Rivelazioni

nel 1842 al mistico e profeta

Jakob lorber

Un piccolo animaletto primordiale da sempre esistito per degli importantissimi compiti sulla Terra ed al servizio del Creatore e per il mantenimento della vita degli uomini sulla Terra. Se ad una tale piccola creatura per noi nociva è stato riservato un così grande onore…figurarsi qual’è compito di ciascuno degli altri animali fino all’uomo!

 

La mosca

 

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Traduzione dall’originale tedesco “Die Fliege

Casa Editrice: Lorber-Verlag - Bietigheim - Germania

Copyright © by Lorber Verlag

Copyright © by Associazione Jakob Lorber

Casa editrice “GESÙ la Nuova Rivelazione” (BG)

 

Commento all’Opera

Parola enigmatica di conforto dalla sublime Sapienza

Ecco una verità utile da serbare in sé,

ed applicabile in ogni circostanza,

è una cosa che torna a grande vantaggio,

il penetrare nell’anello,

che compie sempre il suo giro sapientemente,

dove spira il soffio di luminosa Verità.

Quale lo strumento, tale il suono,

quale il lavoro, tale la ricompensa,

quale il monte, tali i suoi pendii,

quale il cuore, tale anche la sua voce!

Chi mai potrà concepire in sé tutto ciò?

Per chi maturerà questo ramo d’ulivo?

La Verità è una Luce per la Luce,

ed una Luce per la Luce del Giudizio.

Puoi tu dunque aspirare a Soli,

e nella luce profanare la Terra?

O scettico tenebroso, fuggi, fuggi,

quando Io faccio scendere i Soli!

Guarda, i cervi corrono in gara;

sei tu in grado di sollevare questa catena?

Se non riesci a scoprire le tracce della Verità,

chi potrà mai liberarti dalle tenebre dell’oscurità?

[la parola enigmatica è spiegata al cap.12, v. 32-46]

 

 

*  *  *

 

Indice

 

 Parola enigmatica di conforto dalla sublime sapienza  (poesia)                                             

 Introduzione  e poesia                                                                                                                 3.09.1840

 Cap. 1   L’origine della mosca                                                                            8.03.1842

 Cap. 2   Le zampe della mosca – Perché la mosca riesce a camminare su superfici lisce e verticali  11.03.1842

 Cap. 3   La mosca quale compensatore di elettricità dell’aria                             15.03.1842

 Cap. 4   La mosca quale salvavita dell’uomo                                                    16.03.1842

 Cap. 5   La mosca quale conservatrice di aria sana                                             17.03.1842

 Cap. 6   La mosca quale commestibile chimico e smistatrice di elettricità           18.03.1842

 Cap. 7   La mosca, un punto di raccolta della vita da Dio                                                   

 Cap. 8   La mosca e l’origine delle comete                                                                         

 Cap. 9   Principio ed essenza della luce                                                             22.03.1842

 Cap. 10                                                                    L’essenza dell’etere e della luce solare              23.03.1842

 Cap. 11                                                        La mosca quale accumulatrice di luce e di vita              24.03.1842

 Cap. 12                                                                          La mosca quale simbolo di umiltà              25.03.1842

 

 

 

 

Introduzione

(del Signore)

3 settembre 1840

1. È bene volgere di frequente su parecchie cose gli occhi del proprio sentimento e scorgervi il Mio Amore e la Mia Sapienza, per quanto piccolo possa essere l'oggetto da osservare; poiché c’è pur sempre in esso qualcosa d’infinito. E così esso è anche degno di uno sguardo spirituale, poiché tutto ciò che racchiude l’Infinito, è un atomo proveniente da Me, nel quale opera un’esistenza eterna.

2. Se Io ora in un piccolo canto faccio dire qualcosa col suo ronzio ad una trascurata mosca, pensate allora che anche quest’animaletto insignificante non appartiene agli esseri non annoverati. Poiché se Mi è noto esattamente il numero degli atomi della luce e il numero di monadi dell'etere attraverso tutte le Infinità e le Eternità, come non dovrebbero [esserMi nota] una mosca, alla cui formazione sono pur necessarie oltre un intero miliardo di atomi!?

3. Perciò lasciamo una mosca un po’ ronzare:

Canta ronzando l’arzilla mosca in modo allegro

una garbata canzoncina in lode a Me, al potente Creatore.

Ronza essa in gioia deliziosa di molto amor sensato

e volteggia nel mare dello stesso per impulso interiore,

proferisce ben chiaramente parole di Grazia intelligibili

e v’annuncia e mostra l’andar per umili sentieri.

 

Ebbene guardate, come la bestiola gironzola vispa e gioconda,

e come, tutta spensierata, si mostra all’impulso ubbidiente

della direzione che Io le ho dato in portamento grato,

e mai tenderà, come voi, verso il proibito.

Io vi dico: non vi è messa così vicina inutilmente,

e per quanto piccolo sia il mezzo, da Me fu tuttavia prescelto!

 

Un paio d'ali delicate, simili all’etere le ho dato,

affinché  nell’aria assai leggera essa s’innalzi

e nei raggi del Sole in volo vispa volteggiare

e qui con gli occhietti luce assorbir dell’aurea corona,

per poi, la vita delle forme morte questa luce portare,

e la tempra della Mia vivificante clemenza testimoniare.

 

Così le ho anche dato saggiamente sei zampette delicate,

e perché sentisse la dolcezza della vita, le ho dato,

per suggere il nutrimento, una proboscide conveniente.

E vedete, ciò che Io vi ho detto ora, prendetelo quale ‘chiave

e nel cuor pensate bene sulla mosca!

Io dico: la mosca, la mosca – essa canta a voi della vittoria!

 

 

4. Vedete, questo sia per voi intanto un piccolo compito [per meditare]! Questo lo dovete elaborare nel tempo libero a Me consacrato!

5. Questo piccolo, insignificante tema Io ve l’ho dato, affinché la vostra umiltà trovi un buon nutrimento. Più avanti però questo animaletto vi presenterà comunque radicalmente, da parte Mia, una testimonianza della natura dalle fondamenta. Amen! Io, Colui al Quale sono ben note tutte le cose, vi do questo!

[indice]

 

 

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Cap. 1

L’origine della mosca

(8 marzo 1842)

[scriventi Wilheim e Pauline, figlie di Anselm Huttembrenner, amico di Lorber]

1. La mosca, quel piccolo animaletto che non di rado riesce fastidioso all’uomo, come pure a molti altri esseri creati che vivono sulla Terra – particolarmente in quel periodo dell’anno in cui i raggi del Sole colpiscono con maggior vigore il suolo terrestre – non è tanto insignificante nell’ordine delle cose, e neppure tanto priva di scopo quanto essa può sembrare.

2. Per poter capire tutto ciò perfettamente e in modo utile, facciamo dapprima oggetto di una piccola considerazione preliminare la natura di quest’animaletto.

3. Sarebbe certamente superfluo descrivervi ora il corpo della mosca secondo la sua forma, poiché voi ne avrete sicuramente già viste parecchie; invece non si deve omettere in nessun caso di menzionare le sue notevoli particolarità e la sua origine, che è opportuno prendere in considerazione con la massima diligenza e con spirito osservatore.

4. Qual è dunque l’origine della mosca?

5. I naturalisti sanno molto bene che la mosca depone un certo tipo di uova, che sono tanto piccole da essere difficilmente percettibili all’occhio umano, e quindi hanno un peso tanto insignificante che – come il pulviscolo visibile nei raggi solari – possono mantenersi fluttuanti nell’aria con grande facilità.

6. Ma dove depone la mosca le sue minuscole uova, se si considera che il numero di quelle deposte da una sola supera non di rado il milione? E dove e come vengono covate? Voi certamente non avete mai visto una mosca giovane, giacché non dovete mica prendere i moscerini per delle giovani mosche!

7. Vedete, la mosca, quando ha raggiunto il suo grado di maturità a ciò necessario, depone le sue uova ovunque essa si posi, e non si cura più di ciò che succederà a loro. A milioni vengono trasportate e sparpagliate dai venti in tutte le parti del mondo; milioni di esse cadono nell’acqua, tanto che voi non potete immaginare quasi nessuna cosa, su questa Terra, che venga risparmiata dalle uova della mosca; come d’altro canto per la mosca stessa non esiste niente per così dire di troppo sacro da poter restare immune dal suo contatto e dal suo fiuto. E così, dunque, all’infuori dei carboni ardenti e delle fiamme divampanti, non vi è quasi niente che essa non imbratti con le sue minuscole uova.

8. Dunque noi sappiamo già ora dove la mosca deponga le sue uova e quale sia il loro aspetto; ma su come ed in quali proporzioni riescono a svilupparsi in rapporto alla quantità innumerevole delle uova deposte, di questo ne parliamo immediatamente.

9. Tutte quelle uova che vengono deposte sui muri umidi delle case, di preferenza su quelli delle stalle oppure sul legno fradicio o su qualsiasi altro oggetto umido ed ammuffito, giungono quasi sempre al loro sviluppo completo; ma quelle, invece, che cadono preda dei venti e delle acque, vanno quasi tutte perdute e certamente soltanto un numero indescrivibilmente piccolo giunge a completo sviluppo e diviene mosca; quantunque, malgrado ciò, si può dire che nulla va effettivamente perduto, al punto di fallire qualche altra saggia destinazione; no, certo, neppure quelle uova che non di rado in numero di milioni vengono ingoiate dall’uomo e dagli animali in una sola aspirazione. Però lasciamo ora da parte le uova che vengono avviate alle molte altre destinazioni, e passiamo invece a trattare di quelle che giungono al loro sviluppo completo.

10. Quale decorso prende dunque questo processo?

11. Vedete, quando il Sole ha cominciato a riscaldare sufficientemente la Terra, allora anche queste uova cominciano a crescere fino a diventare così grandi che un occhio anche mediocremente acuto è in grado di scoprirle, nonostante sembrino come il polline dei fiori di color grigio biancastro; naturalmente soltanto in quei luoghi dove esse furono deposte dalla mosca. Questo è dunque il periodo dell’incubazione che procede nel seguente modo:

12. Le uova si schiudono per l’azione delle potenze spirituali che si ridestano, che sono ammassate in ciascuna di esse e che sono state l’espressione vitale di quegli animaletti, i quali, nell’Ordine stabilito, hanno preceduto la mosca. Queste parti spirituali si riuniscono in una vita sola, sotto forma di un vermicino di color biancastro, appena appena visibile. Questo vermicino si nutre poi, per alcuni giorni, dell’umidità che si trova nel luogo dove esso è apparso alla luce; però, la durata di tale nutrizione non è affatto stabilita in modo preciso, ma dipende sempre dalla maggior o minor quantità di sostanza nutritiva che si trova a disposizione.

13. Però, fino a questo punto, la procreazione della mosca avviene in modo del tutto naturale.

14. Ma Io vi ho chiesto, già da principio, se voi non avete mai visto una mosca giovane. Ecco, qui sta appunto nascosto quello che propriamente vi è di meraviglioso in quest’animaletto: esso appare tutto ad un tratto perfettamente formato, ma nessuno sa dire da dove venga e dove sia nato.

15. Come succede dunque questo miracolo?

16. Avrete forse udito raccontare talvolta dai vostri vecchi che le mosche derivano in parte da una specie di polvere ed in parte da frammenti polverizzati di vecchie mosche morte. La cosa può sembrare tale apparentemente, ma in realtà non succede certo così.

17. Quando il vermicino ha raggiunto una conveniente grossezza, corrispondente cioè circa ad una piccola virgola in una scrittura di media grandezza, esso scoppia, invertendo con tale operazione le parti interne del suo corpo in quelle esterne e viceversa. Così la pelle, che era prima involucro esteriore del vermicino, s’ingrossa e diventa il corpo propriamente detto della mosca, provvisto in modo adeguato nel suo interno di tutti gli organi digerenti; invece le parti del vermicino che prima erano interne, diventano poi le parti esteriori e visibili della mosca, le quali, non appena ha luogo questo rivolgimento e vengono a contatto con l’aria esterna, raggiungono il loro completo sviluppo entro un periodo dai cinque ai sette secondi al massimo; quindi la mosca è perfettamente formata.

18. Vedete, in questo modo dunque avviene la nascita, o meglio ancora, questa è l’origine della mosca, cosa certo non poco degna di nota, e che deve certo riuscire ben sorprendente ad ogni osservatore. Eppure tutto ciò è assolutamente il meno meraviglioso fra quanto si può riscontrare in quest’animaletto. Quello che seguirà ancora, esposto nella forma più concisa possibile, sarà per voi motivo di grande sorpresa e di ammirazione; rimandiamo dunque queste cose meravigliose ad una prossima giornata.

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Cap. 2

Le zampe della mosca

Perché la mosca riesce a camminare su superfici lisce e verticali

(11 marzo 1842)

1. Non sarà sfuggito ai vostri occhi, ed avrete già osservato spesso, come la mosca proceda zampettando sopra una superficie perpendicolare molto ben levigata, con le sue sei zampine, altrettanto velocemente quanto sopra una tavola che si trovi in posizione orizzontale.

2. Ma come, dunque, è ciò possibile a questa bestiolina, se si prende in considerazione che le sue zampe – quantunque ciascuna di esse finisca in due piccolissime branche appuntite – sono tuttavia oltremodo lisce?

3. Vedete, questo è già qualcosa di meraviglioso, qualora si rifletta che sopra una superficie perpendicolare e liscia non rimane attaccata nemmeno la più leggera lanugine, a meno che non si ricorra a qualche materia adesiva; come può dunque essere possibile questo alla mosca, senza l’aiuto di un mezzo simile?

4. Alcuni naturalisti molto diligenti hanno bensì trovato, tramite microscopi di potente ingrandimento, che la mosca e tutti gli animali della sua specie hanno fra le due branche terminali delle loro estremità una specie di campanellina vuota, molto elastica, di cui essi dovrebbero far uso come di un vero recipiente per la rarefazione dell’aria, e cioè nel seguente modo: se una mosca pone l’una o l’altra delle zampette sopra una lastra di vetro perpendicolare, essa assorbe dunque in sé l’aria che si trova nella campanellina: ecco perché la zampa munita della campanellina, ormai vuota d’aria, rimane strettamente aderente alla summenzionata superficie, costrettavi dalla pressione dell’aria esteriore che circonda la campanellina.

5. Ma per compiere questo, ogni mosca dovrebbe essere provvista allora di speciali pompe pneumatiche! E con quale rapidità quest’ultime dovrebbero venire attivate, da parte di qualche meccanico incredibilmente abile, per poter corrispondere pienamente alle esigenze della mosca durante il suo zampettio oltremodo rapido e quanto mai indeciso e capriccioso?

6. Vedete, una tal cosa non è tanto facile da concepirsi, quantunque la mosca sia effettivamente in possesso di tali campanelline all’apparenza pneumatiche! Ma, se essa non può mantenersi con le zampette sulla superficie in questione nella maniera supposta dai naturalisti, in qual altro modo può dunque spiegarsi la cosa? La risposta potrà essere ricavata molto facilmente dalla seguente esposizione.

7. Se avete osservato una mosca con molta attenzione, sia pure una volta soltanto, voi dovrete esservi accorti di certo che la mosca, in ogni punto del suo corpicino, è provvista di piccolissimi peluzzi e di altri minuscoli aculei a foggia di corna; anzi, perfino le sue due ali sono munite agli orli estremi d’innumerevoli pennucce appuntite a forma di raggi divergenti.

8. A cosa serve alla mosca tutto ciò? Vedete, noi ora avremo presto la desiderata risposta!

9. Questi peluzzi ed aculei non sono altro che dei veri assorbitori di elettricità, e quest’elettricità assorbita in tal modo dalla mosca, nella sua parte negativa – che è nello stesso tempo anche l’elemento d’attrazione o di concentrazione – affluisce ininterrottamente attraverso le zampette nelle già note campanelline; di conseguenza queste diventano avidissime di elettricità positiva. Ma, considerando che quest’ultima si accumula dall’aria di preferenza sulle superfici levigate, è naturalissimo che la mosca debba rimanere aderente ad ogni superficie levigata, qualunque ne sia la posizione, approfittando, a vantaggio del suo camminare, della particolarità, da lungo tempo ben nota, che polarità opposte si attraggono perpetuamente.

10. Vedete, questa è dunque la risposta alla domanda di cui sopra.

11. Ma voi direte: “Tutto ciò avviene per cause ed effetti del tutto naturali; dov’è dunque il miracolo?”. Va da sé per altro che Io non posso darvi nessun’altra risposta se non questa: “Quanto più naturale vi sembra una cosa, tanto maggiormente ha in sé del prodigio”, anche per il motivo che a colui il quale vuol considerarla nel Nome Mio, non deve apparire come un prodigio passeggero e perciò di poca utilità, bensì come un prodigio permanente e quindi utilissimo sempre ed in ogni tempo; giacché, basta che ci riflettiate un po’ soltanto e dovrà poi risultarvi evidente quale dei miracoli abbia maggior importanza: il passaggio degli Israeliti attraverso il Mar Rosso, oppure la continuità nel tipo di albero fruttifero che produce oggi ancora la medesima frutta che produceva ai tempi di Adamo, oppure anche la nostra mosca che oggi è ancora tale quale essa era moltissimi milioni d’anni prima di Adamo! Giudicate ora da voi stessi quale di questi prodigi sia dunque il maggiore ed il più importante!

