MAOMETTO

 

Biografia

 

di Madalyn O'Hair

Traduzione di Roberto Anzellotti

 

Il brano seguente è il testo di un programma della “SERIE RADIOFONICA AMERICAN ATHEIST”, puntata 65,

trasmesso per la prima volta il 25 Agosto 1969

 

Trovo che i migliori libri che vengono scritti sulla religione, diverse fedi e leaders religiosi, siano quelli prodotti in Europa, spesso in Germania. Gli Stati Uniti continuano ad essere alla retroguardia per quanto riguarda la stampa di materiale critico alla religione. Nessuna critica né vera investigazione è permessa, forse perché se un religioso è criticato o analizzato, non importa quanto lontano esso sia dalla Cristianità, questo potrebbe aprire le porte alla critica di qualsiasi altra persona, compresi i leaders Cristiani.

Il seguente brano si basa sul libro dello studioso tedesco SprengerDas Leben und die Lehre des Mohammed” (“La vita e gli insegnamenti di Maometto”).


Maometto fu l'ultimo uomo ad assurgere al rango di profeta. Egli era il figlio di Abdullah e Amina, nato a La Mecca, provincia di Hagaz (Arabia Saudita), in Asia Minore, nell'anno 571. Suo padre morì prima che lui nascesse. Sua madre morì quando il bambino aveva sei anni. Suo nonno, allora lo prese con sé, ma il vecchio morì dopo due anni ed allora Maometto andò a vivere presso uno zio, Abu Talib. Era molto povero e per vivere dovette fare umili mestieri. Con il passar del tempo, comunque, ottenne un impiego dignitoso presso una ricca vedova, di nome Khadija, che si occupava di affari, come agente di commercio. Lui la sposò nel 595 quando aveva 24 anni. Lei aveva in quel tempo 39 anni, circa quindici anni in più di lui. Khadija era evidentemente una donna dal forte carattere ed esercitò una presa di ferro su Maometto fino alla sua morte nel 619, ventiquattro anni dopo. Maometto, poi, sposò molte altre donne, di cui Ayish fu la più legata a lui, ma nessuna di loro sembra aver esercitato cosi tanta influenza sul suo carattere come Khadija.

Fu lei che per prima iniziò a credere nella ispirazione divina del marito che iniziò ad apparire nell'anno 612, alla matura età di quarant'anni. Fu lei che incoraggiò e confortò il nascente profeta nei suoi primi turbolenti anni.

La sua prima rivelazione, Maometto la ricevette nel 612. Fu annunciata dall'arcangelo Gabriele, che è l'autorità di Maometto per tutto il Corano. Ora, se date un'occhiata a Gabriele in qualsiasi libro di religione e secondo le autorità religiose, troverete che l'angelo è apparso come messaggero divino a Daniele, a Maria ed a Zaccaria. Ma mai le gerarchie religiose hanno affermato che lui sia apparso ad Abramo od a Maometto.

Ebbene, Maometto afferma che non solo Gabriele è apparso ad Abramo, ma che gli consegnò una pietra nera, la sacra Kaaba, ancora intatta e venerata a La Mecca. Maometto cita anche le precise parole che Gabriele gli disse:

“Pregate, nel nome del Signore che tutto ha creato: ha creato l'uomo da grumi di sangue:

Pregate! Il Signore è il più benevolo, Egli ha insegnato l'uso della scrittura; ha insegnato all'uomo ciò che non deve conoscere”. (“Corano”, Sura 96)

Dopo questo primo contatto con la parola di dio, Maometto passò un periodo di estrema depressione e malinconia. Non ricevette più rivelazioni divine e finalmente si decise ad abbandonare le montagne, ma ne fu prevenuto dall'apparizione dell'angelo Gabriele. Dopo di ciò le rivelazioni cominciarono ad arrivare abbondantemente.

I primi discepoli di Maometto, a parte sua moglie e le sue figlie, furono: suo cugino Ali e lo schiavo Zai che lui aveva adottato come figlio. Con il tempo, ottenne importanti conversioni, tra cui ci furono Abu Bakr, Zobyar e Othman, in seguito califfo.

