Natale 1936

 

GEORG RIEHLE

 

 

ore nello spirito di betania

 

 

Esperienze spirituali insieme agli amici della Nuova Parola

 

“Per mezzo della fede ho il sentore

di una vita più elevata

e per mezzo dell’amore

la edifico”.

 

*****

Piccolo è il seme

ma grande e meraviglioso

è il frutto che si sviluppa

in Grazia alla benedizione di Dio!

 

(15-26 agosto 1936)

 

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Il nostro futuro è Gesù!

 

“Gesù è il compimento di ogni singolo essere, Egli ci lascia riconoscere lo scorcio di questo futuro, affinché ogni singolo collabori a tale meraviglioso e divino futuro. – Ma perché Egli c’insegnò l’amore per i nostri nemici? Affinché i Suoi figli potessero trovar la vita divina proprio tramite quest’amore. Il nemico è soltanto una pietra di confronto e un mezzo per il conseguimento della somiglianza con Dio, in modo tale che il figlio possa riportare nella Casa del Padre ‘la Corona’, e deporla ai piedi del suo Creatore”.

Georg

 

Titolo originale: Stunden im Geist von Bethanien

Traduzione di Clara Battistella

Revisione testo a cura del gruppo: “Amici della nuova Luce” - www.legamedelcielo.it

SBN          978-88-98788-18-7

 

Stampato per conto della Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione (Sant’Omobono Terme – BG

 

Un aiuto per il lettore 

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Cap. 1

“Non voglio essere più di quello che siete voi!”

Sabato, 15 agosto 1936

O miei cari, il mio Padre Celeste diventa per me sempre più meraviglioso. Il Suo subordinarsi alla vita (terrena) non è finito con la Sua morte sulla croce, esso avrà termine solo con il completamento della vita nei Suoi figli, poiché allora Egli potrà dirci:

«Dunque, Io sono il Padre vostro e il Fratello vostro!»

Ciò che Gesù ha fatto di più grande sulla Terra, è stato l’aver sottoposto spontaneamente quanto di umano c’era in Lui al divino in Sé.

Ecco come quest’umiltà fa parte dell’essenza dell’Amore, poiché Egli stesso non vuol neanche restare per sempre il Signore’, bensì vuol essere ‘il Padre’, in modo che ci possa dare il massimo del Suo Amore!

I grandi Spiriti della Sapienza vedono in Lui l’Onnipotente, vedono il Creatore del Cielo e della Terra, l’Inaccessibile, e sentono la grande distanza che li separa da Lui.

Tutti gli Spiriti dell’Amore, invece, Lo riconoscono sempre, anzi, sempre di più Quale loro Padre, cosicché in seguito Gli si avvicinano e si sentono estremamente felici.

Alcuni anni fa un fratello mi disse: “Caro Georg, io amo tanto il Salvatore, ma quando penso che Egli è il mio Dio e il mio Creatore, sempre s’insinua in me una forte angoscia. Come avviene ciò?”.

E allora, meravigliosamente, il Padre Celeste disse a mezzo mio le seguenti parole: «Mio caro figlio, per Me la perfezione conta solo quando la maturità della vita dei Miei figli ne sente il desiderio, ed Io posso dar loro questa perfezione. Tendete quindi a raggiungere la perfezione, com’è perfetto il Padre vostro nel Cielo! Io non voglio essere più di quello che siete voi, per non elevarMi al di sopra di voi, e lascio perciò che siano il Mio Amore e l’Umiltà a parlare ai figli Miei. Tuttavia, solo in rapporto alla misura del vostro amore voi potete far vostra la pienezza della Mia Forza originaria».

In tal modo tutto è stato affidato alFiglio’ dall’eterno Amore del Padre; e quanto più indipendenti diventiamo nel Suo Amore, tanto più possiamo, già oggi, influire sui grandi eventi mondiali che ci circondano, e tanto prima il Regno di Dio si potrà stabilire in noi.

*

Ricalcare le Sue orme

Perché abbiamo tante Rivelazioni così diverse l’una dall’altra? Di certo ogni Rivelazione si differenzia dalle altre perché il Padre Celeste deve prendere in considerazione anche le forze luciferine nell’uomo. Ogni Rivelazione divina viene regolata da Lui a seconda del grado di maturità dei Suoi figli, poiché per salvaguardare la loro libertà, Egli non deve imporre un concetto più elevato di Dio (più di quanto sono capaci di assorbire).

Un pezzo di pane che io mangio, nutre tutto il mio corpo. Che significa dunque ‘mangiare la Sua carne e bere il Suo sangue?’. Significa: ricalcare le Sue orme! L’uomo che lo realizza, fa posto nella sua anima alla Volontà del Padre Celeste.

Una volta venne da me un fratello spirituale e disse: “Fratello Georg, cosa devo fare per stornare i molti pensieri cattivi che salgono in me? Io ho già tanto pregato per ottenere ciò!”.

Gli risposi: “Allora prova a fare molte buone azioni con puro disinteressato amore, perché con ciò ti formerai una buona base di vita dalla quale non possono scaturire solamente che pensieri buoni. Ogni buona azione è una pietra che concorrerà all’edificazione del tuo uomo interiore!”.

Io non posso pensare alla mia perfezione così che poi il Padre mi possa dire: «Figlio Mio, ora rimani così nel Mio seno, per tutta l’eternità!», bensì che Egli mi dica: «Figlio Mio, lotta per la conquista di un’ulteriore perfezione, in modo che tu stesso possa servire anche coloro che sono ancora nella perdizione».

La Potenza divina, infatti, consiste nel portare aiuto affinché sia sempre raggiunto un più elevato sviluppo a coloro che sono caduti nelle profondità.

La perfezione sta nello splendido riconoscimento che nulla mi potrà separare dal Padre mio Celeste! E così, del pari, nulla mi potrà separare dal mio prossimo, per quanto in basso egli possa essere caduto!

Io, perciò, non conosco più alcuna vita nemica, bensì soltanto anime bisognose d’aiuto, per le quali valgono le stesse parole del Salvatore: «Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno!»

Perfino se il mio amore per il Padre diventasse un tizzone ardente, questa non sarebbe ancora la mia perfezione se tale amore non potesse sottomettersi, in tutta umiltà, alla Volontà dell’Amore supremo.

*

Quanto più amore, tanta più Luce interiore

Ogni uomo è una parte del figlio perduto di Dio, ma anche un contenitore di Grazia per il recupero della divina vita interiore.

Nella ragione noi abbiamo un mediatore per la più alta comprensione, ma nello stesso tempo abbiamo anche un tentatore per la più profonda lontananza da Dio.

Sulla Terra il Sole illumina anche al più grande peccatore le sue vie. Nell’eternità, invece, non è più una luce estranea che illumina le nostre vie, bensì là potremo disporre soltanto di quella Luce che ci siamo conquistati, e allora è il caso di dire: quanto più amore disinteressato, tanta maggiore Luce interiore.

Con il saggio uso della nostra ragione possiamo accorciare di decenni il tempo necessario al nostro interiore sviluppo, ma vi dobbiamo mettere anche il nostro ‘io’ in rapporto al nostro grado di conoscenza.

Ciò che facciamo per amore in favore del nostro prossimo, sono doni per il suo mondo spirituale, e nel caso che esso faccia uso di tali conoscenze, non solo gli avremo abbreviato interi periodi di progresso vitale, ma attraverso questo servizievole amore, avremo avvantaggiato anche noi stessi.

Nemmeno per un milione rinunzierei ad un solo giorno della vita di prova a me destinata qui, su questa Terra. Il Padre Celeste non calcola a giorni, bensì a secondi. Se qualcuno dovesse dire: “Nelle stelle sta già scritto il nostro progresso e il nostro destino!”, questo vale soltanto per quegli uomini che percorrono ancora la via della Legge.

Colui invece che lotta per la conquista del vivente collegamento con il Padre suo Celeste, percorre la via della Grazia, e nel suo disinteressato amore può dare spesso un’altra direzione ai piani del Padre Celeste.

Ogni parola del nostro Salvatore è una chiave che apre una profondità spirituale, e se una tale parola si converte in azione, allora si potrà aprire da se stessi uno spirituale ‘ricettacolo’ di vita.

Quando Gesù vuol portare un Suo figliolo su un gradino più elevato, Egli crea un’occasione nella quale far sì che costui possa rinunciare del tutto a se stesso per aiutare gli altri e, con tale atto, appunto, crescere nella sua forza d’amore.

*

La verità quale proprietà guadagnata da noi stessi

C’è qualcuno che dice: “Oh, se soltanto avessi la giusta conoscenza, anch’io agirei così!”. In tal caso, però, sarebbe l’intelletto il vincitore dell’uomo. L’uomo, invece, deve conquistarsi la conoscenza della Verità con la volontà verso il bene. In questo, appunto, consiste una parte della Magnificenza del Padre, vale a dire: Egli vuol ritrovare la Verità nei Suoi figli, quale proprietà da loro stessi guadagnata. Egli vuol trarre fuor da noi la forma dell’amore di cui abbisogna, per riportare i perduti alla Casa del Padre!

Incominciando dal Padre fino all’ultimo angelo, tutti vorrebbero discendere come servitori per aiutare i figli della Terra nel loro amore sorgente.

Quando nella Sacra Scrittura si trova la dichiarazione di unnuovo Cielo’ e di una ‘nuova Terra’, il concetto nuova Terra non si riferisce soltanto a questo nostro pianeta Terra, bensì a tutto l’Universo, cioè una nuova Terra per tutto il mondo dell’umanità e degli angeli[1].

Nel vecchio Cielo il Signore era solo: Egli era il Santo’, circondato dai Suoi radiosi angeli. Nel nuovo Cielo Egli non sarà più solo, Egli non guarderà più alle opere della Sua vita, bensì nella vita propria dei Suoi figli.

Nel vecchio Cielo, di fronte alle Sue creature, Egli era l’Iddio inaccessibile. Nel nuovo Cielo anche il più grande antagonista potrà giungere a Lui; infatti, è stato detto: «Venite a Me, voi tutti che siete stanchi e aggravati!»

Quanto più alti sono i concetti del Suo Amore che noi facciamo nostri, tanto più noi rallegriamo il Cuore del Padre Celeste nostro, e tanto maggiormente Egli può avvicinarsi a noi.

La grande Opera di redenzione rimane soltanto il Principio’ fino a quando non sarà diventata nostra proprietà. Anche noi dobbiamo poter dire: “Io non sono venuto nel mondo per fare la mia volontà, bensì, per fare la Volontà del Padre Celeste! Quello che l’amore di Gesù ha compiuto in noi, lo compia ora il nostro amore nel nostro prossimo”.

La parola pronunciata da Dio è soltanto una Luce, ma la parola che si rivela nel nostro intimo ci dà Luce e Vita. In ciò consiste, appunto, la nostra crescita e la nostra felicità: che noi sentiamo, sempre più disinteressatamente, quanto indispensabile è per noi il nostro Salvatore!

*

(parla il fratello M. R.) :

Cari fratelli, noi possiamo ‘scrivere in bella calligrafia’, possiamo ‘scrivere esattamente’, possiamo ‘scrivere sulla lavagna’, ma non possiamo ancora ‘scrivere sulla sabbia’, cosa che ha potuto fare così meravigliosamente il nostro Salvatore. Quando un giorno ebbi l’occasione di esporre ciò in una adunanza, una sorella disse: “Già, sulla sabbia, ma lì tutto si disperde!”.

Appunto, proprio in ciò sta il meraviglioso: che il Padre non vuol saperne più nulla dei nostri peccati, affinché possa rendere felici i Suoi figli con il Suo Amore.

*

(parla Georg) :

Io posso rivolgere a ogni singolo soltanto questo richiamo: “La fedeltà, …al Salvatore! Il cuore, ...al Salvatore! Sì, la nostra intera vita, …al Salvatore!”

Allora Suo figlio non avrà più nessuna necessità di preoccuparsi. Egli gli darà la forza per allontanare dalla sua via ogni pietra d’inciampo! Infatti, quando un figlio dell’uomo ripone la sua fiducia nel Salvatore, Egli non lo lascia perire.

Ogni conoscenza appesantisce! Noi siamo stati posti su questa Terra soltanto per servire! Per colui che ha conquistato la vita tramite l’amore, l’Evangelo non è più una Legge.

Per i grandi angeli, il servire un uomo che cerca, rappresenta il più alto dei Cieli. Più perfetta è la vita in noi, tanto maggiore è anche l’attività. Ammaestrare tutta l’umanità è un compito che spetta a coloro che seguono il loro Salvatore, e il nostro posto più santo per operare è questa Terra, poiché essa è tenebra.

Dove il Padre ci pone, si trova pure per noi la via più breve per giungere a Lui. La parola di Dio, per quanto grande e vera, deve essere per noi soltanto unsegnavia’!

Non è dunque in noi il Regno dei Cieli? Al Signore siano date ogni lode, ogni amore e tutta l’adorazione!

 

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Cap. 2

Sul ritorno del Signore

Domenica, 16 agosto 1936

(parla Georg) :

Con quanta ansia noi siamo qui in attesa di nutrimento spirituale, con tanta maggior ansia il Padre Celeste attende che i Suoi figli aprano il loro cuore, affinché possa entrarvi:

Egli ci ha inviati sulla Terra proprio nel tempo attuale, in cui deve aver luogo il Suo ritorno, e in cui le sofferenze causate dagli avvenimenti mondiali hanno reso l’umanità più accessibile per la Sua venuta spirituale.

Il compito dell’incarnazione del Padre in Gesù, consisteva nel cercare una via di ritorno, dall’umano al divino, ed Egli compì quest’Opera con l’unica arma che ci era ancora rimasta dopo la caduta nel peccato, arma che consiste nel sottomettere spontaneamente il nostro io inferiore all’Io superiore, alla vita divina in noi!

Questa sottomissione della Sua vita, Gesù la praticò fino a tanto che tutti i desideri terreni cessarono di esistere, e fintantoché lo Spirito del Padre Suo, Santo, si sentì pienamente in diritto di prendere dimora nell’Uomo Gesù. Con ciò, comunque, Egli non ci ha ancora ‘redenti’, bensì ci ha dato solo ‘il principio’, poiché se Gesù ci avesse redenti non avrebbe mai potuto chiamarci “figli”, ma avendoci portato soltanto ‘il principio’ della redenzione, a noi è stato conferito un diritto sulla Sua vita spirituale. E fino a quel punto in cui noi ci unifichiamo con questo Suo Spirito – Spirito che Egli chiamava Padre – Gesù può adesso, in questo stesso Spirito, peregrinare e operare su questa Terra per la redenzione di molti (con la nostra mediazione).

Il nostro tempo attuale non sta più in nessun rapporto con il tempo di allora! Allora si parlava di bocca in bocca; oggi invece la Vita vuol parlare alla vita. Ed è per questo che Egli ci ha qui riuniti, affinché le molte, piccole luci, possano fondersi in una grande Luce, in modo che in noi e intorno a noi si faccia finalmente chiaro, e così possiamo riconoscerLo in mezzo a noi e nel Suo operare con noi.

Tutti i popoli dell’intera infinità sono in attesa di questa Sua venuta, poiché quando Suo figlio può parlare della sua proprietà sulla vita di Dio, allora il figlio si eleva di fronte a tutte le creature di Dio, per così dire, allo stato di “padre”. Ed ecco il perché proprio questo tempo – entro il quale Egli ha preannunciato la Sua ultima venuta, è tanto più grande di tutti gli altri tempi, perciò noi dobbiamo ricalcare le Sue orme e fare uso della Sua vita!

Voi vedete come le forze basse si raccolgono per la rovina; e così, del pari, anche le Forze più elevate devono riunirsi per la resistenza. Allora le Forze divine potranno dire l’ultima parola su questo nostro pianeta.

La vita che ci redime non dobbiamo cercarla in un Gesù visibile, bensì dobbiamo far posto in noi alla vita di Gesù, e fare ogni sforzo possibile per attuare il collegamento con lo Spirito divino.

*

La vita di Dio nel figlio

(parla il Salvatore) :

«O Miei cari, ricevete i saluti del Santo Amore!

Se non vi avessi amato come vi amo, fin dall’eternità il vostro compimento dipenderebbe dalla Mia Onnipotenza che alimenta o conserva ogni vita, invece voi Mi siete sempre stati cari come la Mia stessa vita, e questo lo dimostrai come Uomo.

Questa Vita che a suo tempo vi chiamò all’esistenza, cerca una nuova vita in voi, figli Miei, per glorificare ogni cosa e trovare una forza che renda possibile alla vita illimitata di percorrere la via che porta alle supreme Altezze, e che Io, fin dall’eternità, ho destinato alla Mia Creazione.

O figli Miei! Una vita santa se ne sfuggì da Me, sulla croce, con queste parole: “É compiuto!” – Sfuggì da Me e si ritrovò in voi, e vuol portare a maturazione un figlio che non soltanto abbia comprensione fino al Mio più profondo “Fondamento di vita”, bensì – o Miei cari – un figlio che Mi possa glorificare dinanzi a tutte le Creazioni!

O Miei cari, non dovete più pensare a una glorificazione per Me che potrebbe innalzarMi (ancor più), bensì a quella che potrebbe innalzare il più basso, poiché Io non sono più ritornato nella Vita della Mia inaccessibile Santità, bensì nella Vita del Mio Amore.

In tutta la Mia Creazione non c’è un altro posto che Mi dia più di quello che può darMi un cuore che si trova nella lotta della vita, quale una vita in contrasto che si matura all’amore.

A Me non è riuscito da eternità a scuotere la resistenza di colui che fu il Mio angelo più splendido, ma all’Amor filiale un giorno riuscirà.

Egli si vede detronizzato e sconsacrato quando non si ritrova più quale ‘Portatore di Luce’ (Lucifero), poiché dei deboli figli, legati alla sua essenza, hanno ritrovato la via che porta al Mio Santuario, quello che è racchiuso nel vostro petto.

Il Padre (la Divinità) in Me non appare così grande come potrebbe esserLo in voi, poiché Io, quale Creatore di ogni vita, ho posto dei limiti a Me stesso.

Voi invece non avete vincoli, affinché con il vostro amore per Me possiate raggiungere, scendendo nell’infimo, il punto centrale dell’inferno per portarvi aiuto.

O Miei cari! Di nuovo Mi servo della santa Parola: come Dio, …tanto ricco; come Padre, …tanto povero, dato che la Mia opera alla quale dedicai tutte le Mie forze non può essere completata adesso, né con la Mia Onnipotenza né da Me stesso, bensì soltanto con il Mio figliolo e con la sua spontanea attività d’amore.

Io non sono più ‘Io’, Io sono ciò che sono, in voi! La Mia pienezza che si sacrifica per voi, dipende dall’arrendevole abbandono dei figli Miei.

Oh, non ostacolateMi in voi, e da parte vostra non permettete che delle forze tenebrose vi trattengano!

Come Gesù, a suo tempo Io diedi questa testimonianza: “Nessuno giunge al Padre se non per mezzo Mio!”.

Il Mio santo Amore vi ha chiamati tutti qui così come siete ora radunati e, come il fratello vostro vi ha già comunicato: molte piccole luci formano una grande Luce!

La grande Luce vuole illuminare le vostre anime, affinché esse non cerchino la Vita santa fuori di sé, poiché nella vita di Gesù, quale proprietà del Figlio, si adempie il Mio ritorno.

