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Scene deliziose della Vita Terrena di Gesù

Ricevute in visione da Max Seltmann

Libretto  XX

 

Giuda Iscariota

[Scene dall’aldilà]

 

Il destino del nomade vasaio Giuda nell’aldilà, con Dismas e Gesmas crocifissi insieme a Gesù

 

 

INDICE

 

 Cap. 1      Lo spirito di Giuda nei vestiboli del tempio soccorso da Dismas

 Cap. 2      Dinanzi a Gesù

 Cap. 3      La solitudine nel baratro dell’oscurità

 Cap. 4      Giuda rifiuta l’invito di Dismas a portare la Croce

 Cap. 5      Tra le croci, nella profonda oscurità

 Cap. 6      Con Gesmas ancora sul Calvario

 Cap. 7      Presso il proprio cadavere

 Cap. 8      A casa dai suoi – Judith a Betania aiutata da un comandante

 Cap. 9      L’amore filiale – Lazzaro e i fratelli recuperano la salma

 Cap. 10    L’amore, quale vero frutto dell’Albero della vita – Nell’aldilà la tomba è profanata

 Cap. 11    La lite, poi la pace, ed infine il primo pasto

 Cap. 12    Il miracolo della Croce!

 

 

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Cap. 1

Lo spirito di Giuda nei vestiboli del tempio soccorso da Dismas

                         1.      Nei vestiboli del tempio c’è gran movimento. Tutti sono eccitati e felicissimi: finalmente l’odiato Nazareno è stato messo nell’impossibilità di nuocere! E tutto è andato così liscio ed a buon prezzo!

                         2.      Caifa, il sommo sacerdote, dice: “Così deve accadere ad ogni sostenitore del maledetto Nazareno, dobbiamo distruggere tutti i Suoi seguaci senza nessun riguardo! Si troveranno abbastanza mezzi per questo. Ah, questo millantatore! Sì, finché aveva amici, allora era difficile avvicinarLo; ma questo momento è stato favorevole per noi, perché Gesù era da solo con i suoi fragili discepoli”.

                         3.      “Non essere troppo contento!”, – risponde un altro sacerdote. – “Abbiamo potuto sì uccidere Gesù, ma i suoi Insegnamenti, – mai! Infatti, ancor mai il tempio è stato più miserabile di adesso, e questo lo vedremo in breve. Il movimento del Nazareno troverà la sua vera consacrazione soltanto attraverso la Crocifissione sul Golgota. Io sarò il primo, dopo quest’ingiustizia che si è fatta su Gesù, ad abbandonare il tempio. Voi sapete, sono stato testimone della Sua Crocifissione. Se Gesù si fosse lamentato, avesse urlato o imprecato, mi sarei sentito meglio. Ma la Sua calma, la Sua pazienza e le Sue portentose Parole hanno dimostrato la mia e la vostra ostinazione. Gesù era innocente, questo è certamente vero, ed ora aspetto che cosa intraprenderà il tempio. Mi ha commosso Giuda, quando ha gettato qui il denaro che gli avevamo dato e, pieno di disperazione, chiese la libertà di Gesù! Non sospettate che Giuda volesse qualcos’altro che la morte del suo Maestro? Che cosa sarà stato di lui?”.

                         4.      Allora con eccitazione risponde il sommo sacerdote: “Quindi anche tu sei un traditore del tempio, ti andrà esattamente come a Giuda! Costui, infatti, si è impiccato ad un salice, e non poteva far di meglio, così c’è un accusatore di meno!”.

 

                         5.      Su Giuda, la cui anima nella sua disperazione cercò qui nel tempio protezione e quiete, queste parole agiscono come mazzate.

                         6.      “Io impiccato? Ma pur vivo! Volevo sì porre fine alla mia vita, dal momento che a me tutto si era infranto, e Gesù non ha fatto nemmeno il più lieve tentativo di edificare un regno con l’aiuto della Sua forza prodigiosa e spezzare il potere dei romani. Sì, ora mi diventa chiaro: il mio proposito era sbagliato, ma è il tempio colpevole di questo!”.

                         7.      Una furia omicida si accende in lui, ma è impotente e condannato all’inerzia. – “Voi diavoli, diavoli mille volte maledetti!”, grida egli al sacerdote. – Ma una vuota e beffarda risata è l’intero eco, eco che viene dalla bocca di molte anime perdute. I templari però non sentono né vedono nulla. Giuda va furioso nel Santissimo e grida quanto può gridare, – ma nessuno lo sente, e la sua disperazione aumenta sempre di più.

 

                         8.      Ecco che all’improvviso è afferrato al braccio, egli sente che qualcuno parla: “Giuda, vieni, – il tuo Maestro vuole che tu venga con me da Lui!”.

                         9.      Giuda però grida: “Lasciami!”, – e si stacca con violenza. – “Non Lo voglio vedere! Perché soltanto a causa Sua sono precipitato nella disgrazia! Se non fossi venuto da Lui, le cose starebbero diversamente con me, e non avrei una vita così miserabile!”.

                       10.   Allora dice l’altro: “Giuda, vieni con me, perché tu sei un infelice. Guardami, – io ero un maledetto, sangue era appiccicato alle mie mani, ma Gesù, il Salvatore, ha perdonato la mia colpa. Egli però ha messo per condizione che riparassi a ciò che ho commesso. – Non pensi che anche tu potresti essere aiutato? – Vieni con me, affinché ti possa aiutare, e tu prenda parte alla Grazia di Gesù! A te è già prestato aiuto, dal momento che il Salvatore chiede di te. Qui nel tempio non trovi nessuna salvezza, perché questi uomini non ti vogliono. E per coloro che nel tempio hanno la patria loro, tu non puoi starci. – Per te non rimane altra soluzione: vieni con me da Gesù!”.

                       11.   Allora Giuda riconosce nell’oratore Dismas, un buon vecchio conoscente. Costui era stato un fervente seguace di Barabba. Barabba però aveva per ogni dove attizzato il fuoco nel paese contro i romani; egli era un importante capo del movimento giudeo della libertà. Quando Giuda s’incontrava con Barabba, per parlare con lui della situazione, egli spesso si era incontrato con Dismas. Anche Giuda era un fervente nazionalista ed odiava i romani per amor del suo popolo, ma non era amico della violenza e guardava con terrore ogni versamento di sangue. Egli voleva guadagnare Gesù, il potente Maestro, per i suoi piani. Con la Sua Forza egli voleva scuoter di dosso al suo popolo il giogo straniero e fondare un potente stato della nazione giudaica.

                       12.   Giuda si ricorda ancora, quando prese il Suo Maestro con le Sue stesse Parole e Gli domandò: «Non hai detto che si doveva dare all’imperatore ciò che è dell’imperatore, ed a Dio ciò che è di Dio?» – Ed il Maestro aveva risposto a questo: «DimMi Giuda, non sta scritto: ‘tutto è di Dio!’? – Dà ad ognuno il suo, secondo la tua conoscenza. – Io però appartengo a Dio ed il Mio Regno non è di questo mondo!».

                       13.   Giuda chiude gli occhi, e davanti alla sua vista interiore passa tutto ancora una volta: la cattura di Barabba e dei suoi sottocapi Dismas e Gesmas. Sì, questi due ultimi erano feroci combattenti, e non era facile superarli nello spargimento di sangue. Allora fu il tempo – Giuda non vedeva più nessun’altra possibilità – di costringere il Maestro ad assumere la guida politica. Egli aveva semplicemente consegnato Gesù al tempio. – Ma Gesù tacque! – Il dolore per il suo Maestro, il dolore per il suo popolo sconvolse l’anima di Giuda! Lo tormentò una paura mortale! La moltitudine urlante però, alla quale sempre a Pasqua era liberato un prigioniero, gridò: «Barabba, Barabba!», e poi per Giuda venne la fine! – Accanto al Maestro furono crocifissi Dismas e Gesmas. Questo Dismas però sta ora dinanzi a Giuda e parla della Grazia e del Salvatore!!

                       14.   “Dove è Gesù?”, – chiede Giuda con voce brusca. – ‘Dov’è?’. – Vuole urlare questa domanda, ma la sua voce lo rifiuta.

                       15.   “Sul Golgota, là Gesù ci aspetta.”, risponde Dismas.

                       16.   “Golgota? Oh, Dio, proprio sul Golgota?”, – risponde Giuda. – “Questo è proprio ciò che mi separa da Lui. È questa dunque l’unica possibilità?”.

                       17.   “Sì, proprio sul Golgota il Signore ci ha chiamato”, replica Dismas. “Io non vedo che cosa potrebbe trattenerti. Non è lo stesso, dove incontri Gesù, se sul Golgota oppure in un altro luogo? A me non importa il luogo, da quando ho riconosciuto che Gesù è più che un Uomo. Proprio a me il Golgota dovrebbe spaventare, ma è diventato la mia Salvezza. Perciò vieni! Senza di te non vado; ma nemmeno me ne andrò, prima che Gesù non mi separi da te. Vieni! Gesù aspetta noi!”.

                       18.   Giuda ora cede veramente e con Dismas lascia il tempio. Percorrono le stesse strade attraverso le quali anche Gesù aveva dovuto passare. – Tuttavia Dismas vede sorgere alcune domande in Giuda che si riflettono sul suo volto. Questo lo induce a descrivere tutto l’andamento degli eventi fino all’ultimo di Gesù sulla Croce. Racconta anche delle proprie sofferenze.

                       19.   “Quando divenne notte intorno a me, e dolori acutissimi sconvolgevano il mio corpo, allora si posò una Mano sul mio capo e, – vidi Gesù! Egli non mi disse nessuna Parola, – ma i Suoi occhi dicevano: ‘Io ti aiuto!’. Allora uno svenimento benefico mi catturò. – Quando mi ridestai, vidi migliaia di uomini raccolti intorno a Gesù. Udii il suo invito di venire a Lui, per prender parte al Suo grande Amore liberatore. Allora confessai la mia colpa dinanzi a tutti. Ma Gesù disse che dovevo perdonare i miei nemici per ricevere da Lui Grazia e Perdono. – Ma questo in un primo tempo fu difficile per me. Quando però operai secondo le Sue Parole, mi andò bene. Prego perciò ora anche te, Giuda: ‘Perdona coloro che ti hanno accecato!’, affinché anche Gesù possa perdonare te!”.

                       20.   Giuda però tace.

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Cap. 2

Dinanzi a Gesù

                         1.      Ora raggiungono il Golgota. Come attirati da una forza magnetica vengono a Gesù, al Maestro! Tutta la collina è gremita di anime affamate. Esse ascoltano le Sue Parole, con le quali Egli testimonia ancora una volta della sua Opera e dell’eterno Amore.

                         2.      Giuda si precipita ai Piedi del suo Maestro, …ed ottiene perdono, dal momento che ha agito con troppa cieca passione. Ora gli diviene improvvisamente chiaro con quale grande Amore è sempre stato trattato. Con occhi piangenti cerca lo Sguardo del suo Maestro.

                         3.      Come da lontano, molto lontano, egli ode parlare Gesù, il Maestro: “Giuda, tu povero! Quando eravamo ancora uomini, allora potevo aiutarti a progredire – perché tu eri ancora ignaro. Qui però, nel Regno della Vita, vale soltanto la libera volontà. Poiché ora sei un iniziato, puoi trovare la via a Me mediante la tua libera volontà, volontà che però si deve ancora piegare, finché è passata anche la più piccola parte di ciò che ti separa da Me. Vedi, ancora vive in te odio, furore ed amor proprio! Ciò nonostante Io ti ho perdonato, perché hai agito ciecamente e dimenticato che il Mio Regno non è di questo mondo terreno. – E così fa tesoro delle Mie Parole!”.

                         4.      Le Parole del Signore penetrano profondamente nel cuore di Giuda. In lui risuona come il rimbombo di tuono, ma non riesce a dire: ‘Oh, Signore, lasciami venire con te!’. – Rimane muto, …e rimane solo.

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Cap. 3

La solitudine nel baratro dell’oscurità

                         1.      Intorno a lui ed in lui si fa notte. – “Ora sono solo. Il Maestro ha preso tutti con Sé. Che cosa sarà adesso di me? Da dove viene improvvisamente questa terribile oscurità, questa notte? Per me è ben tranquillizzante: ‘Il Maestro mi ha perdonato!’.”, – così Giuda comincia il suo soliloquio. – “Ma a che cosa mi serve il Perdono, se io stesso non posso perdonarmi?! Perdonare e togliere da me ogni odio? Sì, se soltanto ci riuscissi! – Quando ho visto il Maestro e sentito il suo Amore, allora una sensazione di pentimento è entrata nel mio cuore. Ma da quando sono nuovamente solo, in me s’intensifica l’odio contro gli uomini, anzi, perfino contro di me. – Oh, se potessi veramente distruggermi!!”.

                         2.      Giuda stringe con forza le mani intorno al suo collo, ma lo afferra attraversandolo, e questo lo rende ancora più disperato ed esclama: “Ahimè, Gesù, se soltanto Tu fossi rimasto, allora mi troverei già in ordine!”. – Egli però non riflette che poteva rimanere con Gesù. Così si alza e va attorno nella più profonda oscurità. Ecco che urta la Croce, alla quale il Maestro è stato appeso, e l’abbraccia con lacrime di dolore. E nel soliloquio dice:

                         3.      “Sì, dovevi finire qui per colpa mia. Qui hai finito di soffrire per la mia follia. Ahimè, credevo di agire nel modo giusto, ma guai a me, guai! Io credo che con questo andrò in rovina! – Oh, Signore Gesù, è questo il Tuo Amore perdonante, poiché trovo la Tua Croce, alla quale la mia stupidità Ti ha inchiodato? Oh, chi mi darà conforto e luce nel mio stato tenebroso? Soltanto, – in quest’oscurità, la Croce come accusatrice, oh, che cosa sarà di me? Non c’è nessuno quindi che mi possa aiutare?”.

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Cap. 4

Giuda rifiuta l’invito di Dismas a portare la Croce

                         1.      Tu non sei solo: io, Dismas, sto accanto a te. L’Amore del Signore mi ha dato questo suggerimento: starti a fianco aiutandoti nella tua necessità. Anche se per te è ancora buio, per me è certo già giorno, poiché l’amore per il Signore è diventato la mia Luce. E perciò ti guardo nella tua notte. – Ascolta però: finché persisti qui e vuoi attendere l’aiuto, tempo e noia ti diventeranno molto lunghi, perché il Signore se ne va coi Suoi, – però ti sei separato tu dal Signore. Allora non devi aspettarti che Egli ora venga da te. – Vuoi sempre persistere qui e lamentarti? Vedi, anche questo è amor proprio, e tu pretendi che ti venga portato aiuto! Mio povero Giuda, te lo dico io che sono mille volte più povero di te: non desidero nulla, ma proprio nulla, vorrei soltanto rimanere con te e poterti servire!

                         2.      Questo è per me più – che beatitudine, e mi aiuta a portare il mio peso. – Il Salvatore mi ha ben perdonato, ma la consapevolezza della mia colpa non mi rende libero. Sono stato ben accolto, ma una cosa per me è fondamentale: voglio mostrarmi degno della grande Grazia, dell’Amore misericordioso del Salvatore Gesù. Perciò ti servo! – Allora ti domando: Giuda, tu, povero schiavizzato, che cosa devo farti, affinché anche tu diventi libero, così che si faccia innanzi tutto Luce intorno a te e cominci a diventare uno completamente diverso?”.

                         3.      Risponde Giuda: “Ascolta, io non potrò essere nessun altro. Alcune volte, infatti, ho pregato il Signore di cambiarmi, ma come rimbombi di tuono mi risuonano ancora le Sue Parole: Il pentimento dietro la tomba è di poco valore!’. Perciò ho poca speranza nella Grazia che hai ricevuto tu; infatti, dimentichi che io stesso ho messo fine alla mia vita ed ora devo sperimentare amaramente che non esiste nessuna fine! Come posso essere aiutato? – Il Maestro se n’è andato da me, – ed io potrei trovare la via che porta a Lui solamente attraverso il mio sentimento ancora da piegare! Questo per me è un nuovo enigma.

                         4.      Quanto spesso il Maestro ha parlato in enigmi, ed ora di nuovo? Questo può portarmi poco aiuto. Ma ciò nonostante non posso e non voglio rimanere in quest’oscurità. – Come hai detto tu, intorno a te è giorno ed intorno a me è notte! – Come si spiega ciò? Ma questo non è concepibile, c’è da diventare pazzo in questa tenebrosa notte! – Se non sentissi le tue parole, dovrei credere di sognare! Ma dimmi: non esiste nessuna via d’uscita da quest’oscurità? Soprattutto andar via da qui – da questo monte Golgota; esso mi opprime! Cosa vogliamo fare?”. –

                         5.      Allora dice Dismas: “Giuda, vecchio amico, anche la mia colpa mi opprime, come a te la tua. Ma aver conosciuto qualcuno che dice: ‘Ti sia perdonato, se puoi perdonare coloro che ti hanno ucciso!’ –, questo fa scaturire in me, nel cuor mio, una speranza, – e così ho afferrato fiducia in Gesù, il Salvatore! Dalle Sue Parole risuona Amore e nuova speranza in un’esistenza migliore. Ora credo di comprendere, quando Egli ti disse: ‘Il pentimento ha poco valore quando siamo morti’. Poiché, voler nutrire soltanto pentimento per una colpa passata, – sarebbe facile e potrebbe rendere ben lieti, – ma che cosa avrebbe l’altro, al quale io ho fatto del male, dal mio pentimento? Si tratta però di cominciare da se stessi col percorrere una via nuova! E così non sento lo scoraggiamento che affligge te, un discepolo di Gesù. – Gesù avrà ragione: tu sei un iniziato! E cosa non potresti essere tu per me, se tu lasciassi i tuoi lamenti e ti accordassi nell’interiore con la tua situazione, situazione che tu stesso hai voluto. – Certo, – io, Dismas, – ho assassinato! Con la mia morte però, morte che è stata anche terribile, l’assassinio è sempre rimasto assassinio. Dovrei ben essere in eterno considerato un assassino, ma ciò, qui - in questa Vita - ha un altro lato. Coloro che io, infatti, in modo brigantesco, ho ucciso, costoro adesso vivono, così come io e te viviamo ancora! – Tu hai consegnato Gesù alla morte sulla Croce, e ciò nonostante Egli vive! Io sono stato colpito a morte e vivo ancora. Anche tu hai messo fine alla tua vita, – e certo vivi!! – Giuda, dimmi: su questo, non è il caso di riflettere?

