Terra, quale Io stesso un Uomo provvisto di corpo fisico, soltanto per l’uomo completamente libero nella sua volontà e nel suo discernimento! E perciò Io stesso non posso imporgli nessuna coercizione divina, ma posso dargli soltanto la pienissima libertà divina, quale un vero Vangelo dai Cieli, e lasciare poi che l’uomo decida e agisca da sé, liberamente.

10. Potete essere pienamente certi del fatto che è stato provvisto in modo che la non osservanza della Mia Dottrina porti sempre con sé le antiche gravi conseguenze, e già questo provvedimento è sufficiente per tenere a freno gli uomini, specialmente quelli che hanno avuto una buona conoscenza della Mia pura Dottrina, ma che poi sono ritornati al mondo.

11. Però in un dato momento, quando l’afflizione sarà troppo grande, Io saprò senz’altro purificare la Terra dalla vecchia immondizia. Ad ogni modo Io vi ho già indicato quali sono le gravi conseguenze del peccato, sia moralmente per l’anima che materialmente per il corpo, perché questo cadrà preda di ogni tipo di malattie maligne e l’anima cadrà preda di ogni genere di dubbi a causa della mancanza della vera fede, oppure in seguito ad una fede distorta e falsa ed alle sciocche e cattive azioni che ne derivano.

12. Da tutto ciò colui che si trova nella pura Luce della Vita riconoscerà ben presto e facilmente in quale luce spirituale si trovano fisicamente e moralmente gli uomini afflitti. Perciò dove scorgerete un tale stato di cose, avvicinatevi e dite loro: “La pace sia con voi! Voi procedete su vie sbagliate, e noi siamo venuti a voi, guidati dallo Spirito del Signore, per annunciarvi il vero Vangelo e le vie che portano alla Luce della Vita, la quale è la vera salvezza dell’anima in Dio!”.

13. Allora se costoro vi accoglieranno, rimanete ed insegnate loro a riconoscere la verità e ad agire secondo i suoi precetti fondamentali, facili da comprendere! Se li accettano con gioia e cominciano subito ad agire spontaneamente secondo gli stessi, allora pregate su loro, imponete le mani sugli ammalati affinché guariscano dai loro mali ed infine battezzateli in quel modo che Io vi ho indicato prima, perché allora voi avrete con ciò compiuto, secondo la Mia Volontà, un’opera a Me veramente gradita e la vostra ricompensa nel Cielo verrà considerevolmente aumentata.

14. Dove e quando voi avrete così convertito una tale comunità e l’avrete risanata e rafforzata nel Mio Nome, ponete su di essa un amichevole custode e sorvegliante, scelto fra i cittadini più esperti e più fidati, e rendetelo partecipe particolarmente dei doni dello Spirito Santo, affinché possa diventare ed essere un vero benefattore della comunità a lui affidata. Non vincolatelo però con nessuna legge coercitiva, cosa che egli pure deve rispettare nei confronti dei membri a lui assegnati, ad eccezione dei bambini, riguardo ai quali Io vi ho già dato delle direttive.

15. Però, per quanto voi abbiate posto un tale custode nel Mio Nome, tuttavia egli non deve avere nessun rango terreno, ma egli deve essere, al pari di voi, un umilissimo servo dei fratelli e sorelle che gli sono stati affidati e non deve permettere che essi lo onorino o che lo ricompensino per i servizi a loro prestati; poiché quello che egli ha ricevuto gratuitamente, lo deve dare altrettanto gratuitamente, con tutto amore, ai suoi fratelli e sorelle meno dotati di lui.

16. Ciò però che il libero amore della comunità gli offrirà, egli lo può accettare liberamente, così come Io l’ho consentito anche a voi, poiché se il Mio inviato fa del bene, gli spetterà anche la ricompensa di un inviato. E così voi sapete tutto ciò che vi era necessario sapere in un primo tempo, e molte altre cose vi verranno date al momento giusto».

 

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Cap. 24

La Trinità in Dio e nell’uomo. Corpo, anima e spirito. Sulla rinascita

 

1. Qui Mi si avvicinò un fariseo e disse: «Signore e Maestro! Nel Tuo discorso ci hai detto che i Tuoi discepoli, che diffonderanno la Tua vera Dottrina di Vita, dovranno battezzare con l’imposizione delle mani coloro che effettivamente avranno pienamente accolto la Tua Dottrina di Vita, cioè dovranno fortificarli nel Nome del Padre che è l’Amore, nel Nome della Parola che è il Figlio ovvero la Sapienza del Padre, e nel Nome dello Spirito Santo che è la Volontà onnipossente del Padre e del Figlio.

2. Io però penso fra me: “Se i Tuoi discepoli battezzassero tutti quelli che sono diventati credenti, e lo facessero unicamente nel Tuo Nome o unicamente nel Nome del Padre, ciò sarebbe un mezzo per impedire le molte dispute che facilmente ne deriverebbero. Infatti con i tre Nomi, sebbene sommi e santissimi, gli uomini più deboli d’intelletto possono in seguito essere indotti a credere molto facilmente in tre Dèi particolari quali tre divine Personalità. Allo stesso modo come avvenne presso gli antichi Egizi con l’antichissima e pura fede in un unico e vero Dio, la quale produsse col tempo, dalle molte Caratteristiche di Jehova, una innumerevole quantità di dèi, che poi la cieca fantasia degli uomini trasformò in ogni sorta di esseri divini esistenti di per sé e operanti con modalità particolari, costruì loro dei templi e poi li venerò anche in modo particolare. Ma poi [la società] sprofondò anche nel più crasso materialismo, a tal punto che spesso attribuiva alle divine personalità, così rappresentate, le più vili tra le debolezze umane e le passioni viziose.

3. Questo caso col tempo potrebbe di nuovo ripresentarsi, forse dopo parecchi secoli, e cioè che gli uomini più sciocchi e ciechi, semplicemente in seguito ai sommi Nomi sentiti durante il Battesimo, comincino a rappresentarsi tre Dèi, e allora non ci sarebbe sicuramente neanche molto da aspettare, prima che si comincino anche ad adorare in maniera singola i tre Dèi, così rappresentati nei loro templi appositamente costruiti. Se però succede questo, allora non passerà neanche molto, prima che gli uomini comincino a venerare, come fanno con Te, anche i Tuoi discepoli di cui hanno conosciuto il nome, e anche i loro successori, e ad adorarli in templi a loro edificati. Questo, secondo la mia opinione, si potrebbe evitare nel modo più facile e durevole se si facesse conoscere Dio agli uomini solamente sotto un solo Nome”. Che ne dici Tu?»

4. Dissi Io: «Qui hai parlato molto bene e giustamente; però Io non posso tuttavia fare a meno di mettere a cuore a voi tutti di fare così, poiché sotto i tre Nomi è rappresentata integralmente agli uomini la Natura di Dio, come se ne fosse interamente spiegato il concetto.

5. È vero che così facendo, in certo qual modo, per un uomo di debole attitudine intellettuale compare una specie di Triplice personalità divina, ma per restare in tutto pienamente fedeli alla più profonda e più intima verità, non si può tuttavia dare la cosa in altro modo se non appunto come essa è.

6. Vedi, l’uomo è creato interamente a immagine e somiglianza di Dio, e chi vuole conoscere perfettamente se stesso, costui deve sapere e riconoscere in sé che anch’egli, essendo un unico e stesso uomo, consiste propriamente di tre personalità! Tu hai intanto un corpo provvisto di tutti i sensi e di tutte le altre membra e parti costitutive, dalla più grande alla più piccola e a fatica immaginabile, necessarie per una vita libera e autonoma. Questo corpo ha, per il fabbisogno della formazione dell’anima spirituale in esso, una vita naturale assolutamente propria, che si differenzia strettamente in tutto dalla vita spirituale animica. Il corpo vive del nutrimento materiale, da cui vengono formati il sangue e gli altri umori nutritivi per le diverse parti costitutive del corpo stesso.

7. Il cuore ha in sé un meccanismo appositamente animato e tale da farlo continuamente espandere e poi di nuovo contrarre, e con ciò esso spinge il sangue che vivifica il corpo, con gli altri umori che ne derivano, in tutte le parti del corpo, e mediante la contrazione lo riaccoglie anche di nuovo in sé, per saturarlo di nuove parti nutritive e poi risospingerlo fuori nuovamente a nutrire le svariate parti costitutive del corpo. In queste innumerevoli e svariatissime parti costitutive abitano anche altrettanto numerosi e svariati spiriti naturali; essi prendono dal sangue le sostanze nutritive e conservative loro confacenti e necessarie appunto per il nutrimento e la conservazione delle parti dominate da ciascuno spirito, e poi le incorporano appunto alle parti dominate da loro, cioè dai singoli spiriti [naturali], e così fortificano e rinvigoriscono tutto il corpo. Senza questa continua e propria attività del cuore, l’uomo non potrebbe vivere secondo il corpo neppure un’ora.

8. Vedi, con questa attività vitale l’anima non ha proprio niente a che fare. Tale attività infatti non ha proprio nessun collegamento con la libera volontà dell’anima, e lo stesso vale anche per l’attività propria dei polmoni, del fegato, della milza, dello stomaco, dell’intestino, dei reni e ancora di altre innumerevoli parti che costituiscono il suo corpo, le quali non conoscono affatto l’anima, e delle quali essa non può neanche prendersi cura. E tuttavia il corpo, [pur] essendo una personalità di per sé del tutto separata, è lo stesso e medesimo unico uomo, e fa e agisce come se entrambi [corpo e anima] fossero un’unica e medesima personalità! Ma chi di voi può dire che corpo e anima sono pienamente un’unica cosa?!

9. Ora però osserviamo l’anima di per sé, e troveremo che anch’essa di per sé è un uomo interamente perfetto, che in modo sostanziale spirituale contiene le stesse identiche parti costitutive come il corpo e, in superiore corrispondenza spirituale, si serve anche delle stesse parti, così come il corpo si serve delle proprie, cioè quelle materiali.

10. Sebbene però da una parte il corpo e dall’altra parte l’anima, di per sé rappresentino due uomini o persone totalmente diverse, ognuna delle quali possiede per sé un’attività che le è del tutto peculiare e di cui entrambe alla fine non potrebbero neppure spiegare il come e il perché, tuttavia le due persone, in base al vero e proprio scopo vitale, costituiscono interamente soltanto un unico uomo, così che nessuno può dire e affermare, né di sé né di qualcun altro, di essere due persone, ma soltanto una. Infatti il corpo deve servire l’anima, e questa con la sua intelligenza e volontà deve servire il corpo; l’anima quindi è responsabile anche per le azioni per cui ha utilizzato il corpo, ugualmente come lo è per le azioni strettamente proprie, che consistono in ogni sorta di pensieri, desideri, appetiti e brame.

11. Ma se noi osserviamo ancora meglio la vita e l’essere dell’anima di per sé, troveremo anche presto e facilmente che essa, essendo un’entità umana ancora provvista di un corpo sostanziale[2], di per sé non sarebbe comunque per nulla superiore, per esempio, all’anima di una scimmia. L’anima umana possederebbe sì una ragione di tipo istintivo in un grado un po’ più alto rispetto ad un comune animale, ma non si potrebbe mai parlare di una intelligenza e di una superiore e libera valutazione delle cose e dei loro reciproci rapporti.

12. Questa superiore facoltà nell’anima, che propriamente è la più alta facoltà ed è pienamente simile a quella di Dio, è dovuta ad un terzo uomo, puramente ed essenzialmente spirituale, che abita appunto nell’anima. Attraverso questo terzo uomo l’anima può distinguere il vero dal falso e il buono dal cattivo, e può pensare liberamente in tutte le direzioni immaginabili, e può volere in modo completamente libero. Così facendo essa, man mano che si decide per ciò che è il puro Vero e il puro Bene con la sua libera volontà sorretta dallo spirito, a poco a poco si rende pienamente simile a tale spirito dimorante lei, e dunque diventa forte, possente, saggia e, in quanto in esso rinata, a lui identica.

13. Quando si verifica questo caso, allora l’anima è come se fosse un unico essere col proprio spirito, così come anche le parti del corpo più nobili di un’anima perfetta - le quali parti propriamente consistono nei diversissimi spiriti naturali del corpo - trapassano totalmente nel corpo spirituale sostanziale, che voi potete chiamare la carne dell’anima, e con ciò alla fine trapassano anche nel corpo essenziale dello spirito. In ciò è anche da intendersi la vera resurrezione della carne nell’ultimo e verissimo giorno vitale dell’anima, il quale poi ha luogo quando un uomo è perfettamente rinato nello spirito, o già qui in questa vita, oppure, un po’ più faticosamente e penosamente, nell’aldilà.

14. Sebbene però un uomo pienamente rinato nello spirito sia solo e totalmente un unico uomo perfetto, tuttavia la sua costituzione consiste eternamente di una trinità, in sé ben distinguibile.

15. Come però possa avvenire questo, voglio illustrarlo ora a voi tutti molto chiaramente, e così fate dunque tutti bene attenzione!».

 

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Cap. 25

Sulla triade dell’uomo: corpo, anima e spirito

Accenno alla Trinità

 

1. (Continua il Signore:) «In ogni oggetto, se solo volete farvi un po’ attenzione, e così pure in ogni cosa, voi osservate una distinguibile triplicità. La prima cosa che vi cade sotto gli occhi è sicuramente la forma esterna; infatti senza di essa nessun oggetto e nessuna cosa sarebbero pensabili e neppure avrebbero esistenza. La seconda caratteristica però, una volta che ci sia la prima, è evidentemente il contenuto degli oggetti e delle cose; infatti anche senza questo essi non ci sarebbero affatto e non avrebbero neppure forma o aspetto esteriore. Qual è dunque ora la terza caratteristica per l’esistenza di un oggetto o di una cosa, altrettanto necessaria quanto la prima e la seconda? Vedete, essa è una forza interiore, insita in ogni oggetto e in ciascuna cosa, che per così dire tiene insieme il contenuto degli oggetti e delle cose e ne stabilisce la vera e propria natura. E poiché proprio questa forza stabilisce il contenuto e così anche la forma esterna degli oggetti e delle cose, così essa è anche l’essenza fondamentale di ogni esistenza di qualunque genere, e senza questa forza un essere, un oggetto o una cosa sarebbero tanto poco immaginabili, quanto lo sarebbero se fossero senza contenuto e senza forma esteriore.

2. Vedete ora che le tre parti che ho detto sono sicuramente di per sé ben distinguibili, poiché la forma esterna non è il suo stesso contenuto, e il contenuto non è la forza stessa che lo condiziona. E tuttavia le tre parti che ho detto sono pienamente una cosa sola. Se infatti non ci fosse la forza, non ci sarebbe neppure un contenuto e sicuramente neppure una forma dello stesso.

3. Ritorniamo ora alla nostra anima! L’anima deve intanto avere, per una sicura e determinata esistenza, una forma esterna, e precisamente quella di un uomo. La forma esterna è dunque ciò che noi chiamiamo il corpo, o anche la carne, che sia ancora materiale o spiritualizzata, sostanziale, ciò è qui del tutto indifferente.

4. Essendoci dunque l’anima quale uomo secondo la forma, essa avrà anche un contenuto corrispondente alla forma esterna. Questo contenuto o corpo interno dell’anima è la sua propria natura vitale stessa, dunque è l’anima.

5. Ma se c’è tutto questo, c’è anche la forza che condiziona l’intera anima, e questa forza è lo spirito, che alla fine è tutto in tutto, poiché senza di esso non ci potrebbe essere assolutamente una pura sostanza, e senza questa neppure un corpo e quindi nemmeno una forma esterna.

6. Sebbene però le tre ben distinguibili personalità nel complesso siano solo un unico essere, devono tuttavia necessariamente essere denominate e riconosciute come singolarmente distinguibili.

7. Nello spirito o nell’essenza eterna sono insiti l’amore, come forza che tutto causa, la somma intelligenza e la volontà viva e salda; tutto questo, insieme, produce la sostanza dell’anima, e le conferisce la forma o la natura del corpo.

8. Una volta che ci sia l’anima, o l’uomo, secondo la volontà e secondo l’intelligenza dello spirito, lo spirito si ritira nella parte più interna e dà all’anima - ormai esistente secondo la più intima volontà e secondo la più intima intelligenza dello spirito stesso - una volontà libera, come da esso separata, e una libera intelligenza, in certo qual modo autonoma. L’anima si appropria così di tale intelligenza in parte attraverso i sensi percettivi esterni e in parte attraverso la propria percezione interiore, e poi la perfeziona in modo tale, come se la libera intelligenza perfezionata fosse opera sua.

9. Proprio in conseguenza di questo stato, necessariamente così configurato, in cui l’anima si sente come separata dal suo spirito, l’anima è anche atta a ricevere una rivelazione, sia esterna che interiore. Se essa riceve tale rivelazione, se l’accoglie e se agisce di conseguenza, con ciò l’anima comincia anche a unificarsi col proprio spirito, e con ciò trapassa poi anche, sempre di più, nella illimitata libertà dello spirito, sia riguardo all’intelligenza, sia alla libertà di volere, appunto, secondo la luminosissima intelligenza, così come trapassa anche nella forza e potenza di poter effettuare tutto ciò che riconosce e vuole.

10. Da questo però voi potete di nuovo riconoscere che l’anima - come pensiero dello spirito trasformato in sostanza viva, pensiero che in fondo è lo spirito stesso - può tuttavia in certo modo essere vista e considerata come una seconda entità proveniente dallo spirito, senza per questo essere qualcos’altro che non sia lo spirito stesso.

11. Che infine l’anima, come individuo, appaia anch’essa rivestita di un corpo esterno, che in certo qual modo compare come terza personalità, ciò ve lo mostra l’esperienza quotidiana. Il corpo serve all’anima come rivelazione esterna del suo intimissimo spirito, e ha lo scopo di rivolgere verso l’esterno l’intelligenza e la libera volontà dell’anima, di limitarle, e soltanto poi di cercare e infine trovare con certezza l’interiore illimitatezza dell’intelligenza e della volontà e la vera forza di tale volontà, e diventare con ciò un’unità - infinitamente glorificata e pienamente e individualmente autonoma - con l’intimissimo spirito, che è sempre lui stesso l’unico qualche cosa e il radicale essere dell’uomo.

12. Poiché è sperabile che voi ora siate costretti a scorgere, da questa Mia spiegazione, che l’uomo in sé e per sé - così come anche, in grado subordinato, qualunque altra cosa - consiste di una certa distinguibile triade, così, in conclusione di questa importantissima delucidazione e discussione, vogliamo passare alla stessa Natura trinitaria di Dio, affinché possiate scorgere lucidamente e chiaramente perché Io, a motivo della superiore e interiore verità viva, vi ho dovuto ordinare di battezzare, cioè fortificare nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, gli uomini che credono in Me e hanno accolto nei fatti la Mia Dottrina.

13. E così state ben attenti di nuovo a quello che ora sentirete dalla Mia bocca per il più vero completamento dell’insieme!

14. Vedete, la Scrittura dei profeti, come ormai sapete tutti molto bene, dice e spiega che Io, di nome Gesù, Cristo - detto anche Figlio dell’uomo - sono il vero Dio, sebbene Dio venga indicato e nominato con diversi nomi, cioè come Padre, Figlio e Spirito! E tuttavia Dio è solo un’unica Gloria personale nella forma perfettissima di un Uomo.

15. Ma ora a voi è già noto che l’anima, il suo corpo esterno e il suo intimissimo spirito sono così uniti da formare un unico essere o, per così dire, alla fine un’unica sostanza individuale, e tuttavia fra loro sono tre e ben distinguibili. Così altrettanto sono appunto uniti il Padre, il Figlio e lo Spirito, come insegna anche chiaramente la citata Scrittura degli antichi padri e profeti.

16. Davide disse una volta che la sua anima, il suo corpo e il suo spirito avrebbero voluto essere trovati irreprensibili davanti a Dio. Ma se le parole del vecchio, saggio re suonavano così, non si potrebbe anche qui dire e domandare: “Come? L’uomo consiste dunque di tre persone o di tre uomini?”. Ma se questo già non è ammissibile per l’uomo, in cui per la sua formazione e per il vero completamento della sua vita la scissione dei suoi tre è tuttavia necessariamente presente in modo molto sensibile, come potrebbe allora proprio Dio, che in Sé fin dall’eternità è solamente Uno e sommamente completo, essere diviso in tre diverse persone o addirittura in tre dèi?».

 

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Cap. 26

Sulla Natura di Dio e sulla Sua indivisibile Unicità

 Sulla Trinità

 

1. (Continua il Signore:) «Udite! Se Dio - il Creatore di tutti gli esseri, e tuttavia differente da tutti gli altri esseri da Lui creati - sicuramente era, è e sarà in eterno, ebbene, ciò forse Gli impone una qualche immutabile necessità di rimanere in un certo Centro Originario?! Se già all’uomo è dato un libero movimento in ogni direzione perfino del corpo, e infinitamente più ancora riguardo allo spirito, come potrebbe allora il liberissimo Dio limitarSi in ciò in cui perfino alle Sue creature ha dato la più completa libertà? Io vi dico: “La divina Infinità sotto ogni aspetto, ha il potere di muoverSi anche in modo infinitamente libero!”. A Lei spetta perciò sicuramente anche il diritto di mutare la Sua Gloria in Carne per stare Ella stessa, di fronte agli uomini da Lei creati, anche come un Uomo eternamente perfettissimo, in modo visibile e tangibile.

2. Però l’infinita Gloria di Dio non ha e non può avere il potere di creare al di fuori di Sé altre Divinità a Lei pienamente simili. Se infatti potesse farlo, dovrebbe poter creare al di fuori dell’unico Spazio infinito, parecchi altri Spazi altrettanto infiniti, cosa questa che ogni uomo con le idee anche solo un po’ chiare dovrebbe sicuramente considerare e riconoscere già da lontano come una purissima assurdità. Infatti se l’unico Spazio è infinito in tutte le direzioni immaginabili, dove dovrebbe avere inizio un secondo Spazio altrettanto infinito?

3. Perciò anche solo un secondo perfetto Dio, con la più completa infinita Gloria, è altrettanto poco pensabile quanto un secondo Spazio infinito, e da questo potete ora scorgere chiaramente che Io, che ora cammino anche nella Carne come un Figlio dell’uomo come voi, non sono un secondo Dio, ma l’unico e stesso Dio che ero fin dall’eternità, prima di ogni creatura, e così anche rimarrò in tutta l’eternità. Io non posso dunque fare nulla contro la Mia eterna Gloria, ma posso fare tutto per essa.

4. Se Io creassi altri due Dèi al di fuori di Me, come magari il Figlio e lo Spirito Santo, così che entrambi fossero allora individualmente differenti da Me, essi dovrebbero certo necessariamente avanzare pretese su tutta la Mia Pienezza di Potenza, poiché senza questa non è pensabile alcun Dio, così come sarebbe poco pensabile il concetto di un secondo e magari terzo Spazio perfettamente infiniti sottoposti a una certa suddivisione e reciproca limitazione. Ma se fosse possibile pensare così, quale aspetto assumerebbe l’unico possibile diritto di Sovranità di Dio?

5. Ci può essere però solo un unico, infinito, diritto divino di Sovranità! Se infatti ce ne fossero tre, l’infinito Unico Regno di Dio sarebbe frantumato, e la sua sussistenza sarebbe altrettanto impossibile da immaginarsi, quanto la sussistenza di tre Spazi infiniti l’uno accanto all’altro.

6. L’Unico Regno dell’unico Dio può sussistere eternamente, perché soltanto Lui è un unico Re e Signore del Regno, com’è scritto nella Scrittura dei profeti, che dalla Bocca di Dio così hanno profetizzato: “Dio non darà a nessun altro la Sua Gloria.”[3]. Infatti soltanto Io, Cristo, sono l’unico Dio! Uomini, angeli, dominazioni e potenze, sì, tutte le cose in Cielo e su tutte le Terre, si sono sempre inchinati davanti a Me, e anche per l’eternità si inchineranno solo davanti a Me, e mai davanti a un altro, così come anche tutti gli spazi dei mondi creati, per quanto infinitamente grandi appaiano nei vostri concetti, vengono inghiottiti dall’unico Spazio infinito della Creazione, e in confronto ad esso sembrano complete nullità.

7. Se sotto il Nome di Padre, Figlio e Spirito Santo non fosse da intendersi un solo Dio esistente di per Sé come Essere fondamentale ed unico, e si dovessero ammettere, al Suo posto, un Figlio differente dal Padre e ugualmente un differente Spirito Santo, quale Dio allora dovrebbe mai essere il Padre?

8. Se, secondo la Scrittura dei profeti - che la rozza dissennatezza degli uomini, dovuta a loro stessa colpa, non comprende - il Padre investe il Figlio di ogni Potenza e Autorità in Cielo e su tutte le Terre e su tutti i mondi, e Gli ha associato lo Spirito Santo come Coadiutore al fine della santificazione e dell’amministrazione della nuova Dottrina dai Cieli ora a voi data, a Capo della quale è posto appunto solo il Figlio, che Io rappresento, come è posto anche a Capo di tutte le altre cose, allora Io vi domando: “Che tipo di Dio fate allora del Padre? Potete soprattutto farne ancora un Dio?”.

9. E se nella cecità umana-materiale potete immaginarvene ancora Uno, dovete immaginarvelo evidentemente ozioso e inattivo, poiché evidentemente dovete scorgere dopo tutto che Egli in siffatte circostanze non avrebbe più nulla da compiere e anche più nulla da governare. Sareste costretti ad immaginarvi solamente, alla tenebrosissima maniera umana, che il Dio Padre, forse a causa della Sua età avanzata, come l’antico re Faraone in Egitto che consegnò il governo a Giuseppe, ora abbia anch’Egli consegnato per l’eternità il governo al Figlio, a causa della Sua debolezza e stanchezza, per poterSela ormai godere nella Sua tranquillità, del tutto ozioso!

10. Potete forse pensare fra voi che il Padre sia diventato vecchio e che si voglia mettere a riposo, avendo ora fuori di Sé un onnipotente Figlio perfettamente a Lui simile, e inoltre anche uno Spirito Santo ugualmente onnipotente, che Egli magari ha generato da Sé e da Suo Figlio, ai quali ora voglia consegnare l’intero Governo, congedando Se stesso?

11. Oh, come deve essere ultrapagana, sciocca, ottusa e cieca qui l’intelligenza umana, a cui fosse possibile di cadere in una tale pazzia!

12. Se sussistono un Figlio e uno Spirito Santo differenti dal Padre e fuori dal Padre, nello stesso identico modo come sussistono angeli ed uomini, costoro non possono essere nient’altro che solamente Sue creature, perché hanno ricevuto la loro natura, per quanto perfetta possa essere, solo dall’unico Creatore, e non da se stessi in seguito ad una loro personale ed eterna Pienezza di Potenza.

13. Ma come può sussistere una perfetta affinità divina, o una unità essenziale, tra uno Spirito senza corpo e forma e uno Spirito con corpo e forma? Può forse essere detto del Figlio, che è una Persona fisica e, come vedete, ha un corpo, che Egli è nel Padre, se il Padre non ha corpo, né aspetto, né forma? Oppure può l’infinito Padre privo di corpo, aspetto e forma, essere nel Figlio?

14. Inoltre: se lo Spirito Santo è una terza Persona uscente dal Padre e dal Figlio ed esistente di per sé, come può essere questa terza Persona ugualmente dotata e ugualmente eterna come gli altri due? Ovvero, può ciò che riceve la sua esistenza da un altro, essere uguale a colui che ha la propria esistenza eternamente da se stesso? Potrà mai l’eternità essere uguale al tempo sempre fuggevole, o uno spazio limitato uguale all’infinità?

15. Se si può anche ammettere che tutti i tempi dei tempi stiano, si muovano e mutino dentro all’eternità, è impossibile però pensare, dire e affermare che l’eternità è contenuta nel tempo, per quanto a lungo esso possa durare. Inoltre, se è possibile pensare, dire e affermare che tutti gli spazi, per quanto grandi ma alla fin fine pur sempre limitati, sono sicuramente contenuti nell’originario Spazio infinito, non si può però certo pensare, dire e affermare che l’originario Spazio infinito è contenuto in essi.

16. Se dunque lo Spirito Santo uscisse realmente, come un’altra creatura, dal Padre e dal Figlio come Persona in sé specifica, allora sarebbe evidentemente un Dio del tempo e non dell’eternità! Un simile Dio però, come tutto ciò che è temporale, col tempo potrebbe poi cessare di esistere! Ma se questo accadesse, chi potrebbe poi dare e mantenere a tutti gli uomini ed angeli un’esistenza eterna?!

17. Ma affinché questa cosa di estrema importanza vi risulti ancora più lucida e chiara, proseguiamo ancora su questo tema; voi dunque uditeMi!».

 

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Cap. 27

Il Signore come Figlio – Sulla Trinità – Sul modo di divulgare la verità

Differenza tra la fede obbligata e la fede per intima convinzione

 

1. (Continua il Signore:) «Ma se inoltre il Figlio era fin dall’eternità, come poté essere generato? E se appunto anche lo Spirito Santo era fin dall’eternità, come poté uscire dal Padre e dal Figlio e prendere origine così? Se, secondo la vostra idea e la vostra intelligenza, le tre divine Persone da voi contestate - dalle quali gli uomini del futuro potrebbero fare facilmente tre dèi - sono tutte quante eterne, cioè senza inizio, allora certamente nessuna può dare all’altra l’inizio dell’esistenza!

2. Io, ora un Uomo nella carne davanti a voi, sono il Figlio e non sono stato generato da altri se non da Me stesso, e appunto per questo sono in assoluto il Mio proprio Padre dall’eternità; ebbene, dove altrimenti potrebbe essere il Padre se non nel Figlio, e dove altrimenti il Figlio se non nel Padre, dunque solamente un Dio e Padre in un’unica Persona?

3. Questo Mio Corpo è perciò la Figura glorificata del Padre, a motivo degli uomini e degli angeli, affinché Io sia per loro un Dio comprensibile e visibile, ed ora voi potete vederMi, udirMi e tuttavia vivere! Prima infatti era detto che nessuno poteva vedere Dio e contemporaneamente vivere. Io dunque ora sono Dio in tutto e per tutto; in Me è il Padre, e la Forza uscente da Me secondo il Mio Amore, la Mia Sapienza e la Mia onnipotente Volontà, Forza che riempie dappertutto lo spazio eternamente infinito e agisce anche dovunque, è lo Spirito Santo.