12. Ha dunque ben maggior diritto di chiamarsi un prodigio il camminare di una mosca su di una superficie liscia – ciò di cui ognuno può sincerarsi giornalmente, per quanto poco egli abbia mai valutato nel suo cuore un tale fenomeno che non il crollo delle mura di Gerico all’echeggiare delle trombe al comando di Giosuè, dal momento che tanto per la sua origine, quanto di più per la costanza nella sua riproduzione e per l’assoluta idoneità di tutte le sue parti vitali agli scopi a lei assegnati nonché, più particolarmente ancora, per la sua duplice utilità finora del tutto ignorata, la nostra mosca merita già di venire qualificata come una Mia meravigliosa, sì, anzi una Mia sublime manifestazione.

13. Infatti, il primo prodigio accade tuttora ogni giorno in forme molteplici davanti ai vostri occhi, mentre del secondo, all’infuori che nella Sacra Scrittura, non vi è più traccia su tutta la Terra. Chi, per conseguenza, vuole trarre utilità dal prodigioso crollo di Gerico, deve anzitutto credere a questo abbandonandosi alla fede cieca, mentre in un giorno estivo egli viene afflitto da più di mille di tali altri sorprendenti prodigi di primo ordine, i quali tutti, e spesso anche in modo fin troppo molesto, lo ammoniscono: “Guarda, o superbo ed orgoglioso uomo, quante meraviglie viventi ha creato il Creatore grande e santo, profondendole con abbondanza intorno a te, e riconosci in maniera viva in te quanto vicino ti sta il Signore della Vita!”.

14. Giudicate quindi una volta ancora da voi stessi quale di questi prodigi sia il più grande ed importante riguardo a voi stessi! Io sono dell’opinione che una mosca che ronzi al vostro orecchio, un grillo che strida, un passero che cinguetti ed una modesta violetta di primavera cantino, ad un cuore che comprende l’amore, un cantico non meno sublime e grandioso in lode Mia che Salomone in tutta la sua sapienza e magnificenza reale!

15. La sapienza di Salomone rappresenta bensì un grado elevato per coloro che si trovano pure nella stessa sapienza; ma nel cantico della vivente, così pure in quello della natura silenziosa, vi è più sublimità ed anche maggiori e sconfinate profondità che in tutta la sapienza del figlio di Davide!

16. E così la mosca, nel suo rapido volo, vi rivela meravigliosamente qual è la santa Forza che genera le vibrazioni delle sue ali leggere e che tramite loro porta l’animaletto meraviglioso, facendolo vagare gaiamente in tutte le possibili direzioni, in qua ed in là, in basso ed in alto, e sembra ripetervi in ogni momento: “Se già in me, minuscolo e spregiato animaletto, il santissimo Padre si compiace di operare in modo tanto infinitamente portentoso, cosa e quanto non farà Egli dunque per voi, Suoi figli?”.

17. Non è questo sapienza maggiore d’ogni sapienza, ed un prodigio dei prodigi?

18. Ma solo l’ultima parte di questa comunicazione potrà svelarvi pienamente il miracolo; e così per oggi avete ricevuto del buono e del vero a sufficienza.

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Cap. 3

La mosca quale compensatore di elettricità dell’aria

(15 marzo 1842)

1. Quanto abbiamo potuto conoscere finora della mosca è certo meraviglioso, anzi oltremodo meraviglioso; ma una delle meraviglie molto maggiori di questo animaletto sta nella sua destinazione ed anche nel modo in cui esso vi corrisponde.

2. Quanti e quali sono gli scopi a cui è chiamato a servire questo animaletto? Potrebbe dunque essere uno solo lo scopo? E se fosse così, come sarebbe poco! O potrebbe forse essere molteplice?

3. Non vi è nell’intero creato nessuna cosa che abbia più di due polarità, vale a dire una positiva e una negativa. E così pure vi è soltanto un sommo ed un inferiore, che stanno di fronte l’uno all’altro, perché il medio non rappresenta altro che un collegamento fra questi due estremi; e così pure vi è un esteriore ed un interiore, un materiale ed uno spirituale, un bene ed un male, un vero ed un falso.

4. Trattandosi dunque dello scopo dell’esistenza di un essere, questo non si può estendere ad altro che ad una o all’altra di queste due polarità soltanto. Vediamo dunque ora a quali e quanti scopi serva la mosca.

5. Proviamo a cominciare dal polo esteriore.

6. Vi deve certamente colpire il fatto che nel periodo invernale è assolutamente rarissimo il caso di vedere uno di questi animaletti, mentre nella stagione estiva vi è un continuo brulicare ed un frullare di tali piccoli abitanti alati dell’aria.

7. Ecco, Miei cari figli, adesso noi tireremo fuori subito un altro prodigio del nostro animaletto!

8. Che la mosca sia dunque piena di peluzzi e di piccole punte acuminate, l’abbiamo già visto in occasione della scoperta della prima meraviglia, quando Io vi spiegai il perché ed il come del suo camminare. Questo non è però l’unico motivo per cui questo animaletto è così cosparso di peli e di punte acuminate. Ora, però, apprenderete subito per quale ragione ciascuno di questi piccoli insetti sia provvisto anche di un paio d’ali per volare.

9. Vedete, in seguito all’assorbimento del fluido elettrico (nel modo a voi già noto) la mosca diviene così leggera che il rapporto di peso in relazione alla forza d’attrazione della Terra è ridotto ad un minimissimo, e per conseguenza essa può venire trasportata molto facilmente in alto nell’aria dal suo piccolo paio d’ali in tutte le direzioni.

10. Ma perché viene trasportata in questo modo, ovvero perché quanto più caldo fa, tanto più rapida deve volare di qua e di là in tutte le direzioni? Prestate ora bene attenzione; giungeremo ben presto a scoprire anche questo.

11. Vedete, questi milioni e milioni di mosche hanno dappertutto la missione di consumare la parte sovrabbondante del cosiddetto fuoco elettrico che affluisce dal Sole, e di renderlo in questo modo più debole nel suo complesso, affinché, in seguito alla propria eccessiva propria saturazione, non si sprigioni in se stesso, e non mandi con ciò un intero mondo a soqquadro! Poiché, vedete, questo fluido elettrico è un fuoco oltremodo potente, si comprende naturalmente da sé, sempre nell’ambito della sua sfera positiva!

Finché l’elettricità negativa di un corpo terrestre equilibra in potenza quella positiva che si sviluppa dai raggi del Sole, è impossibile un qualsiasi sprigionamento dell’elettricità positiva. Se, però, quella positiva supera di soltanto un millesimo la negativa, allora non vi è assolutamente alcun mezzo per impedire un libero sprigionamento della positiva. E come si può dunque evitare una tale rovina generale?

12. Guardate ora un po’ i nostri animaletti, come essi si sospingono con la massima diligenza di qua e di là in tutte le possibili direzioni, ed assorbono nel loro rapido volo l’eccesso dell’elettricità positiva. Con ciò la polarità del fluido si inverte dunque, poiché questi piccoli insetti consumano in sé il positivo, che qui corrisponde all’ossigeno, per poi esalare nuovamente la parte negativa, precisamente come fa l’uomo con l’azoto dell’aria atmosferica inspirata, dopo che il polmone vi ha sottratto l’ossigeno per l’alimentazione del sangue.

13. Ma voi potreste domandarMi: “Ma è proprio possibile che questi piccoli animaletti siano capaci di tanto?”.

14. E Io vi dico in risposta: “Oh sì, Miei cari figli!”. Poiché, vedete: una sola mosca inverte in una calda giornata estiva tanta elettricità positiva in sé che, se quest’ultima potesse venire accumulata in un recipiente, avrebbe abbastanza forza da ridurre in un attimo in polvere un monte dieci volte più grande del vostro Schlossberg. Così del pari vi dirò che, se quel certo quantitativo d’aria che un uomo inspira ed espira in un giorno dovesse accendersi, tutta l’Europa potrebbe andare talmente distrutta da venirne mutata assolutamente la sua attuale configurazione, tanto che nessuno sarebbe più in grado di riconoscere che un tempo era stata una zona ben popolata e fertile, come lo è attualmente.

15. Affinché questa cosa non debba sembrarvi troppo favolosa, vi farò notare come una meschinissima causa (considerata dal punto di vista naturale) abbia potuto originare un grande terremoto, che venne percepito da metà della Terra e qualche cosa di più ancora. Vedete, tale causa era da ricercarsi in mille piedi cubi di aria rinchiusa, la quale, a causa della pressione esercitata delle note influenze esterne, si accese!

16. Dunque, ammettendo che un uomo in quattro inspirazioni consumi un piede cubo d’aria, o detto meglio, che lo inverta e lo scambi, e riflettendo quante volte l’uomo respira in un giorno, voi vi stupirete del volume d’aria che viene consumato, o meglio, invertito da un uomo soltanto nel corso di una giornata, ovvero più precisamente nel corso di ventiquattro ore. Se dunque, dopo queste premesse, vorrete anche per poco ponderare la cosa, non dovrà apparirvi certo troppo stravagante quello che Io vi esposi prima, e cioè che con l’aria inspirata ed espirata in una giornata da un uomo potrebbe venire distrutta l’Europa intera.

17. E così non deve meravigliarvi neppure quello che Io vi ho detto dell’elettricità che una mosca inverte in un giorno. E se una mosca può fare già tanto, cosa non potranno fare poi milioni e milioni?

18. DiteMi dunque ora, Miei cari figli, non è forse un prodigio che Io preservi tutta la Terra dall’improvviso sterminio, avvalendoMi di ausilii così piccoli e insignificanti?

19. Eppure tutto ciò non è che un piccolo scopo secondario di questo animaletto, vale a dire che nemmeno questo è il prodigio maggiore. Ma ora pazientate ancora un po’, poiché le cose principali devono ancora venire, e così per oggi fermiamoci qui.

[indice]

 

Cap. 4

La mosca quale salvavita dell’uomo

(16 marzo 1842)

1. Dunque noi abbiamo appena visto in quale modo questo animaletto corrisponda alla sua missione riguardo al polo negativo. Però è da notare che quanto dettovi finora non costituisce l’unico scopo negativo [elettrico] di questo animaletto, bensì c’è ancora una moltitudine di scopi secondari costituiti nello stesso modo come fa un saggio padrone, il quale non assegna ai suoi operai soltanto un lavoro da eseguire, ma incarica ogni operaio di sbrigare oltre al lavoro principale ancora parecchi lavori secondari di svariatissimo genere, affinché nessuna mossa dei lavoratori resti infruttuosa. E così, prima di passare alla descrizione di un’altra delle funzioni principali di questo animaletto, è bene che impariate a conoscere ancora qualcuna delle funzioni secondarie.

2. Vedete, Miei cari figli, durante l’estate vi da spesso fastidio, quando in una stanza molte mosche ronzano intorno e vi molestano, particolarmente quando esse diventano troppo invadenti. Però, non per questo motivo si deve inveire contro questi piccoli insetti, poiché appunto durante tali giornate essi compiono un lavoro secondario, piccolo sì, ma molto importante, e precisamente nella maggior parte dei casi di utilità all’uomo, come pure agli animali domestici che l’uomo tiene in casa sua. Voi, dunque, desiderereste ora sapere in che cosa consista questo utile lavoro secondario. Abbiate un po’ di pazienza ancora, poiché voglio prima richiamarvi qualche cosa alla memoria, e poi entreremo in argomento.

3. Vedete, Miei cari figli, in una simile caldissima giornata estiva, particolarmente nei periodi in cui osservate che il mercurio del barometro si trova molto basso, dagli strati più bassi dell’etere vengono generati nell’aria atmosferica innumerevoli miliardi e miliardi di organismi atomici (animaletti eterei); è per questo che l’aria vi appare non di rado tanto densamente bluastra da rendere difficile scorgere località che si trovino distanti anche di sole poche ore.

4. In queste condizioni, ad ogni vostra inspirazione ne introducete in voi sempre parecchi trilioni. Ma sebbene questi animaletti siano cosi piccoli da non essere possibile per voi lo scorgerli, anche se ve ne fossero mille milioni in un mucchio solo, tuttavia, la somma di parecchi decilioni, che un uomo inspira talvolta in una simile giornata, forma sicuramente una cifra già abbastanza importante, e poiché questi organismi sono molto pericolosi alla vita corporale, questa quantità sarebbe senza alcun dubbio sufficiente per togliere immediatamente la vita materiale all’uomo, e ciò per il motivo che l’intolleranza di questi animaletti verso la vita naturale è all’incirca quella del più puro acido cianidrico.

5. Dunque, questo ci è ormai noto; ma cosa c’entri al riguardo la mosca noi non lo sappiamo ancora, solo che qui si tratta appunto del servizio secondario di questi animaletti, cui è stato accennato prima e che ora vi renderò palese.

6. Vedete, quella parte di questi ‘animaletti eterei atomici’ che l’uomo assorbe con il respiro, non è precisamente la più pericolosa alla sua salute, perché la stessa viene subito attratta avidamente ed opportunamente dal sangue, che in questo periodo dell’anno è particolarmente scarso dell’ossigeno necessario; ma ben diversamente succede con quella parte che si depone sulla cute, e di preferenza nei punti dove i pori sono per la maggior parte aperti.

7. Dopo che questi animaletti vi penetrano, assumono, rispetto a quelli attratti dal sangue, un carattere positivo. Finché questo polo esterno non sovrasta quello interno, l’uomo non corre nessun pericolo, come è per esempio il caso quando c’è una temperatura moderata; ma, se questo polo esterno sopraffà di un solo milionesimo l’interno, allora si affaccia immediatamente il più grande pericolo per la vita naturale, poiché in tali condizioni potrebbe verificarsi nell’uomo, nel migliore dei casi, un’inversione delle polarità, le cui conseguenze equivarrebbero a quelle derivanti dalla puntura di un ago che fosse stato prima intinto nell’acido cianidrico più puro.

8. Che se poi la polarità positiva esterna dovesse sopraffare improvvisamente fino a una centesima parte quella negativa interna, ne verrebbe provocata visibilmente una immediata scarica elettrica, in seguito alla quale l’uomo, nello spazio di pochi istanti, andrebbe talmente distrutto che di tutto il suo corpo non rimarrebbe che una mezza manciata di cenere puzzolente.

9. Per quanto riguarda il primo di questi casi, ne avete la prova nelle malattie di peste; queste non sono altro che le conseguenze di cause di simile specie; per quanto poi concerne il secondo caso, questo si riscontra certamente ben più di rado, ma tanto eccessivamente straordinarie non sono neppure le cosiddette ‘autocombustioni’, in particolare nei paesi meridionali.

10. Ed ora che conosciamo anche questo, diamo un’occhiata ai nostri piccoli lavoratori domestici, ed osserviamo cosa fanno.

11. Vedete, la nostra mosca ha anche un paio d’occhi, i quali sono tanto grandi da formare quasi la settima parte dell’intero suo corpo. Ognuno di questi occhi, di per se stesso, non è però, come voi forse potreste credere, un singolo occhio, ma invece a sua volta è composto di mille e più occhietti. Questi occhi sono così ordinatamente disposti l’uno accanto all’altro, come le celle di un alveare; ognuno è appuntito alla maniera di cono, e tutti convergono infine verso un centro visuale comune; così disposti essi fungono nel nostro animaletto da microscopio di una potenza d’ingrandimento per voi indescrivibile, con il cui aiuto quest’insetto può scorgere perfino ognuno dei summenzionati organismi atomici.

12. Ma oltre a ciò anche lo stomaco della mosca è conformato in modo che questi animaletti eterei le servono da principale nutrimento; quindi, non appena l’una o l’altra mosca scorge sulla cute dell’uomo un ammasso di tal animaletti atomici, essa vi si precipita subito volando e non se ne va tanto facilmente prima di non averli consumati tutti.

13. Oltre agli occhi, quest’animaletto ha però anche un paio di piccole antenne, che fungono in esso da naso, e, siccome non può adoperare gli occhi che per brevi distanze soltanto, così queste antenne gli servono per rintracciare il nutrimento spesso anche a grandissime distanze. Sì, arrivo perfino a dirvi che vi sono alcune mosche capaci di individuare, mediante queste antennucce, qualcosa di appetitoso anche ad ore di distanza.

14. Ecco dunque, Miei cari figli, ora abbiamo di nuovo scoperto una meraviglia in questo piccolo insetto, ovvero uno degli scopi secondari della sua esistenza menzionati prima.

15. Non è questo un utilissimo servizio che rende tale piccolo animale? Certo, e potete anzi tenervi bene a mente quanto Io vi dico ora: “Quando in una località qualsiasi, particolarmente durante l’estate, questo animaletto scompare improvvisamente, potete senza altro considerare questo fatto come un segno sicuro che Io Mi avvicino armato di un tremendo flagello.

16. Ma, come questa mansione secondaria del nostro animaletto ci sta dinanzi ormai ben chiarita, nello stesso modo esso ne ha diverse altre ancora, e tutte quanto mai utili.

17. Se noi volessimo imparare a conoscerle tutte da cima a fondo, Io dovrei continuare a dettarvi per parecchi anni. Voi potete però ammettere certamente che tutto ciò che è creato, dunque senza dubbio anche la mosca, non esiste ad un solo ed unico scopo, bensì a mille scopi buoni e svariatissimi.

