Medium

Heigorina Cunha
 

 

 

Una città

nell'Aldilà

 

 

Casa del Nazareno Edizioni

 

 

INDICE

Note

Annotazioni intorno alla “Nostra Dimora”, André Luiz

Prologo

Spiegazione necessaria

 Cap. I

La città “Nostra Dimora”

 Cap. II

Piano Pilota

 Cap. III

Dettagli della città estratti dalle opere di André Luiz

Cap.  IV

Localizzazione di “Nostra Dimora” – Sfere Spirituali

 

ILLUSTRAZIONI

 Tavola 1

Edificio del Governatorato

 Tavola 2

Padiglione del restringimento di riposo e magnetizzazione per gli Spiriti in fase di incarnazione

 Tavola 3

Tempio nel Ministero dell'Unione divina

 Tavola 4

Primo disegno (piantina) della “Nostra Dimora”, incompleto

 Tavola 5

Parchi educativi del Chiarimento

 Tavola 6

Planisfero con la localizzazione della città

 Tavola 7

Le sfere spirituali

 Tavola 8

La colonia

 Tavola 9

Piano Pilota della città “La Nostra Dimora”

 

 

 

(note ricevute dal medium Francisco Càndido Xavier a Uberaba in Minas Gerais, dallo spirito Andrè Luiz)

 

Note su

 “LA NOSTRA DIMORA”

 

Uberaba, 17 giugno 1983

Il fratello Lucius ha fatto quello che ha potuto per far conoscere agli amici che vivono nel Piano fisico alcuni aspetti della “Nostra Dimora”, la colonia di lavoro e di rieducazione alla quale sono vincolate determinate anime nella spiritualità, soprattutto il piano pilota che le riguarda. Per fare questo, ha trovato la dedizione della me­dium Heigorina Cunha, di Sacramento, città dello stato di Minas Gerais, in Brasile.

Sarà egli riuscito a trasmettere, dettagliatamen­te, tutta l'immagine del vasto ambiente residenziale cui fa riferimento'? – Di sicuro no; ma siamo di fronte a una valida rea­lizzazione per ciò che riguarda le forme e le idee fondamentali che l'amico sopracitato ha tracciato, con cura, attraverso lo scambio spirituale.

È giusto ricordare qui le mappe che Cristofo­ro Colombo disegnò, influenzato da mentori e da amici spirituali, prima della scoperta dell'America. Tali abbozzi non rispecchiavano tutta la realtà, ma comunque dimostrano, ancora oggi, che il valoro­so navigatore presentò la configurazione di questo nuovo Continente almeno nelle sue linee essenziali.

Conviene chiarire che la “Nostra Dimora” è una colonia-città, abitata da uomini e donne, giovani e adulti, non più legati al corpo fisico. Esistono però centinaia di altre colonie-città spi­rituali intorno alla Terra che obbediscono alle leggi che regolano i loro movimenti di rotazione e trasla­zione.

Ovunque, dopo la culla, l'uomo, al centro della natura, si confronta con i principi di sequenza. Anche dopo la morte. Come risposta alle regole della reincarnazione e della disincarnazione, nascono nell'esperienza fisica, e da questa si liberano migliaia di creature uma­ne, nello stato mentale di cui si compiacciono.

Quelli che si avvicinano al mondo materiale attraverso la rinascita, si manifestano nella condizio­ne in cui si trovavano nel Piano spirituale. Di conse­guenza, coloro che dal mondo fisico ritornano al Piano spirituale, là si rivelano nella condizione in cui si trovano, sia in materia d'evoluzione, sia di fronte al resoconto della legge di causa ed effetto.

Nessuno è costretto a pensare in questo o in quel modo, per forza dei principi universali che ci governano. Ogni coscienza, incarnata o disincarnata, è libera, nel pensiero, di scegliere il cammino che più le si confà, anche nel caso in cui si trovi transitoriamente a fare i conti con le conseguenze infelici di scelte fatte in passato. In questo caso la creatura può alle­viare oppure rendere più grave la propria situazione, secondo la condotta che decide di adottare.

È comprensibile che, una volta avvenuta la disincarnazione, gli esseri umani trasferiscano nella vita spirituale i loro nobili ideali o le passioni depri­menti, le tristezze e le gioie, la convinzione e l'incre­dulità, i valori del discernimento e l'indisciplina dell'intelligenza, la scarsa conoscenza e l'ansia d'eleva­zione che si sentono di possedere.

La personalità spirituale, quando rinasce sul­la Terra, rimane all'interno del veicolo fisico, circon­data dalle prove che danno conferma del valore che essa ha raggiunto, con le fondamenta nell'assimila­zione di ciò che ha realizzato di meglio in se stes­sa. Al momento della disincarnazione questa stessa personalità dimostra chiaramente ciò che è, come sta e in quale grado evolutivo si trova, irradiando da se stessa il clima spirituale in cui ha piacere di vivere e convivere.

Nella culla terrena, la persona si riassume nella famiglia o nel gruppo sociale in cui è chia­mata ad imparare di nuovo le lezioni e le conclu­sioni del passato, per riscattare i debiti che può aver contratto, oppure per portare avanti i compiti d'amore e cooperazione per i quali si è liberamente impegnata.

Nella disincarnazione questa stessa persona ritorna a vivere con il gruppo spirituale che le è af­fine. In questo modo può mantenere una posizione mentale stazionaria, se lo desidera, oppure può co­gliere felici risultati dallo sforzo dell'auto sublimazione che ha svolto sul Piano fisico, sia attraverso il perfezionamento realizzato in se stessa, sia attraverso i compiti nobilitanti che ha iniziato a svolgere tra gli uomini, entrando naturalmente nel gruppo d'ele­vazione per il quale si è promossa.

Ogni Spirito è libero, nel pensiero, di miglio­rare se stesso, migliorando l'ambiente di vita nel quale si trova o di complicare la propria esistenza, compli­cando il campo delle esperienze cui è vincolato. Nelle colonie-città, o colonie-parchi, che gra­vitano intorno al Piano fisico, che sono residenza transitoria delle intelligenze disincarnate, è naturale che la lotta del bene contro il male, o contro la man­canza d'equilibrio della mente, continui ad avere le caratteristiche che abbiamo conosciuto esserle pro­prie sulla crosta terrestre.

La morte non opera miracoli. L'essere umano, oltre la morte, prosegue il lavoro di perfezionamento o rimane in una situazione stazionaria se non accetta l'obbligo di rinnovarsi ed evolvere. Le religioni, la filosofia e la scienza continua­no, per una necessità delle creature disincarnate, a credere, a studiare e sperimentare per sostenere il progresso e il miglioramento dell'uomo. Esse offrono vasti campi d'azione, rendono nobili i propri inter­preti, cultori ed esponenti.

Tenendo in considerazione i moltissimi spi­riti disincarnati, disorientati, vittime di passioni pro­vocate da loro stessi, analfabeti dell'anima, resi folli da sentimenti possessivi, portatori d'infermità e di conflitti che loro stessi attirano e alimentano, spiriti immaturi e disinformati che provengono da tutte le parti, è necessario che la casa delle affinità, il tempio della fede, la scuola e la predicazione, la preghiera e il conforto, il dialogo e l'istruzione, l'ospedale e l'as­sistenza, il soccorso e il trattamento di segregazione funzionino, nelle comunità dell'aldilà, con estrema comprensione verso quelli che sposano compiti sal­vifici.

Per un chiarimento graduale degli spiriti disincarnati che si rivelano bisognosi d'appoggio e d'istruzione (e se ne contano a milioni), la parola, orale o scritta trasmessa attraverso la radio o la tele­visione, è ancora il procedimento di comunicazione più veloce, benché la telepatia e la sublimazione sia­no presenti, oltre la morte, grazie ai circoli di iniziati sempre più numerosi, ad alti livelli di comprensione.

È giusto che la didattica, nell'aldilà, utilizzi la lezione, l'esame, l'esposizione pratica, i vari corsi d'introduzione per la conoscenza superiore, la disci­plina, l'apologo, gli esempi della storia e tutte le al­tre risorse, delle arti e della letteratura, che possano essere d'aiuto ai compagni che necessitano cono­scenza e motivazioni per il loro bene.

Nei piani più vicini all'esperienza fisica, le creature felici sono sempre disponibili a lavorare a favore degli infelici, i più forti a benefìcio dei più deboli, i buoni in soccorso di quelli che non trovano l'equilibrio, e i più saggi in appoggio degli esseri privi d'orientamento e degli ignoranti.

Nelle comunità delle creature disincarnate, l’affinità è il clima ideale per l'unione degli esseri, l'interesse per l'ascesa dello Spirito ai Piani superiori rappresenta il segno di tutti quelli che già si sono risvegliati nel rispetto di Dio e nell'amore verso il prossimo, il lavoro del bene è incessante, la religione non ha dogmatismi, la filosofia accoglie le più alte forme di pensiero ovunque si manifestino, la scienza è umanitaria e lo sforzo per il proprio perfeziona­mento intimo è un impulso instancabile in tutte le creature di buona volontà.