                         6.      Appena incontrerò coloro ai quali ho spento la fiamma della vita, allora chiederò il perdono tanto a lungo – finché mi sarà perdonato. E guarda, tu hai ottenuto il Perdono dal Salvatore Gesù, e ciò nonostante maledici per cose che tu stesso hai causato! Dimmi: non sei dunque uno stolto più grande di quanto lo eri prima? – Gesù ti offre la Mano redentrice nella tua nullità, oppure ti aspetti che venga un angelo e ti conduca in trionfo, subito, in un cosiddetto Cielo? – Oh, quale meravigliosa giustizia!! – Ognuno troverà ciò che egli stesso ha seminato! Perciò ti prego, nel Nome del Signore e Salvatore Gesù: fatti animo e riconosci nella tua notte, l’Amore che ti cerca, affinché anche tu, nella tua vita, sebbene ancora triste, possa renderti obbligato a servire secondo questa Grazia!”.

                         7.      Dice Giuda: “Dismas, tu parli come un santo! Peccato solo che tu non eri un discepolo. Ma una cosa devo dirti: non mi sono alleggerito nel tuo discorso! Hai dunque dimenticato tutto ciò che era importante nella vita? – Piuttosto: porta via questa Croce, affinché almeno non me ne ricordi! Vorrei volentieri seguirti, ma la Croce è una potente Ammonitrice. Riconosco: non posso cambiare ciò che è accaduto, ma non posso neanche andarmene da questo deserto ed oscurità. È come se io dovessi continuamente abbracciare questa Croce!”.

                         8.      “Ebbene, mio Giuda”, – risponde Dismas – “prendila sulle tue spalle e andiamo nel tempio dove intanto è andato il Signore”. –

                         9.      “Io? – Portare la Croce?”, – dice Giuda. – “Dimmi: lo dici seriamente? Non puoi proprio pretendere da me qualcosa di più stolto? Sarei lieto se non la toccassi più! Ed ora la dovrei trascinare ovunque questa vuole andare? – Questo certamente non lo dici sul serio. Con tutto l’amore per il Signore, infatti, a me ancor sempre non è chiaro perché – sì, perché Egli si è lasciato crocifiggere! – Ah, se nella mia stupidità non avessi abbandonato il Signore. Ma questa stupidità non la commetterò una seconda volta, – semmai dovessi nuovamente giungere a Lui! Ma, come giungere a Lui? – Vieni, amico e fratello Dismas, conducimi dal Signore, ma non parlarmi più della Croce. Vieni, dammi la tua mano, affinché io possa camminare sicuro, ed in questa oscurità non incappi in una angoscia ancora maggiore”. –

                       10.   “Caro fratello Giuda”, – dice Dismas, – “io voglio guidarti volentieri dal Salvatore Gesù, ma tu devi portare la Sua Croce, perché in fondo è la tua Croce. Sulla tua Croce Egli ha sofferto fino in fondo, perché per causa tua è stato consegnato a questa. Non vedo perché ti rifiuti di portarla. Ricorda, Egli ha sofferto sulla Croce per causa tua e, sulla Croce, Egli mi ha accolto per essere il tuo soccorritore e consigliere. E sulla Croce ha perdonato a tutti! Ora la vuoi considerare come se ti capitasse la più grande ingiustizia! Ti prego, fratello Giuda, non rifiutarti oltre. Vieni, voglio aiutarti a mettere questa Croce sulle tue spalle”.

                       11.   “Mai e poi mai porterò questa Croce!”, – risponde Giuda. – “Tu ne avresti ben una grande gioia se io portassi la prova del mio tradimento attraverso la città e la innalzassi nel tempio! Tutto il mondo direbbe: ‘Vedete Giuda, il traditore, così ricompensò l’Amore del suo Maestro. Non è abbastanza che egli stesso si giudichi, tutto il mondo lo dovrebbe giudicare!’. – Se non mi porti dal Maestro senza questa Croce, devo proprio cercare di andar via da qui senza di te. Da qualche parte, infatti, dovrà esserci per me l’occasione di incontrare Gesù anche senza di te. E chissà se Egli sia ancora nel tempio! Perché non si è mai trattenuto molto in esso!”. –

                       12.   In quell’istante a Dismas appare un angelo, senza che Giuda possa scorgerlo, e dice: “Caro amico, lascia Giuda alla sua libera volontà, mai costringerlo ad un’azione. Non lasciarlo, ma nasconditi dinanzi a lui, affinché trovi se stesso! Per il resto attieniti nel cuore a Colui che ha aiutato anche te e continuerà a farlo, il Quale ti fa dire questo attraverso di me. – Io rimarrò invisibile presso di voi per assistervi; l’Inferno, infatti, sta facendo ogni sforzo per distruggervi”. –

                       13.   Ora Dismas si avvicina ancora una volta a Giuda e dice: “Fratello Giuda, soltanto il Signore e Maestro può aiutarti! Mai ti verrà un soccorso se non Lo cerchi, e senza la Croce mai potrai giungere a Lui, perché rimani debitore della dimostrazione che pratichi vero pentimento. Così come sento nel cuore, tu puoi essere salvato soltanto attraverso il più grande sforzo. Vedi, ho l’istruzione di lasciarti a te stesso, se non fai il pur minimo sacrificio. Il Signore ha portato il Sacrificio più grande, ed in Lui non c’era nessuna colpa. Tu devi portare soltanto un piccolo sacrificio, ma la tua colpa è gigantesca. L’impulso verso la redenzione non deve essere così grande in te, altrimenti porteresti, senza indugio, questa Croce, fino ad arrivare dal Signore. Ti prego, per amor della tua beatitudine: fa secondo la Sua volontà, non te ne pentirai”.

                       14.   “Mai potrò portare questa Croce, farebbe la mia infamia ancora più grande!”, risponde Giuda.

                       15.   A ciò Dismas si allontana lentamente, non senza esclamare prima a Giuda: “Allora percorri prima da solo la tua via secondo la tua volontà. Non caricare ancora più colpa su di te; tu, infatti, tenti nuovamente il Signore. Soltanto quando sarai di altro sentimento potrò continuare a servirti!”.

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Cap. 5

Tra le croci, nella profonda oscurità

                         1.      Ora Giuda è nuovamente solo. Dismas può ben vedere ed ascoltare tutto sotto la sorveglianza dell’angelo, ma per Giuda egli qui non c’è più. Giuda sente che è solo, e così dice fra sé: ‘Così anche costui se n’è andato via. E perché? Perché non ho fatto la sua volontà! – Però una bella pretesa da parte sua: io dovrei portar la Croce fino al Maestro Gesù! Sarebbe un bello spettacolo se, il traditore Giuda, trascinasse la Croce al Maestro. – Bando al pensiero, bando alla Croce, affinché non ne sia più ricordato. – Se soltanto avessi una scure, la spaccherei in piccoli pezzi. – Oh, tu misera traversa, che mi copri ancora di tale ignominia. – È stata però anche una stupidità del Maestro lasciarSi crocifiggere. Lo comprenda chi può, io non lo posso’.

                         2.      Ora Giuda cerca di abbandonare la collina e mette il piede in avanti, con molta cautela, perché l’oscurità non gli permette nemmeno di riconoscere il suolo. Dopo alcuni lenti passi però deve fermarsi spaventato; – si è di nuovo imbattuto in una croce, e precisamente in quella sulla quale è stato ucciso Dismas. – E dice: “Oh, maledetta miseria, già di nuovo una croce! Il monte Golgota è quindi coperto soltanto con delle croci? Via di qui, fa un effetto sinistro una tale croce”.

                         3.      Ora continua a tastare con i piedi per andarsene verso Gerusalemme. – Ma ecco che cade in una buca e rimane giù come morto. – Soltanto dopo molto tempo si tira nuovamente su con le membra dolenti, e si sente misero e ridotto male.

                         4.      ‘Strano’, – dice tra sé, – ‘così mi sono tolto la vita per evitare ogni miseria, ed ora sono più miserabile di prima. Se soltanto potessi vedere almeno qualcosa. – Oppure non ho più gli occhi? Dismas però poteva vedere, ed io no! Non si può credere: qual triste esistenza è, – essere morto …e non essere morto! Oh, se venisse qualcuno per portarmi aiuto! Ora però fuori dalla buca, – grazie a Dio non è profonda’.

                         5.      Ora ha un gran da fare per uscirne, e finalmente è di nuovo su.

                         6.      “Adesso in quale direzione vado? Dove c’è una via? Oh, miserabile oscurità, se almeno avessi una luce, allora, già potrei aiutarmi! – Sì, Giuda, sei stato stupido, oggi potresti essere là dove sono gli altri, – con il Maestro in mezzo a loro. Ai tempi del Signore sulla Terra erano bei tempi, non abbiamo sofferto nessuna miseria. C’era sempre tutto in abbondanza. – Se ora avessi soltanto qualcosa delle briciole, sarei più contento. – – Ma ora avanti, così che possa andarmene da questa maledetta collina”.

                         7.      Ed ora fa alcuni passi in avanti, – ma per suo sgomento sta di nuovo davanti ad una croce. Cade a terra, afferrando con le mani il tronco!

                         8.      “Oh, adesso cosa c’è ancora? Di nuovo una croce? – ora qual è? C’erano erette tre croci, qual è questa? Devo avere la certezza, l’angoscia mi opprime il petto. Dunque, Giuda, – al bando la paura, devo avere certezza di ciò che sarà di me. Non ho voglia di lasciarmi mettere in grande angoscia da una croce”. – – Le sue mani cercano tastoni verso l’alto, e lentamente si solleva appoggiandosi alla croce, ed ora arriva ai fori dei chiodi che avevano trafitto i Piedi del Signore. È la Croce di mezzo! – Ora fa alcuni passi verso destra, con le mani cerca intorno nel vuoto, ed alla fine è di nuovo presso la croce di Dismas.

                         9.      “Ecco! Ed ora indietro, alla Croce del Maestro!”. – Dopo alcuni passi l’ha di nuovo raggiunta. “Ed ora un po’ verso sinistra, – ecco, prudenza, affinché non cada di nuovo nella fossa maledetta”. – E poi raggiunge anche la terza croce. – –

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Cap. 6

Con Gesmas ancora sul Calvario

                         1.      Ora, come Giuda cerca di tastare con le sue mani questa croce, tocca improvvisamente un corpo umano. Con un grido si tira indietro. Ma poiché nulla si muove, tasta piano il corpo con le due mani, e cerca in quest’oscurità di rialzare l’uomo apparentemente senza vita. Con alcuni sforzi anche gli riesce, e come lo ha rialzato completamente, viene vita all’improvviso nel corpo!

                         2.      “Chi sei tu? Che cosa vuoi da me?”, grida pieno di collera la figura. Giuda si spaventa e lascia andare il corpo. – Costui però afferra Giuda per il braccio e lo tiene fermo. “Sei l’amico Dismas, eh? – Molto gentile da parte tua a farmi visita. Sembra che il Nazareno non abbia mantenuto la Sua Parola con te?”. –

                         3.      “Io non sono Dismas, bensì Giuda che ti ha trovato qui. Ora dimmi: chi sei tu?, – perché è buio pesto e non ti posso riconoscere”.

                         4.      “Io? Io sono Gesmas; con la Crocifissione del Nazareno sono stato ucciso allo stesso modo come Dismas e questo Gesù. Aspetto solo il momento per vendicarmi su coloro che mi hanno fatto questo”.

                         5.      “Tu? – E far vendetta?”, dice Giuda. – “Come puoi riuscirci? Puoi dunque andartene da qui?”.

                         6.      “Aspetta solamente”, risponde Gesmas, – “me ne andrò da qui, e già me ne sono andato una volta. Vale a dire dopo che sotto grandissimi dolori esalai la mia vita, lentamente mi accorsi che non mi si poteva uccidere. Quando, infatti, giacqui a terra e sentivo delle voci intorno a me, allora seppi che non portavo più il mio corpo, perché ruppero le mie gambe con una mazza. E in ogni caso potevo vedere, ma intorno a me era notte. Allora ottenni di afferrare un uomo, al quale mi tenni e con questi andai al tempio. Giunto lì, udii ogni sorta di cose sulla morte del Nazareno. Ma poiché nessuno di noi parlava, mi venne una tale rabbia, che avrei potuto fracassare tutto, ma nessuno mi vide. Mi aggrappai al sommo sacerdote, infatti, nella mia furia potevo riconoscerne alcuni – ma tutto nel rosso bagliore del fuoco. Ed allorché nessuno voleva guardarmi, allora per rabbia divenni folle e bestemmiai ed infuriai. Allora venni all’improvviso afferrato da dietro, sollevato in alto e gettato a terra. Devo essere rimasto a lungo per terra; perché quando mi risvegliai, giacevo qui davanti alle croci, ed intorno a me era ancora più buio di prima. Dopo cercai di andarmene da qui, cosa che però non mi era possibile. Quando venni ora all’altra Croce, sulla quale era stato appeso il Nazareno, allora mi venne di nuovo un’ira tale che mi arrampicai in su ed in alto diedi scossoni. Ma ecco che mi buscai una spinta – e tutto il resto lo sai! Avresti dovuto lasciarmi a terra, sarebbe stato meglio per te e per me, perché c’è sangue nelle mie mani. Con me puoi sperimentare poco divertimento, avresti dovuto cercare Dismas, costui era molto migliore di me. Dove sarà adesso?”. –

                         7.      “Fino a poco tempo fa”, – dice Giuda, – “era ancora qui, ma mi ha lasciato. Figurati, dovevo portare la Croce sulla quale è morto il Maestro fino al tempio, cosa che però ho decisamente rifiutato!”.

                         8.      “Tu, portare la Croce?”, – risponde Gesmas. – “Ma perché poi? Per questo dovrebbero esserci stati in fondo dei motivi. Posso saperli?”.

                         9.      Dice Giuda: “Ebbene ascolta, io sono Giuda, uno dei discepoli di Gesù, ed ho sulla mia coscienza la Sua morte, fui io, infatti, che rivelai ai templari la Sua sosta nella notte per trenta miserabili monete d’argento. Mai avrei creduto che il Maestro accettasse questa fine mortale. Piuttosto pensavo che Egli avrebbe mostrato il Suo Potere, farSi re dei giudei e con ciò liberarci dal giogo dei romani, e fondare un regno giudaico! Così almeno risuonava dalla Sua bocca, ed anche a me sembrò come se fosse giusto anche per Lui. – Poiché nessuno mi trattenne, allora andai e rivelai la Sua sosta notturna nel Getsemani. Ma quando vidi quale sciagura avevo causato con questo, persi ogni sentimento e corsi nel tempio. Là gettai ai piedi dei farisei il denaro ricevuto e pretesi la Sua liberazione. E qui imparai a conoscere tutto l’odio che si disponeva contro Gesù, e nella mia disperazione m’impiccai. – Qui nel regno degli spiriti mi è stata data, nel frattempo, l’occasione di vedere e parlare ancora una volta con Gesù. – Del resto è stato proprio Dismas quello che mi guidò a Lui, infatti, prima ero anch’io nel tempio. Ora però sono solo!

                       10.   Gesù mi disse che dovevo cercarLo ed avrei trovato la via che porta a Lui, ma dapprima dovevo sacrificare il mio amore. Dismas però pretendeva che per trovare il Signore dovevo portare la Sua Croce nel Santissimo del tempio, lì Lo avremmo trovato! – Ed ora riconoscerai anche tu, che con ciò non sono stato affatto aiutato. Che cosa deve accadere adesso?”.

                       11.   “Dunque, sei tu Giuda Iscariota”, – risponde Gesmas, – “…uomo di pasta frolla! Sì, sì, ti conosco. Eri troppo vile per seguire Barabba, e con il tuo Gesù non hai saputo combinare nulla, …questo Nazzareno! Lo sapevo già prima. – Ed ora, ‘che cosa deve accadere?’, pensi tu, …stupida domanda, …io rimango qui ed aspetto. Credi forse che mi debba rompere l’osso del collo in questa notte oscura? Aspettiamo il mattino, poi vedremo tutto il resto. Sì, che bella cosa, tu un discepolo del Nazareno, un suicida, ed io un giustiziato! Sperimenteremo gioia insieme, …ma quale! Una cosa però è certa, appena avrò nelle mie mani un templare oppure un romano, non gli andrà per il meglio. Quindi, aspettiamo!”.

                       12.   Ora si fa quiete tra i due! L’angelo, che sorveglia tutto con Dismas, fa un movimento con la mano destra, ed ecco che tuona potentemente!

                       13.   Giuda per la paura afferra Gesmas e dice: “Che specie di tuono è stato, mi sono spaventato! È strano però, non ho visto nessun lampo. Tu hai notato qualcosa?”.

                       14.   “Io no!”, – risponde Gesmas. – “Ho sentito soltanto tuonare, ma che c’è da spaventarsi? Tuonò anche così quando mi spezzarono le gambe. Ora sarà quel che sarà. Se soltanto fosse già mattino!”. –

                       15.   “Gesmas, tu aspetti un mattino?”, – dice Giuda. – “Ascolta ciò che Dismas mi disse: ‘Presso di me è giorno e presso di te è notte!’. Perciò io non credo in nessun mattino, anche se dovessimo attendere qui fino al Giorno del Giudizio! Allontaniamoci in fretta da qui, perché non vorrei più essere ricordato nella Croce. Quindi avanti! Cerchiamo di andar via da qui, da qualche parte dobbiamo pur incontrare alla fine qualcuno. – Più di tutto vorrei andare a cercare il Maestro!”. –

                       16.   “Aha, vecchio asino!”, – dice Gesmas. – “Non sei ancora guarito? Vorresti magari ancora una volta tradire il tuo Signore? Oppure non vorresti più essere ricordato nell’infamia tua? – Oh, Giuda, ti avrei considerato più avveduto. Manca ancora soltanto che tu pianga come una vecchia femmina! – Come mai che ti irritano le croci? A me non m’irritano per nulla. Perché non le fai a pezzi se ti disturbano? Facciamoci piuttosto un fuoco con il legno, allora avremo luce ed anche un po’ di caldo, infatti, è diventato notevolmente freddo. Questa è la mia proposta. Quindi cerchiamo una scure, perché gli sgherri hanno lasciato a terra tutti i loro attrezzi. Almeno l’ho visto, perché vivevo ancora. – tu cerca a destra, ed io a sinistra, ma chiamiamoci l’un l’altro, affinché non ci perdiamo!”. – Ed ora entrambi procedono lentamente sul terreno e tastano con le mani. L’angelo mette una scure davanti a Giuda, scure che Giuda afferra anche subito.