All'inizio gli abitanti di La Mecca non si sentivano offesi dalle sue rivelazioni religiose, ma quando cominciò a predicare l'unicità di dio, la resurrezione e la responsabilità verso la deità, questo provocò opposizioni. Maometto ebbe, allora, immediatamente una rivelazione piena di istruttivi racconti di nazioni che dio distrusse per la loro malvagità nel rifiutare i profeti che dio gli aveva mandato.

La persecuzione fu intensa ed alcuni dei suoi seguaci fu costretto a rifugiarsi in Abissinia e fu circa in questo periodo che Maometto ebbe una ricaduta nella vecchia religione. Nel 616 pubblicò una rivelazione, riconoscendo tre idoli a La Mecca, Lat, Ozza e Manah, come intercessori verso Allah. In conseguenza di questa concessione verso la loro fede, i Korayshiti, la sua stessa tribù si prostrò in adorazione di Allah e gli esiliati ritornarono dall'Abissinia. Ma Maometto si vergognò della sua debolezza con cui acquistò l'appoggio pubblico. I versi furono stralciati dal Corano e la sua debolezza fu attribuita a Satana.

Così riferisce il Corano: Sura 22 “La sura del pellegrinaggio

51 (...) però Dio annienta quel che Satana vi getta di errore; Dio, quindi, confermerà i suoi segni (…) e Dio è sapiente e saggio, (…)

52 Per fare di ciò che Satana vi gettò di errore, una tentazione per quelli nei cui cuori è morbo di empietà e i cui cuori sono induriti, (...)

 

["Il Corano – Nuova versione letterale italiana"

 traduzione e note del Dott. L. Bonelli, già titolare del R. Istituto Orientale di Napoli,

 Terza edizione riveduta, Hoepli 1987, ristampa 1991]

 

Le persecuzioni ripresero. Comunque le conversioni non cessarono, e finalmente nel 617 Omar fu convertito e ciò fu di grande importanza per la nascente comunità.

Fu circa in questo periodo, comunque, che la vicenda si complicò per colpa degli Hashimiti, che non credevano in Maometto e nella sua famiglia e che erano stati esclusi da ogni attività commerciale e contatto sociale dai Krayshiti, e costretti a rinchiudersi nei loro quartieri. Questa quarantena durò dal 617 al 619, durante la quale sua moglie Khadija e suo zio Abu Talib morirono. L'insicurezza in cui Maometto viveva a La Mecca lo costrinse a cercare adepti altrove.

La Kaaba o la Sacra Pietra a La Mecca era lo scenario di un pellegrinaggio annuale, e durante questo pellegrinaggio nel 621 Maometto riuscì a legare a sé sei persone da Medina.

Essi lo fecero prestando il seguente giuramento.

1.                                      Non avere altro dio al di fuori di Allah;

2.                                      Non rubare;

3.                                      Non essere impuro;

4.                                      Non uccidere i loro bambini;

5.                                      Non calunniare;

6.                                      Obbedire agli ordini del profeta in modo giusto.

 

In cambio di ciò, Maometto assicurò a questi sei novizi il paradiso. Il luogo dove furono pronunciati questi voti fu chiamata ‘la prima Akaba.

Questo paradiso che prometteva, era cosa non da poco.

La sura 56 contiene una descrizione dettagliata del paradiso. Quelle persone che lo avessero guadagnato, avrebbero trovato “giardini di delizie” con “cuscini ricamati” dove essi avrebbero potuto giacere “in eterna giovinezza” e dove “vino sgorgava” dai migliori vigneti celestiali. Essi avrebbero goduto dei loro frutti favoriti “e avrebbero potuto mangiare qualsiasi uccello avessero desiderato”. Hûri [prostitute] dai grandi occhi scuri” che erano “sempre vergini”, ed essi “sempre giovani” le avrebbero soddisfatti con il piacere dell'amore fisico.

