Riferimenti /
citazioni da altre Opere
(Jakob
Lorber – “Grande
Vangelo di Giovanni” vol. 4 -
cap. 106)
[Il significato e l’origine della Terra]
(Parla Gesù a
Lorber)
8.
Come però, e perché questo? Ecco, questa Terra si trova in condizioni
sommamente particolari. Essa, come pianeta, appartiene ora certamente a questo
Sole; ma, a stretto rigore di termini, non ha avuto la sua origine da questo,
contrariamente a tutti gli altri pianeti – ad eccezione di uno tra Marte e
Giove, il quale è stato distrutto, per certe ragioni malvagie, già 6.000 anni
fa, o meglio si distrusse da sé e per opera dei suoi abitanti, – ma ha avuto la
sua primordiale origine dal Sole centrale primordiale ed è, sotto un certo
aspetto, più vecchia, rispetto a questo vostro Sole di un periodo per voi
inconcepibile. Tuttavia essa ha cominciato a diventar solida dopo che questo
Sole [planetario], quale aggregato mondiale sviluppato, aveva iniziato la sua
prima rivoluzione intorno al suo Sole centrale già da molto tempo, ed [essa] ha
poi attratto a sé principalmente da questo Sole [planetario] ciò che veramente
costituisce il suo vero e proprio [elemento] materiale-corporeo».
(Jakob
Lorber – “Grande
Vangelo di Giovanni” vol. 8 -
cap. 74)
[L’evoluzione spirituale dei pre-adamitici]
1. Disse Marco, pieno di stupore: «Signore e Maestro dall’eternità, io, e si spera che anche tutti gli
altri abbiamo capito la Tua benigna chiarificazione, ma per noi non si può
nemmeno parlare di una completa comprensione penetrante in profondità, dato che
a noi manca ciò cui Tu stesso hai accennato; tuttavia siamo giunti ad avere in
noi una chiara visione delle cose, anzitutto perché ora sappiamo che cosa sono
effettivamente i resti fossilizzati da noi trovati nelle profondità della
Terra, e pure come sono andati a finire in tali profondità in seguito ai molti
sconvolgimenti della stessa ed ai susseguenti spostamenti del mare. In secondo
luogo ho appreso, almeno io, che cosa, il grande profeta Mosè
intendeva velatamente con i sei giorni della Creazione. Questo ci basta per il
momento, così possiamo attendere tranquillamente fino a quando, grazie al
nostro stesso perfezionamento spirituale, apprenderemo di più, però io scorgo
pure che questi sono solo insegnamenti per pochi, e tali anche rimarranno.
2.
Ora è rimasta una sola domanda, per lo meno a me, e Tu, o Signore e Maestro, mi
concederai di grazia di lasciarTi ancora una volta
importunare?».
3.
Dissi Io: «Tu sai che ti ascolto volentieri, perciò puoi senz’altro parlare!».
4.
Disse il romano Marco: «Signore e Maestro! I pre-adamitici, dei quali
si è ora parlato, per quanto fossero dotati di un’intelligenza istintiva e di
poca libera volontà, avevano però anche anime che, come tali, non erano
mortali, quantunque forse potevano essere mutabili; che cosa ne è di loro? Dove
e che cosa sono esse ora in questo sesto periodo della Terra, e che cosa
riserva poi loro il futuro? Certo, si potrebbe qualificare una simile domanda
come presuntuosa e temeraria; dato però che io sono un romano sempre bramoso di
sapere, e non un ebreo sonnolento, Tu vorrai passar per buona questa mia
domanda e darmi una breve risposta!».
5.
Dissi Io: «Oh, certo, perché non lo dovrei fare? Abbiamo tempo più che a
sufficienza, cosicché tu puoi ora ascoltarMi. Vedi,
se perfino le anime delle pietre, delle piante e degli animali continuano a
vivere e, quando sono libere dalla materia, passano unite perfino nelle anime
umane e nel corpo di un uomo possono diventare veri uomini, così pure le anime
dei pre-adamitici avranno una sopravvivenza al pari delle anime degli uomini di
tutti gli altri mondi nell’infinito spazio della Creazione, le quali
continueranno a vivere eternamente.
6.
Però, quali anime che continuano a vivere nel regno degli spiriti, esse sono
condotte su uno dei grandi corpi mondiali, e precisamente sul corrispondente
piano spirituale del corpo mondiale, e là guidate ad una più profonda
conoscenza di Dio, della Sua Potenza e della Sua Sapienza, cosicché continuano
a vivere completamente beate, e possono anche diventare sempre più beate.
Tuttavia, dove si trova un tale grande corpo mondiale all’interno di questo
globo involucro, sarebbe completamente inutile che Io te lo dicessi, dato che
tu, con i tuoi sensi, non potresti scorgerlo, come pure non potresti trarne il
convincimento che le cose stiano proprio così come Io te le descrivo. Di ciò
non è nemmeno il caso di parlarne durante il tempo della tua vita corporale,
per lo meno finché tu non sia pienamente rinato nel tuo spirito. Perciò, fino
allora, ti devi accontentare che Io ti dica: “Nella Casa del Padre Mio ci sono molte
dimore! Un giorno nel Mio Regno, per tutti voi, ogni cosa diventerà chiara”. Mi
hai compreso?».