18. Per non andare, quindi, tanto per le lunghe con il nostro soggetto, prima di passare al polo positivo dell’insetto in questione, voglio esporvi ancora soltanto due delle utili funzioni accessorie che sono state menzionate, a conferma di queste Mie dichiarazioni; e per oggi dunque terminiamo.

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Cap. 5

La mosca quale conservatrice di aria sana

(17 marzo 1842)

1. Durante una calda giornata estiva, voi avrete già più d’una volta fatto l’esperienza che, particolarmente in certi pomeriggi dominati da un’afa opprimente, l’uomo stanco si sente non di rado portato a lasciarsi vincere da una dolce sonnolenza. Chi si trova ancora nel pieno della gioventù, può sbarazzarsene facilmente con vari mezzi, come sarebbe ad esempio in special modo il moto, od altre occupazioni e distrazioni, le quali tengono la persona giovane sveglia in modo che il sonno non può sopraffarla tanto facilmente.

2. Ma ben diversa è la cosa con persone di età già molto avanzata, le cui membra hanno già lavorato molto, e che per conseguenza sono divenute più rigide, più stanche e sonnolente. Se in una tale giornata l’aria che le circonda manca dell’elemento vitale di cui esse hanno bisogno, allora subentra ben presto lo stato di sonnolenza, e tali persone non sono più in grado di reggersi in piedi. Ma, affinché possiate rilevare pienamente ciò che c’è di nocivo in questo sonno, è opportuno soffermarsi prima sul sonno naturale dell’uomo.

3. Perché dunque la tendenza al sonno si manifesta nell’uomo in modo naturale nelle ore della notte e non durante il giorno? La causa è del tutto naturale, ma siccome ben pochi hanno finora riconosciuto quale è l’ambito della sfera naturale, così anche il perché del sonno naturale è sconosciuto alla maggior parte degli uomini.

4. Ed ora fate attenzione: quando la luce del Sole, quale parte polare positiva della vita naturale, non diffonde più i suoi raggi sull’una o l’altra metà della Terra, allora anche la polarità sulla Terra s’inverte, e precisamente in modo che, non appena da una parte qualsiasi della Terra il Sole è tramontato, questa parte comincia subito ad assumere un carattere polare negativo, e così avanti alternativamente.

5. Ma il polo negativo della vita corrisponde perfettamente a quello negativo della Terra, e come quest’ultimo in sé e per se stesso contrasta con la naturale attività vitale, così del pari agisce il polo corrispondente nell’uomo, distruggendo sempre più in lui l’elettricità positiva, e spegnendo sempre più in lui l’attività vitale esteriore. In tali condizioni sono appunto le parti tenui e mobili del corpo, ad esempio le palpebre, che sono le prime a provare questa rilassatezza, ed a rifiutare perciò di mantenersi aperte; ma ben presto, dopo di queste, si abbandonano al medesimo stato di rilassatezza anche tutte le altre parti del corpo; questo stato costituisce infine il sonno naturale notturno nell’uomo. Quando poi si avvicina nuovamente il mattino e il Sole sta sorgendo, allora si accresce, ovvero si rafforza, sempre più la polarità positiva, tanto che l’uomo si risveglia sempre più o, in altre parole, il suo sonno va indebolendosi; ed il graduale decrescimento della polarità negativa cui fa riscontro il proporzionale accrescimento di quella positiva durano finché l’uomo si risveglia completamente.

6. Ora si tratta di vedere soltanto in quale rapporto stia il sonno naturale notturno con il sonno diurno di cui abbiamo parlato prima. Una volta chiarito questo, potremo dire di essere quasi arrivati al punto che ci eravamo proposti.

7. Questo sonno diurno si trova in perfetta opposizione al sonno naturale (notturno), perché esso non deriva da una deficienza graduale dell’elettricità positiva, bensì soltanto dalla sovrabbondanza della medesima, che è causata dal fatto che un corpo meno attivo non è più in grado di consumare tutta l’elettricità assorbita, o detto meglio, di compensarla con la corrispondente quantità di elettricità negativa.

8. Se, quindi, il positivo comincia a diventare preponderante, anche il negativo comincia a decrescere nella stessa proporzione. Ma qual è la conseguenza? Questa è cosa molto facile da capire.

9. Osservate come due uomini di forza differente lottano fra di loro;

quanto più si affievoliscono le forze del più debole, tanto più prende il sopravvento il più robusto sul primo. Ma quando il debole è completamente vinto, allora è finita anche la forza del più robusto, poiché non vi è più nulla su cui egli possa esercitare le sue forze preponderanti, e così dunque ogni forza cessa di essere una forza, se essa non trova più nessuna controforza che le dia occasione di manifestarsi.

10. E vedete, Miei cari figli, proprio così succede anche con l’uomo, quando viene colto dal sonno nelle ore diurne, beninteso in una giornata d’estate afosa e satura di elettricità. Ma che cosa dunque c’entrano qui di nuovo le nostre mosche?

11. Ed ecco che qui verrà ben presto alla luce un importantissimo scopo secondario di questo piccolo insetto, che è di grande utilità, e precisamente uno scopo dei due che sono stati già menzionati ieri!

12. Vedete, questi insettucci ronzano, volteggiano e zampettano con sollecitudine intorno e sopra a un tale dormiente diurno, ed assorbono mediante le loro zampette e gli altri loro peluzzi ed aculei l’elettricità positiva in eccesso. Con ciò viene evitato l’accumularsi di quest’ultima, nonché il conseguente pericolo che l’elettricità negativa ne possa venire interamente sopraffatta; in tal modo dunque all’uomo dormiente può venire conservata la sua vita naturale.

13. Ma se, invece, accadesse che tali ignorati regolatori non mantenessero con la loro attività il maggior equilibrio possibile in questa sostanza vitale naturale, allora anche la vita naturale sarebbe bell’è spacciata nel medesimo istante in cui l’elettricità positiva avesse vinto completamente la negativa.

14. L’uomo assonnato scaccia veramente da sé, con tutta diligenza e quanto più a lungo può, questi tediosi risvegliatori, ma questo fatto non c’entra per niente con quanto abbiamo detto, perché, finché l’uomo è ancora in grado di scacciare da sé questi piccoli seccatori, la sua vita non corre pericolo di sorta. Ma quando il sonno gli ha pienamente paralizzato i movimenti, allora questi seccatori hanno libero gioco, ed impediscono in modo infallibile che la vita del dormiente possa correre qualche pericolo. Quando poi con il tempo – e talvolta soltanto grazie all’attiva cooperazione di questi importuni – le polarità opposte si sono nuovamente equilibrate sempre più, allora il dormiente si risveglia, e comincia a scacciare con tutto zelo da sé questi piccoli esseri che con questa loro funzione assumono in un certo modo la parte di spiriti protettori della vita naturale. Ma ormai egli può scacciarli pure quanto vuole, giacché, una volta risvegliato, ogni pericolo per lui è del tutto scomparso.

15. Ebbene, Miei cari figli, vi piace questa funzione secondaria del nostro animaletto? Voi dovete convenire che tutto ciò è stato disposto da Me in modo quanto mai benefico e saggio, ed Io vi dico ancora in aggiunta: “Quando un giorno sarete in grado di penetrare in spirito il mistero della missione di un tale animaletto nella sua totalità, solo allora potrete apprezzare il prodigio e direte meravigliati: «Quanto grande e buono sei Tu, o Padre santissimo, che hai affidato a creature dall’apparenza tanto insignificante dei compiti tanto imperscrutabili e profondamente saggi! Chi mai può lodarTi e glorificarTi convenientemente anche per una mosca soltanto? E come e dove mai troveremo noi le parole, pensieri e sentimenti per glorificare, percepire e riconoscere con grato animo la Tua Magnificenza e il Tuo Amore e la Tua Sapienza infiniti che si manifestano in una delle Tue creature ancora più perfette?»

16. Sì, Miei cari figli, in un Sole vi è certo maggior grandiosità che non in una mosca. Chi, però, Mi vuol riconoscere, deve dapprima frequentare la scuola piccola per iniziare a conoscere in questa il Padre amoroso. E, quando ne avrà tratto sufficiente profitto, potrà certamente frequentare poi anche quella di grado superiore con buon risultato, e si rallegrerà oltre misura quando anche qui egli riconoscerà che quel medesimo Padre santissimo traboccante d’Amore, che regge e guida perfino la piccola mosca nella sua cerchia d’azione, guida anche e dirige i Soli lungo le loro orbite smisurate, e prescrive agli spiriti più elevati, più potenti e più perfetti le Sue Leggi dell’eterno Amore.

17. Vedete, Miei cari, tutto questo lo potrete riconoscere perfettamente un giorno; dunque per il momento facciamo di nuovo ritorno in questa ristretta cerchia d’azione, rimasta fino ad oggi ancora del tutto ignorata, vale a dire ritorniamo alla nostra piccola mosca, per studiarvi ancora un altro fine secondario di grande utilità!”

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Cap. 6

La mosca quale commestibile chimico e smistatrice di elettricità

(18 marzo 1842)

1. Non sarà certo sfuggito alla vostra attenzione che le mosche preferiscano posarsi su quei luoghi dove c’è la possibilità di spiluccare qualcosa. Esse ben volentieri, perciò, fanno la loro comparsa in gran numero durante i pasti, ospiti sgraditi, e si precipitano con grande avidità sulle vivande e sui loro avanzi. Avete anche osservato che questi ospiti si ritrovano in numero maggiore alla mensa quanto più afose sono le giornate, e specialmente se le stanze in cui si mangia sono basse e odorano d’ammuffito.

2. Ma qui sorgerebbe nuovamente e ben a proposito una domanda, e molti potrebbero dire: “Ebbene, dunque, dobbiamo proprio lodare questi parassiti anche quando essi ci insozzano le vivande, importunandoci non di rado in maniera insopportabile ad ogni boccone che avviciniamo alla bocca?”.

3. Ma allora Io dovrei osservare: “In questo modo domanda, giudica e si stizzisce soltanto l’uomo dalla vista assai corta”. Poiché, se egli potesse vedere e concepire pienamente il grande beneficio che la mosca gli rende con ciò, anche quando essa si posa per due istanti soltanto su quel boccone o su quel cucchiaio che egli sta per avvicinare alla bocca, in verità, egli non si dimostrerebbe per niente troppo prodigo se facesse coprire d’oro la mosca!

4. Perché vedete, tutti i cibi, con pochissime eccezioni, a causa della sostanza zuccherina che contengono, hanno la proprietà di attrarre a sé tutto l’azoto dell’aria corrotta, specialmente in una giornata soffocante, tanto che, se le vivande rimangono esposte anche per un breve tempo, ci si può ben presto accorgere di quest’aria cattiva penetrata nelle stesse, per il fatto che in primo luogo le vivande inacidiscono facilmente, oppure su talune si osserva spesso uno strato di muffa, altre cambiano di colore, altre invece nel posto dove sono meno compatte assumono una tinta di un azzurrognolo opaco. Ecco tutti questi sono effetti dell’aria corrotta!

5. Ma, quale è in questo caso il compito della mosca? Vedete, considerato che la mosca, come noi già sappiamo in virtù della sua costituzione, è come un piccolo contenitore elettrico volante, essa si dimostra per tale motivo anche avidissima di tutto ciò che sta in intimo rapporto con la sua sfera d’azione naturale.

6. Quest’aria corrotta è, per natura, elettrico-negativa, ed elimina per conseguenza tutta l’elettricità positiva spesso fino ad un grado tale che non di rado in un simile ambiente, o meglio ancora in quei cibi che vengono presi nel medesimo, non si trova più la minima traccia di elettricità positiva.

7. Ora, ognuno può immaginarsi che, se in una stanza così non dovessero darsi ritrovo di frequente questi nostri serbatoi di elettricità, le cose assumerebbero un ben cattivo aspetto riguardo alla salute corporale dell’uomo! Ma ciò sarebbe ancora il meno, poiché finché l’aria corrotta rimane raccolta nell’intero spazio della stanza, essa conserva ancora tanta forza d’espansione da permettere per lo meno ai polmoni di dilatarsi nella respirazione. Ma, quando quest’aria ha perso tutta la sua forza di espansione, essa cade come una rugiada umidiccia ed imbrattante su quanto le è in qualche modo affine, come nel nostro caso sarebbero appunto i cibi. Quando, dunque, un boccone che l’uomo vuole gustare, è già irrorato a dovere d’aria umidiccia, allora vi si posano volentieri una o più mosche, e si scaricano della loro elettricità positiva in eccesso riversandola sull’oggetto sul quale esse zampettano.

8. Quale è ora la conseguenza di questo fatto? Io vi dico: “Né più né meno che, in seguito a ciò, questa aria cattiva e depressa ritorna a ravvivarsi in certo qual modo, ed a divenire più fluida; essa risale poi dal boccone che si è in procinto di gustare, oppure dalla vivanda che si trova ancora sul piatto, e così, grazie a tale processo di scomposizione, i cibi diventano nuovamente innocui e adatti a venire gustati, mentre, nel caso contrario, cioè in mancanza dei nostri piccoli chimici molesti, non rari in una simile giornata afosa e specialmente in una stanza come quella sopra descritta, raramente l’uomo potrebbe vivere oltre il pasto”.

9. Vi piace dunque questo servizio secondario? Non è anche questo un miracolo altrettanto efficace tuttora, come lo era nell’epoca più remota dell’esistenza umana sulla Terra?

10. Ma voi forse penserete tra di voi e direte: “No, questa cosa ha un po’ troppo dello straordinario! Possibile che una mosca abbia una sfera d’azione tanto vasta?”.

11. Ed Io in risposta vi dico: Non soltanto questa di cui voi finora conoscete appena una parte insignificantissima, bensì questo minuscolo insetto ha una sfera d’azione tale che secondo i vostri concetti può essere considerata infinita, giacché, se Io volessi rendervi noto tutto quello che concerne questo animaletto, non basterebbe il lavoro di centomila scrivani in un milione d’anni, anche se potessero scrivere giorno e notte senza interruzione”.

12. Non sorprendetevi quindi troppo per i molti argomenti che Io vi ho fatto conoscere finora. A chi però vuole percorrere una retta via, basti il pensiero che al Mio cospetto, qualunque cosa – per quanto poco appariscente – ha un valore infinito.

13. Queste considerazioni torneranno di molto vantaggio a ciascun uomo, poiché, in primo luogo, esse lo mantengono in stato di permanente umiltà, e d’altra parte questo serve anche a dimostrargli in modo ben chiaro quale sia di fronte a Me la posizione di un vero uomo, il quale deve certo avere un significato un po’ maggiore di tutto un trilione di mosche.

14. Però, trovandoci attualmente a parlare di mosche, non è questo il momento opportuno per giudicare il valore dell’uomo, bensì dedichiamo ancora un po’ d’attenzione al compito secondario della mosca già discusso da noi.

15. Avrete anche osservato che la mosca, saziatasi in tale maniera, vola poi molto volentieri su oggetti lucenti, e che non di rado li imbratta senza alcun ritegno. E qui voi, Miei cari piccini, vi domanderete l’un l’altro: “Che ci sia qualcosa di utile anche in questa cosa?”.

16. Oh sì, ve lo dico Io: “Questa è cosa utilissima; anzi, l’operazione chimica, illustratavi più sopra, che questi animaletti compiono, perderebbe la metà del suo valore se non fosse stata seguita da questo secondo atto dall’apparenza insignificante”.

17. Noi sappiamo già da quanto esposto in precedenza che la mosca assorbe nella maggior parte dei casi un nutrimento elettriconegativo, ed è quindi un vero accumulatore di veleni, che essa trae tanto dall’aria quanto dall’uomo e dagli animali, nonché da tutti i cibi dei quali si nutre l’uomo.

18. Per conseguenza, le sue lordure, benché non più tanto velenose da essere nocive, non possono avere che un carattere prettamente elettrico-negativo. Ma noi sappiamo che l’elettricità positiva si accumula per lo più sugli oggetti lisci. Vedete, ora noi arriveremo ben presto al perché di tutto questo! Affinché la poca elettricità positiva che si mantiene ancora sugli oggetti lisci, in un ambiente che sia povero di tale elettricità, possa venire convenientemente distribuita, questi nostri chimici li impiastricciano accuratamente, ed in seguito a ciò, non avete da far altro che porre in una tale stanza degli oggetti dorati e potete esser sicuri che questi verranno entro breve tempo talmente impiastricciati dai suddetti chimici che dell’oro ne vedrete luccicare ben poco attraverso le lordure.

19. Ma perché questi piccoli insetti ci mettono tanto zelo ad imbrattare proprio l’oro?

20. A questo riguardo non vi rispondo che con un’altra domanda: “Perché voi dorate le punte dei vostri parafulmini?”.

21. E voi dovete rispondere: “Precisamente perché l’oro attrae a sé con forza straordinaria specialmente l’elettricità positiva”. Ma voi direte che le mosche imbrattano anche i vetri delle finestre, mentre il vetro, come è noto, non attrae l’elettricità!

22. Questo è vero, ma invece Io vi domando: “Perché dunque si adoperano dischi o cilindri di vetro quali mezzi adatti per rendere manifesta l’elettricità, che si trova libera nell’aria, mediante un leggero sfregamento?”.

23. Vedete, adesso vi ho di nuovo messo in difficoltà, e vi rispondo. Perché l’elettricità si accumula di preferenza appunto sulle lastre di vetro, e basta che queste ultime vengano soltanto un po’ sfregate per far sì che essa manifesti ben presto la sua presenza!

