Rivelazioni

nel 1840/1844 al mistico e profeta

Jakob Lorber

 

Il governo della famiglia di Dio

 

( vol. 2 )

 

Descrizione: giardino_eden.jpg

 

Traduzione dall’originale tedesco “Die Haushaltung Gottes (2)” – in tre volumi

Traduzione dalla 5°. edizione tedesca 1981

Casa Editrice del testo originale: LORBER VERLAG - Bietigheim - Germania

Copyright © by Lorber Verlag

 

Testo in italiano - Copyright © by Associazione Jakob Lorber

“Ringraziamo la Lorber Verlag, Friedrich Zluhan e l’Opera di Divulgazione Jakob Lorber e.V., D-74321

 Bietigheim/Wuertt., per il sostegno nella pubblicazione di questo volume”

Traduzione di Salvatore Piacentini (1925)

ISBN   987-88984-35-3

Il testo in PDF può essere scaricato sul sito: www.jakoblorber.it 

in questa pagina: Libr di Lorberi in PDF

 

Questa edizione in *.html è a cura del gruppo:

Amici della nuova Luce

 

Copyright © by Casa editrice GESÙ La Nuova Rivelazione

Via Vittorio Veneto, 167

24038 Sant’Omobono Terme (Bergamo)

Tl. 347.1041176 – fax. 035.851163

E-mail:   damianofrosio@tiscali.it

Sito internet:   www.jakoblorber.it

Libri della casa editrice:   Catalogo – richiesta libri

 

 [“Governo della Famiglia” vol. 1]

 [“Governo della Famiglia” vol. 3]

Vai all’ indice del vol. 2

 

Personaggi

 

Il Padre             il Signore, Abbà, Abedam (l’Alto), lo Straniero, Emanuel, il Giovane, il Povero, un Uomo

Abedam             (il conosciuto)         figlio di Adamo

Adamo               il primo uomo (a immagine di Dio)

Aora                  madre di Purista

Bael                  uno dei sette fratelli del Mezzogiorno

Besediele           fratello di Garbiel

Besela               figlia di Pariholi (va in sposa a Joria)

Bhusin               uno tra i figli del Settentrione

Brudal               il capo dispensiere di Lamec

Chisehel             uno dei figli di Adamo del Mezzogiorno

Cural                 uno dei sottocapi edili di Lamec

Darel                 uno dei sette fratelli del Mezzogiorno

Enoch                (la volontà di Jehova) figlio di Jared

Enos                  (il predicatore del nome di Dio) figlio di Set

Eva                   la prima donna

Farak                fratello di Hanoch (della pianura) credente in Dio

Gabiel               fratello di Lamel – marito di Aora – padre di Purista

Garbiel              uno dei dodici (fratello di Sehel)

Ghemela            figlia di Zuriel e moglie di Lamech

Gioram              uno dei sette fratelli del Mezzogiorno

Hil                    uno dei sette fratelli del Mezzogiorno

Horadal             comandante delle truppe di Lamec

Hored                fratello di Lamel (e perciò di Gabiel) poi marito di Naeme

Horidaele           uno dei dodici

Jared                figlio di Maalaleel

Jabal                 figlio di Lamec

Joria                 uno dei dodici

Jubal                figlio di Lamec

Julel                 uno dei sette fratelli del Mezzogiorno

Jura                  uno tra i figli del Settentrione

Juribael             uno dei dodici

Kenan               figlio di Set

Lamec               il re della città di Hanoc

Lamech              figlio di Matusalem

Lamel                il messaggero, fratello di Gabiel

Maalaleel           figlio di Kenan

Matusalem          figlio di Enoch

Mura                 capomastro dalla città di Farak

Naeme               figlia del re Lamec e di Zilla (della pianura) poi moglie di Hored

Noè                   figlio di Lamech e Ghemela

Oalim                uno dei dodici

Ohorion             uno tra i figli del Settentrione

Pariholi             (Garthilli)il padre di nove poveri dalle terre della sera

Pura                  una ragazza della pianura

Purhal               uno dei dodici

Purista              figlia di Gabiel e di Aora

Rudomin            il gigante, figlio di Enoch (uno dei dodici, dal Meridione)

Sehel                 il più giovane filio di Set (uno dei dodici, dal Settentrione)

Set                    terzo figlio di Adamo

Setlahem            figlio di Enos, uno dei sette fratelli del Mezzogiorno

Tatahar              il perfido, uno dei comandanti del re Lamec

Terhad              un povero scettico razionale poi convertito

Thuarim            uno dei dodici

Tubalcain          fratello di Naeme e figlio di Zilla (della pianura)

Uranion             uno dei padri delle terre del mattino (fratello di Lamel, Hored e Gabiel)

Vratah               uno dei dodici

Zuriel                figlio di Matusalem e nipote di Chisehel (del Settentrione)

                                 

* * *

 

Cap. 1

L’amore e la benedizione del Padre santo come segno della Sua presenza spirituale

Chi ha l’amore del Signore ha tutto

(continuazione) 7 gennaio 1842

(Continuazione dal cap. 186 del volume n.1)

 

1. E Abedam disse loro: «Ascoltate dunque: – con grande compiacimento Io ho appreso l’esternazione dei vostri cuori con cui desiderate avere unicamente Me rinunciando a tutto il resto; in verità voi in questo modo risultate tutti provvisti assolutamente meglio che non in un altro modo. Voi però lo sapete che Io, per amore della vostra vita libera, non posso restare così come Mi trovo ora fra voi, e sapete pure che Io, quale Padre visibile, dovrò ben presto lasciarvi di nuovo.

2. Ma cosa avverrà poi, quando non procederò più in mezzo a voi e vi occorreranno forze e potenze superiori? Chi, allora, si farà avanti nel Mio Nome operando fra voi?

3. Chi sarà, allora, a proteggervi immediatamente contro ogni male? E chi distoglierà con sollecitudine dai vostri cuori tutte le insidie perfide e crudeli del mondo, qualora in nessuno di tutti voi sia insita una forza e potenza superiore quale prezioso lascito da parte Mia a voi tutti, ovvero quale potente difesa contro tutte le insidie e le tentazioni del Serpente?

4. Ponderate bene queste Mie parole, e poi rispondeteMi! Amen!»

5. E tutti, poiché furono così interrogati per essere messi alla prova, risposero all’unisono nel modo seguente: «O Emanuel, le Tue parole sono più che non soltanto la Verità purissima; o Abbà[1], esse sono Amore!

6. Perciò, anche se i nostri occhi di carne non avranno più da Te la grazia inestimabile di vederTi, o Padre santo, come l’abbiamo ora, pur essendone del tutto indegni, ebbene Tu, o Abbà, non vorrai certo toglierci, insieme alla Tua ritornata santa visibilità, anche il Tuo Amore, bensì concedi a noi, figli abbandonati, di riscaldare e animare di nuovo i nostri cuori al Tuo Amore paterno, infinito e santo sopra ogni cosa.

7. O Abbà, questo soltanto noi invochiamo da Te, e cioè che Tu per noi tutti voglia restare in eterno un Padre, e che Tu non voglia allontanare mai da noi la Tua Mano benedicente, e così noi tutti avremo forza e potenza sufficienti per resistere a tutte le tentazioni, per opporci ad ogni pericolo del mondo ed uscirne trionfanti!

8. Ma ora sia fatta la Tua santa Volontà, come per sempre e in eterno! Amen!»

9. E Abedam esclamò con voce potente e commossa: «In verità, in verità Io vi dico che, se voi avete il Mio amore, voi avete tutto, certo più di quanto tutti i Cieli dei cieli mai in eterno potrebbero contenere!

10. Voi avete scelto la ricompensa suprema che vi rimarrà in eterno, e nessuno ve la toglierà!

11. In verità, colui che rimarrà fedele nel Mio amore, da costui la morte fuggirà come svanisce la neve dinanzi al raggio ardente del Sole del mezzogiorno estivo!

12. Così dunque, ora Io rimango con voi nell’amore, così come avverrà in tutte le eternità delle eternità! Amen!»

 

[indice]

Cap. 2

La massima preoccupazione dei primi padri è l’aspirazione all’amore e alla grazia del Padre

Sul giudizio nell’aldilà alle donne mondane

Una promessa per coloro che ardono d’amore per il Signore e per i fratelli

7 gennaio 1842

1. E allora tutti furono fuori di sé dalla gioia e con il massimo fervore ringraziarono nei loro cuori Abedam per tale promessa, che veramente è la promessa di tutte le promesse, perché in essa dimora la sola vera vita e così pure ogni potenza e forza vivente per la vittoria e la sottomissione di tutte le cose.

2. E poiché questi primi padri ben sapevano ciò, essi ambivano con ogni diligenza e attenzione a ciò soltanto; anzi, la loro unica ed esclusiva preoccupazione era la sola aspirazione al Mio amore e alla grazia ad esso connessa, e lo sforzo vivente per conquistarseli costituiva la sola scuola e l’unico compito volontariamente assunto della loro vita terrena, per la qual cosa anche i loro figli, già in età dai sei a dieci anni, erano allora più saggi e incomparabilmente più intelligenti di quanto in questo – notatelo bene – tenebrosissimo Tempo dei tempi, veramente orribile oltre ogni immaginazione, lo siano i vostri sommi scienziati, che oggi non ne sanno molto di più di quanto ne sapessero allora i bambinelli ancora poppanti al seno delle loro madri.

3. Infatti il latte materno, considerato perfino nella sua materialità, conteneva allora non di rado più di quanto contengano ora, in questa cosiddetta ‘epoca illuminata’, le maggiori biblioteche degli scienziati, coperte dalla polvere e corrose dalle tignole.

4. Ma cosa contiene ora il latte materno? Io questo non voglio dirlo! Oh! Ma cos’era la donna allora, e che cos’è adesso!

5. Questo, voglio dirvelo, e cioè: vi dico che oggigiorno c’è a mala pena una donna su settemila che non commetta almeno cento peccati mortali, non di rado in un secondo – avete capito bene, in un secondo! – per effetto della sua ultraindiavolata mania delle mode e della sua civetteria!

6. Infatti come si fanno vedere le donne di oggi nei loro vestiti maledetti, specialmente nei luoghi pubblici?

7. Io non voglio definirle più da vicino; vi basti solo se vi dico che nella città di Hanoch stessa, perfino negli ultimi tempi dove regnava la massima corruzione, le più sfacciate meretrici andavano vestite molto più pudicamente ed onestamente, e tenevano le principali parti vergognose del loro corpo, di gran lunga più nascoste che non oggi una donna della specie più costumata (e questo nel 1840!).

8. Ebbene, quando a quel tempo una simile meretrice si lasciava possedere da un uomo, perfino in tale momento di completa dedizione lei si teneva talmente velata e coperta, che l’uomo bramoso non poteva scorgere di lei null’altro all’infuori di quello per il quale egli si era accostato.

9. Ma oggigiorno già una ragazzina decenne comincia a riconoscere le proprie sporgenti attrattive, e si ammira ripetutamente nell’indiavolato arnese che voi chiamate specchio, e poi, inoltrandosi nell’adolescenza, quando si accorge di avere un corpo anche solo di una modesta floridezza, andrebbe in giro addirittura quasi seminuda, purché ciò fosse anche per poco alla moda e le guardie civiche lo tollerassero!

10. Tuttavia, quello che lei non osa fare apertamente, lo fa completamente nel proprio cuore, e non fa che studiare e meditare su come fare per infiammare tutti gli uomini e stimolarne la libidine.

11. In verità, in verità Io vi dico che una femmina di questo tempo è più maligna di centomila fra i peggiori diavoli dal più profondo inferno! Questi almeno fuggono davanti al Mio Nome, ma una tale figura di femmina non fa invece che ridere di Me e del Mio Nome, e non si inchina neanche un po’ dinanzi a Me, e quindi meno ancora ella si inchina dinanzi al Mio Nome, di fronte al quale devono inchinarsi, per timore reverenziale, tutti i Cieli, tutti i mondi e tutti gli inferni.

12. In verità, in verità Io dico a voi, come in questo tempo l’ho già detto a molti, sia apertamente con parole ben comprensibili, sia per mezzo di una segreta sensazione nel cuore: che sarebbe indicibilmente meglio per le donne di questo tempo che ciascuna di loro fosse posseduta da dieci milioni di diavoli, poiché in questo caso sarebbe ancora possibile liberarla, poiché per tutti questi dieci milioni di diavoli, la Potenza del Mio Nome sarebbe più che sufficiente per cacciarli via tutti!

13. Ma se anche per dieci anni di seguito Io volessi far risuonare continuamente il Mio Nome agli orecchi di una femmina agghindata, ebbene, quest’ultima non desisterebbe di una sola linea dalla sua impudicizia, dalla sconfinata spudoratezza, dalla mania delle mode, dalla presunzione, dalla civetteria e dalla mania di ammaliare e sedurre!

14. Credi forse che simili creature scenderanno un giorno nell’inferno, in quello più profondo? – Ti inganni! – Per quanto malvagio, perfido e spaventosissimo possa sembrare quell’ambiente, e veramente e apparentemente lo è, eppure esso sarebbe di gran lunga troppo buono ancora per degli esseri di tal genere, poiché là, tutti i satana e tutti i diavoli fuggono almeno dinanzi al Mio Nome, e si devono accasciare a terra davanti a ciascun angelo punitore mandato lì. – Ma: farebbero una cosa simile anche queste figure [di femmine] del mondo?

15. Per questo motivo, quindi, è già stato provveduto a dovere per loro in una maniera che è incredibile perfino per i sommi angeli.

16. Quando esse, tra breve tempo, dovranno finire miserissimamente questa loro orribile vita terrena, se non si ravvederanno radicalmente e se non Mi presenteranno dei frutti di vera ed intimissima penitenza, in verità, in verità, in verità, questa razza spregevole dovrà un giorno provare tutta l’infinita pienezza della Mia ira in eterno! In eterno! In eterno, nella maniera più tangibile!

17. O tu, Mia pura Ghemela, vedi quale infinito divario esiste fra te e le donne e le ragazze di questa epoca? Vedi tu, quale abisso separa le due infinità?

18. Tu, o Ghemela, riposi sul Mio cuore, mentre queste donne e ragazze, nel loro disprezzo per Me, si sono così tanto allontanate da Me, che la Mia mano non arriverà mai a raggiungerle, nonostante essa possa arrivare a distanze infinite in ogni altra circostanza. Vedi: esse si sono talmente allontanate da Me, da arrivare in una seconda infinità; sì, nell’infinità della Mia ira più aspra!

19. Ma ora non parliamone più, perché altrimenti Io potrei accenderMi d’ira prima del tempo!

20. Perciò facciamo piuttosto ritorno alla nostra bella epoca primordiale!»

21. E poiché l’Alto Abedam guardava i loro cuori profondamente gratissimi, ne fu nuovamente commosso e disse a tutti ad alta voce:

22. «In verità, Io vi dico che d’ora innanzi siete i Miei figli eletti, ed Io non vi abbandonerò mai più!

23. Finché voi terrete i vostri cuori rivolti a Me, Io rimarrò presso tutti voi benedicendovi con il Mio amore, e in particolare rimarrò presso ciascuno a seconda della misura del suo amore per Me e dell’amore verso i fratelli che scaturisce dal suo amore per Me. E coloro che avranno i cuori infiammati (per Me) avranno addirittura, non di rado, l’opportunità di vederMi, specialmente quando essi già dal principio della loro esistenza avranno mantenuto puro il loro cuore e non si saranno lasciati così facilmente assalire dal mondo!

24. Conservate nei vostri cuori questa promessa, poiché in questo modo sarete e resterete in ogni forza, potenza e invincibile vigore che da questa promessa scaturiscono, e per questo motivo anche tutto il mondo naturale deve essere a voi sottomesso.

25. Ma se voi nei vostri cuori vi allontanerete dalla promessa, allora accadrà che voi, nella misura in cui vi sarete allontanati, perderete gradatamente anche il vostro vigore, ed Io allora diverrò per voi sempre più estraneo, e il Mio orecchio rimarrà chiuso al suono della vostra bocca!

26. Fate bene attenzione a tutte queste cose e meditate profondamente nei vostri cuori su Chi è Colui che ora vi ha detto questo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 3

La fiducia nel Signore deve essere totale

Lamech e Ghemela, i futuri genitori di Noè

 Sul rimanere casti fino al matrimonio

10 gennaio 1842

1. E dopo questo Suo discorso, l’Alto Abedam chiamò a Sé Lamech, gli presentò Ghemela e chiese a quest’ultima:

2. «Mia dilettissima Ghemela, guarda quest’uomo; il suo nome è Lamech. Egli, come te, è colmo di ardente e vivente amore per Me. Vedi, è Mia intenzione donarti quest’uomo, poiché Io so che lui non vorrà toccarti prima che Io non lo avrò condotto a te.

3. Tu perciò non hai nulla da temere, poiché, così come tu sei pura nel tuo cuore e colma di castità, così pure lo è quest’uomo! Come tu nel tuo cuore non nutri nessun desiderio di lui, bensì solo di Me, altrettanto avviene a lui. E come tu vorresti fuggire dinanzi a lui, vedi, non altrimenti vorrebbe fare anche lui!

4. Vedi, in ogni cosa egli ti assomiglia perfettamente; e come lo hai fatton tu, così anche lui ha versato sul Mio petto lacrime del più ardente amore!

5. E vedi, per quanto sia ancora tanto giovane, egli è colmo della massima sapienza di cui può essere capace solo un uomo libero, ed è ora in possesso di una grande potenza e forza che sono diventate sue, grazie al suo amore altrettanto grande per Me!

6. Ma qualora tu volessi proprio convincerti della vera sapienza d’amore che esiste in lui, ispirata da Me, Io ti permetto di proporgli una qualunque domanda alla quale egli poi vorrà rispondere traendola dal suo cuore.

7. Interrogalo dunque, così come tu interrogheresti Me!»

8. Ma Ghemela se ne stava timorosa dinanzi a Lamech e non osava guardarlo, e disse ad Abedam:

9. «O Tu, Mio amatissimo Jehova, vedi, io non sono capace di proferire alcuna parola, poiché provo un gran timore dinanzi a lui!

10. Ma se devo obbedire a Te, allora libera Tu, Mio unico adoratissimo Jehova, il mio cuore da questa grande angoscia!

11. La Tua Ghemela, che ama solo Te, Ti prega per questo. Però sia fatto solo come Tu vuoi!»

12. E allora Abedam la toccò e le disse: «Ghemela, tu che sei pura, sia fatto a te secondo il tuo amore per Me! Amen!»

13. E subito un alito soave compenetrò il petto di Ghemela; lei si trovò liberata dalla sua angoscia, si risollevò, riprese coraggio e, rivoltasi a Lamech, gli domandò:

14. «Lamech, potresti davvero tu, accanto al tuo amore per Jehova, serbare amore anche per me, che sono una povera ragazza, di fronte alla tua grandezza quale discendente dalla linea primordiale?

15. Saresti capace di tale cosa? Poiché vedi, io sento di non poter amare altri che il mio Jehova, e solo da Lui potrei amare ogni altra cosa, purché questa stessa custodisca e porti in sé il Suo Amore e la Sua Misericordia, e possa servirmi da guida verso di Lui! Vorresti ora rispondere a questa domanda del mio cuore?»

16. E allora Lamech si gettò sul petto di Abedam e disse piangendo: «O mio santissimo Abbà, Emanuel, Abedam, Tu, che io amo sopra ogni cosa!

17. Perdonami! Vedi, il mio cuore è tanto colmo di ardente amore per Te che esso non è capace di contenere nessun altro amore che non sia il dolcissimo, purissimo e santo amore per Te!

18. O buono, santo, amorosissimo Padre mio, questa cosa Tu la sai già; ho forse peccato contro di Te perché Tu voglia ora punirmi?

19. Chiunque possa essere questa Ghemela, vedi, io non l’ho mai desiderata, come neppure non ho mai desiderato alcuna creatura del suo sesso! Il mio cuore è stato in ogni tempo rivolto sempre a Te; ciò lo sa ciascuno dei miei padri a cominciare da Set fino a Matusalem, il padre del mio corpo!

20. O Abbà-Emanuel! Usa verso di me grazia e misericordia se io, forse inconsciamente, ho commesso errori dinanzi ai Tuoi occhi santissimi ed onniveggenti, e condonami questa punizione che a me appare spaventosamente grande, anzi, in tutta verità, mi appare ultra grande, e concedi che io non debba rispondere alla domanda, quantunque purissima sia la richiesta che vi è contenuta, ma che tuttavia viene a me da una bocca che io non ho mai conosciuto! O Abbà, Emanuel, Abedam! Che la Tua santa volontà sia fatta! Amen!»

21. E allora Abedam afferrò Lamech sotto il braccio e lo sollevò un po’ da terra, e dopo averlo di nuovo dolcemente posato giù gli disse:

22. «AscoltaMi, Lamech, tu sei un uomo singolare, poiché il tuo amore per Me è più grande della fiducia che tu hai per Me! Tu Mi ami con tutte le tue forze, anzi, tu Mi ami con tutto l’ardore che è possibile al tuo cuore sopportare; ma per quanto riguarda la tua fiducia verso di Me, essa non è affatto proporzionata al tuo amore così ardente.

23. Ma com’è ammissibile, considerato il Mio amore per te e il tuo amore per Me, che, sia pure nell’ora della massima tenebra, possa venirti in mente che Io voglia o possa infliggerti una punizione, quando invece ti assegno un premio dal Cielo in tutta purezza?

24. Potresti tu infliggere una cosa simile contro un uomo inesperto del mondo che ti amasse sopra ogni cosa?

25. Dunque, come puoi pensare in tal modo di Me? E ciò unicamente a causa della debolezza della tua fiducia in Me che invece dovrebbe essere fermissima?

26. Vedi, colui che può avvicinarsi a Me, com’è il caso di Ghemela, una purissima figlia di Zuriele perciò sicuramente del tutto degna del Mio amore – colei che Io ho portato sulle Mie manidimMi: – in quale modo questo potrebbe mai risultare per te una punizione?

27. Io però ti ho detto questo ora, affinché tu ti appropri nel tuo animo di ciò che ti ho detto e tu rifletta bene sul valore che ha un dono ricevuto dalla Mia mano.

28. Vedi, all’infuori di suo padre, essa non ha ancora conosciuto un uomo nel suo cuore; perciò fu colta da grande angoscia al sentire pronunciare il tuo nome, per non parlare poi quando vide la tua persona!

29. Io le dissi di rivolgerti una domanda, ma allora lei tremò in tutto il suo corpo per il timore che provava dinanzi a te; solo che, nonostante il suo grande timore, si ricordò dell’obbedienza che Mi doveva, perciò Mi pregò di infonderle vigore per poterMi obbedire.

30. Non hai osservato tale cosa in lei? Come puoi dunque ritenere una punizione la Mia volontà che ti è stata indirizzata per mezzo suo?

31. Se Io non ti conoscessi nella tua purezza e nel tuo grande amore per Me, tu saresti ora stato privato di questo premio! Ma a tuo favore parla la pura fiamma del tuo cuore; perciò di fronte a Me tu non hai alcuna colpa, bensì tu hai solo una piccola colpa di fronte alla purissima Ghemela.

32. Quindi dà a lei quello che ti ha chiesto, spinta dal Mio volere, e fa questo affinché da parte tua sia estinto anche questo debito! Amen!»

33. E Lamech allora riconobbe il proprio errore, chiese perdono alla tremante Ghemela, e le diede poi assicurazione del suo puro amore per lei, assicurazione che veramente fu degna di Me, tanto che lui, lei e tutti i presenti ne furono commossi fino a versare lacrime di grandissima gioia.

34. E così lei divenne la sua unica amata moglie. Entrambi però rimasero casti fino ad un tempo tardissimo, fino a quando cioè Lamech ebbe raggiunto il suo centottantaduesimo anno, e solo allora, su Mio ordine, egli generò Noè.

35. Vedete, questo fu davvero un matrimonio concluso nel Cielo! Così devono essere e venir concluse tutte le unioni!

 

[indice]

Cap. 4

Il ringraziamento più gradito al Signore

L’unione benedetta di Lamech e Ghemela, la coppia più pura

11 gennaio 1842

1. Tu (rivolto a Jakob Lorber) vorresti conoscere le parole rivolte da Lamech a Ghemela, ma non c’è nessun motivo perché non debbano essere riferite qui.

2. Così suonarono le parole di scusa e di assicurazione d’amore da parte di Lamech a Ghemela, dopo che egli ebbe anzitutto ringraziato Me dal più profondo del cuore per l’ammonizione impartitagli:

3. «O Abbà, Abedam! Tu vedi, e già dall’eternità hai visto il mio cuore. Esso già dalla più tenera età non faceva altro che occuparsi di Te; talvolta perfino a gran noia dei padri, esso non parlava d’altro instancabilmente e con letizia se non di Te e delle Tue infinite opere meravigliose. Anzi, bastava che al mio orecchio giungesse il Nome di Jehova, ed io nella mia immensa gioia mi sentivo trascinato a gridare con tutta la mia voce e a saltare con tutte le forze del mio corpo.

4. Queste cose, Tu, o Abbà Abedam, le hai sempre scorte in me; e tutti i padri furono non di rado, di tanto in tanto, testimoni della mia rumorosa allegria nel Tuo Nome.

5. Vedi, ma poiché io nel mio cuore amante non ho mai abbracciato altri all’infuori di Te soltanto, è avvenuto pure che ora mi è apparso quanto mai terribile dover dividere il mio amore per Te; infatti, io non sapevo quanto intimamente l’amore di Ghemela fosse congiunto al Tuo cuore! Ma siano resi a Te, o Abbà, ogni amore, ogni gloria, ogni lode e ogni ringraziamento per avermi ora illuminato il cuore. Per questo io ormai vedo che mediante il possesso di Ghemela non solo il mio amore per Te non sarà diviso, bensì grazie al suo amore esso non potrà che essere molto rafforzato ed accresciuto!

6. Tu le hai reso una testimonianza eterna di quanto lei sia pura e quanto pienamente degna del Tuo Amore.

7. Sì, ora io riconosco come lei Ti abbia scelto ad unico e solo oggetto del suo purissimo e ferventissimo amore; e perciò anche Tu l’hai eletta per il Tuo cuore paterno colmo del supremo, infinitissimo Amore santo sopra ogni cosa!

8. Sì, solo ora io riconosco che Tu in tutta grazia hai eletto me per affidarmi questo prezioso gioiello del Tuo Amore, affinché con il Tuo Amore e la Tua grazia in me, io Te lo custodisca fedelmente e lo conservi così puro e a Te gradito come esso è ora!

9. Vedi, o Abbà-Abedam, tale cosa io ora la riconosco per effetto della Tua santa Dolcezza paterna e della Tua grazia; tutto ciò è magnifico e giusto! Ma ora si affaccia una domanda la quale è per me della massima importanza, e questa domanda suona così:

10. – O Padre buono, santo e amorosissimo, come posso ringraziarTi per tale grazia, amore e misericordia, e cioè per aver degnato me, che sono un nulla a Tuo confronto, di un compito talmente sacro per il quale io sono chiamato a tutelare e a custodire colei che Tu hai portato sulle Tue sante mani e che hai benedetto per Te, colmando il suo cuore del Tuo Amore?

11. O Abbà, dimmi dunque, di grazia, che cosa io debba fare per poter, anche in minima parte in modo degno di Te, ringraziarTi per tale infinito e inestimabile dono!»

12. E Abedam gli rispose: «Ascolta, Mio caro Lamech, quando qualcuno riconosce in sé la grandiosità della Mia misericordia e grazia in modo talmente vivo che poi egli si accende per sempre d’amore per Me nel suo cuore, al punto che egli si sente addirittura incapace di esprimere un ringraziamento di fronte alla grandezza del beneficio da Me elargitogli e non riesce a trovare le parole con le quali possa esprimere il suo ringraziamento, per cui egli, in tutta la sua interiorità, si trova nei Miei confronti nella suprema e purissima fiamma d’amore del proprio cuore, vedi, è proprio questo il ringraziamento di cui Io Mi compiaccio in sommo grado!

13. Infatti chi è ancora capace di ringraziarMi, di lodarMi e di glorificarMi con le parole, costui non ha ancora cominciato a considerare nella sua infinita immensità la grandiosità del beneficio da Me concessogli, né ha ancora riconosciuto Me, il grande e santo Donatore; per conseguenza non ha ancora afferrato in sé la profondità più intima della vera umiltà, e perciò può ancora mettere in moto la sua lingua nel modo usato dal mondo!

14. Vedi, in un simile ringraziamento tramite la bocca materiale Io non trovo compiacimento, anche se consistesse di parole dai più alti fra gli angeli!

15. Tuttavia, lo stesso rapporto che vale per il ringraziamento tramite la parola, vale pure per il ringraziamento con l’azione. Chi pensasse di potersi dimostrare grato a Me mediante le sue opere, qualora queste corrispondessero anche del tutto alla Mia Volontà, vedi, pure costui sarebbe in grave errore; poiché, che cosa può mai fare qualcuno da esigere, che Io debba ricorrere ai suoi servizi, quasi che senza di lui Io non potessi attuarli comunque?

16. Chi anche volesse eseguire la Mia Volontà, – per mezzo di chi la potrebbe eseguire?

17. Non è dunque la Mia Forza in lui a rendergliene possibile l’esecuzione, per la qual cosa egli evidentemente è di nuovo debitore a Me del massimo ringraziamento?

18. Ma come potrebbe ora qualcuno renderMi grazie di ciò per cui egli è debitore verso di Me del ringraziamento di tutti i ringraziamenti?

19. Per conseguenza, chi Mi vuole ringraziare nell’unica maniera valida e a Me gradita, costui Mi ringrazi, senza parole, mediante l’amore nella più profonda umiltà del suo cuore, ed Io allora considererò il suo ringraziamento e lo accoglierò come se fosse veramente qualcosa al Mio cospetto!

20. E vedi, Mio caro Lamech, perciò il tuo ringraziamento è anche un giusto ringraziamento, poiché non sai dove cominciare e dove finire, e questo è dovuto al fatto che il riconoscimento della grandiosità del Mio amore e della Mia misericordia per te ti ha inghiottito, ora tu non puoi fare altro che continuare ad amarMi sopra ogni cosa!

21. Ma affinché tu sia completamente rassicurato riguardo al Mio compiacimento, rivolgiti ora a Ghemela e dalle la risposta che ha richiesto da te! Amen!»

22. E allora Lamech si avvicinò immediatamente a Ghemela e le disse: «Ghemela, purissima amata di Jehova, tu, nel tuo cuore puro e colmo di santo amore, vorrai certo perdonarmi se io appunto, sempre per amore, mi sono comportato verso di te in maniera scortese. Infatti vedi, io non avevo mai guardato prima di te un essere della tua specie, dato che tutti i miei sensi erano rivolti soltanto al tuo e mio Jehova, e così era pure naturale che io fossi indotto a trascurarti per qualche istante. Io quindi temevo di dover dividere il mio amore fra te e Jehova, ma a questa sconsiderata idea – credimi – fui portato a pensare, a dire il vero, dalla tua stessa domanda. Solo che, come tu stessa avrai certo inteso in maniera comprensibile a sufficienza, ora il mio, il tuo, e in generale nostro e unico amatissimo Abbà-Abedam-Emanuel, mi ha aperto gli occhi, con la massima grazia, e mi ha mostrato la Sua santa Intenzione, e ora mi è diventato perfettamente chiaro che non esiste per me la necessità di dividere, fra Lui e te, il mio amore per Lui soltanto, ma che anzi io con ciò non posso fare altro che accrescere il mio amore per Lui sempre di più, e inoltre, io ho completamente riconosciuto la tua purezza; perciò io credo fermamente che tu vorrai essere indulgente verso di me a causa della mia scortesia e ti chiedo questo per lo stesso santo motivo per il quale io ho un po’ peccato contro di te!»

23. Allora Ghemela scostò un po’ dal viso la sua ricchissima chioma d’oro splendente e guardò Lamech in modo molto amichevole.

24. Ma quando Lamech ebbe visto quel volto celestialmente bello, egli rimase quasi senza respiro e rivoltosi subito di nuovo ad Abedam, il Signore, Gli disse con la più profonda commozione del suo cuore:

25. «Oh, no, no, Padre santo, io non sono affatto degno di un simile premio celestiale! In verità, in verità, di fronte a quest’angelo dal supremo dei Cieli io non sono che un misero verme tenebroso e peccatore nella polvere della Terra!

26. Oh, no, no Padre santo, solo ora io riconosco la mia più totale indegnità! Oh, come deve essere un nulla assoluto al Tuo cospetto il mio amore per Te al paragone dell’amore di questo purissimo angelo!

27. In verità, o Padre santo, per me sarebbe una cosa più facile fissare ad occhi del tutto aperti addirittura il Sole del mezzogiorno che non contemplare per tre soli istanti il volto di questo puro angelo del Tuo Amore, dotato di tanta inesprimibile e sovrana bellezza celestiale!

28. Se Zuriel è suo padre, qualora sia proprio possibile che un uomo sia o possa mai diventare padre di un simile angelo, allora, o Padre santo, ridonala a lui, affinché egli la protegga e la custodisca in piena fedeltà come ha fatto finora! Tuttavia sia fatta la Tua santa Volontà!»

29. Ma nell’udire queste parole, Zuriel scoppiò in lacrime, e avvicinatosi a Lamech gli disse: «O Lamech, perché rifiuti mia figlia mentre è stato Jehova in Persona a donartela? Oh, non essere tanto duro e guarda come lei sta piangendo!»

30. Allora Abedam fece notare a Zuriel: «Zuriel, sta pure tranquillo e non ti curare delle lacrime di Ghemela, ma pensa invece che quello che Io ho congiunto, nessuna potenza del mondo potrà mai più separare!

31. Vedi, Lamech non è affatto duro di cuore, anzi è troppo tenero, e per questo Io ora lo rafforzerò in modo che egli divenga il marito per la tua, ma più ancora – comprendilo bene –figlia Mia!

32. E tu, Lamech, chinati verso Ghemela, porgile la tua mano destra, ed elevala a tua moglie e collocala a fianco del tuo amore davanti a Me, affinché Io vi benedica per tutti i tempi dei tempi! Amen!»

33. E Lamech ora non si fece ripetere due volte l’ordine, bensì egli, obbedendo di puro spirito, si curvò fino a Ghemela e le rivolse le seguenti parole:

34. «O Ghemela, amore mio che Abbà-Emanuel ha raccomandato alla mia tutela, concedi a me, che di te sono assolutamente indegno ma che tuttavia il Padre santo ha reputato degno di te, che io ti elevi a mia moglie purissima e dilettissima in Jehova! Amen!»

35. E allora Ghemela si alzò rapidamente e con lui si presentò dinanzi a Jehova; ed Egli li benedisse e comandò loro anzitutto di mantenere continuamente la purezza del cuore e di conservare la castità per tutta la loro vita. Ed essi promisero solennemente e divennero la coppia più pura dell’epoca primordiale.

 

[indice]

Cap. 5

La benedizione dei padri alla giovane coppia – Il Diluvio profetizzato ad Eva

Altre quattro coppie benedette – Zuriel trasformato in un angelo luminoso

12 gennaio 1842

1. E dopo aver compiuto questo, Abedam chiamò a Sé Jared, Enoch e Matusalem, e disse loro:

2. «Udite: la vostra amichevole capanna fraterna e paterna è abbastanza grande per offrire riparo, accanto a Lamech, anche a sua moglie!

3. Finché dimorerete in pace e concordia tra di voi, avendo Me solo quale oggetto del vostro amore, allora prenderò anch’Io dimora in mezzo a voi; se in modo visibile o invisibile, ciò sia indifferente al vostro amore!

4. Io Mi mostrerò spesso a voi e benedirò la vostra dimora!

5. Ora dunque accogliete la giovane coppia nel Mio Nome! Amen!»

6. Allora i tre si prostrarono dinanzi ad Abedam e Lo ringraziarono in tutta la loro più profonda umiltà per questa grande grazia ed immensa misericordia.

7. Ma Abedam disse loro di rialzarsi per ricevere, secondo la tradizione d’amore vigente da antichissimo tempo, la giovane coppia.

8. E subito essi si alzarono ed accolsero in mezzo a loro gli sposi e li benedissero. E dopo averli benedetti, baciarono in fronte prima Ghemela e poi Lamech, e promisero solennemente che avrebbero sempre concesso a loro la benedizione paterna nel Nome del Signore; dopo di che, secondo la Volontà di Abedam, essi condussero la coppia anche da Adamo e da Eva, affinché Lamech ricevesse la benedizione da Adamo, e Ghemela da Eva.

9. Ma questi primi esseri umani della Terra erano così commossi che a mala pena poterono far giungere alle loro labbra le parole della benedizione, ed Eva disse piangendo ad Adamo: «Vedi tu, capo della mia vita, questa coppia mi dice, pur tacendo, come noi avremmo dovuto comportarci di fronte al Signore!

10. Oh, allora sotto ai nostri piedi non sarebbe sorto il tenebroso abisso del fango!

11. Oh, potesse un giorno essere tolta la maledizione dalla Terra!»

12. E Abedam disse ad Eva: «Tu hai un giusto dispiacere, ma vedi, qui dinanzi ai tuoi occhi è già stato posto da Me il fondamento di quella sorgente dalla quale a suo tempo sgorgherà un’acqua vivente sopra tutta la Terra e la laverà dall’antica maledizione.

13. Da Ghemela, però, avrà inizio la linea pura e, quando la Terra sarà battezzata abbondantemente con l’acqua vivente, subito dopo essa sarà anche purificata col fuoco di Lamech dai Cieli, così sarà del tutto mondata dalla sua maledizione e diverrà nuovamente una stella del Cielo a Me gradita, poiché la sua luce dispenserà i suoi raggi, che giungono lontano, attraverso tutti gli spazi eterni dell’infinità!

14. Nessun’altra stella come la Terra potrà narrare all’eternità le meraviglie supreme della Mia misericordia!

15. Ma così pure in nessun luogo il Serpente subirà tanti guai quanto su questo teatro delle Mie misericordie!

16. Io te lo dico, Eva: “Dove avrò sparso le Mie massime misericordie, là verrà pure riversato il massimo della Mia ira!

17. Tutte le innumerevoli stelle, secondo la loro specie, verranno giudicate dagli angeli, ma la razza dei serpenti e delle vipere della Terra la giudicherò Io stesso e le darò il meritato compenso nel fuoco eterno del Mio più inesorabile Furore e della Mia ira più aspra.

18. In verità, in verità, nel più veemente fuoco dell’ira del Mio furore il drago di Caino con tutti i suoi prigionieri dovrà scontare eternamente la sua immensa perfidia, e non vi sarà mai più, in eterno, una fine ai loro dolori infinitamente grandi; e nessuno udrà più nulla dei lamenti e del tremendo grido d’angoscia e di dolore; il più completo oblio sarà calato su di loro così tanto, che in nessuno rimarrà mai più il benché minimo ricordo di loro.

19. Invece Io chiuderò per loro eternamente i Miei orecchi e distoglierò completamente i Miei occhi da loro, e li cancellerò interamente dal Mio Cuore.

20. E affinché Io possa dimenticarMi completamente di loro, i loro nomi verranno del tutto cancellati anche dal ricordo del Mio amore, e cosi a loro non rimarrà altro, in eterno, che una vita di supremo orrore, da trascorrere nel Mio massimo fuoco vivente dell’Ira, vita che non avrà mai più fine, come quella del Mio amore e di tutti i Miei figli fra le delizie supreme e le somme beatitudini!

21. Perciò Eva vivi per Me e non inquietarti! Tu di certo, nonostante tutte le tue preoccupazioni, non puoi affatto purificare la Terra; Io dunque ti ho ora rivelato queste cose affinché tu riacquisti la tranquillità riguardo alla Terra.

22. Vedi, presto verrà il tempo in cui il flutto del peccato farà montare le sue onde perfino sopra le montagne e le spingerà fino alle nuvole; ma vedi, i frutti di questa coppia Io li porterò sulle Mie mani al di sopra di tutte le onde micidiali e poi preparerò per loro un paese nuovo, purificato e ultra fertile! Rallegrati dunque nella pace e nell’amore del tuo cuore di questa Mia grande promessa, poiché Io ti ho ringiovanita e purificata in questa Ghemela! Comprendi bene tutto ciò nel tuo cuore! Amen!”»

23. Poi Egli chiamò a Sé Matusalem e anche Zuriel assieme alle altre sue quattro figlie, e così parlò:

24. «O Matusalem, vedi, tu hai ancora quattro bravi figli che Mi sono molto cari, preziosi e diletti; vedi, qui sono le loro mogli!

25. E tu Zuriel guarda là, dietro a Lamech, i suoi quattro fratelli che Io intendo destinare alle tue figlie!»

26. E allora Zuriel, piangendo di gioia, esclamò: «O Jehova, come posso essere degno di tanta grazia da parte Tua?»

27. E Abedam gli rispose: «Questo avviene perché tu hai valorosamente combattuto contro tutto il mondo e Mi hai ridato queste tue uniche cinque figlie così completamente vedenti quanto Io te le avevo date completamente cieche!

28. Tuttavia queste quattro coppie non dovranno abitare nella dimora di Jared, bensì esse, a conveniente distanza intorno alla capanna di Jared, troveranno già le loro nuove dimore provviste di tutto l’occorrente, dove avranno da abitare in tutta purezza dei loro cuori e in tutta la castità dei loro animi; in questo modo Io donerò anche a loro dei figli della Luce, al tempo opportuno e in giusto numero!

29. E ora anche voi, quattro nuove coppie, venite qui da Me, affinché Io vi benedica e vi accolga quali Miei figli! Amen!»

30. E allora le quattro coppie si prostrarono ai piedi di Abedam e Lo ringraziarono dal più profondo dei loro cuori.

31. Egli però le rialzò, le benedisse e le affidò ai padri per la benedizione, e infine disse a Zuriel, ancora piangente per l’immensa gioia:

32. «Zuriel, adesso tu pure vieni qui da Me e ricevi la ricompensa suprema per la tua fedeltà!

33. Vedi, ora Io faccio di te un grande angelo, e ti pongo a fedele custode e ad invisibile protettore di tutti i Miei figli; e d’ora innanzi tu vedrai continuamente il Mio Volto e ti rallegrerai nella Mia Luce! Amen!»

34. Ed Egli allora toccò Zuriel, e questi divenne risplendente più del Sole e scomparve ben presto alla vista di tutti.

 

[indice]

Cap. 6

L’incarico a Zuriel quale spirito guardiano degli sposi

La prova d’amore di Lamech e Ghemela, quale esempio per tutti i figli

13 gennaio 1842

1. Quando tutti quelli che erano lì presenti constatarano1 quanto era accaduto, furono colti da una grande angoscia, e temettero molto a causa di tale avvenimento, e nessuno osava più chiedere qualcosa all’Alto Abedam. Solo Ghemela si riebbe dopo breve tempo, e, recatasi da Abedam, cadde ai Suoi piedi, e dal profondo del suo cuore Gli chiese il gentilissimo permesso di rivolgerGli una domanda.

2. Ma Abedam la prevenne e le disse: «O Ghemela, Mia irettissima, tu sei un po’ in ansia a causa del tuo Zuriel, che fu il padre del tuo corpo; non è così?»

3. E Ghemela rispose nel suo cuore affermativamente a questa domanda, e fece capire esteriormente, con il cenno del suo capo innocentissimo, che era stata ben indovinata la domanda del suo cuore.

4. E allora Abedam le rivolse le seguenti parole consolatrici: «O Mia carissima Ghemela, pensi tu forse che Zuriel sia svanito dall’esistenza perché tu non lo puoi più vedere con i tuoi occhi?

5. Oh, a questo riguardo rassicurati completamente, poiché tu avrai molto spesso ancora occasione di vederlo e di parlare assieme a lui di cose ancora molto più belle di quanto tu abbia mai potuto parlare finora!

6. Che però qui, al cospetto di tutti, gli sia stata concessa una grazia così grande, questo è avvenuto in primo luogo per amor tuo, affinché egli possa diventare per te e per tuo marito un fedele guardiano e protettore contro tutte le tentazioni del mondo; e quando Io ogni tanto verrò a visitarvi, egli dovrà sempre preannunciarMi in tutta fedeltà.

7. In secondo luogo, però, egli dovrà d’ora innanzi fungere anche da segreta guida in ogni campo a tutti i figli del Mezzogiorno; a questo scopo egli potrà scrutare interiormente i cuori di tutti loro, ed avrà il potere, altresì, secondo la Mia Volontà, di scuoterli con grande energia qualora dovesse percepire in loro od accorgersi di qualche infedeltà; così, allora essi potranno più facilmente rivolgersi di nuovo a Me e udire nel loro proprio cuore la chiamata paterna, come pure potranno comprendere molto bene il tuono interiore di Dio.

8. E infine oggi ancora parecchi tra i figli del mezzogiorno verranno preparati a scendere in pianura (Tiefe)[2] per recarsi alla grande metropoli che si chiama Hanoch, per annunciare là il Mio Nome ai figli del mondo, di cui una parte di essi è colma del maggiore abominio, mentre l’altra sanguina sotto il giogo della più dura ed infame schiavitù, e per predicare loro una seria penitenza ed un sincero ravvedimento, e per predicare loro un ritorno immediato a Colui che già da tanto tempo li attende con la massima Indulgenza, Pazienza e Misericordia!

9. Tuttavia questa misericordia sarà l’ultima che verrà concessa ai figli del Serpente!

10. Vedi dunque, o Mia carissima Ghemela, tali mansioni richiederanno ora la grande fedeltà di Zuriel, e perciò Io ho bisogno di lui affinché il drago, tramite lui, si renda conto che un piccolo proveniente da Me è più grande e più forte di lui con tutto il suo innumerevole seguito perfido e malvagio!»

11. E Ghemela fu colma di gioia nel suo amorosissimo e gratissimo cuore, e si prostrò nuovamente ai piedi di Abedam.

12. Ma Abedam la risollevò subito e la prese di nuovo sul Suo braccio chiedendole se avesse ancora una richiesta da farGli.

13. Lei però, al colmo della gioia, non poté pronunciare una parola, perché ora vedeva che, nella sua nuova condizione di moglie di Lamech, Jehova l’amava ugualmente come prima, cioè come quando lei non aveva ancora avuto alcun uomo al suo fianco.

14. Ma Abedam la strinse al suo cuore e poi, chiamato presso di Sé Lamech, gli domandò: «Lamech, sei contento di Ghemela? Vedi, essa si dimentica di te fra le Mie braccia! Che ne dice il tuo cuore?»

15. E Lamech, gettandosi sul petto di Abedam, esclamò: «O Padre, o diletto Padre santo! Se Tu ora non tieni stretto assieme il mio cuore, esso verrà annientato da un amore infinitamente grande per Te, mai avvertito finora!

16. (Piangendo): O Padre, quando Tu, dalla Tua mano santa, mi destinasti e donasti questa purissima e celestiale Ghemela, a me venne il pensiero: “Come potrò amarTi con lo stesso fervore di prima, se la mia cura d’amore rivolta unicamente a Te io dovrò poi dividerla fra Te e Ghemela?”

17. E quando poi volli rialzarla, allora temetti che la mia mano l’avrebbe contaminata, e che di conseguenza lei non sarebbe stata così pura e a Te così cara come lo era prima.

18. Ma poiché ora vedo seduta di nuovo sulla Tua mano colei che Tu affidasti alla mia custodia e alla mia protezione – o Padre mio, o caro e santo Padre – ecco, vedendo ciò, il mio cuore non lo posso più affatto contenere!

19. Se Tu non mi conservi, allora io muoio e svanisco per l’amore troppo grande, gratissimo e al di sopra di ogni cosa per Te, o Padre santissimo ed infinitamente buono!»

20. E Abedam a questo punto si chinò verso Lamech e gli disse: «Dilettissimo Lamech! Vedi, il Padre ha una mano ancora libera; siediti anche tu su di essa e senti quanto Io sia il Padre di tutti voi!»

21. E Lamech non osava far ciò perché si riteneva troppo indegno; ma Abedam lo incoraggiò, e ben presto Egli sollevò anche lui, lo strinse al Suo petto santissimo e disse ad entrambi:

22. «Come ora siete, così restate anche in avvenire; in tal modo non perderete mai, eternamente mai, questo sacro posto!

23. Voi siete dall’eternità la prima coppia di figlioletti che Io vado portando visibilmente sulle Mie mani; questo però deve rimanere come segno di commemorazione perpetua, per tutti i figli che vi succederanno, di come saranno e diverranno figli Miei solo coloro che si lasceranno afferrare ed attirare da Me e che si lasceranno portare sulle Mie mani come voi.

24. Ma coloro che non seguiranno il vostro esempio, costoro non otterranno da Me che poco amore, e ancora molta meno vita.

25. E tu, Mio Lamech, contempla adesso l’anima della Mia e della tua Ghemela!»

26. Detto ciò, Abedam alitò sugli occhi di Lamech, e allora egli vide Ghemela apparirgli in una figura così chiara e raggiante, che il suo splendore superava di gran lunga quello della luce di tutti i soli-centrali.

27. A tale vista egli rimase come accasciato, e quando a poco a poco si fu riavuto da questo suo sbalordimento, solo allora cominciò a piangere e non sapeva più che cosa fare a causa del suo amore per Me.

28. Ma allora Abedam disse a Ghemela: «Ghemela, vedi, il puro Lamech piange per l’amore che sente per Me! Asciuga dunque con i tuoi capelli queste preziose lacrime dai suoi occhi, e un tale atto si addica a te e a tutte le figlie che ti succederanno!»

29. Allora Ghemela abbracciò per la prima volta Lamech con le sue tenerissime braccia di una soavità e di una bellezza veramente celestiali, e con la sua fronte e con le delicatissime guance asciugò le magnifiche lacrime dagli occhi di Lamech, mentre ancora il Padre li teneva sollevati sulle Sue mani.

30. Dopo di che Egli li accompagnò ai padri, li baciò entrambi e, benedicendoli di nuovo, li affidò loro con l’osservazione:

31. «Così puri, come sono questi qui, debbono venirMi restituiti tutti i figli nati! Io sono la loro Origine; a questa Origine essi devono così di nuovo tornare per l’eternità. Amen!»

 

[indice]

Cap. 7

Il Signore fornisce abitazioni ed attrezzature per costruire strumenti metallici

L’origine del minerale Sidelehe (silicio) con inversioni di polarità della Terra e inondazioni ogni 13.555 anni

14 gennaio 1842

1. E quando Abedam ebbe riconsegnato ai padri Ghemela e Lamech, Egli si avvicinò alle altre quattro coppie e disse loro:

2. «Ascoltate: quello che ora Io vi dirò, voi dovrete anche metterlo subito in opera; beninteso non subito oggi, ma certo già nei prossimi giorni lavorativi.

3. Questo è quanto Io vi voglio dire: “Nell’interno della Terra esiste una specie di pietra la quale è di aspetto rossastra e non è così dura come altre pietre; se però la si solleva, ci si accorge subito che è notevolmente più pesante di altre pietre della stessa grandezza. Questa pietra si produce per effetto dei raggi solari assorbiti dalla Terra, e si trova quasi dappertutto nelle montagne, appunto perché soltanto le montagne hanno nella maggior parte dei casi delle cavità nella cui permanente umidità si raccoglie la forza dei raggi del Sole inghiottiti dal terreno. Questa pietra, di per se stessa, nonché con l’ausilio dell’influenza degli altri astri notturni sul firmamento, riceve una propria particolare forza esterna e contraria (polarità), ed infine diventa gradualmente sempre più solida e massiccia. Ogni qualvolta le acque della Terra di 13.555 anni in 13.555 anni, con il mezzo ritorno del Sole, cambiano la loro forza esterna e contraria, e durante il periodo della piena stagionatura, che entro questo ciclo dura quasi settemila anni, questa pietra irraggiata, raccolta nelle cavità delle montagne, risulta ben saturata del loro sale, allora una tale pietra, al successivo ritirarsi delle acque, si trova ad esistere già in tanta abbondanza e in uno stato così solido, da non poter essere facilmente consumato entro i prossimi 13.555 anni. Quanto di questa pietra irradiata rimane non consumato, anche se ha già sopportato parecchie migliaia di tali inversioni dello stato delle acque, non diventa peggiore per questo, bensì precisamente non fa che migliorare.

4. Vedete, finora questa pietra irraggiata non è stata ancora utilizzata da nessuno, tranne che da qualche tempo da un figlio del re di Hanoch! Ma a costui fu mostrato solo l’immondizia di un tale minerale; e tuttavia la Terra, già dalla sua origine, ha subito più di mille elevazioni con lo stesso numero di tali inversioni dello stato delle acque!

5. E perciò nelle montagne si trova celato, per amore, un grande vantaggio per i saggi; e tale cosa vi è rivelata ora da Me, appunto perché abbiate a farne saggio uso.

6. Raccogliete perciò questo minerale e purificatelo nel fuoco, e al tempo opportuno Io vi suggerirò mediante il vostro spirito come e a quali scopi voi dovrete adoperarlo!

7. Quando però sarete diventati maestri in quest’arte, allora insegnatela anche ai vostri fratelli; ma insegnate anche a tutti loro a farne un uso saggio e disinteressato.

8. Per tale ragione Io ho preparato per voi delle nuove dimore, e le ho anche opportunamente provviste di tutto ciò che avrete bisogno riguardo a questa nuova arte, di cui potrete servirvi nella maniera più confacente. L’uso di tutti gli strumenti già disponibili sarà lo spirito ad insegnarlo a voi tutti. Quantunque già dai primi tempi alcuni fra voi abbiano fatto dei tentativi di imitare gli strumenti donati da Me a voi, tuttavia la cosa non è mai riuscita perfettamente a nessuno perché non disponevate del giusto metallo; ma poiché Io stesso vi ho ora indicato quello giusto, d’ora innanzi potete forgiarvi da voi stessi degli strumenti simili, così come fino ad oggi li avete sempre ricevuti misteriosamente già pronti da Me.

9. Ma come Io ho dato sempre tutto questo a voi tutti senza chiedere niente in cambio, così pure dovete fare voi. Ma considerato che voi in tale modo sarete occupati ad essere utili ai vostri fratelli, allora certo spetterà a questi vostri fratelli fornirvi da mangiare e da bere.

10. Tuttavia non dovete mai chiedere questo quale compenso del vostro lavoro, bensì quello che vi verrà offerto, quello mangiate e gustate con animo grato! Ma d’altro canto anche nessuno deve pretendere niente da voi per il fatto di avervi offerto qualcosa, bensì solo l’amore sia l’oggetto del vostro scambio reciproco!

11. La pietra così preparata voi la chiamerete “Sidelehe”.

12. Siate perfetti in tutte le cose e potenti nell’amore vivente, allora anch’Io Mi troverò continuamente fra voi con la Mia mano benedicente e vi educherò, vi ammaestrerò e vi preparerò in tutte le perfezioni! Amen!»

13. Dopo questo discorso istruttivo di Abedam, Adamo Gli si avvicinò subito e Gli chiese: «Padre santo ed amorosissimo! Tu hai prima accennato ad un cambiamento dello stato delle acque della Terra. Vedi, se il mare dovesse ben presto inghiottire le regioni che noi attualmente abitiamo, allora: – che cosa succederà di noi?

14. Non vorresti darci qualche chiarimento anche a questo riguardo, se ciò fosse conforme alla Tua santa Volontà?»

15. A questa domanda di Adamo, Abedam sorrise e poi gli disse: «Adamo, rivolgi le tue preoccupazioni piuttosto a qualcosa di meglio, se proprio vuoi assolutamente crearti dei pensieri, poiché questa tua preoccupazione è troppo vana e stolta.

16. Immaginati, dal tempo attuale, ancora un periodo di tredicimila anni! In verità, in questo tempo in cui tu ti troverai in una condizione del tutto diversa della tua esistenza, ti importerà certo poco dell’essere della Terra, e gli uomini che in quel tempo abiteranno la Terra avranno tempo a sufficienza per ritirarsi davanti al flutto ritornante, dato che il suo salire e discendere procede così lentamente che solo di millennio in millennio si verifica una differenza percettibile, e inoltre, tutte le acque hanno iniziato proprio da questo emisfero settentrionale della Terra il loro movimento di retrocessione.

17. Vedi dunque quanto vano e vuoto è il tuo sciocco timore!

18. Però Io dico a te come pure a voi tutti: “Preoccupatevi unicamente della purezza dei vostri cuori e del vero intimo amore per Me! Ma per quanto riguarda la conduzione dei corpi mondiali, state lontani con le vostre preoccupazioni, poiché Io so come condurli e mantenerli nell’ordine dovuto, e la Mia forza, la Mia potenza e la Mia sapienza bastano in eterno per l’intera infinità!”

19. E vi dico inoltre: “Voi vedete ancora dei pallidi gruppi di stelle scintillare nella notte dalle interminabili profondità dell’ampia infinità, e questo lo vedranno anche i futuri abitanti della Terra, e tuttavia la vecchia Terra non era sorta ancora sulle sue fondamenta quando tali gruppi di stelle già ebbero troncata la loro esistenza lunga quasi delle eternità!

20. Similmente accadrà anche a questa Terra e a questo cielo visibile; però le Mie parole e i Miei figli non passeranno mai!”

21. Ebbene, Adamo, vorresti cominciare a preoccuparti anche di ciò?

22. Ma per questo Io vi dico: “Non preoccupatevi di nessuna cosa in questo mondo, bensì lasciate ogni cura di questo genere a Me, poiché voi con tutte le vostre cure non potete formare nemmeno un granello di sabbia”.

23. Perciò, se proprio volete darvi pensiero di qualcosa, datevelo solo per cercare di liberarvi da qualsiasi cura e far sì che i vostri cuori divengano puri e sempre più colmi del vero, intimo amore per Me, poiché è in ciò che consiste unicamente la vita eterna, indistruttibile, e cioè nel fatto che voi Mi riconosciate sempre e Mi amiate sopra ogni cosa! Amen!»

 

[indice]

Cap. 8

L’ orribile situazione del popolo della città di Hanoch

Disposizioni per i dieci messaggeri da inviare in quella città

15 gennaio 1842

1. Dopo ciò, Abedam chiamò a Sé Setlahem, Chisehel, i sei fratelli di costui, e ancora i due figli di Chisehel, i quali, non meno del loro padre, erano colmi di zelo, di spirito di fuoco e di nozioni di ogni specie utili e svariatissime, cosicché in tutto si trovarono dieci uomini al cospetto del Signore.

2. E non appena furono giunti dinanzi a Lui, essi si prostrarono subito sulle loro facce e lodarono e glorificarono ad alta voce il Suo santissimo nome Jehova.

3. E quando Abedam vide che essi ebbero soddisfatto le esigenze del loro cuore, disse loro di rialzarsi subito, e così parlò: «Udite, voi uomini del mezzogiorno! Secondo quanto ora vi rivelerò, agirete senza indugi il giorno che vi verrà indicato da Me nel vostro spirito!

4. Ma ciò che il Mio amore e la Mia misericordia richiedono alla vostra libera volontà, è che voi vi decidiate a scendere giù alle pianure fino alla città di Hanoch, dove incontrerete unicamente degli uomini che non sanno più nulla affatto di Me e che vivono ammucchiati insieme l’uno con l’altro, peggio, molto peggio dei cani, dei gatti, dei lupi, degli orsi, dei leoni, delle tigri, delle iene e dei serpenti!

5. Il fetore della loro impudicizia e della loro orribilissima prostituzione appesta già le sommità del Cielo, ed essi si uccidono reciprocamente e versano il sangue dei propri fratelli e delle proprie sorelle e ormai non risparmiano neppure i loro vecchi.

6. Anzi Io vi dico che la loro scelleratezza è giunta a tal punto che il loro re, il quale pure si chiama Lamec, non molto tempo fa Mi ha perfino dichiarato guerra e voleva addirittura devastare la Terra col fuoco per il suo grande rancore verso di Me, poiché Io avevo fatto annientare dalle bestie feroci il suo crudele e malvagio esercito guidato da Tatahar, il perfido.

7. Solo che questo non è il maggiore dei molti crimini che egli perpetra contro di Me; bensì ascoltate e apprendete:

8. «Poiché Io permisi che tutte le sue concubine gli diventassero infedeli per timore della propria vita e permisi che esse se ne fuggissero qui presso i figli della mezzanotte (il Settentrione), e considerato altresì che da lui sono fuggite pure le sue due mogli e la figlia Naeme, ebbene, egli per questo ora nutre un odio tale contro di Me, che quasi non fa altro, giorno e notte, che arrovellarsi il cervello per vedere come potrebbe profanarMi nella maniera più ignominiosa! Egli ha appostato dappertutto guardiani e spioni con l’incarico di osservare e di ascoltare gli uomini per accertarsi di quello che fanno e che dicono. Egli inoltre ha fatto scavare una fossa nel terreno ed ha ordinato che venisse riempita per metà di immondizia; poi ha scritto il Mio Nome su di una tavola di pietra lordata di escrementi, l’ha maledetta e l’ha scagliata infine, alla presenza di molti, in quella fossa tra le più orrende bestemmie, e ha comandato a degli schiavi della più infima categoria di defecarvi sopra e infine di colmare nuovamente la fossa con della terra da lui maledetta.

9. E subito dopo egli stesso si è annunciato al popolo quale l’unico supremo dio, e sotto la minaccia della morte più tormentosa ha ordinato a tutti di adorarlo.

10. E i guardiani e gli spioni devono ora rigorosamente fare attenzione ed ascoltare in modo che da nessuno venga più nominato il Mio Nome; chi lo facesse, deve aspettarsi la più spaventosa delle morti come punizione!

11. Agli schiavi egli ha proibito assolutamente di parlare, e ciò a tal punto che se qualcuno di loro pronunciasse una qualsiasi parola, allora gli verrebbe immediatamente strappata la lingua dalla bocca. E se gli schiavi si vogliono comprendere fra di loro, allora è necessario che lo facciano mugghiando o ruggendo come gli animali.

12. Così pure non è loro lecito camminare sulle due gambe come lui, ma devono invece trascinarsi a terra come le bestie, e dunque camminare sulle mani e sui piedi. Di stare diritti non è loro concesso che durante il lavoro.

13. A questo popolo di schiavi non è permesso nemmeno accoppiarsi. Guai a colui che abbia a che fare con una donna; a costui sono riservate le più abominevoli mutilazioni.

14. Per questa ragione egli ha già fatto uccidere migliaia di donne schiave e le loro figlie.

15. Vedete, queste sono ora le condizioni della pianura! Ma oltre ad Hanoch vi sono ancora dieci grandi città, le quali stanno tutte sotto il dominio di questo Mio massimo nemico, e in nessuna di queste città le cose procedono anche solo di un soffio meglio che ad Hanoch.

16. Riflettete ora e ascoltate ulteriormente: il sangue degli indelici grida vendetta a Me; perciò ho avuto pietà di loro, e intendo inviare voi stessi giù in pianura, affinché siate i vendicatori e i liberatori di questo popolo. Tuttavia voi non dovete uccidere nessuno, neppure Lamec, ma il vostro compito sia quello di annunciare a tutti loro, liberamente ed apertamente, il Mio Nome e la Mia ira e l’imminente giudizio della Mia collera, qualora non volessero rivolgersi presto al Mio Nome nel pentimento e nella penitenza più rigorosa per tutta la loro scelleratezza!

17. A Lamec stesso però fate scavare con le sue proprie mani la fossa di cui ho detto prima, e fategli levare fuori la tavola su cui sta scritto il Mio Nome, tavola che egli dovrà pulire con acqua pura, e solo dopo dovrà lavarla con le lacrime del suo pentimento!

18. Ma qualora egli si rifiutasse di fare ciò, in questo caso fate uso della vostra potenza e fate venire sopra di lui una sciagura dopo l’altra finché egli non si piegherà alla vostra volontà!

19. Togliete non solo la sua, bensì ogni altra magnificenza, in modo che debbano essere tutti perfettamente uguali come fratelli e sorelle, e nominate solo i più saggi, fra la gente più comune, come guide future del popolo; però non lasciate mai che essi entrino nei palazzi del re, ma devono dimorare nelle capanne più semplici e modeste.

20. E quando essi saranno stati riconosciuti da voi come capaci e maturi per essere custodi e guide degli altri, allora imponete loro le mani sulla fronte e sulle spalle, e con ciò impartite loro la forza necessaria.

21. Non abbiate paura di nessuno, e voi stessi non lasciatevi abbagliare dalla visione della grande sontuosità e dell’opulenza di queste città, poiché tutte le città laggiù sono ora, e lo saranno sempre, opere del Serpente. Dunque non lasciatevi corrompere da nessuno splendore, bensì, quali Miei profeti verso questi popoli, siate, esteriormente, rigidissimamente seri e inesorabili, ma, interiormente, siate tanto più colmi del vero amore fraterno e del vero amore verso il prossimo!

22. Per voi, però, quello non sia luogo in cui rimanere; bensì, quando avrete sistemato tutto secondo il buon ordine, fate ritorno alla vostra patria e, senza seri motivi, non ripetete troppo facilmente lo stesso viaggio nella pianura!

23. E quando itornerete dalla pianura, allora lavate prima di tutto il vostro corpo, affinché non trascini con sé la morte anche fino a qui, perché la pianura ora è colma di pestilenza ed è divenuta colma di morte.

24. E ora ricevete la Mia benedizione, e siate saldi, forti, potenti e vigorosi in tutte le cose finché agirete secondo le Mie parole!

25. Sia l’intera natura obbediente ai vostri cenni, e gli uccelli dell’aria siano subordinati alla vostra parola, e così pure il fuoco e l’aria e l’acqua, e similmente tutti gli animali ed ogni potenza tenebrosa e malvagia.

26. Però guardatevi bene dal fare del male a qualcuno, bensì tendete unicamente di aiutare ciascuno!

27. L’ostinato voi potete punirlo, però non allo scopo che egli abbia soltanto a soffrirne, bensì perché si migliori!

28. Tutto ciò notatelo bene nel Mio Nome! Amen!

29. La Mia benedizione sia con voi e in voi. Amen! Amen! Amen!»

 

[indice]

Cap. 9

Il ringraziamento e il prezzo dell’umiltà di Setlahem

17 gennaio 1842

1. E dopo questo discorso di Abedam che stabiliva il loro compito, i dieci Lo ringraziarono col massimo fervore perché, in primo luogo, essi avevano riconosciuto l’infinita Misericordia, Amore, Pazienza, Indulgenza e Mansuetudine di Jehova, e in secondo luogo perché Egli aveva concesso loro la grazia così grande di eleggere proprio loro, che si ritenevano i più indegni, a strumenti delle Sue immense misericordie.

2. E Setlahem, infine, aprì la sua bocca e disse a tutti i suoi compagni di missione: «Fratelli, ora la mia predizione ha trovato magnifico adempimento!

3. Spesso, quando talvolta sostenevate che l’altissimo, santissimo e grande Jehova poteva trovare compiacimento solo nelle cose maestose, grandi e splendenti, io vi ho ripetuto che non sarebbe stato sicuramente così; anzi, per quanto ci riguardava, sarebbe avvenuto precisamente il contrario.

4. Quanto più piccolo è qualcuno, quanto più povero, più umile, più timoroso dinanzi a Lui, quanto più appartato dal mondo, quanto più semplice è in ogni sua parola e azione, quanto più basso si stima di fronte a tutti i suoi fratelli, quanto più servizievole si dimostra verso tutti e quanto meno è in affanno per se stesso, ebbene, tanto più gradito senza alcun dubbio egli riuscirà a Lui; poiché io così concludevo:

5. “Se Jehova trovasse il Suo massimo compiacimento nelle cose splendide e grandi, Egli a queste stesse cose avrebbe certamente donato delle lingue, e le avrebbe dotate di una perfezione di linguaggio molto aldilà di ogni nostra comprensione; noi, però, Egli ci avrebbe allora lasciati muti.

6. Sennonché: – chi ha mai udito parlare un albero? Chi una montagna? Chi un torrente? Chi il mare? E chi ha mai udito parlare la Terra, il Sole, la Luna e le stelle?”

7. Ed io, che parlavo per grazia del Signore, continuavo a parlare quando voi mi contrapponevate l’esempio della piccola erba e di altre cose piccole che sono sprovviste di parola. Ma io vi dicevo: “La semplice erba, anche se non può parlare, è certo mille volte più benedetta di un albero che si innalza superbo e orgoglioso; basta solo che si consideri l’inestimabile utilità dell’erba.

8. Essa ci dà il pane, ci fornisce il nutrimento alle nostre mucche, capre e pecore. Quanti animali grandi e piccoli, a noi del tutto sconosciuti, vivono della benedizione della semplice erba, mentre dal cedro superbo ed alto, nemmeno un orso affamato può strappare via qualcosa che possa calmare la sua fame!”

9. E vi dicevo inoltre: “Guardate gli alberi: – quanto essi sono più bassi, tanto più benedetto, piacevole e dolce è il loro frutto, e noi ne gustiamo con grande gioia, grati al santo Donatore.

10. Ma chi mai vorrebbe invece addentare il frutto duro ed immangiabile della grande quercia, alta e quanto mai maestosa, e dividere con i maiali la sua benedizione? Oppure, chi vorrebbe litigare egoisticamente con i corvi per contendere loro il frutto sterile dei cedri? E le pigne degli alti abeti, quale palato sarebbe allettato di assaggiarle?”

11. E continuavo il mio discorso dicendovi: “Guardate le acque, i fiumi e i ruscelli! Finché rimangono moderati e nella giusta limitata quantità d’acqua nei loro alvei, allora essi si mantengono limpidi e puri fino al fondo, e in questo modo è una vera gioia contemplarli; ma quando cominciano a crescere e diventano più grandi e poderosi, ebbene, come si intorpidiscono in breve tempo! E quello che prima traeva benedizione dal modesto e limpido ruscelletto, quello e più ancora viene distrutto e devastato dall’irruenza delle acque in piena.

12. La pioggia ricca di benedizione cade solo in piccole goccioline; ma se si accresce in grosse gocce, allora scende con intensa violenza e abbatte sul terreno quello che altrimenti, nella sua modestia, avrebbe potuto raddrizzare e vivificare”.

13. Ed io avrei voluto dirvi ancora parecchie cose riguardo all’incessante bassezza e povertà, solo che allora nei vostri cuori si librava ancora uno spirito del tutto diverso, e tutti i vostri concetti riguardo al compiacimento di Dio spiccavano sulle elevatissime vette dei monti, e qualche volta, addirittura fin oltre tutte le stelle!

14. Solo che ciò che io allora ho carpito soltanto con fatica, ascoltando quanto sussurrava la Creazione per me, per voi e per tutti i miei figli, vedete, la stessa cosa la dimostra ora a me e a noi tutti nella massima chiarezza il grande Abedam Jehova Emanuel in persona, e cioè che Egli non ha in nessuna considerazione la reputazione, la grandezza, lo splendore e la sontuosità delle cose di questo mondo, e che a Lui è più caro un moscerino che non un mastodonte[3], poiché al moscerino Egli ha donato perfino un paio di ali per volare, mentre il mastodonte deve trascinarsi pesantemente e faticosamente sul terreno per cercare il necessario nutrimento per il suo grande ventre.

15. Vedete dunque, o fratelli, come la mia predizione si è ora avverata! Con quanta magnificenza la cosa è stata svelata dinanzi ai nostri occhi!

16. Il Signore, l’onnipotente Creatore di tutti noi, il nostro Padre santo, Jehova l’eterno, l’infinito nel Suo Amore e nella Sua Sapienza, Lui la Luce di ogni luce, la Forza di tutte le forze e la Potenza eterna di tutte le potenze, Lui, Lui stesso ha dimostrato ora a tutti noi che al Suo cospetto solo la bassezza della vera umiltà in unione al puro amore per Lui ha un qualche valore, mentre tutto il resto è completamente privo di qualsiasi significato.

17. Chi mai, o fratelli, può concepire la grandezza infinita della Sua misericordia, del Suo amore e della Sua grazia?

18. Egli certo con altrettanta facilità avrebbe potuto prescriverci, come condizione per la conquista del Suo Amore paterno e di conseguenza della vita eterna, l’aspirazione alle alte cose, allo splendore e ad ogni tipo di sontuosità! Ma considerando tutto questo solo da un punto di vista esteriore, accantonando il Suo Ordine eterno, a quale prezzo terribilmente caro avremmo dovuto conquistarci la Sua grazia?

19. Ma quanto facile è invece ora la conquista della vita eterna! Infatti nella mia massima bassezza io posso, come qualsiasi altro, ottenerla quale un libero dono da parte Sua, del Padre santo ed immensamente buono!

20. O diletto Padre! Quanto è grande ora la mia gioia per il fatto che soltanto nell’umile bassezza Tu trovi il Tuo compiacimento, e non nello splendore, che né io, né tutti noi avremmo mai potuto fare proprio!

21. Oh, accogli perciò, di grazia, l’eterno ringraziamento dei nostri cuori; a Te solo vada dunque da parte nostra ogni onore, ogni gloria e ogni lode, perché Tu hai avuto considerazione di noi nella nostra bassezza e ci hai eletti per mitigare e spegnere nel Tuo Nome la superbia del mondo!

22. Mantieni però anche noi tutti nella costante umiltà e nell’amore per Te e per tutti i nostri fratelli in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 10

Setlahem e Chisehel sull’essenza della vera umiltà

18 gennaio 1842

1. E dopo che Setlahem ebbe finito questo suo discorso, sicuramente degno di attenzione, anche Chisehel prese coraggio e, avvicinatosi a Setlahem, gli rivolse le seguenti parole da ponderare quanto mai attentamente, e gli disse:

2. «Fratello Setlahem, tu sai bene in che cosa siano consistiti i nostri insegnamenti, o piuttosto il nostro riconoscere, da noi ricevuti finora qui.

3 Jehova ci era stato annunciato in una maniera che annientava completamente anche i nostri stessi pensieri più grandi su di Lui.

4. Noi sapevamo della Sua infinita Grandezza, della Sua Forza e Potenza, e talvolta parlavamo molto della Sua possibile essenzialità, – ma chi di noi tutti avrebbe allora osato semplicemente pensare che Jehova, l’eterno Padre santo, fosse Uomo come noi, per quanto anche l’Uomo infinitamente più perfetto?

5. Infatti, dopo che, appunto in seguito al nostro contorto riconoscimento, noi ci rappresentavamo Jehova non come un uomo, bensì, per quanto riguardava il Suo Essere, come qualcosa di così immenso che a noi tutti non era più possibile farcene nemmeno il più pallido concetto, allora certamente era poi anche naturale, da un lato, che i nostri concetti, senza dubbio stoltissimi sul compiacimento di Dio, non dovessero risultare molto diversi dalle nostre rappresentazioni che ci eravamo formati su Lui stesso.

6. Vedi dunque, caro fratello, i nostri cuori si occupavano certamente in continuazione di Dio; tu però avevi la grazia di esserti fatto di Jehova un concetto più giusto che non io; allora chi avrebbe dovuto e potuto assumere la parte di arbitro fra noi due?

7. Quale prova palpabile avresti potuto fornire a conferma della giustezza della tua opinione e della tua fede, per mezzo della quale le tue idee, più giuste delle nostre, ci fossero diventate chiare?

8. Vedi, anche tu non avevi altro se non la tua fede, valida per te, proprio così come io che, a favore della mia opinione, non avevo altro che la mia fede erronea.

9. E così tu vivevi bensì nella luce, però rimanevi cieco e riuscivi solo ad avere il presentimento della luce, perché il calore del raggio che si manifestava contemporaneamente alla luce ti faceva in qualche modo scorgere che la luce si trovava vicina.

10. Io invece avevo, è vero, gli occhi aperti, ma ero immerso nelle tenebre più fitte e perciò non vedevo anzitutto niente e perciò non potevo nemmeno avere il presentimento di alcuna luce, e questo perché attraverso la grande notte dei miei pensieri non voleva penetrare e diffondersi neanche un solo raggio di luce migliore.

11. E così, caro fratello, io ora credo che non dobbiamo gloriarci più di quello che appartiene al passato, se esso sia stato più vicino o più lontano dalla verità, poiché nessuno aveva perfettamente ragione; e anche se qualcuno l’avesse avuta, come avrebbe potuto costui garantire di essere nel giusto?

12. Che il Padre santo di tutti noi sia un Uomo come noi, e che Egli sia un unico Dio, vedi, questo mancava a noi tutti! L’errore non stava nella nostra volontà, bensì solo nella nostra rappresentazione. Noi, presi tutti assieme, eravamo dei poveri stolti, ed io fra tutti ero certamente il più grande; tuttavia Colui che si trova adesso fra noi, e che è santo, santissimo, buono, buonissimo, e che è per tutti noi un Padre amorosissimo, Costui ci ha aiutati tutti a tirarci fuori dalla nostra grande miseria, cecità e povertà. Egli ci sta davanti in forma visibile, e noi tutti riconosciamo in Lui l’eterno Padre santo e l’onnipotente, eterno Creatore di tutte le cose. Perciò Gli siano rese grazie e anche ogni lode, ogni gloria, ogni onore e ogni amore e adorazione da parte nostra e da tutti i nostri figli!

13. È vero, caro fratello, che la tua predizione si è in molti punti avverata, particolarmente per quanto riguarda la dissertazione su ciò che sta in relazione con l’umiltà, la bassezza, la modestia, le sole gradite al Padre e Signore; ma del fatto che Jehova è Egli pure un Uomo nel Suo santo, infinito Amore, nella Sua grazia e nella Sua incomprensibile sublime misericordia, ebbene questo, mio caro fratello, nessuno di noi se lo è neanche sognato. E se qualcuno fra noi aveva una tale raffigurazione di Lui, ebbene costui fu Zuriel, che era sempre silenzioso e chiuso in sé, unitamente alle sue figlie. Ma egli si manteneva sempre così tanto ritirato negli angoli più nascosti, che era difficile estrarre da lui anche una sola parola.

14. Ma tutti noi insieme non ne sapevamo invece nulla! E soltanto ieri a te stesso è diventato chiaro, mediante il caro Enoch, quanto lontano noi siamo giunti con la nostra sapienza e le nostre predizioni!

15. Io però, da parte mia, a prescindere dal fatto che tu fosti sempre in maniera indeterminabile più vicino di me alla verità, la penso ora così:

16. “Noi non dovremmo più, in nessuna maniera, gloriarci come facevamo prima delle nostre precedenti condizioni, bensì noi dovremmo piuttosto rendere ogni onore e ogni gloria unicamente a Colui che si trova ora fra noi.

17. Quello che vi è di buono in te resta buono, in quanto esso è buono perché proveniente da Lui; in sé e per sé, invece, come proveniente unicamente da te, esso non è di una sola linea migliore del mio, per quanto in passato fosse fondamentalmente falso”.

18. E tuttavia, ora ti dico, fratello mio, che io ringrazio il Signore per la mia tenebra di allora, poiché essa fu il fondamento della mia attuale umiltà, e per questa ragione essa va considerata come una Sua grande grazia, anche se nascosta.

19. Ma che essa sia stata una Grazia, vedi, questo io lo riconosco dal fatto che non potrò mai gloriarmene!

20. Tu invece avevi la luce, e il tuo cuore è attratto dalla gloria di questa Grazia! In verità, fratello, certo tu sei eletto come me, però se tu volessi darmi la tua luce di prima per le mie tenebre di prima, ebbene io ci penserei molto su prima di fare lo scambio con te!

21. Perciò ti consiglio, per il tuo stesso bene, di non fare più in avvenire molta menzione di ciò, ma rimani piuttosto del tutto il mio caro e umile fratello! Infatti vedi, davanti a Colui che adesso si avvicina a noi, ci troviamo, tutti e due, del tutto ugualmente nudi; resta dunque il mio caro fratello, ora e in eterno! Amen!”»

22. Dopo queste ultime parole, l’Alto Abedam era già giunto presso di loro, ed Egli posò le Sue mani sulle loro spalle e disse: «A questo amen, anch’Io aggiungo il Mio potente ‘Amen’!

23. In verità, Chisehel, tu sei diventato forte e sei fra tutti il più potente; perciò anche tu sarai da guida agli altri! A te, Setlahem, rimarrà però il potere della profezia; tuttavia, per quanto vere siano state le tue parole e azzeccate le tue immagini, a Me è più caro il discorso di Chisehel, poiché egli maggiormente, che non tu per te stesso, ha predicato la giusta umiltà.

24. Vedi, il tuo discorso ti ha innalzato, mentre quello di Chisehel lo ha abbassato! Dunque: – chi pensi Mi sia giunto più vicino?

25. Vedi, è bene parlare così come hai parlato tu prima, ma quello che non è bene è parlare di se stessi! Infatti quando succede che qualcuno proferisce qualcosa di vero, da dove dunque gli viene tale verità?

26. Perciò tu non devi neppure rallegrarti visibilmente per il fatto che Io diedi di più a te che a tuo fratello, poiché altrimenti tuo fratello potrebbe essere portato a tributare onore a te invece che a Me, considerato che tu non fosti altro che un debole strumento di Colui che ti chiamò e al Quale solo spetta ogni onore!

27. La vostra maggiore gloria sia invece la vostra umiltà e il vostro vero ed intimo amore per Me; così allora vivrete!

28. Vedi, questa è la Mia Volontà! La tua parola è vera e buona perché essa proviene da Me; però prima vivi del tutto secondo tale parola, e poi tu vivrai in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 11

L’essenza della vera umiltà

Tutto ciò che colma l’intera infinità si è formato ed è sorto dall’umiltà

19 gennaio 1842

1. Quando Chisehel ebbe udito da Abedam queste parole che lo innalzavano, allora egli Lo guardò mestamente e voleva ricominciare a parlare; però Abedam lo prevenne e gli disse:

2. «O Chisehel, Io ho già letto nel tuo cuore ciò che vorresti dirMi e di cui vorresti pregarMi!

3. Il tuo desiderio è quello di rimanere il minimo fra tutti; tu non vorresti fare da guida agli altri, ma vorresti piuttosto lasciarti guidare dagli altri.

4. L’impulso in te è quello che tu preferiresti subire l’influenza degli altri, piuttosto che esercitarla sugli altri, e vorresti molto più volentieri obbedire, che non prescrivere delle norme di comportamento agli altri.

5. Tu preferiresti piuttosto essere l’ultimo, che non il primo dei Miei servitori, e vorresti anche essere il più forte per poter servire tutti; ma d’altro canto vorresti nuovamente essere il più debole, per non avere qualcosa in più rispetto a nessuno!

6. Vedi, è proprio così che ti rendi del tutto degno della Mia Lode. Mi sei diventato un uomo stimatissimo. Il massimo infatti è questo: “Chi veramente vuole essere l’ultimo e il minimo, costui è il più grande al Mio cospetto, poiché niente all’infuori della vera umiltà vi rende veramente grandi dinanzi a Me!”

7. E dato che tu sei veramente umile dal fondamento, al punto che per il grande amore per Me vorresti perfino essere sotto ogni aspetto il minimo al cospetto dei tuoi fratelli e dei tuoi figli, e per questo che nel tuo cuore non hai sdegnato la nobile parola di Setlahem, anzi l’hai resa vivente in te mediante l’azione dinanzi a Me nel tuo amore per Me, allora vedi, proprio per queste stesse ragioni tu sei anche veramente il primo fra tutti gli eletti!

8. Essi comunque non hanno bisogno di alcuna guida nella sapienza, essendone dotati a sufficienza, e neppure necessitano di alcuna guida nell’amore, perché tutti loro Mi conoscono ed hanno abbastanza cuore per poterMi amare sopra ogni cosa; così pure essi non hanno bisogno di alcuna guida nella forza, perché essi l’hanno ricevuta come te; e neppure nella potenza occorre loro una guida, dato che a nessuno ne ho assegnata una parte minore.

9. Così pure nell’autorità essi non hanno bisogno di guida, perché ciascuno di voi ne ha ottenuto da Me una giusta parte; e non vi è necessità neanche di una guida alla Mia grazia, poiché voi siete stati tutti eletti da Me certamente per l’unico e medesimo scopo.

10. Tuttavia essi hanno invece bisogno di una guida nella costante umiltà! Infatti ciascuno può ricevere tutto da Me e può trarre fuori dalle Mie infinite risorse quanto egli vuole: può amare quanto vuole. Egli può, desiderandolo, rafforzarsi nella fede fino al punto da poter facilmente, con la sua forza di volontà, spostare perfino le montagne. Egli può rendere la sua stessa volontà tanto potente, che migliaia e ancora migliaia dovranno seguire la sua parola. Egli può acquisire nella fermezza del suo discorso una tale potenza, che tutto dovrà ciecamente prestargli obbedienza! Ma le cose non stanno così anche per quanto riguarda l’umiltà: questa è proprietà di ogni uomo.

11. Questa Io non posso, né devo donarla a nessuno, bensì – come appunto adesso lo apprendi da Me stesso – posso soltanto insegnarla e richiederla. Questo è il campo dove Io voglio raccogliere, un campo dove Io non semino, né spargo un’effettiva semente nel terreno, e tuttavia voglio raccogliere!

12. L’umiltà è l’unica cosa che voi potete darMi, senza averla effettivamente ricevuta prima da Me.

13. Nella vera umiltà consiste l’effettiva, suprema libertà della vita, e perciò anche la sua massima perfezione. Grazie all’umiltà voi potete perfino avvicinarvi in Me all’intangibile santità della Mia Divinità; sì, la vera umiltà è la suprema sapienza dell’uomo, il supremo amore, la suprema forza di ogni vita, la potenza e la suprema autorità dinanzi a cui trema, colmissima di timore reverenziale, l’intera infinità!

14. L’umiltà è l’intimissima e suprema forza, potenza e autorità in Me stesso, tutto ciò che colma l’intera infinità, si è formato ed è sorto dall’umiltà.

15. Ma ora, Mio caro Chisehel, hai compreso il motivo per cui ti ho nominato a guida degli altri?

16. Ecco: – poiché tu sei davvero di tutto cuore perfettamente umile!

17. Ma questo è anche quello che, più o meno, manca a tutti i tuoi compagni di missione.

18. Ebbene, ogni cosa santa donatavi da Me stesso può, per mancanza della giusta umiltà, essere trasformata da elemento di benedizione in elemento di rovina, qualora questa forza suprema non sia in voi di gran lunga predominante in rapporto a tutte le altre forze.

19. Ma essa in te è ora il tratto caratteristico e considerevolmente predominante della tua vita; perciò è a te che spetta un tale compito, anzi in questa occasione Io ti dico perfino che tu devi assumerti il compito di essere loro da esempio, da guida e da norma vivente secondo la quale essi devono regolarsi, se vogliono essere apportatori di benedizione alla Terra laddove la opprime, con immensa forza, l’antica maledizione del serpente, orgoglioso e mentitore.

20. Però a voi tutti Io consiglio di seguire senza alcuno indugio le tracce di Chisehel, altrimenti potreste recare, là dove siete chiamati ad agire, una perdizione ancora maggiore, invece della benedizione!

21. Fate attenzione a queste Mie parole ed agite di conseguenza. In caso diverso cadrete voi e, con voi, quello che dovrebbe essere benedetto da voi!

22 Ascoltate e comprendete bene ciò! Amen!»

 

[indice]

Cap. 12

Le funzioni e i limiti della guida

20 gennaio 1842

1. Dopo di ciò, tutti ringraziarono Abedam per la grazia così grande di aver destinato loro Chisehel a guida nell’umiltà, ed esclamarono poi all’unisono:

2. «O Abedam, di colui nel quale Tu riponi la Tua Fiducia, noi tutti possiamo pure fidarci certamente! Siano rese a Te eterne grazie, lode e gloria per colui che con tanta grazia hai posto sopra di noi; egli di sicuro sarà per noi tutti una saggia guida nel Tuo santissimo Nome, secondo la Tua divina Volontà e secondo il Tuo compiacimento! Amen!»

3. E Abedam allora aggiunse: «Si, ‘Amen’ dico anch’Io, però voi tutti abbiate presente ancora questo:

4. “Io sono il Primo, e sto a ciascuno di voi, sempre ancor più vicino della guida che vi ho dato”.

5. Perciò, quando avete bisogno di consiglio, nel in qualsiasi occasione voi dovete rivolgervi prima di tutto vostro cuore a Me, invece che alla guida, e allora Io renderò i vostri cuori accessibili all’accoglienza del consiglio dalla bocca della guida, e già prima vi colmerò di quello che solo in seguito vi verrà confermato dalla bocca della guida. In tale maniera, dunque, riconoscerete la parola della guida non tanto come sua parola, bensì come la Mia stessa Parola in voi tutti.

6. E così la guida non sia per voi, colui che è chiamato a prescrivervi leggi e norme, bensì solo colui che è chiamato a confermare la Mia Volontà in voi!

7. Se però qualcuno non verrà prima egli stesso da Me, allora dovrà spesso risentire dei duri colpi da parte della guida, perché gli annuncerà parole e gli assegnerà obblighi dei quali non avrà avuto nessuna idea nemmeno in sogno, il cui adempimento gli sarà poi più grave che se gli fosse imposto di portare una montagna intera sulle sue spalle.

8. Dunque, Io sono il Primo, e solo dopo viene colui che esteriormente conferma in voi la Mia Parola! Amen!»

9. Dopo di ciò Abedam li congedò, e li invitò a seguirLo e a rimanere presso di Lui finché sarebbe dimorato visibilmente con i figli.

10. Poi Egli chiamò a Sé Jura, Bhusin ed Ohorion.

11. E quando costoro furono giunti in fretta presso di Lui e si furono prostrati sulle loro facce, Egli disse loro di rialzarsi subito, e così parlò:

12. «Voi certamente avrete appreso tutto quello che è già stato detto qui, e per conseguenza anche la Mia Volontà vi sarà perfettamente chiara, essendo che a ciascuno di voi spetta di operarvi conformemente, cosa che è facilmente possibile.

13. Tuttavia Io non ho stabilito che anche voi andiate in pianura, e perciò, sotto questo aspetto, voi non avete, a differenza di tutti gli altri, alcun obbligo; ma Io ora vi destino tutti ugualmente per l’umiltà, se voi volete essere veramente Miei figli e se volete veramente giungere alla vita perfetta, libera ed eterna proveniente da Me.

14. Non occorre che vi parli dell’umiltà più di quanto ne abbia già parlato agli eletti, ma devo solo ammonirvi ancora sul fatto che voi pure siete tenuti anzitutto ad avere cura assidua dell’umiltà dei vostri cuori, perché senza la vera, interiore umiltà del proprio cuore, nessuno può abbracciarMi con vero amore nel suo cuore e vivere con ciò di una vita d’amore perfetta ed eterna che provenga da Me.

15. Nel caso in cui voi vorrete amarMi, ma il vostro cuore non è ancora abbastanza forte per abbracciarMi con fervente amore, vi dovrete accontentare di avere rapporti con Me solamente sulla base di aridi pensieri (questo stato somiglia a quello di chi voglia ben afferrare qualcosa col calore dello spirito, ma che già essendo che per le precedenti due notti consecutive non ha dormito, per conseguenza una torpidezza mentale e una grave sonnolenza s’impadronisce di lui precisamente nel momento in cui egli si è proposto di agire nel fuoco dello suo spirito), allora pensate che vi manca la vera umiltà, poiché essa è il vero e proprio fondamento di ogni vita.

16. Ma se non questa l’avete, che cosa diventerà allora il vostro amore? – Un sogno notturno!

Che cosa diventa la Mia misericordia per voi? – Il toccare una pietra con un bastone!

Che cosa diventa la Mia grazia? – Una luce ad un ceppo d’albero imputridito!

Che cosa diventa la Mia parola? – Un suono non udibile a una zolla di terreno morta!

Che cosa diventa il Mio amore per voi? – Il soffio di un dolce alito di vento sopra un’insensibile distesa di sassi!

Ebbene: cosa divento infine Io stesso? – Nient’altro che un insipido simbolo senza esistenza, oppure quello che è il raggio di Sole per un animale che dorme nelle profondità dei mari o nell’interno della Terra!

17. Dunque: esercitatevi innanzi a tutto nell’umiltà! Quando avrete scoperto la radice più intima di questa, allora avrete anche trovato compiutamente Me in ogni Potenza, Forza e Potenza, e il Mio amore, la Mia grazia e la Mia misericordia, e la vita eterna con la sua gloria in tutto ciò!

18. E ora ricevete pure voi la Mia benedizione, e siate guide sagge e maestri di tutti i vostri figli! Ma insegnate anche a tutti loro a cercare innanzitutto Me; e quando Mi avranno trovato nella vera umiltà d’amore dei loro cuori, solo allora essi vengano a voi e vi mostrino il grande Tesoro che hanno ricevuto.

19. Dunque, ora impartisco a voi tutti la necessaria forza e potenza; voi dovrete farne saggio uso quando vi accadrà di imbattervi in qualche ostinato.

20. Ma come ora vi ho eletto a guide dei vostri figli, così voi pure dovrete eleggere in mezzo a voi coloro i cui cuori troverete colmi della vera umiltà, ma non eleggete qualcuno che aspirasse ad essere o volesse essere di più e maggiore di tutti i suoi fratelli, invece di aspirare ad essere il minimo tra loro!

21. E non eleggete neppure colui che si atteggiasse quale il minimo di tutti allo scopo di essere eletto, poiché, un simile essere strisciante deve essere addirittura espulso dal vostro paese, finché, provvisto della Mia testimonianza nel cuore, non faccia ritorno a voi e non vi preghi di essere riaccolto quale il minimo servitore nel vostro paese.

22. A tutto ciò prestate bene attenzione, e siate colmi di affabilità verso tutti gli stranieri che Io ben presto condurrò a voi; allora anch’Io rimarrò presso di voi in ogni tempo! La Mia benedizione sia con voi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 13

Considerazioni sul rifiuto di Abedam il conosciuto quale guida

21 gennaio 1842

1. E quando anche questi tre furono congedati, l’Alto Abedam si rivolse ad Abedam il conosciuto, e gli domandò:

2. «O Abedam, dimMi: “Che cosa devo fare dunque di te?”. Vedi, i figli della sera (l’Occidente) non hanno ancora una guida. Che accadrebbe se Io li affidassi a te?»

3. E l’altro Abedam così rispose: «O Padre eccellente! Anzitutto a questa Tua domanda colma di vita non posso darTi altra risposta all’infuori di questa: “Sia fatta la Tua santa Volontà!”. Infatti Tu sai senza alcun dubbio che io sono sempre pronto a gettarmi nel fuoco per Te e a lasciarmi trasformare, per infinito amore per Te, in qualunque cosa dovesse piacere alla Tua santa Volontà.

4. Tuttavia, dato che una tale mansione di guida va sempre necessariamente congiunta ad un certo grado di considerazione (perdonami se, come è mia abitudine, mi esprimo francamente), considerazione che io fermamente credo che anche Tu stesso non possa ritenere del tutto inseparabile dalla mansione stessa finché la guida deve essere e restare quello per cui Tu in tutta grazia l’hai eletta, allora io vorrei solo pregarTi, per amore della mia vecchia umiltà che mi ha effettivamente guidato da Te, di risparmiare a me e alla mia grande stoltezza questo sacro incarico. Vedi, di figli ce ne sono in grande numero, e certamente fra questi se ne troveranno parecchi ancora simili a Chisehel!

5. Tu sai già che la mia gioia maggiore è sempre stata quella di starmene al posto più basso possibile, e che ho sempre preferito mille volte obbedire piuttosto che dare incarichi agli altri; perciò io Ti prego di esonerarmi da questo incarico!

6. Certo, qualora fosse equo per Te, vorrei annunciare anch’io, così, nel silenzio inosservato, il Tuo santo Nome; però vorrei solo evitare di essere considerato da qualcuno come qualcosa [di importante]!

7. A me è bensì noto da parte Tua che anche l’umiltà cessa di essere una effettiva virtù quando la si considera dal punto di vista che in essa ci si viene egoisticamente a trovare nel migliore dei modi, però Tu, o Padre eccellente, Tu leggi apertamente nel mio cuore che questo non è assolutamente il mio caso, bensì che è soltanto per l’amore e per il rispetto supremo che ho per Te che io sono umile e, conseguentemente, sono molto volentieri pronto a rendere servizio a tutti i miei fratelli, il che costituisce l’unica mia massima gioia! Esonerami perciò da questo incarico; tuttavia soltanto la Tua santa Volontà sia fatta ora e sempre! Amen!»

8. E l’Alto Abedam allora gli domandò nuovamente: «Dunque, tu vorresti davvero rinunciare alla mansione di guida per la ragione che a tale incarico va congiunta una qualche considerazione da te reputata inseparabile dalla mansione stessa, senza così ben riflettere che Io forse sarei tuttavia in grado di separare l’incarico da tale considerazione che ti infastidisce?»

9. E Abedam, il conosciuto, replicò: «Si, Signore e Padre Abedam, se questa cosa è possibile, allora Tu puoi destinarmi anche a guida delle tigri, iene, leoni, orsi, lupi, linci, volpi, ed io Ti seguirò fino in capo al mondo! Ed anche se Tu volessi inviarmi nelle profondità dei mari, io vi andrei e vi adempirei la Tua santa Volontà; però ti chiedo solo di togliere la considerazione!

10. Io, per me, non mi sento di adoperare la forza, né la potenza, né l’autorità, bensì solamente il Tuo Amore nel mio cuore, poiché se io come gli altri possedessi la forza, la potenza e l’autorità, – chi mai potrebbe difendermi dalla considerazione congiunta all’incarico?

11. Ma se io nella mia infima bassezza possiedo il Tuo Amore solamente, allora posso servire ciascuno secondo la forza del Tuo Amore in me nella beatissima umiltà della mia vita!

12. Se dunque fosse tale la Tua santa Volontà, allora vorrei di certo essere anch’io, nel Tuo santo Nome, una guida inosservata. Amen!»

13. Allora l’Alto Abedam gli disse: «Ascolta, Abedam, la tua intenzione è giusta e del tutto degna del Mio massimo compiacimento, solo che il tuo riconoscimento nel Mio Ordine delle cose resta ancora molto indietro rispetto alla tua pura intenzione. Infatti vedi, sta certamente nell’ordine di tutte le cose che non vi possa essere nessun incarico che non debba andare congiunto con un necessario grado di considerazione, poiché senza una certa considerazione l’incarico non sarebbe sicuramente più tale, ed esso si ridurrebbe ad un libero rifugio della contraddizione, dove ciascuno sarebbe portato piuttosto a lottare a favore della propria stoltezza, che non a seguire la saggezza del fratello.

14. Ma se invece, all’incarico, si connette il dovuto grado di considerazione che consiste nella necessaria forza, potenza e autorità, con ciò lo scellerato viene trattenuto dal beffarsi della mansione del Mio Ordine, e alla fine viene costretto a comprendere la norma della mansione, ad osservarla forzatamente almeno finché egli si sia completamente impadronito della norma stessa, da stabilirla come criterio della propria vita, come se essa fosse sorta spontaneamente da lui stesso, tanto gli è famigliare e propria.

15. Vedi dunque, Mio caro Abedam, che un tale risultato non lo potrà mai ottenere l’incarico senza un giusto grado di considerazione!

16. Perciò, se tu vuoi servirMi, devi abbracciare del tutto la Mia Volontà e, conformemente a questa, ti devi comportare e operare fedelmente. Della tua volontà occorre che non rimanga nulla all’infuori della sola volonterosa obbedienza, la quale è la semente della vera, interiore umiltà.

17. Del resto, la considerazione non è insita nella persona che ha ricevuto l’incarico, bensì solo nell’incarico stesso, il quale però non rappresenta altro se non Me stesso nel Mio amore, nella Mia grazia e nella Mia misericordia, se esso viene ordinato e stabilito da Me assieme a coloro che devono assolvere l’incarico. Ebbene: – vorresti tu forse contenderMi la considerazione [abbinata] alla Mia Santità?

18. Certamente, nel tempo delle cose del mondo vi saranno moltissimi altri incarichi ancora, e gli uomini si affanneranno a morte allo scopo di agguantarne qualcuno; tali incarichi però molto difficilmente perverranno da Me, e tutta la loro forza, potenza ed autorità sarà un potere del mondo, a voi tutti ancora sconosciuto!

19. Tuttavia per ora le cose non stanno in questo modo per quanto riguarda l’incarico che adesso voglio affidarti, ed un tale incarico tu lo ottieni solo in seguito alla tua grande umiltà. Dunque, accettalo così come lo hanno accettato tutti gli altri, e opera conformemente ad esso; allora tu veramente vivrai una vita perfetta da Me e in Me!

20. E così dunque ricevi tu pure la Mia benedizione, e sii una guida vera, fedele e vivente per tutti i figli della regione della sera.

21. A colui al quale tu imporrai le mani nel Mio Nome, costui diverrà, come te, una guida per i fratelli in tutta la sapienza d’amore proveniente da Me.

22. Sia dunque su di te la Mia benedizione, e dato che tu porti il Mio Nome, sii d’ora innanzi, pure il portatore della Mia parola, del Mio amore, della Mia grazia e della Mia misericordia, in tutta la forza, potenza e autorità! Amen!»

 

[indice]

Cap. 14

Abemam il conosciuto messo alla prova su richiesta, tramite un tafano

22 gennaio 1842

1. Allora Abedam, il conosciuto, fu preso da tale intensa commozione per la grande grazia del Signore, che non seppe da che parte cominciare per poterGli rendere grazie. Egli era, nel più vero ed assoluto senso della parola e del significato, per così dire, fuori di sé, e non era capace di parlare, né di fare un cenno, né di stare fermo, né di camminare.

2. Ma l’Alto Abedam, avendo immediatamente notato il suo immenso imbarazzo, gli si avvicinò, lo toccò e gli disse:

3. «O Abedam, rincuorati, poiché ad un uomo come te non si addice lasciarsi sopraffare da un così grande imbarazzo da apparire quasi dissennato. Vedi, così non fecero neppure le ragazze dopo che Io ebbi mostrato loro grandissime cose e anche avendole rese partecipi, non meno di te, di grazie immense; e oltre a ciò tu Mi conosci già più a lungo di loro!

4. Sii dunque un uomo, e non una lepre al cospetto di un lupo!

5. E poi non occorre che tu ti allontani già adesso da Me, ma devi invece, come hai fatto finora, restartene al Mio fianco. Devi forse uscire di senno per il fatto che Io ti ho indicato la vera e proficua destinazione della tua vita?

6. Nondimeno, ti dico: “Quando tu comincerai effettivamente ad esercitare la tua mansione, allora ti sarà fatta la massima luce, e poi vedrai chiaramente che i Miei incarichi, in questo mondo, non sono per niente cosparsi di miele, ma piuttosto di succhi amari di ogni specie.

7. Solo allora Mi ringrazierai con fervore per il dono della forza, della potenza e dell’autorità, perché solo allora ti accorgerai come saresti povero nel tuo incarico senza questo dono”.

8. Alzati dunque, e ringraziaMi solo dopo aver gustato tutte le dolcezze del Mio incarico che ti ho adesso assegnato! Amen!»

9. E dopo queste parole, Abedam il conosciuto, si riprese dal suo sbalordimento e chiese all’Alto Abedam se ora gli sarebbe stato lecito aggiungere qualche parola.

10. E l’Alto Abedam gli osservò: «Cerca prima sotto la tua lingua, se forse Io non l’abbia legata con qualche cordicella al palato oppure ai denti!»

11. E Abedam il conosciuto replicò: «O Signore e Padre, questo non è minimamente il caso!»

12. E l’Alto Abedam gli disse allora: «Se questo non è il caso, allora tu puoi senz’altro parlare come ne è capace la tua lingua; però intendi bene: non con l’eccessiva forza che proviene fuori dal fegato in cui dimora la bile, bensì piuttosto fuori dal cuore dove ha dimora la vita; comprendi bene questo! Amen!»

13. E Abedam il conosciuto, traendole fuori dal suo cuore, pronunciò le seguenti parole: «Abedam, Tu Padre grande, santo, onnipotente, amorosissimo, indulgentissimo, mitissimo e misericordiosissimo, solo ora io posso ringraziarTi; tuttavia Ti voglio ringraziare non con le parole, né con i gesti, né con le mani, né con i piedi, né con il ventre, né con la schiena, né col capo, bensì voglio ringraziarTi unicamente nella sempre maggiore umiltà, pazienza e amore del mio cuore, e con le opere voglio offrirTi un sacrificio, un sacrificio della rassegnazione al Tuo santo Volere, un sacrificio della pazienza, un sacrificio della mitezza, dell’amore e della misericordia, e un sacrificio della perseveranza. E anche se Tu vorrai far scendere su di me fiamme e pietre roventi, in verità io Ti dico che Abedam non si scanserà, ma persevererà nella fedeltà a Te fino alla fine dei suoi giorni, anche se questi potessero essere numerosi ancora come i granelli di sabbia nel mare, perché certo Tu non vorrai gravarmi di pesi superiori alle mie forze!

14. Ciò che però sta entro i limiti delle mie forze, può presentarsi a me come vuole; entro questi limiti tutto verrà preso sulle mie spalle e sarà portato con la massima pazienza fino alla fine del tempo che Tu avrai stabilito per me!

15. Fa’ dunque una prova con me! Mettimi nel fuoco o immergimi nell’acqua, o mandami alla caccia dei fulmini, oppure fa venire su di me tutto quello che Tu, o Padre, vuoi e puoi, ed io sopporterò tutto con grande pazienza per amor Tuo!

16. Tuttavia io non chiedo tale cosa da Te, come se volessi in un certo modo convincerTi della mia perseveranza, poiché Tu conosci già dall’eternità quanto sarò in grado di sopportare con fermezza; bensì Ti prego di sottopormi ad una simile prova solo affinché con ciò io possa vedere da solo fino a dove giunge la mia forza di perseveranza, e quanta debolezza ancora si trovi celata in me, e se io, date le molte amarezze dell’incarico che Tu mi hai affidato, sarò capace di sopportare completamente. Che la Tua santa Volontà sia fatta! Amen!»

17. E allora l’Alto Abedam lo guardò amorevolmente ma con serietà, e poi, presolo per il braccio, gli disse:

18. «Abedam, Abedam, tu ti proponi molte cose! Però rifletti anche, chi è Colui al Quale fai simili promesse!

19. Conosci tu tutti gli infiniti mezzi della tentazione che, tutti, stanno in eterno agli ordini della Mia Volontà? Credi forse che dipenda da te rimanere in piedi o cadere in braccio alla morte?

20. Resta dunque solo fedele a quello che Io ti ho assegnato, e non invocare da Me che ti dia da portare pesi che in realtà tu non ti azzarderesti di guardare nemmeno con gli occhi socchiusi, ed Io sarò ugualmente contento di te! E se proprio vuoi pregarMi di qualcosa, allora prega piuttosto che Io voglia distogliere da te ogni tentazione, invece di chiederMi che Io ti induca in tentazione! Così sarà più facile la tua esistenza e Mi sarai più gradito se Mi resterai fedele in ciò che ti ho affidato, che non se tu, oppresso a morte da nuovi pesi, Mi invocassi al colmo della disperazione: “Signore, salvami, altrimenti vado in perdizione!”

21. Ma affinché tu ti convinca dell’assurdità della tua preghiera, Io porrò sulla tua faccia per un minuto un tafano[4], e ti dico che questo minuto ti sarà lungo abbastanza! Sia fatto dunque come hai desiderato! Amen!»

22. E nel medesimo istante un grosso tafano si posò sulla faccia di Abedam, il conosciuto, e cominciò a pungerla ferocemente. E Abedam ne fu talmente spaventato che sarebbe stato in breve colto dalla disperazione, non potendo affatto liberarsi da quell’insetto che gli infliggeva continue punture, se l’Alto Abedam non lo avesse liberato prima del tempo.

23. Al termine di questa piccola prova, egli cadde immediatamente ai piedi di Abedam e, come fosse rinato, Lo ringraziò per averlo salvato dalla vicina rovina.

24. E allora l’Alto Abedam gli domandò: «Ebbene, vorresti forse sostenere anche una piccola prova del fuoco?»

25. Ma Abedam il conosciuto rispose tremando ancora in tutto il corpo: «O Signore, per tutte le eternità future, risparmiami non solo le prove del fuoco appena promesse, ma concedi altresì che sul mio volto non si posi mai più una simile mosca tanto ostinata, poiché le Tue tentazioni sono terribili!»

26. E l’Alto Abedam concludendo gli disse: «Tutto ciò ti sarà risparmiato in eterno; però anche tu vedi di risparmiare a Me simili stoltezze, le quali dinanzi a Me sono molto più terribili ancora, e restaMi fedele. Amen!»

 

[indice]

Cap. 15

Enoch presenta una disobbedienza giustificata per amore

Il Signore è il Fondamento di ogni cosa

24 gennaio 1842

1. E dopo che l’Alto Abedam ebbe sistemato in tal modo le cose con Abedam il conosciuto, e dopo che costui fu giunto così al riconoscimento che egli, nonostante tutta la sua umiltà, non poggiava ancora di gran lunga sulle giuste fondamenta, e che solo allora, appunto, il Signore lo aveva ricondotto al fondamento vero nella profondità delle profondità della vita d’amore, ebbene, a questo punto egli cominciò anche a rendere veramente grazie ad Abedam. E l’Alto Abedam lo fortificò, e poi, rivoltosi verso Enoch, così gli parlò:

2. «Enoch, come tu stesso vedi, manca ancora un giro d’ombra[5] e mezza a metà del giorno in punto, e dato che a causa del popolo il sacrificio deve esserre acceso un giro d’ombra prima della metà del giorno, allora ci resterebbe disponibile ancora un mezzo giro d’ombra!

3. Come potremmo, secondo te, impiegare utilmente il tempo che ci resta?»

4. Ed Enoch, tutto infiammato di puro amore per Me, disse:

5. «O Abbà, questo Tu lo hai già stabilito, poiché già prima hai detto al mio spirito: “Vedi, o Enoch, i figli del mattino (verso Oriente) non hanno ancora visto il loro Padre!

6. Vai dunque dalla loro modesta schiera e falli venire tutti qui da Me, affinché possano vederMi e affinché Io li benedica!”

7. Ma dato che io ho appreso questo da Te, o Abbà, cosa potrei mai immaginarmi che fosse più necessario di quello che è richiesto dalla Tua santa Volontà?»

8. E Abedam (l’Alto) disse ancora al caro e pio Enoch: «Caro Enoch, considerato che tu già prima hai appreso tale cosa nel tuo cuore, allora perché non sei andato a compiere immediatamente la Mia Volontà quando in te ti sei reso conto di ciò?»

9. Ed Enoch rispose: «O Abbà, chi mai può separarsi da Te, finché dinanzi ai propri occhi, agli orecchi e a tutti i suoi sensi, ha Te, essenzialmente vivente, e, amandoTi in modo eccellente sopra ogni cosa, Ti ha dinanzi e dentro al proprio cuore?

10. Certo, santa, santissima è ciascuna Parola che Tu, o Abbà, rivolgi in segreto ai nostri cuori, ma più santo ancora sei Tu stesso!

11. Infatti quando la Tua Parola santissima si fa udire nel mio cuore, allora sei Tu, o Abbà, che hai disposto in modo che i nostri cuori impuri possano reggere il fuoco della Tua Santità infinita, il cui fuoco si riversa da ciascuna Tua parola, come un torrente di luce e di fiamma, nei nostri cuori tremanti di indicibile reverenza e amore.

12. Ma quando Tu, o Abbà, parli ed agisci essenzialmente dinanzi a noi, allora ciascuna delle Tue santissime parole, viventi oltre ogni dire, diventa un infinito mare di fuoco e di luce!

13. Se nel mio cuore Tu facessi giungere, senza velarla, anche solo una piccola scintilla di queste parole che soltanto la Tua bocca santissima ha il potere di proferire, che cosa ne sarebbe di me?

14. E così vedi, come Tu hai già visto da eternità: la causa prima di questa mia disobbedienza verso la Tua santissima Parola in me sei proprio Tu, Padre santissimo, sì Tu stesso e il mio amore per Te, il quale mi ha incatenato ed intimamente legato a Te o Abbà.

15. Io non vivo più una vita secondo la natura donatami da Te, per la quale, grazie alla Tua grande Misericordia, io sono da lungo tempo morto, bensì Tu solo sei ora tutta la vita e tutto l’amore in me, tanto che non più io, bensì Tu solo sei il tutto nel tutto in me.

16. E così fu pure Tuo Volere che io rimanessi finché Tu non mi avessi esteriormente ammonito ad adempiere con l’azione la Tua santissima Volontà.

17. Ora però che mi è giunta tale esortazione da Te, questo è anche il sacro segnale di passare all’azione. E vedi, o Abbà, i miei piedi sono in attesa del Tuo cenno, quantunque io veda del tutto chiaramente in me che Tu, o santissimo ed amorosissimo Padre, non hai affatto bisogno dei miei miseri servizi, bensì nel Tuo infinito Amore paterno non intendi altro che affidare a me solo qualcosa da fare e considerare poi la mia azione così come se fosse qualcosa al Tuo cospetto, mentre sei soltanto Tu, o amorosissimo Padre, che nel Tuo infinito Amore e nella Tua Misericordia Ti abbassi verso profondità inconcepibilmente abissali e agisci così nascosto, con potenza, per mezzo di un debole strumento, in modo da far apparire che lo strumento agisca di per sé e da se stesso.

18. Vada perciò a Te tutto il mio massimo amore ora ed in tutte le eternità delle eternità! Amen!»

19. E Abedam (l’Alto) disse poi ad Enoch: «Enoch, tu Mi hai dato veramente una risposta validissima, alla quale non può essere mosso il benché minimo appunto; anzi, perfino il primo cherubino dei Cieli, dalla profondità di pensiero di primo rango, non avrebbe potuto dire più di quanto adesso tu hai detto a Me. Ma nonostante ciò ci dovrebbe pur esservi in questo ancora qualcosa che si dovrebbe chiarire maggiormente per gli altri, e questo qualcosa consiste nella tua asserzione secondo cui sarei Io la causa della tua disobbedienza!

20. È certo ammissibile che tu abbia enunciato la piena verità, ma affinché non sia imputata ad errore a te e a scandalo agli altri, allora tu puoi ben chiarire la cosa dinanzi ai padri, ai fratelli e ai figli! Amen!»

21. Ed Enoch, nel più gioioso timore reverenziale verso Abedam, rispose nel più ntimassimo amore per Lui: «O Abbà, la cosa io la intendo nel seguente modo, e così vogliano intenderla pure tutti:

22. “Mettiamo il caso che qualcuno avesse una diletta sposa, la quale ardesse di ntimassimo amore per lui, e lo sposo venisse da lei un giorno nel suo giardino, e la sposa, avendolo riconosciuto, conversasse con lui su più di una cosa riguardante l’amore puramente celestiale e, dalle sue parole, si accorgesse quanto grande è il suo amore per lei. Se però, a questo punto, lo sposo, quietamente e in modo quasi inosservato, le dicesse: ‘O mia sposa diletta, ascolta: nel giardino, là verso il mattino (l’Oriente), cresce un fiore di meravigliosa bellezza! Non vorresti andare subito a coglierlo per portarlo qui da me quale simbolo e caro ricordo del tuo amore?’.

23. La sposa però, guardando il volto dello sposo, non riesce a staccarsi dal suo fianco per il prepotente amore che sente per lui, e dell’innocente e puro fiore non si ricorda più fino a quando lo sposo non lo abbia, ancora una volta, dolcissimamente richiamato alla sua memoria”.

24. E così dunque lo sposo risulta sì essere il portatore della dolce colpa, ma ciò è avvenuto a causa dell’amore per lui, ed è per questo che la sposa si sarebbe quasi dimenticata del fiorellino!»

25. Allora Abedam (l’Alto) chiese ancora ad Enoch: «Enoch, ma Chi è stato ora ad ispirarti tale immagine? Oppure è cresciuta forse sul tuo fondamento?»

26. Ed Enoch rispose: «Certo, o Abbà, essa è veramente cresciuta sul mio fondamento, poiché Tu, o Padre mio, santo ed amorosissimo, Tu solo sei il mio eterno fondamento!»

27. E allora Abedam (l’Alto) disse ad alta voce: «Udite, o voi tutti! Così parlano sempre i viventi traendo le loro parole dal vero Fondamento, poiché Io stesso sono il Fondamento di tutte le parole!

28. Sia dunque l’aspirazione di tutti voi, rivolta a quello a cui Enoch ha sempre aspirato, in questo modo voi pure troverete il solido Fondamento che Enoch ha trovato!

29. Tu però, o Enoch, va ora e porta qui a Me sette fiorellini della regione del mattino, e fa che tutti gli altri seguano i sette! Amen!»

 

[indice]

Cap. 16

Enoch conduce Uranion, i suoi sei fratelli e i mille figli del mattino (l’Oriente)

davanti all’Uomo sconosciuto, in grado di operare come il Signore

25 gennaio 1842

1. E dopo che tali parole di Enoch ebbero così riscosso la piena approvazione di Abedam, Enoch si recò dai figli del mattino, i quali si erano accampati in vicinanza della grotta di Adamo.

2. E quando fu del tutto giunto presso di loro ed essi lo ebbero visto, un gran grido di gioia si alzò tutto intorno, ed essi esclamarono: «Guardate, guardate chi viene da noi: Enoch, l’amorevole e saggio maestro Enoch, alle cui parole perfino il primo padre Adamo si sottomise volonteroso. Enoch viene a noi! Anzi, eccolo già qui presso di noi, tra di noi e in noi!»

3. E uno dei padri delle terre del mattino, di nome Uranion, avanzò dinanzi ad Enoch e gli domandò con grande ed amorosissimo rispetto reverenziale:

4. «Padre Enoch, tu saggissimo maestro del grande Dio che è l’Amore eterno e la Sapienza stessa, a quale santa intenzione dobbiamo il fatto di essere resi partecipi di tale elevata grazia, dato che tu stesso sei venuto da noi?

5. In verità, non deve essere una piccola cosa quella che tieni in serbo per noi!

6. Se tale fosse il tuo volere, allora potresti certo darcene notizia, poiché questa è sicuramente la nostra sola felicità, e noi tutti non ne abbiamo mai cercata un’altra, e cioè quella di apprendere qualcosa di Colui il Cui Nome è troppo santo perché le nostre lingue siano degne di pronunciarLo!

7. Facci dunque conoscere, o degnissimo padre Enoch, che cos’è che ti ha indotto a venirtene qui alla nostra grande meschinità!»

8. E allora Enoch rivolse a tutti queste parole: «Ascoltate dunque voi tutti, miei cari padri, fratelli e figli! Innanzitutto vi ringrazio di tutto l’amore che avete per me e per i miei padri, fratelli e figli che sono pure vostri, e vi do la lode per il vostro timore di Dio, che è sempre giusto, e per il vostro beatissimo amore verso il grande Padre, santissimo, amorosissimo e quanto mai mite e indulgente, amore che coltivate in tutta la grande umiltà dei vostri cuori. Però aggiungo, in secondo luogo, che in futuro il vostro grande amore voglia risparmiare a me le espressioni, quasi divinizzanti, dei vostri sentimenti che si nutrono alla fiamma d’amore, dal momento che, vedete, non c’è nessun altro all’infuori di Dio, il Padre santissimo e amorosissimo di tutti noi, a Cui soltanto vada tributato ogni onore, ogni lode, ogni gloria, ogni amore ed ogni adorazione!

9. Noi tutti invece siamo comuni fratelli tra di noi, poiché nessuno deve essere signore dell’altro, bensì, come detto, deve essere verso l’altro unicamente come un fratello e una cara sorella, ed un saggio e amoroso padre verso i figli, e un marito puro e colmo d’amore verso la moglie, e così pure è gradito al Padre santo che un fratello in tutto amore faccia da guida all’altro qualora quest’ultimo abbia perduto la luce della vita; quello che va oltre a tutto ciò, spetta unicamente al Padre santissimo.

10. Tali cose comprendetele bene nel vostro cuore, e adesso ascoltate ancora. Tu, Uranion, già dall’inizio mi hai domandato qual è la santa intenzione che mi ha indotto a venire qui da voi; allora ascolta dunque quello che ti dirò ora:

11. “Che cosa diresti di un uomo, la cui parola fosse tanto potente da mettere fine con un minimo cenno ad una tempesta come quella di ieri, come se essa non avesse mai infuriato?

12. E inoltre, che con una sola parola è stato capace di ricostruire quell’enorme e magnifica grotta di Adamo – che, come più d’uno tra di voi avrà potuto constatare stamani, era stata ridotta in macerie pulviscolari dalla tempesta – così come se fosse un edificio esistente già fin dall’eternità?”

13. Anzi, ti dirò di più: “Cosa penseresti di un uomo dinanzi al cui alito fugge il mare, e la cui voce ha il potere di far tremare per supremo timore reverenziale tutta l’infinità, e dinanzi al cui sguardo si spegne il Sole, e sotto i cui passi ogni mondo viene annientato, e che quando Egli rivolge il suo cuore a qualcuno, costui si sente colmato di ogni forza, potenza ed autorità sopra tutte le cose del mondo, e il suo cuore diventa un focolare vivissimo dell’amore più puro, nonché della più profonda umiltà e della vita eterna che sorge da tutto questo?”

14. Dimmi dunque: “Quale sarebbe la tua opinione sul conto di un tale uomo?”. Tuttavia, tienimi lontano da ciascuno dei tuoi pensieri!»

15. E Uranion ci rifletté per qualche istante ed infine rispose: «O Enoch, le tue parole suonano quanto mai misteriose! Se proprio in tutta verità potesse esistere un simile uomo, quale differenza ci sarebbe mai tra lui e Dio?

16. Infatti quello che tu dici di lui è veramente tutto quello che a noi sarebbe possibile immaginarci di Dio, e quindi un tale uomo o dovrebbe essere colmo e compenetrato perfettamente dalla Divinità stessa, oppure egli è Dio stesso!

17. Infatti questa cosa non sarebbe comprensibile altrimenti se non ammettendo precisamente quello che ti detto ora! Perché quantunque l’uomo sia capace di accogliere grandi e stupefacenti grazie da parte di Dio, similmente ad un piccolo vaso nel quale noi possiamo versare sette manciate d’acqua, dove ciascuna sua goccia è un punto di raccolta di meraviglie certo insospettate ed innumerevoli, tuttavia, come non è possibile il pensiero di far entrare in questo vaso tutto intero l’immenso mare, altrettanto impossibile è il pensiero che vi possa essere un uomo naturale, come lo siamo noi, il quale sia stato reso così atto a detenere il possesso della Grandezza, della Forza, della Potenza, dell’Autorità, dell’Amore, della Grazia e della Misericordia divine, al punto da sussistere ed esistere senza svanire immediatamente consunto sotto il peso infinito di una tale pura Pienezza divina!

18. Dunque, o caro Enoch, non esprimerti verso di noi con parole così misteriose, bensì indica a noi tutti chiaramente quello che si nasconde dietro a questo tuo potentissimo uomo!»

19. Ed Enoch allora gli rispose: «Io ti dico, Uranion: chiama i tuoi sei fratelli e poi seguimi con tutti i mille figli, e guarda là: sull’altura del mattino di Adamo voi tutti imparerete a conoscere più da vicino quest’Uomo potentissimo fra tutti gli uomini!»

20. E Uranion fece subito secondo la parola di Enoch, e ben presto egli si trovò pronto del tutto assieme ai suoi sei fratelli.

21. Ed Enoch, visto che tutto ciò era in pieno ordine, invitò tutti a seguirlo.

22. Lieti e colmi di grandi aspettative, essi si avviarono verso la splendida altura del mattino. Ma quando ne furono già molto vicini, furono colti tutti da un senso di ansia e di angoscia, tanto che appena si azzardavano a proseguire.

23. Enoch cercò tuttavia di infondere loro coraggio perché lo seguissero senza timore; solo che le sue parole non ebbero alcun effetto. E allora Enoch si trovò imbarazzato constatando il risultato così negativo del suo messaggio.

24. E come egli si fu guardato intorno nel suo imbarazzo, ecco che già Abedam era comparso al suo fianco!

25. Ed Enoch, quanto mai lieto nel vederLo, voleva subito metterLo al corrente di quanto accadeva.

26. Abedam (l’Alto) però gli disse: «Lascia andare per ora! Fino a dove la tua forza era destinata ad agire, essa ha pure fedelmente agito; ma adesso che sono venuto Io in tuo aiuto, allora sei esonerato da qualsiasi cura e quindi lascia che Me ne occupi Io»

27. E poi rivoltosi ai sette, così parlò Abedam: «Perché temete di proseguire? DiteMelo! – Forse Io conosco un mezzo che vi libererà sicuramente da ogni paura!»

28. E Uranion allora rispose: «O nobilissimo fratello e amico! A quanto ci è stato detto, qui sulla sommità dell’altura (Hole)[6] dovrebbe trovarsi un uomo che dovrebbe essere così potente da uguagliare Lo stesso Dio! E questo pensiero inibisce le nostre membra!»

29. E allora Abedam gli obiettò: «Se voi non temete altro che questo, allora la vostra paura è ora già finita, poiché vedete, quest’Uomo terribile sono Io stesso! In verità [si tratta di] un Uomo al quale sono ed eternamente anche resteranno soggetti tutta l’eternità e l’infinità, tutti i Cieli e tutte le terre, tutti gli angeli, tutti gli uomini e tutte le creature!

30. Ma per quale motivo dovreste dunque temerMi? SeguiteMi dunque con coraggio e non abbiate paura, poiché ben presto imparerete a conoscerMi da un lato del tutto differente! Amen!»

31. E allora essi Lo seguirono.

 

[indice]

Cap. 17

Uranion e Purista presso Adamo ed Eva – Il miracolo della frutta

L’agnello sacrificale dissolto prodigiosamente dal fulmine

26 gennaio 1842

1. Dato che la distanza ancora da percorrere non comportava più di qualche centinaio di passi, si comprenderà benissimo da sé come il resto del percorso non richiese molto tempo per il raggiungimento della sommità dell’altura, tanto più se si considera che la Guida onnipotente procedeva in testa alla comitiva.

2. Una volta giunti sulla sommità, tutti i figli s’inchinarono dinanzi ad Adamo ed Eva, e poi anche verso tutti gli altri figli della stirpe principale. Quando in questo modo consueto ebbero testimoniato a tutti la loro dovuta stima e il loro amore, Uranion si fece subito innanzi e salutò e ringraziò Adamo a nome di tutti, e fece poi avvicinare una sua pronipote di nome Purista, la quale aveva l’incarico di offrire ad Adamo della frutta scelta della regione del mattino che lei portava dentro ad un panierino di una specie di erba di montagna, intrecciato con le sue stesse mani. Lei si presentò ad Adamo con grande e soave letizia e fece come le era stato comandato.

3. Quando però Adamo ebbe osservato la magnificissima frutta, cominciò ad esprimere la più grande meraviglia, non avendo mai visto né udito parlare di una simile frutta dal delizioso profumo, e perciò domandò a Purista: «O irettissima figlioletta di tuo padre Gabiel, il quale per me è un grande prediletto, vieni qui da me e dimmi dove mai hai raccolto per me questa magnificissima frutta.

4. Infatti una tale specie di frutta i miei occhi non l’hanno proprio mai vista dai primordi della mia esistenza. Questa è davvero frutta ultraparadisiaca; anzi sarei sul serio portato a chiamarla celestiale!

5. Dimmi dunque dove l’hai raccolta!»

6. Ma quando Purista stessa ebbe guardato più da vicino, fu presa da timore e non seppe più che cosa rispondere;, poiché ai suoi occhi la frutta appariva di qualità completamente sconosciuta.

7. Allora chiamò presso di sé il suo pio padre Gabiel e gli chiese sottovoce: «Caro padre, mi hai tu cambiato di nascosto la frutta?

8. Ebbene, guarda qui, questa non è davvero la frutta che cresce nel nostro giardino! Infatti, di simile frutta deliziosa, noi stessi non ne abbiamo mai vista!»

9. E Gabiel le disse: «O mia unica e cara figlia, qui evidentemente è accaduto un prodigio! Racconta fedelmente all’eminente primo padre come stanno le cose!»

10. Allora Purista si avvicinò timidamente ad Adamo e gli raccontò come era andata la cosa.

11. E allora Adamo disse: «Sì, certo, è così come io me lo ero immaginato subito in segreto: noi tutti ancora una volta ci troviamo arricchiti di una grazia.

12. Ma se il Padre santo, colmo d’Amore e di Misericordia, si manifesta già in anticipo con tali prodigi, cosa mai ci offrirà quando Egli si rivelerà?

13. O tu, mio povero cuore! Potrai reggere una tale grande benevolenza del Signore, nostro Padre santissimo?

14. O Abedam, chi mai può lodarTi, chi ringraziarTi, chi glorificarTi, e chi può amarTi abbastanza e adorarTi secondo il grado che Ti spetta?

15. Il sentimento della mia nullità e la percezione del Tuo infinito ed eterno Tutto, questo soltanto io posso offrirTi in sacrificio!

16. Ma tu, mia irettissima Purista, voltati! Guarda Colui che sta proprio dietro di te e ringraziaLo con tutte le tue forze, poiché è Lui che ha colmato il tuo panierino di tale frutta celeste senza che tu potessi accorgerti di quando è successo!»

17. E Purista disse ad Adamo: «O eminente padre dei padri, se egli avesse fatto questo, allora avrebbe agito molto male, poiché anche lui deve pur sapere che io non voglio bene e non amo nessuno all’infuori di mio Padre celeste, di mio padre Gabiel e di mia madre Aora!

18. Finora io ho sempre fuggito tutti gli uomini, e il mio intenso desiderio fu sempre rivolto là in alto a quel solo Unico; come ha potuto dunque quest’uomo farmi una simile cosa?

19. Di certo egli non deve affatto sapere che commette peccato se si accosta ad una ragazza senza la Volontà di Dio, in un modo tale per cui nemmeno i miei genitori possano saperne niente!

20. Vedi, egli ha agito male poiché questo lo so avendolo appreso dai miei genitori; quindi non voglio, non mi è lecito e non posso ringraziarlo, né lo potrei fare anche se la frutta fosse ancora molto più magnifica di com’è ora!

21. Oh, digli tu che lui ha fatto molto male e che in avvenire non deve fare più così, altrimenti potrebbe attirarsi una severa punizione da parte del Padre celeste!

22. Per questa volta però io voglio intercedere per lui presso il Padre celeste affinché, di grazia, gli conceda il perdono!»

23. Dopo queste parole, ella si mise a pregare con grande fervore il Padre celeste, invocando da Lui il perdono per quell’uomo che le aveva fatto una tale cosa.

24. Allora Adamo le disse: «O tu, fiore bellissimo, splendisissimo e soavissimo del sublime mattino, in verità io ti dico: “Anche se il Padre celeste non avesse mai esaudito una tua preghiera, credimi che questa certo non rimarrà inascoltata da parte Sua!

25. Ora io non posso, né devo dirti ancora il come e il perché; però consolati, perché sicuramente tu lo saprai ben presto!”»

26. E allora Purista si accontentò di quanto aveva appreso e si tranquillizzò.

27. Ma Abedam (l’Alto) chiamò subito a Sé Enoch e gli disse: «Enoch, va ora là e deponi sull’altare l’agnello scannato[7] per il sacrificio; poi fa subito ritorno qui per poter osservare come Io farò scendere sull’altare un fuoco dal cielo che consumerà il sacrificio!»

28. Ed Enoch si avviò subito sull’altare e adempì la Volontà del Signore.

29. E quando questi fu di ritorno, allora un fulmine luminosissimo precipitò subito giù sull’altare, accompagnato da un impressionante tuono che parve scuotere tutta la Terra, al punto che Enoch stesso ne rimase spaventato; e anche il sacrificio sull’altare fu immediatamente avvolto da fiamme chiare come il Sole, e delle nuvole di fumo di un bianco accecante si innalzarono dall’altare verso il cielo.

30. Ma allora la povera Purista sbigottita cominciò a sentirsi non troppo a suo agio, e non meno a disagio si sentirono tutti i figli del mattino, poiché essi avevano ormai constatato la grandezza e la potenza di quell’uomo che era loro ancora sconosciuto e che Enoch aveva già annunciato.

 

[indice]

Cap. 18

La domanda di Uranion sul nome dell’uomo miracoloso

Le sagge risposte di Purista alle domande dell’Uomo sconosciuto

27 gennaio 1842

1. E dopo questo straordinario prodigio, mentre le fiamme ardevano ancora intorno al sacrificio sull’altare, Uranion, tremante in tutto il corpo, si avvicinò ad Enoch e lo pregò che volesse dirgli il nome di quell’uomo tanto straordinario e meraviglioso.

2. Ed Enoch gli rispose: «Mio caro Uranion, anche se ti facessi il Suo Nome, a che cosa mai ti potrebbe servire?

3. Vedi, come Egli si fa chiamare qui, esattamente così si chiama pure un altro uomo!

4. Perciò, vedi che la conoscenza del nome ti sarà ben poco utile per riconoscere più da vicino quest’Uomo degli uomini; perciò non voler conoscere prima il Suo Nome, bensì rivolgiti direttamente a Lui, e sta pur certo che Egli in tre istanti ti dirà e ti insegnerà di più di quanto potrei fare io in lunghe eternità!

5. Perciò rivolgiti a Lui stesso apertamente e senza alcun timore, poiché infatti Egli è tanto infinitamente potente quanto infinitamente buono, amoroso, misericordioso, benevolo, mite, soave, tenero, indulgente e la più intelligibile Umiltà stessa.

6. Perciò non avere timore e rivolgiti solo a Lui!»

7. Queste parole infusero coraggio a Uranion; egli si presentò subito dinanzi all’Alto Abedam e Gli rivolse le seguenti parole:

8. «Alto, nobilissimo e potentissimo fratello – se così mi è lecito chiamarti – potrei pregarti di dirmi chi sei e da dove sei venuto? Ti chiedo questo perché, come ho visto ora, evidentemente Cielo e Terra ti sono soggetti in un grado così elevato che io – se non mi sentissi legato dal più grande amore che mi è possibile concepire al Padre santo dei Cieli e di tutti i mondi – sarei portato molto facilmente a credere che sia tu questo Padre santo in Persona, oppure certamente il massimo e più potente spirito di tutti i Cieli fra quelli della schiera infinita dei perfettissimi angeli di Dio.

9. Se tale fosse la tua volontà, non vorresti forse illuminarmi un po’ sul tuo conto?»

10. E allora Abedam (l’Alto) afferrò la sua mano e gli disse: «O Uranion, sii di animo del tutto lieto, perché ora ti ha afferrato la vita eterna!

11. Adesso però va là da Gabiel e conducilo qui assieme alla sua piccola famiglia, cioè a sua moglie Aora e a Purista, unica sua figlia; e poi tu, al loro fianco, avrai occasione di imparare a conoscerMi con completa soddisfazione del tuo cuore».

12. E allora Uranion si affrettò da Gabiel, gli espose il desiderio di Abedam e lo condusse con la moglie e la figlia immediatamente dinanzi ad Abedam.

13. E quando furono giunti dinanzi ad Abedam, Gabiel gli domandò subito: «O potentissimo degli uomini, che cosa chiedi tu da me?

14. Vedi qui la mia diletta moglie, e qui la figlia che il santissimo ed amorosissimo Padre celeste mi ha donato! Tu sei abbastanza potente per togliermele; proprio loro, che sono quello che ho di più caro su questa Terra!

15. Se tu lo volessi, chi mai sarebbe capace di trattenerti?

16. Però vedi, io ho tuttavia ancora qualcosa di molto più prezioso di questa mia moglie e della mia figlia; guarda, essa è celata profondamente qui nel mio cuore!

17. E questa cosa è il mio amore e la mia pienissima fiducia nel santo, grande ed amorosissimo Padre e Creatore onnipotente del Cielo e di tutta la Terra.

18. Potresti e vorresti togliermi anche questi?»

19. E allora Purista, aggrappandosi fortemente al padre, disse rivolgendosi ad Abedam: «Uomo buono, caro e potente sopra ogni cosa, tu non vorrai di certo separarci?

20. Infatti il buono e saggio Enoch ha ben detto a noi tutti che tu sei anche molto misericordioso e benevolo!

21. Dunque va bene? Tu non ci separerai, ma ci lascerai invece uniti nel beatissimo amore per il nostro Padre celeste!

22. Oh, senza dubbio tu pure conoscerai questo Padre santo e buono al di sopra di ogni cosa, e anche tu Lo amerai come Lo amiamo noi!»

23. E Abedam (l’Alto), dopo ciò, chiese a Purista: «Ascolta, mia tenerissima Purista! Hai tu dunque visto una volta il Padre celeste?»

24. E Purista replicò: «Oh, tu non devi dire così semplicemente il “Padre celeste”, ma devi dire “Il santissimo e amorosissimo Padre celeste”, non dunque così semplicemente “Padre”, altrimenti non oso più risponderti!»

25. E allora l’Alto Abedam si corresse secondo la piissima volontà di lei; e poi lei Gli diede la risposta richiesta dicendo:

26. «Dov’è mai l’uomo su tutta questa Terra, che potesse reputarsi tanto degno da ritenersi autorizzato a vantarsi di aver visto il santissimo e amorosissimo Padre celeste?

27. Una cosa simile la possono forse asserire gli angeli; ma in nessun caso lo possiamo asserire noi, indegne creature umane!»

28. E Abedam le chiese nuovamente: «Ma ascolta, pura, tenera e bellissima Purista, Adamo non è altro che un uomo, e tuttavia si dice che egli abbia visto il santissimo ed amorosissimo Padre celeste e che Gli abbia anche parlato, dopo essere stato creato!

29. Che cosa ne dici? Eppure anche lui non è altro che un peccatore e un indegno uomo dinanzi a Dio!»

30. E Purista replicò: «Ma cosa ti viene in mente! È dunque anche il primo padre un uomo come lo siamo noi tutti?

31. Non sai tu dunque che Adamo è il primo uomo di questa Terra e che egli è sorto direttamente dalla mano onnipotente del santissimo Padre celeste, il Quale è colmo di supremo Amore, di Grazia e Misericordia immense? Per questo motivo dunque è anche probabile che Lo abbia visto e che Gli abbia parlato; ma si può forse dire che questo sia anche il caso con noi creature umane? Riflettici dunque anche solo un po’ su questo!»

32. E Abedam: «Certo, se le cose stanno così, allora tu hai certo nuovamente ragione; ma adesso fa attenzione a quello che Io ti dirò!

33. Non avresti dunque tu il desiderio di vedere il santissimo ed amorosissimo Padre celeste? Cosa rispondi a questa Mia strana domanda?»

34. E Purista: «Sì, è davvero una domanda quanto mai strana! E chi non vorrebbe vedere volentieri Colui che tu dici, particolarmente quando Lo si ama sopra ogni cosa, ogni cosa, ogni cosa, come Lo amo io?

35. Però intendiamoci, bisognerebbe essere inconcepibilmente molto, molto, molto più pii di quanto lo sia io!

36. Io sono però già contenta del fatto che il buonissimo, santissimo ed amorosissimo Padre celeste si lasci anche soltanto amare da una misera creatura come me e che si dia a riconoscere a me e a tutti noi attraverso le Sue opere prodigiose e mediante la bocca di uomini piissimi.

37. Dimmi, è forse lecito a noi, impure creature umane, chiederGli di più?

38. Ovvero, quello che noi riceviamo da Lui non è di per sé già tanto, che noi per tutta l’eternità non Lo potremo mai ringraziare abbastanza!»

39. E Abedam: «Certamente, anche questa volta hai ragione tu, ed è stato un buon insegnamento quello che Mi hai dato; però vedi, malgrado tutto ciò, Io ho pronta per te ancora una domanda:

40. “Non ti sei mai immaginata che aspetto potrebbe eventualmente avere il santissimo, amorosissimo Padre celeste?” Andiamo. Suvvia, dimMelo!»

41. E Purista: «Ma, è forse questa una domanda! Chi potrebbe, o chi si azzarderebbe a fare una cosa simile? Dio è certo santissimo ed è infinito! No, questo sì che è un pensiero però!

42. Una sola volta mi è venuto, del tutto segretamente, il pensiero che Egli potrebbe eventualmente somigliare al primo padre Adamo, pure essendo, si capisce, infinite volte più grande di lui, e per quanto tempo sono poi rimasta in preda al timore e credevo che un tale peccato non mi sarebbe stato mai più perdonato!

43. Quante notti ho trascorso pregando e piangendo, finché un pio uomo anziano mi portò la notizia che questo peccato mi era stato perdonato! Vedi, questo fatto mi rese più prudente, e ora, che ho già ventisette anni, non mi lascio più prendere al laccio!»

44. E Abedam: «Ebbene, tu ora Mi hai dato di nuovo una risposta assennata; però sta bene attenta, perché Io finirò tuttavia per catturarti comunque! Allora però la tua gioia sarà molto grande!»

 

[indice]

Cap. 19

Una domanda carica di contenuti da Abedam a Purista

28 gennaio 1842

1. Abedam (l’Alto) continuò a parlare così a Purista: «Prima tu Mi hai detto che Adamo è sorto dalla mano del santissimo Padre celeste, il Quale è colmo di supremo Amore e di ogni Misericordia; ebbene, cosa diresti se Io qui, dinanzi a tutti voi, volessi affermare che Adamo, come egli è in carne ed ossa, è sorto dalla Mia mano?

2. E cosa diresti se poi tu, volendo convincertene, lo chiedessi in tutta serietà a lui stesso ed egli ti desse piena conferma della Mia asserzione?»

3. E Purista: «La potenza che tu hai è certo straordinaria, però che tu abbia anche liberamente creato un uomo, e per di più ancora il nostro primo padre Adamo, questo lo metterei decisamente in dubbio, a meno che così non avesse voluto il santissimo, amorosissimo Padre celeste stesso!

4. E se questo è stato il caso, allora ti dico di nuovo che non tu, ma Egli soltanto è il sublime e santo Creatore di Adamo, mentre tu resti unicamente il Suo potente strumento!

5. E allora, come puoi gloriarti come se tu stesso fossi un creatore? Vedi, non è bello da parte tua fare questo!»

6. E Abedam: «Ma vedi, Mia tenerissima Purista, Io amo certamente il santissimo ed amorosissimo Padre celeste, altrettanto e anche molto di più di quanto Lo amino tutti gli uomini presi assieme! E ciò, questo non sarebbe il caso se Io non fossi fondamentalmente umile. Allora, ti sarebbe possibile asserire e credere, che a Me possa essere stata conferita una tale potenza, per cui l’intera infinità deve obbedire al Mio minimo cenno?

7. Ma che Mi dici ora di questo, dato che Io, a causa della necessaria umiltà, effettivamente non posso, non voglio e non devo mai elogiarMi?»

8. A queste parole, sia Purista che i suoi genitori ed Uranion cominciarono a meravigliarsi enormemente, e la splendida perla mattutina si trovò ora in grave imbarazzo, non sapendo cosa avrebbe potuto rispondere.

9. Alla fine però lei si fece un po’ di coraggio e, sempre tenendosi stretta a suo padre, chiese timidamente ad Abedam: «Ma sei tu effettivamente così potente che la tua potenza non conosce confini?»

10. E Abedam: «Vuoi vedere un segno della Mia potenza, della Mia forza e della Mia onnipotenza?»

11. E Purista: «Per me, il potente fulmine di prima e il tremendo tuono che ne è seguito, furono già un segno più che sufficiente della tua incomprensibile potenza; ma chi è tanto potente come lo sei tu, è di certo anche forte e onnipotente.

12. Ma che la tua potenza si estenda anche realmente all’infinito, ebbene, per mezzo di quali segni potresti convincere me, povero verme nella polvere, dato che io non potrò mai in eterno abbracciare l’infinità con il mio sguardo, come invece fa Dio?

13. A che mi gioverebbe dunque un segno che fosse compiuto da te in qualche cantuccio smisuratamente lontano dell’infinità? Potrò io vederlo e, da ciò, convincermene?

14. Vedi, questa cosa è impossibile! In che maniera potrei averne un vantaggio da un tale segno? Perciò lasciamo stare questa tua dimostrazione, e vedi di impiegare la tua grande potenza in qualcosa di meglio che non sia il saziare infruttuoso dell’umana curiosità!»

15. E Abedam: «Ben risposto, Mia cara Purista; in verità, così pura come te non lo è nemmeno il Sole!

16. Io vedo già che sarà duro convincerti, poiché tutto quello che Mi dici è vero in modo puramente e completamente chiaro! Di segni tu non ne vuoi, e alle Mie domande rispondi come se per bocca tua parlasse il più saggio degli spiriti angelici; per conseguenza Io non ce la faccio assolutamente a venirne a capo con te!

17. Io però vedo già qual è la causa; ecco, tu temi ancora che Io voglia separarti dai tuoi genitori! Una cosa simile però tu non devi affatto temerla, poiché vedi, Io vorrei donare ai tuoi genitori ancora mille di tali care figliolette come te piuttosto che togliere un solo capello dalle loro teste! Perciò voi non dovete avere un tale timore di fronte a Me, ma dovete invece rivolgervi a Me in piena confidenza, e allora voi potrete ottenere da Me in un solo istante di più che non in molti anni.

18. Questo è vero: il vostro attaccamento per il santissimo ed amorosissimo Padre celeste è solido come metallo; però voi non Lo conoscete! Ma appunto perciò Io sono venuto a voi, e cioè per insegnarvi a conoscere questo Padre che certo voi amate sopra ogni cosa, ma che non riconoscete minimamente nel modo giusto.

19. Vedi, Mia cara e devotissima Purista, come hai potuto non riconoscere così interamente questa Mia intenzione in tutte le domande che ti ho rivolto? Vedi, questo non è stato proprio saggio da parte tua!

20. Infatti ti dovevi certo accorgere del fatto che Dio, il tuo Padre santo, non manda a voi, poveri e deboli uomini, tali messaggeri della potenza, come sono Io, senza un’intenzione certo amorosissima, e che perciò questi messaggeri non sono di sicuro cattivi e male intenzionati come tu in segreto ti sei immaginata, bensì sono sempre e soltanto buonissimi e del tutto colmi del massimo amore e misericordia per voi.

21. Vedi, adesso pondera bene in te quello che ho detto, e poi chiedi un segno da Me, affinché grazie ad esso voi tutti possiate anche riconoscere il santissimo ed amorosissimo Padre celeste così come Egli è; infatti questa è la Sua Volontà rispetto a tutti voi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 20

Purista e i suoi riconoscono il Padre celeste in Abedam

 

1. E Purista molto colpita da queste parole, domandò a suo padre Gabiel: «Ascolta, padre, costui è senza dubbio qualche potentissimo messaggero del Cielo! Ma se ora noi avessimo peccato in qualche modo di fronte a lui, che cosa sarà di noi?»

2. E Gabiel le rispose: «Vedi, figlia mia, egli ci sta ancora dinanzi e ci guarda con molta misericordia; egli certo vorrà perdonarci!

3. Se noi abbiamo errato, l’errore è dovuto alla nostra grande cecità; va dunque da lui in nome di tutti noi e pregalo di perdonarci!

4. Ohh vedi, vedi con quanta dolcezza e benevolenza egli ci guarda! Va dunque subito ed invoca da lui il perdono; di sicuro egli lo concederà a te e a tutti noi!

5. Ma prima di rivolgergli la parola, prostrati dinanzi a lui, poiché egli sembra avere una grande santità! Va dunque, e va subito prima che possa essere troppo tardi! Amen!»

6. Purista allora si precipitò verso Abedam e, prostratasi ai Suoi piedi, si mise a piangere e singhiozzare.

7. Però Abedam (l’Alto) si chinò subito verso di lei, la rialzò e le chiese: «Purista, che cosa hai che piangi tanto?»

8. E Purista, ancora in lacrime, rispose: «O caro amico, le tue ultime parole sono state una luce per me, e ora vedo chiaramente che tu non sei un abitante di questa Terra, bensì un potente messaggero dai Cieli mandato a noi dal santissimo Padre stesso, il Quale è colmo di supremo Amore e di immensa Misericordia! Vedi, io devo aver certamente offeso!

9. Non vorresti dunque perdonare me e tutti noi?

10. Vedi, tu prima mi hai concesso di chiederti ancora un segno; ebbene, o nobile amico della povera umanità e del Dio santo, permettimi ora che io ti preghi di farlo!»

11. E allora Abedam si chinò nuovamente e prese Purista sul Suo braccio, la strinse al Suo petto e le domandò con accento di infinita dolcezza:

12. «Purista, perla purissima del luminoso mattino, quale segno chiedi tu da Me?»

13. E Purista, struggendosi dalla gioia, rispose con voce tremante d’amore: «O splendido e potente amico! Ora non posso più chiedere alcun segno da te, poiché quello …che io, …volevo, …chiederti, …tu, prevenendo il mio desiderio, lo hai, …già adesso compiuto per me, e certo anche per tutti gli altri in tutta grazia, e in un modo tale che va oltre a quanto mi sarebbe stato mai possibile di pensare!»

14. E dette queste parole, ella non poté più proseguire a causa del sentimento di indicibile gratitudine di cui era soggiogata.

15. Ma Abedam la strinse ancora una volta al Suo cuore e poi la portò fra le braccia dei genitori, i quali pure versavano abbondanti lacrime di gioiosa gratitudine.

16. E Gabiel infine esclamò: «Oh, tanto buono non può esserlo nemmeno un angelo! Moglie mia, e tu figlia mia, qui vi è di più di quanto anche l’altissimo fra gli angeli potrà mai comprendere!»

17. E l’intensa commozione gli troncò qui la parola. E subito dopo Purista volse di nuovo il suo sguardo ad Abedam, ma Egli le disse:

18. «Purista, figlia Mia! Ancora dunque non riconosci Me, il tuo Padre celeste!

Vedi, …Io, …sì, …Io stesso sono il Padre!»

19. A queste parole, dunque, tutti riconobbero il Padre; ma Purista, gettando un alto grido di gioia, corse a precipizio verso Abedam e, spinta dal suo ardentissimo amore, Gli abbracciò convulsamente i piedi e non poté dire altro che questo:

20. «Padre! – Padre! – Padre! O Padre mio – mio caro Padre! O santo, amorosissimo Padre celeste; mio, mio, mio caro Padre!»

 

[indice]

Cap. 21

Uranion elogia il Padre La risposta del Signore

La contrizione senza parole e silenziosa ed è la lode più benevola a Dio

29 gennaio 1842

1. E quando anche Uranion ebbe visto chi era quell’Uomo potente, cadde prostrato con la sua faccia a terra ed esclamò ad altissima voce: «Oh, l’inesprimibile Grazia! Oh, l’inesprimibile somma Grazia, oh, l’inesprimibile suprema e santissima Grazia! Chi di noi avrebbe mai osato solo pensare ad una simile Grazia?

2. Il Signore Dio Jehova Zebaoth, Egli ha creato Cieli e Terra e tutto quello che c’è nei, sopra e al di sopra dei Cieli, e quello che esiste nella, sopra e al di sopra della Terra; sì, Egli ha creato tutto ciò che vive, palpita e si muove nella Terra e sopra e al di sopra di essa e in tutte le acque e così pure tutto quello di cui è colmo lo spazio eternamente infinito! Egli – il santissimo, l’amorosissimo Padre celeste – è disceso quale Uomo come noi, a noi, miseri figli dell’uomo, dalla Sua infinita Altezza su questa bassa, meschina e tenebrosa Terra!

3. O Sole, come puoi, come ti azzardi a mandare ancora i tuoi raggi qui sulla Terra, mentre essa è calcata dal piede del tuo Creatore, del Padre santo, santissimo di tutti noi? – Indietreggia con il tuo splendore, n degnissimo come noi, poiché un granello di sabbia toccato dai Suoi santissimi piedi risplende ora, in un solo istante, con potenza maggiore di quella risultante dall’accumularsi di tutti i tuoi splendori per delle lunghe eternità! Vergognati dunque del tuo splendere che ora è fuori luogo!

4. E tu, inospitale Terra, tu, fredda madre della morte, come puoi ancora esistere? Sciogliti nel più solenne inno di lode; fa spuntare i fiori più belli e dal profumo più soave!

5. E voi montagne tutte, trasformatevi in risplendenti altari; e voi alberi, e tu pure erba, aiutatemi a lodare e glorificare il Padre santo!

6. Poiché, Egli soltanto è degno di ricevere ogni lode, ogni gloria, ogni onore, ogni amore, ogni ringraziamento e ogni adorazione!

7. Voi stelle, cadete giù tutte dall’alto dei cieli, e tu Luna, oscura la tua luce e precipita giù sulla Terra, e tutti adorate, sì, proprio qui mettetevi in adorazione, poiché Dio, Dio, un Dio santo ed eterno è il Padre, il Padre celeste, santissimo ed amorosissimo di tutti gli angeli e di tutti gli uomini! Egli sta dinanzi a noi! Anzi, Egli si trova in mezzo a noi! Egli è sulla Terra e parla con noi, e insegna a noi, vermi nella polvere, a camminare diritti!

8. Perciò adorate, adorate Lui, tutte voi, eternità! E tu, infinità, diventa un grandioso inno di lode più degno del Padre santissimo di quanto lo possa essere il fievole balbettio della mia lingua tarlata!

9. E voi fulmini e tuoni, dove siete ora, e voi tutti, o venti, qual è la vostra dimora?

10. Questo Padre santissimo, amorosissimo e onnipotente, non ha creato pure voi come ha creato me? Qual è il luogo che voi vi sceglieste per dire le Sue lodi? Oppure, la dovuta reverenza suprema vi sta trattenendo [a distanza] con infinita modestia?

11. Certo, allora è cosa degna e giusta che voi siate ammutoliti come lo è il topo nella terra quando fiuta il gatto sopra di sé!

12. O cuore mio, mio povero cuore, tu ora vorresti glorificare e lodare Lui, Lui, il Santo – il Maestosissimo – e in te non vi è lo spazio sufficiente nemmeno ad accogliere una minima scintilla del Suo infinito, onnipotente Amore paterno! Meglio per te è dunque tacere ciò che ti è impossibile esprimere!

13. E tu pure, o debole lingua tarlata, ammutolisci, perché santa, santa, santa è perfino l’aria che il mio indegno ed impuro chiacchierio riempie!

14. O Tu, santo, ultrasanto, tre volte ultra, ultra, ultra santo Padre, usa grazia e misericordia con me, infimo e miserabile verme nella polvere dinanzi a Te!»

15. Allora l’Alto Abedam si avvicinò subito ad Uranion, il quale tutto tremante giaceva ancora prostrato con la faccia a terra, si chinò verso di lui e, fattolo alzare, gli disse:

16. «O Mio caro Uranion, ascoltaMi adesso: – tu hai reso, è vero, a Me la massima lode, ed hai coraggiosamente dato una strigliata al Sole, hai tirato giù le stelle da tutti i cieli, non hai risparmiato neppure la Terra ed hai doverosamente lodato e contraddistinto il minuscolo granello di sabbia sotto ai Miei piedi; non hai dimenticato le montagne, gli alberi e l’erba, ed hai indirizzato giuste parole ai fulmini, al tuono e ai venti, né meno onestamente hai considerato il tuo cuore!

17. Ecco quindi che la tua grande lode è stata una giusta lode; però, una cosa Io devo dirti: “La lode che Purista e i suoi genitori Mi hanno tributata nel silenzio perfetto e nella contrizione dei loro cuori conteneva più cose della tua”

18. Vedi, chi può ancora parlare alla Mia presenza, costui è ancora signore del proprio cuore; ma chi in presenza del Mio amore non può più parlare, vuol dire che Io sono diventato Signore del suo cuore che poi Io colmo del Mio amore e della vita eterna derivante dall’Amore!

19. Malgrado ciò, però, tu pure vivi, perché con la tua lode hai gettato lontano da te tutto ciò che era per te inutile al Mio cospetto.

20. E questo era il tuo proprio Sole del mondo, il quale è l’antico tuo amore alla sapienza; le tue stelle, le quali sono le tue cognizioni; la tua luna che è l’egoismo, ora crescente e ora di nuovo calante, dell’umanità.

21. Tu hai inoltre superato le tue montagne; la Terra tu la sciogliesti in te per la Mia lode, e Mi hai sacrificato tutti gli alberi dei tuoi desideri e tutta l’erba delle tue brame; tu hai chiamato a raccolta i venti dei tuoi sforzi tendenti al bene, e Mi hai portato in Mia lode tutti i fulmini del tuo elemento mondano e il tuono della tua serietà, e non hai fatto eccezione per il tuo spirito eterno, che è da Me, e per la tua anima la quale è un vaso vivente per una vita infinita fuori da Me, ed hai con ciò reso libero il tuo cuore, affinché Io divenga in esso un Signore della vita.

22. Vedi dunque, dopo che sei diventato muto nel tuo cuore, solo allora Io divenni un signore nel tuo cuore medesimo, e così tu ti sei veramente acquistata la vita eterna, imperitura, ed Io non ti sarò mai più un Padre estraneo e sconosciuto, bensì ti sarò un Padre sempre ben noto, sempre presente e sempre ben percettibile in te: un Padre forte ed onnipotente che per mezzo tuo guiderà tutti i tuoi figli. Ma come Io sarò, ed anzi già lo sono per te, così Io voglio anche essere per i tuoi sei fratelli, e dopo di loro pure per ciascuno il quale come te vorrà dare un giusto congedo ad ogni cosa del mondo!

23. Però presso Gabiel Mi edificherò una nuova capanna, dove non di rado verrò a visitarvi, poiché un luogo più puro e più solido di questo la Terra non ce l’ha per Me!

24. O Gabiel, vedi, ora Io benedico pure te e tua figlia! Lei un giorno otterrà da Me un uomo giusto (Lamech), e questo le darà una figlia la quale diverrà la madre di un nuovo popolo della Terra. E Lamech le darà un uomo (Noè) che abiterà in perpetuo presso di Me nella Mia grande dimora!

25. Ricevete dunque tutti la Mia benedizione, e siate allegri e di animo lieto! Amen!»

 

[indice]

Cap. 22

La nuova capanna del Signore presso la famiglia di Gabiel

Purista, la prima cuoca del Signore – Le tre pentole sul focolare della nuova capanna

31 gennaio 1842

1. E allora i tre caddero ai piedi santi di Abedam, il Signore, e Lo lodarono e glorificarono nella tacitissima contrizione dei loro cuori, e quel luogo fu bagnato da abbondanti lacrime della loro gioia e della loro gratitudine. E Abedam, chinatosi a terra, li risollevò tutti ed infuse loro coraggio e forza nei loro cuori.

2. E quando i tre furono di nuovo in grado di accogliere parole, per il cui scopo (l’Alto) Abedam stesso aveva un po’ smorzato il fuoco dei loro cuori, disse loro con voce traboccante d’amore:

3. «Come voi ora siete dinanzi a Me e come Io sono in voi per mezzo dell’amore e voi pure siete in Me, così restate anche in avvenire; in tale maniera voi non Mi perderete mai più, poiché, come voi sarete con Me e in Me, così anch’Io sarò in voi e con voi in perpetuo, e la vostra pace e la vostra tranquillità non avranno mai più fine!

4. Io prima ti dissi, Gabiel, che accanto alla tua avresti dovuto edificarMi, una nuova capanna nella quale avrei preso spesso dimora; ebbene, vedi, ora questa capanna è già edificata! E vedete, siete voi che Mi avete edificato una tale dimora nei vostri cuori; è una dimora davvero nuova per Me, il solo luogo dove Mi è gradito dimorare.

5. E quale altra capanna avreste mai potuto edificarMi?

6. Quando però sarete ritornati alla vostra regione, voi vi troverete – anche nella realtà materiale – una capanna che Io ho in questo momento edificato quale simbolo; in questa capanna nessuno fra gli uomini dovrà entrare a capo coperto, mentre le donne, se vorranno entrarvi, dovranno coprire il loro volto, perché essa è pura e santa ed è fortissima. Nel mezzo voi vi troverete un altare sul quale divamperà un fuoco inestinguibile e che darà una viva luce di giorno e di notte; e dalla luminosa fiamma saliranno sempre delle splendenti nuvole verso il cielo.

7. E tu, Mia purissima Purista, ogni qualvolta Io vi visiterò, Mi preparerai su questo focolare dell’amore un banchetto prezioso e profumato, che a te sola è concesso di accudire alle tue incombenze del puro amore per Me con la faccia scoperta, proprio in questo luogo!

8. Quando però Mi farai da cuoca, allora voi tutti raccogliete dapprima della legna pura e fresca[8]; e così quando Io verrò, ciò che succederà nei momenti più diversi – e per lo più in modo inaspettato – voi dovete essere già provvisti di tutto quanto occorre per ospitarMi come si conviene!

9. Ma il segno che vi verrà dato consisterà in questo: dalla fiamma riconoscerete sempre come sarà costituito il vostro cuore dinanzi a Me!

10. La legna pura e fresca significherà l’amore del vostro cuore che si rinnova e si intensifica in continuazione, e il banchetto da prepararsi denoterà la vostra completa rassegnazione e la vostra piena dedizione alla Mia Volontà.

11. In verità, se voi farete così, allora Io non mancherò, quale lieto Ospite, di gustare presso di voi spesso, spesso, spesso un buon pasto; ma se il fuoco del vostro cuore dovesse o potesse estinguersi, allora anche la fiamma sul focolare del puro amore si farà sempre più pallida, ed Io diverrò un Ospite sempre più raro presso di voi!

12. Felici siete tutti voi che mangiate il pane dalla Mia mano quali figli grati, ma indicibilmente felice è colui al quale Io vengo come Ospite, nel caso in cui egli tenga costantemente pronta per Me una mensa già ben preparata e ricca di cibo squisito, e al medesimo scopo non lasci mai che si spenga la fiamma sul Mio focolare, bensì la ravvivi sempre più, in modo che, se Io dovessi indugiare e così non venissi presto, egli si dedichi con tanto maggior zelo alla cura del focolare nella capanna di ogni vita.

13. In verità, se Io giungerò inaspettato e troverò il Mio albergatore in piena attività intorno al focolare nella Mia capanna, in verità, in verità Io dico che il suo premio e la sua letizia non avranno mai fine!

14. E così Io faccio di voi tre un tale albergatore, e a tale scopo vi dono una capanna formata dalla capanna dei vostri cuori e un focolare pronto, sempre ricco di fuoco: focolare che è simile alla fedeltà ferma e incrollabile, come la fiamma sullo stesso è simile alla fiamma del puro amore verso di Me nei vostri cuori.

15. Dunque, in ogni avvenire restateMi fedeli amministratori di questo santuario che vi ho affidato nella regione del mattino, e voi ben presto vi convincerete di quanta pienezza di Benedizione si riverserà fuori da questa capanna sopra tutto il mattino (l’Oriente) e sopra tutti i vicini del mattino!

16. E tu, Mia pura e cara Purista, tu sarai la Mia cuoca, e Io però, nella cucina dell’amore e al focolare della vita eterna, sarò il tuo Ospite!

17. Ma a chi voi offrirete cibo e bevanda nel Mio Nome, voi lo offrirete così come se aveste preparato un banchetto per Me stesso.

18. Ed Io avrò considerazione del vostro banchetto e vi benedirò come se ne avessi preso parte Io stesso. Chi però vorrà ottenere un cibo da questa capanna, sarà necessario che si presenti ben carico e provvisto di legna fresca.

19. Chi invece entrerà vuoto, tanto esteriormente che interiormente, sarà bene che se ne ritorni pure vuoto a casa propria!

20. Nella capanna, tu, Mia pura e cara Purista, troverai in opportuna quantità dei recipienti più puri. In questi dovrai far bollire in acqua pura, a tre a tre, dei frutti simili a quelli che tu, stupita, offristi ad Adamo quale un dono di quelli del mattino, frutti di cui troverai abbondante provvista nel vostro giardino ampliato, e dovrai tenere pronta una grande pentola per Me giorno dopo giorno, mattino dopo mattino, mezzogiorno dopo mezzogiorno, e sera dopo sera; e così pure una pentola non meno grande per chiunque vorrà prendere cibo in maniera giusta, nobile e degna. Ma per te e per i tuoi genitori, dovrai riservare la pentola più piccola e vi metterai dentro i frutti più piccoli.

21. E quando poi i frutti saranno cotti e resi teneri e abbastanza dolci, allora prenderai la pentola per i forestieri e la toglierai per prima via dal fuoco! Poi farai similmente con la tua; però la Mia non dovrai allontanarla dal fuoco finché, o non venga Io stesso, oppure non mandi qualcuno nel Mio Nome, il quale, o prenderà egli stesso il Mio cibo, oppure lo dividerà fra voi tutti nel Mio Nome!

22. E così ora Io vi benedico di nuovo in questo nuovo incarico. Gestitelo con fedeltà, ed Io rimarrò qui per voi l’Ospite sempre benedicente, come Lo sarò pure un giorno, nell’aldilà, nella Mia grande Casa paterna! Amen!»

 

[indice]

Cap. 23

La sovrumana bellezza di Ghemela e di Purista

23 febbraio 1842

1. Fra i padri però ce n’erano alcuni che nel loro cuore erano bramosi di sapere quale delle due femmine predilette da Abedam fosse la più bella. Perciò Kenan, il cantore, si fece innanzi, e voleva interrogare Abedam a questo proposito, anche a nome di parecchi altri.

2. Ma Abedam lo prevenne e invece gli chiese: «O Kenan, sei contento in cuor tuo se Io Mi limito semplicemente a dirtelo?»

3. E Kenan Gli rispose: «O Signore e Padre, quale risposta posso darTi io? Tu già leggi nel mio cuore! Quello che io so è che la mia e nostra richiesta si presenta sotto un duplice aspetto: da un lato desidereremmo vedere il volto di Purista così come noi – anche se solo a distanza – abbiamo visto quello di Ghemela; dall’altro lato, però, vorremmo anche udire una parola del Tuo compiacimento, poiché altrimenti non potremmo formarci un giudizio che ci consenta di constatare quale delle due è più grande al Tuo cospetto!

4. Vedi, a questo riguardo noi ci siamo lambiccati il cervello a forza di pensare ed affaticati i cuori, ma non potemmo giungere a nessun risultato che potesse sembrarci giusto!

5. Certo, a tale questione non è connessa affatto la salvezza dell’umanità, però conoscere ciò che è maggiormente gradito a Te non dovrebbe essere certo il minimo fra gli scopi secondari di questa vita terrena! Se questa cosa potesse corrispondere alla Tua Volontà, allora voglia Tu esaudire in grazia tale nostra preghiera!»

6. Allora Abedam rispose a Kenan: «Ebbene, fa venire qui tutti i curiosi e poi vedremo quale sarà il loro giudizio! Amen!»

7. E Kenan chiamò subito coloro che erano animati dal suo stesso desiderio, affinché si avvicinassero immediatamente; e Abedam però chiamò a Sé Ghemela e Purista, e prese Ghemela sul Suo braccio sinistro e Purista sul Suo braccio destro, e le invitò soavemente a scoprire le loro facce dinanzi ai padri.

8. Allora entrambe scostarono dal loro viso l’abbondante capigliatura e guardarono tutti i padri con l’espressione della massima reverenza e amabilità.

9. Ma quando i padri curiosi ebbero osservato queste due sovrumane bellezze, caddero con la faccia a terra come colpiti dal fulmine, e nessuno si azzardò più ad alzare gli occhi per guardare ancora una volta le due bellezze e per darne un giudizio!

10. E Abedam, dopo di ciò, chiese a Kenan: «Ebbene, o antico cantore della Mia gloria, che te ne pare: quale delle due è dunque la più bella e quale la più vicina a Me? Dato che ormai le hai viste tutte e due, potrai, credo, formulare dinanzi a Me la tua opinione!»

11. E Kenan, tutto tremante, rispose: «O Padre santissimo, o potentissimo Dio! Oh, lascia che io vada a rannicchiarmi dentro la pelle di un asino, e che lì nasconda la mia immensa stoltezza e la mia pazzia! Che cosa ho fatto mai? Che cosa ho commesso?

12. Nientemeno che, da cieco che sono, ho voluto, nella maniera più insensata, erigermi a giudice, sì, un giudice vergognosamente meschino fra due sfolgoranti soli celesti che, l’uno quanto l’altro vicini e maestosi, riposano ora sulle braccia del santissimo Padre celeste!

13. Se sia il Sole di destra o quello di sinistra o se sia il Sole mattutino, oppure quello meridiano o quello serale, come si fa a stabilire qual è il più bello, quale è più Sole dell’altro?

14. O pazzia, pazzia: – chi fu a darti alimento e a tenerti così a lungo celata nel mio petto, di solito ricco di luce?

15. O Tu, Padre santo, o Tu, eterno Amore, perdona me, misero e stolto, me, pazzo; me, più animale del bue e dell’asino; me, verme nella polvere; me, cieca talpa, e non annunciare a noi, bestie, la santa Parola che io, più bestia degli altri, prima invocai stoltamente. Infatti noi non siamo degni di ascoltare la voce della Tua santissima bocca, né siamo degni di udire un giudizio, un santo giudizio, su chi sia il più puro tra gli angeli degli angeli dei Cieli più puri!

16. Oh, che gloria e che immenso splendore! O eterna Dolcezza, Umiltà, Fedeltà

sacra, Amore dell’amore, Tu santo: quali esseri crei fuori da Te, che splendidi figli!

17. Resta muta, o inetta lingua mia, tenebrosa e fredda, poiché santo, troppo santo è Colui dinanzi al Quale tu lasci libero corso ad un vano chiacchierio, come se volessi o potessi formulare qualcosa di saggio. Oh, taci, taci tu, immondo strumento di pazzia, di follia, di immensa stoltezza!

18. O Padre santissimo, perdona, perdona noi ciechi, miseri e stolti! Il Tuo santo volere sia fatto, il Tuo Amen! Il Tuo Amen! Il Tuo Amen!»

19. E allora Abedam disse alle due ragazze di coprire di nuovo i loro volti dinanzi ai padri, ed aggiunse: «Voi Mi siete entrambe ugualmente care, e l’una non è da meno dell’altra, né da più dell’altra; voi dunque restate così come ora siete, e in tal modo voi Mi sarete sempre tanto vicine quanto lo siete adesso! Amen!»

20. E detto ciò, Abedam le depose di nuovo con tutta dolcezza a terra. Ma le due ragazze si prostrarono subito ai piedi di Abedam e, con cuore unanime, cominciarono a renderGli grazie, a lodarLo e glorificarLo con le seguenti concise parole interiori che esse non erano in grado di esprimere esternamente:

21. «Santo ed amorosissimo Padre, Tu, che sei colmo di immensa Dolcezza, di Mansuetudine, di Pazienza e Misericordia, come possiamo noi essere degne di simili Grazie da parte Tua, santissimo Padre?

22. Tu certo ci apprezzi, ma noi, siamo veramente degne di tale apprezzamento?

23. Per causa nostra i nobili padri sono ora svergognati dinanzi a Te e a tutti i figli; e la colpa l’abbiamo e la portiamo noi sulle nostre facce per il fatto che la Tua grazia santa ci ha fatte probabilmente più belle di qualche altra donna povera e debole come noi!

24. Tuttavia siano rese eterne grazie a Te, o santissimo, eccellente Padre, colmo di Sapienza e di Amore, e a Te vada tutto il nostro amore e ogni lode e ogni gloria per tutto ciò che hai fatto per noi, e per il come e il perché Tu ci hai formate così, poiché ciascun dono dato da Te è certo sempre un dono supremamente saggio e buono!

25. Ci dispiace che i nobili padri debbano ora struggersi qui sulla terra, e debbano rattristarsi e addirittura piangere, a causa nostra!

26. O dilettissimo Padre, Tu che solo noi amiamo sopra ogni cosa, abbi pietà di loro e infondi loro nuovo vigore con il Tuo Amore che solo è santo, al di sopra di tutto; ma perdona anche noi che certamente abbiamo colpa se ora i venerabili padri si trovano in una situazione così deplorevole dinanzi a Te! Che la Tua santa Volontà sia fatta ora e in tutte le eternità delle eternità!»

27. E Abedam disse loro: «Mie care figliolette, non affannatevi senza ragione! Vedete, la situazione di coloro che giustamente si umiliano dinanzi a Me, non è assolutamente deplorevole come voi pensate, bensì avviene precisamente il contrario, poiché nessuno è a Me più vicino ed Io non sono mai tanto vicino a qualcuno di quanto accade quando egli si trova precisamente nello stato della massima umiltà al Mio cospetto. Ora appunto è il caso di questi padri che voi compiangete dinanzi a Me nei vostri tenerissimi cuori, e vi accusate da sole senza necessità e senza avere la benché minima colpa.

28. O potreste forse credere che colui che Io porto sulle Mie braccia, sia capace di commettere peccato nonostante il proprio liberissimo volere?

29. Siate perciò di animo allegro e lieto, perché tali cose Io le ho previste già fin dall’eternità! Perciò voi siete senza alcuna colpa; e ora andate dai padri e dite loro da parte Mia di alzarsi! Amen!»

30. E allora le due ragazze si avvicinarono sollecite ai padri ed annunciarono loro la Volontà del Signore.

31. E subito i padri si risollevarono e, ad alta voce, resero lode e gloria a Dio.

32. Poi Abedam rimandò anzitutto le due ragazze ai loro familiari e chiese infine a Kenan:

33. «Ebbene, a quale delle due assegni il premio?»

34. Kenan però per tutta risposta si mise la mano sulla bocca.

35. E allora Abedam aggiunse: «Se tu sei a posto con la tua sentenza, Io pure lo sono, poiché fra due irettissime certo nessuna sarà la più diletta!

36. E tuttavia fra di loro una differenza esiste; però la Terra non ha occhio per distinguere un divario di simile specie!

37. E ora ritornate al vostro posto di prima! Amen!»

 

[indice]

Cap. 24

Il rimprovero a Enoch per il suo eccessivo timore

Dio si può amare solo quale Uomo

3 febbraio 1842

1. Dopo che tali eccessivi curiosi furono accontentati in tal modo e dopo che anche Ghemela si trovò di nuovo a fianco di Lamech, mentre Purista veniva accolta dai suoi genitori tutti tremanti per la grande gioia, l’Alto Abedam chiamò a Sé subito Enoch e gli disse:

2. «Ascolta, Mio caro e onestissimo Enoch! Io vedo un timore nel tuo cuore, e già da qualche tempo un’ombra che ti angoscia sale diffondendosi intorno al tuo cuore eternamente immortale, come fa la maligna mosca al momento di deporre le uova, la quale si arrampica sulla mela fresca e sana che cresce sull’albero e con la sua tromba pungente cerca il posto dove gli sarebbe possibile penetrare la buccia del frutto sano, per introdurre nella sua polpa un maligno rampollo dalla sua maligna specie, affinché roda e possibilmente distrugga la vita del frutto.

3. Vedi, a cosa servirebbe poi un simile frutto? E a quale scopo dunque servirebbe un’angoscia per un cuore libero?

4. Tu devi parlare di Me al popolo come un vero sommo sacerdote del Mio amore, della Mia misericordia e della Mia grazia.

5. Vedi, tale era il pio desiderio di Adamo già molto tempo prima che Io stesso venissi ancora personalmente a voi!

6. Ed Io, ora come prima, te l’ho confermato in maniera vivente, e ieri ed oggi ti ho detto di non preoccuparti assolutamente di quello che dovresti dire o che vorresti dire, poiché al momento del bisogno Io ti metterò fedelmente sulle labbra, parola per parola, tutto quello che sarai chiamato a dire. – Ma ecco che tu, nonostante questo, hai paura!

7. Non ti accorgi quanto sciocco e vuoto è un simile timore? Certo, ormai è impossibile che tu Mi possa temere, perché già sai da parte Mia – e ancor prima hai sempre saputo – che Io stesso sono sempre il supremo Amore.

8. Ora però tu sai anche che Io, dal più profondo del Mio cuore, sono umile, immensamente mansueto, benigno, indulgente e colmo di grande Pazienza!

9. Ma allora: – che cosa temi? Temi forse i tuoi padri, i tuoi fratelli o i tuoi figli? Vedi, da parte tua questa è una cosa vana! Tu vai fantasticando in segreto e dici dentro di te: ‘Come potrò reggere se probabilmente dovrò anche tenere al popolo la predica del Sabato stabilito, e vedi, per di più, pure alla presenza immediatamente vicina del Signore dell’eternità e dell’onnipotente Creatore dell’infinità, e al cospetto sfolgorante della suprema Sapienza del Padre santissimo colmo d’Amore, di Grazia e di Misericordia?

10. Quale i serissimo aspetto potrà assumere la mia parola dopo le espressioni santissime e totalmente essenziali che sono già sgorgate da quella Bocca quanto mai santa, come uno sconfinato mare di luce, per noi, miserabilissimi vermi nella polvere della polvere?’

11. Ecco, non sono queste, le tue fantasticherie? Ma a che giovano? Forse alla vita? – Odi e comprendi: “Per la vita tu non hai certo più bisogno di affannarti!”. Credi forse che a Me sia gradito quando tu taci ed Io devo parlare al posto tuo?

12. Io ti dico che questo genere di umiltà non Mi garba, se dinanzi a Me rimani scoraggiato ed hai paura dei Miei orecchi e al pensiero dei Miei occhi ti coglie l’angoscia.

13. Poiché vedi, Io ho il massimo compiacimento in un comportamento uguale a quello dei piccoli fanciulli che non provano né spavento né angoscia in presenza dei loro genitori, ma sono sempre di umore lieto e chiacchierano e gridano allegramente dinanzi ad essi come fossero loro i padroni in casa, e che quando hanno fame e sete, corrono con pieno amore e con devozione filiale dai genitori e chiedono loro del pane, e quando lo hanno ricevuto dalle mani dei genitori, li ringraziano gustando il pane in letizia e serenità, più che non con un esagerato rispetto e timore al loro cospetto o con un lunghissimo rendimento di grazie m di poco significato!

14. Oppure, non preferiscono indicibilmente di più, ciascun padre e ciascuna madre, quando i loro figlioletti, con animo lieto e sereno, gustano in loro presenza il dono ricevuto ed appaiono freschi e sani come i fiorellini dopo una pioggia ristoratrice, che non quando i poveri figlioletti, per il timore e l’angoscia e per un rispetto esagerato e deprimente, tremano alla presenza dei loro genitori, ed anche se questi porgono il pane con ogni amore, essi non si azzardano a prenderlo e ancor meno a mangiarne a causa dell’eccessivo rispetto per i genitori, e per questo hanno l’aspetto dell’erba inaridita cresciuta con deboli radici dalla magra screpolatura di una pietra?

15. Vedi, non è questa una vera stoltezza? Ecco invece in cosa consiste la norma regolatrice dell’amore e di tutta la sapienza che dall’amore deriva: “Per il limitato, tutto deve essere mantenuto entro i giusti limiti, poiché l’illimitato è la morte per il limitato”.

16. Perciò tu non Mi puoi amare come Dio, bensì solo come Uomo, poiché quale petto finito sarebbe capace di sopportare il Dio infinito? Quale petto potrebbe sopportare l’ardore immenso del divino Amore? E quale spirito creato e quindi finito potrebbe reggere dinanzi alla sconfinata pienezza della Sapienza divina?

17. Quale figlioletto sarà mai in grado di ricambiare l’amore della propria madre con quella intensità con cui lei lo ama? E se lo potesse fare, cosa ne avverrebbe ben presto di un tale figlioletto dotato di forze esigue?

18. Eppure, in questo caso una limitatezza avrebbe a che fare con un’altra limitatezza. Ma come si metterebbero poi le cose, se il limitato volesse accogliere in sé, sotto ogni aspetto, l’Infinito?

19. Vedi dunque, Enoch, proprio per questo il tuo timore è vano e la tua angoscia è vuota! Colui che Mi ama con tutte le forze che gli furono concesse, costui fa già abbastanza, perché così colma la misura che gli è stata assegnata; ma per raggiungere questa meta egli non ha bisogno di timore e neppure di angoscia.

20. Un buon albero è un buon albero quando ogni anno riempie di dolce frutta i suoi rami. Ma quale stoltezza sarebbe mai quella di pretendere che esso fornisca i suoi frutti in abbondanza a tutta la Terra?

21. Sii dunque di animo lieto e adempi la Mia Volontà; così Io sarò del tutto e perfettamente contento di te!

22. Non ambire a renderMi soddisfatto in misura infinita – ciò che è impossibile perfino al più alto degli spiriti creati, bensì solamente nella misura finita consentita alle tue forze, affinché sia colma la misura che ti è stata assegnata. Ma per quanto riguarda l’Infinito, lascia che Me ne curi soltanto Io che sono il tuo buon Padre!

23. La predica [del Sabato] stabilita, fa parte della misura prevista per te. Preparati perciò con coraggio e, dinanzi a tutti i presenti, apri la tua bocca nel Mio Nome! Amen!»

 

[indice]

Cap. 25

Sul potere di Satana e sull’Onnipotenza di Dio

Enoch e la sua predica del Sabato

4-9 febbraio 1842

1. Dopo che Abedam ebbe finito la SuA predica, Enoch procedette ad un interiore esame di sé, e vi trovò confermato quello che l’Alto Abedam gli aveva testimoniato.

2. Ma il suo pensiero si soffermò con insistenza sulla mosca pronta a deporre le uova e sulla mela sana, e finì con l’interrogare così Abedam:

3. «O Padre santo ed amorosissimo, è lecito dunque a Satana accostarsi anche al Tuo Santuario così come fa la maligna mosca rispetto alla mela sana?

4. Vedi, in verità questa cosa mi sembra strano apprenderla nel Regno della Vita e nel Regno della Luce. Che cosa mai ha a che fare qui lo spirito di tutte le tenebre?»

5. E Abedam gli obiettò: «O Enoch, cosa ti importa se il Mio amore e la Mia misericordia sono più grandi di quanto tu, in eterno, potrai mai afferrare e comprendere?

6. Se però il Mio amore e la Mia misericordia vogliono giungere addirittura fino allo spirito infinitamente tenebroso, come puoi fare una simile domanda, come se tu, nella Mia massima vicinanza, potessi rimetterci qualcosa?

7. Vedi, il Sole del mondo è un gran luminare dispensatore di luce ed elargisce i suoi raggi, e precisamente, la maggior parte di essi agli spazi dell’universo infinitamente lontani! È forse lecito alla madre Terra e ai suoi vicini trovare da ridire sul fatto che la loro madre luminosa distribuisce con così tanta prodigalità i suoi raggi? E se anche lo potessero fare, la loro madre luminosa non sarebbe autorizzata a rispondere subito loro con quest’altra domanda:

8. “Figli, perché vi affannate per questo motivo? Ve ne deriva forse un danno? Ciascuno di voi non riceve forse, luce e calore, in giusta, anzi in esuberante misura?”

9. Vedi, l’identico aspetto hanno le cose anche presso di Me! Dunque non affannarti a causa delle Mie vie grandi ed imperscrutabili, bensì rimani privo di preoccupazioni sulla piccola via del Mio amore per voi, e tralascia ogni discussione sui grandi regni delle tenebre. Facendo in questo modo, tu puoi avere l’assicurazione che il principe della morte ancora molto potente, ben poco avrà a che fare e ben poco da giudicare con te e con tutti i fratelli del tuo amore!

10. Io certamente posso dirti che a te non sarebbero sufficienti delle eternità per scrutare tutta la grandezza della sua potenza e della sua forza, ma ciononostante egli è uno spirito creato e quindi finito, e dove tutta la sua potenza cessa per l’eternità, proprio là comincia la Mia infinita Potenza.

11. Non darti dunque alcun affanno, perché, quando sei nelle Mie mani, il tuo più lieve alito è più potente di tutta la potenza, la forza e l’autorità di Satana!

12. Egli è simile a un leone affamato e ruggente a cui manca il nutrimento. Guai all’animale che si imbatte in lui, o la cui presenza in qualche luogo viene percepita dal suo olfatto acutissimo; Io ti dico che anche un mastodonte se la caverebbe male ingaggiando una lotta con lui!

13. Ma per quanto anche il leone ruggisca furioso per la fame, tuttavia non fa affatto attenzione alle mosche che spesso gli ronzano ben numerose intorno agli orecchi!

14. Vedi, qui si cela la grande potenza della piccolezza umilissima: una mosca spesso dà fastidio ad un intero branco di leoni, mentre appunto di questo stesso branco di leoni la mosca ben poco si preoccupa.

15. Ma tu già da lungo tempo sei diventato una mosca dell’umiltà; perciò non badare al leone ruggente che per te è innocuo, e disponiti invece ad accudire senza alcuna preoccupazione alla tua pia opera! Amen!»

16. Ed Enoch allora ringraziò con il massimo fervore l’Alto Abedam per tale grande liberazione e rinvigorimento nel proprio cuore, e rettamente così parlò: «Amen! Che la Tua santa Volontà sia fatta!

17. Ascoltate dunque, o voi tutti, padri, fratelli e figli che avete già un orecchio aperto:

18. Noi ci troviamo qui, nel mezzo del giorno del Signore, radunati alla presenza suprema dell’altissimo, santissimo e amorosissimo Padre, il quale è Dio, Dio il potente, il forte, l’onnipotente Creatore del Cielo e della Terra.

19. Che cosa dobbiamo fare, almeno in rapporto alla nostra limitatezza, per renderci il più possibile degni di questa Grazia infinita della quale tutta la Terra è indegna?

20. Vedete, quando tra di noi ci rendiamo reciprocamente un servizio, colui che ha ricevuto il favore può restituirlo a colui che glielo ha già reso.

21. Se qualcuno mi ha guidato per la distanza di cento passi, io lo guido in compenso duecento passi più avanti – cento passi per avermi accompagnato e cento passi per avermi guidato – e siamo pari, e nessuno è debitore al fratello per un servizio ricevuto di più di tre volte il servizio stesso. Se egli vuole rendere di più, ciò sta nel suo libero buon volere; però in questo caso il fratello diventa a sua volta debitore verso di lui.

22. A chi mi dà un pezzo di pane, a costui io restituisco tre pezzi: un pezzo per il pezzo in se stesso, un pezzo per la sua buona volontà, ed un pezzo per la fatica della sua mano. Dite un po’, se può richiedere di più da me.

23. Sì, certo, come ho già detto, è una cosa facile contraccambiare anche mille volte – se non si trattasse che di questo – e non soltanto due o tre volte il servizio o il beneficio resoci dal fratello. Perfino se qualcuno mi avesse salvato la vita, per esempio, avendomi prontamente strappato via da una parete di roccia che avesse già cominciato a staccarsi, e che altrimenti già nel successivo istante sarebbe crollata sopra il mio capo uccidendomi e schiacciandomi sotto l’enorme peso delle macerie, ebbene, anche in questo caso io potrei dare la mia vita per lui e potrei portarlo in palma di mano per tutto il resto della mia vita!

24. Ma noi, invece, che cosa possiamo fare qui? Che cosa possiamo fare o che cosa possiamo dare in cambio al Padre nostro, al nostro Creatore, a Lui, il santo Donatore di ogni dono buono? A Lui, il Quale per primo ha dato noi a noi stessi, che ci ha dato, come in nostra proprietà per questo tempo, la grande e magnifica Terra, e il Sole, questo splendido e benefico dispensatore di luce, e le stelle, questi innumerevoli astri della notte, e così pure la Luna! E chi mai potrebbe contare tutti i tesori che Egli ci ha dato?

25. Ma oltre a tutto ciò Egli stesso è ora venuto a noi per arricchire per sempre ciascuno di noi con i tesori ancora più infiniti della vita eterna!

26. È venuto a noi per arricchirci mediante il Suo amore, la Sua misericordia e la Sua grazia, per arricchirci con la Sua Parola vivente, e più ancora per farci ricchi delle Sue inesprimibili promesse!

27. Oh, udite! Udite voi tutti, padri, fratelli e figli! Che cosa possiamo fare noi in cambio per questo Benefattore? Che cosa possiamo darGli che noi prima non avessimo già ricevuto da Lui in numero infinito?

28. O padri, o fratelli e figli, questa è davvero una delle domande più grandi e più importanti; certo, questa è una domanda il cui senso richiede una risposta tanto infinitamente estesa che, senza alcun dubbio, tutta l’eternità dovrebbe essere troppo breve per poter rispondere anche ad una sola minima parte di questa domanda di tutte le domande!”

29. Se qualcuno chiedesse: “A quanti granelli di sabbia corrisponde la grandezza della Terra, e a quante goccioline di rugiada corrisponde il contenuto di tutto il mare che è quasi sconfinato, ed infine: quante stelle o soli brillano in tutto lo spazio infinito?”, vedete, a queste domande, per quanto anche infinitamente grandi possono sembrare, potrebbe probabilmente essere già data la risposta, forse sufficientemente, da parte di un Cherubino sia pure soltanto relativamente dotato di acutezza e profondità di pensiero! Certo, egli potrebbe con tutta probabilità contare dinanzi a noi i granelli di sabbia della Terra in maniera tale che noi ne rimarremmo sbigottiti, e sarebbe capace di mostrarci il numero delle gocce del mare in modo che noi tutti ben presto saremmo indotti ad esclamare: “O Cherubino, esoneraci da questa tua grande risposta, perché ne abbiamo più che a sufficienza già di una sola gocciolina!”

30. E così pure egli, con ogni probabilità, non mancherebbe di renderci noto il numero delle stelle in un modo che l’intera Terra comincerebbe a tremare come se il nostro santissimo Abedam – per quanto a bassa voce – volesse annunciare: “Ascolta, o infedele [Terra]! Domani Io ti laverò nel fuoco della Mia ira!”

31. O padri, fratelli e figli, queste risposte sarebbero certamente grandi, anzi così grandi da non poterle sopportare. Però non sarebbe impossibile dare tali risposte, anche se non possono essere di alcun profitto per noi, poveri vermi nella polvere!

32. Ma dite e giudicate voi, invece, quale fra i sommi e più sapienti arcangeli primordiali potrebbe azzardarsi a formulare la risposta valida – e che al cospetto di Dio sia anche valida – alla domanda capitale e suprema che ho menzionato prima.

33. Vedete, questa è quel irettissimi Fondamento, anzi, in questa domanda sta il Fondamento sul quale l’intera eternità e l’intera infinità conservano un ininterrotto, irettissimio silenzio!

34. Certo, innanzi a tale Fondamento, l’alto e maestoso angelo tace e si prostra afflitto al cospetto di Colui che lo ha creato per l’eternità; infatti a lui pure non resta altro da fare che amare e adorare con tutte le sue forze il Padre santissimo che lo aveva amato già dalle eternità prima ancora che egli fosse divenuto un’entità essenziale!

35. E tutti i soli, non ancora contati da alcuno spirito angelico creato, con tutti i loro grandi abitanti di fuoco, che cosa fanno, o che cosa possono fare? Ascoltate! È impossibile che facciano altro se non quello che fa il sommo fra gli arcangeli primordiali: essi adempiono, nel loro maestoso e irettissimio silenzio, la santa Volontà del grande Padre supremamente buono, e questo è anche tutto quello che essi possono fare. Ciascun Sole proclama ancora la sua grande lode alle creazioni infinitamente lontane, e così pure si annunciano reciprocamente, in silenzio, per mezzo dei loro immensi raggi, che non vi è che un Dio, e che Questo è sempre l’unico Padre, santo ed amorosissimo, il Quale, amandoli, li creò per Amore, affinché amassero anche i lontani spazi senza luce e li amassero con l’Amore del Padre santo.

36. O padri, fratelli e figli, credete a me: tutta la Terra è colma dell’Amore del Padre santo! Infatti, se tale Amore non vi fosse, in verità noi non avremmo alcun terreno sul quale posare i nostri piedi, e già perfino da lungo tempo i nostri corpi sarebbero stati inghiottiti dall’abisso spaventoso dell’eterna infinità!

37. Contemplate dunque la Terra colma d’amore e guardate i soli traboccanti del potente Amore del Padre santo, grazie a ciò essi portano in circoli immensamente ampi le loro Terre, come questa Terra porta noi e la perpetua poppante, la piacevole e seria insegnante dei tempi: la Luna che ci rischiara di notte!

38. Ebbene, che cos’altro è il vivificante calore del Sole, se non amore? Certo, esso è l’Amore del Padre santo in lui. E la sua luce, è la sua luce raggiante. Che cos’altro è se non il maestoso rifulgere della fiamma del santo Amore del Padre, immensamente buono e santo in lui?

39. O padri, o fratelli e figli, osservate, osservate un po’ la Creazione immensa da cui noi siamo circondati: essa è dappertutto colma di Amore! Anzi, con il fondamento più valido di ogni vita, io dico: “Qualunque cosa possa cadervi sott’occhio – sia grande, sia piccola, sia vicina o lontana – tutto è saturo fino a scoppiarne dell’Amore del Padre santo”

40. Tutto, tutto Lo loda, Lo ama e Lo adora incessantemente. E nessuno come noi chiede: “Cosa dobbiamo fare? Dove dobbiamo cominciare e dove dobbiamo finire la grande lode al Padre santo?”, bensì con tacita, interiore letizia tutto adempie il Suo santo Volere, e immensi spazi di mondi lontani sono ancora colmi, grazie alla procreazione ancora ricca, dell’azione dolce, mirabile e tacita di un qualche sole devoto ed amante in silenzio e in reverenza somma, e di altre cose colme d’Amore!

41. E noi figli – udite! – noi soltanto, figli di questo stesso Padre santo, noi, Suoi figli viventi, siamo noi i soli ancora a domandare dinanzi alla presenza tangibile del Padre: “Che cosa dobbiamo fare?”, domanda questa alla quale nessun angelo darà mai in eterno una risposta!

42. E tuttavia noi, in mezzo alle meraviglie dell’Amore che per la sua pienezza sembra voler scoppiare, stiamo ancora chiedendo: “Cosa dobbiamo fare?”

43. Ebbene, noi non possiamo fare nulla, nulla assolutamente all’infuori che amarLo con tutte le forze che Egli ci ha dato, e godere, grati e in letizia, di ciascun dono dell’eterno Amore proveniente da Lui!

44. Quindi, o irettissimi padri, fratelli e figli, considerato che per noi tutti è assolutamente impossibile rispondere ad una tale domanda e che tutti i nostri pensieri, anche i più grandi possibili, sono troppo poca cosa a paragone della grandezza immensa del nostro debito di fronte e verso il Padre santissimo, non ci resta altro che allargare i nostri cuori per quanto è possibile ed amare sopra ogni cosa questo nostro Padre tanto buono, amorosissimo e santissimo, e quando il nostro amore avrà raggiunto la massima intensità, prostrarci dinanzi a Lui nella polvere della nostra nullità ed umiliarci al Suo cospetto fino all’ultimo atomo del nostro essere, e quindi in questo nostro completo annientamento potremo adorarLo con lingua quasi muta, nello spirito dell’amore più puro e in tutta la verità proveniente da questo amore!

45. Il Padre santissimo non trova il Suo compiacimento negli olocausti[9], nel sangue degli animali, nel fumo delle spighe di frumento del grano bruciato, bensì Egli lo trova, in spirito e in tutta verità, solo nel puro sacrificio dei nostri cuori.

46. Perciò anche noi vogliamo erigerGli là, dove a Lui è maggiormente gradito, non dei morti altari del sacrificio, bensì altari viventi, sui quali, come nella nuova capanna della splendida Purista, non deve mai estinguersi la pura fiamma del nostro amore, che invece deve divampare sempre più potente ad onore soltanto di Colui che, santissimo, dimora ora fra noi!

47. Ognuno faccia secondo le proprie forze e le proprie capacità; poiché come non tutti i fiori sono della stessa specie, bensì tali specie sono varie all’infinito, al punto che neppure l’ultimo abitante della Terra arriverà a conoscerle tutte, e come altrettanto può dirsi delle erbe e degli alberi, degli animali, nonché delle stelle nel cielo, così pure secondo l’Ordine, fondato sulla Sapienza suprema di Jehovah, il nostro santissimo Padre, ci sono in ogni singola creatura umana, in un numero di gradi inconcepibilmente vario, le forze spirituali di ogni specie buona e, accanto a queste, anche diverse capacità dell’anima.

48. Se dunque qualcuno è forte di cuore, costui sia pure forte nell’amore, in modo che, per mezzo dell’amore, anche tutte le sue altre forze vengano fortificate per la vita!

49. Chi è dotato di una forte vista, costui faccia convergere i raggi della sua vista nel suo cuore, affinché con ciò il suo sacrificio di grazie accenda completamente la fiamma vivente in lui, e così pure il suo spirito si fortifichi in maniera vivente nel vero amore per Dio, il Quale è il Padre nostro amorosissimo e santissimo, che ora è visibile fra noi tutti e a tutti noi!

50. Chi ha avuto in dono un udito acuto, costui può volgere i padiglioni dei propri orecchi ai ventricoli del cuore, affinché con ciò tutti i suoni percepiti si raccolgano e si riuniscano nel cuore in un vero e potente inno di lode gradito al Padre, dinanzi al vivente altare del sacrificio dell’amore e di ogni vera vita in noi, scaturita fuori dall’amore!

51. E chi è molto forte nei suoi pensieri riguardo ad ogni tipo di cose, costui guidi e riconduca tutti questi suoi pensieri al cuore. Sì, nelle profondità del suo cuore egli faccia scendere i suoi pensieri, là dove è edificato l’altare vivente del puro amore, e li deponga su questo altare santificato, e li sacrifichi tutti alla fiamma, che altrimenti sarebbe troppo debole, del proprio amore, affinché in questo modo la fiamma acquisti maggior fervore e riesca più gradita a Dio, ed egli diventi tanto più completamente vivente!

52. Chi è forte nelle sensazioni, anche costui faccia affluire questo ricco olio all’altare del puro amore nel cuore, affinché la fiamma ottenga costante alimento per la glorificazione doverosissima del grandissimo e santissimo Nome di Jehova in noi!

53. Chi è forte nelle percezioni di ogni specie, sappia che esse corrispondono alla legna tagliata di fresco, che egli deve portare quale contributo al sacrificio, nella capanna di Purista, per ciascun affamato e assetato del cibo della vita.

54. Di questa legna dunque collocatene in abbondanza sull’altare del santuario vivente in noi, affinché, in questo modo, le fiamme aumentino sempre più in potenza a vera lode e glorificazione di Colui al Quale piacque edificarsi nei nostri cuori una dimora sacra e quanto mai vivente!

55. Chi è forte nell’amore del prossimo, costui conduca i suoi fratelli e sorelle in questa pura capanna del Signore e li provveda con grandissima ricchezza del cibo della vita! In verità, il cantico di lode più delizioso per il Padre amorosissimo e santissimo è quando dei nostri fratelli e sorelle più poveri di noi si riscaldano, quanto più numerosi possibile, nel nostro cuore alla santa fiamma del puro amore, e mangiano con animo grato e colmi di gioia alla cucina ospitale della splendida Purista che esiste in ciascuno di noi!

56. O padri, fratelli e figli! In verità, in verità, in verità noi non possiamo fare niente di più grande e niente di più gradito al Padre santo dell’accogliere con grande amore, sollecitudine e con ogni generosità e letizia i nostri fratelli e sorelle più poveri, anche nel caso venissero a noi dalla pianura, dimostrando la nostra premura, offrendo loro un ristoro dalla pentola di gran lunga più grande di quella destinata a noi, e saziandoli e dissetandoli prima di noi stessi!

57. Si noti molto bene: prima di noi stessi! Perché altrimenti l’Alto Ospite santo, il Quale anche in noi tutti ha edificato la sacra cucina di Purista, certo difficilmente vorrà entrarvi per gustare del cibo dell’amore e per benedirci con la vita eterna!

58. O padri, fratelli e figli! Dunque, in qualsiasi campo qualcuno si senta forte, pensi e creda in maniera vivente che ciascuna forza in noi è un dono di grazia del Padre santissimo!

59. Cosa diverrebbe un uomo che, disponendo di una qualche forza, volesse farne uso così come fosse una forza assolutamente a lui propria?

60. Io vi dico che un egoismo più grande di questo non potrebbe esistere!

61. Infatti se qualcuno volesse appropriarsi di una qualche opera o di una qualcosa di suo fratello, costui sarebbe senza dubbio colmo di egoismo; ma qui si tratterebbe ancora solamente di un suo fratello ed egli diverrebbe così un ladro maligno verso suo fratello.

62. Se egli invece vuole appropriarsi di un dono di Jehova, in tal caso egli stesso deve rispondere della sua azione a Dio, il Quale è il Padre amorosissimo e santissimo di tutti noi, e al Quale soltanto sono veramente ed assolutamente proprie tutte le cose, come pure tutte le potenze e le forze e le autorità.

63. Vedete, udite e comprendete bene: in questo caso un tale campione di egoismo diventa un ladro contro Dio, e questo è il grado supremo di egoismo!

64. In verità, in questo caso l’uomo cessa di essere un figlio del Padre santissimo, in maniera tale che così procedendo egli si consegna da solo al giudizio e diventa semplicemente una creatura incapace di migliorare, diventa perfino un figlio del Serpente, un figlio della morte, e così pure un figlio dell’ira e del furore, un figlio dell’inferno, che qui è una tomba eterna colma di maledizione e di condanna, nonché colma del fuoco ardente dell’ira di ogni scelleratezza eterna!

65. Perciò, o cari padri, fratelli e figli, come ho già detto, chi di voi possieda una forza qualsiasi spiccatamente preponderante, non la consideri sotto nessun aspetto come una sua proprietà, ma come un dono del Padre santissimo, un dono che si rinnova continuamente. E con un tale dono si rechi presto nella capanna di Purista che esiste nel proprio cuore e deponga questo sacro dono sull’altare del sacrificio nel proprio santuario. Porti poi da se stesso della legna fresca della vera umiltà interiore a questo focolare sacro, e la deponga sulla fiamma forse già impallidita del puro amore, affinché essa divampi di nuovo in chiarezza e avvolga e consumi il dono offerto in sacrificio, a lode, a gloria e ad esaltazione di Colui il Quale – soltanto – è l’unico santo Donatore di tutti i buoni doni. Egli si chiama Jehova, il Dio dall’eternità, infinito e sopra ogni cosa santo ed onnipotente, il Padre nostro amorosissimo colmo del supremo amore, grazia e di ogni misericordia!

66. Infatti a Lui soltanto spetta tutto l’amore, tutta la lode, tutto l’onore, tutta la gloria, tutta l’esaltazione e tutta l’adorazione!

67. Ma che cos’è il vero, puro amore in noi verso Dio? Esso è l’unione intimissima di tutta la nostra vita con la Vita di ogni vita in Dio, dalla quale Vita è sorta ogni vita, ogni essere ed ogni cosa!

68. “Amare solo Dio” non significa dunque altro, che cominciare una nuova vita immortale per l’eternità, imperitura, e precisamente deponendo tutte le nostre forze, come puri doni del Padre santissimo, sull’altare della nostra propria cucina dello spirito, edificata da Dio, affinché essi alimentino la sacra fiamma con la legna fresca della nostra umiltà, in modo tale che il fuoco divampi forte ed afferri tutte le nostre forze che abbiamo sacrificato, le consumi e ci annienti completamente nei riguardi del mondo.

69. Ma appunto fuori da questo annientamento sorge subito dopo una nuova vita: sì, una vita in Dio, il Padre amorosissimo e santo di tutti noi!

70. Questa è la massima pentola prescritta nella sacra capanna della splendida Purista. Quando la frutta verrà perfettamente cotta in essa, e così sarà diventata tenera, allora l’alto santo Ospite verrà anche Lui e lì, alla sacra mensa dei figli, Egli terrà con loro un nuovo banchetto, un banchetto dell’eterno Amore, un banchetto della Grazia e della Misericordia, sì, un banchetto per l’eterna Vita.

71. Vedete, se noi facciamo così, questa è allora una giusta lode, un giusto onore, una vera gloria, e da parte nostra questa è anche una suprema esaltazione, nonché, nel nostro annientamento finale nel sacro fuoco dell’amore puro in noi, questa è anche la sola vera adorazione, poiché, giacendo dinanzi a Dio veramente nella polvere della nostra assoluta nullità, noi, nel fuoco e per mezzo del fuoco d’amore che ci consuma sul nuovo altare del sacrificio nei nostri cuori, ci congiungiamo con Dio, il nostro amorosissimo e santissimo Padre!

72. In verità, in verità, cari padri, fratelli e figli, chi non sacrificherà se stesso su questo altare, che noi tutti già conosciamo abbastanza, nella capanna della splendida Purista che esiste in noi, e non si lascerà consumare fino a ridursi in polvere, fumo e cenere, chi dunque non vorrà affrontare questa vera prova del fuoco, costui non potrà allontanare da sé la morte certa, e mai otterrà una Ghemela quale premio di vita eterna!

73. Chi vive e respira e sente l’infinito beneficio della vita e di questa percepisce l’ineffabile dolcezza, costui pensi bene che questa vita terrena non è che una vita di prova ed è sotto ogni suo aspetto un dono del Padre santo.

74. Colui che, stoltamente, vorrà fare proprio questo dono, lo perderà in eterno, ma colui invece che, nel modo come ormai è stato dimostrato a sufficienza, lo ridonerà integralmente al grande, santo Donatore sacrificando se stesso, costui lo conserverà, in tutta la più pura consistenza e pienezza, in eterno, in eterno, in eterno in Dio, il santissimo ed amorosissimo Padre santo di tutti noi.

75. Ma poiché ora tutti noi abbiamo appreso quello che a ciascuno di noi è richiesto fare dinanzi a Dio, non lasciamo che la cosa si arresti al solo apprendere, bensì quello che abbiamo appreso rendiamolo percettibile con parole nel nostro cuore, affinché da questo esso si riversi nel sangue e dal sangue passi in tutte le membra del nostro essere per l’azione vivente. Infatti se qualcuno ha appreso la Parola vera e vivente da Dio stesso, e con ciò gli è stata indicata la via, anzi la via più breve e più sicura, ed egli non si incammina subito completamente su questa via, costui è certamente il più stolto fra gli stolti, un bue oppresso da somma pigrizia, e un ottusissimo asino, dato che ad ogni modo la Forza della Parola vivente, già solo apprendendola, lo ha comunque rinvigorito e lo ha destato, già almeno per metà, in modo vivente, e poi con la massima facilità egli può rendersi del tutto vivificato mediante l’attività del suo proprio libero volere.

76. Non accontentatevi dunque del solo apprendere, ma le parole apprese ciascuno le faccia scendere profondamente nel proprio cuore per l’azione vivente; in tal modo egli agirà veramente da saggio nell’Ordine di Jehova. Per questo motivo egli preferirà una casa vivente fatta con mille cedri sottili disposti in bel circolo ad una casa morta fatta di abeti tagliati, i quali sono, è vero, conficcati essi pure nel terreno, ma siccome di per sé sono morti, ben presto marciscono nella terra, e se poi sopraggiunge una qualche tempesta che investe queste case morte, esse poco dopo crollano ed uccidono chi ci abita.

77. La casa costituita dai cedri viventi è una casa sicura, perché al suo interno troviamo sempre la giusta protezione.

78. E quando noi spargiamo il seme nel terreno affinché si sviluppi nel più breve tempo possibile a casa vivente, e cioè nel cerchio in cui noi abbiamo collocato il seme, là noi vorremmo anche già contemplare la nostra casa vivente, ma, contrariamente alla nostra grande brama di possedere questa casa vivente, non dobbiamo forse armarci invece della necessaria pazienza ed adattarci tranquillamente ad abitare nel frattempo nella capanna fatta di tronchi morti, in attesa che la casa vivente sia cresciuta, robusta e folta, e che noi possiamo andarci ad abitare? Una volta però che vi siamo entrati, qual è la nostra gioia nel trovarci in possesso di una casa tanto solida e vivente che ci assicura riparo da qualsiasi uragano!

79. Ma quante volte l’uomo munito dell’otre dell’acqua corre intorno, per parecchi anni di seguito, al cerchio degli alberelli ed innaffia con grande cura ciascuno di questi affinché possano ben presto elevarsi alti da terra, e tutto il suo desiderio è di poter iniziare a breve il lavoro di intreccio fra i tronchi con i rami profumati del mirto, del lauro e della palma di balsamo, e di otturare gli interstizi con abbondante lavanda dei pascoli dei greggi di pecore e muschio odoroso, e di costruire infine, partendo dall’albero principale centrale, fino agli alberi che formano la parete laterale, un tetto ben intrecciato usando l’indistruttibile paglia dorata!

80. Vedete, un tale procedere noi lo chiamiamo saggio, ed effettivamente lo è! Ma allora adottiamo questo saggio modo di procedere anche a noi stessi!

81. Il seme sanissimo è ormai sparso in quantità esuberante. Di acqua viventissima ne abbiamo pure in grande quantità. Il grande Costruttore santo e onnipotente di tutte le cose si trova visibilmente fra noi. Noi tutti siamo ridestati; e ora siamo alla santa metà del giorno più chiaro. I prati della montagna già ci elargiscono a dovizia il profumo soave delle erbe; e dappertutto c’è già una ricca provvista di bella paglia dorata.

82. Quanto poco ci manca dunque per giungere in spirito al possesso della casa vivente; oh, pensate, pensate quanto poco ci manca!

83. E se noi tutti afferriamo in maniera fattiva vivente la santa e vivente Parola, che è una Parola di ogni vita, di ogni potenza e di ogni forza proveniente direttamente da Dio stesso, allora la ricompensa di Lamech, la celestiale Ghemela, ovvero l’Amore inconcepibilmente indulgente, soave e dolce del Padre santissimo non ci sfuggirà! Anzi lei è già presso di noi; soltanto dobbiamo farla nostra in maniera quanto mai vivente, e così raggiungeremo la meta che l’infinita Bontà e l’immenso Amore del Padre santissimo ci ha prefissato! Una meta splendida, una meta sublime! Una meta della più perfetta vita eterna!

84. In verità, se questo non è degno di tutti i nostri piccoli sforzi, allora per tutta la Forza, Potenza ed Autorità da Dio che ora in modo purissimo sono immanenti in me, già come loro sicura conseguenza tutta la Creazione deve ritornare al suo antico Nulla, e noi, quali figli, con essa!

85. Io faccio dinanzi a voi un solenne giuramento, un grande segno do a voi tutti alla presenza ora visibile di Jehova, il Quale era, è e sarà in eterno il mio perpetuo, potente Testimone. E adesso, come ho detto finora ciascuna parola, dico nel Suo Nome:

86. “In verità, in verità, in verità, un’antica, duplice e dura caduta opprime a morte l’intera Creazione visibile! Tutto il mondo è macchiato con l’ antico peccato! La morte si è trasmessa ereditariamente a noi tutti, una volta nello spirito e una volta nella carne!”

87. Se anche Dio per mezzo della Sua suprema Santità non può ridonarci la vita del corpo, Egli tuttavia, nel Suo infinito Amore, ha avuto Misericordia del nostro spirito, e perciò ci ha accolto in spirito quali figli della Sua grazia, della Sua misericordia e del Suo amore infinito, affinché noi possiamo nuovamente venir resi partecipi della vita eterna.

88. O padri, fratelli e figli, ora ci sta dinanzi la vita e la via che vi conduce, e cioè l’amore che è la vita, e l’umiltà che è la via! Afferriamoli coraggiosamente e conformiamovi le nostre opere; e così in questa grande vicinanza del grande Suscitatore e della Sorgente originaria di ogni vita, noi certo non trapasseremo nella morte, bensì nella vita eterna stessa, che ora è venuta a noi, e sicuramente anche rimarrà con noi e in noi in eterno! Amen! Amen! Amen!»

 

[indice]

Cap. 26

Il Signore nomina Enoch quale primo predicatore del Sabato

L’invio di un messaggero a Hored e Naeme

10 febbraio 1842

1. Dopo aver finito questa predica ispirata da Me, Enoch si avvicinò all’Alto Abedam e Lo ringraziò dal più profondo del cuore in maniera veramente degna della grande predica del Sabato.

2. E l’Alto Abedam gli disse: «Ora hai dunque visto e ti sei convinto in maniera vivente di quanto fosse vano il tuo timore di prima!

3. Così come tu ora hai parlato puramente [ispirato] da Me, precisamente nello stesso modo parlerai in avvenire al popolo nel Mio Nome, vale a dire ai tuoi padri e madri, fratelli e sorelle e figli di ogni stirpe.

4. Vedi, questo è d’ora in poi il tuo compito principale in ciascuna giornata di Sabato! E se talora Io ti indicherò qualcuno che si sarà allontanato da Me ed avrà indirizzato il suo occhio al mondo, allora recati ogni giorno da lui, chiama lo smarrito nel Mio Nome e fa in modo che i suoi piedi ritornino sulla retta via del pentimento, dell’umiltà e dell’amore per Me!

5. Qualora però casi simili dovessero moltiplicarsi al punto che il tempo venisse a mancarti, allora eleggi tu nel Mio Nome qualcuno della tua scuola che sia adatto a tale compito e invialo, armato della adeguata autorità, e non darti alcun pensiero, poiché Io allora sarò altrettanto con lui come ora con te!

6. Colui al quale tu avrai imposto le mani nel Mio Nome, costui pure Io lo colmerò subito del Mio Spirito, ed egli profetizzerà come te e arderà nello zelo d’amore per Me; per questo tutta l’erba, gli arbusti e gli alberi, e i monti, le acque, i venti, l’aria, il fuoco, la terra e tutti gli animali si inchineranno dinanzi a lui come dinanzi a te che sei ora il sommo sacerdote stesso.

7. A chi farà immediatamente ritorno, la Mia grazia, il Mio amore e la Mia misericordia gli verranno incontro più che a metà strada.

8. Ma se qualcuno si turerà gli orecchi e indurirà il cuore e chiuderà gli occhi dinanzi a voi, contro di lui agita sette volte la Mia verga nella tua mano!

9. Se però anche dopo ciò non fa ritorno alla comunità, allora caccialo via; e qualora poi, piangente e fra grandi lamenti, volesse ritornare colmo di pentimento nel proprio cuore, allora guardalo, afferra la sua mano, rialzalo al tuo cospetto, conducilo qui e allestisci un banchetto, e siano molti gli invitati affinché tra di voi regni una grande gioia nel Mio amore paterno per il fatto che un perduto si sarà così ritrovato e nel suo cuore avrà fatto ritorno al Padre suo!

10. In verità Io ti dico, che se qualcuno ha ceduto profondamente ma poi fa del tutto ritorno, allora in voi deve esserci più gioia per lui che non per novantanove giusti che non hanno bisogno di ritornare!

11. Infatti, se qualcuno è vivente e vivente rimane, questo non è niente di più che qualcosa di equo, e ciò è dovuto al fatto che non è certo facile smarrirsi per colui che si trova nella luce.

12. Il destino dei deboli invece è quello di portare solo poco peso per vie ben illuminate.

13. Ma se ad un forte Io do da portare un grande peso nella notte, ed egli smarrisce la via e non ode il vostro richiamo, e se così, errando lungamente, non riesce a giungere ad alcuna meta e si accorge soltanto della vicinanza della perdizione e della morte, e se poi tuttavia si volge da se stesso e ripercorre la penosa via ed arriva piangente a voi, e così voi venite a ritrovare un fratello molto compianto e creduto smarrito per sempre, come anch’Io vengo a ritrovare un figlio che era smarrito, allora dite: – non vale questo più degli altri novantanove che, certo operando giustamente, non hanno mai varcato la soglia di casa propria?

14. Perciò deve essere grande la vostra gioia per uno che era smarrito, anzi, che era morto, e che è diventato di nuovo vivente!

15. Il giusto non ha motivo di piangere, poiché l’opprime soltanto un lieve carico; ma se invece qualcuno porta sulle sue spalle un carico pesante, e con questo cade e piange sotto il peso del carico, chi mai potrà avere un cuore talmente di pietra da non compiangere colui che così è duramente caduto e da non fare ogni sforzo per aiutarlo a rialzarsi, per quanto ve ne sia la possibilità?

16. Ma se ciò non gli riesce, e con suo grande dolore deve lasciar languire sotto il peso il fratello caduto, quale tristezza non sentirà egli pervadere il suo cuore?

17. E se tuttavia poi, inaspettatamente, il fratello caduto riuscirà a risollevarsi, allora chi, sopraffatto da grandissima gioia, non correrà a lui e stringerà al suo cuore il fratello creduto morto, e non lo condurrà subito a casa propria e gli farà imbandire un abbondante pasto ristoratore?

18. Perciò Io qui a voi tutti dico questo, e cioè che dovete ammonire con forza chi si è smarrito; e vi dico che chi è scomparso alla vostra vista voi dovete cercarlo con la forza di tutto il Mio amore in voi.

19. Tuttavia nessuno deve agitare la verga contro il proprio fratello finché Io non gli abbia detto: “Ora puniscilo con il fuoco del tuo amore! Fallo uscire dalla comunità, affinché nessuno si debba scandalizzare di lui; tuttavia il tuo amore lo accompagni fino in capo al mondo!”

20. Il tuo ultimo sguardo di congedo sia come ciascun tuo sguardo di prima, fa’ in modo che il fratello smarrito sappia che egli resta il tuo povero fratello oppresso e smarrito, e che egli, al pari di te, quantunque sia precipitato in basso, è sempre un figlio del Mio amore!

21. L’ira sia del tutto estranea a voi, ed ogni maledizione resti lontana dalla vostra bocca e doppiamente lontana dal vostro cuore!

22. Ma come sarà il vostro reciproco comportamento, così sarà altresì il Mio comportamento verso di voi; e chi peccherà dinanzi a voi, costui avrà pure peccato dinanzi a Me.

23. Se però voi lo giudicherete, lo giudicherò certo anch’Io, ma il come lo so soltanto Io.

24. Voi però non sfuggirete al vostro giudizio; ma quale sarà tale giudizio,

anche questo lo so soltanto Io!

25. E ora Io dico a te, Mio caro Enoch: fai subito preparare un messaggero ed invialo nella regione situata fra mezzanotte (Settentrione) e il mattino (Oriente), poiché là un fratello se la sta spassando insieme a una donna della pianura. Il suo nome è Hored, e quello della donna Naeme; egli non è a conoscenza di cosa succede qui; fagli dunque sapere che sono Io che lo chiamo e che perciò egli deve venire qui! Amen!»

 

[indice]

Cap. 27

La salvezza di Hored e Naeme per opera di Lamel, il messaggero

11-12 febbraio 1842

1. Enoch allora ringraziò l’Alto Abedam per l’incarico avuto e si recò subito da Gabiel, dicendogli:

2. «O Gabiel, chiama qui tuo fratello Lamel; il Signore ha bisogno di lui!»

3. E Gabiel fece subito come gli era stato detto da parte del Signore per mezzo di Enoch.

4. E non appena Lamel fu giunto a passi affrettati, si inchinò con la massima reverenza dinanzi ad Enoch e gli domandò:

5. «O enerabilissimo padre e maestro Enoch, che sei il saggio prediletto del Signore, Padre santo ed amorosissimo, cosa chiedi che io faccia, certamente nel Nome del Signore? Vedi, io sono pronto ad andare a caccia dei venti fino in capo al mondo, se tale fosse la santa Volontà del Signore!»

6. Ed Enoch gli rispose: «Io sapevo già prima che ti facessi chiamare, che tu sei colmo di buona volontà, e perciò sei stato scelto per recarti subito là dove Hored, tuo fratello, si tiene nascosto con la sua donna Naeme, la quale proviene dalla pianura, dato che lei è una figlia di Lamec, re di Hanoch, e non è stata precedentemente benedetta da Adamo e da tutti gli altri padri!

7. Digli che il Signore gli fa annunciare che egli deve venire immediatamente qui con la sua donna. Ma se egli dovesse mostrarsi riluttante, allora fagli vedere i nemici che, armati di tutto punto, sono venuti da Hanoch ed hanno già trovato le sue tracce, e ora sono in agguato in attesa del momento favorevole per mettere le mani su di lui e per consegnarlo assieme alla sua donna alla crudelissima vendetta di Lamec!

8. Digli che finora la mano del Signore lo ha protetto! Ma se lui non ti seguirà immediatamente, allora il Signore ritirerà il Suo braccio, e poi lui stesso vedrà come potrà trarsi di impaccio quando i mille nemici assetatissimi di vendetta si scaglieranno contro di lui come leoni furenti e come tigri e iene!

9. Ma se acconsentirà a venire, allora aiuta lui e la sua donna, e la Forza del Signore della quale tu venisti in questo momento colmato mentre io tenevo sopra di te le mie mani nel Suo Nome, questa Forza vi strapperà rapidissimamente ai nemici che si precipiteranno in maniera selvaggia contro di voi.

10. Così dunque alzati ora, ed affrettati ad eseguire la santissima Volontà del Signore, Padre santo ed amorosissimo di tutti noi!

11. La Sua grazia, la Sua misericordia e il Suo amore siano con te, ora e sempre in eterno! Amen!»

12. E non appena Enoch ebbe pronunciato queste sue ultime parole, ecco che Lamel si era già lanciato veloce come un cerbiatto, ed egli, guidato dalla Forza che era ormai in lui, arrivò in pochi minuti dinanzi ad una capanna assai misera distante quasi una giornata di cammino dalla regione del mattino in direzione della mezzanotte, e là trovò colui che cercava.

13. Ma quando Hored lo ebbe visto, si lanciò con grande furia e acceso d’ira fuori dalla capanna, afferrò con violenza Lamel per la mano e gridò ad altissima voce:

14. «Disgraziato! Chi ti ha guidato fin qui? Devi essere proprio tu, Lamel, in ogni altra occasione amatissimo fratello mio, ad essere colpito dalla mia prima maledizione?

15. Vedi, io ho fatto alla mia donna un sacro giuramento, e cioè di strangolare il primo che venisse qui a turbare la nostra beata e solitaria pace, anche se fosse stato Adamo stesso!

16. E perciò mi sono rifugiato in questo estremo angolo della Terra ed ho voluto vivere qui, lontano dagli occhi e dagli orecchi umani, perché ho trovato quello che nessuno ha ancora trovato, e sono infinitamente felice di quanto ho trovato!