4. Io, come Mi vedete ora fra voi quale Uomo-Dio, sono di sicuro perfettamente e indivisibilmente fra voi qui, in questa sala da pranzo sul monte degli Ulivi, in tutta la Mia Entità centrale originaria, e non Mi trovo perciò, quale verissimo Dio e allo stesso tempo Uomo, in nessun altro luogo di questa Terra e nemmeno in nessun altro luogo di un’altra. Ma attraverso la Forza uscente da Me, che è lo Spirito Santo, Io riempio efficacemente tuttavia tutti i Cieli e lo Spazio materiale-terreno e infinito. Io vedo ogni cosa, dalla più grande dalla più piccola, conosco tutto, so tutto, dispongo tutto e creo, guido e governo tutto.

5. Ma se ora voi sapete questo dalla Mia bocca, comprenderete anche per quale ragione dobbiate fortificare, con l’imposizione delle mani nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, gli uomini che crederanno in Me ed anche agiranno secondo la Mia Dottrina a loro annunciata.

6. Ma se ora ne comprendete la ragione, comprenderete anche che gli uomini, qualora siano stati istruiti da voi in modo vero e giusto, anche se verranno nominati i tre Nomi caratterizzanti [la Divinità] non cadranno facilmente nell’idea di tre Dèi quali tre Entità personali. Però Io vi metto a cuore nel modo più sentito anche questo: di dare agli uomini dappertutto una luce giusta e pienamente vera. Infatti dove essa verrà a mancare, gli uomini deperiranno anche facilmente e presto, e passeranno a ogni sorta di dottrine errate, e allora sarà difficile portarli sulle vie della piena verità.

7. Ma che, nonostante tutta la vostra fedeltà, sorgeranno tuttavia falsi insegnanti e profeti, e travieranno moltissimi uomini, questo voi non sarete certo in grado di impedirlo, e non sarà neppure imputato a vostro carico. Così come se un agricoltore seminasse grano puro nel suo campo e il suo nemico di notte spargesse fra il grano i semi dell’erbaccia, ebbene, non si potrebbe certo imputare all’agricoltore come peccato il fatto che nel suo campo, fra il grano, prosperasse l’erbaccia e indebolisse il buon frutto.

8. È bensì Mio amorevole desiderio che tutti gli uomini di questa Terra intraprendano le vie luminose della verità e vogliano camminare su di esse verso la Vita eterna, ma poiché, per le ragioni a voi già note, Io qui devo ritrarMi completamente con la Mia Onnipotenza, così ciascun uomo è completamente libero, e alla fine può credere e fare ciò che lui stesso vuole.

9. Voi però, nell’ulteriore diffusione della Mia Dottrina, farete la cosa migliore se preparerete l’intelligenza degli uomini e con essa il loro animo. Infatti una volta che siano stati compenetrati l’intelligenza e l’animo, là la fede, attraverso la buona volontà, diventa viva e attiva con piena efficacia. Senza la giusta illuminazione dell’intelligenza e dell’animo, invece, la fede rimane solo un’ottusa e cieca accettazione di ciò che l’uomo ha sentito da una qualche parte autorizzata. Ma una fede simile equivale a non averne quasi affatto; essa non vivifica l’animo spronandolo ad agire di propria spontanea volontà e con allegrezza di cuore, ed è perciò anche una fede morta, perché è priva di opere libere e generatrici di gioia.

10. Infatti le opere che l’uomo compie costrettovi da un obbligo esterno, non hanno alcun valore per l’anima, perché esse non la vivificano, ma la opprimono, essendo compiute non spontaneamente per intima convinzione, con gioia, bensì solo per paura della punizione minacciata, e vengono compiute con dispetto, collera ed ira segreti.

11. Ma se Io già a voi dico che nella conoscenza e nel puro amore dovete essere perfetti, come è perfetto il Padre in Cielo, allora devono esserlo anche i vostri discepoli! Perciò vi dico in aggiunta: “Prima esaminate bene ogni cosa, e poi tenete ciò che è buono e vero!”.

12. Ma quello che Io consiglio a voi di osservare per voi stessi, consigliatelo anche ai vostri futuri discepoli! Io ora potrei benissimo pretendere senz’altro da voi che crediate anche senza ulteriori spiegazioni a quello che vi dico e vi consiglio di fare, poiché i segni che Io ho compiuto davanti ai vostri occhi Mi hanno procurato sicuramente quella autorità che vi obbliga a crederMi, ma una tale fede obbligata non è ancora di gran lunga una luce interiore dell’anima, e non la vivifica gioiosamente all’azione.

13. Ma che è proprio così, lo dimostrate voi col vostro continuo domandare, e con ciò attestate apertamente che la pura fede d’autorità offre all’anima davvero troppo poca luce, [lasciando una carenza di luce] che solo le Mie spiegazioni ricoprono poi in voi. Ma se voi ora accanto a tutti i segni che Io ho compiuto e ai Miei insegnamenti, continuate a pretendere ancora delle chiare spiegazioni, e queste vi fanno bene, allora anche i vostri discepoli pretenderanno questo da voi, e in ciò non dovete essere parsimoniosi se volete evitare il più possibile la comparsa dei falsi profeti!

14. Voi compirete anche dei segni, e i falsi profeti faranno lo stesso con artifici di ogni sorta, e perciò i segni da voi compiuti saranno e resteranno sempre una magra prova per l’autenticità degli insegnamenti da voi predicati al popolo. Ma quello che voi imprimerete nell’intelligenza e nell’animo degli uomini con parole piene di luce, ciò resterà, eternamente incancellabile, come prova viva della verità della Dottrina dai Miei Cieli. Soltanto una tale verità chiaramente afferrata, renderà pienamente liberi voi e i vostri discepoli. Ed ora ho di nuovo rivelato molto a voi tutti, e vi ho dato molta Luce, e vi domando perciò nuovamente se avete anche ben compreso tutto ciò»

15. Dissero tutti: «Sì, Signore e Maestro, ora abbiamo afferrato molto bene tutto ciò, poiché anche questa volta Tu hai parlato molto liberamente e apertamente!»

16. Dopo di che Io dissi: «C’è ancora tempo; se qualcuno vuol sapere ancora qualcosa, venga e chieda!».

 

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Cap. 28

Sul profondo significato di “Spazio infinito” e di “Eternità”

 

1. A questa Mia esortazione si alzò uno di quei certi ebrei-greci che vi sono già noti, e disse: «Signore e Maestro, abbiamo già sentito finora dalla Tua bocca, come pure, per Tua concessione, dalla bocca di Raffaele, così tante e luminosissime verità, che ora posso davvero pensare in su e in giù come voglio e come mi piace, e non trovo più nulla che mi sia ignoto. E perciò a ciascuno di noi riuscirà difficile interrogarTi ancora su qualcosa di cui Tu non ci abbia ancora dato una spiegazione. Ma quello che ci hai spiegato è anche spiegato in modo tale che perfino un’intelligenza molto semplice deve afferrarlo e comprenderlo molto chiaramente. E così ora non ci rimane proprio quasi più nient’altro su cui poterTi interrogare e nel contempo pregarTi di una delucidazione ancora più chiara»

2. Dissi Io: «Bene per la tua anima se ora hai già assorbito tanta Luce vitale! Ma se tu non riesci più a trovare in te un angolo non illuminato, si troverà forse qualcun altro che avvertirà ancora in sé qualche oscurità e forse, col tempo, capiterà anche a te stesso!»

3. Quando l’ebreo-greco ebbe udito questo da Me, si inchinò davanti a Me e sedette al suo posto.

4. A questo punto però intervenne Lazzaro e disse: «Signore e Maestro, io avrei ben ancora qualche angolo oscuro in me; se Tu volessi benignamente rischiararli, questo sarebbe un grande ristoro per la mia anima!»

5. Dissi Io: «Conosco bene di che cosa hai sete, e potrei anche metterti nel cuore una luminosissima risposta, ma poiché qui si tratta di illuminare tutti i presenti, e così fra tutti voi qualcun altro potrebbe scoprire se in lui è davvero già tutto chiaro, chiedi pure apertamente e anch’Io ti risponderò davanti a tutti apertamente e ad alta voce!»

6. Continuò allora Lazzaro: «Signore e Maestro! Secondo quanto ci hai spiegato delle grandi sfere e dei mondi fisici, dei globi-involucro e del grande Uomo-cosmico da Te creato, si è fatta in me una discreta chiarezza riguardo l’infinita, terrificante grandezza dello Spazio eternamente illimitato, ma subito dopo ho trovato tuttavia in me un abisso molto grande e molto oscuro, sopra il quale neanche il mio pensiero più ardito osava volare!

7. Vedi, che lo Spazio della Creazione sia infinito e dunque non possa avere mai fine in nessuna direzione, questo è chiaro a me e sicuramente anche a chiunque altro! Ma come stanno le cose riguardo alla sua eterna durata? Chi lo ha esteso così all’infinito, e come, e quando? Che cos’è effettivamente l’eternità, e in che modo, nel Tempo e nello Spazio, Dio stesso è eterno e infinito in tutto? Vedi, Signore e Maestro, questa è sicuramente, da parte di un uomo mortale, una domanda oltremodo inadeguata al Tuo cospetto; ma che cosa può farci l’anima assetata di Luce anche in questo ambito, se si destano in lei tali pensieri?»

8. Dissi Io: «Tu hai definito questa domanda come oltremodo inadeguata al Mio cospetto; Io invece la chiamo una domanda ottima e molto appropriata, e voglio anche dare a voi tutti una risposta il più possibile chiara!

9. Vedete! Dio, Spazio ed Eternità sono di nuovo simili ai tre concetti di Padre, Figlio e Spirito. Il Padre è ininterrottamente Amore, e dunque un’eterna tendenza all’Esistenza più perfetta mediante la Forza dell’eterna Volontà nell’Amore. Lo Spazio, o il Figlio, è l’Esistenza che proviene, anch’essa eternamente uguale, dall’eterna tendenza dell’Amore, e l’Eternità o lo Spirito, quale infinita Forza originaria nel Padre e nel Figlio, è il Moto e l’Attuazione delle tendenze dell’Amore nel Figlio.

10. Se lo Spazio avesse cominciato una volta, magari come da un punto, ad estendersi all’infinito in tutte le direzioni, esso in primo luogo sarebbe finora altrettanto poco infinito come lo è di per sé il grande Uomo-cosmico da Me creato. In secondo luogo, però, si pone da sé la questione: “Che cos’era ciò che circondava [esternamente], estendendosi sicuramente all’infinito in tutte le direzioni immaginabili, il punto da cui effettivamente si è esteso l’infinito Spazio della Creazione?”. Era l’etere privo di luce, o era il Caos pagano, o era una massa completamente solida, oppure era aria, o acqua, o fuoco?

11. Se era una delle cose nominate, come può il punto spaziale avere avuto in sé la forza di sospingere simili masse infinite [che si trovavano al di fuori di se stesso] nell’infinitamente Infinito, e dove sono arrivate poi le masse sospinte se lo Spazio eternamente infinito deve essere uscito da quel punto originario eternamente infinito? Esse dovrebbero allora trovarsi necessariamente al di fuori dello Spazio infinito, come originariamente si sono trovate al di fuori del punto dal quale è uscito lo Spazio infinito. Ma se fosse possibile anche solo immaginarsi questo, lo Spazio della Creazione sarebbe però certamente di nuovo limitato e ristretto, e anche con un’espansione continua di eterna durata non sarebbe tuttavia mai infinito.

12. Da quanto esposto voi vedete che lo Spazio della Creazione era necessariamente ed eternamente infinito in tutte le direzioni e non ha mai potuto avere un inizio, e poiché Dio, Spazio ed Eternità sono identici, come già vi ho mostrato, così Dio, che riunisce in Sé tutti questi concetti, è certamente anch’Egli senza inizio, perché un inizio di Dio sarebbe altrettanto impossibile da immaginarsi quanto l’inizio nel divenire dell’infinito Spazio, e con esso del Tempo eterno. Ritengo di aver ora dimostrato questo in modo già sufficientemente comprensibile per cui ognuno possa averne piena chiarezza.

13. Ma Io vedo tuttavia in voi un certo scoglio oscuro che non siete ancora in grado di superare. E vedete, questo scoglio consiste nel fatto che voi vi immaginate l’infinito ed eterno Spazio come se fosse di per sé morto e senza alcuna intelligenza vitale, e perciò non potete neanche comprendere come Dio, l’unico eterno Principio Vitale, abbia potuto per così dire trovare Se stesso nell’eterna e infinita morte, e in essa riconoscerSi e comprenderSi come la Vita più completa. 

14. Certo, se dell’infinito ed eterno Spazio della Creazione ci si fa questo concetto, allora ovviamente è difficile o anche impossibile comprendere come l’infinito Spirito - Dio - abbia potuto anche trovarSi a proprio agio nella morte eternamente infinita, essendo Egli la Vita più completa fin dall’eternità!

15. Fatevi perciò esattamente la rappresentazione opposta del grande Spazio eternamente infinito, e immaginatevi che in esso non c’è neppure un punticino privo di vita e di intelligenza, e che perfino ciò che davanti a voi si presenta come morto e completamente privo di vita, non è morto e senza vita, ma solo giudicato dall’onnipotente Volontà di Dio, così come potete benissimo osservare in un mondo fisico stesso o in una delle sue parti costitutive apparentemente senza vita!

16. Ma se tutti i mondi fisici e le loro svariatissime parti costitutive non sono e non possono essere altro che Idee e Pensieri di Dio fissati dalla Sua onnipotente Volontà, allora come possono essi venir considerati morti e completamente privi di intelligenza dagli uomini?

17. Se però Dio, che è identico all’infinito Spazio e al suo Tempo eterno, è universalmente in Sé la somma e la più completa perfetta Vita, come sarebbe poi possibile che ciò che solo da Lui proviene fosse morto, privo di vita e di intelligenza?!

18. Perciò quello che vi sembra esistere come morto, è solo giudicato da parte di Dio, e può di nuovo ritornare alla vita pienamente libera non appena Dio, a una tal cosa giudicata, scioglie i saldi lacci della Sua Volontà.

19. Qualcosa di simile lo avete visto compiere da Me stesso e, per Mia concessione, anche da Raffaele, quando delle pietre furono trasformate improvvisamente nell’originale etere vitale, oppure quando questo etere diventò una solida pietra. Un esempio molto tangibile di ciò ve lo offre sicuramente la colonna sulla via per Emmaus.

20. Ma se tutto questo è così e non può essere diversamente, voi allora, per giungere ad un concetto vivo e vero su Dio, dovete bandire completamente ogni morte dallo Spazio infinito e non immaginarvi altro che vita su vita e intelligenza su intelligenza, perché nell’infinita Essenza di Potenza e Intelligenza di Dio non può esserci eternamente alcuna morte».

 

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Cap. 29

Il rapporto tra gli esseri e l’Intelligenza universale

Sulle anime delle piante e degli animali fino all’anima umana

 

1. (Continua il Signore:) «Ma che ad un uomo dotato di una propria consapevolezza di vita, l’infinito Spazio della Creazione e l’infinita moltitudine di ciò che contiene appaiano come muti, morti e privi di intelligenza, ciò ha una sua ragione molto saggia. Infatti, affinché l’uomo ottenga, a Mia somiglianza, la più completa autonomia di vita, la sua consapevolezza della vita è, per Mia Volontà, totalmente separata dalla generale Consapevolezza di Vita e dalla sua infinita e somma Intelligenza, così che la consapevolezza dell’uomo si ritrovi in se stessa, e con ciò anche si formi e si consolidi da sé, per persistere eternamente in modo autonomo sulla via rivelatale come dall’esterno.

2. Ma fino a quando un uomo ha da fare con se stesso per ottenere la propria autonomia di vita, egli intuisce a mala pena di essere completamente circondato dalla Vita e dalla somma Intelligenza della Vita e, per quanto riguarda il suo corpo, di esserne anche compenetrato, senza di che egli propriamente non ci sarebbe affatto. Quando però ha portato a termine tale compito secondo la Volontà di Dio a lui rivelata, in quanto il suo intimo spirito lo ha tutto compenetrato, allora l’intero uomo entra poi anche in libera unione con la somma Vita e con la sua luminosissima Intelligenza nella universalissima Infinità di Dio, senza con questo perdere ciò che gli è proprio e personale. Allora però egli non avverte più, fuori da se stesso, uno spazio morto e muto, né delle pietre morte; allora invece tutto per lui diventa Vita e luminosa Intelligenza ben consapevole di se stessa.

3. Ma che le cose sono e stanno così, ve lo prova chiaramente anzitutto la Mia Onniscienza, di cui spesso avete avuto la prova. Come dunque potrei sapere di un infinito numero di cose e sapere tutto, se tra Me, cioè la Mia Entità personale-individuale, e, per esempio, il Sole, o un altro oggetto molto, molto più lontano, lo spazio fosse privo di vita e di intelligenza? E in secondo luogo lo prova anche già la sapienza di moltissimi uomini, i quali, pur non lasciando il loro posto, sanno, riguardo a moltissime cose che si trovano a grande distanza, come e che cosa sta avvenendo, oppure cosa avverrà in futuro.

4. Nei sette egiziani ne avete direttamente un eloquente esempio. Chi li ha informati che Io sono qui? Essi appresero questo in se stessi dalla grande e universale Intelligenza, e così anche la via che li portò fin qui. Se lo spazio tra qui e l’Alto Egitto fosse privo di vita e di intelligenza, sarebbe stato anche impossibile, per loro, l’apprendere quello che c’è e che succede qui.

5. L’anima dell’uomo nel suo corpo è separata soltanto da una parete molto sottile, e questa parete non è in nessuna relazione con l’Intelligenza vitale universale. E ciò è sufficiente perché l’anima, nel suo stato naturale, non abbia per lo più alcuna idea di quello che c’è e che succede spesso vicinissimo a lei, alle sue spalle, e non comprende neppure la milionesima parte di ciò che c’è e che accade davanti ai suoi occhi. E tutto questo è dovuto a quella accennata parete divisoria estremamente sottile fra lo spazio vitale specifico dell’anima e quello universalissimo, infinito. Inoltre, se questa parete divisoria fosse di grande spessore ed estensione, che cosa potrebbe sapere un’anima tanto possentemente isolata di ciò che la circonda in tutte le direzioni?

6. Che talvolta però un’anima, per ragioni note soltanto a Me, sia separata dalla Vita divina generale sommamente intelligente da una parete divisoria più robusta e più spessa, potete riscontrarlo molto bene negli idioti, nei muti e nei cosiddetti cretini[4]. Una tale anima è perciò anche atta solamente ad una ben magra istruzione, e talvolta anche a nessuna.

7. Ma perché venga permesso anche questo, lo so Io molto bene, e lo sanno in parte anche alcuni dei Miei vecchi discepoli; anche voi altri però apprenderete sicuramente tutto questo.

8. Le anime animali, come anche quelle delle piante, non sono invece rigidamente divise dall'universale Vita divina spaziale e perciò senza alcun insegnamento sono idonee, grazie alla percezione interiore, a ciò per cui sono state destinate secondo la loro costituzione e predisposizione. Ogni animale conosce il nutrimento a lui confacente e sa trovarlo; ha le sue armi e sa adoperarle senza alcun addestramento.

9. Così anche lo spirito delle piante conosce nel modo più esatto “quella” sostanza nell’acqua, nell’aria e nel terreno, che è utile alla sua specifica individualità. Lo spirito ovvero l'anima naturale della quercia mai e poi mai trarrà a sé la sostanza dalla quale il cedro produce il suo essere e la sua natura. Ebbene, chi insegna dunque ad una pianta come deve fare per attirare a sé costantemente solo la sostanza per lei stabilita? Vedete, tutto ciò è l’effetto della somma e universalissima Intelligenza vitale spaziale; da essa ciascuna anima di pianta e di animale attinge l’intelligenza a lei specificamente necessaria, ed è poi attiva secondo le istruzioni della sua specifica intelligenza.

10. Ma se è così, come ciascun uomo può sempre scorgere e riconoscere bene dall’esperienza, allora è certamente chiaro che lo Spazio infinito, e tutto ciò che c’è in esso, è una Vita e una somma Intelligenza. Di ciò l’anima umana non ha una percezione visiva, e questo avviene al solo scopo di permettere che essa possa procurarsi, per mezzo della sua intelligenza isolata che ha un’estensione estremamente vasta, una durevole autonomia di vita. Questo però non lo può fare nessuna anima di pianta e di animale, e perciò un’anima simile non ha un’esistenza separata di per se stessa, ma ha solo un’esistenza mescolabile, e quindi mutevole per un numero incalcolabile di volte, fino all’anima umana. E di tutte queste esistenze precedenti non le rimane nessun ricordo, perché dopo ogni mescolanza e cambiamento dell’essere, l’anima passa anche ad una diversa sfera di intelligenza.

11. Perfino l’anima dell’uomo, quale composizione potenziata al massimo grado di anime minerali, vegetali e animali, non ha alcun ricordo delle sue preesistenze, perché nei suddetti tre regni le specifiche parti animiche non possedevano un’intelligenza propria e rigidamente separata, ma solo un’intelligenza, per così dire, presa in prestito per la loro specie dall'universale Vita divina spaziale. È vero che in un’anima umana tutte le innumerevoli pre-intelligenze specifiche si trovano riunite insieme, e ciò ha per effetto che l’anima umana può ben riconoscere e giudicare assennatamente da sé tutte le cose, ma uno specifico ricordo dei precedenti livelli di costituzione e di esistenza non è pensabile né possibile in quanto, nell’anima umana, dalle innumerevoli anime singole è stato fatto solo un unico uomo.

12. Quando però l’uomo viene pienamente compenetrato dallo Spirito di ogni vita e luce, egli potrà anche vedere in sé tale Ordine, così come Io stesso lo vedo in Me eternamente e sempre, e cioè che tutto sussiste a partire da Me e Io sono Tutto in tutto.

13. Ed ora dimMi, amico Lazzaro, se hai anche ben compreso tutto questo! E così pure ognuno di voi è libero di esprimersi al riguardo».

 

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Cap. 30

Sulla conoscenza del futuro: gioia per alcuni e disperazione per molti

 

1. Disse a questo punto Lazzaro: «Signore e Maestro! Questa Tua attuale chiarificazione supera tutto quello che noi finora abbiamo udito e visto grazie alle Tue parole, e solo adesso mi risulta pienamente chiaro perché Tu stesso sei venuto da noi uomini, quale Tu stesso un Uomo, e cioè per istruirci su Dio e su noi stessi, dato che noi siamo stati da Te destinati a continuare a vivere eternamente, nella massima autonomia possibile, che noi però dobbiamo conquistare liberamente con la nostra propria attività, secondo la Tua Dottrina; e questo è anche ciò che noi vogliamo fare e, con il Tuo aiuto, raggiungere.

2. Solo ora noi abbiamo un concetto perfettamente esatto di Te ed anche di noi stessi, e sappiamo perché l’una e l’altra cosa si deve fare, poiché senza di ciò non sarebbe possibile ad alcun uomo conquistare la vera vita eterna. Ora noi sappiamo veramente chi è Dio, ma conosciamo pure noi stessi; perciò adesso è anche più facile procedere verso la Vita sulla via così bene illuminata. Però quante migliaia di migliaia di uomini non hanno il minimo sentore di ciò e sono costretti a camminare sulla via che porta alla rovina! Quando sarà possibile che essi ne vengano liberati, come noi ora, lo sai solamente Tu; a noi resta soltanto il desiderio che le anime umane possano venire liberate al più presto possibile da questa grande tribolazione! Infatti quanto più illuminati e liberi noi diveniamo per Tua Grazia, tanto più profondamente noi sentiamo l’infelicità di tutti coloro che non partecipano a tale Felicità divina.

3. Ma che cosa si può fare? Se Tu stesso permetti che così avvenga, sarà per delle ragioni quanto mai sagge a Te note, perciò deve essere giusto anche per noi. Però quanto a lungo durerà ancora, prima che tutti gli uomini su tutta la Terra riescano ad essere di una sola Fede, di una sola Luce e di un solo e vero sentimento fraterno?»

4. Ed Agricola aggiunse: «Certo, questa è anche per me una continua pena! E la Luce sempre più chiara nel cuore comincia perciò, e con ragione, ad opprimere anche me, perché scorgo anche troppo chiaramente il distacco di quasi tutta l’altra umanità! Signore e Maestro, a Te il futuro è altrettanto noto, quanto lo sono i nostri più nascosti pensieri e desideri, cosicché potresti Tu indicarci anche un tempo esattamente stabilito in cui con certezza la maggior parte dell’umanità potrà godere di una vera Luce più elevata?»

5. Dissi Io: «Finché l’uomo peregrina su questa Terra, non ancora rinato completamente nello spirito, non gli fa bene sapere troppe e grandi cose; il futuro troppo chiaramente svelato opprimerebbe il suo animo ancora non abbastanza forte e lo porterebbe facilmente alla disperazione.

6. Basta che tu rifletta su questa circostanza: “Quanto sarebbe scoraggiante per gli uomini se essi sapessero con certezza in quale giorno e ora morranno secondo il corpo!”. Per loro infatti è già abbastanza spiacevole sapere che un giorno essi dovranno sicuramente morire, ebbene, quanto più spiacevole sarebbe poi se ne conoscessero l’anno, il mese, il giorno e l’ora della loro morte corporale? 

7. Naturalmente le cose stanno molto diversamente quando un uomo qui è già completamente rinato nello Spirito di ogni vita ed ha già in sé, in tutta chiarezza, la sua vita futura, sentendola viventemente in sé, quale sua proprietà, in tutta verità! Allora egli può sapere esattamente in anticipo la meta e la fine del suo corpo, visto che nel momento in cui gli sarà tolto il pesante fardello egli non verrà pervaso dalla tristezza, ma da somma gioia; mentre invece in un uomo comune una tale previsione così certa avrebbe sicuramente un effetto altamente deprimente.

8. Perciò non indagate neppure voi con troppo impegno sulla conformazione del futuro, ma accontentatevi di sapere quanto è necessario alla salvezza della vostra anima e poi anche del fatto che Io, nel Mio Amore e nella Mia Sapienza, so cosa sia necessario, e che farò certamente accadere in ogni tempo, sia per la buona che per la perversa umanità, ciò che sarà sempre per il suo bene, e voi allora troverete sopportabile qualunque futuro, buono o cattivo che sia.

9. Però quando voi stessi sarete rinati nello Spirito della Vita, sarete anche in grado di scrutare il futuro, senza perciò esserne turbati o indeboliti.

10. Che piega però prenderà il futuro, innanzitutto ve l’ho già mostrato abbastanza chiaramente in quella apparizione notturna e, ancora più chiaramente, nella spiegazione dei due capitoli del profeta Isaia, e vi indicherò ancora dell’altro sulla fine del vero e proprio maligno mondo umano, e di questo poi non sarete certo troppo soddisfatti. Però, a quest’ora di mezzanotte, lasciamo stare questo argomento, dato che dobbiamo discutere e trattare fra noi molte cose ben più necessarie. Se qualcuno ha da domandare ancora qualcosa, lo faccia ed Io lo illuminerò».

 

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Cap. 31

Il romano Agrippa racconta la sua esperienza con un illirico posseduto

 

1. A questo punto si fece avanti Agrippa, dicendo: «Signore e Maestro, dato che in questa notte sei tanto generoso nel dispensare la Luce, vorrei approfittare di questa occasione per avere un esatto chiarimento in merito ad uno strano episodio di vita fra gli uomini!

2. Vedi, io sono - al pari dell’amico Agricola - un uomo molto esperto in parecchie cose rare, nonché conoscitore di molte cose, cosicché sono in grado di parlare di parecchi argomenti, ciò che non sarebbe possibile ad ogni uomo. Molti anni fa, per importanti affari inerenti alla mia carica, io mi recai nell’Illiria[5], in Europa. Questa Illiria è un paese molto montuoso e, per la maggior parte, anche brullo e arido; i suoi abitanti sono perciò anche poco istruiti e assomigliano molto alla terra da loro abitata. Essi sono duri, poco arrendevoli nello spirito ma, in compenso, forti in ogni tipo di leggende, e specialmente molto fecondi di superstizioni come la loro terra è abbondante di erbacce.

3. Ora, in una località dove noi Romani avevamo già da lungo tempo una fortezza, trovai un gruppo di uomini fra i quali c’erano alcuni sacerdoti. Essi avevano molto da fare con un uomo dell’età di circa trent’anni e mi dissero che già da lungo tempo era posseduto da uno spirito malvagio, dal quale essi tentavano di liberarlo. Aggiunsero che l’uomo era di una famiglia molto rispettabile del luogo e che tutta la casa, e perfino talvolta tutto il paese, soffrivano delle vere pene dell’inferno a causa di quest’uomo, e che tuttavia quest’ultimo non ne aveva la colpa, dato che proprio lui era il più tormentato.

4. All’inizio io considerai ciò una pazzia da parte degli uomini e, oltre a ciò, forse una raffinata astuzia dei sacerdoti, e cioè pensai che si fossero trovati un individuo ben preparato a questo scopo e di servirsi della sua frenesia, probabilmente anche solo simulata, con l’intento di rendere il popolo - sempre avido di miracoli - sempre più a loro sottomesso e credente. Quando però ben presto mi convinsi di persona che la furia dell’uomo non poteva essere naturale, dato che le sue manifestazioni di forza raggiungevano una tale potenza, di fronte alla quale le cosiddette fatiche di Ercole erano semplici giochi da bambini, cominciai io stesso a credere con piena convinzione nella presenza nell’uomo di un demone Caco[6].

5. I due sacerdoti che sembravano cavarsela bene riguardo a quell’infelice, conoscendo da parecchie e precedenti esperienze i sintomi del male, dissero agli uomini che erano con loro, e che erano molto robusti: “Il momento del furore e della frenesia è vicino, perciò legatelo e ammanettatelo immediatamente con delle corde e catene fortissime, perché il demone Caco abbandonerà quest’uomo solo quando constaterà di non poter spezzare le corde e le catene consacrate”.

6. Subito dopo l’uomo venne legato con corde e catene in modo tale che nemmeno cento Ercoli messi insieme avrebbero potuto muoversi. Fatto ciò, tanto i sacerdoti che gli uomini si allontanarono almeno di cento passi dall’uomo immobilizzato e mi invitarono a fare altrettanto, ciò che io feci.

