[Estratto dal Grande Vangelo di Giovanni vol. 2 cap. 224-232]

 

 

Sulla caduta degli spiriti primordiali

 

Il presente estratto segue gli insegnamenti sulla Creazione mosaica, al fine di comprendere anche questa tematica sulla caduta degli spiriti originari o primordiali. Il Signore-Gesù lo spiega 2000 anni fa ai Suoi discepoli e agli apostoli, nonché ad altri seguaci, sia greci che romani, quando Gli ponevano domande su tantissimi temi.

 

INDICE

cap. 224        Sulla caduta degli spiriti, sulla caduta di Adamo e il peccato originale

cap. 225        La forza dell’ereditarietà

cap. 226        Preoccupazioni del mondo e le loro cattive conseguenze per l’anima

cap. 227        Sulla caduta degli spiriti

cap. 228        Forza e resistenza

cap. 229        Dell’essenza di Satana

cap. 230        L’ammaestramento degli spiriti primordiali

cap. 231        Le conseguenze della caduta di Lucifero

cap. 232        Involucro e anima

 

 

 

Cap. 224 - Sulla caduta degli spiriti, sulla caduta di Adamo e il peccato originale

1. (Il Signore:) «La caduta dei primi spiriti creati, ovvero delle libere ed animate Idee di Dio nello spazio infinito, è la grande separazione alla quale accenna Mosè quando dice: “E Dio separò la luce dalle tenebre!”. Ora, come tutto ciò sia da intendersi nel suo vero senso, per via di adeguate e giustissime rispondenze, Io l’ho già indicato a sufficienza a voi tutti. La conseguenza fu la necessaria costituzione materiale del mondo nelle sue parti grandi e piccole, cioè i soli, le terre, le lune e tutto ciò che vi è in esse e su di esse, sparso nello spazio infinito.

2. Per quanto poi concerne la “Caduta di Adamo”, questa ha certamente già più oggettività della cosiddetta “Caduta degli angeli”, però nella sua rispondenza è tuttavia simile alla caduta degli angeli; solo che nel suo caso ci si trova già di fronte ad una legge positiva, mentre nel caso della caduta degli angeli sarebbe stato prematuro parlare di una legge positiva, per la ragione che in quei tempi remoti si trattava appena di iniziare la grande evoluzione e lo sviluppo degli esseri destinati alla libertà e, per conseguenza, all’infuori di Dio non esisteva ancora nessuna tale intelligenza alla quale fosse stato possibile dare una legge positiva.

3. Perciò nel caso della cosiddetta “Caduta degli spiriti” dovette anche verificarsi una separazione necessaria e costretta, mentre quella adamitica, già originata in lui e da lui stesso, fu spontanea e non si trattò dunque in nessun modo di una costrizione, bensì di un atto libero del primo uomo di carne già libero in tutte le sfere animiche. Nel suo complesso, il fatto tuttavia resta anch’esso un atto previsto nell’Ordine segreto di Dio, però non è mai la conseguenza di una costrizione assoluta, bensì con la formula “tu puoi” e “tu non puoi”, poiché è concessa la decisione alla libera volontà dell’uomo ai fini del suo consolidamento tramite la sua propria attività.

4. Vi è qui la stessa differenza che c’è tra il bambino che non può fare ancora uso delle proprie gambe e deve perciò venire portato da un luogo all’altro, ed un uomo sano che già da molto tempo può camminare da solo e bene con tutta sicurezza.

5. Ora, chi può camminare da solo, non occorre più che venga portato come un bambino in un dato luogo che si vuole raggiungere con lui e per causa sua, ma basta invece indicargli la via più breve e sicura che lo porterà al luogo designato. Se l’uomo è sano e vuole incamminarsi, allora egli raggiungerà sicuramente e senza pericoli la meta, ma se invece devia o fa inutili giri, deve poi ascrivere soltanto a se stesso se la meta che si era preposto può raggiungerla spesso soltanto molto più tardi e tra gravi difficoltà.

6. Qualcosa di simile si è verificato anche in Adamo. Se egli avesse osservato il comando positivo, allora l’umanità, ossia l’anima perfetta dell’uomo, non si sarebbe trovata a dover abitare nel corpo di carne molto compatto, pesante e debole che ora è pieno di tanti acciacchi e difetti.

7. Ma la disobbedienza alla legge positiva ha necessariamente portato il primo uomo a deviare ed a mettersi per una via che non è la diritta, dovendo percorrere la quale, il raggiungimento della meta è molto più difficile e può avvenire soltanto molto più tardi.

8. Tu certamente pensi e fra te e te dici: “Suvvia, come mai è possibile che osservare o non osservare una piccola legge semplicemente d’ordine morale possa avere un influsso tanto essenziale su tutta la natura dell’uomo? Adamo, anche senza lo sciocco gustare del frutto, sarebbe pur sicuramente rimasto quello stesso Adamo di carne che si trovò essere dopo avere mangiato il frutto, ed un giorno avrebbe ugualmente dovuto morire, secondo la carne, precisamente come ancora oggi tutti gli uomini muoiono!”.

9. Da un lato tu hai ben ragione, ma dall’altro lato anche torto. Il mangiare una mela, che è un frutto sano e dolce, non è sicuramente letale, poiché altrimenti ora tutti gli uomini che mangiano mele dovrebbero morire poco dopo. Dunque, la mela in se stessa conta poco o anche nulla. Se però ne viene vietato il consumo per un tempo indeterminato, e questo viene fatto unicamente allo scopo di un maggior consolidamento dell’anima, ma l’anima, consapevole del proprio libero arbitrio, disprezza la legge e la trasgredisce, allora essa in un certo senso opera una rottura nel proprio essere. E questa rottura assomiglia allora ad una ferita aperta, che è quanto mai difficile guarire completamente. Infatti, anche se la ferita cicatrizza, mediante la cicatrice una quantità di vasi subiscono un restringimento, a tal punto che in seguito gli umori vitali dell’anima non possono circolare bene attraverso questi vasi, ed essi esercitano sempre una pressione fastidiosa e dolorosa nel punto dove c’è la cicatrice.

10. Ma, a causa di ciò, l’anima viene distolta dal dedicare la sua attività principalmente al libero prosperare dello spirito in lei ed essa si affatica quasi esclusivamente a far sì che la cicatrice nuovamente svanisca. E vedete, questa cicatrice si chiama “mondo”!

11. L’anima tenta bensì continuamente di liberarsi da questa cicatrice, perché questa le causa dolore, il quale è espresso nelle cure e nelle preoccupazioni mondane, ma tanto più l’anima vi si affatica intorno, tanto più la cicatrice si indurisce e tanto maggiori sono le sue cure e le preoccupazioni che essa causa, cosicché, infine, l’anima non può trovare altro da fare se non occuparsi unicamente della guarigione di questa vecchia cicatrice, vale a dire per liberarsi da ogni cura e non si occupa più che poco o niente del proprio spirito. E vedete, questo è il cosiddetto “peccato originale”!».