17. O miserabile! Chi ti ha indicato la via fino a questo remoto angolo della Terra? Parla, altrimenti ti faccio in mille pezzi all’istante e li do poi in pasto ai corvi!»

18. Ma Lamel guardò con sguardo fermo il furente Hored, e poi gli disse come rivolgendogli a sua volta una domanda: «Hored, accogli forse così il tuo salvatore che l’onnipotente Dio stesso ha mandato come tale a te, il Dio che ora dimora in maniera visibile tra noi ed insegna e opera sulla sacra altura?

19. Ad ogni modo, prima che tu cominci a strangolarmi e a farmi in mille pezzi, è necessario che ti dimostri in primo luogo che coloro che sono armati della Forza divina non si lasciano strangolare così presto e poi fare a pezzi, e ciò anche qualora si tratti di cento giuramenti fatti alla tua donna!

20. Ma affinché tu veda che io non sono, come te, un enunciatore di roboanti parole, ma che sono invece effettivamente in possesso della Volontà del Signore, vieni qui, qui vicino a questo vecchio e robustissimo cedro, sradicalo e scaglialo oltre questa montagna in faccia ai tuoi mille nemici da Hanoch che stanno spiandoti!

21. Se tu puoi fare questo, allora poi afferrami e strangolami, se ti è possibile e se ne hai il coraggio! E in secondo luogo però, in questa circostanza, guarda un po’ intorno a te ed osserva laggiù verso la nuda vallata, e guarda tutti coloro che proprio oggi, nella giornata di Sabato, si stanno avvicinando alla tua capanna per impadronirsi di te, per poi consegnarti assieme alla tua donna alla sanguinosissima vendetta di Lamec, a causa del rapimento di sua figlia Naeme!»

22. E allora Hored si lanciò verso il cedro e, nella sua eccitazione, fece sforzi grandissimi per smuoverlo; ma l’albero non volle cedere.

23. Ma visto che non poteva riuscire a nulla, si volse verso Lamel e lo apostrofò con violenza: «Ebbene, furfante, sradicalo tu!»

24. E Lamel toccò semplicemente il cedro, e il poderoso albero si abbatté a terra in schegge come se non fosse mai esistito.

25. Dopo di che Lamel, indicando con il dito giù nella valle, mostrò a Hored l’esercito bene armato di Lamec, domandandogli poi: «Ebbene, perché indugi ad attuare la tua minaccia? Non vuoi dunque farmi a pezzi?»

26. Ma a questo punto Hored gridò ad alta voce: «Grande Dio! Ora sono perduto!

27. Ho sempre pensato che sarebbe finita così!»

28. E Lamel osservò a Hored: «Ma se già da lungo tempo pensavi che sarebbe finita così, perché allora già da lungo tempo non facesti ritorno alla tua casa, nella patria dei tuoi padri, affinché tu venissi benedetto da loro come tutti gli altri, e tu, anzi, lo saresti stato tanto prima in quanto eri un vero inviato, e non avevi colpa se Lamec ti fece dono di Naeme, bensì quello che Lamec ti diede fu ad ogni modo un giusto dono del quale solo a te spettava fruire e che certamente nessuno ti avrebbe conteso anche se tu avessi posto dinanzi agli occhi di tutti noi cento volte la sua grande bellezza!

29. Vedi, o fratello, tu non avevi alcuna ragione di fuggire via da noi, e tuttavia sei fuggito! Ma perché sei fuggito nonostante ciò?

30. Ecco, io te lo dirò: “Quando scendesti giù nella pianura per andare ad Hanoch, tu fosti dotato di grande potenza e forza da parte dei padri tramite le loro grandi benedizioni, per cui, quando andasti ad Hanoch, anche il raffinato Lamec, vedendo bene che non poteva fare niente contro di te e che la sua violenza non sarebbe servita a nulla, fece ricorso alle vie dell’astuzia e ti donò Naeme per sbarazzarsi di te, e oltre a ciò per avvincerti con i più perfidi lacci del Serpente”.

31. Infatti egli pensava tra sé: “Se Hored è veramente stato inviato a me da un qualche Essere supremo, forse dall’antico Dio la cui poderosa voce io stesso avevo percepito una volta subito dopo aver ucciso i miei due fratelli, allora egli non accetterà mai più qualcosa da me, e meno di tutto poi la donna già legata in matrimonio ad un uomo!”

32. Solo che, là dove Lamec meno di tutto se l’aspettava, tu ti lasciasti accalappiare dalla sua astuzia ed accogliesti il veleno più maligno dalle mani del più abominevole traditore contro Dio! E quale fu la conseguenza di questo veleno? Io te lo dico: Né più, né meno del fatto che immediatamente te ne fuggisti qui, già seguito da parecchi spioni armati di Lamec, senza più considerare o aver considerato se ti fosse o meno rimasta ancora la forza che ti era stata impartita dai padri delle pure alture.

33. Inoltre, Lamec e i tuoi persecutori erano finora certamente dell’opinione che tu fossi ancora così potente come senza dubbio eri allora; solo che, avendo egli offerto di recente al Serpente un cospicuo sacrificio disonorando ed infine maledicendo nella maniera più ignominiosa il Nome di Jehova, è avvenuto che il Serpente gli ha ormai rivelato la tua completa impotenza, e perciò Lamec ha inviato da queste parti un esercito di mille fra i più validi uomini di Hanoch armati di tutto punto, allo scopo di impadronirsi di te e per darti in balìa alla sua ardente sete di vendetta, e contemporaneamente per impadronirsi di Naeme, in quanto era lei che teneva unito tutto il regno. Questa era la parte che già prima lei era costretta ad avere, cioè quella di meretrice per il diletto comune di tutti i grandi del suo regno che, senza eccezione, abbandonerebbero il regno se lei non ci fosse.

34. E vedi, nella tua gioia e [temendo] l’invidia di noi tuoi fratelli, tu pensasti di doverti nascondere nell’estremo angolo della Terra per poter godere indisturbato di una delizia lontano da noi! Noi credemmo anche che di certo non ti mancasse niente, e per di più ti benedicemmo quanto più e meglio ci era possibile.

35. Ma il grande, santissimo Maestro e Padre amorosissimo di tutti noi, che tuttora si trova fra noi, solo adesso ci ha aperto gli occhi e ci ha mostrato, con assoluta chiarezza, quali sono le tue condizioni assieme alla tua donna, e perciò mi ha inviato qui appunto per salvarvi entrambi e per condurvi alla Sua presenza, in modo che neppure voi rimaniate privi della Sua benedizione, del Suo amore e della Sua grazia!

36. Hored, fratello, riconosci la Volontà del Signore, chiama fuori dalla capanna la tua donna e lasciatevi entrambi afferrare le braccia senza indugi da me, affinché nel Nome del Signore io possa strapparvi alla rovina prima che gli sgherri di Lamec, già molto avanzati, mettano le mani su di voi senza speranza di salvezza!»

37. E allora Hored esclamò: «O fratello Lamel, solo ora ti riconosco! Se tu puoi salvarci, eccoti il mio braccio! E vedi, ecco Naeme che quasi senza fiato già accorre fuori dalla capanna e ti porge il suo braccio come hai domandato. Avvenga dunque secondo la Volontà del Signore! Amen!»

38. E immediatamente Lamel afferrò anche Naeme per il braccio; e non appena egli ebbe afferrato energicamente i due con le sue mani, i nemici, che accorrevano da tutte le parti fra urla selvagge, si precipitarono verso la capanna di Hored.

39. Ma quando Naeme ebbe visto quell’orrore, diede un grido straziante di angoscia ed esclamò: «Per amor di Dio onnipotente, noi siamo perduti! O mio povero Hored!»

40. E così pure Hored non poté trattenere un grido di terrore. Però Lamel disse ai due: «Guardatevi prima un po’ intorno e vedete dove ormai vi trovate; solo dopo gridate se ne vedrete la necessità!»

41. Allora entrambi aprirono gli occhi e non poterono nascondere la loro grande meraviglia constatando che essi erano già sulle alture presso la grotta di Adamo senza che nulla di male fosse loro accaduto, e che all’uscita della grotta, verso il mattino, Enoch e Qualcun altro con lui già li attendevano a braccia aperte.

 

[indice]

Cap. 28

L’incendio dei boschi causato dal re Lamec della pianura

14 febbraio 1842

1. E come Lamel ebbe visto Enoch avanzare rapidamente verso di lui, ed accanto a lui non meno rapidamente l’Alto Abedam, egli sciolse dalla sua stretta i due che aveva guidato lassù, e si prostrò a terra dinanzi ai due che gli venivano incontro, e lodò, glorificò e ringraziò l’Alto Abedam per questa grande Misericordia e Amore che Egli aveva dimostrato a suo fratello Hored e alla sua donna Naeme, e poi anche per la grande Grazia che Egli aveva voluto dimostrargli nominandolo salvatore pienamente valido dei due.

2. Ma quando l’Alto Abedam, assieme ad Enoch, fu giunto del tutto presso i tre, disse subito a Lamel di rialzarsi da terra ed aggiunse:

3. «Lamel, tu conosci Me e conosci Enoch, però tuo fratello salvato non conosce Me, ma soltanto Enoch; e la sua donna non conosce né te, né Enoch, né meno ancora Me. Manteniamo dunque per ora il silenzio sul conto nostro, sul che e sul cosa noi siamo effettivamente, e raggiungiamo la collina del mattino di Adamo seguendo un’altra via, solo là passeremo ad un riconoscimento interiore! Amen!»

4. Non appena l’Alto Abedam terminò questo discorso, al di là della regione del mattino e del mezzogiorno (da Oriente e da Sud) si alzarono immense colonne di fumo, come se un intero quarto della Terra fosse stato in preda al fuoco!

5. E allora Enoch si rivolse in segreto ad Abedam e Gli disse: «O Padre santo! Guarda là in fondo come un gran fumo denso sta salendo dalla pianura! Che cosa sarà?»

6. E l’Alto Abedam gli rispose: «Abbi pazienza ancora per poco, e ben presto ti convincerai della grande malvagità di Lamec!

7. Vedi, dopo che la tempesta di ieri ha causato devastazioni particolarmente grandi nei giardini di Lamec e danni gravi fra le sue ricche greggi, egli ha inviato ora fuori dei servitori armati e li ha provvisti di fiaccole ardenti allo scopo di appiccare il fuoco a tutti i boschi, e così ridurre in cenere le montagne assieme ai loro abitanti nativi! Vedi, questo è quanto si cela dietro al fumo!

8. Adesso però venite con Me là, sulla grande rupe bianca, e noi sorprenderemo sul fatto gli incendiari! Amen!»

9. E subito la piccola comitiva, che era composta da cinque persone compreso Abedam, si diressero verso la grande rupe bianca.

10. E quando, da lì a poco, furono giunti, l’Alto Abedam, su un grande sperone che sporgeva da un’alta parete di roccia, mostrò subito ad Enoch gli incendiari che si trovavano giù verso la pianura.

11. Ma quando Enoch vide quella scena, si sentì pervaso da un fervore, tanto intenso che egli, rivolto ad Abedam, esclamò ad alta voce:

12. «O Tu, del Quale soltanto il mio cuore dice il Nome! Hai forse esaurito ieri tutta la provvista dei fulmini? Ecco, ora ne servirebbero qualche migliaio contro questi scellerati!

13. Il verme vuole insorgere contro Dio! O Signore! Adesso io vorrei davvero fare, in piccola parte, uso della Tua Forza, Potenza ed Autorità che mi hai conferito!

14. O tu Sole, splendente officina dei fulmini immensi del Signore, oh, fanne scendere adesso velocemente delle migliaia quaggiù sulla Terra con gran fragore, e sia ciascuno seguito da un tuono tremendo, al punto che la Terra ne tremi fino alle sue più profonde fondamenta!»

15. E l’Alto Abedam, afferrandolo per la mano, gli disse: «Fermati, o Mio diletto Enoch! Noi non vogliamo affatto prendere la cosa con tanto calore come hanno cominciato a prenderla quelli laggiù!

16. Lasciamo dunque i fulmini in pace per questa volta, poiché vedi, oggi noi celebriamo il Sabato, e questo non è un giorno del giudizio, bensì un giorno della tranquillità, della pace e dell’amore, della grazia e della misericordia che proviene da essa, e di tutte le benedizioni da Dio, il Signore e Creatore di tutte le cose, e Padre di tutti gli angeli e degli uomini!

17. Guai però ad ogni creatura se il Sabato dovesse diventare un giorno di maledizione!

18. Perciò condoniamo anche per oggi il giudizio del fuoco a questi iniqui che sono del tutto ciechi, e facciamo invece scendere dalle nuvole una pioggia giustamente abbondante sull’opera della più cieca stoltezza e perfidia, e tu puoi essere sicuro che ciascuna goccia per un albero che arde cadrà molto meglio a proposito che non mille fulmini al posto di ogni singola goccia.

19. Vedi, per adesso noi vogliamo mitigare il fuoco ancora con dell’acqua, poiché il tempo del fuoco per il fuoco è ancora molto lontano; ma quando questo tempo sarà giunto, allora guai ai monti, ai fiori, agli arbusti e all’erba della Terra![10]

20. Dunque, ora non parliamo più di fuoco; e tu, Enoch, stendi invece le tue mani nel Mio Nome e comanda alle nubi che si raccolgano fino a diventare pioggia abbondante sopra questo incendio dei boschi che si è già alquanto esteso! Tuttavia le alture devono esserne esenti per oggi, e così pure per domani e per dopodomani; infatti, questo è il tempo stabilito della Mia presenza visibile per tutti. Adempi dunque la Mia Volontà in te! Amen!»

 

[indice]

Cap. 29

Lo spegnimento dell’incendio dei boschi mediante un acquazzone

La prepotenza di Satana al cospetto del Signore

15 febbraio 1842

1. E subito Enoch ringraziò nel suo intimo l’Alto Abedam e poi, tenendo stese le mani, così parlò:

2. «Ascolta tu, aria serena! Fa’ che i tuoi spiriti e i tuoi venti radunino qui un cumulo di nubi gravide di pioggia, in modo che, mediante un’abbondante precipitazione in grosse gocce, venga calmato ed estinto l’incendio; e fino a quando anche l’ultima scintilla non sia spenta, non abbia fine la tua opera nel Nome di Jehova! Amen!»

3. E quando Enoch ebbe proferito l’amen, masse su masse di nubi densissime andarono accumulandosi sul posto voluto e si rovesciarono giù in un acquazzone violentissimo sopra l’intera e vasta zona dell’incendio.

4. Però al di sopra delle nubi tutto era chiaro, e si poteva guardare senza alcun impedimento al di sopra delle stesse, e ben presto sulla superficie delle nubi si rese visibile come un vortice poderoso simile alle spire di un immenso serpente.

5. E il vortice venne sempre più avvicinandosi, e in questo vortice era Satana, il quale assunse subito l’aspetto di una figura luminosa e, postosi dinanzi ad Abedam, Gli domandò:

6. «Che cosa hai da fare Tu nella mia proprietà? Non sai più qual è il termine che Tu mi hai dato?

7. Vattene dunque da qui, e lascia che io mi goda indisturbato questa mia proprietà, perché non Tu, bensì io sono il signore e il maestro di questa creazione!»

8. (l’Alto) Abedam però gli disse: «Satana, fin qui e non più oltre! Se tu oltrepasserai questa sacra parete che è posta fra Me e te, allora tu sarai anche giudicato e dovrai riconoscere con violenza chi è il Signore e chi il Dio da eternità di eternità!

9. Ora perciò vattene da qui e riconosci a quale scopo questo tempo ti è concesso! Amen!»

10. E Satana, gettando un terrificante ululato, si precipitò tutto infiammato giù nella pianura.

11. Poi l’Alto Abedam disse: «Vedi, il fuoco è spento, gli scellerati sono ormai in fuga; andiamocene dunque in pace via da qui!

12. Però è bene che Adamo non venga per ora a conoscenza di tutto questo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 30

I cinque verso l’altura, sullo stretto sentiero dell’umiltà

Un’importante domanda a Hored e a Naeme

16 febbraio 1842

1. E subito la piccola comitiva si avviò per uno stretto sentiero che si percorreva più al di sotto della grotta (di Adamo), sentiero che solitamente veniva utilizzato dai figli del mattino per giungere fino ai padri della stirpe principale sull’altura, cosicché, per la reverenza dovuta ad Adamo, si evitava il passaggio attraverso la grotta, che altrimenti con l’uso quotidiano ne sarebbe stata per così dire profanata, poiché essi la consideravano come qualcosa di sacro.

2. Questo sentiero era dunque una via dell’umiltà; perciò anche l’Alto Abedam lo aveva scelto in primo luogo allo scopo di indicare ai due nuovi arrivati quale via avrebbero dovuto percorrere per giungere all’altura della vita, e in secondo luogo per far loro comprendere, per così dire in anticipo per mezzo di questa indicazione, per quale via solamente essi Lo avrebbero potuto riconoscere in maniera vivente.

3. E così essi procedettero per questa via pur faticosa, ma del resto molto più breve. E Naeme rimaneva spesso impigliata con la sua bella veste regale nei cespugli di spine, molto frequenti, ed era perciò tutta affaccendata nel tentare di liberarsene.

4. Ma siccome verso il culmine della salita i rovi lungo il sentiero andavano sempre più moltiplicandosi, accadde che Naeme venne a trovarsi in condizioni sempre peggiori nel suo affaticarsi per liberare la veste dalle spine, e giunse il momento in cui lei non poté più muoversi; così si mise a piangere e ad invocare aiuto.

5. Solo che, dato che lei, in seguito ai continui tentativi di svincolarsi, era rimasta discretamente indietro e i quattro uomini l’avevano superata di un bel tratto, il suo gridare non veniva udito, almeno per quanto era possibile per via naturale, e i quattro perciò procedevano innanzi di buona lena.

6. E quando gli uomini ebbero raggiunto la libera altura, Abedam si fermò, si volse verso gli altri che Lo seguivano, e fece come se volesse constatare se tutti fossero giunti con Lui sani e salvi sull’altura, ed infatti, dopo una breve sosta, Egli domandò con voce veramente naturale: «Dunque, o figli di Dio, ci siamo tutti?»

7. E Hored, riavutosi soltanto ora dal suo stupore per gli avvenimenti a cui aveva assistito dalla rupe bianca, si accorse ben presto che chi mancava era la sua donna diletta, e se ne spaventò enormemente. E l’Alto Abedam, avendo notato il suo grave imbarazzo, lo chiamò a Sé e gli disse:

8. «Perché ti curi tanto inutilmente adesso, mentre prima non pensasti di volgerti indietro per vedere dove fosse la tua donna, quando lei rimase impigliata con le sue vesti regali nelle spine che fiancheggiano questo stretto sentiero, e si mise a chiamare aiuto, e tu fosti sordo al richiamo della sua voce?

9. Invece di affannarti stoltamente adesso, ritorna piuttosto sui tuoi passi ed aiutala nella sua sventura, poiché il luogo dove lei è rimasta impigliata ad un grande cespuglio di spine non è molto lontano da qui!

10. Va’ dunque ed aiutala, e conducila subito sana e salva qui, mentre noi tutti ti aspetteremo! Amen!»

11. Ma ora Hored divenne ancora più triste e, prostratosi a terra, cominciò a supplicare: «Oh, ascoltatemi, o fratelli in Dio, ascoltate! Oppure, se qualcuno è un padre per me, mi esaudisca!

12. Secondo quanto mi ha annunciato mio fratello Lamel, Dio, il Padre santissimo di tutti noi, dovrebbe trovarsi, colmo d’Amore e di Misericordia, ora essenzialmente visibile fra i padri dell’altura!

13. Se tale è il caso, allora tutto mi è certamente chiaro!

14. La Sua Santità infinita non potrà mai concedere che la mia donna, certamente impura, si avvicini a questa altura tanto sacra.

15. A che mi gioverà il ritorno sui miei passi, se qualcuno di voi non viene con me e non mi aiuta a liberare la mia donna dalle mille spine dei rovi?

16. O Enoch, o tu, fratello Lamel, tu anche, amico certamente potente ma che io non conosco, non abbandonatemi e non lasciate che la mia povera donna si strugga!

17. Oh, sì, ora vedo che io non avrei dovuto seguirvi fin qui, perché sono diventato un grande peccatore al cospetto di Dio, e anche dinanzi a voi, uomini e figli secondo il cuore del Signore!

18. Sì, certo, io ho gravemente sbagliato! Io voglio, anzi devo tornare indietro; ma io prego soltanto che uno di voi torni indietro con me e mi aiuti a liberare la mia povera donna!

19. Poi però egli mi indichi un qualche luogo là, vicino alla rupe bianca; là io piangerò con la mia donna sulla mia immensa colpa per tutto il tempo della mia vita! Ma per questa volta soltanto esaudite la mia preghiera. Amen! Sia fatta la vostra volontà. Amen!»

20. Ma mentre Hored, sempre prostrato a terra, recitava la sua afflitta preghiera, l’Alto Abedam aveva già incaricato Lamel di recarsi velocemente a prendere Naeme e di condurla con sé, in modo ordinato, del tutto incolume.

21. E Hored non era ancora giunto alla fine dei suoi lamenti, che già Naeme si trovò sana e salva in mezzo a loro.

22. Ma quando, come fu appena detto, egli ebbe esaurito i suoi lamenti, (l’Alto) Abedam gli domandò:

23. «Hored, mentre tu ti lamenti qui, Naeme potrebbe avere tutto il tempo di perdersi! Cosa le gioverebbe poi se noi non la trovassimo là dove lei è rimasta indietro?

24. E poiché tu osservasti che a te e a lei non potrebbe essere concesso di avvicinarvi alla santità di Jehova, ora visibilmente presente sull’altura di Adamo, dimMi un po’: chi fu ad incaricare Lamel di salvare te e la tua donna dal precipitare nelle profondità del tuo stolto e piacevole nasconderti?

25. Vedi, considerato che fu lo stesso santo Jehova a farlo, cosa Gli potrebbe impedire ora di chiamarvi entrambi al Suo cospetto e anche di benedirvi, qualora foste degni della Sua benedizione?

26. Ma ora alzati, stolto che sei, e impara a conoscere meglio il santo Jehova! Amen!»

27. E Hored allora disse ad Abedam: «O potentissimo amico, o fratello o padre! Finché uno di voi non mi concede l’invocato soccorso per la mia povera donna e per me, io non mi alzerò da qui neanche se, a causa di ciò, voleste punirmi con serpenti! Se la mia donna, a causa della mia stoltezza, dovesse andare in rovina, allora anch’io voglio scontare qui, davanti a Dio e ai padri tutti, la mia negligente stoltezza per amor suo»

28. Allora Abedam chiamò subito a Sé Naeme e le fece cenno di rialzare lo stolto Hored.

29. E Naeme fu sollecita e, preso Hored per mano, così gli parlò:

30. «O Hored, ma perché ti lamenti qui per causa mia? Vedi, è già da qualche tempo che io mi trovo incolume e sana qui, su questa celestiale altura, e che sono stata salvata mediante tuo fratello, grazie alla parola di questo nobile amico straniero!

31. Alzati, dunque, secondo la volontà di questo nobilissimo amico!»

32. E allora Hored si rialzò d’un balzo al colmo della gioia, e con le lacrime agli occhi ringraziò lo straniero per la così rapida salvezza, per lui tanto insperata, della sua donna.

33. Ma allora (l’Alto) Abedam gli disse: «Hored, Hored, grande è ancora la tua stoltezza; dimMi: com’è che ti raffiguri Jehova?

34. Forse come un vento impetuoso, o come una fiamma chiara e divampante, oppure come un sole, o come un grande fulmine seghettato?

35. DimMi, dunque, come te Lo raffiguri! Amen!»

36. Hored rispose subito: «O amico, non domandarmi queste cose, poiché, chi mai vorrebbe azzardarsi a limitare Dio entro una qualche forma finita e grossolana?

37. Dio è certamente eterno ed infinito! A quale forma vorrebbe adattarsi, Egli, il Dio infinito?»

38. E (l’Alto) Abedam gli ribatté: «Oh, in verità, alla tua forma, ancora molto stolta, no di certo!

39. Ma allora Me lo dirà Naeme, la figlia del mondo, come lei si raffigura il santo Jehova!»

40. E Naeme qui sorrise, e infine rispose: «O magnifico amico dalla bontà celestiale, perdonami se nemmeno io posso farmi una raffigurazione giusta e tale che sia degna di Lui; però, pur confessando ciò, io non posso nasconderti che lo amerei al massimo se Egli avesse la tua forma!

41. Vorrai perdonarmi se forse anch’io ho detto ora qualche grande sciocchezza!»

42. Ma Abedam le rispose: «Consolati, o bella donna; in verità Io ti dico che in questa Mia forma tu ben presto riconoscerai Jehova, il Dio eterno, infinitamente onnipotente, e in Lui il Padre santo ed amorosissimo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 31

Hored geloso, nella cerchia dei patriarchi genuflessi non riconosce Dio in Abedam, ma Naeme sì

17 febbraio 1842

1. Dopo queste parole la comitiva procedette più oltre fino al luogo che ci è già noto.

2. E non appena l’Alto Abedam si fu avvicinato ai padri, questi, pervasi da profondo amore e reverenza, si prostrarono dinanzi a Lui e Lo lodarono e glorificarono, alcuni ad alta voce, ed altri più tacitamente sospirando nei loro cuori.

3. Ma tale dimostrazione di profondissimo rispetto, tanto sull’altura quanto presso la montagna che si estendeva intorno in circolo abbastanza ampio, fu questa volta così generale, che all’infuori dei cinque arrivati non si trovò nessuno ancora ritto in piedi.

4. Ed anche Enoch e Lamel avrebbero seguito l’esempio generale, se Abedam non lo avesse espressamente vietato a loro in segreto a causa dei due nuovi arrivati.

5. Però apparve quanto mai strano a Hored, e non meno alla stupita Naeme, che tutti giacessero sulle loro facce prostrate a terra dimostrando una reverenza suprema, mentre tutto all’intorno, all’infuori della loro comitiva, non vedevano nessuno al quale avrebbe potuto essere rivolta una simile manifestazione del massimo rispetto.

6. E perciò anche Naeme si avvicinò subito ad Abedam e Gli domandò in tutta confidenza: «Ascolta, o stimatissimo, potente e buon amico! Non potresti indicarmi e dirmi cosa significa questa prosternazione generale e questo sospirare? – A chi mai sono rivolti?

7. Forse il grande e santo Jehova si sta avvicinando a me invisibilmente da qualche parte? Oppure di cosa si tratta?

8. Perché questa generale dimostrazione di umiltà? Oh, sì, certo si tratterà del santo, grande e sublime Jehova!

9. O carissimo amico, vedi, fin dall’infanzia io ho sempre nutrito, ben nascosto in me, il desiderio di vedere, almeno una volta nella mia vita, Jehova, il Santissimo e il Sublime, poiché mia madre mi aveva, del tutto in segreto, istruita su di Lui secondo gli insegnamenti di un certo Farak, che pare sia stato un fratello di Hanoch, e che, a quanto mi fu detto, deve avere avuto molti rapporti con Jehova.

10. Vedi, caro amico, io ebbi la sventura di essere la più bella figlia della pianura, e a causa di ciò il mio sciagurato padre mi vendette moltissime volte a uomini immorali!

11. Ma d’altro canto, in seguito alla grande opulenza conferita da Jehova alla mia carne, per mia fortuna nessuno ha mai potuto reggere, dai due ai tre istanti al massimo, al contatto col mio corpo; anzi, perfino a Tubalcain, mio fratello per parte della mia madre Zilla, non toccò sorte migliore, in quanto egli, quale mio marito, non fu capace di generare un giusto frutto in me.

12. In breve, non occorre che a questo riguardo io ti dica altro se non che tutti i maltrattamenti possibili da parte di Lamec, il mio sciagurato padre, non poterono separarmi dal mio Jehova.

13. Hored, il mio primo onesto salvatore, deve rendermi testimonianza del fatto che io, durante tutto il tempo della nostra comune dimora solitaria, non volli intrattenermi continuamente con altro se non con Jehova, e non lasciai nemmeno una volta sola che egli mi si accostasse come marito, non essendo noi stati ancora benedetti da nessuno, quantunque egli me ne avesse supplicato frequentissime volte, cosa questa che egli, quale mio onesto salvatore, certo non vorrà mai negare, e che nella mia infelice vicinanza è anche interamente da perdonargli!

14. Vedi dunque, o potente amico, nobile e buono, è certo possibile che sia gran cosa da parte mia, di una figlia del mondo e del serpente, che io, il poco che potei apprendere di Jehova, abbia voluto conservarlo nel mio cuore anche nella mia situazione certamente n felicissima, e che io, nonostante tutte le tempeste del mondo che si addensavano sempre di più intorno a me minacciando di seppellirmi, abbia avuto così tanta forza ed abbia mantenuto sempre il più possibile puro il mio cuore per il Jehova che mi era stato rivelato da mia madre Zilla di nascosto.

15. Tu puoi senz’altro credermi: malgrado io sia una figlia davvero misera e infelice del più sciagurato dei padri, la cui follia è molto più grande di quanto mai un uomo potrà immaginare, tuttavia nel mio cuore non ho mai amato altri all’infuori del Jehova che mi si era fatto conoscere, il santo Creatore di tutte le cose, di tutti gli animali e di tutti gli uomini!

16. O caro e magnifico amico, tu puoi certamente credermi: – ora che per la prima volta su questa sacra altura mi godo la vista dello spettacolo così grandioso, sublime ed immenso delle opere meravigliose, indescrivibili di questo Jehova – e oltre a ciò, nella mia più assoluta indegnità – ora io non riesco a dominare il mio cuore!

17. Sì, vorrei addirittura morire d’amore per questo mio indicibilmente meraviglioso e celestialmente santo Jehova!

18. O caro e magnifico amico, vedi, io vorrei dirti qualcosa di veramente intelligente su quanto io ami Jehova; ma dove potrei prendere le parole? A me non è mai stato concesso di imparare niente, per evitare che la bellezza infelice del mio corpo non venisse eventualmente pregiudicata.

19. Se non avessi avuto al mio fianco Zilla, mia madre, credo che il duro cuore di mio padre non avrebbe permesso nemmeno che imparassi a parlare!

20. Perciò abbi pazienza con me; anche se non sono più tanto giovane, come ancora sembro essere, tuttavia il mio cuore è ancora sensibile come se io non avessi neanche trent’anni!

21. O caro e magnifico amico! Se ora da qualche parte dovesse apparire il santo Jehova, oh, se a te questa cosa è possibile, allora fa che io Lo veda almeno per un solo istante!

22. Oh, se io fossi degna almeno in minima parte di questa grazia!»

23. E qui lei non poté più proseguire. Grosse lacrime le scorrevano sulle bellissime guance, e dai suoi occhi irradiava l’amore più ardente e la più intensa e viva brama; gioia e timore combattevano con veemenza nel suo petto tanto che lei ne tremava in tutto il corpo.

24. E allora Abedam (l’Alto) chiamò a Sé Hored e gli disse: «Hored, o figlio del luminoso mattino, ecco qui una figlia abbandonata del mondo della pianura! Lei trema per il grande amore e, combattuta fra il timore e la gioia, brama per Jehova. Tu invece, quale figlio del mattino, non ti sei nemmeno mosso, e ti sei limitato soltanto a gettare qualche occhiata di gelosia su di Me!

25. Ma per questo, Io che sono un Signore, ti dico che ora ti toglierò questa nobile pianta di donna e la trapianterò in un altro giardino, e tu non la vedrai più, perché, nella tua egoistica gelosia ti sei dimenticato di Me, che ti ho fatto salvare dalla rovina in cui la tua grande lussuriosa stoltezza ti avrebbe precipitato.

26. Tu conosci l’antica legge dei padri, e dai padri fosti tu stesso chiamato ad essere maestro, ma allora dimMi: “Sono questi i frutti del tuo incarico? Quale insetto velenoso ti ha mai ferito in modo tale che il tuo cuore si è trasformato in un cuore di tigre?”

27. Conosci tu, Me? Conosci tu, Dio? – Vedi, Naeme, qui dinanzi a Me, intuisce in vicinanza di Chi lei si trovi!

28. Tu invece te ne stai dinanzi al tuo Dio e Creatore e rimani più muto di un ceppo di legno!

29. Vai dunque laggiù nella grotta, e scruta se il tuo cuore è capace ancora di pentimento! Infatti Io, Io stesso che ora ti dico queste cose, sono il Jehova visibile, il Dio stesso dall’eternità!»

30. A queste parole Hored, come colpito dal fulmine, si accasciò a terra.

31. Ma Naeme cadde subito sulle sue ginocchia, tremante e piangente. Ed infine, con voce vibrante esclamò:

32. «O Jehova, mostra grazia e misericordia a me, povera peccatrice!»

 

[indice]

Cap. 32

Abedam, Uomo e Dio contemporaneamente

Il grande amore di Naeme per Jehova

18 febbraio 1842

1. E subito Abedam (l’Alto) si volse a Naeme e, come interrogandola, le disse: «O Naeme, poiché tu prima Mi pregasti di indicarti il santo Jehova qualora Egli si fosse avvicinato da qualche parte ai padri, sei ora perfettamente contenta che Io ti abbia mostrato Jehova in Me stesso? E inoltre, puoi credere con certezza che Io, quale Uomo, sia contemporaneamente anche Jehova, il Dio grande ed eterno?»

2. Queste domande da principio sorpresero un po’ Naeme, ma ben presto si riprese d’animo e rispose ad Abedam con voce dolcissima, voce che è propria soltanto a donne dal sentimento veramente molto nobile e delicato nei loro momenti di devozione d’amore più soavi:

3. «O sublime, altissimo e santissimo Dio! Io, povera peccatrice, Ti avrei già creduto se Tu mi avessi detto: “Vedi, in questa brezza meridiana che ora spira, passa Jehova visibile solo a pochi padri!”

4. In verità, il mio cuore ne avrebbe avuto più che a sufficienza di dolce consolazione!

5. Ma quanto più non posso crederTi adesso dopo che, con tanta benevolenza, soavità e indulgenza, Ti mostri essenzialmente Tu stesso a me, donna irettissima, nella forma e figura umana, la quale – come già prima ebbi a osservare – mi appare la più gradita, la più bella e la più maestosa, e Ti riveli a me nel modo più misericordioso.

6. O Tu, santissimo, io so bene, per averlo appreso da mia madre Zilla, che Tu in qualsiasi forma di qualunque cosa creata operi del tutto solo, e che non hai nessuno che Ti possa aiutare o del cui aiuto Tu abbia bisogno, bensì Tu solo basti a Te stesso dappertutto e perfettissimamente.

7. Ma da mia madre ho anche appreso che Tu, per quanto riguarda la Tua Entità, non vai considerato altrimenti che quale Uomo al colmo di tutte le perfezioni; e dato che noi stessi, Tue creature, non possiamo mai in nessun modo farci una raffigurazione più completa di quella stupendamente magnifica di un uomo soltanto, allora qualsiasi altra raffigurazione che si volesse fare di Te sarebbe certo, almeno per come la sento in me, tanto più indegna di Te quanto più con tale raffigurazione ci si volesse allontanare dalla forma umana!

8. O Santissimo, io potrei dire tante cose per chiarire da quali e quanti indizi ancora Ti riconosco, e per i quali io fermamente credo che nessun altro all’infuori di Te soltanto sia il santo Jehova!

9. Però vedi, io, così facendo, potrei certo perdermi in chiacchiere in modo sconveniente, e questa cosa potrebbe – chissà, forse un po’ in segreto – darTi noia! E poi potrebbe non essere adatto dinanzi a Te, né ugualmente dinanzi a questi padri certo irettissimami, se volessi proprio esporre tutto quello che nel mio cuore ora testimonia di Te con parole di ardentissimo fuoco!

10. Ma Tu leggi certo nel mio cuore più completamente di quanto lo possa io stessa; esso Ti dirà tutto ciò che la mia bocca, ad ogni modo debole, sarebbe assolutamente incapace di esprimere.

11. Soltanto questa preghiera che io Ti farò, non lasciarla inesaudita, e cioè che Tu non voglia punire troppo duramente l’onesto Hored, qualora dinanzi alla Tua Santità egli si fosse reso in qualche modo colpevole; sii, per amor suo e mio, misericordioso e mostraci grazia, e non ci respingere del tutto dal Tuo cospetto!

12. Infatti se egli ha sbagliato, sono senza dubbio io la causa della sua colpa, e allora Tu puoi anche punire me per lui; io sono comunque un triste frutto della notte e del peccato, e porto, quale immancabile sicuro castigo del peccato, già la morte eterna in me!

13. Ebbene, come sarebbe stato mai possibile a Hored, rimanendo al mio miserevole e tenebroso fianco, mantenersi nello stato a Te gradito come gli altri padri, ai quali le tentazioni di Hored sono rimaste sempre estranee?

14. Vedi dunque, o Jehova santo e buono, non sono forse io che porto esclusivamente la colpa della caduta di Hored dinanzi a Te?

15. Oh, mostra perciò anche a lui e a me, povera peccatrice, grazia e misericordia! Che la Tua Volontà sia fatta! Amen!»

16. E allora Abedam (l’Alto) le disse: «O Naeme, tu Mi sei diventata molto cara! Ora, per quanto riguarda la tua preghiera, questa è stata esaudita già da lungo tempo prima che tu Me l’avessi esposta; dunque a tale riguardo il tuo cuore può stare del tutto tranquillo!

17. Ma tu prima Mi hai detto che avresti potuto dirMi tante cose per chiarire da quali e quanti indizi ancora Mi riconosci, e che per questo anche credi fermamente in Me e sei convinta che, all’infuori di Me, non esista alcun altro Jehova.

18. Vedi, tu non devi affatto preoccuparti a causa del chiacchierare, e se tu volessi chiacchierare dinanzi a Me tutto il giorno o per tutto un anno, o per tutta la tua vita, anzi per tutta una eternità, ciò non Mi darà mai noia; e quello di cui tu Mi parli nel tuo amore, questo si addice tutto perfettamente dinanzi a Me, come pure dinanzi a tutti i padri. Perciò dimMi apertamente solo quello che comunque ti è duro nascondere.

19. Io scruto, con uno sguardo solo, nei recessi più intimi del tuo cuore come nell’intera infinità, dalla cosa più piccola a quella più grande – di questo non dubiterà nessuno che Mi abbia riconosciuto, specialmente nel proprio cuore – ma appunto per questa ragione Io so anche tutto quello che ancora si tiene celato in te, e ci terrei, nell’interesse dei padri, che tu Me lo manifestassi qui immediatamente dalla tua bocca e senza alcuna soggezione.

20. Cara Naeme, se davvero Mi ami, suvvia, apri il tuo cuore qui dinanzi a Me, il tuo caro ed amato Jehova! Amen!»

21. E allora Naeme cominciò a risplendere interamente di bellezza, di grazia, e di amore ardentissimo, e con una voce davvero di una suprema castità verginale, che conquistava tutto, tremante d’amore, estremamente armoniosissima, chiese ad Abedam:

22. «O Tu, santissimo, clemente, amorosissimo, soavissimo, dolcissimo Jehova! È lecito anche a me, che sono una povera peccatrice, amarTi come qui Ti amano i Tuoi figli e le Tue figlie? Oh, mi sarà concesso questo? Io, …una figlia del mondo, una figlia del Tuo, …oh, non ho il coraggio di esprimere il mio pensiero! Potrò proprio, …anch’io, …amarTi cosi? O Tu, mio Jehova!»

23. A questo punto si accasciò a terra e pianse a calde lacrime, poiché lei si sentiva troppo indegna per il Mio amore.

24. Però Abedam le fu subito vicino e, presala per il braccio, la rialzò sollecito e, in presenza di tutti i padri, la strinse con visibile grande passione al Suo petto, tenendola così, per qualche tempo, saldamente avvinta a Sé; e dopo che Egli ebbe alquanto allentato la stretta, le domandò nuovamente: «Ebbene, Mia irettissima Naeme, Mi chiederai ancora se ti è lecito amarMi?»

25. E Naeme, a questa domanda di Abedam, cadde ai Suoi piedi e li bagnò con le sue lacrime; sì, sui piedi santissimi di Jehova lei versò le più ardenti lacrime d’amore.

26. E Abedam ne fu quanto mai commosso ed esclamò con voce forte: «Figli, guardate qui! Ora qui ai Miei piedi c’è più di quanto il Sole, la Luna e tutte le stelle potranno mai offrire! Qui c’è una nuova figlia della penitenza, del pentimento e del supremo amore!

27. È più facile trovarMi ed amarMi nel Regno della Vita che non nel regno della morte; ma costei Mi ha cercato ed amato già nel regno della morte!

28. Perciò lei verrà ora ricompensata con un contraccambio d’amore da parte Mia, quale non fu mai percepito da nessun senso umano su questa Terra!

29. Sì, carissima Naeme, la tua mano Io la tengo per Me, poiché già da così lungo tempo Mi hai fedelmente consacrato il tuo cuore!

30. Naeme, ora tu appartieni soltanto a Me! Vedi, è così che Io Mi vendico dei Miei nemici, cioè con l’Amore paterno!»

 

[indice]

Cap. 33

Hored si ricrede e confessa il suo rinnovato errore

19 febbraio 1842

1. Poiché ora Hored aveva riconosciuto il Signore, anche in lui cominciarono a farsi strada i seguenti pensieri:

2. ‘Che farò io adesso? Io, un misero, debole e impotente verme nella polvere, che non sono più in grado di sollevare neppure con un alberello grosso quanto un braccio; Egli, un Dio, un Dio eterno, la Potenza primordiale infinita, la Forza e l’Autorità infinite stesse! Io, un abominevole peccatore; Egli, la Santità suprema!

3. Io, composto da egoismo, amore di me stesso e avidità; Egli, colmo di supremo e purissimo Amore, di Grazia e di Misericordia!

4. Io sono colmo di gelosia, di ira, di invidia, di rancore e di sete di vendetta; Egli invece è colmo di Mansuetudine, di Dolcezza, di Indulgenza, di Pazienza e di Generosità!

5. A dirla breve, io posso scrutarmi dove, come e quando voglio, ed in tutto mi trovo sempre nella più evidente opposizione di fronte a Lui!

6. Che cosa devo, che cosa voglio io? Cosa sperare? Cosa intraprendere, cosa cominciare?

7. È vero che mi ha mandato alla grotta per vedere se il mio cuore è ancora capace di un qualche pentimento; ma a che cosa potrà giovarmi ciò?

8. Conosco forse il mio cuore maligno, che precisamente è altrettanto maldisposto al pentimento quanta ne ha una pietra ad accogliere una pressione a cui essa si opponga rimanendo pietra dura e insensibile?

9. O Naeme, Naeme, tu, o innocente portatrice del peccato contro il mio cuore duro ed egoista, solo ora vedo chiaramente che nessuno, ad eccezione del Signore soltanto, il tuo Dio e Creatore, può avvicinarsi impunemente a te!

10. Certo, ora d’un tratto tutto mi appare evidente, chiaro e completamente chiarissimo: lei mi fu donata solo per punizione, perché io facessi scalpore nella povera pianura con la forza, la potenza e l’autorità conferitami!

11. Sì, certo, è così; ed io fui abbastanza cieco, durante questo tempo discretamente lungo in cui rimasi nell’esclusivo, indisturbato possesso di questa punizione, da non vedere e da non accorgermi che questa mia relazione, dolce all’apparenza, non era veramente altro che una relazione punitrice, terribilmente amara!

12. Io sono sempre stato incline alla lussuria, come lo è un puzzolente caprone e un cervo in calore, e oltre a ciò andavo molto fiero della mia grande e robusta figura. Che cosa vi era di più naturale, dunque, che il Signore, stanco della mia incorreggibile stoltezza, abbia finalmente dovuto punirmi in questo modo, giustamente e meritatamente?

13. Non ho forse dovuto spasimare dinanzi a Naeme, e lei non volle mai esaudirmi quando, al suo cospetto, io ardevo come un ramo d’olivo maturo e saturo di umori?

14. E tuttavia dovevo ammirare le sue indicibili attrattive, in modo che una completa oscurità non di rado si faceva presente ai miei occhi!

15. Il suo volto, come quello di una fulgida aurora; i suoi occhi, come due soli sorgenti; la sua bocca, come una fresca rosa fiorente quando essa, precisamente al colmo della vigoria e della bellezza, balza fuori dal bocciolo; i suoi capelli, che ondeggiano così magnificamente come una pietra [preziosa] emanante raggi splendidissimi; le sue braccia, che hanno il candore della neve e sono delicate e soavi e morbide come lana purissima; il suo seno, alla cui soavità niente si può paragonare! Sì, tutto il suo essere, che ai miei occhi non trova altro che gli somigli su tutta la Terra; tutto ciò io dovevo contemplare e non mi era lecito godere di niente! Sì, non mi era concesso neppure di abbracciarla. E quando dinanzi a lei io mi torcevo disperato e piangente, non per questo mi esaudiva, ma mi impartiva degli insegnamenti e delle ammonizioni che certamente non avrebbero sfigurato in bocca a Kenan o ad Enoch, per la qual cosa non mi era possibile neppure abbandonarla per vendicarmi di lei, bensì ero costretto anzi ad amarla con intensità sempre maggiore!

16. O tu, la punizione delle punizioni! O tu, dura punizione! O padre Adamo, solo ora io vedo con tutta chiarezza: poiché tu ti sei separato da Dio, allora Dio divise te stesso, trasse fuori da te la metà del tuo io, ne formò Eva e te la diede quale compagna sempre gravemente punitrice, la quale ridusse tutta la tua originaria potenza universale alla debolezza del verme nella polvere. Lei ti condusse perfino fuori dall’alto Paradiso, senza la minima opposizione da parte tua, addirittura con le dande[11] così come si fa con un bimbo. E tu non scorgesti la punizione come adesso la scorgo io!

17. O Dio, Tu, grande, potente e santo Dio! Chi mai può sottrarsi ai colpi della Tua sferza?

18. Tu mi punisti aspramente, ed io non mi accorsi dell’asprezza della Tua sferza. Tu poi usasti misericordia verso di me, e togliesti da me il grave carico del duro castigo. Ed io, stolto che sono, me ne rammaricai!

19. Ma adesso vedo tutta l’immensità della mia follia, e Ti ringrazio come mai un mortale Ti ha ringraziato per questa Tua grande Misericordia verso di me, misero stolto!

20. Grazie, grazie, grazie dunque, grazie a Te! Tu solo mi hai liberato, e ora io mi sento veramente libero, ed appartengo di nuovo del tutto unicamente a Te e a me stesso.

21. Ma permetti che alla fine di questo mio ringraziamento io aggiunga ancora la preghiera che in ogni avvenire Tu voglia risparmiare a me simili genere di punizioni! Se proprio vuoi e devi punirmi, oppure, se l’uomo secondo il Tuo ordine deve, in generale, essere punito, allora puniscici piuttosto col fuoco, veleno e scorpioni; però non punirci più con delle Naeme, altrimenti la Terra finirà con l’andare in rovina sotto i nostri piedi!

22. E inoltre, non porre su di noi, che siamo dei vermi, un carico troppo pesante, e metti fine una volta per tutte all’eterno punire! Amen!»

 

[indice]

Cap. 34

La verità senza l’amore non serve alla vita –  Amore e vita

La vitale mansione della donna nei confronti dell’uomo

21 febbraio 1842

1. Dopo questo soliloquio interiore, Hored si alzò e con passo coraggioso si avvicinò ad Abedam, volendo rivolgerGli il suo ringraziamento a viva voce alla presenza di tutti i padri. Ma Abedam lo prevenne e gli disse:

2. «Hored, pensi forse che Mi sia sfuggito il tacito discorso del tuo cuore? Oh, sia ciò ben lontano dal tuo animo!

3. Vedi, siccome ti persuadesti che Naeme era completamente perduta per te, allora ti ricredesti e potesti rivolgerti a Me!

4. Tu certo ti sei rivolto a Me giustamente ed in tutta verità, però il tuo ritorno a Me fu arido, perché alla fine delle considerazioni Mi pregasti nel tuo animo, con cuore agitato, che se proprio qualcuno deve essere punito, allora che Io almeno lo punisca con il fuoco, veleno e scorpioni piuttosto che con delle Naame, e inoltre, che Io metta fine alle punizioni una volta per tutte!

5. Vedi, da preghiere di questo genere emerge ben poco amore per Me e per il prossimo!

6. Ma per quanto tu avessi pensato in te la piena verità, questa da sola non è assolutamente adatta alla vita, se non le è congiunto l’amore!

7. Ma Io ti dico: “Se tu avessi pianto per la perdita di Naeme, Io lo avrei preferito a questo, perché allora Mi avresti dimostrato che il tuo cuore è pieno d’amore; solo che esso avrebbe preso una falsa direzione, cosa alla quale sarebbe stato facile rimediare”.

8. Tu invece Mi hai mostrato di certo di avere gli occhi aperti, però un cuore chiuso; gli occhi tuttavia non sono adatti ad accogliere la vita, poiché questo spetta unicamente al cuore. E vedi: proprio quello che dovrebbe essere vivente, è morto in te!

9. E perciò il tuo pensiero è vero soltanto a metà, dato che in esso non vi è amore; se invece vi fosse l’amore, allora certamente il tuo pensiero sarebbe giunto ad altra conclusione che non a quella sbagliata come se Io, quale Padre, potessi trovare il Mio compiacimento soltanto nel punire! Ebbene, questa è una vera stoltezza!

10. L’Ordine eterno del Mio supremo e purissimo Amore tu lo riconosci come una punizione, e Mi supplichi dicendo: “Abbà, che sia finita, una volta per tutte, con le punizioni!”

11. Vedi, se Io volessi esaudire ora la tua preghiera, che cosa ne sarebbe in breve tempo di tutte le creature?

12. Ma affinché tu ti renda esattamente conto della tua stoltezza, ora Io esaudirò praticamente la tua preghiera nei riguardi di quel poderosamente grande e forte cedro secolare.

13. Ebbene, che ne dici? Dov’è adesso il poderoso albero? Vedi, non ne è rimasta la benché minima traccia!

14. Ti sei reso conto ora dove l’esaudimento della tua preghiera condurrebbe gli esseri? E sei persuaso anche della tua grande stoltezza e di quanta vita palpita in te?

15. Ebbene, Io dovrei forse punirvi con il fuoco, con veleni e scorpioni, piuttosto che con delle Naeme? Vedi, è vero; Io diedi la donna all’uomo per l’umiliazione di costui, perché Io già dall’eternità sapevo quali fossero le condizioni del cuore isolato dell’uomo.

16. Solo sotto questo aspetto – e per metà solamente – la donna potrebbe essere considerata quale piccola punizione per l’orgoglioso cuore dell’uomo. Ma se qualcuno ci pensa su anche solo un po’ di più, non deve forse accorgersi immediatamente che questo apparente mezzo punitivo, appunto, è un grande mezzo, anzi uno fra i più importanti mezzi per il raggiungimento della vita vera, perfetta, beatissima ed eterna in Me?

17. Vedi, Io lo dico adesso, già per più della millesima volta, che soltanto l’amore per Me e così pure per il fratello e per la sorella, è condizione di vita eterna, per la ragione che, appunto in Me stesso, il Fondamento vitale, originariamente eterno, di ogni vita in tutta la sua santa, infinita estensione non è altro che puro Amore!

18. Se tu dunque non possiedi l’amore, da dove mai può venire la vita a te?

19. Infatti chi non accoglie Me nel proprio cuore, dato che esclusivamente Io solo sono la Vita, come e con che mezzo potrebbe mai vivere?

20. Io però sono l’eterno Amore stesso; di conseguenza colui il cui cuore se ne sta vuoto d’amore, non viene costui ad essere ugualmente privo e vuoto di vita dinanzi a Me?

21. Adesso però faccio pure un passo indietro e faccio qualche piccola considerazione, e vedi: chi è che per primo insegna al cuore del bimbo l’amore per mezzo dell’amore, e chi è che desta per primo il cuore all’amore e alla vita?

22. Chi è che nutre dal proprio seno il bambino impotente? Chi ti diede il primo cibo e chi ti portò, sulle sue mani morbide e delicate, da morte nella prima vita?

Guarda a tua madre, stolto che sei!

23. E quando tu, giovinetto, sempre più conscio della tua crescente forza maschile, volesti innalzarti superbo quasi fossi stato chiamato a ridurre in polvere il Sole, la Luna e tutte le stelle con gran disprezzo, per disperderti così nell’eterno nulla, chi fu a venirti incontro, chi avvinse il tuo cuore per l’amore e per la vita in te, chi ti condusse per primo nella tua propria dimora della vita, chi ti insegnò nuovamente l’amore che avevi appreso da tua madre e che poi dimenticasti?

24. Chi, dimMi, chi fu l’angelo che con tutto il suo corpo, ti esortò fortemente così: “O Hored, ama, ama, ama! E vivi! Però ama di puro amore, ama in Dio, e vivi in Dio, e vivi per me, e non battere alle porte della morte!”?

25. Guarda, qui ai Miei piedi, quest’angelo, che tu vorresti scambiare col fuoco, col veleno e con gli scorpioni, che invece riposa e ama. Vedi, quest’angelo è Naeme!

26. Vattene ora là, pentiti della tua stoltezza; e quando nel tuo cuore sentirai amore, sì, Io ti dico, forte e potente amore per Me, per il Tuo Padre santo, buono ed amorosissimo, allora risorgi e ritorna, affinché Io ti benedica con la vita eterna! Amen!»

 

[indice]

Cap. 35

Introspezione silenziosa di Hored nella grotta di Adamo

22 febbraio 1842

1. Dopo queste parole di Abedam, Hored si prostrò subito sulla sua faccia e, con tanto fervore, Lo pregò che trasformasse il suo cuore, perché egli si sentiva troppo privo di forze e vedeva bene che da solo non avrebbe potuto fare nulla; volesse perciò Abedam mostrargli grazia e misericordia!

2. E allora Abedam gli disse: «Fa come ti ho comandato, e così ti sarà dato aiuto, poiché al posto indicato Io ho preparato un mezzo di guarigione per te! Va dunque, e afferralo con sollecitudine qualora la vita abbia un valore per te, e così pure ce l’abbiano la Mia grazia, la Mia misericordia e il Mio amore! Amen!»

3. Allora Hored si alzò immediatamente, ringraziò col cuore tremante e poi si incamminò subito verso la grotta la quale distava duemila buoni passi dal luogo dove Abedam si trovava.

4. E quando vi fu giunto, egli stette ad osservare per qualche tempo la grande magnificenza di colori della roccia, e tra sé cominciò a pensare alle cause di tanta magnificenza, ma non gli venne in mente niente che potesse soddisfarlo.

5. Alla fine gli venne un buon pensiero, e tra sé fece la seguente considerazione: ‘Quando il forte raggio del Sole si infrange sulle superfici di questa nobile roccia che sono ben formate, lisce e trasparenti, e che hanno dappertutto una colorazione infinitamente variata, allora certamente questi colori si accendono – come fossero una cosa vivente – in una magnificenza e in una maestà indicibili, causate dal raggio.

6. Ma questa magnificenza e questa maestà sono proprietà della roccia? Oh, no, sicuramente no! Quando il Sole si abbassa sotto le cime delle montagne, allora anche tutta la tua grande magnificenza [o nobile roccia] precipita giù nella notte profonda!

7. Dunque, che divario c’è poi fra te e la comunissima pietra arenaria, che perfino la formica ha cura di oltrepassare in fretta zampettandovi su, per non essere assorbita dalla sua grande sterilità e non essere infine addirittura uccisa?

8. Non viene dunque tutto glorificato unicamente tramite la luce? Sì, certo, tramite la luce! Ma che cos’è, nonostante ciò, la magnificenza di tutte le cose nella luce? Una menzogna! La più evidente menzogna!

9. Abedam, come Lo chiamano i padri, prima mi ha ben detto qualcosa riguardo ad una mezza verità; oh, ma guarda, guarda, da questa conclusione comincia per me a spuntare una strana luce! Sì, davvero, vi può essere benissimo una mezza verità!

10. Chi può negare la gloria delle forme delle cose, come ad esempio dei fiori, delle pietre preziose, dei frutti, degli animali, e così pure degli uomini e di innumerevoli altre cose? Però la loro gloria senza luce non è che una mezza gloria!

11. Ma che cosa sarebbe poi la luce gloriosa di per sé, qualora i suoi raggi dovessero disperdersi nella vuota infinità senza incontrare in qualche luogo una forma e senza renderla partecipe della propria gloria?

12. Oppure è forse la forma visibile della luce in sé o per sé un qualcosa di veramente e di caratteristicamente bello?

13. Chi potrebbe chiamare proprio belli il Sole, la Luna, o tutte le stelle, o la luce di una fiaccola, considerati come si presentano a sé? Infatti, belli non lo sono proprio davvero, e già il più semplice fiorellino ha in sé più di tutto l’intero disco solare, che appare semplicemente rotondo e completamente uniforme, e più della Luna e delle stelle le quali sono dei punti ben poco significativi!

14. Sì, certo, dappertutto non balza fuori che una mezza verità; la forma non ha che un mezzo valore senza la luce, e la luce, a sua volta, possiede anch’essa mezzo valore senza la forma!

15. E così, per conseguenza, dovrebbe accadere anche all’uomo, qualora il suo cuore, vuoto di amore o di forma, vada rivolgendosi a destra e a sinistra.

16. L’intelletto continua pure, come il Sole, a diffondere i suoi raggi; ma a che cosa giovano questi alla vacuità? Dato che non c’è niente, quale effetto ha il raggio se cade sulla vuota superficie del nulla?

17. Sì davvero, nel mio cuore non c’è nulla, affatto nulla: né amore, né pentimento, né cordoglio, né gioia, né diletto, e non si agita più in lui nemmeno il più lieve desiderio.

18. Forse che io sento la gioia di vivere? Oh, no; la vita è per me quello che per la pietra è il suo variopinto raggiare! Ho forse io una fame oppure una sete? Ebbene, di nessuna delle due trovo traccia in me!

19. Dovrei forse deplorare la mia stoltezza? Sì, ma quale? Forse quella per cui il mio cuore è vuoto e la luce dell’intelletto a niente mi giova perché non vi è in me nessuna forma dalla quale la luce possa essere accolta?

20. Il pentimento, evidentemente, è un misero figlio dell’amore; ma se il padre se ne sta ancora da qualche parte nell’ampia campagna, dove potrò io trovare il figlio?

21. “Sono uno stolto!”, così mi ha detto Abedam-Jehova. Ed io credo anche fermamente che sia così, poiché Lui, che è la Verità eterna, me lo ha confermato, e allora devo essere certamente uno stolto!

22. Ma perché sono uno stolto? Perché il mio cuore è vuoto di forme o di amore! Ma se il cuore è vuoto, con cosa può essere colmato?

23. Con la luce, no di sicuro, poiché là dove il raggio non incontra nulla, prosegue il suo viaggio per l’infinità e non fa più ritorno in eterno!

24. Dunque, dove prendere qualcosa per saziare il nulla? Eppure..., – zitto, silenzio! Che cos’è questo? Che significa questo suono che sento diffondersi con tanta magnificenza e potenza? O Dio, Tu, grande, santo Jehova, ora lasciami morire! Oh, no, no, solo ora lasciami vivere!

25. Io sento dei suoni, dei suoni. Oh, santi suoni! Non sono affatto parole. Non li comprendo, ma lontani dall’intelletto essi sono più splendidi, sì, infinite volte più maestosi della parola più comprensibile!

26. O Dio, ora in me comincia a farsi già un po’ di luce! Nel senso cioè che mi accorgo di essere un grande stolto!

27. Non è forse la parola, la forma con cui si manifesta il suono? E tuttavia, ora il suono da solo è più maestoso della sua forma!

28. Ecco che tutta la mia sapienza è ora finita; questo fenomeno ha annientato tutti i miei principi.

29. O Signore, qui dinanzi a Te il peccatore giace nudo nella polvere, e non può dirTi altro che: “O caro Padre, mostra grazia e misericordia anche con me, povero peccatore!”. Che la Tua santa Volontà sia fatta! Amen!’

 

[indice]

Cap. 36

Il prodigio del suono nella grotta e la sua benefica influenza su Hored

23 febbraio 1842

1. (a Lorber): Questa grotta aveva la seguente particolarità: specialmente verso la terza ora del pomeriggio, periodo in cui accadeva quanto riferito e in cui cessava ogni vento e subentrava una completa tranquillità nell’atmosfera, si faceva sentire una risonanza che aveva molta analogia col suono di un’arpa eolia[12] estremamente bene accordata; solo che questo suono era di gran lunga più armonioso e maestoso tanto nell’accentuarsi che nello smorzarsi, e lo era pure in quello che voi chiamate modulazione o passaggio.

2. Questo prodigio era certamente di antica data, ma ad eccezione di Hored nessuno lo aveva ancora scoperto; solo che l’essere di antica data non cancella il prodigio e ancora meno cancella la sua efficacia.

3. Che il Sole e l’intera la Creazione siano già dei prodigi molto antichi, questo nessuno lo potrà sicuramente contestare, ma la loro efficacia, stabilita secondo un buon ordine, cessa di essere tale a causa della loro antichità?

4. Certamente no! Infatti oggigiorno l’antichissimo Sole splende ancora precisamente così come splendeva ai tempi di Adamo.

5. E proprio così stavano le cose anche nel caso di questo prodigio del suono, che era già stato previsto dall’eternità allo scopo di influire beneficamente su Hored.

6. Ma la causa di questo viene accennata qui, affinché qualcuno non salti fuori subito a dire: «Questo dunque fu solamente un fenomeno del tutto naturale!»

7. Da questa affermazione poi si dovrebbe in un certo modo dedurre che i fenomeni naturali sono meno prodigiosi di una eventuale montagna lucente che venisse a cadere all’improvviso giù dal cielo sulla Terra.

8. Dunque questo prodigio del suono ebbe una tale benefica influenza su Hored da indurlo a concentrarsi completamente in se stesso in modo che, alla fine, egli si trovò trasformato in un uomo interamente colmo di pentimento, di amore e di vita.

9. Ma come riuscì a indurre questo prodigio in modo che avvenisse il secondo prodigio? Ebbene, ciò verrà ben presto detto. Ascoltate dunque.

10. Già fin dalla nascita questo Hored era stato pieno di amore e del migliore spirito, e per questo anche da fanciullo, nei momenti della massima effusione del suo amore, non disdegnava di prendere in mano perfino delle pietre, quando proprio non poteva raggiungere nient’altro, e di stringerle con grande impeto al suo cuore nel momento dell’impeto dell’amore.

11. Da questo amore, però, si sviluppò col tempo un certo amore per la natura, che poi finì con l’ottenere il sopravvento sull’amore per Me e su quello per i padri, per i fratelli e per le sorelle. Ma quale doveva essere la naturale conseguenza della deviazione di questo amore dalla retta via?

12. Osservate Hored e interrogatevi sulle sue condizioni, e poi a ciascuno dovrà riuscire perfettamente chiaro in quale maniera egli aveva finito con il diventare un vero e proprio freddo sapiente del mondo!

*

13. Egli cominciò ad osservare con occhio più acuto le cose della natura. Esaminò le erbe, ma queste, da allora in poi, non avevano più vita per lui che avesse avuto potere di riscaldarlo. Egli scompose gli alberi, ma neppure in questi gli fu dato di trovare calore vitale; egli scese nell’acqua, ma la trovò fredda. Ed ancora egli prese dell’argilla, e la trovò molle e malleabile, al punto che poteva darle le forme che lui voleva. Egli però si accorse subito di due gravi inconvenienti, e cioè: finché una simile forma restava molle per effetto della naturale umidità, essa era assolutamente fredda, così da far ribrezzo alla pelle; ma se egli la riscaldava al Sole, essa si faceva tuttavia sempre più solida. Ma se poi egli la premeva al suo petto, essa gli causava dolori non indifferenti, per cui egli finiva col gettare via da sé la sua opera diventata dura.

14. Prese poi delle pietre e le batté l’una con l’altra, in modo che non di rado ne otteneva delle abbondanti scintille di fuoco. Il fenomeno suscitò in lui tanta meraviglia che egli si diede a frantumare quasi tutte le pietre che gli capitavano sotto mano, e in queste si mise a cercare il fuoco. Però, come era anche naturalissimo, egli non lo trovò, cosicché egli pervenne alla conclusione che tutto il mondo è come una tigre affamata, la quale è sempre disposta a divorare ma che non può mai lasciare qualcosa al vicino, tranne alcune ossa morte che nessuno può mangiare!

15. Di tali massime della sapienza, che gli piacevano molto, egli col tempo ne trasse in grande quantità dalla natura, cosicché egli alla fine cominciò ad essere considerato un grande sapiente della regione del mattino. Questo incenso era il profumo più gradito per lui. Come conseguenza, egli cominciò ad assumere con la sua sapienza un tono tanto alto che, dinanzi a lui, nemmeno i padri della stirpe principale si azzardavano più a parlare, ma invece tutti lo lodavano e gli impartivano la loro generale benedizione. E così poi egli divenne abbastanza forte per fungere da apostolo per la pianura, nella quale nessuno aveva osato scendere prima di lui.

16. Ad Hanoch egli seppe procurarsi un grande rispetto con la parola e con l’opera grazie al Mio Nome, e perciò egli ottenne il meglio che là vi era quale ricompensa per la sua sapienza e per la sua non poco temuta potenza. In questa ricompensa egli trovò pieno risarcimento per tutto il suo amore sperperato per la muta natura. Ma avendo trovato questo amore, egli amò senza moderazione e si congedò del tutto dalla sapienza; per questo si lasciò attrarre da ogni sensualità, e in seguito a ciò finì con lo scorgere in Naeme la Mia punizione; e questo accadde quando egli era già in salvo, quando il suo amore cominciava a perdersi nella sapienza.

17. E dinanzi a Me egli ridiventò quello che era stato prima, cioè un sapiente colmo di freddezza.

18. Che cosa dunque si poteva fare di lui? Un miracolo troppo improvviso ed evidente lo avrebbe dovuto uccidere; perciò anche questo balsamo dell’armonia era stato deposto per lui nella pietra, affinché egli potesse rilevare, da una tale constatazione, che il Mio amore non solo colma il cuore dell’uomo, ma perfino la pietra anche più dura!

19. Ma per apprendere come un tale rimedio avesse operato in Hored, noi vogliamo fare una visita quanto mai benefica a lui stesso, e udire quello che ci interessa dalla sua bocca, nonché vogliamo imparare e riconoscere varie altre cose proprio dalla sua bocca! Amen!

 

[indice]

Cap. 37

Continua i soliloquio e il pentimento di Hored

24 febbraio 1842

1. Per una buona ora Hored si trovò a giacere così, sospirando in un cantuccio della grotta a cui era piuttosto difficile accedere, quando dalla parte del mattino (da Oriente) cominciò a spirare una lieve brezza, ponendo fine a quel sublime suono.

2. Ma non appena fu svanita quell’armonia che a Hored era sembrata sacra, egli si rialzò immediatamente da terra e cominciò a parlare ancora fra se stesso in questo modo:

3. ‘O splendida e meravigliosa Creazione di Dio, quanto sei sublime e come sei santa quando ti si contempla con gli occhi dell’amore, e quando vieni percepita profondamente nel cuore amante, sì, con un cuore che dinanzi a Dio appaia almeno un po’ purificato dall’amore!

4. Che differenza c’è ora in me! Prima, a mala pena un giro d’ombra prima, tutto era ancora freddo e morto; sì, il mio cuore stesso era di gelo, e il mio occhio era incapace di una lacrima. Adesso, invece, tutto vive: la dura pietra parla e l’erba invia olezzanti cantici di lode verso le sante Altezze di Dio!

5. Attraverso gli inquieti rami degli alberi maestosi risuona un santo e puro linguaggio, una grande parola su tutti i boschi della Terra; e la parola è questa: “Dio è il purissimo Amore! Tutto è amore intorno a Lui, fuori di Lui e attraverso di Lui!”

6. Oh, com’è splendido, com’è bello, com’è santo e com’è vivente adesso tutto ciò che io vedo intorno a me! Come sono maestose ora queste sacre montagne e come indicibilmente maestosa nella sua santità appare ora quest’altura del mattino di Adamo, dove – dove – oh, la grandezza! Oh, questa grandezza io non la posso esprimere!

7. O cuore mio! O cuore mio! Apriti ora ed ampliati; sì ampliati oltre a tutte le infinite creazioni, e comprendi ciò che adesso si trova là su quella sacra altura!

8. Comprendilo! Comprendilo! Poiché Egli è Dio, il Creatore grande, eterno e santissimo dell’infinità! O cuore, comprendilo bene: – Egli è il Padre amorosissimo e santissimo! Sì, è il Padre santo di tutti noi che ora si trova là visibilmente tra i Suoi figli!

9. O natura, e voi tutti, o venti, o sorgente gorgogliante, fate silenzio! Ora fate silenzio! E voi, cinguettanti abitanti dei rami dei cedri, e tu pure, o grillo stridente, non turbate il sacro sentimento che sorge nel mio petto!

10. Il Padre santo, colmo di supremo Amore, è là su quella sacra altura, in mezzo ai Suoi figli! Egli – l’onnipotente Creatore, l’eterno, unico Dio e Signore di tutte le cose e di tutti gli esseri – si trova là quale Padre tra i Suoi figli! O pensiero, o verità chiarissima e santissima, qual è l’infinità che possa concepirti, e qual è l’eternità che possa comprenderti?

11. Sì, santo tu sei, petto altrimenti misero, se questo pensiero può già solo sfiorarti! Il Padre tra i Suoi figli! O tu, infinitamente grande pensiero! Chi può vivere e pensarti nella tua grandezza, nella tua infinita infinità?

12. Il Padre tra i Suoi figli, ed Egli stesso li ammaestra ed insegna loro a riconoscere Lui, il Padre santo!

13. Anche al mio morto orecchio giunse la Sua santa voce paterna, ed io non la compresi; e i miei occhi Lo videro, ma io non Lo riconobbi! Ma la Sua Parola mi ha guidato qui; qui mi ha condotto la Sua Parola.

14. O tu, sacro luogo, luogo della trasfigurazione vivente del mio cuore, del mio spirito, con quale eterno monumento io devo ornarti, e con quali parole sante nominarti, o sacro luogo, dove la Parola del Padre mi ha fatto venire?

15. Ah, cos’è mai l’uomo, il debole abitante di questa Terra, perché l’eterno Dio abbia misericordia di lui e lo accolga quale figlio?

16. È forse buono l’uomo? No, egli non lo è affatto! È egli forse tanto immensamente bello, perché Dio se ne venga a lui? No, no, questo lo è ancora di meno, poiché là dove manca la vera bontà, là manca pure la vera bellezza.

17. È forse egli tanto amabile perché il Signore si sia indotto a scendere fino a lui? Oh, per nulla affatto, poiché per essere amabili bisogna necessariamente essere prima buoni e poi anche belli!

18. È forse l’uomo in possesso di varie cose rare e sconosciute a Dio? Oh, l’innominabile stoltezza; oh, il pensiero più tenebroso che si possa mai impadronire della lingua!

19. Che cosa possiede l’uomo che egli non l’abbia ricevuto già prima da Dio?

20. Dunque, che cosa è o che cosa ha, allora, il miserevole uomo di questa magra Terra, perché Dio sia venuto a lui e ora lo ammaestri, lo guidi e lo conforti?

21. O tu, immenso, impenetrabile mistero! Che a noi sia concesso di chiamarci figli, questo è certo dovuto appunto alla Sua infinita Misericordia, senza la quale noi, come ogni pietra, siamo unicamente e semplicemente delle cose create e per di più colmi della massima disobbedienza, mentre invece una pietra, senza la Volontà del Signore, non si muove, per migliaia e migliaia di anni, dal luogo dove l’ha posta la mano onnipotente del Padre santo.

22. Oppure il santo Pensiero in Dio, dal quale sorse l’uomo, l’ingrato uomo, era forse ancora più divino di quello dal quale, in un tempo anteriore, contemporaneo o posteriore, sorse una pietra proveniente da quell’uno e medesimo Dio?

23. Sì, sì, l’uomo non ha, né è niente dinanzi a Dio, bensì tutto è unicamente e puramente Sua grazia!

24. O tu, inesprimibile Amore, o tu, Misericordia infinita del Padre, che è sempre santo, santissimo, – come può un cuore ringraziarTi, come lodarTi e glorificarTi, con quali parole annunciare degnamente a tutta la Terra questa Tua infinita Dolcezza verso di noi, miseri uomini, che senza esserne assolutamente meritevoli ci chiamiamo Tuoi figli?

25. O Padre, lascia che io adesso mi inabissi nella polvere, poiché i miei occhi non sono degni nemmeno di gettare uno sguardo dove Tu ancora dimori in mezzo ai Tuoi figli!

26. Tu, o Padre santo, fra i Tuoi figli! Troppo santo è questo pensiero per essere pensato ancora una volta da me, povero verme della Terra!

27. Dunque tutto taccia, tutto faccia silenzio intorno a me, affinché anch’io possa restarmene muto dinanzi alla Santità immensa del Padre!

28. Infatti, cosa potrebbe dire qui un verme dell’immondizia, ricoperto di polvere, di ciò che l’intera infinità contempla conservando il silenzio più nobile e reverente? Silenzio dunque! Silenzio o mio cuore e mia lingua, dato che ormai tutto tace intorno a me! Silenzio in Dio! Silenzio, perché il Padre è nelle vicinanze!’

 

[indice]

Cap. 38

Abedam presso il pentito Hored nella grotta

Hored sul petto del Padre

25 febbraio 1842

1. Dopo queste parole, la lingua di Hored ammutolì, ma tanto più forte invece cominciò a farsi sentire il suo cuore; infatti questo stava cercando affannosamente adatte e sante parole di ringraziamento e di degna espressione dell’amore per Dio, nel grado quanto mai più alto possibile ad un uomo. Solo che tutto era vano, poiché quanto più profondamente Hored cercava di rintanarsi nel proprio cuore e quanto più ansiosamente egli stava esplorando tutti i suoi più riposti cantucci, tanto meno riusciva a trovare quello che ora, con tanta brama, avrebbe voluto trovare.

2. Mentre nella grotta avveniva ciò, Abedam aveva chiamato a Sé Enoch, Lamel, Gabiel con Purista e Lamech con Ghemela.

3. Quando però Naeme udì fare il nome di suo padre, ne ebbe grande spavento, poiché lei credeva che lui fosse riuscito ad insinuarsi fino a quel luogo così sacro attraverso il fumo e le nebbie insidiose presso la montagna bianca.

4. Ma Abedam (l’Alto) la tranquillizzò subito dicendole: «Naeme, come puoi temere quando ti trovi al Mio fianco? Non sono dunque Io il Signore di tutte le cose, di tutti gli esseri, di tutte le infinità e di tutte le eternità?

5. Vedi, proprio per questo il tuo timore è vano; e inoltre, il Lamech che ho chiamato Io non ha in comune, con tuo padre, nient’altro e unicamente che il nome!

6. Infatti è da parte Mia che questo Lamech ha ricevuto il suo nome, il quale significa: “Costui è il Mio amore; costui è per Me; costui ha il Mio tesoro in sé!”

7. Invece per ciò che riguarda l’identico nome di tuo padre, esso gli venne impartito, con lo stesso significato, da Satana, che è il Mio maggiore nemico.

8. Tuttavia è necessario che tu non ti preoccupi per tuo padre, poiché Io sono il Signore, potente sopra ogni cosa, e di colui del quale tuo padre è un servitore fedele e quanto mai sciagurato, e verrà il tempo in cui anche i suoi occhi gli si apriranno.

9. Adesso dunque sii del tutto tranquilla, o Mia nuova figlia del vero pentimento, della vera penitenza e del vero amore, e seguiMi ben stretta al Mio fianco, con gli altri che ho scelto, fino al luogo dove ora Hored ha smarrito l’agilità della lingua per la sua grandissima umiltà e per l’immenso amore che sente per Me!

10. E tu, Set, e voi altri, Enos, Kenan, Maalaleel, Jared e anche tu Matusalem, recatevi alle vostre dimore con le vostre mogli e figli, e fate provvista di cibo e di bevande in adeguata quantità, poiché oggi, domani e dopodomani tutti i figli devono mangiare alla mensa del Padre!

11. Nelle vostre capanne però voi troverete già tutto pronto in opportuna misura; basterà quindi che voi nel frattempo le trasportiate fino a qui!

12. Noi invece ce ne andremo dove ci attende un nuovo fratello, grande e fedele! Amen!»

*

13. Hored però, dal punto dove si trovava, si accorse ben presto che un’intera comitiva si muoveva dalla collina del mattino di Adamo verso la grotta; soltanto che, a causa della discreta lontananza, non poteva distinguere chi fosse la comitiva che veniva verso di lui.

14. Però man mano che la comitiva si avvicinava al luogo dove egli se ne stava, solo allora egli riconobbe di Chi si trattava, perché allora egli constatò che della comitiva faceva parte pure l’Alto Abedam!

15. Ma questa constatazione ebbe l’effetto di gettare lo scompiglio dentro di lui, tanto che egli, mosso dalla veemenza d’amore, esclamò: «No, no, questo non è possibile, questo non sarà mai, no!

16. Io – un peccatore, anzi quasi un fratricida – io – che ero colmo dei pensieri più impuri e che ero pervaso dalla più bassa lussuria, più di tutti i caproni e di tutti i cani – io, lo stolto più grande, io dovrei ora reggere al cospetto di Colui che mi creò, al cospetto di Dio, del Padre santissimo?

17. O Terra, non hai nessun ampio crepaccio da potermi accogliere ben nascosto per tutte le eternità giù nel tuo abisso più profondo?

18. Oppure tu, alta grotta, non puoi far cadere un pesante macigno sul mio capo affinché mi schiacci e mi riduca in polvere?

19. Come potrò ora reggere dinanzi a Lui? Io, larva umana, nella massima scellerata bassezza del mio cuore e del mio spirito!

20. Egli, la suprema Santità! O lingua, o cuore, cosa farete quando Egli verrà, e verrà ben presto?

21. Come potrai, occhio peccatore, contemplare Dio, Dio, il Padre, l’Amore purissimo e santissimo?

22. E tu, mio pessimo orecchio, come farai ad ascoltare la voce santa del Padre, sì, quella voce che prima volesti non riconoscere?

23. Tuttavia ora, cuore mio, si presenta l’ultima lotta, per la vita oppure per la morte!

24. Io ora altro non ho che un cuore ampio e colmo del più ardente amore per Lui, il Padre santissimo! Se questo amore sia puro, o Padre, io non lo so; tuttavia qualsiasi cosa Tu vorrai da me – se accogliermi di nuovo oppure rigettarmi – sarà sempre secondo la Tua santa Volontà soltanto, e questo è certo, in ogni tempo, eternamente buono sopra ogni cosa! Perciò sia fatta dunque la Tua santa Volontà!»

25. Ed era giunto a queste ultime parole, quando Abedam lo prese per mano e poi gli disse: «Hored, tu forte, tu ardente, tu ora roccia dell’amore, vieni qui sul petto del tuo eterno, santo Padre, e per la prima volta prova come vi si riposa, come si riposa nella coscienza chiarissima della vita eterna, sul petto del Padre amorosissimo e santissimo!

26. O Mio Hored, quando Io vengo, la Mia venuta vale sempre per la vita, ma non per la morte!

27. E così tu ora sei pure vivente per l’eternità! Vedi, qui c’è anche la fedele Naeme! Solo adesso tu sei benedetto per lei, e lei per te, poiché Io l’ho eletta per la Mia mano. Perciò adesso Io la dono a te, perché proprio adesso sei diventato la Mia mano!

28. Ora però seguiMi, guidato dalla Mia mano, assieme agli altri al gran banchetto del Sabato, là sull’altura! Amen!»

 

[indice]

Cap. 39

Il banchetto del Sabato sulla collina del mattino

26 febbraio 1842

1. E Hored si incamminò inizialmente in uno stato di beato stordimento; infatti questo incontro, da parte di Abedam, era stato per Hored qualcosa di troppo inesprimibilmente grande e santo, e ciò al punto che egli non fu in grado di concedere adeguatamente libero sfogo al suo cuore. Egli era letteralmente ‘morto dalla gioia’, e solamente il sentimento della più volonterosa obbedienza animava le sue membra.

2. Quando però essi ebbero percorso all’incirca metà del cammino, solo allora Hored cominciò a riaversi un po’ dal suo immenso e beato stordimento d’amore, e a trarre un profondo respiro per pronunciare una seria e grande parola in questo suo nuovo stato. Solo che Abedam gli disse subito: «Mio caro Hored, lascia per ora a riposo la tua lingua; vedi, per quanto tu possa anche mantenere perfetta armonia fra la tua bocca e il tuo cuore, tu puoi tuttavia essere completamente certo da parte Mia che a Me è molto più caro e gradito il linguaggio del tuo cuore da solo che non quando esso viene espresso dalla bocca, perché a causa della naturale asprezza della lingua, esso viene a perdere molto della sua vivente bellezza e soavità, nonostante che la verità non ne risulti pregiudicata. Vedi, tutto ciò che può mai colpire la tua vista, te lo sta predicando continuamente l’eterna Verità; però soltanto l’Amore è la Vita del tutto più interiore e invisibile degli esseri!

3. Perciò rimani in te stesso, e non disperdere infruttuosamente ciò che il tuo cuore ha raccolto; verrà però anche per te il tempo nel quale dovrai coltivare i Miei campi! Perciò risparmia la tua preziosa semente della vita che proviene da Me, e ciò per il tempo in cui Io ti chiamerò!

4. E allora lascia che noi procediamo in pace verso le dimore, dove tu avrai occasione di apprendere ancora molte cose! Amen!»

5. La comitiva continuò dunque il suo cammino, a fianco del Padre, verso la collina del mattino. E quando tutti ebbero raggiunto la sommità dell’altura, trovarono già ben preparata, in centinaia di grandi ceste, un’abbondantissima cena consistente esclusivamente di cibi fra i più preziosi, nobili, freschi e saporiti: frutta, miele, pane e, nei boccali, purissimo e preziosissimo succo di bacche.

6. E quando Abedam ebbe visto che tutto era in regola, Egli benedì i cibi e le bevande, e disse ai padri che avevano portato i cibi: «Chiamate qui tutti i vostri figli, e dite loro di portare e distribuire sollecitamente i cibi e le bevande a tutto il popolo di figli, e che tutti ne mangino e bevano, e siano lieti nel Mio Nome, e che tutti ora apprendano di bocca in bocca che Io, il Padre di tutti loro, Mi trovo ora visibilmente qui fra di loro!

7. Lasciate però qui tre ceste per noi sulla sommità dell’altura; e ora andate ed eseguite così come vi ho detto!

8. Tu, o Lamel, guarda là verso la sera (verso Occidente)! Vedi, precisamente là dove tre grandi cedri adornano la sommità di una collina, tu troverai un povero padre con sua moglie e i suoi sette figli, di cui tre ragazzi e quattro ragazze! Questa famiglia si trova ancora in preda all’antico e servile timore reverenziale che è così tanto opprimente che essi non osano nemmeno muovere un passo in avanti dal luogo dove si trovano, per poter scorgere la capanna di Adamo.

9. Va’ dunque immediatamente là, e conducili tutti quanti qui da Me. Va’ dunque e fa così!

10. Tu Lamech, prendi questa cesta principale di media grandezza e portala ad Adamo; e tu, Gabiel, prendi la seconda per la tua famiglia; la terza però rimanga qui per Me, per Jared, per Lamech e sua moglie, per il Mio omonimo, per Chisehel, Setlahem e gli altri suoi fratelli, per la moglie di Zuriel, per te, Mio Hored, e per Naeme, per Jura, Bhusin e Ohorion, e per la famiglia che Lamel ben presto condurrà qui!

11. Tutti gli altri prendano posto intorno alla cesta di Adamo, mentre invece, se sono delle famiglie del mattino, intorno alla cesta di Gabiel»

12. Adamo però, in segreto, si sentì dolorosamente colpito per il fatto che Abedam non voleva prendere posto intorno alla sua cesta.

13. Ma Abedam gli disse subito: «Adamo, c’è forse una differenza tra le varie ceste? Tu non devi essere triste per ambizione d’amore, per il motivo che Io raduno i deboli qui intorno a Me!

14. Le tre ceste non sono disposte qui in fila in modo da distare ben poco l’una dall’altra? Perché dunque una questione di rango dovrebbe suscitarti afflizione?

15. Non sono Io il Padre, e non Mi trovo in mezzo a tutti voi? Sta dunque di buon animo, e non pensare all’ordine delle ceste, ma piuttosto al Mio generale Amore paterno, e così non vi sarà alcun divario se Io o tu mettiamo mano all’una o all’altra cesta!

16. Oppure, forse pensi che la tua cesta sia per questo meno benedetta di un’altra? Oh, sia lontano da te una simile errata opinione! Amen!»

17. Allora nel petto di Adamo si fecero ben presto di nuovo maggior luce e calore, ed egli pregò Abedam di perdonarlo. Ma Abedam replicò:

18. «Adamo, come dovrei Io perdonarti il tuo amore per Me, quasi fosse peccato? Sii dunque in perfetta pace, poiché questo tuo dolore lo ha causato il tuo amore per Me. Sii dunque del tutto tranquillo e godi in letizia il cibo che ti sta dinanzi! Amen!»

19. Dopo queste parole, ecco che era già di ritorno il sollecito Lamel, conducendo con sé la sua pia preda.

20. E Abedam andò incontro a loro perché erano molto timorosi e disse loro: «Venite qui, Miei cari figlioletti, e non abbiate alcun timore di Me, il vostro eterno Padre santo e buonissimo!»

21. Ed essi subito Lo riconobbero, caddero dinanzi a Lui e Lo lodarono e Lo glorificarono ad alta voce.

 

[indice]

Cap. 40

Il Signore e gli esagerati lodatori indisciplinati

La preghiera di Adamo e la benedizione di Abedam

3 marzo 1842

1. E Abedam li fece venire del tutto vicino a Sé, e indicò loro che la finissero con le loro lodi troppo sonore; ma essi continuarono a gridare con maggior forza ancora: «Lodato sii Tu, Padre santo, e lodato sia il Tuo Nome santissimo! Esaltato sii Tu, gran Dio che sei eterno e infinito. A Te solo spetta ogni amore, ogni adorazione, ogni onore, ogni grazie, ogni lode, ogni gloria e tutta la nostra massima umiltà al Tuo cospetto! Tu solo sei degno di ricevere tutto ciò da noi!»

2. E così andavano gridando senza interruzione, e in via naturale non vi era assolutamente modo di indurli a tacere.

3. Ma quando Abedam ne ebbe abbastanza della lode, ed anche i padri non seppero più cosa si sarebbe dovuto fare per indurre al silenzio questi lodatori, allora Abedam, sollevata la mano, con l’indice descrisse un semicerchio da Oriente ad Occidente; e nello stesso istante tutto l’ampio firmamento fu solcato da un lampo vivissimo di inaudita potenza, al quale seguì un fragore di tuono così tremendo, che quasi tutta la Terra ne tremò fin nelle sue fondamenta.

4. Questa apparizione ebbe l’effetto di imporre il più umile silenzio ai nostri lodatori, e tutti i padri si batterono il petto, e pensarono che questa volta l’Alto Abedam dovesse essersi fortemente adirato.

5. Perciò anche Adamo cominciò subito a muovere aspro rimprovero ai nove lodatori, a causa della loro disobbedienza alle parole del Signore.

6. Solo che l’Alto Abedam si interpose immediatamente e disse ad Adamo: «Adamo, perché ti lasci trascinare dal tuo zelo, mentre Io Mi trovo ancora fra di voi?

7. Lascia invece ogni cosa a Me, perché Io solo so il motivo per cui tutto ciò avviene; tu invece prendi posto dinanzi alla tua cesta, e mangia in pace con i figli!

8. Come questi nove, però, tu non Mi hai ancora mai lodato, quantunque tu Mi conosca da più tempo. Ma perché dunque ora dovrebbe suscitare ira in te, se Io ho scritto, sull’intera infinità con segni poderosi di fuoco mediante il Mio dito, la loro grande lode, e se con ciò ho pure dimostrato a voi tutti quanto la loro lode è stata grande?

9. Io però dico a te, che pensavi che Io ora Mi fossi molto adirato: “Beato colui che sarà colpito da Me da una simile ira, perché questa lo desterà ben presto a vita eterna!”

10. Comprendi tu tale ira del Mio amore paterno verso quei figlioletti che, per il tanto amore a Me, il loro Padre, non sanno come fare per dimostrarlo, per cui la loro gioia diventa indomabile e sordo il loro orecchio, poiché il loro amore troppo grande li tiene avvinti in ogni santa smoderatezza?

11. In verità, in verità, Io dico a voi tutti: “Chi non diviene smoderato e indomabile nell’amore per Me, il suo nome non sarà scritto sotto e sopra le stelle così come lo saranno invece i nomi di questi poveri della Terra, ma ricchissimi dell’amore!”

12. Adamo, comprendi tu ora questo segno e questa Mia ira?

13. Sii dunque tranquillo, e gusta in letizia d’animo la tua cena assieme ai tuoi figli! Amen!»

14. Queste parole fecero grande impressione nel cuore di Adamo, per cui egli, traendo subito un profondo sospiro, esclamò:

15. «O Padre, se è così, chi mai potrà raggiungere la vita eterna?»

16. Abedam però rispose a Adamo: «Perché tu gemi invano se non comprendi le Mie vie?

17. Sono forse uguali fra di loro tutte le stelle del cielo? O lo sono forse tutte le piante della Terra? Ma quando una stella risplende – sia essa grande o piccola – non ridesta la luce dei tuoi occhi affinché tale luce si rifletta in maniera vivente in te? E quale pianta hai mai visto sorgere morta fuori dal suolo della Terra?

18. Perciò vivrà anche chi ha il cuore più scarsamente innamorato; la sua vita però sarà pari al suo amore, e dunque vi sarà pure un grande divario fra vita e vita in modo infinito.

19. Vedi, anche il minuscolo vermiciattolo vive; però quale differenza fra la sua e la tua vita!

20. Non affannarti dunque per il frutto dell’amore, bensì per l’amore stesso, poiché il frutto sarà come l’amore! Comprendi bene questa cosa! Amen!»

21. E allora Adamo riebbe la sua quiete, e fra molti ringraziamenti e lodi chiamò i figli per invitarli a cena, e fece cenno anche a Gabiel di fare altrettanto nel Nome del Signore.

22. E poi, quando i figli si furono radunati in gran numero intorno alle due ceste, Adamo, alzate le mani, disse:

23. «Figli, ora anzitutto lodiamo e glorifichiamo il santo Donatore di questo magnifico ristoro di cibo e di bevande, e invochiamo la Sua benedizione!

24. O santo Padre Jehova Abedam, noi Ti ringraziamo; noi Ti lodiamo e glorifichiamo; vada a Te ogni gloria e onore, tutto il nostro amore, tutta la nostra umiltà e la massima adorazione nello spirito più intimo dell’amore e di ogni verità proveniente da questo amore!

25. O Padre santo, benedici noi e questo ristoro per noi secondo la Tua santissima Volontà! Amen!»

26. E allora Abedam si accostò alla cesta di Adamo e la benedisse, e fece similmente con quella di Gabiel. Dopo però Egli fece immediatamente ritorno alla Sua cesta, e chiamò a Sé gli eletti, e con questi prese posto là; tuttavia Egli non benedisse questa cesta e disse:

27. «Là dove sono Io, là c’è pure la Benedizione suprema!

28. Mangiate dunque e bevete senza alcuna preoccupazione, poiché Io, il Padre vostro, mangio e bevo con voi e fra voi, ed in voi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 41

La cena benedetta – Adamo in attesa dell’usuale fiammata

L’ambizioso amor proprio di Adamo rimproverato dal Signore

4 marzo 1842

1. E tutti coloro che si erano seduti intorno alla cesta di Abedam, ringraziarono ancora una volta il Signore per averli eletti a saziarsi alla Sua cesta e per aver fatto loro l’inestimabile Grazia di poter mangiare con Lui ad una cesta di tali frutti della Magnificenza dell’Amore del Padre, e bere dall’uno e stesso vaso del succo dolcissimo della vita eterna.

2. E così essi, per un periodo di tempo piuttosto lungo, andarono lodando Abedam per l’alta Grazia; e mentre le ceste dei vicini erano state vuotate quasi per più di un terzo, alla cesta di Abedam, il Signore, nessuno aveva toccato ancora nemmeno un frutto.

3. E visto che il lodare e glorificare non accennavano a finire, allora Abedam guardò i Suoi ospiti e fece loro cenno di mangiare di quella frutta come facevano gli ospiti seduti intorno alle altre ceste; ma essi Lo pregarono di voler essere il primo a mettere mano alla cesta, ciò che avvenne presto, dopo di che tutte le mani si stesero immediatamente verso la cesta, e tutti mangiarono con grande gioia e reverenza di quella frutta e vuotarono i vasi colmi del succo.

4. E così la cena durò all’incirca una buona ora; ma nonostante ciò né le ceste, né i vasi si lasciavano esaurire, e gli ultimi frutti diventavano sempre più saporiti, come pure il succo nei vasi diveniva sempre più dolce e delizioso, in modo che la fine della cena apparve del tutto simile al suo inizio, e se appunto all’inizio nessuno aveva voluto essere il primo a stendere la mano alla cesta, così pure ora nessuno voleva essere l’ultimo a portare la mano verso la cesta. E siccome videro Abedam stesso servirsi varie volte ancora di frutta, allora nessuno pensava più che la cosa dovesse finire; solo Adamo osservò che il Sole avanzava verso il tramonto, e domandò all’Alto Abedam che cosa si sarebbe dovuto fare allora, dato che era venuto il momento dell’usuale ‘fiammata’ prima del tramonto.

5. L’Alto Abedam però domandò a sua volta ad Adamo: “Adamo, dimMi una buona volta in modo che si possa ben comprendere: – a chi è effettivamente dedicata questa fiammata? A Me, oppure al cielo azzurro e alle sue stelle che si renderanno più visibili fra un po’, oppure al Sole che si vede ancora? Oppure alla Luna, o forse al popolo, o eventualmente a te soltanto?

6. Vedi, non Mi è facile distinguere cosa tu vi hai messo in relazione, né quello che ora tu vorresti, o quello che eventualmente stai già ora veramente mettendovi in relazione; ed è per questa ragione che Io vorrei sentire da te qualche spiegazione più dettagliata.

7. Io ritengo molto difficile che sia o che possa essere rivolta a Me questa stolta preoccupazione, perché, se Io volessi una cosa simile, l’avrei già da lungo tempo richiesta da voi. Ma visto che Io una cosa simile non la voglio affatto, e quindi non può neppure assolutamente riguardarMi, dimMi allora ben chiaramente: – a chi è dedicata questa onoranza, con la cosiddetta ‘fiammata’, prima del tramonto?»

8. A questo punto la lingua di Adamo ammutolì, tanto che non gli fu più possibile far uscire una sola parola dalle sue labbra.

9. Allora Abedam osservò Adamo e disse: «Adamo, non è forse che tu finora hai trovato la più grande gioia in questa fiammata prima del tramonto, perché tu, del tutto in segreto, la riferivi propriamente a te stesso, e volevi dimostrare con ciò, che solo attraverso di te passa la via che conduce alla porta della vita, per la qual cosa anche il fuoco doveva essere acceso per te dinanzi a Me, e tu ci tenessi più alla puntualità della fiammata prima del tramonto, che non a quella dopo il tramonto, che era quella destinata ad onorare Me?

10. Vedi, ma appunto per questa segretissima ragione Io feci accendere già di mattina il fuoco del sacrificio destinato a Me, affinché tu fossi sciolto dalla tua grande stoltezza. Invece, nonostante ciò, sembra che tu non abbia una gran voglia di abbandonare la tua antica stoltezza!

11. Non ha il banchetto presso di Me, maggior valore della fiammata riferita a te? Restatevene perciò intorno alle ceste, e mangiate finché volete e finché vi è gradito! E così puoi fare anche tu, Adamo! Ma qualora la fiammata dovesse esserti più cara di questo vivente banchetto, allora tu puoi certamente concederti perfino anche questa gioia; solo che, così facendo, dovresti fare la massima attenzione al fatto che il fuoco non abbia a svilupparsi con troppa veemenza, perché ti potrebbe afferrare e divorare facilmente! Comprendi tu queste parole?»

12. Ed ancora aggiungo: «Sì, comprendile bene, e considera che la Terra è internamente cava e colma del fuoco più aspro, e poi agisci come ne hai voglia, o per la morte, o per la vita! Amen!»

13. Quando Adamo ebbe udito tali parole da Abedam, egli inorridì enormemente e, timoroso e tremante, così Gli parlò:

14. «O Abedam, Tu sei santo e buono, e colmo d’amore, di grazia e di misericordia; però, guai a chi volesse varcare, anche per quant’è largo un solo capello, i limiti della Tua Volontà, perché in questo caso egli sarebbe già maturo per la morte, dato che presso di Te non esiste una via di mezzo, bensì soltanto due poli estremissimi, cioè il polo della vita e quello della morte.

15. E così è costituita anche la Tua vivente Parola, la quale non conosce un dolce rimprovero, ma invece, o crea rapidamente dei mondi per mezzo della sua mitezza che supera tutto, oppure, in opposizione a ciò, con altrettanta rapidità li distrugge di nuovo.

16. E perciò io Ti prego di mostrare verso di me, misero e debole, Grazia e Misericordia, poiché quello che è accaduto una volta, non lo si può considerare così facilmente come non accaduto. Sii dunque solo calmo con me, e non spingermi ancora più profondamente verso il basso di quanto ad ogni modo già lo sono! Che la Tua santa Volontà sia fatta! Amen!»

17. E allora Abedam replicò ad Adamo del tutto brevemente: «Adamo, Adamo, tu parli molto per te; ma di Me ti sei completamente dimenticato!

18. Riesci a comprendere cosa voglia dire che Io Mi trovi qui, sul peggiore luogo della Mia Creazione infinita?

19. Che cosa ne sai tu dunque dell’eterna, infinita Santità di Dio?

20. Perciò torna rapidamente indietro, e non sprofondarti ancora di più nel regno della morte, bensì sprofonda piuttosto nel Mio amore, nella Mia grazia e misericordia che ora sono quanto mai grandi!

21. Se tu fino ad oggi non hai scoperto in Me che due poli soltanto, ciò è colpa esclusivamente tua; prova invece a chiedere a questi nove neo-arrivati, ed essi saranno in grado di raccontarti grandi meraviglie del terzo polo di mezzo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 42

Pariholi ammonisce Adamo su incarico del Signore

 

1. Dopo queste brevi parole, Abedam si rivolse subito al padre dei nove poveri che provenivano dalle terre della sera che si chiamava Pariholi, mentre la sua famiglia si denominava Pariholi Garthilli (indicato a Lorber: – che significa: poveracci che non hanno niente e che a niente ambiscono, ma che vivono in una beata fiducia come gli uccellini dell’aria di Dio), e gli disse:

2. «Ascolta, o Mio Pariholi che sei ancora molto povero, ti azzarderesti, se Io lo volessi, a dire al padre Adamo, con le più dolci parole possibili, che quella via di mezzo che egli non ha ancora trovato presso di Me, è proprio la via più piana della Mia eterna Volontà d’amore?»

3. E Pariholi, quanto mai compenetrato di supremo timore reverenziale, rispose: «O Tu, …santo, …santo, …santissimo Jehova, Dio e Creatore di tutte le cose e Padre di tutti gli angeli santi che sono con Te e di alcuni uomini a te graditi!

4. Quale altra propria volontà potrebbe avere il verme nella polvere che sta dinanzi a Te che non fosse quella che sempre e soltanto emana da Te! Perciò io farò certo quello che la Tua Volontà santissima ritiene buono e nel modo sicuramente anche quanto mai opportuno!

5. Però è già un incomprensibile abbassamento da parte Tua, e una vera via di mezzo tra tutte le vie di mezzo, il fatto che Tu chiedi soavemente quando potresti invece comandare dalla Tua Potenza.

6. Ed è pure un incomprensibile abbassamento il fatto che a Te piacque renderTi visibile a tutti noi con tanto paterno affetto – sia che noi fossimo degni, oppure per lo più certamente del tutto indegni – per rivelare a noi tutti fuori da Te quale sia l’unica, vera e luminosissima via di mezzo di ogni vita, che conduce chiunque abbia anche soltanto un po’ di buona volontà al Tuo cuore, o Padre santissimo, il cui cuore, secondo la mia conoscenza certamente ancora debole, è unicamente e in eterno anche unicamente rimarrà, la vita eterna!

7. Perciò, o santo, …santo, …santissimo Padre, d’ora innanzi non voler più chiedere a me se, dove e quando io sia disposto ad adempiere la Tua Volontà santissima, poiché al Tuo cospetto io sono un nulla fin troppo insignificantissimo, bensì dammi semplicemente un comando secondo la mia capacità, ed io mi piegherò sempre a seconda del Tuo Volere santissimo!»

8. E allora Abedam così rispose a Pariholi: «Ascolta, tu che già da te stesso riconosci tali cose, ebbene tu sei già perfettamente adatto a fungere da messaggero dell’Amore e della Vita che proviene da Me! Va’ dunque da Adamo nel Mio Nome; e quando Adamo ti chiederà perché sarai andato da lui, allora digli quello che tu, da te stesso, sai di Me!

9. E così tu puoi dunque andare; nel frattempo Io desterò la tua famiglia – ascolta! – per la vita eterna!

10. E quando ritornerai qui, i tuoi figli ti accoglieranno già con braccia viventissime! Va’ dunque e agisci! Amen!»

11. E Pariholi si alzò immediatamente, percorse i trenta passi che lo separavano da Adamo e si fermò dinanzi a lui come una statua, in parte per l’alto timore reverenziale che gli ispirava Adamo, ma anche per la sua grande stringatezza nel parlare, per il fatto che aveva una lingua impacciata.

12. Con grande timore egli rimase in attesa della nota domanda di Adamo. E quando finalmente Adamo lo ebbe guardato e gli ebbe rivolta la domanda in questione (ciò che corrispondeva ad una sua antica usanza), per qualche tempo, da statua che era, parve convertito quasi in una canna, e cominciò a vacillare e tremare fortemente, e nei primi momenti non fu capace di articolare una parola; e solo quando Adamo per la seconda volta gli ebbe fatta l’identica domanda con voce più forte e con accento un po’ più aspro, solo allora egli si trovò destato nello spirito. E così tutto il suo originale timore svanì e cominciò a rivolgere al primo padre Adamo le seguenti parole molto degne di nota:

13. «Ascolta, padre Adamo, tu, primo uomo non nato della Terra, che hai insegnato a tutti noi, attraverso i tuoi figli a te più vicini di quanto non lo sia uno di noi, che Jehova, il santissimo, è Dio e l’amorosissimo Padre di tutti noi, al Quale soltanto compete e va tributata ogni lode, ogni gloria, ogni amore e tutta la nostra adorazione, come pure ogni sacrificio! Come hai potuto ora, davanti a tutti i tuoi figli, i quali senza alcuna eccezione sono stati da te istruiti, rovesciare i tuoi principi e mostrare a tutti noi una faccia assolutamente differente da quella che noi avremmo dovuto necessariamente attenderci da te in base agli insegnamenti dati a tutti noi nel tempo quando nessun occhio mortale aveva ancora visto Jehova?

14. Adesso però, dato che Egli, Prodigio dei prodigi, Grazia delle grazie, Bontà delle bontà, Amore di ogni amore, Misericordia di tutte le misericordie, ora si trova visibilmente fra noi, ci istruisce, ci guida, ci nutre e ci disseta con gli efflussi del Suo infinito Amore paterno, anzi, ora che Egli – nel centro della Sua immensa Clemenza e Mansuetudine è venuto a noi, miserrimi figli, e a noi, morti – ha portato così grandi promesse e, purché vogliamo prenderla, ci ha portato la vita eterna stessa; ebbene, solo ora vuoi mostrarci quanto fossero vuoti gli insegnamenti che tu ci impartivi e quanto minima fosse la tua stima nei confronti di Dio, dato che tu ora puoi misconoscere in Lui precisamente quello che Lo condusse a noi tutti attraverso Lui stesso?

15. O padre, ravvediti, poiché tu hai distolto la tua faccia da Lui, che è venuto a noi in tutto il Suo supremo Amore e nella Sua Misericordia per salvarci dalla notte eterna della morte!

16. Vedi, padre, quando noi eravamo deboli, tu ci hai soccorsi tutti con la tua forza; ma perciò adesso, in questo tempo della tua debolezza, non sdegnare l’aiuto delle nostre mani quando vogliamo sostenerti e rimetterti in piedi secondo la santa Volontà del Padre!

17. Fa’ dunque immediatamente ritorno a Colui che si trova in mezzo a noi e non invece in qualche luogo assai lontano da noi!

18. O padre, vedi, Egli è qui tra noi! Ritorna quindi in tutta fretta a Lui. Amen! Sì, sì, in tutta fretta. Amen! Amen! Amen!»

 

[indice]

Cap. 43

Adamo riconosce se stesso

Suo pentimento e ravvedimento

7 marzo 1842

1. E quando Adamo ebbe udito queste parole dalla bocca di Pariholi, solo allora cominciò a scrutare se stesso, scorse anche perfettamente quanto grande fosse, dinanzi a Dio, il peccato che era annidato in lui; per questo anche l’Alto Abedam non aveva potuto prendere posto vicino alla sua cesta, e così pure vide la grave perdita della Grazia in cui era incorso, dal momento che lui stesso aveva voluto essere onorato accanto a Dio, quale uomo non nato!

2. Queste cose egli ormai le vedeva chiaramente; ma dopo questo riconoscimento egli andò anche interrogando così il suo cuore: ‘Come farò ora a togliere dalla mia vita questa mia macchia che è fra le più insensate dinanzi agli occhi del Signore?

3. Chi mi salverà ora? Chi mi preserverà ora dall’affogare nel profondissimo fango della più inaudita vergogna, al cospetto del Dio mio e di tutti i miei figli?’

4. E dopo aver così riflettuto, egli si rivolse a Pariholi, il messaggero, e gli disse (Adamo): «Pariholi, tu prima parlasti benissimo del rapido ritorno; ma se io ti chiedessi: “Come può essere il ritorno così facilmente possibile come tu te lo raffiguri nella tua inesperienza, per colui che si è tanto indicibilmente allontanato da Dio?

5. Quale soddisfacente risposta sapresti darmi? Ma prima rifletti bene sulla incommensurabile profondità della mia attuale miserevolissima caduta!”

6. O tu, infelicissimo pensiero fra tutti e ignominiosissimo pensiero, e fra tutti il pensiero più indegno del mio Dio!

7. O tu, mia miserabilissima idea della fiammata prima del tramonto! Chi mai ti ha insinuato nel mio cuore il perché io poi dovessi comandarla per la mia attuale perdizione?

8. O Sole, affretta il tuo corso, affinché i tuoi raggi non illuminino ancora troppo a lungo la mia grande vergogna davanti a tutta la Terra!

9. O Pariholi, hai tu ora una parola consolatrice per me? Cosa puoi dirmi che abbia potere di farmi risollevare dinanzi a Dio? Oh, dov’è adesso il possibile rapido ritorno di cui parlasti prima? Cosa puoi dirmi ora e cosa puoi darmi affinché io non svanisca del tutto di fronte alla vergogna immensa, senza limiti, che ora mi tiene schiavo fino alla radice più intima di questa mia vita diventata miserabilissima?

10. O Pariholi, parla! Parla! Parla ora se ti è lecito, se puoi e se vuoi!

11. Copri con la voce del tuo petto la mia faccia, affinché essa non rimanga troppo esposta allo sguardo di Colui che ora dimora fra noi!»

12. E Pariholi rispose ad Adamo: «O padre Adamo, ascolta dunque nel Nome del tuo e del mio Dio Jehova, che è santo, santissimo e fra noi ora visibile all’occhio di ciascuno, anche del più piccolo fanciullo.

13. Come puoi ancora fare domande sulla possibilità di un rapido ritorno, tu che fosti il primo libero testimone delle Sue infinite misericordie, e quindi da parecchie centinaia di anni più di me conosci l’illimitato Amore di Jehova, e tuttavia puoi fare ancora una simile domanda?

14. Vedi, la continua ed usuale fiammata prima del tramonto, che da trecento anni ad oggi tu comandasti perché noi figli ti rendessimo onore, era appunto una stoltezza del tuo cuore che veniva ancora nascosta dinanzi a Dio! Egli ti vide languire sotto la grave pressione di questo carico, e perciò Egli si è mosso a grande compassione verso di te e ti ha levato dal cuore questo peso opprimente, e ti ha ora reso perfettamente libero.

15. Come puoi tu, adesso, antico padre, che fosti il primo maestro di tutti noi, fare ancora domande sulla possibilità di un rapido ritorno, mentre Egli ha disposto il tuo ritorno ancora molto tempo prima che tu pensassi quanto male potesse essere celato dietro a questa tua fiammata prima del tramonto?

16. Perché ti lasci prendere dall’ira nel tuo cuore quando il Signore, il Padre santo, ti estrae dal cuore un enorme male nascosto usando la necessaria violenza?

17. Oppure, pensi forse che Egli voglia trarti in rovina quando, appunto, Egli ti risolleva con tanta grazia?

18. O padre, volgi il tuo sguardo a quel luogo santissimo; guarda i Suoi occhi, la Sua bocca; guarda le Sue braccia stese verso tutti con tanta paterna Amorevolezza! Vedi quanto supremo Amore irradia dal Suo santissimo volto verso di te, o padre Adamo! E tuttavia tu puoi ancora fare domande sulla possibilità di un rapido ritorno!

19. O padre, non mi sarebbe possibile aggiungere altro in proposito alla presenza santissima di Colui che da ciascun capello del Suo capo a voce altissima ti dice:

20. “Adamo, figlio Mio, perché indugi tanto e non ti affretti invece a gettarti fra le braccia aperte di tuo Padre, eterno e santissimo, il cui infinito Amore già dalle eternità si è preso cura di te?”

21. O padre Adamo, forse non comprendi ancora queste parole?»

22. Adamo però, a queste parole, balzò in piedi pervaso da una grande gioia e abbracciò Pariholi; dopo ciò gli chiese: «O Pariholi, chi ti ha suggerito queste parole?

23. In verità, non è la profonda sera (l’Occidente) che ha fatto maturare in te questo frutto celeste!

24. Affrettiamoci dunque entrambi a raggiungerLo e abbracciamoLo con la più chiara fiamma del nostro amore, poiché davvero Egli ora ha acceso nel mio cuore un fuoco che arderà continuamente prima e dopo il tramonto! Mai ancora, come appunto in questo istante, ho percepito tale impulso d’amore. Ogni indugio sia dunque bandito; rechiamoci con tutta sollecitudine da Lui, Lui, il Padre santissimo ed amorosissimo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 44

Il discorso dell’Alto Abedam riguardo al “Padre” e al “Giudice” in Lui

8 marzo 1842

1. E così Pariholi accompagnò Adamo fino al luogo dove sedeva l’Alto Abedam. Il Signore però accolse Adamo, ormai estremamente pentito, molto amorevolmente, e gli disse: «Adamo, quando verrà il tempo in cui tu Mi riconoscerai dal punto di vista paterno e non invece sempre più da quello giudiziale?

2. Ieri tu Mi vedesti dal Mio lato più umile, ed Io da te, come pure da tutti i tuoi figli, Mi feci poi riconoscere a poco a poco, affinché nessuno venisse turbato nella libertà del proprio cuore per effetto della Mia presenza visibile.

3. Ma dopo che Io, a poco a poco, Mi feci riconoscere precisamente in maniera tale che nessuno dovesse venirne pregiudicato nella libera sfera della propria vita dinanzi a Me, allora tu pure Mi riconoscesti e ammettesti con la bocca che Io ero il Padre santo ed amorosissimo, pur se il tuo cuore non lasciò mai a questo Padre uno spazio completamente libero. Mentre dove è entrato il Padre, là è entrato con Lui anche il Giudice, il Quale ha costretto il tuo cuore ad amarMi, ma contemporaneamente a temerMi costantemente tre volte più di quanto Mi amassi.

4. Ed entro i limiti di questo duplice rapporto tu sei rimasto fino a questo momento, e non potesti così mai abbracciarMi con intero amore perché tu Mi temevi, e in questo tuo timore reverenziale non ti era mai possibile vedere il Padre, bensì sempre e soltanto il Giudice.

5. Ora Io ti ho certo destato violentemente, e tu adesso te ne vieni a Me quale figlio che ama; tuttavia l’amore che c’è nel tuo cuore ardente non scaturisce proprio da te, poiché sono Io che ora ho liberamente acceso completamente questo amore allo scopo di destarti del tutto. Io te lo dico: “Il Padre e il Giudice non si sono ancora separati in te!”. Adesso cerca innanzitutto con la tua propria forza della tua vita di afferrare in te il Padre; sì, afferrarLo completamente, e separa da Lui il deplorabile Giudice che finora ti è stato sempre di impedimento alla contemplazione dell’Amore infinito del Padre nella Sua Luce più sfolgorante dinanzi a te e dinanzi a tutti i figli che sono da te!

6. Riconosci ora che Io non sono venuto a voi quale Giudice, ma invece quale Padre santo ed amorosissimo, per donare di propria mano a tutti i figli già su questa Terra la meravigliosissima e santissima semente per la vita eterna; allora potrai vedere, finalmente e in maniera assai chiara nel tuo cuore ardente, che nel cuore amorevole dei figli il Giudice e il Padre non possono mai in eterno rimanere uniti, ma che invece sempre il Padre soltanto o il Giudice soltanto deve assurgere a dominatore della vita: il Padre per la vita eterna e il Giudice per la morte eterna dello spirito d’Amore.

7. Separa dunque in te, una buona volta e con tranquilla gioia, il Padre santo ed amorosissimo dal Giudice privo d’amore, iroso e severissimo, così tu non tremerai più dinanzi a Me, bensì giubilerai e balzerai di gioia nell’amore filiale che non conosce timori per Me, tuo Padre eterno, amorosissimo e santissimo!

8. Però di questo puoi essere sicuro, e cioè di tutti coloro che Mi chiameranno Padre, non vedranno mai in Me un Giudice; invece coloro che preferiranno e riconosceranno sempre più facilmente, nel cuore tremante, nel Padre amorosissimo, il Giudice terribilissimo e severissimo, costoro poi troveranno purtroppo in Me anche il Giudice micidiale, dove altrimenti per le vie dell’amore avrebbero immancabilmente trovato in tutta fedeltà il Padre amorosissimo.

9. Adamo Mio, figlio Mio, prendi ben nota di questo: “Quello che tu cerchi, sarà anche quello che troverai: o il Padre amoroso, santo, buono, l’eterno Amore e l’eterna Vita per mezzo di esso e in esso, oppure, come è stato chiarito qui già a sufficienza, il Giudice, l’eterno, inesorabilissimo e micidiale Giudice dei morti, cioè di coloro che su questa Terra destinata alla loro prova non hanno mai voluto rivolgersi, senza alcun timore e in fedelissimo e puro amore, a Me che sono il loro Padre amorosissimo, affinché Io li accogliessi nella vita eterna dello spirito in forma del tutto vivificante”.

10. Queste cose annotale bene, sì, conservale in maniera vivente nel cuore innamorato, e così le conservi ognuno; allora ben presto il Giudice scomparirà del tutto e al suo posto prenderà lieta e beatissima dimora unicamente il Padre santo ed amorosissimo nel vostro cuore innamorato!

11. Comprendi le parole che Io ho pronunciato adesso in tutta fedeltà?

12. Sì, Adamo, comprendile il più profondamente possibile nel cuore dell’amore e della vita più interiore da Me ed in Me; ascolta e vedi e percepiscilo in eterno! Amen!»

13. Dopo queste parole di Abedam, Adamo gli si gettò subito sul petto e lì pianse lacrime deliziosissime del più ardente amore, poiché solo ora egli aveva riconosciuto il Padre santo in totale serenità; perciò, quasi oppresso dalla beatitudine troppo grande, non riusciva a parlare.

14. Ma Abedam lo strinse in maniera così forte al Suo petto, che da questo atteggiamento ciascuno dovette vedere e riconoscere che Jehova è in assoluta verità un Padre di tutti gli uomini. E allora tutti cominciarono fiduciosi ad affollarsi attorno a Lui, e tutta l’altura sembrò ben presto come avvolta dalle fiamme chiare emananti il dolce calore dell’amore per il Padre santissimo!

15. E Abedam in questa occasione, solenne e prodigiosamente santa, osservò: «Adamo, vedi, questa sì che è la vera fiammata prima del tramonto sulla Terra, la quale precede la grande fiammata principale che, dopo questa vita, avrà luogo un giorno nel Mio infinito Regno della vita eterna!

16. Perciò restatele sempre fedeli; questa è la vera e la sola fiammata gradita a Me, il Padre. Comprendetelo tutti! Amen!»

 

[indice]

Cap. 45

La più alta ricompensa dell’uomo: amare il Signore!

 9 marzo 1842

1. Dopo di ciò, (l’Alto) Abedam si rivolse a Pariholi e gli disse: «Pariholi, vedi, ciascun onesto e diligente lavoratore merita pienamente anche la sua ricompensa!

2. Nel frattempo Io ho per te reso vivente la tua famiglia, come tu stesso te ne sarai convinto, poiché sei stato accolto a braccia aperte, già immortali, da tua moglie e dai tuoi sette figli, e facesti ritorno qui con questo Mio figlio (cioè Adamo); solo che il beneficio di questa ricompensa è certamente grande per il sentimento d’amore di un padre, ma mettiamo che poi il padre rivolga a se stesso una domanda più profonda, la quale può suonare così: “Ma che profitto ne ho io propriamente se la mia famiglia è diventata immortale e mi ha accolto con braccia aperte e immortali, quando io non ho alcuna altra parte alla cosa in se stessa se non quella soltanto della grande gioia paterna di sapere che la mia famiglia è divenuta immortale, mentre subito dopo percepisco la mia mortalità, in modo fin troppo chiaro e preciso, in tutte le mie membra e le mie viscere?”

3. Vedi, questa è certamente una domanda del tutto equa, che è posta al proprio sentimento; ed in seguito a questa domanda, che veramente non fosti tu a formulare, ma che invece fui Io a mettere in te, deve essere fatto anche a te quello che è stato fatto alla tua famiglia, anzi tale cosa ti è già stata fatta quando i tuoi ti accolsero fra le loro braccia, e sei già stato reso immortale dal fatto che Io ti ho chiamato a portare la Mia Parola in te là dove ti guidava il Mio amore. Ma nonostante tutto ciò, tu, quale fedelissimo annunciatore della Mia Volontà ad Adamo, sei meritevole di una ricompensa ancora superiore.

4. Vedi, la scelta di questa ricompensa Io la rimetto alla tua volontà completamente ed assolutamente libera; interroga dunque il tuo cuore, e qualunque cosa esso desidererà, quella ti sarà data!

5. Se tu volessi avere il Sole ai tuoi piedi, Io ti dico che in verità esso dovrà immediatamente piegarsi alla Mia Volontà!

6. Oppure se tu vuoi la Luna, allora essa ubbidirà al Mio minimo cenno!

7. Oppure vuoi avere tutte le stelle? Io ti assicuro che esse cadranno come fiocchi di neve ai tuoi piedi!

8. Oppure il tuo desiderio si volge alle viscere della Terra? Tu puoi crederMi:

come un potente e immenso groviglio di serpenti esse saliranno immediatamente volgendosi, rivolgendosi e torcendosi ai tuoi piedi!

9. Dunque, come già prima ti ho detto, qualsiasi cosa tu possa desiderare ti verrà concessa senza alcun indugio! Amen!»

10. Ma allora Pariholi si gettò all’istante ai piedi di Abedam e, tutto piangente, così Lo implorò: «O Tu amorosissimo e santissimo Padre, Dio, Jehova! Se Tu, nella Tua grazia immensa, hai già donato l’immortalità a me, verme nella polvere dinanzi a Te, che cosa potrebbe pregarTi di donarmi ancora la grande stoltezza del mio cuore?

11. O santissimo, eccellente Padre, io non potrò mai, per tutta l’eternità, già ringraziarTi abbastanza per la minimissima parte dei santi doni che Tu mi hai concesso, poiché perfino in ciascun respiro si cela un beneficio talmente infinito, da Te elargito a noi uomini, che tutti gli angeli non potranno mai rendertene abbastanza lode, per non parlare affatto di tante altre cose!

12. Ed io, detestabile verme della polvere più immonda dinanzi a Te, dovrei osare, oltre a tutto ciò, di pregarTi seriamente di concedermi delle cose come qualche altra ricompensa spettante a me, che sono un perfetto buono a nulla, cose che la Tua bocca santissima ha appena pronunciato davanti a me, oppure eventualmente delle cose ancora più inaudite?

13. Oh, no, no, Padre, santissimo Padre! Lascia piuttosto che tutti i serpenti e le vipere di questa Terra dilaniano al Tuo cospetto il mostro che sono io prima che nel mio cuore possa sorgere anche il più lieve pensiero di pregarTi di concedermi di più ancora di quanto già mi concedesti nella Tua infinita Bontà paterna, e in misura tale che non si potrà mai in eterno calcolare tutte le cose che sono inesprimibili e di cui io non sono minimamente degno neanche della più meschina!

14. O Padre santissimo, che il mio debole ringraziamento per i Tuoi infiniti benefici possa in tutta grazia essere considerato da Te come un qualcosa ai Tuoi occhi, e che Tu voglia concedere anche a me di poterTi amare sopra ogni cosa! Vedi, Padre santissimo, questo è tutto ciò che brama il mio cuore! Che la Tua santa Volontà sia fatta!»

15. A queste parole di Pariholi, Abedam si coprì gli occhi con la mano, e nascose le Sue lacrime dinanzi agli altri padri; ma ben presto Egli tolse la Sua mano dagli occhi e, grandemente commosso, si chinò giù verso Pariholi ancora piangente, lo risollevò rapidamente e gli rivolse le seguenti parole:

16. «Pariholi, tu Mi hai pregato che ti conceda una cosa che all’apparenza sembra minima; però in verità Io ti dico che essa è la più alta!

17. E così tu avrai il Mio amore nella misura più completa, e con te l’avrà pure tutta la tua piccola famiglia, non solo temporaneamente, bensì per l’eternità!

18. Le tue figlie Io le adornerò di bellezza tale da poter gareggiare con la stella del mattino, e i tuoi figli Io li doterò di una forza nei loro occhi per cui essi saranno in grado di vedere la scrittura delle stelle e di interpretarne il loro significato!

19. Tua moglie avrà parte nel Mio cuore, come tu, del resto, avrai pienissima parte nel Mio amore; Io però non ti abbandonerò mai più in eterno!

20. Venite dunque ora tutti qui sul Mio petto paterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 46

Come pregare

Dell’essenza di Dio e della vita

10 marzo 1842

1. E immediatamente tutti, infiammati di ardentissimo amore, si precipitarono verso Abedam; Egli però fece cenno come per radunarli tutti intorno a Sé, li benedisse e poi li strinse al Suo petto; quindi, rivolto a tutti coloro che stavano intorno, disse: «O Figli, guardate tutti voi che siete qui in questo luogo: come Adamo e come questa famiglia Garthilli respirano qui, sul Mio petto, già una vita eterna nello spirito del loro grande amore e della loro massima umiltà, come anche la respirano Enoch, Jared, Lamech, Set, Matusalem, Enos, Kenan, Maalaleel, Abedam il conosciuto, Setlahem, Chisehel e i suoi fratelli, Jura, Bhusin, Ohrion, Zuriel; Uranion, Gabiel e i suoi fratelli Lamel e Hored, e con loro tutte le loro mogli e i figlioletti e i figli, così tutti devono respirare una vita eterna nello spirito dell’amore per Me e, in tutta verità, fuori da questo amore!

2. Infatti in verità Io dico a voi tutti: “Qui non c’è nessuno che non sia chiamato da Me!”. Ma tuttavia Io ancora aggiungo: “D’ora innanzi, di tutti i chiamati nessuno giungerà al Mio petto prima che egli non sia venuto da solo, in tutto amore e umiltà, e non abbia poi riconosciuto dinanzi a Me nel suo cuore che Io sono suo Padre!”

3. In verità, Io dico a voi tutti: “Chi, per mezzo del proprio cuore, non Mi riconoscerà quale Padre – e precisamente quale l’unico e vero Padre – costui non giungerà al Mio petto!”

4. Ma quando voi implorate: “Abbà!”, imploratelo nel cuore in piena umiltà e amore, e in tutta verità fuor dall’amore. Allora Io vi esaudirò!

5. Chi di voi figli, invocherà invece continuamente: “Signore, Signore, Dio di ogni Giustizia, Dio di grazia, Dio d’amore e di ogni misericordia!”, costui certo Io non lo rigetterò e gli lascerò la vita, ma sarà per lui grave compito il giungere fino a qui, al luogo della vita beatissima e liberissima.

6. Infatti, Dio non Lo si può abbracciare, e il Signore di ogni Giustizia, per effetto della Sua infinita, manifesta Santità, non può mai consentire a un tale avvicinamento, bensì questo lo può fare soltanto il Padre, il Quale, nel Suo illimitato Amore per i Suoi figli, custodisce in Sé tutto quello per cui tutti essi potrebbero – e anche dovrebbero – avvicinarsi a Lui in maniera così perfetta come vedete qui, e in maniera ancora più indicibilmente intima in spirito, per gioire eternamente sul Suo petto e godere di tutto ciò che è proprietà del Padre.

7. Questa cosa dunque tenetela ben presente per tutti i tempi dei tempi: il Padre soltanto ha la Vita e dà la Vita; e il Padre soltanto è la Vita eterna in Dio.

8. Dio stesso non è la Vita, bensì Egli è solo la Luce del Padre, come il Padre soltanto è la Vita nella Sua Luce. Neanche il Signore ha Vita, bensì la Vita è unicamente del Padre, poiché il Signore altro non è che la Potenza infinita del Padre, al Quale essa appartiene come Sua proprietà in eterno!

9. Chi dunque non si rivolge completamente in questo modo al Padre, in verità, costui non perverrà al Padre; ma chi non perverrà al Padre, costui giungerà a percepire in sé ben poca vita! Infatti fra vita e vita vi è un divario infinito!

10. Anche la pietra vive per la semplice ragione che esiste, poiché esistenza e vita sono la stessa e identica cosa, in quanto ogni vita data è costituita dalla lotta incessante fra due energie, una delle quali tende all’annientamento, mentre l’altra tende alla conservazione, ma nessuna delle due può trovare l’agognato stato di pace in nessun modo se non unicamente in Me, il Padre.

11. Così dunque anche la pietra vive; ma quale divario inimmaginabile esiste già per voi fra la vita della pietra e quella di un minimo vermiciattolo, e quale differenza esiste poi al paragone della vita di uno spirito angelico, perfettissimo nell’amore, beato e libero oltre ogni dire!

12. E perciò tutti avranno pure una loro vita anche in Dio e nel Signore. Tuttavia, la vita unicamente vera e consapevole di se stessa in modo perfettamente libero, non esiste che nel Padre, e di fronte a questa vita ogni altra vita è una pura e semplice morte.

13. Queste cose tenetevele tutti molto ben presenti, e quindi rivolgetevi al Padre, se volete vivere veramente!

14. Voi tutti siete chiamati a questa Mia Vita, e perciò venite anche tutti qui a prenderla da Me, e fatevi eleggere da Me, affinché un giorno non si debba forse dire: “Dei chiamati pochi soltanto sono stati eletti!”

15. Queste cose vedete tutti di comprenderle profondamente nei vostri cuori ancora molto freddi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 47

L’umiliazione e l’imbarazzo degli impertinenti messaggeri in cerca di notizie

11-12 marzo 1842

1. Mentre queste parole giungevano al loro termine, il Sole si era già completamente nascosto dietro le montagne, e per conseguenza anche il Sabato risultava trascorso. Ma siccome, in seguito all’annuncio avuto nel corso del mattino, tutte le popolazioni sapevano bene che questa volta, come in tutti i tempi futuri, non sarebbe stato più acceso alcun sacrificio di sera, e per conseguenza non sapevano cosa avrebbero dovuto fare, e cioè se rimanere o ritornarsene alle loro dimore, allora avvenne che il popolo mandò da tutte le parti dei messaggeri affinché si informassero sull’altura su che cosa si sarebbe dovuto fare ora.

2. E quando i messaggeri sopracitati furono arrivati sull’altura e, come era loro intenzione, si recarono da Adamo che giaceva ancora sul petto di Abedam, allora Abedam prontamente chiese loro:

3. «O figli, qual è il senso della vostra intenzione? Perché siete venuti qui?»

4. I messaggeri però non conoscevano ancora Abedam, poiché i grandi segni non avevano avuto il potere di destarli, dato che per loro simili prodigi non erano del tutto nuovi avendone già visti compiere da Enoch, Jared, Kenan, Enos e Set. E per conseguenza la loro risposta fu anche naturalmente molto brusca e parecchio pungente, e fu la seguente:

5. «Che cosa hai tu da domandarci? Eppure tu non sei né Adamo, né Set, né Enos, né alcuno della sacra schiera dei padri, né noi ti abbiamo interpellato come ci sarebbe spettato nella nostra qualità di inviati!

6. Dove sei nato tu? E dove si stato allevato, dato che sembri ignorare del tutto i modi del buon vivere secondo cui è da reputarsi supremamente errato e sconveniente prevenire, in maniera quanto mai intempestiva, il nobile padre, sapendolo certamente presente?

7. Come puoi chiamarci “figli”, visto che, almeno a giudicare dal tuo aspetto, potremmo invece essere noi, benissimo, tuoi bisnonni?

8. E poi, che domanda sciocca ci hai posto: “Qual è il senso della nostra intenzione, e perché siamo venuti qui?”. Ebbene, il senso della nostra intenzione corrisponderà di certo perfettamente al perché noi siamo venuti qui! Vedi dunque com’è goffa la tua domanda!

9. Questa cosa però la si può adesso constatare in quasi tutti i giovani, i quali sono terribilmente portati ad imporsi con le parole, mentre non si accorgono che dalla loro bocca escono sciocchezze l’una dietro l’altra. Sii dunque anche tu più avveduto in futuro, e vedi di tenere la lingua a freno! Questo ti sia di norma per l’avvenire!»

10. E detto ciò essi se ne andarono in cerca di Adamo, ma non lo trovarono.

11. In quello stesso istante, però, tutti coloro che erano sull’altura avevano ricevuto interiormente da Abedam l’ordine di tacere su di Lui e tuttavia di indicare a quei cercatori dove si trovava Adamo.

12. E subito essi si avvicinarono a Set e gli domandarono dove si trovasse il primo padre. E Set col dito indicò loro Adamo.

13. Ed essi rimasero stupefatti di essere passati davanti ad Adamo senza averlo notato, nonostante fosse molto facile riconoscerlo.

14. Ma allora Set disse loro alquanto seccamente: «Senza dubbio, figli, ci vuole davvero una terribile dose di cecità per lasciarsi sfuggire una simile cosa, e in verità bisogna essere orribilmente sordi per non sentire il grande, santo e ridestante rumore di questa giornata! Andate dunque dove vi è stato da me indicato e là troverete certo il primo Padre di tutti i padri! Amen!»

15. Questa risposta ebbe l’effetto di intimorire i dodici messaggeri al punto che essi rimasero come pietrificati e senza sapere che partito prendere.

16. Ma Set volle dare loro ancora uno scossone, e perciò disse: «Che cosa state facendo ormai qui, fannulloni del Sabato che siete? Non vi ho già mostrato dove si trova Adamo?

17. Non perdete dunque qui il vostro tempo aspettando forse che il terreno si muova per portarvi là dove volevate andare, ma fatemi invece il favore di andarvene lontano dai miei occhi!»

18. A tale brusco scossone, i messaggeri fecero un salto come se qualcuno li avesse scottati, e, smarriti come erano, non seppero da che parte scappare, poiché una grande paura e un grandissimo timore li avevano colti, tanto che persero tutto il coraggio di avvicinarsi ad Adamo, che era conosciuto quale un uomo severo, dopo che il mite padre Set già li aveva accolti così bruscamente.

19. D’altro canto però non osavano neppure ritornarsene al popolo senza una risposta precisa.

20. Dunque, cosa restava altro da fare a tali messaggeri? Uno di loro disse: «A che ci serve il restare qui fermi per niente ad appena cento passi dai padri?

21. Ebbene: o ce ne andiamo lontano dai padri, oppure uno di noi vada là dove quell’uomo dai capelli lunghi e biondi ci interrogò per primo, e gli domandi, poiché ad ogni modo per primo voleva conoscere le nostre intenzioni, che cosa si deve fare adesso, e ci porti poi le notizie che potrà avere.

22. Credo che sarebbe in generale buona cosa conoscere un po’ meglio quell’uomo alquanto chiacchierone, perché ci deve essere di sicuro in lui qualcosa di speciale, visto che Adamo, al quale notoriamente è quanto mai difficile avvicinarsi, gli si dimostra tanto affezionato da tenerlo perfino abbracciato con le sue mani!

23. Ma chi di noi vorrà adesso addossarsi questo aspro compito?»

24. E un altro della schiera approvò l’idea del primo oratore e poi, rivolto al gruppo degli altri messaggeri, disse: «In verità, la questione si presenta proprio difficile! Io non so davvero quale altra mansione non sarei disposto a sbrigare piuttosto che questa!

25. Dico sul serio che io preferirei che voi mi picchiaste al punto da diventare di colore azzurro cupo come il punto mediano del cielo subito dopo il tramonto del Sole, piuttosto che dovermi presentare ancora una volta ai nobili padri!

26. Fratelli miei, è davvero strana la situazione in cui adesso mi trovo; io ho l’impressione come se mi avessero appioppato uno stupidissimo castigo da fare svergognare dei ragazzi per una sciocca mancanza!

27. E dovrei forse avvicinarmi in un simile stato d’animo ai padri, che sono sempre spaventosamente sublimi addirittura nella giornata del Sabato?

28. No, no, questo sarà certamente l’ultimissimo pensiero di tutta la mia vita, anche se dovessi rimanere su questa Terra per tutta l’eternità e fossi condannato a mangiare nient’altro che mele acide!

29. Io dunque da parte mia aspetterò che faccia ancora più buio, per poi tirarmi fuori, del tutto silenziosamente, da questa fastidiosa situazione e andarmene diritto ed inosservato alla mia dimora.

30. Questo è il piano che mi sembra più adatto; io però non intendo assolutamente imporre a nessuno di voi la mia opinione, bensì ciascuno faccia come meglio crede; ma intanto io resto fermo al mio piano che ho esposto adesso; sì, certo, anzi vi resto fermo più che mai!»

31. E un terzo allora prese la parola e, rivolto al precedente oratore, così si espresse: «Amico e fratello, in verità la tua idea ha tutto quello che occorre per piacermi, e per conseguenza vorrei anch’io fare come tu hai detto. Ma c’è una cosa che mi dà qualche pensiero, e cioè che i nostri padri, fratelli e figli ci hanno mandato qui ed essi, se facciamo come dici tu, attenderebbero invano una risposta!

32. Io credo però, visto che molto difficilmente qualcuno di noi si azzarderà più a rivolgersi ad Adamo a questo riguardo, che sarà meglio, ad ogni modo, rimanere fedeli alla preziosa sincerità e ritornare sui nostri passi pur senza aver concluso nulla, e riferire alla nostra gente in tutta schiettezza quello che ci è toccato qui. Siccome la meravigliosa maestà dei primi padri, specialmente nella giornata del Sabato, è nota a tutti, così certamente nessuno si stupirà o si scandalizzerà se avremo fatto ritorno a mani vuote!

33. Naturalmente anch’io come te, fratello, non voglio avere l’aria di impartire ordini, ma lascio invece che ciascuno pensi come vuole»

34. E ben presto si annunciò ancora un quarto il quale, come parlando a se stesso, disse: «Le vostre idee non mi sembrano cattive; ad ogni modo la prima mi pare la migliore, sebbene rappresenti la più amara fra le soluzioni.

35. Ma cosa mai potrebbe succedere, alla fin fine, se anche uno si presentasse in tutta umiltà ancora una volta ad Adamo? Non gli porterà via la vita, Egli, affatto per questo?

36. Se poi si riesce ad apprendere qualcosa da lui, allora tutto è per il meglio, e se non si riesce a saperne nulla, almeno si è senza colpa dinanzi a coloro che ci hanno mandato qui, perché alla fin fine anche un fanciullo di appena sette anni deve sapere che ad Adamo non si può strappare una risposta, per quanto desiderata, come si toglie un pezzo di molle corteccia da un albero.

37. Se egli dà una risposta a qualcuno, tanto meglio; e se non risponde, ebbene, la grande madre Terra non si spaccherà certo per questo da Oriente ad Occidente!

38. Se egli non risponde, allora si fa col dovuto rispetto una bella riverenza e poi si tira innanzi per la propria via.

39. Per quanto riguarda invece quel giovane straniero che Adamo teneva abbracciato, non mi pare neanche lui proprio una tigre, quantunque abbia molta somiglianza con l’altro straniero che ieri ho visto andarsene a cavalcioni di una tigre, che fu una cosa molto strana.

40. Insomma, la vita non ci va certo di mezzo! Che mi debba attendere un po’ di burrasca, questo sono disposto ad ammetterlo anticipatamente. Ma all’infuori di ciò, cosa mai dovrebbe o potrebbe toccarmi ancora di male?

41. Chi non conosce già Adamo, fin da quando vive? Egli è certo un uomo quanto mai colmo di tuonante serietà e quello che può saltare fuori, specialmente nel giorno di Sabato, se ci si rivolge a lui per qualcosa in un momento inopportuno, questo lo sa pure quasi ciascuno di noi.

42. Dunque, venendo al concreto, sapete cosa farò io? Fratelli e amici, io sono perfettamente pronto ad andarmene lassù e a tentare la sorte per tutti! E a chi vorrà venire con me, non sarò certo io ad ostacolarlo.

43. Io credo però che due o tre potranno reggere ad un urto, sul tipo di quello di Set, più facilmente che non uno solo; facciamoci dunque coraggio e tentiamo la sorte ancora una volta! Chissà, la cosa può avere anche dei lati buoni!

44. Del resto, presso di noi è in voga da antico tempo, un insegnamento secondo il quale in ogni cosa buona c’è del male, e in ogni cosa cattiva c’è del bene, così come il giorno senza la notte non sarebbe giorno, e la notte senza il giorno non sarebbe notte.

45. Dunque, non perdiamo tempo a rifletterci su, ma chi ha coraggio venga con me!»

46. A questo punto però quasi tutti cominciarono a grattarsi il capo, e l’uno dopo l’altro osservarono: «Tu hai senza dubbio perfettamente ragione; ma se – mettiamo il caso – noi, sì, tutti noi, nonostante tutto quello che hai detto, udissimo il vecchio Adamo scagliare contro di noi una maledizione, e noi sappiamo che la voce di Adamo è da considerarsi come la voce stessa di Jehova!, ebbene, cosa succederà? Cosa succederà dunque?»

47. E subito l’oratore di prima, che sembrava aver parlato con se stesso, si ricredette ed esclamò con un accento che tradiva la massima incertezza: «Oh, è vero, è vero, di questo me ne sono proprio completamente dimenticato!

48. Sì, adesso la cosa assume tutto un altro aspetto! In verità, se questo qui non è un problema difficile da risolvere, allora non lo sarà in eterno nessun altro!

49. Ma guardate, guardate, appunto adesso scendono dalla collina due uomini e, come mi sembra di vedere, si dirigono precisamente verso di noi!

50. Vediamo dunque se, trattando con loro, non arriviamo a comprendere e concludere qualcosa! Lasciate che vada io un po’ più avanti, se magari voi avete paura!»

 

[indice]

Cap. 48

Abedam e Adamo tranquillizzano i messaggeri spaventati

Il grande amore di Garbiel per Abedam

15 marzo 1842

1. Ma dopo pochissimi istanti il nostro oratore principale aprì di nuovo la sua bocca e disse agli altri con voce un po’ imbarazzata:

2. «Fratelli e amici, com’è vero che tutti noi discendiamo da Adamo, se proprio i miei occhi non mi ingannano tanto da scambiare un gatto per una montagna, …e davvero non voglio più avere neanche un dente in bocca se – sì, la cosa è chiara adesso – non li riconoscete? Sì, ora la cosa è del tutto chiara: – questi due sono Adamo e quell’uomo straniero!

3. Adesso si salvi chi può e chi vuole! Di scappare ormai non c’è più tempo, e d’altronde ho l’impressione come se, anche volendo fuggire, non lo potrei fare con tanta facilità.

4. Ahimè, la cosa ora prende una cattiva piega! Fratelli, sapete una cosa? Gettiamoci addirittura adesso a terra sulle nostre facce, altrimenti sarà notevolmente sbagliato (restare in piedi)!

5. Infatti Adamo non comprende affatto gli scherzi. Se non gli risultasse chiaro anche una piccola cosa, allora un completo esilio di almeno dieci anni non ce lo toglierà di certo nessuno!

6. Ciascuno di noi dunque veda di pregare e scongiurare con quanta forza ha in petto, altrimenti, ve lo dico io, per noi è finita!

7. Guardate: ecco che essi vengono proprio direttamente qui verso di noi! Ci sono ormai quasi vicini: a terra dunque!»

8. E tutti si prostrarono a terra e cominciarono a gridare a squarciagola: «O nobilissimo padre Adamo, mostra grazia e misericordia a noi, gente malvagia! O illustre primo padre, risparmiaci la tua collera! O potentissimo, primo uomo non nato della Terra, distogli la tua grande ira da noi!

9. O tu, immagine di Dio, figlio di Jehova, mostra indulgenza a noi per la nostra stoltezza infinitamente grande!»

10. E così continuarono a gridare anche quando Abedam e Adamo erano arrivati presso di loro già da qualche tempo.

11. Abedam però chiese ad Adamo a bassa voce: «DimMi: – ti piacciono tutte queste grida?»

12. E Adamo rispose: «O Padre mio, queste sono grida di immensa miseria, e sono io che ho procurato questa miseria a loro!

13. Ieri mattina vi avrei ancora trovato un qualche compiacimento; ora però vorrei piangere per la pietà che provo!

14. Questi miseri hanno paura di me, mentre io non saprei cosa fare per amore di essi!

15. O Padre santissimo ed amorosissimo, sii anche in questa occasione colmo di Misericordia e ancora una volta rimedia Tu ad una stoltezza del mio cuore!»

16. Ma Abedam gli disse: «Guarda e crediMi: – questa non è l’ultima stoltezza che tu hai commesso dinanzi a Me e alla quale Io devo rimediare. Infatti tu, con la tua cecità imputabile a te stesso, Mi hai procurato tanto lavoro che, fino alla fine dei tempi, avrò un gran da fare per ricondurre ogni cosa nell’ordine originale!

17. Vedi, così come ora languono questi qui, così pure languono moltissimi altri ancora fra coloro che sono accampati qui intorno a noi!

18. La famiglia Garthilli ti sia un forte esempio. E un altro esempio ti sia Uranion e i suoi discendenti; infatti: come si presentarono all’altura? E tuttavia la sua casa è adesso la più ricca di luce fra tutte quelle della regione del mattino!

19. Comunque sia, quello che tu hai fatto prima non sia più posto a tuo carico, poiché vedi, tutto ciò l’ho assunto Io a Mio carico, e so molto bene quello che farò a questo riguardo per tutti i tempi dei tempi.

20. Solo che per il momento spetta a te ancora un piccolo incarico, e cioè chiama per nome colui che giace a terra e che è il più vicino a noi, e digli con voce mite di rialzarsi; poi vedremo ciò che si potrà fare ulteriormente! Amen!»

21. Allora Adamo si chinò subito verso il nostro oratore principale e guida, lo prese per mano e gli disse nell’orecchio:

22. «Garbiel! Alzati, e poni fine al tuo vano gridare!»

23. Garbiel però, mentre giaceva ancora a terra, esclamò rivolto verso gli altri: «Fratelli, cessate il vostro gridare – esso non serve più a niente – bensì rialzatevi con me e ciascuno sia preparato a sentire la più severa condanna; infatti voi sapete che, quando un supplicante qualunque viene preso per la mano sinistra dal più nobile fra i padri e gli viene detto di alzarsi, questo significa: “Vattene in fretta del tutto lontano dai miei occhi per venti anni oltre il paese della mezzanotte (il Settentrione)!”

24. Oh, guai a noi, guai a noi! E così non ci è concesso nemmeno di condurre con noi le nostre mogli e i nostri cari figli! Oh, guai, guai a noi tutti; ormai siamo perduti!»

25. Ma allora Adamo disse a Garbiel: «Garbiel! Grande è la tua stoltezza, dato che ora è stata posta una fine a tali cose per tutti i tempi dei tempi!

26. Non avere alcun timore, poiché nessuno di voi verrà più mandato in esilio, poiché io e quest’Uomo, che voi non conoscete ancora, non siamo venuti qui da voi per opprimervi, bensì per risollevarvi tutti completamente e, se mai fosse possibile, anche per rendervi del tutto viventi. Dunque, rialzatevi tutti! Amen!»

27. E quando Garbiel ebbe udito tali parole dalla bocca, di solito severissima, di Adamo, egli saltò in piedi come un cerbiatto e, per la gran gioia da cui si sentì pervaso, non seppe cosa fare. Abbracciò subito Adamo e lo baciò sette volte sul petto; e poi abbracciò subito anche l’altro Uomo che gli era ancora sconosciuto, dicendo:

28. «Chiunque tu possa essere, ebbene, tu sei certo meritevole del mio amore che ormai, come un torrente in piena, è uscito fuori dagli argini! Jehova ama perfino il più infimo animaletto. Perché dunque, dal mio amore, che ora arde per tutte le cose, dovresti restare escluso tu, fratello a me ancora sconosciuto?»

29. E così fu che Abedam ricevette Egli pure sette robusti baci sul petto.

30. Ma quando Garbiel ebbe finito di baciare i due, egli chiamò gli altri che stavano rialzandosi e disse: «Fratelli, venite qui! Ah, che sensazione ineffabile ho provato sul petto di questo straniero!

31. Non c’è assolutamente parola che possa descriverla! Venite, venite fratelli, e provate voi pure quale delizia è starsene vicini a lui!

32. Oh, amici e fratelli, io voglio mordermi il cuore e farmi togliere la pelle, se questo magnifico straniero è nato in una qualche regione di questa Terra!

33. E pensare che noi prima abbiamo potuto dare una risposta così aspra a quest’uomo celestiale!

34. Oh, non c’è adesso in nessun luogo una tigre affamata che faccia giustizia di noi?

35. Venite dunque, venite e sentite che cosa c’è qui!»

 

[indice]

Cap. 49

Abedam rivela la vera, intimissima e malevola intenzione dei messaggeri

16 marzo 1842

1. E allora gli altri undici si avvicinarono dapprima ad Adamo e poi allo Straniero, e fecero – quantunque ancora un po’ timorosi – quello che prima aveva fatto Garbiel, e presso lo Straniero trovarono mirabilmente confermato ciò su cui Garbiel aveva attirato la loro attenzione.

2. E mentre, in segreto, essi si meravigliavano tantissimo nei loro cuori, Abedam chiamò a Sé Garbiel e gli domandò:

3. «Garbiel, riesci ancora a ricordarti la domanda che Io vi feci quando arrivaste alla sommità dell’altura?»

4. E Garbiel, alquanto sconcertato, rispose dopo un breve momento di riflessione: «Ah, giusto, giusto, lì sull’altura tu ci hai fatto una domanda un po’ strana, alla quale noi, abbastanza stranamente, abbiamo dato una risposta sciocca.

5. Sì, sì, giusto, ma così, sul momento non mi vuole venire in mente come sia stata questa domanda. C’entrava di sicuro qualcosa dell’intenzione e del senso, solo che non mi ricordo più molto bene se si trattava dell’intenzione nel senso oppure del senso nell’intenzione.

6. La seconda parte della domanda me la ricordo benissimo, e cioè: “Perché voi siete venuti qui?”; però la prima parte non sono più capace di ricostruirla.

7. Senso ed intenzione c’entrano senza alcun dubbio, ma in quale maniera essi vanno combinati, ebbene questa è adesso tutt’altra domanda per la mia meschinità!

8. È però davvero quanto mai strano ciò che mi sta succedendo, e cioè, proprio qualche attimo fa se ne parlava ancora fra di noi, e ora non sarei capace di ricordarmene, neanche se qualcuno mi prendesse energicamente per il collo!

9. In verità, non mi ricordo di essere mai stato così sciocco in vita mia! Ora infatti non riesco assolutamente a mettere assieme nella memoria quelle poche parole!

10. Oh, mio caro amico che io non conosco ancora! Vedi, di solito non sono proprio tanto sciocco, ma il grande spavento di prima mi ha fatto scappare di mente quasi perfino il mio nome! E così è ben perdonabile se, per necessità, devo restarti debitore della risposta alla prima parte della tua domanda!

11. Tu di certo questa domanda la saprai ancora! Non vorresti dunque rivolgerla a noi una seconda volta?

12. Forse adesso potremo trovare una risposta più sensata di quella che prima, sull’altura, abbiamo dato dalla nostra sconfinata e pretenziosa stoltezza.

13. Se tale fosse la tua volontà; però non essere sdegnato o adirato per questo!»

14. E subito Abedam accondiscese alla richiesta di Garbiel e gli ripeté integralmente la domanda.

15. Allora Garbiel spiccò un salto di gioia perché aveva di nuovo presente la domanda, e riprese subito a parlare dicendo: «Sì, sì, era proprio questa: “Qual è il senso della vostra intenzione; e perché siete venuti?”

16. Ebbene, caro amico, poiché tu me lo hai chiesto, allora la domanda, col tuo benigno aiuto, l’avrei nuovamente qui; e ora che ne facciamo?»

17. E Abedam si limitò a dire: «Ebbene, se tu hai nuovamente la domanda, allora potrai darMi anche la relativa risposta! Vedi, questo era tutto quello che Io volevo sapere da te, e cioè se la domanda si trova ancora fra voi!»

18. Garbiel allora cominciò a riflettere e poi disse: «Eh, sì, per quello che riguarda la seconda parte della domanda, devo dire che noi siamo stati mandati sull’altura per incarico di tutto il popolo, per informarci se noi – come solitamente era usanza – avremmo dovuto fermarci qui tutta la notte oppure se le cose avrebbero dovuto svolgersi altrimenti, dato che oggi tutto procedette in maniera insolita e di sera non viene più acceso nessun sacrificio.

19. Vedi, questi sono tutti i motivi della nostra venuta, ovvero questo è tutto ciò per cui noi siamo venuti sull’altura, e questo certamente è anche probabile che sia il senso della nostra intenzione!

20. Ma se ci sono anche degli altri lati dai quali può forse essere considerato un tale senso nell’intenzione, vedi, caro amico, questa cosa non mi sarebbe possibile spiegarla; perciò ti preghiamo di essere tanto buono da chiarire amichevolmente a noi tutti qual è il senso che tu celi nella tua intenzione!»

21. E Abedam replicò prontamente: «Ebbene, ascolta. Riguardo il perché voi siete venuti sull’altura, tu hai risposto giustamente; ma qui non stava il senso della vostra intenzione, bensì esso stava nel fatto che il vostro cuore era colmo di segreta rabbia e sotto il velo della seconda domanda voi avete voluto indagare la ragione per cui oggi, senza che voi lo aveste né saputo né voluto, la solennità del Sabato è stata in tal modo cambiata. Ecco, non è così?

22. Ma siccome Io riconobbi immediatamente quello che c’era in voi e, prevenendovi, vi rivolsi la nota domanda, allora voi Mi faceste immediatamente notare il senso della vostra intenzione apostrofandoMi con parole molto aspre. Non è forse così?

23. Voi certo volevate domandare ad alta voce solo se dovevate rimanere o ritornare alle vostre dimore; ma per quanto riguarda il senso della vostra intenzione, voi volevate ottenere informazioni spiando del tutto in segreto e in questo modo saziare la vostra rabbia nascosta e manifestarla in una occasione favorevole dinanzi ai padri, e ciò precisamente già nel vicinissimo e stabilito giorno dei litigi (il martedì), giorno nel quale i padri sono soliti prestare sempre ascolto alle vostre lamentele! Non è così?»

24. A queste parole Garbiel, completamente fuori di sé, e gli altri con lui, rimase sbalordito ed ammutolì non potendo trovare niente da rispondere.

25. Abedam però disse ancora: «Seguite Me e Adamo ora voi tutti fino all’altura; là anzitutto vi ristorerete con cibo e bevande, visto che voi non avete ancora mangiato nulla nella giornata di oggi, e subito dopo scambieremo di buon animo qualche buona parola riguardo al Mio senso nella Mia Intenzione! Amen!”

 

[indice]

Cap. 50

L’Onniscienza e la Sapienza dello Straniero

Presentimenti dello stupito Garbiel

17 marzo 1842

1. Solo dopo questo formale invito, Garbiel riacquistò un po’ di coraggio, perché egli era completamente fuori di sé per la meraviglia, non comprendendo come quello Straniero potesse sapere tutte quelle cose fino al massimo dettaglio, e per conseguenza cominciò ad indirizzare allo Straniero le seguenti domande:

2. «Ascolta, amico stimatissimo sopra ogni cosa, tu sei una persona per me quanto mai misteriosa! Come fai a leggere nel nostro cuore le cose più nascoste, e come puoi vedere alla perfezione quello che vi si svolge dentro?

3. No, io dico, no, questo è un po’ troppo per un uomo della mia specie!

4. Vedi, amico mio stimatissimo ormai sopra ogni cosa, io comincio fermamente a credere che in te non si verifichino cose naturali!

5. Infatti anzitutto la sensazione straordinaria da me provata quando mi trovai sul tuo petto, e in secondo luogo, però ancora di più, la constatazione dell’incredibile acutezza del tuo sguardo, dinanzi al quale non è sicuro nemmeno uno dei più riposti nascondigli del nostro cuore, ebbene, queste sono per me delle prove evidentissime che la situazione nei tuoi riguardi non è naturale.

6. Io non voglio in via assoluta negare che, per concessione dall’Alto, possano esservi degli uomini dalla mente molto acuta, come ad esempio Enoch, Kenan, Jared, Enos e Set, i quali davvero hanno fatto più di una cosa prodigiosa, come sarebbe il caso del fulmine di oggi – ammesso che non sia stato tu a provocarlo – e così pure della rapida ricostruzione della grotta di Adamo, sempre supposto che non vi abbia messo mano tu! E così pure l’improvviso cessare della tempesta di ieri, …purché anche questo non sia dovuto alla tua influenza!

7. Sì, come ho detto, non si può negare assolutamente che degli uomini molto devoti a Dio, per Sua grazia e concessione, possano compiere varie cose straordinarie.

8. Tuttavia anche questo è del tutto certo e indiscutibilmente vero, e cioè che fino a questo preciso momento il mio cuore ne era rimasto del tutto immune, e neppure il nobilissimo primo padre è stato mai capace di insinuare il suo sguardo dentro a questi intimissimi ripostigli della vita!

9. Come tuttavia sia possibile a te una cosa simile, io questo non riesco davvero a spiegarlo!

10. Ma poiché il tuo potere è tale, chi è che può sussistere vicino a te?

11. Io adesso sono completamente pervaso da un grande timore dinanzi a te, e vorrei perciò pregarti di voler esonerare noi tutti dall’accogliere il tuo gentilissimo invito di seguirti fino all’altura, per gustare certo indegnissimamente un cibo immeritato al massimo grado alla mensa di Adamo.

12. Infatti per quanto riguarda il senso maligno della nostra segreta intenzione, ebbene, su questo non occorre più spendere altre parole; ma per quello che riguarda invece il senso della tua intenzione, io credo che tu ce lo abbia manifestato mostrando a noi tutti fino a che punto noi siamo stati veramente dei perfidi mascalzoni, come però non lo saremo più, né meno ancora lo ridiventeremo in avvenire; e di questo tu puoi stare perfettamente sicuro! Ma ora tu sembri essere il più potente su quest’altura, dato che lo stesso nobilissimo primo padre Adamo pare ti sia quanto mai affezionato, perciò informaci con benevolenza su quello per cui noi siamo stati mandati qui, affinché, prima che il crepuscolo sia del tutto svanito, noi possiamo portare ai nostri familiari le notizie desiderate!

13. Carissimo amico, non interpretare queste mie espressioni forse come una esigenza assoluta della nostra volontà rispetto alla tua volontà, né rispetto a quella del nobilissimo padre Adamo, bensì unicamente come una preghiera doverosamente modesta ed umilissima dal profondo del cuore; se invece la mia richiesta dovesse suscitare della contrarietà in te, allora noi tutti preferiremmo seguirti anche fino in capo al mondo piuttosto che contrariarti ancora, anche minimamente soltanto, in una qualsiasi cosa! Perciò la tua volontà, certamente potente al massimo grado, sarà da noi tutti completamente rispettata!»

14. Allora Abedam osservò al loquacissimo Garbiel: «Ascolta, Io ti dico che la tua lingua è un vero capolavoro, perché parlando in questo modo tu stai ingannando perfino te stesso, e lasci inascoltate le richieste che, poderose, risuonano nel tuo cuore, che in serietà, non ha delle fondamenta cattive! Vedi, tutto quello che tu ora hai detto non ha capo, né piedi, né mani, né assolutamente un qualsivoglia corpo!

15. Infatti quello che è uscito adesso dalla tua bocca non è altro che unicamente un vento di vuote parole, mediante le quali hai voluto cacciare la tua paura fuori dal corpo.

16. Tu hai chiesto chi mai potrà sussistere vicino a Me, considerato che a Me è nota l’arte di scrutare fin dentro ai più intimi ripostigli della vita.

17. Per questo fosti colto da un grande timore. Vedi, questo soltanto è ciò che ti diede il cuore! Io però ti dico: “Metti la tua lingua fra i denti e tienila ben stretta, affinché essa, ancora una volta, non inganni il tuo proprio cuore e ti faccia credere come se tu avessi già riconosciuto il senso della Mia Intenzione riguardo a voi tutti!”

18. Vedi, una simile cosa è quanto mai vana, poiché ben presto tu, assieme ai tuoi fratelli, riconoscerai che il pieno senso della Mia Intenzione riguardo a voi tutti non lo potrà concepire mai in eterno neppure il più alto e più perfetto spirito angelico del supremo fra i Cieli!

19. Per quanto riguarda però la tua sollecitudine nella tua qualità di messaggero, ormai tutti sanno benissimo che per oggi, domani e dopodomani, dunque fino al giorno delle lamentele, si devono fermare qui.

20. Quindi non c’è per te più alcun motivo plausibile di mancare e di non accettare il Mio invito!

21. Considerato dunque che il tuo timore è evidentemente vano e che tutti i tuoi sono già da lungo tempo provvisti a dovere, credo bene che non avrai più difficoltà a seguirMi».

22. E allora Garbiel rispose fra lacrime di gioia: «Sì, in verità, adesso sono pronto a seguirTi dove vorrai!

23. Infatti ora è sorto in me un presentimento immenso da quando dicesTi “come è imperscrutabile il senso della tua intenzione”!

24. Io non oso di certo esprimerlo ancora con la mia lingua, ma in compenso con tanta maggior forza lo esprime il mio cuore per effetto di un amore mai provato prima, e cioè che Tu sei un Padre!

25. E perciò io anche voglio seguirTi in eterno dove Tu vorrai, sì in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 51

Il discorso di Abedam sulla Luce e sulla Vita

Chi è Dio e il giusto modo di riconoscerLo come Padre amoroso

18 marzo 1842

1. Allora Abedam si dispose a mettersi in cammino e, volgendosi a Garbiel, disse: «SeguiteMi dunque! In verità Io vi dico che, chi Mi segue, va per la retta via e non si smarrirà mai in eterno sul sentiero della vita che conduce alla Vita!

2. Ma chi mai vorrebbe vagare su una via senza luce attraverso un bosco esteso mentre la notte è profonda?

3. Ebbene, il bosco è il mondo, e la vita terrena dell’uomo è la via, e il tempo dei corpi è la notte profonda.

4. Colui che non ha luce, potrà forse imboccare la stretta ma giusta via di mezzo, la quale soltanto può veramente condurre il pellegrino verso la santa meta dell’amore, che è la vita eterna?

5. Io però sono una vera e infallibile Luce stessa e perciò sono la Via e la Vita eterna stesse.

6. Se voi dunque seguite Me, di Luce ne avete in grande quantità, e non vi sarà mai più possibile, in eterno, smarrire la retta via, poiché la Luce è la Via stessa, e voi non potrete mai più mancare la santa meta dell’Amore che è la vita eterna, poiché la Via e la Luce sono esse stesse la santa meta dell’Amore la quale è veramente la vita eterna.

7. Perciò seguiteMi tutti, e non chiedete dove! Infatti, laddove sono Io, là è ovunque il luogo giusto e dappertutto la vita eterna.

8. Se però qualcuno, di notte, prendesse un lume e volesse metterlo ora su un monte, ora in una valle oppure in vari altri luoghi, si potrà dire in qualche modo che il lume non è al suo posto?

9. Io però vi dico: “La luce è dappertutto al suo posto”, poiché, chi potrebbe dire e sostenere: “Questo o quel luogo non è adatto per la luce del giorno, mentre il Sole vi manda i suoi raggi?”

10. Ebbene, così avviene anche con la luce dello spirito, perciò anche nessuno deve domandare quando la luce si riversa su di lui, se la luce gli è confacente o no, oppure se egli sia degno della luce oppure no!

11. Quando invece viene la luce, ciascuno la afferri in gran fretta ed approfitti più che può della luce! Poiché, quando vi è luce, essa è data per giovare a tutti, ma una volta che la luce è stata tolta oppure è tramontata, allora il degno – non meno dell’indegno – sentirà grande tristezza per la mancanza della luce.

12. E allora chiamerà vicino a sé il sorgere del Sole, ma poi il sorgere del Sole sarà molto ritardato, e questo ritardo diverrà in ogni tempo, e per ciascuno, una pietra dello scandalo quanto mai grande e dura.

13. Guai però a coloro che cadono di giorno e non vogliono lasciarsi risollevare dalla Luce mentre essa procede tra di loro!

14. In verità Io vi dico che sarà duro risollevarsi quando essi saranno sorpresi dalla notte!

15. Ma se qualcuno cade mentre è notte, non è egli forse degno di perdono?

16. Certo! Posso dirvi che i caduti nella notte si rialzeranno prima e con maggiore facilità, quando verrà la luce del giorno, al paragone di coloro che cadono in pieno giorno e sono troppo pigri per rialzarsi immediatamente in modo tale che la luce possa condurli verso la santa meta dell’amore.

17. Dunque Io vi dico una volta ancora: “Afferrate la Luce con i vostri cuori finché essa si trova fra voi, poiché il tempo della Luce è breve, mentre è molto lungo quello della notte!

18. Ma chi adesso afferra la Luce in questo tempo, poi non ne soffrirà mai più la mancanza in eterno”.

19. Riconoscete infine anche del tutto che Io stesso sono la Luce di ogni vita e l’unica Vita stessa, originariamente eternissima!

20. Se però voi riconoscete questo nei vostri cuori, allora avete già accolto completamente in voi la Luce e la Vita.

21. Ma che cosa sono la Luce e la Vita, sante ed eterne?

22. Dio stesso è la Luce, e l’eterno Amore in questa Luce è la vita eterna, ed è il Padre del Quale tu, Garbiel, quando prima Mi manifestasti la tua ultima parola dal tuo gran presentimento, dicesti e bene riconoscesti che Io sono un Padre!

23. Sì, in verità vi dico che Io sono l’unico vero Padre, e voi tutti siete Miei figli, se voi Mi riconoscerete come Padre!

24. Ma chi non Mi vorrà riconoscere come Padre – e ciò del tutto nel proprio cuore – per costui Io sarò quello che sono per la pietra, e cioè un Dio e Creatore che giudica per l’eternità!

25. La Mia forza, la Mia misericordia e la Mia autorità sono senza fine. Così dice Dio per Sé; chi vorrà o potrà contrastarMi?

26. Il Padre invece si stringe ai figli, e dinanzi ai loro timidi occhi Egli nasconde la Sua onnipotente Divinità, affinché tutti loro possano e vogliano abbracciarLo nei loro cuori, e perché diano ascolto alla Sua vera chiamata paterna.

27. Vedete, Io stesso sono il Padre e vi dico di seguirMi!

28. Perciò non esitate, o figlioletti Miei, e seguiteMi, poiché Io sono certamente il Padre santo ed amorosissimo di tutti voi!

29. Ascoltate e seguiteMi! Amen! Amen! Amen!»

 

[indice]

Cap. 52

Buone osservazioni di Garbiel riguardo all’elevato significato del discorso di Abedam

21 marzo 1842

1. Ma come Abedam ebbe finito di parlare, Garbiel e tutti gli altri si prostrarono sulle loro facce, vicinissimi ai Suoi piedi.

2. E quando Garbiel si fu alquanto riavuto, cominciò a rivolgere ai fratelli ed amici un discorso degno di nota, tanto che perfino Adamo rese ampia testimonianza a questo discorso e lodò l’oratore dicendogli:

3. «Garbiel, io ho già udito molte parole da lingue umane; tuttavia come queste non ricordo di averne mai udito dalla bocca di un non destato!

4. Sii lieto, poiché Abedam ti ha già concesso grandissime cose! Ma quali altre cose ancora ti attendono, quando il tuo cuore sarà diventato perfettamente una cosa sola con Lui nel puro amore?»

5. Così disse Adamo a Garbiel quando questi ebbe terminato di parlare. Dunque, il discorso di Garbiel era stato il seguente:

6. «Amici e fratelli! Avete udito, avete percepito e avete compreso?

7. Chi è capace di indirizzare parole simili ai nostri orecchi e ai nostri cuori?

8. Oppure esiste forse qualcuno, a cominciare dal primo padre fino ai nostri figlioletti incapaci di parlare, che abbia mai udito simili parole?

9. “No, no, no!” dovete dire voi tutti, poiché queste non sono parole che hanno radice nella sapienza umana e non sono nemmeno parole di uno fra i più perfetti spiriti angelici.

10. Dove, infatti, nell’intera infinità, nel corso di tutte le eternità delle eternità, è stato creato un essere che possa enunciare simile cose fuor da sé?

11. Amici e fratelli, pensate, pensate bene! Chi può essere, Chi deve essere, anzi Chi deve necessariamente, per l’eternità, essere Colui che può dire di Sé, in maniera del tutto completa: “Io sono la Luce, la Via e la santa Meta!”? Sì, [Costui non può essere altro che] l’unica, originariamente eterna, fondamentale Vita stessa!

12. Amici e fratelli! Sarebbe forse possibile che non vi accorgiate ancora di Chi è lo Straniero?

13. Oh, ma allora voi dovreste essere più ciechi del punto centrale della Terra al tempo della più tenebrosa mezzanotte, e più sordi di una pietra durissima che giace nel profondo del mare!

14. In verità, in verità, se qualcuno di voi volesse assolutamente pronunciare simili parole riferendosi a se stesso, io sono ora più che chiaramente persuaso che dalle sue labbra non sarebbe ancora uscita la seconda parola che già, di un tale malfattore, non esisterebbe più la benché minima traccia.

15. Sì, se la grande Terra potesse fare questo qualora avesse una lingua in qualche luogo in una bocca enormemente ampia, in verità, già il primo pensiero di asserire di sé una simile cosa dovrebbe annientarla per l’eternità!

16. Certo, neppure al Sole immenso potrebbe accadere di meglio!

17. Oppure voi non siete forse capaci di comprendere ciò? Ma se voi non potete comprendere, allora l’uno o l’altro di voi provi, semplicemente in tutto silenzio, a pensare tali cose di sé – sì a pensare di essere la santissima, sì la santissima, originariamente eterna, Vita di ogni vita, la Luce di ogni luce, la Via di tutte le vie e la santa Meta finale di tutte le cose; sì, a pensare di essere la suprema Forza di tutte le forze, la suprema Potenza di tutte le potenze e la massima Autorità di tutte le autorità – e veda se, facendo ciò, egli può continuare a sussistere!

18. Io non fui mai un profeta; però ora sento di esserlo, e perciò affermo, con la massima certezza possibile e con pienissima convinzione, che qualora egli dicesse: “Io sono la suprema Autorità fra tutte le autorità!”, allora egli non sarebbe ben presto più in grado di lacerare la tela finissima di un ragno.

19. E se egli volesse dire: “Io sono la suprema Potenza di tutte le potenze!”, allora ben presto un granello di pulviscolo solare lo premerebbe a terra tenendolo immobile per l’eternità.

20. E se egli dicesse: “Io sono la massima Forza di tutte le forze!”, allora verrebbe immediatamente un moscerino e gli spezzerebbe le ossa e divorerebbe la sua carne.

21. E se egli volesse sostenere: “Io sono la santa Meta finale di tutte le cose!”, allora lo sconfinato abisso di tutte le eternità lo inghiottirebbe all’istante nel fuoco dell’eterno annientamento.

22. E qualora egli dicesse: “Io sono la Via di tutte le vie!”, allora la Terra lo consumerebbe subito nel fuoco della sua ira.

23. E se egli volesse dire: “Io sono la Luce di ogni luce!”, allora egli si troverebbe immediatamente circondato dalle tenebre più fitte.

24. E se egli infine volesse addirittura affermare: “Io sono la santissima, originariamente eternissima, Vita di ogni vita stessa!”, allora, chi sarebbe capace di misurare la massima rapidità di quel fuggevolissimo istante entro il quale tale parola stessa lo distruggerebbe per l’eternità fin nelle più intime fondamenta della vita, come se non fosse mai esistito?

25. O amici e fratelli; ora però, siccome noi comprendiamo queste cose, e certamente per così dire le possiamo toccare con mani e con piedi, e vediamo che lo Straniero – che dinanzi ai nostri occhi e ai nostri orecchi ha asserito tutte queste cose di Sé – continua a rimanere tuttora incolume in tutta potenza e forza dinanzi a noi, e lo udiamo a chiamarci tutti a Sé come un vero e soltanto un vero padre può chiamare i suoi figli, mentre il nostro cuore in noi a voce alta grida: “Certo, Tu solo sei un vero Padre, e guai a colui che commettesse il sacrilegio di arrogarsi questo Nome santissimo e volesse anch’egli farsi chiamare ‘Padre’!”; ma allora Chi e Che cosa è, e da dove viene questo Straniero?

26. Vedete, i Cieli infiniti colmi di splendenti meraviglie, e la Terra colma di prodigi, e il nostro cuore che è il più grande dei prodigi, ebbene, tutti questi gridano e dicono ora a noi con ultraforte voce: “Jehova, Dio, l’eterno Creatore di tutte le cose, il Padre santo, si trattiene presso i Suoi figli sulla Terra!”

27. O fratelli, comprendete adesso questo?»

28. E dopo questo discorso di Garbiel, Abedam disse a tutti di rialzarsi da terra ed aggiunse: «Figli, ora è tempo che voi Mi seguiate sull’altura, affinché in presenza di tutti i padri Io vi indichi interiormente un altro senso nella Mia Intenzione nei vostri riguardi!

29. Infatti vedete, la Terra è un grandissimo campo sul quale cresce molta erba di ogni specie, molti arbusti e molti alberi di ogni specie; e sul suo terreno strisciano e camminano una quantità innumerevole di vermi, e tutti i boschi sono colmi di animali di ogni specie, e così pure ne sono colme le acque e l’aria.

30. Ma chi bada a tutto ciò? In quale cuore si può riscontrare un ordine per tutte queste cose? E tuttavia il cuore è sorto da quest’ordine!

31. SeguiteMi dunque, affinché possa venirvi apertamente dimostrato un altro senso della Mia intenzione nei vostri riguardi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 53

Sulla via verso l’altura

Le silenziose considerazioni di Besediele sulla natura e sull’essenza dello straniero

Buona replica di Garbiel

22 marzo 1842

1. Allora tutti, pervasi di reverenza suprema, si alzarono immediatamente e seguirono Abedam e Adamo fino all’altura che già conosciamo, tremando in tutto il corpo, in parte per effetto della grande delizia da cui erano pervasi, in parte per il timore reverenziale che provavano dinanzi alla Santità, Potenza, Forza, e Autorità di Dio e in parte per l’Amore al Padre santo che si stava annunciando sempre più nel loro cuore.

2. E un fratello di Garbiel, il quale procedeva dietro a lui, gli disse a bassissima voce: «Ascolta, fratello! Se io ora contemplo questo cielo cosparso di tante innumerevoli stelle, e noi ormai sappiamo già tutti da parte di Set, di Enos e, quanto mai chiaramente poi, da parte di Enoch, che queste stelle non sono altro che dei corpi mondiali splendenti di incomprensibile grandezza, ebbene, fratello, e se poi il mio pensiero, facendo luce dinanzi a sé, mi dice: “Vedi, Besediele, qui innanzi cammina il Creatore di tutte queste meraviglie senza numero e dalla grandezza senza misura, l’onnipotentemente Santissimo! Un Suo santo pensiero e lo spazio senza confini resterà immediatamente vuoto e sepolto nella sua propria eterna, infinita notte. E di nuovo, un ulteriore santo pensiero di Colui che ci precede, e …ancora una volta nuove e meravigliosissime creazioni risplenderanno nell’immensa infinità!”, oh, fratello, quale sentimento inesprimibile sento traboccare dal mio cuore!

3. Tu prima hai chiesto se non ci accorgevamo ancora di Chi fosse lo Straniero.

4. Oh, io posso dirti che già alla Sua prima venuta me ne sono accorto, e mi risultò chiaro che dietro di Lui doveva celarsi qualcosa di indicibile, perché questa cosa me la stavano annunciando i Suoi occhi e la Sua bocca prima ancora che Egli ci avesse rivolto una Parola santissima.

5. Hai forse visto altre volte, degli occhi e una bocca simili?

6. Quale Dignità, quale Santità, quale vigore, quale Potenza, quale Forza e Autorità non vi si manifestano in maniera evidentissima; e chi non vorrebbe immediatamente struggersi dalla delizia quando Egli guarda qualcuno da vicino, e com’è amorevolmente invitante il Suo volto quando Egli si trova a non grande distanza?

7. E quando ci si allontana sempre più da Lui, allora il Suo volto diventa sempre più santamente serio e va sempre più acquistando un qualcosa di indescrivibile.

8. Io non saprei dire se tutto ciò susciti nel cuore più un santo, supremo timore reverenziale, o piuttosto il più profondo pentimento e la brama più ardente di venirGli nuovamente sempre più vicino, anzi, se fosse possibile, di riunirsi del tutto con Lui!

9. E quando poi si viene sempre più vicini a Lui, con quale rapidità non svanisce ogni sensazione della distanza iniziale, mentre un senso indicibile di santo amore mai prima conosciuto comincia ad aleggiare intorno al cuore, proprio in quel punto dove la vita e l’annientamento si esprimono con pari infinita delizia!

10. O fratello, ora io domando a te, che sei molto più saggio di me, se non hai provato anche tu una cosa del genere.

11. Dato che tu mi hai già detto tante cose, non vorresti rendermi noto pure fino a dove posso fidarmi dei miei sentimenti, ovvero fino a che punto è possibile che vi siano ancora degli eventuali errori? Se tu ne sai qualcosa, allora dimmelo subito!»

12. E Garbiel disse a suo fratello Besediele: «O fratello! Credi ai tuoi sentimenti, però devi anche credere che tali cose non sono sgorgate da te, bensì esse sono sgorgate santamente nel tuo cuore da Colui il Quale, precedendoci, ci guida verso la sacra altura; sì, fratello Besediele, verso un’altura che non è soltanto di questa Terra, bensì infinitamente di più, e cioè un’altura della vita eterna interiore proveniente da Lui! Questo è il mio presentimento!

13. O fratello, e voi tutti fratelli miei, allargate sollecitamente i vostri cuori e liberateli da ogni inutile cosa terrena, affinché in essi possa esservi tanto maggiore spazio e tanta maggiore libertà per accogliervi tutti gli immensi tesori che ci sono già stati elargiti in grande abbondanza e che, con tutta certezza, ci vengono ancora elargiti!

14. Però, carissimo fratello, lascia da parte i tuoi pensieri troppo eccelsi, poiché in verità, mi sembra come se il troppo infinitamente grande debba essere purtroppo infinitamente santo per i nostri cuori non ancora puliti!

15. Ma se qualcuno di tutti noi nel proprio cuore si occupa di qualcosa o vuole occuparsene, allora lo purifichi con tutto lo zelo mediante il vero pentimento e l’amore per Colui che ora ci guida!

16. Ecco, guardate: noi tutti siamo già vicini alla meta. Infatti tutti i padri si prostrano già sulle loro facce alla vista di Colui che ci conduce!

17. Oh, vedete, vedete, come tutti sono ora circonfusi da una luce santa; come risplende adesso l’altura!

18. O fratelli, piangete e pregate, perché santo, santo, santo è questo luogo!

19. O mio povero cuore peccatore, potrai reggere all’imminente Rivelazione, alla Luce dell’eterno Dio, del Padre santo?»

 

[indice]

Cap. 54

Il gruppo dei dodici accolto dai padri

 Guarigione di Set dal difetto della dizione se emozionato

Il ristoro dei dodici

23 marzo 1842

1. Ma come Garbiel e Besediele, strada facendo, si intrattenevano fra di loro, così pure stavano conversando tra di loro anche tutti gli altri, in modo che, guidati da Me, giunsero tutti sulla sommità dell’altura con cuore ben disposto, devoto e raccolto.

2. E una volta arrivati, Abedam disse a tutti i padri di rialzarsi e di accogliere i dodici che Egli stesso e Adamo avevano condotto fino all’altura.

3. E quando ebbero appreso tale desiderio di Abedam, allora tutti i padri, le mogli e i figli protesero le braccia verso i dodici, e così questi trovarono amorevolissima accoglienza.

4. Solamente Set non si azzardava ad unirsi agli altri, perché ora temeva coloro contro cui egli aveva tuonato poco prima in modo alquanto brusco.

5. Adamo però chiamò subito a sé Set e gli domandò: «Abele-Set, perché te ne stai lontano mentre tutto ciò che respira su questa altura obbedisce alla voce del Padre santissimo?

6. Oppure ti si sono forse irrigidite le braccia, visto che non sei capace di tenerle tese verso coloro che Abedam, il Padre santo stesso, ha guidato fin qui? Oppure ti è forse addirittura sfuggito il Suo appello?»

7. E allora Set si prostrò dinanzi ad Adamo e ad Abedam, ed esclamò con voce supplichevole: «Oh, …perdonate me, stolto e sconsiderato che sono! Quello che io ho fatto, ... »

8. Ma a questo punto (l’Alto) Abedam lo interruppe e disse: «Te l’ho fatto fare Io, e perciò fu anche giusto e ben fatto!

9. Mentre invece è ora inutile il tuo timore, a causa del quale non ti sei azzardato di accogliere costoro che tuttavia Io stesso ho guidato fin qui, e poi vi ho radunato tutti e ho indicato a tutti quello che avreste dovuto fare!

10. Metti da parte dunque il tuo stolto timore e segui l’esempio di tutti gli altri, e così libererai il tuo cuore e lo terrai lontano da qualsiasi rimprovero della tua propria coscienza; e ciò avverrà tanto più considerando che ti trovi al Mio cospetto come un uomo libero da qualsiasi peccato! Comprendi ed opera conformemente! Amen!»

11. Allora Set si rialzò immediatamente, e anche lui stese le sue braccia con tutta amorevolezza per accogliere i dodici.

12. Ma quando costoro ebbero visto che anche il padre Set, prima arrabbiato, stendeva le sue braccia verso di loro, quasi tutti si prostrarono ai suoi piedi e gli chiesero perdono, perché ritenevano con certezza di avergli dato, precedentemente, l’occasione di adirarsi a causa della loro sconsiderata stoltezza.

13. Set però, a causa dell’intensa commozione d’amore che lo dominava, non era in grado di far uscire nemmeno una parola dalla sua bocca. Tuttavia quello che la sua lingua per un breve tempo non fu capace di fare, lo dimostrarono con tanto maggior ardore le sue mani e il suo petto, dato che egli rialzò da terra costoro, uno dopo l’altro, con le proprie mani, li rinvigorì nel cuore gesticolando a segni e poi li strinse al suo petto.

14. E così dimostrò con i fatti come egli non fosse affatto mai stato propriamente arrabbiato, bensì che il modo con cui prima si era comportato verso di loro era stato certamente dovuto ad un interiore impulso superiore nell’interesse dell’eterna prosperità di vita, ma essendosi tuttavia accorto che i dodici non riuscivano a comprendere perfettamente i suoi segni, allora si rivolse subito ad Abedam indicandoGli la propria bocca e il petto.

15. Infatti Set fin dalla nascita aveva il difetto che, quando la sua anima era dominata da intensa emozione, spesso non poteva pronunciare una sola parola per lungo tempo.

16. Allora Abedam toccò immediatamente Set sulla bocca e sul petto, e gli disse: «Set, Io ti dico: “Apri la tua bocca e d’ora innanzi la tua lingua mai più ti rifiuterà il suo servizio”; e ora dai pure libero sfogo al tuo cuore! Amen!»

17. E subito da Set si riversarono, come un torrente, le seguenti parole sublimi:

18. «O figli, o figli dell’Amore del Padre santo, se io prima, per un santo e giustissimo impulso interiore, non avessi dovuto, con potenti parole severe, tenervi lontano dal mio cuore ardente d’amore per voi, ebbene, o miei amici, davvero l’ardentissimo amore del mio cuore vi avrebbe consunti!

19. O figli, o amici, voi avete udito la mia voce che in modo aspro vi inviava ad Adamo, e così voi scendeste, precipitosamente e oppressi, dalla sacra altura; allora io, miei figli e amici, provai dolore per voi, poiché vidi che eravate riluttanti ad andare là, dove la mia parola vi aveva indirizzato con molta serietà, per chiedere ad Adamo quello per cui, con fatica e timore, siete saliti su per collina!

20. Infatti vedete, finché il caro Padre santo, in compagnia di Adamo, non ebbe raggiunto la piccola schiera formata da voi messaggeri, una grandissima angoscia oppresse il mio cuore innamorato per voi, miei amici e figli!

21. Ma quando poi vidi il Padre santissimo attirarvi e stringervi tutti così amorosissimamente al Suo petto, allora d’un tratto mi fu tolto un peso gravissimo, pesante come la Terra, dal mio cuore che era ancora dolorante per voi per il fatto che dovetti veder fuggire tristemente voi figli via da me, dal vostro padre che vi ama!

22. Ma ormai dimentichiamoci di tutto questo! Il Padre santo ha voluto che fosse così; vada dunque a Lui grazie in eterno e l’amore più puro di cui mai sia capace il nostro cuore!

23. E adesso, figli e amici, io noto che voi oggi non vi siete ancora ristorati né con cibo né con bevande; perciò avvicinatevi alle ceste e mangiate e bevete di quanto trovate in esse, poiché tutto è benedetto dal Padre santissimo!

24. Oh, venite, venite e prendete del cibo per la vita eterna!»

25. Ed anche Abedam disse loro di seguire Set e di fare secondo il suo invito.

26. Ed essi seguirono Set verso la cesta di Adamo e mangiarono e bevvero tutti di lieto umore.

 

[indice]

Cap. 55

La lode di Garbiel per la cena

Ammonizione di Abedam sul ringraziamento esagerato

29 marzo 1842

1. Quando i dodici messaggeri, dopo essersi saziati e ristorati a sufficienza, si rialzarono davanti alle ceste, si recarono subito da Abedam, da Adamo e da Set, e porsero i loro fervidi ringraziamenti per il favore così grande – come essi dicevano – di aver potuto saziarsi con cibi fra i più deliziosi addirittura dalla cesta di Adamo.

2. E poi Garbiel, rivolto agli altri, disse ad alta voce: «Fratelli! Io credo che quasi tutti noi abbiamo un palato, ma se voi avete gustato ciò così come l’ho gustato io con il mio palato, allora non potete fare a meno di unirvi tutti a me nell’esclamare:

3. “Per quanto ci è noto del terreno – di solito magro – di questa Terra, esso non ha mai portato simile frutta, la cui forma magnifica anzitutto supera così tanto ogni altra frutta vista finora, quanto la luce del Sole supera quella modesta della Luna quando essa comincia a splendere oppure quando alla fine cessa nuovamente di illuminare”.

4. Per quanto poi riguarda il suo profumo e il sapore delizioso, sulla Terra, a mio avviso, non è possibile alcun paragone adatto, a meno che mi sia lecito paragonare il senso delle parole di Colui che ora si trova fra noi (il santissimo e amorosissimo Padre!) col senso del vuoto chiacchierio della mia lingua, divario questo che è infinito e inesprimibile per ogni lingua creata.

5. A giudicare dunque da quanto ho detto, cari fratelli ed amici, questa frutta ha certamente un’origine del tutto incomprensibilmente più alta di quella che noi tutti conosciamo fin troppo bene come la solita frutta.

6. Ma dato che tale cosa non la si può affatto negare, qual è allora il conseguente dovere eterno che si impone a noi?

7. Guardatemi: io voglio fare in modo che questo cuore, che batte nel mio petto, arda del massimo amore possibile, in eterno sacrificio di grazie al supremo Donatore di simili doni, e voglio lodare, con tutte le mie forze, il Padre santo e glorificarLo giorno per giorno, ora per ora, e istante per istante.

8. Infatti questa frutta era dolcissima e il suo sapore era deliziosissimo! Perciò noi vogliamo lodare e glorificare il Padre santo per tutta la nostra vita, perché Egli è immensamente buono ed è colmo di supremo Amore, Grazia e Misericordia. E tutto ciò dura eternamente presso di Lui; perciò sia pure in eterno altamente lodato e glorificato il Suo santo Nome! Amen!»

9. E tutti gli altri fecero coro dicendo: «Sì, sia lodato in eterno e glorificato sopra ogni cosa il santissimo Nome del nostro grande Padre santo! Amen!»

10. E subito dopo essi caddero ai piedi di Abedam, e Lo lodarono e glorificarono oltre misura dal più profondo dei loro cuori.

11. Abedam però disse loro di rialzarsi subito, e dopo che tutti, l’uno dopo l’altro, si furono alzati, Egli disse loro:

12. «Figli, di certo è una gioia grandissima per un Padre avere dei figli grati, e avere dei figli che si sforzano di colmare sempre più i loro cuori di vero amore filiale per il Padre.

13. Adesso però immaginatevi il seguente caso: – se vi fosse un qualche padre che avesse fatto dono ad un figlio di una piccola mela matura, e il figlio ne fosse rimasto immediatamente tanto commosso da non poter mai, né giorno né notte, cessare di rendere grazie e lode al padre, e nonostante il buon padre volesse cercare di calmare il figlio, quest’ultimo continuasse a lodarlo senza prendere fiato finché la sua voce fosse capace di emettere dei suoni, e inoltre, non potesse mettere fine alla sua lode se non quando le sue forze fossero completamente esaurite, ebbene, qual è dunque il vostro pensiero riguardo ad una simile situazione?

14. Come si sentirà oppresso nel cuore il buon padre nell’occasione di un prossimo dono, quando egli già in precedenza saprà quale martirio di grazie sarà costretto a subire di nuovo dal suo diletto figlio?

15. E quale dolore però esprimerà il cuore di tale padre, se penserà di fare al figlio un dono più grande, se già per un dono così piccolo è stato in pericolo di vita a causa dell’intensità della gratitudine?

16. E se anche al figlio sarà elargito con il tempo un grandissimo dono, come sarà egli in grado di ringraziare adeguatamente, se già prima si era esaurito a forza di ringraziamenti per un minimo dono appena degno di nota?

17. Se dunque voi ora, già per un’ala di mosca donata e per un peluzzo del vostro corpo, Mi ringraziate con la massima intensità possibile del vostro amore, anzi volete ringraziare eternamente, allora Io vorrei ben apprendere da voi come e quanto Mi ringrazierete quando elargirò a voi tutti il Bene supremo che è la beatissima vita eterna colma di delizie.

18. Oppure, se per una noce volete offrirMi, in sacrificio di grazie, già tutta la Terra, la Luna, il Sole e tutte le stelle, che cosa potreste offrirMi poi per quel dono che consistesse in un intero mondo?

19. Vedete dunque, figli Miei amatissimi, anche il ringraziamento deve essere un giusto ringraziamento, poiché esso è una conferma amorevole di ciò che qualcuno riceve!

20. Ma se qualcuno ringrazia, in uguale misura, per un fuscello di paglia come per un albero di cedro, costui o è un pazzo, oppure mette fuori dal suo cuore una conferma menzognera di qualcosa che egli non ha ancora mai ricevuto.

21. Perciò mettete fine alla vostra lode, e disponete piuttosto i vostri cuori ad accogliere dalla Mia mano quello che è infinitamente più elevato di tutta questa frutta!

22. Prima però concentratevi nei vostri cuori, e lì scrutate un po’; ma quello che poi voi avrete trovato, dichiaratelo tutti apertamente a Me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 56

Insegnamenti di Enoch su come scrutare nel cuore

Divario fra luce dell’intelletto e luce del cuore

Differenza fra amore temporaneo e amore eterno

30 marzo 1842

1. Dopo questo discorso di Abedam, i dodici si ritirarono di alcuni passi secondo le istruzioni di Enoch che pure li accompagnò, rimanendo collegato con loro spiritualmente nei loro cuori, e con brevi parole spiegò che cosa significasse il concentrarsi e lo scrutare nel proprio cuore per poi vedere e comprendere quello che in esso vi è o quello che in esso si svolge. Ora tali parole furono le seguenti:

2. «Udite, cari fratelli, il santissimo ed amorosissimo Padre Abedam-Jehova-Emanuel-Abbà vi ha detto, dopo avere ascoltato a sazietà la vostra lode filiale:

3. “Scrutate nei vostri cuori, e quello che vi avrete trovato, dichiaratelo fedelmente a Me!”. Questo fu il senso delle parole santissime.

4. Tuttavia il santissimo Padre ha pure visto molto bene che voi questo senso non lo avete compreso; perciò Egli in segreto mi ha comandato nel cuore di esservi da guida nel vostro cuore, come anche di esservi da guida nel senso nascosto di queste Sue ultime parole che Egli, alla fine, ha rivolto a tutti voi.

5. Questo vi fa certamente un po’ di meraviglia, ma voi tutti vi accorgerete ben presto che non è affatto tanto facile dirigere gli sguardi così presto dentro il proprio cuore e poi esaminare accuratamente quanto esso contiene.

6. Infatti, vedete, finora in voi è stata di preferenza l’intelligenza del vostro capo a fungere da lume della vostra anima, invece lo spirito vivente in eterno, che dimora nel cuore dell’anima, il quale è l’unica vera, intimissima e vivente luce della vita, non è stato ancora mai destato in voi!

7. Ma se questo spirito non è destato, allora è anche inutile contemplare nel proprio cuore, perché là dove non vi è luce, che cosa mai potrebbe essere visto? Oppure qualcuno può forse vedere una spanna lontano da sé, mentre regna profondissima tenebra?

8. Così dunque avviene anche, anzi tanto più, con la contemplazione spirituale nel proprio cuore, dove a nessuno è possibile vedere qualcosa prima che il suo spirito non sia stato destato in maniera vivente.

9. Ma ora voi chiederete come e con quali mezzi può essere destato lo spirito.

10. Vedete, proprio per questo motivo io ricevetti l’istruzione di accompagnarvi fin qui, ma dato che qui siamo ormai giunti felicemente, allora con l’aiuto di Colui che ha dato a tutti noi queste sante istruzioni, arriveremo bene anche là dove dobbiamo arrivare secondo la volontà supremamente migliore e perfettissima di Colui che ha dato queste istruzioni a tutti noi.

11. Tuttavia questa è la via e l’unico mezzo per destare lo spirito, e cioè: – che voi tutti vi rivolgiate – con piena fiducia e con piena, giusta e disinteressata fedeltà – al Padre santissimo nel cuore, vale a dire nell’amore più perfetto.

12. Quando vi accorgerete che nel vostro cuore si starà sviluppando sempre maggior calore, allora ponete attenzione al vostro cuore, poiché quello è il momento dell’accensione e della luce. E così, quando tutti i vostri cuori arderanno di intenso amore per Dio, il Padre Santissimo e amorevolissimo, allora guardate in voi, e così potrete contemplare le meraviglie della vita eterna in voi!

13. Fate del tutto attenzione a non cominciare ad amare il Padre Santissimo unicamente per questo motivo, poiché il Padre Santissimo vuole essere amato per Se Stesso. E inoltre, fate la massima attenzione ad evitare che il vostro amore si formi in modo tale da apparire come se non dovesse durare che dall’oggi al domani, poiché di un amore temporaneo non si accontenta neppure la debole donna, per non parlare poi dell’eterno Dio!

14. Dunque, la vita sarà costituita così come è costituito l’amore. Se l’amore è temporaneo, allora anche la vita sarà passeggera come l’amore, il quale è l’unica condizione della vita; ma in un simile amore non c’è luce.

15. Se invece l’amore è costituito per l’eternità, allora la vita sarà pure pari ad esso. E vedete, questo eterno amore è appunto il chiaro ridestarsi dello spirito eterno che, per se stesso, non è altro che amore.

16. Ora voi sapete tutto; fate dunque così, e allora voi sarete bene e presto capaci della contemplazione interiore! Amen!»

17. E Besediele, afferrata subito la mano di Enoch, gli disse: «Mio carissimo fratello! Con quali espressioni devo ringraziarti per questo immenso e magnifico servizio che tu hai reso ai nostri cuori tanto miseri?

18. Vedi, a questo riguardo, almeno per quanto mi riguarda, sono rimasto cieco fino al momento presente, perché, come hai precisamente indovinato almeno rispetto alla mia persona, finora io fui occupato a formare solamente l’intelletto, e perciò ho sempre cercato di smembrare e analizzare tutto quanto mai avesse potuto capitarmi a tiro, poiché io pensavo:

19. ‘La Perfezione di Dio si distingue dalla nostra imperfezione soltanto attraverso l’assoluta perfezione dell’intelletto, e perciò noi possiamo avvicinarci a Dio unicamente mediante l’educazione del nostro intelletto’

20. Che io quindi, in base a questo principio supremamente errato, non abbia mai fatto attenzione al cuore, questa è una cosa che non occorre ti venga ulteriormente confermata da me con vuote parole, dato che tu ad ogni modo hai dimostrato già prima di conoscere, in maniera precisa, quali siano le condizioni del nostro cuore.

21. Ma come sia stata del tutto stolta e perfettamente inutile questa fatica ben spesso orribile, di questo me ne accorgo soltanto adesso; infatti, cosa potrebbe giovare ad un morto anche tutta la scienza infinita?

22. Per mille vuoti respiri la notte sarebbe certo una cosa indicibilmente migliore; ma il vivente non ha bisogno di scienza.

23. Ovvero, a cosa potrebbe servire la luce a chi è morto o cieco? E a cosa potrebbe servire essa al vivente, il cui spirito fosse già di per sé una luce vivissima?

24. Vedi, fratello, queste cose io prima non le sapevo; ma ora tu hai bussato al mio petto, per la Grazia del Padre santissimo, e in me si è anche annunciato subito il cuore, il quale ha detto:

25. “Amore! Amore! Amore! È la grande parola di ogni essere! Se possiedi questo per l’eternità in Dio, allora tu possiedi pure ogni vita in Dio e fuori da Dio, e tutto ciò che è della vita stessa.

26. Ma se non possiedi l’amore, allora in te non c’è altro che la pura morte”.

27. O fratello, vedi, ora la morte si è allontanata da me. Quale immenso beneficio hai dunque reso a me e certamente a tutti noi, dato che ci hai rivelato la sorgente principale della nostra morte!

28. Quale ringraziamento sei perciò meritevole da parte di tutti noi!

29. Infatti ora io so veramente a Chi va tributato ogni ringraziamento. Lascia dunque che io mi affretti dal Padre santissimo!»

30. Ma Enoch osservò: «Pazienta ancora un po’ finché avrà cominciato a farsi luce anche nel cuore degli altri come è avvenuto nel tuo, ma attendi anche finché si sia fatta completamente luce nel tuo cuore! Amen!»

 

[indice]

Cap. 57

Insegnamenti di Enoch a Garbiel sull’improprio parlare

Garbiel contempla l’intimo del proprio cuore

I dodici ridestati da Enoch

31 marzo 1842

1. A questo punto anche Garbiel si avvicinò subito ad Enoch e, più per smania di parlare che non per una vera, interiore necessità, voleva cominciare a scambiare ancora qualche parola con lui.

2. Ma Enoch lo prevenne e gli disse: «Garbiel, ascolta, il Signore e nostro Padre amorosissimo ti  vuol dire che ora devi tacere, se vuoi essere destato anche tu!

3. Oppure prima, per mezzo delle sante istruzioni di Colui che dimora tra noi, vi ho forse raccomandato anche la dilettevole scioltezza di lingua quale mezzo per ottenere il risveglio?

4. Perciò ti dico: “Fa attenzione a quello che è stato detto, e così troverai la via nel tuo proprio cuore, però mai attraverso la scioltezza della tua lingua, poiché essa concorrerà piuttosto a sbarrarti la via alla vita eterna che non ad aprirtela!”

5. Vedi, finora tu fosti il primo, o meglio tu pensavi di essere un capo tra i tuoi fratelli; solo che tali cose, al cospetto del Signore di ogni Santità, di ogni Amore, Mansuetudine e Pazienza, non hanno il benché minimo valore, bensì ha valore unicamente un cuore pieno d’amore, di pentimento e di contrizione.

6. Infatti tutto quello che si mette in mostra nel mondo, sta in posizione del tutto secondaria presso Dio; ma chi invece qui è del tutto un inosservato ed ultimo abitante di questa Terra, costui è in compenso il più considerato al cospetto di Dio.

7. Però ognuno si guardi dall’essere l’ultimo per interesse personale, bensì sia l’ultimo affinché, in tale ritiro tranquillo, possa amare, con tanta maggiore intensità, il Padre amorosissimo, e tanto più ardente possa farsi nel suo cuore la brama di far ritorno alla Patria eterna, là dove il santissimo Padre dimora costantemente quale Dio di ogni potenza, di ogni forza, autorità e vigore!

8. Qualora tu, caro fratello Garbiel, non avessi saputo prima queste cose, allora prendine nota adesso, affinché tu pure possa aver parte all’imminente risveglio!

9. Infatti tu non potrai avvicinarti al Padre santissimo ed amorosissimo finché tu non ti sia interamente contemplato nel tuo cuore.

10. Però tu sai, altrettanto bene quanto me, quale differenza vi sia tra un frutto ben maturo ed uno scarsamente maturo; badate dunque tutti voi di non essere annoverati tra i frutti poco maturi!

11. È certo santamente vero che il grande e santo Maturatore dimora fra noi, insegna e guida, ma chi verrà a Lui col cuore immaturo, Egli lo lascerà stare fino alla completa maturazione del cuore; però una volta che questa è avvenuta, anche la maturazione dello spirito non sarà più molto lontana.

12. Ma non basta che qualcuno venga destato per un anno soltanto, per un giorno o per un’ora, bensì chi viene destato, lo è per tutta l’eternità.

13. Nella lingua infatti non dimora lo spirito, bensì esso dimora soltanto nel cuore. Chi però dispone di una lingua sciolta, costui per questo non possiede ancora uno spirito risvegliato nel cuore, perché la lingua è una parte della testa e ne è anche il piede e il braccio.

14. Quando lo spirito è destato, allora la lingua del capo preferisce starsene in riposo che non muoversi inutilmente, perché solo allora l’intelletto del capo, quale la luce naturale dell’anima, contempla interiormente l’infinito divario fra la lingua dello spirito e quella della carne.

15. Fa’ dunque anche tu, caro fratello Garbiel, secondo le indicazioni del Padre santissimo, e taci con la lingua, ma tanta maggiore loquacità d’amore coltiva invece nel tuo cuore per il risveglio del tuo spirito, e ciò per l’acquisto certo della vita eterna! Comprendilo e notalo bene! Amen!»

16. Quando Garbiel ebbe udito queste parole, sentì l’angoscia invadergli il cuore, ed egli non sapeva cosa fare, e per questo cominciò a riflettere tra sé e sé. Ma poiché andava sempre più immergendosi nelle sue riflessioni, allora cominciò anche a farsi più luce nel suo cuore, per la qual cosa ammutolì e continuò a guardare, e vide come una luce dopo l’altra iniziava a sorgere dalla profondità del cuore e come questo andava allargandosi fino ad assumere le dimensioni di un mondo; e in mezzo a questo mondo, che ormai appariva di grandezza infinita, egli vide edificato un grande altare, e su questo altare scorse un forte giovinetto vestito con abiti bianchi.

17. E questo giovinetto alzò gli occhi al cielo, dal quale si riversò su di lui una luce di potenza infinita; e fuori da questa luce risuonò una voce che proferì distintamente le seguenti parole:

18. «Garbiel! Garbiel! Guarda i segni della tua mano che è dalla parte del cuore, e con questi segni scrivi la parola su delle tavole di pietra, ed insegna a fare tale cosa anche ai tuoi fratelli!»

19. E allora il giovinetto assunse l’aspetto di un uomo e guardò la mano, e vi trovò venticinque segni, e trovò anche i loro nomi e la loro origine e il loro significato interiore.

20. E tutti gli altri osservarono simili segni in loro.

21. Allora Enoch ricevette l’istruzione di destarli, dopo che tutti ebbero impiegato circa il tempo di un’ora e mezza in questa contemplazione interiore.

22. E dopo che li ebbe destati, egli li condusse da Abedam con grande benevolenza.

 

[indice]

Cap. 58

La visione di Vratah sull’essenza della scrittura

1 aprile 1842

1. Dopo che essi furono nuovamente giunti presso Abedam e Gli ebbero reso lode e le più intime grazie, (l’Alto) Abedam interpellò immediatamente uno dei dodici, che aveva nome Vratah, dicendogli:

2. «Ebbene, Mio caro Vratah, dimMi brevemente quello che hai contemplato nel tuo cuore e cosa vi hai appreso!»

3. E Vratah, tremante in tutto il corpo e nella sua anima per la grandissima umiltà da cui era dominato, dopo qualche momento di attesa che gli fu necessario per riaversi, rispose:

4. «O Tu eterno, santo, infinitamente potente, vigoroso, forte, autoritario, soave, mansueto, pazientissimo, sublimissimo, sapientissimo, clementissimo, colmo di ogni Misericordia e Amore, o Tu Padre e Dio e Creatore di tutte le cose, sarà proprio necessario dirTi con la lingua quello che certamente fin dalle eternità era per Te più chiaro ed evidente che non per me il Sole nella giornata più serena e limpida?»

5. E allora Abedam gli replicò: «Ma come puoi tu farMi una simile domanda?

6. Non sono infatti Io che ti ho chiesto una simile cosa? Ma se tu sai che Io avevo previsto in tutta chiarezza già fin dall’eternità quello che hai contemplato e percepito, come può allora esserti sfuggito che Io dall’eternità devo aver previsto pure il motivo per cui ora ti ho interrogato in questo modo, quantunque per Me sia perfettamente chiaro fino all’infinito tutto ciò che tu hai contemplato e percepito in te?

7. Ma poiché tu almeno adesso te ne devi accorgere, allora non fare altre domande, bensì rispondi alla domanda come se Io non sapessi nulla di ciò che ti ho chiesto, poiché tu puoi essere assolutamente certo che Io so benissimo il motivo per cui ti ho interrogato, e so pure il motivo per cui tu Mi darai la risposta che Io conoscevo perfettamente fin dalle eternità.

8. Nonostante ciò Io voglio che tu Mi risponda quando ti faccio una domanda, precisamente così come se Io non sapessi affatto quello che tu Mi risponderai.

9. Questa cosa notatela bene voi tutti; e chiunque fra di voi venga interrogato, risponda anche come Io ho detto ora!

10. Io però con voi non voglio parlare come si farebbe con delle pietre, bensì come un Padre parla con i Suoi figli viventi e capaci di esprimersi.

11. Dunque, o Vratah, rispondi alla Mia domanda di prima! Amen!»

12. Allora Vratah riprese subito animo e, colmo di un sentimento di gratitudine, cominciò a raccontare quello che egli aveva contemplato nel suo cuore.

13. E le parole, con le quali Vratah descrisse la sua visione, furono le seguenti:

14. «O Tu, il Cui Nome la mia lingua osa appena pronunciare, quando Tu vuoi, allora ogni altra volontà deve inchinarsi alla Tua, e la mia in primissimo luogo!

15. Io, nel mio cuore, vidi sorgere una grande luce, la quale risplendeva più del Sole nel suo pieno splendore meridiano; e dopo che mi fui accorto di una simile luce in me, allora fuori di me si fecero tutt’intorno tenebre sulla Terra, in modo che su questa non mi fu possibile distinguere più niente.

16. Questa luce però andò aumentando sempre più, e infine divenne così intensa che essa cominciò a compenetrare me stesso in tutte le mie parti con tanta potenza da farmi sembrare, guardando il mio esteriore, come se fossi stato immerso nella luce del Sole e che, per effetto della luce emanante dalla mia pelle, venisse illuminata una gran parte della Terra.

17. Ma quando la Terra veniva così colpita dai raggi di luce, allora tutte le cose su di essa assumevano un altro aspetto da come appaiono comunemente agli occhi della carne.

18. Così, per esempio, io vidi una piccola foglia d’albero, che una brezza lieve ed armoniosa aveva portato precisamente sulla mia mano destra, e scorsi che sulla sua superficie portava i segni più strani; e questi bei segni colpirono la mia attenzione tanto che io presi la fogliolina nella mia mano sinistra per poterla esaminare più a lungo.

19. E mentre stavo osservando in questo modo, all’improvviso mi accorsi che la fogliolina portava con assoluta precisione gli stessi segni che io, nello stesso tempo, avevo scoperto sulla mia mano; solamente che sulla mia mano apparivano esattamente venticinque di tali segni, ciascuno isolato a sé, mentre gli stessi segni figuravano sulla fogliolina ripetuti moltissime volte nelle più svariate combinazioni.

20. E la fogliolina andò allora sempre più aumentando di dimensione, e mi parve come fosse già giunta a ricoprire quasi tutta la Terra.

21. Però man mano che la fogliolina si allargava in tale maniera, avveniva che anche i raggruppamenti dei segni andavano moltiplicandosi a tal punto che sarebbe stata una assoluta impossibilità esaminare anche una minima parte delle innumerevoli file e gruppi di segni.

22. Ma mentre io mi stavo impegnando sempre più nella contemplazione di tale magnificissimo e prodigiosissimo spettacolo, ecco che, improvvisamente, questa luce celeste si spense in me, la fogliolina scomparve con la luce e con il risuonare armonioso dell’aria, ed io udii la voce di Enoch che ci invitava a seguirlo subito fin qui, presso di Te, o santissimo Padre!

23. Questo è tutto quello che io ho visto secondo la Tua santissima Volontà e per Tua graziosissima concessione; vada dunque solo a Te ogni lode, ogni onore, ogni grazie, ogni gloria e tutto l’amore e l’adorazione in eterno! Amen!»

24. Allora Abedam lodò la sua fedeltà, e poi disse: «Vedi, Mio caro Vratah, quello che tu hai visto è il regno della Mia grazia sulla Terra!

25. Io non potrò rimanere sempre presso di voi così come ora Mi vedete, né sarebbe di vantaggio per nessuno agli scopi della vita eterna, se Io anche restassi o potessi restare così.

26. Tuttavia vi lascerò dei segni come quelli che tu e tutti i tuoi fratelli avete visto, e mediante questi segni, con l’aiuto del Mio Spirito, voi sarete in grado di fissare, anche per i vostri discendenti futuri, ciascuna parola che è uscita in questo tempo dalla Mia bocca indirizzata a voi; ed Io, in una simile parola disegnata[13], tra voi sarò sempre santo, clemente, forte e potente!

27. Ma come questi segni dovranno essere disegnati, questo ve lo insegnerà il Mio Spirito tramite Garbiel! Amen!»

 

[indice]

Cap. 59

La visione del timido Sehel e la sua rispondenza con Noè, col diluvio e con l’arca

5 aprile 1842

1. Dopo che Vratah ebbe così compiuto la volontà di Abedam e che Questi gli ebbe dato la spiegazione supremamente consolatrice della sua visione interiore, e dopo che Lo ebbe ringraziato dal più profondo del suo cuore, Abedam chiamò subito per nome un altro dei dodici, il quale si chiamava Sehel, e pure a lui domandò usando le stesse precedenti parole:

2. «Sehel, dimMi anche tu quello che hai contemplato e percepito nel tuo cuore!»

3. Sehel però rimase come colpito dal fulmine quando udì che la domanda era rivolta a lui, per cui egli non poté articolare alcuna parola, e ciò tanto più in quanto egli era per natura di lingua rigida, poco flessibile, ma questo non succedeva per caso, come oggigiorno si dice e si crede nella maniera più cieca e stolta, bensì succedeva per il motivo che attraverso la sua lingua rigida doveva aver luogo una grande glorificazione per il Mio Nome.

4. Visto dunque che il povero Sehel, nonostante tutta la buona volontà e tutti gli sforzi, non riusciva ad esprimersi in nessun modo e che perciò si sentiva pervaso da grandissimo timore e da angoscia febbrile, allora Abedam gli venne vicino e gli disse, come interrogandolo:

5. «Sehel, come può essere che tu sei capace di parlare senza timore e senza tanta angoscia con i tuoi fratelli che, in confronto a Me, non ti amano per niente?

6. Vedi, il Mio amore per te e per voi tutti è così grande che fuori dal suo fuoco ardono gli spazi infiniti della Creazione, colmi di innumerevolissimi soli e ammassi stellari; e tuttavia tutti questi soli non rappresentano che una minima scintilla del Mio amore per voi, e tu non ti azzardi, per fortissimo timore e grandissima angoscia, di darMi la risposta che ti ho chiesto! Come mai avviene questo?

7. DimMi, in cuor tuo, se un tuo fratello ebbe mai a percuoterti sulla bocca quando rispondesti ad una sua domanda!

8. Ecco, tu Mi rispondi negativamente nel tuo cuore!

9. Ma dato che nessun tuo fratello ti ha mai percosso, fratello che è pure, come te, un uomo debole, quanto meno ti percuoterò Io che sono l’eterno, onnipotente Dio e il tuo vero, santo ed amorosissimo Padre stesso!

10. Domina dunque il tuo vano e stolto timore e la tua angoscia del tutto priva di fondamento, e parla con cuore aperto al cospetto Mio e di tutti i padri!

11. Però non meditare troppo a lungo per cercare le parole più appropriate per rivolgerMi la parola – dato che di ciò Io non Mi compiaccio affatto – bensì così come ti suggerirà il cuore, così pure annuncialo a Me, ed Io avrò grande compiacimento nelle espressioni vere e pure del tuo cuore! Amen!»

12. Queste parole uscite dalla bocca santissima di Abedam infusero tanto coraggio al nostro Sehel che non solo tutta l’angoscia e il timore lo abbandonarono completamente, ma egli stesso si trovò pure liberato dalla solita e persistente difficoltà di scioltezza della sua lingua; e così egli cominciò a narrare tutto quello che di prodigioso aveva contemplato in sé nel tempo stabilito precedentemente.

13. E le cose che egli aveva visto nel suo cuore e che espose chiaramente furono le seguenti: «O Tu, eterno, diletto e santo Padre! In verità, in verità, la mia stoltezza è stata immensa; e ciò mi sta chiaro ed evidente dinanzi ai miei occhi e a tutti i miei altri sensi!

14. O Padre, il Tuo amore infinito, la Tua bontà, misericordia e grazia da una parte, e dall’altra parte il mio timore stoltissimo e la mia angoscia dinanzi a Te! Oh, perdonami, o caro Padre santo!

15. Vedi, nel mio caso non fu soltanto la Tua santa e visibile presenza a impedirmi di parlare, ma fu anche il carattere straordinariamente prodigioso delle cose viste in me ad influire potentemente sulla mia lingua così poco sciolta.

16. Solo che adesso la Tua onnipotente Parola mi ha infuso così tanto vigore che io sto qui ora del tutto senza alcun timore; grazie a questo ora, per la prima volta, ho avuto la percezione – più assoluta e profonda – del fatto che Tu solo sei il Padre santo di tutti noi; e perciò adesso voglio raccontare quanto mai volentieri tutto quello che di prodigiosamente sublime e spaventoso ancora si prospetta e risuona nei miei sensi! Ecco dunque ciò che io vidi ed udii:

17. All’inizio il mio cuore cominciò a rosseggiare come una bella rosa di primavera quando i primi raggi dell’aurora le inviano il loro saluto; però non rimase così, bensì il rosseggiare andò facendosi sempre più intenso, e precisamente così come lo si può osservare in un radiosissimo mattino primaverile quando il Sole splendente si appresta ad emergere del tutto sull’orizzonte.

18. E nel mio proprio cuore, cosa che a me non sarebbe mai stato possibile immaginare, vidi anche sorgere subito un Sole meravigliosissimo che risplendeva di una luce indicibilmente potente.

19. Ma il mio cuore stesso divenne tanto grande che io vidi in esso come un cielo del tutto nuovo ed ornato di innumerevoli nuove stelle, le quali rilucevano di giorno in maestosissimi gruppi. E vidi sorgere poi una nuova splendida Terra, come emergente da immensi flutti di acque, ed essa portava una pacifica stirpe dentro ad una lunga casa che ondeggiava sulle acque.

20. Sì, tutte queste cose io le vidi nel mio proprio cuore, e ancora di più ne vidi come adesso dirò:

21. E questa pacifica stirpe di cui ho detto uscì dalla lunga casa [galleggiante] e Ti offrì un sacrificio di soave profumo; ma il fumo del sacrificio saliva alto e si raccolse, ed in breve formò uno splendidissimo e immenso arco sopra la vasta Terra, ora maestosamente scintillante.

22. E fuori dall’arco uscì una voce perfettamente simile alla Tua; e la voce era indirizzata al padre di quella stirpe e promise a lui la pace, e gli annunciò che l’arco indicava, come segno visibile, che la Terra non sarebbe stata mai più visitata da simili flutti.

23. E la voce parlò ancora di molte altre cose col padre di questa stirpe; però queste altre parole rimasero del tutto incomprensibili per me.

24. Sulla casa però si potevano vedere degli strani segni, e allora il vecchio uomo andò vicino alla casa e ricopiò questi segni su una tavola di pietra rossa, e giunto alla fine del suo lavoro egli si avvicinò ai suoi figli, mostrò loro la tavola e disse:

25. “Figli, su questa tavola sta scritto così come Dio ha scritto su questa casa protettrice, e cioè: ‘D’ora innanzi Io non voglio più fare alcuna guerra all’uomo; questa è stata l’ultima.

26. Però, chi di voi Mi diventerà infedele, su costui Io farò venire un giudizio fino al grande Tempo di tutti i tempi; pace sia dunque alla Terra e ai suoi abitanti che sono e che saranno di cuore buono e, in esso, colmi di fedeltà a Me! Amen!’.”

27. Ecco, tali sono le cose che io ho visto e percepito benissimo; ed altro io non ho né visto, né percepito.

28. O Padre santo, accogli di grazia le mie parole; che la Tua santa Volontà sia fatta! Amen!»

29. E Abedam allora aggiunse: «O Sehel, tu hai dato fedelmente ciò che hai trovato; tuttavia il significato più preciso di questa tua visione lo rivelerà soltanto il tempo, quello malvagio!

30. Io però vorrei che questa guerra [che tu hai narrato] non avesse luogo; però, non come Io vorrei, bensì come gli uomini vorranno che avvenga, così anche avverrà!

31. Ma per quanto riguarda i segni, potrai anche tu ben presto conoscerli più da vicino! Amen!»

 

[indice]

Cap. 60

La fondatezza della brama di conoscenza

La Verità è il nutrimento dello spirito, mentre l’Amore è il fondamento di tutte le verità

6 aprile 1842

1. E quando Sehel ebbe appreso queste cose da Abedam, per quanto riguardava i segni, egli ne fu molto lieto per il fatto che anche lui ben presto avrebbe avuto occasione di conoscerli più da vicino; ma ciò che non capiva affatto era il preannuncio della guerra la quale avrebbe dovuto essere rivelata solo dal tempo malvagio, poiché non riusciva a comprendere perché veramente egli non avrebbe dovuto avere, con la rivelazione dei segni, pure quella della visione della guerra indicata.

2. E lo scrutare questo pensiero lo teneva tanto occupato che egli rimase là completamente dimentico di se stesso e confuso a tal punto che non gli venne neppure in mente di ringraziare come sarebbe stato doveroso fare.

3. Ma dopo qualche tempo di tale mutismo, l’Alto Abedam gli chiese: «Sehel, perché lasci che simili cose inutili possano attraversare il tuo cuore? A che ti serviranno infine?

4. Diverrai forse più vivente quando la tua insaziabile brama di sapere sarà soddisfatta?

5. Ma se tu già ti affanni così tanto per il poco che potrebbe venire sopra la Terra in base di quel poco che hai visto, allora, cosa mai faresti se tu avessi avuto una visione come quella di Kenan ed avessi contemplato in te le dieci colonne?

6. Io però ti dico: “Va’ da Kenan, e fatti narrare da lui la storia delle dieci colonne, e fai attenzione particolarmente alla decima! Ciò ti procurerà molta luce; ma la sua luce ti renderà molto triste, poiché allora il Padre, che adesso ti dice queste cose, si trasformerà in un Giudice inesorabile, e il tuo occhio andrà invano vagando nella grande tenebra; però invano tu cercherai il Mio Volto.

7. Infatti verso qualunque parte volgerai i tuoi occhi ed orecchi, non troverai altro che la Mia grande ira”.

8. Se tu dunque vuoi conoscere meglio tali cose, va subito da Kenan e fatti raccontare quello che egli ha visto; tuttavia, bene inteso, se tu proprio lo vuoi! Amen!»

9. E dopo queste parole ammonitrici, Sehel cadde subito ai piedi di Abedam e cominciò a gridare, piangere e supplicare che Io volessi per sempre risparmiargli simili rivelazioni; infatti egli avrebbe preferito essere annientato per tutte le eternità piuttosto che perdere anche per un solo istante Me, il Padre santissimo e amorosissimo.

10. Ed Io allora, quale Abedam, gli dissi: «Ora vedi, Mio caro Sehel, così va bene! E dato che Io ti sono più caro della malvagia rivelazione, allora resta pure con Me, e in verità ti dico che così non avrai mai più bisogno di cercare Me, il santo ed amorosissimo Padre tuo e di tutti voi, né per te vi sarà più pericolo di perderMi!

11. Riguardo poi la tua brama di sapere, Io proprio non voglio considerarla irragionevole ed ingiusta, poiché per mezzo di questa si manifesta in ciascun uomo, anzitutto, una vita spirituale superiore.

12. Chi non nutre alcuna brama di sapere, costui è simile ancora ad un ceppo d’albero dove non c’è più affatto nessun’altra vita se non quella della putrefazione, la quale finisce col divorare e distruggere tutto quanto si trova intorno, come un multibocca (Vielmaule=polipo) informe che si trova in qualche angolo limaccioso sul fondo del mare e che divora tutto quello che gli sta intorno con le sue molte braccia orribili, ciascuna delle quali possiede una propria bocca, e ciò finché non si è rimpinzato a morte, e così esso stesso diventa nuovamente limo e fango, che tutt’al più è atto a servire da culla ignominiosa ad un nuovo simile essere vorace.

13. Anzi, Io dico ora a voi tutti: “Un uomo senza una superiore brama di sapere non è, nel senso più proprio della parola, ancora un uomo, bensì è soltanto un animale in forma umana che non ha in sé altri sensi all’infuori di quello del divorare, e quando si è ben rimpinzato e si trova in buona salute, allora subentra il senso del dormire e dell’accoppiamento, avendo cura soltanto di fare in modo che tutte le funzioni naturali procedano regolarmente e senza inconvenienti, e di poter sdraiarsi comodo e dormire bene, e inoltre, di sognare di ulteriori scorpacciate e di ulteriori accoppiamenti”

14. Certo, presso un simile uomo non è bene stare, perché in lui vive ancora solo un’anima completamente animale la quale non si vuole sbarazzare dei suoi stati anteriori, perciò essa, divorando, si trova sempre in condizioni migliori che non sobbarcandosi un lavoro tendente al futuro risveglio dello spirito immortale in lei.

15. Vedete, un simile uomo è puramente un uomo del mondo, per il quale non vi è niente di sacro all’infuori del suo ventre!

16. Ma nonostante tutto questo parli a favore della brama di sapere, tuttavia, sotto altri aspetti, Io ho pure qualcosa del tutto imponente contro di essa, e ciò per il motivo assolutamente migliore di questo mondo e di tutte le stelle, soli, lune e di tutti i cieli infiniti.

17. Ora questo motivo assolutamente migliore è il seguente: Vedi, se qualcuno è bramoso di sapere, ciò significa che in lui lo spirito si è alquanto destato, così come si desta un bimbo che si nutre ancora al seno materno! Ma che cosa vuole il bimbo quando si è destato? Che cosa significano il piangere e il gridare?

18. Vedi, egli chiede del cibo; egli vuole essere saziato!

19. Ma l’identica cosa la chiede anche lo spirito quando si è destato dal lungo sonno; ora la sua fame si manifesta mediante la brama di sapere.

20. DimMi dunque adesso nel tuo cuore e rispondi a questa Mia domanda: “Ma si sazierà davvero il bimbo se la madre, invece di porgergli il seno turgido di latte, gli metterà in bocca un dito perché lo succhi, oppure un altro oggetto qualsiasi del tutto privo di elementi nutritivi?”