24. Dato dunque che noi sappiamo ora tutto ciò, possiamo anche permettere ai nostri piccoli chimici d’imbrattare le lastre a loro agio, affinché queste detentrici d’elettricità divengano sempre più ruvide, e per conseguenza maggiormente disadatte a mantenere accumulata su di loro l’elettricità, costringendo con ciò quest’ultima a mescolarsi più equamente con l’aria che si trova nella stanza.

25. E così, che ne dite voi ora, dopo aver considerato anche per poco quello che Io vi ho detto finora? Vedete, dunque, che nemmeno la vecchia, insignificante immondizia di una mosca non è stata deposta nel luogo dove si trova senza l’intervento della Mia Sapienza e della Mia Provvidenza, benché altro non sia che il mero escremento di questo insignificante animaletto.

26. Qual è dunque la risposta che si meriterebbe colui, il quale dalle eccelse vette della sua umana ragione rinnega lo scopo dell’uomo stesso? Oh! La spaventosa stoltezza!

27. Se Io Mi prendo tanta cura affinché già al minutissimo siano affidati compiti di tanta utilità, e prescrivo con tale senso di opportunità ad una insignificantissima mosca tutte le sue mansioni, anche le meno appariscenti, quanta maggior cura non Mi prenderò Io dell’uomo, che non è soltanto una Mia creatura, ma è un vero figlio del Mio Amore, o che per lo meno può diventare tale purché egli giunga a riconoscere che Io gli sono Padre, e non soltanto Creatore, come lo sono per le pietre e per le zolle della terra!

28. Ma un cuore, per quanto sia poco animato dall’amor filiale, deve ammettere che Io Mi prendo cura paternamente perfino della muta erba dei prati, e ciò è vero, anzi più che perfettamente vero, poiché non vi è che il Padre solo che porga cibo e bevande a tutto ciò che in un modo o nell’altro è in grado di esser nutrito. Ora, se Io dedico cure tanto paterne già alle cose mute, certamente in misura tanto maggiore provvederò, quale Padre, a quegli esseri che Io suscitai veramente dal Mio Amore e a Mia Immagine quali figli!

29. Ponderate bene tutto ciò! Vale certo la pena di considerare le Mie cure paterne anche riguardo alle cose più piccole, affinché chi è pervaso dal dubbio possa una buona volta persuadersi chiaramente che Io non sono un Nume distruttore, un’inconcepibile Deità dispotica, ma invece unicamente e soltanto un vero Padre per tutti i Miei amati figli, e che non sono un Padre prodigo e dissipatore, ma anzi sommamente economo, e so mettere a profitto perfino le lordure di una mosca per il bene dei Miei figli.

30. Sì, Io ve lo dico: “Vi sono ancora infinite cose e molto più insignificanti, eppure Io non permetto che nemmeno l’infinitesimale vada perduto!”; dunque, se logicamente Io non sono certo un Dio egoista e distruttore, bensì un Padre che mantiene e sostenta anche l’atomo infinitesimale, e che tutto dirige ed amministra fedelmente per i Suoi figli, come deve essere grande la cecità degli uomini che vogliono contestare le Mie incessanti, scrupolosissime ed affettuose cure paterne per i Miei figli?

31. O Miei cari figli! CredeteMi, Io sorveglio giorno e notte perfino il crescere di ogni peluzzo del vostro corpo, quantunque debbano ben presto andare l’uno e l’altro in dissoluzione; quante e quali maggiori cure e premure non Mi darò Io senza alcun dubbio per la vostra anima immortale, e per il vostro spirito eterno che da Me deriva?

32. Sì, certo, Miei cari, non disdegnate di osservare questa piccola mosca, essa v’intona veramente un inno di vittoria, che voi sarete però in grado d’intendere sempre più chiaramente solo nell’esposizione della sua caratteristica polare-positiva che seguirà.

33. E così per oggi fermiamoci!

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Cap. 7

La mosca, un punto di raccolta della vita da Dio

(…)

1. Ed ora che abbiamo già imparato a conoscere la parte polare negativa di questo animaletto, la quale rappresenta veramente la sua parte materiale, dedichiamoci un po’ alla sua polarità positiva, per poter scoprire qui con qualche accurata osservazione quello che c’è di principalmente meraviglioso in esso.

2. Per chi ha mai osservato una mosca, è impossibile negare che essa viva, anzi dovrà affermare che quest’animaletto non soltanto vive, ma per quanto riguarda la costituzione naturale, esso ha una vita più perfetta di parecchi altri animali, che si trovano già su di un gradino di gran lunga più elevato della scala degli esseri; certo, egli dovrà infine esclamare perfino: “In verità, se io potessi conservare le mie altre prerogative come uomo, sarei il primo a scambiare la mia vita con quella di una mosca, tanto comoda e tanto magistralmente costituita”.

3. Se dunque l’uomo è costretto a dare una simile testimonianza di un animaletto, non saranno certo necessarie ulteriori prove per dimostrare che la mosca è un animaletto perfettamente vivo.

4. Dunque, che la mosca viva, noi lo sappiamo già; ma come vive? E perché vive essa? Vedete, Miei cari figli, questa è una questione del tutto differente; ma, affinché voi possiate comprendere questa cosa il più radicalmente possibile, si renderà necessario gettare dapprima uno sguardo sulla vita stessa in generale.

5. Dunque udite: “Tutta la vera e propria Vita liberissima è solo in Me; la quale Vita però è così costituita e si trova in una perfezione talmente grande da non poter venire in eterno mai abbracciata né compresa nella sua sfera da un essere creato; perciò Essa è una Vita santa, ed essendo una Vita santa allora essa è anche una Vita eterna e infinita”.

6. Immaginatevi l’intera Infinità, ovvero uno spazio nel quale si trova un punto centrale dal quale fuoriescono infiniti raggi in tutte le direzioni, il cui inizio risieda sì nel punto centrale, ma la cui fine non possa mai venir trovata in eterno.

7. In questo Centro si trova riunita tutta la Forza vivente dell’intera Infinità, ed è proprio da questo Centro che Essa fuoriesce nell’intera Infinità. Ma affinché questa Forza vivente non si disperda troppo nell’immensità sconfinata, e per conseguenza non diventi più debole in se stessa, Essa si è creata, attraverso tutta l’immensità dello spazio eterno, anche un numero infinito di punti di raccolta della Vita, nei quali, in un certo qual modo, la Vita si afferra da Se stessa, per poi far nuovamente ritorno alla Sua Sede centrale, primordiale ed eterna.

8. Vedete, Miei cari figli, Io vi ho svelato ora un mistero straordinariamente grande; sì, posso dirvelo, un mistero il quale, da quando la Terra è abitata da uomini, non fu concesso d’intravedere che a pochi soltanto, ed anche a questi molto oscuramente!

9. Ma per poco che voi abbiate compreso questo mistero, sorgerà senza dubbio spontanea in voi l’importante domanda: “Va bene, ma perché dunque deve avvenire questo? È possibile che Dio diventi più debole nella Sua Vita?”.

10. E Io vi rispondo: “Ciò è naturalmente impossibile finché Dio vuole rimanere solo in Se stesso, e non vuole assolutamente creare e formare in Sé e fuori da Sé nessuna creatura.

11. Ma poiché, per le necessità del Suo infinito Amore, Egli – sempre secondo i vostri concetti – ha già creato da moltissime eternità fino ad oggi degli esseri delle più svariate specie, dallo spirito più perfetto in giù fino al più insignificante animaletto atomico, ed a tutti questi esseri in numero senza fine Egli ha dato la vita, a ciascuno secondo la propria specie, allora diteMi un po’ attraverso quale vita il Creatore ha animato questi innumerevoli esseri, come continua ad animarli tuttora ed in eterno li animerà!?”.

12. Ha Egli forse in un luogo qualunque, all’infuori di Sé, una vita privata con la quale Egli anima tutti questi esseri, senza perciò avere la necessità di animarli dalla Sua propria Vita?

Io ritengo che una tale supposizione non possa sorgere nemmeno ad una pietra.

Dunque, siccome il Creatore non ha tale vita privata, allora dovrà evidentemente risultare chiaro che Egli deve animare da Sé tutti questi esseri creati.

13. Per conseguenza, se tutti questi esseri dovessero dipartirsi incessantemente dal Centro, allontanandosene in eterno con la vita loro attribuita, è evidente e del tutto naturale che, in seguito a ciò, la Forza centrale andrebbe man mano affievolendosi, quantunque la Vita stessa, come tale, non potrebbe mai estinguersi in eterno, poiché Essa è una Vita infinita; ma tuttavia potrebbe ben succedere che, invece di rafforzarsi sempre di più, si affievolisca gradatamente, nell’uguale misura, per la ragione che con ciò Essa si esporrebbe da Se stessa ad una divisione senza fine.

14. E perché voi possiate comprendere ancora meglio un tale affievolimento, basta che Io richiami la vostra attenzione sulla infinita divisibilità della materia stessa, poiché, ammessa questa possibilità, vi sarà facile pensare che perfino il singolo atomo può essere diviso in infinite parti. Ma se voi suddividete l’atomo all’infinito, diverrà esso più forte, oppure accadrà il contrario? Certo, voi non potete annientare l’atomo anche se continuate a dividerlo all’infinito, ma dovete d’altro canto ben comprendere che l’atomo, diviso in tal modo all’infinito, non avrà più la forza che aveva prima della suddivisione.

15. Ma ora, per poco che vi riesca chiaro quanto dettovi fin qui, dovete domandarvi nuovamente e dire: “Ma se la cosa sta in questi termini, allora il Creatore avrebbe fatto meglio a non creare nulla fino dalle più remote eternità!”.

16. Soltanto che questa volta, invece di darvi un’adeguata risposta, vi interrogherò Io stesso riguardo a qualcosa che è nota ad un discreto numero di persone. Incominciamo con le domande.

17. Numero uno: “Perché diventano comunemente più robusti – almeno nel senso materiale – quegli uomini che fin dalla loro giovinezza hanno fatto ogni genere di lavori pesanti e faticosi?”.

18. Numero due: “Perché è possibile appendere dei pesi gradatamente sempre più elevati ad una calamita a ferro di cavallo?”.

19. Numero tre: “Con quali mezzi può l’uomo diventare un artista o un virtuoso nell’una o nell’altra arte?”.

20. Non sorge in voi ancora nessuna luce, dopo queste importantissime domande che Io vi ho fatto?

21. Perché il metallo acquista più resistenza e quindi anche maggior elasticità quando è lavorato al martello rispetto a quello che non lo è stato?

22. Perché di due alberi della stessa specie, quello che più è stato esposto alla furia degli uragani e dei venti ha il legno più compatto e resistente?

23. Vedete e considerate il perché sono stati collocati nella vasta Infinità tanti infiniti punti di trattenimento della Vita! Vedete dunque, udite e comprendete: “Ciò è avvenuto ed avviene affinché la Vita stessa primordiale, eterna, si eserciti sempre più e quindi, così facendo, aumenti in eterno e all’infinito nella Forza infinita, e tutto ciò appunto per il motivo che in questo modo la Vita, che fuoriesce dal Punto centrale, vi fa ritorno sempre più perfetta e più intensa!”.

24. E quando noi sappiamo e comprendiamo ciò, abbiamo anche bell’è pronta la risposta alla prima e alla seconda domanda, relative al come e al perché la mosca vive, poiché il come essa viva trova già la sua risposta nel fatto che essa è ugualmente uno dei punti collocati per la raccolta della vita fuoriuscente dal Centro,

e come tale accoglie in sé, per così dire accumulandola, la vita di un infinito numero di animaletti che la precedono nella serie degli esseri.

25. Dunque, per quanto concerne la prima domanda, la cosa deve risultare chiara ormai perfino ad un cieco.

26. Ma ora, in conseguenza a quanto esposto, non deve più essere difficile a nessuno determinare ben chiaramente già in precedenza perché essa viva, vale a dire: affinché la totalità della sua vita faccia passaggio e con ciò ritorno ad una vita più perfetta e già più intensa, e così via sempre più ascendendo, fino all’anima dell’uomo, la quale nello stesso tempo viene resa atta ad accogliere in sé la Vita emanante da Me nella potenzialità maggiore, Vita che poi, come voi sapete, può infine ricongiungersi a Me per mezzo dell’Amore, fondendosi perfettamente in una Forza sola.

27. Se, dunque, considerando ora il nostro animaletto da questo punto di vista, non esclamate: “Sì, la mosca, la mosca è quella che ci canta l’inno della vittoria!”, voi dovete essere tre volte ciechi e tre volte sordi!

28. Però, quanto detto finora sulla polarità positiva di quest’animaletto, vi serva soltanto quale una buona introduzione, affinché vi sia reso possibile comprendere tanto più a fondo quello che ancora seguirà. Ponderate bene su ciò; e sarà solo la prossima continuazione che vi permetterà di addentrarvi un po’ di più nell’essenza di quest’animaletto, frattanto fermiamoci qui per quest’oggi!

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   cometa

 

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Cap. 8

La mosca e l’origine delle comete

(…)

1. Ma affinché comprendiate a fondo il seguente ancor più rilevante, allora sarà anche necessario dare un breve sguardo retrospettivo a quanto già detto, cioè solo alla parte polare positiva della nostra mosca, come essa è un punto di raccolta della vita.

2. Date un attento sguardo al Sole! Chi di voi può calcolare quanto lontano da esso giungono gli ultimi raggi? Sicuramente non faranno una distanza insignificante. Se fissate l’età del Sole a più di centomila decilioni di anni, nel cui spazio di tempo per voi inconcepibilmente lungo, il Sole ha continuamente inviato i suoi raggi nello spazio infinito, è talmente ovvio che quei raggi che per primi sono usciti da lui, ancora adesso sono sulla via veloce nella vasta immensità, ma in cambio anche un numero sterminato di raggi sono ritornati a lui da quei punti da dove essi sono stati afferrati; allora comprenderete il precedente detto sui punti di accumulo della vita in modo tanto più sicuro e approfondito, considerato che il Sole che vi splende ogni giorno, vi dice ad altissima voce: “Vedete, già da tanto tempo invio i miei raggi nella vasta infinità, e tuttavia la mia luce non è divenuta più debole di quanto lo era per voi lunghissimi tempi fa!”

3. Ma voi chiederete qui facilmente: “Come potrà il Sole riavere indietro quei raggi che, dal suo primo periodo di formazione, sono stati occupati ad andar continuamente fuori nell'infinita lontananza degli spazi?”

4. Ed Io tuttavia vi dico che tale cosa non è affatto a svantaggio, poiché anche se i raggi possono allontanarsi ancora altri decilioni di volte più lontani di quanto si sono già allontanati, un giorno troveranno sicuramente un punto che sbarrerà loro la via e li costringerà a ripiegare.

5. Voi però vorreste forse dire: “Come si risarcisce allora la luce del Sole, dopo che, grazie al lungo viaggio e in seguito ai pochi visibili punti d’arresto, essa,  fuoriuscita sicuramente, torna indietro solo molto scarsamente?”

6. Solamente, che anche questo non è affatto a svantaggio della nostra faccenda per il fatto che il Sole riceve di ritorno i propri raggi emanati solo scarsamente; d’altra parte però, esso stesso è un punto di raccolta, e come tale raccoglie i raggi da più di un miliardo di Soli, li fa diventare intensi in sé e li distribuisce poi nuovamente in massa più densa.

7. Ebbene vedete, se considerate un po' questo, allora troverete pure facilmente già con le dita, come l’economia della luce viene regolata da Me da un'infinità all’altra, e che in questo modo nemmeno il più piccolo atomo galleggia inutilmente nell’infinito etere dell'infinità!

8. Tali cose sono forse un po’ difficili da comprendere per uno spirito non abituato a pensare alle cose grandi; ma un esempio tratto dalla Creazione, che Io voglio ancora aggiungere per la comprensione del vostro spirito, vi renderà certamente un servizio estremamente buono del ritorno e dello scambio conveniente dei raggi.

9. E così, allora osservate: “Là nello spazio, spazio certamente ben molto ampio per i vostri concetti, s’incontrano i raggi di due Soli; lì anche tutti questi raggi uscenti diventano perfino a poco a poco dei punti di accoglienza reciproci”.

10. Voi già adesso domandate: “Come e in che modo?”

11. A questa domanda è facile rispondere e ben comprensibile, se dovete sicuramente ritenere che il raggio uscente, essendo contenuto nel tempo e nello spazio, è sicuramente qualcosa ancora così imponderabilmente sottile, ma ciononostante materiale.

12. Quando poi tali raggi di due Soli s’incontrano, allora essi, come raggi di un Sole, sono naturalmente anche della stessa polarità. Voi però sapete che polarità uguali non si attraggono, ma si respingono sempre. Ebbene, se possedete un po’ di buon intelletto nel cuore, allora in seguito a quanto già detto dovete afferrare con le mani che, se i raggi s’incontrano, si respingono reciprocamente, servendosene quindi, perfino in una certa misura, come voi usate dire, per tornare a casa.

13. Ma cosa succede se i raggi di parecchi Soli s’incontrano in modo del tutto naturale, necessariamente in uno spazio tale che, vicino e ugualmente distante tra tutti questi Soli, i raggi s’incontrano da tutti i lati possibili e immaginabili?

