(Cifr. "Il Grande Vangelo di Giovanni", di Jacob Lorber)

(volume 4, capitolo 18,5-8)

 

Il perché dell'incarnazione del Signore

 

 (Mataele, un discepolo che fa l’esperienza della Parola interiore mentre Gesù dorme, dialoga con l’arcangelo Raffaele sulla necessità dell’incarnazione di Gesù al tempo della Sua predicazione sulla Terra):

1. E come Mataele ebbe ripetuto a viva voce dinanzi ai tre la risposta che era stata messa nel suo cuore, egli si stupì grandemente per tale verità che aveva percepito in sé e per le parole interiori mai percepite così chiaramente prima di allora.

2. Raffaele, disse a Mataele: «Ora, dunque, vedi come è desto il Signore, quantunque il Suo corpo riposi, e come nel tuo cuore hai inteso chiaramente e distintamente le Sue parole, in modo da poterle enunciare ad alta voce con la bocca della tua carne? Ed ecco, similmente anche noi percepiamo nell’operare, in maniera quanto mai vivente ed energica, la Parola e la Volontà del Signore in noi, e precisamente così che noi poi diventiamo del tutto la Sua Parola e la Sua Volontà! Ma se noi siamo questo, allora quali la Sua Parola e la Sua Volontà siamo pure per mezzo di queste la stessa Azione compiuta, dunque Verbo, Volontà e Azione in una forma sola! Comprendi adesso, o amico Mataele, tutte queste cose in maniera chiara ed evidente?»

3. Risponde Mataele: «Quando ci si aspetta di trovare in sé una convinzione così tranquillizzante, come se si comprendesse già tutto quello che ci si presenta dinanzi al momento, ecco invece che ci si presenta nuovamente appunto qualcosa di cui non si ha mai avuto l'idea nemmeno in sogno! Ma da tutto ciò io vedo che nella Sapienza divina esiste una pienezza tanto incommensurabile, ed una tale profondità, che uno spirito non giungerà mai a comprenderla pienamente! Perciò noi avremmo, attraverso tutte le eternità, sempre in assoluta abbondanza da imparare e da comprendere sempre cose nuove! Ma è anche molto bene che sia così!

4. Io trovo che veramente non mi converrebbe affatto se tutto mi riuscisse ora chiaro come riesce chiaro al Signore stesso. Se in tutta l'infinità non vi fosse per me niente più di sconosciuto, io mi troverei ben presto sazio della vita, mentre invece esiste una quantità così sterminata di cose profondamente nascoste entro il velo più fitto del mistero che noi non arriveremo mai in eterno a portarle alla luce. Io devo ora confessare apertamente che, oltre a ciò, la beatitudine di Dio non dovrebbe essere assolutamente da invidiare se noi, come Sue creature e figli, conoscessimo tutto così chiaramente come Egli stesso conosce, e la Sua eterna ed infinita Sapienza ‘totale’ dovrebbe venirGli terribilmente a noia qualora Egli dovesse impiegarla unicamente per Se stesso!

5. Ma è appunto perciò che Egli rese colmo lo spazio infinito di opere innumerevoli corrispondenti alla Sapienza e Potenza Sue infinite, e creò degli esseri pensanti e dotati anche di molta sapienza. Costoro, sempre presi in sommo grado da tale profondità di Sapienza e di Potenza divine, ricercano e ammirano continuamente le profondità divine della Sapienza e Potenza dell'Un Creatore, e ad ogni nuova rivelazione vengono trascinati a nuova ammirazione e adorazione, e sentono potenziarsi in loro l'amore per Lui!

6. Ebbene, questa sola cosa deve costituire per Dio la reale beatitudine! Per Lui, il Creatore e Padre degli angeli, dei mondi, degli esseri umani e dei Suoi figli, questa deve essere la sola massima delizia, quella cioè di rendere sempre maggiormente beati tutti coloro che sempre più riconoscono ed amano Lui e le Sue Parole!

7. Per preparare la via ad una beatitudine sempre maggiore a noi uomini di questa Terra, a voi angeli di tutti i Cieli e a tutte le creature dimoranti nell'immensità, Egli stesso venne come Uomo a noi su questa Terra allo scopo di manifestarSi formalmente a noi, tangibilmente nella carne e nel sangue come un uomo si manifesta al proprio simile. Amico, essere o angelo dall'eternità, oppure semplice creatura umana come sono io, tutto ciò il Signore non lo fa soltanto per amor nostro, ma anche per amor Suo, perché con l'andar dei tempi Egli si consumerebbe dalla gran noia, quando con tutta la Sua Onniscienza dovesse risultarGli in maniera supremamente chiara in Sé che Egli, quale l'Intelligenza per quanto eterna e perfettissima ma tuttavia pur sempre senza forma al massimo grado, non potrebbe mai venire contemplato dalle Sue creature e ancor meno esse potrebbero comunicare direttamente con Lui, e perciò rimarrebbe per loro un Dio sconosciuto!

8. Infatti, non sarebbe quanto mai doloroso, ad esempio, per un padre terreno e amorosissimo di venti figli molto graziosi, tutti però ciechi e sordi, non poter mai scambiare una parola, né mostrarsi a loro come uomo? Vedremo ora di raffigurarci in modo vivente un tale rapporto: un padre immensamente ricco di fronte a venti figli d'ambo i sessi, uno più bello dell'altro, ma tutti sordi e ciechi! Si domanda: "Non sacrificherebbe un simile padre la maggior parte delle Sue ricchezze, pur di donare l'udito e la vista alle Sue dilettissime creature? E quale acerbo dolore non sarebbe per Lui qualora in tutto il mondo non vi fosse nessun mezzo per far riacquistare ai suoi figli la vista e l'udito?".

9. Ora noi uomini abbiamo udito e vista, e vedendo e udendo, noi troviamo un grande diletto l'uno nell'altro, talvolta perfino più del necessario, in quanto noi arriviamo talora a dimenticarci addirittura del Creatore. Ma il Creatore buono e santo, il Padre sapientissimo, dovrebbe rinunciare per sempre alla suprema fra le beatitudini, cioè di essere riconosciuto, sentito e visto dai Suoi figli? Una soluzione di questo tipo non sarebbe assolutamente ammissibile per un eterno Padre colmo del più sublime e puro amore verso i Suoi figli!

10. In Lui vi è certamente una brama maggiore di veder noi, Suoi figli, assurti al punto di essere nell'Ordine Suo abilitati a vederLo, ad amarLo personalmente e di comunicare con Lui senza danno per la nostra esistenza che non in noi, figli, che non possiamo ancora formarci un concetto vero e proprio dell'Essenza fondamentale dell'Eterno Padre!

11. Io credo dunque di non affermare una cosa troppo campata in aria se dico che il Signore, non soltanto per amor nostro, ma anche per amor Suo Si è rivestito di un corpo di carne e di sangue, e così è venuto su questa Terra a noi, Suoi figli, ai quali manca ancora molto per essere completamente dirozzati! Egli già dall'eternità aveva previsto ciò che avrebbe fatto; noi però siamo ora i testimoni dell'esecuzione di questo eterno ed immenso Piano! Dimmi tu, o Raffaele, se ho giudicato giustamente o falsamente!».

 

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