Io vengo come Padre vostro, come vostro Creatore che depone la Sua grandezza ai piedi dei Suoi figli! Ecco quanto c’è di Santo e di grande in quest’ora!

Oh, se il Mio Amore potesse ancora ulteriormente rivelarsi oppure Gli fosse concesso di stare pieno di forza dinanzi ai vostri occhi! Poiché, vedete, la vita in voi Mi è più sacra che non la Mia!

Abbiate fiducia in Me, allora ogni male si ritirerà da se stesso.

Io, ai Miei discepoli di quel tempo, non ero più vicino di quanto lo sono ai Miei discepoli di oggi, poiché allora era soltanto la Parola esteriore a parlare, ora è la Vita che parla in voi.

Che cos’è una madre avente un cuore colmo d’amore, se però non ha figli? Che cos’è dunque di più: la Mia pienezza di vita, oppure un Mio figliolo che ha fame e sete di questa pienezza della vita Mia?

Io Mi sento grande quando ho dei figli grandi! Essi però diventano grandi, non appena si fanno ‘piccoli’!

Non preoccupatevi! Cercate la vostra ricchezza nella piena coscienza che il vostro Salvatore vi ama: è il vostro Dio, il vostro Creatore! E la benedizione che spetta al fratello vostro, Io la pongo nel vostro cuore, affinché egli sia benedetto attraverso il vostro amore! Amen!»

*

Preghiera

(parla Georg) :

Che Tu sii ringraziato,

o Santissimo e amorevolissimo Padre!

Che tu sii ringraziato

per aver previsto la Tua venuta,

così da risorgere quale Amore nei Tuoi figliuoli.

O Padre, quanto sei splendido, quando sei grande.

O Padre, il nostro amore non avrebbe nessuna forza nell’eternità,

se non Ti si potesse glorificare.

Tu non esprimi la pienezza della Tua vita

con le Tue meravigliose Opere,

bensì, con la pienezza della Tua Umiltà e del Tuo Amore,

affinché al Tuo figliuolo sia dato di glorificarTi.

Un nuovo concetto della vita nei Tuoi figli si svilupperà,

per penetrare come un raggio di Luce in tutti gli spazi dell’infinità.

Che Tu sii lodato, o magnifico Gesù!

Oh, Tu, Vincitore in tutta l’infinità!

Ogni vita si metterà in cammino

per affrettarsi a venir da Te!

Che Tu sii ringraziato! –

Amen!

*

Compiti dell’amore

Gesù è la Sapienza discesa a noi, Egli è l’Amore risorto.

Prima dell’incarnazione del Verbo, l’Amore possedeva soltanto un settimo del Potere (corrispondente a quella parte che Gli spettava tra i sette Spiriti o Caratteristiche di Dio).

Dopo l’incarnazione, l’Amore passò al primo posto (come importanza).      

Quei lavoratori che hanno lavorato più di tutti, in e su se stessi, hanno la parte maggiore nell’Opera di redenzione.

Quando nel mio prossimo vedo null’altro che forze maligne, perfino anch’io sono vicino a perdere l’amore; perciò, noi, con la critica, dobbiamo fare attenzione a non rafforzare ancora di più le basse potenze.

Io non vorrei danneggiare il mio prossimo nemmeno con un pensiero, poiché tale pensiero potrebbe mettersi tra me e lo Spirito divino.

In questa nostra veste carnale non siamo isolati soltanto dal divino, ma lo siamo altrettanto dalla tenebra, e nessuna forza può attaccarci se noi stessi non le apriamo la porta.

Chi possiede delle forze, ha anche da superare preoccupazioni, resistenze, contrasti, nemici e così via, tutte cose che devono servire al figlio per raggiungere l’indipendenza.

*

Per tutti giungono delle ore di prova

É ben vero che vengono anche ore di prova, ovvero che il figlio nella sua esistenza si troverà in situazioni che gli faranno esclamare: “O Padre mio Celeste, ora proprio non Ti comprendo più!”. Invece, sono proprio questi i Suoi momenti più santi nella vita, poiché affrontando tali circostanze con fiducia incrollabile, noi ci mettiamo in un vero collegamento con la Vita di Dio.

Lo spirito (la scintilla spirituale) può diventar libero solo quando l’anima sente il desiderio per il cibo spirituale. Se lo spirito dovesse venire all’anima senza essere richiesto, il forte soverchierebbe il debole.

Nella scuola della vita, quando ci sforziamo di fare il bene, ci è dato di percepire il bussare dello Spirito divino, ma lo spirito può avere successo solo quando la ‘dimora dell’anima’ è stata perfettamente ripulita da ogni egoismo.

La via seguita da Gesù nella Sua esistenza terrena era una continua sottomissione del Suo ‘Io’ allo Spirito di Dio, era un completo abbandono alla Vita (spirituale), un completo abbandono a Dio. Egli sottopose tutti i Suoi desideri alla Volontà del Padre Celeste, dicendo spesso: «Il Mio tempo non è ancora venuto!»

Con l’incarnazione del Verbo da parte di Dio, non esiste più alcuna distanza verso di noi, mentre questa sussiste soltanto da parte degli uomini, a causa della disposizione della loro anima.

Il Salvatore dice (adesso): «Non vedere in Me l’Iddio, bensì il tuo Amico e Fratello!»

Con la ragione noi acquisiamo coscienza della vita, ma essa diventa appena una ‘destatrice alla Luce’, quando noi, tale nostra vita cosciente, impariamo a metterla al servizio dell’Amore.

Non dobbiamo mai far risaltare il nostro ‘io’, bensì dobbiamo mettere la nostra vita al servizio dell’amore. Tutta la nostra esistenza deve essere dedicata al servire!

*

Il giorno della liberazione

Solo seguendo le Leggi dell’Ordine divino, l’uomo può raggiungere una più elevata vita spirituale.

Egli però si accorge ben presto di non poter costantemente adempiere tali Leggi. Allora interviene la Luce, la quale gli fa riconoscere che l’eterno Amore lo vuole aiutare. Ed è a questo punto che ha inizio il giorno della sua liberazione!

La liberazione però non consiste nel fatto che il Padre Celeste faccia pervenire all’uomo, per così dire, nuove forze dal di fuori, bensì che Egli gli mostri una via da conquistare da se stesso, tramite il lavoro e la lotta e con le forze necessarie per liberarsi da sé da tutti gli ostacoli.

Alle nozze di Cana avvenne il primo miracolo. Quando si rivolsero al Salvatore dicendoGli: «Maestro, è venuto a mancare il vino», Egli rispose: «La Mia ora non è ancora venuta!»

Finché l’anima chiede allo Spirito ancora un aiuto esteriore, l’ora sua non è ancora venuta. Vale molto di più mettere in pratica il detto: «Ciò che Io vi dico, fatelo!»

L’ultimo miracolo è stato la resurrezione di Lazzaro. Quando Marta di Betania apprese che Gesù era venuto per vedere Lazzaro morto, lei Gli disse: «Signore, se Tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto» [Giov. 11- 21]. E Gesù pianse, poiché i Suoi figli avevano perduto la facoltà di risvegliare – essi stessi – illoro Lazzaro’ interiore, dimenticando che il vero ‘Aiutante’, dimorava in loro stessi.

Non siamo noi, dunque, destinati a diventare ‘portatori’ della Sua vita divina? Lazzaro tuttavia giaceva ormai nel sepolcro, e il compito di Gesù fu di risvegliarlo.

Egli lo fece con le parole: «Padre, Ti ringrazio di aver dato al Figlio questa possibilità!». Egli non volle glorificare Se stesso, bensì, Quale Figlio, doveva glorificare il Padre.

Comunque, d’ora in poi ognuno deve destare da sé il suo Lazzaro!

Al pozzo di Giacobbe il Salvatore chiese alla Samaritana che stava attingendo l’acqua: «Donna, damMi da bere!». Egli non poteva porgerle l’Acqua della vita prima di aver destato in lei il desiderio di quell’Acqua.

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Un libero adempimento di vita

(Parla il Salvatore) :

«Io ho posto l’uomo su questa Terra creandolo in modo tanto grande e perfetto che Io, come Creatore, posso dire ai Miei figli: “DamMi da bere!”. Se però non sono ancora in grado di farlo, sono Io che devo porger loro da bere, affinché poi, essi possano porgerne a Me!

Questo perché è la Mia Volontà che voi, Miei amati figli e figlie, dobbiate essere simili a Me. Perciò vi creai sì secondo l’immagine Mia, ma sempre, a tale scopo, non vi diedi una vita perfetta, bensì una imperfetta, affinché poteste voi foggiarne fuor della stessa, una vita interiore interamente simile a Me.

Io vi creai tanto grandi per trarre da voi una vera vita divina, o figli Miei! Sacra è per Me la vostra libera volontà, perciò i Miei angeli stanno ancora attendendo il momento in cui potranno servirvi visibilmente. Se si facessero avanti adesso nel loro splendore, la forza della Vita di Dio, risorta in voi, verrebbe attratta verso l’esterno dalla forza della Vita di Dio nei Miei angeli. Perciò essi vi servono restando invisibili, e voi potete attribuire al loro servizio la vostra crescita naturale di vita.

Questo non deve aver l’apparenza come se Io e i Miei angeli vi stiamo servendo, e quando dico che vi servo, significa che coltivo la Vita di Dio in voi, ma che, poiché voi Mi siete sacri, il Mio Amore deve attendere finché la Mia immagine sarà risorta in voi (spontaneamente)!

Durante tutti i quaranta giorni che seguirono la Mia Resurrezione (fino alla Mia Ascensione), con quanta gioia avrei reso felici con la Mia costante presenza i Miei amici, in un circolo ristretto, se in loro l’amore avesse avuto una tale potenza e forza vitale, da sopportarMi nella Mia Magnificenza, quale Vincitore al di sopra di ogni vita e di ogni morte!

Da ciò, appunto, la Mia apparente lontananza!

E tuttavia, Io sono Colui che tutto dirige, Colui che sorveglia ogni respiro e conta le pulsazioni, Colui che guida tutta questa Terra in modo così geniale, vegliando su di essa, affinché la volontà di nessun uomo non sia neppur minimamente pregiudicata.

Nondimeno, sono anche Colui che ha potuto creare tutto, ma non voglio essere Colui che vi potrebbe rendere perfetti con la Sua Onnipotenza ma senza la vostra cooperazione, bensì Colui che vi da’ soltanto la possibilità di perfezionarvi da voi stessi, per elevarvi fino a Me.

Se voi non foste per Me qualcosa di sacro, in questo stesso istante apparirei visibilmente dinanzi ai vostri occhi. Ben poco Mi costerebbe perfezionarvi dalla Mia pienezza di vita. Questo però mai accadrà, poiché ciò avverrà solo al raggiungimento della vostra compiutezza quando sarete simili a Me.

Io vi dico, spinto dal Mio smisurato Amore per voi: “Le Mie Opere (la Creazione visibile) passeranno, ma le vostre opere (spirituali) dureranno eternamente!”, – altrettanto quanto le Mie parole, delle quali dissi: "Cielo e Terra passeranno, ma le Mie parole non passeranno!", poiché Colui che andò a morte per voi e che concluse la Sua esistenza servendo e soffrendo, vi amerà eternamente! E ciò che poteva ancora dividervi da Me, cioè la consapevolezza che vi ha fatto dire: “Padre, Tu sei Santo! Noi no!”, Io l’ho superata con il Mio Amore. Venite dunque al Mio petto, e la Mia vita sarà vostra!

Che cosa v’importa della vostra vita imperfetta, dal momento che essa non Mi divide da voi? Non erano forse Mie le parole: “Venite tutti a Me!”? Una testimonianza, questa, che nulla Mi divide da voi? E se anche i vostri peccati fossero rossi come il sangue, e innumerevoli come i granelli di sabbia e le gocce d’acqua nel mare, il Mio Amore sarebbe imperfetto se non li potesse superare.

Sceglietevi il giusto Cielo[2], poiché siete voi stessi a edificarlo!

Con un saluto che è una benedizione. Il vostro Gesù. – Amen!»

*

L’eternità, la divina scuola per la vita spirituale

(parla Georg) :

La vecchia Creazione materiale è soltanto un istituto di formazione e di educazione per una nuova Creazione. Il suo basamento materiale, appunto la materia, è opera di Lucifero. Invece l’Ordine costruttivo delle forze nella Creazione, viene dal Padre Celeste.

La vita eterna me la posso immaginare soltanto così: quando ho raggiunto una meta, il Padre Celeste mi pone dinanzi continuamente un’altra nuova meta.

Noi non siamo qui per l’eternità, ma è l’eternità insieme allo spazio infinito ad essere qui per noi, appunto, quale istituto educativo. Noi non pensiamo al di fuori di noi, bensì in noi.

Per i nostri pensieri non c’è una fine, e tuttavia dominiamo i nostri pensieri nel nostro spazio eterno, e a stretto rigore non abbiamo neppure avuto un principio, poiché il nostro ‘io’ è una particella dell’eterno Io.

La feccia dell’inferno costituisce per il Padre Celeste la maggiore delle testimonianze. Ma la feccia non lo sa. Ci vuole molto Amore da parte del Padre Celeste per far sprofondare in tal modo, volontariamente, quegli esseri, e quando poi un essere anela ad elevarsi, il Padre Celeste dice: «Vieni, figlio Mio, tu fosti e sei la ragione del crescere del Mio Amore!»

Un tale riconoscimento è uno sgravio per l’inferno, è un raggio di Luce che discende penetrandovi fin nelle più profonde tenebre, e il grande Amore del Padre viene dimostrato, appunto, dal fatto che Egli lascia all’essere la sua libertà interiore, perfino nella più profonda lontananza da Dio. Egli deve perciò anche permettere che, quanto più profondamente un tale essere cade, anche il dolore, quale custode della vita, divenga sempre più forte. Quando l’Ordine si è ristabilito, anche il dolore cessa da sé.

 

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Cap. 3

Beatitudine promessa

Martedì 18 agosto 1936

Parla il Signore in me: «O Miei cari! Nulla può dividerMi da voi, né il Mio Nome, né la Mia Grandezza e neppure le vostre debolezze. Io ho aperto il Mio cuore, per permettere al Mio grande Amore di parlarvi. Quel tempo in cui la Mia bocca parlava è passato; invece nel tempo presente Io voglio parlarvi attraverso la bocca dei Miei figli!»

 

Beata la bocca attraverso la quale il Padre Celeste si può manifestare! Beato l’orecchio che ha imparato a percepirlo!

Iddio è là, dove le Sue Caratteristiche divine si manifestano. Alla vita giunge chiunque serve coscientemente la vita dell’Amore.

Com’è stato l’amore dell’uomo nella sua esistenza terrena, così sarà il suo mondo dell’aldilà.

Qui, durante la vita sulla Terra ci viene offerta la possibilità di abbracciare le più alte conoscenze; nell’aldilà si procede faticosamente, a seconda del grado del nostro amore. Là noi saremo nel nostro stesso mondo che sorgerà dal nostro amore.

Il mio Dio vuole diventare la mia vita; Egli vuole porre ‘il figlio’ alla Sua destra, e ogni uomo è figlio Suo. Tuttavia, fino a quando la vita del Padre non sarà diventata completamente proprietà dell’uomo, il Padre non potrà essere presente.

*

Brevi estratti per indicarci la via

La Vita non è soltanto bella, ma anche santa, appunto perché sulla Terra i contrari ci stanno dinanzi agli occhi, la via qui è la più breve. Gli ostacoli sono rappresentati dai concetti di vita che contrastano con quelli di Gesù.

Quanto maggiore è l’amore, tanto maggiore è la forza e la potenza. Non esistono superuomini! Non vi sono che uomini perfetti o imperfetti!

Noi non siamo solo ospiti nel Regno di Dio, bensì anche anfitrioni![3] E in quanto il Cristo è diventato mio, Egli è la Radice della mia forma, della mia fede, del mio riconoscimento! Il Suo ritorno dipende dal congiungimento della nostra vita con la Sua vita. L’intera Creazione è il campo di lavoro dei figli di Dio.

Dove nel cuore di un uomo è sorto il più alto amore unito all’umiltà, là il Padre prende dimora. Quanto più ci sottomettiamo all’Amore, tanto più edifichiamo la vita della Divinità in noi. Ogni uomo è una divinità in divenire.

Le forze avversarie dicono: “Noi sorveglieremo affinché nessun uomo possa trovare la Fonte della vita nel suo cuore!

Gli esseri che si apprestano ad avviarsi sulla via che porta al Padre, vi incontrano queste forze contrarie e contrastanti.

Un figlio di Dio è una nuova essenza divina che sta sorgendo. L’Opera di redenzione nel suo cuore deriva dalla risorta parola di Dio nell’uomo, invece la parola che l’uomo apprende dal di fuori, è soltanto una via che vi conduce.

Colui che viene tra noi non deve essere ammaestrato, bensì deve trovare la sua vita interiore. Un uomo che vuole ancora ‘ammaestrare’ gli altri, non vive alla radice della Vita.

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Sullo scopo dell’incarnazione del Verbo

(parla il Signore) :

«Tu sei libero, Io sono soggetto al tuo amore. Tieniti saldo a questa meta. Tutta la Mia Forza è al tuo fianco.

Passato è il tempo in cui Io volevo metter la Mia parola nel cuore dei figli dell’uomo. Ora è giunto il tempo in cui voglio trarre la Mia parola fuori dal cuore dei figli Miei, ed oggi, in occasione del Mio ritorno, voglio trovare dei figli che sono passati per quella via per la quale sono passato Io.

Ora voglio vedere il frutto della Mia semenza, cioè il risultato della Mia incarnazione».

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Lo scopo dei figli

 (parla Georg) :

I figli devono diventare distributori della vita del Padre loro per tutta l’infinità. É per questo che il Padre Santo dovette diventar loro Fratello, poiché nessun uomo conosceva la via e perciò non poteva indicarla all’umanità.

Provenire dal Padre significa provenire dall’Amore, significa far posto all’Amore nel proprio cuore. E poiché il figlio smarrito non conosceva la via, il Padre non poteva nutrirlo con questo Pane di vita.

L’amore che Egli ci ha insegnato deve essere la porta che conduce al nuovo Cielo. Perciò non esiste nessun’altra via – per il grande Uomo che rappresentata tutta la Creazione (il figliuol prodigo) – all’infuori di quella che viene ora indicata a mezzo del Figlio che fu innalzato.

La distanza tra la nostra vita e la vita di Dio in noi era smisuratamente grande, per conseguenza il Padre dovette mettere la Sua vita a un livello umano, sul quale l’uomo potesse congiungersi a Dio.

Iddio, in Gesù Cristo, era un Uomo e, in Gesù Cristo divenne per noi un vero “Modello”. Invece la via del riconoscimento Egli ce la indicò con questo accenno: «Se voi opererete secondo la Mia parola, vi persuaderete che dico la Verità!»

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Gesù – Dio e Uomo

A scuola ci hanno insegnato che Gesù Cristo è Dio e Uomo, e questo era incomprensibile per me.