7. Disse Marco:
«Oh, sì, Signore e Maestro! Ora però dovrei farti ancora una domanda, poiché da
cosa nasce cosa!
8.
Al tempo dei pre-adamitici, questa Terra era già quella camera della vita nel
cuore del grande Uomo cosmico?».
9.
Dissi Io: «Se non ancora nella realtà operante, certo lo era nella sua
destinazione per tale scopo. In quel tempo primordiale, infatti, come operante
era un altro corpo mondiale [Mallona], i cui uomini
caddero preda di un immenso orgoglio e di una completa dimenticanza di Dio, e
coloro che ancora credevano in Dio non si curavano di Lui e del Suo Amore, ma
Lo sfidavano e, nella loro cecità, cercavano – per così dire – di farLo precipitare dal Trono della Sua eterna Potenza. I
maligni sapienti di quel mondo dicevano che Dio aveva la Sua dimora nel centro
del loro corpo terrestre, e che si doveva perciò farsi strada e andarLo a cercare fin lì con delle mine e farLo prigioniero. Essi, infatti, scavarono in quel mondo
anche buche terribilmente profonde, in seguito al che molti perirono.
10.
Quando Io inviavo loro dei messaggeri e li ammonivo, essi venivano, per
ricompensa, tutti strangolati, e gli uomini non miglioravano per nulla. Ed allora
Io permisi che quella Terra fosse squarciata dal di dentro in molti pezzi! E
questo avvenne all’inizio del sesto periodo di questa [vostra] Terra, e questa
[vostra] Terra divenne la camera della vita [nel cuore del grande Uomo
cosmico]. Dove però si trovava quella Terra che girava pure intorno a questo
Sole, lo stabiliremo ora; ma prima diciamo a Lazzaro di portarci un po’ di vino
fresco, e poi continueremo il nostro discorso!».
(Jakob Lorber – “Grande
Vangelo di Giovanni” vol. 8 -
cap. 75)
[Sugli
effetti salutari del vino, e sulle conseguenze se bevuto smodatamente. Sulla
distruzione nel 4000 a.C. del pianeta che orbitava intorno al Sole tra Marte e
Giove.]
1.
Lazzaro si allontanò con alcuni servitori e portò del vino fresco che aveva un sapore
squisitamente buono; i calici ne furono nuovamente riempiti e noi tutti ne bevemmo e ci sentimmo rafforzati in tutto il corpo. Tutti i
presenti, d’animo lieto, Mi lodarono perché Io avevo posto su questa Terra
delle cose così buone e corroboranti.
2.
Io però dissi: «Certo, certo, un tale vino è una sostanza corroborante e rinforzante,
però soltanto quando è bevuto con moderazione e a tale scopo. Per chi però ne
prende senza misura e s’inebria, non è più una bevanda rinforzante, ma
debilitante per tutto il suo essere. Perciò gustate il vino sempre
moderatamente nel Mio Nome, che in tal modo vi rafforzerà anche per l’eterna
vita dell’anima, mentre, se bevuto smodatamente, allora in esso si manifesta il
maligno spirito del piacere e della lussuria. Però un tale spirito non ravviva
l’anima, ma l’uccide per il vero spirito della vita proveniente dai Cieli, e
rende quasi impossibile la rinascita spirituale dell’anima, su questa Terra.
Anche questo imprimetevelo bene nella mente!».
3.
Io allora non dissi questo solo per amore della buona Verità, giacché lo avevo
già detto parecchie volte, ma lo dissi perché Giuda Iscariota beveva molto con avidità ed era già quasi ubriaco. Egli se
n’accorse, si alzò da tavola e uscì all’aperto, dove visitò la cittadina di Betania.
4.
Quando fu uscito, il discepolo Andrea disse: «Sono proprio contento che quell’uomo indisponente si sia allontanato, perché è già da
qualche tempo che tiene un comportamento sempre più sospetto; e la Tua Dottrina
e i Tuoi grandi Insegnamenti non gli fanno alcun’impressione!
Egli non ci guadagna nulla, e tuttavia non vuole andarsene! Se io, o Signore,
avessi la Tua Potenza, egli non sarebbe più da lungo tempo in nostra
compagnia!».
5.
Dissi Io: “Anche lui però ha una volontà libera, e di conseguenza può anche
restare o andarsene come, e quando vuole. Voi però avete visto che Io permisi
perfino ai diavoli, secondo la loro volontà, di andare nelle scrofe, e così
permetto anche a quest’uomo, che tra voi è pure un
diavolo, di restare o di andarsene. Da parte Mia, infatti, ogni uomo o spirito
è perfettamente libero. Ciascuno però si preparerà anche il suo compenso
attraverso il suo agire. Se vuole diventare un angelo o un diavolo, è libero di
deciderlo lui stesso. Ora però non parliamo più di questo, perché abbiamo
ancora molto da dire su altri argomenti.
6.
