La Via per la rinascita spirituale - Estratti

 

Raccolta di nuovi Scritti teosofici

 

Jakob Lorber

(Lo scrivano di Dio)

 

Via per la Rinascita spirituale

 

(un breviario estratto dagli scritti di Jacob lorber)

 

 

Titolo originale: Ammaestramenti dall’eterno Amore e Sapienza

(Sulla Parola vivente, la Rinascita dello Spirito, lo Spirito e la materia.  Estratto e composto da un uomo risvegliato ed illuminato da pubblicazioni più complessive e non ancora stampate e per l’osservazione, nell’osservanza dell’esame spirituale profondo, per amici della Verità dall’Alto)  - edito da: Johannes Busch  -  C.T. Landbek - Casa Editrice della Nuova Teosofia  - (T.F. Landbek & G.)  -  Bietigheim, Württemberg.  -  § LANDBEK §

 

 

Traduzione dalla seconda Edizione tedesca del 1991

Tutti i diritti riservati

Copyright 1979 by Lorber Verlag - D – Bietigheim

Dall’edizione in lingua tedesca di: H. Mühlberger, D – Augusta

ISBN 3-87495-123-5 (D)

 

Edizione in lingua italiana a cura del gruppo:

Amici della nuova Luce   -   www.legamedelcielo.it

Copy©right Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione

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Via Vittorio Veneto, 167 - 24038 Sant’Omobono Terme  (Bergamo)

Tel./Fax: 035.851163 - Cell.: 347.1041176

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Sito casa editrice:       www.gesu-lanuovarivelazione.com

Sito:                               www.jakoblorber.it

 

 

INDICE

 

                Prefazione

                Indice delle abbreviazioni dei titoli

 

Cap. I    -    Grande ed ultima testimonianza del Battista sul Signore

                (Giov.3,34-36)  -  (GEG 1/24 [12-18])

 

Cap. II    -   Il colloquio notturno di Gesù con Nicodemo

                [IG. 25-26]  -  [GEG 1/18, 19, 20,21 e 22 / rif. Giov. 3, 1-21)]

 

Cap. III  -   Dalla Scuola di Vita del Signore

                Motto   (GEG IX/155 [9])

III/a         Il ‘nocciolo’ fondamentale della Dottrina del Signore   (GEG III/53 [6-16])

III/b         Autodeterminazione ed attivo amore   (GEG III/241 [2-10])

III/c         La ‘Porta’ dell’abnegazione   (GEG IV/1 [4-6, 9-12])

III/d         La fede come prestazione   (GEG V/213 [8-9])

III/e         Conoscenza di se stesso e conoscenza di Dio   (GEG V/215 [1-7])

III/f          La coscienza e l’influsso degli angeli   (GEG III/232 [1-14])

III/g         Esortazione allo spirito della riconciliazione   (GEG V/250 [4])  -  (GEG IV/78 [1-5])

III/h         La libera volontà deve sempre essere rispettata  (GEG VIII/43 [7])

III/i          L’amore per il prossimo   (GEG VII/94 [17] - (GEG VII/140 [1, 3, 11-12]) - (GEG IV/39 [1])

                 - (GEG IV/79 [5-9])  -  (GEG V/126 [9])  -  (GEG VIII/120 [7,6])  -  (GEG XI/75 [18 e 19])

III/j          Sul pregare  (GEG IX/87 [4-6])

III/k         Sulla scienza delle rispondenze  (GEG IX/93 [4-7])

III/l          Umiltà e stima di se stesso  (GEG VII/141 [4-12])

III/m        La lussuria ostacola lo sviluppo spirituale  (GEG VIII/41 [8-13])

III/n         Sapere e sapienza – Sapere e fede  (GEG VII/183 [13-14]  -  (GEG IX/132, [11-13])

III/o         La differenza tra beatitudine e dannazione  (TL 58 [10-12])  -  (S.Sp. II/106 [8])

III/p         Che cos’è lo Spirito?  (S. Sp. II/79 [12-13])  -  (S.Sp.II/71, [9-14,8])

 

Cap. IV   -   Dell’Insegnamento del Signore sull’anima

                Motto (GEG VI/133 [3])

IV/a         Essenza e scopo della materia nel processo dello sviluppo dell’anima  (GEG VI/133 [3-6])

IV/b         I gradini di sviluppo dell’anima  (GEG X/21)

IV/c         Il processo formativo dell’anima («trasmigrazione delle anime»)  (GVG X/184)

IV/d         Esempio di unificazione di un’anima animale ad un’anima umana naturale  (GEG X/185 [4-7])

IV/e         I due principi nell’uomo: materia e spirito  (GEG XI/75 [2-27])

IV/f         La conduzione dell’anima umana per il perfezionamento  (GEG IX/171 [4-10])

IV/g         Sulla Conduzione di Vita nell’aldiquà e nell’aldilà  (GEG VII/156 [7-12])

IV/h         L’anima nell’aldilà  (GEG VIII/17 [5-7])  -  (GEG IX/142 [2] - 143 [8])

 

Cap. V  -  La triplice essenza dell’uomo ed il Regno di Dio nel cuore dell’uomo

                Motto (GEG II/217 [5])

V/a          La visione di Oalim  (GFD II/72 [9-26]; 74 [2-3, 24-32])  -  (GVG IV/214 [9]

V/b          Corpo, anima, spirito  (GEG II/217 [5]. (GEG IX/174 [9-12])  -  (GEG IX/176 [2-4, 7, 9])

                  -  (TL 51 [5,7])

V/c          La Trinità in Dio e nell’uomo  (GEG VIII/24 [1, 4-14]; 25 [1-15]) - (DC I, pag. 55 [12-13])

V/d          La resurrezione della carne  (GEG V/238 [1, 3, 6])

V/e          Il Regno di Dio nel cuore dell’uomo  (GEG IX/72 [11-15]  -  (S.Sp. II/10 [14])

                  -  (TL 70 [2-4, 13, 15, 21, 24-25])

V/f           Dio come Padre dall’Eternità  (GEG III/225 [6-9])

 

Cap. VI  -  La Redenzione

                (testo particolare, dato il 14 giugno 1840)

 

Cap. VII - La via per la rinascita spirituale

                Motto (testo del 15 agosto 1840)

VII/a        Necessarie regole di comportamento  (testo particolare mediante J.Lorber, dato il 15 e 18 agosto 1840)

VII/b       Questa però è la via più breve per la rinascita  (testo particolare, come sopra, del 18 agosto 1840)

VII/c        Auto contemplazione (meditazione)  (GEG I/224 [8 – 13])  -  (GEG I/226 [1-4])  -  (GEG II/166 [18,19])

                  -  (GFD II/242 [3-13])

VII/d       L’auto formazione  (GEG II/75 [7-9]  -  (Spiegazioni delle Scritture cap. 5)  -  (S.Sp. II/44 [16, 17])

VII/e        Contemplazione spirituale di un’aurora: sul vero riposo del Sabato nel cuore  (GEG II/148 [8-15])

VII/f        Il pensare nel cuore  (GEG II/62 [1-10])

VII/g        La duplice facoltà del riconoscere  (R. Bl. I/35 [2-6, 8])

VII/h       La rinascita dell’anima  (GEG XI/50 [1-14]  -  (GEG XI/52 [1-7]  -   (GEG VIII/61 [9-14])

                  -  (GEG VIII//57 [12])  -  (R. Bl. II/278, [4, 6]  -  (IG. 298 [8-13])

VII/i        La vista spirituale  (GEG XI/53)

VII/j        Fatiche inutili  (GEGV/160 [1-16])

VII/k       «Fare violenza al Regno di Dio»  (GEG VII/127 [3-7, 9])

VII/l        La via per l’unificazione con lo spirito  (GVG VIII/150 [14-16])  -  (GVG IX/103 [5-6])

 

Cap. VIII  -  La rinascita dello spirito

                Motto:  (GFD I/Prefazione del Signore)  (GEG I/2 [14-16], Giov. 1, 13)

VIII/a      Ulteriori spiegazioni  (GEG I/161, [1-6]) - (GEG I/214 [10-11] - (GEG II/41 [5]) - (GEG IV/220 [6-8, 10])

                 - (GEG IV/225 [5,6,8]) - (GEG VII/54 [11-13]) - (GEG VII/69 [6-7]) - (GVG IX/102 [8, 4-5])

                 - (GEG IX/108 [4-5]) - (GVG IX/141 [3]) - (S.Sp. I/64 [15])

VIII/b      Solo il Miracolo della Pentecoste ha reso possibile la rinascita spirituale  (GFD I/144 [2])

                 - (GFD I/46, [20-23]) - (GEG III/171 [4-8, 11-14]) - (GEG III/180 [3-8]) - (GEG IV/133 [8-9])

                 - (GEG IV/217 [9] - 218 [1]) - (GEG VI/142 [8]) - (GEG VII/129 [10]) - (GEG IX/56 [6-7])

VIII/c       Il rapporto tra anima e spirito:  (GEG VII/66 [5-8]) - (GEG IV/226 [1-4]) - (GEG IV/228 [2-5])

                 - (GEG IV/256 [1-4] - (GEG V/211 [3-7])

VII/d       La giusta conoscenza della Sapienza di Dio:  (GEG VII/55 [3-12])

VIII/e       La cameretta vitale nel cuore nella rispondenza dei sensi: (GEG VIII/57 [10-14])

VIII/f       I tre gradi del perfezionamento di vita:  (GEG VII/155 [1-13]) – (GEG I/3 [1]), (Giov. 1, 16)

 

Cap. IX  - Per la comprensione delle rispondenze tra il mondo della natura ed il mondo degli spiriti

                (DDC III/112)  (GEG I/92 [16])

 

Epilogo:  (GEG III/224 [12-14])

 

 

 

 

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Prefazione

Il presente volumetto prende il posto delle brochüre precedenti già esaurite «La via per la rinascita» e contiene una notevole selezione ampliata di testi scelti dagli Scritti di Jakob Lorber, ed insieme mirano allo stesso tema centrale.

Già al tempo della vita di Jakob Lorber (1800-1864) il suo primo editore Johann Busch di Dresda pubblicò nel 1856 per la prima volta un volumetto, di questo è ridato qui il frontespizio in facsimile. Questa rinascita spirituale non è da confondere con la reincarnazione, su cui nel Grande Evangelo di Giovanni VI/61 [3-4] si legge: «Il lontano oriente crede ancora oggi fermamente nella trasmigrazione dell’anima; ma tale fede è presso di loro molto contaminata, perché essi fanno tornare l’anima dell’uomo di nuovo in una carne animale. Ma un’anima per quanto imperfetta non ritorna più indietro».

Con rinascita spirituale si tratta piuttosto del perfezionamento dell’uomo, quindi della vera e sublime meta di tutti gli sforzi umani-spirituali, anzi dell’umanità in genere, com’è avvertibile dall’intera letteratura di Jakob Lorber come richiesta sempre presente, ed inoltre è menzionata in centinaia di testi anche nel diretto insegnamento e sotto sempre nuovi aspetti.

Così ora il presente breviario per la rinascita spirituale come una specie di filo conduttore vorrebbe guidare il lettore, attraverso la classificazione a gruppi per così dire dall’esterno della complessa materia, e cioè dal pensare materiale da noi così tanto abituale e profondamente radicato (uguale ad un Nicodemo) con l’aiuto della “Scuola di Vita” del Signore e di molti altri dei Suoi meravigliosi segnavia, gradualmente nel centro spirituale del nostro proprio essere, e questo significa: dall’oscurità della nostra vita terrena alla raggiante Luce di Grazia della Sapienza d’Amore proveniente da Dio nel nostro cuore. Ma che perfino la via più breve per la rinascita spirituale non è per nulla breve, ma – secondo le circostanze – può anche essere lunga e faticosa, cosa che in ogni caso però è la migliore che l’uomo possa scegliere, su ciò il Signore non ci lascia mai nel dubbio.

Così possa quindi questo breviario per la rinascita dello spirito proveniente da Dio essere per l’aspirante un fedele compagno di viaggio sulla sua via che conduce al Regno della Luce!

 

Merano, Autunno 1979

H. E . Sponder

 

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Il corpo dell’uomo non saprà mai in eterno tutto ciò che è nascosto in esso; perché egli non ha nessun occhio per la contemplazione di ciò che c’è nel suo interiore. Lo spirito però, che è nell’interno dell’uomo, è il solo a vedere ed a sapere tutto ciò che è nell’uomo. Perciò ognuno si adoperi per la vera rinascita dello spirito, senza di questa, infatti, nessuno può entrare nel Regno di Dio.

(GEG VI/158 [12])

 

 

ABBREVIAZIONI

TL                 =          La Terra

GEG              =          Grande Evangelo di Giovanni + L’11° Volume mediante Leopold Engel)

S.Sp.             =          Il Sole Spirituale

GFD              =          Governo della Famiglia di Dio

DC                =          Doni del Cielo

IG                  =          L’Infanzia di Gesù

R.Bl.              =          Robert Blum, nuovo titolo: Dall’inferno al Cielo (2 volumi)

S.T.S.            =          Spiegazioni Testi delle Scritture

 

(Sulle abbreviazioni di cui sopra, le cifre romane indicano il rispettivo volume, le cifre arabiche, i capitoli e pagine)

 

[indice]

 

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cap. I

Grande ed ultima testimonianza del Battista sul Signore

 

[Giov. 3, 34-36]: «Poiché colui che Dio ha mandato, proferisce parole di Dio. Ma Dio non dà a lui il Suo Spirito con misura (come ad un uomo, ma in tutta la sua pienezza). Il Padre ama il Figlio e ha dato ogni cosa nelle mani Sue.  Chi crede nel Figlio, costui ha la vita eterna. Chi però non crede al Figlio, costui non vedrà la vita, bensì l’ira di Dio rimane su di lui!».

 

[GEG vol. I - cap. 24, 12-18]

…«Così è anche con Colui che è venuto da Dio, per testimoniare di Dio e per parlare la pura Parola di Dio. È Egli stesso il mare senza fine (Spirito di Dio). Se di conseguenza Egli dà a qualcuno il Suo Spirito, non Lo dà in misura limitata, perché solo in Dio può esistere in ogni pienezza, ma Lo dà secondo la misura che è nell’uomo. Se però l’uomo vuole ottenere lo Spirito, la sua stessa misura non deve essere difettosa e rimanere aperta, bensì questa misura deve essere ben legata e ben sigillata!

Colui però, presso il Quale voi eravate ed avete domandato se Egli fosse il Cristo, anche se esteriormente è un Figlio dell’Uomo, ha ricevuto fin dall’Eternità lo Spirito di Dio non in misura umana, ma nella stessa infinita misura di Dio; infatti, Egli stesso è in Sé lo sconfinato mare dello Spirito di Dio! Il Suo Amore è dall’Eternità il Padre Suo, e Questo non è fuori del visibile Figlio dell’Uomo, bensì in Lui stesso. Questi è il Fuoco, la Fiamma e la Luce dell’Eternità in e dal Padre.

Ma questo caro Padre ama moltissimo il Suo eterno Figlio, ed ogni potere e potenza sono nelle mani del Figlio, e tutto ciò che noi abbiamo nella giusta misura, l’abbiamo presa dalla Sua smisurata pienezza. Egli stesso dalle Sue proprie Parole è ora tra noi un uomo di carne, e la Sua Parola è Dio, Spirito e Carne, questa noi chiamiamo il “Figlio”. Ma il Figlio è quindi in sé anche la Vita di ogni eterna Vita.

Chi di conseguenza accoglie il Figlio e crede in Lui, costui ha già in sé la Vita eterna. Infatti, se come Dio stesso in ogni Sua Parola è Vita perfettissima ed eterna, allora Egli è anche in ogni uomo che accoglie e conserva in sé la Sua vivificante Parola. Ma chi non accoglie la Parola di Dio dalla Bocca del Figlio, quindi non crede al Figlio, costui non accoglierà, ed anche non potrà accogliere la Vita, non potrà né vederla né sentirla in sé e l’ira di Dio, che è il Giudizio delle cose che non hanno altra vita oltre quella dell’eterna immutabile legge del dovere, rimarrà su di lui fino a quando non crederà nel Figlio.

Io, Giovanni, vi ho detto tali cose e ho dato a tutti voi una testimonianza pienamente valida. Con le mie mani vi ho purificato dal sudiciume della Terra! Ora, andate da Lui, accogliete la Sua Parola, affinché possiate essere resi partecipe del battesimo del Suo Spirito, senza questo, infatti, ogni mia fatica con voi sarebbe senza utilità e valore! Anch’io stesso vorrei andare da Lui! Egli però non lo vuole e mi rivela attraverso il mio spirito che devo rimanere, poiché nello spirito ho già ricevuto ciò che a voi ancora manca»[1].

 [indice]

 

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cap. II

Il colloquio notturno di Gesù con Nicodemo sulla rinascita

 

[Qui dapprima un promemoria da ‘L’Infanzia di Gesù’: cap. 26]:

 Quando la sacra famiglia dopo la cerimonia della circoncisione del Pargoletto Gesù uscì dal tempio, era già sopraggiunta la precoce notte invernale, e per di più era una vigilia del Sabato, quindi difficilmente si trovava ancora una casa aperta, e così Giuseppe ed i suoi non trovarono, in un primo momento, nessun alloggio in Gerusalemme. Alla fine però si avvicinò a loro un giovane nobile Israelita che gli domandò: «Che cosa fai ad un’ora così tarda sulla via col tuo fardello? Non sei tu pure israelita, e non conosci le usanze?». E Giuseppe gli rispose: «Vedi, io sono della stirpe di Davide; ora mi trovavo nel tempio dove ho sacrificato al Signore, ma la notte mi ha sorpreso ed adesso non posso trovare alloggio, e sono in grande angustia per la mia consorte e per il suo figlioletto!». Ed il giovane israelita disse a Giuseppe: «Venite allora con me, io vi alloggerò fino a domani, verso il compenso di un grosso o del suo equivalente!» Il mattino seguente, mentre Giuseppe si disponeva già per la partenza per Betlemme, venne il giovane Israelita con l’intenzione di riscuotere il grosso della pigione. Come però fu entrato nella stanza, lo invase un tale potente senso di sgomento, che le sue labbra non poterono articolar parola. E Giuseppe gli si avvicinò e disse: «Amico! Esamina quale tra i miei effetti ti sembra valere un grosso e prendilo, poiché io non posseggo denaro di sorta». Rinfrancatosi alquanto, l’Israelita disse allora con voce tremante: «O uomo di Nazaret, ora appena ti riconosco! Tu sei Giuseppe, il falegname, sei quello stesso al quale nove lune or sono toccò in sorte di ricevere dal tempio Maria, la vergine del Signore! Qui è quella vergine stessa! Come l’hai tu custodita, poiché essa è ora madre nei suoi quindici anni? Che cosa è accaduto? Certamente tu non sei il padre! Poiché uomini della tua età e timorati di Dio quale tu sei, come è noto in tutto Israele, non fanno mai cose simili. Ma tu hai figli adulti, puoi garantire per la loro innocenza? Li hai tu avuti di continuo sott’occhio, ed hai sorvegliato tutti i loro pensieri, le loro azioni e la loro condotta in generale?». Giuseppe però rispose al giovane e disse: «Ed anch’io ora ti riconosco; tu sei Nicodemo, un figlio di Benjam, della stirpe di Levi! Come puoi esaminarmi, non spettando a te tale fatto? Ma va nel tempio ed il sommo consiglio ti darà una giusta testimonianza sulla mia intera casa!». Queste parole penetrarono profondamente nel cuore del ricco giovane, ed egli disse: «Ma per l’amor di Dio, dimmi almeno com’è accaduto che questa vergine abbia partorito? È questo un prodigio, oppure è cosa naturale?». A questo punto la levatrice qui presente si avvicinò a Nicodemo e disse: «Uomo! Eccoti il grosso richiesto per questo miserabile alloggio e non trattenerci più a lungo invano. Ma rifletti chi è stato alloggiato nella tua misera casa per un grosso! Appressati però, e tocca il Pargoletto, affinché dagli occhi tuoi cada la grossa benda che li copre e tu veda chi è Colui che ti ha visitato!». Nicodemo allora si avvicinò e toccò il Fanciullo, e come L’ebbe toccato, gli fu dischiusa per breve tempo la vista interiore, così che egli vide la Gloria di Dio. E si gettò ai piedi del Fanciullo, Lo adorò e disse: «Quale Grazia e quale Misericordia deve essere in Te, o Signore, che vieni a visitare in tal guisa il popolo tuo!?». E Nicodemo restituì il grosso ed uscì piangendo. Dopo quest’avvenimento fece decorare quella stanza con oro e pietre preziose.

 

[GEG vol. I cap. 18]

Ma nella penultima notte della Mia permanenza nelle vicinanze di Gerusalemme venne da Me un certo Nicodemo, egli era un aristocratico di Gerusalemme; era un fariseo e come uno dei più ricchi cittadini di Gerusalemme anche il capo degli ebrei in questa città.

 

[Giov. 3, 1 e 2]: «Or v’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi degli ebrei. Costui venne di notte da Gesù e Gli disse: rabbi, noi sappiamo che tu sei un Maestro venuto da Dio, infatti, nessuno può fare questi segni che fai tu, se Dio non è con lui».

 

Questo Nicodemo quindi venne da Me nella notte e disse: «Maestro! Perdonami se vengo così tardi nella notte da Te e ti disturbo nel Tuo riposo; ma poiché ho saputo che lascerai questi dintorni già domani, allora non ho potuto fare a meno di tributarTi la mia dovuta stima. Poiché vedi, io e parecchi dei miei colleghi ora sappiamo, dopo che abbiamo osservato le Tue azioni, che Tu sei venuto da noi come un vero profeta mandato da Dio! I segni che Tu operi, infatti, nessuno li può fare, a meno che Jehova non sia con lui! Quindi Tu sei un evidente profeta e devi vedere come molti di noi si trovano a mal partito, ma ciò nondimeno attraverso i Tuoi predecessori ci è promesso il Regno di Dio, allora dimmi, quando questo verrà, e qualora venga, in quali condizioni si deve essere per giungere nello stesso?»

 

[Giov. 3, 3]: «Gesù gli rispose dicendo: “In Verità, in Verità Io ti dico: se uno non è nato di nuovo, egli non può vedere il regno di Dio”».

 

Alla domanda di Nicodemo Io risposi in breve così come lo dichiara il versetto, vale a dire: «In verità, in verità, se uno non è nato di nuovo, non può vedere il Regno di Dio e meno ancora entrarvi!». – Cosa che vuol dire quanto: se tu non risvegli il tuo spirito seguendo le vie che ti mostro con la Mia Dottrina e le Mie Azioni, ti sarà impossibile riconoscere il divino vivificante della Mia Parola, ed ancor meno penetrare nelle sue profondità elargitrici di Vita!

Che Nicodemo non avesse compreso questo Mio discorso e si dimostrava vero in lui che non si poteva afferrare il vivente divino delle Mie Parole, se non si è risvegliato nello spirito, lo mostra chiaramente il versetto seguente:

 

[Giov. 3, 4]: «Nicodemo gli disse: “Come può un uomo nascere ancora una volta, se egli è diventato vecchio? Come può entrare di nuovo nel corpo di sua madre e nascere da questo una seconda volta?”».

 

Nicodemo, sconcertato da questo Mio Discorso domanda: «Ma, caro Maestro, ciò che Tu dici ai miei orecchi suona veramente strano! Come può essere possibile che un uomo possa nascere ancora una volta? Può dunque un uomo che è diventato grande, vecchio e rigido, salire attraverso la stretta porticina nel corpo di sua madre, e poi nascere da questo per la seconda volta? Vedi caro Maestro, questa è una cosa impossibile! O Tu non conosci nulla del veniente Regno di Dio o per lo meno niente di quello autentico, oppure Tu lo conosci ma non vuoi dirmi niente per paura che Ti faccia catturare e gettare in prigione….Tu Sei un grande Benefattore della povera umanità ed hai guarito quasi tutti gli ammalati di Gerusalemme meravigliosamente con la Forza di Dio in Te; come potrei allora comportarmi male con Te?

Ma credimi, caro Maestro, io tengo molto al Regno di Dio che sta per venire! Perciò, se Tu ne sai di più, dimmelo in maniera che io possa afferrarlo! Parlami delle cose del Cielo con Parole celesti e delle cose della Terra con parole terrene, ma in ben intese immagini, altrimenti le Tue Parole mi saranno meno utili dei geroglifici dell’antico Egitto, che io non posso né leggere né comprendere. Ora dai calcoli da me effettuati sono certo che il Regno di Dio deve essere già qui, solo che ancora non so dove e come sia possibile giungervi ed esservi accolto. A questo vorrei avere da Te una risposta chiara e comprensibile».

 

[Giov. 3, 5]: «Gesù rispose: “In Verità, in Verità Io ti dico: se uno non è nato dall’Acqua e dallo Spirito, non può entrare nel Regno di Dio!”».

 

Alla ripetuta domanda Io diedi a Nicodemo di nuovo la risposta come compare precisamente nel precedente versetto 5. Essa è differente dalla prima solo per il fatto che qui viene stabilito da vicino, da che cosa bisogna essere rinati veramente per poter entrare nel Regno di Dio, vale a dire rinascere dall’Acqua e dallo Spirito, cosa che vuol dire quanto:

l’anima deve essere purificata con l’acqua dell’umiltà e dell’abnegazione (infatti l’acqua è l’antichissimo simbolo dell’umiltà; essa lascia fare tutto da sé, è per tutto zelante nel servizio, si sceglie sempre luoghi bassi della Terra e le altezze fugge) e soltanto dopo dallo Spirito della Verità, Spirito che mai un’anima impura potrà afferrare, poiché un’anima impura è simile alla notte, mentre la Verità è un sole pieno di luce che diffonde intorno a sé dappertutto il giorno.

Chi di conseguenza purifica l’anima con l’umiltà accoglie la Verità e la riconosce come tale, la Verità lo rende poi libero nello spirito, e questa libertà dello spirito oppure l’entrata dello spirito in tale libertà è poi anche la vera e propria entrata nel Regno di Dio.

Naturalmente Io non diedi una tale spiegazione a Nicodemo, perché egli nella sua limitata sfera conoscitiva l’aveva afferrata ancora meno dei brevi velati principi stessi. Perciò Mi chiese ancora una volta, come sarebbe da intendere questo.

 

[Giov. 3, 6]: «Ciò che è nato dalla carne, è carne, e ciò che è nato dallo Spirito è spirito».

 

Ma Io gli diedi per risposta come sta scritto nel precedente versetto 6: «Non ti meravigliare se ti parlo in questo modo! Poiché vedi, ciò che viene dalla carne, questo è ancora carne, quindi materia morta oppure involucro esteriore della vita; ma ciò che viene dallo Spirito, questo è anche spirito oppure l’eterna vita e la Verità in sé stessa!».

A Nicodemo le cose non apparvero ancora chiare. Egli fece un movimento improvviso con le spalle e si meravigliava sempre di più, non per la cosa in sé, perché egli, quale uno dei più sapienti farisei che era versato in tutte le scritture, non era in grado di afferrare il senso di questo discorso, infatti, egli teneva in gran conto la sua sapienza, ed anche a causa della sua grande sapienza era stato elevato a capo degli ebrei.

A causa di ciò si meravigliava potentemente, perché ora in Me aveva trovato un Maestro completamente inaspettato, il quale con strani discorsi metteva a dura prova la sua sapienza! Non riuscendo dunque a comprendere, Mi domandò ancora una volta: «Si, com’è ancora da intendere questo? Può dunque anche uno spirito divenir gravido e poi partorire il simile suo?».

 

[Giov. 3, 7]: «Non meravigliarti perché ti ho detto: voi dovete nascere di nuovo!».

 

Dissi a lui: «Ti ho già detto che non devi meravigliarti così di quello che ti ho riferito: “Voi dovete tutti nascere di nuovo!”».

 

[Giov. 3, 8]: «Il vento soffia dove vuole, e tu odi ben il suo sibilo, ma non sai da dove viene e dove va, così è chiunque è nato dallo Spirito!».

 

«Poiché vedi, il vento soffia dove vuole, tu odi il suo sibilo, tuttavia non sai, da dove la sua origine proviene, così sta anche con ognuno che procede dallo Spirito e parla a te. Tu ben lo vedi e lo odi, ma poiché egli ti parla nel suo modo spirituale, tu non puoi comprendere ed afferrare da dove gli vengano quelle cose e cosa voglia dire con esse. Ma poiché tu sei un sapiente onesto e leale, al tempo giusto ti sarà concesso di afferrare e comprendere tali cose».

 

[Giov. 3, 9]: «Nicodemo rispose e Gli disse: “Maestro, come possono avvenire queste cose?”».

 

A questo punto Nicodemo scuote il capo dubbioso e dice dopo un po’: «Allora vorrei ben apprendere da Te come possa accadere una cosa simile; infatti, ciò che io so e comprendo, lo so e comprendo nella mia carne. Se la carne mi viene tolta, allora potrò afferrare e comprendere ben poco. – come, com’è possibile che io, essendo di carne, possa diventare uno spirito, e come può il mio spirito essere accolto da un altro spirito ed essere generato di nuovo? Come avverrà questo?».

 

[Giov. 3, 10]:  «Gesù rispose dicendogli: “Tu sei certamente un maestro in Israele e non sai questo?”».

 

Gli dissi Io: “Tu sei uno dei più sapienti maestri d’Israele e non riesci ad afferrare e comprendere tali cose? Ma se tu, quale maestro delle Scritture non riesci ad afferrare queste cose, come potranno afferrarle i molti altri che delle Scritture conoscono appena che un giorno c’è stato un Abramo, un Isacco ed un Giacobbe?».

 

[Giov. 3, 11]: “In verità, in verità, Io ti dico: noi (spirituali) parliamo (in modo del tutto naturale) di ciò che sappiamo, e testimoniamo di ciò che abbiamo visto, ma voi non volete comprendere ed accettare la nostra testimonianza».

 

«In Verità, in Verità, crediMi! Noi, Io ed i Miei discepoli che siamo stati mandati qui dallo Spirito, non ti parliamo il puro e semplice linguaggio spirituale, ma completamente secondo natura ed in immagini naturali della Terra, ti rendiamo noto ciò che sappiamo in spirito ed in spirito abbiamo veduto, e voi non riuscite a comprenderlo e ad afferrarlo!».

 

[Giov. 3, 12]: «Ma se già non potete credere quando vi parlo di cose terrene, come potreste poi credere se parlassi con voi di cose puramente celesti?».

 

«Ma se già non riuscite ad afferrare e capire cose così facilmente comprensibili, giacché parlo con voi di cose spirituali in modo terreno, tanto che esse in questa maniera diventano cose terrene in piena regola, come si comporterebbe la vostra fede se vi parlassi delle cose celesti puramente in maniera celeste? – Io ti dico: soltanto lo spirito, che in sé e da se stesso è spirito, sa cosa c’è nello spirito e cos’è la sua vita! Ma la carne è soltanto una corteccia esteriore e non sa niente dello spirito, a meno che lo spirito lo riveli all’involucro, alla corteccia. Il tuo spirito però è ancora troppo dominato ed avvolto dalla tua carne, e perciò non sa niente di lui. Ma come ho già detto, verrà il tempo in cui il tuo spirito diventerà libero; allora comprenderai ed accoglierai la nostra testimonianza!».

Risponde Nicodemo: “Caro Maestro, Tu, più Sapiente dei sapienti! Oh dimmelo in modo comprensibile, quando, quando verrà questo tempo così ardentemente atteso!».

A questo Io risposi: «Amico Mio, tu sei ancora troppo poco maturo perché possa indicarti il tempo, il giorno e l’ora! Vedi, finché il vino nuovo non ha cessato di fermentare, rimane torbido, e se tu lo versi in una coppa di cristallo e tieni poi la coppa anche verso il Sole, nessun raggio, per potente che sia, riuscirà a penetrare attraverso il torbido del vino nuovo, e proprio così accade anche con l’uomo. Prima che egli non sia fermentato come si deve, ed in seguito a tale processo ha allontanato da sé tutte le impurità, la Luce dei Cieli non può pervadere l’essere suo. Io però voglio dirti ancora qualcosa, se la comprenderai, allora sarai tu sul tempo in chiaro!».

 

[Giov. 3, 13-15]: «E nessuno è salito al Cielo, se non Colui che è disceso dal Cielo, vale a dire il Figlio dell’Uomo che è sempre in Cielo. E come Mosè aveva innalzato un serpente nel deserto, così deve essere innalzato anche il Figlio dell’Uomo, affinché tutti coloro che credono in Lui non vadano perduti, ma abbiano la vita eterna!».

 

«Vedi, nessuno sale al Cielo se non Colui che è disceso giù dal Cielo, cioè il Figlio dell’Uomo che è sempre in Cielo. E come Mosè nel deserto ha innalzato un serpente, così deve essere innalzato anche il Figlio dell’Uomo, affinché tutti coloro che credono in Lui non vadano perduti, ma abbiano la vita eterna! DimMi, afferri tu questo?”».

Dice Nicodemo: «Caro Maestro! Come dovrei, come lo potrei! In Te la Sapienza riveste forme speciali. … Se non ci fossero le Tue potenti opere, dovrei ritenerTi per un pazzo o imbroglione, infatti ancor mai un uomo ha parlato nella sapienza Tua! Ma le Tue opere provano che Tu Sei venuto a noi come un Maestro proveniente da Dio e in Te deve essere presente una pienezza di Potenza e Sapienza divina, senza le quali quelle opere non sarebbero possibili.

Dove però l’uno è puramente divino, allora deve essere divino anche il due. Le Tue opere, caro Maestro, sono divine, e così deve essere divina anche la Tua Dottrina del Regno di Dio sulla Terra, poco importa che io la comprenda o no! … Caro Maestro, ad eccezione di Enoch ed Elia, a nessun uomo della Terra è stata concessa la fortuna di salire visibilmente in Cielo. Tu puoi forse essere il terzo! E se Tu fossi il terzo, potrebbe questo giovare qualcosa a tutti gli altri uomini i quali, perché non sono discesi dal Cielo, non possono neppure giungere nel Cielo?

Oltre a ciò Tu hai detto che Colui che è disceso così dal Cielo, in realtà si trova solo in apparenza sulla Terra, ma nella verità Egli sta sempre lo stesso nel Cielo! Quindi per il momento solo Enoch ed Elia possono partecipare al Regno di Dio che verrà e probabilmente anche Tu, mentre gli altri milioni e milioni di uomini dovranno mettersi per tutte le eternità nella buia tomba in attesa che la Grazia e la Misericordia di Dio li faccia diventare di nuovo terra ed alla fine nulla.

Caro Maestro, per un simile Regno di Dio sulla Terra si ringraziano i poveri vermi della Terra. Che cosa aveva fatto Enoch e cosa Elia, per meritarsi di essere accolti in Cielo? In fondo nulla che non fosse proprio alla loro natura celeste! Essi non avevano quindi nessun merito e secondo le Tue spiegazioni, furono accolti in Cielo perché essi come Te dal Cielo vennero giù sulla Terra! …

Ma cosa intendi Tu con l’innalzamento del Figlio dell’Uomo, innalzamento che deve essere simile a quello del serpente di bronzo di Mosè nel deserto, e come e perché devono avere la vita eterna tutti coloro che credono in questo Figlio dell’Uomo innalzato, questo va già in qualcosa che in sé è puro non senso. Chi è questo Figlio dell’Uomo?…».

Dico Io: «Tu ora hai espresso molte parole ed hai parlato come un uomo che non ha alcuna idea delle cose celesti; ma non poteva essere altrimenti, infatti tu sei nella notte del mondo e non puoi scorgere la Luce che è venuta dai Cieli per illuminare le tenebre della notte di questo mondo».

 

[Giov. 3, 16]: «Poiché Dio ha tanto amato il mondo che Egli ha dato il Suo Unigenito Figlio, affinché tutti coloro che credono in Lui non vadano perduti, bensì ottengano la vita eterna!».

 

«Io ti dico: Dio è l’Amore ed il Figlio è la Sapienza Sua. Ma Dio ha tanto amato il mondo che ha inviato il Suo Unigenito Figlio, questo significa la Sua Sapienza procedente da Lui stesso dall’eternità, affinché tutti coloro che credono in Lui non vadano perduti bensì ottengano la Vita eterna! Dimmi, anche questo non comprendi?».

Dice Nicodemo: «Mi sembra di comprenderlo come dovevo, ma in fondo non lo comprendo. Se sapessi almeno cosa pensare del Figlio dell’Uomo! Tu adesso parli pure di un Unigenito Figlio di Dio, che l’Amore di Dio inviò nel mondo. Il “Figlio dell’Uomo” e il “Figlio di Dio” è una e la medesima Individualità?».

Dico Io: «Guarda qui! Io ho una testa, un corpo e mani e piedi. La testa, il corpo, le mani ed i piedi sono carne, e questa carne è un Figlio dell’Uomo, infatti, ciò che è carne procede dalla carne. Però in questo Figlio dell’Uomo, che è fatto di carne, dimora la Sapienza di Dio e questa è l’Unigenito Figlio di Dio. Ma non l’Unigenito Figlio di Dio, ma solo il Figlio dell’Uomo dovrà essere innalzato come il serpente di bronzo di Mosè nel deserto, in questo molti si scandalizzeranno. Ma a coloro che non si scandalizzeranno, ma crederanno e rimarranno fedeli al Suo Nome, Egli darà il potere di chiamarsi figli di Dio e la loro vita e il loro regno non avranno più fine – in eterno».

 

[Giov. 3, 17]: «poiché Dio non ha mandato Suo Figlio nel mondo perché lo condannasse, ma che esso diventi beato attraverso di Lui».

 

«Tu però non devi aspettarti in qualche modo un giudizio di questo mondo, come forse guerre, diluvi oppure un fuoco proveniente dal Cielo per distruggere tutti i pagani, poiché vedi, Dio non ha mandato il Suo Unigenito Figlio (la Sapienza Divina) nel mondo (in questa carne umana) per giudicarlo (distruggerlo), ma perché divenga, per mezzo Suo, pienamente beato, questo significa che anche ogni carne non perisca, bensì risorga con lo spirito alla vita eterna. (Con carne è inteso qui non tanto il vero corpo umano, quanto piuttosto i carnali desideri dell’anima.) Ma, per raggiungere questo stato, la fede deve annientare nella carne le impure tendenze materiali, e precisamente la fede nel Figlio dell’Uomo, il quale proceduto da Dio fin dall’Eternità è venuto in questo mondo affinché tutti coloro che crederanno e rimarranno fedeli al Suo Nome debbano avere la Vita eterna!».

 

[Giov. 3, 18]: «Chi crede in Lui non sarà giudicato, ma chi non crede, costui è già giudicato, egli, infatti, non crede nel Nome dell’Unigenito Figlio di Dio».

 

«Chiunque crederà in Lui, sia ebreo o pagano, non verrà mai più in eterno giudicato e né potrà mai perire; ma chi si scandalizzerà del Figlio dell’Uomo e non crederà in Lui, costui è poi già giudicato. Proprio questo, infatti, dal momento che non vuole e non può credere, perché a causa dei suoi sentimenti di superbia si scandalizza nel Nome e nell’Esistenza del Figlio dell’Uomo, è già il giudizio di un tale uomo. Comprendi tu questo?».

Dice Nicodemo: “Sì, più o meno comprendo il senso del Tuo estremamente mistico discorso; però questo mi sembra ancora come campato in aria, finché il Figlio dell’Uomo da Te collocato tanto in alto, nel Quale dimora in pienezza la Sapienza della Divinità, non sarà qui e Tu non potrai o vorrai precisare quando e dove Egli verrà.

Così suona anche il Tuo giudizio che tu stabilisci solamente nella mancanza di fede, incomprensibile. … Cos’è dunque veramente il Tuo “Giudizio”, quale nuovo significato Tu colleghi a questo concetto?».

Dico Io: «Amico Mio, a questo punto anch’Io posso dirti: Mi pare impossibile che tu non riesca ad afferrare chiaramente il pieno senso del Mio Discorso! Non riesci a comprendere il concetto “Giudizio”, ed Io ti ho pur dato chiarissima e piena spiegazione».

 

[Giov. 3, 19]: «Questo però è il Giudizio, che la Luce è venuta nel mondo; e gli uomini hanno amato le tenebre più della Luce. Poiché malvagie sono le opere loro».

 

«Vedi, questo è il Giudizio, che ora la Luce di Dio è venuta nel mondo dai Cieli; gli uomini però, che sono tratti fuori dalle tenebre e posti nella Luce, amano tuttavia più le tenebre in cui erano avvolti, che la Luce divina che sfolgora dinanzi agli occhi loro. Che gli uomini non vogliano la Luce, lo dimostrano le opere loro, le quali sono completamente malvagie! …».