21. Oh, Io ti dico che lei può mettere in bocca al bimbo mille e poi ancora mille dita fra le più delicate invece di offrirgli il petto, e il bimbo, nonostante tutte le vane fatiche per succhiare le dita, dovrà immancabilmente morire, perché non è possibile in nessun modo che egli possa mai saziarsi di ciò che non contiene niente, e quindi in seguito ad un tale cibo illusorio ci rimetterà la vita!

22. Comprendi tu questa verità? Tu scrolli le spalle; oh, vedi: ben presto la cosa ti sarà chiara fino in fondo!

23. Non è dunque il latte un vero nutrimento per il bimbo, perciò una completa verità per lo stomaco affamato e avido e desideroso di cibo? Io ritengo che questa cosa non la metterà in dubbio nessuno!

24. Ma non appoggia la madre il bimbo su quello stesso petto nel quale divampa in chiarissime fiamme il suo sconfinato amore per lui, al cui fuoco propriamente viene preparato questo dolce nutrimento?

25. Ecco, ora noi siamo in possesso di tutti gli elementi che ci occorrono per vedere chiaro; e cioè anche lo spirito vuole verità, fedelissima verità, esso vuole avere pienissima verità per il suo nutrimento!

26. Ma se tu vuoi saziare il tuo spirito di vuota scienza, alla quale spesso non è attaccato nemmeno un frammento di verità grande quanto una gocciolina di rugiada, dimMi dunque fino a dove potrà progredire lo spirito!

27. Ma come nella madre è l’amore il fondamento della vera nutrizione per il bambino, così anche per lo spirito è sempre l’amore il fondamento di tutte le infinite verità, verità che per lo spirito costituiscono tutte un nutrimento quanto mai vero, buono ed eterno.

28. Ma che cosa e dove è questo amore? Ebbene, per risolvere questo problema guarda Me, guarda questo petto; vedi, qui c’è del latte in quantità infinitamente grande!

29. Perciò rimani qui, poiché è meglio succhiare qui che non correre dietro all’interpretazione delle visioni e nello stesso tempo lasciare affamato lo spirito ed infine morire con le visioni rivelate.

30. Comprendi tu ora il divario fra cibo vero e cibo falso? E ti è chiaro in cosa consiste la brama di sapere?

31. Se ora lo comprendi, allora opera a seconda di ciò e così vivrai in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 61

Il passo falso di Sehel sul piede di Garbiel

La grande testimonianza di Abedam su Sehel

7 aprile 1842

1. Con queste parole Sehel fu sazio, e le parole erano Forza, Spirito e Vita da Dio, e Dio era ciascuna Parola proveniente dalla bocca del Padre santo perché Dio è la Forza nell’Amore, il Quale si chiama Padre, così come l’Amore è l’infinito Vigore, Potenza e Autorità in ogni Forza di Dio.

2. Così Sehel, sazio di queste parole che sono la Forza dello Spirito di Dio, rimase presso Abedam e non fece spazio ad un altro che era pure stato chiamato.

3. Però in Sehel non era il desiderio di preminenza la causa prima del suo rimanere [vicino a Me], né un qualche desiderio di onori, bensì soltanto l’amore filiale lo teneva così invincibilmente fissato saldamente a Me; e perciò Io, quale Abedam, gli dissi unicamente, per considerazioni suggerite dallo spazio esterno, quanto segue:

4. «Vedi, Sehel, anche gli altri devono ancora venire da Me come sei venuto tu quando ti chiamai a Me! Perciò ti puoi scostare un po’ da una parte, perché ormai puoi bandire da te ogni preoccupazione di poterMi mai più perdere.

5. Quando tu venisti fin qui – e puoi esserne più che lieto – venisti per forza tua propria, ovvero secondo la tua volontà; così fino a dove potevi andare, tu andasti anche solo.

6. Quando però venisti là nella Mia vicinanza, allora Io Mi affrettai incontro a te e a voi tutti.

7. Adesso però tu sei del tutto vicino a Me, e d’ora innanzi puoi risparmiare ogni tuo proprio passo, ma in compenso, in tutta pace, puoi rimanere presso di Me oppure seguirMi attivamente là dove Io vado.

8. Ma tutto quello che Io ho detto riguarda esclusivamente il cuore e lo spirito che è nel tuo cuore, e le loro relazioni, però non riguarda assolutamente il corpo. Per conseguenza con il corpo puoi stare in qualunque luogo tu voglia, perché, se il tuo cuore, in tutto l’amore del tuo spirito, si trova presso di Me, tu Mi sei dappertutto ugualmente vicino.

9. Mentre invece, anche se tu volessi metterti con il tuo corpo a sedere sulla Mia schiena ma il tuo cuore fosse occupato nelle profondità del mare oppure il tuo spirito andasse vagando fra le stelle o in qualche regione lontana della Terra, in verità tu Mi saresti in questo caso precisamente altrettanto lontano quanto lontano si troverebbero da Me il tuo cuore e l’amore del tuo spirito.

10. Quindi, o Mio caro Sehel, corporalmente puoi tenerti ora già un po’ più lontano, in modo che pure i tuoi fratelli possano avvicinarsi a Me anzitutto corporalmente, e questo per lo stesso motivo per il quale anche tu ti sei avvicinato corporalmente a Me! Comprendi tu questo, diletto Sehel?»

11. E Sehel rispose affermativamente nel suo cuore, dopo di che Abedam gli disse nuovamente: «Quindi agisci di conseguenza! Amen!»

12. Allora una grande gioia pervase il cuore di Sehel, ed egli lodò e glorificò il Padre in Abedam, rese a Dio ogni onore nel suo spirito e si fece da parte.

13. Però mentre si ritirava non distolse mai il suo sguardo da Abedam, e perciò procedette a ritroso; ma non vedendo per conseguenza dove camminava, avvenne che salì con il calcagno sul piede di Garbiel.

14. Garbiel però ne fu un po’ sdegnato e rimproverò Sehel, dicendogli:

15. «Ma dimmi un po’: perché non cammini così come ti sono stati dati i piedi per camminare?

16. Perché mai andare a ritroso senza badare ai piedi dei fratelli, come se fossero pietre giacenti sulla strada, se le tue ginocchia sono fatte per piegarsi davanti e non di dietro?

17. E in genere tu, da qualunque parte ti volga, non ti muovi più una volta che ti sei fermato! Credi forse che anche dinanzi al Signore sia lecito fare delle soste così noiose come tu sei solito farle, spesso abbastanza dispettosamente, con noi?

18. O Sehel, Sehel, quale sciocchezza hai commesso di nuovo! Io già vidi da lontano come tu, con la tua stoltezza, davi noia ad Abedam, il Quale è santo, santo, santissimo ed è il Padre amorosissimo di tutti noi; cosa che Egli ti ha fatto abbastanza chiaramente capire con le Sue ultime parole!

19. Tu però non te ne accorgesti, e adesso ti comporti ancora come se i tuoi sensi non fossero perfettamente a posto; perciò ti sei messo anche a camminare goffamente all’indietro senza riflettere minimamente su Chi si trova dinanzi a noi, e senza riflettere su dove poni il tuo piede troppo leggero!

20. Te ne prego dunque, fratello Sehel, rientra una buona volta in te stesso e diventa un altro uomo almeno al cospetto di Dio, se proprio reputi che dinanzi a noi, tuoi fratelli, non valga la pena di far sì che noi ci possiamo compiacere di te! In verità, io al tuo posto mi vergognerei!»

21. Allora il povero Sehel, nel suo immenso imbarazzo, non seppe da che parte volgersi, poiché al momento non riusciva bene a distinguere a chi avrebbe dovuto chiedere perdono per primo.

22. E se anche avesse voluto parlare, la sua lingua non gli obbediva. Ma quando, dopo qualche tempo, egli si fu riavuto, per quanto mai gli era possibile, si gettò immediatamente ai piedi di Abedam e Lo supplicò caldamente di perdonargli per aver fatto prima così poca attenzione a Colui dinanzi al Quale si trovava e a Chi aveva certamente dato fastidio con il suo noioso comportamento. E pregò anche Abedam che volesse guarire il piede al fratello Garbiel qualora egli, con il suo maldestro passo, gli avesse causato dolore.

23. Allora Abedam si chinò subito a terra e, rialzato il povero Sehel, lo strinse al Suo petto dicendo a lui e contemporaneamente a tutti gli altri:

24. «O Sehel, Io ti dico che tu non sei più un uomo, ma tu sei un puro e grande angelo del più maestoso dei Cieli!

25. Anzi, Io ti dico: “Quello che ora sei, tu lo eri già nel corpo materno, e cioè un immortale discendente primordiale che proveniva dal supremo dei Cieli, là dove dimora solo l’amore più innocente dei minimi spiriti, che appunto perciò sono i più potenti e i più saggi, perché essi dimorano nella più intima e nella più santa Profondità del Mio Cuore!”

26. O Sehel, Mio grande prediletto, Mi riconosci ora come già dalle eternità hai riconosciuto Me, che sono il tuo Padre amato e santo?

27. Ti ricordi quando al Mio fianco ti libravi attraverso lo spazio infinito ancora interamente vuoto, ed allora Io ti dissi: “O fedele fratello del Mio amore! Vedi, un nostro fratello è caduto nella profondità infinita, la quale è colma, senza fine in eterno, del fuoco della Mia Divinità più infinita ed eterna!

28. Facciamo dunque in modo che da questa lacrima che è sgorgata dal Mio occhio, sia costituito un primo Sole!”. E tu rispondesti: “O Padre santissimo! Sia fatta la Tua santa Volontà!”

29. E mentre ti esprimevi così, ti ricordi ancora come anche dal tuo occhio cadde una lacrima, ed Io benedissi questa stessa lacrima, e nuovamente ti parlai dicendo: “O caro fratello del Mio eterno infinito Amore, vedi, attraverso questa tua lacrima, questo Sole, questo primo e massimo Sole, sarà fecondato, affinché un giorno, da esso, lo spazio senza fine debba essere interamente colmo di innumerevoli figli simili a lui, fin dove il Fuoco eterno della Mia Divinità ha il suo eterno principio!”?

30. Tuttavia, o caro fratello Sehel, ora non parliamone più! Perciò ora non preoccuparti più, poiché la nostra conoscenza e amore risalgono già ad antichissima data, e adesso ti sarà anche certamente chiaro perché tu prima camminasti a ritroso e non potevi distogliere i tuoi occhi da Me!

31. O Sehel, questa però è stata la tua ultima prova, salvo un giorno, per breve tempo, un’altra ancora, poi ancora una, l’ultimissima, quando Io ti manderò a precederMi! Per ora mantieni il tuo corpo quanto a lungo vuoi; però il Mio Volto non ti mancherà mai!

32. Così anche tu comprenderai la tua visione, come ogni altro; però l’interpretazione tienila per te!

33. E siccome tu hai calpestato il piede di Garbiel, allora egli diventerà un insegnante dei segni e tu sarai il suo maestro; e ciò sarà per lui, come per tutti, motivo di grande umiltà, avendo ora appreso che colui che egli considerava un imbranato, è invece un antichissimo fratello del Mio eterno Amore, e che esisteva prima ancora che fossero fatte tutte le stelle, il Sole, la Luna e la Terra! Ma adesso, caro fratello, vediamo di sentire anche gli altri fratelli per apprendere tutto quello che essi hanno visto nei loro cuori!»

 

[indice]

Cap. 62

Sulla trasfigurazione di Sehel e il suo discorso di profonda sapienza

8 aprile 1842

1. Quando Abedam ebbe terminato di parlare, Sehel apparve come trasfigurato, e tutti i padri si affrettarono da lui, che si trovava accanto ad Adamo, per salutare un ospite così elevato.

2. Anche Set si affrettò, quale padre di Sehel, che era il suo ultimo e più giovane figlio, e prendendolo per mano gli disse:

3. «O figlio mio Sehel, che fino ad ora sei rimasto celibe e non ti sei mai ancora accostato ad una donna e ti rifiutasti di generare e di dare a noi tutti un seme vivente da te, per la qual cosa anch’io mi arrabbiai con te e ti esiliai nella regione del Mezzogiorno, come potrai ora perdonare tale misfatto che io, povero e cieco padre, ho commesso contro di te?

4. Che cos’è adesso Enos e tutta la linea principale al solo tuo confronto?

5. O Jehova, o Abedam santissimo, perché solo così tardi hanno dovuto essere aperti gli occhi a me, misero padre?

6. Sì, in verità, io vorrei uscire di senno per non averti riconosciuto già prima, o Sehel!

7. Oh, perdona, perdonami, e ritorna a me, e lascia che io possa ancora chiamarti figlio mio nei riguardi del corpo; però non la mia volontà, bensì quella di Abedam, l’Altissimo, sia fatta, e la tua volontà pure! Amen!»

8. Quando Sehel udì il padre Set affliggersi in questo modo dinanzi a lui, egli si ritrasse immediatamente dalla contemplazione dei suoi grandi ricordi, si fece animo e rispose al padre Set:

9. «O caro padre Set, non preoccuparti affatto per questo! Io di certo non vorrò mai rovesciare in eterno l’Ordine del Padre santissimo, però il Suo Ordine, quanto mai santo, ha disposto che questo mio corpo, che io già da qualche centinaio di anni porto sulla Terra, venisse generato da te!

10. Per quale motivo dunque non dovresti più, ora, essere autorizzato a chiamarti padre mio?

11. Oh, rimani perciò comunque quello che sei sempre stato per me, cioè il mio caro padre, nel Nome di Colui che già dall’eternità ha generato tutti noi, e del Quale noi eravamo i figli già prima che fossero state create tutte le cose visibili!

12. Infatti vedi, qui noi tutti cominciamo una nuova vita a causa di quell’uno che è caduto per sua propria volontà, e così dunque, per i rapporti di questa vita terrena, non ha di certo alcun significato quello che noi siamo secondo lo spirito, o meglio, che eravamo; perciò tu sei sempre mio padre Set, come io sono tuo figlio!

13. Quindi per quello che mi riguarda, ciascuno sia perfettamente libero da qualsiasi preoccupazione!

14. Ma se già l’eterno, santissimo Padre si mostra a noi e a tutti come un uomo e un fratello, e mangia e beve con noi, e con noi parla come può parlare un saggio fratello all’altro fratello, e a tutti noi insegna l’immensa arte segreta di prendere la vita eterna da Lui, quantunque noi e tutta l’infinita Creazione non siamo che un assoluto nulla al Suo cospetto, perché allora si dovrebbero fare delle differenze tra di noi, che siamo tutti sorti nell’identica maniera dal Suo Amore, per mezzo della Sua onnipotente Volontà?

15. Dunque, che io sia ora un arcangelico spirito primordiale creato, oppure che sia un altro spirito proceduto più tardi sempre da quello stesso Amore, quale divario può infatti risultarne dinanzi a Dio?

16. Ma dato che Dio, nel Suo Ordine eterno e nella Sua sconfinata Sapienza, ha voluto che io non fossi tuo padre, bensì che tu fossi il mio, allora dovrei io innalzarmi al di sopra di te per la ragione che il Padre santo ed amorosissimo mi ha mostrato, in maniera tanto dolce ed amorevole, il mio originario stato spirituale, certamente sublime?

17. Oh, mio caro padre Set, una tale cosa sia ben lontana da me e da noi tutti!

18. Soltanto e unicamente Lui è santo; noi invece siamo tutti Suoi figli, che Egli ama infinitamente qualora essi siano come devono essere.

19. Ma se essi si scostano dalle Sue sante vie, allora Egli va loro incontro con la Sua immensa e infinita Misericordia.

20. Ed agli ostinati è riservato il Suo Giudizio, sia per la vita, sia per – chissà quale – morte; questo lo sa solo e unicamente Lui.

21. Dato che noi tutti siamo figli Suoi, allora restiamo – nel Suo santissimo Nome – fedeli alle condizioni nelle quali Egli ci ha posto per questi pochi istanti sulla Terra.

22. Ma quando questa vita terrena, senz’altro ben presto, sarà giunta alla fine, Egli avrà certo provvisto già da lungo tempo a stabilire i nuovi rapporti nei quali noi verremo a trovarci.

23. Per quanto però riguarda, o può riguardare, il mio ritorno alla tua casa, questa – come ogni altra cosa – lasciamola pure a Colui che è santo, santissimo e che si trova ora fra noi!

24. Una sola cosa però devo ora chiedere rigorosamente a voi tutti, e questa una cosa è che nessuno di voi, per amore della propria vita e della propria salvezza eterna, nessuno mai in nessunissima forma deve tributare a me una qualche benché minima venerazione per il fatto che il Padre santissimo mi ha chiamato col nome di fratello!

25. Infatti voi tutti già ben sapete a Chi unicamente spetta in eterno ogni onore, ogni lode, ogni glorificazione ed ogni adorazione.

26. Ma per noi tutti la glorificazione massima consista invece nel fatto di glorificare il Padre santo sopra ogni cosa mediante l’osservanza fedelissima della Sua santissima Volontà!

27. Dunque io ora vi chiedo di non considerarmi qualcosa di più del vecchio Sehel! Amen!

28. E anche a te, caro fratello Garbiel, io ti dico, nel Nome di Colui che sta vicinissimo a me, di rialzarti immediatamente da terra, poiché io non sono altro che un uomo come te. Noi abbiamo entrambi Set per padre; perché dunque rendi a me quello che va reso soltanto a Dio?

29. Ascolta, un uomo non deve mai rotolarsi nella polvere davanti ad un altro uomo, e in futuro dovrà considerarsi colpevole del più grave delitto dinanzi a Dio colui il cui cuore egoista tollererà anche per un solo istante di vedere un fratello starsene nella polvere davanti a lui!

30. Vedi, caro fratello, tu non mi hai mai offeso; perciò io non ho neanche niente da perdonarti, bensì ho da offrirti soltanto apertamente l’amore del mio cuore fraterno!

31. Ma se tu hai nel cuore qualcosa che ti opprime, – guarda qui – vicino a noi c’è Colui verso il Quale tutti noi siamo debitori!

32. Perciò rivolgiti solo a Lui; Egli ti alleggerirà certamente dal tuo peso e renderà libero il tuo cuore afflitto! Amen!»

 

[indice]

Cap. 63

L’umiltà quale massima glorificazione dell’uomo

 Nessun uomo deve mai prostrarsi dinanzi ad un altro uomo.

Il rendere onore attraverso l’amore – L’ambizione di Garbiel ad essere il primo

9 aprile 1842

1. E Abedam aggiunse il Suo ‘Amen’ all’amen di Sehel, e poi disse:

2. «Sì, certo, il Mio diletto Sehel ha parlato dicendo il vero! Fra tutti i mali, l’egoismo è il più grande di tutti; la più grande e la più sublime esaltazione dell’uomo consiste nella sua umiltà e nella glorificazione del Mio Nome, che proviene da questa umiltà, dinanzi al mondo!

3. Chi però ha un peso sul cuore, costui venga a Me, poiché in verità Io dico ora, come prima ha lo detto il Mio diletto Sehel, che in nessun luogo egli troverà sollievo se non presso di Me!

4. Dunque tu, o Garbiel, non hai sbagliato chiedendo perdono al tuo grande fratello, e neppure Set ha sbagliato avendo riconosciuto il suo antico errore, in seguito al quale egli si arrabbiò contro suo figlio Sehel, dopo che questi, mosso da un superiore impulso interiore, non volle seguire le orme di Adamo, bensì volle conservare per tutto il tempo della sua vita la celestiale purezza originaria del suo cuore per il celato grande amore verso di Me.

5. Però, come Sehel ha accennato prima, è troppo quando un fratello si prostra nella polvere dinanzi ad un altro fratello.

6. Infatti una cosa simile non la chiedo nemmeno Io [verso di Me]; quanto meno allora dovete onorarvi reciprocamente voi in tale modo, come se un fratello fosse un dio per l’altro fratello!

7. Io però non voglio affatto dire con ciò che voi non dovete assolutamente onorarvi l’un l’altro, bensì Io intendo dire che non dobbiate strisciare l’uno dinanzi all’altro come fanno i vermi.

8. Ma se voi proprio volete onorarvi, allora onoratevi soltanto mediante l’amore, e che nessuno si innalzi al di sopra dell’altro, bensì ciascuno sia un vero fratello per l’altro nel Mio amore!

9. Questo sì che è un giusto rendimento di onore, e di questo voi siete reciprocamente debitori; ma quello che va oltre a ciò è anche contrario al Mio Ordine, e perciò voi dovete evitarlo!

10. Ma l’onoranza attraverso l’amore è sufficiente per qualsiasi rapporto fra di voi, sia che si tratti di fratello e fratello, o di figlio e padre, o di padre e figlio, o di donna e uomo, o di uomo e donna, o di sorella e sorella, o di fratello e sorella, o di sorella e fratello, o di figlia e madre, o di madre e figlia, o di figlio e madre, o di figlia e padre, o di madre e figlio, o di padre e figlia; in breve, in ogni occasione è sufficiente il solo vero amore, e ciò vale per la ragione principale che Io stesso non chiedo a voi tutti niente di più del solo vostro amore in spirito e in tutta verità fuori dall’amore.

11. Sì, in verità Io dico a voi tutti che potete pregare anche notte e giorno senza interruzione e potete avvoltolarvi nel fango e nella polvere più immonda, come fanno i maiali, ma Io tuttavia non vi ascolterò prima che non vi siate rivolti a Me, il Padre santo ed amorosissimo, unicamente nei vostri cuori in tutta umiltà, verità e amore!

12. Ma se Io stesso, che pure sono santo, santissimo, accolgo il vostro vero e serio amore filiale quale migliore e più vera onoranza e quale unica cosa in cui Io trovi compiacimento, allora perché dovrebbe esserci una distinzione tra di voi, al punto da indurvi a strisciare l’uno davanti all’altro nella polvere?

13. Sia dunque detto ancora una volta per sempre: “L’amore è sufficiente, e sia sufficiente per voi tutti!”

14. E tu, Mio diletto Sehel, inciderai questo Mio unico comandamento dell’Amore su tavole di pietra, affinché poi ciascuno possa vedere quale sia il cardine e il punto centrale, comune, intorno al quale si girano tutte le cose!

15. E ora va’ pure tu, o geloso Garbiel, e non affannarti più sul perché Io non ti ho chiamato per primo a narrarMi la tua visione!

16. Pensi forse che Io faccia così apposta per pungere qualcuno e per fargli provare la sua nullità dinanzi a Me poiché egli vuole essere qualcosa che propriamente non deve essere? – O Garbiel, tu qui sei in un errore ben grande!

17. Io però ti dico che il Mio ordine eterno, il Mio amore e la Mia sapienza infinita procedono con assoluta certezza per vie che sono ben diverse da quelle che in te risultano evidenti solamente alla tua stoltezza!

18. Perciò tu devi essere di cuore umile e libero, e non desideroso di preminenza, poiché quando sei umile non c’è bisogno che tu faccia affatto attenzione all’ordine numerico e a chi voglia essere il primo, secondo, terzo e così via, bensì quando tu verrai chiamato, allora sarà per te sempre del tutto perfettamente giusto.

19. Vedi, in te vi era una punta di desiderio di preminenza, e perciò anche il passo falso di tuo fratello ti provocò un dolore che altrimenti avresti percepito a mala pena!

20. Ora però purifica del tutto il tuo cuore, e poi vieni da Me quando sarai chiamato; va’ dunque nuovamente da Enoch e fatti mostrare da lui la via giusta che conduce a Me! Amen!

21. E adesso tu, o Horidaele, vieni qui da Me ed esponiMi, come hanno fatto gli altri, tutto quello che hai visto e fedelissimamente percepito in te! Amen!»

 

[indice]

Cap. 64

La visione di Horidaele

La voce interiore ammaestratrice nell’uomo

11 aprile 1842

1. E alla chiamata di Abedam si fece avanti Horidaele e cominciò a parlare come un coraggioso leone; il suo coraggio però non proveniva in nessun modo, come si potrebbe credere, da arroganza, bensì soltanto l’amore per Me gli infondeva un tale coraggio, così come l’amore colma il petto di una madre di tanto coraggio che sarebbe pronta a gettarsi nel fuoco se un pericolo mortale incombesse sul figlio oppure se questo pericolo fosse quasi inevitabile, con la sola differenza che un simile coraggio di madre è suscitato dalla tristezza, dal dolore, dall’angoscia e dallo spavento, mentre ciò non era affatto il caso di Horidaele, perché il suo coraggio derivava unicamente dalla sua immensa gioia interiore, ed era simile, per così dire, al coraggio di un condottiero nell’ebbrezza della vittoria.

2. Animato dunque da un tale coraggio fondato nella gioia d’amore, Horidaele cominciò a parlare come segue:

3. «O santo ed amorosissimo Padre! Tu hai chiamato benevolmente anche me, povero peccatore, affinché esponga quello che ho visto e percepito.

4. Io però so molto bene che tutto quello che ho visto e percepito proviene solo e unicamente da Te; ma dovrei forse raccontare e rivelare a Te quello che già da innumerevoli eternità Ti era noto in maniera inconcepibilmente più chiara del Sole a mezzogiorno in una giornata fra le più serene?

5. Oh, no, no, questo – con altre parole – non significherebbe nient’altro che voler portare una goccia d’acqua al mare per renderlo più grande, o voler accendere in pieno giorno una fiaccola di pece e cera per essere di aiuto al Sole!

6. Il raccontare dunque la mia visione unicamente per Te sarebbe – almeno a quanto mi è dato di scorgere – la più grande insensatezza che un uomo potrebbe mai commettere, qualora volesse aprire dinanzi a Te il suo cuore come se Tu conoscessi a mala pena ciò che vi si nasconde dentro.

7. Infatti una sola cosa è necessaria in spirito e in tutta verità quando ci si trova al Tuo cospetto come adesso mi trovo io, e questa unica cosa è il battersi il petto e dire:

8. “O mio grande Dio, o mio santo e amorosissimo Padre, mostra grazia e misericordia a me, povero peccatore!”

9. Infatti tutti i peccati e le macchie del mio cuore Ti stanno dinanzi chiare come il giorno, e tutti i miei pensieri Tu li conosci, e tutte le mie brame le hai già contate dinanzi a Te!

10. Ma accanto a questo io so anche che è Tua Volontà che dinanzi a Te ciascuno si appresti sollecito a parlare come se Tu davvero non conoscessi niente di tutto ciò che si svolge o che già si è svolto nel suo cuore, e che soprattutto dinanzi a Te ciascuno parli come un vero figlio al cospetto dell’unico vero, santo e amorosissimo Padre.

11. E per conseguenza anch’io intendo rivelare, in tutta l’amorosa gioia del mio cuore, la mia visione certo densa di presagi e non meno prodigiosa, come pure quello che ho percepito durante la visione; e così vada a tutti la preghiera di volermi prestare un benevolo ascolto!

12. Io all’inizio percepii come dei duri colpi al mio petto e, se non sbaglio, credo siano stati sette. Questi colpi non mi fecero alcun male, però ciascuno si ripercosse fin nelle più intime fibre della mia vita, tanto che io ne rimasi enormemente angosciato per il fatto che non riuscivo a comprendere quale seguito avrebbero avuto questi colpi.

13. Ma quando, dopo l’ultimo colpo, venni sopraffatto dall’angoscia, e perciò per il mondo esteriore tutti i sensi mi rifiutarono il loro ulteriore servizio abituale, allora il mio cuore cominciò a farsi sempre più vivente.

14. All’inizio mi parve come se una quantità innumerevole di stelle avesse cominciato a saettare in tutte le direzioni, similmente a dei lampi senza tuono, e ciò con sempre maggiore violenza e molteplicità, tanto che infine tutto il mio cuore trapassò nella materia lucente come il lampo e continuò a rilucere in me così come se si potesse costringere un lampo a rimanere e a non estinguersi immediatamente dopo essere durato un solo istante.

15. Ma poi questa luce cominciò a dilatare il mio cuore con tanta violenza che esso cominciò a portare i suoi confini quasi oltre a tutti i cieli visibili.

16. Ma poiché il cuore continuava ad ampliarsi incessantemente e con sempre maggiore potenza, allora questo groviglio di stelle che saettavano e si incrociavano, diventato ormai incommensurabile, cominciò gradatamente a sciogliersi in singoli lampi e finalmente in singole stelle tranquille, ciascuna delle quali brillava di luce di gran lunga più intensa della stella del mattino quando essa si trova nel suo maggior fulgore in una chiarissima mattinata di primavera.

17. Ed essendosi allora fatto tutto tranquillo e mentre io non ero più in grado di accorgermi se il mio cuore si ampliasse ancora di più, o se si fosse arrestato, oppure se avesse ripreso a restringersi, io finii col ritrovare me stesso. Ma quando mi fui ritrovato, vidi che io ero perfettamente un uomo, e fra me pensai, come domandando a me stesso: ‘Dove mi trovo adesso?’.

18. E vedi, immediatamente saettarono tre fra le più belle stelle giù dall’alto cielo del mio cuore, che prima si era ampliato così tanto, e queste tre stelle erano come tre sfere perfettamente rotonde ed avevano, come il Sole, una luce potentissima!

19. Allora io di nuovo mi chiesi: ‘Che cosa vuole dire ciò? Dove sono io? Che cosa sono io?’

20. Non appena formulai questo pensiero, all’improvviso ciascuna di queste sfere si ingrandì così tanto e retrocesse in una profondità talmente incommensurabile che, infine, io non potei vedere dinanzi a me nient’altro che queste tre sfere infinitamente grandi.

21. Quella di mezzo però si aprì, accolse in sé le due di fianco e poi mi si avvicinò; e vicino ad essa io percepii un tuono formidabile, e questo risuonò come parole intelligibili che furono queste:

22. “Tu ora ti trovi spiritualmente in te; quello che vedi si trova tutto in te, e non c’è niente che si trovi fuori di te.

23. Tale cosa però significa che tu d’ora innanzi devi scrutare i segni dell’uomo interiore e non devi più curarti dell’immondizia esteriore delle cose del mondo.

24. Infatti, quello che nel mondo esteriore ha forma morta, tu lo hai tutto vivente in te innumerevoli volte; siano dunque i tuoi sforzi rivolti alla vita interiore e qui tu troverai rivelato tutto ciò che ti ha riguardato esteriormente o, per lo più, anche non riguardato!

25. Vedi, questo è il mondo interiore di Dio, del Padre eterno e santo; in questo mondo tu puoi e devi vivere, ed anche vivrai in eterno! Amen!”

26. Dopo queste parole l’immensa sfera luminosa ridiventò piccolissima e ben presto scomparve con tutto il resto, ed io mi ritrovai qui di nuovo sulla Terra; e di tutto quello che avevo visto non mi rimase nient’altro che un vivido ricordo.

27. O Padre amoroso e santo, gradisci benevolmente questo racconto, certo molto imperfetto, e, come ho già accennato all’inizio, mostra misericordia verso di me, povero peccatore, poiché io di sicuro non sono un puro Sehel, bensì un Horidaele quanto mai impuro!

28. O Padre, sia fatta la Tua Volontà! Amen!»

 

[indice]

Cap. 65

Horidaele chiamato a fungere da scrivano dei liberi segni di rispondenza

12 aprile 1842

1. Allora Abedam tese la Sua mano a Horidaele e gli disse di prenderla, e Horidaele l’afferrò con entrambe le mani e se la premette sul petto con tutta la forza che il suo amore gli consentiva.

2. E poi Abedam gli rivolse le seguenti parole: «O Horidaele, tu Mi hai fedelmente esposto quello che hai trovato in te; perciò farò di te un cercatore dei tesori nascosti della vita interiore.

3. E così tu possiederai i segni delle rispondenze[14] e mediante questi testimonierai il senso interiore di ogni cosa, e anche quello interiorissimo spirituale, in modo vivente!

4. Questo però è il significato della tua visione, e cioè che l’amore per Me deve colmare sempre più il cuore e, per conseguenza, deve anche ampliarlo attraverso il calore spirituale, e precisamente così come tu vedesti una quantità innumerevole di stelle saettanti le quali poi, gradatamente, si riunirono in una luce universale ed ampliarono del tutto il tuo cuore poiché esse sono diventate una cosa sola in te.

5. E quando in te una simile grande opera fu compiuta, ecco che in te si fece quiete, e tu vedesti di nuovo le stelle, e queste illuminarono il tuo mondo interiore in modo che tu potessi ritrovare te stesso in te quale un uomo perfetto; ma quando ti sei ritrovato, tu non sapevi dove eri, e perciò ti sei fatto delle domande.

6. E tre stelle del tuo proprio cielo si staccarono dalle altre e si librarono dinanzi alla tua faccia rilucendo intensamente; però questo segno tu non lo comprendevi ancora, e perciò continuasti a farti delle domande.

7. Allora le tre stelle si ritirarono nelle profondità, e quella di mezzo si aprì ed inghiottì le altre due esterne; subito dopo tu percepisti in te una voce immensa, tonante, la quale ti diede il primo insegnamento fondamentale su te stesso e su quello che devi diventare e quello che devi fare.

8. Ora però in te, domandi nuovamente: “Ma le stelle, le stelle, che cosa sono queste stelle in me? Perché all’inizio saettarono con tanta veemenza? Perché e come si riunirono, e come e perché successivamente si scissero in singole stelle e riacquistarono quiete?”

9. Vedi, le stelle all’inizio non sono altro che le nozioni acquisite nell’anima dal mondo esterno, ovvero l’intelletto nel senso più stretto della parola e del significato.

10. Il saettare qua e là delle stelle indica invece l’azione del cercare che fa l’anima in sé quando cerca le vie della verità e della vita.

11. L’unificarsi della luce delle stelle indica che l’anima ha afferrato Me con tutte le sue forze.

12. Ma la successiva scissione in singole stelle e la subentrata quiete indicano che, tramite l’esclusivo amore per Me, la vita che cerca se stessa si è ritrovata nella sua Causa Prima, la quale è infinita come la vita, che si è ritrovata in Lui, è infinita in Lui e per mezzo di Lui.

13. Perciò tu riconoscesti te stesso e dal fondamento del tuo essere sorse allora in te la domanda: “Dove sono?”

14. E allora le tre stelle che si erano staccate dalle altre ti diedero la risposta; però tu non la comprendevi ancora. La risposta delle stelle librate dinanzi a te indicava – e precisamente col procedere della stella che si trovava in mezzo – che tu, nel mezzo del tuo proprio amore, sei ormai tu stesso amore e vita, e sei preparato ad accogliere ogni luce da Me; ciò tu lo potesti constatare anche dal fatto che, alla tua seconda domanda, le stelle retrocessero dinanzi a te, ingrandite in maniera infinita, per la qual cosa potesti valutare la loro infinita estensione; dopo di che la stella di mezzo, la quale indicava il purissimo amore, accolse in sé le altre due stelle esterne, le quali equivalevano alla tua fede e alla tua precedente sapienza.

15. Ma quando queste divennero una cosa sola, allora percepisti anche la prima grande e vivente Parola in te; e soltanto questa Parola ti insegnò a riconoscere la grande visione della tua propria vita in te stesso.

16. Questa Parola però era la Mia Parola in te, ovvero quella essenziale Parola tramite la quale tu, come tutte le cose, un giorno sei sorto all’esistenza; e questa Parola ti insegnò che tu devi comprendere le grandi ed interiori corrispondenze fra il mondo esterno e quello interiore, vivente ed eterno.

17. Per conseguenza anche tu devi diventare uno scrivano, ma non uno come tutti gli altri, bensì uno scrivano dei segni di corrispondenza della vita nell’uomo [desunti] da tutte le cose visibili ed invisibili, le quali – dalla più piccola alla più grande – colmano l’intera l’infinità.

18. Ma per questo Io ti darò anche degli altri segni; sì, tu dovrai avere dei segni del tutto liberi mediante i quali, in rapporto all’altra classe di segni degli altri [eletti], dovrà essere indicato quello che in quest’ultimi vi è di appartenente allo spirito e di conseguenza alla vita interiore eterna, e cioè: mentre gli altri scriveranno per gli occhi del corpo e, ogni tanto, anche per quelli dell’anima, ma non però per gli occhi dello spirito, tu dovrai invece testimoniare lo spirito della verità interiore.

19. Tu dunque hai ottenuto i liberi segni delle rispondenze! Tuttavia, per adesso, tu non sai ancora usarli e non conosci nemmeno i segni stessi; però non darti alcun pensiero per questo!

20. Vedi, nella scuola del tuo proprio cuore, che tu hai visto oggi per la prima volta, tu troverai tutto quello che ti occorre! Lo spirito d’amore che è in te ti guiderà in tutti i misteri e ti rivelerà quello che finora è rimasto nascosto agli occhi di tutti; di questo puoi esserne più che certo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 66

Il discorso di Abedam sul vero modo di adorare Dio

Il Vangelo del vero donare

13 aprile 1842

1. E dopo queste parole e questi santi insegnamenti di Abedam, Horidaele, compenetrato di immensa gratitudine, si prostrò dinanzi ad Abedam e pianse di grande amore e di gioia; e lì sull’altura, in quel momento, non ci fu nessuno rimasto col cuore arido e con gli occhi asciutti.

2. Ma nonostante ciò, (l’Alto) Abedam disse a Horidaele di rialzarsi immediatamente, e precisamente gli disse le seguenti parole:

3. «Horidaele, alzati! Quando nel tuo cuore regnano indiscussi l’amore e l’umiltà, allora già così ce n’è più che a sufficienza di gratitudine, e del prostrarsi per terra se ne può fare del tutto a meno.

4. Infatti vedi, per quello che riguarda i gesti del corpo, questi sono al Mio cospetto piuttosto un abominio che non una virtù della quale Io possa compiacerMi, particolarmente se qualcuno è dell’opinione che a Me possano bastare le lacrime degli occhi, strappate forse in un istante un po’ doloroso, mentre prima il cuore si era occupato ben poco di Me; oppure che a Me possano bastare quegli altri gesti del corpo dall’apparenza devota, dei quali il cuore dell’anima e il vivente spirito in detto cuore non hanno spesso la benché minima cognizione e, per conseguenza, non ne prendono affatto nota, per non parlare poi della loro mancanza di conoscenza riguardo alla causa originaria veramente vivente e umile di tali gesti devoti del corpo.

5. Io però dico a te e dico a voi tutti che Io sono un perfettissimo Spirito.

6. Chi dunque non viene a Me nello spirito del proprio amore e in questo stesso spirito d’amore non Mi preghi e non Mi ringrazi, in verità, Io non lo guarderò e non lo esaudirò prima che non si sia del tutto infranto e non sia penetrato nel proprio mondo interiore e non Mi abbia qui offerto un nuovo sacrificio vivente del puro amore nel cuore della sua anima, nel quale cuore dimora lo spirito vivente, [che è] un antico discendente del Mio eterno Amore!

7. Ma siccome in te non si verifica il caso che il tuo spirito sia estraneo a tutto ciò che è ora avvenuto e che tuttora avviene, bensì si verifica il contrario, e quindi tu quale spirito sei perfettamente padrone in casa tua (nel tuo corpo) e di conseguenza tu hai amore per Me in ogni tua parte, allora quale significato può mai avere lo starsene disteso a terra?

8. Io ti dico, Mio diletto Horidaele, di abbandonare queste vecchie usanze, che non hanno alcun significato e che godono considerazione soltanto giù nella pianura, e innalzati a uomo libero!

9. Chi invece vuole piegare il suo ginocchio dinanzi a Me, lo pieghi in spirito e in tutta verità, ciò che indica la sempre giusta umiltà di cuore, ma non pieghi le ginocchia del proprio corpo, poiché è davvero poco importante se esse sono tenute diritte o piegate!

10. Infatti che ciascuno possa piegare le sue ginocchia di carne quando vuole, questo lo dimostra già con il camminare; se Io dunque Mi reputassi ben servito col piegarsi delle ginocchia del corpo, allora di preghiera ce ne sarebbe più che a sufficienza anche solo se qualcuno si limitasse ad andare avanti e indietro senza doversi preoccupare di qualcos’altro.

11. Ma che cosa può giovare a Me il piegare le ginocchia e il prostrarsi a terra da parte di voi figli, dato che tutti avete ricevuto in dono da Me uno spirito vivente?

12. Vedete, anche gli animali possono benissimo piegare le articolazioni delle loro zampe e possono anche sdraiarsi a terra!

13. Se ora voi volete renderMi onore mediante una cosa che è comune a voi ed anche agli animali, quale differenza c’è in tal caso fra voi e gli animali stessi?

14. Vedi perciò, Mio caro Horidaele, e vedete voi tutti quanto vana e stolta è una simile dimostrazione esteriore per Me, il Dio vivente ed eterno; essa è una onoranza morta, un amore e un’adorazione morti per Me, il vostro santo ed amorosissimo Padre; cioè a quel Padre – Io stesso – che vi ha donato un’anima vivente e, nell’anima, uno spirito eterno di ogni amore e di ogni verità fuori dall’amore!

15. In avvenire dunque tralasciate quello che non giova a niente, fate saggio uso del vostro corpo e di tutte le vostre membra a seconda dei vostri bisogni; ma quando si tratta di Me, allora lasciate riposare le vostre membra come se non le aveste!

16. Con il vostro corpo voi non potete fare niente di cui Io possa compiacerMi, poiché Io sono uno Spirito.

17. Ma se proprio voi volete innalzare a Me, con il vostro spirito, anche il vostro corpo, allora adoperate nel Mio amore in voi le vostre membra al servizio che a Me è unicamente gradito, cioè al servizio dei vostri fratelli, ed Io considererò le opere del vostro corpo come opere d’amore del vostro spirito e vi darò la meritata ricompensa!

18. Però di questo potete essere certi: – con le Sole vostre membra voi tutti non potete fare niente che sia gradito a Me, bensì lo potete fare unicamente con il vostro cuore e con il vostro spirito vivente che si trova nel cuore!

19. In verità, Io ora dico a voi tutti: “Chi dona al proprio fratello un pezzo di pane oppure una mela, una pera, una noce, un grappolo d’uva, oppure una pecora, o una mucca, o un toro, o un asino, o una veste, o una casa, ma non dà niente di ciò di cuore, bensì per un certo necessario dovere, costui, dinanzi ai Miei occhi, non ha dato niente al fratello, ed Io non farò mai più attenzione a lui, né al suo dono, anche se questo fosse più grande di una montagna!

20. Ma se qualcuno possiede poco, e dalla pienezza del proprio amore dona molto volentieri questo poco al fratello, Io vi dico che se si trattasse anche soltanto di una mezza noce, Io la considererò come fosse una Terra!”

21. Ora voi tutti ne sapete abbastanza riguardo a come si deve procedere quando si vuole renderMi onore; attenetevi costantemente a questa norma e così non avrete mai più in eterno da lamentarvi del fatto che Io lasci inesaudita la preghiera di qualcuno!

22. E adesso facciamo dunque venire Purhal affinché ci racconti tutto quello che egli durante questo tempo ha visto e fedelmente percepito! Amen!»

 

[indice]

Cap. 67

La visione interiore di Purhal

Il Signore è il Tutto nel tutto, e tutto è in Lui e tutto proviene da Lui, mentre l’uomo è stato creato a Sua Simmetria

14 aprile 1842

1. E dette queste parole, Abedam chiamò immediatamente a Sé Purhal e lo interrogò, come aveva fatto precedentemente con gli altri, dicendo:

2. «Purhal, vedi, ora secondo il grande Ordine è venuto il tuo turno! Esponi dunque anche tu quello che hai visto, sentito e percepito in te, però senza timore o alcun riguardo, perché noi non siamo qui radunati tutti assieme per avere timore l’uno dell’altro, bensì unicamente, solo per amarci!

3. Dunque non avere alcun timore e racconta serenamente quello che ti è accaduto durante questo breve tempo della tua permanenza nella tua interiorità! Amen!»

4. A queste parole, Purhal, solitamente alquanto timido, si sentì tanto incoraggiato che ogni timore lo abbandonò, e in sé si sentì conscio di una forza tale che egli avrebbe affrontato tutti i leoni, le tigri e le iene e i leviatan[15] della Terra qualora gli fosse stata comandata una simile impresa.

5. Solo che egli sapeva benissimo come avrebbe dovuto impiegare questa nuova energia, quindi cominciò a raccontare fedelmente quello che egli aveva trovato, visto, sentito e percepito molto bene in sé, e le sue parole furono queste:

6. «O Padre mio sublime sopra ogni cosa, Padre sopra ogni cosa santo e colmo di immenso, infinito Amore! O Dio grande, onnipotente ed eterno, o Signore potentissimo e Maestro sapientissimo in tutte le cose della grande infinità!

7. Vedi, finora quasi ognuno di coloro che mi hanno preceduto ha aggiunto una qualche umile scusa a giustificare il fatto che non osavano parlare di ciò che avevano visto in sé, per la ragione che sapevano bene – come lo so io e certamente pure ognuno di noi – che anche i nostri più riposti pensieri dinanzi a Te sono evidenti con tanta chiarezza come per me non lo è neppure il Sole stesso in pieno giorno!

8. Vedi dunque, o santissimo ed amorosissimo Padre, a questo riguardo io voglio fare l’eccezione e non voglio tenere la mano sulla mia bocca, ma invece parlerò così come Tu ne hai reso capace la mia lingua!

9. Infatti io so pure, come tutti gli altri, che tutto quello che ho visto e udito è stato suscitato, nella sua causa prima, unicamente da Te, e per conseguenza so anche che Tu, con tutta sicurezza, conoscerai la Tua opera da cima a fondo.

10. Ma dovrebbe un albero di mele rifiutarsi di portare frutto per il fatto che certissimamente Tu, e io pure, sappiamo quale aspetto avranno i suoi frutti?

11. Io credo che sarebbe stolto chiedere una cosa simile o anche solo crederci!

12. Perciò io, senza alcun timore, voglio esporre immediatamente i frutti che Tu, o Padre santissimo ed amorosissimo, hai posto in maniera tanto vivente nel mio cuore, di solito miserabilissimo!

13. Ed ecco dunque quanto io ho visto, sentito e percepito molto bene:

14. All’inizio andavo brancolando tra un pensiero e l’altro e dentro di me pensavo: ‘Devi guardare nel tuo cuore e devi fare bene attenzione a tutto quello che potrai trovarvi e che vi si mostrerà.

15. Sarebbe certamente bello se ciò fosse possibile; ma come fare, questa è tutta un’altra domanda!’

16. Tuttavia mi venne nuovamente un pensiero: ‘Ci vuole pazienza, soltanto pazienza! Infatti Colui che chiede questo a te, ti mostrerà senza dubbio anche la via – apertamente o segretamente – in spirito, se tale è il Suo santo Volere!

17. Ma se tale non è il Suo Volere, allora sarà certamente Suo Volere che tu rimanga quello che sei e che sei sempre stato, cioè un povero e cieco sempliciotto’

18. Però, mentre io mi trovavo a dibattermi fra questi miei pensieri insignificanti, si fece udire improvvisamente uno scoppio terribilmente forte; e nello stesso istante la Terra scomparve sotto ai miei piedi ed io mi trovai a librarmi nel centro di una notte eterna, e non vedevo più niente, nemmeno il mio proprio minimissimo pensiero, ed avevo a mala pena la capacità di dire a me stesso: ‘In questo stato dunque si trova il mio cuore?

19. O Padre santo, guarda a me quaggiù con misericordia, e chiamami di nuovo indietro; altrimenti in questa notte in cui mi trovo dovrò cadere in braccio alla morte!’

20. Ma avevo appena terminato di formulare questo pensiero, quando si fece sentire un secondo potentissimo scoppio, e in un momento io vidi sorgere – da tutte le infinite profondità e da ogni parte – delle immense fiamme, e solo allora, nella chiara luce di queste, mi accorsi che la notte da me percepita prima era una notte del mio proprio cuore, e che le fiamme, sorte al momento del secondo scoppio, non erano altro che il mio proprio amore fino allora immerso in un profondo sonno.

21. In quell’istante però avvenne ancora una volta uno scoppio che era più formidabile perfino degli altri due che lo precedettero!

22. Allora la luce delle fiamme scomparve per effetto del sorgere di un Sole. Oh, di un Sole quale certo di simile non esisterà mai in eterno in tutta l’infinità!

23. Nella luce di questo Sole tutto diventò sostanziale entità. Le fiamme del mio amore divennero degli esseri aventi il mio stesso aspetto, e il loro numero sembrava non avere fine. E tutti questi esseri si muovevano verso di me e divennero del tutto una cosa sola con me; e in questa unificazione io percepii un tale senso di delizia che io ora non sarei capace di paragonarlo con nient’altro.

24. Però questo processo di unificazione non durò a lungo, perché ben presto di tutti gli esseri non rimasi che io solo quale uomo. Ma in compenso io udii molte voci come fossero sorte in me, e tali voci risuonavano splendide e dolci come un cantico mattutino di lieti pastori; e queste voci risuonavano anche come una parola, che però suonava così:

25. “Vedi, Io sono il Tutto nel tutto, e tutto è in Me e tutto proviene da Me! Tu però sei [creato] a Mia Simmetria. Perciò riconosci chi sei tu e chi è il Padre tuo, il tuo Dio e Creatore!”

26. Dopo queste parole ritornò la notte in me, e fuori da questa notte io venni subito di nuovo qui sulla Terra, non so se salendo oppure scendendo.

27. Questo è tutto quello che io ho visto, sentito e percepito. Padre santo, io Te lo offro qui in sacrificio; accoglilo benevolmente, e che la Tua santa Volontà sia fatta! Amen!»

 

[indice]

Cap. 68

Abedam rimprovera Purhal per il malizioso tentativo di svergognare i suoi compagni

La spiegazione della visione di Purhal

15 aprile 1842

1. Dopo che Purhal fu giunto alla fine di questo suo racconto, Abedam volse il Suo sguardo quanto mai benevolo tutt’intorno a Sé, poi aprì la Sua bocca e indirizzò a tutti, come anche a Purhal, le seguenti parole:

2. «In verità, senza timore e senza alcun riguardo hai servito i tuoi frutti a tutti noi, e non lasciasti nemmeno una mela appesa all’albero della tua conoscenza interiore, e facendo questo, secondo il costume da lungo tempo radicato in te, non hai nemmeno tralasciato di tributare la dovuta considerazione alla tua sapienza, per la qual cosa tu hai offerto a noi tutti dapprima i frutti più immaturi e meno gustosi e solo alla fine quelli pienamente maturi e saporiti dall’albero, già menzionato, della tua conoscenza interiore!

3. Vedi, perciò anch’Io ti lodo, poiché come ho detto, tu sei stato quanto mai fedele nel tuo racconto! In questa occasione, però, Io voglio farti notare una cosa, e cioè questa: – da parte tua, come da parte di qualsiasi altro che avesse fatto come te, non è stato un peccato se avesse usato un intreccio di parole che non sono altro che un vuoto chiacchierio in cui non c’è né qualcosa di buono, né propriamente qualcosa di cattivo, come succede in una mela guasta, ma vedi: – chi gradisce il marcio di una mela anche se non è cattivo nel senso stretto della parola?

4. E così è stato pure il caso tuo, che intendevi intrattenere noi tutti forse un po’ troppo a lungo con la descrizione del tuo grande coraggio!

5. Capisci tu, Purhal, sia Me che quello che Io ho voluto dirti con ciò?

6. RispondiMi solo nel tuo cuore! Dunque, tu non lo comprendi interamente! Vedi, perciò Io voglio anche metterti sulla traccia affinché tu possa comprenderlo, e allora fa dunque bene attenzione!

7. Dopo che tu avevi accennato alle umili scuse di coloro che ti precedettero, dicesti che tu, riguardo a ciò, facevi una eccezione, o meglio volevi farla.

8. Vedi, è vero, ammettiamo pure anche l’eccezione. Infatti Io non domando, né ho mai domandato di più del fatto che voi agiate secondo la Mia Volontà, qualora vogliate trovare la vita eterna.

9. Ma nonostante ciò, alcuni non sapevano che fare per il grande amore e per timore reverenziale dei loro cuori, e perciò non poterono aprire immediatamente la loro bocca e dichiarare quanto era stato loro richiesto.

10. Allora tu hai compreso il contegno dei tuoi predecessori, lo hai considerato come qualcosa di ridicolo e in segreto ti sei prefissato di farne menzione quando o qualora Io ti avessi chiamato come gli altri ad esporMi quello che avevi trovato in te.

11. Vedi, tu fosti ben presto chiamato; però quasi il tuo primo atto fu quello di fare tu una eccezione dei tuoi fratelli per, in certo qual modo, svergognarli un po’.

12. E – comprendi bene! – allora nel tuo racconto ti atteggiasti a più coraggioso di quanto, in fondo, veramente lo fossi.

13. Vedi, ora da un lato tu dicesti di te che sapevi altrettanto bene quanto gli altri in quale modo a Me siano molto ben conosciute tutte le cose, perciò non vi è motivo di temere quando Io chiedo a qualcuno di descrivere quello che ha ricevuto da Me, dato che già da molto tempo prima Io conosco in maniera più che chiara quello che gli ho donato, e tu rafforzasti queste tue asserzioni con un’appropriata e giusta similitudine!

14. Ebbene, come mai tu, dopo aver dato ad intendere di conoscere questo, non sapevi che a Me non sarebbe certamente rimasto ignoto che tu, nel tuo cuore, custodivi qualcosa di perverso che a Me non poteva essere per niente gradito?

15. Vedi, facendo così tu eri in un colossale errore!

16. Tuttavia, come ho già osservato all’inizio, per questa volta un tale errore non ti verrà imputato a peccato; tuttavia in futuro sta bene in guardia che il tuo cuore non cada mai più sotto ad una simile disposizione ambigua, altrimenti la grande notte del tuo cuore aspetterà a lungo prima di essere illuminata dalle fiamme d’amore che sopraggiungeranno improvvisamente, e ancora più a lungo si farà attendere lo splendido Sole mattutino che hai visto sorgere in te!

17. Vedi dunque, Mio caro Purhal, nulla è nascosto a Me; perciò con Me non è per niente consigliabile tentare dei giochetti alle spalle!

18. Questo prendilo in avvenire quale norma costante della tua vita, e così il tuo ulteriore cammino su questa Terra ti sarà facile!

19. Questa però è l’interpretazione della tua visione, la quale – dall’inizio alla fine – dovrebbe essere un forte e continuo segno di ammonizione, e cioè che, in primo luogo, il tuo amore per Me come anche per i tuoi fratelli non è ancora puro, e per conseguenza non è un amore intero.

20. Infatti le fiamme che irrompono da parti innumerevolmente diverse fuori dalla notte del tuo cuore dimostrano questo e ti dicono, scuotendoti come in seguito ad un formidabile scoppio: “Vedi com’è ancora spezzato il tuo cuore e di conseguenza anche la tua vita!”

21. E quando Io feci sorgere per te il Sole, cioè il Mio santo Sole di grazia, tu ti accorgesti che queste fiamme senza luce non erano altro che il tuo “io” spezzato in maniera infinitamente molteplice, che tu stesso hai confuso e scompigliato con le tue precedenti brame, cure e passioni della specie più diversa.

22. Ma come può questo essere, così spezzato, ridiventare un unico essere?

23. Questa cosa però tu l’hai anche vista quando, nella Mia Luce di grazia e di amore, scorgesti tutti quegli esseri, che apparivano simili a te, stringersi intorno a te, e ben presto diventarono una cosa sola con te. E subito dopo in questo ricongiungimento tu, quale uomo compiuto in tale forma, sei stato capace di percepire nuovamente in te la voce paterna del Mio Spirito, la quale ti annunciò Chi sono Io, dove sono Io e come e da dove sono tutte le cose, e finalmente cosa sei tu stesso, ovvero cosa devi essere e diventare.

24. Ma ora, dopo che tu hai appreso tutto ciò in maniera vivente, raccogliti dunque anche tu nel vero, puro e disinteressato amore per Me, e così tu vivrai e tu stesso, in realtà, corrisponderai al grande segno che hai visto in te, con ciò poi tu stesso sarai chiamato a diventare, per amore, un vivente scrutatore e interprete dei segni nei cuori dei fratelli per sempre! Amen!»

 

[indice]

Cap. 69

L’effetto sui presenti del rimprovero rivolto a Purhal e a tutti

 Abedam rinfranca poi gli animi angosciati

16 aprile 1842

1. Ma quando Purhal e tutti gli altri ebbero udito tali parole da parte di Abedam, rimasero come ammutoliti, anzi, lo rimasero tanto che, ad eccezione di Enoch e di Adamo, non c’era quasi nessuno che si sarebbe azzardato a replicare la benché minima cosa ad Abedam, quantunque Abedam continuasse a osservare tutti i figli con sguardo benevolissimo, quale l’unico vero, buono ed amorosissimo Padre.

2. Infatti quasi tutti, ciascuno per sé, stavano pensando: ‘È ben vero che Egli appare indicibilmente buono, tuttavia non per questo c’è ancora da fidarsi di Lui, poiché, quando meno lo si aspetta, in un attimo Egli ti ha già afferrato per la più intima fibra della vita! E tutto questo è certo assolutamente vero, ma a che ci serve tutto ciò? Chi Lo può evitare?

3. Egli ha certo le intenzioni assolutamente migliori con ognuno, ma se almeno Egli non insistesse tanto sulla purezza assoluta, allora si potrebbe ancora reggere al Suo cospetto; ma la purezza, questa purezza è davvero qualcosa di tremendo!

4. E se questa purezza – si intende nel senso più perfetto della parola e del suo significato – ancora non la si possiede, è certo che non si può avvicinarLo onestamente, perché Egli non lascia correre nemmeno un inimassimo difetto del cuore!

5. Ma d’altro canto: – che cosa si può fare? Nessuno Lo può cambiare; Egli in eterno rimarrà sempre uguale a Se stesso nella Sua assoluta Purezza e Santità come Egli è ora; dunque non resta altro che rassegnarsi!’

6. Abedam però, che aveva scorto molto bene tali pensieri nei figli, si volse verso Purhal e gli chiese:

7. «Purhal, dimMi se Io ti ho forse strappato la testa dal corpo, quando, con le più miti parole, ti ho istruito e ti ho purificato con ogni cura possibile, affinché tu, e con te tutti gli altri, diveniste subito atti ad accogliere da Me l’eterna e liberissima Vita d’amore!

8. DimMi: “Il padre del tuo corpo ti ha mai trattato con tanta indulgenza quanta te ne ho mostrata adesso Io?”

9. MostraMi qual è il padre, tra di voi, che talvolta non si sia servito, col massimo zelo, della verga correttrice nell’educare i propri figli!

10. Ecco, tu non ne conosci nessuno, perché tu stesso sei padre da molto tempo e sai benissimo come hai allevato i tuoi figli.

11. Ma ora dimMi: “Con quali verghe Io sono venuto ora da voi? Chi è stato ucciso sotto ai Miei colpi?”

12. Vedi, Io vi educo, vi istruisco e vi rendo liberi avvalendoMi di nient’altro che del Mio supremo e verissimo Amore paterno. E in voi, nei vostri cuori, state dicendo che non ci si può fidare di Me!

13. Oh, quanto siete ancora ciechi! Se dunque non c’è da fidarsi di Me che certamente sono il Padre più vero, più fedele, più amoroso, più mite e più paziente di tutti voi, allora di chi potete e di chi volete fidarvi?

14. Se voi di fronte a Me, il Padre purissimo e santissimo, il vostro animo è pervaso da inquietudine e da angoscia, di fronte a Me che di certo, fuori dal Mio amore eterno ed assolutamente disinteressato, sono colmo per voi delle intenzioni migliori e più perfettamente vere e più paternamente oneste, allora come devono stare le cose fra di voi che, paragonati a Me, siete senz’altro colmi di malignità e di perversità nei vostri cuori se appunto dinanzi a Me restate così demoralizzati per una lieve correzione di un errore nel cuore di Purhal?

15. O ciechi che siete! Voi tremate e vi lasciate sopraffare dall’angoscia dinanzi a Me, l’unico Padre eternamente vivente, quando cerco di innalzarvi a Me e quindi alla vita eterna fuori dalla morte.

16. Ma il vostro cuore, invece, non sente affatto angoscia dinanzi al mondo, che in sé e per sé non è che una evidentissima morte!

17. Oh, vedete, quanto è del tutto sbagliato il vostro sentimento!

18. Chi vi ha procreato in modo tale che temiate Colui che dovete soltanto amare sopra ogni cosa? E invece di tutto quello che dovreste temere e fuggire con tutte le vostre forze, proprio di questo voi riempite del tutto compiacenti i vostri cuori!

19. O Purhal, dimMi: “Che cosa ti ho fatto di male Io se, nel Mio grande Amore per te, ho voluto purificarti?

20. Sai che cos’è la vita e come essa deve essere costituita per poter essere capace di una durata eterna ed infinita?.

21. Vedi, tale cosa non la conosce nessuno spirito creato, bensì la conosco unicamente e soltanto Io, l’infinito, eterno Maestro di ogni vita! – Ma se Io, quale vostro Padre santo ed amorosissimo, ora e da Me stesso, vi sto dunque perfezionando per questa vita in Me, vita a voi eternamente imperscrutabile, e poi spingo via e prendo via da voi quanto appartiene alla morte, dimMi, o Purhal, come può venire in mente, a te e a tutti gli altri, anche solo da lontano, che non ci sia da fidarsi di Me?

22. DimMi: “Se Io non volessi aiutarvi, chi mai potrebbe darvi aiuto per passare dalla morte alla vita?”

23. Ma affinché Io possa e voglia aiutarvi, non è quindi giusto che perfino i vostri più segreti pensieri e le vostre brame Mi siano evidenti in maniera chiarissima e luminosa, come anche è assolutamente necessario che lo siano allo scopo che Io possa venirvi sempre in aiuto quando un pericolo mortale si avvicina a voi?

24. DimMi, o Purhal: – sarebbe dunque questo il motivo per il quale non bisognerebbe fidarsi di Me?»

25. A questa domanda tutti cominciarono a piangere e a singhiozzare, e perfino Adamo pianse forte come un bambino, e poi, intensamente commosso per il Mio grande Amore paterno, esclamò:

26. «O Padre, caro e santo, solo ora vedo con tutta chiarezza quant’è infinita la Tua Bontà!

27. Oh, chi mai non dovrebbe poterTi amare sopra a ogni cosa, ogni cosa, ogni cosa?

28. Oh, perdona a noi, poveri ciechi, questo grave torto che ora Ti è stato fatto da parte di tutti noi!»

29. Dopo ciò, Abedam disse: «O figlioletti, state tranquilli e non preoccupatevi affatto, poiché di voi – che siete qui ora nel Mio grembo – nessuno andrà perduto, poiché Io, che sono la vita eterna stessa, sono qui in mezzo a voi e distolgo ora da voi ogni pericolo di morte.

30. Ma quando Io vorrò elevare qualcun altro nello stesso modo come è stato fatto con Purhal, allora non perdete mai la vostra fiducia in Me, ma pensate invece nei vostri cuori che sono Io, il Padre santo e buono di voi tutti, a fare così!

31. O figlioletti, comprendete bene queste cose per ogni tempo futuro e per ogni eternità! Amen!»

 

[indice]

Cap. 70

Il discorso di Juribael sulla grandezza dell’uomo quale figlio di Dio!

La visione di Juribael: innumerevoli cerchi, eternamente crescenti, sorgenti dall’unico cerchio della vita

18 aprile 1842

1. Dopo di ciò, l’Alto Abedam chiamò subito a Sé Juribael e, come aveva fatto con gli altri, lo interrogò dicendo:

2. «Juribael! Come hanno fatto gli altri, così fa pure tu, e raccontaci tutto quello che hai percepito, visto e sentito in te!»

3. E allora Juribael uscì fuori dal mezzo dei suoi fratelli col massimo rispetto, si presentò ad Abedam e riversò la pienezza del suo autentico amore per Me, dicendo:

4. «O Padre santo, amorosissimo, indicibilmente e supremamente il migliore! Vedi, io, un misero verme dinanzi a Te, me ne sto qui al Tuo cospetto, o Padre santo, compenetrato nel massimo timore reverenziale e nella più intima e devota umiltà del mio cuore!

5. Tu ora mi hai chiamato fuori dal mio sonno alla vita, sì, alla vera, desta e libera Vita del Tuo infinito Amore paterno, e del debole e cieco verme della terra ricoperta di polvere mortale Tu hai fatto un uomo libero, il quale con i suoi occhi guarda fuori nelle lontane eternità come in una fila infinita di cerchi su cerchi colmi di immortalità, e in ciascuno di questi cerchi eterni si vede più magnificato e a Te, o Padre santo, più somigliante e vicino!

6. Ma non solo in uomo immortale Tu hai trasformato il piccolo verme ricoperto dalla polvere della Terra, che è la madre della polvere, bensì lo hai trasformato in qualcosa di molto più alto di un semplice uomo immortale!

7. Ah, chi mai può concepire la Grandezza infinita del Tuo Amore paterno?

8. Infatti al verme nella polvere, cioè all’uomo debole e peccatore, è concesso invocare Te, o Dio santo ed eterno, col Nome di “Caro Padre”!

9. O Padre, Tu hai fatto di noi dei figli Tuoi!

10. O Padre santo, io posso adorarTi, posso lodarTi e glorificarTi; io posso esaltarTi per tutta la mia vita con tutte le forze che Tu mi hai conferito; io posso offrirTi sacrifici in ogni luogo il mio occhio può mai penetrare; io Ti posso venerare tanto altamente che, per effetto del massimo e possibile timore reverenziale, il mio spirito dovrebbe nascondersi sotto alle più piccole e più infime creazioni; sì, io posso amarTi con tutta la potenza dell’amore esistente in me; sì, tutto questo io posso fare per Te, il mio onnipotentissimo Creatore, per Te, il mio santo e immenso Dio!

11. Infatti, finché Tu non sei per me che un Creatore e un Dio eterno e infinito, fra me e Te non esiste alcun altro rapporto all’infuori di quello dell’assoluta nullità da parte mia di fronte a Te e al Tuo Tutto infinito, in tutta la Potenza del Tuo Essere divino, di fronte – come già detto – al mio completo nulla!

12. Ma quando, o Padre santo, io Ti chiamo “Padre”, allora tutti i rapporti di prima cadono; allora una delizia ineffabile irradia il mio cuore, e il mio spirito trema per l’influsso di presentimenti indicibilmente sublimi, e in me non rimane altro che la potenza di un sentimento, il sentimento dell’amore, il solo amore puro in Te, o Padre, un amore consacrato; sì, un santo amore, perché esso non è capace di amare che Te solo, o Padre santo!

13. Questa però è poi anche l’unica cosa che io possa offrirTi. In questo amore io dimentico perfino ogni adorazione, ogni ringraziamento, ogni lode, ogni venerazione con sacrifici, cose queste che pure Ti spettano quale Dio eterno, ed ogni encomio e glorificazione delle Tue Magnificenze infinite; e davvero dinanzi a me io non ho e non vedo che Te solo, o santo Padre, non invoco che il “Padre” e penso unicamente a Te, o Padre santo!

14. Perciò ora perdonami, o caro e santo Padre, se io non posso ringraziarTi, né lodarTi e né glorificarTi, perché il mio cuore è troppo colmo dell’amore più ardente per Te; perciò ora non posso fare altro che amare solo e unicamente Te sopra ogni cosa!

15. O Padre, dato che la mia lingua, per il traboccante amore che sento per Te nel mio cuore, non è assolutamente capace di muoversi alla preghiera o all’encomio del Tuo Nome, essendosi tutta la mia forza nel cuore concentrata nell’amore per Te, allora perdonami già fin d’ora, perché certo il mio racconto riuscirà del tutto orrendamente scabroso e disordinato!

16. Ma per grande fortuna della mia lingua ora del tutto impacciata, io, con questa mia fiacca confessione, ho già annunciato quello che ho visto, udito e percepito e che ancora percepisco, e in verità eternamente percepirò, e mi limito quindi a descrivere ancora solamente la seguente visione:

17. Mentre io ero intento a riflettere e a considerare che Tu sei il Padre santissimo di tutti noi, e che sei stato Tu ad innalzarci a Tuoi figli grazie al Tuo Amore infinito, vedi, all’improvviso si fece in me una luce di straordinaria chiarezza, tanto che io potei vedermi interiormente come si vede in fondo ad un’acqua tranquilla e purissima.

18. Però non rimasi a lungo in questa contemplazione, perché ben presto io trovai il mio cuore, e nel mezzo del cuore vi era un anello che riluceva di una luce abbagliante, e questo anello o cerchio si girava continuamente. Allora io pensai: ‘Che significa l’anello?’

19. Ed io avevo appena finito il mio pensiero, quando all’improvviso l’anello cominciò ad allargarsi come fanno i cerchi nell’acqua, e si estese enormemente oltre al mio essere fino a diventare un cerchio di grandezza infinita, nel centro del quale io mi trovavo del tutto solo.

20. Ma neppure questa visione durò molto a lungo. Infatti ben presto il cerchio si scompose in una quantità infinita di altri cerchi che andavano continuamente disponendosi in fila l’uno dietro l’altro e che diventavano man mano sempre più grandi e sempre più splendenti. E nel centro di ciascun cerchio io vedevo me stesso diventare sempre più maestoso, splendente, grande e forte; e in una profondità infinitamente profonda, poiché i cerchi che divenivano sempre più grandi, anzi infinitamente più grandi, sembravano non avere più una fine, io scorsi una luce di grandezza e potenza incommensurabile; e mentre io acuivo il mio sguardo sempre più verso quella luce, mi accorsi d’un tratto che Tu, o Padre santo, in quella luce eri la Luce stessa!

21. E attraverso tutti questi innumerevoli, infiniti cerchi, io poi sentii un dolce alitare, e l’alitare proveniva da Te.

22. Ma io compresi questo alitare; esso però si manifestava in me come una Parola ben percepibile; e per questo io compresi l’alitare.

23. Ma l’alitare parlò così: “Vedi, questa è la via dell’amore che conduce alla vita eterna e, mediante questa, conduce anche a Me, il tuo santo ed eterno Dio e Padre tuo amorosissimo!”

24. Dopo questo, però, tutto ammutolì e svanì all’improvviso, e così la mia visione ebbe fine.

25. E così metto anch’io fine al mio discorso, perché questo è tutto quello che ho visto, sentito e percepito.

26. O Padre, o caro Padre santo, accettalo benevolmente e non respingere il mio cuore che di certo non Ti ama che in maniera supremamente imperfetta, ma concedimi invece forza affinché io possa amarTi con sempre maggiore intensità e perfezione in eterno, in eterno, in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 71

L’Alto Abedam spiega la visione di Juribael

 Il mistero vitale dell’umiltà e dell’amore per Dio

20 aprile 1842

1. Dopo queste parole però, Juribael, spinto dal suo potente amore, cadde ai piedi di Abedam, e in questo modo concesse, per così dire, un po’ di sfogo al suo prepotente sentimento.

2. E così nell’ardente amore e nella piena umiltà e profondissima gratitudine del suo cuore, egli giacque ai piedi del suo Dio, del suo Creatore e di suo Padre.

3. Ma ben presto il Padre si chinò verso di lui e lo risollevò attirandolo sul Suo santo petto, affinché potesse aspirarvi la vita vera, eterna, attinta a quella Sorgente originaria di ogni vita, alla quale tutte le infinite eternità hanno attinto, e in eterno attingeranno, la loro esistenza e la loro vita.

4. Su questo santo petto dunque il Padre santo ed amorosissimo strinse Juribael, tanto che perfino la sua carne fu resa satura dell’Amore del Padre santo, amorosissimo.

5, E mentre l’eterno Padre santo lo teneva così avvinto con le braccia del Suo eterno ed infinito Amore paterno, Egli gli rivolse le seguenti parole:

6. «O Juribael, vedi, solo ora tu vivi veramente, e questa vita non potrà mai più venirti tolta, perché ora Io te l’ho donata, e tu adesso l’hai veramente accolta da Me, il tuo Padre eterno, santo ed amorosissimo.

7. Vedi, questo però è l’anello che splende eternamente nel tuo cuore, e cioè che tu ora vivi dal Mio amore in te! Infatti il Mio amore nel cuore dei Miei figli è un cerchio che si moltiplica sempre più e si amplia all’infinito; e questi cerchi che si sono costituiti per effetto di tale moltiplicazione eterna dell’unico cerchio, stanno uniti fra di loro come gli anelli di una catena, oppure come le spirali di una conchiglia, dove ciascuna spirale si ingrandisce sempre più, e diventa più spaziosa e libera, e si avvicina sempre più allo sbocco immenso nello spazio infinito ed eterno, il quale in spirito è il godimento supremo e completo del Mio infinito ed eterno Amore di Padre, e di ogni grazia e sapienza proveniente da questo Amore.

8. E questo pieno godimento è la vita eterna più vera e propria in tutta la libertà dell’uso della Grazia secondo la Sapienza originariamente eterna proveniente da Me, libertà che sarà resa propria a ciascuno che sarà diventato un giusto figlio del Mio amore, grazie al suo amore che nel suo fondamento è il Mio amore in lui e lo rende figlio del Mio amore mediante questo Mio amore in lui.

9. Vedi ora, Mio diletto Juribael, questa è tutta la tua visione la quale ti ha indicato la vera via che conduce a Me, il Padre santissimo di te e di tutti voi! Per questa via tutti devono incamminarsi, e allora certamente l’alto senso della Mia Intenzione con voi e in voi sarebbe ben presto rivelato a caratteri splendentissimi dinanzi a voi, e voi non avreste necessità di domandare: “Dove, da dove e da che parte?”, bensì ciascuno troverebbe in sé che com’è l’amore così è lo spirito che è un portatore dell’amore, e così è la vita eterna che è l’amore, e così troverebbe in sé anche l’alto senso della Mia Intenzione, il che è, tutto quanto, la libertà eterna e perfettissima secondo la Mia eterna e infinita Sapienza, la quale è l’Ordine, originariamente eterno, di ogni cosa e di ogni esistenza.

10. Ma se qualcuno non si incammina per questa via, in verità Io vi dico che per quanto egli la cerchi fino a morirne, non riuscirà mai a trovare la via giusta e quella più breve, per la ragione che questa è una via dell’amore e di ogni vita fuori dall’amore, ma non una via della tenebrosa testardaggine[16] in cui non c’è neppure una minima scintilla del Mio amore.

11. E se anche in ciò vi è un qualche amore, questo non è che un amore rubato di cui un ladro si è appropriato vivendo poi di questo amore frutto di rapina, il quale non è altro che un evidentissimo amore di se stessi.

12. Però la vita di un simile amore non dura in eterno, bensì solo per il breve tempo durante il quale questo amore ben presto si consuma, essendo stato separato dal Mio amore paterno e non avendo per conseguenza più alcun alimento.

13. Certo, di un tale amore di se stessi avviene come avviene di un lume ad olio quando qualcuno raccoglie in un recipiente un po’ d’olio che, in vari punti delle montagne, sale attraverso la roccia grassa e si riversa fuori in piccolissime sorgenti per la salutare concimazione dei terreni magri, e poi lo accende! Esso certamente comincerà immediatamente ad ardere, ma quando si sarà presto consumato ardendo, continuerà allora il recipiente, fattosi vuoto, ad ardere se non vi verrà aggiunto dell’altro olio?

14. Oh, no di certo, bensì anche la fiamma cesserà una volta che l’olio si è esaurito, e il recipiente si farà morto e freddo.

15. Ma se tu invece accendi l’olio alla sorgente e cerchi di preservare dai venti insidiosi e dalle inondazioni il luogo dove la piccola fonte dell’olio arde con chiara fiamma, allora la fiamma non si estinguerà mai più in eterno, bensì continuerà ad ardere con sempre maggior splendore, perché tale fiamma gradatamente riscalderà, sempre più intorno a sé, lo sbocco della sorgente, e per conseguenza attirerà sempre maggiore quantità di olio fuori dalle interne riserve primordiali!

16. Ora vedi, Mio caro Juribael, chi dunque rivolge a Me il suo amore nel cuore, e in questo suo amore Mi afferra per l’eternità, costui ha acceso l’olio della propria vita alla sorgente, e una tale fiamma non si estinguerà mai più, ma sarà invece una luce vivente ed eterna per lui!

17. Tu invece hai ora acceso l’olio della tua vita alla sorgente; perciò sii lieto, poiché in questa luce tu hai trovato il Padre quale la Luce originariamente eterna!

18. E ora vediamo di interpellare anche Oalim per sentire quale fu la sua visione! Amen!»

 

[indice]

Cap. 72

La visione di Oalim: i tre cuori uno dentro l’altro

L’essenza della Divinità: un immenso Sole a forma di cuore

22 aprile 1842

1. E subito (l’Alto) Abedam chiamò a Sé Oalim rivolgendogli le seguenti parole: «Oalim, tu che sei così confuso dalla gratitudine per il Mio amore paterno, avvicinati a Me, e, come hanno fatto gli altri prima di te, raccontaci tu pure tutto quello che hai visto, sentito e percepito in te! Però parla senza alcun timore e senza soggezione, affinché niente rimanga nascosto, poiché tutto ciò è di grande importanza per te, come pure per tutti i tuoi fratelli. Apri dunque la tua bocca! Amen!»

2. Allora Oalim si fece immediatamente avanti, ringraziò dal più profondo del suo cuore per la grande Grazia concessagli di essere stato pure lui chiamato a parlare, come gli altri fratelli, e poi ad alta voce cominciò a raccontare la visione che certamente è notevolissima per ciascun uomo. Ed ecco come egli si espresse:

3. «O Padre santo, amorosissimo ed unico vero e buono, e voi tutti, miei cari fratelli, sorelle, padri del corpo, madri e figli! Vedete, in tutta benevolenza l’Altissimo mi ha chiamato a parlare al Suo e al vostro cospetto, ma in verità è difficile rendere con parole della lingua materiale quello di cui, almeno secondo le mie limitate cognizioni, tutta la Terra non ha mai presentato qualcosa di simile.

4. Tuttavia, nell’accingermi a fare questo, io ho una consolazione, poiché, Chi mi diede la possibilità di vedere, percepire e udire tali cose, Costui vorrà certamente anche conferire alla mia lingua, solitamente fiacca e debole, quella flessibilità mediante la quale io sarò capace, in maniera per quanto possibile comprensibile a voi tutti, di dare espressione all’inesprimibile.

5. Sì, che davvero la mia gratitudine per Te non abbia mai fine, o Padre santissimo ed amorosissimo, poiché proprio ora la mia lingua ha ottenuto una completa scioltezza da Te!

6. Oh, ascoltate voi tutti, o miei cari fratelli e sorelle, padri del corpo, madri e figli, rallegratevi con me, poiché il Signore, il nostro grande Dio e Padre santissimo e amorosissimo, è buono, mansueto e colmo della massima pazienza oltre ad ogni nostra capacità di immaginazione; perciò Egli mi ha sciolto la lingua e ora vuole di nuovo apprendere dalla mia bocca quello che Egli soltanto suscitò prima nel mio cuore!

7. Poiché dunque è il Tuo santo Volere che io parli, allora io certamente farò, con la gioia più grande del mio cuore, qualsiasi cosa Ti sia gradita, o santo e amorosissimo Padre!

8. E quindi ascoltate tutti quello che io ho visto, sentito e percepito con tutta fedeltà e precisione in me in maniera quanto mai prodigiosa!

9. All’inizio mi parve assai strano di dover penetrare con lo sguardo nel mio cuore, e mi era evidentemente impossibile mettere il mio capo, dove pure hanno posto gli occhi, in qualche punto del mio corpo stesso in modo da poter lì contemplare il cuore!

10. Solo che, mentre io così riflettevo su questa possibilità o impossibilità di introdurre gli occhi nel mio corpo, all’improvviso persi la luce dei miei occhi; tuttavia, quasi nello stesso istante, dentro di me tutto si fece improvvisamente chiaro, in modo che io potei vedermi interiormente come di solito posso vedermi esteriormente alla luce del Sole.

11. Io però non riuscivo di nuovo a comprendere come fosse possibile una simile cosa, non avendone mai fatto esperienza prima di allora; mentre però pensavo così, ecco che ben presto il mio cuore cominciò a diventare del tutto trasparente, ed in breve potei scorgervi tre cuori l’uno dentro all’altro, così come dietro, o piuttosto dentro al ruvido frutto spinoso del castagno si celano tre noccioli, e precisamente anzitutto il nocciolo-guscio di colore bruno, dentro questo nocciolo-guscio si cela poi la vera carne del frutto ovvero il nocciolo-polpa, e infine in questo nocciolopolpa si cela il minuscolo nocciolo-germe, nel quale soltanto è racchiusa la vita, e in questa è racchiusa la sua infinita molteplicità ed infinita varietà.

12. Il cuore esteriore però si spezzò ben presto e cadde, immediatamente disciolto, giù in un’infinita profondità dove fu completamente annichilito; e questo era il cuore esteriore di carne del corpo.

13. Il cuore interiore, sostanziale, invece rimase e andò continuamente dilatandosi, perché l’interiorissimo cuore-germe, di una luminosità intensissima, lo costringeva a ciò, dato che esso stesso si sviluppava senza interruzione e si ingrandiva sempre più come succede al germe di un seme deposto nella terra che si ingrandisce sempre più fino a diventare un robusto albero.

14. Questo era anche il caso di questo mio interiorissimo cuore-germe. All’inizio esso appariva solo come un cuore; quando però esso si fu sempre più dilatato e ingrandito, andò gradatamente assumendo sempre più un aspetto di uomo, e allora non ci volle molto prima che io riconoscessi me stesso in questo nuovo uomo sorto in seguito al trasformarsi del mio splendente, interiorissimo cuore-germe di prima.

15. Ma alla vista di quest’uomo sorse un nuovo pensiero in me: “Questo nuovo uomo-cuore in me ha forse a sua volta un cuore in sé?”

16. Ed ecco, in quello stesso istante io mi accorsi che pure quest’uomo nuovo custodiva un cuore in sé!

17. Questo cuore, però, aveva l’aspetto di un Sole, e la sua luce era migliaia di volte più potente dello splendore del nostro Sole.

18. E mentre io consideravo con sempre maggiore attenzione questo cuore-Sole, io scoprii improvvisamente nel mezzo di questo cuore-Sole una piccola immagine vivente che assomigliava perfettamente a Te, o Padre santo; però non mi era dato di comprendere come ciò fosse possibile.

19. E mentre io ci stavo riflettendo, fui colto all’improvviso da un senso di delizia indicibile, e la Tua Immagine vivente aprì ben presto la bocca e, dal cuoreSole del nuovo uomo in me, così mi parlò:

20. “Rivolgi ora il tuo sguardo verso l’alto, e subito percepirai da dove e come Io ora dimoro in modo vivente in te!”

21. Ed io rivolsi subito il mio sguardo verso l’alto e, in un’infinita profondità delle profondità dell’infinità, io vidi immediatamente un Sole di grandezza incommensurabile e nel centro di questo Sole c’eri Tu stesso, o Padre santo!

22. E da Te emanavano, in quantità infinita, dei raggi di incomparabile splendore; e uno di questi raggi venne a colpire il cuore-Sole nell’uomo nuovo in me e formò così Te stesso vivente in me.

23. Ma subito dopo il nuovo uomo del cuore-germe stese il suo braccio volendo catturare me, uomo esteriore.

24. Io però ne rimasi spaventato, e tale spavento ebbe il potere di spingermi indietro nella mia vecchia dimora.

25. Il cuore di carne, precedentemente retrocesso, risalì di nuovo dalle profondità e si dispose subito intorno ai due cuori interiori; e quando ciò avvenne, il mondo esteriore mi fu reso nuovamente visibile ed ogni visione interiore sparì.

26. E con ciò io ho raccontato anche tutto quello che in me ho visto, percepito e sentito.

27. O Padre santo, accogli benevolmente questo mio racconto certamente quanto mai imperfetto, e completa Tu, secondo la Tua santa Volontà, quanto vi è di imperfetto in esso; e che il Tuo santo Volere sia sempre fatto! Amen!»

 

[indice]

Cap. 73

L’infinita diversità delle individualità spirituali

La vita nel mondo spirituale

23 aprile 1842

1. E quando Oalim ebbe così terminato di raccontare la sua visione, tutti i padri ne furono altamente meravigliati e l’uno cominciò a dire all’altro: «No, questo non lo si può quasi più sopportare! L’alto prodigio spirituale supera qui tutte le nostre concezioni immaginabili!

2. Si era soliti credere che ciascun uomo dovesse necessariamente trovare in se stesso sempre l’una e medesima cosa; ma quale infinita diversità si rivela in questo fenomeno!»

3. E l’altro Abedam (il conosciuto), insinuatosi di nascosto fino ad Enoch, gli disse come volendolo interrogare:

4. «Ascolta, mio caro fratello Enoch, ormai, nonostante tutto il mio essere destato e chiamato, comincia a farsi tenebra assoluta dinanzi a tutti i miei sensi!

5. Dimmi tuttavia se tu riesci a raccapezzarti; io da parte mia vorrei sprofondare! Finora sei di questi informatori, tutti discendenti da Set, hanno raccontato le loro visioni interiori; ma quali differenti cose essi hanno trovato ciascuno in sé!

6. Ma che cosa si deve allora pensare della vita spirituale nel mondo spirituale?

7. Non vivranno dunque più gli uomini spirituali insieme fra di loro come viviamo noi sulla Terra?

8. Infatti se ciascuno vive e custodisce in sé il proprio mondo assolutamente personale, c’è da domandare: “Potranno su questo mondo, che è proprio di ciascuno uomo, trovare posto per esempio i suoi fratelli? Oppure: potranno gli uomini avvicinarsi l’un l’altro, ciascuno col suo proprio mondo infinito?

9. Oppure: ogni qualvolta vorranno avvicinarsi a qualcuno, ritireranno essi in sé, questo loro proprio mondo nel quale può dimorare soltanto ciascuno a sé, all’incirca come la lumaca ritira le sue corna quando queste vengono a contatto con qualcosa di estraneo?”

10. Vedi, caro fratello Enoch, queste sono cose e sono rapporti che in me possono sicuramente essere sistemati con ordine meno ancora di quanto lo si potrebbe fare con una montagna ardente, in pienezza di sfavilli, lampi e scoppi, e con un vaso di latte inacidito!

11. Io devo confessarti che, quanto più ci rifletto, tanta maggiore confusione si produce in me e, come mi capita di solito, tanto più stolto mi pare di diventare!

12. Se tu dunque ci vedi un po’ più chiaro in simili cose puramente spirituali, allora non negarmi almeno una scintilla della tua luce, poiché in questo momento io non mi azzardo a rivolgermi a Lui, visto che Egli è così zelantemente occupato con i dodici.

13. A dire il vero mi sento molto attratto da Lui; però, sai, la cosa è alquanto azzardata! Infatti, data la grande stoltezza ancora predominante in me, la cosa non si risolverebbe senza una buona lavata di capo; e, credimi, una simile lavata da parte Sua fa sempre, a chiunque sia, un’impressione del tutto strana!

14. Perciò dimmi almeno solo tre parole, affinché non debba starmene qui ad ascoltare e vedere da cieco senza capire niente di tutto ciò di cui si parla; tuttavia sia fatto come vuoi tu! Amen!»

15. Non appena Abedam il conosciuto terminò di pronunciare l’ultima parola, l’Alto Abedam si trovava già fra Abedam il conosciuto ed Enoch, ed Egli così interpellò Enoch:

16. «Mio diletto Enoch, che risposta intendi dare a questa zizzania di domanda da parte del Mio omonimo?»

17. Ed Enoch rispose: «O Padre santo, io credo che dove non ci sono alberi, il vento avrà anche poco da sradicare!

18. Le domande di Abedam, a mio giudizio, sono troppo campate in aria, e sono tali che, all’infuori di Te, o caro Padre santo, molto difficilmente qualcuno potrà mai trovare una risposta adeguata!»

19. Ma a quel punto Abedam il conosciuto si prostrò ai piedi dell’Alto Abedam, e disse con voce supplichevole:

20. «O caro e santo Padre di tutti noi! Perdona a me, misero e stolto non sono solo dinanzi a Te, ma anche dinanzi a tutti i padri, le madri, i fratelli e i figli d’ambo i sessi, perché, mediante queste domande straordinariamente inopportune, io ho certamente commesso una smisurata sciocchezza!

21. Ma che cos’altro posso fare di fronte a simili incomprensibili, inaudite e prodigiose apparizioni, suscitate dalla Tua infinita bontà e grazia?»

22. L’Alto Abedam però gli rispose tranquillizzandolo: «Abedam, rialzati e datti pace! Le tue domande sono certamente un’autentica zizzania del mondo materiale; però anche le spine e i cardi sono stati creati da Me, affinché anch’essi abbiano a destarvi con i loro aculei se voi, in qualsiasi momento del giorno, vi muovete alla cieca sul suolo della Terra senza sapere dove andate, né il perché siete in cammino e che cosa volete.

23. Vedi, tali sono anche le tue domande! Non credere che esse siano spuntate propriamente sul tuo terreno, bensì sono Io stesso che le ho fatte sorgere in te, affinché tu con ciò sia destato dall’antico sonno che tende sempre a ritornare, e perché tu abbia a sentire in te stesso almeno la necessità che il tuo uomo interiore si ridesti e che finalmente, con la sua luce originaria, catturi te con tutta la tua notte.

24. Ma affinché tu possa constatare pienamente la grande stoltezza della tua domanda, e ciò in un colpo solo, allora dimMi fuori da te stesso: “Che cosa sono realmente tutte le cose create?”»

25. A queste parole Abedam il conosciuto fu colto dalla sorpresa, e infine disse: «Ma per quanto io ne so per mezzo Tuo, o Padre santo e caro, esse non sono affatto altro che dei pensieri fissati provenienti da Te!»

26. E l’Alto Abedam osservò: «La tua risposta è giusta. Ma adesso, per completare la cosa, dimMi se Io, come fa la lumaca con le sue corna, devo ritirare in Me questi pensieri quando voglio avvicinarMi e presentarMi a voi tutti come succede adesso».

27. Qui la sorpresa di Abedam il conosciuto crebbe di molto, ed egli non seppe fare altro che mantenere il silenzio.

28. E l’Alto Abedam gli domandò di nuovo: «E se tu hai pensieri dall’alto e dal basso, e ogni tipo di brame provenienti da tali pensieri, dimMi: “Quando mai per te sono stati di impedimento al tuo avvicinarti a qualcuno?”. E tuttavia proprio questi tuoi pensieri interiori sono il tuo interiore mondo spirituale stesso; e quando tu pensi a qualcuno, questo qualcuno si trova già presso di te in spirito!»

29. E Abedam il conosciuto rispose con accento supplichevole: «O Padre santo, perdona, perdona me, misero, perché la mia stoltezza è davvero grande!

30. Ora tutto mi è perfettamente chiaro!»

31. E l’Alto Abedam aggiunse: «Ritorna dunque al tuo posto di prima, e fa bene attenzione a quello che ancora seguirà; così in avvenire in te non spunterà più alcuna zizzania di domande stoltissime!

32. Infatti è proprio per questo che Io faccio rendere manifeste dai dodici le loro visioni, e cioè affinché in ogni avvenire voi siate e restiate preservati da qualsiasi dubbio, ora e in eterno! Amen!

33. Comprendete bene questo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 74

L’importanza della divulgazione della Dottrina divina

mediante la testimonianza dello spikrito nel cuore dell’uomo

25 aprile 1842

1. E dopo che Abedam il conosciuto ebbe ricevuto questa lezione, si trovò pienamente soddisfatto, ed egli si prostrò nuovamente ai piedi dell’Alto Abedam e Lo ringraziò con tutto il fervore del suo cuore, poi si alzò e ritornò al suo posto di prima.

2. E l’Alto Abedam, volgendo il Suo sguardo nuovamente ad Oalim, disse a lui e così pure a tutti i padri:

3. «Ascolta ora tu, Mio diletto Oalim, e ciascuno consideri bene in sé quello che sto per dire!

4. Infatti è cosa importantissima fra tutte che voi comprendiate ciò nel vostro cuore!

5. Anche se voi che Mi vedete con i vostri occhi e Mi udite con i vostri orecchi non avete ora bisogno di altro, succederà però che dopo di voi verranno ancora moltissimi che avranno la massima necessità di sapere tutto ciò, se vorranno conoscerMi e se vorranno tenerMi nei loro cuori con fede vivente.

6. Ma presso coloro ai quali verranno trascurati tali insegnamenti, costoro Mi perderanno da tutti i loro sensi interiori e al posto di tali insegnamenti essi, dalla rozza materia si faranno degli dèi e li adoreranno; alcuni però si comporteranno così come già ora si comporta Lamech della pianura!

7. Perciò considerate bene e custodite con cura questa grande e santa Dottrina!

8. Ora Io voglio insegnarvi questo riferendoMi alla visione di Oalim.

9. Vedi e vedete, odi e udite: – l’uomo che non Mi ha visto e udito come adesso Mi vedete e Mi udite voi tutti qui presenti, costui non può sapere di Me assolutamente altro all’infuori di quello che egli può apprendere dal suo più immediato predecessore.

10. Anche presso di voi è stato finora così, dato che ad eccezione di Adamo e di Eva, nessuno Mi aveva mai visto e udito, se non tramite la bocca di Adamo e di Eva, i quali Mi hanno visto e udito, e di alcuni pochi contemporanei di Abele che hanno percepito la Mia voce mediante il Mio angelo.

11. Ma come è accaduto a voi fino ad oggi, altrettanto accadrà ai vostri successori, i quali impareranno a conoscerMi unicamente per mezzo della vostra bocca, mentre dovranno invece imparare a conoscerMi fattivamente solo per mezzo dei vostri cuori.

12. Ma quali prove potrete fornire della Mia esistenza ai vostri figli se Io non Mi mostrerò e non sarò in grado né Mi è lecito mostrarMi anche a loro come attualmente Mi mostro a voi?

13. Voi non potete fare altro che dire loro il più spesso possibile solo che Io sono certo invisibile dappertutto, però, che dimoro propriamente in qualche luogo sopra a tutte le stelle ad un’altezza infinita sopra tutte le altezze, oppure in una profondità infinita fra tutte le profondità, e che voi Mi avete sostanzialmente visto.

14. Ma potranno i vostri figli insegnare ai loro figli altrettanto di Me, non essendo essi stati testimoni della Mia visibilità?

15. Vedete, se essi volessero insegnare quali testimoni, dovrebbero evidentemente arrossire dalla vergogna, e i loro figli verrebbero ben presto a conoscenza del fatto che i loro genitori hanno detto loro una cosa non vera!

16. Per conseguenza essi dovranno certamente enunciare loro solo voi quali testimoni della Mia esistenza, e così via di figlio in figlio e di figlio in figlio.

17. Ma quando i testimoni faranno parte di un tempo sempre più antico e da lungo, lungo, lungo tempo essi non esisteranno più e dai posteriori successori verrà messa in dubbio perfino l’esistenza stessa dei testimoni di una volta, allora dite: – che aspetto avrà allora la Mia Dottrina?

18. Alla fine, non verrà forse posta in dubbio anche la sua autenticità, assieme alla vostra esistenza?

19. E che cosa faranno poi questi uomini quando nessuno sarà più in grado di fornire una prova valida e duratura dell’autenticità di questa Mia attuale Dottrina?

20. Io vi dico che ben presto ciascun uomo, soltanto un po’ più potente degli altri, si farà un dio naturale e lo onorerà con le sue proprie passioni principali e alla fine costringerà con autorità i propri fratelli, a tributare omaggi e sacrificare a questo suo dio.

21. Ma quando una tale cosa sarà compiuta, allora tramite tale idolatria tutto si inabisserà nella notte più tenebrosa della perdizione e della morte eterna, ed Io allora Mi troverò costretto a giudicare con spade di fuoco e verghe fiammeggianti il mondo affondato nella morte, in modo da rianimarlo quel tanto che occorrerà per renderlo capace di un altro giudizio; e allora solo uno su migliaia giungerà alla libertà, oppure – ciò che significa la stessa cosa – migliaia avranno a stento la vita libera di un singolo, e la loro dimora si chiamerà “materia”.

22. E ora ritengo che voi ne avrete abbastanza per rendervi conto che nessuna dottrina trasmessa di bocca in bocca serve a qualcosa, e così pure quella trasmessa di cuore in cuore, quando essa non trovi la più vivente conferma attraverso una santa testimonianza interiore.

23. Sì, in verità Io vi dico, che per quanto la dottrina possa essere in sé e di per sé vera, buona e bella, qualora però essa debba fare assegnamento solo sulla fede che ha come unico fondamento l’ammuffita tradizione e la cecità del cuore quale unica prova per l’autenticità della dottrina, allora, nonostante tutto ciò, la dottrina non giova a niente!

24. Ora voi siete già diventati debolissimi anche se tutti i vostri maestri originari sono ancora in vita. Ma che cosa ne sarà poi di coloro che combatteranno le più cieche battaglie, riguardo alla vostra attuale esistenza stessa?

25. Per questo Io vi dico ancora una volta, che nessuna dottrina può essere di qualche vantaggio, qualora i suoi precetti non possano essere confermati per mezzo della Mia vivente testimonianza nel cuore di ciascun uomo!

26. In Oalim voi avete trovato del tutto perfettamente rappresentata questa vivente testimonianza. Dunque voi dovete certo fare in modo di insegnare ai figli il Mio nome e la Mia grazia originariamente eterna, la Mia santità e la Mia amorosissima entità direttamente dalla vostra bocca nella maniera che Io ora vi ho indicato a sufficienza; però la vostra opera non deve arrestarsi qui e non deve finire con l’insegnamento orale, bensì abbiate cura con il massimo zelo che questa Dottrina si trasformi ben presto, in loro, nell’azione completa e vivente, e potete essere più che certi che ciascuno che avrà seriamente accolto in sé ed avrà tradotto in opere tale Dottrina, costui troverà subito in sé la grande, vivente e santa testimonianza di Oalim, la quale testimonierà, in modo ultraintensamente illuminato, la vivente autenticità di questa Mia Parola ora rivolta a tutti voi!

27. Vedete, Oalim nel terzo cuore-germe, dopo che questo ebbe assunto l’aspetto di un uomo, ha trovato ancora un cuore-Sole e in questo, infine, Me stesso, così come voi in ciascuna goccia di rugiada potete trovare la riscaldante immagine del Sole; e questa Mia Immagine in lui parlò come fossi Io in lui, e la Parola da questa immagine gli mostrò Me quale l’eterno Padre santo nella sublimità della Mia Divinità infinitamente santa!

28. Questo uomo interiore di Oalim voleva già unificarsi con il suo [uomo] sostanziale esterno, e in parte anche con il suo uomo del tutto materiale esteriore; solo che Oalim non era ancora maturo per questo.

29. Però tutto questo voi lo apprenderete soltanto nello stato della vostra completa maturità, ma allora la vostra comprensione sarà perfetta per l’eternità.

30. Proprio così fate dunque con i vostri successori, e insegnate loro come vi ho detto, in tal modo tramanderete loro una durevole testimonianza di autenticità di questa Mia Dottrina, e questa testimonianza sarò loro di premio per essersi presi fattivamente a cuore queste parole per tutti i tempi dei tempi.

31. Ma chi troverà questa testimonianza in sé, costui avrà già ottenuto da Me la vita eterna, la quale non gli verrà mai più tolta in eterno.

32. Vedete, la vera visione di Oalim indica tutto ciò; tuttavia, per quanto riguarda tutto quello che c’è ancora da capire e anche da prendere attentamente in considerazione, questo ve lo riveleranno le visioni di coloro che seguiranno, e a questo scopo vogliamo ora sentire anche quello che potrà raccontarci Thuarim! Amen!»

 

[indice]

Cap. 75

La visione di Thuarim: la sua prova del fuoco d’amore

26 aprile 1842

1. E subito l’Alto Abedam, fatto venire a Sé Thuarim, gli disse: «Thuarim, tu sei chiamato, e di più non occorre che ti dica. Perciò adempi la Mia Volontà senza timore né timidezza! Amen!»

2. E Thuarim, con l’animo alquanto timoroso, si avvicinò all’Alto Abedam, Lo ringraziò con tutto il fervore del suo cuore e poi, dinanzi a Me e a tutti i padri, cominciò subito il racconto della sua visione.

3. Questa dunque fu la sua visione, e queste furono le parole con le quali egli si espresse:

4. «O santo Padre di tutti noi, che sei colmo d’Amore e di ogni Misericordia, questa è stata una ben aspra prova per me, povero e cieco peccatore al Tuo cospetto, o Jehova!

5. Tu certamente sai quello che è accaduto a me durante questi pochi istanti; però i padri non lo sanno, e perciò, secondo la Tua santa Volontà, io esporrò fedelmente quanto mi è stato di tormento in questi brevi momenti che mi sono sembrati così insopportabilmente lunghi come se tutte le eternità mi avessero afferrato con le loro braccia infinite.

6. Dunque lo stato orribile in cui mi sono trovato fu questo: io me ne stavo un po’ irritato, rimuginando tra di me e dicendo a me stesso: ‘Che cosa vuol dire, guardare in me stesso? Non suona questo come una delle più evidenti assurdità? Ma se Tu sei il nostro Creatore, allora devi certo ben sapere il perché ci hai dato gli occhi!

7. Finora ciascuno si è servito degli occhi per guardare al di fuori di sé. Dunque, come posso fare adesso per rivolgerli d’un tratto dalla parte assolutamente opposta – cosa che mi è del tutto impossibile – e guardare dentro di me e lì rendermi conto di che aspetto ha l’interno del mio corpo?’

8. Io perciò provai realmente per qualche tempo a contorcere gli occhi quanto più mi era possibile, tanto che cominciai a vedere come delle fiamme uscirmi dagli occhi, simili a dei cerchi infuocati, e ne rimasi fortemente spaventato. Tutte queste fatiche si rivelarono perfettamente inutili, poiché non appena io facevo riposare i miei occhi nella loro solita posizione, non vedevo nient’altro che quello che si trovava all’esterno intorno a me.

9. Io stavo osservando ora uno ora l’altro dei miei fratelli, però in nessuno riuscivo a scoprire niente di particolarissimo che avesse potuto colpirmi.

10. E visto che io non potevo trovare assolutamente niente, allora la rabbia si accrebbe in me e pensai nuovamente: ‘Tutto questo, certamente non è altro che una pura tentazione per il mio intelletto!

11. Comunque non sono così sciocco come qualcuno mi ritiene!

12. Perciò, essendo più sveglio di come mi si può ritenere, rinuncio alla cosa e lascio che gli altri assecondino indisturbati la loro pazzia se ci trovano diletto. In quanto a me mi limiterò a restare nel buon vecchio ordine!

13. Che guardi in se stesso chi lo desidera, chi lo vuole e chi lo può. Dal canto mio preferisco usare il paio d’occhi che possiedo, allo scopo per il quale il Creatore me li ha donati!’

12. E così mi liberai dalla rabbia e ridivenni tranquillo.

13. Ma la mia presunta calma non durò a lungo, perché il terreno sotto ai miei piedi si fece ben presto così molle, come una lieve sabbia asciutta o come neve caduta da poco, e quando meno me lo aspettavo mi trovai già seppellito nel più profondo abisso della Terra!

16. Allora mi trovai circondato dalle tenebre più fitte, e con le mani potevo tenere libero davanti alla bocca a mala pena uno spazio sufficiente da rendermi possibile un faticoso respiro.

17. E in questa situazione, estremamente misera, tuttavia rivolsi il pensiero a Te, o Padre santo, e invocai da Te aiuto e salvezza.

18. Solo che il mio supplicare si perdeva fra le sabbie che, in misura infinita, mi circondavano da ogni parte, e invece di venirmi il soccorso invocato, io continuavo ad inabissarmi sempre più nella sabbia senza fondo della Terra; e mentre continuavo ad inabissarmi senza più alcuna speranza, all’improvviso fui investito da un odore quanto mai schifoso, il cui odore era peggiore, sì, indicibilmente peggiore, di qualsiasi puzzo orribile che avesse mai colpito le mie narici sulla Terra!

19. E vedi, a questo punto anche la sabbia ebbe immediatamente fine! Io ne fui lieto, poiché tra me pensai: ‘Ora è sicuramente giunta la salvezza per me!’

20. Ma quale disillusione indescrivibilmente terribile non era mai riservata a questa mia lieta aspettativa!

21. Infatti proprio qui cominciò per me uno stato di miseria, per il quale non riesco davvero a trovare le parole sufficienti a descriverlo.

22. Questo solo posso dire: – là dove terminava la sabbia, io mi trovai ad inabissarmi in un fango caldissimo, il quale diventava tanto più ardente e fetente, quanto più vi sprofondavo dentro.

23. O Padre santo! Quale orrenda pena e quanta paura dovetti sopportare quando osservai che l’inabissarsi non accennava a finire e che il fango stesso cominciava a trasformarsi in cenere rovente, e questa, infine, si trasformava essa stessa in un caos bianco del tutto incandescente simile a quello che fuoriesce spesso dalle montagne ardenti. Oh, questo orrore non mi sarebbe possibile descriverlo con la lingua!

24. Questa materia fluida e rovente mi causava i più atroci e insopportabili dolori, e moltiplicava con ciò all’infinito il mio inenarrabile tormento, poiché questo eterno calore mi lasciava comunque intatto e non voleva o poteva distruggere nemmeno un singolo capello del mio capo!

25. A questo punto non potei più pregare, né supplicare, bensì tutto il mio essere divenne una maledizione contro tutto ciò che aveva potuto contribuire a procurarmi un’esistenza tanto miserevole!

26. Ma quanto più io mi accendevo nell’ira, tanto più profondamente andavo inabissandomi in quel mare di fuoco sempre più ardente!

27. E mentre la situazione andava facendosi sempre più spaventosa, io esclamai sotto la spinta della più tremenda disperazione:

28. “O Dio, Tu Assurdità terribilmente crudelissima! Se Tu esisti in qualche luogo, allora annientami! Infatti per questa esistenza io non posso neppure maledirTi, non parliamo poi di ringraziarTi!

29. O miserabile e deplorevolissimo Dio! Quale attrattiva puoi ricavare dall’avermi creato per tale tormento?”

30. Ed ecco che, mentre urlavo così spaventosamente, udii all’improvviso un formidabile tuono, e il tuono era un richiamo e così mi parlò:

31. “O miserabile ed impotente! Perché maledici Me, tuo Padre?

32. Vedi, Io ti genero ora nel fuoco del Mio infinito Amore perché tu diventi un essere eternamente immortale per essere perfettamente simile a Me, e ti guido con la Mia mano paterna affinché non un minimo capello del tuo capo abbia a perire, ed ho stabilito a soli tre istanti, secondo il computo di questa Terra, tutta la durata di questa prova del fuoco del tuo amore, e tu hai già pronunciato contro di Me la più terribile di tutte le maledizioni! Che cosa devo fare ora Io di te?”

33. Ed io allora risposi: “O Padre santissimo! Annientami, poiché io ora non sono più degno dell’esistenza avendoTi maledetto!”

34. A questo punto il mare rovente si trasformò all’improvviso in una luce mite, e fuori da questa luce percepii di nuovo delle parole che così suonavano:

35. “Vedi, Io, tuo Padre, non maledico! E voglio dimenticare ciò che Mi hai fatto, poiché quello che ora hai visto rappresentava il tuo costante rapporto con Me sulla Terra. Ora però riconosci che Io sono tuo Padre e che ti traggo all’esistenza eterna attraverso tutte le sabbie ingannevoli della tua vita, attraverso il fango della tua sapienza e attraverso il tuo maligno ardore nel fuoco purificante del Mio amore paterno, e infine, attraverso questo, alla Luce purissima dell’eterna Vita d’Amore che è in Me!

36. E ora ritorna dunque con questa coscienza sulla Terra, là dove Io ti attendo! Amen!”

37. Ed improvvisamente mi ritrovai qui.

38. O Padre santo, io sono certo qui, ma in quale stato mi trovo adesso al Tuo cospetto?

39. Oh, se fosse possibile che Tu mi perdonassi il gravissimo torto che ho commesso contro di Te! Oh, se ciò fosse possibile, vorrei soffrire per mille anni il più terribile tormento del fuoco!

40. Oh, perdona, perdona me, grandissimo peccatore! Ma come posso pregare? Io non sarò mai più degno di Te!»

 

[indice]

Cap. 76

Il significato della terribile visione di Thuarim: la grande lotta tra l’intelletto e il cuore

28 aprile 1842

1. Dopo che fu finito il suo racconto, e siccome Thuarim era scoppiato in lacrime per il gran pentimento a causa del presunto grave torto fattoMi, allora Io, quale l’Alto Abedam, presi subito la sua mano e gli dissi:

2. «Odi e comprendi, Mio Thuarim: quello che tu hai fatto nella tua visione può venirti imputato così poco a peccato, quanto poco può essere imputato a peccato ad una pietra il suo staccarsi dalla cima di una qualche montagna e il suo precipitare a valle, anche se nella sua terribile caduta è stata la causa di qualche disgrazia.

3. Perciò tu puoi essere e restare tranquillo, poiché la tua visione non ha affatto un tale significato, e le parole che hai udito in te non riguardano affatto la tua sola persona, bensì hanno un senso generale ed hanno un valore per tutti.

4. Tu certo fosti chiamato da Me a vedere in te tali cose in spirito, ma non come se tu avessi dovuto per questo motivo commettere peccato contro di Me.

5. Ma affinché tu non debba avere avuto questa visione senza vantaggio per tutta la discendenza, ascolta e comprendi, e così pure ascoltate e comprendete voi tutti quale è il significato di tale visione! Ecco dunque il significato:

6. “Il tuo tentativo esteriore di guardare in te con gli occhi del corpo rappresenta lo stolto sforzo dell’intelletto mondano che vuole penetrare nei rapporti spirituali, mentre esso, formando se stesso, è composto solo e unicamente di concetti materiali, vale a dire che esso non è altro che un organo ricettivo dell’anima per mezzo del quale questa giunge alla visione del mondo esteriore.

7. Ma dato che esso non è che questo, come potrebbe allora contemplare lo spirituale e comprenderlo in sé, in qualsiasi modo lo spirituale sia costituito?

8. I cerchi di fuoco però, suscitati dal contorcimento dei tuoi occhi, indicano le cosiddette scintille di arguzia dell’intelletto mondano, le quali, per quest’ultimo e agli scopi della visione spirituale, sono di altrettanta utilità quanto lo sono i cerchi di fuoco per l’occhio naturale, vale a dire che tale intelletto diventa con ciò precisamente tanto meno acuto e sano, quanto meno lo può diventare l’occhio naturale mediante simili sforzi e contorcimenti.

9. Vedi, tale è il principio della tua visione, e questo non riguarda te in questo tuo stato interiore, bensì riguarda il mondo intero, per questo, Io ora do te al mondo quale un profeta, in questo modo come tu lo hai appreso su di te e in te.

10. Tu però, intanto ti irritasti, e precisamente una volta accadde subito quando Io vi dissi che dovevate scrutare nella vostra interiorità, e poi quando facesti dei tentativi in questo senso senza approdare ad alcun risultato.

11. Vedi, anche questa irritazione non era più un’irritazione naturale, bensì essa giunse su di te affinché con ciò fosse indicata la superbia dell’intelletto mondano, il quale non intende essere mai un prigioniero della verità, bensì vuole essere libero e vuole dominare nonostante l’assoluta mancanza di luce, ed immagina di essere felice solo quando viene reso omaggio alla sua stoltezza da tutte le parti, e si sente tranquillo soltanto quando, con scherno e sarcasmo, si degna di scendere dalla sua altezza per calare sulle teste dei propri fratelli!

12. Vedi, ora neppure questo riguarda più te; infatti, per questa ragione ho fatto di te un profeta, perché tu non avevi alcuna colpa nel tuo cuore!

13. Questo dunque è il significato della tua visione fino al momento in cui tu cominciasti ad inabissarti nella sabbia; ma che cosa vuol dire poi quello stato in cui la notte della sabbia ti seppellì in sé e tu andasti sempre più inabissandoti, mentre avevi difficoltà nel respiro ed invocavi salvezza che però non ti venne da nessuna parte?

14. Ecco, qui la tua spiegazione interiore comincia già ad agire e a risplendere!

15. Ebbene, la sabbia significa tutte le conoscenze quando esse iniziano ad attirare completamente nei loro lacci il cuore dell’anima, per conseguenza questo diventa preda di grande angoscia e confusione a causa dell’oppressione e della notte, cose queste che sono tutte imposte dall’intelletto al misero cuore.

16. Ma allora anche il cuore cerca di difendersi a seconda delle sue possibilità, e caccia via la sabbia dalla bocca procurandosi a stento uno spazio per poter respirare, e brama supplichevolmente alla salvezza.

17. Ma il ben provvisto intelletto mondano, che di per sé non ritiene mai di avere troppo poco, non si lascia così facilmente togliere il suo diritto, e allora soffoca sempre più il cuore con la sabbia.

18. Ma siccome il cuore poi si fa impaziente e comincia a disperarsi, e l’intelletto vede che non gli è possibile trionfare su di lui, allora lo lascia infine cadere nel fango di quelle brame che esso stesso, già molto tempo prima, aveva instillato in un qualche momento.

19. Solo a questo punto il cuore comprende l’assoluta insufficienza e l’autentica nefandezza di quello di cui l’intelletto mondano lo ha arricchito.

20. Allora il cuore comincia a ribellarsi contro l’intelletto così ingannevole e si accende d’ira in se stesso. Ecco, questo è il rovente pantano caotico!

21. Dato però che questo momento della separazione è quanto mai amaro – tanto da parte del cuore, quanto non meno da parte dell’intelletto mondano – allora il cuore viene a trovarsi in uno stato di estrema agitazione, essendo, in tali condizioni, del tutto privo di ogni luce, come pure avviene all’intelletto che, senza il cuore, risulta privo di ogni calore e di ogni sostanza necessaria alla produzione della sua luce illusoria.

22. Vedi, a questo punto tu cominciasti ad inveire contro di Me nel cuore e a maledirMi nell’intelletto!

23. Io però ti dico che Io non guardo mai alle opere dell’intelletto quando esso è stato abbandonato dal cuore.

24. Ma è sul cuore che Io allora riverso subito la Mia salutare Luce d’Amore, e ciò affinché questa risani immediatamente, per la vita eterna, il cuore ferito che fa ritorno a Me, come tu chiaramente percepisti per mezzo della voce interiore.

25. Però neanche una di queste cose riguarda te, poiché adesso Io ti suscito come un profeta allo scopo che con ciò tu abbia d’ora innanzi a testimoniare contro tutto il mondo e contro la sua sapienza. Sii perciò tranquillo, e non temere mai più, dato che tutte queste cose le ho fatte sorgere Io in te affinché tu abbia sempre a testimoniare, ispirato da Me, contro tutte le stoltezze del mondo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 77

Come trovare la Parola vivente

La parabola della fanciulla e del suo innamorato

30 aprile 1842

1. Dopo questo insegnamento di Abedam, il cuore di Thuarim fu colmo di ineffabile gioia, e per la potenza dell’amore che ferveva in lui, era così tanto smarrito da non decidersi di lasciare la mano di Abedam.

2. Ma Abedam, in questa occasione in cui veniva dato risalto all’inseparabilità dell’amore, gli disse: «Thuarim, tu davvero Mi hai potentemente afferrato tanto con il tuo cuore come con le tue mani, e con ciò sei innalzato a un nuovo profeta ancora una volta!

3. Infatti, in verità, in verità dico a te e a voi tutti che siete qui, che d’ora innanzi, chi non Mi afferrerà come hai fatto tu, difficilmente percepirà mai nel proprio cuore il suono della Mia voce!

4. Ma chi almeno una volta durante questa vita terrena di sogno non avrà percepito questo suono, in costui la vita non ha ancora ritrovato se stessa ed egli oscilla ancora molto fra la vita e la morte!

5. E così questo tuo attuale amore significa per me il vero, operoso e vivente amore. Chi dunque non Mi ha afferrato col cuore e così pure con le mani mediante opere d’amore buone e a Me gradite a vantaggio dei propri fratelli e delle proprie sorelle, ebbene, l’amore di costui somiglia ancora ad un frutto immaturo che, per effetto di un qualche colpo di vento, può ancora essere gettato con molta facilità giù dall’albero della vita ancor prima di aver raggiunto la maturità, e ancor prima che il germe della vita in esso sia arrivato al completo sviluppo.

6. Ma chi invece ha l’amore operante, egli è già perfettamente maturo per la vita eterna, poiché in questo modo ha veramente trovato in sé il senso vivente della Mia intenzione, che è la Mia parola vivente in eterno. E questa Parola è appunto il germe vivente della vita eterna in lui!

7. Ecco: – se qualcuno si fosse scelto una giovane per farne la propria sposa e la amasse in segreto nel suo cuore e anche le sorridesse ogni tanto, ma fosse sempre esitante a porgerle la sua mano, diteMi: “Potrà la giovane credere che lui abbia serie intenzioni con il suo amore?”

8. Oh, Io dico a voi tutti, che lei si guarderà bene dal credergli, poiché fra sé dirà: ‘Se tu ti interessassi sul serio a me, allora non terresti sicuramente le mani sempre dietro la schiena quando vieni a trovarmi, bensì mi correresti incontro con le braccia aperte!

9. Io però conosco la tua tiepidezza e la tua furbizia nascosta, per cui stai lusingando anche delle altre giovani come me con l’intenzione poi di scegliertene una secondo il tuo gusto e secondo la pigrizia del tuo amore; perciò stattene lontano da me, perché il mio cuore non ti ha ancora mai riconosciuto!’

10. Vedete, questa giovane ha dato una sentenza del tutto giusta contro il tiepido innamorato! Ma Io vi dico che un giorno, quando in seguito alla morte del corpo voi farete ritorno da questa Terra nell’immenso Regno dello Spirito, Io non vi giudicherò affatto in modo differente, rispetto a voi e al vostro amore per Me, rispetto a come questa giovane ha giudicato riguardo al suo tiepido innamorato! Di questo potete esserne più che sicuri!

11. Ma in verità Io vi dico che se poi a questa giovane si presenterà un altro innamorato – anche senza che lei abbia mai pensato prima a lui – e quando lo vedrà affrettarsi incontro a lei con le braccia aperte e lui la saluterà e, con grande e vivente sollecitudine, la prenderà per mano, la stringerà al suo petto, la bacerà con ardore in fronte e col cuore commosso per la pienezza d’amore le dirà:

12. “O direttissima, cosa desideri che io faccia per dimostrarti quanto potente è il mio amore per te?”

13. Ebbene, che cosa ne dite voi? Pensate forse che la giovane congederà sbrigativamente anche questo aspirante alla sua mano così come ha fatto con l’innamorato tiepido di prima?

14. Oh, no affatto, dico Io a voi; lei lo tratterà con tutto il calore d’amore del suo cuore!

15. Vedete, precisamente così Mi comporterò anch’Io in tutta verità!

16. Chi Mi afferrerà col cuore e con la mano, anch’Io lo afferrerò con tutta la forza del Mio amore e sicuramente la stretta del Mio amore non sarà mai più allentata in eterno.

17. Ma chi invece si presenterà a Me come il tiepido innamorato, allora non gli sarà davvero riservata da parte Mia una sorte migliore di quella toccata appunto al tiepido innamorato!

18. E così tu, Mio caro Thuarim, tu sei ora un nuovo profeta nell’amore e con ciò, ispirato da Me, testimonia come deve essere costituito il vero e vivente amore qualora qualcuno voglia giungere fino a Me attraverso questo amore.

19. E quando qualcuno agirà conformemente a questo tuo segno visibile, in spirito e in tutta verità fuori da esso, costui ben presto giungerà in spirito e in tutta verità là dove tu ti trovi ora, testimoniando profeticamente di ciò.

20. Ma chi sarà arrivato a questo punto, costui avrà anche trovato in sé, in maniera vivente, il senso della Mia Intenzione.

21. Questo senso però è la vera e propria vita eterna proveniente da Me e in Me!

22. Tu però, per quanto riguarda te stesso, ti trovi già in questo senso, del quale ora pure esteriormente testimoni, e così la grande destinazione è stabilita e compiuta.

23. Grandi cose però rimangono ancora nascoste; perciò lasciamo che anche Rudomin si pronunci e facciamo ben attenzione a tutto quello che egli ha visto e percepito in sé! Amen!»

 

[indice]

Cap. 78

La visione di Rudomin il gigante

La grandezza dell’uomo quale figlio di Dio

2 maggio 1842

1. Con queste parole Abedam congedò esteriormente Thuarim, ma non così anche interiormente; e Thuarim, dominato completamente dai sentimenti d’amore e di gratitudine, abbandonò certo esteriormente la mano di Jehova, ma nel suo cuore vi si attaccò con tanta più accanita forza, e in un tale vivente stato d’animo si ritirò di alcuni passi, però retrocedendo come aveva fatto Sehel, affinché i suoi occhi non si distogliessero neanche un istante da Colui che il suo cuore aveva ormai riconosciuto Quale ‘il Santo, santo, santo’, che è colmo del supremo Amore paterno.

2. E quando egli ebbe raggiunto il suo precedente posto tra i suoi fratelli, Abedam chiamò subito Rudomin, dicendo: «Rudomin, vieni, parla e testimonia da te stesso! Amen!»

3. E immediatamente il grandissimo Rudomin avanzò uscendo dal mezzo dei propri fratelli e si fermò davanti all’Alto Abedam come una colonna del cielo, del tutto irrigidito per l’umiltà, per l’amore e per il timore reverenziale.

4. Nonostante questa sua timidezza, però, tutta la sua persona esprimeva un senso di tranquillità veramente virile e di moderata superiorità, qualità queste che in nessun altro si erano manifestate in modo così accentuato, vale a dire così visibilmente preminenti come appunto in Rudomin, e a ciò concorreva pure la sua statura che sorpassava di gran lunga quella di tutti i figli, Adamo compreso, essendo egli un gigante di ben sedici spanne[17] di mano d’altezza e disponendo di una muscolatura e di una nervatura poderosissime.

5. Ma siccome questo gigante esitava a lungo nell’esprimersi con la sua lingua e sempre più angosciosamente ponderava e considerava in sé, nel suo immenso timore reverenziale, Chi era Colui dinanzi al Quale stava e al Quale avrebbe dovuto rispondere, allora Abedam gli rivolse subito uno sguardo amorevolissimo e gli domandò:

6. “Rudomin, perché esiti a parlare dinanzi a Me, tuo Padre e tuo Dio?

7. Cosa tiene ancora prigioniero il tuo cuore e legata la tua lingua?

8. Lascia stare tutto ciò che per il momento non si addice; prendi coraggio nel cuore e parla! Amen!»

9. Queste parole incoraggianti penetrarono come un balsamo vitale etereo in tutto l’essere di Rudomin, il suo cuore fu liberato da ogni oppressione e la sua lingua diventò leggera come una piuma; e così egli cominciò subito anche a parlare con la sua potente voce di gigante, che era così tanto potente da rifrangersi sulle pareti delle montagne vicine e rimandarne l’eco.

10. E le sue parole furono queste: «Dio, Padre, Tu eterno, purissimo Amore, che sei santo, santo, santo! Chi mai può amarTi, lodarTi e glorificarTi in modo giusto e degno di Te? Infatti, troppo prodigiosamente grande e santo è tutto ciò che Tu, o Padre santo, ci doni!

11. Ma che cos’è l’uomo in tutta la sua piccolezza e completa nullità perché Tu, o grande, eterno ed onnipotente Dio, Ti occupi di lui e gli faccia percepire con tanta potenza gli efflussi della Tua infinita grazia, del Tuo infinito amore e della Tua infinita misericordia?

12. Sì, solo ora io riconosco con assoluta chiarezza che Tu, o Dio, sei un Padre vero e che noi siamo i Tuoi figli, poiché, che altro potresti essere Tu e che altro potremmo essere noi, che fummo generati unicamente dalla Tua santa Volontà grazie al Tuo infinito Amore?

13. Sì, sì, Tu sei veramente il Padre santo di tutti noi e noi siamo davvero i Tuoi figli, e grazie a Te siamo infinitamente grandi e maestosi e potenti, mentre siamo piccoli e nulli, anzi del tutto nulli, da per noi stessi, perché non ci siamo generati da noi, bensì fosti solo Tu a generarci dal Tuo eterno e infinito Amore.

14. Noi, abbandonati a noi stessi, non siamo davvero nulla; però vicini al Tuo cuore paterno noi siamo grandi, anzi, indicibilmente grandi, forti ed estremamente potenti, e ciò a tal punto che mondi, soli e lune dinanzi al nostro più lieve alito fuggono a miliardi, come il minimo soffio di un raggio turba già dalla sua quiete la polvere più sottile.

15. In verità, tale cosa io non la direi se non l’avessi vista e percepita nella mia visione!

16. Io però l’ho vista e l’ho percepita con grande intensità, e per conseguenza io parlo così conformemente a tale mia verità che io ho trovato in me, per mezzo della Grazia del nostro Padre santo, e che ho percepito con tutta chiarezza e potenza e che ho contemplato profondamente e intensamente.

17. Infatti immediatamente dopo il santo invito di guardare nel nostro intimo, la Terra e tutto il cielo visibile scomparvero, ed io mi trovai a librarmi solo nel mezzo di uno spazio infinito ed eterno. I miei occhi scrutarono a lungo nelle profondità infinite delle eternità; ma questa fu una fatica del tutto inutile, poiché perfino ciascun granellino di polvere pareva essere sprofondato in qualche abisso dell’infinità.

18. Solo io unicamente mi libravo senza il sostegno di un qualche corpo mondiale nella sacra oscurità dell’infinito spazio eterno!

19. Ma all’improvviso, dalla mia profondità, salì un grande pensiero, e questo pensiero era una Parola santa. Ora essa suonava così:

20. “Con il dito mignolo della tua mano strofina il mignolo di uno dei tuoi piedi! Al dito rimarrà attaccata un po’ di polvere, e tu contempla questa polvere!”

21. Ed io feci subito secondo la Parola. Ma quando ebbi fatto così, ecco, la polvere cominciò ben presto a dilatarsi oltre il mio dito mignolo e si scompose in innumerevoli atomi di polvere; questi atomi però in breve crebbero e divennero soli, mondi e lune, e si staccarono con velocità fulminea dalla mia mano disperdendosi nelle interminabili profondità delle profondità e colmarono di luce e di esseri gli spazi infiniti prima vuoti!

22. Allora rabbrividii fin nel profondo dinanzi alla mia grandezza, e pensai: ‘Com’è possibile? Tutto ciò stava appiccicato al dito mignolo del mio piede, ed io neanche me ne accorgevo?’

23. Ma a quel punto salì in me un’altra Parola, e questa fu la seguente: “Credi forse che i figli di Dio siano dei moscerini che strisciano sulla polvere?

24. Guarda la tua statura e confrontati con tutto quello che dinanzi a te è stato suscitato dalla polvere, e allora vedrai quello che sei tu e quello che sono le cose che erano attaccate al mignolo del tuo piede!”

25. Ed io fui innalzato. Tutte le cose si librarono dinanzi ai miei occhi come sabbia sfavillante, e da me si sprigionò ben presto una luce potente, e di questa luce fu colmato lo spazio infinito.

26. E proprio in questa luce io vidi la grandezza dei figli di Dio e la nullità di tutte le altre cose al loro confronto, e vidi perché il Padre santo è venuto a noi e Lui stesso ci insegna le vie dell’infinità.

27. Ebbene, io ho parlato così perché così ho visto e così ho percepito.

28. Ma altre cose all’infuori di queste io non ne vidi; vada dunque a Te, o Dio e Padre nostro, ogni lode, ogni onore, ogni amore e ogni grazie in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 79

L’educazione segreta di Rudomin a profeta

La grandezza dello spirituale nell’uomo

3 maggio 1842

1. Dopo questo ben ordinato racconto di Rudomin, Enoch, obbedendo ad un impulso interiore, si mosse e, avvicinatosi ad Abedam, Gli chiese in segreto:

2. «O caro Padre Abedam, vedi, Rudomin ha certo esposto con voce poderosissima quanto egli ha visto in sé riguardo alla grandezza dell’uomo, ma non ha egli forse ecceduto un po’ in questa occasione?

3. Qui una cosa sola è importante, e cioè che nel suo racconto si sia ispirato a fedeltà; ma questa qualità non gli era prima del tutto propria e perciò egli tendeva sempre ad esagerare quando raccontava qualcosa.

4. Da un granello di sabbia egli faceva spesso un mondo intero, e da un moscerino traeva fuori un elefante o addirittura un mastodonte; perciò i suoi fratelli e sorelle andavano difficilmente d’accordo con lui, dato che egli con la sua voce da gigante finiva sempre col costringerli al silenzio, e questa fu col tempo anche la causa per cui io, quale suo padre, lo pregai di prendersi da me quanto gli spettava e di ritirarsi verso la regione del Mezzogiorno.

5. Così egli anche fece immediatamente, essendosi persuaso che mi stava grandemente a cuore la pace domestica e il regolare andamento delle vicende familiari. Egli si prese certo una moglie, però, per quanto riguarda la sua discendenza, in ottant’anni non ha generato più di tre figli.

6. Egli dunque è assolutamente un uomo alquanto strano, nonostante egli sia stato generato da me; per conseguenza questo suo racconto, tenuto in tono quanto mai alto, mi ha un po’ sorpreso e mi ha costretto in maniera insolita a venire anticipatamente da Te, o caro Padre, per chiederTi perdono se forse questo mio figlio si è comportato in modo così poco conveniente al Tuo cospetto»

7. Ma quando (l’Alto) Abedam ebbe udito queste parole da Enoch, Egli si volse subito verso di lui e rispose: «Mio diletto Enoch, vedi, tu per il mondo non avevi altro che questa unica preoccupazione, e ti preoccupavi giustamente perché la tua preoccupazione proveniva sempre dall’amore per Me. Però Io qui ti dico che la tua preoccupazione era già da lunghissimo tempo inutile quando era rivolta all’infedeltà che qualche volta riscontravi in tuo figlio.

8. Infatti vedi, fui Io il suo educatore già dal tempo in cui egli era custodito nel grembo materno, e l’ho allevato in modo che divenisse precisamente tale e quale egli ora ci sta dinanzi!

9. Certamente pure tu gli hai impartito un’educazione per Me, ma Io ti dico, Mio Enoch oltremodo caro, che essa non è stata così buona come quella che in segreto egli ha ricevuto da Me senza che né tu né lui lo sospettaste minimamente.

10. Grazie a questa educazione egli è infatti adesso anche qui, e ora ha fornito molto fedelmente, al cospetto di tutti voi, la prova che lui non è affatto uscito vuoto da questa Mia scuola.

11. Sii dunque perfettamente tranquillo, poiché, vedi, con la voce eterna del Mio amore e della Mia sapienza Io non chiamo mai dei mentitori affinché abbiano a fungere da predicatori della verità dinanzi al popolo, bensì chiamo soltanto quelli che, come te, Mio diletto Enoch, sono di cuore purissimo!

12. Ma considerato che fui Io a chiamare tuo figlio, allora puoi senz’altro lasciar cadere ogni tua preoccupazione nel considerarlo un cattivo soggetto, perché tutto ciò è stato unicamente opera Mia! Mi comprendi tu, Mio diletto Enoch?

13. Vedi tu, e vedete voi tutti! Io feci in modo che Rudomin diventasse grande perfino nel corpo; da questa Mia Scuola egli vi aveva già sempre detto e insegnato che l’uomo è più di un verme nella polvere della Terra.

14. La sua vigorosa voce, educata a questa stessa Scuola, vi mostrò che, in primo luogo, nel petto opera più forza e vigore che non nel capo; e in secondo luogo essa vi fornì l’esatta misura di quanto l’amore è, o almeno dovrebbe essere, più potente dell’intelletto; e in terzo luogo poi egli vi mostrò, da questa Mia Scuola tramite la potenza della sua voce – dato che i suoi fratelli e le sue sorelle dovevano prestargli obbedienza tacendo – che il capo, con tutti i suoi calcoli e riflessioni, deve cedere quando il cuore entra in scena quale maestro evidentemente migliore! Comprendi tu questo, Mio diletto Enoch?

15. Inoltre, secondo la Mia Scuola, egli fece un mondo intero da un granellino di sabbia, come ora, nella sua visione, ebbe a trarre l’intera la Creazione fuori da un minimissimo granello di polvere. Vedi, attraverso ciò egli ha insegnato di quale Spirito siano figli gli uomini, ed ha insegnato inoltre, che la somiglianza dell’uomo con Dio riposa nel cuore, in virtù della quale l’uomo ha la capacità di produrre cose più grandi che non limitarsi a contemplare le cose a bocca aperta e, una volta ben sazio di tale sbalorditiva contemplazione, venire infine fuori dicendo: “Ma ciò è certo bello e meraviglioso!”, e con questo però egli ha anche già finito con tutta la grandezza delle sue sensazioni.

16. Sì, davvero, Io dico qui a voi tutti che nei vostri cuori voi dovete far sì che da un moscerino vengano fuori elefanti e mastodonti, sì, voi dovete trasformare i cuori delle vostre anime, che non di rado sono grandi a mala pena come un moscerino, in autentici elefanti e mastodonti, mentre invece voi dovete ridurre l’intelletto, spesso grande quanto una montagna, alla grandezza di un moscerino; in questo modo vi sarebbe facilissimo comprendere con tutta fedeltà le cose provenienti dalla Mia Scuola in Rudomin!

17. Ma siccome in molti fra di voi si verifica del tutto il caso contrario, così avviene che vi è in grandissima parte oscuro il perché e a quale scopo Io abbia chiamato Rudomin.

18. Ora però voi domandate: “Che cos’è questa novità della scuola interiore? Come deve essere compresa?”

19. Ed Io vi dico: “Quando voi vedete dei fenomeni del cielo, vi mettete assieme e ci pensate su per lunghi anni, e finalmente dite: ‘La cosa ha avuto queste conseguenze; quindi deve avere significato questo!’

20. Voi avete scrutato lo scintillio delle stelle, il sibilare dei venti, il canto degli uccelli e di altri animali, il rumoreggiare e il mugghiare del mare, e dappertutto avete dedotto che c’erano da attendersi grandissime cose.

21. Ora diteMi: “Perché non avete mai sottoposto al vostro esame astrologico anche i segni immortali che si rivelano nell’uomo stesso, e perché, non le stelle di questo cielo vivente?

22. Lo stridio di un grillo per voi era più prodigioso della lingua del fratello immortale, dell’uomo, la sublime immagine del Mio paterno Amore eterno!”

23. O voi, ancora così tanto ciechi, cosa vale di più: gli atti e i gesti di un bambino, oppure il crollo di una montagna provocato da un milione di fulmini?

24. Vedete, questa è la Scuola della vita eterna; questo è più della polvere dei mondi sul dito mignolo del piede di Rudomin, ed è infinitamente più di ogni grandiosità degli spazi e della visibilità infinita delle Creazioni!

25. Nell’uomo imparate a riconoscere l’uomo e i suoi segni; questi interpretateli nello spirito d’amore e di ogni verità proveniente dall’amore; solo così voi apprenderete saggiamente che cos’è il più grande, e che cosa viene insegnato alla Mia Scuola, e come questa Scuola va riconosciuta nell’uomo dai suoi segni viventi!

26. In verità, Io vi dico che cose più grandi di un Sole-centrale sono già celate nella lacrima di un bambino appena nato!

27. In ciò sta anche tutto il senso della visione di Rudomin. Comprendete questo e fate così; in tal modo tutti voi troverete la vita eterna con facilità! Amen!»

 

[indice]

Cap. 80

Gli uomini sono déi in quanto sono figli di Dio

6 maggio 1842

1. Dopo queste parole di Abedam, Enoch Lo ringraziò con tutto l’amore, e in tutta la grande umiltà del suo cuore per tale importante, grande e santo insegnamento; e tutti gli altri padri e figli seguirono il suo esempio.

2. E dopo questa intimissima preghiera e questo rendimento di grazie, Enoch ritornò al suo posto di prima vicino a Garbiel.

3. Abedam però si volse di nuovo a Rudomin e gli disse:

4. «Dunque, vedi anche tu, Mio caro Rudomin, e ascolta e comprendi bene quello che testimonia di voi tutti e quello che significa la tua particolare visione!

5. Ebbene, tutti voi già sapete, cioè voi che vi trovate qui intorno a Me su questa altura, che Io certamente sono Dio, l’Unico, il Solo e l’Eterno, ma che Io, quale Padre, sto visibilmente dinanzi a vostri occhi e parlo con voi e insegno a voi.

6. Ma se il Padre è un Dio, allora di certo i Suoi figli non saranno dei cani, dei gatti, dei buoi, delle mucche, dei vitelli, degli asini o altri esseri di questo genere, bensì saranno quello che è il Padre loro, e saranno pure ed agiranno là dove Egli è ed agisce!

7. Vedete, questo è il Mio Ordine eterno, e cioè che dappertutto e presso ogni cosa, presso ogni oggetto, presso ogni creatura, i figli debbano essere così perfetti come è perfetto il loro Padre!

8. Per questo motivo in ciascun frutto è già posto un germe dentro il quale si trova come fondamento tutta la perfezione del Padre.

9. E così avviene che un seme, quando viene deposto nel terreno, deve nuovamente diventare quella stessa erba, quella stessa pianta, quello stesso arbusto ovvero quello stesso albero dal quale e sul quale esso era diventato seme.

10. Oppure, succede forse in maniera differente con gli animali? Io ritengo che anche il padre del leone, oppure chi lo ha generato, sia stato egli stesso sempre un leone, e che anche il padre dell’uccello sia stato anch’esso un uccello, e così via fino all’uomo, poiché il figlio del padre diventa anche, come il padre, un uomo dotato di elevate capacità e disposizioni, e la figlia, come la madre e il padre, diventa un campo consacrato per la semina apportatrice di frutti della vita eterna, anzi di frutti per la semina che proviene da Me.

11. Ma se questo vale già completamente nel mondo naturale e corporeo, è evidente che tanto più infinitamente esso varrà nel mondo dello spirito!

12. Se Io dunque vi dico e vi istruisco e vi dichiaro che voi siete i Miei figli, allora diteMi, cari figlioletti Miei: – cosa vuol dire ciò?

13. A che scopo e perché voi Mi chiamate “Padre” vostro, e a che scopo e perché Io vi chiamo “figli” Miei?

14. A quale scopo e perché Io voglio – e ciò è giusto e davvero equo – che voi riconosciate esclusivamente e soltanto Me come vero Padre, che amiate esclusivamente e soltanto Me, che seguiate soltanto Me, che onoriate, lodiate e glorifichiate soltanto Me, e infine che obbediate in tutto soltanto a Me? Ebbene, non comprendete ancora questo?

15. Ma chi e che cosa sono Io quale vostro unico e vero Padre?

16. Ecco:– Io sono l’unico, eterno, infinito, potente sopra ogni cosa, e vero Dio!

17. Ma se Io, quale vostro unico e vero Padre, sono, dalle eternità di eternità, un Dio in possesso di tutte le qualità, – che cosa siete dunque voi, quali figli Miei?

18. Sì, veramente, Io vi dico che voi pure siete dèi, così come Io, vostro Padre, sono un Dio; con la sola differenza, che già sulla Terra permane immutabile – per lo meno riguardo al corpo – che il padre resterà per il figlio sempre un padre, eternamente secondo la misura dell’apparenza, e perciò il figlio non potrà mai essere un antenato per il padre, ovvero il figlio non potrà mai dire al padre: “Sono io che ti ho generato!”

19. Questo si verifica altrettanto poco quanto voi possiate ammettere che da un seme sorga di nuovo quello stesso albero che aveva deposto in precedenza quello stesso seme!

20. Perciò il padre rimane sempre padre, e il figlio rimane sempre figlio; questo è un rapporto assolutamente immutabile.

21. Questa è dunque la grande distanza e il divario fra Me e voi, e cioè che soltanto Io sono il Padre, mentre invece voi in eterno non potete essere altro che i Miei cari figli, per i quali è preparata un’immensa eredità nella grande Casa del Padre!

22. E ora guarda, Mio diletto Rudomin, tutto questo significa la tua grande, sublime visione, la quale rende a te, e per mezzo tuo anche a tutti gli altri, una chiarissima testimonianza riguardo alla vera e propria essenza dei Miei figli e dice loro:

23. “Uomo, considera bene e pondera nel più profondo del tuo cuore Chi tu invochi quale ‘Padre santo’, e perché Lo invochi così!

24. Vedi però di renderti degno di Lui facendo ciò che appunto questo tuo Padre santo richiede da te sulla Terra, affinché tu possa diventare per Lui un giusto e del tutto vero e caro figlio, perfetto come lo è Egli stesso!”

25. Sì, davvero, voi dovete essere perfetti come lo sono Io stesso, se volete giungere alla figliolanza per l’eternità!

26. Infatti questa è indubbiamente la cosa più grande, e cioè che voi siate i Miei figli e che Io sia vostro Padre!

27. Ma affinché voi possiate scorgere ancora più compiutamente e in maggiore profondità questa massima e santissima fra tutte le verità, allora noi vogliamo ancora interrogare a tale scopo Horedon e sentire e vedere da lui quello che egli ha visto e percepito in sé! Amen!»

 

[indice]

Cap. 81

Horedon chiamato a raccontare la sua visione

7 maggio 1842

1. E quando Rudomin ebbe appreso tutto ciò e si fu ben impresso nel cuore ciascuna parola, egli ringraziò l’Alto Abedam con tutto il fervore di cui era capace il suo cuore, chinò il suo grande corpo dinanzi a Lui fino a terra e, obbedendo al Suo amorevole cenno di congedo, si ritirò al proprio posto di prima, però procedette anche lui a ritroso in modo da non perdere di vista il Padre santo; infatti era già diventato estremamente buio, durante il racconto della sua visione, e ciò in primo luogo a causa della sera già molto avanzata, e in secondo luogo più ancora a causa di un improvviso annuvolamento del cielo, cosa questa che su quelle montagne avveniva di frequente, perciò nessuno vi aveva fatto attenzione più di tanto.

2. Infatti, quando i monti tutt’intorno eruttavano fuoco con assiduità, salvo rarissime eccezioni, non c’era da aspettarsi una notte serena.

3. E così in quel momento non vi era nessun’altra luce naturale all’infuori del pallido riflesso proveniente da alcuni monti che ardevano in grande lontananza.

4. Ma quando, nonostante tutto ciò, Abedam volle chiamare a Sé Horedon, e precisamente con queste parole: «Horedon, se i tuoi occhi non ti sono ora molto utili, allora segui solo il suono della Mia voce, e poi manifestati a noi, poiché in futuro tu dovrai sempre seguire soltanto la Mia voce, dato che tu molto spesso ancora Mi udirai in te, però sulla Terra non Mi vedrai mai più dopo che sarà trascorso il tempo di questa Mia attuale presenza!». – Allora Horedon abbandonò immediatamente il suo posto e volle dirigersi verso Abedam, ma siccome la voce di Costui non si faceva sentire continuamente, accadde che egli per qualche tempo andò errando intorno fra i padri e così non poté raggiungere il posto dove Abedam si trovava.

5. Tuttavia ben presto la voce di Abedam che chiamava Horedon, si fece di nuovo udire, e Horedon, che si era avviato in tutt’altra direzione, si voltò immediatamente tutto spaventato perché aveva smarrito la strada.

6. Egli allora si diresse velocemente da quella parte da cui era partita la voce; solo che, dato che ora qua ora là si imbatteva in qualcuno che egli doveva evitare per poter procedere oltre, avvenne, come era quanto mai facile in una simile notte oscurissima, che egli perse nuovamente la giusta direzione e giunse appunto in un luogo del tutto differente da quello dove si trovava l’Alto Abedam. E perciò Abedam lo chiamò di nuovo.

7. Allora Horedon annunciò la sua presenza in un punto del tutto opposto ed esclamò piangendo:

8. «O caro e santo Padre! Se Tu non vieni a me in una notte tenebrosa come questa, allora io sono assolutamente perduto, perché io non faccio che smarrire la direzione, dovendo schivare continuamente l’uno o l’altro, e quindi non mi è possibile giungere fino a Te!»

9. E Abedam di nuovo chiamò: «Horedon, vieni qui, tenendo presente che dietro di Me, là, in lontananza, vedi una montagna ardente!»

10. E allora Horedon cercò subito di camminare nuovamente seguendo la voce; però non potendo procedere in linea diritta neanche questa volta, perché doveva schivare ora l’uno ora l’altro gruppo, allora non gli servì a nulla anche il tenere fisso lo sguardo verso la montagna ardente, e per conseguenza ancora una volta non arrivò alla meta.

11. Ma quando poi Abedam si annunciò dicendo: «Horedon! Fino a quando dunque dovrò aspettarti?», allora Horedon si rattristò enormemente e maledisse la notte con le parole:

12. «Maledetta sia questa tenebra che mi impedisce ad incamminarmi sulla via che porta alla santa Meta e che mi nasconde Colui che il mio cuore sta cercando, amandoLo sopra ogni cosa, e lo fa in modo tale che io non possa arrivare fino a Lui!

13. O Padre, fa che sia fatta luce, e fa benevolmente che questa notte si dilegui, affinché io possa scorgerTi e possa affrettarmi da Te, o caro Padre santo!

14. Oppure vieni Tu da me qui dove io Ti attendo con ansia e tristezza immensa, a causa di questa perfida tenebra; però avvenga tutto secondo la Tua santa Volontà!»

15. Allora Abedam disse a Horedon: «Poiché tu non puoi assolutamente trovarMi, allora parla nel tuo cuore nel Mio Nome e di’: “O monte che giaci là sul confine dove dimorano i figli del mattino, ardi e illumina questo luogo!”

16. E se tu confidi e credi alla tua parola ispirata da Me, così anche accadrà – all’istante – come tu lo avrai enunciato ad alta voce nel Mio Nome! Amen!»

17. Allora Horedon, colmo di fervente amore, ringraziò Abedam nel suo cuore e poi, con grande potenza di fede, pronunciò subito le parole che gli erano state suggerite.

18. E il suolo fu immediatamente scosso da un terribile tremito e, con uno scoppio di inaudita violenza, fiamme chiarissime irruppero fuori dalla cima molto alta della montagna, e la regione tutto intorno fu illuminata come di giorno.

19. A questo punto però Horedon scorse subito Abedam proprio vicino a lui, Lo ringraziò con tutto l’amore del suo cuore e poi disse:

20. «O caro e santo Padre, come sei infinitamente potente Tu e come sei buono! Infatti solo ora mi rendo conto che Tu, mediante questo mio andare errando, mi hai voluto risparmiare la fatica del racconto!

21. Infatti così come mi è accaduto adesso dalla Tua prima chiamata fino a questo momento, precisamente così è accaduto precedentemente in me stesso!

22. E in tal modo e nella maniera più splendida risulta dunque già rivelato tutto quello che ho visto, udito e percepito e fatto in me!

23. Ti siano resi, o Padre santo, ogni lode, ogni amore ed ogni gloria in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 82

La dignità e la grandezza della figliolanza di Dio

9 maggio 1842

1. Dopo questa rappresentazione della visione di Horedon attraverso dei fatti e dopo le poche parole da lui aggiunte, Abedam gli chiese subito:

2. «Horedon, considerato che con ciò la tua visione interiore risulta completamente narrata, allora Io domando adesso a te, come pure a tutti: “Cosa significa questa visione? Qual è il suo senso?”

3. Ebbene, una gran parte risulta già ben chiarita con la rivelazione di Rudomin; per conseguenza non dovrebbe essere a voi più tanto difficile esporre e chiarire la parte rimanente grazie alla luce interiore da voi già acquisita. Chi dunque ha coraggio e sapienza, costui si faccia avanti e parli!»

4. Tutti però, quando ebbero udito questo invito di Abedam, cominciarono a pregare Abedam che soltanto Egli volesse, in tutta Misericordia, fare quello che richiedeva da loro, poiché quantunque sapessero che nessuno, qualora avesse aperto la bocca nel Suo Nome, sarebbe stato capace di dire una cosa non vera, tuttavia un simile chiarimento mediante una seconda bocca non sarebbe stato più così forte, potente e vivente come la stessa Parola di chiarimento uscita fuori, con tanta amorevole espressione, dalla santa bocca del Padre.

5. Allora (l’Alto) Abedam, di fronte a questa preghiera, prese nuovamente la parola e cominciò a dire così: «O figli, quante cose stolte dimorano ancora nei vostri cuori! Ma che cosa ha fatto Horedon poco fa, per mezzo della Mia Parola posta in lui, quando a causa della notte e delle fitte tenebre, che sono una caratteristica della stessa, non riusciva a trovarMi?

6. Vedete, la parola – che gli avevo dato Io – egli la pronunciò confidando completamente in Me, e gli alti picchi della montagna bianca furono lacerati, e il fuoco che già da lungo tempo covava nelle viscere di questa montagna divampò all’istante in fiamme immense e chiarissime fuori dai grandi squarci e dalle fenditure.

7. Ma dopo che con ciò voi avete davanti agli occhi la prova più evidente della Forza e Potenza della Mia Parola, anche qualora venga proferita dalla bocca di un bambino, allora dite: “Da quale fondamento voi potete asserire che la Mia Parola debba essere meno potente quando è pronunciata da uno di voi?”

8. Ma [secondo voi] quando il padre è più un padre? Ovvero: – è più padre quando egli stesso dice di esserlo, oppure quando egli viene così chiamato dai suoi figli?

9. Oppure se qualcuno dicesse di sé: “Io sono un padre!”, ma poi non avesse figli che potessero riconoscerlo ed invocarlo come tale, mentre invece un altro, ritornando a casa, vedesse i suoi figlioletti corrergli incontro e chiamarlo: “O padre, padre, padre, o caro padre!”

10. Ebbene diteMi: – quale di questi due è più padre?

11. E voi rispondete nei vostri cuori: “Quello che viene chiamato così dai suoi figlioletti!”

12. Vedete dunque, voi che siete ancora molto stolti, se colui che viene chiamato ‘padre’ dai propri figli, è più padre dell’altro che da se stesso e solo per se stesso dice di esserlo, allora è certamente anche sicuro che la parola “padre” pronunciata dalla bocca dei figli, ha maggior valore ed è più potente e più forte di quella pronunciata dalla bocca del padre stesso!

13. Oppure: quand’è che tale parola vi procura maggiore compiacimento e letizia? Quando da voi stessi vi date il nome di “padre” davanti ai vostri figli, oppure quando i vostri figli, lieti, confidenti e colmi di tenerissimo amore, vi indicano con questo nome?

14. Ma se già voi trovate un’immensa differenza in ciò, allora che cosa pensate: “Sono forse Io, meno Padre, di quanto lo siate voi stessi?”

15. O voi, che siete ancora molto stolti, non vi rendete ancora conto del fatto che Io voglio e desidero sempre per voi unicamente quanto vi è di più forte e di più perfettamente migliore per tutte le eternità delle eternità, conformemente alla libertà conferitavi?

16. Ma se è escluso che nei vostri cuori possiate mai mettere in dubbio questo, a cosa potrebbe allora servire la vostra scusa?

17. Perciò spiega tu, Horedon, almeno con brevi parole, quello per la cui spiegazione ho chiamato tutti poco fa; però voi tutti scolpitevi nel cuore profondamente le parole che ora seguiranno! Amen!»

18. E allora Horedon cominciò subito nel Mio Nome a rivolgere a tutti il seguente notevolissimo discorso:

19. «O cari padri, fratelli e figli, ora dunque si tratta di dimostrare quanto di infinitamente grande si tenga celato nell’essere un figlio del grande, onnipotente ed eterno Dio, e ciò in base alla visione di Rudomin e di quella mia propria, e oltre a ciò si tratta anche di dimostrare chiaramente la propria nullità che scaturisce da noi stessi; questo è dunque in breve il compito da risolvere.

20. Io però ritengo che il problema sia già risolto dinanzi a noi tutti, e così non mi resta di nuovo altro da fare che richiamare la mia e la vostra attenzione su quanto ha appena detto il santissimo Padre stesso, e cioè che il padre nella bocca dei figli è più padre che non nella bocca propria!

21. Vedete, è qui, è qui che sta la dignità e grandezza infinitamente supreme della nostra figliolanza, e cioè che il Dio eterno ed infinito, proprio in noi, si chiama Padre e diviene verissimamente il nostro Padre nella pienezza del Suo supremo Amore, solo quando noi Lo riconosciamo come tale nei nostri cuori e così Lo chiamiamo con tutto l’amore!

22. Ma se il Dio infinito vuole manifestarsi quale Padre compiutamente in noi, allora dite: – che cosa ancora di più sublime sarebbe possibile immaginare?

23. Che importanza ha il poter disperdere l’intera Creazione anche col più lieve alito, e con un pensiero accendere tutte le montagne? In verità, ciò non ha nessuna importanza rispetto a quella di poterLo chiamare, in ogni amore e verità: “Caro, santo Padre!”

24. Infatti Egli, che in Sé è Dio, l’Infinito dall’eternità, è – grazie al Suo infinito Amore – Padre in noi, come noi siamo figli in Lui.

25. Egli certamente è, tramite Se stesso, ciò che Egli è; noi invece non siamo eternamente nulla tramite noi stessi, ma noi siamo tutto da Lui e tramite Lui.

26. Questa è dunque la nostra grandezza infinita, e cioè che noi siamo Suoi figli ed Egli è il Padre di tutti noi!

27. E così è anche compiuto, nel Suo Nome, il significato della mia visione! Amen!»

 

[indice]

Cap. 83

La condizione di figlio di Dio è superiore a quella di fratello o di servitore di Dio

11 maggio 1842

1. Dopo che Horedon fu giunto al termine di queste sue notevolissime parole, che egli aveva pronunciato ispirato da Me, Io, quale l’Alto Abedam, lodai il coraggioso Horedon e gli dissi:

2. «Horedon, in verità Io ti dico che tu sei diventato un valido strumento per Me! Vedi, quello che già molti hanno cercato, ma che tuttavia non hanno potuto trovare, tu lo hai enunciato ora, (proveniente) da Me, dinanzi a tutti con altrettanta fedeltà e perfetta verità con quanto Io, la Sorgente originaria di ogni fedeltà e di ogni verità, fedelmente e veramente te l’ho dato!

3. Perciò ti lodo, e ti dico che questa vera figliolanza – che tu hai ridato a tutti (proveniente) da Me, e che tutti già da lungo tempo non conoscevano più in questa sua radice e che da sé non avrebbero mai più potuto riconoscere e trovare – tu l’hai guadagnata per te stesso ora per tutte le eternità di eternità, e nessuna potenza terrena sarà più in grado di strappartela; infatti, la potenza che è insita nei veri figli, è maggiore di tutte le potenze del mondo e dei mondi e di tutti i loro corpi ed esseri.

4. Ma come Horedon ha ricevuto ora la figliolanza, così pure Io la do anche a voi tutti, poiché in verità, così nel Cielo come sulla Terra, non vi è niente di più grande, di più potente e di più sublime dei Miei figli. Chi dunque ha la figliolanza, costui ha più di quanto tutti i Cieli possano abbracciare; sì, davvero, costui possiede innumerevoli volte di più!

5. Infatti costui ha Me, Dio, l’eterno, infinito e sublime sopra ogni cosa, colmo di Potenza, Forza e Santità, sì, costui ha Me, Dio, in sé, quale l’amorosissimo e unico vero Padre, e si trova così compiutamente in Me, vale a dire in tutta la Mia perfezione, nella quale si compendiano il Mio infinito amore, grazia, sapienza e forza.

6. Vedete, questa è dunque la figliolanza, e tale figliolanza la do ora a voi!

7. O figli, sareste ora capaci di prendere da Me qualcosa di ancora più grande?

8. Oh, in verità Io vi dico che ciò non vi sarà mai possibile, poiché i Miei figli sono più degli angeli del Cielo!

9. O figli, se voi foste Miei fratelli, sareste molto più di scarso valore di quanto lo siete quali Miei amati figli, poiché, quale padre ha suo fratello più caro di suo figlio?

10. Oppure, riceve anche il fratello una parte dell’eredità dal fratello quando prende moglie?

11. Ma se già voi stimate i vostri figli più dei vostri fratelli, allora dovrò certo sapere anch’Io, che sono il più vero e il più perfetto Padre, che valore hanno i Miei figli!

12. Voi, ai vostri figli, non date in dote che la fatica delle vostre mani; Io invece do a voi il Mio Tutto, che è il Mio perfetto Amore, ovvero la Mia del tutto più propria, originariamente eterna, Vita stessa.

13. Ora voi sapete già, in maniera vivente in voi, che cosa sono i Miei figli, però una cosa vi manca ancora a tale riguardo, e questa cosa è che voi dovete ancora conoscere chi sono coloro che ricevono la figliolanza da Me e uscente da Me.

14. Vedete, conoscere ciò è pure della massima importanza, poiché non sono davvero ancora tutti figli Miei quelli che Mi chiamano e dicono: “Caro e santo Padre, esaudisci noi, Tuoi figli!”, ma dicendo questo i loro cuori restano freddi come si trattasse della cosa più indifferente, e la loro fiducia in Me è costituita così come lo sono i loro cuori.

15. Questa specie di figli, che dovrebbero figli, ma che tali non vogliono essere, né in realtà lo sono, vorrebbero avere a loro disposizione la Mia misericordia e forza al solo scopo di passare il tempo con ogni tipo di trastulli (per esibire la loro) grande potenza, senza badare se il loro agire frivolo possa essere di danno o di vantaggio.

16. Io però vi dico che simili figli sono tanto lontani dalla vera figliolanza, quanto è distante e lontana un’estremità del cielo dall’altra; anzi, fra di loro e i Miei veri figli c’è ancora un abisso infinito!

17. Altri ancora estendono il grande concetto della figliolanza così ampiamente da considerare figli Miei sia tutti loro, sia tutte le creature.

18. Che questi commettano un errore ancora più grande degli altri menzionati prima, ciò sarebbe superfluo spiegarvelo più dettagliatamente, dato che ora voi conoscete che cosa sono i Miei figli, nello spirito d’amore e in tutta verità proveniente da questo amore.

19. Voi però dovete riconoscere, quali veri figli, che c’è un divario enorme fra coloro che riconoscono un Dio e Creatore e coloro il cui cuore ardente d’amore abbraccia subito Dio e non Lo abbandona più, e poi anche non si preoccupa più di altro che afferrare Dio sempre più amorevolmente.

20. I primi, riconoscendo Dio, diranno: “Dio, Tu onnipotente, immenso, santo e sublime Creatore, come sono grandi e magnifiche le Tue opere; perciò noi vogliamo sempre lodarTi, esaltarTi e glorificarTi sopra ogni cosa!”

21. I secondi invece diranno: “O Dio, quanto devi essere colmo d’Amore, se consideriamo che noi, nonostante la Tua Sublimità e Santità infinite, non possiamo tuttavia fare a meno di amarTi sopra ogni cosa!

22. Oh, come devi essere buono Tu, se consideriamo che l’Amore ci attira a Te con tanta potenza!”

23. Vedete qui come stanno le cose? – I primi si stupiscono del Dio che hanno riconosciuto, mentre i secondi si sciolgono in lacrime d’amore non appena qualcosa richiama Me alla loro memoria, poiché hanno il presentimento che dietro il loro buon Dio si cela un Padre amorosissimo!

24. Non scorgete qui l’immenso divario?

25. Vedete, la prima specie è composta solamente di servitori che lavorano per la ricompensa; la seconda specie è invece costituita di figli i quali non vogliono altro che unicamente il Padre!

26. Ecco, questa è la grande differenza la quale vi dimostra come si devono distinguere i veri figli, e in che cosa perciò consiste la vera figliolanza, e chi la può ottenere!

27. Ma affinché questa cosa voi possiate comprenderla ancora più a fondo, allora noi vogliamo appunto sentire ancora a tale scopo, da Joria, tutto quello che egli ha visto in sé a tale riguardo, e solo in seguito verrà accesa nei vostri cuori una luce più chiara su questa importantissima questione.

28. E così dunque, o Joria, vieni qui vicino a Me, e adempi la Volontà di tuo Padre santo e amorosissimo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 84

La visione di Joria, il decimo veggente

L’amore è l’unico pane che sazia lo spirito

12 maggio 1842

1. E allora Joria si avvicinò subito all’Alto Abedam e Gli domandò:

2. «Caro, santo Padre, vedi, se io potessi trasformare il mio essere così da volgere all’esterno la mia interiorità e se in tal modo ciascuno potesse contemplare con me la mia visione mentre io fossi intento nella narrazione, allora si potrebbe forse trovare ancora un qualche cuore credente per accogliere tali impenetrabili misteri!

3. Ma se anche, durante il racconto, tutti questi ascoltatori non possono vedere contemporaneamente fatti che vengono narrati, vorranno essi accettarli e crederci?

4. Ma se essi non potranno accettarli e comprenderli, allora il mio racconto non sarà stato simile ad una menzogna a cui nessuno che possieda sapienza può credere, proprio perché essa è una menzogna e non ha alcun fondamento di verità?

5. Considerato dunque che nella mia visione c’è dell’incredibile e che i padri potrebbero rimanerne scandalizzati se io lo raccontassi, vedi dunque, o caro, santo Padre, potrebbe magari accadere che almeno mi capitasse come è accaduto al mio predecessore, Horedon, il quale grazie alla Tua Bontà ha certamente reso manifesto tutto quello che aveva da raccontare!

6. Infatti, anche parlare normalmente è per me una cosa difficile, ma diviene difficilissimo, poi, quando si tratta di raccontare simili cose inaudite! Perciò …»

7. A questo punto l’Alto Abedam lo interruppe immediatamente e gli disse in tono piuttosto serio: «Sì, precisamente per questo tu dovrai ora iniziare immediatamente il tuo racconto, oppure morirai nello spirito per l’eternità! Comprendi tu queste parole?

8. Vedi, tu non vorresti tenere in considerazione le parole del Padre; ma se le parole del Padre non ti dovessero essere sufficienti, allora potrebbe venirti concesso di tenere in considerazione quelle del tuo Signore! Ma qualora anche il Signore fosse troppo poco per te, allora sarà Dio a stendere il Suo braccio sulla tua nuca!

9. Io però ti dico che per ora tu hai ancora la Parola del Padre; se però la Parola del Signore giunge sui servitori pigri, allora essa è una Parola tremenda!

10. Le parole di Dio, tuttavia, sono un tuono del Giudizio! Perciò obbedisci alla Parola del Padre, affinché tu non diventi preda della servitù e del giudizio.

11. Racconta dunque e annuncia a tutti quello che hai visto in te! Questa è la Mia Volontà; comprendila bene! Amen!»

12. Solo a questo punto Joria si destò come da un sogno, e piangendo pregò l’Alto Abedam di perdonargli la stoltezza di essersi così tanto dimenticato di non aver subito ponderato, nel proprio cuore chiamato, Chi era Colui che così benevolmente lo aveva chiamato.

13. E allora Joria ottenne da Abedam l’assicurazione, quanto mai consolante, che il Padre non ha effettivamente nulla da perdonare – dato che Egli non mette in conto nulla a carico del figlio, bensì aiuta sempre il caduto a rialzarsi e cerca smaniosamente lo smarrito finché lo trova e, trovatolo, lo pone con amore sulle Sue sante spalle e poi, colmo di gioia, lo porta a casa – e allora Joria diede subito inizio al suo racconto, che fu il seguente:

14. «Io stavo su una nuvola luminosa; così mi trovano io quando la luce dei miei occhi di carne mi fu tolta per questa Terra e, al loro posto, fu aperto in me un altro occhio, più chiaro e limpido.

15. Questo era anche tutto quello che vedevo intorno a me nell’ampia infinità; al di sopra di me non c’era nulla, anche al di sotto di me e della nuvola su cui mi trovavo non c’era nulla, e nulla neppure ai lati.

16. Io non potevo rendermi conto se la nuvola mi portava rapidamente attraverso gli spazi sconfinati oppure se essa stava ferma, e questo perché in nessun luogo c’era qualche indizio che mi potesse aiutare ad accertarmi della presenza di un moto oppure di uno stato di quiete.

17. Mi sembrava che tale condizione durasse così tanto, al punto che provavo l’impressione come se io mi trovassi in tale stato già da un’eternità!

18. Questa intollerabile uniformità mi indusse infine a riflettere, tanto che cominciai a parlare con me stesso e dissi a me stesso:

19. ‘Che cosa può significare tutto ciò? Perché io mi trovo su questo basamento vaporoso? Sento già prepotentemente in me la fame e la sete!

20. Cosa posso mordere io di questo magro basamento che mi porta? Eppure non mi sento in procinto di morire completamente di fame, perché questo me lo dimostra già la durata infinitamente lunga di questo mio strano e miserevole stato!

21. Che cosa dovrei fare qui? Che cosa posso fare adesso?’

22. E così continuai a parlare con me stesso e dissi ancora: ‘Che accadrebbe se provassi a saltar giù da questa noiosa nuvola in cui provo molta fame e sete?

23. Sì, saltare giù in questa profondità infinita! Sarà infatti la stessa cosa che, col trascorrere delle eternità, io perisca qui su questa nuvola, oppure che cessi di esistere durante la mia caduta nelle profondità delle profondità dell’infinità!’

24. E detto ciò, raccolsi tutte le mie forze, mi trascinai fino all’orlo della nuvola, chiusi gli occhi e spiccai il salto.

25. Dopo un tempo abbastanza lungo durante il quale mi era sembrato di cadere, riaprii lentamente un occhio dopo l’altro, e dove mi trovai? Ebbene, mi trovai di nuovo sulla nuvola pieno di fame e di sete!

26. Infatti da questa nuvola potevo allontanarmi altrettanto poco, quanto poco potrebbe allontanarsi un uomo dalla Terra per penetrare nello spazio infinito dei mondi e dei soli.

27. Ma dopo che io mi vidi così prigioniero, mi venne un grande pensiero, e questo pensiero era Dio; e Dio era in questo pensiero, sì, Dio, quale Tu stesso sei!

28. E allora così parlai: “Chi può pensare a Te, o Infinito, dove Tu non ci sei? Ma ora io penso a Te, e perciò Tu sei anche qui – dove io penso a Te – per me, e allora per me Tu non sei in nessun altro luogo se non qui dove io penso a Te! Infatti, questo pensiero è senz’altro la Tua Parola in me; ma là dov’è la Tua Parola, là ci sei certo anche Tu!

29. Prima però io non pensavo a Te. Dov’eri Tu allora? Sì, Tu eri certamente qui; solo che Tu non volevi esprimerTi! Ora però, dopo che Tu Ti sei espresso tramite il pensiero da Te in me, Tu sei anche qui presente essenzialmente presso di me e in me”.

30. E mentre io mi stavo così perdendo in tali elevati pensieri, fui colto dal sonno; e nel sonno io sognai che, dalla fame, stavo inghiottendo, come si fa di una fragola, tutta la Terra che io vedevo ai miei piedi, e così pure la Luna e il Sole, ed infine tutto il cielo stellato con tutte le sue libere acque. E tuttavia non potevo sentirmi sazio.

31. A questo punto io domandai nuovamente a me stesso: ‘Come è possibile che io abbia ancora fame? Non ho Dio in me, e ora anche l’intera Creazione di Dio nel mio stomaco?’

32. Ma in quel momento udii uscire una voce dalla nuvola luminosa che mi portava, ed essa mi disse:

33. “Anche se tu inghiottissi l’infinità e l’eternità, oltre a tutto quello che hai già inghiottito, ma non avrai l’amore, allora tu continuerai ad avere fame e sete in eterno, poiché unicamente l’amore è il vero pane saziante e la vera acqua vivente e ristoratrice per tutta l’eternità e per tutta l’infinità!

34. A che ti giova Dio, se non hai l’amore? E a che ti serve anche l’intero Cielo, senza di questo?

35. Vedi, perciò un fanciullo nella culla è più grande di te, quantunque tu abbia inghiottito l’intero Cielo, poiché il fanciullo possiede l’amore!

36. Volgi dunque il tuo cuore verso l’amore, e già in un atomo d’amore troverai infinitamente di più di quanto abbia potuto darti qui la tua antica sapienza!”

37. Dopo queste parole mi risvegliai subito e mi trovai di nuovo qui fra i padri, i fratelli e i figli, ed anche dinanzi a Te, o santo e amorosissimo Padre! Questo è tutto quello che ho visto, udito e percepito! Tuttavia finora ne ho capito ben poco; però penso che chi mi ha dato la visione, Costui certamente vi aggiungerà anche la Luce per tutti!

38. Siano dunque rese grazie eterne a Te e a Te vada anche tutto l’amore. Che la Tua Volontà sia fatta! Amen!»

 

[indice]

Cap. 85

Il nuovo patto di alleanza fra il Padre santo e i Suoi veri figli

L’enorme differenza tra la via della sapienza e quella dell’amore

13 maggio 1842

1. Dopo questo fedele racconto della visione da parte di Joria, Abedam prese subito nuovamente la parola e cominciò a rivolgere a tutti un discorso quanto mai chiaro riguardo a tale argomento.

2. Ora le Sue parole furono le seguenti: «Vedete e ascoltate, Miei diletti figlioletti: voi siete veramente figli Miei, come Io veramente sono il vostro Padre, dato che Io stesso vi ho ora generato quali Miei veri figli nello Spirito d’Amore!

3. Finora, cioè prima di questa Mia discesa tra di voi, voi certo chiamavate voi stessi “figli Miei”, e chiamavate Me “Padre vostro”, e facevate bene, poiché è proprio questo che Mi ha attirato quaggiù a voi, per generare voi tutti, ora nuovamente, quali Miei veri figli nello Spirito d’amore, un esempio più che raro nell’infinità! [O Terra, tu Mi hai vinto!]

4. Ma per il solo fatto che voi Mi conferivate questo nome, in un certo qual modo usurpatorio, e chiamavate Me stesso appunto “Padre”, non per questo voi eravate Miei veri figli, bensì eravate figli solo a parole, come Io ero Padre soltanto nella vostra bocca.

5. Ma essendo Io venuto a voi, nonostante abbiate peccato chiamandoMi così, allora Io adesso vi genero quali Miei veri figli in spirito e nei vostri cuori; e così d’ora innanzi voi non dovete più chiamarMi “Padre” soltanto con la bocca, bensì con santo e vivente diritto voi potete chiamarMi nei vostri cuori colmi d’amore dicendo: “Caro Padre, nostro unico vero Padre!”

6. Finora vi siete fatti Miei figli da voi stessi e con ciò vi siete anche fatti dèi mentre non lo eravate, poiché il chiamarMi così era una superbia da parte vostra, abitanti delle montagne, in quanto volevate soltanto distinguere notevolmente dai discendenti di Caino.

7. Ma siccome fra di voi si sono trovati alcuni che hanno riconosciuto la via dell’umiltà e dell’unico vero amore per Me, allora Io sono venuto a voi come un cainita.

8. E dato che l’amore non evitò di accogliere il cainita e di trattenerlo nel mezzo della vostra stirpe principale, così il cainita rimase presso di voi ed è tuttora con voi, e, purché lo vogliate, Egli non si scosterà mai più dal vostro posto, che è un posto vivente nei vostri cuori.

9. E questo Cainita sono Io, ora visibile in modo vivente fra di voi! Io sono Colui che voi, prima, chiamavate ingiustificatamente Padre, ed Io, il Cainita, do ora a voi in maniera vivente il diritto di essere Miei veri figli mentre Io sono il vostro unico vero Padre.

10. Solo ora voi potete con pieno diritto, nell’umiltà e nell’amore dei vostri cuori, chiamarMi “Padre”, come Io chiamo voi “Miei diletti figlioletti”, poiché ora Io sono veramente il vostro Padre e voi siete veramente i Miei figlioletti!

11. Questo dunque è un patto che Io faccio ora con voi per l’eternità.

12. Chi rimarrà in questo patto, per costui Io sarò un Padre, ed egli sarà Mio figlio; e chiunque vorrà accedere a questo patto, costui otterrà anche immediatamente la vera figliolanza.

13. Ma chi invece si separerà dal patto, costui si separerà da Me e perderà la figliolanza per tutto il tempo che rimarrà separato da questo sacro patto.

14. In verità però Io vi dico che chi vorrà poi nuovamente accedere a questo patto, costui dovrà usare molta violenza!

15. Ma gli sarà tuttavia molto più facile accedere nel patto, che non separarsi dallo stesso una volta che vi sarà stato accolto, poiché chi viene afferrato da Me mediante questo patto, costui non sarà mai più lasciato libero con tanta facilità!

16. Una tale cosa però vi è pure indicata dalla visione di Joria, perché anch’egli voleva allontanarsi dalla nuvola, che era l’umiltà del suo amore, quando egli, rendendosi cieco da se stesso, ne saltò giù. Ma quando egli si ridestò, dove venne a trovarsi?

17. Vedete, così l’amore trattiene più fortemente di quanto pensiate voi; e l’amore è il legame di questa alleanza ora conclusa tra Me e voi! Ma ritenete voi che questo legame si possa forse rompere così facilmente?

18. O per niente affatto, Io dico a voi; lo si può certamente tendere finché si vuole, ma non si può spezzarlo con tanta facilità una volta che esso abbia vincolato qualcuno all’amore, il quale è la ‘vera figliolanza’.

19. Ma chi ha ottenuto l’amore, costui ha pure ottenuto la figliolanza, poiché amore e figliolanza sono l’una e la stessa cosa.

20. Vedete, fino ad ora ogni vostro zelo era dedicato alla sapienza, mentre calpestavate con i vostri piedi l’amore! In tale sapienza voi eravate affamati ed assetati. Le brame della sapienza e della conoscenza erano tanto forti in voi che divoravate già l’intera Creazione visibile; e come la vostra sapienza vi ispirava, Dio era per voi un Dio ed Egli non poteva, né doveva essere altro che ciò che risultava conveniente per la vostra sapienza. E così sacrificavate a Lui secondo il vostro compiacimento, poiché il Dio della vostra sapienza doveva bene accontentarsi [di quello che gli offrivate], poiché Egli doveva essere così come voi ve Lo avevate fatto, e come a voi era più comodo e più vantaggioso [ritenerLo].

21. Sotto questo Dio, che non era un Padre per voi, voi eravate del tutto affamati, e i vostri figli languivano sotto l’enorme peso del vostro Dio della sapienza.

22. Ma che cosa faceste in tale vostra altezza, alla quale vi aveva innalzato il vostro Dio della sapienza, che però vi faceva soffrire la fame e la sete oltre ogni misura?

23. Vedete, solo allora rivolgeste l’orecchio, e poi anche il cuore, alla bocca d’amore di Enoch! Ed egli era la voce dell’amore [proveniente] da Me, il quale, dall’antica nuvola di Joria, vi gridava che il vostro Dio senza l’amore non giova a niente, mentre soltanto l’amore è la vita stessa.

24. Vi accorgete adesso dove punta la visione di Joria?

25. Vedete, solo ora e tramite il vostro amore, voi conoscete Me, l’unico vero Dio, il Quale è il vostro vero Padre, avendovi Egli ora generati tutti quali Suoi figli!

26. Ora soltanto vi è stata data la vera luce, tramite la quale potete vedere che esiste una differenza infinita fra Me e il vostro precedente Dio della sapienza, perché Io solo sono l’unico Dio, mentre Egli, senza di Me, non è nulla in eterno!

27. E inoltre, in ciò sta anche l’infinita grandezza, e cioè che voi – ora – avete ottenuto la vera figliolanza; e così conservate bene quello che avete ricevuto ora, e restate in Me quali figli come Io resto in voi quale Padre in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 86

Joria splende nel suo fuoco d’amore

La sapienza, Luce che nasce dall’amore

L’Universo nell’uomo

19 maggio 1842

1. Dopo queste parole raggianti una luce intensissima, Joria cadde ai piedi di Abedam e Lo lodò nel gran fuoco del proprio amore, e Lo ringraziò dal proprio cuore che era tutto una fiamma; e il suo amore si accrebbe con tanta potenza, che perfino il suo corpo apparve come se fosse stato costituito da metallo incandescente.

2. Quando i padri si furono accorti di ciò, la loro meraviglia fu immensa, e non sapevano affatto cosa pensare o quale significato attribuire a tale fenomeno.

3. Abedam però, avendo osservato questo generale imbarazzo tra i padri, aprì subito la Sua bocca e disse loro: «Perché vi meravigliate del grande amore di Joria?

4. Chi ama così come lui, costui proverà anche ciò che egli prova! Ma quando in qualcuno l’amore diventa sempre più potente, allora esso infiamma tutto il suo essere, perché esso è il fuoco più vero e proprio. Chi però si è reso così incandescente, costui, nella misura del suo ardore d’amore, è anche corrispondentemente illuminato, perché non esiste altra luce all’infuori di quella che trae origine dal fuoco. Infatti, anche il vero amore è una luce, essendo un fuoco vero e vivente.

5. Io dico perciò a voi tutti: “Così come in qualcuno sarà costituito l’amore per Me, così anche sarà costituita la sua luce e per conseguenza anche la sua sapienza!”. Ora voi tutti siete usciti ben dotati da Me, ciascuno porta in sé le identiche cose che sono in Me, perciò ne consegue che Io gli sono un Padre perfetto come egli deve essere un figlio perfettamente simile a Me.

6. Le cose dunque stanno così, e perciò è una grande la stoltezza quella di colui che, avendo appreso tutto ciò dalla Mia bocca, non si concentra in se stesso e non accende nel proprio cuore una grande fiamma d’amore, affinché questa compenetri rapidamente di immenso ardore tutto il suo essere e lo illumini completamente, rendendogli così possibile trovare gli infiniti tesori che Io ho riposto in lui.

7. Guardate qui: Joria è infiammato fino alla sua pelle più esterna! Egli ora contempla e gode già gli incommensurabili tesori che provengono da Me, sì, dei tesori che non passano mai in eterno e che mai si consumano, perché essi hanno la proprietà di moltiplicarsi continuamente all’infinito così come si moltiplica il grano nel terreno, però con la sola differenza che i tesori consumati dall’amore si rinnovano con sempre crescente magnificenza e moltiplicati all’infinito, mentre il grano nella terra, quando è seminato, rende al massimo cento volte se stesso.

8. In verità, in verità, Io vi dico che questa Terra e tutto ciò che vi è in essa e al di sopra di essa, il Sole e tutto ciò che esso porta in sé, su di sé e al di sopra di sé, e tutte le stelle immense con le loro innumerevoli schiere di mondi e con la loro luce e con tutto ciò che esiste su di loro, in loro e al di sopra di loro, e tutto ciò che era e sarà dopo inimmaginabili decorsi dei tempi, ed il cielo intero in tutta la sua infinità, e tutte le innumerevoli miriadi di schiere angeliche con tutta la loro magnificenza, sì, compreso Me stesso, ebbene, tutto ciò voi lo avete in voi!

9. Per conseguenza è uno stolto colui che litiga per un pezzetto di terreno, come è già stato spesso il caso fra voi, mentre egli contiene e porta in sé un’intera Terra davvero vivente, che mai in eterno passerà per lui, né mai in eterno potrà passare, ma che invece, secondo il suo piacimento e secondo la sua libera volontà, si ingrandirà sempre di più, si magnificherà sempre di più e si moltiplicherà sempre di più, e così contiene pure tutto quello che è stato menzionato prima!

10. Infatti, se non fosse così, allora nessuno sarebbe capace di un pensiero; mentre invece tutto quello che qualcuno può e vuole pensare, qualunque ne sia la molteplicità e la forma, deve pur essere presente in lui nella sua sostanzialità, così come nel granello di seme è già presente una molteplicità infinita di se stesso, unitamente a tutte le parti che compongono la pianta chiamate a produrre il grano stesso, senza la quale proprietà non sarebbe affatto immaginabile una riproduzione all’infinito.

11. Se dunque, in questa forma, i vostri pensieri vi insegnano tutto ciò che voi, all’infinito, contenete e portate sostanzialmente in voi, e se inoltre Io, quale Creatore di tutto ciò e quale vostro vero Padre, vi sto rivelando ora queste cose e voi non avete bisogno che soltanto del vero amore per venire in pienissimo possesso di tutti questi tesori infiniti, allora dite: quanto enormemente stolto deve essere colui che si affanna e si preoccupa per una manciata di polvere della Terra senza valore, la quale non è altro che un’immagine ingannevole di prova ovvero un puro mondo dell’apparenza, mentre egli porta in sé innumerevoli schiere di soli che sono autentici e imperituri?

12. Guardate dunque Joria; egli vi fornisce ora la dimostrazione di ciò che può l’amore, e di tutto ciò che solo tale amore può procurarvi.

13. Perciò d’ora innanzi bandite la stoltezza da voi e fuggite il mondo, e cercate voi stessi e Me in voi!

14. E quando, grazie alla vostra luce d’amore, avrete trovato tutto, allora certo vi persuaderete di quanto valga tutta la Terra al confronto del minimissimo tesoro interiore della Vita proveniente da Me.

15. Ma chi arderà d’amore come Joria, costui anche troverà quello che Joria ha ora trovato!

16. E tu, Mio diletto Joria, adesso alzati e mostra agli altri una piccolissima parte di ciò che hai trovato ora in te, proveniente da Me, grazie all’ardore del tuo amore! Amen!»

 

[indice]

Cap. 87

Joria parla dell’Amore

20 maggio 1842

1. E subito l’ardente Joria si alzò e, secondo il Volere di Abedam, rivolse la parola a tutti i padri lì presenti e descrisse loro fedelmente la minimissima parte del tesoro da lui trovato in sé, tesoro che è infinito; e le sue parole furono queste:

2. «Padri, fratelli, figli, madri, mogli e figlie, ascoltate! In verità, in verità, nessun senso esteriore della nostra anima potrà mai concepire quello che Dio, il nostro Padre santo e amorosissimo, ha preparato per coloro che amano solo Lui sopra ogni cosa e che non distolgono mai i loro cuori da Lui, né bocca d’uomo sarà mai in grado di esprimere tutto ciò con parole!

3. Oh, come sarebbe possibile questo quando le parole ci abbandonano e quando di certo nessuno troverà in sé, e non potrà trovare, una parola che gli renda possibile l’esporre, in maniera comprensibile, cose neanche mai lontanamente presentite e meno che meno viste! E se anche qualcuno avesse la capacità di formare delle nuove parole, chi le potrebbe poi comprendere, e chi fissarne nella memoria il numero sterminato?

4. Per tali ragioni qui si può rivelare solo una minimissima parte di una minima parte alla debole comprensione. O cari padri, fratelli e figli, io non dico invano “alla debole comprensione”, perché una parola terrena rappresenta solo a mala pena la nuda corteccia più esterna di un albero avente parecchi secoli di età.

5. Ma chi può dalla corteccia riconoscere la prodigiosissima vita interiore dell’albero? E chi può riconoscere nell’albero stesso il germe diventato potente e, in questo, la molteplicità infinita delle cose che vi si tengono ancora nascoste, e che solo con l’andar del tempo si manifestano visibilmente dinanzi ai nostri occhi?

6. E chi infine avrebbe la capacità di riconoscere, dalla parte più esterna della corteccia, tutti i prodigi spirituali che si tengono nascosti già in una minimissima fibra del legno?

7. Inoltre, come riconoscere le foglie, i fiori e il frutto con tutte le loro parti che li circondano e li compenetrano, preparati da migliaia di mani spirituali, dalle quali poi al momento opportuno, vengono guidati attraverso tutti gli innumerevolissimi canaletti, verso gli sbocchi che si aprono alle basi dei rametti, laddove soltanto sono plasmati in maniera infinitamente prodigiosa secondo la forma stabilita e secondo tutte le caratteristiche che si rendono poi percettibili e sensibili a noi in qualsiasi modo?

8. Ma così come noi possiamo apprendere ben poco di tutto questo e così pure di innumerevoli altre cose dalla corteccia esteriore dell’albero, molto meno ancora qualcuno può rendere in parole anche la minimissima particella di ciò che questo santissimo e amorosissimo Padre di tutti noi ha preparato nei cuori di coloro che Lo amano sopra ogni cosa!

9. O amore, amore, amore, o immenso, santo amore, quale pienezza, quale profondità di vita e di luce sono concentrate in te!

10. Dio, Dio stesso è il purissimo Amore, e questo Amore sta dinanzi a tutti noi. Esso è il Padre santo ed amorosissimo di tutti noi, qui – in mezzo a noi – qui – nei nostri cuori!

11. Ciò sta nascosto agli occhi del corpo e a quelli dell’anima, ma non così agli occhi dello spirito in cui dimora l’amore, anzi esso stesso è amore proveniente dall’Amore infinito del nostro Padre santo.

12. Un granellino di sabbia, per lo spirito, è più che non per l’occhio di carne tutta questa Terra e dell’intero cielo stellato, anche se questo potesse essere contemplato integralmente nella sua magnificenza esteriore così da vicino, come noi possiamo vedere il punto della Terra sul quale noi camminiamo!

13. O granellino di sabbia, o immensa meraviglia, cosa sei tu, così grande e così magnifico? Chi mai presagisce l’inesprimibile maestà di ciò che, del tutto inosservato, resta appiccicato alla pianta del suo piede? Esso è solo un piccolissimo granello di polvere!

14. O padri. Non credete a ciò. Esso non è un granellino! Esso è un mondo di grandezza incommensurabile! Nei suoi ampi spazi vagano la vita e la luce.

15. Grandi torrenti attraversano le sue vaste vallate di cristallo; sopra ai suoi monti molto alti ardono migliaia e migliaia di soli colmi della luce più splendida di tutti i colori, e innumerevoli esseri, dalle forme più meravigliose mai presagite, popolano questo mondo immenso. Luce e calore sono il loro nutrimento, e il loro movimento è simile a un viandante al quale sia stata destinata un’alta meta di viaggio.

16. O granello! O granello, tu solo mi saresti sufficiente per l’intera eternità!

17. Padri, fratelli e figli, io ora non posso più continuare, poiché questo granello di polvere sta già diventando sempre più grande e meraviglioso!

18. Ma cosa deve essere poi l’intera Terra e la sua moltiplicazione sempre più magnifica, tanto rispetto al suo complesso, quanto rispetto a tutte le sue innumerevoli parti?

19. E che cosa deve essere poi un Sole, e che cosa l’intero cielo stellato visibile? E che cosa deve essere il Cielo degli spiriti e degli angeli? Che cosa sono questi spiriti ed angeli? Che cosa noi, e che cosa l’Amore di Dio in noi?

20. Perciò amate, amate, amate Lui; soltanto nell’amore comprenderete che cosa è l’amore, e come inesprimibilmente buono è il nostro Padre santo!

21. O amore, o amore santo! Tu solo sei il Tutto nel tutto! O Padre, Padre santo, Tu sei questo santo ed immenso Amore stesso!

22. Perciò amate, amate, padri, fratelli e figli, amate l’Amore; amate il Padre santo sopra ogni cosa!

23. Infatti Egli soltanto è l’Amore, l’eterno, infinito Amore! Perciò anche a Lui soltanto sia rivolto in eterno tutto il nostro amore! Amen!»

 

[indice]

Cap. 88

Sull’unificazione tra uomo e donna, e poi tra l’uomo completo e Dio

Joria e Besela, figlia di Pariholi, congiunti dal Signore in matrimonio

21 maggio 1842

1. E quando Joria fu giunto alla fine di questo suo rovente discorso, Abedam stese le Sue mani verso di lui e lo attirò del tutto al Suo santo petto, lo benedisse e così gli parlò:

2. «Mio diletto Joria, quello che Io ho chiesto da te, tu l’hai dato in maniera vera e buona, anzi, perfettamente buona secondo la Mia Volontà, ed hai rivelato cose per le quali tu fosti, e tuttora sei, del tutto compenetrato di ardore immenso a causa del tuo amore per Me, e, fuori da Me, per tutti i tuoi padri, fratelli, figli, madri, mogli e figlie!

3. Tu però, secondo lo spirito, non sei ancora abbastanza maturo così da poter già restare permanentemente in tale stato di ardore, poiché, vedi, a causa del fatto che Io ora dimoro fra voi, ebbene, voi siete, secondo lo spirito, solo dei frutti maturati precocemente sull’albero della vita, per questo voi tutti dovrete superare ancora un intenso periodo di maturazione successivo, altrimenti ben presto ciascuno si consumerebbe ed esaurirebbe il proprio amore, e poi morrebbe per sempre!

4. Ma affinché questo tuo ardore venga un po’ mitigato, Io porrò al tuo fianco una donna, dato che tu sei ancora celibe ed hai poco più di cent’anni. Con questa donna ti metterai alla prova, e tu, gradatamente, ti consoliderai per tale durevole ardore del potentissimo amore per Me, poiché per adesso non è ancora giunto il tempo in cui gli uomini, anche senza una donna, potranno entrare in perfettissima unione con Me. E così, per il momento e per questo motivo, è ancora necessario per ciascuno prendersi una donna, affinché attraverso la donna, per mezzo della quale l’uomo venne diviso da se stesso e così pure da Me, egli ritorni ad essere compiutamente una cosa sola dinanzi a Me.

5. Infatti come Eva è sorta da Adamo, lei, nella donna di ciascun uomo, deve anche ridiventare compiutamente una cosa sola con lui, e lui deve diventare una cosa sola in sé mediante la rinnovata unione con la donna.

6. E quando egli giungerà così di nuovo ad essere un uomo dinanzi a Me, solo allora egli potrà diventare di nuovo interamente una cosa sola con Me; ma finché egli è ancora diviso, allora egli non è anche atto allo stato permanente del massimo Amore da parte Mia per lui e da parte sua per Me.

7. Però già la vostra sapienza vi ha insegnato che, senza il contrapposto, non è possibile che esista nessuna cosa; ecco, questo è giusto!

8. La donna quindi è stata data all’uomo quale un contrapposto; se dunque l’uomo non diventa prima una cosa sola con questo suo contrapposto, allora egli non può nemmeno diventare in se stesso un contrapposto di fronte a Me.

9. Ma finché non diventa tale, allora egli rimane alla pari con Me; se invece è tale, allora egli non è più atto a ricevere, bensì, al pari di Me, soltanto a dare.

10. In ciò sta dunque la grande differenza tra Padre e figlio, e cioè che il Padre distribuisce, mentre i figli ricevono, e appunto con ciò sono una cosa sola col Padre, perché Gli stanno di fronte quale un contrapposto.

11. Ma se i figli non volessero accogliere nulla, bensì volessero mettersi su una stessa linea col Padre, allo scopo, come il Suo, del solo distribuire, allora dimMi: – chi si assumerà in un tale caso la funzione del ricevere?

12. Ma se questa funzione viene a mancare, a che cosa si ridurranno col tempo i figli? Io ti dico che questi si esaurirebbero fino all’ultima goccia del loro essere, e il Padre dovrebbe cessare per sempre la Sua funzione distributrice, e con ciò Egli dovrebbe costituire in Se stesso il contrapposto in modo da restare quello che in Sé Egli era dall’eternità, e cioè un Dio eterno, potente e perfettamente sufficiente a Se stesso!

13. Tu però ti trovi ora con Me su una e la stessa linea, e dinanzi a Me non sei ancora un contrapposto, bensì un termine pari; per questa ragione ti è necessaria una donna, affinché tu Mi divenga un contrapposto perfetto, e Io con ciò divenga perfettamente un Padre per te.

14. Tu ora Mi domandi nel tuo cuore: “Ma dov’è dunque la donna che io dovrò prendermi?”

15. Ebbene, vedi, essa è già qui! Il suo nome è Besela, e il povero Pariholi è suo padre; vedi, è questa che Io ti ho destinato in moglie!

16. E tu, Besela, avvicinati a Me e non temere l’uomo che Io ora ti darò, poiché egli ti porterà sulle sue mani, e il suo cuore ti sarà permanente dimora eterna, e come tu diverrai una cosa sola con lui, così pure tu sarai, in lui e attraverso lui, una cosa sola con Me! Amen!»

17. E dette queste parole, Abedam si chinò verso Besela, la prese sul Suo braccio sinistro, la strinse al Suo petto, la benedisse e poi le parlò così:

18. «Ebbene, Besela, bellissima tanto nello spirito quanto nel corpo, scopri la tua faccia dinanzi a colui al quale d’ora innanzi apparterrai, affinché egli veda quale donna Io gli ho destinato per il suo potente amore per Me!»

19. E subito Besela, che aveva poco più di trent’anni, spostò da una parte i suoi capelli biondo-scuro, e gli occhi di Joria contemplarono qualcosa di così tanto bello che egli esclamò:

20. «O Terra, o voi, cieli tutti, oh, come apparite poveri di fronte a me, poiché, all’infuori di Dio, voi non contenete niente di più splendido, neanche come duplicato!

21. O tu, povero Sole, cosa sarà di te domani o in seguito, quando quest’altro Sole si manifesterà dinanzi a te?

22. Oh, no, no, Padre caro e santo! Io non sono affatto degno di un simile dono!»

23. Però l’Alto Abedam così gli parlò: «Se Io ti ritengo degno, allora tu anche lo sei; perciò accogli questo dono dalla Mia mano, e recati con lei da Adamo e da Eva, e lasciati benedire anche da loro, e poi anche da tuo padre Jared come pure dal padre di Besela, e poi ritorna da Me, affinché Io ti consacri in spirito a profeta delle stelle di tutti i cieli! Amen!»

 

[indice]

Cap. 89

Norme di comportamento ai novelli sposi

L’atto sessuale solo per procreare

23 maggio 1842

1. Dopo che tutto ciò si fu svolto, e dopo che anche i padri e le madri ebbero impartito la loro benedizione ai novelli sposi, Joria, in unione alla sua giovane e bellissima sposa, ritornò da Abedam come Egli prima gli aveva ordinato.

2. E quando Joria fu giunto di nuovo alla presenza dell’Alto Abedam, il Santo impose le Sue mani anzitutto su Joria e poi anche su Besela, toccò loro il capo e il cuore, cioè la parte sinistra del petto, e disse loro:

3. «Abbiate la Mia benedizione per la vita eterna! Procreate da voi dei veri frutti viventi del puro amore! Sia lontano dal vostro corpo la muta soddisfazione di ciò che è della carne e quindi anche del peccato, così voi procederete sempre in verità e fedeltà al Mio cospetto. Chi però ama la propria carne, la nutre oltre la dovuta misura e poi cerca di recarle diletto mediante ogni specie di divertimento, costui va nutrendo il proprio peccato e, mediante la soddisfazione della carne, concede ogni potere su se stesso alla morte eterna.

4. Domate dunque sempre le vostre brame qualora non sia giunto il tempo in cui voi abbiate a procreare un frutto vivente per Me; ma quando questo tempo è giunto, allora invocateMi affinché Io vi sorregga quando offrite un sacrificio al peccato, e a causa di ciò voi non cadiate, bensì restiate nella Mia grazia.

5. Chi qui cade, difficilmente si rialza, e ad ogni caduta lo spirito si trova racchiuso in una nuova prigione della morte.

6. Ma qualora poi lo spirito volesse risorgere fuori dalla prigionia della carne, la quale è il peccato antico e l’antica morte dello spirito, – quale sarà il suo stato, allorché, invece di un guscio, si troverà a dover rompere varie centinaia di gusci, l’uno sempre più resistente dell’altro?

7. Perciò provvedete soltanto a ciò che è dello spirito; la carne invece rimettetela a Me e nella stessa fate la Mia Volontà affinché diventi debole; così facendo voi crescerete sempre e vi innalzerete nello spirito nella misura stessa in cui decrescerà la vostra morte, la quale è il peccato, ovvero la carne.

8. Perciò ancora una volta Io vi dico: “Non nutrite, non rafforzate e non deliziate la vostra carne, perché, così facendo, voi nutrite, rafforzate e deliziate la vostra propria morte, la quale ora avvolge lo spirito come un’ultima prigione che sbarra il passo verso la liberazione, ovvero verso la risurrezione alla vita eterna perfettissima proveniente da Me e in Me!”

9. Tu, Mio caro Joria, hai contemplato la grandezza e la sublimità di quello che è un figlio del Mio amore! Tu hai percepito, nella sua pienezza, l’ardore del Mio amore paterno! Resta dunque fedele alla Mia Volontà; resta fedele a Me, il tuo Dio; sì, resta fedele a Me, tuo Padre santo ed amorosissimo!

10. Vedi, quando la carne vorrà porre una richiesta sconveniente al tuo cuore, allora volgi sempre il tuo sguardo alle stelle del cielo ed Io ti parlerò dalle stelle e ti dirò ciò che dovrai fare!

11. Ma qualora tu dovessi scostarti da questa Mia via che ora ti ho indicato, allora anche il cielo dinanzi ai tuoi occhi si avvolgerà in un fitto manto di nuvole, e così tu non vedrai più le stelle che ti parlano, e questo finché tu, colmo di pentimento, non avrai ripreso a camminare per questa Mia via!

12. Ma se invece tu rimarrai lealmente fedele alla Mia Volontà, allora ben presto comincerai a percepire in te la grande potenza di tale Volontà, poiché proprio in seguito al fatto che segui la Mia Volontà, tu l’accogli in te e la rendi tua.

13. Ma se la Mia onnipotente Volontà diventa il tuo ordine, come essa eternamente è la Mia, allora dimMi: quale potenza della morte potrà mai più sopraffarti?

14. Perciò Io do a te, come a tutti, un tale comandamento, affinché tramite l’osservanza di esso ciascuno possa rendersi propria la Potenza della Mia Volontà, attraverso la quale tutte le cose sono state fatte, e dinanzi alla quale tutte le cose tremano.

15. Ma finché qualcuno non ha fatto propria la Mia Volontà, costui rimane un prigioniero della morte e schiavo del peccato, che è l’antica morte.

16. Chi però ha fatto propria la Mia Volontà, costui si è reso perfetto come lo sono Io, il Padre suo, ed egli compirà quelle opere della vita che Io stesso compio.

17. E chi è venuto in possesso della Mia Volontà in questo modo, costui ha pure ottenuto la vera figliolanza di Dio.

18. Ma chi è colui che si farà completamente propria la Mia Volontà? Io lo dico a te e a voi tutti: è colui che Mi ama!

19. Ma chi è colui che Mi ama? Ebbene, esso è colui che fa la Mia Volontà; e chi fa secondo la Mia Volontà, costui ha anche fatto propria la Mia Volontà.

20. Questa dunque è certamente la vera figliolanza, e cioè: – che ciascuno sia nella Mia Volontà e la Mia Volontà sia in lui, e questo è il vero frutto vivente del puro amore e la vita eterna!

21. Questo è il frutto che devi generare prima di tutto con tua moglie in te; ma quando avrai generato questo in te, poi genererai anche figli che saranno proceduti dalla Mia Volontà e saranno perfettamente simili a colui che li avrà generati.

22. La Mia benedizione però è questa, e cioè: – che la Mia Volontà diventi per conseguenza la tua volontà e, fuori da questa e in questa, tu viva eternamente! Amen!

23. E ora va dal Mio caro Jared, e fa che Garbiel e Besediele vengano ora qui in questo posto! Amen!»

 

[indice]

Cap. 90

L’umiliazione dell’ambizioso Garbiel

Il riposo notturno all’aria aperta con il Signore

24 maggio 1842

1. Non appena Joria ebbe comunicato a Garbiel e a Besediele che l’Alto Abedam li aveva chiamati, essi si mossero subito verso di Lui colmi di coraggio e di fermezza.

2. E quando [naturalmente dopo aver fatto pochi passi] furono giunti presso di Lui, Garbiel si fece subito innanzi [certo fortemente curvato in avanti, come se il peso di un’immensa umiltà gli gravasse sul collo], e disse all’Alto Abedam:

3. «Caro e santo Padre! Devo cominciare prima io il racconto delle nostre visioni oppure Besediele?

4. Da parte mia ritengo più opportuno che inizi per primo Besediele e poi che concluda io per ultimo con il mio racconto!»

5. Egli però disse così perché non era stato chiamato lui per primo e perché aveva osservato che, nella serie dei precedenti chiamati, si era verificato un costante crescendo di manifestazioni; in questo modo egli si riprometteva, qualora fosse stato chiamato per ultimo a comunicare la propria visione, di venir preso nella massima considerazione e di apparire superiore a tutti gli altri.

6. Ma l’Alto Abedam, di fronte a questa proposta arrogante di Garbiel, disse: «Garbiel, vedi, Io, da parte Mia, non sono affatto di questo avviso, bensì ritengo che sia meglio che né tu, né Besediele comunichiate le vostre visioni, e questo perché esse non hanno nessun valore generale, bensì solo uno che per ora si riferisce esclusivamente a voi, sulla cui applicazione effettiva Io vi darò solo domani complete indicazioni!

7. Questa sarebbe dunque una parte a favore della quale Io, da parte Mia, sono immutabile; poi però sono di nuovo a favore di un’altra parte, ma tuttavia, da parte Mia, sono di nuovo a favore del fatto che, quando Io chiamo qualcuno, egli potrebbe di certo aspettare di sentire quello che Io intendo chiedergli, e solo dopo parlare, se Io gli domando di parlare, ma non che venga prescritto a Me, in un certo qual modo con arroganza, quello che Io devo fare.

8. Vedi, Io, da parte Mia, non sono nuovamente affatto a favore di tali atti di premura assetati di preminenza, ma tanto più invece sono a favore, con un’altra Mia parte, del fatto che qualcuno si umili tanto da preferire di essere l’ultimo anziché il primo, di essere piuttosto un servitore che un signore, di essere piuttosto il più piccolo che non il più grande, di essere piuttosto misconosciuto che altamente apprezzato, e di essere piuttosto l’ultimo fra i servitori che un sommo dominatore. Vedi, da parte Mia, Io sono molto a favore di questo!

9. E ancora di nuovo, con un’altra Mia parte, sono a favore del fatto che ciascuno debba essere, in tutta verità d’amore, un vero fratello per l’altro. Infatti, finché egli non è tale, neppure Io, da parte Mia, posso essere un Padre per lui; se Io però sono l’unico vero Padre, allora Io, quale Mia parte di suprema Sapienza, di nuovo non vedo davvero quale differenza dovrebbe esserci tra i Miei figli!

10. Oppure il puro e vero amore può fare delle differenze quando esso proviene completamente da Me?

11. Certo, una differenza c’è sempre fra amore e amore, nel modo in cui è più potente da una parte e più potente dall’altra; ma tali differenze sono fatte in modo che, in seguito a queste, i fratelli si stimano reciprocamente, e quanto più amore ha qualcuno, tanto più umile egli è, e tanto più disposto è anche a servire gli altri.

12. Vedi, per conseguenza Io sarei, da parte Mia, anche dell’opinione che tu dovresti umiliarti, che dovresti accorgerti del tuo errore e pentirtene in te, e che dovresti colmare anzitutto il tuo cuore del vero amore per Me, il Padre, e così pure per tutti i tuoi fratelli, padri, figli e mogli, perché altrimenti, da parte tua, riceverai ben poco della vita eterna.

13. E anche tu, Besediele, puoi fare così! Tu però, Mio caro Sehel, mostra loro la retta via! Amen!

14. Ad ogni modo domani voglio dare ad ognuno le sue istruzioni; dunque anche questi due dovranno attendere istruzioni da Me! Amen!»

15. Dopo queste parole, l’Alto Abedam si rivolse ad Adamo e gli disse:

16. «Adamo, vedi, in questo modo noi avremmo concluso il Sabato come si doveva, poiché la mezzanotte è vicina. Dì dunque a tutti che ora a tutti necessita assolutamente il riposo, e che si dispongano pure al sonno in modo tale da potersi destare nuovamente fortificati domani!»

17. E Adamo adempì immediatamente la Volontà del Signore e, per mezzo dei figli di Set, fece annunciare a tutti il riposo.

18. E quando ciò fu compiuto, un cantico generale di lode si alzò da quella folla di molte migliaia; dopo avere finito il cantico, però, Abedam benedisse tutti per il riposo e poi disse ad Adamo:

19. «Ecco che ora tutti sono andati a riposare; non saremo quindi noi a fare un’eccezione, bensì seguiremo anche noi l’esempio di tutti gli altri!»

20. Ma Adamo domandò al Signore dicendo: «O Padre santo, dove vuoi che noi riposiamo con Te – forse qui – oppure dobbiamo recarci nella mia capanna?»

21. Abedam gli rispose: «Adamo, vedi, Io ho passato già molte eternità sotto i Miei liberi Cieli; passiamo dunque anche questa notte qui sotto il cielo libero, poiché il firmamento si è rasserenato e quindi non ci attende più nessuna tempesta. Restiamo dunque dove siamo e come siamo; disponetevi perciò tutti al riposo! Amen!»

22. In tale modo si chiuse quel Sabato colmo di benedizioni, e una solenne e santa pace discese su tutte le sacre alture dei figli di Dio.

 

[indice]

Cap. 91

L’apparente sole del mattino

Lo sdegno e la maledizione di Adamo

La Pazienza e la Tranquillità divine

28 maggio 1842

1. Una buona ora prima del sorgere del Sole, però, nessuno si era ancora alzato all’infuori del vecchio padre Adamo.

2. E Adamo, se ne avesse avuto il coraggio e se avesse trovato qualcuno già sveglio, non avrebbe certamente risparmiato qua e là qualche lavata di capo per il fatto che proprio in un’occasione tanto solenne non ci si poteva lasciare sopraffare dal sonno a tal punto che non si riusciva a scorgere nemmeno una stella!

3. Solo che, avendo visto che perfino l’Alto Abedam riposava ancora coricato a terra fra l’altro Abedam ed Enoch, allora egli non si azzardò ad aprire bocca e si rassegnò ad ogni pazienza e indulgenza.

4. Ma già tutt’intorno cominciavano a farsi sentire dei cantici mattutini e si udiva da tutte le parti un coro di lodi e di glorificazioni; però sull’altura vera e propria non si faceva sentire niente.

5. Questa constatazione fu una nuova pietra dello scandalo per Adamo, ed egli avrebbe ben volentieri cominciato a tuonare a dovere contro la tiepidezza degli eletti, qualora da parte dell’Alto Abedam gliene fosse venuto il benché minimo cenno.

6. Ma l’Alto Abedam riposava ancora fra i due menzionati prediletti e non accennava affatto a volersi alzare in breve tempo.

7. Allora Adamo si grattò energicamente dietro l’orecchio, ma nonostante tutto rimase silenzioso.

8. Però fra sé stava dicendo: ‘È un’autentica vergogna per noi eletti, che tutti i figli accampati qui intorno ci precedano in tutto e siano loro a dare a noi il buon esempio, mentre dovrebbe avvenire il contrario! Ma che cosa si può fare qui? Egli stesso riposa ancora!

9. Se solo il caro Sole non sorgesse prima che noi arriviamo a intonare il cantico del mattino!

10. In altri tempi, noi avevamo già fatto colazione molto prima del levar del Sole. Oggi invece, il Sole minaccia di sorprenderci ancora addormentati, o almeno ancora coricati a terra!

11. Ma che resta da fare? Io non posso certamente svegliarLo.

12. Infatti, tutta la nostra glorificazione del mattino era sempre rivolta soltanto a Lui.

13. Egli però riposa ancora, e sarebbe certamente quanto mai fuori luogo intraprendere adesso qualcosa e turbarLo nella Sua pace.

14. Tuttavia c’è da irritarsi che, all’infuori di me e della mia Eva, non ci sia ancora nessuno che voglia alzarsi da terra.

15. Se almeno il Sole indugiasse ancora per un po’, allora la cosa sarebbe ancora sopportabile. Ma se ci coglie in questa situazione, che cosa cominceranno a pensare di noi tutti gli altri figli?

16. No! Uno spettacolo simile sarebbe qualcosa di orribile per me; perciò indugia, indugia, o diligente Sole!’

17. Ma dopo che Adamo ebbe affannosamente seguito ancora per qualche tempo queste idee che lo spaventavano, ecco che il Sole all’improvviso fece capolino sopra l’orizzonte!

18. Allora Adamo perse la pazienza al punto che diede un colpo a Set che giaceva presso di lui e che, alquanto spaventato, saltò in piedi e, nel silenzio, domandò ad Adamo:

19. «Caro padre, ti manca forse qualcosa? Se fosse così, allora comandami, affinché io possa fare immediatamente secondo la tua volontà e secondo le tue necessità!»

20. Adamo però gli indicò il Sole con il dito e gli disse: «Guarda un po’ là ed osserva quanto il Sole sia già alto, ed ascolta come da tutte le parti già risuonano gli inni del mattino e il saluto al Sole!

21. Qui invece siamo più della metà addormentati; non è questa una vergogna inaudita per noi che, per di più, siamo gli eletti?

22. No, no! Io davvero non so più né aiutare né consigliare!»

23. Allora Set guardò il Sole che appariva abbastanza alto, ma ben presto osservò che, in primo luogo, esso aveva una luce molto opaca e che, in secondo luogo, si presentava come un ammasso informe invece di un bel disco rotondo.

24. Dopo aver constatato questo fenomeno quanto mai sospetto, Set disse subito ad Adamo:

25. «Ascolta, caro padre, se non mi sbaglio, al momento attuale non manca proprio molto ormai al sorgere del giusto Sole!

26. Ma per quanto riguarda questo spettro di sole, basta che tu lo guardi solo un po’ più esattamente e ben presto ti convincerai di che cosa se ne debba veramente pensare e di quale rapporto esso abbia con il cantico mattutino che risuona piuttosto sinistramente!»

27. Allora Adamo cominciò ad osservare più attentamente il sole e si accorse ben presto del suo errore.

28. E avendo prestato orecchio più attento al cantico mattutino che si faceva ancora sentire, gli fu dato di percepire le seguenti brevi strofe cantate:

29. «Gloria sia resa a te, grande dio, quaggiù nella pianura;

noi lodiamo te, grande Lamec, e i tuoi artifici di sapienza!

30. Tu ci hai suscitato il giusto Sole per mezzo della tua forza,

e perciò a te e ad esso appartengono tutte queste opere grandiose.

31. O Lamech, grande dio, tu riempi ora tutti i cieli,       

poiché tu hai fatto ormai cadere il vecchio Dio debole.

32. Ora Egli dorme stanco e spossato sulla terra al par dei Suoi,

e si lascia illuminare in tutta tranquillità dal tuo sole come fanno gli altri!»

33. A queste parole, Adamo provò un tale spavento che si mise a gridare: «Per amor di Dio onnipotente, ma che giorno di maledizione è mai questo? Che cosa sono questo sole e questo cantico maledetti?»

34. A queste parole l’Alto Abedam si sollevò un po’ da terra e chiese ad Adamo: «Adamo, che cosa hai che vai maledicendo?»

35. E Adamo, tutto tremante, rispose: «O Abedam! Vedi come questo falso giorno è un’opera di Satana!»

36. Ma Abedam rispose subito: «Adamo, perché ora tu lo hai giudicato? Vedi, perciò questo giorno non sarà l’ultimo sulla Terra; anzi questo giorno si moltiplicherà sulla Terra come una zizzania, e tale zizzania non la si potrà estirpare fino alla fine di tutti i tempi!»

37. Ma allora Adamo gridò: «O Padre santo, annienta dunque Satana in eterno!»

38. Però Abedam gli replicò: «Vedi, l’autore di questo giorno è libero come te ed ha vita da Me! Perciò lasciamogli il suo tempo; che lo prolunghi pure quanto vuole!

39. Ma quando la Mia eternità verrà poi sopra di lui, allora la sua grande stoltezza apparirà già alla luce del vero giorno!

40. Rimani perciò tranquillo fino al tempo nel quale Io vi desterò al mattino della giusta giornata del Sole!

41. Perciò ora stenditi di nuovo a terra, ma quando Mi alzerò Io, allora alzatevi tutti, poiché Io sorgerò nel giusto giorno del Sole e vi desterò attraverso il Mio Spirito.

42. Fino a quel momento lasciamo che Satana suoni dai veri abissi del fango di Lamech! Amen!»

43. Queste parole ebbero il potere di ridonare la calma ad Adamo; Abedam invece si era subito di nuovo steso a terra, e Adamo, Set ed Eva seguirono il Suo esempio e non si curarono più del sole di Lamech proveniente dalla pianura.

 

[indice]

Cap. 92

La tempesta sull’altura

La Benedizione mattutina del Signore

1 giugno 1842

1. Il riposo dei padri durò ancora circa mezz’ora, e Adamo chiuse più che poté i suoi occhi in modo che non un solo raggio del falso giorno venisse a colpirli.

2. E quando questa mezz’ora fu trascorsa, all’improvviso scoppiò un violentissimo uragano. Trombe d’aria si formarono sradicando gli alberi più grossi e robusti. L’aria fu solcata da migliaia e migliaia di fulmini, e sulle montagne vicine, grandi massi di rocce furono strappati dal loro fondamento per la forza di potentissime colonne di fuoco e, polverizzate, erano trascinate per l’aria come una leggera pula[18].

3. Il continuo frastuono dei fulmini incuté uno spavento grandissimo in Adamo, per cui egli, pur tacendo, era in preda ai più angosciosi pensieri e tra sé stava dicendo: ‘O mio Dio, mio Signore e mio caro Padre santo! Forse il tuo grande nemico, il Leviatan, questo poderoso serpente di ogni perdizione, è riuscito a ingannarTi e, mentre Tu, benedicente, Ti trovi ora qui fra noi, ha potuto insediarsi sul trono della Tua eterna santità? Ma cosa sarà di noi?

4. Cosa ne sarà delle Tue sante promesse?

5. Ma se Tu, o caro e santo Padre, sei spodestato da Satana, cosa accadrà di noi?

6. Questo infuriare contro di noi degli elementi è certamente un segno che Satana è riuscito ad attuare i piani suggeritigli dalla sua immensa malignità!

7. O Padre, Padre! Cosa sarà di noi?’

8. Ecco, Adamo era immerso in simili e terrificanti pensieri e, siccome Io non accennavo ancora a muoverMi, cominciò a sembrargli del tutto probabile che Io, con lui e tutti i figli, fossi sicuramente diventato prigioniero di Satana, perciò egli finì col riaprire i suoi occhi e, nella sua terribile angoscia, guardò verso di Me per accertarsi che fossi ancora presente e se anche i figli fossero ancora là incolumi.

9. Ma dopo che ebbe così aperto gli occhi, il suo spavento crebbe di molto alla vista di quella scena di distruzione provocata dal fuoco e dall’uragano, poiché gli sembrava di vedere come se delle montagne ardenti e spezzate volassero per l’aria, e come se ogni tanto qualche masso ancora ardente venisse scagliato a terra con tremendo fragore.

10. Di fronte ad una simile apparizione egli si mise a gridare e ad invocarMi a voce altissima, dicendo: «Abedam, Abedam, Padre santo, se Tu disponi ancora di una qualche potenza, allora levati contro questo Tuo e nostro malignissimo nemico, e costringilo alla quiete e alla visione della sua debolezza dinanzi a Te, altrimenti noi tutti siamo certo perduti!»

11. Di fronte a queste grida di Adamo, anche tutti gli altri figli si alzarono e, vedendo quella scena d’orrore e a causa delle sinistre parole di Adamo, furono tutti colti da angoscia e paura grandissimi, perché lo spavento di Adamo si era per così dire comunicato a loro, e tutti – ad eccezione di Enoch, Jared, Lamech e sua moglie Ghemela, Hored e Naeme, Uranion, Garbiel e sua moglie Aora e sua figlia Purista, Lamel, Pariholi e la sua famiglia, Sehel e Joria con sua moglie Besela – erano rimasti prigionieri dei suoi pensieri, tanto che nella loro angoscia gridavano come Adamo e si esprimevano con le sue stesse parole.

12. Ma quando Hored ebbe udito simili espressioni da tutte le parti, balzò in piedi e con voce energica apostrofò tutti coloro che erano assaliti dallo spavento di Adamo, dicendo:

13. «Padri, fratelli, madri e sorelle! Quale paura stoltissima si è impadronita dei vostri cuori, e quali parole ancora più stolte, anzi vere parole sacrileghe permettete che sfuggano dalla vostra lingua?

14. Nessuno di voi si è mai ancora trovato così tanto in pericolo di essere inghiottito da Satana quanto lo sono stato io.

15. Ma Chi è che mi ha strappato con tanta prodigiosa rapidità dalle fauci del mostro?

16. Non è stato Colui che, così benedicente e, colmissimo ancora di ogni Amore, dimora visibilmente fra noi? Non è stato Egli, il grande e onnipotente Dio, che nel Suo infinito Amore ha ora trasmesso e donato a tutti noi la vera figliolanza, come sicuramente ciascuno ha potuto degnamente constatare dalle visioni prodigiose dei messaggeri?

17. Egli, il Dio onnipotente, eterno, infinito e santo, Si è lasciato forse vincere da una creatura miserabile e alla fine rovinare del tutto e annientare?

18. O Terra, hai tu ancora un cantuccio dove potrebbe germinare qualcosa di più insensato di come lo sono simili pensieri?

19. Ascoltate, io non sono che un debole uomo come voi; dato però che io, come voi, ho ricevuto da Lui stesso la potente Benedizione, allora io confesso e dico:

20. “In verità, in verità, Egli mi è testimone: con questa forza della Sua benedizione in me, la quale è assolutamente un nulla rispetto a quella del Suo più lieve alito, io accetto – udite, completamente da solo! – di misurarmi con centinaia di centinaia di migliaia di simili Satana sovvertitori del tempo, anche se ciascuno di questi fosse di tanto più potente quanto superiore all’unità è il numero da me espresso!”

21. Ma se io, l’unico peccatore fra voi, oso già fare questo e certamente ne sarei capace, allora chiedete a voi stessi: “Qual è il motivo della paura assolutamente insensata che riempie i vostri cuori?”. Oh, come è debole il vostro cuore!

22. Ma affinché vediate quanto indicibilmente vana e stolta è la vostra paura, allora io comando ora a questo terribile nemico di allontanarsi e di nascondersi in qualche stagno di fango della pianura!

*

23. Vedete, ora la benedizione della pace spira già dappertutto! Ebbene, dove sono ora i fulmini, le montagne volanti, il vento e i vortici del fuoco e le nuvole nere?

24. Guardate invece là con quanto splendore il giusto Sole già si avvicina al suo sereno sorgere!»

25. Dopo queste parole, anche l’Alto Abedam si alzò; e Hored, traboccante d’amore, Gli si prostrò ai piedi e Lo ringraziò per tale potente benedizione.

26. Tutti i padri però, come pietrificati, guardarono fissi ora Hored e ora Abedam, e nessuno sapeva qui cosa pensare e cosa dire.

27. Abedam invece lodò Hored e poi, rivolto a tutti, disse: «La pace sia con voi, e il Mio amore sia la Mia benedizione in voi e su di voi!

28 Alzatevi tutti nell’amore per Me, e tu, o Set, va e provvedi ad una abbondante colazione mattutina; voi tutti però nel frattempo considerate Chi è che, attraverso Me, si trova ora con voi, e cacciate via tutta la vostra stolta paura! Solo dopo la colazione Io vi mostrerò quanto inutile è stata la vostra paura. Amen!»

 

[indice]

Cap. 93

Set prepara la colazione per tutti

Il discorso di Abedam sulla carità attiva

La promessa dell’incarnazione del Signore dalla stirpe di Set

2 giugno 1842

1. Set allora chiamò immediatamente a raccolta i suoi e con loro discese verso la sua dimora. Giunto lì, prese cinque ceste e le riempì di frutta della qualità migliore, vi aggiunse del pane in adeguata quantità e così pure miele e latte.

2. E quando egli, assieme ai suoi portatori, si fu così ben provvisto di cibo e bevande, Mi ringraziò per la grazia di avergli reso l’onore di poter servire tutti sull’altura, e ad una parte dei suoi lavoranti ordinò di informarsi presso tutte le famiglie lì presenti e di esaminare accuratamente se avessero qualcosa da mangiare e da bere; e chiunque fosse venuto, essi avrebbero dovuto provvederlo di cibo e bevande.

3. E dopo queste disposizioni suggeritegli dall’amore, egli fece subito sollevare le ceste colme di provviste e le fece portare sull’altura; ed egli stesso portava con sé un grande vaso pieno di miele purissimo.

4. Egli però aveva appena fatto pochi passi, che già vide venirgli incontro l’Alto Abedam, il Quale a Set, che quasi stava svenendo per l’amore e la suprema stima e commozione, disse:

5. “Set, grande prediletto del Mio Cuore paterno, benedetto sia tu e pure la tua intera casa per avere avuto cura di tanti affamati e assetati provenienti da tutte le popolazioni!

6. In verità Io ti dico che questo è il massimo che ciascuno può fare, e cioè provvedere al fratello povero e alla sorella povera, soccorrere la vecchiaia e prendersi amorevolmente cura dei piccoli!

7. Chi fa così per il puro amore verso di Me e, come fai tu, fuori da questo amore verso i fratelli e sorelle, Io ti dico, dilettissimo fratello Mio Set, che gli sarebbero perdonati tutti i peccati anche se egli ne avesse quanti granelli di sabbia ha il mare e quanti fili d’erba vi sono sulla Terra!

8. E nello stesso istante in cui qualcuno farà così ed aprirà del tutto il suo cuore ai suoi fratelli e sorelle, in quello stesso istante Io Mi troverò presso di lui e gli darò la vita eterna, e tutto quello che è Mio sarà al suo servizio così come egli è al Mio servizio!

9. Set, fratello Mio, ora Io ti faccio dono della vita eterna, dato che ora tu hai compiuto la massima delle azioni; poiché ora tu hai fatto più di quanto ti avessi comandato; sì, Io ti dico che questa è l’azione più grande e più perfetta che sia mai stata compiuta su questa altura!

10. Chi compie quello di cui Io l’ho incaricato, costui è un fedele servitore; chi ha il cuore sempre rivolto a Me, costui è per Me un giusto fanciullo, un giusto figlio e una giusta figlia; chi opera [attingendo] dallo spirito ed ha una ripugnanza del mondo e tiene costantemente ogni suo senso rivolto a Me, costui è un angelo e Mi è un fratello nello spirito di ogni verità, come il tuo Sehel.

11. Ma chi fa come hai fatto tu ora, in verità, in verità, costui è il maggiore fra tutti, poiché egli Mi è un fratello nell’Amore, e questa è la cosa suprema.