Abbiamo visto, all’inizio del sesto periodo, come un mondo fu distrutto dal di
dentro, e che dai tempi di Adamo questa Terra divenne la cameretta vitale nel
grande Uomo cosmico. Ora però vi mostrerò la situazione di quel mondo
distrutto, e precisamente com’era prima e che aspetto ha adesso. Poi vi
mostrerò anche in quale rapporto stava allora questa Terra rispetto al grande
Uomo, vale a dire ve lo mostrerò solamente al modo della corrispondenza
spirituale, non già nella realtà materiale, dato che una cosa simile non vi può
essere mostrata con pure parole e senza mostrarvi un’immagine sensibile. Ora
Io, con la Mia Volontà, vi rappresenterò in piccole proporzioni il Sole con
tutti i suoi pianeti e voi, guardando una tale immagine, comprenderete presto e
facilmente le Mie parole; e dunque fate tutti ben attenzione!».
7.
Non appena ebbi pronunciato queste parole, sorse nel libero spazio eterico una
sfera del diametro di una spanna; essa raffigurava il Sole. In proporzioni il
più possibile buone, per quanto approssimative in grandezza e in distanza (lo
spazio della sala era naturalmente troppo piccolo per rappresentarle nella
piena esattezza delle proporzioni reali), furono anche rappresentati tutti i
pianeti con le loro lune, con incluso anche il pianeta distrutto all’inizio del
sesto periodo, con le sue quattro lune, così com’era prima della sua
distruzione. Spiegai a tutti la posizione dei singoli pianeti e ne diedi anche
i nomi, tanto in lingua giudaica che in quella greca, ed essi scorsero il
pianeta in questione librarsi tra Marte e Giove, nonché le sue lune girargli
intorno. In quanto a grandezza era uguale a Giove, solo aveva più terraferma di
questo e anche una più alta atmosfera intorno a sé, e pure una più forte
inclinazione polare e perciò anche una più inclinata rotazione intorno al Sole.
8.
Quando tutti ebbero ben compreso ciò, Io continuai dicendo: «Vedete, questo era
l’ordine circa quattromila anni fa, poi avvenne la distruzione di questo
pianeta a voi già accennata. Come e perché essa ebbe luogo, ve l’ho già detto.
Ora però guardate come stanno le cose dopo tale distruzione!».
9.
Allora tutti rivolsero lo sguardo al pianeta che si divise in molti pezzi
abbastanza grandi. Solo le quattro lune restarono intere. Dato però che tali
lune avevano perduto il loro corpo centrale, subentrò il disordine e si
allontanarono sempre più l’una dall’altra, anche perché esse avevano subito un
urto molto considerevole a causa dello scoppio del pianeta principale.
10.
I pezzi del pianeta invece si sparsero nel vasto spazio tra l’orbita di Marte e
quella di Giove; una gran quantità di frammenti più piccoli si allontanarono
anche di là dalle suddette orbite, e alcuni caddero su Giove, alcuni su Marte,
alcuni perfino sulla Terra, su Venere, su Mercurio e anche sul Sole.
11.
Anzi, allo scoppio del pianeta, perfino gli uomini, i quali erano di
corporatura gigantesca, furono lanciati nel libero spazio del cielo in gran
numero, e così pure altre creature. Alcuni cadaveri disseccati si librano
ancora nell’ampio spazio etereo, alcuni – ovviamente morti e pure essi
disseccati – stanno seduti o sdraiati nelle loro case che sussistono ancora nei
frammenti più grandi del pianeta. Alcuni di quei cadaveri caddero perfino sulla
Terra, dove però dopo alcuni secoli furono dissolti, e anche su altri pianeti.
12.
Allo scoppio, i grandi mari di questo pianeta si suddivisero in gocce di varia
grandezza, e così pure avvenne con i loro abitanti d’ogni specie e qualità. Alcune
di tali gocce hanno un diametro di parecchie ore [di cammino], racchiudono in
sé anche del terreno solido e sono ancora abitate da parecchi animali. Sulle
quattro lune, invece, vivono ancora le creature che già c’erano, ora però in
uno stato già più ridotto; sui frammenti più piccoli non c’è vita organica, se
si eccettua quella della decomposizione per l’azione del tempo, dell’aria e
della lenta dissoluzione».
(Jakob
Lorber – “Grande
Vangelo di Giovanni” vol. 8 -
cap. 76)
[Sugli
abitanti del pianeta distrutto che orbitava tra Marte e Giove. La causa che ha
scatenato l’enorme afflusso d’acqua nel diluvio di Noè.
La Terra, spiritualmente, è la papilla vitale principale nel cuore del grande
Uomo cosmico.]
1.
Dopo che ai presenti fu mostrato e
chiarito tutto ciò nel modo sopra descritto, il romano Marco disse: «O Signore e Maestro, tutto quello che è
avvenuto su quel pianeta deve essere stato per i suoi abitanti qualcosa di
indescrivibilmente spaventoso! Essi devono essere tutti morti dalla
disperazione! E che cosa è avvenuto delle loro anime?».
2.