7. Pochi istanti dopo, quando noi ci trovavamo all’indicata distanza, l’uomo, con orrende grida di esultanza, si alzò di colpo, in un attimo spezzò corde e catene in molti pezzi e cominciò a spiccare dei salti incredibilmente alti nell’aria, sempre urlando spaventosamente; poi prese da terra parecchie pietre del peso di almeno cento libbre l’una (56 chilogrammi), gettandole intorno come se fossero fagioli. Tutta questa rabbia e questo furore durò circa un’ora, poi l’uomo si accasciò a terra privo di forze, e noi potemmo nuovamente avvicinarsi a lui.

8. I due sacerdoti gli rivolsero delle domande, per sapere cosa gli era accaduto. Egli però non sapeva nulla di tale suo furore, raccontò invece di una visione avuta come in sogno, secondo la quale egli si sarebbe trovato in una bellissima regione. Durante questo suo breve racconto, il suono della sua voce era molto dolce, come di una madre che soffre pazientemente, però improvvisamente il tono di voce e il linguaggio cambiarono, la sua bocca venne spalancata come da un potere magico ed una voce estranea, forte come il rombo del tuono, ne uscì, esprimendosi in lingua greca, all’incirca come segue:

9. “O voi, miserabili moscerini, mascherati da larve di uomini, voi volete farmi sloggiare da questa casa da me presa per mia dimora! Tutti gli eserciti romani non sarebbero in grado di farlo! Prima che una pietra fosse posta per la costruzione di Roma, molto tempo prima, io ero il famoso re Ciaxares, fui il primo di questo nome, ho battuto gli Sciti e combattuto contro la Lidia. La mia seconda figlia, Mandane, divenne la moglie del re di Persia e poi la madre del famoso grande Ciro, il cui padre si chiamava Cambise. Di più non occorre che voi sappiate!

10. Questa casa di carne, in cui io trovo piacevole dimora e dalla quale non mi lascio cacciare, discende dal mio sangue, e perciò la possiedo di pieno diritto! Per cui ogni vostro sforzo per liberarla da me è inutile, poiché in questa mia dimora io posso spassarmela a mio piacimento!”.

11. Dopo questo strano discorso, egli lanciò ancora alcune orrende maledizioni e minacce contro i due sacerdoti, diede ancora all’uomo dei colpetti che lo fecero rinvenire e quest’ultimo, siccome si sentiva molto debole, chiese qualcosa da mangiare. E quando, dopo aver mangiato, si sentì più forte, gli si chiese se egli sapeva quello che prima aveva detto. Però egli, con una voce dolce, disse che si ricordava soltanto di aver dormito e, nel sogno, di essersi trovato fra dei giovinetti vestiti di bianco.

12. Io poi parlai separatamente con i sacerdoti ed anche con i genitori dell’uomo che erano ancora in vita, e consigliai loro di far passare a miglior vita, con qualche buon mezzo, tale uomo, cosicché il demone Caco avrebbe dovuto abbandonare senz’altro tale dimora! Tutti però mi assicurarono che ciò era del tutto impossibile, e aggiunsero che chi avesse tentato di fare qualcosa del genere, si sarebbe esposto ad un grave pericolo di vita. Anzi mi dissero che qualcuno ci aveva già provato, ma ne era uscito molto malconcio. Poco tempo dopo io me ne andai da quel luogo disgraziato, ma avevo preso nota fedelmente di questo evento al quale avevo assistito, e spesso lo ho raccontato a uomini saggi, e così pure qui dagli Ebrei, ma non ho mai potuto ottenerne una spiegazione anche soltanto in parte soddisfacente.

13. Mi venne bensì riferito che c’erano parecchi uomini posseduti da diavoli o spiriti maligni e che era molto difficile guarirli; nessuno però seppe dirmi chi siano questi diavoli o maligni spiriti e come essi possano prendere possesso di un povero e debole uomo e possano dominare completamente la sua natura. Aggiunsero che spesso anche bambini venivano tormentati da cattivi spiriti in modo da far veramente pietà.

14. Signore e Maestro, che cosa ci sta sotto? Che si tratti di un inganno da parte di questi infelici non è certamente possibile, poiché quello che ho constatato nell’Illiria è tanto lontano dall’inganno quanto lo è un capo del mondo dall’altro».

 

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Cap. 32

Il Signore spiega la natura della possessione

 

1. Dissi Io: «La tua esperienza è perfettamente esatta, ed Io stesso ho liberato parecchi da questo malanno, sia nel paese degli Ebrei che anche presso i Greci. Ti assicuro dunque che ci sono realmente degli uomini che, per un certo tempo, vengono posseduti da certi spiriti maligni, però soltanto nella carne, e senza che con ciò l’anima di un tale posseduto venga minimamente danneggiata.

2. Gli spiriti maligni, che prendono possesso della carne di un uomo, sono anime di uomini trapassati, i quali in passato hanno condotto una vita deplorevole, pur sapendo che il loro agire era perverso.

3. La possessione, però, fa la sua comparsa soltanto laddove la fede in un Dio e nell’immortalità dell’anima è completamente scomparsa.

4. Questi casi, cattivi in apparenza, sono tuttavia permessi nelle epoche dalla fede ottenebrata, affinché servano per i non credenti da severo monito riguardo all’inutilità della loro incredulità, e servano da testimonianza che, dopo l’abbandono del corpo, vi è per l’anima dell’uomo una sicura continuazione della vita e che pure altrettanto sicura è l’esistenza di un Dio, il Quale è in grado di punire la cattiveria e la stupidaggine degli uomini anche nell’aldilà.

5. Lo spirito maligno che prende possesso della carne di un uomo, subisce - malgrado la sua rabbiosa resistenza - molte umiliazioni che per lui sono quasi insopportabili, e diventa in seguito a ciò più docile e più facile da trattare, e inoltre i testimoni della possessione, che vengono strappati quasi con violenza dal loro modo di vita materiale e tenebroso, cominciano a riflettere su ciò che è spirituale e diventano migliori nel loro modo di pensare ed agire.

6. E così questi fatti, che succedono fra gli uomini e che hanno un’apparenza tutt’altro che buona, hanno, nei tempi in cui la fede scarseggia fortemente, il loro lato decisamente buono, così come tu stesso hai potuto sicuramente constatare nell’Illiria.

7. Quei due sacerdoti - che precedentemente vincolavano a sé il popolo con ogni tipo di frodi magiche, mentre essi non credevano a nulla, il che non ha impedito loro di accumulare considerevoli ricchezze - hanno cambiato completamente idea proprio per mezzo di quel posseduto, poiché quello spirito maligno ha gridato loro a gran voce che essi erano dei miserabili impostori e che egli era molto migliore di loro che, nella loro impotenza, volevano combattere contro di lui.

8. Ora entrambi i sacerdoti credono nella sopravvivenza dell’anima dopo la morte del corpo e credono pure in un Dio, poiché lo spirito ha urlato loro ripetutamente in faccia che lui stesso, quale uno spirito maligno, valeva molto di più che diecimila legioni dei loro dèi immaginari, con il cui aiuto essi volevano scacciarlo, aggiungendo però che c’era soltanto un unico e vero Dio, al Quale egli avrebbe ubbidito se gli avesse comandato di sloggiare dalla casa di carne.

9. Tutto ciò venne udito anche da altri uomini, che perciò sono passati ad una fede migliore. Quindi un tale caso di possessione non è sempre qualcosa di veramente cattivo e di concesso ingiustamente da Dio, come se lo figura l’umano intelletto.

10. Presso uomini che hanno una vera fede luminosa e vivente, casi di possessione non ne avvengono mai, poiché l’anima dell’uomo e lo spirito in essa compenetrano anche il corpo, cosicché nessuno spirito straniero o maligno può penetrare in una carne ordinata e pura, che è compenetrata dallo spirito. Quando però l’anima di un uomo è diventata tenebrosa, carnale e materiale e, in seguito a ciò, anche inquieta e paurosa, ammalata e debole così da non potersi opporre ad un invasore estraneo, allora succede facilmente che talvolta qualche anima, la quale dopo l’abbandono del corpo si trattiene nelle basse regioni di questa Terra ed esercita il suo disordine dove gli uomini vivono nella carne, entri nel suo corpo, insediandosi, nella maggior parte dei casi, nell’addome, e quale straniero e spirito maligno cominci a manifestarsi verso l’esterno attraverso la carne dell’ossesso.

11. L’anima dell’ossesso però, come ho già detto all’inizio, non soffre alcun danno, cosicché la possessione non è affatto qualcosa di tanto cattivo come può apparire agli uomini.

12. In futuro però, quando voi vi imbatterete in tali uomini, imponete loro le mani nel Mio Nome e gli spiriti maligni li abbandoneranno. Se però voi doveste trovare qualcuno di questi ossessi il cui spirito maligno dovesse mostrarsi ostinato, allora minacciatelo, ed egli ubbidirà immediatamente a colui che, in piena fede, l’avrà minacciato nel Mio Nome! Infatti laddove viene predicata la Mia Dottrina, non è più necessario che siano i diavoli, attraverso la carne di un posseduto, a ravvivare negli uomini la fede che era scomparsa! Dove insegnano gli angeli, i diavoli devono essere messi in fuga!

13. Per quanto poi riguarda l’ossesso dell’Illiria, oramai tanto lui che i suoi cari credono in un unico e vero Dio, naturalmente ancora sconosciuto, e così pure credono nell’immortalità dell’anima; e se qualcuno di voi, in un avvenire abbastanza prossimo, si recherà là nel Mio Nome, gli sarà facile convertire alla vera Luce della fede non solo quegli uomini, ma anche tutta la popolazione di una vasta zona di quel paese, distruggendo così la loro superstizione. Agrippa, hai compreso bene?».

 

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Cap. 33

Il luogo spaziale materiale in cui si trovano le anime imperfette e quelle rinate nello spirito

Sull’ubicazione del mondo degli spiriti.

 

1. Disse Agrippa: «Signore e Maestro, ora questo mi è chiaro, come sicuramente anche agli altri, e Ti ringrazio per questa Luce. Tuttavia ho ancora una piccola cosa da osservare, e cioè se Tu ci volessi anche indicare dove si trova il luogo del vero e proprio mondo spirituale in rapporto a questa Terra. È vero che nel Tuo discorso hai già lasciato cadere una piccola scintilla, ma io non sono ancora arrivato a capire completamente. Se a Te fosse gradito, vorrei proprio pregarTi di dirmi la cosa adatta anche a questo riguardo»

2. Dissi Io: «È vero che, come ho già esposto alcune volte, tutto il mondo spirituale non ha proprio più niente a che fare con lo spazio e il tempo di questo mondo materiale, giudicato e perciò non libero, ma lo Spazio, essendo il più estremo involucro, è alla fine tuttavia il Contenitore di tutti i Cieli e di tutti i mondi spirituali, perché essi non possono trovarsi in nessun luogo che sia al di fuori dello Spazio infinito della Creazione[7]. E così, per parlarvi in modo chiaro e a voi comprensibile, ci devono essere anche certe spazialità in cui si trovino, come in un luogo, i mondi spirituali, sebbene, specialmente ad uno spirito completo, la località dello spazio importi altrettanto poco, quanto ora importa a te questo monte degli Ulivi mentre vuoi pensare ad Atene o a Roma. Infatti, sotto questo aspetto, per lo spirito non c’è né uno spazio stabilito, né un qualche tempo misurato.

3. Ma per quanto concerne la cosiddetta entità individuale di uno spirito, essa - altrettanto come Me - non può trovarsi completamente fuori dallo spazio e dal tempo. E così dunque anche le anime di coloro che sono dipartiti da questo mondo materiale, si trovano in una determinata spazialità locale, sebbene specialmente quelle imperfette nella vita non ne abbiano alcuna idea. E ciò avviene nello stesso modo nel quale tu, in un sogno, ti trovi - molto a tuo agio e perfino attivo - ora in questa zona e ora in quell’altra tutta diversa, e tutto questo senza variare nel frattempo neppure di una sola linea il luogo spaziale materiale in cui ti trovi personalmente come individuo.

4. Tu però vuoi conoscere da Me la vera e propria, per così dire, stabile località in cui si trovano dopo la morte della carne, specialmente le anime dalla vita imperfetta, e Io voglio anche informartene fedelmente. E così ascoltaMi e comprendiMi bene su quanto ti dirò in merito!

5. Quando un uomo nella sua vita corporea ha avuto un particolare amore per questo o quell’altro luogo del mondo materiale, egli rimane in quello stesso luogo, anche come anima dipartita, spesso per molte centinaia di anni, e di quando in quando ne diviene anche consapevole attraverso la via delle corrispondenze spirituali.

6. Di conseguenza, dove tu hai un luogo su questa Terra, là hai anche già una località per il mondo degli spiriti, che però di per se stessa non è ovviamente una località materiale, ma solo spirituale. Essa infatti nasce da una certa fantasia degli spiriti, per mezzo della loro volontà.

7. Di conseguenza tu puoi viaggiare in lungo e in largo attraversando un tale mondo da te stesso creato, ma come individuo rimani pur tuttavia fisso in una e medesima località materiale.

8. Supponiamo ad esempio che ci sia un uomo che nutra in sé un grande desiderio di conoscere meglio la Luna, il Sole e anche le stelle. Quando l’anima di un tale uomo viene privata del corpo, la sua località materiale è anche già il luogo dove il suo amore l’ha attirata e posta. Là essa entrerà anche presto in contatto con gli spiriti di quei mondi e comincerà ad occuparsi molto attivamente dei loro punti di vista e studi locali.

9. Se però un’anima già qui è completamente compenetrata dall’amore per Dio, la sua località individuale materiale, quella in cui si trova nelle vicinanze di questa Terra quale culla di educazione per i figli di Dio, non viene certo cambiata, ma l’anima - attraverso Me - potrà tuttavia percorrere per intero, nella più chiara luce di Vita, tutta l’Infinità, a seconda delle necessità sempre crescenti della propria intelligenza e della beatitudine che ne deriva, senza per questo dover cambiare neppure di una linea la località spaziale materiale per il proprio essere individuale. Così ugualmente anch’Io in Spirito non cambio di località, e pur tuttavia sono presente dappertutto contemporaneamente nell’intera Infinità.

10. Adesso non posso dirti in merito qualcosa di più e di maggiormente profondo; però quando tu stesso sarai rinato nello spirito, capirai anche parecchie altre cose in modo chiaro come il Sole. Hai capito bene ora questo?»

11. Disse allora Agrippa, ed anche parecchi altri: «Signore e Maestro, noi tutti Ti ringraziamo per questa chiarificazione che ci era oltre ogni dire molto necessaria, [e Ti ringraziamo soprattutto per quella precedente], poiché tutti abbiamo avuto spesso occasione di vedere e di osservare degli ossessi di ogni specie e qualità, e non potevamo spiegarci la cosa altrimenti se non pensando che tali infelici erano preda di veri diavoli, dai quali non riuscivano a liberarsi.

12. Dato questo giudizio sulla manifestazione dell’ossessione, eravamo costretti a considerare l’ossesso stesso quale un volgarissimo peccatore, completamente condannato da Dio già in questo mondo, oppure sorgevano in noi segretamente dei dubbi sull’Amore di Dio e sulla Sua elevatissima Giustizia, specialmente quando avevamo occasione di constatare, da ogni punto di vista, l’innocenza dell’ossesso, come pure della devozione dei suoi genitori, per la qual cosa non eravamo certo da disapprovare! Ora però la cosa ha assunto tutt’altro aspetto, e noi siamo davvero molto lieti che anche ciò, con questa Tua Grazia, è stato messo in chiaro»

13. Dissi Io: «Ebbene, è tutto a posto dal momento che anche su ciò tutto vi è chiaro; però fino al mattino abbiamo a nostra disposizione circa quattro ore per discutere e mettere in chiaro ancora qualcos’altro; perciò se qualcuno di voi ha ancora qualche incertezza, lo dica ad alta voce e gli verrà data Luce giusta e chiara, poiché Io voglio fare in modo che comprendiate bene tutto il mistero del Regno di Dio!».

 

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Cap. 34

Chi è “Satana” e chi sono i “diavoli”

L’evoluzione delle creature

La tentazione di Adamo ed Eva e la prova di Giobbe

 

1. Qui si fece di nuovo avanti uno dei farisei convertiti a Emmaus, che era un dottore della Legge, e disse: «Signore e Maestro! Ora noi sappiamo bene secondo verità come stanno le cose riguardo ai posseduti e chi sono in fondo gli spiriti maligni da cui, qua e là, una natura umana viene posseduta. Tuttavia nella Scrittura si parla, e lo si dice anche in modo molto evidente, riguardo ai reali diavoli assolutamente malvagi fin dalle origini e al loro principe Satana, che Satana, detto anche Lucifero, e una innumerevole quantità di angeli che si sono allineati a lui, sono stati scacciati da Dio e gettati nell’eterno fuoco dell’inferno.

2. Sta scritto inoltre come proprio Satana, con aspetto di serpente, fece cadere i primi uomini, e come attraverso lui Dio lasciò tentare il pio Giobbe.

3. Ebbene, secondo il Tuo nuovo insegnamento, come stanno ora le cose riguardo a Satana e ai suoi diavoli a lui subordinati? Chi è e dov’è Satana, e chi sono e dove sono i diavoli?

4. Se da parte Tua ci è stato concesso di capire tutto il mistero del Regno di Dio, allora dobbiamo aver chiara anche questa cosa, e Ti preghiamo di volerci dare molto benignamente una spiegazione comprensibile anche a questo riguardo!»

5. Dissi Io: «Su questo è già stato detto e spiegato molto da parte Mia, e i Miei più vecchi discepoli sanno cosa pensarne. Ma essendo tu presso di Me ancora un principiante, puoi ben chiedere quello che ancora non ti è stato annunciato, e così ascoltaMi!

6. Vedi, quello che l’infinito Spazio contiene in sé come Materia, è giudicato e con ciò consolidato dalla potenza della Volontà di Dio! Se così non fosse, non si troverebbe in tutto l’infinitissimo Spazio alcun Sole, né Luna, né terra, e assolutamente nessuna creatura; solo e unicamente Dio sussisterebbe, nella contemplazione dei Suoi grandi Pensieri e Idee.

7. Dio però fin dall’eternità ha posto i Suoi Pensieri, per così dire, come al di fuori di Sé, e con la Sua onnipotente Volontà ha attribuito loro un corpo. Questi Pensieri e Idee di Dio, divenuti corporei, non sono tuttavia strettamente dei corpi veri e propri, ma sono qualcosa di spirituale giudicato, e sono contenitori per la maturazione di una esistenza autonoma. Essi sono dunque creature destinate a sussistere per l’eternità, come da se stesse e per propria forza, accanto a Me, il Creatore a loro visibile.

8. Ogni creatura, essendo qualcosa di spirituale giudicato, è, rispetto a ciò che è già spirituale puro e spirituale libero, ancora impura, immatura, perciò non ancora buona, e rispetto a ciò che è buono in quanto puro e spirituale, può essere considerata di per sé ancora cattiva e malvagia. 

9. Perciò con “Satana” devi intendere l’intera Creazione materiale in generale, e con “diavolo” devi intendere l’elemento specifico[8] della stessa Creazione considerato separatamente.

10. Quando un uomo vive su questo mondo secondo la riconosciuta Volontà di Dio, egli così facendo si eleva, passando dalla prigionia creaturale alla increata Libertà di Dio.

11. Un uomo invece che non vuole credere in un Dio e perciò neppure agire secondo la Sua Volontà rivelata agli uomini, si immerge poi e sprofonda sempre di più in ciò che è materiale e creato, e diventa spiritualmente impuro, cattivo e malvagio in quanto giudicato, e diventa perciò un diavolo. Infatti, come vi ho già mostrato, tutto ciò che è semplicemente creato e giudicato, nei confronti di ciò che è spirituale puro e spirituale libero, increato, è impuro, cattivo e malvagio; però non lo è come se Dio avesse potuto creare, traendolo da Se stesso, qualcosa di impuro, cattivo e malvagio, ma esso è tale solo in sé e per sé. Ogni cosa infatti, in primo luogo, per esistere deve essere necessariamente creata, dotata di intelligenza e forza d’azione, e nell’uomo anche di libera volontà; e in secondo luogo per giungere alla possibile autonomia deve impiegare ciò che le è stato dato come creato, agendo in modo autonomo, e deve convertirlo come nella sua propria particolarità.

12. Davanti a Dio però non c’è nulla di impuro, nulla di cattivo e nulla di malvagio, poiché per il Puro tutto è puro, ed è tutto buono ciò che Dio ha creato, e di fronte a Dio non c’è dunque nessun Satana, nessun diavolo e perciò anche nessun inferno. Solo di per sé ciò che è creato è tutto questo, e lo è fino a quando deve rimanere come creato e giudicato e finché, essendo in possesso della libera volontà - buona o malvagia - voglia rimanere come ho detto.

13. Quando dunque nella Scrittura si dice che Satana, con l’aspetto di un serpente, ha sedotto la prima coppia umana, ciò equivale a dire questo: la prima coppia umana, che conosceva bene Dio e la Sua Volontà, si era lasciata incantare dalla piacevolezza del mondo materiale, e i desideri e la voce della loro carne giudicata dissero: “Vogliamo vedere che cosa succederà se, per una volta, agiamo in contrasto con la ben nota Volontà di Dio! Infatti Dio stesso ci ha dato libertà d’azione; con ciò non possiamo certamente perdere nulla delle nostre conoscenze, anzi solo guadagnarne. Infatti Dio sa sicuramente che cosa ci può derivare da un agire libero, noi invece non lo sappiamo; perciò agiamo per una sola volta secondo il nostro intendimento, e poi sapremo dall’esperienza anche quello che ora sa soltanto Dio!”.

14. E vedi, così i due mangiarono dall’albero proibito della conoscenza, attraverso la via dell’esperienza che vollero fare loro stessi, e così sprofondarono di un gradino più in basso, nella loro parte materiale giudicata, la quale in confronto alla libera vita spirituale può essere anche chiamata “la morte”.

15. Dopo di che essi riconobbero bene che nella loro carne dimoravano il giudizio della coercizione e la morte; e quest’ultima, crescendo l’amore per il mondo, può sotterrare nel proprio giudizio e nella propria mancanza di libertà anche la libera anima. E così i due perdettero dunque il puro Paradiso, che consisteva nella completa unione dell’anima con il suo spirito, e da se stessi non potevano certo ritrovarlo completamente. La loro anima infatti era stata ferita dal pungiglione della materia, e allora aveva già molto da fare per mantenersi, per quanto possibile, ancora libera, al di sopra del giudizio della creata coercizione, com’è ancora il caso per tutti gli uomini. Ed Io sono venuto in questo mondo per indicare di nuovo agli uomini la vera via della Vita, e ridare loro attraverso la Mia Dottrina il Paradiso perduto.

16. Così è anche il caso di Giobbe. Giobbe era un uomo estremamente felice in senso terreno e aveva molti beni. Egli però era anche un uomo saggio e molto devoto a Dio, che viveva rigorosamente secondo la Legge. Ma il suo straordinario benessere rendeva tuttavia la sua carne sempre più bramosa e poneva grandi sollecitazioni allo spirito in lui.

17. Lo spirito giudicato della carne disse in certo qual modo all’anima: “Voglio un po’ vedere se con tutte le mie gioie e le mie sofferenze terrene riesco a distoglierti dal tuo Dio, a stancarti nella tua pazienza e a metterti nel mio giudizio di coercizione!”.

18. Ciò costò a Giobbe una possente battaglia, poiché da una parte gli stavano a disposizione tutte le gioie terrene, di cui egli certamente godeva, ma queste d’altronde non esercitavano alcun dominio sulla sua anima, ed essa rimaneva in unità con lo spirito.

19. Ma poiché il maligno spirito della materia in questo modo non concludeva nulla con l’anima, allora l’anima di Giobbe venne tentata da ogni sorta di spiacevolezze corporali che sono raffigurate nel Libro. Giobbe però le sopportò tutte con pazienza, sebbene qua e là egli brontolasse e si lamentasse delle sue miserie; ma alla fine tuttavia egli riconosceva sempre apertamente che soltanto Dio poteva avergli, prima, dato tutto, che ora glielo aveva tolto, ma che glielo poteva ridare addirittura in misura ancora più grande di come glielo aveva tolto per il pieno rafforzamento dell’anima nello spirito.

20. Ma se è così, chi fu allora il Satana che tentò così tanto il pio Giobbe? Ebbene, esso era lo spirito giudicato della sua carne, cioè le sue svariate brame!

21. Ma un certo Satana e dei diavoli primordiali in persona non ci sono mai stati nella realtà, se non nella giudicata materia fisica di ogni genere e specie. Ma che Satana e i diavoli siano stati rappresentati dagli antichi saggi con ogni sorta di immagini spaventose, ciò trova la sua ragione nel fatto che in questo modo l’anima, con ogni sorta di forme maligne, si facesse un’idea di quale pena debba soffrire una libera vita qualora si lasci di nuovo catturare dal giudizio della materia».

 

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Cap. 35

La paura della morte

Cos’è realmente l’inferno – Sul vero significato

dell’oro e dell’argento – Sulla personalità di Satana e dei diavoli

 

1. (Continua il Signore:) «Io stesso una volta, dinanzi ai Miei primi discepoli, ho fatto comparire Satana in un’immagine simbolica, ed essi si spaventarono moltissimo alla sua vista. Lo stesso avvenne spesso anche presso i primi padri di questa Terra; tuttavia allora non era necessaria alcuna spiegazione verbale, dato che essi, resi saggi dallo spirito, erano in grado di comprendere molto bene la raffigurazione simbolica seguendo la via delle rispondenze interiori, e perciò anche dicevano: “È davvero spaventoso cadere in potere del giudizio di Dio!”. Ciò che significa: “È spaventoso per un’anima, qualora essa sia giunta alla piena coscienza di sé, lasciarsi nuovamente far prigioniera nella materia dal Giudizio coercitivo, mai mutabile, della Volontà divina!”.

2. Che questo stia a significare per l’anima qualcosa di spaventoso, lo può constatare ognuno alla vista di un morente che non abbia raggiunto la piena rinascita nello spirito.

3. E perché una tale anima sente tanta paura dinanzi alla morte del suo corpo? Questo avviene perché essa, ancora avvolta nel suo giudizio coercitivo, immagina di morire insieme al suo corpo! Che questo sia veramente il caso, voi lo potete constatare e riconoscere in tutti coloro che non credono affatto, oppure molto superficialmente, alla sopravvivenza dell’anima dopo la morte del corpo, perché detta anima, completamente o in gran parte, è prigioniera del giudizio della sua carne, e perciò deve sentire anch’essa la morte del corpo, e questo finché essa non ne venga separata completamente dalla Mia Volontà.

4. Dato però che si spera che ora voi riconosciate come stanno effettivamente le cose con il vero Satana ed i suoi diavoli, ora potrete comprendere, da soli, che la stessa cosa vale anche per l’inferno. Al pari di Satana, esso non è che l’eterno Giudizio coercitivo, dunque il mondo e la sua materia.

5. Ma perché Satana viene chiamato il principe delle tenebre e della menzogna? Egli viene chiamato così perché tutta la materia non è affatto quello che sembra, e chi, nel suo amore per questa, la afferra nella sua apparenza e si lascia far prigioniero di questa, costui viene anche a trovarsi evidentemente nel regno della menzogna e, rispetto alla verità, nel regno delle tenebre.

6. Chi ad esempio ama troppo i cosiddetti tesori della materia morta e li considera e li apprezza per quello che sembrano e non per quello che sono secondo la verità, costui si trova in seguito a ciò già nel regno della menzogna, perché il suo amore, che è la base della sua vita, è sprofondato nei tesori della materia come se fosse completamente cieco, e potrà soltanto con molta fatica e difficoltà riemergere da una tale notte alla Luce della piena verità!

7. Chi invece considera l’oro soltanto quale un’apparenza corrispondente, attraverso la quale viene raffigurato il Buono dell’Amore in Dio, così come pure attraverso l’argento viene raffigurata la verità della Sapienza in Dio, costui conosce allora anche il vero valore dell’oro e dell’argento, e con ciò esso si trova nel Regno della verità e la sua anima non viene più soffocata dall’apparenza ingannevole e dal suo giudizio.

8. Presso gli antichi e tutti i profeti, dunque, l’oro, l’argento e le diverse specie di pietre preziose avevano soltanto il loro vero significato, mentre, quale materia, essi non avevano alcun valore e non potevano perciò diventare pericolosi per l’anima. Con il riconoscimento del vero valore e utilizzo della materia stessa, essi potevano, in via naturale, trarne anche il giusto utile.

9. Quando però con il tempo gli uomini cominciarono ad apprezzare ed a tenere in gran conto la materia per il suo splendore apparente, essi passarono nel suo giudizio, diventarono spiritualmente ciechi, duri, avidi, avari, bugiardi, litigiosi, ingannatori, orgogliosi, maligni, pronti alla guerra ed assetati di conquiste, e in seguito a ciò caddero nell’idolatria e nel paganesimo, e perciò anche nel vero e proprio inferno, del quale senza di Me non potevano venire liberati.

10. Perciò dovetti pure Io rivestirMi di materia e, con essa, del Giudizio, e tale Giudizio, ora, lo devo spezzare affinché Io divenga, con tale lavoro, una Porta d’entrata della Vita eterna per tutti i caduti, purché essi, attraverso questa Porta, vogliano entrare nella Vita! Ecco perché Io sono la Porta della Vita, come pure la Vita stessa. Chi non entra attraverso di Me, non giunge alla Vita, nella Luce dell’eterna verità, e così alla libertà, ma rimane prigioniero nel giudizio della materia.

11. Ora però si presenta da sé ancora una domanda, e cioè: “Non esiste dunque, davvero, nessun Satana in persona o alcun diavolo in persona?”

12. Ed Io dico: “Certo, già qui sulla Terra ce ne sono di tipi simili che ancora vivono nella carne, e in numero molto maggiore ce ne sono nell’aldilà che si impegnano senza interruzione ad esercitare il loro maligno influsso sull’aldiquà, e ciò talvolta servendosi degli spiriti naturali rozzi che soggiornano ancora in ogni tipo di materia per la maturazione prestabilita, e poi anche in modo diretto con certi segreti suggerimenti, nonché stimoli e allettamenti. Infatti essi osservano benissimo le diverse debolezze e disposizioni degli uomini verso stimoli e allettamenti di questo genere, e se ne impadroniscono e le attizzano fino a farle diventare passioni roventi.

13. Quando però una debolezza in un uomo è diventata un’ardente passione, allora egli si trova già completamente nello stato del giudizio della materia e dei suoi maligni spiriti, e per lui poi è molto difficile liberarsene.