Oltre la morte, la vita continua, e si vede con maggiore chiarezza la realtà della teologia semplice che regge l'evoluzione, in tutto ciò che l'evoluzione possiede in comune con la natura: “A ognuno secon­do le sue stesse opere”.

ANDRÉ LUIZ

 

 

 

 

 

PROLOGO

(a cura della ricevente Heigorina Cunha in Sacramento)

 

 

Una spiegazione necessaria

4 febbraio 1983

La grande famiglia spiritista e il pubblico in gene­rale cui è destinato il messaggio di questo libro, non mi conoscono. Venuta dal Mondo superiore con la mia piccola dose di cooperazione, in questo prologo vorrei raccontare un po' della mia vita, affinché i cari lettori si rendano conto della precarietà di risorse di cui gli spiriti disponevano per manifestarsi attraverso la mia intermediazione.

Questo può anche spiegare gli errori tecnici, a vol­te elementari, riguardanti i disegni, se si tiene con­to soprattutto della qualità della materia ritratta, che coinvolge aspetti, paesaggi e cose del Mondo spiri­tuale.

*

Sono nata il 16 aprile del 1923, una bambina nor­male e, per qualche tempo, ho potuto godere come qual­siasi altra bimba di ottima salute. Una mattina mi svegliai triste e abbattuta. Mamma si prodigò con tutte le cure, usando subito tutte le risorse necessarie per togliermi da quello stato inat­teso di prostrazione.A ogni modo, rispondendo all'armonia delle Leg­gi dell'universo, quel giorno, il 23 aprile del 1924, ebbe inizio un processo di rinnovamento che avreb­be riguardato non soltanto me, ma tutta la comunità d'appoggio terreno che mi stava intorno, con uno sviluppo di lezioni indimenticabili da cui avremmo tratto tutti un enorme profitto.

Il fatto è che cominciò lì, in quei tranquilli giorni del passato, un processo di rigenerazione che giunse a noi tramite la paralisi infantile.

*

Fin da piccola sono stata innamorata del cielo che su di me esercitava un’attrazione fuori dal co­mune. Durante il giorno, seguivo con lo sguardo il passaggio delle nuvole e la loro continua metamorfosi di forme, cercando di scoprire le figure di persone e di cose; nel pomeriggio avevo un ap­puntamento fisso con il tramonto, che mi portava in estasi con il suo spettacolo di colori, e di notte subivo il fascino delle stelle distanti, anche se mi era impossibile decifrare il loro significato e la loro grandezza.

Il fatto è che, immobilizzata dalla paralisi, inchio­data su una sedia o sul letto, chiedevo sempre alla mamma che mi mettesse alla finestra per poter am­mirare il mondo di fuori. Attraverso quell’apertura illuminata, ancora oggi mi sento legata alla contem­plazione del firmamento.

Durante queste contemplazioni sublimi, dentro di me nascevano inevitabilmente delle domande: “Come avrei potuto camminare? Dove avrei trovato forze e risorse per vincere gli impedimenti dovuti alla mia malattia? Come avrebbe potuto Dio, Padre Nostro, aiutarmi più da vicino?”

È stato quando, grazie alla volontà di vincere e alla fiducia in Dio, ho iniziato a sentire la presenza di benefattori spirituali vicino a me ed ho maturato la convinzione che, con il loro aiuto, avrei trovato la soluzione. Avevo acquisito la certezza che il pensiero è una forza creatrice e che questa forza, per volontà di Dio e con l'aiuto degli amici spirituali, avrebbe potuto dare vita alla mia gamba paralitica e avrei potuto camminare.

Dopo lunghi anni di sforzi tesi a mettere in pratica gli esercizi fisici e mentali raccomandati dagli spiri­ti che mi soccorrevano, ho raggiunto l'adolescenza camminando grazie a un bastone e ringraziando la benedizione della vita al fianco dei miei cari genitori, Ataliba José da Cunha ed Euridice Miltan Cunha (Sinhazinha)[1].

La dedizione e la sensibilità di mamma mi aiu­tarono a vincere i complessi psicologici che spesso accompagnano i processi di riabilitazione cui mol­te creature devono sottomettersi, com'era capitato a me nel corso delle lezioni della vita. lo mi sentivo una ragazza normale come qualsiasi altra, la vita mi sorrideva intorno ed ero felice di avere sconfitto la paralisi.

 

*

 

Gli anni felici della giovinezza svaniscono però il 2 dicembre del 1961 quando la mamma, il mio più grande appoggio e il vero bastone che mi aveva fino allora sostenuto nella lotta, ritorna al Mondo superio­re, lasciando alle mie cure, insieme a una sorella non sposata, mio padre, immobilizzato nel letto da sei anni a causa di un incidente. Orfano come noi, dopo la partenza fisica di quel cuore generoso che tutelava la nostra esistenza, papà incominciò ad appoggiarsi alle figlie, fino a quando, nel 1971, tornò anche lui al Mondo superiore.

Racconto questi particolari della mia vita non per esaltare i valori personali, ma per dimostrare ai cari lettori che la Dottrina spiritista è una fonte inesauri­bile di forza creatrice e vivificante, nella quale possiamo immergere la nostra anima per liberarla dalle ferite che possono aprirsi nei cuori scoraggiati di fronte ai fatti naturali della vita.

*

Nel 1962, quasi un anno dopo la partenza di mamma, durante un ameno pomeriggio mentre contemplavo malinconica il tramonto, sentii per la prima volta la sua presenza, e da quel momento in­cominciai a penetrare con più frequenza i due piani della vita.

Fu però il 2 marzo del 1979 che vissi l'esperienza più affascinante di tutta la mia vita. Mi vidi uscire dal corpo, portata da uno spirito che non riuscii ad identi­ficare, verso una città spirituale che molto dopo sep­pi essere la città “Nostra Dimora”[2], di cui André Luiz, in quel libro dove lui riporta lo stesso nome, è traccia di un profilo magnifico e molto chiaro.

Osservai la città in alcuni suoi particolari e, sve­gliandomi, mantenni il ricordo dell'esperienza di quella notte meravigliosa che si era interrotta quan­do, all'albeggiare, quello spirito che mi accompagnava mi invitò a ritornare sulla Terra.

Non volevo perdere la visione di un avvenimento così bello, e quindi decisi di disegnare ciò che mi era stato possibile conoscere nel tempo di una così breve visita. Premetto di non essere una disegnatrice, e per questo i disegni che ho elaborato non hanno pretese tecniche, né sono in grado di riportare del tutto la bellezza delle forme. Nonostante ciò, ho fatto il disegno e l'ho conser­vato senza rivelare niente a nessuno.

*

Dopo tre anni l'esperienza si è ripetuta, questa volta in modo più nitido, ed ho potuto vedere altre cose rispetto quelle che già avevo visto mentre vol­teggiavo sulla città, contemplando i particolari del suo paesaggio. L'amico spirituale che mi guidava mi lasciò in un Dipartimento della città e andò in un altro per svol­gere i compiti che gli spettavano. Rimasi ad aspettar­lo e, dopo un po' di tempo, fui chiamata attraverso un apparecchio di comunicazione interna, simile a un telefono. Mi dissero che sarei dovuta restare in quella sezione perché non mi conveniva raggiungere il mio amico nelle Camere, luogo di molte sofferen­ze, e che lui sarebbe venuto a prendermi per il ritor­no sulla Terra.

 

Mi svegliai sentendomi incastrare bruscamente nel mio corpo. Ero ancora intontita dal volo, ma coscien­te di tutto quello che avevo visto.

Da questo viaggio è nato il secondo disegno, o pianta bassa della città “Nostra Dimora”, che corri­sponde al Piano Pilota (tavola n.8), come mi è poi stato chiarito da Francisco Càndido Xavier (il nostro caro Chico).

Devo aggiungere, però, che per quanto la forma sia vera, la città non si limita al numero di case e di isolati, indicati nel disegno soltanto a scopo illu­strativo, poiché si tratta di una città di vaste dimen­sioni che ospita circa un milione di abitanti.

Piena d'entusiasmo per il secondo disegno, lo feci vedere alle persone con cui avevo più intimità e di cui mi fidavo.

Una di queste fu un mio cugino, che portò la no­tizia a Francisco Càndido Xavier. Il buon medium di Uberaba si interessò al caso e mi chiese che gli por­tassi i disegni, e quale fu la mia sorpresa quando affermò trattarsi della città “Nostra Dimora”, la cui forma corrispondeva perfettamente a quella tracciata nel disegno!