 

 

Cap. 225 - La forza dell’ereditarietà

 1. (Il Signore:) «E qui si domanderà: “Ma come mai una cosa simile può venire trasmessa per eredità?”. Ed Io vi dico che la cosa avviene molto facilmente, specialmente nella formazione organica dell’anima. Quello che essa ha una volta acquisito, può restarle per migliaia di anni, qualora lo spirito non intervenga a ristabilire il pieno ordine in lei. Considerate la stirpe di un popolo! Se Io vi presentassi qui oggi il primo capostipite primordiale dal quale essa è discesa, voi riconoscereste subito che una somiglianza non piccola si è perpetuata in tutti i suoi discendenti. Se il capostipite fu un uomo buono e mansueto e così pure la sua donna, allora tutto il popolo che è sorto da lui, salvo poche eccezioni, sarà di carattere più buono e mansueto di quanto potrà esserlo un altro popolo che ha avuto per capostipite un uomo collerico, orgoglioso e prepotente.

2. Ma se un lieve, non indelebile tratto [caratteristico] di un capostipite può, nel fisico e nella morale, venire benissimo riconosciuto in tutti i suoi discendenti ancora per un paio di migliaia di anni, quanto più non dovrà essere riconoscibile in tutti i suoi discendenti un tratto [caratteristico] del primo uomo apparso sulla Terra? Bisogna notare che in principio la sua anima era molto più sensibile e conseguentemente molto più suscettibile che non le anime successive, alle quali la caratteristica del padre fu trasmessa nella corrente del seme vitale immediatamente all’atto procreativo e per questa ragione un simile segno caratteristico nel primo uomo non poteva venire più cancellato per via naturale, né meno ancora annullato. Purtroppo una cicatrice di questa specie deturpa molto l’anima, e Dio in ogni tempo ha fatto tutto quanto era possibile perché una qualche anima riuscisse con le proprie forze a farla svanire da sé per sempre, ma, fino ad oggi, la cosa non è affatto riuscita particolarmente bene, e perciò ora sono venuto Io stesso su questa Terra per estirpare l’antica deturpante cicatrice!

3. Ed Io anche la estirperò, ma ciò avverrà a causa delle molte piaghe che saranno inferte alla Mia Carne. Questa cosa voi non potete ancora comprenderla, ma quando sarà venuto il tempo, voi pure la comprenderete e poi il santo Spirito di ogni Verità vi guiderà anche a questo riguardo in ogni sapienza.

4. Ma voi avrete pure letto in Mosè come lui parli della maledizione [scagliata] da Jehova sopra la Terra, là dove è detto: “Tu ti guadagnerai il pane con il sudore della tua fronte!”. E poi è detto pure, subito dopo la maledizione [scagliata] sopra la Terra: “Tu porterai spine e cardi”.

5. Vedete, se voi doveste intendere ciò materialmente, secondo il significato esteriore della parola e se davvero la cosa dovesse essere considerata materialmente, voi avreste il pieno diritto di incolpare Dio di assoluta mancanza di Sapienza! Ma siccome una tale frase è da prendersi e comprendersi solo nel senso animico e propriamente spirituale, allora una simile colpa decade da sé e così l’uomo deve sempre ascrivere a se stesso la colpa di ogni peggioramento che avviene nel suo essere, come pure deve attribuire a se stesso la colpa se talvolta, in qualche paese, il raccolto riesce peggiore di quanto normalmente dovrebbe essere, perché, nel caso del tempo che fa sulla Terra, non proprio tutto dipende da Dio e la sua parte ce l’ha anche l’uomo.

6. Una volta che un’anima è giunta al punto di essere perfettamente conscia di se stessa e di poter far uso della propria ragione quel tanto che basta per scorgere e riconoscere bene in sé l’Ordine di Dio, essa, da quel momento in poi, allo scopo del proprio consolidamento, deve diventare spontaneamente attiva, naturalmente conformemente all’Ordine divino riconosciuto ed in lei esistente, ma se in qualche punto non procede così, anzi evita di farlo, oppure fa addirittura il contrario, essa evidentemente produce da se stessa in quel punto una lesione non facilmente cancellabile, dalla quale, con le sue forze, non può mai più guarire, perché con ciò tutta la sua attività diventa già un’attività più o meno disordinata, la quale è chiaro che col tempo deve dare come risultante un numero sempre maggiore di limitazioni animiche, come sarebbe ogni tipo di cecità, di stoltezza, di incomprensione, di lentezza di concezione, di timore, di scoraggiamento, di tristezza, di angoscia, di fastidio, di ira, di furore e infine perfino di disperazione stessa.

7. Ecco, queste sono appunto le “spine” ed i “cardi” che il “terreno”, vale a dire le atrofizzate capacità intellettive dell’anima, faranno prosperare in lei, come fanno le piante parassite sui rami di per sé sani degli alberi.

8. La “maledizione di Dio”, poi, altro non è che la chiara percezione infusa nell’anima, che si è guastata da se stessa, che veramente si è rovinata da sola andando contro l’Ordine divino e che per questa ragione dovrà per l’avvenire cercarsi e provvedersi il pane con il sudore della propria fronte per colpa assolutamente sua.

9. E il “sudore della fronte” corrisponde appunto alla già ben nota cicatrice delle preoccupazioni dell’anima, che quest’ultima si è prodotta da sola gustando la mela citata da Mosè, cosa che l’anima avrebbe potuto benissimo evitare».

 

 

Cap. 226 - Preoccupazioni del mondo e le loro cattive conseguenze per l’anima

 1. (Il Signore:) «E perciò Io dico ora a voi tutti che è bene bandiate da voi ogni inutile preoccupazione, poiché ogni preoccupazione che sorge a causa del mondo è appunto un vincolo materiale, mediante il quale l’anima si lega alla materia attraverso l’antica cicatrice di Adamo. Ma quanto più l’anima si vincola alla materia della propria carne, tanto più viene trascurato il progredire del vero spirito di Dio in lei, e quanto più poi l’anima, a causa delle preoccupazioni del mondo, si congiunge con il corpo, il quale in sé non rappresenta altro che un giudizio, una triste necessità e di conseguenza la morte stessa, tanto più essa va perdendo il riconoscimento e la nozione della vita eterna ed indistruttibile in lei. Ma invece quanto più essa si scioglie da questi lacci, tanto più libera ridiventa sotto ogni rapporto, e quanto più essa si congiunge con lo spirito divino in lei, tanto più limpido e vivo si fa in lei il riconoscimento e la conoscenza della vita eterna.

2. Dunque, se qualcuno ha ancora un gran timore della morte del corpo, la sua anima si trova congiunta ancora fortemente con la carne e molto debolmente con lo spirito, perché un grande amore per la vita su questo mondo è un segno sicurissimo che l’anima si è ancora molto poco occupata della vita eterna del proprio spirito in essa, e la colpa di ciò va ascritta all’antica cicatrice della ferita inferta da Adamo a se stesso e con lui a tutte le anime generate nella carne.