 

[Giov. 3, 20]: «Chiunque fa cose malvagie, costui odia la Luce e non viene perciò alla Luce, affinché le sue maligne opere non vengano punite».

 

«Colui che fa ed ama tali opere, questi è un nemico della Luce; egli odia la stessa e farà di tutto perché non si faccia Luce intorno a sé, affinché le sue opere maligne, delle quali egli sa che sono proibite e giudicate dalla Luce, non vengano riconosciute nella Luce nella loro bruttezza e quindi possono essere punite. E vedi, in questo consiste il vero giudizio; ma ciò che tu comprendi sotto il giudizio, non è il giudizio, bensì solo una punizione che segue al giudizio.

Se tu ami camminare nella notte, è già questo un giudizio dell’anima tua, perché tu ami più la notte che il giorno. Ma se a causa di ciò ti scandalizzi facilmente e ti fa male oppure cadi in una fossa o in una profonda tomba, allora un tale scandalo o una tale caduta non è il Giudizio, bensì soltanto una conseguenza del Giudizio in te, perché tu ami la notte ed odi il giorno!».

 

[Giov. 3, 21]: «Ma colui che fa opere di Verità, costui viene alla Luce, affinché le sue opere siano manifeste, perché esse sono operate in Dio!».

 

«Ma se tu sei amico della Luce, del Giorno e della Verità proveniente da Dio, allora agirai anche in conformità alla Verità divina e desidererai ardentemente che le tue opere vengano alla Luce e siano manifestate davanti a tutti; infatti, tu sai che le tue opere, perché fatte nella Luce della Verità proveniente da Dio, sono buone e giuste e meritano quindi riconoscimento ed evidente ricompensa!

Chi però è un amico della Luce, costui non camminerà nella notte, bensì nel giorno, e riconoscerà subito la Luce, perché egli è proceduto dalla Luce, e questa Luce si chiama la fede del cuore. Chi crede quindi nel Figlio dell’Uomo che Questi è una Luce proveniente da Dio, costui ha già in sé la Vita; ma chi non crede, ha già in sé il Giudizio, ed il Giudizio è proprio la mancanza di fede stessa.

Io penso che tu ora Mi avrai ben compreso.»

Dice Nicodemo: «Ormai mi è tutto chiaro, salvo una sola cosa; e questa cosa è proprio lo straordinario Figlio dell’Uomo stesso. Che mi serve la fede o la migliore e più solida volontà di credere nel Figlio dell’Uomo, se questo Figlio dell’Uomo stesso non è qui? Dall’aria o da una pura idea non ci si può inventare nessun Figlio dell’Uomo. Dimmi, dunque, dove posso incontrare quest’eterno Figlio di Dio, e sii certo che io Gli andrò incontro con la massima fede».

Dico Io: «Se non avessi visto questo in te, allora tu non avresti ricevuto da Me ora un tale insegnamento! Tu però sei venuto da Me di notte e non di giorno, sebbene hai visto e sentito molto delle opere Mie! Ma poiché sei venuto da Me nelle ore della notte naturale che corrispondono alla notte della tua anima, allora è anche molto comprensibile che tu non sia ancora in chiaro sul “Figlio dell’Uomo”.

Io ti dico: se qualcuno cerca il Figlio dell’Uomo nella notte, allora egli ha nel giorno timor di far qualcosa davanti a tutti gli uomini, per non venire in discredito con loro, quanto egli cerca, ben non lo troverà. Tu, infatti, il più sapiente degli ebrei, devi ben conoscere che la notte, qualunque essa sia, non si presta a cercare e trovar qualcosa. Chi dunque cerca il Figlio dell’Uomo, questi deve cercarLo nel giorno e non nella notte, allora Questi già si lascerà trovare.

Io ti dico solo questo: va lì da Giovanni, il quale ora a causa dell’acqua battezza a Enon presso Salim, costui ti dirà se l’Unigenito Figlio di Dio è già qui oppure no! Là tu devi conoscerLo!».

Dice Nicodemo: «Ahimè, caro Maestro, questo sarà difficile! Poiché io ho giornalmente obblighi su capo e collo e posso da questi non facilmente allontanarmi! … Ma tutte le volte che Tu vorrai venire a Gerusalemme con i Tuoi discepoli, allora vieni da me, ed io vi darò un buon alloggio! In me devi Tu insieme a tutti coloro che sono con Te trovare sempre un sincero amico e mecenate. … Tutto ciò che è in mio potere, questo deve essere sempre pronto al servizio Tuo!

Poiché vedi, in me si è verificato un grande cambiamento! Io Ti amo, caro Maestro, più di tutto ciò che mi era caro, e questo Amore mi dice: Tu stesso sei Colui al quale volevi indirizzarmi a Giovanni in Enon! Può anche non essere così come lo sento in me; resta pur vero che io Ti amo con tutto il cuore, riconoscendo in Te un grande Maestro della vera divina Sapienza. Anche le tue opere, che prima di Te nessuno ha fatto, mi hanno colmato con la più profonda meraviglia, tuttavia la Tua sublime Sapienza ancor di più ha risvegliato e infiammato il cuor mio per Te. Caro Maestro, io Ti amo! Dimmi veramente, esprime il mio cuore una giusta testimonianza su di Te?».”

Dico Io: «Abbi pazienza ancora un poco e tutto ti dovrà divenir chiaro. Fra breve ritornerò da te e sarò Ospite tuo, allora dovrai apprendere tutto.

Però segui l’impulso del tuo cuore, il quale con uno sguardo ti dirà più di tutti i cinque libri di Mosè e tutti i profeti! Poiché vedi, niente è vero nell’uomo che soltanto l’Amore! Perciò attieniti ad esso, e camminerai nel giorno!».

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cap. III

Dalla scuola di Vita del Signore

 

Motto: [GEG vol. IX  cap. 155, 9]: «Chi impara da Me e viene a Me nella Scuola della vita, attraverso la fede nell’unico, solo vero Dio, attraverso l’Amore per Lui ed attraverso l’amore per il prossimo, e poi vive ed opera secondo questo Mio Insegnamento, costui è un vero discepolo della Mia Scuola. E questa è l’unica vera e giusta Scuola di Vita per ciascun uomo che entra in questa scuola e vuol perseverare in essa immutabilmente fino alla fine della sua vita terrena. In questa Scuola soltanto egli troverà l’eterna vita ultraterrena della sua anima, e la morte e il giudizio della materia da lui si ritireranno».

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a)  -  Il ‘nocciolo’ fondamentale della Dottrina del Signore

[GEG vol. III  cap. 53, 6-16] - (Il Signore a Suetal):

« Come ogni cosa buona deve essere amata solo perché è buona e perciò vera, nella stessa maniera anche Dio vuole essere amato, perché Lui solamente è sommamente buono e sommamente vero! Il tuo prossimo però deve essere amato altrettanto, perché come te è l’immagine di Dio e come te porta in sé uno spirito divino.  -  Vedi, questo è il vero nocciolo fondamentale della Sua Dottrina, e con l’eventuale più precisa osservanza di questa nuova dottrina, lo spirito nell’uomo, inizialmente molto incatenato, diventa sempre più libero, si desta e compenetra alla fine l’intero uomo, e così attrae tutto nella sua vita, questa è una Vita di Dio e perciò deve durare in eterno, e precisamente nella più possibile sublime Beatitudine.   -  Ma ciascun uomo, che così in un certo senso viene a rinascere nel proprio spirito, mai vedrà, sentirà o gusterà la morte, e lo sbarazzarsi della sua carne gli sarà delizia suprema. Poiché lo spirito dell’uomo, diventato completamente una cosa sola con la propria anima, somiglierà ad un uomo rinchiuso in una dura prigione, il quale attraverso la stretta fessura di questa prigione guarda fuori i leggiadri campi della Terra e può vedere, come uomini liberi si rallegrano sugli stessi con ogni genere di fruttuosa attività, mentre lui deve ancora languire in prigione. Ma quanto felice sarà egli, quando verrà il carceriere ad aprire la porta, lo libererà dai ceppi e gli dirà: “Amico, tu sei libero da pena ulteriore; va e godi ora la piena libertà!”  -  Così lo spirito dell’uomo somiglia al frutto vitale di un embrione di un uccellino nell’uovo; quando col calore dell’incubazione è diventato maturo all’interno del vincolante guscio, lo rompe e si rallegra della sua libera esistenza.  -  Ma l’uomo può arrivare a questo soltanto con la precisa e sincera osservanza della Dottrina, Dottrina che il Salvatore di Nazaret ora annuncia agli uomini. – Ora però l’uomo riceve, quando è già rinato sempre più nello spirito, anche altre perfezioni, delle quali il semplice uomo di carne non si può fare nessun concetto. Lo spirito allora diviene in sé una potenza pari a quella divina; ciò che poi un tale spirito perfetto nell’uomo vuole, questo accade, poiché all’infuori della potenza vitale dello Spirito nell’intera infinità di Dio non può esserci nessun’altra potenza e forza. Infatti soltanto la vera Vita è Signore, Creatore, Conservatore, Legislatore e Guida di ogni creatura, e tutto perciò si deve sottomettere alla potenza dell’unico eterno Spirito vivente. »

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b)  -  Autodeterminazione ed attivo amore

[GEG vol. III  cap. 241, 2-10] - (Raphael a Mathael):

 « Voi sapete che ogni uomo deve perfezionare e formare se stesso, del tutto indipendente dall’Onnipotenza della Volontà divina, liberamente da sé secondo il riconosciuto Ordine divino, per diventare in questo modo un libero figlio di Dio. Il modo più valido e quindi più efficace per questo è l’Amore per Dio ed in ugual misura l’amore per il prossimo. Al fianco dell’Amore sta la vera umiltà, mansuetudine e pazienza, perché il vero amore senza questi tre annessi non può sussistere affatto e non è nessun vero e puro Amore.

Ma come può l’uomo apprendere in sé, che egli si trova del tutto fedelmente nel puro amore secondo l’Ordine divino?

L’uomo esamini se stesso, quando vede un povero fratello o una povera sorella oppure questi vengono a Lui per aiuto, se nel proprio cuore preme del tutto apertamente il desiderio di donare con gioia, dimenticando se stesso completamente! Se percepisce questo in sé serio e vivente, allora egli è come un vero figlio di Dio già maturo, e le promesse fatte, promesse che un figlio di Dio ha da attendersi, cominciano a premere per la piena realizzazione ed a manifestarsi come meraviglia in parola ed azione, e voi quali maestri apparirete così giustificati davanti ai seguaci vostri.

Quei seguaci però, presso i quali le promesse non divengono manifeste, avranno da attribuirlo a se stessi, infatti, essi hanno il loro cuore ancora non completamente aperto al povero prossimo dell’umanità.

L’Amore a Dio e l’osservanza volontaria della Sua riconosciuta Volontà sono il vero elemento del Cielo nel cuore dell’uomo. Questo è la stanza di soggiorno dello Spirito di Dio in ogni cuore umano; però l’amore del prossimo è la porta che conduce in questa santa stanza di soggiorno. Questa porta deve essere completamente aperta, affinché la pienezza della Vita di Dio possa prendere alloggio in tale stanza di soggiorno, e l’umiltà, mansuetudine e pazienza sono le tre ampie finestre aperte, attraverso le quali la santa stanza di soggiorno di Dio nel cuore dell’uomo si illumina nel modo più splendente della Luce dai Cieli e viene riscaldata con ogni pienezza di Vita proveniente dai Cieli.

Dunque tutto sta nel libero e lietissimo assai aperto amore per il prossimo; la massima possibile abnegazione è la rivelazione delle promesse stesse. – Qui avete ora la giusta risposta alla supremamente importante questione vitale. Riflettetela ed agite di conseguenza; in questo modo vi giustificherete dinanzi a voi stessi, dinanzi ai vostri fratelli ed al cospetto di Dio! Poiché ciò che fa adesso il Signore stesso, dovranno farlo anche gli uomini, per diventare a Lui simili e quindi figli Suoi. »

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c)  -  La ‘porta’ dell’abnegazione

[GEG vol. IV  cap. 1, 4–6, 9–12] - (Il Signore a Mathael):

« In Verità, Io vi dico: nessuno verrà a Me, se non lo attirerà a Me il Padre! Voi tutti dovete essere istruiti dal Padre, quindi dall’eterno amore in Dio se volete venire a Me! Voi tutti dovete essere quindi perfetti, com’è perfetto il Padre nei Cieli. Ma il molto sapere, come anche la più ricca esperienza non condurranno lì, bensì soltanto il vivente amore a Dio ed in equal misura per il prossimo; in questo sta il grande mistero della rinascita del vostro spirito da Dio e in Dio.  -  Ma ciascuno dovrà prima passare con Me per la stretta porta della pienissima abnegazione, fino a diventare come Sono Io. Ciascuno deve cessare di essere per sé qualche cosa, per poter diventare tutto in Me.  -  Amare Iddio sopra ogni cosa vuol dire: sorgere ed entrare completamente in Dio, ed amare il prossimo significa altrettanto: entrare completamente nel prossimo, altrimenti mai lo si può amare completamente; un amore a metà non è di utilità né a colui che ama né a colui che è amato. »

« In ciò sta la suprema Sapienza, che voi diventiate sapienti attraverso il più vivente Amore. Tutto il sapere però senza amore non serve a nulla! Perciò non preoccupatevi troppo per il molto sapere, bensì che amiate molto, allora l’amore vi darà ciò che nessun sapere vi potrà dare…  -  Cosa vi giova dinanzi a Me, anche se voleste disciogliervi di ammirazione sulla Mia Potenza, Grandezza e Magnificenza mai sondabile, – ma fuori della vostra casa piangono poveri fratelli e sorelle di fame, sete e freddo?! Quanto sarebbe misero e niente affatto utile una pura esclamazione di giubilo e di lode per l’onore e per la gloria di Dio, sulla quale si fa finta di non sentire la miseria dei poveri fratelli! Che cosa servono tutti i grandi e sfarzosi sacrifici nel tempio, se davanti alla sua porta un povero fratello muore di fame?!  -  Perciò siano le vostre ricerche rivolte anzitutto verso la miseria dei vostri poveri fratelli e sorelle; a costoro portate aiuto e conforto! Allora troverete in un fratello che voi avrete soccorso, di più che se aveste visitato tutte le stelle e Mi aveste glorificato con il linguaggio dei Serafini!  -  In Verità, Io vi dico! Tutti gli angeli, tutti i Cieli e tutti i mondi con tutta la loro sapienza non possono in eterno mai darvi quello che voi potete raggiungere se con tutte le vostre forze e con tutti vostri mezzi porgete vero aiuto ad un fratello che viveva nella miseria! Niente esiste di più sublime e di più vicino a Me che solamente il vero, fattivo Amore! »

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d)  -  La fede come prestazione

[GEG vol. V  cap. 213, 8-9]  -  (Il Signore a Epifano):

« Con l’ascolto di una nuova Dottrina non si può fare a meno della fede per lo meno in principio. Si possono benissimo esaminare gli insegnamenti ed i loro fondamenti, – ma per questo ci vuole che li si abbia accolti prima in base all’autorità della veridicità del maestro come verità di alto valore, anche senza immediata radicale comprensione; poiché questa viene solo col suo adempimento, cosa che la Dottrina ha stabilito in sé stessa come condizione. Se questo non viene alla luce, allora soltanto si potrebbe dire alzando le spalle: “O la Dottrina era campata in aria, oppure da parte mia non sono ancora state adempiute completamente le condizioni poste”. Allora è il momento di consultarsi col Maestro più da vicino e chiedere, informandosi, se la fedele osservanza dei principi della nuova Dottrina ha prodotto anche in nessun altro l’effetto sperato?! Ma se in un altro ha avuto effetto, in te solamente no, evidentemente allora la colpa sta soltanto in te, e tu avresti poi da recuperare, assai solerte, tante omissioni e trascuratezze per raggiungere ciò che ha raggiunto il tuo vicino. »

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e)  -  Conoscenza di se stesso e conoscenza di Dio

[GEG vol. V  cap. 215, 1-7]  -  (Il Signore a Epifano):

« La Mia causa e la Mia Dottrina consiste semplicemente in questo, mostrare all’uomo da dove egli è venuto veramente, che cosa egli è, e dove deve andare ed anche andrà secondo la pienissima Verità.   -  Già i sapienti greci hanno detto: “Il più difficile, il più importante e sommo sapere sta nella più possibile perfetta conoscenza di sé stessi!”. E vedi, precisamente questa è ora la causa Mia; infatti, senza questa conoscenza è impossibile riconoscere un Supremo Essere Divino quale Fondamento di ogni divenire, essere ed esistenza!  -  Ma chi non riconosce questo e non dispone la sua vita, sentimenti e costumi per il solo vero scopo della Vita, e per riconoscere perfettamente un supremo Essere divino come l’eterna Causa Prima di ogni essere e divenire, questi è così ben come perduto!  -  Poiché come ogni cosa ben presto si disgrega e si annienta totalmente rispetto a ciò che era nel caso in cui nel proprio interno non abbia una consistenza tale per cui tutte le sue parti aderiscano completamente e si fissino, e la consistenza stessa risulti sempre più immutabile, così succede anche all’uomo che in se stesso e con se stesso ed in Dio e con Dio non è diventato totalmente una cosa sola.  -  Ma l’uomo potrà questo soltanto per il fatto che si riconosce completamente e per questo motivo poi inevitabilmente riconosce anche Iddio quale sua Causa prima, e dopo tale riconoscimento diviene attivo in tutta la sua sfera di vita. -  Così un uomo è diventato in sé maturo e puro, allora egli è poi anche un signore di tutte le forze fuoriuscenti da Dio e per mezzo di queste è anche diventato un maestro di ogni creatura spirituale e materiale, in sé e per sé non esiste più nessuna forza distruttibile e così egli viene a trovarsi poi nella Vita eterna.  -  E vedi, questo è ora il totale compendio di tutta la Mia nuova Dottrina, la quale però in fondo è veramente una Dottrina antichissima data al principio dell’uomo sulla Terra. Essa andò solamente perduta per la pigrizia degli uomini ed è ora ridata come nuova da Me agli uomini che sono di buona volontà, quale il perduto antichissimo Eden (Je den = è giorno). »

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f)  -  La coscienza e l’influsso degli angeli

[GEG vol. III  cap. 232, 1-14]  -  (Raphael a Mathael):

(Raphael): « Credi tu che noi, spiriti angelici in numero sterminato, e qui specialmente io, stiamo al Signore in servizio soltanto su questa collina? Vedi, com’è evidente ora stiamo qui dinanzi agli occhi tuoi, così stiamo noi al Signore sempre pronti per grandi servizi e portiamo la Sua Volontà da un’Infinità all’altra; e sta pur certo che anche nel tuo paese del Ponto sapremo trovarti e ti metteremo sempre a conoscenza di tutto ciò che ti sarà necessario conoscere secondo l’Ordine di Dio.  -  Ma se tu come re dovessi passare nell’abituale dominante superbia e ti allontani così dal Signore e quindi anche da noi, allora certamente non apprenderai più nulla del Regno di Dio e della sua incommensurabile Grazia! Quindi preoccupati di nient’altro, affinché tu rimanga nella Grazia e nel pieno Amore del Signore, – tutto il resto ti verrà da sé!  -  Se tu potessi convincere te stesso di tutto ciò che il Signore opererà ancora in seguito su questa Terra, e ti lasciassi però in qualche modo sedurre dal mondo, allora tutto quanto visto e udito ti servirebbe tanto quanto se tu non avessi visto e udito nulla! Ma se tu rimarrai nella Grazia e nell’Amore del Signore così che non ti lascerai accecare dal mondo, ma continuerai ad amare il Signore sopra ogni cosa ed il prossimo tuo come te stesso, anche se tu ti trovassi nel più estraneo e più lontano mondo, ciò nondimeno saresti iniziato in tutto ciò che il Signore farà, per quanto sarebbe reputato necessario per la salute della tua anima! Sei tu soddisfatto di questo?  -  Dice Mathael: “O mio sublime Amico dai Cieli di Dio! Io sono perfettamente soddisfatto con questo, e nient’altro mi occorre se non unicamente che io sia ammonito da te, qualora, indotto dall’una o dall’altra circostanza, dovessi sia pur minimamente, allontanarmi dal Signore e dall’Ordine Suo! Perché una simile spinta al tempo giusto vale più di un mondo colmo dei più grandi tesori!”.  -  Dice Raphael: “Anche questo accadrebbe sempre senza la tua richiesta. Poiché vedi, ciascun uomo possiede nel suo cuore un organo spirituale che a noi angeli di Dio sta sempre aperto ed è accessibile senza impedimento! Quest’organo rappresenta semplici concetti: bene – male, vero – falso, giusto – ingiusto. Se tu operi continuamente il bene, il vero ed il giusto, allora da parte nostra viene toccata la parte positiva e buona dell’organo, e con ciò in te sorge il sentimento ricompensante che hai operato bene e parlato giusto. Ma se in qualche modo non hai operato e parlato bene, allora viene da noi eccitato l’opposto dell’organo, e ti afferrerà un’angoscia che ti dirà che hai deviato dall’Ordine di Dio. E quest’organo nel linguaggio morale assai fine si chiama coscienza.  -  Ti puoi fidare completamente di questa voce; essa mai e poi mai t’ingannerà. Potrebbe solo essere che qualcuno rendesse così insensibile quest’organo che alla fine non potrà più per nulla percepire il nostro tocco in seguito all’essere diventato troppo materiale; ma in un caso simile la parte spirituale dell’uomo risulterebbe, in ogni caso, completamente perduta! Ma questo presso di te sicuramente mai sarà il caso, perché tu, nella Grazia e nell’Amore del Signore, hai già fatto un salto troppo grande ed il Signore assieme ai tuoi compagni ti ha trasformato e organizzato completamente a nuovo. La tua anima è ancora bensì quella vecchia, nella quale l’Amore del Signore come il suo Spirito ha già cominciato potentemente ad agire; ma la tua vecchia, maligna carne è stata trasformata dal Signore, affinché non opprima l’anima tua. Fra breve il tuo amore per il Signore, attraverso l’operosità dell’amore per il prossimo, traboccherà nell’intensiva essenzialità e forma, e poi diventerà completamente una cosa sola con l’anima; allora tu sarai rinato nello spirito e nella Verità e come tale entrerai in unione spirituale con l’Amore primordiale in Dio e diventerà per questa ragione con Esso parimenti una cosa sola.  -  Ma con ciò l’Amore di Dio verrà ad assumere di fronte a te anche entità e forma, e tu potrai poi vedere Dio e parlare con Lui, ed il Signore, così come ora è qui a te fisicamente visibile e percettibile al cuor tuo, sarà e rimarrà in eterno la tua Guida e Maestro. Ed allora non vi sarà più nessuna possibilità di allontanarti dal Signore, perché allora tu sarai nella volontà e nella conoscenza come puro e vero figlio dell’eterno Padre completamente Uno con Lui”. »

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g)  -  Esortazione allo spirito della riconciliazione

[GEG vol. V  cap.250, 1-4]   -  (Il Signore a Pietro):

« S’intende dunque da sé che in questo mondo per i grandi e rozzi criminali devono esserci ed esistere nei diritti degli uomini anche potenti e grandi tribunali mondani, altrimenti alla fine nessuno sarebbe più sicuro della propria vita. Ma trattandosi di piccoli traviamenti, che non di rado accadono tra gli uomini, allora questi conviene che vengano appianati dinanzi al tribunale della Misericordia e dello Spirito conciliativo del cuore, affinché dai piccoli traviamenti degli uomini che avvengono l’un con l’altro, non finiscano con il generare delitti gravi e pesanti; poiché in verità Io vi dico: rapina, omicidio ed assassinio alla fine sono nient’altro che conseguenze dei piccoli traviamenti degli uomini che in origine erano piccoli ed avevano radici esclusivamente in meschine considerazioni mondane, egoistiche e presuntuose. »

 

[GEG vol. IV  cap. 78, 1-5]  -  (Il Signore a Zorel):

« Chi confessa pentito i propri peccati e fa penitenza nella vera, vivente umiltà del suo cuore, questi Mi è più caro che novantanove giusti che non hanno ancor mai avuto bisogno di penitenza. Vieni perciò ora a Me, o amico contrito; poiché in te c’è ora il vero sentimento dell’umiltà, cosa che a Me è più gradito dei sentimenti dei giusti che lo sono fin da principio, i quali esclamano nei loro cuori: “Osanna, o Dio nell’alto dei Cieli, dal momento che noi consapevolmente non abbiamo mai profanato il Tuo santissimo Nome con un peccato!”. Questo esclamano essi e ne hanno anche il diritto; ma a causa di ciò essi anche guardano un peccatore con occhio di giudice e come la peste fuggono la vicinanza sua!  -  Perciò vieni a Me, ed Io ti mostrerò la sola vera via della Vita e dell’Amore e della vera sapienza proveniente da questo Amore! – Vedi amico, la via che conduce alla Vita dello Spirito, è una via spinosa e stretta. Con altre parole ciò vuol dire: tutto quello che in questa vita ti può accadere di irritante, di amaro e di sgradevole da parte degli uomini, combattilo con tutta indulgenza e mansuetudine, e chi ti fa del male, a questi non ricambiare il male, ma rendigli invece l’opposto, così ammasserai carboni ardenti sul suo capo. Chi ti percuote, a questi non rendergli le percosse, – prendi piuttosto da lui ancora una percossa, affinché vi sia e rimanga pace e concordia tra voi; perché soltanto nella pace prospera il cuore e lo sviluppo dello spirito progredisce nell’anima. »

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h)  -  La libera volontà deve sempre essere rispettata

[GEG vol. VIII  cap. 43, 7]  -  (Il Signore):

« Lasciate ad ognuno la libera volontà e non esercitate a nessuno una costrizione; poiché voi ora sapete che ogni costrizione morale è completamente contraria al Mio Ordine eterno. E ciò che non faccio Io, non fatelo neppure voi! »

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i)  -  L’amore per il prossimo

[GEG vol. VII  cap. 94, 17):

« Il vero amore per il prossimo consiste in questo, che si faccia al prossimo tutto quello che ragionevolmente si possa desiderare che esso faccia a noi! »

 

[GEG vol. VII  cap. 140 [1, 3, 11 – 12]  -  (Il Signore ad Agrippa):

« …Nei giorni di quest’epoca tenebrosa il Regno di Dio soffre violenza, e chi vuole possederlo deve anche strapparlo a sé con violenza, ciò che vuole dire quanto, che ora è difficile rinunciare a tutte le vecchie ed arrugginite abitudini che hanno messo profonde radici nell’uomo a causa degli allettamenti e gli adescamenti del mondo, o in altre parole spogliarsi interamente dell’uomo antico come di una veste lacera e rivestirsi di un uomo perfettamente nuovo proveniente dalla Mia Dottrina. »

« La Mia Dottrina non richiede dall’uomo altro che egli creda in un vero Dio e che Lo ami sopra ogni cosa come il Buon Padre e Creatore ed il suo prossimo come se stesso. »

« RiconoscerMi e credere che Io sono il Signore non è abbastanza, bensì si deve anche operare cosa Io vi insegno; poiché solo attraverso l’azione l’uomo raggiungerà la piena somiglianza di Dio. - Ma l’operare secondo la Mia Dottrina non sarà sicuramente difficile per colui che Mi ha ben riconosciuto e Mi ama più d’ogni altra cosa al mondo; chi però così Mi ama, questi Mi porta spiritualmente già nel proprio cuore ed ha quindi il perfezionamento della Vita, perciò la piena somiglianza di Dio, e la Vita eterna in tutte le beatitudini. »

 

[GEG vol. IV  cap. 39, 1]  -  (Il Signore a Cireneo):

« Vedi, la spiegazione pratica di tutte le leggi di Mosé e di tutte le profezie dei profeti è questa: amate Dio quale vostro eterno Padre sopra ogni cosa ed i vostri poveri e spesso ammalati fratelli e sorelle in qualsiasi circostanza come voi stessi, così sarete voi quali veri, nell’anima sani figli dell’Eterno Padre nel Cielo altrettanto perfetti, quanto è perfetto Egli stesso, – a questo scopo voi siete veramente chiamati! Perché chi qui non diverrà così perfetto come è perfetto il Padre in Cielo, non verrà a Lui e non mangerà in eterno alla Sua mensa. »

 

[GEG vol. IV  cap. 79, 5-9]  -  (Il Signore a Zorel ed altri):

« Chi di voi sarà un amico di tutto cuore dei poveri, a questi anch’Io sarò un Amico ed un vero Fratello nel tempo e nell’eternità, ed egli non avrà bisogno di apprendere l’interiore sapienza da un altro sapiente, bensì sarò Io a dargliela in tutta pienezza nel cuor suo! Chi amerà il suo più vicino povero fratello come se stesso e non scaccerà la povera sorella, qualunque sia la stirpe e quale sia l’età, a questi verrò sempre Io stesso e Mi rivelerò a lui fedele. Al suo spirito, che è l’Amore, Io lo dirò, e questo spirito riempirà delle Mie Parole tutta la sua anima e la sua bocca. Quello che allora egli dirà o scriverà, sarà detto e scritto da Me per tutti i tempi dei tempi.  -  Ma l’anima dei duri di cuore sarà presa da spiriti maligni, e costoro la rovineranno e la uguaglieranno ad un’anima di animale, come tale poi essa anche si manifesterà nell’aldilà.  -  Date volentieri e date abbondantemente; perché come voi qui date, così vi verrà anche restituito. Un duro di cuore non sarà penetrato dalla Mia Luce di Grazia; ed in lui dimoreranno le tenebre e la morte con tutti i suoi orrori! – Ma un cuore soave e delicato verrà presto e facilmente penetrato dalla Mia Luce di Grazia, Luce che è essenza quanto mai delicata e dolcissima, ed Io stesso farò poi ingresso in tal cuore con tutta la pienezza del Mio Amore e Sapienza. – Questo voi potete ben crederlo! Queste Parole, infatti, sono Vita, Luce, Verità ed Atto compiuto, della cui realtà ognuno deve riconoscere che si dovrà disporre conformemente a ciò. »

 

[GEG vol. V  cap. 126, 8]  -  (Il Signore a Mathael):

« Il vero, nobile e ragionevole amore del prossimo è per questa vita terrena il più attendibile termine visivo per esaminare lo stato di purezza dell’anima. usatelo perciò prima di ogni altra cosa, e non mancherete di raccogliere quanto prima in voi i frutti assai ricchi di benedizioni per i granai dell’eterna Vita nella Luce dello Spirito Mio! »

 

[GEG vol. VIII  cap. 120, 7 e 6]  -  (Il Signore ad un oste):

« Un povero straniero è cento volte più povero che un nativo del luogo, il quale presso tutti coloro che ben conoscono le sue necessità, trova ancora facilmente aiuto; mentre il povero straniero è simile ad un piccolo fanciullo che non riesce a comunicare a nessuno le sue necessità se non che attraverso il pianto. Perciò siate anche misericordiosi verso gli stranieri, allora troverete anche in Cielo accoglienza e misericordia; poiché per il Cielo voi siete, fino adesso, ancora puri sventurati stranieri sulla via della vostra peregrinazione terrena! In Verità, chi aiuta uno straniero senza fini personali, per puro, schietto amor per il prossimo, questi è anche un grandissimo amico di Dio, già su questa Terra è simile agli angeli del Cielo ed ha già nel cuor suo la pienezza del Regno di Dio. »

 

[GEG vol. XI  cap. 75, 18 e 19]:

« L’amore per il prossimo è la via che conduce all’Amore per Dio. Ma poiché l’Uomo Gesù adempì questo Comandamento fino nei minimi particolari, allora crebbe in Lui anche l’Amore per Dio, così che alla fine Egli potette sorgere in Esso. Il peccato non aveva nessun potere su di Lui; infatti, Egli si sforzava, dall’iniziale già visibile via dell’amore per il prossimo, che si rivelava attraverso opere esteriori, di giungere all’interiore, invisibile via dell’Amore per Dio. »

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j)  -  Sul pregare

[GEG vol. IX  cap. 87, 4-6]  -  (Il Signore ai Suoi discepoli):

« Gli uomini devono sempre esercitarsi nella vera preghiera e non stancarsi; poiché una giusta e ferma fiducia viene acquisita dall’uomo anche attraverso un giusto esercizio, cosa che ha sempre aiutato il discepolo alla maestria. – Un uomo ben provveduto di tutti i beni terreni, dimentica facilmente la preghiera vera e piena di fede. Quando una volta un pericolo lo assale, allora comincia egli anche a cercare con la preghiera aiuto presso Dio; ma in sé egli ha troppo poca fiducia per trovare ascolto presso Dio, e la causa sta chiaramente nella mancanza di esercizio nella piena e vivente fiducia in Dio. – Ma con che cosa l’uomo può rafforzare meglio la sua fiducia in Dio se non attraverso l’esercizio, consistente nel chiedere e pregare incessantemente?! »

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k)  -  Sulla scienza delle rispondenze[2]

[GEG vol. IX  cap. 93, 4-7]  -  (Il Signore ad uno scriba):

« L’udire, vedere, sentire, pensare, parlare e lo scrivere dello spirito è costituito diversamente che qui fra gli uomini nel mondo naturale, poiché i rapporti di vita dello spirito e dell’anima sono completamente diversi da quelli del corpo. E perciò quello che uno spirito fa e dice, può essere reso comprensibile all’uomo naturale soltanto sulla via dell’antica scienza delle rispondenze.  -  Gli uomini hanno perduto questa scienza delle rispondenze per colpa loro, così si sono esclusi essi stessi dal rapporto con gli spiriti di tutte le sfere e di tutti i Cieli, e perciò non possono più afferrare e comprendere lo spirituale delle Scritture, e di queste si rendono conto che la lettera è morta e non può dar vita a nessuno, bensì soltanto il significato interiore nascosto è vivente che, quale la Vita stessa, rende tutto vivente.  -  Se voi comprendete questo, allora sforzatevi innanzi tutto che il Regno di Dio diventi in voi vivente e pienamente attivo, allora giungerete anche di nuovo nella detta scienza delle rispondenze fra materia e Spirito, senza la quale voi non potete comprendere né Mosè né un qualsiasi profeta nella profondità della vivente Verità e con ciò siete obbligati in voi stessi ad abbandonarvi all’incredulità e ad ogni sorta di dubbi e di peccati!  -  Perciò sforzatevi innanzi tutto di rinascere al più presto nello Spirito, così da diventare vedenti, altrimenti non sfuggirete ai mille pericoli che vi fanno la posta e minacciano d’inghiottirvi. »

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l)  -  Umiltà e stima di se stesso

[GEG vol. VII  cap. 141, 4 – 12]  -  (Il Signore ad Agrippa):

« Ma se tutti gli esseri sono sicuramente Opera di Dio, allora sono essi anche Opere del Suo Amore. Anzi voi stessi siete solamente puro Amore proveniente da Dio e in Dio, e la vostra esistenza è in sé attraverso la Volontà dell’Amore di Dio, lo stesso Amore di Dio personificato! Dio vi ama tanto che Egli stesso è venuto a voi nella forma umana ed ora v’insegna le vie per giungere, come proveniente da voi stessi, alla libera ed indipendente Vita a somiglianza di Dio!

Ma Iddio è dall’Eternità un Maestro perfettissimo nel grande come nel piccolo, mai è stato un abborracciatore e pasticcione, e quindi non ha da vergognarSi delle opere Sue! Ma l’uomo, tra le creature in quantità innumerevoli ed infinitamente varie, è la creatura più perfetta, il punto culminante dell’Amore e Sapienza divina, e destinato a diventare perfino un Dio. Come Si dovrebbe Iddio vergognare di tale Sua eccellentissima opera, e ritenere indegno di avvicinarSi alla stessa?! Vedi, caro amico, simili idee riguardanti Iddio puramente mondane esteriori, devi lasciarle andare! Esse sono false e non giovano allo scopo che tu possa attraverso di esse avvicinarti a Dio sempre di più; bensì simili idee false ti allontanerebbero sempre più da Lui, e questo col tempo così che per puro falso timore reverenziale ad amarLo non oseresti più affatto.

Ecco guardate qui! Io solo sono il Signore dell’Eternità – come Mi trovo ora fra di voi? Vedete, Io vi chiamo figli, amici e fratelli, e quello che voi siete dinanzi a Me, ciascun uomo è chiamato ad esserlo, e qui non esiste nessuno di meno e nessuno di più! Perché ogni uomo è l’opera Mia perfetta che deve anche riconoscersi ed apprezzarsi come tale, ma non disconoscersi e disprezzarsi al di sotto di ogni spauracchio; perché chi si disprezza, pur riconoscendosi opera Mia, questi disprezza inevitabilmente anche Me, il Maestro.

Amici, l’umiltà dell’uomo nel cuore è certo una delle più necessarie virtù, attraverso la quale si può giungere più presto alla Luce interiore della vita! Ma questa virtù consiste veramente soltanto nel vero amore per Dio e per il prossimo. Essa è la soave pazienza del cuore, attraverso la quale l’uomo riconosce bensì la sua superiorità, ma mai s’innalza da dominatore sui suoi fratelli ancora molto deboli, bensì li abbraccia con tanto più amore e si adopera mediante insegnamento, consiglio ed opera di innalzarli al riconoscimento del proprio superiore perfezionamento! In questo consiste la reale e sola vera umiltà, ma mai in eterno consiste nel disprezzo di se stessi. – Chi non apprezza giustamente se stesso come un’opera di Dio, questi non può apprezzare nemmeno il proprio prossimo e neppure Dio secondo Verità, bensì soltanto secondo una qualche motivazione assolutamente sbagliata. »

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m)  -  La lussuria ostacola lo sviluppo spirituale

[GEG vol. VII  cap. 41, 8–13]  -  (Il Signore ad Agricola[3]):

« Un buon matrimonio congiunto con giudizio, sapienza ed abnegazione, non impedisce la rinascita spirituale, ma la lussuria e la voluttà la rende impossibile, perciò fuggitele peggio della pestilenza!

I dissoluti d’ambo i sessi, anche se dopo un certo tempo rientrano completamente in sé ed attraverso grande abnegazione cominciano a condurre una vita pienamente casta e con una giusta espiazione ottengono anche la completa remissione dei loro peccati, raggiungeranno però la completa rinascita spirituale in questo mondo difficilmente o niente affatto, bensì soltanto una rinascita parziale; poiché l’anima di tali uomini ha abbastanza da fare per liberarsi della voluttà della sua carne, così che possa percepire gli ammonimenti dello spirito, ammonimenti che sono necessari per la salvezza sua. Un tale uomo in verità può diventare molto buono e saggio ed operare molto del bene; ma difficilmente giungerà in pienezza alla potente e meravigliosa forza operante. Un’anima può raggiungere questa soltanto nell’aldilà.