12. Sii dunque tu, Mio dilettissimo fratello Set, benedetto ora da parte Mia sopra tutti e sia benedetta la tua intera stirpe!

13. E questo luogo resterà fino alla fine di tutti i tempi e non sarà mai profanato dai piedi di un popolo indegno.

14. E il posto dove tu porrai il tuo piede traboccherà in grande abbondanza la benedizione; il tuo alito si convertirà in manna del cielo e ciascuna tua parola in miele dolcissimo di vita eterna!

15. Su questo posto la moglie di Lamech sarà un giorno benedetta per [il concepimento] di un salvatore, il quale manterrà la tua stirpe fino alla fine dei tempi!

16. Sì, Io te lo dico, dilettissimo fratello, tanto è il Mio compiacimento di te che Io del tutto sicuramente manterrò la Mia grande promessa e da te e dalla tua stirpe Io assumerò carne e sangue, e con ciò diverrò Io pure un uomo come te, benché un uomo onnipotente! Ma sebbene tu non possa portare la pienissima Onnipotenza divina, tuttavia la potenza dell’Amore tu l’avrai sempre con Me, sempre in Me e sempre da Me come un vero fratello, in parti perfettamente uguali.

17. O tu, Mio caro fratello, vieni qui sul Mio petto e lasciati afferrare con tutta la Potenza e la Forza della Mia Vita!

18. Oh, quanto a lungo Io ho bramato di avere un fratello; solo che nessuno ha voluto diventarMi tale, nel Mio amore, di sua spontanea volontà.

19. Ora però sei stato tu a diventarMi quello che il Mio Cuore da tante eternità aveva bramato invano.

20. Lascia dunque che Io ora gioisca sul tuo petto, poiché ora Io non sono più solo nell’immensa infinità! Oh, Io non invano ho colmato lo spazio infinito di innumerevoli esseri di ogni specie a causa di un fratello, e non invano ho chiamato [attingendo] da Me innumerevoli eserciti di spiriti!

21. Infatti in te, o Mio diletto Set, Io ora ho certamente trovato un fratello; sì, tu ora Mi hai ridato il fratello che, disprezzandoMi, un tempo andò per Me perduto quale uno spirito di tutti gli spiriti!

22. O Terra, come sei ricca adesso che Mi hai dato un fratello! Perciò tu apprenderai da Me quello che l’intera infinità non apprenderà mai in eterno!

23. Io accoglierò i tuoi figli quali Miei figli, e i tuoi padri diverranno dei fratelli per Me!

24. Ma ora, dilettissimo fratello, ritorniamo sull’altura per fare colazione assieme ai nostri figli, ed Io voglio annunciare a tutti a gran voce che ho trovato un giusto fratello; e il Cielo e la Terra siano tutti in giubilo perché Io ho trovato un giusto fratello! Amen!

25. O tu, tu, Mio dilettissimo fratello!»

 

[indice]

Cap. 94

Set, come ‘fratello’ del Signore, ringrazia umilmente

3 giugno 1842

1. Ma Set, di fronte a tale dimostrazione di immensa benevolenza da parte di Abedam, non poté più procedere oltre e, gettandosi a terra dinanzi a Lui, esclamò:

2. «O Padre mio amorosissimo, santo e buono sopra ogni cosa! Io, debole uomo, non sono affatto degno che Tu voglia entrare nella mia capanna, anzi non sono nemmeno degno di un Tuo sguardo!

3. E Tu innalzi me, povero peccatore al Tuo cospetto, a un Tuo fratello, sì a un fratello del Tuo Amore!

4. O buon Padre, amorosissimo e santo, togli di nuovo questo pensiero dal mio misero petto, poiché esso è troppo sublime, troppo santo e troppo infinitamente grande! Io non posso pensarlo senza rabbrividire in ogni mia fibra!

5. Io, un fratello per Te! O Tu, grande e santo Dio, Padre e Creatore attraverso tutte le eternità e l’unico a colmare l’infinità!

6. Io, un vermicello strisciante nella sabbia della Terra, sono diventato per Te un fratello nell’amore? Oh, no, no! È impossibile che io possa pensare a una cosa simile!

7. O Padre, o santo e caro Padre, oh, riprendiTi il fratello, e lascia che io rimanga un inimassimo fra coloro cui è lecito chiamarsi Tuoi figli!

8. O caro e santo Padre, vedi, io tremo ancora tutto nel mio corpo!

9. Le mie forze sono del tutto affievolite dall’immensità di un tale pensiero, perché Tu mi hai chiamato un fratello del Tuo Amore.

10. Oh, togli dunque benevolmente da me questo carico immenso e supremamente santo, del quale non potrò mai in eterno essere degno, affinché mi sia possibile procedere di nuovo liberamente dinanzi a Te, dinanzi ad Adamo e ad Eva, e ai miei fratelli e sorelle, e a tutti i miei figli che Tu, ora così benignamente, per mezzo della Tua infinita Misericordia e Amore, hai voluto accogliere quali Tuoi figli!

11. O caro e santo Padre, esaudisci, esaudisci benevolmente questa mia angosciosa preghiera; tuttavia ora, come sempre, sia fatta soltanto la Tua santa Volontà! Amen!»

12. Ma l’Alto Abedam si chinò subito verso di lui, lo sollevò con estrema sveltezza dal suolo della Terra e, strettolo al Suo santo petto, lo baciò in fronte e gli disse col massimo Amore:

13. «Set, Mio dilettissimo fratello, vedi, soltanto ora sei completamente Mio fratello, visto che tu Mi hai restituito il Mio fratello [in te]!

14. Vedi, Io poco fa ho certamente ritrovato in te il caro fratello in virtù del grande amore, quanto mai disinteressato, del tuo cuore, amore che dimostrasti, attingendolo da Me, ai tuoi fratelli e alle tue sorelle, e ai tuoi e ai loro figli, aprendo loro tutte le tue dispense nelle quali avevi raccolto in adeguata quantità, grazie alla tua diligenza, il pane e la frutta che si conservano a lungo, e non precludesti l’entrata alla tua dispensa del latte e del miele, bensì invitasti tutti i bisognosi ad accedervi affinché potessero saziarsi.

15. Ora però, che al tuo amore si è anche congiunta tutta l’umiltà possibile, allora tu, in assoluta realtà e verità, sei un giusto, perfetto e cario fratello del Mio amore!

16. Ma affinché tu veda come questo sia effettivamente possibile, allora ascolta, poiché Io voglio illuminarti:

17. “Vedi, l’Amore è il Mio primordiale Essere fondamentale più proprio e più intimo! Soltanto da questo Essere sorge la vera e propria Divinità, ovvero la Forza che agisce eternamente attraverso tutta l’infinità, la quale è il Mio Spirito infinito di ogni Santità.

18. Questo primordiale Essere fondamentale sono però Io stesso, così come Io ora sto dinanzi a te, e da qui, da questo Mio petto, tutta l’infinità è colma del Mio Spirito, che è il Mio braccio lungo e potentissimo che opera sempre nel tutto infinitissimo, così come Io voglio in questo Mio petto.

19. Vedi, tramite dunque questo Mio Spirito Io sono anche perfettamente presente dappertutto, e dappertutto Io posso formare, creare e ordinare.

20. Infatti i Miei pensieri colmano continuamente lo spazio infinito, il quale proviene eternamente da Me; ma in quanto all’apparire, tali pensieri appaiono soltanto allora dove e quando Io, con la Mia Volontà, li afferro e li tengo fissati.

21. Ora vedi, proprio da questo Mio primordiale Essere fondamentale Io ho formato anche te, cioè un secondo amore proveniente da Me, conscio di se stesso e liberamente operante, dunque non un solo pensiero, bensì un libero amore proveniente da Me!

22. Ma se tu adesso sei uno e lo stesso amore con Me, come non dovresti essere Mio fratello, se il tuo amore è uguale al Mio?

23. Non avere perciò alcuna paura, e sii sempre un giusto fratello per Me, ed Io ti dico che tu pure agirai liberamente in spirito come Io agisco liberamente colmando l’infinità.

24. Infatti, se tu getti una pietra, ti accorgi ben presto del fatto che la forza fisica che esce dal tuo braccio va molto più lontano di quanto è lungo il tuo braccio stesso; ebbene, quanto più lontano potrà arrivare il braccio del tuo spirito?

25. Ne consegue dunque che, se tu sei per Me un giusto fratello nell’amore, allora tu lo sei per Me anche nello spirito della Forza! Ma soltanto il seguito, o Set, caro fratello nell’amore, ti dimostrerà che il Mio amore in te è del tutto degno di essere un fratello per Me, poiché Io stesso sono questo libero amore in te.

26. Perciò ora seguiMi con animo lieto e da fratello, lassù sull’altura, poiché sono Io che ti dico che adesso tu sei un Mio vero fratello e che tale rimarrai in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 95

Il sorgere del Sole sull’altura e la stolta richiesta di Adamo per il saluto al Sole

Il duro rimprovero e la meritata punizione

3 giugno 1842

1. Dopo questo discorso molto istruttivo di Abedam, Set si trovò enormemente fortificato e, da ogni fibra della sua vita, ringraziò Abedam per tale inesprimibile grazia.

2. E immerso in tale lodevole sentimento di gratitudine, egli salì a fianco di Abedam fino alla sommità dell’altura.

3. E quando fu raggiunta la sommità dell’altura, il Sole che sorgeva inviava già i suoi primi raggi alle alte vette delle montagne, e così pure alla nostra sacra collina.

4. Allora Adamo intervenne prontamente e domandò all’Alto Abedam: «Padre santo, vedi, non dobbiamo noi cantare l’usuale saluto al Sole, che già da tempo e in maniera tanto edificante mi ha rallegrato ad ogni mattino sereno?»

5. Ma Abedam domandò a sua volta ad Adamo, dicendogli: «Adamo, non Mi conosci tu ancora? DimMi: – chi vuoi onorare mediante il tuo saluto al Sole?

6. Certamente non Me, poiché se tu avessi questa intenzione, quale scopo avrebbe il tuo stolto saluto al Sole, se Io Mi trovo ancora visibilmente fra di voi e non pretendo da nessuno che venga sbraidato a Me un saluto al Sole? Quello però che Io chiedo, questo voi lo sapete già tutti!

7. Se tu vuoi proprio fare un atto di idolatria con il Sole in Mia visibile presenza, allora puoi anche farlo qualora ti sembri che esso sia per te più di Me; soltanto voglio farti ancora una domanda, ed è questa:

8. “Se tu volessi fare questo già in Mia visibile presenza, oppure se vuoi proprio farlo, quale sarà lo spirito che tutti i tuoi futuri successori erediteranno da te?

9. Non è già abbastanza che tutti loro abbiano permanentemente ereditato, tramite te, la morte del corpo? Vorresti forse aggiungervi anche la morte permanente dello spirito?

10. Vedi, vecchio stolto, non sono Io dunque più del Sole, che con il Mio più lieve alito posso annientare quando lo volessi, e nel medesimo istante crearne mille altri al suo posto?

11. Dunque, dove vuoi arrivare con la tua antica follia?

12. Ma affinché tu, nonostante la tua tenace stoltezza, possa convincerti una buona volta fin dove giunga la tua follia, allora guarda adesso verso l’alto, o vecchio stolto, e cercaMi, fra le molte migliaia di soli che ora stanno nel cielo, quello al quale era tua intenzione far sbraitare un saluto!»

13. A questo punto Adamo e tutti i figli inorridirono, poiché nello stesso istante il cielo si trovò cosparso di migliaia di volte migliaia di soli perfettamente simili tra di loro.

14. Tutti i figli però, del tutto storditi dall’intensissima luce, caddero subito a terra e pregarono Abedam che volesse benevolmente allontanare di nuovo tutti quei soli, poiché nessuno avrebbe potuto vivere sotto tale massa di luce.

15. Anche Adamo comprese ora la sua grande stoltezza e anche lui, del tutto stordito e mezzo accecato, si prostrò a terra e, pentito, Mi chiese perdono per la sua immensa stoltezza.

16. Abedam però disse a tutti di rialzarsi, e poi disse ad Adamo: «Alzati ed espia la tua stoltezza con una permanente vista debole, la quale rimarrà tua propria per tutta la tua vita!

17. E tu, Set, Mio caro fratello nell’Amore, ordina ai soli di svanire tutti, ad eccezione di quello che deve restare nel suo antico ordine! Amen!»

18. Allora Set, rendendoMi lode, alzò subito in alto le mani ed esclamò dinanzi di tutti: «Nel Nome di Colui che dimora fra noi, e che è un Signore di tutte le cose e di tutte le creature, io vi dico: “Egli, il Signore Dio Zebaoth, vuole che voi tutti scomparite tranne uno, ossia quello antico che ha sempre illuminato la Terra!”»

19. E quando Set ebbe pronunciato queste parole, tutti i moltissimi soli si estinsero immediatamente, tranne quello antico, e ognuno glorificò il Signore per tanta grazia e misericordia.

20. Adamo, però, quando si fu accorto che in lontananza non poteva più distinguere niente con chiarezza, bensì solo da vicino, fu colto da grande tristezza e cominciò a piangere, poiché non avrebbe più potuto sorvegliare tutti i suoi figli.

21. Ma Abedam gli disse: «Non tenere in gran conto la luce della carne e la luce del mondo, poiché la troppa luce della carne e del mondo rende cieco lo spirito.

22. È perciò molto meglio avere una carne cieca, che non uno spirito cieco.

23. Guarda invece nel tuo cuore e fa in modo che il tuo spirito divenga vedente tramite il vero amore e umiltà, e allora tu potrai facilmente fare a meno della luce della carne!

24. Ora Io ti ho fatto questo per il grande amore, affinché tu ti eserciti nella pazienza, in modo che tu non debba cadere preda di colui che oggi ti ha svegliato per primo col suo maligno sole.

25. Comunque è anche meglio vedere i figli da vicino che non da lontano; e per questo gli occhi della carne ti sono ancora più che sufficienti, e allora anche così tu puoi essere più che soddisfatto! Amen!

26. E ora, o tutti voi figli, rafforzatevi con cibo e bevande; essi sono già stati benedetti da Me.

27 E tu Set, Mio fratello dilettissimo, abbi cura dei tuoi vecchi genitori!

28 E in quell’ordine in cui ieri abbiamo consumato la cena, in quello stesso ordine noi faremo colazione oggi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 96

Forti grida durante la colazione

Eccitazuione e paura di Adamo

6 giugno 1842

1. Dopo l’invito di Abedam, tutti si sedettero a terra e tutti fecero onore alla colazione, non escluso Adamo, nonostante egli non avesse ancora potuto adattarsi interamente al suo nuovo stato di miopia, e Abedam stesso mangiava e beveva con loro. Ad un tratto si fecero udire delle urla fortissime come di una moltitudine di gente dalla regione del mattino e si videro delle colonne di fumo innalzarsi l’una dopo l’altra dalla pianura.

2. Questo fenomeno, manifestatosi così all’improvviso, sorprese quanto mai tutti i figli delle alture, e nessuno, nemmeno Set ed Enoch, poté rendersi conto della cosa.

3. Adamo però, colmo d’orrore, si accostò in fretta ad Abedam e Gli domandò: «O amorosissimo e caro Padre, cosa succede dunque di nuovo?

4. Non appena si è fatta un po’ di quiete nel mio animo, dopo tutto quello che già mi è toccato oggi, ecco che nuovamente qualcos’altro si annuncia ancora più minaccioso di prima!

5. O caro Padre santo, ridonami la pace, anzi ridonala a tutti noi, e dichiaraci benevolmente che cosa significa questo e da dove viene! Qual è la causa di tali grida furiose? Che cosa succederà? Quali ne saranno le conseguenze?

6. O caro Padre santo, tranquillizza, tranquillizza i nostri animi, se tale è la Tua santa Volontà!»

7. Ma Abedam, che sedeva ancora dinanzi alla cesta dei cibi, gli rispose: «Ascolta e dimMi: “Che cosa farai quando ti avrò detto precisamente cosa sono queste urla e da dove vengono, e perché vengono da questa parte, e quali ne saranno le conseguenze, ed infine anche perché Io permetto che ciò avvenga? DimMi: – che cosa farai dopo?”

8. Io te lo dico: – Niente di differente da quanto tu fai adesso!

9. Ma se invece tu avessi un po’ di discernimento, allora faresti senza alcun timore quello che faccio Io stesso in questa occasione, e cioè tu rimarresti tranquillo e mangeresti e berresti, e Mi ameresti nel tuo cuore.

10. Chi ha paura e si affanna quando è al Mio fianco, a costui sta bene se in lui cominciano ad infuriare devastanti tempeste, e queste iniziano poi a distruggere nel suo cuore, l’una dopo l’altra, le montagne della fiducia nella Mia infinita Potenza e nel Mio infinito Amore!

11. E perciò anche a te sta bene che il tuo animo venga inquietato, dato che non credi ancora completamente che tutte le cose siano soggette soltanto a Me.

12. Che cosa di male è già accaduto a te o a qualcun altro, nonostante tutti i grandi fenomeni che si sono verificati dalla vigilia del Sabato qui sull’altura, durante questa Mia visibile esistenza-tra-voi?

13. Ma se voi siete rimasti sempre perfettamente sani e salvi vicini a Me, perché ora tu hai paura?

14. Ritorna dunque tranquillo al tuo posto di prima, e mangia e bevi; quando però vedrai che Mi rialzerò da terra, allora potrai fare altrettanto! Amen!»

15. Dopo ciò Adamo ritornò al suo posto di prima, e riprese a mangiare e a bere, tuttavia come uno che non lo gradisca, ma nel suo cuore stava dicendo tra sé:

16. ‘Mio Dio e mio Signore, Tu hai certamente sempre ragione perfettamente in tutto! Senza alcun dubbio la causa del mio affanno è da ricercarsi solo in me, ed io so anche che, qualunque cosa possa accadere, Egli ci ha sempre salvato e che certamente, anche questa volta, non permetterà che noi andiamo in perdizione, e questa cosa è certa e sicura!

17. Ma nonostante tutto ciò, io e molti altri ancora siamo sempre esposti alle più grandi angosce! A quale scopo è utile questa paura?

18. Perché io devo avere paura di ogni nonnulla?

19. Può davvero giovare in qualche modo questa paura sempre inutile?

20. Ma in che modo potrebbe mai giovare, se dopo non succede mai niente da poter giustificare un’angoscia e una paura?

21. E io, malgrado ciò, mi trovo sempre ad aver paura, e pure adesso ho paura, quantunque io sappia benissimo che a nessuno di noi potrà assolutamente venir torto neanche un capello!

22. O forse quello che mi rende pauroso è una paura della paura del mio cuore? Ma come si può essere paurosi dalla paura della paura?

23. Poiché, se io ho paura, significa che la paura si è già manifestata, e quindi di per sé è un male semplice ma non duplice!

24. Ma se il Signore ci salva sempre da ciò che è per noi motivo di timore, allora perché Egli lascia che ci colga la paura che è pure un grave male?

25. Oppure il vero male successivo alla paura, senza la paura che lo precede, in sé e di per sé sarebbe migliore dell’aspra paura del male stesso?

26. In breve, io posso pensare come e quanto voglio, ma non arrivo proprio a comprendere in che cosa possa essere utile la paura che precede un qualche male!

27. Perciò il grande Salvatore potrebbe ben liberarci da ogni male, compreso quello dell’inutile paura, od almeno potrebbe indicarci che cosa è essa e a che cosa giova!’

28. E Adamo ebbe appena terminato di formulare questi pensieri, quando Abedam si alzò, chiamò a Sé Set ed Enoch, e si intrattenne in segreto colloquio con loro.

29. Questo fatto colpì ancora di più Adamo; e quando poi ben presto vide Set ed Enoch avviarsi verso la regione del mattino, allora egli andò addirittura fuori di sé.

30. Egli non si azzardò certo ad esprimersi ad alta voce, però tanto più la paura e la curiosità continuarono a mantenere il suo cuore in fermento.

31. Abedam però fece finta di non accorgersi di tutto ciò, e fece subito venire a Sé Garbiel e Besediele.

 

[indice]

Cap. 97

Garbiel e Besediele chiamati alla missione di storiografi

 I due libri: “La contesa, l’ira e la guerra di Jehova” e “L’Amore e la Sapienza del grande Dio, Jehova”

8 giugno 1842

1. E quando i due chiamati ebbero percepito la chiamata di Abedam, essi andarono subito da Lui colmi di gioia.

2. E malgrado anch’essi si trovassero in preda ad un certa paura a causa delle urla sempre crescenti della moltitudine che si annunciava dalla regione del mattino, tuttavia, giunti vicino ad Abedam, ogni paura e ogni angoscia abbandonarono completamente i loro cuori; e così essi si trovarono anche perfettamente in grado di parlare se Abedam lo avesse chiesto loro, oppure semplicemente di ascoltare.

3. Abedam però, constatato che i loro cuori erano ormai molto ben predisposti e che gli orecchi del loro spirito erano adeguatamente aperti, cominciò subito a rivolgere loro le seguenti parole, colme di elevato significato e piene di vita interiore:

4. «Udite dunque voi due: “Il foglio contrassegnato con molti segni e la grande cassa galleggiante sull’acqua, pure provvista proprio degli stessi segni, significano che voi due, ed alcuni ancora designati in precedenza con voi, dovrete disegnare simili segni, i quali corrispondono a parole, cose ed azioni – per mezzo di un arnese appuntito che sarà preparato dai fratelli di Lamech utilizzando i metalli – su tavole di pietra oppure sulle grandi foglie della pianta del Piar, poi dovrete spiegare tali segni anche a tutti i figli, fratelli e padri, e le cose scritte in tal modo andranno lette ad alta voce alla presenza dei figli, dei fratelli e dei padri, e quando, dopo breve tempo e con facilità, tutti saranno in grado di afferrare e ben comprendere tali segni, lasciate che tutti leggano quanto annotato, mostrando in tali occasioni la massima pazienza con i meno intelligenti.

5. Il vostro spirito vi insegnerà come formare una parola dai segni, poiché ciascuna parola deve essere composta di parecchi segni a seconda della necessità; e i segni stessi devono essere disposti da destra a sinistra, secondo l’ordine della parola stessa.

6. Quando una parola è formata, essa non deve essere mai più cambiata, affinché anche i futuri successori abbiano, così come voi, la possibilità di leggerla, di pronunciarla e comprenderla.

7. Ed Io con ciò vi do un comandamento, in conseguenza del quale i segni di una parola devono essere considerati come cosa sacra.

8. Chi volesse modificare qualcosa dei segni stessi o nel modo in cui saranno stati riuniti da voi per formarne le parole, costui sarà guardato da Me con occhio irato!

9. Ora però, a tale riguardo, si presenta la domanda più importante fra tutte, ed essa suona così:

10. “Che cosa dobbiamo annotare effettivamente tanto per noi, quanto particolarmente per i futuri discendenti?”

11. Vedete, questa è in verità la cosa più importante, e questa deve perciò venire tanto più coscienziosamente trattata ed osservata con assoluta fedeltà!

12. E accanto a tale domanda se ne presenta pure un’altra, e cioè ‘quando’ dovrete annotare qualcosa! Anche questo punto è di grande e di necessaria importanza!

13. Dunque, per quanto riguarda la prima domanda principale, tu, Garbiel, dovrai annotare tutta la storia della creazione primordiale degli spiriti, poi la creazione delle cose visibili e tutte le disposizioni del Mio amore e le Mie grandi Misericordie fino all’ultimo momento del tempo della Mia attuale esistenza-fra-voi.

14. E queste cose sarà tuo compito scriverle e disegnarle ogni qualvolta sarai chiamato da Me in spirito a fare così.

15. Però, nell’occuparti di questo, non ti devi preoccupare e dire: “Da dove prenderò io tutto ciò?”

16. Infatti, vedi, Io, che appunto ora ti do questo incarico, te lo dirò dal principio alla fine, e ti condurrò la mano, affinché tu non debba fare né una linea, né un punto di più o di meno!

17. Ma se Io ti chiamerò in modo a te percettibile, allora tu devi subito tenerti pronto a disegnare (simili a geroglifici) secondo la Mia Volontà e le Mie indicazioni; e di nient’altro dovrà essere disegnato se non di quello che Io ti indicherò!

18. Ma quando dal tuo cuore non sentirai una chiamata da parte Mia, tu allora non dovrai disegnare, bensì in tali periodi di pausa dovrai istruire i figli, i fratelli e i padri – come pure dovrai istruire il sesso femminile – più nel leggere che non nel disegnare, e poi avrai anche il compito di sorvegliare gli incaricati della copiatura in modo da persuaderti se quanto annotato da te, in base alle Mie indicazioni, avrà avuto nella copiatura un’esecuzione vera, fedele, buona e giusta!

19. Infatti conviene che quello che Io ti manifesterò in forma semplice, venga ricopiato migliaia di volte dai tuoi collaboratori, affinché ciascuna stirpe venga compiutamente in possesso dell’uno e stesso disegno per sé, per i propri figli e per tutti i suoi discendenti futuri!

20. E quanto Io ho rivelato ora a Garbiel, vale perfettamente anche per te, o Besediele, ad eccezione del punto che riguarda che cosa dovrai scrivere!

21. Ma come Garbiel descriverà il grande passato, tu invece descriverai, sotto la guida di Enoch, il grande futuro!

22. Garbiel riceverà le comunicazioni direttamente da Me, poiché il passato deve rimanere aperto dinanzi agli occhi di tutti.

23. Tu invece riceverai le comunicazioni, con l’intermediazione di Enoch, per contrassegnare il fatto che il futuro deve sempre restare più celato del passato!

24. E così c’è la necessità che venga istituito un libro del passato dal nome: “La contesa, l’ira e la guerra di Jehova”, ed un altro libro del futuro dal nome: “L’Amore e la Sapienza del grande Dio, Jehova!”

25. E ora abbiate la Mia benedizione, e siate pronti per il compimento dell’opera alla quale Io vi ho chiamati! Amen!»

26. E terminate queste parole, i due si prostrarono dinanzi ad Abedam e Lo ringraziarono per una grazia così elevata.

27. Abedam però disse loro di rialzarsi immediatamente.

28. Ma essi, struggendosi in tutto l’amore, si erano appena alzati da terra che già videro ritornare frettolosi Set ed Enoch per portare ad Adamo, che era in preda a grande curiosità, notizie su cosa stava ora accadendo nella regione del mattino da parte della pianura.

29. Abedam infatti li aveva mandati da quelle parti affinché tali notizie contribuissero a scuotere nuovamente alla vita Adamo e così pure i suoi figli.

 

[indice]

Cap. 98

Rapporto dei due messaggeri sugli orrori perpetrati dai figli della pianura nella regione dei figli del mattino

La reazione di Adamo è ripresa nuovamente

9 giugno 1842

1. Non passò molto che i due messaggeri raggiunsero la sommità dell’altura e, conformemente alle istruzioni a loro impartite prima in segreto da Abedam, si recarono, con espressioni di grande turbamento, da Adamo, che era già enormemente angosciato e in pari tempo incuriosito.

2. Ed egli immediatamente domandò loro cosa avessero scoperto.

3. Ed Enoch, colmo d’amore, invece di rispondere, rivolse egli pure ad Adamo una domanda, e disse:

4. «O amatissimo padre Adamo, vedi, dato che tanto io quanto Set abbiamo visto e udito assolutamente le identiche cose, allora ciascuno di noi non può farti che la stessa narrazione!

5. Dato dunque che non possiamo parlare contemporaneamente, allora in questo caso è necessario porre la questione: “Chi di noi due deve descriverti le scene di orrore alle quali abbiamo assistito e raccontarti le orrende bestemmie che i nostri orecchi hanno udito proferire contro di te e contro Dio?”»

6. A questa controdomanda, Adamo arretrò spaventato e per vario tempo fu incapace di proferire una parola per il terrore che lo aveva colto, ed Enoch dovette perciò ripetere la sua domanda, e cioè se essi avrebbero dovuto parlare o tacere.

7. Allora Adamo esclamò con grande impetuosità: «Sì! No! Sì, sì! Parla tu Enoch, o meglio Set, no, Set no, parla tu Enoch, racconta!”

8. Ed Enoch diede immediatamente inizio al suo racconto e disse:

9. «Ascolta dunque, o amatissimo padre Adamo, quello che le pianure del fango hanno intrapreso contro di te, contro di noi e così pure contro Dio!

10. Tu sai che Lamec, già ieri che era Sabato, aveva tentato un attacco col fuoco allo scopo di espugnare e invadere le nostre alture.

11. Ma a questo riguardo tu anche sai come questo attacco è stato respinto dall’alto e santissimo Padre.

12. Siccome però il maligno Serpente non conosce riposo né sosta, allora esso trasse profitto da questa notte estesamente illuminata dalle fiamme della montagna bianca e fece appiccare dappertutto l’incendio ai boschi. Con ciò tutti gli animali selvaggi furono messi in fuga spaventati, loro che sono i guardiani fedeli delle nostre alture, ed una innumerevole schiera di piccoli uomini bene armati, dalla capigliatura nera e col corpo quasi interamente nudo, si arrampicarono sulle alture del mattino e ora, che sono accampati là, si stanno impossessando di tutto quanto possono trovare, come ad esempio frutta, animali, utensili di ogni tipo, e la fanno da padroni nelle dimore dei figli di quella regione.

13. Essi hanno condotto con loro anche una grande quantità di donne e di fanciulli.

14. Mentre noi, trovandoci sulle alture di mezzo, guardavamo giù verso la regione del mattino, vedemmo come il loro condottiero, radunati gli esploratori, li inviò in missione dopo aver loro impartito ad alta voce il seguente comando:

15. “Andate e cercate con minuziosa attenzione dov’è andata l’infame e spregevole stirpe di quel mostro che si dice abbia il nome di Adamo, e cercate se egli, quel mostro, si trovi ancora vivo in qualche luogo tra la sua spregevole stirpe di tigri e di iene!

16. Udite: – chiunque incontriate, uccidetelo all’istante, tagliategli poi gli orecchi e portatemeli qui a testimonianza dell’azione da voi fedelmente compiuta.

17. Ma se vi imbattete in qualche luogo nel vecchio mostro di Adamo, il quale dovrebbe essere ancora in vita, non uccidetelo, ma trascinatelo qui da me, affinché io, con le mie mani, possa estinguere nelle sue viscere la mia sete di vendetta per la maledizione da lui scagliata contro Caino, il nostro progenitore!

18. Così pure sembra che anche il precedente Dio-Jehova, completamente vinto dallo spirito di Lamec, debba trovarsi proprio adesso in mezzo alla sua orribile e spregevole stirpe.

19. Chi di voi me lo porterà qui prigioniero, sarà fatto viceré di Farak, e oltre a ciò egli avrà in premio ancora mille fra le più belle donne!

20. Infatti questo Jehova io voglio metterlo in ceppi per consegnarlo poi nelle mani del grande re Lamec, affinché nei suoi confronti egli agisca secondo la sua giustizia come ha già fatto col suo nome.

21. E se doveste in qualche luogo trovare Naeme, la figlia di Lamec, il nostro grande dio, e le sue due mogli, allora conducetele qui incolumi; però i loro mariti strangolateli nel modo più crudele, poi recidete loro i capi e portatemeli qui a prova dell’esecuzione dei miei ordini!

22. E se mai in qualche luogo vi riuscisse di incontrare le trenta concubine del grande dio Lamec, cioè quelle che gli furono rapite pochi giorni fa, allora portate anche loro qui quale buona preda, e la vostra ricompensa non sarà di certo piccola!

23. Guai a voi, però, se ritornate a mani vuote!

24. Voi oggi avete visto come Lamec, in un istante, ha riempito tutto il cielo di soli e poi li ha fatti svanire nuovamente.

25. Dunque, considerate bene chi è che voi servite! Nel suo nome anche le montagne devono lasciarvi libero il passo!

26. E ora andate ed eseguite questi miei ordini! Amen!”

27. Vedi, o amatissimo padre Adamo, questo è quanto noi abbiamo visto e udito, ed è così che stanno le cose laggiù in questo momento!

28. Con noi però, in Abedam, si trova il Padre santo e amorosissimo; sia perciò ben lontano dal nostro cuore ogni paura ed ogni angoscia! Amen!»

29. Di fronte a questo lampante racconto, il vecchio Adamo fu come assalito da intensa febbre, e si agitava come se non potesse né restare seduto, né rimanere in piedi.

30. Alla fine la sua ira, che covava nel suo cuore contro la pianura, scoppiò con tale violenza, che ad un tratto balzò in piedi e già voleva scagliare la più atroce maledizione contro la pianura, allorquando Abedam lo interruppe e, con serietà, ma con dolcezza, gli disse:

31. «O Adamo, Adamo, perché vuoi maledire di nuovo?

32. Vedi, il Signore sono Io! Ma se Io non maledico, perché allora dovresti maledire tu?

33. Se però una tale marea è salita fino a qui, allora facciamoci piuttosto pescatori e vediamo se sia possibile catturare questi poveracci dentro le nostre reti della vita!

34. Questa cosa farà su Lamec molto più effetto che non mille delle tue maledizioni, le quali non possono far volare via nemmeno un passero dal tetto.

35. In verità, Io ti dico che già oggi tu benedirai tutti coloro che adesso volevi maledire!

36. Ritorna dunque al tuo posto!

37. E tu Chisehel, e tu Setlahem, voi due recatevi subito, armati di ogni potenza, dal comandante di Lamec e rivolgetegli le parole della Mia Volontà! Amen!»

 

[indice]

Cap. 99

Chisehel e Setlahem alla presenza dell’esercito dei figli della pianura

La potenza di fuoco dei due messaggeri di Dio

11 giugno 1842

1. I due incaricati ringraziarono Abedam con cuore ardentissimo d’amore per tale alta missione, e si avviarono subito verso il luogo destinato.

2. Essi presero la via attraverso la grotta di Adamo per arrivare tanto più rapidamente là dove erano stati inviati.

3. E quando essi si trovarono già a metà strada fuori dalla grotta, scorsero gli esploratori appostati dal comandante di Lamec, i quali trasmettevano ad alta voce la seguente notizia agli avamposti a loro più vicini:

4. «Informate immediatamente l’esecutore della volontà di Lamech, nostro grande dio, che appunto in questo momento due uomini dalla statura insolitamente grande si avvicinano al nostro campo!

5. Noi non sappiamo cosa dobbiamo fare qui. Dobbiamo azzardarci ad affrontarli, oppure dobbiamo lasciare che si inoltrino senza creare loro impedimenti?

6. Essi appaiono estremamente robusti, perché ad ogni passo che fanno, il terreno trema fin dove noi ci troviamo, e quanto più si avvicinano, tanto più evidente è l’effetto di ciascun loro passo!»

7. E come queste notizie furono riferite al comandante, egli si spaventò e sul momento non seppe cosa dire.

8. Ma dopo aver vagliato in fretta la situazione, egli fece trasmettere agli esploratori ed agli avamposti l’ordine di lasciare avanzare indisturbati i due, di circondarli poi con una rapida mossa per condurli a lui prigionieri.

9. Con tutta velocità quest’ordine fu trasmesso da un posto all’altro fino agli esploratori, e prima ancora che i due inviati avessero varcato i confini della regione del mattino, questi si trovarono già circondati da un migliaio di uomini della pianura armati di lunghe lance. Questi uomini, vedendo che quei due grandi uomini, nonostante il terreno tremasse sempre con gran forza sotto i loro passi, non parevano affatto volersi opporre a proseguire in mezzo a loro come dei prigionieri, cominciarono a stuzzicarli rivolgendo loro ogni tipo di parole di scherno e delle canzonature molto in voga nella pianura, le quali suonavano all’incirca così:

10. “Sentite, voi due grandi sacchi di carne infami! Che cosa sta facendo quel mostro del vostro Adamo, e che cosa fa il vostro tarlato Jehova?

11. Quanti di questi sacchi di carne come voi ci sono su questa luminosa altura?

12. Perché avete tanta paura di noi che pure siamo assai più piccoli di voi, ma in compenso siamo veri uomini, al punto da trasmettere perfino al terreno il tremore dei vostri sacchi di carne febbricitanti per la paura?

13. Oh, non abbiate nessuna paura, voi due grossi sacchi di carne! Infatti niente di peggio di questo che vi diremo adesso potrà toccarvi, e cioè prima di tutto vi verranno tagliate via le dita dal corpo, l’una dopo l’altra, poi le mani e quindi i piedi; subito dopo vi verrà strappata la lingua, poi il naso, gli orecchi ed anche gli occhi, e infine si procederà con tutta comodità a segare le vostre teste via da quello che rimarrà dei vostri sacchi di carne.

14. Vedete, questo è tutto quello che vi accadrà con assoluta certezza; perciò non dovete certo avere una paura così grande!

15. Infatti tali operazioni saranno compiute su di voi senz’altro con un sistema quanto mai lento, affinché fra un tormento e l’altro possiate riprendere fiato per bene, e ciò all’unico scopo di prepararvi ad un successivo tormento maggiore.

16. Vedete che buone intenzioni noi abbiamo a vostro riguardo, e nonostante ciò sembrate avere un’immensa paura di noi!

17. Ebbene, per far svanire immediatamente ogni vostra paura, vi diciamo che i vostri tormenti dureranno a mala pena poco più di tre giorni!”

18. E dicendo queste parole uno fra i principali ‘consolatori’ fece il tentativo di pungere Chisehel fortemente ad un braccio con la lancia, in modo che, per il dolore che ne sarebbe seguito, fosse ancora accresciuta in lui la paura che riteneva avessero dovuto incutergli le sue parole ‘consolatrici’.

19. Ma come questo consolatore ebbe appena toccato con la sua lancia il braccio di Chisehel, da questo braccio uscì improvvisamente una fiamma di fuoco che all’istante distrusse l’intera lancia e infine si appiccò pure al consolatore stesso, riducendolo in cenere.

20. Questo fenomeno fece, su quella schiera di armati, una tale impressione, che tutti, anziché condurre al loro comandante i nostri due inviati come prigionieri, cominciarono a fuggire precipitosamente in tutte le direzioni, e sarebbero addirittura corsi giù a perdifiato fino alla pianura, se alcune tigri gigantesche ben intenzionate non avessero tagliato loro la via di fuga.

21. Tra i principali capi di quelle bande, tre di loro corsero però velocemente dal comandante e, tutti tremanti, gli raccontarono quello che era accaduto, e gli consigliarono di non tentare alcun colpo di forza contro i due e di non toccarli in nessun modo, poiché essi erano colmi del fuoco più devastante, che era inestinguibile, e dove un tal fuoco toccava, esso distruggeva immediatamente tutto fino al fondamento.

22. Questa esposizione indusse anche nel comandante un tale rispetto per i due inviati, ormai non più molto distanti, al punto che egli, al loro avvicinarsi, si prostrò a terra e già da lontano cominciò a felicitarsi e a salutarli dicendo:

23. «O voi, grandi e santi messaggeri colmi di fuoco, che certamente siete inviati da qualche Dio più grande di quanto lo sia il nostro miserevole dio Lamec nella pianura, siate tante volte i benvenuti quanto i fili d’erba sulla Terra e i granelli di sabbia in tutte le grandi e piccole acque della superficie terrestre!

24. Non vorreste essere così compiacenti da comunicarmi, restando però ad una certa distanza – se è lecito alla mia meschinità di verme della terra supplicare la vostra fiammeggiante maestà – quale alto e santo volere vi ha indotti a lasciarvi portare dai vostri sacri piedi quaggiù, fino alla mia orridezza?»

25. Ma allora Chisehel, invece di rispondere alla sua sciocca domanda, chiamò subito il comandante per nome e gli disse: «Horadal! La Volontà del Signore è che tu ti alzi, ci accompagni e ci segui, assieme a tutto il tuo esercito, lassù fino alla sacra altura, affinché tu lì confessi i tuoi misfatti dinanzi al Dio vivente, eterno e visibile, unico Creatore e Conservatore di tutte le cose, e dinanzi ad Adamo, il quale è il primo uomo della Terra sorto dalla mano del Dio onnipotente!»

26. Questo invito portò Horadal quasi alla disperazione, tanto che egli rimase lì tutto tramortito ed incapace di pronunciare una parola.

27. Setlahem però gli venne vicino e, presolo per mano, gli disse in tono più mite: «Horadal, perché temi di andare verso la vita, mentre già da così lungo tempo sei andato vagando senza paura nella morte?

28. Ma io ti dico, nel Nome di Colui che ci ha mandato qui, che il Suo Amore è più grande dell’ira di Lamech! Perciò fa quello che ti chiede mio fratello!»

29. Solo dopo queste parole, Horadal si riebbe ed immediatamente fece secondo la richiesta di Chisehel, e con armi e bagagli seguì subito Chisehel e Setlahem.

 

[indice]

Cap. 100

La potenza dell’Amore e della Grazia di Dio in Horadal, il comandante della pianura

Il suo pentimento dinanzi al Signore

13 giugno 1842

1. E quando i due inviati, con Horadal in mezzo a loro, furono giunti sull’altura, l’Alto Abedam chiamò subito a Sé Adamo, Set ed Enoch, e poi disse loro:

2. «Ascoltate, Chisehel e Setlahem hanno gettato la rete e l’hanno tirata su, colma di ogni specie di pesci mangiabili, e non hanno lasciato fuori nemmeno coloro ai quali il comandante aveva impartito il maligno incarico che voi udiste.

3. Poiché, quando si erano già incamminati per la maligna via e volevano volgere i loro passi verso la regione del mezzogiorno, Io mandai loro incontro immediatamente alcuni di quei custodi delle alture che voi già conoscete, che costrinsero immediatamente alla ritirata questi nostri esecutori del maligno incarico, ed essi, colmi di paura, si riunirono poi inosservati al resto della truppa principale verso Oriente, quando i due inviati avevano già preso il comandante in mezzo a loro.

4. Visto dunque che la cattura è completa, andiamo loro incontro e prepariamo loro un’accoglienza vivente! Amen!»

5. Allora Adamo, Set ed Enoch si alzarono subito e, a fianco di Abedam, si affrettarono incontro all’esercito della pianura che si avvicinava.

6. E Horadal, vedendo che quattro uomini di grande statura si avvicinavano a passo veloce, intimorito domandò a Setlahem:

7. «O alto e potente inviato di un qualche grande Dio o di un re potentissimo! Chi sono questi che ci vengono incontro con tanta fretta?

8. Essi devono essere certo qualcosa di molto elevato, poiché il loro aspetto rivela questo in tutti i modi!

9. Più vengono vicini, e più il mio animo ne risente una impressione quanto mai strana»

10. Allora Setlahem osservò all’interrogante: «Pazienta un po’ finché noi li abbiamo raggiunti ed essi abbiano raggiunto noi, poi ti rivelerò ben presto un nuovo Sole sorgente, ed anche chi sono questi quattro uomini, grandissimi sotto ogni aspetto, che si affrettano verso di noi.

11. Perciò pazienta ancora un po’, poiché vedi, un centinaio di passi ancora e saremo giunti vicino a loro!»

12. E così anche fu; in un batter d’occhio i quattro si trovarono di fronte al condottiero, e l’Alto Abedam, con la Sua mano onnipotente, fece cenno a tutto l’esercito di fermarsi e di arrestarsi nella sua avanzata.

13. E immediatamente tutti si fermarono. Ma Chisehel e Setlahem si prostrarono subito dinanzi all’Alto Abedam e Lo ringraziarono della grande Grazia che era stata loro concessa di aver potuto, appunto grazie ad essa, eseguire così felicemente l’alta e santissima intenzione secondo la Sua Volontà.

14. L’Alto Abedam, disse loro di rialzarsi da terra, aggiungendo:

15. «Così voi dovrete vincere sempre nel Mio Nome, poiché a questo Nome sono soggetti eternamente il Cielo e la Terra e tutte le cose che sono nel Cielo e sulla Terra.

16. Chi procede in questo Mio Nome, procede in ogni potenza e forza; e come all’infuori di Me non vi è nessuno che Mi sia pari, così all’infuori della Forza e della Potenza del Mio Nome non ve ne sono altre che possano essere paragonate a loro.

17. Restate dunque fermi in questo Mio Nome, e così voi in questa Forza e Potenza rimarrete viventi per l’eternità! Amen!»

18. Dopo queste parole, anche il comandante Horadal, cadde ai piedi dei quattro, compenetrato dal massimo timore reverenziale, poiché le poche parole di Abedam avevano fatto su di lui un’impressione tanto straordinaria, che egli era stato indotto ai seguenti pensieri:

19. ‘La potenza dei due inviati io l’ho appresa, perché sotto i loro passi tremava il terreno, e dalle mani di uno è uscito il fuoco distruttore; essi però ora si sono prostrati dinanzi a Costui e Lo hanno ringraziato per tale potenza!

20. Perciò, quanto deve essere forte e potente Costui, se solo al Suo Nome devono essere sottomessi Cielo e Terra con tutto ciò che vi è in essi!

21. Ma se chi è già tanto potente, si prostra dinanzi a Lui, allora non sarà davvero consigliabile che qualcuno, fiacco e debole come me, rimanga in piedi; perciò anch’io voglio umiliarmi fino all’estrema punta delle mie dita!’

22. Abedam gli si avvicinò subito e gli disse: «Horadal! Alzati e guarda quel vecchio mostro di Adamo, il quale soltanto è il primo uomo della Terra e, con ciò, il padre di Caino e di suo fratello, che fu ucciso da Caino e che si chiama Abele, e solo Adamo è proceduto direttamente dalla Mia mano!

23. E poi guarda anche Me, perché Io stesso sono il tuo vecchio Dio, debole, privo di coraggio, ora completamente vinto e tarlato!»

24. Queste parole penetrarono nel midollo e nelle ossa di Horadal, ed egli, ancora prostrato a terra, gridò indirizzandosi al suo esercito:

25. «Prostratevi tutti sulle vostre facce, poiché tutti noi ci troviamo alla presenza dell’unico vero Dio che, ad eccezione di Lamec avidissimo di potere, ci è stato fatto conoscere per mezzo del savio Farak, e che noi ancora fanciulli invocavamo e ci era permesso di invocare.

26. Oh, prostratevi perciò tutti dinanzi a Lui, poiché a Lui solo spetta ogni onore, ogni lode, ogni gloria ora e in eterno! O tu, miserabile Lamec!

27. Ed io, io stesso, il suo miserabile assistente, il suo consigliere, il suo primo ministro, il suo supremo condottiero di eserciti, io che per pura furfanteria l’ho divinizzato a tal punto da averlo sempre consigliato nel compimento delle sue azioni disonorevoli e orrende e che gli ho sempre prestato il più valido aiuto e che appunto adesso ero in procinto di rovesciarlo dal trono per ottenere con la violenza ogni dominio – io – io – abominio degli abomini – mi trovo ora al cospetto del vero Dio!

28. O Dio, Tu, onnipotente, distruggi del tutto questo mostro della Terra, perché ora che essa porta Te stesso, è troppo santa per portare nello stesso tempo, ed ancora più a lungo, un mostro come sono io. Annientami dunque per l’eternità! Amen!»

 

[indice]

Cap. 101

Il discorso di Enoch a Horadal e al suo esercito

14 giugno 1842

1. Ma l’Alto Abedam, chiamato a Sé Enoch, gli disse: «Enoch, vedi, questi accecati non sono adatti ad ascoltare parole provenienti direttamente dalla Mia bocca e ad accoglierle nella loro vita, poiché tutto il loro spirito è già diventato uno spirito del Serpente!

2. Perciò le parole che escono dalla Mia bocca sono micidiali per coloro che non traggono la loro vita che dallo spirito del Serpente.

3. Apri dunque la tua bocca nel Mio Nome, e rendi loro nota la Mia Volontà, così come la troverai in te!

4. E solo dopo Io dirò a questa stirpe tre parole, per la vita o per la morte! Amen!»

5. E come Enoch ebbe appreso tale incarico che Io gli avevo dato, Mi ringraziò con tutta la potenza del suo amore per Me, Mi lodò e Mi glorificò ad alta voce dinanzi agli orecchi di tutti i presenti della pianura, e cominciò poi a rivolgere a Horadal le seguenti parole:

6. «Horadal, ascolta e comprendi bene, e considera il più profondamente possibile nel tuo cuore quello che adesso udrai dalla mia bocca, poiché quello che ora io ti dirò non saranno parole mie, bensì sarà unicamente la Parola santa di Colui che si trova fra noi e che in tua presenza mi ha chiamato a manifestarti la Sua santissima Volontà, perché tu non potresti sopportare la voce dalla Sua bocca e contemporaneamente vivere.

7. Infatti, la tua vita presente è una vita di menzogna e di ogni male che da questa proviene; la menzogna è l’antico, superbo e ribelle spirito caduto che non vuole mai fare ritorno a Colui che lo chiamò all’esistenza, bensì persevera piuttosto nel mentire ostinatamente a se stesso come se fosse lo spirito più potente fra tutti gli spiriti, mentre invece egli è più debole di una mosca e non ha nessuna forza all’infuori di quella che vi è nella menzogna, nella quale egli è un grande maestro.

8. Una simile vita non è vita, bensì corrisponde ad un’autentica morte, e la morte non può sussistere quando su di essa scende la voce supremamente vivente di Dio, bensì viene del tutto annientata come accade appunto alla menzogna esposta alla luce della verità.

9. Finché dunque la menzogna non viene portata alla luce, essa rimane nella sua apparenza ingannevole così come se fosse realmente qualcosa; ma esposta alla luce della verità, essa cessa istantaneamente di essere così come non fosse mai esistita.

10. La Parola di Dio proveniente dalla Sua bocca è invece la Luce suprema! Se essa si rivelasse pienamente su di te, che non sei altro che menzogna, ebbene, che ne sarebbe allora di te?

11. Ma affinché tu possa vedere, nonostante tutto, quanto è grande l’Amore di Jehova, Egli ha chiamato me perché ti parli in Suo Nome.

12. Il Suo Amore è tanto grande, che Egli stesso risparmia la menzogna e ritrae la Sua Luce onnipotente, lasciandola ritornare solo scarsamente, affinché la stessa menzogna, qualora voglia accogliere in libertà la minima scintilla della Sua Luce, possa trapassare ad una vita vera riuscendo gradualmente diventare sempre più capace di sussistere, alla fine, addirittura dentro la pienezza della Luce divina e, in questa Luce e fuori da essa, trapassare anche nel Suo infinito Amore, e in questo Amore diventare una nuova creatura, sì, una creatura dell’amore, in modo da ottenere in tale Amore la figliolanza dei Cieli e, da questa, ottenere infine perfino la figliolanza di Dio.

13. Vedi, queste parole uscite dalla mia bocca sono appunto quelle piccole scintille che ritornano; se tu le vuoi accettare in te, allora di te potrà avvenire quello che ti ho appena detto!

14. Ma se tu persisti nella tua menzogna, allora, nel Nome di Colui che si trova ora fra noi come un vero Padre, santo ed amorosissimo, io ti dico:

15. “Vedi, Egli, il Signore del Cielo e della Terra, Egli, il Dio onnipotente di eternità in eternità, viene e verrà con molti dei Suoi santi in modo da tenere con la Sua Luce un giudizio su ogni menzogna e per punire tutti gli atei a causa delle loro opere sacrileghe e del loro blasfemo procedere per cui sono stati dei negatori di Dio, ed anche a causa delle dure parole e delle molte bestemmie che simili peccatori senza Dio hanno proferito contro di Lui!”

16. Ma chi è ateo? Vedi, ateo è colui che come te vive una vita di menzogna, nella quale ha assolutamente bandito da sé ogni verità!

17. La verità però è la Luce divina, la quale non dimora nella menzogna; ma chi è formato nella menzogna, per la quale ogni verità costituisce un giudizio per la morte, costui è certamente un ateo come lo sei tu e come pure lo sono tutti i tuoi complici!

18. E costoro vengono ora minacciati con l’immancabile giudizio da Dio, poiché non sempre Egli tratterrà la Sua Luce infinita in modo da trattare con riguardo i peccatori.

19. Ma quando Egli verrà con la Sua Luce, dimmi: “Come potrà reggere al Suo cospetto quel peccatore, il cui intero essere non è altro che un complesso di menzogne?”

20. Alzati ora e raccogliti insieme al tuo popolo della menzogna, e raccogli però anche in te e nel tuo popolo queste piccole scintille!

21. Gettate via da voi le vostre armi della menzogna, e indossate la veste del pentimento e della vera umiltà, affinché possiate avere la prova di tutto quello che fa l’immenso Amore di Dio prima che Egli lasci emanare da Sé la Sua Luce infinita, nella quale tutti i pensieri saranno rivelati!

22. Poi rivolgete i vostri passi verso la regione di mezzanotte (il Settentrione), e nessuno chieda più di rivedere la città di Hanoch! Infatti il Signore ha già preparato un paese per tutti voi; in questo paese d’ora innanzi voi vivrete una vita del vero ritorno a Dio.

23. E ora andate e adempite per la prima volta la Volontà del vero Dio, poi otterrete la benedizione di Adamo affinché possiate intraprendere liberamente il viaggio verso il paese che vi è stato ora annunciato!

24. Che la Volontà del Signore sia con te! Amen!»

 

[indice]

Cap. 102

I malvagi figli della pianura, discendenti di Caino, liberati dalla grazia e misericordia divine

Benedizione di Adamo

16 giugno 1842

1. Solo dopo questo discorso di Enoch, Horadal si rialzò e, compenetrato del massimo timore reverenziale, si inchinò quasi fino a terra e poi, rivoltosi al suo esercito, annunciò ad alta voce Chi era Colui dinanzi al Quale egli e la maggior parte di loro si erano prostrati, e quale fosse la Sua Volontà.

2. Quando tutto il popolo, ovvero gli uomini armati, in unione alle loro donne e figli, ebbero avuto tale annuncio per bocca del loro comandante, di solito inesorabilmente tirannico, tutti si misero ad esultare e a piangere lacrime di immensa gioia, e lodarono e glorificarono con tutte le loro forze Colui che in tale maniera aveva reso mansueto Horadal, e che gli aveva dato un comandamento così buono, dolce e mite.

3. Soltanto pochi che avevano lasciato giù nella pianura le loro mogli e i figli, non sapevano cosa fare ora.

4. Essi perciò si rivolsero a Horadal e gli chiesero che cosa avrebbero dovuto fare.

5. Horadal osservò loro in tono molto serio: «Noi ora ci troviamo nelle mani di Dio onnipotente, al Quale è cosa facilissima disperdere come una lieve pula noi tutti con il minimo alito della Sua bocca; perciò noi ora non dobbiamo più preoccuparci di altro se non di vedere come noi potremo adempiere la Sua Volontà onnipotente, l’unica veramente santa e divina! Di tutto il resto invece non dobbiamo più curarci minimamente, poiché Egli, il solo vero, eterno Dio infinitamente potente, è situato anche infinitamente più in alto di tutte le nostre donne e dei nostri figli.

6. Ma se già il volere di Lamech vi ha costretti ad abbandonare tutto per intraprendere la lotta incerta e pericolosissima contro i potenti abitanti delle alture, allora voi dovrete – come si spera – anche qui, tanto più, sottomettervi ad una Volontà onnipotente, e cioè a quella Volontà grazie alla quale siamo stati creati noi e tutte le cose!

7. Comprendete bene questo, deponete dunque tutti le armi che noi non adopereremo mai più, e seguite il mio esempio!

8. Chi però vuole fare assolutamente ritorno laggiù, costui è certo libero di farlo; deve però fare ben attenzione per salvare la propria vita!

9. Infatti anche se i custodi delle montagne lo lasceranno passare incolume, egli, con assoluta certezza, deve attendersi del male dal furente Lamech, dato che questi lo tratterà sicuramente in maniera mille volte più terribile che non la tigre più feroce!

10. Chi dunque vuole ritornare, che si decida subito; ma chi la pensa diversamente, allora mi segua fino a lì dove si trovano i quattro grandi, dietro ai quali ora stanno i due che ci hanno trascinati e guidati qui con grande forza.

11. Dunque sia fatto tutto secondo la santissima Volontà di Colui che ha dato a noi tutti un tale comandamento! Amen!»

12. E quando questo appello, passando di bocca in bocca, fu udito da tutti, allora non ci fu più nessun uomo, fra tutto il popolo, che avesse avuto altra volontà se non quella che era stata annunciata a tutti ad alta voce da Horadal.

13. E mentre Horadal era intento ad annunciare al suo popolo la Mia Volontà, Io, quale l’Alto Abedam, dissi ad Enoch: «Enoch, vedi, il popolo della notte ha accolto la parola della tua bocca, ed un rozzo servitore del Serpente sta ora predicando la Mia Volontà alla sua razza!

14. Vedi, questo prodigio è maggiore di tutti quelli che noi abbiamo operato sull’altura come pure sotto di questa tutto intorno! Perciò Io voglio ora aggiungere anche un altro prodigio, e questo sarà un triplice prodigio, perché con ciò, in primo luogo, Io accoglierò i figli di questa razza come fossero figli Miei, sì, del tutto perfettamente come figli Miei; inoltre, coloro che hanno lasciato le loro mogli e i loro figli nella pianura, costoro vedranno mogli e figli venire loro incontro già nel paese nel quale sono destinati ad andare; tutto ciò Lamel lo ha già appreso e già si dispone a mettere la sua mano all’opera.

15. Le tue parole però, a cominciare dal punto in cui dicesti del futuro Giudizio fino a quello in cui domandasti a te stesso chi fosse un ateo, devono passare – parola per parola – a tutti i popoli fino alla fine di tutti i tempi dei tempi, e gli ultimi figli della Terra chiameranno il Tuo Nome ancora così come ora lo chiamano i tuoi padri, i tuoi fratelli e i tuoi figli.

16. Infatti, vedi, tu sei stato ora per Me motivo di una grande gioia; in verità questa gioia Io te la renderò moltiplicata da Me all’infinito per tutti i tempi e per tutte le eternità! Amen!»

17. A questo punto Abedam si rivolse ad Adamo e gli disse: «Adamo, vedi, i figli di Caino si sono già completamente preparati dinanzi a noi a ricevere la tua benedizione; andiamo dunque adesso da loro e diamo loro quello che si attendono! Amen!»

18. E allora Adamo, secondo la Volontà di Abedam, avanzò immediatamente, e passò davanti ai tre fino a raggiungere Horadal che lo attendeva con profondissimo timore reverenziale.

19. E una volta giunto, egli impartì a tutti la sua benedizione paterna e poi ringraziò con grandissimo fervore Abedam per tale forza che gli era stata concessa.

20. E Abedam allora aggiunse: «Adamo, tu hai operato rettamente; infatti Io dico a te e a voi tutti: “Benedite sempre coloro che vorreste maledire, e così voi sarete sempre vincitori di coloro che vi perseguitano o che vi vogliono distruggere!

21. Non rendete mai male per male, solo così sarete veramente figli Miei, poiché Io lascio che il Mio Sole splenda sui giusti e sugli ingiusti!”

22. E tu, Horadal, devi restare qui fino ad oltre mezzogiorno e, quando tutti si saranno ristorati, solo allora ti incamminerai verso il paese destinato a voi, dopo che Io ti avrò dato da portare con te, per te e per il tuo popolo, tre parole per la morte e per la vita! Amen!»

 

[indice]

Cap. 103

Il ristoro offerto ai poveri – La bilocazione di Set

La benedizione dei cibi e il ringraziamento di Horadal

17 giugno 1842

1. Dopo queste parole, Abedam si rivolse a Set e gli disse: «Fratello, tramite i tuoi figli fa portare qui cibo e bevande per questi che sono tre volte poveri e altrettante volte affamati e assetati, affinché possano ristorarsi adeguatamente prima di mettersi in cammino verso il paese che è loro destinato!

2. Infatti, vedi, ad eccezione degli aiutanti del comandante e delle loro mogli e figli, tutti gli altri, e sono alcune migliaia, da tre giorni non hanno mangiato altro che un po’ di erba acida e alcune amare radici selvatiche dei boschi!

3. Ora Io sento pietà per questo popolo, e perciò faremo in modo che si sazino.

4. Tu dunque provvedi loro di cibo e bevande, e fanne dieci ceste ben colme; poi provvederò Io alla giusta benedizione. Dunque, sia fatto così!»

5. Col cuore vibrante di commozione, Set ringraziò Abedam per tale incarico, e poi si avviò immediatamente in modo da compiere la Sua Volontà.

6. Ma quale non fu la sua meraviglia quando, appena disceso di alcuni passi giù dall’altura, vide i suoi figli affrettarsi incontro portando dieci ceste colme!

7. A quella vista egli si fermò e incrociò le mani sul petto piangendo dall’immensa gioia, e rimase in questa posizione in attesa che i figli lo raggiungessero.

8. E quando i figli gli furono vicini del tutto, egli domandò loro, col cuore traboccante di felicità e di amore:

9. «Miei cari figli! In verità, per tanta celeste pienezza, la mia gioia non conosce più confini, vedendo che mi avete prevenuto in quello a causa del quale io fui mandato qui dal Padre santissimo.

10. Ma ditemi soltanto questo: – quale angelo del Cielo vi ha ordinato di fare così come io intendevo annunciarvi secondo la Volontà del Santissimo?»

11. I portatori risposero: «Ascolta, padre, come è possibile che tu ci rivolga ora questa domanda, mentre fosti tu stesso a darci istruzioni in tal senso?

12. E dopo averci impartito quest’ordine, ci hai preceduto fin qui in attesa che venissimo noi, proprio come ci hai detto!»

13. A questa risposta il pio Set, per l’immensa gioia che lo invadeva, batté le mani sopra il capo e, enormemente commosso, esclamò:

14. «O Padre santo Abedam-Jehova, l’Altissimo! Quante cose e quanti fenomeni Ti sono mai possibili con la massima facilità!

15. Tu puoi perfino dividere l’uomo in modo che nessuna delle parti completamente intere può sapere qualcosa dell’altra, e tuttavia le parti così separate agiscono sotto l’influsso dell’uno e medesimo spirito!

16. Figli, vedete, questa è di nuovo un’altra opera prodigiosa dell’altissimo, santissimo e amorosissimo Padre!

17. Perciò lodateLo, amateLo e glorificateLo con tutte le vostre forze, poiché la Sua Bontà non ha confini, e nessuno conosce la fine delle Sue Misericordie!

18. Cielo e Terra sono colmi della Sua benedizione e della Sua grazia; perciò sia sempre lodato altamente il Suo Nome santissimo!

19. O Padre, Padre, com’è infinita la Tua Bontà!»

20. E mentre Set concludeva così lo sfogo del suo amore, Abedam gli si trovò già vicino e gli disse con voce soavissima e commovente:

21. «Diletto fratello Set, vedi, i poveri stanno già attendendo il nostro dono, perciò affrettiamoci!

22. Che il tuo amore per Me sia ora perfetto, di questo puoi essere sicuro, perché sono Io che te ne rendo testimonianza!

23. E così tu sei perfettamente un uomo secondo il Mio cuore. Perciò andiamo a compiere adesso la nostra opera d’amore!

24. Quando tutto ciò sarà compiuto, subito dopo ci faremo reciprocamente una dichiarazione d’amore del tutto perfetta e vivente! Amen!»

25. E subito essi se ne andarono con i portatori dai figli della pianura.

26. E giunti là, Abedam fece deporre le ceste davanti a Horadal, e le benedisse tutte.

27. E dopo questo atto della benedizione, Egli consegnò le ceste a Horadal e gli disse:

28. «Prendete questi cibi e queste bevande, e mangiatene e bevetene tutti; e quello che non arriverete a consumare, potrete portarlo con voi affinché per oggi ne siate provvisti durante il viaggio!

29. Per domani e in futuro, però, il sostentamento ve lo renderà la terra fuori dalle grandi provviste che Io ho poste in lei, finché voi rimarrete nel Mio comandamento che Io vi darò e che porterete con voi nel nuovo paese. Dunque, ora mangiate e bevete! Amen!»

30. Ma Horadal, quando scoprì tanta grande benevolenza in Jehova, si gettò immediatamente ai piedi di Jehova ed esclamò:

31. «O Dio, o grande Dio, come sei del tutto differente da come ho dovuto conoscerTi tramite così tante dottrine dure e orribili!

32. Io dovetti vedere in Te il più inesorabile tiranno di tutti i tiranni, in maniera tale che il sentimento si ribellava in ogni singola fibra del mio essere, ed io dovevo maledire in me un simile Dio anziché amarLo; anche perciò divenni io stesso un tiranno!

33. Quanto del tutto diverso sei Tu! Invece di annientare me, che tante volte Ti ho bestemmiato assieme al mio esercito, Tu ci offri cibi e bevande benedette!

34. Oh, quanto sei del tutto diverso da come ho dovuto conoscerTi!

35. O Dio, o eterno Amore! Quanto mite è il giudizio che Tu tieni in rapporto alla nostra completa abiezione!»

36. Abedam allora Gli disse: «Horadal, ora mangia e bevi, e solo dopo che vi sarete rifocillati riprenderemo a parlare! Amen!»

 

[indice]

Cap. 104

Il ristoro offerto al popolo in modo miracoloso

La richiesta di Horadal di amare il Signore Lo commuove

Le tre parole promesse: “Ama, ama, ama!”

18 giugno 1842

1. A questo invito, Horadal si alzò immediatamente, ringraziò nuovamente il Signore per tanta grazia e misericordia e, rivoltosi quindi al suo popolo, parlò così:

2. «Fratelli, con il cuore gratissimo e lietissimo prendete qui questi cibi e queste bevande, e mangiate e bevete dopo che ne avrete fatta una giusta ripartizione tra di voi!

3. In quanto a me, però, prenderò poi qualcosa di quello che avanzerà, dopo che tutti voi vi sarete saziati a sufficienza.

4. Adempiete dunque con la massima gratitudine dei vostri cuori la santissima Volontà del grande, unico e vero Dio, che visibilmente dinanzi agli occhi di tutti, ha benedetto per noi questi cibi e queste bevande! Amen!»

5. Dopo questo invito i suoi dieci più alti ufficiali presero le ceste e, dopo che il popolo si fu accampato a terra in dieci file diritte, cominciarono la distribuzione dei cibi in modo che ciascuno dei dieci provvide ad una fila consegnando nello stesso tempo al primo della fila il vaso con la bevanda e un altro vaso con del miele purissimo, e quando il primo ne avesse preso a seconda del suo bisogno avrebbe dovuto passarlo al proprio vicino, e così avanti finché tutta la fila si fosse servita.

6. E dopo che tutti furono provvisti di cibo e bevande, soltanto allora i dieci distributori guardarono dentro alle loro ceste; ma quale non fu la loro meraviglia quando si accorsero che le ceste non erano state vuotate neppure a metà!

7. Essi perciò volevano ripetere la distribuzione cominciando dall’estremità opposta delle file; solo che, avendo visto che ciascuno era ancora abbondantemente provvisto di ogni cosa, essi ringraziarono con cuore commosso il Signore e portarono le ceste, ancora discretamente colme, di nuovo a Horadal, il quale nel frattempo aveva seguito attentamente con l’occhio ciascun distributore per vedere se tutti avessero adempiuto fedelmente e onestamente l’incarico ricevuto.

8. Ma quando le ceste furono di nuovo presentate a Horadal, ed egli vide che erano piene ancora più che per metà, chiese in tono piuttosto serio ai distributori:

9. «Ma come avete fatto la distribuzione? Le ceste sono certo più grandi del solito, però qui ci sono oltre diecimila persone!

10. Quanto avete dato a ciascuno? Potrà egli saziarsi con quello che ha ricevuto secondo la Volontà del Signore supremo?»

11. Uno dei dieci, però, gli rispose con il massimo rispetto: «Se tu vuoi vedere il prodigio di tutti i prodigi, allora osserva come ciascuna fila sia abbondantemente provvista di tutto, e tu allora certamente esclamerai assieme a noi: “Simili cose non sono possibili che a Dio; sia reso perciò a Lui solo ogni onore, ogni lode, ogni gloria, ogni adorazione, ogni grazie ed ogni amore in eterno! Amen!”»

12. E dopo aver udito questo, Horadal passò velocemente in rassegna con gli occhi tutte le file, e poiché ebbe constatato che non vi era nessuno al quale mancasse qualcosa, egli si rivolse al Signore e disse: «O Tu, il Cui Nome la mia bocca non sarà mai degna di proferire, come posso ringraziarTi, come glorificarTi e come lodarTi in modo che sia gradito a Te?

13. O Signore, infinitamente santo, vedi, quello che io possiedo di più prezioso, quantunque ai Tuoi occhi non sia di alcun pregio, è questa mia vita! Io però non ho affatto niente altro per mezzo del quale, a quanto ne so io, io fossi e potessi fare qualcosa; ma se ciò può essere a Te gradito, allora sono pronto volentieri a offrirTi questa mia vita in sacrificio come ringraziamento per quanto hai fatto a vantaggio di questo misero popolo!»

14. Dopo aver detto questo, egli cadde nuovamente ai piedi di Abedam sciogliendosi in lacrime di ardente gratitudine.

15. A queste parole di Horadal, però, Abedam si mise una mano sugli occhi e celò lacrime di grande Misericordia; solo dopo qualche tempo si chinò a terra, toccò Horadal ancora piangente e gli disse: «Alzati Horadal, poiché ora Io ti ho condonato tutti i tuoi peccati!»

16. E allora Horadal si alzò, ma per l’intensa commozione non fu per lungo tempo in grado di pronunciare una parola.

17. E dopo che si fu alquanto riavuto, trasse un profondo respiro e chiese al Signore:

18. «O Signore, guarda benevolmente a me, povero peccatore, e non adirarTi se ora cerco di recare un po’ di respiro al mio cuore oppresso con una domanda che certamente io non sono minimamente degno di rivolgerTi!»

19. E Abedam gli rispose: «ApriMi dunque il tuo cuore!»

20. Allora Horadal si pose le mani sul petto e disse: «O Signore, o santissimo! Potrei anch’io, misero peccatore, e il mio povero popolo, amarTi con tutte le forze della nostra vita?

21. Perdona questa domanda troppo santa per me! Il mio intelletto certo mi dice che solo i cuori puri possono ed è permesso amare Dio; ma il mio cuore si oppone con ogni forza a simili eccezioni dell’intelletto.

22. Oh, dimmi se io posso e se mi è permesso fare secondo l’attuale potente brama del mio cuore!»

23. E Abedam gli rispose subito: «Horadal, quello che tu chiedi, lo stai già facendo ora, e perciò sii per Me benedetto!

24. Io ti ricambio con le tre parole che ti ho promesso, le quali sono:

25. «’Ama, ama, ama’, così tu vivrai eternamente in spirito, però morirai per il mondo! Ora però tu sei già morto per il mondo, perciò ama, ama, ama Me, il Padre tuo santo, in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 105

Il discorso di Adamo riguardo all’essenza di Satana e alla brama per le donne

La poligamia è vietata dall’Ordine divino

20 giugno 1842

1. Dopo queste parole di Abedam, secondo la Sua segreta Volontà si avvicinò pure Adamo a Horadal e gli disse: «Horadal, secondo la Volontà di Jehova alzati e ascoltami!»

2. E Horadal si alzò, mentre Adamo proseguiva dicendo:

3. «Vedi, in tutte le tue vene e in quelle del popolo che ti è sottoposto, come pure in quelle di tutti questi miei figli delle alture, non scorre alcun altro sangue all’infuori del mio, poiché io fui posto da Dio come primo uomo della Terra; così come mia moglie, proceduta da me, fu posta come prima madre di tutta l’umanità ora vivente.

4. Riguardo al corpo, gli uomini non possono avere che un solo padre e una sola madre, così come per lo spirito c’è un solo Dio, un solo Creatore e un solo Padre infinito, eterno e santo.

5. Considerato dunque che io fui così posto come primo uomo e, conseguentemente anche come primo padre corporale dell’intera umanità, ora puoi farti una chiara idea di quanto grande sia stata la tua diffamazione quando mi chiamasti mostro.

6. E Dio, il Padre santissimo ed amorosissimo di tutti noi, l’onnipotente Creatore di tutte le cose, tu lo definisTi un vecchio, debole e tarlato Dio!

7. Ma come avvenne che i discendenti di Caino sono caduti in una tale cecità e, alla fine, in ogni malignità?

8. Vedi, ascolta e comprendi! Quando Caino, il mio figlio primogenito, uccise suo fratello Abele accecato dalla grande invidia, atto al quale fu spinto dal maligno Serpente che è Satana, ovvero il Caduto, il quale dimora in ciascuna carne umana come pure in ogni materia, allora egli fu giudicato da Dio e non ebbe più pace né di notte né di giorno. La Terra diventò troppo piccola per lui, e l’ampia volta del firmamento divenne troppo bassa per lui, tanto che egli a mala pena poteva trarre un libero respiro.

9. Egli sospirò e pianse immensamente, e si arrabbiò contro il Serpente al punto da giurargli inimicizia eterna.

10. Il Serpente però continuò a strisciargli intorno e, col massimo zelo, era occupato a guadagnarlo di nuovo a sé.

11. Caino però vide che egli aveva avuto ragione del Serpente, poiché esso non poteva fargli niente neppure nella figura di suo fratello.

12. Ma siccome il Serpente, che già da lungo tempo attendeva Caino al varco, si fu accorto che egli era quanto mai debole nella carne, allora assunse immediatamente la forma di una donna incantevole e con timidezza verginale si avvicinò al debole, il quale era incapace di imporre ai propri occhi di non deliziarsi alle forme seducentissime del suo essere ingannatore.

13. Troppo tardi egli si accorse quale tranello gli avesse teso il Serpente, per la qual cosa con la propria bocca rese testimonianza, che ha espressione in tutti i suoi discendenti, del fatto che il Serpente avrebbe trionfato su tutti i suoi figli e, col tempo, anche sui figli di Dio.

14. Comprendi ora dove ti trovi veramente in spirito?

15. Vedi, questo è lo scoglio terribile sul quale voi tutti avete fatto naufragio!

16. Voi tutti, in seguito a tale testimonianza, siete diventati servi della carne, e come la carne di Caino, [sorta] da me stesso, sedusse Caino, così essa ha sedotto pure voi tutti.

17. Il Serpente ha adornato le vostre figlie con la carne più bella, e a questa nessuno può resistere; voi perciò avete istituito la poligamia contro ogni Ordine divino, secondo il cui Ordine sono sorto certamente solo io quale un uomo, ed Eva quale una donna, tramite l’infinita Potenza d’amore di Colui che ancora si trova fra di noi e che ti ha appena comandato tre volte Amore, allo scopo di far trapassare tutto l’amore della carne nella vita dell’anima, poi tutta la vita dell’anima nello spirito, e di conseguenza tutta la vita d’amore riunita e proveniente tanto dalla carne quanto dall’anima nello spirito, e dallo spirito poi in Dio.

18. Ebbene, – come si può fare questo con la vostra poligamia?

19. Ma se voi restate in balìa di tale potenza della carne, non rimarrete anche effettivamente in ogni bestemmia, così come voi siete letteralmente venuti quassù su queste sacre e pure alture?

20. Infatti, se l’Ordine divino non concede all’uomo che una sola donna, affinché la sua lotta sia una soltanto e perché egli con tanta maggiore facilità riesca vincitore del nemico prodotto dalla libidine di Caino, allora come volete voi ottenere completa vittoria su questo perfidissimo fra i nemici, se voi vi gettate con tanto entusiasmo fra le sue grasse braccia?

21. Perciò sbarazzatevi della poligamia, e rientrate nell’antico Ordine di Dio; solo così potrete trionfare completamente della morte, la quale, come una serpe velenosissima, dimora nella vostra carne quale il Satana antico che non volle ritornare in me, ma che invece si è separato da me nella carne e vive ora indipendente in ogni carne quale un antico principe di ogni menzogna!

22. O Horadal, considera bene tutto ciò, se vuoi giungere da trionfatore alla vita eterna!

23. Accogli dunque anche questa rivelazione in unione alla mia benedizione, e portala con te nel paese che il Signore ti ha assegnato; in questo modo le tre santissime parole ti daranno accesso alla vita, altrimenti però accederai alla morte eterna! Comprendi bene! Amen!»

 

[indice]

Cap. 106

Per la poligamia, un’eccezione solo per coloro che avevano già molte mogli e figli

21 giugno 1842

1. Dopo che Adamo ebbe terminato di parlare, anche Enoch, obbedendo ad una chiamata interiore, si avvicinò a Horadal e gli disse:

2. «Horadal, è Volontà del Signore che adesso vi ristoriate pure tu e i tuoi dieci aiutanti; fa dunque così secondo la Volontà di Colui che a tale scopo mi ha inviato a te!

3. Non appena vi sarete ristorati, alzatevi e partite!

4. E dove vi condurranno le due forti guide, là anche seguitele; ma dove essi vi diranno di restare, là fermatevi subito!

5. Infatti voi riconoscerete nel modo più facile dove sarà il luogo della vostra dimora permanente, quando vedrete le vostre mogli e i vostri figli, che avevate lasciato ad Hanoch, starsene in attesa di voi; questo riguarda particolarmente voi capitani, poiché voi più di altri doveste lasciare mogli e figli quali ostaggi a garantire la vostra fedeltà a Lamech.

6. Queste cose io ve le annuncio ora per Volontà del Signore, affinché possiate ristorarvi con animo sereno e possiate quindi incamminarvi, lieti e senza alcuna preoccupazione, verso il paese dove il Signore ha stabilito una dimora permanente per voi.

7. E ora che sapete questo, mangiate e bevete nel Nome del Signore, ora e in ogni tempo! Amen!»

8. Allora Horadal ringraziò subito per tale invito e per le notizie quanto mai liete, come pure i dieci capitani fecero altrettanto e poi tutti si misero a mangiare e a bere.

9. E mentre questi stavano rifocillandosi, l’Alto Abedam rivolse la parola ad Adamo e gli disse:

10. «I tuoi insegnamenti, veramente paterni, a questi poveri, sono stati certamente buoni in sé e per sé; tuttavia in essi c’è una cosa che richiede una rettifica, e precisamente in riferimento alla poligamia.

11. Vedi, tu avesti perfettamente ragione quando dichiarasti come la poligamia sia del tutto contraria al Mio Ordine e quando tu indicasti loro, con altrettanta giustezza, dov’è la dimora sempre valida del Serpente e della morte.

12. Ma ora rifletti bene su che cosa sia migliore per costoro, dato che essi – e particolarmente i capitani – considerato ognuno per sé, hanno almeno dieci mogli ciascuno, e cioè: è meglio separarli dalle loro mogli lasciandone a ciascuno una sola, oppure lasciarli nelle condizioni in cui sono adesso?

13. Se ciascuno abbandona nove delle sue dieci mogli, e ne tiene con sé una sola, che cosa potranno fare allora le altre nove con i loro figli e come si sentiranno nei loro cuori?

14. Oppure, nel caso che egli le tenga tutte con sé ed abbia cura dei cuori di tutti i figli delle sue dieci mogli, e le mogli stesse, quando attraverso gli insegnamenti del loro marito impareranno a conoscerci meglio e vedranno che noi, contrariamente all’Ordine unico e vero, le abbiamo lasciate tuttavia nello stesso stato al quale erano pervenute attraverso i vincoli ferrei delle loro leggi, ebbene, non cominceranno esse a lodarci e glorificarci nei loro cuori?

15. E da questo verranno riconosciuti il nostro grande amore e la nostra misericordia anche da parte di tutti i loro figli, che, se avvenisse il contrario, ci maledirebbero nei loro cuori.

16. Quale dunque è il tuo parere riguardo a cosa sarebbe meglio fare, almeno riguardo a costoro che già si trovano ormai in condizioni tali che, in sé e per sé, sono certamente deplorevoli e contrarie all’ordine?

17. Io però aggiungo: “Per i figli del mondo, quando sono troppo attratti dalla carne, la poligamia è migliore di una disordinata frequentazione di prostitute e dello stupro o, assolutamente, della pedofilia!”

18. Sì, Io ti dico: “La poligamia è migliore perfino di una sregolata unione carnale con la donna in cui non viene presa in considerazione la procreazione, bensì unicamente il cieco soddisfacimento dell’istinto, e ciò particolarmente quando la donna si trova già in stato di visibile gravidanza”

19. Infatti, chi ha dieci o più donne, costui procrea quasi ogni volta che ha una unione carnale con una; ma chi invece ha spesse volte unioni carnali sregolate con una sola donna, costui non soltanto non genera alcun frutto ad ogni unione, ma spesso guasta quanto è già fecondato ed infine rende oltretutto la propria donna completamente sterile.

20. Ma se, come tu certamente sai, tali cose si sono già verificate perfino presso i figli delle alture, che pure sono sorti dalla Mia grazia e dalla Mia benedizione, quanto più questo sarà il caso di coloro che sono sorti dal Mio Giudizio!

21. Giudica dunque tu stesso che cosa dovrebbe essere migliore attualmente per i figli della pianura!

22. Comunque, Io con ciò non intendo affatto dare inizio all’istituzione della poligamia, specialmente presso di voi, ma tuttavia va’ dai figli della pianura e comunica loro questo, rettificando in parte quello che hai detto; e puoi solamente aggiungere che essi, a causa di questa rettifica, non devono educare i loro figli alla poligamia, bensì all’osservanza del Mio Ordine, quello vero e conforme alle tue parole di prima! Amen!»

 

[indice]

Cap. 107

Il mistero e la narrazione di Horadal del suo passato alla corte di Lamec in Hanoc

22 giugno 1842

1. E dopo che Horadal e i dieci capitani si furono saziati del cibo saporitissimo offerto loro ed ebbero estinto la loro sete col succo di dolci bacche e dopo che ebbero reso i dovuti ringraziamenti al Signore, l’unico e solo Donatore di ogni buon dono, Adamo si avvicinò a Horadal e gli rese nota la Volontà del Signore riguardo alla poligamia, in conformità a quanto gli era stato prima manifestato dal Signore stesso.

2. E dopo aver appreso tali cose dalla bocca di Adamo, Horadal si sentì quanto mai lieto di cuore e con tutte le sue forze ringraziò il Signore per questa concessione, poi si alzò e pregò infine l’Alto Abedam che gli venisse permesso di fare una confessione alla presenza di Adamo.

3. E l’Alto Abedam permise questo dicendogli: «Horadal, Io ti dico che qui è il luogo dove a ciascuno è lecito parlare come gli ispira il cuore!

4. Se perciò tu vuoi parlare, allora parla liberamente, e non tenere chiusa la tua bocca! Amen!»

5. Allora Horadal ringraziò vivissimamente l’Alto Abedam per tale permesso e cominciò a rivolgere ad Adamo le seguenti parole:

6. «O enerabilissimo antico padre, primo uomo della Terra e progenitore quanto mai venerando di tutta l’umanità ora vivente! Voglia tu prestare benevolo ascolto ad un pronipote di tuo figlio Caino, e apprendi quanto sto per dirti ora!

7. Infatti come è vero che Dio, il Creatore infinito, eterno, santo ed onnipotente, dimora ora fra noi, altrettanto vero è che quanto ora ti rivelerò era un mistero sepolto profondissimamente dentro il mio cuore; e se così non fosse – o padre Adamo, tu puoi senz’altro crederlo – io non avrei riconosciuto Dio così presto e facilmente. Ed Egli, l’Amore infinito e la Misericordia stessa, non avrebbe certamente mai concesso che i miei piedi potessero posarsi su questo sacro suolo delle montagne, se non fosse così come te lo voglio comunicare ora in tutta brevità!

8. Perciò apprendi ora dalla mia bocca quello che in me era nascosto tanto profondamente, che lo stesso astuto Serpente, a te ben conosciuto, non fu mai capace di scorgere questo profondissimo segreto in me, figurarsi di sospettarne lontanamente l’esistenza!

9. Ora però è giunto il momento, e così io voglio rivelarlo apertamente. E il segreto consiste in ciò:

10. Vedi, in passato, ai tempi di Hanoch, era piaciuto all’infinito Amore del Dio onnipotente suscitare nello spirito un uomo, anzi un fratello di Hanoch, affinché annunciasse a tutto il popolo l’unico e vero Dio!

11. I suoi nobili insegnamenti si mantennero incorrotti fino ai tempi di Lamech.

12. Ed io stesso, come pure alcuni altri, fummo pienamente istruiti in tale dottrina da parte dei suoi nobili fratelli.

13. Ma quando Lamec ebbe stretto un patto con il Serpente, in seguito al quale uccise, mediante la forte mano di Tatahar, i suoi due fratelli che erano nella luce del Signore, allora rimase subito uccisa anche la maestosa dottrina di Farak che Dio aveva suscitato!

14. Ma siccome io fui sempre un amico di Lamec, già fin dai suoi giovani anni, avvenne pure che, non appena egli diede inizio al suo crudelissimo regno, mi nominò suo consigliere, tuttavia in modo che nessuno dovesse sapere che io ero tale. Così io divenni il suo consigliere più segreto.

15. All’inizio tentai di destarlo alle dottrine di Farak; solo che era assolutamente impossibile ottenere qualcosa da lui per queste vie.

16. Infatti egli si era lasciato catturare tanto strettamente fra le spire del Serpente, che perfino le grandi parole che egli aveva percepito subito dopo l’uccisione dei propri fratelli, non fecero alcuna impressione su di lui.

17. Quando però egli mi rivelò la cosa in segreto, io non mancai di approfittare dell’occasione e lo ammonii seriamente a voler fare subito ritorno a Dio, visto che Egli era ancora così indulgente verso di lui.

18. Ma invece di ascoltarmi, egli mi dichiarò in tono severissimo e inesorabile: “Horadal! Fino a questo momento sei ancora amico mio, ma bada bene che io, quale re e quale dio, ti ammonisco adesso in tutta serietà per l’ultima volta di non parlare mai più in avvenire del tuo Dio.

19. Se tu non terrai fede a questo comandamento, allora accadrà a te quello che è accaduto ai miei fratelli, i quali pure andavano predicando il tuo Dio e non volevano porre attenzione al fatto che io stesso sono il Dio onnipotente!

20. Ora però va fuori, e a giustificazione mia e tua rinnega dinanzi a tutto il popolo il vecchio e ridicolo Dio di Farak e insegna invece al popolo a riconoscere me quale l’unico Dio vero, giusto, severissimo, inesorabile e universalmente potente!

21. Io ti giuro, per la mia divinità, che se tu non fai immediatamente così, allora verrai dilaniato in minutissimi pezzi al cospetto di tutto il popolo!

22. Comprendi bene tutto ciò; va dunque ed esegui la mia volontà!”

23. Allora io me ne andai, nascosi nel mio intimo la dottrina di Farak ed assunsi immediatamente la figura menzognera della crudeltà che superava quella di Lamec, ed insegnai al popolo a conoscere la sua volontà.

24. Ma Lamec, avendo visto che possedeva un fido servitore in me, egli mi trasmise ben presto ogni potere regale; egli però rimase un dio per me e per il popolo.

25. E siccome anche il Serpente vide quale fedele servitore io ero diventato per Lamec, ma non poteva invece scorgere quello che io tenevo celato nel mio cuore, così avvenne che egli concluse un’alleanza anche con me sotto la forma di una donna seducentissima, ed io gli giurai, dalla superficie del mio cuore per il dio Lamec, che avrei fatto tutto ciò che sarebbe stato gradito a lui e a Lamec.

26. Il Serpente rimase perfettamente soddisfatto di ciò e in cambio mi fece delle grandi promesse.

27. Ma quando egli mi ebbe lasciato, io giurai nella mia profondità e dissi: “O Serpente, o astutissimo Satana, per quanto astutamente tu ti metta all’opera, dovrai tuttavia ben presto sperimentare qual è il Potere di Colui che ora devo tenere celato dinanzi a te!

28. Questa cosa io te la giuro per il mio unico e vero Dio!”

29. Dopo di ciò, pregai il mio Dio nascosto, affinché Egli benevolmente non volesse rivelare questo mio segretissimo proposito nemmeno al più alto fra gli angeli; e Dio esaudì la mia preghiera, e da allora in poi Egli, in ogni occasione, mi suggerì del tutto in segreto quello che avrei dovuto fare in qualsiasi situazione del mio incarico reale.

30. Fu così che io poi diventai un crudele strumento giudiziario nelle mani di Dio, ed ho poi esercitato apparentemente tutte le possibili crudeltà per la presunta potenza di Lamec, ma in verità non era così!

31. E così, quando Meduhed, un vero fratello per me, condusse via con sé un grande popolo, fui io che diedi a Lamec l’incollerito consiglio di dichiarare una guerra ufficiale al Dio antico e, sotto la guida del maligno Tatahar, di procedere alla distruzione di tutti i boschi mediante il fuoco qualora l’antico Dio gli avesse sequestrato il popolo di Meduhed. Ma perché io feci questo?

32. Perché nelle mie intimità più nascoste io sapevo quale sorte attendeva il maligno Tatahar!

33. E nuovamente ero io che, sempre per bocca di Lamech, ingiunsi un’altra volta, ai pochi che erano ritornati, di vendicarsi nuovamente dell’antico vero Dio. Infatti io ben sapevo quali erano le intenzioni del Signore riguardo a loro!

34. Fui io che diedi a Lamech il consiglio di proibire a tutta la gente comune l’uso della parola, pena la morte, e di ordinare che nessuno dovesse mai azzardarsi durante la vita a pronunciare il santissimo nome del divino Lamech, anzi nemmeno a pensarlo!

35. Ma perché feci così? Lo feci affinché i cuori ancora più puri degli innocenti non venissero profanati dal massimo fra i sacrilegi di Lamec, poiché, a chi è privo della parola, niente può più essere predicato!

36. Io feci giustiziare molti. Ma per quale ragione? Perché il mio consigliere nascosto me lo indicava dicendo sempre: “Vedi, su costoro il Serpente ha già aperto le sue fauci! Io li ho resi insensibili; dilania perciò i loro corpi, affinché il Serpente non nutra alcun sospetto sul tuo conto!”

37. Io bestemmiai Dio dieci volte peggio dello stesso Lamec e gli diedi il consiglio di seppellire il Nome di Jehova sotto l’immondizia del popolo più basso!

38. Ma perché feci questo? Lo feci per salvare questo Nome, poiché era senz’altro meglio seppellire del tutto il santissimo Nome sotto l’immondizia della povertà, la sola cosa che era ancora la più pura nella pianura, che non vedere un tal Nome esposto ancora più a lungo alle più ignobili bestemmie!

39. E così io feci una cosa dopo l’altra per questo motivo.

40. E quando fu giunto il tempo, allora io presi con me il potere che tu vedi qui, e, quale inesorabile detentore del potere di Lamec, condussi perciò fino a qui quasi tutto quanto vi era di povero laggiù e, all’infuori di Dio, nessuno seppe fino a questo momento quale intenzione mi aveva guidato dappertutto e ora anche qui.

41. Adesso però è piaciuto al Signore che io deponga la mia dura maschera, e così io, in tutta la più interiore fedeltà, ti sto anche dinanzi svelato, come sono sempre stato, profondamente nascosto in me stesso.

42. E così è pure avvenuto che io ho bestemmiato te e Dio dinanzi al mio popolo ancora cieco; ma ora che tu hai saputo come e perché io ho fatto così, allora tu potrai certamente perdonarmi se, così facendo, non ho che adempiuto la Volontà segretissima di Colui che ora si trova qui!

43. Anche per questo non devi preoccuparti a causa della poligamia, poiché, da parte nostra la Volontà di Dio sarà sempre completamente rispettata! Amen!»

 

[indice]

Cap. 108

Insegnamenti del Signore sulla maledizione e sull’ira

24 giugno 1842

1. Quando però Adamo ebbe appreso tali cose da Horadal, ne rimase tanto commosso, da piangere ardenti lacrime di gioia e da tremare in tutto il suo corpo, per cui non fu capace di far salire sulle sue labbra nemmeno la più lieve e semplice parola, cosa che egli in quel momento avrebbe voluto fare con tanto desiderio.

2. Ma (l’Alto) Abedam che vedeva quello che tumultuosamente si stava agitando nel cuore di Adamo, gli si avvicinò subito e gli disse: «Adamo, vorresti ancora maledire questo bestemmiatore?

3. Vedi, per questo l’uomo non deve mai essere così parsimonioso con niente come con la maledizione giudiziale, ma del tutto particolarmente con la maledizione paterna!

4. Infatti, chi è veramente in grado di esplorare le Mie vie e di scrutare i Miei decreti?

5. Se però qualcuno maledice fenomeni dei quali non conosce la causa, cosa di più facile può accadere se non che egli si trovi a scagliare la maledizione contro il Mio grande Amore, la Mia misericordia, la Mia pazienza, la Mia indulgenza e la Mia bontà, contro la Mia grazia e la Mia mansuetudine, e così contro tutto il Mio ordine divino che ha il suo fondamento in tutto ciò?

6. Ma se qualcuno maledice questo Ordine, quale benedizione potrà un giorno derivare al proprio spirito?

7. Quando qualcuno, con la maledizione, ha giudicato il Mio amore, la Mia misericordia, la Mia pazienza, la Mia indulgenza, la Mia bontà, la Mia grazia e la Mia mansuetudine, non si è egli attirato sul proprio capo il giudizio, avendo egli stesso precedentemente giudicato quello per mezzo del quale unicamente e soltanto può prendersi la vita eterna da Me?

8. Che cosa possiede l’uomo che egli non lo abbia prima ricevuto dal Mio amore e dalla Mia misericordia? E da dove vuole egli prendere qualcosa, se non vuole prenderlo dal Mio amore e dalla Mia grazia e dalla Mia misericordia?

9. Ma se egli già prima ha giudicato il Mio amore e lo ha per sempre scacciato da sé con la maledizione, allora dimMi, Adamo: – come potrà egli attingere ancora acqua a quel pozzo che con le proprie mani ha prima colmato di terra, pietre, sabbia e di ogni tipo di altre macerie?

10. Perciò un fratello non dovrebbe mai giudicare l’altro fratello, a meno che Io stesso non gliene avessi impartito espressamente l’ordine!

11. Ma chi giudica dal proprio potere, costui pronuncia una sentenza di morte contro se stesso, in quanto con ciò egli bandisce da sé la Vita di ogni vita!

12. Se qualcuno si fosse tanto acceso nell’ira contro un suo fratello da venirgli il pensiero di appiccare di notte il fuoco alla sua casa, ma, essendosi egli avviato per eseguire il suo malvagio progetto, accadesse che una favilla si staccasse dalla sua fiaccola e cadesse sulla sua abitazione dandola alle fiamme prima che l’adirato abbia raggiunto la casa del povero fratello con la sua fiaccola devastatrice, ebbene, a chi potrà poi dare la colpa il malintenzionato se per effetto della fiamma maligna egli si troverà depredato di ogni suo avere, di ogni sua provvista e di tutta la sua intera dimora?

13. Oh, vedi, quello che Io ti ho mostrato qui attraverso questa immagine, succede spiritualmente nella sua propria casa a chiunque si lasci trasportare dall’ira; infatti molto tempo prima che abbia decretato il devastante incendio della maledizione giudiziale contro il fratello, egli, nella propria dimora, ha già appiccato un fuoco che distruggerà tutto, un fuoco che consumerà quello che era stato disposto da parte Mia per la vita eterna!

14. Perciò ognuno veda di non scagliare maledizioni a causa di una colpa che eventualmente un fratello ha commesso contro l’altro fratello.

15. Anzi, laddove fosse intenzionato a maledire, benedica sempre, e così egli giudicherà davvero sempre il fratello e pure se stesso non per la rovina, ma per la vita eterna!

16. Se Io però avessi creato tutte le cose per la rovina e per la devastazione e per l’annientamento finale, avrei Io, quale Dio eternamente santo e dall’infinita Sapienza, agito saggiamente se avessi creato qualcosa?

17. Io ritengo però che di un simile agire sarebbe a mala pena capace la stoltezza più grossolana e più maligna ma non certo Io, che sono un Dio santo, eterno, infinitamente sapiente ed amorosissimo, e Padre di tutti i Miei figli!

18. Considerato dunque che Io ho creato tutto unicamente perché duri in eterno, in maniera che nemmeno il più lieve pensiero pensato dal più piccolo uomo nel modo più fuggevole possibile, possa andare perduto, per quale motivo voi dovreste giudicarvi reciprocamente per la rovina e la perdizione?

19. Perciò, Adamo, fissati bene nella mente che unicamente Io sono il vero Giudice; tu però sii per Me un giusto figlio che giudica sempre così come Io giudico tutte le cose, e cioè:

20. “Non con la maledizione, bensì col Mio amore, con la Mia misericordia, la Mia pazienza, la Mia indulgenza, la Mia bontà, la Mia grazia e la Mia mansuetudine”.

21. E così tu Adamo, e così pure ogni altro, fai come Me, allora tu avrai sempre da Me la vita eterna! Amen!»

 

[indice]

Cap. 109

Horadal nominato vero maestro e guida del suo popolo

I tre segni della Grazia in Horadal

25 giugno 1842

1. Dopo questo discorso, l’Alto Abedam si rivolse a Horadal: «E tu, Horadal, che hai custodito con tanta fedeltà nel tuo cuore la piccola e sacra scintilla di Farak attraverso tutte le tempeste delle tentazioni del Serpente e quelle del mondo intero che sono scaturite da lui, vedi, qui dinanzi a te vi è ora ben più di tale minima scintilla di Farak, ecco, qui vi è un Sole infinito – cioè Io stesso, del Quale testimoniò Farak – Io, l’eterno, infinito ed onnipotente Dio, il grande Creatore di tutte le cose che riempiono tutti i Cieli e tutti gli infiniti spazi mondiali dal più piccolo al più grande, Io, l’Amore eterno, santissimo, supremo e purissimo; Io, l’unico vero Padre tuo e di tutti i figli di Adamo, Io solo possiedo la Vita e la do [attingendo] da Me; – Io – Io – che ora sto dinanzi a te!

2. Ma siccome tu hai conservato tanto fedelmente nel tuo cuore la piccola scintilla di Farak ed hai creduto in Colui che non vedevi, ed hai creduto alla segreta voce che si trovava presente in te, e non hai dubitato che in questa tacita e misteriosa chiamata ero Io che ti davo a riconoscere la Mia Volontà, e tu, avendola percepita e riconosciuta, hai anche subito rigidamente operato conformemente ad essa, allora, brevemente e bene, Io ti dico che tu, essendoMi rimasto veramente fedele nel piccolo, tu stesso certamente Mi sarai anche d’ora innanzi tanto più fedele, in quanto adesso ti è dato di vedere e di udire Lo stesso del Quale Farak ha predicato e profetizzato al popolo di Hanoch, e per conseguenza presso il tuo popolo potrai anche rappresentare più di quanto rappresentò Farak ad Hanoch!

3. Horadal, con queste parole Io ora ti pongo su una cosa grande, dal momento che Mi sei rimasto fedele nelle cose piccole, e ti nomino un vero maestro e guida del tuo popolo!

4. Vedi, tra di loro ci sono ancora molti ciechi, ma con questa Mia Parola vivente tu li renderai tutti ben vedenti e viventi!

5. D’ora innanzi però tu non percepirai più di volta in volta la Mia Volontà così lievemente come l’hai percepita nella pianura, bensì così come tu Mi senti ora, e così anche la sentirai, intendo dire la Mia Volontà, sempre dentro di te, fuori da te e sopra di te! E se anche non Mi vedrai così come Mi vedi ora, tuttavia Mi sentirai sempre come ora!

6. Horadal, Io ti dico che la tua fede è grande, poiché senza alcun segno – all’infuori di quello dei Miei due messaggeri inviati a te – tu hai creduto che sono veramente Io che ti dico queste cose!

7. In verità, per te il secondo piccolo segno della benedizione dei cibi e delle bevande offerte al popolo non sarebbe stato necessario, perché nel tuo cuore tu eri così saldamente affezionato a Me già molto tempo prima che i tuoi occhi potessero contemplare la Mia Entità e che i tuoi orecchi avessero potuto udire la voce paterna che proveniva dalla Mia bocca!

8. E ora, dopo che tu hai visto e udito Me, il Dio e Padre tuo, e dopo che tu hai fermamente creduto che sono Io che ti dico tali cose, e che Mi hai pregato di poterMi amare, per cui Io, già prima, ti diedi le tre grandi parole, così ora Io voglio darti pure tre grandi segni come ricompensa perché tu hai creduto con tanta fermezza che veramente sono Io il vero, unico, eterno, infinito ed onnipotente Dio, Creatore, Conservatore e Reggitore di tutte le cose, ed il solo vero Padre amorosissimo di tutti gli uomini e di tutti gli angeli.

9. Questi tre grandi segni, però, consisteranno nel fatto che tu, in primo luogo, nel paese da Me preparato per te e per il tuo popolo, troverai subito prodigiosamente sani e salvi ed in ottime condizioni tutti quelli che prima ti ho promesso.

10. In secondo luogo, tu, nella futura forza della tua volontà secondo la Mia Parola, apprenderai sempre che cosa può Colui che ora ti rivela, promette e veramente dona tali cose.

11. E quale terzo segno poi ti rimarrà sempre la Mia Parola vivente e anche la vita eterna da essa!

12. Solo da questi tre grandi segni tu riconoscerai pienamente tanto per te, quanto per il tuo popolo, il Mio amore infinito, e quanto immensamente buono Io sia sempre stato, il tuo Padre santo!

13. E ora ricevi la Mia piena benedizione, e poi preparati a partire!

14. I due messaggeri però ti accompagneranno fino al paese situato non molto lontano da qui, fra il mattino e il mezzogiorno.

15. E le tue armi lasciale qui ad Adamo, in segno che il Mio amore paterno è più forte di ogni potenza del Serpente!

16. Andate dunque in quel luogo nel Mio Nome e benedetti da Me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 110

L’ddio di Horadal e dei suoi

L’ultima istruzione del Signore

 

1. Dopo queste parole di Abedam, tutto il popolo si alzò secondo l’ordine impartito da Horadal, e lui stesso promise al Signore la più incrollabile fedeltà in tutto e, assieme ai suoi dieci capitani, Lo ringraziò dal più profondo del cuore.

2. E dopo che ebbe reso i suoi ringraziamenti al Signore per tanta Grazia, Amore e Misericordia, egli pregò che gli venisse comunicato se anche per il popolo avrebbe dovuto erigere un segno visibile a ricordo di un giorno così grande della Grazia e della Misericordia, affinché esso, alla vista del segno, si rammentasse sempre con estrema gratitudine quali grandi cose Egli aveva fatto, con grande magnificenza e paternità, a vantaggio suo e di tutto il popolo da lui guidato.

3. E allora Abedam gli rispose impartendogli il seguente insegnamento: «Horadal, ascolta! Io ti lodo, perché tu hai fatto una giusta richiesta, che è atta alla glorificazione permanente del Mio Nome presso il tuo popolo; tuttavia Io ti dico: “Se il popolo è giustamente istruito, allora esso, nella Mia grande Creazione, può trovare in grandissima quantità i segni del ricordo più magnificenti e di per sé più duraturi.

4. Ma se il popolo è stolto al punto da non prestare mai attenzione ai segni che Io giorno dopo giorno opererò prodigiosamente dinanzi ai suoi occhi, in verità, tu puoi crederMi se ti dico che esso non presterà nemmeno attenzione ad un qualche segno morto prodotto dalle mani dell’uomo.

5. Ma se esso non bada ai segni viventi, allora dimMi: – a cosa potranno poi giovargli i segni morti?”

6. Io però ti lascio comunque un grande segno del ricordo per te e per tutto il tuo popolo, e cioè quello che tu possiedi in te la Mia Parola vivente in tutta potenza e forza nel Mio Nome, e della quale Parola tu puoi anche rendere partecipe chiunque tenda, in una totale serietà, al risveglio del proprio spirito e al conseguimento della vita immortale, eterna, proveniente dallo spirito.

7. Che potrei mai darti Io di più grande, di ciò che ti ho dato con le tre parole, e cosa di più nobile, di più sublime e di migliore potresti tu erigerMi a miglior segno del ricordo che non sia il santo e vivente segno del vero amore nel cuore di ciascun uomo?

8. Dunque attieniti sempre a questo segno; e finché rimarrai con questo segno, in questo segno e questo segno rimarrà in te, allora anch’Io, potente e forte, rimarrò sempre fra voi quale il più perfetto segno del ricordo di Me stesso e così pure di ciascuna Mia opera d’Amore a vantaggio tuo e del tuo popolo.

9. Ma qualora voi doveste lasciare perire, nei vostri cuori, il grande segno del vero e vivente amore verso di Me, che solo ha valore al Mio cospetto, allora anche il grande segno del ricordo scomparirà da voi.

10. Se però avvenisse questo, allora anche tutti gli altri segni che non hanno alcun senso per voi sarebbero altrettanto poco utili quanto lo sono per la Terra quei venti che spirano con benefico effetto su altri corpi mondiali dei quali la Terra, però, non avverte niente!

11. Restate dunque fedeli esclusivamente al segno dell’amore! Infatti questo è il migliore e sempre il più sicuro esortatore verso l’oggetto che si ama veramente; ma se l’amore si è raffreddato, allora all’oggetto prima amato, ma che ora non lo è più nella freddezza del cuore che dimentica tutto, si potranno dedicare anche dei Soli quali segni del ricordo, e tuttavia tutto sarà assolutamente fatica inutile, poiché prima che il ghiaccio si lasci riscaldare, esso si scioglie e si disperde!

12. E come il fuoco è apportatore di morte a tutta la materia, altrettanto il fuoco dell’amore è apportatore di morte per coloro che hanno abbandonato l’amore, quando questo si riaccosta loro, perché essi si sono raffreddati e si sono irrigiditi come il ghiaccio!

13. Ma chi invece ha ben custodito nel proprio cuore il segno grande e santo dell’amore per tutti i tempi dei tempi, costui rimarrà nel fuoco dell’amore in modo eternamente imperituro, così come lo è il fuoco stesso dentro il fuoco, perché il fuoco è una vita per il fuoco!

14. Queste cose considerale bene in te e risvegliatele presso tutto il tuo popolo, così tu vivrai e vivrà pure il tuo popolo in te e con te, e con ciò esso vivrà pure completamente in Me come Io in lui!

15. E non pensare che per fare questo ci sia un giorno più indicato di un altro, o che sia necessario offrirMi un qualche sacrificio in un determinato giorno prima che sia concesso a qualcuno di avvicinarsi a Me nel proprio cuore!

16. O Horadal, sia lontano da te un simile pensiero! Infatti come già succede presso di voi che l’uomo innamorato della sua fidanzata o della sua cara sposa non fissa il giorno e l’ora in cui lui debba amare lei e lei amare lui, così pure è presso di Me, e cioè quando qualcuno innalza il suo cuore a Me, ciò è del tutto perfettamente giusto dinanzi a Me!

17. Perciò il Sabato deve essere solo un giorno dedicato all’istruzione generale, ma non deve essere l’unico giorno dedicato al Mio amore, poiché per questo Amore ogni giorno è uguale.

18. Perciò amateMi sempre; però il Sabato consideratelo quale giorno dell’istruzione nel Mio amore, e così vivrete in eterno!

19. E ora, nel Mio Nome, potete mettervi in viaggio! Amen!»

 

[indice]

Cap. 111

Lamel, il messaggero, salva una ragazza

Il racconto dlle atrocità perpetrate sui genitori dagli sgherri di Lamec

1 luglio 1842

1. Dopo queste parole, Horadal ringraziò nuovamente l’Alto Abedam e, dopo aver ringraziato, si volse verso i dieci capitani e disse loro:

2. «Andate dunque nel Nome del Signore, e dite al popolo di ringraziare Dio e di disporsi poi alla partenza, affinché possiamo incamminarci ancor prima del tramonto nel Nome del nostro Signore e grande Dio, che è un vero Padre santo e amorosissimo! Amen!»

3. E subito i dieci capitani andarono dal popolo e fecero come Horadal aveva loro comandato secondo la Volontà del Signore.

4. E nel tempo di un minuto tutto fu pronto per la partenza. Ma quando Abedam ebbe chiamato Chisehel e Setlahem per dare loro l’incarico di guidare il popolo verso il paese predetto, ecco che nello stesso istante ritornò Lamel, veloce come un uccello in volo, portando una ragazza sulle sue robuste braccia!

5. E come fu giunto presso Abedam, si prostrò immediatamente dinanzi a Lui, depose la ragazza a terra e, in tutto amore e umiltà, cominciò subito a parlare, dopo aver prima ringraziato Abedam con la massima contrizione del suo cuore per la felice riuscita dell’impresa difficilissima che gli era stata affidata.

6. Le sue parole furono queste: «Santissimo ed amorosissimo Padre! Con il tuo onnipotente e santo aiuto, ho felicemente compiuto l’opera di cui Tu mi incaricasti nel mio cuore.

7. Non è rimasto indietro nemmeno uno di tutti coloro che Tu mi indicasti nel cuore, affinché io li salvassi nel Tuo Nome santissimo.

8. Però, o Padre santo ed amorosissimo, vedi, questa ragazza io non la trovai indicata nel mio cuore, bensì l’ho incontrata abbandonata e piangente sulla riva di un largo ruscello!

9. Quando io la vidi in quella sua triste condizione, le chiesi: “Povera figliola, che cos’hai che piangi tanto amaramente e ti strappi i capelli come se fossi disperata?”

10. Questo povero essere emise un profondo sospiro e, dopo un breve tempo da quando gli avevo parlato, tempo che gli serviva per riprendere la padronanza di sé, cominciò a farmi il seguente racconto:

11. “Grand’uomo, io, la figliola più misera di questa Terra, ti prego di voler porgermi ascolto per amore di quel grande Dio che gli elevati fratelli, assassinati dal crudelissimo Lamech, hanno annunciato ai miei genitori!

12. Quando avrai appreso in tutta brevità le mie atrocissime tribolazioni, allora abbi pietà della mia vita ancora giovane e uccidimi!”

13. Ora ascoltami: questa è la storia della mia tristissima vita. I miei genitori, nonostante il tremendo divieto del maggiore fra tutti i tiranni, erano tuttavia, in segreto, rimasti sempre fedeli del grande Farak e credevano fermamente nel grande e onnipotente Dio da lui predicato.

14. Ma uno spirito maligno deve aver rivelato tale cosa a Lamech! E costui perciò fece subito arrestare i miei amati genitori dai suoi sgherri crudeli, e lasciò me sola, unica loro figlia, a casa.

15. Non passò molto tempo che già questi sgherri furono di ritorno alla nostra dimora conducendo con loro i miei poveri genitori. Qui essi dovettero immediatamente svestirsi. Quando entrambi si trovarono completamente nudi, pallidi e tremanti in tutto il corpo, gli sgherri afferrarono anzitutto la mia povera madre e la distesero sul pavimento; poi presero le sue mani delicate, le stesero sul pavimento mettendole in trazione e con dei robusti chiodi acuminati le trafissero le mani.

16. La stessa cosa essi fecero con i piedi. Le grida strazianti di dolore scivolarono inascoltate sugli orecchi di quegli esseri disumani.

17. Ma quello che essi avevano fatto alla mia povera e misera madre lo fecero pure subito a mio padre quando ebbero finito con mia madre.

18. Dopo questo orrendo atto, ciascuno degli sgherri sfogò la propria brama sensuale, veramente satanica, sulla mia misera madre, dopo averle cacciato una grossa pietra sotto la schiena, per cui il suo corpo rimase teso come una corda su di una cassa armonica!

19. E dopo aver perpetrato questo orrore essi squarciarono il ventre ad entrambi, poi mi afferrarono e, postami in mezzo ai due, volevano costringermi a strappare gli occhi ai miei genitori e a lodare continuamente il dio Lamec.

20. A questo punto io persi i sensi e mi accasciai a terra; poi venni portata qui e, come vedi, fui legata a questo palo nell’attesa di morire di fame.

21. Che cosa ancora possa essere accaduto ai miei poveri genitori infelicissimi, questo non lo so, ma certamente saranno stati torturati e infine bruciati assieme alla loro casa!

22. Ecco, ora sai tutto, e perciò puoi fare di me quello che vuoi; basta che non mi lasci in vita in questo luogo!”

23. Vedi, o Padre santo, questo racconto fu la causa per cui io ho portato quassù un figlio in più di quanti ne fossero annoverati nel mio cuore!

24. Infatti, io non ho ancora mai provato per nessuno una così grande pietà quanto per questa misera figliola!

25. Perciò Tu vorrai perdonarmi se io con ciò ho agito oltre al Tuo comandamento, poiché quello che ho strappato alla rovina certa, Te l’ho anche con tutta fedeltà portato qui in sacrificio. O Padre, accoglilo benevolmente!»

26. Allora Abedam si chinò subito verso Lamel, lo alzò da terra e gli disse:

27. «Lamel, Io ti dico che tu, avendo fatto questo, hai fatto di più di quanto tu abbia fatto durante tutta la tua vita!

28. Ora però attendiamo che tutto questo popolo sia prima partito per il paese che gli ho destinato, e soltanto dopo Mi occuperò di questa povera figliola! Lasciamo intanto che lei si raccolga un po’ in sé; Io poi farò il meglio per lei e per te! Amen!»

 

[indice]

Cap. 112

Chisehel e Setlahem con il compito di condurre il popolo di Horadal al suo nuovo paese

Le conseguenze delle maledizioni di Adamo alla pianura

2 luglio 1842

1. Dopo queste brevi parole di consolazione a Lamel, l’Alto Abedam si rivolse a Chisehel e a Setlahem e disse loro:

2. «Ascoltate! Come voi avete guidato fin quassù il popolo di Horadal, così ora è opportuno che lo guidiate nel paese che Io gli ho preparato già da tutti i tempi della Terra, poiché da lungo tempo, anzi dall’eternità, Io sapevo e sempre so quello che voglio fare e quello che farò, e nessuno all’infuori di Me sa quello che dall’eternità è Mia intenzione fare.

3. Perciò andate e conducete questo popolo là dove Io l’ho destinato!

4. Il Mio Spirito in voi vi indicherà con precisione il luogo fino a dove dovrete accompagnare il popolo.

5. E quando tra poco voi avrete raggiunto questo luogo, allora benedite il popolo nel Mio Nome e benedite pure il paese e le sue nuove dimore le quali sono dello stesso tipo di quelle che si trovano qui sull’altura!

6. Quando avrete compiuto tutto ciò, allora fate velocemente ritorno qui, affinché non dobbiate mancare per il tempo della cena; e dunque andate ora! Amen!»

7. Dopo aver ricevuto questi ordini, i due ringraziarono Abedam per la grazia di tale incarico e si accinsero subito all’opera.

8. Nel frattempo, Horadal, il cui cuore era tutto un inno di gratitudine, era già pronto alla partenza con tutto il suo popolo.

9. E quando i due, naturalmente con pochi passi, gli furono già vicini, allora non ci si attardò oltre, bensì tutti si mossero con letizia seguendo le due guide.

10. E così, mentre questo popolo si incamminava, Adamo lo seguiva con gli occhi piangenti e gli inviava benedizioni quasi ad ogni passo.

11. (l’Alto) Abedam però, avendo osservato il contegno di Adamo, gliene rese lode e gli disse: «Adamo, se invece di alcune maledizioni contro la pianura, tu avessi agito sempre così come ora agisci nello spirito del Mio amore e della Mia misericordia, in verità le pianure e le basse valli della Terra non sarebbero diventate un inferno!

12. Ma siccome tu trovasti sempre maggiore giustificazione nella maledizione che non nell’amore, allora le cose sono arrivate al punto che gli uomini della pianura hanno compiacimento in tali opere, di cui tu hai avuto appunto ora una nuova testimonianza per bocca di Lamel, e la conferma più interiore ancora di simile testimonianza si trova qui vivente ai Miei piedi.

13. O Adamo, quante cose tu avresti potuto risparmiare a Me e a tutta la Creazione!

14. Ma dato che sempre tu ti compiacesti più della maledizione che della benedizione, vedi, le conseguenze stanno perciò dinanzi a te e a Me, ed esse rimarranno attaccate alla Terra fino alla fine della sua esistenza!

15. In verità Io ti dico che, per quanto grande e grave sia stato il tuo primo errore principale, quando ti dimenticasti del Mio comandamento e ti lasciasti inebriare e ingannare grossolanamente dal tuo proprio Serpente, per cui Cielo e Terra furono balzati fuori da tutti i loro cardini, pur tuttavia tutto ciò si sarebbe potuto appianare prima e con maggiore facilità che non dal fatto che tu abbia scagliato tanto spesso le tue maledizioni contro la misera pianura a causa del misfatto di Caino!

16. Io però ti dico: “L’azione di Caino fu certamente molto malvagia, ma tuttavia essa fu solo una goccia di rugiada, considerata rispetto al mare intero, in confronto a quello che tu intraprendesti contro di Me subito dall’inizio, quando volesti innalzarti quale signore al di sopra di Me!”

17. Puoi tu rimproverarMi il fatto che Io ti abbia maledetto per questo motivo?

18. La Mia intangibile Santità, da te così gravemente lesa, maledisse bensì il suolo della Terra perché ti rendesse cardi e spine,

19. ma il Mio grande Amore per te cancellò ben presto la maledizione dal suolo della Terra, per cui, come già da lungo tempo hai potuto osservare, esso è rifiorito dappertutto come un nuovo giardino!

20. Dopo che Io ebbi tolto la maledizione dalla Terra, fosti invece tu a dedicarti col massimo zelo a maledire tutte le pianure e le vallate, e così pure tutti i loro abitanti, e sei ormai arrivato al punto che già ora, mentre sei in vita nel tuo corpo, sono germogliati dal terreno da te maledetto simili frutti dei quali tu puoi vederne qui uno, che è giacente ai Miei piedi, come una nuova testimonianza!

21. Alle pianure Io mandai quale guida, [nella persona] di Farak, un angelo ben provvisto delle Mie benedizioni. Non avresti potuto fare altrettanto nel Mio Nome, invece di scagliare maledizioni?

22. E adesso le pianure fiorirebbero più splendide ancora di tutte queste alture!

23. O Adamo, Adamo! Guarda attentamente questa ragazza che ora giace qui ai Miei piedi, la quale nel suo cuore è più pura del Sole di mezzogiorno!

24. Quello che è accaduto ai suoi genitori in conseguenza della tua maledizione, vedi, sempre in conseguenza di tale maledizione accadrà un giorno pure al Figlio di una Vergine che Io renderò vivente con lo spirito di questa ragazza che giace ai Miei piedi!

25. Oh, pensa a quello che hai costituito con la tua maledizione! Ma ormai è così, e perciò preoccupiamoci per il futuro, e se è possibile, dimentichiamo l’orrore del passato!

26. Adamo, ritira tutte le tue maledizioni, e al loro posto elargisci la benedizione! Perciò dona la Mia benedizione, poiché ciascuna opera malvagia è stata opera tua fin dal principio! D’ora innanzi, dunque, non maledire più, ma invece benedici tutto! Amen!»

 

[indice]

Cap. 113

Adamo, disperato per la sua stoltezza, viene ammonito

Il Signore ha Pazienza eterna con ogni peccatore, ma non con un suicida

5 luglio 1842

1. Quando Adamo ebbe udito tali parole da Abedam, si rattristò e non seppe più cosa dire e cosa fare.

2. Il suo pensiero si volgeva affannosamente ora da un lato ora dall’altro, in cerca del grande determinante “perché”, che alla fine avrebbe potuto appianare tutto. Ma ogni sua fatica era vana, e il grande “perché” rimaneva un enigma per lui; e così egli era in sé già di nuovo sul punto di gettare tutto via e lontano da sé e di cominciare a maledire se stesso, reputando a se stesso l’unica causa di ogni male, di ogni cattiveria e di ogni falsità.

3. Ma Abedam gli afferrò la mano, lo guardò intensamente negli occhi e, dopo un po’ gli disse:

4. «Adamo! Che uomo sei tu? Vuoi tu dunque diventare una pietra? È forse la vita, effettivamente, qualcosa di così tanto spregevole per te, che vuoi maledirla in te stesso e vuoi in tal modo ucciderti completamente tanto nello spirito quanto nel corpo, come anche in tutti i figli che Io ho fatto sorgere da te?

5. Adamo, quasi fino a questo momento tu trascorresti gli anni della tua vita terrena, che sono già molti, maledicendo secondo la tua rigida giustizia, e facendo così eri soddisfatto perché pensavi sempre che Io trovassi compiacimento nella tua inesorabile severità giudiziale e nella tua maledizione paterna contro quei tuoi figli che erano abbastanza deboli da ripudiare, in qualche modo imprudentemente, la tua volontà!

6. E adesso che Io voglio purificarti e che per tale unica ragione ti mostro tutti i tuoi difetti, e faccio tutte queste cose visibilmente dinanzi a te e dinanzi a tutti i tuoi figli per renderti definitivamente adatto all’accoglimento perfetto della vita che proviene da Me, ora dunque che stai apprendendo che Io non trovo alcun compiacimento nella maledizione e neanche nel giudizio, bensì soltanto nell’amore vivente, tu ti lasci dominare dall’ira nel tuo cuore e ti senti nauseato dalla vita!

7. Soltanto adesso tu, che prima per pura giustizia giudicasti quasi ogni granello di polvere della Terra, vuoi scagliare maledizioni contro te stesso per vendicarti così in un certo qual modo di Me, perché Io, con il Mio grande Amore, Misericordia e Pazienza, sono contrario al tuo antico ordine di giustizia!

8. O Adamo, Adamo, Io ti dico: “Tu metti a dura prova il Mio amore e la Mia pazienza!”

9. Pensa da quanto tempo Io ho con te già tutta la Pazienza; pensa bene: quando nell’intera infinità non ardeva ancora alcun Sole e la Terra cominciava appena a sorgere nel Mio stesso pensiero, allora il tuo spirito, che Io creai per l’amore più puro e che Io volevo rendere libero facendone un essere indipendente dinanzi a Me e per il Mio massimo compiacimento, fu per Me motivo delle più gravi preoccupazioni per effetto della sua inflessibilità, e cominciò ad usare e ad abusare della Mia Pazienza.

10. Quali serie di tempi eternamente lunghe sono trascorse da quando Io ti chiamai a diventare [un essere]!

11. E durante questa serie di eternità, a quale lunga e quasi infinita prova è stata messa la Mia Pazienza per causa tua!

12. Guarda tutte le innumerevoli stelle; contale queste infinitamente tante, grandi e dure masse mondiali le quali riempiono quasi l’intera infinità esteriore visibile! Che cosa sono esse?

13. Adamo, sai cosa sono? O Adamo, Adamo, vedi e ascolta:

14. Ciascun granello di sabbia, di cui consiste qualunque corpo mondiale, è da parte tua, in sé e per sé, una dura prova per la Mia Pazienza [della durata] di più di mille anni, misurati secondo il volar via [veloce] dei tempi.

15. Conta ora i molti interminabili mondi in tutte le sconfinate regioni dello spazio; poi conta tutti i granelli di sabbia nella cui infinita molteplicità essi consistono, come un duro agglomerato di atomi l’uno accanto all’altro; immagina poi per ognuno di questi singoli atomi mille anni di divina Pazienza del Mio amore verso di te!

16. Quando tu avrai ponderato con maturità questo in te, dimMi poi, quanto a lungo ancora Io devo pazientare perché tu divenga completamente un essere secondo il senso del Mio eterno Amore per te, ed Io accetterò qualunque termine [di scadenza] da te!

17. Ma guai a te qualora tu divenissi un suicida; Io ti dico: “Non vi è rapidità di tempo paragonabile a quella dell’istante in cui Mi trovassi indotto a gettare te assieme a tutta la Creazione, ad esclusione di pochi fedeli, in preda al Mio Fuoco d’ira!

18. In verità, Io preferisco avere una Pazienza eterna con ogni peccatore, piuttosto che un istante solo di pazienza con un suicida!”

19. Perciò ravvediti completamente una buona volta, e riconosci quello che Io ho fatto e che faccio adesso per te, e quello che farò ancora per tutti i tuoi figli, allora Mi rivolgerò a te e ti innalzerò fino a Me fuori dalla palude della tua cecità così lunga, e ti donerò la vita!

20. Ma d’ora innanzi non maledire più, poiché la Terra è, da parte tua, già ora abbondantemente provvista per centomila anni del tuo giudizio!

21. Comprendi bene queste cose una buona volta, e ritorna definitivamente a Me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 114

La visione di Adamo: la donna sul Sole che schiaccia il capo del serpente

Sui due Adami: quello “universale” e quello “singolare”

6 luglio 1842

1. Quando Adamo ebbe udito queste ulteriori parole di Abedam, egli si sentì subito colmo di pentimento nel suo cuore e solo allora vide come stavano le cose nei riguardi suoi e del suo ordine, e come del tutto effettivamente e del tutto differentemente stessero le cose rispetto all’Ordine di Jehova che in quel momento, in modo visibile in Abedam, gli manifestava il Suo Ordine eterno.

2. Ma dopo che ebbe visto tutto ciò, egli si prostrò immediatamente sulla sua faccia dinanzi ad Abedam e cominciò a rivolgerGli le seguenti parole che salivano dalle sue più intime profondità:

3. «O Jehova, o Padre santissimo che sei qui dinanzi a me, visibile in Abedam, vedi, due Adami giacciono qui al Tuo cospetto, nella polvere della loro completa nullità; l’uno è un Adamo universale, mentre l’altro è solo un Adamo singolare, isolato unicamente a sé.

4. O Jehova, o santissimo Padre! Togli via da me, benignamente, l’Adamo universale, e concedimi che io viva il tempo che mi resta ancora, in modo che possa riuscire a Te gradito!

5. Infatti, solo adesso scorgo con tutta chiarezza che per me costituirebbe una impossibilità assoluta ricondurre l’Adamo universale sulla via del Tuo Ordine eterno e santo, nonostante sia stato soltanto e unicamente io a farlo deviare da questa via, per avviarlo invece sul sentiero della rovina e della distruzione.

6. Perciò guarda a me del tutto benevolmente nella mia semplice persona che giace qui, dinanzi a Te, nel fondamento di ogni nullità, e innalzala alla luce e di conseguenza all’unione con Te!

7. Ma per quanto riguarda la mia universalità di un tempo, oh, togli benevolmente da me questo peso infinito, e fa di questa mia universalità secondo il Tuo compiacimento!

8. O Jehova, se Tu volessi prenderla sulle Tue spalle!

9. Che la Tua santa Volontà sia fatta ora come in eterno! Amen!»

10. A queste parole di Adamo, il Sole naturale scomparve sotto l’orizzonte, ma Abedam fece contemplare ad Adamo nel suo intimo un altro Sole nascente, e gli fece vedere una donna splendente che stava su quel Sole e calpestava con i suoi piedi il capo ad un serpente che circondava l’intero Sole.

11. Allora Abedam si chinò verso Adamo, lo toccò e gli disse di rialzarsi; e quando Adamo alla fine si fu risollevato, Abedam lo prese di nuovo per mano e gli disse:

12. «O Adamo, cosa hai visto adesso?»

13. E Adamo rispose: «O Jehova, io vidi sorgere in me un nuovo Sole, però questo, nonostante la sua bellezza celestiale, appariva tuttavia avvolto quasi dappertutto da un poderoso serpente!

14. Ma ben presto vidi una grande donna luminosa giungere su questo Sole; questa donna però non aveva paura del serpente e perciò calpestò subito fortemente il capo del serpente.

15. Ma siccome il serpente si sforzava di vincere la forte donna e di morderle il calcagno, vedi, allora lei lanciò subito una mela sulla testa del serpente; il serpente però acchiappò la mela e sì accanì contro la stessa»

16. E qui Adamo tacque e, battutosi tre volte fortemente il petto, aggiunse:

17. «O Jehova, questa era la mia grande colpa dinanzi a Te!»

18. Ma Abedam gli rispose: «Adamo, quello di cui tu prima Mi pregasti, Io l’ho già fatto, e precisamente così come l’hai ora visto in te!

19. Vedi, ora ti è tolto del tutto l’Adamo universale, e tu sei divenuto pari a ciascuno dei tuoi figli che sono proceduti da te!

20. Perciò preoccupati ora di questo ultimo resto del tuo essere, e vivi una piccola vita nel Mio Ordine e nel Mio amore paterno!

21. Per quanto però riguarda l’Adamo universale, vedi, questo l’ho preso a Mio carico, Io, quale Sole di tutti i Cieli e di tutti i soli mondiali e di tutti i mondi, così come tu hai visto quando il serpente avvolgeva il Mio Sole!

22. E la donna che tu vedesti stare sul Sole e calpestare il capo al serpente è questa ragazza qui, che proviene dalla pianura!

23. Però tu non devi considerare il suo corpo, bensì la sua anima e il suo spirito!

24. Questa ragazza ha sofferto tanto nella pianura, quanto nessun essere umano ha ancora mai sofferto; ma anche perciò la sua ricompensa sarà un giorno tanto grande, che l’intera infinità arretrerà tremante e compenetrata di sommo timore reverenziale!

25. Comprendi bene questo, tu ora semplice Adamo, poiché queste cose accadranno veramente, veramente, veramente! Comprendilo bene! Amen!»

 

[indice]

Cap. 115

L’inno di lode di Adamo per la Misericordia di Dio e per la Sua incarnazione in Abedam

9 luglio 1842

1. Dopo queste parole di Abedam, Adamo e coloro che erano là presenti, sopraffatti del tutto dal più ardente amore e dalla più profonda gratitudine, cominciarono a piangere, e infine, Adamo esclamò ad alta voce:

2. «O uomo, o uomo! Cosa potresti essere tu per l’Amore dell’eterno Padre santo, se la tua propria libera volontà non ti avesse reso un profanatore dinanzi a Lui!

3. Quanto infinitamente buono sei Tu, o Padre santo, e come dobbiamo essere caduti in basso dinanzi a Te perché il Tuo eterno Amore sia costretto a salvarci, e ci può salvare soltanto attraverso una Misericordia tanto infinitamente grande!

4. Oh, sì, solo ora, ora, solo ora io vedo quello che Tu, o santissimo Padre, hai fatto per noi e quello che fai adesso e che farai in eterno!

5. Ma ora lasciatemi gridare, cosicché tutti i poli dell’Universo possano percepire la mia voce; lasciate che io, come con la potenza di tutti i tuoni dei mondi, annunci con forza a tutte le creature, a tutti i mondi e a tutti i cieli, quello che di infinitamente grande il Signore, il Dio infinitamente santo, ha fatto per noi peccatori, caduti tanto infinitamente in basso dinanzi a Lui!

6. Ascoltate, o voi cieli tutti, e tu Sole, e voi Luna e Terra, apprendetelo dalla mia bocca:

7. Dio, l’eterno, l’infinito, il santo, il Dio onnipotente! O cuore, tu mio cuore, non troncare almeno per ora la voce della lingua; lascia ora che io gridi da tutte le mie forze! Egli, Egli, dinanzi al Quale mille volte mille anni sono come un attimo fuggente, Egli, dinanzi al Cui alito tremano tutti gli spazi sconfinati e le eternità si ritraggono nel nulla per l’immenso timore reverenziale, Egli che con un solo sguardo può chiamare all’esistenza mille volte mille soli e in un successivo istante può di nuovo farli svanire, Egli, Egli stesso, dimenticando la Sua Santità infinita, dalle Sue santissime profondità ha guardato noi, uniche creature del tutto indegnissime, ed ha colmato – poiché a causa della nostra volontaria e massima malignità siamo caduti tanto in basso dinanzi a Lui in modo tale da richiedere come necessaria la Sua grande Misericordia – tutta l’intera infinità di innumerevoli gradini per renderci possibile arrampicarci di nuovo fino a Lui!

8. Al Suo infinito Amore e alla Sua Misericordia, però, questa via apparve troppo infinitamente faticosa per i caduti; Egli allora, dimenticando ancora di più la Sua infinita Santità, discese sulle ampie ali della Sua stessa Onnipotenza attraverso tutti gli innumerevolissimi gradini fino a noi quaggiù, divenendo come Egli ci sta ora dinanzi, cioè un uomo come noi sia nel colore che nella forma. In questo modo ci ha risparmiato anzitutto la via che, in eterno, non sarebbe mai stata completamente risalibile, in modo da diventare per noi il Supremo, l’Indispensabile, sì, per noi, le ultimissime fra tutte le Sue creature che ci siamo volontariamente allontanate da Lui per la nostra perfidissima volontà e che sole siamo cadute tanto in basso.

9. Ascoltate, ascoltate, o voi tutti eoni della vita effusa da Lui! O Dio, o Dio, o Dio grande e santo, la mia lingua mortale e infiacchita si azzarda appena a proferire tale cosa! Egli vuole diventare per noi, peccatori fra tutti i peccatori, un unico vero Padre santo, amorosissimo e del tutto misericordioso!

10. E non basta quello che Egli è ora dinanzi a noi, cioè un Padre, bensì – come l’ha percepito il mio spirito – nel Suo immenso Amore per noi, indegnissimi, Egli un giorno vorrà rivestire Se stesso della forma peccaminosa della nostra carne, che poi rimarrà in eterno, dentro la quale noi siamo caduti dinanzi a Lui, l’Eterno santo, per avvincerci ancora più strettamente a Sé e per diventare il nostro Salvatore, la nostra Guida e il nostro Fratello saggio fra i saggi!

11. Oh, no, no, questo è troppo! O Abedam! Abedam! Abedam! Tu, Padre amorosissimo ed infinitamente santo! Chi e cosa siamo noi perché Tu voglia mostrare tanta incomprensibile Grazia a noi, che tuttavia siamo privi di valore dinanzi a Te attraverso e in tutta la Tua infinità?»

12. A questo punto l’Alto Abedam interruppe Adamo e gli disse: «Ascolta, Adamo, finalmente tu vedi chi sono Io e cosa faccio Io!

13. Ma ora ti dico: “Come tu sei ora, così rimani anche in avvenire; in questo modo tu hai già in te la vita eterna!”

14. Tu un giorno fosti certo chiamato, nella tua grandezza, a diventare un gradevole fratello per il Mio cuore, un compagno di gioco ed un intimissimo socio delle Mie infinite, eterne Perfezioni.

15. Ma nonostante tu, quale Adamo spirituale, non abbia voluto diventare tutto questo per Me, nella grande unità del tuo essere che è sorto da Me, allora tu dovrai diventare tuttavia per Me, in tutti i tuoi figli, quello per cui il Mio cuore, con tanta ardente brama e immensa magnificenza, ti chiamò un giorno a diventare da sé!

16. Comprendi tu questo! Vedi, questo è il motivo per cui Io sto facendo tutto ciò, e così come un giorno Io dedicai il Mio cuore alla cosa più grande, così ora, e per l’eternità, ho dedicato il Mio cuore alla cosa più piccola, in modo da innalzarla sopra ogni cosa! Ma ora di questo non ne parliamo più!

17. Considerato dunque che è ormai venuta la sera, preoccupiamoci di far ritorno alle dimore là dove molti ci attendono già con impaziente desiderio!

18. E tu, Lamel, prendi nuovamente la ragazza e procedi dinanzi a Me portandola come un grande segno trionfale! Amen!»

 

[indice]

Cap. 116

La domanda di Pura, la ragazza della pianura, riguardo alla Persona di Abedam

11 luglio 1842

1. Quando Adamo e tutti gli altri lì presenti ebbero udito che l’Alto Abedam aveva parlato della ragazza, allora essi cominciarono a lodarLo e glorificarLo enormemente.

2. E Lamel, secondo l’ordine ricevuto, prese subito la ragazza sul suo braccio e si pose davanti ad Abedam.

3. Ma poiché la ragazza si era accorta che, dietro ad Abedam, doveva tenersi celato qualcosa di assolutamente straordinario per averlo segretamente desunto sia dalle parole stesse di Abedam a lei ben comprensibili, che dalle parole di Adamo e dalle aperte lodi tributateGli da tutti i presenti, allora la sua innata curiosità non le diede più pace.

4. E allora, allo scopo di chiarire che cosa veramente si dovesse pensare di quell’uomo strano, lei avvicinò alquanto timorosa la sua bocca all’orecchio di Lamel e gli domandò con voce un po’ tremante:

5. «Caro amico, tu che sei grande e molto forte! Non vorresti dunque dirmi chi è del tutto effettivamente quest’uomo che, come io ho udito, viene chiamato “Abedam”?

6. Infatti, vedi, io ti faccio questa domanda in quanto mi sembra assai strano che egli abbia solo l’aspetto di uno di voi; eppure le sue parole sembrano, anzi dirò che suonano immensamente diverse da qualsiasi parola, per quanto sublime, che io abbia mai udito pronunciare da un’altra bocca; sì, le sue parole mi fanno l’impressione come se dovessero attraversare tutti i cieli e tutti i mondi!

7. Ma quello poi che mi sorprende più di tutto, è il fatto che, appena io lo ebbi visto, all’istante ogni angoscia e ogni tristezza mi abbandonarono così del tutto e completamente, al punto che ora io sarei nella più assoluta impossibilità di piangere e di affliggermi a causa dei miei genitori così miseramente uccisi!

8. Perciò, o mio caro, grande e fortissimo amico, io ti prego di darmi qualche informazione più precisa riguardo a quest’uomo quanto mai straordinario, nel cui sguardo già si nasconde una potenza molto superiore a quella delle braccia di tutti gli uomini, per quanto robusti possano essere!»

9. Lamel, però, lì per lì non seppe cosa fare, e perciò fece una espressione del viso come se egli avesse voluto ben ponderare e raccogliersi, prima di rispondere.

10. Ma dato che egli, con questa sua apparente concentrazione, andava un po’ troppo per le lunghe, allora il suo esitare vinse la pazienza della ragazza, la quale, alquanto sorpresa, gli rivolse di nuovo la parola chiedendogli:

11. «Ascolta, o caro, grande e fortissimo amico, che ora mi porti sul tuo braccio robusto secondo la volontà di colui sul quale ti ho chiesto informazioni, perché mostri di volermi dare una risposta, ma poi rimani muto come se la lingua ti si fosse pietrificata in bocca?

12. Oppure, ho forse commesso un errore avendoti chiesto una cosa che magari non si addice ad una creatura delle pianure?

13. Oh, te ne prego: – dimmi ora, o l’una o l’altra cosa!»

14. A questo punto intervenne Abedam che disse a Lamel: «Lamel, hai forse ricevuto da Me il comando di tacere?

15. Io però non sono affatto a conoscenza che da parte Mia o di altri nel Mio Nome ti sia stato dato un tale comando; perciò tu puoi senz’altro parlare e dire quello che è giusto!

16. Io però vedo già che tu, da te stesso, non ne hai il coraggio; dà quindi la fanciulletta qui a Me, affinché strada facendo, sul Mio braccio, lei possa apprendere quello che tanto brama; tu però cammina ora dietro a Me! Amen!»

17. E così dicendo, l’Alto Abedam prese sul Suo braccio la ragazza, che ne fu lieta oltre ogni dire e che subito rivolse a Lui stesso la domanda fatta prima a Lamel, aggiungendovi gaiamente anche l’osservazione:

18. «O caro uomo che a me sembri santo, non sarai certamente anche tu così riservato come l’uomo che adesso ci segue, il quale sembrava non ritenere me, povera ragazza, quasi degna di alcuna risposta, essendo egli rimasto muto riguardo a quello che io gli avevo domandato, e darai certamente tu una risposta alla mia domanda?»

19. Allora Abedam strinse la ragazza al Suo santissimo petto e le disse: «Mia cara Pura, tu dovrai certo apprendere tutto ciò che desidererai sapere!»

20. A queste parole la ragazza rimase particolarmente stupita per il fatto che l’uomo, che era per lei ancora un estraneo, l’aveva chiamata con il suo proprio nome.

21. Ma Abedam continuò a parlare con lei di Se stesso: «Tu ti meravigli perché a Me è noto il tuo nome; ma non appena tu imparerai a conoscerMi sempre di più, allora ciò non ti farà più nessuna meraviglia, bensì ti meraviglierai di tutt’altre cose!

22. Dunque, se il tuo orecchio è pronto, allora ascolta: “Vedi, tu stessa hai detto poco fa che le Mie parole sono molto più sublimi di quelle che escono da qualsiasi altra bocca, e suonano come se dovessero penetrare tutti i cieli e tutti i mondi, e che nel Mio sguardo vi è una potenza maggiore di quella di tutte le braccia umane, per quanto forti possano essere! Oltre a ciò ogni angoscia ed ogni tristezza ti abbandonarono quando Mi vedesti!

23. Ebbene, Mia cara Pura, poiché tu hai constatato tutte queste cose in Me, cosa ti manca dunque ancora per riconoscerMi più intimamente?

24. Io potrei dirti subito e mostrarti, con parole e azioni, Chi Io sia del tutto effettivamente, però tu non sopporteresti questa rivelazione; essa ti ucciderebbe e ti giudicherebbe del tutto per la rovina!”

25. Perciò Io ti do ora un consiglio, invece di una piena risposta, e ti dico: “AmaMi nel tuo cuore sopra ogni cosa, poi tu apprenderai completamente e ben presto, nel tuo stesso cuore, Chi effettivamente sono Io!

26. Non domandare però se a te sia lecito questo; poiché sono Io che ti dico questo! Perciò amaMi apertamente sopra ogni cosa!” Amen!»

 

[indice]

Cap. 117

Pura, sul braccio di Abedam, cerca di capire Chi è l’Altissimo tra la folla prostrata

12 luglio 1842

1. E quando Pura ebbe udito tali espressioni da parte di Abedam, lei diventò allegra, serena e gioiosa quasi fino alla sfrenatezza di fanciulletta, cinse subito con le sue braccia delicate il collo del suo sublimissimo Portatore, e nella sua ebbrezza d’amore posò il capo sul Suo santo petto.

2. E in questo atteggiamento di amoroso abbandono lei persistette fino a quando tutti ebbero raggiunto la sommità dell’altura; e appena furono arrivati presso gli altri figli, tutti ansiosamente in attesa, la nostra Pura si riebbe dal suo turbamento d’amore, destata dalle generali e vivaci dimostrazioni di gioia dei figli.

3. Ma quando lei, alla luce crepuscolare, ebbe scorto le molte persone le quali, alla vista di Abedam, si erano prostrate dinanzi a Lui lodando e glorificando il Suo Nome a voce alta, allora lei, rivoltasi ad Abedam, Gli disse sommessamente:

4. «O caro uomo indescrivibile a cui ormai è legata tutta la mia vita, non vorresti dirmi cosa significa questo supremo timore reverenziale da parte di questi uomini, che sembrano essere tanto buoni, e a chi effettivamente esso viene indirizzato? Viene indirizzato unicamente a te, oppure c’è qui qualcuno che è ancora al di sopra di te? Oh, dimmelo!»

5. E Abedam le rispose: «Basta che tu ti guardi un po’ intorno; chi ora sta diritto in piedi, quello è l’Altissimo, non solo fra questi uomini, bensì anche in tutti i Cieli!

6. Osserva dunque con diligenza tutto intorno, e ben presto e facilmente troverai Colui che solo è rimasto in piedi!»

7. A questo punto la povera Pura, ora però più che ricca, cominciò con i suoi grandi occhi neri a cercare accuratamente da tutte le parti fra l’intera quantità di gente lì radunata; ma poiché perfino Adamo, Set, Lamel, Enoch e i dieci portatori di Set, non appena ebbero raggiunto l’altura, si erano prostrati con le loro facce a terra con il massimo timore reverenziale e la massima gratitudine, allora tutta la sua fatica fu inutile, poiché lei non vide nessuno che se ne stesse ritto in piedi.

8. Perciò, alquanto intimorita, girò attentamente il suo capo e, con accento interrogativo che tradiva una certa meraviglia, osservò al suo Portatore:

9. «Ascolta, o mio carissimo e anche fortissimo uomo, io sto cercando invano! Non c’è veramente da nessuna parte neanche una sola anima umana che io veda starsene in piedi! Come devo comprendere allora quello che mi hai detto prima?»

10. E allora l’Alto Abedam la strinse al Suo petto, poi la depose dolcemente a terra e nuovamente le disse: «O Mia Pura, a Me estremamente preziosa, guardati ora un po’ intorno, e certamente adesso ti sarà facile trovare in qualche luogo qualcuno che se ne sta ritto in piedi!»

11. E di nuovo Pura passò in rassegna la grande quantità di gente, ma neanche questa volta fu capace di scoprire qualcuno che si trovasse ritto in piedi!

12. Ma l’Alto Abedam, avendo scorto il suo grande imbarazzo, si chinò subito di nuovo a terra, riprese la ragazza sul Suo santissimo braccio e, strettala ancora una volta al Suo petto, le disse:

13. «Vedi, o Mia carissima Pura, chi cerca con gli occhi tutto intorno in lontananza e non guarda invece quello che gli è più vicino, costui difficilmente potrà mai trovare qualcosa e, meno che meno poi, quello che vorrebbe e che anche dovrebbe trovare.

14. Del fatto che tu finora non hai trovato ancora niente di quello che brameresti tanto trovare, la colpa va unicamente attribuita al tuo non aver fatto attenzione a quanto ti è vicino, e precisamente a Colui, che ora ti è tanto vicino da portarti sulle Sue braccia.

15. O Pura, guardaMi bene e poi dimMi se sono seduto, se giaccio a terra o se sto ritto in piedi!

16. Ma quando avrai trovato questo, allora ti accorgerai subito di Chi è qui l’Altissimo e a Chi va ora attribuita questa glorificazione!»

17. A queste parole dell’Alto Abedam, Pura, ora più ricca che mai, alzò in alto le sue belle braccia, piene e candide come la neve, l’una contro l’altra sopra il capo e ad alta voce esclamò: «Oh, per l’amor del solo unico vero Dio, che ho fatto io, povera cieca?

18. O tu, che certamente sei il re potentissimo di questo popolo nella parola e in ciascuna azione, potrai perdonare a me, povera, stolta, cieca, questo mio immenso, incomprensibile errore?

19. No! No! Io con le mie stesse mani dovrei strapparmi questi orribili occhi che non hanno riconosciuto in Te, l’unico rimasto in piedi!»

20. Ma l’Alto Abedam la consolò e le disse: «Datti pace, o Mia dilettissima Pura, perché tu Mi hai già trovato a metà; l’altra metà però il tuo cuore la intuisce comunque già in te, e allora non ci vorrà ancora molto finché tu avrai imparato a conoscerMi completamente!

21. Ma poiché ora il popolo si rialza da terra, mettiamo a tacere questa cosa finché non sia giunto il tempo giusto in cui tu verrai a sapere tutto! Se quassù tu avessi potuto scorgere ciò che Io ho fatto a vantaggio dei popoli della pianura, allora di certo sapresti già Chi sono Io effettivamente; solo che, a causa della tua debolezza, il tempo non era ancora maturo, dato che tu giacevi ai Miei piedi quasi insensibile.

22. Ma ora tu sei davvero diventata ricca; perciò ben presto imparerai anche a conoscerMi più da vicino!

23. Vedi, ecco che Set viene verso di Me; facciamo dunque silenzio e sentiamo quello che desidera! Amen!»

 

[indice]

Cap. 118

Set chiede il permesso di poter provvedere alla cena per tutti

Le dispense vuote – La benedizione della gratitudine

13 luglio 1842

1. E quando Set fu giunto vicino ad Abedam, si prostrò subito ai Suoi piedi e Gli domandò: «O Abbà-Emanuel-Jehova, può l’uomo Set pregarTi che gli sia concesso, come ieri, di provvedere nuovamente l’altura di cibo e di bevande?

2. Io riconosco certamente che questa è, da parte mia, una domanda piuttosto inutile e stolta, poiché, chi potrebbe aver fame e sete in Tua presenza?

3. Solo che, avendo ieri precisamente intorno a quest’ora richiesto Tu stesso, in tutta benevolenza, cibo e bevande, mi sono posto la questione se una regola simile, in avvenire, debba rimanere pure in vigore, oppure se dobbiamo invece attenerci alla regola antica, cioè solo a quella dettata dalle esigenze dello stomaco.

4. O Abedam-Jehova, non adirarTi per tale mia richiesta forse inutile e stolta! Sia fatta ora e in eterno la Tua santissima Volontà! Amen!»

5. E quando Set ebbe così finito di esporre la sua domanda, Abedam si chinò subito a terra, fece rialzare Set e, presagli la mano, gli disse:

6. «Ascolta, caro fratello Set, la tua domanda, che è sorta dalla tua nobile intenzione di cui Io Mi compiaccio sempre, sarebbe in tutto e per tutto giusta e buona, ed è sempre meglio prendere cibo e bevande in periodi regolari anziché disordinatamente, secondo le esigenze dello stomaco.

7. Ora però ascolta e guarda: poiché oggi hai dato ai tuoi aiutanti l’amorevolissimo ordine di invitare nelle tue dispense tutti coloro che avessero avuto fame, allora essi hanno, onestamente e pienamente, dato esecuzione al tuo ordine.

8. Ma in seguito a tale invito, furono ben presto molti gli affamati e assetati a radunarsi, e allora è avvenuto che tutte le provviste si sono esaurite in brevissimo tempo.

9. Dunque adesso si impone la domanda: “Mio caro fratello Set, da dove prenderai cibo e bevande, dopo che le tue dispense sono state tutte perfettamente ripulite e non è stata risparmiata nemmeno la frutta del tuo giardino?”

10. Questo annuncio, all’inizio, sorprese un po’ Set; ma non per invidia verso coloro che avevano vuotato le sue dispense, o per un certo senso di rabbia perché proprio in questa occasione gli ospiti avevano così poco preso in considerazione chi fosse Set e avevano ignorato come ciascuno avrebbe dovuto comportarsi nella sua abitazione una volta ottenuto il permesso di entrarvi, bensì la sua sorpresa proveniva dal fatto che egli, al momento, non sapeva dove rivolgersi per procurarsi il cibo e le bevande necessarie.

11. Ma la sua esitazione fu di breve durata, e Set, rasserenatosi ben presto, esclamò: «O Jehova, o Padre santissimo ed amorosissimo, quale amore è così grande come il Tuo?

12. Vedi, le mie dispense erano colme di ciò che Tu avevi donato per me e per ciascun fratello! Perciò non il mio, bensì il Tuo Amore aprì le dispense colme ai bisognosi; e questi le hanno vuotate secondo la Tua santissima Volontà.

13. Ma come Tu continuamente vai colmando il Sole di nuova luce imperitura e infondi all’intera Terra, sempre e dappertutto, la nuova forza generatrice del Tuo Amore misericordioso, e non concedi mai che il mare diminuisca nemmeno di una goccia, tutte cose queste che sono per Te infinitamente più facili che non per me sollevare un moscerino, così io sono pure fermamente convinto che Tu, o carissimo Padre, già da lungo tempo hai colmato di nuovo, più che in abbondanza, le mie dispense vuote con tutto ciò di cui abbiamo bisogno in modo equo, ispirato all’amore!

14. Perciò scendete giù in fretta voi, o dieci portatori, alle mie dispense, colmate le ceste e riportatele velocemente qui; ma a chi si presentasse là per chiedere da mangiare e da bere, che gli venga senz’altro dato tutto quanto gli occorre per saziarsi e dissetarsi!

15. Però a ognuno deve essere ricordato Colui che si trova qui, e che è l’unico Donatore di ogni buon dono. – Che così sia fatto!»

16. Allora Abedam abbracciò Set e gli disse: «Set, solo ora hai agito in modo del tutto perfetto! Vedi, la prima volta tu hai certo aperto le dispense al popolo, ma ciò facendo ti dimenticasti di far presente la gratitudine dovuta all’unico Donatore; anche perciò avvenne che le dispense poterono essere vuotate. Ora invece ti sei preso anche cura di far ricordare al popolo il Donatore; sia dunque anche fatto a te secondo ciascuna tua parola!

17. D’ora innanzi tu non troverai mai più vuote le tue dispense! Amen!»

 

[indice]

Cap. 119

Le dispense colme, quali il frutto della fiducia di Set

 Il colloquio fra i custodi della casa e i portatori del cibo riguardo al Signore

Il Signore si lascia riconoscere

15 luglio 1842

1. Allora i dieci presero le ceste e si avviarono in fretta verso la dimora di Set, e, arrivati, essi le riempirono con della frutta magnifica di cui i depositi nelle dispense erano zeppi.

2. La cosa suscitò grande meraviglia fra i portatori, che resero lode a Jehova.

3. Ma dopo che si furono avvicinati i custodi della casa, i portatori chiesero loro se fossero già stati molti ad approfittare dell’invito del padre Set.

4. E allora i custodi risposero: «In verità, voi potete crederlo: il numero di coloro che già oggi si sono saziati alle dispense della frutta di Set è incalcolabile; ma nonostante ciò esse non riescono mai a vuotarsi! Poco fa è venuta qui una grande quantità di gente che di sicuro ha consumato tutte le provviste, come in precedenza era anche già accaduto due volte, per la qual cosa poi gli affamati si sono messi a cogliere perfino i frutti dei giardini, solo che il vuoto nelle dispense non è durato a lungo; ben presto tutte le dispense si trovarono per miracolo nuovamente colme come appunto potete constatare adesso!

5. Siete forse voi in grado di darci qualche informazione riguardo a come possono accadere simili cose?»

6. Uno dei dieci portatori che aveva osservato tutte le azioni, il modo di procedere e le parole dell’Alto Abedam, disse allora ai custodi del tutto brevemente:

7. «Fratelli miei, credetelo con certezza: voi avete visto l’uomo straniero che già l’altro ieri venne dalla regione di mezzanotte (il Settentrione), con Adamo e con gli altri che erano con lui, per invitare i figli di tutte le regioni e che rimase con loro tutto il Sabato ed operò i più grandi prodigi, e che tuttora si trova fra loro facendo altrettanto!

8. Vedete, se si considera questo, allora non è difficile indovinare come le dispense vengano continuamente riempite!»

9. «Ma sapete voi chi è veramente questo straniero?», domandarono i custodi al portatore che aveva parlato.

10. E costui rispose loro brevemente: “Che egli non debba essere nato su questa Terra, questo è più che certo, e questa cosa noi la riconosciamo anche dal fatto che i padri, di solito difficilmente accessibili, si inchinano con tanta devozione dinanzi a lui!”

11. Ma per quanto riguarda chi e che cosa egli sia veramente e da dove sia venuto, di questo non ne sappiamo assolutamente nulla, poiché voi lo sapete già troppo bene che quando tra i venerabili primi padri si svolgono delle cose segrete, noi dobbiamo tenere lontani i nostri orecchi molto curiosi.

12. E così per ora e in futuro sarà anche alquanto difficile chiarire avvenimenti di questo genere.

13. A me starebbe senz’altro quanto mai a cuore conoscere più da vicino questo straniero, ma voi sapete già come stanno le cose!

14. Perciò a noi non resta altro che continuare ad essere quello che siamo nel Nome di Jehova, cioè dei bei stupidi; non durerà neanche questo in eterno!

15. E ora lasciate che adempiamo, come sempre, l’incarico avuto!

16. Il padre Set ci ha però incaricato di dire, a tutti coloro che vengono saziati alle sue dispense, che conviene che sia ricordata sempre la gratitudine dovuta a Dio secondo la Volontà di Costui! Amen!»

17. Dopo di che i portatori lasciarono le capanne e si affrettarono ad uscire dalle dispense.

18. Ma avevano appena raggiunto la soglia che Abedam, con la ragazza ancora sul braccio, venne loro incontro e domandò ai dieci portatori un po’ intimoriti: «Perché questa volta ci mettete così tanto per portare la frutta?»

19. Ma i portatori a questa domanda non seppero cosa rispondere.

20. E Abedam chiese loro nuovamente e disse: «Non avete forse trovato frutta in quantità sufficiente?»

21. E di nuovo gli interpellati non trovarono adeguata risposta.

22. Ma quando Abedam per la terza volta domandò loro: «Ma diteMi: perché stavolta avete tardato così tanto?»

23. Solo a questo punto colui che prima aveva parlato con i custodi tornò in sé e rispose:

24. «Ascolta, o caro e buon uomo straniero! Noi non abbiamo fatto niente di ingiusto, all’infuori di avere indugiato un po’ oltre il tempo occorrente all’adempimento del nostro incarico; infatti qui i custodi ci hanno domandato chi era colui che stava colmando continuamente le dispense di Set ogni qualvolta esse rimanevano vuote.

25. E noi abbiamo accennato a te, essendo stati testimoni di più di una grande opera prodigiosa dovuta alla tua volontà, in cui sembra che tu sia quasi potente quanto Dio.

26. Vedi, questa però è anche l’unica ragione del nostro piccolo ritardo; speriamo che tu e il grande padre [Set] vorrete di certo perdonarcelo?»

27. Allora Abedam rispose: «AscoltateMi: non solo vi perdonerò, ma Io ora vi farò per tutta l’eternità portatori di una frutta più nobile e più vivente di questa qui!

28. Ma affinché sappiate subito che Io ho il potere e il diritto di fare questo, allora sappiate che Io, così come Mi vedete adesso, sono Jehova, il Dio altissimo, Io stesso; siate dunque tranquilli e seguiteMi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 120

La paura dei portatori e l’imbarazzo di Pura dinanzi alla Santità di Abedam

Parole rassicuranti di Abedam, il Signore quale Dio e Padre

16 luglio 1842

1. Quando i portatori ebbero appreso una simile testimonianza dalla bocca dello stesso Abedam, e così in maniera del tutto chiara lo apprese anche Pura, essi caddero immediatamente prostrati a terra in preda ad uno spavento tale come se già la morte eterna e un giudizio annientatore di ogni cosa si fossero scagliati su di loro.

2. Infatti essi erano consci di varie piccole mancanze commesse, e siccome sapevano, in seguito ai precedenti rigidi insegnamenti di Adamo, di Set e di Enoch, che Jehova, il santissimo e l’onnipotente, sarebbe certamente venuto una volta in un qualche momento in modo da tenere un giudizio severissimo, per poi condannare alla perdizione e all’annientamento tutti i disobbedienti nel più violento e più ardente fuoco della Sua ira infinita, allora essi erano completamente fuori di sé.

3. Infatti questa Mia precisa e improvvisa rivelazione di Me stesso non aveva permesso che in loro divenisse predominante alcun’altra idea all’infuori di quella che Io ero ormai venuto per tenere questo giudizio tremendo.

4. E siccome, come già detto, essi erano consci di qualche lieve peccato, allora non pensarono, tremando in tutto il corpo, a nient’altro se non che ben presto, e senza alcun dubbio, il fuoco terribilmente ardente dell’ira del giudizio li avrebbe afferrati ed avrebbe così cominciato a divorarli per l’eternità fra i più atroci tormenti.

5. E non passò molto che essi cominciarono a urlare e a lamentarsi, e soltanto colui che aveva precedentemente parlato fu in grado di esclamare, balbettando per lo spavento:

6. «Oh, quanto, …quanto meglio, …sarebbe, …per noi adesso, …se non fossimo mai nati!»

7. Dopo queste parole egli pure ammutolì e, con gli altri, attese la parola tonante del giudizio.

8. Il contegno di questi dieci portatori però suscitò anche in Pura, fermissima del resto nel suo sentimento e che si struggeva quasi d’amore per Me, un non lieve imbarazzo, per la qual cosa lei si rivolse timidamente a Me e disse quasi volendo interrogarMi:

9. «O Tu, se sei come già Set Ti aveva salutato con sommo timore reverenziale sull’altura e se sei come Tu stesso Ti sei rivelato ora ad alta voce e chiarissimamente al cospetto dei dieci portatori, per la qual cosa ora in me non c’è più alcuno dubbio che io devo completamente riconoscerTi per Quello che adesso Ti sei rivelato dinanzi a me, misera, come pure dinanzi a questi dieci portatori, allora io Ti prego, nel Nome della Tua infinita Santità, che Tu mi conceda di non restarTi tanto vicina, poiché io sono troppo indegna di riposare sulle Tue mani santissime!

10. Infatti ora credo fermamente in me che Tu sia Colui il cui Nome nessuna bocca d’uomo è degna di pronunciare, quantunque i miei concetti a Tuo riguardo, secondo le dottrine di Farak, fossero stati finora del tutto differenti, perché io Ti immaginavo come un Fuoco invisibile ed infinito.

11. Perciò mostrami ora Grazia e Misericordia, e non permettere che io profani ancora le Tue mani!

12. Tuttavia sia fatta ora, come in eterno, la Tua Volontà santissima!»

13. A queste parole, Abedam però disse a Pura: «Ebbene, o Mia eletta, adesso che Mi hai riconosciuto, vuoi proprio amarMi meno di prima, cioè di quando non Mi avevi riconosciuto?

14. Mi sono forse cambiato rispetto a te per il fatto che Mi sono dato a riconoscere a te?

15. Non hai ancora mai osservato, quando si avvicina un temporale, come appaiono in lontananza molti nuvoloni quanto mai spaventosi e terribilmente minacciosi? Ma quando essi giungono vicino, malgrado il loro aspetto terribile e minaccioso se visti a distanza, non portano che una pioggia ricca di benedizione, la quale feconda e ristora il terreno inaridito e l’erba quasi bruciata dai massimi raggi del Sole!

16. Vedi, anche qui è lo stesso caso. Tu finora Mi hai visto presagendoMi sempre soltanto da molto lontano e nel fuoco del più annientante giudizio, ma quale Padre amorosissimo tu non Mi hai mai ancora presagito e meno ancora immaginato; perciò anche tu, assieme ai dieci portatori, fosti colta completamente dal timore reverenziale e dall’angoscia!

17. Ma se Io fossi così come tu finora Mi hai conosciuto attingendo dalla dottrina di Farak, già molto diffamata in questo tempo nella pianura, come potrei Io voler portarti sulle Mie mani con tutto il Mio amore paterno?

18. Perciò sappi ora anche nel tuo cuore che Io non sono soltanto Jehova, l’onnipotente Dio e Creatore di tutte le cose, ma di fronte a voi Io sono piuttosto l’unico vero Padre, santo ed amorosissimo, che non intende mai, in eterno, giudicare nessuno per la rovina, bensì, quale unico vero Padre di tutti voi, vuole invece innalzare ognuno alla vita eterna!

19. Vedi, se Io volessi tenere giudizio, non avrei bisogno di calcare visibilmente il suolo della Terra con i Miei piedi, bensì a tale scopo sarebbe sufficiente il Mio più lieve pensiero, e in un attimo tutte le opere sparse nell’intera infinità rientrerebbero nel nulla!

20. Ma siccome Io sono venuto visibilmente a voi, allora Io sono venuto soltanto per cercare quello che si è perduto e per vivificare quello che è morto!

21. Perciò adesso amaMi ancora di più invece che di meno, perché ora tu Mi hai riconosciuto e sai che soltanto Io sono il Padre amorosissimo!

22. Per questo motivo non vi sia alcuna differenza tra noi, bensì vogliamo essere una cosa sola in eterno nell’amore!

23. E così risorgete anche voi dalla vostra antica stoltezza, e seguiteMi! Amen!»

24. Allora i dieci si alzarono immediatamente in piedi, presero le loro ceste e Lo seguirono sull’altura, ed ebbero vergogna della loro grande stoltezza e per questo invocarono il perdono ad Abedam.

25. Ma Pura si strinse con tanto più amore al santissimo petto del Padre buono che ormai aveva riconosciuto.

 

[indice]

Cap. 121

Le ceste suddivise con un certo ordine

 Gli ostacoli e le limitazioni sono l’effettiva essenza delle cose stesse

18 luglio 1842

1. Quando furono arrivati sull’altura, allora l’Alto Abedam benedisse le ceste colme. Poi Egli dispose subito che sette ceste fossero ripartite fra tutto il popolo, mentre ne trattenne tre per l’altura, e precisamente la prima per Sé e per i Suoi amici più prossimi che già conosciamo, nonché per Pura e per Set che pure fu invitato da Lui a prendere posto alla Sua cesta; la seconda la diede ad Adamo e ai suoi figli, e disse anche ai dieci messaggeri già noti di accostarsi a quella mensa; e la terza fu assegnata da Lui a tutti i figli del mattino che pure già conosciamo.

2. E dopo che i cibi furono così distribuiti in pieno ordine, tutti ringraziarono l’alto Donatore per tali doni eccellenti, e presero posto intorno alle ceste e mangiarono e bevvero; e quando ciascuno si fu del tutto saziato e nel suo cuore ebbe nuovamente reso grazie al Signore, allora l’Alto Abedam disse a tutti i presenti:

3. «Figli, chi di voi è stanco, si metta a riposare; ma chi invece può e vuole vegliare con Me, lo faccia! E chi vuole sapere ancora qualcosa, costui, uomo o donna che sia, domandi e gli sarà data risposta!»

4. Dopo queste parole, tutti si accostarono ad Abedam e una sola voce si udì, e fu questa:

5. «O Padre, chi mai potrebbe dormire mentre Tu vegli e mentre dalla Tua bocca santissima si riversano parole di vita eterna? Concedi a noi tutti di rimanere svegli e non condurci nella tentazione del sonno! Che la Tua santa Volontà sia fatta! Amen!»

6. Allora Abedam disse: «Vegliate dunque nel Mio Nome! Amen!»

7. Ma Pura, la quale sedeva ancora sempre tenendosi stretta ad Abedam e riposava, Gli chiese timidamente con amoroso timore: «O Jehova, potrei anch’io domandarTi qualcosa del tutto benevolmente e pregarTi di voler dare a me, e per conseguenza a tutti gli altri, un chiarimento su ciò che vorrei chiederTi?»

8. E Abedam le rispose: «Vedi, Mia prescelta Pura, perfino nella pianura vige ancora oggigiorno una regola antica, la quale dice: “Al re e allo straniero spetta la precedenza!”

9. Tu pure sei ancora una straniera qui; per conseguenza ti si addice di domandare per prima riguardo a qualsiasi cosa della quale brameresti ottenere una chiara risposta. Chiedi dunque liberamente e senza alcun timore, e da parte Mia, con brevi parole, ti verranno rivelate le cose che tu vorresti avere chiarite! Amen!»

10. E subito anche Pura fu in grado di presentare la sua domanda, la quale suonava così: «O Jehova, Tu, onnipotente Creatore di ogni cosa visibile ed invisibile, Tu sai già quanto sia grande il male che regna laggiù nella pianura, certamente contro il Tuo santissimo Volere.

11. Tu però sei tuttora precisamente altrettanto onnipotente come Lo eri allorquando chiamasti ad essere Cielo e Terra; ma allora non Ti sarebbe possibile migliorare istantaneamente la pianura e trasformarla completamente in modo conforme ai Tuoi desideri? Infatti, nella pianura non si sa ormai quasi niente di Te e d’altra parte non ne vogliono neanche sapere niente, come Ti sarà ben noto con tutta certezza. O Jehova, ma una cosa simile sarebbe proprio impossibile fare?»

12. Allora Abedam rispose a Pura: «Ascolta, Mia prescelta Pura, questa domanda non è una tua scoperta, bensì essa è propria a tutta l’intera infinità conscia di se stessa!

13. Però Io dico anche a te, e ai figli, amici e fratelli qui presenti, che soltanto a voi Io voglio manifestare qualcosa di più chiaro e di più preciso riguardo a questa cosa, ma all’infuori di voi non lo rivelerò all’intera infinità anche se Me lo si domandasse da un’eternità dopo l’altra!

14. Ascolta dunque, e pure voi tutti ascoltate. – Gli ostacoli sono il fondamento di ogni essere e di ogni conservazione dell’essere! Quando una cosa esiste, esiste soltanto in quanto si trova in una sua caratteristica limitatezza, la quale evidentemente costituisce un ostacolo per la cosa stessa.

15. Considera un po’ il Sole! Se esso non fosse limitato attraverso la Mia Volontà e se questa Volontà non fosse un eterno ostacolo permanente per lui stesso, in verità nel cielo non splenderebbe alcun Sole e così pure nessuna Terra nell’immenso cosmo!

16. Osserva una pietra, come essa è limitata da tutte le parti, e quanti ostacoli abbraccia in sé; sì, quanto più numerose sono le limitazioni e gli ostacoli in essa, tanto più durevole, solida, compatta e nobile essa è!

17. Nello stesso modo anche tutta l’erba, ogni verdura e ogni albero si sviluppano secondo la legge della limitatezza e in seguito ai molteplici ostacoli interiori che sono una perpetua lotta di tutte le sue parti che si oppongono l’una all’altra.

18. Così gli ostacoli e le limitazioni sono l’effettiva essenza delle cose stesse, senza i quali esse cesserebbero immediatamente di esistere, e per conseguenza l’intera Creazione infinita è composta da ostacoli e limitazioni.

19. Soltanto unicamente Io sono – ed anche devo essere! – perfettamente libero e illimitato, affinché tutto, tramite Me, riceva il suo giusto ostacolo e la piena limitazione per la sua esistenza.

20. Ma come la situazione si prospetta riguardo alle cose, così pure deve prospettarsi riguardo a tutto ciò che è dello spirito.

21. Se lo spirito vivente non trovasse mai niente che gli fosse di ostacolo, allora esso non avrebbe alcuna coscienza e conseguentemente anche nessuna vita.

22. Ma dato invece che Io permetto che per lo spirito stesso vi siano, in ogni tempo e in ogni luogo, una quantità di contrasti, buoni e cattivi, i cattivi per i buoni e i buoni per i cattivi, così avviene che gli spiriti cozzano reciprocamente l’uno contro l’altro, e in tal modo si destano reciprocamente a vita.

23. I buoni diventano con ciò sempre più viventi, e i cattivi vengono alla fine essi pure destati per l’azione dei buoni e prendono poi un’altra direzione e trapassano nella vera vita e diventano poi sempre più liberi da un [precedente] ostacolo, perciò essi trapassano nel successivo ostacolo che la vera vita presenta loro”.

24. Vedi dunque, Mia prescelta Pura, così ha inizio il Mio Ordine e questo non ha mai una fine; quindi non preoccuparti più oltre per la pianura, bensì credi a Me se ti dico che tutto ciò Io l’ho previsto già dall’eternità, e tutto quello che è e che avviene, avviene conformemente al Mio eterno Consiglio!

25. La pianura verrà trasformata a seconda di come si trasformerà l’altura; ma alla fine accadrà tuttavia che vi sarà un solo Pastore e un solo gregge!

26. Tutto quest’Ordine però sta nell’Amore; perciò sii tranquilla, perché Io so al meglio quello che c’è e perché avviene così!

27. Il puro però contemplerà tutte queste cose nella purezza! Amen!»

 

[indice]

Cap. 122

Il grande, esemplare amore di Pura per il Signore

Una promessa del Signore a Pura

19 luglio 1842

1. E quando Pura ebbe appreso tali parole, alzò in alto le sue tenere mani al di sopra del capo, le piegò tenendole congiunte con le dita incrociate e alla fine esclamò del tutto estasiata:

2. «O Tu eterno, infinito Amore e infinita Sapienza, quali immense profondità di senso si celano in ciascuna di queste parole!

3. O Tu, santa Vita di ogni vita, Tu infinitamente santa Causa prima di ogni essere, chi mai può concepire le profondità della Tua Sapienza e scrutare i consigli del Tuo Amore?

4. O mio Dio, mio Dio, come sei immenso e sublime!

5. Jehova! Tu, che dal debole uomo Ti fai chiamare perfino “Padre” – sì, non solo Ti fai chiamare, ma vuoi con tutta fedeltà e in modo vero essere riconosciuto per Tale nel cuore di ogni uomo in tutta la sua serietà d’amore filiale – ebbene, come posso io, un autentico nulla assoluto dinanzi a Te, lodarTi ora e glorificarTi? Come posso io ringraziarTi per questa Tua immensa misericordia e grazia?

6. Infatti con queste Tue parole che si sono riversate nel mio cuore come un immenso torrente di luce, mi hai dato una consolazione tale per cui io ora mi trovo come rapita al sommo dei Cieli.

7. O voi, grandi amici di questo buon Padre santissimo, aiutatemi voi, aiutate me, debole, a portare il peso immenso della mia delizia, e lodate con un’unica voce Colui che si trova ora fra noi, così santo, così buono e così amorevolmente benevolo e misericordioso!

8. O Tu, mio Jehova, com’è beato chi Ti è vicino; quale vivente nutrimento trae il cuore debole e affamato d’amore quando egli viene saziato dalla Tua infinita Dolcezza paterna!

9. Oh, lascia che io Ti ami, lascia che io muoia d’amore per Te!

10. Oh, come dovrebbe essere dolce morire d’amore per Te!

11. Jehova, Dio, Padre! Finora io ho tenuto a freno il mio cuore per eccessiva e santa timidezza dinanzi a Te; ma ora non posso più trattenerlo!

12. Lascia dunque che io Ti stringa fra le mie braccia; lasciaTi amare da me con tanta forza che il fuoco del mio amore per Te mi strugga e consumi come un fuscello secco di paglia! Infatti, vedi, ogni timidezza mi ha abbandonato, né io provo più angoscia e paura dinanzi a Te, poiché voglio morire d’amore per Te! O Tu, mio Jehova indicibilmente dolcissimo d’amore!»

13. A questo punto gettò precipitosamente le sue mani attorno Abedam, Lo strinse letteralmente con tutta la sua forza contro tutto il suo proprio essere, e spesso con una mano faceva un gesto come se volesse strapparsi dal corpo il cuore per poi premerlo sul petto dell’Altissimo.

14. In tale amore, però, ben presto anche tutto il suo essere diventò così piacevolmente luminoso come la luce del Sole quando essa illumina, mitigata, una splendidissima fogliolina di rosa.

15. Quando i padri e tutti gli altri videro ciò, cominciarono a battersi il petto, ed Enoch disse sospirando: «O Padre santo! Noi siamo i figli dell’altura, questa invece è una lattante del fango della pianura; tuttavia, quale differenza c’è tra lei e noi!

16. Lei da sola Ti ama più di tutte [le persone] dell’intera l’altura, e nel suo cuore Ti comprende già meglio e più chiaramente di tutti noi che pure, fin dalla nostra infanzia, abbiamo indagato ed agito nel Tuo amore e nella Tua grazia!

17. Oh, guardate, guardate voi tutti, o padri, quale ultracelestiale bellezza, quale gloria irradia da questa figlia della pianura!

18. O Adamo, o Set, o voi tutti, padri, fratelli e figli, quale occhio ha mai visto qualcosa di più bello, di più maestoso, di più indicibilmente incantevole di questa ragazza proveniente dalla pianura, che conta appena venti estati, nella forza del suo amore per noi tutti potente in modo ultrainconcepibile!

19. Quale grazia celestiale e quanta sublime bellezza emanano da tutte le sue forme; quanta mitezza, quanta delicatezza da tutte le sue membra! Quale morbidezza infinita in tutte le sue parti; e tuttavia: quale potenza d’amore rivela il suo petto di una soavità eterea!

20. Sì, sì davvero, essa ci è posta per un grande insegnamento per noi, poiché solo ora a noi tutti viene data una misura dell’amore, secondo la quale ben possiamo misurare la decrepita debolezza del nostro cuore!

21. O Jehova Abedam, Tu solo sii altamente glorificato e lodato e amato in eterno, in eterno, in eterno, poiché Tu hai posto per tutti noi una figlia della pianura quale santa misura del Tuo Amore!

22. O Padre, o Padre santo, com’è infinita la Tua Bontà e la Tua Misericordia, e quanto grande è il Tuo Amore!»

23. A questo punto anche Enoch tacque. E allora Abedam gli disse: «Enoch, credilo, che in eterno è e sempre sarà così: “Un figlio del mondo e del peccato sarà fin dalla nascita superiore a novantanove giusti, qualora egli Mi abbia afferrato come questa ragazza qui!”

24. Ma tu, fanciulletta Mia, d’ora innanzi non ti scosterai mai più dal Mio petto; tu sola Mi vedrai e Mi avrai come adesso, sempre, per tutta la tua vita terrena!

25. Tu non diverrai moglie di nessun uomo prima che sia giunto il Tempo dei tempi, in cui sarai colmata di tutta la Pienezza della Potenza d’Amore del Mio Spirito infinito! Amen!»

 

[indice]

Cap. 123

Il prodigio dell’Incarnazione del Dio infinito

Maria, come Pura, nello spirito

20 luglio 1842

1. E dopo aver pronunciato queste parole, l’Alto Abedam si rivolse a Set e gli disse: «Fratello d’amore, tu sai quanto Mi sei caro e prezioso; perciò non devi farti neanche alcuno scrupolo di venire da Me con la domanda che tu celi nel tuo cuore!

2. Infatti, se Io accolgo i figli del mondo quali Miei figli e concedo loro di rivolgersi a Me per ricevere luce, quanto più non concederò Io altrettanto a te che sei un vero fratello del Mio amore; perciò manifesta apertamente quello che non lascia in pace il tuo cuore!»

3. A questo benevolissimo invito, Set si fece immediatamente più vicino e così parlò: «O Padre immensamente santo e buono, Ti ringrazio con tutte le mie forze per aver ora alleggerito il mio cuore, poiché io andavo davvero errando qua e là col mio pensiero come dentro una macchia foltissima di bosco e non sapevo in quale modo trovarne l’uscita!

4. Ma adesso si è fatto chiaro tra il fogliame, e una splendidissima uscita io la scorgo dinanzi a me in Te!

5. E allora con grande gioia io apro il mio cuore e, attraverso la bocca, rendo noto in questo momento quello che quasi già dal Tuo primo colloquio con la splendidissima Pura cominciai a portare in me, e che mi opprimeva assai!

6. Questo dunque è l’oscuro fardello del mio cuore: – Tu hai fatto a questa figlia una promessa, in seguito alla quale, nonostante tutto il mio possibile rivolgermi di qua e di là, non posso pensare a nient’altro che a questo:

7. “Tu un giorno, ritraendoTi, per così dire, dalla Tua infinita Santità, per l’Onnipotenza del Tuo Amore vuoi essere concepito appunto nel corpo di questa ragazza, quale figlio Tu stesso, e per conseguenza come un uomo dentro ad un corpo di carne e di sangue!”

8. Ma è questo che mi turba, e cioè da un lato io non so attribuire alle Tue parole santissime alcun altro significato, mentre invece d’altro lato io rabbrividisco di nuovo davanti al pensiero, dato che io non sono capace di immaginarmi una impossibilità maggiore appunto di questa!

9. Infatti – pensando nel senso naturale – sarebbe una stoltezza enorme raffigurarsi la possibilità di fare entrare un albero di cedro in uno stelo di paglia, oppure una montagna dentro l’uovo di una capinera, oppure far contenere tutto il mare nel guscio cavo di una nocciola, o altre simili cose!

10. Secondo le Tue parole, però, questa ragazza dovrà un giorno accogliere Te, il Dio infinito, in sé, affinché Tu poi possa rivestirTi in lei di carne e di sangue.

11. Tu, che con il Tuo infinitissimo Spirito sostieni e guidi l’intera infinità, Tu dovresti con questo Spirito poter trovare posto nel corpo di una simile figlia?

12. No! No! Questo si chiama davvero, solo vaneggiare. Io riuscirei a comprendere meglio se qualcuno mi dicesse: “Un atomo può contenere in sé tutta la Terra”, piuttosto che il corpo di una simile ragazza debba avvolgerTi in tutta la Pienezza del Tuo Spirito infinito!

13. Io Ti prego, dunque, col massimo fervore, di spiegare a me, come pure a tutti gli altri, come ciò sia possibile. Che la Tua santa Volontà sia fatta sempre e in eterno! Amen!»

14. Allora Abedam prese immediatamente Set per mano e gli diede la seguente risposta:

15. «Set, quali pensieri fortemente limitati hai tu di Me? Vedi, se fosse proprio così come tu pensi, in quale modo sarebbe mai stato possibile al Mio Spirito infinito creare qualcosa di finito e tuttavia celare l’intera infinità dentro allo stesso finito?

16. Ricordati delle visioni dei dodici messaggeri, e rifletti su tutto quello che essi hanno trovato e contemplato in loro stessi!

17. Rifletti, come in un piccolissimo granello di seme di un cedro giace nascosto non soltanto l’albero che tu vedi maestoso dinanzi a te, bensì un numero infinito di tali alberi, e come in una nocciola sono celate così tante nocciole che, se queste non fossero consumate, in duemila anni esse richiederebbero già uno spazio maggiore di quanto è grande l’intera Terra stessa!

18. Vedi, ma se a Me è possibile una tal cosa ed innumerevoli altre ancora, le quali ti sembrerebbero ancora più indicibilmente incomprensibili qualora ti fossero rivelate, allora Mi sarà ben possibile anche quello che ora ti appare tanto impossibile!

19. È bene però che tu sappia, e che lo sappiano pure tutti gli altri, che, nell’ambito della promessa fatta, non deve intendersi che proprio questa ragazza dovrà un giorno ritornare dai Cieli sulla Terra per concepirMi qui nella carne e sangue, bensì che a tale scopo si troverà bene un’altra vergine; però anche questa allora avrà l’uguale spirito d’amore e di fede come ora ha qui questa ragazza!

20. E così per questa ragazza non vi sarà necessità di venire di nuovo nel mondo, bensì un’altra vergine verrà animata con uno spirito del tutto uguale.

21. È dunque questo che tu e tutti gli altri dovete comprendere!

22. Infatti, vedi, a Me sono possibili moltissime cose che a voi uomini è impossibile perfino pensarle!

23. Abbi perciò solida fede nelle Mie parole, poiché come ora Io ti dico, così anche avverrà immancabilmente! Amen!»

 

[indice]

Cap. 124

Differenza tra la lode del cuore e quella della bocca

L’enigma del continuo annientamento nel regno della natura

23 luglio 1842

1. E quando Set ebbe appreso tali chiarimenti, egli ne fu lieto a dismisura, e con tutte le sue forze ringraziò, lodò e glorificò l’Alto Abedam.

2. Abedam gli disse: «Set, o caro fratello dell’Amore del Mio cuore, Io guardo soltanto al tuo cuore, e ciò a Me basta perfettamente; tu puoi esserne certissimo e più che lieto!

3. Tuttavia, per quanto riguarda le tue parole di lode espresse pure ad alta voce, potevi senz’altro risparmiartele, poiché tu puoi ben crederMi se Io ti dico: “A Me è più comprensibile la lode del cuore che non quella della bocca”.

4. Quando però prega il cuore, la bocca non deve immischiarsi, affinché per causa sua non venga turbato quello che sgorga dal cuore come una pura sorgente!

5. La lode della bocca squilla dinanzi al mondo; ma la lode del cuore penetra negli orecchi del Mio Cuore.

6. Perciò per ora tu puoi senz’altro risparmiare il vuoto lavoro alla tua bocca, poiché Io sento di certo ogni suono del tuo cuore.

7. Chi vuole fare uso della bocca, che lo faccia pure, ma la usi per parlare al mondo e ai propri fratelli; dinanzi a Me, però, nessuno usi nient’altro e unicamente che il cuore! Amen!»

8. Dopo ciò Egli si volse nuovamente ad Enoch e gli disse come interrogandolo: «Enoch! Tu sai già tutto, e non trovi in te proprio più niente riguardo a cui ti sarebbe forse necessaria una Mia spiegazione?

9. Io vedo però che il tuo cuore rimugina qualcosa di ancora incomprensibile per te; che cosa è dunque, e perché non osi esporMelo con la tua bocca a causa dei fratelli?

10. Io però ti dico: “Non trattenere niente in te, bensì manda fuori e restituisci quello che non è ancora maturo per dare nutrimento al tuo spirito, ed Io lo cuocerò sul grande focolare del Mio amore paterno finché sarà reso perfettamente maturo per servire da nutrimento, quanto mai rinvigorente, per il tuo spirito come pure per qualsiasi altro spirito affamato. Amen!”»

11. Allora anche Enoch si fece innanzi e disse del tutto commosso: «O Tu buonissimo, santissimo e amorosissimo Padre! È vero che il mio spirito cerca luce in sé sugli ostacoli, ai quali accennasTi prima, riguardo alla mostruosità della natura divorante continuamente, però io in nessun modo riesco a vedere chiaro.

12. Infatti nonostante mi sia ormai evidente come ogni cosa tragga la propria esistenza unicamente attraverso ostacoli e limitazioni derivate dagli ostacoli, tuttavia non arrivo a comprendere perché, per esistere, quasi tutto debba trovarsi in uno stato di mortale conflitto.

13. Perché questo continuo attrito, questa distruzione e questo mandare in rovina?

14. E se anche per effetto di ciò sorge qualcos’altro, questo a sua volta deve essere distrutto per la successione del proprio simile.

15. Vedi, questa è la lacuna che io trovo nel mio cuore, ed essa è ancora assolutamente priva di luce!

16. O Padre, rischiarala Tu con la Tua grazia, il Tuo amore e la Tua misericordia; che la Tua santa volontà sia fatta! Amen!»

17. E l’Alto Abedam aprì la bocca e disse ad Enoch: «Sì, come tu dici, così anche è. Qui tutto trapassa, e tutto viene spazzato via con la velocità dell’uragano; solo di rado qualcosa resiste fino al pieno vigore della propria esistenza, ma per lo più viene trascinato nel torrente dannoso, dove qui si immerge, là si sfracella contro le rupi e infine viene inghiottito dal grande vortice dentro l’abisso senza fondo dell’annientamento!

18. Tu inoltre stai dicendo in te: ‘Non c’è un solo istante in cui da se stessi non si venga continuamente consumati, e con te tutte le proprie cose intorno, e così pure non c’è un solo istante nel quale non sia un distruttore, anzi nel quale evidentemente non si debba essere tale!

19. Il passo più tranquillo e più innocente del piede che si muove lieto, costa forse già la vita a più di mille poveri vermiciattoli!

20. Quante volte il mio calcagno ha distrutto una dimora di formiche faticosamente edificata, schiacciando così un piccolo mondo e trasformandolo in un’ignobile tomba!

21. Quante volte i miei denti hanno stritolato la frutta più bella, che alla luce del Sole pende dall’albero maestoso facendo bella mostra di sé come un arcobaleno sul cielo! Quanti fra i più mirabili fiorellini sono già stati calpestati dai miei piedi, anche se poi ritornano! Anche delle altre formiche si edificano faticosamente un’altra casa, però mai più, mai più quelle che il mio passo ha sospinto nella tomba eterna! Dove, dove sono finite queste?

22. Una dolce brezza spira attraverso il fogliame dell’albero! Le foglie si agitano come a dimostrare allegria e diletto; però in mezzo a questa gioia ne cadono a centinaia giù dai rami!

23. ‘Dove, dove andate’, chiedo io. Ma dalle foglie cadute non ottengo più alcuna risposta, poiché il vortice dell’annientamento le ha già inghiottite!”

24. Tu inoltre dici ancora: ‘Io tuttavia non sono impietosito da questa grande miseria delle cose, né dai flutti che sommergono le rupi, né dai terremoti spaventosi che riducono in polvere le montagne, bensì il mio proprio cuore mi logora continuamente con una potenza che consuma tutto e che si trova nascosta dappertutto nell’universalità delle cose, e che non chiama all’esistenza niente che non si presenti quale distruttore di quanto gli è vicino o di se stesso!’

25. E in preda a tali pensieri tu barcolli pieno di paura, e cielo e Terra barcollano insieme a te, e finisci con l’esclamare sotto il peso di questa tua angoscia:

26. “Io posso guardare come voglio, ma in nessun luogo posso vedere qualcos’altro che non sia un inghiottimento di sé e di tutto, e poi una e la stessa mostruosità eternamente divorante nella natura delle cose!”

27. Questo è vero, né Io posso perciò dirti: “Enoch, tu Mi fai torto con i tuoi pensieri”, perché è proprio così sia per l’occhio che anche per l’intelletto, però, vedi, per il cuore è invece differente!

28. Che cosa sono le cose? Esse sono dei punti di appoggio dei Miei grandi Pensieri! È la Mia propria Volontà vivente che sbarra loro il cammino; e solo tramite questi ostacoli sul cammino i Pensieri appaiono come esistenti.

29. Se però poi il Mio amore si abbina alla Mia Volontà, ciò significa quanto segue: “Oh, non porre barriere al grande volo dei Tuoi liberissimi Pensieri, bensì lascia che essi si librino nuovamente nella libertà dentro le grandi sfere della Tua eterna Vita nella perfetta consapevolezza della loro forza vivissima che proviene da Te!”

30. Vedi, allora Io concedo ai Miei Pensieri di librarsi di nuovo liberi dopo aver attenuato l’ostacolo della Mia Volontà, e tu vedi poi le cose svanire, ma queste non cessano di esistere, bensì fanno soltanto ritorno all’esistenza fondamentale, alla vera esistenza, al libero e indistruttibile essere.

31. Poi Io lascio che fuori da molti piccoli pensieri si costituisca nuovamente un grande pensiero, un pensiero vivente e libero, che poi deve giungere alla somiglianza di Me stesso affinché esso divenga nuovamente così come era nelle primissime origini in Me e procedente da Me.

32. Perciò d’ora innanzi non affannarti a causa della caducità esteriore, bensì pensa: “Tutto ciò che esce dall’esistenza fa ritorno sempre ad una esistenza più perfetta, progredendo fino all’essere umano e da qui, di nuovo, fa ritorno a Me stesso”.

33. E così in eterno non andrà perduto mai niente, nemmeno i tuoi inimassimi pensieri!

34. Dunque, cercate tutti di comprendere bene queste cose, e siate sempre di animo lieto in Me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 125

Enoch rende grazie e lode al Signore per avergli dato la vita

La gioia di vivere è il migliore ringraziamento verso il Donatore della vita

26 luglio 1842

1. E dopo queste parole di Abedam, Enoch si alzò subito in piedi ed esclamò ad alta voce: «Udite, udite, o voi morti tutti, voi tutti che siete ancora celati dentro i crepacci, gli abissi e le profondità della Terra, anzi, o voi morti tutti dell’intera Creazione, venite qui!

2. E voi tutti, nelle cui vene non scorre che un sangue debole e privo di calore, e pure voi che siete divenuti pesantemente carichi ed affaticati sotto la pressione della vostra fiacca vita, venite qui, venite tutti qui! Qui voi troverete, in tutta la sua infinita Pienezza, la Vita suprema!

3. Oh, quali parole, quali parole abbiamo udito noi!

4. O Abedam, o Dio e Padre santissimo! Perfino al centro della Terra, perfino ai monti e al mare e a tutto ciò che era inanimato in ogni luogo Tu hai donato ora una vita che non si estinguerà mai più!

5. Che cosa potrebbe, cosa dovrebbe ancora restare sepolto nella morte, quando la Vita originariamente eternissima e santissima di ogni vita esprime, con tali parole, [il concetto] appunto di questa Vita?

6. O Padre, Tu santissimo Padre, a Te solo siano rese in eterno tutte le grazie, ogni ringraziamento, ogni onore, ogni adorazione, ogni lode, ogni amore, ogni gloria, ogni esaltazione e, in tutta fedeltà d’amore, l’intera infinità ti sia obbediente del tutto nel modo più puntuale, poiché solo Tu sei degno in eterno di un tale tributo da parte nostra come pure da parte dell’intera infinità!

7. Oh, come si è fatto del tutto così viventemente chiaro in tutte le parti del mio cuore e come si è fatto etereamente leggero e come sto bene in tutte le mie viscere!

8. O Tu Vita della vita, come sei dolce; quale beatitudine è sentirti nella Pienezza di tutta la Tua Potenza e Forza!

9. O fratelli, o padri, o figli! La gioia della vita è grande, quando il Santo vive di una libera vita in noi; ma per chi volesse vivere una propria vita, che è tenebrosa in ogni filamento e fibra, la vita sarebbe un carico immenso, insopportabile!

10. Perciò ognuno viva una vita perfettamente giusta nell’amore, affinché egli possa assaporare l’infinita pienezza della vera Vita proveniente da Dio 11. Infatti non vi è nulla di più grande all’infuori della vita, e non vi è nulla che più della vita sia prodigioso e divinamente sublime.

12. Perciò rallegriamoci noi tutti della vita con la massima gratitudine, noi, che non eravamo e che tuttavia ora siamo qui al cospetto di Colui che eternamente era, è, e in eterno sarà, e che ci ha fatto diventare [esseri] e ci ha ora dato la vera Vita, sì quella Vita che Egli stesso ha vissuto di eternità in eternità in Sé e da Sé nella Sua divina Santità e infinita Pienezza e Perfezione!

13. Rallegratevi dunque di questa vita che Egli ora ha dato a tutti noi!

14. Quale scopo avrebbe il Sole se all’infuori di Lui non vi fosse altra vita capace di contemplarlo, di percepirlo e di godere i magnifici efflussi dei suoi raggi?

15. E a cosa servirebbe la Terra con tutto ciò che essa porta e contiene? A cosa, tutto il cielo con i suoi mondi stellari? Sì, a cosa servirebbe l’infinità stessa se all’infuori di Lui non vi fosse altra vita che volesse riconoscere Colui che l’ha esposta libera [attingendo] da Sé e godere di tutto ciò che Egli ha creato per lei?

16. Perciò, o intera infinità, rallegrati della vita come io me ne rallegro ora, poiché è da Lui, da Lui che noi tutti l’abbiamo ricevuta, non come un peso, bensì come una prodigiosissima beatitudine fra tutte le beatitudini! Infatti cosa sarebbero tutte le beatitudini senza questa, e chi mai potrebbe saziarsi di esse senza questa?

17. Però questa suprema fra le beatitudini è stato Egli a darcela; quindi la nostra grande gioia di vivere sia per noi il più valido ringraziamento a Lui, il Donatore, ora e sempre, in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 126

La chiamata ridestatrice di Abedam all’indifferente Enos

Lo scopo dell’esistenza umana

27 luglio 1842

1. E dopo questo rendimento di grazie e di gloria da parte di Enoch, l’Alto Abedam chiamò a Sé Enos e gli disse: «Enos, se tu hai udito le parole di lode del Mio caro Enoch, le quali sono perfettamente buone e vere dalla prima sillaba all’ultima, dimMi: – queste parole non hanno destato in te alcun superiore bisogno vitale se non questo del tuo continuo tacere, come una roccia della sommità di una montagna sotto la placida luce lunare?

2. Vedi, qui non c’è quasi nessuno che, nella propria sfera vitale, stia sopravvivendo con tanta noncuranza come te e che, in questa Mia visibile presenza, non trovi niente che lo induca a sentire la necessità di essere illuminato da una luce superiore!

3. Io però ora ti dico: “Vedi, adesso Io sto erigendoMi una dimora sulla Terra; con pietre e cemento essa sarà edificata sull’altura per tutti i tempi dei tempi.

4. Chi vi ottiene ora un incarico, d’ora innanzi questo gli rimarrà qui e là; ma chi invece passa ora del tutto noncurante davanti a dove alita la Vita, allora anche davanti a lui la vita passerà innanzi, e poi la fiacchezza prevarrà sui suoi spiriti vitali!”

5. Dunque, ora sorgi e domanda.

Esci da questa situazione tiepida,

affinché anche a te sia data la risposta

che su questa Terra ti è necessaria!

Tuttavia, questa parola non prenderla

come se il corso della vita ti obbligasse;

Questa devi trovarla nel tuo cuore

e poi annunciarMela liberamente.

Ma se preferisci rimanere zitto,

trascorrere il tempo dormendo,

allora fai come ti pare,

non avrai bisogno di chiederMi nulla!»

6. A questa esortazione alquanto strana, Enos da principio rimase sbalordito, e al momento non seppe cosa dire.

7. Egli tuttavia si accostò ben presto vicino ad Abedam; ma quanto più si sforzava di riordinare i suoi pensieri, tanto maggiore si faceva confusione in lui, e perciò non riusciva a trovare alcun argomento sul quale poter fondare una degna domanda.

8. E dopo essere rimasto completamente muto per qualche tempo, senza poter far uscire dalle sue labbra una sola parola, l’Alto Abedam si alzò, e avvicinandosi ad Enos chiese:

9. «Enos, sono proprio talmente tanti gli alberi, da non riuscire a vedere il bosco? Devo metterti Io una domanda nel cuore o addirittura sulla bocca?

10. Ascolta, Io lo voglio fare e perciò ti dico: “ChiediMi perché tu sei qui ora”, ed Io ti risponderò come si deve! Amen!»

11. Solo a questo punto Enos si fece coraggio e domandò con tutta serietà: «O Tu, che sei l’Altissimo, quale domanda migliore di questa che Tu mi hai suggerito, avrei dovuto o potuto mai trovare io, miserissimo uomo? E perciò ora Ti chiedo, secondo la Tua Volontà: “Perché io sono qui?”

12. O Tu, che sei l’Altissimo, o Padre santo, se tale fosse il Tuo santissimo Volere, potresti di certo darmi la spiegazione che Ti ho chiesto»

13. E l’Alto Abedam allora disse: «Sì, in verità una domanda più importante di questa non l’avresti mai più potuta trovare! Infatti così come tu ora hai domandato, nello stesso modo chiederanno un giorno milioni di uomini fra i più ciechi; ma per ottenere la risposta in quel tempo vi saranno difficoltà che supereranno incommensurabilmente quelle che avresti tu nel trovare una domanda appropriata!

14. Infatti tutti loro domanderanno volgendosi da ogni parte: “Perché siamo qui? Che cosa sarà di noi? Dove dobbiamo andare, cosa dobbiamo fare, e perché? Chi e che cosa siamo noi dunque?”, e così via su questo tono.

15. Ma a loro non verrà data subito una risposta come ora sarà data a te! La risposta che tu adesso riceverai da Me, andrà ben presto perduta per un tempo assai lungo.

16. Solo verso la fine del malvagio dominio del mondo[19] Io la rivelerò nuovamente alla povertà e alla meschinità, alla semplicità e alla minorità dei figli innocenti!

17. E la risposta brevissima suona così: “L’uomo esiste per la vita, ma non la vita per l’uomo”.

18. Così l’uomo è stato creato da Me, affinché egli accolga la vita, ma non affinché la vita debba accogliere lui!

19. Egli non è stato creato nella pienezza della vita, bensì è stato creato capace di accogliere gradatamente la vita in sé.

20. Anche per tale ragione nessun uomo è in grado di conoscere pienamente che cosa sia la vita, prima che questa vita egli non l’abbia accolta completamente in sé.

21. Perciò nessuno può fornire all’altro la prova della vita mediante qualsiasi forma di arte oratoria; chi però ha la vita, in lui la vita si manifesta da se stessa in tutta la sua pienezza, per cui poi egli in eterno non ha più bisogno di altra prova, dato che egli porta in sé la pienezza della vita stessa, la quale, per la vita, è l’unica prova comprensibile e valida.

22. Se però qualcuno non ha la vita, come può egli comprendere la vita?

23. Così, soltanto la vita può comprendere la vita, ma non la può comprendere chi è morto! Costui, mediante la sua anima animata per costrizione, può ben trapassare alla vita in modo graduale, se egli lo vuole con la sua anima; ma la vita egli non la potrà tuttavia comprendere se prima non avrà accolto in sé tale vita nella sua pienezza.

24. Ecco dunque, questo è il motivo per cui tu sei qui! Accogli in te la vita, per la quale anche tu ti trovi qui, e così comprenderai la vita come ora la comprende Enoch, ed è per questo che il suo intero essere è colmo di grande letizia!

25. E ora ritirati e apri il tuo cuore, affinché tu sia in attesa della vita; poi però ritorna in modo da comprendere la pienezza della vita che proviene da Me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 127

Il pigro Enos, quale negatore della vita, loda il “non essere”

28 luglio 1842

1. Queste parole furono per Enos, e per diversi altri ancora, come un ferro rovente conficcato nel cuore, ed egli e così pure gli altri cominciarono a considerare in loro stessi la situazione con tutta serietà.

2. Egli certo ritornò al suo posto di prima, però nel suo cuore ferveva un intenso lavorio. Mille pensieri e idee salivano dal profondo della sua anima come meteore di fuoco e vi guizzavano e si incrociavano in tutti i sensi con la velocità del lampo, e producevano in lui precisamente lo stesso effetto che producono i lampi quando, di notte, rischiarano momentaneamente i paesaggi della Terra. Questi paesaggi si possono certamente scorgere in modo ben chiaro anche durante l’attimo fuggente di luce concesso dal lampo, ma poi, estinta questa luce, immediatamente la notte si fa dieci volte più tenebrosa di prima.

3. Però, nonostante tali meteore luminose, in lui non riusciva a formarsi una luce permanente, per la qual cosa il nostro Enos venne a trovarsi del tutto fra le contraddizioni, perché questi bagliori istantanei rischiaravano ora di qua e ora di là però sempre una differente regione del cuore, ed egli vedeva in se stesso presentarsi idee sempre diverse.

4. E dopo che egli, e con lui molti altri, per una buon’ora si trovò davvero ben bene assillato da tutte le migliaia di pensieri e idee, esclamò alla fine tra sé e sé:

5. «O quiete, o magnifica quiete, come fui sempre felice tra le tue braccia! Quale felicità deve essere stata la mia quando io non esistevo, e quanto maggiore ancora sarebbe adesso la mia felicità se fosse possibile far nuovamente il trapasso nel perfetto “non essere”!

6. Non è infatti l’uomo più felice fra le pareti della sua casa quando fuori infuria la tempesta, di quando invece egli si trova fuori esposto alle tempeste e alle lotte degli elementi? E non è ancora più felice quando è immerso in un sonno profondo, mentre fuori gli elementi della natura minacciano di annientare la Terra?

7. Quale infinito divario non esiste tra me e una pietra?

8. Io devo pensare, o almeno sognare; la sensazione è a me indistruttibilmente propria e di conseguenza mi sono proprie anche la fame, la sete, il caldo, il freddo, la notte, il giorno, il dolore e la sofferenza; e per quanto poco io esca dai limiti dell’ordine prescritto, si verifica subito l’ammonizione, e ciò sempre con risonanti parole più o meno di minaccia con le quali viene poi sempre estorto al mio cuore un nuovo pentimento.

9. Se io cado frequentemente in errore, allora vengo sempre punito, e ciò per la ragione che io devo avere la vita sciagurata e, con questa, la sensazione; oh, i miserabili vantaggi della vita rispetto alla morte!

10. O pietra, come sei felice tu! Tu sei solida e forte, non hai vita, né sensazioni, e sussisti benissimo senza cibo e bevande!

11. Tu non hai pensieri e idee assillanti; per te non vi è altra legge tranne quella muta della più beata e indisturbata quiete; a te è in eterno estranea la fame, la sete, il caldo e il freddo; il tuo essere, privo di qualsiasi sensazione, non percepisce né i colpi e nemmeno il dolore.

12. La sofferenza e la tristezza ti sono sconosciute; tu non invecchi mai; l’amore non ti lacera il cuore, perché tu, felicissima, il cuore non ce l’hai!

13. O tu, pietra, degna della massima invidia, se io potessi essere come te, davvero – anche se avessi in me mille vite tra le più perfette – io le darei tutte per un atomo del tuo felicissimo essere, purché tu sia realmente così priva di vita e insensibile come sembri!

14. O grande e sublime Creatore di tutte le cose, ora in me sorge una domanda del tutto diversa; ma la risposta a tale domanda dovrebbe certamente costarTi più di quella precedente!

15. Tu vuoi forse darmi la pienezza della vita, per rendermi felice? Oh, sciaguratissima felicità!

16. Dammi piuttosto un perfetto “non essere”, e così mi renderai davvero felice!

17. Come deve essere cieco e quanto deve essere grande la stoltezza di colui che può considerare felice la vita in ogni momento assillata, la quale, quanto più perfetta è, tanto più deve essere assillata e per conseguenza infelice!

18. Io perciò non Ti pregherò, o Vita di ogni vita, per avere la vita, bensì sempre per avere la morte più assoluta!

19. Infatti quando io non esistevo, allora io ero felice; e quando nuovamente non sarò più, allora io sarò anche di nuovo felice!

20. O Signore, tieni, tieni per Te la Tua Pienezza di vita, questa massima disgrazia per ciascun essere; ma a me dona la pienezza della morte, dammi la pienezza del “non essere”; così Tu mi renderai davvero felice, sì felice in eterno!

21. Riducimi ad una pietra senza vita e senza sensazioni, e così con il mio muto essere Te ne loderò e glorificherò in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 128

La meraviglia dell’altro Abedam per le parole di Enos che rinnega la vita

29 luglio 1842

1. Molti avevano udito le insensate lamentazioni di Enos e non sapevano cosa pensare.

2. Lo stesso Adamo cominciò a stupirsi estremamente per tali sentimenti manifestati da suo nipote.

3. Ma l’altro Abedam (il conosciuto) che si tratteneva ancora vicino al Signore, si volse a Lui come spaventato e chiese:

4. «O santissimo ed amorosissimo Padre! Che cos’è dunque questo fenomeno? No – veramente – io sarei andato a cercare qualunque pensiero in un uomo, all’infuori di questo, e cioè:

5. “Che un uomo, al Tuo cospetto, potesse maledire la vita in sé e in tutti i fratelli, e poi supplicare a Te la completa morte eterna per sé!

6. No, questa cosa sarebbe già troppo perfino per un sogno, ma è assurdo enunciarla così apertamente!

7. Invece di esserTi infinitamente ed eternamente grato per la vita, per questo infinito bene prodigioso della Tua grazia e misericordia, egli la disprezza in un modo quale finora non è stato mai dato di udire!

8. Cieco egli non è, poiché se lo fosse, come avrebbe potuto, in questo stato, descrivere con tanta evidente chiarezza gli assilli della vita?

9. Egli non è neppure stolto, poiché uno stolto non sarà mai in grado di rilevare i vantaggi del “non essere” mettendo chiaramente in evidenza gli svantaggi di tutta la vita!

10. E lui non è neppure malvagio poiché non maledice nessuno, neanche il suo maggior nemico, cioè la vita, bensì vorrebbe solamente venirne sbarazzato, se ciò fosse possibile!

11. Si è forse adirato il suo cuore contro qualcuno o contro qualcosa?

12. Neppure questo sembra essere il caso, poiché egli augura a tutti solamente quello che riconosce che è la cosa migliore per lui e la più adatta a donare felicità, e chiama cieco e stolto soltanto colui che si augura la vita, in quanto in essa egli scorge la massima disgrazia per sé!

13. Queste cose le comprenda chi vuole; per conto mio comprenderei di più se uno mi dicesse: “Tutta la Terra è fatta unicamente di lumache e il sole di lucciole e di legno putrefatto!”, che non a quello che Enos ha appena enunciato!

14. Veramente, davvero, o Signore e Padre santissimo! Se io mi trovassi al Tuo posto – perdona la mia stoltezza che mi sta appiccicata da tempo! – non saprei assolutamente cosa fare con un simile uomo! Infatti se volessi assecondarlo nella sua richiesta e volessi fargli secondo il suo desiderio, allora tutto il mio amore, grazia e misericordia sarebbero puramente niente, poiché per colui che non è, tutto l’amore, la grazia e la misericordia sono come se fossero niente!

15. Se io però lo mantengo in vita, allora ciò non può avvenire altrimenti se non per la via del giudizio; ma che cosa è allora uno spirito giudicato, e che cosa è la sua vita!

16. Esso è una macchina sostanziale animata per costrizione senza alcuna libertà ed in perpetua contraddizione con se stessa; esso è un essere senza esistenza, e una vita senza vita!

17. In verità, se un buon consiglio non ha un valore in tale circostanza, allora non lo avrà mai più in tutte le eternità!

18. Ma come può essere possibile che l’uomo sia capace di un simile pensiero?

19. No, considerare la vita come la massima delle disgrazie e la completa morte come la massima felicità, questo è davvero un po’ troppo per la mia povera anima!

20. O Signore, Padre, Abedam, dimmi solo due paroline per la mia tranquillità!

21. Infatti mai prima d’ora qualcosa mi ha assillato ed oppresso tanto quanto questa confessione assurdamente assennata di Enos; aiutami dunque secondo la Tua santa Volontà a uscire da questo groviglio!»

22. E l’Alto Abedam disse allora all’altro Abedam: «Io ti dico di lasciare per ora che le cose rimangano come sono; vedrai che tutto si accomoderà, e al tempo giusto verrà concessa la vera luce a te, come anche a tutti gli altri!

23. Io ritengo opportuno di doverti annunciare subito soltanto questo: “Quando tu fossi al Mio posto – se ciò fosse possibile – allora le cose, con la tua eminentissima sapienza, assumerebbero un aspetto preoccupante e molto pericoloso per simili cercatori di morte!”

24. Ma la Mia Sapienza in tale occasione è molto più indifferente e non prende la cosa con tanta gravità e precisione come fa la tua sapienza.

25. Perciò Io troverò, con molta maggiore facilità di te, un rimedio adatto a ricondurre Enos sulla giusta via.

26. Non darti dunque alcun affanno a causa di ciò e mettiti tranquillo, poiché non ha proprio grande importanza il fatto che il sonnolento preferisca dormire, piuttosto che rimanere sveglio.

27. Ma quando poi si è ben saziato di sonno e si risveglia, solo allora chiedigli cosa preferisce, e cioè se preferisce il sonno oppure il lietissimo essere sveglio!

28. Perciò ora mettiti tranquillo; se qui la Mia Sapienza non dovesse bastare, allora non mancherò di venire Io a prendere consiglio da te!

29. Ma fino a quel momento, come già detto, rimani quieto! Amen!»

 

[indice]

Cap. 129

La canzone di Kenan, il cantore, sulla vita

30 luglio 1842

1. Queste brevi parole di consolazione furono sufficienti per ricondurre alla precedente quiete e all’ordine non solo l’altro Abedam, ma anche tutti gli altri animi agitati.

2. Dopo che tutto tornò di nuovo tranquillo, l’Alto Abedam chiamò a Sé subito Kenan, e gli disse:

3. «O Kenan, tu che sei il provetto cantore dei Mie giorni, già da lungo tempo Io scorgo una buona canzone nella tua anima, e vedo com’è grande la tua brama di farla sgorgare liberamente dalle tue labbra a Mia gloria; ecco, questo è il momento, e dunque faccela sentire! Amen!»

4. Questo invito fu per Kenan di più che non se Io lo avessi elevato immediatamente a primo angelo di luce di tutti i Cieli, e perciò si accinse subito a dare libero corso al cantico di gloria che già da lungo tempo riposava in lui, il quale suonava così:

5. «O Padre santo, o eterno Amore, o Dio infinito, o Signore di ogni vigore, di ogni potenza e forza. Oh, quale infinita pienezza della Vita nel purissimo Amore sei Tu!

6. O santa Vita, o delizia purissima degli esseri, degli uomini e degli angeli, Tu sei troppo sublime, troppo maestosa e troppo beata perché possa essere esaltata da lingua umana e possa essere lodata degnamente con le nostre parole stridenti!

7. Accogli dunque anche questo cantico di lode così come esso è, uguale a colui che qui è un niente dinanzi a Te, e che lo innalza a Tua lode e gloria!

8. O Vita, o Vita, come è dolce la Vita, com’è prodigiosissimamente splendida per chi, degno e gratissimo, se ne delizia nel modo in cui il Tuo Amore infinitissimo, o Padre santo, gliel’ha fedelmente data!

9. Quale infinita libertà e quale pienezza, liberata da qualsiasi costrizione e oppressione, è in ogni pensiero e in ogni sensazione e cambiamento dello spirito!

10. Dov’è il luogo, sì, dov’è un qualsiasi punto nello spazio infinito, che debba restare estraneo al mio spirito, che non si possa vedere e non si possa comprendere e abbracciare in tutte le sue parti?

11. Dov’è quel Sole – dove dall’infinita lontananza scintilla un lievissimo raggio del suo essere luminoso – che, solo in misurati spazi di tempo, il mio spirito non possa giungere?

12. O uomini, o fratelli e padri e figli! Provate una volta; guardate laggiù, agli estremi confini del firmamento, là scintilla, del tutto debolmente, una minuscola stellina!

13. Provate a raggiungerla con il vostro spirito e poi dite quale sarà stato il tempo della vostra fatica spirituale; io dico: “In un attimo voi vi giungerete e interiormente contemplerete i più splendidi prodigi della luce soavissima!”

14. Per l’occhio della carne quella stella è un punto minutissimo, ma quanto è grande invece per quello dello spirito, che è la vita da Dio! È un Sole poderoso colmo dei prodigi della Vita d’amore del Padre santo!

15. Oh, vedete quanto liberamente e facilmente ha trionfato, su tutti gli spazi infiniti, lo spirito eterno che è nei nostri cuori, questo prodigio della vita in noi! Quale un potente eroe esso stava nelle terribili profondità, e con sacro timore contemplava il puntino scintillante che cresceva fino a diventare un Sole di una maestà indicibile, colmo dei prodigi della Vita d’amore del Padre santo!

16. Oh, cosa è la vita? O vita divina, tu vedi e pensi, e percepisci i prodigi della dolcezza divina e qui, nell’infinita pienezza dei prodigi, tu stessa sei il prodigio più grande e, dinanzi a te e in te, tu vedi e senti ed ami il Padre, l’eterno ed infinito Creatore onnipotente!

17. O tu, splendida vita, quale sacro dono sei tu per chi non era ma ora è, e fra somme delizie si rallegra dell’esistenza, sì dell’esistenza eterna, al cospetto di Dio che, amandola indicibilmente per una durata eterna, l’ha formata da Sé!

18. O padri, o fratelli e figli; ora qui si trova il Padre, il santo Datore della vita; oh, prostriamoci dunque dinanzi a Lui, dinanzi al Creatore e al Padre santo e, nel più puro amore dei nostri cuori, rendiamo gloria e grazie a Lui che amorevolissimamente ci ha dato la vita santa e radiosa dell’Amore proveniente da Lui!

19. Oh, dite ‘Amen!’ con me o voi tutti, padri, fratelli e figli!

20. E Tu, o mio santo Padre, accogli benevolmente questo misero cantico come se fosse qualcosa davanti a Te, e concedi che io lodi e glorifichi sempre lo splendore della vita d’amore proveniente da Te!

21. O Padre santo, sia Tuo ogni onore e ogni lode in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 130

La ricompensa a Kenan per il suo cantico: l’immortalità

L’essenza della vita e della morte

1 agosto 1842

1. E quando Kenan ebbe finito il suo cantico, Abedam gli porse la mano e disse:

2. «O Kenan, eccoti il pegno della Mia Fedeltà; vedi questa mano, essa è un ramo eternamente infinito, sì, un ramo robustissimo dell’Amore che è in Me, ovvero l’Amore stesso che opera grandiosamente!

3. Io te la porgo e con essa ti do anche la vita di tutte le vite; prendila e vivi in eterno!

4. Solo ora sei diventato un signore del tuo corpo e ora puoi uscire ed entrare a tuo piacimento da questa tua casa terrena.

5. Se tu vuoi rimanervi ancora per amor Mio e dei tuoi, Io ti dico che sei libero di farlo.

6. Ma qualora tu volessi abbandonare il corpo per sempre, oppure soltanto temporaneamente, vedi, anche questo tu sei completamente libero di farlo!

7. Infatti davvero Io ti dico che d’ora innanzi non vedrai, né sentirai, né conoscerai mai più la morte, perché la vita è la dominatrice della morte, e non il contrario.

8. Come potrebbe la morte essere un maestro della vita, quando le manca ogni libertà ed essa stessa è solo una vita prigioniera per opera di una vita libera, strettissimamente incatenata in tutte le parti del suo essere?

9. La vita del corpo però è certamente la morte, ovvero la vita incatenata, ovvero la vita privata di ogni vera libertà!

10. Per conseguenza, chi ha trionfato su di essa nella propria carne, come tu ora, e se l’è resa soggetta in tutte le sue parti, non è dunque diventato un perfetto signore di ogni morte?

11. Quando però qualcuno è così diventato un signore della morte, e lo è diventato completamente dal dito mignolo del piede fino alla sommità del capo, come potrebbe costui assaporare, sentire e vedere la morte?

12. Io lo dico a te e a voi tutti: “Colui i cui occhi sono stati tanto rinvigoriti da poter contemplare tutte le cose rivelate che per la morte giacciono a distanze infinitamente lontane e delle quali gli occhi infiacchiti della morte non riescono a presentire nemmeno che cosa e come le cose stesse siano in sé e di per sé, costui vede tutto questo già interamente [attingendolo] fuori dalla propria vita e lo contempla effettivamente dentro la propria vita stessa.

13. Ma chi ha potere di fare questo in sé e fuori da sé, costui ha potere di farlo certamente non [attingendolo] fuori dalla propria morte, bensì soltanto [attingendolo] fuori dalla propria vita!

14. Ma così come egli è sicuro e certo della vita, così egli è diventato con ciò la vita stessa!

15. Sii dunque ora anche tu, o Mio diletto Kenan, completamente sicuro della vita, dato che sei diventato tu stesso vita attraverso il tuo amore per Me e conseguentemente per l’unica vera Vita!

16. Infatti d’ora innanzi nessuna eternità avrà più potere di togliertela, per la ragione che tu stesso, come già detto, sei ormai diventato in te una vita [attinta] da Me.

17. Ma così come Io sono un Signore di ogni vita e così anche, e tanto più, di ogni morte, così altrettanto tu, e con te chiunque ti sia simile, è in sé un perfetto signore della propria vita [attinta] da Me e per conseguenza tanto più ancora un signore della morte stessa.

18. Ma chi di voi ha mai visto che la polvere giacente sulla strada e sui campi abbia suscitato un qualche vento?

19. Se questo fosse possibile, allora voi lo avreste già osservato molto spesso nelle vostre stanze ben chiuse dove non di rado di polvere ce n’è in abbondanza!

20. Quando però viene il vento libero, allora è questo che solleva la polvere dalla strada e dai campi, e la trascina e la porta turbinando là dove è diretto e dove vuole, perché esso è una forza libera, e la polvere non può sbarrargli la via oppure addirittura bloccarlo del tutto.

21. È di certo vero il contrario, e cioè il vento può lasciar cadere la polvere dove e quando vuole!

22. Vedi, precisamente così avviene anche della vita; questa procede libera, e dove essa procede, là essa esercita ovunque e in ogni sua parte la più completa signoria sulla morte!

23. Essa può incitare la morte a prendere parte alla vita; ma se vuole può lasciarla cadere, poiché essa può fare anche questo con altrettanta libertà, quanto facilmente può incitarla a partecipare alla vita.

24. E così tu sei anche in questo modo un signore della tua carne.

25. Finché tu vorrai incitarla alla partecipazione alla vita, allora anche la carne vivrà con te.

26. Ma se tu la vuoi abbandonare sia temporaneamente oppure per sempre, allora anche questo spetta al tuo libero volere, poiché tu sei ormai diventato completamente una vita e tale rimarrai perfettamente in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 131

Il pentimento di Enos – La paura della morte dei negatori della vita

Dei frutti maturi dello spirito e dei frutti immaturi della carne

2 agosto 1842

1. Dopo questo insegnamento che chiariva e donava la vera vita, Kenan fu colmo di gioia, e lo furono anche molti altri con lui, e tutti resero grazie dal più profondo dei loro cuori per questa grande rivelazione, grazie alla quale essi vedevano e riconoscevano ormai sufficientemente che cosa è la vera vita, come essa si forma e quanto distintamente diversa è dalla vita apparente della carne, o piuttosto della morte.

2. Ma mentre essi ringraziavano così, lodando e glorificando l’Alto Abedam, anche Enos si commosse fino alle lacrime, egli si ravvide e con cuore afflitto andò verso il Padre.

3. E quando, procedendo di passo lento e timoroso, Gli fu giunto vicino, (l’Alto) Abedam immediatamente gli offrì la Sua mano e gli disse:

4. “Ebbene, Enos, dimMi per che cosa ti sei deciso: per la vita, o per il completo annientamento?”

5. CrediMi: non c’è nessuna cosa che Mi sia impossibile, poiché vedi, per dartene la prova, a quella montagna là, verso il mattino, la quale ancora fuma ed emette vapori di fuoco, Io dico: “Svanisci!”

6. E ora guarda! Vedi ancora qualche traccia della montagna che aveva resistito già tanti millenni?

7. Domani, sul posto occupato poco fa dalla grande ed alta montagna, e che ora costituisce uno spazio lungo diecimila altezze d’uomo e largo settemila, ammirerai già la più lussureggiante vegetazione d’erba e una quantità grandissima di nobili alberelli da frutto che saranno sorti dal nuovo terreno!

8. Da ciò puoi dunque già ora constatare che per Me nessuna cosa è impossibile; e allora damMi dunque la risposta alla domanda che ti ho ora rivolto!»

9. Enos però, come tutti gli altri, quasi completamente fuori di sé per lo sbalordimento e la paura che gli impediva il respiro a causa di un simile fenomeno tanto improvviso e inatteso, il quale, data la straordinaria e prodigiosa chiarezza della notte, aveva potuto essere benissimo osservato da tutti, non fu capace di dire una sola parola, ma invece cadde immediatamente ai piedi del Signore di ogni Potenza e Lo supplicò nel suo cuore di volerlo conservare e di perdonandogli la sua grande e sacrilega stoltezza!

10. Ma allora Abedam lo rinvigorì immediatamente, lo sollevò da terra e poi gli disse:

11. «Vedi, Enos, così come te è costituito ciascun morto! Se anche egli non parla come tu hai parlato poco fa, tuttavia egli agisce così come avesse evidentemente più cara la morte che non la vita più perfetta.

12. Ma quando chi agisce così vede avvicinarsi la morte del corpo, allora egli viene colto da spavento e poi comincia a esitare e a disperare.

13. Ma allora Io domando: “Perché un simile stolto non rimane almeno coerente con se stesso?

14. Perché mai teme quello stesso annientamento per il quale egli ha tuttavia lavorato con tanta determinazione durante la sua intera vita?”

15. Ma qui rispondo Io al posto tuo e dico:

16. “Finché il morto percepisce ancora in sé la forza della vita, egli era come fosse un signore della morte, e questa non gli incuteva una così grande paura, per la ragione che chi vive in questo modo nella libera visione delle cose intorno a sé, costui non può sapere che egli, nella morte e nell’annientamento, non avrà più sensi per le cose stesse.