3. Eppure ogni anima, se fortemente lo vuole, può perfettamente guarire da una tale cattiva cicatrice, perché Dio già allora in presenza di Adamo prese a questo scopo i provvedimenti più sicuri, e lo stesso Adamo nel suo ultimo periodo è stato quasi completamente risanato. Enoch, però, ne è stato completamente risanato; perciò egli è stato trasformato anche nella carne, come pure alcuni tra i primi padri della Terra. Ma siccome i loro successori si mescolarono con i figli di padri non guariti, allora il vecchio male adamitico rimase tuttavia, più o meno potentemente presente, tra gli uomini continuamente a loro tormento.

4. Da ciò traggono origine anche i parti dolorosi delle donne, come pure il numero piuttosto grande dei modi dolorosissimi di morte fra gli uomini. Infatti un’anima naturale, già ferita dalla corrente seminale dell’uomo, si congiunge subito con grande tenacia anzitutto con la carne della madre e deve poi, all’atto del parto, venire data sempre violentemente alla luce del mondo con ogni tipo di lacerazioni del legame [carnale]. I figli invece, come un Isacco e di simili ce ne sono ancora una quantità a questo mondo, sono stati dati alla luce del mondo senza che la madre sentisse alcun dolore.

5. Altrettanto sia detto del morire. Gli uomini che tengono molto alla vita terrena e ad essa dedicano tutte le loro cure, devono soffrire molto già durante la loro breve vita su questo mondo, si ammalano spesso nell’anima e certamente subito dopo anche nel corpo, devono spesso lottare con sofferenze talvolta insopportabili ed escono infine da questo mondo tra dolori strazianti, che molto spesso si ripercuotono per lungo tempo anche dopo la separazione dal corpo, e questo è particolarmente il caso di quelle anime che, durante la vita terrena, si trovarono molto bene e comodamente nei loro corpi. Le anime, invece, che già a questo mondo sono giunte alla salutare convinzione che tutti i beni della Terra non possono essere di nessun giovamento all’anima, visto che essi devono precipitare nella morte come il corpo, non hanno per prima cosa da temere che assai poco da qualsiasi genere di malattie del corpo, perché si sono, per quanto era possibile, già liberate dall’antica cicatrice di Adamo, ma in compenso hanno ritrovato in sé il loro spirito, l’alito di Dio, e lo hanno coltivato con ogni vera cura.

6. Quando la vita dell’anima si è unita al proprio spirito, allora anche al corpo viene poi gradatamente dato un indirizzo più spirituale e perciò esso si rende più insensibile alle impressioni del mondo materiale esteriore; infatti ogni malattia del corpo è di solito la conseguenza del lacerarsi di un qualche legame con il mondo. In poche parole succede così: il corpo viene costipato con migliaia delle necessità più diverse dall’anima che ha fame di vita; ma se il corpo, in seguito a condizioni climatiche e di migliaia di altro genere, non può venire soddisfatto, allora l’uno o l’altro legame che lo unisce all’anima deve venire lacerato, e il corpo poco dopo si ammala e diviene molto sofferente, e con lui anche l’anima, la quale in fondo è, assieme al corpo, anzi in primissima linea, veramente colei che sopporta il dolore.

7. Ma se l’anima ha abituato il proprio corpo e con ciò se stessa al maggior numero possibile di rinunce nel campo mortifero del mondo, allora alla fine non esisteranno appunto molti legami tra i beni morti della Terra ed il corpo, e ci sarà di conseguenza anche ben poco da lacerare con dolore. Ma se in questo modo viene tolto, per quanto possibile, ogni motivo al manifestarsi di malattie del corpo, allora vorrei sapere Io stesso da dove possono ancora venire queste malattie nel corpo e nell’anima sensibile.

8. Anzi, in tali uomini il corpo stesso difficilmente sente un qualche dolore, anche se viene martoriato e tormentato con infernali mezzi esteriori!

9. Rammentate la storia dei giovani nella fornace ardente! Essi cantavano nella pienezza della gioia di vivere e lodavano Dio. E benché i loro corpi con il tempo venissero consumati dalla perversa violenza esteriore, tuttavia essi non ne sentirono alcun dolore, perché già da lungo tempo prima si erano liberati da ogni legame con il mondo ed erano una cosa sola con il loro divino spirito. E così una tale anima, perfettamente ricongiunta al suo spirito, nel separarsi dal corpo, con il quale già da molto tempo non stava più connessa in un saldo legame materiale, bensì solo spirituale e sottilissimo, non soltanto non sente affatto alcun dolore, bensì percepisce invece in tutto l’essere una sensazione di deliziosa beatitudine e all’atto della separazione non perde assolutamente né la coscienza, né la luce della vista animico-spirituale e tanto meno l’udito, l’olfatto, il gusto e il nobilissimo e sottilissimo senso del tatto, come ora li possiede il nostro angelo Raffaele.

10. Però, come detto, per giungere a questo punto è necessario che l’uomo si liberi prima di tutto dall’antico peccato adamitico, e questo non si può ottenere in nessun altro modo se non in quello soltanto che Io vi ho appunto ora indicato: bisogna che l’anima liberamente attiva getti via tutte le preoccupazioni mondane, perché un altro mezzo non esiste! Una volta che queste siano state tolte, poi tutto nell’uomo ritorna nell’antico Ordine divino e l’uomo viene poi ad essere di nuovo interamente uomo secondo l’Ordine di Dio. E vedi, questo è quello che di pieno diritto si chiama “peccato originale”!. Considerata in sé, è evidentemente la carne quella cui, a ragione, compete il nome di peccato originale; però, considerata la cosa nella sua rispondenza spirituale, sono appunto le molteplici preoccupazioni a causa della carne quelle che rappresentano il peccato difficilmente sradicabile di Adamo in tutti i suoi successori.

11. Però questa cicatrice dell’anima non può venire cancellata del tutto se non con il mezzo che Io vi ho indicato e attraverso ancora un altro mezzo, il quale però sarà reso noto ed accessibile agli uomini, per la salvezza delle loro anime, solo dopo che sarà stata compiuta la Mia missione in questo mondo. Giovanni il Battista, nel deserto, è già stato un precursore di questo mezzo».

 

 

Cap. 227 - Sulla caduta degli spiriti

 1. (Il Signore:) «Ma come in piccolissima proporzione avvenne con l’uomo che cadde nel peccato e per questo si guastò nella propria natura, quasi allo stesso modo avvenne a suo tempo anche con la creazione dei puri spiriti da Dio.

2. Una volta che i Pensieri di Dio e le Sue grandi Idee sorte da questi Pensieri si sono abbastanza trovati e si sono legati in un essere dotato di infinita intelligenza, secondo l’originaria forma di Dio e hanno cominciato a divenire consapevoli della loro libera autonomia, allora la prima cosa per renderli completamente liberi è stata anche sicuramente quella di dare loro l’occasione per la libera attività e di mostrare loro come e in quale maniera potevano diventare ed essere liberamente attivi.