                       17.   “Ehi amico”, – grida Giuda, – “ho trovato una scure. Non cercare più – ed ora vieni all’odiata Croce!”.

                       18.   I due si trovano nuovamente, ed ora vanno al centro della Croce. Per quanto può, Giuda batte con la scure nel tronco. Spesso le mani tastano i tagli, ed il tronco è presto attraversato. La Croce già traballa pericolosamente. Ancora alcuni colpi ed il tronco è spaccato. La Croce cadendo seppellisce entrambi sotto il suo peso. Muti giacciono entrambi sotto di essa.

                       19.   Soltanto dopo un po’ si ridestano dal loro terrore, per comprendere ora che la Croce giace su di loro!

                       20.   Dopo un lungo tempo riescono a muovere braccia e gambe, e Giuda può liberarsi sotto i più grandi sforzi. Dopo aver steso ben bene le sue membra, aiuta Gesmas ad uscire dalla sua situazione. Alla fine anche questi è libero, e Giuda dice: “Sì, questa faccenda sarebbe potuta finir male; perciò mi guarderò di prendere ancora una volta la scure e fare legna della Croce! – Ora giaci qui, tu misero pezzo di legno, quasi morivo sotto il tuo peso! Ma c’è da impazzire. Sai, amico, ora ce ne andiamo via, e se non vieni con me, me ne andrò da solo. Dimmi: cosa stiamo ancora a fare qui? Non veniamo a nessuna meta!”.

                       21.   Dice Gesmas: “Giuda va tranquillo, io rimango, anche se dovessi stare seduto qui per delle Eternità. Devo ancora raffreddare la mia vendetta, e sono completamente certo: quelle bestie umane ritorneranno certamente qui!”. –

                       22.   “Allora ti auguro molta fortuna”, – dice Giuda, – “io me ne vado dal luogo del terrore, forse troverò aiuto altrove. Quindi non annoiarti”.

                       23.   E Giuda fa dietro front, lentamente, tastando con i piedi, va in direzione di Gerusalemme. Allora dice ancora tra sé: “Ora sono nuovamente solo. Via da questo villanzone; ma forse non è stato giusto averlo abbandonato! – Ma così doveva essere. Soprattutto, che stupido discorso da parte sua: vendicarsi! Io sarei contento se migliorasse la mia situazione. Non voglio più pensare a nessuna vendetta. Preferirei incontrare Dismas o altrimenti un buon uomo. – Sì, Tu caro Maestro, avevi ragione quando insegnavi: ‘Ciò che l’uomo semina, quello raccoglie!’. Mi capita proprio bene. Ora sarei potuto ancora stare con i miei fratelli presso il Maestro. Con Lui non abbiamo sofferto nessuna miseria. In ogni modo ora è successo, forse incontrerò un buon uomo che mi aiuti!”.

                       24.   Lentamente, passo dopo passo, egli scende dalla collina. Non osa per nulla guardar da parte per paura di perdere la direzione. –

                       25.   “Da qui non passa dunque nessuno?”, – continua a parlare Giuda. – “Chiunque sia, non m’importa. La cosa più importante è che non rimanga più solo. Sì, Giuda, qui tu sei il perdente, mentre gli altri che stanno con il Maestro sono in vantaggio. Ahimè, Maestro Gesù, se potessi riparare la mia colpa. Se potessi di nuovo cominciare daccapo, quanto crederei in Te, – e soltanto credere in Te! Gesù, Tu, buon Maestro, se mi hai perdonato, allora continua anche ad aiutarmi, affinché non diventi ancora più misero di quanto lo sono già!”. – Appena parla così, si fa a poco a poco più chiaro all’orizzonte. Ora si ferma e si riposa. Allora il suo piede urta una grande pietra, e su questa pietra si mette a sedere. Lieto di poter nuovamente riconoscere un poco, guarda in direzione di Gerusalemme. Si guarda anche indietro verso il Golgota, e pensa ai due uomini: Dismas e Gesmas!

                       26.   “Forse ho sbagliato ad abbandonare Gesmas”, – si dice, – “anche se non c’era da aspettarsi nessun aiuto da lui, perlomeno non ero solo. Beh, intanto è successo! Ora però, da dove viene la luminosità! Sì! Che cosa c’è a Gerusalemme? Mi sembra che ci sia un grande fuoco. In questa direzione, infatti, nel cielo, diviene visibile un chiarore rosso. Avanti Giuda, ora hai fortuna, perché dove c’è un fuoco, ci sono anche uomini. Così qui mettiamo una fine”. – –

                       27.   E va avanti, nella direzione del bagliore di fuoco. Ma non brucia luminoso, e la speranza di un’ulteriore luce non si adempie. – Dopo un vagare lunghe ore giunge in un giardino. La porta di questo è aperta, e così entra. Come il suo piede va sull’erba, si sente meglio e spera ancora di trovare una casa e degli uomini. Non gli viene però in mente che gli uomini, se ve ne fossero, non potrebbero per nulla scorgerlo. Egli si sente ancora completamente uomo, ma solo ed abbandonato! –

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Cap. 7

Presso il proprio cadavere

                         1.      Prosegue sulla via. Giunge ad un ruscello, si china e stende le mani nell’acqua. Un disgusto interiore però lo trattiene dal bere di questa. Va avanti lungo il ruscello. Qui ci sono molti alberi, – ma lì! – che cos’è? Lì pende un cadavere da un albero! – Ed egli lo riconosce: è il suo cadavere! “Giuda!”, un grido disperato! Così esce con impeto il suo nome fuori dal petto tormentato. Un terrore di se stesso lo afferra e si lascia cadere come morto! – –

                         2.      L’angelo e Dismas guardano Giuda giacente immobile. “Questo è il primo atto nella sua vita”, – dice l’angelo, – “l’ulteriore sviluppo dipende dal suo risveglio!”.

                         3.      “Sì”, – dice Dismas, – “non possiamo dunque aiutarlo? Il suo petto brucia dal dolore; poiché nel complesso, Giuda è stato mille volte migliore di me, e ciò nonostante la mia esistenza è soddisfacente e protetta; – certo, la tua compagnia è per me una Grazia inconcepibile!”.

                         4.      “Lascia stare, Dismas”, – dice l’angelo, – “il Signore spera che tu adempi il tuo dovere e soprattutto che farai ogni cosa per salvare Giuda. Tu sostieni che la tua esistenza sia un’esistenza protetta! Ma sai tu che cosa significa ‘esistenza protetta’? Ascolta: esistenza protetta significa aiutare gli altri!! Offrire loro una Patria!! Servire loro!! – Questo significa essere protetto!! E significa ancora: rimanere nel Signore! – Per questo il Signore ti ha affidato questa missione, per servire ed aiutare Giuda con tutte le forze tue! Tieni conto però sempre di questo: non esercitare nessuna costrizione! Non costringere! Mai! Capisci? Perché siamo nel libero Regno degli spiriti, – ed ogni mancanza di libertà è un regresso nello sviluppo dell’uomo spirituale!

                         5.      Lascia scendere qualcuno all’Inferno piuttosto che tagliargli in un certo senso le ali della sua libertà. Ma se adotti la costrizione, allora l’altro rimarrà certamente là, dove lo desideri tu; ma sarà incapace di elevarsi ad un nuovo punto di vista, egli sarà come un uccello con le ali mozzate! Chi però nel pieno possesso della sua libertà precipita nell’abisso, questa libertà può anche portarlo di nuovo fuori, se ha lì conseguito la necessaria maturità. – Ora presta attenzione: adesso toccherò Giuda, affinché si risvegli! Ed allora vogliamo adempiere nel Nome del Signore il nostro nuovo compito!”. –

                         6.      L’angelo ora tocca la fronte ed il petto di Giuda che sta lì steso come morto, e con un profondo respiro si risveglia dal suo svenimento. Si tocca precisamente il punto dove l’angelo lo ha toccato e dice:

                         7.      “Ora vivo ancora la vecchia vita da cani, fossi veramente morto! Soltanto adesso, infatti, sono davvero infelice, perché ho visto il mio cadavere. Quasi non c’è da credere: ecco Giuda che pende morto, – ed il vero Giuda vive! – Oh, se non avessi tradito Gesù! E già, è vero quando il buon Maestro diceva sempre che una stupidaggine partorisce l’altra. Ah, se non avessi commesso la mia stupidaggine, allora non sarebbe nemmeno seguita l’altra! Ma cosa fare adesso? A Gerusalemme il fuoco sembra divenir più grande. Mi pare come se diventasse un po’ più chiaro, perché vedo i contorni del tempio nel bagliore del fuoco. Ma che cosa succede? – il tempio stesso brucia e crolla. Ahimè, il tempio è crollato! Oh, Jehova, la Tua casa va in rovina! Voglio cercare di arrivarci, forse là incontrerò qualcuno. Non ha detto Dismas che il Maestro è andato al tempio? Oh, allora gli stessi maledetti templari hanno appiccato il fuoco al santuario, e forse il Maestro è ancora nel tempio! Mi affretto a correre là, ma presto, forse posso ancora portare aiuto”.

                         8.      E Giuda corre a passi veloci in direzione del fuoco. I due lo seguono, senza che Giuda se ne accorga. La sua via è faticosa, infatti, è resa difficile per lui dall’eterno provvidente Amore, per fortificare la sua afferrata volontà! Ma poiché Giuda si dirige imperterrito verso la sua meta, gli viene portato aiuto diventando un po’ più chiaro intorno a lui. – Finalmente giunge nel luogo orribile dove prima sorgeva il tempio. Il fuoco nel frattempo si è spento, arde solo senza fiamma ancora per ogni dove. Ora va attorno alle macerie e cerca un uomo. Ma non trova nessuno. Già vuole andarsene, quando sente delle parole, e precisamente imprecazioni contro Gesù di Nazareth. Oltre un mucchio di macerie e travi carbonizzate, passando attraverso fumo denso, arriva nel punto dove forse prima ci stava un altare. Qui c’è rannicchiato un uomo! Brandelli di veste pendono dal suo corpo martoriato e bruciato, Giuda lo solleva pieno di compassione, – per poi di nuovo lasciarlo spaventato, perché ha riconosciuto nell’uomo, il sommo sacerdote! –

                         9.      “Così hai dunque già la tua ricompensa, mostro!”, – dice Giuda a stento e con voce tremante. – “Ti sta proprio bene, perché hai mandato in rovina me ed il Maestro!”.

                       10.   Allora l’altro cerca di alzarsi e risponde: “Che cosa dici tu, io avrei mandato in rovina te ed il tuo Maestro? Insomma, chi sei tu che osi addossarmi qualcosa?”. –

                       11.   Risponde Giuda: “Chi sono io? Io sono Giuda, uno dei discepoli di Gesù di Nazareth, ed ora non mi conosci più!? Mi hai perfino reso felice alla tua tavola con cibi scelti e buon vino, e come ricompensa per la mia azione funesta mi hai pagato ancora con trenta monete d’argento, ed oggi non ne vuoi più sapere nulla! Sai che cosa vorrei fare con te? – Strangolarti con le mie mani! Tu stesso hai detto, quando ancora ero nel tuo orgoglioso tempio e portavo il mio corpo di carne, che volevi andasse a finire ad ogni seguace di Gesù come è andata a me, al traditore! Oh, Caifa, ti colpisca il Giudizio di Dio!”.

                       12.   “Che cosa dici tu, che io sia Caifa? Io sono Eljasib, il sommo sacerdote, e lo rimango malgrado Caifa e te! E tu sei dunque un discepolo del Nazareno, di questo volgare servitore del diavolo che ha distrutto il mio tempio[1], tempio che io ho governato giustamente e bene per centinaia di anni! Se il tuo Nazareno è Colui per il quale si spaccia, allora venga e riedifichi il mio tempio, mi porti di nuovo agli onori ed all’autorità. Soltanto allora Lo riconoscerò come Signore e voglio dimenticare ciò che mi ha fatto, e riconoscerò te come mio sacerdote. Ma altrimenti odio l’intera genia del Nazareno e te più di tutti. Tu volgare traditore! – Sappi: se tu avessi …tradito me, ti terrei nei sotterranei più profondi in compagnia di serpenti e vipere, e mi pascerei ogni giorno nel tuo tormento. Comanderei a due sacerdoti che ti gridassero ad ogni morso di pane che porti alla bocca: ‘traditore!’. – Anche se il Nazareno ha distrutto la mia casa e portato via tutti i miei affidati, ho ancor sempre la mia volontà, e con questa resisto, finché posso!”. –

                       13.   Giuda si spaventa per quest’esplosione d’ira e balbetta: “Oh, perdonami, non ti ho riconosciuto, perché supponevo che tu fossi Caifa. Ma poiché non ti ho ancora fatto niente di male, non ti voglio aver inteso affatto. Del resto mi sarei aspettato meno di tutto da te tali minacce ed insulti, tu che pretendi di essere un unto di Dio. Ora, insultare Gesù e descriverLo come servo del diavolo, oh, questo ti sarà difficile da sciogliere. – È vero, ho agito male, ma nonostante la mia grande viltà il Maestro Gesù sta molto al di sopra di tutto il male. Ricordati questo: nessun altro che Gesù di Nazareth ti può aiutare! Io, Giuda, un solitario e perduto, ti dico a Chi devi rivolgerti: soltanto Gesù aiuta! Sei già stato aiutato a metà, perché ti ha tolto il tuo tempio. Tutto ciò che tu vuoi, lo devi chiedere a Lui e devi profondamente pentirti della colpa tua. Io volevo, io potevo essere presso di Lui”. –

                       14.   Gli grida Eljasib: “Ma ora smettila, lugubre donnina. Il giusto sei tu? Prima consegni il tuo Signore alla Croce, e poi vuoi far credere, – che soltanto Gesù mi può aiutare! Se non te ne vai via dalle mie vicinanze, allora t’istruirò io sul tuo Signore. Non nominarmi più il Suo nome, perché qui sono io il signore ed anche lo rimarrò. Certo, il tempio non c’è più, ma io sono ancora colui che sono: un sommo sacerdote della Grazia di Dio!!”.

                       15.   Giuda vuole replicare qualcosa, Eljasib però afferra un pezzo di legno carbonizzato e cerca di colpirlo, ma costui lo schiva saltando di lato. Il sommo sacerdote s’infuria ancor di più e si precipita con il tizzone su di lui. Allora Giuda salta via oltre le macerie e lascia il sommo sacerdote che rimane lì insultando ad alta voce. –

                       16.   “Oh, Dio, oh, Dio!”, – dice Giuda a se stesso – “Questa cosa avrebbe potuto finire pericolosamente. Ora sono contento che sia venuto via; ma purtroppo sono anche più povero di una speranza. Dove sarà andato il Maestro? Sì, sì, ecco il risultato, volevo aiutare, e legnate sono la ricompensa! Allora sto meglio se rimango solo. Ma che cosa faccio ora! Dove posso andare? Almeno si è fatto un po’ più chiaro, e tutta la zona mi sembra conosciuta – ma purtroppo sono solo! Mi rode enormemente di essere presentato come traditore – ma il Maestro mi ha perdonato. Come farò, affinché mi sia lavata via la macchia dell’infamia? Che cosa devo fare? – – Adesso mi incammino e vado a cercare mia moglie ed i miei figlioli, infatti li ho già del tutto dimenticati! Che cosa diranno? Chissà se lo sanno che sono già morto per il mondo? – Quindi, Giuda, via ed all’opera! Facciamo visita alla nostra casa terrena. Ora non sono impedito dal tempo e dalle ore del giorno, perché non sono più un uomo terreno e non dipendo più dalle leggi fisiche!”. –

                       17.   Ora Giuda si cerca un bastone che presto trova, perché l’angelo gliene ha messo uno davanti. Cammina verso ponente e cerca ed esplora, per vedere se non incontra ancora un uomo. Tutta la zona però è come morta, soltanto l’angelo e Dismas lo accompagnano non visti. –

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Cap. 8

A casa dai suoi

Judit a Betania aiutata da un comandante

                         1.      L’angelo intanto parla con Dismas: “Vedi, finché Giuda non possedeva il minimo amore per il prossimo, e pensava sempre soltanto a sé, se la godeva, dove non gli costava nulla, e portava sempre così tanto nel suo borsello da non dover soffrire miseria alcuna, egli era una persona solitaria ed appartata. Nonostante si sia giocato ogni Grazia, poiché egli stesso ha messo fine alla sua vita terrena e di prova, Dio gli è tuttavia clemente e ben disposto. Perché Giuda è lo strumento di cui è stato scritto da migliaia di anni. E se Giuda nella sua miseria e nel suo strazio avesse trovato la via verso il Signore, mai avrebbe avuto bisogno di soffrire, perché allora per Lucifero non vi sarebbe stato nessun motivo sul quale egli avrebbe potuto fare un rimprovero a Dio. Vedi, con Giuda è così: egli ‘vorrebbe’ sempre, ma rimane nel ‘vorrei’! – Se non avesse abbandonato Gesmas, sopportato tranquillo ogni scherno e fosse rimasto paziente, a quest’ora starebbe meglio. Altrettanto era qui presso il sommo sacerdote. Se avesse sopportato ogni scherno e perfino le legnate, allora avremmo potuto aiutarlo. Ma così egli fugge proprio da ciò che potrebbe assestare il più grande colpo alle sue debolezze ed amor proprio. Il Signore però è paziente, tali e quali vogliamo esserlo anche noi – perché Giuda è un’anima che è da salvare. Al Signore però sia grazie perché ci rende capaci di stare al fianco di questa povera anima proteggendola!”. –

                         2.      Nel frattempo Giuda marcia imperterrito in avanti verso ponente, e non si stupisce nemmeno che là, dove cammina, non c’è nessuna strada. La sua via passa su steppe desolate e deserti di sabbia. Ed ora si sente stanco e si mette lì a riposare. I suoi pensieri però sono presso sua moglie ed i suoi figlioli, e le preoccupazioni per questi gli rendono pesante il cuore. – Così dice a se stesso: “Sì, non ho quasi per nulla provveduto a loro e pensavo solamente a me. Ora mi dispiace che ho portato questo disonore su di loro”. –

                         3.      Giuda però non può trovare nessuna quiete e va sempre avanti. Alla fine vede la località Karivthomit – il luogo della sua abitazione terrena. Davanti alla sua casa c’è un grande assembramento. Curioso corre lì e, contrariato, mena botte con il suo bastone. Nessuno però lo vede, e nessuno dà ascolto alle sue grida. Ora va in casa e sente come un templare con gioia maligna porta la notizia che lui, Giuda, si è impiccato!