17. Quando però poi si accorge che la forza della sua vita apparente sta svanendo e che i suoi sensi si indeboliscono e per conseguenza anche le cose intorno a lui cominciano a svanire, e così egli stesso comincia a percepire la potenza della morte e lo spavento del “non essere” e l’oppressione dell’annientamento, solo allora egli si accorge dell’immenso divario che esiste fra la morte e la vita!

18. Allora egli farà ogni tentativo possibile pur di riacquistare la vita!”

19. Tuttavia, anch’Io dico qui: “Alla fine tutto ciò sarà troppo tardi per moltissimi!”

20. Infatti la vita vera, immortale, dominante e libera, è simile ad un frutto completamente maturo, mentre invece la vita naturale, o corporale, è simile ad un frutto immaturo.

21. Nel frutto maturo il germe è diventato libero e solido, e perciò l’involucro esteriore di carne che prima lo ricopriva e lo nutriva, può essere separato dal germe stesso senza il benché minimo danno per questo germe che ormai è pienamente vivente; infatti il germe ha accolto già in sé tutta la vita e non percepisce più in alcun modo la morte, bensì è conscio di una vita completa concentrata solamente in se stesso, la quale, in nessun punto, sta più in un qualche necessario rapporto con la massa esteriore di carne, per la qual cosa anche, come già detto, questo può essere lasciato cadere assolutamente senza alcun danno per il frutto del germe.

22. Ma quale aspetto del tutto diverso non assume la cosa rispetto ad un frutto immaturo, dove la massa esteriore vive ancora con il germe di una vita fiacca, dove il germe muore se la massa esteriore viene troppo lesa!

23. Ciascuno dunque abbia la massima cura che il proprio spirito giunga a maturazione completa, la quale maturazione avverrà precisamente quando lo spirito si sarà sciolto da tutti i fili e le fibre delle brame della carne!

24. Ma quando qualcuno è arrivato a questo punto, allora egli è diventato anche un signore della vita.

25. E come ogni frutto si matura solo al calore del Sole, così voi pure potrete diventare maturi per la vita vicino al calore, nel calore e tramite il calore del Mio amore in voi per Me.

26. E così diventa anche tu, Enos, una buona volta completamente maturo per la vita qui sul Mio petto, che con tanta infinita abbondanza è colmo di quella Vita che è l’unica ad essere vera, la più eterna e la più libera, la più potente e la più beata!

27. Comprendi bene quanto Ti ho detto, e per conseguenza vivrai veramente sempre e in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 132

La caducità delle cose: un errore!

3 agosto 1842

1. Queste sante parole di Abedam riportarono certo Enos completamente in sé; ma se egli volgeva il suo sguardo verso il mattino e non vedeva più come di consueto l’antica montagna, allora fu nuovamente colto da un brivido in tutto il corpo e non riusciva più a raccapezzarsi e a trovarsi a suo agio in quella regione dall’aspetto totalmente cambiato.

2. Ma questo insolito aspetto della regione non era la sola causa per cui egli si sentiva rabbrividire del tutto segretamente, bensì l’altro motivo era il pensiero antico della fugacità di tutte le cose, che in lui diveniva sempre più vivo a causa di questo fenomeno!

3. Per conseguenza, nel mare della vita agitato dalla tempesta, questo veniva ancora a costituire uno scoglio enorme per il nostro Enos.

4. Ma poiché una tale cosa, com’è naturale, non poteva rimanere nascosta all’Alto Abedam, che gli chiese subito:

5. «Enos, cosa rode la tua anima? Ecco, Io sono ancora qui e non ho chiuso la Mia bocca! Forse non lo sai che soltanto Io sono capace di dare – ed anche voglio dare a colui che Me ne fa richiesta – una risposta vera e vivente a ciascuna domanda?

6. Tuttavia Io conosco il tuo animo, ed anche perciò ti voglio esonerare dalla domanda e voglio darti una buona risposta in relazione a quello per cui già da tempo ti sei affannato nel tuo cuore e per cui adesso ti stai tanto più affannando in quanto, per effetto del fenomeno che sta sotto ai tuoi occhi, i tuoi timori ti risultano confermati, in modo persuasivo, ancora di più e in maniera più viva.

7. Vedi, quello che ti opprime è la fugacità delle cose create, per la qual cosa tu stai continuamente lambiccando il cervello chiedendoti: ‘Cosa accadrà del corpo quando io, spirito e anima, dovrò un giorno deporlo?

8. Perché mai il corpo non deve, né può, essere abbellito e magnificato assieme allo spirito, e perché non può rimanere unito in maniera completamente viva e durevole per l’eternità?’

9. E dato che adesso l’improvvisa scomparsa della montagna, essendo ai tuoi occhi una certezza ancora maggiore della fugacità delle cose, ha appunto rafforzato in te questa vecchia e assillante domanda, così avviene che tu ora anche inorridisca tanto più, quanto più spesso volgi il tuo sguardo verso il luogo sul quale, appena l’altro ieri mattina, Adamo rese manifesta la sua opinione profetica che proprio dinanzi a quella montagna davanti alla quale lui, primo uomo della Terra, sospirava e faceva cordoglio singhiozzando profondamente e piangeva, un giorno anche l’ultimo uomo della Terra avrebbe fatto cordoglio e sarebbe svanito.

10. Dato però che Io, nella Pienezza massima di tutta la Mia infinita Sapienza, sono senz’altro un profeta migliore di Adamo – che allora voleva fare cordoglio del tutto inutilmente e in maniera del tutto stolta – così Io ti dico, in primo luogo, che la menzionata predizione di Adamo era campata del tutto completamente nel vuoto, motivo per cui, principalmente, Io colsi anche l’occasione per mettere fine a questa fatalissima montagna e così pure alla predizione di Adamo ancora più fatale!

11. Ma per quanto riguarda le domande del tuo animo, Io ti dico, in secondo luogo, che esse sono ancora molto più vuote della predizione di Adamo.

12. Ma come puoi tu, anche solo in sogno, farti venire in mente qualcosa della fugacità delle cose?

13. Credi forse che una cosa svanisca quando scompare alla vista, quanto mai mentitrice, dei tuoi occhi di carne?

14. O tu, pensatore e veggente debole di mente! Non sono dunque tutte le cose, nient’altro che unicamente i Miei Pensieri fissati attraverso l’Amore?

15. E gli spiriti, non sono delle Idee del Mio amore messe in libertà, per la qual cosa essi hanno tutti una libera volontà e una vita libera circoscritta a se stessa?

16. Ma se ora Io lascio nuovamente libero un Pensiero tenuto saldamente da Me, dimMi: “Tale Pensiero è realmente svanito quando Io l’ho liberato dai legami dell’amore che lo fissavano e ora sale di nuovo nella cerchia immensa dei Miei spiriti, i quali colmano l’intera infinità, simili a fiamme di fuoco che hanno la stessa forma?”

17. Oh, Io ti dico: “Anche la prima pianticella di muschio, germinata sul primo scoglio dei mari di questa Terra, esiste e vive addirittura ancora molto bene in questa Mia immensa cerchia, e l’ultima pianticella di muschio della Terra si incontrerà un giorno fraternamente e in modo vivente con questo suo primordialissimo grande padre!

18. Così pure anche questa montagna è stata soltanto disciolta, ma non è stata annientata.

19. E tanto meno lo sarà un giorno questo tuo corpo [che racchiude] lo spirito!

20. Però come è ora questo tuo corpo, così non può sussistere alla lunga; esso però verrà restituito allo spirito in modo gradatamente purificato, e anche se non più in questa forma, tuttavia come una veste spirituale che sarà indistruttibile in eterno.

21. Perciò nessuno dovrebbe commettere scelleratezze e peccati con il suo corpo, poiché chi fa così sarà costretto un giorno a camminare pure in spirito con le vesti lacere!

22. E dunque non esiste affatto una fugacità delle cose, ma esiste invece una dissoluzione delle stesse.

23. Comprendi bene tutto ciò, e sii del tutto tranquillo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 133

L’essenza della triplice procreazione

La giusta procreazione nella carne

4 agosto 1842

1. Dopo questa rivelazione, tutti i padri, non escluso lo stesso Adamo, furono completamente soddisfatti e si ritirarono al loro posto di prima, conformemente all’invito interiore di Abedam, naturalmente con il cuore colmo di gratitudine. Poi l’Alto Abedam chiamò a Sé Maalaleel e gli disse:

2. «Maalaleel, sei già a conoscenza di tutto ciò che potrebbe essere utile a te e a tutti i tuoi discendenti?

3. Se niente ti è più sconosciuto, allora tu puoi certamente esimerti dal fare nuove domande; ma se in te si nasconde ancora qualcosa di oscuro, allora parla ed esponilo apertamente. Occorre infatti che nei vostri cuori non rimanga alcun ripostiglio tenebroso!

4. Se tu dunque conosci e trovi qualcosa di opprimente in te, come ho già detto, annuncialo pure chiaramente! Amen!»

5. Maalaleel allora rifletté per qualche tempo, poiché egli avrebbe pur avuto una buona domanda da fare, ma non osava enunciarla ad alta voce.

6. Ma siccome Abedam vedeva la sincerità di Maalaleel, in seguito alla quale egli non voleva essere motivo di scandalo per nessuno e ancora meno poi per la giovanissima e graziosa Pura che se ne stava sempre accanto a Lui, allora gli disse:

7. «O Maalaleel, Io conosco l’onesto sentimento del tuo cuore; perciò Io intendo esonerarti dall’esporre la tua domanda ed esaudirò ugualmente, con una buona risposta, la tacita richiesta del tuo animo. Ascolta dunque tu e così pure voi tutti:

8. “Per quanto riguarda la procreazione naturale che l’uomo ha per lo più in comune con gli animali, in generale questa non può essere mutata nel suo procedimento, se non in casi del tutto particolari e spiritualmente ottimi. Infatti, mediante la procreazione nella carne, come essa sussiste, non viene generato né lo spirito, né l’anima, ma solo un corpo di carne che deve essere innanzitutto completamente formato nel corpo materno, prima che esso sia reso idoneo ad accogliere l’anima e questa poi sia resa idonea all’accoglimento dello spirito; e così tutto ha il suo buon fondamento e tutto sussiste dal suo buon ordine.

9. La carne genera la carne, l’anima genera l’anima e lo spirito genera lo spirito!

10. Ma il perché e il come avviene questo, bisogna che tu ora lo comprenda; ascolta dunque.

11. Voi sapete che tutto ciò che appartiene alla cerchia dello spirituale, che è l’unico vigoroso e propriamente essenziale-sostanziale, può rendersi apparente unicamente per le vie del contrapposto corrispondente. Questo contrapposto è uno sforzo della vera e propria forza principale per fermare e costringere se stessa, affinché con ciò renda manifesta se stessa.

12. Considera ora il tuo spirito! Come si manifesta esso?

13. Vedi, esso si manifesta mediante l’afferramento di se stesso, che qui è l’amore nel suo senso più puro, ovvero l’amore per Me! Senza questo afferramento, lo spirito non giungerà mai a riconoscersi come indipendente, bensì rimarrà sempre soltanto una parte inconscia di se stessa del Mio infinito Spirito universale.

14. La stessa cosa è anche il caso con l’anima, la quale, in senso generale, è il complesso della vita vegetativa di tutto il mondo naturale. Nella sua generalità essa si afferra, oppure essa può afferrarsi in innumerevoli punti, dove poi anche le cose cominciano a rendersi visibili secondo l’ordine che Io ho posto nell’anima universale.

15. Tuttavia qui si tratta soltanto di una costrizione o procreazione muta e inconscia di se stessa da parte dell’anima per mezzo dell’Ordine esistente in lei e proveniente da Me.

16. Tale procreazione diviene conscia di se stessa solo quando tutte le parti dell’anima universale si afferrano e si costringono, per la qual cosa poi si avvicinano, si premono e infine si infiammano.

17. E siccome poi si fa luce nel loro mezzo, allora esse si riconoscono e si afferrano in un tutto completamente separato.

18. Questo atto della procreazione dell’anima si compie per mezzo di ciò che viene chiamato amore del prossimo. E così poi l’uomo riconosce continuamente l’uomo mediante l’amore del prossimo; a chi è estraneo questo amore, a costui rimane estraneo pure il proprio fratello.

19. Ora vedi, dopo queste due procreazioni interio/ri, anche la carne può afferrarsi nel proprio contrapposto, e qui può costringersi e comprimersi.

20. Per effetto di tale costrizione, allora un contrapposto trapassa nell’altro e vi si afferra, e così tra due contrapposti esteriori viene formata [un’entità] media di per sé esistente, la quale, a seconda che, durante l’atto procreativo, essa si sia accostata o verso l’uno o verso l’altro dei due contrapposti, deve corrispondere poi costituzionalmente più all’uno oppure all’altro di essi, conformemente al Mio Ordine, anche nella carne, il quale si chiama un giusto amore di se stesso, ovvero un giusto amore carnale.

21. Vedi, per questo motivo l’amore carnale e la procreazione ad esso corrispondente sono altrettanto giusti quanto lo sono quelli dello spirito e dell’anima, qualora essi procedano nell’Ordine esistente e da Me posto per l’eternità.

22. Ma se la procreazione è contro quest’Ordine, allora essa diventa una procreazione della morte anziché della vita, ed è quindi un grave peccato, perché per mezzo di essa viene minata e stravolta perfino la vita dell’anima e dello spirito”.

23. Queste cose comprendetele bene tutti e procedete conformemente a quanto avete appreso, così tutte le vostre procreazioni saranno giuste e gradite a Me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 134

Un vangelo per i chiacchieroni e per gli oratori raffinati

5 agosto 1842

1. Solo a questo punto Maalaleel poté aprire la sua bocca ed esclamare:

2. «O santa ed immensa Verità, o Luce eterna di ogni luce, quale profondità, quale pienezza dell’Ordine santo sono in Te, o Padre amorosissimo!

3. Oh, se mi fosse possibile comprendere giustamente tutto ciò!

4. Però, o santo ed amorosissimo Padre, io sento che ci sono molti vuoti nella mia anima!

5. Lo spirito genera lo spirito, l’anima genera l’anima e la carne genera la carne!

6. E tutto avviene in un modo per cui una cosa sussiste nell’altra ed anche per mezzo dell’altra, e precisamente in modo che una cosa procede dall’altra e l’una è condizione dell’altra; l’una cosa insomma è per l’altra.

7. Dall’universalità delle cose l’uomo sussiste nella sua perfezione, e questa è la meta finale di ogni cosa creata!

8. O Padre, com’è infinitamente grande la Tua Sapienza! Tu non dici mai una parola invano, e ciascuna Parola dalla Tua bocca è essenzialmente vera nella pienezza suprema.

9. Tutto ciò io lo conosco in maniera viva in me e mi rendo conto anche più di una cosa; però, nonostante tutto, io devo purtroppo rendere la triste testimonianza di me che del tuo dono di Grazia di prima, non voglio dire proprio tutto tale dono, ma quasi la maggior parte di esso è rimasta per me, non dirò proprio incomprensibile, ma tuttavia, in un certo qual modo, oscura! Ciò significa che, per quanto riguarda unicamente le parole, io le ho certamente comprese esattamente tutte; ma dietro la parola – voglio riferirmi a quello che effettivamente Tu hai voluto indicare propriamente con ciò, o piuttosto concernente al senso interiore – ecco, o Padre santo ed amorosissimo, questo è il punto riguardo al quale non riesco proprio interamente a raccapezzarmi!

10. Io so certamente fin troppo bene che la colpa di ciò è unicamente ed esclusivamente mia del tutto; però questa consapevolezza alquanto triste non giova tuttavia a niente, perché comunque non mi è possibile osservare le camere interne della parola!

11. Perciò, o Padre amorosissimo, vorrei anche pregarTi, se così a Te piace, di chiarirmi almeno un po’ riguardo a quanto si nasconde in fondo a queste Tue santissime parole; altrimenti io vedo le cose come fossero immerse nella notte!

12. Però, come già detto, soltanto se così è gradito a Te! Amen!»

13. Allora Abedam gli rispose subito: «Maalaleel, perché usi tante parole per dire quello che con tanta facilità potresti esprimere con una parola e cioè così:

14. “Padre, io sono cieco; fa dunque che io veda!”?

15. Vedi, questo sarebbe stato più che sufficiente. A che scopo dunque, un chiacchierare così vuoto che tende più a scusare, che ad incolpare la propria cecità?

16. Io però ti dico che appunto in questa tua raffinata loquacità è nascosta la colpa del fatto che, in fondo alle Mie parole, non sei capace di scorgere la luce.

17. Cerca dunque di sbarazzartene, e diventa un uomo retto ed aperto e non un oratore ossequioso e astuto, poiché, così facendo, ben presto dietro alle Mie parole tu scoprirai intere schiere di soli, i quali ti illumineranno più che in abbondanza tutte le camere interne della Mia Parola!

18. Infatti ogni raffinato discorso è un fumo di sacrificio profumato soltanto per il proprio cuore; ma quando il cuore è così annebbiato, di chi è poi la colpa se perfino il raggio della luce più intensa arriva al cuore solo debolmente brillante e qui esso arriva ad illuminare appena debolmente l’esterno del cuore, mentre lascia l’interno del tutto nell’oscurità?

19. Dunque, come già detto, via da te ogni raffinato discorso, allora il tuo cuore ben presto otterrà luce in giusta quantità!

20. Prova a rivolgerti all’uno o all’altro dei qui presenti, e non troverai nessuno che abbia motivo di lamentarsi di qualche oscurità riscontrata nella Mia Parola; sì, tu puoi interrogare perfino questa povera ragazza dalla pianura, e lei ti dirà, con poche parole, se non ha trovato luce in fondo alle Mie parole!

21. Io ritengo però che la Mia testimonianza ti sarà più che sufficiente e che non vi sarà bisogno di rivolgersi – per sapere se hanno compreso la Mia Parola – a coloro dei quali Io stesso ho testimoniato che l’hanno veramente compresa!

22. Se tu però deporrai qui il tuo raffinato modo di parlare, allora ti sarà anche dato di verificare in spirito chi sono coloro che hanno trovato molta luce in fondo alla Mia Parola!

23. Se tu però, secondo la tua parola, comprendi che una procreazione è condizionata dall’altra, e che una cosa sorge e sussiste nell’altra e per mezzo dell’altra, e che infine l’uomo nella sua perfezione è la vivente meta finale di tutte le cose – ciò che è del tutto perfettamente giusto – allora basta che tu aggiunga a tutto questo una giusta porzione di puro amore e così tu, ben presto e con molta facilità, vedrai quello che ancora vi è di nascosto nelle camere interiori della Mia Parola.

24. Infatti l’amore è la chiave con la quale ciascuno può aprire tutte le camere chiuse della Mia parola.

25. Fa dunque così, e vedrai immediatamente che non ti sarà più necessario lamentarti con un linguaggio tanto raffinato per l’oscurità notturna da te riscontrata nelle camere della Mia parola!

26. Queste cose comprendile bene, ed opera conformemente! Amen!»

 

[indice]

Cap. 135

Procreazione ordinata e procreazione disordinata

9 agosto 1842

1. E quando Maalaleel ebbe udito questa lezione da parte dell’Alto Abedam, egli ne fu perfettamente soddisfatto, ringraziò con cuore assai commosso e voleva subito allontanarsi; però il Signore gli disse:

2. «Maalaleel, Io ti dico di rimanere ancora. Infatti, al tuo cuore non è ancora perfettamente chiaro ciò che era oggetto della tua domanda! Ma restando così come tu sei ora, potresti ancora essere indotto in più di un errore; perciò è necessario che ti venga fatta ancora più luce!

3. Vedi, tu sei certo d’accordo con tutto ciò che Io ti dissi in risposta alla tua domanda; però in te stesso tu non scorgi ancora la vera ragione per la quale Io ti ho indicato come peccaminosa la procreazione cieca, oppure disordinata, e così Io voglio dunque mostrartelo questo motivo!

4. Questa dimostrazione suona così: “Tutto ciò che si chiama anima e, nello stato libero, riempie l’intera spazialità infinita e nel Regno degli spiriti è un sostegno abitabile per tutte le innumerevoli schiere di angeli e spiriti, è costituito dai Miei Pensieri liberi non ancora fissati; questi Miei pensieri sempre viventi, però, non riempiono soltanto tutto quanto ho detto prima, bensì essi sono anche i recipienti viventi oppure i portatori della vita di tutti gli esseri [provenienti] da Me.

5. Ora fa bene attenzione: quando Io voglio prendere e poi tenere fissato uno dei Miei Pensieri, allora Io lo abbraccio con Amore! Quando ciò è avvenuto, allora il pensiero afferrato dal Mio amore non può più, come gli innumerevoli altri non afferrati, innalzarsi nelle sfere infinite del Mio proprio Essere divino e delle Mie attività, bensì esso rimane come una permanente forma vivente, per così dire, dinanzi a Me; se poi questa forma deve diventare conscia di se stessa dinanzi a Me, allora questa forma posta così, non soltanto viene abbracciata dal Mio amore, ma viene anche compenetrata dappertutto.

6. In seguito a ciò è provocata una pressione e un attrito tra la forma e l’Amore. Ma qual è poi la conseguenza naturalissima di tale pressione?

7. La conseguenza non è altro che la forma, oppressa da tutte le parti e in ogni sua parte tramite l’Amore, comincia ad opporre una resistenza quando viene stretta troppo dall’Amore.

8. Ma siccome ad ogni costrizione e pressione, il luogo principalmente più sottoposto a pressione di ogni forma perfetta è certamente il punto centrale, allora avviene anche che questo punto centrale è certamente quello che in tutta la forma oppone la massima resistenza.

9. Ma dove si manifesta la massima resistenza, là c’è pure la massima attività.

10. Voi tutti però già sapete doppiamente per vostra propria esperienza che, con pressioni esageratamente forti, vengono provocate delle accensioni, come avviene ad esempio quando qualcuno vuole sfregare fortemente due pezzi di legno l’uno contro l’altro, in modo tale che questi prendono ben presto fuoco, oppure [lo stesso accade anche con] due pietre.

11. Oppure, quando qualcuno di voi si imbarazza o a causa dell’ostinazione di un altro, o alla vista di un qualcosa che gli è estremamente gradito, e così pure se ha sentito qualcosa di male o qualcosa di vantaggiosissimo, allora, senza dubbio, ognuno necessariamente deve percepire un certo infiammarsi del proprio cuore in simili occasioni!

12. Vedi, ormai ci siamo! Dato che appunto un tale infiammarsi è sempre congiunto ad una fiamma rischiarante, la quale è simile alla Vita del Mio eterno Amore stesso, ne consegue che la forma trattenuta e oppressa dall’Amore viene necessariamente rischiarata, infine trapassa in tutte le sue parti, nel movimento della fiamma che divampa in alto fuori dal suo punto centrale, e con ciò diventa vivente e nella propria luce si rende liberamente conscia di sé.

13. Se Io poi voglio anche che un tale Pensiero trattenuto in questo modo continui a sussistere, allora esso diventa subito stabile e rimane sempre come dinanzi a Me.

14. Ma se Io non voglio così, allora Io tolgo il Mio amore dalla forma e fuori dalla forma; questa poi ritorna libera e sciolta, e risale di nuovo nelle infinite sfere della Mia Divinità, certo allora in modo consapevole che è visibile solo a Me, come a te sono visibili i tuoi stessi pensieri!

15. Vedi, questo è il Mio Ordine dal quale sono sorte tutte le cose! Se tu generi il tuo simile in base a quest’Ordine fuori dal quale tu sei stato creato e, in un certo modo, generato da Me stesso, allora la tua procreazione è giusta, perché essa è in quell’Ordine nel quale Io stesso sono.

16. Ma se invece la tua procreazione è cieca o sorda, allora tu non procrei, bensì non fai che distruggere quello che Io stesso avevo creato e generato per l’esistenza libera ed eterna, e questo allora è naturalmente contro la Mia Volontà, la quale – come ho mostrato prima – è l’unica a costituire l’esistenza vera e propria e saldamente determinata di ogni essere da Me generato e creato.

17. E proprio in questo operare contro tale Mia Volontà consiste il peccato, ovvero la morte dell’essere creato da Me!

18. La procreazione deve perciò avvenire in ogni Ordine!”

19. Tu hai acquisito una luce sufficiente soltanto adesso e perciò puoi ritornare al tuo posto! Amen!»

 

 [indice]

Cap. 136

Maalaleel ringrazia per il dono di luce

L’amore per Dio deve stare al di sopra del timore di Dio, poiché le lacrime di gioia sono più gradite al Signore di quelle del pentimento

10 agosto 1842

1. Solo questa rivelazione ebbe il potere di aprire gli occhi a Maalaleel, ed egli fu colmo di gratitudine nel suo spirito e la sua letizia fu talmente tanta che egli si mise a saltare di gioia, perché ora egli aveva compreso il senso di Grazia della Parola divina.

2. Alcuni però si meravigliarono e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è mai ciò per cui il padre Maalaleel si rallegra così tanto?

3. Le parole di Abedam sono certamente elevate e sante, come sempre e in eterno; però se esse debbano autorizzare qualcuno ad una simile letizia quasi sfrenata, ciò non oseremo mai affermarlo!

4. Noi siamo già lieti quando abbiamo compreso anche solo stentatamente il senso quanto mai misterioso di queste elevatissime parole dalla bocca dell’Altissimo.

5. Ma come avvenga che qualcuno, in circostanze in cui – per profondissimo timore reverenziale – dovrebbe inabissarsi nella polvere della propria nullità, possa invece diventare allegro e giubilante al di sopra di ogni misura, questo lo comprenda chi può e chi vuole; noi però ce ne restiamo col nostro elevato timore reverenziale!

6. Maalaleel del resto è stato sempre un uomo originale di umore variabile. Perché dunque non dovrebbe comportarsi così anche questa volta? Oh, no, ma proprio no! Guardate un po’ che salti da cervo va ancora spiccando il vecchio padre!»

7. Allora Abedam concesse che il volto di Maalaleel, gioioso oltre ogni misura, divenisse all’improvviso raggiante come una chiara e rosea nuvoletta mattutina quando è colpita dai primi raggi del Sole nascente.

8. Ma come tali criticoni e meravigliati si furono accorti di questo, si spaventarono fortemente e una grande confusione s’impadronì di loro, poiché pensarono di essere caduti in peccato con le loro osservazioni!

9. E allora l’Alto Abedam si alzò subito e rivolse loro le seguenti parole:

10. «Figli del Mezzogiorno! Perché tremate ora qui dinanzi al volto di uno che manifesta la sua allegria e il cui cuore è colmo di gioia, avendo egli compreso ed accolto la Mia grazia?

11. Ma allora la vostra astuta parola non ha fruttato alcun interesse per il vostro animo, dato che esso ora vacilla e trema come se fosse sommerso nella notte e nel fango di tutti i peccati?

12. O voi grandi stolti che siete ancora! Che cosa è infatti meglio: – provare paura, o gioia dinanzi a Me?

13. In verità, in verità, chi se ne sta dinanzi a Me del tutto in preda al pauroso timore reverenziale, costui non è ancora puro, poiché solo un cuore vacillante, sleale e per conseguenza debole che non si è ancora unificato con la Mia Volontà, ha timore di Me, il Dio onnipotente, forte ed eterno.

14. Ma un cuore che nel Dio onnipotente, forte ed eterno, ha riconosciuto, in tutta fedeltà e con tutto l’ardore d’amore, l’amorosissimo Padre e la Sua immensa grazia, ebbene un tale cuore dimentica l’angoscia e il grande timore dinanzi a Colui che deve amare sopra ogni cosa, e perciò fa e si comporta così come ora ha fatto Maalaleel.

15. Dite ora voi stessi, che cosa sta più in alto dinanzi a Me: “Un cuore timoroso, oppure un cuore immensamente lieto nel Mio Nome?”

16. Io però vi dico: “Sebbene le lacrime del pentimento siano giuste e a Me gradite, tuttavia le lacrime di gioia nel Mio Nome paterno sono situate così tanto in alto, quanto il Sole sta sopra la Terra in pieno mezzogiorno.

17. Infatti le lacrime del pentimento significano che qualcuno si è accorto di quale grande distanza nell’amore e nella fedeltà lo separano da Me, e quindi egli viene di nuovo animato dalla brama di ritornare di nuovo a Me, il Padre.

18. Ma le lacrime di gioia sono invece certamente un segno del completo ritrovarsi, dove il figlio si rallegra di aver trovato il Padre, e il Padre è lieto perché ha ritrovato il figlio!

19. Aprite dunque anche voi ora i vostri cuori, e rallegratevi che il Padre sia venuto da voi e che voi Lo abbiate trovato, e in futuro non meravigliatevi troppo qualora vi accada di imbattervi in qualcuno che sia lieto nel Mio Nome; infatti, ora dalla Mia bocca sapete che, a buona ragione, chi è lieto Mi riesce molto più gradito di quanto lo sia qualcun altro che è paurosamente afflitto, sia pure per un buon motivo.

20. Per conseguenza voi dovete sempre consolare un afflitto; però con chi è in letizia, siate pure voi lieti di tutto cuore. Amen!»

 

[indice]

Cap. 137

L’esortazione del Signore all’amore e alla letizia

La promessa del giorno della grande Redenzione e del grande Tempo dei tempi

L’amore quale liberatore dal giogo della carne e della morte

11 agosto 1842

1. Molto commossi da questo discorso, i pochi sofistici e critici si prostrarono subito dinanzi ad Abedam e Lo pregarono di volerli perdonare.

2. Ma Abedam disse loro di alzarsi subito e che volessero anche risollevarsi completamente nel loro spirito.

3. E tutti si alzarono immediatamente da terra e Gli resero lode e gloria per l’immensa Bontà e Grazia che Egli aveva voluto dimostrare loro ancora una volta.

4. E Abedam, voltosi verso di loro, così parlò: «Il Mio amore sia con voi e in voi! Amatevi reciprocamente in questo Mio amore, e vi sia piena letizia e serenità d’animo tra di voi, e siate compiacenti e servizievoli l’uno verso l’altro; comportandovi così dimostrerete sempre che voi siete veramente i Miei cari figlioletti di cui il Padre santo gioisce e può sempre gioire, poiché il giorno del grande scioglimento[20] è quasi giunto!

5. Se Adamo potesse vivere sulla Terra ancora sette volte quanto ha già vissuto e quanto ancora vivrà[21], questo avvenimento si svolgerebbe dinanzi agli occhi della sua carne.

6. Operate dunque secondo la Mia Volontà, affinché quando il Giorno verrà, non vi trovi in opposizione al Mio Ordine!

7. Tuttavia prima verrà il grande Tempo dei tempi. Chi verrà accolto in questo Tempo, per costui anche il grande giorno della Redenzione sarà compreso nel suo tempo; ma chi non verrà accolto, per costui il giorno della Redenzione sarà un giorno del giudizio, e cioè un giudizio che sarà allora tenuto con il fuoco e nel fuoco della Mia ira!

8. Tali cose però le comprenderanno nel profondo della loro vita quelli che saranno completamente dallo e nello Spirito del Mio amore e che saranno per conseguenza anche in ogni sapienza proveniente dall’Amore.

9. Perciò siate lieti anche voi, poiché ora sapete che, un giorno, ogni duro vincolo deve essere sciolto!

10. Ma cosa non darebbe l’uomo per diventare un signore della propria vita?

11. Io però ho mostrato adesso a tutti voi come voi stessi lo potete diventare e poi esserlo in pienissima misura. Siate perciò pure voi lieti, poiché è certamente a tale scopo che Io ora vi ho indicato la via del puro amore che conduce ciascuno a questa signoria della vita!

12. Infatti se qualcuno volesse ancora dire: “Come posso essere un signore della mia vita, se devo sempre vivere soltanto come un servitore ubbidiente?”

13. Io però vi dico: “Finché voi siete servitori del mondo e della vostra carne, fino a tanto rimanete anche sotto il giogo della servile obbedienza! Ma se voi diverrete servitori del Mio amore, voi sarete poi liberati da qualsiasi giogo ed appunto con ciò diverrete completamente signori della vostra vita, poiché solo e unicamente l’amore può rendervi e vi renderà del tutto liberi”

14. E come non potrebbe giungere a tanto l’amore, il quale è un vivo e il più squisito condimento della propria volontà?

15. E a cosa potrebbe poi servire ancora un qualche comandamento a cui obbedire, a colui che possiede l’amore, il cui amore abbraccia in sé tutti i comandamenti ed è un maestro sopra tutte le leggi?

16. Oppure: è necessario costringere qualcuno a fare una azione che egli, spontaneamente e di tutto cuore, è già disposto a fare?

17. È chiaro dunque che l’amore che siede sovrano sopra tutti i comandamenti e sopra tutte le leggi, quale vita stessa, è pure esso un perfetto signore della propria vita! Dite se non è così!

18. Ma siccome è proprio così, allora siate oltremodo lieti, dato che Io, il vostro Padre santo, ora vi ho certamente donato pienamente l’amore, sì il Mio amore stesso, e con esso tutta la signoria della vita!

19. Ma perciò anche voi non dovete restare attaccati al mondo e alla carne, e non considerare uno scopo quello che è un mezzo servile!

20. Infatti non tutto ciò è sorto dal Mio amore, bensì tutto questo è stato generato dalla Mia Sapienza, che esiste e sussiste negli infiniti cerchi luminosi della Mia Divinità, ora formata quale base di prova del vostro amore per Me.

21. Perciò non dite fra voi: “Questo tratto di terreno mi appartiene!”, e: “Quest’albero è di mia proprietà!”, e: “Con il mio corpo posso fare secondo il mio piacere!”, perché ciò vi allontanerà sempre di più dal Mio amore, e voi così diverrete servi del mondo e così pure della morte, e tra molte difficoltà, lentissimamente e con estrema fatica, potrete poi staccarvi di nuovo dal mondo, e un giorno dovrà venire sopra di voi molto fuoco per sciogliervi dai ferrei lacci della morte.

22. Perciò siate anche quanto mai lieti, voi che avete riconosciuto che vi è un solo Dio, un solo Signore, un solo Padrone di tutte le cose e un solo Padre santo di voi tutti, e che tutti voi siete Suoi figli, e che tra di voi siete fratelli e sorelle ai quali Io ho donato tutto ciò in parti uguali; infatti, con ciò voi ora sapete di non appartenere al mondo, bensì a Me, il Padre, in tutta la pienezza del Mio amore e della Mia immensa grazia.

23. Queste parole osservatele innanzi a tutto, e così come siete verso di Me, così pure siate colmi d’amore l’uno verso l’altro, in questo modo la vostra parte [così guadagnata] sarà anche subito la signoria della vita nella quale sarete lietissimi e lo rimarrete in eterno!

24. E ora lasciate che venga qui il Mio Jared, poiché Io ho qualcosa di importante da trattare con lui! Jared, Io ti dico, vieni qui da Me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 138

Dell’eterno avvicinarsi dell’uomo al Signore

 Il contrasto tra l’infinità di Dio e la figura visibile e limitata del Signore in Abedam

12 agosto 1842

1. Quando Jared ebbe udito la viva chiamata di Abedam, egli si affrettò ad avvicinarsi, cioè più completamente con lo spirito che con il corpo! Infatti con il corpo non era per niente lontano da Abedam, ma per quanto riguarda lo spirito, è benissimo possibile per l’eternità un continuo e sempre maggiore avvicinamento a Me, e precisamente per la ragione che perfino lo spirito più perfetto si trova ad una distanza sufficientemente lontana da Me, da potersi avvicinare per l’eternità continuamente e sempre di più senza perciò venirMi veramente più vicino neanche di un capello.

2. Questa asserzione non sarebbe certamente accettabile per quanto riguarda il corpo; invece questo può essere ragionevolmente il caso per quanto riguarda lo spirituale, e precisamente nel modo di chi volesse avvicinarsi, per via naturale, ad un confine dell’infinità che non esiste da nessuna parte. Anche se costui volesse volare con la velocità massima del pensiero attraversando in un attimo infinite distese dello spazio e continuasse il suo volo per delle eternità, ebbene: di quanto mai arriverebbe ad avvicinarsi alla zona dell’Interminabile, che non esiste da nessuna parte?

3. Così succede pure con l’avvicinamento spirituale a Me. Dato che ciascuno spirito può pur diventare sempre più perfetto e sempre più simile a Me, però non può mai raggiungere completamente la Mia Perfezione, la quale è infinita in tutto, ebbene, chi mai potrà avvicinarsi alla Mia Perfezione nella verità e pienissima realtà?

4. Io però posso certamente avvicinarMi a ciascuno e posso collocarMi in modo tale che ciascuno si possa avvicinare a Me.

5. Perciò anche Jared si affrettò a venire quando, in spirito, ebbe percepito la Mia chiamata; ora Io vi ho qui chiarito questo affinché cominciate un po’ a penetrare in queste cose e vedere come esse stanno.

6. Per quale motivo venne chiamato Jared, e in cosa consisteva l’importanza della sua chiamata?

7. Adesso fate bene attenzione, perché senza questa chiamata voi non volete e non potete arrivare nel tempio della Luce!

8. Quando dunque Jared si trovò del tutto vicino ad Abedam, Questi lo prese per la mano e gli disse: «Ascolta Mio diletto Jared, Io conosco i tuoi insegnamenti a Mio riguardo e ti dico che hai giustamente insegnato a tutti i tuoi figli; sì, li hai istruiti perfettamente secondo la Mia Volontà!

9. Tu però qui dicesti: “Dio è assolutamente infinito nel Suo Essere, nel Suo amore, nella Sua santità, nella Sua grazia, nella Sua misericordia, nella Sua potenza, forza e vigore, nella durata della Sua esistenza e così pure nella Sua bontà, giustizia e sapienza”, allora Io vorrei pure apprendere dal tuo cuore come potresti conciliare ora questa Mia visibilità sostanziale simile alla tua, con i tuoi concetti riguardo alla Mia Entità infinita!

10. Infatti la Mia opinione è questa: – come ciò che è finito e limitato dal punto di vista dello spazio non riempirà mai la Spazialità infinita, anche se volesse continuamente in eterno estendersi da tutte le parti, così pure lo è il caso inverso.

11. Infatti, dove e come potrebbe ciò che è infinito dello spazio, cominciare a restringersi per diventare un essere finito? Dove dovrebbe cominciare, se esso non ha confini? E come dovrebbe farlo, se esso non ha limiti?

12. Ma dato che è così secondo il tuo insegnamento, allora dimMi: “Come sono diventato Io, il Dio infinito, un Dio limitato nella forma di un corpo, visibile ora a te come pure a tutti gli altri?”

13. E in tutta coscienziosa fedeltà, dimMi anche se proprio Io sono Dio, oppure se non Lo sono!

14. Secondo la tua dottrina è impossibile che Io lo sia; tuttavia Io lo sono secondo il tuo amore e la tua fede!

15. Dichiara dunque a tutti noi questa cosa, poiché la chiarezza su questo punto è della massima importanza, per la ragione che un Essere infinito, quale Dio, è del tutto inconcepibile per tutti gli esseri finiti, e per conseguenza è come se Dio non ci fosse e quindi è come se Dio non esistesse.

16. D’altro canto un Dio finito, già col concetto di “finito” esclude ogni Divinità!

17. Aprimi dunque il tuo cuore e chiarisci a noi questa contraddizione e, nello stesso tempo, dimMi anche se Io sono veramente Dio oppure no!»

18. Ma quando Jared e con lui tutti gli altri ebbero udito tale domanda, tutti si batterono il petto, e un dubbio dopo l’altro cominciò a catturare i loro cuori. E Jared, dopo aver riflettuto per qualche tempo, rispose: «Signore e Padre in tutto il Tuo Amore e Santità! Veramente a questa domanda anche il più grande e il più approfondito fra i Cherubini sarà in grado di dare una risposta altrettanto poco quanto lo sono io, tuttavia, poiché Tu hai posto questa domanda, appunto adesso io posso dire: – Se Tu non fossi Dio, il Vero Dio, allora non sarebbe possibile che tale domanda Tu l’avessi potuta porre, poiché essa, proprio come Te, è infinita in tutti i suoi punti come pure nella sua totalità!

19. Ad ogni modo, per me, la misura per la Tua Divinità è data dal mio proprio cuore, come pure dal cuore di tutti gli altri, dato che il nostro cuore non può amare nessuno tanto quanto Te!

20. Tutto il resto non ha alcuna importanza per me! In quale modo Tu, un Dio infinito, possa mostrarTi anche a noi, limitati vermi nella polvere di ogni nullità al Tuo cospetto, quale Dio finito secondo la forma limitata nella figura di un uomo, questo lo comprenda chi può e chi vuole; soltanto io e tutti i cieli, soli, mondi e uomini non lo comprendono e non lo comprenderanno del tutto sicuramente in eterno!

21. Tuttavia non esito a confessare qui apertamente, che io Ti posso veramente amare soltanto sotto questa figura; infatti, dove mai un cuore limitato dovrebbe attingere quell’amore che è necessario per amare Dio nella Sua Illimitatezza?

22. Per questo Tu mi sei anche così infinitamente più caro che non nella Tua divina infinità, che per me risulta inconcepibile.

23. Quando io temo e amo Dio, allora Lo temo e Lo amo unicamente sotto questa Tua forma; infatti per un Dio infinito secondo l’Essere, è come se io non esistessi affatto, ed è impossibile che Egli sia un Dio per ciò che di fronte a Lui è un nulla assoluto!

24. Vedi, questo è tutto quanto io sono capace di dirTi a questo riguardo; possa la mia risposta esserTi gradita!»

25. Allora Abedam attirò Jared al Suo petto e gli disse: «Jared, tu Mi hai dato davvero una risposta perfetta, e le cose stanno esattamente così come tu hai detto ora!

26. L’amore soltanto è la misura per la Mia Divinità, e Io non sono misurabile con nessun’altra misura, perché Io sono davvero un Dio infinito. Per quanto riguarda però la Mia infinità spaziale, questa non è altro che un’apparenza condizionata per il tempo, mentre invece in spirito questa è soltanto la perfezione di potenza della Mia Volontà, del Mio amore e della Mia sapienza; l’Entità figurativa, però, è una e la stessa secondo la quale voi tutti siete stati fatti come Mie immagini sostanziali!

27. Resta dunque, tu, Mio caro Jared, come sei stato finora, e crediMi: “Nessuno mai Mi vedrà in nessun’altra forma se non in quella che voi tutti ora Mi vedete in spirito!”. Amen!»

 

[indice]

Cap. 139

I sofisti rimuginano sulla natura infinita e finita di Dio in Abedam

13 agosto 1842

1. Dopo una simile dichiarazione, molti, compreso Jared, si rallegrarono assai; alcuni altri però, nonostante tutto, non potevano ancora raccapezzarsi e ponderavano con grande intensità riguardo alle due Entità di Dio, cioè una parte di essi riguardo a quella infinita e una parte riguardo a quella che stava figurativamente dinanzi a loro.

2. L’uno voleva convincere l’altro dicendo: «Certo, certo, l’Infinito può entrare altrettanto poco in qualche luogo del finito, quanto poco il finito potrà colmare l’infinità!»

3. «Quindi», dice un altro, «in questo modo noi dovremmo forse ammettere che vi siano addirittura due dèi? Uno finito, vale a dire uno essenzialmente figurativo. E poi uno infinito, ovvero essenzialmente non figurativo?»

4. Un terzo faceva un’ulteriore osservazione dicendo: «Ecco come la penso io: “Dato che sotto ogni aspetto noi dobbiamo necessariamente raffigurarci Dio come infinitamente perfetto, allora Egli non può che essere Uno, vale a dire infinito sotto ogni aspetto, poiché un’Essenzialità figurativa limitata deve necessariamente lasciare presupporre altre limitazioni ancora! Ma come si possono poi conciliare queste ulteriori limitazioni con le infinite perfezioni?”»

5. E un quarto a sua volta diceva: «Io posso rivoltare ed estendere i miei pensieri in qualunque modo io voglia e mi sia possibile, e tuttavia mi trovo nell’assoluta impossibilità di passare con la mia mente oltre all’idea dello spazio infinito e così pure oltre a quella dell’eternità!

6. Infatti se io, in qualche luogo posto a distanza infinita, faccio limitare lo spazio mediante un’estesissima parete sferica, allora il mio spirito penetra immediatamente attraverso questa parete divisoria o di limitazione, e non scorge altro dinanzi a sé se non la continuazione dello spazio che si estende ininterrottamente da tutte le parti verso le infinite profondità.

7. Io allora proseguo per distanze infinite attraverso queste profondità e, in un’altra profondità infinitamente distante, creo di nuovo una parete sferica ancora più estesa; ma avrà forse qui fine lo spazio? Oh, niente affatto!

8. Allora il mio spirito penetra anche attraverso questa parete – ammesso pure che essa sia di uno spessore quasi infinito. Ma cosa vede al di là di questa parete?

9. Ebbene, il mio spirito non vede nient’altro che una nuova continuazione dello spazio infinito in profondità ancora più infinite!

10. Ma a questo punto, in seguito a tali considerazioni, deve evidentemente sorgere in ciascuno la domanda, la quale è: “Questo spazio infinito ed eterno è l’essenzialità di Dio, oppure è lo spazio ad essere colmo dell’essenzialità di Dio?”

11. Se questo è necessariamente il caso, allora ciascuno si domandi, secondo il buon accenno di Jared: – che cosa Egli è nella Sua forma figurativa? Ebbene, Egli sarebbe un purissimo nulla!

12. Infatti, tra il finito e l’Infinito non può esservi in eterno un altro rapporto all’infuori di quello del completo scomparire del finito nell’Infinito.

13. E in questo caso allora non abbiamo realmente più Dio, dato che noi veramente non siamo che un puro nulla di fronte a Lui!

14. Ma se è un Dio figurativo nel modo come lo siamo noi e, nello stesso tempo, è eterno rispetto alla durata, e così domina ed agisce nello spazio infinito mediante la Sua fortissima potenza di Volontà, allora in tal caso si affaccia un’altra domanda e cioè: “Con questa Sua Volontà, anche se emanante da Lui dalle [innumerevoli] eternità, ha Egli già colmato fino ad oggi e completamente l’intera infinità dello spazio eterno?”

15. Una cosa simile è per me inconcepibile, perché l’Infinito è inevitabilmente incolmabile in eterno!

16. Se però Dio, malgrado ciò, è un’Essenzialità figurativa, allora può sorgere di nuovo ancora la domanda, e cioè se in una qualche profondità, infinitamente lontana, nelle profondità dell’infinito spazio eterno, non si trovi forse, come essenzialità figurativa, una seconda e ugualmente potente divinità, e poi anche una terza e così via all’infinito, tra le cui divinità e noi non ci arebbe poi certamente alcun rapporto!»

17. Dopo queste sofisticherie, alcuni cominciarono nuovamente a battersi il petto ed esclamarono poi con accento lamentoso: «Tribihal, Tribihal, che parole hai detto?

18. Se è così, quali combattimenti si vanno preparando un giorno fra tali dèi, se verranno ad affrontarsi fra di loro con le loro immense potenze di volontà, anche se nelle interminabili profondità dello spazio infinito!»

19. A questo punto si alzò nuovamente (l’Alto) Abedam, chiamò a Sé tutti quei sofisti e disse loro: «O voi, grandi pazzi, che insensatezze state escogitando? In verità, Io non voglio ripeterle, e neppure vorrei mai più sentirle da nessuno!

20. Ma affinché siate liberati dalle vostre fantasticherie infinitamente sciocche, Io ho avuto misericordia della vostra stoltezza e voglio donarvi una vera Luce per il vostro cuore tenebroso, e perciò ascoltate: “Quello che voi chiamate infinità dello spazio, è lo Spirito della Mia Volontà, che da eternità aveva posto proprio questa Spazialità infinita e l’ha colmata dappertutto di esseri di ogni specie. Questo Spirito però ha un punto centrale essenzialmente figurativo, nel quale tutta la potenza di questo Spirito infinito è riunita in una attività, e questo centro di potenza dell’infinito Essere dello Spirito di Dio è l’Amore quale la vita appunto di questo Spirito; e questo Amore sono proprio Io dall’eternità.

21. Quantunque però lo Spirito di Dio possa manifestarsi dappertutto con la Sua opera, tuttavia Esso non si può manifestare in modo essenzialmente figurativo senza l’Amore. E dove però Dio si manifesta figurativamente, là Egli, per quanto possibile, per quegli esseri finiti come lo siete voi, si manifesta attraverso il Suo Amore, che è il vero e proprio Essere fondamentale di Dio ed è il punto di raccolta di ogni Potenza, Forza e Santità dello Spirito infinito”.

22. Vedete, questo è l’Essere di Dio in tutta verità, e può essere compreso solo con il cuore, mentre non potrà mai essere compreso con l’intelletto!

23. Comprendete perciò tale cosa nel vostro cuore, così lo spazio infinito non vi indurrà mai più in errore, e le imminenti guerre degli dèi scompariranno dal vostro cervello! Amen!»

 

[indice]

Cap. 140

L’amore quale vera adorazione del Signore

La prova d’amore di Pura e le parole d’oro sul giusto chiamare solo Dio, ‘Padre’

20 agosto 1842

1. Solo allora cominciarono ad aprirsi bene gli occhi a tutti, ed essi compresero come Dio, pur essendo infinito, poteva tuttavia essere anche un Padre visibile per loro!

2. Jared però, tutto ardente di un sentimento immenso di gratitudine che proveniva dal più profondo della sua vita, voleva gettarsi ai piedi di Abedam per adorarLo con tutte le possibili forze del suo spirito, solo che il Signore gli disse:

3. «Jared, Io ti dico che ciò che ora vorresti fare, tra noi due non vi è affatto necessità! Infatti tu sai già che presso di Me la preghiera della bocca e dei gesti non ha valore, bensì soltanto la preghiera dell’amore nel cuore; tralascia dunque di fare quello che a Me non piace!

4. Infatti chi Mi ama nel proprio cuore sopra ogni cosa e, grazie a questo amore, ama pure i suoi fratelli e le sue sorelle più di se stesso, costui è anche colui che sempre, incessantemente e per davvero, Mi adora in spirito e in tutta verità. Vedi, questo è già da molto tempo il tuo caso; come mai ora vorresti anche adorarMi con la bocca e con i gesti?

5. Questo procedere non avrebbe appunto lo stesso significato come se tu donassi a qualcuno mille ceste di frutta tra le più belle e nobili, ma affinché, secondo la tua opinione, il dono fosse perfetto, tu, per seguire un cerimoniale, vi volessi aggiungere anche una foglia secca d’albero?

6. DimMi ora però: – a che potrà giovare questa foglia secca? In verità, chi riceverà il dono, non ne diverrà più ricco e considererà questo fervore una cosa sciocca, e mangiando la frutta non vorrà certamente accostare alla sua bocca la foglia secca, bensì la getterà via come una cosa del tutto inutile; infatti, quello che, in sé e per sé, non ha valore, che valore dovrebbe avere poi con il vero dono?

7. Perciò tu puoi essere perfettamente certo del fatto che Io non ci tengo per niente al fatto che tu, alla tua costante preghiera in spirito e in tutta verità, aggiunga ancora una simile foglia secca, bensì Io dico a te come pure a tutti gli altri: “Attenetevi sempre alla preghiera, ed Io terrò sempre aperti i Miei orecchi e il Mio cuore alla vostra preghiera!”

8. Ora però, Mio caro Jared, passiamo a tutt’altra questione!

9. Vedi, questa ragazza qui, come hai già sentito, è, parlando in modo terreno, orfana di padre e di madre, e su tutta la Terra lei non ha altri parenti più stretti all’infuori dei fratelli, sorelle, padri e madri conformi a Me e ad Adamo; ora però Io l’ho accolta del tutto come una figlia e quindi intendo anche ospitarla nella Mia casa!

10. Vedi, la tua casa è proprio anche la Mia; perciò noi vogliamo appunto accoglierla anche in questa casa e il suo cuore noi vogliamo ornarlo, cosicché anch’esso diventi una perfetta immagine del più alto e del più puro di tutti i Cieli, là dove Io sono solito dimorare continuamente con i Miei angeli più perfetti!

11. Io dunque l’affido a te. Accoglila tu pure come una figlia del tuo cuore e, come veramente e fedelmente te l’ho promesso, anch’Io poi prenderò dimora nella casa che è tua e che per sempre sarà anche Mia. Amen!»

12. E quando ebbe terminato queste parole, Egli prese Pura per mano e le disse:

«Figlioletta Mia! Guarda quest’uomo qui. Vedi, egli è perfettamente un uomo conforme al Mio Cuore! In tutto il suo essere c’è il Mio amore in lui. Sulla Terra questo è il tuo vero padre, come Io sono il tuo unico Padre caro e il solo giusto; seguilo dunque, ed egli avrà cura di te per tutta la tua vita sulla Terra, come Io per la tua vita eterna! Amen!»

13. Con queste parole Egli benedisse la ragazza e la consegnò a Jared che era in lacrime per la gioia.

14. E Jared accolse la ragazza con la massima tenerezza, gratitudine e amore, e le disse: «Vieni, vieni qui, o purissima figlioletta del Padre amorosissimo e santo sopra ogni cosa; presso di me troverai tutto, tutto quello che tu abbia mai potuto perdere su questa Terra e per cui sei triste!

15. Vedi, come tu stessa hai appreso, la mia casa non è effettivamente altro che una casa del Padre santissimo, il Quale ora ci sta qui dinanzi visibilmente!

16. Dove però è la Sua casa, là si trova pure Lui quale un Padre di famiglia sempre amorosissimo, e con Lui vi è tutto quello che Egli ha creato in maniera quanto mai prodigiosa; sii dunque di animo lieto e sereno in modo grato, e vieni qui da me! In verità tu puoi senz’altro credermi: così come sei stata provvista tu, nessuna persona è ancora mai stata provvisto su questa Terra!»

17. Quando Pura ebbe udito tutto ciò, si volse rapidamente verso Abedam e Gli chiese: «O Padre santo ed amorosissimo! Ho forse, io misera, peccato contro di Te che ora vuoi allontanarmi da Te?

18. Oh, no, no, Jared può essere senza dubbio un uomo conforme al Tuo Cuore ed è veramente anche un buon padre, come io ho ora udito dalla sua bocca – poiché tali parole non potrebbero essere proferite da nessuno al Tuo cospetto se non fossero vere e fedeli! – Però, lui non è Te, e non lo sarà mai in eterno! Perciò io non mi allontano da Te, poiché il mio cuore mi dice che soltanto Tu sei l’unico vero Padre e che all’infuori di Te non vi è più nessun vero Padre, e che commette peccato colui che si attribuisce questo Tuo Nome santissimo e si fa anche chiamare “padre”!

19. Oh, no, no, niente più mi divide da Te, in eterno niente più potrà dividermi da Te, mio caro Padre santo!»

20. A questo punto Jared si imbarazzò e non sapeva che dire o cosa fare.

21. Abedam gli disse: «Mio Jared, vedi, ogni giusto amore deve essere fatto così! Solo ora questa Mia vera figlioletta rimarrà fra Me e te, e così anche domani verrà ad abitare nella Mia e nella tua casa!

22. Infatti tale cosa Io la feci perché fosse una prova per lei e per voi tutti! Sii dunque, Mio caro Jared, del tutto tranquillo, poiché nulla esce fuori dai limiti del Mio Ordine prestabilito.

23. Ma le parole che Pura ha pronunciato riguardo al giusto Padre, siano valide quale lezione per ciascuno, affinché ciascuno conosca interamente Chi solo è pienamente degno di questo nome; e così rimani dunque anche tu qui presso di Me fino a domani, e poi però anche in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 141

Pura e Iare

 Pura, messa alla prova, diventa perfetta innanzi a Dio

22 agosto 1842

1. Poi l’Alto Abedam si rivolse a Pura e le domandò: «Ebbene, Mia cara figlioletta, sei contenta di come Io ho ora disposto le cose?»

2. E Pura, al colmo della gioia, rispose: «O Padre santissimo, come non dovrei essere contenta adesso?

3. Ormai io posso restare presso di Te, presso di Te, con l’unico vero e del tutto migliore Padre! Come potrei esserne scontenta?

4. Che il caro Jared rimanga pure qui, ciò mi rallegra anche oltre ogni dire, poiché egli deve essere certamente un uomo giusto e buono se Tu, o caro Padre santo, l’hai tanto caro e di lui asserisci che è un uomo del tutto conforme al Tuo Cuore!

5. O Jared, o Jared, quanto indicibilmente felice devi essere tu ora in te, se dalla bocca santissima del grande Dio onnipotente, il nostro amorosissimo Padre, hai ricevuto la dichiarazione che tu sei un uomo completamente conforme al Suo Cuore!

6. O testimonianza, o tu vivissima testimonianza! Dalla bocca di Dio tu scendi su di un uomo, quale la pienezza della vita eterna e beatissima nel grembo del santissimo Padre!

7. Oh, certamente, mio Jared, anch’io adesso ti amo molto, dato che sei tanto caro al Padre santo; vieni dunque, vieni qui, e siediti accanto a me e rallegrati con me!

8. Sicuramente, mai un essere creato fu tanto felice e beato quanto lo siamo noi adesso, che abbiamo in mezzo a noi il Padre santissimo e possiamo amarLo e ci è lecito farlo secondo la brama del nostro cuore!

9. Oh, vieni, vieni dunque, o caro e buon uomo secondo il Cuore del Padre santissimo, perché ora anch’io ti voglio certo bene!»

10. Jared però, come immerso in un mare di delizie, non era in grado di muovere un passo, né di pronunciare una parola! Perciò Pura si volse ad Abedam e Gli disse: «O caro Padre santo, guarda, il pio Jared non vuole dare ascolto alla mia preghiera!

11. Ma è forse qualche volta duro di cuore che pare non essere accessibile ad una preghiera?»

12. E Abedam le rispose: «Oh, no, Mia diletta figlia, al primo momento egli è rimasto spossato dalla gioia e non riesce a muoversi per la grande beatitudine d’amore; va dunque tu da lui e conducilo qui dove vorresti che venisse!»

13. Ma Pura, alquanto sorpresa, replicò ad Abedam: «O santissimo Padre amorosissimo, certamente a Te è nuovamente piaciuto sottopormi ad una piccola prova!

14. Vedi, io so molto bene che in nessun caso sarebbe confacente che io, una debole ragazza, mi proponessi di condurre qui un uomo, ancor meno poi Jared che è un uomo secondo il Tuo Cuore; infatti, la cosa avrebbe tutto l’aspetto come se io volessi erigermi a sua dominatrice!

15. Oh, ciò sia ben lontano da me! Infatti, una donna, dall’intimo del suo cuore, deve sempre riconoscere quale signore colui che Tu evidentemente ed espressamente le desti come signore; e perciò egli sì può guidare e condurre me – se lo vuole – ma non io lui!

16. Non è giusto così? Ma se Tu gli volessi fare un piccolo cenno, egli certamente verrebbe subito qui al mio fianco!»

17. E allora Abedam disse a Pura: «Solo ora sei una ragazza del tutto perfetta, perché tu hai unito il tuo grande amore alla vera devozione e umiltà femminili; ora però chiama Jared ancora una volta, e vedrai che egli porgerà immediatamente ascolto alla tua preghiera!»

18. E Pura fece subito secondo la Parola del Signore e disse a Jared: «Jared, non sei dunque ancora in grado di percepire la mia preghiera?

19. Vedi, io qui ti ho preparato il posto più bello; vieni dunque, affinché io rimanga fra te e il Padre santissimo secondo la promessa che Egli mi ha appena fatto! Infatti tu pure mi sei molto caro, e questo puoi crederlo con tutta certezza!»

20. Solamente a questo punto Jared, tutto beato, ubbidì alla chiamata di Pura, si sedette accanto a lei e nel suo cuore Mi glorificò per una grazia così grande.

21. Anche Pura fu ora perfettamente contenta, e Mi ringraziò ad alta voce per aver esaudito la brama del suo cuore.

22. Abedam disse a tutti: «Figlioletti, le vostre membra sono ormai stanche! Prendetevi dunque il necessario riposo, e dormite, ma rimanete sempre desti in spirito!

23. E tu, Mia figlioletta, distenditi pure tu ora a terra, e dormi con lo spirito desto!

24. Io però veglierò su voi tutti e domattina vi sveglierò a tempo opportuno.

25. Sia dunque fatto così ora come sempre! Amen! La Mia benedizione sia con voi tutti! Amen!»

 

[indice]

Cap. 142

Richiesta ai dodici messaggeri della realizzazione del libro “Le guerre di Jehova”

Istruzioni ai fratelli di Lamech per la lavorazione dei metalli

Enoch chiamato alla funzione di sommo sacerdote – Il commiato del Signore

24 agosto 1842

1. Come era avvenuto la domenica e il sabato, così pure il lunedì fu consumata una colazione benedetta da Abedam, alla quale Set era stato nuovamente incaricato di provvedere.

2. E una volta terminata la colazione, Abedam chiamò a Sé i dodici messaggeri che già conosciamo, e insegnò loro a disegnare le parole, mediante dei caratteri corrispondenti, con una matita appuntita su delle tavole di pietra, e subito dopo insegnò anche a leggerli, e comandò loro di istruire similmente anche tutti gli altri fratelli, anche se non nel disegno, tuttavia almeno nella lettura.

3. Poi Egli comandò loro pure di mettere per iscritto, secondo ciò che avrebbe loro suggerito lo spirito, ciascuna parola che era uscita dalla Sua bocca, come pure tutto quello che l’uno o l’altro aveva proferito in Sua presenza, e comandò che tutto ciò dovesse essere custodito per i tempi futuri negli archivi delle stirpi principali.

4. La raccolta completa però si sarebbe dovuta denominare “Il Libro Sacro”, oppure “Le guerre di Jehova”; tuttavia le “guerre” avrebbero dovuto costituire l’ultima parte.

5. Così i dodici furono sistemati in breve tempo; poi Egli disse subito a Jared di alzarsi con Lui e assieme a Lui di accompagnare la ragazza nella sua casa, e disse anche a tutti gli altri padri seguirLo, alcuni dentro la casa e una parte fino alla casa di Jared.

6. E allora si alzarono tutti e Lo seguirono.

7. Una volta giunti in casa di Jared, Egli disse a Pura: «Vedi, Mia figlioletta, è bello stare qui, poiché questa è la Mia casa, perciò essa è una casa dell’amore purissimo che dimora, all’interno, in Jared, in Enoch, in Matusalem e nel Mio Lamech, il quale dalla Mia mano ha ricevuto in moglie proprio una delle Mie care figlie, come anche i suoi fratelli che sono, per le loro sorelle, degli uomini colmi del sentimento più casto.

8. Così anche tu rimarrai qui fino alla completa maturità del tuo spirito, poi Io ti richiamerò dalla Terra e tu entrerai nel Regno della Vita vera ed eterna!»

9. Poi Egli si rivolse a Jared e gli disse: «Come tu sei un saggio padre per Enoch, Matusalem e Lamech, così pure vedi di esserlo per questa figlia che ti fu affidata direttamente dalla Mia mano! Quello dunque che tu farai nel Mio Nome a questa Mia figlia, sarà anche perfettamente buono; tuttavia lei non deve accostarsi ad un uomo prima che Io non te l’abbia espressamente annunciato! Amen!»

10. Quindi Egli chiamò a Sé i fratelli di Lamech, li condusse alle loro officine che erano state edificate miracolosamente grazie alla Sua onnipotente Volontà, e mostrò loro il giusto minerale delle montagne, poi insegnò loro con brevi parole come avrebbero dovuto depurare questo minerale nel fuoco del carbone e successivamente forgiarlo per formare ogni tipo di attrezzi che sarebbero stati necessari e infine benedisse le montagne e l’opera delle loro mani.

11. Dopo ciò Egli fece ritorno nella casa di Jared e là ricevette i due messaggeri che nel frattempo erano ritornati, che si chiamavano Setlahem e Chisehel e che la domenica avevano accompagnato Horadal al paese, destinato per lui e per il suo popolo, situato fra il mattino e la mezzanotte, e fece pure chiamare i loro fratelli, li armò della Sua potenza d’amore e diede a loro l’incarico di avviarsi subito verso la pianura, nella città di Hanoch.

12. In seguito Egli fece chiamare a Sé tutti i patriarchi principali delle quattro regioni e fuori dal Suo supremo Amore paterno li esortò caldissimamente in primo luogo a conservare nei loro cuori, con piena fedeltà, tutti gli insegnamenti che avevano udito di recente e quindi anche ad istruire attivamente tutti i loro figli in tali dottrine.

13. Poi Egli chiamò anche Enoch e lo nominò vero sommo sacerdote del Suo amore, della Sua grazia e della Sua misericordia, e manifestò tale cosa anche a tutti gli altri dicendo loro che avrebbero dovuto rivolgersi ad Enoch qualora il loro spirito e le forze loro conferite non fossero state sufficienti.

14. Infine li esortò tutti a guardarsi dalla pianura e da ulteriori unioni con le figlie di questa; ma tuttavia non diede loro alcun esplicito comandamento, bensì lasciò questo alla loro libera volontà.

15. E verso sera Egli li condusse tutti nuovamente sulla ben nota collina, ricordò loro ancora la legge dell’amore, poi li benedisse tutti e infine congedò tutto il popolo, invitandolo a far ritorno ai propri paesi, quindi raccomandò a Purista di essere fedele al suo servizio e congedò lei pure.

16. Alla fine però Egli chiamò ancora a Sé i padri della stirpe principale e l’altro Abedam, e disse ai padri: «Figli e fratelli del Mio amore! Il Mio amore rimane con voi; questa è la durevole benedizione del Padre, ed Egli resta con voi!

17. E tu, o Abedam, vieni ora con Me laddove Io ti incontrai verso quest’ora, la sera della vigilia del Sabato; voi tutti però recatevi alle vostre dimore! Amen!»

18. Allora tutti cominciarono a piangere; l’Alto Abedam però li lasciò improvvisamente e, giunto al luogo prima menzionato, divenne invisibile anche ad Abedam, il conosciuto.

19. Costui rifece rapidamente il cammino e riferì ai padri come l’Altissimo era scomparso al suo sguardo.

20. E Adamo invitò questo Abedam nella sua casa, e costui dimorò per tre giorni ancora presso Adamo, Set e Jared, dopo di che, pensoso, fece ritorno al suo paese.

 

[indice]

Cap. 143

Riflessioni sulla giornata delle dispute

Il discorso di Abedam il conosciuto, sul gravoso incarico di maestro

25 agosto 1842

1. Il giorno seguente, di buon’ora, i padri si recarono sulla collina e lodarono e glorificarono Dio, il santissimo Padre, che in quel breve tempo li aveva così infinitamente arricchiti; lo stesso Adamo non mancava, bensì al contrario fu il primo a trovarsi sulla collina in compagnia di Abedam, il conosciuto, e di Eva, e stava benedicendo la sua intera discendenza.

2. E dopo il rendimento di lode e di grazie, Adamo si rivolse a tutti i figli lì presenti chiedendo loro: «Che cosa ne pensate voi? Oggi è il giorno delle dispute; speriamo che oggi non ci sia da attendersi proprio nessun disputatore in sapienza che provenga dal mezzogiorno (dal Meridione), nessun sofista dalla sera (dall’Occidente), e nessuno scettico dalla mezzanotte (dal Settentrione).

3. Finora, almeno io, non ho visto avvicinarsi da nessuna parte qualcuno alle nostre dimore.

4. In verità, se oggi non dovesse presentarsi nessuno, questo avvenimento verrà considerato da parte mia quale uno fra i maggiori prodigi che ci sono diventati duraturi alla presenza santissima e visibile di Jehova!»

5. Ma Abedam il conosciuto, rispose subito alla domanda di Adamo: «Ascoltami, o enerabilissimo padre, il giorno è a mala pena cominciato; perciò non gioire troppo presto!

6. Vedi, i nostri pensieri e le nostre parole, come pure le nostre azioni, non sono proprio nascoste a tutti, poiché il mio grande Omonimo può certo trovarsi ora invisibilmente fra noi altrettanto bene quanto Egli lo era ieri ancora visibilmente.

7. Tuttavia, se voi vi rallegrate forse a causa di un vantaggio temporale, ecco che Egli può sempre essere pronto ad annientare immediatamente per voi tutto ciò di cui vorreste rallegrarvi secondo i concetti terreni!

8. Perciò io sono del parere che non convenga gioire troppo presto, poiché proprio oggi Egli può mandarvi così tanti disputatori, che non arrivereste a sbrigarvela con tutti, e in aggiunta, dei disputatori della specie più cavillosa che non comprendono niente, non vedono niente e, per conseguenza, riguardo a tutto quello che dicono essi pretendono di avere pienissima ragione!

9. Ma quanto sia piacevole parlare con tipi di questa specie, che hanno una testa di pietra e un petto ferreo, o padri, questo ve lo so dire io che purtroppo ne ho fatto troppo spesso l’esperienza!

10. Quindi io penso che voi non dovreste giubilare troppo presto, bensì dovreste piuttosto pregare Lui, il Signore di ogni disputa, di voler tenere ben lontana ogni vana disputa per tutti i tempi e di concedere invece a tutti una luce adeguata affinché a tutte le dispute possa venir posto fine una buona volta!

11. Vedete, cari padri, questa è la mia opinione, che certamente però io non intendo imporre a nessuno, meno che meno poi a voi che siete i padri dell’alta metà!

12. Ma poiché ho cominciato a parlare, vorrei ancora dire: “Nessuno si vanti di un incarico di maestro e non si rallegri dentro di sé per il fatto che il Signore lo ha chiamato ad essere un maestro e un profeta; infatti, i maestri e i profeti non sono amati, bensì sono tutt’al più stimati e temuti”.

13. E aggiungo ancora che io, Abedam il conosciuto, ci tengo ben poco ad una tale distinzione quando, a causa di essa, devo rinunciare all’amore! Perciò io voglio certo molto volentieri essere attivamente un insegnante dell’amore; ma lasciatemi il più lontano possibile da ogni disputa di sapienza! Ed anche se sapessi, mediante lo spirito, che il Signore intenderebbe fare domani all’intera Terra quello che Egli l’altro ieri ha fatto là a quella montagna verso Oriente, davvero io vorrei supplicarLo a lungo di esonerarmi dall’annunciare agli uomini un simile avvenimento, perché così verrebbe destato il loro timore, ma certamente non il loro amore! Io ritengo però che anche questa è una sapienza!

14. Fratello Enoch, io ti dico che a te è stato certamente affidato il compito più difficile!

15. Davvero, se io fossi stato al tuo posto, allora un simile incarico io lo avrei piuttosto deposto sette volte ai piedi del Signore prima di accettarlo!

16. Credimi, mio caro fratello Enoch, il tuo compito ti procurerà molto lavoro! Tu sei interamente composto di solo amore e anche predicherai solo amore, ma appunto perciò tu godrai dell’amore meno di qualsiasi altro durante il tempo della tua vita!

17. Infatti non c’è alcun divario tra l’essere maestro della sapienza oppure dell’amore, dato che nell’amore si cela appunto la suprema sapienza.

18. Avverrà di certo che tu godrai della massima stima possibile, però molto pochi saranno quei fratelli e quelle sorelle che ti abbracceranno!

19. Però per me l’abbraccio di un fratello e di una sorella rappresenta molto di più della massima stima di tutto il mondo!»

20. A questo punto Abedam tacque. Tutti però si meravigliarono della sua sapienza, ed Enoch si avvicinò a lui e gli disse:

21. «Fratello, tu hai parlato perfettamente! Ora io percepisco in me, in maniera vivente, tutto ciò che tu hai detto, – ma quale rimedio si potrebbe ormai escogitare?»

22. E Abedam gli disse: «Fratello, credimi, Egli si trova fra noi, e allora ad ogni cosa è facile trovare rimedio! Vedi, noi abbiamo di certo un occhio vivo e aperto per Lui; questo è il nostro cuore!

23. Perciò se qualcosa ci opprime, esponiamoGliela in maniera viva nel nostro cuore, ed Egli ci assisterà e ci allevierà ciò che ci opprime!

24. Così ritengo io e credo che sia giusto!

25. Ma tu la pensi forse diversamente?»

 

[indice]

Cap. 144

Insegnamenti di Enoch sull’ufficio dottrinale e profetico quando è ricevuto

Abedam si ravvede

26 agosto 1842

1. Enoch rimase per un breve tempo immerso in riflessioni e poi rispose ad Abedam: «Fratello, tu non hai affatto torto; tuttavia io ritengo che qui sul (questo) mondo non si tratti propriamente della comodità che dovrebbe o che si vorrebbe potesse essere congiunta all’uno o all’altro incarico, bensì si tratta unicamente della Volontà del Signore e della vera umiltà dei nostri cuori!

2. Infatti, quantunque sia vero che un maestro e un profeta è piuttosto oggetto di stima che non effettivamente di amore, tuttavia d’altro canto è pure vero che, appunto per questo, essi vengono obbligati nei confini dell’umiltà più degli altri.

3. Infatti questa è una cosa certa, e cioè che l’amore, in fondo, è un grado supremo della stima di ciò che si ama, di cui la cosiddetta stima per l’incarico che si ha è solo una scintilla.

4. Infatti, per ciò che veramente si ama, si è anche disposti a gettarsi nel fuoco. Invece ciò che solamente si stima a causa dell’incarico, ebbene, dietro a quello si è soliti cercare protezione qualora, ad esempio, ci sia un pericolo.

5. Perciò da parte mia io ritengo questo: – se il santo ed amorosissimo Padre avesse voluto metterci al mondo soltanto per la comodità, allora dalla Sua parte onnipotente non sarebbe stato necessario nient’altro che tramutarci tutti quanti in altrettanti animali, e con ciò in un colpo solo sarebbe stato raggiunto per noi lo scopo della più perfetta comodità. Solo che Egli, l’Amore e la Sapienza supremi e più perfetti, ha verso di noi – come Egli stesso ci ha indicato – un progetto più alto che non sia quello solamente della muta comodità!

6. Per conseguenza Egli ha anche manifestato a noi la Sua Volontà e a ciascuno ha dato l’incarico dell’amore, oltre a ciò ha anche dato ai “minimi” un piccolo incarico della sapienza.

7. Anche se noi, come tali, non dobbiamo aspettarci dai nostri fratelli e sorelle tanto amore quanto ce n’è tra di loro, ciò non costituisce proprio una disgrazia per noi, poiché in questo caso noi abbiamo la bellissima occasione di amarli e per conseguenza di stimarli più di quanto essi amino e stimino noi; e questa è certamente la Volontà del Signore!

8. Dunque, cosa è meglio: – rendere felici, o essere felici? Dare, oppure ricevere?

9. Perciò io ritengo, nuovamente, che tutto dipende solo da noi, ovvero da come accogliamo la cosa nei nostri cuori, e cioè: o per vero amore ai nostri fratelli dinanzi a Dio, oppure per una costrizione ufficiale da giudice la quale in precedenza era parte di tutti noi; e noi tutti possiamo essere del tutto sicuri che Egli, il buonissimo Padre, non ha affatto legato al nostro collo, a noi figlioletti, un giogo di ferro!

10. Restiamo quindi, con cuore riconoscentissimo ed umile, fedeli a quello a cui Egli ci ha chiamato! Infatti noi possiamo essere tutti certissimi che Egli, l’Amore più puro e la suprema Sapienza, non ci ha dato questo incarico per la rovina, ma soltanto per il nostro benessere eterno e per quello di tutti i nostri padri, madri, fratelli e sorelle. Vada dunque a Lui il nostro amore, ogni lode e ogni gloria!

11. Vedi, fratello, questa è la mia opinione! Dato però che oggi è il giorno delle dispute e che finora non è comparso nessun litigante, allora tu puoi senz’altro disputare bene con me, poiché io non intendo essere un sommo sacerdote infallibile, ma intendo invece avere riguardo anch’io per ciascuna parola di un fratello di fronte alla mia parola, – a meno che, fuori da me, non parlasse lo Spirito del Signore, poiché in tal caso tutte le nostre parole non sono altro che un vuoto chiacchierio! Dunque, ora tu puoi farmi senz’altro le tue obiezioni, se ne hai qualcuna, poiché queste sono soltanto mie parole!»

12. Abedam, di fronte a queste parole di Enoch, era rimasto del tutto sbalordito. Gli gettò le braccia al collo e infine disse: «Sì, sì, caro fratello, soltanto tu hai del tutto perfettamente ragione! Con te è completamente il Signore; io però sono sempre profondamente stolto! Oh, come vorrei già ora dilaniarmi da me stesso per l’autentica rabbia che provo a causa di questa mia ostinata stoltezza!

13. Ma non si farà proprio mai più pieno giorno nel mio cuore? Oh, dimmelo tu ora, caro fratello!

14. No, no, è davvero incomprensibile con quale tranquillità io ho appena potuto mettere a nudo la mia stoltezza volendo, in certo qual modo, abbassarti nella mia follia e istruirti!

15. Oh, oh, grande imbecille che sono! Io pretendevo dare una lezione a Enoch! O fratello, perdona a me, povero e stolto babbeo!

16. Nello stesso tempo, però, tieni presente che io ho parlato precisamente così come io ho compreso!»

17. Ed Enoch gli rispose: «O fratello, sta tranquillo! Anche la tua parola ha un buon fondamento, e la mia è sorta da questo; perciò anch’essa, come la mia, verrà conservata fino alla fine dei tempi. Sta dunque tranquillo, poiché anche i maestri e i profeti sono amati quando sono tali secondo la Volontà di Dio, il Padre! Lo comprendi tu questo?»

 

[indice]

Cap. 145

Adamo e Abedam, imbarazzati alle parole di due nuovi arrivati

Saggia risposta di Enoch

27 agosto 1842

1. E allora Abedam replicò: «Oh, sì, caro fratello Enoch, e come lo comprendo bene ora!

2. Tu però hai ben ragione solo per quanto riguarda la conservazione del mio precedente discorso fino alla fine dei tempi, in quanto in Dio vengono conservati perfino tutti i nostri pensieri, e così certamente pure il mio discorso di prima, fosse esso vuoto ancora una volta di quanto comunque lo è stato; ma che il mio discorso debba forse essere addirittura annotato su delle tavole di pietra, questo sarebbe tuttavia pretendere un po’ troppo!

3. A questo punto non comprendo quello che hai voluto dire con ciò; quindi per me non sarebbe affatto dannoso se tu volessi darmi qualche spiegazione a questo proposito!»

4. Ed Enoch replicò e gli disse: «Io ti dico nel Nome del Signore: “Non soltanto il discorso di prima, ma perfino ciascuna parola che tu hai pronunciato ora verrà annotata su delle tavole di pietra! Comprendi tu ora?»

5. E Abedam rispose: «Sì, ora mi è tutto chiaro; ma anche perciò io non voglio più parlare, affinché sulle tavole di pietra non debbano essere ulteriormente annotate le cose quanto mai vuote della mia bocca!

6. Tuttavia guarda, là, dalla sera (dall’Occidente), io scorgo due uomini che si avvicinano a noi con passo affrettato; in questo modo la mia lingua avrà di certo una pausa, ma in compenso avranno tanto più da fare i miei orecchi!

7. Eppure, provo segretamente una piccola gioia, perché vedo che nella mia predizione c’è stato tuttavia qualcosa di indovinato, e cioè che, appena spuntato il mattino, non è troppo indicato giubilare per la mancata comparsa dei disputatori! Infatti qui abbiamo certamente ancora una volta a che fare con una qualche coppia di uomini che dovrebbero essere bene infervorati, dato che li si vede muovere le gambe con tanta sollecitudine!

8. Ora però faccio silenzio, perché essi sono già arrivati qui!»

9. E in quel momento i due uomini si avvicinarono rapidamente ai padri sull’altura e li salutarono con estremo timore reverenziale.

10. E allora Adamo, con la sua solita, ufficiale, espressione patriarcale e giudiziale, si fece subito innanzi e rivolse loro la solita domanda: «Qual è la discordia che vi ha condotto fin qui?»

11. E uno dei due uomini rispose: «Padre Adamo, questa volta avrai ben difficilmente dai nostri cuori una risposta a tale tua domanda! Perciò per questa volta dovrai anche adattarti a porre qualche altra domanda; infatti, oggi non c’è stata nessuna discordia a condurci qui!»

12. E in questa occasione anche Abedam non mancò di fare tra sé l’osservazione, dicendo: «A me pare adesso di essere stato un po’ troppo precipitoso nel lodare la mia predizione! O Signore, perdonami la mia stoltezza sempre grande!»

13. La parole dello straniero però ebbero l’effetto di far confondere Adamo, al punto da non saper darsi un contegno e da non sapere cosa domandare ai due o cosa dire loro o cosa mai altro fare, e perciò chiamò a sé Enoch e gli chiese che contegno si sarebbe dovuto avere in una simile occasione.

14. Ma Enoch rispose: «Nient’altro che aspettare! Infatti se i due hanno un qualche motivo per cui sono venuti da noi, allora ce lo faranno conoscere senz’altro sempre abbastanza per tempo; e se non ne hanno nessun altro che quello di vederci, allora se ne andranno quando si saranno saziati di guardarci.

15. Noi perciò dobbiamo sempre evitare di preoccuparci riguardo al perché dell’una o dell’altra cosa, bensì ogni nostra preoccupazione sia rivolta a Colui che ancora ieri si trovava santissimamente qui fra noi!

16. Vedi, soltanto questo è necessario a tutti noi; ma di ogni altra cosa avrà ben cura il Padre santo ed amorosissimo!

17. Perciò tu, padre Adamo, puoi anche stare del tutto tranquillo e per conseguenza puoi pure lasciare da parte tutte le antiche forme ufficiali che non significano nulla! Infatti Egli ha dato a noi tutti una nuova forma, cioè la splendidissima forma dell’amore; ed è con questa ed in questa che noi dobbiamo e vogliamo anche restare ora come in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 146

Discorso di profonda sapienza dello straniero riguardo allo scopo della sua venuta

 

1. Queste parole di Enoch ricondussero Adamo del tutto alla tranquillità; lo straniero, però, quello che già prima aveva preso la parola, si avvicinò allora ad Enoch e gli disse:

2. «Enoch, le tue parole Mi piacciono! Tu sei un vero maestro e profeta; infatti vai predicando l’amore.

3. L’amore è anche il motivo che ha condotto qui Me, e con Me, come tu vedi, anche questo fratello.

4. Noi infatti non vogliamo disputare dinanzi a voi, che siete stati colmati con lo spirito d’amore, bensì vogliamo solo scrutare in voi proprio questo spirito d’amore così come se esso ci fosse estraneo; e quando l’avremo scrutato, non intendiamo affatto togliervelo, bensì lasciarvelo così come esso è in voi in ogni pienezza!

5. Vedi, questo è il motivo per cui noi siamo venuti qui! Ecco, il Sole certamente sorge e poi tramonta, e così viene generato il giorno e la notte sulla Terra; ma sul Sole stesso, che è un mondo molto più grande della Terra, non fa mai notte, perché esso è completamente luce.

6. Questo sembra essere anche il caso dell’uomo, quando egli non è scrutato completamente nel suo amore, così che egli è simile ad un pianeta sul quale ora fa giorno e poi nuovamente notte.

7. Quando però egli viene scrutato nel suo cuore, solo allora il cuore diventa come il Sole, e così non si fa più notte nella sua anima!

8. Certamente anche lo sposo scruta la sua sposa, e questa a sua volta lo sposo; con ciò il loro amore si fa sempre più luminoso, perché essi si riconoscono sempre di più e poi si amano tanto più intimamente.

9. E quando il loro amore ha raggiunto un alto grado di ardore, allora essi si afferrano, illuminati da parte a parte per l’eternità, poiché si riconoscono e in questo riconoscimento si compiacciono del tutto reciprocamente.

10. Vediamo dunque di scrutarci reciprocamente in modo simile anche noi, affinché il nostro amore diventi perfetto»

11. A questo punto Abedam tirò Enoch per la veste e gli disse: «Fratello, che figura farò io nella mia patria come maestro, se là ci sono uomini così estremamente sapienti?

12. Infatti, permettimi che io lo dica: – a paragone di costui, entrambi ci troviamo di nuovo nella polvere! No, non riesco a comprendere dove essi abbiano potuto ottenere una tale sapienza!»

13. Enoch però gli rispose: «Abedam, sii solo tranquillo, poiché vedrai che la cosa finirà col mostrare dei lati ancora più incomprensibili! Confesso che questi uomini mi piacciono molto. Comprendi tu questo?»

 

[indice]

Cap. 147

Due tesi da dipanare: se una vita soggetta a costrizione è morte, o e comunque una vita libera

L’imbarazzo Abedam e di Enoch di fronte alle due tesi

30 agosto 1842

1. Dopo queste reciproche osservazioni di Abedam e di Enoch, l’oratore straniero si rivolse nuovamente ad Enoch e gli domandò:

2. «Ascolta, caro Enoch, che fosti chiamato a fungere da capo dei servitori del Signore. Io e questo fratello, che vedi qui vicino a Me, siamo discordi in una cosa – cioè non siamo discordi nel cuore, bensì soltanto un po’ nella Luce. Ora, siccome tu, quale primo servitore, fosti dotato di luce più di tutti da parte del Signore in conseguenza del tuo amore per Lui e, da questo, per tutti i fratelli, allora chiariscici quello su cui non andiamo d’accordo!

3. Ecco però cos’è che ci divide dal punto di vista della Luce: – io dico in Me che anche l’uomo giudicato vive, ma vive una vita soggetta a costrizione; mentre l’uomo libero, non giudicato, vive una vita assoluta, non soggetta a costrizione.

4. E quindi una vita giudicata è una vita di peccato, mentre invece una vita non giudicata è una vita d’amore; e per conseguenza la morte di certo non esiste, bensì esiste soltanto una differenza della vita!

5. Vedi, è questo che Io dico in Me; ma questo fratello qui dice invece:

6. “Una vita giudicata non è affatto vita, ma è soltanto una purissima morte! Infatti una vita giudicata è del tutto simile ad una pietra quando è stata lanciata, la quale certo vola attraverso l’aria come un uccello, ma soltanto per quel tempo che dura l’effetto della forza che l’ha lanciata; cessato questo effetto, essa cade subito a terra di nuovo completamente morta, mentre l’uccello si può muovere liberamente in tutte le direzioni!”

7. Anzi, egli aggiunge ancora: “Supponiamo che la pietra venisse lanciata con tanta violenza che essa fosse poi costretta a muoversi per l’eternità nello spazio infinito, in tal caso viene da chiedersi se la pietra vive in seguito a questo suo eterno volo, oppure se essa, in sé e per sé, è completamente morta!”

8. Vedi, caro Enoch, questa è la divergenza che esiste fra noi due per quanto riguarda la Luce, che noi ti preghiamo di volerla eliminare, però in maniera che quello che dirai in proposito, riesca chiaro a ciascuno di noi in modo del tutto evidente!»

9. A questo punto Enoch si mise a riflettere nel suo cuore, ma, dopo aver cercato a lungo, non trovò alcuna risposta. Infatti se egli esaminava la prima tesi, allora egli la trovava perfettamente giusta; ma se poi esaminava la seconda, allora pure questa gli risultava inconfutabilmente giusta; e così, malgrado il più intenso lavorio della sua mente e i paragoni fra le due tesi, non riusciva a trovare una risposta.

10. Ed essendosi rivolto – come sempre in simili occasioni – a Jehova nell’amore del suo cuore, anche qui trovò confermato il suo ragionamento, e cioè che una tesi era giusta quanto l’altra.

11. Perciò Enoch venne a trovarsi in un grande imbarazzo data l’assoluta impossibilità di venire in qualche modo a capo della questione.

12. Intanto lo straniero aspettava tranquillamente la risposta che non si vedeva apparire. Abedam però trasse Enoch vicino a sé e a voce molto bassa gli disse: «Fratello Enoch, se l’Alto Abedam non ci ha lasciato un po’ a cozzare con gli incarichi che ha assegnato durante il tempo della Sua esistenza-fra-noi, allora io non vorrò chiamarmi più Abedam lo scimunito!

13. Basta solo che tu consideri ora questi due – che oltretutto sono venuti dalla sera (dall’Occidente) – e poi guardi me che dovrei essere una guida fra le più sveglie per loro!

14. Già la metà di una simile domanda, nonostante tutta la mia presunta prontezza, è più che sufficiente a tappare la bocca per tutti i tempi alla mia disperata sapienza!

15. Ammettiamo il caso che essi avessero rivolto queste due domande decisive a me; o Signore, cosa sarebbe accaduto di me in un solo colpo? In verità, io sarei rimasto consunto come una goccia d’acqua sporca mentre cade sul fuoco del Sole!

16. E come tu stesso hai udito, Egli ha posto me come guida principale per questi miei fratelli del popolo della sera (dell’Occidente)!

17. O fratello, se questo non si chiama lasciare qualcuno a cozzare, allora io non so proprio, per la mia misera anima, come si dovrebbe fare e cosa intraprendere per far cozzare qualcuno ancora di più con tutte le forze!

18. Eppure Egli ha già detto a tutti noi ripetute volte: “Tutto dipende dall’amore; dall’amore noi possiamo attingere ogni cosa!”

19. Fratello, io amo ed ho sempre amato Dio con tutte le mie forze, e dall’amore vorrei mangiarmi con gli occhi tutti gli uomini, ma tuttavia rimango così stolto come nessuno lo può mai essere!

20. Cosa ne dici tu di questo? Io credo segretamente in me che Jehova abbia voluto dare a noi tutti in Abedam una nuova pietra di prova sulla quale noi dobbiamo forse scrutare la nostra stabilità, perché altrimenti la mia permanente stoltezza nei riguardi del mio incarico, mi riesce più inspiegabile ancora di una stella che non è mai sorta sull’orizzonte! Qual è la tua opinione, caro fratello, riguardo a questo?»

21. A questo punto Enoch si trovò ancora più stretto in una grande morsa e alla fine non poté dire altro che queste poche parole:

22. «Fratello, credimi: sei più felice tu nella tua semplicità, che io con tutta la mia presunta sapienza!

23. Per questo motivo voglio annunciare solo e unicamente l’amore, lasciando che simili artifici della sapienza mi passino dinanzi sempre inosservati!

24. Infatti qui, in queste due tesi, ciascuno avrebbe in fondo ragione, e tuttavia fra le due c’è un divario considerevole; ma come si debba fare per rendere evidente tale divario, questa è tutta un’altra questione!

25. Che cos’è una vita soggetta a costrizione, e che cos’è, al contrario, la morte?

26. Questa decisione rimandiamola a tempi migliori! Per conseguenza vogliamo anche sbrigarcela con i due, poiché non posso parlare di quello che non capisco! Comprendi ciò che voglio dire?»

 

[indice]

Cap. 148

L’insistenza dello straniero – Buona risposta evasiva di Enoch

Saggia replica dello straniero e nuovo imbarazzo di Enoch e di Abedam

31 agosto 1842

1. Ma quando lo straniero, dopo aver aspettato un certo tempo, si accorse che la risposta non arrivava, si rivolse di nuovo ad Enoch e gli domandò: «Enoch, Mi reputi forse non degno di risposta, dato che persisti nel silenzio e non vuoi dirmi né sì, né no? Oppure è possibile che tu non abbia trovato ancora in te la soluzione del problema?

2. Io perciò ti prego che tu, o mi dai una risposta, oppure che mi possa indirizzare in qualche altro luogo per avere tale risposta, poiché ci tengo che venga fatta piena luce, a questo riguardo, tra me e questo fratello!»

3. Allora Enoch non si perse oltre in riflessioni, ma rispose subito allo straniero: «Ascolta, caro fratello, la richiesta tua e di tuo fratello è di una tale specie che veramente non lascia molto adito a spiegazioni! Infatti la tua tesi è in fondo altrettanto vera e giusta quanto lo è quella di tuo fratello, e l’una sostiene in fondo ciò che sostiene l’altra; soltanto le parole sono diverse. Vedi, è così che io comprendo la cosa; ma dato che tu vi scorgi una considerevole divergenza, a me non è possibile stabilire una giusta e chiara via di mezzo in questa divergenza, e questo per il motivo che io una divergenza fra le due tesi non la scorgo affatto! Infatti una vita soggetta a costrizione è soltanto una vita apparente; ma che cos’è una vita apparente? Non può essere nient’altro che un moto apparente, il quale in effetti non è nessun moto!

4. Quando, ad esempio, durante la notte, delle nuvole separate una dall’altra stanno passando sotto la Luna, all’occhio appare come se fosse la Luna a passare al di sopra delle nuvole; ma questo moto apparente è poi anche un moto reale?

5. Oh, niente affatto! Sotto questo aspetto è la Luna ad essere morta, poiché non è essa che si muove, ma sono soltanto le nuvole a muoversi.

6. Ma come un simile moto non è un moto, bensì solo una pura sosta, così pure una vita soggetta a costrizione o giudicata non è vita, bensì, rispetto alla vita vera e propria, è una effettiva morte.

7. Infatti, quando qualcosa che non ha vita viene, tramite un’altra vita, trascinato come fosse vivente, come per esempio il vestito che io porto con me sul mio corpo vivente, allora esso non per questo ha vita, bensì è effettivamente morto al paragone della mia vita, anche se in esso debba essere insita una forza particolare che gli permette di non disgregarsi o anche di non svanire completamente e perciò non potrebbe essermi utile quale vestito!

8. Vedi, questo però è anche tutto ciò che io posso darti in risposta alla tua domanda!

9. Se tu vuoi assolutamente che ti venga resa evidente e chiara una tale divergenza, allora non ti resterà altro che, o rivolgerti a qualcun altro, oppure attendere un tempo più propizio, quando cioè io sarò forse in grado di avere una luce maggiore a questo proposito che non precisamente adesso!

10. Del resto però devo farti notare che è molto meglio amare Dio con tutte le proprie forze e i fratelli più di se stessi che non occuparsi con simili artifici della sapienza.

11. Se fate così, allora ben poco vi potrà importare del divario fra cos’è una vita di peccato soggetta a costrizione, oppure cos’è la morte, poiché solamente facendo così voi diventerete veramente viventi!

12. Chi però ha la vita, costui agisce di certo poco saggiamente se si occupa di che cosa è la morte!

13. E ora fate come volete; però non tralasciate di fare attenzione a quanto vi ho detto!»

14. E lo straniero allora replicò ad Enoch: «Mio caro Enoch, sotto certi aspetti tu non hai certamente proprio torto; ma quando tu dici che il vivente non deve occuparsi della morte, allora io vorrei pure sentire da te cosa intendi dire con ciò!

15. Vedi, Dio è sicuramente del tutto vivente; tutti gli uomini però, in confronto a Lui, sono morti! Se Egli, quale il solo Vivente, nel Suo immenso Amore, Misericordia e Sapienza non si occupasse degli uomini in sé morti, dunque della morte universale, che cosa ne sarebbe poi riguardo al diventare viventi da parte degli uomini?

16. Ma se noi siamo simmetrie di Dio, allora io sul serio non so in questo caso, sulla base della tua buona e giusta lezione, in che modo dovrei considerare me stesso una simmetria divina, poiché la vita non ha bisogno di un redentore, bensì un tale bisogno lo ha la morte!

17. Vedi, qui c’è di nuovo qualcosa tra di noi che non quadra!

18. DimostraMi dunque come si può conciliare questo, ed io mi dichiarerò soddisfatto in tutto!»

19. Allora la sorpresa e lo sbalordimento di Enoch si accrebbero di molto. Ma Abedam gli disse:

20. «La cosa diventa sempre più evidente. Noi siamo messi con le spalle al muro e nient’altro! Io volevo già rallegrarmi immensamente per la tua saggia lezione; ma invece, vedi dove siamo venuti a cacciarci di nuovo ora?

21. No, questa è davvero un’obiezione! È stata come una montagna caduta su un formicaio, che travolge tutto nel suo crollo!

22. No! Di fronte ad una simile obiezione, perfino un arcangelo dovrebbe sentirsi mancare le forze!

23. Fratello, sai cosa facciamo? Deponiamo i nostri incarichi dinanzi a Dio e al mondo, e ci troveremo subito meglio, poiché ancora un’eccezione di questa specie, costerà a noi tutti il poco di vita che abbiamo! Sì, sì! È meglio che facciamo così!»

 

[indice]

Cap. 149

Riflessioni di Enoch sul suo mandato, poi risponde allo straniero

Lo straniero chiede la differenza fra le creature e i figli di Dio

1 settembre 1842

1. Ed Enoch disse poi ad Abedam: «Caro fratello, ormai mi sto sempre più accorgendo che tu, parlando come hai fatto stamani e per la prima volta al padre Adamo e a me, non avevi proprio torto!

2. Tuttavia, per quanto riguarda rinunciare ai nostri incarichi, la cosa non può andare così liscia come tu credi! Infatti se fossimo stati chiamati a tali incarichi dai nostri padri, allora vi potremmo rinunciare senza alcuna difficoltà.

3. Però vedi, dato che a chiamarci a tali incarichi è stata l’onnipotente, santa Volontà stessa, sostanziata attraverso Colui cui piacque portare il tuo nome, ne consegue che una rinuncia ai nostri incarichi da parte nostra non si presenta così facile come credi! Infatti, finché noi dobbiamo riconoscere che l’Alto Abedam era il Signore Dio-Zebaoth stesso, dobbiamo anche portare con volontà d’amore, in tutte le circostanze, il carico che Egli ha posto sulle nostre spalle.

4. Infatti sicuramente Egli non ci ha dato questo incarico per la nostra glorificazione davanti al mondo, bensì per la nostra continua umiliazione davanti a Lui e anche davanti al mondo!

5. Ma se noi riconosciamo, o meglio, se noi potessimo riconoscere che l’Alto Abedam non era Colui per il quale Egli, con parole ed opere, si fece riconoscere, allora io sarei senz’altro il primo a seguire il tuo consiglio.

6. Io credo però che questa cosa non sarà ormai più tanto facile a farsi. Poiché: – chi è capace di parlare come Egli ha parlato? E chi può compiere le opere che Egli ha compiuto davanti agli occhi di tutti noi? E chi può dire di aver trovato tanto e tale amore in un uomo e di aver provato, in vicinanza di un uomo, una gioia tale, come noi tutti l’abbiamo provata accanto a Lui?

7. Vedi, per queste ragioni quanto mai solide noi non possiamo assolutamente fare a meno di credere che Egli era proprio Quello per il quale si è dato a riconoscere a tutti noi con la massima fedeltà.

8. Dato dunque che noi dobbiamo credere questo, allora dobbiamo anche portare, con tutto amore, gratitudine, pazienza, mansuetudine e grande umiltà, quel peso di cui Egli stesso ci ha caricato!

9. Di una cosa però possiamo essere entrambi sicuri, e cioè che Egli di certo non ha fatto questo per la nostra rovina!

10. Perciò non credere che noi ci siamo scontrati per questo, ma invece credi che è Lui a volere che sia così, e questo sarà anche giusto perché è Lui a volere che sia così! Vedrai che la cosa non sarà a nostro danno, bensì sicuramente solo a nostro vantaggio; e così restiamo quelli che Egli ci ha chiamato ad essere nel Suo santissimo Nome! Amen!»

11. Allora Abedam accolse molto favorevolmente questo discorso di Enoch e disse: «Sì, sì, caro fratello; io posso guardare, pensare e parlare come e dove mai voglia, ma alla fine non mi resta altro che comportarmi precisamente così come hai detto tu; infatti una cosa più saggia di questa non sarei capace di farla venire sulle mie labbra, anche se volessi attendere tutto il tempo della mia vita!

12. Io ora credo fermamente che Egli sicuramente non negherà o farà mancare l’intelletto a colui al quale Egli ha dato un incarico!

13. Osserva però: gli stranieri stanno aspettando una risposta da te; congedali dunque una buona volta e dì loro quello che ti viene in mente! Ma vedi di annichilirli ben bene con la tua eloquenza, affinché siano sazi di parole e si decidano ad andarsene per i fatti loro il più presto possibile, poiché qui si tratta proprio d’un paio di persone davvero particolarmente mordaci!

14. Fa’ dunque in modo di liberarcene al più presto!»

15. Allora Enoch si rivolse immediatamente allo straniero e gli disse: «Ascolta, caro fratello, la tua obiezione è così giusta, buona e vera, al punto che non si può ribatterle niente; solo che non sembra adattarsi tanto bene al contesto, poiché vi è ben sicuramente un divario infinitamente grande fra la nostra vita e la vita in Dio!

16. La nostra vita, perfino nello stato più perfetto, rimarrà una vita condizionata, mentre la Vita santissima e perfettissima in Dio è una vita in eterno liberissima e del tutto non condizionata. Per Dio non c’è morte, ma dinanzi a Lui tutto è condizionato tramite la Sua Volontà, tanto la vita, quanto anche il giudizio ovvero la morte, il tutto considerato dal nostro punto di vista.

17. Dinanzi a Dio tutto vive; dinanzi a Dio non può sussistere alcun giudizio, bensì solamente il Suo Ordine eterno, che Egli stesso è liberamente fuori da Sé.

18. Tutte le creature però sussistono grazie a questo Suo libero Ordine in Lui, e sono condizionate appunto tramite i rapporti stabiliti da questo libero Ordine.

19. Per conseguenza noi, quali Sue creature, non possiamo fare in modo che i nostri rapporti condizionati debbano valere anche per Lui, ponendoci così su uno stesso piano con Lui!

20. E così il Creatore può ben occuparsi di tutti i rapporti delle Sue creature; noi però facciamo già abbastanza quando adempiamo la Sua santissima Volontà.

21. Il Sole sorge e tramonta e ci porta il giorno. Possiamo fare in modo che avvenga il contrario? Se il Sole procede così per mezzo del giudizio, oppure per mezzo di una libera e vivente volontà, cosa deve importare a noi? Infatti noi sappiamo come, malgrado tutto, esso non può procedere che per quella via che gli è stata prescritta dal Suo Ordine!

22. E così stanno più o meno le cose anche con noi uomini. Noi possiamo certamente muoverci liberamente da ogni parte sul suolo della Terra, però nessuno può abbandonare questo suolo terreno ed innalzarsi libero sulle nuvole del cielo!

23. Io quindi ritengo che voi dovrete ormai restare soddisfatti della mia precedente sentenza e non venire fuori forse con una nuova obiezione! Ecco, questo voi dovreste ben ponderare!»

24. E lo straniero replicò: «Caro Enoch, tu hai parlato benissimo, ed io voglio ammettere quanto hai detto; però vorrei oltre a ciò, che tu mi spiegassi il divario che c’è fra le creature e i figli di Dio!

25. Se non c’è un divario, allora tu hai perfettamente ragione, ma se c’è un divario, allora sarai costretto a rassegnarti o a ritirare le tue parole; oppure lasci che vengano discusse con molta forza!

26. Dammi dunque qualche ragguaglio, altrimenti non ti darò pace!»

27. A questo punto lo sbalordimento di Enoch si fece ancora maggiore. E Abedam esclamò: «O pazienza, non abbandonarmi adesso!

28. Ma se poi egli dovesse saltar fuori ancora con un’obiezione di questo genere, allora avrà a che fare con me! In verità, io voglio colmarlo di ragionamenti fin oltre tutte le montagne! Su un simile discorso dalla mia bocca egli dovrà pensare a lungo!

29. Fratello Enoch, vedi ora di riprenderti! Ma lascia poi che me la sbrighi io con questo disputante, caso mai gli capitasse di venir fuori con qualche altra obiezione!

30. La mia argomentazione lo farà sicuramente scappare oltre a tutte le montagne! Fratello, mi comprendi?»

 

[indice]

Cap. 150

Rimprovero e ammonizione di Abedam per la sua mancanza di umiltà

2 settembre 1842

1. Ma allora lo straniero, volgendosi ad Abedam, gli disse: «Fratello ed amico Abedam, se le mie obiezioni, certamente importanti, ti imbarazzano tanto, e se ad una mia eventuale prossima obiezione ti riprometti di mettermi addirittura in fuga oltre a tutte le montagne con i tuoi ragionamenti, ebbene, questo puoi ben farlo anche subito; e una volta ottenuta la tua presunta vittoria, allora avrai senza dubbio preservato Enoch e te stesso da ogni futura obiezione della vita e dell’amore!

2. Io però ritengo che se la vita non è un gioco da bambini, ma è invece una questione molto seria, allora le obiezioni di questa specie dovrebbero essere molto più importanti della tua comodità!

3. Del resto, non ti ho ancora oppresso con nessuna domanda. Perché vuoi metterti a soffiare là dove a te non brucia minimamente?

4. Ma, come detto, se tu hai voglia di annichilirmi ben bene con la tua eloquenza, allora comincia subito, e alla fine si vedrà chi uscirà vincitore da questo campo di battaglia!

5. Ritengo però, del tutto fiducioso, che da questa battaglia saresti tu ad avere di gran lunga la peggio!

6. Perciò raccogli bene le tue forze, se hai ancora voglia di ingaggiare una guerra di parole con me!

7. Tu rimani imbarazzato nell’ascoltare la mia sapienza, perché questa è superiore alla tua, e particolarmente adesso che ritieni di aver mangiato abbondantemente col cucchiaio la Sapienza alla presenza di Jehova, al Cui fianco tu fosti continuamente, e per conseguenza tutti i tuoi fratelli della sera (dell’Occidente) dovrebbero essere più stolti di te per darti modo di far sentire loro la tua grande e preponderante sapienza in modo davvero grossolano!

8. Ma non sai tu, e non hai mai udito, che solo unicamente l’amore, la pazienza, l’umiltà e la mansuetudine sono gli unici pilastri principali di ogni sapienza?

9. Ma puoi tu adesso, dire che tali qualità sono in te, quando ti arrabbi per causa Mia, e ciò per nessun altro motivo all’infuori di quello che tu presupponi che io sia più profondo e saggio di te?

10. Sì, proprio per questo motivo tu arrivi perfino ad incolpare Dio, che è l’eterna Fedeltà e Verità, di lasciarti cozzare!

11. Abedam, guarda! Guarda una volta nel tuo cuore! Come deve essere costituito questo tuo cuore, se già oggi esso può rinnegare Colui dal Quale solo ieri ha ottenuto i più grandi e prodigiosi benefici?

12. Ma l’Alto Abedam non si è meritato da te qualcosa di più, del fatto che tu voglia ora rinnegarLo e, senza amore, voglia far fuggire me con i tuoi discorsi fin oltre a tutte le montagne, e solo per pura invidia della mia sapienza?

13. Oh, come devi aver mal compreso le parole di Abedam (l’Alto)!

14. Quando mai Egli ha dato il comandamento di invidiare qualcuno a causa della sua sapienza?

15. Ma come puoi avanzare un diritto alla vera sapienza, se il tuo cuore è colmo di disprezzo e rabbia?

16. Perciò purifica innanzitutto il tuo cuore, e solo dopo si vedrà quanta sapienza potrà trovarvi posto!

17. Comprendi tu queste cose? Io però ti dico: “Comprendile, oppure disputa con me!”. Infatti io sono completamente all’altezza della tua forza, dato che conosco te e conosco l’Alto Abedam meglio di te!»

18. Queste parole ebbero il potere di scuotere così completamente il cuore di Abedam, che egli, per il grande pentimento, scoppiò in lacrime, e pregò il fratello straniero di volerlo perdonare, e a conclusione della sua preghiera disse:

19. «Fratello, siccome tu mi sei superiore migliaia di volte in ogni sapienza – come ho potuto ora constatare in maniera del tutto estremamente chiara ascoltando questa tua pura ammonizione davvero celestiale – e siccome sei come me dalla sera (dall’Occidente), allora diventa mio aiutante e sostituto! Infatti cosa posso fare io della mia grande stoltezza?

20. L’Alto Abedam mi ha conferito un simile incarico sicuramente perché dovesse servire da prova alla mia umiltà, ciò che ora vedo tanto più chiaramente; perciò la cosa sarà ben giusta se tu diventerai il mio sostituto!»

21. Ma lo straniero gli replicò: «Ritieni forse che l’Alto Abedam abbia voluto fare con te un cosiddetto scherzo? Oh, qui tu Lo hai mal riconosciuto e mal compreso!

22. Vedi, quando Egli ha chiamato qualcuno, Egli ha sicuramente anche previsto perché lo ha chiamato! Ma Egli, per questo, non getta la sapienza sulla schiena del chiamato, bensì ciascun chiamato deve appropriarsi della sapienza per quelle vie che Egli a tale scopo gli ha indicato con molte migliaia di parole e quindi fedelissimamente prescritte.

23. Rimani dunque quello per cui fosti chiamato, e procedi per le vie prescritte, così tu diventerai anche completamente padrone dell’incarico che ti è stato conferito! Queste cose devi ben comprenderle e agire conformemente!»

24. Queste parole rimbombarono come potenti tuoni attraverso l’anima di Abedam, ed Enoch e tutti i padri si stupirono della grande sapienza dello straniero.

25. E Adamo, voltosi a Set e anche agli altri, disse: «In verità, devo ammettere che la sapienza di questo straniero è grande!

26. Se egli fosse venuto dal mattino (l’Oriente), sarei portato a credere che dietro a lui si celasse forse già la fiamma di Purista, ma poiché è venuto dalla sera (l’Occidente), allora a questa cosa non c’è affatto da pensare!»

27. E lo straniero replicò ad Adamo: «Cosa stai dicendo? La vigilia del Sabato non è venuto da voi Asmahaele addirittura dalla pianura? Perché dunque non dovrebbe potersi trovare un saggio fratello anche nella regione della sera?

28. Vedi, questo è un falso giudizio da parte tua!». E Adamo non seppe che cosa ribattere.

29. Tuttavia, lo straniero si rivolse nuovamente ad Enoch e gli chiese che fosse lui a rispondere alla sua precedente osservazione; Enoch a sua volta lo pregò di dirgli prima quale fosse la sua opinione in proposito, e solo dopo gli avrebbe risposto con un sì e non certamente con un no.

 

[indice]

Cap. 151

L’alta sapienza dello straniero – La determinazione dell’uomo per l’indipendenza spirituale

La fede cieca e autoritaria porta a un giudizio

Il peccato consiste nel riconoscere l’Ordine di Dio e poi agirvi contro

5 settembre 1842

1. Ma quando lo straniero ebbe appreso tale desiderio di Enoch, Egli fece un’espressione meravigliata e disse:

2. «Caro Enoch, questo è pure saggio da parte tua, poiché quando avrai ascoltato il Mio giudizio, allora ti sarà tanto più facile concludere, con un tuo proprio giudizio, particolarmente se alla fine si tratta semplicemente di dire sì oppure no.

3. Poi però viene da chiedersi se questo modo di procedere sia utile a qualcuno!

4. Infatti un uomo non può essere persuaso a credere con maggiore facilità a nessuna cosa, quanto precisamente in quella che egli stesso non comprende.

5. Poiché, o egli per ignoranza accetta per valido il giudizio, oppure credendo nell’autorità dell’oratore, si basa poi su questo e non vuole mai più pervenire ad un suo proprio giudizio.

6. Ma una cosa simile non significa altro che inchiodare l’autonomia del proprio spirito e diventare una macchina spirituale di un altro, ovvero dare la propria vita per una vita apparente ed estranea!

7. Io però ti ho detto questo attingendo alla mia esperienza, ma non affinché tu ti lasci persuadere a credere a me, bensì perché tu abbia ad accettare per buono soltanto quello che ti è chiaro; e così tu non devi accogliere nemmeno una sillaba alla quale tu sia costretto a credere solamente, senza averla prima compresa in spirito con precisione!

8. Non vi è, per un uomo libero, situazione peggiore di quella della fede cieca, poiché una simile fede partorisce la vera morte dello spirito.

9. Chi è un credente cieco, costui è anche al tempo stesso uno spirito giudicato da un qualunque fratello avido di gloria.

10. Ma se già un giudizio del Dio vivente è micidiale, quanto di più non deve esserlo poi quello di un uomo morto oppure di colui che già di per sé possiede soltanto una vita apparente!

11. Vedi, per questo motivo un proprio giudizio – per quanto scarso possa essere, è molto migliore di un altro che è stato adottato unicamente in base alla fede e della cui giustezza, lo spirito, che deve essere libero, non ha nessun’altra garanzia all’infuori dell’autorità del predicatore e della tiepida moderazione della sua propria stoltezza.

12. Tutte queste cose, però, sono di certo un abominio davanti a Dio, poiché Dio ha creato l’uomo per una vita libera, ma non perché sia un servitore taciturno di un qualche predicatore avido di gloria e perciò giudice interessato di cuori umani che devono essere liberi.

13. Dunque, anche se io ti dirò quello per cui mi hai pregato, perché voglio farti un favore, allora vedi di accogliere, di quello che ti dirò, soltanto ciò che, dopo un profondissimo esame, avrai trovato così come fosse il tuo stesso giudizio!

14. Infatti, se qualcuno ti dicesse: “Fa questo!”, oppure: “Fa quello!”, e tu lo facessi senza preoccuparti minimamente del perché e dello scopo finale, allora tu, già in tal modo, diventeresti una macchina della volontà di un altro, dato che così ti saresti lasciato giudicare. Ma se esamini prima la richiesta di tuo fratello e in te trovi liberamente lo scopo finale, e anche trovi che questo scopo è degno, dato che ha per fondamento l’amore, e tu poi fai secondo la richiesta di tuo fratello, allora sì che agisci come un uomo libero e come un vero figlio di Dio, ma non come una creatura giudicata.

15. Infatti, secondo il mio giudizio, questo è proprio l’enorme divario fra i veri figli di Dio e le creature, e cioè che i figli devono essere liberi di agire, come Dio, il loro Padre, è Egli stesso libero di agire, e proprio in questo devono essere perfetti come è perfetto Egli stesso, perché essi sono la Sua perfetta Simmetria!

16. Possono forse fare questo anche gli animali? Oh, no; questi devono sempre eseguire la Volontà del Creatore, poiché la loro stessa natura è già una portatrice della Volontà del Creatore! Ma questo non è il caso degli uomini che sono stati posti quali veri figli di Dio.

17. Solo ad essi viene rivelata la divina Volontà, affinché, innanzitutto, con il loro spirito libero, la giudichino quale l’unica giusta e vera, la riconoscano, e solo dopo debbano fare come fosse una loro proprietà e operare conformemente!

18. Chi accoglie la rivelazione e vi agisce conformemente, ritenendo che egli debba agire così, costui è già un essere giudicato, poiché egli non agisce con la concordanza della propria volontà con quella divina, bensì egli agisce come una macchina, e perciò costui è, ed anche rimane, morto, perché non si preoccupa del pieno riconoscimento di ciò che è la Volontà divina e del Suo Ordine, bensì egli riconosce qualcosa come Volontà divina attraverso [ciò che ha percepito con] gli orecchi – per lo più dalla bocca di un esaltatore di se stesso – e fa ciò che ha riconosciuto in tal modo senza valutare lo scopo e quale ne sia il motivo.

19. Vedi, questo, in sé e per sé, è un’autentica idolatria, poiché con ciò l’uomo si giudica da se stesso, ovvero si lascia piuttosto giudicare, e quindi anche uccidere!

20. E vedi, questo è dunque anche il divario fra la vita libera e la vita soggetta a costrizione! Tuttavia questa vita non è ancora una morte causata dal peccato, poiché il peccato consiste nel riconoscere le vie dell’Ordine divino, in quanto queste sono rivelate, e poi, con la propria libera volontà, agire contrariamente al buon giudizio che si ha in sé.

21. Vedi, questa è anche l’effettiva morte! E perché? Perché il peccato è un’evidentissima perturbazione dell’Ordine divino, mentre il giudizio non turba l’Ordine, ma impedisce solo la libertà dello spirito!

22. Vedi, caro Enoch, questa è la Mia opinione; ma ora dimMi anche quale è la tua, affinché con ciò noi possiamo giungere ad un’opinione comune, mediante la quale soltanto possiamo poi essere vivificati per una giusta attività! Tuttavia solo se tu lo vuoi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 152

Enoch rimane stupito dalle parole di sapienza dello Straniero

La similitudine dei due sazi e dei molti affamati

6 settembre 1842

1. Ma quando Enoch ebbe udito questo dallo straniero, la sua meraviglia crebbe immensamente, e perciò gli chiese:

2. «Ascolta, caro amico, se la tua grande sapienza è una sapienza umana, allora io sono un enigma insolubile, poiché, in verità, le tue parole fanno diventare muto il mio spirito!

3. Tu vuoi che io muova una qualche obiezione a queste tue parole allo scopo di giungere ad un’opinione comune fra di noi; ma come posso e devo fare questo?

4. Infatti le tue parole hanno compenetrato il mio intero essere in maniera così chiara e convincente, che mi sarebbe del tutto possibile dimostrare prima a qualcuno che io non sono Enoch, che non fare anche una lievissima obiezione a questo tuo discorso quanto mai saggio e vero fino ai suoi intimissimi punti.

5. E così non ti dico infatti altro – e non posso anche dirti altro – se non che la tua opinione è anche già del tutto e completamente la mia!

6. Ma se tuttavia, sulla mia opinione, fosse immaginabile una qualche obiezione o forse una qualche domanda, allora, carissimo amico e fratello, dovresti farla tu stesso!

7. Infatti, come ho detto, in nessun punto di queste parole riesco a trovare qualcosa su cui mi sarebbe possibile fare una leggera obiezione o anche soltanto una domanda!

8. Se però dipendesse soltanto da me, allora sarei tentato di dirti: “Fratello, parliamo piuttosto di qualcos’altro, poiché queste parole sono ublimemente integre e vere, e perciò sarebbe un eterno peccato se si volesse in un certo modo scalfirle e disgiungerle con qualsiasi osservazione accessoria!”. Non la pensi anche tu così?»

9. E lo straniero replicò: «Enoch, tu vedi bene che è così, dato che la tua opinione concorda con la mia in spirito e in tutta verità, però la cosa sarà elevata a certezza pienamente efficace solo quando essa sarà diventata un’opinione generale!

10. Perciò, secondo il Mio punto di vista, non basta che una verità diventi un giudizio concorde solamente fra due giudizi, bensì essa deve diventare quello che deve propriamente diventare mediante un concorde giudizio multilaterale.

11. Infatti, supponiamo che in un paese vi fosse una quantità di affamati che non sapessero dove rivolgersi per calmare la loro fame, ma che fra di loro vi fossero due provvisti a sufficienza di pane per il proprio bisogno e, oltre a ciò, anche già sufficientemente sazi!

12. Ma se poi gli altri affamati si avvicinassero a questi due e domandassero loro: “Fratelli, come fate ad avere un aspetto così gioioso e sazio, mentre noi stiamo quasi morendo di fame?”

13. E i due poi rispondessero loro: “Ascoltate: noi mangiamo del pane, e così siamo sazi!”

14. DimMi, caro Enoch, potrà una simile risposta saziare gli affamati, per quanto tale risposta, in sé e per sé, corrisponda alla più esatta verità?

15. Oh, no! Ciascuno deve accorgersi che, dal fatto che siano sazi soltanto i due, non risulta saziato nessun altro!

16. Ma allora gli affamati diranno subito ai due sazi: “A cosa ci serve questo, se voi non fate diventare il vostro pane un bene comune?

17. Lasciateci addentare anche a noi il vostro pane, e poi sapremo se esso è adatto a saziare anche noi!”

18. Vedi dunque, caro Enoch, non è questa un’obiezione molto valida? Ma come può essere risolta?

19. Vedi, qui ci sono già parecchi affamati; e questi pure devono addentare il nostro pane e devono anche dare il loro giudizio se essi si saranno saziati o no! Se il pane basterà per tutti, allora non sarà più necessaria un’aggiunta; se però non basterà, allora non ci rimarrà altro da fare che, o aggiungere più pane, oppure indicare e rivelare loro dove si trova la grande e universale dispensa del pane! Che ne dici: – è giusto quello che dico?»

20. Ed Enoch, del tutto stupefatto per l’alta sapienza di quell’occidentale, confermò ogni cosa dal più profondo del suo cuore e poi domandò a quel Sapiente straniero:

21. «Ma caro fratello, io ti prego su ogni cosa in spirito, prima di lasciare addentare il nostro pane agli altri, che tu mi dica da dove hai ottenuto tale sapienza, dato che tu sei per me effettivamente del tutto estraneo e, a quanto io ne sappia, non fosti mai presente quando l’Altissimo dimorava fra noi. Ebbene: – quando hai ottenuto tale sapienza?»

22. Lo straniero però replicò ad Enoch dicendo: «Carissimo Enoch, vedi, qui è necessario fare solo una cosa; perciò lasciamo stare il “come” e il “quando”, e lasciamo piuttosto addentare subito del pane ai fratelli!

23. Moltissimi però verranno ancora da oriente e da occidente ed accuseranno molti figli della luce della più grossolana tenebra, tanto che questi figli della luce proromperanno in lamenti!

24. Ma ora lasciamo stare queste cose, poiché la vostra sapienza sarà giustificata solo presso i vostri figli! Perciò guardiamo adesso ai padri, affinché i figli non vengano tratti in rovina!

25. Enoch, comprendi tu anche questo? Allora porgi il pane ai padri e ai fratelli!»

 

[indice]

Cap. 153

Il soliloquio di Enoch sulla saggezza dello straniero

Fantasticherie e grande presentimento di Abedam

7 settembre 1842

1. A questa replica dello straniero, Enoch provò un’impressione strana e non sapeva ora cosa fare.

2. Egli rifletteva tra sé e sé e si diceva in se stesso: ‘Quanto più considero le sue parole, tanto più mi si rende evidente la loro inconfutabile giustezza; eppure non posso affatto ricordarmi che l’Alto Abedam ci abbia mai dichiarato qualcosa di simile!

3. È davvero stranissimo: non ci si potrebbe immaginare qualcosa di più puro di queste parole, e, come detto, l’Alto Abedam non ce ne ha fatto neppure cenno! I Suoi insegnamenti sono stati certo rivolti principalmente all’amore e all’umiltà, ed Egli mi ha comandato di annunciare appunto solo l’amore e ogni umiltà che da esso proviene!

4. Se però io ora pondero per bene le parole di questo straniero, allora appare tuttavia un po’ strano, nonostante la loro giustezza, che una dottrina enunciata da un maestro chiamato debba essere soggetta al giudizio di ogni singolo uomo e possa essere accolta come pienamente valida solo quando essa corrisponde completamente ad ogni giudizio!

5. D’altro canto però, è anche giusto che una dottrina sia buona solo per il vento, se dai cuori ai quali essa è diretta non viene accolta come fosse piena proprietà! Ma cosa dunque si deve fare qui?

6. Insomma una regola ci deve certo essere; e questa regola deve dunque suonare così: “Ciò che tu riconosci come pienamente giusto, buono e vero – da qualsiasi bocca possa anche provenire – tu non devi nasconderlo ai tuoi fratelli, perché pure essi hanno uno spirito immortale come il mio!

7. A questa regola neanche Jehova stesso può certo obiettare!

8. Per conseguenza anch’io farò secondo le parole dell’uomo straniero!

9. Qui ad esempio ci sarebbe subito il mio caro fratello Abedam. Vogliamo vedere e sentire quello che ne dirà lui!’

10. Allora Enoch si rivolse ad Abedam e gli disse: «Fratello Abedam, altrettanto bene quanto me e tutti, tu hai ascoltato le parole quanto mai preziose del fratello straniero! Vedi, a te viene offerto un bel pezzo di pane; addentalo e poi dimmi la tua opinione se, e quanto, esso sazia la comprensione del tuo cuore!»

11. Tuttavia Abedam rimase assolutamente sbigottito e non seppe cosa rispondere, poiché durante il discorso principale dello straniero, egli era costantemente occupato con i propri pensieri e perciò non sapeva cosa trattasse in effetti il discorso. E allora, dopo essersi un po’ riavuto, chiese a bassa voce e in modo confidenziale ad Enoch, su che cosa egli avrebbe dovuto effettivamente dare la sua opinione.

12. Ma Enoch gli rispose: «Sì, mio caro fratello, se a te manca la giusta attenzione dello spirito, allora tu di certo non sei di gran lunga ancora sveglio, bensì stai ancora dormendo. Ed è certo, che un dormiente non può dare alcuna opinione da sé!

13. Infatti, tu non hai per niente ascoltato come lo straniero mi ha indicato, con grande sapienza, la differenza che esiste fra le creature e figli di Dio e mi ha inoltre mostrato la differenza che c’è fra la vita giudicata e la morte causata dal peccato!

14. O tu, spirito muto e sordo! Come hai potuto lasciarti sfuggire questa importantissima rivelazione della vita?»

15. Solo attraverso questo scuotimento, Abedam si ridestò e trovò, in sé, l’intero discorso dello straniero luminoso come uno Sole sorgente, e quindi disse:

16. «Non essere indignato, caro fratello Enoch, per quello che riguarda la mia ostinata sonnolenza, perché ora io ho già trovato pienamente in me quello di cui parli, e ti dico che tutto ciò che ha detto lo straniero è, anche secondo il mio giudizio, così giusto e puro come il Sole nel purissimo mattino!

17. Tu puoi esserne assolutamente certo! Di più non occorre che ti dica.

18. Solo che io, a questo punto, voglio farti un’osservazione per quanto riguarda questo straniero, e questa suona così:

19. “Fratello Enoch, ricorda sempre l’immenso Amore di Jehova, il nostro Padre santissimo, poiché Egli procede sempre per vie tali che non potranno mai essere scorte né scrutate nemmeno dall’angelo dalla vista più acuta e dall’intelletto più penetrante!”

20. Vedi, io sono certo un dormiente, ma, come mi appare ora, questa volta io vedo nel mio sonno più di te nel tuo essere desto!

21. Tuttavia, quello che io vedo non te lo dico, e ciò finché tu stesso non vedrai altrettanto bene come lo vedo io!»

22. A questo punto lo straniero si avvicinò ad Abedam e gli disse: «In verità, tu puoi crederMi: gli occhi del tuo spirito non ti ingannano! Tuttavia, per qualche spirito, in certi momenti è meglio che egli non veda così presto il centro di ciò che gli sta dinanzi. Questa cosa la so pure Io per esperienza assolutamente antica. Tu hai quindi ben ragione di non dire ciò che vedi, ma farai bene a dirla solo quando anche un altro lo vedrà!»

23. Allora Enoch chiese allo straniero: «Fratello, cosa vuol dire ciò? Davvero, questa è la prima volta che non riesco a comprendere Abedam!

24. Dimmi dunque che cosa è che io non vedo, poiché tu, quale un uomo sapientissimo, devi pure sapere che l’incertezza dello spirito è il massimo tormento ed è peggiore della morte stessa! Dimmelo dunque, dato che io te ne prego!»

25. Lo straniero gli disse: «Enoch, io ti dico di chiedere al tuo cuore! Se questo non ti dice niente, allora quello che potrei dirti io ti gioverebbe a poco; anche a questo riguardo, ciò che conta è il proprio giudizio! Tu riconosci gli alberi dai loro frutti, ma se però albero porta dei frutti viventi, com’è di conseguenza l’albero stesso?

26. Oppure, hai mai visto che da un tronco disseccato siano cresciuti dei frutti viventi?

27. Del muschio che distrugge lo hai ben visto crescere su tale tronco disseccato, però nessun frutto vivente!

28. Se tu però in un fratello hai scoperto dei viventi frutti della parola, allora è certamente enigmatico che tu non possa riconoscere più da vicino questo fratello»

29. A questo punto Enoch restò ancora più stupito, e cominciò a scrutare attentamente Abedam.

30. Ma Abedam gli disse: «Fratello, è inutile che tu mi scruti; scruta piuttosto Qualcun altro, e in Lui di sicuro scoprirai molto di più che in me! Vedi, Egli non è lontano da noi; tuttavia, questo lo comprenderai, caro fratello?»

 

[indice]

Cap. 154

Il colloquio di Enoch con l’altro straniero

Enoch e Adamo in una situazione critica

13 settembre 1842

1. Ad Enoch però queste parole penetrarono profondamente nel cuore, ed egli meditò nel suo cuore ciascuna parola tanto di Abedam, quanto, del tutto preferibilmente, dello straniero.

2. Questa volta ogni riflessione fu inutile, poiché egli, che Io avevo chiamato a sommo sacerdote, doveva lasciar compiere su di sé una prova maggiore che non qualsiasi altro.

3. E mentre lo straniero parlava del tutto segretamente con Abedam, Enoch approfittò dell’occasione e si avvicinò all’altro straniero per informarsi su chi mai fosse l’oratore forestiero, e da dove gli fosse venuta una simile sapienza puramente divina, e che nome avesse.

4. L’altro straniero però replicò ad Enoch e disse: «Come puoi chiedermi tale cosa?

5. Io sono solo un suo avversario, e tu sai bene che, secondo l’antica usanza, l’avversario deve tacere finché l’altro espone il suo discorso; e quando l’altro gli ha dimostrato che le sue tesi, cioè quelle del suo avversario che sono errate, allora egli con ciò gli ha anche legato la lingua e tolto ogni ulteriore diritto di parlare!

6. Vedi, ora una cosa simile mi è stata fatta dal mio avversario; perciò, secondo l’antica usanza, senza il suo consenso io non ho assolutamente più nessun diritto di annunciare qui una qualsiasi cosa che lo riguarda, e ancora meno poi dinanzi a te che per ora sei il sommo sacerdote del Signore!

7. Del resto, finora non è ancora usanza che ai contendenti sia fatto dovere di annunciare i propri nomi, affinché da essi non possa uscire nessuna parzialità.

8. Anzi i contendenti, a causa della parzialità, hanno sempre dovuto coprirsi il volto ed hanno addirittura dovuto esporre la loro questione con voce spezzata e monotona!

9. Sì, negli ultimi tempi non era più nemmeno lecito parlare ad entrambi, bensì solo uno doveva esporre anche le questioni del suo avversario, affinché i contendenti potessero restare tanto più sconosciuti e potesse essere attinto un giudizio su di loro tanto più libero da pregiudizi!

10. Ma com’è sistemato adesso quest’ordine delle cose, dato che tu stesso chiedi a me, quale avversario tenuto a conservare il silenzio, di parlare? Mentre tu, nella tua qualità di giudice supremo, dovresti unicamente punirmi, anche se io ti avessi solamente domandato il permesso di parlare con te, sia pure per una sola parola.

11. Vedi, per questo antico motivo io non posso e non devo risponderti!

12. Infatti, quantunque il mio Avversario sia di gran lunga più saggio di me, sono comunque anch’io abbastanza accorto da non lasciarmi spingere in qualche tranello!

13. Quello che ho detto ora lo dovevo certo dire, poiché anche questa è un’antica usanza, secondo la quale a ciascuno spetta il diritto di scusa!

14. Accoglila dunque in modo non sfavorevole! Se tu però devi introdurre un nuovo ordine, allora annuncialo prima a tutto il popolo, affinché quest’ultimo si sappia poi regolare per una futura giornata delle dispute!»

15. Dopo questo discorso di scusa, Enoch non seppe più assolutamente cosa fare, e perciò andò da Adamo per chiedergli un consiglio.

16. Adamo gli disse: «Perché sei dunque così indiscreto? Vedi, questa cosa non si addice ad un vero giudice!

17. Appiana solo la disputa, e quando questa è finita, di che ti preoccupi ancora?

18. Fa’ certamente meraviglia l’immensa sapienza dell’uno, come non meno la rigorosa fermezza legale dell’altro, il quale, almeno ai miei occhi, è un uomo dabbene come quelli di una volta.

19. Ma perché questo ti mette in imbarazzo, se il Signore stesso ti ha posto quale maestro fondamentale e sacerdote per tutto il popolo? Rimani dunque fedele a questo tuo compito e lascia stare il resto che per oggi non ti riguarda!

20. La disputa è decisa; cosa vorresti dunque ancora?

21. Se Abedam che dimora nelle terre della sera (l’Occidente) ha riconosciuto il suo compaesano prima di te, è questo un motivo per cui tu abbia da preoccuparti? Dunque, datti pace e rendi onore a Dio! Questo è tutto quello che io posso consigliarti».

22. Queste parole di Adamo resero in parte tranquillo Enoch; ma nonostante ciò le parole dello straniero non gli uscivano dal cuore, come pure quelle di Abedam. E allora si rivolse ancora una volta ad Adamo e gli disse:

23. «Padre, tu hai certamente ragione sotto un aspetto, però lo straniero mi ha espressamente invitato ad offrire il suo cibo a tutti gli affamati! Dunque: cosa devo fare io? Infatti, se lo straniero non fosse che uno dei soliti disputanti, come potrebbe chiedermi una tale cosa?

24. Perciò in questo caso è difficile dare un buon consiglio! Infatti egli è troppo saggio per poter essere un presuntuoso; ma allora, attraverso quale potere agisce così?»

25. A questo punto Adamo, udendo queste osservazioni, rimase nuovamente sorpreso e disse infine ad Enoch: «Sì, qui tu hai certo di nuovo ragione!

26. Comunque io ritengo che restando tranquilli le cose si rimetteranno di nuovo a posto! Se egli vuole essere riconosciuto da te e da noi tutti, allora si darà anche a riconoscere – ammesso che questo gli interessi – ma se ciò non dovesse essere il caso, allora renderemo onore a Dio; tutto il resto però deve andare secondo l’Ordine divino!

27. Vedi, restiamo dunque fermi su quanto abbiamo detto ora; che la volontà del Signore sia fatta! Amen!»

 

[indice]

Cap. 155

Mordaci parole di Adamo e minaccia di esilio contro lo straniero

Lo straniero si rivela per il Signore, e tutti Lo riconoscono

14 settembre 1842

1. Finito questo colloquio, lo straniero, dopo aver lasciato Abedam, si frappose fra Enoch e Adamo, e disse, in certo qual modo interrogando entrambi:

2. «Voi qui discutete qualcosa in segreto! È forse anche questa una regola del giorno delle dispute?

3. Un tempo il giudice doveva comportarsi per lungo tempo come se fosse del tutto muto, e non doveva perfino avvicinarsi né guardare nessuno, e questo perché il suo giudizio doveva essere senza macchia.

4. Ora invece Enoch, che Dio stesso ha eletto a giudice d’amore, già il primo giorno di udienza è diventato un chiacchierone! Dunque: – come dobbiamo considerare questo?

5. Enoch, tu ti trovi stabilmente qui già da lungo tempo e quindi devono esserti già ben note le disposizioni stabilite per il giudice nella giornata delle dispute!

6. Ma se tu non sei in grado di contestare queste disposizioni, quali motivi hai per non osservarle?

7. Oppure, forse l’Alto Abedam ti ha prosciolto del tutto da queste disposizioni ed ha istituito un altro ordinamento? Ma allora, di un fatto simile dovrei pure anch’io esserne a conoscenza!

8. Invece, per quanto Mi è noto, Io non ne so nulla, ad eccezione del fatto che Egli ha trasformato il precedente e arido ministero giudiziale in un ministero dell’insegnamento e dell’amore.

9. Ma rispetto alle altre regole prescritte per questa giornata, se debbano sussistere oppure non sussistere, io non posso assolutamente ricordarmi che Egli abbia dato un qualche altro ordinamento!

10. Perciò vorrei anche ben sapere il motivo per cui tu non osservi l’antica legge di Adamo!»

11. Queste parole misero in grande imbarazzo Enoch, il quale non sapeva affatto cosa avrebbe dovuto replicare ad una simile brusca osservazione dello straniero.

12. Ma tanto più pronto fu invece Adamo in questa occasione. Costui si alzò immediatamente, assunse la sua antica espressione severa, si rivolse allo straniero e gli disse:

13. «Ascoltami, figlio mio! La tua sapienza pare abbia dimenticato su quale punto tu ti trovi adesso!

14. Se tu hai così ben insite in te le antiche regole del giorno delle dispute al punto da poter criticare dal fondamento ogni frase del nuovo giudice, allora dimmi: – non hai mai udito una frase dell’antica legge di Adamo, secondo la quale colui che nel giorno delle dispute usa violenza in qualunque modo al giudice – sia con la parola, sia col gesto o con occhiate bieche – deve andarsene immediatamente in esilio per trent’anni?

15. Che cosa dici ora riguardo a questa legge? Una simile legge ha sempre avuto piena validità e, a quanto io sappia, l’Alto Abedam non l’ha abrogata; altrettanto come non ha abrogato qualcuna delle altre da te menzionate! Comprendi tu questo?

16. Però, l’antico legislatore di questa Terra sono io, e posso abrogare una legge come e quando voglio! Comprendi tu questo?

17. E così io abrogo dunque tutte quelle leggi attraverso le quali finora era vincolato il giudice in qualunque ambito; però, le leggi per i contendenti rimangono! Comprendi tu questo, sapiente occidentale?

18. Perciò esponi ora una valida giustificazione, e se non sei capace di darla, allora ti attende il più irrevocabile esilio solitario per trent’anni! Comprendi tu questo?

19. Parla dunque e giustificati, altrimenti preparati a udire ben presto il mio giudizio! Comprendilo questo, sapientone di un disputante!”

20. Lo straniero allora guardò con espressione estremamente meravigliata l’infuriato Adamo, rimase per un breve tempo in silenzio, infine aprì la sua bocca e disse:

21. «Adamo! Cosa diresti se Io potessi dimostrarti che ho potere e il diritto sufficienti per abrogare del tutto anche la seconda parte delle tue leggi?»

22. Ma Adamo replicò violentemente allo straniero: «Ancora una domanda di questo genere e tu avrai perduto anche il diritto della giustificazione! Comprendi, pensaci, e parla!»

23. Lo Straniero però ribatté di nuovo ad Adamo:

24. «Adamo, l’Alto Abedam, Jehova, Dio, l’Eterno stesso, per tre giorni interi non ha fatto altro che predicare l’Amore! Sono questi i frutti della Sua affabilità?

25. Ho forse io recato in qualche modo offesa ad Enoch, se gli ho semplicemente domandato per quale motivo egli non osservava la tua legge antica in tutti i suoi punti?

26. Adamo, tu hai compreso male gli insegnamenti di Abedam!

27. Non ha l’Alto Abedam bandito ogni giudizio, e al suo posto ha collocato unicamente l’amore? Egli perciò, non ti ha liberato dall’Adamo universale, e con ciò, non ti ha sollevato da ogni resa dei conti nei confronti dei tuoi discendenti?

28. Perché tu ora vuoi gravare di nuovo le tue spalle con l’antico peso antico?

29. O uomo ingrato! Cosa avrebbe dovuto fare ancora Abedam, che Egli non abbia già fatto? Il tuo essere è colmo di rabbia e tu mi annienteresti, se ti fosse possibile! Oh, come hai compreso male le mille e mille parole di Abedam!

30. Questo tuo attuale giudizio avrà certamente il suo corso a mio riguardo – ed io sopporterò i trent’anni di esilio – ma per ora il tempo non è ancora giunto!

31. Ma perciò, io ora abrogo anche questa legge, perché più nessuno debba essere mandato in esilio! Nessuno più su questa altura!

32. Infatti, i fratelli non si devono mai più giudicare tra di loro, se non con l’amore, la pazienza, la mansuetudine e la misericordia!

33. Quando però i fratelli cominceranno a condannarsi tra di loro, allora anch’io mi erigerò a giudice e li giudicherò per la morte eterna!

34. Adamo, comprendi ora queste cose?». A questo punto cadde a tutti come un velo dagli occhi, ed essi riconobbero lo Straniero.

 

[indice]

Cap. 156

Il Nome di Dio è “Abbà”, e chi Lo chiama così verrà sempre esaudito

Il discorso di Abbà sulla paternità e sulla figliolanza

15 settembre 1842

1. Immediatamente tutti si prostrarono dinanzi allo Straniero ora riconosciuto e in Lui lodarono e glorificarono il Padre santissimo per aver mostrato loro così tanta Grazia e Misericordia, per aver voluto anche questa volta – conformemente alla Sua promessa – trattenersi fra loro anche durante la giornata delle dispute.

2. Ma lo Straniero disse a tutti di rialzarsi subito da terra e poi così parlò: «Figlioletti, Abbà è il Mio Nome, ed è così che dovete chiamarMi sempre nel vostro cuore!

3. Quando Mi chiamerete così in spirito e in tutta verità, allora Io esaudirò sempre la vostra chiamata; ma se voi invece Mi chiamerete con qualsiasi altro nome, allora Io non ascolterò la vostra chiamata, bensì distoglierò il Mio orecchio dalla vostra bocca, e con i Miei occhi non guarderò le vostre opere!

4. Lo schiavo ha un signore, la natura ha per Creatore e per Giudice un Dio inesorabile; dinanzi a Jehova tutto deve svanire, poiché l’Eterno e l’Infinito nulla tollera in Sé e fuori di Sé – perché la Sua Santità è intoccabile – ma è solo unicamente il Padre che conosce i Suoi figlioletti, e questi solo devono riconoscerLo e chiamarLo solo così: “Abbà! Caro Padre!”, così Egli presterà sempre ascolto a loro e darà loro tutto quello che Egli stesso possiede, cioè la perfetta, eterna Vita e tutti gli infiniti tesori che essa racchiude.

5. Voi dite certo nei vostri cuori e vi chiedete: “Ma come potremo farlo? Poiché il Padre è di certo anche l’unico Dio eterno ed è infinito e santissimo! Se chiamiamo il Padre, noi certamente chiamiamo pure nascostamente Colui che noi dobbiamo chiamare!

6. Come possiamo chiamarLo ‘Padre’ senza che ogni volta la memoria ci ricordi Chi è veramente il Padre?”

7. Io però dico a voi tutti e anzi vi ordino di considerare sempre Chi è il vostro Padre, poiché, come Egli ha creato l’intera infinità, così ha creato anche voi. Ma tutte le creature Egli le ha lasciate così come sono state create; voi invece, dal Suo eterno Amore, Egli vi ha trasformato in Suoi figli!

8. Perciò voi Lo dovete sempre chiamare “Padre”, ma ricordandovi sempre bene chi è il Padre, e allora Egli vi ascolterà sempre!

9. Quale Dio, Io sono un eterno Giudice secondo la Mia infinita Sapienza e Santità. Infatti, niente può avvicinarsi a Dio e vivere, ma nel Mio amore, che è appunto altrettanto infinito, Io sono un Padre, e voglio riunire intorno a Me tutti i Miei figli!

10. Non domandate chi è più potente, se Dio oppure il Padre, poiché c’è solo un Dio e un solo Padre, e tutto ciò sono Io ora visibilmente dinanzi a voi.

11. Tenetevi però tutti presso il Padre, e così voi non sarete mai giudicati, né andrete in rovina, poiché il Padre non giudica nessuno, e meno che meno i Suoi figli, i quali in verità e fedeltà Lo riconoscono sempre nei loro cuori quale il solo vero e buon Padre, e così anche Lo chiamano in maniera vivente!

12. Ma come voi non giudicate i vostri figli, bensì solo li allevate, li istruite e li guidate, così ugualmente faccio anch’Io.

13. E che Io faccia così, voi potete convincervene proprio ora, dato che sono venuto a voi ed Io stesso vi insegno a procedere sulle vie della Vita!

14. Farei Io questo, se voi non foste Miei figli ed Io non fossi il vostro buon Padre?

15. Oh, sicuramente no! Infatti per Me sarebbe cosa quanto mai più facile tenervi entro un ordine giudicato come tutte le altre creature; solo però che Io non faccio questo, e così risulta ben chiaro che voi siete Miei figli e Io sono il buon Padre di tutti voi!

16. Oggi Io sono venuto a voi di nuovo come uno straniero, e voi non Mi avete riconosciuto, per questo avete chiamato “Jehova” ma non veramente “Padre”.

17. Rimanete perciò completamente presso il Padre, e così d’ora innanzi Io non sarò più uno straniero per voi!

18. Ma dato che ora Io sono con voi, allora siatene lieti e venite tutti da Me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 157

Il Padre santo in mezzo ai Suoi figli

 Adamo riconosce Abele nel secondo straniero

L’avvertimento di Abbà contro la malizia e l’astuzia di Satana, l’antico mentitore

16 settembre 1842

1. Dopo questa chiamata tutti si affrettarono ad andare vicino ad Abbà e si strinsero intorno a Lui quanto più era possibile, ed Abbà lodò lo zelo del loro cuore.

2. Ma poiché Adamo non era più tanto svelto di gambe come gli altri, accadde che tutti avevano già circondato Abbà da tutte le parti prima che Adamo avesse potuto avvicinarsi a Lui.

3. Questo però infastidì un po’ il vegliardo, e cioè che questa volta si avesse avuto poco riguardo verso di lui, e perciò egli cominciò anche a tenere il broncio sul serio.

4. Ma Abbà gli disse: «Adamo, perché tieni il broncio ora? Non siamo noi venuti in due? Se qui tu non hai posto sufficiente, vedi, là c’è n’è ancora uno! Stringiti a lui! Prima però riconoscilo, e poi domanda al tuo cuore chi di noi due, in questo momento, sta più profondamente attaccato! Io però ti dico che proprio il tuo cuore ti dirà a voce alta il perché questa volta sei arrivato troppo tardi al Mio fianco!

5. Ma Io ti dico pure che per il momento lo straniero, che tu ben presto riconoscerai, si trova in uno stato migliore di quanto tu lo sia adesso. Infatti egli è già immortale, mentre tu dovrai ancora morire del tutto prima di poter giungere all’immortalità.

6. Osserva dunque un po’ più da vicino questo Mio accompagnatore, e quando lo avrai riconosciuto, allora annuncia a tutti noi per “chi” l’avrai riconosciuto!»

7. Allora Adamo cominciò a stupirsi e, voltosi lentamente verso l’altro straniero, cominciò a scrutarlo dai piedi al capo; e siccome non riusciva tuttavia a riconoscerlo, egli si rivolse di nuovo ad Abbà e Gli disse:

8. «Abbà, non mi è possibile riconoscere il Tuo accompagnatore! Chi è dunque, e qual è il suo nome? Abbà, dimmelo, affinché l’attesa non mi tormenti troppo a lungo!

9. Che io e i miei discendenti dovremo morire nella nostra carne per questa Terra prima che il nostro spirito possa di nuovo giungere nella sua patria, questa cosa mi è nota già dai tempi di Abele, poiché a noi tutti egli è stato di ben triste esempio!

10. Ma nonostante ciò, io non tremo, poiché so anche che morrò fra le Tue braccia così come da queste io sono venuto sulla Terra!

11. Però, malgrado tutto, questo straniero continua a rimanere tale per me, ed io non sono capace di riconoscerlo; rivelami dunque, o Abbà, con la Tua santa bocca, chi è questo straniero!»

12. E allora Abbà disse ad Adamo: «Avvicinati di più a lui, e poi ben si vedrà se lo riconoscerai o no!»

13. E Adamo si avvicinò ancora di più allo straniero. Ma quando gli si fu avvicinato a mala pena di qualche passo, ecco, egli all’improvviso emise un alto grido, poiché nello straniero aveva riconosciuto suo figlio Abele, e voleva anche immediatamente precipitarsi verso di lui.

14. Costui però disse ad Adamo: «Fermati, e ascolta! I tuoi figli si sono riuniti intorno al giusto Padre; perché vuoi dunque tenerti lontano da Lui e abbracciare me al posto Suo, che non sono nulla in confronto a Lui?

15. Perciò girati rapidamente affinché tu giunga a Colui che soltanto è l’eterna Causa prima di ogni essere, poiché altrimenti morirai proprio oggi!

16. Vedi, proprio oggi è concesso campo libero al grande Serpente; ad esso oggi è permesso di strisciare perfino su quest’altura! Affrettati dunque, affinché esso non ti raggiunga prima che tu sia entrato nel cerchio della vita!

17. Guarda verso la tua grotta, perché egli, il gran nemico della vita, sta già là!

18. Affrettati dunque! Affrettati padre Adamo, perché egli è veloce come un lampo ed è furioso come un leone arrabbiato!»

19. A questo punto Adamo balzò precipitosamente da Abbà e Questi lo accolse.

20. Ma in un attimo anche il principe del mondo si trovò in una forma corporea umana, sprizzante furore, tra Abele e il gruppo che si era aggrappato ad Abbà, e così gridò:

21. «Onnipotente, perché mi perseguiti qui nella mia proprietà? Cosa hai Tu a che fare con le mie creature? Perché vuoi strapparmi coloro che non sono proceduti da Te, ma che sono invece proceduti da me, e vuoi fare di me un padre privo di figli? Non hai Tu, innumerevoli legioni di spiriti puri conformi a Te?

22. RitiraTi dunque dalla Terra, e ritiraTi da tutto il mio grande regno di mondi, poiché questo è mia proprietà, essendo sorto da me e non da Te! Tu, con i Tuoi piedi, calpesti la mia proprietà e sei un ladro nel mio regno; perciò ritiraTi da qui!»

23. E Abbà gli rispose: «Sciagurato, di quale menzogna è colma la tua bocca! Se questa è tua proprietà, allora di chi sei proprietà tu stesso? Chi ti chiamò [ad esistere] assieme ad altre innumerevoli legioni?

24. Che vai dunque parlando di una proprietà? MostraMi le piante che tu hai creato sul suolo della Terra, ed Io allora ti darò proprio tutta la Terra e l’intero cielo visibile!

25. Miserabile bugiardo, ora tremi dinanzi a Me che ho scoperto la tua infamia! Ma perché non tremi dinanzi a te stesso, tu che ti stai condannando a scendere più a fondo di una eternità ad ogni secondo attraverso la tua immensa malignità?

26. Sappi che sono Io il Signore del Cielo e della Terra! Perciò ritirati, perché questo luogo è troppo santo per i tuoi piedi!»

27. E il nemico, ruggendo e imprecando, scomparì dall’altura.

 

[indice]

Cap. 158

L’avvertimento di Abbà di stare attenti alla malignità e all’astuzia di Satana

L’impotenza di Satana

17 settembre 1842

1. Quando il grande nemico della vita fu sparito, Abbà disse ai figli che Gli si stringevano intorno:

2. «Figlioletti, avete udito quello che il bugiardo ha osato dire al Mio cospetto?

3. State dunque bene in guardia contro di lui, in modo tale che egli non riesca a convincervi e a farvi cadere in trappola, poiché la sua malizia è grande!

4. E come grande è la sua malizia, altrettanto grande è la sua scaltrezza e astuzia; perciò guardatevi tre volte da lui con la massima cura!

5. Egli è uno spirito infame che non vuole mai convertirsi, e non vuole mai riconoscerMi quale l’unico Dio di ogni Santità, Potenza e Forza, bensì lui aspira al dominio assoluto, perciò egli ha sempre l’intenzione di indebolirMi e infine ad annientarMi del tutto, e poi strappare a sé ogni potere sul Cielo e su tutti i mondi.

6. Se gli fosse possibile raggiungere il suo scopo, soltanto allora egli distruggerebbe tutto ciò che ora esiste, e ciò per l’odio immenso che nutre verso di Me.

7. E quando una simile cosa gli fosse riuscita, solo allora egli attuerebbe una nuova Creazione secondo il suo piacimento.

8. In questa nuova Creazione però non dovrebbe trovare posto niente che fosse destinato ad una durata eterna, ma tutto dovrebbe avere un’esistenza soggetta al suo massimo e liberissimo arbitrio, e dovrebbe durare solo finché ciò fosse atto a procurargli un piacere sensuale.

9. Ma quando se ne fosse saziato del tutto, allora subito di nuovo l’intera Creazione dovrebbe inabissarsi nel nulla e al suo posto dovrebbe sorgerne di nuovo un’altra, sempre e soltanto per il suo piacere!

10. Di esseri che fossero del tutto simili a lui – come ad esempio l’uomo – egli non ne creerebbe mai, ma creerebbe invece la donna per la sua necessità sensuale; ma questa dovrebbe essere quanto mai delicata, affinché sia più sensibile alle torture di ogni specie che a lui darebbero diletto!

11. In breve, le sue idee sono di una tale atrocità, che nemmeno un sommo angelo può comprenderle nella loro pienezza. Perciò guardatevi molto bene da lui!

12. Voi certamente ora vi consigliate nei vostri cuori e dite: “Perché dunque non annientare un simile essere che è colmo della più micidiale brama del male?”

13. Io però domando a ciascuno di voi: “Chi di voi vorrebbe scendere giù alla pianura ed uccidere Lamec, che non è per niente migliore di questo nemico della vita?”

14. Oppure, se Io volessi presentarvi ancora una volta il nemico della vita e lo riducessi in condizioni tali che voi poteste ucciderlo sul serio, ebbene, lo fareste voi, per quanto furioso egli stesse dinanzi a voi?

15. In verità, voi tutti esitereste quanto mai!

16. Vedete, ma se voi già esitereste e arretrereste il più possibile [dinanzi un’azione simile], pur essendo il vostro amore una minimissima cosa di fronte al Mio, quanto meno posso dunque compiere Io una tale azione, essendo Io, l’infinito ed eterno Amore stesso, ed essendo altrettanto il suo Creatore quanto Lo sono per voi, ed essendo il suo Dio come lo sono per voi, ed essendo il suo Signore come lo sono per voi, ed essendo ancor sempre il Giudice paterno come sono il vostro buon Padre stesso!

17. Per quanto mai fu possibile, gli fu comunque tolta la potenza di volontà. Perciò non dovete più temerlo minimamente, ma occorre unicamente che vi guardiate dalla sua astuzia. Questa astuzia però, non ha forza, ma in sé e per sé è così impotente che voi, con il vostro alito, la potete cacciare sempre più facilmente di una mosca, purché lo vogliate!

18. Perciò egli in tali condizioni può anche sussistere e può fare in eterno dei ciechi tentativi per annientarci, poiché una tal cosa gli riuscirà altrettanto poco quanto un moscerino riuscirà a vincere in una lotta contro il mastodonte!

19. Voi però state domandando di nuovo nei vostri cuori: “In che cosa consiste l’astuzia del nemico della vita, affinché possiamo riconoscerla e stare attenti dinanzi a lui?

20. Infatti, chi può stare attento e proteggersi da ciò che non si conosce?”

21. Figlioletti, voi avete ragione quando chiedete così nei vostri cuori; tuttavia la vostra domanda è in fondo vana! Infatti il nemico della vita non può e non gli è lecito avvicinarsi a qualcuno; così egli non può sedurre nessuno con la sua astuzia maligna!

22. Ma se un uomo si lascia sedurre dal suo proprio cuore e diventa superbo, assetato di potere, sensuale, avido del mondo ed egoista, allora l’uomo stesso si avvicina ostinatamente al nemico della vita, così che egli stesso diviene un nemico di ogni vita e, non di rado, ancora peggiore del vero e proprio nemico della vita in persona, dalla cui astuzia voi dovete proteggervi.

23. Ma quando il vero e proprio nemico della vita si accorge della presenza accanto a lui di un tale vicino che gli somiglia, allora sicuramente non risparmia più alcuna fatica per incatenare a sé colui che, così prevalentemente simile, lo ha cercato di propria libera volontà!

24. Vedete, proprio qui comincia ad agire l’astuzia del nemico, e ciò per guadagnare per sé un simile amico per l’eternità!

25. Chi dunque vuole sfuggire all’astuzia del nemico, costui sia un fedele ed attento pastore del suo proprio cuore, e lo tenga scrupolosamente rivolto a Me! In verità, voi potete credere che sarebbe più facilmente possibile che voi strappaste il Sole giù dal firmamento che non il nemico della vita si avvicinasse con la sua astuzia ad un uomo che tiene il cuore scrupolosamente rivolto a Me!

26. Perciò voi non dovete affatto essere angosciati, perché niente può avvenire senza il Mio Permesso; ma quando Io permetto che qualcosa avvenga, allora Io ho sempre le Mie migliori ragioni per questo!

27. Quindi è meglio che vi guardiate da voi stessi, poiché in verità, all’infuori di Me non vi è dappertutto niente di più libero dei vostri propri cuori!

28. Perciò abbiate cura dei vostri cuori secondo la Mia Volontà, e così sarete eternamente al sicuro dall’astuzia del nemico!

29. Queste cose comprendetele bene. Infatti, questa è la protezione dalla sua astuzia, e cioè che voi teniate rivolti i vostri cuori verso di Me, ma non ostinatamente verso di lui! Comprendete voi questo?»

 

[indice]

Cap. 159

La missione dell’angelo Abele di punire quattro messaggeri caduti nei lacci della carne della città di Hanoch

Sul grave pericolo del fascino della carne delle donne

20 settembre 1842

1. Subito dopo questo discorso di Abbà, tutti si ritirarono di nuovo ad una piccola distanza di circa sette passi, su Suo ordine, formando così un cerchio intorno al Padre, e Lo ringraziarono, Lo lodarono e Lo glorificarono per il Suo infinito amore, grazia e misericordia. Egli però chiamò a Sé Abele e gli disse:

2. «Mio fedele messaggero, Io ora ti mando ad Hanoch! Là tu troverai sette predicatori di penitenza che sono stati inviati da qui. Tre di loro sono perseveranti, ma quattro vacillano, poiché essi hanno osservato la carne delle donne nella pianura e ne sono rimasti affascinati. Vedi, sono questi che tu devi ricondurre di nuovo a Me!

3. Essi non devono perdere la loro potenza; ma dato che non hanno mai avuto una percezione di dolore fisico, tu puoi all’inizio prendere una verga liscia e punirli con sette colpi sulle spalle. Tuttavia, fai questo solo quando vedrai salire nei loro cuori una fiamma impura, e infine dalla fiamma formarsi una carne delle donne!

4. Quando tu osserverai una cosa simile, allora solleva subito il tuo braccio e sferra un colpo energico! Se in seguito a questo colpo ogni fiamma si spegnerà subito, allora usa più mitezza nell’infliggere i colpi successivi, il numero dei quali, in qualsiasi circostanza, deve rimanere del tutto secondo la Mia sentenza!

5. Se però la fiamma non si spegnerà immediatamente al primo colpo e non svanirà la figura della carne, allora tu dovrai infliggere il secondo colpo con energia maggiore del primo; e se neppure così dovesse subentrare un cambiamento, allora il successivo colpo sia ancora più forte!

6. Se a questo punto si verificherà un cambiamento, allora diminuisci subito la forza dei colpi; ma se non si verifica ancora questo, allora raddoppia la tua forza e poi accrescila sempre più, fino a raggiungere il numero stabilito dei colpi!

7. Qualora fra l’uno e l’altro colpo si manifestasse un qualche cambiamento, allora sferra i rimanenti colpi con forza uguale, affinché l’ostinazione del cuore venga punita e mitigata a dovere.

8. Dopo la punizione, però, fa’ una forte chiamata nel cuore, e rendi nota la Mia Volontà e la Mia perfetta Serietà all’affascinato [della carne femminile]!

9. Ma poi osserva in completo silenzio il suo cuore; e se per sette giorni non constaterai il ritorno della fiamma maligna, allora puoi lasciarlo nuovamente libero per altri sette giorni. Dopo questo tempo però visitalo di nuovo, e se lo trovi libero dalla fiamma, allora concedigli sette mesi di libertà!

10. Ma se tu scopri che il suo cuore ha sofferto durante questo tempo, allora rafforzalo con l’olio della Mia grazia! Se però tu osservassi che egli avesse lasciato di nuovo divampare nel proprio cuore l’antica fiamma maligna, compiacendosene, allora puniscilo subito da capo!

11. E se i primi sette colpi, nonostante tutta la loro forza, non riuscissero ancora a soffocare completamente la fiamma, allora prendi una verga più robusta, però non più liscia, bensì grezza e spinosa, e con questa infliggi i colpi su tutta la schiena con piena forza!

12. Questi colpi tu non devi renderli più deboli, anche se dopo l’uno o l’altro la fiamma si spegnesse, poiché in un simile caso ti trovi già di fronte all’ostinazione di un cuore abbastanza guasto.

13. Ma se anche questi colpi non dovessero ancora ottenere un miglioramento, allora prendi subito una verga infuocata e infliggigli con mano rabbiosa settantasette duri colpi su tutto il corpo, tanto che esso si ricopra completamente di ulcere e di piaghe!

14. Se egli si migliora e il suo cuore cambia, allora curagli le ferite e fortificalo con la Mia misericordia; ma se egli non migliora, allora cospargi il suo corpo di vermi affinché essi lo divorino con l’anima vivente, poiché per costui è meglio essere consunto dai vermi che non dall’ira di Dio!

15. I primi tre però rafforzali con il Mio amore, e mostrati loro quando li rafforzerai nel Mio Nome!

16. Ed Io sarò sempre con te come Lo sono con tutti i Miei figli! Amen!»

17. A questo punto l’angelo Abele si inchinò fino a terra dinanzi ad Abbà e immediatamente scomparve come un lampo splendente quando precipita con grande fretta da una nuvola giù sul terreno.

18. Tutti i padri però si stupirono, non comprendendo come era possibile che perfino quattro dei messaggeri avessero potuto in così breve tempo dimenticarsi di Colui che solo il giorno precedente li aveva provvisti con tanta ricchezza del Suo amore, grazia e misericordia.

19. Ma Abbà disse loro: «O figlioletti, non vi meravigliate di questo! Poco fa Io ho già detto a voi tutti che nell’intera infinità, all’infuori di Me, non esiste affatto nessuna cosa che sia più libera del cuore umano! E così tale cuore può essere presto affascinato se esso Mi perde di vista anche un solo istante!

20. Oh, la potenza della carne è grande, e di voi tutti non c’è ancora nessuno che abbia trionfato su di essa; perciò non meravigliatevi se i quattro poterono essere affascinati così presto dalla prosperosissima carne delle donne della pianura!

21. Caino, quando era in fuga, aveva profetizzato davanti al Serpente – quando quest’ultimo gli apparve nella carne – come sarebbe stata pericolosa la carne per tutti i suoi fratelli!

22. Perciò non meravigliatevi se i quattro sono stati affascinati così presto, poiché a voi e ai vostri figli non andrà affatto meglio se essi si allontaneranno da Me soltanto per singoli istanti!

23. Restate dunque in Me come Io in voi, e così voi non diventerete schiavi della carne! Amen! Comprendete questo! Amen! Amen! Amen!»

 

[indice]

Cap. 160

I quattro scettici dalle terre del Mezzogiorno

La splendente parola di Enoch e il suo effetto sugli scettici

21 settembre 1842

1. Dopo queste parole Abbà chiamò a Sé Enoch, e disse pure agli altri di fare ben attenzione a ciò che Egli avrebbe ora confidato brevissimamente ad Enoch.

2. Ed Enoch si avvicinò frettolosamente ad Abbà, e tutti gli altri tesero gli orecchi ed ampliarono enormemente i loro cuori.

3. Ed Abbà cominciò a rivolgere ad Enoch le seguenti parole sulla questione appena annunciata, e disse: «Enoch, ascolta, e voi tutti udite pure; però nessuno ne sia scandalizzato!

4. Fra non molto giungeranno qui quattro [abitanti] del Mezzogiorno; essi sono discordi per quanto riguarda Abedam. Due di loro lo ritengono Jehova ma senza troppa convinzione; invece gli altri due sostengono precisamente il contrario e ritengono che Egli sia lo spirito di Abele.

5. Essi perciò vogliono prendere consiglio da te.

6. Tu però vedi di batterti per il partito dei negatori, e con il tuo discorso fa in modo che essi si sbarazzino di Abedam assieme a Jehova, in modo tale che essi divengano del tutto empi, e così noi potremo quindi costruire in loro un nuovo edificio, poiché su un terreno sabbioso non si può edificare nemmeno una capanna per i morti, per non parlare poi di una dimora per Me!

7. Vedi, essi già vengono qui; preparati dunque e parla come ti ho consigliato!

8. Sii serio, ma non arido, e così facendo pensa che essi sono dei poveri fratelli che noi vogliamo aiutare dal fondamento!

9. Infatti, davvero Io lo dico a voi tutti, che chi Mi nega nella sua cecità, Mi è mille volte più caro di colui che nella tiepidezza del suo cuore Mi professa a metà, però ritiene che valga a stento la fatica di discutere di Me col proprio fratello!

10. Ma eccoli che già si avvicinano al nostro cerchio; preparati dunque, e per il momento nessuno Mi renda riconoscibile! Amen!»

11. Allora Enoch ringraziò il santo Abbà col cuore pieno di ardentissimo amore e poi andò subito un po’ incontro ai quattro e li accolse con benevola serietà.

12. Ma quando furono giunti sulla sommità dell’altura, i disputanti si inchinarono dinanzi ai padri, ed Enoch li interrogò subito e disse:

13. «Fratelli, che cosa vi ha condotti qui? Fateci brevemente sentire il vostro offuscato motivo!»

14. E immediatamente uno dei quattro cominciò a parlare e disse: «Il nostro motivo è Abedam; noi non riusciamo a chiarirci questo punto: “È Egli Jehova, o no? Oppure, è Egli solo lo spirito di Abele?”

15. Infatti anche Abele, durante il tempo della sua vita, deve aver posseduto un grande potere prodigioso e – come sappiamo – perché tramandato di bocca in bocca – avrebbe ridotto in frantumi una montagna (cfr. GFD vol. 1 cap. 19,23) dinanzi a suo fratello Caino per distoglierlo dal suo malvagio proposito!

16. Ecco, questa è la nostra discordia! Dacci dunque una giusta luce su tale questione, poiché noi tutti la riteniamo la più importante e la massima questione principale!»

17. E allora Enoch aprì la sua bocca nel Mio Nome e così parlò: «Fratelli, perché disputate fra di voi per un fiocco di lana di un agnello?

18. Che cosa è Abedam e che cosa è Jehova, se noi non Lo esprimiamo nel nostro animo e nei nostri sentimenti? Come potete disputare per ciò che non c’è, né in un modo né nell’altro?

19. Se tu, ad una certa distanza, vedi un mucchietto lungo la strada e ritieni che questo sia una pietra, mentre tuo fratello sostiene invece che il mucchietto sia soltanto un mucchio di terra sollevato dalle talpe, vedi, è forse una cosa riguardo alla quale si può discutere così a lungo finché non chiamate il mucchietto stesso a fare da giudice arbitrale tra di voi? Ma chi volete chiamare a fare da giudice arbitrale, quando in voi non ci sono altro che i vostri vuoti sentimenti e pensieri che si esprimono in un modo oppure nell’altro, e non hanno altro fondamento all’infuori della propria vacuità, sia in un modo che nell’altro?

20. Voi disputate per Abedam che per tre lunghi giorni ci ha deliziato con la Sua Scienza, per stabilire se Egli sia o non sia Jehova!

21. Io però vi dico: “Chiedete anzitutto se in generale vi è, un qualche Jehova!”

22. E cosa vorreste fare se io vi dicessi: “Un Jehova non c’è in nessun luogo, bensì esiste solamente uno spazio infinito e un tempo dalla durata eterna!”

23. Che poi in questo spazio, col trascorrere dei tempi, le diverse forze, di per sé mute, dovettero afferrarsi e di conseguenza produrre dapprima degli ammassi informi, che poi divennero, tramite delle forze agenti ciecamente, una necessaria base, e infine produrre gradualmente diversi altri prodotti attraverso la loro reciproca costrizione, ebbene, questo ce lo insegna la natura intera. Ma dove mai questa natura si è espressa in Jehova?

24. Non è dunque evidentemente più saggio esaminare e scrutare più profondamente la causa che sta aperta dinanzi a noi tutti, che non una tale causa che, unicamente in seguito all’azione delle forze naturali operanti in noi, si è sviluppata con l’andare del tempo come un sogno vano e vuoto?

25. Se, parlando in generale, sotto il concetto di Dio ci può essere una qualche forza che si afferri e che è conscia di se stessa, allora essa può certamente sorgere soltanto da noi, dato che noi, nella lunga sfera d’azione delle forze naturali, siamo i primi esseri nei quali certamente, per la prima volta, proprio queste forze cominciano a diventare potentemente e gradatamente sempre più consce di se stesse!

26. Oppure avete mai visto che una pietra possa trasformarsi in goccia d’acqua? Ma in questo caso avviene invece il contrario, e cioè una piccola pietra è il prodotto di una grande quantità di gocce d’acqua, le quali, disciolte, costituirebbero un mezzo mare!

27. Per conseguenza, anche un Dio può sorgere soltanto da noi quale una forza centrale dell’essere coscienti di se stessi, così come dalle molte gocce d’acqua si forma una pietra, ma non viceversa!

28. Perciò vedete la terribile vacuità della vostra discordia e come è opportuno che voi riflettiate per un miglioramento; prima però diventate scolari della profonda sapienza, e solo dopo cercate quello riguardo a cui voi ora state disputando! Comprendete bene le mie parole! Amen!»

29. A questo punto i quattro cominciarono a tremare e si fecero pallidissimi, e solamente quello che aveva parlato prima, disse ad Enoch: «Fratello, perché ora ci hai uccisi? Che cosa siamo noi adesso, e cosa possiamo attenderci? Nient’altro che l’eterno annientamento finale!

30. Oh, se tu ci avessi almeno lasciati nella nostra illusione! Come eravamo felici prima su questo punto!

31. Infatti allora i nostri cuori avevano tuttavia un qualche fondamento; ora però tu ci hai posti sull’abisso senza fondo dell’eterna rovina! Che cosa dobbiamo fare noi adesso?

32. O Jehova, o Abedam, se Tu fossi ancora qui! Quanto meglio sarebbe stato per noi essere ingannati da Te, piuttosto che essere stati ora illuminati in modo tanto terribile da Enoch!

33. Enoch, ingannaci di nuovo, affinché noi possiamo essere tranquilli finché viviamo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 161

L’ammonimento di Enoch a cercare ardentemente la verità e il riconoscimento di Dio

22 settembre 1842

1. Enoch però vide l’immenso imbarazzo dei quattro e domandò ad essi dicendo: « Dunque, a voi interessa poco la verità, bensì quello che per voi è importante è vivere in tutta tranquillità e con la maggiore comodità possibile, senza preoccuparvi di indagare nella vostra più intima serietà su come stiano tutte le cose!

2. O stolti e sonnolenti che siete! Che vantaggi vi ha arrecato finora tutta la vostra tiepidezza?

3. Il tempo della rivelazione viene certamente una volta per ciascuno con tutti i suoi spaventi della morte. Chi già da lungo tempo vi si è preparato, costui non rimarrà sorpreso e poi cacciato nelle più tenebrose strettoie di ogni disperazione!

4. Ma se qualcuno, in una qualsiasi maniera, vuole ingannare se stesso per poter dormire comodamente in una simile notte dell’inganno, quanto spaventosa squillerà un giorno la chiamata nei suoi orecchi, che le sue stesse svanenti forze gli sussurreranno e, molto ben percettibilmente, gli diranno: “Pigro dormiente, destati per la morte!”

5. Vedete, se da tempo vi fosse importato qualcosa di Jehova, allora già da lungo tempo vi sareste occupati seriamente di ciò, e avreste domandato: “Chi, cosa e dove è Jehova?”

6. Solo che voi, per esentarvi da questa fatica, avete preferito credere ciecamente a quello che, passando di bocca in bocca, vi giungeva agli orecchi; però voi stessi non avete meditato nemmeno un po’ su questo, perché questo sarebbe risultato troppo faticoso per voi! E per scuotervi dal vostro profondissimo sonno dovette dunque venire un Abedam, altrimenti ancora adesso sareste del tutto immersi nel più dolce sonnecchiare, e certamente non vi sarebbe mai passato per la mente di prendere informazioni più precise riguardo a Jehova!

7. O voi tiepidi, solo ora vi preoccupate della vita! Ma che cosa avete dunque fatto dei cento e un’altra volta cento anni, durante i quali di Jehova ne avete saputo altrettanto poco quanto ora, anzi, molto di meno ancora? Infatti ora, almeno sapete come stanno le cose rispetto a Jehova; prima invece non ne sapevate assolutamente niente e temevate sempre di apprendere sul Suo conto qualcosa di più particolareggiato, dato che vi faceva sempre più comodo l’inganno che non la verità! Perché dunque siete venuti qui oggi? Come mai non faceste prima questa cosa?

8. Ebbene, voi lo avete fatto perché Abedam vi ha un po’ scossi dal sonno, dato che Egli ha offuscato alquanto il vostro Dio del sogno!

9. Voi ora vorreste che questo vecchio Dio del sogno venisse ricostituito allo scopo di continuare nuovamente a dedicarvi in tutta pace al vostro vecchio sonno; solo che questa cosa, ora è giunta alla sua fine.

10. Infatti, la vostra intenzione era certo quella di ottenere soltanto luce su tale questione! Io per questo e su questo vi ho dato la luce nella particolare verità da me espressa; ma per quale motivo volete riavere, al posto della luce, il vecchio inganno dei vostri sensi?

11. Ebbene, il motivo è che voi non siete venuti qui per amore della verità, ma solamente per amore dell’inganno, essendo questo stato scosso da quel Sapientissimo dalle terre del mattino, e adesso per amore della vostra dolce comodità voi vorreste ricostituire il vecchio Jehova, sotto alla cui protezione vitale vi è stato finora possibile dedicarvi al sonno con tanta dolcezza, mentre noi vegliavamo ed eravamo in lotta continua con la morte!

12. Oh, ora basta che vegliate con noi, ed aiutiate noi tutti a portare il fardello quanto mai pesante della morte; a questo scopo la vostra schiena è abbastanza larga e robusta!

13. In verità il vecchio Jehova non potrà più assolutamente giovarvi in eterno, se in voi non comincerà a prendere forma un nuovo Jehova!

14. Perciò io dissi a voi, nel mio primo discorso: “Da voi deve sorgere Jehova, se Egli deve esistere per noi in qualche modo; ma se questo non è il caso, allora non gioverebbero a niente a noi tutti mille Jehova esistenti per sé in qualche modo!

15. Infatti di quale utilità può essere ad una pietra la mia esistenza conscia di se stessa?

16. Ma se alla pietra fosse possibile passare alla consapevolezza in se stessa e diventare un essere capace di muoversi liberamente, allora sì che potrei anch’io essere qualcosa per la pietra come lo sono adesso per voi! Ma che cosa sono invece io per la pietra morta? Ebbene, per lei io sono un nulla, un puro e ssolatissimo nulla!

17. Ma in quello stesso rapporto in cui ci troviamo reciprocamente io e la pietra, ebbene in quello stesso rapporto vi trovate anche voi rispetto al vostro vecchio Jehova!

18. Questo Jehova deve raggiungere in voi il grado supremo e perfetto della coscienza di Se stesso attraverso la vostra volontà vivente, prima che Egli possa diventare per voi un Jehova operante! E a questo risultato dovreste arrivare tramite le vostre opere; ma se ciò non avviene, allora per la vostra vita e per tutti i tempi dei tempi non vi sarà in nessun luogo un Jehova, come per le pietre non esistono affatto gli uomini!

19. Non pregate dunque in modo tale che vi sia dato ancora più inganno e più menzogna, ma battetevi per la verità; e questa imparatela dal grande Libro e dai segni della natura, così poi si vedrà bene se i vostri cuori saranno adatti ad accogliere la Semente di Jehova!

20. E ora allontanatevi per il tempo di un giro d’ombra (circa un’ora), e riflettete su quanto è stato detto, e poi venite nuovamente qui, e noi esamineremo i vostri cuori e vedremo da quale amore essi saranno dominati. Andate dunque! Amen!»

 

[indice]

Cap. 162

I quattro scettici si consigliano

Quattro tesi per confutare le errate affermazioni di Enoch sulla negazione di Dio

23 settembre 1842

1. A queste parole i quattro si inchinarono dinanzi ai padri e, dalla nostra altura del mattino, se ne andarono subito giù verso una piccola sporgenza del monte; quindi si sedettero e cominciarono così a tenere consiglio tra di loro:

2. «Fratelli,» cominciò il primo, «che ve ne pare: dobbiamo fidarci delle parole di Enoch, o forse non dobbiamo fidarci affatto?

3. Io, da parte mia, sono dell’opinione che stavolta Enoch si è sbagliato di grosso!

4. Egli in fondo non è che un uomo come noi, e questo basta perfettamente perché uno sia atto a cadere in ogni specie di errore; non occorre dire di più.

5. Infatti, per quanto l’Onnipotente lo abbia dotato delle maggiori perfezioni e lo abbia nominato sommo sacerdote, tuttavia Egli gli ha lasciato per intero tutto quanto vi è di umano in lui, in modo che egli è sempre quello stesso Enoch che era prima, e per conseguenza può anche errare.

6. Ma che questa volta egli sia caduto in gravissimo errore, io potrei dimostrarglielo immediatamente con la massima precisione!

7. Ora però non capisco solo come io, in sua presenza, abbia potuto fare una figura tanto sciocca!

8. Per esempio: – che cosa avrebbe potuto rispondermi se, di fronte alla sua negazione di Dio, gli avessi detto: “Fratello, se fosse vero così come tu ora hai chiaramente sostenuto, allora noi non abbiamo più bisogno di costruirci delle case!

9. Poiché, se noi siamo potuti sorgere senza un Creatore dalla Sapienza suprema, e tuttavia lo siamo certamente sotto ogni aspetto, più perfetti delle nostre case, dato che pensiamo, parliamo e possiamo agire saggiamente, perché allora anche le nostre case, che sono indicibilmente più sciocche di noi, non dovrebbero essere sorte ugualmente dal nulla e da se stesse senza la nostra cooperazione?”

10. Ora però io voglio lasciare che il buon Enoch aspetti anche un’intera eternità e per di più gli do in pegno la mia vita, ma egli non avrà mai certo la soddisfazione di veder sorgere una dimora bene ordinata fuori dal muto suolo della Terra!

11. Noi dovremmo dunque essere l’opera di forze cieche che qui dinanzi a noi non si sono nemmeno una volta rese consapevoli di loro stesse?

12. No, fratelli, prima che Enoch riesca a farmi credere una cosa simile, io credo e gli dimostro che egli, quale sommo sacerdote e con tutta la sua sapienza, è completamente pazzo! Che cosa ne dite voi? Ho ragione oppure torto?»

13. Allora un secondo prese la parola e disse: «Eccome se hai ragione! Io devo dirti, fratello, che dentro di me mi sentivo rodere in un modo del tutto particolare! Se io non avessi avuto riguardo degli alti padri, in verità, mi sarebbe bastata una sola parola, e la lingua di Enoch ne sarebbe rimasta irrigidita come una goccia di rugiada nel più gelido freddo invernale.

14. Io avrei voluto volentieri sentire la sua risposta se io gli avessi soltanto domandato, così del tutto semplicemente: “Enoch, se le cose stanno così come tu ce lo hai comunicato adesso con sapienza, allora mi sarebbe stato pur gradito conoscere da te come si può spiegare l’amore per Dio!”

15. Fratelli, se Enoch avesse potuto rispondere a questa domanda con una sola sillaba e senza contraddirsi, allora io sarei stato pronto ad ingoiare dinanzi a voi e a lui qualsiasi montagna voi voleste indicarmi!

16. Infatti se Jehova è un’illusione e, in un certo qual modo, un unguento per la pigrizia del nostro spirito, allora anche tutto il nostro amore è un vero e proprio inganno; ma se anche questo è un inganno, allora anche noi siamo un inganno per noi stessi, ed Enoch non fa minimamente eccezione!

17. Se quindi siamo un inganno per noi stessi, allora io gli domanderei: “Fratello, quale privilegio può avere la tua sapienza dinanzi alla nostra stoltezza? Tu puoi perciò benissimo tacere come noi!”

18. Ora ditemi liberamente: “Che cosa avrebbe potuto replicarmi l’intero Enoch su questo punto?”

19. Ebbene, egli non avrebbe potuto replicare nulla, poiché si sarebbe trovato come in una millecupla trappola e non sarebbe stato capace nemmeno una volta di far passare la sua lingua muta sopra ai suoi denti!»

20. «Forse egli ha creduto», disse un terzo, «di avere che fare con degli accomodanti folli domestici che si lasciano impiastricciare con ogni tipo di fango!

21. Ma la nostra prossima riunione deve illuminare i quattro stolti davanti a lui in un modo tale che il suo sommo sacerdozio gli appaia come se egli mordesse una immatura mela selvaggia; infatti, io sono carico come una pesante nube temporalesca!

22. Che soffi solo un po’ di vento, e il buon Enoch sarà servito, per la sua negazione di Dio, dieci volte peggio di quanto lo siamo stati noi tutti la vigilia del Sabato! Egli deve dunque sentire ben rudemente e pagare per l’evidente scherzo che si è permesso di fare a noi!

23. Che Enoch non creda in un Dio, questo io lo credo altrettanto poco quanto poco sarei disposto a credere a colui che volesse disputare e sostenere in mia presenza che io non esisto!

24. Nella migliore delle ipotesi però egli si è preso gioco di noi e ci ha mandati tutti a cozzare fra di noi; di questo si tratta e di nient’altro!

25. Però anch’io voglio metterlo, in cambio, con le spalle al muro, in modo che egli vi resti fissato per sempre come una pietra caduta nel fondo più profondo del mare!

26. Che risposta potrà mai darmi quando gli dirò schiettamente: “Enoch, o infame sommo sacerdote, tu ora hai doppiamente mentito nella tua grande cecità! Poiché, ammesso che dall’eternità non vi sia nessun Jehova, tu comunque hai parlato solo al vento.

27. Infatti di certo, il cieco caso non ti ha conformato più saggiamente di quanto abbia fatto con noi; e per quale ragione dovresti essere proprio tu più di noi, che per noi stessi siamo una pura stoltezza non meno di quanto lo sia tu per te stesso e necessariamente anche per noi tutti!

28. Se però esiste un antico Jehova, allora tu sei comunque un mentitore dinanzi a noi tutti in maniera evidente e tangibile!”

29. Fratelli, che cosa potrà egli ribattermi?»

30. E un quarto, insieme ai primi due, disse: «Egli al massimo non potrà dire altro: “Io sto dunque dinanzi a voi come un somaro, e il mio sommo sacerdozio è un vento vuoto!”

31. Però, per quanto riguarda Abedam, io penso che noi dovremmo concordare una stessa tesi e dimostrare, alla faccia del sapiente sommo sacerdote, che Egli era senza dubbio Jehova in Persona, cosa questa che risulta chiaramente dalle Sue parole e dalle Sue opere, per quanto poco anche noi le vogliamo considerare!

32. E se egli continuerà a negare questo, allora io gli dirò del tutto semplicemente: “Fratello, chi ti ha fatto sommo sacerdote?

33. Se Egli è nulla, allora anche tu sei nulla, e perciò fa la cosa migliore, e cioè: deponi il tuo bastone di sommo sacerdote, poiché una simile mansione non si addice ad un negatore di Dio!”

34. Che cosa potrà replicare egli, o qualcun altro, a questo ragionamento?»

35. I quattro approvarono all’unanimità tale proposta, e il primo si alzò e disse: «Fratelli, dato che su questo punto siamo tutti d’accordo, allora andiamocene e sbrighiamo la nostra faccenda!

36. In verità io ardo dalla curiosità di vedere che cosa ne salterà fuori alla fine! Con Enoch io credo che le cose siano completamente concluse! Andiamo dunque! Amen!»

 

[indice]

Cap. 163

La disputa tra i quattro scettici su di Enoch

Enoch giustifica il motivo del suo improprio comportamento precedente

26 settembre 1842

1. Allora tutti e quattro si alzarono e, così armati, fecero ritorno sull’altura. Ma quando vi furono giunti, cominciarono subito a consigliarsi su chi avrebbe dovuto essere il primo ad iniziare il discorso con Enoch.

2. E dopo un lungo confabulare, il primo disse agli altri tre: «Sapete, ora ho una buona idea: rinunciamo a scegliere un oratore, ma comportiamoci invece in modo tale che noi restiamo qui ad attendere finché Enoch, o qualcun altro per lui, ci verrà vicino e prenderà lui stesso l’iniziativa di parlare con l’uno o con l’altro di noi!

3. Chi dunque verrà interpellato, dia anche subito una giusta risposta, e in modo tale che ciascuno possa comprendere dal primo istante come stanno veramente le cose nei suoi e nei nostri riguardi! E se nessuno ci venisse vicino, allora sapremo comunque a che punto siamo; e quando sapremo questo, allora non ci occorrerà altro che rifare il nostro cammino e voltare per sempre le spalle al sommo sacerdote arrabbiato!

4. Il perché ci comporteremo così, questo voi lo vedete sicuramente meglio di me! Ditemi: – siete dunque d’accordo?». E tutti approvarono unanimemente la proposta.

5. Ma quando Enoch si accorse della loro presenza, allora si recò immediatamente vicino a loro – cioè per ordine del santo Abbà – ed interrogò subito il primo dicendo: «Ebbene, fratelli, quale soluzione avete dunque trovato in voi? Esponetemela dall’intimo del vostro cuore!»

6. Allora il primo, concentrandosi quel tanto che gli concedeva il suo grande imbarazzo, diede, con voce piuttosto malferma, la seguente risposta ad Enoch: «Caro fratello Enoch! Io e così pure i miei fratelli non possiamo per ora rispondere a questa tua domanda se non dicendoti che, se tu dovessi seriamente insistere ancora sulla tesi di prima, e ciò forse in seguito ad una cecità di cui non sei responsabile, noi non potremmo che compiangerti di tutto cuore, non essendo nella possibilità di venirti in aiuto!

7. Ma se tu, dentro di te, sei di un’opinione differente da quella che ci esponesti prima, allora bisognerebbe concludere che in te si celano malizia e superbia, oppure che hai voluto fare uno stolto scherzo con la nostra miseria, senza riflettere quanto profondamente questo avrebbe potuto affliggere i tuoi miseri fratelli!

8. Ma in questo caso tu, assieme al tuo bastone di sommo sacerdote, non saresti degno neanche della peggiore fra le risposte!

9. Ma che però in te si sia verificato l’uno o l’altro caso, questo noi lo abbiamo riconosciuto subito dalla nullità delle prove enunciate da te per la vacuità delle tue tesi; e a causa di queste tu ci chiamasti anche stolti, mentre invece noi non siamo stolti come te e neppure sappiamo negare Jehova con tanta abilità come te!

10. Questa è l’intera soluzione che per ora abbiamo trovato in noi per te!

11. A seconda della natura della causa della tua stoltezza tu puoi perciò accettare anche, quale soluzione di questo caso, o la nostra compassione oppure la nostra massima disapprovazione!

12. Ad ogni modo noi speriamo che questa volta tu ci avrai compreso meglio di prima!»

13. Ed Enoch replicò ai quattro dicendo: «Fratelli, voi avete trovato proprio quella soluzione che io mi ero augurato che poteste trovare!

14. Solo che per quanto riguarda, in sé e per sé, la causa in base alla quale voi sostenete che la mia tesi dovrebbe essere stata proposta a voi, ebbene, vi devo dire che le vostre affermazioni non corrispondono assolutamente alla realtà! Infatti se fosse così come voi eravate dell’opinione, allora io certamente non vi avrei mai rivolto neanche una parola; ma siccome le cose stanno invece in modo del tutto diverso, allora io vi ho parlato in quel modo allo scopo che il vostro spirito, già da lungo tempo dormiente, venisse destato! Il vostro spirito ora è diventato desto, e così voi mi avete dato anche la soluzione desiderata, e di questo la mia anima si rallegra!

15. Che io però non volessi essere assolutamente un mentitore verso di voi, bensì un vero fratello secondo l’Ordine divino, questo voi lo potete scorgere da quanto segue:

16. “Dio non è sicuramente un mentitore, per il fatto che Egli è certo pienamente presente dappertutto, ma tuttavia non può essere visto in nessun luogo da nessuno, a meno che, in conformità al Suo Ordine eterno, Egli voglia mostrarsi quale Padre ai Suoi figli e poi istruirli ed educarli per la vita eterna!

17. È avvenuto però che io ho nascosto Jehova dinanzi a voi per la ragione che voi non avevate quasi niente di Jehova nel vostro cuore, bensì portavate il Suo Nome solo nella bocca, ma niente affatto anche nel cuore!

18. Ma a cosa giova il solo Nome morto (sulle labbra), se esso non corrisponde al Nome vivente nel cuore? Sì, io vi dico che questa è una evidentissima negazione di Dio!

19. Ma dopo che io scorsi tale cosa in voi, me la presi e la presentai dinanzi a voi come se l’avessi estratta fuori da me, e con ciò vi risvegliai.

20. Vedete, così stanno le cose! Ora voi avete trovato Jehova perfino in Abedam e siete perciò diventati concordi; e così la battaglia dei vostri cuori è certamente vinta!

21. E così seguitemi dunque ora per la più alta consacrazione, affinché possiate chiaramente scorgere se io sono o no un degno sommo sacerdote!

22. Infatti c’è ancora un Altro tra noi, e Costui darà a voi tutti la giusta consacrazione su Dio e su di me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 164

Il perfetto concetto di Dio dai quattro scettici

La sapienza come frutto di un cuore vivente

27 settembre 1842

1. Allora Enoch condusse subito i quattro al santissimo Abbà e, giunto là, disse loro: «Fratelli, vedete, quest’Uomo che vi è ancora molto estraneo, è Colui del Quale vi ho detto, poco fa, che solo Lui vi avrebbe impartito la più alta consacrazione su Jehova e poi anche su di me! AscoltateLo dunque e seguiteLo! Amen!»

2. E immediatamente Abbà si avvicinò ai quattro e domandò loro: «Dato che la perdita di Jehova causatavi dalle parole di Enoch vi ha turbato tanto da suscitare nei vostri cuori perfino sentimenti ostili al sommo sacerdote, allora diteMi quale raffigurazione avete in voi di Jehova!»

3. E il primo dei quattro prese subito la parola e rispose alquanto rincuorato:

4. «Buon uomo, amico e fratello, per la cosa che tu chiedi è certamente quanto mai difficile trovare una risposta valida, tuttavia non è altrettanto difficile esporti i concetti generali che noi abbiamo di Jehova, vale a dire quei concetti che, presso di noi e fra noi, sono generalmente comuni; vogliamo dunque esporli!

5. Ecco, con Dio noi intendiamo la Forza originaria perfetta al di sopra di tutto, eterna, che colma l’intera infinità e che è dappertutto conscia di se stessa in maniera chiarissima.

6. Questa Forza può manifestarsi dappertutto, dato che, nel fondamento, essa è, in sé e per sé, la volontà più perfetta e più libera, la quale agisce secondo le proprie idee che si trovano nel fondamento della volontà stessa, idee che, appunto in questa volontà e nella sua propria luce che scaturisce dalla sua costante attività, si sviluppano nella più infinita pienezza e nella massima chiarezza.

7. Vedi, questo sarebbe il nostro concetto generale su Dio; in quanto al resto, e cioè per quanto riguarda la sostanziale Entità di questa infinita ed eterna Forza di volontà originaria, questo giace troppo al di là dell’ambito della nostra capacità di comprensione, per poter stabilire a questo riguardo qualche valida tesi!

8. Ma delle supposizioni non possono né devono essere mai stabilite quali principi!

9. D’altro canto però pare, almeno a me e ad alcuni altri, che questa infinita Forza di volontà debba esprimersi all’incirca come il nostro amore, dato che tutto ciò che noi vogliamo considerare, porta in sé questa innegabile testimonianza.

10. La pietra stessa, l’inanimata, non tace su questo punto, bensì dice in un certo qual modo tramite il suo essere: “Poiché le mie parti sono a me care, allora io le tengo fisse intorno al mio potente centro!”

11. Ma se questo lo dimostra già innegabilmente una pietra, allora certamente tutte le altre cose ne sono testimoni ancora più eloquenti di questo, e più di tutto possiamo poi farlo noi, uomini ben consci di noi stessi, dato che siamo stati tutti generati nel reciproco amore.

12. E in base a questa grande supposizione noi arriviamo poi anche a sostenere che Dio in Se stesso è il più puro e più santo Amore, e che Egli si può manifestare, fuori da questo Amore, quale Jehova, oppure si può manifestare nell’uomo quale il buono, sapiente e onnipotente Creatore di tutte le cose, come anche fuori da questo Amore si può manifestare ugualmente quale un Uomo – certamente sempre e soltanto nel senso più perfetto – e precisamente nell’Uomo quale il più puro Amore verso la Sua stessa Divinità, e fuori dell’Uomo o quale una potente Forza agente, oppure in una proporzionata forma umana ben visibile, alla quale però non si deve certo ritenere che Egli sia forse come vincolato.

13. Vedi, caro e buon uomo, fratello e amico, questo è in generale anche tutto quello che noi sappiamo riguardo all’Essere di Dio! Ora sta a te approvare questa nostra opinione, oppure disapprovarla!»

14. Allora Abbà disse ai quattro, rivolgendosi all’oratore: «La tua risposta è stata perfetta, poiché è sul serio così come tu hai annunciato ora qui!

15. Tuttavia tutta questa sapienza è completamente inutile per voi, sia che essa sia o un’opera delle proprie meditazioni oppure anche un’opera dell’insegnamento orale!

16. Se invece una simile sapienza deve essere di vivente utilità per voi, allora essa deve o diventare un vivente e chiaro sentimento nel cuore, oppure – ciò che certamente è senz’altro da preferire – essa deve scaturire dalla vivacità del cuore.

17. Se si verifica l’uno o l’altro di questi casi, soltanto allora la propria forza vitale, destata in questo modo, si presenterà come un costante testimone e ad alta voce proclamerà a ciascuno che Dio è il purissimo e santissimo Amore stesso, nel quale nessun essere e meno che meno poi i veri figli di questo Amore andranno in rovina!

18. Chi dunque non ha trovato Dio in questo modo, per costui Dio è come se non fosse nessun Dio, perché Egli in questo caso non è un Dio della vita, bensì è un Dio che emerge soltanto da una speculazione razionale umana, la quale sussiste finché non viene rimpiazzata da un’altra speculazione.

19. Chi invece ha trovato Dio nel e dal proprio fondamento vitale, allora costui Lo ha anche essenzialmente trovato, e nessuna potenza sarà mai in grado di rimuoverLo da dove è stato trovato!

20. Vedete, così stanno veramente le cose! Ora però diteMi qual è la vostra opinione riguardo ad Abedam e riguardo al sommo sacerdote Enoch, affinché Io possa anche correggervi in questo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 165

Uno dei quattro scettici spiega la triplice essenza di Abedam

Enoch ritenuto quale strumento del Signore

28 settembre 1842

1. E il primo dei quattro disse agli atri tre: «Se a voi sta bene, allora vorrei parlare io; ma se invece vuole parlare qualcuno di voi, allora questo sarà gradito anche a me!»

2. E gli altri tre risposero: «Fratello, parla pure tu che ormai sei avviato nel discorso, poiché noi siamo comunque di un solo sentimento e di una sola opinione!»

3. E così il primo cominciò subito a parlare ancora più coraggiosamente di prima e disse:

4. «Buon uomo, amico e fratello, avendo rilevato dalle tue precedenti parole che anche in te è insito un alto grado di sapienza, allora anch’io voglio aprire la mia bocca dinanzi a te ad un tale alto livello, e ciò per manifestarti la mia pienissima considerazione e approvazione della tua alta sapienza; e così voglia tu disporre il tuo orecchio a quanto dirò.

5. Ebbene, per quanto riguarda Abedam che per tre giorni interi si è trattenuto con noi operando in modo quanto mai prodigioso, la nostra opinione su di Lui è tale quale io te la esporrò adesso con precisione.

6. Abedam è un Essere duplice, anzi vorrei dire che Egli è un Essere triplice!

7. Egli, quale Essere duplice, è tale in quanto in Lui hanno trovato espressione una natura umana e una divina: una umana nella Sua apparenza visibile che aveva la nostra forma e corrispondeva ad essa in ogni perfezione, e poi una natura divina nelle Sue parole e opere, poiché in Lui una parola era da considerare come un’azione del tutto compiuta.

8. Il semplice uomo può certo pensare e volere anche svariatissime cose, ma i suoi pensieri e la sua volontà sono soltanto delle creazioni del tutto sottili in se stesse, le quali tuttavia, nel loro inizio, non possono mai manifestarsi nell’apparenza visibile, bensì ciò può avvenire solo in seguito ad una faticosa aggiunta tramite sussidi meccanici e forze organiche, grazie alle quali poi la nostra creazione interiore ne diventa appena l’imitazione, certamente in maniera supremamente imperfetta.

9. Noi per esempio possiamo pensare anche un’erba perfetta e poi anche enunciarla. Con ciò essa è anche come creata in noi; ma in quanto a porla fuori da noi così perfettamente come l’abbiamo pensata, questo è impossibile, dato che la nostra entità è soltanto di genere condizionato e necessariamente limitato, e perciò noi non possiamo creare dentro all’infinita Entità di Dio, ma unicamente, in misura piccolissima, entro lo spazio del nostro proprio essere, così come la Divinità fa entro lo spazio della Sua infinita Entità.

10. Però le cose stanno in maniera del tutto differente nei confronti di Abedam, il Quale altri non era se non Jehova, capace di manifestarsi entro ogni forma! Infatti per mezzo della forma umana in Abedam, la Divinità agiva fuori dalla Sua infinità, e per conseguenza ciò che la bocca di Abedam diceva, doveva certo essere un’azione compiuta, dato che tutte le cose che noi vediamo non possono essere altro che Pensieri e Parole che nell’infinita Divinità devono anche esse stesse essere infinitamente presenti. E così esse, una volta espresse dalla Divinità stessa, devono anche perciò necessariamente esistere in maniera così evidente come esistono in noi stessi quei pensieri e quelle parole che noi abbiamo espresso con più determinazione per noi e in noi.

11. Vedi dunque, caro e buon uomo, amico e fratello, così stanno le cose! Qualcuno però potrebbe certamente obiettare e dirmi:

12. “Ma se è così, come si spiega allora la forza miracolosa che si è constatata spesso nell’uomo comune, quando a lui obbedivano i Pensieri di Dio?”

13. Io a questo rispondo: “In questo caso l’Uomo stesso è diventato espressione della Divinità, che agiva tramite lui – sia pure in misura piccolissima – così come Essa, nella misura più grande possibile per noi, aveva agito tramite Abedam.

14. E così l’Azione divina non sta dunque nell’entità dell’uomo, bensì solo unicamente nell’Entità di Dio, che ha voluto manifestarSi, in un modo e nell’altro, tramite un uomo!”

15. Così stanno le cose anche con Enoch, il quale, in sé e per sé, non è niente di più e niente di meno di quello che siamo noi tutti, vale a dire un uomo del tutto comune; ma dato che Dio, tramite Abedam, lo ha chiamato e destinato a sommo sacerdote, ovvero ad organo mediante il quale Egli vuole manifestarsi continuamente agli uomini sotto forma umana, allora Enoch, quando Dio si manifesta attraverso lui o con la parola o con l’azione, è quasi quello che era Abedam stesso, cioè un mezzo consacrato o abilitato, tramite il quale l’infinita Entità di Dio vuole manifestarsi localmente e temporaneamente.

16. Ma Enoch, quale uomo, può fare per forza propria altrettanto poco quanto posso fare io; se però egli ha qualche potere, allora è soltanto Dio che esercita questo potere tramite Enoch, cosa questa che Enoch certamente riconosce ancora meglio di me, dato che egli è un sapiente dal fondamento [del cuore]!

17. Io però ho detto prima che Abedam è anche come un Essere triplice; e questo si spiega ora col fatto che appunto questo Abedam – come almeno io credo di aver trovato – contiene in Sé la Pienezza della Forza divina, in quanto Egli si è presentato perfettamente quale il purissimo Amore in Dio come indipendente, e fuori da questa indipendenza ha parlato ed agito non come Egli fosse soggetto alla Divinità, bensì come la Divinità fosse soggetta a Lui in tutta la Sua Pienezza.

18. Ma se la cosa sta innegabilmente così, allora Abedam è triplice, e cioè: la Divinità stessa, perché è l’Amore; inoltre è la Forza universale operante di Dio stesso, perché la Parola è puro Amore; e infine è l’Amore stesso, perché è la Divinità con tutta la Sua infinita pienezza di Potenza stessa!

19. Vedi, questa sarebbe ora la nostra opinione su Abedam ed Enoch! Io te l’ho esposta così come noi l’abbiamo trovata. Ma ora spetta di nuovo a te approvarla o disapprovarla, poiché solo la sapienza può esaminare ed illuminare la sapienza! Ma a Dio sia reso ogni onore in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 166

Divario fra intelligenza dell’intelletto e sapienza del cuore

Similitudine della radice, del terreno e del fiore

30 settembre 1842

1. E allora Abbà disse all’oratore e così pure ai suoi fratelli: «Io ti dico che tu Mi hai dato una risposta del tutto giusta, e la cosa infatti sta così come tu ora l’hai illuminata!

2. Però tutto ciò è sorto dal tuo pensiero attraverso l’intelletto e attraverso la tua accortezza mondana, per la qual cosa tu sei anche un uomo perfettamente onesto.

3. Ma dato che tu giungesti a trovare tutto ciò tramite il maturo pensare e l’esaminare minuziosamente, allora hai potuto con ciò vivificare per un momento i sensi della tua anima, ma il tuo spirito è tuttavia rimasto del tutto non desto, anzi esso è rimasto quasi come morto! Ma che effettivamente sia così, voi tutti lo dovete scorgere chiarissimamente da alcune piccole similitudini che ora vi esporrò!

4. L’anima e i suoi sensi sono i fiori dello spirito. Se tu però cogli dalla pianta un giglio che non è ancora completamente sbocciato e lo metti nell’acqua, esso certamente si svilupperà anche nell’acqua, e la sua forma esteriore e il suo profumo saranno poi del tutto simili a quelli di un altro giglio che avrà completato lo sviluppo sulla pianta. Ma quando, successivamente, si tratterà della maturazione del seme vivente, vedi, questo allora andrà in rovina assieme al fiore disseccato e in parte putrefatto, poiché la vita del seme non proviene dal fiore, il quale ha solo la destinazione di sviluppare le forme del seme, ovvero, ciò che è il corpo del seme, bensì proviene soltanto dalla radice che è conficcata nel terreno saturo di vita!

5. Ora vedi, precisamente così succede anche con l’uomo quando dà la caccia solamente alla pura sapienza, poiché la sapienza di per sé non è poi altro se non il vuoto sviluppo del fiore di una qualsiasi pianta, preso, ovvero staccato dal rizoma, e non può produrre nessuna vita, perché esso non ha né radici, né terreno, bensì ha soltanto un’acqua pura, la quale di per sé non ha vita, bensì ha soltanto la capacità di sciogliere la vita del terreno e di mantenere la radice idonea ad accogliere tale vita.

6. L’amore però è la radice dell’albero della vita, e il cuore o l’animo, che si esprime nel sentimento, è il terreno. Chi dunque vuole raccogliere i frutti della vita, deve concimare il terreno e procurare nutrimento alla radice; poi sul ceppo, che trae la vita da una radice sana, prospererà senz’altro benissimo il fiore e, con questo, contemporaneamente anche il seme vivente.

7. Ebbene, tu hai compreso Abedam ed Enoch in modo tanto perfettamente conforme a verità, quanto perfettamente simile è qui il fiore del giglio staccato dal ceppo e sviluppatosi nell’acqua da quello che si sviluppa sul ceppo; se però comincerai a cercare il seme, in verità, tu non lo troverai a causa della mancanza della radice e del terreno! Comprendi questo?

8. Ma ora ascolta un’altra similitudine! Vedi, nella calda estate moltissime piante fanno sfoggio di sé sul suolo della terra; quando però arriva l’inverno quale il forte esaminatore della vita, allora esso manda in rovina tutte le creazioni della luce; esso però non è capace di uccidere la radice e il seme divenuto completamente maturo!

9. Vedi, così pure succede con il riconoscimento di Abedam e di Enoch! L’intelletto si soffermerà su Abedam ed Enoch così a lungo finché questi rimarranno palpabili per lui e li farà oggetto delle sue riflessioni così a lungo finché non sarà giunto ad un risultato finale soddisfacente per lui; ma quando avrà trovato questo, allora anche per lui il Sole sarà tramontato ed avrà inizio l’inverno.

10. Il riconoscimento comincerà a deperire e a trapassare nella morte che è costituita dal falso e dal maligno, che sono simili alle muffe e ai funghi che non hanno né radici, né semi.

11. Ma se Abedam ed Enoch sono accolti nel cuore dall’amore, allora essi diverranno un albero sotto le cui ramificazioni si salveranno perfino gli spiriti dei cieli.

12. Infatti Abedam sarà la radice, e la Sua Parola sarà il terreno da cui poi sorgerà dappertutto un Enoch colmo di viventi semi maturi; e il fiore di questo tronco sarà giusto e darà al seme stesso la giusta forma e una giusta e solida veste nella quale la vita potrà mantenersi in eterno! Comprendi tu questo?

13. Certamente tu ora lo comprendi, così come il fiore cresciuto nell’acqua somiglia al perfetto fiore cresciuto sul ceppo; se tu però resterai soltanto nell’acqua del tuo intelletto, allora da questa comprensione non crescerà un seme vivente, così come non ne può crescere da un fiore cresciuto nell’acqua!

14. Io però ti dico: “Circonda il gambo del tuo fiore staccato dalla radice con del buon terreno vivente del tuo cuore, e poi innaffialo incessantemente con quest’acqua vivente che è sgorgata ora dalla Mia bocca, così tu potrai almeno far giungere il seme a maturazione, e potrai poi seminarlo di nuovo nel tuo terreno in modo tale che per te si formi anche una nuova radice della vita, che nessun inverno avrà più il potere di guastare, poiché senza radice non è possibile la vita!”

15. Tu ora ti meravigli certamente della Mia Sapienza; Io però ti dico: “Fa’ in modo, al più presto in te, che la meraviglia venga suscitata piuttosto dal Mio amore, allora non ti meraviglierai più così tanto della Mia Sapienza, quanto piuttosto della vita eterna, la quale è l’Amore e la Causa originaria di ogni sapienza!”

16. Se qualcuno ti fa dono di un bel fiore che non hai ancora mai visto, tu ne provi gran gioia; Io però ti dono ora l’intera pianta! Ponila dunque nel terreno e poi otterrai la radice, i fiori e infine perfino il seme della vita!

17. Queste cose comprendile bene! Ma se vi trovi qualcosa di strano, vedi, qui ci sono Io e là vi è Enoch; chiedi, e a te e a chiunque, e noi risponderemo dalla radice! Amen!»

 

[indice]

Cap. 167

La Parola di Dio è un’acqua viva

 A parabola dell’acqua piovana, migliore dell’acqua sorgiva, per innaffiare le piante

3 ottobre 1842

1. E il primo dei quattro scettici, altamente meravigliato per la grande sapienza dello straniero, disse: «Ascolta, buon uomo, amico e fratello. Nelle tue parole non vi è niente che a me sia incomprensibile, poiché tu ti sei espresso chiaramente, e l’immagine del giglio staccato, che è poi fiorito senza seme in un vaso d’acqua, è stata quanto mai convincente, e noi abbiamo esattamente compreso quanto hai voluto dirci con ciò.

2. Ed io vedo anche, in maniera completa, che tutto ciò è del tutto infallibilmente e perfettamente fondato in tutta la natura, e per conseguenza tanto più in quella dell’uomo; solo che verso la fine del tuo discorso, quando ti lasciasti un po’ trascinare dalla foga, ti è sfuggito una cosa riguardo alla quale, devo dirtelo sinceramente, o caro e buon uomo, amico e fratello, io non riesco proprio a raccapezzarmi bene!

3. Infatti tu hai asserito che le tue parole sono un’acqua vivente con la quale io dovrei annaffiare con grande zelo lo stelo del fiore che è stato staccato dalla radice, e che così facendo giungerei poi ad ottenere almeno un seme – anche se, in un certo modo, non otterrei subito la radice – seme che io potrei spargere prima nel mio terreno allo scopo di ottenere nuovamente una radice, lo stelo con i fiori, e da questi poi anche un nuovo seme per la vita eterna!

4. Tutto ciò è giustissimo, ultrasapiente e quanto mai chiaro; solo che, come tu possa fare in modo che la tua parola divenga un’acqua vivente, o piuttosto come io debba farla divenire tale, vedi, buon uomo, amico e fratello, questa è una cosa un po’ azzardata, questo naturalmente sia detto per il momento in quanto io non la comprendo ancora!

5. Ma se tu vorrai avere la compiacenza fraterna di esprimerti a questo riguardo con un po’ di maggiore precisione, puoi essere anche del tutto certo che io e noi tutti onoreremo nell’azione ciascuna tua parola, e faremo il possibile per elevarla a radice vivente e a seme viventissimo nei nostri cuori!

6. Se tu dunque vuoi farlo, avrai esaudito la nostra preghiera!»

7. E il santissimo Abbà aprì allora la Sua bocca e disse: «Tu hai davvero posto la migliore domanda, poiché Io ti dico: “Proprio da ciò dipende la vostra giusta comprensione di quanto è stato detto!”

8. Chi non comprende come la Mia Parola sia un’acqua vivente, costui non comprende minimamente che cosa sia Dio, che cosa sia Abedam e che cosa sia Enoch; infatti, solo l’acqua vivente può svelargli completamente tali cose!

9. Dato però che tali cose sono condizionate alla vera, interiorissima conoscenza dell’acqua viventissima, allora si domanda: “Com’è che la parola dalla Mia bocca è un’acqua vivente?”

10. Ebbene, questa cosa voi la dovrete scorgere in un’immagine fedele; e così ascoltate:

11. “Presso la tua casa tu hai un giardino nel quale tu hai posto delle buone piante di genere svariato. Ma quando durante l’estate, di quando in quando, si è fatto molto asciutto, allora tu innaffi le piante con della buona acqua, affinché queste non inaridiscano e periscano nel terreno privo di umori del tuo giardino. Però, nonostante ogni tuo maggiore zelo nell’innaffiare le piante, vedi che quest’ultime crescono soltanto stentatamente, e il tuo raccolto è poi altrettanto meschino, quanto scarso è il terreno di nutrimento vivente, il quale consiste unicamente in una pioggia certamente benedetta che scende dalle nuvole del cielo.

12. Ora tu stesso stai dicendo fuori dalla tua sapienza: ‘Un’annata asciutta è un flagello tanto per le piante, quanto per il nostro stomaco e per la nostra pelle!’

13. Ma perché dunque ritieni l’acqua della pioggia migliore e più ricca di nutrimento di quella che tu versi sulle piante prelevandola dal tuo vaso? RispondiMi a questa domanda attingendo alla tua sapienza!”»

14. E l’oratore rispose: «Ma questa è una cosa del tutto naturale: perché l’acqua di sorgente della terra ha già comunicato alla terra la sua forza vivificante prima di giungere – priva forza – sulla superficie della Terra; la pioggia invece cade con tutta la pienezza della sua non diminuita forza vivificante sul suolo della Terra, dove poi una sola goccia d’acqua piovana è per il mondo vegetale più preziosa di un intero vaso colmo anche della più pura acqua sorgiva! Io ritengo che la mia risposta sia giusta!»

15. E il santissimo Abbà rispose: «Interamente giusta; considera dunque anche la Mia Parola come una pioggia proveniente dai Cieli di ogni vita, ed allora la vivacità di questa Mia viventissima acqua della Parola non sarà più assolutamente un enigma per te, ed Abedam, assieme ad Enoch, ti starà dinanzi, in grande chiarezza, in tutta la pienezza della Sua Divinità! Comprendi ora questa cosa! Amen!»

 

[indice]

Cap. 168

I quattro scettici riconoscono il Signore nello Straniero

La sapienza e l’amore, quali la via lunga e la via breve per trovare Dio

4 ottobre 1842

1. Dopo queste parole di Abbà, i quattro cominciarono a meravigliarsi ancora di più, e l’uno come l’altro stava pensando fra sé: ‘Eppure c’è qualcosa di molto strano in quest’uomo!

2. Chi mai e che cosa è egli dunque, e da dove può essere venuto? In verità, quest’uomo parla precisamente così come fosse Jehova in Persona!’

3. Allora i quattro indietreggiarono un po’, dopo che il primo si fu scusato un po’ con Abbà, che per lui era ancora uno straniero, e si consigliarono riguardo al supersapiente forestiero.

4. E il primo domandò subito agli altri tre: «Fratelli! Anche voi avete sentito come me le parole di questo straniero, e certamente le avete anche comprese come me! Quale opinione vi siete fatti a suo riguardo? Chi è? Chi può essere?»

5. E il secondo allora rispose: «Fratello, tu sai che in certe cose non mi sono mai sbagliato di molto, e perciò sono anche adesso del parere che non mi mancherà molto per azzeccarla giusta!

6. L’immagine del giardino, del suo innaffiamento, del paragone dell’acqua di sorgente con quella piovana e infine il paragone delle nostre parole con l’acqua di sorgente già priva di forza, mentre invece la Sua Parola paragonata con la pioggia vivificante proveniente dalle nuvole del cielo, e poi, per concludere, il chiaro accenno sulla presenza di Abedam, ebbene, tutto ciò non lascia, almeno in me, più alcun dubbio che dietro a Lui si celi Abedam Jehova!

7. Vedete, fratelli, questa è la mia opinione, la quale si è imposta irrevocabilmente in me stesso e che nel tempo stesso colma il mio intero essere con una tale gioiosa delizia che io non ho mai provato in vita mia!

8. Tuttavia io con ciò non voglio affatto imporre questa mia opinione a nessuno, e mi sarà quanto mai gradito sentire qual è anche il vostro parere in proposito!»

9. E il terzo ribatté subito e disse: «Fratelli, almeno a quanto sembra a me, il fratello che mi ha preceduto non ha poi tutti i torti se giudica così! Io non vorrei certo aggiungere il mio pieno assenso; se però tutti voi siete d’accordo su questo punto, non sarò sicuramente io quello che esprimerà un dissenso!

10. Che quest’uomo debba essere più di un uomo comune, questo si rivela chiarissimamente da ciascuna delle sue parole; se egli però sia direttamente Abedam Jehova stesso, oppure se egli sia solo lo Spirito di costui che si manifesta tramite lui, cioè del forestiero, ebbene, questo sarebbe ancora da decidere.

11. Ma se questo dipendesse soltanto da me, allora io sarei pronto a pronunciarmi per l’ipotesi della presenza diretta piuttosto che per la presenza indiretta, senza tuttavia voler per questo pregiudicare minimamente nessuno nel proprio parere!»

12. E il quarto aprì la sua bocca e disse: «Fratello, io ritengo che, associandomi completamente alla tua opinione, nemmeno io andrò troppo lontano dal vero! Ora solamente il nostro rappresentante dovrebbe ancora dare la sua propria opinione, e poi ben presto si vedrà da che parte propenderà la maggioranza!»

13. E allora il primo oratore principale disse: «Fratelli miei, noi siamo tutti perfettamente d’accordo! Infatti questa era in segreto la mia opinione già dopo il Suo primo discorso, ed io ora ho una grande gioia che noi siamo così del tutto e assolutamente un unico cuore e un unico sentimento! Ma ora si domanda: “Come potremo noi ora cominciare, e come potremo nuovamente avvicinarsi a Lui? Quale sacrificio Gli presenteremo? Come ci comporteremo ora al Suo cospetto? Che cosa potremo ora dire a Lui, a Lui, al Quale i nostri più segreti pensieri erano noti già moltissime eternità prima che noi diventassimo uomini pensanti e palpabili tramite la Sua onnipotente Parola?

14. Egli, che mediante una Parola ha creato un tempo Cielo e Terra e tutte le innumerevoli creature, poco fa ha detto a noi così tante parole! Pensate questo. Dite: come potrà concludersi, come si concluderà alla fine tutto ciò?»

15. A questo punto Abbà comparve improvvisamente in mezzo a loro e disse: «Figli, amici e fratelli! Il Mio cuore prova per voi una grande gioia, poiché voi Mi avete trovato veramente così come si addice ad un uomo libero.

16. La via che voi avete percorso per giungere a Me, il vostro eterno Padre santo, è stata faticosa, poiché la sapienza fa dei piccoli e faticosi passi, mentre l’amore agisce precipitosamente. Ma siccome voi Mi avete trovato in questo modo, allora adesso rallegratevi anche immensamente, perché sono proprio Io, il Dio onnipotente, che ora Mi trovo visibilmente fra di voi quale vostro amorosissimo Padre!

17. Venite dunque tutti qui sul Mio petto, e provate come Io sia veramente il vostro eterno Padre santo ed amorosissimo! Venite, venite! Amen!»

 

[indice]

Cap. 169

L’amore quale l’unico vero servizio divino e l’unico vero sacrificio gradito a Dio

Il Signore diviene nuovamente invisibile

6 ottobre 1842

1. E subito essi si precipitarono verso di Lui, e non i quattro soltanto, ma tutti quanti si trovavano in quel momento presenti sull’altura, e circondarono Abbà piangendo lacrime di gioia e d’amore, e tutti Lo lodarono e glorificarono e gli resero onore nei loro cuori.

2. Egli però li benedisse tutti e infine disse loro: «Figlioletti, ora voi avete trovato il vero Padre e voi tutti avete visto Dio in Me; siccome Io sono venuto a voi con Amore, voi pure Mi avete abbracciato con amore. Ora credete tutti fermamente nei vostri cuori che Io soltanto sono il vero, buono e santo Padre e il solo Signore del Cielo e della Terra, il Dio di ogni Potenza, Forza e Autorità, il Creatore, il Reggitore e Conservatore di tutte le cose e l’eterna, la sola perfettissima Vita stessa, perché Io sono l’eterno ed infinito Amore e Sapienza stessi!

3. Queste cose, dunque, credetele fermamente nei vostri cuori, e sentirete in maniera vivente, attraverso il Mio amore, che la vita eterna è completamente in voi, e così sarete sempre felici qui e nell’aldilà nella dimora eterna del Mio amore e della Mia sapienza! Qui voi sarete felici perché non vedrete mai e non soffrirete la morte, e nell’aldilà sarete felici spiritualmente attraverso il sempre più grande sviluppo dell’infinita pienezza dei prodigi della Mia Vita in voi!

4. Ora Io vi ho benedetti quale vero Padre; ma voi pure benediteMi nei vostri cuori con il costante e fedelissimo amore, così voi, nella vivacità delle vostre opere, dimostrerete che voi credete che Io sono l’unico buon Padre, il Quale vi ha amato dalle eternità prima ancora che un Sole splendesse sul firmamento!

5. Chi Mi onorerà con la mano, la sua mano sarà benedetta per qualsiasi opera; chi Mi onorerà con i piedi, costui non troverà mai pietre sulla via che egli percorrerà; chi Mi onorerà con il corpo, costui avrà anche un corpo benedetto, e nessuna sofferenza verrà mai a turbare una sola fibra della sua carne; chi Mi onorerà con la bocca, la sua bocca sarà così benedetta che tutti i popoli lo loderanno; chi Mi onorerà con gli occhi, costui non vedrà mai la morte; chi Mi onorerà con gli orecchi, nel suo orecchio non entrerà mai una voce maligna, bensì suoni armonici dovranno estasiarlo; chi Mi onorerà con tutto il suo capo e con le midolla, Io lo benedirò con grande sapienza; chi però Mi onora nel proprio cuore come l’unico buon Padre, costui è colui che Mi onora con la sua intera vita, poiché egli Mi onora con il suo amore che è la sua intera vita; chi però Mi onora con la sua intera vita, costui sarà anche del tutto benedetto con la vita eterna proveniente da Me, il santo, amorosissimo e buon Padre!

6. OnorateMi dunque tutti sempre con il cuore, e così la vita eterna sarà in voi, perché allora i vostri cuori saranno colmati con ciò che è della vita eterna, cioè con il Mio santo e onnipotente Amore!

7. Nessuno può benedirMi né con la mano, né con i piedi, né col corpo, né con la bocca, né con gli occhi e neanche con gli orecchi, bensì unicamente con un cuore puro, colmo del Mio santo Amore.

8. Ma chi Mi benedice con un tale cuore, costui Mi benedice anche con le mani e con i piedi, con la bocca, con gli occhi, gli orecchi e con tutto il capo e con tutto il corpo, anzi con tutte le sue forze, e perciò Io benedirò anche perfettamente l’intero uomo per l’eterna vita.

9. Chi però vorrà benedirMi parzialmente, costui, come già detto, sarà anche benedetto soltanto parzialmente da parte Mia!

10. Restate dunque unicamente presso l’amore, e così la pienezza della Mia benedizione si riverserà sempre su di voi; ma se non vi atterrete solo unicamente all’amore, allora anche le Mie benedizioni saranno uguali al vostro amore!

11. In verità Io vi dico, figlioletti Miei: “Io, vostro Padre, non ho bisogno di nessun sacrificio e non Mi occorre alcun cosiddetto servizio divino allo scopo di una speciale onoranza. Infatti, Io sono abbastanza onnipotente per provvedere in eterno a ciascun servizio, così come dall’eternità Io vi ho già provvisto senza i vostri sacrifici e senza il vostro servizio divino.

12. Ma se voi volete davvero servirMi, allora servitevi reciprocamente nel Mio amore paterno, così sarete dei veri servitori di Dio!

13. Chi vuole fare un sacrificio, costui sacrifichi nel suo cuore! Egli, nel suo cuore, Mi porti in sacrificio il Mio amore paterno, ed Io guarderò sempre un tale sacrificio con il massimo compiacimento!

14. E ora voi tutti sapete questo in modo vivente in voi; osservate sempre tutto ciò in maniera vivente e mettetelo in pratica, e così la pienezza della vita eterna irromperà come un torrente in piena dai vostri lombi e lì distruggerà la dimora della morte in eterno, in eterno, in eterno! Amen!”

15. Enoch è la Mia bocca presso di voi; ascoltatelo, e la sua parola vi benedirà oppure vi giudicherà, a seconda della costituzione dei vostri cuori! Amen! Amen! Amen!»

16. A questo punto Abbà diventò nuovamente invisibile e scomparve dinanzi agli occhi piangenti dei figli per l’ultima volta, vale a dire finché Adamo rimase ancora in vita, e dopo di allora non fu più visto, in generale, fino al grande Tempo dei tempi nella carne quale Figlio degli uomini.

 

[indice]

Cap. 170

Il folle desiderio di Adamo di fare un discorso esclusivamente sul Signore

Il discorso di Enoch sulla Luna che non può illuminare il Sole

7 ottobre 1842

1. Dopo che fu trascorso un tempo discretamente lungo, i padri cominciarono a riaversi e a guardare di qua e di là per vedere se forse Jehova fosse ancora visibile in qualche luogo.