Nel mio letto di sofferenza e attraverso molte lotte, si destò in me un ‘chiamatore’, un silenzioso ‘sollecitatore’ che costantemente mi ammoniva di porre il mio ‘io’ in seconda linea e di accordare nel mio cuore più spazio all’universale amore per il prossimo, e all’improvviso la Voce interiore cominciò ad ammaestrarmi, e continuò a farlo così come Gesù era stato ammaestrato dal Padre. Quante prove, però, occorsero prima che io potessi riconoscere ciò!

Gesù non ha mai peccato, però sottopose sempre volontariamente il Suo ‘Io’ purissimo all’eterno Amore! E quanto più Si sottometteva, tanto più la vita di Dio dominava in Lui, affinché potesse glorificarLo.

Prima del Suo trentesimo anno, Gesù non avrebbe potuto purificare il Tempio, poiché allora anche il mondo, cioè l’umano in Lui, avrebbe potuto interloquire. Quando, con santa serietà, rovesciò i tavoli dei cambiavalute, quello che fece fu soltanto Amore santo.

Se avesse coltivato un solo pensiero di odio, Lucifero avrebbe vinto. Solo con l’amore egoistico è possibile odiare il nemico, e questa è la pretesa che egli vanta ancora nei miei confronti. Quando però il male mi circonda ed io non presto ascolto al suo influsso, esso non ha più alcun potere su di me.

Gesù non guardava al Suo santo Nome, non pensava alla Sua santa Dignità, ma si curava soltanto di diventare ‘un Soccorso’ per tutti. Grazie alla Sua sofferenza le forze negative hanno cessato di essere un centro di gravità che ci attirava verso il basso.

«Io sono tutti i giorni presso di voi», poté dire quando compì l’Opera di arrendevole Amore!

*

Il Salvatore parla in me: «Pertanto, ponete ai Miei piedi i concetti che avete della vita, e lasciate che sia la Mia parola ad influire su di voi, altrimenti, con il vostro modo di pensare umano, non afferrerete la vita che domina nella Parola!»

L’uomo si sottrae all’educazione del Padre suo Celeste, allorquando, essendo ancora imperfetto, ha la pretesa di diventare un maestro.

Egli deve prima accogliere la vita, e quando l’avrà accolta non vorrà più essere un maestro. Infatti, nei riguardi del prossimo, dirà: “Quello che vive in me, vive anche in te!”.

La base della Divinità è l’umiltà, e la forza della Divinità è l’amore. La Parola è l’idea creatrice.

Lucifero, con la sua caduta, si sottrasse alla Divinità.

La Creazione materiale consiste delle idee di Dio che si sono separate da Lui. Per l’uomo umile le infuocate parole di Dio diventano pace accessibile e, per lui, digeribili.

“Ritornare”, significa che Egli – l’Iddio e Padre Santo – vuole ora risorgere in noi; però non risorgere per l’influsso del Cielo, non per l’influsso del mondo, non per l’influsso degli uomini, di angeli e neppure di rivelazioni! Oh, no! Egli vuole risorgere tramite la vita diventata libera nel petto degli uomini.

La nostra brama è placata, quando facciamo posto al Redentore. Egli ci mostra l’Immagine di un Redentore. È nella Sua vita che noi troviamo il riscatto della nostra vita in ceppi, ma occorre badare che non sia il mondo a dominare in noi!

È giunto il tempo in cui Egli deve diventare in noi ciò che chiamò: «La Mia carne e il Mio sangue!» [Gv. 6,54]. Quando questo sarà il caso, noi saremo perfetti al par di Lui.

Non vi è che un’unica vita imperitura: questa è la vita dell’Iddio nostro! E noi siamo chiamati a edificare, in Grazia a questa vita, una nuova Terra.

*

Parla il Signore in me: «Voi siete stati resi degni dal Mio Amore ad accoglierMi in voi, per portare avanti la Mia grande Opera di perfezione!»

Se afferriamo chi è il Padre nostro e ciò che vuole da noi, allora abbiamo la forza necessaria, altrimenti, ciò che noi su questa Terra chiamiamo nostro nelle cose esteriori, ci possiede e ci trattiene.

Colui che non conosce il Padre suo Quale l’eterno Amore, Iddio lo chiama a Sé a mezzo del Suo Ordine, stabilito dall’eternità: «Nella Casa del Padre Mio ci sono molte dimore!» [Gv. 14,2]. Quando un tale uomo avrà raggiunto l’ultimo gradino, acquisirà la conoscenza della vita seguita da Gesù, ma è la stessa vita che l’uomo deve strappare a sé. Il Cielo deve essere conquistato con violenza, e tale ‘violenza’ non è altro che l’abnegazione di se stessi!

*

Nel nuovo Cielo

Grazie alla vita del Salvatore incorporata in noi, accorciamo a tutta la Creazione la via del ritorno al Padre, quali eterni abitanti e partecipanti a tale vita.

Nel Nuovo Cielo, nella Nuova Gerusalemme, non vi è né ‘un alto’, né ‘un basso’, e neppure delle ‘proprietà riservate’, e tutto ciò che si possiede là, quale Dono di Grazia, lo si possiede solo per usarlo allo scopo di rendere felici gli altri.

Queste Leggi celesti valgono e operano anche qui sulla Terra, perché: «Dare, più beatitudine che ricevere!», e così facciamo del nostro meglio per far nostre queste Leggi celesti.

Il divino abolisce la malattia; il divino abolisce tutto ciò che vi è di umano!

Colui che è ammaestrato da Dio ne deduce che può servire, vi si adagia, e in ciò trova la sua beatitudine. Egli non abbisogna di nessuna prova dell’esistenza di Dio, perché gode della Sua presenza imperitura.

Ciò che Iddio è emanato da, giudica tutto, ma ciò che è emanato dal Padre, vivifica tutto.

Se restiamo fuori da Gesù, restiamo fuori dalla Verità. Riconoscere Gesù significa essersi ritrovati. Seguire Gesù significa entrare nei diritti del figlio! Solo nella vita di Gesù io trovo la liberazione, perché la Sua vita è vita liberata da ogni vincolo.

Chi vuole agire con la massima saggezza, deve considerare la propria vita come un continuo morire.

La nostra Patria è la fusione della vita con il Padre! Dove l’Amore tutto eguaglia, laddove il Padre può dimorare, là c’è la via che porta in Alto.

Dove c’è l’Amore di Dio, là c’è anche la brama verso il divino. Tuttavia il Padre è il Mare infuocato dell’Amore. Egli dice: «E se anche, tu possedessi l’amore con l’ardore di tutti i soli dell’Universo, esso sarebbe nulla di fronte all’Amore con il quale Io amo i Miei nemici nella Mia ira!»

*

Tenete stretto l’amore

(parla il Padre):

«Com’è grave per Me, un Padre tanto ricco, dover riportare a Casa i figli per la via del pianto! Infatti, ora sono il Santo Amore stesso a venire – fedele all’amore che Mi chiamò – in mezzo a voi, per offrirvi tutto l’Essere Mio.

Io non vengo a voi come l’abbandonato sulla Croce, bensì Io sto dietro di voi come il Signore di tutte le potenze, poiché con la Mia crocifissione e la Mia resurrezione fu aperta una via che, partendo da voi, porta fino a Me – Gesù – il Vincitore dell’inferno e della sua potenza che ne aveva maturato la morte.

Poi con la Mia Ascensione vi spianai la via fino alla Mia santa vita divina, e spalancai per voi le porte affinché poteste trovare questa vostra massima proprietà.

Figli Miei, siete in grado ora di amarMi sopra ogni cosa? Non vi ho dunque dato prova a sufficienza che vi amo sopra ogni cosa? Voi per Me siete il Mio Io.

Così come Io non posso cessare di esistere, neppure voi lo potete, per tutte le eternità. Quando cesserete di esistere lì e sarete qui, oh, quale beatitudine l’aver trovato un’altra vita! Io voglio trovare la vostra vita, e voi dovete trovar la Mia! Ve l’ho resa tanto facile! Voi potete gioire di tutto, purché teniate stretta la Mia vita, purché teniate stretto il Mio Amore. Attribuite tutto a Me, perché tutto quello che i vostri occhi scorgono, parla per Me.

Se voi tenete alto soltanto il Mio Amore, allora sarete inattaccabili, poiché con il Mio Amore il Mio Spirito paterno può affluire in voi.

L’Amore vi ricondurrà nel Mio Ordine, e quando sarete nel Mio Ordine, allora il Mio paterno Spirito potrà vivificarvi, ed esso potrà diventare vostra proprietà, potrà maturare ‘il figlio’ in voi. Quel figlio che incorpora in sé la Mia bellezza, la Mia potenza, la Mia maestà, la Mia forza, la Mia dignità, e tutto il Mio Amore.

Sappiate: il Mio ritorno Io lo scorgo nel compimento di Vita dei Miei figli!

Non l’Uomo Gesù è il vostro Redentore, bensì la Sua vita, quella del Cristo, quella Sua forza che sta al di sopra di tutte le forze, e che è racchiusa in queste sante parole: “Questi è il vostro Redentore!”.

Perciò Io vi rendo capaci – quali Miei figli in divenire – di elevare la Mia vita divina in voi affinché possiamo riconoscerci tramite questa vita di Dio, e allora anche le forze che i Miei angeli abbisognano, si manifesteranno, quelle Mie amorevoli forze che, senza il figlio, sarebbero forze di potenza, ma che – attraverso il figlio Mio – diventano forze di redenzione tali da rendere la vita libera dal di dentro verso il di fuori, mentre l’Amore, senza il figlio, renderebbe la vita libera dal di fuori, a mezzo della Mia Onnipotenza.

Il Mio Amore è Amore santo, ed Io non M’intrometterò mai nello sviluppo dei popoli, bensì Mi servirò soltanto di quelle forze liberatrici divenute proprietà dei Miei figli.

Pur essendo Io un Signore sopra tutte le forze, nella Mia ultima venuta Io scendo soltanto con il Mio Nome, affinché ogni vita che cercherà tali forze in questo ‘Nome’, possa anche trovare ogni cosa.

Figlio Mio, rifletti: se nel tuo mondo tu sei ricco, lo sono anch’Io! Se sei povero, sono povero anch’Io! Se il tuo amore Mi ha fatto grande, allora sono grande anch’Io! Io Mi sono subordinato a voi affinché vi possa appartenere con tutta la Mia pienezza.

La Mia lotta per voi è cocente, più cocente che non nell’ora più difficile della Mia terrena esistenza, nell’Orto di Getsemani in cui dovetti decidere di portare a termine quella lotta stando lontano non soltanto da Dio, ma separato anche da coloro che amavo da eternità, prendendo tutto su di Me per ottenere per voi lo stato di ‘figli’, e santificare per il Mio Amore – che Io chiamavo ‘Padre’ – la dimora, affinché Egli potesse dimorare nel Suo Santuario, Santuario che è l’essenza vostra.

Ora Io Mi trovo dinanzi alla vostra porta, ma non busso, perché voi Me l’avete aperta! Il vostro amore ha preparato la dimora per la Mia presenza, perciò posso congiungerMi con voi e celebrare insieme a voi la Cena (la santa Cena). Tuttavia si tratterà ancora di una (semplice) Cena, mentre invece, quando festeggeremo il pasto del Mattino – o figli, anche quest’ora arriverà – in altre parole, potrete vederMi e godere della Mia presenza. Quale differenza allora!

Perciò, procurate di scorgerMi nel vostro prossimo! Amen!»

 

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Cap. 4

Sulla Parola rivelata

Martedì, 19 agosto 1936

(parla Georg) :

Come diventa bella la Parola, quando dentro ci viene posta la vita; e come opera a vuoto la parola, se in essa non c’è vita.

Per comprendere la vita di Dio, occorre la vita di Dio; e per comprendere il proprio prossimo nel suo pensiero e nella sua volontà, occorre avere intendimento delle sue caratteristiche.

Per Gesù non esisteva nessun altro Comandamento all’infuori di quello dell’amore. Infatti, noi siamo fuoriusciti dall’Amore.

Dove c’è amore, là c’è anche la Sua vita, perciò coloro che non hanno fatto proprio il fondamento di vita dal quale le Sue parole sono emerse, non riusciranno mai a comprenderle, e le loro parole resteranno un prodotto della mente e dell’intelletto.

Fin dall’eternità il Padre Celeste avvolse il Suo Spirito negli esseri da Lui chiamati a diventare figli Suoi; essi furono chiamati ad ‘incorporare’ il Suo Spirito, ma avevano anche un proprio ‘io’.

La base fondamentale di tutta la vita divina, era e rimane l’umiltà.

Più gli esseri erano umili, tanto più purificarono l’anima, e lo spirito di Dio poté maturare in loro la vita divina, ma poiché non tutti i figli di Dio che erano stati chiamati si adoperarono per la conquista dell’umiltà, sorse in loro una mescolanza di vita divina e di vita propria, e questi punti di vista essi li esternarono nel loro stesso mondo.

Perciò il nostro Redentore fu l’Uomo che purificò il proprio Tempio, così che lo Spirito di Dio non vi trovò più nessuna materia estranea e si poté manifestare a mezzo di Lui, a mezzo di Gesù.

Nella misura in cui percorriamo la via dell’umiltà, nella medesima misura purifichiamo anche la dimora per il Padre nostro Santo.

Chi viene in mezzo a noi, non deve essere ‘istruito’, bensì deve riconoscersi; egli deve ritrovare se stesso.

Un uomo che ‘ammaestra’ gli altri (orgogliosamente), non vive ancora nella Radice della vita, poiché egli non sa ancora che anche i suoi fratelli e le sue sorelle portano in sé la stessa vita di Dio.

Invece un uomo compenetrato dallo Spirito divino non oserà mai ‘ammaestrare’ un altro, poiché se anche ne avesse l’apparenza, egli intenderà solamente mostrare ‘l’Immagine della Vita’ che dimora in noi.

Perfino per le più alte Rivelazioni che il Padre Celeste ci ha riservato, Egli si serve dei Suoi figliuoli.

Se l’anima dello ‘strumento’ è una cosa sola con lo spirito, la Rivelazione è di natura puramente divina.

Se invece l’anima non è ancora una cosa sola con lo spirito, allora anche l’anima stessa si manifesta assieme allo spirito e le Rivelazioni ne risultano ‘colorate dalla propria personalità’, cioè corrispondenti alle caratteristiche presenti nello ‘strumento’ in questione.

Perciò non dobbiamo considerarci troppo attaccati alle Rivelazioni, e neppure alle parole che ci giungono dal di fuori, bensì le stesse devono essere per noi soltanto dei mezzi per aiutarci sulla via verso noi stessi, affinché in noi possa splendere Luce, e Colui che ci ama più ardentemente di quanto noi amiamo Lui, possa sorgere nel nostro ‘io’ e noi nel Suo!

L’uomo può esprimere parole che hanno la loro origine nel proprio intelletto, ma esse sono prive di vita.

Questi sono gli uomini che vogliono provare tutto matematicamente. Invece per noi deve valere molto di più la massima: «Diventate come fanciulli!»

*

Povertà e ricchezza del Padre

 “Cristo è la mia vita, e morire è il mio premio!”. Questa vita l’avevamo già fin dal giorno in cui l’eterno Amore ci donò la libertà. Ora, però, questa vita deve diventare nostra proprietà! Il Creatore e Padre non poteva donarcela, bensì poteva soltanto render capace l’io, posto in libertà, a raggiungerla. Se il meraviglioso Padre voleva che si trovasse intendimento per tutta la Sua Essenza e la Sua vita, doveva dapprima formare e allevare degli spiriti in grado di comprendere una tale vita. Allo stesso modo, quando udiamo una parola, possiamo comprenderla solo se siamo derivati dalla stessa base di vita come la parola stessa.

Chi può, dunque, liberare la vita dalla Sua parola? Chi altri se non il figlio? La povertà del Padre sta in rapporto con la povertà di vita dei Suoi figli. Se il figlio è ricco di vita divina, allora anche il Padre è ricco.

Egli – Gesù – si mantenne ubbidiente al Suo Amore anche sulla croce, e permise di ottenere la grande libertà di accoglierLo in noi, affinché del Suo Amore ne restasse a sufficienza per le infime profondità e per i supremi Cieli. Quando si avrà riconosciuto ciò, allora l’amore non sarà più una legge, ma sarà diventato una necessità di vita.

Io vi apro il mio cuore solo affinché ci si riunisca in un unico amore, e ci riesca di renderlo libero per il grande, splendido eterno Amore.

Una volta mi domandai: “Qual è ‘il massimo’ che posso offrire al Padre mio per farLo felice?”, e all’improvviso Egli mi rispose nel mio petto: «Figlio Mio, vuoi tu renderMi felice? Allora procura di venire in aiuto a tutta quella vita che è lontana da Me! Vedi, tu sei libero nel tuo amore. Attieniti strettamente a questa meta, allora tutta la Mia Forza ti sarà accanto per servirti!»

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La via della grazia

(parla il Salvatore) :

«Io ardo! Nessuno può calmare la Mia santa brama di diventare una cosa sola con voi, fino a tanto che non giunge l’ora della maturità.

O Miei cari, voi percepite la Mia presenza in mezzo a voi. Voi vedete e constatate il Mio collegamento di vita con questo nostro fratello, collegamento che egli stesso pose dinanzi agli occhi vostri mostrandovi che tutta la pienezza della Mia vita è racchiusa nel vostro petto, affinché questa pienezza possa divenire anche vostra vera proprietà.

Non vi è per Me nulla di più grande che vedere il Mio Io in voi, e ogni volta che ciò avviene, l’Universo risuona nuovamente dell’alleluia che sorge per il Mio ritorno nel cuore di ogni figlio, e nel Mio santuario riecheggia così; “Figlio Mio, Io, la Vita di ogni vita, ho posto la Mia vita nel centro della tua, con una coscienza in sé che tu abbisogni, per poter far uso liberamente di tale vita”.

Quanto più libera questa vita diventa, tanto più ti avvicini a Me. E quanto più vicino Mi sei, tanto più splendida ti si fa la luce della conoscenza, e tanto maggiore deve diventare la forza che il tuo riconoscimento abbisogna per poter agire e operare per il Padre tuo, sul gradino così raggiunto.

Un tempo si diceva: “L’Iddio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”. Quello era il Dio che si poteva manifestare solo conformemente ai concetti che il popolo a quel tempo aveva di Lui. Oggi si dice: “Il Padre è nella cerchia dei Suoi figlioli”.

O Miei cari, Egli venne per servirvi. Non vi accorgete, voi, di questo Suo servire? A Me è riuscito di poterMi manifestare, …come un Padre in mezzo a voi, come un Padre verso il Quale in questo istante salgono le invocazioni di infinite legioni, poiché vedete, solo a seconda della natura del concetto che voi avete di Me, Io posso manifestarMi a voi. Se al posto del concetto di ‘Padre’, voi avete un altro concetto di Dio, allora soltanto il più puro trova la Via che conduce a Me. Se invece Mi si percepisce con amore nel proprio petto, così come sono, Umiltà e Amore santo, allora tutti trovano la via per venire a Me.

Molti che si sentono ancora lontani dal loro Creatore, vi stanno intorno in spirito; però tramite il vostro concetto della vita che ha trovato posto in voi e Mi esterna – a seconda del grado del vostro amore – voi fate maturare un raggio di Luce nelle sfere di coloro che si sentono lontani e vincolati, così che anch’essi riconoscono che i loro ceppi si stanno allentando, e non si sentiranno più legati!