Stimolata dal suo affetto e dalla sua comprensio­ne, cercai di disegnare altri dettagli della città, che vi offro in questo libro.

Li ho depositati nelle mani di Francisco Càndido Xavier, che si è occupato generosamente dei dettagli complementari e di portare il materiale all'Instituto de Dìfusào Espirita (Istituto di diffusione Spiritista) di Araras, che infine li ha pubblicati.

Colgo l'opportunità per ringraziare Dio e i buoni Spiriti per la partecipazione che ho avuto in questo lavoro, chiedendo scusa anche ai lettori per le natu­rali mancanze imposte dai miei limiti personali.

HEIGORINA CUNHA

 

 

 

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Cap. I

LA CITTÀ “NOSTRA DIMORA”

 

Nella vasta bibliografia medianica del medium Francisco Candido Xavier, la città spirituale cono­sciuta come “Nostra Dimora”, è stata la prima società urbana della Vita superiore ritratta in modo detta­gliato. Nel libro che porta lo stesso nome, edito dalla Federazione Spiritista Brasiliana, lo spirito di André Luiz, raccontando la sua esperienza, ha fornito una descrizione minuziosa circa l'organizzazione della so­cietà comunitaria e degli edifici di cui si serve come appoggio logistico.

Il medium racconta che rimase sorpreso dalle par­ticolari rivelazioni, e che André Luiz, affinché lui po­tesse dare libero corso ai suoi racconti, una notte lo portò, svincolato dal suo corpo fisico, a visitare la città “Nostra Dimora” affinché si rendesse conto della sua esistenza e conoscesse personalmente alcuni dei luoghi descritti nel libro.

In realtà il libro citato apriva nuovi e ampi campi per le indagini di quegli studiosi che incontrano dif­ficoltà a capire come la vita possa proseguire dopo la morte del corpo materiale, in modo normale e senza sbalzi. Era difficile immaginare, di fronte all'apparente di­versità di condizione fra incarnati e disincarnati, che lo Spirito potesse abitare città edificate e organizzate in modo simile a quelle terrene.

Gli spiriti dissero ad Allan Kardec che, nel Mon­do spirituale vivevano in ‘specie di accampamenti’, di campi, per riposare dopo un lunghissimo errare, stato sempre un po' penoso”. Non era possibile, è vero, dare ali all'immagina­zione per speculare su ciò che potevano essere real­mente queste specie di accampamenti, perché man­cavano riferimenti chiari che inducessero a idealiz­zare delle comunità di spiriti che potessero abitare delle città strutturate in edifici solidi, su un terreno fertile coperto di vegetazione, tutto strettamente si­mile a ciò che conosciamo sulla Terra.

A partire dalle informazioni fornite da André Luiz e superato il naturale stupore causato dalle rivela­zioni dello Spirito, ci si rese conto che le cose non avrebbero potuto essere diversamente.

Abituati per molti secoli a idealizzare il Cielo e l'inferno in termini che non corrispondono alle espressioni umane, nonostante le rivelazioni contenute nelle opere di codificazione, ci rifiutavamo dì accettare ciò che è ovvio. Se lo Spirito sopravvive al corpo, e le prove di questa sopravvivenza erano state fornite in abbondanza a partire dalla nascita della Dottrina spiritista, e se, d'altra parte, gli spiriti ci assicurano che ci saremo riuniti in famiglie e in gruppi e che la vita continua senza grandi cambia­menti dopo la morte fisica, perché avrebbe dovuto essere così discrepante il rapporto con i modelli ter­reni?

A partire dai ricordi della vita spirituale organiz­ziamo la vita terrena, e André Luiz ci dimostra che questa è una copia imperfetta di quella.

Dopo l'edizione del libro, la città “Nostra Dimora” si è installata nei cuori e nell'immaginazione di tutti i seguaci dello Spiritismo, che in essa identifica­no un modello incoraggiante delle organizzazioni e delle situazioni che attendono l'uomo dopo la disincarnazione e - perché non dirlo? - uno stimolo ad approfittare dell'esistenza fisica per convivere, dopo, in comunità identiche o migliori.

Se la rivelazione portata da André Luiz ha dovuto aspettare ottantasei anni, dopo l'edizione de II Libro de­gli Spiriti[3], adesso, quasi quarant’anni dopo la comparsa del libro Nostra Dimora, l'Alto ci concede” alcune informazioni in più, offrendoci la possibilità dì ricevere, attraverso il lavoro medianico della nostra sorella Heigorina Cunha, di Sacramento, il Piano pi­lota della città spirituale che è l'obiettivo di questo libro.

*

La città “Nostra Dimora”, secondo le informazio­ni fornite da André Luiz, è stata fondata da illustri portoghesi, disincarnati in Brasile nel secolo XVI, a partire dal punto in cui è localizzato oggi il Gover­natorato.

Lo spirito racconta che, in quel tratto di terra in cui si vedono edifici finemente decorati e in cui si aggregano delicate e nobili vibrazioni, i fondatori tro­varono “le note primitive degli indigeni del paese e le costruzioni infantili delle loro menti rudimentali”, e che dovettero, a costo del “servizio perseverante, della solidarietà fraterna e dell'amore spirituale”, con­quistarli e integrarli per conseguire gli obiettivi che si erano prefissati.

Nel periodo in cui l'Amico spirituale si pronunciò, la città poteva contare su circa un milione di abitanti.

Tenendo conto del fatto che la città si divide a seconda delle necessità della sua organizzazione am­ministrativa, ci permettiamo di informare coloro che ancora non hanno letto il libro la Nostra Dimora, che il Governatorato, l'organo centrale, conta sul lavoro e l'organizzazione di sei Ministeri che sono: il Ministero della Rigenerazione, dell'Aiuto, della Comunicazione, del Chiarimento, dell'Elevazione e dell'Unione divina. Questi Ministeri operano nelle aree centrali, e gli stessi nomi definiscono e ognuno di loro è guidato da dodici Ministri.

Chiariti questi dettagli, passiamo a considerare il Piano Pilota della città.

 

 

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Cap. II

PIANO PILOTA

 

Diciamo fin d'ora che esistono due disegni: il pri­mo, contiene solo la stella in cui si trovano il Go­vernatorato e le abitazioni presenti al suo interno destinate a chi lavora nei Ministeri (tav. 4); il secondo, in­vece, comprende le aree residenziali (tav. 8) che, benché affidate ai lavoratori del Ministero, possono essere acquistate dagli stessi attraverso dei “buoni ore” e sono passibili di trasmissione ereditaria. Anche in questo disegno si vede la grande muraglia di prote­zione della città.

*

La città ha la forma di una stella a sei punte, e il Governatorato si trova al centro del cerchio in cui s'inscrive la stella.

Dal Governatorato partono le coordinate che divi­dono la città in sei parti diverse, affidate, ognuna di esse, allo stesso numero di organizzazioni specializ­zate che si occupano dell'amministrazione pubblica, rappresentate, come si è già detto, dai Ministeri della Rigenerazione, dell'Aiuto, del Chiarimento, dell'Elevazione e dell'Unione Divina.

La città si divide quindi in sei moduli, ognuno dei quali parte dal Governatorato presso cui si eleva la torre di ogni Ministero che rappresenta il centro amministrativo.

Di fronte ai Ministeri si trova la grande piazza che li circonda. Per avere un'idea delle sue dimensioni di­ciamo che può contenere comodamente un milione di persone. La medium la descrive come bellissima, con una pavimentazione simile all'alabastro e molte panchine bianche tutto intorno, e negli spazi in cui si trovano i vertici delle basi dei triangoli, dietro le pan­chine, ci sono fonti luminose multicolori contornate da graziosi e delicati fiori.

Oltre alla piazza abbiamo i nuclei residenziali a forma di triangolo che sono destinati ai lavoratori di ogni Ministero. Quelli di più alto grado risiedono più vicino alla piazza e, quindi, al centro amministrativo. Queste case appartengono alla comunità, e se un la­voratore si trasferisce presso un altro Ministero, deve allo stesso tempo trasferirsi nelle vicinanze del posto di lavoro. I quadrati (quadratini), che si vedono disegnati all'inter­no del triangolo e vicino alla muraglia, rappresentano gli isolati in cui si trovano le abitazioni.

Negli spazi tra un nucleo abitativo e l'altro, sia in direzione della muraglia che in direzione del nu­cleo che corrisponde al Ministero vicino, si trovano grandi parchi alberati dove si ergono altre costruzio­ni, non esposte in dettaglio nella pianta del piano pilota, destinate al tempo libero o ai servizi per gli abitanti della città. Si può notare, per esempio, nel parco del Ministero della Rigenerazione, il suo Parco Ospedaliere: nel Ministero dell'Unione Divina, il Bo­sco dell'Acqua; nel Ministero dell'Elevazione, invece, il Campo della Musica. Tutte queste costruzioni, cui si fa riferimento, sono descritte nel libro Nostra Di­mora.