2. Tale fatica fu però vana, poiché Jehova si era nuovamente nascosto nel Suo Santuario e non era più scorgibile a nessun altro occhio se non unicamente agli occhi del puro amore nel cuore.

3. Dopo qualche tempo Adamo si avvicinò ad Enoch e gli disse: «Enoch, dicci qualcosa di Lui, che i nostri occhi non erano degni di guardare, in modo tale da non sembrarci così tanto orfani!

4. Infatti niente è più doloroso per il cuore del restare privi di ciò che una volta si è abbracciato con amore; ma tanto più doloroso è l’essere privi ora di Colui che è l’unica vita dei nostri cuori e perciò l’unico oggetto del nostro potentissimo amore!

5. Parla dunque, Enoch, parla! Parla di Lui, sì, parla di null’altro se non di Lui, poiché Egli solo è ora diventato la massima necessità dei nostri cuori!

6. E non parlare solo di ciò che in qualche modo si riferisce a Lui, bensì parla soltanto di ciò che riguarda puramente e interamente di Lui; non parlare neppure di come Egli fra di noi è stato così colmo di Amore, Misericordia e Condiscendenza e ci ha guidati e istruiti tutti e, con la massima dolcezza, ci ha mostrato le santissime vie colmissime d’amore che conducono a Lui, a Lui, il migliore, il santissimo e amorosissimo Padre!

7. Dunque parla soltanto e unicamente di Lui, caro Enoch! Amen!»

8. Ed Enoch aprì subito la bocca e disse: «Degnissimo padre, il tuo desiderio è puro come quell’acqua che, sgorgando da una sorgente purissima, gioca là sulla bianca sabbia ai piedi della rupe bianca; tuttavia pensa un po’ cosa significa: parlare di Lui, parlare soltanto di Lui!

9. Guarda le Sue grandi Parole tutto intorno a noi; noi stessi non siamo nient’altro che la Parola di Dio, e qualunque cosa noi vogliamo guardare non è nient’altro che la Parola di Dio!

10. Ora però tu desideri che io parli di Lui senza far cenno a nulla di ciò che in qualche modo si riferisca a Lui!

11. Dimmi, degnissimo padre, come sarebbe mai possibile questo? Infatti parlare esclusivamente di Lui senza accennare a nessun argomento, immagine, fatto o cosa in relazione con Lui, questo è un’impossibilità assoluta!

12. Perciò non rimarrebbe altro che pronunciare solo il Suo Nome ininterrottamente; ma quale senso assumerebbe una cosa simile, anche solamente per un breve tempo?

13. Ovvero, si potrebbe forse chiamare un discorso, una tale fila di parole quanto mai uniformi e sempre dello stesso Nome, anche se con Esso venisse indicato l’Oggetto supremo e più degno di adorazione del nostro amore?

14. Perciò tu, degnissimo padre, devi un po’ modificare il desiderio del tuo cuore, desiderio certamente in sé e per sé purissimo, ma che tuttavia è impossibile ad esaudirsi, e io poi farò immediatamente secondo il tuo desiderio!»

15. E Adamo vide la stoltezza della sua richiesta e disse infine ad Enoch: «Sì, sì, figlio mio, tu hai ragione, la mia richiesta è davvero irrealizzabile; fa dunque secondo il tuo cuore così intimamente legato all’Amore del Padre santissimo, e a me sarà infinitamente gradita qualunque cosa tu vorrai dire di Lui! Amen!»

16. E subito Enoch cominciò a rivolgere a tutti i presenti le seguenti brevi parole: «Padri e fratelli! Non avete mai fatto l’osservazione su come, di giorno, la Luna si può distinguere accanto al Sole, e su quale divario ci sia fra la sua luce e quella del Sole?

17. Voi tutti mi guardate molto meravigliati e non sapete cosa io voglia dire con ciò!

18. Oh, ascoltate: noi vogliamo analizzare questa immagine in modo più dettagliato!

19. Vedete, quando la luce potente del Sole irradia giù su di noi dall’altissimo firmamento, la Luna se ne sta umiliata accanto al grande luminare del giorno, e una nuvoletta esposta ai raggi del Sole splende molto di più della Luna con tutto il suo pomposo chiarore notturno! Ma quando il grande astro del giorno è completamente tramontato, allora comincia a predominare la fredda luce lunare accanto alla quale anche le piccole stelle riescono a illuminare!

20. Vedete, precisamente così stanno ora anche le cose con me! Qualsiasi discorso riguardo al Padre che uscisse dalla mia bocca adesso, farebbe precisamente la stessa figura della luce lunare accanto al Sole; quando però viene la sera e la notte, allora anche la mia Luna illuminerà come se avesse una luce propria e lascerà illuminare anche le altre stelle intorno a sé.

21. Ma finché il grande luminare della Parola di Dio illumina ancora in noi, così a lungo la mia luce lunare è pura stoltezza; perciò esoneratemi ora dal richiesto discorso e ristoratevi ancora tutti ai raggi della grande Luce in noi!

22. Infatti le mie parole adesso assomiglierebbero assolutamente ad un oscuramento del Sole in noi; perciò restiamo nel giorno finché questo dura!

23. Ma se una volta o l’altra questo giorno dovesse finire, o padri e fratelli, soltanto allora guardatevi intorno alla ricerca della Luna! E ora vediamo di far ritorno alle nostre case, poiché il Sole già si avvicina al tramonto! Facciamo dunque questo. Amen!»

 

[indice]

Cap. 171

Le dispense di Set vuote, poi prodigiosamente riempite

11 ottobre 1842

1. E a queste parole di Enoch, tutti i padri, compresi i quattro del Mezzogiorno, si alzarono da terra per far ritorno alle loro dimore. E quando furono giunti, Adamo invitò Enoch, Abedam il conosciuto e i quattro del mezzogiorno, a pernottare presso di lui e a prendere parte al pasto nella sua capanna.

2. Allora gli ospiti salutarono Adamo con amore filiale e accondiscesero volentieri al desiderio di Adamo, ed entrarono nella sua capanna.

3. Adamo incaricò subito Set di provvedere al pasto, e Set si occupò della cosa immediatamente.

4. Egli perciò si diresse con passo affrettato verso la sua dimora e ordinò ai suoi figli di portare tre ceste di media grandezza colme della migliore frutta, latte, succo di bacche, acqua, pane e miele.

5. In fretta i figli di Set se ne andarono nelle sue grandi dispense per adempiere la volontà del loro padre; ma quanto meravigliati e tristi ne uscirono, quando le trovarono completamente vuote!

6. E quando essi ebbero riferito ciò a Set, costui andò subito personalmente alle dispense e con suo non piccolo turbamento trovò confermata l’asserzione dei suoi figli.

7. “Che cosa devo fare adesso?”, così egli interrogò il suo proprio cuore; ma questo rimase muto e non poté dare alcun buon consiglio.

8. Egli perciò lasciò immediatamente la propria dimora e ritornò in quella di Adamo.

9. E giunto là, con l’espressione più meritevole di compassione, egli riferì subito lo stato estremamente misero delle sue dispense.

10. Ma quando Adamo, la cui fame si faceva già abbastanza sentire, ebbe sentito ciò, ne rimase egli stesso turbato, e infine, rivoltosi ad Enoch, gli domandò se forse le sue dispense fossero provviste meglio di quelle di Set.

11. Enoch allora rispose: «Ascoltate, se riguardo alle dispense del padre Set le cose dovrebbero stare proprio così come egli ha raccontato a noi tutti, allora io posso assicurarvi che le mie dispense non sono tanto poveramente provviste quanto le sue!

12. Io però ritengo che questa volta il padre Set, nel suo grande fervore, abbia un po’ tralasciato di esaminare accuratamente la sua dispensa! Permettete dunque che io vi dica che anche questa volta le dispense di Set sono più che colme; e il padre Set dovrebbe tornare ancora una volta in queste, in modo che egli le possa trovare stracolme!

13. Infatti Abbà Jehova non è colmo d’Amore e di Misericordia soltanto quando Egli si trova visibilmente fra di noi, bensì Egli è del tutto lo stesso anche se è nascosto ai nostri occhi; perciò vadano a Lui tutto il nostro amore, tutta la lode e tutto l’onore in eterno! Amen!»

14. E Set disse: «Enoch, tu hai detto il vero: al buono ed amorosissimo Padre vada tutto il nostro amore e la nostra adorazione! Infatti, proprio ora Egli mi si è manifestato generoso oltre ogni dire ed estremamente misericordioso, poiché davvero: le mie dispense erano vuote fino all’ultima briciola, e ora nel mio cuore io le vedo di nuovo stracolme!»

15. E subito Set fece ritorno alla sua dimora, e tutti i suoi figli e la moglie gli si affrettarono incontro gridando: «Padre, padre! I nostri magazzini sono ora stracolmi dei più eccellenti e profumati cibi di ogni specie!»

16. E Set cadde subito sulla sua faccia a terra e voleva ringraziare e pregare; ma una ‘voce’ esclamò come dai Cieli: «Mio caro fratello Set, Io ti conosco bene, e tu pure conosci Me, perciò alzati, ed abbi cura di Adamo e dei suoi ospiti che a Me sono cari! Amen!»

17. A questo punto Set saltò in piedi e guardò intorno a sé, magari per scorgere in qualche modo il santo Abbà.

18. Ma la ‘voce’ parlò così di nuovo: «Set, che stai cercando con gli occhi intorno a te? Non è dunque il cuore la Mia casa in te? Va’ dunque, e provvedi agli ospiti! Amen!»

19. E Set fece immediatamente ritorno e servì abbondantemente gli ospiti, e raccontò quanto gli era accaduto.

20. Ed allora Enoch concluse dicendo: «Così è e così resterà, e cioè che l’orecchio è più vicino alla vita dell’occhio; tuttavia l’eterna dimora della vita è unicamente e soltanto il cuore! Siano dunque i nostri cuori consacrati pienissimamente e in eterno a Lui, il Padre della vita! Amen!»

21. Dopo di che Adamo benedisse gli ospiti, rese assieme a questi gloria a Dio, e andò poi a riposare con loro.

 

[indice]

Cap. 172

La prima Chiesa sulla Terra

I sette messaggeri dall’Alto nel palazzo di Hanoch

12 ottobre 1842

1. (a Lorber) : E ora, dopo esserci trattenuti in tutto per sette giorni sull’altura presso i figli di Dio dove abbiamo visto e udito assieme come procedette la prima fondazione della Chiesa sulla Terra, attraverso la presenza visibile di Jehova, seguendola in modo circostanziato azione per azione e parola per parola, e con ciò abbiamo avuto la pienissima spiegazione dei sei giorni della Creazione indicati nella Bibbia da Mosè, che non sono da comprendersi altrimenti se non appunto come la fondazione della prima Chiesa sul corpo terrestre, allora possiamo lasciare per breve tempo l’altura e scendere verso Hanoch, allo scopo di sentire e vedere che cosa succedeva là, e quali cambiamenti erano subentrati in una settimana.

2. E così dunque scendiamo! Che cosa avviene qui? Che c’è di nuovo?

*

3. Guardate: proprio in questo istante, Chisehel, Setlahem e un altro fratello, che adesso chiameremo Gioram, sono vicini al palazzo di Lamec.

4. Che cosa si propongono di fare? Cosa faranno e quali orrende visioni da brivido si mostreranno ai loro occhi? Ebbene: guardate e ascoltate!

5. I sette messaggeri, dal tempo del loro rapido arrivo ad Hanoch, si recarono varie volte da Lamec. Tutto fu mostrato loro, e non mancarono delle avvenenti cameriere che si affaccendavano intorno a loro con ogni tipo di pose provocanti e di discorsi e gesti avvincenti, e queste avevano già sul serio affascinato completamente quattro di essi, per la qual cosa da parte Mia, nella giornata delle dispute, era stato inviato alla pianura anche l’angelo Abele, ed è questo il motivo per cui questi quattro non sono presenti questa volta. I sette messaggeri erano finora riusciti ad entrare dappertutto nel palazzo, ma non erano ancora riusciti a trovare alcuna porta aperta fino a raggiungere Lamec stesso!

6. Questa volta però i tre decisero fermamente di penetrare a qualunque costo nella stanza di Lamec! Perciò essi stanno entrando nel palazzo proprio in questo istante.

7. Ma cosa vogliono essi da Lamec, il quale non intende riceverli, ma vuole invece affascinarli ed accalappiarli mediante le sue nuove cameriere e cortigiane?

8. Voi sapete già quello che egli aveva fatto con il Nome di Jehova; ecco, a questo tende ciò che essi stanno per fare: obbligarlo a scavare con le sue proprie mani la fossa e a pulire la tavola (vedi cap. 8,17) nella maniera già descritta!

9. Ma tutto quello che essi vedranno in questa occasione, lo potrete voi pure vedere chiaramente al loro fianco.

10. Quando essi furono giunti alla prima scala, la trovarono occupata da ambo i lati da donne bellissime, prosperose e provocanti, completamente nude, e le donne gemevano con voce lamentosa e pregarono i tre messaggeri di salvarle, perché altrimenti già nelle prossime ore avrebbero dovuto morire nella maniera più crudele, per la ragione che il giorno prima non erano riuscite ad accalappiare proprio loro, quali malignissimi nemici di Lamec, e poi consegnarli a lui che avrebbe sfogato su di loro la sua più rovente vendetta.

11. Però tutto questo non era che un’astuzia di Lamec. I tre riconobbero immediatamente tale astuzia, e Chisehel disse a quelle donne nude: «Ascoltate, o maligna razza di vipere! Non Lamec vi distruggerà crudelmente, bensì sarà l’acuminata verga di Jehova a compiere ciò!

12. Pus e ulcere vi consumeranno nel corpo vivo là fuori nelle pozzanghere, nelle paludi e nei pantani davanti alla città! La Volontà di Jehova sia fatta in eterno! Amen!»

13. Nello stesso istante quelle donne nude, che erano circa sessanta, furono colpite da una lebbra terribilissimamente bruciante, e urlanti e furibonde si misero a correre per le vie della città dirigendosi verso le pozzanghere, verso le paludi e i pantani di cui abbiamo detto prima, e giunte là vi si gettarono dentro rapidamente.

14. Per conseguenza i loro corpi furono subito ricoperti da pus e ulcere, e la carne, con i sensi ancora vivi, cominciò a diventare suppurata e a staccarsi dalle ossa, puzzando moltissimo.

15. In questo modo fu sgomberata la prima scala. Quando però furono arrivati alla seconda scala, si alzò subito un coro di lamenti ancora più terribili, poiché anche questa scala era piena zeppa di donne nude, le quali venivano davvero martoriate con verghe assai acuminate dagli sgherri della guardia del corpo di Lamec.

16. E quando le donne sanguinanti ebbero scorto i tre possenti, allora si misero a gridare ancora più forte, e invocarono i tre affinché le salvassero dalle mani degli sgherri della guardia del corpo di Lamec.

17. E allora Chisehel ordinò agli sgherri, dicendo: «Smettete di far vibrare le vostre verghe, e conducete le eroine di Lamec là fuori alle pozzanghere, alle paludi e ai pantani; là esse troveranno le loro compagne del vizio e con loro dovranno condividere la ricompensa!

18. Le vostre mani però d’ora innanzi non devono più toccare una verga, altrimenti morrete come queste eroine del vizio! Sia ora e in eterno fatta la Volontà di Jehova! Amen!»

19. E subito gli sgherri gettarono via le verghe, legarono le mani dietro la schiena alle donne martoriate e le trascinarono poi fuori alle pozzanghere, alle paludi e ai pantani; qui le donne cominciarono ad urlare ancora più terribilmente di prima, e cioè quando videro il destino delle loro compagne.

20. Gli sgherri sciolsero loro le mani e le abbandonarono alla loro sorte; le donne, colte da disperazione, si gettarono nelle paludi e là trovarono la rovina come le altre.

21. Quando gli sgherri furono di ritorno al palazzo, i tre intimarono loro di rivolgersi a Jehova, e di non andare mai più a palazzo, bensì di ritirarsi con le loro mogli a Farak dove li attendevano un’altra destinazione.

22. Allora i cento sgherri lasciarono subito il palazzo, mentre i tre si dirigevano verso la terza scala.

 

[indice]

Cap. 173

La terza scala del palazzodi Lamec e gli ostacoli delle madri e dei bambini incatenati

14 ottobre 1842

1. Ma quando i tre furono giunti ai piedi della terza scala, cominciarono ancora di più a meravigliarsi tra di loro per la grande astuzia di Lamec, poiché ad una cosa simile non erano preparati.

2. Ed Io stesso non ne dissi nulla nel loro animo, in modo tale che essi, in un’occasione così straordinaria, potessero tanto più convalidare la forza della sapienza che Io avevo conferito loro. Ma come Lamec avrebbe dunque sbarrato questa terza scala?

3. Ebbene, ogni gradino era occupato da piccoli fanciulli, e tra i fanciulli c’erano delle madri con i petti scorticati e con i capelli disperatamente scomposti; i fanciulli giacevano legati con funicelle ai gradini della scala, e le madri, che avevano fasce di ferro attorno ai fianchi, erano appese per mezzo di forti catene.

4. Quando le madri ebbero scorto i tre possenti, allora cominciarono ad imprecare contro di loro e a maledirli, gridando:

5. «Ma da quale inferno del più maligno di tutti i satana siete saliti, perché noi dobbiamo essere tormentate così orribilmente a causa vostra per impedirvi l’accesso all’infame Lamec per mezzo della nostra terribile tortura e della nostra grandissima e dolorosa miseria?

6. Voi vi chiamate messaggeri di Jehova! O voi terribilissimi sacrileghi! Se Jehova somiglia a voi, allora il nostro mostruoso Lamec, in tutta la sua inumana malvagità, non è al confronto un lieve soffio di vento della sera?

7. Che cos’hanno mai fatto di male a voi quelle povere ragazze, che la crudeltà senza limiti di Lamec aveva sedotte e allettate per i suoi scopi più ignobili, perché senza grazia e pietà le abbiate spinte nelle cloache e nelle paludi più abominevoli, in modo tale che tutte quante andassero in rovina, tanto nel corpo quanto nell’anima?

8. O miserabili messaggeri del più profondo inferno, come un giorno ce l’insegnò il grande Farak, voi osate ancora chiamarvi messaggeri di Jehova dopo aver commesso tali atti che tutti i diavoli presi assieme non sono capaci di fare?

9. Ebbene, Lamec ha ucciso i suoi due fratelli e perciò avrebbe meritato due volte la morte;

10. Jehova però disse a Lamec: “Chi ucciderà Lamec, su di lui scenderà settantasette volte la vendetta!”

11. Quelle povere ragazze non avevano, come noi, mai ucciso nemmeno una mosca, e voi, che pretendete di essere i messaggeri dell’Amore eterno di Jehova, le avete rovinate nella maniera più crudele, miserevole e obbrobriosa, e le avete uccise fra i tormenti! Perché quelle sventurate, comunque tre volte n felicissime, sono state trascinate per i capelli dall’infame autorità di Lamec e per i suoi scopi più ignobili, in quella casa degli orrori da quegli sgherri che, per la loro crudeltà, voi per di più avete lasciati liberi e resi felici!

12. O miserabili e crudelissimi messaggeri di Jehova, se voi avete in mente di convertire il mostruoso Lamec e di farlo volgere di nuovo a Jehova, perché dunque non avete cominciato i vostri tentativi di conversione da quelle sventuratissime ragazze, prima di farle uccidere in modo tanto crudele?

13. Oh, vedete, a voi non interessa agire per amore di Jehova, del Quale pretendete di essere i messaggeri, bensì volete solo il dominio dei poveri popoli che vivono in tutti i fanghi delle pianure!

14. Guardateci come siamo miseramente e vergognosamente maltrattate per causa vostra, e dobbiamo languire sotto l’orrendissima oppressione di Lamec! Non siete forse tentati di accusare anche noi di menzogna e poi di rovinarci e ucciderci là fuori nelle paludi e nelle cloache?

15. Se è così che volete voi, miserabili, allora scioglieteci dai nostri lacci, poiché per una madre che ama, nessuna morte può essere più dolorosa e nessun inferno più tormentoso di questo stato nel quale ora dobbiamo trovarci dinanzi a voi!

16. Ma se non volete questo, allora lasciateci andare in rovina qui e poi passate sopra i nostri corpi e su quelli dei nostri innocentissimi poveri figli, per salire all’abominevolissima dimora dell’orrore di Lamec e fatelo diventare un diavolo ancora più maligno di quanto non lo sia già adesso!

17. Maledetto sia il giorno che ci ha dato questa miserabile vita! Maledetti coloro che ci hanno generato, e maledetto il Creatore che ci ha create per una tale miseria, e siate maledetti in eterno voi che siete venuti qui per far accrescere la nostra miseria!

18. Annientateci, se lo potete, per l’eternità; però non tormentateci ancora di più di quanto siamo già state tormentate finora!»

19. A questo punto i tre rimasero stupiti e non sapevano cosa fare, poiché le parole delle donne incatenate e il pianto e le grida dei fanciulli cominciavano ad agitare potentemente i loro cuori.

 

[indice]

Cap. 174

Le ragazze della prima e della seconda scala, restituite a vita

Il richiamo di Setlahem alle astute cortigiane della terza scala

15 ottobre 1842

1. I tre erano rimasti inizialmente stupiti per l’astuzia di Lamec con la quale aveva sbarrato loro con tanta efficacia la via oltre alla terza scala.

2. Tale stupore però era solo un frutto della scena riguardo allo sbarramento riuscito in maniera abominevole. Ma quando ebbero udito i lamenti delle donne, allora ne furono angustiati e rimordeva loro la coscienza per avere così crudelmente condannato le ragazze delle prime due scale.

3. E allora essi si recarono, in spirito, fuori alle pozzanghere con la pienezza della forza insita in loro, trassero fuori dai pantani e dalle cloache tutte le ragazze purificate e rianimate, le fecero poi di nuovo giungere alla presenza delle donne che si lamentavano, e subito dopo cominciarono a rivolgere appunto a queste donne le parole che seguiranno; a tale scopo Io dischiusi di nuovo e completamente i loro cuori. Ma chi questa volta prese la parola fu Setlahem, ed egli parlò così:

4. «O voi maligne donne, guardate, qui ci sono tutte le vostre compagne di vizio. Esse, tremanti, stanno ben conservate dinanzi a voi! Esse giacevano morte nelle pozzanghere, ma chi le ha tratte fuori dalle inaccessibili paludi, pozzanghere e pantani, e poi purificate, guarite e rianimate? Chi le ha condotte qui così del tutto ben conservate?

5. O voi ragazze che siete state salvate, parlate a queste malignissime donne e dite loro chi vi ha purificato e chi vi ha tirato fuori dall’abisso di morte e vi ha nuovamente rianimato!»

6. E tutte quelle ragazze, che erano più di centosessanta, risposero all’unisono: «Oh, ascoltateci, voi n felicissime cortigiane di Lamec e dei suoi servitori, dei quali ne ha ancora in quantità assai grande, quantunque tre giorni fa il suo principale servitore, che si chiama Horadal, assieme alla parte più scelta dell’esercito, sia stato o annientato dai figli di Jehova sulle alture, oppure gli è diventato infedele!

7. Noi giacevamo tutte quante già completamente morte nelle cloache; soltanto le nostre povere anime andavano vagando nella più desolante miseria al di sopra delle paludi, pozzanghere e pantani. Ma una volta noi vedemmo tre grandi figure luminose avvicinarsi alla nostra dimora di lamento, e riconoscemmo immediatamente nelle tre grandi figure luminose i tre messaggeri di Jehova.

8. E questi messaggeri esclamarono subito con voce potentissima: “Risorgete a testimonianza della divinità della nostra missione!”. Allora immediatamente i nostri corpi purificati salirono fuori dall’abisso, e ad essi noi ci riunimmo nuovamente, poi venimmo portate fin qui da una potenza invisibile e ora dinanzi a voi testimoniamo e vogliamo testimoniare per sempre che questi tre grandi uomini devono essere veramente dei messaggeri di Jehova!»

9. E Setlahem disse ulteriormente: «Ebbene, o malignissime donne e vere figlie del drago, dite: – cosa ne pensate adesso! Come stanno ora le cose con i vostri precedenti lamenti? Diteci: – chi è stato a dare a Lamec il consiglio di sbarrare in tal modo questa scala? Non siete state forse voi a farlo?

10. E non siete state voi a farvi prestare, a tale scopo obbrobriosissimo, i fanciulli, alcuni dei quali strappati a forza a più di una povera madre? E non siete state voi a legare quei fanciulli in questa maniera con le vostre mani, e non vi siete appese da voi stesse con catene ai gradini per apparenza e, senza essere minimamente forzate da Lamec, non avete voi stesse scorticato i vostri petti con gioia e per la maggiore parte imbrattandoli con del sugo rosso?

11. Jehova, per breve tempo, ci ha privato di vedere la vostra orribilissima figura; ora però Egli ce l’ha mostrata come essa veramente è, e noi vi vediamo ora completamente nella totale pienezza della vostra perfidia! Dunque, quale lamento volete adesso muovere contro di noi?

12. Voi prima ci avete domandato da quale inferno fossimo saliti; ora però noi domandiamo a voi: “Da quale inferno siete fuggite voi, dato che avete bestemmiato Dio e Lamec dinanzi a noi?

13. Di chi siete figlie voi, che maledite Jehova e Satana nello stesso tempo?

14. Cosa si dovrà fare di voi, dato che la dimora del drago è fin troppo buona per voi?”. Parlate, e datevi da voi stesse il giudizio!»

15. E quelle donne cominciarono ad urlare: «O amici di Colui il cui Nome non deve mai più essere profanato dalle nostre abominevoli bocche! Annientateci, annientateci completamente, poiché anche l’esistenza più miserabile sarebbe una grazia troppo grande per noi!»

16. Setlahem però disse loro: «Alzatevi, prendete i fanciulli e restituiteli a chi li avete presi; dopo però andatevene fuori alle cloache, lavatevi con quella immondizia e fate così penitenza finché verremo noi da voi e vi daremo la giusta ricompensa per le opere della vostra malignità!

17. Infatti così come siete, ogni castigo ed ogni inferno sarebbero troppo miti per voi! E allora alzatevi e andate! Invece voi ragazze, che siete state salvate, andate alle vostre stanze e vestitevi; poi ritornate e conduceteci da Lamec! Amen!»

 

[indice]

Cap. 175

Il discorso di Setlahem e l’incarico alle ragazze salvate

 I tre messaggeri davanti a Lamec e al suo impotente furore di re

17 ottobre 1842

1. Allora le donne sgombrarono immediatamente la scala e, fra lamenti ed urla, si affrettarono ad uscire insieme ai fanciulli. Le ragazze invece si ritirano nelle loro stanze per vestirsi e di lì a poco se ne ritornarono dai tre, abbigliate a festa e, in modo costumato, si prostrarono dinanzi a loro, chiesero perdono della loro precedente malignità, alla quale erano state indotte piuttosto con la forza che non di loro libera volontà, li ringraziarono per il beneficio della salvezza e domandarono una benedizione che potesse infondere loro continuo vigore. E i tre rivolsero loro parole di consolazione, le benedissero e le rafforzarono nel Mio Nome. Dopo questa azione, Setlahem disse alle ragazze:

2. «Ora ascoltate, o voi ragazze che già da cinque giorni avete servito Lamec, vale a dire non lui personalmente, bensì piuttosto i suoi servitori, considerato che Lamec, dopo la triplice perdita delle sue donne, non ebbe più niente a che fare con nessun essere femminile, poiché la parola donna era diventata nella sua bocca una maledizione!

3. Voi adesso siete state rese pure e libere, ed avete ricevuto la benedizione di Jehova da noi, Suoi servitori e messaggeri; con ciò vi è stata tolta la figliolanza dell’inferno e vi è stata conferita quella del Cielo.

4. Ma siccome ora siete diventate figlie del Cielo, allora comportatevi in avvenire sempre come tali, in modo che possiate rimanere partecipi di questa stessa Benedizione!

5. L’obbedienza è il primo gradino della dimora della vita eterna. Se volete quindi giungere a questa vita eterna, allora prestate obbedienza a ciascuna parola che sentirete dalla nostra bocca, e fate tutto ciò che noi vi proporremo di fare per ottenere un amore sempre crescente per Jehova! Se voi farete tutto ciò di cuore fedele per amore di Jehova, allora anche la vostra forza comincerà ad aumentare, e in questo modo voi diverrete delle vere eroine, ma non più del vizio, bensì dell’eterna Vita divina e perciò anche dell’eterno compiacimento di Dio!

6. La prima cosa che noi vi chiediamo è che voi ci conduciate nella stanza di Lamec.

7. Ma dopo andate fuori e raccogliete della legna secca, portatela presso le pozzanghere e deponetela là in luogo asciutto; ma continuate a raccoglierne finché saremo di ritorno da voi!

8. Se però, mentre accudite al vostro lavoro, le donne che ora si ungono e si lavano là alla cloaca, oppure qualcun altro, vi domandasse perché state facendo così, allora dite semplicemente solo quanto segue:

9. “Noi, messaggeri di Jehova, vi abbiamo ordinato di fare così; e guai a colui che osasse mettere la mano su di noi o sulla legna da noi raccolta!”

10. Per ora voi sapete tutto quello che dovete fare, e perciò adesso conduceteci alla stanza di Lamec! Amen!»

11. E immediatamente una parte delle ragazze precedette i tre, mentre le altre li seguirono. E quando furono giunte nei pressi della porta della stanza di Lamec, esse indicarono loro quale era precisamente la porta della sua stanza, e dissero:

«Questa è la stanza; se egli vi si trovi dentro oppure no, questo non possiamo saperlo con la porta chiusa! Che Jehova sia con voi e con noi!»

12. E Setlahem lodò la loro fedeltà e le mandò poi a raccogliere la legna.

13. Chisehel toccò la porta, che era solidamente chiusa e sbarrata, e in un baleno essa si aprì di scatto; e nel profondo retroscena della stanza essi videro Lamec del tutto schiumante di furore e ardente d’ira, seduto su un grande trono e circondato da un migliaio tra servi, domestici e sgherri armati di lunghe lance.

14. Il suo primo saluto fu questo: «Servi, catturate questi tre animali sacrileghi che provengono dalle montagne! Legateli fortemente in modo tale che io li possa poi dilaniare con le mie proprie mani; il loro sangue sia versato per me, in espiazione di quello delle mie mogli Ada e Zilla, e in espiazione della mia bellissima figlia Naeme! Andate ed eseguite la mia onnipotente volontà!»

15. Ma Chisehel, alzata subito la mano in alto, esclamò con voce tonante: «Fermi! Fin qui e non più oltre di un capello!

16. Chi di voi servitori muoverà anche solo una mano o un piede, verrà istantaneamente colpito dalla morte!»

17. Allora Lamec, visto che nessuno voleva muoversi, si alzò d’un balzo dal trono e, strappata la lancia di mano ad uno dei servitori, voleva lanciarsi sui tre per colpirli. Ma la lancia si fece subito rovente, e Lamec la scagliò via da sé maledicendo, ne afferrò subito un’altra, ma non fece che bruciarsi il palmo della mano.

18. E vedendo che ormai egli era perduto, domandò ai tre, tremante di rabbia e di rovente furore:

19. «Cosa volete da me, voi, bestie della montagna? Parlate! In modo tale che Lamec vi dia il tributo che chiedete. Parlate! Parlate! Parlate!»

 

[indice]

Cap. 176

Le energiche parole di Chisehel al tiranno sanguinario Lamec

Il ribelle re viene costretto prodigiosamente ad ubbidire

18 ottobre 1842

1. E Chisehel, alzata in alto la sua mano, cominciò con voce potente ad indirizzare a Lamec, ardente di furore e di rabbia, le seguenti parole:

2. «O Lamec, o futile re di ogni vizio, di ogni atrocità e di ogni cieca e nerissima malizia! Nel Nome del grande e onnipotente Dio, io ti dico: “Non una minuscola pietruzza calpestata sul suolo della più immonda via della tua città noi richiederemo da te quale forma di tributo! E quando lasceremo questa pianura, scuoteremo perfino tutta la polvere dai nostri piedi prima di partire!

3. Così pure, dal tempo che siamo qui, all’infuori dell’aria libera e dell’acqua pura, nulla è entrato nelle nostre viscere di un qualsiasi frutto od altro cibo che la pianura produce, perché noi siamo provvisti di tutto dall’Alto e nella misura più abbondante. Da ciò tu puoi ben rilevare che non siamo affatto venuti qui per riscuotere qualche tributo!

4. Ma tuttavia chiediamo lo stesso un tributo abbastanza forte da te; però non un tributo di cose, bensì quello che domandiamo da te è un tributo d’azione, e quindi noi domandiamo il tributo della tua obbedienza!

5. Vedi, tu sei un re, pretendi da tutti l’obbedienza più scrupolosa per la vita e per la morte più orribile, mentre tu stesso non hai mai obbedito!

6. Perciò adesso tu dovrai curvare la tua ben nutrita nuca sotto il duro giogo dell’obbedienza, per la prima volta in tutta la tua vita, e dovrai fare e portare ciò che nel Nome di Jehova noi ti ingiungeremo di fare e di portare!

7. Ben per te se vorrai adattarti a tutto spontaneamente; ma nel caso in cui tu volessi resistere, allora dovrai sperimentare l’acuminata verga di Dio nel modo più violento, finché la tua rigida nuca reale non saprà spontaneamente adattarsi al giogo della nostra volontà nel Nome di Jehova, e non vorrà curvarsi con estrema arrendevolezza! Conosci ora il tributo?»

8. A questo punto Lamec, come pazzo dall’ira, fece un balzo e si lanciò furibondo contro Chisehel quasi lo avesse voluto sbranare. Ma Chisehel lo afferrò, per così dire al volo, per i suoi lunghi capelli, lo sollevò dal pavimento scuotendolo per un po’, e gli disse seriamente: «Lamec, miserabile verme della polvere e di ogni impotenza e della totale debolezza, dimmi adesso: – quanto tempo conti di resisterci?

9. Tu vuoi opporti all’onnipotente Volontà di Dio, tu, che noi, con la Forza di Dio in noi, possiamo disperdere con il più lieve alito della nostra bocca?

10. Dimmi: – cosa intendi fare se ti lascio di nuovo libero? Poiché i tuoi piedi non toccheranno il suolo prima che, appeso come stai alla mia mano, tu non abbia inequivocabilmente dichiarato cosa conti di fare se ti lascio nuovamente libero!

11. Quello che ti giovano i tuoi servi di fronte a noi, puoi senz’altro vederlo adesso; parla dunque!»

12. E Lamec, digrignando i denti, rispose infine: «Datemi almeno tre giorni di tempo, in modo tale che possa raccogliermi e riflettere sulla mia situazione, poiché ora vedo che contro dei nemici come siete voi, io non ho armi! Perciò domando di pensarci su e di vedere come potrò obbedirvi.

13. E intanto rimettimi a terra, e dimmi poi cosa devo fare!». E allora Chisehel lo depose di nuovo a terra e lo lasciò libero.

14. Ma quando Lamec fu libero, andò di corsa verso il trono, vi si sedette in atteggiamento regale e domandò poi con grande serietà: «Cosa deve dunque fare il grande re e dominatore del cielo e della Terra?»

15. E Chisehel, a questa stupidissima domanda, rispose: «In primo luogo questo grande re e dominatore del cielo e della Terra deve immediatamente scendere dal suo trono, se non vuole essere bruciato e ridotto in cenere sul trono di ferro!»

16. A questo punto il trono cominciò subito a scottare sempre più, e perciò Lamec fu costretto a scendere in fretta e furia e per la prima volta maledì il suo trono.

17. E Chisehel parlò di nuovo: «E in secondo luogo il grande re detronizzato verrà immediatamente con noi alle pozzanghere, alle paludi e ai pantani; e la sua guardia del corpo lo seguirà! Quando egli vi sarà arrivato del tutto con noi, là sul posto riceverà poi un ulteriore ordine riguardo a tutto ciò che avrà ancora da fare!

18. E perciò seguici nel Nome di Jehova, il grande e onnipotente Dio! Amen!»

 

[indice]

C/ap. 177

Chisehel elenca a Lamec le numerose atrocità da lui perpetrate

Lamec e la sua truppa e una grande quantità del popolo sono guidati verso le pozzanghere

19 ottobre 1842

1. Ma Lamec disse a Chisehel: «Perché mi dici di seguirti immediatamente assieme ai miei servi e domestici? Non ho forse pattuito con te un ulteriore tempo di tre giorni per poter riflettere? Che ne facciamo di questo?

2. Perché ora non vuoi accordarmelo? Parla dunque e rispondimi!»

3. E Chisehel replicò: «Perché questa è la Volontà di Dio! Noi non facciamo niente per nostro volere, ma quello che noi facciamo lo facciamo per Volontà di Dio il cui Nome tu hai profanato ed infamato nella maniera più orribile!

4. Anche per questa ragione non può venirti concesso nessun ulteriore tempo per riflettere! Infatti Dio ti aveva già lasciato un tempo lunghissimo per riflettere e per convertirti; tu invece questo tempo lo hai impiegato per commettere i più grandi obbrobri e atrocità. Per conseguenza adesso non può venirti concesso un ulteriore tempo per riflettere, tempo che a te non servirebbe ad altro che a escogitare delle altre atrocità ancora maggiori di quelle già escogitate!

5. Perciò rassegnati a seguirci subito, e non tentare ancora l’indulgenza di Dio, come finora hai sempre fatto, tramite la tua ostinazione, altrimenti potrebbe accadere che noi dobbiamo cominciare ad agire con violenza contro di te!

6. Cosa hai ottenuto con la tua ostinazione verso Jehova?

7. Quanto tempo è trascorso da quando Meduhed ti ha abbandonato con le molte migliaia di uomini e donne, e da quando Tatahar, che tu incalzasti, fu annientato con tutto il suo esercito?

8. Quanto tempo è trascorso da quando perfino il valoroso Sihin ti ha piantato per sempre col suo seguito, piccolo sì, ma quanto mai coraggioso ed anche astuto?

9. Quanto tempo è trascorso da quando hai perso le tue donne?

10. Cosa hai potuto fare contro Hored, al quale desti tua figlia con l’intenzione di ingannarlo?

11. Pochi giorni fa volevi appiccare il fuoco a tutta la Terra. Chiedi a te stesso come ti è riuscita questa impresa!

12. Cosa è successo di Horadal, che tu inviasti con molti armati per la distruzione dei figli di Dio? Che guadagno ne hai tratto?

13. A cosa ti hanno giovato tutte le tue atrocità? Sei diventato forse più ricco e più potente con ciò?

14. Pensa a tutto quello che tu hai già intrapreso contro Dio, e a quali frutti ne sono maturati per te!

15. Io te lo dico: “Nessun altro frutto se non quello che tu sei andato cadendo sempre più profondamente nella più ostinata schiavitù di Satana, dalla quale potrai di nuovo sollevarti attraverso infinite difficoltà!”

16. Tu ti sei lasciato attirare nell’illusione di essere tu stesso Dio, l’Onnipotente. – O stolto! Perché dunque non ha mai provato a creare un uomo, o per lo meno a ridonare la vita a coloro che hai ucciso, in modo che almeno avresti potuto convincerti di quali sciocchi e miserevoli rapporti possono esserci con la tua divinità?

17. Dunque, non opporti adesso a seguirci, poiché noi siamo l’ultimo raggio di Grazia di Jehova per te!

18. Se vuoi accoglierlo spontaneamente in te, allora potrai scampare al giudizio di Dio. In caso contrario, però, quest’ultimo raggio della Grazia diverrà per te un giudice inesorabilissimo per la morte eterna! Dunque, seguici!»

19. E Lamec, quasi del tutto afflitto da furore, domandò: «E cosa dunque devo fare io fuori, alle pozzanghere?»

20. E Chisehel gli rispose: «Tu dovrai riconoscere la Potenza di Dio, e dovrai anche riconoscere e comprendere che Dio non è solito scherzare con esseri della tua specie, poiché Egli è un Dio serio, ma non un Dio disposto a considerare l’umanità come un giocattolo della Sua Potenza!»

21. Queste parole, espresse energicamente, indussero finalmente Lamec a mettersi in cammino, ed egli seguì i tre assieme ad i suoi servitori armati.

22. Ma quando la gente vide incedere per le vie i tre davanti a Lamec, allora ritenne che Lamec avesse trionfato su di loro e che stesse conducendoli alla morte.

23. Perciò si misero a gridare: “Guai a noi, guai a noi, perché Lamec si è innalzato al di sopra dei potenti delle montagne! Oggi essi stanno per cadere, e domani la sua scure ammazzerà anche noi!»

24. Chisehel però disse a voce alta a quelli che si lamentavano: «Seguiteci, e vedrete quello che accadrà; solo dopo fate i vostri lamenti su di noi, e poi su di voi!

25. Colui che potesse far cadere noi, costui avrebbe fatto cadere anche Dio; ma se Dio fosse prigioniero, allora la Terra non esisterebbe più di sotto ai nostri piedi! Infatti la Terra è certamente di Dio, così come lo è il Cielo; ma dato che la Terra esiste ancora, così pure esiste anche Dio, e noi fuori da Lui!

26. Perciò seguiteci voi tutti, affinché possiate constatare la grande stoltezza della vostra vuota angoscia!»

27. E una grande quantità di popolo si mise allora a seguirli fuori verso le pozzanghere.

 

[indice]

Cap. 178

Il giudizio del fuoco sulle donne di Lamec per la loro purificazione

Le donne rinate prodigiosamente dalle ceneri

20 ottobre 1842

1. Quando furono arrivati alle pozzanghere, alle paludi e ai pantani, e Lamec si fu accorto della presenza delle sue cameriere e vide come una parte di esse erano tutte nude e intente a impiastricciarsi, strofinarsi e lisciarsi con il fango, mentre una parte di esse erano ancora affaccendate nel trasportare legna, allora si precipitò verso Chisehel e con il tono più irritato gli domandò:

2. «O bestia della montagna dalle lunghe gambe, dichiara a me, il grande re della pianura di Hanoch: quale oltraggio tu intendi commettere verso di me e verso tutta la mia casa?»

3. E Chisehel con voce ferma replicò: «Ascolta, tu vivente dimora di Satana, tu orribilissimo compendio di tutto l’inferno, tu ano vivente del diavolo, il cui essere ci è noto, atto per atto: l’azione stessa ti darà la risposta! Taci dunque, e non chiederci altro; ma quando io ti interrogherò, allora parla con la bocca d’uomo, ma mai con le fauci di un drago! Così avvenga!»

4. A questa risposta, Lamec tacque e non aprì più bocca, poiché in una simile occasione gli parve consigliabile starsene in silenzio piuttosto che parlare, dato che i tre non volevano affatto lasciarsi intimidire dalla sua voce, e d’altro canto con le sue armi non poteva arrivare a capo di nulla!

5. Avendo dunque Chisehel osservato molto bene in quali condizioni si trovasse Lamec col suo coraggio, egli si rivolse subito alle ragazze che avevano trasportato la legna, e disse loro:

6. «Udite, voi, ragazze purificate, voi avete adempiuto la nostra parola, dato che avete portato qui la legna secca in una giusta quantità in questo breve tempo; ma se voi volete diventare completamente libere, allora procuratevi il più sollecitamente possibile anche del fuoco!»

7. E le ragazze andarono via di corsa, e poi ritornarono munite di fiaccole di pece e di resina già accese.

8. E quando le ragazze si trovarono pronte con il materiale infuocato, Chisehel si volse verso le donne che erano ancora intente ad imbrattarsi con grande assiduità con quel sudiciume e disse loro:

9. «Ascoltate voi ora! Il vostro corpo è ora idoneo, come la vostra anima, per l’inferno, dato che esso con l’aiuto di questa puzzolente cloaca ha l’aspetto della vostra anima. Uscite dunque fuori da queste cloache e salite su questa catasta di legna, in modo tale che il furore delle fiamme metta fine alla vostra miserabilissima esistenza e voi, sul rogo fiammeggiante, possiate trovare la vostra ricompensa già da lungo tempo ben meritata! Così avvenga!»

10. A questo punto le donne cominciarono ad urlare, a pregare e scongiurare, e gridarono: «O voi, potenti ambasciatori dell’unico vero e grande Dio, prescriveteci una penitenza, qualsiasi voi vogliate, e noi la compiremo fedelmente per tutta la nostra vita così come abbiamo compiuto la vostra volontà in queste cloache; ma lasciateci almeno questo po’ di vita già così miserevolissima, in modo tale da non andare perdute in eterno!

11. Ma se proprio volete o dovete farci morire, allora non uccideteci in questa maniera tanto tormentosa!

12. Perciò vi supplichiamo che ci accordiate quanto vi chiediamo, per la Misericordia del vostro Dio vivente, onnipotente e grande!»

13. E Chisehel disse loro: «Ascoltate, la cosa qui non dipende da noi, poiché noi non possiamo né giudicarvi, né liberarvi, dato che noi non siamo che esecutori della Volontà divina!

14. Ma prostratevi piuttosto dinanzi a Dio, e dinanzi a Lui portate le vostre necessità, e pregate soltanto Lui riguardo alla liberazione, e siate sicure che noi poi faremo come Egli ci darà a riconoscere attraverso il nostro cuore!»

15. E allora le donne cominciarono a urlare a Dio perché le liberasse dall’imminente e orribile tormento.

16. Ma una ‘voce’ tonante rimbombò come ardente d’ira agli orecchi di tutti, e così suonò: «Solo dopo il fuoco voi sarete liberate!»

17. E allora Chisehel disse a quelle donne già mezze morte dalla paura: «Ora avete sentito con i vostri stessi orecchi che cosa bisogna fare qui con voi, e così dunque non indugiate più a lungo, e salite sulla catasta in Nome del Dio onnipotente, il Quale solo è il vostro giudice!»

18. Le donne allora si alzarono lentamente da terra e, urlando, cominciarono a salire sulla catasta della legna.

19. E quando si trovarono tutte radunate sulla catasta, Chisehel comandò alle ragazze di appiccarvi il fuoco con le fiaccole.

20. E quelle ragazze, con mani tremanti e voltando la faccia, eseguirono l’ordine.

21. Il fuoco avvolse rapidamente la catasta; le donne mezze arse urlavano ancora, si contorcevano e, furenti per il dolore, tentavano di sfuggire alle fiamme chiarissime portandosi nel centro della catasta, finché finalmente la morte pose fine a tutto.

22. A questo punto Lamec, come impazzito, domandò al colmo del suo furore a Chisehel: «Cosa avete guadagnato voi, e che cosa il vostro Dio, adesso che le donne sono state così miseramente giustiziate?»

23. E Chisehel gli replicò: «Ti è già stato detto che non devi parlare finché non vieni interrogato!

24. Tu però non hai fatto secondo la nostra volontà; perciò non ti sarà data altra risposta all’infuori di quella dei fatti!»

25. E immediatamente Chisehel con voce fortissima chiamò: «O voi donne purificate attraverso il fuoco! Risorgete dalle ceneri del vostro corpo peccaminoso di prima, e rendete a Lamec testimonianza della nostra missione!»

26. E subito le donne risorsero dalle ceneri come trasfigurate, lodarono e glorificarono Dio, e testimoniarono che i tre erano veramente messaggeri dell’eterno Dio, ma testimoniarono anche e dissero che il tormento di prima era stato piccolo in rapporto a ciò che adesso percepivano in questo loro corpo del tutto nuovo.

27. A questo punto Lamec cominciò a guardarsi dentro e a riflettere in sé su tale inaudito prodigio.

 

[indice]

Cap. 179

Lamec viene esaminato ed umiliato da Chisehel nella sua presunta divinità ed onnipotenza

25 ottobre 1842

1. Solo dopo questo fatto miracoloso Chisehel si rivolse a Lamec e gli domandò: «Lamec, tu, che non solo presumi di essere un grande re, bensì sei nell’illusione di essere un dio, tu hai già mandato a morte molte migliaia di persone, e per di più sempre nella maniera più crudele possibile; dicci dunque se tu, grazie alla tua divinità, hai richiamato in vita sia pure una sola persona.

2. Infatti, noi sappiamo molto bene che ti sei pentito di qualche tua azione.

3. Molto volentieri avresti richiamato in vita i tuoi fratelli che hai ucciso, come anche alcuni altri, se ciò ti fosse stato possibile al tempo in cui farneticavi ancora di essere un dio.

4. Perciò dì a noi il perché non hai fatto una cosa simile al tempo in cui tu credevi del tutto fermamente di essere un dio onnipotente!

5. Non lo volevi o non lo potevi fare, oppure ritenevi forse che un atto simile fosse al di sotto della tua dignità divina?»

6. E Lamec replicò, del tutto altezzoso e superbo: «Io ho sempre considerato una cosa simile al di sotto della mia dignità; perciò non l’ho mai voluto fare!»

7. E Chisehel gli domandò di nuovo: «Allora spiegami quali atti tu riconosci come degni della Divinità!»

8. E Lamec domandò a sua volta a Chisehel: «Sono dunque obbligato a rispondere a ciascuna tua domanda?»

9. E Chisehel gli replicò: «Sì, ora devi farlo, altrimenti potrebbe colpirti qualche aspro colpo di sferza dall’Alto; perciò rispondi diligentemente solo riguardo a ciò su cui vieni interrogato!»

10. E allora Lamec, dalla faccia quanto mai seria di Chisehel, riconobbe che con lui non c’era proprio da scherzare, e per conseguenza rispose immediatamente alla domanda rivoltagli, dicendo:

11. «Dato dunque che devo rispondere, allora ti dico che io ritengo propriamente degno di Dio soltanto creare dei mondi e poi distruggerli nuovamente!

12. Tutto il resto non è che una pura caccia ai moscerini e può essere considerato quale opera di piccoli spiriti servizievoli!

13. Così pure la vendetta e il giudizio sono cose degne di Dio; mentre la misericordia, l’amore, la pazienza, l’indulgenza e cose simili, possono essere considerate solo qualità di creature comuni!»

14. E Chisehel gli domandò di nuovo: «Va bene, per il momento voglio lasciare valido quanto hai detto; però tu devi in aggiunta dimostrarmi di essere realmente un dio onnipotente!

15. Poiché, se tu non vuoi, ciò non significa che tu non lo puoi fare, dato che per l’onnipotenza non esiste certamente nulla di impossibile!

16. Per conseguenza, tu dovresti ben poter far ritornare in vita i morti, purché tu lo volessi.

17. E perciò io ora ti dico che tu, precisamente adesso, devi fare qualcosa di simile per provarci la tua divinità, dato che sulla base del distruggere e dell’uccidere noi non possiamo ancora riconoscere affatto la tua divinità, poiché questo è capace di farlo una qualsiasi bestia feroce dei boschi.

18. Vedi, qui ci sono ragazze, donne e i tuoi servitori! Ammazzane uno, e fallo poi immediatamente ritornare in vita, e puoi star certo che poi anche noi ti riconosceremo come l’unico vero Dio del Cielo e della Terra, e umilissimamente ti adoreremo!

19. Però non rifletterci su troppo a lungo, bensì mostraci subito tutto quello che sei capace di fare nella tua qualità di dio!»

20. Allora Lamec, alquanto sbalordito, cominciò a sentirsi immensamente imbarazzato, e non seppe assolutamente che cosa fare o almeno che cosa dire.

21. E Chisehel riprese a parlare molto seriamente: «Ascolta, Lamec, se tu non ci dai all’istante, e nel modo che ti ho detto, una prova della tua divinità, allora io ti costringerò, con delle fiaccole ardenti sulla tua schiena, a scavare con le tue proprie mani regali e a dissotterrare la tavola di pietra che ben conosci – sulla quale scrivesti il Nome “Jehova”, che poi lordasti con escrementi maledicendo il Nome, e poi gettandola in una fossa piena di lordura e facendo colmare questa fossa con dell’altra lordura. Ti costringerò a pulire la tavola, e solo dopo, quale rigoroso penitente, dovrai per tutto il tempo della tua vita tributarle supremi onori e adorare il Nome!»

22. A questo punto sembrò che Lamec scoppiasse dal furore, poiché egli ora sapeva bene come stavano le cose con la sua onnipotenza e quali erano le sue capacità.

23. Perciò egli anche previde quello che sarebbe stato obbligato a fare e, al colmo dell’ira, confessò che la sua divinità non era che un titolo onorifico regale, ma non una realtà.

24. E Chisehel osservò: «Ma se le cose stanno così, perché allora hai profanato il Nome dell’unico vero Dio in tale maniera? Parla! Altrimenti preparati ad eseguire immediatamente il lavoro di cui ho parlato ora!»

25. A questo punto Lamec rimase quasi consumato dall’ira, e restò del tutto muto.

 

[indice]

Cap 180

L’ostinazione e la malevolenza di Lamec

Le taglienti parole di Chisehel e la risposta altezzosa di Lamec

26 ottobre 1842

1. Per un po’ di tempo Chisehel aspettò di vedere quello che Lamec avrebbe fatto, cioè di sentire ciò che egli avrebbe risposto. Solo che tale attesa era perfettamente inutile. Questo tutti e tre lo sapevano certamente già prima; tuttavia a tale riguardo conveniva che gli venisse concesso un certo tempo per riflettere, in modo tale che poi egli, quando gli altri fossero ritornati alla carica come appunto dovevano tornare, non potesse dire: «Perché non mi avete lasciato concentrare e raccogliermi?»

2. Ma poiché Lamec, contrariamente all’attesa dei tre, non pareva affatto disposto a giustificarsi, bensì si smarriva sempre più in orrendi pensieri di vendetta e cominciava a meditare in piena regola su come riuscire a mandare in rovina i tre messaggeri assieme agli altri quattro, dei quali aveva avuto notizia da parte delle donne, allora Chisehel si rivolse di nuovo a lui e gli disse:

3. «Lamec, alignassimo servitore di Satana, tu sei diventato muto perché la mia parola ti ha rinchiuso in una triplice rete, e adesso stai colmando il tuo cuore con pensieri di vendetta, in modo che tutto il tuo essere non è altro che un’orribile maledizione contro di noi e per conseguenza anche contro Dio!

4. Dimmi: – che razza di essere sei tu? La tua impotenza di fronte a noi ti è stata già dimostrata! Noi ti facemmo vedere la Forza invincibile di Dio in noi; tu ti stai rendendo conto che, in questa tua attuale forma, non potrai mai fare nulla contro di noi, in eterno, e tuttavia ti opponi con la massima ostinazione allo Spirito dell’eterno Amore di Dio in noi!

5. Dimmi! Dimmi: – che specie di essere sei tu? Guarda là quelle ragazze che tu avevi posto sulla prima e sulla seconda scala del tuo palazzo affinché ci impedissero di salire da te! Vedi, esse erano morte, perché la nostra forza di volontà che proviene da Dio le aveva spinte tutte assieme fuori verso e dentro queste pozzanghere dove esse perirono miserevolmente, e ora esse vivono tutte di nuovo!

6. E le tue donne tu poi le vedesti con i tuoi propri occhi, bruciare e ridursi in cenere, e poi le vedesti subito risorgere dalle ceneri con i loro corpi trasfigurati.

7. Tutto ciò non ti offre forse, e in misura più che sufficiente, la massima prova della nostra missione divina?

8. Dicci! Dicci ora che cosa vuoi e cosa puoi ottenere con la tua ostinazione contro di noi, e poi coi tuoi pensieri di vendetta!

9. O miserabile e impotente verme nella polvere della massima nullità! Tu vuoi erigerti contro Dio, mentre già noi, se lo volessimo, potremmo disperderti col più lieve alito della nostra bocca!

10. O mostro dell’inferno! Tu vuoi combattere contro Dio, quando la tua vita dipende ad ogni istante, unicamente dalla Sua grande Misericordia?

11. Come vuoi attaccare Dio, Lui, che nel momento stesso del tuo attacco, ti può dissolvere e condannare nell’inferno del Suo eterno fuoco dell’ira?

12. Prova a combattere con noi, o miserabile verme del fango e della più puzzolente polvere, e ben presto ti accorgerai che cosa potrai ottenere contro di noi!

13. Ardi nel più terribile e micidiale fuoco della rabbiosa vendetta contro di me, o miserabile ano del diavolo, e distruggimi, raffreddando la tua grande sete di vendetta, se ti va e se ci riesci, e persuaditi di più ancora della tua assoluta impotenza e cecità!

14. Tu vedi quanto assolutamente inesistente sia il tuo potere contro il solo alito della mia bocca. Dicci dunque: – perché vuoi opporci la più dura ostinazione, invece di offrire la pattuita ubbidienza, tramite la quale soltanto tu potresti giungere di nuovo alla Grazia di Dio e potresti diventare per noi un fratello certo pentito, ma per il resto quanto mai caro?

15. Parla! Parla! Io te lo impongo nel Nome di Colui che nella Sua immensa Misericordia ci ha inviati dalle sacre alture giù a te, in questa tua pianura del fango gravata dalla maledizione, allo scopo di guadagnarti a Lui!»

16. E Lamec, insuperbendosi enormemente, alla fine rispose: «Quello che tu hai detto, io non lo comprendo e neanche voglio comprenderlo, perché in questa maniera non ci si esprime con un re che ha parlato con Dio come te ed ha ottenuto pure da Lui la parola secondo la quale su colui che levasse una volta la sua mano contro Lamec, ci si dovrebbe vendicare di lui settantasette volte!

17. Io non mi vendicherò su di te, né meno ancora su Dio, perché conosco fin troppo bene la mia impotenza!

18. Tu però ti sei già levato contro di me, il re Lamec; e così vedi dunque tu come te la caverai col tuo Dio!

19. L’Ordine e la Sapienza di Dio arrivano più lontano dei tuoi occhi; ma se io sono quello che sono, e faccio come faccio non certo fuori da Dio, bensì, come te, in Dio, perché allora fai di me un mostro che non ha avuto mai il suo uguale?

20. Se io sono un re della pianura e tu sei stato inviato a me, allora parla con il re come spetta di dovere all’inviato, ma non come tu volessi giudicarmi!

21. Il mio potere tu puoi bensì spezzarlo, però la mia volontà non la potrai mai spezzare in eterno! Comprendi questo, tu superbo e potente scellerato contro di me, che sono il re di questo infelice paese della maledizione!»

 

[indice]

Cap. 181

Discussione fra Chisehel e il presuntuoso Lamec

L’ultimatum di Lamec ai tre messaggeri e la meritata punizione con l’immobilità

27 ottobre 1842

1. E Chisehel, a questo discorso regale di Lamec, replicò dicendo: «Ascolta, Lamec, tu hai ragione se quale re richiedi tale cosa da me e da tutti noi; soltanto, dimmi cosa dobbiamo richiedere allora noi da te, quali veri ambasciatori dell’altissimo e santissimo Dio, dato che noi ti abbiamo dimostrato a sufficienza, con parole e con fatti, che siamo effettivamente quello che diciamo di essere!

2. Come si può conciliare, con la nostra missione divina, il primo saluto che, da parte tua che sei il re, hai rivolto a noi con l’espressione: “bestie della montagna”? E come si può conciliare il primo sbarramento delle scale dinanzi a noi, come pure e soprattutto ogni atteggiamento da parte tua verso di noi, dopo che avevi riconosciuto da tempo come stessero le cose a nostro riguardo? Ecco, dacci un chiarimento regale riguardo a ciò!

3. Se sei in grado di giustificare questo, allora io sono pronto a ritirare ciascuna mia parola e a risarcirti con estrema abbondanza di ogni oltraggio arrecatoti; di questo puoi esserne pienamente certo!

4. Ma guai a te se non ti è possibile farlo! Poiché tu ti sei richiamato a Dio, ripeto: a Dio, che tu hai maledetto con la parola e con l’azione, e ti sei posto come il più grande sacrilego nell’Ordine della Sua eterna ed intangibile Santità, per poter condannare, sotto una qualche apparente ragione suggerita dal tuo maligno cuore, noi, che siamo nell’Ordine della Sua Santità!

5. Perciò pondera molto bene questa tua giustificazione, altrimenti, come già detto, guai a te!

6. Io ti dico che per questo, il primo colpo della verga divina scenderà su di te! Dunque, parla! Amen!»

7. E Lamec si avvicinò del tutto bruscamente al viso di Chisehel e cominciò a indirizzare a lui le seguenti parole, dicendo cioè: «Ritieni forse che Lamec si piegherà dinanzi alle tue minacce di guai? Oh, mai!

8. Perciò il re Lamec non darà affatto nessuna giustificazione per le sue parole, perché Lamec non teme nessuna morte, e per conseguenza anche nessun Dio, e men che meno poi teme te, anche se tu fossi armato di potenza mille volte maggiore di quanto tu non lo sia comunque quale inviato di Jehova!

9. Se vuoi battermi con verghe infuocate, fallo pure fino alla morte! Tu puoi togliermi la vita, ma togliermi il mio sentimento e la mia volontà, questo non lo potrai fare finché io sono vivo; questo te lo giuro sul mio onore reale!

10. Vuoi tormentarmi con le più grandi sofferenze nel tempo o in eterno? Ebbene, con ciò non farai che dare alimento al mio furore, ma non lo placherai mai, e la mia volontà rimarrà qual è ora, ferma ed inflessibile anche sotto il peso di mondi interi, e sarà bene che tu ti convinca che la Volontà di un Dio si lascia piegare, ma la volontà di Lamec no!

11. Attraversami il corpo con dei serpenti roventi e gettami nel metallo incandescente, ed io non potrò che maledire tanto più, te e il tuo Dio! Ma se tu vuoi piegarmi, allora annientami, perché quando non sarò più, allora anche l’inflessibilità del mio volere avrà certo fine!

12. Per concludere, però, devo osservare ancora che pure a Lamec stanno a disposizione delle altre forze che egli finora non ha ritenuto il caso di impiegare come avete fatto voi con le vostre; ma se gli pestate troppo i piedi, allora egli è ben propenso a fornirvi una prova di che cosa egli ha inteso per la sua divinità!

13. Io perciò vi consiglio di abbandonare questa mia città reale entro il tempo massimo di tre giorni, altrimenti potrebbe andarvi molto male!

14. Tu hai certo già pronunciato contro la mia persona un “guai a te!”, ed io, quale re, questo non l’ho ancora assolutamente fatto nei vostri confronti, dato che io in primo luogo pensai: “Voi non siete iniziati alle mie leggi, e di conseguenza non meritate ancora nessun’altra punizione se non quella dell’intimidazione!”, e in secondo luogo, però, pensai anche: “Si tratta infine, come me e come il mio popolo, sempre di figli di Adamo che, ancora rozzi e non civilizzati, si trovano per la prima volta in questa mia città; perciò voglio risparmiarli per quanto mi sarà possibile!”

15. Ma dato che ora vedo che voi insistete ostinatamente nel voler fare di me, il re, uno schiavo del vostro capriccio, allora adesso pronuncio anch’io un forte “guai a voi” se, come detto, non sgombrate per sempre da questa mia città reale entro tre giorni!

16. E dunque: andatevene via da qui, perché da questo momento in poi, Lamec non vi farà nessuna domanda e non vi darà più nessuna risposta, e nel caso di vostra disobbedienza, allora egli saprà trovare i giusti mezzi per punire rigorosissimamente degli scellerati come voi.

17. Comprendete bene quello che vi ho detto e allontanatevi!»

18. E allora Chisehel esclamò: «Sta bene, sia fatto come hai detto tu! Ascoltate, voi donne e voi ragazze, e anche voi servitori armati e tutto il popolo! Abbandonate con noi questo luogo; vi resti soltanto Lamec e vi assaggi per tre giorni il cibo della verga divina!

19. Trascorso questo tempo, forse accadrà che per lui saremo più benvenuti di oggi! Così avvenga!»

20. E tutti abbandonarono subito quel posto [delle pozzanghere] e fecero lietamente ritorno alla città con i tre; soltanto Lamec rimase, dolorosissimamente esiliato, senza potersi muovere da quel posto, e i tre messaggeri fecero divieto assoluto ad ogni uomo, in tutta la città, di avvicinarsi a quel luogo per il tempo stabilito di tre giorni.

 

[indice]

Cap. 182

I tre messaggeri visitano gli altri quattro malati

 Chisehel viene istruito dallo spirito di Abele sull’importanza della pazienza

La guarigione dei quattro malati

28 ottobre 1842

1. Durante i tre giorni, però, i tre visitarono gli altri quattro fratelli che giacevano ancora ammalati in un alloggio, dato che lo spirito di Abele li aveva un po’ castigati per essersi lasciati incantare dalle cameriere di Lamec.

2. I tre sapevano certamente che Io avrei fatto infliggere una lieve punizione ai quattro, ma per mezzo di chi, questo essi non lo sapevano ancora.

3. E dato che Chisehel, in una simile questione, si era subito rivolto a Me, allora Io gli aprii immediatamente la vista interiore, ed egli scorse subito lo spirito di Abele, gli si inchinò dinanzi e gli chiese: «Fratello dai Cieli, per quanto tempo devi tenere i quattro poveri fratelli ancora in questo modo?»

4. E Abele rispose a Chisehel: «Finché lo spettacolo della carne non sarà svanito dai loro cuori!

5. Osserva un po’ qui, ecco, i loro cuori sono aperti! Vedi come le camere [dei cuori], che dovrebbero essere consacrate unicamente e soltanto all’amore per Dio, sono ancora occupate da una quantità di opulente e nude prostitute, e come lo spirito dei fratelli si nutre e si delizia alla loro vista, frugando attentamente nelle loro carni!

6. Vedi, tutto questo deve uscire da loro; e finché ciò non avvenga, la mia verga non avrà riposo!

7. Perciò tu puoi certo ammonirli in tutta serietà e puoi mostrare qual è il loro stato attuale, ma riguardo al mio nome tu devi tacere!»

8. E allora Chisehel chiese allo spirito di Abele: «Ascolta, diletto fratello dai Cieli! Quali sono le speranze riguardo a Lamec? Io credo infatti che egli non si convertirà mai dal fondamento; ma se egli dovesse convertirsi, allora questa non sarebbe piuttosto una conversione apparente, dunque solo in minima parte la giusta e del tutto completa conversione, interiormente vera?

9. Abele rispose a Chisehel: «Caro fratello! Non ti preoccupare dell’esito della cosa, bensì opera con la massima pazienza secondo la Volontà di Dio che ti è estremamente ben nota, in questo modo alla fine si volgerà tutto verso la giusta meta, e questa anche verrà infallibilmente raggiunta!

10. Ma quello che ti occorre innanzitutto è la pazienza; se di questa ne hai nella giusta misura, allora ti sarà facile fare ogni cosa e attendere!

11. Vedi dunque di non badare a come Lamec si volta e si gira, bensì fa sempre scrupolosamente attenzione all’impulso della Volontà divina che è in te, ed agisci, come hai fatto finora, secondo severità; così tu procederai comunque per la via più diritta e quindi anche del tutto più breve e più conforme al giusto amore!

12. Se l’ostinato Lamec si converta oggi o domani, oppure solo in uno o più anni, questo ti sia indifferente, poiché simili cose il Signore se le tiene sempre e soltanto per Sé; infatti le Sue vie sono imperscrutabili e le Sue deliberazioni sono impenetrabili!

13. Noi però facciamo tutto giustamente quando adempiamo unicamente alla Sua Volontà e amiamo Lui, l’amorosissimo e santissimo Padre sopra ogni cosa!

14. Perciò non avere nessuna preoccupazione riguardo l’esito finale della tua missione presso Lamec; fa la Volontà di Dio, e tutto il resto rimettilo invece nelle mani onnipotenti di Colui che per questo tuo incarico ti dà sempre a conoscere la Sua santissima Volontà, ed allora tutto giungerà alla sua giusta fine!

15. Guarda me! Ritieni forse che io mi preoccupi per quando questi tuoi fratelli guariranno? Oh, niente affatto, poiché il mio amore per loro è certamente troppo convinto del fatto che il sommo Padre, santo ed infinitamente sapiente, non ha scelto un rimedio inefficace!

16. Il mio compito è perciò quello di portare con tutta fedeltà questo rimedio e di somministrarlo poi con la massima esattezza al bisognoso; tutto il resto è rimesso nelle mani del Padre!

17. La pazienza è quindi la cosa più importante per noi: chi ce l’ha nel proprio cuore, costui vedrà il coronamento del suo lavoro, mentre l’impaziente non di rado distrugge in un solo istante più di quanto egli sia riuscito a edificare in dieci anni!

18. Quando una madre vede che i suoi figli hanno il desiderio di una o l’altra cosa utile, nobile e bella, ma è tuttavia di cuore impaziente e irascibile perché i figli non possono comprendere subito per quale motivo essi hanno una gioia e un nobile desiderio nel cuore, allora dimmi: – che cosa ne sarà nel tempo della formazione interiore dei figli? Che ne sarà del loro spirito?

19. Ebbene, i figli diventeranno di cuore irascibile e segretamente cominceranno a disprezzare la loro madre impaziente e la considereranno sempre come una pietra di scandalo che, quando si presenterà l’occasione, nel loro cuore cercheranno di evitare!

20. Vedi, così come per una madre è del tutto necessaria la pazienza per la formazione del cuore dei suoi figli, senza la quale lei non farà che allevare schiavi e servi al posto di uomini nobili e colmi d’amore, allora quanta più santa Pazienza deve essere propria al Padre se noi, quali guide nominate da Lui di coloro che ci sono stati affidati, non vogliamo sbarrare la via, bensì vogliamo guidarli alla vivente meta eterna!

21. Perciò, mio caro fratello, abbi anche tu ogni pazienza possibile in questo tuo importante incarico, e non somigliare ad una madre stolta la quale preferisce vedere i suoi figli spaccare le pietre anziché occuparsi di ciò che potrebbe essere adatto ai loro cuori, così il coronamento del tuo lavoro non potrà mancare!

22. E ora abbi la benedizione del mio cuore nel Nome del nostro Padre santo! Amen!»

23. A questo punto Abele diventò nuovamente invisibile a Chisehel, e costui scolpì profondamente nel suo cuore queste parole e le comunicò pure agli altri fratelli, senza però rivelare da che parte gli fossero venute.

24. E tutti ne furono quanto mai lieti e Mi resero onore dal profondo del loro cuore, e ben presto anche i quattro avvertirono un miglioramento, perché quando essi ebbero appreso queste parole e altre cose dalla bocca di Chisehel, allora purificarono in breve i loro cuori dalla carne e di conseguenza guarirono nella Mia grazia e misericordia, poi si alzarono e assieme agli altri abbandonarono quel cattivo alloggio.

 

[indice]

Cap. 183

Sulla potenza della cordiale intercessione

Il buon effetto dell’involontario digiuno di Lamec

Il rimorso di Lamec e la misericordia del Signore

31 ottobre 1842

1. Quando giunse il terzo giorno prestabilito, Chisehel chiamò a sé le ragazze e le donne che già conosciamo, e disse loro: «Ascoltate, voi ragazze e donne che siete risorte da poco! Il terzo giorno prestabilito è ormai giunto; perciò noi ce ne andremo al luogo dove si trova Lamec!

2. Ma per questo motivo andate ora al suo castello e dite questa cosa a tutti i suoi servitori, e dite loro anche di prendere con sé delle pale e dei picconi al posto delle armi; voi però indossate le vostre vesti da festa, e ciascuna di voi prenda con sé delle provviste, tante quante ne può portare con facilità! Andate dunque, ed eseguite esattamente questo incarico che vi ho dato!»

3. E le donne se ne andarono giubilanti a compiere l’incarico, lodando e glorificando Dio, e Lo pregarono anche che Egli volesse mostrare grazia all’ostinato Lamec e piegasse il suo cuore al Suo santo volere.

4. Dopo circa un’ora, velocemente trascorsa, tutte le ragazze e le donne furono di ritorno e annunciarono ai sette che tutto si trovava nell’ordine da loro desiderato.

5. E Chisehel allora disse: «Sì, così va bene, o ragazze e donne! Se voi sapeste quale gioia ci avete procurato quando avete pregato Dio in favore del misero Lamec, in verità l’ardore di gioia dei nostri cuori vi afferrerebbe e per la seconda volta vi dissolverebbe e ciò in modo più grave e ancora più forte del fuoco di tutta la legna della Terra!

6. Vada perciò al nostro santo Padre nel Cielo anche tutto il nostro amore, onore e adorazione! Restate in questa preghiera, e noi già oggi vedremo compiersi dei prodigi nei riguardi di Lamec! Ora però lasciateci andare fuori da lui! Amen!»

7. E subito si alzarono dal loro libero alloggio, che consisteva di un albero di fichi molto grande ed ombroso, e si avviarono verso le pozzanghere dove Lamec, per la fame e la sete, si curvava e si contorceva come un verme.

8. E quando tutti, nell’ordine come erano disposti, comprese le ragazze, le donne e i servitori, furono arrivati vicino a Lamec, costui alzò immediatamente le sue mani e con voce tremante disse a Chisehel:

9. «Potente inviato di Colui il cui Nome la mia bocca non sarà mai più degna di pronunciare in eterno! Non temere più la mia volontà, perché questa tu l’hai già spezzata in eterno. Porgimi però qualcosa per il mio rinvigorimento, poiché vedi, la fame e la sete mi tormentano enormemente!»

10. E allora Chisehel disse alle ragazze e alle donne: «Portate qui cibo e bevande, e datene a Lamec, quanto egli ne desidera!»

11. E le donne fecero questo; ma Lamec si batté il petto e disse:

12. «O Misericordia divina! È dunque Lamec, il gran peccatore, proprio ancora degno di ricevere cibo e bevande dalle mani di coloro che Tu hai salvato e purificato?»

13. E Chisehel disse: «Sì, fratello Lamec, poiché la bontà del Padre è immensa e giunge più lontano di tutti i Cieli; quindi mangia e bevi secondo il tuo bisogno!»

14. A questo punto Lamec si mise a piangere – perché egli abbracciava con lo sguardo la grande quantità delle sue atrocità – e poi disse: «O voi, potenti ambasciatori dell’eterna Misericordia! A me non potrà mai più essere perdonato, perché troppo orrendamente grande è la quantità delle mie atrocità!

15. Io vedo ora nel mio cuore, ed esso è colmo soltanto di serpenti e di tutte le specie di gentaglia velenosissima, e intorno a me si trovano innumerevoli schiere che si torcono le mani per la disperazione, mi maledicono e, con la bocca sanguinante, urlano a Dio vendetta eterna contro di me!

16. Sì, enormi sono la mia fame e la mia sete, però io ora non posso più toccare niente, perché questa scena mi rende troppo orribile dinanzi a voi e ancora infinitamente di più dinanzi a Colui del Quale voi siete i potenti messaggeri!

17. Lasciatemi dunque morire di fame, dato che io ne ho fatti morire tanti proprio dalla fame!

18. Lasciatemi morire di fame, lasciatemi consumare dalla sete, e lasciatemi disperare dal dolore, perché io non ho certo meritato di meglio!

19. Io ho bestemmiato Dio e voi, ed ho tramato contro la vostra vita con l’intento, se mi fosse stato possibile, di annientarvi!

20. Oh, lasciatemi dunque morire disperato in questo mio infinito dolore del rimorso, perché io non merito certo di meglio!»

21. E dopo una breve pausa, egli gridò forte alle invisibili schiere: «O voi, infelici per causa mia! Invocate, invocate potentemente la vendetta per me dall’eterno Giudice, invocate finché questa verrà; invocate per me la più spaventosa, la più terribile vendetta!

22. Poiché nessuna vendetta sarà troppo grande per me! Io sono certamente degno della massima, sì della più infinitamente massima vendetta!»

23. A questo punto si accasciò a terra e pianse intensamente. Anche tutti i presenti erano commossi dinanzi al grande pentimento di Lamec, e piansero con lui.

24. Chisehel però si avvicinò a Lamec, lo toccò e gli disse: «Fratello Lamec, ora alzati e guarda qui in mezzo a noi, affinché tu veda chiaramente come l’eterno Amore di Dio si vendica di quei peccatori che nel loro cuore hanno riconosciuto la grandezza della loro colpa dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini con tanto pentimento come hai fatto tu e che con ciò si sono umiliati al di sotto di tutte le creature!»

25. E Lamec, ancora in lacrime, si alzò subito tremante da terra e, come tutti gli altri, scorse una nuvola luminosa in mezzo ai sette messaggeri.

26. A quella vista rimase pressoché irrigidito, e solo dopo un breve momento si raccolse e domandò a Chisehel che lo guardava con espressione di grande amore fraterno: «O potente messaggero dell’Altissimo! Che cos’è questo? Che cosa accadrà?»

27. E fuori dalla nuvola luminosa una ‘voce’ parlò: «Lamec, per lungo tempo tu hai calpestato con i piedi il Mio Ordine; ma dato che nel tuo pentimento ti sei umiliato dinanzi a Me e dinanzi ai tuoi fratelli, allora Io ho tolto via da te tutti i tuoi misfatti e ti ho perdonato tutta la tua colpa!

28. Dunque, adesso alzati completamente, e con il tuo amore per Me e per i tuoi fratelli risarcisci il male da te commesso nella tua apostasia!

29. Ma adesso mangia e bevi, poiché Io, il tuo Dio, Creatore e Signore, ho benedetto questo cibo e questa bevanda per te!

30. I Miei messaggeri ti annunceranno tutto, e cioè come e cosa tu dovrai fare in futuro!

31. Io, che ti dico queste cose, sono Colui che parlò con te dopo che uccidesti i tuoi fratelli!»

32. A questo punto la nuvola svanì, e Lamec si trovò slegato dai suoi lacci.

33. Ma sentendosi liberi i piedi, si avvicinò immediatamente a Chisehel e gli disse: «Potente messaggero di Dio che con tanta dolcezza ha ora parlato fuori dalla nuvola e mi ha condonato la mia grande colpa, perdonami anche tu la mia colpa verso di te e verso i tuoi fratelli, ed accogli l’assicurazione che d’ora innanzi io non voglio più essere re, bensì soltanto il minimo servitore; sii invece tu re nel Nome del Santissimo!»

34. E Chisehel gli replicò: «Fratello Lamec, vedi, tu sei debole! Rafforzati adesso con cibo e bevande; soltanto dopo discuteremo del resto e faremo come richiede la Volontà divina!»

35. E allora Lamec prese subito cibo e bevande per rafforzarsi.

 

[indice]

Cap. 184

Il ringraziamento fatto con la bocca, e quello fatto col cuore

 Il desiderio del convertito Lamec di purificare la tavola di pietra profanata con inciso il Nome di Dio

2 novembre 1842

1. Quando Lamec si fu completamente saziato, si alzò e disse a Chisehel: «Potente messaggero del grande e onnipotente Dio! Vedi, io mi sono saziato del cibo benedetto; tutto il mio essere è ora agitato da una grande gratitudine per Colui che mi ha benedetto la vivanda e che mi ha condonato la mia colpa infinitamente grande verso di Lui e verso di voi, e verso tutto il popolo e l’intera Terra.

2. Io però non ho parole con le quali poter esprimere questo ringraziamento, per me così grande, ma certamente quanto mai nullo in confronto a Dio e alla Sua Misericordia!

3. Perciò insegnami tu delle parole degne, con le quali io possa esprimere ciò che ora sento in me e che certamente sentirò in avvenire sempre con maggiore potenza!

4. O caro amico dell’Altissimo, guarda a me nel fango dei miei misfatti, ed esaudisci questo mio desiderio!»

5. E allora Chisehel rispose a Lamec: «O fratello Lamec, tu ti affanni per un qualcosa che al cospetto di Dio non ha che un minimissimo valore! Credimi: il Signore, il Padre santo ed amorosissimo, non guarda alle parole, bensì solo e unicamente al cuore!

6. Il sentimento di gratitudine che percepisci in te come una fiamma grande che sembra voglia consumare il cuore, ascolta, questo è il ringraziamento più gradito al Padre. Rimani sempre in eterno in questo sentimento, e allora Egli certamente accoglierà continuamante con compiacimento il tuo sacrificio di grazie, sia ora che in eterno!

7. Vedi, quando un uomo ottiene una grande grazia dal Padre, allora egli, come un gran debitore, ringrazia subito nel suo cuore mediante il fuoco d’amore che nel suo cuore si sta facendo sempre più ardente, e in questa purissima gratitudine pienamente vera egli rimane finché non gli abbia dato sfogo per mezzo della bocca, il cui sfogo però non è in sé e di per sé sicuramente nient’altro che un’apparente soddisfazione per il beneficio ricevuto.

8. Dopo un tale sfogo di gratitudine apparentemente doverosissimo, l’interessato si sente molto più alleggerito e tranquillizzato nel cuore, ma qui si può domandare: “Il cuore, dopo un simile sfogo, non risulta privo del fuoco dell’amore, più freddo e di conseguenza anche per il futuro meno grato per quella grazia ricevuta, per la quale egli, mediante le parole della bocca, si è, per così dire, liberato della gratitudine che dovrebbe invece permanere?”

9. Oh, sicuramente, caro nuovo fratello Lamec! Vedi, io e tu pure abbiamo generato figli, e di conseguenza siamo diventati loro padri, come essi sono diventati i nostri figli!

10. Io però con i miei figli ho sempre fatto l’esperienza che proprio quelli che mi hanno ringraziato con la bocca quasi per ogni mia parola, ebbene proprio questi sono rimasti i meno grati nel cuore. Invece quei figli che sono rimasti muti quasi ad ogni dono fatto loro, ebbene, questi erano così disposti, che sarebbero sempre stati pronti a gettarsi nel fuoco per me se lo avessi chiesto loro!

11. Io di certo non sentivo mai, oppure solo molto di rado, delle parole di ringraziamento dalla loro bocca, ma in compenso tanto più spesso vedevo lacrime di ringraziamento, di gioia e di lode nei loro occhi, e ti dico davvero, fratello Lamec, che una tale silenziosa lacrima nell’occhio di uno dei miei figli era per me più di tutte le più meravigliose parole di un altro mio loquace figlio; sì, per me una tale lacrima vale di più del mondo intero!

12. Infatti, il figlio loquace si è liberato dal suo ringraziamento verso di me; l’altro invece, ringraziando in silenzio, ha conservato il ringraziamento eterno nel cuore!

13. Così anche presso Dio, il Quale guarda solo ed unicamente al cuore, il ringraziamento permanente del cuore vale certo infinitamente di più di quello espresso e quindi passeggero, del quale il cuore, incalzato dal ringraziamento, si è liberato mediante le parole.

14. Perciò anche tu ringrazia sempre il Signore così come ora, allora il tuo ringraziamento verso Dio sarà giusto, ed Egli si compiacerà continuamente del tuo cuore, colmo sempre di gratitudine in maniera sempre ugualmente potente!

15. Quindi osserva sempre questa cosa in te a tua grande consolazione, così tu sarai anche sempre accetto al Padre santo, e per un tale ringraziamento Egli ti concederà prima mille grazie che non per un ringraziamento della bocca!

16. Ma dato che ora tu sai questo e ti sei del tutto rivolto al Signore, allora tu puoi anche stabilire cosa deve accadere qui ora, poiché vedi, noi adesso siamo qui per esserti d’aiuto con tutte le nostre forze in ogni cosa buona! E allora facci dunque conoscere uno dei tuoi desideri! Amen!»

17. E Lamec fece un balzo di gioia e disse con grandissima emozione a Chisehel: «O amici di Dio, del Creatore onnipotente del Cielo e della Terra! O tu, sacro fratello dalle alture, che sono come una permanente dimora dell’Onnipotente. In primo luogo accetta queste mie lacrime come un segno del mio ringraziamento più interiore ed eternamente permanente per l’insegnamento eccellente e sapientissimo che tu ora hai dato a me, perché esso non solo è vero in ciascuna sua sillaba, ma esso è un insegnamento santo! Sì, vi è soltanto un ringraziamento e soltanto una lode nella pienezza della verità, e questi sono eterni! E a questi io d’ora innanzi voglio attenermi in eterno!

18. Per quanto però riguarda i miei desideri, io ne ho solo uno; sì, solo una cosa mi opprime ancora, e questa è la tavola di pietra che è stata profanata da me in maniera così orrenda! Lasciate che con le mie proprie mani la riporti alla luce del giorno e che la purifichi, e poi che io la onori in modo estremamente elevato, anche se io non sono ancora assolutamente degno di compiere un tale atto!»

19. E allora Chisehel disse a Lamec: «Guarda, a questo scopo ci sono già qui i tuoi servitori muniti degli strumenti necessari a scavare!

20. È sufficiente che questa cosa tu l’abbia fatta in maniera vivente nel tuo cuore; tutto il resto verrà fatto da costoro, e perciò lascia che noi procediamo adesso a questa importante opera! Amen!»

 

[indice]

Cap. 185

Lamec riconosce e glorifica il paterno Amore e la Bontà di Dio

Il pentimento e l’amore del convertito Lamec trasformano in oro puro l’immondizia del peccato

3 novembre 1842

1. Quando Lamec udì queste parole da Chisehel, si prostrò sulle sue ginocchia e, alzate in alto le mani, esclamò: «O Dio, o Dio, quanto deve essere grande il Tuo Amore, visto che Tu puoi essere così tanto indulgente e misericordioso verso un peccatore!

2. Questa azione imminente che ora in tutto il mio essere mi sento completamente indegno di compiere con le mie proprie mani, Tu mi hai esonerato dal farla ed hai comandato ad altre mani che la compiano al posto mio, e con ciò hai colmato di dignità me, indegnissimo!

3. O Dio! O Dio, come devi essere buono Tu, che guardi al più infame peccatore, nella massima bassezza possibile delle sue atrocità, come se dinanzi a Te egli non avesse quasi mai peccato!

4. O voi, felicissimi amici di tutto il mio essere e del mio popolo veramente misero – la cui miseria purtroppo solo adesso comincia a diventarmi evidente in tutta la sua profonda radice, miseria della quale soltanto io sono la causa. – Quale sentimento deve ardere nei vostri cuori al pensiero e alla visione – di certo estremamente chiara in voi, che Dio, l’onnipotente Dio, il supremo Amore, è vostro Padre!

5. O voi, grandi e potenti figli del Dio onnipotente. Ditemelo, se vi è possibile! Ditemi che cosa provate voi, in quel momento oppure sempre, quando il vostro cuore vi dice: “Dio è mio Padre!”

6. Oh, quale infinito abisso c’è tra me e voi! Voi, nati dalla Luce eterna di Dio e animati per l’eternità attraverso il Suo infinito Amore paterno. Io, un figlio della razza infame del fango della Terra, un figlio del Serpente come lo era il padre Caino!

7. O amici, solo adesso scorgo completamente il perché i serpenti stanno così volentieri al Sole! La calda luce del Sole sicuramente fa loro così bene, come adesso fa bene a me trovarmi dinanzi a voi figli della luce eterna in Dio, il vostro santissimo Padre!

8. Sì, sì, anche i figli della Terra si deliziano ai bei raggi del Sole; così anche il grande peccatore Lamec si delizia ora alla vostra luce eterna e santa che qui irradia intorno a voi in modo vivente (provenendo) dal Cuore di Colui il cui Nome santo, santo, santo, – è stato profanato qui da me, nella maniera più infame, proprio qui dove io ora sto genuflesso e piangente!

9. O voi figli dell’eterno Dio, qui, qui dove io sto genuflesso, qui io ho coronato tutte le mie atrocità con quella suprema. Qui è stato sepolto da me il Nome santissimo inciso sulla tavola di pietra!»

10. A questo punto Lamec cominciò a piangere intensamente, ma Chisehel gli si avvicinò subito, lo afferrò sotto le braccia, lo sollevò e poi gli disse: «Fratello diletto, fratello Lamec! Vedi, io e tutti noi ora ti chiamiamo fratello; come puoi tu parlare ora di un grande abisso fra noi e te?

11. Dimmi, diletto fratello Lamec: – tu senti un grande e prepotente amore per Dio nel tuo cuore?»

12. E Lamec rispose tutto commosso: «O amico dalla luminosa altura! Se il mio cuore e il mio intero essere non fossero così compenetrati da tale amore, del quale il mio cuore è certamente indegno al massimo grado, come mi sarebbe possibile presagire ciò che voi, quali veri figli, dovete provare al pensiero che Dio è il vostro Padre?»

13. E Chisehel, raggiante di gioia, prese Lamec per mano e disse ad alta voce: «O fratello, siano rese in eterno al nostro santo Padre ogni grazia, ogni lode, ogni onore, tutto il mio amore e ogni gloria, poiché Egli mi ha concesso questa grande fortuna di ritrovare un caro fratello che era perduto!

14. Fratello Lamec, gioisci altamente con me, poiché, credimi, noi ora siamo figli dell’uno e dello stesso Padre nel Cielo, e fra noi e te non c’è più ora un tale abisso, come ritenevi prima, bensì, come ti ho detto, noi siamo figli dell’uno e dello stesso Padre!

15. Infatti, se non fosse così, allora noi non saremmo venuti da te, e Dio non avrebbe mai parlato con te!

16. Ma dato che noi siamo venuti qui per salvare te e tutto il tuo popolo dalla rovina, allora è di certo evidente che tu, come il tuo popolo, siete nostri fratelli dall’eternità e da tutti i tempi.

17. E di ciò rallegrati, poiché tu eri perduto e ora sei stato ritrovato!

18. Ed è sempre stata una gioia ancora più grande, quella di ritrovare ciò che si era perduto che non quella per ciò che si è sempre posseduto.

19. Perciò noi ora ci rallegriamo per te cento volte di più che non per tutti gli altri sull’altura che hanno sempre camminato dinanzi ai nostri occhi!

20. Tu però hai già dissotterrato la tavola e l’hai purificata con le lacrime del tuo amore e del tuo pentimento, ed hai con ciò convertito in oro puro e pietre preziose di grandissimo valore l’immondizia entro la quale seppellisti la tavola!

21. Qunque, fa’ scavare in questo posto dai tuoi operai, e ti convincerai in che cosa il tuo cuore, innamorato e pentito, ha trasformato l’immondizia!»

22. Allora Lamec disse ai servitori: «Dato che tale è la Volontà santissima del grande Dio, allora venite qui e scavate in questo posto!”. E immediatamente i servitori avanzarono e cominciarono a scavare nel terreno.

23. Ma quale non fu lo stupore di tutti i presenti, compreso Lamec, quando, dopo aver operato lo scavo, si trovarono di fronte a oro e pietre preziose di valore inestimabile!

24. E quando, solo dopo uno scavo di un’ora, arrivarono alla tavola cercata e la trovarono come fatta di luminosissimo carbonchio[22] con i segni splendenti [del Nome] di Jehova, allora tutti si gettarono subito a terra e pregarono il santissimo Nome.

25. E Lamec, battendosi il petto, gridò: «O Dio! Mostra grazia e misericordia verso di me!»

 

[indice]

Cap. 186

Chisehel ordina la costruzione di un tempio per la custodia della preziosa tavola sacra

Indicazioni per la costruzione del tempio

7 novembre 1842

1. E quando la tavola fu dissepolta e tutti i presenti ebbero tributato la più profonda venerazione e glorificazione al santissimo Nome che vi appariva disegnato, allora Chisehel la prese nelle sue mani, se la premette sul petto e disse poi come parlando alla tavola stessa:

2. «O Nome, tu, santo Nome, tu, prima Parola dalla bocca di Dio, la quale, all’infuori di Dio, era esistente prima ancora che esistesse un essere pensante e conscio di se stesso, sì, tu, Parola eternissima, Causa prima di tutti gli esseri e di tutte le cose che colmano l’intera infinità, com’è dolce e soave il tuo irraggiare verso di me!

3. I tratti del Tuo disegno sono certamente semplici, però essi non hanno né principio, né fine.

4. Sì, così è anche giusto il disegno, poiché anche Dio non ha né principio, né fine.

5. Egli è, e in eterno sarà, un Dio infinito; perciò questo disegno è per noi anche una giusta immagine del santissimo Nome, e quindi, per riguardo a Colui che esso indica, questo disegno deve essere venerato e glorificato sommamente!»

6. A questo punto Chisehel si girò verso Lamec e gli disse tutto commosso: «Lamec, vedi qui questo santo gioiello, d’ora innanzi per te la cosa più importante dovrebbe essere il considerare questo come una bandiera santissima del tuo cuore, del tuo paese e di tutto il tuo popolo!

7. Su questo posto tu dovrai edificare una casa che dovrà essere munita di cinque, poi di sette e infine di dieci finestre e di tre portoni di ingresso; uno di essi rivolto alla sera (l’Occidente), uno a mezzogiorno (il Meridione) e uno a mezzanotte (il Settentrione).

8. La parte verso il mattino però dovrà avere, in tre file, i numeri indicati di finestre; di queste dovranno esservi le cinque in cima, le sette nel mezzo e le dieci in basso! La casa avrà una forma del tutto rotonda e dovrà essere alta dodici altezze d’uomo, e il suo diametro dovrà avere la stessa dimensione dell’altezza.

9. Internamente tu ricoprirai le pareti d’oro e di ogni tipo di pietre preziose. Il tetto dovrà essere simile ad una mezza sfera e dovrà essere ricoperto tanto internamente che esternamente di oro levigato; sul tetto però dovranno essere collocate ancora tre sfere l’una sopra l’altra, ugualmente fatte d’oro, della grandezza di tre altezze d’uomo ciascuna.

10. Nel mezzo di questa casa, che non deve essere suddivisa in piani, tu erigerai un altare tutto di rubini e di diamanti, e su questo altare dovrà essere collocata questa tavola in posizione verticale.

11. Quando avrai disposto tutto secondo queste mie prescrizioni, farai pulire per lungo e per largo il terreno intorno a questa casa, e anche nelle vicinanze di questo sacro edificio non dovrà mai più essere costruita nessun’altra casa, perché questa casa dovrà essere tenuta come sacra.

12. Le porte dorate di questa casa dovranno, di Sabato, rimanere aperte tutto il giorno, mentre invece nei giorni lavorativi dovranno essere chiuse.

13. Nessuno (uomo) dovrà entrare in questa casa a capo coperto, e nessuna donna dovrà entrare con il volto scoperto.

14. Chi entrerà in questa casa con cuore puro e renderà onore a Dio, costui riceverà in questa casa un grande rinvigorimento.

15. Ma chi vorrà profanare questa casa purissima, costui troverà, tanto dentro che fuori da questo posto, sempre il suo inevitabile e fulmineo giudizio; perciò questo posto dovrà essere circondato da un muro alto tre altezze d’uomo e vi si potrà accedere attraverso una sola porta di ferro.

16. Le pareti esterne della casa però dovranno essere dipinte, dell’uguale altezza di quattro altezze d’uomo, con colore rosso quella inferiore, con colore verde quella in mezzo e con colore bianco quella superiore.

17. Vedendo questi tre colori, ognuno che si avvicinerà alla casa, dovrà ricordarsi che egli può avvicinarsi a Dio unicamente e anzitutto con l’amore del proprio cuore. E così, quando egli si sarà avvicinato a Dio in questo modo, sorgerà in lui la fiducia e la fedeltà del cuore, ciò che costituisce la ricompensa vivente del puro amore; ma chi viene reso partecipe di questo, costui ha pure parte al terzo colore superiore, che indica la vivacità della fede, che è una luce dello spirito, la quale trae origine dalla fiamma vivente dell’amore per Dio nel cuore!

18. Ora tu, caro fratello Lamec, sai tutto ciò che c’è da fare; solo che, riguardo a tale costruzione, dovrai ancora badare al fatto che nessuno, in nessun modo, deve essere costretto a prendere parte al lavoro, bensì, chi vuole farlo con amore, costui sia anche ammesso a lavorare! Infatti solo chi edifica con amore, troverà la benedizione del proprio lavoro, ma se vi sarà costretto, troverà la morte! Perciò tu devi fare molta attenzione su questo punto!

19. Già oggi è opportuno che vengano inviati dei messaggeri da ogni parte, affinché già domani si possa dare inizio a quest’opera.

20. Durante la notte però tutte queste paludi, pozzanghere e pantani diventeranno completamente del terreno asciutto, perché tale è la Volontà di Dio.

21. E così, caro fratello Lamec, chiamiamo a raccolta i messaggeri e mandiamoli poi da tutte le parti! Amen!»

 

[indice]

Cap. 187

Il buon discorso di Lamec ai suoi servitori disubbidienti per la fame

Il prodigioso pasto benedetto rafforza i servi

7 novembre 1842

1. Quando Lamec ebbe udito questa esposizione da parte di Chisehel, si rallegrò enormemente e lodò e glorificò il Mio Nome, e Mi ringraziò per tale immensa grazia, per la quale egli era stato trovato degno di edificare una simile casa nel Mio Nome.

2. E dopo che dalla più pentitissima pienezza d’amore del suo cuore ebbe compiuto questo atto di devozione a Me, egli si volse subito ai servi e ai servitori di corte e disse loro:

3. «Voi tutti, come me, avete visto qui il grande prodigio e, riguardo alla imminente sacra costruzione, avete udito le parole dalla bocca dei grandi messaggeri dell’onnipotente Dio riguardo a ciò che si dovrà fare subito.

4. Andate dunque in ogni direzione nel nome di questi messaggeri e nel Nome dell’altissimo Dio, e invitate tutti i volontari, per amore di Dio, a dare nobile inizio a quest’opera per domani!

5. Dite però a tutti anche ciò che è avvenuto di Lamec, affinché nessuno debba più temerlo, e con ciò a ciascuno sia sciolta di nuovo la lingua affinché possa parlare secondo il suo sentimento e anche manifestare la propria volontà!

6. Dite inoltre a tutti, che da Lamec, il crudele, dalla iena sotto la maschera umana, è sorto un agnello pentito dal più profondo per ciascuna goccia di sangue e ciascuna lacrima che egli ha causato ai propri sudditi mediante qualsiasi forma di oppressione!

7. Ed annunciate a tutti ad alta voce che Lamec, dato che il grande Dio misericordiosissimo, predicato dal padre Farak, gli ha condonato il suo immenso debito, d’ora innanzi e per tutto il tempo della sua vita si sforzerà con il massimo zelo, e ne farà la sua preoccupazione principale, per risarcire qualsiasi ingiustizia, alla quale sia possibile porre rimedio, che è stata loro inflitta per causa sua, e che in ogni avvenire egli li considererà quali fratelli e sorelle!

8. Perciò più nessuno tema Lamec! E ora che voi sapete tutto, andate ed annunciate non la mia, bensì la Volontà del Dio grande ed onnipotente! Così avvenga!»

9. I servitori però esitarono e si comportavano come se non ritenessero opportuno fare immediatamente quello che Lamec aveva dato loro l’incarico e l’ordine di fare.

10. Ma Lamec, essendosi accorto di ciò, si rattristò, e la sua tristezza diventò ben presto un forte zelo; in questo zelo egli disse ai suoi esitanti servitori:

11. «Ascoltate, voi pigri servitori e domestici della mia corte: finché Lamec vi costringeva con verghe di ferro, allora voi obbedivate al suo minimo cenno.

12. Ma adesso che egli vi prega quale fratello, allora voi non date ascolto alla sua voce!

13. Però, facendo così, voi non disobbedite a me, bensì all’onnipotente Dio; perciò voi dovrete anche stare a guardare come Egli vi considererà per questa vostra disobbedienza!

14. Io non vi ho comandato, ma vi ho solo annunciato la Volontà di Dio. Fate dunque come volete, però guardate che non vi raggiunga il giudizio!»

15. Dopo di che Lamec si rivolse a Chisehel e disse: «O caro inviato del Signore, dì a me, al più misero dei tuoi servitori: – ho forse sbagliato annunciando a questi fratelli la tua volontà proveniente da Dio, affinché essi la adempiano?»

16. E allora Chisehel replicò a Lamec dicendo: «O fratello Lamec, ciascuna tua parola è stata giusta e completa; però i servitori e i domestici sono deboli e affamati nel corpo! Perciò lasciamoli prima mangiare un pasto, e poi essi faranno tutto ciò che è giusto!»

17. E Lamec si inchinò dinanzi a Chisehel e gli chiese nuovamente: «O grande amico, allora consigliami ciò che io devo fare ora, perché qui non c’è niente con cui poter saziare questi affamati!

18. Devo forse mandarli al palazzo affinché possano saziarsi dei frutti migliori delle mie dispense, oppure devo forse far portare qui cibi e bevande mediante le ragazze?

19. O amico, parla, ed io farò di certo tutto come piace a te!»

20. E allora Chisehel disse a Lamec: «Ascolta, fratello, qui non occorre fare né una cosa, né l’altra, poiché vedi, le ragazze e le donne hanno certo ancora molti avanzi nelle loro ceste; benediciamo questi, e sii certo che poi saranno sufficienti per tutti!». E Lamec cadde ai piedi di Chisehel e lo pregò di impartire la benedizione.

21. E Chisehel disse subito alle donne e alle ragazze: «Deponete qui i vostri avanzi che si trovano nelle ceste!» E dopo che le donne e le ragazze ebbero fatto questo, Chisehel, assieme ai suoi fratelli, alzò gli occhi al cielo e benedisse gli avanzi che erano nelle ceste.

22. E quando queste si furono riempite all’improvviso, allora Chisehel chiamò i servitori e disse loro: «Ora, dunque, voi pigri e fiacchi servitori, venite qui e saziatevi, affinché vogliate poi fare quello che Lamec vi ha comandato! Amen!»

23. E i servitori allungarono immediatamente le mani verso le ceste e al loro contenuto; ma solo quando furono sazi cominciarono a riconoscerMi del tutto e perciò anche a lodarMi e a glorificarMi.

24. Ma dopo questo rendimento di lode e di gloria essi si alzarono rapidamente e adempirono la volontà di Lamec assumendo una grande quantità di lavoratori per il giorno seguente.

 

[indice]

Cap. 188

Chisehel istruisce Lamec nella produzione e lavorazione dell’oro

9 novembre 1842

1. E dopo che i messaggeri se ne furono andati da tutte le parti per radunare i lavoratori e mentre era già giunta l’ora quinta del pomeriggio secondo l’attuale computo del tempo, Chisehel si rivolse a Lamec e gli disse:

2. «Lamec, vedi, qui in questo posto giacciono nella terra molte migliaia di tonnellate d’oro purissimo! Questo metallo è il più nobile fra tutti i metalli della Terra; però non lo si può in nessun modo adoperare com’è ora frammisto con la sabbia.

3. Perciò prima deve essere purificato da un maestro di metallurgia, e precisamente ricorrendo ad un notevole fuoco; quando poi esso confluirà in pesanti stampi, allora lo si potrà martellare su ampi incudini con lieve fatica, ricavandone delle lamiere così ampie e sottili che da un blocco di questo metallo grande quanto un pugno, si otterrà una lamina sulla quale dovrebbero trovare posto sufficiente un centinaio di uomini.

4. Perciò sarà necessario far venire subito un abile maestro di metallurgia!

5. Se tu hai un simile maestro, allora fallo venire, e noi gli daremo le istruzioni necessarie per la lavorazione di questo metallo!»

6. E Lamec, quanto mai lieto di apprendere tale notizia, rispose subito a Chisehel; «Ascolta, grande amico, questa è una cosa alla quale è assai facile provvedere!

7. Mio figlio Tubalcain che per un certo tempo si trovò come unito in matrimonio con sua sorella Naeme, è certamente un maestro principale in quest’arte e conosce a fondo il modo di estrarre dalla terra tale metallo mediante il fuoco e poi di lavorarlo con la potenza dei suoi pesanti martelli, come puoi vedere in tutti questi arnesi per scavare che sono stati tutti fabbricati da lui! Non sarebbe forse l’uomo giusto per questo lavoro insieme ai suoi aiutanti? Se io lo mando a chiamare, egli sarà anche subito qui!

8. Se questo mio figlio facesse al caso vostro, allora rendetemi nota la vostra volontà, ed io farò ogni cosa possibile pur di non agire mai più minimamente in opposizione al vostro volere!»

9. E allora Chisehel disse a Lamec: «Sì, Tubalcain è l’uomo giusto! Fallo venire; però prima che egli si accinga a depurare questo metallo con i suoi aiutanti, sarà necessario che egli stesso venga purificato.

10. Infatti, fra le sue strutture c’è ancora della sabbia impura in quantità considerevolmente maggiore che non tra le strutture di questo metallo nobile, ma tuttavia ora ancora grezzo!

11. Ma come questo metallo viene purificato mediante il fuoco e il sale, così pure Tubalcain dovrà passare attraverso il nostro fuoco e il nostro sale prima che egli sia completamente adatto a depurare questo metallo nobilissimo!

12. Quando tu manderai un messo per chiamarlo, allora dì al messo di tacere di fronte a Tubalcain riguardo a tutto ciò che è accaduto qui! E ora tu puoi fare così come abbiamo detto! Amen!»

13. Lamec però, dato che si era accorto che qui non era presente più alcun essere umano, domandò con qualche imbarazzo a Chisehel: «Grande amico, se tu mi permetti che io faccia ritorno in città, allora va tutto bene! Infatti là certamente si potrà trovare un messaggero a cui affidare tale incarico; qui però, all’infuori degli esseri femminili e di noi, non c’è più alcun essere umano maschile adatto a una cosa così importante!

14. Dammi perciò un consiglio anche in questo caso, ed io lo seguirò immediatamente!»

15. E Chisehel rispose subito a Lamec: «Vedi, fratello Lamec, anche le donne hanno i piedi! Scegline dunque tre tra di loro, perché una sola non sarebbe adatta come messaggera per il figlio di un re!»

16. E Lamec chiamò subito a sé tre donne fra le più eloquenti, le presentò a Chisehel e gli chiese se queste sarebbero state utili allo scopo.

17. E Chisehel gliene diede conferma, e le tre donne furono immediatamente inviate da Tubalcain. Ma quando le donne furono partite, Chisehel disse a Lamec:

18. «Fratello Lamec, se senti fame e sete, allora manda le donne e le ragazze con le loro ceste vuote alle tue dispense e fa portare qui cibo e bevande!»

19. E Lamec rispose: «Sì, grandi e cari amici, se io fossi degno della grazia che a voi piacesse di dividere il pasto con me, povero peccatore, allora io sono pronto a fare subito in questo istante ciò che voi mi avete consigliato!

20. Ma se, come certamente credo, io ne sono ancora del tutto indegno, allora preferisco digiunare finché non sarò ritenuto da voi più degno di adesso di ricevere questa grazia!»

21. E Chisehel allora disse a Lamec: «Fratello, vedi, non sono ancora trascorsi tre giorni da quando Jehova ha dimorato fra noi, sulle alture, corporalmente visibile in perfetta forma umana ed ha mangiato e bevuto con noi, e tuttavia noi siamo indicibilmente di meno in confronto a Lui di quanto non lo sia tu ora in confronto a noi!

22. Ma se Jehova ha mangiato con noi, perché non dovremmo noi, tuoi fratelli, quali completi discendenti del padre Adamo ancora vivente, prendere parte al pasto insieme a te? Perciò manda a prendere cibo e bevande, e tu non sarai il solo a ristorarti con il contenuto delle ceste, bensì anche noi insieme alle donne e alle ragazze prenderemo parte al pasto!»

23. A questo punto Lamec, quasi pazzo di gioia, spiccò un salto, rese lode e gloria a Dio per tale grazia indicibilmente grande per lui e mandò subito le donne e le ragazze a prendere le cose migliori nelle sue dispense.

24. E le donne giubilanti partirono immediatamente verso la città per prendere il cibo le bevande.

 

[indice]

Cap. 189

Il pasto sullo spiazzo del futuro tempio

Il discorso di Chisehel sullo scopo della donna

Le parole consolatrici di Setlahem alle donne e alle domestiche

10 novembre 1842

1. Dopo una breve assenza, le donne e le ragazze furono di ritorno con le ceste colme e le deposero dinanzi ai sette inviati.

2. Dopo aver fatto questo, s’inchinarono innanzi a loro e si ritirarono con i segni del più profondo rispetto. I sette impartirono subito la benedizione ai cibi che erano nelle ceste, e poi Chisehel disse a Lamec:

3. «Fratello Lamec, vedi, i cibi sono ora qui e sono benedetti, vieni qui alla mia destra, e noi, otto persone in tutto, ne avremo certamente a sufficienza con una cesta! Tutte le altre però lasciamole a disposizione delle donne e delle ragazze, poiché già da parecchi giorni loro non hanno preso cibo e finora sono state nutrite solo in maniera prodigiosa dalla Grazia e dalla Misericordia divine, con le quali soltanto e unicamente armati con queste, abbiamo potuto anche noi mettere i piedi in sicurezza in questa pianura!

4. Ora però è necessario che anch’esse mangino e bevano e si sazino nel modo che è naturale per l’uomo, affinché divengano nuovamente adatte per gli uomini!

5. Infatti il destino della donna è di essere per l’uomo quello che l’uomo è per Dio, l’onnipotente Creatore! Se la donna è tale per l’uomo, allora lei è una cosa sola con lui; come l’uomo – cioè se è giusto – è una cosa sola con Dio, dunque un essere completo in spirito!

6. Queste donne e queste ragazze, però, si erano rese troppo impure e non avrebbero mai potuto prestare servizio ad un uomo; per questo esse furono purificate, affinché divenissero di nuovo idonee per l’uomo.

7. E per poter riacquistare completamente tale capacità, è necessario che i loro corpi vengano di nuovo nutriti con la frutta della terra, in modo tale che il loro terreno fruttifero sia reso idoneo ad accogliere il seme umano; e così anche loro devono ora ricominciare a mangiare! Amen!»

8. Ma poiché Chisehel aveva espresso queste parole a voce molto alta, allora anche le donne e le ragazze le sentirono, e nel loro intimo ne ebbero una grande gioia per le parole che le riguardavano uscite dalla bocca di Chisehel; esse si inchinarono fino a terra e dissero:

9. «O voi uomini dalle sacre alture consacrati da Dio, di una simile grazia noi non saremo mai più degne, perché ci siamo sciupate volontariamente!

10. Ma se noi siamo state purificate per mezzo vostro, allora non abbiamo alcuna parte di merito, bensì unicamente solo voi. Come dunque possiamo essere degne di una tale grazia dinanzi a voi e dinanzi all’onnipotente Dio?»

11. E allora Chisehel chiamò Setlahem a sé, dicendogli: «Fratello, accingiti all’opera, e dà il giusto conforto a questi poveri esseri il cui cuore è ora colmo di giubilante umiltà!»

12. E Setlahem si alzò subito e si avvicinò alle donne e alle ragazze, alzò le sue mani sopra di esse e poi disse loro:

12. «Ascoltate dunque, voi donne e ragazze! La purificazione effettuata nei vostri riguardi non ha riguardato i vostri corpi, ma soltanto il vostro spirito; per conseguenza i vostri corpi sono ancora del tutto gli stessi come erano prima della purificazione del vostro spirito.

13. Infatti, tutto quello che vi è accaduto non fu che una buona apparenza per lo spirito, ma non per il corpo.

14. Infatti quando voi ci ostacolaste sulle scale che conducevano a Lamec, allora la Forza divina in noi permise subito di trasferirvi nel vostro spirito mpaurissimo; ed è perciò in spirito che una parte di voi è stata attirata alle pozzanghere, quale elemento più confacente alla vostra vita interiore, e vi si è precipitata dentro, e proprio là, secondo l’apparenza, è come andata in rovina, e dopo un breve tempo, in seguito al suo pentimento e alla sua obbedienza, è stata condotta di nuovo ai corpi indenni.

15. Una parte però, pure secondo l’apparenza, è stata infine come bruciata. Le ragazze in estasi portarono insieme la legna stessa solo nello spirito, e tutti gli spettatori, Lamec non escluso, per il tempo che durò la purificazione con il fuoco, furono trasferiti in sé per [quanto riguarda] lo spirito e quindi non potevano vedere altro se non ciò che accadeva spiritualmente.

16. Voi eravate lì certo anche corporalmente; però i vostri corpi, dato che erano feriti dalla vostra stoltezza, furono unti con dell’olio che risanò immediatamente le ferite, e giacquero tranquilli qui intorno sull’erba molle, immersi in un profondo sonno.

17. E, come già detto, solo dopo la necessarissima purificazione dello spirito voi veniste, assieme allo spirito, risvegliate e poi appariste nuovamente dinanzi agli occhi fisici degli uomini.

18. Ma che voi avete ancora quei corpi che avevate prima, questo lo potete constatare dal fatto che essi portano ancora le cicatrici causate dalla vostra stoltezza!

19. Perciò potete completamente ancora unirvi con un uomo, e la vostra capacità ad accogliere il suo seme è sempre quella come era prima che avvenisse la prodigiosa purificazione del vostro spirito!

20. Dunque, non chiedete più se voi siete degne di tale grazia, bensì ora mangiate e bevete con noi, affinché possiate diventare di nuovo forti! Quello però che è accaduto ora con voi, d’ora innanzi non accadrà più con nessuna donna, poiché tale cosa era necessaria soltanto ora a causa di Lamec. In avvenire, invece, scenderà il giudizio su coloro che vivranno come siete vissute voi.

21. E questo voi non dovete dirlo per il momento alle tre che sono state inviate a Tubalcain! Ora dunque mangiate e bevete nel Nome del grande Dio! Amen!»

22. E allora le donne cominciarono a lodare e glorificare Dio per questo, e poi presero posto davanti alle ceste; e Setlahem, dopo queste consolanti dichiarazioni fatte alle donne, ritornò anch’egli dai suoi compagni e là mangiò e bevve egli stesso.

 

[indice]

Cap. 190

L’incarico dato da Setlahem alle donne e alle ragazze

L’arrivo di Tubalcain e il suo colloquio offensivo verso Chisehel

11 novembre 1842

1. E dopo che tutte si furono saziate a sufficienza, si alzarono, Mi ringraziarono del dono, e poi Setlahem disse alle donne e alle ragazze:

2. «Voi donne e ragazze, raccogliete quanto è avanzato e mettetelo in una delle ceste, in modo che anche le altre tre donne, che presto saranno di ritorno, possano trovare la loro adeguata porzione per saziarsi.

3. Le altre ceste però prendetele in mano e andate in città! Mettete ordine nella casa di Lamec e scopate tutte le stanze, affinché siano pulite per accogliere il nuovo re che ora è diventato un nostro caro fratello! Andate dunque, e fate come vi è stato comandato! Amen!»

4. E immediatamente le donne e le ragazze si avviarono all’opera secondo l’ordine ricevuto, e rendevano lode e gloria a Me perché erano state trovate degne di ricevere degli incarichi dai Miei messaggeri.

5. Ma come queste donne e ragazze si erano avviate per andare in città, ecco che già le altre tre furono di ritorno, e dietro a loro comparve il rude Tubalcain accompagnato da una buona schiera di minatori, i quali erano già muniti di ogni specie di attrezzi necessari per lo scavo delle miniere.

6. E quando essi furono giunti del tutto presso Lamec, prima di ogni altra cosa Setlahem accolse le donne, le condusse vicino alla cesta e disse loro che si ristorassero e si rinvigorissero con cibo e bevande. Quando le donne ebbero sentito l’invito, una gioia ultraterrena cominciò subito a irradiare dai loro volti.

7. Esse cominciarono a lodarMi e glorificarMi ad alta voce, e poi, rivolte a Setlahem, dissero:

8. «O grande messaggero di Colui il cui Nome le nostre lingue non saranno mai degne di pronunciare, siamo noi dunque ancora degne della grazia di prendere questo cibo da voi certamente benedetto? E inoltre, siamo noi ancora capaci di mangiare?»

9. E Setlahem rispose alle tre donne: «Se sono io che ve lo dico, perché lo domandate ancora? Dunque non chiedete più, bensì state di animo lieto, e mangiate e bevete con tutta la letizia del vostro cuore!

10. Quando però vi sarete ristorate, allora rendete lode a Dio, il Signore, prendete poi la cesta e ritornate in città, e nella casa di Lamec fate quello che già stanno facendo le vostre compagne! Amen!»

11. Le tre donne furono del tutto soddisfatte di questa notizia, si avvicinarono alla cesta e mangiarono e bevvero; e dopo che ebbero reso lode a Dio nei loro cuori attraverso la loro grande gioia, esse si alzarono e si affrettarono verso la città alla casa di Lamec.

12. Contemporaneamente però, mentre cioè Setlahem stava concludendo la questione con le tre donne, erano pure iniziate le trattative, piuttosto brusche, con Tubalcain da parte di Chisehel e Lamec, le quali si stavano svolgendo in questo modo:

13. Quando Tubalcain, con la sua schiera, si fu fermato dinanzi a Lamec e dinanzi ai messaggeri, egli alzò subito un pesante martello dalla sua spalla e con esso batté sul suolo con tanta violenza che lo stesso tremò tutt’intorno per una estensione di cento klafter (190 m), e poi con una voce estremamente rude domandò:

14. «Padre Lamec, cosa vuoi che io faccia? Devo forse persuadere con il mio martello questi sette grandi zoticoni delle montagne? O ti occorrono nuove armi?

15. Oppure c’è da mandare un po’ più giù verso la pianura le vette dei monti? Dimmi quello che vuoi che io faccia!»

16. Lamec però diede a Tubalcain un’occhiata molto significativa e, mostrandogli Chisehel, gli disse: «Non io, ma questo che vedi qui ti dirà quello che devi fare!

17. Comunque non battere troppo forte col tuo pesante martello, perché potrebbe diventarti sul serio troppo pesante!»

18. A questo punto Tubalcain si volse immediatamente verso Chisehel e gli domandò: «Ebbene, se sei tu che mi hai fatto chiamare, perché dunque non ti fai avanti? Hai proprio tanta paura di me, o ti è forse estraneo il mio linguaggio? Parla dunque, se tu del resto sei capace di parlare!

19. Le donne mi hanno detto qualcosa di un certo metallo nobile che sarebbe stato trovato. Dimmi: come stanno dunque le cose?»

20. Ma Chisehel si rizzò completamente e disse a Tubalcain come volendolo interrogare a sua volta: «Anzitutto dimmi tu per quale motivo hai battuto poco fa con tanta violenza il tuo martello sul terreno, e per quale motivo ci hai imposto il nome di “zoticoni delle montagne”; solo dopo ti dirò qual è la mia volontà! Parla dunque! Amen!»

21. Allora Tubalcain contorse subito la sua faccia rabbiosamente in mille grinze e disse schizzando fuoco d’ira come da un camino infuocato: «Cosa dici tu, miserabile creatura? Tu, uccello rapace di belle donne dalla città di mio padre?

22. Devo schiacciarti subito il cranio, oppure posso aspettare un po’?

23. Ma guardate un po’ qui, questa specie di scrocconi calati giù dalle pareti di pietra, che pretendono addirittura che ci prostriamo ai loro piedi?

24. Sarebbe effettivamente un peccato per il mio martello dover stritolare una testa tanto stupida!»

25. E detto questo, (Tubalcain) si volse alla sua schiera aggiungendo: «Ritornate con me dove eravamo prima, perché la nostra arte montana non è fatta per simili zoticoni!

26. Ma affinché tu, grossa testa stupida, sappia perché ti ho chiamato “zoticone”, allora io ti dico: – perché lo sei! E questa è anche la tua grande fortuna, poiché se tu fossi un po’ meno stupido di quanto lo sei per tua natura o almeno sembri esserlo, invece di questa risposta avresti dovuto assaggiare il mio martello, e dopo avresti potuto dire se ti è piaciuto! Comprendi tu questo?»

27. Dopo di che, Tubalcain si pose nuovamente in spalla il suo martello ed accennò ad andarsene.

28. Chisehel però, alzata in alto la sua mano, esclamò con voce tonante: «Tubalcain! Io ti dico di restare! Amen!»

 

[indice]

Cap. 191

Il prepotente Tubalcain viene paralizzato dalla forza di volontà di Chisehel

ed invitato alla cortesia e alla veracità

14 novembre 1842

1. Quando Tubalcain ebbe udito tali energiche parole da Chisehel, all’inizio ne fu un po’ intimorito, perché, alla prima impressione, non aveva presunto così tanto coraggio nello straniero. Perciò si arrestò per breve tempo, ma ben presto riprese animo e disse poi sogghignando:

2. «Vuoi forse cambiare la mia volontà con i tuoi ruggiti da orso e fare di me un tuo obbedientissimo servitore?

3. O miserabile montanaro con ruggiti da orso! Vedi, io non posso che farci una risata! Se ritenessi che ne valesse la pena, allora ti farei subito assaggiare la solidità dei nostri martelli; ma dato che il potente leone non si abbassa a dare la caccia ai moscerini – come molte volte ho già osservato con i miei due animali vivi che tengo prigionieri – così neppure ho intenzione di dedicarmi alla caccia di tali insetti! Comprendi questo, zoticone? E adesso fa quello che vuoi. Io però me ne vado!»

4. A questo punto Tubalcain voleva di nuovo incamminarsi sulla via del ritorno, ma ogni sua fatica fu vana, perché la parola e la volontà di Chisehel proveniente da Me aveva immobilizzato i piedi del maestro di metallurgia al tal punto, che egli si trovò assolutamente incapace di mettere in movimento anche un solo dito.

5. E quando Tubalcain si fu accorto di ciò, chiamò vicino a sé suo padre e, con parecchio imbarazzo, gli domandò segretamente: «Ascolta, che mi succede che non posso muovere i piedi? Consigliami tu e aiutami, altrimenti adesso finisco col fare in aggiunta anche la figura più miserevole e ridicola davanti a queste rozze teste stupide delle montagne!»

6. E Lamec disse allora a Tubalcain: «Non ti avevo detto prima e non ti avevo avvertito: “Sta bene attento che il martello non ti divenga troppo pesante!”? – Vedi, la predizione di tuo padre si è avverata; pensa adesso tu a regolare la questione con questi inviati del grande Dio!

7. A me non è lecito dirti di più; questo però è bene che tu sappia, e cioè che non è bene litigare con coloro ai quali obbediscono gli elementi ad un semplice cenno!

8. Ora voi tutti ne sapete abbastanza, e tu Tubalcain, di per te stesso, ne sai forse anche troppo; vedi dunque tu come potrai cavartela con costui al quale hai voluto mostrare il peso del tuo martello!»

9. A questo punto Tubalcain cominciò a stupirsi enormemente, e stava pensando in tutti i modi a cosa doveva fare.

10. Alla fine fece questa riflessione: ‘Se da costoro, che pare siano dei messaggeri di Dio, si potesse ottenere qualcosa con la violenza, allora mio padre Lamec, al paragone del quale io non ero e tuttora non sono che un agnello mansueto, certamente non avrebbe mancato di farne pieno uso!

11. Invece adesso egli parla in modo tale che si comprende che neppure lui ha alcun potere contro di loro!

12. O padre Lamec! Solo ora ti comprendo: tu stesso sei stato vinto!

13. Sì, considerate le cose da questo punto di vista, il mio martello potrebbe senza dubbio diventarmi un po’ pesante, e, date le circostanze, sarà di sicuro migliore consiglio quello di ricorrere alla politica e per il momento sottomettersi, in attesa che cominci a spirare un qualche altro vento!

14. Voglio fare così, costi quello che può costare!’

15. A questo punto egli (Tubalcain) si rivolse a Chisehel e gli indirizzò le seguenti parole: «Uomo delle montagne! C’è la possibilità di scambiare con te qualche ragionevole parola, tale che possa esserti gradita, allo scopo di appianare la questione sorta fra la mia e la tua volontà?»

16. E Chisehel gli rispose: «Oh, non solo una parola, ma quante ne vorrai. Però, non partendo dalla base che tu vorresti adottare parlando con me, poiché presso di me tutto è pieno di serietà ed è la piena verità; e le mie parole e le mie azioni fuoriescono dall’eterno Ordine di Dio!

17. Dunque, se tu vuoi parlare fruttuosamente con me, allora devi parlare con la più completa e intimissima serietà, ma non partendo dalla politica, altrimenti ciascuna tua parola sarà inutile!

18. Uomini della tua specie li potrai certamente ingannare con la tua politica, ma ad uomini come siamo noi, una tale cosa è estranea. Infatti tali uomini vedono nei cuori mediante la grazia di Dio, e sanno fino ad un atomo ciò che accade nel cuore; perciò è impossibile ingannarli sulla via della politica mondana!

19. Comprendi tu questo? Io ti dico: “Comprendilo e ponderalo precisamente, perché tu non lascerai questo posto se non dopo che tu abbia bandito tutta la politica dal tuo cuore!”. Pensa a questo e comprendilo bene! Amen!»

 

[indice]

Cap. 192

L’astuta politica di Tubalcain messa a nudo da Chisehel

15 novembre 1842

1. Quando Tubalcain, dopo queste parole di Chisehel, si fu accorto che anche sulla via della politica non si poteva fare nulla, allora cominciò del tutto seriamente a ponderare la situazione, e tra sé e sé ragionò così:

2. ‘Questa faccenda pare abbia assunto sul serio un carattere quanto mai serio! Che cosa resta da fare? I piedi sono paralizzati; dunque, in nessun caso si può pensare a fuggire!

3. Qui la finzione e la politica sono destinate a sicuro insuccesso, perché quando si è resi trasparenti e si può vedere dentro di noi come attraverso una goccia d’acqua, allora vorrei pur vedere chi potrebbe procedere avanti con la misera politica!

4. Questo è ora di certo tutto giusto. Ma cosa mi resta da fare adesso, che per mia sventura sono proprio io l’interessato?

5. Questa è una domanda di tutt’altro genere! Dovrei forse chiedere addirittura perdono a questa strana truppa della montagna per il mio comportamento un po’ scontroso nei loro confronti?

6. Io, un figlio di re, un maestro di metallurgia, dal quale unicamente dipende ora tutto il bene e il dolore del popolo intero e dello stato?

7. No, no! Questo sarebbe un po’ troppo, e significherebbe spingere le cose troppo oltre!

8. Un potentissimo figlio di re, chiedere scusa? Questo sarebbe tuttavia troppo forte!

9. Ma allora, che farò? Lui ha detto prima che devo prendere tutto con la più grande serietà, e che in questo caso posso parlare a mio piacimento con lui; ma alla fine ha anche detto che non potrò lasciare questo posto prima che non sia scomparso da me anche l’ultimo granello di polvere di politica! E qui siamo arrivati al punto, poiché io ci tengo del tutto seriamente a lasciare questo luogo e a ritornare alle mie montagne e sostanze minerarie!

10. Dietro a questo non si nasconde di certo alcuna politica! Dunque, posso prenderlo in parola con la massima facilità; ma se neanche dopo mi lascia libero, allora potrò rinfacciargli subito la sua menzogna e qualificarlo per un bestemmiatore del suo Dio, dato che ha ampiamente dichiarato di sé che presso di lui tutto è pienissimo di serietà ed è la pienissima verità in ciascuna delle sue parole e azioni provenienti dall’Ordine eterno di Dio!

11. Oh, ecco che ormai l’uccello è caduto nella mia trappola! Quando poi sarò di nuovo a piede libero, che mi invii anche seimila donne se vuole, ma Tubalcain non si muoverà più dalle sue grandi officine!’

12. A questo punto Chisehel interruppe il flusso dei suoi pensieri e gli disse: «Tubalcain, dimmi: – quale ritieni tu che sia il male maggiore: la politica degli uomini o l’astuzia dei serpenti?»

13. A tale domanda Tubalcain rimase assai sbalordito, e non seppe che risposta dare; e perciò tacque nel suo immenso imbarazzo.

14. Ma allora Chisehel proseguì e disse: «Dato che hai visto che con me e con nessuno di questi miei fratelli non c’è niente da fare sulla strada della politica, allora tu ti sei buttato nelle braccia della sottilissima astuzia dei serpenti!

15. Che tu ci tenga proprio sul serio a sentirti sciolto ai piedi, questo non si può mettere affatto in dubbio; ma se credi di intrappolarmi con questa tua unica verità interessata, allora ti sbagli enormemente! Poiché, se già col primo grado della malignità non puoi ottenere nulla contro di me, a che cosa poi ti gioverà ricorrere al secondo e più profondo grado?

16. Ritieni tu, dunque, che io diventerò un bestemmiatore di Dio, se non libero i tuoi piedi in conseguenza della tua astuzia?

17. Oh, non crederlo, poiché io conosco Dio e non faccio nient’altro all’infuori di quello che il Suo santo Spirito mi impone di fare secondo la mia volontà che è del tutto e unicamente devota a Lui.

18. Perciò io non divento un bestemmiatore di Dio in conseguenza delle furbizie della tua astuzia; tu sì invece lo sei, perché tu non vorresti ingannare me, bensì lo Spirito di Dio, se ciò ti fosse possibile in qualche modo!

19. Io ti dico: “Se tu non fossi un pagano e un servo del drago, allora un tale piano potrebbe davvero venirti a costare assai caro!’

20. Ma siccome tu non conosci l’unico vero Dio, allora un tale pensiero, se ti penti seriamente, può esserti perdonato!

21. Se tu vuoi essere liberato, allora devi rivolgerti all’unico vero ed eterno Dio – che tua madre ti ha annunciato dalla bocca di Farak – e non a me, poiché non sono stato io ad immobilizzarti i piedi, bensì la grazia di Dio.

22. Io sono solo un uomo come te, ma sono un uomo secondo la Volontà di Dio, e riconosco la mia più totale nullità dinanzi a Lui.

23. Diventa anche tu così, e fa’ come faccio io: riconosci la tua grande stoltezza, riconosci i tuoi peccati, riconosci Dio, e allora diventerai libero!

24. Comprendi bene queste cose e agisci di conseguenza! Amen!»

 

[indice]

Cap. 193

Il discernimento di Tubalcain che si pente ed ottiene la liberazione dei piedi

Per i suoi lavori, due desideri di Tubalcain

17 novembre 1842

1. Dopo queste parole di Chisehel, la sorpresa di Tubalcain andò aumentando ancora di più. Infatti, che Chisehel avesse il potere di scrutare nel suo intimo, questa era una cosa che non gli sembrava più strana, ma che Chisehel potesse conoscere del tutto esattamente anche ogni minimo pensiero che sorgeva nella sua anima, questo era un po’ troppo per il nostro Tubalcain, e quindi non seppe più cosa fare.

2. In questo modo egli andò rimuginando per qualche tempo restandosene là muto, e solo dopo un certo tempo si rivolse nuovamente a Chisehel e gli indirizzò le seguenti parole, dicendo cioè:

3. «Ascolta, o grande e potente messaggero del Dio di Farak, inviato a noi abitanti delle pianure, la situazione nella quale mi trovo è quanto mai spiacevole! Fa’ che io venga liberato, e poi parlerò liberamente con te, poiché vedi, questo stato di immobilità mi è assai fastidioso, e in queste condizioni non riesco a scambiare una libera parola con te!

4. Se io in qualche modo ti devo essere utile con la mia arte, allora devo essere libero; altrimenti mi hai fatto venire qui inutilmente.

5. Se mi sono comportato un po’ rudemente verso di te, la ragione tu la saprai certamente nella stessa maniera con la quale ti è possibile conoscere cosa penso in me!

6. Vedi, non è certamente una cosa di poco conto perdere la propria moglie bellissima ed anche molto amata! E per colpa di chi? Tu questo lo sai di sicuro meglio di me!

7. Tuttavia voglio dimenticare tutto, se mi rendi nuovamente libero e se potrò parlare apertamente con te!»

8. A questo punto Chisehel si avvicinò a Tubalcain, gli afferrò la mano e gli disse:

9. «Tubalcain, nel Nome di Jehova, dell’unico vero, onnipotente e grande Dio, io ti dico: “Sii libero, e procedi e agisci in giustizia!”. Così avvenga!»

10. In quello stesso momento i piedi di Tubalcain furono sciolti e poté muoversi liberamente come prima. E allora Chisehel gli domandò: «Ecco, ora sei libero. Ma adesso, cosa intendi fare?»

11. E Tubalcain rispose: «Ascoltami dunque. La prima cosa è che tu voglia rendere lode e gloria al posto mio al tuo Dio onnipotente per aver mostrato tanta Grazia a te e a me, e per avermi liberato mediante la tua parola. La seconda cosa, è che tu mi confidi una buona volta quello che vuoi da me, in modo tale che io possa fare ciò per cui mi hai fatto chiamare, e se ti avrò servito con tua soddisfazione, allora non vorrai rifiutare anche una piccola ricompensa a chi ha lavorato!

12. Ecco, questo è tutto ciò che adesso intendo fare, e quello che richiedo!

13. Tuttavia con queste mie parole non voglio darti una prescrizione, perché tu sei potente e sapiente.

14. Considera dunque queste mie parole e poi ordina secondo la tua sapienza, ed io sono pronto a servirti in ciò che mi ordinerai!»

15. E allora Chisehel domandò di nuovo a Tubalcain: «E in cosa dovrà consistere la piccola ricompensa? Dillo a noi tutti, perché vedi, sappiamo bene che ciascun lavoratore è degno di ricompensa! Perciò spiegati in maniera più precisa!»

16. E Tubalcain gli rispose: «A cosa servono molte parole? Tu infatti leggi comunque nel mio cuore e scorgi che cosa gli manca! Io sono rimasto solo dal giorno in cui persi la mia dolce moglie Naeme!

17. Tuttavia non chiedo Naeme – poiché lei è perduta per me – ma al suo posto destinami un’altra moglie, ed io sarò ricompensato con la massima soddisfazione del mio cuore!»

18. E Chisehel disse a Tubalcain: «Sta bene! Ti sarà fatto secondo il tuo desiderio, e ciò avverrà già oggi in casa di tuo padre!

19. Ma quando avrai ottenuto questa ricompensa, sarai proprio del tutto soddisfatto?»

20. A queste parole Tubalcain rimase sorpreso e perplesso per qualche tempo, ma finalmente si espresse e rispose: «Oh, ci sarebbe certamente ancora qualcosa, però non è per noi abitanti della pianura!»

21. E allora Chisehel gli disse: «Sì, vedi di sbrigare per il meglio le tue faccende; in verità, se tu eseguirai il tuo lavoro per amore di Dio, allora anche a te sarà concesso di salire sulle alture e potrai vedere e parlare al primo padre Adamo, alla prima madre Eva e a tutti i primi padri, nonché all’unico sommo sacerdote Enoch, e poi sarai saziato alla cucina di Purista!

22. Qui però, ai nostri piedi giace il minerale allo stato grezzo; ebbene: guardalo! Questo è il minerale che tu dovrai fondere e poi lavorare come metallo con il martello fino a ridurlo in lamine con cui noi ricopriremo poi il tempio di Jehova!

23. Ecco, questo è tutto quello che ti domando. Ora puoi metterti all’opera! Amen!»

 

[indice]

Cap. 194

La giusta e commovente preghiera di Tubalcain

Il commovente ringraziamento di Chisehel

La voce del Padre da una nuvola luminosa

18 novembre 1842

1. A questo punto Tubalcain si prostrò a terra sulla sua faccia dinanzi a Chisehel e cominciò a lodare Dio in questo modo: «O grande ed onnipotente Dio che io non conosco ancora! Il mio cuore è potentemente agitato, colmo com’è di ardente senso di gratitudine e di lode! Io certamente vorrei lodarTi e glorificarTi sopra ogni cosa con tutta la forza della mia vita, solo che sono come uno che è del tutto cieco e sordo, poiché non so dove Tu sia, e non ho mai appreso di Te nulla all’infuori delle parole bisbigliatemi da mia madre, angustiata e impaurita.

2. Mostra dunque grazia a me, povero e debole dinanzi a Te e al Tuo popolo, e fatTi riconoscere, vedere e udire da me e in me, così come Tu sei e dove Tu sei per l’uomo della Terra!

3. FatTi udire, vedere e riconoscere, affinché io possa lodarTi, ringraziarTi, adorarTi e glorificarTi in maniera degna di Te! Ecco, io vedo certamente le Tue opere, e le contemplo con grande diletto e, non di rado, pure con grande timore. I Tuoi potenti figli stanno dinanzi a me. Io vedo ben le opere, e vedo le innumerevoli creature, però il grande Capo officina mi è estraneo. Ma dove sei Tu, o Creatore, affinché possa porgerTi la mia lode?

4. Tu ci hai inviato quaggiù, nelle pianure, i Tuoi potenti figli quali messaggeri di salvezza; essi sono sì qui in carne e ossa, parlano di Te, testimoniano di Te ed operano nel Tuo santissimo Nome. Ma dove sei Tu, o santissimo Padre di questi figli?

5. Tu, Tu sei Colui che io vorrei ora conoscere più da vicino! Scendi giù, vieni anche da noi, poveri peccatori! Noi siamo sorti da Caino, il padre del peccato e del giudizio, però anche Caino è certo sorto da Tuo figlio Adamo!

6. Forse egli è stato indegno della Tua Misericordia, perché Tu sei troppo santo; ma noi non ci possiamo fare niente se siamo diventati i suoi discendenti!

7. Sii perciò indulgente e misericordioso con noi, e fa’ che a noi pervenga anche un solo raggio di Grazia emesso da Te, perfettamente e solamente da Te. Fa’ che ci giunga un raggio, affinché possiamo avere piena conoscenza del come e del dove Tu sei, e quindi noi, poi, possiamo anche lodare e glorificare Te soltanto!

8. Se poi anche noi, peccatori, Ti loderemo e glorificheremo, o Signore, non vorrai perciò respingerci da Te, dato che noi siamo stati generati dal peccato nel peccato!

9. Vedi, la notte è notte, e tutte le sue innumerevoli luci sono del tutto spaventosamente deboli al confronto anche di un debolissimo raggio di Sole!

10. Dunque, o Padre di questi Tuoi figli che ora come stelle rischiarano la nostra notte tenebrosa, concedici anche solo un debolissimo raggio che provenga da Te, e la nostra notte peccaminosa si tramuterà certamente in un chiaro giorno!

11. Sì, la nostra notte è e rimane notte nonostante queste splendide stelle; ma elargisci a noi un solo Tuo raggio, e la nostra notte avrà finalmente cessato di essere notte, e noi Ti loderemo e Ti glorificheremo nel giorno della Tua immensa Magnificenza, e tutte le nostre ginocchia e i nostri cuori irrigiditi dalla notte si piegheranno del tutto profondamente dinanzi al Tuo santissimo Nome!

12. Vedi, io, Tubalcain, un figlio della notte, giaccio qui dinanzi a Te nella polvere della mia nullità! È un peccatore che invoca grazia e misericordia da Te! Egli vorrebbe renderTi lode e gloria, però egli non Ti conosce; perciò lasciaTi riconoscere da lui!»

13. Dopo queste parole, ammutolì e pianse nella polvere della Terra.

14. Ma allora Chisehel si chinò a terra, alzò Tubalcain e poi gli disse: «Tubalcain! Dunque, anche tu sei diventato un nostro fratello!»

15. A questo punto Chisehel rivolse i suoi occhi verso l’Alto ed esclamò quanto segue:

16. «O Padre, io Ti lodo e Ti glorifico in questo nuovo fratello, poiché solo Tu hai di certo compiuto l’opera e ci hai donato anche in Tubalcain un nuovo e magnifico fratello! Non per nulla Tu lo hai preparato già da tempo in qualità di maestro di metallurgia; non per nulla Tu lo hai prescelto già dall’eternità, affinché egli purificasse l’oro della Terra e lo rendesse pieghevole e malleabile!

17. Infatti Tu avevi previsto che tramite lui ci sarebbe stato donato un nuovo e magnifico fratello a cui sarebbe spettato non solo il compito di rendere malleabile attraverso il fuoco, e piacevole da vedere, il nobile metallo della Terra, ma ancora di più quello di destare il metallo nel cuore degli uomini e, nel grande ardore del fuoco del suo amore per Te, rendere tali cuori malleabili, pieghevoli e poi del tutto piacevoli da vedere!

18. Vada dunque a Te ogni lode, ogni gloria e tutto il nostro amore!

19. O Padre, vedi, questo nuovo fratello è però ancora cieco e non Ti può ancora contemplare; concedigli dunque in tutta grazia quanto egli invoca da Te!

20. Se tale è la Tua santa Volontà, voglia Tu esaudire questa mia preghiera ed elargirgli un raggio della Tua grazia nel suo cuore, il quale è rivolto a Te colmo di ardente amore e brama di Te, Padre santo!

21. Oh, esaudisci! Esaudisci la nostra preghiera! Che sia santificato il Tuo Nome, e sia fatta sempre e in eterno la Tua Volontà! Amen!»

22. Queste parole di Chisehel spezzarono completamente il cuore a Tubalcain, come anche a Lamec, al punto che entrambi cominciarono a piangere ad alta voce. Dopo breve tempo, però, una nuvola luminosa si abbassò dinanzi alla compagnia, e Lamec e Tubalcain non sapevano che cosa sarebbe potuto accadere, e perciò cominciarono anche a spaventarsi enormemente.

23. Ma subito si udì una ‘voce’ paterna che fuoriusciva dalla nuvola: «Tubalcain, vedi, Colui che tu non conosci si trova ora dinanzi a te, il Padre degli uomini e l’onnipotente Creatore di tutte le cose!

24. Ascolta: Io ho scrutato il tuo cuore e l’ho trovato purificato! Perciò tu pure sarai ridestato per l’eternità dalla tua notte; ed Io porrò nel tuo cuore uno spirito proveniente da Me che ti guiderà in ogni sapienza.

25. Ma dato che i Miei messaggeri si trovano ancora qui, allora ascoltali, perché sono essi che devono destare questo spirito in te! Glorifica il Mio nome, ed Io mostrerò grazia a te e a tutto il popolo, perché Io sono santo, santo, santo, eterno ed infinito! Amen!»

26. Dopo ciò la nuvola scomparve, e tutti si prostrarono sulle loro facce e resero onore a Dio in tutta umiltà e contrizione dei loro cuori.

 

[indice]

Cap. 195

Le disposizioni di Tubalcain per l’estrazione e la lavorazione dell’oro

Ritorno alla residenza del re

21 novembre 1842

1. E dopo che essi ebbero lodato e glorificato Dio in questo modo per un’ora, Chisehel, seguendo un impulso interiore, alla fine si alzò e disse agli altri:

2. «Nel Nome dell’unico, solo ed onnipotente Dio, io vi dico: “Rialzatevi con me, poiché tale è la santa Volontà di Colui che è stato dinanzi a noi ed ha pronunciato parole di vita, di grazia e misericordia!

3. E a questo appello di Chisehel tutti si alzarono. E quando tutti si furono risollevati da terra rinvigoriti ed estremamente consolati, allora Chisehel si voltò verso Tubalcain e gli disse:

4. «Fratello Tubalcain, ascolta! Dato che tale è la Volontà del Signore, allora puoi chiamare i tuoi operai e istruirli riguardo al lavoro che ci sarà da fare; e sarà necessario che essi inizino immediatamente e che lavorino la notte intera.

5. Non appena avranno liquefatto il minerale delle montagne per mezzo del sale di montagna e del forte fuoco, essi dovranno anche fondere questo minerale; e quando avranno dei blocchi di metallo puro in grande quantità, solo allora il lavoro della fusione potrà essere fatto cessare.

6. Però la giusta e grande quantità dovrà consistere di millesettecento blocchi. E ora dà pure le disposizioni per il lavoro! Amen!»

7. E allora Tubalcain chiamò immediatamente a sé la grande schiera dei suoi lavoratori, mostrò loro il minerale grezzo e poi li istruì su come avrebbero dovuto fare per procedere alla fusione e alla sua formazione in blocchi rotondi.

8. E quando gli operai ebbero compreso tutto completamente, il suo principale capo officina gli domandò:

9. «O signore e severo padrone, tutto è in regola ed è chiaro fino all’evidenza; permetti soltanto che io ti domandi, e non ti adirare se oso rispettosamente farti questa domanda: “Di lavoratori ne abbiamo in numero giusto, e di minerale ce n’è in grande abbondanza; ma dove prenderemo la legna e il sale?”. Infatti, in mancanza di ciò, non si può procedere alla fusione!

10. Dobbiamo portare qui la nostra legna e adoperare il nostro sale, oppure dobbiamo prendere tutto dalla città?»

11. E Tubalcain disse al capo officina: «Ascolta, dato che io mi sono assunto il lavoro, allora me lo sono assunto completamente, e questo comporta anche il procurare la legna e il sale!

12. Ma io ti dico che non solo la legna e il sale, bensì anche tutto il vettovagliamento e le ricompense le prendo io a mio carico!

13. Perciò trasportate subito qui tutto quello che occorre per il lavoro, e fate in modo che si cominci al massimo entro un’ora; cioè subito dopo che il Sole sarà sceso dietro le montagne è necessario che qui il fuoco sia già in attività.

14. Scavate anzitutto almeno cento fosse profonde tre spanne (60 cm) per il riscaldamento del minerale e fate tenere pronti tutti i duemila lavoratori, e così, con la nuova Benedizione dell’unico vero e onnipotente Dio, l’opera procederà bene!

15. Fa’ dunque preparare subito le fosse da cento operai; altri duecento che trasportino qui la legna; duecento il sale; cento che procurino il nutrimento; duecento che scavino il minerale grezzo e duecento che si occupino del bruciare la legna e della fusione del minerale. E quando una fossa sarà piena, allora lascia che il contenuto si raffreddi per trenta oscillazioni della mano, quindi fa levare il blocco fuori dalla fossa e comincia subito un nuovo riscaldamento!

16. Se voi dunque lavorate così diligentemente durante la notte, allora già domattina dovremmo poter disporre di questo metallo in quantità del tutto sufficiente.

17. Domani poi facciamo portare qui i pesanti martelli a pedale, e prima che il Sole tramonti i blocchi dovranno essere ridotti in lamine sottili.

18. Adesso tu sai tutto; allora va’ e agisci. Così avvenga!»

19. Il capo officina si mise subito al lavoro, e Chisehel disse a Tubalcain: «Fratello, tu hai disposto bene le cose; sia dunque benedetta quest’opera! In verità io ti dico che domani assisterai a dei prodigi, poiché i tuoi operai otterranno tanto di questo metallo che, al solo vederlo, ne rimarrai molto meravigliato!

20. Ma ora lasciamo stare queste cose, dato che tutto è disposto in perfetto ordine!

21. E tu, fratello Lamec, prendi con te la tavola e precedici; noi ti seguiremo a casa tua. Là deporremo questo sacro oggetto per custodirlo finché il tempio non sarà costruito; poi però saremo tutti tuoi ospiti e tu sarai nostro fratello e ospitante!

22. Noi ci ristoreremo alla tua mensa, e in casa tua loderemo il Nome santissimo del Padre amorosissimo di tutti gli uomini!

23. E tu, fratello Tubalcain, ora procederai al mio fianco, e in casa di tuo padre otterrai oggi stesso la ricompensa pattuita; infatti, tu sai che in casa di tuo padre ci sono donne e ragazze in gran numero. Vedi, queste sono ora del tutto purificate, e dal grande numero ti sarà data quella giusta! Dunque, ora mettiamoci in cammino! Amen!»

24. E immediatamente Lamec prese tra le sue mani la sacra tavola con sommo timore reverenziale e amore, si mise a capo della comitiva e Tubalcain, al fianco di Chisehel, e gli altri messaggeri lo seguirono.

25. Quando però furono vicini alla città, una grande quantità di popolo venne loro incontro, e tutti gridavano: «Onore a Dio nell’alto dei Cieli, poiché Egli ha fatto di Lamec un giusto re!». E così il popolo continuò ad acclamare ancora a lungo durante la notte.

26. E Lamec ne fu talmente commosso che si mise a piangere ad alta voce.

 

[indice]

Cap. 196

I preparativi per il banchetto per la sacra tavola da porre nella sala del trono di Lamec

Il discorso di Chisehel sulla verità quale redentrice

22 novembre 1842

1. Quando arrivarono alla residenza di Lamec, vennero loro incontro tutte le donne e le ragazze, e queste si misero in ginocchio dinanzi a loro e, con il volto coperto, lodarono il Nome che era disegnato sulla tavola di pietra portata da Lamec.

2. E allora Chisehel disse a Setlahem: «Fratello, vedi queste donne? Trattale secondo la Parola che è in te!»

3. E Setlahem disse subito alle donne e alle ragazze di rialzarsi e poi disse loro:

4. «Andate e organizzate un buon pasto; fate scannare un agnello e preparatelo bene per il nuovo re; ed occorre che sia preparato un vitello grasso per il nuovo sposo e per la sua sposa!

5. Abbiate cura che si provveda anche al pane e alla nobile frutta, né devono mancare pure le bevande buone e pure!

6. Recatevi dunque dal maestro delle vivande e disponete tutto ciò nella maniera più graziosa! Amen!»

7. E le donne e le ragazze si affrettarono e si occuparono affinché fosse eseguito con esattezza tutto quanto era stato loro ordinato.

8. Quando l’intera compagnia entrò nella grande sala reale, Lamec si fermò e disse a Chisehel: «Grande, potentissimo amico e verissimo e giustissimo inviato del grande Dio onnipotente, vedi, io ora inorridisco in ogni mia fibra alla vista del mio precedente trono da dominatore di atrocità, e nella mia anima sorgono nuovamente tutte le mie orribili azioni, come pesanti nubi temporalesche che si sollevano dalle grandi acque in una notte afosa!

9. Non ti sarebbe forse gradito che noi evitassimo di sostare in questa stanza e che entrassimo in un’altra altrettanto grande, che fosse per me più piacevole di questa, e precisamente per il motivo che qui io mi sono formalmente fatto adorare come un Dio?

10. E inoltre, proprio da questo trono, edificato col sangue e le lacrime della misera umanità, io ho dato ancora in aggiunta, segretamente e apertamente, gli ordini più crudeli!

11. O amico, se a te dunque fosse gradito, io vorrei certamente pregarti con tutte le mie forze che noi entrassimo, come ho già detto, in un’altra stanza»

12. Ma Chisehel obiettò a Lamec e gli disse: «Fratello, precisamente questa è la stanza che è del tutto la più adatta di questo tuo intero e grande palazzo!

13. Infatti se vuoi essere completamente guarito nel tuo cuore e nel tuo spirito, allora devi anche purificare completamente il tuo cuore da tutta l’antica immondizia; ma tale cosa si può ottenere solo facendo in modo che il tuo spirito si accenda sempre più e, nel suo fuoco, consumi ogni immondizia nel tuo cuore!

14. Ma come si può portare lo spirito ad accendersi in maniera più opportuna, se non appunto mediante una pressione da tutte le parti, la quale viene prodotta attraverso il destarsi del peso della sensazione delle azioni orribili perpetrate da te?

15. In questa stanza tu percepisci appunto questa fastidiosa pressione, ed è proprio questo che tu devi desiderare col massimo ardore! I brutti ricordi ti opprimono, e questo è bene, perché proprio questa pressione ti renderà libero.

16. Vedi: – cosa vorresti fare? Puoi forse fare in modo che quanto è avvenuto non sia avvenuto? Puoi forse liberarti dalle tue azioni? Io ti dico, mio caro fratello, che questo è impossibile in eterno finché tu fuggirai il ricordo della tua sensazione derivata dalle azioni!

17. C’è una cosa sola che può dare la libertà al tuo cuore e poi anche al tuo spirito, e questa cosa è la verità!

18. È questa che tu devi cercare in tutto, così il suo fuoco divorerà l’immondizia che si trova in te, e poi potrai procedere con lo spirito libero, e solo in questo spirito libero tu poi riconoscerai completamente che cos’è effettivamente il peccato, e infine come sia facile per il Signore togliere da te tutti i tuoi peccati, anche se il loro numero fosse grande quanto quello dei fili d’erba sulla terra e dei granelli di sabbia nel mare!

19. E così noi restiamo in questa stanza e per il momento deporremo questa tavola sul trono ornato a festa a testimonianza di Chi in futuro dovrà effettivamente essere sul trono da dominatore.

20. E dunque: porta la tavola sul trono e posala là; essa rimanga là finché il tempio non sarà compiuto! Amen!»

21. E allora Lamec si dichiarò soddisfatto e fece immediatamente quello che Chisehel gli aveva suggerito, e poi rese lode e gloria al Nome santo che era disegnato sulla tavola.

 

[indice]

Cap. 197

Lamec inizia una grande venerazione al Nome di Dio e Tubalcain ne rimane meravigliato

Chiseel spiega il fuoco purificatore dell’amore

23 novembre 1842

1. Lamec trovò tanto senso di benessere nella venerazione del Nome santissimo, che non voleva più rialzarsi, poiché quanto più profondamente andava comprendendo il Nome santissimo, tanto più anche la commozione gli invadeva il cuore e lo spirito, e non riusciva più ad allontanarsi dal luogo dove l’amore per Dio aveva cominciato a tenerlo avvinto con tanta potenza.

2. E Chisehel lo lasciò al sublime desiderio del suo spirito, affinché si consolidasse sempre più nel potente amore vivente per Dio

3. Ma Tubalcain, avendo visto ciò, si meravigliò molto di suo padre Lamec e disse a Chisehel:

4. «Ascolta, grande e potente amico e fratello secondo la tua parola: in verità, se qualcuno mi avesse detto: “Domani fuori della terra crescerà un albero che a sera giungerà con i suoi rami fino al firmamento!”, ebbene, io avrei ritenuto una cosa simile molto più possibile che non questa improvvisa conversione di mio padre!

5. Sono a mala pena trascorsi otto giorni da quando Lamec giurò che avrebbe distrutto il cielo e tutta la Terra, e ora giace profondamente pentito nella polvere dinanzi a Colui che egli aveva così orrendamente maledetto!

6. Davvero, questo è il più grande prodigio che tutta la Terra abbia mai mostrato, non escluso quello della sua formazione con tutto ciò che vi è in essa, su di essa e al di sopra di essa!

7. Sì, io ti dico, potente amico e fratello: se tu con la tua forza avessi spostato delle montagne, ebbene, anche facendo questo tu non mi avresti convinto con tanta potenza della tua pura e divina missione, quanto appunto mediante questo inaudito prodigio!

8. Sì, soltanto adesso io credo completamente che voi siete stati inviati qui puramente da Dio! Infatti i miracoli là fuori mi hanno certamente sorpreso, però mi hanno convinto di meno, perché si sono susseguiti troppo rapidamente, tanto che io non potei raccapezzarmi, bensì dovetti subire la costrizione come uno che fosse stato del tutto vinto e dovetti obbedire spinto dalla mia impotenza e, quale fatto secondario, anche dalla mia convinzione.

9. Adesso però la mia libera volontà si ridesta, e perciò tutto quello che già ci avete insegnato e che certamente ci insegnerete ancora, io non lo professerò più in maniera obbligata, ma invece io ora voglio liberamente fare e professare quello che voi volete fuori dalla volontà santissima dell’onnipotente Dio!

10. Lasciate dunque che anch’io mi accosti ora al trono e che faccia qui come ora fa il mio padre Lamec in maniera così edificante! Sia fatta la vostra volontà in Dio!»

11. E Chisehel rispose a Tubalcain: «Fratello, questo che tu vuoi fare è buono e giusto! Va’ pure, e tranne vigore per la tentazione che in seguito verrà, poiché colui al quale il Padre santo viene in aiuto con un miracolo, costui poi Egli lo prova più fortemente che non colui che è stato convertito a Lui solo con la Parola.

12. Io ti dico: “Tutto deve passare dapprima attraverso il fuoco, per potersi poi avvicinare a Dio nel cuore e nello spirito! Tu sei certo convertito, e Lamec lo è pure, e ciò nella maniera più prodigiosa; ma in questo stato di conversione voi siete ancora simili al minerale grezzo che viene trovato nella terra e che, in un certo qual modo, va considerato come un’immondizia della terra stessa. Se il minerale deve diventare metallo solido e utilizzabile, allora bisogna che venga fatto passare attraverso il fuoco”.

13. Vedi, così pure anche tu e Lamec dovrete passare prima attraverso il fuoco, e dallo stesso fuoco dovrete essere completamente disciolti prima di poter giungere alla vera fermezza nella fede, nell’amore e nella fedeltà a Dio!

14. Dunque tu pure ti puoi avvicinare al trono e, come tuo padre, puoi fortificarti per ogni possibile prova la quale è certamente da aspettarsi dall’Alto!»

15. Queste parole incussero a Tubalcain tanto spavento, che cominciò a tremare tutto e alla fine poté, balbettando, sussurrare a mala pena questa domanda:

16. «O amico! Dovrò, …io e il, …padre Lamec, …dunque, …essere, …bruciato, nel fuoco?»

17. E Chisehel rispose: «Oh, quali stolti pensieri stai rimuginando?

18. Non una scintilla toccherà i vostri corpi, ma è il fuoco del vostro amore per Dio che dovrà dapprima consumarvi in tutto ciò che di mondano vi sta attaccato ed è ancora nascosto in voi! Subito dopo potrete, come già detto, avvicinarvi a Dio, e così tutti i vostri peccati vi verranno tolti nella stessa maniera come sono stati tolti a me, dato che anch’io fui un peccatore davanti a Dio.

19. Anch’io fui convertito tramite un miracolo, e dovetti perciò superare un forte fuoco, fuoco che devo superare ancora adesso! Ma così accadrà pure a voi; va perciò di buon animo vicino a tuo padre, e fa pure tu come egli fa ora, così tu troverai molta grazia che ti rafforzerà e con la quale potrai superare facilmente e in letizia le prove che verranno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 198

Confessione e pentimento di Lamec delle atrocità perpetrate al suo popolo

 Chisehel lo consola essendo stato anche lui in errore dinanzi a Dio

24 novembre 1842

1. E allora Tubalcain si avvicinò subito di animo più lieto a suo padre Lamec, si prostrò sulla sua faccia, meditò su tutti i suoi precedenti atti e attività, e poi, nella pienezza del pentimento del suo cuore, pregò l’unico vero Dio, ora riconosciuto, di perdonargli tutte quelle azioni che egli aveva commesso nonostante le ammonizioni ben percettibili del suo cuore.

2. La glorificazione del santissimo Nome si protrasse per un’ora buona, finché Lamec, molto edificato, infine si alzò e, dinanzi al trono, esclamò: «È conquistata; la grande vittoria è mia!

3. O voi popoli tutti, udite! Il Signore, l’infinito ed onnipotente Creatore del Cielo e della Terra, l’eterno grande Dio, contro il Quale noi tutti abbiamo compiuto sacrilegi nella maniera più orribile, ci ha guardato e, in considerazione della nostra grande cecità, ha tolto da noi il giusto giudizio che ci avrebbe inghiottito tutti nella morte per l’eternità!

4. Perciò io voglio giubilare per tutta la mia vita, dato che il Signore è tanto clemente e colmo della massima Pazienza, Indulgenza, Amore e Misericordia!

5. La mia malignità era immensamente grande, e con essa io volevo penetrare nei cieli della vita; però dalla mia malignità il Signore ha riconosciuto la mia miseria ed Egli ha avuto misericordia di me!

6. Vada dunque soltanto a Lui ogni mia lode, ora e in eterno!

7. O Signore, d’ora innanzi io Ti loderò con mille lingue, dato che Tu sei così benevolo, mite e misericordioso!

8. O tu mio misero trono, tu che fosti il seggio della potenza delle leggi delle atrocità, tu mia fedelissima immagine, che cosa eri tu? E che cosa sei tu adesso? Da te io maledissi quello che tu porti ora!

9. O Signore, quanto grande deve essere dunque la Tua Bontà e quanto grande il Tuo Amore, se Tu tolleri e sopporti di veder portato il Tuo Nome santissimo da quello stesso seggio che fu il portatore di così tante, anzi, di innumerevoli atrocità!

10. O tu, spirito mio, loda dunque il Signore, poiché Egli è eternamente di tale inesprimibile Bontà!

11. Signore, Tu, giusto d’amore! Cosa devo dunque fare affinché un giorno io possa non apparire tanto orribile davanti a Te?

12. Oh, fammelo benignamente sapere attraverso i Tuoi fedeli servitori; però solo se tale è il Tuo volere! Secondo la mia volontà d’ora innanzi nulla deve più accadere, poiché io ho riconosciuto l’impotenza di tale mia volontà e tutta la sua malignità. Perciò dinanzi ad essa io ora provo nausea.

13. Io dunque non ho più ora una mia volontà, e quindi avvenga sempre e soltanto secondo la Tua onnipotente e santissima  Volontà!»

14. Dopo queste parole pronunciate da Lamec, Chisehel gli andò immediatamente vicino, lo abbracciò e gli disse:

15. «Fratello, caro fratello! Se tu sapessi quale intimissima gioia hai procurato a noi tutti, in verità, ti sarebbe difficile vivere!

16. Ma sii pienamente sicuro di questo: se tu perseveri nel modo in cui hai cominciato ora, allora le barriere che da lungo tempo hanno tenuto divisa l’altura dalle pianure scompariranno realmente, e può accadere che al Padre santissimo piacerà di inviare anche a voi il sommo sacerdote Enoch da Lui stesso nominato, affinché egli vi insegni la via dell’amore!

17. Fratello, nel Nome di Colui che ha inviato tutti noi qui da te, io ti dico: “Quando il tempio sarà completato, allora tu e tuo figlio Tubalcain in mezzo a noi, metterai piede sulle sacre alture, e solo là riconoscerai in tutta pienezza la vera vita per te e per tutto il tuo popolo, e potrai rendertela del tutto propria!”. Perciò persevera nel fatto che la Volontà del Signore rimanga la tua unica volontà, e così tu avrai pure appreso, tramite me, la Volontà del Signore, che così ti risponde:

18. “Agisci così, ed Io ti santificherò sulle alture dei Miei figli!”»

19. A questa risposta, Lamec, e con lui pure Tubalcain, che in quel momento si era risollevato, fu fuori di sé dalla gioia. Per lungo tempo non poté parlare, perché la sublime promessa gli aveva quasi paralizzato la lingua.

20. Solamente dopo un po’ di tempo egli si riprese e disse: «O amico! O fratello! Che cosa mai mi hai annunciato? A uno dei massimi peccatori, sarà concesso un giorno di mettere piede sulle santissime alture? I miei occhi, resi quasi ciechi dalle atroci azioni da me perpetrate, potranno ancora una volta ammirare la grande magnificenza dei figli del Dio onnipotente?

21. E con le mie mani, ancora grondanti del sangue dei miei fratelli e del mio misero popolo, dovrebbe essermi permesso di toccare l’orlo della veste di coloro che sono stati generati da Dio? – Oh, no, no! Non sarà mai, fratello!

22. Di una grazia simile Lamec non potrà mai in eterno diventare degno neanche in minimissima parte! Perciò, o amici e fratelli, datemi un’altra risposta, perché, in verità, anzi, più che in verità, questa non è fatta per un peccatore quale sono io!»

23. E allora Chisehel replicò a Lamec: «O fratello, vedi, anch’io fui un grande e rozzo peccatore (cfr. GFD vol.1 cap.171 e seguenti), dinanzi a Dio, nella mia ereditata sfera di luce non meno sicuramente di te nella tua ereditata e grande cecità!

24. Ma quando ebbi confessato la mia grande colpa (cfr. GFD vol.1 cap.177) dinanzi a Lui, il Padre amorosissimo, dato che Egli, nella Sua infinita grazia e misericordia, mi aveva prevenuto, allora il santissimo Padre mi afferrò con le Sue mani onnipotenti, risollevò dinanzi a Sé il verme nella polvere, perdonò del tutto la mia grande colpa e in compenso mi colmò della forza della vita eterna!

25. Vedi, fratello, è così che agisce il Padre amorosissimo verso il peccatore che si rivolge a Lui con pentimento estremo!

26. Tieni dunque valida la prima risposta, e sii colmo della suprema consolazione, perché di tale risposta non verrà cambiata nemmeno una virgola. Quello che Dio ha detto, quello resterà in eterno così come Egli aveva detto!

27. Sia dunque reso a Lui ogni onore, ogni lode e tutto il nostro amore in eterno, perché Egli soltanto è degno di ricevere da noi ogni lode, ogni gloria, ogni adorazione e tutto l’amore, e così sia fatta in eterno la Sua santa Volontà! Amen!»

 

[indice]

Cap. 199

Spiegazioni sulle interefenze del maligno

L’apparizione ingannevole della falsa Naeme

Lamec e Tubalcain in preda alla tentazione e al dubbio

25 novembre 1842

1. Qui non occorre accennare ulteriormente a quale stato di beatitudine le ultime parole di Chisehel avessero trasportato i due, poiché questo lo si può arguire facilmente da quanto è già stato raccontato. Per conseguenza noi rivolgeremo subito la nostra attenzione ad un’altra apparizione. Questa apparizione, in questo punto del nostro racconto, non emergerà in maniera molto differente da Ponzio Pilato nel cosiddetto “Credo”; solo che ciò non ha grande importanza, dato che essa rientra nell’ordine delle cose. Ma di che genere fu dunque questa apparizione? Un po’ di pazienza ancora, ed essa verrà abbastanza per tempo!

2. Voi sapete quello che Chisehel aveva precedentemente annunciato a Tubalcain, cioè il sopravvenire di più di una tentazione e di una prova, e di un fuoco purificatore e consolidante. Vedete, questo è anzitutto quello che sta ora per manifestarsi!

3. Vi è noto di quale spirito fosse figlio precedentemente Lamec e di quale figlio egli fosse il fedelissimo servo e schiavo. Finché il nemico della vita vede che nessun reale pericolo minaccia la sua preda, più che sicuramente destinata a lui, allora egli non fa troppo caso a nessun genere di conversione.

4. Ma quando comincia ad accorgersi e a vedere molto bene che la sua preda è minacciata dal massimo pericolo, allora comincia subito a darsi un gran dafare e a lottare in difesa della sua presunta proprietà.

5. E proprio questo fu anche qui il caso, così come oggigiorno è pure il caso di moltissimi uomini che si sono lasciati già una volta accalappiare in qualcosa da lui, dal grande nemico della vita.

6. Tali uomini appaiono molto spesso quali virtù personificate; solo che di solito hanno ancora un lato debole, ma non sanno che questo lato debole è effettivamente un lato così forte che, se esso viene sia pure lievissimamente toccato, ben presto ha ragione di tutti i lati buoni e li vince con la più lieve fatica di questo mondo e li trascina con sé.

7. Chi tuttavia trovasse forse un po’ esagerata questa enunciazione, allora provi solo una volta a prendere un simile eroe di virtù per questo suo lato debole, ed egli troverà di lì a poco, e potrà constatare anche troppo presto in modo inconfutabile, quanto forte è un tale lato debole!

8. Per rendere ancora più chiara una cosa di tanta importanza, Io citerò perfino un esempio: Prendiamo un uomo che abbia già vinto su se stesso sotto ogni riguardo possibile; tuttavia un lato debole gli è ancora rimasto, e a questo egli non fa tanta attenzione perché lo ritiene di poco conto, dato che esso consiste unicamente nel fatto che talvolta fa volentieri delle visite, ed è pure lieto quando qualcuno lo contraccambia. La cosa appare come la più innocente di questo mondo.

9. Se però noi consideriamo più da vicino questo lato debole, vedremo che non si tratta d’altro che di un laccio abilmente gettato da Satana.

10. Quando costui si trova già in relazione con qualcuno, egli spia attentamente quando allo spirito dell’uomo si avvicina qualcosa che potrebbe portare la salvezza in modo particolarmente radicale.

11. Se questo è il caso, allora egli tira il laccio, e il lato debole diventa quello forte, e il nostro eroe di virtù, con tutta la sua rimanente pienezza di virtù, si lascia trascinare là dove lo attira il lato debole, e in tal modo gli sfugge sempre l’occasione buona nella quale egli avrebbe potuto ricevere da Me una visita più vicina per la sua santificazione. E così un lato debole resta appiccicato all’uomo spesso fino alla tomba, ciò che è certamente molto triste!

12. Ugualmente anche il nostro Lamec possedeva ancora una quantità di tali lati deboli che egli, in occasione della sua conversione, non aveva reputato meritevoli di attenzione.

13. Siccome però il suo amore per Me divenne all’improvviso intensissimo, allora nel fuoco di questo amore anche i lacci maligni soffrivano al punto che essi bruciarono fino a strapparsi, e allora il nemico della vita non avrebbe avuto più niente con cui trattenere e attirare la sua preda ritenuta sicura. Che cosa gli restava ora da fare?

14. Ebbene, non gli restava nient’altro che agire d’astuzia, ma nel caso in cui questa avesse fallito, non gli rimaneva che ricorrere alla violenza! E così anche avvenne.

*

15. Nel momento in cui Chisehel con i due si avvicinò agli altri sei, all’improvviso Naeme, come disperata, si precipitò dalla porta nella sala, stette poi lungo tempo torcendosi le mani e, dopo essersi un po’ riavuta, esclamò con voce da disperata:

16. «Padre Lamec, traditore e perduto! Io ho saputo tutto sull’altura ed ho appreso quale tranello ti è stato teso!

17. Mi sono affrettata a venire – non curante della mia vita, inseguita da leoni, da tigri e dagli abitanti delle montagne – per arrivare in tempo e comunicarti il piano infame.

18. Solo che sono giunta troppo tardi! Infatti, come vedo, tu sei già diventato una preda dei terribili maghi delle montagne!

19. Ma come hai potuto, nella tua saggezza, non tenere in considerazione che dalle montagne è sempre venuto ogni male a noi e su di noi, e nonostante ciò, tu questa volta ti sei lasciato ingannare in modo così terribilissimo e ti sei lasciato attirare nei tranelli più orribili della tua rovina?»

20. A questo punto lei si volse, scorse Tubalcain e gettò un grido terribilissimo, ed esclamò: «Tubalcain, fratello mio, marito mio! Anche tu sei vittima del tradimento più infame? Sì, anche tu! Ora tutto è perduto!

21. Uccidetemi, uccidetemi! Affinché io non debba essere testimone con voi della terribilissima rovina!»

22. A questo punto lo sguardo di Lamec si trasformò, e Tubalcain strinse i pugni dalla rabbia che si era ridestata, e infine gridò con voce di tuono: «A questa razza di messaggeri di Jehova appartenete voi? O voi, vomito dell’inferno! Sì, sì, voi volete condurci sulle montagne perché voi ritenete, secondo la vostra scienza diabolica, di non poter avere qui completamente ragione di noi! No, questo non avverrà mai!

23. E ringrazio te, mia cara moglie, per questa notizia! Tubalcain saprà bene opporsi ad una simile mascalzonata!»

24. Lamec però disse a Tubalcain: «Figlio mio, prima di agire, noi sentiremo anche l’altra parte! Ritorna dunque tranquillo, perché chissà se tutto ciò non sia forse una tentazione!

25. E allora lo domando a voi messaggeri. Ditemi: “Come stanno qui le cose? Spiegatemi questo enigma, oppure io mi ritiro e ritorno quello che ero prima, cioè un re inflessibile anche nel fuoco, in modo tale che non riportiate un’abominevolissima vittoria su di me e sul mio forte popolo!

26. Parlate dunque, oppure, che la mia maledizione colpisca ciascuna fibra del vostro essere!”. Amen!»

 

[indice]

Cap. 200

Lo smascheramento della falsa Naeme

28 novembre 1842

1. Chisehel però, che era istruito benissimo su che cosa sarebbe consistita questa prima tentazione, rivolse uno sguardo fermo a Lamec e a Tubalcain, e infine disse ad entrambi:

2. «Credete proprio che le cose stiano così come ve le ha esposte questa Naeme?»

3. E Lamec lo interruppe subito piuttosto violentemente e gli disse: «Ritieni tu dunque che io non conosca mia figlia? Quale vantaggio potrebbe avere, mentendo dinanzi a me? Lei è la mia splendida figlia, e come tale, a me ha detto sempre la verità! A cosa tendi tu dunque con la tua domanda?»

4. E allora Chisehel rispose a Lamec come pure a Tubalcain: «Sta bene! Se voi credete che questa sia la giusta Naeme, allora restate nella vostra convinzione.

5. Le montagne però saranno poi sbarrate di nuovo, e nessuno di voi vedrà mai più la vera Naeme; la costruzione del tempio non sarà conclusa, e quella tavola santissima che è deposta là verrà da me stesso immediatamente allontanata da questa vostra casa e sarà portata sull’altura!

6. E ora, o credete a noi, oppure credete a questa Naeme! Ma a voi accadrà così come credete! Ora vi sono aperte in ugual misura le porte della vita e quelle della morte. Se noi restiamo presso di voi, allora anche la vita rimane con voi; ma se presso di voi rimane questa Naeme, allora la morte eterna sarà la vostra immancabile sorte!

7. Voi ora potete dunque scegliere fra i due estremi in base a quanto vi ho detto. Avvenga ora secondo il vostro volere! Amen!»

8. A questo punto Lamec afferrò Tubalcain per la mano, lo condusse alquanto da parte e gli disse: «Ascolta, caro figlio! A dire il vero questa Naeme mi appare un po’ strana! Infatti finora lei non ha guardato né me, né te, bensì, come si è precipitata qui dentro da quella porta, si è subito gettata con la faccia a terra davanti a noi, e così se ne sta ancora accovacciata piagnucolando!

9. Io sono del parere che, prima di giungere ad una rottura dei nostri buoni rapporti con i sette potenti amici a causa sua, sia quanto mai necessario, per questo importantissimo motivo, vederci un po’ più chiaro per quanto riguarda appunto questa strana Naeme!

10. E a tale scopo non vi sarà niente di meglio che io le imponga di alzarsi immediatamente da terra e togliere via dal trono quella tavola significativa, e di conseguenza disporre di nuovo del seggio reale per me e per lei. Se lei lo farà, allora noi crederemo alle sue parole; ma se lei non vorrà farlo, allora sapremo pure noi che questa Naeme non è altro che una figura ingannevole sorta per tentarci, e in questo caso le daremo poi anche il congedo che si sarà meritata!»

11. Tubalcain approvò tale proposta dicendo: «Padre, io trovo questo piano veramente ben concepito; andiamo e facciamo dunque secondo la tua volontà e il tuo saggio consiglio!»

12. E allora entrambi si avvicinarono di nuovo a Naeme. Quando furono presso di lei, Lamec si chinò a terra, la toccò con le sue dita e le disse:

13. «Naeme, se tu sei veramente mia figlia, allora alzati da terra e mostrami la tua faccia! Poi accostati là al trono, prendi la tavola splendente e portala a me, e tutto il potere dei maghi della montagna sarà spezzato!

14. Io poi ritornerò ad essere l’antico, potente e invincibile re, e tu la mia mano destra!

15. Infatti, in questa e su questa misteriosissima tavola è nascosta tutta la potenza dei maghi delle montagne!

16. Se tu sei davvero mia figlia Naeme, allora potrai ben fare questo, visto che ora si tratta della mia salvezza!»

17. A questo punto Naeme cominciò a contorcersi, assunse un atteggiamento pietoso e fra grandi lamenti mostrò di essere sopraffatta da grave debolezza e di non essere in grado di alzarsi.

18. Un tale comportamento fece però infuriare Lamec, che esclamò: «Naeme! Tu ben conosci Lamec! Perché indugi a fare ciò che io voglio?

19. Se tu sei debole ed incapace di alzarti, allora parla, perché io sono certamente tuo padre e possiedo ancora così tanto da procurarti il necessario rinvigorimento, poiché chi è ancora in grado di contorcersi e piegarsi così fortemente e poi lamentarsi così come fai tu, costui ha sicuramente ancora tanta forza da esprimersi e dire che cosa lo turba e il perché non può o non vuole dar subito esecuzione ad un ordine così semplice!

20. Alzati dunque, o la mia tremenda maledizione ti colpirà!»

21. A questo punto Naeme si alzò, e quando i due videro il suo viso, ne furono enormemente spaventati, perché il suo viso non aveva la benché minima somiglianza con quello di Naeme.

22. Ma nonostante ciò Lamec le disse: «Dal tuo viso io non ti riconosco; avvicinati però al trono, fa come ti ho comandato, e io allora ti riconoscerò dal tuo volere!»

23. Udito questo, Naeme cominciò a tremare, si accasciò subito a terra e divenne invisibile! A questo punto Chisehel domandò subito a Lamec: «Ebbene, fratello Lamec, ti piace questa Naeme?»

24. E Lamec e Tubalcain si prostrarono dinanzi a Chisehel e deplorarono la loro cecità, poiché solo ora essi compresero del tutto come stessero le cose riguardo a quella Naeme, e di quale spirito fosse interamente ed effettivamente figlia.

 

[indice]

Cap. 201

Chisehel istruisce sulla fratellanza e l’uguaglianza tra gli uomini

Perché un essere umano diventa dittatore

Della vera regalità secondo l’Ordine divino

29 novembre 1842

1. Ma Chisehel si chinò immediatamente a terra, sollevò Lamec e Tubalcain e poi disse loro: «Fratelli, perché vi prostrate dinanzi a noi? Siamo noi forse più di voi? O non siamo invece reciprocamente fratelli?

2. Oh, vedete, una cosa simile non dobbiamo mai più farla in avvenire, poiché soltanto a Dio spetta ogni ringraziamento, ogni onore, tutta la nostra umiltà e tutto il nostro amore!

3. Se noi però vogliamo essere veri figli dell’uno e medesimo Padre, allora noi dobbiamo reciprocamente considerarci uguali, e non dobbiamo richiedere ai nostri fratelli che si inchinino dinanzi a noi, bensì tutto quello che reciprocamente possiamo e vogliamo dimostrarci, consista solamente nel fatto che, dall’amore per Dio, ci amiamo reciprocamente come veri fratelli!

4. Quello che va oltre a ciò e quello che è al di sotto di ciò, entrambe queste cose non sono nell’Ordine di Dio e perciò sono un peccato!

5. Una cosa simile si può facilmente rilevare attraverso un esempio: supponiamo che vi sia un uomo al quale tutti gli altri uomini dimostrassero una profonda stima, pur non essendo assolutamente niente più di loro.

6. In quest’uomo esageratamente stimato, quale sarà ben presto la conseguenza di tale generale stima verso di lui?

7. Vedete, egli comincerà ben presto a considerarsi di più e migliore di coloro che gli tributano tale stima, diventerà perciò superbo, subito dopo diventerà arrogante e infine addirittura avido di dominio! Egli non si accontenterà più della grande stima dei molti che lo circondano, ma con questa moltitudine, a lui stoltamente devota, penetrerà in altri luoghi e gli uomini che vi troverà li costringerà ad inchinarsi dinanzi a lui con la violenza, mediante i pazzi a lui devoti, e maltratterà e perfino ucciderà coloro che non vorranno inchinarsi dinanzi a lui.

8. Anzi, un tale individuo arriverà perfino al punto che i fratelli a lui devoti che avranno fatto di lui oggetto di venerazione, dovranno consegnargli una parte rilevante di tutto ciò che guadagneranno con le proprie mani, come tassa, a causa della loro stolta stima!

9. Così sorgeranno re e potenti del mondo in ogni crudeltà e opprimeranno a morte i loro fratelli che dall’inizio saranno stati abbastanza stolti da collocarli più in alto di quanto sarebbe stato nell’Ordine divino, a causa di qualche talento maggiore riscontrato in loro.

10. Noi dunque dobbiamo dare a Dio quello che è Suo, e all’uomo [che è un] fratello ciò che gli spetta!

11. Però onore, venerazione, umiltà, lode, gloria, gratitudine, amore e adorazione da parte nostra spettano solo e unicamente a Dio; noi invece siamo tutti reciprocamente fratelli e perciò dobbiamo amarci reciprocamente né più né meno di quanto ciascuno ama se stesso. Infatti il bilanciere che regola tutto e che mantiene tutto in equilibrio è da ricercarsi nel fatto che noi ci comportiamo e ci incontriamo reciprocamente così come ciascuno si comporta verso se stesso ed incontra se stesso.

12. Da qualsiasi parte si devii da questa linea diritta viene anche turbato e infranto molto facilmente l’eterno Ordine divino, in quanto l’uomo attribuirà all’uomo quello di cui egli è debitore solo e unicamente verso Dio.

13. Ma dove una simile cosa accadrà, là pure verrà deposto il seme dal quale sorgerà ogni male che si rovescerà su tutta la Terra.

14. Infatti davvero io vi dico che nessun peccato come questo sarà, già su questa Terra, tanto sanguinosamente punito, come si è già verificato molto spesso sotto il vostro dominio!

15. Perciò, cari fratelli, noi vogliamo istituire un regno completamente diverso! E in questo regno il re sarà una guida e un maestro dei fratelli, ma assolutamente mai un signore e un dominatore.

16. Un simile re sarà secondo l’Ordine divino e non avrà bisogno di nessuna potenza del mondo, bensì la Potenza e la Forza dell’Amore, Sapienza e Ordine divini dimoreranno nel suo spirito, e fuori da un tale spirito egli trarrà facilmente e sufficiente potenza per guidare i propri fratelli verso ogni cosa buona e vera.

17. Fate dunque bene attenzione a tutto ciò, e non inchinatevi mai più dinanzi a noi, né dinanzi ad alcun altro dei vostri e dei nostri simili, e così voi sarete una benedizione per il popolo; però nella stessa maniera non lasciate che nessuno si inchini dinanzi a voi; così voi benedirete i popoli!

18. E ora andiamo nella sala da pranzo, perché il pasto è già completamente preparato.

19. Non pensate però alla tentazione, bensì siate invece di animo lieto, poiché il vincitore si deve rallegrare della vittoria ma non essere triste dinanzi alla stessa!

20. E così dunque andiamo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 202

Un’altra prova per Tubalcain

 Ogni scelta è giusta se viene fatta insieme a Dio

1 dicembre 1842

1. Allora si recarono tutti nella sala da pranzo, e quando vi giunsero, trovarono tutto ornato nel modo più festoso. Erano a disposizione degli invitati nove tavole rotonde, adornate con lavori ad intreccio, e sulle stesse facevano bella mostra in numero abbondante dei graziosi cestelli colmi di cibo.

2. Nel mezzo delle nove tavole rotonde si trovavano però altre due tavole di forma piuttosto lunga; su queste erano disposte, in maniera piacevole a vedersi, secondo l’usanza in voga là, le vivande di carne bene arrostita.

3. E gli ospiti presero posto alle tavole, ringraziarono e lodarono Dio e mangiarono e bevvero con animo lieto. E quando si furono ristorati a sufficienza con la frutta, Chisehel si alzò e, rivoltosi a Tubalcain, gli disse:

4. «Ebbene, fratello Tubalcain, come pattuito, ora tocca a te sceglierti fra queste ragazze e queste donne di bella presenza e graziosamente adornate, una sposa e moglie di tua soddisfazione, purché tu non abbia cambiato il tuo modo di pensare!

5. Infatti, vedi, la sposa e il banchetto nuziale è già pronto: c’è un agnello per tuo padre Lamec, e un vitello per te e per la tua sposa!»

6. Tubalcain si compiacque enormemente di tali parole, e perciò disse: «Solo adesso vedo in maniera perfettamente chiara come la tentazione sia stata un inganno del tutto vuoto, perché Naeme, la vera Naeme, vive certamente una vita migliore di una vita vissuta nel più stridente contrasto con Dio, al quale Dio lei già qui ci teneva così tanto di nascosto!

7. Certo, se lei fosse un tale contrapposto a Dio, allora il suo piede non avrebbe sicuramente mai raggiunto l’altura, la dimora dei figli di Dio, e un Hored non l’avrebbe toccata! Invece tutte queste cose sono accadute; ma come sarebbe stato possibile che la nostra precedente immagine ingannevole fosse la pia Naeme?

8. Io ora sono del tutto sereno e colmo di gioia, e voglio seguire il tuo consiglio senza più dubbi.

9. Infatti adesso vedo che voi non siete dei traditori verso di noi, bensì dei veri amici e potenti inviati di Dio! Io dunque, per amor vostro, loderò e glorificherò sempre Dio, dato che Egli è tanto benevolo e misericordioso; e così avvenga secondo la vostra volontà ispirata da Dio per il mio bene!»

10. A questo punto Tubalcain si alzò e si avvicinò alle ragazze, le osservò tutte con attenzione e ne trovò una che gli piacque, la scelse e la condusse dinanzi a Chisehel. Mentre però egli era quasi giunto presso Chisehel, la prescelta si fermò all’improvviso e non volle andare più oltre.

11. E allora Tubalcain le domandò: «Poiché tu ti sei lasciata scegliere da me, che cosa succede ora che non vuoi accostarti del tutto con me all’inviato dell’onnipotente Dio affinché ci benedica?»

12. Ma la prescelta gli rispose in forma quanto mai aspra: «A che cosa potrà giovarci la sua benedizione? In tutti i tempi, non hanno molte migliaia di donne concepito e partorito senza una tale benedizione? Perché dunque dovremmo fare eccezione proprio noi?

13. Se ci tieni a farti benedire a schiavo eterno di Jehova, allora vacci tu da solo; io però voglio rimanere libera e ti mostrerò come posso partorire figli anche facendo a meno di una simile stupida benedizione!»

14. A questo punto Tubalcain fu stupefatto da tale sfrontatezza, abbandonò la prescelta e se ne andò solo da Chisehel. Costui però sapeva molto bene quello che Tubalcain gli avrebbe riferito, e perciò gli disse immediatamente:

15. «Fratello Tubalcain, vedi, tu hai fatto una cattiva scelta, e questo io lo sapevo già dal mio fondamento; io però ti dico: “Fa’ la tua scelta con Dio, e allora tu non ti imbatterai mai più in un tale essere che già da lungo tempo si trova fuori dal numero dei giusti!”

16. Vedi, riguardo a questa tua prescelta, le cose stanno precisamente come stanno rispetto all’ingannevole Naeme di prima! Perciò va’ da lei, sputale in viso, e subito dopo sceglitene un’altra!». E Tubalcain fece subito così.

17. La maligna prescelta scomparve all’istante, e una nuova prescelta, lodando e glorificando Dio, seguì subito Tubalcain ed entrambi raggiunsero Chisehel.

18. Costui li benedisse nel Nome di Jehova, e Tubalcain divenne di animo lieto, e con la sua nuova e bella moglie lodò e glorificò Dio, e infine invitò tutti a prendere parte al suo banchetto nuziale.

19. E allora tutti si accostarono alle due tavole degli sposi, le benedissero e mangiarono e bevvero con la nuova coppia.

20. In questo modo fu data a Tubalcain, ben benedetta, la ricompensa pattuita.

 

[indice]

Cap. 203

Un tumulto in città verso la reggia

L’energico discorso di Chisehel al pauroso Lamec

3 dicembre 1842

1. Ma mentre così tutti si intrattenevano lietamente sul modo di governare di Dio e mentre i messaggeri esponevano tante cose sui sublimi prodigi dell’Amore che si erano verificati sulle alture, e a come il Signore aveva dimorato corporalmente fra loro e li aveva istruiti riguardo alla vita eterna dello spirito, e a come l’amore per Dio nel cuore dell’uomo, in sé e di per sé, solo e unicamente costituisca effettivamente la vita eterna, ecco sorgere all’improvviso un tumulto impressionante nelle vie della grande città di Hanoch! Ben presto si distinsero delle voci e queste dicevano: «Maledizione a Lamec, e maledizione pure a tutti i suoi seguaci!

2. Morte e rovina a tutta la sua casa, perché egli si è lasciato ingannare in maniera vergognosa e ci ha tradito tutti con le bestie delle montagne!

3. Perciò egli deve morire prima di noi! Già schiere di giganteschi combattenti si precipitano da tutte le parti giù dalle montagne; essi vengono da noi per distruggerci! Sì, sì, essi avanzano spaventosamente contro di noi per sterminarci tutti!

4. Perciò tu, miserabile Lamec, ora devi scontare, prima ancora per opera delle nostre mani, la tua mala azione di averci consegnato, in maniera tanto vergognosa, nelle mani degli assassini!

5. La tua guardia del corpo delle montagne ti potrà servire ora a ben poco! Tu devi essere annientato insieme ai tuoi seguaci e insieme alla tua nuova guardia del corpo!»

6. In seguito a questo ‘lodevole’ proclama, il tumulto divenne ancora più forte, e un gran numero di ribelli cominciarono a penetrare nel palazzo di Lamec muniti di clave e di altre armi ancora. Non trascorse molto tempo che dalle scale del palazzo si udì un fortissimo calpestio e un battere di clavi accompagnato da ingiurie e da maledizioni, e questo rumore e tumulto annunciatore di morte si stava avvicinando sempre più.

7. Lamec e Tubalcain ne furono tanto impauriti da divenire privi di quasi tutti i sensi; e così pure le donne e le ragazze, assieme alla nuova moglie di Tubalcain, rimasero impaurite a tal punto che esse gridarono e tremarono per questo.

8. Ma allora Chisehel, rivoltosi a Lamec, gli disse con voce potente: «Fratello Lamec, qual è il motivo per cui te ne stai lì così ed esiti come uno che avesse già il coltello alla gola?

9. O stolto che sei! Non hai tu dunque sperimentato a cosa ha potuto giovarti tutta la tua potenza contro di me? Non hanno infatti, centinaia di armati, dovuto gettare via le loro armi come irrigiditi dinanzi a noi? E non sono stati poi costretti a sottomettersi alle nostre parole?

10. Ma se tu hai sperimentato in questo modo la forza divina che è in noi, come puoi ora spaventarti così tanto di fronte a questo tumulto?

11. Rincuorati dunque, e sii di animo lieto! Lascia prima che i ribelli giungano fin qui, e quando avranno davvero sopraffatto te assieme a noi, allora soltanto avrai ragione di spaventarti in maniera così terrificante! Ma finché questo non sarà veramente accaduto, allora rimani tranquillo e confida in maniera vivente in Dio, poiché la Sua Potenza è più grande di quella di tutti i ciechi ribelli della Terra! E così pure rincuoratevi tutti voi! Amen!»

12. Dopo queste parole, Lamec e anche gli altri cominciarono di nuovo a guardarsi intorno con maggiore libertà, e infine egli disse:

13. «O amici! Non arrabbiatevi con me per essermi così spaventato in vostra presenza; però questo frastuono sorto così all’improvviso ha già in sé e di per sé qualcosa di terribile, ed è certamente ancora più terribile quando è accompagnato da tali minacce! Perciò a noi, deboli figli della pianura, bisogna anche perdonare se di fronte a simili avvenimenti veniamo colti da grande angoscia; adesso però niente più dovrà avere il potere di spaventare Lamec, nemmeno la morte stessa!

14. Infatti d’ora in poi, per tutta la vita che ancora mi rimane, io voglio essere un combattente contro la morte, e voglio lottare per la glorificazione del Nome divino!»

15. E Chisehel disse: «Fratello, solo adesso tu mi piaci del tutto, perché così sei un perfetto fratello per me! Ma vedi, i ribelli avanzano, perciò fatti avanti e va da solo incontro a loro, e tu dovrai essere un potente vincitore di tutti loro!

16. Infatti essi, dinanzi a te, ora dovranno fuggire l’uno lontano dall’altro come polvere e pula. E così alzati. Amen!»

 

[indice]

Cap. 204

Il coraggio di Tubalcain verso i ribelli, pervaso dalla Forza di Dio,

la cui Legge è: “Conservazione eterna di tutte le cose create!”

 Un ribelle trasformato in cenere

5 dicembre 1842

1. Ma Chisehel aveva appena reso noto a Lamec di fare attenzione ai ribelli quando avrebbero fatto irruzione dalla porta, che già essi comparvero pervasi dal massimo furore.

2. E quando Lamec scorse simili facce stravolte dall’ira e udì le loro terribili urla, l’impressione d’orrore si rinnovò in lui con tanta veemenza che si accasciò quasi privo di sensi sul pavimento, e cadendo ebbe appena la forza di esclamare: «Guai a me! Sono perduto!»

3. Solo Tubalcain questa volta rimase imperterrito, avanzò con fermezza contro la massa che si precipitava nella sala e la respinse ripetute volte con grande forza.

4. Ma dato che quella moltitudine non voleva affatto darsi per vinta, allora Tubalcain con voce imperiosa e tonante domandò: «Che volete da noi? Perché siete penetrati qui dentro in questo modo?»

5. La moltitudine però rispose urlando: «Noi non vogliamo nient’altro che voi e la vostra infame vita maledetta!»

6. Udita tale esternazione, Tubalcain alzò le sue mani verso l’alto, come pure il suo cuore a Dio, e disse: «O Tu onnipotente, giusto, santo Dio, Padre e Creatore di tutte le cose! Infondimi ora la giusta forza e vigore, affinché con queste io possa cacciare indietro e ricondurre di nuovo al giusto ordine questi disturbatori della quiete!»

7. E dopo questa poderosa esclamazione, Chisehel venne immediatamente al fianco di Tubalcain e così gli parlò: «Tubalcain, fratello mio! Ascolta, il Padre amorosissimo e santo ha certamente udito la tua supplica ed ha esaudito la tua preghiera! Sii perciò colmo di consolazione e di coraggio, poiché ben presto sperimenterai la Forza di Dio in noi e in te!

8. Ora però va’ incontro ai maligni rivoltosi e sbaragliali con la tua parola! Amen!»

9. Infatti Tubalcain aveva percepito molto bene come la Forza proveniente da Dio era venuta su di lui; e per conseguenza si alzò ritto e con voce poderosa parlò così ai ribelli:

10. «Ascoltate, voi rivoltosi contro i sacri Diritti di Dio! Contro chi credete di esservi proposti di combattere? Ebbene, il vostro maligno cuore è rivolto contro Dio; contro Lui siete scesi in battaglia armati di clave, lance e bastoni!

11. O voi miserabilissimi combattenti! Avete già provato qualche volta la Potenza del Dio altissimo e onnipotente?

12. Voi urlate: “No, cosa abbiamo noi a che fare con tale Potenza? Noi vogliamo solamente voi e la vostra vita!”

Io però vi dico: “Adesso voi avete a che fare con la Forza e con la Potenza di Dio; perciò ponderate bene prima di sollevare del tutto i vostri strumenti di morte contro di noi e su di noi!

13. Infatti davvero e veramente io dico a voi tutti, nel Nome del Dio onnipotente, che se non vi ravvedete al più presto, vi accadrà come ad uno che fosse caduto nel cratere di una montagna in piena e violenta eruzione. Il primo che oserà sollevare la propria clava contro di noi, sarà convertito in polvere e cenere!

14. E ora voi sapete contro chi siete scesi in battaglia e qual è il destino che vi attende! Fate adesso come volete, poiché avete una libera volontà, ma in base all’azione vi sarà anche misurato con precisione il premio della lotta!»

15. Solo dopo aver udito queste parole, i ribelli cominciarono ad infuriarsi e ad imprecare così forte, che Lamec si ridestò.

16. E quando fu rinvenuto, in lui si destò un furore terribile contro i ribelli, e si mise a gridare ad alta voce: «Potenti fratelli e amici! Annientateli tutti, questi esseri furibondi contro Dio!»

17. Ma Chisehel, con tutta tranquillità, disse a Lamec: «Fratello, non lasciarti trascinare invano dal tuo zelo, poiché Dio non è come un uomo che vorrebbe annientare subito le Sue opere, bensì l’eterna Legge del Suo eterno Ordine suona e comanda così: “Conservazione eterna di tutte le cose create!”

18. A costoro è stata ora prescritta una legge da Tubalcain, e tale legge fu consacrata dall’Alto. Chi di loro agirà contrariamente ad essa, costui troverà anche ben presto il suo giudizio. Per conseguenza tu puoi certo stare tranquillo! Amen!»

19. Invece uno degli ammutinati impugnò subito la sua clava per colpire Chisehel; ma all’istante egli fu afferrato da un fuoco divoratore che lo ridusse in cenere al cospetto di tutti. A tale vista tutti gli altri rimasero sbigottiti, e uno dopo l’altro cominciarono a ritirarsi con discrezione.

20. Alcuni maledicevano ancora; qualcun altro però li ammoniva al pentimento. E così in breve tempo ebbe fine questa insurrezione, e al suo posto riprese a regnare la calma.

 

[indice]

Cap. 205

Lamec e di Tubalcain ringraziano per la Forza di Dio nell’uomo

Chisehel chiarisce come considerare le vacuità del mondo

6 dicembre 1842

1. E così, dopo che il tumulto fu sedato e la pace e l’ordine ripresero il sopravvento, Lamec e Tubalcain si prostrarono a terra e lodarono e glorificarono Dio per aver conferito, con somma grazia, una tale forza all’uomo e Lo supplicarono che non volesse mai più abbandonarli con questa Sua sacra Forza, bensì che volesse assisterli continuamente per tutto il tempo della loro vita, e che benedicesse infine con tale Grazia i loro successori e che li mantenesse continuamente, con la massima benignità, nella grazia.

2. E dopo questa lode, questo ringraziamento e dopo tale preghiera, Chisehel si avvicinò ai due, che erano ancora prosternati, li rialzò e disse loro:

3. «Amici e fratelli! Il santo ed amorosissimo Padre prova una giusta gioia in voi, e di questo potete senz’altro essere certi, poiché voi avete fornito ora tre forti prove della vostra nascente fedeltà.

4. Tuttavia, potete crederlo: finché noi uomini portiamo in giro questa carne mortale, portiamo in giro anche le nostre tentazioni che si rinnovano continuamente, e perciò non siamo mai sicuri di poter dire: “Finalmente le tentazioni sono finite!”

5. Anzi, quanto più noi ci avviciniamo alla perfezione, tanto più ci accorgiamo che la nostra carne, il mondo e l’ambizione del nostro cuore di carne mettono continuamente nuove pietre [di inciampo] sotto i piedi dello spirito che vuole destarsi in maniera vivente, affinché esso cada di nuovo nel suo primordiale sonno di morte!

6. Ma dobbiamo forse noi diventare angosciati e intimoriti per questo?

7. Oh, niente affatto, miei cari amici e fratelli! Infatti proprio in ciò si rivela il grande Amore misericordioso del santo e superbuono Padre nei Cieli, perché è attraverso tali prove che noi, in primo luogo, veniamo certamente destati nel nostro spirito e poi veniamo mantenuti desti fino al giusto tempo in cui per lo spirito si farà un nuovo ed eterno giorno, nel quale lo spirito non sarà più gravato da nessun sonno e, per conseguenza, neanche da nessuna tentazione!

8. Questa felice condizione si verificherà con certezza, un giorno, dopo il distacco del corpo, ma può anche già diventare patrimonio dell’uomo, in un’equa parte, durante la vita del corpo, qualora l’uomo abbia fatto della Volontà divina una sola ed esclusiva norma in tutto.

9. Ma come può avvenire ciò? Ebbene, questo può avvenire nella maniera più semplice di questo mondo! Basta non curarsi affatto di questo mondo, ma attenersi sopra ogni altra cosa a Dio; basta non amare alcuna cosa che sia del mondo, ma invece amare unicamente Dio sopra ogni cosa, e fuori da questo santo amore considerare tutto il prossimo come fratelli e sorelle, e l’intero compito della vita, in apparenza tanto pesante, è completamente risolto!

10. Ma se qualcuno volesse obiettare e dicesse: “Eh sì, questa cosa è più facile a dirsi che a farsi in misura completamente giusta!”, ebbene, a costui io direi soltanto questo: “Amico, cosa hai di tanto buono nel mondo che tu lo debba apprezzare ed amare in maniera tale e che tu debba avere tanta paura, di calpestarlo con i tuoi piedi che dovrebbero diventare immortali?

11. Vedi, nient’altro che uno scarso riempimento del tuo stomaco e del tuo ventre, un misero mantello sopra la tua pelle, un servizio carico di maledizioni da parte dei tuoi fratelli e sorelle, ed infine, dopo un tempo che trascorre presto, la più tormentosa morte temporale ed eterna!”

12. Ecco, questi sono dunque tutti i vantaggi che ci offre il futile mondo!

13. Dimmi: davvero tali vantaggi meritano che l’uomo vi dedichi anche un solo pensiero?

14. Ora, se anche per una volta sola qualcuno contempla il mondo in questa vera luce, con quanta facilità può ritornare poi subito qui e volgere le spalle a tutto il mondo per seguire, di cuore sereno e lietissimo, la santa chiamata del Padre eterno, santo ed amorosissimo, nei Cieli e dai Cieli della più beata vita eterna!

15. Se tu avessi fatto un sogno durante il quale fossi formalmente considerato come un Dio da tutte le parti, e il tuo palato venisse deliziato dalle leccornie più squisite, e tu avessi le più belle e affascinanti concubine; ebbene, una volta che ti sei svegliato, vorresti aspirare e desiderare ardentemente il sogno?

16. Un pazzo sì che farebbe questo; ma un saggio sa che si è trattato soltanto di un futile sogno, e per conseguenza non aspirerà e non desidererà tutto ciò.

17. Ma così avviene anche nei riguardi del mondo; esso non è altro che un futile e vuoto sogno che svanisce ben presto non appena lo spirito è destato al nuovo giorno! Perciò non tenete più in considerazione il mondo, il quale è niente, e così voi vincerete tutte le vostre tentazioni altrettanto facilmente quanto il risveglio del giorno vince facilmente tutti i futili sogni della notte!

18. Attenetevi a questo e operate conformemente, così facendo voi erediterete la vita eterna; e ora siate nuovamente di animo lieto e sereno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 206

I dubbi di Lamec sull’origine delle sue brame maligne

 La necessità delle tentazioni e delle brame per la libera volontà dell’uomo

9 dicembre 1842

1. Poi tutto riacquistò un aspetto del tutto lieto e sereno; solo Lamec non riusciva ancora a riprendersi così bene e sembrava essere ancora pieno di pensieri.

2. Ma Chisehel, essendosi molto bene accorto di ciò, si avvicinò a Lamec e gli domandò: «Fratello Lamec, che cosa ponderi ancora in te? Dimmi francamente che cos’è che ancora ti preoccupa così tanto. Non aver nessun timore, perché noi ora siamo fratelli e dobbiamo essere di un unico sentimento! Perciò dimmi apertamente qual è il problema che la tua anima appare così tanto occupata a risolvere, e ciò sia secondo la tua volontà! Amen!»

3. E Lamec, dopo una breve pausa per riordinare i suoi pensieri, rispose alla fine: «Potente amico e fratello, vedi, tu non hai torto rivolgendomi una tale domanda, poiché forti pensieri dubbiosi si agitano nella mia anima, ed io non so davvero cosa fare di tali pensieri.

4. Tu di certo sarai in grado di darmi la migliore spiegazione in proposito.

5. E dato che tu me ne hai già chiesto il motivo, allora io voglio renderti immediatamente nota la mia preoccupazione principale. Ascolta dunque, poiché questa è l’essenza dei miei pensieri.

6. Vedi, io non posso trovare il modo di mettere d’accordo queste continue tentazioni con la mia persona, e a ciò si oppongono i seguenti pensieri, cioè che io, durante tutta la mia vita, ho commesso del male in grande quantità. Ma perché ho agito così?

7. Perché non ho potuto fare altrimenti? Ebbene, io ritengo che il mio animo e tutta la mia natura erano tali da dover agire così.

8. Infatti a ciascuna azione io mi sentivo afferrato da una violenta brama alla quale ero così poco capace di resistere, quanto poco avrei potuto resistere al più violento infuriare degli elementi!

9. Ma chi ha generato in me tali brame maligne? E chi ha spinto dentro il mio petto questi sfrenati desideri? Ho forse fatto io questo? Ovvero: potevo farlo io questo? Io non conosco neppure in minimissima parte cosa sia veramente la brama in me e da dove questa provenga!

10. In seguito a questa brama, io compio tutti i miei atti. Ma sono forse responsabile per il fatto che li ho compiuti? Non sono infatti stato spinto, e nella maniera più violenta, da tale mia brama? Ebbene, proprio in questa brama si trova certo ogni tentazione!

11. Ma quando l’uomo viene tentato in se stesso da una simile forza invincibile e con la sua propria debolezza non può opporsi vittoriosamente ad una tentazione, allora dimmi: – a chi va poi attribuita effettivamente la colpa se l’uomo soccombe alla potente tentazione?

12. Ma se l’uomo non può affatto avere in sé la forza di resistere alla tentazione, allora a che serve la tentazione? Qual è il suo scopo?

13. Ecco, potente amico e fratello, questi sono i miei pensieri! Dammi a questo riguardo una spiegazione anche breve, ed io mi impegno, per tutto il tempo della mia vita, a non degnare più nemmeno di un pensiero tale punto dubbioso!»

14. E allora Chisehel rispose a Lamec quanto segue: «Fratello Lamec, per lo spirito è difficile trovare una cosa che sia più facilmente comprensibile di questa!

15. Vedi, ammettiamo il caso che anche a te fosse possibile creare un uomo dotato di libera volontà! Se tu lo volessi, egli esisterebbe già provvisto da te di ogni specie di talenti e di capacità, e supposto che tu allora gli dicessi:

16. “Ebbene, uomo creato dalla mia forza, io ti dico che sei libero e puoi fare quello che vuoi!”. – A questo punto io domando: “Sarebbe adesso già libero sul serio quest’uomo da te creato?”. – E io ti rispondo: “Oh, no, perché egli non sa ancora cosa sia la libertà!”

17. Vedi, egli non comincerà neppure ad agire per effetto dei talenti e delle capacità che sono in lui, bensì se ne starà inattivo come un vaso colmo d’acqua, per quanto pura essa sia. Che cosa dovrai fare affinché lui agisca liberamente? Ecco, tu dovrai instillare in lui una brama che lo stimoli all’azione.

18. Quando egli avrà tale brama in sé, allora egli certamente afferrerà tutto, così come si sentirà spinto dalla brama. Ma un tale agire, sarà libero e ordinato? Tu rispondi: “Per nulla affatto!”

19. Ebbene, hai ragione; ma affinché il suo agire divenga libero e ordinato, non si renderà forse necessario indicargli, per mezzo di leggi, quello che egli deve fare e quello che non deve fare?

20. Ma se tu queste leggi le porrai in lui rigidamente, allora egli agirà come un animale.

21. Se tu però queste leggi le porrai in lui in modo troppo permissivo, cioè senza sanzione, allora esse non lo contrasteranno.

22. Tu dunque dovrai sanzionare queste leggi, e soltanto allora l’uomo comincerà a distinguere il giusto dal falso, oppure l’ordinato dal disordinato.

23. Ma affinché egli divenga attivo e uno spirito libero, allora dovranno anche, da parte tua, venirgli fornite occasioni nelle quali egli possa mettere alla prova la sua libera forza d’azione; e vedi, queste occasioni non sono altro che quelle tentazioni su cui hai riflettuto così intensamente!

24. E così Dio deve fare in modo che anche tali tentazioni giungano a noi, altrimenti noi non saremmo nulla di differente dalle pietre, o dagli alberi o dagli animali!

25. Dio però vuole che noi siamo degli uomini liberi, e per conseguenza Egli deve sempre preparare per noi delle occasioni, tramite le quali noi possiamo diventare davvero liberi!

26. E tali occasioni sono le tentazioni provenienti dal mondo e dalle nostre brame! Ritorna perciò tranquillo e non turbarti più per questo; ma soltanto nel tuo spirito troverai la soluzione completa di questo enigma!

27. Sii dunque di animo lieto con noi tutti! Amen!»

 

[indice]

Cap. 207

La tristezza di Lamec perché l’uomo non può fare niente che sia meritorio al cospetto di Dio

Il ringraziamento più gradito a Dio è all’umiltà, quale principio del puro amore

10 dicembre 1842

1. Dopo queste parole di Chisehel, Lamec si trovò con molta più serenità, però ciò avvenne come può accadere a qualcuno che, pur avendo la migliore volontà di questo mondo di essere lieto, non può tuttavia tenere nascosto che c’è qualcosa in lui che lo assilla continuamente.

2. Tale condizione non sfuggì neppure questa volta a Chisehel, che avvicinatosi a Lamec gli disse: «Ascolta, fratello Lamec, io devo dirti francamente che tu non sei ancora del tutto libero nella tua anima!

3. In segreto tu continui a rimuginare su cose di cui non riesci a venirne a capo; dimmi perciò che cos’è che ti opprime ancora ed io volentieri mi impegnerò a procurarti luce, con la grazia del Signore, e ti aiuterò a far luce su qualsiasi cosa ti turbi!

4. E allora Lamec, rivoltosi molto affabilmente a Chisehel, gli rispose così: «Potente amico e fratello, io ora lodo e glorifico Colui che vive eternamente, la cui Potenza non ha fine e il cui Regno e la Signoria onnipotente sono infiniti e durano eternamente!

5. Sì, io, Lamec, rendo adesso onore, lode e gloria a Colui, in confronto del Quale tutti coloro che dimorano su questa Terra e sono potenti, sono da considerare come un nulla assoluto!

6. Infatti Egli fa così come vuole, tanto con le forze del Cielo come pure con quelle della Terra, e nessuno può ostacolarLo e nessuno può domandare e dire a Lui: “Cosa stai facendo Tu, Onnipotente?”

7. Infatti Egli è l’unico Signore e può fare ciò che vuole. Chi vuole punire, lo punisce; chi vuole umiliare, lo umilia, e chi Egli vuole tentare, lo tenta.

8. Quando vuole perdonare il peccato, Egli lo perdona senza rendere conto a nessuno, e se vuole uccidere qualcuno, lo uccide quando vuole e non vi è per Lui necessità di dirgli: “Domani ti ucciderò!”, bensì Egli lo fa quando vuole, e nessuno può chiamarLo a rispondere delle Sue azioni, né può giudicarLo, poiché Egli è al di sopra di tutti i Cieli e al di sopra di tutti gli uomini della Terra!

9. Vedi, fratello, tutte queste cose ormai io le so! E tuttavia ciò serve assai poco, poiché, per quanto io stia facendo considerazioni per quanto posso e voglio, alla fine non giungo a ricavarne che questo: “Dio solo è il Tutto nel tutto; ma noi invece, presi assieme, non siamo nient’altro che un futile nulla al Suo confronto!”

10. L’unica cosa concessa, e cioè avere la possibilità e il permesso di amarLo, onorarLo, lodarLo e glorificarLo, è qualcosa soltanto riguardo a noi, ma riguardo alla Sua onnipotente, infinita ed eternamente divina Entità, anche questa cosa si riduce ad un nulla! Se noi, infatti, tutti gli uomini e gli animali della Terra e tutte le forze dei Cieli, siamo un nulla al Suo confronto, che cosa possono essere per Lui il nostro amore, la nostra lode e tutto il nostro onore reso a Lui e tutte le nostre glorificazioni?

11. Perciò noi non possiamo affatto, nel vero e proprio senso, neppure amarLo, né onorarLo, né lodarLo e né glorificarLo, bensì quando noi facciamo tale cosa, la facciamo soltanto riguardo al nostro proprio benessere. Infatti, chi può innalzare Dio, Lui, che dall’eternità è l’Altissimo?

12. Chi può magnificare Dio attraverso la propria lode, Lui, di fronte al Quale Cielo e Terra non sono che un nulla? Chi può amare Lui, Lui, la Potenza, la Forza e l’Autorità infinite? Chi infine può offrire una giusta offerta a Lui, del Quale tutto è una proprietà originariamente eterna?

13. Dunque, tutto quello che noi facciamo, lo facciamo evidentemente ed esclusivamente per noi, ed è impossibile che noi, nel vero e proprio senso, possiamo fare qualcosa per Dio!

14. Eppure tutto ciò io vorrei farlo esclusivamente per Dio, e non in questo modo indotto solo dalla considerazione del mio benessere!

15. Ma come sarebbe possibile ciò, se consideriamo la cosa da questo vero punto di vista?

16. Io ora vedo molto bene che tutte le tentazioni dipendono unicamente dall’immensa grazia di Dio e che noi, per questo, possiamo ringraziarLo eternamente perché Egli si ricorda così di noi, Egli, il Dio eterno ed infinito!

17. Ma che noi non possiamo fare assolutamente nulla per Lui in cambio, vedi, è questo che opprime ora la mia anima e che rende triste il mio cuore!

18. O fratello, questa cosa tu non puoi percepirla in tutta la sua profondità e in tutta la sua pienezza come me, il grande debitore! Se anche tu fosti un debitore, tuttavia tu non lo fosti però nella proporzione in cui lo fui io, e così, come ho detto, tu non puoi percepire così tanto che cosa significhi essere un debitore e poi non poter offrire alcun risarcimento per il proprio debito!

19. Ebbene, ora tu conosci tutto quello che mi opprime; perciò dammi un consiglio se lo puoi, o se ti è possibile!»

20. Questo discorso di Lamec sorprese fortemente Chisehel, e da principio non fu sul serio capace di ordinare subito le sue idee; quando però a tale scopo il Mio Spirito fu nuovamente su di lui, allora egli consolò immediatamente Lamec con le seguenti parole:

21. «O fratello Lamec, ciò che ora tu percepisci, tutti noi lo percepiamo già da lungo tempo e, anzi, adesso tale percezione si fa tanto più viva in noi, in quanto tu la percepisci insieme a noi; però, sotto questo riguardo, noi sappiamo anche, per averlo appreso dalla stessa bocca santa del Signore, che appunto proprio il ringraziamento da parte nostra Gli è graditissimo quando noi comprendiamo la nostra assoluta nullità di fronte a Lui!

22. Quando tu non puoi più trovare in te nessuna parola per ringraziarLo, né nessuna offerta perfettamente degna di Lui, allora tu sei un giusto ringraziatore, un glorificatore e un adoratore di Dio, il Padre santo!

23. Vedi, questa è la giusta umiltà, e questa è la semente per la vita eterna in Dio!

24. Essa è l’inizio del puro amore, ma questo amore è la stessa vita eterna!

25. Sii dunque sereno e lieto, poiché precisamente con ciò è venuto proprio ora su di te l’eterno Spirito della vera ed eterna Vita!

26. O Lamec! Fratello! La mia gioia per te è diventata grande!

27. Rimani come sei ora, così vivrai in eterno, in eterno, in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 208

Il voto di Lamec e suo patto d’amore col Signore

La lotta contro il male nell’uomo è verso il nemico della vita in lui

12 dicembre 1842

1. E quando Lamec ebbe udito tali parole di Chisehel, si rasserenò subito e ne fu lieto oltre ogni misura, e infine disse a Chisehel: «Potente amico e fratello! Sia dedicato in eterno tutto il mio amore, stima e adorazione all’onnipotente ed eterno Dio e Creatore di tutte le forze celesti, di questa Terra e di tutto ciò che in essa, su di essa e al di sopra di essa esiste, vive, respira e pensa, per il fatto che Egli è tanto immensamente misericordioso e pieno di Grazia, e perché ora mi ha parlato per mezzo tuo e mi ha mostrato la giusta via della vita!

2. Infatti solo adesso mi sono completamente ristabilito e so come stanno le cose a questo proposito.

3. Ma anche perciò Lamec, d’ora innanzi, dedicherà tutte le sue forze a risarcire tutti coloro che sono ancora in vita del male che egli aveva compiuto con loro e su di loro.

4. Tutto ciò, io, Lamec, lo giuro ora a voi tutti per il Nome supremamente santo e vivente dell’Altissimo!»

5. E allora Chisehel osservò a Lamec: «Ascolta, fratello Lamec, il Signore non ti ha chiesto che tu gli faccia un simile voto; ma dato che tu con ciò hai spontaneamente giurato la tua fedeltà a Dio, allora hai anche stabilito con Lui, il Padre santissimo, un solido patto d’amore! Egli lo ha accettato; perciò ti infonderà vigore, ma nello stesso tempo non tralascerà di sottoporti in giusta misura a delle prove, in modo tale che tu debba avere sempre una quantità di occasioni per consolidare sempre più la fedeltà che Gli hai giurato.

6. Rimani quindi fedele al tuo patto, e il Signore ti prescriverà tutte le vie che tu dovrai percorrere nel Suo santissimo Nome!

7. Qualsiasi difficoltà ti possano contrastare, tu non devi considerarle, bensì devi sempre operare secondo la Volontà del Signore. E sii certo con fede, che il Padre santo ed onnipotente benedirà per te ogni impresa nel Suo Nome e la farà giungere a perfetta riuscita!

8. Vedi, caro fratello, per noi non fu certamente un lieve compito salvarti dalla rovina; solo che il Signore era con noi, e tu ora rappresenti la ricompensa più splendida per tutta la nostra angoscia, la nostra fatica e il nostro lavoro! Infatti noi non abbiamo dovuto combattere soltanto con te, ma anche con un nemico di gran lunga più maligno e più potente di quanto lo sia stato tu stesso, e costui era il grande, antico e per te invisibile principe della menzogna, dell’egoismo, di ogni astuzia ed inganno, ovvero il nemico più dichiarato di Dio, nemico che nel principio [dei tempi] volle essere più di Dio.

9. Ma dato che la Potenza di Dio lo ha fatto cadere, allora egli è sempre colmo di furore e ora non pensa e non escogita nient’altro che il modo per poter recare continuamente un danno a Dio!

10. Questo grande nemico è ancora dotato di molta potenza, e il suo regno è ancora di smisurata grandezza, poiché egli sa molto bene quanto è grande il divino Amore paterno e la divina Pazienza, perciò egli continua a peccare ad ogni momento, dato che la Misericordia di Dio gli ha lasciato ancora la libera volontà, come pure il suo regno.

11. E dunque vedi, caro fratello, noi avemmo anzitutto a che fare con questo nemico e dovemmo innanzitutto aver completamente ragione di lui prima di poterci avvicinare a te per salvarti; così dunque noi abbiamo dovuto sostenere una grande e vigorosissima lotta per te!

12. Nella stessa maniera anche tu, caro fratello, dovrai sempre sostenere una vigorosa lotta; però ricordati sempre del santo patto da te stabilito con Dio, e rimani sempre completamente fedele ad esso, così tu vincerai qualsiasi pericolo, e alla fine, adorno della corona della vittoria, come un potente araldo entrerai nella vita eterna, immortale, beatissima e liberissima!

13. E ora ricevi in aggiunta la nostra benedizione: l’amore, la grazia e la misericordia del Signore siano sempre con te e con tutto il tuo popolo!

14. E così dunque ringraziamo, lodiamo e glorifichiamo Dio, e poi andiamo a riposarci per rinvigorire il nostro corpo!»

15. Dopo di che, tutti entrarono nella sala del trono, là lodarono e glorificarono il Nome santissimo, se ne andarono a riposare, e i sette messaggeri rimasero nell’anticamera di Lamec.

 

[indice]

Cap. 209

Visita allo spiazzo per la costruzione del tempio

La diligenza degli operai, estrattori dell’oro, benedetta dal Signore

L’attività quale mezzo per la conservazione e il rinvigorimento della vita

13 dicembre 1842

1. Allo spuntare del giorno successivo, già molto prima del levar del Sole, tutti si recarono nella sala del trono e resero onore a Dio.

2. Dopo aver terminato l’atto di venerazione e di adorazione del Nome santissimo, che durò finché il Sole si fu alzato completamente, tutti ritornarono nella sala da pranzo dove già un’abbondante colazione attendeva gli ospiti.

3. Dopo un commovente cantico di lode, la colazione fu consumata.

4. E dopo il ringraziamento reso per una simile buona colazione, Chisehel disse: «Ora, cari fratelli, usciamo fuori a visitare i nostri lavoratori e vediamo a che punto sono già con la loro opera!

5. Fra un po’ di tempo, però, le donne e le ragazze portino fuori parecchie ceste piene di cibo, per offrire un buon ristoro ai lavoratori che ancora verranno»

6. Poi tutti uscirono. Ma quando furono giunti sul posto, quale non fu lo stupore di Lamec e di Tubalcain quando, in primo luogo, non solo si trovarono di fronte ad un mucchio risplendente di blocchi d’oro e grande quasi come una montagna, ma scorsero addirittura già in pienissima attività un grande numero di martelli estensori, e in aggiunta ancora una quantità già molto grande di bellissime lamiere d’oro dallo splendore quanto mai intenso, e in secondo luogo si stupirono quando si accorsero che non era possibile trovare nessuna traccia delle pozzanghere e pantani che prima si estendevano da tutte le parti!

7. E dopo aver considerato tutto ciò, Lamec si rivolse a Chisehel e gli domandò: «O potente amico e fratello, dimmi dunque come è stata possibile una cosa simile! Perché con le forze umane non è pensabile che ciò sia avvenuto!

8. Io arriverei a mala pena a comprendere la rapida lavorazione del minerale; ma il prosciugamento delle pozzanghere, delle paludi e dei pantani, che si estendevano qui da tutte le parti per parecchie ore [di cammino], mi riesce del tutto incomprensibile!

9. Dimmi dunque com’è accaduta una tal cosa»

10. E allora Chisehel rispose a Lamec e disse: «Lamec, tu sai forse come sia accaduto che oggi si è fatto nuovamente giorno?

11. Tu mi rispondi che ciò ti è del tutto estraneo; e tuttavia io ti dico che ciò ha un significato infinitamente più grande che non questo prosciugamento delle pozzanghere; e qui non c’è nessuno che chieda riguardo a questa cosa molto più grandiosa!

12. Non sai tu che presso Dio tutte le cose sono possibili?

13. Vedi, la grande tempesta notturna sull’altura nella notte di Sabato ha frantumato un intero monte di cristallo, di una magnificenza grandissima, riducendolo quasi in polvere!

14. La mattina successiva tutti gli abitanti, fortemente provati, videro con grandissimo rincrescimento questa grande magnificente altura completamente annientata e ridotta ad un cumulo di macerie ancora fumanti; parecchie di tali macerie giacevano frantumate in minutissime schegge sul vasto terreno della montagna, e disperse qua e là nel disordine più assoluto.

15. E vedi, al Signore bastò un lievissimo pensiero, un alito appena, una parolina, e l’intera grotta distrutta e ridotta in polvere, certamente uno dei palazzi più meravigliosi, grandiosi, maestosi e sfarzosi della Terra, si trovò in un solo istante ricostruita in modo tale da sembrare che su di essa non fosse spirato mai neppure il minimo alito di vento!

16. Vedi dunque, caro fratello Lamec, se questa cosa è così tanto facile al Signore, senza dubbio anche una qualsiasi altra cosa non Gli sarà meno possibile!

17. Colui che ha creato la Terra non può certamente trovare difficoltà a prosciugare queste paludi, purché Egli lo voglia! Infatti questo Egli ha voluto fare, e vedi, perciò così è anche accaduto secondo la Sua Volontà! Sei soddisfatto ora di questa spiegazione?»