3. Ma come deve accadere questo? Si deve, in un certo qual modo, dire loro semplicemente: “Ecco, ora siete vivi, come sorti da voi stessi, e potete fare quello che volete!?”.

Ma qui sorge la domanda: “Esseri simili, la cui vita non ha ancora nessuna esperienza, sono capaci di disporsi ad una qualche libera attività?”. Sicuramente essi, come un vorace polipo, preferiranno saziare il loro essere con un corrispondente cibo e certamente non faranno nient’altro. Una tale cosa la potete vedere ed apprendere in modo del tutto naturale presso i popoli di gran lunga ancora non desti spiritualmente; infatti tutta la loro preoccupazione è rivolta al ventre, e tutta la loro attività mira a soddisfare quanto meglio possibile questa parte del corpo.

4. Qualcun altro dirà: “Si dica a loro, in base alla loro capacità intellettiva, ciò che devono fare, e così diventeranno certo attivi in base a quello!”.

Bene, dico Io, ma se in questi esseri ancora molto inclini a giacere nell’antica quiete, poiché da questa essi sono fuoriusciti, non è assolutamente desto alcun senso di attività e per il momento neanche può essere desto, [se] in essi l’amore per la completa inattività comincia a prevalere e dunque gli esseri, nonostante ciò, non diventano autonomamente attivi, che fare allora? Si obietterà: “Ebbene, li si costringa usando l’Onnipotenza più che evidente insita nel Creatore!”.

5. Tutto ciò sarebbe giusto; ma che ne sarebbe allora dell’attività assolutamente autonoma, la sola attraverso cui un essere creato può giungere alla piena, indipendente, libera autonomia? Vedi, senza questa enunciata, piena e indipendente autonomia, ogni essere creato resterebbe certo una pura macchina, che diviene attiva solo a seconda della volontà e della libera intelligenza del macchinista!

6. Dunque, da quanto finora esposto voi vedete molto facilmente che la cosa non va e non può andare affatto con un qualsiasi “si deve”; infatti con il “si deve” operano solo le macchine, di cui purtroppo sulla Terra, compresa la Terra stessa, ce n’è una quantità ancora troppo grande e grezza. Anche l’infinito spazio è pieno dappertutto di tali macchine del “si deve”. Infatti tutti gli innumerevoli soli e terre e lune sono pure macchine, e tutti gli esseri corporei su di essi ed in essi lo sono pure, così come anche il corpo di ciascun uomo di per sé non è nient’altro che una ingegnosissima macchina che può essere messa in moto nei modi più svariati mediante la libera volontà dell’anima.

7. Ma se la cosa sta in questi termini, ed è impossibile che sia altrimenti, in quale modo poi avrebbero potuto, i puri esseri spirituali creati per primi, pervenire alla condizionata libera attività spontanea, dalla quale soltanto è possibile giungere alla piena indipendenza? Evidentemente non altrimenti e in nessun altro modo possibile se non con un Comandamento “Tu dovresti”, anche se non così categorico come lo fu nel caso di Adamo.

8. Ma anche il solo Comandamento sarebbe dato inutilmente se, insieme al Comandamento, contemporaneamente non fosse assegnato all’essere neocreato anche l’impulso o lo stimolo a trasgredirlo. Ma quando viene assegnato all’essere lo stimolo alla trasgressione, deve pure essere assegnata anche una qualche cattiva conseguenza che ne derivi come da sé, in un certo qual modo come una punizione, e all’essere devono essere mostrate le conseguenze, e che queste conseguenze sono reali, e gli si deve mostrare come e perché queste conseguenze sempre seguiranno e devono seguire ad ogni azione contraria al Comandamento dato!

9. Anzi di più: bisogna perfino mostrare all’essere che all’inizio è ben possibile per lui, cioè all’essere che trasgredisce il Comandamento, ottenere un qualche vantaggio di breve durata, ma bisogna mostrargli però che da questo iniziale vantaggio egli in seguito ricaverà sempre uno svantaggio di lunga durata, che poi il porvi rimedio gli costerà sempre molta dura fatica e dolorosi sforzi. Soltanto provvisto di tutto ciò, l’essere neocreato può cominciare a fare un vero uso della propria libera intelligenza e della conseguente capacità di azione, comunque vada, storto o diritto, giusto o non giusto. A farla breve, l’essere neocreato diventa finalmente spontaneamente attivo da sé e così comincia l’atto principale per la piena e vera indipendenza, e alla fine è questo ciò che conta per tutti gli esseri intellettivi creati, poiché con questo mezzo viene raggiunta l’indipendenza, in un modo o nell’altro, per una via più breve oppure più lunga, ed è così prevenuto il pieno annientamento dell’essere intelligente una volta che sia stato creato.

10. Che poi lo stato di indipendenza, al momento, sia beato o non beato, ciò è la stessa cosa, naturalmente rispetto al Creatore; infatti a ciascun essere è lasciata la porta aperta per accedere alla beatitudine per le vie indicate. Se egli lo vuole, tanto meglio per lui; se invece non lo vuole, va bene lo stesso! Infatti allora nessuno ne ha colpa se non l’essere stesso. Egli conserva la sua indipendenza eternamente. Beato o no, allora è proprio la stessa cosa, poiché in fin dei conti egli, come creatura, deve pur tuttavia necessariamente essere conforme all’Ordine totale del Creatore.

11. Ma ora che sappiamo questo, non sarà più troppo difficile dedurre da soli come sia avvenuta la caduta degli spiriti puri creati per primi. Infatti anche a loro dovette essere dato un Comandamento e, assieme a questo, il necessario stimolo alla trasgressione legato a momentanei vantaggi, e dall’altra parte però, benché lo stimolo ad agire secondo il Comandamento non fosse preponderante, era tuttavia chiaramente data la visione degli eterni vantaggi che, anche se un po’ più tardi, sarebbero però sempre sicuramente seguiti, e dovevano necessariamente seguire, all’azione secondo il Comandamento stabilito!

12. Ora, che poi una parte degli esseri osservò il Comandamento e una parte invece lo abbia trasgredito, questo risulta chiaramente dall’esistenza della Creazione materiale visibile, la quale dovette seguire come giudizio, ovvero come la punizione minacciata per la non osservanza del Comandamento dato. Ed essa di per sé, spiritualmente intesa, non è altro che la via più lunga per la beatissima esistenza, completamente libera, degli spiriti creati.

13. D’altra parte, però, il nostro angelo, che ora si trova qui con noi, fornisce la prova altrettanto evidente di come conseguentemente innumerevoli schiere di spiriti liberi allora creati abbiano tuttavia osservato il Comandamento dato, benché esso non fosse rigidamente positivo [categorico] come per Adamo, ed ora tutta la Creazione materiale è sotto ogni riguardo subordinata alla potenza, forza e sapienza di questi spiriti.

