[cifr. GVG vol. 5 cap. 232]

Jakob lorber

Vita nell’aldilà e reincarnazione

 

(Presentiamo una risposta di Gesù ripresa dal “Grande Vangelo di Giovanni”  comunicata a Jakob Lorber, nella quale Gesù risponde ad Epifanio (un filosofo) dopo un lungo colloquio e in seguito ad un enorme prodigio [al cap.217] con il quale aveva dimostrato la Sua origine divina. Epifanio, informato della nuova Dottrina della vita direttamente da Gesù, chiede come sarà possibile che della moltitudine di coloro che nell’aldilà rappresenteranno il polo contrario, essi possano venire alla conoscenza della vera Dottrina, considerando che – a suo modo di vedere – non avrebbero potuto mai più nell’aldilà venirne a conoscenza. – La risposta sulla non-reincarnazione va dedotta, in quanto, sia su questo punto citato qui di seguito, che su moltissimi altri punti negli  innumerevoli scritti comunicati a J. Lorber, è certo che il meccanismo dell’aldilà è tale per cui per tutti c’è la possibilità di evolversi nello spirito, e solo quando un anima è troppo lenta nella sua crescita spontanea, oppure per accelerare il suo cammino di crescita dopo aver volontariamente riconosciuto i propri errori. Ciò, come nel caso – unico citato come esempio dal Signore qui sotto riportato, dove viene concessa una reincarnazione, sebbene non necessariamente sul nostro pianeta Terra.

 

                     1.     Dico Io (parla Gesù al tempo della Sua missione sulla Terra): «Qualora le cose riguardo alle nazioni e ai popoli stranieri stessero precisamente così come le hai prospettate nella tua domanda, certo le cose non potrebbero fare a meno di apparire alquanto tristi rispetto alla salvezza delle anime umane sulla Terra, ma le cose invece stanno in maniera un po’ differente, ed a ciascun uomo è offerta l’occasione, qualunque sia la sua fede, di rivolgersi più allo spirituale che al materiale. Ma se questo è il caso, allora un'anima nell'aldilà non potrà più venire così attratta completamente dal polo materiale, ma rimarrà, con tutta la sua perfetta libertà di volere, in un certo stato di sospensione, durante il quale essa non risulterà appartenere né ad un polo né all'altro. Questo stato delle anime Io lo qualifico come un regno di mezzo, nel quale le anime vengono guidate dagli spiriti già più perfetti, e per lo più avviate verso il polo migliore.

                     2.     Sicuramente in questo modo il processo della piena conversione si svolge piuttosto lentamente; tuttavia questo non ha grande importanza, dato che della totale perdizione di un'anima non c'è mai da parlare; ad ogni modo, perfino nel caso che essa, a causa di un’eccessiva ostinazione, venisse completamente inghiottita dal polo contrario - ciò che sarebbe certo molto grave - ebbene, in un simile caso, dopo un ciclo di tempi[1], essa dovrebbe rassegnarsi ancora una volta a sottomettersi ad una nuova vita di prova nella carne, sia su questa Terra, sia su qualche altro mondo fra gli innumerevoli che esistono nello spazio infinito, senza sapere e nemmeno intuire che essa ha già vissuto una volta una vita di prova nella carne. Il conoscere anticipatamente questo non le servirebbe però a nulla, per la ragione che, con ciò, trovandosi necessariamente sotto il dominio dei sensi, essa ricadrebbe nel suo male antico, e quindi risulterebbe assolutamente vana una seconda prova della vita essendo destinata all'insuccesso. Per comprendere più facilmente questa cosa, Io vi citerò un esempio.

                     3.     Supponiamo che duemila anni fa ci fosse stato un re molto ambizioso, tiranno e crudele, il quale per saziare la sua sete di sangue avesse fatto uccidere migliaia di persone nella maniera più atroce, e supponiamo pure che egli fosse stato dedito anche ad ogni vizio possibile. Dove abbia potuto pervenire la sua anima dopo la morte del corpo, lo si indovinerà certo facilmente!

                     4.     Come già prima ebbi ad indicarvi, una simile anima non può pervenire in nessun altro luogo se non in quello dove si trovano le altre anime uguali ad essa; ma quali possono essere dopo breve tempo le sue condizioni, laddove la sua compagnia è costituita come lo è lei, e senza considerare che con il tempo peggiora, dato che entro un certo periodo l'ira e la sete di vendetta vanno sempre più accentuandosi? Queste condizioni ognuno può immaginarsele facilmente da sé, perché tutte le cose hanno i loro limiti per le anime ancora materiali, tranne l'orgoglio e l'avidità di dominio, cosa questa di cui nei tempi andati già più di un re fornì fin troppo chiaramente la prova, quando si presentò al suo popolo come una divinità e pretese di venire adorato come un unico e vero Dio, e che gli venissero resi onori supremi offrendogli tutti quei sacrifici che egli avesse richiesto. La ben nota storia di Nabucodonosor, re di Babilonia, dimostra chiaramente la verità di quanto detto.

                     5.     Ma questa cosa si verifica in proporzioni ancora molto più grandi nel luogo sopra menzionato. Ciascuna di tali anime cerca immediatamente di imporsi alle altre come il supremo Dio onnipotente, ed assume nello stesso tempo un atteggiamento da tremendo dominatore che vuole senz'altro dettare legge alle altre anime che nutrono gli stessi suoi sentimenti e che sono dotate delle sue stesse qualità.