Dissi Io: «Che una tale catastrofe sia stata per quegli uomini qualcosa di
spaventoso, è più che sicuro, però essi stessi ne avevano colpa. Essi erano
stati già prima, per lunghi periodi, istruiti, avvisati e ammoniti; a loro era
stato indicato quello che dovevano attendersi, ma essi, nella loro grande
saggezza mondana, consideravano tutto ciò delle fantasticherie e delle vane
sciocchezze da parte di quei veggenti che, nella loro semplicità e povertà
terrena, preannunciavano tali cose ad un popolo credulone per conseguire
importanza e ottenere qualche aiuto materiale. I grandi e le persone in vista,
non solo non credettero alle loro parole, ma li
perseguitarono in tutti i modi, anche col fuoco e con la spada; anzi, essi alla
fine presero posizione tanto seriamente contro tutto ciò che, per quanto poco
odorasse di trascendentale, se qualcuno osava scrivere o esprimere qualcosa
riguardante lo Spirito, veniva ucciso senza pietà! Così divenne poi impossibile
affrontare il grande orgoglio e la durezza spietata di quegli uomini!
3.
Quegli uomini avevano molta inventiva nelle cose terrene, e già da diverse
migliaia di anni, così come sono calcolati sulla Terra, avevano inventato una
specie di grani esplosivi. Questi grani distruggevano ogni cosa quando erano
accesi. Se voi ammucchiaste circa diecimila libbre di quei nefasti grani
esplosivi in una caverna, a circa mille lunghezze d’uomo di profondità sotto il
monte Libano, e poi li accendeste, essi allora si incendierebbero tutti nello
stesso istante e frantumerebbero l’intera grande ed alta montagna in molti
pezzi. Una cosa simile fecero anche gli hanociti
prima di Noè con parecchi monti, aprendo così i
bacini d’acqua interni della Terra, e allora tutti perirono nei flutti saliti a
grande altezza.
4.
Vedete, con queste pessime scoperte suggerite dai demoni, gli uomini di quel
pianeta s’immersero sempre più nel disordine che andava sempre aumentando,
finché esso raggiunse il culmine. Si dichiararono vicendevolmente guerra; un
paese minava il sottosuolo dell’altro con quei dannati grani esplosivi,
accendendoli poi artificialmente e facendo così saltare in aria l’intero paese.
Con queste manovre di distruzione di interi paesi, essi continuarono il loro
triste gioco, facendo delle buche sempre più grandi e più profonde nella loro
Terra che era duemila volte più grande di questa vostra, e un bel giorno
giunsero troppo in profondità, fino alle sue camere interne che sono, per
natura, profondamente e ampiamente riempite, in tutte le direzioni, dalla
sostanza del fuoco primordiale, il quale divampò con un violento scoppio. E
vedete, tale interna violenza di fuoco scardinò completamente tutto il grande
pianeta che esplose facendolo volare in pezzi in tutte le direzioni, e quegli
uomini malvagi raggiunsero la loro fine, insieme al loro pianeta!
5.
Io sapevo bene che sarebbe successo così, e avevo già previsto che questa
[vostra] Terra sarebbe stata quella che è adesso. Questa [vostra] Terra
corrispondeva però già originariamente all’ultima parte, nel senso di quella
più umile, nel corpo dell’uomo cosmico, e precisamente alla papilla dermica più
in basso nel mignolo del piede sinistro. Tale parte non è l’ultima per il luogo
in cui si trova, ma, come ho detto, per il suo significato spirituale di
umiltà. E ora questa [vostra] Terra è la portatrice dei Miei veri e propri
figli, i quali hanno da indirizzarsi e da educarsi loro stessi, di loro libera
volontà, secondo la Mia Volontà a loro rivelata.
6.
Ma perfino dal punto di vista fisico sussiste un legame e una corrispondenza
tra la papilla vitale nel cuore e la papilla dermica inferiore nel mignolo del
piede sinistro. E così si può dire che prima questa [vostra] Terra, nel grande
Uomo cosmico, corrispondeva, anche con speciale riferimento spirituale
all’umiltà, a ciò che Io ho indicato come la papilla dermica del mignolo del
piede, e perciò ora essa, nel cuore del grande Uomo cosmico, è anche la papilla
vitale principale – vale a dire spiritualmente – e tale resterà attraverso
coloro che su di essa sono divenuti i figli del Mio Amore e della Mia Sapienza.
Essa però può anche restarlo ancora fisicamente per un tempo di una lunghezza
per voi inimmaginabile, nonostante che sul suo suolo si arriverà a cambiamenti
troppo grandi. Anche i futuri discendenti [degli uomini di questa Terra],
infatti, inventeranno di nuovo i nefasti grani esplosivi, e ancora una quantità
di altri strumenti di distruzione, e provocheranno molte, molte devastazioni
sulla Terra. Ma che essi non possano arrivare a profondità troppo grandi della
Terra, a questo sarà già provveduto da parte Mia.
7.
E così pure non lascerò mai orfani i Miei su questa Terra, ma resterò presso di
loro in Spirito fino alla fine dei suoi tempi; perciò, su questa Terra, una
simile distruzione non potrà mai avvenire; però devastazioni e desolazioni
locali avranno sicuramente luogo, e gli uomini saranno colti da grande
angoscia, spavento e afflizione, e molti saranno oppressi dalla paura e
dall’ansiosa attesa degli eventi che potrebbero accadere. Saranno però essi
stessi la causa di tutto ciò che accadrà loro.
8.