14. Satana è il compendio dell’intero Giudizio coercitivo della Materia, e per quanto concerne la sua personalità, essa in sé e per sé non è da nessuna parte, ma è da considerarsi come un’aggregazione di diavoli di ogni genere e specie, diavoli non solo di questa Terra, ma di tutti i mondi nell’infinito Spazio della Creazione. Così ugualmente, rifacendoMi alla spiegazione che vi ho già dato, anche tutti gli innumerevoli globi-involucro, alla fin fine, nel loro insieme generale rappresentano un enorme Uomo-cosmico.

15. In più piccole dimensioni, anche un’aggregazione di tutti i diavoli di un mondo fisico è ovviamente un Satana, e inoltre, nella misura più piccola, anche ogni singolo diavolo di per sé è un Satana.

16. Però fino a quando non ci fu alcun uomo su un mondo fisico, su di esso non ci fu neppure un diavolo in persona, ma solamente spiriti giudicati e non purificati in tutta la materia di un mondo fisico; della materia però fa parte tutto ciò che percepite con i vostri sensi.

17. Ma potete ora tenere presente anche il fatto che di certo su nessun mondo fisico ci sono diavoli più maligni e più malvagi di quelli che si trovano proprio in questa Terra e su di essa. Se fosse loro concesso, essi ridurrebbero molto male la Terra e i suoi abitanti; però non viene loro concesso. E proprio affinché i diavoli non possano fare così, essi sono affetti da ogni cecità e perciò anche dalla più grande stupidità, e le loro aggregazioni assomigliano a quegli istituti di sicurezza di questa Terra in cui vengono rinchiusi i pazzi e gli insensati maligni, perché non possano recare danno agli altri uomini. 

18. Da tutto quanto detto finora voi potete dedurre, con piena ragionevolezza e illuminata comprensione, tutto quello che si riferisce a Satana ed ai suoi diavoli, e voi non avete più nessuna necessità di fare ulteriori domande. Ed ora dimMi tu, dottore della Legge, se hai compreso bene tutto ciò!».

 

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Cap. 36

Le località in cui dimorano i diavoli in persona

 

1. Il dottore della Legge rispose: «Certamente, Signore e Maestro, poiché Tu hai parlato a tale riguardo molto chiaramente e il più ampiamente possibile, e ci hai mostrato oltre a ciò, come in maniera sezionata, il Tuo Modo di Creare, cosicché la cosa doveva risultarci completamente comprensibile, entro quei limiti che lo permette la ristrettezza della nostra comprensione umana, poiché il solo sapere è lontano dall’essere un penetrante scorgere tutto, tuttavia è sufficiente per noi quello che sappiamo, poiché lo sappiamo pienamente dalla Fonte originaria.

2. Però, dato che Tu ci hai detto tante cose su questi soggetti, che sono a dire il vero di difficile comprensione, ci faresti cosa gradita se Tu volessi indicarci un po’ più da vicino le località dove soggiornano i diavoli in persona, affinché noi possiamo evitarle, poiché se un uomo, od anche una intera compagnia di uomini, si dovesse trovare senza saperlo in una tale località, potrebbe alla fine capitare qualcosa di molto sgradevole. Ti preghiamo perciò di fare la Grazia di illuminarci un po’ anche a questo riguardo»

3. Dissi Io: «Tu pensi ancora molto materialmente! Cosa importa quale sia la località dove si trattengono in particolare tali personalità spirituali diaboliche?

4. Se la tua anima è pura e forte perché resa tale da Me, essa può trovarsi in mezzo alla peggiore aggregazione di diavoli, ed essi non potranno minimamente arrecarle alcun danno. Infatti un’anima pura e da Me fortificata, si trova completamente nel Regno dei Cieli anche quando si trova in mezzo a innumerevoli legioni di diavoli in persona, dato che il Regno dei Cieli non è affatto una sfarzosa esibizione esteriore, ma la sua sede è, in modo vivo e vero, dentro il cuore dell’anima perfetta, poiché è in questo modo che l’anima diventa una creatrice, simile a Me, del suo beatissimo Regno di dimora, nel quale nessun diavolo in persona potrà penetrare per l’eternità.

5. Ed è perciò che ad un’anima pura e resa forte da Me già su questa Terra è perfettamente indifferente dove possa trovarsi localmente la dimora più o meno grande dei diavoli in persona, poiché un’anima di questa specie porta in sé e con sé, dovunque vada, il suo Cielo, e nello stesso modo anche il diavolo in persona porta in sé e con sé il suo inferno od il suo giudizio.

6. Ma visto che ne parliamo ancora, voglio indicarvi più da vicino quelle località che più delle altre si prestano alla dimora di tali diavoli in persona. Ascoltate dunque!

7. Guardate quelle case ed edifici pubblici in cui, fra gli uomini, si praticano con la frode scambi e operazioni commerciali, come ad esempio ora nel Tempio ed in molte altre sedi di compravendita; ecco, queste sono le dimore più adatte per i molti diavoli quali persone. Lo stesso si può dire di quelle case in cui si pratica ogni tipo di fornicazione, prostituzione e adulterio, che sono pure speciali luoghi di dimora di molti diavoli quali persone. Inoltre, possono considerarsi luoghi densamente popolati da diavoli in persona anche quei monti e quelle caverne dove gli uomini scavano con grande frenesia per l’avidità dell’oro, dell’argento ed altri tesori celati sotto la terra. E così pure quei boschi e quegli antri dove si trattengono ladri, briganti e assassini, ed infine abbiamo ancora i campi militari di guerra, le vie delle carovane dei mercanti, e poi i fiumi, i laghi ed i mari sui quali viene esercitato un forte commercio lucroso.

8. Ed inoltre ci sono i paesi, i territori, i prati, i campi, le vigne e i boschi dei duri pagani, ed anche dei ricchi ebrei avari e spietati, che i diavoli in persona prediligono specialmente quale dimora, come prediligono pure l’aria al di sopra e all’interno delle suddette località, e il fuoco, le nuvole e la pioggia, nonché tutti i templi degli idoli ed i falsi oracoli.

9. I diavoli si trattengono pure ed in gran numero dove voi potete scorgere grande sfarzo terreno e la forte superbia che ad esso si accompagna.

10. In quei luoghi, invece, che non sono abitati dagli uomini e che non sono stati contaminati dai loro peccati, i diavoli in persona non si trattengono affatto, a meno che non vengano attraversati da qualche carovana di persone avide di guadagno mondano; in questo caso, per amor loro, anche i diavoli in persona vi prendono ben presto dimora. 

11. Ora, amico, tu hai avuto tutte le indicazioni che tu desideravi avere ancora da Me.

12. Perché poi i diavoli in persona amino proprio quelle località indicate, ciò risulterà chiaro per chi ha compreso, anche soltanto parzialmente, quanto è stato detto precedentemente, cosicché non sono necessarie altre delucidazioni».

 

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Cap. 37

Sguardo nelle più profonde origini della Creazione primordiale

 

1. Disse il dottore della Legge: «Ma come fanno i diavoli a venire a conoscenza di ciò? Possono vedere quanto avviene su questa Terra? Possono vedere anche noi uomini e il nostro comportamento?»

2. Dissi Io: «O certo, però soltanto ciò che è simile a loro. Te lo dico Io: “Gli spiriti maligni si radunano velocemente dove si trova una carogna”.

3. Soltanto Io so, fin dall’eternità, cosa ci vuole per produrre da un pensiero sorto da Me un essere libero, e ciò nella pienissima divina autonomia, e perciò solo ed esclusivamente Io so anche ciò che occorre per poter realizzare pienamente questa somma opera. Che si tratti di morte, di giudizio, di uomo o di angelo, tutto è l’una e la stessa cosa, dinanzi ai Miei occhi, fino alla realizzazione dello scopo principale del Mio Amore e della Mia Sapienza. Infatti devi sapere che l’Eterno ha sempre tempo a sufficienza per far ciò. Davide ebbe a dire che dinanzi a Dio mille anni sono a malapena un solo giorno; però a te, amico Mio, versato nella Legge, Io dico che mille volte mille anni sono dinanzi a Me a malapena l’attimo più fuggevole!

4. Vedi, ora tu ci sei [in questo tempo], mentre invece innumerevoli miriadi di miriadi di Creazioni[9] com’è ora questa stanno già completamente alle nostre spalle, in base al susseguirsi naturale dei tempi! Quali lamentele puoi produrre contro di Me, per il fatto che Io ti ho fatto entrare nell’esistenza proprio adesso in quest’ultimo tempo? E quali lamentele potranno presentare contro di Me coloro che Io chiamerò all’esistenza solo dopo che saranno trascorsi in successione eoni di eoni di tempi e di eternità? 

5. Io sono il Signore dei Miei Pensieri e delle Mie Idee, e posso chiamarli ad una libera esistenza, cosciente di sé, quando Io voglio! Infatti Io non sottostò a nessuna legge per l’eternità, perché Io stesso sono la Legge dall’eternità originaria, e perciò nelle questioni morali Io posso anche proclamare una Legge, che può essere emanata soltanto da Me e che sta nel Mio Volere, traendola dal Mio Amore e dalla Mia Sapienza, come e quando voglio!

6. Chi, all’infuori di Me, può prevedere che sarà così? E chi può obbligarMi o indurMi a farlo, se non Io stesso dal Mio eterno Ordine?

7. La Mia Volontà eternamente libera è la Legge sui Miei Pensieri ed Idee, i quali hanno in Me, fin dall’eternità, la loro esistenza, visibile soltanto per Me; e quando, secondo il Mio Amore, si desta in Me il diletto di farli entrare in un’esistenza autonoma, la Mia Sapienza dispone che la Mia Volontà diventi Legge sui Miei Pensieri ed Idee, ed allora essi diventano delle realtà come al di fuori del Mio Essere, e devono così continuare a sussistere quali esteriori realtà autonome, finché il Mio Amore e la Mia Sapienza mantengono in vigore la Mia Volontà quale Legge di tutte le leggi, che governa i Miei Pensieri a scopi buoni e utili.

8. E vedi, così pure il continuare a sussistere è una legge posta nei diavoli in persona, accanto all’ancora sempre libera volontà propria. Finché essi non vogliono riconoscerMi per quello che veramente sono stato dall’eternità, lo sono ancora e lo sarò in eterno, allora anche la Mia Legge coercitiva non si ritirerà da loro. Infatti se Io dovessi ritirare tale Legge, succederebbe che sarebbe la fine per la loro esistenza, che perderebbe la sua autonomia.

9. Se un essere già esistente per se stesso poi si migliora e di sua propria volontà passa subito, oppure dopo un tempo per te inconcepibile, nel Regno della verità, ciò non può essere per Me che l’una e la stessa cosa; e per questo Io non muterò minimamente il Mio eterno Ordine. Chi però vuole che le cose in lui procedano diversamente, può anche farlo, dato che egli è fornito pure di tutti i mezzi necessari.

10. Ora però che Io vi ho anche indicato tutte le località dove dimorano le anime maligne e cattive, che sono i veri e propri diavoli in persona, allora, se vi sentite ancora alquanto deboli, dovete evitarle, poiché in tali luoghi c’è sempre ancora la minaccia di un pericolo per i deboli! Se però chi è ancora debole si espone ad un tale pericolo, è facile che vi soccomba o, per lo meno, che non gli riesca tanto facile uscirne senza danno.

11. Perciò non lasciatevi attirare dalle cose impure e immature di questo mondo, dato che voi, quali uomini che vi trovate sull’ultimo gradino del perfezionamento interiore della vita, avete tutto dietro di voi. Dunque i vostri sforzi siano rivolti verso avanti e non più verso l’immaturo “indietro”, e così voi vi troverete facilmente e presto alla vera Meta della vita, ed allora non sentirete più nessuna voglia di volgere anche soltanto uno sguardo verso l’immaturo indietro! Avete compreso tutti cosa intendo dire con queste parole?»

12. Disse il dottore della Legge: «Signore e Maestro, anche ciò ci è chiaro e sappiamo pure qual è la nostra situazione a questo riguardo, però fra gli uomini avvengono certi fenomeni dei quali non si sa cosa pensare. Ad esempio, nel paese degli Ebrei io conosco parecchi vecchi castelli e vecchie case che sono disabitate forse già da parecchi secoli. In questi edifici ci sono delle apparizioni di spiriti, spesso talmente spaventose che nessun uomo, per quanto coraggioso, si azzarda ad avvicinarsi, sia pure a debita distanza, e guai a colui che, o per caso o perché ignaro del penoso stato delle cose, vi si avvicina. Infatti un tale uomo passa un brutto momento, ed uno ancora peggiore lo passa chi volesse recarsi in simili luoghi di proposito. Ora questi luoghi, che non sono rari, non sono stati frequentati da nessun peccatore incallito da molti anni e comunque non vi si può accedere. Come si spiega questo fatto?»

13. Dissi Io: «Amico Mio, non sempre vi si cela quello che tu supponi, ma nella maggior parte dei casi si cela qualcosa di molto diverso. Se si facesse circondare tali castelli malfamati o tali vecchie fattorie disabitate da una schiera di guerrieri coraggiosi, ti assicuro che, in tale occasione, queste apparizioni, da te considerate tanto pericolose, si ritirerebbero in modo che neanche un guerriero si accorgerebbe, sia pur minimamente, della loro esistenza.

14. Ci sono certo, qua e là, anche tali località dove si trattengono anime di uomini già da lungo tempo trapassati e che di tanto in tanto si fanno notare, in un modo o nell'altro, dalle persone. Si tratta di anime che, durante il loro periodo di vita nel corpo fisico, erano fortemente innamorate dei loro possedimenti terreni e che per incrementarli avevano commesso parecchie grandi ingiustizie. Tali anime, divenute molto materiali, si trattengono, anche dopo l’abbandono del corpo, in quei luoghi che durante il loro periodo di vita nel corpo erano a loro cari ed amati sopra ogni cosa e spesso si trattengono così a lungo che addirittura tali possedimenti, a loro così cari, sono già andati in rovina e si è dispersa ogni traccia. Soltanto allora tali anime cominciano ad andare oltre, ad entrare sempre più in se stesse, perché appunto in se stesse cominciano ad accorgersi che ogni possesso terreno e temporale è e sarà sempre una vana e vuota illusione.

15. Tuttavia tali anime non possono mai degenerare in qualche cattiveria troppo percettibile, e il loro essere, ancora troppo limitato ed impotente, non può causare alle persone nemmeno un danno morale; al contrario, il loro manifestarsi di quando in quando influisce spesso favorevolmente sull’incredulità di qualche persona mondana, che poi diventa credente e, grazie ciò, cambia il suo sistema di vita, perché apprende che dopo la morte del corpo esiste una sopravvivenza delle anime umane, che però non è buona e beata [per le persone mondane]».

 

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Cap. 38

Della preghiera per i morti

 

1. (Continua il Signore:) «Dunque, spiriti del genere, che sono appunto di una specie né buona, né pura, non possono diventare pericolosi per l’uomo, ed è bene pregare per tali anime. Infatti la preghiera dell’uomo, piena di amore e di misericordia e fatta in piena fiducia d’amore in Me, ottiene un buon effetto su tali anime, veramente povere nell’aldilà, poiché essa forma intorno a loro una sostanza eterea vitale, nella quale essi riconoscono, come in uno specchio, le loro manchevolezze ed imperfezioni, e così si migliorano e diventa loro più facile salire verso la Luce della Vita.

2. Ed Io stesso offro a voi questa occasione, affinché possiate diventare veramente utili ai vostri fratelli e sorelle trapassate.

3. Ma, come dovete pregare per loro? 

4. È molto facile! Quando pregate, non dovete supporre che voi potete smuovere Me ad una maggiore Misericordia, dato che Io stesso, in verità, sono già infinitamente più misericordioso di tutti gli uomini del mondo presi insieme, per quanto ottimi e pieni d’amore possano essere; al contrario, voi dovete esporre loro il Vangelo con fede e dalla vera base dell’amore del vostro cuore, ed essi lo percepiranno e si regoleranno a seconda di esso! Ed in questo modo voi predicherete a questi poveri di spirito il Vangelo, ciò che sarà a loro di grande vantaggio.

5. Ogni altro modo di pregare e di biascicare vuote parole non porta la minima utilità ai trapassati, anzi piuttosto li danneggia, perché si irritano quando se ne accorgono, visto che questo tipo di preghiere per le anime dei defunti, come spesso accade addirittura per legge presso i farisei, devono venire pagate con grosse offerte.

6. Il modo che vi ho indicato di pregare per i trapassati e di avere cura della loro povertà spirituale è certamente una benedizione fruttuosa per loro, mentre la preghiera dei farisei pagata cara è per loro una vera maledizione, che essi fuggono e che disprezzano profondamente.

7. Di questo voi dovete prendere buona nota non solo come di un buon consiglio datovi da Me, ma anche da metterlo bene in pratica, dato che in tal modo voi vi procurerete nel grande aldilà dei veri, grandi e potenti amici molto riconoscenti, cosicché se voi doveste incappare in qualche difficoltà, essi non vi abbandoneranno né qui, né nell’aldilà! Tali amici poi diventeranno i vostri veri protettori, che si preoccuperanno sempre del benessere del loro benefattore.

8. Però voi potete procurarvi ciò se vi occuperete di loro nel modo da Me indicatovi. Però non è necessario che per fare questo vi rechiate nei vecchi castelli e fattorie, ma voi potete farlo in ogni tempo ed in ogni luogo per quante più anime trapassate potete, poiché la vostra fede e il vostro amore e la vostra misericordia, nonché la verità proveniente da Me, raggiungono distanze infinite sopra le grandi sfere del grande Uomo-cosmico che vi è stato mostrato. Infatti voi non siete soltanto Mie creature, ma voi siete per Me, quale vostro Padre, infinitamente di più, mentre il grande Uomo-cosmico non è nemmeno un punto appena percettibile nel piccolo nervo vitale del dito mignolo del vostro piede; tutto ciò, naturalmente, considerato solo nel senso spirituale o da quello della più profonda verità.

9. In verità Io vi dico: “A voi è stata messa a disposizione una sfera d’azione infinitamente grande, dalla quale voi stessi potrete scorgerne completamente l’ampiezza solo a suo tempo, cioè quando dimorerete ed opererete insieme a Me, nel Mio Regno, nella Casa paterna! Infatti tutto ciò ora per voi è un sogno meraviglioso, come spesso è il caso con dei buoni figli di genitori pii, però quello che Io dico a voi, qui, è la divina e profonda verità”.

10. Come tutta la Potenza e il Potere in Cielo e su questa meschina Terra sono propriamente Miei, così ugualmente devono diventare propri anche a tutti voi ed a coloro che attraverso di voi credono in Me, e Mi amano sopra ogni cosa! Infatti i figli non devono essere meno perfetti di quanto infinitamente Perfetto è il loro Padre!

11. Presso gli uomini di questa Terra le cose vanno del tutto diversamente, specialmente in quei casi in cui il padre rovina i suoi figli con eccessive carezze; questo però con Me non è mai il caso, poiché Io so fin dall’eternità quello che occorre ai Miei figli.

12. Dunque ora Io vi ho dato un piccolo saggio, affinché ne possiate dedurre Chi sono Io e chi siete voi, e quello che molto di più potete propriamente diventare; fatelo perciò dappertutto e sempre secondo la Mia Parola, e allora voi potrete raggiungere, anche con una certa facilità, quello che secondo le Mie parole paterne dovete raggiungere, poiché un Garante più sicuro e più potente di Me stesso non c’è in tutta l’Infinità e l’Eternità! Però, come già detto, prendete nota di ciò nella base più profonda della vostra vita, altrimenti Io vi avrei detto queste cose invano!

13. Non cercate in questo mondo dei risarcimenti per i piccoli sacrifici che avete offerto a Me, poiché, se così fosse, voi non sareste in verità Miei figli, ma sareste figli di questo mondo e della Terra, la quale è un cattivo poggiapiedi per il Mio Amore e la Mia Serietà, ma quello che fate, fatelo tutto per il più vero e più vivente amore per Me, il Padre vostro. Io, da parte Mia, saprò già con che cosa potrò procurare poi ai Miei cari figli una vera gioia, in contraccambio!

14. In verità, in verità Io vi dico: “Nessun occhio umano ha mai visto, nessun orecchio ha mai udito, e nessun senso umano ha mai percepito ciò che Io ho preparato per i Miei figli che Mi amano quale loro Padre veramente con cuore semplice”.

15. Però Io dico pure a voi tutti: “Io non Mi lascio assolutamente trascinare a fianco del mondo! Poiché tutto deve tendere o verso di qua, oppure tutto verso di là, ma la cosiddetta via di mezzo è una cosa dei pagani tenebrosi e porta loro dei cattivi frutti!”.

16. Che utilità può esservi per un uomo possedere tutti i tesori della Terra, ma averne l’anima gravemente danneggiata? Perciò datevi da fare per conquistare soltanto quei tesori che il tarlo non può divorare e la ruggine non può consumare, che allora vi andrà sempre nel modo migliore!

17. Prendete nota nel cuore anche di questo consiglio, e seguitelo, che così avrete una buona esistenza già su questa Terra e, con voi, anche gli altri uomini che a voi crederanno. Tutti gli altri invece devono vivere di stenti, affinché la loro carne non si inorgoglisca troppo! Infatti Io soltanto sono il Signore, ed in ogni tempo faccio, secondo la Mia eterna Sapienza, quello che voglio! Il mondo può chiamare aiuto, con forza e potenza, quanto vuole e può, per l’una o l’altra cosa, ma Io non ascolterò mai il suo vano vocio! 

18. Ma quello che i Miei veri figli ed amici Mi esporranno, Io lo ascolterò e felicemente e con sollecitudine li libererò dai loro malanni; invece tutto ciò che si chiama ed è “mondo”, d’ora in poi verrà punito cento volte più di quanto è stato il caso dal principio del mondo fino ad ora! Questa è la Mia Parola, ed i tempi insegneranno agli uomini che Io, ora, queste parole non le ho pronunciate invano.

19. Guai a tutti i seguaci del mondo ed ai ribelli alla Mia Volontà, poiché questa Terra è una culla per i Miei figli, ed essi non diventano capaci ed idonei senza una disciplina, e se i miti colpi di verga ammonitori non servono, allora si farà ricorso a dei colpi più forti e molto duri, e di questo Mi occuperò Io. Con ciò avremmo messo a posto anche un’altra parte della tua domanda!».

 

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Cap. 39

Sulle rovine infestate da spiriti

 

1. (Continua il Signore:) «Tu, amico Mio e dottore della Legge, hai accennato a degli spiriti che schiamazzano spaventosamente nei vecchi castelli e fattorie, ed Io ti dico che le cose, specialmente nei tempi attuali, stanno proprio così. Ma nello stesso tempo posso assicurarti in modo assoluto che non si tratta di pericolosi spiriti, ma di uomini cattivi, e spesso anche molto pericolosi, che in combutta con maghi pagani, ex sacerdoti ebrei, esseni messi al bando o fuggiti, si prendono gioco di tutti per i loro fini. Questi uomini hanno assoldato dei pessimi soggetti ed accumulano grandi tesori con le rapine, assassinio ed ogni tipo di arti ingannevoli, veramente diaboliche, ed i vecchi castelli con i loro sotterranei servono quali comodissimi depositi e laboratori per i loro traffici.

2. Se qualche uomo inoffensivo vuole avvicinarsi a quelle vere tane infernali, ebbene, tali pessimi soggetti, per evitare che tale uomo si avvicini e possa così scoprire l’inganno, lo spaventano in modo tale, con le loro arti magiche, da farlo diventare il miglior protettore e difensore di tale covo infernale, dato che costui poi racconta quello che gli è accaduto a tutti quelli che incontra, e così, passando di bocca in bocca, le migliaia di uomini considerano l’accaduto come qualcosa di spaventosamente soprannaturale, e così neppure uno su mille si azzarda anche soltanto di passare nelle vicinanze di tale covo infernale. Però, come Io ho osservato già dall’inizio rispondendo a questa tua domanda, se noi facciamo avvicinare a questo malfamato castello, invaso dai fantasmi, una schiera di guerrieri romani bene armati, ti assicuro che gli spiriti non si faranno vedere, ma prenderanno velocemente la fuga attraverso i loro segreti corridoi sotterranei.

3. Io ti dico: “In tali castelli e fattorie, da te citati, si trovano e se ne trattengono poche di anime umane maledette che da tempo hanno abbandonato il loro corpo fisico; in compenso invece si trova un numero assai maggiore di coloro che vivono nella carne, conducendo una vita veramente diabolica e che generalmente sono peggiori di qualsiasi diavolo!”. Suppongo che con questa Mia esposizione tale questione dovrebbe esserti chiara in modo evidente. Se però tu dovessi avere ancora qualche dubbio, esponilo!»

4. A questo punto si fece nuovamente avanti il romano Agricola, e disse: «Ah, così vanno le cose in tali tane! È stata una cosa molta buona che io abbia appreso anche questo dalla bocca del Testimone più attendibile che ci sia, perché ora questa specie di fantasmi so ben io come farli sloggiare! Anche da noi, in Europa, so che ci sono un gran numero di tali famigerati covi, e si farà in modo che l’attività di tali spiriti in carne ed ossa debba cessare ben presto!»

5. Dissi Io: «Là ti sarà molto più difficile mettere in opera il tuo proposito che non qui, nel Paese degli Ebrei. Infatti da voi il vostro effettivo clero pagano è coinvolto in queste turpi faccende; e finché là questa Mia Dottrina che ora vi ho dato non avrà fatto un sensibile progresso, non si otterrà nulla con la forza nei covi di spiriti europei. Il miglior mezzo contro questo disordine fraudolento è invece quello di illuminare la parte migliore della popolazione, poiché una volta che essa sa, in modo sincero e sicuro, come stanno le cose, allora sarà il popolo stesso a prendersi la briga di scacciare i maligni spiriti in carne ed ossa.

6. Chi vuole pigliare gli uccelli, non deve cominciare a dar colpi di bastone nei cespugli, ma deve, quale prima cosa, disporre la rete e solo dopo gettare il bastone nei cespugli; allora gli uccelli andranno da sé a cacciarsi nella rete.

7. Nei luoghi in cui certi prìncipi del governo mondano sono troppo strettamente collegati con il clero ingannatore, per il momento non si può ottenere granché usando apertamente la forza, ma con il tempo la si potrà usare benissimo.

8. Qui, nel Paese degli Ebrei, e precisamente in Galilea, Io ho già distrutto un paio di questi luoghi ingannatori; a questo proposito Cirenio ti potrà raccontare qualcosa. Però ce ne sono ancora alcuni dei quali fra breve farò altrettanto, come del resto ho già fatto con il tempio degli idoli di Samosata sull’Eufrate.

9. Ma da voi, nell’Europa ancora profondamente pagana, per il momento, contro queste teorie di fantasmi, non si può fare altro se non quello che Io ora ho suggerito.

10. Verrà un tempo in cui l’Europa supererà, e di molto, l’Asia nella fede, ma per il momento essa è in generale molto rozza ed immatura, dato che è immersa troppo profondamente nel più tenebroso paganesimo, del quale non potrà liberarsi ancora per parecchie centinaia di anni. Ma là ci saranno anche molti che, nel Mio Nome, si troveranno nella pienissima verità, i quali verranno perseguitati continuamente dai pagani, chi in modo maggiore e chi minore. Io però pronuncerò su di loro un grandissimo Giudizio, cosicché allora tutti i pagani avranno quello che si meritano. Ma ora lasciamo che parli ancora il dottore della Legge. 

11. Parla tu ora, amico Mio, esperto nella Scrittura, e dimMi se c’è ancora qualcosa che non comprendi. Infatti tu, quale un vero dottore della Legge, devi comprendere pienamente le Scritture, cosicché Io ora offro a te e agli altri l’occasione di procurarvi presso di Me la vera Luce su tutto ciò che non vi è ancora completamente chiaro»

12. Disse il dottore della Legge: «Signore e Maestro, io sono stato completamente illuminato su tutto quello che mi sembrava importante sapere attraverso la Tua bontà e la Tua grazia; però, siccome Tu stesso hai accennato poco fa ad un grandissimo Giudizio su tutti i pagani, Tu potresti forse anche stabilire più esattamente il tempo in cui tutto ciò succederà.

13. È vero che a tale riguardo hanno parlato, sempre in immagini oscure, anche Daniele ed Isaia, e Tu stesso hai chiarito due interi capitoli di Isaia che trattavano di questo, come pure della distruzione certa di Gerusalemme, ma non hai mai fatto particolare cenno al tempo in cui ciò avverrà. Dunque, dato che ora abbiamo appreso così tante cose da Te, potresTi forse essere più preciso anche su quest’ultimo Giudizio sui pagani di ogni luogo, e precisamente sul come si manifesterà e su quali segni lo precederanno? Infatti Tu non fai mai cadere un Giudizio sugli uomini senza farlo precedere da certi segni di ammonizione!»

14. Dissi Io: «Mio caro amico e dottore della Legge, tu ora hai prospettato una domanda veramente buona, alla quale Io ti risponderò rivolgendoMi a voi tutti. Voi non dovete però immaginarvi il paganesimo di quel tempo, al quale Io ho accennato, così come è quello attuale. Allora i templi degli idoli attuali saranno già stati distrutti da lungo tempo, ma al loro posto l’Anticristo ne avrà costruito un gran numero di altri, e ciò perfino nel Mio Nome. I loro sacerdoti si faranno onorare altamente sulla Terra come Miei vicari, e la loro maggiore preoccupazione sarà quella di attrarre a sé tesori mondani in abbondanza! Essi si impingueranno, mentre il popolo vivrà in grande miseria, sia spirituale che corporale.

15. Vedete, quando quel paganesimo avrà preso la prevalenza, allora al più presto il grande Giudizio si riverserà sulla nuova meretrice di Babele! Maggiori spiegazioni ve le darò più tardi, prima però gustiamo un po’ di vino!».

 

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Cap. 40

Pane e vino nella rispondenza spirituale

Delle cerimonie

 

1. Lazzaro fece portare immediatamente del vino fresco e disse: «Quello che di grande e di elevatissimo noi abbiamo appreso ora dalla Tua divina bocca, deve venire rafforzato con del vino fresco e suggellato nei nostri cuori!»

2. Dissi Io: «Qui tu hai ragione, amico e fratello Lazzaro; tutto ciò che è buono e vero, trova nel pane e nel vino la sua rispondenza, perciò voi potete essere certi che quando gusterete, in misura moderata, dopo di Me e nel Mio ricordo, del pane e del vino, Io sarò presente personalmente in Spirito - così come ora Io sono nel corpo - fra voi, figli Miei, fratelli ed amici fino alla fine di tutti i tempi di questa Terra. Ed anche se non Mi vedrete proprio con gli occhi della carne, tuttavia il vostro cuore vi dirà: “Rallegratevi, poiché il vostro Signore, Dio e Padre è fra voi e sta benedicendo il pane e il vino! Siate perciò lieti e sereni nel Suo Nome, e pensate ai fratelli e sorelle poveri, come pure ai poveri in Spirito!”.