Ogni nucleo residenziale è percorso al centro da un ampio viale alberato che parte dalla muraglia e lo collega alla piazza principale e da lì al Governa­torato.

Tra i nuclei a forma di triangolo e la muraglia si trovano i nuclei residenziali destinati agli spiriti che, grazie ai loro meriti, possono acquistare le case at­traverso il pagamento in “buoni ore”, che è l'unità monetaria standard, corrispondente a un'ora di pre­stazioni lavorative per la comunità. Queste case, ap­partenendo a coloro che le acquistano, possono co­stituire oggetto di eredità. Nella pianta compaiono soltanto pochi isolati ma, per la verità, ve ne sono molti di più, a perdita d'occhio, e si estendono fino alla muraglia.

La grande muraglia di protezione circonda la città e lì sono puntate le batterie di proiezione magnetica che hanno lo scopo di difenderla dagli attacchi degli spiriti inferiori, il che non deve meravigliare perché, come sappiamo, la città è situata in una Sfera spiri­tuale di transizione ed accoglie gli spiriti che devono ancora reincarnarsi.

Fuori dalla muraglia si trovano i campi per la coltivazione dei vegetali destinati all'alimentazione pubblica.

*

La pianta della città, in ogni caso, manca di mi­sure che ci permettano di capire esattamente le sue dimensioni.

Possiamo tuttavia immaginare la sua grandezza dai riferimenti di André Luiz. Si tratta di una città che può accogliere un milione di abitanti. L'aerobus, correndo a una velocità che non ci per­mette di cogliere i dettagli del paesaggio e ferman­dosi a ogni tre chilometri, impiega quaranta minuti per andare dalla Piazza del Governatorato al Bosco delle Acque, che si trova nella pianta.

*

In sintesi, questo è ciò che ci mostra il Piano pi­lota, configurato nella pianta di cui siamo venuti a conoscenza grazie all'intermediazione della nostra sorella Heigorina Cunha.

 

 

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Cap. III

DETTAGLI DELLA CITTÀ ESTRATTI DALLE OPERE DI ANDRÉ LUIZ

 

Il libro Nostra Dimora è soprattutto ricco di detta­gli sulla città, dei suoi parchi e le sue edificazioni. Passeremo ora a riprodurle, nell'ordine in cui si presentano, citando alla fine il numero di pagina del libro[4].

*

(Tutte le seguenti citazioni sono riportate nel libro “Nosso Lar”)

 

«Anche se trasportato come se fossi un comune ferito, ho potuto notare il quadro confortante che ap­pariva ai miei occhi. Clarèncio, appoggiato a un bastone di sostanza lu­minosa, si fermò di fronte alla grande porta incassa­ta negli alti muri coperti di graziose e fiorite piante rampicanti. Egli toccò un punto della muraglia e lì si formò un'ampia apertura attraverso la quale passam­mo silenziosi. Un fatuo chiarore inondava tutte le cose. In lontananza un grazioso punto di luce faceva pensare al tramonto di un pomeriggio di primavera. Man mano che avanzavamo, potevo identificare costruzioni pre­ziose, situate in ampi giardini. Al segnale di Clarèncio i conducenti deposero len­tamente l'improvvisata amaca. Di fronte ai miei occhi apparve allora la porta d'ingresso del bianchissimo edificio, il quale aveva un aspetto molto ospitale, una sorta di grande ospedale terreno. Due giovani, ve­stiti con tuniche di lino bianco, accorsero premurosi sentendo il richiamo del mio benefattore e, mentre mi sistemavano su un letto d'emergenza per essere trasportati all'interno, sentii le dolci parole di racco­mandazione del generoso vecchio: “Sistemate il nostro protetto nel padiglione di de­stra. Ora mi attendono altrove. Domani mattina pre­sto ritornerò a vederlo”. Indirizzai all'anziano uomo uno sguardo colmo di gratitudine mentre mi conducevano verso una ca­mera confortevole di ampie proporzioni, arredata riccamente, nella quale mi offrirono un letto accogliente». (pp. 26-27).

*

«Quella melodia rinnovava le mie energie pro­fonde. Mi alzai vincendo le difficoltà e mi aggrap­pai al braccio che fraternamente mi veniva offerto. Vacillando, arrivai ad un enorme salone nel quale una numerosa assemblea meditava in silenzio, profon­damente raccolta. Dal soffitto, che brillava di chia­ra luce, pendevano delicate e fiorite ghirlande che scendevano fino alla base formando raggianti sim­boli di spiritualità superiore. Nessuno sembrava ac­corgersi della mia presenza, mentre io a malapena potevo dissimulare la mia incredibile meraviglia. Tutti erano attenti e sembravano aspettare qualcosa. Contenendo con difficoltà le numerose do­mande che mi passavano per la mente, notai che in fondo, su uno schermo gigantesco, si disegnava un prodigioso quadro di luce quasi magica. In virtù di sviluppati procedimenti televisivi, sullo schermo apparve la scena di un tempio meraviglioso. Se­duto in un luogo in evidenza, un uomo anziano coronato di luce fissava verso l'alto in atteggiamento di preghiera, vestito con una candida tunica che ema­nava raggi risplendenti. Nel piano inferiore, settantadue figure sembravano accompagnarlo in rispet­toso silenzio. Molto sorpreso, notai che Clarèncio partecipava all'assemblea che attorniava il vecchiet­to rifulgente. Strinsi il braccio dell'amico infermiere il quale, re­sosi conto che le mie domande non si sarebbero fatte attendere, si preoccupò di chiarire con voce bassa più simile a un soffio leggero: “Stai tranquillo. Tutte le abitazioni e le istituzioni della ‘Nostra Dimora’ stanno pregando con il Go­vernatore attraverso l'udito e la visione a distanza. Lodiamo il Cuore invisibile del Cielo”».

*

«Ora mi dilettavo a contemplare i vasti orizzonti, affacciato alle finestre spaziose. Ero impressionato soprattutto dagli aspetti della natura. Quasi tutto era una copia migliore di ciò che esiste sulla Terra. I co­lori più armoniosi, le sostanze più delicate. Il terre­no era tutto ricoperto di vegetazione. Grandi alberi, ricchi frutteti e deliziosi giardini. Montagne coronate di luce si stagliavano contro l'orizzonte proprio alla fine della pianura in cui la colonia riposava. Tutti i dipartimenti apparivano coltivati con grande cura. Poco lontano s'innalzavano grandi edifici di forme diverse, allineati a intervalli regolari. Ognuno di lo­ro esibiva fiori all'entrata, spiccavano alcune caset­te incantevoli circondate da muri ricoperti di ede­ra, qua e là sbocciavano rose di varietà diverse che macchiavano il verde di colori cangianti. Uccelli dai piumaggi variopinti incrociavano l’aria e, di quando in quando, si posavano a gruppi sulle bianchissime torri, innalzate dritte verso il cielo a guisa di gigan­teschi gigli. Dalle ampie finestre osservavo incuriosito il mo­vimento del parco. Con grande sorpresa identificavo gli animali domestici tra gli alberi frondosi, incolon­nati al fondo del parco». (pp. 45-46).

*

«Dopo alcune settimane di cure attive uscii per la prima volta, accompagnato da Lisias. Lo spettacolo che offrivano le strade mi lasciò im­pressionato. I vasti corsi abbelliti da alberi frondosi. L'aria pura, l'atmosfera di profonda tranquillità spi­rituale. Non si notava, però, alcun segno di inerzia o di oziosità perché le vie erano colme di creature. Numerose entità andavano e venivano. Alcune sem­bravano situare la mente in luoghi distanti, ma altre mi rivolgevano sguardi benevoli. Il mio compagno si preoccupava di darmi spiega­zioni perché in ogni momento mi trovavo di fronte a nuove sorprese. Percependo anche i miei più intimi pensieri, spiegò con sollecitudine: “Ci troviamo nella zona del Ministero dell'Aiuto: tutto ciò che vediamo, gli edifici, le case residenziali, rappresenta le istituzioni e i rifugi adatti ai compiti della nostra giurisdizione. Consulenti, operai e al­tri impiegati della missione risiedono qui. In questa zona si ricevono i malati, si ascoltano le richieste e vengono selezionate le preghiere, qui vengono preparate le reincarnazioni terrene, si organizzano i gruppi di aiuto rivolti agli abitanti dell'Umbral o a coloro che piangono sulla Terra, oltre ad essere stu­diate le soluzioni cii tutti i problemi legati alla soffe­renza”». (pp. 50-51).

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«Arrivammo, quindi, in una piazza dai contorni meravigliosi, che ostentava stupendi giardini. Al cen­tro si ergeva un palazzo di stupefacente bellezza, su cui svettavano torri sovrane che si perdevano nel cie­lo».