Ed ecco che adesso Io ho svelato dinanzi a voi cosa accadde in quell’epoca a quel corpo mondiale ora distrutto, e vi ho
pure svelato come ciò sia in relazione con questa [vostra] Terra e anche che rapporto
avrà in futuro; ed ora chiedete a voi stessi se avete ben compreso ciò».
(Jakob Lorber – “Il Vescovo
Martino” Cap. 46)
[La
nona sala col suo triste segreto – Il frantumato mondo di asteroidi e sua
storia]
1.
“Ora” – continua il Signore – “siamo
giunti anche alla nona porta. Che cosa scorgi qui? Ora, Mio caro figlio
Martino, puoi parlare già di nuovo, ma solo quanto necessita. E così rispondi
alla Mia domanda!”.
2.
“Signore” – dice Martino – “per adesso non vedo proprio molto! Vedo circa nove
piccoli, brulli ammassi mondiali informi che galleggiano intorno in questa
purissima aria celeste, sui quali non c'è proprio da scoprire molto all’infuori
di alcuni cespugli. Nel profondissimo sfondo appena visibile, mi sembra di
scorgere un grande, perfetto mondo celeste. Questo però mi sembra che sia così
immensamente lontano da qui che, a causa di quest’enorme
lontananza, non riesco a scoprire il mondo stesso, per non parlare di ciò che
vi si trova.
3.
Quattro di questi ammassi mondiali orbitanti qui in grande vicinanza, sembrano
di essere anche popolati, perché vi scopro delle specie di piccoli edifici
completamente singolari. Dei popoli però di questo pezzo di mondo non si vede
nulla. Probabilmente questi non saranno le più grandi popolazioni dei cieli!
Forse vi abitano solo una certa specie d’infusori umani! Qui davanti alla
soglia della porta, passa sospeso proprio un pezzettino di mondo. Non scopro
altro che molti stentati cespugli ed alcune autentiche casette per mosche, che
veramente somigliano più a formicai che ad una qualunque specie di abitazioni.
Qui non si muove e non si agita nulla – eccetto il pezzetto di mondo stesso.
Dimmi Tu, o Signore, a me clemente, che cos'è questo, è anche un pianeta o
qualcos’altro?”.
4.
“Si, Mio caro figlio Martino” – rispondo Io. – «Anche questo è un pianeta – ma
come vedi, non completo, bensì un pianeta violentemente frantumato! Oltre a
questi nove pezzi, infatti, che si muovono davanti a noi in circuiti molto
disordinati, esiste ancora una gran massa di ruderi: parte dispersi su altri
pianeti circostanti, parte però si aggirano ancora in orbite molto disordinate
nello spazio infinito della Creazione. Qua e là ancora in questo momento, se
capitano nelle vicinanze di un pianeta compatto oppure addirittura di un sole,
essi sono tratti a sé dagli stessi e in un certo senso consumati.
5.
Tu ora ti domandi: “Come e perché, infatti, un tale pianeta è stato distrutto
così, e che aspetto aveva prima, e come i suoi abitanti?”.
6.
Vedi, al ‘come’ ti risponde la Mia Onnipotenza! Fu quindi la Mia Volontà!.
7.
Ma ‘perché’? – Vedi, questo pianeta era un giorno destinato prima della Terra,
a ciò che la Terra è destinata adesso! Il primo spirito caduto, infatti, lo
aveva scelto con la promessa di volersi qui umiliare e ritornare a Me. Questa
stella, per questo, doveva essere un giorno la stella di ogni salvezza! Qui
egli voleva operare completamente ritirato in sé e nessuna creatura di questa
stella doveva mai essere fuorviata da lui nella sua sfera, ancor meno in
qualche modo altri pianeti con i suoi abitanti!
8.
Egli però non mantenne questa sua promessa, bensì operò così malvagiamente
nella sua libertà a lui concessa, che nessuna vita poteva più progredire.
Perciò fu scacciato nel centro infuocato di questo corpo celeste e la
destinazione di questo pianeta fu subito trasferita alla tua Terra.
9.
Quando questo divenne maturo per gli uomini e Io misi il germe per il primo
uomo, allora il maligno si strappò dalle sue catene. Ebbi pietà di lui e gli
lasciai fare ciò che voleva. E vedi, allora egli distrusse il suo mondo e da lì
precipitò nell'abisso di questa tua Terra e fece allora sulla stessa sempre ciò
che a te è ben noto!
10.
Il motivo della distruzione di questo pianeta, quindi, come sempre in tutte le cose,
fu la Mia Misericordia! Quando, infatti, il pianeta era ancora intero e ricco
di potenti popolazioni, allora il drago denigrò il loro cuore ed essi si
accesero tutti in furibonda avidità di dominio e si giurarono un'eterna guerra
e un reciproco totale annientamento fino all'ultimo uomo.
11.
Allora nessun mezzo fruttò più. Perciò dovette seguire un giudizio. E questo fu
appunto il violento smembramento del pianeta, con la cui occasione, però, in
verità anche molti milioni di questi uomini giganteschi trovarono la rovina e
in parte furono seppelliti sotto le rovine, la gran parte però fu scaraventata
anche fuori nello spazio infinito. Alcuni di questi caddero perfino sulla
Terra, da dove ancora ai nostri giorni risale il mito pagano della guerra dei
giganti.