14. Questa adesso è certo una domanda un poco differente. Ma per non trattenervi troppo a lungo dalla questione principale, allora vi dico subito apertamente ciò che voi avreste trovato anche solamente con una qualche riflessione un po’ più approfondita: che in questo luogo si forma un conflitto di raggi, e precisamente per la ragione che anche una parte dei raggi interseca la linea completamente diritta dell’altra parte, e lì s’incontrano, – il cui incrocio di raggi ve lo dovete rappresentare come se aveste posto parecchie di tali croci l’una sopra l’altra, cosicché là si rende evidente una quantità di raggi in uscita da un punto centrale.

15. Questi raggi che attraversano lo spazio neutralizzano necessariamente la polarità, e perciò diventano intralcio, così che gli altri raggi che corrono dritti in diagonale vorrebbero ricominciare subito la loro ritirata[1]. Di conseguenza, con la lungaggine del tempo, in tal punto si forma un groviglio di raggi, oppure, per voi ancora più comprensibile, uno splendente accumulo di luce che, a lungo andare, riceve una specie di densità sottile vaporosa e quindi diventa sempre, anche più pesante.

16. Ora, dal momento che i Soli si muovono altrettanto come i pianeti intorno ad un altro corpo centrale, ne consegue che quel Sole che sulla sua ampia orbita si avvicina a questo groviglio di luce, attira in modo del tutto naturale proprio questo groviglio nel suo campo, e di conseguenza lo consuma.

17. Dal momento che ora sapete questo, allora vi dico che questo è il modo più autentico con cui si formano le comete!

18. Ma Io sento formarsi in voi già un'ulteriore domanda, che suona così: “Sì, ma come avviene poi che tali comete continuano a sussistere e quindi non vengono completamente consumate dal Sole che le ha attratte?”

19. La risposta potreste certamente tirarla fuori da quanto già detto; solo che per risparmiarvi la fatica del molto riflettere, preferisco dirvi subito che il motivo risiede nella precedente menzionata neutralizzazione dei raggi. Infatti, osservate: attraverso questa neutralizzazione, oppure – per parlarvi ancora più comprensibile – mediante questa tensione, i raggi che si sono accumulati assumono così un carattere negativo e quindi formano già un punto polare in opposizione al Sole, il quale poi, secondo l’eterna Legge del Mio Ordine, è già in grado di accogliere continuamente i raggi solari di polarità positiva che gli vengono incontro e di fissarli, e quindi usarli per il proprio nutrimento.

20. Che una tale cometa faccia questo, ve lo testimonia sufficientemente per primo quella massa nebulosa spesso molto estesa che la circonda, che di solito si raccoglie sul lato opposto al Sole estendendosi in un’ampia cosiddetta coda. Ma cos’è veramente questa coda?

21. Vedete, questa coda in sé e per sé è nient’altro che un prolungamento dei raggi fuoriusciti dal Sole, i quali vengono frenati attraverso la polarità negativa nel loro originario slancio uscenti dal Sole, e con il ritirarsi del loro percorso verso il corpo che li attrae, si rendono visibili come una massa vaporosa oltremodo lieve.

22. Ebbene vedete, in tal modo il Sole ha certamente sviluppato un nuovo convittore, ed esso consumerà moltissimi raggi, finché raggiungerà una densità planetaria. Tuttavia, una volta che l'avrà raggiunta, costretto dalla propria gravità centrale, restituirà poi al Sole i suoi raggi in quantità innumerevoli senza danno alla sua natura, dopodiché, nella sua posizione planetaria, non solo assorbirà i raggi di quel Sole nella regione in cui si trova, bensì i raggi degli innumerevoli corpi solari che lo circondano da tutte le parti, assorbendoli in massa e conducendoli poi, in un certo qual modo, al proprio padre.

23. Ebbene, adesso lo sappiamo; ma già in voi si agita di nuovo una domanda, e dite: “Sì, ma che cosa ha a che fare la nostra piccola mosca con questa formazione di comete e con i raggi solari restituiti indietro?”

24. Io però vi dico: “Solo ancora un po’ di pazienza, e poi la faremo subito ronzare dietro il poderoso rombare di un novello corpo celeste originatosi!”

25. Ma prima di poter fare ciò convenientemente, dobbiamo necessariamente dare un rapido sguardo a quei raggi che sgorgono copiosi da un Sole, e lì vedere cosa sono veramente in sé e per sé queste imponderabili particelle di luce sgorganti da un Sole.

26. Qualcosa già la sapete certamente comunque in parte, ma nonostante ciò non porterà nessun danno alla questione se qui accadrà una piccola ripetizione, e così ascoltate: – questi atomi di luce fuoriuscenti sono anche, allo stesso tempo, come già sapete, il primo gradino e la base della formazione degli animaletti di luce che già una volta vi sono stati presentati.

27. Dunque, vedete, questi accumuli di tali atomi di luce, per formare più tardi un futuro groviglio planetario, sono anche allo stesso tempo, accumuli di vita animale, ossia in un tale groviglio planetario.

28. Ma come si manifesta innanzitutto questa vita animale su un tale novello pianeta?

29. La vita animale si manifesta necessariamente duplice, e precisamente, all’inizio in una vita negativa, che qui è la vita vegetale. Una volta che questa vita ha ricevuto il necessario satollamento e non è più in grado di assorbire in sé tutta la vita polare disponibile, allora si forma naturalmente e necessariamente una vita polare positiva, e in seguito alla sovrasaturazione della vita negativa, trova poi un sufficiente nutrimento per sé.

30. Ma come si manifesta questa prima vita polare-positiva?

31. Prendete solo un microscopio ed esaminate o una goccia d’acqua putrefatta mescolata con particelle vegetali, oppure osservate la stessa linfa pressata della pianta, e scorgerete con vostro non poco stupore, intere legioni di animaletti, per cui dopo questa spiegazione vi diventerà subito chiaro senza grossa fatica, come il polo di vita negativo si inverte e poi passa nella vita polare positiva.

32. Dunque, vedete, Miei cari figli, così là tutto inizia a formarsi per la vita animale, poi non può neanche più passare in un'interruzione, bensì ricomincia a poco a poco il suo ritirarsi, – verso il Centro originario di ogni Vita.

33. Ma considerato che in seguito all’Ordine eterno, viene osservato dappertutto un procedere graduale, che in sé e per sé non è altro che una sempre, più perfetta e maggiore concentrazione di vita, il che si svolge del tutto naturalmente come con i raggi ritornanti che, in modo naturale, diventano sempre più intensi quanto più si avvicinano al loro punto di partenza originario, così è dunque anche naturale che la vita in questa dispersione non possa accorrere di nuovo alla sua origine, ma si raccoglie in forme sempre più dense, e quindi si rivolge nuovamente alla sua eterna Origine.

34. Ma qual è dunque il prossimo gradino nel quale si consolida questa prima vita polare-positiva?

35. Ebbene, Miei cari, ora facciamo entrare in scena la nostra mosca! Vedete, questo è il primo animaletto con cui un pianeta appena formato viene popolato, poiché, come sapete, ancora oggi questo animaletto assorbe in sé un tale nutrimento, attraverso il quale un trilione di vite si raccolgono in esso per formare una sola vita! E ora comprenderete certamente il perché vi ho detto prima: “Ancora un po’ di pazienza e sentiremo presto ronzare la nostra mosca dietro il poderoso frusciare del nostro nuovo ammasso planetario!”

36. Inoltre, comprenderete il più alto: come la mosca, secondo ciò, diventa ed è, un punto di raccolta della vita!

37. Tuttavia vi dirò ancora in aggiunta, che in questa considerazione come punto di raccolta della vita, una singola mosca conta più di tutta la nostra massa planetaria formatasi in precedenza! E se considerate questo, ammetterete anche quanto altamente elevata è la vita stessa solo in una prima piccola scintilla oltre la materia esteriore, e quindi riconoscerete anche, quanto la vita di un singolo uomo sta più in alto di tutti i Soli e i pianeti di un intero Globo involucro a voi conosciuto.

38. E se comprendete questo, non vi sarà nemmeno difficile comprendere perché Io, quale Vita originaria di ogni vita, sia venuto sulla Terra come Padre e Redentore e là Mi son fatto l’uomo  per figlio e gli ho preparato una via che conduce al Mio Cuore. E infine, da tutto questo potrete comprendere molto di più, perché Io vi dissi: “La mosca! La mosca vi canta della vittoria!”

39. La vittoria non è certamente ancora completa, ma il seguito e le ulteriori comunicazioni vi faranno vedere chiaramente quanta della vittoria è presente qui, e quindi per oggi va bene così!

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Cap. 9

Principio ed essenza della luce

(22 marzo 1842)

[scrive Anselm Hüttembrenner, amico di Lorber]

1. Nella precedente comunicazione noi abbiamo udito dunque ronzare la nostra mosca quale primo animale di un neo-formato pianeta.

2. Non sarà necessario ora chiarire più dettagliatamente questa figura retorica, ma si può aggiungere per qualcuno più debole d’intelletto che questa cosa è da prendersi soltanto nei rapporti di tempo, non però in quelli di spazio, poiché in quest’ultimo caso a qualcuno potrebbe venire l’idea che uno sciame gigantesco di mosche dovesse tenere dietro ad un simile pianeta al pari di una coda di cometa. Questo è dunque da comprendersi soltanto nei riguardi del tempo, cioè come ad un dato periodo di formazione segua un altro più sviluppato e più perfetto.

3. Ecco che tutto ciò ci è ormai noto, però voi ora penserete: “Ma che cos’altro di più maestoso e propriamente di più vittorioso ancora si potrà ricavare dalla misera mosca? Noi infatti, grazie a questa rivelazione, l’abbiamo seguita fino dalla sua origine e, malgrado tutte le menzionate proprietà meravigliose e straordinarie, abbiamo riscontrato che, pur corrispondendo pienamente agli Ordinamenti divini, alla fine non è né più né meno che una mosca “comune”, come abbiamo modo di vederne a sufficienza durante la stagione estiva a grandi sciami”.

4. Vedete, questa è una ben ponderata osservazione, e si presta molto bene ad erigere sulle sue fondamenta un nuovo solido edificio.

5. Ma prima d’intraprendere la costruzione dell’edificio stesso, dobbiamo procedere a quella di un riparo atto a preservarci convenientemente da qualche attacco, poiché altrimenti il nostro povero piccolo insetto non riuscirebbe tanto bene ad avere salva la vita, particolarmente in questi tempi in cui abbondano gli scienziati acchiappatori di zanzare ed i pigliamosche profondamente eruditi.

6. E dove ci accingeremo noi a costruire le nostre trincee? Vedrete, rintracciare un luogo adatto a questo non sarà difficile!

7. Siccome la maggior parte delle opinioni più disparate, oppure delle ipotesi in generale, sorgono laddove la miope ragione umana può meno che altrove penetrare nella chiara sfera della realtà, appunto là vengono sviluppate le teorie più svariate, delle quali l’ultima arrivata ottiene sempre il sopravvento come succede nella moda francese del vestire.

8. Ma qual è la cosa su cui in quest’epoca colta esistono nell’insieme quasi altrettante teorie quanti sono gli scienziati stessi?

9. Vedete, questa è la luce!

10. Per conseguenza dobbiamo dare ora qualche attenta occhiata alla luce stessa, e questo sarà il riparo che ci è necessario; e soltanto dopo passeremo alla nostra mosca!

11. Adesso dunque poniamo la questione principale: “Che cos’è la luce in sé e per se stessa, e come si propaga?”.

12. Per dimostrare ciò, non sarà per nulla necessario citare una qualsiasi esistente teoria erronea, ma noi invece esponiamo la nostra spiegazione, e questa serva – tanto a voi quanto a qualsiasi altro – da pietra di paragone per sperimentare sulla stessa quale e quanta proporzione di metallo nobile o vile si trovi in tutte le altre teorie menzionate.

13. Che cos’è dunque la luce?

14. Se voi volete comprendere bene e a fondo che cosa sia la luce quale essa appare nel tempo e nello spazio, non dovete considerarla né una cosa del tutto materiale e neppure del tutto spirituale, bensì contemporaneamente materiale e spirituale che si presenta come una polarità costituita in modo che la parte spirituale rappresenta il polo positivo e la materiale quello negativo.

15. Non si deve pensare che questa polarità sia paragonabile al rapporto fra l’anteriore ed il posteriore, bensì al rapporto fra l’interiore e l’esteriore, in modo che l’interiore rappresenta il polo positivo e l’esteriore quello negativo.

16. Ma in quale modo avviene che queste due polarità si manifestino come luce?

17. Vedete, questa difficoltà sarà ben presto superata! Se voi prendete una cosiddetta pietra focaia e la sfregate con un ferro temperato, vedrete ben presto sfuggire una quantità di scintille da quei punti dove il ferro temperato è passato sulla pietra. Queste scintille sono luce; ma da dove hanno esse attinto la luminosità: dalla pietra oppure dal ferro? Oppure contemporaneamente da entrambi?

18. Qui non è necessario scendere in particolari per poter asserire che, durante un simile atto, le scintille si sono originate puramente dal ferro, dal quale, per l’azione della pietra dura, si staccano delle parti estremamente piccole che si accendono perché le particelle d’aria, rinchiuse nei pori del ferro, non hanno potuto sfuggire alla pressione esercitata con lo sfregamento e perciò si sono accese, provocando il passaggio delle particelle di ferro, staccatesi, allo stato d’incandescenza.

19. Ora noi dunque sappiamo anche questo; ma come si accende poi l’aria schiacciata in tal modo, e che cos’è la luminosità che si manifesta all’atto dell’accensione dell’aria?

20. Però, è impossibile spiegare questa cosa altrimenti se non così come vi è stato ripetuto tante volte, e cioè che l’aria non è altro che il corpo materiale degli spiriti (intellettivi) contenuti in essa. Certo, la cosa suonerebbe meglio agli orecchi dei fisici se Io avessi sostituito la parola ‘spiriti’ con quella di ‘forze libere, sciolte’; ma siccome noi vogliamo andare a fondo della cosa, preferiamo prendere, invece della proprietà, l’entità che ha questa proprietà in sé, la quale nel nostro caso è lo spirito stesso, ovvero, non avendo noi qui a che fare soltanto con uno, bensì con moltissimi spiriti, diremo dunque “gli spiriti stessi”.

21. Ed ora che abbiamo stabilito ciò, noi possiamo inoltrarci sicuri, e senza paura di errare, sul retto sentiero. Udite dunque: “Poiché lo spirito è una forza polare positiva, esso tende costantemente alla libertà più assoluta ed illimitata, e nel suo stato di prigionia rimane tranquillo finché da parte della polarità negativa che lo circonda e, per dirla in forma più comprensibile da parte del suo involucro, non gli deriva un qualche insolito turbamento. Ma non appena lo spirito subisce dall’esterno una pressione od urto qualsiasi, esso si sveglia subito nella sua abituale sfera ristretta e manifesta la sua esistenza con il suo movimento d’estensione, e tale manifestazione si traduce sempre nel fenomeno a voi ben noto della luminosità”.

22. Ecco che ci siamo inoltrati fino a questo punto, ma nonostante ciò ognuno potrà aggiungere: “Tutto questo sarà giusto e vero, ma che cosa sia veramente questa luminosità presa in sé e per se stessa, noi non lo sappiamo ancora!”.

23. Ma Io vi rispondo: “Ancora un po’ di pazienza, perché a voi tutti è noto che una quercia vecchia e grossa non può venire abbattuta con un colpo solo.

24. Così giungeremo pure a conoscere un po’ alla volta anche la natura della luminosità”.

25. Che cos’è dunque questo chiarore in sé e per se stesso?

26. Un esempio vi renderà la cosa palpabile. Cosa osservate voi in un uomo, il cui cuore sia ancora pieno d’orgoglio, quando riceve da parte di qualcuno un colpo ben forte ed umiliante? Non si accenderà egli immediatamente d’ira furiosa, cosicché tutto il suo corpo sarà invaso da un fremito di rabbia, i suoi occhi si accenderanno come se avessero delle fucine dentro di loro, e gli si rizzeranno i capelli in tutte le direzioni? E se egli si trova in compagnia di altri che abbiano lo stesso carattere, non si assoceranno anch’essi alla sua ira, mettiamo pure non in un grado così intenso ma tuttavia più o meno a seconda del maggiore o minore grado di affinità con lui?

27. Io sono dell’opinione che questo fenomeno non abbia bisogno di nessuna spiegazione ulteriore; basta che facciate attenzione ad un esercito sul punto di dar battaglia, e non sarà possibile che vi sfugga come questa irradiazione di collera ovvero questo “furore febbrile” invada i combattenti a migliaia e migliaia, e li trascini con sé nella mischia sanguinosa.

28. Ora, se voi considerate la cosa un po’ intimamente, deve essere per voi ben risolta la questione della luminosità, in sé e per se stessa, poiché lo spirito polare-positivo, racchiuso nella polarità negativa, è trascinato anch’esso all’ira in seguito ad un urto, ira che equivale in lui ad una consapevolezza della propria prigionia. Questa consapevolezza suscita poi in lui anche la grande bramosia di espandersi, ovvero di rendersi libero.