3. Quando il vostro cuore vi darà un tale avvertimento, dovete sempre pensare che Io sono personalmente presente fra voi e ciò che di buono e di vero Mi chiederete per la vita dell’anima, Io sarò sempre pronto a darvelo con la massima comprensione. 

4. Coloro però che Mi rivolgeranno il loro saluto con grande amore dei loro cuori, si persuaderanno pure con i loro occhi che Io Mi trovo personalmente presente fra voi. Però quello che Io affermo e vi dico, vale pure per tutti i vostri veri e fidati seguaci. Ora versa pure il vino, poiché Mi è venuta sete!»

5. A queste parole venne servito il miglior vino fresco, Io ne bevetti e così pure gli altri, e lo lodarono molto, perché con la Mia Volontà lo avevo aromatizzato ed addolcito molto.

6. Quando ci fummo tutti ristorati, il dottore della Legge chiese nuovamente se ora Io volevo rispondergli a quanto aveva chiesto.

7. Io però dissi: «Amico, ci sono ancora delle cose più necessarie da discutere in questo momento, che non la fine del paganesimo; attendiamo dunque che sorga il mattino e che i farisei che riposano nell’altra stanza se ne vadano da qui, e poi allora all’aperto vi esporrò, con immagini, come e quando avverrà la fine del mondo e del paganesimo. 

8. Adesso invece, come già detto, parleremo di qualcosa di più importante che non la fine del mondo e del paganesimo. Secondo voi, di che cosa dovremmo parlare innanzitutto, che sia per voi una necessità saperlo e di crederci?»

9. Qui intervenne Pietro, dicendo: «Signore, io avrei qualcosa da chiedere, ammesso che anche a me sia concesso di parlare, la qual cosa io Ti prego»

10. Dissi Io: «Parla pure! Infatti ora ognuno di voi ha il diritto di parlare e di chiedere!» 

11. Disse allora Pietro: «Signore, Mosè ha prescritto, per la purificazione dei peccati, certi mezzi esteriori, noti benissimo ad ogni ebreo; che ne dici, dobbiamo servircene noi pure? Hanno tali mezzi una forza santificante per l’uomo e sono essi assolutamente necessari per il raggiungimento della vita eterna dell’anima?

12. Devono sottoporsi alla circoncisione anche i pagani, quando accettano la Tua Dottrina, oppure per loro è sufficiente il solo battesimo? E tutti gli altri mezzi di purificazione devono venire adottati da tutti i pagani da noi convertiti?»

13. Dissi Io: «Chi è un ebreo ed è stato circonciso, continui ad esserlo; però la circoncisione per se stessa è nulla, e non ha per nessuno un valore segreto ed in un certo senso magico così da santificare l’anima.

14. Nulla santifica l’uomo all’infuori della viva fede e del suo amore operante per Dio e per il prossimo.

15. Chi però ha peccato verso Dio e verso il prossimo, e riconosce con sincero pentimento i suoi peccati, preghi Dio con molta serietà di perdonargli, rimedi alle ingiustizie arrecate al prossimo, e da allora in poi non pecchi più; così facendo, egli è già purificato, perché avendo rimediato al male fatto e non peccando più, è naturale che anche i peccati gli vengano rimessi.

16. Però chi non fa questo, costui rimane nei suoi peccati e nelle loro gravi conseguenze, anche se per lui venissero uccisi e gettati nel Giordano diecimila capri espiatori, poiché sia questo mezzo di purificazione che tutti gli altri, non migliorano e non santificano affatto l’uomo, ma tale miglioramento e santificazione avviene soltanto attraverso il suo vero e sincero operare secondo la Mia Dottrina, nonché la sua fede in un vero ed unico Dio e così pure in Me, nel suo cuore.

17. Io vi ho detto di battezzare nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ognuno che accoglie in modo vivente e vero la Mia Dottrina, e perciò anche Me stesso. Ma per fare ciò basta l’imposizione delle mani, e poi, quale segno esteriore della vera purificazione interiore per mezzo dello Spirito di Dio, basta lavarsi con acqua pura. E questo è completamente sufficiente tanto per gli Ebrei, quanto per i pagani.

18. D’ora innanzi, ogni altra cosa è senza alcun valore al Mio cospetto, come non ha nessun valore una preghiera verbale esteriore, per lunga che sia. Colui che vuole e desidera che la sua preghiera venga esaudita da Me, si ritiri entro la cameretta del suo cuore, e nel silenzio preghi con piena fede in Me, e Io allora gli darò ciò che ha chiesto.

19. Io vi dico una volta ancora ciò che spesso vi ho già detto: “Cercate in tutto unicamente e soltanto la pura verità, poiché soltanto la verità vi farà completamente liberi!”.

20. Ora vi dirò che è senz’altro un bene che l’uomo, secondo l’insegnamento di Mosè, tenga pulito il suo corpo, poiché dalla sporcizia derivano ogni tipo di malattie nella carne e nel sangue, e si producono malcontento e tristezza nell’anima ancora debole. Però quello che pulisce la carne dal sudiciume, non purifica d’altro canto l’anima dai suoi peccati. Come già sapete, non si lavano forse gli Ebrei, prima e dopo ogni pasto, le mani e spesso anche i piedi? Noi invece spesso non lo facciamo, e tuttavia, malgrado le mani non lavate, siamo più puri degli Ebrei più osservanti le cui mani e piedi sono sempre accuratamente puliti.

21. Dunque, riassumendo, nessun mezzo di purificazione esteriore costituisce per l’uomo interiore una santificazione di nessun genere, ma soltanto la sua vivente fede nella verità, il suo amore e le sue buone opere. Avete capito ora?»

22. Disse Pietro: «E allora non sarà neppure necessario in futuro che noi, come fanno i sacerdoti nel Tempio, consacriamo i matrimoni?» 

23. Risposi Io: «Considerati in sé e per sé, assolutamente no. Infatti, per la conclusione del legame matrimoniale è sufficiente la reciproca promessa dinanzi ai genitori, oppure ad altri testimoni attendibili; se però in una comunità che voi avrete fondato nel Mio Nome consacrerete i matrimoni e li benedirete nel Mio Nome, ciò risulterà di utilità e di rafforzamento del loro legame. Ciò venga fatto soltanto come un servizio d’amore che procede dalla vostra buona volontà.

24. Ma tutto ciò Io ve lo do come un buon consiglio e non come una Legge, e tanto meno ancora ciò deve venire tramutato in Legge da parte vostra, poiché quali siano i cattivi effetti di una Legge coercitiva sulla libera volontà dell’anima Io ve l’ho dimostrato più che a sufficienza durante questa notte, illustrandovi anche le inevitabili conseguenze, e perciò fra voi tutto sia soltanto un libero operare nel vero e puro amore e mai una costrizione imposta. Da ciò soltanto si riconosceranno i Miei veri discepoli, cioè dal fatto che fra loro praticano la libera legge dell’Amore e si amano così come Io ora amo voi.

25. Una benedizione - a pagamento - del matrimonio da parte di un sacerdote imperioso e pieno di orgoglio, fatta nel Tempio o fuori del Tempio, non ha dinanzi a Me alcun valore, ma ha soltanto il Mio totale disgusto. Però ciò che Mi disgusta è anche sicuramente contro il Mio Ordine, ed è un male ed un peccato che davvero non porta a nessun uomo nessuna benedizione. Se voi avete compreso bene ciò che vi ho detto, agite di conseguenza e vi troverete bene!»

26. A questo punto intervenne Agricola dicendo: «Signore e Maestro, sarà bene che anche noi Romani ci regoliamo così per i matrimoni!? E per ciò che riguarda la poligamia, sei contro o a favore?».

 

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Cap. 41

La poligamia

 

1. Dissi Io: «Chi di voi pagani seguirà la Mia Dottrina, si dovrà adattare sempre a mettere in pratica il Mio consiglio; per quanto invece si riferisce alla poligamia, per i Miei seguaci deve valere quello che venne stabilito da principio su questa Terra, dove Dio creò solo un uomo, quale il primo, e gli diede soltanto una donna. Infatti, quando un uomo ha già sposato una donna, alla quale ha promesso tutto il suo amore ed immutata fedeltà e poi ne prende una seconda ed una terza e talvolta anche di più, è evidente che egli commette adulterio rispetto alla prima moglie, mentre nella Legge sta scritto: “Tu non devi commettere adulterio!”.

2. Io vi dico che la poligamia è un gran male, perché rende l’anima molto sensuale, per il gran piacere della carne, e così la poligamia è e rimane perciò una maligna lussuria, una prostituzione e un evidente adulterio!

3. Tutti coloro che sono affetti da tali vizi, non entreranno nel Regno di Dio. E come lo potrebbero? La loro anima è sepolta troppo profondamente nella massa sensuale del loro corpo e nella loro carne, e non può più né comprendere né percepire nulla di spirituale! Perciò tali lussuriosi entrano difficilmente o anche quasi per niente nel Regno di Dio, poiché Io ho spiegato più che a sufficienza a voi tutti in che cosa propriamente consiste il Regno di Dio.

4. Però per quanto dannosa sia la poligamia per l’anima dell’uomo, tuttavia Io non vi do nessuna legge contraria, ma lascio tutto alla libera volontà di ogni uomo, vi indico la verità e vi do il buon consiglio.

5. La stessa cosa vale anche quando un uomo tiene presso di sé delle schiave quali concubine, poiché anche con loro egli commette adulterio verso la moglie regolare.

6. Un uomo, però, che non ha una moglie regolare, ma che conduce la sua vita lussuriosa soltanto con concubine, è altrettanto basso e malvagio, anzi spesso ancora peggiore di qualche debole adultero, poiché egli non danneggia soltanto la sua anima, ma danneggia anche l’anima delle sue concubine lussuriose. Tali uomini si preparano una sorte misera ed amara già in questo mondo, ed ancora più misera e cattiva nell’aldilà, poiché con la loro condotta hanno disperso quasi tutta la sostanza vitale eterea della loro anima.

7. Chiunque, secondo la Mia Dottrina, desideri una rapida e completa rinascita dello spirito nella sua anima, conduca una vita il più possibile casta e non si lasci abbindolare ed affascinare dalla carne delle ragazze e delle donne, poiché ciò spinge il senso vitale dell’anima verso fuori, impedendo con ciò in modo considerevole il risveglio dello spirito nell’anima stessa, ma senza tale risveglio, però, non si può nemmeno pensare ad una completa rinascita dell’anima nel suo spirito.

8. Un buon matrimonio contratto con ragionevole saggezza e abnegazione di sé non è d’impedimento alla rinascita spirituale, mentre la lussuria e la lascivia la rende invece impossibile; perciò fuggite da essa più che dalla peste!

9. I lussuriosi d’ambo i sessi, anche se dopo un certo tempo rientrano in sé e con grande abnegazione cominciano a condurre una vita pienamente casta e, con tale giusta espiazione, ottengono anche la completa remissione dei loro peccati, tuttavia molto difficilmente raggiungono la piena rinascita spirituale in questo mondo, ed anche per nulla affatto, ma soltanto una parziale, poiché l’anima di tali uomini ha già molto da fare per liberarsi della lussuria della sua carne, almeno quel tanto per poter percepire i richiami dello spirito necessari alla sua salvezza. Un tale uomo però può certo diventare molto buono e saggio ed operare molto del bene, ma molto difficilmente può raggiungere la forza operante, potentemente prodigiosa, nella sua pienezza. Una tale forza però la può raggiungere l'anima soltanto nell’aldilà.

10. Una tale anima può paragonarsi ad un uomo che, per molti anni, era infermo ed ammalato e che alla fine è stato risanato grazie ad un rimedio adatto ed efficace. Ebbene, un tale uomo è bensì ora sano e può, se poi vive regolarmente e con giudizio, raggiungere sempre in buona salute anche un’età avanzata, però non potrà mai avere la forza di un uomo sano fin dalla nascita, perché i suoi muscoli, nervi e fibre, durante la lunga malattia, sono stati ostacolati, in primo luogo, nel loro necessario sviluppo ed in secondo luogo, ed è la cosa più importante, non hanno potuto esercitarsi nei diversi movimenti e sforzi per dare consistenza ai loro muscoli.

11. Così dunque, come un tale uomo, dopo la sua lunga malattia, a causa del mancato esercizio vitale interno dei suoi muscoli, nervi e fibre e per il mancato esercizio degli stessi, non potrà mai raggiungere la piena forza fisica di chi è stato sempre sano e forte fin dalla nascita, così pure in modo pienamente corrispondente succede ad un’anima che è stata lungamente ammalata. Infatti ad essa manca l’originaria formazione del vero e puro amore di Dio, e così pure quella della fede e della volontà. Se non ha tale formazione, è naturale che le manchi ancora di più l’esercizio di tali qualità, cosicché la potenza di tali tre qualità, nell’anima di un lussurioso per quanto completamente emendata, rimane sempre indietro, per quanto in Cielo si abbia più gioia per un peccatore pentito che per novantanove giusti che non hanno mai avuto bisogno di far penitenza. Infatti se l’amore, la fede e la volontà di un uomo devono essere effettivamente forti nell’operare, essi devono venire formati convenientemente fin dalla prima gioventù e poi regolarmente esercitati.

12. Però, così come Io ho il potere di risanare qualunque malattia, per quanto grave e di vecchia data, in modo tanto perfetto che l’uomo risanato diventa tanto forte come se, fin dalla nascita, non fosse mai stato ammalato, nello stesso modo, d’ora in poi, anche l’anima di un peccatore completamente convertito può raggiungere quella stessa forza interiore dell’anima di un giusto che non ha avuto mai bisogno di far penitenza. Questo però richiede molta fatica ed un grande senso di abnegazione di se stesso.

13. Chi ha figli, non manchi di farli esercitare fin dai primi anni di vita nelle tre qualità accennate, poiché ciò renderà poi loro molto facile più tardi trionfare sul mondo dentro di loro!

14. Vedete, tutto ciò che Io vi ho detto sia solamente quale un buon consiglio e non come una Legge, poiché sotto una legge coercitiva, tu, o uomo, non puoi diventare il libero fondatore della tua salvezza! Chi però di questo Mio consiglio fa, di sua personale volontà, una legge coercitiva per se stesso e opera e vive conformemente, costui agisce bene. Avete capito bene tutto questo?».

 

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Cap. 42

La giusta penitenza

 

1. Dissero tutti: «Certamente, o Signore e Maestro, Tu il più saggio di tutti i saggi! La vera e perfetta penitenza è e rimane dunque l’unico e il solo mezzo per recuperare la salvezza dell’anima, tutto il resto non è nulla e non ha nessun valore vitale. Questo noi tutti lo comprendiamo ora benissimo e con molta chiarezza; però, che ne dici Tu, o Signore, dei rigorosi penitenti che girano vestiti di sacco e si cospargono il capo di cenere? Per una rigida penitenza sono necessari il sacco e la cenere?»

2. Dissi Io: «Ciò è altrettanto poco valido come era poco necessario, da parte vostra, farMi ora una simile domanda, dal momento che Io a tale riguardo vi avevo già chiarito sufficientemente in che cosa consiste ed abbia valore per Me la vera penitenza di un peccatore. Dunque, cosa possono offrire il sacco e la cenere all’uomo per la santificazione della sua anima? Il sacco e la cenere vennero introdotti dagli antichi quali immagini corrispondenti, intese a rappresentare la giusta penitenza; il sacco indicava l’umiltà esteriore, e la cenere indicava quella vera, interiore; ma il fasullo indossare un sacco e il cospargersi il capo di cenere ha portato la salvezza all’uomo altrettanto poco quanto i digiuni e le mortificazioni; così come nessun combattente ha guadagnato una corona di gloria nascondendosi in una caverna per la paura e per l’angoscia, anziché affrontare coraggiosamente il nemico sul campo.

3. Perciò, via sacco e via cenere, via mortificazioni e digiuni, via il sacrificio del capro espiatorio e via tutte le altre offerte al Tempio per la remissione dei peccati, poiché tutto ciò per Me non ha nessun valore! Ma in compenso piuttosto si venga avanti con una volontà incrollabile di un vero miglioramento interiore di vita! Si venga avanti con un vivente amore per Dio e per il prossimo, e avanti pure con una piena e vera fede in Dio e nella Sua Incarnazione in Me, poiché soltanto ciò santifica l’uomo e rende pienamente forte e vivente l’anima, nel Mio spirito che in essa dimora!

4. Attenetevi a questo ed insegnatelo anche a tutti gli altri popoli, che così voi risparmierete a Me il Giudizio minacciato a tutti i pagani dei tempi futuri, però voi non dovete tremare dinanzi agli uomini, ma dovete, con buona volontà e coraggiosamente, annunciare loro la piena, divina serietà della vita nella verità! E se voi anche non sarete in grado di combattere contro il paganesimo, così da ottenere piena vittoria in breve tempo, tuttavia ciò potrà essere ottenuto più tardi dalla pura verità. Infatti il grande Giudizio sul regno della menzogna, da Me annunciatovi, consisterà appunto nella vittoria della verità su di essa, e tale verità non sarà nessun’altra se non proprio quella che sto annunciando Io a voi, adesso!

5. In quel tempo Io desterò uomini ed anche donne che annunceranno all’umanità proprio questa verità, altrettanto pura e chiara, ricevendola dalla Mia bocca nel loro cuore, così come ora Io stesso la annuncio a voi con la bocca del Mio corpo, e questa verità sarà per i ciechi pagani il giudice potente e inesorabile.

6. Dunque, non più né sacco né cenere, ma in tutto la piena verità e la ferma volontà! 

7. E così, discepoli ed amici Miei, Io ho parlato a voi apertamente e non in similitudini, affinché voi comprendiate e fate proprio quanto detto, mettendolo in pratica attraverso l’opera! Infatti, il solo sapere serve all’anima ben poco ed anche assolutamente nulla. Chi invece porta alla verità una giusta offerta per mezzo dell’azione, costui raccoglierà la vita eterna.

8. Ed ora diteMi se nuovamente vi sentite ancora oppressi da qualche tenebrosa sciocchezza, oppure se voi avete compreso queste Mie chiare parole, secondo la piena verità! Però, Io non vi domando ciò, come se non sapessi se e come voi avete compreso quanto espostovi, ma ve lo chiedo soltanto affinché anche voi stessi vi chiediate, in modo vivo, come si configuri la verità in voi, poiché soltanto ciò appartiene alla vostra propria vita. Ora però tocca a voi parlare nuovamente!»

9. Dissero tutti come da una sola bocca: «O Signore e Maestro, noi ora abbiamo afferrato molto bene quello che Tu ci hai spiegato, e scorgiamo pure la piena verità di quanto ci è stato detto e spiegato! Perciò noi lo metteremo anche in pratica, anzitutto per noi stessi, e poi facendolo conoscere esattamente a tutti gli uomini di buona volontà. Tuttavia sussiste in noi sempre il timore che questa luminosa verità, per quanto magnifica sia, non venga accettata dalla maggior parte degli uomini, ancora molto ciechi, per quello che essa è in se stessa. Infatti chi ha la luce degli occhi, ha sempre una gran gioia quando spunta il giorno, mentre per coloro che sono completamente ciechi, che sia giorno oppure notte, non c’è alcuna differenza.

10. Però, attualmente, c’è un gran numero di esseri veramente ciechi nello spirito, i quali si trovano a loro agio soltanto nelle vecchie cerimonie mistiche e supporrebbero perciò di peccare contro Dio - pur non avendoLo ancora riconosciuto - se dovessero rinunciare a quelle usanze, svestendosi del vecchio uomo come da un vecchio vestito logoro, per indossarne uno completamente nuovo!

11. Con tali uomini, come è facilmente prevedibile, sarà difficile parlare e trattare, poiché chi non ha raggiunto un più chiaro modo di pensare attraverso e in seguito alla via dell’esperienza, non accoglierà in sé, in maniera pienamente vivente, questa verità, per quanto luminosissima essa sia, ma rimarrà sempre attaccato alla sua vecchia abitudine mistica, oramai ammuffita, continuando a considerare le vecchie usanze ed i vecchi costumi quali un servizio divino di massimo onore, interpretando alla fine queste nuove luminosissime verità come eresie da disprezzare e perseguitare. Considerato tutto ciò, sarà molto difficile che queste luminosissime verità possano essere di per sé efficaci anche ai molti ciechi!

12. Anche presso gli Ebrei esiste una vecchia consuetudine, secondo la quale essi si devono mostrare a un sacerdote per mezzo di una confessione, affinché egli conosca quali sono i loro peccati ed anche le loro opere buone, in modo che li possa bilanciare e comparare fra loro per poter così stabilire, per la remissione dei peccati, la dovuta penitenza e l’offerta per la purificazione. Colui che così si è mostrato così al sacerdote, e poi ha anche fatto e compiuto tutto quello che il sacerdote gli ha imposto, si considera, grazie a ciò, completamente purificato e giustificato dinanzi a Dio; però se lo si osserva meglio egli è e rimane, dopo tale purificazione, lo stesso uomo, per niente migliore, il quale continua a commettere, fino alla prossima confessione, non soltanto i vecchi peccati, ma spesso anche dei nuovi in aggiunta; ciò che dimostra in modo evidente che questo antico sistema di purificazione non rende migliori gli uomini, ma spesso ancora peggiori di quanto erano prima!

13. Se si tenta però di farsi avanti contro tale incongruenza con degli opportuni insegnamenti, si dovrà prendere la fuga se non si vorrà venire lapidati! Che cosa dici Tu, o Signore e Maestro, a tale riguardo?».

 

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Cap. 43

Sulla remissione dei peccati

 

1. Dissi Io: «Appunto perciò voi dovete predicare agli uomini soltanto la verità; coloro che l’accettano, diverranno liberi e beati, coloro che invece non l’accettano, rimarranno nei loro peccati, nel giudizio e nella morte spirituale che ne conseguono.

2. Io non vi faccio un dovere di portare queste verità vitali a tutti gli uomini in brevissimo tempo, cosicché essi debbano vivere già pienamente, a seconda delle stesse; ma Io ho fatto capire qual è il vero mistero del Regno di Dio soltanto a voi e, per il momento, non anche a tutti gli uomini, che in questo tempo sono molto malvagi e ciechi. Con il tempo, però, troverete senz’altro un gran numero di uomini che si uniranno a voi con molto impegno e opereranno con voi per il prosperare delle verità da Me annunciatevi.

3. Per quanto poi si riferisce direttamente alla confessione dei peccati dinanzi al sacerdote alla quale avete accennato, il modo in cui attualmente viene effettuata è cattivo, e quindi riprovevole, dato che non migliora gli uomini, ma li fa soltanto persistere nei loro peccati per tutta la vita. Ma d’altra parte Io non ne sono neppure contrario al caso in cui un uomo debole ed ammalato interiormente, animato di buona volontà, riconosce fedelmente dinanzi ad un uomo saggio e forte le sue debolezze e mancanze, affinché l’uomo in buona salute e maggiormente illuminato, per vero amore del prossimo, gli possa indicare i veri mezzi grazie ai quali la sua anima possa rinforzarsi e risanare. Infatti in questo modo un uomo diventa per l’altro un vero salvatore delle anime. Anche di ciò, però, non faccio una legge, ma vi do nuovamente soltanto un buon consiglio, e quello che faccio Io con voi, fatelo altrettanto voi ed insegnate a ciascuno la verità!

4. La sola confessione purifica altrettanto poco dai peccati l’uomo quanto ad un corpo ammalato serve la sola esposizione delle sofferenze e delle sue supposte cause, mentre per sanare sono necessari invece i saggi consigli del medico esperto, bisogna metterli in pratica esattamente ed evitare in futuro tutto ciò che ha causato la malattia.

5. Quindi è anche un bene che, in una comunità, ogni fratello conosca l’altro, tanto dai suoi lati forti che da quelli deboli, affinché ognuno possa essere d’appoggio all’altro, nella piena verità, tanto spiritualmente quanto corporalmente; a chi però volesse rimanere chiuso in sé, essendo dell’opinione che con la sua confessione potrebbe sollevare l’ira di qualcuno, allora nessuno pretenda che costui esterni le sue debolezze!

6. Quando però fra di voi c’è un saggio e il suo spirito gli rivela le debolezze del fratello debole e timoroso, allora il saggio cerchi a quattr’occhi di dare qualche buon consiglio, e lo aiuti, con suggerimenti e con l’opera, ad uscire dalla sua segreta difficoltà e la sua ricompensa non rimarrà a mezza strada.

7. Tuttavia lasciate ad ognuno la libera volontà, e non esercitate su nessuno una coercizione, poiché voi ora sapete che ogni costrizione morale è pienamente contraria al Mio eterno Ordine! Quello che non faccio Io, non fatelo neppure voi!

8. E così noi avremmo pronunciato anche le giuste parole riguardo la pubblica, come pure la privata, confessione delle debolezze e dei peccati segreti; tutto ciò che è più o tutto ciò che è di meno a tale riguardo, è contrario al Mio Ordine, e perciò dannoso.

9. Quando però un fratello debole si è confidato con un fratello più forte, non dovete nei suoi confronti tenere un contegno che indichi un giudizio da parte vostra, ma dovete rivelargli sempre la verità, apertamente, con amore ed affabilità, procurandogli anche i mezzi, grazie ai quali egli possa guarire con facilità e certezza. In questo modo egli non si perderà di coraggio, e diventerà un discepolo riconoscente della libera verità. Ma se voi lo opprimete con ogni tipo di prediche punitive, non soltanto non avrete nessun risultato con lui, ma lo renderete ancora più misero di quanto era prima.

10. Ma nei tempi futuri succederà purtroppo che le confessioni dei peccati nel Mio Nome, davanti ai falsi profeti, saranno ancora più in voga di come non lo sono mai state sotto i farisei e gli ebrei fanatici; e questo condurrà alla caduta e al giudizio dei falsi profeti sotto il Mio Nome. Infatti costoro diranno agli uomini, al pari dei pagani, che essi sono i soli ad avere il diritto, conferitogli da Dio, di rimettere i peccati a tutti i peccatori, oppure anche di non assolverli; inoltre essi, in cambio di grosse offerte, dichiareranno beati e santi per tutti i Cieli i loro ciechi favoriti.

11. Quando ciò avverrà, sarà vicino quel tempo in cui il grande Giudizio sul nuovo paganesimo avrà il suo inizio; perciò siate prudenti con le confessioni pubbliche, affinché i falsi profeti non vi imitino in un senso ancora peggiore di quello attualmente in vigore presso i farisei e gli ebrei fanatici!

12. Una volta Io ho detto a voi, specialmente ai Miei vecchi discepoli, di rimettere i peccati di coloro che hanno peccato contro di voi, e ho detto che a coloro a cui voi li avrete rimessi in Terra dovrebbero venire rimessi anche in Cielo, inoltre ho detto che in caso di mancanza di un miglioramento morale da parte dei peccatori, voi avete una buona ragione per non rimettere loro i peccati commessi contro di voi, nel qual caso la stessa cosa avverrà anche in Cielo.

13. Noi però abbiamo già stabilito che voi avete il diritto di non rimettere ai peccatori i loro peccati contro di voi, soltanto se voi prima glieli avrete perdonati sette volte settantasette.

14. Ma se a voi, quali Miei discepoli più prossimi, proviene da Me a queste condizioni il diritto di rimettere, come anche non di rimettere, ai peccatori i peccati da loro commessi contro di voi, risulta chiaro che mai un sacerdote può avere da Dio il diritto di rimettere, oppure no, anche dei peccati che non lo riguardano affatto.

15. Chi ad esempio ha peccato contro Caifa, può anche venire assolto da Caifa, oppure, in base all’andamento delle cose, Caifa può anche negargli l’assoluzione; chi invece ha peccato contro Erode, non ha nulla a che fare con Caifa, né Caifa con lui, ma deve vedersela soltanto con Erode! Infatti chi ha peccato contro il Tempio, deve sbrigarsela con il Tempio.

16. Però, in questo caso, Io non intendo riferirMi al Tempio così come esso è ora, ma com’era a suo tempo; infatti, attualmente, Io stesso sarei un peccatore contro il Tempio, così come tutti voi lo siete; però noi non dobbiamo fare una confessione dinanzi al Tempio, poiché ora siamo noi il verissimo Tempio di Dio, mentre quello laggiù è diventato una spelonca di assassini. Questa è la ragione per cui verrà per esso, fra breve, il momento di raccogliere i cattivi frutti di ciò che ha seminato nei suoi campi. Dalle spine e dai cardi non saranno certo cresciuti né uva né fichi!

17. Ma come è ora costituito il Tempio, diciamo, nel Nome di Jehova, nello stesso modo ed ancora peggio sarà costituito nei tempi futuri il nuovo paganesimo nel Mio Nome, ma il raccolto dei suoi frutti sarà ancora molto peggiore di quello di questo Tempio!

18. Voi ovviamente non avrete nessuna colpa del sorgere del nuovo paganesimo, così come i profeti non hanno nessuna colpa se il Tempio è diventato quello che non doveva mai diventare, ma tutta la colpa sarà di quegli uomini la cui comoda pigrizia non ha permesso loro di percorrere, con impegno e attivamente, le vie della verità, e lasciando invece che per loro vi procedessero piuttosto gli altri, vale a dire i cosiddetti sacerdoti, dietro il compenso delle loro sudice offerte. Però i sacerdoti non percorsero le vie della verità, ma soltanto le vie dell’inganno e della menzogna. Ed è a questo punto che si giunge quando un cieco fa da guida ad un altro cieco: tutti e due giungono ad una fossa in cui cadono entrambi. 

19. Ora che voi avete appreso ciò dalla Mia bocca, comprendetelo anche secondo la piena verità, e non lasciatevi mai sedurre dalla pigrizia degli uomini di potere! Infatti chi non vuole lavorare lui stesso, non deve neppure mangiare dalla scodella della Vita!»