Una tale anima somiglia ad un uomo che per molti anni era infermo e malato, ed alla fine è stato guarito in grazia ad un rimedio vero e giusto. Ma come succede ad un tale uomo che in seguito alla mancanza dell’interiore formazione dei muscoli, nervi e fibre e nell’esercizio di questi non può giungere alla piena forza vitale di un uomo fin dalla nascita sano, così succede ad un’anima che è stata lungamente ammalata; manca l’originaria formazione del vero e puro Amore per Dio, quindi anche quella della Fede e della Volontà, così le manca ancora di più l’esercizio di questi, e la potenza di queste tre componenti vitali dell’anima di un dissoluto completamente emendata, rimane tuttavia sempre indietro, sebbene in Cielo si abbia più gioia per un peccatore pentito che per novantanove giusti che di penitenza mai hanno avuto bisogno. Infatti, se l’Amore, la Fede, la Volontà di un uomo devono divenire veramente fattivi, allora essi devono essere formati come si deve già dalla giovinezza e poi giustamente esercitati. – Chi qui ha figli, costui li eserciti, già dalla prima giovinezza, in questi tre componenti del puro Amore per Dio e quindi anche della Fede e della Volontà, e poi avranno cosa facile in se con la vittoria del mondo! »

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n)  -  Sapere e sapienza – sapere e fede

[GEG vol. VII  cap. 183, 13–14]  -  (Il Signore a Lazzaro):

« Io vi ho già spiegato molte cose e voi ormai molte anche ne comprendete; tuttavia la cosa principale è e rimane la costante aspirazione alla completa rinascita dello spirito nell’anima; poiché unicamente attraverso di essa l’uomo viene elevato ad ogni Verità e Sapienza, ed ha poi una perfetta e conseguente Luce dal terreno fin nel più puro celeste, e con la Luce anche la Vita eterna, cosa che è poi infinitamente di più che tutte le scienze nelle cose della natura! – Ma cosa potrebbe giovare ad un uomo qualora egli giungesse a riconoscere e determinare tutte le cose e tutti gli aspetti esteriori nell’intero mondo naturale dal più grande fino al più piccolo e fosse in grado di dare un’acuta valutazione, ma fosse lontano dalla rinascita dello spirito nell’anima tuttavia così lontano, quanto è lontana questa Terra dal Cielo?! »

 

[GEG vol. IX  cap. 132, 11 – 13]  -  (Il Signore ai Suoi discepoli):

« Ma il Regno di Dio, che in Me è venuto in questo mondo, è appunto la purissima e perfettissima Verità, come anch’Io stesso sono la Via, la Verità e la Vita. Di questo vi ho pur dato sicuramente già le più sufficienti prove. – Riconoscete però anche questo, che è sempre più facile procacciare all’uomo una conoscenza di una qualsiasi cosa nella sfera del suo sapere che indurre il suo animo ad una fede salda e priva di dubbi! Perciò dovete avere anche un’attenzione molto maggiore sulla fondazione della vivente Fede che sul puro sapere; poiché nel sapere soltanto non c’è la vita, ma ben nella Fede e attraverso le opere del vivente Amore. – Il sapere per quanto puro, è un riflesso delle cose e del loro ordine proveniente da questo mondo, il quale così, come è ora, è transitorio come tutte le cose in, su e oltre di esso. Ma le cose della Fede sono una vera Luce proveniente dai Cieli, sono vivente appartenenza dell’animo, dell’anima e del suo spirito, e sono immortali ed imperituri. »

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o)  -  La differenza fra Beatitudine e dannazione

[La Terra  cap. 58, 10–12]:

« Qui esistono artifici ingannevoli in quantità innumerevole i quali sono interessati a portare un’anima sempre più vicino alla vera e propria essenza di Satana, affinché essa diventi parte con lui concorde, cosa che però mai può avverarsi, poiché ciascun’anima racchiude già in sé un proprio spirito, e non può liberarsene, il quale spirito è l’opposto dello spirito di Satana.  -  Se un’anima così, vuole avvicinarsi a Satana, allora lo spirito in essa si comporta sempre come giudice, vindice e punitore e tormenta l’anima dall’interno come un fuoco inestinguibile, con tale tormento poi l’anima viene allontanata nuovamente da Satana, – per quanto possibile – e poi passa di nuovo in un miglioramento. Se essa segue questo miglioramento, allora le diventa anche sempre più facile avvicinarsi alla purezza del suo spirito in essa dimorante.  -  E se questo miglioramento procede sempre, allora può essa giungere anche alla beatitudine, qualora divenga come lo spirito suo. Poiché questa è la differenza tra la beatitudine e la dannazione: nella beatitudine l’anima passa completamente nello spirito, e lo spirito è poi l’essere vero e proprio; nella dannazione invece l’anima vuole gettar fuori lo spirito ed accoglierne un altro, vale a dire quello di Satana. In questo caso essa diventa la cosa più dissimile allo spirito, perciò lo spirito in essa è la più perfetta polarità opposta. In tale qualità poi lo spirito esercita quella controforza che allontana sempre più enormemente da Satana; quanto più un’anima si avvicina all’essenza di Satana, tanto più violenta è la reazione dello spirito in essa contro lo spirito di Satana. Questa reazione è però per l’anima la sensazione più dolorosa fra tutte, e da ciò hanno origine anche le sofferenze ed i tormenti dell’inferno, come pure proprio questa reazione si manifesta come il fuoco inestinguibile. E questo è appunto anche il tarlo nell’anima che non muore, ed il suo fuoco non si estingue; ed è poi uno e lo stesso fuoco che genera nell’angelo la suprema Beatitudine e nel demonio la suprema infelicità. »

 

[Sole Spirituale vol. II  cap. 106, 8]:

 «Ogni azione ha una precisa commisurata conseguenza sanzionata da Dio. Questa conseguenza è l’inevitabile giudizio cui ogni azione è sottoposta. Quindi è predisposto dal Signore che ogni azione, sia buona o cattiva, alla fine giudica se stessa. »

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p)  -  Che cosa è dunque lo spirito?

[Sole Spirituale vol. II  cap. 79, 12–13]:

« Che cosa è dunque lo spirito? Lo spirito è il vero principio di Vita dell’anima, e l’anima senza lo spirito, non è nient’altro che un organo etereo sostanziale, che per l’accoglienza della Vita possiede bensì ogni facoltà, ma senza lo spirito è nient’altro che un polipo sostanziale spirituale eterico che stende continuamente le sue braccia verso la Vita ed assorbe tutto ciò che corrisponde alla sua natura. – L’anima senza lo spirito è quindi soltanto una forza muta polare che porta in sé il senso intorpidito verso il satollamento, ma essa stessa non possiede nessun giudizio, da cui le diventerebbe chiaro con che cosa si potrebbe satollare e per che cosa le serve il satollamento. »

 

[Sole Spirituale vol. II  cap.71, 9–14,18]:

« Per il conseguimento della rinascita dello spirito è però necessaria l’osservanza di quella santa Scuola della Vita in tutte le sue parti, Scuola che il grande santo Maestro di ogni vita ha predicato dalla sua propria santa Bocca agli uomini della Terra e l’ha suggellata col Suo proprio Sangue! »

« Chi non vuol prendere in mano questa scuola attivamente, com’è indicato nella stessa, questi deve ascrivere solo a se stesso se con ciò perde la Vita del suo spirito.  -  Ma questo è ben certo, cosa che ogni proprietario per quanto semplice di un qualunque bene deve sapere ed anche saprà che egli è per primo proprietario di un bene di qualunque forma sia, e per secondo saprà quale tipo di bene possiede e di quale valore. Ma se uno è proprietario in spirito dell’eterna Vita, dite, può costui domandare se la sua anima ed il suo spirito passeranno o no con la vita del corpo?  -  Ma coloro che sono ed una volta sono stati veri allievi provenienti dalla Suola del Signore per l’eterna Vita, disprezzavano la morte del corpo ed attendevano in grande gioia e letizia soltanto la completa dissoluzione dei pesanti legami esteriori della vita del mondo. Essi testimoniavano della Verità della Scuola della Vita proveniente dal Signore – quali martiri con il loro sangue.   -  Chi non rinascerà nel suo spirito, questi non entrerà nel Regno dei Cieli o dell’eterna Vita. »

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cap. IV

Dell’insegnamento del Signore sull’anima

 

Motto: [GEG vol. VI  cap. 133, 3]:Tutta la materia, dalla pietra più dura fino all’etere al di sopra delle nuvole, è sostanza animica. E la sua destinazione è, passare di nuovo nell’essere puramente spirituale”.

 

 

a)  -  Essenza e scopo della materia nel processo dello sviluppo dell’anima

[GEG vol. VI  cap. 133, 3-6]  -  (Il Signore):

« Tutta la materia di questa Terra, dalla pietra più dura fino all’etere al di sopra delle nuvole, è sostanza animica, ma in uno stato necessariamente giudicato, e quindi consolidato. Ma la sua destinazione è di tornare nuovamente all’esistenza libera puramente spirituale, così essa proprio con quest’isolamento avrà raggiunto l’indipendenza della vita. Ma per raggiungere questa mediante un’attività autonoma sempre più aumentata, l’anima – per rendersi libera dai legacci della materia – deve attraversare tutti i possibili gradini della vita e deve ad ogni nuovo gradino anche di nuovo chiudersi in un corpo materiale, con il quale poi essa attrae a sé e si appropria di nuove sostanze di vita e di attività.

Quando un’anima è entrata una volta in un corpo, sia di una pianta o di un animale, dopo opportuna completa maturazione è giunta al punto di essere atta a salire su di un gradino superiore della vita – cosa che il suo spirito dell’aldilà proveniente da Dio vede assolutamente chiaro – allora il suo spirito ultraterreno, che continuamente sorveglia l’opera del suo perfezionamento, dispone che le venga tolto il corpo ormai non più adoperabile, affinché essa poi, già dotata d’intelligenza superiore, possa formarsi un nuovo corpo, nel quale per un tempo più o meno lungo possa elevarsi ad una maggiore intelligenza vitale ed attiva, e questo così fino all’uomo, dove essa, come già perfettamente libera, giungerà nel suo ultimo corpo, alla piena consapevolezza di sé, al riconoscimento di Dio, all’Amore per Lui e con questo alla perfetta unione con il proprio spirito dall’aldilà, quale perfetta unione noi la chiamiamo nuova nascita o rinascita dello spirito.

Raggiunto che abbia un’anima questo grado della vita, allora essa è perfetta e poi come un essere ed una vita perfettamente indipendente non può più essere distrutta e consumata dall’Essere e dalla Vita universale di Dio.

La prova più sicura che un’anima umana abbia raggiunto l’indipendenza della vita, consiste nel fatto che essa riconosce Dio e perfino Lo ama con tutte le forze sue. Poiché fintanto che un’anima non riconosce Dio come un Essere esistente come fuori di lei, essa è ancora come cieca e muta non libera dall’Onnipotenza divina; allora deve ancora lottare violentemente per liberarsi da questi ceppi. Ma appena un’anima incomincia a riconoscere il vero Dio come esistente fuori da lei, ed a percepirLo come un’Entità reale per effetto del sentimento d’Amore per Lui, allora essa è già libera dai vincoli dell’Onnipotenza divina e va poi sempre più appartenendo a se stessa ed è quindi auto creatrice del proprio essere e della propria vita e con ciò un’indipendente amica di Dio per tutte le Eternità delle Eternità. »

[indice]

 

b)  -  I gradini dello sviluppo dell’anima

[GEG vol. X  cap. 21]  -  (Il Signore):

« Tutto ciò che la Terra contiene dal suo punto centrale fino alla sua più alta regione eterea, è sostanza animica; ma fino a un certo punto di dissolvimento rimane in un molteplice stato giudicato di specie duro o morbido perciò essa all’occhio materiale dell’uomo di questo mondo, come anche ai suoi sensi, può essere visibile e percepibile come materia morta o dura o morbida. Ad essa appartengono tutte le specie di pietre, minerali, tipi di terra, acqua, aria e tutti gli elementi ancora liberi in essa. Poi viene tutto il regno vegetale nell’acqua e sulla Terra insieme al suo passaggio nel regno animale. In questo regno il giudizio appare già più mite, e la sostanza animica si trova già nella fase del dissolvimento più compiuto di quanto lo fosse nel precedente duro stato di giudizio, e la separazione e la formazione in riguardo al divenire dell’intelligenza come della sostanza animica che prima era appunto mescolata come caoticamente in questo secondo regno si trova perciò in una grande molteplicità.

Ma la sostanza animica, se per la particolare formazione intellettiva nel secondo regno[4] doveva essere sottoposta ad una grande selezione, nel terzo regno, quello degli animali, dove la molteplicità è ancora molto, molto maggiore, doveva essere portata ad una sempre maggiore unificazione per il raggiungimento di compiute singole intelligenze più chiare e più libere. E perciò si riuniscono qui anche innumerevoli particelle di sostanze animiche di piccoli animali di genere e specie differenti in una più grande anima animale, come per esempio in quella di un verme più grande o di un insetto. Innumerevoli quantità di tali anime di insetti, appunto nuovamente di differenti genere e specie, quando si sono liberate dai loro involucri materiali che le tenevano legate, si riuniscono poi di nuovo in un’anima di animale di specie più grande e più perfetta, e così via su fino ai grandi e perfetti animali in parte ancora selvatici e in parte di specie mansueta; e solo dall’ultima unione di queste anime di animali procedono poi le anime degli uomini ben provviste con tutte le possibili facoltà intellettive.

Quando un uomo nasce in questo mondo e per la sua piena liberazione riceve anche un corpo da portare, ciò è organizzato in maniera estremamente sapiente da Dio, così che egli, (l’uomo), quale anima completa, possa e debba ricordarsi altrettanto poco di tutti i necessari stati precedenti nelle sue consistenze transitorie, ma ancor sempre entità separate, quanto un occhio possa vedere e distinguere le piccole singole gocce del mare, di cui esso consiste. Se questo all’anima umana fosse concesso, allora essa non sopporterebbe quest’unificazione di parti così infinitamente diverse di sostanza animica e intellettive, ma tenderebbe a sciogliere se stessa in tutta fretta, così come si scioglie una goccia d’acqua sul ferro rovente.

Per mantenere l’anima dell’uomo, deve esserle tolto completamente ogni reminiscenza per mezzo del corpo che la racchiude fino al momento della sua completa interiore unificazione con il suo spirito d’Amore proveniente da Dio; questo spirito, infatti, è, per così dire, il cemento, attraverso il quale vengono fissate tutte le infinite particelle intellettive animiche in un eterno indistruttibile essere completo, esse si illuminano, riconoscono e comprendono in tutta chiarezza e, quale essere compiuto simile a Dio, lodano e glorificano l’Amore, la Sapienza e la Potenza di Dio. »

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c)  -  Il processo formativo dell’anima («Trasmigrazione delle anime»)

 

[GEG vol. X  cap. 184]  -  (Il Signore al giudice superiore Tito):

« Tu domandi, perché Io permetto queste ostilità nella natura di questa Terra. Ed Io ti dico: perché proprio gli uomini di questa Terra secondo le loro anime ed il loro spirito sono costituiti così che possono diventare figli di Dio, per cui possono fare quelle cose che Io stesso posso fare, già agli antichi, infatti, è stato detto per bocca dei profeti: “Voi siete figli Miei e quindi dèi, come Io, quale Padre vostro, sono Dio!”

Ma per predisporre un’anima così, allora essa deve essere per così dire combinata in una lunga sequenza di anni da un numero infinito di particelle animiche dal regno di tutte le creature di questa Terra, e questa combinazione delle molte, spesso infinite creature animiche, è appunto ciò che gli antichi sapienti, i quali ne erano ben a conoscenza, chiamavano “trasmigrazione delle anime”.

Le forme materiali esteriori delle creature si mangiano bensì a vicenda, ma così facendo divengono libere le anime dimoranti nelle creature, e le affini si uniscono e vengono concepite in un successivo, più alto gradino, nuovamente in una forma materiale, e così di seguito fino all’uomo.

E come avviene con l’anima, così avviene anche con il loro spirito ultraterreno, il quale è il vero ispiratore, continuatore, formatore e mantenitore delle anime fino all’anima umana, la quale allora soltanto entra nella propria sfera di piena libertà ed è in grado di continuare la formazione di se stessa in riguardo al profilo morale.

Quando l’anima si è elevata da se stessa fino a un certo grado di perfezione spirituale, allora soltanto il suo spirito ultraterreno di Luce e d’Amore si congiunge ad essa, e l’intero uomo comincia da quel momento a divenire in tutto sempre più simile a Dio, e quando il corpo viene tolto all’anima, allora essa è già un essere di perfetta divina somiglianza, e può da sé chiamare tutto all’esistenza ed anche saggiamente mantenerlo.

Ciò che ti ho detto adesso, ha luogo però solo su questa Terra ed in nessun altro corpo mondiale, oltre a ciò in esuberante pienezza come proprio su questa Terra, e chi ha discernimento, costui lo comprenda dal fondamento: perché questa Terra corrisponde precisamente al Mio Cuore, Io stesso possiedo solo un Cuore e non parecchi cuori; così ci può essere soltanto un corpo mondiale, da Me predisposto, che corrisponda pienamente al Mio Cuore e precisamente al suo più intimo punto vitale. »

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d)  -  Esempio di un’unione animica animale in un’anima umana naturale

[GEG vol. X  cap. 185, 4 – 7]  -  ( Il Signore continua a parlare a Tito):

« Ed ora voglio mostrarti che cosa è stato della caccia osservata da te oggi sotto il profilo animico. (in questa scena di caccia sono rimasti uccisi una gazzella, uno sciacallo ed un’aquila gigantesca). Ebbene guarda! Lì davanti alla porta sta già una figura umana, come quella di un bambino, ed aspetta di essere accolta nel corpo di una madre in un prossimo concepimento. E dietro quest’apparizione di un’anima vedi una figura di Luce; questa è già lo spirito ultraterreno di quest’anima, il quale s’incaricherà che quest’ultima – per il momento ancora naturale – alla prossima occasione sia messa in un corpo materno. – Quindi hai visto, come dagli ultimi tre gradini di animali già perfetti – ovviamente con molte migliaia di fasi precedenti – è venuta alla luce un’anima umana.

Da questo nascerà al mondo un bambino maschio, il quale, se sarà ben educato, diventerà un grande uomo. La sensibilità della gazzella guiderà il suo cuore, l’astuzia dello sciacallo la sua ragione, e la forza dell’aquila gigante il suo ingegno, il suo coraggio e la sua volontà. Il suo carattere fondamentale sarà di un guerriero, che però potrà egli moderare mediante il suo temperamento e mediante la sua sapienza, quindi potrà diventare un uomo molto utile in qualsiasi situazione. Se però diventerà un guerriero, allora avrà fortuna per il suo coraggio, ma diventerà altrettanto vittima delle altre armi da guerra. Ma affinché tu possa accorgerti del bambino subito dalla nascita, allora il tuo vicino terreno già nel prossimo anno potrà entrare in scena come suo padre. »

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e)  -  I due principi nell’uomo: materia e spirito

[GEG vol. XI  cap. 75, 2-27]  -  (Il Signore):

« Già spesso è stato chiarito che Adamo, quale primo uomo di questa Terra – nel senso della piena libertà spirituale – era stato creato allo scopo di costituire una forma, fuori della quale la materia sarebbe potuta essere ricondotta di nuovo alla libera vita spirituale. Ma per ottenere questo scopo era necessario innanzi tutto il superamento della materia stessa, vale a dire: attraverso libera decisione doveva essere creata una condizione che, da un lato presentasse la vittoria su tutte le note basse caratteristiche, come passioni, brame e inclinazioni mondane, per rendere possibile dall’altro lato, una libera ascesa alla purissima vita spirituale.

È già stato detto abbastanza spesso che l’anima umana consiste di minutissimi primi elementi, i quali, crescendo e sviluppandosi a sfere sempre più alte della consapevolezza, raggiungono nell’uomo di nuovo quella forma definitiva che, proprio perché forma terrena, non è più capace di un ulteriore sviluppo, mentre lo è invece nel suo sviluppo animico. Perciò nell’uomo s’incontrano due principi: la fine della vita materiale, come consapevolezza nella sua massima espressione, e l’inizio di un’animica immutabile vita nella massima perfezione delle forme riportate. Per questo l’uomo su questo filo del rasoio della vita terrena non si può certo sottrarre alla consapevolezza che egli vive, – poiché lui stesso è la dimostrazione di questo –, tuttavia non ha nessun presentimento che egli è giunto alla soglia di una vita spirituale, vita che ora nell’immutabile permanente forma umana prende il suo inizio; in altre parole: dopo aver attraversato molte trasformazioni fisiche che avevano per meta la figura umana, questa rimane adesso inalterata nel suo aspetto generale; ma comincia ora una trasformazione animica che ha per meta di avvicinarsi sempre di più allo Spirito stesso di Dio e di entrare con Esso in comunione.

Ma cosa può accadere se questo passaggio non è mediato? Qui, infatti, materia e spirito stanno bruscamente l’una di fronte all’altro, questi ben si perfezionano reciprocamente sempre di più, ma mai – come polarità – possono toccarsi completamente. In ogni caso però deve essere qui mostrata una via, deve essere gettato un ponte sul quale è possibile giungere dalla materia allo Spirito! Questa via deve essere un esempio che chiunque è in grado di seguire. Se questa via non fosse trovata, vale a dire se un uomo non la percorresse, allora l’uscita dalla materia per pervenire ad una libera Vita spirituale, diventerebbe impossibile.

La Divinità stessa deve quindi darSi premura di attirare a Sé le Sue creature, creature che Essa per Amore e per la loro salvazione costrinse ad incamminarsi sulla via della materia – dopo che queste hanno raggiunto il confine, dal quale è possibile la via spirituale –, e condurle così al rapporto di Padre a figlio.

Adamo doveva costruire in sé questo ponte, e tale compito lo aveva veramente molto facile, essendo allora gli stimoli della materia assai minimi rispetto ad oggi. Aveva bisogno solo di vincere se stesso e di obbedire; e così il ponte sarebbe stato gettato, ed in lui poteva crescere fiorente la vita spirituale, l’obbedienza a Dio per un uomo che è libero da qualsiasi peccato, è l’unico mezzo esaminatore. Soltanto dalla disobbedienza seguono da sé tutte le altre mancanze. Ebbene, Adamo cadde, e così avvenne un arretramento nella materia, vale a dire in quella polarità che può tanto allontanarsi da Dio, quanto può ascendere a Iddio stesso a Beatitudini sempre maggiori.

Ora ripetutamente da parte di anime particolarmente forti furono fatti dei tentativi di penetrare attraverso questa folta copertura di foglie per lasciar intravedere il Sole, e poiché questo anche fu raggiunto parzialmente, l’umanità possiede antichissime religioni. Tuttavia a queste anime forti non riuscì a colpire così il centro dell’albero, a spezzare la sua chioma, affinché quest’albero possente potesse morire. E precisamente questo a loro non riuscì, perché essi stessi nella loro vita terrena non erano senza peccati, bensì già gustarono il mondo, prima di provare sete per la Verità e per la conoscenza di Dio. – Non solo di penetrare la folta copertura di foglie, ma a spezzare l’albero dei peccati, è riuscito solo a Gesù! Egli raggiunse in Sé quindi il grado che Adamo non aveva raggiunto, e riconciliò in Sé la Divinità, la Quale, nella Sua santità, era stata offesa dalla inosservanza del Comandamento. –

Ma in ciò, visto che ora questa Via che conduce direttamente a Dio è aperta, ed in ciò, visto che questa Via fu realizzata dall’Uomo Gesù, che con questo divenne il Figlio di Dio, sta la Redenzione.

(Il Signore) Senza di Me nessuno può venire al Padre, e senza la fede in Gesù nessun savio ha ancora mai provato l’onnipotente Essenza di Dio quale Sorgente primordiale di ogni Amore che possa presentarsi personalmente. L’Invisibile diventa visibile in Gesù, e quest’Unificazione di entrambi nella forma umana rende possibile l’avvicinarsi della creatura al Creatore, la dissoluzione della materia nello Spirito, la riconduzione della sequenza di peccati commessi verso l’Alto, oltre il muro di separazione tra materia e Spirito, due punti che altrimenti non potrebbero mai toccarsi. Il ponte è la Vita di Gesù! »

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f)  -  La conduzione dell’anima umana al perfezionamento

[GEG vol. IX  cap. 171, 4 e 9-10]  -  (Il Signore):

« L’uomo, come viene in questo mondo, secondo l’anima viene separato completamente dall’Onnipotenza di Dio ed è rimesso in tutto al suo stesso volere e discernimento. Soltanto quando egli, sulla via dell’istruzione per bocca dei suoi genitori e di altri saggi insegnanti, giunge alla conoscenza di Dio, si rivolge poi a Lui con fede e Lo supplica per ottenere il Suo Aiuto e la Sua assistenza, soltanto allora comincia dalla Parte divina l’influsso attraverso tutti i Cieli, e l’anima dell’uomo passa ad un sempre più chiara conoscenza e da questa sempre di più nell’amore per Dio; essa allora subordina la propria volontà alla riconosciuta Volontà di Dio e si unisce così allo Spirito di Dio e con ciò a poco a poco diviene altrettanto perfetta in ed attraverso lo Spirito di Dio in essa, come lo Spirito divino in essa stessa è perfetto, e tuttavia con questo rimane in tutto perfettamente libera e indipendente. »

« Ogni anima perfezionata è compenetrata da una e la stessa Verità, perché essa scaturisce come Luce del suo amore per Dio e per il prossimo.  -  Fino a quando gli uomini possono imbattersi tra loro in dispute, contese e guerre, allora sono essi ancora lontani dal Regno di Dio e non vi arriveranno prima che siano diventati costantemente grandi in ogni pazienza, umiltà, mansuetudine e vero amore per il prossimo; ma quando una buona volta sono in queste caratteristiche, e giungono con ciò in se stessi alla verità proveniente da Dio, allora ogni disputa, contesa e guerra avranno un’eterna fine. »

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g)  -  Sulla Conduzione di vita nell’aldiquà e nell’aldilà

[GEG vol. VII  cap. 156, 7– 12]  -  (Il Signore ai farisei):

« L’uomo deve operare nel mondo e volontariamente deve resistere alle sue maligne attrazioni. Così fortificherà l’anima sua, e la Potenza dello Spirito di Dio la compenetrerà! Ma attraverso una vita da fannullone nessun uomo viene alla vera, eterna Vita, la quale condiziona in sé l’assoluta e più perfetta attività in tutti i molti innumerevoli strati e sfere della vita.

Tali uomini (che si ritirano completamente dal mondo, come gli eremiti del Carmelo e di Sion) peccano certamente tanto poco, quanto poco pecca una pietra; ma è questo forse un merito della pietra? Ma l’anima dovrà deporre il suo corpo; allora nell’aldilà cosa farà nella sua immensa debolezza ed assoluta inattività? Infatti là verranno su di lei prove di ogni specie che dovranno spronarla alla piena e vera attività di vita, e queste prove per l’anima dotata con le sue capacità di questa Terra, saranno completamente corrispondenti alle stesse che lei aveva qui, ma per l’anima pura saranno necessariamente più forti che qui, perché nell’aldilà quello che l’anima pensa e vuole, si presenta già dinanzi a lei come nella realtà. Qui ha essa da fare solo con i suoi invisibili pensieri ed idee che combatte facilmente e delle quali si può anche liberare facilmente; ma dove i pensieri ed idee diventano visibili realtà –, come potrà l’anima debole combatterli nel mondo che essa stessa si sarà creato?

Perciò di là le tentazioni si presenteranno ben molto più difficili di qui. E cosa potrà dare l’anima per liberarsi dalla dura prigionia delle sue stesse maligne passioni?! E certo nell’aldilà essa dovrà diventare molto più attiva per liberarsi dal labirinto dei suoi propri pensieri idee ed immagini; poiché prima che non metterà da se stessa mano all’opera, non le tornerà utile nessun aiuto mediante un qualche atto immediato della Misericordia di Dio o di un qualche altro spirito, come anche è già qui sulla Terra in gran parte il caso.

Chi, infatti, non cerca Dio seriamente, bensì va completamente dietro alle brame del mondo, costui perde Dio, e Dio non gli darà nessun segno in base al quale potrà riconoscere quanto profondamente e quanto ampiamente si è già scostato da Lui. Solo quando, per proprio impulso e bisogno, comincerà di nuovo a cercare Dio, allora anche Dio comincerà ad avvicinarsi a lui, e Si farà anche trovare dal cercante, fino al punto che al cercante sarà una vera serietà trovare e riconoscere Dio. »

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h)  -  L’anima nell’aldilà

[GEG vol. VIII  cap.17, 5 – 7]  -  (Il Signore):

« Ogni anima nell’aldilà diventerà quello che vuole. Se vuole il male, essa viene dapprima ben resa attenta quali inevitabili conseguenze avrà. Se invece si cambia, allora può essere presto e facilmente aiutata; ma se non si cambia, essa sarà lasciata libera di avere e di godere quanto vuole il frutto proveniente dall’amor suo.  -  Questo amore però, sia di buona o cattiva specie, è la vera e propria vita dell’anima di ogni uomo, angelo o demone; se prendiamo all’anima l’amore, allora le prendiamo anche la vita e l’esistenza. Ma questo non può esistere in eterno nel puro Ordine di Dio; poiché se nella Creazione potesse essere annientato soltanto il più piccolo atomo e perdere completamente l’esistenza, allora Dio stesso con questo perderebbe un atomo nel Suo Essere, cosa che però non è possibile.  -  E così, tanto meno un’anima umana può perdere completamente la sua esistenza; però essa può enormemente diventare sventurata ed infelice per sua massima volontà e può, se soltanto lo vuole seriamente, anche diventare, attraverso la sua stessa libera volontà, di nuovo felice e completamente beata. »

 

[GEG vol. IX  cap. 142, 2-7]  -  (Da un discorso istruttivo del Signore con dei pescatori al Lago bianco):

« (Il Signore):  La vera Beatitudine della vita, non consiste nella chiara visione e riconoscenza, bensì solamente nella sempre crescente attività d’amore. Perciò ogni anima deve prima fare, di quest’attività d’amore, l’unico elemento della vita, senza il quale essa mai potrà giungere all’interiore chiarezza di vita, infatti, l’attività d’amore è un fuoco di vita interiore che, attraverso il suo sempre crescente ravvivarsi, deve diventare una splendente fiamma luminosa.

Ma se questo elemento di vita nell’anima è diventato completamente desto, così che l’anima stessa diventa totalmente di questo elemento vitale – cosa che vuol dire quanto: l’intero uomo è nuovo nello Spirito – e quindi rinato –, allora l’anima, nonostante la sua interiore chiarezza, la quale è una conseguenza dell’attività d’amore accresciuta fino al più alto grado possibile, rimane anche sempre attiva nel più alto grado possibile, e la sua beatitudine e la sua chiarezza aumenta secondo i gradi della sua attività d’amore e non secondo i gradi della sua chiarezza, alla quale senza l’attività d’amore essa comunque mai può giungere; poiché così è stabilito da Dio fin dall’Eternità, in modo tale che nessuno spirito e nessuna anima umana può giungere alla Luce senza una corrispondente attività.

Ma come fanno gli uomini a far sorgere la luce su questo mondo materiale? Vedi, essi sfregano legno con legno o pietra con pietra così a lungo, finché c’è la scintilla di fuoco; le scintille cadono su materiale facilmente infiammabile – come legno, paglia e certe resine mescolate con zolfo e nafta –, così diventa subito divampante una chiara fiamma, e diventerà luce in essa stessa ed attorno ad essa in tutte le direzioni.

Vedi, così già nel morto mondo materiale si mostra che per produrre fuoco e luce deve precedere una certa attività! E così per la Luce della Vita dell’anima deve precedere tanto più una certa attività; attraverso questa viene ridestato l’amore che è l’elemento vitale, e dalla sua aumentata attività sorge poi la Luce nell’anima, questa è la sapienza che da sé riconosce, giudica ed ordina se stessa e tutte le cose.

Così stanno le cose con la vita dell’anima e con la sua interiore chiarezza di riconoscimento. La sapienza di un’anima è già qui ed ancora più nell’aldilà sempre la conseguenza della sua attività. Se quest’attività cessasse o potesse cessare, allora cesserebbero nell’anima anche la sapienza e l’interiore chiarezza di vita. Hai capito ora questo?»

 

[GEG vol. IX  cap. 143, 1-8]:

« (Risponde uno dei pescatori) “Sì, Signore e Maestro, ora però vorrei ancora sapere, in che cosa consiste fondamentalmente l’attività di un’anima perfetta nel grande aldilà. Su questa dura Terra ci sono per gli uomini molte migliaia di svariate cose da fare, se egli vuole vivere – ma che cosa deve fare nel grande aldilà spirituale? Anche là arerà, seminerà e raccoglierà per il mantenimento della vita?”

(A questo risponde il Signore): Sì certo, amico, arare, seminare e raccogliere, – ma ovviamente in un altro modo ed in un altro senso, rispetto a come accade su questo mondo materiale. Vedi, senza la grande attività degli spiriti, e specialmente di quelli perfetti, su nessuna terra sorgerebbe qualcosa! Non solo non crescerebbe nulla e nessun essere vivente potrebbe andare in giro sul suolo, ma anche non sarebbe sorto nessun sole e nessuna terra e ancor meno continuerebbero ad esistere.

Gli uomini arano sì la terra e spargono i semi nei solchi, ma spetta agli spiriti mettere in atto il germoglio, crescita e maturazione del frutto. Specialmente per gli spiriti perfetti c’è molto da fare su questa Terra come anche su tutti gli altri corpi mondiali; ma ancor di più per la giusta formazione dell’anima e perfezionamento degli uomini già nell’aldiquà, e assai molto di più poi nell’aldilà. Poiché sono incomparabilmente sempre di più le anime imperfette che vengono nel grande aldilà rispetto a quelle perfette, specialmente da questa Terra. Ma le anime imperfette e malvagie con l’aiuto degli spiriti della natura non purificati, rovinerebbero presto a tal punto quest’intera Terra che su d’essa nessun’erba, nessun arbusto, nessun albero potrebbe più crescere e nessun animale e nessun uomo potrebbe più esistere.

Solo mediante l’amore, la sapienza e la potenza degli spiriti perfetti, le anime malvagie ed imperfette nell’aldilà sono impedite ad attuare tale devastazione, e poi a poco a poco anche perfezionate e forse di gradino in gradino anche avvicinate al Regno di Dio.

Ma come gli spiriti perfetti causano tutto questo, non si può descrivere con parole; quando però voi stessi sarete nuovi e rinati nello Spirito, allora vi diventerà pur chiaro e naturale come gli spiriti lavorano ed operano nel grande aldilà. – Hai tu compreso anche questo?

(Disse di nuovo lo stesso pescatore): “Sì, caro Signore e Maestro, e io Ti ringrazio per la Tua immensa Pazienza con noi deboli ed ancora molto stupidi uomini! Sicuramente passerà ancora molto tempo, prima che noi, vivendo in mezzo a tanti Miracoli, comprenderemo i Miracoli! Noi vediamo e gustiamo l’acqua e non sappiamo minimamente che cosa essa sia. Altrettanto vediamo il fuoco e la sua luce, percepiamo la sua fiamma ed il suo calore, pure non sappiamo minimamente che cosa è, e qual è la sua vera e propria genesi fondamentale. Comunque sia, già adesso siamo lieti e contenti oltre misura che abbiamo ricevuto per la Tua immensa Grazia ed Amore la via sicura per la piena e vivente Verità. O Tu caro Signore e Maestro, ma sii ora per noi d’aiuto anche con la Tua Grazia, affinché mai diventiamo stanchi, deboli e indolenti nel percorrere questa via fino al traguardo luminoso!”

(Risponde il Signore): “Chi crede ed ha la giusta via, questi raggiungerà anche ciò cui seriamente aspira!” »

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cap. V

La triplice essenza dell’uomo ed il Regno di Dio nel cuore dell’uomo

 

Motto: [GEG vol. II  cap. 217, 5]:  Con la nascita del corpo viene posto nel cuore dell’anima l’eterno germe della vita come una piccola scintilla del purissimo Spirito di Dio.

 

a)  -  La visione di Oalim

[Gov. Fam. Dio  vol II  cap. 72, 9–26];

« All’inizio mi parve molto strano che io dovessi guardare il mio cuore. - Tuttavia, quando riflettei su questa possibilità o impossibilità di portare gli occhi nel corpo, all’improvviso persi la luce dei miei occhi; ma quasi nello stesso istante, tutto divenne in me chiaro, perciò mi vidi interiormente come di solito mi vedo esteriormente alla luce del Sole. - Io non riuscivo a comprendere come questo fosse possibile, ma allora il mio cuore cominciò anche presto a diventare perfettamente trasparente, e vidi presto tre cuori inseriti uno dentro l’altro, come qui sono messi dentro al ruvido frutto del castagno tre semi: nel nocciolo del guscio marrone la vera e propria polpa del seme ed in questo soltanto il piccolo nocciolo germe, nel quale è racchiusa la vita, e in questa è racchiusa la sua infinita molteplicità ed infinita varietà. - Il cuore esteriore però presto si spezzò e cadde disciolto giù nelle infinite profondità; e questo era il cuore esteriore di carne del corpo. L’interiore, sostanziale cuore però rimase e si estese continuamente, perché l’interiorissimo cuore-germe, di una luminosità intensissima, lo costringeva a ciò, poiché esso stesso si sviluppava sempre di più e diventava sempre più grande, come qui il germe di un seme deposto nella terra s’ingrandisce sempre di più finché sorge da esso un poderoso albero. - Così era anche il caso di questo mio interiorissimo cuore-germe. All’inizio sembrava come fosse un cuore; quando però divenne sempre più grande, allora assunse anche sempre di più un aspetto umano, e presto riconobbi me stesso in questo nuovo uomo, uomo che è sorto dal mio intimissimo luminoso cuore-germe. - Alla vista di quest’uomo pensai in me: “Questo nuovo cuore umano in me ha forse a sua volta un cuore in sé?”. - Ed io mi accorsi che anch’esso racchiudeva un cuore in sé! Questo cuore però sembrava un sole, e la sua luce era migliaia di volte più potente del Sole di giorno. - E mentre io contemplavo sempre di più questo cuore-Sole, allora scoprii improvvisamente nel mezzo di questo cuore-Sole una piccola immagine vivente che assomigliava perfettamente a Te, o Padre Santo, – però non sapevo come ciò fosse possibile.  -  E mentre stavo riflettendo, mi colse un’indicibile delizia, e la Tua Immagine vivente parlò così a me dal cuore-Sole del nuovo uomo in me: “Rivolgi il tuo sguardo in Alto, e presto ti accorgerai da dove e come Io ora vivente dimoro in te!” Ed io rivolsi subito il mio sguardo in Alto ed in una profondità delle profondità senza fine dell’Infinità scorsi anche un incommensurabile grande Sole, e nel mezzo di questo Sole poi presto vidi Te stesso, o Padre Santo!  -  Ma da Te scaturivano, in quantità infinita, raggi d’incomparabile splendore, ed uno di questi raggi cadde nel cuore-Sole nell’uomo nuovo in me e formò così Te stesso vivente in me. Ma subito dopo il nuovo uomo del cuore-germe stese il suo braccio e voleva catturare me, uomo esteriore.   -  Io però mi spaventai, e tale spavento mi respinse nella mia vecchia dimora. Il cuore di carne in precedenza fuori uscito, risalì di nuovo dalle profondità e circondò subito i due cuori interiori; quando ciò accadde, il mondo esteriore mi divenne di nuovo visibile ed ogni visione interiore scomparve. E questo è anche tutto quello che ho visto, percepito e sentito in me. »

 

[Gov. Fam. Dio  vol II  cap. 74, 24–32]  - (L’alto Abedam[5] ad Oalim e quindi anche a tutti i padri):

« Voi siete già diventati debolissimi, sebbene tutti i vostri primi maestri siano ancora in vita; che cosa accadrà poi soltanto a coloro che s’imbatteranno in assai cieche contese sulla vostra attuale esistenza stessa?! Per questo Io vi dico, ancora una volta, che nessuna dottrina è utile a qualcosa se i suoi ordinamenti non possono essere confermati attraverso la Mia vivente Testimonianza nel cuore di ogni uomo!  -  In Oalim stesso avete trovato perfettamente rappresentata questa vivente Testimonianza. Quindi è anche poi da accettare che non dovete accontentarvi della Dottrina soltanto, bensì preoccuparvi con il massimo zelo che essa con l’insegnamento si trasformi presto nella completa, vivente azione, e siate sicuri che chiunque accoglierà questa Dottrina seriamente in maniera attiva, presto troverà in sé la grande, vivente e santa testimonianza di Oalim, la quale testimonierà potentemente raggiante della vivente autenticità della Mia Parola rivolta a tutti voi.  -  Vedete, Oalim nel terzo cuore-germe, dopo che si era formato in un uomo, trovò ancora un cuore-Sole e in questo cuore alla fine Me stesso, così come voi trovate in ogni goccia di rugiada la riscaldante immagine del Sole; e questa Mia Immagine in lui parlò uguale a Me, e la di lui parola gli mostrò Me Quale l’Eterno Padre santo nella sublimità della Mia infinita santa Divinità!  -  Quest’uomo interiore di Oalim voleva già diventare una cosa sola con il suo uomo sostanziale esteriore, e in parte addirittura anche con il suo uomo materiale esteriore; solo che, per questo, Oalim non era ancora maturo. Ma tutto questo voi lo apprenderete soltanto nella vostra completa maturità, allora sarà durevole in eterno.  -  Altrettanto insegnate quindi ai vostri discendenti, allora trasmetterete a loro una duratura testimonianza dell’autenticità della Mia Dottrina. E chi troverà in sé questa testimonianza, questi anche ha già ricevuto da Me la Vita eterna, vita che non gli verrà tolta mai più in eterno. – Vedete, tutto questo significa la visione di Oalim. »

 

[GEG vol. IV  cap. 214, 7]  -  (Il Signore):

« Quando l’anima è diventata una cosa sola con lo spirito, allora essa, resa a sua volta perfetta e colma di luce, contempla dall’interno all’esterno il proprio corpo, vede attraverso di questo, riconosce poi con un solo sguardo tutta l’intera geniale costruzione e disposizione artistica del proprio organismo fisico, si ricorda del motivo e della causa che presiedettero alla formazione di ogni singola parte di un organo, per quanto minuta, e ne riconosce l’organizzazione supremamente opportuna ed efficace. Ma finché un’anima non abbia raggiunto la perfezione della propria vita, essa può affaticarsi mille e poi mille anni ancora senza poter arrivare mai a conoscere a fondo il proprio corpo. »

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b)  -  Corpo, anima, spirito

[GEG vol. II  cap. 217, 5] - (Il Signore):

 « Col parto del corpo dal ventre materno viene posto nel cuore dell’anima il germe vitale come una piccola scintilla del purissimo Spirito di Dio, come col frutto di una pianta, quando essa ha perso il fiore e comincia a premunirsi ed a consolidarsi. Ed il corpo una volta formato, comincia così la formazione dello spirito nel cuore dell’anima. A questo punto l’anima deve poi fare tutto il possibile perché lo spirito in lei cominci a germogliare, e deve favorevole andargli incontro. »

 

[GEG vol. IX  cap. 174, 9 – 12] - (Raphael[6] ad un medico):

« La luce della lampada della vita riempita è, in questa vita terrena, una piena, vivente fede, la quale illumina le cose del Regno di Dio. Chi persevera in questa luce e non si occupa più del necessario per le cose di questo mondo, questi perviene precoce all’eterna Luce di Vita in sé, e così poi perviene anche aldiquà già nell’evidente reale Regno di Dio e nella sua Potenza e Forza. Infatti, chi qui è una cosa sola con la Volontà di Dio, del Signore, costui è anche una cosa sola con la Sua eterna perfettissima Sapienza, Libertà, Indipendenza, Potenza e Forza, ed è con questo poi per l’Eternità anche un vero figlio di Dio.  -  Vedi, io sono un tale figlio, ma non lo sono diventato solamente nel puro mondo degli spiriti, bensì già ai tempi della mia vita terrena, a tal punto che la Potenza dello Spirito divino in me poteva operare tutto quello che può operare adesso. Io quindi non sono neanche morto secondo il corpo in quella maniera in cui ora muoiono tutti gli uomini, ma la Potenza dello Spirito divino in me lo sciolse all’improvviso completamente così che di esso non rimase sulla Terra neanche un granello di polvere solare. Tutto del corpo è diventata la mia eterna, invulnerabile veste, e tu mi vedi ora veramente con corpo, anima e spirito. Se questo ti sarà difficile da credere, allora tastami, e scorgerai un uomo con carne ed ossa, finché io lo voglio; ma se voglio ritrasformare tutto nello spirituale puro, allora mi vedrai certamente ancora come adesso, ma non coi tuoi occhi di carne, bensì con gli occhi della tua anima, occhi che io ti posso aprire quando e quanto tempo voglio. Avvicinati dunque e tastami, infatti anche questa esperienza che tu fai su di me appartiene alla sfera dell’illuminazione data a te da parte mia sulla sostanzialità del Regno di Dio. »

 

[GEG vol. IX  cap. 176, 2-4, 7, 9] - (Raphael continua a parlare al medico):

« C’è solo un essere; ma un non essere mai ci sarà nell’intero spazio infinito della Creazione. L’esistenza temporale materiale è certamente soltanto un’esistenza di prova per il raggiungimento della vera e indistruttibile esistenza, ma in sé è tuttavia anche solo una piena esistenza spirituale, poiché in e per sé nell’intera sfera dell’infinità è impossibile possa esserci un’altra effettiva e vera esistenza. »

« Vedi amico, con tutta la tua sapienza greco mondana, là ora siede il Signore tra noi! Egli solo è completamente la vera ed eterna reale Esistenza in Se stesso; noi siamo attraverso la Sua Volontà dal più piccolo al più grande soltanto Sue Idee e Pensieri di Luce realizzati. Ma poiché le Sue Idee e Pensieri di Luce come frutto del Suo eterno ed infinito Amore, che è la Sua Essenza e l’Essere Suo, sono come Lui imperituri ed eternamente indistruttibili, così anche la nostra esistenza è eternamente indistruttibile nel reale Spirito Suo. È quindi impossibile che possa essere annientato solo un puntino di qualcosa, una volta che esiste, perché tutto ciò che una volta è esistente nella pienezza dei Pensieri ed Idee senza fine del Signore ed eterno Maestro ha la sua indelebile realtà. Se il Signore potesse annientare e distruggere anche soltanto un piccolissimo pensiero ed idea della Sua divinità creativa, allora Egli perderebbe chiaramente qualcosa nella Sua infinitissima Perfezione –, cosa che però in sé sarebbe la più pura impossibilità. »

 

[La Terra cap. 51, 5, 7] - (Il Signore):

« Quando il frutto nel corpo materno ha trascorso circa tre mesi vivendo secondo il corpo, l’anima viene in uno stato di quiete, il suo cuore animico ha raggiunto una certa solidarietà,. per opera di uno spirito angelico si immette per l’appunto nel cuore dell’anima uno spirito eterno avvolto in un settuplo involucro; naturalmente nessuno deve immaginarsi un involucro materiale, bensì un involucro spirituale che è molto più forte e resistente di un involucro materiale, – cosa che si può vedere già da molte cose su questo mondo, dove è molto più facile forzare un carcere materiale che uno spirituale. – Dopo l’inserimento dello spirito nel cuore dell’anima, cosa che accade in alcuni fanciulli prima, in altri più tardi, in molti tre giorni prima della nascita, il corpo giunge velocemente alla piena maturazione, e la nascita potrà accadere. »

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c)  -  La Trinità in Dio e nell’uomo

[GEG vol. VIII  cap. 24, 1, 4–14] - (Il Signore su Sue disposizioni ai discepoli):

« …tutti coloro che hanno accettato pienamente la Sua Dottrina di vita, devono essere battezzati con l’imposizione delle mani, vale a dire fortificati nel Nome del Padre, che è l’Amore, nel Nome della Parola, che è il Figlio o la Sapienza del Padre, e nel Nome dello Spirito Santo, che è la Volontà del Padre e del Figlio cui tutto è possibile….»