12.
Questi primi uomini però si estinsero poi completamente sui piccoli resti di
quello che fu un giorno un grande pianeta, perché non vi trovarono più nessun
nutrimento. Al loro posto furono poi messi uomini relativamente piccoli, i
quali ancora oggi abitano queste piccole terre e sono esseri estremamente
parchi, e ora corrispondono ai capelli del capo e alle sopraciglia del grande
Uomo cosmico. In fondo però scorgi ancora il pianeta intero con tutto, come
esisteva un giorno, conservato per un grande giorno, giorno che in futuro sarà
inviato sull’intera Infinità!
13.
Ora sai anche di questa porta ciò che per il momento ti è necessario sapere.
Tutto il resto verrà da sé al tempo giusto da te stesso, e precisamente da
questo seme che Io ora ho posto nel tuo cuore! Perciò seguiMi
ora alla decima porta, dove ti attendono già altre nuove meraviglie; così
sia!».
(Jakob
Lorber – “Grande
Vangelo di Giovanni” vol. 4 -
cap. 202)
13.
L'angelo allora prese in mano la
seconda perla e la liberò nello stesso modo dell'altra dalla sua crosta. Anche
questa era coperta di segni e di iscrizioni. Su una delle parti più lisce era
inciso molto bene il piccolo tempio di JA BU SIM BIL, e accanto a questo una
testa simile a quella della grande Sfinge. Le domande allora piovvero
nuovamente all'indirizzo dell'angelo, il quale fu nuovamente pregato di voler
spiegare che cosa volessero significare tutti quei segni e tutte quelle
iscrizioni.
14.
E l'angelo disse: «Amici miei, senza avere lo spirito completamente destato nella propria
anima, certo nessuno degli uomini oggi viventi sarebbe capace di decifrare
tutto ciò che è scritto e disegnato su questa perla!
15.
Quantunque anche questa perla sia ugualmente antica come la prima che è anche
più grande, tuttavia essa è stata così coperta di segni e di caratteri, solo
circa cento anni più tardi, e precisamente nell'epoca in cui fu compiuta la
costruzione del piccolo tempio nella roccia, pur non essendo perfettamente
ultimato ancora il lavoro all'interno. Perciò il piccolo tempio è qui
rappresentato come interamente compiuto.
16.
La testa qui raffigurata è quella del settimo dei re-pastori di allora, il
quale si attribuì il nome di Shivinz (erroneamente Sphinx), cioè il vivace o l'intraprendente; egli aveva
raggiunto l'età di quasi trecento anni quando ne venne riprodotto il capo in
proporzioni colossali scolpendolo fuori da un enorme blocco di granito,
scultura questa che si può vedere abbastanza ben conservata ancora oggi.
17.
Questo Shivinz aveva introdotto grandi riforme e
miglioramenti nelle scuole, come pure nell'allevamento del bestiame e
nell'agricoltura, e perciò dal suo popolo era fatto oggetto di una venerazione
quasi divina. Questi segni e iscrizioni hanno tramandato alla storia, appunto,
tutti i miglioramenti da lui introdotti nel paese col suo spirito veramente
attivo.
18.
Veramente non era stato egli stesso ad iniziare lo scalpellamento
del grande Tempio nella roccia, perché a questo lavoro si erano accinti già due
dei suoi predecessori molto devoti all'invisibile Spirito di Dio; egli però,
per la grande stima che nutriva per loro, li fece scolpire nella pietra, in
posizione seduta, in dimensioni la più possibile colossale, in una bella
pianura non lontana dal grande Tempio, e li fece collocare vicino al Nilo ad
eterna memoria. Poiché i due non avevano avuto un nome né, per pura modestia,
avevano mai voluto averne uno, egli impose in seguito loro un nome chiamandoli:
“I Senza Nome” (ME MAINE ONI, successivamente mal corretto in “Memnon”). Anche queste due statue sono ancora oggi,
visibile e molto ben conservate»
19.
Esclama il capo dei mori: «Oh, sì, tutto ciò noi lo abbiamo visto e
altamente ammirato! Ma che età devono dunque avere queste opere straordinarie?»
20.
Risponde l'angelo: «Circa tremila anni, e i prossimi tremila
anni non riusciranno neppure essi a cancellarne completamente le tracce. Ora
aspettate un po’, perché adesso sveleremo la terza perla; sulla sua superficie,
oltre ai due predecessori di Shivinz già perpetuati
nelle statue, troverete inciso il ricordo di un grande avvenimento di tutt'altro genere che sarà per voi motivo di molte
riflessioni».
(Jakob
Lorber – “Grande
Vangelo di Giovanni” vol. 4 -
cap. 203)
[Il
mistero della terza perla: i sette giganti e il sarcofago]
1. Raphael prese allora la terza
perla e la liberò dalla crosta.
2.
E quando ne fu del tutto spoglia, Raphael richiamò subito l’attenzione di quanti gli erano
intorno, ansiosi di conoscere il seguito della storia sulle statue dei Memnon (i senzanome) che
apparivano incise sulla perla nitidamente, e disse: «Vedete, ecco qui appunto i due Senzanome.