                         4.      Atterriti i suoi congiunti ascoltano la notizia ed inveiscono sul padre loro. Soltanto Judith, la figlia più giovane, si presenta calma di fronte al templare e gli dice: “Per quello che ha fatto nostro padre, se la vedrà con Jehova, non sta a noi disporre e giudicare. E voi, che siete sostituti di Jehova, dovreste vergognarvi fin nel più profondo del cuore. Perché nostra madre e noi abbiamo bisogno di conforto ed aiuto in questo momento di prova, e non scherno e dispetto. Ma che nostro padre abbia tradito il suo Maestro Gesù per amor del vile denaro, anche questo dovrà vedersela con Gesù di Nazareth, poiché entrambi sono ora nel regno della morte. Io conosco Gesù di Nazareth molto meglio di voi, e dico a te come a tutti coloro che lo vogliono sentire:  a mio padre è già stato perdonato, – ancor prima che lo facesse, perché lo ha fatto per amor di false mete. È triste per noi che la legge ci vieti di seppellire nostro padre. E dover sapere che il corpo morto deve servire da cibo per gli animali selvaggi, – è per me la cosa più terribile. Perciò ritorna nel tempio e lasciaci la nostra quiete!”. –

                         5.      Giuda ascolta con occhi ed orecchi aperti il discorso di sua figlia, la quale svergogna il templare nel più profondo del suo cuore. Poggia il suo bastone in un angolo e pone poi le due mani sul capo di sua figlia Judith. – Il templare va via mormorando alcune incomprensibili parole tra la sua barba, ed i vicini vengono spinti fuori da Judith. Poi tenta di confortare la madre con parole affettuose. Lei però non ne vuol sapere, il dolore e il disonore è troppo grande. – Judith però non cede e nell’ardente amore filiale dice alla fine: “Io mi metto in cammino, vado a cercare il cadavere del padre e lo seppellirò, affinché in me svanisca l’effetto della sua morte! Perché mio padre può essere stato ciò che si vuole, io però gli ho voluto bene ed anche oggi lo amo ancora!”.

                         6.      Per Giuda questo significa il più grande miracolo. S’inginocchia e prega Jehova di proteggere l’opera di sua figlia. Lacrime di pentimento scorrono sulle guance e le sue labbra parlano: “Signore e Dio Zebaoth, abbi pietà di mia figlia e di me poveretto!”. Per la prima volta, fortificato nella preghiera, sta diritto in piedi e si mette a sedere davanti alla casa per aspettare sua figlia Judith. – Finalmente arriva. Nella mano porta un cestino con viveri e corre all’uscita del villaggio. Giuda rimane al suo fianco. Judith non si volta per nulla verso i vicini e non bada alle chiamate ed ai loro sguardi. Quanto sanguina il suo cuore, perché sua madre non vuol permettere questo cammino; allora avrebbe volentieri accettato l’aiuto di un fratello. Ora però si affretta avanti da sola a passi veloci: a Gerusalemme! – ‘Se soltanto incontrassi un discepolo oppure un amico di Gesù’, pensa lei, ‘forse poi mi verrebbe aiuto!’. –

                         7.      Allora l’angelo, che insieme a Dismas accompagna i due, le mette nel cuore il pensiero di andare prima a Betania e da lì a Gerusalemme. –

                         8.      Giuda avrebbe senz’altro potuto imparare qualcosa da sua figlia Judith, ma non gli riesce, poiché è troppo occupato con sé e la sua condizione. Dismas perciò domanda all’angelo e costui gli risponde: “Vedi, amico mio, nel Regno della vita e degli spiriti ognuno vive nel proprio mondo, ed i suoi pensieri formano veramente il fondamento e l’essenza di questo suo mondo, nel quale egli vive e si muove. Nell’uomo in carne questo è diverso, perché ognuno è legato con i suoi piedi là dove si trova, ma può trovarsi in pensieri in un qualsiasi altro luogo. Per noi angeli, che conosciamo soltanto una volontà, la Volontà dell’onnipotente Iddio, è lo stesso dove ci troviamo, poiché null’altro ci lega che soltanto questa Volontà divina. E così adesso io sono qui, e nel prossimo istante potrei essere lontano migliaia di miglia, infatti, quanto veloci cambiano i pensieri, tanto velocemente io posso anche correre in un altro luogo. E nonostante tutto potrei essere nello stesso tempo attivo e portarti già nell’attimo successivo dimostrazioni della mia attività!

                         9.      Vedi, con il nostro Giuda è diverso. Perché egli pensa soltanto a sé ed attende aiuto dall’esterno, egli non si può separare dal suo notturno terreno, avarizia ed ambizione gli procura la sua mancanza di luce. Perciò egli si annovera tra i più poveri che ci si possa immaginare, perché lui, senza una meta interiore, è totalmente senza sostegno. Giuda si lascia spingere dalla paura nel più intimo dell’anima sua. Appena però qualcuno gli dice qualcosa, gli dà un consiglio oppure gli fa vedere la sua immagine, egli diventa cattivo. Per questo non può ancora guardare nella sfera di sua figlia, la quale nell’amore figliale è pronta perfino a commettere un peccato secondo la legge esistente! – Egli sente l’energia del puro amore filiale, e perciò si mette al fianco della sua Judith. Se a casa gli fosse venuto incontro un tale amore da parte di sua moglie, allora sarebbe rimasto.

                       10.   Spiriti di questa specie, infatti, non possiedono più nessun presentimento della loro primiera terra natia; sono quindi reietti da se stessi! Soltanto se si trova qualcuno che li circonda con compassione ed amore, allora gli va come ad un viandante che giunge in un’oasi nel deserto, dove oltre a ciò qualcuno gli porge ancora un benvenuto! – Il filiale, compassionevole amore di Judith, che vuole aiutare suo padre ad ogni costo affinché trovi pace, diventa per Giuda un’ancora di salvezza. Ma ricordati di questo, amico Dismas: nel Regno degli spiriti è aiutato soltanto colui che, nonostante tutti i contrasti, aiuta gli altri. Qui non è importante che si possa fare qualcosa volentieri, bensì soltanto che si vuol qualcosa seriamente e fermamente deciso! Presso noi angeli la volontà e l’azione sono una cosa sola, presso voi maturanti figli di Dio però ancora molto deve essere purificato e rafforzato. Tuttavia il Signore non ha ancora mai perduto la Pazienza. Esercitiamoci anche noi in questo essere pazienti, affinché a Giuda giunga la salvezza!”. –

                       11.   Costui però cammina ancor sempre fianco a fianco con Judith, ma il cuor suo è ancora vuoto, tutti i suoi desideri sono come spazzati via. Anche il suo amore per Gesù è bruciato come un fuoco di paglia. – La fanciulla, però, nel frattempo si è decisa ad andare prima a Betania. I suoi pensieri corrono avanti agli amici di Gesù, ed i suoi sentimenti si occupano del Salvatore. Facendo questo, il viaggio le diventa facile, le sembra come se l’assistessero forze celestiali, ed il suo cuore è pieno di speranza! Lentamente il giorno declina, la sera avanza, e fino alla meta ci sono ancora due ore di cammino.

                       12.   Allora prega: “Oh, caro Maestro Gesù, aiutami, fammi arrivare ancora oggi dagli amici, affinché la mia inquietudine sia quietata ed io possa seguire il mio amore!”. –

                       13.   Allora scorge una pattuglia di soldati romani venire lungo la strada. Il comandante è a cavallo. Raggiunge la fanciulla e domanda: “Dove sei diretta? Il giorno tramonta e qui in lungo ed in largo non c’è nessun alloggio!”.

                       14.   “Betania è la mia meta”, – risponde Judith, – “perché il signore di quelle terre è Lazzaro, il quale era affezionato al padre mio. Io ho bisogno di aiuto ed assistenza, poiché morto è il padre mio!”. –

                       15.   Il romano, come sente questo, le esprime alcune parole di condoglianze e di conforto, ma poi dice: “Ascolta fanciulla, non si va a cercare aiuto in un luogo tanto lontano. Non hai degli amici a Gerusalemme che ti potrebbero aiutare? Perché non ti rivolgi ai sacerdoti?”.

                       16.   Dice Judith: “Signore, non si tratta di un aiuto economico, ma cerco qualcuno che mi aiuti a seppellire mio padre; perché lui stesso ha posto fine alla sua vita in un momento di debolezza. Questo però può accadere soltanto di nascosto, poiché, secondo la nostra legge, egli non può essere affidato alla terra. Vedete, io sono una fanciulla fragile, ma amo mio padre. Perciò vi prego signore, lasciatemi andare per la mia strada e non trattenetemi!”. –

                       17.   “Chi era dunque tuo padre, e dove si è tolto la vita?”. – domanda il romano stupito.

                       18.   “Mio padre si chiamava Giuda”, – risponde Judith, – “ed apparteneva alla piccola schiera di discepoli che seguivano il Salvatore e Medico Gesù. A causa di funeste concomitanze mio padre ha tradito il suo Maestro al tempio, e Gesù è dovuto morire alla croce sul Golgota. Ma come mio padre vide che Gesù non si liberava in modo miracoloso, come egli aveva sperato, allora prese l’infelice decisione di togliersi la vita. – Un sacerdote ci ha portato la notizia della sua morte, ma in una maligna maniera, tanto che siamo stati presi dal terrore. Alla fine ho vinto tutti i pensieri ed ora voglio cercare il cadavere di mio padre per seppellirlo. – A voi signore posso raccontarlo, perché non siete giudeo, ed io penso che anche voi non mi tradirete a causa della mia intenzione!”.

                       19.   Risponde il romano: “No, figlioletta mia, mai ti ostacolerò nella tua opera d’amore, al contrario, la favorirò. Ma dillo ancora una volta! Come si chiamava tuo padre?”.

                       20.   Risponde Judith: “Giuda, signore, di mestiere vasaio. Fin da quando Gesù andava per i paesi anche mio padre era con Lui. A casa abbiamo spesso sofferto la miseria e dovuto vivere parcamente, ma Gesù ci ha sempre donato tanto che potevamo vivere!”.

                       21.   Dice il romano: “Ascolta fanciulla, io ho conosciuto tuo padre. Era un uomo cattivo, era avaro ed attaccabrighe e malvolentieri si piegava all’ordine!”.

                       22.   Dice Judith: “Signore, era mio padre!”.

                       23.   Continua il romano: “Sì, figlioletta mia, è bello pensare al proprio padre con amore figliale e conservargli un buon ricordo. Ma tuo padre non è degno di quest’amore, perciò lascialo stare e torna a casa”. –

                       24.   Risponde Judith: “No, Signore, è mio padre e lo rimarrà in tutta l’Eternità. Jehova richiede di onorare il padre e la madre. Non sta scritto di padri a madri buoni, ma soltanto di padre e madre. Perciò cerco, per quanto mi è possibile, di venire in aiuto al padre mio, affinché trovi la pace!”.

                       25.   Dice il romano: “Ascolta fanciulla, il tuo amore ricorda quello del divin Maestro, dimmi: sei tu una seguace del Nazareno?”.

                       26.   Risponde Judith: “Sì e no! Sì, perché Lo amo! E no, perché finora sono sempre rimasta fedele al tempio, – finché questo non ci ha dato l’ultima prova della sua insensatezza. Ora mi è impossibile mantenere la fedeltà al tempio. Vorrei andare ad abitare in Betania per sempre. Mia madre mi potrà seguire. I miei fratelli hanno nelle loro vene il sangue nomade del nostro padre morto. Essi andranno senz’altro per le loro strade!”.

                       27.   Risponde il romano: “Allora fai bene, del resto Lazzaro è mio amico. Ti porterò da lui. Noi andiamo a Gerusalemme e quindi ti posso aiutare. Certamente sei stanca ed affamata!”.

                       28.   Dice Judith: “Signore, ho camminato tutto il giorno. Finora Dio mi ha dato la forza e continuerà ad aiutarmi ancora!”.

                       29.   “Ebbene, allora monta sul mio cavallo!”, – la invita il romano. – “Non devi avere nessuna paura, ti tengo stretta, così arriverai prima a Betania!”.

                       30.   Dopo di questo, il romano impartisce istruzioni ai suoi soldati, dà il commando ad un altro e gli ordina di condurre la pattuglia a Gerusalemme.

                       31.   Egli stesso cavalca a trotto veloce con la ragazza verso Betania. Là non si stupiscono poco nel vedere arrivare di corsa un soldato romano a cavallo con una giovane fanciulla in braccio. Allora Lazzaro riconosce in lui un vecchio conoscente e buon amico, lo saluta il più cordialmente possibile e porge ai due il benvenuto! Egli riferisce al romano di avere già molti ospiti, molti comuni conoscenti, tra i quali Ponzio Pilato[2], come quasi tutti i discepoli di Gesù e la madre Maria. Al romano cade una pietra dal cuore quando sente questo, perché ora sa che la fanciulla è ben accolta. La presenta a Lazzaro, e questa racconta fedelmente tutto ciò che è accaduto. Anche Lazzaro è commosso dell’amore filiale della fanciulla. La conduce subito in una stanza da letto, affinché possa mettersi a riposo.

                       32.   Il romano, che ha ancora soltanto poco tempo, va nel frattempo alla grande compagnia, fa rapporto a Pilato e s’intrattiene a lungo con il discepolo Giovanni. Nella tarda notte cavalca ancora, conforme al dovere, verso Gerusalemme, senza tuttavia aver ancora una volta parlato con Judith, perché lei dorme profondamente. –

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Cap. 9

L’amore filiale

Lazzaro e i fratelli recuperano la salma

                         1.      Al mattino presto tutti sono già in piedi. Allora viene anche Judith nella grande sala, dove tutti siedono per la prima colazione. Lazzaro la conduce da Maria, la quale prende la fanciulla tra le braccia e le bacia maternamente le lacrime del viso. Inoltre le dice amorevoli parole, parole che Judith non ha mai sentito ancora in vita sua. Fiduciosa guarda in su a Maria quando sente: “Vedi, Gesù, mio Figlio, il nostro buon Salvatore e Maestro – vive! Sii certa che anche Giuda, il padre tuo, vive! Certamente il suo stato non è ancora una vita vera. Ma sarà aiutato, se afferra e tiene stretta la Mano salvatrice dell’eterno Amore del Salvatore!”.

                         2.      Giuda però vede e sente tutto. Egli può partecipare ad ogni evento. L’amore e la premura di sua figlia però ha messo il suo interiore nella più grande agitazione! Nessun rimprovero! Nessun’imprecazione! Questo è musica celeste per la sua anima ferita a morte!

                         3.      Giovanni ora comunica alla fanciulla che Lazzaro fa organizzare la sepoltura, e che Giuda dovrà essere sepolto in Betania. “Tu non hai bisogno di partecipare a quest’emozionante scena”, le dice Giovanni, “questa notte andremo a prendere il cadavere di tuo padre, e domani a quest’ora potrai rendergli sulla tomba il tuo ultimo servizio d’amore!”.

                         4.      In quell’istante Giovanni vede Giuda, allora gli parla: “Giuda, fratello mio, oh, è una dura, dura prova per te che sapevi tutto così precisamente come noi, ma hai sempre creduto di poter mischiare lo spirituale-divino con il materiale. Vedi, la tua condizione è la conseguenza del tuo operare. Io non ti faccio nessun rimprovero, ma rimprovero soltanto me, perché nel tuo momento di debolezza non sono rimasto con te. Ma ti sarà portato aiuto. Rimani qui un giorno nel nostro amore con il tuo amico Dismas che ti serve invisibilmente – allora troverai una nuova via. Piega però il tuo sentimento in umiltà davanti al Signore. Gesù sia con te! Gesù sia con voi!”.

                         5.      La fanciulla domanda stupita: “Dimmi, caro amico, con chi hai parlato or ora?”.

                         6.      “Con Giuda, tuo padre, che tu hai portato qui da noi”, – risponde Giovanni, – “e mediante il tuo filiale amore fattivo è stato tirato fuori dei vincoli della sua notte ed ora si tiene a te, come fossi tu il suo Dio. Certo, tu non lo vedi, e perciò non puoi nemmeno parlare con lui. Ma è anche bene così, perché non potresti ancora sopportarlo. Come il suo stato, infatti, così anche il suo aspetto. Rallegrati però, perché egli va incontro alla meta della vita. Quel che tuo padre ha sofferto finora, è inconcepibile. Ma ciò che una volta è stato afferrato dallo Spirito della Vita, – è già praticamente salvato e percepisce già un piccolo beneficio come la più grande beatitudine!”.

                         7.      Dopo, Giovanni si congeda da Maria e dalla fanciulla, per andare a prendere il cadavere con alcuni fratelli ed un servitore di Lazzaro. Il carro, con all’interno una lunga cassa ed un paio di grandi teli, è già pronto, e così vanno verso Gerusalemme, Giuda va con loro. Gli sembra come se un magnete lo attirasse a Giovanni. Nella sua vicinanza si sente leggero e c’è luce intorno a lui. Questa volta può anche riconoscere bene i dintorni ed i fratelli che si sono messi comodi sul carro. Soltanto Giovanni sa che Giuda è con loro. Perciò egli si astiene da ogni conversazione, per non perdere in forze interiori. In questa quiete ed in questo silenzio trabocca un raggio di calore vitale su Giuda. – L’angelo e Dismas seguono altrettanto, ed è bene che ai fratelli sia stata data questa protezione. L’avversario, infatti, sa bene di questa missione e cerca di disturbare. Una carovana di mercanti si deve fermare. Allora l’angelo passa come un temporale tempestoso, ed i fratelli si affrettano per giungere possibilmente a piede asciutto alla locanda di Lazzaro presso Gerusalemme. Il gestore è sorpreso che Giovanni arrivi con questo carico. Quando però apprende il motivo, è subito pronto ad essere loro d’aiuto, ed invia un servitore nel luogo dove Giuda si tolse la vita. I suoi timori sono fondati, perché in effetti, il tempio ha messo lì una guardia per impedire che fosse portato via il cadavere. Così i fratelli si spaventano non poco quando sentono la notizia.