14. Però, ovviamente, quest’angelo potrà dare ben poca prova, agli uomini che verranno, del fatto che una stragrande parte degli spiriti puri creati per primi non è caduta per il Comandamento dato, ma tale prova non è neppure affatto necessaria per la beatitudine di ogni singolo uomo, particolarmente fino a quando un qualsiasi uomo non sia ancora pervenuto, per mezzo del proprio spirito, alla piena conoscenza di se stesso.

15. Se però un qualsiasi uomo perviene a questo, allora gli stanno comunque aperti, come si suol dire, tutti i sette Cieli in ogni istante, e là egli può procurarsi prove quante mai ne voglia avere. E con ciò, dunque, si è già provvisto di tutto.

16. Dì tu, Mio caro Cirenio, se ora sei in grado di farti un’idea abbastanza consistente della caduta nel peccato degli spiriti creati per primi!».

 

 

Cap. 228 - Forza e resistenza

 1. Risponde Cirenio, ormai tutto contento: «Signore, Tu leggi chiarissimo nel mio cuore ed altrettanto bene vedi nel mio cervello, cosicché certamente meglio di ogni altro puoi giudicare se io ho compreso del tutto la cosa, oppure soltanto a metà. Io almeno credo, per come lo sento, che questa cosa adesso mi sia completamente chiara come il Sole, ma è altrettanto possibile che dietro di essa si tengano celate ancora profondità immense di concetto e di significati, che forse non sono mai ancora balenate per la mente del più perfetto tra gli spiriti angelici perfetti. Ma, comunque sia, sono perfettamente soddisfatto di quello che ora so e ne avrò abbastanza per meditare, per tutto il tempo della mia vita, perché tutto questo è in sé una cosa che sovrasta già ad altezze infinite l’orizzonte massimo della sapienza e della conoscenza umana!

2. Solamente un essere, il quale certamente esiste, resta per me ancora un enigma e questo è Satana e la sua congrega di demoni! Se Tu, o Signore, volessi darmi anche a tale proposito qualche piccolo chiarimento, la mia anima sarà saziata fino alla morte del mio corpo, perché qui vedo ancora assai poco chiaro. Che cosa e chi è veramente Satana, chi e che cosa sono i suoi accoliti che vengono chiamati “demoni”?»

3. Dico Io: «Anche questo argomento, a volerlo sviscerare a fondo, è per la tua capacità di comprensione alquanto prematuro, però, per illuminare te e tutti voi modestamente anche a questo riguardo, Io voglio tuttavia fornirvi una breve spiegazione adatta al vostro intelletto; dunque ascoltateMi!

4. Vedete, tutto quello che è, che sussiste e che in qualche modo ha esistenza non può essere, sussistere od avere una qualche esistenza se non a causa di un certo continuo conflitto.

5. Ogni esistenza, non eccettuata quella divina, ha in sé degli opposti, come negativi e affermativi, che stanno sempre l’uno contro l’altro, come il freddo e il caldo, la tenebra e la luce, il duro e il molle, l’amaro e il dolce, il pesante e il leggero, lo stretto e il largo, l’alto e il basso, l’odio e l’amore, il male e il bene, il falso e il vero, e la menzogna e la verità.

6. Non vi è forza che possa in qualche modo manifestarsi qualora non le si opponga una controforza.

7. Immaginatevi un uomo che ha la forza di mille Golia, tale dunque da poter affrontare un intero esercito di guerrieri. Ma a che cosa gli gioverebbe tutta la sua forza se lo si collocasse come le nuvole nello spazio libero dell’aria? Vedete, la brezza più leggera, capace appena di muovere una foglia qui sul terreno, avrebbe il potere di spingerlo, nonostante tutta la sua forza e robustezza, continuamente nella medesima direzione in cui la stessa brezza spira.

8. Ma affinché il gigante possa fare uso efficace della sua forza, egli deve anzitutto avere un terreno solido che lo sostenga e che gli serva da solido appoggio. Dunque, il terreno rappresenta già un [elemento] opposto al nostro gigante, poiché, per esercitare la propria forza, gli è necessaria la libertà di movimento e, oltre a ciò, anche [uno stato di] solida situazione di stallo dell’[elemento] di appoggio, sul quale poter entrare in rapporto con lo stato di solida quiete dell’appoggio o del terreno e quindi, associando alla propria, la forza di quiete del terreno al quale si appoggia, poter tenere fronte a qualsiasi movimento d’attacco contro di lui. Soltanto in questo modo il gigante può fare veramente uso dalla propria forza. Se il terreno è roccioso, allora non vi sarà alcun movimento d’attacco violento capace di aver ragione di un simile stato di solida quiete, a meno che non sia violenta in un grado pari o superiore al grado di concentrazione del principio di quiete stesso insito nella roccia. Ma se il terreno è molle, e quindi meno in opposizione con la capacità di movimento impetuoso del gigante, allora la forza del gigante troverà nel terreno che gli è contrapposto troppa poca resistenza e perciò potrà far fronte a mala pena ad una forza molto minore che agisce contro.

9. Per facilitare oltremodo la comprensione di questo fatto, immaginatevi ancora questo gigante che ha, per esempio, la forza sufficiente per sollevare su di un terreno solido il peso di mille uomini, ma mettiamolo invece su un terreno paludoso che abbia appena quel tanto di solidità che occorre per sostenere il peso del gigante e su questo terreno diamogli da sollevare un peso di dieci, oppure addirittura di cento uomini, ed è certo che non lo alzerà nemmeno di un dito dal suolo, perché, nel momento in cui inizierà ad agire con la sua forza sul peso da sollevare, egli comincerà anche a sprofondare nel terreno molle e tutta la sua forza sarà vana, non avendo sotto di sé alcuna controforza corrispondente alla quale appoggiarsi.

10. Dunque, nessuna forza può avere per sé qualche effetto se prima non entra in un certo qual modo in rapporto di conflitto con una controforza corrispondente. Nel caso del nostro gigante, al suo peso e al suo movimento si oppone evidentemente la rigida quiete del terreno e li vince anche fino ad un certo grado, ed è appunto questa vittoria della quiete passiva del terreno che infine diventa l’ausilio della forza motrice attiva e che ne misura l’energia».

 

 

Cap. 229 - Dell’essenza di Satana

 1. (Il Signore:) «Con questo esempio, che speriamo sia stato esposto con sufficiente evidenza, si spiega con chiarezza il perché un essere senza un contro-essere sarebbe come se non esistesse affatto, nello stesso modo in cui anche la forza del nostro gigante sospeso nello spazio libero dell’aria non potrebbe avere nessun effetto corrispondente ad una causa; dunque, affinché ciascun essere possa agire, deve trovarsi di fronte a qualche contro-essere.

2. Di conseguenza questo rapporto deve esistere nella giusta misura in tutto ciò che è, altrimenti sarebbe assolutamente come se tutto ciò che è non fosse!