20. Disse il dottore della Legge: «Quanto ora da Te detto, è stato espresso in termini chiari oltre ogni dire, cosicché si può toccare con mano la verità! Se Mosè ed i profeti avessero parlato così chiaro al popolo come Tu, o Signore e Maestro, ora hai parlato con noi, tutto il Giudaismo starebbe su una posizione del tutto diversa da quella in cui si trova in questa malvagia epoca attuale! Quando questa Tua Dottrina si diffonderà fra il popolo, produrrà certamente, per tutti i tempi, dei frutti ben diversi! Infatti da parte nostra questa Dottrina verrà tramandata agli altri uomini in verità tanto poco cambiata, quanto poco cambiano le stelle in cielo fra il sorgere e il tramontare. Noi Ti preghiamo soltanto, o Signore e Maestro, di non abbandonarci mai, con la Tua Grazia e il Tuo aiuto, e di non abbandonare neppure coloro che, dopo di noi, saranno alla guida dei Tuoi popoli!».

 

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Cap. 44

Gli spiriti naturali dell’aria

 

1. Dissi Io: «Tu, a dire il vero, hai parlato bene, e questa Dottrina che Io vi ho dato si manterrà pura per i puri, fino alla fine dei tempi. Ma se tu ritieni che ora con il Giudaismo le cose andrebbero diversamente se Mosè ed i profeti avessero parlato al popolo così come ora Io ho parlato a voi, allora Io dico che il popolo non avrebbe compreso né Mosè né i profeti, poiché in quel tempo si poteva essere comprensibili più facilmente soltanto nel linguaggio simbolico.

2. Allora perfino la gente comune e molto semplice possedeva la conoscenza delle corrispondenze; la scrittura della gente consisteva in immagini, e la sua lingua si regolava pure secondo immagini ben conosciute dal popolo. Quando però, più tardi, il popolo diventò più benestante e più stimato, sentì anche ben presto una quantità di necessità terrene, per soddisfare le quali dovette procurarsi un gran numero di mezzi naturali. Dunque, tali molte necessità e tali molti mezzi allora ricevettero dei nomi consistenti in parole molto semplici, dietro alle quali non si celavano più delle immagini corrispondenti. Questi semplici nomi formati dagli uomini, solo più tardi, per definire le molte necessità ed i mezzi per soddisfarle, ben presto soppiantarono la scrittura per immagini e il suo significato interiore, cosicché né Mosè né i profeti hanno avuto la minima colpa se essi ora non vengono più compresi dagli Ebrei attuali, ma i veri colpevoli sono stati soltanto gli uomini stessi che, per il loro senso mondano dovuto esclusivamente a loro stessi e che aumentava sempre di più, hanno perduto del tutto la nozione dell’antica scrittura e dell’antico linguaggio, che contenevano sempre in sé qualcosa di profondamente spirituale.

3. Se tu avessi parlato ai tempi di Mosè come parli ora, allora né Mosè, né alcun altro profeta ti avrebbe compreso; dato però che nel tempo attuale, per le ragioni espostevi, presso di voi la vecchia lingua è andata completamente perduta, allora voi dovete cercare in ciò la causa per cui ora non potete comprendere né Mosè né i profeti.

4. Ora però comincia ad albeggiare, ed i nostri templari nell’altra sala sono in procinto di prendere la via di casa, per fare là i necessari preparativi per la partenza. Non appena se ne saranno andati, noi usciremo all’aperto per fare là le nostre considerazioni.

5. Ma tu, amico Lazzaro, faresti bene a dare loro una scorta composta dai tuoi servi fino alla porta del giardino, poiché i templari, nella loro fantasia, scorgono in agguato, lungo la via, i tre leoni, cosicché la loro partenza li angoscia; perciò manda alcuni servi nella loro stanza, affinché dicano che dei leoni non c’è più traccia; se però dovessero essere ancora dubbiosi, si offrano di accompagnarli, ed i templari accetteranno con gioia la loro offerta e se ne andranno subito, cosicché anche noi potremo andare all’aperto senza attendere più oltre» 

6. Lazzaro prese immediatamente le necessarie disposizioni; in pochi minuti i servi erano sul posto, ed un quarto d’ora dopo i templari se ne andarono.

7. A questo punto Io chiamai il Mio Raffaele e gli dissi ad alta voce, per essere udito dai presenti: «Ora tu prenditi cura dei nostri giovani, e conducili prima che arriviamo noi a Betania per una via che non sia quella comune. Là attendeteci, poiché fra tre ore vi raggiungeremo!» 

8. Raffaele si affrettò a recarsi dai giovani, ed eseguì presto e bene il suo incarico»

9. Nel frattempo si era fatto più chiaro; noi lasciammo l’albergo e ci recammo sull’altura che è già stata descritta. In cielo scintillavano ancora le stelle più grandi, la Luna aveva la forma di una grossa falce e si vedeva il pianeta chiamato Venere; tutto questo offriva una splendida vista.

10. Il mattino però era piuttosto fresco ed i romani dissero: «Questo raro colpo d’occhio sarebbe veramente splendido se il mattino non fosse così tanto rigido!»

11. Ed Io dissi: «Questa frescura è, a dire il vero, un po’ sgradevole per la pelle, ma in compenso rinforzante per il corpo e per l’anima, poiché ora i puri spiriti passano nell’aria dinanzi a voi. Se però per voi fa troppo freddo, Io voglio fare in modo che sentiate un maggior calore proveniente dall’interno. Noi però restiamo in questa pura temperatura»

12. Allora i romani dissero: «Stando così le cose, vi rimaniamo noi pure, dato che un maggiore rinvigorimento per corpo ed anima non fa male neppure a noi romani» 

13. E dopo di ciò tutti furono lieti e contenti, e nessuno si curò più della frescura.

14. A questo punto, però, Agricola Mi disse: «Signore e Maestro, gli spiriti che ora stanno passando davanti a noi, hanno anch’essi un qualche aspetto di per sé definito, oppure sono privi di forma, semplicemente confusi uno nell’altro, come nel mare una goccia d’acqua nell’altra?

15. Ed Io risposi: «Amico Mio, è veramente un po’ difficile darti a tale riguardo una risposta interamente comprensibile, cosicché tenteremo di farlo in un modo diverso. A voi romani Io aprirò nuovamente, per alcuni istanti, la vista interiore, e potrete darvi da voi stessi una risposta esatta da quanto vedrete!» 

16. I romani furono soddisfatti di questo, ed Io aprii loro immediatamente la vista interiore, compresi Agrippa e Laio che ci avevano seguiti da Emmaus e che erano ancora con noi.

17. Così essi videro passare davanti a loro un’infinità di figure di ogni genere, strette l’una all’altra, ed Agricola disse: «Ah, ciò è ben curioso! Vedo un numero incalcolabile di forme e di figure indescrivibili! Vi si scorge perfino ogni specie di erbe e di piante ed anche sementi! Sulle piante si possono vedere anche un’infinità di piccole uova di insetti, le larve ed anche insetti già formati. In tutto ciò, cioè nelle piante, nelle sementi, come pure nelle uova degli insetti, nelle larve ed anche nelle forme già descritte, si librano insieme ad esse come dei punti luminosi, e tra le forme già descritte si vedono dei minuscoli punticini di luce, in numero immenso. Tutto procede mescolandosi vivacemente nella sua varietà, senza però che nessuno si confonda con gli altri. Dunque, sono questi gli spiriti naturali più puri?»

18. A questo punto Io chiusi ai romani la vista interiore, ed essi allora non videro altro se non l’aria pura.

19. Ed Agricola disse: «Signore e Maestro, qual è la speciale destinazione di questi spiriti? Deriva appunto da loro tutto quello che esiste nel mondo materiale per la cui realizzazione è evidente che essi portano il progetto nelle loro forme, oppure si tratta, per così dire, delle anime delle piante, erbe, alberi ed insetti morti?»

20. Dissi Io: «La seconda supposizione non va bene, ma la prima invece sì, così come l’avete ora scorta con la vista interiore!

21. La loro intelligenza, che si è manifestata anche per mezzo della forma, li spinge ad unirsi con tutto ciò che già esiste su questa Terra e che ha stretta analogia con la loro forma; nelle piante tali spiriti naturali diventano attivi e, dalla loro numerosità ed aumentata attività, dipende poi l’abbondanza dell’uno o dell’altro raccolto, come pure dipende la diversità di tutte le varie specie di piccoli animali che voi chiamate moscerini, insetti e vermetti. Questi, però, sono anche sempre i primi animali di una terra[10] in formazione, e solo dall’unione delle loro anime vengono chiamati all’esistenza gli animali più grandi»

22. Disse Agricola: «Signore e Maestro, ma perché non abbiamo ora potuto vedere nessuna anima di uomini già morti di questa Terra?»

23. Dissi Io: «Le cause sono due: in primo luogo Io ho aperto la vostra vista interiore solo quel tanto che vi rendeva possibile scorgere quegli spiriti naturali già in procinto di passare nella materia, ciò che significa il grado più basso della vista interiore, che parecchi uomini semplici posseggono già naturalmente. Con questo grado di vista interiore, le anime, specialmente se già perfette, non si lasciano scorgere, dato che questo grado appartiene ancora ad una vista più materiale che non a quella puramente spirituale. 

24. In secondo luogo, inoltre, di quelle anime ancora impure che voi avreste già potuto vedere in quei pochi istanti in cui Io vi ho concesso la vista interiore, non se ne trova neppure una in questo luogo, e perciò non avete potuto né vederle né percepirle; infatti anime del genere fiutano la località dove Io sono completamente presente con la Mia Persona, e perciò anche la evitano nel più accurato dei modi. Ed eccoti dunque le due cause per cui in questa occasione non hai potuto né vedere né percepire nessuna anima di trapassati!» 

25. Tutti i romani furono pienamente soddisfatti di questa spiegazione e non fecero altre domande al riguardo.

 

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Cap. 45

Agricola rammenta Maria di Magdala

 

1. Ma Agricola, che era un uomo pieno di sentimento, Mi pregò di accordargli la parola e disse: «O quali incommensurabili tesori abbiamo accumulato durante otto giorni soltanto! Noi abbiamo trovato qui quanto c’è di più alto, di purissimo e di immenso! E chi dobbiamo ringraziare per questa fortuna assolutamente indescrivibile, secondo la Tua Grazia nascosta? Fate attenzione ed ascoltate! Ad indicarci la via che porta quassù fu quella donna, ancora molto giovane, la prima sera del nostro arrivo qui!

2. Quella donna, che secondo il mio giudizio, che però non serve di regola, sembra appartenere a quella categoria di donne che non prendono troppo sul serio la castità e la purezza dei costumi, era senz’altro inspirata segretamente dalla Tua Volontà e doveva diventare per noi un segnavia verso la Luce della Vita.

3. Ora io, quale romano, non conosco affatto tale donna, e neppure la sua dimora e il suo nome, e così non posso neppure sapere se è povera o ricca e se ha bisogno d’appoggio. Se però lei dovesse appartenere alla classe dei poveri, ciò che io considero più probabile, vorrei farle avere tramite l’amico Lazzaro, a titolo di vera riconoscenza umana, un aiuto, ciò che sarebbe sicuramente giusto e ragionevole; suppongo che Lazzaro saprà certamente come stanno le cose con quella persona. Mi meraviglia molto che lei non ci abbia fatto di nuovo visita qui, su questo monte della salvezza! Da quanto ricordo, lei cercava Te, Signore e Maestro, a Emmaus, e inoltre anche qui si era informata su dove Ti trovavi, ma non aveva saputo nulla; e allora è probabilmente per questo che non è venuta qui. Però noi siamo qui di nuovo da alcuni giorni, e mi meraviglia che non si sia più fatta vedere!»

4. Dissi Io: «Quella ragazza non sapeva che Io Mi trattenevo ancora qui, però ieri lo ha appreso a Betania dalle sorelle del nostro amico Lazzaro, ed è ora sulla via che conduce qui. Lei giungerà qui pressappoco nel momento in cui il Sole starà sorgendo, cosicché tu potrai aggiustare le cose con lei in maniera buona e giusta.

5. Ma per quanto riguarda la sua condotta fino ad ora, tu hai giudicato giustamente; però, malgrado ciò, lei ha sempre pensato ai poveri, poiché dal punto di vista terreno, essendo una bellezza, con il suo comportamento ha ammassato grandi tesori, senza contare che già i suoi genitori l’avevano riccamente provvista di tutto.

6. Là, lontano, verso mezzogiorno, tu puoi vedere un castello su una collina; esso porta il nome di Magdalon; là è nata questa ragazza, e il castello, molti giardini, vigne e boschi sono di sua proprietà, dato che i suoi genitori sono morti da un paio d’anni. Lei avrebbe potuto sposarsi parecchie volte, ma i templari la trattennero dal farlo, perché essi trovavano sempre da lei una buona ospitalità ed, oltre a ciò, con lei se la spassavano. Però da quando Mi ha visto, conosciuto ed udito le Mie parole, tutto è cambiato nella sua casa, nel suo modo di intendere le cose e nel suo cuore, e poiché lei aveva molto amato i poveri, molti dei suoi peccati le sono stati perdonati.

7. Il suo nome è Maria di Magdala. Per la sua presunta povertà lei non ha bisogno di alcun aiuto da parte vostra; se però essa vorrà accettare qualcosa da voi per i suoi poveri, glielo potete senz’altro offrire. E così ora voi sapete chi è quella ragazza, e da dove proviene, nonché qual è il suo nome. Però la sua colpa sia scritta sulla sabbia! 

8. Ed ora basta di questo; osserviamo piuttosto il bel mattino, dalle cui figurazioni da tutti i lati voi potrete desumere parecchie cose, specialmente riguardo all’ultimo tempo dei nuovi pagani».

 

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Cap. 46

Il giudizio del paganesimo

 

1. A questo punto intervennero i Miei vecchi discepoli, dicendo: «Signore e Maestro, Tu ci hai promesso di dirci ancora qualcosa di più dettagliato a tale riguardo, fallo dunque ora, dato che appunto questa sarebbe l’occasione più propizia!»

2. Dissi Io: «L’occasione più propizia per fare questo, lo so Io meglio di tutti quando deve essere; ed Io vi ho già annunciato molte cose che sicuramente avverranno, dato che, da un lato, Io non devo cambiare niente nella libera volontà degli uomini, mentre voi, da parte vostra, non siete in grado di farlo!

3. Però, con la Mia nascita è già iniziato ovunque il giudizio dei pagani. Ora esso continua in maggior misura e proseguirà fino a che ci sarà luce completa tra gli uomini su questa Terra, per quasi duemila anni!

4. Però, come voi ora, verso oriente, vedete sovrapporsi ogni genere di nuvole all’orizzonte, come se volessero ostacolare il sorgere del Sole, così anche contro il grande sorgere dello spirituale ed eterno Sole della verità, che dovrà venire un giorno, una grande massa nuvolosa di ostacoli di ogni genere comincerà ad accumularsi e provocherà molti danni fra gli uomini. Ma tali ostacoli non riusciranno comunque ad impedire il finale grande sorgere del Sole della verità.

5. Voi prima avete visto risplendere in cielo ancora molte belle stelle e verso occidente voi vedeste anche le stelle che brillavano nella notte fonda. Vedete, queste stelle, come buoni messaggeri, precedevano i messaggeri del mattino ancora visibili, ed operavano nella notte. E questa è ora la vostra missione!

6. Quando però all’orizzonte spirituale del mattino si leveranno i messaggeri mattutini ancor più chiari, questo sarà un segno che ad essi presto seguirà il grande e generale Sole della Vita e della verità. La sua chiarissima Luce sarà un Giudizio inflessibile su ogni menzogna e ogni inganno, e la menzogna, con tutti i suoi discepoli e veneratori ed anche con il suo grande sfarzo mondano, verrà scaraventata negli abissi del disprezzo, della giusta ira e della dimenticanza. Infatti, dopo di allora, gli uomini illuminati non si ricorderanno più dell’inganno e del Giudizio durato tanto a lungo.

7. Come però ora potete già ben osservare che le nuvole nere che erano prima così minacciose cominciano ad avere bordi splendenti d’oro, così pure anche in quei tempi vi accorgerete come gli uomini, che poco prima erano ancora veri nemici della Luce della verità, verranno sempre più chiaramente illuminati da tutte le parti dai raggi di Luce della verità e poi, rilucendo essi stessi, diverranno nemici della vecchia menzogna. Ed un tale risplendere del Sole della verità dai Cieli, che si sta avvicinando al suo pieno sorgere, sarà il Mio Segno come Figlio dell’Uomo per tutti gli uomini veritieri sulla Terra, e sarà l’inizio della fine del grande Giudizio sulla prostituta della nuova Babele.

8. Ed ecco che gli amanti della verità giubileranno assai e Mi loderanno perché Io in precedenza ho inviato loro il segno del Mio sorgere nel Cielo del Giorno interiore dello Spirito! Ma i nemici della verità cominceranno il pianto e il gran stridore di denti, e cercheranno, per quanto possibile, di nascondersi in angoli oscuri con i loro fedeli che andranno sempre più diminuendo, il che però non servirà loro a nulla, poiché non appena il pieno Sole della verità sarà sorto, esso illuminerà a fondo tutti i buchi, angoli e caverne, per quanto oscuri essi siano, cosicché i nemici della Luce non avranno più alcun rifugio sulla Terra intera!

9. Io stesso però, quale eterna Verità, sarò in quel Sole e, attraverso la sua Luce, sarò presso gli uomini come Sovrano e Guida della loro vita e del loro destino temporale, spirituale ed eterno. 

10. Con ciò vi ho mostrato ora, secondo la piena e comprensibile verità, il grande Giudizio del nuovo e vecchio paganesimo, e questo era per voi. Ma Io più tardi vi darò per gli uomini anche un quadro che voi potrete poi anche trasmettere, però non senza la vera spiegazione. Ora però continuiamo ad osservare la scena mattutina!».

 

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Cap. 47

Il futuro di Roma e dell’Anticristo

 

1. Dopo un quarto d’ora, durante il quale noi tutti continuammo a contemplare le scene mattutine con molta attenzione, Io Mi rivolsi nuovamente a tutti i presenti, dicendo: «Proprio adesso fate attenzione a ciò che apparirà ancora in immagine prima del completo sorgere del Sole! Infatti Io voglio che anche voi abbiate a vedere con i vostri occhi come tutto si presenterà negli ultimi tempi del nuovo paganesimo!»

2. Ed allora tutti volsero gli sguardi verso Oriente, con raddoppiata attenzione; c’era ancora una mezz’ora di tempo prima che il Sole sorgesse completamente, cosicché parecchie immagini avrebbero potuto svilupparsi dinanzi agli occhi dei discepoli che si trovavano vicino a noi.

3. Dapprima si vide una spessa nebbia completamente nera da lontano all’orizzonte; allorché questa nebbia ebbe raggiunto approssimativamente sette volte l’altezza delle lontane montagne all’orizzonte, essa divenne come incandescente perché fu attraversata improvvisamente da innumerevoli fulmini, ciò che fece supporre ai presenti che là imperversasse un tremendo temporale.

4. Però Io dissi: «Non preoccupatevi, poiché all’infuori di noi nessuno scorge qualcosa di questa apparizione» 

5. Dopo di che si continuò ad osservare tranquillamente che cosa si stava preparando.

6. Ed ecco, sul bordo superiore e nero delle nebbie infiammate dai molti fulmini apparve una grande città!

7. Ed Io dissi: «Guardate l’immagine della nuova Babele!»

8. A questa vista, Agricola disse: «Ma ciò ha una considerevole somiglianza con la nostra Roma! Soltanto che io vedo una quantità di rovine intorno ad essa, tuttavia, nella parte centrale della città, accanto ai vecchi edifici a me ben noti, ci sono un gran numero di nuovi edifici e templi, le cui sommità sono adornate, caso strano, con delle croci. Che cosa significa ciò?»

9. Dissi Io: «Vedi, questo è il declino del vecchio paganesimo e allo stesso tempo l’inizio di quello nuovo! Già fra circa cinquecento o seicento anni, calcolando da ora, tale città avrà completamente questo aspetto! Continuate però ad osservare l’apparizione!»

10. E nuovamente tutti rivolsero la loro attenzione alla visione le cui scene si susseguivano rapidamente; ed ecco, si poterono vedere grandi migrazioni di popoli e molte terribili battaglie e guerre; al centro della città si vide ergersi qualcosa come una montagna sulla quale stava un alto e grande trono come d’oro incandescente. Sul trono sedeva un sovrano con sul capo una triplice corona ed in mano uno scettro la cui punta era ornata da una triplice croce. Dalla sua bocca partivano innumerevoli frecce, e dai suoi occhi e dal suo petto si sprigionavano altrettanti lampi di ira e di massima superbia. Ed innanzi a lui si presentavano dei re, molti dei quali si inchinavano profondamente al suo cospetto. Ed egli guardava amichevolmente coloro che si inchinavano così dinanzi a lui, e confermava il loro potere. Coloro invece che non si inchinavano davanti a lui, venivano perseguitati malvagiamente e mal ridotti dalle sue frecce e fulmini.

11. Ed Agricola disse: «Questo non offre certo una buona immagine dei futuri dominatori della nuova Babele ed ha tutto l’aspetto che la sua potenza sarà ancora maggiore e anche molto più crudele di quanto è ora. Infatti adesso vengono condannati alla crocifissione soltanto i peggiori delinquenti e questo soltanto con una croce semplice. Costui però ne tiene una triplice nella sua mano di dominatore e la usa perfino contro tutti gli altri re! Signore e Maestro, spiegaci questo almeno un po’!»

12. Dissi Io: «Questo non rappresenta un particolare sovrano di molti paesi e popoli, ma solo la personalità visibile dell’Anticristo! La triplice croce invece indica la Mia Dottrina, la quale, triplicemente falsificata, verrà imposta ai re ed ai loro popoli, falsa nella parola, falsa nella verità e falsa nella vivente applicazione.

13. I re, però, che non si piegano davanti a lui e che egli maledice, sono quelli che restano ancora più o meno nella verità della vecchia Dottrina. Essi vengono bensì raggiunti dalle sue frecce e dai suoi fulmini, ma questi ciononostante non possono infliggere loro alcun rilevante danno. Ma ora continuate ad osservare la visione; attraverso di essa Io posso però mostrarvi solo i momenti principali!»

14. E ora tutti guardarono di nuovo con maggiore attenzione.

15. «Ed ecco radunarsi, con le loro legioni di guerra, molti re che ancora poco prima si erano inchinati profondamente davanti al trono, ed andare contro di lui! Vedete che battaglia accanita e come il suo alto trono già sprofonda alquanto negli abissi della città. Voi vedete solamente alcuni re che, solo pro forma (in apparenza), si inchinano dinanzi a lui, mentre invece dai molti altri re, distaccatisi da lui, vengono rilanciati ora moltissimi dardi e fulmini contro di lui. Ma ora di lui non si vede quasi più nulla; e questo accadrà già dall’anno mille fino al millecinquecento, milleseicento e millesettecento.

16. Ora però guardate! Egli tenta di risollevarsi nuovamente, circondato da nere masnade, ed alcuni re gli tendono le mani per aiutarlo; ma osservate, coloro che fanno ciò diventano ben presto del tutto impotenti ed i loro popoli strappano loro le corone dal capo e le danno ai re forti! E vedete! Ora il suo trono si inabissa ed i re forti accorrono e lo dividono in più parti, e così crolla per lui tutto il suo potere, la sua altezza e grandezza! È vero che egli continua ancora a scagliare attorno a sé frecce e deboli fulmini, ma essi non danneggiano più nessuno, poiché per la maggior parte ritornano su di lui e feriscono lui e le sue stanche e tenebrose orde».

 

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Cap. 48

Il Regno dei Mille anni

 Sulla nascita della “nuova” Terra spirituale

 

1. (Continua il Signore:) «Ma vedete ora come il Sole comincia a pervadere ogni cosa con la sua luce, e voi vedete le orde tenebrose fuggire da tutte le parti, meno che nella direzione da cui viene il Sole! Davanti alla sua luce ora tutto svanisce e sprofonda nel regno dell’oblio.

2. Ma ora guardate là un’altra volta, e voi scorgete come dalle nuvolette lucenti si forma una nuova Terra! Che cosa mai rappresentano le nuvolette lucenti? Sono associazioni di tutti quegli uomini che sono illuminati dalla divina verità. E vedete, ora queste associazioni si avvicinano fra loro sempre più strettamente, e formano così un’unica grande associazione. E vedete, questa è appunto la nuova Terra, sopra la quale si estende un nuovo Cielo pieno di luce e di chiarezza!

3. Ma con questo non dovete farvi l’opinione che questa Terra naturale passerà [in quel tempo] e sia trasformata in una nuova Terra, ma saranno solo gli uomini a formare fra loro nel Mio Nome una nuova Terra spirituale, come veri fratelli e sorelle, attraverso la piena accoglienza della divina verità nei loro cuori.

4. Su questa nuova Terra allora ci sarò Io stesso e regnerò fra i Miei, ed essi Mi frequenteranno e non Mi perderanno mai più di vista.

5. Ma osservate ora, lì accanto, anche la vecchia Terra! Vedete come ora dalla nuova Terra, librandosi in flussi sempre più intensi, scendono delle luci sulla vecchia Terra e la incendiano, così che essa sembra stare tutta in fiamme! Vedete là moltissimi morti uscire come dalle tombe alla luce, e come anch’essi vengono presto rivestiti con l’abito della verità, e poi anche si sollevano al Regno della nuova Terra.

6. Ma nello stesso tempo notate anche come una parte ancora grandissima, tenebrosa, si sforzi anch’essa di indossare l’abito della Luce sopra il proprio abito nero, allo scopo di formare un’altra volta, con questo e a partire da questo, un nuovo paganesimo anticristico, per il proprio tornaconto e per sete di potere. Io stesso però faccio irrompere su di loro la Mia Ira, che è il fuoco della Mia verità, e i Miei angeli della nuova Terra piombano su di loro come con spade fiammeggianti, e colpiscono ogni altro tenebroso sforzo, costringendoli alla fuga e nell’abisso del totale annientamento.

7. Questo è allora l’ultimissimo e più grande Giudizio, che avverrà circa mille anni più tardi. Questo tempo sarà chiamato il Mio Regno dei Mille anni sulla Terra, e attraverso questo ultimissimo giudizio esso avrà ancora una volta, per un tempo brevissimo, un’interruzione bellica; ma la vittoria sarà rapida e totale per tutti i tempi futuri. Da quel momento in poi si costituiranno dai Cieli e dalla Terra un solo Pastore e un solo gregge. Il Pastore sarò Io come sempre, e il gregge sarà formato dagli uomini sulla Terra, in piena associazione con i beati nei Miei Cieli. 

8. Infatti questi ultimi che ho detto, come accadeva nei primi tempi degli uomini su questa Terra, si intratterranno di nuovo visibilmente con gli uomini della Terra. Ma prima che questo avvenga, anche la Terra naturale subirà delle enormi trasformazioni. Grandi regioni e regni, che adesso sono ancora ricoperti dal grande e profondo mare, saranno innalzati a fertilissimo suolo, e moltissime montagne, adesso ancora molto alte, saranno abbassate, e con le loro cime frantumate saranno riempite moltissime fosse profonde e vallate, e formeranno un territorio fertile. 

9. E poiché gli uomini in quel tempo non saranno più desiderosi e avidi dei tesori terreni e passeggeri, sulla Terra potranno vivere, molto ben provvisti e felici, anche centomila volte più uomini di quanti ci vivono ora. Contemporaneamente però anche tutte quelle malattie maligne che tormentano fortemente la carne, scompariranno in quel tempo dalla Terra. Gli uomini potranno raggiungere una serena ed avanzata età e fare molto del bene, e nessuno avrà paura della morte del corpo, perché vedrà davanti a sé in chiari sguardi l’eterna vita dell’anima.

10. La cosa principale nel fare il bene consisterà in quel tempo nella retta educazione dei figli e nel fatto che il forte, con ogni amore e con tutte le sue forze, sarà di sostegno agli anziani, più deboli fisicamente.

11. Sulla nuova Terra felice verranno conclusi anche matrimoni, però secondo il Mio Ordine, così come in Cielo, e saranno anche generati figli in gran numero, ma non per pura libidine, bensì attraverso la vera serietà dell’amore, e ciò sino alla fine di tutti i tempi di questa Terra.

12. Ecco che ora avete un quadro fedele, che potete anche capire molto facilmente e bene, dell’ultimo Giudizio su tutti i pagani, sull’intera Terra».

 

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Cap. 49

La missione dei figli di Dio nell’aldilà

 La durata della Terra

 

1. A questo punto i discepoli Mi chiesero: «Signore e Maestro! Potremo noi vedere e sentire tutto questo dal Regno degli spiriti ed esserne partecipi? E quanto a lungo continuerà ad esistere ancora la felice Terra fino alla completa fine dei suoi tempi?»

2. Dissi Io: «Per quanto riguarda la vostra prima domanda, s’intende già da sé che voi, dai Cieli, non soltanto vedrete, ascolterete e percepirete tutto chiaramente, ma ne sarete, in tutti i tempi, le guide principali, però non soltanto sulla nuova Terra, ma su tutto il grande Uomo-cosmico, come pure su tutte le comunità infinitamente numerose di tutti i Cieli che in eterno non hanno mai confini da nessuna parte.

3. Ed è perciò che Io vi dico ancora una volta che nessun uomo ha mai visto, né sentito, e mai in nessun senso umano è stato percepito quello che Dio ha preparato per coloro che veramente Lo amano!

4. Io potrei dirvi e perfino mostrarvi adesso quello che il Padre vostro ha preparato per voi, però ora voi non siete in grado di poter ancora sopportare tali cose. Ma quando lo Spirito di ogni verità e di ogni vita verrà su di voi, e voi sarete rinati in Esso, Egli vi guiderà e vi innalzerà in tutte le profondità della Mia Luce. Solo allora voi potrete comprendere e penetrare quali grandi parole Io ho detto ora a voi e, attraverso di voi, a tutti gli uomini!

5. Ma per quanto riguarda la vostra seconda domanda, questa è veramente ancora molto stolta, dato che la vostra aritmetica non ha assolutamente alcun numero che possa determinare la moltitudine enorme di anni terreni che trascorreranno fino alla fine dei tempi della Terra, e, anche ammesso che fosse possibile in qualche modo, ciò non può avere nessuna importanza per coloro che continueranno a vivere nello Spirito per l’eternità.

6. Io vi dico: “Nessun angelo in Cielo conosce il tempo e l’ora stabilita, soltanto il Padre lo sa! Infatti l’intera Creazione è il Suo grande pensiero, che non è un pensiero del tempo, ma un pensiero eterno, come il Suo Onnipotente Portatore che lo tiene fermo”. Comunque Io vi ho mostrato, non molto tempo fa, che alla fine giungerà il momento in cui tutto ciò che è materiale verrà trasformato in puramente spirituale, ed esisterà per se stesso. Perciò non è più necessario dirvi ancora qualcosa di più a tale riguardo.