«In questa piazza si trova il punto di convergenza dei sei Ministeri cui mi sono riferito. Partono tutti dal Governatorato e si estendono a triangolo».

«Quindi commentò con rispetto: “Lì vive il nostro abnegato Direttore. Per far fron­te ai lavori di amministrazione si avvale delia col­laborazione di oltre tremila funzionari; nonostante ciò è il lavoratore più instancabile e fedele di tutti noi...”. – Lisias tacque, commosso e riverente, mentre al suo fianco io, rispettoso ed estasiato, contemplavo le meravigliose torri che sembravano scindere il firma­mento». (pp. 52-53)

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«Incantato alla vista dei prodigiosi giardini, chiesi al gentile infermiere che mi accompagnava, se pote­vamo riposare per qualche attimo su una panchina poco distante. Lisias annuì di buon grado. Una gradevole sensazione di pace riempì il mio spirito. Graziosi zampilli d’acqua colorata formavano nell’aria figure incantevoli». (p. 54)

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«Notando il mio interesse per i processi di alimen­tazione, Lisias disse: “Andiamo alla grande riserva della colonia. Là po­trai notare molte cose interessanti. Capirai che l'ac­qua rappresenta quasi tutto nella nostra città cii tran­sizione”. Incuriosito, accompagnai l'infermiere senza esitare. Quando arrivammo all'ampio angolo delia piazza, il mio amico aggiunse: “Aspettiamo l'aerobus”[5]. Mi ero ripreso a malapena dalla sorpresa, quando comparve un grande carro, sospeso a un'altezza di cinque metri dal suolo e colmo di passeggeri. Men­tre scendeva verso di noi come una specie di ascen­sore terrestre, lo osservai attentamente. Non era un mezzo di trasporto conosciuto sulla Terra. Costituito di un materiale molto flessibile, era molto lungo e

sembrava legato a fili invisibili, ciò dovuto al grande numero di antenne sul tetto. Più tardi, quando fui portato a visitare le officine del Servizio di Transito e Trasporto, trovai la confer­ma alle mie supposizioni. Lisias non lasciò tempo alle mie domande. Ospi­tati del confortevole mezzo, proseguimmo la corsa in silenzio. Provavo la naturale timidezza dell'uomo a disagio tra sconosciuti. La velocità era tale che m'impediva di fissare i det­tagli delle costruzioni scaglionate lungo il percorso. La distanza non era poca, visto che soltanto dopo quaranta minuti, tenendo conto delle fermate che l'aerobus faceva ogni tre chilometri, Lisias, calmo e sorridente, mi invitò a scendere. Ero estasiato dalla sublime bellezza del panora­ma. Il bosco, meravigliosamente fiorito, profumava il vento fresco di inebriante balsamo. Tutto in un pro­digio di colori e luci carezzevoli. Tra i margini borda­ti di erba rigogliosa, tutta smaltata di fiori azzurrini, scorreva un fiume di grandi dimensioni. La corrente fluiva tranquilla, talmente cristallina da sembrare in tono con i colori del cielo. Ampie strade si staglia­vano nel verde del paesaggio. Alberi frondosi erano stati piantati a intervalli regolari ed offrivano la loro ombra amichevole, a guisa di deliziose tettoie, sotto il confortante bagliore del Sole. Panchine dalle forme gradevoli invitavano al riposo. Notando la mia meraviglia, Lisias spiegò: “Ci troviamo nel Bosco delle Acque. Questa è una delle più belle regioni della 'Nostra Dimora'. Si tratta di uno dei luoghi prediletti per le escursioni degli amanti che vogliono tessere le più belle promesse di amore e fedeltà in vista delle esperienze sulla Terra”. L'osservazione di Lisias mi portava a fare delle considerazioni interessanti, ma lui non lasciò spazio alle mie domande. Indicando un edificio di enormi proporzioni, disse: “Quella è la grande riserva idrica della colonia. Tutto il volume d'acqua del Fiume azzurro che ab­biamo di fronte agli occhi, viene convogliato in gran­di casse di distribuzione. Le acque utilizzate per tutte le attività della colonia partono da qui. Quindi si riuniscono nei luoghi dei Servizi di rigenerazione e tornano a formare il fiume, che prosegue il suo corso normale verso il grande oceano di sostanze invisibili fino alla Terra”.» (pp. 59-61)

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«Alcuni minuti dopo arrivammo alla porta di una graziosa casa circondata da un giardino pieno di co­lori» (p. 96)

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«La nostra dimora dentro la “Nostra Dimora”. Al lieve suono del campanello, venne ad aprirci una simpatica matrona». (p. 96)

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«Entrammo. L'ambiente era semplice e accoglien­te. I mobili erano quasi identici a quelli terrestri; lo stesso era, in generale, per gli oggetti, con piccole differenze. Quadri dal sublime significato spirituale, un pianoforte di notevoli dimensioni su cui poggia­va una grande arpa dalle linee nobili e delicate. Li­sias, notando la mia curiosità, disse paziente: (...)» (p. 97)

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«In seguito, Lisias mi chiamò perché vedessi al­cune dipendenze della casa. Ci fermammo a lungo nella sala da bagno le cui interessanti installazioni mi meravigliarono molto. Era tutto molto semplice, ma confortevole». (p. 98)

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«”Come viene affrontata la questione della proprie­tà nella colonia? Questa casa, per esempio, le appar­tiene?” – La donna sorrise e rispose: “Così come accade sulla Terra, anche qui il con­cetto di proprietà è relativo. I nostri acquisti sono fatti in base alle ore di lavoro. II buono-ora, in fon­do, rappresenta la nostra moneta. Qualunque cosa viene acquistata attraverso tagliandi che otteniamo grazie ai nostri sforzi e alla nostra dedizione al lavo­ro. Le costruzioni in genere rappresentano un patri­monio comune sotto il controllo dei Governatorato; ogni famiglia spirituale, però, può acquistare una casa (mai più di una), presentando trentamila buo­ni-ore che si possono ottenere dopo un certo tempo lavorativo. La nostra casa è stata acquistata grazie al lavoro perseverante di mio marito, che è arrivato molto prima di me alla Sfera spirituale. Siamo rima­sti separati dai vincoli materiali per ben diciott'anni, ma sempre uniti da quelli spirituali. Comunque, Riccardo non si concesse un momento di riposo. Accolto nella “Nostra Dimora” dopo un periodo di grandi tribolazioni, capì finalmente la necessità di sforzarsi attivamente per preparare il nostro nido futuro. Quando arrivai, inaugurammo la casa che egli aveva costruito con tanta cura e che ha dato risalto alla nostra ventura (...)”» (pp. 115-116)

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«“E il problema dell'eredità?”, chiesi improvvisa­mente. “Le cose qui non sono molto complicate” rispose la signora Laura sorridendo. “Vediamo, per esempio, il mio caso. Si avvicina ora il tempo del mio rientro sulla Terra. Nel mio quadro di economia personale ho con me tremila ‘buoni-ora aiuto’. Non posso la­sciarli a mia figlia che sta per arrivare perché que­sti valori saranno riversati nel patrimonio comune, mentre in ogni caso alla mia famiglia resterà il diritto di eredità della casa. Il mio libretto di lavoro mi au­torizza a intercedere per lei e a prepararle un lavoro e un concorso favorevole assicurandomi, allo stesso modo, l'importante aiuto delle organizzazioni della nostra colonia spirituale durante la mia permanen­za nel mondo terreno. In questo calcolo, tralascio i riferimenti al meraviglioso guadagno che ho ottenuto nel campo dell'esperienza, negli anni in cui sono stata una collaboratrice del Ministero del1'aiuto. Ri­tornerò sulla Terra investita di più alti valori e potrò dimostrare delle qualità più nobili in vista del fine cui anelo”».