3. E sempre per questa ragione anche la perfettissima esistenza di Dio in se stessa deve comprendere, sotto ogni aspetto, gli opposti sviluppati in sommo grado, senza i quali non ci sarebbe assolutamente nessun essere. Questi opposti si trovano in permanente stato di lotta fra di loro, ma sempre in modo tale che la continua vittoria di una forza sia sempre d’aiuto all’altra forza, che in un certo qual modo è vinta, così come abbiamo visto quando si parlò della vittoria riportata dal terreno rigido sulla forza agente del nostro gigante.

4. Ora, avendo Dio un giorno voluto creare fuor da Sé degli esseri liberi simili a Lui, allora Egli dovette evidentemente fornire anche ad essi appunto gli opposti in contrasto fra loro, che Egli da ogni eternità possedeva e doveva possedere in Se stesso nelle proporzioni naturalmente migliori e più puramente ponderatissime, altrimenti Egli di certo non sarebbe stato mai operante.

5. Dunque, gli esseri vennero interamente plasmati secondo la Sua immagine e somiglianza e perciò alla fine dovette venire loro necessariamente conferita anche la capacità di consolidarsi tramite la lotta degli elementi che si oppongono fra di loro e da Dio riposti negli esseri stessi.

6. Ad ogni essere furono dati, come cosa perfettamente propria, quiete e moto, inerzia e senso di attività, tenebre e luce, amore e ira, violenza e dolcezza e mille altri svariati elementi; ci fu un solo divario e precisamente nella misura.

7. In Dio tutti gli opposti erano già dall’eternità nell’ordine supremamente migliore; negli esseri creati, invece, questi dovevano raggiungere l’ordine dovuto, come per propria iniziativa, mediante la libera lotta, cioè mediante la nota attività spontanea.

8. Ingaggiatasi quindi la lotta, vari furono i risultati. Da una parte la vittoria spettò prevalentemente alla rigida quiete, e conseguentemente il moto si trovò troppo subordinato, per la qual cosa esso continuamente e con tutto ardore si da la massima fatica per rammollire la pietra e ridurla in uno stato più simile e corrispondente ad esso; d’altro lato, invece, il moto riuscì troppo vittorioso in tutte le sue parti e perciò viene continuamente combattuto dalla quiete, più debole di lui, allo scopo di entrare con lui in rapporto corrispondente.

9. Però in molti esseri gli [elementi] opposti hanno raggiunto la giusta misura secondo l’Ordine di Dio, e il loro essere è, in questo modo, un essere completo, poiché essi, tramite le loro capacità intellettive reciproche e affini, si aiutano continuamente nel migliore dei modi fra di loro.

10. Ora vedete, laddove in un essere, durante il proprio libero consolidamento, una qualche forza vuole ridurre, come in gran parte riduce, tutte le altre controforze al silenzio inerte nella loro sfera tramite i suoi sforzi prevalentemente ostinati, avviene che una simile forza si uccide, per così dire, da sola, e si uccide precludendo ogni via che all’occasione potrebbe presentarsi per rendere manifesta la propria forza. Ma una forza senza una corrispondente controforza equivale, come già detto, assolutamente a nessuna forza, cosa questa che abbiamo potuto constatare in modo ben preciso già prima, considerando l’esempio citato del nostro gigante.

11. Una simile forza poi, resasi così in tutto prigioniera di se stessa, deve avere anche naturalmente sempre la tendenza di catturare in sé continuamente ancora più forze, per rendere se stessa più libera nella sua dolorosa esistenza prigioniera. E vedete, questo è appunto quello che viene chiamato “Satana” e “Diavolo”.

12. Satana è una grande personalità ed è corrispondente alla quiete troppo rigida e all’inerzia, poiché questa prima grande personalità creata per prima volle riunire nella propria entità tutte le altre forze ed è però per questo che in se stessa è diventata morta ed incapace d’azione. Però le altre forze vinte in lei, non sono tuttavia immerse nella quiete completa, ma vanno continuamente esplicando un’attività e con ciò si personificano come [entità] indipendenti. Attraverso questa attività però esse animano l’essere fondamentale come di una vita apparente, e questa vita poi è evidentemente solo una vita illusoria in confronto ad una vera libera vita.

13. Tali forze vinte, ma che non vogliono tuttavia riconoscere la vittoria altrui, sono poi quello che di fronte a Satana viene chiamato “diavolo”, oppure “spirito maligno”.

Ed ora vedi, Mio carissimo Cirenio, con ciò Io ti ho anche dato, riguardo a Satana ed ai suoi accoliti, quel piccolo chiarimento che Mi hai domandato! Ma se tu vuoi saperne di più, parla, ed Io voglio essere ancora più preciso ed ampio nella spiegazione!».

 

 

Cap. 230 - L’ammaestramento degli spiriti primordiali

 1. Dice Cirenio: «Una certa idea, per quanto vaga, me la sono certo formata, ed ho come l’impressione di comprendere veramente qualcosa, però siamo ancora molto lontani da una chiarezza anche relativa. La cosa sembra dileguarsi in una spiritualità tanto sottile da assumere, in fatto di chiarezza, un aspetto del tutto differente da quello che può offrire il problema che due pere, messe vicino ad altre due pere, ne formano quattro. Dunque, almeno per conto mio, di una visione chiara a questo riguardo non c’è neppure lontanamente da parlare, perché questo equilibrio delle forze tra loro è un concetto talmente sottile e tenue che non saprei come ammettere che in un essere, come sono io, possa stabilirsi tra dette forze un giusto rapporto conforme al buon ordine e possano, nello stesso essere, bilanciarsi così da rendere possibile la costituzione di un essere perfettamente simile a Dio in ogni sua attività.

2. Io sono dell’opinione che un essere neocreato, come qualcosa di simile siamo tutti noi, non possa per virtù propria assolutamente, in maniera perfetta, venirne a capo e di conseguenza non può in un certo qual modo neppure venirgli addossata proprio tutta la colpa, se egli si è sviluppato del tutto secondo il buon ordine oppure soltanto in parte o addirittura in modo del tutto contrario al buon ordine; infatti chi potrebbe mai attribuire ad un uomo tutta la colpa della sua rozzezza, se costui non avesse fin dalla nascita avuto occasione di esercitarsi nelle maniere civili, come si usa fra la gente educata?

3. Ma come è possibile pensare che gli esseri spirituali primitivi che, prima quali Pensieri originari e Idee originarie di Dio, si sono afferrati in una esistenza, avessero potuto avere già quel discernimento con il cui aiuto essi avrebbero potuto svilupparsi subito secondo l’Ordine del Creatore? Non è possibile che l’essere primordiale, per così dire, personale di Satana abbia avuto il discernimento di un Michele, altrimenti avrebbe dovuto di certo svilupparsi come Michele. In breve, o Signore, io mi trovo ancora molto in sospeso tra la luce e le tenebre e non so proprio come fare per poter veramente penetrare nella luce. Se le vengo troppo vicino, mi fa l’effetto come di essere avvolto da una fiamma, e se invece mi allontano, allora si fa di nuovo tutto oscuro intorno a me e mi trovo ad essere nel punto da cui ero partito.