29. Ma siccome la sua polarità esteriore negativa che lo circonda è costituita in modo che essa si può bensì dilatare fino ad un certo grado, ma d’altro canto è tuttavia indistruttibile o meglio ancora non è lacerabile, lo spirito che aspira a divenire libero si estende in essa tanto quanto gli è possibile; considerando però che, malgrado tutto ciò, non può svincolarsi, esso si contrae di nuovo velocemente, e ripete poi i suoi tentativi con forza rinnovata, nell’erronea supposizione di poter spezzare il proprio involucro. Ora, quest’atto più di uno spirito è in grado di replicarlo molte migliaia di volte in un secondo; questo atto viene denominato il “furore”, ed è accompagnato dall’ira sempre crescente.

30. Ma qual è la conseguenza visibile di quest’atto, il quale in e per se stesso può venire chiamato veramente un ‘furore febbrile’?

31 Null’altro che gli altri spiriti ancora tranquilli, che si trovano vicini ad un tale spirito preso dall’ira, vengono a percepire questo stato febbrile e, per mezzo della loro polarità esteriore, si accendono della stessa febbre. Questa propagazione dello stato co-febbrile può naturalmente avvenire in modo tanto più rapido in quanto gli involucri polari-negativi degli spiriti, dei quali veramente è composta l’aria, si trovano in stretto contatto l’uno con l’altro.

32. Ed ora noi abbiamo veramente tutto quello che ci occorre, perché appunto questo parossismo febbrile di un tale spirito venga percepito tanto dall’occhio degli animali, quanto, anzi di preferenza, da quello dell’uomo, e questa percezione è davvero quello che voi chiamate ‘luminosità’, giacché l’occhio è formato in modo da poter percepire queste oscillazioni, per quanto leggere siano, e ciò per la ragione che ciascun occhio è pure, più o meno in e per se stesso, per metà spirituale e per metà materiale; ha quindi una polarità perfettamente uguale con quello che viene chiamato ‘luce’ e può anche raccogliere e percepire tutto ciò che gli è affine.

33. Quando dunque una simile polarità si accende in sé nel modo sopra detto, ha sempre luogo contemporaneamente anche il fenomeno della luminosità. La luminosità poi in sé e per se stessa non è altro, a sua volta, che la conseguenza del coinvolgimento nello stato febbrile di quelle polarità spirituali che si trovano vicine ad una simile polarità spirituale accesasi in se stessa. Questo coinvolgimento o propagazione si manifesta a distanze minori o maggiori, a seconda del grado di grandezza e di violenza della polarità spirituale che si è così accesa, e che suscita nelle altre polarità uno stato febbrile, se anche non troppo violento, pure per lo meno sempre percettibile. Naturalmente questa commozione febbrile diventa sempre più debole quanto più lontane si trovano (per quanto concerne lo spazio) le altre polarità spirituali da quella tale polarità principale che si è accesa in se stessa.

34. Ora però voi direte: Ci è ormai chiaro quello che riguarda la luminosità, ma non lo è altrettanto il perché noi scorgiamo gli oggetti illuminati secondo la loro forma, e non lo è neppure la natura e la costituzione delle diverse luci, specialmente della luce solare”.

35. Ma qui Io vi dirò soltanto che, per arrivare anche a questo, non vi sarà bisogno di fatiche speciali, poiché a questo riguardo abbiamo già superato di gran lunga la maggiore difficoltà.

36. Per quanto dunque concerne il modo di vedere gli oggetti, ciò non è altro in sé e per se stesso che il risultato di un impedimento alla propagazione a noi già nota, causato dalla forma materiale compatta di un oggetto, e perfettamente corrispondente alla forma stessa, oppure, altrimenti, si può definire tale maniera di vedere un qualunque oggetto come l’effetto di una doppia retrocessione dei raggi dall’oggetto stesso, dal quale essi ricevono una spinta successiva, ovvero, se per voi è più comprensibile, un contraccolpo.

37. Riguardo poi alla luce del Sole, la sua luminosità è di genere uguale a quello della scintilla a noi ben nota. La differenza sta solamente nel fatto che la luce bianca del Sole deriva da una vibrazione d’amore, quasi nello stesso modo come la luce rossastra della combustione, che voi conoscete, deriva da una vibrazione d’ira; e, siccome la luce del Sole ha la sua origine in un palpito d’amore, così anche la sua propagazione differisce da quella della luce che è causata da un fremito d’ira.

38. In che cosa consiste questa diversità, e in quale modo noi potremo per conseguenza giungere alla nostra vittoria riguardo al nostro animaletto, tutto ciò vi sarà chiarito ben presto.

39. E così fermiamoci nuovamente per quest’oggi.

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Cap. 10

L’essenza dell’etere e della luce solare

(23 marzo 1842)

[scrive Anselm Hüttembrenner, amico di Lorber]

1. Voi avrete forse già udito affermare talvolta che quanto più bassa è una regione della Terra, tanto più densa è anche l’aria. Questa è una conseguenza del tutto naturale, poiché non solo l’aria, bensì tutte le cose, quanto più convergono verso il loro punto centrale comune, tanto più dense diventano, mentre, invece, quanto più si allontanano da questo punto centrale, tanto più si diradano e si scostano l’una dall’altra.

2. Che cosa sia poi veramente l’aria stessa che circonda un corpo celeste, noi lo sapremmo già in parte per averlo sentito nel corso della presente comunicazione, più ancora però da altri chiarimenti sulle cose del mondo naturale, già datovi molto tempo addietro.

3. Ma per dispensarvi, o Miei cari, dal fare ricerche troppo lunghe, vi ripeto ora un’altra volta che l’aria – al pari di tutto il complesso della materia – non è altro che la risultante di un conflitto spiritualemateriale e materiale-spirituale, e che tutte queste potenze spirituali, quanto più giacciono verso il basso, tanto più sono maligne, mentre, quanto più in alto esse si trovano al di sopra dei pianeti, tanto più sono amorevoli, pacifiche e costanti.

4. Ed ora che sappiamo tutto questo, non dovrà certo riuscirci difficile riconoscere, almeno nelle sue linee generali, il contenuto della Terra assieme all’aria che la circonda, e per conseguenza potremo dire con animo tranquillo che il complesso del corpo terrestre insieme alla sua atmosfera – fino a dove quest’ultima possa mai estendersi – non è altro che una gradazione degli spiriti che si sono agglomerati in un tale pianeta allo scopo d’iniziare il viaggio di ritorno che noi già conosciamo.

5. Ma a questo punto voi domanderete che cosa poi riempie lo spazio immenso fra il Sole ed un pianeta.

6. I naturalisti, quando si tratta di questo, fanno entrare in scena un etere estremamente leggero e cedevole. Ma cosa direbbero i fisici se essi dovessero spiegare in un modo evidente che cosa è propriamente questo etere?

7. In verità, una simile domanda difficilmente potrebbe far guadagnare a qualcuno di loro il premio di cinquanta ducati! Infatti, in primo luogo, l’etere non si può osservarlo con nessun microscopio, dal momento che già l’aria, che è molto più densa, non può venire percepita nelle sue singole parti da nessun microscopio. Certo i fisici potrebbero analizzare l’etere dal punto di vista chimico, purché però essi fossero in grado di rinchiuderne un po’ nei loro alambicchi Ma considerato che la regione in cui si trova l’etere propriamente detto incomincia appena ad un’altezza di due, tre, quattro e, verso il polo nord, perfino di ben dieci miglia tedesche sopra la Terra, riuscirà alquanto difficile a tutti i naturalisti, durante la loro vita terrena, procurarsi dell’etere da quella regione agli scopi delle loro investigazioni.

8. Noi però vogliamo percorrere una via ben più comoda e sicura, e cioè quella tracciata dall’intima fede, fiducia e dal vero amore. Seguendo queste vie, un pastorello di buoi e di pecore troverà che Sirio gli è ben più vicino e che può venire contemplato meglio di quanto lo possa essere una gocciolina di pioggia caduta sul naso ad un qualche naturalista estremamente matematico, che segua la via oscura della miope indagine affidata all’intelletto umano.

9. Dunque noi diciamo: “L’etere è del pari un’entità spirituale, il quale sta in rapporto positivo con tutti i pianeti, ma invece negativo con i Soli”.

10. L’etere è quindi costituito da spiriti oltremodo puri, pacifici e pazienti, poiché, se essi non fossero così, quanto difficile sarebbe il moto intorno al Sole per i corpi celesti lungo l’orbita estesissima che devono percorrere con straordinaria velocità!

11. Visto però che tali spiriti eterei sono estremamente puri, pacifici ed arrendevoli, così la loro presenza non costituisce per nessuno il benché minimo impedimento al moto, per quanto meschino ed insignificante sia l’essere o la cosa che vuole muoversi o che è costretta a muoversi.

12. Ecco dunque, Miei cari, che sapendo ora ciò, non ci sarà più difficile capire il perché dello splendore di un Sole e della propagazione di questo suo splendore. Tuttavia, prima di poter toccare tale argomento, dobbiamo, al cospetto dei pianeti, dedicare qualche attenzione anche al Sole splendente e domandarci quale ne è l’aspetto e che cosa succede là.

13. Anche questo è necessario sapere, poiché altrimenti dovreste finire con il porvi prima o poi la domanda: “Come è possibile spiegare a qualcuno l’effetto, lasciandolo nell’ignoranza sulla causa che lo produce?”.

14. Nessuno ha bisogno che gli si spieghi come il Sole sia un corpo celeste, dotato di potenza luminosa straordinariamente grande, perché ognuno se lo può spiegare con i propri occhi sani.

15. Ma che cos’è che conferisce al Sole questa straordinaria luminosità? E che aspetto ha la sua superficie, nonché il suo interno fino al punto centrale?

16. Vedete, questo è un altro paio di maniche, ed è cosa che deve venire chiarita prima con estrema concisione, per poter poi ritornare con profitto al nostro tema principale!

17. In primo luogo, trattandosi di Soli, vi deve già colpire la loro straordinaria grandezza, essendo un Sole non di rado uno e perfino parecchi milioni di volte più grande di uno o dell’altro dei suoi pianeti.

18. Che cos’è dunque il Sole per se stesso?

19. Il Sole per se stesso è un pianeta perfetto’, e tutti i pianeti non sono che ‘satelliti’ di questo grande pianeta perfetto.

20. Da che cosa deriva dunque allora quell’abbagliante splendore che circonda un simile pianeta perfetto?

21. La luce deriva dalla gioia spirituale d’amore di quegli spiriti che lo circondano.

22. Sono questi spiriti forse già spiriti perfetti?

23. Questa domanda deve nuovamente venire scissa, e precisamente in sette differenti punti (o settori) i quali però non dovrebbero comunque essere difficili da comprendere a fondo, giacché si trovano l’uno accanto all’altro nel più bell’ordine.

24. Questi sette punti sono quindi sette diverse classi di spiriti nel Sole, la cui attività in comune condiziona la gran luce del Sole.

25. Se volete imparare a conoscere più da vicino la natura interna di questi spiriti, basta che gettiate uno sguardo ai sette comandamenti dell’amore del prossimo e – tenendo come fondamento questi sette comandamenti – i tre con i quali l’essere umano dovrebbe riconoscere il suo rapporto con Dio, suo Creatore; così avete già, in breve, il ciclo completo di unione degli spiriti su un corpo solare. Anche i colori dell’arcobaleno vi fanno riconoscere questo ordine.

26. Ma da questi preamboli che cosa risulterà?

27. Nient’altro che il Sole nella sua sfera interiore è un luogo di adunata di sette diverse gradazioni di spiriti. Fra questi ve ne sono alcuni che vengono fatti passare dal Sole ai pianeti a scopo di prova, ed altri invece, i quali, già perfezionatisi, hanno fatto ritorno, in modo che la prima classe, ancora in corso di perfezionamento, forma il contenuto interiore del corpo solare, mentre la seconda, già perfezionata, ne costituisce l’involucro luminoso esteriore.

28. Vedete, se voi aveste un po’ di vista acuta, la pietra dello scandalo potrebbe dirsi già ben che levata; ma, siccome siete ancora di vista debole e contemporaneamente anche un po’ duri d’udito, devo per forza aggiungere esplicitamente che sono appunto questi gli spiriti che con il loro tremito di amore e di gioia costituiscono propriamente lo splendore del Sole.

29. Per quanto concerne poi la propagazione di questa luce, basta soltanto che Io vi faccia notare quanto è stato detto degli spiriti che si trovano ancora in via di perfezionamento, e che devono allontanarsi continuamente dal Sole; quindi avete ora spiegata per filo e per segno la propagazione della luce, di cui si è già parlato precedentemente, quando si trattò della formazione del nodo planetario, e così vi è ormai spiegata anche l’essenza degli animaletti atomici emanati dal Sole, già più volte menzionati, per i quali le vibrazioni degli spiriti già perfezionati sono come un corredo di forza durante il viaggio verso la loro perfezione.

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Cap. 11

La mosca quale accumulatrice di luce e di vita

(24 marzo 1842)

[scrive Anselm Hüttembrenner, amico di Lorber]

1. Vi domanderete certo fra di voi ancora: “È tutto bello e buono; ma cosa è poi che spinge gli spiriti della prima specie, che sono ancora imperfetti, fuori dal Sole negli spazi immensi ed infiniti?”.

2. Ed Io do la seguente risposta: “Nient’altro che il Mio Ordine eterno, a causa del quale questi spiriti, che vanno a peregrinare fuori dal Sole, hanno una saturazione polare-positiva, mentre, se considerati nel loro intimo e presi in sé e per se stessi, sono di polarità prettamente negativa”.

3. “Ma cosa succede quando due poli uguali vengono a trovarsi vicini l’uno all’altro?”. ­– “Nient’altro che essi si respingono continuamente, finché il polo, saturo solamente di energia positiva ma in sé e per se stesso sempre negativo, non si sia disfatto di tutto ciò che ha in sé di positivo”.

4. Vedete, dunque, questi esseri atomici sono, veramente, degli esseri negativi, e possono rimanere nel Sole finché mantengono esclusivamente questo carattere. Ma se poi si saturano di luce con troppa avidità, attingendola alla regione polare-positiva degli spiriti solari in modo da essere solo pochissimo diversi – per quanto riguarda l’essenza della luce – dagli spiriti polari-positivi propriamente detti, i quali sono già perfezionati, allora essi vengono ben presto spinti fuori dagli esseri polari-positivi, e ciò con quella velocità che è veramente propria agli spiriti.

5. Questi spiriti, spinti fuori in tal modo, costituiscono la vera luce irradiante del Sole, la quale, quando cade sopra un corpo celeste, si comunica al medesimo in quanto vi è in essa di positivo – cioè in quanto vi è in essa di luce trasportata o meglio del fremito d’amore e di gioia, che perdura ancora, degli spiriti perfetti.

6. Per quanto concerne poi la parte negativa, tali esseri atomici, irradianti, si spogliano ben presto della loro parte positiva, particolarmente nell’avvicinarsi ad un corpo celeste, fanno poi ritorno nuovamente al Sole quali esseri antipolari, e questa è la retrocessione della luce proveniente dal Sole. Se si considera ora che questi esseri, grazie alla loro grande velocità, si muovono sempre in linea retta, è ben comprensibile il perché oggetti illuminati dalla luce solare si possono scorgere in modo chiarissimo, particolarmente quando non vi è nessuna perturbazione nell’aria atmosferica.

7. La ragione, poi, per la quale una forma così illuminata la si può vedere perfettamente in tutte le sue parti, dipende nuovamente dal fatto che ogni materia, che plasma una forma qualsiasi, non è altro, come voi già sapete, che un conflitto di potenze spirituali.

8. Quando, dunque, questi veloci portatori di luce del Sole urtano contro una forma, questa forma stessa, a seconda della sua costituzione interiore, si appropria ben presto delle parti che le si confanno; nel frattempo respinge da sé, lanciandole con la massima velocità ed in tutte le possibili direzioni, le parti che ad essa non servono.

9. Per conseguenza, l’occhio non è che un organo atto ad accogliere ed a percepire le molteplici varietà della luce diretta oppure di quella riflessa, e queste molteplici differenze della luce sono quindi anche naturalmente i plasmatori di tutti i differenti oggetti nell’occhio atto alla percezione di queste diversità di luci.

10. Se ora dunque sapete ciò e se lo comprendete nel massimo limite concessovi dai vostri sensi corporali e animici, deve pure risultarvi infine chiaro ed evidente che ogni e qualsiasi cosa che si presenta ai vostri occhi come materiale, non è in fondo per nulla materiale, bensì puramente spirituale; soltanto che non vi è possibile discernere lo spirituale perché non vi trovate ancora nella polarità spirituale. Ma quando un giorno vi troverete in questa polarità, si produrrà ben presto il fenomeno opposto, che cioè voi scorgerete soltanto lo spirituale, e, come ora dovete immaginarvi il rapporto fra lo spirituale ed il materiale, nella stessa maniera dovrete immaginarvi ogni cosa materiale desumendola dallo spirituale; non vi causi quindi troppa meraviglia adesso se nel corso di questi dettati v’imbattete qua e là in punti che non vi sembrano troppo chiari. Perché, se tutti questi rapporti dovessero venirvi resi già ora perfettamente chiari ed intelligibili, si renderebbe necessario farvi uscire completamente dalla materia e trasportarvi nello spirituale puro, per la qual cosa non è ancor giunto il momento.