Con una promessa come questa, in un anno, nel 622, Maometto si incontrò con settantadue uomini di Medina, di notte, nella stessa gola, e il giuramento pronunciato qui, fu chiamato la seconda Akaba. Dodici dei settantadue furono scelti come anziani e il resto come discepoli. Gli fu fatta la stessa promessa del paradiso. Tutti loro giurarono di sostenere il profeta e di usare le loro proprietà e il loro sangue in sua difesa. Cosi fu trovato un rifugio sicuro e tutti quelli che decisero di fuggire dall'ostilità dei loro conterranei trovarono gradualmente la loro strada per Medina. Finalmente rimasero solamente Maometto e i suoi due amici Abu Bakr e Ali. L'ostilità divenne cosi intensa che alla fine egli scappò in una grotta non molto distante da La Mecca, ma in direzione opposta da Medina. Li rimase nascosto con Abu per tre giorni mentre la figlia dell'amico portava cibo per entrambi. Alla fine dei tre giorni una guida portò loro tre cammelli e tutti e tre procedettero verso la sicurezza di Medina. Il profeta raggiunse Koba, un villaggio appena fuori della città, il 14 Settembre del 622. Egli vi rimase per tre giorni, ricevendo la visita di adepti da Medina. Questa fu la famosa ‘Egira’, o ‘fuga’, tempo da cui inizia l'era mussulmana.

Durante tutto questo tempo, Maometto continuò ad avere rivelazioni. quando gliene arrivava una, per prima cosa, Maometto la descriveva e la faceva scrivere dal suo segretario, Zaid, che le redigeva su foglie di palma o pelli, o tavolette di diversi materiali. Altri maomettani ne fecero delle copie, ma molti altri si affidavano solo alla memoria. Tuttavia, sotto il regno di Abu Bakr, il successore del profeta, Omar si accorse che alcuni che conoscevano brani del Corano a memoria erano morti: allora suggerì che tutta l'opera fosse redatta per iscritto. Il lavoro fu affidato a Zaid. Maometto aveva preso delle foglie di palma ed altri materiali su cui erano scritte le rivelazioni senza alcun ordine, e le aveva gettate in un cassetto. Zaid si impegnò, dunque, a riunirli insieme, usando tutti i frammenti e tutto ciò che era nella memoria dei credenti, e ne fece una copia. ma questa non fu pubblicata.

Questa copia fu data in custodia a Hafsa, figlia di Omar, una delle vedove del profeta. Lei la custodì per i dieci anni del califfato di suo padre. Poi il califfo Othman approntò una commissione con a capo il segretario Zaid per copiare la copia di Hafsa e restituirgliela, perché già vari missionari mandati nei diversi e nuovi paesi conquistati, ripetevano il Corano in modo differente uno dall'altro, e le varie letture ed interpretazioni erano spesso in contrasto tra di loro. Molte copie furono fatte dalla commissione, di cui una fu tenuta a Medina e le altre furono mandate nei più grandi capisaldi militari. Questo fu il grande testo ufficiale, preparato intorno all'anno dell'era mussulmana 25/30 (circa il 650 della nostra era). Dopo di ciò, tutte le copie private furono distrutte. Il Corano originale che solo Maometto riprodusse qui in terra, è preservato in paradiso, alla presenza del suo autore originale, Gabriele, in un’enorme tavola.

E cosi fu creato il libro sacro dei maomettani, il Corano. Nacquero immediatamente violenti combattimenti armati dalla nuova religione, e il primo fu tra La Mecca e Medina.

Maometto cominciò a considerarsi allo stesso livello delle teste coronate delle altre nazioni e nell'anno 628 ordinò un sigillo con l'iscrizione “Maometto il messaggero di Dio”. Come governatore di Medina fu tirannico e crudele. Ad un certo momento, sacrificò un centinaio di cammelli per enfatizzare una sua preghiera fatta dal dorso di uno di questi animali. In un momento di rabbia verso gli Ebrei, mise a morte seicento uomini di una tribù e vendette tutte le donne come schiave. Usava l'assassinio come strumento politico. Aggiunse molte mogli e concubine alla sua famiglia. Sposò molte donne che nemmeno conosceva e molte altre già sposate. Per poter far ciò, ottenne da Dio una legge speciale conferendogli il permesso di eccedere il normale numero di mogli concesse agli altri. Alla fine posò i suoi ardenti occhi anche su Zaynab, la moglie di suo figlio adottivo Zaid. Zaid, obbedientemente, divorziò, e quando la ragazza chiese una rivelazione per sancire l'unione, puntualmente, l'obbediente Gabriele ne concesse una a Maometto.