« Sotto questi tre concetti l’Essenza di Dio è presentata agli uomini perfettamente come del tutto spiegata. È vero che per un uomo di debole intendimento ciò possa apparire una triplice Personalità divina, ma per restare in tutto pienamente fedele alla più profonda e più interiore Verità, pur non si può rappresentar la cosa diversamente da come appunto è…  -  L’uomo è creato completamente ad Immagine di Dio, e chi vuole conoscere se stesso perfettamente, questi deve sapere e riconoscere in sé che egli, quale l’uno e lo stesso uomo, consiste propriamente anche di tre personalità! Tu hai un corpo provvisto con tutti i sensi ed altre membra e parti necessarie, dalle più grandi fino alle più piccole immaginabili per condurre una vita libera ed indipendente. Questo corpo per il fabbisogno della formazione della spirituale anima in esso, ha una propria vita naturale che si differenzia rigorosamente in tutto da quella spirituale dell’anima. Il corpo vive del nutrimento materiale, dal quale sono formati il sangue e gli altri umori nutritivi per le differenti parti costituenti il corpo stesso.    Il cuore ha in sé un proprio meccanismo vivificante e siffatto che senza interruzioni si deve estendere e poi di nuovo contrarre, con ciò spinge il sangue vivificante il corpo con gli altri umori derivanti dallo stesso in tutte le sue parti e con la contrazione lo accoglie nuovamente in sé, per satollarlo con nuove parti nutritive e poi di nuovo spingerlo fuori per satollare le differenti parti costituenti il corpo, senza quest’ininterrotta attività propria del cuore l’uomo, secondo il corpo, non vivrebbe nemmeno un’ora.  -  Con quest’attività vitale del cuore, e così anche della propria attività dei polmoni, del fegato, della milza, dello stomaco, dell’intestino, dei reni, e così ancora delle altre parti innumerevoli costituenti il corpo, l’anima non ha da fare per nulla. Tuttavia il corpo, come una personalità per se stessa completamente isolata, è uno e lo stesso, ed opera ed agisce così come se entrambi fossero una e completamente la stessa personalità.   -  Ma ora osserviamo l’anima per se stessa, e troveremo che anche lei per se stessa è un uomo completamente perfetto, la quale, sostanzialmente spirituale, racchiude in sé e per sé le medesime parti costituenti il corpo ed in rispondenza spirituale superiore si serve anche delle stesse così come il corpo delle sue parti materiali.  -  Sebbene però da una parte il corpo e dall’altra l’anima di per sé rappresenta due uomini o persone completamente diverse, delle quali ognuna per sé detiene una sua attività del tutto particolare, cosa che essa alla fine non può rendersi nemmeno conto sul come e perché, tuttavia in fondo, considerando le cose dal punto di vista del vero e proprio scopo della Vita, formano soltanto un uomo unico, così che nessuno può affermare che egli non sia un uomo solo, bensì un doppio uomo! Il corpo, infatti, deve servire l’anima e questa con il suo discernimento e la sua volontà deve servire il corpo, ragion per cui l’anima per le sue azioni, per le quali aveva utilizzato il corpo, è altrettanto responsabile come per le proprie, azioni che consistono in ogni genere di pensieri, desideri, cupidigie e brame.  -  Se però osserviamo ancora più da vicino la vita e l’essenza dell’anima per se stessa, allora troveremo anche facilmente che essa, quale un essere umano ancora provvisto di un corpo sostanziale, per sé non è per niente superiore, per esempio, all’anima di una scimmia. Essa possederebbe è vero una ragionevolezza istintiva in grado superiore che un comune animale, ma di un’intelligenza o di un superiore libero giudizio delle cose ed i loro rapporti, mai ci potrebbe essere un discorso.  -  Per queste superiori e propriamente somme facoltà e del tutto simile a quelle di Dio, nell’anima opera un puro terzo uomo essenziale spirituale, dimorante proprio nell’anima. A mezzo suo essa può distinguere il vero dal falso e il bene dal male, e può liberamente pensare in tutti i sensi immaginabili ed in piena libertà, secondo le circostanze essa con la sua libera volontà sostenuta da lui determinata per il puro vero e buono si rende un po’ alla volta completamente simile allo spirito dimorante in lei, quindi forte, potente e sapiente, e quale rinata in lui, quindi identica a lui.   -  Quando questo è il caso, allora l’anima è come se fosse un unico essere con il suo spirito, così come anche le parti più nobili del corpo di un’anima perfetta – le quali parti propriamente consistono nei molti differenti spiriti naturali del corpo – passano completamente nello spirituale sostanziale corpo, cosa che voi potete chiamare la carne dell’anima, e con ciò alla fine anche nell’essenziale dello spirito, in ciò è anche da comprendere la vera resurrezione della carne nell’ultimo e più vero giorno di vita dell’anima, giorno che poi segue quando un uomo diviene completamente rinato nello Spirito, o già qui, in questa vita, oppure faticosamente e lungo e complicato nell’aldilà.  -  Sebbene però un uomo pienamente rinato nello Spirito sia completamente soltanto un uomo perfetto, tuttavia la sua essenzialità continua a sussistere in eterno in una trinità in sé ben distinguibile. »

 

[GEG vol. VIII  cap. 25, 1–15] - (Il Signore ai discepoli):

 « Voi notate in ogni cosa una triplicità distinguibile: la prima cosa che vi si presenta agli occhi è la forma esteriore; poiché senza questa nessuna cosa sarebbe pensabile e non avrebbe anche nessun’esistenza. La seconda è evidentemente il contenuto delle cose, infatti, senza questo non esisterebbero nemmeno e non avrebbero anche nessuna forma e nessun aspetto esteriore. La terza cosa per l’esistenza di un oggetto è un’interiore, necessaria forza propria di ogni cosa che tiene unito il contenuto degli oggetti e costituisce la vera essenza degli stessi. E poiché proprio questa forza costituisce il contenuto e quindi anche la forma esteriore degli oggetti, essa è pure l’essenza fondamentale di ogni esistenza di qualsiasi specie possa essere, e senza di essa sarebbe altrettanto poco concepibile un essere o una cosa, come senza un contenuto e senza una forma esteriore.  -  Voi vedete ora che le tre parti suddette in e per sé sono ben distinguibili, poiché la forma esterna non è il suo contenuto ed il contenuto non è la sua condizionante forza stessa; e certo sono essi totalmente uno.  -  Ritorniamo ora alla nostra anima. L’anima per la sicura e determinata esistenza, deve avere una forma esteriore, vale a dire quella di un uomo; la forma esteriore è quindi ciò che noi chiamiamo corpo oppure anche carne, sia esso ancora materiale o spirituale sostanziale, cosa che qui è completamente indifferente.  -  Ma se l’anima è, secondo la forma un uomo, allora essa avrà anche un contenuto corrispondente alla forma esteriore. Questo contenuto o corpo interiore dell’anima è il suo stesso essere vitale, quindi l’anima.  -  Ma se c’è tutto questo, allora c’è anche la forza che condiziona l’anima interna; e questo è lo spirito, che alla fine è tutto in tutto, poiché senza di lui è impossibile possa esserci una pura sostanza e senza di questa neppure un corpo e quindi neanche una forma esteriore. Quantunque però le tre personalità ben distinguibili sono nell’insieme un essere solamente, devono tuttavia essere designate e riconosciute come singolarmente distinguibili.  -  Allo spirito o all’eterna essenza è insito l’Amore, come forza tutto causante, la somma intelligenza e la vivente ferma volontà; tutto questo insieme genera la sostanza dell’anima e le dà la forma o l’essenza del corpo. Una volta che l’anima oppure l’uomo è secondo la volontà e l’intelligenza dello spirito, allora lo spirito si ritira nel più interiore e dà all’anima, una volta esistente, una libera volontà coma da lui separata ed una libera ed in un certo qual modo autonoma intelligenza che l’anima si appropria in parte attraverso i sensi di percezione esteriore ed in parte attraverso una presa di coscienza interiore e poi la perfeziona come se questa perfezionata libera intelligenza fosse opera sua.  -  In seguito a questo stato di cose necessariamente così disposte, nel quale l’anima si sente come separata dal suo spirito, essa è idonea ad accogliere tanto una rivelazione esteriore quanto una interiore. Se essa l’accoglie, l’accetta ed opera di conseguenza, allora comincia con questo ad unificarsi col suo spirito, e passa sempre più nella sua sconfinata libertà, tanto in riguardo all’intelligenza ed alla libertà di volere, quanto anche alla forza ed alla potenza di poter attuare tutto ciò che riconosce e vuole.  -  Da questo voi potete nuovamente riconoscere che l’anima, come pensiero dello spirito trasformato in sostanza vivente, pensiero che in fondo è lo spirito stesso, può in un certo qual modo essere considerata e guardata come una seconda entità proveniente dallo spirito, senza perciò essere qualcos’altro che non sia lo Spirito stesso.   -  Che infine l’anima, quale individuo, appaia rivestita con un corpo esteriore, come in un certo qual modo la terza personalità, ve lo mostra l’esperienza quotidiana. Il corpo serve all’anima come una rivelazione esteriore del suo più interiore spirito, ed ha lo scopo di volgere verso l’esterno l’intelligenza e la libera volontà dell’anima, di limitarla e soltanto poi cercare e trovare l’interiore illimitatezza dell’intelligenza e della volontà e la sua vera forza e diventare con ciò una unità, infinitamente glorificata e completamente ed individualmente autonoma, con lo spirito più interiore, il quale è sempre lo stesso unico e radicale essere dell’uomo.  -  Alla fine di quest’importantissima illuminazione vogliamo passare all’Una e Trina Essenza di Dio stesso, affinché possiate chiaramente comprendere, perché Io, a causa della superiore e interiore vivente Verità, vi ho dovuto raccomandare di battezzare, vale a dire fortificare gli uomini che credono in Me ed hanno effettivamente accettata la Mia Dottrina nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Vedete, gli scritti dei Profeti dicono e spiegano che Io, Gesù Cristo – detto anche Figlio dell’uomo –, sia il vero Dio, quantunque sia indicato e nominato sotto differenti Nomi, come Padre, Figlio e Spirito. E tuttavia Iddio è soltanto una Magnificenza personale nella più perfetta Forma di un Uomo. – Ma come l’anima, il suo corpo esteriore ed il suo spirito interiore sono così uniti da formare soltanto un essere o soltanto una sostanza individuale, mentre sono tre ben distinguibili, così sono unificati Padre, Figlio e Spirito, come lo insegnano gli scritti degli antichi padri e dei profeti. »

 

[Doni del Cielo vol. I  cap. 31, 12–13]: (Il Signore):

« Poiché vedete, non ha importanza come una cosa sia nello spazio e nel tempo; ma tutto sta nel come la vostra vita è al di fuori di questi due elementi [spazio e tempo, cioè nell'eterna esistenza]. Con gli occhi della carne cogliete le cose fuori di voi; con gli occhi dell'anima in voi, e con gli occhi dello spirito guardate dal centro delle cose e così anche dal centro del vostro essere. Ma soltanto con l'avvicinarsi del Mio Spirito diventano tutte le cose diventano completamente capaci di parlare e vivere.  -  Vedete, Io, il vostro Padre santo, vi mostro molto! Perciò siate diligenti nell'amore, affinché la Mia Grazia non rimanga per strada! – Amen. »

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d)  -  La resurrezione della carne

(Su questo vedi anche sopra al punto c) nel GEG VIII/24 [13]

[GEG vol. V  cap. 238, 1, 3, 6] - (Il Signore ai Suoi discepoli):

« Per la resurrezione della carne è da comprendere le buone opere del vero amore per il prossimo! Queste saranno la carne dell’anima e immediatamente risorgerà con lei nel suo ultimo giorno mondano spirituale, secondo il vero squillo di tromba di questa Mia Dottrina, all’eterna vita come puro corpo etereo! Anche se tu avessi portato cento volte un corpo sulla Terra, nell’aldilà avresti solo quest’unico corpo indicato. »

« “Nella tua carne tu contemplerai Iddio”, vuol dire quanto: nelle tue buone opere secondo la ben riconosciuta Volontà di Dio, tu vedrai il tuo Dio. Perché sono solo le opere che l’anima esercita con il suo corpo, che le è dato unicamente per strumento, e conferiscono ad un’anima o la nobiltà dinanzi a Dio oppure anche il contrario. Le opere pure danno il puro, le impure quelle impure. Il puro pensare conforme alla scienza pura e questo anche congiunto ad un contegno casto e puro, senza opere dell’amore per il prossimo oppure con questo non sufficiente, procura all’anima ancora a lungo nessun corpo spirituale e quindi anche nessuna contemplazione di Dio. »

« Sì, Miei cari, il sapere ed il credere, per quanto puri, non hanno mura tanto solide da proteggervi al tempo delle tempeste; ma ben sono ed hanno queste le opere del vero amore per il prossimo. Esse costituiscono il vero, permanente corpo dell’anima, la sua dimora, il suo territorio ed il suo vero mondo. Questo imprimetevelo bene, non soltanto per voi, ma anche per tutti coloro ai quali predicherete l’Evangelo dopo di Me. Se essi conosceranno la Parola della Salvezza e vi crederanno, allora esortateli a fare le opere dell’amore per il prossimo da Me tanto spesso comandato! »

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e)  -  Il Regno di Dio nel cuore dell’uomo

(Su questo vedi anche al punto III/b: GEG III/241 [8 – 10])

[GEG vol. IX  cap. 72, 11 – 15] - (Il Signore):

«Se l’uomo comincia a credere senza dubitare, e rende vivente la fede per mezzo del suo operare secondo la Dottrina, allora soltanto il Regno di Dio si sviluppa nell’uomo così, come in primavera comincia a svilupparsi visibilmente la vita nelle piante a partire dall’interno, quando le piante sono illuminate e riscaldate dalla luce del Sole, e in grazia di ciò, costrette all’interiore attività. Ogni vita è incitata e destata come se fosse dall’esterno, – ma la nascita, sviluppo, spiegamento, modellatura e consolidamento, proviene sempre dall’interno. Così pure gli animali e gli uomini devono accogliere in sé il nutrimento dapprima dall’esterno. Ma questa accoglienza del cibo e delle bevande non è ancora a lungo il vero nutrimento del corpo, bensì è solo dallo stomaco che il nutrimento procede poi in tutte le parti del corpo. Ma come in certo qual modo lo stomaco è il cuore che nutre la vita del corpo, così è il cuore nell’uomo lo stomaco nutritivo dell’anima per il risveglio dello spirito proveniente da Dio in essa, e la Mia Dottrina è il vero Cibo e la vera Bevanda della Vita per lo stomaco dell’anima.

E così dunque nella Mia Dottrina Io sono per gli uomini un vero Pane nutriente della Vita proveniente dai Cieli, e l’operare seconda essa è una vera Bevanda della stessa Vita, un ottimo e vigorosissimo Vino che attraverso il suo Spirito vivifica l’intero uomo ed attraverso la chiara divampante fiamma del fuoco dell’amore lo illumina anche da parte a parte. Chi mangia questo Pane e beve questo Vino, questi non vedrà, non sentirà e non gusterà nessuna morte mai più in eterno. – Operate a ciò conforme, e le Mie Parole diventeranno in voi viventissima Verità!»

 

[Sole Spirituale vol. II  cap. 10, 14]:

«Voi sapete che lo spirito dell’uomo è una perfetta vivente Immagine del Signore, ed ha in sé la scintilla o punto focale dell’Essenza divina. Se egli afferra questo in sé incontestabilmente, allora afferra egli anche in sé il Tutto del Signore. Egli porta quindi in sé l’Infinito dal più piccolo fino al più grande perfettamente in divina maniera, oppure ha unito in sé come in un punto Tutto del Signore attraverso il suo potente Amore per Lui.»

 

[La Terra cap.70, 2-4, 11-14, 15, 21, 25- 26]:

«Il Regno di Dio è all’interno dell’uomo. La sua prima Pietra è Cristo, l’unico ed assoluto Dio e Signore del Cielo e della Terra, temporale ed eterno nello spazio come nell’Infinità. Il cuore deve credere in Lui, amarLo sopra ogni cosa ed il prossimo come se stesso. Se l’uomo ha adempiuto completamente nel proprio cuore questa semplicissima richiesta, allora il Regno di Dio è già trovato. Per il resto, l’uomo non ha più da preoccuparsi; se egli ha bisogno qualcosa, ad ognuno sarà dato in aggiunta.»

« Ma neppure voi dovete raffigurarvi i rinati scopritori del Mio Regno come una specie di certosini o di trappisti da considerarsi perfettamente morti per tutto ciò che è di questo mondo, che non si occupano di nient'altro che di rosari, messe e litanie, che praticano ridicoli digiuni e il disprezzo per la donna, che maledicono aspramente i peccatori e contemplano di quando in quando per passatempo la loro fossa e la loro bara.  -   Oh, tutti questi non sono affatto indizi di rinascita; al contrario anzi, ciò è il grave segno di una generazione di tenebre fittissime in loro! La luce dei rinati non conosce alcun lato oscuro della vita poiché dappertutto è in loro pienissimo giorno.  -  13. La fossa e la bara non sono affatto gli emblemi di un rinato il quale abbia trovato il Regno di Dio, perché Laggiù non vi sono né fosse né bare per la ragione che non vi sono morti. Là invece non esiste che una eterna risurrezione ed una vita eterna; ora per questo le fosse e le bare certo non servono a niente, perché il rinato vive già continuamente nel proprio spirito, e considera il distacco dal proprio corpo come una morte altrettanto poco quanto può qualcuno considerarsi morto la sera allorché ha deposto la propria veste, o meglio ancora allorquando si è liberato da un peso ingente che gli gravava le spalle, una volta giunto alla meta.  -  Per tali motivi il rinato non sa più cosa sia la morte. Questo è bensì un indizio grandioso della rinascita, però si trova soltanto interiormente nell'uomo e non viene portato pubblicamente come un soprabito secondo l'ultima moda da Parigi, né questo segno imponente viene messo in mostra come una veste preziosa, bensì, come già detto, un simile segno non è che interiore. »

«Altrettanto anche gli altri segni della rinascita sono soltanto all’interno dell’uomo e diventano esteriormente visibili soltanto se è necessario. Questo è quindi anche un segno della vera rinascita. Perciò come conseguenza della rinascita non si deve nemmeno aspettarsi delle sciocche cose miracolose, bensì frutti del tutto naturali di uno spirito sano e di un anima diventata sana attraverso di lui.»

«Amore per Me, grande bontà di cuore, amore per tutti gli uomini, questo è nel suo complesso il vero segno della rinascita, ma dove questo manca, e dove l’umiltà non è ancora abbastanza forte per reggere ogni colpo, là non servono né aureole, né tonache, né visioni di spiriti, ed uomini del genere sono spesso lontani dal Regno di Dio che non molti altri dall’aspetto molto mondano; infatti, il Regno di Dio non viene mai con esteriori orpelli, bensì solo all’interno in tutto silenzio ed inosservato nel cuore dell’uomo. – Imprimetevi questo nel vostro animo quanto il più profondamente potete, allora troverete il Regno di Dio molto più facilmente di quanto pensate…»

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f)  -  Dio come Padre dall’Eternità

[GEG vol. III  cap. 225, 6–9] - (Il Signore a Murel):

«Io sono nel Mio eterno Spirito Padre vostro già dall’Eternità; ma in questa Mia Carne sono tuttavia simile ad uno sposo e voi tutti siete uguali alla Mia diletta sposa – quando accogliete la Mia Parola e la Mia Dottrina e credete in maniera vivente nel vostro cuore che Io sono il Promesso che deve venire per redimere tutta l’umanità dall’antico peccato, peccato che è un prodotto dell’inferno, e per aprire ad essa la via per giungere alla Vita eterna ed alla vera figliolanza di Dio!

In Verità Io vi dico: chi crede in Me e si attiene effettivamente alla Mia Parola, questi è come una sposa celeste in Me, ed Io in lui sono come un vero Sposo dell’eterna Vita. Ma chi è in Me ed Io in Lui, costui non vedrà, non sentirà né gusterà mai più la morte!

Chi crede in Me e Mi ama e con ciò si attiene al Mio facile Comandamento del puro Amore, questi è colui che Mi riconosce come Padre anche nella pienissima luce del suo cuore. Ed a lui verrò sempre Io stesso e Mi rivelerò, e da quel momento egli verrà ammaestrato e guidato da Me, e conferirò alla sua volontà la forza affinché alla stessa nel caso di reale necessità tutti gli elementi debbano ubbidire!

Nel vero e proprio mondo i Miei non celebreranno trionfi brillanti, poiché tutti gli uomini di questa Terra non sono soltanto figli Miei, ma figli del principe della menzogna, della notte e delle tenebre. Costoro non amano la Mia Luce e non ameranno quelli che porteranno a loro la Mia Luce; ma non per questo gli uomini dovranno scandalizzarsi, perché per essi il trionfo è riservato nel Regno Mio!»

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cap. VI

La Redenzione

 

(D.d.C. vol. 3 cap.3 - 15 giugno 1840)

Cos’è la Redenzione?

Questa è una domanda rivolta ai figli Miei, i quali entrando profondamente in sé, devono rispondere in tutta quiete del loro cuore, affinché anche su ciò sia aperta a loro una piccola porticina nelle segrete camere del loro amore, per riconoscere se stessi ed il Mio Amore ed accendersi nello stesso potentemente per Me, – poiché Io solo posso redimere l’anima attraverso la rinascita dello spirito ed attraverso di lui l’intera creatura.

Ma questa è la più importante e più grande domanda: come causa la legge mosaica la libertà della volontà attraverso l’amore, attraverso l’amore, la rinascita, ed attraverso la rinascita, la Vita eterna? Perché era necessaria la Redenzione a capo della legge mosaica, dal momento che per la rinascita non serve altro che l’osservanza della legge del puro Amore per Me? Cos’è quindi la Redenzione? In che maniera è per l’uomo e come può prendervi parte?

La risposta a questa domanda sarà difficile per colui che cerca di smussarvi soltanto l’acutezza del suo intelletto; ma chi divamperà nell’amore ed in tutta umiltà per Me, castui troverà la piena risposta fedelmente nella cameretta del suo cuore. Ma al Mio povero debole servitore Jakob (Lorber) darò la piena Risposta, affinché voi possiate poi confrontare la vostra ed esaminare il vostro cuore ed in ciò la profondità della camera dell’amore. Io, il Grande Maestro in tutte le cose. Amen! –

 

(17 giugno 1840)

Questa è la piena risposta alla Mia domanda più grande e più importante rivolta a voi, la cui grandezza e gravità diventa manifesta in modo raggiante solamente in questa presente Risposta.

Affinché la risposta possa essere riconosciuta totalmente, è necessario che venga dimostrata l’essenza dell’uomo nella sua sfera naturale spirituale, senza la quale sarebbe inutile predicare le cognizioni preliminari, poiché il tutto è rivolto soltanto allo spirito, diventare di nuovo vivente nell’Amore, Amore che è il Padre suo. Ed affinché al vostro spirito fosse dato il primo impulso, vi ho anche dato sopra questa Risposta, in che cosa si basa la Vita dello spirito, la sua rinascita e solo dopo l’eterna Vita dell’anima nella suprema Libertà.

Vedete, l’uomo è composto di un corpo naturale che è un vaso nel quale attraverso i differenti organi si forma un’anima vivente; infatti, nel sorgere attraverso la procreazione viene formata soltanto la sola essenza del corpo. Soltanto nel settimo mese, quando il corporeo essere organico è formato attraverso la vita vegetativa della madre – anche se non completamente secondo la forma, comunque in tutte le sue parti – nella regione della fossetta epigastrica viene aperta una vescichetta non percettibile per i vostri occhi, proveniente dal procreatore, contenente la sostanza dell’anima. Questa poi si comunica all’intero organismo attraverso il collegamento dei nervi, trasforma un fluido magnetico che si trova in tutti i nervi in quello suo e penetra poi in tutta velocità elettrica presto anche in tutti i restanti organi, ma solo per ultimo nei muscoli del cuore, cosa che avviene normalmente solo al settimo giorno, in alcuni talvolta un po’ più tardi.

Allora il cuore comincia molto lentamente ad estendersi attraverso il graduale riempimento con la sostanza dell’anima, e quando un po’ alla volta è stato riempito così come una boccia elettrica, allora si scarica nelle vene attraverso una camera superiore. Questo fluido scaricato si comunica a tutti gli umori che si trovano lì, li costringe al movimento in tutti i vasi, e così anche gli umori presenti nei vasi stessi li costringe a passare nelle vene, ed attraverso le stesse di nuovo indietro al cuore, nel frattempo il cuore viene già di nuovo caricato e rispedisce subito gli umori tornanti indietro.

E così comincia poi il battito del polso, la circolazione degli umori, ed un po’ più tardi quella del sangue di qui derivante. Con ciò si forma, vale a dire attraverso il continuo passaggio e scambio degli umori, e precisamente quello del sangue attraverso la massa del corpo, con la sostanza contenuta nei sottili umori, l’elettromagnetica solidità dell’anima. – E quando poi è stato del tutto formato lo stomaco per l’accoglienza degli umori più grossolani dal corpo della madre per il sostegno degli umori e del sangue usati per questa destinazione, allora l’uomo viene separato dai legami nutrizionali nel corpo materno e partorito nel mondo esterno, fornito dei cinque sensi naturali per percepire il mondo dei sensi, o veramente le differenti sostanze come della luce, del suono, del gusto, dell’olfatto ed in fine delle sensazioni generali, le quali sono tutte destinate a perfezionare l’anima, e secondo il suo bisogno far crescere il corpo, cosa che poi avviene di seguito in parecchi anni. E così sono ora due uomini in uno, vale a dire uno materiale ed in questo uno sostanziale (ed in seguito ancora uno essenziale).

Ascoltate ben attentamente! Appena tre giorni circa prima della nascita, dalla sostanza ultrafine e nello stesso tempo solidissima dell’anima, nella regione del cuore viene formata un’altra vescichetta infinitamente fine, ed in questa vescichetta viene messo dentro uno spirito un giorno diventato malvagio, che secondo l’essenza è una scintilla del divino Amore; è indifferente se il corpo è maschile o femminile, lo spirito è comunque senza differenza sessuale e soltanto con il tempo assume qualcosa di sessuale, cosa che si rivela attraverso la concupiscenza.

Ma questo spirito è ora ancora morto, come lo era già, esiliato nella materia, da lungo, lungo tempo, l’anima però è un’essenza sostanziale imponderabile, semplice e quindi indistruttibile, ed i suoi sensi ora un po’ alla volta formati totalmente, come sono il discernimento uguale agli orecchi, l’intelletto uguale agli occhi, il piacere uguale al gusto nelle impressioni ricevute dal suono e dalla luce, poi uguale all’olfatto la percezione del bene e del male, ed alla fine uguale alla generale sensazione la consapevolezza della vita naturale in essa, cosa che viene causata attraverso le costanti evoluzioni delle finissime sostanze nei suoi organi corrispondenti al corpo. Ma come gli umori circolanti del corpo dapprima hanno formato l’essenza dell’anima attraverso le sostanze portate a lei dal mondo esterno, proprio così attraverso la circolazione delle finissime sostanze negli organi dell’anima deve essere e viene nutrito lo spirito racchiuso nella vescichetta, finché esso stesso diventa maturo per rompere la vescichetta e così un po’ alla volta può penetrare tutti gli organi dell’anima e, come l’anima nel corpo, così anch’esso nell’anima diventa un perfetto terzo uomo attraverso l’alimento proveniente dal pensiero dell’anima, cosa che accade nel modo seguente: Anche lo spirito, come il corpo e l’anima, ha corrispondenti organi spirituali, uguale all’udito ed al discernimento la sensazione o percezione, uguale alla Luce e all’intelletto la volontà, uguale al gusto ed al piacere nelle impressioni ricevute dal suono e dalla luce la ricettività di tutto il mondano nelle forme corrispondenti, uguale a quello dell’olfatto e della percezione del bene e del male il discernimento del vero e del falso, ed infine uguale al generale sentimento e consapevolezza della vita naturale l’amore procedente da tutto questo.

E come ora è costituito il cibo del corpo attraverso tutti questi organi, così è anche quello dell’anima, ed alla fine anche quello dello spirito. Se il cibo in genere è cattivo, alla fine tutto diventa cattivo e di conseguenza anche riprovevole; ma se il cibo in genere è buono ed accettabile, così alla fine tutto diventa anche buono ed accettabile. Ebbene vedete, queste sono le condizioni naturali esistenti tra corpo, anima e spirito; ed ora si domanda, che cosa è qui un cibo cattivo e che cosa uno buono.

Vedete, tutto il mondano è cattivo, perché rivolge lo spirito di nuovo al mondo, dalla cui notte del carcere della morte Io l’ho strappato alla materia e posto nel cuore dell’anima, affinché quivi diventi di nuovo vivente e purificato da tutto il sensuale naturale e materiale-mondano, ed affinché diventi alla fine capace per l’accoglienza della Vita proveniente da Me. Ma se ora gli viene offerto del cibo cattivo, allora diventa esso nuovamente mondano, sensuale, ed alla fine materiale, e con ciò morto come prima della nascita, ed anche l’anima con il corpo, poiché con ciò essa stessa è diventata materiale. – Ma se allo spirito è dato un buon cibo, cibo che è la Mia Volontà rivelata e la mediazione attraverso le Opere della Redenzione oppure del Mio Amore in piena esistenza con la vivente fede, allora nel cuore dello spirito viene formata una nuova vescichetta, nella quale viene racchiusa una pura scintilla del Mio Amore. E come andò prima con la generazione dell’anima e dalla stessa quella dello spirito, proprio così va anche con questa nuova generazione del Santuario; se ora diventa pienamente matura, allora questo santo Amore strappa i malfermi legamenti del vaso e trabocca, come il sangue del corpo, oppure come le finissime sostanze dell’anima, oppure come l’amore dello spirito, in tutti gli organi dello spirito, quale stato poi viene chiamato rinascita, così come l’introduzione di questa vescichetta vitale viene chiamata in nascita. –

E vedi, nello stesso tempo però con la procreazione, specialmente quando questa viene intesa come peccaminosa basata sulla soddisfazione puramente animalesca, anche dall’inferno vengono immesse una quantità di vescichette d’amore infernale nella regione della pancia e delle parti sessuali, le quali vengono partorite quasi nello stesso tempo con il Mio Amore come il bruco in primavera, quando arriva il calore del Sole naturale, così anche questa nidiata nello spirito dell’uomo attraverso il sorgente Calore del Mio Sole divino. – Vedete, perciò vengono poi anche le tentazioni, poiché ognuno di questi esseri partoriti dall’inferno fanno incessanti tentativi di intervenire nella vita dell’anima ovunque possibile. E se poi l’uomo non si oppone di propria volontà con forza a queste bestie con il rinato Amore proveniente da Dio, essi affluiscono in tutti gli organi dell’anima e si stabiliscono lì come polipi succhianti nei punti dove lo spirito si riversa nell’anima, e così impediscono all’anima l’accoglienza della Vita proveniente dallo spirito ed anche attraverso di lui l’accoglienza della Vita dell’Amore divino. Se ora lo spirito vede che non si può estendere per accogliere in sé una pienezza della nuova Vita proveniente da Dio, si ritira di nuovo indietro nella sua muta vescichetta, e così in lui anche tanto più il Mio Amore, Amore che qui è l’Iddio nell’uomo. – Se questo nell’uomo si è svolto, allora diventa di nuovo puramente naturale ed oltremodo sensuale ed anche perduto, perché egli non sa che questo è proceduto in lui, poiché le bestie del tutto tranquillamente corrompono inizialmente in maniera gradevole i sensi dell’uomo e poi lo catturano un po’ alla volta completamente, così che di tutto ciò che è dello spirito non sa, non sente, non vede, non assapora, non ha sentore e non percepisce più nulla.

Questa è poi una tristezza, tale che dall’inizio fino al tempo presente non c’era ed anche non ce ne sarà più in avvenire, se ora l’uomo prende il suo rifugio in Dio, esteriormente con la preghiera, soprattutto della Mia Preghiera, attraverso digiuno e lettura della Parola dalla Scrittura, con ciò consegue un grande ardente desiderio di diventare libero dalla grande afflizione.

Se l’uomo ha preso questo seriamente, dal momento che vede in sé gli oscuri dubbi in grande quantità, allora comincio ad operare Io dall’esterno come un Vincitore della morte e dell’inferno attraverso le Opere della Redenzione e do all’uomo dalla Mia pietosa Croce e sofferenza secondo la Sapienza Mia. Con ciò poi all’uomo il mondo e le sue gioie, diventano così amare che ne ha un disgusto e comincia ad aver desiderio ardente della liberazione dalla vita di sofferenze. E guarda, poiché ora per questo motivo queste bestie nell’anima non ricevono più nessun nutrimento dal peccaminoso mondo esterno, diventano deboli e disseccano quasi del tutto negli organi della stessa e finiscono così in un loro stato d’incoscienza.

Ma poiché ora comincia a versarsi dall’esterno l’Amore misericordioso di Gesù Cristo nelle parti ammalate, sia del corpo come anche dell’anima salvandola, questo illumina gli organi e rende percettibile all’anima in sé come coscienza ammonitrice le innumerevoli bestie del peccato, allora l’anima si spaventa – cosa che si annuncia attraverso l’angoscia del cuore, come anche attraverso una interiore stretta del petto nella regione dello stomaco – e prega poi in questo dolore mortificante, cosa che si manifesta attraverso il vero pentimento, a Dio nel crocifisso Amore per Grazia e Compassione; – e vedi, allora lo spirito se ne accorge e comincia di nuovo a muoversi nella vescichetta, nella quale si era ritirato.

Allora all’uomo sono richiamate alla mente, con seri ammonimenti, attraverso l’Amore misericordioso di Dio, le leggi di Mosè, dalla prima fino all’ultima, ed applicata la loro severissima osservanza, con questa si umilia e rinnega fino nel più profondo interiore. E precisamente per la stessa ragione, quando una lavandaia torchia il suo panno battendolo nella più stretta spira, affinché siano portate via perfino le parti più piccole di sporco attraverso l’acqua col risciacquo, cosa che è ripetuta tante volte, finché si nota soltanto una qualsiasi impurità nell’acqua; solo allora un tale bucato è esposto ai raggi del sole, affinché questi portino via le ultime tracce di sporco evaporandole, in modo che dai puri venti siano annientate e disperse da tutte le parti.

E vedete, così sono numericamente dieci le leggi di Mosè provenienti da Dio, cosa che è un numero di Dio, e mostrano che l’uomo, quando è caduto in preda alla malinconia, deve dapprima credere che Io sono, e che abbia poi il massimo rispetto di Me, addirittura che egli creda perfino che sia colpevole, e dai sette giorni scegliere il consigliato Sabato e santificarlo nella quiete come un vero giorno di riposo del Signore, affinché si rinneghi ed impari a dare sempre più profondi sguardi in sé, per riconoscere così i suoi abitanti e poi rivolgersi a Me, affinché Io li distrugga nel modo suddetto e li cacci fuori degli organi dell’anima sua.

