Prefazione all’opera-estratto “I bambini dall’aldilà”

A cura di Paola Giovetti

 

 

«Per escludere in anticipo ogni pretesa di merito proprio», scrisse il mistico tedesco Jakob Böhme, «Dio, per manifestare i suoi misteri, si serve talvolta delle persone più insignificanti, affinché risulti tanto più evidente che tutto viene soltanto dalla Sua mano. Io non avrei potuto far nulla se non mi fossi limitato a trascrivere ciò che Dio mi ispirava».

Queste parole, che Jakob Böhme riferì a se stesso, si adattano perfettamente anche a Jakob Lorber, alla cui penna dobbiamo l’opera “I bambini nell’aldilà – un personaggio singolare vissuto nel XIX secolo, i cui scritti sono però destinati all’uomo del Duemila. È oggi, infatti, che essi vanno diffondendosi.

La vita di Jakob Lorber è molto semplice: di se stesso egli non lasciò scritto praticamente nulla, e tutto ciò che oggi sappiamo lo dobbiamo al suo amico e ammiratore Ritter von Leitner che, per molti anni, gli fu accanto, assistendo a quei «dettati» ai quali va fatta risalire tutta la vastissima opera dello «scrivano di Dio».

Lorber nacque da una famiglia di antica origine contadina in un piccolo villaggio presso l’odierna Maribor in Jugoslavia, (oggi Slovenia) regione che, nell’Ottocento apparteneva all’Austria. Il padre coltivava la terra, ma aveva anche uno spiccato talento musicale e sapeva suonare diversi strumenti; il figlio maggiore Jakob ereditò evidentemente da lui le sue doti musicali, quelle con le quali si guadagnò da vivere. Sostanzialmente autodidatta, Jakob raggiunse buoni risultati specialmente col violino (ma sapeva suonare anche l’organo e il pianoforte) e si distinse anche come compositore e concertista.

Nel 1840, quando Jakob Lorber aveva ormai quarant’anni e, come dice il suo biografo Ritter von Leitner, «…non aveva ancora potuto raggiungere una posizione sicura nella vita», gli giunse inaspettatamente da Trieste l’invito ad assumere l’incarico di secondo maestro di cappella: una proposta allettante che avrebbe potuto dargli garanzie di sicurezza per il resto della sua vita. Cominciò dunque a fare i preparativi per questo trasferimento che riteneva definitivo, quando successe qualcosa che rivoluzionò completamente la sua esistenza: il 15 marzo 1840, verso le sei del mattino, quando Lorber aveva appena recitato la preghiera che era solito esprimere appena sveglio e stava per lasciare il letto, sentì nel petto, nella zona del cuore, una voce chiara e nitida che gli diceva: “Alzati, prendi il tuo stilo e scrivi!”.

Lorber obbedì immediatamente d’istinto a questo misterioso ordine; si alzò, prese la penna e cominciò a scrivere parola per parola ciò che gli veniva dettato interiormente: «Così parla il Signore per ognuno, e ciò è vero, sicuro e certo: chi vuol parlare con Me, venga a Me, e Io gli porrò la risposta nel cuore...».

Quando ebbe finito di scrivere ciò che la voce gli dettava, Lorber si rese conto che dal mondo superiore gli veniva conferito un incarico speciale, non conciliabile con l’incarico di Trieste, e tale da richiedere tutta la sua attenzione. Rinunciò quindi a muoversi da Graz, dove si era stabilito da tempo, e da allora in poi, per 24 anni, cioè fino alla morte, scrisse quanto la voce gli dettava. Si guadagnò modestamente da vivere dando lezioni di pianoforte e violino e trascorse tutto il resto del suo tempo intento a scrivere: migliaia e migliaia di fogli che, una volta stampati, dopo la sua morte, hanno riempito più di diecimila pagine. Prima di allora, Lorber non aveva mai scritto nulla. I manoscritti non presentano alcuna modifica o correzione, come sempre avviene nelle scritture automatiche.

Come scrisse il suo amico e biografo Ritter von Leitner che andava a trovarlo quasi ogni giorno, Lorber iniziava il suo lavoro di scrittura al mattino presto, ancor prima di far colazione; scriveva mediamente veloce, concentrato completamente in se stesso, senza mai far pause per meditare o correggere qualcosa, proprio come fa chi scrive sotto dettatura. A quanto lui stesso affermava, mentre scriveva aveva a volte anche la visione figurativa di ciò che udiva. Spesso, invece di scrivere direttamente, dettava ad alcuni amici singoli brani o perfino opere intere: ciò avvenne in particolare negli ultimi anni della vita, quando si ammalò.

Di questa Voce che gli parlava dentro, Lorber scrisse in una lettera a un amico: «Posso dire soltanto che sento pronunciare la parola santissima del Signore sempre nella zona del cuore, come un pensiero chiarissimo, luminoso e splendente. Nessuno, anche se vicinissimo a me, può sentire questa Voce misteriosa, che per me risuona più limpida di qualunque altro suono materiale, per quanto forte esso sia...».