Come vorrei dar libero corso al Mio Amore, per redimere tutto! Ma seppur non sono proprio diventati proprietà dell’inferno, non posso farlo con tutti, se tali legami sono ancora fortissimi.

In verità, non potete farvi un’idea abbastanza grande della Mia Umiltà e del Mio Amore! Quale Signore Io ero grande e creai il mondo, ma ero solo nel Mio Cielo. Invece, quale Umile e come Colui che ama, Io sono piccolo, ma vi ho resa libera la via che conduce a Me.

 Mi è molto più caro essere unito ai Miei figlioli e portare insieme il peso delle loro debolezze e dei loro fardelli, piuttosto che essere solo nei Miei Cieli, circondato sì dagli angeli pieni di venerazione, però senza figli!

 O Miei cari, non vi costringete in leggi! Neppure nelle più elevate! Rimante soltanto con Me, con il Mio Amore, con la Mia Umiltà! Ripeto: con la Mia Umiltà! Infatti, il Mio Amore è più potente e la Mia vita più desiderosa di voi, di quelle cose che – secondo quanto voi credete – vi dividono da Me. Quando finalmente l’Amore vi spinge forte verso di Me, quando finalmente sentite la volontà di rivolgerMi una fervida preghiera, quanto ne gioisco! Tuttavia, Mi addolora il fatto che voi, talvolta, cercate le più belle parole. A quale scopo? Non siete voi, figli Miei? Raffiguratevi una buona volta di avere l’immagine del Padre dinanzi ai vostri occhi, e lasciate che Io, come Padre, operi in voi. Allora il Padre sfavillerà in voi! Il vostro amore, la vostra vita, diventeranno liberi in voi. La vostra vita allora mostrerà all’anima la sua meta, e l’anima vedrà i Miei grandi pensieri, e scorgerà quello che Io voglio fare, aprendo la via a questi pensieri.

Ecco qual è la giusta preghiera dei Miei figlioli: la collaborazione produttiva che Io ho destinato a voi! Questa è la via della Grazia che Io vi ho insegnato, onde superare lo sviluppo attraverso la Legge! E allora attirate giù, nel vostro mondo, grandi pensieri come vostri pensieri, come vostro amore, e in essi vi è la Mia Redenzione!

Essere divini significa essere a disposizione di tutti, aver cura di tutti!

Oh, il Mio Amore è tanto grande! Io sono venuto a voi in una Veste del tutto nuova, in una Veste dei più alti concetti, affinché nulla Mi divida più da voi. Se dunque siete umili, ci avviciniamo continuamente di un passo, poiché l’umiltà porta a maturazione nuovo amore e nuova vita, il che vi rende sempre più simili a Me, l’Onnipotente Creatore e Padre.

Pensate a questo: Io vi ho dato una vita che non avrà mai fine; vi ho donato forze che fanno tale vostra vita mai cessante, sempre più forte, sempre più grande, sempre più potente, affinché quelle Mie Opere che giacciono nel Mio petto, possano trovare la loro realizzazione per mezzo vostro! A questa perfezione di vita – simile alla Mia – voi andate incontro su quella via che sono Io stesso, il vostro Gesù!

Miei cari, Io vi amo tutti, profondamente vi amo. Voi avete motivo di gioire e di aver piena fiducia in un simile Amore che tanto si abbassa.

A Me tutte le cose sono possibili, e tutte le forze Mi sono soggette, in Cielo e sulla Terra. – Amen! Amen! Amen!»

 

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Cap. 5

Nozioni fondamentali

Giovedì, 20 agosto 1936

(parla Georg) :

Vi ringrazio per la possibilità che mi offrite di dar testimonianza di ciò che unicamente indica la via della beatitudine. Già dalla prima giovinezza ne sentivo l’impulso, e durante quest’esistenza son diventato un cristiano convinto: il nostro amato Salvatore Gesù Cristo è l’unico Dio, da eternità in eternità! Ora, poiché noi, abitanti di questa Terra, siamo stati dotati di una particella della Sua Divinità, Egli divenne Uomo per rendere possibile a questa particella di espandersi, affinché – in grazia a ciò – potessimo diventare figli di questo sublime Creatore: figli per mezzo dei quali l’intera Creazione può apprendere l’Amore e la Bontà del suo Creatore.

Egli – che la Creazione conosce soltanto come un Dio inavvicinabile – è l’eterno Amore e l’eterna Bontà, e non ha creato i Suoi figli per signoreggiare su di essi a Suo piacere, bensì affinché essi possano avere una vera gioia dalla loro vita, ed Egli possa pascersi di questa gioia dei Suoi amati figli.

Il giusto intendimento riguardo a Gesù Cristo può darlo soltanto lo Spirito d’Amore. Chi non conosce il Padre’, l’eterno Amore, non conosce nemmeno ‘il Figlio’!

«In Principio era la Parola, e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio, e Dio era la Parola» [Giov. 1,1]. – «E la Parola divenne carne e dimorò tra noi, e noi vedemmo la Sua Magnificenza» [Giov. 1, 14]. Così dice la Scrittura. Ma cosa significa ciò? ‘Il Figlio’ o ‘la Parola’, è l’Idea creatrice di Dio, e questa ‘Idea’ era ‘presso Dio’. Altrimenti espresso: l’idea è la Coscienza della Divinità, e questa Coscienza della Divinità – che nel contempo è la forza operante della Divinità – creò tutti noi.

Ora, al presente grado della Creazione, la Divinità brama la resurrezione e la maturazione degli uomini, che Le si riporti ‘il Figlio’: Figlio in un significato nuovo, più elevato.

Per chiamare all’esistenza un tale Figlio, cioè un vero figlio di Dio, occorrono opere smisurate e periodi di tempo incommensurabili, fino a che le forze date dal Padre, possano raggiungere il compimento.

E così fu creato ‘l’uomo’, il Figlio o l’Idea che divenne carne, affinché potesse far Sua una vita indipendente, simile a quella propria, di Dio. Egli doveva cercare in sé il Dio ignoto, amarLo sopra ogni cosa e diventare la Sua immagine perfetta.

 

* * *

 

 

(commento della traduttrice

che riguarda il capitolo “Nozioni fondamentali”)

(6.12.1963)

 

Leggendo il suddetto capitolo mi venne fatto di pensare, di primo acchito, che in esso, il fratello Georg o coloro che avevano preso nota delle sue parole, avessero fatto un po’ di confusine, dato che alla parola ‘Figlio’ veniva data tutta un’altra interpretazione di quella abituale, che è quella di riferirla esclusivamente a Gesù Cristo.

Poi, rileggendo, mi sono accorta che in questa interpretazione c’è di mira, per così dire, di rendere evidente il ritratto delFigliuol prodigo’, del quale Gesù (il Figlio per eccellenza, il Figlio Unigenito), è il ‘modello’ di come l’altro sarà quando avrà compiuto la via del ritorno, raggiungendo nuovamente la Casa del Padre dalla quale si è allontanato per il suo peccato d’orgoglio.

PerFigliuol prodigo’ s’intende, naturalmente, tutto il complesso degli spiriti caduti. – A questo punto, però, è sorta in me dapprima una domanda:

Ma, allora, se ‘Figli di Dio’ si diventa solamente attraverso la via della caduta e del ritorno, gli altri spiriti – quelli non caduti e che corrispondono ai sei settimi di tutti gli spiriti originariamente creati – sono dunque esclusi da questa figliolanza e costretti a rimanere per sempre ‘creature’?”

Subito dopo, però, ricevetti anche la rispettiva risposta, e cioè:

 

Risposta:

«Tali spiriti che all’inizio hanno assistito a tutto il dramma della caduta degli spiriti ribelli e amorevolmente li hanno poi seguiti lungo la faticosa via del ritorno dando aiuto e assistenza, sanno che anch’essi hanno la possibilità di diventare ‘figli di Dio’, però soltanto ‘tuffandosi’, per così dire, volontariamente nelmare delle tentazioni e del peccato’ creato dai caduti, non – evidentemente – seguendo la trafila dei seguaci di Lucifero, ma con l’incarnarsi almeno una volta sulla Terra, dimenticando per un po’ il loro splendore di puri spiriti e seguendo su questo pianeta la via della carne come lo stesso Cristo, ritornando a Dio per questa via – pur non essendosi mai dipartiti da Lui – ma ricchi di esperienze ben diverse e dopo aver conquistato l’Amore.

Se così non fosse, quelli che originariamente non sono caduti nel peccato d’orgoglio, come Lucifero e i suoi accoliti, anziché un premio, avrebbero avuto quasi un castigo per la loro fedeltà, poiché dovrebbero assistere al fatto che i reprobi[4] vengono guidati al Seno del Padre come figli, beatitudine questa, di cui essi, seppur beati, non sarebbero mai in grado di godere.

Ed è perciò che essi – incarnandosi e soffrendo sia pure per poco – potranno raggiungere quella stessa meta per arrivare alla quale gli spiriti caduti hanno dovuto faticare con un cammino lungo eternità e, in tal modo, essere premiati per la loro fedeltà al Creatore.

Perciò, quando tutto sarà compiuto, si potrà dire che la caduta di una parte degli spiriti primordiali creati sarà servita a far ottenere anche agli spiriti rimasti fedeli la figliolanza di Dio, così che ‘il Figlio’ sarà completo dinanzi agli occhi di Dio, il quale dismessa la veste che gli diede il Creatore, sarà adornato con le insegne del Padre.

Ci sarebbe ancora molto da dire al riguardo, ma è meglio che ognuno completi il pensiero a seconda delle sue possibilità, cosa questa più utile per l’anima che non con delle spiegazioni per quanto complete, ma non ancora assimilate».

* * *

Come si vede, ai primi versetti del Vangelo secondo Giovanni, è stata data un’interpretazione molto più ampia, cioè inabissandosi nel passato, fino a molto prima che il tempo fosse, e poi, protendendosi nel futuro, fino al giorno della cessazione del tempo.

La prima interpretazione era limitata all’incarnazione del Cristo in Gesù – specialmente considerando i versetti seguenti - cioè alModello’, al quale il ‘Figliuol prodigo’ doveva somigliare, se voleva ritornare al Padre.

L’attuale interpretazione si riferisce all’Idea divina, realizzata cioè nelFigliuol prodigo’ stesso, che include tutti gli spiriti caduti e poi redenti, non più soltanto ‘nella speranza’, ma nella sublime realtà, ancora amplificandosi, aggiungendovi anche gli spiriti non caduti, affinché ‘la Famiglia celeste’ sia al completo.

Oggi, dopo quasi duemila anni e con le maggiori conoscenze spirituali, il significato dei primi versetti può essere ampliato ma, naturalmente, con ciò il concetto non è esaurito; l’ulteriore penetrazione aumenterà la beatitudine degli spiriti e delle anime per tutta l’eternità, perché è appunto in ciò che consisteva la beatitudine stessa: nel penetrare sempre più profondamente nei misteri di Dio che, pur venendo sempre più chiariti, tuttavia per l’essere creato resteranno sempre dei misteri nel loro nocciolo originario.

Sapendo però un tanto, bisognerebbe completare la frase del Padre espressa in chiusura alla parabola del “figliuol prodigo” sul Vangelo, e precisamene, aggiungendo in Luca 15,31 quanto segue:[5].

«Affinché tu possa apprezzare giustamente l’Amore del Padre, e contraccambiarlo con il tuo amore di figlio, va’ pure tu in giro per il mondo senza mezzi, e dopo aver fatto le tue esperienze in terra straniera, ritorna; e allora la festa s’intenderà darla anche in onor tuo, per la gioia del tuo ritorno, anche se la tua assenza non sarà stata breve, e ad accoglierti non sarà soltanto la tua Casa paterna, ma anche le Mie braccia, per stringerti al Mio petto».

Ecco l’invito che il Padre Celeste rivolge agli spiriti mai caduti, invito al quale, un po’ alla volta, tutti risponderanno, accelerando in tal modo anche la spiritualizzazione della materia, questa, indispensabile, affinché la Parola ‘compiuto’ non segni soltanto la fine di un tempo, ma abbia un significato e rappresenti la fine di tutti i tempi, rappresenti l’avvento di una eternità tra le tante eternità che, nel Regno dello Spirito, terranno luogo del tempo dei tempi.

 

(Il corsivo l’ho ricevuto sotto ispirazione il 6 dicembre 1963 alle ore 2.30 di notte).

Clara Battistella

 

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Cap. 6

Il giusto posto

Venerdì 21 agosto 1936, sera

(parla Georg) :

Il Padre guarda solo alle qualità che sorgono in noi attraverso il quotidiano lavoro su noi stessi. Il lavoro terreno è soltanto un mezzo per far spuntare in noi delle qualità Divine.

La ‘figliolanza’ da e per se stessa non ci viene conferita da speciali doni da parte Sua (del Padre); essa ci viene data soltanto dalla vita vissuta secondo la parola di Dio.

Fino a quando non saremo trasfigurati, tutti i nostri concetti restano ancora umano-materiali e il nostro desiderio è spesso nient’altro che un voler precedere i saggi disegni del Padre.

Perciò, concludi ogni giorno così, come tu vorresti che fosse concluso alla presenza di Dio, e rivolgi a Lui questo pensiero: “Io sto nel giusto posto da cui, o Padre, posso venire a Te sempre più maturo, per la Tua gioia!”.

Se i nostri concetti fossero puri, e noi, guidati dagli stessi, cercassimo il nostro posto nel mondo, allora sceglieremmo proprio quello in cui siamo stati posti. E se noi, con questi puri concetti, avessimo da scegliere una scuola, sceglieremmo proprio quella nella quale ci troviamo; il malato – la malattia; il povero – la povertà; il ricco – la sua ricchezza. E quando dico: questo posto dove sono stato messo dall’eterno Amore è per me molto sacro, allora lo spirito del mondo non può rendermi inquieto, tentandomi con desideri mondani.

Un solo desiderio è giusto dinanzi al Padre Celeste, ed esso suona così: “Non la mia, ma soltanto la Tua Volontà sia fatta!”. E allora non corriamo il pericolo di perdere il Cielo che il Padre Celeste ci ha assegnato. Egli alleva ogni uomo come se il Cielo e la Terra fossero stati creati soltanto per lui.

Se il nostro Padre Celeste volesse esaudire tutti i desideri che dimorano in noi, Egli dapprima ci direbbe: «Figlioli, affinché non commettiate errori, Io voglio innanzi tutto aprirvi la vista spirituale! E il risultato sarebbe che noi tutti diremmo: “Padre, lascia a noi tutti il nostro destino, poiché ora vediamo che Tu hai di mira per noi unicamente il meglio e il massimo”.

*

Il grande amore del Padre

Inesprimibile è la felicità del Padre Celeste quando vede di nuovo che un’anima si è salvata, come nei primi tempi ebbe a dire a Enoch: “Se si dovesse trattare di perdere un unico figlio, Io preferirei rimetterci la Vita” [G.F.D. – II/251,17][6].

E poi, proseguendo, disse ancora allo stesso: “O Enoch, quello che Io ti dico qui, lo compirò a suo tempo a mezzo della Mia parola divenuta carne!”. E questo vale anche per il tempo attuale.

Un giorno un altro fratello mi chiese: “Caro Georg, è mai possibile che il Padre Celeste mi ami così tanto, come se Egli esistesse soltanto per me?”

Ed io gli risposi: “Prova una volta a raffigurarti il Padre Celeste sotto l’aspetto del Sole. Quando il Sole splende, non hai tu tutto il Sole? E se anche altri uomini stessero seduti accanto a te, non hanno tutti lo stesso Sole come se brillasse soltanto per ognuno di loro? E ci rimettiamo noi qualcosa se esso, oltre a noi, illumina tutte le creature esistenti? A noi non può esser dato in nessun caso di più. Se ci fosse dato l’intero Sole, esso ci annienterebbe!

*

Nulla può dividerci dall’amato Gesù. Da Lui ci divide soltanto quello che in noi è ancora imperfetto.

La mia mente, nella maggior parte dei casi, è vuota quando mi reco alle riunioni dei miei fratelli e sorelle; però ho un cuore pieno d’amore, e allora, parlando come in me stesso, dico: “Padre mio, non sono stato io ad avermi messo in questo posto, bensì sei stato Tu!”

E spesso, appena all’ultimo istante, proprio quando dovrei parlare, si stabilisce la vita spirituale, così che anch’io posso render testimonianza di Lui.

*

La nostra preghiera deve sempre suonare così: “O Padre mio Santo, mostrami i miei errori, così che nessuno si scandalizzi di me!”. E allora Egli ci rende attenti in tutto. Perfino sulla sottigliezza nei nostri rapporti con il prossimo ci dà delle direttive.

La pura Verità può essere espressa anche attraverso la vita intellettuale, ma se dietro non ci sta la formazione del cuore, quanto diciamo non è operante.

Noi siamo di discendenza regale, di stirpe regale. Questo significa che il Padre nostro è un Re! E quando il mondo ci opprime eccessivamente, ricordiamoci del Suo alto Nome. Il Padre nostro è un Re; certamente noi siamo figli del più grande dei Re! Allora il nostro petto si allarga, e noi abbiamo tutte le ragioni di rallegrarci.

Agli occhi dei Suoi santi angeli noi siamo figli Suoi, e se questi angeli non si avvicinano ancora a noi visibilmente, ciò avviene soltanto per non influenzare la nostra volontà. Una volta si avvicinò a me uno splendido angelo che teneva in una mano un contenitore vuoto. Ed io gli chiesi: “O magnifico servitore di Dio, vieni tu dal Cielo per rafforzarci?”

Egli mi rispose: «No, le cose non stanno così! Io vengo dal Cielo per raccogliere da voi Forze redentrici! Se noi venissimo con potenza dai Cieli, avviliremmo le sante Forme dei figli in voi!»

Il Padre, nel Suo grande Amore, ci ha posto nel cuore Forze sante, e noi dobbiamo destarle con il pieno abbandono a Lui della nostra vita!

*

Vita di preghiera

Fino a quando la Terra esisterà, si apprezzeranno gli uomini di azione; l’eternità, invece, rivelerà qualcosa di molto diverso, vale a dire che gli uomini oranti, i pii, sono stati una grande potenza nella trasformazione della Terra.

Pregare significa mettersi dalla parte di Dio! Il Padre Celeste può dar ascolto alle preghiere solo in proporzione alla maturità di vita dei Suoi figli. Egli così mi dice: «Tutto voglio donarvi su vostra preghiera!». Ma per ottenere ciò, io devo dapprima andare da Lui e sottomettermi alla Sua Volontà, poiché Egli non ascolta la preghiera di chi si reputa grande e forte, bensì quella dell’umile, del piccolo e del debole.

Il Padre Celeste può esaudire solo la preghiera delpiccolo’ e del ‘debole’, perché ‘il grande’ s’innalzerebbe ancora di più, e allora la benedizione come potrebbe raggiungerlo?

Io percepisco che quando un pensiero di Luce sale in me, diventa mio solo quando lo trasmetto agli altri, poiché il Padre Celeste non ci dona nulla che non abbiamo impiegato anche in favore del nostro prossimo.

Tutto ciò che il Padre Celeste nostro possiede, appartiene pure a te, caro figlio, chiamando Egli ‘Suo’ soltanto quello che l’Amor filiale Gli riporta.

 

Il Padre Celeste mi dice:

«Se Mi chiedi pane, Io ti dono del pane.