18. E Lamec rispose: «Amico e fratello, io sono del tutto soddisfatto; però vorrei chiederti un’altra cosa ancora, e questa cosa consiste in ciò che ti dirò ora:

19. “Come può l’onnipotente Dio concedere alle Sue creature di essere attive nelle diverse cose, mentre alla fin fine Egli non ha minimamente bisogno dei loro servizi?”»

20. E Chisehel rispose a Lamec: «Tutto questo avviene per un motivo infinitamente saggissimo, e cioè affinché con ciò tutta la vita emanante da Lui possa trovare, in una maniera o nell’altra, un necessario e sufficiente esercizio per le proprie forze, senza il cui esercizio la vita stessa cesserebbe di essere vita!

21. L’attività è (la condizione per) la conservazione e il costante rinvigorimento della vita, e per questo motivo tutte le cose sono attive, e sempre per questo motivo l’uomo essere estremamente attivo, perché egli, più di ogni altro, è stato dotato di vita da parte di Dio!

22. Ma dato che l’uomo, di preferenza, possiede una vita spirituale, allora egli deve anche esercitare questa vita preferibilmente nell’amore per Dio, affinché egli non la perda!

23. Ecco, per questo motivo l’onnipotente Dio ci fa lavorare!

24. Ma ora guarda, da tutte le parti già affluiscono qui i lavoratori per la costruzione del tempio; perciò ora preparati ed assegna a ciascuno il suo lavoro!

25. Tuttavia prima di iniziare il lavoro essi devono mangiare e bere!

26. E poi daremo inizio all’opera! Amen!»

 

[indice]

Cap. 210

L’arrivo e il pasto miracoloso di tremila lavoratori giunti per la costruzione del tempio

La visione in sogno di Mura, il capomastro, e il progetto del tempio avuto miracolosamente

14 dicembre 1842

1. Quando gli operai, in numero di circa tremila, assieme agli ingaggiatori che erano stati mandati fuori, furono giunti sul posto dove si trovava Lamec con i sette messaggeri dell’altura, Lamec ordinò a tutti che si sedessero a terra e che si ristorassero con cibi e bevande che le donne e le ragazze avevano appena portato in quantità abbondante.

2. Poi egli pregò Chisehel di benedire il cibo e le bevande ai nuovi ospiti, ciò che Chisehel fece immediatamente.

3. Quando gli operai si furono saziati a sufficienza e tuttavia le ceste, invece di essere più vuote, apparivano sempre più colme, avvenne appunto che parecchi di loro notarono questo e non potevano meravigliarsene abbastanza, poiché essi non sapevano come spiegare tale cosa.

4. Però Lamec disse loro: «Vi meraviglia la benedizione che viene dalla sacra altura? Sì, voi avete ragione se ve ne meravigliate; ma voi vedrete delle cose che vi meraviglieranno indicibilmente di più ancora di quelle alle quali state assistendo ora!»

5. Tuttavia, un uomo distinto della città di Farak, che era un capomastro, si alzò, si inchinò profondamente dinanzi al re, e gli disse:

6. «Potente e splendido re e signore! Che l’onnipotente Dio di Farak e di tutti i nostri padri ti conceda lunga vita!

7. Io, uno dei tuoi servitori, vorrei pregarti di porgermi ascolto in tutta benevolenza; vedi, io ho qualcosa nel mio cuore che è di grandissima importanza»

8. E Lamec, offrendo amichevolmente la sua mano a quell’uomo, rispose: «Oh, parla, parla pure, fratello e amico, e non temere più Lamec, poiché la iena è diventata un mansueto agnello! Parla dunque, e dicci quello che ti sta a cuore!»

9. E l’uomo della città di Farak, inchinatosi nuovamente con reverenza dinanzi a Lamec, così gli parlò:

10. «Grande re e signore, vedi, questa notte io ho fatto un sogno, durante il quale mi apparvero sette grandi uomini con dei vestiti che risplendevano quanto mai!

11. Uno di loro, però, mi venne vicino e disse: “Mura! Tu sei l’uomo che fa per me; dato che tu sei un capomastro, allora va ad Hanoch, e là dovrai realizzare una splendida costruzione!

12. Lamec erigerà un tempio al Dio di Farak, e sarai tu che dovrai dirigere la costruzione!

13. Quando domani ti sveglierai, troverai già pronto un progetto sul tuo tavolo, e secondo questo tu dovrai edificare il tempio!

14. Prima però mostra il progetto al re, e costui lo riconoscerà ben presto come il giusto progetto e poi ti eleggerà a dirigente della costruzione!”

15. Ed ancora egli mi parlò e mi disse: “Io che ti parlo e ti mostro tali cose in sogno, provengo, assieme a questi sei fratelli, dall’altura, e il mio nome è Chisehel, un messaggero del Signore per i figli della pianura!”

16. Ecco, queste sono le parole che mi sono state indirizzate, e qui è il progetto prodigioso che io, Mura, ho trovato, davvero nella maniera più prodigiosa, sul mio tavolo questa mattina di buon’ora, molto prima ancora del levar del Sole!

17. O re e signore, spero benevolmente che tu lo voglia esaminare!»

18. E Lamec, stupito e lieto al massimo grado nell’udire tale racconto, riconobbe subito la perfetta esattezza del progetto, e disse poi a Mura:

19. «Amico e fratello, mediante questa mia stretta di mano io ti nomino per quell’incarico a cui fosti chiamato in spirito dal potente messaggero del Signore.

20. Questa mia collana reale che ora ti consegno ti contraddistingua per sempre come il capomastro autorizzato da me!»

21. Poi Lamec domandò a Mura: «Ti sono rimaste impresse anche le fattezze di Chisehel?»

22. E Mura rispose: «O re e signore! Mi sono rimaste impresse al punto che esse certamente non svaniranno mai più dalla mia anima!»

23. E allora Lamec disse a Mura: «Amico e fratello, guarda un po’ quel grande uomo che appunto adesso sta parlando con Tubalcain! Non ti pare che gli somigli?»

24. E Mura, del tutto fuori di sé dalla gioia, rispose: «O re e signore, non solo gli somiglia, ma è certamente egli stesso in carne ed ossa! Sì, sì, è lui! È proprio lui!»

25. E allora Lamec chiamò a sé Chisehel, e costui gli si avvicinò immediatamente dicendogli: «Ebbene, o Lamec, ti piace Mura, il capomastro proveniente dalla città di Farak?»

26. Lamec, oppresso dalla gioia, non poté proferire una sola parola, mentre Mura si era gettato ai piedi di Chisehel.

27. Però Chisehel disse ad entrambi: «Alzatevi e rendete onore a Dio! Tu, Lamec, sei ora un giusto re, e tu, Mura, sei un giusto capomastro!

28. Mettetevi perciò all’opera, e che la benedizione del Signore sia con voi e con l’opera delle vostre mani. Amen!»

 

[indice]

Cap. 211

Mura aspira alla luce della conoscenza, ma Lamec gli consiglia la pazienza

La scelta del giusto luogo per la costruzione del tempio

15 dicembre 1842

1. Mura però riusciva a mala pena a credere ai propri occhi e ai propri orecchi, ma quando, dopo l’invito di Chisehel, si fu del tutto rialzato, disse a Lamec:

2. «Mio saggio re e signore, concedi a me, tuo servitore, di dire solo poche parole, perché riguardo a tale questione deve essere fatta luce, altrimenti preferisco morire e perire del tutto malamente piuttosto che rimanere in una tenebra simile, entro alla quale non riesco a distinguere la possibilità e la modalità dell’avvenimento che mi è stato rivelato in modo tanto prodigioso!

3. Se a te, o re e signore, fosse noto qualcosa riguardo a ciò, allora riferiscilo anche a me!

4. Poiché io non mi troverò bene nel dirigere la costruzione se il mio spirito cercherà invano la sua luce in questa tenebra!»

5. E allora Lamec rispose a Mura: «Ascolta, amico e fratello, il tuo zelo è certamente degno di lode! Questo io posso dirti; ma in quanto a rivelarti le vie del Signore, vedi, a tale riguardo ti sei rivolto ad uno che non ne ha le capacità, poiché una cosa simile è anche per me un enigma come lo è per te!

6. Io però mi voglio rimettere alla Volontà del Signore! Se così è giusto e buono in maniera vivente per me, questo lo apprenderò a tempo debito; ma se non è così, allora io non ne resterò per niente turbato.

7. Questo io so ora precisamente, e cioè che tutto quanto avviene, accade secondo la Volontà del Signore; e vedi, per il momento questo è già abbastanza per me!

8. Sia a me che a te il Signore ha manifestato la Sua Volontà in modo prodigioso; adempiamo dunque anzitutto questa, e poi il Signore prenderà nei nostri confronti altre disposizioni a seconda di ciò che sarà nel Suo santissimo Volere!

9. Vedi, tutto ciò che noi contempliamo non è altro che puro prodigio! Il Sole nel cielo, la Luna, tutte le stelle e questa nostra Terra sono colmi dei più inconcepibili prodigi! Chi mai li può comprendere nella loro specie?

10. Ma vorresti proprio morire per il fatto che non le puoi comprendere?

11. Vedi, questa cosa è dunque vana da parte tua! Non farci perciò caso, e rimettiti alla Volontà di Dio; tutto il resto verrà certo a suo tempo se ciò sarà gradito al Signore!

12. Ma se ciò non dovesse essere a Lui gradito, allora è certo migliore per noi non apprendere una cosa simile piuttosto di doverla apprendere contro la Volontà del Signore!

13. E così rechiamoci dunque al cantiere, stabiliamo tutto come si deve secondo il progetto e poi assegniamo i vari lavori agli operai! Sei d’accordo?»

14. E allora Mura rispose, del tutto compunto in seguito a questo discorso di Lamec:

15. «O re e signore! Dio, l’Onnipotente, ti conceda lunga vita, poiché solo adesso riconosco completamente che hai ricevuto la vera Sapienza di Dio, poiché tu hai fatto tacere del tutto le mie brame.

16. Ma perciò io intendo anche rimanere per te il più volonteroso dei servitori per tutto il tempo della mia vita! Ogni onore e ogni lode siano resi per questo a Dio in eterno! Amen!»

17. Quindi egli chiamò a sé i suoi sottocapi edili e ordinò loro di seguire lui ed il re fino al cantiere che sarebbe stato indicato dal re stesso.

18. E subito dalle schiere degli operai ne uscirono fuori un numero di circa trenta. Ora però Lamec venne a trovarsi in una situazione un po’ imbarazzante.

19. Infatti lo spiazzo destinato alla costruzione del tempio in quel momento era tutto occupato da minerale, da buche, da operai, da martelli e dai fuochi accesi per la fusione, e quindi Lamec non sapeva cosa fare.

20. Per questo motivo si rivolse nuovamente a Chisehel e gli domandò che cosa si sarebbe dovuto fare.

21. Ma allora Chisehel rispose a Lamec così: «Ascolta, mio caro fratello Lamec, il luogo della Terra dove deve sorgere il tempio ha ben poca importanza, bensì quello che importa è il tuo cuore! Se tu su questo tuo terreno vivente hai edificato un giusto tempio sul giusto posto al Nome santissimo che tu prima avevi sepolto nell’immondizia di questo tuo stesso (terreno), allora hai già posto la giusta misura.

22. Ma per quello che riguarda questa costruzione/ esteriore, prendi le tue misure sul posto più comodo, e questo sarà sempre giusto per il Signore!

23. Infatti, se io parlando con te ho parlato come se tu dovessi erigere il tempio appunto in quel luogo dove venne dissotterrata la tavola, vedi, l’accenno non si riferiva che al tuo cuore; in questo però tu hai già ultimato la costruzione, e così sta bene!

24. Dunque ora tu puoi misurare il terreno dove vuoi, ed anche questo sarà bene, purché la tua misura interiore sia giusta!»

25. Allora Lamec ringraziò Chisehel per tali spiegazioni, e assieme al meravigliatissimo Mura se ne andò verso uno spiazzo bellissimo e perfettamente libero, e là, con lo stesso Mura, piantò magistralmente i picchetti in base al progetto.

 

[indice]

Cap. 212

Le istruzioni di Mura ai sottocapi edili per la costruzione del tempio

Disposizioni ai sei messaggeri per l’ordine nella città di Hanoch e nelle altre città

16 dicembre 1842

1. Dopo che il progetto fu del tutto picchettato, il capomastro Mura radunò presso di sé i suoi trenta sottocapi edili e parlò loro così:

2. «Osservate qui il progetto! Così è disposta la ripartizione delle fondamenta, e così è disposta la costruzione inferiore, così è disposta quella mediana e così è quella superiore!

3. Mettetevi d’accordo fra di voi in proposito, e quindi procedete alla divisione del lavoro a seconda di come vi sarete accordati!

4. Voi volete sapere da me dove si trovano i materiali da costruzione, ed io vi dico di guardare là verso la montagna! Fin lì ci dovrebbero essere al massimo settemila passi in linea diritta, e là troverete pietre in grandissima quantità che sono adatte alle fondamenta!

5. Proprio lì vicino si trova un’eccellente cava di pietra. Questa adoperatela per la costruzione inferiore! Si tratta di un marmo grigio venato, il quale però dovrà essere digrossato grossolanamente in blocchi quadrati di ugual misura.

6. Per quanto riguarda poi la costruzione mediana e quella superiore, guardate dall’altra parte, dirimpetto alla cava di cui ho parlato prima! Vedete quelle pareti bianche? È tutto marmo bianco finissimo che dovrà essere impiegato appunto per la parte mediana e la parte superiore.

7. Questa pietra dovrà essere prima tagliata del tutto finemente, sia per il lato della parete interna che quella esterna, poi dovrà essere levigata con olio e lisciata per bene, prima di usarla per la costruzione.

8. Quale mezzo di legame per le fondamenta e per la costruzione inferiore si potrà adoperare la comune poltiglia di pietra, ma per il legame della costruzione mediana e superiore sarà necessario impiegare la mucillagine di pietra che voi ben conoscete.

9. Per quanto riguarda i ramponi di ferro da applicarsi internamente alle pareti, Tubalcain provvederà bene a questo e in maniera conforme e nella quantità occorrente.

10. Per quello infine che riguarda la copertura dell’edificio, questa spetterà ai carpentieri e successivamente poi ai lavoratori del metallo.

11. E ora siete a conoscenza di tutto; date dunque inizio all’opera nel Nome dell’unico vero Dio di Farak, il sapiente maestro dell’umanità, e in tal modo la realizzerete con l’aiuto di Dio!

12. Nessuno sia dia pensiero per il cibo, le bevande e per una giusta ricompensa, perché tutto ciò verrà dato a ciascuno nella misura più giusta!

13. Ciascun lavoratore pensi però che questo edificio viene costruito da noi in onore dell’unico vero Dio, e così troverà una grande benedizione nel proprio lavoro!

14. E così dunque andate nel Nome dell’unico vero Dio, e date inizio all’opera!»

15. Ma uno dei sottocapi edili domandò a Mura: «Mastro, il progetto prevede anche un muro di cinta! Come bisognerà comportarsi a questo riguardo?»

16. E Mura gli rispose: «Ascolta, mio Cural! Ti sei mai affannato per la camicia di un bambino nel momento in cui egli è stato appena concepito?

17. Tu rispondi certamente: “No, affatto! Bensì solo quando è del tutto venuto a questo mondo!”

18. Ebbene, lasciamo anche nel nostro caso che il bambino venga anzitutto al mondo, e subito dopo penseremo alla camicia!

19. Ora andate dunque, e fate che la sacra opera abbia inizio! Amen!»

20. A tale invito di Mura tutti posero immediatamente le mani all’opera come api e formiche.

21. Poi Lamec e Mura si avvicinarono ai sette messaggeri e particolarmente a Chisehel, il quale stava appunto discutendo con Tubalcain riguardo al necessario lavoro di metallurgia, e gli riferirono come essi avevano disposto tutto.

22. E Chisehel disse allora ai due: «Cari fratelli, così va bene e così è gradito a Dio! Egli perciò benedirà l’opera, e in sette giorni tutto sarà compiuto; di ciò siate perfettamente certi!

23. Ora però facciamo ritorno alla casa in città, e là diamo le disposizioni necessarie affinché tutti i lavoratori vengano provvisti di quanto occorre loro!

24. Tu, Setlahem, incaricati di assegnare alle donne e alle ragazze i lavori di loro competenza, e tu, fratello Lamec, ordina ora ai tuoi attuali servitori e domestici, secondo la tua maniera, di assumere i loro compiti – ciascuno entro la sua giusta specialità – e di aver cura per il buon ordine nella città come pure nell’intero paese!

25. Io rimarrò presso di te, e Setlahem rimarrà per la cura delle donne e delle ragazze.

26. Tu però, o Gioram, va con i quattro fratelli nelle altre città, e là annunciate con forza e potenza quello che Dio ha fatto al fratello Lamec, e conquistatele tutte per Dio!

27. Il settimo giorno però ritornatevene tutti qui, e invitate tutti i funzionari di Lamec a venire qui ad Hanoch in modo tale che essi vogliano presenziare nella pianura alla consacrazione del nuovo tempio!

28. E così sia fatta ogni cosa secondo la Volontà del Signore! Amen!»

 

[indice]

Cap. 213

Chisehel e Lamec in giro per la città di Hanoch

La miracolosa purificazione di un monte, covo di serpenti

19 dicembre 1842

1. Dopo questo discorso ciascuno se ne andò al luogo indicatoli ed agì in conformità agli ordini ricevuti. E durante i sette giorni Lamec sarebbe andato molto volentieri più di una volta a vedere quali progressi facesse la costruzione; Chisehel però lo sconsigliò per delle buone ragioni, e in compenso lo accompagnò di frequente in varie visite ai diversi punti della grande città mostrando a tutti gli abitanti come Lamec era ora diventato un giusto re, unto da Dio.

2. E gli abitanti giubilarono altamente perché l’unico vero ed onnipotente Dio di Farak aveva mostrato tanta Misericordia al re e a loro stessi.

3. Il sesto giorno, però, Chisehel lo condusse perfino su un monte di discreta altezza, situato molto vicino alla città.

4. Questo monte era precluso a tutti a causa della grande quantità di grossi serpenti, velenosissimi, che vi dimorava; perciò anche Lamec ammonì Chisehel a non intraprendere la salita.

5. Ma Chisehel ribatté a Lamec dicendogli: «Caro Lamec, fratello, vedi, proprio per questo motivo io ti conduco su questo monte dei serpenti, in modo tale che tu possa scorgere la grandezza della forza divina nell’uomo!

6. Infatti ti dico: “Tutti gli animali della Terra sono di specie migliore di questa, essendo quest’ultima specie una creatura dell’inferno; per questo motivo anche nessun altro animale come appunto questa specie è tanto ostinato, renitente e colmo della più segreta e maligna astuzia”

7. E perciò questa razza dovrà sgombrare questa montagna e fuggire precipitosamente verso la sera (l’Occidente), verso quella direzione in cui scorgi ardere un monte, lungo il cui dorso scorre precipitosamente un torrente di fuoco che si riversa poi nella pianura.

8. In questo torrente essi verranno distrutti in mucchi di molte migliaia di migliaia!»

9. Dopo ciò, Chisehel colse una bacchetta di nocciolo, la tagliò di sotto e di sopra, la benedisse e percosse il monte sette volte.

10. Al settimo colpo si udì un sibilo così intenso da uguagliare quasi quello di una tempesta invernale che infuria di notte attraverso gli alberi spogli.

11. E ben presto si videro innumerevoli schiere di serpenti giganteschi e di vipere di ogni specie scendere a precipizio giù dal monte e strisciare oltre ad una immensa steppa sabbiosa nella direzione dove sorgeva il monte ardente menzionato prima.

12. A questo spettacolo, Lamec fu quasi fuori di sé dalla gioia ed esclamò: «Sia ora resa al Signore ogni lode e ogni gloria, dato che Egli ha conferito una tale forza all’uomo!

13. Già da molto tempo questo monte era uno spettacolo ripugnante per me, ma dato che esso si trovava così del tutto isolato, io avevo pensato più di una volta se sarebbe stato possibile liberarlo da tale schifosissima progenie.

14. Solo che nessuno poteva andargli vicino neppure alla distanza di mille passi senza correre il grande pericolo di essere assalito e divorato da queste bestiacce!

15. Ma ora anche questo mio desiderio è stato esaudito in maniera quanto mai sorprendente; perciò vada a Dio ogni lode e ogni onore!»

16. E Chisehel gli disse: «Sì, fratello, così è giusto e bene. Solo a Dio spetta tutta la lode, tutto l’onore, tutta la gratitudine e tutta la nostra adorazione e amore!

17. Ora la vecchia progenie se n’è certo andata, ma sul monte ha lasciato ancora sette volte altrettante giovani nidiate, e anche queste dovranno sgomberare e dovranno essere del tutto distrutte! Amen! Nel Nome del Signore! Amen!»

18. Allora Chisehel percosse altre sette volte il monte, e immediatamente si videro strisciare giù per i pendii del monte le giovani nidiate di serpenti in masse così fitte, da ricoprire completamente il terreno.

19. E Lamec, a tale vista fu colto dalla paura, e perciò domandò a Chisehel: «O potente amico e fratello, dimmi: “Il monte è ora interamente liberato?”»

20. E Chisehel rispose: «Salvo i diecimila milioni di uova che ancora si trovano nei vecchi nidi!

21. Ma affinché anche queste uova vengano distrutte, sarà necessario che ora il monte cominci ad arroventarsi internamente e mediante questo calore che si propaga dall’interno all’esterno saranno distrutti tutti gli arbusti e le piante maligne, come poi dall’esterno all’interno verranno pure devastate e distrutte tutte queste uova!»

22. Detto ciò, Chisehel percosse nuovamente il monte sette volte; allora il monte cominciò all’improvviso ad emanare fumo, e gli arbusti e le piante maligne si incendiarono, e tutte le uova dei serpenti e delle vipere furono distrutte.

23. Solo dopo ciò i due si avviarono, attraverso uno spiazzo libero, verso la cima, e con qualche piccolo sforzo la raggiunsero del tutto, lodando e glorificando Dio.

 

[indice]

Cap. 214

La splendida vista dal monte dei serpenti

Corrispondenza tra la pulizia dei serpenti e l’eliminazione dei peccati da ogni essere umano

20 dicembre 1842

1. E quando Lamec, assieme a Chisehel, si trovò finalmente in cima al monte, scoppiò in pianto, perché il panorama maestoso di quell’esteso paesaggio, la vista delle alte montagne con le loro bianche guglie emergenti dalla serie dei contrafforti più bassi, nonché quella di una parte considerevole della regione del mattino abitata dai figli dell’altura a quella verso mezzogiorno, a grande distanza, parzialmente visibile, un grande lago sulle cui rive era costruita la città di Ufrak, e finalmente ancora lo spettacolo delle altre nove città e di tutta Hanoch, e così pure del nuovo tempio che, tranne una piccola parte del muro di cinta, appariva già completamente ultimato, ebbene, tutto ciò fu troppo in una sola volta per il nostro povero Lamec che non aveva ancora mai potuto mettere piede sulla cima di un monte.

2. E quando si fu, per così dire, saziato di guardare, naturalmente per quanto avevano potuto concederglielo le prime tumultuose impressioni della sua vista e poté riprendere fiato, solo allora diede un po’ di sfogo al sentimento di delizia di cui si sentiva colmo il cuore e, con la parola, si liberò di una parte del dolcissimo carico che gli gravava sul cuore, uscendo in questa esclamazione rivolta a Chisehel:

3. «O amico, o fratello! Quale magnificenza coronata da suprema delizia regna qui su questa altura! Oh, certamente è bello stare qui! Qui, qui vorrei dimorare in eterno!

4. O voi, povere città della pianura che state ora sotto ai miei piedi, e tu, mio miserabilissimo palazzo! Che cosa siete voi ora in confronto a questa grande costruzione, infinitamente splendida, la quale è opera del Creatore onnipotente?

5. Ecco, voi siete niente, voi siete nient’altro che dei miserabilissimi formicai colmi di una progenie pungente e mordente!

6. O amico, o fratello! Può esservi nei Cieli di Dio davvero una cosa ancora più bella di questa? No! No, ciò è impossibile!

7. Guarda un po’ là, fra il Mattino e il Mezzogiorno, quelle cinque vette imbiancate! Sembra come se la Terra, o almeno un suo potente spirito protettore, voglia tendere una mano verso il Cielo per giurare eterna fedeltà al Signore!

8. O grande ed onnipotente Dio, come sono magnifiche le Tue opere! Quale gioia ne trae colui che le considera nel proprio cuore!

9. E poi guarda là verso Sera (Occidente)! Che tumultuoso danzare di chiare fiamme sulle alte cime delle montagne fumanti!

10. E là pure, verso il Mattino, come sembrano volersi slanciare verso il cielo le vette dei monti, ciascuna coronata da una colonna splendente di fiamme e fatta bersaglio di migliaia di fulmini.

11. Quale indicibile spettacolo di attività e di lavorio immensi si offre dappertutto ai miei occhi, da qualunque parte io li volga!

12. Oh, amico e fratello, guarda ora là, un po’ in alto, verso le sacre alture che da qui ci appaiono situate verso Mezzanotte (il Settentrione)! Che cosa è mai quello che risplende con tanta potenza ad altezza vertiginosa, quasi che là vi fosse un secondo Sole nascente?»

13. Solo a questo punto Chisehel riuscì a prendere la parola e a rispondere a tale domanda di Lamec:

14. «Caro fratello Lamec, vedi, si tratta appunto di quella famosa grotta della quale ti ho già menzionato prima; entro brevissimo tempo avrai occasione di conoscerla più da vicino!

15. Ma ora vedi, caro fratello Lamec, nella stessa maniera in cui noi ci siamo resi soggetto questo monte e ci siamo arrampicati su di esso, così ugualmente ciascun uomo può e deve purificare se stesso. Solo così anche lui, con la più lieve fatica del mondo, potrà poi raggiungere in se stesso il più alto e rischiarato punto di osservazione della propria vita!

16. Ma cosa facemmo noi per liberare e svuotare dai serpenti questo monte che adesso ci ristora così magnificamente sulla sua vetta?

17. Vedi, noi abbiamo prima cacciato fuori le grandi bestie adulte, con una leggera bacchetta di nocciolo, inviandole nel fuoco della distruzione!

18. La bacchetta rappresenta invecela nostra fede e la nostra piena fiducia nella grazia e nella misericordia del Signore. Per sette volte abbiamo percosso il monte con questa bacchetta, e la vecchia e rozza progenie dovette andarsene via velocemente.

19. Questi sette colpi indicano la fiducia nella grazia e nella misericordia del Signore attraverso la salda e incrollabile fede in Lui.

20. Tuttavia a questo punto il monte non era ancora del tutto purificato, perché conteneva ancora una innumerevole discendenza della razza malvagia. Ma poi percuotemmo nuovamente il monte per sette volte, e tu allora vedesti una innumerevole quantità della giovane progenie strisciare giù dal monte. Sai cosa significa ciò?

21. Vedi, dopo che l’uomo si è liberato dai grossi peccati che dimoravano nella sua materia, egli deve immediatamente porre attenzione alla propria anima e in questa deve scrutare tutte le inclinazioni e le brame! Quando egli le ha riconosciute tramite la sua grande serietà, allora deve percuotere di nuovo il monte della sua vita con la sua fede e con la sua fiducia, deve rimettersi completamente al Signore, e così tutta la maligna nidiata delle inclinazioni e delle brame dovrà abbandonare l’anima!

22. A questo punto, però, sul monte della vita rimane ancora una grande quantità di uova della razza maligna. E queste uova indicano ogni specie di pensieri mondani ed egoistici.

23. Ma come dalle uova viene generata la giovane nidiata, e questa ben presto cresce fino a diventare una rozza e dannosa progenie, così pure fuori dai pensieri vengono partorite, nuovamente e facilmente, delle inclinazioni e delle brame, e da queste poi seguono presto delle azioni reali.

24. Ma come si fa allora a distruggere queste uova del peccato che rimangono sul monte della vita? Ebbene, questo si ottiene attraverso il risveglio del fuoco interiore, il quale è l’amore per il Signore, attraverso la fede e attraverso la vivente fiducia in Lui!

25. Una volta accaduto questo, allora il monte risulta già bello che salito. Dunque, in questo monte sei ora raffigurato tu stesso, e tu puoi adesso farti edificare qui una dimora e in essa riflettere su Dio e sulla Sua grazia e grande misericordia.

26. Dato che ora noi sappiamo questo, abbiamo anche raggiunto simbolicamente lo scopo di questa salita e possiamo scendere nel Nome del Signore e far ritorno nuovamente alla città dove quelli che ci aspettano sono già molti. Sia reso solo a Dio ogni onore in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 215

Il rapporto tra fede e amore, e tra amore e conoscenza

Similitudine della sposa e dei due pretendenti in rispondenza con amare Dio senza conoscerLo

21 dicembre 1842

1. Quando i due, dopo aver dato ancora un’occhiata tutt’intorno al magnifico paesaggio, ripresero la discesa verso la città, Lamec durante il percorso pregò Chisehel che volesse impartire una benedizione permanente a quel monte, in modo tale che da allora in poi non vi si potesse più stabilire nessuna specie di tale razza infame.

2. E Chisehel fece ciò, però subito dopo gli fece osservare: «Caro fratello Lamec, vedi, io ho adempiuto il tuo desiderio con tutta la forza e la potenza operante conferitami dal Signore!

3. Però la purezza di questo monte dipenderà tuttavia sempre dalla purezza del tuo cuore!

4. Se tu e i tuoi successori rimarrete in questa purezza di cuore che è la sola gradita a Dio, allora tale stato troverà anche sempre riscontro in quello di questa montagna; ma se tu contaminerai il tuo cuore con un peccato dinanzi a Dio, allora anche la montagna ritornerà ad essere dimora dei suoi antichi abitanti, e l’identico caso si verificherà con coloro che ti succederanno.

5. Ma se tu un giorno vedrai un serpente strisciare sul terreno del monte, allora ricordati di ciò che io ora ti ho rivelato fuori dal Signore della Magnificenza, e fa penitenza vestito di sacco e con il capo cosparso di cenere, e digiuna finché il tuo cuore non si sia purificato! Se così avverrà, allora il monte caccerà nuovamente via da sé il suo abitante.

6. L’amore per il Signore, però, è la massima cosa. Finché il tuo cuore sarà colmo di amore per Dio, così anche tu e i tuoi discendenti sarete completamente incapaci di cadere in un qualche peccato.

7. Ma se tu o qualcuno dei tuoi discendenti diminuirà nell’amore, allora nella sola fede avrete in voi una protezione molto debole contro la potenza del peccato!

8. Infatti per la vita non è di gran lunga sufficiente che qualcuno si limiti a sapere, a credere e poi a dire: “C’è un Dio!”, in verità questo non è difficile!

9. Ma tanto più difficile e tanto più significativo però è amare Dio sopra ogni cosa quando non Lo si vede.

10. Chi dunque vuole amare Dio, non basta solamente che sappia e creda che Dio esiste, bensì deve riconoscere veramente Dio in sé, e quando egli andrà sempre più riconoscendo Dio attraverso la sua diligente ricerca di Lui nelle opere, allora egli certamente dovrà amarLo sempre di più, perché egli riconoscerà sempre più chiaramente il fatto che Dio in Sé è l’Amore più supremamente puro, vale a dire l’Amore più disinteressato e la suprema e santissima Sapienza stessa.

11. Dunque il vero riconoscimento di Dio è il fondamento dell’amore per Lui; perciò sia anche il compito preminente di ognuno riconoscere Dio, affinché egli possa poi amarLo sopra ogni cosa!

12. E in questo consiste anche la vita eterna, e cioè che noi riconosciamo Dio e poi Lo amiamo sopra ogni cosa; infatti, noi siamo sorti da Lui [Dio] dall’Amore del buonissimo e santissimo Padre e perciò soltanto tramite l’amore possiamo di nuovo giungere a Lui.

13. Ma a questa Parola di Dio che si riversa dalla mia bocca nel tuo cuore, aggiungi ancora, e a ciò poni grande attenzione, che sono due le vie che conducono al Padre: l’una si chiama il vero, zelante riconoscimento di Dio; l’altra invece si chiama amore!

14. Tu dici: “In base all’illuminazione che è preceduta, sembra senz’altro che sia indifferente seguire l’una o l’altra via, considerato che il riconoscimento di Dio deve necessariamente precedere l’amore!”

15. Sì, la cosa vista di primo acchito appare effettivamente così; ma se la stessa cosa noi la poniamo più vicino alla luce dello spirito, allora ne risulta una differenza enorme.

16. Ma affinché tu possa rilevare tanto più fortemente una tale significativissima differenza, allora io ti raffigurerò la cosa in modo ben distinto e chiaro con un buon esempio corrispondente.

17. Immagina che, in una qualche parte nascosta del tuo vasto paese, dimori una magnifica ragazza quanto mai bella, la quale sia matura perché qualcuno la prenda in moglie! Ma affinché di questa cosa possano avere notizia gli uomini, lei invia in giro dei messaggeri per far annunciare in tutto il paese come stanno le cose.

18. E supponi che una volta divulgata la voce, alcuni dicano: “Se vi fosse qualcosa di serio nella cosa, allora sarebbe venuta lei stessa e si sarebbe mostrata a noi affinché la potessimo conoscere e scegliere per il nostro cuore!

19. Ma siccome lei invece si fa annunciare per mezzo di messaggeri per indicarci quanto magnifica lei sia, allora noi possiamo certo crederci, ma altrettanto bene possiamo anche non crederci.

20. Oltre a ciò, lei fa pure annunciare che non accorderà a nessuno la sua mano se il pretendente non avrà prima del tutto riconosciuto che lei è realmente così come gli araldi hanno detto di lei!

21. Chi mai sarà lo stolto che vorrà sobbarcarsi una simile fatica?”

22. Però immagina adesso che, fra i molti che disprezzano e deridono tale annuncio, ve ne siano due, uno dei quali ragioni fra sé e sé nel modo seguente: “Eppure io voglio andare da lei e voglio esaminarla ed osservarla con la massima attenzione, e se è davvero così come lei asserisce attraverso i messaggeri, allora io la sceglierò senz’altro per il mio cuore!”

23. Ora invece supponi che l’altro, dal pieno ardore d’amore, parli al messaggero così: “Conducimi da lei! Non voglio indagare e dedicare altro tempo per riconoscerla, bensì io l’ho già ardentemente abbracciata nel mio cuore; io la amo già più di qualsiasi altra cosa al mondo!”

24. Ma quando i due giungono presso questa ragazza, il primo viene subito colto da altissima meraviglia, la riconosce e la sceglie; il secondo invece, dinanzi a lei, dice così: “O infinitamente magnifica figlia dei Cieli, perdona me povero babbeo, poiché io ho osato amarti prima di conoscerti, e solo ora io vedo quanto fosse indegno il mio amore per la tua celestiale entità! Lascia dunque che io faccia ritorno alla mia dimora, affinché io possa amarti di nascosto con tutta la forza del mio cuore!”

25. Ebbene, qual è la tua opinione? A chi concederà la sua mano questa sposa? Oh, sì, lei concederà certamente la sua mano a colui che l’ha amata già prima di averla conosciuta!

26. Il primo invece dovrà accontentarsi – per non rinunciare alla sua celestiale vicinanza – di contemplarla diventando uno dei suoi servitori, mentre il secondo, tra le sue braccia, gusterà sempre la pienezza della beatitudine.

27. Vedi, questa è la significativa differenza: “Chi ama Dio già prima di conoscerLo, costui otterrà la pienezza della vita; chi invece ama Dio dopo averLo conosciuto, costui pure vivrà, ma non nel cuore, bensì nel Regno della Grazia come un servitore ben ricompensato!”

28. A questa cosa rivolgi tutta la tua attenzione, caro fratello Lamec, perché essa è della massima importanza per la vita! E così rientriamo di nuovo in città! Amen!»

 

[indice]

Cap. 216

Lamec riconosce i suoi errori

L’amore è l’unica e vera via che conduce a Dio

La richiesta  di Lamec di ulteriori similitudini, rifiutata

22 dicembre 1842

1. Quando Lamec ebbe udito tali parole da Chisehel, egli si trovò come illuminato e riscaldato da una chiara fiamma, e dopo una breve pausa esclamò:

2. «O mio caro amico e fratello! Quali cose indicibilmente magnifiche e di importanza immensa mi hai detto ora, tratte dalla sapienza che Dio ti ha concesso!

3. Sì, solo adesso mi accorgo con evidenza qual è stato finora il massimo punto debole mio e di tutti noi! Noi cercavamo Dio in ogni più riposto punto ed angolo nella cosiddetta giustizia, e così volevamo giungere ad una sapienza contemplativa per rendere con ciò Dio visibile a noi, ma così facendo noi avevamo già stabilito all’inizio in modo recondito, come una tacita conseguenza, quanto segue:

4. “Se Dio è in qualche modo Uno, allora Egli deve anche farsi trovare in questo modo, e cioè in modo contemplativo. Se Egli invece non si lascia trovare in questo modo, allora o Egli non esiste affatto, oppure Egli è un qualche essere debole!

5. E l’una cosa come l’altra ci autorizza in tal caso ad innalzare noi stessi a dio!”

6. Solo dopo che la mia superbia, per la quale io presumevo di essere pervenuto già più che a semidio, mi ebbe indotto a commettere atrocità contro i miei fratelli, io percepii certamente in tutta verità una Parola divina la quale prese sotto protezione me che ero quanto mai angosciato per l’azione atroce commessa; ma proprio per il fatto che questa Parola mi era stata data in maniera così dolce ed estremamente benevola, allora la mia sapienza finì col trarne la seguente conclusione, quanto mai maligna: “Dio esiste di certo, però deve essere una persona debole che ha paura di me e che non osa avvicinarSi a me”

7. Questa conclusione fu la causa di tutte le mie atrocità, che tu ormai ben conosci.

8. Tu mi hai detto certamente molte cose, tuttavia nessuna delle tue parole mi è riuscita finora tanto chiara quanto precisamente queste che mi hai appena detto ora, e dalle quali mi è possibile rilevare con estrema chiarezza quale rapporto esiste fra Dio e l’uomo!

9. Solo adesso io scorgo l’intera pienezza del mio errore!

10. Chi dunque ha appreso soltanto poche cose riguardo a Dio, costui Lo può anche già amare, e può rinvigorirsi sempre più in questo amore affinché tale amore divenga in breve tempo il fondamento più potente della sua vita.

11. E quando è avvenuto ciò, l’uomo si è anche già avvicinato all’onnipotente Dio per quella via che è la sola giusta, e Dio gli Si darà a riconoscere secondo la giustizia del solo amore, che ha il potere di vivificare solo e unicamente per Dio il cuore, l’anima e lo spirito dell’uomo!

12. Ma dato che io ora comprendo chiaramente tali cose dalle tue parole, allora vorrei pregarti, in tutta amicizia fraterna, di citarmi ancora un esempio simile affinché io possa irrobustirmi ancora di più in questa santa dottrina e affinché io abbia a mia disposizione, ancora in maggiore quantità, altri simili sublimi argomenti per l’istruzione di molti poveri peccatori che, in parte per opera mia e in parte anche di loro propria volontà, sono finiti su cattive strade!»

13. E Chisehel allora rispose a Lamec e gli disse: «Caro fratello Lamec, mediante questa tua vera preghiera del cuore tu mi hai procurato una fra le massime gioie, come in generale mediante tutto il tuo attuale comportamento!

14. Io potrei quindi citarti mille di tali esempi ancora, ma vedi, essi, nel tuo caso, non sono ora più necessari!

15. Tu con ciò hai scorto la verità nelle sue profondità; tutto il resto però te lo offrirà già comunque l’amore per il Signore nella più abbondante pienezza! Di questo sii assolutamente certo!

16. Ma vedi: se in te vi fosse ancora notte, allora difficilmente avresti scorto il fondamento della verità!

17. E il fatto che di notte alcune stelle brillino nel firmamento, chi più chi meno, non contribuisce a rischiarare maggiormente la superficie terrestre, e con una simile luce riuscirai difficilmente a distinguere che cosa giace sul terreno.

18. Ma quando un sole è sorto all’orizzonte, allora non c’è più bisogno di stelle, né di secondi soli, poiché quell’unica luce è sufficientemente intensa per illuminare ogni cosa più che a sufficienza!

19. Perciò accontentati per il momento di un sole, fino a quando sorgerà in te stesso quello vero e vivente!

20. Nei raggi di questo Sole, però, tu troverai comunque, in quantità abbondantissima, tutto ciò di cui potrai avere bisogno!

21. E ora facciamo ritorno in città dove già moltissimi ci attendono! Amen!»

 

[indice]

Cap. 217

La grande adunata del popolo davanti al palazzo reale

Il discorso di Lamec al popolo giubilante

Un delizioso discorso di uno sconosciuto messaggero per l’inaugurazione

23 dicembre 1842

1. Dopo tali parole di Chisehel, Lamec si trovò completamente tranquillizzato e proseguì con lui il cammino senza indugiare verso la città.

2. Quando entrambi giunsero dinanzi al palazzo reale, grandi schiere di popolo erano già radunate in quel luogo e gridavano:

3. «Sia reso onore al grande Dio dell’Alto, che ha visitato così benignamente e misericordiosamente noi tutti e ha donato a tutti noi un giusto re, perdonando i misfatti di Lamec e lo ha rivolto verso di Sé affinché divenga ora un giusto re per noi tutti!

4. Sì, Lamec è diventato ora per noi un giusto re colmo di grazia e di sapienza ispirata da Dio; perciò vada ogni nostro onore e adorazione a Dio, l’Onnipotente dell’Alto. E il Suo Nome sublime sia santificato sopra ogni cosa ora, come pure in eterno! Amen!»

5. Dopo tale manifestazione di lode, Lamec salì su un pilastro che era eretto appositamente per annunciare la parola al popolo, e a questo suo popolo, che era là radunato in grandi schiere tutt’intorno, indirizzò le seguenti parole:

6. «Ascoltate! Voi ora non siete più i miei servitori, i miei sudditi, schiavi e bestie da soma umani, bensì ascoltate: – voi ora siete miei diletti fratelli e sorelle! Io, Lamec, fui per voi certamente un re e vi ho dominato con la vostra forza – perché tra di voi ero il più impotente – e voi avete tremato dinanzi alla mia parola quanto mai impotente.

7. Voi mi avete obbedito, costretti dalla vostra forza, e mi malediceste perché vi davo leggi sciagurate e spietate!

8. Ora però non voglio più essere un re per voi e nemmeno assolutamente un signore, bensì vostro fratello, che vuole condurvi e guidarvi verso il vero riconoscimento e verso l’amore di Dio, il Quale è l’unico Signore e Re dall’eternità sopra tutti gli uomini e sopra tutte le creature.

9. A questo Re io ho edificato un nuovo palazzo, là fuori, su un luogo libero e puro; Egli regnerà sempre su di noi come regna un padre buono e saggissimo sui propri figli.

10. Domani è il giorno in cui il Suo Nome sublime e santo prenderà stabile dimora in tale nuovo palazzo.

11. Ma questo giorno noi vogliamo celebrarlo con tutta la nostra forza vitale! Dunque, preparatevi bene per questo giorno dei giorni, perché in questo giorno scenderà una grande salvezza su di noi.

12. Preparatevi dunque per bene, affinché noi, quali puri fratelli dinanzi a Dio, possiamo mettere piede su questo posto nella maniera più degna possibile, in modo da compiacere Colui che, santo, santo, santo, prenderà dimora fra noi miseri peccatori! La Sua santa Volontà sia fatta sempre e in eterno!»

13. Dopo queste parole le schiere si lasciarono pienamente andare; era tutto un solo grido di gioia, e non era possibile udire altro che unicamente: “Onore, onore, onore al grande Dio dell’Alto! Sia santificato il Suo ublimassimo Nome!”

14. E quando il grido si fu un po’ calmato e mentre si vedero schiere intere di popolo versare lacrime di gioia e di gratitudine, e si vide come molti posavano le loro mani sul petto facendo atto di volersi quasi strappare il cuore e lanciarlo verso il cielo – ciò era una conseguenza del loro amore destatosi per Dio – all’improvviso uscì con impeto, fuori dalla moltitudine, un grande uomo, vecchio, però di aspetto robusto.

15. Lamec e Chisehel, però, non poterono scorgerne le fattezze, perché egli si era coperto il volto con una mano.

16. E allora Chisehel si rivolse al proprio amore per apprendere chi mai fosse costui, ma l’amore così parlò al suo spirito: «Ascolta le sue parole, e da queste poi lo riconoscerai!»

17. E quando Chisehel ebbe appreso questo, si rinfrancò e, rivoltosi a Lamec, gli disse: «Fratello, ascolta! Costui ora parlerà, e noi lo riconosceremo solo dopo averlo ascoltato!»

18. E allora lo straniero prese subito posto sul pilastro e poi disse ad alta voce:

19. «Udite, voi numerose schiere! Dio, il Padre santissimo e amorosissimo, ha avuto Misericordia di voi e vi ha liberato da ogni schiavitù, ed ha cacciato via il maligno Serpente da queste regioni, avendo Egli unto Lamec con l’olio preziosissimo della Sua misericordia e della Sua grazia.

20. Perciò amateLo con tutte le vostre forze, poiché Egli è un vero Padre per voi! Egli ha imprigionato la Sua stessa ira e, quale unico vero Padre, ha avuto Misericordia di voi e vuole accogliervi come Suoi figli.

21. Perciò affrettatevi ad andare incontro a Lui nel vostro cuore, poiché domani Egli vuole venire qui, accompagnato da me.

22. O figli dell’altura, o miei padri e fratelli! Quando il Padre dimorava fra noi, non si vide mai nessuno volersi strappare il cuore fuori dal corpo per portarlo a Te, o Padre santo, ma questi miseri figlioletti hanno fatto questo!

23. Oh, vieni dunque Tu, amorosissimo e santo Padre, ed accoglili, e falli uguali a noi, affinché possiamo poi lodarTi con un’unica voce ed amarTi in maniera vivente con un unico cuore!

24. Rallegratevi voi tutti, o figlioletti, perché il Padre verrà e vi abbraccerà tutti con la Sua mano paterna e vi donerà la vita eterna!

25. Infatti a questo scopo Egli mi ha mandato a voi qui, quale Suo sommo sacerdote, affinché io vi faccia pervenire questa notizia dall’altura!

26. Gioite del Padre santo, perché Egli è estremamente buono e colmo di Misericordia!

27. Domani voi vedrete la Sua Magnificenza! Amen!»

 

[indice]

Cap. 218

L’oratore e sconosciuto messaggero si dà a riconoscere per il sommo sacerdote Enoch

L’ardente amore di Lamec per il Signore

24 dicembre 1842

1. Finito il discorso dell’oratore ancora sconosciuto, Lamec afferrò Chisehel per mano e gli chiese con grande premura:

2. «Potente amico e fratello, lo hai tu riconosciuto questo oratore divino? In verità, non è possibile che egli sia di origini comuni! Egli ha parlato dell’altura dalla quale vieni anche tu. Non proviene egli pure da lì?

3. Sì, deve essere proprio così, perché di certo nella pianura non vi è nessuno che sappia parlare così!

4. La città di Farak ha del resto avuto in segreto ancora degli uomini saggi che si tenevano nascosti per paura di me, e tuttavia neanche lì non c’è stata mai traccia di una simile sapienza!

5. Infatti quest’uomo, davvero estremamente elevato, ha certamente pronunciato delle parole che risuonano precisamente come se fossero state pronunciate dall’onnipotente Dio stesso.

6. Questo l’avrai potuto constatare tu stesso meglio di me, e perciò ti prego di farmi conoscere chi è quest’uomo, poiché la cosa è di immensa importanza per me!»

7. E Chisehel rispose a Lamec: «Fratello, vedi, egli stesso sta venendo ora verso di noi, ed io ritengo che da lui stesso tu arriverai a conoscere certamente, nel modo più sicuro di tutti, chi sia nascosto dietro la sua mano! La sua voce mi è ben nota, perché ha risuonato come quella del sommo sacerdote Enoch, che Dio stesso ha posto come tale su tutta la Terra!

8. Però la sua figura non riesco io stesso quasi affatto a riconoscerla, dato che non posso scorgere la sua faccia, e questo perché egli, quando si volta verso di noi, la tiene coperta, mentre, come mi sembra, la tiene scoperta verso il popolo, cosa questa che a me appare un po’ enigmatica appunto da parte di Enoch.

9. Infatti io stesso non so capacitarmi per quale motivo egli nasconde la sua faccia dinanzi a me e dinanzi agli altri sei fratelli che si trovano dietro di noi! Ma ecco che ormai egli ci è giunto vicino; perciò è meglio non proseguire oltre su questo punto!»

10. E subito l’uomo, ancora sconosciuto, si avvicinò a Chisehel, gli porse la mano e poi disse: «L’eterno Amore e la Grazia del nostro Padre santo e immensamente buono siano con te, con i tuoi cari fratelli e con questo nuovo fratello Lamec, nonché con tutto il suo popolo!

11. Sia il primo padre Adamo, che la prima madre Eva, nonché Set, Enos, Kenan, Maalaleel, il padre mio Jared, mio figlio Matusalem e il suo figlio, il caro Lamech, mandano a te e ai fratelli i loro saluti per mezzo mio, e tutti hanno una gioia infinitamente grande per la splendida riuscita della vostra impresa affidatavi dal Padre santo stesso.

12. Adamo ha benedetto cento volte al giorno la pianura, e con lui pure tutti i suoi figli della stirpe principale, poiché egli era molto preoccupato per voi, e ciò tanto più in quanto il Padre amorosissimo e santo, fino a stamani, non ha voluto dire a nessuno di noi in quali condizioni vi trovavate.

13. Oggi però, molto di buon mattino, Egli così mi parlò: “Enoch! Preparati a partire, e annuncia ai padri che la Mia misericordia ha trionfato sulla pianura; e domani, accompagnato da te, Io celebrerò là il Mio trionfo e farò il Mio ingresso nella città di Hanoch!

14. Perciò già oggi scendi laggiù, ed annuncia questo ai Miei fratelli!

15. Il tuo volto però, all’inizio, tienilo coperto con la mano come segno che Io sono indulgente ed estremamente paziente!

16. Poi però va’ nella casa del re e togli via la mano dal tuo volto!”

17. Ecco, queste sono le cose che quest’oggi di buon mattino il santo ed amorosissimo Padre mi ha detto; e così io per la prima volta sono sceso quaggiù e ora mi trovo dinanzi a voi secondo la Volontà del caro, buono e santo Padre!

18. E ora entriamo dunque nella casa del re!

19. Anzitutto però indicatemi dove si trova la tavola sulla quale è disegnato il Nome santissimo del nostro Dio, il nostro santissimo ed amorosissimo Padre, affinché io, il Suo sommo sacerdote, possa offrirGli il mio cuore!»

20. Allora Lamec precedette immediatamente gli altri correndo, aprì egli stesso la porta della sala del trono e si affrettò poi incontro all’alto ospite e gli disse:

21. «O grande amico del Dio onnipotente, vieni, entra nella mia sudicia casa, dove ci sarà ancora molto da purificare, e consacra tu al posto nostro, che ne siamo assolutamente indegni, il Santissimo che ora, in tutta Grazia, dimora nella mia casa ancora colma di sudiciume!»

22. A questo punto Lamec fu sopraffatto dal sentimento, e pianse lacrime di pentimento, di amore e di gioia per la grazia immensa che ora si riversava sulla sua casa.

23. E allora Enoch abbracciò Lamec, lo strinse al suo petto e gli disse: «O mio diletto e ancora debole fratello, ora tu hai ricevuto la vita eterna!

24. Infatti tu ami Lui, il Padre santo, più di quanto ti sia comprensibile, ma perciò anche ti sarà dato di conoscere quanto estremamente buono è il Padre!

25. In verità, così tanto amore io non l’ho mai trovato sull’altura; e così tu ora mi dai gioia maggiore che non novantanove fratelli dell’altura, i quali hanno certo proceduto sempre rettamente dinanzi a Dio, però i loro cuori non si sono mai lasciati infiammare così tanto dall’amore per Lui!

26. E ora dunque conducimi nel Santissimo della tua casa! Amen!»

 

[indice]

Cap. 219

L’adorazione del santo Nome scritto sulla tavola d’oro

 L’insegnamento di Enoch sull’amore, quale unico vero modo di adorare Dio

27 dicembre 1842

1. Subito dopo queste parole di Enoch, Lamec, al colmo della letizia, precedette gli altri e fece così da guida ad Enoch fino alla sala del trono e, giunto sulla soglia, gli disse con la massima reverenza:

2. «Potente amico dell’altissimo Dio, vedi, là nel mezzo c’è il trono, e la tavola splendente che vi è deposta è quella sulla quale, secondo il nostro modo, è disegnato il Nome che la mia lingua non sarà mai più degna di pronunciare!»

3. Ed Enoch, posta la sua mano sul suo petto, rimase per breve tempo sulla soglia e tacque.

4. Poi però protese le sue mani e si affrettò verso il trono, afferrò la tavola e la premette sul petto, la baciò e quindi la rimise sul trono.

5. E quando ebbe così reso tale onoranza d’amore al Nome santissimo, egli si mise alquanto in disparte rispetto al trono, e precisamente alla destra di questo, e indirizzò delle parole a tutti i presenti – perché anche molti ragguardevoli cittadini e ufficiali di Lamec erano saliti ed erano entrati assieme nella sala – e le sue parole suonarono così:

6. «Fratelli e figli dell’unico Padre in Cielo! A questo Padre immensamente buono, amorosissimo e santo è piaciuto dare a voi il Suo Nome, il Quale in Sé è santo e santissimo.

7. Ma che cosa volete offrire in cambio a Lui, l’unico santo ed amorosissimo Donatore di ogni buon dono?

8. La vostra mente cerca, ma voi non riuscite a trovare niente che possediate senza averlo ricevuto prima da Dio!

9. Sì, davvero, in questo campo tutte le vostre fatiche e tutto il vostro lavoro di ricerca sono inutili!

10. Ebbene, volete voi lodare, esaltare, glorificare e adorare il Nome per tutto il tempo della vostra vita?

11. Sì, una cosa simile voi potete certamente farla; però fate attenzione a quello che adesso vi dirò, e questo ci viene mostrato dal firmamento e da tutta la Terra!

12. Cielo e Terra sono colmi della Sua Lode, del Suo Onore, e tutti gli spazi infiniti sono colmi di altissimi e santi angeli che vanno continuamente dicendo: “Santo, santo, santo è il Signore, Dio nostro; onore vada a Lui quale il Padre, onore vada alla Sua Parola e all’onnipotenza del Suo eterno Amore!

13. Eternamente noi Ti lodiamo, o grande Dio, e glorifichiamo sempre la Tua infinita Forza, poiché certamente a Te soltanto spetta ogni lode, ogni onore, ogni gloria, ogni esaltazione, ogni venerazione, ogni adorazione e tutto il nostro amore!”

14. Vedete dunque, quanto onore, quanta gloria, quanta esaltazione e vera adorazione viene resa a Dio sempre ed eternamente!

15. Se dunque anche voi volete onorare e glorificare il Padre in questa maniera, ebbene, di quanto verrà con ciò aumentato il Suo infinito, divino Onore e Magnificenza?

16. In verità, quando una piccolissima goccia d’acqua è caduta nel mare, questo al paragone ha ottenuto già qualcosa di infinitamente più grande di quanto potrebbero essere la vostra adorazione e la vostra onoranza ininterrotte per tutto il tempo della vostra vita, di fronte all’infinito Onore e all’eterna Magnificenza di Dio che Egli aveva in Sé, nella misura assolutamente perfetta, già quando nessuna cosa era ancora stata creata!

17. Che cosa volete allora fare per il Padre santo in compenso di tanta grazia, amore e misericordia?

18. Voi dite: “Noi gli renderemo grazie per tutto il tempo della nostra vita!”

19. Ebbene, questo fatelo pure, poiché a Lui, l’unico Donatore, spetta anche esclusivamente ogni ringraziamento.

20. Tuttavia, anche se voi ringraziaste in modo tale che la vostra lingua si consumi fino alle radici, diverrà forse Egli per questo più ricco e maestoso di quanto lo è già ugualmente dall’eternità?

21. Vedete dunque che tutto ciò è di per sé inutile, e il Signore di ogni Magnificenza e Potenza non ne ha affatto bisogno!

22. Ma se qualcuno ha una sposa, costui interroghi il suo cuore su che cosa esso trova in lei che più lo delizia, e il cuore gli risponderà: “Io sono ricco di ogni genere di tesori, e non ho bisogno né di oro, né di pietre preziose, né di alberi da frutto, né di animali domestici e nemmeno che tu mi onori e che tu mi offra sacrifici.

23. Una cosa sola hai tu, sposa diletta, per me; e questa unica cosa, che la mia vita brama ardentemente, è il tuo amore!

24. Amami, e così mi avrai dato più di quanto Cielo e Terra possano offrirmi!”

25. Non è dunque così, fratelli miei? Voi rispondete: “Sì, questa è una cosa eternamente vera!”

26. Ma allora fate ugualmente così anche voi: amate il Padre, perché l’Amore è il Suo Essere, e l’Amore è la Sua infinita Necessità! In questo modo voi Gli avete dato tutto e Gli avete sacrificato tutto quello che Egli vi ha dato! Infatti, più della Sua propria vita Egli non poteva donarvi. Ma l’amore è la vostra vita e la vita di Dio in voi.

27. Se voi per conseguenza amate Dio, il Padre, allora voi fate quello di cui Egli tiene unicamente in considerazione e fate quello che è unicamente gradito a Lui!

28. Tale è quindi la Volontà di Dio, e cioè che noi dobbiamo amarLo sopra ogni cosa! Dunque, facciamo così, e allora avremo eternamente la vita! Amen!»

 

[indice]

Cap. 220

Dio è l’Amore e la Sapienza infiniti, quindi è la Verità eterna

La destinazione dell’uomo

28 dicembre 1842

1. Dopo questo discorso di Enoch, tutti i presenti si batterono il petto, e l’uno andava dicendo all’altro: «Che discorso e che parole sono state mai queste?

2. O verità, santa, eterna verità, la via che conduce a te è inesprimibilmente difficile da trovare per chi non ti conosce!

3. Ma quando tu vai incontro allo stanco viandante, allora tu ti rendi subito riconoscibile a lui altrettanto quanto lo è il sole che sorge all’occhio di ciascuno!

4. Sì, si può pensare come e quanto si vuole, ma non si può assolutamente trovare un’altra frase che potesse anche solo sussistere accanto a questa!

5. Dunque, non esiste che una sola verità: Dio è questa eterna verità, e questa indica qual è l’unico vero rapporto fra Lui e gli uomini, e dice che questo rapporto è unicamente l’Amore!

6. Ma è forse possibile che la migliore e più pura ragione trovi un altro rapporto oltre a questo?

7. No, noi conosciamo per certo che tutte le opere dell’intelletto umano consistono esclusivamente nel dissipare, e la distruzione è alla fine il suo [vero] senso.

8. Noi siamo dei progettisti che cerchiamo, sperimentiamo, costruiamo, emendiamo, rifacciamo e distruggiamo; noi vogliamo sempre qualcosa di nuovo, sempre qualcosa di migliore e di più perfetto, e in tutto questo affaccendarsi dimentichiamo completamente che non possiamo mai superare noi stessi e che, per conseguenza, tutte le nostre opere non possono essere altro se non quello che è il loro fondamento, e cioè il nostro intelletto!

9. Noi abbiamo grandi occhi per le stoltezze degli altri, ma quelle nostre, di gran lunga più grandi, non vogliamo vederle.

10. Tutto questo ha la sua causa proprio nel fatto che noi non abbiamo mai ancora scorto una perfetta verità.

11. Ma ora questo potente e grande amico di Dio ci ha mostrato la purissima Verità! Per questo motivo possiamo anche riconoscere, in un colpo solo, l’intera massa delle nostre grandi e grosse stoltezze, poiché l’amore è certamente l’unica cosa nell’uomo che lo raduna e lo trattiene assieme, l’unica cosa per mezzo della quale ognuno ha posto in opera i propri pensieri!

12. Sì, l’amore è l’evidente condizione fondamentale di ogni esistenza e dunque anche di ogni divenire; sì, esso è – se noi vogliamo considerarlo dal giusto punto di vista – propriamente l’esistenza stessa, esso è l’unica realtà, e per conseguenza è l’unica verità! E una cosa simile è potuta sfuggirci per così tanti secoli!

13. Sì, grande, potente amico e verissimo unico sommo sacerdote di Dio, tu hai del tutto perfettamente ragione, dato che l’amore è l’unica effettiva realtà, la sola vera esistenza, ed è tanto l’Essere fondamentale di Dio, quanto per conseguenza anche il nostro essere proveniente completamente da Lui.

14. Ma allora, che cos’altro possiamo offrire noi a Lui se non quello che solo rappresenta qualcosa dinanzi a Lui, e cioè l’amore, anzi tutto il nostro amore, dato che tutto ciò che abbiamo, trae origine appunto dall’Amore di Dio?

15. Abbi dunque la nostra pienissima e più cara assicurazione che noi vogliamo fare e faremo così con tutte le nostre forze, e voglia Dio mostrarci, come ora, grazia e misericordia!

16. Sia lodato e amato sopra ogni cosa il Suo nome santissimo!»

17. E allora Enoch disse: «Amen! Lodato e amato sia da noi tutti ed eternamente il Padre santo ed amorosissimo, il Quale ci ha amato già prima che noi fossimo, poiché, se così non fosse stato, allora mai nessuna cosa sarebbe stata creata!

18. Dio, quale Amore e Sapienza eterni ed infiniti, quindi la Verità eterna, vedeva dall’eternità che le Sue opere erano buone, sono buone ed eternamente resteranno buone; perciò la vecchia Terra ci porta ancora, e perciò l’antico Sole ci elargisce sempre una luce uguale e magnifica!

19. L’uomo fu posto su questo stretto cerchio per conseguire la somma perfezione. Il cerchio è certo stretto, ma tanto più è potentemente colmo dell’Amore di Dio.

20. Perciò in questo stretto cerchio d’amore riconoscete tutti che Dio è l’Amore; riconoscete l’Amore con amore, e così questo amore diverrà un potente fuoco che ben presto spezzerà lo stretto cerchio!

21. E allora voi ne uscirete liberi nel cerchio infinito dell’Amore, della Grazia e della Misericordia divine, e là vivrete una vita la quale dice: «Siate perfetti come lo sono Io, vostro Padre!”

22. E ora andiamo a prendere un pasto, fratello Lamech! E come ci troviamo qui riuniti, così anche mangiamo insieme prendendo il cibo da un solo piatto!

23. Guidaci dunque nella sala da pranzo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 221

Durante la colazione arriva la notizia del completamento del tempio

Rapporto di Mura sui lavori e sull’abbondante ricompensa a tutti i lavoratori

Esortazioni di Enoch ai costruttori edili

29 dicembre 1842

1. E tutti si avviarono subito verso la sala da pranzo, dove, secondo il vecchio costume, i servitori di Lamec dovevano avere costantemente cura che le tavole fossero sempre fornite della frutta più scelta.

2. E quando tutti si furono saziati, Tubalcain entrò nella sala assieme a Mura e a Cural, e si presentò immediatamente a Lamech e a Chisehel per annunciare loro, con la faccia raggiante di gioia, che il tempio era ormai perfettamente compiuto e che il capo dei suoi metallurgici, col metallo nobile rimasto dopo aver ultimato la costruzione, aveva approntato un portone estremamente magnifico provvisto perfino di un artistico chiavistello, affinché il tempio potesse essere chiuso completamente, ad eccezione del tempo prefissato.

3. Dopo tale annuncio, Lamec lodò Dio per aver Egli dotato i costruttori di tanta abilità e forza da permettere loro di condurre a termine un’opera così grande in tempo tanto breve, mentre di solito già per una insignificante abitazione di un comunissimo cittadino si richiedevano parecchi anni perché fosse completamente edificata.

4. E dopo queste lodi e ringraziamenti da parte di Lamec, anche Mura e Cural si presentarono a Lamech, e Mura presa la parola e disse a Lamec:

5. «Luminoso, potente e saggio re e signore, tu certamente vorresti interrogare ora anche me e dirmi: “Dato che la costruzione è stata compiuta del tutto entro il tempo stabilito e in maniera tanto splendida, presentami il conto affinché io ti dia la piena ricompensa che ti spetta per il lavoro della costruzione.

6. Solo che tale cosa, o re, sarebbe ora inutile da parte tua, poiché, vedi, come il lavoro riguardo alla grande opera è sempre proceduto in modo veramente prodigioso, altrettanto del tutto in maniera puramente prodigiosa io, e ciascun operaio, ho ricevuto un compenso estremamente abbondante!

7. Ebbene, circa un’ora fa, quando la grande opera fu interamente compiuta, vennero verso di noi degli uomini ed erano seguiti da grandi greggi e mandrie di nobili animali domestici, come buoi, mucche, capre e bellissime pecore bianche.

8. Di tali animali ciascun lavoratore, senza alcuna distinzione, ricevette dieci esemplari maschi e femmine di ciascuna specie, in modo che ad ognuno toccarono dieci buoi e dieci mucche, dieci caproni e dieci capre, nonché dieci pecore e dieci montoni, dunque in tutto sessanta esemplari per ogni lavoratore, ma a me e a Cural ne furono dati dieci volte tanto, e altrettanto ne ottennero gli altri sottocapi edili.

9. Noi dunque siamo stati compensati in misura quanto mai generosa e, per conseguenza, a te non abbiamo altro da chiedere per noi e per i nostri discendenti, se non che, in primo luogo, ci conservi il tuo reale compiacimento, e poi che tu ci mantenga sempre nella tua grazia!

10. Cural però, mosso da particolare gratitudine verso Dio, ed io con lui, avevamo deciso di ricoprire tutto l’intero spazio di terreno fra il muro di cinta e il tempio con delle pietre bianche levigate.

11. Tre quarti di questa superficie è già coperta in questo modo, ed entro breve tempo lo sarà pure il rimanente quarto, e tu troverai tutto nello stato più puro e più fastosamente splendente!

12. Questa è la chiave della porta del tempio, e quest’altra, più piccola, è quella del cancello, esso pure d’oro, dello splendido muro di cinta!

13. La chiave della porta del tempio puoi tenerla subito; la minore invece te la farò consegnare per mezzo di un servitore non appena il selciato sarà ultimato.

14. E così lasciaci ritornare all’ultimo lavoro volontario; che la tua volontà sia fatta! Amen!»

15. Una simile notizia fu motivo di tanta sorpresa per il nostro Lamec, che egli, per la gioia, non sapeva da che parte voltarsi, né era capace di dire una parola.

16. Allora intervenne Enoch che, fattosi avanti, così parlò a Tubalcain, a Mura e a Cural:

17. «Io sono un nuovo messaggero del Signore venuto dall’altura, il mio nome è Enoch, e sono l’unico sommo sacerdote di Dio.

18. E come tale io vi dico: “Non rallegratevi tanto della ricompensa, né dell’opera compiuta, bensì rallegratevi piuttosto della grande grazia e misericordia di Dio! Riconoscete i vostri difetti, purificate i vostri cuori, siate zelanti operatori della Volontà di Dio, ed amateLo sopra ogni cosa e amatevi fra di voi come ognuno ama la propria vita; soltanto in un tale amore voi troverete la massima ricompensa, la quale sarà chiamata la vita eterna in Dio!”

19. Tu, Tubalcain, fermati qui. Tu invece, Mura, e tu Cural, andate a terminare la vostra opera, e poi fate ritorno qui, perché io devo ancora trattare delle importanti questioni con voi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 222

L’esagerata dimostrazione d’onore di Tubalcain ad Enoch

Insegnamenti di Enoch riguardo al tributare onori e al divieto di unione tra consanguinei

Una notte consacrata sul monte purificato

30 dicembre 1842

1. Dopo tale breve osservazione di Enoch, i due s’inchinarono profondamente e poi se ne andarono alle loro incombenze.

2. Ma Tubalcain si precipitò verso Enoch, gli si gettò ai piedi e gli chiese perdono per non avere osservato già prima che un ospite indicibilmente alto si trovasse fra loro e per non avergli manifestato immediatamente il massimo timore reverenziale.

3. Enoch rialzò immediatamente Tubalcain e gli disse: «Fratello, povero fratello! Che cosa fai dinanzi a me, che sono tuo fratello?

4. Vedi, una cosa simile perfino il Signore, nostro Dio e Padre, nonostante la Sua infinita ed intangibile Santità, l’ha vietata a tutti noi, avendoci dimostrato per filo e per segno che per l’uomo è di gran lunga molto più facile piegare le ginocchia dinanzi a Lui che non il cuore!

5. Per l’uomo, però, il piegare le ginocchia non torna a vantaggio della vita, ma ciò si ottiene solo piegando il cuore!

6. Se perciò qualcuno ha un cuore inflessibile e non lo vuole umiliare e purificare davanti a Dio, costui, per tutto il tempo della sua vita, può pure rotolarsi nella polvere, ma tutto ciò non gli gioverà a nulla.

7. Chi invece piega il proprio cuore, lo purifica e lo colma d’amore, costui non ha più di bisogno di far sprofondare il suo corpo nella polvere, poiché il suo spirito, in tutta umiltà e nel pieno amore per Dio, il Padre santo, sa che il corpo appartiene alla polvere della Terra e che esso farà di nuovo ritorno là dove è stato preso.

8. Se tu però dimorassi in una casa, e dinanzi a questa tua casa si presentasse un alto ospite distinto, vorresti forse, per esprimere il tuo massimo rispetto, far demolire addirittura l’intera casa dinanzi all’alto ospite e deporla nella polvere per poi farla di nuovo edificare allo scopo di accogliervi l’ospite?

9. Io ritengo però che un tale comportamento sarebbe ridicolo e quanto mai stolto, perché, in primo luogo, l’alto ospite non chiederà mai una cosa simile, e in secondo luogo egli guarderà solamente come tu, quale abitante della casa, verrai incontro a lui, e non invece come la tua casa, di per sé immobile e morta, si comporterà verso di lui!

10. Anche il nostro corpo dunque è soltanto una dimora dello spirito, ma non è affatto una e la stessa cosa con lo spirito, e il Padre santo ed amorosissimo guarda solo ciò che fa lo spirito.

11. E questo spirito è l’amore e la sua libera volontà, ma non guarda il corpo, cioè cosa fa il corpo, che tuttavia non può fare altro che eseguire, in modo muto, solo le sue naturali e giudicate necessità.

12. Sii dunque, Tubalcain, il mio caro fratello in spirito!

13. Inchina il tuo cuore solo dinanzi a Dio; amaLo sopra ogni cosa, ama me, tuo fratello, come te stesso, e in questo modo tu avrai fatto tutto ciò che davanti a Dio e al mondo intero è onesto e buono!

14. Ora tu ti sei preso una moglie, e questo è giusto e buono, quando però ti congiungesti con la tua stessa sorella, tale cosa fu un orrore dinanzi a Dio. Ciò era permesso fare ai primi figli di Adamo nel tempo in cui il sangue non era ancora stato separato da Dio, e per conseguenza in tutti c’era un solo sangue e una sola carne.

15. Dato però che con il tempo gli esseri umani aumentarono di molto, allora Dio separò il sangue l’uno dall’altro affinché ben presto non inacidisse e si estinguesse.

16. Per questo motivo i gradi della consanguineità sono poi diventati sempre più definiti, e in seguito a tale definizione nessuno, senza una particolare approvazione di Dio, deve prendersi una donna nel primo gruppo familiare, bensì solo nel secondo, nel terzo e così via. Quanto più lontano è il gruppo familiare che uno sceglie, tanto più giustamente egli fa.

17. Ma tu ora hai preso una moglie da un gruppo familiare molto lontano, tu così hai agito bene e giustamente; di conseguenza puoi condurla qui affinché anch’io ti dia la mia benedizione!»

18. A questo punto Tubalcain fece venire immediatamente la propria moglie e la presentò ad Enoch con la massima reverenza.

19. Ed Enoch impose subito le mani su entrambi e li benedisse nel Nome del Signore.

20. Dopo questo atto, Enoch chiamò a sé Lamec e i sette e disse loro:

21. «Fratelli, ascoltate! Così suona la Volontà del Padre: “Di sera, quando vi sarete rinvigoriti insieme ai molti fratelli della pianura, benediteli nel Mio Nome e lasciateli poi andare al necessario riposo!

22. Ma voi, con Lamec, recatevi sul monte che Chisehel ha purificato nel Mio Nome, e là vegliate fino al mattino!

23. E quando vi accorgerete del primo albeggiare, allora raccoglietevi profondamente, perché in questo periodo Io sarò tra di voi, all’inizio, tangibile, poi anche udibile e infine visibile!”

24. Facciamo dunque tutto precisamente così, affinché possiamo essere resi partecipi di tale grazia! Amen!»

25. Allora i fratelli, insieme a Lamec, si alzarono immediatamente, benedissero tutti i numerosi presenti e dissero loro di andarsene a riposare.

26. Quando tutti si furono allontanati fra pure glorificazioni di lode al Nome divino, allora Enoch e tutti gli altri sette insieme a Lamec lasciarono ben presto la casa e di passo veloce si avviarono tutti verso il monte per salirvi sulla cima che era alta circa trecento klafter (570 m).

27. E quando furono giunti alla sommità, resero grazie e gloria al Padre con cuore unanime, dopo di che essi si intrattennero in svariatissime considerazioni riguardo ai metodi di governo di Dio e alla magnificenza delle Sue grandiose opere, al punto che Lamec non poteva stare quasi in sé dalla beatitudine e stava sempre con cuore ed orecchi attenti.

28. Quando Enoch si accorse dell’approssimarsi del mattino, disse ai fratelli:

29. «Ora teniamo mute le nostre lingue! Ciascuno si raccolga il più profondamente nel proprio cuore e si prepari alla santa accoglienza del Signore, nostro Dio e nostro Padre santissimo, poiché Egli si trova già sulla via per venire da noi!»

30. Allora tutti tacquero, e in completo silenzio il Padre giunse da coloro che Lo attendevano.

 

[indice]

Cap. 223

All’alba un vento potente e un mare di fiamme

La voce del Signore al disopra del cerchio di fiamme, profetizza il Diluvio universale

Compare il nuovo Ospite

2 gennaio 1842

1. Il primo albeggiare del giorno era iniziato, e insieme a questo albeggiare cominciò ad alzarsi un vento violento, che però, nonostante la sua veemenza, non arrecava danno a nessuno, anzi faceva su tutti un effetto rasserenante, estremamente piacevole.

2. E quando l’albeggiare cominciò a mutare in un rosso più chiaro, il vento cessò, ma con tanta maggiore violenza si manifestò allora il fiammeggiare dei monti ardenti, vicini e lontani.

3. E ben presto, oltre che dai soliti monti infuocati, anche da altri monti e colline cominciarono a sprigionarsi dappertutto fiamme tanto chiare che a mala pena si poteva distinguere il colore dell’aurora fra il puro splendore delle fiamme.

4. Infatti l’intera regione sembrava trasformata in un mare di fuoco.

5. Alla fine Lamec osservò che perfino dal monte sul quale essi si trovavano ora, cominciavano ad irrompere qua e là delle chiare fiamme, e perciò cominciò ad avere un po’ di paura.

6. Infatti egli pensava tra sé che tale fenomeno avrebbe potuto essere la sua rovina, e perciò fu colto formalmente da una piccola sfiducia.

7. Ma siccome le fiamme diventavano sempre più intense, allora a Lamec non fu più possibile ammirare tutto ciò con totale indifferenza, bensì si alzò e disse in tono del tutto rispettoso ad Enoch:

8. «Potente e grande amico del Signore, vedi, le fiamme devastatrici si stanno propagando molto vicino a noi! Non ritieni di essere imprudente nel rimanere ancora più a lungo qui?

9. Se dipendesse da me, vorrei certamente abbandonare questo luogo!»

10. Enoch invece replicò a Lamec e gli disse: «Fratello Lamec, ritieni tu che il Santissimo metterà piede su di un terreno impuro?

11. Vedi, è così che il Signore purifica per Sé le Sue vie quando Egli vuole venire da noi.

12. E così se qualcuno vuole andare da Lui, allora egli pure deve andare attraverso il fuoco dell’amore, perché altrimenti non può giungere fino a Lui!

13. Vedi, quando il Signore viene, allora Egli viene nel fuoco del Suo Amore, e tuttavia Egli non è nel vento, e neppure nel fuoco, bensì il Suo Essere è un Alito soave.

14. Perciò non angosciarti a causa del fuoco, poiché questo non ti brucerà nemmeno un capello, bensì attendi con pazienza e del tutto senza paura assieme a noi, ed ascolta, perché ora tu percepirai la voce del Padre!»

15. Queste parole restituirono pienamente la tranquillità a Lamec, ed egli rimase in attesa della voce del Padre.

16. E quando le fiamme ebbero già formato un cerchio chiarissimo intorno al gruppo in attesa, all’improvviso, al di sopra del cerchio di fiamme, risuonò una ‘voce’, e le sue parole suonarono così:

17. «La pace sia con voi, e con te Lamech! Oggi infatti Io entrerò nella capanna che tu Mi hai edificato.

18. Il Mio Nome, Jehova, dimorerà in maniera vivente all’interno della capanna.

19. Nessuno del tuo popolo, all’infuori di te, deve entrare in essa, se egli è come egli è.

20. Ma se la fiamma del grande amore per Me vi spingerà qualcuno, allora a costui dovrai aprire la porta di accesso alla Mia Casa, e così deve sempre avvenire!

21. Su questo monte tu dovrai erigerMi un monumento secondo la tua maniera, affinché, scorgendolo, ciascuno si ricordi che qui ho parlato con te!

22. Ma come è vero che Io vivo e sono un Dio eterno e santo, e se mai avvenisse che i figli dell’altura come pure quelli della pianura dovessero dimenticarsi di Me, allora Io giudicherò per questo l’intero cerchio terrestre e spingerò un potente flusso delle acque tanto in alto al di sopra di tutte le montagne, quanto in alto tu ora vedi giungere la fiamma al di sopra del monte più elevato, e farò andare in rovina ogni creatura del suolo terrestre!

23. Tali cose, Lamec, ora te le dice il tuo Dio e il tuo Signore!»

24. A questo punto Lamec tremò fin nel profondo della sua anima e cadde prosternato sulla sua faccia dinanzi a Dio, e nel suo cuore Gli promise solennemente la costante fedeltà per tutto il tempo della sua vita.

25. A questo punto sorse anche il Sole, e una Mano poderosa afferrò Lamec e lo risollevò da terra.

26. E quando ebbe riaperto gli occhi, ecco, con sua grande meraviglia egli vide che tutte le fiamme si erano spente sul suolo terrestre! La Terra purificata irradiava magnificamente illuminata dalla chiara luce del Sole mattutino, e al suo fianco egli scorse un Giovane uomo vigoroso, serio e bello, ed egli (Lamec) Gli domandò:

27. «Sei anche tu un nuovo ospite della sacra altura?»

28. E l’Uomo, a lui ancora sconosciuto, gli rispose: «Hai ragione! Sì, Io pure provengo da quella parte, precisamente provengo dalla suprema Altura!

29. Ma ora scendiamo giù nella tua casa, là soltanto avrai occasione di conoscerMi più da vicino! E tu, Enoch, accompagnaMi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 224

Infiammate parole d’amore di Enoch al Padre santoche le approva

Il potere dell’amore come regola divina

3 gennaio 1842

1. Tutto ardente d’amore, Enoch si precipitò a fianco del Padre, e nel suo cuore diceva: ‘O Padre buonissimo, santissimo e amorosissimo, quale immensa felicità hai preparato al mio cuore! Io, un debole uomo della Terra, ho avuto il permesso di accompagnarTi?

2. Anche se io sono il sommo sacerdote posto e chiamato da Te, che cos’è tuttavia questo, al paragone di Te, o Padre santissimo e amorosissimo?

3. Tuttavia non io, sì non io in eterno me ne sono reso degno, bensì – o Padre santo, la Tua infinita dolcezza, grazia, amore e misericordia hanno fatto di me quello che sono. Ma perciò vorrei poterTi amare anche fino a morirne!

4. Oh, se mi fosse possibile amarTi con la forza e la potenza di tutti i Cieli! Con quanta infinita beatitudine io vorrei fare questo!

5. O Padre, Tu eterno, purissimo e onnipotentissimo Amore, fa in modo che io non sia così indicibilmente beato, perché sono ancora indegno di tali supreme gioie dei Cieli, poiché il mio cuore non sopporta quasi più un simile fuoco d’amore!

6. Ma cosa vado mai dicendo nella mia ebbrezza?

7. Tutto ciò è conforme alla Tua santissima Volontà; perciò tutto avvenga sempre così come a Te è gradito!

8. O Padre santo! Quanto buono devi essere Tu in Te, se io, un nulla dinanzi a Te, di questa Tua infinita bontà ne percepisco già in maniera così immensa!

9. O Terra, trema per la grande estasi, poiché il Creatore che ti creò vivente, cammina ora sopra di te! E tu, misero Sole, tu pure osi ora far scendere i raggi della tua luce sul suolo della Terra, mentre sulla stessa cammina Colui che, con un Suo lieve alito, ti chiamò un giorno a divenire!

10. Ma ecco che io parlo già nuovamente come uno che è confuso dall’amore! La Terra tace per immenso, sublime timore reverenziale, poiché essa percepisce chi è Colui che ora essa porta! Ed il Sole, con i suoi miti raggi, offre al Signore il maggiore tributo d’amore e di lode di cui è capace!

11. Tutto, tutto è compenetrato da un silenzio sublime, devoto e del tutto reverente; solo io continuo a perdermi in chiacchiere!

12. Io sono evidentemente manchevole nei riguardi del dovuto timore reverenziale, ma io non so proprio come fare, dato che Lo amo troppo perché mi sia possibile tenere a freno il cuore che vorrebbe rivelare sempre più il suo amore.

13. Ma quale gioia e quale beatitudine possono mai uguagliare nell’eternità questa che sto provando: essere presso di Lui, camminare al Suo fianco amorosissimo, paterno e onnipotente, e poterLo amare con tutte le proprie forze!

14. Tuttavia adesso, o cuore mio, sta silenzioso, poiché Egli accenna a volermi dire qualcosa!

15. O mio intero essere, rallegrati, perché ancora una volta udrai parole di vita uscire dalla bocca santissima del Padre!’

16. [Mentre tali pensieri tumultuavano nella mente di Enoch], il gruppo, ora composto di nove persone, dopo essere disceso dal monte, aveva raggiunto la pianura, e il Signore, a fianco di Enoch, si fermò e disse a tutti:

17. «Amici, vogliamo sostare un po’ qui? Vedo che qualcuno di voi è un po’ stanco, e tu, Mio diletto Enoch, sei il più stanco di tutti, poiché il tuo cuore si sarebbe quasi consunto per Me!

18. Io però ti dico: – il tuo amore per Dio, il Padre tuo, è enormemente grande, ma se ti fosse possibile gustare la gioia del Padre per il grande amore di un figlio per Lui, e se ti fosse possibile misurare le Sue grandi fantasie e pensieri d’Amore nei quali Egli, in maniera onnipotente, infinita ed eterna, allestisce dei grandi piani per rendere un tale figlio, che Lo ama sopra ogni cosa, anche tanto infinitamente beato quanto mai è possibile alla Sua infinita Onnipotenza, allora tu rimarresti consunto già al minimo tuo avvicinarti ad un tale pensiero di Dio!

19. Continua dunque, Mio diletto Enoch, a entusiasmarti nel tuo puro amore per Dio, così come ti sei entusiasmato finora, perché da un tale entusiasmo sorgerà un giorno una grande realtà per la quale lo stupore del tuo spirito sarà massimo!»

20. Poi il Signore si rivolse a Chisehel e gli disse: «Chisehel, riconosci tu ora la Potenza dell’Amore del Padre?

21. Vedi, quando fosti inviato giù nella pianura, in segreto dubitavi ancora del buon esito di questa impresa, e dopo la tua prima comparsa quaggiù andavi pensando segretamente in te:

22. “La Potenza del Signore è certo infinitamente più grande di quanto possa comprenderla anche solo in minimissima parte uno spirito perfettissimo in tutto; ma per quanto riguarda Lamec, non si potrà ottenere molto da tale Potenza, e meno ancora per le vie dell’amore!

23. Non resterebbe altro che uccidere Lamec e poi ridargli una nuova vita provvista di una volontà del tutto differente, altrimenti qui ogni tentativo naufragherà!”

24. Ebbene vedi, a noi non è occorso altro appunto che l’amore, e l’intera pianura sta ora purificata dinanzi a noi!

25. Eternamente resterà questo principio: “Dove l’amore non sarà più capace di ottenere e di conquistare qualcosa, là neppure qualsiasi altra potenza sarà in grado di effettuare qualcosa!”

26. Ma tutte le opere della creazione non sono forse sorte dall’amore? Come mai dunque le opere dovrebbero essere più potenti dell’amore che è la loro Causa prima? Rimanete dunque sempre e soltanto presso l’amore, e alla fine tutto sarà certo ottenuto!

27. E ora che noi abbiamo riposato, continuiamo il nostro cammino, poiché il numero di coloro che ci attendono è già grande.

28. Andiamo dunque, affinché la nostra benedizione giunga ad essi a tempo giusto! Amen!»

 

[indice]

Cap. 225

Risposta elusiva a Lamech che chiede chi è il giovane Uomo

Il discorso del Signore al popolo della pianura

4 gennaio 1842

1. A queste parole del Signore si alzarono di nuovo tutti e si avviarono verso la città.

2. Lamec però, fra mille pensieri che gli andavano turbinando nella mente a causa di questo Straniero, strada facendo si rivolse a Chisehel e gli domandò: «Ascolta, o grande, potente amico e fratello! Conosci forse tu quest’uomo che appare tanto stranamente giovane e tuttavia è così estremamente sapiente? E dunque, egli è superiore al sommo sacerdote Enoch?

3. Poiché vedi, mi sembra alquanto singolare che Enoch, che mi appare dotato di sapienza in modo infinitamente potente, e che per di più è in età avanzata, abbia un timore reverenziale così estremamente grande dinanzi a questo giovane!

4. Io stesso però devo confessare che, per quanto riguarda sapienza e grande bontà d’amore, Enoch pare non essere proprio in vantaggio dinanzi a questo magnifico uomo.

5. Ma ciononostante trovo strano che Enoch lo tratti con tanta umiltà d’amore, come se egli dipendesse unicamente da lui!

6. Dunque, se tu conosci più da vicino questo strano uomo, allora dimmi chi egli è veramente, affinché, verso di lui, anch’io possa tenere il comportamento che più si addice!

7. Ritengo che egli debba essere estremamente saggio e potente, poiché questo io l’ho appreso dalle parole che egli ha rivolto a te.

8. Solo che voi tutti dall’altura siete tali per cui nessun cuore è sicuro dinanzi ai vostri occhi.

9. Ebbene, anche lui è come voi, poiché egli sapeva bene quali pensieri erano sorti in te quando tu fosti mandato da me.

10. Questa cosa non mi stupisce, bensì – come ho già detto – mi stupisce solo e unicamente il comportamento di Enoch verso di lui!

11. Perciò io ti prego ancora una volta di fornirmi qualche particolare più preciso riguardo a questo giovane, purché ciò ti sia gradito e ti sia permesso farlo!»

12. E allora Chisehel rispose a Lamec nel seguente modo: «Caro fratello Lamec! Per quanto riguarda questo Giovane e il fatto che tanto Enoch quanto tutti noi ci comportiamo verso di Lui in maniera così estremamente subordinata, il motivo di ciò è così profondo e così misterioso che tu, al momento presente, non saresti affatto capace di concepirlo.

13. Dunque, pazienta ancora per un breve tempo, e poi avrai ben occasione di riconoscere chi Egli è!

14. Però è certamente lecito che tu sappia da me che, come Egli stesso ti aveva fatto notare sul monte, Egli è veramente il supremo Signore che proviene dalla più alta Altezza, e che è al di sopra di tutti i figli dell’altura e, di conseguenza, anche al di sopra di tutti quelli della pianura!

15. Per ora non ti occorre saperne di più sul conto di questo Giovane!

16. Infatti è comunque vicino il momento in cui tu imparerai a conoscerLo più da vicino; abbi dunque pazienza fino ad allora!»

17. Ma mentre ragionavano così, essi avevano anche già raggiunto, tra le schiere giubilanti, la casa (reggia?) di Lamec, e così a Lamec non rimase più tempo di fare ulteriori domande.

18. E quando si trovarono davanti alla casa di Lamec, il Giovane salì subito sul già noto pilastro degli oratori e rivolse al popolo le seguenti parole di Benedizione:

19. «Ascoltate, Miei poveri figli, poiché in questo giorno così parla a voi, dalla Sua bocca, il Signore, vostro Dio, vostro Creatore e Padre santo ed amorosissimo di voi tutti:

20. “La pace sia con voi! Riconoscete l’unico vero Dio e Padre, l’unico Signore del Cielo e della Terra, e amateLo sopra ogni cosa, e allora Egli vi esaudirà sempre, vi guarderà e vi aiuterà in tutto quello che è necessario, e vi darà sempre tutto quello di cui avete bisogno!”

21. E il Signore dice ancora: “Io vi proteggerò finché voi resterete fermi nel Mio amore; se però voi, di vostra iniziativa, comincerete a giudicare al di sopra di Me, allora Io ritirerò la Mia grazia e vi lascerò illuminare tra di voi con la vostra luce.

22. La Mia Luce però Io la ritirerò, e poi voi cadrete presto in grande afflizione e tenebre, che saranno ancora molto più maligne di quelle che furono dal principio fino ad oggi.

23. Ora Io ho inviato a voi dei potenti messaggeri, dato che voi eravate deboli e miseri fin dall’infanzia.

24. Ma in seguito invierò solo messaggeri deboli, i quali avranno esclusivamente una lingua sapiente, ma una volontà impotente, e allora voi li prenderete e li ucciderete, e così vi preparerete alla Mia ira che si concluderà in un giudizio inesorabile, e questo perché Io ho mostrato a voi, ora, una grande Grazia e Misericordia, e vi ho resi forti tramite Me!

25. Oggi Io do a voi il Mio Nome! Restate vicini a questo Nome, e così anch’Io rimarrò vicino a voi. Ma se voi abbandonerete il Nome, allora anch’Io abbandonerò voi.

26. Infatti, voi dovete procedere sempre liberi davanti a Me. E così abbiate dunque la Mia benedizione!” Amen!»

27. A questo punto il Signore benedisse la pianura, e tutto il popolo si prostrò dinanzi al potente Oratore e Lo adorò nel Nome del Signore.

28. Il Signore però ritornò allora alla Sua compagnia e, accompagnato da Enoch, andò nella casa di Lamec; e ora più nessuno si azzardò ad avvicinarsi alla casa di Lamec.

 

[indice]

Cap. 226

Lamec e il Giovane, cioè il Padre santo da lui non ancora riconosciuto, nella sala del trono

Il Signore quale Chiave e quale Porta

5 gennaio 1842

1. Quando furono giunti davanti alla porta della sala del trono, Lamec si avvicinò velocemente all’Uomo straniero e Gli disse:

2. «Amico, che sei più potente ancora di quanto lo siano Chisehel e i suoi fratelli, e di quanto lo sia lo stesso sommo sacerdote Enoch, questa è la sala del trono nella quale si trova, appoggiato sul trono, il santissimo Nome di Dio!

3. Considerato che tu poco fa hai parlato al popolo di questo Nome con tanta commovente potenza come dalla Bocca di Dio, certamente ti sarà anche gradito prendere visione di questo Nome santissimo!

4. Se fosse questo per il momento il tuo desiderio prima di prendere la colazione, allora io farei immediatamente aprire la sala! Infatti vedi, là in fondo cento persone d’ambo i sessi stanno in attesa dei miei ordini; basta che io faccia loro solamente un cenno, ed essi verranno e ci apriranno le pesanti porte di ferro!»

5. E il Signore rispose a Lamech: «A che scopo far fare un’inutile fatica al popolo? Vedi, questa cosa la possiamo fare anche noi, ed anzi con maggior facilità del popolo povero e debole!»

6. Ma Lamec replicò: «Questo è certamente vero, però bisogna pure che ci facciamo dare le chiavi».

7. E il Signore ribatté a Lamec: «Ascolta, Lamec, Io stesso sono la Chiave e la Porta! Con Me tu puoi aprire tutto quanto vi possa essere di chiuso in qualche luogo, e per mezzo Mio tu puoi giungere nella stanza della vita eterna!

8. Ma che Io sia anche la Chiave dinanzi alla quale non è sicura nessuna porta, questo ti verrà provato osservando questa porta! Quando Io le dirò: “Apriti”, allora essa si aprirà anche senza bisogno della tua chiave!»

9. A questo punto il Signore esclamò rivolto verso la porta: “Apriti!”, e immediatamente i due pesantissimi battenti si spalancarono così velocemente che a Lamec non fu possibile scorgere come e quando ciò fosse avvenuto.

10. La cosa colmò Lamec di straordinaria meraviglia. Egli perciò si affrettò nuovamente accanto a Chisehel e gli disse: «Ascolta, fratello, questo è un po’ troppo per me!

11. Io comincio ad avere paura di quest’uomo, poiché io credo che egli con la sua parola potrebbe spostare anche le montagne!

12. Dimmi: – avresti potuto anche tu ottenere un simile effetto con la potenza della tua volontà e della tua parola?»

13. E Chisehel rispose a Lamec: «Certamente! Però soltanto come è accaduto finora, con la potenza e la grazia Signore, all’infuori del Quale non esiste né potenza, né forza, né una qualche grazia!

14. E così avviene che ognuno può tutto con il Signore, ma senza il Signore non può nulla, perché soltanto il Signore è Onnipotente e può tutto da Sé, mentre nessuno può qualcosa da sé, all’infuori del Signore!»

15. E Lamec disse nuovamente a Chisehel: «Dunque, questo giovane straordinario deve certamente avere ben molta grazia dinanzi a Dio, se è capace di fare simili cose e se si distingue in tale maniera fra tutti voi!»

16. E Chisehel replicò: «Senza alcun dubbio, mio caro fratello Lamec! Egli ha il massimo grado della grazia da Dio, e quindi è anche il più potente e il più sapiente!»

17. E di nuovo Lamec disse: «Eppure mi pare strano che Dio abbia conferito a questo giovane più grazia, sapienza e potenza che non a voi uomini di età molto avanzata e ricchi di esperienza! Non pare strano anche a te?»

18. E Chisehel rispose: «Oh, niente affatto! Vedi, il Signore fa simili cose come Egli vuole! Non hai mai notato talvolta come un piccolo fiorellino spicca e profuma di gran lunga più intensamente del grande girasole? Perché? Ebbene, questo lo sa unicamente il Signore!

19. Ma guarda adesso, il giovane si accosta alla tavola; stiamo dunque attenti a quello che Egli farà!»

20. Il Signore però osservò semplicemente la tavola e non fece nessun’altra cerimonia, ma ben presto Egli si volse e disse poi a Lamec:

21. «Ebbene, amico Mio, ora andiamocene di nuovo, e tu fa preparare per noi la colazione!»

22. Lamec fu immediatamente pronto a rispondere al giovane: «Mio stimatissimo amico, pieno della più pura potenza e sapienza! Noi non abbiamo da fare altro che recarci nella rispettiva sala, e là troveremo già tutto in perfetto ordine!»

23. E il Signore rispose: «Se è così, allora andiamo!»

24. A questo punto il Signore si mosse per primo con Enoch a fianco, e Chisehel e Lamec, e gli altri sei Lo seguirono.

25. Ma mentre si avviavano, Lamec fece questa osservazione a Chisehel: «Fratello, è stato di nuovo per me del tutto strano che quest’uomo, posto tanto alto da Dio, non si sia minimamente inchinato dinanzi alla tavola, bensì le abbia rivolto soltanto un’occhiata di sfuggita e poi le abbia voltato le spalle!

26. Io ti dico che ciò mi sorprende più di ogni altra cosa!»

27. E Chisehel osservò a Lamec: «Caro fratello, non farci caso, perché tra non molto tutto ciò ti sarà chiaro come la luce del Sole!

28. Fa’ però esattamente solo tutto ciò che Egli dice, e così tutto sarà quanto mai gradito a Dio!»

 

[indice]

Cap. 227

Durante la colazione Lamec nominato sacerdote del suo popolo

Insegnamenti sul sacerdozio e sulla regalità

L’omissione della preghiera – Il Padre santo si fa riconoscere da Lamec

7 gennaio 1842

1. Quando gli alti ospiti entrarono nella sala da pranzo, vennero loro incontro Tubalcain, Mura e Cural; questi ultimi due, dopo aver completamente ultimato il loro lavoro già la sera prima sul tardi, avevano portato a Lamec la chiave del cancello del muro di cinta.

2. Mura, nel consegnare la chiave a Lamec, lo rassicurò che ormai tutto si trovava nel massimo splendore.

3. E Lamec a sua volta invitò entrambi a colazione, e disse di sfuggita a Mura:

4. «Amico e fratello Mura, non congedare ancora i tuoi operai, perché tu avrai da compiere ancora un’altra opera su mio incarico!

5. Ora però rimani qui, cioè presso la nostra compagnia!»

6. Mura però aveva scorto il Giovane che era a fianco di Enoch, e perciò, del tutto a bassa voce, domandò a Lamec: «Splendido e saggio re Lamec, vorresti dirmi chi è mai quel magnifico giovane che se ne sta a fianco di Enoch?

7. Egli ha un aspetto così sapiente, amorevole e serio! È dunque anche lui dall’altura?»

8. E Lamec rispose a Mura: «Mio caro e stimatissimo fratello! Sotto questo riguardo ti sei male consigliato rivolgendoti a me, dato che io stesso finora ne so a mala pena un po’ più di te sul suo conto!

9. In seguito alle mie osservazioni, e poi in base alle parole molto ben ponderate di Chisehel, ho saputo solo che questo giovane è dotato di estrema sapienza e di una potenza di parola e di volontà davvero terribili, tanto e che, appunto secondo le esplicite dichiarazioni di Chisehel, egli è pure il supremo signore dell’altura, al quale lo stesso sommo sacerdote Enoch è subordinato, e così egli è anche del tutto sicuramente un re!

10. Ecco, questo è anche tutto ciò che io so sul suo conto; accontentati dunque di ciò per il momento, in attesa che forse segua qualcosa di più chiaro a tale riguardo, e quindi prendi posto assieme a Cural ad una delle tavole, e mangia e bevi! Non distogliere però gli occhi da quell’uomo, perché forse tu scoprirai più cose di quanto abbia fatto io!»

11. A questo punto Lamec prese la chiave e la portò ad Enoch, dicendogli anche in questa occasione:

12. «Potente amico e unico sommo sacerdote dell’unico, vero, onnipotente ed eterno Dio, vedi, qui ci sono entrambe le chiavi! Io te le consegno, poiché a te soltanto spetta aprire con esse quello che è di Dio, cioè quello che, in Suo Onore e Sua Lode, è stato edificato da noi secondo la Sua santissima Volontà!»

13. Ma Enoch rispose a Lamec: «Fratello Lamec, è però Volontà del Signore che tu pure debba essere non tanto un re per il tuo popolo, bensì anche un sacerdote, in quanto solo il Signore è un Signore in tutta Potenza, Forza e Autorità dall’eternità!

14. Perciò tieni solo tu anche le chiavi del tuo sacerdozio, ed aprici il tempio e l’atrio quando sarà giunto il momento!

15. E lascia che io aggiunga ancora una cosa: “Un sacerdote è un vero fratello dei fratelli secondo l’Ordine d’Amore di Dio; invece un re è già un giudice per il popolo!

16. Quando i popoli si troveranno sotto ai re, allora essi – cioè i popoli – saranno anche giudicati! I terreni verranno tolti a loro, ed essi dovranno pagare delle grandi tasse al re, e perfino la loro vita sarà proprietà del re.

17. E chi mormorerà e terrà il broncio, costui sarà punito dal re non di rado fino all’ultima goccia di sangue!

18. Allora vi saranno molti dolori e grandi afflizioni su tutta la Terra!

19. Perciò d’ora innanzi sii anche tu piuttosto un sacerdote per il tuo popolo, che non un re!”»

20. E Lamec, del tutto fuori di sé dalla gioia per questa nuova nomina al sacerdozio del Signore, disse ad Enoch:

21. «Potente amico e sommo sacerdote di Dio! Ascolta, se davvero avessi mille reami, allora io deporrei tutti i mille reami per essere più degno di diventare un sacerdote nel tuo ordine»

22. Ed Enoch gli ribatté: «Fratello, prendi posto ora a mensa, poiché quello che vorresti essere lo sei già! Adesso però facciamo colazione e rinvigoriamoci per il servizio del Signore!»

23. Lamec allora si tenne le chiavi, si sedette con la massima letizia alla mensa e mangiò e bevette come facevano gli altri.

24. Ma mentre era intento a gustare la colazione, egli si ricordò all’improvviso che nessuno aveva prima benedetto i cibi alla maniera di Chisehel, e nessuno aveva pensato di rendere lode, gloria e grazie a Dio.

25. Egli perciò si alzò in tutta fretta e disse: «O miei diletti fratelli e amici! È tremendo! Precisamente in questa giornata di oggi, nella quale abbiamo ricevuto da Dio già tanti inesprimibili benefici, ed in cui oltre a ciò verrà concessa a noi la grande, immensa grazia che il Signore, il grande e onnipotente Dio, nel Suo santissimo Nome prenderà dimora fra di noi nel tempio che Gli è stato edificato, ebbene, precisamente in questo giorno tutti noi abbiamo dimenticato di tributare a Lui, il santo Donatore di ogni buon dono, la lode che assolutamente Gli spetta prima che qualcuno di noi avesse osato accostare alla bocca anche il minimo boccone!

26. No! No! Che cosa abbiamo fatto? Io preferisco piuttosto morire che mangiare qualcosa per tre giorni di seguito!»

27. Il Signore però sorrise a Lamec, e chiamatolo a Sé gli disse: «Lamech, se tu avessi un figlio che avesse commesso una piccolissima mancanza verso di te ed egli, essendosene subito accorto, pieno di disperazione si rivolgesse a te esclamando: “Padre, è tremendo, vedi, io ho peccato contro di te! Guai a me, perciò io per tre giorni non voglio prendere più nessun boccone, anche se dovessi morire di fame il secondo giorno!”

28. Ma se tu, di fronte a tale esclamazione, dicessi al figlio: “Ascolta, figlio mio diletto! La tua mancanza è stata solo una piccola svista involontaria; perciò non darle nessuna importanza! Vieni invece qui e amami, poiché io non ho fatto assolutamente attenzione alla tua presunta mancanza”.

29. Ebbene, che cosa preferiresti in un caso simile: che il figlio si slanciasse verso di te e, pieno d’amore, ti stringesse fra le sue tenere braccia, oppure che egli volesse persistere nel suo rigido proponimento?

30. Tu risponderesti: “Se il povero figlio se ne venisse a me e mi abbracciasse con tutto amore, certamente così mi sarebbe indicibilmente più gradito!”

31. Bene, dico Io, comportati anche tu verso il Padre celeste nella maniera che hai riconosciuto migliore, poiché tu per Lui sei pure un figlio, e questo tuo comportamento sarà a Lui molte volte più gradito che non tutto il tuo digiunare!»

32. E Lamec domandò: «Ma dov’è il Padre, in modo che io possa andare da Lui e fare come avrebbe fatto il figlio?»

33. E il Signore rispose: «Lamec, guarda qui, proprio qui Egli sta visibilmente dinanzi a te! Sono Io il Padre, il Dio del Cielo e della Terra!»

34. A questo punto tutti si prostrarono, e Lamech balbettò: «O Padre santo! Mostra Grazia e Misericordia a me povero peccatore! Che la Tua santa volontà avvenga eternamente! Amen!»

 

[indice]

Cap. 228

L’insegnamento di Dio sulla vera adorazione

9 gennaio 1842

1. Il Signore, però, disse subito a tutti i figli della pianura di rialzarsi da terra, e poi così parlò loro:

2. «Ascoltate voi tutti, figlioletti Miei! Io sono l’unico, santo ed onnipotente Dio e Creatore di tutte le cose e di tutti gli esseri in Cielo e sulla Terra! All’infuori di Me non esistono altri dèi, e tutta l’infinità e tutte le eternità sono completamente colme della potenza del Mio amore, della Mia sapienza, della Mia misericordia e grazia; e così dunque, dalle eternità, Io sono perfettamente un Signore su tutto, dato che tutto quanto esiste è proceduto da Me e tutto è necessariamente soggetto alla Mia infinita potenza!

3. Infatti, come potrebbe essere altrimenti, dato che tutto ciò che esiste, esiste soltanto dalla Mia Volontà e sussiste dalla stessa e perciò non può mai scappare da essa? Se infatti fosse possibile che qualcosa potesse scappare alla Mia misericordia, allora tale qualcosa dovrebbe perciò anche necessariamente scappare alla propria esistenza, considerato che in tutta l’infinità nulla può eternamente esistere se non unicamente soltanto per mezzo e nella Mia Volontà, la quale è la condizione fondamentale, assolutamente unica, di ogni esistenza e dappertutto riempie completamente ed eternamente lo spazio infinito!

4. Ma poiché è così ed è impossibile che possa essere diversamente, allora voi dovete anche riconoscerMi per Quello che Io certamente sono, e cioè quale l’unico Dio e quale l’unico Signore!

5. Infatti è un Signore solo Colui che è nel pieno possesso eterno di ogni infinita Potenza, Forza e Autorità provenienti da Sé.

6. Io dunque possiedo tutto ciò eternamente ed infinitamente, quindi sono anche l’unico Signore! Tuttavia, malgrado ciò, voi non dovete rotolarvi nella polvere dinanzi a Me e non dovete insudiciare il vostro corpo e nemmeno il vostro corpo per nessunissimo motivo, poiché Io vi ho dato un corpo che stia in posizione eretta non perché lo usiate come i vermi davanti a Me, ma solo perché voi, quali uomini liberi, quali Miei figli e, tra di voi, quali fratelli e sorelle, dobbiate sempre procedere diritti davanti a Me, il Padre vostro.

7. Perciò voi dovete anche apprendere ora dalla Mia bocca che Io non trovo affatto compiacimento in un qualche servizio del corpo! Infatti voi non avete ricevuto il corpo affinché Mi serviate con esso in una maniera o nell’altra, poiché il corpo vi è stato dato unicamente perché possa servire a voi per il giusto tempo e in misura appropriata e ben ordinata per l’irrobustimento del vostro spirito, il quale costituisce il vostro vero e proprio essere.

8. Che significato potrebbe avere se qualcuno gettasse il proprio corpo nella polvere dinanzi a Me?

9. Dovrei forse compiacerMi ritenendolo un vantaggio per Me, oppure voi diventate forse migliori quando, per un certo tempo, vi siete rotolati nella polvere?

10. Io però vi dico: “Tutto ciò è vanamente stolto!”. Vedete, se qualcuno è un artigiano ed ha bisogno di un qualche strumento, ebbene, non sarebbe una cosa quanto mai sciocca da parte sua se egli, prima di iniziare un qualsiasi lavoro, volesse rotolare per qualche tempo i suoi attrezzi nella polvere in seguito all’alta stima per il lavoro che deve compiere con gli attrezzi?

11. Io ritengo invece che l’artigiano farà meglio se egli usa rettamente gli attrezzi solo per ciò che essi sono adatti e non anche per ciò per il quale essi non sono fatti.

12. E la stima per il lavoro si esprimerà già nell’opera ben compiuta, ma non negli attrezzi che sono serviti per eseguirla.

13. Io sono certo il lavoro principale per il vostro spirito, e sono sempre ugualmente l’uno e lo stesso Dio.

14. Chi dunque Mi onora e si umilia dinanzi a Me, costui Mi onori continuamente e sia incessantemente umile dinanzi a Me, poiché Io sono continuamente santo dinanzi a chiunque!

15. Ma colui che Mi volesse onorare con il suo corpo nella polvere, allora costui dovrebbe di certo anche rotolarsi nella polvere incessantemente giorno e notte!

16. Se Io però avessi voluto una cosa simile da voi, allora vi avrei formato come i vermi, e non come uomini liberi.

17. La vera onoranza consiste invece nel fatto che voi facciate incessantemente la Mia Volontà, la quale vi è rivelata in triplice maniera, cioè nell’ordine della natura delle cose, poi mediante il vostro proprio cuore spirituale che è il puro amore e mediante i Miei messaggeri, e ora confermato da Me stesso.

18. Amate Me sopra ogni cosa e amatevi fra di voi come ciascuno ama se stesso, così voi Mi onorerete in spirito e conseguentemente in tutta verità!

19. Questa è dunque la Mia Volontà, e questo soltanto vale qualcosa presso di Me; tutto il resto invece è cosa vana e stolta.

20. Operate dunque in questo modo, e così Mi compiacerò sempre di voi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 229

L’insistente domanda di Lamec sull’espressione fisica dei sentimenti

La risposta del Signore

10 gennaio 1842

1. Dopo tali parole del Signore tutti si sentirono più incoraggiati e lodarono e glorificarono Dio nei loro cuori per la Sua immensa bontà, grazia e misericordia.

2. Lamec però si fece più coraggio degli altri, e perciò domandò al Signore: «O Signore, Tu solo, grande Dio del Cielo e della Terra, Tu solo vero eccellente Padre degli esseri umani, che sei santo, santissimo! Ma è assolutamente una peccaminosa mancanza se qualcuno, costretto dal suo sentimento e spinto dalla sua umiltà e dal potente amore per Te, quasi involontariamente si getta a terra, anche già davanti alla Tua Volontà e al Tuo Nome che sono del tutto unici e santissimi, dinanzi a Te sia spiritualmente come pure corporalmente, e in questo modo, interiormente ed esteriormente nel tempo stesso, Ti adora nella polvere della propria completa nullità e, per conseguenza, Ti fa completo sacrificio di se stesso?

3. Io infatti, da parte mia, ragiono così: di fronte alla Tua Bontà e Misericordia infinite, è senza dubbio impossibile che l’uomo possa mai fare troppo!

4. Anche se lo spirito dell’uomo è disposto ad occuparsi incessantemente di Te, o Padre santo, secondo il Tuo santo Ordine e secondo la Tua santissima Volontà d’amore, questo sarà certamente in eterno anche per lui un compito fra i più graditi.

5. Tuttavia ci sono determinati momenti in cui esso si trova troppo compenetrato dal Tuo amore e dalla Tua grazia, quando il pentimento, l’amore e la gioia fanno grondare lacrime dagli occhi, e quando esso si sente spinto ad abbracciarTi mille e mille volte col più ardente amore, allora io ritengo, nel più profondo del mio animo, che in un caso simile l’uomo non deve, né può fare a meno di assumere anche col corpo tali atteggiamenti che corrispondono del tutto a quelli dello spirito!

6. Anche tra amici, tra fratelli e tra coloro che si amano, ci si abbraccia nelle particolari occasioni di uno stimolo più potente; i figlioletti abbracciano talvolta convulsamente i loro genitori, costrettivi dal loro amore; Tu stesso hai certamente disposto così ordinatamente la Tua grandiosa e magnifica Creazione in modo che per ogni cosa si presentino dei momenti particolari nei quali essa viene maggiormente eccitata, come anche dei momenti in cui essa appare meno eccitata.

7. Il Sole dispensa certo una luce sempre uguale, e questo richiama alla mia mente l’incessante occuparsi di Te, da Te menzionato prima.

8. Ma non è tale il caso del calore che viene dispensato; a questo riguardo il Sole sembra osservare una certa gradazione e sembra che esso sia talvolta più e talvolta meno eccitato!

9. Anche gli alberi non fioriscono continuamente, né hanno continuamente frutta sui loro rami, e tuttavia essi stanno sempre nel Tuo Ordine!

10. L’aria stessa spesso si altera e si muove talvolta con maggiore eccitazione intorno e al di sopra di noi.

11. Anche le montagne non ardono sempre, pur restando incessantemente nel Tuo Ordine; soltanto di quando in quando vengono eccitate con maggior violenza e allora sembrano volerTi afferrare con violento amore tra le loro braccia di fuoco!

12. Dunque Tu, o Padre santissimo, non vorrai insistere a nostro riguardo con troppo rigore sul Tuo punto di vista se noi pure, spinti dal nostro amore, Ti onoriamo, lodiamo, glorifichiamo, ringraziamo e adoriamo con i movimenti del corpo oltre che con quelli dello spirito?

13. Perfino la pietra si lascia sciogliere dal calore di un fuoco potente, il quale è pure una forza da Te. Perché allora non dovrebbe anche il nostro corpo, animato e sensibile, in un momento di particolare eccitazione dell’amore per Te, essere talvolta trascinato dallo spirito che costantemente Ti ama, per essere esso pure un po’ disciolto nel fuoco dell’amore?»

14. Allora il Signore impose le Sue mani su Lamech e gli disse: «Lamech! Tu eri un figlio del mondo, e allora tu non sapevi niente di tutto ciò di cui hai ora parlato dinanzi a Me.

15. Come mai adesso Mi parli come un sacerdote dell’altura, consacrato con il Mio Spirito?»

16. E Lamech, colmo di timore reverenziale, rispose: «O Signore, io parlo così come ora mi concedono il mio cuore e il mio amore per Te!»

17. E il Signore replicò a Lamec: «Se vi è qualcuno che Mi ama sopra ogni cosa e, ardendo in tale grande amore per Me, il suo cuore gli dice: “Fa’ questo!” oppure, “Fa’ quello!”, allora egli faccia pure così, ed Io guarderò con compiacimento ciò che vorrà fare il puro amore per Me!

18. Sia dunque l’amore la luce di voi tutti e sia eternamente la sola guida nel Mio Nome! Amen!»

 

[indice]

Cap. 230

La stolta richiesta di Lamec di ottenere delle leggi

 Sull’infinita differenza tra il giudizio nella legge e la libertà nell’amore

11 gennaio 1842

1. Dopo quest’alto insegnamento, Lamec, con tutta gratitudine ed umiltà, riprese a parlare e chiese al Signore:

2. «O Signore, dato che io ho già una volta cominciato a pregarTi e ad interrogarTi, confidando pienamente nella Tua infinita Bontà e Pazienza, allora oso esporTi ancora qualche mia preghiera e domanda!

3. Ed è per questo motivo che io vorrei rivolgerTi ancora una domanda per apprendere ora direttamente dalla Tua bocca santissima, in maniera dettagliata, come Tu gradiresti che l’uomo agisse in tutti i suoi rapporti terreni.

4. Infatti vedi, o Padre santo, quando da un luogo fino ad un altro è pienamente tracciata una via definita, allora nessuno può certamente marrir visi, a meno che voglia smarrirsi con intenzione, oppure, per egoismo, voglia forse scoprire un percorso più breve, nel qual caso egli senza dubbio può perdersi ed arrivare invece in una fitta sterpaglia, dove si annidano serpenti e vipere!

5. Io credo quindi che per tutti noi non potrebbe esserci niente di più desiderabile che avere, o Padre santo, una via precisamente prescritta per il nostro spirito proveniente da Te, dunque una legge determinata per agire in un modo determinato e non diversamente!

6. Infatti se noi abbiamo una regola prescritta da Te stesso, allora sappiamo anche qual è la Tua Volontà e che cosa è conforme al Tuo Ordine divino, e allora noi poi possiamo vivere con grande facilità solo secondo il Tuo compiacimento.

7. Ma se non abbiamo una regola, allora un senso di grande angoscia deve accompagnare ciascuno dei nostri passi, e tutto ciò per non compiere, del tutto facilmente, un passo falso contro il Tuo santissimo Ordine!

8. Se a Te, o Padre santo, fosse così gradito, allora vorrei pregarTi, a nome di tutta la pianura, di disporre le cose in tal modo, ma Ti prometto solennemente anche la mia incessante e puntualissima fedeltà per sempre ed eternamente!»

9. E il Signore alzò in alto la Sua mano e disse a Lamec, come pure a tutti: «In verità, in verità, dico Io, il Padre santo ed amorosissimo, ora a voi tutti:

10. “Quando Io vi vincolerò con le leggi, allora Io vi vincolerò anche con il giudizio, perché senza il giudizio non è possibile alcuna legge, ma per conseguenza anche senza leggi non è possibile il giudizio!

11. Se tu, Lamec, finora avessi avuto delle leggi da Me, allora Io non sarei ora venuto a voi come un Padre e quindi come un Aiutante di voi tutti, bensì sarei venuto a voi come un Giudice inesorabilissimo, per condannarvi a causa di tutto il vostro cattivo operare!

12. Voi invece non avevate alcuna legge fin dal principio, e così eravate come bambinelli nella culla. Voi avete fatto molto male, anzi il vostro male arrivò al punto da gridare vendetta, ma siccome non avevate ricevuto direttamente da Me nessuna legge determinata, bensì solo un consiglio indiretto, allora voi non eravate finora idonei a nessun giudizio, e per questo ora sono qui Io per aiutarvi!

13. Come dunque puoi tu, Lamec, pregarMi che Io ti prescriva delle leggi?

14. Che cosa è migliore: – essere del tutto libero nell’amore per Me e con ciò averMi per Padre, oppure essere vincolato con la legge e con ciò averMi costantemente per Giudice?

15. In verità, Io dico a voi tutti: “Io vorrei annientare prima l’intera Creazione che non incatenare i Miei figli con le leggi, cessando così di essere un Padre per loro e giudicarli per la morte eterna!

16. Ritira perciò, Lamec, la tua preghiera, e fa che essa si distrugga del tutto in te, poiché Mi eri più caro in tutta la tua malignità di quanto Mi saresti stato nello scrupolosissimo rigore dell’osservanza delle leggi.

17. Infatti la legge toglie ogni amore fra il legislatore e colui che è gravato dalla legge, e mette l’inesorabile e rigidissima giustizia al posto dell’amore.

18. Ma poi chi può dire di sé: “Io sono capace di adempiere completamente la legge!”?

19. Vedi, soltanto a Me ciò sarebbe possibile, però a nessun altro essere libero; la creatura allora dovrebbe procedere soltanto nel giudizio come gli animali!

20. Ma in queste condizioni, dove se ne va la libera attività di vita dello spirito?

21. Guai a voi, e guai a qualsiasi popolo al quale Io darò delle leggi, perché allora la Casa del Padre verrà chiusa con catenacci di ferro!

22. E se Io stesso non verrò ad adempiere la legge, allora tutta la Creazione andrà in rovina!

23. Dunque, ora Io non vi do alcuna legge, bensì, quale Padre, vi dico soltanto che Mi amiate sopra ogni cosa e che vi amiate fra di voi come ognuno ama se stesso! Questa è la Mia Volontà; ogni altra cosa però fatela dalla Sapienza che vi viene data nel Mio amore, e così voi vivrete nel modo che per Me è il più gradito!

24. Fate dunque attenzione a tutto questo ed agite conformemente, e così avrete sempre il Mio amore, e la Mia grande Casa paterna non rimarrà mai in eterno chiusa per voi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 231

Il folle timore di Lamec al pensiero dell’ira di Dio

La spiegazione del Signore riguardo all’ira di Dio

12 gennaio 1842

1. Dopo queste parole l’intera compagnia rimase sbalordita, ad eccezione di quelli dall’altura, e in modo particolare Lamec, poiché ora in lui sorgevano i seguenti pensieri:

2. ‘È certamente vero che Egli sembra certo estremamente buono, tanto che, guardandoLo, si riceve sempre nuovo coraggio a riprendere il discorso con Lui.

3. Il Suo occhio spinge uno a fare questo, ma a giudicare da queste Sue ultime parole, non c’è proprio completamente da fidarsi di Lui. Dunque, credo che per me sia certamente più saggio astenermi dal parlare ulteriormente!

4. Infatti non si può mai sapere come Egli alla fine potrà prendere una parola che sia anche solo un po’ sciocca, e potrebbe darsi che si arrivasse alla fine a rovinare presso di Lui la propria buona causa, tanto da non esservi più aiuto per tutta l’eternità!

5. La Sua ira deve essere qualcosa di indicibilmente spaventosissimo!

6. Basta pensare soltanto una volta all’ira di un Dio onnipotente!

7. Certamente dovrebbe essere infinitamente migliore non esistere affatto, che ritrovarsi accanto ad un Dio irato!

8. Rimani dunque soltanto in silenzio, in silenzio, mia stupida lingua, misero brandello di carne della mia bocca! Tu saresti capace di preparare un bel destino per la nostra umanità! Far infuriare un Dio? Per amor di Dio!

9. No, no! Io non devo né voglio pensare affatto ad una cosa simile, perché il solo pensiero della possibilità dell’ira di Dio è già più terribile di qualsiasi altra cosa che mai possa affacciarsi all’intelletto umano!

10. Ed io, stupida bestia, mi sono azzardato a parlare con Lui precisamente come se mi fossi trovato dinanzi ad un uomo comune e ad esporre davanti a Lui tutta la mia stoltezza!

11. No, davvero! Quanto più ora ci penso e se considero quanto sacrilego sono stato, allora la mia arrogante stupidità mi appare ad ogni momento sempre più orribile!

12. Io mi sono comportato come se avessi voluto istruire Lui, l’Onnipotente Dio, riguardo alla Sua esternazione di Volontà!

13. Che Egli si sia già segretamente adirato? Per l’amor del cielo: – che cosa ho mai fatto, da perfetto imbecille che sono?

14. Basti pensare alla serietà che adesso rivela il Suo sguardo! Sì, sì, è proprio così come io prima avevo pensato! Egli è segretamente adirato!

15. Chi mi proteggerà ora dinanzi a Lui, quando Egli farà scatenare l’ira forse su di me?

16. Oh, se solo per questa volta volesse risparmiarmi! Io mi impegnerei a restare muto per tutta la vita!

17. Egli non apre nemmeno più bocca, né con i Suoi, né con ognuno di noi!

18. Questo è già un segno sicuro che Egli è del tutto enormemente adirato!

19. Taci ora anche tu mio cuore, e attendi, con il massimo timore, angoscia e tremore, la terribilissima esplosione (della Sua ira)! Oh, io sono perduto, sono eternamente perduto!»

20. A questo punto il Signore si avvicinò a Lamec e, guardandolo con estrema benevolenza, gli disse:

21. «Mio caro Lamec, con quali miserabili pensieri, assolutamente indegni di Me, tu vai dilaniando il tuo cuore?

22. Come puoi tu raffigurarti un Dio irato?

23. Vedi, amore e ira sono i termini più opposti che uno spirito viventissimo, dal pensiero profondissimo, possa mai pensare!

24. L’Amore è il principio che conserva eternamente tutto, mentre l’ira è il principio che distrugge eternamente tutto.

25. Se però in Me fosse possibile una qualche ira estremamente manifesta, allora questa annienterebbe ben presto ogni amore e con esso anche tutto ciò che è stato creato da lui, e alla fine distruggerebbe addirittura se stesso!

26. Vedi, ora però è tutto ancora là; dov’è allora la Mia ira?

27. Una persona può pure lasciarsi travolgere dall’ira, dato che essa, in seguito alla sua prova della libertà, è un essere lontano da Me e, per conseguenza, è temporaneamente anche un termine opposto a Me, per la qual cosa egli può poi anche congiungersi di nuovo a Me soltanto attraverso l’amore per Me, ma Io, quale il purissimo Amore, sono assolutamente incapace d’ira!

28. Certamente, un tempo, l’Amore in Me era circondato anche dall’ira, ma allora l’infinità era ancora vuota di ogni creatura, sia spiritualmente che materialmente!

29. Però l’Amore afferrò l’Ira che lo opprimeva e la pose fuori da Sé in modo corporalmente sostanziale.

30. E vedi, da questa Ira sono poi stati creati tutti gli innumerevoli spiriti, soli e mondi, questa Terra e tutto ciò che esiste su di essa!

31. Se tu dunque vuoi contemplare nella verità l’ira di Dio, allora guarda le cose che sono state create; queste sono l’ira di Dio!

32. Esse però non sono una futile Ira, bensì il Mio amore è dappertutto la più potente Essenza.

33. Questo Amore ora sostiene e porta tutto, e all’infuori di questo Amore non vi è più nessun’altra Potenza che sia più forte.

34. Perciò anche l’uomo non deve tenersi attaccato al mondo, ma deve invece staccarsi del tutto da esso, affinché egli alla fine non venga inghiottito da esso e di conseguenza non cada nella Mia ira! Infatti il mondo è certamente la Mia ira tenuta in ceppi. Chi però è con il mondo, costui sarà pure con i suoi ceppi eterni di morte!

35. Quello che tu invece vorresti considerare presso di Me come “Ira”, vedi, questo è soltanto il Mio divino e del tutto vivissimo Zelo d’Amore, che in sé e per sé è la Mia misericordia!

36. Ne consegue che tu dinanzi a Me puoi parlare di quello che vuoi, ed Io non Mi adirerò affatto con te, anzi ti istruirò nelle tue stolte questioni!

37. Perciò, quello che giace ancora nel tuo cuore, dichiaramelo apertamente, perché Io sono qui appunto per aiutarti; parla dunque! Amen!»

 

[indice]

Cap. 232

Com’è il vero amore per Dio

La similitudine del principe e dei suoi figli

16 gennaio 1842

1. E quando Lamec apprese tali parole dal Signore, diventò ultralieto e sereno nel suo animo, e per conseguenza si sentì nuovamente incoraggiato a rivolgere una domanda al Signore.

2. Avendo dunque egli ripreso coraggio, si avvicinò subito di nuovo al Signore e così Gli parlò:

3. «O Signore e Padre amorosissimo e santissimo! È eternamente buono e vero, che si può aspirare al Tuo gradimento e compiacimento, solo quando si ama Te sopra ogni cosa e i propri fratelli e sorelle come se stessi.

4. Ma allora, come deve essere costituito l’amore per Te? Come può il debole uomo amarTi sopra ogni cosa?

5. Come e cosa deve fare l’uomo per arrivare a questo? Può egli e gli è permesso di amare anche Te nella stessa maniera in cui egli ama il suo simile, con lo stesso cuore e con lo stesso animo?

6. Vedi, o Padre santo e amorosissimo, questa è, almeno per me, un qualcosa di straordinariamente importante! Infatti Tu non sei uguale ad un uomo, dunque neanche l’amore per Te può essere un amore umano! E dato che Tu sei santo, ultrasanto, allora anche l’amore per Te dovrà essere certamente purissimo e santissimo, poiché qualcosa di impuro e di profano non si può avvicinare a Te né nell’una né nell’altra maniera!

7. O Signore e Padre santo ed amorosissimo sopra ogni cosa, se tale fosse la Tua santissima Volontà, allora potresti comunicarci ora come deve essere fatto e formato l’amore da parte nostra per Te, affinché noi poi possiamo amarTi in modo giusto?»

8. E il Signore, rivolgendo uno sguardo quanto mai caro e gentile a Lamec, gli rispose: «Ascolta tu, che ora sei un vero Lamech (l’uomo per Me, ovvero: l’uomo secondo il Mio Cuore), in verità una tale domanda nessuno Me l’ha posta finora!

9. Ed Io ti dico, Lamec, che la tua domanda è di grandissima importanza, perché veramente tutto sta nel come voi Mi amate!

10. Nessuno può, né deve avvicinarsi a Me con un amore ingiusto e quindi indegno di Me!

11. Ma come potrò Io, Mio Lamec, comunicarti come tu devi amare un Dio?

12. Vedi, questo sarà un compito alquanto difficile, anzi Io ritengo che a te dovrebbe essere più facile abbracciare con le tue braccia molto corte l’intera Terra e l’intero cielo, che comprendere e afferrare quello che dovrebbe essere messo nella piena risposta alla tua importantissima domanda!

13. Perciò sarà senz’altro necessario che Io, nel darti una tale risposta, Mi esprima in maniera un po’ più facile. E così ascolta quanto segue:

14. Supponiamo il caso di un padre con una posizione sociale molto ragguardevole, come ad esempio un principe di una delle dieci città che abbia parecchi figli. Questi figli sono a conoscenza degli ordinamenti su come essi si devono recare dal loro padre, e cioè devono essere vestiti del tutto conformemente al loro stato sociale, composti nel camminare, le mani incrociate sul petto e il capo umilissimamente chino verso terra.

15. Quando questi figli si presentano in simile modo dinanzi al principesco padre, allora egli li loda e poi li congeda.

16. Uno dei figli però, un ragazzo robusto, di carattere quanto mai ardito, non compare assieme ai figli che si sono adeguati agli ordinamenti – dato che il suo cuore, che ama troppo il suo altolocato padre, non può adattarsi agli ordinamenti che lo frenano – bensì va’ di corsa e del tutto solo verso il padre, ed è anche un po’ trascurato nel suo abbigliamento.

17. Ma quando questo ragazzo scorge il padre, allora egli apre le sue braccia, lo stringe a sé con tutto il suo filiale ardore d’amore ed esclama: “O padre, padre! O mio caro padre, quanto ti amo!

18. Vedi, mio magnifico, caro e buon padre, io ti amo troppo perché mi sia possibile muovermi dinanzi a te entro i limiti legali del cerimoniale di corte.

19. Sì, io preferirei morire, piuttosto che esercitare sul cuore una costrizione per reprimere l’amore al cospetto di te, o padre mio!”

20. Mettiamo ora il caso che tu fossi il padre di un simile figlio. Ebbene: quale contegno terresti verso un tale figlio, giudicando puramente dal punto di vista del tuo sentimento paterno?

21. Tu rispondi: “Oh, anch’io amerei questo figlio oltre ogni misura!”

22. Buona la tua risposta! Io però ti dico che anch’Io sono precisamente un tale Padre! Per conseguenza, chi verrà a Me come questo ragazzo ardito, sorvolando sulle innumerevoli stolte limitazioni di un cerimoniale di corte, costui sarà anche per Me il figlio del tutto più diletto!

23. Dio, di per Sé, tu non puoi amarLo, ma il Padre tu Lo puoi amare alla stessa maniera dell’ardito ragazzo, e Dio, quale Padre, allora ti afferrerà con tutta la Potenza del Suo Amore e ti porrà sul Suo grembo come un vero figlio a Lui caro sopra ogni cosa, e poi, per amor tuo, mostrerà Grazia a tutti gli altri e li esonererà dal vano cerimoniale di corte!

24. Ecco, questo è il giusto amore; attieniti dunque a questo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 233

Le buone parole di Lamec al suo popolo sul vero sacrificio del cuore

La preghiera al Signore per avere notizie sui figli Jubal e Jabal

18 gennaio 1842

1. Dopo questo insegnamento, Lamec si prostrò ai piedi del Signore e, a nome di tutti, Lo ringraziò ad alta voce per la grande Grazia dimostrata loro, spiegando in modo tanto chiaro come Lo si doveva amare.

2. E quando Lamec, entro e fuori dal suo cuore, ebbe compiuto così il suo rendimento di grazie al Signore, Questi gli disse subito di rialzarsi da terra.

3. Lamec allora si alzò e, a coloro per i quali prima egli era stato un re, indirizzò le seguenti parole:

4. «O voi, che ora siete soltanto miei fratelli e mie sorelle! Assieme a me voi avete ora percepito nel vostro cuore, e lo avete sentito con i vostri orecchi e visto con i vostri occhi, che il Signore, l’unico vero ed onnipotente Dio, il Creatore di tutte le cose, vuole essere per noi tutti un vero, santo ed amorosissimo Padre, ed Egli stesso ci ha ora dimostrato che a noi è concesso di amarLo come dei figli beneducati amano i loro genitori con tutto l’ardore del cuore.

5. Ma quale grazia infinitamente grande avrebbe mai potuto toccarci ancora?

6. Afferriamo perciò i nostri cuori e, ardenti d’amore, offriamoli sempre a Lui in sacrificio, ed essi, come Egli stesso ci ha ora insegnato, saranno l’offerta a Lui più gradita!

7. Ma con cuori impuri non Gli vogliamo preparare alcuna offerta, poiché Egli è certo santo, ultrasanto.

8. Io ritengo però che, se noi rimarremo vigilanti nel Suo Amore in modo vivente, noi potremo anche godere, sempre e del tutto facilmente, di un tale stato d’animo di cui il Padre santissimo ed amorosissimo si compiacerà sempre!

9. Ora però preparatevi tutti bene nei vostri cuori, affinché noi tutti possiamo essere degni di camminare al Suo fianco quando a Lui, al Padre santo ed amorosissimo, piacerà di far trasferire il Suo Nome, santissimo e vivissimo, nel tempio edificato di recente!

10. Egli, come un vero, amorosissimo e misericordissimo Padre, è venuto qui incontro alla nostra peccaminosa debolezza; però, nonostante tale Suo infinito Amore, non dobbiamo mai dimenticare che Egli è pure un ultrasanto e infinito Dio e vuole per noi, attraverso la Sua infinita grazia, installare il Suo Santuario nel tempio, come Egli ce lo ha fatto annunciare mediante i Suoi potenti messaggeri!

11. Noi tutti dobbiamo quindi essere quanto mai ben preparati nei nostri cuori tramite il puro e potente amore per Lui, per entrare con sicurezza nel Suo Santuario!»

12. A questo punto Lamec si rivolse al Signore e disse: «O Padre santo! Ti piaccia accogliere queste mie imperfette parole come fossero veramente degne di Te, e benedicile nei nostri cuori, affinché esse possano portare sempre a Te, o Padre santo, i graditi frutti del puro amore!

13. O Padre santo, io ho ancora due figli: Jubal e Jabal! Non è da molto che essi sono spariti dai miei occhi, e Tu sai che ciò avvenne poco dopo che mia figlia ebbe preso congedo da me e quando anche le mie due mogli, Ada e Zilla, mi furono rapite.

14. Vedi, ora io so bene che mia figlia e le mie due mogli godono di una perfetta sistemazione, perciò non mi preoccupo di loro, ma ciò che mi preoccupa è la sorte dei miei due figli, perché ignoro completamente dove si trovino.

15. Se tale fosse la Tua santa Volontà, allora io desidererei vedere essi pure ancora una volta, e poi condurli a Te!»

16. A questo punto il Signore disse a Lamec: «Ascolta, Mio caro Lamec, per quanto riguarda il discorso che prima rivolgesti al tuo popolo, le tue parole saranno del tutto benedette in ogni cuore, tuttavia questo avverrà senza costrizione e senza la minima limitazione della libertà dello spirito, poiché le tue parole nel Mio Nome erano perfettamente vere e buone.

17. Riguardo però ai tuoi due figli, per il momento essi non possono giungere qui, poiché se ne sono andati sull’altura con Horadal e ora si trovano con lui.

18. Ma al tempo giusto Io li condurrò dinanzi a te, come pure le tue due mogli e tua figlia, tuttavia per il momento questo tempo non è ancora giunto!

19. Ora però andiamo a deporre la tavola nel tempio!

20. Va’ dunque e porta qui la tavola; Io aliterò su di essa e tu poi la porterai nel tempio dinanzi a Me e ad Enoch!

21. Tutti gli altri però devono seguirci, perché davanti a te non deve procedere nessuno! Amen!»

 

[indice] [indice]

Cap. 234

Vano tentativo di Lamec di portare la sacra tavola diventata troppo pesante

Il Signore: “Con Me potete fare tutto, senza di Me non potete fare nulla!”

19 gennaio 1842

1. Ricevuto tale incarico e tale invito dal Signore, Lamec si recò immediatamente nella sala del trono per prendere la tavola.

2. Con la massima devozione egli si avvicinò al trono, rese onore a Dio e poi con grandissimo timore reverenziale fece atto di sollevare con le mani la tavola che era collocata sul trono.

3. Ma quando l’ebbe presa tra le mani e tentò di portarla via, essa all’improvviso si fece tanto pesante che si trovò nell’impossibilità assoluta di smuoverla.

4. Dopo che ebbe fatto vari tentativi per sollevare la sacra tavola per poi portarla, secondo la Volontà del Signore, nella sala da pranzo affinché Egli vi alitasse sopra e poi lui – cioè Lamec – la portasse nel tempio e visto che, nonostante tutti gli sforzi, la cosa non accennava a riuscirgli minimamente, allora cominciò a riflettere intensamente riguardo a tale fenomeno, e gli parve come se una volta egli avesse già avuto occasione di sentire da Chisehel, da Enoch o dal Signore stesso le seguenti parole: “Senza di Me voi non potete fare nulla, con Me invece potete fare perfettamente tutto!”

5. Dopo questa felice idea egli, inchinatosi con somma reverenza dinanzi alla poderosa tavola, abbandonò immediatamente la sala del trono e fece di nuovo ritorno a mani vuote alla sublime compagnia radunata nella sala da pranzo.

6. Tutti però ne furono meravigliati e gli domandarono ansiosamente da tutte le parti: «Ma fratello Lamec, cosa ne è dunque della sacra tavola?

7. Non l’hai forse più trovata e perciò torni indietro così a mani vuote?»

8. Lamec però, a tutti coloro che lo interrogavano, rispose in questo modo: «O cari fratelli, in seguito a quanto mi è accaduto, prendete a cuore insieme a me questo insegnamento apparentemente breve ma quanto mai importante:

9. “Quando l’onnipotente Signore e amorosissimo Padre santo è con noi, allora noi in Lui e tramite Lui possiamo fare tutto, ma senza di Lui noi non possiamo fare nulla!”

10. Io fui uno stolto, perciò andai senza di Lui nella sala per prendere il Santuario! Ma l’esperienza mi ha dimostrato più che abbondantemente quello che l’uomo può fare senza il Signore!

11. Perciò io ora vado in fretta dal Signore, affinché Egli possa essere con me, ed è certo che poi non ritornerò più qui a mani vuote una seconda volta!

12. Questa cosa dunque rimanga impressa profondamente tanto in me che in tutti voi, e venga sempre osservata con la massima fedeltà!»

13. A questo punto Lamec si avvicinò al Signore, che si era intrattenuto con Enoch e con gli altri sette, si prostrò dinanzi a Lui e disse:

14. «O Signore e Padre santo, guarda con estrema benevolenza me, un grandissimo stolto! Io, nella mia immensa stoltezza, ho voluto sollevare il Tuo Santuario senza di Te, per portarlo qui secondo il Tuo benevolissimo Ordine, ma quando io, povero babbeo, volli provare a far ciò e non riuscivo a smuovere la sacra tavola a causa della sua infinita pesantezza, allora soltanto mi fu chiaro che senza di Te non si può fare nulla – e ancora meno poi fare una cosa che Ti riguarda direttamente – ma invece tutto si può fare con Te, in Te e tramite Te, o Padre santo ed amorosissimo!

15. Perciò, anche senza aver ottenuto nulla, io sono ritornato da Te e Ti prego, dal profondo del mio cuore, che Tu possa venire con me nella sala del trono e che mi aiuti a sollevare il Tuo Santuario dal posto dove si trova!

16. Infatti, in caso contrario, non sarà mai possibile trasferirlo nel tempio!»

17. A questo punto il Signore si chinò a terra, risollevò Lamec e gli disse: «Sì, così è infatti, Mio Lamec: con Me tu puoi fare tutto, ma senza di Me non puoi fare nulla!

18. Infatti, chi è capace di rendere più alta la propria statura fisica anche soltanto la decima parte di una spanna della mano? Chi può dire: “Avvenga questa o quell’altra cosa!”, affinché sia immediatamente fatto secondo la sua volontà?

19. Ebbene, soltanto a Me sono soggette tutte le cose in eterno!

20. Chi dunque è con Me, costui è pure con la Mia Forza – poiché Io stesso sono di certo la Forza eterna ed infinita – e quindi egli può fare tutto in Me e con Me!

21. Dunque, ora Io verrò con te e sarò con te, così vedremo se la tavola sarà ancora tanto pesante da non poter essere portata via!»

22. E allora Lamec si avviò di nuovo verso la sala del trono in compagnia del Signore, e tutti li seguirono e videro come la sacra tavola fu sollevata e portata poi nella sala da pranzo, dove Lamec la collocò sulla tavola da pranzo principale e dove il Signore vi alitò subito sopra.

 

[indice]

Cap. 235

Sul gravoso adempimento delle Leggi divine e sul perché l’uomo non potrebbe mai adempierle pienamente

Il comandamento dell’umiltà e dell’amore del cuore: siamo tutti servi inutili!

20 gennaio 1842

1. E dopo che il Signore ebbe alitato sulla tavola, si rivolse a Lamec e così parlò a lui e a tutti quelli del suo paese:

2. «Ascolta adesso, Lamec, e anche voi tutti figli di Caino! Tu, Lamec, Mi chiedesti che Io ti dessi delle leggi, e vedi, Io non ne ho data nessuna a voi, affinché un giudizio non venga su di te e su tutto il tuo popolo!

3. Ma quanto pesante sia una legge che proviene da Me, questo, Lamec, tu lo hai provato con la tavola che volevi sollevare senza di Me!

4. Vedi, Io stesso ti avevo comandato di andare a prendere la tavola! Tu adempisti all’istante e puntualmente la Mia Volontà; infatti tu andasti immediatamente a prendere la tavola.

5. Ma hai forse potuto portarla fin qui da solo?

6. Tu dici di no, perché essa era infinitamente pesante per te!

7. Vedi, alla stessa maniera molti uomini che sono in possesso di leggi emanate da Me, avrebbero pure la retta volontà di adempierle finché, così facendo, essi non debbano incappare in difficoltà che li mettano alla prova!

8. Ma qualora essi dovessero incappare in simili difficoltà, che cosa accadrebbe se Io non Mi trovassi visibilmente tra voi, appunto come accade ora, e se nei futuri discendenti andasse anche perduta la ferma, incrollabile fede in Me e con questa pure il necessario amore per Me, per la qual cosa poi nessuno, come hai fatto tu ora, potrebbe più rivolgersi a Me e dirMi: “Signore, adesso mi accorgo che senza di Te io non posso fare nulla, perciò vieni ed aiutami a sollevare e a portare il grande e pesante peso?”

9. Ebbene, Io con ciò ho voluto mostrarti che l’uomo non può mai adempiere pienamente un Comandamento divino, e chi, grazie alla propria fermissima volontà, avesse pur fatto tutto il possibile, ma poi dicesse: “Signore, vedi, io ho adempiuto la Tua Legge fino al minimo dettaglio!”, costui sarebbe un grande mentitore e un grande autore del male!

10. Infatti una Legge divina nessuno la può adempiere perfettamente, all’infuori unicamente di Dio! Ma perché questo?

11. Perché la Legge è divina – in quanto emanata da Dio – e per conseguenza cela in sé infinite condizioni!

12. Ma se l’uomo ha fatto tutto secondo la Mia Volontà che gli è stata rivelata e con ciò vuole essere giustificato dinanzi a Me, allora egli deve dire nel suo umile cuore:

13. “O Signore e Padre, sii benevolo e misericordioso verso di me, pigro ed inetto servitore!

14. Infatti io ho certo rosicchiato la corteccia, ma il legno e il midollo della Legge sono rimasti ancora del tutto intatti dal dente della mia forza di volontà!”

15. Se dunque qualcuno fa la Mia Volontà, che la faccia come se la facesse per propria forza, certamente sempre nella piena fiducia del Mio forte sostegno; ma quando egli ha compiuto qualcosa secondo la Mia Volontà, allora egli deve subito ricordarsi, in maniera quanto mai viva, che egli non ha compiuto niente, bensì solo Io ho compiuto tutto attraverso lui!

16. Chi riconoscerà in sé queste cose in modo vivente, costui sarà anche giustificato davanti a Me attraverso questo suo umile riconoscimento.

17. Chi invece vorrà attribuire a se stesso le azioni da lui compiute, costui sarà un giorno chiamato a presentare dinanzi a Me una resa dei conti infinitamente gravosa, durante la quale difficilmente potranno essere fornite delle prove pienamente valide, a meno che un tale calcolatore ancora abbastanza precoce non prenda rifugio nella tavola dei conti dell’umiltà e da questa tavola confessi apertamente che egli, dinanzi a Me, è il grande debitore!

18. Ma per risparmiare te e il tuo popolo il più possibile dal giudizio, perché l’adempimento della Mia Legge è gravoso, anzi per voi è assolutamente impossibile, allora Io non vi do nessun comandamento all’infuori dell’unico comandamento dell’amore, che però non è propriamente un comandamento, perché l’amore in effetti è la vita del tutto propria di ciascuno. E non vi do nessun altro comandamento all’infuori di quello che voi non nominiate il Mio Nome invano – perché tale Nome è il Nome di Dio, che è santo, santo, santo in eterno! – E inoltre, non vi do nessun altro comandamento all’infuori di quello che voi crediate sempre che Io sono il solo e unico Dio e Creatore del Cielo e della Terra e anche degli innumerevoli soli e mondi nella Mia infinità!

19. Dunque, amateMi, onorateMi sempre sopra ogni cosa, e credete che sono Io il vostro Dio e il vostro buonissimo Padre che ora vi annuncia queste cose, e facendo così voi avrete fatto di più che non se avreste adempiuto nella maniera più scrupolosa anche diecimila leggi!

20. Questa tavola invece vi ricordi in ogni tempo di Me e colmi i vostri cuori di amore, di timore reverenziale e di fede per Me, così pure Io sarò in spirito sempre presso di voi, e voi troverete ed avrete in Me la vita eterna.

21. E ora prendiamo la tavola e portiamola al luogo della sua alta destinazione per la vostra perpetua salvezza! Amen!»

 

[indice]

Cap. 236

L’impenetrabile massa di popolo davanti al portone di uscita del palazzo

L’imbarazzo di Lamec

Amore e pazienza: le due chiavi principali per superare qualsiasi ostacolo

21 gennaio 1842

1. Dopo tale discorso e tali insegnamenti, Lamec si inchinò profondamente dinanzi alla tavola, la prese tra le sue mani e con essa si avviò di passo lento e solenne, perché ad ogni passo gli si affacciava alla mente il pensiero del Chi era Colui che lo seguiva in compagnia di Enoch e Quale era il Nome che stava portando.

2. Ma quando furono giunti al grande portone di uscita del palazzo, essi lo trovarono così zeppo di gente, come pure tutto il grande piazzale che era antistante al palazzo, al punto che Lamec si trovò nell’assoluta impossibilità di uscire in qualche modo dal portone, poiché il popolo che ostruiva il portone non poteva ritirarsi, essendo troppo premuto da coloro che facevano ressa all’esterno. Dunque: – che cosa restava da fare?

3. Allora Lamec, trovandosi in un grande imbarazzo, si volse verso il Signore e, nel più profondo timore reverenziale, Gli disse:

4. «O Signore, Tu vedi il mio grande imbarazzo e la mia angoscia! Che cosa si può fare?

5. Adoperare la forza sarebbe qui una cosa del tutto fuori posto e d’altronde servirebbe a poco.

6. Ricacciare indietro questa gente attraverso la potenza di un prodigio da parte Tua, anche questo sarebbe irragionevole, perché si tratta tuttavia di ospiti invitati e altrettanto certamente, o Padre santo, di Tuoi puri figlioli!

7. E infine uscire da un’altra porta non si addice proprio a questa occasione che è quanto mai sublime in eterno!

8. A Te però, o Padre santo, stanno certamente aperte ancora mille vie; non vorresti Tu ora, del tutto benevolmente, indicarmi la migliore di queste vie?

9. Oh, io Te ne prego dal profondo del mio cuore! Che sia fatta la Tua santa Volontà, in ogni tempo come pure in eterno! Amen!»

10. E il Signore rispose a Lamec: «Mio Lamech, non conosci ancora la chiave principale per mezzo della quale ciascuno può aprire perfino per sé la grande porta della vita eterna?

11. Vedi, questa chiave si chiama “amore”! Proviamo dunque con questa chiave a spingere indietro i figlioletti dal portone! E se con questa chiave ciò non fosse possibile, allora ce ne rimane ancora una seconda, e questa chiave si chiama “pazienza”; e con la pazienza ogni ostacolo viene superato!

12. Proviamo perciò a servirci dapprima della chiave principale e teniamo però contemporaneamente pronta anche la seconda, e tu puoi essere sicuro che con queste due chiavi della vita noi non resteremo bloccati qui!»

13. A questo punto Enoch perfino esclamò: «O santa dottrina, e Tu, o santo Maestro, sì Tu, o Padre, Tu solo sei del tutto l’Amore santissimo e purissimo in eterno!»

14. E il Signore disse ad Enoch: «Sì, sì, Mio diletto e caro Enoch, vedi, in tale maniera noi dobbiamo certamente istruire i poveri figlioli, portandoli sulle nostre mani, affinché con ciò diventino forti e ricchi nell’amore, nella grazia e nella vita eterna dinanzi a noi!

15. Evitate dunque anche sull’altura ogni violenza e ogni pomposità solenne e misteriosa, bensì camminate, come Me, colmi d’amore, modesti e semplici, e così tutti i cuori troveranno pace in voi, come pure troveranno in Me, attraverso voi, la vita eterna!»

16. Allora Lamec si avvicinò agli uomini che stavano vicino al portone e disse: «Fratelli, se vi è forse possibile, vedete di farci posto quel tanto che occorre perché si possa passare uno alla volta; tuttavia nessuno di voi usi la violenza con i propri vicini!

17. Infatti, noi avremo pazienza ed aspetteremo volentieri finché vi sarete bene accordati su come disporvi!»

18. E immediatamente coloro che erano in prima fila riferirono tale richiesta ai loro vicini, i quali a loro volta ne passarono oltre la voce finché anche gli ultimi ne furono informati.

19. E non passò un quarto d’ora che il portone si trovò completamente sgomberato, e tutti ebbero allora posto sufficiente per proseguire indisturbati il cammino verso la meta designata.

20. A questo punto il Signore richiamò un po’ indietro Lamec e gli domandò: «Ebbene, Mio Lamec, cosa ne dici di queste Mie due chiavi principali?»

21. E Lamec, del tutto annientato dalla grande Bontà del Signore, rispose fra le lacrime: «O Padre santo! Che soltanto Tu sia del tutto Buono e che soltanto Tu sia del tutto l’Amore, questo ora posso dirlo! Ma ora Ti amo anche sopra ogni cosa!»

22. E il Signore gli disse: «Dunque ora procediamo oltre! Amen!»

 

[indice]

Cap. 237

Nuovo imbarazzo di Lamec per la massa di gente che lo precede

Dio ha creato l’uomo solo per la letizia, non per la tristezza

23 gennaio 1842

1. Mentre questo ublimassimo corteo si muoveva per le vie della grande città, il popolo gli veniva dietro in massa, e una grande moltitudine si era radunata anche davanti al corteo, e lo precedeva.

2. Ma Lamec si ricordò delle parole del Signore, che aveva detto “Nessuno deve mettersi davanti a te!”, e perciò egli si trovò di nuovo in un grande imbarazzo, ma non osava voltarsi per non turbare l’ordine, perché avrebbe voluto domandare al Signore che cosa si sarebbe dovuto fare.

3. Ora avvenne che, essendo arrivati in un’ampia via, una quantità più grande di popolo si trovò raccolta davanti al corteo; e questo fu troppo per Lamec.

4. Egli, per conseguenza, si fermò con l’animo in preda ad una grande agitazione.

5. Il Signore vide in quali condizioni si trovava Lamec, ma si comportò come se Egli non si fosse accorto della difficoltà di Lamec.

6. E dato che Lamec non si fidava di proseguire, allora venne il momento in cui il Signore dovette domandargli: «Lamec! Perché dunque ti sei fermato?

7. Vedi, noi siamo giunti appena a mezza via, e il Mio tempo è vicino!

8. Perciò tu dovresti procedere, ma non startene fermo!»

9. A questo punto Lamec si fece nuovamente coraggio e disse al Signore: «O Padre amorosissimo e santo, vedi, io mi sono ricordato che Tu prima comandasti che nessuno dovesse stare davanti a me! Ma guarda qui: migliaia sono davanti a noi!»

10. Ma allora il Signore gli rispose: «Mio Lamec, questa cosa la vedo anch’Io! Ma tu, prima, hai fatto annunciare che nessuno avrebbe dovuto passare davanti a noi?

11. Tu Mi rispondi che ciò è vero, poiché non non hai pensato questo.

12. Ebbene, se le cose stanno così, perché allora ti arrabbi a causa della moltitudine che ci precede?

13. Io prima non ho voluto accennare a questo nostro attuale procedere, bensì solo al procedere nella funzione del tuo sacerdozio.

14. Perciò sii ora del tutto tranquillo, e va innanzi, perché così è giusto e così deve anche restare, e cioè che il popolo debba camminare sempre davanti al nostro volto!

15. A questo ordine esso deve sempre attenersi corporalmente e spiritualmente!

16. Tieni perciò il popolo sempre in vista, e così tu Mi sarai un giusto pastore di questo Mio gregge! Amen!»

17. Queste parole ridonarono la tranquillità a Lamec, ed egli poi procedette lieto.

18. E quando si ritrovarono fuori dalla città e Lamec poté contemplare da vicino il sontuoso tempio, la sua letizia divenne immensa e avrebbe quasi cominciato a spiccare salti per la grande gioia.

19. Egli lo avrebbe anche fatto, se non avesse avuto timore davanti al popolo.

20. Il Signore gli disse: «Ascolta, Lamec, ai Miei figli è concesso essere lieti nel Mio Nome anche del tutto secondo il puro desiderio del loro cuore! Perciò tu puoi saltare anche come un cervo, poiché a Me è più caro chi è lieto nel Mio Nome, di chi è triste sul Mio Cuore!

21. Infatti Io vi ho creati solo per la letizia, ma non per la tristezza!»

22. A questo punto Lamec si mise sul serio a spiccare salti di gioia.

23. Il popolo però, avendo visto ciò, cominciò a meravigliarsi notevolmente, ed alcuni tra il popolo, nel vedere Lamec saltellare, lodarono e glorificarono Dio e saltellarono essi pure con grande gioia.

24. Ma altri invece dissero: «Guardate, guardate! Il nostro re sterminatore di una volta è diventato un ballerino!

25. Questo è certamente dovuto all’influenza della gente dall’altura, perché questi sono senza dubbio tutti dei maghi potentissimi ai quali perfino le pietre devono obbedire!»

26. Altri invece li rimproverarono per tali parole e dissero: «Non vedete la tavola ornata con il Nome di Dio e i potenti che la accompagnano?

27. Perciò non dite stupidaggini, bensì adorate il Santuario del Dio eterno e onnipotente, che in passato ci è stato fatto conoscere dal grande veggente di Dio, il principe Farak!»

28. E in tali circostanze si giunse anche dinanzi al cancello dorato del muro di cinta.

29. E allora Mura aprì il cancello, e il corteo si mosse verso il tempio; il popolo però non osò oltrepassare la soglia, bensì rimase del tutto tranquillamente al di fuori del muro.

 

[indice]

Cap. 238

La magnificenza del tempio e la sua disposizione interna

L’ordinamento e disposizioni per il servizio sacerdotale nel tempio

25 gennaio 1842

1. Quando il sublime corteo fu del tutto arrivato vicino al tempio, intervenne nuovamente Mura per aprire la porta d’oro, e allora Lamech rimase del tutto sbalordito ammirando la grandiosa magnificenza che si presentò ai suoi occhi.

2. E dopo che si fu alquanto riavuto dal suo grande stupore, solo allora notò che da ciascuna serie di finestre, nell’interno del tempio, penetrava una luce diversa, e precisamente dalla serie inferiore una luce molto rosa, da quella mediana una luce verde che però, verso i lati, in prossimità delle ultime due finestre si smorzava verso il giallo, e infine dalla serie superiore una luce azzurra che, verso i lati, trapassava piuttosto nel violetto.

3. Egli non poté trattenere le sue impressioni: infatti la sua curiosità era stata eccitata in sommo grado da tale fenomeno.

4. Egli (Lamec) perciò si rivolse al Signore e Gli disse: «O Signore, Tu sapientissimo, buonissimo e amorosissimo Padre, Tu che sei santo, santissimo, Tu certamente vedi molto bene che cosa mi ha ora indotto a rivolgermi a Te!

5. Se così fosse il Tuo santissimo Volere, allora potresti certamente tranquillizzare il mio cuore!»

6. Il Signore però rispose a Lamec: «Ascolta, Mio Lamec! Il Mio servizio, che stai compiendo ora, ha la precedenza su ogni altra cosa; lascia dunque che i colori delle finestre siano quello che sono, e fai quello che spetta a Me alla tua maniera!

7. Quando avrai compiuto questo, solo allora rivolgiti a Mura, ed egli ti spiegherà qual è la causa della luce colorata!

8. Vedi, davanti a te sta già all’altare; mettiti al lato destro ed aspetta finché Io abbia benedetto l’altare con la Mia mano!

9. Quando ciò sarà avvenuto, allora deponi subito la tavola sull’altare; Io poi farò venire ad entrambi i lati dell’altare due cherubini, e questi dovranno sorvegliare in ogni tempo questo Mio Santuario che si trova tra di voi.

10. Sopra il Nome Io aliterò una nuvola luminosa come segno che Io, l’unico, eterno, onnipotente e vivente Dio e Signore del Cielo e della Terra, ho comandato qui queste cose per la vostra salvezza dall’eterna rovina.

11. Chi si accosterà a questo tempio con cuore degno, puro e colmo d’amore, costui verrà fortificato con la Mia grazia.

12. Ma chi invece si accosterà a questo tempio con il cuore indegno, impuro e pieno di egoismo e di amore per il mondo, costui verrà afferrato da un fuoco che precipiterà dal tetto del tempio e che lo ucciderà e poi lo consumerà completamente.

13. Nel tempio però nessuno deve entrare all’infuori di te – nella tua qualità di sommo sacerdote della pianura eletto da Me – e di qualcuno che fosse venuto dall’altura, e dopo di te potrà entrare anche il tuo figlio più anziano, quando lo avrai prima benedetto nel Mio Nome a sommo sacerdote al posto tuo.

14. Tale funzione di sommo sacerdote però deve restare sempre riservata alla tua stirpe principale.

15. Ma chi vorrà entrare nel tempio in modo diverso da questo, costui sarà immediatamente ucciso dai Cherubini.

16. Così pure nessuna donna deve azzardarsi ad entrare in questo Santuario, se vuole conservare la sua vita, sia essa proveniente dall’altura, sia, quanto meno ancora, proveniente dalla pianura!

17. Tu stesso però devi entrare nel tempio soltanto quattro volte all’anno, e prima di far ciò dovrai prepararti per sette giorni e dovrai ben ponderare qual è il luogo in cui stai per entrare e dinanzi a Chi tu ti stai per presentare!

18. Se tu invece non facessi attenzione a questo ordinamento, in verità, a te non andrebbe meglio che a chiunque altro!

19. E quando entri nel tempio, non devi chiudere la porta dietro di te, affinché anche il popolo possa guardare il Santuario a una giusta distanza e scorgervi la Mia grande Magnificenza.

20. Nell’atrio del tempio voi dovete radunarvi ogni Sabato, e dovete ringraziarMi, e presentarMi quale offerta il vostro amore, ma di certo, nessun’altra offerta!

21. Infatti la vostra offerta è un’offerta di Caino, e questa offerta Io non voglio guardarla, ma guarderò soltanto nei vostri cuori.

22. Nessun uomo però deve presentarsi nell’atrio del tempio a capo coperto e alcuna donna a faccia scoperta.

23. Finché questi Miei ordinamenti saranno osservati tra di voi, allora anche questa Mia grazia resterà visibilmente e fattivamente tra di voi!

24. Se però abbandonerete di nuovo questi Miei ordinamenti, allora questo Santuario vi verrà tolto, e al suo posto scorgerete il Giudizio sopra l’altare in una fiamma che distrugge tutto.

25. Poi i figli dell’altura verranno con potenza sopra di voi e vi percuoteranno con verghe roventi.

26. Vedi, questa è per il momento la Mia Volontà!

27. E ora Io procederò alla benedizione dell’altare, e poi tu deporrai la tavola su di esso, e infine avvenga tutto secondo la Mia volontà! Amen!»

 

[indice]

Cap. 239

Le ansiose considerazioni di Lamec per le precise disposizioni

La rassicurante spiegazione del Signore sullo scopo dell’ordine del tempio

La benedizione dell’altare

26 gennaio 1842

1. Dopo queste parole, Lamech andò subito al lato destro dell’altare, si fermò là con la tavola nelle mani e fece un volto estremamente serio che, al vederlo, era colmo di una grande paura e di un grande timore.

2. Ma il Signore, avendo osservato molto bene ciò mentre Egli già si disponeva a benedire l’altare, domandò a Lamec:

3. «Lamec, che cosa ti è accaduto, dato che il tuo volto e tutto il tuo atteggiamento sembrano ora rispecchiare quanto si agita nel tuo animo?

4. Ti fanno forse tremare gli ordinamenti che ora ti sono stati dati da Me, affinché tu sappia in quale modo sia da tenere il Mio Santuario, e secondo i quali ad esso non può e non è permesso avvicinarsi niente di impreparato e di impuro?

5. Parla dunque, ed Io voglio esserti benevolo!»

6. E allora Lamec rispose al Signore: «O mio Signore e mio Dio! Cosa mai può aggiungere alle Tue parole l’impotente verme nella polvere, quando Tu hai già espresso la Tua onnipotente e santissima Volontà?

7. Una simile deliberazione da parte Tua può soltanto significare: “Uomo, creatura, vivi immutabilmente secondo quanto ti ho prescritto, oppure Io, il Tuo onnipotente Dio e Creatore, istantaneamente ti annienterò e ti distruggerò per l’eternità!”

8. Vedi, Tu ora hai ben donato a noi, miseri vermi della pianura, il Tuo Santuario, e con ciò ci hai donato una Grazia infinitamente grande; ma che cosa ci porterà questo, dopo la Tua deliberazione eternamente immutabile?

9. Ebbene, ci porterà nient’altro che morte, rovina, e poi un terribile giudizio di martirio!

10. Oh, io dovrei non conoscere la natura umana se non sapessi con quanta facilità essa finisce su sentieri impuri! E se il debole uomo incappa in questo male, che cosa succede di lui se si avvicina a questo Santuario?

11. Infatti è concesso soltanto a me entrare nel tempio, a me che fui tuttavia sempre il più grande peccatore dinanzi a Te, mentre ad altri che sono mille volte più puri di me, questo non è permesso, e se lo facessero perderebbero la vita.

12. Che nessuno debba accostarsi a questo tempio con il cuore impuro, questo è più che giusto. Ma chi è di cuore puro di fronte alla Tua Santità?

13. E così, chiunque oserà avvicinarsi a questo tempio, dovrà attendersi immancabilmente la morte!

14. O magnifica e santa tavola, io ti ho portato fuori di casa mia giubilando, però a casa farò ritorno nei lamenti, perché tu fosti data a noi miseri non per una benedizione, bensì per un inesorabile giudizio!

15. O Signore, se ciò mira proprio alla nostra distruzione finale, allora, nonostante tale distruzione, avvenga comunque la Tua sempre onnipotente e santa Volontà! Amen!»

16. E non appena Lamec ebbe detto ciò, il Signore gli rivolse uno sguardo di immensa compassione, e poi gli disse: «O Lamec, davvero misero figlio dell’afflizione e della tenebra, perché ti angosci inutilmente?

17. Vedi, se Io fossi dunque un amico della morte dei Miei figli, sarebbe stato proprio necessario che Io venissi visibilmente a voi?

18. Oh, vedi, sarebbe sufficiente un Mio solo pensiero, e l’intera Creazione verrebbe annientata come se essa non fosse mai esistita!

19. Io invece sono venuto, volontariamente e nella Mia grande Misericordia, a voi che siete morti nello spirito, solo per portarvi del tutto nuovamente la vita, che voi avete perso, e per dare qui a voi anche un Istituto nel quale potete riottenere di nuovo la vita perduta.

20. Ma che questo Istituto debba essere conservato in un ordine puro, affinché, attraverso ogni specie di disordine, tale forza per la vostra salvezza non venga indebolita, ebbene, dimMi: è forse questo un giudizio?

21. Se Io concedo solamente al sommo sacerdote di entrare in questo Santuario, che cosa perdono con ciò gli altri?

22. Se essi sono attaccati a Me con l’amore, in verità, questo è più di mille templi di tale specie!

23. Ma chi Mi ama, costui si trova già nel più interno del tempio, anzi nel più intimo del tempio spirituale, e quindi certamente egli non troverà la morte, anche se egli verrà in questo tempio con te.

24. Chi infatti Mi ama, costui è già dall’Alto e può entrare nel tempio quando vuole.

25. Ora però non è possibile che tu chieda a Me di dare a voi un tempio, colmo della Mia grazia vivente, perché ne facciate una stalla di maiali!

26. Perciò rimanga ferma solo la Mia precedente deliberazione, e sta sicuro che nessuno subirà alcun danno per questo!

27. Infatti Io sono certamente un Padre per tutti voi, ma non un assassino!

28. E così, dunque, benedico questo altare! Amen!»

 

[indice]

Cap. 240

La prodigiosa apparizione di due cherubini e una luminosa colonna di nuvole

La sorpresa di Enoch per il mestoso ordine dell’altare

 Ultime disposizioni, poi il Signore si rende invisibile

27 gennaio 1842

1. Quando dunque il Signore ebbe benedetto l’altare del tempio, Lamec vi depose subito la tavola, e il Signore la toccò con la Sua mano.

2. Ed ecco che due cherubini dall’aspetto estremamente serio comparvero in piedi ai due lati dell’altare, poggiandosi su nuvolette luminose, e tutti i presenti li videro.

3. Poi il Signore alitò sulla tavola, e subito una luminosa colonna di nuvole, che arrivava fino al soffitto d’oro, apparve immediatamente al di sopra della tavola e dell’altare.

4. Ma quando i presenti ebbero visto tutto ciò, provarono tutti un senso di angoscia e di paura; sì, lo stesso Enoch contemplò questa apparizione con la massima attenzione e il massimo timore reverenziale, e tra sé e sé pensò:

5. ‘O santo e amorosissimo Padre, quanto infinitamente buono sei Tu! Sulla Tua sacra altura quasi non volesti che fosse eretto alcun altare, e Ti lasciasti perfino persuadere ad accettare un sacrificio su di un altare comunissimo, e non volesti lasciare a noi figli delle montagne alcun altro segno visibile all’infuori della riedificata grotta di Adamo e della semplicissima capanna di Purista.

6. Qui però hai collocato un monumento talmente grandioso, che lo stesso Sole, la Luna e tutte le stelle del cielo lo guarderanno dall’alto con estremo timore reverenziale, e i figli dell’altura d’ora in poi guarderanno giù con grande gelosia alla pianura benedetta ora in così alta misura.

7. O santo ed amorosissimo Padre, Tu compi cose singolari, e nessuno è capace di scorgere il senso delle Tue deliberazioni; io so solamente questo: e cioè che tutto ciò Tu lo fai dal Tuo infinito Amore e dalla Tua infinita Misericordia, e perciò tutto il mio amore sia dedicato sempre e in eterno solo a Te!’

8. Il Signore però, volgendo il Suo sguardo ad Enoch, gli disse attraverso il cuore: «Enoch, vedi, qui c’è il Nome; lassù il Portatore del Nome. Qui c’è un segno; lassù Colui che ha dato il segno. Qui c’è la Mia sembianza, lassù il Mio Essere. Qui c’è la magnificenza del segno; lassù la Potenza del Padre. Qui tutto è costituito da pietre preziose e di oro della Terra; lassù tutto è costituito di Amore e Dolcezza viventi del Padre!

9. Mio Enoch, quale cosa pensi tu che sia migliore?»

10. Allora Enoch, commosso fin nelle sue più intime fibre, rispose: «O Tu indicibilmente amorosissimo e santissimo Padre! Il mio cuore qui deve ammutolire per l’amore troppo potente per Te, ed io non posso dire altro che questo: “O Padre, quanto infinitamente Buono sei Tu!”»

11. Ma il Signore disse ad Enoch ad alta voce e davanti a tutti: «Enoch, Mio unico sommo sacerdote di questo tempo, siccome ora Cielo e Terra sono affluiti in uno, ed è attuata la comunione degli angeli del Cielo con voi, figli Miei, allora adesso Io ti dico: “Anche questo gregge sia d’ora in poi affidato alla tua sorveglianza!

12. Se tu vedessi una sua necessità, allora scendi quaggiù e ristabilisci il buon ordine nel Mio Nome!”

13. A Sehel, sull’altura, dì però che venga ora nuovamente da Me, perché ho bisogno di lui, e digli inoltre, che egli deve munirsi di una spada e con la stessa dovrà procedere, come un supremo principe di tutti gli angeli del Cielo, continuamente armato per il combattimento!

14. Non dimenticarti di questo, perché il tempo di Sehel è misurato come lo è il Mio!»

15. A questo punto il Signore si rivolse di nuovo a Lamec e gli disse: «Lamec, vedi, ora ogni cosa è ordinata; rimani in questo ordine che vi è stato fatto conoscere nella maniera più chiara, e così rimarrai sempre nella vivente comunione con il Cielo, e sulla Terra andrà bene a te e a tutto il popolo!

16. E chi Mi amerà sopra ogni cosa e, per il grande amore verso di Me, rinnegherà tutto ciò che è del mondo, costui otterrà la vita eterna e non vedrà, non sentirà e non assaporerà la morte.

17. In questo Santuario, tu apprenderai in ogni tempo la Mia Volontà, quando prima Mi offrirai pregando il tuo cuore.

18. Ma se talvolta Enoch verrà da te, o tu da lui, allora devi sempre dare ascolto alle sue parole per te e per tutto il tuo popolo.

19. Regolatevi dunque voi tutti in base a ciò che vi dirà Enoch, perché sarò Io che parlerò attraverso la sua bocca.

20. Ora però ricevete tutti la Mia benedizione paterna! Il Mio amore sia con voi tutti! Amen!»                                                                                                                             

21. A questo punto il Signore scomparve, e tutti scoppiarono in singhiozzi e in pianto.

 

[indice]

Cap. 241

Sulla differenza tra un amore libero e uno nato dalla costrizione della realtà oggettiva di Dio

La necessità di operare spontaneamente

28 gennaio 1842

1. Quando tutti si furono un po’ riavuti dal grande senso di afflizione per la scomparsa del Signore, Enoch si alzò subito, si avvicinò a Lamec e gli rivolse le seguenti parole:

2. «Ascolta, fratello Lamec, e voi pure ascoltate tutti! Voi tutti ora, con i vostri occhi, avete visto in azione il Signore, il santo e amorosissimo Padre, e avete tutti udito la Sua divina, onnipotente e santa voce paterna in un modo che ciascuno di voi ha dovuto confessare a se stesso e dire nel proprio cuore: “In verità, così non può parlare nessun uomo!”

3. E così pure avete visto fare da Lui delle azioni che nessun uomo potrà mai fare, a meno che, attraverso di lui, le compia il Signore che voi avete appena visto e udito.

4. Voi ora credete, certamente e senza alcun dubbio, che Egli sia il Signore, tuttavia, vedete, né questa vostra fede, né questo vostro amore per Lui è qualcosa di utile per voi, perché foste costretti a credere al Visibile e ad amare il Tangibile, dato che eravate nell’impossibilità di esimervi dal fare ciò, avendovi la Sua onnipotente Presenza spinti ed attratti tutti irresistibilmente a Lui.

5. Ma visto che tutto ciò a voi non è utile, allora sorge la domanda su che cosa dovete fare ora affinché la fede in Lui e l’amore per Lui possano esservi utili!

6. Vedete, cari fratelli, questa è ora una domanda molto importante, e la risposta a questa domanda la devo dare io a voi tutti!

7. Certamente voi vi chiedete adesso nei vostri cuori e dite: “Sì, perché tutto ciò non può esserci utile? Non ci ha infatti già infinitamente giovato e perciò ci sarà eternamente utile?”

8. Miei cari fratelli, voi avete ragione se vi domandate ciò; io però vi dico: “Qui non si tratta affatto di un’utilità di questo tipo”. Infatti, tutto quello che il Signore fa è a nostro beneficio, se noi impieghiamo in modo giusto ciò che Egli fa; se noi però lo impieghiamo al rovescio, allora ciò può tornare a nostro massimo danno.

9. Dato che il Signore ci ha creati e ci ha dato un’esistenza libera e indipendente, e oltre a ciò ha creato per noi una Terra magnifica che ci porta e ci provvede di ogni cosa possibile, allora, chi potrà dire che tutto ciò non sia di nostra utilità?

10. Però, quand’è che tutto ciò torna a nostro beneficio? Ebbene, ciò torna a nostro beneficio solo quando noi usiamo tutto ciò secondo la divina Volontà dell’Amore!

11. Ma se non lo usiamo in questo modo, allora tutto ciò torna subito a noi come giudizio, il cui giudizio è già la prima morte dello spirito, e da questa morte, che cioè è il giudizio, veniamo spediti alla morte reale ed eterna.

12. Ora vedete, così come un giorno il Signore ha creato tutti voi allo scopo di sviluppare una libera e indipendente attività per mezzo della forza vivente a voi conferita da Lui, così anche adesso Egli vi ha formato di nuovo credenti e amanti [attingendo] da Sé!

13. Questa fede e questo amore non sono ancora minimamente vostra proprietà e quindi non tornano a vantaggio della vostra vita, bensì essi sono soltanto un giudizio per tutti, in quanto voi ora siete costretti a credere e ad amare in questo modo.

14. Ma cosa dovete fare ora per potervi tirar fuori da questa morsa del giudizio?

15. Vedete, a tale scopo noi tutti disponiamo di un unico mezzo, e questo mezzo si chiama la vera, grande umiltà del cuore! Ma in cosa consiste questa?

16. Ebbene, questa umiltà consiste nel fatto che voi vi consideriate del tutto indegni di tale Grazia della quale ora voi tutti siete stati resi partecipi, e che voi vi reputiate i minimi fra il popolo, e che a questo popolo insegniate col massimo zelo a riconoscere Dio quale il Signore e l’unico vero Padre; e inoltre, che voi, dopo aver lavorato tutto il giorno nel Nome del Signore, alla fine del giorno diciate nei vostri cuori, colmi di vivente amore per Lui:

17. “O Signore e Padre, guarda benevolmente quaggiù a noi, pigri e inetti servitori, e considera veramente il nostro lavoro come se fosse qualcosa davanti a Te! Infatti noi vediamo, e lo riconosciamo in maniera vivente dinanzi a Te, che tutto quanto vi è di buono nel nostro lavoro è fatto soltanto da Te, e riconosciamo che noi, con le nostre mani inette, Ti siamo stati solo di intralcio nel Tuo lavoro. Accetta soltanto la nostra volontà al posto dell’opera, e sia fatta sempre solo la Tua santa Volontà!”

18. Vedete, solo con tale disposizione del vostro animo, questa fede e questo amore ritorneranno a vantaggio per voi!

19. Questa cosa promettetela solennemente ora al Signore nei vostri cuori, e così voi diventerete veramente viventi nello spirito, e i vostri figli e nipoti saranno resi partecipi, nel Signore e per l’eternità, della vostra benedizione! Amen!»

 

[indice]

Cap. 242

Enoch prescrive a Lamec sulla sua attività sacerdotale nel tempio

Regole per l’ingresso dei visitatori del sabato nell’atrio del tempio

30 gennaio 1842

1. Dopo queste parole, dal carattere piuttosto generale, Enoch si rivolse solo a Lamec e gli disse:

2. «E ora, mio diletto fratello Lamec, ascoltami tu da solo, perché quello che ora dico è la Volontà del Signore per quanto riguarda esclusivamente te:

3. Tu ora devi chiudere il tempio per la durata di novantun giorni. Al novantunesimo però, a cominciare dalla giornata di domani, tu dovrai riaprire il tempio di mattina, ma dovrai entrarvi solo di sera e vi rimarrai poi il tempo di circa un giro d’ombra.

4. E quando ti presenterai nel tempio dinanzi a Dio, non devi adoperare la tua bocca, né meno ancora le tue mani, bensì devi restartene perfettamente tranquillo in attesa dello Spirito di Dio, con tutta l’umiltà e l’amore del tuo cuore.

5. Tu però non devi dire né con il cuore, né meno ancora con la bocca: “Dio grande e onnipotente, santo Spirito di ogni Forza e Potenza eterne, vieni a me e manifestami la Tua Volontà santissima dalla Tua santa bocca!”

6. Tu invece, sentendo solo in modo vivente, devi parlare così in te dinanzi a Dio: “O Dio, unico Signore del Cielo e della Terra, qui mi trovo io, un peccatore del tutto indegno al Tuo cospetto, e non merito che Tu guardi a me in questo Tuo Santuario che Tu fondasti!

7. Tu stesso però mi chiamasti a venire in questa sacra dimora; avvenga perciò, nei miei riguardi, sempre e in eterno la Tua santa Volontà!

8. O Dio, poiché Tu stesso ci hai insegnato ad amarTi quale Padre, a riconoscerTi come l’unico vero Padre e così pure anche ad invocarTi, allora io pure Ti invoco e dico:

9. ‘O Padre amorosissimo e santo, sii benevolo e misericordioso verso di me, povero peccatore, e perdonami se oso amarTi con il mio cuore impuro e chiamarTi Padre mentre sono un grande peccatore!’”.

10. Vedi ora, mio diletto fratello Lamec, questo deve essere sempre il tuo compito nel tempio!

11. E quando hai assolto tale compito in te nella maniera più vivente, raccogliti poi in perfetta pace e attendi la Parola e la Volontà del Signore!

12. Se questa si manifesta, allora ponivi attenzione con la massima cura, trascrivila poi su delle tavole e annunciala quindi al popolo!

13. Ma se la Parola non si manifesta, allora rendi subito onore a Dio nel tuo cuore, esci con il più profondo rispetto dal tempio e chiudilo nuovamente per la durata di novantun giorni!

14. Per quanto però riguarda l’atrio del tempio, occorre che questo venga sempre aperto al popolo il Sabato mattina e che venga poi lasciato aperto fino al mattino successivo, affinché la gente che dimora lontano possa essa pure prendervi parte qualora le circostanze non le permettano di arrivare il Sabato al luogo santo.

15. Al portone dell’atrio, però, devono essere sempre presenti due custodi, i quali devono esaminare bene e ammonire tutti coloro che stanno entrandovi.

16. Tu infatti hai appreso dalla bocca del Signore qual è la sorte riservata a chi volesse avvicinarsi al tempio in maniera indegna!

17. Per questa ragione, chiunque abbia intenzione di entrare, prima di tutto deve essere esaminato nel suo animo dai custodi del portone, e qualora non lo trovino degno, allora essi hanno il dovere di avvisarlo nel modo più insistente affinché non osi penetrare nell’atrio prima che non si sia purificato e reso così degno e atto ad accedere nell’atrio.

18. L’esame però deve sempre rivolgersi al cuore di chi è desideroso di entrare, e i custodi devono essere, dopo di te, essi stessi i primi uomini dal cuore più puro, e spetta loro esercitare tale compito in tutta umiltà e amore per il Signore.

19. Queste cose tu dovevi ancora apprenderle, e dato che ora hai ricevuto le istruzioni su tutto, e precisamente qui nel Santuario, allora adesso usciamo dallo stesso, poi chiudiamo il tempio e, nell’atrio, ci intratterremo ancora riguardo a varie cose, ed infine faremo ritorno alla tua casa (al palazzo)!

20. E così avvenga tutto questo nel Nome del Signore! Amen!»

 

[indice]

Cap. 243

Lamec meravigliato per la magnificenza del tempio

L’incapacità di comprendere il significato spirituale della costruzione

 Insegnamenti sull’operare del maestro e del discepolo

31 gennaio 1842

1. A queste parole di Enoch tutti resero onore a Dio nei loro cuori, e poi uscirono dal tempio che fu immediatamente chiuso da Lamec.

2. Solo allora Lamec si mise ad osservare attentamente come era stato costruito il tempio; e quando ne ebbe constatato da ogni parte la sua immensa magnificenza, allora fu preso nuovamente da una grandissima gioia e rese lode a Dio per aver donato all’uomo tanta abilità, in seguito alla quale egli era stato messo in grado di eseguire un’opera tanto sublime e sontuosa che non poteva non ispirare un sommo timore reverenziale.

3. Enoch però prese Lamec per la mano e gli disse: «Diletto fratello Lamec, la magnificenza di questo tempio ti fa un’impressione straordinaria, a quanto mi è dato di scorgere; ma tu, comprendi anche il significato di questo tempio e della sua costruzione?”

4. Tu, nel tuo cuore, mi rispondi: “No, fratello, e da dove mai poi potrebbe venirmi una tale comprensione?”

5. Bene, dico io, tu ora sei di cuore sincero e pienamente retto, ed è per questo che devi riconoscere di fronte a me una cosa del genere.

6. Guarda però un po’ più profondamente, e troverai nella giusta profondità del tuo cuore, dove sta scritto con una scrittura incandescente:

7. “Tu, quale sommo sacerdote nel Santuario del Signore, devi riconoscere l’opera nello Spirito della Verità, per questo il Signore ti ha messo a capo di esso, altrimenti sei un cieco sacrilego nel Santuario stesso!

8. Guai a te se vorrai insegnare al tuo fratello una cosa che tu stesso non comprendi, perché a questo proposito il Signore così dice:

9. ‘Io punirò il maestro e il discepolo, e non guarderò più né l’uno né l’altro!’.”. Lamec, comprendi tu questo?

10. Vedi, chi vuole parlare di Dio e delle Sue opere e vuole insegnare al proprio fratello in questo campo, è prima necessario che egli stesso abbia imparato da Dio queste cose!

11. Ma perché è così? Ebbene, è così perché Dio e le Sue opere nessuno le conosce all’infuori di Dio soltanto!

12. Tutto questo ti è adesso ancora estraneo, e tu non conosci come Dio istruisce e alleva l’uomo.

13. Io però ti dico che già oggi, prima che sopraggiunga la notte, tu imparerai a conoscere i primi elementi, e poi progredirai per gradi finché non sarai diventato un completo erudito di Dio!»

14. A questo punto Lamec cominciò di nuovo a stupirsi enormemente e con ardore così interpellò Enoch: «Fratello Enoch! Com’è che tu vai ragionando con me di cose che il mio cuore non è capace di comprendere?

15. Perciò ti prego e ti chiedo di spiegarti in maniera più comprensibile, altrimenti le tue parole non sono per me!

16. Tu prima dicesti: “Guai al maestro che volesse insegnare al proprio fratello qualcosa che egli stesso non comprende!”

17. Ma che cosa devo poi dire io adesso, se tu, dinanzi a me, parli di cose le quali mi sono ancora più estranee dei limiti del mondo, ammesso che questi esistano?»

18. A questo punto Enoch ricominciò a parlare e disse a Lamec: «Fratello Lamec, non stare in ansia invano, perché se il discepolo conoscesse già prima quello che dovrebbe appunto imparare dal maestro, allora, in questo caso, il maestro non sarebbe forse l’essere più superfluo di questo mondo?

19. Ma è appunto questa la grande differenza tra maestro e discepolo, e cioè che nessun discepolo è subito, già dall’inizio, altrettanto perfetto quanto il maestro!

20. Quando però il discepolo diventa come il maestro, allora egli è perfetto, e non vi è più divario fra il maestro e il discepolo!

21. Vedi, il Signore mi ha mandato qui, giù dall’altura, quale maestro iniziale; occorre dunque che tu mi ascolti!

22. Ma quale stoltezza commetterebbe un maestro all’inizio della sua opera, qualora egli, al proprio discepolo, volesse fornire spiegazioni riguardo ad una materia ed analizzare questa profondamente prima ancora di avergli indicato la materia stessa di cui si tratta?

23. Vedi, io ora ti ho anzitutto mostrato la materia grezza secondo l’Ordine divino, e perciò sono certamente un giusto maestro secondo l’Ordine di Dio!

24. Non affannarti dunque prima del tempo; se io ti ho indicato la materia, allora non mancherò di far seguire anche le spiegazioni!

25. Però ogni cosa richiede il suo tempo e la sua pazienza.

26. Soltanto a casa tua potrai apprendere di più; perciò adesso incamminiamoci verso quel luogo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 244

Il popolo in tumulto per l’assenza del giovane Uomo

Il buon consiglio di Enoch e le efficaci spiegazioni di Lamec al popolo

1 febbraio 1842

1. Dopo tali parole di Enoch tutti i presenti, cioè Lamec, Tubalcain, Mura, Cural, i sette messaggeri e poi Enoch, abbandonarono l’ampio atrio del tempio e si avviarono verso la città per far ritorno alla casa di Lamec.

2. Ma mentre la comitiva si trovava fuori dal giardino di Dio (così più tardi fu denominato l’atrio del tempio) e si voleva incamminare verso la città, ecco che fu fermata dal popolo!

3. Infatti questo cercava invano il giovane e magnifico uomo che aveva visto prima, e siccome non lo aveva visto né uscire prima dal tempio, né lo aveva scorto poi fra i componenti la comitiva, allora il popolo era dell’opinione che Lamec e la sua compagnia lo avessero forse addirittura rinchiuso nel tempio perché vi morisse di fame e andasse in rovina.

4. Ma dato che Lamec vide come il popolo diventava sempre più turbolento e si spingeva contro di lui gridando: «Lamec, vecchio sanguinario, vecchio tiranno, dacci di nuovo quell’uomo magnifico, altrimenti ti faremo a pezzi!», allora Lamec fu colto da una così grande angoscia e paura che gridò ad Enoch:

5. «Enoch, potente amico del Signore! Non vedi la grande calamità nella quale ci troviamo?

6. Devo andare ora in rovina? Io ti prego: consigliaci tu su come potremo fare per salvarci dalle mani del popolo furibondo!»

7. Allora Enoch, rispondendo a Lamech, gli disse: «O uomo di poca fede! Non tieni ancora fra le tue mani le chiavi del tempio?

8. Dì al popolo stolto che venga con te e che si prenda dal tempio il giovane uomo magnifico! Quando esso si sarà convinto che là non c’è più nessuno, allora riacquisterà la calma, e noi poi potremo senza alcun impedimento far ritorno a casa tua; fa’ dunque così! Amen!»

9. A questo punto Lamec riprese coraggio e disse a coloro che urlavano più di tutti: «Udite, il giovane uomo magnifico non si lascia affatto rinchiudere da noi, perché Egli è un Signore unico e onnipotente!

10. Soltanto il Suo santo Nome è rimasto vivo in questo tempio; Egli però, con nostro grande rammarico, si è reso immediatamente invisibile dopo averci fatto conoscere la Sua santa Volontà e dopo aver benedetto l’altare e tutto il tempio in maniera quanto mai prodigiosa e vivente!

11. Tale cosa è accaduta veramente, e i potenti e viventi cherubini, che si trovano sulle nuvole luminose ai lati dell’altare sul quale è deposto il santissimo Nome del magnifico Uomo, ne rendono testimonianza, e così la grande nuvola luminosa al disopra dell’altare!

12. Ma se non volete credere alle mie parole, allora qui sono le chiavi! Prendetele e andate lì, cercate accuratamente nel tempio e conducete poi con voi il magnifico Uomo, e che Egli stesso si vendichi su di me dinanzi ai vostri stessi occhi! Se però non Lo troverete, allora bisognerà bene che crediate che le cose siano andate come io vi ho appena narrato, e non avrete più alcuna ragione di avercela con me!

13. Però guardate bene che il vostro cuore sia puro, altrimenti, avvicinandovi al tempio, potrebbe capitarvi molto male!»

14. E quando coloro che gridavano ebbero udito queste parole di Lamec, rimasero enormemente sorpresi, e nessuno ebbe il coraggio di stendere la mano per prendere le chiavi, né alcuno fu in grado di ribattere in qualche modo a quanto Lamec aveva detto.

15. Lamec però domandò loro con tutta serietà e disse questo: «Ebbene, perché indugiate ancora? Non vi è forse una prova sufficiente se io vi accordo il diritto della perquisizione del tempio?»

16. A queste parole gli urlatori arretrarono e risposero: «Noi ora crediamo che le cose sono accadute come hai detto tu! Perdonaci però la nostra grande invadenza, poiché quel giovane uomo ha certo conquistato per sé i nostri cuori!»

17. E allora Lamec replicò all’oratore: «Io però aggiungo ancora e vi dico: «Restate sempre con questo vivente sentimento per quel giovane Uomo, e così procederete per la giusta via, perché quest’Uomo è Dio dall’eternità, Egli è il Dio di Farak!»

18. A questa dichiarazione tutto il popolo arretrò tremante, e la nostra comitiva – come già da principio narrato – poté continuare il cammino verso la città senza altri impedimenti e poté anche giungere dunque alla casa di Lamec.

 

[indice]

Cap. 245

Insegnamenti sulla natura del nutrimento

Un richiamo alla temperanza

3 febbraio 1842

1. Quando tutti furono entrati nella casa (reggia) di Lamec, costui chiese subito a Enoch se non fosse opportuno fare un pasto.

2. Ed Enoch rispose a Lamec: «Fratello, dato che tu lo desideri, nella tua natura, secondo la tua antica abitudine, allora puoi disporre che questo venga fatto conformemente al tuo desiderio! Tuttavia non preoccuparti per noi, perché non sentiamo ancora il bisogno di mangiare, considerato che siamo ancora oltremodo sazi del grande amore e della grazia del Signore di cui oggi ci è stato fatto dono in maniera tanto ricca!

3. Infatti, vedi, non di solo pane terreno vive l’uomo, bensì piuttosto della Parola di Dio!

4. Ma quando tu mangi il pane naturale, e con ciò ti sazi e ti fortifichi, allora chiedi a te stesso e dì: “Perché e come mi ha dunque saziato e nutrito il pane naturale, oppure, in generale, il cibo naturale?”

5. E tu allora otterrai in te stesso la seguente risposta, sempre pienamente valida: “Perché anche ogni nutrimento naturale per il corpo deriva dall’eterna ed onnipotente Parola di Dio!”

6. Ebbene, vedi, se già la Parola di Dio, fissata e duramente confinata, ti sazia e ti nutre, in misura tanto maggiore sarà atta ad ottenere un simile effetto tale libera, non confinata, viventissima Parola sgorgante fresca dalla bocca di Dio!

7. Noi stessi proveniamo certamente dalla Parola di Dio, dunque anche per noi non vi può essere appunto in eterno niente che nutre e sazia di più della vivente Parola di Dio!

8. L’uomo dunque non vive di solo pane e di ogni altro nutrimento del mondo, ma egli vive piuttosto di ciascuna Parola che proviene dalla bocca di Dio!

9. Ciò però non vuol dire che l’uomo non debba godere del cibo materiale, dato che invece Dio lo ha creato a tale scopo, e addirittura Egli stesso ne ha mangiato visibilmente con noi davanti a noi tutti, però esso non deve diventare il nostro bisogno principale!

10. Vedi, Lamec, anche questo rientra nell’Ordine delle cose divine!

11. Io però ti dico: “Sii sempre moderato nel consumo del cibo materiale, perché in esso sta nascosta una grande tentazione”.

12. Tu puoi assolutamente credermi: quando noi mangiamo del pane naturale e dei frutti della terra, dobbiamo andare molto cauti per non opprimere lo spirito immortale con il suo rozzo e sensuale peso!

13. Infatti tale cosa tu la puoi già scorgere ben chiaramente nei fanciulli voraci, come essi, appunto in seguito alla loro forte voracità, diventano stupidi e quindi non sono capaci di niente di spiritualmente buono, mentre altri fanciulli che sono più sobri divengono ben presto degli acuti pensatori.

14. Ma come questo si rende visibile con tutta facilità nei fanciulli, tanto più è il caso dell’uomo adulto, dato che quest’uomo è capace di sviluppare delle passioni che sono ancora estranee al fanciullo!

15. Io ti dico, caro fratello Lamec, che con il nutrimento naturale tu assumi il naturale, e questo non viene spiritualizzato in te, bensì esso naturalizza il tuo spirito; mentre invece con la Parola tu assumi lo spirituale, e questo sazia, nutre e fortifica lo spirito per la vita eterna.

16. Con il nutrimento naturale viene nutrito il corpo, mentre lo spirito viene oppresso e costretto al digiuno; però con il nutrimento spirituale entrambi ottengono quanto segue: lo spirito diventa forte e potente, e i suoi sensi diventano infinitamente acuti, ed il corpo, per mezzo dello spirito, diventa poi flessibile, sobrio, durevole e viene mantenuto forte come un buon vestito intessuto di fili, certo sottili, ma tanto più tenaci e forti in sé.

17. Nel nutrimento naturale riposano degli spiriti corrotti, e qualora l’uomo ne abbia ingeriti in eccessiva quantità, essi divengono poi dominatori dello spirito dell’uomo e vanno minando la sua essenzialità come gli insetti maligni e i bruchi roditori attentano alla vita dell’albero, ne distruggono l’essenzialità e lo traggono infine a completa rovina.

18. Il nutrimento spirituale, invece, è una pioggia vivificatrice dal cielo per lo spirito, sotto la quale esso potrà ben presto sbocciare come un magnifico e robusto fiore di vita eterna, dal profumo delizioso.

19. A queste cose, fratello Lamec, tu devi fare sempre attenzione e anche allevare in base a questo sia te stesso che il tuo popolo.

20. E dato che tu ora hai appreso tali cose con animo sereno e di buon volere, allora puoi certamente far preparare un giusto pasto anche per noi tutti, però in maniera misurata! Amen!»

 

[indice]

Cap. 246

Lamec ordina la liberazione dei prigionieri e fa allestire un banchetto fraterno

La meraviglia di Brudal e della sua famiglia liberata

4 febbraio 1842

1. Dopo questo discorso che aveva edificato Lamec in modo vivente e lo aveva convinto della grande verità della questione, egli si recò immediatamente in una stanzetta lì accanto dove si trovava il suo capo dispensiere, e a questo ordinò che venisse allestito un pranzo semplice e sobrio.

2. E il capo dispensiere, del tutto stupito per tale ordine, domandò a Lamec se stesse parlando proprio sul serio.

3. Ma Lamec gli replicò: «Perché mi fai questa domanda? Saprò ben io quello che devo fare!

4. Io però ti dico: “Non fare altre domande ed esegui l’ordine come ti ho comandato, così tu sarai un giusto servitore di colui che ora ti è stato posto quale una giusta guida da Dio!»

5. Queste parole fecero restare attonito il capo dispensiere, ed egli, come parlando a se stesso, mormorò a mezza voce: ‘Lamech non è più re? Che cosa dunque egli intende con le parole: “Di colui che ti è stato posto quale una giusta guida da Dio!”, questo lo comprenda chi può; io però non lo comprendo affatto!’

6. Ma Lamec si era ben accorto di quello che il suo capo dispensiere aveva borbottato tra sé, perciò si volse a lui e gli disse: «Ascolta, Brudal! Quello che tu non comprendi, ti può essere chiarito immediatamente! Vedi, fra Lamec, il re, e Lamec, la guida, c’è la seguente differenza:

7. Lamec, quale re, per questa tua osservazione ti avrebbe fatto legare immediatamente e mettere a morte; invece Lamec, quale guida posta da Dio, viene a te, ti abbraccia, e ti dice: “Mio caro Brudal, va e fa come ti ho comandato, perché così vuole il Signore, il grande, eterno ed onnipotente Dio di Farak!”

8. E quando avrai raccolto assieme in sovrabbondanza dei cibi e delle bevande, allora ordina che i poveri e tutti i prigionieri vengano fatti radunare nella sala del trono, e trattali da ospiti come fossero tutti miei fratelli e figli.

9. Invia dei messaggeri veloci per tutta la città, e dì loro che chiunque essi incontrino deve essere condotto qui in casa mia! E tutte le prigioni devono essere aperte, e neppure un solo prigioniero deve esservi lasciato dentro, compresi anche i miei maggiori e mortali nemici, il cui cibo finora è consistito dei grossi insetti delle paludi (i granchi) bolliti; ebbene, anche questi occorre che ora vengano saziati con i miei cibi reali!

10. Infatti per il mio popolo d’ora innanzi io non intendo più essere un re e signore giudicante per la vita e per la morte, bensì voglio essere per tutti un fratello e una saggia guida nell’Ordine di Dio.

11. Ecco, mio caro fratello Brudal, ora ti ho spiegato la differenza che c’è fra Lamec il re e Lamec la guida! Ma adesso va in fretta, e dà esecuzione a quanto io, ora un fratello per te, ti ho comandato!»

12. Udendo tali espressioni, Brudal, al colmo della gioia, spiccò un salto ed esclamò ad alta voce: «O Dio grande e onnipotente! Tu solo fosti capace di trasformare il ferreo cuore di Lamec in un caldo cuore fraterno!

13. O Dio, o Dio, quanto infinitamente felice mi hai reso in una sola volta! Oggi stesso io potrò rivedere la mia fedele moglie, i miei due fratelli e i miei sette figli – tre ragazzi e quattro figlie adulte – che, già condannati a morte, furono invece rinchiusi nella prigione per non aver voluto adorare Lamec quale Dio».

14. A questo punto egli se ne andò di corsa, ebbe cura di tutto, e nel corso di un’ora tutti i prigionieri si trovarono già radunati nella sala del trono assieme ad una quantità di altri poveri.

15. Allora Brudal mise in moto con ogni sollecitudine tutta la servitù della corte ed ospitò tutti i poveri e i prigionieri, e questi resero lode al grande Dio di Farak che li aveva così prodigiosamente liberati, e poi mangiarono e bevvero.

16. La famiglia di Brudal però non volle mangiare finché non fosse stata persuasa che un tale cambiamento si fosse veramente operato in Lamec, perché essi dicevano che avrebbe potuto trattarsi benissimo soltanto di un capriccio del re.

17. Ma dopo qualche tempo Lamec si avvicinò di nuovo a Brudal e gli chiese: «Brudal, perché non hai ancora offerto qualche cibo anche a noi? Vedi, gli alti ospiti dell’altura di Dio sono con noi! Che cosa penseranno di noi se li trascuriamo in questa maniera? Abbi dunque un po’ di cura affinché ci venga portato subito qualcosa da mangiare!»

18. E allora Brudal mostrò a Lamec la sua famiglia che se ne stava ancora tutta tremante e poi gli disse: «O fratello Lamec, risolleva anche questi poveri, affinché credano quale grazia hai ottenuto da Dio!»

19. E quando Lamec ebbe visto questi poveri, ne fu subito commosso fino alle lacrime e, chinatosi verso di loro, li rialzò da terra e disse: «Venite da me! Io vi ho tormentato, e grande è stato il mio peccato contro di voi, ma ora vi voglio dare il risarcimento per ogni ingiustizia sofferta, in maniera tale che a voi tutti mancheranno le parole per esprimere la grandezza di questo risarcimento!

20. Seguitemi ora nella mia sala da pranzo e prendete posto al mio fianco, affinché mangiate ora e sempre alla mia tavola!»

21. A questo punto i poveri scoppiarono quasi in grida di gioia e, lodando e glorificando Dio, seguirono Lamec nella sala da pranzo.

 

[indice]

Cap. 247

Enoch chiede la causa del ritardo della cena

Rispondenza spirituale del tempio e del suo allestimento

6 febbraio 1842

1. Ma quando Lamec, con la sua nuova compagnia, fu entrato di nuovo nella sala da pranzo, Enoch gli venne immediatamente incontro e osservò:

2. «Lamec, mio diletto fratello, che ti succede oggi? Di solito tutto procedeva nel massimo ordine, e bastava che tu facessi un solo cenno e le vivande stavano già sulla tavola; ora invece tu vai correndo di qua e di là già per la seconda volta, e da quando per la prima volta disponesti affinché venissero portarti cibi e bevande, è già trascorso quasi il tempo di due giri d’ombra, ma le tavole sono ancora del tutto vuote!

3. Sono forse esaurite le tue provviste e sono vuote le tue dispense, oppure cos’altro mai è accaduto? Dimmi dunque in breve cosa significa ora tutto ciò!»

4. Ma Enoch e tutti gli altri che erano dell’altura sapevano bene quale ne era la causa, ed Enoch aveva rivolto tale domanda a Lamec solo allo scopo che quest’ultimo avesse occasione di concentrarsi in sé più profondamente e con maggiore umiltà.

5. Perciò avvenne che Lamec ne rimase enormemente sconcertato e, colto così di sorpresa, non seppe che cosa rispondere ad Enoch. Tuttavia, dopo un po’ di tempo, riacquistò finalmente animo e rivolse ad Enoch le seguenti parole:

6. «Alto e potente amico del Signore! Vedi, quando io, secondo il tuo consiglio, annunciai al mio capo dispensiere il mio desiderio, costui si meravigliò delle mie parole, ma io allora gli indicai la differenza che c’era fra Lamec quale re e Lamec quale guida.

7. Ma affinché egli potesse vedere e comprendere ciò in maniera ancora più chiara, io lo invitai, anzi gli ordinai di radunare al più presto tutto la servitù perché la inviasse in giro per la città alla ricerca di tutti i poveri e per far rilasciare tutti coloro che ancora languivano nelle prigioni, allo scopo di condurli tutti qui, e precisamente nella sala del trono, e quindi per ospitarli e offrire loro cibo e bevande nel modo migliore possibile, come fossero tutti fratelli e sorelle per me, come anche sperabilmente di tutti noi.

8. Qui al mio fianco tu vedi già otto di questi fratelli e sorelle, contro i quali il re Lamec ha profondissimamente peccato, ma la guida Lamec in compenso vuole ora, nel Nome del Signore, avere cura del loro benessere temporale ed eterno, ed è anche fermissimamente decisa a procedere in questo modo nella misura più perfetta possibile verso chiunque abbia sofferto, in qualsiasi maniera, sotto l’oppressione del re, particolarmente però verso coloro che sono stati condannati dal re a languire nelle prigioni.

9. La sala, ora già colma di simili fratelli e sorelle, può fornirti, alto amico del Signore, la prova di tutto quello che io ti ho appena esposto.

10. E questa è pure la ragione per cui i cibi a noi destinati hanno tardato tanto ad essere serviti; tuttavia adesso questi faranno ben presto comparsa anche sulle nostre tavole!»

11. A queste parole Enoch abbracciò commosso Lamec e gli disse: «O tu, ora mio estremamente diletto e carissimo fratello nel Signore! Vedi, ora il Signore ha tolto ogni peccato da te! Tu sei adesso più puro del Sole sul più purissimo cielo di mezzogiorno!

12. Vedi, questo è il grande significato vivente del tempio e di ogni suo allestimento.

13. Tu sei il tempio; il tuo essere è ora la solidità virile del tempio; le finestre sono le conoscenze in te, le quali derivano dalla luce della fiamma del tuo amore; il tetto d’oro è il tuo capo illuminato; l’altare nel tempio è il tuo cuore; i cherubini ai due lati dell’altare indicano il tuo amore del prossimo, e il Nome vivente sull’altare e la nuvola luminosa al di sopra dello stesso sono il tuo vivente amore per il Signore, fuori dal quale tu ora operi tutto ciò; e la nuvola, che arriva fino al soffitto, indica in aggiunta che tu hai fatto un perfetto patto d’amore con il Signore; l’atrio del tempio però è la tua vita del corpo nella quale tu ora eserciti l’amore del prossimo!

14. O fratello, vedi, così il Signore ha preparato per te una grande magnificenza ed ha fatto di te un Suo figlio! Sia dunque salvezza a te e al tuo popolo!

15. Ma affinché tu veda quanto ciò sia gradito al Padre, rechiamoci nella sala del trono; là tu potrai apprendere con quale compiacimento Egli guardi tale atto!

16. E lì anche noi prenderemo parte alla cena! Amen!»

 

[indice]

Cap. 248

Il raduno degli ospiti nella sala del trono

La prodigiosa trasformazione della frutta

Rispondenza per le azioni di Lamec

7 febbraio 1842

1. Dopo questo discorso di Enoch tutti passarono sollecitamente nella sala del trono, e furono date istruzioni a Brudal perché ormai facesse portare in questa sala anche le vivande destinate agli alti ospiti, e qui disponesse una comoda tavola per loro.

2. E tale ordine fu anche immediatamente eseguito. Ma quando gli ospiti principali furono entrati nella sala del trono, si alzò improvvisamente un immenso grido di giubilo, e Lamec rimase quanto mai gradevolmente sorpreso per la grande quantità di ospiti là raccolti, e più ancora per l’abbondanza e la ricchissima scelta di frutta fra la più preziosa.

3. Egli allora chiamò subito a sé Brudal e gli domandò: «Ma ascolta, mio caro fratello! Che cosa significa ciò? Dove hai preso questa frutta, che io non ne ho mai vista di simile? Sei stato forse tu ad operare un tale prodigio? Come sono andate le cose?»

4. E Brudal, egli stesso sbalordito per tale straordinaria apparizione, rispose prontamente a Lamec: «O nobilissima guida del popolo! Riguardo a questo fatto tu mi interroghi invano, perché io stesso me ne accorgo soltanto adesso!

5. Però credo che gli alti e possenti ospiti dell’altura saranno certamente in grado di darti la più valida spiegazione a questo riguardo; ti piaccia dunque rivolgere a loro la tua degnissima richiesta!»

6. Udita tale risposta da Brudal, Lamec si rivolse immediatamente ad Enoch e così gli disse: «Ascolta, potente amico del Signore! Tu vedi certamente qui ciò che mi fa quasi svenire dalla meraviglia; dimmi dunque dove potrebbe stare la causa di ciò! Infatti è certo vero che al Signore sono possibili tutte le cose, come anche a voi sono possibili grandi cose per mezzo Suo, ma trasformare la mia pessima frutta in questa frutta nobile, vedi, questa è una cosa inconcepibile per me!

7. Per il Signore sarà indubbiamente facilissimo creare la frutta più prodigiosamente nobile entro l’ambito del Suo Ordine eterno; ma non è forse cosa contraria al Suo santo Ordine, trarre fuori dal cattivo il nobilissimo e il migliore? A dirla brevemente, questa cosa non mi è chiara e perciò mi è anche incomprensibile; ti piaccia dunque darmi una spiegazione su questo!»

8. Ed Enoch, sorridendo, così gli rispose: «O caro fratello, tu ti infervori con la tua domanda per una inezia, ma pare invece che sfugga del tutto ai tuoi occhi l’aspetto importante di questa questione!

9. Tu adesso vai dicendo in te, e nel tuo animo mi chiedi: “Che cosa è dunque l’aspetto importante di questa questione, e dov’è mai esso?”

10. Eppure in questo momento hai parlato come se ti sembrasse che il Signore non avesse il potere di formare il nobile e il buono dal cattivo, in forza del Suo Ordine eterno e santo!

11. Non hai tu dunque sentito che all’atto della Creazione il Signore stesso chiamò buone tutte le cose create? Da dove allora sono potute venire le cose cattive?

12. Io però ti dico: “Niente nel mondo è cattivo se non unicamente quando l’uomo, nel suo cuore, si allontana dal Signore. Quando però l’uomo, così formato, è maligno e cattivo, allora cattivo e maligno diventa anche tutto il mondo per lui.

13. Se tu sei puro nel tuo cuore, allora tutto sarà puro per te, perché tu vedrai tutto nella Verità. Se però il tuo cuore è impuro, allora dinanzi a te tutto sarà così come è il tuo cuore.

14. Come eri tu una volta nella tua veste di re? Ebbene, tu eri cattivo, maligno, colmo di perfidia e di inganno; e così la maggior parte del tuo misero popolo era contro di te, e nel più onesto cittadino non ti era possibile di vedere altro che un perfidissimo furfante, e per conseguenza lo facevi gettare in prigione.

15. Ma vedi, il Signore ha avuto Misericordia di te e ti salvò dalla rovina, e vedi, tu ora non vedi più furfanti, e coloro che avevi fatto rinchiudere nelle prigioni sono ora i più cortesi ospiti nella tua sala del trono, e sono tutti fratelli e sorelle!

16. Ora ti dirò in aggiunta: “Ma se il Signore ha potuto migliorare e purificare te, che eri veramente maligno e cattivo, allora non Gli sarà forse del tutto facilmente possibile raffinare anche i frutti di questa Terra?

17. Questi frutti però indicano le fruttuose azioni del tuo cuore e per conseguenza indicano anche, in maniera vivente, il compiacimento del Signore per tali azioni; e quindi tu hai qui davanti ai tuoi occhi quello che io prima ti avevo annunciato quando eravamo nell’altra sala, cioè il compiacimento del Signore.

18. Vedi, questo è quanto si cela dietro a questo fenomeno. E ora accostiamoci alla tavola preparata per noi e rafforziamoci nel Nome del Signore. Amen!»

 

[indice]

Cap. 249

Accontentarsi di ciò che ci viene dato

Rimprovero ai servitori perché non lasciano entrare i poveri giunti in ritardo

Il Signore nelle vesti di un povero seminudo e poi si fa riconoscere

8 febbraio 1842

1. E allora tutta la comitiva, seguendo Enoch, prese posto alla tavola sulla quale era già stata servita frutta di ogni specie.

2. Tutti ringraziarono il Signore con grande fervore nei loro cuori per tale grazia e Lo pregarono anche, da allora innanzi e in ogni tempo, che volesse dimorare presso di loro con la Sua grazia apportatrice di tanta sublime Benedizione e che volesse inoltre proteggerli da ogni male tanto nello spirito, quanto nel corpo.

3. E dopo tale intimissima e vivente invocazione, Enoch benedisse i cibi e le bevande nel Nome del Signore e poi aggiunse: «Ebbene, cari fratelli e care sorelle, ora vogliamo dare un po’ di ristoro ai nostri corpi con animo lieto, e quindi mangiamo e beviamo nel Nome del Signore!»

4. E subito tutti stesero le mani verso la frutta, la quale però, su questa tavola degli ospiti ragguardevoli, non aveva subìto alcuna trasformazione; Tuttavia Lamec aveva un forte desiderio di assaggiare la frutta nobile.

5. Enoch gli disse: «Fratello Lamec, il Signore ha creato una quantità di animali che esistono unicamente per divorare giorno e notte; Egli però non ha chiamato all’esistenza noi uomini affinché viviamo solo per mangiare, ma perché ci dobbiamo perfezionare nello spirito e perciò dobbiamo mangiare, con buona maniera e in giusta misura, solo per la vita del corpo a ciò necessaria, ma non dobbiamo avere questa unica vita apparente per mangiare eventualmente i frutti migliori e più nobili della Terra senza maniera e senza misura!

6. Non lasciarti perciò prendere dalla voglia di mangiare la frutta più nobile che orna le tavole dei tuoi ospiti, ed accontentati con animo grato di ciò che il Signore ci ha elargito!»

7. Queste parole resero Lamec perfettamente soddisfatto di quanto c’era sulla sua tavola e fece onore ai cibi e alle bevande.

8. Ma mentre tutti così mangiavano e bevevano in grande letizia, si sentì all’improvviso un vivace scambio di parole davanti la porta della sala del trono che minacciava di farsi sempre più aspro e violento.

9. Allora Lamec si alzò subito e andò a vedere cosa succedeva.

10. Ma quando fu giunto sulla soglia, egli vide vari poveri ai quali però alcuni rozzi servitori di Lamec volevano impedire l’ingresso perché erano arrivati troppo in ritardo, e per ciò non si addiceva in quel momento entrare nella sala, quando là già si trovavano radunati i signori altolocati.

11. Quando però Lamec ebbe constatato un simile abuso da parte dei suoi servitori, egli quasi si accese d’ira e disse loro: «O maligna razza di serpenti! Ringraziate Dio, il Signore, che tiene ora a freno la mia giusta ira! In verità, la più profonda delle mie prigioni sarebbe altrimenti la vostra sorte per tutto il tempo della vostra vita in ricompensa di questa vostra azione!

12. Voi siete miei servitori, allora attenetevi ai miei ordini, e poi agite conformemente ad essi come ha fatto Brudal, il vostro capo; però rimanga lontano da voi ogni atto arbitrario!

13. Dio è ora il mio e vostro unico Signore; Costui però non vi ha certamente comandato di impedire ai poveri di venire a me! Dunque voi vi siete comportati in maniera cieca e arbitraria!

14. Io però vi dico ora, per l’ultima volta, che questo sia il vostro ultimo arbitrio! Se qualcosa di simile dovesse verificarsi ancora una volta da parte vostra, allora voi sarete da me scacciati fuori nudi nelle parti più desolate del deserto!

15. E adesso ritiratevi nella vostra stanza, e pentitevi della vostra azione, affinché Dio possa perdonarvi!

16. Ma voi, miei poveri fratelli, venite qui con me nella sala, e rafforzatevi con cibo e bevande!»

17. Uno dei dieci poveri, però, aveva l’aspetto quanto mai miserando, essendo egli mezzo nudo, e a costui i servitori avevano voluto vietare l’ingresso più che ad altri.

18. Ma quando Lamec lo ebbe scorto, si commosse fino alle lacrime e gli disse: «O tu, povero fratello mio, vieni qui tra le mie braccia! Certamente tu sei diventato povero a causa mia! In verità, però, tu diventerai il più ricco al mio fianco tramite la grazia del Signore! Vieni dunque con me alla mia tavola!»

19. Allora il povero disse a Lamec: «O giusto re, io certamente ti seguirò; però non lasciare in disgrazia i servitori che volevano maltrattarmi, ma concedi loro il tuo intero perdono come io già di tutto cuore l’ho concesso loro!»

20. Queste parole del povero spezzarono il cuore a Lamec al punto che egli pianse, e poi immediatamente egli mandò un altro servitore da quei duri di cuore per annunciare loro che erano nuovamente in libertà. Lamec, dal canto suo, rientrò col suo povero nella sala e lo fece accomodare al proprio posto.

21. Successivamente anche quei duri servitori liberati comparvero col cuore del tutto addolcito, e si prostrarono ai piedi di Lamec al colmo della gratitudine. Lamec però li risollevò da terra con le sue mani e li salutò quali fratelli.

22. Il povero allora si alzò, egli pure commosso fino alle lacrime, abbracciò Lamec e poi gli disse:

23. «Lamec, ora ti ha abbracciato la vita eterna, ed Io, tuo Dio e tuo Signore, non sarò per te soltanto un Padre, bensì anche un vero Fratello! Così Io dimorerò su questa Terra in eterno!»

24. A questo punto tutti riconobbero il Signore nelle vesti del fratello povero.

 

[indice]

Cap. 250

Enoch riconosce il Signore guardandoLo negli occhi

 Sulla natura della Divinità onnipotente e la semplicità del Padre

9 febbraio 1842

1. Queste parole del Povero penetrarono come mille fulmini nei cuori di tutti i presenti. Lo stesso Enoch non era preparato a questa apparizione, anche se prima aveva manifestato saggiamente a Lamec il compiacimento del Signore riguardo al prodigioso fenomeno [della trasformazione] della frutta.

2. Perciò Enoch stesso si rivolse subito al Povero e Gli disse: «Se io interrogo il mio cuore, esso mi risponde in segreto: “Tu Lo sei!”; ma se io poi, con l’occhio dello spirito, guardo fuori dalle profondità del cuore, allora non riesco a scoprire come l’onnipotente e santo Padre, l’Iddio, il Creatore di tutte le cose, possa essere anche un povero! Perciò Ti prego di darmi qualche ragguaglio a questo riguardo affinché possa riconoscerTi!»

3. Allora il Povero si limitò a guardare Enoch; e quando Enoch ebbe visto l’occhio del Povero, si avvicinò in fretta là da Lui e disse: «Sì, sì, Tu Lo sei! Tu, buon Padre, Tu Lo sei veramente, perché tanta Dolcezza, tanta Mansuetudine, tanto Amore, tanta Fedeltà e nello stesso tempo tanta Sublimità divina, non possono irradiare da nessun occhio umano!»

4. E solo dopo tale esclamazione, il Padre, nella persona del Povero, cominciò a rivolgere alla nostra compagnia le seguenti parole, come indirizzandole ad Enoch:

5. «Enoch, e anche tu Lamec, ascoltate! Quello che il Povero vi dice, conservatelo profondissimamente! Quando il povero viene da te e tu lo accogli nel Mio Nome, allora tu accogli Me stesso.

6. Tu ora chiedi: “Come è possibile una tale cosa? I Tuoi attributi, o Dio, sono di certo soltanto Sublimità, Potenza e Forza!”

7. Io però dico: “In verità, in verità, tu non puoi mai riconoscerMi, in eterno, né nella Mia sublimità, né nella Mia potenza, né nella Mia forza, ma Mi puoi ben riconoscere nella Mia misericordia e nel Mio verissimo Amore paterno!

8. L’Amore però attrae tutto a Sé e vuole riunire tutto intorno a Sé in uno strettissimo cerchio! E vedi, questo fa il Padre!

9. Ma se tu vuoi misurare tutto secondo la Mia Divinità, allora tu non ami il Padre, bensì vuoi solo avvicinarti alla Divinità la Quale è infinita nella Sua Essenza, e con ciò ti disperdi e alla fine ti uccidi.

10. Comprendi però ulteriormente la Profondità dello Spirito di Dio! Ebbene, tu sei un uomo creato, e come tale consisti di un corpo e di un’anima vivente, nella quale dimora lo spirito d’amore.

11. Dalla Divinità è il tuo corpo; la sua legge è una irrevocabile costrizione, vale a dire: essere così e non altrimenti! Tu puoi fare quello che vuoi, ma la forma tu non la puoi cambiare!

12. Ma dato che il tuo corpo è un’opera dell’immutabile Potenza divina, così esistente in seguito all’onnipotente Costrizione (proveniente) da Dio, esso perciò è anche mortale e distruttibile.

13. Tu domandi: “Com’è possibile ciò?”. – Vedi, questo è possibile perché in Dio agisce la Libertà più sconfinata, e quindi Egli non può mai tenere una costrizione!

14. Se Dio fosse soltanto Dio, allora nessuna cosa sarebbe mai stata creata in eterno, bensì tutto sarebbe ancora un Pensiero infinito contemplabile solo a Lui; però nessun essere godrebbe della libera esistenza in Dio!

15. Dio però non è soltanto Dio in Sé e da Sé, bensì Egli è Dio (fuori) dall’Amore in Sé.

16. Dio proviene dal Suo Amore, e l’infinità è la Sua Essenza; questa Essenza però fa sempre ritorno nel Suo Amore e là Si sazia con l’infinita Forza e l’infinita Potenza.

17. E ascolta ancora: “La tua anima è generata dal Padre, il Quale è l’Amore in Dio.

18. Ma come questo Amore è la vera e propria Essenza fondamentale in Dio, per conseguenza anche questa tua anima è un’essenza fondamentale del tuo essere ed è un vaso raccoglitore per la vita eterna, e in essa tutto può essere trasformato per la vita eterna, anche il corpo, che è un’opera, ovvero un tempio dello Spirito di Dio attraverso la Costrizione divina”.

19. Tu chiedi: “Ma perché attraverso una costrizione?”. Vedi, finché tu tieni nelle tue mani una pietra, essa è sottomessa al tuo libero dominio, e con essa tu puoi fare ciò che vuoi!

20. Ma una volta che tu abbia lanciato la pietra via da te, così facendo l’hai certo svincolata dal tuo arbitrio, tuttavia la pietra deve volare in quella direzione che le prescrivesti con la potenza della tua mano, ma poi tu non puoi più mantenere sotto il tuo giudizio la pietra diventata libera durante il suo volo.

21. Quando però la pietra è ricaduta a terra, dato che di per sé essa non ha alcuna forza, allora tu puoi nuovamente sottometterla al tuo arbitrio.

22. Chi ora ha orecchi, ascolti! Ecco, il Padre, quale eterno Amore infinitamente grande in Dio, ovvero nell’Effetto del Suo Amore ha dato via tutto da Sé!

23. Con la fionda immensa della Sua infinita Potenza, Egli ha colmato per l’eternità tutta l’infinità con tutti i Suoi pensieri infinitamente grandi. Egli per Sé non ha tenuto niente, bensì tutto ciò che aveva, Egli lo ha dato!

24. Dunque il Padre in Sé è povero, e la povertà è ora il Suo Amore; la Sua ricchezza però è ora il libero Amore e la Sua Vita unica ed eterna, nella quale soltanto dimora ogni Potenza e Forza.

25. Questa povertà però è ora la massima Beatitudine del Padre, poiché ora Egli vede di nuovo ritornare tutto a Sé e può afferrare di nuovo il tutto, infinitamente più perfezionato, nel Suo Amore.

26. Vedi, il Sole, la Luna e tutte le stelle, in breve tutto quello che puoi vedere e afferrare, ebbene, tutto ciò corrisponde dunque alla Mia Divinità o Potenza! La Mia Costrizione lo lega.

27. Ma così come sono le cose, non possono restare, poiché tutto ciò esiste là a causa del Padre, affinché Egli si arricchisca in eterno, in eterno, poiché Egli ha voluto da Sé essere Povero per un [certo] tempo.

28. Siate dunque anche voi, da voi stessi, a Mia fedele Simmetria. Siate veri figli Miei! Date, come Me, voi pure tutto qui (sulla Terra), e rendete liberi il vostro amore e la vostra vita che è proveniente da Me, e così voi diventerete ricchi con Me in eterno, in eterno! Diventate poveri, affinché possiate diventare ricchi! Amen!»

 

[indice]

Cap. 251

L’intensa commozione di Enoch per la volontaria povertà del Padre

 L’enorme apertura del Padre verso i figli, da sacrificare la propria Vita per salvarne anche uno solo

Cenni sulla futura incarnazione del Signore

10 febbraio 1842

1. Quando Enoch e tutti gli altri ebbero udito tali parole dal Padre nella persona del Povero, tutti caddero ai Suoi piedi, Lo adorarono e Gli resero lode per la Sua Bontà infinita e per la dimostrazione di tanto immenso Amore.

2. Ed Enoch, come in uno stato di completa estasi, disse: «O Padre santo! Per molti anni il mio misero cuore si è occupato di Te e in se stesso ha trovato che Tu sei l’eterno, purissimo e infinito Amore.