11. Ma, per quanto mai sia possibile comprendere lo spirituale celato nel materiale, nel corso di queste comunicazioni vi è stato dimostrato a sufficienza quanto superficiale sia la via battuta da coloro i quali non trovano dinanzi a sé altro che materia, e quanto si rendano incomprensibili invece coloro che nelle loro ricerche vogliono fare dappertutto dei salti di sapienza ben oltre la materia.

12. Ed ora che noi abbiamo esposto concisamente la differenza che corre fra luce e luce, fra splendore e splendore, rendendovela comprensibile nel modo più profondo possibile, abbiamo costruito così facendo anche il già discusso avancorpo al nostro edificio trionfale, ed ora vogliamo rivolgere nuovamente lo sguardo al nostro animaletto che è stato già completamente dimenticato.

13. Ma Io Mi accorgo già di una nuova domanda che sorge in voi e che suona come segue: “Sta bene, ma che cosa avrà adesso da fare tutto d’un tratto la nostra povera mosca fra Soli e Terre, e fra tutti gli spiriti ora citati, produttori e portatori di luce?”.

14. Tale domanda avrà immediata risposta. Voi chiedete: Cosa può trovar da fare la mosca fra gli spiriti produttori e gli spiriti portatori di luce?”.

15. Ed Io vi dico: che la mosca ha da fare qui la parte dell’intermediario e che deve divenire uno spirito raccoglitore della luce!

16. Qui, vedete, sta il grande nodo della questione!

17. Dato il caso che diceste anche: “Noi comprendiamo ora questo essere!”, e contemporaneamente foste voi stessi convinti di non sapere quale sia il suo rapporto di posizione fra gli esseri, a che cosa si ridurrebbe allora tutta la vostra comprensione?

18. Sì, in verità Io vi dico che vi sarebbe poca differenza fra il modo in cui voi vedete la mosca, oppure un altro essere, e quello in cui questo animaletto viene visto da un altro animale, eccezion fatta per il nome che sapete dargli giustamente, e ad eccezione del fatto che sapete dire che ha sei zampe, due ali, un corpo, una testa, e che appartiene al regno degli insetti volanti; e poi forse ancora due o tre ipotesi in aggiunta.

19. Dunque è il punto di osservazione di una cosa che costituisce la base fondamentale da cui la cosa stessa va osservata affinché appaia nella sua piena verità.

20. Ma che cos’è la verità di una cosa?

21. Fate attenzione ed udite: lo spirituale di una cosa è la verità! Finché questo spirituale non sia stato individuato, tutto si può paragonare ad una noce vuota, nell’interno della quale non c’è assolutamente nulla.

22. La posizione è dunque la base; questo è quanto abbiamo enunciato e che deve ottenere qui la sua conferma. Esaminate ora dunque la nostra mosca da un punto di vista che la consideri una via di mezzo!

23. È essa soltanto spirituale, oppure soltanto materiale?

24. “No!”, voi dovete rispondere, “essa è materiale in una parte, ma, poiché essa vive, è pure spirituale nell’altra sua parte. Essa si trova, al pari d’innumerevoli altri esseri, fra le due polarità principali, cioè fra la polarità viva e positiva del Sole e quella negativa del pianeta, che si trova in opposizione al Sole. Questo significa che, per conseguenza, essa è neutrale, cioè né del tutto positiva e nemmeno per intero negativa”.

25. E così anche è giusto, buono e vero; quindi né esclusivamente generatrice, né esclusivamente portatrice, bensì accumulatrice di luce.

26. Ma che cos’è la luce?

27. Noi sappiamo questo: la luce manifesta se stessa a partire dalla motilità della vita! Dunque, luce e vita sono la stessa cosa, e la luce non è che una manifestazione della vita.

28. Considerato però che la nostra mosca è un accumulatore della luce, che cosa accumula ancora? O meglio ancora: “Non è essa forse anche un raccoglitore della vita?”.

29. E come si manifesta ora questa vita nella mosca? Si estrinseca essa forse ancora in una luce abbagliante?

30. Voi dovreste essere ciechi od avere degli occhi fantastici, se voleste asserire di avere visto volare una mosca che fosse lucente da per se stessa come una lucciola. Infatti, la mosca conserva in sé la vita in modo esemplare, essa non la lascia più irradiare, e si è vestita di un abito scuro, affinché la vita possa appunto tanto più aumentare in essa.

31. Vedete ora, Miei cari, chi non scorge l’essenza dell’umiltà nella mosca, quegli deve essere più di tre volte cieco!

32. Voi conoscete la sua molteplice utilità, ma la luce del mondo non la riconosce. E così la mosca diligente, attiva e che con ogni suo movimento si rende utilissima, deve venire abbandonata al disprezzo generale. Ma, perché questo? Perché la mosca è un raccoglitore della vita, e preferisce moltiplicarla in sé piuttosto che farne pompa, distruggendo se stessa.

33. Ravvisate voi adesso il punto di vista, e come dal medesimo si dipartono ora dei raggi in tutte le direzioni, affinché voi, bene illuminati, possiate scorgere la vittoria che quest’animaletto riporta combattendo sempre coraggiosamente?

34. Ma che cosa è veramente questa vittoria?

35. Basta che facciamo ritorno al nostro rapporto di posizione e che passiamo attentamente in rassegna tutti quei punti che abbiamo imparato a conoscere finora! Sì, partendo dal fondamento primo di derivazione della luce, e prendendo bene in considerazione tutto ciò che ci è stato manifestato in merito alla luce, dobbiamo pur comprendere ed afferrare con le mani e con i piedi contemporaneamente che, fra tutti i compiti possibili ed immaginabili, il più difficile da risolvere è appunto il compito:

36. “Come si fa a legare la vita libera? E come, prima di ciò, si fa a raccogliere la vita vagante liberamente dappertutto?”.

37. Noi abbiamo appreso, quando si parlò della formazione di un pianeta, che la mosca è la prima creatura visibile che lo abita. Noi vediamo dunque la mosca accogliere dapprima ed accumulare in sé la vita dispersa; ora, dopo che si è parlato della luce, vediamo di nuovo la mosca fra Soli e pianeti, quale raccoglitore della potenza vitale.

38. Però, quale differenza esiste fra l’epoca attuale e quella primordiale, in cui la mosca era ancora l’unico abitante di un corpo terrestre?

39. Da un lato, assolutamente nessuna, poiché essa corrisponde ancora oggi, come nel passato, perfettamente alla sua natura ed all’ordine fissatole, ma dall’altro c’è invece una differenza infinitamente grande, poiché noi la vediamo stare ora all’estremità polare più bassa, non soltanto del raccoglimento della vita, ma anche della conversione e del ritorno della medesima a potenze sempre più grandi e più interiori, ed infine fino alla più eccelsa e sublime potenza della stessa Vita primordiale.

40. Allora esisteva ancora fra essa e la Potenza infinita un abisso senza fondo; ora questo è colmato dall’essere umano, come pure da quella serie quasi infinita di altri esseri che precedono l’uomo. Non è questo da considerarsi un divario infinito tra la condizione d’allora e quella attuale?

41. È stato già dimostrato che cosa era una volta quest’animaletto; oggi vi viene dimostrato veramente la stessa cosa, ma in questa vi si indica anche la vittoria, e da ciò consegue appunto la differenza infinita fra allora ed oggi. Poiché allora nessuna mosca avrebbe ancora potuto intonarvi l’inno della vittoria: ora però essa lo può, ed è quindi per questo motivo che fra il suo canto di allora e quello d’oggi esiste uno sconfinato divario.

42. E che cos’è questa sconfinata diversità in se stessa?

43. Questa è appunto la vittoria!

44. E che cosa è dunque la vittoria?

45. Ed ora aprite la vostra mano ed afferrate la vittoria che vi sta sotto il naso. Ma se non potete scorgerla ancora, allora vi devo dire esplicitamente che: il mantenere la vita ricevuta rappresenta la vittoria!

46. Ed in qual modo poté mai la mosca conservare tale vita?

47. Essa poté conservarla mediante la sua grande attività, poiché la vita vuole venire esercitata! Essa poté conservarla, inoltre, grazie alla sua grande umiltà, poiché la vita vuole essere riunita! Essa la mantenne con la più cieca sottomissione alla Mia Volontà giudicante, poiché ogni vita deve venire giudicata se essa vuole un giorno ritrovare in certo qual modo se stessa, e riconoscersi consapevolmente!

48. Se voi considerate questi punti, e ponderate sulle Leggi che da Me vi sono state date per la perpetua conservazione della vita, e confrontate bene tutte queste cose fra di loro, tenendo sempre dinanzi agli occhi che cosa sia la vittoria, allora perverrete finalmente anche a riconoscere che cosa significhino le strofe iniziali della mosca, che suonano come segue: “La mosca! La mosca! – essa vi canta la canzone della vittoria!”.

49. Poiché, vedete, questa canzoncina, che consiste di poche strofe, dettatavi da abbastanza lungo tempo [3.09.1840], può venire considerata dal principio fino alla fine soltanto quale strofa iniziale di questo grande cantico intonatovi ora. Poiché è solo in questo grande cantico che voi riconoscete il vero inno della vittoria della mosca e, avendo ora imparato a conoscere questa vittoria, accingiamoci a scoprirla in noi stessi e a prestare bene attenzione affinché possiamo diventare con ciò sempre più capaci di avvicinarci reciprocamente sempre di più, e così ottenere in noi stessi il massimo trionfo finale, il quale è appunto il ricongiungimento di ogni singola vita con la Mia Vita primordiale ed eterna.

50. La mosca però nella prossima ed ultima comunicazione avrà ancora da farci conoscere in una piccola canzoncina come accadrà che – senza il minimo danno – ogni vita potrà rimanere eternamente indipendente, pur restando intimamente congiunta con la Vita primordiale!

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Cap. 12

La mosca quale simbolo di umiltà

(25 marzo 1842)

1. Quello che va inteso con la parola danno, lo avete certo già appreso a sufficienza nel corso di questa comunicazione; anzi, non soltanto nel corso di questa comunicazione, bensì avete ricevuto anche ripetutamente, nel corso di parecchie altre comunicazioni, come si possa comunque esistere di per sé soli, anche se ci si unisce nel proprio cuore nel modo più intimo con il proprio Creatore. Ma, nonostante tutto ciò, è ancora buio [nella zona] del vostro sentimento e la fede ha ancora un campo duro [da dissodare in voi], e riesce difficile all’anima accettare come mai l’uomo possa avere in spirito una vita perfettamente libera, autonoma, la quale sia tuttavia così legata alla Vita primordiale del Creatore, da formare con questa, perfettamente, una Vita sola.

2. Sì certamente, comprendere ciò nella limitatezza terrena è straordinariamente difficile, ed Io vi dico che chi non l’apprende dalla modesta canzoncina della mosca o, per esprimerMi più chiaramente, chi non l’apprende dalla vera e più intima umiltà, seguendo la via della croce, od infine per parlare in termini ancora più chiari e netti, chi non l’apprende da Me, il Padre, che sono la più sublime e la più intima Umiltà stessa, costui non comprenderà, nemmeno accingendosi a meditarvi ripetutissime volte, mai e poi mai in eterno, in quale modo Padre e figli possano essere perfettamente Una cosa sola.

3. Ma, affinché voi possiate farvene un’idea ben fondata, vogliamo ora considerare ancora due grandi cose, la prima delle quali è un grande Uomo che si chiama ‘mondo’, e l’altra è pure un grande Uomo che si chiama ‘Cielo’ [vedere la comunicazione sulle 12 Ore].

4. Rispetto al primo Uomo considerato nel suo aspetto formale-materiale, interi Globi cosmici pieni di Soli e di Pianeti possono chiamarsi appena papille nervee del suo essere, e se questo Uomo si considera anche in tale sua grandiosità quale una vita perfettamente unica, a sé, come voi pure vi considerate un’unica vita, – consiste egli perciò veramente di una vita sola?

5. Io sono dell’opinione che, per rendersi conto di come questo grande Uomo-Universo viva di una vita quanto mai molteplice, non vi sia bisogno d’altro che di osservare soltanto uno sciame di mosche, ed esse vi annunceranno con il loro ronzio che perfino loro, quali primi animaletti, hanno una vita separata a sé [dalle altre]. Quanto maggiormente deve l’uomo riconoscere ciò in se stesso, e quanto più lo deve fare un intero mondo pieno di popoli e di altri esseri viventi di specie infinite, e quanto più ancora un Sole con i suoi esseri perfetti, e quanto di gran lunga di più un Sole centrale intorno all’altro con i loro spiriti perfettissimi e potentissimi, ed infine quanto di più un Globo cosmico separato a sé [dagli altri] il cui contenuto è quasi infinito già per la quantità innumerevole di corpi celesti, senza contare poi gli esseri [presenti] sugli stessi.

6. Eppure tutti questi Globi cosmici, tutti questi Soli centrali, tutti i Soli centrali di ordine inferiore, tutti i Soli planetari e tutti gli altri Soli secondari con i loro pianeti e tutti gli esseri che vi dimorano – considerati da un punto di vista più appropriato – non sono altro che parti del corpo di questo grande Uomo-Universo, che ha di per sé una vita altrettanto separata [dalle sue parti corporee] quanto ce l’ha ciascun uomo fra voi sulla Terra e, insieme alla Terra, in questo grande Uomo-Universo.

7. Vedete, questa è la considerazione dal lato materiale.

8. Ora volgiamo il nostro sguardo all’Uomo-Cielo, rispetto alla cui grandezza il grande Uomo-Universo, a cui si è fatto cenno qui sopra, sta nello stesso rapporto come la trilionesima parte di un atomo sta alla grandezza del summenzionato Uomo-Universo

9. Sì, il Cielo, nel suo aspetto umano, è così grande che tutti gli innumerevoli miliardi di Globi cosmici, dai quali è costituito quel grande Uomo-Universo di cui abbiamo detto prima, potrebbero trovare molto comodamente posto nel piccolo canale interno di un pelo del suo corpo, al punto che essi potrebbero compiere i loro movimenti nello stesso, senza mai urtare le pareti di questo piccolo canale interno di un pelo.

10. Ed ora pensate, quanta vita ha dunque questo Uomo-Cielo già in un piccolo canale interno di un pelo o almeno in un’altra parte del suo corpo corrispondente al piccolo canale interno di un pelo, e quanta vita deve egli avere poi in un membro, quanta nel suo cuore, e quanta nel suo intero essere corporeo, – e tuttavia questo intero Uomo-Cielo pensa di per sé solo come un semplice uomo che esiste di per sé solo, mentre innumerevoli miliardi e miliardi dei più perfetti angeli e spiriti in lui, tutti così separati a sé [tra loro], pensano e vivono come il grande Uomo-Cielo!

11. Anzi, in questo Uomo-Cielo esistono ancora altri rapporti, tramite i quali degli esseri, che hanno pensieri ed affetti assolutamente identici, formano un’unione che, presa in se stessa, trova corrispondenza in un corpo mondiale terrestre o per lo meno in una parte di esso e rappresenta perfettamente un uomo, il quale a sua volta può pensare e percepire di per sé in modo del tutto perfetto come se fosse un singolo uomo esistente di per sé.

12. Sì, Io vi dico ancora in aggiunta: nella Mia Infinità vi sono addirittura parecchi di tali Cieli, ed ogni Cielo è di per sé di nuovo un perfetto Uomo, e tutti i Cieli presi assieme vengono a formare poi ancora un Uomo infinito, il quale però non può venire pensato e sentito da nessun altro all’infuori che da Me soltanto, perché Egli è propriamente il Mio Corpo stesso, ovvero Dio nella Sua Infinità, il Quale certamente pensa e sente la Sua Individualità ed Unicità nel modo più determinato e più chiaro, – e tuttavia quale Molteplicità di Vita in Lui!

13. Per poco che voi confrontiate ora queste due immagini e che poi le consideriate in spirito, non vi potrà più allora di certo sfuggire come, in una Vita eterna ed infinita, innumerevoli vite possano muoversi liberamente e possano godere in modo perfetto le più elevate delizie della vita, mentre esse tuttavia sono solo parti di una sola Vita principale in Dio.

13. Per poco che voi confrontiate ora queste due immagini, e che poi le consideriate in spirito, non vi potrà più allora di certo sfuggire come in una Vita eterna ed infinita innumerevoli vite possano muoversi liberamente e possano godere in modo perfettissimo le più elevate delizie della vita, pur non essendo che parti soltanto di quella sola Vita principale in Dio.

14. Vedete, a questo inneggia dunque la mosca nella sua umiltà; e l’umiltà è la vera propria mosca principale nell’uomo! Poiché come la mosca nel mondo inizia a conseguire in sé il trionfo nel campo della vita, così nella stessa maniera anche l’umiltà nell’uomo inizia ad accogliere e racchiudere in sé la più libera vita da Dio e poi, grazie alla sua costanza e al suo coraggio, inizia a coltivare in sé, con sempre maggior vigore, quell’eterno Santuario che è il Cristo vivente’ in ogni vero uomo. E quando questa Vita si è trasfusa in ciascuna parte dell’anima, e per mezzo dell’anima anche nel corpo materiale, allora una tale trasformazione costituisce già una vittoria; sì, in verità, la vittoria più grande che l’uomo possa mai riportare, poiché con questa vittoria egli ha costretto in sé la più eccelsa Vita di Dio, se n’è appropriato con l’amore, ed è divenuto ormai Una cosa sola con il Dio eterno, il Padre di ogni Amore.