Se Mi chiedi vino, Io ti do del vino.

Se invece Mi chiedi pane per il tuo prossimo,

Io ti dono il Mio Cuore!»

 

Provate, dunque, a formulare così la vostra preghiera:

“Oggi farò del mio meglio

onde evitare di mettermi in mostra,

e procurerò di compiere interamente la Tua Volontà.

Oggi voglio adoperarmi a rivolgere l’orecchio all’intimo mio

e lasciarmi guidare così come Tu vuoi!”

 

Poi, cari fratelli, fate attenzione all’esperienza che ne ritrarrete. Chi si preoccupa deve anche percorrere la via delle preoccupazioni. Chi non si preoccupa, percorre la via dell’amore e poi non avrà nessun motivo di preoccuparsi, e il suo intimo sarà tanto chiaramente illuminato così da comprendere esattamente quello che deve fare.

Ognuno però deve esaminare la vita spirituale prima di accoglierla in sé, poiché ciò che accoglie dopo averlo esaminato, vive già dentro di lui.

*

Il nostro compito

Quando si dice che Dio è l’Amore universale, ci si deve formare un’Immagine, e quest’immagine esiste già in Gesù. É nostro compito compenetrare la notte’ con la Sua vera immagine. Quando si è figli di Dio, si ha il privilegio di riportare al Padre tutte le creature.

Una volta, durante un’ora di meditazione, io dissi ai fratelli: “Guardate come fa buio fuori. Qui dentro, invece, possiamo procurarci una luce, ma chi arriva nell’eternità (nell’aldilà) e non porta con sé alcuna luce, sarà costretto a peregrinare nelle tenebre. E se di là anche quel mondo fosse diverso da quello che è nell’anima umana, l’anima non ne trarrebbe alcun vantaggio. Su questa Terra non esiste una notte simile a quella che regna nell’aldilà, nei mondi spirituali di coloro che non hanno in sé la benché minima Luce dello Spirito”.

Per quanto il Padre Celeste ami tutti gli uomini con lo stesso Amore, tuttavia ogni singolo, al suo trapasso, porta con sé le opere sue!

In ogni caso, se qualcuno qui ha sprecato il suo tempo, noi in aggiunta dobbiamo astenerci dal giudicarlo, anzi dobbiamo aiutarlo, affinché nell’aldilà costui possa trovare il Padre in Gesù.

Quando qui si accoglie interamente il Padre Celeste nel proprio cuore, allora si ha tutto, e Lui può continuare a guidarci anche nell’aldilà dovunque vuole.

Una volta una sorella mi disse: “Io preferirei servire i poveri, piuttosto che i ricchi”. Ma io ribattei: “Eh, no! Perché vuoi chiudere la porta al Padre Celeste, cara sorella? Senza la Volontà del Padre, nessuno si presenta dinanzi alla nostra porta!

Noi dobbiamo stare in guardia per non essere vincolati da preconcetti terreni, tanto più essendo tenuti ad adempiere in tutti i modi i doveri dell’amore. Ed è in questi doveri che si cela il pericolo della tentazione! Se invece un ricco e un povero dovessero venire nel contempo dinanzi alla nostra porta e chiedessero aiuto, allora si aiuti prima il povero. Occorre riconoscere negli errori del nostro prossimo noi stessi! Essi non stanno dinanzi ai nostri occhi perché li si debba giudicare, bensì per offrirci l’occasione di crescere.

*

Cristo, la nostra vita

Tutti i Comandamenti che il Padre, in Gesù, ci ha dato, è Lui il primo ad osservarli.

Quando vuole rivelarSi, la Sua manifestazione non deve avvenire al di fuori dell’uomo, bensì soltanto nell’uomo.

Questa santa Dottrina, tuttavia, non dobbiamo imporla al nostro prossimo, poiché Egli, Quale il Santissimo, non fa imposizioni neanche a noi.

Egli vuole risorgere in noi, e risorgerà! Perfino nelle prove più gravi della vita ci si sente rinvigoriti quando si sa che il Fortissimo’ è in ogni tempo accanto a noi. Anche in questi casi, però,il Forte’ non s’impone affatto, e soltanto la fiducia del figlio in Lui, induce il Forte ad aiutarlo, ed Egli ha posto dinanzi ai nostri occhi – in Gesù – un Modello così grande dell’Amore, appunto perché noi riponessimo in Lui tutta la nostra fiducia.

Egli dice: «PrecedeteMi, Io vi seguirò con la Mia Forza!». Quest’ aiuto non è un’interferenza nel libero sviluppo degli spiriti.

Egli dice ancora: «Non vengo per giudicare, ma per vivificare!». Con ciò sappiamo tutto, e perciò può avvenire ciò che vuole, anche se tutta la Terra dovesse essere trasformata!

Cari fratelli e sorelle, un passo della Scrittura dice: «Cristo è la mia vita, e morire è il mio guadagno!». Se Cristo è diventato la mia vita, altrettanto diventerà anche la mia forma, la mia forza, la mia certezza.

Noi non siamo qui soltanto per udire le Sue parole, bensì siamo qui per imparare a comprenderle, ma per comprenderle, la luce di questo mondo, cioè la nostra conoscenza intellettualistica, è troppo debole. Al contrario, ci occorre aggiungervi la radice della vita divina. Beato l’uomo che cerca questa vita! Una brama, un impulso fino allora ignoti, non gli permetteranno di recuperare la quiete, fino a quando non avrà trovato tale vita. E sua sarà la salvezza, se il suo Creatore lo troverà degno di far sua la vita divina!

Noi non abbiamo iniziato questa nostra esistenza con una vita simile a quella di Dio, bensì soltanto con una scintilla di vita che reca in sé le facoltà di svilupparsi, fino a poter raggiungere una vita simile a quella di Dio. Il ritorno di Gesù dipenderà dal collegamento della nostra vita con la Sua vita divina, e questa vita genererà le medesime conoscenze che Gesù Cristo possedeva.

Egli ci mise sotto gli occhi non solo la nostra vera immagine, ma pose in noi anche la base (il fondamento) per la sua realizzazione.

*

La nostra massima felicità

Un fratello già trapassato (Otto Hillig) ci lasciò in dono un suo magnifico libricino “Inni per i figli di Dio”. Tra l’altro vi leggiamo: «Tu, figlio di Dio, ridamMi la Corona!». – Quante cose sono celate in questa frase. Ma chi è Colui che parla? E chi altro è se non soltanto il tuo Dio e il tuo Creatore? E quando vien detto ‘ridamMi la Corona’, che cosa si intende per ‘Corona’?

Nel libretto si legge ancora: «Se tu dapprima ti rendi libero dalla forza della Terra, tutta la Mia Magnificenza si renderà manifesta!»

Egli, questo grande Creatore di tutta l’infinità, fa riferimento a tutte le sante possibilità di vita che vuol vedere adempiute a mezzo del figlio. E poi vi si dice: «Io ti chiamo, o figlio, per la tua e la Mia felicità!»

La nostra massima felicità non consiste nell’essere stati creati per un’esistenza colma di piaceri su questa Terra, ma affinché facciamo nostro ciò che è del Padre, per poterlo poi usare nell’aiutare i nostri fratelli e sorelle traviati.

Le Rivelazioni dello Spirito non sono parole, bensì uno stato di vita divina, dal quale non si giudica più la vita da un punto di vista materiale, bensì divino, e allora tutta la Creazione è, per tali figli di Dio, il campo di lavoro che il Padre Celeste amministra fino a che i figli avranno raggiunto la maggiore età, e un tale ‘figlio’ potrà salire sul trono.

Nel libretto vi è scritto inoltre: «… una Parte di Me, – che è anche la più splendida».

L’uomo deve risorgere da quello stesso Fuoco d’amore, così da indurre la Divinità a collocare nel proprio petto ciò che Egli aveva di più santo, quale una particella che può essere sviluppata fino alla massima pienezza attraverso la propria stessa vita!

Dio è Amore, perciò Egli non pone mai la Sua vita al di sopra o al di fuori dell’amore del figlio, bensì ha assunto, per tutte le eternità, una posizione dalla quale poter servire tutti.

Nel libriccino troviamo ancora: «… con la Quale Io ho vivificato il tuo cuore umano, affinché esso porga a Me, il Signore, la bevanda dei Cieli». Ma di quale bevanda si tratta? – Si tratta di quella potente bevanda che ci conduce in un Regno dei Cieli alla vita del Creatore.

Voi chiederete: “Già, ma in quale Regno dei Cieli?”. E aggiungerete: “Dov’è la dimora del Creatore, cioè il Suo Regno dei Cieli?”. – Ma è in voi, cari fratelli del mio cuore!

Noi uomini siamo atti ad appropriarci della Sua Essenza nel nostro interiore, e ciò che di più Santo dimora in Lui, è l’Amore.

Quando dunque in un uomo sorge il massimo amore unito alla massima umiltà, un tale uomo ha riportato a Dio ‘la Corona’, e allora ‘il Centro dell’infinità’ viene a trovarsi nel vostro centro, in Grazia alla santa brama vitale di ciò che è del Padre.

E ancora vi si legge: «Oh, potesse in te, abitante di questa Terra, irradiare per intero il Mio soave Cuore divino, così come Io, con il Mio pellegrinaggio terreno, insegnai che la via dei Miei figli va verso il Cielo!»

*

La Corona della vita

Da quando l’eterno Amore è diventato Uomo in Gesù Cristo, non ha più mostrato all’umanità alcuna immagine estranea, bensì soltanto la Sua stessa immagine, quella dell’eterno Amore. E così, ugualmente, non si manifesterà mai fuori dal centro di vita del cuore umano, ma sempre, dall’interiore ci inviterà:

“O tu, figlio di Dio, ritorna alla vita,

a coronamento di ciò che Io, un giorno, cominciai”.

 

Quale conseguenza del fatto che l’uomo non era più cosciente della presenza dell’Altissimo nel proprio petto e Lo cercava fuori di sé, e le sue percezioni e i suoi sentimenti non arrivavano più dal di dentro ma dal di fuori, allora anche il Creatore dovette venire da fuori, e a mezzo dell’Amore mostrarci la Via, ciò che fece dicendo Egli stesso: «Io sono la Via!». Ed Egli stesso percorse tale Via.

Oh, sì, Egli stesso morì quale Uomo, affinché nell’uomo questa stessa vita di Dio potesse risorgere da eternità in eternità. Egli fu il primo Maestro che incorporò in Sé ciò che insegnava, e la Sua missione consistette nel creare agli uomini la possibilità di ritornare al Padre.

Chi di noi non ha compreso la sua vita su questa Terra come unmorire’, nell’aldilà dopo la deposizione del corpo dovrà andare in un’altra scuola. Chi invece è già morto al mondo, giunto nell’aldilà andrà in una scuola superiore che non sarà una scuola di dolori, bensì sarà la via che conduce alla Casa del Padre.

«O tu, figlio di Dio, ritorna alla vita,

a coronamento di ciò che Io, un giorno, cominciai,

poiché non posso darMi la Corona da Me stesso,

ma solo attraverso il figlio, la Mia vita riguadagnar Io posso.

Ecco, in ciò consiste la Magnificenza:

nella possibilità di spianarsi la via, qui,

sotto l’impulso del libero amore,

e perfino con la sofferenza.

Questo è lo spirito che Io in te posi».

 

Quale meraviglioso Amore divino si rivela nel fatto che una creatura, nella sua piena libertà, può procedere insieme alla vita del suo Dio e Creatore!

Con ciò il Padre Celeste ci vuol dire: «RiportaMi, restituisciMi lo spirito che Io immersi nel tuo petto, affinché Mi riesca di portarti alla compiutezza della perfezione, poiché quando il microcosmo si sarà adempiuto, anche il macrocosmo è compiuto, però in maniera del tutto diversa che non secondo le ferree leggi eterne!»

«Il Mio Regno non è di questo mondo», disse giustamente un giorno il Salvatore, poiché il Suo Regno sarà veramente ‘di questo mondo’ solo quando la Sua vita avrà la possibilità di risorgere in questo mondo.

E tu, figlio di Dio, chiedi ancora cos’è la Corona? Altro non è che la vita di Dio risorta nel cuore dell’uomo!

*

La via della perfezione

E l’uomo si domanda ancora: “Come posso raggiungere una tale vita?”. E il libriccino (quello di Otto Hillig) vi risponde meravigliosamente:

«L’Amore della figlia e del figlio

è del Mio stesso Cuore divino un frammento.

Nel cuore del figlio giace la Corona dell’Iddio vivente,

ed è il suo amore che deve svelarla qui in ogni istante,

e allora per il figlio rimane il premio di Dio più abbondante:

quietar la sete Mia d’amor più grande!»

 

Il Salvatore a suo tempo pronunciò queste parole: «Ciò che avete fatto al più misero dei Miei fratelli, è come se l’aveste fatto a Me!»

Procura perciò di adempiere i compiti connessi al posto che tu occupi, così come il Salvatore adempì i Suoi. Così facendo, attraverso l’amore per la vita divina ti avvicinerai sempre di più alla conoscenza di Dio, e allora avrai trovato la Verità che ti renderà libero, e potrai rendere liberi anche altri.

Dove non c’è perfezione, c’è contraddizione. La contraddizione proviene dalle nostre imperfezioni, e l’eterno Amore che ha creato la Terra come scuola per il raggiungimento di una vita simile a quella di Dio, pone sulla nostra via, in coloro che ci circondano, dei segni per offrirci l’occasione di esercitarci nell’abnegazione di noi stessi e nell’amore verso Dio.

Una deviazione da Dio è possibile solo in seguito a un falso concetto di Dio.

Noi, a coloro che nutrono la volontà di imboccare la via del ritorno, dobbiamo essere quelli che mostrano come il Padre nostro sia in realtà il più santo Amore e la più profonda Umiltà.

Con la fede io percepisco una vita più elevata, …e con l’amore la edifico!

Non sono irrispettoso né esagerato per il mio Creatore se dico che ogni uomo è una divinità in divenire, voglio cercare solamente quello che il Padre mio mi ha destinato. Voglio prostrarmi ai Suoi piedi come umile figlio, dicendo: “O Tu, grande Iddio e Creatore, io mi restituisco a Te, affinché Tu possa completare in me la Tua grande Opera!”

Cosa sono tutte le nostre cariche, tutti i nostri tesori, davanti al nostro letto di morte? Se invece abbiamo il nostro Gesù, non abbiamo forse tutto?

La nostra vita deve essere come un pellegrinaggio che, come meta, ha una splendida Patria, poiché il Padre nostro è un Re sopra tutti i re nell’intera infinità, e noi siamo figli Suoi.

*

Come riportare quanto affidatoci

(Parla il Salvatore) :

«O figli del Mio Amore, sta scritto: “Egli ritornerà nelle nuvole del Cielo” [At. 1,9-11]. Ma perché velato dalle nuvole? Perché i Miei figli della Terra anelano al Mio personale ritorno, mentre invece Io voglio ritornare ‘nella compiutezza di vita dei Miei figli’!

Non dalla Mia persona, non dalla Mia forma dipende questo santo avvenimento – in Grazia al quale l’Essenza del Padre vostro vi diventerà sempre più percettibile – ma solamente dalla Sua vita in voi! Non già l’Uomo-Gesù è il vostro Redentore, bensì la vita del Cristo in voi, le Sue forme di vita che Egli vi ha dischiuso nelle Sue sante parole sono quelle che hanno operato la vostra redenzione.

Se volessi porre la vostra vita sul gradino più alto servendoMi della Mia Onnipotenza, Io, per i Miei, rimarrei sconosciuto. Ecco perché vi ho resi atti, o figli Miei in divenire, ad elevare in voi, da voi stessi, la Mia vita divina, affinché attraverso di essa noi possiamo diventare una cosa sola.

Quanto più ricchi d’amore voi siete, quanto maggiormente noi possiamo unirci su questo Mio fondamento di vita, tanto più vicino sono anch’Io alla Mia Creazione. E ora, il Mio mondo che Io creai si è avvicinato alla Mia vita.

In seguito a cosa, la Mia Terra Mi aveva perduto? – In seguito al desiderio di un’assistenza materiale che si era stabilita nei suoi abitanti. E in grazia a cosa la Mia Terra ritrova la Mia Vita? – In grazia al desiderio del divino posto nei Miei figli, anche se ciò dovesse essere diventata proprietà di un singolo soltanto! Infatti, la proprietà di un singolo figlio è una Forza capace di offrire la Mia vita divina a tutti, non solo qui sulla Terra, che è un atomo dell’intera Creazione, – certamente no, ma in tutta la Mia grande officina dove respirano miriadi di splendidi esseri viventi, per i quali non esiste ancora una via d’accesso che li porti a Me!

Per loro, Io sono ancora il grande Creatore, l’Iddio inaccessibile; ma ciò che essi bramano Io lo sto preparando anche per loro. Quello invece che voi, abitanti della Mia Terra, bramate, dovete conquistarvelo voi stessi, pur se con il Mio aiuto.

Perciò Io ho creato un solo mondo dove Mi allevo dei figli, e questo mondo è la vostra Terra. E solo su un mondo Io divenni Uomo. Solamente qui Io lavoro per la liberazione dei Miei figli, per scioglierli da tutti i vincoli, per indurli a lasciarsi allettare e attirare dal divino, affinché possano aprirsi un varco in ciò che è terreno, sottomettendo alla santa meta quanto di splendido c’è qui, e trovare così la Mia vita».

*

Cristo vive in me

(parla Georg) :

Se già nei tempi passati Iddio ha parlato agli uomini, perché non dovrebbe parlar loro ancora al tempo presente?!

Se il Padre Celeste prima della Sua incarnazione voleva comunicare con i Suoi figli incarnati, Egli abbisognava di una figura umana atta ad accogliere la Sua Volontà.

Dopo la Sua incarnazione fu stabilito l’accesso diretto alla vita divina, e colui che lo trova non sarà soltanto un nuovo ‘profeta’, bensì, quale ‘figlio’, avrà trovato anche delle ‘Forze redentrici’, non certo con lo scopo di porle nei cuori degli uomini e prescrivere delle Leggi come un tempo, bensì per attingere dai loro cuori e risvegliarli a nuova vita.

Io sono un figlio dell’Altissimo, “il morire per Lui è il mio guadagno”, solo da ciò risulta che la mia vita in Dio può diventare una vita dell’amore, una vita nella redenzione. Solo una vita siffatta spezza le leggi che esistevano dall’eternità, poiché una vita dell’amore sta al di sopra di tutte le leggi.

*

Inno all’anima umana

 (Parla il Padre) :

«Poiché Io sacrificai il Mio Nome per i Miei figli, posi il Mio Amore dinanzi a tutto, attuando la possibilità dell’unione dell’Eterno Santissimo con la vostra Scintilla divina, essendo Io l’Amore; e la Mia Forza sta dietro all’Amore.

Chi intende la Mia parola e le concede spazio nel suo cuore, scoprirà qual è l’origine della parola! E con ciò, tu, – figlio Mio – diventerai tu stesso un testimone, perché avrai liberato in te la tua vita interiore, e la Mia vita sarà divenuta la tua vita, e allora quello che tu vorrai, anch’Io lo vorrò; e quello che Io vorrò lo vorrai anche tu! Amen!