                         8.      Giovanni però è fiducioso – perché egli crede nella Forza dell’Amore! – Così dice: “Non vogliamo destare scandali ma dopo il calar del Sole lo andremo a prendere per portarlo a Betania. Potremmo andare dal comandante romano ed assicurarci la sua protezione; ma perché approfittare dell’aiuto del mondo quando ci tocca l’Aiuto spirituale! Vedete, angeli in gran numero ci stanno in fianco, poiché si tratta di adempiere il desiderio di una figlia! Perciò non preoccupatevi, perché Gesù, il nostro fedele Iddio e Padre, ha già provveduto!”. –

                         9.      Tormenti soffre in questo tempo Giuda, perché adesso può fare il paragone tra sé ed i suoi fratelli. Si pente profondamente di ciò che ha fatto, ma il suo interiore rimane vuoto, perché non ha ancora trovato la via per una vera preghiera e ringraziamento! Giovanni però parla a lui di nuovo sul giusto concetto della dedizione e dice: “Fratello mio, vedi, non possiamo far del passato come non accaduto, ma possiamo ben evitare le conseguenze del nostro falso operare. Tutti i fratelli vogliono aiutarti ed assisterti, affinché tu possa procurarti fuori di te qualcosa di nuovo e di futuro, perché al passato rimane colui che scusa le sue azioni e rende volentieri responsabili gli altri. Il futuro però è una vita libera e indipendente proveniente dall’Amore per Gesù, nostro Signore che deve sorgere nel nostro cuore. Questo ci pone dinanzi a dei compiti, di cui talvolta sembra di essere non all’altezza; ma nella fede e nell’Amore di Gesù troviamo la Forza di cui abbiamo bisogno ed un meraviglioso Soccorritore. Non ti muovi di un passo se persisti nella tua concezione della vita. Congeda tutte le tue precedenti concezioni e principi, come ti sei congedato dal tuo corpo precedente, e ti sentirai meglio e sarai libero nel tuo cuore. Perciò sii calmo e libero!”.

                       10.   Queste parole fanno bene a Giuda, ma gli rimane il suo dolore e pena, perché non afferra ancora tutto.

                       11.   Come tramonta il giorno, i fratelli si mettono in cammino. Il cielo si rabbuia, sopravviene una bufera ed in breve tempo scoppia una tempesta. Segue fulmine su fulmine ed il minaccioso rimbombo del tuono spinge i templari indietro nel tempio. Con questo tempo non si arrischiano più di uscire. I fratelli però rimangono asciutti e sperimentano di nuovo la Magnificenza del Maestro, il Quale concede loro Luce e Protezione.

                       12.   Giunti presso il cadavere, lo sciolgono dal laccio, l’avvolgono più volte nei teli e poi tornano nuovamente indietro in silenzio, così come sono venuti. Soltanto quando hanno Gerusalemme alle spalle, la tempesta diminuisce. A poco a poco compaiono nuovamente le stelle e sotto un bel cielo notturno ritornano a Betania. Giuda è rannicchiato sulla cassa del suo cadavere, cadavere che alcuni giorni prima era per lui un orrore. Oggi lui si rende di più conto dell’imminente separazione, e percepisce queste ore come un dono del suo Signore!

                       13.   A metà della notte arrivano a Betania. Lazzaro ha fatto scavare una fossa e gli amici più intimi attendono con Judith il loro arrivo! Ora si procede subito alla sepoltura! In silenzio e senza parole il cadavere è affidato alla terra. Dopo che le funi sono sciolte, Lazzaro impartisce la benedizione, poi i fratelli e per ultima Judith, sua figlia!

                       14.   Nessuna lacrima, ma una gioia celeste attraversa il cuore di Judith e così essa prega: “Oh, Tu, buon Salvatore Gesù! Tu, nella miseria Soccorritore! Tu, Liberatore dalla paura e dall’angoscia! – Voglio consacrarmi a Te da ora fino all’eternità. Fammi piuttosto morire, ma aiuta il padre mio! Donagli quiete, conforto e pace e fammi riconoscere la Tua santa Volontà d’Amore. Benedici Tu, perché senza la Tua Benedizione non posso più rimanere! Amen!”.

                       15.   Tutti sono commossi. Giuda però crolla sotto l’amore di sua figlia!

                       16.   Alla luce delle fiaccole i servitori riempiono la fossa con la terra. Gli amici ed i fratelli insieme a Judith sono ritornati in casa. Giuda però rimane accanto alla sua sepoltura. In lui tutto è come morto ed indifferente fissa dinanzi a sé.

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Cap. 10

L’amore, quale vero frutto dell’Albero della vita

Nell’aldilà la tomba è profanata!

                         1.      Giuda rimane in questo stato, finché il mattino presto sua figlia Judith viene alla fossa, vi s’inginocchia e prega: “Oh, Tu grande, santo Iddio! Tu Creatore di tutte le creature! Tu Signore su tutte le cose! Vedi, giaccio qui dinanzi a Te nella polvere della nullità, per supplicarTi – Tu Onnimisericordioso – Grazia e Compassione! Qui giace il mio genitore e sostentatore che ha abusato della sua volontà per distruggere la sua vita e ci ha lasciato nel disonore e nell’ignominia. O Signore! Tu sai ogni cosa, Tu solo conosci i motivi della sua azione e perciò Ti supplico: oh, lascia agire la Grazia! Non misurare con la misura con la quale ha misurato il padre mio, ma usa qui a lui la Tua ben conosciuta Clemenza! Ma se per amor della Giustizia Tua devi vuotare la misura della punizione, oh, allora lasciami portar la sorte, lasciami portare questa profonda, profonda colpa, e mettimi nella giusta sofferenza – affinché io possa espiare – espiare! Dona al cuore di mio padre la bramata quiete e lasciami peregrinare come senza pace, finché la Tua Clemenza mi faccia riconoscere che la colpa – la grande colpa – è espiata. Oh, Jehova, o Signore e Dio Zebaoth! A causa del tuo grande Amore fammi portare questo sacrificio e concedimi per questo, forza e volontà! Amen! Signore Gesù, Tu Soccorritore e Salvatore! Anche Te invoco dal mio cuore filiale e Ti prego: non biasimare la colpa del padre mio e sii Tu a lui pietoso e misericordioso per il Tuo grande Amore! Amen!”. – – E, fortificata nell’intimo, la fanciulla ritorna in casa.

                         2.      Giuda ha sentito ogni parola, vede i gesti di sua figlia e mentre intende le parole, a lui pare come se una mano passasse nel suo petto e tirasse fuori del suo cuore una fascia rossa lunga molti metri. Allora si sottomette sempre di più. Ad un tratto l’intero cielo s’infiamma e come una pioggia d’oro scintilla intorno a lui; ed intorno a lui ed alla tomba sua viene eretto un muro protettivo di Luce dal diametro di sette metri, muro che diventa sempre più alto! –

                         3.      Dismas però chiede all’angelo il significato di questo fenomeno portentoso e riceve la seguente risposta: “Vedi, caro amico! Il grande, misericordioso Amore del Redentore e Dio ti è divenuto qui visibile, come lo ha percepito anche Giuda. Esso è stato chiamato fuori della preghiera del più puro amore filiale, il quale, per rendere felice suo padre, voleva prendere su se stessa perfino ogni colpa del padre suo. Ciò che qui abbiamo potuto sperimentare, è la nascita di un vero frutto dell’Albero della Vita. Dopo che la promessa solenne è stata espressa e messa fuori fin nel Cuore del Grande onnimisericordioso, questo amore è stato rimandato come segno di accondiscendenza e come frangiflutti contro influenze ostili! Quello che vediamo qui, è una somma rarità ed è quasi l’unica!!

                         4.      Perciò questo monumento di filiale amore deve splendere per tutta l’Infinità – e diventare un Altare! Noi angeli e servitori di Dio però chiniamo il nostro capo, pieghiamo le ginocchia ed adoriamo!

                         5.      Ora Giuda è salvo! Quello che non ha potuto da se stesso, ora gli è reso facile dalla libera, filiale Vita proveniente da Dio di sua figlia. Ed il magnifico Amore Redentore porge già entrambe le Mani aperte con nuovi mezzi resi accessibili dalla Grazia! Perciò bada a tutto ciò, perché la crescita di Giuda è anche la tua!!”.

                         6.      Giuda si alza e vede come in grande lontananza la Luce, questa meravigliosa Luce dorata! Ed ora dice a se stesso: ‘Oh, quanto hanno fatto bene al mio cuore le tue parole – tu cara, buona figlia, ed ora quanto mi sento cattivo. Oh, Judith, tu vorresti portare castigo e vergogna al posto mio! Oh Dio, può esistere dunque un essere simile? Non può esserci nessuna possibilità per trovare ancora un’altra via d’uscita? Ahimè, se soltanto trovassi Gesù, il Maestro! Sulle ginocchia Lo voglio pregare finché ho la certezza che alla mia figliola venga ricompensato questo amore e non abbia a portare il mio grande peso della colpa! – Ora voglio andare in casa e cercare Judith, affinché la possa ringraziare, anche se lei non se ne accorge’.

                         7.      E va in casa, e la sua colonna di Luce con lui. Qui trova Judith e si appoggia a lei, le da un affettuoso, intimo bacio e prega: “O Gesù, Tu caro, buon Maestro! Conserva questa figliola nel Tuo Cuore e fa che io Ti possa trovare nella mia necessità, affinché mi sia portato aiuto!”. –

                         8.      Dopo ritorna alla tomba. Là trova una masnada di sfacciati tenebrosi tipi che rimuovono con zelo la terra. Pieno di curiosità segue il loro operare. I loro discorsi gli fanno riconoscere che qui, in questo tumulo scavato di fresco, suppongono di trovare oro oppure tesori e come si sforzano ferventi di giungere molto presto al fondo della fossa.

                         9.      Quando alla fine arrivano, trovano al posto dell’oro e tesori naturalmente il cadavere di Giuda e restano brutalmente delusi. – Allora uno di loro vede Giuda e grida: “Ecco compagni, guardate, là c’è il proprietario di questo cadavere, ma lui ci lascia scavare e faticare. Ah, vieni più vicino! Allora chi sei tu veramente? Ti si dovrebbe conoscere! Vieni e non svignartela, infatti, tu sei Giuda, il vasaio, il truffatore e ladro e, come abbiamo sentito, anche un traditore! Venite compagni, egli deve pagare la sua curiosità di starci a guardare!”.

                       10.   E così lo circondano con espressione truce. “Ah, non vuoi parlare, tu traditore e mascalzone, tu imbroglione matricolato, parla!”.

                       11.   “Che cosa vi ho fatto che mi oltraggiate e minacciate?”, – dice Giuda. – “Sono ben Giuda ed ho tradito il mio Signore, ma per questo sono adesso già abbastanza punito. Ancora oggi potrei essere presso Gesù, il Mio Maestro, e beatitudini potrei godere. Ma così sono solo ed abbandonato e non sono nemmeno conscio da quanto tempo sono già nel Regno degli spiriti!”.

                       12.   Dice uno dei compagni: “Smettila, traditore, di raccontarci grandi storie, poiché dove sei stato non c’interessa. Ma che tu ci abbia fatto lavorare, dove per noi non c’è da tirar fuori nessun guadagno, questo deve essere punito. Quindi avanti, ricopri di terra velocemente la tua fossa, altrimenti te la passerai male. Noi però proseguiremo, perché vogliamo vedere di arrivare presto all’oro ed all’argento!”.

                       13.   Giuda tace, prende un badile e riempie di nuovo la fossa. Quando ha finito, mette da parte il badile e dice loro: “Ma dove volete andare? Noi siamo esseri spirituali e non abbiamo più bisogno di oro ed argento. Quello di cui abbiamo bisogno è una dimora, un luogo dove possiamo rimanere!”.

                       14.   Una generale risata echeggia in direzione di Giuda! Essi Dicono: “Noi spiriti? E non abbiamo più bisogno di oro? Tu devi aver perduto ogni intelletto! Tu dunque hai notato che il nostro mondo è diventato un altro che quello materiale? Forse per un traditore deve essere diverso, il nostro è ancor sempre il vecchio!”.

                       15.   Dice Giuda: “Cari uomini, ascoltatemi: io ero un discepolo di Gesù di Nazareth. Dopo aver qui dietro di me soltanto alcune misere ore, mi è spuntata una Luce sulla mia vita passata. Mi pento profondamente del mio errato modo di fare, modo che scaturiva dai miei principi sbagliati. Anch’io aspiravo all’oro, beni ed onore. Quante volte dovetti sentire dalla bocca del Signore che tutto l’oro e tutti i tesori della Terra non servono a nulla e dobbiamo abbandonare tutto quando deponiamo il nostro corpo. Soltanto adesso comprendo che ero e ancora sono il più povero. Dovreste certamente ammettere che voi siete tale e quale poveri come me e tutto ciò che voi chiamate denaro e ricchezza, vive soltanto nella vostra fantasia. Come anche questo mondo nel quale viviamo noi ora, – è soltanto un mondo apparente e fantasioso.

                       16.   Posso fornirvi la prova che questo vostro attuale mondo non ha nessuna consistenza. Venite con me a Gerusalemme, là il tempio, che da cento anni era dominato ed abitato dal sommo sacerdote Eljasib con il suo seguito, è in macerie. Poiché il Maestro voleva aiutare gli abitanti di questo tempio apparente, Egli ha fatto crollare questo edificio illusorio ed ingannevole, e mentre poi tutti prestarono fede alle Parole del Signore e si lasciarono guidare da Lui su una nuova via della vita, il sommo sacerdote rimase nella sua ostinazione e vive ancora lì fra le macerie! Venite, convincetevi voi stessi delle mie parole. E se ho mentito, allora potete far di me quello che volete, in questo caso voglio sopportare tutto con pazienza. Ma se ho detto la Verità, allora potete credermi ancora quando dico che la vostra vita apparente è una vita perduta!”.

                       17.   Segue un’ulteriore risata, ma il capo dice: “Ascoltate, questa faccenda sarebbe da riflettere, non ci perdiamo nulla. E se Giuda dovesse aver ragione che il bello e superbo tempio è in macerie, allora ci sarebbe per noi un gran bottino, il tempio, infatti, nasconde molte ricchezze!”.

                       18.   Questa proposta piace; e poi il capo dice ancora: “Ma rallegrati amico mio, perché se ci hai mentito, ti faremo a pezzi!”.

                       19.   Con grida, urla e maledizioni se ne vanno, Giuda però viene tenuto in mezzo.

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Cap. 11

La lite, poi la pace, ed infine il primo pasto

                         1.      Giuda guarda malinconico verso Betania e nel cuore manda benedizione su benedizione e preghiera su preghiera a sua figlia Judith. Deve sottostare a più di una beffa, ma quando vuol dire qualcosa, egli deve tacere. Dopo un lungo, faticoso cammino scorgono in lontananza Gerusalemme. Ma non splende nessun pinnacolo del tempio, bensì dovunque guardano, c’è una densa nuvola di fumo. Allora dicono l’un l’altro: ‘E se Giuda avesse ragione?’

                         2.      In breve tempo giungono presso le rovine del tempio e vanno intorno ai luoghi dell’incendio e delle macerie. I compagni adesso non hanno più nessun interesse per Giuda, ma cominciano a cercare tesori presso e sotto le macerie, fin dove lo permette fumo e calore. Frattanto Giuda va a cercare il sommo sacerdote e pensa che forse lo troverà ancora qui. Quando però cerca e s’arrampica intorno al vasto campo di macerie, da uno spiraglio interrato viene il sommo sacerdote con ancora alcuni suoi colleghi e danno addosso a Giuda, lo colpiscono e battono, finché cade giù privo di sensi. Prima di cadere però implora ancora: “Signore Gesù, aiutami!”.

                         3.      I compagni lo sentono. Quando vedono ciò che è accaduto, corrono in aiuto di Giuda ed il portavoce di nome Giuseppe domanda pieno d’ira: “Perché colpisci Giuda? Che cosa ti ha fatto?”.

                         4.      Il sommo sacerdote grida pieno di rancore: “Anche a voi accadrà presto come a questo traditore. Prima tradisce il suo Maestro, poi me, e adesso porta fin qui perfino una masnada di delinquenti, per vendicarsi del fatto che l’ho minacciato di annientarlo!”.

                         5.      Risponde Giuseppe: “Miserabile ipocrita, giù con la tua veste da simulatore! T’insegneremo a vendicarti, – altro che delinquenti! Ricordati: Giuda non voleva arrecarti danno con nessuna parola. Ci ha portato fin qui soltanto per dimostrarci che siamo nell’aldilà! Ed ora vediamo: Giuda ha ragione, non ci ha mentito, perciò è sotto la nostra protezione. Tu però hai finito con la tua magnificenza nel tuo regno menzognero. Venite fratelli, datemi una mano, su verso il Golgota con questo furfante, alla croce, lì è il suo posto, affinché non debba più danneggiare nessuno!”.

                         6.      In quell’istante Giuda si riprende, Giuseppe va da lui, lo sostiene e dice: “Ti ha giocato un brutto tiro, non è vero? Per questo deve pagare! Vieni, ora alzati, così che ti senta di nuovo meglio”.

                         7.      Ed ora Giuda è di nuovo in piedi e vede come spogliano il sommo sacerdote e gli hanno legato le gambe. Allora domanda: “Perché fate questo? Egli non vi ha fatto nulla di male”.