Qui però, più sopra, come i precedenti Senzanome, voi
potete vedere sette gigantesche figure umane vestite, e tutt’intorno,
una quantità di altre figure umane molto piccole. Ora, che cosa ha voluto
significare con ciò il saggio Shivinz, il quale ha
eseguito di propria mano il disegno e l’incisione?
3.
Ascoltate: intorno a quello stesso tempo, circa centosette anni prima del primo
dei due suoi predecessori innominati, nelle profondità degli spazi della
Creazione, un pianeta molto grande abitato da moltissimi esseri umani di
statura gigantesca era stato distrutto e ridotto in numerosi pezzi (Mallona), avendo il Signore concesso che così avvenisse.
4.
Al momento dell’improvvisa esplosione, non prevista da nessuno, sebbene fosse
stata anticipata più volte a quell’umanità, accadde
che sette uomini del menzionato pianeta, lanciati nello spazio, cadessero in
diverse località nello spazio libero dell’alto Egitto causando, con la violenta
caduta dei loro corpi, un forte scuotimento del terreno.
5.
Questa pioggia di uomini si protrasse per dieci giorni, cioè dal primo
all’ultimo caduto. Gli abitanti del paese dovettero passare in quel tempo ore
di angoscia e di spavento inconcepibile poiché, particolarmente la notte, essi
temevano che uno di tali giganti cadesse loro addosso e li schiacciasse tutti
quanti assieme. Perciò stavano sempre col cuore oppresso guardando il cielo,
temendo che un qualche nuovo ospite indesiderato di questa specie venisse a
rendere loro una visita per niente desiderata giù dalle nuvole!
6.
Per interi dieci anni fu stabilita una sorveglianza permanente per controllare
se qualche altro di questi colossali viaggiatori dello spazio fosse precipitato
nel loro paese; dato però che dopo i dieci giorni prima indicati nessun
fenomeno del genere si verificò, gli animi man mano si tranquillizzarono e la
gente si azzardò perfino ad avvicinarsi a quei cadaveri di giganti
completamente dissecati, i quali giacevano dispersi qua e là ad un quarto di
giornata di viaggio l’uno dall’altro.
7.
I sapienti tra quei primi abitanti dell’Egitto avanzarono allora l’ipotesi che
si fosse trattato di giganti che dimoravano in qualche paese molto grande e
lontano e che fossero stati puniti dallo Spirito di Dio per aver gravemente
peccato contro di Lui; Dio perciò nella Sua giusta ira li avrebbe fatti
sollevare dai Suoi potenti spiriti molto in alto sopra la Terra e scaraventare
poi giù, per dimostrare agli egiziani che Egli non risparmiava nemmeno i
giganti più poderosi qualora operassero contro la Sua Volontà. In breve, si
finì col bruciare questi giganti morti, dopo averli fatti a pezzi, e nel giro
di cinquant’anni, di tali ospiti di enormi
proporzioni non rimase più alcuna traccia.
8.
Quello però che di queste gigantesche figure umane rimase impresso fortemente
nella memoria ai primi egiziani fu l’idea del colossale, cosa che poi esercitò
grande influenza sulle loro opere, com’è provato più che evidentemente dalle
loro prime sculture.
9.
Nel Tempio di Ja Bu Sim Bil, in ciascuna delle tre
sezioni furono raffigurati sette giganti come sostenitori, in un certo modo,
del tetto, naturalmente scolpiti nella pietra e precisamente nella stessa
foggia del vestire com’era quella dei colossali viaggiatori piombati giù dall’aria;
gli egiziani, che prima andavano quasi completamente nudi, cominciarono ad
adottare essi pure una simile foggia del vestire. Per questa ragione anche oggi
si trovano gli antichi resti umani tutti vestiti in tale maniera, come si può
costatare esaminando le figure che adornano le loro mummie e i loro sarcofagi»
(Jakob
Lorber – “Grande
Vangelo di Giovanni” vol. 5 -
cap. 275)
(Parla Gesù):
10.
C’era una volta pure un mondo assai grande e illuminato da questo vostro Sole,
il quale aveva la stessa destinazione (Mallona);
sennonché i suoi abitanti si lasciarono trascinare a tali eccessi che su di
loro si scatenò un tremendo giudizio, quale non molto migliore questa Terra
ebbe un giorno a sperimentarne uno. Quel mondo fu completamente distrutto e
ridotto in macerie, e con esso perirono pure quegli abitanti fattisi
estremamente superbi e perversi.
(Jakob
Lorber – “Grande
Vangelo di Giovanni” vol. 8 -
cap. 58)
(Parla Gesù):
5.
Con ciò non è detto tuttavia che proprio questa Terra su cui noi siamo ora,
dovesse rappresentare il vero e proprio principale Punto affermativo. Avrebbe
potuto esserlo anche un altro mondo appartenente a questo Sole (Mallona), ed era effettivamente un altro ad esservi
destinato, ma i suoi abitanti si comportarono in modo molto più indegno che non
ora gli abitanti di questa Terra, e così quel mondo fu rigettato e devastato
insieme ai suoi abitanti.