7. Guardate ed osservate piuttosto la splendida natura mattutina del giorno e come la luce del Sole, che diventa sempre più forte, disperde tutti i vapori e le foschie della Terra; ed imparate da ciò che in futuro sarà questo spiritualmente il vostro lavoro, anziché chiedere notizie con tanta solerzia su cose che per lungo tempo non vi riguarderanno!

8. Quello di cui voi dovete curarvi Io ve l’ho già indicato, e anche molto spesso; per il resto non avete da preoccuparvi! O certo, Io vi dico che è perfino inutile e vano - purché voi vi atteniate a Me, in modo vivo, nella fede e nell’amore - che vi curiate di ciò che mangerete, berrete o vestirete il vostro corpo il giorno seguente!

9. Non si riceve al mercato cento passeri per un denaro? Quanto piccolo è dunque il loro valore per gli uomini, e tuttavia il Padre in Cielo ha cura di loro e li veste bene! Ma voi in quanto uomini, varrete di certo di più dei passeri!

10. Osservate, qui, questi fiori di campo e questi gigli! Salomone, in tutto il suo splendore, non era tanto magnificamente vestito come lo sono essi! Ebbene, chi si cura delle loro vesti? Perciò ogni cura di questo genere è vana da parte vostra, ed ancora più vana è ogni vostra cura per la fine completa del tempo della Terra che avverrà in un futuro molto, ma molto lontano. Voi tutti Mi avete ben compreso?»

11. Tutti lo confermarono, ad eccezione di Giuda Iscariota. Egli riteneva di non avere troppo chiaro ciò che Io avevo predetto sul monte a proposito dell’ultimo Giudizio dei pagani.

12. Io però gli dissi: «Allora rivolgiti a coloro ai quali è risultato chiaro! Quello che i romani, quali pagani, comprendono, dovrebbe essere comprensibile anche a te, quale un ebreo e vecchio discepolo!».

13. A queste parole egli non disse altro, poiché aveva ben compreso perché Io gli avevo dato una tale risposta; e così si ritirò.

 

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Cap. 50

La riconoscenza dei romani per Maria di Magdala

 

1. E dopo che noi ancora per un po’ avevamo piacevolmente trascorso il tempo, tutti vedemmo quella certa Maria di Magdala che stava giungendo all’albergo di Lazzaro, dove cominciò subito a chiedere ai suoi servi notizie di Me. Essi le dissero di attendere il Mio ritorno, però lei non si fece trattenere, ma, avendoci scorti sull’altura, vi si avviò a rapidi passi.

2. Mentre si stava avvicinando al luogo dove noi ci trovavamo, Agricola le andò incontro, la salutò affabilmente, e la condusse da noi, ed anche gli altri romani la salutarono con tutta cordialità.

3. E Maria disse: «Non so proprio per quale motivo mi venga riservato qui un tale onore. Io sono soltanto una peccatrice, e merito di venire profondamente disprezzata da tutti gli uomini; ma che io sia meritevole di tanto onore, specialmente da parte di signori tanto elevati quali voi siete, questo proprio la mia mente non l’afferra! Io inoltre sono venuta qui soltanto allo scopo di ringraziare il Signore della mia vita, per avermi liberata dai maligni spiriti della mia carne, ma non sono certamente venuta qui per farmi onorare!»

4. Disse Agricola: «Ascolta, o gentile Maria di Magdala! Tutti noi romani dobbiamo esserti grati per molte cose. Infatti se tu, circa otto giorni fa, in quella sera non ci avessi indicato la via che porta quassù, facendoci anche da guida, noi forse non avremmo mai avuto la fortuna, impagabile per l’eternità, di conoscere il Signore di ogni vita, di conoscerLo quale l’unico vero Dio, e di imparare ad amarLo sopra ogni cosa. Vedi, in ciò è da ricercarsi esclusivamente la ragione per la quale noi ti siamo tanto riconoscenti, e sempre lo saremo; dunque non ti meravigliare così tanto se ora noi ti accogliamo così amichevolmente!

5. Infatti noi consideriamo ciò come un nostro dovere, poiché tu ci hai aiutati a raggiungere un tale inapprezzabile felicità, poiché noi abbiamo una buona legge di Stato, secondo la quale colui che, per mezzo di un altro uomo, ha ottenuto una grande e vera fortuna, deve essergli riconoscente al massimo grado per tutta la vita, con atti, parole ed opere, e ciò anche nel caso in cui l’uomo che ha aiutato un altro a raggiungere una grande fortuna, non sapeva neppure di aiutare il suo prossimo in tal senso. La riconoscenza deve estendersi perfino sui discendenti di colui che ha procurato la fortuna.

6. Che cosa sono tutti i beni materiali ai quali un uomo può giungere per mezzo di un altro, se comparati a quelli puramente spirituali che noi abbiamo raccolto qui? Per mezzo di essi noi abbiamo trovato il solo vero Dio e, attraverso di Lui, abbiamo trovato noi stessi che eravamo perduti, nonché la vera vita eterna delle nostre anime; questo è infinitamente di più che se tu ci avessi aiutati a trovare tutti i tesori della Terra. Ecco perché noi siamo debitori a te, per tutti i tempi, del nostro grazie, dato che tu sei stata la prima ad offrirci l’occasione di tutto il nostro bene!

7. Se tu fossi povera di beni terreni, noi ti ricompenseremmo regalmente; considerato però che comunque tu ne sei riccamente provvista, noi non possiamo esprimerti la nostra riconoscenza con nient’altro se non con le nostre parole sincere, non ammantate di ipocrisia, così come escono dal cuore, nel modo più amichevole, e tu non respingerai certamente questa nostra doverosa riconoscenza!»

8. E Maria di Magdala disse allora in tono altrettanto amichevole: «È ben vero e cortese da parte vostra, nobili romani, che mi siate grati e che tali volete rimanere per il fatto che io per caso, in verità senza il concorso della mia volontà, vi abbia aiutati a raggiungere, come è facilmente comprensibile, una tale fortuna tanto infinitamente grande; tuttavia non spetta a me tanta riconoscenza e tanto onore, poiché tutto ciò non era altro che il Volere del Signore ed io stessa non sono stata altro che uno strumento muto e cieco, e perciò siete anche debitori di ogni ringraziamento e di ogni onore solamente ed unicamente al Signore!»

9. Disse nuovamente Agricola: «O cara e gentile Maria di Magdala. Pure noi lo sappiamo che di tutto siamo debitori a Lui soltanto; però noi pensiamo ora così: “Se noi vogliamo dimostrare al Signore la nostra sincera e piena riconoscenza per la Grazia infinitamente grande da Lui elargitaci ora in misura d’abbondanza inaudita, non perciò noi dobbiamo gettarci dietro le spalle, quasi con disprezzo, lo strumento del quale Egli si è servito per la nostra santificazione, ma dobbiamo onorare anch’esso, per amore del Signore. Ed è soltanto da questo punto di vista che noi onoriamo anche te, a prescindere dal fatto che tu, procurandoci questa nostra immensa felicità della vita, sei stata uno strumento vedente oppure cieco nell’onnipotente Mano del Signore; io sono dell’opinione che anche in seguito si debba osservare questo principio! Infatti chi non volesse salutare con cuore riconoscente lo strumento del Signore, quale sarebbe la sua posizione di fronte al vero amore del prossimo che, secondo la Dottrina del Signore, dobbiamo provare perfino verso nostri nemici, e perciò tanto più verso coloro attraverso i quali il Signore ci elargì la Sua grande Grazia!”.

10. Vedi, nostra gentile ed indimenticabile amica, su questo punto ho ragione e nessuno può contestarmelo, e meno di tutti tu, che il Signore ha prescelto come nostra stella guida della fortuna, per la qual cosa ti dobbiamo onore e vero amore. Lasciami perciò rimanere nel mio buon diritto!»

11. Disse Maria di Magdala: «Oh certo, da questo punto di vista tu, o elevato signore, hai pienamente ragione; però io stessa loderò e magnificherò sempre il Signore, il mio unico amore, per aver fatto di me, grande peccatrice, uno strumento cieco e muto! Infatti se io avessi saputo che Egli era quassù, io non vi ci avrei guidati, poiché quale una volgare peccatrice non avrei neppure osato io stessa di avvicinarmi al Signore, dato che io sono troppo profondamente convinta della verità della Sua Dottrina e del Suo santissimo Essere divino per non scorgere che una peccatrice, come sono stata io, non può né essere, né diventare degna di avvicinarsi alla Sua santissima Persona.

12. E poi anzitutto io non sapevo che il Signore si trovasse qui con i Suoi fedeli discepoli, mentre sapevo che questo albergo sul monte è uno dei migliori di tutta Gerusalemme, e siccome esso è frequentato generalmente dai forestieri, e dato che voi mi avete fermata in una via della città e mi avete chiesto di suggerirvi un buon albergo, allora vi ho condotti quassù, cosicché io posso richiedere da voi, secondo l’uso umano, soltanto quel ringraziamento che mi spetta quale un’indicatrice di tale albergo, e nulla di più! Ma per il fatto che voi qui siete stati partecipi dell’immensa Grazia del Signore, in verità non Mi spetta nemmeno il minimo ringraziamento, poiché è escluso che potesse essere nel mio proposito di procurarvi qui tale Grazia, dal momento che non avevo il minimo sentore che proprio qui essa vi sarebbe stata elargita. Date perciò al Signore ogni ringraziamento ed ogni onore, e non pensate a me, e anzi di questo ve ne prego insistentemente!»

13. E allora Io dissi: «Ascolta, Maria Mia, tu hai ora parlato bene ed in verità, e da parte tua hai pienamente ragione; però anche i romani hanno ragione da parte loro. Che tu attribuisca soltanto a Me ogni onore ed ogni ringraziamento, con ciò dimostri che tu sei completamente pervasa del vero spirito di umiltà e che, in seguito a questo, tutti i tuoi peccati ti furono rimessi; però anche i romani dimostrano di essere compenetrati dal vero spirito dell’amore del prossimo, e per conseguenza non commettono nessun peccato contro di Me se ti conservano nel loro grato ricordo, anche se tu sei stata uno strumento cieco del Mio Amore e della Mia Volontà.

14. Io però approfitto di questa occasione per dire a tutti: “Voi non dovete cercare ringraziamenti ed onori presso gli uomini ai quali avete fatto del bene nel Mio Nome, così come neanch’Io cerco qualcosa di simile presso gli uomini, dato che Colui che in Me dimora è il Mio sommo Onore; però se voi mancate di onorare gli uomini per le somme opere benefiche di vita che essi vi hanno procurato nel Mio Nome, e per di più li compensate con l’ingratitudine, Io questo lo metterò nel vostro conto come se ciò l’aveste fatto a Me! Infatti colui che non onora e non è riconoscente nel Mio Nome al vero discepolo che Io ho destato, costui non onora neanche Me, il Signore e Maestro, e non Mi è neppure riconoscente per la Grazia che Io gli ho elargita.

15. Infatti se Io desto discepoli e profeti, questo non avviene soltanto per i discepoli e profeti stessi, ma a vantaggio di tutti gli uomini, e perciò tanto i discepoli che i profeti devono venire considerati per quello che essi sono stati chiamati da Me. A chi dunque accoglierà con amore e con la giusta riconoscente considerazione, nel Mio Nome, un discepolo ed un profeta, Io lo metterò nel suo conto così come avesse accolto Me stesso, e verrà reso partecipe a suo tempo della ricompensa di un discepolo e di un profeta. E tale ricompensa, in verità, non sarà piccola!

16. Ma saranno guai invece per quei falsi discepoli e profeti che si fanno onorare dagli uomini al pari dei farisei e dei gran sacerdoti, e questo addirittura lo pretendono legalmente! In verità essi devono venire considerati ladri e briganti, e, a suo tempo, quale un obbrobrio dinanzi a tutti gli angeli! Quanto più onore essi prenderanno per sé in questo mondo, e tanto maggiore vergogna della peggior specie dovranno subire un giorno. 

17. Questo voi ve lo dovete bene imprimere nella mente, e lo potete fare anche facilmente, poiché se considerate attentamente il Mio Comandamento del vero e puro amore per il prossimo, comprenderete facilmente che ad ogni autentico e vero uomo quello che gli fa più male è soprattutto la puzzolente superbia del suo prossimo!».

 

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Cap. 51

I giudizi incombenti

 

1. (Continua il Signore:) «Perciò ognuno sia pieno di mansuetudine e di umiltà, e così voi vi renderete reciprocamente il massimo rispetto e il vero onore umano; così vivrete fra voi in pace e tranquillità.

2. L’ambizione e la superbia, invece, generano malumore, risentimento, disprezzo, rancore, ira e alla fine vendetta, guerra e i suoi malvagi strascichi. Il superbo e ambizioso è anche sempre pieno di egoismo e avidità, e poiché egli vuole ottenere tutto solo per accrescere la sua reputazione mondana, allora la triste conseguenza è che migliaia di uomini attorno a lui non hanno nulla e devono vivere nella massima miseria e indigenza, come fu anche il caso ai tempi di Noè, e come sarà ancora di più negli ultimi tempi del nuovo paganesimo.

3. Ma è appunto questa malvagia e infernale situazione tra gli uomini che costituirà il Giudizio che essi stessi si procureranno. Lo stragrande numero dei poveri e degli oppressi si rivolterà infine contro i suoi superbi oppressori e la farà finita. Questo sarà un secondo diluvio sui peccati per mezzo del fuoco d’ira della povertà, alla fine eccessivamente e troppo duramente oppressa.

4. Però anche un fuoco naturale devasterà in quel tempo molti luoghi, perché in quei tempi gli uomini, pari ai vermi cattivi, per eccessiva avidità di guadagno terreno, penetreranno nelle viscere della Terra per cercare ogni tipo di tesori che anche troveranno. Quando però essi raggiungeranno i potenti giacimenti delle foreste vergini sepolte nella terra e li impiegheranno come combustibile per la fusione dei metalli e per molte altre cose, allora sarà alle porte anche l’ultimo Giudizio che essi stessi si sono procurati.

5. Più di tutti però soffriranno coloro che abiteranno nelle grandi città dei re e dei potenti della Terra di quei tempi.

6. Perciò mantenetevi sempre nella mitezza e umiltà, e con ciò nel vero amore per il prossimo; e così facendo non si produrrà alcun Giudizio tra voi. Infatti, in quel tempo, dove gli uomini vivranno nel Mio Ordine, là non comparirà alcun ultimo Giudizio. Io vi ho detto ciò in anticipo, affinché voi lo diciate ed annunciate anche agli altri uomini, che così alla fine nessuno si possa scusare dicendo di non essere stato avvertito del pericolo»

7. Dissero tutti: «Signore e Maestro, con il Tuo aiuto, a noi non mancherà di certo l’impegno per la buona e vera Causa; però sulla Terra, dato che essa è grande e vasta, c’è un’infinità di uomini, e noi non potremmo giungere in tutte le direzioni e località, cosicché il male prospererà fra il buono e il vero, e noi non saremmo certo in grado di porvi pienamente riparo!»

8. Ed Io dissi: «Per questo voi, come pure accadrà ad ognuno che è veramente buono nel Mio Nome, non potrete venire ritenuti responsabili. Infatti è sufficiente che agli uomini venga annunciata la verità, e poi riguarda esclusivamente loro il vivere e l’agire a seconda di essa. Chi vorrà vivere ed agire in conformità, non verrà coinvolto in nessun Giudizio, ma si assicurerà invece la vita eterna e sarà beato».

 

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Cap. 52

La Maddalena e il Signore

 

1. A questo punto, Maria di Magdala si avvicinò a Me, e disse: «Signore e Maestro, posso anch’io diventare ancora beata ed assicurarmi, a suo tempo, la vita eterna? Io infatti sono una grande peccatrice, e nella Tua santa Vicinanza mi sembra ancor più di essere troppo indegna anche della Tua più piccola Grazia!»

2. Dissi Io: «D’ora in poi resta soltanto nel puro amore, e non peccare più! Questa sia la tua preoccupazione, per tutto il resto provvederò Io per te. Io ti ho liberata dai tuoi spiriti impuri, e ti ho pure detto: “I tuoi peccati ti sono rimessi, dato che tu hai dimostrato molto amore per i poveri, ed ora tu ami anche Me, sopra ogni cosa”. A coloro che Io dico: “I tuoi peccati ti sono rimessi”, detti peccati sono veramente rimessi; però egli deve da allora in poi non commetterne più, poiché se pecca di nuovo egli si mette in una posizione ancora peggiore di quella di prima. Io però vedo in te la vera e seria volontà di non peccare, cosicché tu rimarrai nella Mia Grazia e nel Mio Amore. Chi rimane nella Mia Grazia e nel Mio Amore ha già la vita eterna in sé e, con essa, l’eterna beatitudine.

3. A chi fa, per amore verso di Me, tutto quello che richiede l’amore del prossimo, anch’Io farò a lui tutto quello che sta nella Mia Potenza. Però nella Mia Potenza non sta soltanto molto, ma tutto. Quindi tu, cara Maria, sai cosa ti occorre, sii di animo lieto e continua a fare del bene, ed Io non ti abbandonerò!»

4. A queste parole, Maria cadde ai Miei piedi e Mi ringraziò con cuore profondamente commosso, bagnò i Miei piedi di lacrime e li asciugò con i suoi capelli. I Miei vecchi discepoli, però, trovarono che questa scena durava troppo, e secondo la loro opinione era anche piuttosto sconveniente, cosicché cominciarono a mormorare fra loro. 

5. Io però Me ne accorsi, e dissi loro: «Perché vi irritate di ciò? Io sono fra voi da lungo tempo, e voi non Mi avete mai dimostrato un tale amore, e neppure mai io lo pretesi da voi. Anche perciò ora Io dico a voi: “Ovunque agli uomini verrà predicato il Mio Vangelo, dovrà essere menzionata in particolare questa Maria, poiché lei Mi ha prestato un grande servizio d’amore. Questo imprimetevelo bene in mente!”. Tu Maria però rialzati ora, e sii certa del Mio pieno Amore e della Mia Grazia!»

6. Ed a queste parole, Maria si rialzò e Mi ringraziò nuovamente con il cuore colmo d’amore.

7. I discepoli, da parte loro, pregarono Me e lei di perdonare la loro piccola impazienza.

8. Ed Io dissi: «Imparate a sopportare i deboli, poiché con ciò voi mostrerete di possedere maggiore forza nelle vostre anime dinanzi a Me che non combattendo solamente con gli eroi e vincendoli! 

9. Ora però il Sole è salito abbastanza alto sull’orizzonte, e la colazione è pronta; andiamo perciò a ristorarci, e dopo partiremo da qui e ci recheremo a Betania.

10. Allora ci recammo velocemente a casa, facemmo colazione, ed anche la nostra Maria vi prese parte.

11. Dopo colazione Lazzaro fece i conti con il suo oste, prese il guadagno, come pure gli altri tesori e oggetti preziosi; ci vollero dieci animali da soma per trasportarli, dato che vi erano anche quelli di proprietà dei farisei convertiti, che erano stati affidati a Lazzaro per amministrarli.

12. Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea e il vecchio Rabbi si raccomandarono alla Mia Grazia ed al Mio Amore, ringraziarono per tutto ed andarono insieme ai maghi in città, dove avevano da fare; i maghi però si recarono dai loro familiari che li attendevano già con molta impazienza. I due romani invece, che dimoravano ad Emmaus, si recarono con i sette dell’Alto Egitto ad Emmaus, da dove gli egiziani ripartirono, alcuni giorni dopo, per il loro Paese. Tutti gli altri presenti, invece, si avviarono insieme a noi verso Betania.

13. Non è necessario menzionare singolarmente coloro che facevano parte della compagnia, dato che essi, nel corso della descrizione degli avvenimenti successivi sul monte degli Ulivi, sono stati comunque ripetutamente menzionati.

14. Maria di Magdala Mi chiese se poteva raggiungerci a Betania, e quanto a lungo Io Mi sarei trattenuto là. 

15. Ed Io risposi: «Io a Betania riposerò per tre giorni, poiché Io ultimamente ho lavorato molto, e quando un grande lavoro è compiuto, si può poi concedersi anche un po’ di riposo. Quando tu avrai riordinato la tua casa, vieni da noi a Betania!».

16. Allora anche Maria si avviò verso casa, senza indugio, per mettere rapidamente tutto a posto, poiché essa si proponeva di passare un paio di giorni presso di Me.

 

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Cap. 53

Il viaggio verso Betania

 

1. Alla fine Agricola Mi chiese ancora se poteva prendere con sé come ricordo un pezzo del vasellame d’oro che era stato creato miracolosamente per il tavolo dei romani, dietro il pagamento in denaro del valore corrispondente. 

2. Ed Io gli dissi: «Quello che è stato creato per voi, appartiene a voi pure senza pagamento. Oltre a ciò tu porti con te a Roma abbastanza poveri, dei quali avrai cura una volta giunto là, cosicché dal punto di vista materiale questo vasellame è soltanto una minima ricompensa per tutto quello che farai, per amor Mio, per i molti poveri tribolati. Perciò prendi tutto quello che c’è di costoso, dal punto di vista terreno, sul vostro tavolo! Ma non considerare ciò una ricompensa per tutto quello che fai per i molti poveri ed oppressi per amor Mio, perché la tua ricompensa per aver fatto ciò avrà un aspetto del tutto diverso già sulla Terra e soprattutto nell’aldilà, nel Mio Regno.

3. Giunto a casa, disponi bene e con serietà nei riguardi di coloro che Io ho affidato alle tue cure. Fra un anno tu dovrai fare un viaggio, insieme ad uno dei tuoi figli, nel più lontano occidente d’Europa per ragioni di Stato, e là dovrai trattenerti a lungo ed essere molto occupato. Perciò, prima della partenza, prendi buone disposizioni per la tua casa, affinché tutti coloro che Io ti ho affidato non debbano soffrire corporalmente e meno ancora spiritualmente!»

4. Disse Agricola, commosso fino alle lacrime, nel suo amore per Me: «O Signore e Maestro, questa sarà la mia prima e massima cura, ed io spero che con il Tuo aiuto tutto mi riuscirà nel migliore dei modi! Tu però non abbandonarmi mai, e fa in modo che le tentazioni troppo forti rimangano lontano da me e dalla mia casa! Io conosco molto bene, ora, la forza da Te donatami, però io conosco pure le mie vecchie debolezze; se talvolta qualcuna di esse dovesse tentarmi per farmi cadere, o Signore afferrami e rafforza la mia volontà, affinché io non cada!»

5. Dissi Io: «In verità, quello che tu chiederai nel Mio Nome al Padre che ora tu conosci, ti verrà accordato; perciò sii sempre pieno di volontà e di vera e vivente fiducia, poiché se tu persevererai nella fede vivente e nell’amore per Me, Io sarò sempre vicino a te, e ti condurrò e guiderò, come pure ognuno che sarà della tua fede e del tuo amore per Me!» 

6. A queste parole tutti i romani Mi ringraziarono, e così pure tutti coloro che i romani avevano accolto per aver cura di loro.

7. Noi eravamo pronti a partire, e scendemmo sulla strada che conduceva a Betania.

8. Allorquando stavamo passando lungo le mura della città [di Gerusalemme], l’oste che aveva il suo albergo nella valle, e l’altro oste che proveniva invece dalla grande strada maestra vicina a Betlemme, dissero: «Signore, osserva un po’ queste mura della città, forti da fare spavento; come potrebbero venire distrutte da forze umane?»

9. Ed Io gli dissi: «Quello che mani d’uomo hanno creato, esse lo possono anche distruggere! E ciò tanto più che gli uomini per loro natura sono più abili a distruggere che a creare, cosicché, quando il tempo sarà giunto, essi demoliranno queste robuste mura. Io vi dico: “Non vi rimarrà pietra su pietra”. Fra un paio di secoli gli uomini cercheranno il luogo sul quale ora si trova ancora il Tempio e non lo troveranno.

10. Come stavano le cose ai tempi di Noè prima del diluvio? Io questo ve l’ho fatto vedere alcuni giorni fa! Se gli uomini di quel tempo potevano distruggere perfino i monti, facendo traboccare le acque interne della Terra ed annegare i sacrileghi, così attualmente gli uomini, al momento giusto, se la sbrigheranno con maggiore facilità con queste mura!». 

11. I due furono soddisfatti di questa risposta e noi continuammo il nostro cammino, e ben presto giungemmo dinanzi ad una dogana.

 

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Cap. 54

L’avido doganiere e il Signore. Sulla fede, operante per amore

Del risarcimento dei danni

 

1. Il doganiere Mi riconobbe subito, si avvicinò a Me, e disse: «O Signore e Maestro, dopo che sul monte degli Ulivi le Tue parole ed i Tuoi insegnamenti mi hanno compenetrato, in verità, sono diventato un altro uomo, e Ti ringrazio ancora una volta di tutto cuore per l’immensa Grazia che hai concesso a me e alla mia casa! Io ho comunicato fedelmente tutto quanto ho appreso da Te ai miei familiari, ed essi ora credono in Te; fa in modo dunque che la Tua Benedizione si estenda su tutta la mia casa!»

2. Dissi Io: «Dato che hai fatto ciò, la salvezza per te e per la tua famiglia non si farà attendere! Tuttavia tu, quando i forestieri che vengono da Gerusalemme sono troppo pochi, pretendi il dazio perfino dai tuoi paesani; non solo, ma quando vengono dei forestieri tu pretendi arbitrariamente molto di più di quanto è stabilito dalla legge. Questo, a dire il vero, Io non l’ho insegnato, ed un tale modo di agire non sta nemmeno da lontano in rapporto con l’amore del prossimo che Io ho messo a cuore a ciascuno come prima cosa! Se tu però non metti in opera questo amore, allora sei lontano dal Mio Regno, poiché la pura fede, senza le opere d’amore, è morta, e colui che l’ha in questo modo, è morto con la stessa! Cambia perciò il tuo modo di agire, altrimenti ti deriverà ben poca salvezza dalla tua fede in Me!

3. Il fatto che tu sia un doganiere, e che i templari dicano di te che sei un grande e continuo peccatore, ciò da Me non viene considerato peccato; ma che tu sfrutti i passanti, pretendendo da essi più delle tasse legali, ciò è contrario all’amore del prossimo, e perciò anche un grande peccato che non procura salvezza a nessuno! Cambia perciò il tuo modo di agire, se vuoi essere un discepolo giusto e produttivo secondo la Mia Dottrina»

4. E il doganiere, profondamente colpito, disse: «O, Signore e Maestro, io scorgo ora che dinanzi ai Tuoi occhi nulla resta celato, e perciò io cambierò completamente la mia condotta! A Te però vada il mio più fervente ringraziamento per questa Tua ammonizione!»

5. Dissi Io: «Risarcisci però i poveri per il danno che hai causato a loro, altrimenti il tuo futuro amore del prossimo lo edifichi su un’instabile base sabbiosa!»

6. Quando il doganiere ebbe udito ciò da Me, si inchinò e disse: «Signore e Maestro, la buona volontà per far ciò non mi manca, ma mi manca la possibilità di attuarlo, dato che non conosco la maggior parte dei danneggiati; cosicché non posso restituire loro l’eventuale maggior aggravio!»

7. E allora Io dissi: «Abbi la seria volontà e fa tutto ciò che ti è possibile, e in questo modo la volontà ti verrà conteggiata come opera. Però intorno a Gerusalemme ci sono abbastanza poveri che, di tanto in tanto, hanno bisogno di aiuto; fa loro del bene e porta loro un’offerta, e così espierai le ingiustizie commesse!» 

8. A queste parole il doganiere si inchinò nuovamente dinanzi a Me e promise con la massima solennità di seguire il Mio consiglio; dopo di che noi riprendemmo il cammino.

9. A metà strada per Betania stava seduto sul ciglio un cieco che chiedeva l’elemosina. Egli aveva una guida, che lo avvertì che Io stavo passando dinanzi a loro.

10. Quando il cieco ebbe appreso ciò, cominciò a gridare a piena voce: «O Gesù di Nazaret, o Tu, vero Salvatore degli uomini, aiuta anche me, povero cieco!» 

11. Dato però che egli gridava veramente troppo forte, i Miei discepoli lo minacciarono, rimproverandolo per le sue grida, e gli dissero che anche senza gridare in tal modo Io lo avrei potuto aiutare.

12. Io però ammonii i discepoli per il loro intervento, dicendo: «Perché vi irritate se questo cieco si rivolge a Me per aiuto? Se le sue grida vi disturbano, turatevi gli orecchi e non impeditegli di chiamarMi in suo aiuto! Se egli vedesse, non griderebbe così; dato però che egli è completamente cieco, egli grida affinché Io possa esaudirlo e non passi oltre senza portargli giovamento. E poi egli non ha chiamato in aiuto voi, ma Me soltanto, cosicché il suo gridare non vi riguarda, e perciò non avete nessuna ragione di irritarvi, né di minacciare il cieco!» 

13. Allora i discepoli tacquero, ed Io Mi avvicinai al cieco e gli dissi: «Ecco, Io sto dinanzi a te; che vorresti che Io ti faccia?» 

14. Disse il cieco: «O buon Salvatore, Signore e Maestro, ridammi la luce degli occhi, poiché io ho appreso che Tu puoi risanare tutti i ciechi, restituendo loro la vista! Perciò Ti prego di avere misericordia anche di me!»

15. Ed Io dissi: «Credi tu fermamente, senza alcun dubbio, che Io ti possa aiutare?» 

16. Disse il cieco: «Sì, o Signore e Maestro, soltanto Tu lo puoi, se lo vuoi!»

17. Dissi Io: «Ebbene, allora Io voglio che tu possa nuovamente vedere; ma ti dico pure che in futuro tu non devi più peccare, perché altrimenti, se tu dovessi nuovamente ricadere nei tuoi vecchi peccati, diverresti nuovamente cieco! Perciò attieniti a quello che ora ti ho detto!»

18. Il cieco Me lo promise con la massima solennità, ed allora Io sfiorai i suoi occhi con un dito; egli vide all’istante e non stava più in sé dalla gran gioia, ed egli, profondamente commosso, Mi ringraziò per averlo aiutato.

19. Ed Io gli dissi ancora: «Dato che ora tu ci vedi, e che del resto sei un uomo ancora robusto, abbandona questo posto, cerca un’occupazione in qualche casa, e guadagnati il pane col lavoro quotidiano! Infatti l’oziosità è la causa e l’inizio di tutti i peccati ed i vizi!»