                         8.      “A noi no, ma a te sì, e questo ci fa rabbia!”, – dice Giuseppe. – “Se fosse un brigante come noi, allora lo potremmo capire, ma egli è un servitore di Dio. Perciò deve pagare, sarà crocifisso sul Golgota! Venite! Datemi una mano! Andiamo! E tu, fratello Giuda, tieni l’orazione funebre, mentre noi lo crocifiggiamo!”.

                         9.      “Fermatevi!”, – implora Giuda. – “Non così! Non vogliamo caricarci di colpe ancora maggiori, vogliamo dimenticare che tramavano con noi del male. Venite, lasciatelo stare, non sarà certo a vostro danno. Non vi ha fatto niente, ed io sono contento di avere finalmente un’occasione di poter agire secondo la volontà del Maestro. Egli disse: ‘Non giudicate, affinché non siate giudicati!’, perciò aiutatemi a sciogliere i suoi legacci! Se poi rimane nella sua ostinatezza ed ira, allora potrete fare con lui quello che volete. Ma se è disposto a cambiare, allora deve essere libero; perché, fratelli, è nelle nostre mani e non abbiamo certo bisogno di temerlo!”.

                       10.   Dopo di ché Giuda si rivolge ad Eljasib e dice: “Ebbene, caro amico, hai sentito tutto. Come pensi di comportarti? Vuoi continuare ad imperversare, oppure vuoi tu, come noi, tenere ora quiete e pace? Hai sentito che cosa ti capita? Non riflettere a lungo e chiedi perdono ai fratelli!”. Allora gli uomini, senza che nessuno avesse qualcosa in contrario, sciolgono veramente i legacci al sommo sacerdote. Ora è libero, e Giuda ha pietà del nudo Eljasib, si toglie il suo mantello e lo mette intorno all’uomo infreddolito.

                       11.   In quell’istante viene Dismas e mette sulle spalle di Giuda un nuovo mantello su ordine dell’angelo. Allora Giuda riconosce Dismas. Lo abbraccia pieno di gioia e dice: “Oh, ora che sei di nuovo qui, non mi separerò più da te, io ho vissuto tempi amari!”.

                       12.   Risponde Dismas: “Va bene, fratello Giuda, io so tutto, sono sempre stato con te e sentivo ogni tua sofferenza ed ogni male. Se non avessi avuto la promessa che saresti stato aiutato, sarei svanito dal dolore. Ma ora, fratello del cuore, non occupiamoci più tanto di noi stessi, perché il nostro compito ordina: ‘Aiutare!’. E finché tu aiuti gli altri, sarai aiutato anche tu!”.

                       13.   Dice Giuda: “È bene che me lo ricordi, sono ancor sempre il vecchio Giuda!”. Ora prende la mano di Dismas, lo conduce dai suoi compagni e dice: “Qui voi vedete il mio amico Dismas che mi ha portato il primo soccorso in questo mondo. Lo avevo perduto ma, grazie a Dio, adesso l’ho ritrovato, ed ora non ci lasceremo più. E precisamente non lo lasceremo più noi tutti! D’accordo? Rimaniamo insieme!!”.

                       14.   Il sommo sacerdote sta da parte e non dice una parola. Ma Giuseppe, il più anziano dei compagni, si avvicina a Dismas e dice: “Sì, amico, noi certo ci conosciamo, da dove vieni dunque? Ti abbiamo perduto di vista dallo scontro in cui i romani ci hanno incalzato – essi ti avevano preso! Noi siamo caduti in battaglia. Era anche stata una lotta impari, ed ora c’incontriamo nuovamente qui!”.

                       15.   Dismas riconosce il suo vecchio compagno d’armi e dice: “Sì, caro Giuseppe, i tempi cambiano velocemente. Io fui condannato ed insieme a Gesmas messo in croce. Con noi venne nello stesso tempo crocifisso il grande Nazareno. Là nella lotta mortale con l’unica preghiera che mi veniva dal più profondo del cuore, potei afferrare una mano soccorritrice, e precisamente, – la Mano salvatrice di Gesù di Nazareth. Soltanto a Lui devo la mia esistenza ed ho potuto sperimentare dimostrazioni di Grazie su Grazie dell’Amore liberatore di Gesù, il Salvatore! Il mio cuore conosce soltanto gratitudine, gratitudine per tale sconfinato amore, per il fatto che sono degno di poter aiutare! Dite, fratelli, non detestate voi il vostro attuale stato? Non avete voglia di condurre una vita piena di felicità e letizia? Questa toccherà a voi ed a tutti coloro che smettono di guardare soltanto a se stessi. Qui nel Regno degli spiriti, infatti, si pesa e valuta diversamente da come si valuta e pesa nell’esistenza terrena! Chiedetelo a questo pover’uomo, il sommo sacerdote, da quanto tempo si trova già nel cosiddetto aldilà – e fin dove è già arrivato finora. Se l’Amore misericordioso di Gesù non gli avesse tolto il suo tempio apparente, allora egli dopo mille anni sarebbe ancor sempre l’apparente sommo sacerdote! Egli deve ringraziare soltanto l’Amore di Gesù se ora porta il mantello di Giuda!”.

                       16.   “Ahimè, Dismas, cosa ci racconti?! – interrompe Giuseppe, il suo vecchio compagno di battaglia e comandante, – “Noi non avevamo assolutamente nessun desiderio di vivere ed essere diversi. Certo, ora credo a voi due e la domanda adesso sarebbe questa: ‘Che cosa pensate di fare con noi?’. A quanto vedo, anche voi siete dei poveri diavoli come noi. Che adesso oro ed argento non ci possano più servire, lo comprendiamo. Ma cosa deve essere di noi? Sangue c’è attaccato alle nostre mani, rapina ed appiccare incendi era la nostra vita!! Adesso ad un tratto tutto questo deve essere perdonato e dimenticato? Appena credibile! Ora ci viene rivelato ed anche è tutto vero, cosa ci venne insegnato nella nostra gioventù, per esempio, che dopo la morte esiste un’altra vita; allora sarà Verità anche il veniente Giudizio in cui saremo tutti perduti! Tu stesso eri del nostro stesso stampo, su chi e su che cosa vuoi appellarti dunque, quando verrà il Giudizio?

                       17.   Tu parli di quel Nazareno, come già anche Giuda. Ma Egli ha il Potere ed il Diritto di perdonare i peccati? E può decidere senz’altro su uomini che hanno sempre fatto il contrario di ciò che Egli insegnava? – Ecco, guarda Giuda, alle sue mani non c’è attaccato né sangue né rapina. Egli è stato per lungo tempo col Nazareno, andava con Lui come un discepolo attraverso il paese ed era in ogni modo, per così dire, amico Suo! Qui però Giuda è messo male tanto quanto noi. Il suo Gesù lo ha lasciato giù nel fango. Noi avremmo potuto farlo a pezzi, quando cadde nelle nostre mani, ed anche il sommo sacerdote lo ha battuto fino allo svenimento. E nessun Gesù è venuto per aiutarlo. No, Dismas, se vuoi e puoi aiutarci ad ottenere il tuo modo di vedere, devi versarci del vino puro e dimostrarci la tua ragione!”

                       18.   A questo punto Dismas resta sorpreso, e poiché non sa dare nessuna risposta, retrocede di alcuni passi verso il suo angelo guida e lo prega di assisterlo.

                       19.   L’angelo fa cenno con la testa e dice: “Sì, amico mio, se mi preghi, allora posso anche aiutarti e lo faccio volentieri. Ma perché nella tua miseria non ti rivolgi a Gesù, il Signore! – nel cuor tuo? Sai tu poi se i tuoi amici mi riconosceranno e mi ascolteranno? Domanda loro prima se anch’essi sono d’accordo con questo!”.

                       20.   Allora Dismas torna di nuovo indietro e dice a Giuseppe: “Ascolta, qui vicino c’è ancora qualcuno che è già da lungo tempo un abitante del Regno degli spiriti, egli può darci la giusta risposta a tutte le domande e mostrarci anche la giusta Luce su Gesù. Volete ascoltarlo al posto mio?”.

                       21.   “Che venga”, – risponde Giuseppe, – “è importante che ci dia chiarezza e che lo possa fare. Noi siamo pronti ad ascoltarlo!”.

                       22.   Allora l’angelo viene avanti e dice: “Siate da me salutati, cari amici, voi mi chiedete chiarimento su Gesù. Vedete, io sono un antichissimo abitante di questo mondo degli spiriti e conosco bene l’Ordine Suo. Sono un servitore del mio Signore e Dio e sono qui anche per adempiere soltanto la Sua Volontà – e questa è: portare aiuto a colui che chiede aiuto! Dare la verità a colui che la desidera! Ora vi domando: volete darmi fede, oppure mi considerate come uno che parla con la pretesa di aver ragione?”.

                       23.   Allora gli risponde Giuseppe: “Noi non ti conosciamo e ciò nonostante ci chiami ‘cari amici’; tu sai chi siamo? È pericoloso frequentarci, infatti, noi siamo briganti e ripetutamente assassini. È vero che eravamo soldati, ma il sangue versato ci ha reso sempre più avidi. Perciò non è bene bazzicare con noi. Poiché se ci va male, non possiamo garantire che non possa andar male anche a te. Abbiamo già fatto molte esperienze e perciò non crediamo nemmeno così senz’altro alla nostra guida Dismas. Ma poiché ci chiami ‘cari amici’, dobbiamo mandarti via piuttosto per amor di te stesso, perché, come già detto, non è bene stare con noi!”.

                       24.   Allora l’angelo sorride a Giuseppe e dice: “Amici, non preoccupatevi per me, io, infatti, sono un servitore di Dio e non ho nulla da temere. Sono qui soltanto perché a Gesù, al mio Signore, sta a Cuore la vostra salvezza. Voi inveite anche su di Lui e dubitate, perché Giuda Gli è ancora lontano. Io però vi dico: Giuda è bensì ancora lontano da Gesù, come lo siete ancora anche voi. Ma Gesù vi è vicino e vi è in ogni tempo il più vicino di tutti. Quindi dipende soltanto da voi rivolgervi a Lui e tenerLo stretto con tutto il vostro amore! Qui però nel Regno degli spiriti tutto lo sviluppo è più lento che nella vita terrena, perché ognuno vive nel suo stesso mondo e s’incontra soltanto con coloro che sono uguali con lui in spirito e sentimento. Generalmente non viene nessuno a lui per accendergli una luce! Anzi, tutto deve nascere dall’interiore, vale a dire: dal vostro cuore, – e questa è una lunga via! – Voi però avete visto Giuda nella sua miseria e povertà ed avete potuto incontrarlo.

                       25.   Vedete, questo lo ha voluto Gesù, – poiché voi tutti con Giuda e Dismas siete di un solo spirito. Perché Dismas solo su sua preghiera ha ottenuto una Guida ed ora si sviluppa velocemente verso la Luce, così anche voi siete inclusi in questo sviluppo, se soltanto volete e siete volonterosi di rimanere uniti con lui. La cura per Giuda la prende su di sé Dismas, e Giuda si prende cura di voi, ma prima deve essere stabilita la giusta coesione di volontà. Appena vi porgerete le mani nell’amore e nella concordia, sarete in grado di salire un gradino superiore sulla via della perfezione. Così dapprima chiedete perdono a Giuda e Dismas, dal momento che avete causato loro molto dolore con le vostre beffe su Gesù di Nazareth. Il Maestro vi ha in ogni caso già perdonato, perché lo avete fatto per ignoranza!”.

                       26.   Allora risponde Giuseppe, che nel suo cuore l’angelo gli è già diventato molto caro: “Sì, ascolta, servitore di Dio, tu adesso vieni con cose completamente diverse da come abbiamo pensato. Noi ci aspettavamo da te argomentazioni che abbiamo vissuto ed agito in modo sbagliato e viviamo ed operiamo ancora in modo sbagliato. Tu però non dici nulla di questo e vuoi solamente che dobbiamo chiedere perdono a Giuda e Dismas. Noi conosciamo finora soltanto violenza ed a questa non vi rinunciamo senz’altro. Se non avessimo usato violenza per salvare Giuda dalla mano del sommo sacerdote, sarebbe stato in sostanza possibile? Allora dobbiamo chiedere perdono ancora al sommo sacerdote?”.

                       27.   Dice l’angelo: “Miei cari amici, non avete bisogno di chiederlo al sommo sacerdote, poiché vi siete lasciati trascinare nella vostra prontezza a soccorrere Giuda. Lui però dovrà chiedervi perdono ancora col cuore, poiché finora lo ha fatto soltanto con la bocca!”.

                       28.   A questo punto si avvicina il sommo sacerdote nel mantello di Giuda e domanda:

                       29.   “Che cosa? Devo ancora chiedere perdono? Prima non si tiene conto delle mie vesti che erano in ogni caso il segno della mia dignità di sommo sacerdote. Poi mi vengono strappate dal corpo ed infine vengo offeso fino a morte! E tu che dici di essere un servitore di Dio lo chiami continuo sviluppo? Se soltanto potessi fare come vorrei, vi farei vedere io!”.

                       30.   “Eljasib, prima taci!”, – gli grida l’angelo. – “Persevera sul tuo punto di vista e sulla tua dignità immaginaria. Io però ti dico: se tu avessi seguito Gesù quando ti invitò, ed avessi creduto alle sue Parole, allora ora saresti pieno di gioia e delizia ed il tuo tempio esisterebbe ancora adesso per la benedizione dei poveri e degli smarriti. A voi tutti dico ancora una volta che dobbiamo diventare di un solo sentimento, prima di proseguire su nuove vie. Tra noi deve regnare l’armonia, e questa ha per fondamento il perdono soltanto!

                       31.   Oppure volete agire come finora? – Vedete, Giuda vi ha fornito la prova che non vivete più sulla Terra, anche per questo siete andati con lui. E poiché ora avete la certezza che vivete come spiriti, allora dovete dedurre logicamente ed infine cominciare a condurre consapevolmente una vita spirituale. Gesù, infatti, ha affermato che, chi segue i Suoi Insegnamenti, anche vivrà! Dovete ammettere che vivete, ma è una vita piena di desolazione ed angoscia. Ma se agirete secondo le Parole di Gesù, allora saranno in voi pace, gioia ed adempimento! Così vi domando: quando, in questo mondo, avete mangiato e bevuto veramente per l’ultima volta, e quando, l’ultima volta, vi siete incontrati con altri uomini?”. – –

                       32.   A questo punto Giuseppe guarda gli amici suoi e dice: “Sì, veramente non ci abbiamo ancora pensato! Non abbiamo né mangiato né bevuto, ma finora non abbiamo nemmeno sentito né fame né sete. Non abbiamo neanche incontrato nessuno, all’infuori di voi, con i quali adesso siamo qui insieme!”.

                       33.   Dice l’angelo: “Allora avete già riconosciuto molto! E così avete nuovamente una prova che Giuda vi ha detto la Verità. Ora avanti! Avete anche sentito di Gesù, il Salvatore! Come mai che non avete voglia di conoscerLo? Io vi voglio dire: nel vostro cuore avete ben presentito che avreste dovuto lasciare il vostro mestiere, perché Gesù è Amore e Giustizia. Quest’ultima voi temete e perciò temete di incontrarvi con Lui! Sapete precisamente che questa è la Verità, ma io vi dico: finché avete ancora paura di Lui, Lo fuggite ed evitate a causa del vostro agire come finora, fino ad allora non vi si può nemmeno aiutare! Ma ascoltate ancora: Gesù vive! La Sua Vita è Maestà! Potenza e Perfezione! Egli sa ogni cosa! Egli sa pure che adesso parliamo di Lui! Egli conosce ogni vostra miseria e mi ha inviato a starvi a fianco per aiutarvi! – La Mia Patria è Luce – ed un’esistenza – piena di Vita operativa!

                       34.   La Terra è soltanto una valle di prova – soltanto una scuola! Là l’uomo su vie pietrose o spinose lottando si può innalzare all’altezza del suo cuore e si può edificare un mondo permanente, libero ed indipendente che rimane in eterno; e lì da una creatura ad un essere divino nato nuovo! ! Voi siete ancora profondamente nelle sfere del vostro mondo terreno. Ma prima che non sarete rinati, fino allora rimarrete in questo misero stato!

                       35.   Noi servitori di Dio abbiamo il compito di aiutare coloro che hanno bisogno del nostro aiuto ed invocano il Padre nel Cielo che è il nostro Dio e Re dall’Eternità! Dalle mie parole voi percepite che esse provengono da una santa Serietà. Ben ho io ogni potere su di voi e vi potrei disperdere così che sareste nuovamente soli; – ognuno per sé! Ma l’Amore di Dio non vuole questo, e così voi tutti potete, se seguite in libera volontà, andare incontro ad un’esistenza migliore!!”. – –

                       36.   Allora Giuseppe si rivolge ai suoi compagni e dice: “Voi tutti avete sentito ciò che ci ha detto lo straniero. Egli certamente non è venuto da noi con cattive intenzioni, e nel mio cuore ho guadagnato una grande fiducia in lui. La mia opinione è questa: seguiamolo, via da qui, quanto prima, tanto meglio! Non pensate anche voi che sia la cosa migliore?”. –

                       37.   Tutti i sei gli danno ragione, ma alcuni sussurrano tra loro e si domandano se non potrebbero incorrere in un giudizio punitivo?! –

                       38.   Allora l’angelo viene e dice loro: “Cari amici, ho sentito bene le vostre preoccupazioni, anche se sussurrate! Dinanzi a me nulla di voi mi è nascosto. Ma vi comprendo e perciò vi assicuro che se mi seguite non c’è più da parlare di punizione in eterno! Dovete soltanto riparare ciò che avete commesso! La vostra colpa, infatti, qui non pretende più nessuna espiazione, soltanto pentimento, penitenza e spirito di sacrificio, vale a dire un nuovo sentimento pieno d’amore e di servizio!! – Se ora volete, potete cambiare la vostra attuale vita – con una Vita di gioia!”.