(Jakob
Lorber – “Doni del Cielo” vol. 1 - cap. 56, 17-22)
(parla Gesù a
Lorber e ai suoi amici)
17.
Ebbene vedete, questo è dunque il modo in cui è sorta e si è formata quest’Alpe! Qui e là avrete visto pietre bianche sparse
disordinatamente, di cui alcune sono anche più marrone e grigie, e alcune
perfettamente bianche come la neve. Queste pietre non sono sorte su questo
sedimento e territorio, né sono cadute sull’Alpe, bensì sono sorte nel mare, ad
eccezione di quelle completamente bianche. Nell'ultimo periodo però, quando fu
iniziata da Me la formazione di quest’Alpe, con il
sollevamento di questi lastroni furono sollevate anche queste pietre. E
precisamente quelle che erano cadute in quel punto, specialmente all'epoca di
Adamo durante una generale rivoluzione (della Natura) e che hanno un aspetto
piuttosto bruniccio, e infine quelle che, con la successiva distruzione di un
grande pianeta che si trovava tra Marte e Giove, vennero scagliate sull’Alpe
già formata, e precisamente per il motivo che all'epoca della distruzione di
questo pianeta, la Terra si trovava sotto di esso proprio su una traiettoria verso
il Sole. Questo accadde, secondo il vostro calcolo del tempo, cinquecento anni
e qualcosa di più prima di Abramo. Da qui provengono questi blocchi
completamente bianchi che avete visto qua e là giacere appunto sulla superficie
di quest’Alpe.
18.
Certamente voi domanderete: perché ho distrutto un simile corpo celeste?
Vedete, veramente non l'ho proprio distrutto, bensì l'ho diviso in quattro
mondi più piccoli a causa di una grande discordia sorta tra gli abitanti dello
stesso. E vedete, come da voi l'oro, l’argento e i diamanti, così su questo
pianeta queste pietre bianche erano vere pietre dello scandalo. Perché per una
pietra simile, che voi avete visto lì giacere inutilmente, questi abitanti si
sono uccisi a migliaia e migliaia e si sono suddivisi in quattro rami
principali, i quali, nel modo più ostinato, si perseguitavano reciprocamente a
causa di queste. E questo perché tra loro s’immaginavano che chi non avesse
posseduto una pietra simile, non poteva essere intelligente e poteva essere
solo un animale ignorante. Perciò i potenti raccolsero queste pietre in massa,
anzi a montagne, e non lasciarono nulla di ciò ai più deboli, per poterli poi
tiranneggiare tanto più facilmente. E così questa truffa e avidità di possesso
giunsero così lontano che i possessori di tali pietre si consideravano dei e
s’imposero come tali al resto del popolo.
19.
Tra tali “dei” però uno voleva essere al di sopra dell’altro. Perciò ognuno
scavava, per quanto fosse possibile, nelle viscere di questo corpo celeste, per
fare del suo mucchio di pietre il più grande possibile e dimostrare con ciò la
sua divinità. Che cosa successe poi? Tali dei maltrattarono il popolo nel modo
più crudele e lo costrinsero a scavare giorno e notte nelle viscere di questo
pianeta. Altri ancora si dovevano radunare in grandi masse per diminuire con la
violenza ad un’altro “dio” il suo cumulo di pietre. E così andò avanti, finché
questi "dei", di cui ne esistevano a centinaia, si ridussero
reciprocamente fino a quattro. Ora questi quattro fecero raccogliere, dai loro
popoli, tali pietre da tutte le regioni del pianeta ed eressero addirittura
delle montagne molto estese con le stesse.
20.
Con tale coltura delle pietre le altre coltivazioni del paese passarono in
seconda fila e i popoli, insieme ai loro dei, furono a due passi dal morir di
fame. Allora questi quattro dei emanarono proprio una bella legge, vale a dire:
i popoli di un dio potevano catturare i popoli dell'altro dio e mangiarli, come
voi fate con la selvaggina! Vedete, questo fu il momento in cui questi dei si
permisero troppo. Ad un tale calcolo Io dovetti poi certo anche tracciare una
potente linea.
21.
Un Mio cenno, e un angelo frantumò l'intero corpo celeste in quattro parti e
formò così quattro corpi celesti separati più piccoli. Tutte queste pietre
vennero però scagliate fuori in una sola volta nel vasto spazio cosmico, alcune
di esse poi, secondo la Mia segreta Volontà, caddero sulla Terra, altre sulla
Luna, molte sul Sole. La maggior parte tuttavia sta ancora cadendo fino
all’epoca attuale nello spazio infinito. Vedete, questa è, in breve, la ben
fondata causa della caduta di tali pietre in quantità maggiore e minore sul
vostro corpo terrestre, da cui si è formata qui e lì un’intera catena montuosa
sulla Terra.
22.
Una volta vi ho anche menzionato che potreste trovare su una pietra simile
ancora delle piccole “dimore” molto rovinate ed erose, solo che questo non è da
prendere così alla lettera, ma soltanto come rispondenza. E qui allora “dimora”
indica una scritta, simile ai geroglifici dell'Egitto, la cui scritta
difficilmente qualcuno sulla Terra, all’infuori di Me, potrebbe leggere, se non
per Grazia Mia