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«E mentre i giovani si salutavano, mi invitò solle­cito: “Vieni in giardino, perché non hai ancora visto il chiaro di Luna di questi luoghi”. Mentre la padrona di casa rientrava, chiacchierando con le figlie, Lisias mi condusse verso i giardini in fiore. Lo spettacolo che si presentò ai miei occhi era superbo! Abituato alla reclusione in ospedale, tra i grandi alberi non avevo ancora visto il quadro me­raviglioso che il chiarore della notte presentava nei vasti quartieri dei Ministero dell'aiuto. Glicini di pro­digiosa bellezza abbellivano il paesaggio. Gigli del colore della neve, colorati di un azzurro leggero in fondo al calice, sembravano coppe che emanavano un carezzevole aroma. Inspirai a lungo, sentendo le onde di energia nuova che penetravano il mio esse­re. In lontananza, le torri del Governatorato creavano bellissimi effetti di luce. Emozionato, non riuscivo a esprimere le mie impressioni. Sforzandomi di dimo­strare l’ammirazione che riempiva la mia anima, dissi commosso (...)» (pp. 126-127)

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«Seguii Tobias con decisione. Attraversammo ampi quartieri in cui i numerosi edifici mi sembrarono degli alveari nei momenti di più intensa operosità. Accorgendosi del fatto che io indagavo in silenzio, il mio nuovo amico spiegò: “Qui si trovano le grandi fabbriche della ‘Nostra Dimora’. La preparazione dei succhi, dei tessuti e dei manufatti in genere dà lavoro a più di centomila creature che si rigenerano ed illuminano allo stesso tempo”. Poco dopo, entrammo in un edificio dal nobile aspetto. Molta servitù andava e veniva. Dopo esse­re passati attraverso lunghi corridoi, ci trovammo di fronte a un'enorme scalinata che comunicava con I piani inferiori. “Scendiamo”, disse Tobias con tono grave. E notando la mia sorpresa, spiegò sollecito: “Le Camere di rarificazione sono situate nei pressi dell'Umbral. I bisognosi che si trovano lì, nei primi tempi in cui abitano nella 'Nostra Dimora', non pos­sono tollerare la luce e neppure l'atmosfera del mon­do sovrastante”.» (p. 145)

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«Non avrei mai potuto immaginare il quadro che si presentava ai miei occhi. Non era proprio l’ospedale del sangue e neppure un istituto per le normali cure della salute fisica. Si trattava, piuttosto, di una serie di ampie stanze collegate tra loro e colme di vere e proprie spoglie umane». (p. 146)

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«Subito dopo le ore 21, arrivò qualcuno dal fondo di un enorme parco. Era un ometto dall'aspetto singolare, la cui condizione di umile lavoratore era evi­dente. Narcisa lo accolse gentilmente, domandando: “Che cosa succede, Justino? Qual è il tuo mes­saggio?”. L'operaio, che faceva parte del corpo delle senti­nelle delle Camere di ratificazione, rispose afflitto: “Vengo a dire che una donna infelice chiede aiuto davanti al grande portone che si affaccia sui campi di coltivazione. Credo che i vigilanti delle prime linee non l’abbiano vista passare...” – Incuriosito, seguii l'infermiera nei campi, sotto il chiaro di Luna. La distanza non era poca. Ai due lati si vedevano gli alberi tranquilli dell'ampio par­co. Avevamo percorso più di un chilometro quando giungemmo al grande cancello di cui ci aveva parlato l'umile lavoratore». (pp. 168-169).

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«Ora che ero penetrato nel parco avvolto dalla lu­ce lunare, provavo una fascinazione singolare. Quegli alberi accoglienti, i verdi terreni seminati, erano per me un richiamo. In modo indiretto, pro­vocavo le spiegazioni di Narcisa, attraverso domande velate. “Nel grande parco” lei disse “non esistono sol­tanto i sentieri per l'Umbral o le coltivazioni di or­taggi destinate ai succhi alimentari. La Ministra vene­randa ha creato eccellenti piani per i nostri processi educativi”. E, osservando la mia sana curiosità, continuava a chiarire: “Si tratta dei ‘saloni verdi’ per i servizi educativi. Tra i grandi filari degli alberi ci sono dei recinti dai contorni meravigliosi in cui vengono tenute le con­ferenze dei Ministri della rigenerazione; altri sono riservati ai Ministri in visita e agli studiosi in gene­re. Uno, però, di rinomata bellezza, è riservato alle conversazioni del Governatore quando questi si de­gna di venire fino a noi. Periodicamente gli alberi si coprono di fiori, come piccole torri colorate, piene di incanti naturali. Abbiamo così nel firmamento un tetto accogliente, benedetto dal Sole o dalle stelle distanti”. – “Credo siano prodigiosi, questi palazzi della natu­ra” aggiunsi. – “Senza dubbio” proseguì l'infermiera entusiasta “il progetto della Ministra ha destato, secondo quan­to mi è stato detto, gli applausi sinceri di tutta la colonia. Ho saputo che questo è avvenuto preci­samente quarant'anni fa. Iniziò in quel periodo la campagna del ‘Salone naturale’. Tutti i Ministeri chiesero cooperazione, anche quello dell'Unione divina, che istituì il concorso di Veneranda per l'or­ganizzazione dei recinti di questo tipo, nel Bosco delle acque. Ovunque furono creati luoghi deliziosi. I più interessanti sono però, a mio avviso, quelli istituiti nelle scuole. Sono vari nelle forme e nel­le dimensioni. Nei parchi di Educazione del chiari­mento, la Ministra decise di far costruire un vero e proprio castello di vegetazione, a forma di stella, che accoglie cinque classi numerose e cinque istrut­tori di discipline diverse. Al centro è in funzione un enorme apparecchio destinato alle dimostrazioni per immagine, proprio come se fosse un cinematogra­fo terrestre, attraverso il quale è possibile effettuare simultaneamente cinque diverse proiezioni. Questa iniziativa ha portato dei grandi benefici alla città, permettendo di unire il lavoro all’utilità pratica e alla bellezza spirituale”. Avvalendomi della sua pausa naturale, domandai: “E l'arredamento dei saloni è uguale a quello dei recinti terreni?” – Narcisa sorrise e aggiunse: “C'è differenza. La Ministra ideò i quadri evan­gelici del tempo che ha segnato il passaggio di Cri­sto nel mondo, suggerendo di utilizzare le risorse della natura stessa. Ogni 'Salone naturale' possiede banchi e poltrone scolpiti con le sostanze del terre­no e imbottiti di erba profumata e morbida. Questo dà grazia e rende caratteristica la disposizione dei recinti. L'organizzatrice disse che sarebbe stato giu­sto ricordare le lezioni del Maestro, sulla spiaggia, durante le Sue divine escursioni sul Tiberiade, e da questo ricordo nacque l'idea ‘dell’arredamento natu­rale’, La conservazione di queste strutture richiede delle cure costanti, ma la bellezza dei quadri ripaga enormemente gli sforzi” A questo punto la buona infermiera s'interruppe ma, notando il mio silenzioso interesse, proseguì: “Il più bel recinto del nostro Ministero è quello dedicato alle conferenze del Governatore, La Mini­stra veneranda scoprì che lui aveva sempre stimato i paesaggi di gusto ellenistico e decise quindi di ar­redare il salone utilizzando dei tratti speciali, formati da piccoli canali di acqua fresca, ponti graziosi, mi­nuscoli laghi, portantine in legno e frondosa vege­tazione. I colori cambiano a ogni mese dell'anno, a causa dei fiori che cambiano ogni trenta giorni. La Ministra riserva l'aspetto più bello per il mese di dicembre, in commemorazione del Natale di Gesù, quando la città riceve i pensieri più cari e le più vi­gorose promesse dai nostri compagni incarnati sulla Terra e invia, a sua volta, ardenti affermazioni di speranza e di lavoro alle Sfere superiori, in onore del Maestro dei Maestri. Questo salone rappresenta una nota di merito per i nostri Ministeri. Forse saprai già che il Governatore viene qui la Domenica, quasi ogni settimana. Resta nel salone per parecchie ore, conferisce con i Ministri della rigenerazione, parla con i lavoratori, offre a tutti importanti suggerimenti, esamina i nostri rapporti con l'Umbral, riceve i nostri voti e le nostre visite e porta conforto ai malati e ai convalescenti. Quando scende la notte, se può fermarsi, ascolta la musica e assiste esibizioni artistiche, eseguite dai giovani e dai bambini dei nostri Istituti. La maggior parte dei forestieri che trovano ospitalità nella ‘Nostra Dimora’, è solita recarsi qui, spinta dal solo desiderio di conoscere questo ‘palazzo naturale’, che può co­modamente accogliere più di trentamila persone”. Ascoltando le interessanti informazioni che mi ve­nivano date, provavo un misto di gioia e di curiosità. “Anche il salone della Ministra veneranda” conti­nuò Narcisa piena di entusiasmo “è un recinto splen­dido, la cui conservazione merita da parte nostra at­tenzioni molto speciali (...)”» (pp. 175-178)

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«Mancavano pochi minuti alla mezzanotte quando Narcisa mi permise di raggiungere il grande porto­ne delle Camere. I Samaritani dovevano essere nelle vicinanze. Era fondamentale aspettare il loro ritorno per prendere dei provvedimenti. Quale fu la mia emozione nel ritornare al sentie­ro circondato da alberi frondosi e accoglienti. Qui, i tronchi ricordavano le vetuste querce della Terra; inoltre, le foglie graziose mi riportavano alla mente l’acacia e il pino. Quell'aria intrisa di balsamo era per me una benedizione. Nelle Camere, nonostante la grande ampiezza delle finestre, non avevo prova­to una così forte sensazione di benessere. Cammi­navo pertanto, silenzioso, sotto le benevole fronde degli alberi. I venti freschi le agitavano leggermente e mi avvolgevano in una dolce sensazione di ripo­so» (p. 180)