15. DiteMi un po’: non è una vittoria questa di cui vi canta la mosca?

16. Ma se voi volete comprendere bene la mosca, che vi canta di questa sua vittoria, interpellate la vostra propria, la vera mosca che è in voi, la quale è la vera umiltà, e questa vi darà la grande risposta dicendovi che è per mezzo suo che vi sarà reso evidente che cosa sia propriamente una vera vittoria!

17. Ma come l’Amore è un frutto dell’Umiltà, così l’eterna Verità, ovvero la Luce di ogni luce, è un frutto dell’Amore; e quando l’Amore germoglia dall’Umiltà e la Verità dall’Amore, questo sì che è perfetto germoglio, e diventa un vero albero della vita, un vero albero d’ogni più santa conoscenza della vita e di tutto ciò che ha rapporto con essa, nel tempo e nell’eternità.

18. Ma chi vorrà accingersi a penetrare i misteri della Vita mediante il proprio intelletto mondano, costui davvero non giungerà mai a scoprirli; anzi, questo intelletto non riuscirà ad altro che a fargli perdere ancora quel po’ di vita che egli si sarà acquistata precedentemente nella sua fanciullezza. Poiché in verità Io vi dico: “Occorre credere con mente infantile, semplice e pia a questa Parola interiore, sia quando essa si manifesta o nel cuore di ciascun uomo di sentimenti migliori tramite l’esortazione della propria coscienza, oppure come Parola udibile per bocca di un destato. E poi, però, occorre non rimanere solamente un semplice uditore di tale Parola, il quale si limita a meravigliarsi in sommo grado ora di questo ed ora di quello che incontra in essa, ma occorre diventare un praticante della Parola. Chi non fa così, per costui Io vi dico qua, ancora una volta:In verità, in verità, non l’udire e neppure il vedere, bensì unicamente il fare conduce l’uomo in Cielo!’”.

19. Però nel corso di questa Comunicazione voi avete appreso che la vita non può iniziare il suo ritorno prima di essere stata giudicata; ed in pari tempo voi dovete anche sapere dal Vangelo, là dove è scritto, che: «Non Io, bensì la Parola che Io vi ho data, vi giudicherà».

20. Ecco, la Parola è dunque un giudice di vita eterna per chi mette in opera la Parola stessa, e di eterna morte per chi non fa così; perché nessuno può giungere alla certezza per altra via che non sia quella operosa della croce, secondo la Parola, la Quale non predica che l’umiltà e l’amore. Ora, chi si limita a fare da semplice uditore e non agisce conformemente alla vivificante Parola che deve indirizzarlo alla Vita, costui non potrà nemmeno ricongiungersi alla Potenza vitale-positiva della stessa, ma rimarrà nella sua polarità negativa della morte, dalla quale ben difficilmente in eterno potrà nuovamente svilupparsi una vita polare positiva.

21. Ma quali sono i primi indizi di un tale giudizio per la morte, in chi non è attivo conformemente alla Parola?

22. I primi indizi sono i dubbi sulla genuinità dell’una o dell’altra parte della Rivelazione divina!

23. Ma che cosa è in sé e per se stesso un simile dubbio?

24. Un dubbio non è altro che un’impotenza della vita interiore, in seguito alla quale lo spirito si ripiega in sé, mentre nell’anima non risplende altro che un fievole barlume naturale! Questo barlume deriva in parte dai raggi dello spirito che diventano sempre più opachi, mentre una parte ingannevole e crescente di luce trae la sua origine dal mondo che inganna tutti i sensi.

25. Non sarà certamente più necessaria alcuna grande spiegazione per illustrare dove debbano finire col condurre queste impotenze dello spirito, qualora lo spirito stesso non venga poi nuovamente destato da un’energica volontà di operare secondo la Parola.

26. Ma chi nel corso di questa vita non passerà alla vera polarità positiva della vita eterna, costui si giudicherà da se stesso idoneo per la polarità negativa, alla quale egli non potrà mai sottrarsi in eterno.

27. Ora, queste due polarità stanno in rapporto fra di loro come lo spirituale sta al materiale, ovvero come il vivificante frutto interiore sta al morto guscio esteriore.

28. Chi passerà al frutto, costui passerà alla Vita; chi invece passerà al guscio, costui passerà alla morte!

29. Voi però sapete già che in ogni cosa, e così anche certamente tanto più in Dio, si trovano due polarità; e, come l’Essere divino è eterno, così pure queste due polarità devono essere eterne.

30. Chi viene giudicato dalla Parola o, per meglio dire, chi da se stesso si giudica secondo la Parola, costui accoglie in sé la Vita, e corrisponde alla Polarità positiva divina, che è l’Esistenza più libera e più illimitata che vi sia.

31. Ma chi non accoglie la Parola realmente in sé, bensì la lascia passare semplicemente attraverso il proprio intelletto negativo, costui verrà allora giudicato dalla Parola stessa idoneo per la polarità negativa, che è il principio fondamentale di tutto ciò che è materiale e, per conseguenza, di tutto ciò che è morto e di quanto più limitato e ristretto vi è di esistente. Ne consegue, quindi, che il mondo naturale non avrà mai in eterno una fine, come non l’avrà il mondo spirituale, e resterà anzi eternamente come un appoggio polare negativo di tutto ciò che è spirituale e di tutto ciò che è libero; sta quindi pienamente a voi decidere ora quale sorte sia la più felice per tutte le eternità delle eternità: se l’essere ricongiunti alla polarità negativa o a quella positiva di Dio; se diventare uno spirito angelico che vive una vita ricolma di supreme delizie e di libertà, o ridursi a spirito satanico avvinto e costretto in un duro e morto macigno.

[leggere prima la Parola enigmatica all’inizio del testo]

32. La luce della verità risplende certo dovunque per il vivente, ma per tutta l’eternità in nessun luogo brilla una luce per colui che è morto.

33. Bisogna dunque custodire sempre questa cosa in sé, poiché è sempre conforme alla verità; e questa è appunto una cosa eccellentissima, anzi essa è l’eterno anello della vita nel quale voi dovete penetrare, che però non ruota soltanto per un diletto intellettuale, bensì seriamente solo per una ferma volontà d’azione; e solo per grazia di questa, la verità – quale vera luce della vita – può risorgere nell’anello e può attraversarlo e penetrarlo con il suo alito.

34. Se dunque vi riesce chiaro quanto detto finora, potrete altresì ben comprendere che, quale è lo strumento, tale è il suono, ovvero quale la luce, tale la vita; – quale il lavoro tale il compenso: ovvero quali le opere secondo la Parola, tale il riconoscimento o la coscienza della vita eterna in sé; – e così pure: quale il monte, tali i suoi pendii; – oppure: quale l’organizzazione della vita, tale il rispettivo polo; – ed infine anche: quale il cuore, tale la sua voce, e quale l’umiltà del cuore, tale la Parola vivificante in esso.

35. E ora, credo che non domanderete più: “Chi mai può concepire in sé tutto ciò? Per chi maturerà questo ramo d’ulivo?”. Poiché voi nel corso di questa comunicazione avete appreso cosa sia la Verità e cosa la Luce e, per conseguenza, saprete e comprenderete anche facilmente come la Verità sia una Luce, ed una Luce per la Luce del giudizio e precisamente: o per il giudizio che determina il ritorno della vita alla Vita, oppure viceversa come vi è già noto.

36. Se ora voi ponderate bene su quanto vi è stato enunciato finora, sarà mai possibile che non comprendiate ancora la domanda: “Puoi tu dunque aspirare a Soli e contemporaneamente profanare la terra, essendo nella luce?”. Ovvero più volgarmente: “Puoi servire due padroni?”.

37. Poiché, chi aspira ai Soli, ovvero alla perfezione vivente, come può rivolgersi – con questa luce – al mondo esteriore, per ingannare se stesso tramite esso? Ovvero, affinché voi comprendiate ancor più chiaramente: “Un uomo tendente alle verità divine per forza del proprio intelletto, come può voler giungere in questo modo alla vita eterna, se contemporaneamente non vuole che la Parola divenga attiva in lui?”.

38. Costui è appunto colui che, in possesso della luce rubata, profana con la sua pigrizia la Terra sulla quale egli dovrebbe invece essere attivo per la vita; o non lo sanno già forse perfino i fisici che polarità uguali non si attraggono mai, ma invece si respingono sempre? Se dunque la Terra è per se stessa pigra ed inattiva, potrà essa mai venire ravvivata dalla inattività?

39. È chiaro dunque che non si può servire due padroni, vale a dire l’intelletto inoperoso e l’azione viva contemporaneamente.

40. Ma colui che può aspirare a Soli non deve profanare la Terra con la luce, anzi deve benedirla tanto più attraverso la sua opera, affinché per lui anche la Terra stessa possa diventare un Sole.

41. E così ha pieno valore il monito, che Io faccio allo scettico tenebroso, che egli debba fuggire quando Io faccio discendere dei Soli. Ma dove può egli fuggire?

42. Può interrogare la mosca, ed essa gli dirà quale via prenda la Vita, e come essa debba far ritorno aumentata da enormi interessi usurai; ma la mosca gli dirà pure dove egli può ancora fuggire, anzi dove deve fuggire, qualora egli non voglia far ritorno all’eterna Vita di ogni Vita, traducendo in azione la Parola.

43. Per quanto poco abbia acuto lo sguardo, non avrà bisogno di cercare tanto a lungo per poter scorgere l’intero Infinito pieno di cervi, che in verità corrono tutti a gara verso la meta originale, là dove la vita si diresse già nella nostra mosca, poiché ‘cervo’ e ‘vita’ che diventa sempre più libera, significano la stessa cosa.

44. E se sapete questo, dovete sapere anche da chi e come possa venire sollevata l’infinita catena della serie degli esseri sempre ascendente verso la Fonte prima di ogni luce e di ogni vita.

45. Qui, però, viene fatta al freddo ragionatore la domanda, se anch’egli, l’inoperoso e l’inerte, si senta il potere di sollevare questa catena. E nello stesso modo gli viene sottoposta anche la seconda ed ultima domanda: “Se tu non riesci a scoprire la traccia della Verità mediante l’opera, chi dunque potrà mai liberarti dalle tenebre della morte eterna?”.

46. Io penso che quest’ultima domanda non abbia bisogno di nessun’altra spiegazione, poiché nel corso di queste comunicazioni avrete appreso a sufficienza che, per sottrarsi alle tenebre della morte eterna, è necessario esplicare un’attività intensa e viva secondo la Parola, e non essere un semplice ascoltatore e perfino un critico o, peggio ancora, addirittura un dispregiatore e quindi un rinnegatore della Mia Parola.

47. Chi vuole invece conformare veramente le proprie azioni alla Parola, deve prenderLa del tutto seriamente, per poter poi esclamare con il Mio amato Davide: “Dio è la Mia giusta Serietà; io canterò e salmodierò, e questa è anche la mia gloria. Destatevi voi, o salteri e arpe! Io mi risveglierò all’alba. Io Ti celebrerò fra i popoli, o Signore, e Ti salmodierò fra le nazioni. Poiché la Tua Benevolenza è grande, sopra il Cielo; e la Tua Verità giunge fino alle nuvole. InnalzaTi, o Dio, sopra i cieli; e innalza la Tua Gloria su tutta la Terra, affinché i Tuoi diletti siano liberati; salvami con la Tua Destra, e rispondimi!”. [Salmo 108]

48. Non canta qui Davide, nel suo salmo, che Dio è per lui tutta la sua sapienza e la sua serietà?

49. Ma come può Dio essere nell’uomo se non nella Parola? La Parola deve dunque essere per l’uomo una cosa seria, affinché egli abbia da ‘cantarla’, vale a dire da ‘ascoltarla’, e dopo da ‘salmodiarla’, vale a dire da ‘metterla in opera’; e questa è la gloria ovvero la luce dell’uomo stesso.

50. Bene desta qui Davide salteri e arpe, e vuole «risvegliarsi all’alba», e per fare cosa?

51. Null’altro che la Parola, poiché colui che accoglie la Parola nel suo cuore ed opera secondo essa, costui Mi ringrazia ed esalta i suoi migliori salteri e arpe, ed egli fa ciò in mezzo a popoli ed a nazioni; ovvero egli si trova nel mezzo delle due polarità a voi già note, e fra queste egli anela ad ascendere a Dio, e non si lascia fuorviare né da popoli, né da nazioni, o con altre parole, né dal proprio intelletto, né dalla propria pigrizia.

52. Sì, in verità, chi così agisce e ricerca Dio veramente con tutta serietà come Davide, costui sa molto bene fin dove giunge la Mia Grazia, ovvero fin dove si diffonde la Vita che da Me emana e s’irradia in tutti gli spazi eterni che corrispondono ai Cieli, dei quali quest’oggi vi fu detto abbastanza; egli sa anche che cosa siano le “nuvole della Verità”, e cioè che esse sono gli spiriti dell’eterna Vita.

53. Sì, colui che ricerca Dio con tutta serietà, riconosce in sé la vittoria e, come ha fatto Davide, esclama: “Innalzati o Dio sopra i cieli – ovvero sopra questa mia vita di prima, – e la Tua Gloria, – ovvero la Tua Luce vivificante, – si espanda sopra tutte le regioni del mio essere, affinché con ciò tutti i diletti, – ovvero tutti coloro che hanno fatto ritorno alla vita, qualunque sia il grado al quale possano essere giunti, – vengano ben presto liberati, – da tutto ciò che è della morte!”.

54. Sì, chi ricerca veramente Dio con perfetta serietà come ha fatto Davide, esclamerà infine come lui: “Signore, Dio mio e Padre mio, vedi, il mio cuore trabocca d’amore per Te; vedi, dal profondo della mia umiltà, io Ti supplico e scongiuro che Tu mi voglia soccorrere con la Tua destra, ossia che Tu voglia concedermi la vera Luce della Vita, affinché io possa poi divenire con Te una Vita unica, perfetta; dunque esaudiscimi e rispondi, o mio Dio!”.

55. Vedete, questa è una giusta preghiera per colui che può dire in spirito e verità: “Dio è la mia giusta Serietà!”.

56. Poiché colui, per il quale Dio è qualcosa di veramente serio, ritornerà completamente a Dio e non guarderà indietro con un occhio il mondo, limitandosi a volgere l’altro soltanto in alto verso Dio. Egli non eleverà solamente i suoi occhi, bensì tutto il suo intero essere a Dio! Ma per come stanno le cose attualmente, credeteMi, c’è ben poca serietà nei riguardi di Dio, e l’umanità è passata in tutto e per tutto allo stato della più grande tiepidezza, e l’ultima goccia di forza vitale che essa conserva ancora in sé, l’impiega esclusivamente per cose mondane.

57. Premesso questo, quanto di vita farà a Me ritorno, potrete calcolarlo sulle dita, senza bisogno di lambiccarvi troppo il cervello, e siate certi che non ci sarà bisogno d’impiegare qui le parole ‘innumerevoli’ ed ‘infinito’.

58. Ma dobbiamo noi forse lasciarci sopraffare dall’angoscia per questo? Per nulla, figli Miei! Poiché ciononostante ogni cosa procede per la via che la Mia Parola giudicante prescrive, o verso l’Alto oppure verso il basso; ovvero per dirla anzi con tutta franchezza: “Quantunque la Terra sia stata riscattata a prezzo ben caro, e sia stata collocata nel Centro fra le Mie due infinite Polarità, nonostante ciò si trovano nell’infinita immensità moltissime altre Terre ancora, sulle quali peregrinano figli ben più fedeli che non su questa Terra – unica nella sua ingratitudine; eppure, per nessuna feci Io mai tanto quanto per questa!”.

59. Tuttavia l’eternità non è ancora finita; la sua durata non ha limiti; guai però a questa Terra, se Io dovessi distogliere da lei il Mio Cuore, per donarlo ad un’altra!

60. Riflettete bene su tutto quanto vi è stato detto con questa mosca, ed operate in conformità! Tenete lontano il vostro intelletto, ma tanto più vicino il vostro cuore, allora potrete riconoscere in voi il vero trionfo della vita, e potrete innalzarvi verso la settupla luce, e verso la triplice luce sfolgoreggiante al disopra della settupla luce!

61. Ma ancora questo aggiungo quale conclusione: “Se qualcuno avesse dei dubbi e non potesse prestare pienamente fede a queste comunicazioni, così da non sentirsi incitato all’attività nel suo cuore, costui farà molto meglio a non prenderle neppure in mano, perché, quando ne ha preso contatto, non ha fatto che rafforzare in sé il proprio giudizio per la morte. Invece, se non le tocca, anche il giudizio nei suoi confronti sarà più mite e la via verso il polo negativo gli sarà più sopportabile, e forse, dopo qualche eternità, gli si renderà possibile cambiare direzione!”.

62. Chi invece legge queste comunicazioni e, prendendole per poderosa guida alla vita, vi conforma le proprie opere, in verità, costui ha già in sé anche la vittoria, cosa questa che è l’unica santa Volontà d’Amore del Padre vostro, per tutte le eternità.  Amen!

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[1] Ritirata/ritirarsi: cioè ritiro o ritorno dall'allontanamento spirituale, passando dalla condizione spirituale di Luce quale carcere spirituale delle particelle originarie degli esseri caduti, alla vita animica più libera, benché coercizzata, ma per rendersi definitivamente libera un giorno dopo infinite trasmutazioni animiche fino a quella dell'anima di un essere umano.