Se l’uomo si è umiliato fino a questo punto, profondamente sotto la Mia Grandezza, Potenza e Forza, allora adesso dipende dalla battitura della biancheria, sotto cui viene intesa la precisa osservanza dei sette restanti Comandamenti, per cui l’uomo deve perfino umiliarsi profondamente fra i suoi pari, catturare tutte le sue cattive brame, spezzarle del tutto, perfino la sua volontà e sottomettere tutti i suoi desideri, anche quelli più sommessi del suo cuore, alla Mia Volontà. Allora Io verrò nell’Amore e riscalderò la dimora del suo spirito come una chioccia i suoi pulcini non ancora nati. E vedete, allora lo spirito che prima aveva già cominciato a muoversi, viene alla luce nuovamente attraverso il Calore dell’Amore divino, trabocca presto nuovamente in tutte le parti dell’anima purificata e sorbe avidamente l’Amore misericordioso operante esternamente dagli organi purificati dell’anima in sé, attraverso cui poi esso diventa forte. E quando poi l’Amore della Mia Misericordia è penetrato nella profondità del suo cuore, dove giace ancora la straordinaria vescichetta del divino Amore primordiale, allora si apre di nuovo la vescichetta puramente divina, nella quale era racchiuso il grande Santuario dell’Amore dell’eterno Padre santo, incitato dall’Amore del Figlio, che ora ha purificato l’anima salvandola, e poi fluisce – unendosi con questa del tutto intimamente – presto in grande chiarezza, come un sole nascente in tutto lo spirito e quindi anche nell’anima ed attraverso questa anche nella carne mortificata.

Poi l’uomo diventa vivente da parte a parte, e questo totale divenir vivente è poi la resurrezione della carne.

E se ora tutto viene compenetrato dal Padre, allora poi il Figlio viene accolto dal Padre in Cielo, questo è: nel cuore del Padre; ma il Figlio prende lo spirito dell’uomo, e questo l’anima, e l’anima il corpo, che è lo spirito dei nervi a voi noto, infatti tutto il resto sono soltanto escrementi dello stesso.

Così ora il Padre, che è l’Amore del Padre che diventa operante nell’uomo, diventa Luce nell’uomo, poiché la Sapienza del Padre mai è separata dal Suo Amore; così poi anche l’uomo diventa come colmo d’amore, colmo di sapienza e potenza, e con ciò ora totalmente rinato in tutto l’Amore e la Sapienza.

Ebbene vedete, quale Fatica, Longanimità e grande Pazienza Mi costa sempre, per poter salvare da mille appena uno. Quanto spesso da uno di questi vengono disconosciute, disprezzate, maledette e calpestate con i piedi le Mie fatiche; - e vedete, Io mai smetto di esclamarvi: “Venite a Me tutti voi che siete stanchi ed aggravati, Io vi voglio ristorare!”.

Ma è duro predicare ai sordi ed ai ciechi, poiché si sono precipitati in pienissima misura nelle afflizioni del mondo e con ciò hanno insudiciato la loro Terra, che è la loro carne, con la maledizione del fetido inferno, il cui puzzo è una vera pestilenza dell’anima. Così devo di nuovo far piovere ogni volta un diluvio dai Cieli, sotto il quale vengono intese le amare Opere della Redenzione. Se con questo poi il terreno dell’anima imbrattato di maledizione è di nuovo lavato ed attraverso i venti della Grazia sono di nuovo prosciugati pantani e paludi, solo allora esiste di nuovo una possibilità di predicare le vie per la Vita proveniente da Me.

E così vi predico già da lungo tempo, seguite la Mia Voce e ritornate all’Ovile delle Mie amate pecorelle, affinché Io vi guidi quale l’unico buon Pastore sui Pascoli della Vita e voi Mi diate poi la lana, bianca così come la neve, ed Io vi prepari poi una veste che vi adornerà per tutta l’Eternità!

Se un contadino ha un piccolo frutteto e vede che gli alberelli sono tutti selvatici, allora pensa: che cosa devo fare? Se li sradico dalla terra, allora il mio giardino diventerà vuoto, ed anche se ne pianto degli altri, all’inizio anche questi saranno selvatici, forse nemmeno così forti come quelli già esistenti. Quindi voglio pulirli con cura di tutti questi maligni vermi e dei loro nidi e voglio e cercherò al tempo giusto, di innestarvi rametti nobili di alberi buoni, e così questi selvatici, che per il resto sono freschi e ben sani, con l’Aiuto dall’Alto certo se la caveranno tutti, affinché un giorno mi debbano portare sicuramente ancora molti frutti buoni, dolci e nobili. – E vedete, l’intelligente contadino, fa come ha saggiamente pensato, ed ottiene con questo già in pochi anni un raccolto ricco e pieno di gioia.

E vedete, voi genitori siete tutti tali contadini, sul cui terreno o corporeo fondamento, attraverso la spensierata fornicazione in ogni vizio di Sodoma e Babele, sono sorte tutte le piante selvatiche dell’inferno. Perciò dopo dovete purificare con doppio fervore questi cespugli da tutte le migliaia di specie di insetti dannosi, che consiste nel fatto che dovete impiegare la più grande cura su tutti i desideri e brame che prendono la loro origine dagli insetti infernali dimoranti nell’interiore. Voi dovete estirpare gli stessi attraverso il vero modo indicato chiaramente da Me ed all’inizio potare anche i rami laterali inutili che spesso sembrano buoni, ma indeboliscono ostinatamente sempre la vita del tronco, allora presto alleverete un tronco sano e pieno di forze. E quando poi verrà il tempo dell’innesto, che è l’annuncio e l’innestare della legge proveniente dal Mio sommo Amore per mezzo di Mosè, potrete attendervi certamente con la Mia potente collaborazione, che i vostri selvaggi purificati e curati in questo modo afferrino con forza la Mia Volontà, dopo che dapprima è stata tolta la loro totalmente e dalla stessa verranno in brevissimo tempo in rigogliosa pienezza i più belli e più magnifici frutti d’ogni genere, se in più li bagnerete ancora con zelo con l’Acqua della Vita, con ciò le loro teste cresceranno ben giuste in alto verso il Cielo. Per questo motivo poi il loro campo visivo spirituale diventa beato e potranno succhiare sempre di più Luce di Grazia, la quale defluisce costantemente in grande pienezza dal Sole di Grazia, Sole che è sorto attraverso l’Opera della Redenzione e dalla sua Luce e dal suo Calore ogni creatura può nuovamente e pienamente rinascere all’eterna Vita.

Questa è tuttavia la Redenzione: che venga riconosciuto il santo Padre e l’Amore, il Quale, espiando e di nuovo santificando l’intero mondo, sanguinava sulla Croce e fece aprire le sante Porte verso la Luce e l’eterna Vita perfino ai malfattori attraverso l’ultimo colpo di lancia nel Cuore dell’eterno Amore. E come Uno divenne vedente e vivente nella Fede e nell’Amore, così possono tutti diventar vedenti e viventi nella fede, che è la vera parte nella Redenzione, affinché poi la vescichetta dell’eterno Amore sia nuovamente fecondata attraverso i Raggi del Sole di Grazia e sorga in voi il vecchio Amore del Padre attraverso le Opere del Figlio, in tutta la Forza e Potenza dell’Onnisantissimo Spirito proveniente da Entrambi, nel puro amore del vostro cuore rinato.

Che cosa significa e cos’è l’Opera della Mia Redenzione? – Allora vi dico: per primo è l’Opera più grande dell’eterno Amore, poiché in tal modo Io, l’Altissimo, in tutta la pienezza del Mio Amore e nell’infinita Pienezza della Mia Divinità Stessa, divenni Uomo, anzi per voi perfino Fratello, presi sulle Mie Spalle tutta la massa dei peccati del mondo e purificai la Terra dall’antica maledizione dell’intangibile Santità di Dio. Per secondo è l’assoggettamento dell’inferno sotto la Potenza del Mio Amore, che prima stava soltanto nella Potenza della Divinità presa dall’ira e quindi era lontano da ogni Influsso del Mio Amore, quale però è l’arma più terribile contro l’inferno, dal momento che esso è l’opposto più evidente, attraverso cui questo è respinto in una totale Infinità anche già con l’amorevole solenne menzione del Nome Mio. Per terzo essa è l’apertura delle Porte del Cielo e dell’eterna Vita e colà il fedele segnavia, infatti essa vi riconcilia non soltanto di nuovo con la Santità di Dio, ma mostra anche, come dovete umiliarvi dinanzi al mondo, se volete essere innalzati da Dio. Essa vi mostra inoltre, di sopportare ogni derisione, sofferenze e croce per Amore per Me e per i vostri fratelli, in tutta pazienza, mansuetudine e capitolazione della vostra volontà; anzi essa v’insegna a benedire i vostri nemici con l’Amore divino nei vostri cuori.

Il mondo quindi poiché non è altro che l’evidente forma esteriore dell’inferno, e siccome la Terra di nuovo benedetta attraverso la Redenzione divenne in questo modo di nuovo portatrice dell’inferno, allora il mondo si è elevato oltre la Terra e dimora in alti edifici, nello splendore dell’egoismo, dell’auto illusione, dell’amor proprio, del godimento, del lusso, dell’abbondanza, dell’avarizia, dell’usura e della generale egoistica sete di potere. Ma affinché ora la Terra non venga di nuovo vergognosamente insudiciata, così è stata santificata attraverso il Sangue dell’Eterno Amore. Ed anche se da qualche parte il serpente si sbarazza del suo sudiciume, o attraverso guerre o litigi, attraverso brigantaggio o lussuria, prostituzione, ateismo e adulterio, naturale e spirituale, allora agisce subito il diluvio liberatore dell’Amore crocifisso attraverso il risveglio di uomini e veggenti di Dio, i quali poi estirpano dalla Terra di nuovo il sudiciume del serpente, cercando lo stesso con cura e gettandolo nella dispensa dei grandi del mondo. Allora il cuore del mondo si delizia in tale tesoro, i Miei figli devono però poi soffrire un breve tempo grave necessità, poiché la Terra, in questo breve tempo, diventa sterile. Ma se si rifugiano sotto la Mia Croce e odono la Mia Voce parlare della nuova Vita attraverso la bocca o i discorsi dei Miei veggenti e bagnano diligentemente il terreno diventato arido con l’Acqua proveniente dal Pozzo di Giacobbe, allora la Terra diventa di nuovo subito benedetta e porta frutti del genere più bello. Questi frutti sono poi di nuovo delle partecipazioni nella grande Opera di Redenzione compiuta sulla Croce.

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cap. VII

La Via per la rinascita dello spirito

 

Motto: “L’obbedienza e l’umiltà sono il nutrimento per la rinascita dello spirito

 

a)  -  Necessarie regole di comportamento

Date dal Signore il 15 agosto 1840

Qui vi do brevissime Regole di comportamento, regole che sono da osservare precisamente e bene, se volete essere al sicuro da tutte le persecuzioni del mondo ed imboccare anche la via più breve per giungere il più presto possibile al possesso della Mia Grazia e da ciò alla completa rinascita.

 

Queste Regole sono ordinate in maniera seguente:

 

Primo: ognuno deve osservare nel modo più scrupoloso, riguardo a tutta la sua persona esteriore, qualunque legge politica, e sopportare di buon grado ogni pressione che lo mette alla prova; poiché non esiste in nessun luogo parte un potere se non solamente in Me ed attraverso di Me. Tutto Mi è sottomesso, o (raramente) in modo consapevole oppure (di solito) in modo inconsapevole; qui, infatti, governano principi buoni e duri, secondo le condizioni di vita dei sudditi, poiché tutto questo è subordinato a Me. Ma se tra il popolo in qualche modo vi sono ancora tutti i vizi, come è presso di voi il caso, come dovrei Io darvi reggenti disinteressati?

Guai perciò ad ogni contestatore! Costui deve essere castigato non soltanto con la morte temporale, bensì anche con quella eterna; i governanti, infatti, stanno troppo in alto perché possano essere da sé ciò che sono per il popolo, e qui nessuno è qualcosa senza la Mia giusta Volontà, ed il buono e mite è una consolazione ed il duro ed avido una giusta sferza nella Mia Mano. Chi gli si oppone, questi si mette contro la Mia sferza e ricalcitrerà duramente sotto il pungolo; ma chi qui vive nel Mio Amore e da ciò la Grazia fluente, la sua schiena non sanguinerà mai sotto i taglienti colpi della Mia sferza, bensì egli si rafforzerà come una quercia sotto il duro soffiare dei venti tempestosi. Ma ben per il puro rinato; poiché costui troverà un gran diletto nelle grandi effusioni del Mio Amore.

Il Mio Regno non è di questo mondo. Perciò date all’imperatore ciò che è suo, ed a Me, ciò che è Mio, vale a dire il vostro cuore nell’obbediente e pura umiltà; non preoccupatevi per tutto il resto, perché Io, Padre vostro, sono davvero in mezzo a voi! Perciò siate obbedienti ai vostri sovrani, prendete volenterosamente senza brontolio la leggera croce sulle vostre spalle e seguiteMi in tutto Amore e mansuetudine, rinnegando voi stessi, allora vivrete e renderete vivente nella Grazia Mia, qualunque cosa guarderete nel Nome Mio! Amen.

 

Secondo: per quanto riguarda la dominante chiesa esteriore, ogni suddito di fede in essa incorporato è nella stessa situazione – fino a quando è di quella fede esteriore e per quanto riguarda tutte le sue prescrizioni – dei sudditi rispetto al loro principe, con la sola differenza che una diserzione non è punibile come nello Stato, ma è da tollerare impunemente. Io però aggiungo che guarderò con occhi adirati colui che abbandonerà la sua terrena madre di fede, ed un giorno non gli dovrà andar molto meglio che ad un folle suicida. Poiché voi avete un corpo, per mezzo del quale le prime impressioni giungono all’anima e la nutrono, così deve pur anche esserci una dispensa esteriore, la quale è la chiesa esteriore, affinché mediante la stessa il vostro cattivo corpo venga forzato e lavorato similmente ad un bimbo nel grembo materno! Ma chi ora abbandona troppo presto il suo grembo materno, dite, che cosa sarà o cosa può essere di un essere simile?!

L’obbedienza e l’umiltà sono il nutrimento dell’anima per la rinascita dello spirito. Ma se la chiesa romana v’insegna questo, e ciò del tutto eccellentemente, che cosa vi spinge via allora dalla madre di fede del vostro corpo? – Così dunque ognuno rimanga fedele alla sua chiesa, e Mi sia novantanove volte benedetto uno della chiesa romana se si conforma nell’obbedienza alla stessa, ed ogni altro soltanto una volta, poiché è un contestatore egoista, nel quale non si trova nessuna umiltà e solo poco amore! Ma per quanto concerne le cerimonie, nessuno se ne deve scandalizzare; infatti là, per il vivente tutto è vivente, per il puro tutto è puro, per l’obbediente tutto è giusto e per l’umile tutto è santificato. – Come si può giudicare le condizioni della chiesa e dello Stato, uno che s’immagina di stare nella Mia Luce? Ritiene egli dunque che Io non abbia così tanto discernimento per cambiare le condizioni, se non volesse piacere alla Mia Volontà?! Oh, tali giudici stanno profondamente al di sotto di un pur debole credente, se ritengono che Io abbia bisogno della loro assistenza giudiziaria! In Verità vi dico, tali cose sono per Me un abominio. Tutto, infatti, avviene a tempo debito, ed Io soltanto sono il Giudice di tutte le cose e di tutte le condizioni, poiché Io soltanto sono santo e giusto nell’Amore. Perciò seguite la vostra chiesa in ciò che pretende, e lasciate attrarre da Me il vostro cuore, – allora giungerete molto presto alla Vita di Grazia e con ciò alla rinascita dello spirito e vivificherete la vostra chiesa esteriore nel corpo vostro! Amen

 

Terzo: per quanto concerne le cerimonie, in queste non c’è né qualcosa di beatificante, né propriamente qualcosa che porti alla morte. Poiché nel mondo tutto avviene sotto una certa cerimonia – cosa che viene definito un processo –, così anche la chiesa nella sua esteriorità può benissimo avere delle cerimonie; soltanto nessuno deve cercarvi qualcosa di meritorio che valga per la Vita eterna, perché qui non serve altro che un contrito, umile cuore, colmo del Mio Amore e della Grazia Mia – , il che è poi la chiesa vivente in voi, nella quale e per la quale soltanto la chiesa morta diventa vivente e piena di profondo significato, in un modo o nell’altro: o sorgendo dalla morte, oppure ricadendo dalla vita alla morte, questo significa che voi potete giungere all’umiltà o attraverso l’obbedienza in questa chiesa vivente e con ciò alla Grazia ed attraverso la Grazia alla rinascita, oppure vi potete seppellire nella morta cerimonia come i pagani e così perire nel suo vuoto, misero sfolgorio.

Poiché come un albero cresce, porta rami e ramoscelli, poi boccioli, foglie, fiori e negli stessi filamenti femminili e maschili – il che con il tempo tutto cade come fosse roba inutile e senza valore, affinché il frutto prosperi libero ed efficacemente in tutta la forza della sua essenza ordinata -, in modo simile stanno le cose con la chiesa cerimoniale. Se qualcuno mangiasse tutto ciò che cresce, allora perirebbe con il cibo così immaturo, ma qui è commestibile soltanto il benedicente frutto maturo, sebbene non raramente si siano già sperimentate nei fiori delle forze guaritrici, le quali in così tante malattie vi sono state di ottimo aiuto. Ebbene vedete, questi processi vegetativi sono simili alle morte cerimonie; ma non dovete dire: «Essi sono pur necessari a motivo dell’ordine; poiché se gli alberi restano privi di fiori, compariranno ben pochi frutti!» ?!

La chiesa ebraica era una chiesa prefigurativa, puramente cerimoniale, come foglie e fiori per il frutto vivente della Parola dell’eterno Amore; ora Io domando: essa non era giusta, se era ciò che doveva essere?! Se vi sono dati dei bambini, con che cosa volete o potete insegnar loro a riconoscere Me e la Mia Volontà, meglio che proprio con l’aiuto delle immagini cerimoniali?!

Voi tutti inizialmente non siete altro che ebrei e bambini e perciò avete molto bisogno della cerimonia religiosa, fino a quando siete ancora bambini, soltanto che non deve rimanere così; ma chi ha finito la classe elementare, questi vada in una classe superiore e vi impari a leggere ed a scrivere ed infine a calcolare nel Mio Amore e ad operare nella Grazia della Sapienza Mia. E se il suo cuore è diventato amorevolmente puro, questi venga poi nella Mia Scuola, nella quale soltanto giungerà alla Vita eterna mediante la rinascita. Chi invece, non osservando il suo interiore, rimane attaccato alla cerimonia che in sé è morta, diventerà lui stesso morto, poiché egli fu così stupidamente ottenebrato da cercare lo scopo nei materiali mezzi esteriori. Se uno getta via il bimbo insieme all’acqua del bagno, allora è un pazzo furioso; ma chi sbadatamente getta via il bimbo e conserva l’acqua del bagno, costui è già morto per la sua superstiziosa malvagità. Il savio però tiene il bimbo con la bacinella – il bimbo, perché è un frutto vivente; e la bacinella per poterlo lavare ancora più volte.

Perciò, se volete diventare veri figli del Mio Amore e della Grazia Mia, non lasciatevi scandalizzare dal fiore; infatti, il fiore abbia l’aspetto che vuole, cosa v’importa?! Pensate al frutto, allora anche il fiore vi apparirà santificato, poiché sapete che non rimarrà alle foglie ed ai fiori, se qualcuno però è prosperato fino al frutto, allora egli non commette peccato se si guarda frequentemente intorno e vi esamina con molto rispetto l’evolvere della sua vita spirituale; invece non Mi è certo gradito colui che, disprezzando i suoi passi di bambino, s’innalza orgoglioso come un avvoltoio e poi da altezze vertiginose getta sguardi assassini alle modeste piccionaie ed attende con cupidigia la loro caduta, per guadagnare con ciò qualcosa.

Pensate che senza il Mio Permesso non accade nulla, ed eternamente non può accadere nulla, allora all’istante tutto vi sembrerà completamente diverso! Ogni uomo ha in verità la piena libertà del proprio volere, ma la Conduzione dei popoli è opera Mia. – Vi ho detto questo, affinché possiate aver completa quiete nel vostro cuore, senza la quale non potete divenire atti a nulla di più alto.    Il riposo del Sabato vi sia la Benedizione più alta; il vero amore, infatti, è una donna gravida, la quale necessita di riposo per il parto suo! Perciò vi dico questo, affinché abbiate pieno riposo in Me, Padre vostro, il Quale sempre è Santo, Santo, Santo in tutte le eternità delle eternità. Amen.

 

Quarto: un’ulteriore circostanza è la lettura dei cosiddetti libri proibiti. Io qui non dico che non dovete leggerli affatto se vi capitano fra le mani, altrettanto come Io non proibisco ad uno di pronunciare il nome del principe della menzogna e, ove è necessario, di farne cenno per mettere in guardia da lui. Ma ora domandate a voi stessi, a che cosa vi serve tutto il già letto! Che cosa sta scritto nei libri che provengono dall’orgoglioso intelletto umano? Io vi dico, nient’altro che assurdità e stupidità a rotta di collo, e non ha nessuna utilità, bensì ha intasato la vostra testa con ogni sorta di fuoco fatuo ed il vostro cuore con ogni sorta di immondizie, con ciò ha reso molteplicemente chiuso ed oscuro il vostro spirito. Oppure dite: agisce bene costui, quando Io gli esclamo: «Vieni a Me, se sei stanco ed aggravato, Io ti voglio ristorare; chiedi, allora ti sarà dato; cerca, allora troverai, e bussa, allora ti verrà aperto!», quando ancora gli grido: «Qualunque cosa chiederai al Padre nel Nome Mio, Egli te lo darà immediatamente; cerca innanzitutto il Regno Mio, – in aggiunta ti sarà dato tutto il resto!»

Come mai allora, sapendo questo, tuttavia non venite a Me, perché possiate imparare da Me le grandi Vie della Mia Grazia e ricevere la Vita eterna dalla Mia Mano, – a meno che riteniate Me, uguale a voi, per un bravo mentitore, oppure Mi considerate troppo duro d’orecchio e duro di cuore per darvi la Mia Parola vivente, e vi lasciate piuttosto mentire dal mondo e morir di fame nella sua follia, che venire a Me nella fiducia proveniente dal vero Amore e percepire la Verità di ogni Vita ed esistenza dalla Sorgente primordiale, anziché cercare la vita nella morte. O voi folli! Io vi do il Pane della Vita, e voi volete mordere nelle dure, morte pietre; Io vi esclamo ad alta Voce di venire a Me, e voi correte dietro a cani rabbiosi e vi atteggiate come loro; Io grido a voi – più forte di un guardiano notturno – giorno e notte ai vostri orecchi, soltanto che voi li occludete con intere balle di libri pieni d’immondizia, così che non potete intender nulla della Mia Voce, e cercate la vita come mezzi addormentati su stracci incollati ed anneriti (carta stampata). Quale espressione dovrebbe ben descrivere tale stoltezza? Oh, Io dico, piangerete in eterno sulla vostra stoltezza, dal momento che voi, disprezzando l’oro, avete scelto il piombo, mentre vi è offerto così tanto di nobile!

Perciò leggete poco, ma tanto più pregate, allora verrò Io a voi ed in un minuto vi darò di più che tutte le biblioteche dell’intero mondo hanno da esibire. Di conseguenza preoccupatevi anche poco per l’interdizione della libertà riguardo ai libri, infatti, colui davanti al quale Io ho spalancato il grande Libro della Mia eterna Grazia, costui potrà ben fare a meno di leggere scritti proibiti, dal momento che il Mio Libro non prende norma da alcuna censura mondana, – esso, infatti, viene aperto sempre nel cuore del fedele, dove nessuno sguardo di censura mondana può penetrare, e dove non vengono eternamente nemmeno erette barriere! Amen

 

Quinto: per quanto tuttavia concerne la Sacra Scrittura, in questa deve leggere chi è di cuore semplice ed ha un animo obbediente e docile, e non deve leggerla per indiscrezione o curiosità, poiché allora egli vi troverà la morte attaccata alla lettera; bensì colui che la legge, deve leggerla come un indicatore che porta alla Parola vivente e deve agire di conseguenza, e non deve nemmeno stillarsi il cervello ed indagare in essa, bensì vivere subito in conformità ad essa e crescere nell’Amore per Me. Poi gli verrà dato al tempo giusto il segreto della conoscenza e gli verrà rivelato nel suo cuore il senso celeste dello Spirito e dell’Eterna Vita – proprio così, come è il caso con te, Mio servitore[7], dal momento che tu non hai ancora mai letto da cima a fondo questo santo Libro e sei diventato comunque un professore dei professori in ogni punto dello stesso, attraverso la Mia Grazia! Quello però che tu sei e comprendi, può essere dato a chiunque se non aspira al vano sapere, ma soltanto alla conoscenza del Mio Amore e la Grazia da Esso fluente in ed attraverso l’umile semplicità del suo cuore.

Proprio così stanno le cose anche con quei scritti mistici, la cui lettura vi frutta e serve tanto poco, quanto un qualsiasi romanzo –, se da ciò non potete giungere in voi a nessuna convinzione, poiché con tutto questo aggravate soltanto la vostra memoria quale bocca del vostro superbo intelletto. Invece di renderlo affamato ed assetato d’amore e sapienza, lo foraggiate con ogni genere di sapere e con ciò gli togliete l’appetito per il Cibo della Vita. O voi ancora una volta folli!

Io sono la Sacra Scrittura vivente e donante Vita, Io sono il miglior esegeta della Stessa e sono nello stesso tempo il più profondo Mistico! Perciò leggete poco, ma agite di conseguenza, allora tutto vi verrà! Il granello di senape, infatti, è ben piccolo, ma da questo può venir fuori una pianta, una pianta ben grande, sotto i cui rami perfino gli uccelli del Cielo prenderanno dimora. Amen

 

(continuazione, il 18 agosto 1840)

Sesto: per quanto riguarda i sacerdoti, allora Io dico: di questi ce ne sono di parecchie specie, infatti, ci sono tali che sono sacerdoti a motivo del prestigio e del potere, ai quali ripugna la Mia grande povertà e totale impotenza nelle faccende mondane, dal momento che non volli essere un principe, bensì soltanto un Salvatore del mondo; e ci sono altri che sono sacerdoti a motivo di una certa dignità di casta in ambito spirituale. Costoro pretendono di essere loro soltanto la chiesa, e condannano poi arbitrariamente per gelosia tutto ciò che proviene da Me attraverso un qualche povero pescatore ed insegnano, contrariamente alla Mia Volontà, che Io non Mi rivelo a nessuno se non solamente alla chiesa, – la quale s’immaginano di essere loro stessi. In questo modo sbarrano poi a molte migliaia e migliaia la porta per la Mia Parola vivente.

In Verità, Io vi dico: costoro mai intenderanno un'altra Parola da Me che la grande: «Allontanatevi da Me, perché non vi ho mai conosciuto! Voi siete sempre stati spregiatori della Mia Parola vivente ed avete fatto di Me un mentitore; infatti, sta scritto: chi osserva i Miei Comandamenti, costui è colui che Mi ama; ma chi Mi ama, ama anche Colui che Mi ha mandato, cioè il Padre Santo, e Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui e Noi stessi Ci riveleremo a lui!».

Tuttavia ci sono di nuovo anche sacerdoti che ben meritano questo nome pieno di benedizione. Costoro sono benevoli e pieni d’amore verso chiunque. Quello che hanno, lo donano ai poveri. Essi non condannano nessuno, bensì cercano con cura soltanto di salvare il perduto. Consolano gli afflitti, alloggiano i forestieri dando loro un soffice giaciglio e mettono a se stessi, per vero amore, una pietra sotto il loro capo consacrato. Non si fanno pagare alcun sacrificio, bensì dicono a colui che vorrebbe farlo: «Fratello, il sacrificio è santo e di inestimabile valore; esso, infatti, rappresenta di nuovo in modo vivente, nella fede e nell’amore, la grande Opera della Redenzione. Perciò non può essere pagato ed eseguito a beneficio di un singolo, ma per la Potenza della grande Redenzione tutti possono e devono rinascere all’eterna Vita, proprio così opera anche la Forza del Sacrificio istituito allo scopo da Cristo stesso. Perciò offri prima il tuo dono come aiuto ad un fratello povero, e se poi hai ancora qualcosa che ti avanza, allora portala fedelmente qui e posala sull’altare del Signore e prega per i tuoi nemici; allora il grande Signore guarderà compiacente la tua offerta nel santissimo Sacrificio dalle mie mani e ti darà ciò che ti è necessario!».

Vedete, questo è per Me un vero sacerdote, il cui sacrificio Mi è infinitamente gradito! In Verità Io vi dico: andate ed ascoltate la sua predica, poiché non una parola è sua, bensì vivamente la Mia! Oh, costui sperimenterà presto, quanto grande sarà la ricompensa che lo attende! In Verità, Io dico, egli dimorerà eternamente presso di Me, il suo Padre santo! Di più non Mi occorre dirvi; ma dalle loro opere li riconoscerete facilmente, come un albero dal suo frutto.

Perciò voi stessi non dovete inciampare nella chiesa a causa dei sacerdoti. Meno però dovete scandalizzarvi per un qualunque vescovo. Poiché costui sta già più in alto e presiede ad un popolo, così potete già anche immaginarvi, che non se ne sta tutto solo, ma ognuno dei suoi passi, parole ed azioni vengono da Me contati molto precisamente, e attraverso di lui deve tuttavia sempre essere mantenuto in buon ordine lo stato esteriore delle cose.

Ma per quanto concerne il vostro interiore, sapete già comunque che qui dipende sempre da voi e poi dalla Mia Grazia, e questa Grazia non ve la può dare né un angelo del Cielo, né un qualsiasi vescovo, né chiunque altro, bensì dapprima potete darvela voi stessi col vero Amore per Me e per il prossimo, mediante la precisa osservanza dei Comandamenti, oppure come peccatore, mediante una seria penitenza.

Poiché da tutto quello che fate, risplenda l’Amore per Me e per il prossimo! Siate tra voi in comunione fraterna in tutto ciò che è buono, allora verrò a voi e vi renderò viventi completamente! Amate coloro che vi odiano e vi perseguitano, e benedite con la preghiera coloro che vi maledicono e vi condannano; allora comincerete a percepire grandi effetti della Mia Luce nei vostri cuori tenebrosi! Amen

 

Settimo: per quanto concerne infine la cosiddetta confessione auricolare ed i sette santi sacramenti, allora vi dico e perfino vi prego: non ve ne scandalizzate, usate tutto giustamente e nel giusto vivente senso, allora vivrete! Qui, infatti, per il contestatore niente è giusto, per il giusto invece tutto è giusto e santo; perfino il nido di un uccello carpirà dal suo cuore una lode, e ciononostante è soltanto il morto nido di un uccello! Quanto più potete immaginare che le cose che qui sono state istituite per la vostra santificazione, non sono campate in aria, - ma qui dipende sempre da voi, da come le usate!

Chi si confessa e riconosce i suoi peccati davanti al sacerdote, quegli ha così riconosciuto i suoi peccati apertamente davanti al mondo, ed un giorno una tale confessione sarà motivo di indulgenza per lui, se non continua più a peccare. Chi però pecca dopo la confessione quanto prima, quegli ha fatto della confessione una cassa di risparmio dei peccati, la quale un giorno gli renderà alti interessi per l’inferno. Perciò qui chi si confessa e fa vera penitenza e subito non pecca più, quegli fa certo benissimo; chi però considera tutto questo un completo nulla, quegli un giorno resterà molto deluso, poiché troverà un abisso sopra il quale difficilmente potrà mai saltare.

Se Io ora vi ho dato delle regole, un ordine ed un sistema, allora usatelo bene, e rispettatelo come l’avete; infatti, come già ho detto, poco importa l’esteriore, tutto invece sta in voi, come lo prendete! Tanto può essere buono e vero, altrettanto può anche essere cattivo e falso, dipende se lo volete usare così oppure no. Se però sotto il Sole crescono erbe curative e velenose, allora pensate: non dipende dal Sole, se così o così, ma sempre ogni volta dalla rispettiva costituzione interiore o buona o cattiva della pianta, se ne procede benedizione o veleno! Perciò dipende sempre da voi, se bene o male. Amen. Io, il vostro amorevole Padre. Amen

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b)  -  Questa è la via più breve per la rinascita

(data dal Signore il 18 agosto 1840)

Certo, sotto quest’aspetto per l’uomo giusto succede come per un albero, il cui frutto anch’esso non diventa maturo ad un tratto, bensì a poco a poco; ma se la primavera è stata tiepida e serena e l’estate costantemente calda, intercalata da leggere piogge, allora voi dite: «Quest’anno avremo una maturazione precoce!» Vedete, lo stesso è con voi, se avete trascorso la vostra giovinezza serenamente in tenero Amore per Me, allora anche l’estate sarà calda ed in tutto vivificante. Intercalata da pioggia di Grazia dal Cielo, e voi potete star sicuri che l’eterno autunno dorato per l’eterna maturazione del frutto immortale non sarà più lontano. Poiché nella misura in cui qualcuno vuol rinascere da Me, deve riconoscere i suoi peccati e confessarli pubblicamente per la sua umiliazione, vale a dire: esteriormente sul serio per mezzo della confessione, ed interiormente a Me di perdonarlo, com’è indicato nella Mia Preghiera, e come un Pietro deve provare vero pentimento, dolore e timore, e piangere per la perdita così inestimabile della Grazia Mia, e con la volontà deve prendere la più seria decisione di non voler più peccare per tutta l’eternità. Poi deve proporsi con grande fermezza di rompere del tutto col mondo, e di consegnarsi completamente a Me e nel suo amore avere una grande nostalgia di Me ed in questa grande nostalgia ogni giorno deve ritirarsi dal mondo e da tutte le occupazioni in esso, ed almeno per la durata di sette quarti d’ora, a porte e finestre chiuse, in totale silenzio, occuparsi solamente di Me nel suo più intimo interiore. E sempre, ogni qual volta qualcuno si sia portato in questa quiete, egli deve rivolgere a Me nel suo cuore il seguente, interessante discorsetto nella più ferma serietà e dire:

«Signore, eccomi qui! Ti ho fatto aspettare a lungo, o amorevolissimo, Padre santo, poiché già fin dalla mia fanciullezza Tu mi hai esclamato incessantemente: “Vieni a Me, – Io ti voglio ristorare!” Ora, o Padre, è venuto il tempo in cui il mio orecchio si è aperto e la mia volontà, altrimenti così ostinata, si è piegata totalmente alla Tua, piena d’umiltà ed obbedienza dinanzi a Te; così come, secondo la tua Volontà, si è sottomessa ai miei fratelli, tutti migliori di me. Perciò vieni da me, Tu mio adorato Gesù, e ristora la mia anima malata col balsamo del Tuo infinito Amore! Fa che io scopra il mio grande torto nella Tua amara sofferenza e morte; fammi vedere le cinque sante Ferite e riconoscere in queste il mio grande misfatto! O Gesù, Tu Vincitore della morte e dell’Inferno, vieni da me, ed insegnami a comprendere rettamente la Tua Volontà, insegnami a riconoscere il mio completo nulla ed il Tuo Tutto! O mio dolcissimo, affettuosissimo Gesù, Tu Signore di tutti gli eserciti, vieni a me povero, vieni a me debole, a me cieco, vieni a me sordo, vieni a me lebbroso, vieni a me paralitico, vieni a me zoppo, vieni a me storpio, vieni a me posseduto, sì, o mio adorato Gesù, vieni, vieni a me morto e lasciami sfiorare la Tua santa Veste, allora vivrò! Signore, non indugiare, perché ho infinitamente bisogno di Te! Non posso più essere senza di Te, poiché Tu Sei tutto per me, per Amor Tuo tutto il resto è diventato nulla! Senza di Te non posso più vivere; perciò, o mio carissimo Gesù, vieni presto a me! Ma come sempre, così anche questa volta sia fatta la Tua santa Volontà! Amen».

Dopo di che andate a riposare e crescete nella nostalgia e nell’Amore per Me! Se farete questo esercizio anche solo per un breve tempo, Io vi dico che presto vedrete lampeggiare e sentirete tuonare; ma allora non vi spaventate, e non temete! Perché ora vengo Io ad ognuno, prima come Giudice nella tempesta, nel fulmine e nel tuono, e solo dopo nel soave, santo Soffio come Padre!

Chi vuol fare una cosiddetta confessione generale nel senso vero, avrà molto da impegnarsi, perché vi sono richieste più umiltà e più abnegazione. Questo significa – sia ben chiaro –, che deve esserci un totale proponimento di non peccare più, e la santa Cena deve essere presa nella vivente fede per purissimo Amore per Me; soltanto allora si potranno percepire all’istante in voi i meravigliosi effetti suoi, i quali si manifesteranno subito come grandissima, incomprensibile gioia e letizia celeste. –

Vedete, questa è la via più breve e più efficace per la pura rinascita, nella quale soltanto si può ottenere la Vita eterna. Ogni altra via dura più a lungo ed è più insicura, poiché ci sono molte vie di briganti, dove ovunque, dietro i cespugli della strada, stanno in agguato perfidi ladri, rapinatori ed assassini; chi qui non è ben corazzato e non è armato di tutto punto, gli sarà difficile giungere alla meta. – Riflettete bene chi è Colui che vi dice questo!

Perciò ritengo che anziché gli svaghi mondani, gl’intrattenimenti e le compagnie molto sporche, possiate scegliere a ragione la Mia Compagnia ed i Miei svaghi del Sabato e questo gratuitamente, senza biglietto d’ingresso, per conversare con Me ed impiegare il prezzo d’ingresso per qualcosa di meglio! Che cosa pensate che qui sia meglio ed a Me più gradito? Poiché vedete, come già dissi un giorno agli apostoli: nessuno può servire due padroni; perciò riflettete bene Chi vi esorta a questo! Amen. Io stesso, il vostro santo Padre dall’Eternità! Amen.

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c)  -  Auto contemplazione (meditazione)

GEG vol. I  cap. 224, 8–13] - (Il Signore):

«All’uomo niente è più salutare di una temporanea contemplazione interiore di se stesso! Chi vuole esaminare se stesso e le forze sue, questi deve frequentemente esaminarsi ed osservarsi interiormente…»

«..Mettetevi tranquilli e riflettete in vivente silenzio sul vostro fare e lasciare, sulla vostra ben conosciuta Volontà di Dio, e se nei differenti periodi della vostra vita avete ottemperato alla Stessa, allora vi siete esaminati in voi stessi e con ciò avete reso più difficile la via in voi alla penetrazione di Satana. Poiché non vi è cosa alla quale Satana dedichi cure tanto zelanti quanto ad impedire all’uomo, con ogni genere di insignificanti inganni esteriori, di giungere alla sua interiore auto contemplazione! Quando l’uomo ha raggiunto con l’esercizio una certa abilità nell’ispezione del proprio interiore, allora egli trova in sé anche facilmente e presto, quali trappole gli ha teso Satana, ed allora può ben bene distruggerle ed annientarle e può arginare con energia ogni futura malignità dello stesso nemico. Questa cosa è assai ben nota a Satana e perciò è diligentemente impegnato ad occupare l’anima dell’uomo con ogni tipo di imbroglio per avvincerne l’interesse ai fatti esteriori; e se il gioco gli riesce, diventa facilissimo per lui, procedendo per vie occulte, tendere, inosservato, quanti tranelli vuole all’anima, la quale infine viene a trovarsi tanto irretita da non poter più nemmeno pensare ad un’indagine interiore di se stessa, e ciò è un male ben grave! In questo modo, infatti, l’anima viene separata sempre di più dal suo spirito e non può più destarlo; ora questo è poi già il principio della seconda morte dell’uomo. Adesso voi sapete in che cosa consiste l’interiore auto contemplazione. Perciò fate un tale esercizio in silenzio e non lasciatevi disturbare fino ad allora da nessun avvenimento esteriore! Poiché Satana non tralascerà sicuramente di distogliervi da questo con l’uno o l’altro spettacolo esteriore. Quando però vi rammentate che Io ve l’ho anticipato, tornate rapidamente di nuovo in voi stessi!»