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«Si fermarono all'improvviso i cani al nostro fian­co, guidati dai lavoratori dal polso fermo. In pochi minuti ci trovammo tutti di fronte agli enormi corridoi del l'ingresso delle Camere di ratifi­cazione (...)» (p. 185)

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«Giunto il momento della lezione della Ministra, che ebbe luogo dopo la preghiera del vespro, accom­pagnato da Narcisa e da Sahistio, mi diressi al grande salone, in piena natura. Era una vera meraviglia il recinto verde, in cui i grandi banchi d'erba ci accolsero confortevoli. Cera­no fiori di tutte le varietà che, brillando alla luce di bei candelabri, esalavano delicati profumi. Calcolai che il pubblico fosse composto da più di mille persone. Nella disposizione tipica di una grande assemblea, notai che venti entità si sedevano in un luogo posto in evidenza tra noi e l'eminenza fiorita in cui si vede­va la poltrona de1'istruttrice». (p. 201)

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«La “Nostra Dimora”, come città spirituale di tran­sizione, è una benedizione concessa a tutti noi “dall’ampliamento della misericordia”, con il proposi­to di portare tanto qualcuno all'ascensione, come la maggioranza, al ritorno sulla Terra per realizzare i propri compiti di redenzione. Dobbiamo capire la grandiosità delle leggi del pensiero e sottometterei ad esse». (p. 205).

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«Riuniti nell'armoniosa biblioteca di Tobias, con­sultammo dei libri meravigliosi sia per la rilegatura che per il loro contenuto spirituale. La signora Hilda mi invitò a visitare il giardino affinché potessi osservare da vicino alcuni pergolati dalla forma singolare. Ogni casa, nella “Nostra Dimora”, sembrava essere specializzata nella coltura di determinati fiori. A casa di Lisias, i glicini e i gigli si contavano a centinaia; in quella di Tobias, invece, innumerevoli ortensie sbocciavano tra verdi lenzuola di violette. Bei pergolati formati da delicati arbusti, che ricor­dano il bambù ancora giovane, presentavano in alto un'interessante pianta rampicante, la cui peculiarità è di unire le fronde di piante diverse, a guisa di enor­mi fiocchi fioriti che formano delle graziose tettoie». (pp. 205-206)

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«Mentre rientravo nelle Camere, fui attratto da ru­mori assordanti che provenivano dalle zone più alte della colonia in cui si trovavano le vie pubbliche».

«Quando arrivammo ai piani superiori, dai quali si poteva accedere alla piazza del Governatorato, no­tammo un intenso movimento in tutti i settori. Il mio compagno intuì il mio naturale sgomento e spiegò: (...)». (p. 227)

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«Restammo per lunghi minuti a osservare quella moltitudine di Spiriti. Una volta raggiunto il Ministero della comunicazione, ci soffermammo ad ammirare i grandi edifici consacrati al lavoro di informazione. Migliaia di entità si urtavano afflitte. Erano tutte alla ricerca di spiegazioni e chiarimenti, ma sem­brava non riuscissero a mettersi d'accordo. Sorpreso da quel forte vociare, notai una creatura che, salita su un altissimo balcone, richiamava l'attenzione po­polare, Era un vecchio dall'aspetto imponente e an­nunciava che entro dieci minuti si sarebbe sentito un appello del Governatore. – “È il ministro Esperidiào” informò Tobias, rispondendo alla mia curiosità». (pp. 229-230)

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«Nell'allegra atmosfera generale, riguadagnammo la via pubblica. Le giovani erano accompagnate da Polidoro e Esticio, con i quali conversavano anima­tamente. Lisias era al mio fianco e, appena scendemmo dal­l'aerobus in una delle piazze del Ministero dell'elevazione, disse teneramente: “Finalmente conoscerai la mia fidanzata. Le ho parlato molto spesso di te”. Eravamo giunti nelle vicinanze del Campo della musica. Luci di una bellezza indescrivibile illumi­navano il grande parco, degno di un vero mondo di favole. Fonti luminose disegnavano quadri sor­prendenti, uno spettacolo assolutamente nuovo per me. Risi sconcertato e nulla potei replicare. In quel momento arrivammo all'ingresso del parco e Lisias, cortesemente, pagò il biglietto. Notai un grande gruppo di passanti fermo intorno ad un grazioso coro. Un ridotto corpo d'orchestra esegui­va brani di musica leggera. Di fronte a noi si aprivano sentieri fioriti, che permettevano l'accesso all'interno del parco in varie direzioni. Lisias notò la mia ammira­zione per le canzoni che ascoltavamo e spiegò: “Nelle estremità del campo avvengono alcune manifestazioni che rispondono ai gusti di quei grup­pi che ancora non sono in grado di comprendere l'arte sublime ma, al centro, è possibile ascoltare la musica universale e divina, l'arte santificata per eccellenza”. Effettivamente, dopo avere attraversato delle gra­ziose viuzze, in cui ogni varietà di fiore sembra­va trovarsi nel suo regno particolare, cominciai a sentire una meravigliosa armonia che dominava il cielo. Sulla Terra piccoli gruppi apprezzano la musica colta, mentre la maggioranza segue la musica popo­lare. Lì, invece, accadeva il contrario. Il centro del campo era pieno di entità. Avevo assistito a numerosi momenti di aggregazione nella colonia; ero rimasto estasiato di fronte alla riunione che il nostro Mini­stero aveva dedicato al Governatore, ma quello che vedevo in quel momento andava oltre a tutto ciò che prima mi aveva stupito. Il fior fiore degli abitanti della “Nostra Dimora” si presentava in forma magnifica. Non era il lusso e neppure una qualche forma di eccesso ciò che donava così tanta luce a quel qua­dro meraviglioso. Era, piuttosto, la naturale espres­sione di tutto l'insieme, la semplicità che si con­fondeva con la bellezza, l'arte pura e la vita senza artifici. Il paesaggio, curato con estremo buon gu­sto, rivelava la presenza di un tocco femminile. Non c'era spreco di ornamenti e niente tradiva la sempli­cità divina. Grandi alberi, diversi da quelli che si co­noscono sulla Terra, abbellivano i recinti illuminati e accoglienti. Le coppiette di innamorati non erano le sole ad attardarsi tra i sentieri fioriti (...)». (pp. 248-251)

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Anche in altri libri André Luiz fa riferimento al­le costruzioni della “Nostra Dimora”. Trascriviamo di seguito le sue parole:

«Alla vigilia della partenza, l'assistente Jeronimo mi portò al Santuario della benedizione che si trovava nella zona dedicata ai servizi di aiuto dove, come precisò l'assistente, avremmo ascoltato la parola di Mentori illuminati che abitavano regioni più pure e più felici della nostra. L'assistente non voleva partire senza prima recitare una preghiera nel Santuario, com'era abituato a fare prima di dedicarsi ai lavori di assistenza che sottosta­vano alla sua diretta responsabilità. Nel tardo pomeriggio, seguendo il programma sta­bilito, ci trovammo tutti in un salone molto ampio, dalla disposizione singolare. Al fondo spiccavano delle grandi apparecchiature elettriche che cattura­rono la nostra attenzione» (Obreiros da vida eterna, p.25)[6]

«Il giorno seguente, dopo avere ascoltato le lun­ghe considerazioni di Narcisa, mi diressi al centro dei messaggeri, nel Ministero della comunicazione. Ero accompagnato dal servizievole Tobias che mi era sempre vicino, nonostante l'immensa mole di la­voro che doveva svolgere. Stupito, raggiunsi la serie di maestosi edifici che componevano la sede dell'istituzione. Pensai di trovarmi di fronte a delle università riunite, data l'enorme estensione dei fabbricati. I cortili ampi, popolati da alberi e giardini, invitavano a sublimi meditazioni. Tobias mi svegliò dal sogno incantato, esclamando: “Il centro è molto ampio e in questo dipartimento della nostra colonia spirituale si svolgono attivi­tà molto complesse. Non credere che l'istituzione si riassuma negli edifici che abbiamo di fronte. Qui si trovano soltanto l'amministrazione centrale e alcuni padiglioni destinati all'insegnamento e alla prepara­zione in generale”» (Os mensageiros. p. 21)[7]

*

«Nel Tempio dell'aiuto[8] il ministro Clarèncio com­mentò la sublime orazione e noi lo ascoltammo attentamente».

 

 

[indice]

Cap. IV

LOCALIZZAZIONE DI “NOSTRA DIMORA”
SFERE SPIRITUALI

 

L'illustrazione di pagina 83 (tav. 6) ci mostra il campo ma­gnetico della Terra diviso in sette sfere, che seguono la tradizionale concezione dei sette cieli di cui parla­no gli antichi studiosi delle cose spirituali. In realtà, gli spiriti ci assicurano che ognuna di queste divisioni ne comprende altre.