Il suo carattere degenerò sempre più col passare del tempo, ma egli continuò a detenere il potere. Fu però colpito da una febbre remittente nel 632, all'età di 61 anni, e ne morì il giorno otto giugno.


Note del curatore:

Dalla sura 96 (“La sura del grumo di sangue”):

Nel nome di Dio, misericordioso e compassionevole

1 Recita, nel nome del tuo Signore, che ha creato,

2 Che ha creato l'uomo da un grumo di sangue!

3 Recita! Perché il tuo Signore è il più generoso;

4 Egli è colui che ha insegnato a servirsi del qalam,

5 Ha insegnato all'uomo ciò che non sapeva.

 

Qalam = penna (da cui l'italiano “calamo” e “calamaio”). Secondo alcuni la penna con cui i decreti divini vengono tracciati sulla “tavola custodita”

(Sura 85, 22) o tavola di bronzo che si ritiene sia custodita nel settimo cielo.

[“Il Corano – Nuova versione letterale italiana”

 – traduzione e note del Dott. L. Bonelli, già titolare del R. Istituto Orientale di Napoli,

 Terza edizione riveduta, Hoepli 1987, ristampa 1991]

 

Dalla sura 56 (“La sura dell'ora che deve sopravvenire”):

10 E i più avanzati, nel fare il bene sulla terra saranno i più avanzati, anche in paradiso.

11 Questi saranno gli approssimati a Dio,

12 nei giardini di delizie.

13 Un gran numero di essi sarà delle antiche generazioni,

14 E solo pochi saranno delle ultime.

15 Riposeranno sopra letti, ornati di oro e di gemme,

16 Adagiati su di essi, gli uni rimpetto agli altri.

17 Andranno attorno ad essi, garzoni, che saranno conservati eternamente giovani,

18 Con coppe senza manico e con coppe con manico e con un calice ripieno di bevanda fresca e limpida,

19 Per la quale non soffriranno dolor di testa, è verrà offuscata la loro mente,

20 Inoltre con frutta della specie che essi sceglieranno a loro piacere,

21 E con carne di volatili, del genere che essi desidereranno.

22 Saranno pure, ivi, hûri, dai grandi occhi, somiglianti a perle nascoste nel guscio,

23 A ricompensa di quanto avranno operato.

24 Non udranno, ivi, discorsi frivoli o eccitanti al peccato,

25 Né altro udiranno se non una parola: 'pace! pace!'

26 Quanto ai compagni della destra = oh, i compagni della destra! = (ovvero, i buoni, chi ha meritato il paradiso)

27 Essi soggiorneranno fra loti, privi di spine,

28 E banani, con gran copia di frutti,

29 In un'ombra estesa,

30 Presso un'acqua corrente,

31 E frutti mangerecci abbondanti,

32 Che non verranno mai a mancare e che nessuno impedirà di cogliere (lett. “non proibiti”).

33 Essi riposeranno su letti elevati.

34 Noi, invero, producemmo esse (ovvero le hûri), con una creazione speciale;

35 Le facemmo, infatti, eternamente vergini,

36 Affezionate e coetanee dei loro sposi,

37 Per i compagni della destra;

38 Un gran numero di essi sarà delle antiche generazioni,

39 E un gran numero pure saravvi delle ultime.

[“Il Corano – Nuova versione letterale italiana”

 – traduzione e note del Dott. L. Bonelli, già titolare del R. Istituto Orientale di Napoli,

 Terza edizione riveduta, Hoepli 1987, ristampa 1991]


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Traduzione pubblicata dietro autorizzazione di American Atheists.

 

 

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