4. Dunque, almeno per me, occorrerà a questo riguardo versare ancora un po’ più d’olio nel lume del mio intelletto, affinché la questione possa riuscirmi più chiara, sia pure solo lievemente, perché, come sono adesso, mi pare di essere in uno stato mattiniero di dormiveglia. Da un lato mi opprime ancora gli occhi il sonno della notte, mentre dall’altro la luce del giorno li solletica, cosicché non possono più ritornare completamente al sonno. Perciò, o Signore, destami interiormente, altrimenti non è difficile che possa accadermi che, malgrado tanta luce mattutina, debba assumere la parte dell’addormentato rispetto al pieno riconoscimento dell’Ordine divino in ogni sapienza e amore!»

5. Dico Io: «Ma carissimo amico, non per nulla Io ti ho anticipatamente avvertito che simili cose molto difficilmente si possono comprendere a fondo. Però, visto che ci tieni tanto a farti un’idea il più possibile giusta riguardo a questo argomento, allora Io voglio tuttavia provare ad illuminarti maggiormente mediante immagini e similitudini.

6. Anzitutto devo osservare che tu costruisci l’edificio del tuo ragionamento sulla sabbia se credi che Dio abbia affidato agli esseri creati la formazione di se stessi, prima che in loro ci fosse la capacità di riconoscere l’Ordine divino pienamente in sé ed in tutta la sua profondità. In precedenza molti furono gli insegnamenti [impartiti] ed immensi periodi di tempo trascorsero fra il primo divenire dell’ordine creato per primo nei primi esseri e quel periodo di tempo in cui poi a tali spiriti venne affidato il compito della loro formazione derivata dall’attività spontanea.

7. Ricordati del tempo trascorso da Adamo fino a te, e vedi, tutto questo periodo già abbastanza lungo è stato fino ad oggi ed è ancora accompagnato da nient’altro che da insegnamenti provenienti da ogni parte.

8. Ed ora, dopo una così lunga preparazione, sono finalmente venuto Io stesso e mostro chiaramente agli uomini le vie che essi devono percorrere grazie alla loro forza interiore supremamente propria, forza che finora aveva ricevuto la massima formazione possibile per il Pro e per il Contra (il pro e il contro). Soltanto tramite questa Mia presenza viene concessa all’uomo la più piena libera attività per la sua perfezione della vita e con questa una nuova Legge d’Amore la quale abbraccia in sé, nella sua giusta piena misura divina, tutte le altre leggi e tutta la Sapienza di Dio.

9. Se l’uomo d’ora innanzi vivrà secondo questa nuova legge, egli anche immancabilmente costruirà la sua vita del tutto secondo l’Ordine divino e potrà poi subito entrare nella pienezza della vita vera, liberissima ed eterna.

Ma se egli non accetterà una tale nuova legge della vita e non vi conformerà tutta l’azione per proprio spontaneo impulso, allora certo non raggiungerà lo scopo della vera perfezione della vita!

10. Ma nessuno potrà poi dire: “Io non ho saputo quello che avrei dovuto fare!” e se un uomo, per quanto dimori lontano da qui, nonostante ciò dirà: “Fino al mio orecchio non è giunta la chiamata di Dio”, allora gli sarà ribattuto: “Da quest’ora in poi non c’è nessuno sulla Terra nel cui cuore non sia stata resa chiara la nozione di quello che è perfettamente giusto e buono fra gli uomini”.

11. A ciascuno verrà posta nel suo cuore una voce ammonitrice che gli indicherà ciò che è buono e unicamente vero. Chi darà ascolto a questa voce e farà secondo i suoi suggerimenti, costui giungerà alla luce più grande e questa gli illuminerà tutti i sentieri dell’Ordine divino».

 

 

Cap. 231 - Le conseguenze della caduta di Lucifero

 1. (Il Signore:) «Ma quanto è breve il periodo di tempo da Adamo fino ad oggi, se paragonato alla durata quasi infinita per i concetti umani dei periodi dal primo divenire fondamentale degli spiriti primordiali creati fino all’epoca in cui furono posti nel pieno possesso e nel pieno uso della loro libera volontà! E poi di nuovo quale incalcolabile durata del tempo dalla loro caduta fino ai giorni di Adamo ed ai nostri!

2. Vedi, nell’infinitissimo spazio della Creazione vi sono certi soli primordiali, e per conseguenza soli-centrali primordiali, che a causa dell’immensa distanza che li separa dalla Terra, quantunque siano un numero inesprimibile di volte più grandi di questa Terra, appaiono a mala pena come piccoli puntini scintillanti, e questo soltanto a chi possiede una vista acutissima! Questi soli primordiali hanno circa l’età che corrisponde al periodo della caduta degli spiriti primordiali fino ai tempi attuali. E vedi, se si volesse esprimere in cifre l’età di questi soli, secondo la misura degli anni terrestri, non sarebbe possibile, neppure coprendo di cifre tutta la Terra, scrivere un numero sufficiente per esprimere la sterminata moltitudine degli anni terrestri occorrenti! E quand’anche tu prendessi per mille volte mille anni di questa Terra un piccolissimo granello di sabbia e calcolassi il tempo sulla base di questa unità di misura, supponendo che la Terra sia composta in tutto il suo volume, i mari compresi, da altrettanti granellini di sabbia, il periodo di tempo così ottenuto sarebbe ancora di molto troppo piccolo per indicare l’età di un simile Sole!

3. Un tale periodo ebbe, come vedi, una durata già discretamente lunga, e tuttavia esso può appena dirsi qualcosa in confronto a quei periodi primordiali nei quali Dio cominciò, dai Suoi Pensieri e dalle Sue Idee, a formare i primi spiriti ed a renderli indipendenti! E che cosa non è stato fatto durante questo periodo infinitamente lungo per la piena formazione della libera volontà degli spiriti primordiali!

4. E tuttavia alla fine di quei periodi di formazione infinitamente lunghi degli spiriti primordiali, si trovò ancora una quantità grandissima di tali spiriti i quali, quantunque ben comprendessero le giuste vie di formazione di Dio, alla fine però non vollero sapere comunque niente di restare liberamente su queste vie, ma invece, abbagliati dal miraggio di vantaggi più rapidi anche se solo di breve durata, deviarono dalla comandata e ben indicata via dell’Ordine di Dio e si misero a percorrere la via della propria rovina.