 

[GEG vol. I  cap. 226, 1–4] -(Il Signore):

«Voi avete ora visto un nuovo modo e maniera, come l’uomo possa passare dalla materia allo spirituale sempre più puro, e come egli su questa via possa divenire un signore su se stesso e con ciò alla fine anche sull’intera natura esteriore del mondo. Perciò occupatevi di tempo al tempo di questa via nel Nome Mio, e perverrete ad un grande potere sulle vostre passioni e da ciò sull’intero mondo naturale e nell’aldilà su tutte le creature. Non crediate ora però di aver già completamente cavato a Satana il suo perfido coraggio. Ogni qualvolta intraprenderete con voi stessi di nuovo tale esercizio, allora verrete anche inquietati da lui, fintanto che non sarete completamente rinati nello spirito. Ma se una buona volta siete rinati dallo spirito, allora Satana ha perso per l’Eternità ogni potere su di voi, e sarete giudici suoi, come anche di tutti coloro che egli ha avvinghiato a se, e voi li potete di nuovo sottrarre a lui per l’Eternità!

 

[GEG vol. II  cap. 166, 18,19] - (Il Signore):

«Ma ora vogliamo riposare ed esercitarci ancora una volta nell’auto contemplazione interiore, la quale è una vera festa del Sabato in Dio! – A queste Parole dalla Mia Bocca in casa divenne tutto silenzioso, e restammo così seduti per tre ore. – Dopo questo tempo il Signore disse: ora il Sabato è compiuto e possiamo concedere anche alle nostre membra il necessario riposo.»

 

[Governo Famiglia di Dio  vol. II  cap. 242, 3–13] - (Enoch al re Lamech):

« Tu ora devi chiudere il tempio per la durata di novantun giorni. Al novantunesimo però, a cominciare dalla giornata di domani, tu dovrai riaprire il tempio di mattina, ma dovrai entrarvi solo di sera e vi rimarrai poi il tempo di circa un’ora.  -  E quando ti presenterai nel tempio dinanzi a Dio, tu non devi adoperare la tua bocca, né meno ancora le tue mani, bensì devi restartene perfettamente tranquillo in attesa dello Spirito di Dio, con tutta l’umiltà e l’amore del tuo cuore.   -  Tu però non devi dire né con il cuore, né meno ancora con la bocca: “Dio grande e onnipotente, santo Spirito di ogni Forza e Potenza eterne, vieni a me e manifestami la Tua Volontà santissima dalla Tua santa bocca!   -  Tu invece, sentendo solo in modo vivente, devi parlare così in te dinanzi a Dio: “O Dio, unico Signore del Cielo e della Terra, qui mi trovo io, un peccatore del tutto indegno al Tuo cospetto, e non merito che Tu guardi a me in questo Tuo Santuario che Tu fondasti!   -  Tu stesso però mi chiamasti a venire in questa sacra dimora; avvenga perciò, nei miei riguardi, sempre ed in eterno la Tua santa Volontà!   -  O Dio, poiché Tu stesso ci hai insegnato ad amarTi quale Padre, a riconoscerTi come l’unico vero Padre e così pure anche ad invocarTi, allora io pure Ti invoco e dico:    -  ‘O Padre amorosissimo e santo, sii benevolo e misericordioso verso di me, povero peccatore, e perdonami se oso amarTi con il mio cuore impuro e chiamarTi Padre mentre sono un grande peccatore!’”.   -  Vedi ora, mio diletto fratello Lamech, questo deve essere sempre il tuo compito nel tempio!   -  E quando hai assolto tale compito in te nella maniera più vivente, raccogliti poi in perfetta pace e attendi la Parola e la Volontà del Signore!   -   Se questa si manifesta, allora ponivi attenzione con la massima cura, trascrivila poi su delle tavole e annunciala quindi al popolo!   -  Ma se la Parola non si manifesta, allora rendi subito onore a Dio nel tuo cuore, esci con il più profondo rispetto dal tempio e chiudilo nuovamente per la durata di novantun giorni! »

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d)  -  L’auto formazione

[GEG vol. II  cap. 75, 7 – 9] - (Il Signore a Giuda):

«In questo sta il grande mistero dell’auto costituzione dell’uomo. Tutto Io posso fare all’uomo, ed egli rimane uomo; ma il cuore è sua proprietà, cuore che egli stesso deve completamente trattare se vuole preparare a se stesso la Vita eterna. Se Io, infatti, dovessi per primo porre Mano al cuore dell’uomo, allora l’uomo diventerebbe una macchina e mai giungerebbe alla libera indipendenza. Ma se l’uomo riceve l’insegnamento su cosa ha da fare per rendere il suo cuore degno di Dio, allora egli deve anche seguirlo liberamente e plasmare il suo cuore secondo l’insegnamento. Se egli ha formato il proprio cuore e l’ha purificato e mondato, soltanto allora vengo Io in Spirito nello stesso e vi prendo dimora, ed allora l’uomo intero è rinato nello Spirito e non può mai più in eterno andar perduto, poiché con ciò egli è diventato una cosa sola con Me, così come Io stesso sono una Cosa sola col Padre, dal Quale sono proceduto e venuto in questo mondo per mostrare ed appianare a tutti i figli degli uomini la via che essi devono percorrere in Spirito per giungere a Dio nella pienezza della Verità. Tu devi perciò, così come ognuno di voi, por mano al rifacimento del tuo cuore, altrimenti sei perduto, anche se Io ti avessi chiamato mille volte dalla tomba alla vita della carne!»

 

[Supplemento cap. 5, 12-18]:

 «È compiuto!» – Ma che cosa è compiuto? – La Mia propria lotta per voi; Io, infatti, quale vostro Creatore, Dio e Signore e l’eterna Vita stessa non posso fare di più che prendere su di Me la vostra morte…»

«È vero che è compiuto; ma non per voi, bensì solo per Me stesso. Ossia: Io ho fatto per voi tutto ciò che sta nella divina possibilità; per questo ho compiuto la Mia Opera per voi. Ma vi adoperate anche voi affinché per voi quest’Opera sia compiuta? – Oh sì, leggete con diligenza, scrivete anche con diligenza, discutete anche volentieri di Me. Quando però Io dico: “DedicateMi soltanto una piena ora al giorno invece di certi divertimenti mondani; santificatela al punto che nella stessa non vi occupiate di nient’altro nel vostro cuore che di Me!”. - Oh, allora troverete cento esitazioni, e cento pensieri mondani volteranno come un vortice di vento intorno ad un singolo debole pensiero spirituale. - Qui tirerete fuori ogni specie di considerazioni mondane, ed anche se qualcuno si dovesse decidere per una tale ora, allora non se ne rallegrerebbe troppo, ma avrà piuttosto una piccola, disagevole soggezione davanti a questa e per di più conterà con diligenza i minuti dell’orologio e non raramente attenderà con impazienza il finale dell’oretta a Me destinata. - E se capitasse in mezzo soltanto una qualsiasi insignificante piccola faccenda mondana, allora l’oretta o sarebbe addirittura annullata o perlomeno spostata in un tale periodo del giorno, nel quale cala di solito già il benefico sonno sui mortali. - Vedete, tutto questo è aceto e fiele! E così in voi niente è compiuto, per quanto in seguito al Mio infinito Amore Io faccio tutto l’immaginabile per portarvi sulla retta via della Vita. Per il compiuto in voi, infatti, è necessario che ognuno rinneghi se stesso per vero amore per Me, prenda su di sé la sua croce e Mi segua fedelmente.»

 

[Sole Spirituale vol. II cap.35, 27]:    ( cap. 44, 16–17 )

« Ognuno che vuole giungere nella vita del suo spirito, deve recarsi giornalmente per un po’ di tempo nella perfetta quiete del suo spirito ed in questa quiete non deve vagare con ogni sorta di pensieri, ma deve afferrare solo un pensiero e contemplare fisso questo come un determinato oggetto, – il pensiero migliore qui è certamente il Signore! E se qualcuno farà questo continuamente con fervore ed ogni possibile abnegazione, allora la vista come l’udito del suo spirito guadagnerà sempre più in acutezza interiore e dopo un tempo non proprio troppo lungo, questi due strumenti sensoriali dello spirito verranno aumentati al punto che egli vedrà, con grandissima facilità, forme spirituali della specie più meravigliosa, laddove egli prima riteneva di scorgere soltanto un vuoto informe. E con altrettanta facilità egli percepirà suoni e parole dove prima sembrava regnasse un eterno silenzio.»

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e)  -  Contemplazione spirituale di un aurora: sul vero riposo del Sabato nel cuore

[GEG vol. II  cap. 148, 8–15] - (Il Signore ai suoi discepoli):

«Immaginatevi e rappresentatevi dunque il Sole spirituale: la Luce da esso irradiante viene accolta dalla superficie sempre ondeggiante del creato mare della vita, e questo gioca con tale Luce, e sorgono da ciò ogni specie di caricature, le quali emanano da sé bensì ancora un pallido chiarore, ma oltre a ciò distruggono ogni traccia dell’originaria forma divina; così tutto il paganesimo ed ora anche il giudaismo è una simile deformazione di tutto il puramente divino.

Ma se vedete una superficie d’acqua perfettamente quieta, ed il Sole vi si specchia dentro, esso rifletterà dallo specchio d’acqua nella stessa Maestà e Verità, così come voi lo vedete in Cielo. Ed allo stesso modo avviene in un quieto animo libero da passioni, cosa che può essere raggiunta solo attraverso una totale abnegazione, umiltà, pazienza e purissimo amore, a questo punto, affinché l’Armonia di Dio nello spirito dell’uomo altrettanto si rifletta pura e vera come il Sole materiale da una quiete superficie d’acqua.

Se questo presso un uomo è il caso, allora tutto in lui è prosperato per la Verità, e la sua anima è poi capace di volgere il suo sguardo nelle profondità delle Creazioni di Dio e di poter scorgere tutto in ogni pienezza della purissima Verità. Ma non appena comincia in lui ad ondeggiare, allora le immagini primiere vengono distrutte, e l’anima si trova allora necessariamente già sul terreno dell’inganno e delle illusioni di ogni specie e genere e non può giungere alla pura contemplazione finché in essa non è ristabilita la pace in Dio completamente.

Questo è il vero riposo del Sabato in Dio, e perciò la celebrazione del Sabato è stata comandata da Dio. In tale giorno l’uomo deve astenersi da ogni lavoro gravoso e faticoso, perché ogni lavoro gravoso costringe l’anima a concedere alla carne le forze sue, e con ciò viene eccitata con la stessa, cosa che trasferisce lo specchio della sua acqua vitale in un potente movimento così che essa a causa di ciò non può riconoscere in tutta chiarezza in sé la pura Verità divina. – Il vero riposo del sabato consiste quindi in una ragionevole festa da ogni gravoso lavoro; senza necessità non si devono porre mano in esso, ma nella necessità ogni uomo è tenuto ad aiutare il fratello suo.

Ma più ancora di astenersi da un rude lavoro, l’anima deve mettere da parte ogni passione. Le passioni, infatti, sono tempeste dell’anima; esse sconvolgono la sua acqua vitale, e l’Armonia di Dio viene poi nell’anima deturpata come viene deturpata l’armonia del Sole sulle onde del mare. L’immagine del sole si riflette ben dalle onde, ma in quale deformazione! E se la tempesta dura a lungo, allora dal mare in tumulto sorgono presto pesanti vapori e riempiono l’atmosfera dell’anima con fosche nuvole; queste impediscono poi completamente alla Luce del Sole spirituale di giungere alle acque vitali dell’anima, – l’anima divenuta poi tenebrosa, non può più distinguere il vero dal falso e considera l’inganno dell’inferno per una Luce celeste.

Un’anima simile poi però è come perduta. Devono, infatti, venire forti venti, cioè dure prove dall’Alto, così che attraverso esse è lacerata la maligna nuvolaglia dell’anima, questa poi si reca subito nel vero riposo del Sabato e con ciò porta alla quiete il mare della propria vita, altrimenti per lei non c’è salvezza!

Vedi, questo è il senso spirituale valevole per ognuno, che ci mostra questo bellissimo sorgere del Sole nella sua apparizione completamente naturale! Chi lo considererà in sé, questi rimarrà nella Verità ed in ogni Luce, e la Vita eterna sarà il suo retaggio; ma chi manderà al vento questo insegnamento e non lo considererà, questi morirà in eterno!

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f)  -  Il pensare nel cuore

[GEG vol. II  cap. 62, 1–10]:

 Dice Cireneo[8]: “Signore, in me con il pensiero nel cuore proprio non va, perché già dalla mia giovinezza venni abituato a pensare nella testa, Mi pare quasi impossibile poter pensare nel cuore! Come si deve dunque cominciare per poter pensare nel cuore? Dice il Signore: «Questo è completamente facile e del tutto naturale. Tutto ciò che puoi pensare secondo il tuo sentimento nel grande cervello, viene prima dal cuore. Poiché ogni pensiero, per quanto piccolo, deve avere prima un qualche impulso, attraverso il quale esso viene provocato come necessità. Quando il pensiero, per un qualunque bisogno, viene stimolato e prodotto prima nel cuore, appena dopo esso sale al cervello della testa per la contemplazione dell’anima, affinché questa metta le membra del corpo nell’adeguato movimento, affinché il pensiero interiore diventi atto a tradursi nella parole o nell’azione. Ma che un uomo potesse pensare soltanto con il capo, sarebbe la più piatta impossibilità! Il pensiero, infatti, è una pura creazione spirituale e di conseguenza non può sorgere in nessun altro luogo che solo nello spirito dell’uomo, il quale spirito dimora nel cuore dell’anima e da dove stimola l’intero uomo. Ma come sarebbe possibile ad una creazione svilupparsi da una qualsiasi materia per quanto sottile considerato che, ogni materia, quindi anche il cervello dell’uomo, non è altro che purissima materia e quindi mai può essere potenza creatrice, bensì soltanto il prodotto della stessa! Tu ora comprendi bene questo e forse già senti che non c’è nessun uomo che possa pensare qualcosa nella testa?».

Dice Cireneo: «Signore, ora io sento questo in maniera assolutamente vivente! Ma come avviene dunque tal cosa? Mi sembra adesso veramente di aver pensato da sempre solo nel cuore! Meraviglioso! Come si può spiegare un fatto simile? Si, io percepisco nel cuore vere e proprie parole, e come parole pronunciate, e non mi pare più affatto che fosse possibile afferrare un pensiero nel capo». Dice il Signore: «Questa è la conseguenza del tutto naturale del ridestarsi sempre maggiore del tuo spirito nel cuore, cosa che è l’amore per Me ed attraverso di Me per tutti gli uomini. Negli uomini però, nei quali tale amore non si è ridestato ancora, i pensieri si formano certamente anche nel cuore, ma, poiché questo è troppo materiale, essi non vengono percepiti nello stesso, ma soltanto nel cervello, dove i pensieri del cuore, quali gia più materiali a causa dell’impulso all’azione, si formano per immagine e si confondono con le immagini che si sono impresse dal mondo esterno attraverso i sensi esteriori del corpo nel quadretto celebrale ed in tal modo i pensieri si presentano dinanzi agli occhi dell’anima e diventano essi stessi materiali e cattivi e poi devono essere considerati necessariamente quale causa del malvagio operare degli uomini! E perciò ciascun uomo deve prima rinascere nel cuore e colà nello spirito, altrimenti non può entrare nel Regno di Dio!».

Dice Cireneo a Pietro che gli sta accanto: «Comprendi tu bene questa cosa della rigenerazione dello spirito nel cuore, e che cosa e dove veramente sia il Regno di Dio, del quale Egli e i due angeli parlano continuamente e questo come promessa futura per la nostra fede?». Risponde Pietro: «Certamente che lo comprendo, e se non lo comprendessi, non resterei qui, ma ritornerei alle cure della mia casa. Ma tu, nobile signore, cerca nel tuo stesso cuore solamente, là troverai in breve tempo molto di più di quanto io potrei dibattere con te in cento anni. Guarda noi che siamo stati i Suoi primi discepoli e testimoni, se parliamo esteriormente molto con Lui! E vedi, tuttavia noi parliamo con Lui di più che non tu e molti altri mediante la parola esteriore. Noi, infatti, parliamo con Lui semplicemente solo nel cuore e Gli facciamo ogni tipo di domande ed Egli ci risponde in Pensieri chiari e bene espressi, e con ciò guadagniamo doppiamente. Perché una Risposta del Signore nel cuore dell’uomo è in un certo modo già una quota di Vita, mentre la parola esteriore può tradursi in quota di Vita soltanto mediante la continua azione per l’esercizio dell’anima. E così puoi tu, nobile signore, domandare nel tuo cuore veramente anche riguardo alla questione che concerne Satana, ed il Signore metterà poi la giusta Risposta nel tuo cuore silenziosamente ed in segreto tanto che a Satana, nonostante il suo udito finissimo, sarà impossibile intenderla! E nello stesso modo tu puoi chiedere nel cuore al Signore anche della rinascita dello spirito e del Regno di Dio e ti sarà data quanto presto la più chiara risposta».

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g)  -  La duplice facoltà del riconoscere

[Robert Blum vol. I  cap.35, 2–6 e 8]:

«Vedi, ogni uomo ha una duplice facoltà conoscitiva: una è la facoltà esteriore che è l’intelletto del capo oppure quello esteriore dell’anima. Con questa facoltà conoscitiva non si potrà mai afferrare e comprendere l’Essenza divina, poiché essa fu data all’anima appunto per separare temporaneamente dalla Divinità lo spirito contenuto in essa, tenendoglieLa celata per un certo periodo. Ma se un’anima vuole cercare e trovare Dio con questa sola facoltà negativa, essa si allontana sempre più dalla meta, quanto più ostinatamente vuole addentrarsi per la via.

L’anima però ha ancora un’altra facoltà, che non ha sede nel suo capo, ma nel suo cuore. Questa facoltà si chiama animo interiore ed è costituita da una propria volontà, dall’amore e da una forza raffigurativa corrispondente a questi due elementi dell’animo stesso. Una volta che questa forza ha accolto in sé il concetto dell’Esistenza di Dio, questo concetto è subito abbracciato dall’amore e tenuto fermo dalla sua volontà, quale tener fermo si chiama poi “credere”. Attraverso questa fede che è vivente, viene destato il vero spirito. Questo poi osserva il suo scuotitore, lo riconosce e lo afferra subito, si rialza poi come una potente Luce proveniente da Dio e compenetra l’anima ed in essa trasforma tutto in Luce. E questa Luce è poi la vera e propria fede, grazie alla quale ogni anima può divenir beata.

Hai tu mai sentito qualcosa di quest’unica e vera fede? Tu dici in te: “No, questo genere di fede mi è completamente estraneo, perché un pensare nel cuore mi sembra del tutto impossibile!”. Sì, così è anche! E la cosa ti deve sembrare impossibile.

Per poter pensare nel cuore si deve fare un apposito esercizio; questo consiste nel ridestare in continuazione l’amore per Dio. Attraverso questo risveglio il cuore si rafforza e si dilata, per la qual ragione poi vengono allentati i vincoli dello spirito, cosicché la sua Luce (ogni spirito, infatti, è una Luce proveniente da Dio) può svilupparsi sempre più e liberamente. Quando poi la Luce dello spirito comincia a rischiarare la vera e propria cameretta del cuore, allora vengono impressi anche gli innumerevoli archetipi nella loro pura forma spirituale alle altrettanto innumerevoli pareti della cameretta della vita sempre più distintamente e resi contemplativi all’anima. E vedi, questa contemplazione dell’anima nel proprio cuore è allora un nuovo pensiero. L’anima perviene qui a nuovi concetti ed a grandi e chiare idee. Il suo orizzonte si estende ad ogni pulsazione. Le pietre d’inciampo scompaiono nella misura in cui tace l’intelletto. Allora non c’è più nessuna necessità di aver poi delle prove. Infatti la Luce dello spirito illumina le forme interiori così che non gettano ombra più da nessuna parte[9]. Allora tutto ciò che potrebbe avere anche la più lieve parvenza di dubbio è esclusa per l’eternità.

In questa fede sta poi anche quella forza straordinaria della quale si parla per due volte nei Vangeli.»

[indice]

 

h)  -  La rinascita dell’anima

[GEG vol. XI  cap. 50, 1–14] - (Il Signore):

«Il giorno dopo Simon Pietro Mi venne vicino e disse: «Signore e Maestro! Finora ci rimane ancor sempre qualcosa di non chiaro, perché il Tuo corpo rimane temporaneamente in un certo stato d’indipendenza dallo Spirito interiore, così che, come sembra anche dalle Tue Parole, Tu Saresti ora l’eterno Spirito di Dio stesso in Persona, poi di nuovo come se il Tuo Uomo corporeo fosse completamente indipendente e soltanto di tanto in tanto compenetrato da Lui! Noi in questo riguardo veniamo sempre in un certo contrasto nelle opinioni nostre, cosa questa che Tu certamente ci perdonerai, perché noi siamo attaccati saldamente a Te e crediamo in Te, tuttavia non Ti afferriamo ancora così completamente nella Tua più intima Natura. Come dunque si spiega questo?».

Ed Io gli risposi: «Mio caro Pietro, tu tanto quanto i fratelli non riuscite a comprendere ancora così tante cose, perché non avete ancora raggiunto in voi quel gradino spirituale per poter comprendere questo procedimento certo in sé molto semplice, e che Io già molto spesso vi ho spiegato a sufficienza. Voi ora però siete qui per sperimentare in voi stessi quello che in Me non vi è ancora chiaro.

Che cosa serve richiamare l’attenzione sempre sulle differenze tra il Figliuolo dell’Uomo ed il Figliuolo di Dio, se non siete capaci di riconoscere e percepire in voi stessi la differenza tra lo spirito umano e corpo umano. Solo la perfetta rinascita già nel corpo vi scioglierà questa domanda alla pienissima soddisfazione, ed al raggiungimento della stessa voi avete già intrapreso tutti i passi atti allo scopo, così che la meta non vi è lontana. Tuttavia la stessa non è ancora completamente raggiunta. Ma ora rispondeteMi ad alcune domande, affinché possiate avvicinarvi alla comprensione di questo punto principale.

In primo luogo: come percepite voi il vostro pensiero e sentimento? Sono questi esteriori o interiori, potete rispondere a una domanda che vi viene fatta solamente per perché avete imparato la risposta a memoria dal vostro Maestro, oppure risponde il vostro stesso io interiore per deduzione?

Voi direte: «possono accadere entrambi i casi». Se ora l’uomo fosse semplicemente una macchina, anche se dotata di un’anima cosciente, allora questa potrebbe pensare solo esteriormente, vale a dire potrebbe procurarsi un sapere attraverso impressioni della memoria, cosa questa che si può apprendere solo con l’ammaestramento, all’incirca come si addestra un animale. La deduzione tuttavia è un domandare dell’anima rivolto ad un principio interiore vivente nell’uomo, il quale dà la risposta alle domande poste e come spirito vive ancora nell’anima e come tale è perfetto. Perciò anche nell’interiore dell’uomo comincia un regolare gioco di domande e risposte.

Qui si dirà: “Sì, ma se lo spirito è perfetto, come si spiega il fatto che spesso vengono alla luce delle deduzioni così tanto stolte? Allora lo spirito non risponde sempre in maniera giusta?”.

Certo che lo spirito lo fa, ma poiché esso nell’uomo rappresenta prima di tutto il principio vitale dell’anima, allora anche questa come cosciente di se stessa a seconda del proprio essere può agire similmente ad un’immagine riflessa. Proprio così come una vera immagine riflessa non potrebbe sorgere senza un oggetto presente, oggetto che ad essa è perfettamente uguale, così anche l’anima può manifestare liberamente il proprio giudizio solamente quando questi provengono come riflesso dallo spirito. Ma come un’immagine riflessa rappresenta ogni cosa rovesciata, esattamente opposto all’oggetto, e pur tuttavia è ancora vero, altrettanto succede anche qui, finché entrambi non cercano di andare l’un nell’altro.

Soltanto un uomo che ha destato in sé lo spirito a un grado tale che l’anima non riflette più alcun riflesso terreno capovolto, ha raggiunto la rinascita e si trova nella perfetta Verità. Infrangere questa barriera naturalmente non è cosa facile, perché attraverso il corpo material-terreno l’anima predisposta in senso terreno ha una maggiore predisposizione per questo che per lo spirito, il quale si fa sentire soltanto debolmente, essa senza facoltà di distinzione acquisibile per le vie dell’insegnamento, è volentieri portata a considerare come propria azione l’azione di questo spirito. Infrangere questa barriera è il Mio e vostro compito, così come di tutti i Miei seguaci, e la via per questo voi la trovate per mezzo del vostro spirito interiore che voi avete da portare per vostro linguaggio. Solo questo è l’unico vero maestro, perché esso è inseparabile con l’universale Spirito di Dio, del quale è un’immagine nel piccolo, di conseguenza ogni verità attinge solo da Lui.

Una volta che l’anima si è subordinata pienamente alla sua essenza dello spirito e con ciò si è liberata da ogni desiderio terreno, così che essa tende esclusivamente e soltanto verso lo spirituale e nello spirito quindi è sbocciata come anima conscia di sé stessa, allora l’uomo già più perfetto ha raggiunto quel grado che, dai sapienti indiani venne denominato come “Nirvana”, una condizione dunque, nella quale ogni volontà, che è condizionata a tendenze carnali e terrene, è annientata, e che esclude ogni vita nella carne come esistenza materiale. Questa condizione è possibile nella vita materiale, anzi deve essere raggiunta, affinché la perfetta pace sopraggiunga nel cuore umano.

Voi tutti siete vicini a questa rinascita dell’anima. Nell’aldilà nel Mio Regno tuttavia c’è, quando Io vi sarò asceso, un’altra rinascita ancora, questa è quella dello spirito, la quale consiste nella comunione indissolubile con Me. Allora nella Casa del Padre regnerà la suprema beatitudine dei figli nonché gioie delle quali nessun cuore umano potrà mai aver presentimento, perché esse sono gioie puramente spirituali, delle quali non è possibile rendervi comprensibile in anticipo nemmeno il più piccolo riflesso.

Applicatevi dunque innanzi tutto che la vostra anima raggiunga la rinascita, affinché essa impari a guardare soltanto attraverso gli occhi dello spirito e con questo riconosca sempre di più se stessa e le proprie origini».

 

[GEG vol. XI  cap.52, 1–7] - (Il Signore):

«Tutti coloro che già sulla Terra seguono Me e la Mia Parola, raggiungeranno quella meta che Io già così spesso vi ho indicato come rinascita dell’anima: questo è quindi un compenetrare nello spirito dell’anima, la quale con ciò diventa atta a penetrare, già nel corpo, in ogni superiore sapienza dei Cieli, ed a divenire non soltanto signora di se stessa, ma anche signora su quanto la circonda, anzi, perfino sulla natura e sulle forze occulte qualora essa si sforzi di adempiere la Mia Volontà per l’amore e per utilità del prossimo. I mezzi per giungere allo scopo si chiamano fede e vero amore per il prossimo.

Tali uomini rinati possono e devono anche essere uomini di grande rettitudine, come in tutti i tempi ci sono stati tali che raggiungevano questa massima perfezione dell’anima; ma per giungere a questo non è ancora necessario essere pervenuti fino alla comunione con il personale operante Spirito di Dio.

Anzi, finora ciò non era per niente ancora possibile, perché all’infuori di Me (Gesù) la Divinità non era ancora assolutamente presente visibile di persona. Tutti i giusti che conseguirono la rinascita dell’anima prima della Mia Vita corporale, non poterono nonostante ciò, ancora a lungo contemplare la Divinità, così come la contemplate voi. Per questo motivo anche i loro insegnamenti annunciano che il pervenire alla perfezione suprema appar loro come un sorgere nell’Infinità, perché Iddio stesso, Quale Essere impersonale, significa appunto l’Infinità nella quale l’Essenza della Sua Potenza può ben essere spiritualmente percepita, ma a quei tempi non poteva essere rappresentato all’anima chiaramente in una Persona.

Solo dopo la Mia morte, quando questo Mio Corpo verrà accolto come una veste dell’onnipotente infinita Divinità Stessa, tutti coloro che avranno abbandonato la vita corporale prima di questo Mio Tempo, saranno essi pure in grado, vedendo la Divinità ora fattasi persona, di vivere in eterna comunione con Questa, e precisamente in una città che Io già vi ho mostrato, e che rappresenta la vera Gerusalemme celeste, l’eterna Città di Dio. Questa comunitaria eterna Coabitazione di Dio con i Suoi figli è la rinascita dello spirito.

Certamente dopo di Me molti ancora potranno pervenire alla rinascita dell’anima, di conseguenza saranno molto beati e felici, anche senza raggiungere questo supremo ed ultimo gradino. Molti inviati dello Spirito Mio discesero sulla Terra ed indicarono all’umanità smarrita le vie per le quali essa sarebbe potuta giungere alla pace ed all’illuminazione interiore, senza però essere in grado di poter mostrare le vie dirette conducenti a Me, per la ragione che queste non erano ancora aperte. Quindi tutti coloro che vogliono percorrere le vie precedenti, possono benissimo pervenire alla rinascita dell’anima, non però alla comunione con Me.

Quest’ultima cosa è possibile soltanto attraverso la fede in Me, nel credere che Io sono veramente il Cristo, l’Unto, al quale è stata data ogni Potenza e Magnificenza del Padre, affinché gli uomini diventino felici e sommamente beati attraverso il Figlio. Io sono la Porta, – un’altra non c’è! Chi vuole percorrere le Vie per il Cielo, senza volerMi conoscere, questi può ben raggiungere un alto grado di perfezione, ma mai giungere in chiara, evidente comunione con Dio stesso.»

 

[GEG vol. VIII  cap. 61, 9–14] - (Il Signore):

«Dite voi stessi, e riflettete su questo: Un mercante che sapesse di poter comperare ad un prezzo conveniente una delle perle più grandi di valore inestimabile, non sarebbe un vero pazzo, se egli, non possedendo tanto denaro, non vendesse subito i suoi beni di poco valore e comperasse al loro posto la preziosissima perla?

Vedete, così stanno le cose anche con il valore della rinascita dell’anima umana nel suo Spirito della Vita primordiale da Me proveniente. Non è questa rinascita meritevole del fatto che un uomo giusto rinunci a tutti i tesori del mondo, e con tutte le sue forze tenda verso la grande perla della vita, vale a dire verso la rinascita dell’anima nello spirito della vita primordiale? Oppure non è meglio provvedere per la vita eterna dell’anima che per tutti gli effimeri tesori del mondo, tesori che passano ed imputridiscono ed all’eterna, chiara vita dello loro anima certamente giammai torneranno di nuovo vicino completamente.

È ben vero che durante la vita su questa Terra l’anima si appropria dalla carne ciò che le è affine, lo trasforma nella sua sostanza, e dopo il completo abbandono del corpo, e precisamente dall’eterea decomposizione, si appropria a poco a poco pure di quello che le è corrispondente per il suo rivestimento. Ma questo non è un tesoro vitale di un’anima, bensì soltanto una proprietà di vita di ogni anima, fondata sul Mio Ordine, cosa che mai potrà essere calcolata a merito suo, poiché questa è una faccenda che dipende esclusivamente dalla Mia Cura.

Ma oltre a ciò bisogna anche considerare come qualcosa di sicuro e vero che in un’anima pura ed avendo vissuto secondo la Mia Volontà trapasserà in lei molto più del suo corpo terreno che in un’anima impura e peccatrice; infatti, se un corpo immacolato era già qui un ornamento dell’anima, quanto sicuramente ancora esso lo sarà in una condizione spirituale trasfigurata. – Neppure questo però appartiene ad un vero e proprio merito della vita dell’anima, bensì anch’esso è una disposizione conveniente per l‘anima da Parte Mia; e sarebbe perfino una pazzia da parte di un’anima, se dovesse prendersi cura anche per un momento solo di questo tesoro terreno, rimastole anche nell’aldilà, che tuttavia appartiene al suo io. Sì, questa cura sarebbe da paragonarsi a quella di certi genitori molto stolti, i quali si preoccupano innanzi tutto solo di questo, se i loro figli avranno un aspetto molto bello o grazioso e come devono fare per realizzare in pienezza questo vano e folle desiderio, ma non riflettono tuttavia che la crescita e l’aspetto dipendono esclusivamente dalla Volontà di Dio, e che nessun uomo può apportarvi cambiamenti!

Perciò per ogni anima la sola cosa necessaria è che essa cerchi in sé ed anche trovi il Mio Regno della vita nella piccola cameretta del cuore-basamento della vita; tutto il resto vi sarà comunque dato da Me come una libera aggiunta.»

 

[GEG vol. VIII  cap. 57, 12] - (Il Signore):

«In questa cameretta dimora quindi il vero e proprio spirito proveniente da Dio, e se l’anima dell’uomo entra in questa cameretta del cuore attraverso la vera umiltà, docilità, nonché l’amore dell’uomo giusto per l’eterno, non creato Amore di Dio, allora l’anima si unisce così con l’eterno Spirito proveniente da Dio e Questo con l’anima creata, e ciò è poi veramente la rinascita dell’anima nello Spirito da Dio.»

 

[Robert Blum vol. II  cap. 278, 4 e 6] - (Il Signore):

«Il Mio Regno è perciò posto nel piccolo cuore di ogni uomo. Chi vi vuole entrare, costui deve dunque entrare nel suo stesso cuore e crearsi qui un posticino di quiete, cosa che si chiama umiltà, amore e contentezza. Se riesce a far questo, allora è anche fatta in eterno la sua felicità.»

«Breve è l’intera via, è lunga al massimo tre spanne – essa è la distanza dalla testa fino al centro del cuore. Quando avrete percorso questo piccolo tratto, allora siete voi già nel Cielo. Non pensate che faremo una qualche salita oltre tutte le stelle, ma solo una discesa nel nostro cuore. Là troveremo il nostro Cielo e la vera Vita eterna!»

 

[Infanzia Gesù cap. 298, 8-13]:

«Ma ogni uomo deve portare in sé certe debolezze che sono i soliti ceppi dello spirito, attraversi i quali esso è tenuto rinchiuso come in un solido guscio. Ma i ceppi possono essere forzati soltanto allora, quando l’anima mischiata con la carne si è rafforzata mediante la giusta abnegazione così da essere forte abbastanza da afferrare e trattenere il libero spirito. Per questa ragione l’uomo non può altrimenti accorgersi delle proprie debolezze e sperimentare come e da che cosa il suo spirito è tenuto prigioniero, se non attraverso tentazioni d’ogni genere. Se egli dunque proprio in questo punto si rinnega nella sua anima stessa, allora egli scioglie così i ceppi allo spirito ed incatena con questo l’anima. Quando poi con il giusto tempo l’anima è consolidata con tutti gli ex vincoli dello spirito, allora certamente lo spirito del tutto libero da ceppi, si riversa in modo naturalissimo in tutta l’anima rafforzata appieno, e questa perviene in tal mondo in tutta la celeste perfezione della Potenza dello Spirito diventando con ciò in eterno una sola cosa con Lui.»

[indice]

 

i)  -  La vista spirituale

[GEG vol. XI  cap. 53] - (Il Signore):

«Sono ora aggiunte alcune parole sulla contemplazione spirituale per coloro che percorrono le Mie Vie e vogliono riconoscere in se stessi, fino a qual punto l’anima è capace di evolversi già nel corpo. Qui non si tratta di insegnare a conseguire particolari prodigi o qualità magiche, né di fornire la ricetta per andare solo verso queste, bensì deve essere indicata la via su come vengono superati i molteplici dubbi del cuore che l’anima sente fino a quando essa non ha allentato il vincolo che la tiene legata alla carne. Questo però è il vero scopo: diventare indipendente dalla carne con tutte le sue voglie, dubbi ed errori, per sentirsi bene ed entrare, dopo la morte del corpo, nel genuino, autentico e vero mondo nel quale l’anima deve fare ingresso completamente libera ed indipendente.

È evidente che la vita dell’anima deve manifestarsi completamente da se stessa quando le catene della carne che la legano si allentano. Tutti coloro che ascoltano sì la Mia Parola, ma oltre a ciò non percepiscono nulla di questa Vita interiore dell’anima, avvinti del tutto nei loro lacci della carne, sono ascoltatori, ma non operatori della Parola.

Ognuno che si toglie le catene, perviene ad una visione più chiara dell’uomo e della natura, da principio soltanto in modo così che egli ritiene che la propria facoltà d’osservazione sia molto acuta; in verità però questo è il ridestarsi dello spirito che ottiene libertà di movimento. Poi l’uomo si abitua a guardare in sé stesso, vale a dire a riconoscere le immagini che l’occhio suo spirituale vede e può osservare indipendentemente dai suoi occhi di carne, e così, qualora si trovi nell’amore per Me e persegua a costruire su queste fondamenta, egli perverrà rapidamente a quella proprietà dello spirito che voi chiamate «chiaroveggenza»; la quale però non è una proprietà magica, ma una proprietà assolutamente naturale dell’anima, di fronte alla quale essa si può tuttavia altrettanto bene chiudersi, come voi nella carne potete chiudervi di fronte allo sviluppo di differenti facoltà.

Nei casi d’infermità, nei quali molte volte avviene un allentamento dell’anima dal corpo, che però poi è una specie di chiaroveggenza malsana in seguito all’indebolimento del corpo, per la qual ragione si verificano molte inesattezze, – non è insolita una vita dell’anima nel suo mondo estraneo al corpo. Molte fantasie non sono altro che immagini rispondenti del mondo animico, – immagini corrispondenti perché, perché il linguaggio che lo spirito, col quale esso parla all’anima, non sono parole, bensì solo completi concetti, mentre le parole comunicano solo faticosamente i concetti.

Sviluppare questa facoltà di comprendere il linguaggio che, come linguaggio delle rispondenze vi è noto per lo meno in parole, non è utile soltanto durante questa vita terrena, ma è perfino necessario, perché altrimenti dopo la morte del corpo l’anima viene a trovarsi nel mondo degli spiriti come una straniera che entra in un paese assolutamente sconosciuto, essa non comprende il suo linguaggio e dal quale soltanto a grande fatica riesce a farsi comprendere, con la sola differenza che gli abitanti di questo paese ben comprendono lo straniero, mentre questi non comprende i nativi, i quali si devono prima inserire nuovamente nei pesanti ceppi della vita animica per poter accogliere nuovamente il linguaggio del corpo diventato inconsueto e pesante che permette di comunicare soltanto a mezzo delle parole ma non a mezzo di progressioni di pensieri.

Perciò uomini spiritualmente progrediti deplorano molte volte l’impossibilità di poter esprimere in maniera soddisfacente le loro percezioni per il fatto di dover usare le parole, oppure l’impossibilità di fissare per mezzo della scrittura o della parola il susseguirsi dei pensieri con quella velocità fulminea con la quale lo spirito li fa vedere all’anima. Tutto ciò non sarebbe possibile se questo linguaggio dello spirito non fosse dato in rapide immagini ed in successioni di concetti.

Esiste perciò più di un modo per poter comunicare che quello della parola o della scrittura. Perciò nessuno pensi che il linguaggio scritto o l’eloquenza estremamente evoluta, sia pure al sommo della perfezione, costituisca il culmine della potenza espressiva che l’anima dell’uomo possa esprimere; infatti questi sono soltanto efflussi molto deboli degli sforzi dello spirito più interiore onde rendere l’anima partecipe di quanto di supremamente perfetto si cela nello spirito stesso. Nessuno creda perciò di fare alcunché di straordinario se viene reputato un maestro di questa esteriore via di mezzo. Egli è solo un povero pasticcione al paragone della ricchezza del maestro interiore, il quale non ostenta i suoi doni verso l’esteriore.

Tuttavia lo sforzarsi in se stessi mediante la Mia Forza e l’amore per Me per giungere a questo perfettissimo linguaggio, significa procedere seguendo Me e le Mie Vie; giacché Io stesso durante il tempo terreno nella carne passai per la medesima via e dovetti conseguire ciò faticosamente gradino per gradino come ogni altro uomo.»

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j)  -  Fatiche inutili

[GEG vol. V  cap. 160, 1–6]:

«Qualcuno si affatica per vent’anni e non giunge alla perfezione. Sì, perché quest’aspirante giusto uomo onesto non poteva giungere alla rinascita dello spirito? Proprio per il motivo che ha fatto tutto bene per raggiungerla. Chi ama Dio ed il prossimo per un altro motivo che Dio per amor di Dio ed il prossimo puramente per amor del prossimo, questi non giunge alla completa rinascita, perché questa è una diretta unione fra Dio e l’uomo. Per tali motivi l’uomo mette una parete divisoria tra sé e Dio, per quanto possa essere sottile, e perciò non può diventare completamente uno con lo Spirito di Dio. Ma finché quest’unificazione non ha luogo, non si può parlare di nessuna rinascita totale.