                       39.   Ora risponde Giuseppe all’angelo: “Ascolta, caro amico, amabile suona il tuo discorso, un fascino c’è nelle tue parole così che non posso più opporre nulla! – – Venite fratelli, lasciamo qui la vecchia vita, seguiamolo volentieri; ed ora dicci che cosa dobbiamo fare”. Allora l’angelo si volta ed ora tutti scorgono in non troppa lontananza una graziosa casetta che sta presso una collina. “Seguitemi là, affinché ci fortifichiamo, e voi gustiate una buona volta un po’ dell’Amore di Gesù, Amore che vi prepara questa gioia!”. –

                       40.   L’angelo va avanti ed i sette lo seguono. – Giuda rimane in piedi. Perciò anche Dismas aspetta e gli domanda: “Fratello, non vuoi venire con noi?”.

                       41.   Rrisponde Giuda: “Certo, ma vedi, io non sono stato invitato, ed inoltre c’è qui ancora Eljasib. Dovrei di nuovo abbandonare quel poveretto?”.

                       42.   Allora Dismas chiede ad Eljasib se anch’egli non vorrebbe venire insieme, e come costui risponde di sì, anche Giuda è soddisfatto ed ora i tre si affrettano dietro agli altri.

                       43.   Come arrivano alla casa, apre loro la porta un canuto venerando uomo che li guarda con occhi buoni e li accoglie calorosamente. Poi li conduce nella stanza nella quale si trova già l’angelo con i sette. Nella grande, bella ed ospitale sala sta un grande e lungo tavolo con panche.

                       44.   “Ecco qui, porto ancora tre ritardatari”, – dice lui, – “ed ora prendete posto e mettetevi comodi, nel frattempo porto pane, sale e vino!”.

                       45.   L’angelo saluta Giuda e gli dice: “Ascolta, amico! Che io non ti abbia invitato ha il suo motivo nel fatto che tu sei un iniziato e puoi agire già liberamente da te stesso. È bene che tu sia venuto, e specialmente che hai portato con te Eljasib. Perciò devi anche sperimentare la gioia di che cosa significhi aver amato!”. –

                       46.   Il vecchio, amabile oste viene, ed apparecchia il tavolo con pane, sale e vino e li invita a servirsi sostanziosamente. E per la prima volta prendono cibo e bevanda nel Regno degli spiriti. Dopo essersi ben saziati e si sentono nuovamente fortificati, Giuda comincia a parlare e dice: “Cari fratelli, questa volta è stato ancora come allora, quando ero ancora con Gesù sulla Terra e sedevo alla Sua tavola. Per quanto poteva sembrare poco ciò che c’era in tavola, ci siamo sempre saziati tutti, anche se eravamo così tanti. Oh, quanto sarebbe bello se il Maestro fosse di nuovo in mezzo a noi! Dove potrà essere adesso? Non possiamo andare da Lui e rimanere presso di Lui?”.

                       47.   Ma l’angelo risponde: “Mio caro Giuda, come uomo potevi ben dire così: andiamo là dove c’è il Maestro, ma ora siamo nel Regno degli spiriti, e Gesù in verità è dappertutto. Lo devi prima far nascere nel tuo stesso mondo. Questo procede soltanto attraverso il più grande Amore interiore per Lui, Amore che si esprime nel servizio sempre più grande!! Queste sono condizioni che sono necessarie per trovare Lui e le vie che conducono a Lui! – Vedi, tu devi ancora riparare una mancanza, infatti, ti attende uno smarrito: Gesmas sul Golgota! Una strada praticabile verso il Signore è il sentimento in te che un bisognoso d’aiuto richiede da te. Gesmas sarebbe contento se avesse te come compagno, la noia che egli vive, infatti, è una terribile punizione. – Si pente da tempo che si è fatto beffa di te, perciò ti do questo buon consiglio, corri lì al Golgota. Porta qui Gesmas, affinché tutto possa ritrovarsi insieme!”. – –

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Cap. 12

Il miracolo della Croce!

                         1.      Gli altri assediano Giuda, essi vorrebbero andare con lui, ma l’angelo dice: “No, cari amici, Giuda va da solo, perché è lui che ha da compiere questa missione. A meno che egli non chieda a qualcuno di accompagnarlo!”. – Allora Giuda chiede a Dismas di accompagnarlo, perché non vuole più separarsi da lui. – Così i due vanno verso il Golgota, il luogo del supplizio. Ora Giuda può riconoscere tutto, infatti, verso ponente è chiaro, e pieno di gioia conversa con Dismas. – Parla di tutto ciò che hanno vissuto finora insieme, e Giuda deve spesso stupirsi della sapienza di Dismas. Ma non si irrita di ciò, piuttosto gli si affeziona sempre di più.

                         2.      Come ora sono ben presto arrivati, Dismas dice: “Qui non si tratta solamente di Gesmas! Si tratta anche di noi e molti, molti altri che sono messi precisamente così come lo eravamo noi. Non soltanto sulla Terra, infatti, gli uomini vivono nello spirito della superbia e brama di denaro, ma anche qui nel Regno degli spiriti! Pensa al sommo sacerdote Eljasib! I templari vogliono dominare illimitatamente e non tollerano nessuno al fianco loro. Non conoscono per nulla Dio, – conoscono soltanto la Sua Parola scritta. Ed anche questa soltanto dall’esteriore, e l’annunciano così che ne risulti sol sempre per loro stessi successo e vantaggio. Perciò Gesù era da loro odiato, perché Egli ha mostrato una via che conduce a Dio senza mediatori. Egli era d’ostacolo alla loro ambizione e per questo Lo hanno messo in Croce.

                         3.      Vedi, anche tu andavi bene per loro come strumento. Ma quando ebbero raggiunto il loro scopo, ti misero da parte. Ora però vogliamo essere strumenti nella Mano di Gesù. Qui però non dobbiamo combattere gli avari ed i superbi, come mi ha insegnato l’angelo, ma nell’avarizia e nella superbia dobbiamo vedere ferite e malattie che dobbiamo guarire attraverso umiltà, dedizione e gioioso servire!! Soltanto ciò che possiamo riparare negli altri, è bene riconquistato! Soltanto ciò che pareggiamo negli altri, sarà pareggiato in noi! E ricorda che ci stanno a disposizione potenti angeli, dove non bastano le nostre forze!”. – Giuda conferma tutto questo di cuore aperto. Ora entrambi diventano silenziosi e vanno taciturni per la loro strada.

 

                         4.      Dopo un tempo abbastanza lungo vedono già la collina del Golgota, e finalmente giungono da Gesmas. Egli è rannicchiato sul tronco di legno, tronco che sarebbe diventato fatalità per Giuda e lui, e Gesmas mormora fra sé: “È proprio così, come ho già detto a me centinaia di volte; nessun’anima è più in vista, con la quale potrei fare i conti. Il peggio è l’oscurità. Una notte lunga un’eternità. Così posso aspettare quanto voglio e se qualcuno venisse, non lo vedrei. Oh, strazio, è una crudele miseria qui nel mondo degli spiriti. Sono già morti certo innumerevoli molti uomini!! – e non ne ho incontrato uno!! Se fossi andato con Giuda, allora avrei perlomeno qualcuno. Hm, sì, è come ho già detto spesso: come uomo, cacciato come un animale, e come uomo nel Regno degli spiriti, abbandonato e dimenticato. Se a tutti va così, allora posso soltanto compiangere il Nazareno. O Tu povero, stupido, buon Uomo, anche Tu sei stato cacciato fin qui sulla Croce, ed ora sarai dimenticato e languirai nella notte?!” –

                         5.      Appena parla così e per la prima volta senza ira, perfino pieno di compassione, pensa al Nazareno, gli sembra come se qualcuno levasse una cortina davanti ai suoi occhi. Può nuovamente vedere. In verità non è del tutto chiaro, ma riconosce in ogni modo che davanti a lui stanno due uomini. –

                         6.      Ora Giuda gli si mette di fronte e dice: “Gesmas, amico mio, io, Giuda, sono ritornato per aiutarti. Ho sperimentato la Grazia di Dio e ti ho portato ancora un amico. Se vuoi, puoi venire con noi, perché non vogliamo certo rimanere sulla collina del Golgota!”.

                         7.      Gesmas giubila di gioia! “Tu Giuda, e tu Dismas! Oh, raccontate, da dove venite e dove volete andare? Sì, portatemi con voi, ma presto, prima che vi pentiate! Non potevate venir prima? Qui gli anni diventano eternità! Tu sei stato furbo, Giuda, sei andato via ed ora hai ritrovato Dismas, mentre io qui da allora ho aspettato un uomo, ma nessuno è venuto, nessuno! Forse il mondo è diventato migliore? Perché dopo di noi nessuno è stato più crocifisso! Dismas dimmi: com’era presso il Nazareno in Paradiso? Perché Lo hai abbandonato? Dove, ah, sono tutto confuso, questo dipende dalla lunga attesa ed ora dalla mia gioia!”. –

                         8.      “Caro fratello”, – gli risponde Dismas – “non parlare tanto e sii paziente. Noi ti aiutiamo volentieri, ma per questo dobbiamo avere la certezza che lascerai qui i tuoi pensieri di odio e di vendetta. Dove andiamo noi, infatti, puoi seguirci soltanto con cuore infantile! Là ha valore soltanto amore, misericordia e senso del sacrificio. E quindi devi già avere una buona volontà e fermamente decisa! Ebbene, vuoi venire con noi?”.

                         9.      Risponde Gesmas: “Sì, amici miei, certamente che lo voglio, vi seguo ovunque è più bello di qui. Ma per essere sincero, dico subito che non posso liberarmi della mia ira e della mia vendetta così come se niente fosse. Tu fai come se dovessi spogliarmi della mia vendetta come si fa con una giacca oppure con un mantello, per lasciarlo giacere qui. No, non è possibile così velocemente, dovete avere un po’ di pazienza con me. Vengo però con voi, se posso. Non mi lascerai nuovamente qui, Giuda?”. –

                       10.   Dice Giuda: “Mio Gesmas, tu vieni con noi, ma è possibile soltanto a quell’unica condizione che hai udito da Dismas”. –

                       11.   Allora Dismas continua a parlare: “Se vuoi cambiare veramente a fondo, vogliamo volentieri assisterti ed aiutarti. Se vieni con noi, infatti, dovrai piegarti a servire coloro che ti hanno ucciso. Ed a coloro ai quali hai fatto del male dovrai pregare e sottometterti a loro, affinché ti venga perdonato. Ti dico del tutto seriamente che con te le cose stanno peggio di quello che tu pensi! – Dove sarei io adesso se Gesù mi avesse nascosto la Grazia Sua, e dove saresti tu, se Gesù, l’Onnimisericordioso, non si fosse impietosito di te! – Poiché sappi: lì dove il tempio sta in rovina, c’è ancora sepolta così tanta superbia ed odio. E così anche tu saresti sepolto sotto le macerie del tuo stesso mondo e passerebbero eternità, prima di ritrovare te stesso. Perciò sii di buona volontà e vieni volentieri; infatti, non è ancora troppo tardi!”. –

                       12.   Allora Gesmas afferra la mano di Dismas e dice: “Amico e fratello, le tue parole sono come una spada, ma nello stesso tempo anche come un balsamo. Voglio fare secondo la tua volontà, per quanto posso – ma aiutatemi, fratelli, non ho altro aiuto che voi! Oh, se non avessi offeso il Nazareno, quando era appeso e soffriva in mezzo a noi, – questo è il mio nuovo dispiacere! Voglio chiederGli perdono, se dovessi incontrarLo!”.

                       13.   Di nuovo si fa più chiaro intorno a lui, allora Dismas dice: “Fratello mio, il Salvatore ti ha già perdonato, perché Glielo hai chiesto nel cuore. Se ora segui fedelmente le Sue Istruzioni attraverso di noi, presto sperimenterai la Magnificenza della Sua Bontà e Misericordia! Ora venite, andiamo! Molti ci attendono! – Ma Tu, Tu clemente Iddio, sii con noi ancora pietoso e misericordioso, affinché possiamo camminare sulle Tue Vie! Amen!”.

                       14.   Dopo di ché vengono giù dalla collina, ritornano sulla stessa via sulla quale sono venuti. All’improvviso però Giuda si ferma e dice: “Cari fratelli, aspettatemi qui alcuni minuti, ho dimenticato qualcosa!”. –

                       15.   Gesmas però ribatte: “Dimenticato qualcosa? Tu non hai nulla che potresti dimenticare! Ma se va bene a Dismas, allora io vengo con te e ti aiuto a cercare!”.

                       16.   Dismas però lo trattiene e dice: “Tu rimani con me, finché Giuda ritorna. Finché non ha bisogno di noi, infatti, possiamo attender qui ed io credo che voglia esser da solo”.

                       17.   Giuda però torna indietro velocemente, rialza allora con molta fatica la Croce giacente a terra sulla quale era stato appeso Gesù e la prende sulle sue spalle. Il peso lo opprime enormemente. A stento ed ansante arriva di nuovo dai fratelli in attesa. – Gesmas dallo stupore non sa che cosa deve dire. Dismas però piange di gioia e commozione e loda e ringrazia Dio ad alta voce per la Grazia meravigliosa che può sperimentare in Giuda. Ora essi vogliono aiutare Giuda a portarla, ma egli rifiuta ogni aiuto. –

                       18.   Dice infatti: “Posso riposare se diventa troppo pesante, sembra però che mi diventi più leggera ad ogni passo”.

                       19.   Dismas gli dà ragione e dice: “Sì, fratello Giuda, la paura della Croce provoca tormenti che sono più pesanti da portare che la Croce stessa. Chi però porta la Croce che gli è addossata in amore e fiducia sulla Forza e Misericordia di Dio, sentirà veramente la Forza che lo aiuta a portarla! Ma chi volontario porta una croce per servire gli altri e per aiutare nel giusto spirito di vera umiltà, a questi staranno a disposizione Forze insospettate e l’ignominiosa croce diventerà un segno della Glorificazione e della Trasfigurazione!! Giuda, Giuda, ora hai afferrato la Vita. Oh, le insospettate delizie e beatitudini, da quando porti il segno della tua colpa visibile a tutti! Ora si arriverà al punto che colui che ti oltraggia, sarà oppresso dalla croce al posto tuo! Ma chi porterà come te apertamente il segno della sua colpa, Dio stesso sarà con lui, e la Pienezza dei Suoi angeli lo aiuterà a portarla!!”.

                       20.   Quando giungono finalmente alla loro piccola locanda, vogliono entrare nella casa, ma Giuda si accorge che la Croce non passa dalla porta. Allora vuole rimaner fuori, perché non vuole separarsi dalla Croce prima di averla portata nel luogo destinato. – Ma il vecchio oste porta fuori una panca e dice: “Allora riposati qui, finché vengono i fratelli”, e scompare di nuovo in casa. Ed ora vengono tutti gli altri, ed ognuno per Giuda porta in mano qualcosa. – Così gli offrono un sorso ristoratore ed un po’ di pane.

                       21.   Giuda accetta volentieri e li ringrazia di cuore. Dopo essersi saziato, si rivolge a Dismas e dice: “Caro fratello, ho bisogno del tuo consiglio, infatti vorrei portare la Croce là, dove doveva andare effettivamente prima. Ma il tempio è distrutto ed ora sono qui e non vorrei fermarmi a metà strada. Ti prego, vedi se puoi consigliarmi giustamente, perché questa preoccupazione opprime la mia gioia. Altrimenti vedi dov’è il tuo amico angelo, forse lui mi potrà consigliare!”.

                       22.   In quest’istante fuori di casa viene l’oste con l’angelo. Giuda s’inchina dinanzi all’angelo e dice: “Oh, caro servitore del Signore, nostro Iddio, non puoi mostrarmi la Volontà di Dio, dove devo portare la Croce? Vorrei portare il mio compito alla fine, ma sono in angoscia, perché il tempio non c’è più”.

                       23.   Allora gli risponde l’angelo: “Giuda, tu sei completamente libero, infatti, se ti dicessi: il Signore vuole questo e quello, allora saresti un servo e dovresti fare ciò che pretende il Signore, ma poiché sei tornato indietro da te stesso e sei andato a prendere la Croce per tuo stesso impulso, anzi hai perfino rifiutato l’aiuto dei tuoi fratelli, allora ti consiglio, come tuo fratello in Dio: entra in te, scrutati e fa secondo quanto ti consiglia il cuore, allora sarai libero da ogni preoccupazione, ma non eccedere e non sminuire questo tempo di Grazia a qualcosa di tutti i giorni. Completa la tua opera, affinché Iddio possa completare in te la Sua! La pace sia con te! Amen!”.

                       24.   Allora Giuda prende commiato dagli altri, carica la Croce sulle sue spalle e s’incammina da solo.

                       25.   “Iddio sia con te, finché ci rivedremo!”, – gli gridano gli altri. – Ma Giuda corre quanto più velocemente può verso Gerusalemme con il suo pesante carico. Adesso riconosce molti personaggi, i quali meravigliati lo seguono con lo sguardo. Come un fuoco di fila, la notizia si diffonde. “Giuda, il traditore, porta la Croce del suo Maestro”. Egli ode ben questo, ma non se ne cura. Diventano sempre di più coloro che lo guardano a bocca aperta ed alcuni lo seguono. La maggior parte per curiosità, ma alcuni hanno compassione di lui e lo aiutano. Altri di nuovo lo scherniscono, ma questi schernitori vengono portati alla calma dai più comprensivi.

                       26.   Giuda però non ha nessuna paura, gli sembra come se sentisse la soave Voce del suo Maestro che lo fortifica. E dalla Croce sembra uscire una Forza che tappa la bocca agli urlatori e fa fluire profondo rispetto nei loro cuori. In verità Giuda deve far spesso una sosta, ma più avanza, tanto più leggero gli diventa il peso, e finalmente è alla meta – là, dove stava il tempio!

                       27.   Nel frattempo il suo seguito è diventato molto grande. Devono essere più di mille di entrambi i sessi che lo hanno seguito. Dove era stato l’altare, c’è un innalzamento, e grandi blocchi di pietra gli rendono possibile il collocamento della Croce.