3. Già precocemente io ho imparato dal mio sentimento ad affezionarmi soltanto a Te, o Padre santo, con tutto l’amore, e dallo stesso sentimento ho imparato a conoscerTi quale un unico vero Padre infinitamente buono, e nessun insegnamento contrario è mai riuscito a portarmi ad altri concetti e rappresentazioni di Te; in poche parole, io riconobbi in Te, prima di ogni altra cosa, il Padre infinitamente buono, perfetto per il mio cuore!

4. E quando a tutti noi sull’altura fu dato di avere parte alla infinita e celestiale fortuna della grazia che Tu saresti venuto a visitarci, allora io trovai anche la conferma, nella maniera più perfetta e più splendida, del mio precedente insegnamento del cuore.

5. Ma nonostante tutto questo io non mi sarei mai azzardato, anche solo lontanamente, a farmi una simile idea di Te!

6. Ma quanto completamente annichilito io sto ora qui dinanzi a Te, o Padre santo, perché Tu chiami povero Te stesso, sì, non solo Ti chiami così, ma vuoi essere veramente povero per accogliere in Te noi tutti – infinitamente glorificati di nuovo attraverso il Tuo Amore e la Tua Misericordia – come anche tutti i milioni e milioni che secondo la Tua santissima Volontà ci seguiranno ancora, come un raggio di Grazia che è ritornato e che un tempo fuoriuscì da Te, per essere poi per noi tutti un Padre visibile, onnipotente e santissimo!

7. O Padre santo, che sei colmo dell’inesprimibile, infinito e supremo Amore! In verità, in verità, in verità, questa Rivelazione è troppo indicibilmente grande e troppo santamente maestosa per un uomo mortale!

8. Santo, santo, santo sei Tu, o Padre, e il cielo, Sole, Luna, stelle e questa Terra sono pieni della Tua Gloria infinita.

9. Io perciò, con il massimo ardore nel mio cuore, voglio lodarTi, glorificarTi ed amarTi sopra ogni cosa, ogni cosa, ogni cosa!

10. O Padre infinitamente buono! Se mi fosse possibile renderTi nuovamente ricco e riportarTi tutto quello che il Tuo infinito Amore ha dato a tutti noi con tanta immensa abbondanza, anzi in tanta sconfinata pienezza, oh, quale beatitudine sarebbe allora la mia!»

11. A questo punto il Padre abbracciò Enoch e disse: «Mio diletto Enoch, non preoccuparti per cose inutili! Vedi, se a Me premesse proprio di rientrare in possesso di tutto quello che ho dato, allora di certo potrei anche riprenderlo, poiché senza alcun dubbio Io solo ne avrei la Potenza e la Forza necessarie, dato che all’infuori di Me non esiste né una qualche potenza, né una qualche forza!

12. Io però ti dico: “Anche se ti fosse possibile darMi soli, lune e tutti gli innumerevoli mondi dello spazio infinito, tutto ciò sarebbe dinanzi a Me infinitamente di meno del fatto che tu Mi ami sopra ogni cosa, come un vero figlio ama il suo vero padre!”

13. Infatti vedi, il massimo è questo: e cioè che Io sono un vero Padre per voi, e voi siete dei veri figli per Me!

14. In verità, in verità, per amore di un figlio Io sarei disposto a sacrificare miliardi di soli e di mondi di ogni specie, qualora non potessi altrimenti farlo ritornare a Me!

15. Anzi, ascolta, Mio Enoch, Io voglio dirti una cosa che va ancora ben oltre di quanto ti ho già detto finora!

16. Ecco, tu sai che Io ho trattenuto soltanto la Vita indivisa quale il Mio amore in Me, mentre tutto il resto l’ho dato! Io stesso sono questa unica, eterna Vita; fuori di Me tutto è morto, e niente ha una vita se non fuori da Me!

17. Ma se capitasse che un figlio potesse essere salvato solo alla condizione che Io questa Mia unica, eternissima Vita, la sacrificassi, allora preferirei piuttosto sacrificarla, che perdere uno solo dei Miei figli! O Enoch, – puoi tu concepire questo Amore?»

18. A queste parole Enoch e tutti gli altri caddero ai piedi del Padre versando lacrime ardenti di un amore troppo intenso, e nessuno fu in grado di pronunciare una sola parola.

19. Ma il Padre disse: «O figlioletti, tali cose ve le ha ora dette il vostro buon Padre affinché possiate riconoscere il Suo Amore! Egli però non ha detto queste cose invano, poiché quanto Egli ha detto, questo Egli lo farà attraverso la Sua Parola divenuta carne nel grande Tempo dei tempi.

20. Sì, Io genererò un Figlio, e a questo Figlio (Gesù) darò tutta la Mia Vita, ed Io sarò nel Figlio, e il Figlio sarà in Me, e poi Padre e Figlio saranno in eterno perfettamente una cosa sola! Amen!»

 

[indice]

Cap. 252

Preoccupazione di Enoch per la supposta morte sacrificale del Signore

 La grande Rivelazione del Signore riguardo ai sette Spiriti di Dio

Dell’Uomo-Dio, Gesù, quale Parola di Dio fattasi carne

11 febbraio 1842

1. Dopo queste parole, Enoch si ridestò, gettò a se stesso e al Padre uno sguardo serio ed afflitto, restando per breve tempo come del tutto smarrito. Ma alla fine egli si fece coraggio e rivolse al Padre le seguenti parole:

2. «O Padre santo, infinitamente amorosissimo! Le Tue ultime parole santissime hanno risuonato troppo infinitamente maestose e misteriose! Chi all’infuori di Te può ne comprendere il suo senso spirituale?

3. Se Tu, cosa che proprio a Te non è impossibile, abbandonassi la Tua Vita e volessi far uccidere Te stesso da creature condizionate in qualche modo a far questo, ebbene, non verrebbe subito ucciso tutto all’istante nell’intero spazio infinito?

4. Infatti, tutto quanto vive, di certo vive solo di una vita che è proveniente da Te, dunque la Tua Vita; ma quale vita vivrebbe poi il tutto, se Tu, quale Fonte prima della Vita, trapassi nella morte?

5. O Padre santissimo, chiariscici questa cosa, e concedici una potente luce, altrimenti con queste parole Tu ci avresti annunciato l’immancabile annientamento eterno di tutte le cose e di tutti gli esseri!»

6. A questo punto il Padre si alzò e disse ad Enoch: «A te, Mio Enoch, sarà dato di conoscere e di comprendere il grande mistero del Mio Regno, ma a nessun altro all’infuori di te!

7. E dunque sigilla anche in te queste parole che Io sto ora per dirti, poiché soltanto te e nessun altro deve comprenderne il senso fino al grande Tempo dei tempi; il mondo però deve essere colpito da cecità fino alla fine.

8. E dunque ascolta: “Amore e Vita sono una cosa sola, e tuttavia sono due: l’Amore è la Causa, e la Vita l’effetto. Così anche la Luce e la Sapienza sono una cosa sola, e tuttavia sono di nuovo due: la Luce è la Causa e la Sapienza l’effetto.

9. Dall’Amore e dalla Vita però sorge ancora una terza cosa, e questa è la Forza d’azione, la quale è il potente Spirito. E dalla Luce e dalla Sapienza sorge pure una terza cosa, e questa cosa è l’Ordine, dal quale provengono la forma di tutte le cose e ciò che determina lo scopo finale.

10. E fuori dall’Amore e dalla Vita, e fuori dalla Luce e dalla Sapienza, sorge lo Spirito di ogni Santità, e questo è la Parola proveniente dalla bocca di Dio.

11. Questa Parola è sostanziale, ed è la Causa dalla quale tutte le cose, originariamente sostanziali, sono create.

12. Se tu ora consideri l’Essenza dell’Amore e della Vita e la Forza d’azione sorgente da entrambi, e se consideri l’Essenza della Luce e della Sapienza e l’Ordine che proviene da entrambi, e se infine consideri ancora la Santità ovvero l’Essenza dell’eterna Parola proveniente dalla bocca di Dio proveniente da tutte le precedenti, allora tu hai i sette Spiriti che sorgono tutti dall’Amore, e l’Amore stesso è il primo Spirito sorto da Sé, mentre gli altri sei sorgono contemporaneamente dall’Amore, pur essendo dall’eternità una cosa sola con l’Amore.

13. L’Amore e la Vita possono però essere divisi, e allora l’Amore è simile ad un masso di ghiaccio nel quale non è insito alcun calore; la Vita però di per Sé diventa un fuoco libero, che distrugge e in questa distruzione cerca un addolcimento tollerabile.

14. Così pure la Luce e la Sapienza possono essere divise; e allora la Luce è come morta nel fuoco distruttivo, e la Sapienza diventa notte, inganno, falsità e menzogna.

15. Così pure la Parola, sorgente dall’Amore e dalla Vita, e dalla Luce e dalla Sapienza, può essere sostanzialmente divisa.

16. Che ciò sia possibile te lo dimostra l’intera Creazione, e nella Creazione tu puoi vedere tutte le divisioni precedentemente accennate; esse sono già state tutte attuate da Me, e la loro Causa sono Io, e lo scopo ultimo di tutto questo si chiama: la prova della vita o il continuo esercizio e rafforzamento della vita eterna.

17. E vedi, nonostante tutte queste divisioni, Io sono qui indiviso e nel pieno possesso di tutti i Miei Spiriti!

18. E così sarà anche nel grande Tempo dei tempi, quando cioè l’eterna Parola (lo spirito di Gesù), quale Causa sostanziale di tutte le cose, diventerà carne in Se stessa, nella quale dimorerà tutta la Pienezza del Mio Essere.

19. Il mondo però ucciderà la carne; ma la Pienezza di Dio, dimorante nella carne, quale l’eterno Amore, rivivificherà immediatamente la carne fuori da Sé, e allora la Pienezza di Dio dimorerà eternamente nella Sua Parola diventata carne quale Uomo di fronte alle Sue creature, e queste Lo vedranno e Gli parleranno come ad un giusto Fratello.

20. Solamente, questo Uomo-Dio porterà a tutti voi la vera ed eterna vita. Fino a quel tempo, però, voi vivrete solo una vita separata dal Mio amore.

21. Vedi, questo è il senso delle Mie parole; tu questo senso comprendilo, ma nessun altro all’infuori di te, e neppure il mondo, fino alla fine! Amen!

22. E adesso mangiate e bevete tutti! Amen!»

 

[indice]

Cap. 253

I dubbi e le opinioni dei vari ospiti sul conto del misterioso Povero

14 febbraio 1842

1. Dopo questo discorso del Padre, ciascuno prese posto alla mensa con la massima reverenza, e mangiò e bevve. Però a quella mensa nessuno si azzardava più ad aprire bocca, perché la Sapienza infinita del Padre, rivelatasi nelle Sue parole ad Enoch, aveva tolto il coraggio a tutti.

2. Invece tra gli altri ospiti la conversazione era discretamente animata. Alcuni non riuscivano a capire la trasformazione di Lamec, e perciò si intrattenevano su questo avvenimento, ma essi non potevano certamente ricavarne un grande profitto, dato che per la maggior parte non conoscevano affatto tutto quello che si era verificato nei riguardi di Lamec in quel breve tempo.

3. Inoltre, coloro che si trovavano più vicini alla nostra comitiva principale erano rimasti assai colpiti dalla presenza del Povero e della Sua grande Sapienza, e anch’essi non sapevano cosa pensare di Lui.

4. Alcuni si sussurravano l’un l’altro: «Qui deve trattarsi di un veggente!»

5. Altri invece dicevano: «Costui deve essere certamente un incantatore di serpenti, perché si dice che tale sia appunto l’aspetto di coloro ai quali serpenti e le vipere obbediscono!»

6. E di nuovo altri osservavano obiettando ai primi: «Se tale fosse il caso, allora egli dovrebbe avere con sé almeno una bacchetta magica e inoltre dovrebbe fare uso di segni del tutto misteriosi! Noi crediamo invece che egli sia piuttosto un sapiente astrologo. Questa cosa risulta anche in grandissima parte dal fatto che egli è chiamato “padre” da tutti, perché appunto con questo nome si è soliti onorare un simile sapiente!»

7. Ma ecco un altro esprimersi in maniera contraria ai precedenti e dire: «Io non sono per niente della vostra opinione! Non credo di sbagliarmi, perché io dispongo di una vista acuta e perciò mi azzardo di affermare in via assoluta che questo povero non è altri, ma sotto altre vesti, che quell’Uomo magnifico che oggi verso la metà del giorno si trovava al fianco di quel saggio vegliardo dall’altura, mentre Lamech portava al tempio la tavola con sopra segnato il Nome del Dio di Farak. I lineamenti sono gli stessi fino al inimassimo dettaglio; solo che non sembra perché le vesti che indossa sono quanto mai misere»

8. Ancora un altro mise in rilievo la stessa cosa, solamente non poteva spiegarsi il motivo per cui quel magnifico uomo si fosse così travestito, considerato che non c’era modo di trovare un motivo plausibile che giustificasse una simile cosa.

9. E un altro osservò a sua volta: «Se egli è veramente quel magnifico uomo, come anche a me pare che sia, allora è possibile che egli si sia vestito in questo modo forse soltanto per fare una sorpresa! Infatti Lamech gli dimostrava grande amore e sembra che egli si sia segretamente dileguato nel tempio, così come di passaggio ho avuto occasione di apprendere, motivo per cui pare anche che ci sia stato un formale tumulto! Dunque, per recare tanta più sorpresa a Lamech e agli altri, egli si è travestito così!»

10. Ma un altro ancora obiettò così: «Questo sarebbe tutto giusto; dal canto mio però non posso affatto comprendere ancora perché gli altri, che sono molto più anziani di lui, lo chiamino continuamente “padre”! Infatti non può essere una distinzione per il fatto che egli è un sapiente, dato che in questo caso anche agli altri sapienti dall’altura spetterebbe senz’altro questo titolo onorifico! Bisognerebbe proprio che tale fosse il suo nome, altrimenti non saprei davvero spiegarmi la cosa!»

11. Un altro però, che si trovava più vicino all’ultimo oratore, osservò a quest’ultimo: «Sarebbe tutto giusto come tu dici, sennonché io devo mettere in rilievo una certa circostanza, e questa è quanto mai importante! Ebbene, non hai visto tu come poco fa tutta la nobile compagnia si è prostrata dinanzi a lui, e dinanzi a lui ha pianto e lo ha addirittura adorato?

12. Se egli fosse soltanto un grande sapiente – mettiamo pure come un giorno lo fu il famoso maestro Farak e come lo sono questi grandi saggi prodigiosamente potenti che provengono dall’altura – allora essi, in unione a Lamech, non si comporterebbero così!

13. Dietro a quest’uomo dunque deve nascondersi certamente qualcosa di particolarmente straordinario! Ma di che cosa si tratti veramente, ebbene questo sarà estremamente difficile capirlo, tanto per noi due che per ciascuno di noi!

14. Per conseguenza restiamocene quieti e in silenzio, e non soffiamoci sulle dita quando queste non ci scottano ancora; prendiamo invece la frutta che si trova qui sulla tavola! Mi comprendi tu?»

 

[indice]

Cap. 254

La diffidenza dei poveri ospiti verso Lamec

Il buon consiglio del Signore e le parole fraterne di Lamec agli ospiti poveri

15 febbraio 1842

1. E quando tutti si furono saziati a sufficienza, si alzarono dai loro posti e ringraziarono il Signore per l’abbondante e gustosissimo pasto che era stato loro offerto.

2. E la stessa cosa la fecero anche tutti gli invitati che in parte erano dei poveri, e in parte delle persone che erano state imprigionate.

3. Tutti questi ospiti ringraziarono anche il Dio di Farak, poiché essi non sapevano che il santo Donatore si trovava in mezzo a loro.

4. E dopo che ebbero ringraziato interiormente il Dio di Farak, ciascuno si presentò a Lamec, incrociò le braccia sul petto e rese con ciò grazie anche a lui per la grande bontà dimostrata loro.

5. Lamec però si volse subito verso coloro che ringraziavano e respinse i ringraziamenti, ed accennò con il suo sguardo ai poveri ospiti come essi avrebbero dovuto ringraziare il Povero, aggiungendo a tale benevolo cenno, fatto alquanto nascostamente, anche le seguenti parole: «Non io, bensì Costui è il vero Donatore di tutto ciò e anche di altri innumerevoli buoni doni!»

6. Ma i poveri ospiti si guardarono meravigliati e si domandarono in segreto l’un l’altro in preda a grande sbalordimento: «Che cosa vuole significare con ciò il sublime re Lamech? Noi dovremmo ringraziare il povero che, come noi, non possiede niente? Il re, da quando lo si conosce, è stato sempre stranamente capriccioso, e questo è certamente un qualche nuovo capriccio da parte sua! Chissà se egli già oggi non ci faccia mettere tutti a bollire ed arrostire! Osserviamo dunque bene e cerchiamo, non appena ci sarà possibile, di schivare la sua vicinanza troppo pericolosa!»

7. Ma avendo Lamec udito questo borbottare, egli afferrò subito la mano di uno di quei diffidenti e gli domandò, come era sua antica abitudine, un po’ bruscamente: «Deplorevole amico, perché tu pensi ancora così male di me?»

8. A tale domanda l’interrogato fu colto da tanta angoscia, che cadde a terra quasi del tutto privo di sensi davanti a Lamec.

9. Di fronte a ciò, anche Lamec si spaventò così tanto da non sapere che cosa fare; egli perciò si affrettò ad accostarsi al Padre e gli espose quello che era accaduto.

10. Il Padre disse a Lamec: «Vedi, tu in avvenire non devi fare mai niente senza di Me, se vuoi essere utile al mondo!

11. Vedi, questa gente non sa ancora che tu ora non sei più re, bensì soltanto una guida e un sommo sacerdote per il popolo, tramite Me e da Me; per questo motivo il popolo non si fida ancora di te, perché in te continua a vedere il terribile tiranno.

12. Sali dunque adesso sul trono, e nel Mio Nome dichiara al popolo quello che tu ora sei, e quali sono le tue intenzioni a suo riguardo, e poi tutto rientrerà nel buon ordine! Va’ dunque e fa, con poche parole, ciò che Io ti ho consigliato!»

13. E allora Lamec chiese al Padre se sarebbe stata cosa ben fatta salire sul trono, considerato che prima sullo stesso era giaciuto il Nome santissimo.

14. Ma il Padre disse a Lamec: «Come mai ora sei diventato così sciocco? Vedi, tu puoi parlare con Me, mentre il trono ti incute paura per il solo fatto che per qualche tempo vi giacque il Mio Nome da te stesso disegnato? Ma dimMi un po’ ciò che conta di più: Io, o il Mio Nome?

15. Se tu, per puro timore reverenziale nei confronti del Mio Nome, non vuoi presentarti sul trono e annunciare la tua destinazione che proviene da Me, allora Sali su questa sedia e da qui annuncia ciò che ti ho consigliato, poiché non voglio farti nessuna costrizione!»

16. Allora Lamec non se lo fece dire due volte, salì immediatamente sulla sedia e da lì si mise a predicare al popolo e narrò con grande amorevolezza tutti gli avvenimenti che lo avevano riguardato, espose loro inoltre quello che egli era ora diventato per il popolo e quello che sarebbe immutabilmente rimasto anche in avvenire.

17. E quando quel misero popolo di invitati ebbe udito queste parole, tutti proruppero in grida di giubilo e tutte le lingue si sciolsero in inni di lode e di gloria al Dio Farak.

18. Quando poi Lamec fu sceso dalla sedia, il Padre gli fece notare che per parlare egli si era posto sulla sedia dove prima si era seduto Lui, il santo ed onnipotente Dio stesso.

19. Allora Lamec gli si gettò ai piedi e Gli chiese perdono.

20. Il Padre però lo rialzò e gli disse: «Mio diletto Lamec! Io non ho richiamato la tua attenzione su questo fatto allo scopo di dimostrarti che tu avevi peccato contro di Me, bensì solo per farti comprendere che a simili scopi di insegnamento tu, malgrado tutto, puoi utilizzare il tuo trono, anche se su di esso è stata deposta prima la tavola.

21. Io ti dico: “Il Mio occhio è orientato solo verso il cuore! Tutto il resto non ha alcun valore per Me, poiché Io sono l’Amore stesso e perciò non voglio altro che amore”.

22. Ora però Sali sul trono, e con delle buone parole famMi conoscere a questo popolo, affinché non abbia più a bisbigliare e tirare a indovinare sul Mio conto, bensì apprenda compiutamente Chi si trova in mezzo ad esso! Amen!»

 

[indice]

Cap. 255

Il discorso di Lamec dal trono sulla presenza visibile del Padre nella persona del Povero

 Le espressioni minacciose degli scettici tra gli ospiti

 Il Signore e gli scettici

16 febbraio 1842

1. Allora Lamec salì sul trono senza più preoccupazioni, e con parole bene ordinate annunciò la presenza dell’eterno Padre santissimo ed amorosissimo nella Persona del povero Uomo.

2. E quando tutti gli ospiti poveri e gli ex prigionieri ebbero appreso tale cosa dalla bocca di Lamec, ed ebbero udito anche come la costruzione del tempio era stata ordinata appunto da questo santissimo Padre e poi anche edificato in maniera davvero prodigiosa, allora i poveri si prostrarono subito sulle loro facce e Lo adorarono.

3. Gli ex prigionieri dicevano tra di loro: «A me è incomprensibile come il Dio onnipotente che con la Sua Onnipotenza abbraccia Cielo e Terra, e al Quale obbediscono il Sole, la Luna e tutte le stelle, e i venti, le nubi, i fulmini e tutte le grandi acque, debba essere un uomo così tanto povero!

4. Questo è certamente di nuovo un astuto raggiro di Lamec! Egli deve aver visto che con i grandi abitanti della montagna non poteva approdare a nulla usando la violenza, per conseguenza ha dovuto rassegnarsi ad accettare le loro condizioni oppure doveva camminare sopra ai carboni ardenti.

5. È accaduto dunque che egli ha dovuto in primo luogo abbandonare la sua ridicola divinità e, in secondo luogo, ha dovuto fare la stessa cosa col suo regno; tuttavia egli, allo scopo di poter signoreggiare sopra di noi, con l’aiuto amichevole dei potenti e saggi abitanti della montagna, ha escogitato per noi, certamente con molta astuzia, una divinità visibile, la quale dovrebbe consacrarlo, in un certo qual modo dinanzi ai nostri occhi, come unico sovrano del tutto legittimo.

6. O Lamec, se tu sei saggio, così pure lo siamo anche noi! Se vuoi abbagliare i vedenti, allora devi farlo in un altro modo, perché in questo modo non ci riuscirai in nessun caso!

7. Noi però ce ne andremo là dal povero e gli domanderemo alquanto seriamente come stanno le cose riguardo alla sua divinità, e poi ben presto si mostrerà cosa si nasconde dietro a questo raggiro di Lamec!

8. Ma guai a te, Lamec, se il tuo povero non è quello che hai mostrato a noi! Sapremo ben noi come farti camminare sopra ai carboni ardenti!»

9. E detto questo, parecchi di tali avversari di Lamec si avvicinarono immediatamente al Povero, e uno fra i principali oratori fece la seguente domanda all’Uomo povero:

10. «Ascolta, tu che del resto sembri un onesto e sincero uomo povero! Sei davvero tu colui di cui l’astuto Lamec ha detto dal trono?

11. Ma rifletti bene prima di parlare, perché se noi dovessimo accorgerci che sei in combutta con Lamec, allora la punizione che ti spetta sarà terribile!

12. Farak ha insegnato il vero Dio, e la santa dottrina di Farak si mantenne fino ai fratelli di Lamec, che quest’ultimo ammazzò laggiù nel bosco, dove ci sono le grandi pozzanghere, paludi e le cloache, per il motivo che lui stesso voleva essere un dio e un signore. E chissà quello che l’astuto sta ora architettando nella sua testa!

13. Perciò vedi di dire la pienissima verità dinanzi a noi, altrimenti finirai molto male, e poi a Lamec non andrà per niente meglio che a te!»

14. Dopo tale intimazione, il Signore si alzò e disse a quei rumorosi: «Perché chiedete a Me? Non è stato Lamec a dirvelo? Se voi però dubitate, perché non andate a prendere miglior consiglio da dove è partita questa affermazione sul Mio conto?

15. Ma come può essere che i poveri credono a quanto ha detto Lamec, mentre voi non ci credete? E credereste voi a ciò che ha detto Lamec se Io, dinanzi a voi, dessi conferma di quanto egli ha asserito?

16. Vedete, voi siete ancora colmi dello spirito maligno, e perciò non vi è possibile credere!

17. Lamec depose per tutti i tempi il bastone di dominatore, avendoMi egli riconosciuto, e raccolse in cambio il bastone da pastore da Me consegnatogli, ma ora voi vorreste conquistare per voi il bastone del dominatore e cacciare Lamec tra le fiamme?

18. Perciò siete anche pieni di malignità e non volete riconoscerMi!

19. Io però non dirò a voi Chi sono; perciò andate da Lamec e disputate con lui riguardo a Me!

20. In verità, voi non dovete riconoscere il Padre prima che Egli se ne sarà andato! E ora andate, se non volete morire! Amen!»

21. A questo punto i rumorosi cominciarono a grattarsi il capo, e pian piano si diressero verso il trono di Lamec. Ma giunti là, si trovarono così angosciati e confusi, che nessuno seppe cosa avrebbe dovuto dire a Lamec, perché le parole del Povero avevano fatto gelare il sangue nelle loro vene.

 

[indice]

Cap. 256

Gli scettici disputano con Lamec sulla divinità del Povero

Il culto fuorviato degli scettici

17 febbraio 1842

1. A Lamec però non sfuggì che questi suoi nemici di una volta, che per essere stati tali egli aveva fatto rinchiudere nelle prigioni, volevano indirizzargli qualche domanda, ma che nessuno si azzardava ad esporgli ciò che essi avrebbero voluto chiedergli. Per conseguenza fu lui stesso a domandare loro: «Che cosa cercate? Che volete? Oppure avete perso qualcosa?»

2. Finalmente uno di loro si fece coraggio e disse: «Ascoltami, o severo re Lamec! Noi qui ci troviamo tutti molto male, ma non per quanto riguarda il nostro corpo, bensì per quanto riguarda il nostro intelletto!

3. Vedi, tu prima, nel tuo buon discorso, hai fatto sapere che quel povero che se ne sta lì è il vero e unico Dio e Creatore del Cielo e della Terra, dunque lo stesso Dio e Creatore di tutte le cose che noi tutti abbiamo imparato a conoscere dai tuoi fratelli, come Lo annunciò un tempo Farak!

4. Ma che quel povero sia Dio, ebbene, questo noi non possiamo esaminarlo, né comprenderlo e, per conseguenza, non possiamo crederlo! Infatti Farak insegnò al popolo un Dio infinito che con la Sua destra abbraccia Cielo e Terra, e con la Sua sinistra giunge fino a dove il Suo Essere non ha fine.

5. Egli insegnò inoltre: “Dio è uno Spirito, e come tale Egli è presente dappertutto come un Pensiero infinito ed eterno, che però nessun essere creato può mai vedere, per la ragione che Egli è infinito”.

6. Il grande maestro insegnò inoltre: “Dio, a causa di tale Sua infinita caratteristica, è anche inesprimibilmente santo; perciò niente Gli si può avvicinare, ed Egli, secondo la Sua Visibilità possibile solo a Lui, cioè a Se stesso, dimora nella Luce eternamente inaccessibile”.

7. Ma se tu ora applichi questi insegnamenti di Farak degni di Dio a quel povero uomo, che secondo quanto asserito prima da te dovrebbe appunto essere il ublimassimo Dio di Farak, che figura ci fa?!

8. Ma noi, tuoi prigionieri ora liberati, avremmo fatto miglior viso ad un Dio che non a questo povero, il quale sembra essere, in sé e per sé, di certo un uomo onesto e saggio, contro il quale noi non abbiamo nulla da obiettare!

9. Ma da deplorare è solamente o lui, oppure tu, severo re! Lui, qualora davvero si immaginasse di essere l’onnipotente Dio, e tu e tutti gli altri se essi prestassero seriamente fede a tale affermazione!

10. Noi vorremmo perciò ben pregarti – se a te fosse gradito – di darci in proposito una spiegazione più particolareggiata!»

11. E Lamec, avendo udito queste parole, scese dal trono, prese per mano l’oratore e, guardandolo amichevolmente, gli disse:

12. «Ascolta, fratello e amico, i concetti che tu hai di Dio secondo gli insegnamenti di Farak, i quali sono ancora benissimo presenti nella mia memoria, sono pienamente degni di un Dio, perché tali concetti sono puramente spirituali e fanno scorgere dappertutto la Divinità infinitamente sublime.

13. Ma se io, basandomi sui tuoi concetti, ti domandassi e dicessi: “Se Dio, senza alcun dubbio, è completamente così come ha insegnato Farak di Lui, allora, com’è possibile anche solo pensare di attribuire a Lui la creazione di esseri finiti ed estremamente insignificanti? Come ad esempio la creazione di un moscone, di una zanzara o di un acaro delle foglie?

14. Come ha potuto il Dio infinito occuparsi di tali piccolezze terribilmente limitate e del tutto insignificanti?

15. Anzi, non è addirittura vergognoso pensare, se lo dobbiamo accettare, che il Dio di Farak, infinitamente sublime, ha formato noi uomini così imperfetti ed ha potuto lasciare, quale infinito Creatore, così grandi lacune nella Sua Creazione?

16. Perché mai sulla Terra deve essere ora notte, ora giorno? Non è la notte una contraddizione con la Luce eterna in Dio? A Lui, durante la Creazione, Gli è dunque venuto a mancare il materiale necessario per costruire un secondo sole che avrebbe posto una fine alla notte della Terra?

17. Noi vediamo fra la Terra e il firmamento un immenso spazio vuoto; perché dunque l’onnipotente Dio di Farak ha lasciato vuoto un simile enorme spazio nella Creazione?

18. Come si può conciliare un tale vuoto con l’infinita Sublimità e Onnipresenza di Dio? Come poter pensare poi ai rifiuti del tutto puzzolenti del nostro corpo e così pure a tante altre moltissime cose?”

19. Ora io, Lamech, ti ho posto tali domande [basandomi sui tuoi concetti];

ebbene, ora tu dammi una risposta soddisfacente e dimmi qual è il tuo pensiero riguardo a tutto ciò, e poi anch’io darò una risposta del tutto valida alla tua domanda!

20. Ecco, io vedo che tu ora taci e ti trovi enormemente imbarazzato a trovare una risposta; ma quel povero Uomo che ora è là mi ha concesso il potere di leggerti nel cuore, e questo tuo cuore dice: “Se le cose stanno indiscutibilmente così – ciò che l’intera Creazione dimostra con chiarezza – allora o Dio non esiste affatto, e tutto è un’opera arbitraria di una cosa che si è formata tramite una circostanza casuale di qualche cambiamento di forze, oppure vi è un Dio che è solo un eterno spettatore di quello che attuano le forze attraverso i loro casuali cambiamenti”.

21. Vedi? Vedi quali frutti ti porta la tua conoscenza di Dio? – Io però ti dico: “Va’ lì, e prostrati ai piedi di quell’Uomo povero, e pregaLo che ti mostri grazia e misericordia, e allora ben presto vedrai come Dio è del tutto propriamente costituito!

22. Io ora però non posso dirti di più, bensì ti consiglio soltanto ciò che tu dovresti fare. Fa’ dunque così, affinché tu non vada in rovina! Diventa completamente libero in Dio! Amen!»

 

[indice]

Cap. 257

Gli scettici davanti al Signore

Chi eleva il suo cuore a Dio, verrà illuminato da Lui e non conoscerà mai la morte

I primi uomini erano migliori perché agivano da giudicati

Nessuno può dire a Dio ciò che Egli deve fare

 Il Signore nelle vesti di un povero, perché ha dato via tutto per formare dei figli per Sé

18 febbraio 1842

1. Dopo questo discorso, gli scettici, intimiditi e messi completamente con le spalle al muro, si presentarono all’Uomo povero, accompagnati da Lamec.

2. E giunti là si inchinarono davanti al Povero, e l’oratore principale rivolse a Lui la seguente domanda: «Se mi è concesso parlarti come si parla ad un uomo, allora dimmelo, e poi io aprirò la mia bocca!»

3. E il Signore disse: «Io so che cosa ti induce ora a parlare con Me, e così, per quanto Mi riguarda, non c’è bisogno che tu metta in azione la tua lingua; se tu però vuoi parlare, allora parla per i tuoi fratelli e per te stesso!»

4. Queste parole sorpresero profondamente il nostro oratore, che dopo un po’ disse: «Sì, se la cosa è sul serio così, allora io posso ben tacere e mi limiterò a pregarti di fare luce e mettere così fine ai nostri continui dubbi, poiché la luce, anzi la vera Luce, è quella di cui abbiamo bisogno tutti! Questo tu puoi certo farlo, dato che noi te ne preghiamo con estrema insistenza!»

5. E il Signore disse: «Ascolta, chi antepone la propria lingua alla Mia, costui diventerà muto! Chi antepone il suo occhio al Mio, costui diventerà cieco! Chi stende il proprio braccio contro il Mio, costui verrà umiliato fino alla sua ultima goccia di sangue! Chi vorrà porre i propri piedi dinanzi ai Miei, costui diventerà uno storpio! E se qualcuno vuole anteporre il suo capo al Mio, in verità, il suo cervello diventerà un’acqua torbida e il suo cranio un vaso colmo di immondizia!

6. Chi però, in tutta umiltà, eleverà il suo cuore verso il Mio, a costui Io illuminerò la sua vita con la rischiarante fiamma del suo amore per Me, e nel suo intero essere vi sarà tanta Luce che egli, in questa Luce, non vedrà mai più in eterno la morte!

7. Farak vi insegnò a conoscere un Dio inaccessibile, e la sua dottrina era perfettamente giusta, perché allora il Dio del Cielo e della Terra era per voi inaccessibile, poiché a quel tempo, in fatto di amore, anche una iena vi avrebbe svergognati.

8. In verità, sono trascorse solo appena poche lune (mesi) da quando Io, grazie alla Mia grande e spontanea Misericordia, condussi via i vostri figli sotto la guida di Meduhed e di Sihin, avendo cominciato a mostrarsi in loro una lieve cintillino d’amore. Ma affinché questa cintillino non venisse ben presto soffocata di nuovo in questa pianura del fango, allora Io li spinsi fuori (dalla pianura) con la Mia destra.

9. E vedi, Sihin Io lo condussi nel deserto e là gli diedi per maestro una iena, e poi lo feci istruire da un leone, quindi da un orso, poi da una tigre e da un lupo, poiché allora questi animali ferocissimi avevano più amore e più clemenza dell’uomo.

10. Ma se già poche lune (mesi) fa l’uomo era ancora costituito così nel suo cuore, come sarà stato poi costituito secoli fa ai tempi di Farak?

11. Tu adesso dici: “Sappiamo che fino a Lamec non è stato sparso sangue umano; dunque anche gli uomini devono essere stati migliori!”

12. Sì, Io ti dico, essi erano migliori, ma non come uomini liberi, bensì come uomini giudicati, i quali non potevano fare ed agire diversamente da come Io, con la Mia Onnipotenza, permettevo loro!

13. Essi erano costretti ad agire così, e le loro azioni non erano un’opera della loro libera volontà, bensì era un’opera della Mia Onnipotenza; ma affinché essi, nonostante ciò, fossero conservati, allora essi dovettero, con gli occhi del loro animo, vedere Dio come un Giudice inesorabile.

14. Quando però gli uomini osservarono i comandamenti dell’eterno Giudice nella grande paura di Lui, allora Io Mi impietosii del popolo e gli donai la libertà.

15. E vedi, non appena loro, gli ex prigionieri della Mia potenza, furono lasciati liberi, tutte le bestie feroci se ne fuggirono da loro, perché negli uomini lasciati liberi esse non vedevano nient’altro che serpenti velenosi!

16. Io ho visto ciò già dall’eternità; però Io conoscevo anche il Mio tempo e sapevo, e ora pure so molto bene, il perché alla pioggia fecondatrice deve precedere l’uragano. Ed Io faccio quello che faccio, e ne so il perché. Ma chi può chiederne conto a Me? E se egli vorrà chiederMelo, glielo darò poi Io?

17. Vedi, così era, e così è adesso; ma come sarà in avvenire? Questo Io lo so bene; ma devo forse dirlo a te? No! Questo tu non potrai mai indurMi a farlo, perché Io sono eternamente libero e faccio ciò che voglio!

18. Oggi ti faccio vedere bianca tutta la Terra, e domani invece la vedrai tutta nera, poiché Io sono il Signore e non permetto che altri Mi dicano ciò che devo fare.

19. Tu dubiti di Me perché Io qui sono povero. In verità, un Dio, e un Signore, non è povero; perciò anch’Io non lo sono! Il Signore però ha avuto Misericordia di voi e vi ha resi liberi per diventare per voi un caro Padre; ma il Padre, a causa del Suo grande Amore, ha dato via tutto allo scopo di fare di voi dei figli, ed è per questo che ora Egli è così come tu Lo vedi qui dinanzi a te!

20. Non importa che tu Mi creda, ma invece amaMi, e così riconoscerai in Me che Io sono un vero Padre!

21. L’amore ti guarirà ed annienterà tutti i tuoi dubbi. E così dunque va’ lì ed esplora il tuo cuore; diventa umile, ed Io diventerò per te un giusto Dio e Padre in eterno! Amen!»

 

[indice]

Cap. 258

Gli scettici si consigliano fra loro

 Uno scettico decide di accettare l’invito del Povero, e riconosce il Padre

20 febbraio 1842

1. A queste parole del Signore, la nostra comitiva di scettici rimase profondamente colpita, e ciascuno cominciò a consigliarsi col proprio vicino su come sarebbero state da intendere le parole espresse dall’Uomo povero. Ecco i loro discorsi e le loro domande:

2. «Lo dobbiamo ritenere sul serio quale assolutamente verissimo Essere supremo, oppure dobbiamo rivolgergli ulteriori domande riguardo alla sua natura?

3. E se dovesse essere realmente quello che egli dice di sé, e quello che effettivamente e con assoluta fermezza il re ha detto di lui stando sul trono, allora egli potrebbe fornirci bene un segno tramite cui noi lo dovremmo riconoscere infallibilmente e del tutto indubbiamente!

4. Infatti per quanto riguarda la sapienza delle sue parole, essa è certamente alta oltre ogni misura per i nostri concetti e quanto mai sublime; però ora lasciamo che parli un altro che proviene dall’altura, e così ci troveremo di fronte allo stesso caso, perché anche quest’altro parlerà in modo tale che del suo discorso non ne comprenderemo proprio molto!»

5. Ma uno della comitiva disse agli altri che si stavano consigliando: «Fratelli, ascoltatemi, perché ora mi è passato per la mente un pensiero che io ritengo buono e prezioso! Che cosa dobbiamo fare e cosa si potrà fare? Che cosa vogliamo sapere? Vedete, questo è il cardine su cui gira tutto il nostro consigliarsi! Ma appunto a questo proposito mi è venuto il buon pensiero di cui ho detto.

6. Noi vorremmo chiedere a quest’uomo un segno, affinché noi possiamo credere che egli sia effettivamente quello che di lui ha asserito il re.

7. Ma prima chiediamoci noi stessi quale segno ci ha dato il grande Farak quale garanzia di verità della sua dottrina!

8. Per quanto ne so io, egli non ci ha dato alcun segno all’infuori della sublime dottrina stessa, e noi abbiamo tuttavia creduto a questa sua dottrina, e ciò facendo non abbiamo riflettuto su quanto essa avesse potuto essere vera o non vera!

9. Ma com’è che noi qui chiediamo un segno utile per rafforzare la nostra fede, per scambiarla con l’incomprensibile della dottrina di Farak, rispetto al molto comprensibile della dottrina di quest’uomo, il Quale non pretende da noi nemmeno una fede, bensì con dolcissime parole, infinitamente sagge, dice: “Non è necessario che voi Mi crediate, bensì che Mi amiate quale unico e vero Padre, così la fiamma dell’amore diventerà un luminare chiarissimo per voi, e poi nei vostri cuori vedrete in modo estremamente chiaro se Io sono Quello che Lamech ha annunciato che Io sono davanti a voi!”? Cosa vogliamo noi dunque ancora di più?

10. Io però so molto bene che due uomini non si conoscono completamente tra loro se non dopo che abbiano cominciato ad amarsi del tutto come veri fratelli e, per conseguenza, anche come intimissimi amici. Chi può conoscere a fondo una donna, se egli non l’ama e lei non ama lui?

11. In verità, a chi volesse affermare e dire: “Io sono, grazie al mio chiaro intelletto, un conoscitore di uomini, e l’astuzia della donna sta aperta dinanzi a me!”, ebbene, ad un tale io dico che egli è un grande mentitore!

12. Ma se noi constatiamo che, con l’amore verso i nostri fratelli e sorelle, non abbiamo mai sbagliato e anche non sbaglieremo mai, allora io non vedo veramente perché dovremmo sbagliare con l’amore verso Dio!

13. E per quanto riguarda quest’uomo povero, io vi devo confessare apertamente questo: “Io lo amo già del tutto sopra ogni misura, perché un uomo dotato di una tale sapienza non è eternamente povero. Ma se egli stesso, costretto dal suo amore, ha donato tutto quanto aveva, ebbene, chi non dovrebbe amare a sua volta un tale amore?

14. Ora però io la penso così: “Egli è un uomo sapiente ed amorosissimo, è un magnificentissimo fratello. Anzi, lui è un uomo colmo di amore fraterno e colmo del supremo e autentico amore paterno; perciò anche noi dobbiamo amarlo così come lo riconosciamo!

15. Se egli è o non è Dio in sé e per sé, questa valutazione sta ancora molto al di là della sfera delle nostre capacità; che in lui però vi sia davvero qualcosa di divino, questo è visibile in tutto il suo essere e risulta da ciascuna sua parola!”

16. E per conseguenza io voglio dunque essere anche il primo che si avvicinerà a lui con un cuore fortemente infiammato e, anzi, si avvicinerò immediatamente a lui!»

17. Dopo questo, l’oratore si avvicinò al Signore e Gli disse: «Carissimo fratello, colmo di divina Sapienza e di verissimo Amore paterno! Chiunque tu possa essere, sappi che io ad ogni modo ti amo, dato che ti ho trovato degnissimo di ogni amore, ed io so molto ma molto bene che con un tale verissimo amore presso di te non si sbaglierà mai!»

18. A questo punto egli abbracciò il Signore e Lo strinse al suo cuore.

19. E allora il Signore gli disse: «Tu ora hai abbracciato la vita eterna; il tuo amore sia per te una chiara luce! Amen!»

20. A questo punto l’oratore cominciò a sospirare e disse ai suoi fratelli: «Qui, venite qui! O fratelli, in verità, in verità qui c’è molto di più di un uomo! Qui c’è veramente il Padre!»

 

[indice]

Cap. 259

Tutti gli scettici riconoscono il Padre nella persona dell’Uomo povero

Insegnamenti sul perché il Signore si è presentato nelle vesti di un povero

21 febbraio 1842

1. Seguendo tale chiamata, allora anche gli altri si avvicinarono al Signore, e già al loro primo avvicinarsi essi percepirono come l’affermazione di colui che li aveva preceduti fosse corrispondente alla pienissima realtà.

2. Così essi ora si chinarono completamente colmi d’amore verso l’Uomo povero e, sospirando e con le mani protese verso di Lui, Lo supplicarono di perdonare i loro peccati e la loro grossolana stoltezza e cecità, per le quali non era stato loro possibile riconoscere quale Grazia infinita era scesa su tutti loro.

3. Allora il Signore si alzò dalla sedia, rialzò tutti i prigionieri e poi rivolse loro le seguenti parole: «Figlioletti, guardateMi nei vostri cuori, e voi, con l’anima illuminata, vedrete che sono Io il vostro Padre dall’eternità, e Io ora sono venuto a dirvi che voi siete i Miei figlioletti!

4. Voi tutti, ad eccezione di uno, vi siete ora ritrovati dinanzi a Me nell’amore ed avete riconosciuto Me, il vostro eterno Dio e Padre, anche sotto questa povera figura.

5. Ma tuttavia vi dico che Io appaio così povero soltanto al povero, mentre al ricco Io appaio infinitamente ricco.

6. Voi però eravate poveri nel vostro cuore, dato che in esso dimorava ben poco amore, e Io quindi non potevo apparire a voi se non come voi Mi avevate nel vostro cuore, cioè povero ed estremamente misero.

7. Infatti povero era il vostro riconoscimento e misero il vostro amore; perciò Io potei in verità apparire a voi solamente così, come voi stessi in voi eravate disposti nei vostri cuori nei Miei riguardi.

8. Ma se voi foste stati ricchi, in verità Mi avreste anche visto ricco! Infatti Io sono povero per i poveri, ricco per i ricchi, misericordioso per i misericordiosi, mansueto per i mansueti, mite per i miti, giusto per i giusti, colmo di Grazia per gli assetati di Luce, un Padre amorosissimo per coloro che Mi amano, potente per i potenti, forte per i forti, un giudice per i giudici, la Vita per i vivi, morto per i morti, un fuoco per il fuoco, una tempesta per la tempesta, un’ira per l’ira, un giudizio per il giudizio, il Cielo per i cieli, un Creatore per le creature, un Padre per i figli, un Dio per il sapiente, e per i giusti fratelli sono perfino Io stesso un giusto fratello!

9. Dunque Io sono il Tutto nel tutto! Com’è costituito il cuore dell’uomo, così sono costituito anch’Io per lui; ed Io non assumerò in eterno per l’uomo nessun’altra forma se non quella che egli stesso Mi ha conferito in sé!

10. Infatti nessuno ha in sé altra forza o altra potenza della vita all’infuori di quella che Io gli ho conferito; ma affinché l’uomo fosse indipendente, Io gli diedi pure, da Me, una volontà completamente libera, e tutte le forze della vita conferitegli le resi soggette a questa libera volontà, che è completamente divisa, del tutto come un secondo Dio in sé e per sé, dalla Mia divina Volontà fondamentale. Come però la volontà è libera, così pure è libero il suo amore e poi tutta la sua conoscenza.

11. Ma perché dunque Io ho congegnato l’uomo in questo modo? Ebbene, l’ho congegnato così perché ho voluto porlo di fronte a Me come una Mia perfetta simmetria e perché egli dovesse poi formarsi del tutto da se stesso, vale a dire: l’uomo deve formare Me in sé secondo la sua misura, come Io lo ho formato prima secondo la Mia Misura.

12. Così anche l’uomo sta formando Me in sé secondo la sua misura, però egli deforma la Mia Misura fondamentale che gli fu data prima a tal punto che questa nuova formazione nell’uomo non ha più la minimissima somiglianza con la Mia Misura fondamentale!

13. Così succede che uno forma Me, che sono sempre l’eterno Amore, come un Giudice, un altro come un Dio della vendetta, un terzo come una prostituta, un quarto come l’unico Sapiente, un quinto come l’Onnipotenza eternamente inesorabile, un sesto come un destino, un settimo come un Governatore di mondi, un ottavo come un Re e Signore del Cielo e della Terra, grande in modo esageratamente elevatissimo, un nono come un fuoco d’ira, un decimo come una Forza eternamente infinita, un undicesimo Mi affonda del tutto nella materia, e un dodicesimo Mi affonda del tutto nel suo ventre!

14. Ecco dunque come l’uomo Mi forma: chi in questo e chi nell’altro modo! Tuttavia, soltanto pochi si danno da fare e, nei loro cuori, formano Me quale il Padre santo, eterno e sempre amorosissimo.

15. Ora ascoltate, figlioletti Miei! L’uomo non può, né deve vivere eternamente sulla Terra, ma deve abbandonare questo supporto apparente, così si mostrerà poi ben presto, nel e sul suo spirito, in quale maniera egli avrà formato Me in se stesso, durante questo suo tempo di vita terrena.

16. Allora giungeranno al Padre soltanto coloro che Lo porteranno con sé ben formato nei loro cuori, e soltanto a questi sarà anche dato di contemplare il vero Volto originario dell’eterno Padre.

17. Ma come ogni altro Mi avrà deformato in sé secondo il proprio piacere, così pure egli Mi dovrà avere in avvenire, e così l’amore troverà fedelmente l’amore, la misericordia la misericordia, la sapienza la sapienza, l’ira l’ira, il giudice il giudice, il giudizio il giudizio, la morte la morte, il fuoco il fuoco, l’inferno l’inferno e così di seguito!

18. Voi tutti però eravate poveri, e così Io sono dunque venuto a voi anche povero, perché Io in voi sono povero; ma se invece diventate ricchi nell’amore per Me e per tutti i vostri fratelli e sorelle, allora anch’Io sarò ricco in voi!

19. E quando voi verrete a Me, là voi troverete anche un ricchissimo Padre; e quando Io verrò a voi, Io non verrò a voi come un povero, bensì come un ricchissimo Padre!

20. E anche voi, Enoch e Lamec, osservate questa dottrina per i Miei figli, perché essa è la vera e vivente scuola per la vita eterna! Così istruite i popoli e i figli, e insegnate loro a conoscere il Padre, ma non il Giudice; in questo modo la Terra verrà purificata dalla maledizione del Giudice!

21. E voi, figlioletti Miei, adesso ritiratevi ad eccezione di quell’uno, e che questo si presenti a Me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 260

I ragionamenti del cieco spirituale scettico razionale

24 febbraio 1842

1. Dopo queste parole la comitiva si ritirò del tutto rispettosamente al suo posto di prima.

2. A questo punto si presentò al Signore l’oratore principale, già menzionato, e Gli disse: «Ecco, io sono qui dinanzi a te, come tu mi hai fatto chiamare per mezzo dei miei fratelli; io però quasi non conosco il motivo per cui tu mi hai chiamato!

3. Tuttavia io voglio parlare davanti a te e voglio esporti le ragioni che mi trattengono dal credere quello che ora, come ho osservato, credono tutti i miei amici, fratelli e sorelle, i quali sono pure visibilmente beatissimi per il fatto che credono alla tua diretta divinità.

4. Eppure, tu sei così finito e limitato come lo sono io, e con la tua mano non puoi certamente giungere per via naturale più lontano di quanto lo possa io, e con i tuoi piedi non puoi neppure fare certamente un salto più lungo di quanto lo possa fare io con i miei piedi.

5. A questo né tu, né nessun altro potrete obiettarmi qualcosa. Inoltre, tu qui sei presente per intero, e a te non manca nessuna parte del tuo corpo, né certamente neanche qualcosa del tuo spirito.

6. Ma con ciò io non voglio affermare che tu non sei proprio quello che il re, oppure attualmente la guida Lamec, ha indicato di te, e quello che tu stesso ora, con estrema sapienza, hai asserito di essere; ma adesso vorrei solo conoscere chi è che in questo momento mantiene del tutto effettivamente l’intera Creazione, la porta e la guida! Inoltre, vorrei sapere: “Chi anima l’interminabilmente grande regno terrestre? Chi produce i venti? Chi tiene ora entro i suoi limiti il mare sconfinato? Chi spinge ora in avanti i flutti dei fiumi? Chi alimenta il fuoco naturale delle montagne? Chi matura ora i semi? E chi custodisce ora la vita di tutti gli esseri, mentre tu, come già detto, ti intrattieni qui ora indiviso tra di noi?

7. Vedi, per un uomo che pensa, questa è una domanda della massima importanza, e prima che questa non ottenga del tutto soddisfazione in me, io di certo non posso accettare pienamente l’affermazione che tu sul serio, e contemporaneamente in tutta pienezza della potenza e della forza, sia l’unico, eterno Dio e Creatore e Conservatore di tutte le cose.

8. È vero che l’amore del cuore può certo fare questo, come lo fanno i bambini che ritengono vero, senza avere alcun dubbio, che quelli che hanno cura di loro sono i loro genitori, ma con ciò la tesi si deve forse ritenere universalmente giusta?

9. Io rispondo: “No!”. Infatti si provi a portare fuori dalla casa dei genitori un bambino ancora lattante in qualche paese lontano e straniero, e dopo vent’anni si vada lì e ci si mostri a lui quale il giusto padre, ebbene, anche se si è il padre, ben presto ci si convincerà che con il solo amore sarà un po’ difficile dimostrare al figlio la propria paternità, ma bisognerà invece ricorrere ad altri mezzi di prova, attraverso i quali il figlio si convincerà razionalmente che il padre, che gli si annuncia per tale, è veramente suo padre.

10. Accaduto questo, l’amore del figlio di fronte al padre passerà comunque al primo posto sentimentale e vitale, ma finché così non avviene, per il figlio non è consigliabile amare il padre come tale, prima che egli non lo abbia razionalmente riconosciuto come tale.

11. In verità, il padre dovrebbe essere completamente privo di ogni perspicacia se pretendesse sul serio una cosa simile dal proprio figlio!

12. Vedi, la stessa cosa tu ora la pretendi da noi e quindi la pretendi anche da me! Ma come si accorda ciò con la tua solita sapienza?

13. Ebbene, fatta eccezione per me, ora tutti credono che tu sia veramente il Dio dall’eternità; però vedi, questa è una fede debole, suscitata solo da Lamec e dalla tua propria sapiente eloquenza, e perciò anche svanirà facilmente come è sorta, e così ben presto il popolo vagherà di nuovo fra grandi tenebre e si attirerà addosso il giudizio di Dio.

14. Infatti, quando questo amore, sorto da sole parole, si sarà raffreddato in brevissimo tempo e del tutto facilmente, allora anche la debole fede sarà annientata con l’amore.

15. Ma se noi siamo messi in grado di riconoscerti attraverso il nostro intelletto – e ciò del tutto naturalmente in modo che non vi sia alcun dubbio, così come siamo convinti che uno più uno fa due – allora l’amore si manifesterà da sé e dovrà successivamente mantenersi imperituro come avviene del calcolo fondamentale appena citato che è incontestabilmente vero, e allora Dio non avrà mai più necessità di giudicare i Suoi popoli, bensì potrà renderli sempre e soltanto felici.

16. Ebbene, rispondi dunque alla mia domanda, ed io ti crederò senz’altro! Ma se non mi rispondi, allora io resto come sono e rimango col Dio di Farak!»

 

[indice]

Cap. 261

Il Signore risponde: mancanza di umiltà, di amore e di buona volontà sono le cause dei dubbi

Nessun segno a chi non crede, poiché è sordo e cieco spiritualmente

25 febbraio 1842

1. Allora il Signore si volse verso il nostro oratore principale, lo guardò con occhio molto significativo e cominciò a rivolgergli le seguenti parole:

2. «AscoltaMi bene ora, duro spirito dell’intelletto, poiché Io intendo dimostrarti quanto sei stolto e quanto sei irragionevole con tutta la tua intelligenza!

3. Io ho prima chiarissimamente insegnato a voi tutti quale differenza esiste tra Me ora e il Dio che vi ha insegnato Farak, e vedi, ad eccezione di te non ce n’è uno che nel suo cuore non abbia compreso le Mie parole! Ma da che cosa dipende ciò?

4. Ebbene, Io ti dico che ciò dipende dal tuo cuore mondano del tutto sovvertito, il quale non ha umiltà e per conseguenza neppure amore.

5. Ma quando un cuore non ha amore e, per conseguenza, non ha alcun fuoco di vita e perciò non ha anche alcuna fiamma splendente con il compito di illuminare tutto il suo essere per tutte le verità superiori e più profonde, allora dimMi: – da che parte può dunque venire una luce al cuore stesso?

6. Con quali parole e con quali segni si può dunque far sorgere la convinzione di una qualche verità in qualcuno che sia contemporaneamente sordo e cieco?

7. Tu ora sei contemporaneamente sordo e cieco nel tuo cuore; perciò non comprenderesti quello che tutti gli altri comprenderebbero con la minor fatica del mondo!

8. Tu hai detto che al figlio che si trova lontano, in un paese straniero – ma che già da bambino ancora lattante era stato mandato fuori dalla casa dei genitori – si deve fornire ben altre prove razionali che non sia il solo amore paterno, se si vuole essere amati da lui come un figlio che ha riconosciuto il vero padre, perché quando il figlio avrà riconosciuto pienamente il padre per tale, allora lo amerà di certo spontaneamente.

9. Bene, Io ti dico; ma che cosa si deve fare se, sventuratamente, il figlio è contemporaneamente sordo e cieco?

10. Vedi, ora la tua meraviglia è grande e sei imbarazzato a dare una risposta! Io però ti dico: “Quando il giusto padre si accorgerà di tale sciagurata condizione del proprio figlio, allora egli farà ogni sforzo possibile per ridare l’udito e la vista a quel misero figlio”.

11. Certo, egli si prenderà il figlio sulle spalle e lo porterà da un sapiente, potente nello spirito, affinché questi gli faccia riacquistare la vista e l’udito.

12. E quando poi, ciò che non è escluso, il figlio avrà riacquistato la vista e l’udito, ed avrà poi presto imparato a parlare dal padre, allora dimMi: – il figlio chiederà ancora altre prove per riconoscere il padre, o non sarà per lui l’immenso amore del padre, anzitutto ed infallibilmente, la prova che egli effettivamente si trova dinanzi al vero padre?

13. Vedi, Io, quale l’unico vero Padre, eterno ed amorosissimo, sono venuto appunto così a voi che siete sordi e ciechi, e ridono a tutti voi l’udito e la vista e vi insegno a pronunciare le Mie Parole; sì, Io insegno a voi le Mie parole viventi!

14. E vedi, molti Mi comprendono, Mi vedono ed hanno riconosciuto in Me l’unico vero Dio e Padre! Ma perché non lo vuoi anche tu?

15. Perché tu non vuoi lasciarti guarire nell’unica maniera possibile e vivente! Tu stesso sei un sapiente nel tuo stato di sordità e di cecità, e conosci i mezzi migliori per fare questo; tuttavia, resisti nel tuo sentimento e non vuoi lasciarti guarire!

16. Io però ti dico, che tu puoi fare, sollecitare e domandare quello che vuoi, ma né nel tempo, né in eterno riuscirai ad avvicinarti alla Luce dello spirito per un’altra via che non sia quella soltanto che ora Io ho insegnato a voi!

17. In verità, tu non vedrai da Me alcun altro segno all’infuori di quello del Mio amore e della Mia immensa misericordia! Se questo non ti è sufficiente, allora rimani come sei; se però questo ti è sufficiente, allora non avrai bisogno d’altro, perché questo sarà comunque per te il segno supremo!

18. Tu vorresti avere una prova come quella dell’uno più uno che fa due. Vedi, quale tale prova Io sto eternamente vivo davanti a te, poiché Io e il Dio di Farak siamo perfettamente una cosa sola. Ma di questo tu non ti convincerai finché non Mi avrai abbracciato fuori dal tuo cuore!

19. Con il tuo intelletto non potrai mai in eterno comprenderMi – perché per l’intelletto Io sono infinito – e soltanto Io so come mantengo tutte le cose create, anche se Io, per quanto appare a te, non posso afferrare e saltare più lontano di quanto puoi farlo tu!

20. Ora però ritirati e prendi miglior consiglio da coloro che sono vedenti, e poi Mi dirai quanto lontano Io sono capace di allungare la Mia mano e saltare con i Miei piedi!

21. Ma non attenderti alcun segno da Me! Poiché, quando vi avrò fatto dei segni, allora voi sarete anche giudicati; mentre adesso Io non faccio altro che rendervi viventi. Queste cose comprendile bene, e ora torna alla tua compagnia! Amen!»

 

[indice]

Cap. 262

Lo scettico, ammonito dal Signore, si consulta con uno dei suoi amici

27 febbraio 1842

1. Dopo tale insistente e vivente insegnamento, il nostro oratore principale fece un profondo inchino dinanzi al Povero e si riaccostò immediatamente, del tutto silenzioso, alla sua compagnia. E quando le fu vicino, si rivolse subito ad uno dei suoi amici e gli fece la seguente domanda:

2. «Caro fratello! Dimmi un po’ con tutta sincerità: credi proprio assolutamente e senza alcun dubbio che quell’uomo povero sia il supremo Essere divino stesso?

3. Dimmi: se tu consideri, in modo del tutto pienamente maturo, ogni circostanza e ogni caratteristica, le quali sono tuttavia indispensabilmente necessarie alla pura Divinità, non sorge in te proprio alcuno scrupolo?

4. È vero che le parole che quest’uomo proferisce traboccano di profonda sapienza, e l’amore ne è dappertutto il tratto fondamentale, ma se poi io prendo in considerazione saldamente la tremenda semplicità di quest’uomo dalla cui bocca sgorgano tali magnifiche parole, allora mi domando: “Che sia, che possa essere costui Dio, l’Iddio, l’Infinito, l’Onnipotente, l’Eterno?”, o vedi, allora il mio intelletto si oppone continuamente contro ciò!

5. Per questo io vorrei dunque sentire un parere da te riguardo a tale questione estremamente importantissima! Ebbene, tu questo lo credi sul serio, oppure tu credi a questo soltanto per pura politica, che deve essere costantemente approvata? Dammi dunque una risposta a questo!»

6. E l’altro rispose al nostro oratore principale: «Ascolta, amico e fratello di tutti noi, tu sai molto bene che Lamec mi fece gettare in prigione perché io non volevo assolutamente riconoscerlo come un Dio!

7. Vedi, quella volta sono stati molti coloro che lo hanno riconosciuto come un Dio, però non per una politica pura, bensì per una quanto mai sporca! Io ho forse fatto altrettanto?

8. Tu rispondi: “No affatto!”. Ma dato che ormai io ho assaggiato la prigione, allora sarebbe dunque lecita ora da parte mia una politica pura o sporca per riconoscere il Povero come l’unico vero Dio del Cielo e della Terra, secondo la volontà enunciata da Lamec!

9. O fratello, io ti dico: “Se Lamec, con la minaccia di mille prigioni, mi avesse imposto di riconoscere l’uomo [povero] come un Dio, ebbene, se Egli non Lo fosse stato, in verità, io non lo avrei mai fatto!

10. Anzi, io sarei sempre disposto ad oppormi a Lamec mille volte, piuttosto che prestargli obbedienza, poiché tu sai come egli mi ha tolto moglie e figli, facendo di mia moglie una schiava e vendendo i miei figli ai principi ad un prezzo indecentissimo!

11. Ascolta, fratello! Una tale ferita, inferta al padre e al marito fedele della più amabilissima delle mogli, non c’è prigione, né questo banchetto che possa guarirla!

12. Se tu consideri bene quello che ti ho detto, allora troverai in me assolutamente pochissima politica!

13. Se io però riconosco senza dubbi l’Uomo [povero] per l’unico vero Dio e ora, perdonando a Lamec ogni ingiustizia, credo fermamente e in maniera vivente che all’infuori di Dio non c’è e non può esservi mai più in eterno un altro, allora tu puoi ben supporre che io, per tutto questo, devo avere un motivo quanto mai buono.

14. E questo motivo è proprio il povero Uomo stesso! Impara a conoscerLo con il tuo cuore – e non con l’intelletto – e allora troverai in te stesso l’inesprimibile motivo che esso stesso ti dirà:

15. “Vedi, questo Uomo povero è il grande, santo amorosissimo Padre celeste di tutti gli angeli e degli uomini, il Creatore di tutte le cose, e tutte le eternità e tutta l’infinità sono soggette alla Sua Volontà santissima ed onnipotentissima!

16. E dalla Sua Parte divina basterebbe solo il inimassimo cenno, e tutta la Creazione visibile non esisterebbe più, oppure mille nuovi soli splenderebbero sul firmamento!”

17. Vedi, così è e così sarà in eterno! Questo è ora il mio motivo, e per questo io ci credo, poiché l’amore per Lui mi dice e mi indica questo.

18. Perciò amaLo anche tu sopra ogni cosa, e allora tu ben presto te ne convincerai, perché il Padre vuole prima essere amato, che riconosciuto! Questa è la Sua Volontà.

19. Anche i figlioletti amano i loro genitori prima ancora che possano riconoscerli, e per questo fatto noi non ci siamo mai lagnati che questo non stesse nell’Ordine!

20. E perché allora non dovrebbe voler avere la stessa cosa con noi il divino Padre onnipotente? Egli vuole così; fa’ dunque tu pure la stessa cosa, fratello! Sì, comprendi bene queste cose! Amen!»

 

[indice]

Cap. 263

La via della conoscenza del Signore insegnata dall’amico del dubbioso

1 marzo 1843

1. Dopo queste parole che l’amico diede quale buona risposta alla domanda del nostro oratore principale, quest’ultimo cominciò a riflettere intensamente e particolarmente sull’osservazione riguardo ai figli minorenni che, sia pure ancora per effetto, per così dire dell’istinto, giungono del tutto giustamente, per la via dell’amore, prima di tutti all’infallibile riconoscimento dei propri genitori.

2. Anzi, egli ampliò le sue considerazioni perfino al regno animale e vegetale, e trovò questa tesi confermata in lui in maniera per la prima volta quanto mai sorprendente.

3. Dalle sue molte esperienze egli constatò che tutti gli animali che conosceva, da piccoli rimangono sempre attaccati a coloro che li hanno generati e non li abbandonano prima che non abbiano acquisito completamente la necessaria forza animale; e nel regno vegetale egli scopriva ora anche come siete soliti dire voi – che la mela non cade mai troppo lontana dal suo albero.

4. Dopo tali buoni pensieri, egli si rivolse di nuovo al suo amico e gli disse: «Ascoltami, mio dilettissimo amico e fratello, quanto più ora vado meditando sulle tue parole, tanto più luce trovo nelle stesse! All’inizio mi sono apparse del tutto insignificanti; ma vedi, esse raggiungono ora in me un sempre più grande cerchio di significato! E perciò io ho anche l’impressione che tali parole non siano sorte del tutto propriamente dal tuo terreno.

5. Io però non intendo affatto dire con questo che per tale ragione ti ritengo forse incapace di simile sapienza, perché certamente già da tempo io so che tu sei sempre stato molto intelligente, e che quando abbracciavi completamente un’idea, non c’era modo di distogliertene neanche con le prigioni di Lamec.

6. Ma sai, caro fratello, io qui faccio una piccola distinzione, che è pure duplice, perché una cosa è parlare con sapienza, e un’altra cosa è parlare ed agire secondo la ragione e l’intelletto.

7. Tu però evidentemente mi hai parlato con sapienza, e perciò mi è venuto anche il pensiero che tale sapienza non sia sorta dal tuo terreno. Infatti essa abbraccia troppe cose e troppo in generale; ma noi uomini non possiamo ampliare così tanto i nostri concetti limitati, perché a questo scopo ci è sempre mancata la contemplazione universale, e poi questo è in particolare il caso dell’uomo che ha passato molto tempo in una prigione!

8. Ma se tu adesso mi presenti delle tesi le quali hanno per fondamento l’intera Creazione, dal suo principio alla sua fine, allora io sono del parere che non ti reco offesa se sostengo una cosa simile di quanto tu mi hai esposto.

9. Ma io ora dico anche che queste tue parole mi hanno condotto più vicino alla meta di quanto tu possa forse supporre! Sì, puoi credermi, ora anche a me l’idea dell’umano-divino va risultando sempre più chiara, e il mio animo non vi si oppone più con tanta forza; solamente il travestimento dell’uomo povero non riesco a spiegarmelo proprio bene!

10. Se anche a questo riguardo tu dovessi dirmi qualche parola che fosse più adatta alla mia capacità di comprensione che non il discorso di quell’uomo di una sapienza troppo elevata, allora io non sarei contrario di riconoscere l’uomo povero completamente per ciò che dovrei riconoscerlo e per quello che io vorrei ora riconoscerlo sul serio! Se tu dunque hai ancora qualche parolina per me, allora dimmela, affinché io mi senta del tutto tranquillo!»

11. E l’altro allora riprese a parlare e disse al nostro oratore principale: «Fratello, davvero, se tu non sei ancora più cieco del punto centrale della Terra, allora io non voglio più chiamarmi col mio nome!

12. Ma che cosa intendi per ricco, e che cosa intendi per povero?

13. È forse ricco per te colui che si copre il corpo con dei prodotti realizzati con le sue mani o da quelle dei suoi fratelli, prodotti che sono stati tratti dalle cose della natura, oppure è forse ricco per te colui che si è fabbricato una dimora con inattive pietre d’argilla?

14. E chiami forse povero colui che, costrettovi dalla durezza dei propri fratelli, o anche di sua libera volontà, è più o meno privo di tutte queste cose?

15. O vedi, questo è fondamentalmente falso! Dio ha creato l’uomo secondo la Sua Misura e lo ha posto del tutto nudo sulla Terra; e così avviene che tutti i figli dell’uomo nascono ancora oggigiorno nudi a questo mondo. Ma l’uomo nudo è forse per questo la creatura più povera di Dio? O non è egli invece ricco a dismisura per la Simmetria del suo Creatore che Costui gli ha dato?

16. Ma come si può parlare di povertà se ora il Creatore, nella Sua Misura umana fondamentale-primordiale, è venuto a noi in tutta la Pienezza del Suo eterno Amore e Sapienza? Puoi tu qui, nel tuo cuore, criticare ancora questa Sua Entità fondamentale-primordiale?

17. Io perciò ti dico: “Riconosci la tua grande e grossolana cecità, affrettati ad andare da Lui e prostrati ai Suoi piedi, affinché ti si faccia luce nel massimo errore della tua vita!

18. Riconosci l’infinita grazia di avere fra noi Dio, l’onnipotente Creatore, quale un soavissimo Fratello ed amorosissimo Padre!

19. In verità, già il pensiero di una simile Grazia è troppo grande e troppo santo per l’uomo; e vedi, qui c’è più che il massimo pensiero! Qui si trova Lui, l’onnipotente Padre stesso!

20. Puoi tu indugiare ancora nel tuo spirito, perché tutta l’infinità trema per il grande timore reverenziale?

21. Vedi, Egli, Egli, l’onnipotente ed eterno Dio, il Creatore dell’infinità, ti attende laggiù!

22. Perciò affrettati, affrettati là da Lui prima che sia troppo tardi, e adoraLo con tutta la profondità del tuo cuore!

23. Affrettati, affrettati là da Lui, il Padre santo! Amen!»

 

[indice]

Cap. 264

Lo scettico Terhad, ora convertito, cade a terra per il terrore verso il Signore

Amorevoli parole del Signore lo risollevano

2 marzo 1843

1. Dopo queste parole, il nostro oratore principale non esitò più ed accolse in piena misura in sé l’Uomo povero quale il Signore del Cielo e della Terra.

2. Ma ora egli si sentì opprimere da qualcos’altro, e a causa di ciò egli si rivolse subito nuovamente all’amico e gli disse:

3. «Ascolta, o mio estremamente caro amico e fratello! Ponderando in me in modo sempre più maturo e profondo le tue parole, io ho ora trovato non soltanto la possibilità, bensì anche la piena realtà che quell’Uomo sul serio è in Se stesso il supremo Essere divino, e per conseguenza non c’è più bisogno di alcuna prova ulteriore, dato che ora questa cosa me l’annuncia ad alta voce il mio cuore stesso, senza alcun dubbio.

4. Io però adesso sento sorgere qualcos’altro in me, e questo è molto peggiore che non tutti i miei precedenti dubbi.

5. Tu ora mi guardi quanto mai stupito e cerchi di scrutare nei miei occhi e sulla mia fronte per sapere che cosa possa essere questo che sento in me. Ma io ti dico di non farlo, perché voglio appunto dirtelo io per avere un buon consiglio da te.

6. Vedi, si tratta di un paura del tutto terribile, anzi di una paura tale per cui una simile io non l’ho mai percepita durante tutta la mia vita!

7. Tu prima mi dicesti con parole pressanti che io dovevo affrettarmi da Lui e gettarmi ai Suoi piedi e là adorarLo. Ma come posso fare così adesso, quando, a causa dell’immenso timore dinanzi alla Sua grandiosa, infinita magnificenza divina, tutte le mie membra sono paralizzate?

8. Consigliami dunque tu e dimmi che cosa devo fare!

9. Io vorrei certo andare, se mi fosse possibile, volando da Lui, ma invece mi trovo assolutamente nell’impossibilità di fare così! Nel mio cuore, che trema tutto, io sono ora del tutto pienamente presso di Lui; ma proprio questo tremendo trovarmi presso di Lui è ciò che annienta ogni mia forza!»

10. A questo punto il Signore si alzò e si avvicinò rapidamente al nostro oratore principale.

11. Ma avendo costui, osservando ciò, fare l’atto di voler fuggire, il suo amico lo afferrò per il braccio e gli disse:

12. «Fratello, pensa bene a ciò che vuoi fare! Dove mai vuoi fuggire, e dove mai potrai nasconderti dinanzi a Dio? Vedi, il Signore ti è ormai già vicino. Che vuoi fare?»

13. Allora il nostro oratore perse come i sensi e cadde subito a terra come morto.

14. Ma quando il Signore gli fu del tutto vicino, Egli lo toccò e gli disse: «Terhad, Io ti dico: “Rialzati, e non essere morto, bensì vivo!”»

15. Terhad immediatamente si risollevò e guardò fisso il Signore con aspetto ancora terribilmente spaventato.

16. Il Signore però gli rivolse uno sguardo dolce ed amorevolissimo, e poi gli disse: «Terhad, tu hai sempre insistito per avere un segno che ti permettesse di credere a quello che credono tutti gli altri!

17. Ed Io stesso ti dissi: “Qualora Io dessi a te o a qualcun altro oppure a un intero popolo, dei segni della Mia presenza, allora su di questi verrebbe emanato un giudizio che in sé porta la morte.

18. Ma chi invece Mi riconosce nel cuore, costui Mi ha riconosciuto liberamente e con ciò ha trovato in sé la vera vita eterna, e la morte sarà lontana da lui in eterno”.

19. Vedi, tale fu il senso del Mio discorso; solo che queste parole non ti bastarono, bensì tu volevi afferrarMi con il tuo intelletto prima che con il tuo amore.

20. Ed Io anche lo permisi e ti parlai in modo razionale tramite la bocca di tuo fratello affinché ti risultasse evidente che Io sul serio sono quello che Lamec aveva annunciato di Me sul trono.

21. In seguito a ciò tu Mi afferrasti con il tuo intelletto e lo colmasti sempre di più con la Mia Divinità originariamente eterna.

22. Con Me, tramite l’estensione del tuo intelletto, tu dimenticasti il tuo cuore; questo allora raggrinzì a causa di ciò, e quando volesti accoglierMi nel tuo cuore, esso inorridì considerando la Mia grandezza che era nel tuo intelletto e si sentì schiacciato dal Mio Peso in te, e tu tremasti per la paura e, quando Mi trovai accanto a te, tu cadesti a terra come morto.

23. E vedi, questo fu dunque per te anche un segno del fatto che Io sono Colui che tu, soltanto nel cuore, avresti potuto trovare molto più facilmente e comodamente, senza crearti a tale scopo la necessità di assaggiare un po’ il giudizio!

24. Ma dato che ora Mi hai riconosciuto, allora afferraMi adesso anche con il tuo cuore e sii un fedele custode del Mio Santuario che Io ho dato a voi!

25. E ora sii sereno e lieto, perché Io, tuo Padre, ti ho ora rivelato queste cose.

26. AmaMi, e così per te non ci sarà mai più la necessità di temerMi, poiché, per voi tutti, Io sono soltanto e unicamente un Salvatore, ma mai in eterno un distruttore. Sii dunque ora sereno e lieto! Amen!»

 

[indice]

Cap. 265

L’affettuosissimo Terhad esprime una buona infuocata parola d’amore al Signore

Grande commozione e promessa di misericordia del Signore ai peccatori

3 marzo 1843

1. Dopo tali parole pronunciate dal Signore, Terhad cominciò a respirare più liberamente; il suo cuore si liberò dalla paura e un potente amore per il Signore iniziò ora a colmare tutto il suo animo.

2. E in questo suo nuovo stato vitale, il nostro oratore principale aprì ora di nuovo la bocca e diede fiato al suo cuore attraverso le seguenti parole:

3. «O Tu, che nessuno uguaglia, Tu unicamente ed eternamente vero Padre, Tu sei dunque Colui che la mia mente non ha mai interamente osato pensare, perché in me già il Nome, che risuonava sublime in modo troppo infinitamente santo, indicava Lui, il Creatore onnipotente del Cielo e della Terra, e spesso andavo dicendo tra me e me in segreto:

4. “O santo Nome, quando penso a Te, tutto il mio essere trema in tutte le sue fondamenta!

5. Oh, che cosa deve essere in Sé l’infinitamente sublime e santissimo Portatore di questo Nome santissimo, quale Santità, quale eterna e infinita Gloria Lo deve abbracciare se già il Suo Nome mi annienta in tal modo e se solo a pronunciarLo appaio a me come un miserevolissimo verme che, appena visibile, va strisciando del tutto faticosamente sulla morta polvere della Terra!

6. Vedi, vedi, o Tu, che i miei occhi sono in eterno indegni di contemplare, così da sempre era costituito il mio animo, nonostante la mia miseria fosse veramente grande!

7. Ma che devo pensare, che cosa sentire e di che devo parlare, quando Tu stai dinanzi a tutti noi nella massima semplicità come un nostro fratello, mentre tutto il cielo infinito brilla di innumerevoli luci originate da Te, e il Sole elargisce la Tua luce alla Terra e la Luna si ammanta sempre del Tuo splendore e tutta la sacra magnificenza della Terra è opera Tua?

8. Sì, in quale modo posso esprimermi davanti a Te, o Padre infinitamente buono e santo, quando penso che in ciascun momento Tu mantieni questa mia vita con la Tua onnipotente Volontà e che ogni mio respiro è un libero, prodigiosissimo dono da parte Tua?

9. O Tu infinitamente sublime e santissimo buon Padre, non so più che fare per il puro amore a Te! Sì, è veramente vero – o Dio, Padre, lasciami parlare così come io lo percepisco – sì, è veramente vero che io non posso certo più reggere per amore in questa Tua santissima Presenza!

10. E tuttavia mi è impossibile distogliere anche solo uno sguardo da Te, o Padre buono e santo!

11. Oh, lasciaTi dunque amare da me con tutte le mie forze; sì, lascia che io Ti ami con tanta forza che il fuoco dell’amore per Te mi consumi interamente e che io possa morire completamente nell’amore per Te, o mio Dio, mio Jehova, mio santo e buon Padre!

12. O Padre, la mia bocca non è più capace di parlare, poiché l’amore per Te afferra con troppa potenza tutto il mio essere! Sì, io sento come se perfino i miei capelli mi sussurrassero: “Oh, ama, ama, ama il Padre, perché Egli ti ha amato già dalle eternità prima che tu ancora esistessi! Egli è lo stesso purissimo, eterno Amore, e il tuo amore è il Suo Amore che rende vivente il tuo spirito nel tuo cuore; perciò ama, ama, ama Lui, il Padre santo e buono! Ama il tuo Dio, ama il tuo Creatore, poiché Egli è santo, santo, santo!”

13. Sì, perfino la mia pelle acquista la parola, e così pure tutte le mie ossa e tutte le mie viscere, ed io le ascolto ed esse dicono: “Dio, il Padre tuo, è una Parola vivente in te! Tu sei un pensiero espresso da Colui che si trova ora dinanzi a te; tu stesso – con i tuoi capelli, la pelle, le ossa, le viscere, con il cuore e il sangue, con l’anima e lo spirito – sei una Parola uscita dalla bocca di Colui che sta dinanzi a te! Ama, ama, ama Lui, perché Egli è il tuo tutto, Egli è la tua vita, Egli è la tua luce come pure la luce dell’infinità, Egli è tutta la tua forza e la tua parola!”

14. O Padre, Padre santo, lasciaTi dunque amare eternamente da me, sì, da noi tutti lasciaTi eternamente amare! Diletto, lodato e adorato sii Tu, o Padre santissimo, e il Tuo santissimo Nome sia sempre e in eterno santificato e supremamente onorato e glorificato attraverso il nostro amore!

15. O Padre santo! Io sto davanti a Te quale un peccatore, e Tu permetti che io Ti ami! Oh, quanto infinitamente buono devi essere Tu, che permetti perfino ad un peccatore che Ti ami!

16. O fratelli, prostratevi tutti con me qui ai Suoi santissimi piedi, poiché guardate, guardate quanto Egli, il Padre santo, è infinitamente buono!

17. O Padre, perdonami se io, quale peccatore, oso amarTi; e mostra a me e a noi tutti grazia e misericordia!»

18. A questo punto tutti caddero ai piedi del Padre e piansero d’amore.

19. E il Padre celò il Suo volto con la mano e disse come parlando a Se stesso:

20. «O Terra, quale cosa tu Mi offri! In verità, i tuoi figli dovranno essere Miei figli! Io ti innalzerò tanto che, dinanzi a te, i soli e gli angeli piegheranno le loro ginocchia; e quando Io verrò da te, là Io cercherò sempre i peccatori e avrò con loro una grande Misericordia.

21. O Terhad, il tuo amore è grande; perciò tu otterrai da Me una Misericordia altrettanto grande, e questa consiste nel fatto che Io diventerò un fedele Pastore per il peccatore della Terra!»

22. A questo punto il Signore tacque ed Egli stesso pianse segretamente di immenso Amore e di Misericordia insieme ai poveri figlioletti.

 

[indice]

Cap. 266

La pianura salvata a causa di Terhad

Il Giudizio di Dio dipende dal numero di giusti che dimorano sulla Terra

Terhad nominato a primo custode dell’atrio del tempio

6 marzo 1843

1. Dopo una breve pausa, il Signore tolse via la mano dal Suo volto e disse a Terhad: «Terhad, Io ti conoscevo e sapevo già da lungo tempo che tu sei un uomo dallo spirito vigoroso e dall’animo forte; per questo motivo Mi tenni nascosto dinanzi a te e permisi che tu dovessi cercarMi, mentre gli altri poterono scorgerMi al primo sguardo.

2. Ma siccome tu fosti sempre così vigoroso di spirito e tanto forte nell’animo, e neppure il carcere di Lamec ebbe potere di distoglierti da Me per come tu Mi hai riconosciuto secondo l’insegnamento di Farak, Io pure adesso ti dico che tu fosti una delle ragioni principali che Mi indussero ad avere pietà della pianura, perché, in verità, solo uno spirito potente nella vera conoscenza, uno spirito immutabile può diventare un salvatore dell’Universo!

3. E così ora tu sei un salvatore di Lamec e un salvatore della pianura, e sei uno scudo di fronte al Mio Giudizio che altrimenti in questo tempo si sarebbe riversato su di voi, e sei anche un muro di protezione posto tra il Mio Fuoco e il peccato di Caino nella pianura della notte della morte!

4. E come è ora, così resterà in futuro! Finché in un luogo della Terra vi saranno tre uomini trovati giusti davanti a Me, Io quel luogo non lo giudicherò. Finché una città nella pianura ospiterà due giusti, Io la risparmierò per la giustizia dei due. Finché in un territorio vi saranno sette giusti, Io non lo colpirò nella Mia ira. E finché un popolo avrà dieci giusti, Io lo risparmierò dall’impeto del Mio Fuoco.

5. E finché fra tutti i Miei figli vivranno ancora due padri che Mi riconosceranno e ameranno, e che insegneranno a riconoscerMi e ad amarMi anche ai loro figli e vicini, Io non guarderò con ira nessun filo d’erba su tutto il suolo della Terra.

6. Ma quando sull’intera terraferma qui nella pianura, come pure nelle alture, non sarà più possibile trovare un solo giusto, allora Io attenderò ancora cento e qualche anno di più, per vedere se qualcuno si rivolgerà a Me, e a tale scopo farò predicare dappertutto, ad ogni creatura, inviando in ogni luogo dei messaggeri istruiti da Me.

7. Se gli uomini allontanatisi da Me si convertiranno, allora Io li accoglierò nuovamente quali Miei figli; ma se essi non si rivolgeranno a Me, bensì persisteranno ancora più tenacemente nella totale malignità e addirittura uccideranno i messaggeri, in verità, allora quel solo giusto non sarà in grado di distogliere il Mio Furore dalla Terra, ed Io poi distruggerò tutti i malfattori della Terra e su di questa stabilirò una nuova generazione per Me!

8. Queste parole Io le ho ora pronunciate dinanzi a te, Terhad, e dovranno valere per tutta la Terra. Tu perciò dovrai annotarle, e coloro che assieme a te le hanno udite in questa sala, dovranno renderti testimonianza che sono stato Io a pronunciarle, affinché, se mai dovesse venire il tempo di cui prima ho detto, nessuno possa invocare a propria scusa il non averne saputo niente. Tale testimonianza tu la devi annunciare sempre a tutto il popolo, e devi essere un vero custode di questo Mio Santuario, sia in te come pure in tutti i tuoi successori!

9. Così pure, in ogni giornata di Sabato, tu devi fungere da primo custode alla porta dell’atrio che circonda il Mio nuovo tempio presso di voi, cose queste che tu apprenderai solo domani!

10. Ma quando farai la guardia, tu dovrai comunicare al popolo queste Mie parole, affinché non possano mai essere dimenticate!

11. E ora che conosci queste cose, ricevi anche la Mia benedizione in questo tuo nuovo incarico, affinché essa ti rafforzi per operare sempre secondo la Mia Volontà! Amen!»

 

[indice]

Cap. 267

Gli insoddisfatti amici dell’ex scettico mormorano tra di loro

La risposta del Signore alla loro invidia

7 marzo 1843

1. Queste parole tolsero quasi la vita al nostro Terhad, ma il Signore della Vita seppe anche conservare la vita al nuovo custode, e lo irrobustì in maniera così potente, al punto che Terhad, dopo di ciò, visse ancora duecentosessant’anni e gestì del tutto vigorosamente il suo compito.

2. Quando però anche tutti gli altri ospiti nella sala ebbero udito queste parole dalla bocca del Signore, alcuni fra se stessi si stupirono e si dissero l’un l’altro bisbigliando:

3. «Ma guardate un po’ che storia è questa! All’ostinato, cioè ad un testardo duro come la pietra che appena si poteva indurre a credere in questo Uomo-Dio, ebbene, a costui viene data una Grazia così grande; a noi invece, che senza la minima obiezione Lo abbiamo accolto immediatamente nei nostri cuori, non viene data neanche una piccola parola! No, questa è una cosa che appare davvero alquanto strana!

4. Certamente, quale unico Signore del Cielo e della Terra, Egli può fare ciò che vuole, e nessuno può per questa ragione dire a Lui: “Signore, cosa fai Tu?”, ma nonostante ciò, tuttavia, questa storia risulta quanto mai strana!

5. Se noi dovessimo rappresentare letteralmente questa storia, in verità, noi non potremmo dire altro che: “Grazia al più dubbioso; però al mansueto, all’immediatamente consenziente, all’amorevole, venga dato al massimo un pochino di Misericordia e nient’altro!

6. Questa cosa la si può voltare da qualsiasi parte si voglia, ma tuttavia questa storia rimane – nota bene, considerata dal punto di vista divino – molto strana, come abbiamo già detto!»

7. A questo punto il Signore intervenne e disse al popolo: «Sì davvero, è strano che Io faccia così, però è enormemente ancora più significativamente strano che voi qui, alla Mia visibile presenza, vi scandalizziate di Me per la ragione che ho mostrato ad un vostro povero fratello una Grazia che a voi, deboli, non potevo elargire!

8. Se voi foste come dovreste essere, allora avreste solo una grande gioia quando Io sono benevolo verso un peccatore; ma siccome il vostro sentimento è ancora invertito, e così non siete di gran lunga ancora come dovete essere, allora voi trovate scandalosamente strano se Io sono benevolo verso un peccatore!

9. Ascoltate: – Io voglio dirvi ora qualcosa e voglio indicarvi il motivo per il quale voi trovate scandaloso il fatto che Io abbia concesso una tale grazia a Terhad!

10. Vedete, voi avete la vista acuta e vedete la polvere nell’occhio del fratello; ma se nel vostro occhio galleggiano all’intorno delle montagne intere, queste non le vedete! Ma è per questo che voi, anche qui, non potete vedere il perché abbia mostrato tale grazia a Terhad!

11. Io però vi dico: “Già da lunghissimo tempo vedevo che i vostri cuori sono colmi di ogni invidia; per questo Io vi concessi solamente quel tanto di grazia in seguito alla quale voi potevate riconoscere che Io sono il Signore del Cielo e della Terra.

12. Ma Io non posso adoperare affatto dei funzionari invidiosi nel Mio immenso Governo della Casa.

13. Quindi, purificate prima i vostri cuori da ogni invidia, e – per quanto vi sarete purificati quanto vi sarà possibile – pensate sempre: “Noi non siamo degni neppure della minimissima Grazia!”

14. Solo allora vi scruterò per vedere se sarete sul serio puri del tutto davanti a Me, e allora i completamente puri li eleggerò per un superiore incarico di Grazia proveniente da Me; ma in caso diverso basti a voi tutti la libera grazia della vita proveniente da Me!

15. Tenete in considerazione i piccoli doni dalla Mia mano se volete essere Miei figli; poi, al tempo giusto, sarete senz’altro resi partecipi di doni più grandi!

16. Ma se già voi ai vostri piccoli figli fate dono di piccoli giochi e voi stessi provate una grande gioia quando vedete che i vostri figlioletti si rallegrano del dono, dite: sono Io dunque meno Padre per voi tutti di quanto lo siate voi per i vostri figlioletti? Io ritengo che questo non sarà affatto il caso!

17. Rallegratevi dunque di ciò che ora voi, quali figlioletti, avete ricevuto da Me; ma quando sarete diventati più forti, vedrò poi bene Io per quale incarico siete adatti!”».

18. A questo punto tutti diventarono accalorati a queste parole del Signore, e si prostrarono ai Suoi piedi ed invocarono da Lui il perdono per un tale peccato.

19. Il Signore però disse a tutti di rialzarsi, rivolse loro ancora una buona parola di conforto e poi fece ritorno alla Sua comitiva principale.

 

[indice]

Cap. 268

Lamec ringrazia per la nomina di Terhad

Il progetto del piccolo tempio che deve essere edificato sul monte purificato dai serpenti

Il Signore disappare

8 marzo 1843

1. Giunto vicino alla compagnia principale, il Signore annunciò subito a Lamec che Egli aveva chiamato Terhad a fungere da primo custode dell’atrio, e tale cosa Egli la notificò a Lamec affinché questi sapesse con precisione a chi avrebbe dovuto rivolgersi qualora si fosse resa necessaria la presenza di altri sorveglianti nell’atrio del tempio, cosa questa che col tempo si verificò anche a causa della grande affluenza di visitatori, la quale finì con l’indurre Lamec e Terhad ad istituire un corpo di sorveglianti dell’atrio composto da trecento uomini che erano stati scelti da Terhad e poi confermati da Lamec nel Mio Nome.

2. Ma quando Lamec ebbe ricevuto questo annuncio dal Signore, sopraffatto da un ardente sentimento d’amore e di gratitudine, cadde ai Suoi piedi e Lo lodò e glorificò con tutte le sue forze perché egli era stato tolto dall’imbarazzo in questo punto importante.

3. Infatti, riguardo a questo punto, Lamec aveva già riflettuto parecchio, ma non riusciva a chiarire a chi avrebbe dovuto veramente affidare la sorveglianza dell’atrio in maniera che la cosa fosse gradita al Signore.

4. Ma dato che, come ora è stato reso noto, il Signore stesso aveva provvisto a tale nomina importante, allora con ciò fu tolto a Lamec una grande pietra dal suo cuore.

5. Dopo che Lamec ebbe così dimostrato al Signore il giusto ringraziamento del cuore e che anche tutti gli altri ospiti poveri presero caldissima parte al rendimento di lode, il Signore disse a Lamec di rialzarsi e poi gli disse:

6. «Ascolta ora di nuovo, Mio diletto Lamec! Adesso qui tutte le cose sarebbero in ordine; però vedi, il monte purificato sul quale tu Mi vedesti per la prima volta dopo che hai udito la Mia voce, è ancora senza ornamento!

7. Tu sai che Io ti ho ordinato di erigerMi anche là un monumento; tuttavia Io non ti ho mostrato dettagliatamente come deve essere formato là il tempio perché esso possa corrispondere completamente al Mio Ordine.

8. Ma adesso Io ti indicherò dettagliatamente la forma secondo la quale dovrai costruirlo, e dunque ascoltami:

9. “Tu devi fare scalpellare dieci colonne, dal più puro marmo bianco, alte tre altezze d’uomo, secondo le indicazioni che Io darò a Mura e a Cural.

10. Queste colonne dovranno essere disposte in cerchio in modo che ciascuna colonna venga a distare dall’altra una altezza d’uomo.

11. Il pavimento dovrà essere di marmo azzurro, i basamenti delle colonne di marmo rosso e i capitelli di marmo verde.

12. Al di sopra dei capitelli le colonne dovranno essere legate tra loro solidamente con delle travi scalpellate dal marmo giallognolo, e ciascuna di queste travi dovrà poi essere a sua volta particolarmente legata a quella vicina mediante degli appositi robusti ramponi di metallo.

13. Sopra queste travi tu farai collocare un tetto d’oro secondo la maniera del tempio principale; solo che le tre sfere sul tetto non dovranno essere di uguale grandezza, bensì queste dovranno essere disposte in modo tale che la sfera inferiore sia la più grande, e le due che seguono siano più piccole sempre la metà di quella immediatamente inferiore.

14. Quando tu, in questo modo, Mi avrai ben presto edificato questo tempio ed avrai eretto nel mezzo un altare per i sacrifici, altrettanto prodotto con l’oro puro, e ogni Sabato sera Mi accenderai un sacrificio di cereali, allora Io benedirò tutti i campi della pianura, e questi renderanno a te e al tuo popolo cento volte il loro frutto.

15. Ed Io purificherò anche le montagne e i boschi dagli animali maligni e per conseguenza stabilirò un ricongiungimento fra la pianura e l’altura, affinché anche la pianura sia sottoposta [all’autorità] di Enoch, quale Mio unico sommo sacerdote.

16. Vedi, questo è il Mio desiderio d’amore riguardo a voi figli di Caino, affinché voi pure possiate essere completamente figli Miei! Fa’ dunque al più presto così come ti ho detto!

17. Quando avrai completato quest’opera, allora anche verrai guidato sull’altura dei Miei figli, e poi Enoch con molti altri verranno giù dall’altura e nel Mio Nome benedirà il nuovo tempio per la vostra completa santificazione a Miei figli!

18. Ora tu sai tutto, perciò ricevi qui la Mia benedizione e compi l’opera! Amen!»

19. A questo punto il Signore scomparve nuovamente all’improvviso. Tutti Lo cercarono ma Egli non era più trovabile in nessun luogo.

 

[indice]

Cap. 269

Il saggio insegnamento di Enoch sulla natura di Dio e sulla visione spirituale

La voce interiore nel cuore

Ammonimento a guardarsi dai falsi profeti

9 marzo 1843

1. Dopo un lungo ed infruttuoso cercare, gli ospiti, con le facce del tutto turbate, fecero ritorno alla sala del trono. Alcuni di loro si avvicinarono ad Enoch e gli domandarono se egli sapesse come e dove il Signore si fosse nascosto così all’improvviso!

2. Ma Enoch rispose loro: «Cari amici e fratelli, voi vi sentite certamente spinti dal vostro cuore a cercare l’onnipotente Padre santo ed amorosissimo, e questo è buono e giusto – perché chiunque cerca Dio, Lo deve sempre cercare col cuore, altrimenti egli non Lo troverà mai, in eterno – ma ciononostante il vostro attuale cercare è un po’ sciocco!

3. Vedete: Dio, il Padre, che voi poco fa avete visto e a cui avete parlato realmente di persona, è uno Spirito e non può mai essere scorto con gli occhi di carne! Ma quando Egli vuole essere visto, allora Egli apre gli occhi interiori dello spirito all’uomo che deve vederLo, e poi l’uomo spirituale può vedere Dio attraverso l’uomo di carne – se la Volontà di Dio lo richiede – e può vederLo e udirLo così come poco fa voi tutti Lo avete visto e udito.

4. Ma se poi il Signore, secondo la Sua sapientissima deliberazione, vuole diventare nuovamente invisibile, allora Egli con la Sua onnipotente Volontà chiude immediatamente e di nuovo gli occhi all’uomo spirituale, e allora l’uomo di carne può fare quello che vuole, ma non riuscirà mai a vedere il Signore.

5. Ora però fate bene attenzione ancora a quello che aggiungerò: “Il guardare non porta a nessuno la vita eterna, bensì la porta l’udire e il vivere secondo la Parola udita!”

6. Il Signore ha ora ben chiuso la vista del vostro spirito, ma non ha chiuso il suo udito, che si trova nel cuore. Per conseguenza ciascuno di voi può sempre percepire la voce del Signore, e ciascuno può sempre rivolgersi al Suo Amore paterno quando ha bisogno di qualcosa, e il Padre gliela darà se la reputerà buona, ma anche gliela negherà se non dovesse essere buona. In ogni caso, sia essa buona o non buona, voi potete sempre pregare il Signore, e siate certi che Egli non mancherà di darvi un consiglio ben percettibile e parlerà sempre ai vostri cuori quando Lo pregherete in tutta serietà!

7. Quando voi, mossi sempre da vero, interiore amore fraterno, parlerete nel Nome del Signore ai vostri fratelli e sarete loro dei maestri colmi d’amore riguardo a Dio e riguardo alle Sue opere, le quali sono colme del Suo Onore infinitamente grande, e quando insegnerete loro riguardo alla Sua infinita bontà, grazia, misericordia, e come Egli sia un Padre amorosissimo e santo per tutti coloro che Lo amano con tutte le loro forze vitali, allora io do a voi tutti la seguente e pienissima assicurazione: ‘Non ci sarà una parola pronunciata da voi che non sarà stata prima pronunciata da Dio nei vostri cuori!’

8. Chi allora vi udrà, udrà la voce di Dio, come appunto voi ora la udite da me.

9. Guai però a colui che volesse parlare come fossero parole di Dio attinte fuori da se stesso, per interessi personali e per considerazione mondana, senza aver prima percepito in sé la Parola vivente! In verità, la lingua di costui sarà come quella di una vipera piena di bava velenosa, e chi lo ascolterà, accadrà come se fosse stato morso da una vipera velenosa!

10. Perciò state molto attenti soprattutto a non coltivare il vostro interesse personale; ma invece ognuno dimentichi del tutto se stesso e si occupi, dal profondo del suo cuore, unicamente per il bene dei propri fratelli e delle proprie sorelle, così egli potrà anche rallegrarsi dei suoi costanti rapporti con Dio, il Padre santo ed amorosissimo, qui temporalmente e poi anche eternamente visibile in spirito!

11. Vedete, così voi in ogni avvenire dovete cercare il Signore del Cielo e della Terra; in questo modo voi Lo troverete sempre con la massima facilità! E quando poi nel vostro cuore, infiammato d’amore, chiederete: “Padre, dove sei?”, allora Egli vi risponderà: “Figlioletti, Io sono proprio in mezzo a voi! Non temete, perché la Mia Mano onnipotente vi protegge giorno e notte!”

12. Vedete, così sarà, dato che questa è la Volontà del Signore! Perciò ponderate queste parole e operate secondo queste, e così voi in futuro non avrete più bisogno di andare in tutti gli angoli in cerca del Signore senza tuttavia alla fine poterLo trovare, bensì allora sarà sempre il Signore a venirvi incontro da qualsiasi parte vorrete rivolgervi, poiché il Padre è sempre infinitamente di più occupato per noi, di quanto tutti i figli, presi assieme, lo siamo per Lui!

13. Annotatevi dunque estremamente bene tutto questo, affinché voi non possiate mai più ricadere nella povertà e nella prigionia! Amen!»

 

[indice]

Cap. 270

Disposizioni per il riposo notturno degli ospiti nella reggia di Lamec

La parola interiore a Lamec sulla preghiera del cuore

10 marzo 1843

1. Dopo queste buone parole di Enoch, Lamec si avvicinò subito a lui e gli domandò: «Diletto, potente amico e fratello nel nostro Dio e Padre santo, onnipotente e amorosissimo! Dato che in questa giornata, nel Nome del Signore, abbiamo posto in ordine tutto secondo la Sua testimonianza così come è gradito a Lui, e dato che io ora non so più cosa potremmo o dovremmo ancora fare oggi all’infuori del rendere al Padre santo una vivissima lode, ebbene, voglia tu, nel Nome del Signore, avere l’amore e rendere noto a tutti che cosa occorre fare adesso!»

2. E allora Enoch gli rispose: «Ascolta, caro amico e fratello, così suona la Volontà del Padre santo: “Ora noi dobbiamo dedicarci al riposo e tutti gli ospiti devono passare la notte in casa tua!

3. Poi nessuno deve preoccuparsi di cosa porterà la giornata di domani, poiché quella porterà con sé altrettanti impegni come li ha portati questa di oggi”.

4. Perciò anche noi ce ne andremo a riposare, e della giornata di domani non ci preoccuperemo affatto, poiché il Signore ci indicherà senz’altro domani quello che noi dovremo da fare.

5. E così comunica questo agli ospiti, e falli condurre in una camera da letto pulita!

6. Io e questi miei sette fratelli ci coricheremo qui nei nostri letti; tu però disponi per te e per i tuoi parenti come meglio credi!

7. Se anche tu vuoi rimanere qui, allora sarà giusto, ma se vuoi andare in un’altra stanza con i tuoi, allora anche questo sarà giusto, perché qui non c’è nulla di più, né di meglio di un altro posto. E così dunque avvenga. Amen!»

8. In seguito a queste parole Lamec si recò subito dagli ospiti e annunciò loro questo; egli però trattenne Terhad in sua compagnia.

9. Allora i servitori di Lamec vennero e condussero rispettosamente gli ospiti nelle camere da letto, e le donne e le ragazze portarono subito dei tappeti e dei cuscini soffici e profumati nella sala del trono e prepararono il letto per gli alti ospiti e, secondo il desiderio di Lamec, anche per lui e per i suoi, dato che decisero di riposare nella sala del trono.

10. Le pentole di nafta, poste davanti alle finestre, ardevano ancora intensamente (infatti ad Hanoch era usanza avere davanti a ciascuna finestra una pentola di argilla o anche di ferro, la quale la sera veniva riempita di petrolio e un po’ di paglia a cui poi si dava subito fuoco), e perciò Lamec domandò ad Enoch se occorreva forse spegnere le pentole.

11. Ma Enoch gli rispose: «Lascia illuminare ciò che illumina, poiché è meglio riposare nella luce che dormire nelle tenebre!»

12. A queste parole Lamec congedò subito tutti i servitori, dopo aver prima fatto loro presente in maniera vivissima di ricordarsi del Signore prima di andare a dormire.

13. E quando tutti si furono allontanati, Lamec si prostrò subito sulla sua faccia e ad alta voce lodò e glorificò Dio.

14. Ma dopo un po’, mentre sembrava che gli inni di lode al Signore da parte di Lamec non volessero avere mai fine, una Voce, la quale era la voce del Padre, così gli parlò:

15. «Lamec, le tue parole suonano certamente più belle della grande musica delle sfere nell’eterno spazio della Creazione, ma l’amore nel cuore dello spirito è ancora più bello di tutti questi magnifici toni! Perciò dà tregua alle tue labbra, affinché con ciò le acque vive nella tua anima divengano come uno specchio tranquillo nel quale Io possa contemplarMi in te e tu possa contemplare il Mio Essere nello specchio delle tue acque!»

16. Allora Lamec si alzò, ringraziò nel proprio cuore il buon Padre per tale magnifica esortazione e poi con gli altri si dispose ad un fortificante riposo.

 

[indice]

Cap. 271

La preghiera mattutina di Enoch e il suo discorso ai fratelli

L’offeta del sacrificio spirituale mattutino in spirito

13 marzo 1843

1. Al primo albeggiare del giorno successivo, Enoch fu il primo ad alzarsi, ed egli, nel suo amore, rese lode e gloria al Padre, e fuori da questo suo potente amore benedisse tutti i suoi fratelli che sonnecchiavano ancora.

2. E subito dopo questa solenne manifestazione, a Me gradita più di ogni altra, egli destò i fratelli e disse loro:

3. «Fratelli, alziamoci nell’amore, nella grazia e nella misericordia del Signore, e rendiamo gloria al Suo nome santissimo!

4. Vedete, il Padre buono, santo ed amorosissimo ci ha concesso di nuovo di vedere sorgere un nuovo giorno!

5. Già irrompono i primi raggi dal mattino, e la notte fugge dinanzi a questi; il loro iniziale e timido influsso si fa sempre più potente, e con sempre maggior forza ricaccia indietro la notte perché si inabissi nelle profondità della Terra, affinché le pianure e le montagne siano purificate per il finale e completo accoglimento della potentissima luce e del vivificante calore che provengono dal Sole, quando questo si innalzerà subito maestosamente al di sopra dei monti della Terra.

6. Affrettiamoci dunque ad uscire e sotto il libero cielo porgiamo una lode comune al Padre, quali veri figli che Lo amano sopra ogni cosa!

7. Noi vogliamo offrirGli nei nostri cuori un gradito sacrificio mattutino, dato che Egli, per onorarci e beatificare noi quali Suoi figli, ci accende un sacrificio tanto sublime del Suo amore, grazia e misericordia nel Sole che risplenderà per tutto il giorno, ardendo divinamente, illuminando tutto, riscaldando e vivificando!

8. O cari fratelli, comprendete giustamente nel profondo del vostro cuore che cosa è tutto ciò che compie l’infinito ed eterno buon Padre, e il vostro amore per Lui diventerà veramente ardente come il Sole!

9. Guardate le stelle che ancora brillano sublimi sul firmamento; guardate l’intera maestà della Terra; guardate le schiere dei più magnifici fiori e ascoltate i magnificissimi toni dei pennuti cantori dell’aria che diventa sempre più animata.

10. Volgete ancora i vostri sguardi alla gloria del mattino sempre più crescente e fate attenzione come ad ogni vostro respiro aspirate una crescente pienezza di divina Luce di Grazia, fate attenzione come il vostro petto diventi sempre più ampio e vivo, e come ciascuna goccia di sangue in voi vada trasfigurandosi e divenga veramente sempre più celestiale-eterea quanto più il magnifico Sole del Signore si avvicina al suo sublime sorgere!

11. Vedete, o fratelli, e comprendete voi figli del Padre santo: “Tutto ciò, da parte del Padre inesprimibilmente buono, è un sacrificio offerto a noi!”

12. Ecco, è proprio così che ci onora il Padre santo! Ma allora, come potremmo noi non accorgercene e come non dovremo affrettarci incontro a Lui nei nostri cuori per accenderGli in cambio il solo sacrificio d’amore a Lui gradito e lasciare che questo arda continuamente, anzi, che arda sempre più in ogni tempo e poi anche eternamente in spirito?

13. O fratelli, usciamo fuori, presto, e nella grande area dei sacrifici, nella grande sala del trono della Grazia e della Misericordia divine, offriamo a Lui il nostro sacrificio! Amen!»

14. E dopo questo vero discorso mattutino tutti si alzarono e, col cuore compunto, si affrettarono ad uscire dirigendosi verso il vicino monte che era stato purificato.

15. E quando poco dopo ne ebbero raggiunta la vetta, Enoch mostrò a tutti le grandi magnificenze di Dio nell’ampio circondario e richiamò la loro attenzione su tutte le apparizioni del mattino e le spiegò nel loro significato d’amore.

16. E tutti furono talmente commossi da tanta grande Magnificenza, infinita Bontà e Sapienza del Padre santo che essi, per il grande amore per Dio, non sapevano cosa fare.

17. E Lamec, del tutto annichilito nelle più interiori profondità del suo cuore, esclamò: «O Tu grande Padre santo, onnipotente e del tutto amorosissimo, è per noi che Tu fai tutto ciò? Oh, come posso ancora vivere quando penso a quello che sono stato?

18. Enoch, Enoch, magnifico fratello! Tu ora mi hai aperto gli occhi, e soltanto adesso riconosco l’intera pienezza della mia colpa davanti a Dio!

19. Egli ha sempre preparato per noi un tale sacrificio del Suo amore, della Sua grazia e della Sua misericordia, ma come Lo abbiamo contraccambiato noi? No, fratello, no, io non devo pensare a quello che ero stato prima, perché troppo infame è sempre stata la mia vita!»

20. A questo punto Enoch consolò Lamec dicendo: «Sii confortato, caro fratello Lamec, in verità, anche se i tuoi peccati fossero più numerosi dei granelli di sabbia del mare, ti sarebbero tutti condonati, dato che tu hai fatto diventare vivente in te un tale grande amore per il Padre!

21. Rimani dunque in questo amore, e tu apprenderai ancora cose del tutto diverse da come sono queste, e questo accadrà quando in te un giorno sorgerà l’eterno Sole di Dio!

22. Ora però nella dolce quiete d’amore attendiamo il Sole che sta per spuntare! Amen!»

23. E così la nostra compagnia trascorse la mattinata sul monte, e lodò e glorificò Dio nel cuore, in spirito e verità.

 

[indice]

Cap. 272

Colazione e disposizioni di Enoch per testimoniare nel regno delle vicissitudini

Ultime parole di congedo a Lamec ed improvvisa partenza insieme ai sette

15 marzo 1843

1. Ma dopo che il Sole si fu alzato, tutti fecero ritorno in città, secondo le disposizioni di Enoch, e da lì di nuovo alla dimora di Lamec.

2. E giunti là, Lamec fece subito portare una buona colazione, alla quale tutti gli ospiti di entrambi i sessi presero parte, tanto i poveri quanto coloro che erano stati prigionieri, e questo avvenne lodando Dio e glorificandoLo altamente.

3. Terminata la colazione, Enoch impose le sue mani nel Nome del Signore a tutti i poveri e agli ex prigionieri, e li invitò a recarsi ovunque la Terra fosse abitata dai figli di Caino, per dare dappertutto testimonianza di quello che essi avevano udito e visto, però le donne avrebbero dovuto rimanere lì e tenere in ordine le loro case, poiché le donne della pianura non erano destinate a profetizzare nel Nome del Signore se non ai loro figli.

4. Dopo tale invito, Enoch disse a Lamec: «Tu però, mio diletto Lamec, mio fratello e mio compagno di incarico, conosci comunque qual è la Volontà del Signore e non hai ora più bisogno di me!

5. Tuttavia questo osserva più che altro nel tuo cuore, e cioè ama sempre e dappertutto Dio, il Padre amorosissimo, al di sopra di ogni cosa, e ama tutti i tuoi fratelli e sorelle, che discesero dal capostipite Caino, il doppio di quanto ami te stesso, così tu procederai continuamente nella Luce di Dio, e la Sua santa voce paterna ti insegnerà in ogni tempo a camminare per le prodigiose vie di Dio!

6. Edifica il tempio sul monte come ti è stato comandato, e quando esso sarà completato, allora, secondo la Promessa del Signore, noi ritorneremo numerosi dall’altura giù da te in casa tua, e poi benediremo il nuovo tempio e ti condurremo in seguito sull’altura affinché tu riceva la benedizione di Adamo, il primo uomo della Terra ancora vivo e per conseguenza il progenitore originario di tutti gli esseri umani ora viventi, affinché in questo modo possa poi essere cancellata dalla tua fronte la maledizione su Caino.

7. Così tu vedrai anche Eva, la madre della stirpe, che ti benedirà anche lei, e poi tu riavrai indietro le tue mogli Ada e Zilla, e vedrai tua figlia Naeme e l’uomo che il Signore le ha affidato, che si chiama Hored, di nobili ed elevati sentimenti.

8. E se tu pregherai nel tuo cuore il Padre in maniera viva, allora può perfino accadere che questo tuo nuovo e vero genero scenderà giù con te nella città dei tuoi padri.

9. Così pure tu avrai di nuovo indietro anche i tuoi due figli, Jabal e Jubal, però, come già detto, per ottenere questo devi adempiere nel modo più scrupoloso la Volontà del Signore!

10. Per quanto il Signore sia l’eterno ed infinito Amore stesso, Egli tuttavia non permette che si mercanteggi con Lui, poiché come Egli è infinitamente fedele in tutte le Sue promesse, così pure Egli, con il Diritto divino e creativo, pretende anche da noi una tale fedeltà secondo le nostre forze, e perciò noi dobbiamo adempiere la Sua Volontà incondizionatamente, costi quello che può costare!

11. E tu puoi essere pienamente sicuro che Egli manterrà puntualmente tutto ciò che ti ha promesso, se tu osserverai del tutto attivamente la Sua santissima Volontà.

12. Altrimenti però Egli lascia che ciascuno se la sbrighi da sé fino alla morte, e chi non si interessa di Lui e sta solo premurosamente attaccato al mondo, di costui neanche il Signore si interessa, e lo lascia andare per le sue vie che sempre sicuramente lo condurranno alla rovina e per conseguenza alla morte eterna.

13. Sia dunque ogni tua premura in Dio, e la Sua santissima Volontà sia tutta la tua forza d’azione, e così Dio ti sarà fedele sempre e in eterno! Amen!»

14. Dopo queste parole, Enoch, insieme ai sette, si allontanò così all’improvviso grazie alla Forza di Dio, che Lamec non seppe come spiegarsi la cosa.

15. Ma Terhad disse a Lamec: «Poiché questi sono dei veri figli del Signore, allora essi sono certamente anche uguali a Lui in tutto, dato che Egli è il Tutto nel tutto per loro!

16. Divenga Egli tale anche per noi secondo il nostro amore per Lui, e allora noi saremo uguali a loro! Ma la Sua Volontà deve essere per noi sacra come lo è incomparabilmente per costoro!

17. Dunque non ci meravigliamo di ciò, bensì dedichiamoci all’opera che ci è stata comandata! La Volontà di Dio avvenga sempre e in eterno! Amen!»

18. Lamec comprese subito queste parole e chiamò a sé Mura e Tubalcain, e con loro si consigliò riguardo alla costruzione del nuovo tempio.

19. Mura elaborò il progetto, e già il giorno dopo mille mani furono messe all’opera.

 

[indice]

Cap. 273

Enoch e i sette messaggeri, trasportati prodigiosamente sulla via verso l’altura

L’incontro con Satana nelle sembianze di un drago

Il drago obietta ad Enoch riguardo a Dio e alla creazione

16 marzo 1843

1. Frattanto Enoch, Chisehel, Setlahem, Gioram e gli altri quattro fratelli, i cui nomi erano Hil, Bael, Julel e Darel, erano stati trasportati istantaneamente fuori dalla città dalla Forza del Signore, alla distanza di settemila passi, e precisamente fino ai piedi della montagna.

2. Giunti là essi furono di nuovo affidati alle loro forze, e cominciarono la salita della montagna passo dopo passo.

3. Durante la via però, quando avevano percorso all’incirca la metà del loro cammino e precisamente mentre passavano davanti ad una grande caverna di quella montagna, ecco che da questa uscì un potente drago e sbarrò la via ai viaggiatori.

4. La sua figura era di un’orribile vista, e la sua forza sembrava minacciare di divorare le montagne; i suoi occhi erano come di metallo fuso, le sue fauci erano simili ad una voragine abissale che vomita un fumo denso, frammisto a fosche fiamme; la sua testa somigliava nella forma a quella di un lupo, però già da sola era più grande di un bue gigantesco; il suo collo era uguale a quello di un leviatan, il quale è il più grande e più potente mostro dei mari; il suo corpo, ricoperto di solidissime squame e provvisto di doppie pinne a foggia di ali, terminanti in punte taglienti, aveva una circonferenza di seicentosessantasei cubiti (51,8 m); le sue zampe erano come delle poderose querce sradicate, e la sua coda, anch’essa lunga seicentosessantasei cubiti (51,8 m) e ricoperta di squame, era contorta in sette anelli.

5. Questo era l’aspetto orribile del drago, e si comportava come se volesse rovinare i nostri viandanti, o almeno di invitarli ad una battaglia.

6. Ma Enoch che aveva riconosciuto molto bene la maligna natura del mostro, parlò al drago nel seguente modo: «Ascolta, rifiuto della Creazione, arbitrario modellatore di questa tua orribilissima figura ingannatrice. Io conosco la tua entità e le tue intenzioni. Tu non riuscirai mai ad ingannarmi in eterno, come non fosti mai capace di ingannarmi finora! Infatti il mio amore per Dio è più potente di tutta la tua forza, e da questo amore sorge un’immensa e santa luce, nella cui luce tu stai nudo dinanzi a me in tutta la tua malignità senza fondo; questa tua cattiva malignità però è una debolezza altrettanto grande che il mio amore può disperdere con un soffio.

7. Questo ti sia detto apertamente, affinché tu sappia dinanzi a chi ti trovi! Io, Enoch, l’unico sommo sacerdote di Dio sulla Terra, ti dico però ora e ti impongo, nel Nome del mio e del tuo Dio e Signore, di abbandonare questo luogo e di affrettarti verso il mare della tua malignità senza fine, e di non comparire mai più in questa regione, bensì di rimanere nel fondo di questo tuo mare e nutrirti là dell’immondizia della tua malignità!

8. Va’ dunque e fuggi, e non lasciare che le cose arrivino al punto che io debba toccarti col mio dito, perché tu già sai da tempo molto lungo quale destino ti causerebbe un simile tocco! Vattene dunque, e fuggi nel Nome del Signore! Amen!»

9. Allora il drago si volse verso Enoch e, con una voce come quella di una prostituta, gli disse: «Sì, Enoch, io ti conosco, e nessuno di voi mi è sconosciuto, dato che io sono per voi tutti un solido fondamento dal principio.

10. Infatti, ancor prima che un sole splendesse sul firmamento e prima ancora che fosse stato pensato l’allestimento delle cose e degli esseri di ogni specie, ero unicamente io quale prima emanazione emessa da Dio. In me la Divinità si è divisa, ed io ero la luce in Dio; e Dio vide che la luce era più potente di Lui e fu colto da grande paura a causa della potenza della luce.

11. Tuttavia Egli lasciò per delle eternità che la luce splendesse sempre più luminosa, poiché Egli pensava che con ciò la luce avrebbe dovuto consumarsi e quindi indebolirsi dinanzi a Lui, affinché Egli da ciò si sarebbe completamente fortificato nella Sua Entità.

12. Io però, quale la libera luce in Dio, vidi del tutto facilmente quale piano aveva preparato l’eterno Dio Originario e vidi pure che, nonostante tutto il mio potere eternamente esteso in modo ampio, non avrei mai potuto sfidare la Sua Potenza fondamentale originaria; perciò io dissi a Lui in toni del tutto dolci:

13. “Ascolta Tu, mia eterna ed invincibile Causa Prima! Dato che Tu temi la mia potenza come se fosse maggiore della Tua e che tuttavia mi chiamò a divenire, allora togli tutta questa Tua luce da me, e dammi soltanto un’esistenza che possa stare di fronte a Te e che Ti contempli e si consulti con Te!”

14. Dio, però, invece di esaudirmi, andò in collera, creò degli altri esseri [attingendo] da Sé e li pose quali signori di fronte a me, e comandò loro di catturarmi nel mio centro e poi in tutti i punti dell’infinità.

15. Fu così che io fui imprigionato senza motivo. Tutto mi fu tolto, all’infuori del fondamento della mia entità, e quello che vedi qui è tutto ciò che mi fu lasciato, pur essendo del tutto innocente; mi fu lasciato nient’altro che questa figura quanto mai misera, la coscienza di ciò che io fui e l’unica capacità di fare il male, affinché per me non possa sorgere mai in eterno una sola ragione di misericordia, e poi mi fu lasciata ancora la piena conoscenza della Volontà divina, però con questa anche il sentimento dell’attività sempre invertito!

16. Io sono un essere eternamente maledetto senza motivo, soltanto, perché così vuole la collera di Dio. Io devo essere un diavolo a causa dell’ira di Dio. Perciò devo eternamente soffrire e devo essere maledetto da ogni entità, perché così lo vuole il capriccio dell’ira e della collera divina.

17. O Enoch, io sono un essere del tutto miserevolissimo! Io devo percepire eternamente tale cosa nel modo del tutto più aspro, e nonostante ciò non mi è data in eterno la possibilità di migliorarmi! A me ogni possibilità di ritorno è tagliata fuori, e non posso cambiare questa mia forma! Io devo mentire e ingannare per rendermi idoneo a ricevere una quanto più grande vendetta di Dio! Devo contemplare con occhio bramoso il buono e il vero, ma devo fare soltanto il male attraverso la rabbia insita in me, per diventare con ciò più meritevole di punizione e di maledizione!

18. O Enoch, questo è per me uno stato maligno! Nessuno dunque avrà più misericordia di me in eterno?

19. O Enoch, non mandarmi perciò via da qui; non rendermi ancora più infelice di quanto già non lo sia comunque! Ma se tu puoi eternamente annientarmi e disperdermi, allora fallo, e la consapevolezza di tale azione ti sia il mio eterno ringraziamento!»

 

[indice]

Cap. 274

Proposta di Enoch alle accuse contro Dio enunciate dal drago-Satana

Strane affermazioni ed ulteriori accuse alla Divinità su presunti Suoi capricci

Il drago-Satana vorrebbe distruggere la Divinità oppure se stesso

17 marzo 1843

1. Allora Enoch fissò intensamente negli occhi il drago e gli disse in tono amorevole e serio: «Sta bene, o miserevolissimo essere, io ho percepito da te la tua accusa contro Dio e l’ho anche del tutto compresa!

2. Se le cose stanno in questo modo, allora tu sei davvero la creatura più meritevole di commiserazione nell’intera infinità!

3. Infatti, non si può concepire un essere più miserevole e più sventurato di quello che debba riconoscere in ogni profondità il buono e il vero, e in aggiunta a questo debba avere il massimo impulso a fare il bene, e poi non appena si accinge in tutta serietà, secondo tale impulso, a mettersi all’opera, ecco che la Divinità lo afferra subito con la Sua collera e lo spinge, contro la propria volontà e contro il buon riconoscimento, a fare il male, affinché poi si costituisca un nuovo motivo per la Divinità in seguito al quale l’essere miserevole e sventurato debba rendersi debitore di una nuova e sempre più potente condanna da parte della Divinità quanto mai senza amore e ingiusta.

4. Ma se le cose stanno proprio così, allora dimmi come avviene che il Signore sia tanto benevolo e misericordioso con noi al punto che noi non possiamo perciò fare a meno di riconoscerLo, in primo luogo, quale il purissimo, eterno ed infinito Amore, e perciò anche di amarLo sopra ogni cosa, e in secondo luogo come si spiega che, accanto a ciò, a noi sia stato dato di apprendere, in maniera del tutto evidentissima da Lui stesso, che Egli, quale Padre amorosissimo, ha già fatto ogni cosa possibile e che anche in futuro farà ugualmente ogni cosa immaginabile pur di spezzare la tua eterna ostinazione, affinché tu possa essere riconquistato?

5. Sì, dimmi: come avviene che il Signore ha fatto sorgere l’intera Creazione visibile unicamente per il tuo vantaggio, per indurti nuovamente al completo ritorno, attraverso la dura prova della morte materiale, e tuttavia tu non vuoi fare ritorno al Padre? E il Padre, ora è costretto, tramite il Suo infinito Amore, a dividere la tua totale forza vitale in una vita speciale e innumerevole degli uomini su questa Terra, come su altri innumerevoli corpi mondiali, e in questo modo a liberarti dalla tua ostinazione e a ricondurti indietro, così, diviso in noi uomini, dato che tu, indiviso, non ti saresti mai deciso in eterno? Dimmi! – Dimmi dunque: come accade questo? Ed io, dopo, farò ciò che tu mi hai chiesto!»

6. A questo punto il drago aprì nuovamente la sua bocca e disse ad Enoch: «O uomo immaturo! Tu non hai ancora assaporato neppure mille anni della Terra e pretendi di conoscere Dio, l’Eterno, già meglio di me che tuttavia L’ho già assaporato da eternità in tutti i Suoi cambiamenti? – Oh, vedi, come sei infinitamente debole e stolto!

7. Ascolta: io voglio aprirti i tuoi giovanissimi occhi, affinché tu debba vedere almeno una scintillina di come sta dinanzi a te il tuo presunto Dio riconosciuto! Ascolta dunque!

8. Di tali Creazioni, come questa che esiste ora, io ne conosco già innumerevoli “grossi miliardi”! Ciascuna è durata all’incirca un “grosso miliardo” di anni terrestri [NB – a Lorber: Un simile “grosso miliardo” è un numero dove all’unità 1 sono aggiunti a destra novecento zeri], un numero che per te, povero giovane uomo, è in sé e per sé immemorabile!

9. Dopo che un tale periodo creativo era scaduto e Dio era diventato sazio delle Sue creature, allora Egli lasciava di nuovo andare questo Suo immenso gioco del pensiero, vale a dire – beninteso – Egli annientava di nuovo l’intera Creazione infinita, e poi di nuovo, per parecchi grossi miliardi dei tuoi anni terrestri, non esisteva altro che un infinito spazio vuoto e nulla esisteva all’infuori di Lui e di me; io continuai ad esistere perché riuscii sempre ad oppormi potentissimamente ad ogni annientamento, dato che sono, e lo sono sempre stato, una parte essenzialissima della Divinità.

10. Quando poi la Divinità, in un simile tempo per te del tutto immemorabilissimo, aveva disposto un nuovo grande piano di Creazione, allora il creare aveva ben presto inizio, e quando questa Creazione aveva fatto di nuovo il suo tempo e la Divinità era diventata nuovamente sazia e stanca delle Sue creature, allora ben presto era anche la fine di una tale nuova Creazione e, come le precedenti, seguiva l’annientamento totale di tutte le cose, le quali comunque non sono altro che pensieri di Dio fissati per un tempo determinato, e un vuoto come eterno seguiva di nuovo al posto della magnificenza della Creazione precedente.

11. Che tale sia il modo di condurre di Dio nel Suo, originariamente eterno, piano di potenza e di divertimento, tu lo puoi già scorgere sulla Terra, dove le cose oscillano sempre fra il sorgere, l’esistere e il trapassare. Oggi tu vedi un fiore fiorire splendidamente, e domani esso è già morto e viene poi annientato per l’eternità, e così avviene eternamente di innumerevoli cose, tanto nel grande quanto nel piccolo! Di questo io sono già un testimone molto antico e indistruttibile.

12. Se tu dunque credi in una vita eterna, allora tu sei in grande errore, perché, all’infuori di Dio e di me, niente ha un’eterna e per conseguenza indistruttibile stabilità. Dio è eterno perché Egli, originariamente sostanziale in Se stesso, è nel più proprio e caratteristico Essere eterno, ed io sono ugualmente eterno perché non sono un pensiero, come lo sei tu e tutta la Creazione sorta da Dio, bensì io sono una parte separata, indistruttibile ed essenziale della Divinità stessa!

13. Ma se tu ora domandi come mai, nonostante tutte le fatiche di Dio, io non voglia tuttavia far ritorno a Lui, mentre invece tu Lo hai trovato quale il purissimo Amore, allora io ti dico che la ragione di ciò ti sta ora dinanzi chiara come il giorno, e non è altra che questa: perché io conosco Dio dal fondamento originario, cosa che a te sarà eternamente impossibile, dato che tu anzitutto, come un’effemeride[23], non puoi afferrare l’eternità come essa era, e tanto meno come essa sarà in futuro!

14. Tu, con la tua attuale forza vitale, la quale è pure una parte estremamente piccola dell’Essere divino, potresti bensì separarti come me completamente da Dio e così assumere pure una stabilità eterna, purché tu sapessi come fare; ma se tu facessi tale cosa, allora la Potenza infinitamente più grande della Divinità ti tratterebbe in maniera altrettanto terribile come Essa tratta ora me, e poi tu, con la tua stabilità eterna, avresti guadagnato estremamente poco, se consideriamo che è meglio non essere, che essere così come sono io!

15. Ma dato che io sono ormai diventato sazio e stanco proprio sul serio di questo eterno e fluttuante agire della Divinità, allora io ho adesso anche deciso di fare due cose, e cioè: o spogliare Dio di tutta la Sua Potenza per l’eternità e impadronirmene io per poi finalmente fondare, per tutte le creature, un ordine di stabilità veramente eterno, oppure, se tale cosa non dovesse riuscirmi, allora in questo secondo caso io voglio uccidere me stesso per l’eternità, per mettere con ciò fine in eterno alla Divinità stessa!

16. Infatti quante volte io ho pregato la Divinità di fondare, nella Creazione, un ordine di stabilità fisso ed eterno; solo che tutto è stato sempre assolutamente inutile!

17. Io volevo restituirLe la mia luce, ma Essa invece, mediante altri esseri creati e dall’esistenza effimera, mi fece prigioniero. Ma dato che Essa non era tuttavia capace di vincermi, allora mi lasciò un’esistenza quanto mai misera, e la mia precedente entità, dal suo essere sconfinato, fu ristretta in questa mia forma attuale.

18. Ma solo adesso la Divinità vede nella mia Luce, che io sono ora di gran lunga più pericoloso per Lei che non nella mia precedente universalità. Perciò Essa fa anche ogni sforzo per catturarmi!

19. Però tu, assieme al tuo Dio d’amore, puoi essere sicuro che Lei non riuscirà mai in eterno a fare questo! Io ucciderò me stesso e la Divinità, piuttosto che darmi Suo prigioniero, dato che con questo Essa avrebbe il campo ancora più libero per creare e poi, a seconda del Suo capriccio, per annientare nuovamente le Creazioni!

20. Ma anche per questo motivo gli esseri pensanti vengono sempre avviati all’umiltà dalla Divinità, affinché a nessuno sia reso possibile svincolarsi dal Capriccio divino!

21. Questa volta però io sono fermamente deciso a giocare alla Divinità un tiro che scaccerà via da Essa ogni Suo capriccio per l’eternità! In verità, questa volta voglio mostrarLe la mia potenza e voglio punirLa come un vecchio malfattore! Comprendile bene queste cose, o Enoch! Amen!»

22. A questo punto il drago scomparve improvvisamente.

 

[indice]

Cap. 275

L’effetto ammaliante del discorso del drago sui sette messaggeri

Le numerose contraddizioni del drago e la sua totale falsità, per tentare i sette

18 marzo 1843

1. Udite queste parole del drago, ad eccezione di Enoch, tutti gli altri sette messaggeri furono colti come da una potente vertigine, tanto che essi non seppero né consigliarsi, né cosa fare.

2. Ma Enoch, essendosi ben presto accorto di quanto succedeva in loro, allora interrogò immediatamente Chisehel e gli chiese cosa egli aveva trovato di così tanto preoccupante nel discorso del drago.

3. E allora Chisehel rispose ad Enoch con la voce alquanto alta: «Tu lo domandi a me, che sei il solo sommo sacerdote illuminato del Signore? Vedi, sarà invece più conveniente che sia io a domandarti che cosa pensi tu di tutto ciò! E dato che ora ti ho posto questa domanda, allora rispondi, se in certi punti ti è possibile!

4. La questione è di una importanza terribilmente grande! Io perciò anche in tale occasione mi riservo di fare le dovute obiezioni che tu dovrai ribattere, poiché qui a noi tutti è necessaria una luce potentissima, se non vogliamo trapassare nella morte annientatrice! E così parla tu, fratello Enoch, ed esponimi le tue validissime obiezioni riguardo a questo discorso del drago, e indicami che cosa noi tutti dobbiamo sul serio pensarne».

5. Allora Enoch rispose a Chisehel: «Ascolta, fratello! Se non si scorge di primo acchito ciò che si può pensare di questo discorso del drago, allora bisogna essere ancora alquanto ciechi! Ma quale uso fai dunque tu della grazia del Padre santo, se esci fuori con una tale domanda?

6. Nel tuo caso sembra proprio sul serio che tu ti sia lasciato incantare dalle parole quanto mai menzognere di questo nemico giurato del Signore!

7. Ma non hai notato come egli passava da un estremo all’altro, e come abbia enormemente contraddetto se stesso?

8. Egli non mi ha prima pregato che io lo annientassi? Mentre ora, alla fine del suo discorso, non ha fatto che sfoggiare la sua potenza come se la conservazione di Dio stesso dipendesse unicamente da lui!

9. Egli non ha prima detto in quale elevatissimo e immemorabilissimo grado venga sempre guidato e spinto dal Signore nella maniera più ingiusta e senza amore, e poi senza alcuna misericordia venga maledettissimamente punito? Mentre ora, alla fine del suo discorso, egli stesso scoppia in una furiosa collera e afferma che egli vuole punire, e lo farà, il Signore come un vecchio malfattore!

10. Non si è egli prima arrogato una potenza ultradivina, mentre poi si lascia catturare dalle effemeridi neo-create, e ciò contemporaneamente nell’intera infinità, e si deve accontentare di questa sua attuale forma miserevolissima?

11. Non ha egli detto prima che la Divinità ha visto solo ora che in questa sua attuale forma egli è pericolosissimo? Conseguentemente questa sua forma deve essere per lui, quale il più grande nemico di Dio, certamente la più vantaggiosa! Ma come mai egli prima l’ha dichiarata invece la più miseranda?

12. Non deve egli, in questo caso, una buona volta considerare la figura di Dio come la migliore, se, di fronte a questa, qualifica la propria figura come la più miserevole? E non deve viceversa, reputare nuovamente la propria figura come incomparabilmente più perfetta, dato che in tale forma egli ritiene di essere più pericoloso che mai per Dio, il suo nemico?

13. Ad un certo punto egli ha asserito che l’intera magnifica Creazione è un frivolo e capriccioso gioco del pensiero della Divinità, alla quale dunque apparteniamo pure noi; subito dopo però egli confessa di nuovo che la nostra forza vitale è una particella piccolissima della reale Entità divina, la Quale, per Sua natura, potrebbe eventualmente perfino non garantirci dalla distruzione, senza per altro ottenere un qualche vantaggio con ciò!

14. Vedi dunque come tutto trabocca delle contraddizioni più assurde! Ma come dunque è possibile che tu, un messaggero del Signore altamente destato, non abbia potuto accorgerti di ciò già al primo istante?

15. E perché mai il grande mentitore si è ora nascosto con tanta rapidità? Se egli avesse detto la verità, allora egli non avrebbe certamente avuto bisogno di comportarsi così, ma avendo invece fiutato l’arrosto che gli sarebbe stato invece scodellato da parte mia, allora egli si è affrettato a sottrarsi alla nostra vista per non essere chiamato da me a rispondere ulteriormente.

16. Tuttavia è questa la sua antica e facilmente riconoscibile maniera di ingannare, attraverso la quale egli strappò a sé il padre Adamo e portò la duplice caduta di costui: una volta con la procreazione non benedetta, e un’altra volta con la profanazione del giorno del Signore! E tu, nonostante tutto ciò, puoi qui ancora chiedere spiegazioni a me in un modo che fa quasi pensare che tu voglia prestare fede all’antico bugiardo e ingannatore?

17. Oh, guai a te, sacra altura del Signore! Se i tuoi figli credono così facilmente alle parole ingannatrici del drago, allora verrà il giorno in cui dovrai ancora una volta vergognarti al cospetto della pianura e su questa ti avventerai come un avvoltoio e la guasterai fino alle più intime fondamenta!

18. Sì, saranno i figli di Dio ad attirare il Giudizio, mentre i figli del mondo potrebbero, di per sé, rimanere fedeli al mondo fino alla fine!

19. Se noi però, quali sostegni del mondo, cominciamo a vacillare, che ne sarà allora del mondo?

20. Io però dico a voi, miei cari fratelli: “Beato e davvero felice è colui che sopporta la tentazione, perché, dopo che egli è stato messo alla prova, otterrà la vera meta della vita, che è stata promessa dal Padre santo e amorosissimo a noi tutti, se noi Lo amiamo veramente di tutto cuore”.

21. Tu però adesso non affermerai mica che il Padre ci ha ora tentato? Poiché il buon Padre non tenta affatto in questa maniera nessuno per il male, né Egli ha bisogno di tentare qualcuno. Egli però vide in te ancora un tenebroso stimolo bramoso, e così Egli ha permesso che questo uscisse da te, e tu lo hai ora dovuto osservare e tu stesso lo hai dovuto esaminare e constatare poi se in te non rimaneva più davvero alcuna brama riguardo a ciò.

22. Tuttavia hai mostrato di avere ancora una brama disposta a credere; e allora sappi anche che, allorquando qualcuno ha mostrato una brama per il falso, costui ha accolto, con la brama, anche il falso, e questo è un seme del peccato! Ma quando poi il peccato, nella sua maturazione, viene partorito, allora esso partorisce anche subito la morte che è in lui.

23. Non cadete dunque in errore, cari fratelli, perché ogni buon dono e ogni vera e perfetta elargizione ci vengono unicamente dal Padre di ogni Luce e di ogni Vita. In Lui non ci sono cambiamenti, né una qualche oscillazione eterna; come Egli è, così Egli era dall’eternità.

24. Egli ci ha generato quali primogeniti delle Sue creature attingendo dal Suo Amore, secondo la Sua Volontà e tramite la Sua eterna Parola di Verità, e così noi siamo anche dei primogeniti e non i miliardesimi secondo ciò che ha detto il drago mentitore. Queste cose ce le ha rivelate il Padre.

25. Io ritengo però che il Padre buono e santo meriterà certamente più fede che non il drago delle menzogne! E ora andiamo di nuovo avanti e procediamo in pace! Amen!»

 

[indice]

Cap. 276

Arrivo e accoglienza sull’altura

 Ammonizioni a Chisehel che ha paura del Signore

La domanda di Uranion sulle condizioni della pianura

20 marzo 1843

1. Questo discorso di Enoch fu del tutto sufficiente per ristabilire l’ordine nell’animo degli altri, e così essi continuarono la salita e, secondo l’attuale modo di misurare il tempo, in sette ore giunsero già presso i figli del mattino.

2. E quando questi ebbero scorto Enoch e gli altri sette, se ne andarono in fretta alla capanna di Uranion e riferirono a lui e alla sua stirpe quanto avevano visto, e cioè che il sommo sacerdote Enoch e gli altri sette provenienti dal Mezzogiorno erano in procinto di arrivare.

3. A tale notizia tutti si alzarono immediatamente e si affrettarono incontro agli arrivati a braccia aperte.

4. E la splendida Purista non mancò di certo, anzi fu la prima a precipitarsi fra le braccia di Enoch e, quasi senza fiato e con la massima e più sorprendente gioia del suo animo, diede l’annuncio che tre giri d’ombra prima il Padre ultra santo era venuto da lei nella sua nuova cucina e le aveva comandato di preparare un buon pasto d’amore ad Enoch e agli altri sette messaggeri che si stavano avvicinando all’altura, e poi anche di avvertirli che Egli li avrebbe incontrati nella capanna dell’amore.

5. E quando tale notizia fu appresa da Enoch e da tutti gli altri per bocca di Purista, Enoch ne fu immensamente lieto, salutò e benedisse tutti coloro che erano venuti loro incontro, e poi anche coloro che non avevano potuto fare ciò.

6. La stessa cosa fece pure Chisehel assieme agli altri. Ma per quanto riguardava la gioia di Chisehel per la notizia data dalla splendida Purista, si trattava piuttosto di paura, perché la scena svoltasi con il drago era ancora presente con troppa chiarezza nei suoi occhi per dimenticare quanto fosse stato vicino a soccombere all’inganno del drago.

7. Ma essendosi Enoch accorto di ciò, allora egli disse subito a Chisehel, nonché agli altri sei che erano con lui: «Ascoltate, la condizione del vostro cuore non mi piace affatto, perché esso ha paura del Padre!

8. Chisehel, tu sai che, basandoti sui tuoi antichi e falsi fondamenti, nel grande Sabato contrastasti ostinatamente il Padre della magnificenza? Cosa ti accadde allora? Vedi, tu trovasti soltanto grazia e misericordia immense!

9. Ma se tu questo lo sai anche sicuramente, come puoi ora avere così tanta apprensione di Lui, dato che tu fosti solo pettinato dal drago, ma ti mancava ogni libera volontà per la caduta?

10. Sii perciò un uomo e un degno figlio di Adamo, ma non uno stolto vigliacco, e rallegrati perciò del Padre dal più profondo fondamento d’amore del tuo cuore, così Egli ti rafforzerà in quel punto dove sei ancora debole!

11. Se però Lo temi, allora puoi anche essere certo che la paura ti resterà per minare il tuo amore per Dio, e il Padre, per riguardo la tua debolezza, non potrà mostrarsi a te!

12. Credimi, fratello mio Chisehel: non è il Signore che punisce l’ingiusto, bensì tale cosa la fa l’ingiusto stesso, perché la sua azione ha colmato il suo cuore con grande e segreta paura di Dio, e la paura è poi la creatrice del giudizio e della punizione nel proprio cuore.

13. Ma con quel cuore col quale qualcuno può prepararsi l’eterna vita celestiale attraverso il suo potente amore per il Padre, con lo stesso cuore egli può anche essere il creatore del suo proprio carcere per la morte.

14. Perciò lascia andare la tua paura, e rallegrati nel Signore, così Egli ti accoglierà a braccia aperte e ti rinforzerà per ogni lotta!

15. Lascia stare la faccenda del drago, e pensa di quale spirito egli è figlio di per se stesso, e allora puoi essere certo che il Padre ti aprirà la tua vista interiorissima sul drago, in modo tale che tu potrai, in modo ultra chiaro e nella profondità delle profondità, esplorare la sua entità! Questa cosa io la auguro a te e a tutti dal mio interiorissimo fondamento d’amore.

16. E ora affrettiamoci alla capanna di Purista e attendiamo là, con la più intensa brama d’amore nel cuore, il Padre santo e amorosissimo! Amen!»

17. Dopo questo buon ammonimento, il vecchio Uranion si rivolse ad Enoch e gli domandò come stavano ora le cose nella pianura.

18. Ed Enoch gli rispose: «Ascolta, per quello che riguarda ora la pianura, cioè rispetto alle montagne, essa certamente rimane ancora una pianura dal punto di vista naturale; dal punto di vista dello spirito, però, essa è diventata un’altura completamente vera che facilmente supererà la nostra!

19. Lamec, il tiranno in precedenza così terribile e crudele della pianura, è ora diventato un difensore dell’Amore del Signore come me, e il Signore lo ha, così come me, personalmente benedetto per tale compito! Di più non occorre che io vi dica per ora; alla presenza del Signore, però, voi apprenderete ogni cosa con vostra grandissima gioia!

20. E tu, Uranion, manda subito Lamel da Adamo, da Set e da tutti gli altri padri della stirpe principale, e poi da Sehel, il grande figlio di Set, e così pure da Hored, il fratello di Lamel, e da sua moglie Naeme, affinché tutti, insieme alle loro mogli, possano venire qui, perché ora essi devono essere presenti per venire a conoscenza dei magnifici frutti provenienti dalla pianura!

21. E anche Naeme deve apprendere il cambiamento operatosi in suo padre, però lo deve conoscere appena giunta qui! Perciò Lamel non deve fare altro che invitare a venire qui coloro che ho nominato; tutto il resto essi lo apprenderanno qui! Amen!»

22. Allora Lamel se ne andò subito in fretta a compiere il suo incarico.

 

[indice]

Cap. 277

Il saluto di Adamo e dei padri ai ritornati dalla pianura

Incalzanti domande di Adamo

 Alcune donne escluse dalla capanna stabilita per la riunione

Arriva uno straniero

21 marzo 1843

1. Nel tempo di due giri d’ombra giunsero tutti gli invitati, e il nostro vecchio Adamo fu uno dei primi a precipitarsi verso Enoch.

2. E quando fu passata la prima effusione d’amore del rivedersi, durante la quale i padri della stirpe principale sembravano quasi schiacciati sotto il peso del grande amore e della gioia immensa, Adamo interrogò Enoch e gli disse:

3. «O mio estremamente diletto Enoch, e tu pure, mio Chisehel, e tu, Setlahem, e tu, Gioram, e voi, Hil, Bael, Julel e Darel, raccontatemi l’uno dopo l’altro tutto, ordinatamente, come vi è andata nella pianura, quale comportamento ha tenuto Lamec e tutto ciò che è accaduto di bello laggiù!

4. Vi hanno mai abbandonato la Grazia e l’Amore dell’eterno Padre santo? Qualcuno di voi si è forse lasciato sedurre dal gentil sesso della pianura?

5. Che cosa è successo della famosa tavola, della quale il Padre santo ci ebbe a raccontare gli orrori che Lamec aveva perpetrato su di essa?

6. Non avete percepito nella pianura le mie continue preghiere e benedizioni?

7. Infatti, durante tutto il tempo che vi tratteneste nella pianura, io non ho avuto né pace, né riposo tanto il giorno che la notte. Io non potevo resistere nella mia casa, bensì quasi tutto questo tempo io lo passai sull’altura del Padre, pregando per voi e per la pianura e benedicendovi continuamente.

8. E la stessa cosa fecero anche gli altri, per lo più insieme a me, però devo dirti che in modo del tutto particolare si è comportata Naeme, la quale non ha quasi mai cessato di supplicare il Padre buono, santo e onnipotente invocando la salvezza per Lamec, suo padre terreno nella pianura, e ciò senza interruzione e con le parole più toccanti che salivano dal suo cuore, in modo che io stesso, restandole accanto, non le potevo udire senza restare profondamente commosso.

9. Ugualmente fecero Hored ed entrambe le mogli di Lamec, le quali sono venute a noi sull’altura e ora, durante la vostra assenza, si sono sempre trattenute in mezzo a noi.

10. Ed ancora, mio dilettissimo Enoch, io devo farti menzione della povera Pura, la ragazza proveniente dalla pianura, nella maniera più lodevole. Per tutti noi questa figlia è stata motivo del massimo stupore; sì, chi non l’ha visto con i propri occhi, non lo potrà credere affatto!

11. Tu già sai quale sorte orrenda aveva serbato Lamec ai suoi genitori e congiunti! E vedi, malgrado ciò non c’è stato sull’altura nessuno che abbia pregato per Lamec con tanto fervore, come appunto questa figlia, e ciò in una maniera così commovente, con tanto amore e fiducia nel Padre santo, che io per prima cosa non potei fare a meno di credere fermamente che il Padre santo sia stato costantemente visibile soltanto a lei; e per seconda cosa non potei reprimere in me l’opinione che lei sia formalmente considerata quale una vera figlia del Padre santo.

12. Davvero, Enoch, se tu l’avessi vista e udita, tu stesso avresti avuto questo pensiero!

13. Ma per questo motivo io ho preso ora questa figlia con me, e come tu la vedi qui, così pure l’ho condotta adesso con me, affinché lei possa apprendere dalla tua bocca quale è adesso la situazione nella pianura per la quale lei ha così tanto sospirato e innalzato tante preghiere al Padre santo.

14. Vedi, carissimo Enoch, e voi pure che prima di Enoch siete stati inviati alla pianura, così sono andate le cose qui sull’altura mentre voi eravate assenti!

15. Io, il padre terreno ancora vivente di tutti voi, vi ho annunciato ciò certamente a vostra grande gioia; perciò rendete ora anche a me la gioia così tanto profondamente bramata già da lunghi giorni e da lunghe notti, e comunicatemi quello che vi ho domandato, però unicamente secondo la Volontà del Padre santo! Amen!»

16. A questo punto Adamo benedisse Enoch e di nuovo anche tutti gli altri.

17. E allora Enoch aprì la sua bocca e disse ad Adamo e così pure a tutti gli altri: «Ascolta, padre Adamo, e voi tutti miei padri e figli! Il Padre santo ed amorosissimo si è riservato per Sé la gioia di annunciarvi direttamente tutto quello che si è verificato nella pianura, e quali sono le sue attuali condizioni, per cui ora non mi è subito concesso accondiscendere al tuo desiderio per rivelarti le condizioni attuali della pianura.

18. Questo però tu lo puoi già apprendere in anticipo, e cioè che nella pianura si sono svolte delle cose inaudite; sì – io ti dico – cose che noi dell’altura non ci siamo mai sognate! Di ciò puoi esserne del tutto certo!

19. Ma adesso pazienta ancora per breve tempo, e dinanzi a te e a tutti voi la rivelazione di questi fatti risulterà chiara come la luce del Sole mattutino! Ed è per questo che io ho dovuto farvi chiamare, perché a voi pervenisse questa luminosa notizia; perciò pazientate ancora un po’ finché giungerà il Padre, come Egli ha promesso a Purista, e il vostro spirito otterrà la vera luce riguardo alla pianura!

20. E ora entriamo nella capanna di Purista dove siamo stati chiamati; tuttavia, ad eccezione della madre Eva, secondo il comandamento dato, è necessario che nessuna donna vi entri, perciò anche le altre donne assieme a Naeme e Pura possono intanto radunarsi nella capanna di Uranion! E tu, splendida Purista, conducici ora nella capanna dell’amore del Signore! Amen!»

21. Purista chiese ad Enoch se sarebbe stato sbagliato ammettere nella capanna almeno la povera purissima Pura, nonché Ghemela, la moglie di Lamech.

22. Ed Enoch allora disse: «Ascoltami, se dipendesse da me, io certamente vorrei farvi entrare tutto il mondo, ma non ho potere sull’Ordine divino! Il Signore ha comandato questo, e così noi dobbiamo anche fare in tutto la Sua volontà, finché Egli stesso non ci annuncerà un altro motivo per agire.

23. Per conseguenza, non dipende certamente da me, bensì solo unicamente dal Signore se ora le donne possono ottenere o non ottenere accesso a questa capanna; perciò adesso facciamo anche quello che ci è stato comandato, e il Signore poi farà quello che Gli piacerà! Amen!»

24. E così i padri, accompagnati da Purista, entrarono nella capanna; le altre donne però, ad eccezione di Eva, rimasero fuori.

25. Pura, allora, in compagnia di Naeme, se ne andò un po’ più oltre, ed entrambe pregarono Dio e si sottomisero del tutto soddisfatte alla loro sorte, sacrificarono al Signore la loro devota curiosità e, così sospirando, lodarono e glorificarono il Padre colmo d’Amore, di Grazia e di Misericordia.

26. Ma mentre queste due donne sospiravano così, ecco venire subito dalla parte di Mezzogiorno un uomo che si dirigeva direttamente verso le due che sospiravano. E quando queste Lo notarono, esse vollero fuggire, ma l’uomo le inseguì e ben presto anche le raggiunse.

 

[indice]

Cap. 278

L’uomo straniero si intrattiene con Pura, con Naeme e Ghemela sul luogo della procreazione

Lo sdegno delle altre donne e il rimprovero dello straniero nei loro confronti

22 marzo 1843

1. Quando l’uomo ebbe raggiunto le due donne, un bel tratto prima ancora che loro fossero riuscite ad unirsi al gruppo delle altre donne per rifugiarsi poi con queste nella capanna di Uranion, le donne cominciarono ad invocare aiuto.

2. Però l’uomo disse loro: «AscoltateMi, voi due. Tu, Naeme, e tu, Pura!

3. Io vi dico, in verità e fedeltà, che voi non dovete avere tutto questo timore di me, perché Io non ho affatto nessuna cattiva intenzione a vostro riguardo, bensì un’intenzione quanto mai buona che vi sarà utile in sommo grado!

4. Perciò venite ora senza alcun timore con me verso la capanna di Purista, e là, all’incirca a trenta passi prima della capanna dove nel mezzo di una piccola collina erbosa sorge un bel cedro, noi tratteremo insieme cose immensamente magnifiche ed importanti!»

5. E quando le due ebbero sentito queste parole da quell’uomo, si sentirono il cuore sollevato, e Pura trovò tanto coraggio da osare chiedere all’uomo chi egli fosse e da dove venisse, dato che egli conosceva i loro nomi ed aveva soltanto delle buone intenzioni a loro riguardo, mentre loro, al contrario, non potevano assolutamente ricordarsi di averlo mai visto, né nella pianura, né sull’altura.

6. Allora l’uomo rispose loro: «Mie dilette figlie di un Padre sommamente buono, può forse questa cosa suscitare meraviglia nel tempo attuale, in cui il popolo è già molto numeroso?

7. Vedete, voi siete di casa sulla massima altura dei padri della stirpe principale, e questi sono tutti molto ben conosciuti a ciascun abitante dell’altura, senza eccezione; per conseguenza anche voi siete conosciute, dato che voi, come già detto, siete di casa dai padri della stirpe principale! Se dunque anch’io vi conosco molto bene, come può meravigliarvi questo?

8. Ma da dove Io venga e chi io sia, questo voi lo potete senz’altro indovinare benissimo senza rifletterci troppo! Infatti in primo luogo voi mi avete visto venire dalla parte del Mezzogiorno, e per conseguenza il “dove” trova già risposta da sé, poiché da dove io vengo, anche da quel luogo io sono.

9. Se però voi scorgete sicuramente in me un uomo e non assolutamente un uccello oppure un altro animale, allora certamente il “chi” io sia vi sarà dunque per voi ancora più chiaro del “dove” io venga.

10. Perciò non fatemi più altre domande riguardo a cose che, per quanto si rende ora necessario, devono senz’altro risaltare con molta evidenza ai vostri occhi, ma invece venite subito con me al posto che vi ho indicato prima! Là vi racconterò tutto in maniera chiarissima riguardo a quali siano ora le condizioni della pianura, poiché dal principio alla fine io fui testimone di tutto quanto è accaduto in questi ultimi giorni laggiù, e so perfino con assoluta precisione anche quello che nella pianura va svolgendosi oggi.

11. Venite dunque con me, affinché a vostro grande conforto apprendiate tutto ciò prima di tutti gli altri che sono radunati nella capanna di Purista, perché, a quanto ne so io, in questi giorni siete state proprio voi ad innalzare giorno e notte continuamente, e nella maniera più vivente, preghiere a Dio in favore della pianura, per la salvezza dalla sua rovina! Perciò questo è anche ragionevole e dunque seguitemi!»

12. Di fronte a tali rassicurazioni, le due donne si volsero subito secondo la Volontà dell’Uomo e se ne andarono con lui al posto stabilito senza più alcun timore.

13. A loro però non era noto che quello era un posto consacrato, sul quale non era lecito a nessuna donna posare il piede; perciò avvenne che quando le altre donne, che erano vicino alla capanna di Uranion, ebbero osservato come le due si dirigevano verso questo luogo sacro addirittura in compagnia di un uomo sconosciuto, loro si avvicinarono di corsa e in tono molto spaventato le avvertirono di cosa si trattava. Perfino Ghemela le richiamò tutta spaventata.

14. Ma l’uomo domandò alle donne, e del tutto particolarmente a Ghemela: «Che storia è questa con questo posto consacrato? Non è stata tutta la Terra creata da Dio, e per conseguenza non è anche dappertutto ugualmente sacro?

15. Se però a voi donne non è permesso di entrare in questo luogo a causa della sua santità, allora voi potete senz’altro ritirarvi subito dall’intera Terra, perché nessun posto di essa è meno sacro di questo qui!

16. Fra di voi stesse vige l’usanza legale, di certo alquanto stolta, secondo cui proprio sotto questo albero vi è lecito accoppiarvi prima del levare del Sole, e questo a tal punto che in questa regione del Mattino un accoppiamento consumato in un altro luogo viene dichiarato un peccato!

17. Se voi però, con la brama carnale, non ritenete di insudiciare questo luogo, allora credo che tanto meno lo insudiceranno queste due con la loro purissima brama spirituale in Dio!

18. Perciò ritiratevi da qui, perché io, con queste due mie dilette, non mi ritirerò da questo posto! A te però, Ghemela, sia concesso di venire pure quassù con noi, poiché io ti conosco, e so che sei fedele nel tuo amore!»

19. Ghemela rispose all’uomo: «Cosa chiedi tu a me? Non sai dunque che il Signore mi ha congiunta a Lamech, e che il mio cuore deve restare sempre e in eterno nel Signore?»

20. Ma l’uomo le disse: « Io ti chiamo quassù con Me, appunto perché questa cosa la so benissimo! Sta però a te ora, come sempre, di seguire questa chiamata oppure non seguirla! Se tu vuoi, allora vieni, e se non vuoi, allora ritornatene presto con le altre alla capanna di Uranion!»

21. E allora Ghemela disse all’uomo: «Uomo buono e saggio, la tua voce mi attrae potentemente; se tu volessi e potessi scusarmi presso Lamech, allora io vorrei certamente venire da te»

22. E l’uomo replicò a Ghemela: «Non io, bensì Lamech, tuo marito, ti scuserà, e questo presso di me! Fa’ dunque come pensi sia buono!»

23. A questo punto Ghemela si sottrasse dal gruppo delle altre donne e di corsa raggiunse l’uomo e le due che erano con lui, si sedette ai suoi piedi e ben presto ammirò la purezza dei piedi che aveva scorto.

24. Ma le donne che se ne stavano a distanza erano enormemente imbronciate tanto a causa della sfacciataggine dell’uomo, come anche del tutto particolarmente riguardo a quella degli esseri femminili, che ora erano tre.

25. E la moglie di Uranion si mise a gridare ad alta voce e disse: «Ma proprio oggi ci deve toccare una vergogna così inaudita, mentre appunto nella capanna si attende la venuta del Signore! Che cosa mai diranno i padri quando vedranno una tale vergogna? Tre donne – e in aggiunta anche le più belle – vanno assieme ad un uomo di vigoroso aspetto, in chiaro giorno sul luogo della procreazione! Oh, vergogna! Vergogna! Vergogna!»

26. Ma l’uomo così parlò: «Sì, è certamente una grande vergogna, però non per me, ma per la vostra grande stoltezza! Ora però andate e state zitte, altrimenti saprò ben io come legarvi la bocca!»

27. A questo punto le donne ammutolirono, e l’uomo cominciò a narrare alle tre tutto quello che si era verificato nella pianura e come stavano ora le cose con la stessa.

28. Ma quando le tre ebbero appreso tali notizie esposte con la più convincente chiarezza, loro proruppero in altissime grida di giubilo e lodarono e glorificarono Dio per tale grande misericordia.

29. Le altre donne però credettero che quell’uomo avesse una storia (sentimentale) con le tre; perciò se ne andarono di corsa davanti alla capanna di Purista e, gridando, riferirono agli uomini quello che succedeva lì fuori.

 

[indice]

Cap. 279

Le donne scandalizzate dallo Straniero che si fa riconoscere da Ghemela

 Le grida delle altre donne scandalizzate

Anche Enoch riconosce il Signore nello Straniero

23 marzo 1843

1. Dopo la chiamata prolungata delle donne dinanzi alla capanna di Purista, comparve finalmente Uranion, il quale, un po’ irritato, chiese loro che cosa ci fosse di tanto pericoloso perché avessero da strillare così insensatamente, e se forse qualcuno volesse attentare alla loro vita.

2. Ma le donne mostrarono subito col dito la collina erbosa e dissero: «Guarda là la grande vergogna! E ciò accade precisamente oggi, mentre il Signore è atteso da voi. Un giovane uomo, vigoroso e robusto – solo Dio sa da dove è arrivato – ha catturato le tre donne precisamente più giovani, le ha condotte sulla sacra collina e là ha probabilmente la sua storia (sentimentale) con loro!

3. Là! Guarda un po’ là come le tre lo abbracciano e si stringono a lui, che è proprio una gioia stare a guardarli!

4. No, questa vergogna nella giornata di oggi, in cui i messaggeri del Signore sono arrivati qui con il sublime Enoch, e nel giorno, come già noto, in cui il Signore ha promesso alla nostra Purista di apparire a tutti noi!

5. Va’ dunque lì, e ottieni almeno che quei dimentichi dell’onore e di ogni rispetto abbandonino il sacro luogo!»

6. Uranion però osservò loro: «Sapete una cosa? Se questa faccenda vi punge troppo nell’occhio, allora non guardate lì, e subito vi andrà meglio con voi stesse! Per quale motivo io dovrei dunque mettere in scompiglio gli ospiti che sono stati invitati, se quelli là non ci fanno niente di male?

7. Per quanto riguarda poi il carattere sacro della collina erbosa, questa cosa sotto quel certo aspetto ha un significato soltanto per noi; però per gli stranieri, che non conoscono tale significato, la collina è uguale a qualsiasi altro posto!

8. Perciò calmatevi, e non disturbateci più nella capanna, poiché noi siamo riuniti là in attesa del Signore! Ma quando il Signore comparirà, allora egli saprà poi rimproverare tali mancanze; voi invece restate bene in silenzio e tranquille! Amen!»

9. E detto questo, Uranion chiuse di nuovo la porta della capanna e lasciò perdere le donne.

10. Quando le donne videro che tutto il loro lamentarsi non era approdato a nulla, allora si rassegnarono irritate e del tutto in silenzio denigrarono le tre donne e così pure l’uomo, però loro irritazione era particolarmente rivolta contro le donne.

11. Ghemela aveva domandato a quell’uomo se egli fosse stato presente anche quando il Signore si era intrattenuto sull’altura per parecchi giorni e aveva insegnato loro le vere vie della salvezza.

12. E l’uomo così rispose a Ghemela: «Ascolta, o diletta del Signore, tu mi chiedi se Io fui presente allora? Sii pur certa che a me non è sfuggita neanche la minima cosa! Io so perfino come il Signore ti ha portato sulle Sue mani, come Egli ha confortato e rinvigorito Naeme, e come Egli ha accolto Pura e l’ha stretta al Suo cuore facendole una promessa grandiosa! Da tutto ciò potrai ben rilevare che quella volta fui certamente presente anch’Io!»

13. A questo punto Ghemela arrossì e, come parlando a se stessa, disse con un sospiro appassionatissimo: ‘Ah, un simile istante di infinita beatitudine, non mi sarà certo mai più concesso di rigoderlo sulla Terra!’

14. Ma l’uomo le osservò: «Chissà mai quante altre cose ancora potranno accadere oggi stesso, quando il Signore arriverà, sempre che Egli non sia già arrivato!

15. Ghemela, guardami bene! Non ti piacerebbe posarti sulle mie braccia?»

16. A queste parole, Ghemela, tutta infiammata di segreto amore per Lui, guardò l’Uomo un po’ furtivamente ed in Lui scoprì una forte somiglianza col suo eternamente dilettissimo Abedam, il Signore e Padre del Cielo e della Terra, e dopo qualche istante di silenzio disse:

17. «Ascolta, tu che sei un uomo estremamente saggio ed altrettanto certamente degno di ogni amore. Il tuo racconto riguardo alle condizioni della pianura è stato così vivo, che io credo proprio di essere stata testimone di quegli avvenimenti, fu più che soltanto umano, come assicurarono e lo assicurano tuttora anche Naeme e Pura struggendosi ai tuoi fianchi, accarezzandoti e giubilando a te!

18. Se io ora, in aggiunta a questo, ti osservo ancora più da vicino e vado sempre più scoprendo in te una grande somiglianza con Abedam (l’Alto) – e se penso ancora alla commozione così potente che ha suscitato in me il tuo invito fatto con voce dolcissima – allora vedi, io vorrei certo gettarmi subito sulle tue braccia se le altre madri non fossero così cattive, e che là stanno sempre spiando assiduamente per vedere cosa facciamo qui!

19. Oh, se dipendesse da me, io sarei già da lungo tempo sulle tue mani! Ma eccole là quelle cattive madri! No, io non oso dunque ancora! E se poi eventualmente venisse il Signore e anche Lamech! Ah, allora le cose potrebbero certamente mettersi assai male per me!

20. Io sicuramente ti ho tanto caro soltanto per la ragione che tu hai proprio tanta somiglianza col Signore e anche parli precisamente così come Lui parlava, e la tua voce è pure del tutto simile alla Sua; questo però dovrebbe anche giustificarmi! Sì, sì, questo dovrebbe perfettamente scusarmi!

21. Ah, io vorrei dunque posarmi sulle tue braccia! Dovrebbe essere una grande beatitudine stare posata sulle tue braccia! Se solo sapessi che ciò non desse a nessuno motivo per irritarsi; ma del tutto particolarmente, se fossi sicura che il Signore non Se ne avesse a male, allora vorrei ben accogliere il tuo invito!»

22. Allora l’Uomo così parlò a Ghemela: «Ascolta, figlia mia, non preoccuparti a causa del Signore! Quando il Padre ti prenderà sulle sue braccia, allora il Signore non ti guarderà per questo con ira; perciò vieni qui da Me, fiduciosa, dal Padre!»

23. A questo punto Ghemela riconobbe completamente Chi era quell’Uomo, lanciò un grido di massimo entusiasmo e si gettò, forse un po’ troppo eccessivamente, sul Suo petto. E anche il Padre la strinse con le Sue mani al Suo cuore e disse a lei e alle altre due:

24. «O Mie care figliolette, amate ora il Padre vostro secondo tutta la forza dei vostri cuori! Infatti voi eravate le ultime e siete state escluse dalla capanna, ma in compenso siete adesso le prime dalle quali Io sono venuto! Ora dunque beatevi della pienezza del Mio amore! Voi però non dovete ancora svelarMi, poiché gli altri Mi devono riconoscere da sé»

25. Quando però le altre donne videro questa scena, allora non poterono più trattenersi; esse cominciarono subito a gridare ad alta voce, corsero nuovamente fino alla capanna di Purista e il chiasso che fecero là fu tale che tutti gli ospiti, compresa Purista, si precipitarono fuori dalla capanna tutti spaventati.

26. E quando tutti furono usciti dalla capanna, allora le donne richiamarono l’attenzione degli ospiti sulla scena che si svolgeva sulla collina erbosa.

27. Enoch però fece loro cenno di tacere e poi disse: «Se non si tratta altro che di questo, allora questo chiasso è sul serio del tutto inutile; tuttavia, per amore della pace, andrò adesso là e dirò a questi quattro di allontanarsi da questo stupido luogo!»

28. Ed Enoch andò lì e riconobbe subito il Signore.

29. Il Signore disse a Enoch: «Enoch, affinché sia guarita la stoltezza immensa di quelle donne, mandaMi qui anche Purista, così tale stoltezza sarà soffocata fin nella sua radice! Ma non rivelarMi ancora; solo a Sehel digli che Io sono qui, e dopo qualche tempo mandalo da Me! Amen!»

 

[indice]

Cap. 280

La curiosa risposta di Enoch giustificativa

Anche Purista riconosce il Signore

Insegnamenti di Eva alle donne urlanti

La trasfigurazione di Sehel per i nuovi superiori incarichi

24 marzo 1843

1. Ma quando Enoch ebbe appreso queste cose dal Signore, egli, nello spirito del suo grande amore, rese lode e gloria al fedelissimo ed amorosissimo Padre, e seguì immediatamente il Suo sublimissimo accenno.

2. E quando egli fu ben presto di ritorno e il Signore con i tre puri esseri tuttavia non accennava a voler abbandonare la collina, allora perfino Adamo domandò ad Enoch chi mai potesse essere quell’uomo che non obbediva nemmeno a Enoch.

3. Enoch però disse ad Adamo e anche a tutti gli altri: «L’Uomo non se ne va dal Suo posto per la ragione che io non L’ho mandato via e neppure gli ho consigliato di fare ciò; e tale cosa non l’ho fatta perché l’ho trovata del tutto inutile! Questo è per il momento il motivo; il successivo motivo sarà tale che già abbastanza precocemente vi balzerà da se stesso agli occhi con la massima chiarezza!»

4. A questo punto Purista venne vicino ad Enoch e gli chiese: «Sublime ed unico sommo sacerdote del Dio onnipotente su questa Terra! Non ritieni dunque che l’indugiare del Santissimo sia da attribuirsi al fatto che noi stiamo tollerando la scena che alle madri appare indecorosa ma che tu stesso sembri non ritenere tanto degna di rimprovero?»

5. Ma Enoch a sua volta domandò a Purista e le disse: «Ascolta, splendida Purista: trovi davvero qualcosa di indecoroso in questa scena?

6. Vedi, io ho riconosciuto l’Uomo al primo sguardo e in Lui ho trovato vero, purissimo Amore e la più sublime e profonda Sapienza divina, dato che Egli in poche parole mi ha fatto riconoscere che io, con tutta la mia sapienza di sommo sacerdote, sono un autentico guastamestieri rispetto a Lui.

7. Ma se ciò, conformemente a questa mia testimonianza, è il caso inconfutabilissimo, allora non vedo perché non dovremmo mostrare tolleranza, e perché questo fatto in sé debba essere proprio la causa dell’indugiare del Signore.

8. Anzi, al contrario, Egli sarà qui di gran lunga prima di quanto avresti potuto attenderti!

9. Guarda un po’ Lamech e Hored, le cui mogli si trovano pure presso quell’Uomo e Lo amano fino a morirne! Vedi, questi due avrebbero prima di ogni altro il diritto di rimproverare alle loro mogli un simile contegno e mandarle via da quel luogo; essi invece sono tranquilli e con la volontà d’amore sacrificano tutto al Signore, dicendo fra sé: “Il Signore conosce questa cosa, e ha la Sua santa ragione d’amore per la quale Egli permette che questa cosa avvenga!”

10. Ma se a coloro a cui la scarpa stringe non si lamentano, per quale motivo dovremmo lamentarci se non ci stringe nulla?

11. Ascoltami però ancora nuovamente, o splendida Purista! Vedi, quell’Uomo lì mi ha parlato così: “Enoch, per guarire queste donne dalla loro stoltezza, mandaMi qui anche Purista!”. Dunque, cosa farai adesso?»

12. A questo punto Purista arrossì, rimase perplessa per un po’ di tempo e poi, con grande imbarazzo, disse ad Enoch: «Ma Enoch, cosa chiedi tu a me, e cosa vuole quell’uomo che è là? Non sai tu, dunque, quale comandamento mi ha dato il Signore?»

13. Ed Enoch le osservò: «Questa cosa io certamente la conosco altrettanto bene quanto te, perché la tua capanna deve essermi soggetta, avendomi il Signore di certo affidato ogni superiore incarico spirituale sulla Terra! Ma tuttavia io, l’unico sommo sacerdote di Dio sulla Terra, dico a te: “Va’ lì da quell’Uomo per il bene di tutte le donne di questa regione, perché, se tu non vi andrai, allora il Signore non comparirà a noi! Segui dunque il mio consiglio!»

14. Purista allora arrossì dalla vergogna per tali parole di Enoch e non sapeva cosa fare. Dopo qualche tempo però lei si fece nuovamente animo e, rivoltasi ancora ad Enoch, gli domandò:

15. «Tu prima dicesti di avere riconosciuto subito perfettamente quell’uomo; non vorresti dunque dirmi anche, chi è quell’uomo?»

16. Ed Enoch le rispose: «Splendida Purista, ora tu sei purificata, e perciò adesso posso anche dirti del tutto in silenzio che quell’Uomo mi ha detto di dirti di andare da Lui per la ragione che Egli è il Signore! Ma per il momento taci e va’ lì! Amen!»

17. E quando Purista ebbe appreso questo, lei lanciò un sonoro grido di massimo entusiasmo come aveva fatto Ghemela e corse verso il Signore. Giunta vicino a Lui, si gettò subito ai Suoi piedi santi, li abbracciò e li coprì di lacrime di gioia e di supremo, purissimo amore.

18. Ma il Signore la risollevò da terra e la prese anche lei sul Suo braccio.

19. Quando però le altre donne ebbero visto anche questa scena, non poterono assolutamente contenere più la loro indignazione. Esse cominciarono formalmente ad urlare e a maledire quel posto, si precipitarono dunque da Eva e le mostrarono tale orrore, e si lamentarono enormemente per tale indecorosità!

20. Ma Eva rispose alle donne che si lamentavano: «Lasciate che a lamentarsi siano prima gli uomini, che sono i nostri signori, e non preveniteli! Quando essi si lamenteranno, allora potrete piangere; ma non sarà mai reputato giusto il lamento di una donna!

21. Io sono vostra madre, e sono ancora per tutte voi una simmetria vivente; se voi però sarete diverse da come sono io, allora il mondo per causa vostra sarà giudicato per la rovina!

22. Io ho prevenuto una volta sola il mio signore, e questo atto è quasi costato l’esistenza all’intera Creazione!

23. E anche se il Signore ha avuto misericordia della mia debolezza, tuttavia questo atto è avvenuto al prezzo della morte del nostro corpo!

24. Ma quale risultato potete ripromettervi dai vostri lamenti, dato che con ciò pregiudicate la pace dei nostri signori? Rifletteteci dunque, e sopportate tutto con pazienza e grande sottomissione, così voi sarete giustificate davanti a Dio! Infatti la giustizia della donna consiste unicamente nella dolcezza del suo cuore; una donna che si lamenta è invece una spina nell’Occhio di Dio.

25. Perciò non lamentatevi, dato che dovete essere dolci e tolleranti, poiché il lamento della donna è un coltello affilato che taglia a pezzi la fedeltà del cuore umano, mentre la dolcezza è un forte legame che vincola a noi i cuori dei signori, e i signori certamente non lo spezzeranno.

26. Comprendete queste cose; ubbidite all’Ordine divino e tacete! Se voi non avete nessuna legge, perché dunque agite come se ne aveste una! Lasciate dunque che i signori dispongano e appianino le cose!»

27. Dopo queste parole di Eva, le donne finalmente ammutolirono, ed allora Enoch chiamò a sé Sehel e gli disse: «Fratello, il Signore ha bisogno di te! Perciò va’ lì da Lui, là dove tu Lo puoi vedere su quella collina erbosa; però non rivelarLo agli altri prima del giusto tempo!

28. Ora però il Signore ti trasfigurerà e poi ti darà delle facoltà per il Suo grande servizio nel mondo!

29. Ma nella tua grande chiarezza ricordati di me, poiché un giorno il Signore trasfigurerà anche me, come Egli ora trasfigurerà te dandoti autorità e poteri infiniti.

30. Ora dunque affrettati ad andare da Lui, dal tuo e dal mio Dio! Amen!»

31. Sehel allora, colmo d’amore e di immensa gioia, si affrettò subito ad andare dal Signore. E quando fu giunto sulla collina, il Signore si alzò, gli porse la Sua mano destra e così gli parlò:

32. «Sehel, guarda: i Miei grandi campi sono ordinati, e i semi sono deposti nei solchi; ora questi semi hanno bisogno di buone cure affinché crescano e maturino come frutto vivente in eterno!

33. Perciò Io adesso ti chiamo indietro e ti do una grande potenza per operare nell’infinito spazio dei mondi secondo la Mia Volontà.

34. Ecco qui la spada della Mia potenza, e là il nemico del Mio amore; prendi la spada, va lì e combatti sempre contro il drago! Amen!»

35. A questo punto Sehel scomparve all’improvviso e non fu mai più visto.

36. Ma quando tutti gli ospiti e le donne videro ciò, tutti furono colti da un senso di grande angoscia e dissero: «Quest’uomo deve essere un grande messaggero di potenza del Signore!». E poi si prostrarono e adorarono Dio.

 

 

(FINE DEL SECONDO VOLUME)

 

 

 

Indice – vol. 2

 

Cap. 1

L’amore e la benedizione del Padre santo come segno della Sua presenza spirituale – Chi ha l’amore del Signore ha tutto

7.01.1842

Cap. 2

La massima preoccupazione dei primi padri è l’aspirazione all’amore e alla grazia del Padre – Sul giudizio nell’aldilà alle donne mondane – Una promessa per coloro che ardono d’amore per il Signore e per i fratelli

8.01.1842

Cap. 3

La fiducia nel Signore deve essere totale – Lamech e Ghemela, i futuri genitori di Noè –  Sul rimanere casti fino al matrimonio

10.01.1842

Cap. 4

Il ringraziamento più gradito al Signore – L’unione benedetta di Lamech e Ghemela, la coppia più pura

11.01.1842

Cap. 5

La benedizione dei padri alla giovane coppia – Il Diluvio profetizzato ad Eva – Altre quattro coppie benedette – Zuriel trasformato in un angelo luminoso

12.01.1842

Cap. 6

L’incarico a Zuriel quale spirito guardiano degli sposi – La prova d’amore di Lamech e Ghemela, quale esempio per tutti i figli

13.01.1842

Cap. 7

Il Signore fornisce abitazioni ed attrezzature per costruire strumenti metallici – L’origine del minerale Sidelehe (silicio) con inversioni di polarità della Terra e inondazioni ogni 13.555 anni

14.01.1842

Cap. 8

L’ orribile situazione fel popolo della città di Hanoch – Disposizioni per i dieci messaggeri da inviare in quella città

15.01.1842

Cap. 9

Il ringraziamento e il prezzo dell’umiltà di Setlahem

17.01.1842

Cap. 10

Setlahem e Chisehel sull’essenza della vera umiltà

18.01.1842

Cap. 11

L’essenza della vera umiltà – Tutto ciò che colma l’intera infinità si è formato ed è sorto dall’umiltà

19.01.1842

Cap. 12

Le funzioni e i limiti della guida

20.01.1842

Cap. 13

Considerazioni sul rifiuto di Abedam il conosciuto quale guida

21.01.1842

Cap. 14

Abemam il conosciuto messo alla prova su richiesta, tramite un tafano

22.01.1842

Cap. 15

Enoch presenta una disobbedienza giustificata per amore – Il Signore è il Fondamento di ogni cosa

24.01.1842

Cap. 16

Enoch conduce Uranion, i suoi sei fratelli e i mille figli del mattino (l’Oriente) davanti all’Uomo sconosciuto, in grado di operare come il Signore

25.01.1842

Cap. 17

Uranion e Purista presso Adamo ed Eva – Il miracolo della frutta – L’agnello sacrificale dissolto prodigiosamente dal fulmine

26.01.1842

Cap. 18

La domanda di Uranion sul nome dell’uomo miracoloso – Le sagge risposte di Purista alle domande dell’Uomo sconosciuto

27.01.1842

Cap. 19

Una domanda carica di contenuti da Abedam a Purista

28.01.1842

Cap. 20

Purista e i suoi riconoscono il Padre celeste in Abedam

 

Cap. 21

Uranion elogia il Padre La risposta del Signore – La contrizione senza parole e silenziosa ed è la lode più benevola a Dio

29.01.1842

Cap. 22

La nuova capanna del Signore presso la famiglia di Gabiel – Purista, la prima cuoca del Signore – Le tre pentole sul focolare della nuova capanna

31.01.1842

Cap. 23

La sovrumana bellezza di Ghemela e di Purista

1.02.1842

Cap. 24

Il rimprovero a Enoch per il suo eccessivo timore – Dio si può amare solo quale Uomo

3.02.1842

Cap. 25

Sul potere di Satana e sull’Onnipotenza di Dio – Enoch e la sua predica del Sabato

4-9.02.1842

Cap. 26

Il Signore nomina Enoch quale primo predicatore del Sabato – L’invio di un messaggero a Hored e Naeme

10.02.1842

Cap. 27

La salvezza di Hored e Naeme per opera di Lamel, il messaggero

11-12.02.1842

Cap. 28

L’incendio dei boschi causato dal re Lamec della pianura

14.02.1842

Cap. 29

Lo spegnimento dell’incendio dei boschi mediante un acquazzone – La prepotenza di Satana al cospetto del Signore

15.02.1842

Cap. 30

I cinque verso l’altura, sullo stretto sentiero dell’umiltà – Un’importante domanda a Hored e a Naeme

16.02.1842

Cap. 31

Hored geloso, nella cerchia dei patriarchi genuflessi non riconosce Dio in Abedam, ma Naeme sì

17.02.1842

Cap. 32

Abedam, Uomo e Dio contemporaneamente – Il grande amore di Naeme per Jehova

18.02.1842

Cap. 33

Hored si ricrede e confessa il suo rinnovato errore

19.02.1842

Cap. 34

La verità senza l’amore non serve alla vita –  Amore e vita – La vitale mansione della donna nei confronti dell’uomo

21.02.1842

Cap. 35

Introspezione silenziosa di Hored nella grotta di Adamo

22.02.1842

Cap. 36

Il prodigio del suono nella grotta e la sua benefica influenza su Hored

23.02.1842

Cap. 37

Continua i soliloquio e il pentimento di Hored

24.02.1842

Cap. 38

Abedam presso il pentito Hored nella grotta – Hored sul petto del Padre

25.02.1842

Cap. 39

Il banchetto del Sabato sulla collina del mattino

26.02.1842

Cap. 40

Il Signore e gli esagerati lodatori indisciplinati – La preghiera di Adamo e la benedizione di Abedam

3.03.1842

Cap. 41

La cena benedetta – Adamo in attesa dell’usuale fiammata – L’ambizioso amor proprio di Adamo rimproverato dal Signore

4.03.1842

Cap. 42

Pariholi ammonisce Adamo su incarico del Signore

4.03.1842

Cap. 43

Adamo riconosce se stesso – Suo pentimento e ravvedimento

7.03.1842

Cap. 44

Il discorso dell’Alto Abedam riguardo al “Padre” e al “Giudice” in Lui

8.03.1842

Cap. 45

La più alta ricompensa dell’uomo: amare il Signore!

9.03.1842

Cap. 46

Come pregare – Dell’essenza di Dio e della vita

10.03.1842

Cap. 47

L’umiliazione e l’imbarazzo degli impertinenti messaggeri in cerca di notizie

11-12.03.1842

Cap. 48

Abedam e Adamo tranquillizzano i messaggeri spaventati – Il grande amore di Garbiel per Abedam

15.03.1842

Cap. 49

Abedam rivela la vera, intimissima e malevola intenzione dei messaggeri

16.03.1842

Cap. 50

L’Onniscienza e la Sapienza dello Straniero – Presentimenti dello stupito Garbiel

17.03.1842

Cap. 51

Il discorso di Abedam sulla Luce e sulla Vita – Chi è Dio e il giusto modo di riconoscerLo come Padre amoroso

18.03.1842

Cap. 52

Buone osservazioni di Garbiel riguardo all’elevato significato del discorso di Abedam

21.03.1842

Cap. 53

Sulla via verso l’altura – Le silenziose considerazioni di Besediele sulla natura e sull’essenza dello straniero – Buona replica di Garbiel

22.03.1842

Cap. 54

Il gruppo dei dodici accolto dai padri –  Guarigione di Set dal difetto della dizione se emozionato – Il ristoro dei dodici

23.03.1842

Cap. 55

La lode di Garbiel per la cena – Ammonizione di Abedam sul ringraziamento esagerato

29.03.1842

Cap. 56

Insegnamenti di Enoch su come scrutare nel cuore – Divario fra luce dell’intelletto e luce del cuore – Differenza fra amore temporaneo e amore eterno

30.03.1842

Cap. 57

Il discorso di Enoch a Garbiel sull’improprio parlare – Garbiel contempla l’intimo del proprio cuore – I dodici ridestati da Enoch

31.03.1842

Cap. 58

La visione di Vratah sull’essenza della scrittura

1.04.1842

Cap. 59

La visione del timido Sehel e la sua rispondenza con Noè, col diluvio e con l’arca

5.04.1842

Cap. 60

La fondatezza della brama di conoscenza – La Verità è il nutrimento dello spirito, mentre l’Amore è il fondamento di tutte le verità

6.04.1842

Cap. 61

Il passo falso di Sehel sul piede di Garbiel – La grande testimonianza di Abedam su Sehel

7.04.1842

Cap. 62

Sulla trasfigurazione di Sehel e il suo discorso di profonda sapienza

8.04.1842

Cap. 63

L’umiltà quale massima glorificazione dell’uomo –  Nessun uomo deve mai prostrarsi dinanzi ad un altro uomo – Il rendere onore attraverso l’amore – L’ambizione di Garbiel ad essere il primo

9.04.1842

Cap. 64

La visione di Horidaele – La voce interiore ammaestratrice nell’uomo

11.04.1842

Cap. 65

Horidaele chiamato a fungere da scrivano dei liberi segni di rispondenza

12.04.1842

Cap. 66

Il discorso di Abedam sul vero modo di adorare Dio – Il Vangelo del vero donare

13.04.1842

Cap. 67

La visione interiore di Purhal – Il Signore è il Tutto nel tutto, e tutto è in Lui e tutto proviene da Lui, mentre l’uomo è stato creato a Sua Simmetria

14.04.1842

Cap. 68

Abedam rimprovera Purhal per il malizioso tentativo di svergognare i suoi compagni – La spiegazione della visione di Purhal

15.04.1842

Cap. 69

L’effetto sui presenti del rimprovero rivolto a Purhal e a tutti –  Abedam rinfranca poi gli animi angosciati

16.04.1842

Cap. 70

Il discorso di Juribael sulla grandezza dell’uomo quale figlio di Dio! – La visione di Juribael: innumerevoli cerchi, eternamente crescenti, sorgenti dall’unico cerchio della vita

18.04.1842

Cap. 71

L’Alto Abedam spiega la visione di Juribael –  Il mistero vitale dell’umiltà e dell’amore per Dio

20.04.1842

Cap. 72

La visione di Oalim: i tre cuori uno dentro l’altro – L’essenza della Divinità: un immenso Sole a forma di cuore

22.04.1842

Cap. 73

L’infinita diversità delle individualità spirituali – La vita nel mondo spirituale

23.04.1842

Cap. 74

L’importanza della divulgazione della Dottrina divina mediante la testimonianza dello spikrito nel cuore dell’uomo

25.04.1842

Cap. 75

La visione di Thuarim: la sua prova del fuoco d’amore

26.04.1842

Cap. 76

Il significato della terribile visione di Thuarim: la grande lotta tra l’intelletto e il cuore

28.04.1842

Cap. 77

Come trovare la Parola vivente – La parabola della fanciulla e del suo innamorato

30.04.1842

Cap. 78

La visione di Rudomin il gigante – La grandezza dell’uomo quale figlio di Dio

2.05.1842

Cap. 79

L’educazione segreta di Rudomin a profeta – La grandezza dello spirituale nell’uomo

3.05.1842

Cap. 80

Gli uomini sono déi in quanto sono figli di Dio

6.05.1842

Cap. 81

Horedon chiamato a raccontare la sua visione

7.05.1842

Cap. 82

La dignità e la grandezza della figliolanza di Dio

9.05.1842

Cap. 83

La condizione di figlio di Dio è superiore a quella di fratello o di servitore di Dio

11.05.1842

Cap. 84

La visione di Joria, il decimo veggente – L’amore è l’unico pane che sazia lo spirito

12.05.1842

Cap. 85

Il nuovo patto di alleanza fra il Padre santo e i Suoi veri figli – L’enorme differenza tra la via della sapienza e quella dell’amore

13.05.1842

Cap. 86

Joria splende nel suo fuoco d’amore –La sapienza, Luce che nasce dall’amore –L’Universo nell’uomo

19.05.1842

Cap. 87

Joria parla dell’Amore

20.05.1842

Cap. 88

Sull’unificazione tra uomo e donna, e poi tra l’uomo completo e Dio –Joria e Besela, figlia di Pariholi, congiunti dal Signore in matrimonio

21.05.1842

Cap. 89

Norme di comportamento ai novelli sposi – L’atto sessuale solo per procreare

23.05.1842

Cap. 90

L’umiliazione dell’ambizioso Garbiel – Il riposo notturno all’aria aperta con il Signore

24.05.1842

Cap. 91

L’apparente sole del mattino – Lo sdegno e la maledizione di Adamo – La Pazienza e la Tranquillità divine

28.05.1842

Cap. 92

La tempesta sull’altura – La Benedizione mattutina del Signore

1.06.1842

Cap. 93

Set prepara la colazione per tutti – Il discorso di Abedam sulla carità attiva – La promessa dell’incarnazione del Signore dalla stirpe di Set

2.06.1842

Cap. 94

Set, come ‘fratello’ del Signore, ringrazia umilmente

3.06.1842

Cap. 95

Il sorgere del Sole sull’altura e la stolta richiesta di Adamo per il saluto al Sole – Il duro rimprovero e la meritata punizione

4.06.1842

Cap. 96

Forti grida durante la colazione – Eccitazuione e paura di Adamo

6.06.1842

Cap. 97

Garbiel e Besediele chiamati alla missione di storiografi –  I due libri: “La contesa, l’ira e la guerra di Jehova” e “L’Amore e la Sapienza del grande Dio, Jehova”

8.06.1842

Cap. 98

Rapporto dei due messaggeri sugli orrori perpetrati dai figli della pianura nella regione dei figli del mattino – La reazione di Adamo è ripresa nuovamente

9.06.1842

Cap. 99

Chisehel e Setlahem alla presenza dell’esercito dei figli della pianura – La potenza di fuoco dei due messaggeri di Dio

11.06.1842

Cap. 100

La potenza dell’Amore e della Grazia di Dio in Horadal, il comandante della pianura – Il suo pentimento dinanzi al Signore

13.06.1842

Cap. 101

Il discorso di Enoch a Horadal e al suo esercito

14.06.1842

Cap. 102

I malvagi figli della pianura, discendenti di Caino, liberati dalla grazia e misericordia divine – Benedizione di Adamo

16.06.1842

Cap. 103

Il ristoro offerto ai poveri – La bilocazione di Set – La benedizione dei cibi e il ringraziamento di Horadal

17.06.1842

Cap. 104

Il ristoro offerto al popolo in modo miracoloso – La richiesta di Horadal di amare il Signore Lo commuove – Le tre parole promesse: “Ama, ama, ama!”

18.06.1842

Cap. 105

Il discorso di Adamo riguardo all’essenza di Satana e alla brama per le donne – La poligamia è vietata dall’Ordine divino

20.06.1842

Cap. 106

Per la poligamia, un’eccezione solo per coloro che avevano già molte mogli e figli

21.06.1842

Cap. 107

Il mistero e la narrazione di Horadal del suo passato alla corte di Lamec in Hanoc

22.06.1842

Cap. 108

Insegnamenti del Signore sulla maledizione e sull’ira

24.06.1842

Cap. 109

Horadal nominato vero maestro e guida del suo popolo – I tre segni della Grazia in Horadal

25.06.1842

Cap. 110

L’ddio di Horadal e dei suoi – L’ultima istruzione del Signore

 

Cap. 111

Lamel, il messaggero, salva una ragazza – Il racconto dlle atrocità perpetrate sui genitori dagli sgherri di Lamec

1.07.1842

Cap. 112

Chisehel e Setlahem con il compito di condurre il popolo di Horadal al suo nuovo paese – Le conseguenze delle maledizioni di Adamo alla pianura

2.07.1842

Cap. 113

Adamo, disperato per la sua stoltezza, viene ammonito – Il Signore ha Pazienza eterna con ogni peccatore, ma non con un suicida

5.07.1842

Cap. 114

La visione di Adamo: la donna sul Sole che schiaccia il capo del serpente – Sui due Adami: quello “universale” e quello “singolare”

6.07.1842

Cap. 115

L’inno di lode di Adamo per la Misericordia di Dio e per la Sua incarnazione in Abedam

9.07.1842

Cap. 116

La domanda di Pura, la ragazza della pianura, riguardo alla Persona di Abedam

11.07.1842

Cap. 117

Pura, sul braccio di Abedam, cerca di capire Chi è l’Altissimo tra la folla prostrata

12.07.1842

Cap. 118

Set chiede il permesso di poter provvedere alla cena per tutti – Le dispense vuote – La benedizione della gratitudine

13.07.1842

Cap. 119

Le dispense colme, quali il frutto della fiducia di Set –  Il colloquio fra i custodi della casa e i portatori del cibo riguardo al Signore – Il Signore si lascia riconoscere

15.07.1842

Cap. 120

La paura dei portatori e l’imbarazzo di Pura dinanzi alla Santità di Abedam – Parole rassicuranti di Abedam, il Signore quale Dio e Padre

16.07.1842

Cap. 121

Le ceste suddivise con un certo ordine –  Gli ostacoli e le limitazioni sono l’effettiva essenza delle cose stesse

18.07.1842

Cap. 122

Il grande, esemplare amore di Pura per il Signore – Una promessa del Signore a Pura

19.07.1842

Cap. 123

Il prodigio dell’Incarnazione del Dio infinito – Maria, come Pura, nello spirito

20.07.1842

Cap. 124

Differenza tra la lode del cuore e quella della bocca – L’enigma del continuo annientamento nel regno della natura

23.07.1842

Cap. 125

Enoch rende grazie e lode al Signore per avergli dato la vita – La gioia di vivere è il migliore ringraziamento verso il Donatore della vita

26.07.1842

Cap. 126

La chiamata ridestatrice di Abedam all’indifferente Enos – Lo scopo dell’esistenza umana

27.07.1842

Cap. 127

Il pigro Enos, quale negatore della vita, loda il “non essere”

28.07.1842

Cap. 128

La meraviglia dell’altro Abedam per le parole di Enos che rinnega la vita

29.07.1842

Cap. 129

La canzone di Kenan, il cantore, sulla vita

30.07.1842

Cap. 130

La ricompensa a Kenan per il suo cantico: l’immortalità – L’essenza della vita e della morte

1.08.1842

Cap. 131

Il pentimento di Enos – La paura della morte dei negatori della vita – Dei frutti maturi dello spirito e dei frutti immaturi della carne

2.08.1842

Cap. 132

La caducità delle cose: un errore!

3.08.1842

Cap. 133

L’essenza della triplice procreazione – La giusta procreazione nella carne

4.08.1842

Cap. 134

Un vangelo per i chiacchieroni e per gli oratori raffinati

5.08.1842

Cap. 135

Procreazione ordinata e procreazione disordinata

9.08.1842

Cap. 136

Maalaleel ringrazia per il dono di luce – L’amore per Dio deve stare al di sopra del timore di Dio, poiché le lacrime di gioia sono più gradite al Signore di quelle del pentimento

10.08.1842

Cap. 137

L’esortazione del Signore all’amore e alla letizia – La promessa del giorno della grande Redenzione e del grande Tempo dei tempi – L’amore quale liberatore dal giogo della carne e della morte

11.08.1842

Cap. 138

Dell’eterno avvicinarsi dell’uomo al Signore – b Il contrasto tra l’infinità di Dio e la figura visibile e limitata del Signore in Abedam

12.08.1842

Cap. 139

I sofisti rimuginano sulla natura infinita e finita di Dio in Abedam

13.08.1842

Cap. 140

L’amore quale vera adorazione del Signore – La prova d’amore di Pura e le parole d’oro sul giusto chiamare solo Dio, ‘Padre’

20.08.1842

Cap. 141

Pura e Iare – b Pura, messa alla prova, diventa perfetta innanzi a Dio

22.08.1842

Cap. 142

Richiesta ai dodici messaggeri della realizzazione del libro “Le guerre di Jehova” – Istruzioni ai fratelli di Lamech per la lavorazione dei metalli – Enoch chiamato alla funzione di sommo sacerdote – Il commiato del Signore

24.08.1842

Cap. 143

Riflessioni sulla giornata delle dispute – Il discorso di Abedam il conosciuto, sul gravoso incarico di maestro

25.08.1842

Cap. 144

Insegnamenti di Enoch sull’ufficio dottrinale e profetico quando è ricevuto – Abedam si ravvede

26.08.1842

Cap. 145

Adamo e Abedam, imbarazzati alle parole di due nuovi arrivati – Saggia risposta di Enoch

27.08.1842

Cap. 146

Discorso di profonda sapienza dello straniero riguardo allo scopo della sua venuta

 

Cap. 147

Due tesi da dipanare: se una vita soggetta a costrizione è morte, o e comunque una vita libera – L’imbarazzo Abedam e di Enoch di fronte alle due tesi

30.08.1842

Cap. 148

L’insistenza dello straniero – Buona risposta evasiva di Enoch – Saggia replica dello straniero e nuovo imbarazzo di Enoch e di Abedam

31.08.1842

Cap. 149

Riflessioni di Enoch sul suo mandato, poi risponde allo straniero – Lo straniero chiede la differenza fra le creature e i figli di Dio

1.09.1842

Cap. 150

Rimprovero e ammonizione di Abedam per la sua mancanza di umiltà

2.09.1842

Cap. 151

L’alta sapienza dello straniero – La determinazione dell’uomo per l’indipendenza spirituale – La fede cieca e autoritaria porta a un giudizio – Il peccato consiste nel riconoscere l’Ordine di Dio e poi agirvi contro

5.09.1842

Cap. 152

Enoch rimane stupito dalle parole di sapienza dello Straniero – La similitudine dei due sazi e dei molti affamati

6.09.1842

Cap. 153

Il soliloquio di Enoch sulla saggezza dello straniero – Fantasticherie e grande presentimento di Abedam

7.09.1842

Cap. 154

Il colloquio di Enoch con l’altro straniero – Enoch e Adamo in una situazione critica

13.09.1842

Cap. 155

Mordaci parole di Adamo e minaccia di esilio contro lo straniero – Lo straniero si rivela per il Signore, e tutti Lo riconoscono

14.09.1842

Cap. 156

Il Nome di Dio è “Abbà”, e chi Lo chiama così verrà sempre esaudito – Il discorso di Abbà sulla paternità e sulla figliolanza

15.09.1842

Cap. 157

Il Padre santo in mezzo ai Suoi figli –  Adamo riconosce Abele nel secondo straniero – L’avvertimento di Abbà contro la malizia e l’astuzia di Satana, l’antico mentitore

16.09.1842

Cap. 158

L’avvertimento di Abbà di stare attenti alla malignità e all’astuzia di Satana – L’impotenza di Satana

17.09.1842

Cap. 159

La missione dell’angelo Abele di punire quattro messaggeri caduti nei lacci della carne della città di Hanoch – Sul grave pericolo del fascino della carne delle donne

20.09.1842

Cap. 160

I quattro scettici dalle terre del Mezzogiorno – La splendente parola di Enoch e il suo effetto sugli scettici

21.09.1842

Cap. 161

L’ammonimento di Enoch a cercare ardentemente la verità e il riconoscimento di Dio

22.09.1842

Cap. 162

I quattro scettici si consigliano – Quattro tesi per confutare le errate affermazioni di Enoch sulla negazione di Dio

23.09.1842

Cap. 163

La disputa tra i quattro scettici su di Enoch – Enoch giustifica il motivo del suo improprio comportamento precedente

26.09.1842

Cap. 164

Il perfetto concetto di Dio dai quattro scettici –  La sapienza come frutto di un cuore vivente

27.09.1842

Cap. 165

Uno dei quattro scettici spiega la triplice essenza di Abedam – Enoch ritenuto quale strumento del Signore

28.09.1842

Cap. 166

Divario fra intelligenza dell’intelletto e sapienza del cuore – Similitudine della radice, del terreno e del fiore

30.09.1842

Cap. 167

La Parola di Dio è un’acqua viva –  A parabola dell’acqua piovana, migliore dell’acqua sorgiva, per innaffiare le piante

3.10.1842

Cap. 168

I quattro scettici riconoscono il Signore nello Straniero – La sapienza e l’amore, quali la via lunga e la via breve per trovare Dio

4.10.1842

Cap. 169

L’amore quale l’unico vero servizio divino e l’unico vero sacrificio gradito a Dio – Il Signore diviene nuovamente invisibile

6.10.1842

Cap. 170

Il folle desiderio di Adamo di fare un discorso esclusivamente sul Signore – Il discorso di Enoch sulla Luna che non può illuminare il Sole

7.10.1842

Cap. 171

Le dispense di Set vuote, poi prodigiosamente riempite

11.10.1842

Cap. 172

La prima Chiesa sulla Terra – I sette messaggeri dall’Alto nel palazzo di Hanoch

12.10.1842

Cap. 173

La terza scala del palazzodi Lamec e gli ostacoli delle madri e dei bambini incatenati

14.10.1842

Cap. 174

Le ragazze della prima e della seconda scala, restituite a vita – Il richiamo di Setlahem alle astute cortigiane della terza scala

15.10.1842

Cap. 175

Il discorso di Setlahem e l’incarico alle ragazze salvate –  I tre messaggeri davanti a Lamec e al suo impotente furore di re

17.10.1842

Cap. 176

Le energiche parole di Chisehel al tiranno sanguinario Lamec – Il ribelle re viene costretto prodigiosamente ad ubbidire

18.10.1842

Cap. 177

Chisehel elenca a Lamec le numerose atrocità da lui perpetrate – Lamec e la sua truppa e una grande quantità del popolo sono guidati verso le pozzanghere

19.10.1842

Cap. 178

Il giudizio del fuoco sulle donne di Lamec per la loro purificazione – Le donne rinate prodigiosamente dalle ceneri

20.10.1842

Cap. 179

Lamec viene esaminato ed umiliato da Chisehel nella sua presunta divinità ed onnipotenza

25.10.1842

Cap. 180

L’ostinazione e la malevolenza di Lamec – Le taglienti parole di Chisehel e la risposta altezzosa di Lamec

26.10.1842

Cap. 181

Discussione fra Chisehel e il presuntuoso Lamec – L’ultimatum di Lamec ai tre messaggeri e la meritata punizione con l’immobilità

27.10.1842

Cap. 182

I tre messaggeri visitano gli altri quattro malati –  Chisehel viene istruito dallo spirito di Abele sull’importanza della pazienza – La guarigione dei quattro malati

28.10.1842

Cap. 183

Sulla potenza della cordiale intercessione – Il buon effetto dell’involontario digiuno di Lamec – Il rimorso di Lamec e la misericordia del Signore

31.10.1842

Cap. 184

Il ringraziamento fatto con la bocca, e quello fatto col cuore –  Il desiderio del convertito Lamec di purificare la tavola di pietra profanata con inciso il Nome di Dio

2.11.1842

Cap. 185

Lamec riconosce e glorifica il paterno Amore e la Bontà di Dio – Il pentimento e l’amore del convertito Lamec trasformano in oro puro l’immondizia del peccato

3.11.1842

Cap. 186

Chisehel ordina la costruzione di un tempio per la custodia della preziosa tavola sacra – Indicazioni per la costruzione del tempio

7.11.1842

Cap. 187

Il buon discorso di Lamec ai suoi servitori disubbidienti per la fame – Il prodigioso pasto benedetto rafforza i servi

8.11.1842

Cap. 188

Chisehel istruisce Lamec nella produzione e lavorazione dell’oro

9.11.1842

Cap. 189

Il pasto sullo spiazzo del futuro tempio – Il discorso di Chisehel sullo scopo della donna – Le parole consolatrici di Setlahem alle donne e alle domestiche

10.11.1842

Cap. 190

L’incarico dato da Setlahem alle donne e alle ragazze – L’arrivo di Tubalcain e il suo colloquio offensivo verso Chisehel

11.11.1842

Cap. 191

Il prepotente Tubalcain viene paralizzato dalla forza di volontà di Chisehel – ed invitato alla cortesia e alla veracità

14.11.1842

Cap. 192

L’astuta politica di Tubalcain messa a nudo da Chisehel

15.11.1842

Cap. 193

Il discernimento di Tubalcain che si pente ed ottiene la liberazione dei piedi – Per i suoi lavori, due desideri di Tubalcain

17.11.1842

Cap. 194

La giusta e commovente preghiera di Tubalcain – Il commovente ringraziamento di Chisehel – La voce del Padre da una nuvola luminosa

18.11.1842

Cap. 195

Le disposizioni di Tubalcain per l’estrazione e la lavorazione dell’oro – Ritorno alla residenza del re

21.11.1842

Cap. 196

I preparativi per il banchetto per la sacra tavola da porre nella sala del trono di Lamec – Il discorso di Chisehel sulla verità quale redentrice

22.11.1842

Cap. 197

Lamec inizia una grande venerazione al Nome di Dio e Tubalcain ne rimane meravigliato – Chiseel spiega il fuoco purificatore dell’amore

23.11.1842

Cap. 198

Confessione e pentimento di Lamec delle atrocità perpetrate al suo popolo –  Chisehel lo consola essendo stato anche lui in errore dinanzi a Dio

24.11.1842

Cap. 199

Spiegazioni sulle interefenze del maligno – L’apparizione ingannevole della falsa Naeme – Lamec e Tubalcain in preda alla tentazione e al dubbio

25.11.1842

Cap. 200

Lo smascheramento della falsa Naeme

28.11.1842

Cap. 201

Chisehel istruisce sulla fratellanza e l’uguaglianza tra gli uomini – Perché un essere umano diventa dittatore – Della vera regalità secondo l’Ordine divino

29.11.1842

Cap. 202

Un’altra prova per Tubalcain –  Ogni scelta è giusta se viene fatta insieme a Dio

1.12.1842

Cap. 203

Un tumulto in città verso la reggia – L’energico discorso di Chisehel al pauroso Lamec

3.12.1842

Cap. 204

Il coraggio di Tubalcain verso i ribelli, pervaso dalla Forza di Dio, la cui Legge è: “Conservazione eterna di tutte le cose create!” –  Un ribelle trasformato in cenere

5.12.1842

Cap. 205

Lamec e di Tubalcain ringraziano per la Forza di Dio nell’uomo – Chisehel chiarisce come considerare le vacuità del mondo

6.12.1842

Cap. 206

I dubbi di Lamec sull’origine delle sue brame maligne –  La necessità delle tentazioni e delle brame per la libera volontà dell’uomo

9.12.1842

Cap. 207

La tristezza di Lamec perché l’uomo non può fare niente che sia meritorio al cospetto di Dio – Il ringraziamento più gradito a Dio è all’umiltà, quale principio del puro amore

10.12.1842

Cap. 208

Il voto di Lamec e suo patto d’amore col Signore – La lotta contro il male nell’uomo è verso il nemico della vita in lui

12.12.1842

Cap. 209

Visita allo spiazzo per la costruzione del tempio – La diligenza degli operai, estrattori dell’oro, benedetta dal Signore – L’attività quale mezzo per la conservazione e il rinvigorimento della vita

13.12.1842

Cap. 210

L’arrivo e il pasto miracoloso di tremila lavoratori giunti per la costruzione del tempio – La visione in sogno di Mura, il capomastro, e il progetto del tempio avuto miracolosamente

14.12.1842

Cap. 211

Mura aspira alla luce della conoscenza, ma Lamec gli consiglia la pazienza – La scelta del giusto luogo per la costruzione del tempio

15.12.1842

Cap. 212

Le istruzioni di Mura ai sottocapi edili per la costruzione del tempio – Disposizioni ai sei messaggeri per l’ordine nella città di Hanoch e nelle altre città

16.12.1842

Cap. 213

Chisehel e Lamec in giro per la città di Hanoch – La miracolosa purificazione di un monte, covo di serpenti

19.12.1842

Cap. 214

La splendida vista dal monte dei serpenti – Corrispondenza tra la pulizia dei serpenti e l’eliminazione dei peccati da ogni essere umano

20.12.1842

Cap. 215

Il rapporto tra fede e amore, e tra amore e conoscenza – Similitudine della sposa e dei due pretendenti in rispondenza con amare Dio senza conoscerLo

21.12.1842

Cap. 216

Lamec riconosce i suoi errori – L’amore è l’unica e vera via che conduce a Dio – La richiesta  di Lamec di ulteriori similitudini, rifiutata

22.12.1842

Cap. 217

La grande adunata del popolo davanti al palazzo reale – Il discorso di Lamec al popolo giubilante – Un delizioso discorso di uno sconosciuto messaggero per l’inaugurazione

23.12.1842

Cap. 218

L’oratore e sconosciuto messaggero si dà a riconoscere per il sommo sacerdote Enoch – L’ardente amore di Lamec per il Signore

24.12.1842

Cap. 219

L’adorazione del santo Nome scritto sulla tavola d’oro –  L’insegnamento di Enoch sull’amore, quale unico vero modo di adorare Dio

27.12.1842

Cap. 220

Dio è l’Amore e la Sapienza infiniti, quindi è la Verità eterna – La destinazione dell’uomo

28.12.1842

Cap. 221

Durante la colazione arriva la notizia del completamento del tempio – Rapporto di Mura sui lavori e ull’abbondante ricompensa a tutti i lavoratori – Esortazioni di Enoch ai costruttori edili

29.12.1842

Cap. 222

L’esagerata dimostrazione d’onore di Tubalcain ad Enoch – Insegnamenti di Enoch riguardo al tributare onori e al divieto di unione tra consanguinei – Una notte consacrata sul monte purificato

30.12.1842

Cap. 223

All’alba un vento potente e un mare di fiamme – La voce del Signore al disopra del cerchio di fiamme, profetizza il Diluvio universale – Compare il nuovo Ospite

2.01.1843

Cap. 224

Infiammate parole d’amore di Enoch al Padre santoche le approva – Il potere dell’amore come regola divina

3.01.1843

Cap. 225

Risposta elusiva a Lamech che chiede chi è il giovane Uomo – Il discorso del Signore al popolo della pianura

4.01.1843

Cap. 226

Lamec e il Giovane, cioè il Padre santo da lui non ancora riconosciuto, nella sala del trono – Il Signore quale Chiave e quale Porta

5.01.1843

Cap. 227

Durante la colazione Lamec nominato sacerdote del suo popolo – Insegnamenti sul sacerdozio e sulla regalità – L’omissione della preghiera – Il Padre santo si fa riconoscere da Lamec

7.01.1843

Cap. 228

L’insegnamento di Dio sulla vera adorazione

9.01.1843

Cap. 229

L’insistente domanda di Lamec sull’espressione fisica dei sentimenti – La risposta del Signore

10.01.1843

Cap. 230

La stolta richiesta di Lamec di ottenere delle leggi –  Sull’infinita differenza tra il giudizio nella legge e la libertà nell’amore

11.01.1843

Cap. 231

Il folle timore di Lamec al pensiero dell’ira di Dio – La spiegazione del Signore riguardo all’ira di Dio

12.01.1843

Cap. 232

Com’è il vero amore per Dio – La similitudine del principe e dei suoi figli

16.01.1843

Cap. 233

Le buone parole di Lamec al suo popolo sul vero sacrificio del cuore – La preghiera al Signore per avere notizie sui figli Jubal e Jabal

18.01.1843

Cap. 234

Vano tentativo di Lamec di portare la sacra tavola diventata troppo pesante – Il Signore: “Con Me potete fare tutto, senza di Me non potete fare nulla!”

19.01.1843

Cap. 235

Sul gravoso adempimento delle Leggi divine e sul perché l’uomo non potrebbe mai adempierle pienamente – Il comandamento dell’umiltà e dell’amore del cuore: siamo tutti servi inutili!

20.01.1843

Cap. 236

L’impenetrabile massa di popolo davanti al portone di uscita del palazzo – L’imbarazzo di Lamec – Amore e pazienza: le due chiavi principali per superare qualsiasi ostacolo

21.01.1843

Cap. 237

Nuovo imbarazzo di Lamec per la massa di gente che lo precede – Dio ha creato l’uomo solo per la letizia, non per la tristezza

23.01.1843

Cap. 238

La magnificenza del tempio e la sua disposizione interna – L’ordinamento e disposizioni per il servizio sacerdotale nel tempio

25.01.1843

Cap. 239

Le ansiose considerazioni di Lamec per le precise disposizioni – La rassicurante spiegazione del Signore sullo scopo dell’ordine del tempio – La benedizione dell’altare

26.01.1843

Cap. 240

La prodigiosa apparizione di due cherubini e una luminosa colonna di nuvole – La sorpresa di Enoch per il mestoso ordine dell’altare –  Ultime disposizioni, poi il Signore si rende invisibile

27.01.1843

Cap. 241

Sulla differenza tra un amore libero e uno nato dalla costrizione della realtà oggettiva di Dio – La necessità di operare spontaneamente

28.01.1843

Cap. 242

Enoch prescrive a Lamec sulla sua attività sacerdotale nel tempio – Regole per l’ingresso dei visitatori del sabato nell’atrio del tempio

30.01.1843

Cap. 243

Lamec meravigliato per la magnificenza del tempio – L’incapacità di comprendere il significato spirituale della costruzione – Insegnamenti sull’operare del maestro e del discepolo

31.01.1843

Cap. 244

Il popolo in tumulto per l’assenza del giovane Uomo – Il buon consiglio di Enoch e le efficaci spiegazioni di Lamec al popolo

1.02.1843

Cap. 245

Insegnamenti sulla natura del nutrimento – Un richiamo alla temperanza

3.02.1843

Cap. 246

Lamec ordina la liberazione dei prigionieri e fa allestire un banchetto fraterno – La meraviglia di Brudal e della sua famiglia liberata

4.02.1843

Cap. 247

Enoch chiede la causa del ritardo della cena – Rispondenza spirituale del tempio e del suo allestimento

6.02.1843

Cap. 248

Il raduno degli ospiti nella sala del trono – La prodigiosa trasformazione della frutta – Rispondenza per le azioni di Lamec

7.02.1843

Cap. 249

Accontentarsi di ciò che ci viene dato – Rimprovero ai servitori perché non lasciano entrare i poveri giunti in ritardo – Il Signore nelle vesti di un povero seminudo e poi si fa riconoscere

8.02.1843

Cap. 250

Enoch riconosce il Signore guardandoLo negli occhi –  Sulla natura della Divinità onnipotente e la semplicità del Padre

9.02.1843

Cap. 251

L’intensa commozione di Enoch per la volontaria povertà del Padre –  L’enorme apertura del Padre verso i figli, da sacrificare la propria Vita per salvarne anche uno solo – Cenni sulla futura incarnazione del Signore

10.02.1843

Cap. 252

Preoccupazione di Enoch per la supposta morte sacrificale del Signore –  La grande Rivelazione del Signore riguardo ai sette Spiriti di Dio – Dell’Uomo-Dio, Gesù, quale Parola di Dio fattasi carne

11.02.1843

Cap. 253

I dubbi e le opinioni dei vari ospiti sul conto del misterioso Povero

14.02.1843

Cap. 254

La diffidenza dei poveri ospiti verso Lamec – Il buon consiglio del Signore e le parole fraterne di Lamec agli ospiti poveri

15.02.1843

Cap. 255

Il discorso di Lamec dal trono sulla presenza visibile del Padre nella persona del Povero –  Le espressioni minacciose degli scettici tra gli ospiti –  Il Signore e gli scettici

16.02.1843

Cap. 256

Gli scettici disputano con Lamec sulla divinità del Povero – Il culto fuorviato degli scettici

17.02.1843

Cap. 257

Gli scettici davanti al Signore – Chi eleva il suo cuore a Dio, verrà illuminato da Lui e non conoscerà mai la morte – I primi uomini erano migliori perché agivano da giudicati – Nessuno può dire a Dio ciò che Egli deve fare –  Il Signore nelle vesti di un povero, perché ha dato via tutto per formare dei figli per Sé

18.02.1843

Cap. 258

Gli scettici si consigliano fra loro –  Uno scettico decide di accettare l’invito del Povero, e riconosce il Padre

20.02.1843

Cap. 259

Tutti gli scettici riconoscono il Padre nella persona dell’Uomo povero – Insegnamenti sul perché il Signore si è presentato nelle vesti di un povero

21.02.1843

Cap. 260

I ragionamenti del cieco spirituale scettico razionale

24.02.1843

Cap. 261

Il Signore risponde: mancanza di umiltà, di amore e di buona volontà sono le cause dei dubbi – Nessun segno a chi non crede, poiché è sordo e cieco spiritualmente

25.02.1843

Cap. 262

Lo scettico, ammonito dal Signore, si consulta con uno dei suoi amici

27.02.1843

Cap. 263

La via della conoscenza del Signore insegnata dall’amico del dubbioso

1.03.1843

Cap. 264

Lo scettico Terhad, ora convertito, cade a terra per il terrore verso il Signore – Amorevoli parole del Signore lo risollevano

2.03.1843

Cap. 265

L’affettuosissimo Terhad esprime una buona infuocata parola d’amore al Signore – Grande commozione e promessa di misericordia del Signore ai peccatori

3.03.1843

Cap. 266

La pianura salvata a causa di Terhad – Il Giudizio di Dio dipende dal numero di giusti che dimorano sulla Terra – Terhad nominato a primo custode dell’atrio del tempio

6.03.1843

Cap. 267

Gli insoddisfatti amici dell’ex scettico mormorano tra di loro – La risposta del Signore alla loro invidia

7.03.1843

Cap. 268

Lamec ringrazia per la nomina di Terhad – Il progetto del piccolo tempio che deve essere edificato sul monte purificato dai serpenti – Il Signore disappare

8.03.1843

Cap. 269

Il saggio insegnamento di Enoch sulla natura di Dio e sulla visione spirituale – La voce interiore nel cuore – Ammonimento a guardarsi dai falsi profeti

9.03.1843

Cap. 270

Disposizioni per il riposo notturno degli ospiti nella reggia di Lamec – La parola interiore a Lamec sulla preghiera del cuore

10.03.1843

Cap. 271

La preghiera mattutina di Enoch e il suo discorso ai fratelli – L’offeta del sacrificio spirituale mattutino in spirito

13.03.1843

Cap. 272

Colazione e disposizioni di Enoch per testimoniare nel regno delle vicissitudini – Ultime parole di congedo a Lamec ed improvvisa partenza insieme ai sette

15.03.1843

Cap. 273

Enoch e i sette messaggeri, trasportati prodigiosamente sulla via verso l’altura – L’incontro con Satana nelle sembianze di un drago – Il drago obietta ad Enoch riguardo a Dio e alla creazione

16.03.1843

Cap. 274

Proposta di Enoch alle accuse contro Dio enunciate dal drago-Satana – Strane affermazioni ed ulteriori accuse alla Divinità su presunti Suoi capricci – Il drago-Satana vorrebbe distruggere la Divinità oppure se stesso

17.03.1843

Cap. 275

L’effetto ammaliante del discorso del drago sui sette messaggeri – Le numerose contraddizioni del drago e la sua totale falsità, per tentare i sette

18.03.1843

Cap. 276

Arrivo e accoglienza sull’altura –  Ammonizioni a Chisehel che ha paura del Signore – La domanda di Uranion sulle condizioni della pianura

20.03.1843

Cap. 277

Il saluto di Adamo e dei padri ai ritornati dalla pianura – Incalzanti domande di Adamo –  Alcune donne escluse dalla capanna stabilita per la riunione – Arriva uno straniero

21.03.1843

Cap. 278

L’uomo straniero si intrattiene con Pura, con Naeme e Ghemela sul luogo della procreazione – Lo sdegno delle altre donne e il rimprovero dello straniero nei loro confronti

22.03.1843

Cap. 279

Le donne scandalizzate dallo Straniero che si fa riconoscere da Ghemela –  Le grida delle altre donne scandalizzate – Anche Enoch riconosce il Signore nello Straniero

23.03.1843

Cap. 280

La curiosa risposta di Enoch giustificativa – Anche Purista riconosce il Signore – Insegnamenti di Eva alle donne urlanti – La trasfigurazione di Sehel per i nuovi superiori incarichi

24.03.1843


 

 [indice]   [inizio]

 

[home sito]  -  [home Lorber] – [home Governo della Famiglia]

Pagina precedente

 

 

 

 



[1] Abbà è un termine aramaico che significa “babbo”, “babbino”, “papà”. È un tenero appellativo con il quale i bambini ebrei chiamano i loro padri nell’intimità familiare, che esprime la tenerezza affettuosa e confidenziale di un figlioletto. [ndr]

[2] La parola tedesca “Tiefe” è stata tradotta – nell’intero testo – come “pianura”, ma la traduzione letterale sarebbe “profondità” oppure “bassezza”. [ndr]

[3] Il mastodonte apparteneva alla stessa specie dell’elefante, ma aveva differenti particolarità e soprattutto era molto più grande. [cfr. “La Terra cap. 20,14”] [ndr]

[4] Tafano: grosso insetto dall'aspetto simile alla mosca, la cui femmina punge i mammiferi per succhiarne il sangue.

[5] Un giro d’ombra: circa un’ora.

[6] La parola tedesca “Höhe” è stata tradotta – nell’intero testo – come “altura”, ma il cui significato è anche “elevazione”, oppure “vetta”, o “quota”. [ndr]

[7] Scannato: ucciso con un taglio alla gola per rendere la morte rapida con una fuoriuscita di copioso sangue dalla cosiddetta ‘canna’ iugulare.

[8] Legna tagliata da poco.

[9] Olocausto: nelle liturgie antiche, sacrifici nel quale l’animale veniva arso completamente.

[10] Con questo è da intendere il cosiddetto Giudizio universale, che in più occasioni verrà poi indicato come possibile con il fuoco, dopo che il Diluvio avrà spazzato il male dalla Terra.

[11] Danda: ciascuna delle due strisce, cinghie o simili, usate specialmente un tempo, per sorreggere i bambini ed aiutarli a camminare.

[12] Arpa eolia: strumento con cassa armonica le cui corde sono messe in vibrazione da una corrente d’aria.

[13] Al tempo di Adamo la scrittura era molto probabilmente come quella della successiva epoca egizia, cioè in geroglifici. Infatti nel successivo capitolo 97, paragrafo 4, il Signore dice ai due storiografi Garbiel e Besediele: “Disegnate simili segni, i quali corrispondono alle parole, cose e azioni”.

[14] Rispondenza: relazione di uguaglianza, somiglianza, proporzione, simmetria, equivalenza e analogia fra due cose diverse.

[15] Leviatan: Mostro biblico immane e distruttore.

[16] Caratteristica di chi è testardo, cioè di colui che si rifiuta di ascoltare il parere altrui e non si lascia persuadere, più per un atteggiamento di caparbia ostinazione che per la convinzione della giustezza delle proprie idee.

[17] Una spanna è uguale a 20 cm. Rudomin perciò era alto circa 3,2 metri.

[18] Pula: Rivestimento dei semi di cereali o di altre piante che si stacca con la trebbiatura.

[19] Il tempo attuale, quello in cui tramite Lorber abbiamo avuto notizia di quella risposta.

[20] Grande scioglimento (Löse): per la comprensione del termine bastaleggere il successivo versetto 7 in cui viene detto che ‘prima verrà il grande tempo dei tempi’, e questo è da considerare come il tempo di Lorber, cioè della grande Rivelazione del Signore dal 1840, spiegato in altri punti dell’Opera dettata, e quindi il riferimento è al cosidetto Giudizio universale, profetizzato oltre 6500 anni fa come ‘quasi giunto’.

[21] Poiché è noto che Adamo visse circa 930 anni, e già al cap. 39,19 del vol.1 viene detto che avrebbe vissuto altri 10 anni, qui si intende che egli era a 920 anni, perciò, 930x7=6510.

[22] Il carbonchio è un rubino quando arriva agli ultimi gradi di eccellenza, e perciò risplende meravigliosamente come carbone acceso.

[23] Effemeride: microscopico insetto alato, quasi perfettamente trasparente, che vive un solo giorno (GVG/4/199/2-3) e che frulla alla luce del Sole, di cui si ciba la rondine. (Cfr. GVG/5/214/2).