 

k)  -  «Fare violenza al Regno di Dio»

[GEG vol. VII  cap. 127, 3–7 e 9] - (Il Signore):

«L’osservanza perfetta della riconosciuta Volontà di Dio è il vero Regno di Dio in voi! Ma l’osservanza della riconosciuta Volontà di Dio ora non è proprio così facile; gli uomini del mondo, infatti, vi si oppongono ostinatamente e perseguitano i veri aspiranti per il Regno di Dio. – Perciò colui che vuole far proprio del tutto il Regno di Dio, non deve avere alcun timore davanti a coloro che possono uccidere soltanto il corpo dell’uomo, ma non possono arrecare danno all’anima; l’uomo tema piuttosto Iddio, il Quale, secondo l’Ordine Suo immutabile, può confinate all’inferno anche l’anima!

Chi teme Iddio più che gli uomini e nonostante le persecuzioni che questi possono cagionargli, agisce secondo la riconosciuta Volontà di Dio, questi strappa a sé con violenza il Regno di Dio; e chi lo fa, anche immancabilmente l’otterrà.

Ma a ciò è da aggiungere ancora qualcosa che rientra pure nell’ambito dello strappare a sé con violenza il Regno di Dio, e questo consiste nel fatto che l’uomo si eserciti nella maniera più perfetta possibile nel rinnegare se stesso rispetto ad ogni cosa che sia del mondo, perdoni di cuore tutti i suoi offensori, non nutra rancore ed odio contro nessuno, preghi per coloro che lo maledicono, renda del bene a coloro che gli fanno del male, non s’innalzi al di sopra di nessuno, sopporti con pazienza le tentazioni che di quando in quando vengono su di lui, e si astenga dalla gozzoviglia, crapula, meretricio ed adulterio. Chi mette in pratica in sé queste estreme abnegazioni, questi fa anche violenza al Regno di Dio e lo strappa con violenza a sé.

Ma chi pure ben riconoscendo Iddio, amandoLo e venerandoLo sopra ogni cosa ed anche il prossimo come se stesso, ma oltre a ciò anche stima e teme il mondo, e non ardisce di confessare apertamente il Mio Nome, perché ciò potrebbe arrecargli qualche svantaggio dal punto di vinta mondano, questi non fa nessuna violenza al Regno di Dio, ed a questo Regno anche non potrà pervenire completamente su questo mondo, e poi nell’aldilà avrà da sostenere più di una lotta ancora prima di giungere alla completezza.

Chi dunque ora sa e crede che Io sono il Messia promesso, questi deve anche agire secondo quanto vado insegnando, che ho insegnato ed ancora insegnerò in avvenire, altrimenti egli non è degno di Me, ed Io non gli sarò di particolare aiuto nello sviluppo della sua vita interiore. Io però sono la Vita dell’anima mediante il Mio Spirito in lei, e questo si chiama l’amore per Dio. Chi perciò ama Iddio sopra ogni cosa e per questo motivo fa sempre anche la Sua Volontà, la sua anima è colma dello Spirito Mio, e questa è la completezza e la Vita eterna dell’anima.

Chi, quando occorre, Mi riconosce dinanzi al mondo, questi Io pure riconoscerò dinanzi al Padre del Cielo; ma chi, qualora sia necessario, non Mi riconosce dinanzi al mondo, questi Io pure non riconoscerò dinanzi al Padre in Cielo!»

[indice]

 

l)  -  La via per l’unificazione con lo Spirito

[GEG vol. VIII cap. 150, 14–16] - (Il Signore):

«Cercate innanzi tutto di formare e fortificare il vostro sentimento di vita secondo la Mia Dottrina, provate con il povero la sua miseria e mitigatela secondo le vostre forze e secondo le vostre possibilità, consolate gli afflitti, vestite gli ignudi, date da mangiare agli affamati, date da bere agli assetati, aiutate dove potete gli ammalati, liberate i prigionieri, e predicate ai poveri in spirito il Mio Vangelo, – questo innalzerà fino al Cielo il vostro sentimento, il vostro animo, e la vostra anima su questa verissima via della Vita diventerà presto e facilmente una sola cosa con il suo spirito proveniente da Dio e con ciò parteciperà anche a tutta la Sapienza e Potenza Sua. E questo sarà certamente molto di più che sapere molto nel mondo, ma essere, malgrado ciò, un uomo insensibile di fronte al suo prossimo e dare di sé stesso attraverso il suo sentimento troppo poco animato, la testimonianza che si sta ancora troppo lontano dalla vera Vita nello Spirito.

Io vi dico: lo spirito, il solo vivente nell’uomo, è puro Amore ed il suo sentimento è tenerissimo ed eternamente assai benevolo. Chi di conseguenza si sforza di accogliere sempre di più tale suo amore e tale suo sentimento nella sua anima piena d’amor proprio, e nello stesso diventa anche sempre più forte, vigoroso, coraggioso ed arrendevole, con ciò favorisce la piena unificazione dello spirito con l’anima; e se poi l’anima diventa puro amore e sapienza secondo il suo sentimento tenerissimo ed assai benevolo, allora una tale anima è poi anche già pienamente una cosa sola con il suo spirito e con ciò è poi anche nel possesso assai vivente di tutte le meravigliose facoltà vitali ed essenziali del suo spirito, e questo sicuramente è molto più prezioso che aver frequentato tutte le scuole dei sapienti del mondo sulla Terra, restando però con questo un uomo rigido e senza cuore.

Lasciate perciò per il momento ogni inutile investigare riguardo allo stato di molti rapporti delle cose ed i suoi aspetti, delle cause e degli effetti nel mondo, infatti questo non porta l’anima più vicina alla vera meta della vita in cento anni nemmeno di un pelo, perché essa con ciò non può giungere a nessuna vera conoscenza interiore, ma soltanto ad un sapere esteriore, superficiale e parziale ed a cieche supposizioni, da cui non può mai risultare un sapere e conoscenza ordinata e coerente, ragion per cui l’anima si trova in una continua angosciosa ricerca, dalla quale le deriva poca vera salvezza di vita.»

 

[GEG IX/103 (5 – 6)] - (Il Signore):

«Anche se l’uomo riconosce con il suo intelletto molto chiaramente tutto il buono e vero, ma il suo cuore è ancora pieno di ogni sorta di cose mondane, allora agli uomini costa ancora parecchie dure lotte col suo proprio mondo, prima che quest’ultimo venga eliminato dal cuore e dalla volontà del cuore, e l’uomo poi anche ami e voglia soltanto ciò che egli riconosce come buono e vero.

Soltanto quando l’amore, la volontà e l’intelletto riempito d’ogni Verità sono divenuti una cosa sola in ogni azione, allora l’uomo è anche entrato nella propria anima nella rinascita dello spirito proveniente da Dio, ed è pervenuto in se stesso al primo grado della Potenza di Dio e può in questo stato anche già operare segni.»

[indice]

 

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Cap. VIII

La rinascita dello spirito

Motto: [Gov. Fam. Dio vol. I, prefazione del Signore]:

«Lo scrivano (Jakob Lorber) della presente opera ha cercato seriamente, ed ha trovato ciò che cercava. Egli ha chiesto e gli è stato dato; e poiché ha bussato alla Porta giusta, questa gli è stata aperta ed attraverso di lui anche a tutti coloro che sono di cuore e volontà buona. Ma a coloro che non cercano col cuore, ma sempre soltanto con il loro presunto puro intelletto mondano ed esaminano e criticano, ed invece di bussare nel Nome vivente dell’eterno Donatore di tutti i buoni Doni, bussano soltanto alla dura e morta corteccia della materia, a questi non sarà dato né sarà aperto. Infatti lo Spirito del Signore non si rivela mai attraverso l’intelletto degli intelligenti del mondo, ma soltanto in ed attraverso la semplicità del cuore di coloro che davanti agli intelligenti del mondo sono considerati e conosciuti come stolti; ma l’intelletto dei sapienti del mondo in breve tempo diventa tuttavia nulla di fronte alla semplicità degli stolti.»

 

[GEG I/2 (14 – 16)]:

«Il battesimo dai Cieli però è il completo passaggio dello spirito e dell’anima con tutti i suoi desideri allo spirito vivente dell’amore per Dio e dell’amore in Dio stesso. Una volta che è avvenuto tale passaggio dalla liberissima volontà dell’uomo ed ora tutto l’amore dell’uomo si trova in Dio, allora attraverso questo santo amore anche l’intero uomo si trova in Dio e là viene maturato, rafforzato e fortificato per un essere nuovo e perciò dopo il raggiungimento della giusta maturazione rinasce da Dio. Dopo questa seconda nascita, che precede né da desiderio della carne né dalla volontà procreatrice dell’uomo, allora soltanto è l’uomo un vero figlio di Dio, egli lo è diventato attraverso la Grazia, la Quale è qui una libera Potenza dell’Amore di Dio nel cuore dell’uomo.

Ma questa Grazia è anche proprio la potente attrazione di Dio nello spirito dell’uomo, attraverso il quale egli, come attratto dal Padre, giunge al Figlio, cioè alla divina Luce Primordiale, oppure, il che è la stessa cosa, alla giusta e vivente Sapienza di Dio.»

 

(Giov. 1,13): «I quali non sono nati dal sangue, né dalla volontà della carne, né dalla volontà di un uomo, bensì da Dio»

 

a)  -  Ulteriori spiegazioni

[GEG vol. I  cap. 161, 1–6] - (Il Signore):

«Finché l’uomo è creatura, egli è temporaneo, transitorio e non può sussistere; poiché ciascun uomo, come è creato nell’ordine naturale, non è altro che un vaso adatto, nel quale solamente si può sviluppare un vero uomo attraverso la costante cooperazione divina. – Quando questo vaso esterno ha raggiunto il grado sufficiente di formazione, e per conseguire questo Dio ha disposto il vaso più che sufficientemente di tutti gli elementi e proprietà necessarie, allora Egli risveglia, o piuttosto sviluppa nel cuore umano il Suo eterno Spirito increato.

Questa eterna, increata Luce, pienamente in eterno vivente posta nel firmamento dell’uomo, è poi il verissimo soprintendente del vero giorno nell’uomo, ed istruisce il precedente vaso a trasformarsi completamente nella sua eterna increata Essenza divina e così da trasformare l’intero uomo in un vero figlio di Dio.

Ogni uomo creato però ha un’anima vivente, la quale qui è ben anche uno spirito e possiede le necessarie facoltà di riconoscere il buono e il vero ed il cattivo e il falso, di appropriarsi del buono e vero e respingere da sé il cattivo e falso; ma ciononostante essa non è uno spirito increato, bensì uno spirito creato, e come tale da sé mai potrà giungere alla figliolanza di Dio.

Ma qualora essa, secondo la legge a lei data, ha accolto il buono ed il vero in tutta umiltà e modestia del suo cuore e del suo libero volere, impressale da Dio, allora tale volontà umile, modesta ed obbediente è diventata un vero firmamento, poiché essa si è formata secondo il celestiale, posto nell’anima dell’uomo; ed è così completamente atta ad accogliere in sé l’increato puro Divino.

L’anima dell’uomo, infatti, di per se stessa mai potrebbe in eterno contemplare Iddio nella Sua purissima Essenza spirituale; ed inverso il purissimo increato Spirito di Dio mai potrebbe vedere ciò che è naturale, poiché il naturale-materiale è come se non esistesse per Lui. Ma con l’unione perfetta, come prima indicato, dello Spirito purissimo con l’anima può ora la stessa, grazie al nuovo Spirito che la penetra, contemplare Dio nella Sua purissima Essenza spirituale originaria, e lo Spirito attraverso l’anima, perviene alla visione del naturale-materiale.»

 

[GEG vol. I  cap. 214, 10–11] - (L’angelo a Filopoldo):

«In modo particolare però ogni spirito che è posto nell’anima, deve innanzi tutto formare l’anima mediante l’osservanza delle leggi a lui date esteriormente. Se l’anima con questo ha raggiunto il giusto grado di maturità e formazione, allora lo spirito poi straripa completamente nell’intera anima, e l’intero uomo è con questo compiuto, è una creatura nuova, certo che in fondo proviene sempre da Dio, perché lo spirito nell’uomo veramente altro non è che un Dio in piccolissime proporzioni, perché proviene completamente dal Cuore di Dio. Ma l’uomo è questo non per l’azione divina, bensì per sua altamente propria[10], ed proprio per questo è completamente un vero figlio di Dio! E ti dico ancora una volta in tutta brevità: gli uomini si devono formare completamente da se stessi secondo l’Ordine rivelato, altrimenti essi difficilmente possono diventare figli di Dio. E così un perfetto uomo su questa Terra è quale figlio di Dio in tutto uguale a Dio, mentre un uomo imperfetto sta invece molto al di sotto del regno animale!»

 

[GEG vol. II  cap. 41, 5] - (Il Signore a Sara):

«Chi ridesta l’amore per Me, questi ridesta il suo spirito che Io gli ho dato, e poiché questo Spirito sono Io stesso e deve essere, perché all’infuori di Me non c’è nessun altro Spirito della Vita, allora egli ridesta con ciò proprio Me stesso in sé, e con questo diviene completamente un rinato nella Vita eterna e poi non può più in eterno morire ed eternamente mai essere annientato, nemmeno dalla Mia Onnipotenza, perché egli è una cosa sola con Me. Perciò non credere affatto che il tuo amore per Me sia manchevole, ma è proprio così come deve essere. Persevera in questo, allora non vedrai né sentirai o gusterai in eterno nessuna morte!»

 

[GEG vol. IV  cap. 220, 6–8, 10] - (Il Signore):

«Perciò Io sono venuto nel mondo, per mostrarvi il vero ritorno e la giusta via all’Ordine Mio, a percorrere la stessa fino al raggiungimento della non lontana rinascita dello spirito nell’anima, dopo la quale non è più possibile ed immaginabile una cattiva ricaduta. E questa via ora deve essere spianata, poiché a coloro che una volta sono stati deviati, con il solo rattoppato ritorno dell’anima poco sarebbe giovato. L’anima deve certamente ritornare nell’Ordine completamente, prima che si renda possibile la rinascita dello spirito nella stessa. Tuttavia la condizione di miglioramento dell’anima rattoppata non è durevole, perché attraverso il potere del mondo ed i suoi temporanei vantaggi, un’anima solo rattoppata troppo facilmente, di fronte a forti seducenti occasioni, ricade di nuovo nelle sue vecchie abituali assurdità. Ma per impedire possibilmente questo, Io ora ho spianato la nuova via in modo che lo Spirito Mio, che Io metto ed ho messo nel cuore di ogni anima come una scintilla del Mio Amore paterno, venga nutrito con il vostro amore per Me e con l’amore vero e fattivo verso il prossimo che da esso deriva, e possa accrescersi nella vostra anima in modo che, raggiunta la debita estensione ed intensità, si congiunga completamente con l’anima migliorata e divenga una sola cosa con lei, quale atto poi si chiama ed anche si chiamerà la rinascita dello spirito.»

«Questa scintilla del Mio Amore però viene posta in pienezza nel cuore di un’anima umana soltanto quando l’uomo ha percepito la Mia Parola e l’ha accolta nell’animo suo fiducioso e con tutto l’amore per la verità. Finché non è questo il caso, nessun uomo, per quanto perfetto nell’anima, può giungere alla rinascita dello spirito. Poiché senza la Mia Parola che Io ora vi do, la scintilla del Mio Amore non penetra nel cuore dell’anima vostra. E dove questa Scintilla non c’è, essa non può nemmeno crescere e prosperare in un’anima, e quindi anche non può rinascere nella stessa.»

 

[GEG vol. IV  cap.225, [5, 6, 8] - (Il Signore):

«Se i grandi benefici, nei quali lo Spirito Mio con il tempo vi guiderà, saranno usati secondo il Mio Ordine, essi vi apporteranno mille Benedizioni in ogni cosa; ma se con il tempo doveste eventualmente cominciare egoisticamente ad impiegarli contro il Mio Ordine, allora essi diventeranno per gli uomini covi di ogni immaginabile sventura terrena!»

«Ciò che ora Io vi dico, lo dico pure a tutti coloro che fra mille anni e poi mille ancora, più o meno, – vi seguiranno. Dopo di nuovo un altro strato della Terra entrerà in un periodo di fermentazione e rifacimento con e senza uomini; la Terra, infatti, è grande, ed i suoi spiriti sono molti che qui nel giudizio attendono la Redenzione.»

«Ma con la rinascita dello spirito nell’anima a questa non viene limitata la sua propria libertà ed il suo esteriore riconoscimento nelle file delle grandi Creazioni che continuamente proverranno dal Mio Amore, Sapienza, Ordine, Potenza e Forza.»

 

[GEG vol. VII  cap. 54, 11–13] - (Il Signore a Nicodemo):

«Nei Comandamenti è racchiusa tutta la Sapienza proveniente da Dio, e così vi è anche racchiusa ogni Potenza e Forza divina, e ciò per la ragione che in questi Comandamenti è racchiusa la Volontà onnisciente ed onnipotente e per mezzo di questa la suprema Libertà.

Chi dunque con l’osservanza dei Comandamenti ha fatto propria la Volontà di Dio, questi ha fatto proprie anche la divina Potenza e la divina Libertà ed ha raggiunto la condizione della vera rinascita dello spirito ed allora quale vero figlio di Dio è così perfetto come è perfetto il Padre stesso in Cielo!

Ed ora Io dico a voi tutti che proprio attraverso la precisa osservanza dei Comandamenti dovete aspirare innanzitutto a diventare già qui sulla Terra, così perfetti come è perfetto il Padre in Cielo, allora sarete in grado di fare anche queste cose e cose ancora più grandi di quelle che Io stesso faccio ora. E se vi troverete in questa condizione, allora sarete anche voi già anticipatamente cittadini della nuova Gerusalemme.»

 

[GEG vol. VII  cap. 69, 6–7] - (L’angelo):

«Lo spirito interiore è incessantemente occupato a rendere l’anima il prima possibile matura e pienamente libera, esso però non può né deve cagionarle la benché minima costrizione, perché in tal caso un’anima si renderebbe poi ancora più materiale ed impedita di quanto potrebbe diventarlo per opera di tutti gli influssi del mondo esteriore! Perciò all’anima nel suo corpo fu data una propria volontà ed un proprio intelletto, allo scopo di indurla, per propria volontà, a spogliarsi sempre di più, attraverso l’insegnamento proveniente dall’esterno, di qualsiasi mondanità e ad incamminarsi per le vie spirituali che si fanno sempre più pure. – Ma nella misura in cui l’anima s’incammina attivamente per le vie spirituali sempre più pure, nella stessa misura a lei si unisce poi anche il suo interiore e puro spirito dall’aldilà. E se essa, per mezzo del suo intelletto fattosi sempre più puro ed anche per mezzo della sua volontà resasi così sempre più libera, si è completamente spogliata di tutto ciò che è del mondo, allora essa è diventata uguale al proprio spirito ed una cosa sola con lui, unificazione questa che noi chiamiamo la rinascita spirituale.»

 

[GEG vol. IX  cap. 102, 8] (Il Signore):

«Ma in che cosa consiste questa Potenza di Dio nell’uomo? Questa consiste nel vero e puro Amore per Dio, nella Sua sapienza tutto superante e da questo nel giusto amore per il prossimo, ed inoltre nella mansuetudine ed umiltà, come pure nell’abnegazione rispetto alle seduzioni del mondo. Chi è diventato forte in tutto questo, quegli ha già la Potenza di Dio in sé, ed attraverso l’unificazione della Potenza spirituale proveniente da Dio con l’anima, è diventato proprio con Dio completamente una cosa sola e con ciò si è elevato al di sopra della costrizione del tempo e dello spazio e quindi anche al di sopra di ogni giudizio e di ogni morte. Egli è diventato in e da Dio un signore di se stesso, e non ha più da temere in eterno l’«Ira di Dio» che qui è la Sua onnipotente ed onnipossente Volontà, e la cui irremovibile serietà è la fortezza di ogni creatura nel tempo e nello spazio, tanto poco ha più da temere eternamente, quanto poco Dio ha da temere Sé stesso, poiché l’uomo, nel modo ora a voi chiaramente rappresentato, è diventato una cosa sola con Dio.»

 

[GEG vol. IX  cap. 108, 4–5] - (Il Signore):

«Sempre però è l’uno e lo stesso Spirito che è in grado completamente da solo di produrre tutto in un modo o nell’altro, perché Esso è dai primordi il Fondamento di tutto ed anche lo sarà eternamente; infatti, tutto ciò che è qui, in fondo è soltanto Potenza, Forza, Amore, Sapienza e Volontà dello Spirito.

Anche ciascun uomo è in possesso di un tale spirito, il quale però si presenta operante nell’uomo soltanto quando questi mette in pratica pienamente la riconosciuta Volontà di Dio, ed il suo spirito, camminando sulla via del puro amore per Dio e da questo per il prossimo, si unisce con l’anima nell’uomo e con questo essa stessa diventa puro amore e volontà di Dio. Se nell’uomo è avvenuto questo, allora egli è anche simile a Dio e può anche operare cose, del cui fondamento nessun intelletto umano puramente esteriore può farsi un concetto.»

 

[GEG vol. IX  cap. 141, 3] - (Il Signore):

«Un’anima perfetta, rinata nel Mio Spirito d’Amore e Verità, col distacco del suo corpo, non solo non perderà nulla, se non il suo carico ed il suo fardello che la legano a questo mondo materiale, ma ci guadagnerà solo indicibilmente molto di più. Poiché in Verità, Io ti dico: nessun occhio di carne ha mai visto, nessun orecchio udito, e nessun senso umano ha mai percepito quali beatitudini nel grande aldilà abbiano da attendersi coloro che Mi amano e vivono ed agiscono secondo il Mio Insegnamento!»

 

[Sole Spirituale vol. I  cap. 64, 15] - (Il Signore):

«Attenderai invano il tuo «Giorno del Giudizio; infatti, questo è e dura per tutti gli uomini ininterrottamente. Per i giusti nell’amore è un Giorno della resurrezione alla Vita eterna, la quale è la perfetta rinascita dello spirito. Ma è anche un Giorno del Giudizio per tutti coloro che non Mi vogliono accogliere in sé nello Spirito e nella Verità e quindi in tutto l’Amore.»

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b)  -  Solo il miracolo di Pentecoste ha reso possibile la rinascita spirituale

[Gov. Fam. Di Dio vol. I  cap. 144, 2]:

«Io, Abba Emanuel, non ho in verità nessun compiacimento in questo sacrificio, bensì solamente in colui che di puro cuore l’ha preparato per Me, – tuttavia Io lo benedico per ricordare in anticipo un altro sacrificio che un giorno verrà offerto per la vivificazione di tutti i morti e di tutti i viventi. Ed anche in futuro fino alla fine di tutti i tempi dei tempi deve rimanere così al pane ed all’Agnello! Amen»

 

[Gov. Fam. di Dio vol. I  cap. 46, 20–30] - (Il Signore):

«Vedete, un giorno Io fui già qui all’inizio del mondo, per creare tutte le cose a causa vostra e voi a causa Mia. Presto verrò di nuovo nelle grandi inondazioni per lavare la Terra dalla pestilenza; infatti, le pianure della Terra Mi sono diventate un abominio colmo di immonda melma e peste, le quali sono sorte dalla vostra disobbedienza. Ecco Io verrò per causa vostra, affinché il mondo intero non perisca ed esista una linea di cui sarò Io l’ultimo discendente.

E verrò poi per la terza volta, però in svariate maniere come adesso a voi, senza un preciso numero di volte, ora visibile ed ora nuovamente invisibile nella Parola dello Spirito, per preparare le Mie Vie. E poi verrò per la quarta volta in grande miseria corporale nel grande Tempo dei tempi. E verrò poi per la quinta volta nello Spirito d’Amore e di ogni Santità. E verrò per la sesta volta interiormente ad ognuno che porterà nel proprio cuore un vero, serio desiderio di Me, e sarò una Guida di colui che, credente e pieno d’amore, si lascerà attrarre da Me alla Vita eterna. E poi sarò anche lontano dal mondo; ma chi Mi avrà accolto, quegli vivrà e nel Mio Regno sarò con lui eternamente.

Ed alla fine, come già detto, Io verrò ancora una volta; ma quest’ultima venuta sarà per tutti una Venuta permanente, in un modo o nell’altro.

Ascoltate e comprendete bene: rimanete nell’Amore, poiché questo sarà il vostro Salvatore! AmateMi sopra tutto, – ciò sarà la vostra Vita in eterno. Amatevi però anche l’un l’altro, affinché vi venga il Giudizio condonato! La Mia Grazia ed il Mio primo Amore siano con voi fino alla fine di tutti i tempi! Amen. »

 

[GEG vol. III  cap. 171, 4–8, e 11–14]  -  (Il Signore a Jarah):

«Voi tutti la nuova nascita o rinascita proveniente dallo spirito e nello spirito la comprenderete perfettamente solo quando, Io quale Uomo e figlio dell’uomo, come Elia, sarò rapito da questa Terra sotto i vostri occhi! Dopo soltanto riverserò dai Cieli il Mio Spirito pieno di Verità e Potenza su tutti i miei, per la qual cosa soltanto sarà resa possibile perfettamente la completa rinascita dello spirito e nello Spirito, ed anche voi soltanto poi e con ciò comprenderete e riconoscerete la rinascita del vostro spirito.

Ma fino allora nessuno potrà rinascere pienamente nello spirito, come pure nessuno lo può a cominciare da Adamo, non escluso Mosé e tutti i profeti. Però attraverso il Mio Atto che ora ho annunciato a te ed a tutti gli altri, avranno parte alla piena rinascita dello spirito tutti coloro, a cominciare da Adamo, che saranno generati nel mondo ed erano nella loro vita fisica perlomeno di una buona volontà, sebbene non sempre attiva secondo questa. – Poiché ci sono ancora molti che hanno la migliore volontà di fare qualcosa veramente di buono, ma a loro mancano i mezzi, le forze esteriori e le capacità che a tale scopo sono tanto necessarie quanto sono necessari gli occhi per vedere. Ebbene, in casi simili presso di Me la buona volontà vale quanto l’azione stessa.

Voglio darti ancora un esempio! Vedi, ammettiamo che tu abbia la migliore volontà di aiutare uno molto povero che è venuto a te. Ma poiché tu stessa non hai nessuna possibilità, allora vai dall’uno o dall’altro possidente e preghi con tutte le forze per un giusto aiuto per il tuo poveretto; ma a causa della durezza di cuore del ricco non ottieni nulla e devi lasciare che il poveretto se ne vada senza sostegno, lo rimpiangi e lo raccomandi al Signore Iddio. – Vedi, qui la tua volontà è altrettanto come la compiuta azione stessa.

E di uomini simili ce ne sono stati molti prima di voi, ce ne sono adesso e ce ne saranno pure in avvenire; tutti questi saranno partecipi della rinascita dello spirito nelle anime loro!

Se quindi ora tu come tutti gli altri non puoi ancora comprendere giustamente in che cosa consiste la vera e propria rinascita dello spirito, Io adesso te ne ho mostrato il fondamento nel modo più chiaro possibile; ma quando verrà il tempo in cui nel tuo spirito sarai rinata, allora soltanto tu comprenderai perfettamente perché adesso non puoi comprenderlo completamente!»

 

[GEG vol. III  cap.180, 3–8] - (L’angelo a Filopoldo[11]):

«Però anche se Dio il Signore nella Sua Sapienza e maestosa Potenza è infinito, tuttavia Egli è ora nell’Amore del Padre qui come un Uomo limitato presso di voi e tra di voi. E proprio questo Amore, che mostra Lui stesso Uomo dinanzi a voi, rende anche noi Angeli uomini dinanzi a voi, altrimenti noi siamo Luce e Fuoco, saettanti attraverso tutti gli spazi infiniti come grandi, creati pensieri, ricolmi di Parola, Potenza e Volontà da Eternità in Eternità!

Lo spirito però, o meglio ancora quello che più propriamente è la fiamma dell’Amore proveniente dal Cuore di Dio, in virtù della quale soltanto acquisite la vera caratteristica di figli di Dio, questa fiamma voi uomini di questa Terra la ricevete appunto soltanto adesso e di conseguenza siete preferiti in maniera inesprimibile al di sopra di noi; e noi avremmo da percorrere la vostra via per divenire uguali a voi!

Finché noi angeli rimaniamo così come siamo adesso, allora non siamo altro che Braccia e Dita del Signore e ci muoviamo pronti all’azione solo quando veniamo incitati da Lui così come voi incitate le vostre mani e le vostre dita. Di noi tutto appartiene al Signore; niente è nostro come in qualche modo indipendente, e tutto è in noi veramente il Signore stesso.

Voi invece siete chiamati e destinati a diventare nell’assoluta indipendenza, quello che è il Signore stesso; a voi, infatti, dal Signore verrà ancora detto: “Voi dovete essere perfetti in tutto così com’è perfetto il Padre vostro nel Cielo!

Ma quando tali Parole del Signore a voi uomini saranno dette, allora soltanto scorgerete pienamente a quali grandezze senza fine siete chiamati e destinati, e quale infinita differenza esiste poi tra voi e noi!

Voi siete adesso certamente solo embrioni nel corpo materno, embrioni che con la loro minima forza vitale non possono ancora costruire case; ma quando rinascerete dal vero corpo materno dello spirito, allora voi pure sarete in grado di operare così come qui opera il Signore!»

 

[GEG cap. IV  cap. 133, 8–9]  -  (Il Signore a Mathael):

«Per afferrare in tutte le profondità delle profondità il Mistero del Regno di Dio, dovete voi tutti, prima essere rinati nello spirito, cosa questa che per voi adesso è ancora impossibile. Appena quando il figlio dell’Uomo avrà fatto ritorno là da dove Egli è venuto, allora manderà a voi lo Spirito di ogni Verità, il quale Spirito è santo; questo Spirito vi ridesterà completamente, renderà perfetto il vostro cuore e ridesterà in voi lo spirito di ogni Verità, questo significa nel cuore della vostra anima, ed attraverso questo atto voi sarete poi rinati nello stesso, e vedrete e comprenderete nella Luce più chiara tutto ciò che i Cieli afferrano nelle loro profondità.

Ma quello che ora Io vi mostro e spiego, è solo una parte preliminare di ciò che lo Spirito vi darà in assoluta pienezza. Moltissimo avrei ancora da dirvi, ma voi adesso non lo potreste ancora sopportare; ma quando verrà lo Spirito di Verità, Questi vi guiderà e condurrà in ogni Sapienza!»

 

[GEG vol. IV  cap. 217, 9 e  218, 1]  -  (Il Signore):

«Appena un uomo rinasce completamente ovvero rinasce dal suo spirito, allora egli è poi del tutto uguale a Me, ed in tutta la sua libertà di vita può volere da sé qualsiasi cosa che, resosi oramai identico all’Ordine Mio, a lui piace, e secondo il suo libero volere deve essere e deve accadere. In tale stato di vita perfetta, perché completamente simile a Me, l’uomo allora non è soltanto signore delle creature e degli elementi locali di questa Terra, bensì la sua magnificenza si estende poi, come la Mia, sull’intera Creazione nello spazio senza fine. – Soltanto che questo grado della suprema perfezione nessuno aveva potuto raggiungerla prima della Mia incarnazione; ed Io sono perciò venuto ora su questa Terra per far di voi, attraverso la rinascita del vostro spirito nella vostra anima, veri figli Miei.»

 

[GEG vol. VI  cap. 142, 8] - (Il Signore):

«Ma quando Io stesso, da qui a non molto, avrò abbandonato personalmente questa Terra, allora farò discendere lo Spirito Santo di ogni Verità su tutti i Miei fedeli discepoli e fratelli. Questi poi li guiderà, condurrà ed innalzerà in ogni Verità, Sapienza, Potenza e Forza, ed unificherà le anime vostre con lo spirito ultraterreno dell’amore proveniente da Dio, così attuerà in voi la rinascita dello spirito, senza la quale non vi può essere vera e libera, eterna Vita, bensì soltanto una vita vincolata e giudicata, la quale di fronte alla vera, liberissima Vita dello spirito è una vera morte!»

 

GEG vol. VII  cap. 129 10] - (Il Signore a Giovanni):

«Io stesso devo essere prima completamente in Me quale Dio dall’Eternità, affinché vi possa poi mandare e donare lo Spirito Mio. Quando Questo verrà, allora soltanto Esso vi guiderà in tutte le Verità che per voi sono adesso ancora incomprensibile, e poi potrete fare questo ed ancora cose più grandi di cosa faccio Io stesso adesso!»

 

[GEG vol. IX cap. 56 [6 – 7] - (Il Signore all’oste in Samaria):

 «La Mia Parola è già in sé la Vita e rende vivente chiunque l’ascolta con cuore buono, –allora, infatti, la Vita fondamentale di ogni vita passa immediatamente nella vita dell’uomo; mentre la Parola del profeta è soltanto un fedele segnavia ed indica all’uomo come può giungere alla vivente Parola dalla Mia Bocca ed per mezzo della Stessa può passare nella Vita dello spirito. Io dico a voi tutti: in fondo ogni uomo deve essere istruito nel suo cuore da Dio. Chi alla fine non viene istruito dal Padre ovvero dallo Spirito di Dio in Me sulla via del puro Amore per Me e per il prossimo, questi non viene a Me, al Figlio dell’eterno Amore, a Me che sono l’eterna Luce, la Via, la Verità e la Vita stessa; perché Io sono la Sapienza del Padre in Me stesso. Ora questo voi non lo potete ancora comprendere pienamente; però lo comprenderete quando, dopo la Mia Ascensione, sarete rinati nello Spirito; Esso è, infatti, lo Spirito di ogni Verità eternamente vivente in Se stesso nel modo più completo, e questo Spirito vi guiderà in ogni Sapienza.»        (Ved. anche [GEG vol. XI cap. 52, 1–7] citato nel Cap. VII)

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c)  -  Il rapporto fra anima e spirito

[GEG vol. VII  cap. 66, 5–8] - (Il Signore ad Agricola):

«L’anima dell’uomo è una sostanza puramente eterea, quindi composta da una quantità innumerevole di atomi di Luce oppure particelle le più piccole possibili, le quali per opera della Sapienza e dell’Onnipotente Volontà di Dio costituiscono una perfetta forma umana, e lo spirito puro è appunto la Volontà uscente da Dio, che è il fuoco del purissimo Amore in Dio.

Il puro spirito è un Pensiero di Dio proveniente dal suo Amore e Sapienza e diventa un essere vero attraverso la Volontà di Dio. Ma poiché Iddio in Sé è un Fuoco proveniente dal Suo Amore e Sapienza, così è anche il Pensiero realizzato in una propria esistenza ed in certo modo uscito fuori di Dio. Ma così come il Fuoco è una Forza, anche tale Pensiero proveniente da Dio è allora in se stesso una Forza, è conscio di se stesso e può di per sé agire proprio in quella chiarezza fuor dalla quale è proceduto. Quale Forza pura compenetra tutto ciò che tu chiami materia, ma non può essere compenetrato dalla materia, perché la materia, nell’ulteriore sviluppo, non è che un’espressione esteriore dello Spirito proveniente da Dio.

L’anima attraverso la forza dello spirito è in un certo qual modo nuovamente materia dissolta, la quale trapassa nella forma primordiale del proprio Spirito, costretta dalla sua forza, e poi, unita con il proprio spirito, costituisce per così dire il suo sostanziale corpo di luce eterica, così come l’anima si forma e si modella la sua futura veste mediante la sua volontà di pura forza spirituale dalla materia carnale che la circonda, quando questa è stata completamente decomposta e dissolta.

Con ciò hai tu ora una rappresentazione molto breve e pienamente vera di ciò che l’anima è di per sé, e di ciò che è di per sé il puro spirito.»

 

[GEG vol. IV  cap. 226, 1–4] - (Il Signore a Cireneo):

«L’anima si comporterà rispetto allo spirito sempre così come il corpo terreno rispetto all’anima. Il corpo di un’anima per quanto così perfetta ha in un certo modo una propria volontà di godimento, mediante la quale l’anima può essere corrotta qualora entri nello stesso. Un’anima ben allevata mai entrerà nella volontà divoratrice del corpo e rimarrà su di questo sempre un sovrano; invece è molto possibile questo nelle anime legate!

Ma tra anima e spirito agisce tuttavia un rapporto soltanto così, come tra un’anima originalmente perfetta ed il proprio corpo. Il corpo di per sé di brame può averne quante ne vuole, e può incitare l’anima alla concessione e soddisfacimento con tutti i suoi aculei spesso molto taglienti, allora l’anima perfetta risponde a questi ciò nondimeno sempre con un efficacissimo no! E in un modo perfettamente simile si comporta lo Spirito Mio nell’anima, nella quale si è completamente riversato.

Finché l’anima entra perfettamente nella volontà dello spirito, tutto anche avviene esattamente secondo la volontà dello stesso, ciò che è pure la Volontà Mia; se però l’anima in seguito alle sue reminiscenze vuole qualcosa riguardante più le cose sensuali, allora in tali momenti lo spirito si ritrae e lascia all’anima solamente l’attuazione del desiderio, dal quale di solito non approda a nulla, particolarmente se la volontà esecutrice non contiene che poco o spesso anche affatto niente di spirituale in sé come bene preposto.

L’anima, notando presto la sua stessa debolezza ed inettitudine, abbandona presto tali piani illusori del proprio volere, si ricongiunge nella maniera più intima con lo spirito e lascia predominare la volontà Sua. Qui c’è poi di nuovo in pienezza Ordine, Potenza e Forza.»

 

[GEG vol. IV  cap.228, 2–5]  -  (Il Signore): 

«Dove, in qualche contemplazione e percezione dell’anima, mentre questa vive nel suo corpo, non è messo in azione anche il cervello del capo, allora all’anima non rimane nessun ricordo, bensì al massimo un vago presentimento soltanto; infatti, per quello che l’anima accoglie nel cervello del proprio capo, essa ha altrettanto poco un qualche potere visivo quanto il corpo possiede un tale potere rispetto a ciò che attraverso gli occhi e gli orecchi va imprimendosi nelle molte piastrine celebrali. Tanto può osservare soltanto l’anima che è all’interno di tutta la carne.

Ma ciò che poi in maniera corrispondente rimane attaccato nel cervello animico, questo non può essere visto dall’anima con gli occhi suoi, né sentirlo con i suoi orecchi i quali, come gli occhi e gli orecchi del corpo, sono rivolti unicamente all’esterno; bensì questo lo può solo lo spirito in essa, perciò un uomo può anche riconoscere completamente qualcosa di spirituale puro, soltanto quando lo spirito, destato perfettamente nell’anima, si è riversato nella stessa.

Ma quello che c’è interiormente nello spirito, questo lo riconosco Io e poi per mezzo Mio lo riconosce lo spirito dell’uomo, il quale spirito è identico con Me oppure con lo Spirito Mio; infatti, Esso è la Mia Immagine nell’anima proprio così, come il Sole ripone la sua perfetta immagine in uno specchio.

Finché dunque un’anima dimora nel corpo, un cervello fisico giustamente formato le è necessariamente indispensabile per una vera, chiara visione, mentre un cervello deformato non può servirle affatto agli scopi della visione spirituale, come anche la visione attraverso la fossette epigastrica non le può essere di utilità, perché essa non è atta a ritenere nessuna reminiscenza. Poiché anche se ciò resta attaccato per l’Eternità al suo cervello spirituale, essa per queste cose non ha né occhi, né orecchi, cosa che invece ha solo lo spirito in essa destato.

 

[GEG IV/256, 1–4]  -  (Il Signore):

La sfera vitale esteriore dell’anima è simile all’irradiazione di una luce terrena. Quanto più lontana si trova dalla fiamma, tanto più debole e pallida diventa, finché alla fine di essa più non rimane che tenebre e profonda notte.

Ma non così sta con la sfera vitale esteriore dello spirito. Questa è simile all’etere il quale, distribuito egualmente in ogni luogo, colma tutto lo spazio infinito. Se poi avviene che lo spirito, emergendo libero nell’anima, si eccita, allora nello stesso istante si eccita entro un raggio infinitamente ampio, anche la sua sfera vitale esteriore, e la sua visione, percezione ed azione si estende poi senza la minima limitazione tanto infinitamente lontano, quanto lontano si estende l’etere che riempie completamente lo spazio fra le Creazioni esistenti entro l’etere stesso. Questo etere, infatti, è propriamente del tutto identico all’eterno spirito vitale nell’anima.

Il divario tra la sfera di vita esteriore di un’anima per quanto di per sé perfetta e l’etere vitale esteriore dello spirito, è quindi una differenza infinita ed indicibilmente grande.