                     6.     Certo, voi non potete farvi un'idea del furore con il quale le altre anime di pari carattere, le quali già da lungo tempo si sono combattute tra di loro per l'identico motivo, si scagliano addosso ad una simile anima prepotente e le fanno pagare quanto mai cara la sua audacia. Tuttavia un'anima arcistolta di questa specie è capace di sopportare per qualche tempo anche i più tremendi martiri, ossessionata com'è nella sua cecità dall'idea che, superate tutte le prove veramente d'inferno, le altre anime la riconosceranno e l’accetteranno quale un dio e un dominatore di tutte le altre.

                     7.     Ma quando essa con l'andare del tempi comincia a persuadersi di aver fatto una sciocca figura, allora essa si accende d'ira e di furore contro i suoi tormentatori, e guerra e fuoco divampano a dismisura, tanto che tali anime poi finiscono con il dissolversi entro un tal fuoco dell'ira; anzi, esse finirebbero addirittura con l'annientarsi del tutto se ciò fosse possibile!

                     8.     Ad ogni modo una simile bufera, quando viene concesso che scoppi e per quanto violento sia il suo imperversare, ha sempre questo di buono: la distruzione in tali anime di una parte considerevole di materia dannosissima, e per conseguenza le purifica un po’. Dopo molte tempeste di questa specie, ogni tanto qualche anima diventa più calma, e allora cerca di liberarsi da una simile compagnia tumultuosa che la circonda e tenta quindi di trovare una qualche possibile via d'uscita; in questi casi di solito viene permesso che essa pervenga ad una compagnia migliore, oppure viene di nuovo generata in una carne[2].

                     9.     Ed ora ritorniamo al nostro esempio del re, la cui anima ha percorso una via del genere come ve l'ho adesso descritta esattamente in brevi parole. L'anima di un re vissuto in tempi lontani, e che aveva esercitato il suo malvagio dominio in qualche paese dell'estrema Asia orientale, ritornando a questo mondo ne vede nuovamente la luce per la consueta via della carne in un corpo di bimbo concepito e partorito da una qualche donna in misere condizioni. In simili casi un'anima si ritrova del tutto bambina, e non sa assolutamente niente del suo stato precedente, e sarebbe un grave errore se ne conservasse anche soltanto una minimissima memoria.

                   10.   Il bambino, di sesso maschile come la prima volta, cresce in uno stato di povertà e si fa adulto, e allevato ed educato con pochissimi mezzi, diventa un onesto e abile lavoratore a giornata in un qualsiasi lavoro dei campi o domestico; riconosce Dio e Lo adora, e Lo ringrazia per il pane quotidiano. Infine egli trova a sua gioia nel servire e giovare al prossimo per una misera ricompensa. Venuto il suo tempo, il nostro lavoratore invecchia, si infiacchisce, si ammala e muore come tutti gli uomini della Terra.

                   11.   Che cosa succede allora della sua anima? Ecco: nell'aldilà essa va a raggiungere appunto la compagnia delle anime molto buone, laboriose e attive, e trova la sua gioia nello stimarsi molto inferiore alle altre anime e nel servire tutti econdo necessità. Questa buona direzione presa dal suo animo provoca il sollecito risveglio del suo spirito proveniente da Dio, che costituisce il suo ‘alter ego’ (il secondo io) nell'aldilà.

                   12.   Ma qualora questo avvenga, come certamente anche è il caso, neanche la perfetta unione di una tale anima con il suo spirito si farà molto attendere. Solo quando ciò sarà avvenuto, allora in una simile anima ritornerà la piena consapevolezza, e con questa pure il ricordo chiarissimo di tutti i suoi stati precedenti, ed essa loderà la Sapienza, la Potenza e l'Amore di Dio che dalle vicende più dolorose ha saputo ricondurla alla vera vita eterna.

                   13.   E da tutto ciò voi potete rendervi conto con sufficiente chiarezza di come Do, per le Sue vie imperscrutabili a qualsiasi mortale, possa guidare un'anima, reputata anche la più corrotta, verso la vera luce e verso la vera vita».

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[1]  Il riferimento non è facile a capirsi se non si conosce il significato di relegazione, che negli scritti di Lorber non viene utilizzato, o almeno non risulta nella traduzione italiana. Con questo termine è indicato tramite Berta Dudde (fascicolo 44) quel processo tale per cui un anima che è stata completamente inghiottita dal polo contrario, quindi completamente passata / ripassata nel materiale, e quindi non essendoci più per lei alcuna possibilità di redenzione nemmeno in tempi eterni visto il perdurare della sua durezza e rifiuto del divino in sé, verrà smembrata nella sua essenza e ri-relegata nella struttura spirituale della materia, affinché dopo cicli di evoluzione, dal materiale al vegetale, dal vegetale all’animale, dall’animale fino al conglomerarsi delle particelle animiche in un nuovo essere umano, potrà riprovare la sua esperienza dell’incarnazione, su questa Terra o su un'altra, ma non potrà assolutamente considerarsi una reincarnazione, perché i tempi e le caratteristiche delle particelle tra le due incarnazioni saranno completamente differenziate, e comunque non ci sarà alcuna reminescenza!

[2] Questo esempio di reincarnazione (e non di relegazione) deve essere però inteso come un evento eccezionale per accelerare i tempi di quell’anima che già nell’aldilà avendo già molto sofferto, si è però ravveduta, ed allora le si concede di accelerare il suo processo di crescita spirituale con una reincarnazione.