Oh, quale celeste felicità sentirvi dire:

“Ora non sono più io che vivo, ma è il Cristo che vive in me!”

 

Oh, anima umana, Io, quale Gesù,

nella Mia soavità ti ho prescelta a Mia sposa!

Nonostante tu sia nata come frutto dell’ombra,

Io ti ho affidato una scintilla del Mio Amore,

a te la donai come tua libera proprietà

che tu per la Gloria Mia devi amministrare!

O tu, sposa amata, una cosa Io bramo soltanto:

DamMi il tuo amore! Quieta il Mio bramoso pianto!’»[7]

*

Siate spose

(parla Georg) :

Diventa sposa! Diventa ‘negativo’, cioè atto a ricevere e ad accogliere il divino. Se sei ‘positivo’ tu esprimi la tua stessa vita mondana.

Diventa vita ricettiva, va dal padre tuo e diGli: “O Padre, rinnovami fin nella mia radice più profonda!”. Seguire per davvero non sta nell’esteriorità, ma nell’interiorità.

«Da ciò si riconoscerà che voi siete Miei discepoli, che vi amate gli uni gli altri come Io ho amato voi» [Giov. 13,35].

Cari fratelli, il Santo Amore paterno ha toccato i vostri cuori. Se voi sapeste come tale Amore sta ora dinanzi a voi, così come sta un grande artista quando vuol dare gli ultimi ritocchi alla sua opera. Egli si prepara a rivolgersi a coloro ai quali è venuto il momento di poter dire: «O figlioli, venite! Io cerco in voi qualcosa che non posso dare a Me stesso!»

Quello che Egli cerca è la decisione della nostra vita, così come l’abbiamo appreso or ora dalle suddette parole.

Ma per poter amare il prossimo bisogna prima avere noi stessi la vita dell’amore, poiché amare il prossimo significa vedere in lui una vita superiore e risvegliarla.

L’amore non consiste nell’abbraccio di due esseri, bensì significa aver cura del prossimo con spirito servizievole, tenendo sempre presente la meta divina dell’altro.

Non è un caso che noi ci siamo riuniti qui! L’eterno Amore lotta adesso per raccogliere forze atte a concorrere alla salvezza della Terra!

Quiete e pace, sicurezza di vita e forza, ritornano solamente con la venuta del Salvatore.

Se serbiamo una disposizione interiore di pace, la potenza del nemico si spezzerà ancor prima che possa avvicinarsi a noi.

Perciò il Salvatore disse: «Amatevi gli uni gli altri!», poiché l’amore ci pone nella giusta posizione di vita di fronte al nostro prossimo.

Gesù non si scelse un Erode o dei colti sacerdoti quali Suoi collaboratori, bensì degli uomini d’animo semplice e schietto.

Noi non saremo mai abbastanza semplici per essere utilizzabili per la Sua grande Opera. Amen!

 

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Cap. 7

Convito d’amore

Sabato, 22 agosto 1936

(Parla il nostro amato Salvatore) :

«Figlioli, voi attendete il Mio Amore e la Mia Bontà per goderne esteriormente. Ma, o amati Miei, per accogliere il Mio Amore e la Mia Bontà occorre una santa quiete nella vostra anima. Solo la brama di Me porta questa santa quiete.

Io desidero aprire il Mio Cuore nell’ambito dei Miei figli che Mi comprendono. Tuttavia, ogni dolore dei Miei figli, non colpisce forse il Mio Cuore? E ogni sofferenza, non colpisce il Mio Amore? E nondimeno, Io sono grande e potente. Comunque la sofferenza e il dolore non provengono da Me. Sofferenza e dolore sono fuori di Me, sono fuori dal Mio Amore, fuori dalla Mia vita. E dove c’è sofferenza e dolore, là manca la ferma fiducia che Io posso aiutare.

Per la Mia santa vita è una consolazione il comprendere che, in queste giornate di Grazia, ancora una volta ho lavato i vostri piedi, vi ho posto nuovamente dinanzi agli occhi il vostro santo compito, e sono servito come ‘Modello’ in mezzo a voi, affinché l’umiliazione dinanzi al prossimo non vi riuscisse troppo gravosa: umiliazione che vi riconduce alla Forza, affinché possiate svolgere la vostra santa missione.

Quando celebrai l’ultima Cena con i Miei discepoli, il pasto ebbe luogo prima della lavanda dei piedi, poiché non avrei più potuto mangiare del pane che avevo gustato con i Miei, fino a che la Mia Opera non fosse stata compiuta. Nel Regno di Dio devo nuovamente lavare i piedi ai Miei figli e questa lavanda è la purificazione dell’animo vostro di ciò che non proviene dal Padre. Ora Io, quale Amore, vengo ad assaporare ancora una volta con voi il pasto del rafforzamento, rafforzamento di cui voi abbisognate sulla via che porta alla santa meta della vostra unione di vita con Me, tramite la quale viene preparata ‘la Cena’ a tutta la Creazione.

Dopo di ciò Io ho l’intenzione di celebrare con voi l’ultima Cena lassù, nella Casa paterna, dove il Mio Regno si troverà compiuto, dove nulla Mi separerà dai Miei figli, dai Miei figli liberi, il cui amore e la cui vita sono una cosa sola con Me, così che nulla che sia atta a dividere possa esistere più tra voi e Me.

O figli, il Mio Cuore è dolente! – Dove sta la Mia Terra, e dove invece potrebbe stare? Dov’è l’incendio nel cuore degli uomini che potrebbe divorare tutto quanto di divisorio c’è tra voi e Me?

E ora, mangiate ‘la Mia cena’ e bevete ‘il Mio sangue’, affinché Io non abbia ad essere solo sulla Mia via! Poiché, se Io non posso ancora apparire visibilmente a voi, dipende appunto da ciò che ci divide. Tale divisorio scompare proprio con l’unificazione della vita del Creatore con quella dei Suoi figli. Quando voi diventerete tutto amore, allora cadrà anche il muro che ci separa.

Il vero Salvatore che vuol ritornare non si esibirà dinanzi al mondo in una parata spettacolare. Il vero Salvatore che vuol ritornare è un dolce invito all’unione dei Suoi figlioli, tramite l’Amore. In questa unione di vita – attraverso il Mio sangue – sono anche ritornato a voi; Io, che vi creai e che voglio elevarvi, affinché le sante Forze delle vostre capacità si realizzino e spingano a far risorgere la Mia vita nell’intera Creazione.

Io sono un Uomo perfetto, e quest’Uomo perfetto vuol congiungerSi con l’uomo imperfetto, in quanto Egli vuole renderlo idoneo a ravvivare anche le forze imperfette, affinché Io, l’Uomo perfettissimo, possa osservare la soavità della Mia figura attraverso il Mio potente operare nei Miei figli, qui su questa Terra, tra tutti gli uomini. – Amen! E dunque, che così avvenga!!!

 Ora che avete bevuto, prima di accomiatarMi Io pongo il calice colmo in mezzo a voi. La vera bevanda che compete al Mio e vostro servitore è l’energia del vostro amore, da ora e per tutta l’eternità. Amen!»

*

La vera bevanda

(parla Georg) :

La ‘vera bevanda’ consiste per noi nell’amorevole docilità del Salvatore nel discendere tra i Suoi figlioli.

L’azione esteriore non è altro che un simbolo del Suo santo servire.

Anch’io sono stato rafforzato tra voi, affinché abbia di mira delle mete ancora più elevate. Noi dobbiamo stare sempre in guardia e mantenere sempre vivo il collegamento con l’amato Padre Gesù.

‘Amare’ significa propriamente ‘servire con gioia’! Senza il servire, l’esistenza non sarebbe ‘vita’.

Io non posso raffigurarmi un altro Cielo che non sia quello in cui il Padre Celeste mi offra molte, ma molte occasioni di servire.

Oggi il Padre ci ha ridato nuova forza per ilservire’ che ci aspetta: servire l’umanità per il suo rinnovamento, per la sua redenzione, servire il Padre per la Sua glorificazione. E colui che può servire tutti, si trova già dinanzi al Coronamento. – Amen!

 

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Cap. 8

Autoformazione

Domenica 23 agosto 1936

(parla Georg) :

Quale distanza tra quel tempo in cui il Salvatore dimorava visibilmente tra i Suoi e questo tempo attuale!

A quel tempo si mostrava visibilmente, mentre oggi vuole rallegrarSi del Santuario trovato e da Lui guadagnato nella nostra vita interiore, e del quale, come Uomo, Egli ci ha indicato la via.

La vita risorta vuol manifestarsi in coloro che la cercano, affinché essa possa riunire molti in una grande vita.

Noi vediamo che stiamo di fronte a diverse grandi Forze:

a)     Le forze del mondo degli spiriti.

b)    Le forze dello Spirito di Dio.

c)     Le forze dell’amor proprio e quelle del disinteressato amore per il prossimo pronto a servire.

É ben vero che alziamo gli occhi verso il Cielo e chiediamo aiuto, tuttavia, come disse allora il nostro Salvatore Gesù: «Il Mio Regno non è di questo mondo!», così anche oggi, Egli non può mandare su questa Terra visibilmente le Sue sante forze. Egli ha potuto soltanto indicarci la via che porta a queste forze sante.

Il Salvatore così dice nel mio cuore: «O figli Miei, se Io volessi aiutarvi con la Mia divina Onnipotenza e trasformare la Terra, allora profanerei il divino nel vostro petto! Perciò approfitto di ogni occasione per rafforzare i Miei figli, affinché essi stessi diventino attivi!»

Quando oggi ho aperto gli occhi, come uomo mi son sentito molto debole, ma non appena ho mangiato per rafforzare il corpo ed ho iniziato la lettura dei cap. 79/80[8] del volume dell’opera “Il Governo della famiglia di Dio”, mi è risultato chiaro il perché quella debolezza doveva manifestarsi in me.

In altre parole, a ogni forza deve precedere una debolezza, affinché l’Amore del Padre possa operare in noi con tanta maggior forza e maggior potenza! E questo è stato anche il caso mio.

Mai avrei potuto godere di un tale meraviglioso rafforzamento, se dapprima non mi fossi trovato in preda a una così grande debolezza.

Il Salvatore ci ha radunati tutti qui al fine di mostrarci che la nostra salute non sta nel fatto che Egli viene da noi, bensì che la salute viene dal di fuori di noi.

Quando a noi la vita viene dalla bocca di un Salvatore è una vita estranea, e come tale le forze basse non la riconoscono.

Quando invece la vita è diventata nostra proprietà, le potenze delle tenebre s’inchinano col massimo rispetto di fronte a questa ridestata vita divina in noi.

*

Gesù, via e meta

Io servo affinché quella vita che ho trovato divenga vostra e, in seguito a ciò, si sciolgano le vostre forze vitali che erano legate.

Piccolo è il seme, ma grande e splendido è il frutto che si sviluppa dalla benedizione di Dio!

‘Vedere il Padre’ non significa guardarLo negli occhi come si guardano due uomini, bensì ‘vedere il Padre significa che Egli di tanto in tanto apre al figlio tutto il Suo Cuore colmo d’amore, affinché l’amore fragile del figlio assorba nuova forza dal Cuore del Padre, e il figlio possa salire la scala fino a raggiungere la sua perfezione.

Il nostro futuro è Gesù, poiché Gesù è il compimento di ogni singolo, ed Egli ci concede di scorgere questo futuro, affinché ogni singolo collabori a questo splendido, divino futuro.

Perché Gesù c’insegnò l’amore verso i nemici? – Affinché il Suo figliolo, proprio amando i propri nemici, potesse trovare la vita eterna.

Il nemico è soltanto una pietra d’inciampo, esso è il mezzo che ci aiuta a raggiungere la somiglianza con Dio, affinché il figlio possa riportare a Casa la Corona, e deporla ai piedi del suo Creatore.

Il più bel momento della nostra vita, cioè della vita di coloro che amano il Padre, è ‘la morte’, poiché allora noi oltrepassiamo la soglia della Casa paterna.

La morte del corpo per i figli di Dio non è una morte, bensì è il completo ridestarsi della nostra anima e il sentirsi liberi per l’eterna e nell’eterna vita. Quello è il momento in cui «la morte non ha più nessun dardo» [Corinzi 15,55], oppure detto con altre parole, in cui nulla più può morire.

Questa piena quiete dell’anima, detto anche ‘riposo’, è possibile soltanto con il far propria la vita divina.

*

Il lavoro più bello

Quando diventeremo amore, come il Padre nostro è Amore, allora noi saremo corredentori di tutte le forze dell’infinito che sono ancora strette in vincoli.

Egli, il Grande che ci chiamò ‘figli’, ci assegnò anche il lavoro da figli. Tuttavia un Padre così amorevole prende sempre su di Sé il lavoro più pesante, lasciando ai figli di sbrigare il lavoro più bello, ed Egli, pieno d’infinito amore com’è, ci ha affidato effettivamente il lavoro più bello, mentre il più penoso – vale a dire l’ignominiosa e dolorosa morte sulla croce, al Golgota – l’ha riservata a Sé!

Se Egli fosse visibilmente tra noi, il rispetto ci paralizzerebbe. Perciò viene a noi velato “nelle nuvole” per servirci nel massimo Amore e Dolcezza, poiché non vuol vedere il figlio ai Suoi piedi, bensì al Suo petto, cosicché quando saremo diventati completamente ‘amore’, allora nulla ci dividerà più da Lui.

Non è possibile che colui che non ama il suo prossimo, possa avere una chiara immagine di Dio!

Oggi di prima mattina mi è stata portata una bella rosa, e allorquando mi venne il pensiero  di appuntarmela addosso, l’amato Padre Celeste mi ha detto: «Adornati con questa rosa, e invita le Mie spose!».Invitare’, significa illuminare la grande via che porta alla meta. Infatti, è questa la Sua santa vita su questa Terra: essere ritornato e risorto nel cuore del figlio; e quando Gli sarà riuscito di trovare il Suo eterno Santuario sul gradino più lontano, tutti gli angeli creati si sentiranno allora attratti verso il basso, dai gradini delle divine Altezze.

Quando nella Sacra Scrittura [Matteo 13,31] si parla della similitudine del granello di senape e degli uccelli del Cielo che si riparano tra i suoi rami, sotto il termine ‘Cielo’ s’intende il Cielo creato dall’onnipotente parola di Dio, e sotto la definizione ‘uccelli’ gli angeli creati dalla stessa Parola.

Le nostre debolezze e i nostri difetti sono unregolatore’ che deve indurci a non lasciarci troppo allettare dal mondo esteriore, ma a collegarci sempre di più con Colui dal Quale il mondo esteriore è stato chiamato all’esistenza.

Tanto chiaramente come si esprime adesso, Gesù non poteva parlare durante la Sua terrena esistenza. Egli poteva soltanto accennare. Non espresse anche le parole: «I Miei veri seguaci faranno cose più grandi di quelle che ho fatto Io!»?

Come Gesù, quale Dio, divenne Mediatore per i figli, allo stesso modo i figli risorti diventeranno, a loro volta, mediatori per coloro che non sono ancora risorti.

*

Giubilate!

Noi non dobbiamo dire: “D’ora in poi, questo o quell’avvenimento importante m’indurrà ad imboccare la via di Dio!”. – Dobbiamo piuttosto dire: “Per amor di Lui voglio incamminarmi sulle Sue vie!”

Un uomo pio che vive per costrizione nelle leggi, non è libero.

La vita che ci attira al Padre deve essere santa aspirazione, poiché Egli, volendosi trattenere tra i Suoi figli, non vuole attirarli, bensì soltanto allettarli soavemente.

Quando a suo tempo il Salvatore attirò l’attenzione dei Suoi discepoli sul successivo, grande evento mondiale, essi Gli chiesero: «Signore, quando verrà quell’ora?». – Ed Egli rispose loro: «Nessuno conosce il giorno né l’ora, neppure gli angeli in Cielo, bensì soltanto il Padre Mio» [Matt. 24,36]. E dunque, quando giungerà quest’ora per il Padre? – La risposta sarà: “Quando il figlio aprirà a Lui il suo cuore!”

È il figlio a determinare il Padre; non però ogni figlio, bensì solo quel figlio la cui esistenza è diventata una cosa sola con Gesù! E poiché all’Amore è riuscito di squarciare la notte, voci sante risuonano da immense distanze dalla grande Casa paterna.

Il Padre dice: «Figlioli, Io ho bisogno di voi, il tempo e l’ora sono giunti, tutto è pronto. Venite a Me!»

Oh, giubilate voi che siete poveri, poiché è proprio nella vostra condizione di poveri che otterrete tanta più forza! Giubilate voi che siete tristi, poiché lo siete per diventare tanto più lieti! Giubilate voi che siete assetati, per poter essere tanto più dissetati. E perfino voi, o spiriti ciechi, voi siete ciechi per ricevere tanta maggior Luce! Vedete, il Signore ha fatto la notte affinché essa senta la necessità del giorno.

O tu, mistero del peccato, anche se all’Amore non riesce di accendere il puro, santo Fuoco, tuttavia, quando l’uomo cade, da parte del Padre riesce di destare in lui l’aspirazione di poter, quale caduto, nuovamente rialzarsi.

Tutto l’intero spazio dell’Universo è colmo di splendidi angeli di Luce, ma essi sono presenti anche nelle dense tenebre, e Gesù, l’Emmanuel, ci ha invitati al grande Convito.

Siate felici, felici oltre ogni dire, se il Signore può prendere qualcosa da voi, – poiché vi sarà restituito infinite volte di più dalla mano del Suo grande, paterno Amore.

*

Vita santa richiesta ai figli

Per poter collaborare all’Opera del Padre e mantenere il fratello e la sorella risvegliati, sulla via che a Lui conduce, ci vuole molta abnegazione, molto amore e molta indulgenza.

In simili casi dobbiamo spesso prendere molto su di noi, e questo è il mistero del perché dobbiamo ancora soffrire.

L’Amore di Gesù è il centro di raccolta dei Suoi figli, tuttavia Egli si fa cercare sempre più quando i figli diventano più maturi, e in aggiunta, occorrono le caratteristiche di un vero figlio di Dio: pazienza, indulgenza misericordia.

La somiglianza essenziale del figlio con il Padre è per Lui il massimo. La vita santa si trova là, dove l’amore del figlio chiama il Padre.

Egli abbandona con gioia tutte le Sue Magnificenze, quando Lo chiama l’amore filiale. O Amore, quanto è splendido sottoporre la mia vita alla Corona della Tua vita!

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Amor filiale

 (Parla il  Salvatore) :

«Amor filiale! – Amor filiale! – Questa è la santa via alla felicità del Padre! O amati! – La Mia chiamata alla grande Cena non è stata vana. Tutto è vivente intorno a voi, poiché vedete, l’amor filiale foggia la Mia immagine, visibilmente, per tutto quello che è ancora da considerarsi perduto.

O Miei amati, con santa violenza Io sono costretto a mitigar la potenza del Mio Amore, affinché non irrompa nel Suo santissimo impulso, fino a stringere al Petto il figlio.