Qualora per effetto della concentrazione nelle anime ci siano parti dello spirito universale come separate, esse formano comunque sempre una unità perfetta con lo Spirito universale non appena giungono a compenetrare completamente l’anima in seguito alla condizionata rinascita dello spirito. Queste parti però con ciò non perdono affatto la loro individualità, perché esse, quali punti focali vitali nella forma umana dell’anima, possiedono anche la medesima forma, e per conseguenza esse, quali spiriti che percepiscono e vedono immediatamente tutto, attraverso la loro anima che, in effetti, è il loro corpo, percepiscono e sentono con assoluta chiarezza anche tutto quello che di particolarmente individuale si trova nell’anima che le racchiudono. Ma per tale ragione anche un’anima che è ricolma da parte a parte del suo spirito, può vedere, percepire, udire, pensare e volere tutto, perché essa è completamente una cosa solo con il suo spirito.

 

[GEG vol. V cap. 211, 3–7]  -  (Il Signore ad Epifano):

«Hai tu mai scoperto una linea di confine fino alla quale un’anima desta possa innalzare i suoi pensieri? Ma se l’anima ha già un infinito campo d’azione, cosa vogliamo dire allora solo dell’eterno, divino Spirito in essa, Spirito che è in sé la Forza, la Luce e la Vita stessa?!

Io ti dico: questo spirito è Colui che crea ed ordina tutto nell’uomo; l’anima invece è per così dire unicamente un corpo sostanziale, così come il corpo di carne è un contenitore dell’anima, finché questa non abbia raggiunto in esso una qualche solidità. Quando ciò è avvenuto, allora essa trapassa sempre più nello spirito e quindi anche nella vera e propria Vita la quale in sé e di per sé è una vera Forza, una verissima Luce, e continuamente crea fuori di sé lo spazio, le forme, il tempo e la durata delle forme in esso, le ravviva e le rende indipendenti. E come le forme scaturiscono dall’Infinità e dall’Eternità della Vita pienamente vera, ne consegue pure che esse afferrano, per sé ed in se stesse, l’infinito ed eterno per tutti i tempi e per tutte le Eternità.

Nessuno dunque può sostenere che egli come uomo sia un essere limitato; l’Infinità e l’Eternità esistono già in tutte le sue piccolissime parti, e per questa ragione egli può anche afferrare l’infinito ed eterno. – Chi qui pensa che egli viva soltanto per un tempo molto limitato, costui si sbaglia enormemente! Niente vi è nell’uomo di transitorio, ma vi è unicamente e necessariamente, per quanto riguarda il corpo materiale, qualcosa di mutabile, come lo è e deve essere anche ogni materia terrena, poiché la sua unica destinazione fissata dal potere della pura Vita è, di trapassare essa stessa alla Vita pura e per l’avvenire nell’immutabile Vita.

Quantunque le molte, svariatissime parti ed elementi della materia e così pure del corpo umano siano trasformate, non per questo esse cessano di essere, bensì continuano ad esistere eternamente in una forma spirituale e quindi in una forma e natura più nobile.»

[indice]

 

d)  -  La giusta conoscenza della Sapienza di Dio

[GEG vol. VII  ap. 55, 3–12] - (Il Signore a Nicodemo):

«La Mia Parola e le Mie Prediche a voi, non possono essere date in quel modo di parlare razionale-mondano tipico degli uomini e della loro mondana sapienza, ma esse consistono nel fornirvi la prova dell’esistenza dello Spirito a voi del tutto sconosciuto e della Sua Potenza, affinché la vostra fede ed il vostro futuro sapere non si basi sulla sapienza degli uomini spiritualmente ciechi, ma sulla Potenza prodigiosa dello Spirito proveniente da Dio.

Ebbene, questo Mio modo d’insegnare e di parlare appare agli occhi dei sapienti del mondo come una stoltezza, perché essi non sanno niente dello spirito e della sua potenza e con i loro sensi grossolani nulla percepiscono, ma la Mia Dottrina è tuttavia una Sapienza profondissima e di specie immensamente alta, tuttavia soltanto agli occhi, orecchi e cuore degli uomini perfetti, i quali sono di buona volontà ed hanno sempre osservato i Comandamenti di Dio. Ma per i sapienti ed i grandi di questo mondo che si struggono come la loro sapienza, la Mia Dottrina è certamente il nulla.

Io vi parlo della segreta Sapienza di Dio, che Egli già prima della Creazione di questo mondo materiale ha decretato per la vostra eterna magnificenza di vita. Ciò che vi rivelo adesso, lo rivela lo Spirito di Dio al vostro spirito, affinché anche il vostro spirito scruti e riconosca le Profondità in Dio. Poiché soltanto lo Spirito penetra con lo sguardo ed esplora tutte le cose e, così purificato, anche le Profondità in Dio! E quindi ora ricevete da Me non lo spirito del mondo, di cui non avete per niente mai bisogno, bensì lo Spirito proveniente da Dio, affinché per mezzo di questo Spirito voi possiate afferrare e comprendere pienamente quello che vi è dato da Me come fosse dato da Dio.

Io dunque di queste cose non posso parlare con voi secondo la maniera usata dalla sapienza umana, e voi perciò non mi potete neppure comprendere completamente, perché il vostro spirito non ha ancora compenetrato del tutto la vostra anima. Ma quando la vostra anima con tutto l’amore e sincero buon volere si troverà completamente nello Spirito proveniente da Dio, Spirito che ora ricevete, allora voi pure giudicherete spiritualmente fuori di voi stessi tutte le cose, e tutto ciò che ora vi appare ancora oscuro ed incomprensibile lo riconoscerete e comprenderete.

Ma voi ora certo già comprendete qualcosa dell’eterno vero Spirito di Dio e potete anche già giudicare spiritualmente varie cose. Invece l’uomo interamente naturale non intende nulla dello Spirito di Dio in sé, e quando gli si parla di questo, allora ciò è per lui una stoltezza, perché egli non ha in sé ciò che potrebbe dirigere spiritualmente l’anima sua. Poiché se un uomo vuole intendere e comprendere ciò che è spirituale, allora la sua anima ed ogni altra cosa deve prima essere del tutto predisposta spiritualmente; ogni Vita, infatti, ogni vera Luce ed ogni vera Forza, risiede unicamente nello Spirito, il Quale solamente tutto dispone e da nessuno può essere contrariamente disposto.

Ma l’uomo naturale ancora senza spirito, è materia nel suo giudizio, e la sua vita naturale gli è data dallo Spirito di Dio solamente come un mezzo, affinché egli, attraverso la stessa, possa destare in sé la vera Vita spirituale, se egli vuole. E così con il suo intelletto naturale può già riconoscere come tali i Comandamenti di Dio e poi far propria la volontà anche di osservarli e di vivere e di operare conforme agli stessi. Se egli fa questo, allora lo spirito di Dio penetra già nella sua anima nella misura in cui essa si è spinta in avanti nell’osservanza dei Comandamenti e nella fede in un Dio e nell’Amore per Lui e per il prossimo.

Quando poi l’anima è pervenuta ad una Forza tale da non poter mai più essere sminuita, questo è allora già un segno sicuro che lo Spirito proveniente da Dio l’ha del tutto compenetrata ed in lei giudica spiritualmente ogni sua conoscenza ed ogni suo sapere, ed un’anima simile ha pienamente superato la sua precedente morta materia ed è diventata con lo Spirito di Dio che l’ha compenetrata, uno Spirito, una Forza, una Luce ed una vera Vita per sempre indistruttibile, la quale da nessuno più può essere giudicata.

Cercate perciò anzitutto il vero Regno di Dio e la Sua Giustizia, tutto il resto vi sarà dato in aggiunta, questo, infatti, lo farà poi lo Spirito di Dio in voi.

Ed Io vi dico quanto sta scritto: «Nessun occhio umano ha visto, né orecchio ha udito, ed in nessun cuore è pervenuto, quello che Iddio ha preparato per coloro che Lo amano ed osservano i Suoi Comandamenti!»

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e)     La cameretta della vita nel cuore nel senso della rispondenza

[GEG vol. VIII cap. 57, 10–14]  -  (Il Signore):

«La positiva cameretta della vita nel cuore è – per quanto riguarda le parti del corpo – sicuramente la particella più insignificante dell’intero corpo, essa è buia e non viene mai illuminata dai raggi del Sole, e perfino dagli uomini, ai quali pur procura e dona la Vita, non viene affatto riconosciuta e stimata. Anzi, se si parlasse di questa ai sapienti del mondo, allora essi direbbero: «Come è possibile che la potente Vita generale di un uomo possa dipendere soltanto da un piccolo punticino appena visibile?!». Da questo però risulta certamente chiaro che perfino i più grandi sapienti del mondo non conoscono nemmeno da lontano la loro propria origine della Vita; figuriamoci un qualsiasi uomo comune.

E tuttavia ogni uomo che vuole veramente conoscere se stesso e Dio, deve entrare in questa sua cameretta vitale del cuore del tutto inconsiderata per la via dell’estrema umiltà e docilità e restituire di nuovo spiritualmente la Vita da essa ricevuta. Se un uomo fa questo, allora egli ingrandisce la cameretta della Vita e la illumina da parte a parte. Ma quando ciò è accaduto, allora l’intero cuore, ed a partire dal cuore viene illuminato l’intero uomo e riconosce se stesso e con ciò anche Iddio, poiché appena allora egli può scorgere e vedere come la Vita provenente da Dio affluisce in questa cameretta, qui si raccoglie e si forma in una libera, indipendente vita.

In questa cameretta dimora quindi il vero e proprio spirito proveniente da Dio, e quando l’anima dell’uomo entra in questa cameretta attraverso la giusta umiltà e docilità, nonché a mezzo dell’amore dell’uomo giusto per l’eterno, increato Amore di Dio, allora l’anima si unisce con l’eterno Spirito proveniente da Dio e questo Spirito con l’anima creata, e questa è poi appunto, la rinascita dell’anima nello Spirito da Dio.

Come però un uomo giusto deve fare ciò, per giungere in sé alla piena magnificenza della vita, così pure l’ho fatto ora anch’Io stesso nel grande uomo cosmico, per essere per voi tutti un vero Modello ed un vero Indicatore della Via, e sono venuto su questa Terra, perché essa, secondo il Mio eterno Ordine, corrisponde appunto alla positiva cameretta del cuore, l’ho fatto per entrare così nella Mia propria e con questo anche nella vostra massima Magnificenza in ogni Potenza in Cielo e su tutte le Terre.

Io ero ben dall’eternità in Me stesso in ogni Potenza e Magnificenza, ma per nessun essere creato Io ero tuttavia un Dio visibile ed afferrabile, neppure per un angelo il più perfetto; se volevo in un certo qual modo renderMi contemplativo a qualcuno, come ad Abramo, Isacco e Giacobbe, ciò accadeva in questo modo: Io colmavo un angelo particolarmente con lo Spirito della Mia Volontà, così che egli poi in certi momenti rappresentava la Personalità Mia. D’ora in poi però Io sono diventato un Dio visibile per tutti gli uomini ed angeli ed ho fondato per loro una perfettissima, eterna ed indipendente liberissima Vita e perciò verissima, e proprio in ciò consiste anche la Mia propria massima glorificazione e così poi anche la vostra.»

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f) - I tre gradi del perfezionamento di vita

[GEG vol. VII cap. 155 (1-13)]:  -  (Il Signore):

«Voi siete ancora troppo attaccati al mondo ed ai vostri grandi tesori ai quali aderisce molto sangue di vedove ed orfani; e questo per gli uomini del mondo è sempre quell’enorme abisso da superare, abisso che rappresenta una difficoltà immensa per loro.

Ma come presso Dio sono possibili tutte le cose, ugualmente anche all’uomo del mondo e peccatore più indurito è possibile trasformarsi presto ed in maniera efficace, se egli seriamente in piena fede e fiducia in Dio fa quello che la Divina Sapienza gli consiglia. Egli mediante un mutamento repentino della propria volontà deve operare in se stesso un vero prodigio, e precisamente rinunciare totalmente a tutte le sue precedenti debolezze, abitudini, brame e male passioni, le quali dai grezzi e molto impuri spiriti della natura della sua carne sorgono nell’anima e la contaminano e deturpano. Ora però ricontate con quali molte passioni d’ogni specie voi siete caricati! Afferrate la volontà assai seria di abbandonarle tutte e poi di seguire Me! Se potete questo, allora potrete anche pervenire presto ad un’interiore perfezione di vita; altrimenti senza di questo è molto difficile e molto faticoso.

La volontà di peccare nell’uomo, infatti, trova sempre un grande sostegno, e precisamente negli stimoli e passioni della propria carne; invece per la volontà al bene non trova egli nella propria carne alcun sostegno, bensì soltanto nella fede in un Vero Iddio e particolarmente nell’amore per Lui, e oltre di ciò pure nella speranza che le promesse fattegli da Dio andranno nel pieno adempimento.

Chi dunque attraverso la ferma e vivente fede, attraverso l’amore per Dio e per il prossimo, ed attraverso l’indubbia speranza che può combattere tutte le cattive passioni della sua carne e quindi diventa totalmente signore di se stesso, questi diventa poi anche presto signore dell’intera natura esteriore e da ciò, per il fatto che è diventato completamente signore di se stesso, si trova gia sul primo gradino del vero, interiore perfezionamento di vita, anche se ancora troppo spesse volte non gli mancheranno affatto le tentazioni di ogni specie che lo inciteranno a l’uno o l’altro lieve peccato.

Se a questo punto egli arriva a concludere con tutti i propri sensi un’alleanza solidissima in seguito alla quale questi si distolgono da ogni stimolo terreno e si rivolgono esclusivamente all’essere spirituale puro, allora questo è già un segno sicuro e ricolmo di Luce vitale che l’interiore spirito proveniente da Dio ha del tutto compenetrato l’anima, ed allora l’uomo si trova sul secondo gradino dell’interiore, vera perfezione di vita.

Su questo gradino all’uomo è diventata propria anche quella forza e libertà di vita che egli, poiché è colmo nell’anima sua completamente della Volontà di Dio, può operare soltanto secondo la stessa e così non può più commettere nessun peccato; infatti, egli stesso è diventato puro, così a lui è anche tutto puro.

Ma sebbene l’uomo è poi già un perfetto signore dell’intera natura, ed ha in sé la chiarissima convinzione che per lui non vi è più alcuna possibilità di errare, poiché tutto il suo operare viene guidato dalla vera Sapienza proveniente da Dio, egli è e resta tuttavia solamente sul secondo gradino dell’interiore perfezione di vita.

Esiste però ancora un terzo e supremo gradino dell’interiore perfezione di vita. Questo consiste in ciò che l’uomo perfetto, ben sapendo che egli ora come un potente signore di tutta la natura può senza peccato fare tutto quello che vuole, ma ciò nonostante per umiltà e mansuetudine tiene a freno la sua forza di volontà e potenza, ed in ogni suo fare e lasciare per purissimo amore per Dio non intraprende alcuna cosa senza prima esserne stato comandato direttamente da Lui, cosa che veramente per il perfetto signore della natura è ancora un compito ben grave, perché egli nella sua piena sapienza sempre riconosce che può operare giustamente soltanto in base alla volontà proveniente da Dio dimorante in lui stesso! Ma uno spirito che va più in profondità riconosce anche che tra la particolare Volontà di Dio in lui e la liberissima, universale infinita Volontà in Dio esiste ancora una grande differenza, per la qual ragione egli poi subordina la sua particolare volontà completamente all’universale Volontà di Dio, e fa qualcosa per forza assolutamente propria soltanto quando egli viene a ciò chiamato direttamente dall’esclusiva e propria Volontà in Dio. Chi così fa, questi è giunto in sé alla più interiore ed alla suprema perfezione di vita; cosa che qui è la perfezione di vita sul terzo gradino.»

 

[GEG vol. I cap. 3]:

«[1] Quando l’uomo in tal modo attraverso la rinascita perviene alla vera figliolanza di Dio, nella quale viene in piena regola generato da Dio, dal Padre, oppure dall’Amore in Dio, allora egli perviene alla Magnificenza della Luce primordiale in Dio, cosa che è propriamente la fondamentale e primordiale divina Esistenza stessa; questa Esistenza è il vero e proprio figlio Unigenito del Padre, così come la Luce sta nascosta dentro al calore dell’Amore, fin quando l’Amore non la eccita e la fa risplendere fuori da sé. Ma questa santa Luce è quindi anche la vera e propria Magnificenza del Figlio del Padre, al Quale perviene ogni rinato e dove egli stesso (il rinato) diviene simile a questa Magnificenza, Magnificenza che è eternamente piena di Grazia (Luce di Dio) e piena di Verità, che qui è la vera Realtà e la Parola divenuta Carne.»

 

[Giov. 1, 16]: «Dalla Sua Pienezza abbiamo ricevuto Grazia su Grazia».

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Cap. IX

Pubblicato anche su:  DDC vol. 3 cap. 112

Per la comprensione delle rispondenze tra il mondo della natura ed il mondo degli spiriti

20 aprile 1858

1.     In questo tempo è un po’ difficile – perfino per uno che è ben versato in tutte le possibili scienze – sostenere una tale teoria, attraverso la quale il concetto rispondenza possa venirgli completamente spiegato, perché la Scienza delle rispondenze, tenuta una volta molto alta e considerata dagli antichi perfino sacra, è andata completamente perduta, così come la lettura dei geroglifici e la scrittura cuneiforme.

2.     Allora voglio discutere la cosa con voi, invece che con una teoria pur sempre difficile da comprendere, molto semplicemente con un paio di esempi facilmente afferrabili, e la teoria si lascerà trovare facilmente da sé.

3.     Si dice in un dettato: “Si cerchi delle rispondenze facili da trovare e si risolva con esse i verdetti (secondo l’istinto)!”. Ebbene guardate, questo va così: a qualcuno di voi, o riposando nel suo soggiorno oppure camminando da qualche parte all’aperto con o senza occupazione, viene improvvisamente un pensiero, come se andasse incontro ad una grande montagna che fin oltre la sua mezza altezza è coperta da un fitto bosco ed ai piedi è circondata da ogni genere di sterpaglia. In alto al di sopra del bosco però scorge tuttavia masserie contadine montane e campi e prati, e soltanto sopra queste, punte e cime rocciose molto poderose, studia e cerca poi anche subito da qualche parte una via d’accesso possibilmente buona attraverso la sterpaglia ed il fitto bosco.

4.     Presto con il suo pensiero circonda l’intero monte, ma non trova da nessuna parte qualcosa di una via d’uscita, così questo pensiero gli fa venire il malumore in piena regola e presto abbandona tutto il pensiero, sebbene questo emerga nuovamente ancora in parte così, come un lucignolo che si sta spegnendo quando l’olio è già all’ultima goccia. Ora guardate! Uno spirito superiore dell’aldilà ha come messo, per così dire, sulla via dell’anima, questo pensiero o piuttosto quest’immagine assai vivida del pensiero. Ma che cosa sente con questo l’anima? Di certo una specie di disagio, del tutto simile a quello derivato da un proposito importante ma pesantemente legato ad una quantità di difficoltà difficili da superare. E proprio questo sentimento disagevole ed opprimente è già quel certo giudizio secondo l’istinto che può venire così risolto attraverso la rispondenza da trovare facilmente e presto:

5.     Una qualsiasi grande impresa commerciale è uguale ad un grande monte visto nel pensiero, la cui vasta base è coperta da ogni genere di sterpaglia quasi impenetrabile ed il cui petto è coperto di un bosco estremamente fitto. La vasta base coperta fittamente da sterpaglia corrisponde alla grande difficoltà iniziale dell’impresa, e la sterpaglia corrisponde alle moltissime e pungenti preoccupazioni. Il fitto bosco corrisponde alla prospettiva di vantaggio molto limitata dell’impresa e che necessiterà di una lunga e perseverante grande fatica per giungere durante l’impresa ad una pura e proficua prospettiva.

6.     E se dopo molte fatiche e sforzi vi si giunge poi anche, allora questi si mostrano solo poco rispondenti alle masserie contadine montane, ai magri campi e prati. Alla fine arrivano ancora magari irte pareti rocciose, punte e cime, e queste corrispondono di nuovo all’ascesa proprio impossibile per conquistare vantaggiose e maggiori prospettive, perché il raggiungimento molto dispendioso delle prospettive vantaggiose, come ha mostrato l’immagine del pensiero, già in sé e per sé era solo del tutto scarso.

7.     Ora che cosa voleva dire uno spirito superiore al viandante con questa immagine del pensiero? Questo lo risolverà presto la verifica dell’intelletto esteriore ed ordinato, e la conclusione sarà in breve così: “Lascia stare la tua progettata impresa, perché ne otterrai poco guadagno ed alla fine dovrai accontentarti del grande dispendio e delle molte fatiche e preoccupazioni, di soli vantaggi molto magri, con i quali non potrai procurarti nessuno sviluppo maggiore”.

8.     Nel senso del tutto spirituale però il puro principio intellettuale su menzionato dice così: “Vedi, tu anima preoccupata soltanto di guadagno terreno, così il mondo ripaga i suoi inservienti e servitori!

9.     Ebbene, con quest’immagine ognuno potrà formarsi facilmente da sé una regola per la comprensione sicuramente più chiara su che cosa sia in sé e di per sé un giudizio dell’animo secondo l’istinto – in quanto viene dal cuore e non dal cervello – su che cosa sia una rispondenza e come sia da usare per la soluzione del giudizio dell’animo. Ma in questa settimana Io ti darò all’occasione ancora un paio di simili esempi, da dove ognuno potrà poi attingere già quasi per ogni possibile caso la sua Luce. La Mia Benedizione e Pace siano con voi. Amen

 

22 aprile 1858

 (Continuazione)

10.    Dunque scrivi ancora un paio di ulteriori esempi per il completamento della comprensione delle rispondenze.

11.    Qualcuno di giorno oppure di notte in qualche modo va su di un sentiero, in uno stato d’animo così del tutto naturalissimo ed il meno possibile agitato. Ad un tratto urta col suo piede contro qualcosa che si trova sul sentiero e per questo diventa già più agitato ed attento. L’oggetto che stava sul sentiero consisteva in un pezzo di legno marcio che, qualche lavoratore aveva gettato lì e poi l’aveva lasciato a terra con indifferenza, cosa che per il nostro caso però non è di nessun significato.

12.    Il nostro viandante continua il suo cammino, e come è già nuovamente sempre di più libero dalla precedente agitazione, arriva saltellando un cane che, in qualche modo rimasto indietro, rincorre ora i suoi padroni. Per quanto innocente era per sé anche questa seconda apparizione, essa aveva però fatto già un’impressione più forte sul nostro viandante, poiché pensò fra sé: “Se il cane fosse stato un po’ feroce, quanto facilmente mi avrebbe potuto molto danneggiare!

13.    D’ora in poi il nostro viandante rimane già d’animo più desto e si guarda diligentemente intorno da tutte le parti ed ora giunge, senza ulteriore esitazioni, sano e salvo alla sua meta, dove deve concludere un affare.

14.    Ebbene, che cosa ci sarebbe da desumere per il nostro viandante affarista da queste due apparizioni ed incontri sulla via delle rispondenze, oppure che cosa ha voluto dirgli con questo uno spirito superiore dell’aldilà?

15.    Guardiamo ora subito al giudizio dell’animo secondo l’istinto. Come suona ovvero in che cosa si esprime? In una specie di tensione un po’ frammista ad un poco di paura ed ansietà. Ebbene, a questo si può all’istante trovare la rispondenza risolutiva certamente giusta che si chiama prudenza e vigilanza. E cosa dice il criterio intellettivo esteriore? Nient’altro che: sulla via ed in un affare non si può mai essere abbastanza prudenti e vigili ad ogni passo!

16.    Ebbene, se si ha questo, allora si ha anche già compreso perfettamente il linguaggio di uno spirito ammonitore, perché ciò potrebbe suonar così: “L’uomo col quale tu vuoi concludere un affare, è uguale al sentiero (questa è poi la rispondenza principale) che hai percorso per concludere l’affare. Egli, l’altro, dapprima ti farà balenare un tornaconto per te che ti sorprenderà e ti porterà fuori del tuo quieto stato d’animo, ma tu sii prudente e non crederci, perché il tornaconto mostrato è come il pezzo di legno marcio sul sentiero! Questo lo comprenderai presto con un po’ d’intelletto.

17.    Ma poi comincerà anche a mostrarti del tutto con eloquenza lo svantaggio che per te può aumentare se non concludi l’affare con lui, ma anche in questo non c’è nulla di vero. La sua eloquenza non è che un cane fedele solo a lui che gli corre dietro, che in verità ti sorprenderà molto, ma con alcune riflessioni dovrai subito scoprire che il pericolo che si doveva mostrare è come se non ci fosse e con la conclusione dell’affare tu devi procedere con prudenza e vigilanza”.

18.    La rispondenza puramente spirituale però è: “Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione e nel suo maligno potere”.

19.    Io vi ho mostrato qui la giusta rispondenza come linguaggio di un puro spirito dell’aldilà soltanto in un incontro naturale assai poco appariscente, affinché ognuno di voi possa desumere da ciò come i puri buoni spiriti perfino negli incontri di poca importanza sul sentiero della vita sono sempre preoccupati per il bene dell’uomo e preferiscono parlare più di tutto per mezzo di rispondenze con gli uomini se questi le comprendono anche soltanto in una certa misura, benché solamente in maniera confusa e secondo l’istinto.

20.    Ma se già non va assolutamente in questo modo, allora agiscono sui pensieri e sui sentimenti sorti da questi, come ieri vi ho mostrato un caso simile. Ebbene, ma anche se non si va avanti così, allora essi lavorano gli uomini affidati alla loro guida attraverso i sogni ed anche attraverso altri segni e presentimenti evocati.

21.    Ma anche questi solo raramente sono da prendere così come sono e per cosa essi rappresentano. Soltanto in casi straordinari ed estremamente urgenti hanno il loro naturale significato rappresentato in immagine e si confermano poi senza rispondenza anche così nella realtà. Ma anche in casi meno urgenti pure certi sogni e presentimenti e certi segni spettrali sono da risolvere solo sulla via delle rispondenze per l’intelletto umano esteriore, così come la maggior parte dei libri del Vecchio ed anche del Nuovo Testamento.

22.    Prendiamo ancora un sogno della specie del tutto inferiore. Qualcuno sogna che si trova in una grande città, non vi è pratico, cammina su e giù per le vie e non può trovare ciò che cerca. Tutto è strano ed alla rovescia, ed i vicoli non hanno fine e diventano spesso così stretti che non si può neanche passare. Con l’inutile cercare e correre su e giù per i vicoli e per il fastidioso restringersi degli stessi l’anima si impaurisce e risveglia poi subito lo spirito nerveo e dopo attraverso questo anche il corpo e cerca ora di tenerlo sveglio, per non incappare nel sonno ancora una volta nella fastidiosa città. Che cosa ha voluto dunque dire con questo all’anima uno spirito saggio dell’aldilà?

23.    Osserviamo subito il giudizio dell’animo. Vuol dire: sentimento ansiosamente opprimente e ripugnanza. Qual è la rispondenza chiarificante e facile da trovare a questo? (Io dico perciò una rispondenza facile da trovare, perché è già radicata nel primo giudizio dell’animo secondo l’istinto.) Aborrimento di una condizione confusa che restringe il libero sentimento della vita e della conoscenza.

24.    Ora si aggiunge l’intelletto esteriore e trova adesso subito in una tale città la fedele immagine di tutto l’affaccendarsi materiale mondano, attraverso il quale l’attività libera spirituale dell’anima non può più trovare a nessun costo il proprio suol patrio nonostante tutto il suo cercare ed essa si trova in pericolo di venire inghiottita dalla materia, cosa che indicano i vicoli che diventano sempre più stretti.

25.    Che cosa dice poi un saggio spirito dell’aldilà con questo all’anima? “Nella confusione del mondo e nelle sue vie e vicoli disordinati non trovi la tua patria e la sua pace!”, e come ulteriore seguito di questa frase esso suona: “Quindi non metterti nei pericoli allettanti di questo mondo, perché una volta che sei nelle sue vie sbagliate, difficilmente ti orienterai di nuovo”.

26.    Ma del tutto spiritualmente la cosa suona: “Fuggi il mondo e cerca soltanto ciò che è dello spirito!

27.    Vedete, così potete cominciare a parlare ovunque ed in ogni occasione ed in ogni apparizione inizialmente con il mondo degli spiriti della specie più pura. Anche se all’inizio procede in modo un po’ stentato e zoppicante, con il tempo e con diligente esercizio ognuno può arrivare ad una grande abilità e perfino alla contemplazione degli spiriti ed a corrispondenza verbale con loro ed anche con Me stesso. Ma Io vi darò ancora un paio di esempi maggiori. Per ora la Mia Benedizione a voi figli Miei. Amen.

23 aprile 1858

(Continuazione)

1.     Quindi ancora un paio di esempi di rispondenze per la chiara conoscenza delle rispondenze fra il mondo della natura e quello degli spiriti.

2.     Badate ora molto bene a quanto viene qua detto! Vi sono uomini nel mondo che spesso, davanti a cose e fenomeni assai insignificanti, hanno una certa inestirpabile paura, un orrore e certamente un’antipatia più o meno grande. L’uno è febbrilmente stimolato nell’ascoltare certi striduli toni sottili, un altro nel toccare una superficie ruvida, un terzo non può sopportare un certo fruscio come con la carta, un quarto diventa di malumore quando qualcuno cammina o corre dietro di lui, e ci sono una quantità di uomini che hanno uno straordinario ribrezzo per certi animali, specialmente dei rettili, come anche uomini che non possono sopportare certe fisionomie di altri uomini, perché sono ripugnanti per loro e spesso insopportabili.

3.     Tutte queste antipatie di qualunque specie verso differenti cose ed apparizioni sono in fondo anche giudizi secondo l’istinto dell’animo che viene sempre tenuto sveglio da un cosiddetto spirito protettore dell’aldilà. Se questi uomini si intendessero di risolvere tali giudizi attraverso rispondenze e poi li estendessero esaminandoli ulteriormente per giungere alle rispondenze spirituali più pure, allora comincerebbero subito da tutte le parti a comprendere assai bene di quali sentimenti in primo luogo sono, e che cosa volevano dire e mostrar loro con questo i loro spiriti protettori, ed in secondo luogo riconoscerebbero poi bene in se stessi da questo anche il rimedio contro tali indisposizioni d’animo e potrebbero liberarsene. Senza questo però uno spirito protettore superiore è poi continuamente costretto a mantenere il sentimento spiacevole nell’anima, affinché l’anima si tenga sempre lontana da ciò che potrebbe causare un danno in parte al suo corpo ed in parte però anche ad essa stessa.

4.     Il vero motivo però sta in questo: la disposizione degli spiriti naturali della materia fisica, è proprio così fatta che ha un’inclinazione nascosta proprio per quelle cose ed apparizioni che causerebbero presto un danno sensibile al corpo, già con un contatto solo in qualche modo più intenso. Per questo lo spirito provvede poi in modo che l’anima abbia un’antipatia permanente per tali debolezze del suo corpo e dello spirito nervo, e per questo in tali cose ed apparizioni ad essa avversi se la svigni presto e si protegga da maggior effetti dannosi ed eviti altri pericoli che potrebbero sorgere facilmente.

5.     Ma noi vogliamo esaminare una di tali apparizioni ora un po’ attraverso il binocolo spirituale delle rispondenze, e vedere che cosa ne verrà fuori!

6.     Prendiamo per esempio un uomo che non può sopportare dietro di sé nessun veicolo in movimento e così anche nessuno che gli corra dietro. Il suo animo percepisce sempre un disagio con un po’ di paura e talvolta c’è frammista anche dell’irritazione. Nel corpo di un tale uomo dimorano spiriti della natura, la cui aspirazione è un’aspirazione polare-antipositiva, quindi una subdola ed in certo senso insidiosa che, a causa della caratteristica naturalmente del tutto innocente degli spiriti naturali del corpo, si comunica poi anche allo spirito nerveo attraverso l’affezione dei nervi e con ciò entra in una corrispondenza percettibile con l’anima.

7.     Se ora un tale uomo percorre una strada e dietro di lui procede un veicolo, anche se ancora ad una certa distanza, oppure un uomo lo segue con passo piuttosto veloce, allora vengono eccitati con questo subito gli spiriti insidiosi naturali del corpo dalle caratteristiche simili in seguito all’impulso di assimilazione ed attraverso di loro poi anche i nervi ed il loro etere vitale o spirito. L’anima se ne accorge immediatamente, si oppone subito e spinge il suo corpo sul lato senza pericolo ed aspetta perfino finché tutto l’insidioso sia passato oltre correndo o camminando, e con questo è poi anche scomparso tutto il disagio.

8.     Così sarebbe ora dimostrato il motivo in parte naturale ed in parte trascendentale naturale degli aspetti della vita in discussione. Ma come si presenta la cosa con la rispondenza?

9.     Il giudizio dell’animo su ciò è: disagio, paura, inquietudine. Che cosa corrisponde all’opposto? Naturalmente ciò che lo aiuta, gli dona protezione e quieta nuovamente l’animo, e ciò consiste secondo l’esteriore giudizio dell’intelletto in questo: In primo luogo coprire le spalle in luogo sicuro a causa delle sue debolezze, per secondo poi volgere coraggiosamente al pericolo il viso ed infine aspettare assai pazientemente finché il pericolo sia passato.

10.    Ora alla fine quale conclusione se ne ricava? Non c’è mai da fidarsi dei nemici, per quanto siano pochi alle nostre spalle! Rivolgi il volto al nemico, mettiti al sicuro ed abbi coraggio con pazienza, allora riporterai la vittoria su tutti i tuoi insidiosi avversari.

11.    Oltre a questo se ne ricava anche una rispondenza morale e questa suona: “Meglio dieci nemici scoperti dinanzi al viso che un essere ambiguo, ed un lupo feroce in pelle d’agnello è più pericoloso di uno scoperto nella sua pelle da lupo”.

12.    Questo è stato ora presentato il più chiaramente possibile, ed avremmo quindi da discutere ancora un caso solamente, e precisamente quello del presentimento e dei segni un po’ inquietanti. Questo si può dimostrare anche meglio con un breve esempio che con una teoria per quanto ancora così approfondita.

13.    A qualcuno viene ad un tratto un sentimento angoscioso, pensa qua e là e non ne può trovar la causa. Si sente come abbandonato oppure come uno che viene a sapere che uno dei suoi migliori amici all’improvviso, senza poter prendere in qualche modo congedo, ha dovuto intraprendere un lungo viaggio. Se il sentimento è disposto così, allora ci si rivolga seriamente con amore allo spirito protettore sicuramente presente, si faccia attenzione o in casi straordinari al nome per primo pronunciato chiaramente oppure certamente ad un’altra immagine di pensiero apparsa all’improvviso. Con questo si proceda nel modo prescritto, e nel caso straordinario sarà pronunciato chiaramente senza rispondenza o il nome di un vicino parente sofferente o perfino defunto o di un buon amico mediante uno spirito protettore dell’aldilà, oppure l’amico o parente colpito da un qualunque grave disagio terreno sarà facile da riconoscere dalle rispondenze d’animo a lui molto simili.

14.    Di solito però tali allusioni avvengono nei sogni, dove sono essi ancora più facili da risolvere.

15.    Certo tutto ciò che succede in qualche modo sulla Terra al cospetto dell’uno o dell’altro uomo, ha in qualche modo un significato più profondo che passa nello spirituale oppure anche del tutto puramente spirituale che si può trovare sulla via delle rispondenze, benché all’inizio qualche volta non del tutto sicuramente, ma sempre approssimativamente. È però anche del tutto non necessario che qualcuno debba trovare la rispondenza a tutto. Soltanto in occasioni particolari egli può esercitarsi in questa prima scuola preparatoria di rispondenza con gli spiriti.

16.    Una volta che questo primo gradino è compreso ed esercitato a sufficienza, soltanto dopo viene un secondo ed infine perfino un terzo e sommo gradino, per il quale si potrà trovare da sé o la guida con un po’ di fatica, oppure la darò Io stesso così come questa adesso e metterò la maggior parte di questo già nel cuore di ognuno.

17.    Ma se qualcuno qui e là non dovesse avere le idee del tutto chiare, non diventi ansioso per questo, perché la chiarezza verrà già col tempo; nel frattempo però ad ognuno dei Miei cari amici e figli è aperta la libera via per il Cuore Mio. La Mia Benedizione e la Mia Grazia con voi. Amen.

 

* * *

 

    [G. V. G. Vol. 1, cap. 92, 16]

Dio in Se stesso è l’Amore più puro e volge il Suo volto soltanto a coloro che vengono a Lui altrettanto nel puro amore del loro cuore e cercano Iddio per Amor di Lui stesso, e con l’animo colmissimo di gratitudine vogliono imparare a conoscerLo quale loro Creatore ed hanno l’ardente desiderio di essere protetti e guidati da Lui stesso.

 

 

Epilogo:

[GEG vol. III cap. 224, 12-14]  - (Murel – un arcangelo - prega):

«O tu Chiamata delle chiamate, Tu Voce delle voci, Tu Parola delle parole! Chi Ti può resistere, se Ti ha riconosciuto nel proprio cuore? Oh, quanto sublime, santa, grande e soave, e quanto familiarmente conosciuta suoni tu dalla santa Bocca Paterna incontro al debole figlio dal Cuor Tuo così a lungo escluso! Quante volte mille ed ancora una volta mille beatitudini affluiscono incontro a me con l’unico alito dalla Bocca di Colui che un giorno ebbe a tuonare il “Sia fatto” nello spazio senza fine, dopo di che tutto cominciò poi a destarsi ed a muoversi attraverso gli spazi senza fine, spazi che nessuna Eternità potrà misurare, né mai misurerà! – Ora tremi e vacilli in me ogni traccia che abbia mai potuto incitare il mio essere al peccato; ma tu, o rinato cuor mio, gioisci e giubila grandemente! Vedi, ti ha chiamato il tuo Creatore, il tuo Dio e Padre, segui perciò il richiamo di questa Voce, Voce che nelle tue fibre alitò la Vita! – O Voce Paterna, quale armonia sei Tu all’orecchio del filiale amore nel cuore di un figlio ridestato dal sonno della morte!»

 

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[1] Annotazione del Signore: «Questa è l’ultima e più grande testimonianza di Giovanni su di Me e non ha bisogno di ulteriore spiegazione, dal momento che si spiega in e da sé. Ma il motivo del perché non è data così per intero nel Vangelo, rimane sempre lo stesso: perché, per primo allora era la necessaria maniera di scrivere, secondo la quale erano annotati solo i punti principali, ma tutto il resto che uno spirito risvegliato poteva trovare facilmente da se stesso, era tralasciato; per secondo però, affinché il Santo Vivente nella Parola non potesse essere insudiciato e profanato. E perciò ogni versetto è un granello saldamente chiuso, nel quale il germoglio giace nascosto per una Vita infinita e per la sua pienezza di Sapienza mai misurabile».

[2]  Per una maggiore comprensione di questa antica scienza ormai perduta si consulti il 3° volume de „Doni del Cielo“ cap. 112 qui allegato in fondo a questo volume..

[3]  Agricola è quel patrizio romano che incontò Gesù insierme a Giulio ed alla Maddalena nella locanda di Lazzaro a Gerusalemme.

[4] Il secondo regno è il regno vegetale.

[5] L’Alto Abedam è il Signore che appare ad Oalim in veste di forestiero.

[6] Raphael fu Enoch il quale salì al Cielo col corpo come Elia e Gesù,

[7] Il Signore si riferisce al veggente e profeta che ha ricevuto queste Sue Parole Jakob Lorber

[8] Il personaggio è Cirénio, il Proconsole della Celesiria, da non confondere col Cireneo che aiutò Gesù a portare la Croce, Cirénio è conosciuto come Cirino (Publio Sulpicio Quirino) sotto cui fu fatto il censimento della Giudea. Conobbe Gesù da bambino quando la Sacra Famigliadimorava ancora ad Ostracina in Egitto dopo la fuga. Vedi „L’Infanzia di Gesù“.

[9] Le forme interiori appartengono al Regno gettano Ombre perché brillano di luce propria.

[10] Perché di sua propria volontà si è allontanato da Dio e adesso vuol tornare a casa.

[11] Filipoldo è un greco seguace di Epicuro, proviene dall’alto cioè dal Pianete Akka (Procione ) e detesta il Signore perché lo ha creato. L’angerlo è Raphael che in un istante si reca su Procione e gli porta il suo stiletto per scrivere, stiletto che lui riconosce subito.

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