La prima sfera rappresenta l'Umbral “spesso” più materializzato, in cui si trovano le dolorose regioni purgatoriali e delle cui organizzazioni comunitarie, benché prossime, abbiamo poche notizie.

La seconda sfera accoglie l'Umbral più ameno, in cui gli spiriti del Bene offrono la loro assistenza e in cui sono situate le dimore. Ogni disegno, semi-ret­tangolare, segnalato in questa regione, rappresenta una “Dimora”.

La terza sfera appartiene a rigore ancora all'Umbral che, essendo una zona di transizione, accoglie gli spiriti che hanno necessità di reincarnarsi. In questa terza sfera si trova la città “Nostra Dimo­ra”, in un punto situato al di sopra della città di Rio de Janeiro, a un'altezza che non siamo in grado di definire, ma che si trova nella ionosfera.

I libri di André Luiz ci danno notizie di queste tre sfere, delle quali descrivono gli edifici e le or­ganizzazioni mantenuti dagli spiriti del bene che si curano di aiutare ed assistere gli spiriti meno evoluti; così come raccontano le condizioni in cui vivono gli spiriti sofferenti non affidati all’aiuto di queste organizzazioni.

*

Dalle narrazioni del Messaggero si deduce che le Sfere spirituali si distinguono in virtù delle loro di­stinte vibrazioni, che diventano più pure nella misura in cui si allontanano dal nucleo.

Sappiamo che la Terra è un grande magnete che si proietta nello Spazio, mantenendo un campo ma­gnetico attivo e differenziato che contiene le Sfere spirituali, di modo che, per esempio, quando i ma­gnetismi della Terra e di Marte si controbilanciano, toccandosi, i due mondi si penetrano a vicenda al­l'estremità delle loro sfere.

Dalla Crosta fino a questo limite, però, si proiet­tano i continenti e i mari e, ovunque si trovi lo spirito in virtù della sua identità vibrazionale, in qualunque punto di questo vasto spazio magnetico, avrà sotto i suoi piedi la terraferma e il cielo aperto sopra la sua testa, poiché i suoi sensi non gli per­metteranno di percepire le sfere sovrastanti. In que­sta posizione si troverà in un punto della geografia planetaria che corrisponde alla nostra e al nostro stesso fuso orario.

Leggendo le parole di André Luiz quando descri­ve la seconda e la terza sfera, ci rendiamo conto che in entrambe vi è terraferma, solida, e del terreno fer­tile che si ricopre di vegetazione. Se è vero che le co­se stanno così, è facile capire che per i suoi abitanti noi viviamo all'interno della Terra.

I libri di André Luiz ci spiegano, inoltre, che gli spiriti delle sfere alte possono transitare in quelle più basse, ma gli spiriti che popolano le sfere infe­riori non possono, da soli, passare alle sfere supe­riori. Il transito tra le sfere avviene in diversi modi. Attraverso “le strade di luce”, descritte dagli spiriti come vie speciali, destinate al trasporto più impor­tante; tramite i cosiddetti “campi di uscita”, che sono i punti in cui le due sfere vicine si toccano; o ancora attraverso le acque, si suppone quelle che circonda­no i continenti.

Alla pagina 50 del libro Libenaçào (Liberazione)[9], è possibile trovare i riferimenti ai “campi di uscita”.

Quando André Luiz racconta il modo per il quale, in sogno, passò a una Sfera superiore[10], si riferisce a un'imbarcazione con un timoniere che si occupava del timone, che aveva un movimento ascensionale e che finì per arrivare davanti a un porto, indican­do che il passaggio era avvenuto tramite le acque del­l'oceano.

È chiaro che si tratta solo di alcuni aspetti rudi­mentali dell'importantissima questione delle Sfere spirituali della Terra. Sicuramente in futuro gli spi­riti faranno più luce su questa e altre questioni, of­frendoci la possibilità di comprendere ancora me­glio il mondo che si trova al di sopra della nostra frontiera vibrazionale. Questo è ciò che si deduce dall'affermazione contenuta alla pagina 85 del li­bro Os Mensageiros, 14° ed, che trascriviamo come conclusione:

«(...) “Esistono, però, André, altri mondi sottili al­l'interno dei mondi grossolani, meravigliose sfere che si compenetrano. L'occhio umano ha molti li­miti e neppure se si riunissero tutte le lenti fisiche sarebbe possibile svelare l'intero campo dell'anima che esige lo sviluppo delle facoltà spirituali per ren­dersi visibile e per essere percepito. L'elettricità e il magnetismo sono due correnti potenti che iniziano a svelare ai nostri fratelli incarnati qualche aspetto delle infinite potenzialità de1'invisibile, ma è ancora presto per pensare a un risultato complessivo. Solamente all'uomo che possiede sensi spirituali svi­luppati è possibile rivelare alcuni particolari dei pae­saggi che abbiamo di fronte agli occhi. La maggior parte delle creature legate alla Crosta non può comprendere queste verità, se non dopo essersi liberata dai legami materiali più grossolani. La legge dice che dobbiamo vedere solo ciò che possia­mo osservare con profitto”».

 

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ILLUSTRAZIONI

 

 

Tavola 1

Edificio del Governatorato, "su cu i svettano torri sovrane che si perdono nel cielo" .

 In alto l'aerobus. Disegno concluso 1'11 ottobre 1981

 

 

 

 

 

Tavola 2

Padiglione del restringimento, nel Ministero della rigencrazione,  in cui gli Spiriti vengono preparati per la reincarnazione.

 Il corpo spirituale si restringe fino a raggiungere le dimensioni adatte al processo di reincarnazione.

 

 

 

 

 

Tavola 3

Uno dei templi di iniziazione, nel Ministero dell'Unione divina, costruito in stile egiziano.

 

 

 

 

 

Tavola 4

Primo disegno (piantina) della “Nostra Dimora”, incompleto

 

 

 

 

Tavola 5

Nei parchi educativi del Chiarimento. “Un vero e proprio castello pieno di vegetazione, in forma di stella,

che ospita numerose classi di apprendimento.

Al centro funziona un enorme apparecchio destinato alle dimostrazioni per immagini,

come per un cinematografo terrestre, attraverso il quale è possibile effettuare simultaneamente, cinque proiezioni diverse”.

 

 

 

 

 

 

Tavola 6

La città "Nostra Dimora” evidenziata da una stella, si trova nella terza sfera al di sopra della Crosta,

sopra la città di Rio de ]aneiro, nella fascia che può essere defin ita come la periferia dell'Umbral.

 

 

 

 

 

TAVOLA 7

LE SFERE SPIRITUALI

1. Nucleo interno.

2. Nucleo esterno.

3. Crosta.

4. Manto.

5. Crosta terrestre.

6. Umbral spesso.

7. Umbral medio.

8. Umbral (in cui si localizza la città spirituale "Nostra Dimora").

9. Arte in generale o Cultura e Scienza.

10. Amore Fraterno Universale.

11. Direttrici del Pianeta.

12. Arco Celeste.

 

 

 

     

 

Tavola 8

La colonia

 

 

 

 

Tavola 9

PIANO PILOTA DELLA CITIÀ “NOSTRA DIMORA” DEL LIBRO CITTA' NELL'ALDILÀ

 

 

 

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[1] Sorella di Euripides Barsanulfo, lavorò con lui nella farmacia per molti anni, e dedicò tutta la sua vita alle persone bisognose. Nel Piano Spirituale, insieme al marito, continuò nel campo di lavoro di Gesù.

[2] Francisco Candido Xavier/André Luiz - Nosso Lar (Nostra Di­mora). FE11, Rio de Janeiro. 1943.

[3] Questione 11. 234, Il Libro degli Spiriti.

[4] Francisco Càndido Xavier/André Luiz - Nosso Lar (Nostra Di­mora), 25a ed., FEB. Rio de Janeiro, 1982.

[5] Veicolo aereo simile a una grande funicolare terrestre.

[6] Francisco Càndido Xavier/André Luiz - Obreiros da vida eterna (Lavoratori della vita eterna), 12a ed., FEB, Rio de Janeiro (la ed. 1946)

[7] Francisco Candido Xavier/André Luiz - Os mensageiros (I mes­saggeri), 14a ed., FEB, Rio de Janeiro (la ed., 1944).

[8] Istituizione della città spirituale in cui si trova l'autore, Nota dell'autore spirituale, da Francisco Candido Xavier/André Luiz - Entre a Terra e o Céll (Tra la Terra e il Cielo), 8a ed., FEB, Rio de Janeiro, p. 9, (la ed., 1954).

[9] Francisco Candido Xavier/And ré Luiz - Libenagào (Libera­zione), 9" ed., FEB, Rio de Janeiro (l*1 ed., 1949).

[10] Nossa Lar, 25" ed., p. 196.