Voi direte: “O Padre Santo, perché reprimi il Tuo santo Amore?”. – Io lo reprimo perché vi ho provveduti con la Mia vita e, come Uomo, vi ho appianato la via, attraverso la quale questa vita santa, come ha trasfigurato Me – quale vostro Fratello Gesù – possa trasfigurare anche voi e tramutarvi in ‘divini’, affinché due ‘Divini’ si possano guardare negli occhi. Durante la Mia prima, grande venuta, chiunque poteva guardarMi negli occhi, ma pochi Mi conoscevano. Per Me, quale Gesù risorto, il Mio tempo sarà venuto non appena voi, Miei amati figli, sarete altrettanto risorti. Se Io permettessi ora al Mio Amore, in questo istante, di farsi avanti, allora sarei bensì vicinissimo a voi, però il Mio ardore e la Mia forza vitale vi dissolverebbero. Perciò la Mia divina Sapienza deve attendere fino a che la Mia vita sarà diventata vostra, e sarà giunta l’ora in cui possa dischiudere ai Miei il Mio Cuore stracolmo e vi possa dire: “Dunque, o figli, la Mia vita è diventata vostra proprietà!”

Comprendete ora il Mio trattenere? Non sentite voi ora anche la Mia brama? O figli, Io sono la Pazienza stessa. Non ho forse dovuto attendere delle eternità? – Eternità sono trascorse prima che l’uomo potesse raggiungere la facoltà di accoglier la Mia verità, fino a che fosse maturo per la Mia incarnazione e, da allora, fino a che – attraverso la Mia vita premurosa nel servire, quale Gesù – trovasse il collegamento con la sua vita divina, ed Io potessi udire il Mio linguaggio nel suo cuore.

È un grande giorno quello che Mi ha preparato l’amore del figlio, giorno che è segnato per sempre ed eternamente. Ma lo sapete voi il perché una via tanto lunga per arrivare a Me, mentre avrebbe potuto essere tanto corta?

O figliuoli, venite tutti! Tutto è pronto! Lasciate che in quest’ora santa la Mia Grazia v’infiammi: quella Mia Grazia che vi permette di chiamarMi “il vostro caro Gesù”, e mettete da parte tutto il sapere dell’intelletto, quando non avete bisogno di facilitare con esso la via al vostro prossimo.

Io sono Colui che tutto sa; Io sono il Creatore e anche il Legislatore, il Quale, a seconda della misura dell’amore che il figlio ha fatto suo, gli apre gli occhi per vedere nella Mia grande Creazione, nella Mia Officina.

La Forza che tutto creò, non ha dunque la sua radice in Me? Se non Mi lasciassi guidare dall’Amore, avrei già da lungo tempo perduto tutto. Io sono l’Amore, ma anche la Pazienza che sa aspettare. Tuttavia, chi aspetta è anche colui che ardentemente brama. E la Mia Pazienza lotta con la brama e la ferma col pensiero: “Io ho già figli che il Mio Spirito ha potuto trasfigurare, così che il Mio ritorno possa aver luogo”.

Per Me è anche penoso quando devo continuamente confortare i Miei cari figli, poiché, se per Me il massimo è di poterMi unire con voi, questo desiderio deve essere anche per voi il massimo. Nondimeno, a partire da questo grande giorno odierno in cui noi ci siamo tanto avvicinati, Io voglio raccorciare la vostra via per quanto ciò è possibile, e senza che la vostra anima abbia a ritrarne danno.

Santi angeli si prostrano dinanzi al Mio Trono e Mi pregano: “Oh, non possiamo noi, mettere a disposizione dei Tuoi figli il nostro servizio? Non possiamo noi, servire i tuoi figli affinché non si arrestino sulla via così accorciata?

Accorciare, in questo caso significa destare in voi delle esigenze che aiutino la Mia e la vostra vita divina a guadagnare spazio nella vostra anima. Su questa vostra via verso di Me, Io non poso esservi da Guida, ma solamente Custode, affinché sia la vostra vita a guidare.

Del Mio smisurato Amore, quale Uomo, voi avete tutti una parte. Ma del Mio paterno Spirito avete solamente quella parte che è potuta entrare in voi con il santo sacrificio del vostro ‘io’ esteriore. Io vi ho indicato ora la via! Non guardate al mondo, guardate soltanto alla vostra grande meta!

Ricordate che voi non siete abitanti di questo vostro mondo per l’eternità; voi lo attraversate solamente, per aiutarlo, per dimostrare la vostra divina discendenza quali figli Miei!

Questo è il saluto del Padre vostro Santo, il Quale anela la piena fusione di vita con i Suoi figli. – Amen!»

 

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Cap. 9

Il sabato del Signore

Lunedì, 24 agosto 1936

(parla Georg) :

Oggi, quale commiato, fate ripassare ancora una volta dinanzi alla vostra anima tutto, tutto quel Pane di Grazia che qui ci è stato dato di gustare.

Com’è già stato detto, per il Padre Celeste è il massimo quando può unirsi al Suo figliuolo, e la via che Egli ci ha indicato è la più corta per raggiungere tale alta meta, ma se Padre e figlio sono uniti, allora né il Padre né il figlio intendono godere da soli di tutte queste beatitudini, ma le vorranno dividere con altre creature che ancora non le conoscono.

A dire il vero pur sentendo in noi la forte brama di diventare con Lui una cosa sola nella vita, in noi non abbiamo ancora la brama divina di voler servire tutti. Solo sulla Terra esiste la possibilità di riunire la bassa profondità con la suprema Altezza, poiché il nostro corpo ci serve da interprete per tale profondità.

Solo la Misericordia ha potuto rendere possibile che, nelle nostre tenebre, splendesse nuovamente la Luce.

Qui, su questa Terra, l’uomo ha una vita di Grazia in cui la vita divina diventa per lui concetto e, nel contempo, vi è anche la possibilità di unire, a questo concetto, il suo ‘io’ diventato libero.

Se però siamo uniti con questo concetto, la nostra carne ci mette dinanzi agli occhi i contrasti che ancora sussistono in noi, affinché possiamo superarli sulla via che ci conduce al nostro Salvatore.

Su questa Terra, com’è il nostro amore, così è anche la nostra conoscenza spirituale. Nell’aldilà possiamo salire soltanto gradino per gradino. Qui, nel nostro corpo, tutti i gradini sono inclusi. Non dobbiamo vivere sulla Terra come creature cieche: dobbiamo vivere come figli di Dio.

Se mi propongo che tutte le mie azioni siano regolate secondo il Modello fornitoci da Gesù, allora non vivrò più come una creatura, bensì come un Suo figliuolo, ed Egli, quale Re e Creatore, risiederà lontano, al di là dell’infinità, solo fino a quando il figlio non avrà raggiunto la maggiore età, e affinché questo diventi allora il Sabato del Signore.  ‘Sabato’ dal punto di vista di Dio che significa: io non ho più nulla! Io ho dato tutto al Mio figliolo; ora posso riposare, poiché quello che il Mio figliuolo fa ora, è pienamente nel Mio ordine!

Fino a tanto che esisterà la Creazione materiale, il Padre resterà legato alla Sua eterna Legge. Tuttavia il figlio risorto accorcia al Padre tutti quegli sviluppi che sarebbero durati delle eternità, così come a suo tempo il Padre lo ha fatto per il figlio tramite la Sua santa incarnazione.

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Crescere nella scuola dell’umiltà

Amore, significa avere sempre qualcosa di disponibile per gli altri. E dove s’impara ciò? Ma alla scuola dell’umiltà! Se Gesù non fosse umile, Egli non sarebbe l’Amore! E se non fosse l’Amore, una Creazione così splendida non sarebbe sorta da Lui!

Quando tutto l’intero Albero della Creazione maturerà, non sarà altro se non i frutti di quest’Amore.

Quando nella Sacra Scrittura è detto che «un giorno il Redentore verrà per giudicare il mondo», con ciò s’intende che Egli metterà il mondo sulla retta via. E in un altro passo, dove è scritto che «il Libro è stato aperto» [Ap. 20,12], s’intende riferirsi all’evoluzione del mondo.

IlGiudizio’ può aver luogo solo quando l’amore sarà risorto, ma ciascuno dovrà prima riconoscere che si è allontanato da Dio. Tuttavia, in quel tempo neanche il Giudizio avrà più alcun potere, poiché allora sarà l’Agnello a sedere sul Trono!

È in grazia dell’umiltà che noi siamo in grado di scorgere la porta che introduce nel Regno di Dio così come il nostro concetto ce la rappresenta. Senza l’umiltà quella porta emana un tale inavvicinabile splendore, tale da non consentirci di attraversare un simile grande mare di luce.

La via da me preferita deve essere: “Padre, non la mia, ma la Tua Volontà sia fatta!”. Tuttavia, potrebbe venirmi il pensiero di chiedere a me stesso: “Perché non so esattamente qual è la Volontà del Padre mio?”. – Perché in me non c’è ancora il giusto amore per Lui. Infatti, laddove c’è il giusto amore, là c’è anche la giusta conoscenza, così come la vera sposa sottomette la sua brama al suo amore.

Se è la brama che mi attrae e non l’amore, allora tale brama la sentirò anche al petto del Padre, poiché la brama si diparte continuamente dalla nostra stessa vita. La brama è ancora soltanto desiderio, mentre è l’amore la vita. Nondimeno, vicino al grande, smisurato Amore del Padre e alla Sua Umiltà, noi non dobbiamo dimenticare neppure che Egli è Santo, e che i Suoi santi, potentissimi angeli s’inchinano con immenso rispetto dinanzi a Lui.

Una volta, trovandomi in viaggio verso casa, ho avuto un’esperienza spirituale, e cioè: stavo osservando il cielo stellato, quando all’improvviso tutte le stelle mi sembrarono venirmi incontro. Un mare di stelle dopo l’altro passò dinanzi ai miei occhi, e tra di esse v’erano delle Costellazioni che da questa Terra non si erano ancora mai viste. e quando queste miriadi di stelle furono passate, un nuovo Cielo si presentò alla mia vista. E vidi Globi involucro[9] dopo Globi involucro, e ognuno di questi Globi involucro diventava soltanto un piccolo punto.

E quando questa serie incommensurabile di mondi terminò di passare dinanzi ai miei occhi, una voce mi disse: «Che cos’è più grande: il tuo occhio, oppure ciò che è passato dinanzi ad esso?». – Ed Io dovetti riconoscere che il mio occhio era più grande. – E allora la voce continuò: «Ed è per questo che tutta la Creazione non ti può portare al Padre!»

E quando anche tutto questo fu scomparso, innumerevoli schiere di santi angeli passarono dinanzi ai miei occhi.

E di nuovo la voce così mi parlò: «Sei sazio? Sei soddisfatto di questi portatori di ogni vita divina?». – Io risposi: “No!”

E quando anche tutto ciò fu passato, venne verso di me il Padre Mio Celeste, e senza proferir parola indicò col dito soltanto il mio cuore. Ed io Gli dissi: “O mio Salvatore, perché non parli?”

Ed Egli rispose: «É passato il tempo in cui parlavo ai Miei figli attraverso la parola. D’ora in poi voglio parlare attraverso la vita santificata dei Miei figlioli!»

Neanche il più elevato concetto riesce a cogliere ancora la santa Volontà dell’eterno Amore. Tutta la nostra vita terrena, tutta la nostra scuola, ci insegna soltanto questo: l’umiltà e l’amore! – Amen!

 

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Cap. 10

Elevate parole di esortazione per la riunificazione

Martedì 25 agosto 1936

(Parla il Salvatore) :

«Santa pace sia con voi, dove ho dei figli che Mi aprono il loro cuore! – Aprire il cuore significa: accogliere il Mio Amore! – Là Io dimoro, e da lì escono, d’impeto, le Mie parole: “Amatevi gli uni gli altri, come Io ho amato voi! E servitevi, come Io ho servito voi!”

Non escludete il vostro nemico, poiché è vostro fratello e vostra sorella, affinché il vostro amore sia anche il Mio, e il Mio Regno vi si avvicini sempre di più!

Io ho dato a ogni abitante di questa Terra una libera volontà, e in forza di questa libera volontà egli attira nel suo ambito di vita tante forze perfette, come anche forze imperfette. Lo spirito delle forze imperfette è sempre quello di lottare e combattere! Lo Spirito delle forze perfette, invece, è di riconciliazione e pace. – Se dunque sulla Terra dominano le forze non ancora redente, allora la via che a Me conduce, è ostacolata da dure lotte.

Se negli incarnati ho invece dei figli che non soltanto ascoltano la Mia parola, ma fanno anche ogni sforzo per adempierla e il cui amore giunge fino alle forze traviate e inquiete, allora trovo una via d’Amore, e sono Io a diventare un Signore sulla Terra, attraverso quella Mia vita che i Miei figli si sono conquistati lottando.

Dunque, aprite a Me tutti i vostri cuori! Il Mio Nome sarà grande non appena Mi sarà riuscito d’innalzare la vostra vita al di sopra di tutto ciò che è terreno e perituro. Io non voglio lodi né elogi. Tutta la Mia Creazione è un unico inno di lode! Io voglio la salvezza dei Miei figli e la salvezza della Mia Terra!

Perciò, Io vengo per celebrare con voi la santa Cena e per rivelarvi il Mio santo desiderio: chiamarvi figli Miei, affinché siate consci che voi siete forze atte ad aiutare gli altri Miei figli traviati, e ad accorciare a Me la via del dolore fino a coloro che si trovano ancora lontanissimi.

Perciò vi benedico senza posa e, con tutto il Mio Amore di Gesù, vi chiamo quali collaboratori. Naturalmente è necessario dapprima che voi lavoriate intorno al vostro stesso ‘io’, come anch’Io ho lavorato in Me, quale Uomo, fino al Mio trentesimo anno di vita, sottomettendo al Padre la Mia vita di Gesù, affinché il Padre unisse il Suo Spirito divino con la Mia vita, ed essa potesse essere tutta illuminata. E così fu possibile poter tracciare una via breve e purissima per il ritorno al Padre loro dei molti figli traviati.

Io sono Santo, e anche voi dovete diventar santi. – Io sono il Creatore di tutto ciò che esiste, e voi pure dovete creare con Me e da Me. Nessun angelo ha la possibilità di diventare una cosa sola con la Mia vita, com’è possibile a voi, figli Miei di questa Terra. Perciò amatevi, servitevi l’un l’altro, tenete lo sguardo su di Me, affinché Io trovi molti aiutanti per la Mia Opera di redenzione.

Voi eravate prima che il cielo e la Terra fossero, e sarete eternamente, poiché quando il corpo carnale cadrà, voi entrerete nel Regno, e cioè sul gradino che corrisponde alla vostra vita d’amore, e continuerete ad esserlo anche quando, a suo tempo, gli splendidi mondi nello spazio infinito si saranno disciolti.

Là, in un’esistenza senza vincoli, potrete appena apprezzare, al suo giusto valore, il Dono di Grazia di essere vissuti sulla Terra, dove il vostro Dio ha peregrinato; comprenderete di aver percorso quella stessa via calcata un giorno dai Suoi piedi, e potrete considerare la Sua santa vita come vostra, non per imposizione, bensì solamente come un’offerta del Mio santo Amore.

Non vi è per Me nulla di più santo, nulla di più grande che il vedervi attirare a voi la Mia vita con sana violenza, come già dissi a suo tempo ai Miei discepoli: “Il Regno dei Cieli richiede violenza, per fargli posto!”. Poiché, in tale Mia vita sono Io stesso, e in questa vostra vita Io ritorno! – E poi, a seconda della ricchezza del vostro amore, Io stesso potrò richiamare anche coloro che sono i più lontani da Me. Benedizione su benedizione dovrà grondare! Forza su forza dovrà fluire attraverso i Miei! Ed Io, lo stesso eterno Amore, tutto voglio donarvi.

Vedete, Io sono venuto a voi quando divenni Uomo, e v’indicai la via che riconduce alla perfezione. Ora, figliuoli Miei, venite voi a Me sulla via del santo Amore. Se fossi Io a venire a voi, questa vita sarebbe Mia. Se invece siete voi a venire a Me, la vita sarà vostra proprietà.

Perciò: venite tutti a Me! La via è aperta. Nulla vi separa più da Me. Io ho allontanato da Me ciò che – da Me – vi separava: la Mia Grandezza, la Mia Santità! Io Mi sono unito con il Mio Amore; sono pienamente penetrato in quest’Amore, e sono diventato interamente ‘Amore’! Tuttavia, nell’Amore c’è il perdono! Nell’Amore giace la ricchezza dei Miei figli, ma questa giace ancora nelle Mie mani, ed Io attendo fino a che i Miei figli la prenderanno nelle loro di mani.

Figlioli! Colui che vi creò, quale Gesù, Colui che peregrinò nella carne, è in mezzo a voi in spirito. Ascoltate nel cuore il suono della Sua voce! Con il Mio Amore voi diventate vincitori su tutte le sofferenze e su tutti i dolori. Nel Mio Amore c’è una Forza trionfatrice su tutte le forze, sulla morte e sulla vita!

Rapidamente trascorreranno i giorni di prova sulla Terra, dopo di che il Mio Amore potrà manifestarsi in maniera molto superiore che non su questa tenebrosa Terra. Allora nella vostra vita d’amore per tutti gli uomini, voi troverete delle bellezze tali che nessun occhio ha mia veduto, e nessun intelletto umano ha mai sognato!

E ora, ognuno di voi prenda un pezzo di questo pane benedetto, e beva di questo vino benedetto! La Mia vita si dona a voi qui riuniti, e altrettanto vi si vuol pure donare il Mio Amore. Il vostro Gesù che vi ama profondamente con tutto il Suo Cuore, il Custode di ogni essere, Colui che ha cura del massimo bene dei figli Suoi. – Amen!»

*

La via della legge e la via dell’amore

All’uomo risulta molta maggior benedizione se prende il Salvatore a Modello, piuttosto che si lambicchi il cervello per rispondere alla domanda su cos’è la verità. Noi possiamo considerarci felici se terminiamo una giornata nella quale abbiamo fatto molto del bene! Se invece abbiamo fatto del male, saremo inquieti, ma se seguiamo la via del Salvatore, allora subentra in noi benessere, quiete e pace, poiché allora la coscienza non ha nulla da rimproverarci.

La via infinitamente lunga che ci separava dal Padre Celeste nostro, Gesù ce l’ha accorciata. «Egli venne nelle tenebre, ma le tenebre non Lo hanno compreso». Contenebre’ s’intendono le false tendenze e i falsi concetti della vita degli uomini.

Noi siamo nati per morire, e moriremo per vivere; – cosicché, quando la nostra morte arriverà, non resterà più nulla soggetto alla ‘morte’, poiché ciò che si è unito con la vita divina non potrà morire, poiché in tal caso tale vita è una vita di Dio.

Tutti quelli che cercano il Padre nelle stelle, dovranno necessariamente percorrere una via che passa per le stelle, ma per tale via essi non possono trovare il Padre, bensì soltanto la Divinità. E tuttavia, poiché la Divinità è Santa, Supersanta, questa via è la via della Legge’, dove manca l’anello di congiunzione dell’amore. La via della Grazia che conduce al Padre è breve, quella della Legge, invece, è infinitamente lunga.

Noi siamo provenuti dal Padre, e il nostro ‘io’ non potrà riposare fino a quando non sarà ritornato a Lui.

Perciò Egli divenne uomo, per darci con ciò un vero Modello. Ed è anche per questo che il Salvatore, quando Gli chiesero dov’era la Sua patria, rispose: «Nel cuore dei Miei figli!»