Gli scritti di Lorber sono stati denominati globalmente ‘Nuova Rivelazione’: essi parlano della Creazione e del progetto di salvezza di Dio per gli uomini, ampliano i Vangeli senza tuttavia sostituirsi ad essi, e contengono inoltre un’infinità di profezie relative all’epoca futura. Si tratta soprattutto di affermazioni di tipo scientifico relative all’astronomia, alla fisica, all’atomo e alle particelle elementari, alle più avanzate conquiste della scienza e della tecnica; tutte cose che al tempo di Lorber (siamo alla metà dell’ottocento) non potevano essere capite, ma che all’uomo di oggi risultano ben chiare. Lorber stesso non comprendeva granché di ciò che scriveva, ma aveva piena fiducia che tutto avesse un senso e che ogni cosa un giorno sarebbe stata capita.

Non è questa la sede per descrivere dettagliatamente questi riferimenti scientifici. Chi desidera approfondirli può utilmente rivolgersi al libro di Kurt Eggenstein “Jakob Lorber, lo scrivano di Dio1. Basti dire per ora che nelle sue opere Lorber parlò del doppio carattere, corpuscolare e ondulatorio, della luce, previde l’invenzione di strumenti tecnici di uso comune soltanto oggi, descrisse le galassie e gli immensi spazi cosmici, i quasar, la struttura dell’universo. Parlò dell’uomo primitivo e dei primi tempi della vita sulla Terra, facendo affermazioni che la moderna paleontologia ha confermato, e predisse l’esistenza delle onde elettromagnetiche, scoperte da Hertz nel 1887, cioè 23 anni dopo la sua morte.

Ovviamente ai tempi di Lorber affermazioni come queste incontravano molto scetticismo, e non a caso a Lorber fu detto che i suoi scritti erano per l’uomo del Duemila. In realtà la constatazione dell’esattezza delle affermazioni scientifiche di Lorber, possibile soltanto oggi, era destinata fin da principio a dare credibilità anche alle rivelazioni filosofiche e religiose che costituiscono la parte centrale e l’autentico scopo degli scritti del profeta di Graz.

La Nuova Rivelazione è un messaggio di salvezza e di speranza rivolto all’uomo di oggi, a quell’uomo che vive lontano da Dio e dai valori religiosi, immerso nella vita materiale. Essa sarebbe prima di tutto espressione di un grandioso progetto cosmico, destinato agli uomini del XX e XXI secolo e reso credibile dal fatto che Jakob Lorber, con la sua modesta cultura, non sarebbe mai stato in grado di scrivere autonomamente ciò che troviamo nei suoi libri. L’insegnamento espresso nelle opere di Lorber è dinamico, spirituale, teso a far comprendere che l’anima umana è immessa in un grandioso progetto evolutivo di crescita e di graduale maggior comprensione della struttura della vita e del cosmo; Dio stesso, nella figura del Cristo, insegnò agli uomini a ritrovare la strada verso il Padre, indicando nell’amore il grande precetto universale.

Le anime che lasciano la Terra in uno stato ancora di immaturità dopo la morte, pervengono in un aldilà nel quale continuano a crescere in base a un processo educativo – ed è in questo processo che si colloca il tema del libro: I bambini nell’aldilà, in cui viene descritta la vita di chi muore giovane e il suo progressivo evolversi in sfere ultraterrene. Un libro, quindi, che affronta aspetti particolarmente toccanti, ai quali tutti noi siamo sensibili, svelandoci orizzonti nuovi e impensati.

Le visioni dettate a Lorber sono vastissime e illuminanti, e ci descrivono la via, spesso anche dolorosa, per tornare al Padre: «Adesso», fu dettato al profeta di Graz, «voi siete soltanto come embrioni nel grembo materno. Però eravate spiriti e diventerete nuovamente spiriti!» La perdita di una persona cara, specie se giovane, rientra nelle esperienze dolorose che nella vita può capitare di affrontare – esperienze che possono sembrare esclusivamente improntate alla sofferenza, e che invece Dio sa volgere al bene.

Chi conosce bene la Nuova Rivelazione non ha dubbi sull’autentica natura di profeta di Jakob Lorber, un uomo umile che seppe rinunciare a ogni altra cosa per condurre a termine la missione di speranza e conoscenza che gli era stata affidata, e per render noto un altissimo insegnamento spirituale destinato all’uomo di oggi, perché si ricordi della sua autentica origine e si incammini per la giusta via.

 

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[1] [C.f.r.] Edizione Armenia del 1992. – Dello stesso autore vedi anche “Il profeta sconosciuto” edito dalla casa editrice “Gesù, la Nuova Rivelazione” ed. 2017.