20. Disse colui che aveva recuperato la vista: «Oh sì, buon Salvatore, molto volentieri sarei pronto a servire e lavorare, se trovassi un datore di lavoro. Io e questa mia guida lavoreremmo molto volentieri se ci fosse qualcuno pronto ad assumerci!»

21. A queste parole si fecero avanti entrambi gli osti e dissero: «Venite con noi, e voi avrete subito un’occupazione e del lavoro, poiché noi siamo proprietari di molti campi, orti, prati e vigne».

22. All’udire ciò, ambedue furono più che lieti, si alzarono dai loro vecchi sedili da mendicanti e si misero in cammino di buon animo con noi verso Betania, dove per un giorno intero vennero bene ospitati.

 

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Cap. 55

La proprietà terriera di Lazzaro

 

1. Al nostro arrivo a Betania, entrambe le sorelle di Lazzaro Mi videro già da lontano, e Mi corsero incontro a braccia aperte.

2. Quando giunsero presso di Me, non avevano parole sufficienti per esaltare quello che di buono nel frattempo era avvenuto a Betania, mentre Io Mi trattenevo a Gerusalemme, e quanta gioia avevano provato la mattina all’arrivo di tutti quei giovani. Ma nello stesso tempo si rammaricarono che tali giovani non sarebbero rimasti a Betania, come aveva annunciato loro Raffaele.

3. Io però ne spiegai il motivo, ed esse allora si dichiararono soddisfatte.

4. Nel frattempo avevamo raggiunto il cortile, e subito dopo entrammo anche in casa dove, in una grande sala, i giovani Mi accolsero e Mi salutarono quale Padre, e ciò con parole tanto affettuose che tutti ne furono commossi fino alle lacrime. 

5. Da questa sala, poi, passammo in un’altra.

6. Quando ci trovammo in quest’altra sala e ci accingemmo a riposare un po’, Lazzaro fece portare in tavola pane e vino, e ci invitò a ristorarci, ciò che noi facemmo tutt’altro che mal volentieri, dato che la piccola marcia ci aveva stancati un po’. Tuttavia si trattava di una stanchezza che non valeva la pena nemmeno di menzionare, ma siccome i romani avevano espresso il desiderio di poter visitare la proprietà di Lazzaro, che aveva una vastità molto considerevole, allora una piccola ristorazione corporale in anticipo era quanto mai opportuna. Prendemmo quindi il pane e il vino, dopo che li ebbi benedetti entrambi, e mangiammo e bevemmo con animo lieto ciò che ci fu dato.

7. Dopo questo piccolo ristoro corporale, ci recammo nuovamente all’aperto e attraversammo a piedi la maggior parte della proprietà di Lazzaro, ed i romani si sorpresero delle sue grandi ricchezze.

8. Egli però osservò: «Cari amici, io posseggo trenta volte tanto quello che voi avete potuto scorgere qui con una rapida occhiata! Ma tutta questa immensa proprietà terriera non mi rende affatto felice per il fatto che essa è completamente mia su questa Terra. Infatti oggi ne sono il legittimo proprietario secondo le leggi mondane, mentre domani il Signore richiede da me l’anima, ed essa si troverà al Suo cospetto, e dovrà renderGli conto del modo ed a vantaggio di chi essa ha fedelmente amministrato i beni terreni che le erano stati affidati. E vedete, quello sarà il momento in cui parecchie anime si troveranno in grande difficoltà dinanzi al Signore nel giustificare il loro operato! Perciò, dal giusto punto di vista della vita su questo mondo, noi siamo soltanto degli amministratori temporali di tali beni terreni a vantaggio della povera umanità, mai però proprietari, dato che per l’eternità il legittimo Proprietario è soltanto il Signore; noi invece possediamo soltanto il diritto di amministrare questi beni terreni a vantaggio dei poveri, e di lavorarli cosicché possano servire allo scopo. 

9. E così neppure io sono proprietario di tutto ciò, ma soltanto e sempre un debole coltivatore e amministratore. Colui invece che peregrina ora fra noi, quale il sommo Amico della Vita e che è il verissimo Signore di ogni vita, è pure il vero Proprietario di questi beni, come anche di tutti i beni della Terra; e a suo tempo tornerà a nostra salvezza se Egli ci dirà: “Voi avete amministrato bene i beni che Io vi ho affidato!”»

10. Disse Agricola: «Quello che ora tu dici secondo la piena verità e pensi dei tuoi beni, anch’io lo penserò e lo dirò dei miei beni, e secondo la possibilità agirò pure similmente a te. Fin d’ora però noi preghiamo Te, o Signore, di non essere allora troppo severo nel chiederci conto del nostro operato, riguardo ai beni terreni affidatici perché vengano amministrati! Infatti la volontà di operare giustamente non ci mancherà di certo, però è al di là del nostro potere evitare che, date le tenebrose condizioni esteriori del mondo, qualcosa di inaspettato e di imprevedibile ostacoli i nostri buoni propositi, e speriamo che Tu, o Signore, sia misericordioso con noi nel caso di queste possibili eventualità»

11. Dissi Io: «Per tutto quello che succederà contro la vostra volontà, dovranno renderne conto coloro che vi avranno intralciato la via! Infatti l’unico conto valevole dinanzi a Me sarà quello scritto nel vostro cuore. Dato però che ora siete Miei amici, lo rimarrete anche come tali per l’eternità! 

12. Poiché in verità Io vi dico: “Beati siete voi che ora vedete e udite quello che tutti i profeti e patriarchi desideravano ardentemente vedere e udire!”; ma allora non era giunto il tempo. In spirito, però, essi pure ora lo vedono e lo odono, e se ne rallegrano immensamente, mentre alla loro carne questo rimase nascosto, ed alle generazioni future rimarrà più o meno nascosto. Per voi ora è facile credere ed operare in conformità, poiché siete testimoni oculari e uditivi di tutto quello che su questa Terra occhio e orecchio umano non hanno ancora mai visto e udito. In seguito però saranno beati soltanto coloro i quali, anche se non vedranno e non udranno come voi ora, tuttavia crederanno ed opereranno secondo la fede. Per questo motivo il loro merito verrà calcolato in misura ancora maggiore»

13. Dissero i Miei discepoli: «Se Tu, o Signore, non sarai né visibile, né percepibile per nessuno, come rimarrai allora vicino ai Tuoi, fino alla fine dei tempi?»

14. Dissi Io: «Questa è nuovamente una domanda particolarmente sciocca da parte vostra! Io vi ho già annunciato e mostrato un’infinità di grandi cose, e tuttavia voi comprendete ancora poco dell’interiore Sapienza in Dio! E Io non posso certo rimanere eternamente in questa carne su questo mondo materiale, ed Io vi ho già detto parecchie volte quello che dovrà ancora accaderMi affinché la misura dei peccati degli Ebrei sia colma e il Giudizio cada su di loro, e voi, come un cieco che fa domande sui colori della luce, chiedete ancora come Io, in seguito, rimarrò presso i Miei fino alla fine dei tempi! 

15. Dato dunque che voi non comprendete ancora ciò, vi voglio dire che: “Io rimarrò presso i Miei nello Spirito, nella Parola e nella verità; e coloro che sentiranno grande amore per Me, potranno anche vederMi per alcuni istanti personalmente. Con coloro invece che vivranno secondo la Mia Parola e scruteranno accuratamente secondo la verità interiore della Parola stessa, Io parlerò attraverso l’intendimento del cuore, ed Io porrò le Mie parole nel loro animo. Ed i giovani e le fanciulle che saranno bene allevati nel Mio Nome potranno avere visioni, nelle quali verranno loro spiegate la Mia Essenzialità, i Cieli e la vita eterna, come pure la sorte dei rinnegati e dei malvagi. Ed anche in questo modo Io rimarrò presso i Miei fino alla fine del tempo di questa Terra”. Ora tutto ciò comprendetelo bene e non fateMi altre domande a tale riguardo!».

16. I discepoli furono completamente soddisfatti di questa Mia risposta, e da allora non ritornarono più su questo argomento.

 

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Cap. 56

La posizione speciale della Terra

 

1. Stavamo ancora camminando fra i campi coltivati e gli orti, ormai vicinissimi a Betania, e arrivammo ben presto sopra una piccola altura, dove si trovava il punto di sosta preferito di Lazzaro. Là volevamo riposarci un poco all’aperto, dato che eravamo già stati in piedi per circa tre ore per visitare i terreni di Lazzaro. Allora però, dal gruppo dei romani, uno si avvicinò a Me e domandò: «Signore e Maestro, finora io sono stato solamente ad ascoltare e da parte mia non ho ancora pronunciato una parola, ed ora dico che tutto ciò che da Te, come anche dal Tuo singolare angelo, è stato detto, spiegato, e ciò che abbiamo visto, mi ha dato la più inconfutabile testimonianza della Tua diretta e personale Divinità. Tu però ci spiegasti anche il cielo stellato, e per Tua Bontà e per l’Onnipotenza della Tua santa Volontà ci hai trasportato in un stato tale per cui potevamo osservare gli altri corpi terrestri[11] altrettanto chiaramente come ora coi nostri occhi carnali osserviamo i campi di questa Terra, e dovunque trovammo uomini e una quantità di altre creature. Anzi, negli altri corpi terrestri che abbiamo visto, trovammo perfino territori e regioni molto più splendidi, e uomini ed altre creature la cui perfezione era anche molto maggiore, e la bellezza e grande regolarità degli edifici in cui essi abitavano, superavano quelli di questa Terra in misura indescrivibile.

2. Ora, mentre facevo su questo ogni genere di riflessioni, sorse nel mio cuore la domanda: “Come e per quale ragione Tu, o Signore, hai voluto indossare un corpo carnale di questa umanità, proprio su questa Terra, magra sotto ogni riguardo, dato che a questo scopo sarebbero stati certo a Tua disposizione innumerevoli miriadi dei più splendidi e grandi mondi solari?”. Non potresti o non vorresti darci ancora qualche chiarimento più comprensibile anche per noi romani?»

3. Dissi Io: «O sì, sebbene nello svelare a voi tutti la Creazione materiale, e precisamente nella rappresentazione e chiara spiegazione dell’ordine dei soli in un Globo-involucro, e poi dell’intero grande Uomo-cosmico, Io vi abbia già fatto notare bene, come e perché Io abbia indossato la corporeità proprio su questa Terra, e anche appunto in questo periodo. Anche se ve lo spiego di nuovo, però, non ne comprenderete tuttavia la piena ragione, e ciò fino a quando non sarete voi stessi rinati nello spirito. Ma ciò nonostante Io posso pur darvene ancora un brevissimo cenno, poiché vedo in anticipo che proprio questo può diventare un punto di contrasto molto significativo e critico fra i futuri sapienti del mondo e teosofi, ed anche lo diventerà. E così ascoltateMi dunque ancora una volta!

4. La vera e propria ragione sta ovviamente solo nella Mia Sapienza e nella Mia Volontà. Che ciascun uomo, come anche ciascun animale a sangue caldo, abbia un cuore da cui dipende la sua vita corporale, questo lo saprete bene tutti quanti, però non conoscete la struttura del cuore. Io invece la conosco benissimo, e quindi so anche che cosa è, nel cuore, ciò che lo rende vivo.

5. Nel cuore si trovano due camerette estremamente piccole, che corrispondono alle due grandi camere del sangue. Ai vostri occhi queste due camerette sarebbero visibili a mala pena come piccolissimi punticini; ma per quanto piccoli siano questi punticini, sono tuttavia interamente e solamente essi, con la loro conformazione, che condizionano in primo luogo la vita del cuore, e con essa la vita di tutto il corpo e di tutte le sue innumerevoli parti ed organi.

6. Solamente la prima cameretta, e perciò quella assolutamente più importante, corrisponde a ciò che è dello spirito e dunque della vera e propria vita, e noi vogliamo chiamarla quella “affermativa” e dunque vera. La seconda, in un certo senso meno importante, sebbene anch’essa necessaria e indispensabile per la vita naturale del corpo, vogliamo chiamarla invece la cameretta corrispondente alla materia, quindi la “negativa”. Quest’ultima di per sé non ha vita, ma è solo un recipiente per accogliere la vita, che esso, ad ogni rinnovato battito cardiaco, accoglie di nuovo dalla cameretta affermativa, e poi distribuisce a tutto il corpo attraverso il sangue.

7. Da questa immagine facilmente comprensibile, voi potete già desumere com’è e come deve essere costituito il cuore nel suo fondamento vitale, affinché procuri la vita a tutto il corpo. Che poi il cuore abbia e debba avere ancora una conformazione organico-meccanica molto versatile ed estremamente ingegnosa e sommamente saggia, per l’ulteriore trasmissione della vita che in esso si è sviluppata, lo si capisce da sé anche senza altra spiegazione. Infatti, dove c’è qualcosa che deve essere trasportato, là devono anche esistere ed esserci, a tale scopo, delle vie ben tracciate e dei mezzi per il trasporto. Noi però, per chiarire la nostra questione, abbiamo solo bisogno principalmente delle due camerette, e di esse propriamente solo di quella affermativa». 

 

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Cap. 57

La corrispondenza fra il microcosmo e il macrocosmo – Ai tempi di Adamo la Terra sostituì

la funzione vitale che aveva un altro pianeta del nostro sistema solare

Le ragioni dell’Incarnazione del Signore su questa Terra

 

1. (Continua il Signore:) «Vedete, così come in piccolo ciascun uomo è strutturato al fine della sua breve vita corporale di prova, così è strutturato, in modo corrispondente, anche l’intero grande Uomo-cosmico in amplissimi tracciati!

2. Pensate che proprio questo Globo-involucro, in cui si trova questa Terra con la Luna, il Sole e tutti gli innumerevoli molti altri soli e corpi terrestri[12], appartiene alla struttura del cuore nel grande Uomo-cosmico, e che proprio questo Sole con i suoi pianeti che gli orbitano attorno, rappresenta la cameretta vitale affermativa. E in questa cameretta vitale proprio questa Terra comporta e costituisce, in modo corrispondente, il vero e proprio materiale spirituale fondamentale della vita. Di questo un sapiente del mondo certo non scorgerà mai il come e il perché. Io invece, quale Creatore dell’Infinità da Me stesso, lo so, e quindi posso anche dirvi come sta la cosa. 

3. Io però sono, dall’eternità, il Fondamento di ogni vita e di ogni esistenza, e sono perciò anche la Camera vitale affermativa originaria, nell’eterno Cuore vitale dell’Infinità.

4. Se dunque Io, secondo il Mio Amore, la Mia Sapienza e il Mio Ordine, ho deciso in Me stesso di rivestirMi dell’umano-corporale, certamente secondo il Mio eterno Ordine potevo realizzarlo anche soltanto in quel punto che, sebbene da Me creato, corrisponde pienamente, nel grande Uomo-cosmico, alla Mia Entità originaria.

5. Con ciò non è detto tuttavia che proprio questa Terra su cui noi siamo ora, dovesse rappresentare il vero e proprio principale Punto affermativo. Avrebbe potuto esserlo anche un’altra Terra appartenente a questo Sole, ed era effettivamente un’altra ad esservi destinata, ma i suoi abitanti si sono comportati in modo molto più indegno che non ora gli abitanti di questa Terra, e così quella Terra fu rigettata e devastata insieme ai suoi abitanti.

6. Ma poiché questa Terra, dai tempi di Adamo, è stata scelta allo scopo [di rappresentare il principale Punto affermativo], e sul suo suolo Io ho assunto ora l’umano-corporale, così essa lo resterà anche fino alla fine dei tempi degli spiriti giudicati in tutta la materia, e voi resterete però anche i propagatori della Vita fondamentale originaria in tutta l’Infinità e l’Eternità, nello Spirito che proviene da Me, e proprio per questo sarete i Miei veri figli.

7. Vedete, ora è stato esposto davanti a voi, molto brevemente e nel modo più chiaro possibile, il perché Io solamente su questa Terra, e su nessun’altra per quanto grande e perfetta, ho potuto indossare l’umano-corporale, per puro Amore a quelli che ora sono i Miei figli!

8. Accanto però a questa ragione principale, ci sono ancora altre ragioni che possono essere addotte e che hanno contribuito a determinare la Mia Volontà secondo l’eterno Ordine. Solo che queste ragioni collaterali non sono che necessarie conseguenze della vera e propria ragione principale, e perciò non c’è bisogno di presentarle in modo troppo particolareggiato.

9. Una di queste ragioni è l’umiliarsi ed abbassarsi completamente, senza di che uno spirito superiore non può neppure rivestirsi della carne della prova di vita, né passare poi di nuovo nella vita pienamente libera e autonoma, oppure retrocedere; e ciò è rappresentato anche da questa Terra.

10. La cameretta vitale affermativa nel cuore è, per quanto riguarda le parti del corpo, sicuramente anche la particella meno appariscente di tutto il corpo, è buia e non viene mai illuminata dai raggi del Sole. E perfino dagli uomini, ai quali tuttavia procura e dà la vita, essa non viene affatto riconosciuta e stimata. Infatti, qualora se ne parlasse ai sapienti del mondo, essi alzerebbero le spalle e direbbero: “Com’è possibile che la possente vita generale di un uomo dipenda solo da un piccolo punticino appena visibile?!”. Da questo però risulta senz’altro chiaro che perfino i più grandi sapienti del mondo non conoscono neppure da lontano il loro proprio fondamento vitale, figuriamoci poi un qualsiasi uomo comune.

11. Eppure ciascun uomo che voglia veramente conoscere se stesso e Dio, deve entrare in questa sua cameretta vitale del cuore, del tutto priva di appariscenza, per la via dell’estrema umiltà e docilità, e restituire di nuovo spiritualmente la vita da essa ricevuta! Se un uomo fa questo, egli ingrandisce la cameretta vitale e la illumina da parte a parte. Ma quando ciò è accaduto, allora l’intero cuore, e a partire dal cuore l’intero uomo, viene illuminato, e riconosce se stesso, e con ciò anche Dio, poiché solamente allora può scorgere e vedere come la vita, [proveniente] da Dio, affluisce in questa cameretta, qui si raccoglie e si perfeziona in una vita libera, autonoma.

12. In questa cameretta abita dunque il vero e proprio spirito proveniente da Dio, e quando l’anima dell’uomo entra in questa cameretta mediante la retta umiltà e docilità, così come mediante l’amore dell’uomo retto, per l’eterno increato Amore di Dio, così facendo l’anima si unisce con l’eterno spirito proveniente da Dio, e questo spirito si unisce con l’anima creata, e ciò è poi appunto la rinascita dell’anima nello spirito [proveniente] da Dio.

13. Ma così come un uomo retto deve fare questo per entrare, dentro di sé, alla piena gloria della vita, così ho fatto ora anche Io stesso nel grande Uomo-cosmico, per essere a voi tutti un vero Modello e un vero Indicatore della via. E sono venuto su questa Terra perché essa, appunto secondo il Mio eterno Ordine come ho già mostrato, corrisponde alla cameretta affermativa del cuore. [L’ho fatto] per entrare così nella Mia propria massima Gloria, e con ciò anche nella vostra massima gloria, in ogni potere in Cielo e su tutte le Terre.

14. Io ero bensì, in Me stesso, in ogni Potenza e Gloria fin dall’eternità, ma per nessun essere creato Io ero tuttavia un Dio visibile e comprensibile, neppure per un perfettissimo angelo. Se volevo renderMi in certo qual modo visibile a qualcuno, come ad Abramo, Isacco e Giacobbe, ciò accadeva con questo mezzo: Io colmavo particolarmente un angelo con lo Spirito della Mia Volontà, così che poi in certi momenti egli rappresentava la Mia Personalità. Ma d’ora in poi Io sono diventato per tutti gli uomini ed angeli un Dio visibile, e ho fondato per loro una vita perfettissima, eterna e autonomamente liberissima e perciò verissima, e appunto in questo consiste anche la Mia propria maggior Glorificazione, e così dunque anche la vostra.

15. Infatti, in che modo perfino gli angeli più perfetti ed anche gli uomini più pii di questa e di tutte le altre Terre, potevano glorificare veramente, con un vero e vivo amore per Lui, il Dio mai visto e perciò anche mai perfettamente compreso? Qui infatti valeva sempre il detto: “Nessuno può vedere Dio e nello stesso tempo conservare la vita, poiché la pura Divinità in Sé è un eterno Fuoco consumatore!”. Questo Fuoco ora in Me è coperto e mitigato da questo Mio Corpo, ed ora non vale più il detto: “Nessuno può vedere Dio e vivere!”, bensì: “Da questo momento ciascun angelo e ciascun uomo potranno vedere Dio e vivere; e chi non vedrà Dio, avrà una vita molto misera e giudicata!”.

16. Quanto ora vi ho detto e mostrato, è anche perciò sicuramente una ragione principale collaterale, per la quale proprio soltanto su questa Terra Io ho assunto l’umano-carnale.

17. Ma come ora, da questa esposizione, avete certo dovuto desumere chiaramente perché Io ho potuto assumere l’umano-carnale [solo] su questa Terra e su nessun’altra, così potrete desumere e scorgere altrettanto chiaramente anche altre cose [che ora seguiranno].

18. Infatti, così come voi ora avete visto che quella certa cameretta vitale del cuore, affermativa, del tutto priva di appariscenza, quale vero e proprio principio fondamentale della vita dell’uomo, è anche la sola atta alla più chiara e più vera intelligenza, e perciò è già in sé la luce, la verità e la vita, così pure stanno anche le cose per gli uomini di questa Terra. Essi pure, in confronto agli uomini delle altre Terre sono, originariamente, estremamente privi di appariscenza, nascosti, bui, piccoli, deboli e impotenti, e sono anche come sconosciuti agli spiriti degli altri mondi, e alla fine non conoscono neppure se stessi. Ma proprio nella loro recondita, interiore profondità vitale essi sono, per opera Mia, il punto vitale fondamentale dell’intero grande Uomo-cosmico, e perciò possono sviluppare da loro stessi anche capacità vitali supreme, tali che negli uomini di altre Terre compaiono solo in grado estremamente unilaterale e subordinato.

19. Grazie a tali supreme capacità degli uomini di questa Terra, simili a quelle divine, di cui fanno parte in modo particolare anche un linguaggio esterno ed interiore ben articolato, l’arte di scrivere e calcolare, e molte altre cose ancora, essi sono poi anche i soli uomini adatti a sentire la Parola rivelata dalla Bocca di Dio, una prima volta nel senso letterale esteriore o nel senso figurato, e da questo poi anche in quello vero spirituale, e infine anche nel profondissimo senso vitale celeste.

20. Questa capacità, però, è qualcosa di inestimabilmente grande ed eccelso, altrettanto come la capacità di vita e di intelligenza della cameretta vitale affermativa del cuore è, di tutto l’uomo, in assoluto la parte inestimabilmente più perfetta e più nobile. E perciò Io di nuovo vi dico che non potevo venire che da voi, su questa Terra, e da nessun altro su nessun’altra Terra.

21. Vedete, questa è dunque di nuovo una ragione per cui Io, appunto, solo su questa Terra ho potuto assumere l’umano-carnale! E in ciò consistono già le ragioni principali del Mio divenire Uomo su questa Terra.

22. Ed ora rifletteteci un po’, ed esprimetevi su come ora l’avete capito!».

 

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Cap. 58

La spiegazione del Signore ben compresa dal romano

 

1. Disse il romano: «Certo, certo, in seguito a questa Tua presente spiegazione, o Signore e Maestro, non può essere altrimenti di come Tu ce l’hai esposta. In quanto a comprendere ciò, siamo ancora lontani dall’aver raggiunto la sufficienza, però noi crediamo, senza dubitarne minimamente, a quello che Tu, quale l’eterna Verità e Sapienza stessa, ci hai mostrato, così come esso è e deve essere. Infatti Tu, quale Creatore di tutte le cose, devi sapere nel modo migliore come ed in quale ordine le Tue opere sono state create, e qual è lo scopo dell’una, e quale dell’altra. Noi perciò dobbiamo apprendere da Te, svelate, tali condizioni del Tuo Ordine eterno, mai rese note finora a noi uomini, e crediamo a tutto quello che Tu ci dici, anche se noi, con la nostra intelligenza, e meno ancora con i nostri sensi, non possiamo penetrare nella piena profondità della Tua verità. Noi Ti ringraziamo per questa immensa rivelazione.

2. Con quanto noi ora abbiamo appreso da Te, Tu hai messo anche nelle nostre mani un’arma con la quale noi possiamo mettere a terra, ed al più presto, tutti i sapienti del mondo ed i vecchi teosofi, poiché questa è una dimostrazione di cui non ce n’è una seconda, attinta alla più interiore fonte vitale più intima di ciascun uomo, la quale deve stare nella più vera relazione di corrispondenza con tutta l’infinita Grandezza della Tua Creazione, perché l’uomo ora, quale un essere pienamente simile a Te, rappresenta la più perfetta chiave di volta di tutte le Tue Opere, ed è perciò, in minime proporzioni, quello che è l’intera Creazione infinitamente grande.

3. Ma che la via che porta alla vera vita, libera e autonoma, sia molto stretta e angusta, ciò risulta in modo chiaro, come da sé, dalla Tua rivelazione meravigliosamente grande, però si scorge pure che così deve essere, e che è impossibile che sia diversamente.

4. Chi vuole trovare se stesso, e con ciò anche Te, veramente e in maniera vivente, deve penetrare in sé attraverso la strettissima porticina, altrimenti egli rimane fuori dalla cameretta della vita del suo cuore. Soltanto l’amore per Te e per il prossimo allarga la porticina altrimenti stretta; la vera umiltà rende piccola l’anima che altrimenti si considera tanto grande, e la giusta mansuetudine la fa flessibile, e soltanto un’anima così preparata può penetrare attraverso la stretta porticina nella cameretta della vita del suo spirito divino, e diventare là una cosa con lui, e con ciò anche nascere nuovamente o rinascere in lui. Questo io l’ho tratto dalla Tua grande rivelazione, quale qualcosa di inevitabilmente necessario da mettere in pratica per la nostra vita di prova su questa Terra, e sono giunto anche a scorgere qual è la vera e giusta ragione per cui Tu ci hai messo a cuore, dandovi tanta importanza, prima di tutto l’amore per Dio e per il prossimo, e l’umiltà e la mansuetudine!

5. Dato però che ora conosciamo la ragione, nonché come e che cosa noi possiamo raggiungere infallibilmente su questa via, anche l’operare ci sarà facile, e noi lo faremo con la massima diligenza e il massimo impegno possibile.

6. Infatti se noi, nella nostra grande povertà di vita, sappiamo dove è nascosto il grande e ricchissimo tesoro, ed abbiamo anche i mezzi e gli strumenti per accaparrarcelo, dovremmo essere proprio dei veri pazzi se, invece di occuparci di ritrovarlo con certezza e di appropriarcene, stessimo pigramente con le mani in mano e, similmente agli uomini del mondo spiritualmente ciechi, ci azzuffassimo per la conquista del fango perituro della materia giudicata del mondo, il quale oggi sembra ancora essere qualcosa, mentre domani viene spazzato via dai venti e dagli uragani, come pula senza alcun valore!

7. Sia grazie a Te, o Signore e Maestro, che ci hai svelato così chiaramente la ragione delle profondissime cose della Tua Creazione! 

8. Però ora, Signore e Maestro dall’eternità, io avrei ancora una piccola domanda in serbo! Io so molto bene che Tu già un’eternità prima hai saputo nel modo più chiaro quello che io vorrei chiederTi ora, tuttavia io Te lo chiedo apertamente, anzitutto perché Tu vuoi che così si faccia, e poi per tutti gli altri che sono qui presenti, affinché sappiano quale sarà l’argomento che verrà trattato. 

9. Ecco dunque la domanda: “Gli abitanti delle altre Terre hanno qualche nozione e conoscenza di Te?”. Oppure un’altra domanda potrebbe essere: “Se le hanno, come le hanno ottenute?”. E infine: “Gli uomini delle altre Terre e mondi sono veramente uomini, oppure sono interiormente ancora degli animali, somiglianti nella forma a noi uomini della Terra, che vengono guidati da un certo istinto saggio, posto in essi da Te, qualcosa di simile a quanto da noi osservato già qui nel modo di comportarsi di certi animali, cosicché noi eravamo quasi indotti ad attribuire loro un certo grado d’intelligenza, di ragione e capacità di giudizio?”. 

10. Ora, o Signore e Maestro, dacci una piccola luce anche su ciò, e noi siamo già completamente provvisti per le nostre anime».

 

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Cap. 59

Il rapporto della nostra Terra con altri mondi

 

1. Dissi Io: «Tu hai compreso benissimo le parole con le quali Io avevo risposto alla tua prima domanda, e hai saputo applicare la rivelazione che vi ho fatto in un modo così calzante e vero alla vostra vita che nemmeno Io stesso avrei mai potuto trovarne uno di più chiaro. Dunque, se qualcuno, secondo il tuo discorso, entrerà in sé attraverso l’angusta porticina, egli diventerà veramente un rinato nello spirito alla vita eterna. Ma dato che tu hai afferrato tanto chiaramente e bene proprio la rivelazione da Me fattavi, è quasi il caso di meravigliarsi che tu non abbia scorto e trovato completamente anche la completa risposta alla tua seconda domanda.

2. Vedi, considerato che gli uomini di questa Terra, se paragonati all’infinitamente grande Uomo-cosmico, sono ciò che la loro cameretta affermativa del cuore è rispetto alla loro intera mole corporea, la quale non soltanto vive ma è pure attiva secondo le norme dell’intelligenza, della volontà e talvolta anche dell’istinto, allora si può rispondere molto facilmente e apertamente alla tua seconda domanda»

3. Disse il romano: «Certo, certo, Signore e Maestro, ora la cosa mi si presenta quasi da sola nel modo da Te esposto! Mi sembra come se io l’idea l’avessi già, ma in realtà io non l’ho ancora! Abbi perciò Tu la bontà e la grazia per me e per noi tutti, e guidaci sulla retta via!»

4. Dissi Io: «E va bene, voglio farlo! Vedi e ascolta!

5. Il fondamento della vita principale, tanto per il corpo che per l’anima, si trova nella nota cameretta affermativa del cuore. Quando questa è attiva, vive fuori da essa tutto l’infinito numero di parti del tuo essere, come se esse stesse fossero tante camerette operatrici e portatrici di vita. Le tue membra, con un giusto uso ed esercizio, possono giungere veramente ad una forza sorprendente e ad una ingegnosa destrezza in moltissime cose. Però, alla fine, chi devono ringraziare per tutte queste loro facoltà, possibilità e abilità? Ebbene,