                       28.   Nel suo cuore c’è quiete e pace. Toglie di mezzo ancora alcune macerie, così che la Croce può essere vista bene da tutte le parti. Poi si asciuga il sudore dalla fronte, si mette accanto alla Croce eretta e dice ad alta voce ai presenti:

                       29.   “Cari amici e fratelli, avete ammirato la mia forza e perseveranza e vorreste ben sapere, perché io, Giuda, ho innalzato qui questa Croce. Ascoltate, sono andato a prenderla al Golgota. È la Croce sulla quale è morto Gesù di Nazareth, il mio ed ora anche il vostro Maestro, – a causa della mia grande colpa! Quelli tra voi che mi hanno chiamato traditore, erano nel giusto. Sappiate però, Gesù stesso mi ha perdonato! Per questo ho portato qui la Croce come segno della mia vergogna, Croce che il Maestro ha innalzato in segno del Suo Amore e della Sua Misericordia. Non però per mia stessa forza, ma Egli stesso mi ha aiutato a portarla non visto. Qui, dove stava l’altare del vecchio tempio, la Croce deve parlarci dell’Amore e della Misericordia! Io voglio, per quanto bene lo possa, fare del luogo dell’orrore, un luogo di pace e di raccoglimento. Non dite che sia impossibile. La Volontà del Signore suona a me: «Compi l’opera tua!», – ed io so che riuscirò, se soltanto lo voglio assai seriamente. Guardate questa Croce. Quando sono stanco e scoraggiato, allora basterà uno sguardo a questa, per fortificarmi. La Croce mi richiama alla sofferenza del mio ed anche del vostro Signore. Egli ha sofferto per causa mia! Allora voglio adoperarmi per riparare la mia colpa!”. – – –

                       30.   Con queste parole la Croce comincia a risplendere ed a raggiare in una Luce soave, e Giuda esclama: “Vedete voi stessi, il Signore conferma il mio discorso!”. – – Allora Giuda s’inginocchia e prega ad alta voce per avere forza e ristoro. – Quando gli altri vedono questo, li afferra una portentosa commozione e cadono sulle ginocchia! Allora Giuda esclama forte: “O Signore Gesù, Tu, Salvatore e Misericordioso! Io sono alla fine delle mie forze! La Tua Grazia ed il Tuo Amore mi fa scoppiare il cuore! Oh, vieni, ed aiutaci nella nostra miseria. Vieni Tu stesso, fortificaci ed aiuta anche queste anime povere come me, abbiamo bisogno di Te! Ho ben mostrato, o Signore, a loro la Tua Croce, ma cosa posso io dar loro? Soltanto una piccola scintilla, ma loro hanno bisogno di Te! Soltanto di Te! La Tua Volontà sia fatta! Amen!”.

                       31.   Allora Giuda vede ad un tratto stare nuovamente la colonna di Luce sopra di sé, come allora, quando Judith pregava per lui. Vede come la colonna di Luce si fonde con la Croce e come la Croce splende sempre più piena di Luce. Quando si guarda intorno, è in una nuova regione ed in alto nel cielo sta il Sole. Giuda si trova in un grande giardino. In fondo scorge un piccolo tempio. Ma presso la Croce c’è un Personaggio; stende incontro a lui le due Mani e dice: “Giuda, fratello Mio, vieni al Mio Cuore. Ti voglio ristorare!”. 

                       32.   Allora Giuda corre al Petto del suo Maestro e per un tempo intero regna un silenzio santo! – Poi Gesù continua: “Vedi, tutto ciò che è sorto intorno a te, è il tuo stesso mondo nato dalla tua umiltà! Tutti coloro che ti hanno seguito, sono povere anime sbandate, come anche tu in passato eri sbandato. Giuda, Io ti dico, tu eri perduto a causa di te stesso, ma il grande amore di tua figlia Judith ti ha preparato questa via della Grazia, infatti, lei ha preso su di sé tutta la tua cecità e colpa, affinché tu diventassi beato! Allora Io stesso Mi sono incamminato nella Mia personale Essenza e le ho tolto il suo peso! Ma ora non lasciarti più opprimere dal passato, bensì gioisci del presente – e lascia a Me il futuro!!”.

                       33.   Giuda è ultrafelice, e quando guarda verso l’alto, scorge innumerevoli schiere di angeli ed ode un portentoso canto di lode! – Cosicché egli esclama: “Oh, Gesù, Tu Maestro infinitamente buono! Non abbandonarmi mai. Rimani con noi, completa Tu l’Opera, affinché io non venga più a rovinare qualcosa”. 

                       34.   Allora Gesù gli risponde: “Io non ti abbandonerò mai, se tu non Mi abbandoni. Ma per amor del tuo sviluppo non posso rimanere sempre visibile presso di voi. Voglio però accompagnarti ancora per un po’ nel tuo nuovo mondo e stabilirti nelle tue funzioni come padrone di casa, ma davanti agli altri taci ancora chi Io sono. Vieni, andiamo nella tua casa, di cui pensavi fosse un tempio!”.

                       35.   Allora Giuda si rivolge agli altri e dice: “Amici, ed ora anche fratelli! Iddio ci è clemente ed ha creato, dai luoghi di rovine di vecchi edifici di bugie e d’inganni, un giusto fondamento, – come lo potete riconoscere qui in questo bel giardino. Là in fondo vedete una casa che somiglia ad un tempio. Ma non è edificato alla maniera umana, bensì alla maniera celeste! Questo buono, caro Amico, che è nello stesso tempo il Possidente di questa Magnificenza, mi ha affidato l’incarico di invitare tutti voi a rimanere qui presso di Lui! Il vostro dubbio che in questo piccolo tempio non ci sia abbastanza spazio, sarà presto ridotto a nulla. Io, infatti, sospetto che noi non saremo per nulla sufficienti a riempirlo! Ognuno può di nuovo ritornare indietro se non gli piace. Soprattutto però ognuno deve venire liberamente. Ora venite e fate come pensate!”.

                       36.   Dopo di ché Gesù va mano nella mano con Giuda verso la casa e tutti li seguono. Come arrivano, una nuova sorpresa attende Giuda. Il Padre, infatti, è andato a prendere ancora qualcuno, e così la gioia è grande quando Dismas apre la porta e dà il benvenuto a Giuda nella sua nuova dimora! –

                       37.   Ora Gesù prende entrambi per mano e così entrano nei vestiboli della pace. Entrando tutto si amplia come da sé!! – Essi si trovano in una magnifica sala da pranzo, come non ne hanno mai vista una uguale; essa è gigantesca. In due file sono collocati grandi tavoli con sedie a braccioli ed alle pareti comode panche. Così tutto invita già da sé ad occupare posto. Dopo un po’ tutti si sono seduti e ciò nonostante c’è ancora spazio per molti!

                       38.   Nel frattempo Gesù parla con Giuda: “Ora contempla il tuo mondo che ti ho nuovamente dischiuso. Diventerà tua proprietà in tutta la sua pienezza solamente quando avrai portato tutto a casa nel rifugio dell’eterna Pace. Fa e disfa con i tuoi fratelli che dovranno imparare a starti a fianco, servendoti. Ora però vogliamo consumare cibo e bevanda e fortificare i bisognosi! Dopo andremo ancora una volta fuori, affinché anche lì tu possa essere istruito su tutto”.

                       39.   Il Signore prende posto con Giuda in mezzo a tutti gli altri, ed ora i tavoli vengono forniti da Dismas e dagli altri fratelli con differenti cibi, frutti, pane e vino, di cui hanno trovato in ricca abbondanza nelle dispense. Ora Giuda vede anche Giuseppe con gli altri fratelli e poi Eljasib al loro tavolo e li saluta affettuosamente. Poi Giuda prega il Maestro: “O Signore, Sii qui non soltanto nostro Ospite, ma Padre di noi tutti! Benedici Tu il cibo ed invita a mangiare!”.

                       40.   Allora Gesù si alza e dice: “Miei cari amici che avete seguito Giuda e Me nello spontaneo amore e secondo l’impulso del vostro cuore: Io do a tutti voi il fervido benvenuto in questa casa! Essa è una casa in cui dimora l’Amore! Una casa dove ogni preoccupazione e dolore deve trovare lenimento, ed una casa che nessuno ha bisogno di lasciare, se gli piace starci. Ma è anche una casa del più grande Ordine proveniente da Dio, e se l’uno o l’altro non rimane in quest’Ordine, allora si troverà di nuovo nella precedente regione! Ora fortificatevi e gustate questo cibo!”.

                       41.   Da tutte le parti si sentono ammirazione e gratitudine. Dopo che il Signore si è seduto, tutti cominciano a mangiare.

                       42.   Ma poi si alza uno dei molti e va là, dove è seduto Gesù e Giuda e presenta la gratitudine del cuor suo con le parole: “Oh, dopo quanto tempo ho ricevuto un tale ristoro, dopo quanto tempo ho ricevuto un tal buon pane ed un tal buon vino, ed oltre a ciò viene offerto a tutti noi un palazzo come permanente luogo di dimora! Come vi possiamo ringraziare? Come dovremmo poter restituire qualcosa? Noi siamo anime povere, non possediamo altro che la vita nuda e cruda. Così non mi rimane altro che esprimere, a nome di tutti, la mia e la nostra gratitudine soltanto con le parole!”

                       43.   Ora colui che ringrazia s’inchina e fa per allontanarsi. Ma a quel punto Gesù fa un cenno a Giuda, e Giuda si alza, porge al portavoce la mano e gli dice: “Poiché il tuo cuore ti ha spinto a ringraziare, allora ti voglio dire che ce ne rallegriamo. Da noi però non è importante la forma esteriore, nemmeno il ringraziamento con la bocca, noi vediamo soltanto il cuore! La vostra gioia è per noi già il ringraziamento migliore! Lasciate battere il vostro cuore pieno d’amore e d’umiltà per il vostro prossimo! Allora ricambierete giustamente. Uno c’insegnava così meravigliosamente questo nella vita terrena, e Costui si chiamava: Gesù di Nazareth, – un Figlio dell’Altissimo! Soltanto l’Amore Lo spinse a noi uomini! E questo Gesù – è tra noi! È Lui che ci ha dato il benvenuto in questa casa: essa è la Sua casa dall’Eternità!

                       44.   Ora però, poiché viviamo tutti nella Sua casa, non dimentichiamoci dei nostri poveri fratelli che non conoscono ancora la via di casa. La nostra gratitudine deve essere quella di andar fuori nella notte per cercare i poveri e gli smarriti, ed offrir loro il nostro cuore pieno d’amore. Il nostro cuore ora non appartiene più a noi stessi, bensì a Colui che è morto nell’immenso Amore per noi alla croce sul Golgota. Per questo ho portato qui la Croce e l’ho collocata dinanzi alla casa, affinché possa essere un segnavia e, nello stesso tempo, ammonitrice ed un eterno monumento dell’imperituro Amore di Dio! – – Ora sapete come stanno tutte le cose. Chi vuol rimanere, costui rimanga, – ma per lavoro e gioia in comune! Chi però vuole andare, costui vada in pace! Ma a Te, Gesù, chiediamo Forza, Perseveranza e Benedizione! Amen!!”.

                       45.   “Noi rimaniamo, fratelli ed amici, e ci adeguiamo volentieri. Qui c’è benessere e pace! E se possiamo servire, allora è già sommamente bene!”, – esclamano agli altri tavoli.

                       46.   A questo punto si alza un altro dal suo posto, viene al tavolo di Gesù e dice: “Ascolta, buon amico e Signore di questo possedimento, ascolta anche tu, Giuda, e voi tutti cari amici! Quando ora ripenso alla mia passata vita terrena, il mio cuore diventa inquieto e preoccupato. Io, infatti, ero un servitore del tempio e partii con molti altri con catene e corde per catturare Te, Gesù! Veramente quella missione trovò una miserabile fine, perché tutti trovammo la morte del corpo in una tempesta sul mare. Finora ho ben deplorato la mia partecipazione a quest’impresa, ma non per amor Tuo, ma solo a causa della disgrazia che ho sofferto io stesso. E qui ci sono molti a tavola che allora erano con noi. Adesso che Ti conosco, o Signore, mi pento profondamente della mia intenzione di allora e nello stesso tempo Ti prego per il perdono di tutti i miei compagni! Se ci vuoi perdonare e tenerci qui, allora Ti vogliamo rendere ogni servizio. Ma se no, allora accetta la nostra gratitudine per l’ospitalità goduta!”. –

                       47.   Allora Gesù si alza e risponde: “Venga a Me chi è stanco ed aggravato! Presso di Me trovate Comprensione per la vostra sofferenza. E chiunque si avvicina a Me con cuore aperto e sincero, a costui toccherà Pace e Salvezza! E se il peso dei peccati aumenta al gigantesco, allora ascoltate il Mio richiamo: Venite!! – Coloro di voi che non osano, poiché sono di coscienza impura e gravati di colpa, a costoro Io dico: venite!!! Chi ancora crede che Io ripaghi il simile col simile, a costui Io anche dico: venite e sperimentate la Potenza del Mio Amore!!! – – Poiché in qualunque cosa abbiate mancato, una più, una meno, è cancellata nell’attimo in cui venite a Me con cuore umile e volete rimanere nel Mio Amore! Io voglio che voi tutti siate come Me felici e che siate liberi dal giogo del peccato e della colpa. Perciò vi porgo la Mia Mano ed il Mio aiuto in Grazia e maniera Paterna!! – –Tu però che Mi hai riconosciuto e Mi hai pregato di perdonare la tua colpa, vieni e bevi con Me da questo calice!! E rivela poi a tutti i tuoi fratelli che gusto ha il Mio Amore ed il Mio venire incontro!!”. – –

                       48.   Con cuore battente, ma l’occhio fisso rivolto al Maestro, prende il calice a lui offerto e ne beve un sorso. Poi esclama: “Oh, Amico mio, non ho mai sentito una tale delizia come adesso. Oh, carissimo Signore, Ti ringrazio e permettimi che passi ad altri il calice, affinché ancora parecchi ne possano bere!”.

                       49.   Gesù glielo permette ed il calice va da uomo ad uomo, senza che si svuoti. Ma più nessuno se ne stupisce, tutti si stupiscono soltanto della squisitezza del vino! Come balsamo scorre nel loro cuore, e un silenzio sorge nella sala: ognuno percepisce la benefica sicurezza. In ultimo il portavoce può prenderne ancora un sorso e Gesù lo invita a rimanere alla tavola Sua e di Giuda. Poi Gesù si rivolge agli altri e dice loro che Egli per un po’ sarebbe andato con Giuda fuori nel giardino! Il Signore saluta tutti amichevolmente e dopo vanno entrambi fuori! –

                       50.   Si fermano presso la Croce, e Gesù comincia a parlare: “Mio Giuda, finalmente, finalmente sei convinto dell’Amore e della Bontà del tuo Dio e Padre! Fin qui ti ho attirato in maniera paterna ed un’enorme fase della tua vita trova qui la sua fine. Hai portato fin qui la Croce, in fondo lo hai fatto per Me. Vedi: essa deve splendere dappertutto! E per tutti coloro che passano nella notte e nell’oscurità, deve essere il segnavia per sostare nella tua casa! Per il momento non rimarrò a lungo visibile presso di te per non disturbare te ed i tuoi fratelli nell’ulteriore sviluppo. Tu sai precisamente cosa è necessario per raggiungere i sommi beni della vita: per diventare una cosa sola con Me!! Tu sai anche ciò che sta ancora per strada e vuole essere redento. – Perciò lascio te e voi secondo l’apparenza, – per ritornare di nuovo quando Mi avrete fatto nascere nel vostro cuore e vi sarete parificati a Me!

                       51.   Anche tu, come tutti gli altri, devi ancora essere rafforzato; poiché in eterno rimane tua proprietà solamente ciò che è sorto dalla santissima lotta della vita e quindi è acquisito da sé e nato in sé! Tu sei abitante del Mio Regno eterno, ma anche abitante di un proprio mondo! Oh, Giuda, continua a camminare nel Sentimento Mio, continua l’Opera ed erigi delle dimore per i tuoi fratelli ancora dimoranti sulla Terra! Allora Mi vedrai di nuovo presso di te, prima che te ne accorga, ed Io stesso ti darò il Mio Consiglio e la Mia Assistenza, ma quando hai bisogno di quiete e non sai cosa fare, allora Giuda, Mio caro figlio, vieni qua alla Croce, accostati e lascia del tutto trasportare il tuo interiore dallo Spirito che è la Volontà del Mio Cuore che si è sacrificato per voi! Qui alla croce troverai la santa quiete e sicurezza e potrai ritornare, fortificato, nella tua casa, nel tuo mondo! – Lascia l’Amore splenderti come Meta sublime, sii sempre pronto all’umiltà per dare anche ai più piccoli tutto ciò che il tuo santo Padre ti ha preparato così in sovrabbondanza!

                       52.   Ora si tratta di mettersi al lavoro! Finora, infatti, le camere erano colme del il Mio Amore – ora deve colmarle il vostro amore! Quando sarò andato via, allora sarai tu il padrone di questa casa e di questa regione. Sii un buon padrone e Dismas, quale fratello più prossimo, ti starà a fianco. Per il momento l’angelo che vi ha guidato fin qui, dovrà guidarvi ancora ed aiutarvi con consiglio ed azione! Fa costruire case per i molti operai nel tuo terreno e custodisci bene l’Ordine Mio! Ora accogli la Mia Benedizione! La Mia Misericordia diventi la tua vita e la tua forza. Cresci e matura per la salvezza tua e per la benedizione dell’intera Creazione! Amen, Amen, Amen !!”.

                       53.   Il Signore è scomparso! Giuda è solo, ma intorno alla Croce splendono in meravigliosa magnificenza luminosi diamanti in fuoco lucente! Pieno di commozione Giuda si appoggia alla Croce, piange ad alta voce di felicità e singhiozza: “Oh, Gesù, oh Gesù! Che cosa hai preparato a coloro che Ti amano! Soltanto adesso Ti ho riconosciuto – chi Tu sei veramente!! Sì, Ti voglio amare con l’ardore di ogni Vita! Ti voglio amare con tutta la forza della mia ancora debole anima! Ti voglio amare con la purezza che non permette più nessuna oscurità! – Gesù Cristo! Tu nostro buon Padre, Tu! Tu Eterno Amore! Tu Creatore dell’Infinità! – glorificato attraverso questa Croce! Fa’ che io rimanga Tuo eternamente!  Amen!”. – – –

 

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[1] (per gli eventi precedenti, vedere scena al libro VIII cap. 5, 5-8)

[2] Ponzio Pilato, amico di Ursus, era a Betania invitato al banchetto. (vedi libro XIII - cap.8)