Per lo stesso motivo, sapete perché il Salvatore non può penetrare nei cuori attraverso la porta? Perché questa è sbarrata! Egli può solo bussare e attendere, così com’è detto perfettamente nel presente inno:

“Ascolta: si bussa senza posa.

Chi sta là fuori, dinanzi all’uscio?

Oh, un Ospite d’eccezione,

e che l’Amore preme!

O cuor Mio, fatti tenerezza!

Apri e dona a Lui il tuo amore!”[10].

 

Quando la vita di Dio è divenuta proprietà dell’uomo, allora egli è divenuto un figlio’, e l’Iddio è ‘il Padre’ suo; se invece noi abbisogniamo ancora di prove per la vita divina, tale vita non è ancora nostra proprietà, e ancora non possiamo portare con noi, nel Regno di Dio, coloro che ci circondano, mentre è nostro compito portarli con noi, al nostro Redentore.

Il Padre è la vita divina, e questa via che conduce al Padre è l’amorevole operosa vita di Gesù, nell’Umiltà, come disse: «Io sono la via!». Cosicché, quando accogliamo Lui, accogliamo anche Colui che Lo ha mandato.

*

La vera Chiesa del Salvatore

Coloro che mi circondano non sono qui per me. Oh, no! Io sono qui per loro, e se l’uomo serve il prossimo, anche il Salvatore servirà lui.

Invece, quanto più un uomo si fa servire, tanto più si allontanerà dal Salvatore. Egli non saprà distinguere la Luce dal chiarore.

Invece coloro che vogliono seguire il Salvatore, coloro che accolgono la pura Luce, di loro è detto: «Le Mie pecorelle ascoltano la Mia voce!». Queste, poi, sanno anche che adempiono fedelmente il loro dovere, così effettivamente adorano e onorano il Padre loro, in spirito e verità.

Nella cristianità si onora in diversi modi il Cristo esteriore (storico), ma si è lontani dallo Spirito interiore di Gesù. Ora però è giunto il tempo in cui tutto deve mutare. Tutto è attualmente incerto sulla Terra, anche tutte le chiese che non poggiano sulla pura vita di Gesù devono trasformarsi.

La vera vita di Gesù Cristo è come un suono che giunge dalla Patria! Come un richiamo dalla nostra vera Patria. Invece col disputare intorno alla Sua parola, non ci fa fare alcun progresso.

L’evoluzione del mondo è attualmente tanto progredita, di modo che tutti dovrebbero riconoscere, profondamente e chiaramente nel loro cuore, che il nostro Salvatore, il nostro Maestro e Re di tutti i re, è l’unico Dio e Padre.

Se durante il giorno io ho un’oretta libera, la utilizzo per concentrarmi nella quiete e nel silenzio interiore.

Quando devo recarmi dai fratelli, ci vado soltanto per servire, e non per chiacchierare. Noi non dobbiamo sprecare la nostra forza inutilmente, per chiacchierare! Tutte le nostre parole dovrebbero essere piuttosto, Luce e Vita! Solo così è possibile svincolarci dal mondo e, alla fine, vedere le porte del Santuario aprirsi per noi.

Dove l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono diventati attivi, si sviluppa il divino nell’uomo, e una tale vita non cesserà più di crescere fino a che i frutti non saranno diventati maturi.

Se in noi non c’è la vita di Dio, non possiamo farci un concetto persuasivo di Dio. Senza l’amore per Dio e senza l’amore per il prossimo nel nostro cuore, Gesù, per noi è semplicemente un Uomo che si può anche rifiutare.

Chi invece Lo segue con amore disinteressato, Lo riconoscerà come la Porta d’accesso alla vita divina.

Meraviglioso è pure ciò che Egli disse: «Se non diventate come piccoli fanciulli, non potrete entrare nel Mio Regno!». Essere piccoli fanciulli’, significa non sottilizzare, bensì rivolgersi al Padre e dirGli: “Io mi abbandono a Te, fa di me quello che vuoi!”. – E allora il Padre può darmi in abbondanza.

Nel mondo spirituale le nostre parole sono già miracolo, poiché esse celano forze creative in sé. Mentre qui sulla Terra tali effetti sono coperti, affinché non veniamo accecati dalla meravigliosa efficacia dei seguaci di Gesù.

‘Vedere Iddio’, significa riconocoscerLo. Quando però il desiderio di Lui mi afferra potentemente, allora procuro di fare qualcosa di bene al prossimo. Una volta, infatti, il Salvatore disse: «Ciò che voi farete al più misero dei Miei fratelli, lo avrete fatto a Me!» [Mt. 25,40]

La Grazia trae la sua origine dalla Misericordia, poiché senza la Misericordia non vi sarebbe stata possibilità d’accesso per i caduti. Fu la grande Misericordia del Padre che ebbe come effetto la Grazia e, con questa, l’incarnazione del Verbo.

 

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Cap. 11

Operare da figli per sentirsi a Casa

Mercoledì 26 agosto 1936

(parla Georg) :

Nemmeno se riposassi al petto del Padre Celeste, sarei ancora nell’eterna Patria. Con il tempo, quando l’ondata di gioia causata dalrivedersi’ si fosse quietata, una nuova nostalgia si farebbe sentire nel mio cuore.

Si può dire di essere nella Casa del Padre non appena nel nostro petto ci sarà una vita simile a quella del Padre Celeste.

Da ciò l’esortazione del nostro Salvatore: «Siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro che è nei Cieli».

Con i nostri occhi spiritualizzati noi possiamo veramente scorgere la forma esteriore trasfigurata del nostro Salvatore, tuttavia solo colui nel cui cuore quest’immagine di Dio ha potuto penetrare visibilmente, vedrà e vivrà questo Dono supremo, e questo lo si potrà soltanto perché si è fatta propria la vita del Cuore, cioè il Suo Amore. Perciò si dice anche: «Dio è l’Amore, e chi rimane nell’amore, rimane in Dio e Dio in lui!»

L’amore però, a sua volta, non può essere compreso che dall’amore! Alla Sua sposa il Salvatore dischiude il più profondo Amore, e noi tutti dobbiamo essere Sue spose, e accoglierLo interamente.

Io sono arrivato a questa splendida percezione di vita per sua Grazia, perché feci sempre del mio meglio per seguire l’intimo impulso del mio cuore; e quest’impulso, con il tempo, si raffina sempre di più!

La vita di Dio diventa mia non appena dischiudo il mio cuore al mio prossimo. Tutto il mio cuore ha sempre parlato in questo senso, specie quando sentivo vivente in me un concetto di Dio ancora più bello, affinché non lo tenessi per me, bensì ne rallegrassi anche i miei fratelli entro i limiti in cui essi erano già maturi per intenderlo.

Noi dobbiamo svolgere qui sulla Terra i compiti della nostra vita con una chiarezza divina, e non con una semplice chiarezza celeste, al pari degli angeli. – Gesù svolse tutta la Sua vita con una chiarezza divina.

Pertanto, dalla posizione umana è molto facile diventare un figlio di Dio, che non dalla posizione celeste (angelica).

Chi fa il primo passo verso il Padre ha bisogno di umiltà, e chi fa il passo più alto, ne ha pure bisogno.

E anche la distanza tra noi stessi, cioè tra il fratello che sta in alto e quello che sta in basso, può essere eliminato soltanto dalla nostra umiltà.

Quando più meravigliosamente noi riconosciamo il Padre Celeste nostro, tanto più liberi possiamo sentirci.

Il nostro meraviglioso Padre, a dire il vero, ci fa piccoli, ma tale piccolezza è la nostra ricchezza, il nostro ‘Regno dei Cieli’.

Gesù può diventare per il nostro popolo un Salvatore soltanto se Egli guadagna un posto in mezzo a noi, sotto forma dell’amore che tutto concilia e tutto supera, e solo se voltiamo il sentimento di pensare a tutti gli uomini con lo scopo di aiutarli, basandoci sul Suo esempio.

Chi ama il suo prossimo fattivamente, libera con ciò una forza superiore che aiuta il prossimo a raggiungere la sua vera vita e la sua meta.

*

Misericordia e ubbidienza

Talvolta sembra come se il nostro Padre Celeste ci passi davanti senza curarsi di noi. Ma non è così, bensì questo ne deve aver l’apparenza, a motivo di una saggia educazione.

Il vero Amore non è mai eccessivamente zelante per ottenere quanto si desidera, tuttavia, per l’amore non c’è felicità maggiore di quella di poter abbracciare la vita.

Gesù non può risorgere in me così come vuole Lui, bensì come voglio io.

Quando però nell’Essenza divina, l’Amore e la Sapienza non sono più sufficienti, Dio ricorre alla Misericordia. La Misericordia è quanto di più elevato c’è nell’Essenza di Dio.

Che cos’è il peccato? Peccato è quando il cuore del figlio non vuole aprirsi all’Amore del Padre che è pronto a donare!

Vi voglio portare un esempio: la più grande felicità della madre consiste, come si sa, nel servire sempre il suo figliolo; ma quando il figlio non vuole ascoltare l’amore della madre, questo le causa un grande dolore.

E vedete, allo stesso modo la beatitudine del Padre Celeste sta nel donare, ed è Suo desiderio poter donare a Suo figlio tutto il Suo Amore; cosicché, quando non può farlo, se ne addolora, e poi ai Suoi occhi è questo il nostro ‘peccato’.

Ogni uomo possiede facoltà creative, e ciascuno deve risolvere in sé qualcosa di nuovo.

La via più corta è la via dell’ubbidienza. La via più lunga è quella dell’esperienza. Noi però vogliamo percorrere la via più breve, affinché qui sulla Terra ci resti ancora tempo per poter aiutare i fratelli traviati. Essere ubbidienti significa deporre ai piedi del Padre Celeste il proprio ‘io’, così facendo, la mia stessa vita può tramutarsi nella Sua.

La via dell’esperienza è la seguente: ciò che non volete che si faccia a voi, non fatelo neppure voi agli altri. Non si può seguire Gesù Cristo senza ubbidienza. In grazia all’ubbidienza, la vita di Gesù entra in me! Se io non sono ubbidiente, e tuttavia aspiro a raggiungere la meta – da me riconosciuta quale la più alta – allora sono costretto a percorrere la via dell’esperienza. L’ubbidienza, però, deve scaturire dall’amor filiale, e non deve essere un’ubbidienza servile.

La vita del Cristo è vita santa. La vita del Cristo è vita immutabile. La nostra vita, invece, muterà fin quando essa non sarà divenuta simile alla vita di Cristo, riconoscendo anche delle eventuali ‘prove’. Infatti, potrebbe succedere talvolta che il Padre Celeste – quale una semplice ammissione – mettesse dinanzi agli occhi di Suo figlio un concetto di Dio che non fosse possibile disporre in armonia con la vera vita del Cristo. Allora il figlio dovrebbe dire: “No, o Padre, questo non sei Tu. Io Ti conosco diverso”.

Come si rallegrerebbe il Padre Celeste se il figlio avesse superato questa prova sottopostagli, e in grazia a ciò fosse diventato indipendente.

*

L’unione tra Padre e figlio

L’Opera divina comunicata a Jakob Lorber “il Governo della Famiglia di Dio”, contiene molti insegnamenti. In un passo il Padre Santo si presenta ai Suoi figli nella loro stessa immagine di vita con il nome Abedam che significa:Io mi chiamo come te!’, un nome che racchiude in sé grandi misteri. In tal modo essi avevano libero accesso al Padre, ma non all’Iddio!

A coloro che si rivolgono a Lui chiamandoLo Padre, Egli viene come ‘Fratello’, ma chi invece si rivolge a Lui chiamandoLo “Dio”, Egli non può venire, perché Iddio è Santo.

Non è il corpo fisico che ci separa dalla verità, bensì soltanto il modo di sentire, e più libera è l’anima, tanto più vicina essa è anche alla più elevata vita dello Spirito, ed ecco perché il nostro lavoro principale non deve svolgersi verso l’esterno, bensì verso l’interno.

Anche per Gesù la prima cosa era il lavoro su Se stesso e in Se stesso. E anche il nostro compito, innanzi tutto, è quello di fondersi con la nostra vita interiore.

Ed è appunto perché noi (uomini) la nostra vita interiore non la conosciamo, che il Cristo s’incarnò, e con il far nostra la Sua vita noi ci uniamo con il nostro divino Modello, il Quale è, appunto, la nostra vera vita interiore.

Il Padre Celeste creò due specie di angeli: gli angeli della Sapienza e gli angeli dell’Amore. A guardarli, gli angeli della Sapienza sembrano essere angeli più grandi di quelli dell’Amore, data la maggiore loro bellezza esteriore. In realtà, invece, sono gli angeli dell’Amore i più belli di tutti, ma essi nascondono la loro vera bellezza con l’Amore di Dio – nel loro cuore.

La fine delle tenebre sta arrivando. Noi andiamo incontro a un grande tempo e non dobbiamo temerlo, anche se, sulla via che ci porta alla nostra vera Patria, ancora le ultime ombre vogliono mettersi tra noi e il Padre Celeste.

Se il Padre è diventato la nostra vita, a noi appartiene tutto quello che è sorto dalla Sua vita.

 

 

*  *  *

 

 

Nota della traduttrice

Mercoledì, 4 novembre 1964

Rileggendo il capitolo “La verità, quale proprietà guadagnata da noi stessi”, (al cap. 1) ho riflettuto sulla frase  citata dalla Sacra Scrittura che riguarda un ‘nuovo Cielo’ e una ‘nuova Terra’, concetto nuova Terra che Georg non riferisce esclusivamente a questo nostro pianeta Terra, bensì a tutta l’infinità, cioè una “nuova Terra” per tutta l’umanità nella Creazione e per gli angeli.

Per conto mio, il fratello Georg (che nel 1936 non doveva aver ancora raggiunto quel grado evolutivo che trapela dai suoi scritti postumi), ha equivocato nell’interpretazione che egli dà a quel passo della Scrittura, perché da parecchie Comunicazioni del Signore stesso, risulta a mio avviso che sarà proprio la nostra Terra ad essere rinnovata dopo il Suo ritorno.

Che ciò potrà avere un riflesso sugli altri mondi è logico, dato che la Terra ha appunto il compito di irradiare anche l’evoluzione materiale in tutto l’infinito, ma non si dovrebbe escludere anche il significato ristretto alla Terra stessa, che è proprio uno degli effetti della redenzione iniziata da qui.

Per ciò che è stato pubblicato di Georg, c’è da dire che ci sono delle frasi staccate che sembrano non avere nulla in comune l’una con l’altra, come se colui che parlava fosse – come si suol dire – saltato di palo in frasca.

Invece ciò dipende dal fatto che si prendeva nota soltanto delle frasi principali, non riuscendo a mettere per iscritto l’intera conferenza.

Tuttavia, l’aver riportato quegli appunti, anche se incompleti, ci concede di farci meditare comunque sull’opera di evangelizzazione di Georg.

Si studi ogni frase, e allora se ne spremerà tutto il succo, per il nutrimento dell’anima, e ciò avrà maggior valore, perché sarà frutto del proprio lavoro interiore e della propria compenetrazione spirituale.

 

Clara Battistella

 

INDICE

                    Un aiuto per il lettore

Cap. 1         “Non voglio essere più di quello che siete voi!”

                    (15.08.1936)

                    Ricalcare le Sue orme

                    Quanto più amore, tanta più Luce interiore

                    La verità quale proprietà guadagnata da noi stessi

Cap. 2         Sul ritorno del Signore                             (16.08.1936)

                    La vita di Dio nel figlio                              (Gesù)

                    Preghiera

                    Compiti dell’amore

                    Per tutti giungono delle ore di prova

                    Il giorno della liberazione

                    Un libero adempimento di vita                (Gesù)

                    L’eternità, la divina scuola per la vita spirituale

Cap. 3         Beatitudine promessa                              (18.08.1936)

                    Brevi estratti per indicarci la via

                    Sullo scopo dell’incarnazione del Verbo        (Gesù)

                    Lo scopo dei figli

                    Gesù – Dio e Uomo

                    Nel nuovo Cielo

                    Tenete stretto l’amore                              (Gesù)

Cap. 4         Sulla Parola rivelata                                 (19.08.1936)

                    Povertà e ricchezza del Padre

                    La via della grazia                                    (Gesù)

Cap. 5         Nozioni fondamentali                               (20.06.1936)

                    Commento della traduttrice (sul cap. 5)

Cap. 6         Il giusto posto                                            (21.08.1936)

                    Il grande amore del Padre

                    Vita di preghiera

                    Il nostro compito

                    Cristo, la nostra vita

                    La nostra massima felicità

                    La Corona della vita

                    La via della perfezione

                    Come riportare quanto affidatoci            (Gesù)

                    Cristo vive in me

                    Canto all’anima umana                            (il Padre)

                    Siate spose

Cap. 7         Convito d’amore                                       (Gesù) - (22.08.1936)

                    La vera bevanda

Cap. 8         Autoformazione                                        (23.08.1936)

                    Gesù, via e meta

                    Il lavoro più bello

                    Giubilate!

                    Vita santa richiesta ai figli

                    Amor filiale                                                 (Gesù)

Cap. 9         Il sabato del Signore                                (24.08.1936)

                    Crescere nella scuola dell’umiltà

Cap. 10       Elevate parole di esortazione per la riunificazione

                    (Gesù)                                                        (25.08.1936)

                    La via della legge e la via dell’amore

                    La vera Chiesa del Salvatore

Cap. 11       Operare da figli per sentirsi a Casa        (26.08.1936)

                    Misericordia e ubbidienza

                    L’unione tra Padre e figlio

                    Nota della traduttrice (sul cap.1)             (4.11.1964)

 

 

 

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[1] Vedere le domande e risposte al cap. 50.

[2] Giusto Cielo: cioè quello a voi più adatto, ovvero, più corrispondente alla vostra natura. – (n.d.t.).

[3] Anfitrione: padrone di casa di generosa ospitalità.

[4] Reprobo: in senso religioso contrapposto a “eletto”, riprovato da Dio, dannato, spiriti reprobi.

[5]  [Lc. 15,31-32]: «Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

[6] «Ma se capitasse che un figlio si potesse salvare solo alla condizione che Io donassi per lui questa Mia unica, eternissima Vita, allora Io sacrificherei anche questa Mia unica Vita piuttosto di perdere uno solo dei Miei figli! Oh, Enoch, puoi tu concepire questo Amore?»

[7] Tutte le poesie e i singoli versi riportati in alcuni capitoli, sono presi dalla piccola opera di Otto Hillig: “Inni di lode per i figli di Dio” (n.71), disponibile presso la Neu-Salem Verlag, Bietigheim, Württ. Germany.

[8] I cap. 79/80 del G.F.D. riferiscono un episodio di Adamo in cui per una promessa fatta di non toccare cibo per un giorno, si era sentito debole nel corpo, e tuttavia l’insegnamento fu che chi confida esclusivamente nel Signore, ottiene poi da Lui forze spirituali in grado di compensare molto di più quelle materiali mancanti.

[9] Globo involucro è la denominazione data anche in diverse Comunicazioni a J. Lorber per indicare un singolo macro cosmo universale contenente decilioni di decilioni di soli centrali di 1a - 2a - 3a - 4a specie insieme agli innumerevoli soli di ogni specie e grandezza fino ai più piccoli con i loro pianeti.

[10] Inno di lode n. 137 dal libro degli inni germanici.