5. Infatti il principale spirito di luce, nel quale erano contenuti innumerevoli altri spiriti di luce, ciascuno riccamente provveduto di intelligenze in numero sconfinato, disse fra sé: “Perché attendere ancora? In me giacciono tutte le caratteristiche come in Dio, e Dio ha posto in me tutta la Sua Forza. Ora io sono forte e potente sopra ogni cosa. Tutto quello che Egli aveva, lo ha dato, ponendolo fuori da Sé, ed io ho preso tutto. Ora Dio non ha più nulla, io invece ho tutto; e noi vogliamo ora vedere se il vantaggio che dovrebbe seguire alla trasgressione del comandamento dato sarà veramente soltanto di breve durata. Noi riteniamo che con la nostra presente piena forza e potenza noi saremo bene in grado di prolungare per delle eternità la durata, che dovrebbe essere breve, dei vantaggi che ne dovrebbero risultare. Chi mai potrà impedircelo? All’infuori di noi lo spazio infinito, che ora è riempito da noi, non porta più alcuna altra potenza e intelligenza che sia superiore alla nostra; chi allora sarà capace di disputarci il vantaggio?”.

6. Vedete, in questa maniera pensò e parlò lo spirito di luce fra di sé e con ciò alla sua schiera di spiriti separati a lui subordinati! Così disse e così fece, e la conseguenza fu che si incarcerò da se stesso nella propria inerzia, andò condensandosi sempre più e la conseguenza di ciò fu la creazione della materia, altrettanto completamente sulla via dell’Ordine divino; infatti il risultato certo della non osservanza del Comandamento divino era, con altrettanta precisione, previsto, quanto la liberissima condizione di quegli spiriti che hanno in sé adempiuto il comandamento di Dio.

7. Ed ecco come, per effetto di tale caduta, lo spirito principale e con lui tutti i suoi imparentati spiriti subordinati, si rese da solo prigioniero in se stesso nella maniera più tenace ed amara. Ora, per quanto tempo ancora gli piaccia persistere in un tale stato di prigionia, questo, all’infuori di Dio, non lo sa nessuno nell’intera Infinità, nemmeno gli angeli.

8. Però una cosa è certa, e cioè che ora, fuori da questo figlio della Luce perduto, gli spiriti separati vengono di nuovo ridestati dalla Potenza di Dio e vengono posti nella carne come figli del mondo, ed a loro, nello stesso modo che ai figli dall’alto, è data l’occasione di elevarsi alla suprema perfezione dei figli di Dio.

9. Tutta la materia dunque è spirito separato che, come anima in ogni singolo uomo, può rinascere per la vita eterna nel suo spirito. Quando però tutti gli spiriti separati sono elevati fuori dalla materia di un mondo, allora sarà giunta anche la completa fine dell’esistenza di un tale mondo.

10. Certamente, trattandosi di un mondo come è questa Terra, il processo diventa discretamente lungo, ma pure un giorno verrà anche la fine».

 

 

Cap. 232 - Involucro e anima

 1. (Il Signore:) «Tuttavia nella materia c’è qualcosa che non si troverà mai completamente in un’anima, e questa consiste nella nota sostanza dell’involucro nella quale viene sempre rinchiusa una qualche potenza animica particolare, fino a quando essa ha raggiunto un certo grado di maturità di indipendenza. Giunta la potenza animica particolare a questo certo grado di maturità, essa lacera il sottile involucro, si unisce poi ad altre potenze particolari resesi già libere, simili od almeno ben corrispondenti a lei, e dagli elementi corrispondenti dell’aria, dell’acqua o della terra si forma subito di nuovo intorno a sé un qualche involucro, come potete constatare nei semi delle piante, degli arbusti ed alberi e più evidentemente anche nelle uova degli insetti, degli uccelli e finalmente negli animali dell’acqua ecc.

2. L’involucro è sempre soltanto una fissazione di volontà che si emana dall’Ordine divino e non ha dunque in sé e per sé niente di animicamente intelligente, ma è invece semplicemente un mezzo necessario per il quale una intelligenza animica, in questo suo stato di isolamento, può con il tempo evolversi – come anche davvero si evolve – ed essere veramente del tutto indipendente e libera.

3. Il mondo della materia è quindi per due terzi anima e per un terzo è sostanza dell’involucro senz’anima quale portatore della vita animica [la quale è] dapprima separata e in seguito sempre più raccolta e alla fine già del tutto concreta e matura. Perciò la materia dell’involucro, ovvero la Volontà fissata di Dio, è anche un istituto di redenzione per mezzo del quale gli spiriti separati caduti insieme a causa della caduta di Satana, possono giungere, secondo l’ordine esistente, di nuovo ad una libertà del tutto indipendente, anche se seguendo una via più lunga di quanto sarebbe stata quella dei primi periodi.

4. Ma siccome il tempo non è mai d’imbarazzo per Dio, né può renderLo perplesso od esserGli di noia, perché nella realizzazione delle Sue grandi Idee Egli ha sempre presente davanti i Suoi occhi onniveggenti il perfettissimo raggiungimento dei Suoi piani, non importa se il tempo richiesto sia breve o lungo, così, dinanzi a Dio, mille anni sono come un giorno, ovvero come un attimo, e in questa maniera, per la totale liberazione di tutti gli spiriti racchiusi nel suo involucro di materia, un mondo può richiedere più anni di quanti sarebbero espressi dal numero indicibilmente grande dei granelli di finissima sabbia capaci di essere contenuti in esso, e tuttavia anche un simile periodo di tempo finisce con il risultare di fronte a Dio niente più e niente meno di un brevissimo istante soltanto.

5. Ed Io vi dico inoltre che nello spazio sconfinato della Creazione ci sono già alcuni mondi che hanno interamente compiuto il loro servizio. Tuttavia essi esistono ancora e continueranno ad esistere quali portatori di nuovi esseri liberi, soltanto che essi sono molto più puri e solidi e, nella loro struttura, sempre immutabilmente uguali così come la ferma Volontà di Dio, corrispondente alla Sua Sapienza ed al Suo Ordine, eternamente uguale, è e deve essere pure uguale per l’eternità, poiché senza tale solidità una qualche durata non potrebbe esistere per nessun essere.

6. Infatti anche se gli esseri dopo il loro perfezionamento spirituale hanno un essere perfetto che sta lì del tutto indipendente dall’Essere di Dio, eppure una tale indipendenza, per così dire assoluta, non avrebbe né potrebbe avere nessuna durata, qualora questa non fosse stata stabilita da Dio, già anticipatamente dall’eternità, nella cerchia del Suo Ordine e non fosse la stessa cosa con il Suo Ordine. Ora è proprio grazie a questa solidità dall’eternità per tutti gli esseri creati che ad ogni essere creato viene continuamente procacciata e mantenuta la durata eterna.

7. Ma da tutto ciò risulta anche, per così dire, da sé che assolutamente nessuna cosa, una volta che in qualche modo sia stata chiamata all’esistenza da Dio, può mai cessare di esistere ed essere annientata. Può certo cambiare forma e passare da una forma meno nobile a forme superiori sempre più nobili ed anche viceversa, come abbiamo visto nel caso dei primi spiriti creati, ma non può più venire annientato niente, una volta che Dio lo abbia chiamato ad una qualche esistenza! DimMi ora, o Cirenio, se la cosa ti pare più chiara!».

 

 

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