Le sette Parole di Gesù sulla croce

 

 

ANTOINE  GROßHEIM

“Rivelazione del Signore agli uomini, Suoi figli”

1863

 

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LE  SETTE  PAROLE  DI  GESÙ  SULLA  CROCE

Ed ulteriori

nove  Ammonimenti all'umanità

 

La spiegazione di queste sette parole fu data da Gesù, dopo la Sua resurrezione, al Suo prediletto Giovanni, ma poi, a causa delle guerre, andò perduta. Ora il Signore, attraverso questa Rivelazione ad Antoine Großheim nel 1863 ci dice:

 

“Io, però, nel turbamento della Mia carne terrena, dall’alto della croce, dissi sette Parole in lingua ebraica antica a quelli che Mi circondavano, Parole delle quali fino ai giorni d’oggi non esiste ancora nessuna vera esposizione. Perciò Mi sono trovato spinto, nella Mia Misericordia, a ripetere ancora una volta le stesse sette Parole, e cioè, con una precisa esposizione del loro significato per i tempi futuri (cioè per questa nostra epoca dopo il 2000) e così rivelare il loro significato agli uomini che sono di buona volontà”.

 

Introduzione dell’editore tedesco

 

 

«Signore, perdona loro, essi non sanno quello che fanno!»

«Ho sete!»

«Mio Dio, Mio Dio, perché Mi hai abbandonato?!»

«Maria, ecco tuo figlio!”. E verso Giovanni: “Ecco tua madre!»

«Già oggi stesso sarai presso di Me in Paradiso»

«Padre, nelle Tue mani affido il Mio Spirito!»

«È compiuto»

 

INDICE

Cap. 1     Prologo

Cap. 2     Rivelazione del Signore agli uomini, Suoi figli

Cap. 3     Le sette Parole sulla croce

Cap. 4     La morte e la deposizione dalla croce

Cap. 5     Sepoltura e resurrezione

Cap. 6     Spiegazione delle sette Parole dette sulla Croce

Cap. 7     Conclusione

 

             Ulteriori Nove ammonimenti

 

Cap. 1

Prologo

 

1. (Il Signore:) «Figlia Mia[1], ascolta! Tu devi scrivere un libro per testimoniare che per Me è indifferente quale sia lo strumento da Me scelto, o chi Io ricerco come portatore della Mia Parola, poiché, non i grandi e gli eruditi scopriranno cosa significa “essere uno strumento del Signore”. Io ti dissi anche, che tu dovrai soffrire e sopportare ancora qualcosa. Non preoccuparti, Io ti starò accanto».

*

2. (dice Antonie Groβheim): Riguardo ai dubbi se sia certo che quello che io percepisco mi venga dettato dal Signore, oppure che forse non sia inconsciamente un mio prodotto, io ricevetti immediatamente la seguente risposta):

*

(Il Signore:) «O anima incredula, voglio dimostrarti che sono Io, il Signore del Cielo e della Terra, che scrive attraverso la tua mano terrena. Sì, Io stesso scrivo, e sappi, dunque, che nella misura in cui tu osi dubitare, Io ti sottrarrò la Mia Grazia e ti lascerò sprofondare nella notte e nell’afflizione. Voglio che tu attinga l’amore e la fiducia da te stessa! E ora credi e confida!

3. Scrivi: Io, il tuo Dio e Padre dall’eternità, ti ordino che, cominciando da oggi, tu debba ogni sera dedicare un’ora a Me, nella quale Io ti dirò, attraverso la penna, quello che voglio annunciare al mondo. Non essere timorosa, Io stesso sono presso di te all’ottava ora della sera. Scrivi come titolo le parole: Rivelazione del Signore agli uomini, Suoi figli”»

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Cap. 2

Rivelazione del Signore agli uomini, Suoi figli

 

1. Dunque scrivi così: “Voi, figli Miei che siete legati dal peccato e che continuate a sognare nel sonno della vostra illusoria attività mondana, apprendete le Mie parole che Io, quale unico Signore dell’infinità intera, comunico attraverso la bocca di una serva scelta da Me”

2. Perciò ascoltate: il tempo preannunciato dai profeti nell’antica Alleanza, così come tutto quello che i veggenti hanno predetto di Me, è stato adempiuto attraverso la Mia discesa di allora sulla vostra Terra, e adesso è giunto il tempo che Io ho predetto durante la Mia vita terrena, quando dissi: “Comparirà un tempo sulla Terra nel quale perfino i Miei eletti Mi rinnegherebbero, se ciò fosse permesso da Me”. Tuttavia, a questo riguardo è stato provveduto.

3. Invece, a voi altri ai quali sta più a cuore tutto, che non la ricerca della vostra eterna destinazione e l’impadronirvi dei mezzi per raggiungerla, a voi, Io, quale Padre e futuro Giudice, metto questo nel cuore: “Lasciate il mondo e le sue gioie passeggere, e volgetevi a Me nella parola e nell’azione, finché c’è ancora tempo!”. Infatti, ancora un po’ e la Mia Pazienza sarà esaurita, e voi cadrete nel giudizio della Mia collera! Voi sapete già dalla Scrittura che è terribile cadere nelle mani del Dio vivente! Vi dico anche questo: “In verità, in verità vi dico: cielo e Terra passeranno, ma le Mie parole non passeranno!” [Lc.21,33].

Abbi pazienza, oggi non ti dirò più nulla di più, ma continuerò domani.

 

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4. Io, il Signore, vi dico che quando camminavo sulla Terra nel Mio corpo terreno Tra di voi, figli degli uomini, ho radunato intorno a Me sia peccatori sia pubblicani[2], i quali, in quel tempo, erano visti come la gente più disprezzata. E perciò, dai grandi e dai nobili ero disprezzato e odiato anch’Io, così, venivo diffamato dappertutto quale scaltro imbroglione del popolo e segreto peccatore, ma poiché non venni sulla Terra per i giusti, ma per gli ammalati nello spirito e per i peccatori, per questi sacrificai la Mia vita e il Mio sangue.

5. Al tempo della Mia crocifissione, ero circondato dagli amici rimasti fedeli, così come da una grande quantità di gente che si compiaceva del male che avrei subito, i quali gridavano con scherno: “In passato ha aiutato gli altri, e adesso non riesce ad aiutare se stesso!” [Mt. 27,42]. Questo rafforzava i nemici nella loro convinzione che Io non fossi Dio, ma un grande criminale abbandonato da Dio.

6. Invece Io, nel turbamento della Mia carne terrena, dall’alto della croce dissi a quelli che Mi circondavano, sette parole in lingua ebraica antica, delle quali fino ai giorni d’oggi (1863) non esiste ancora nessuna vera spiegazione. Perciò Mi sono trovato spinto, nella Mia misericordia, a ripetere ancora una volta le stesse sette parole, e cioè, con una precisa spiegazione del loro significato per i tempi futuri[3], e così, rivelare il loro significato agli uomini che sono di buona volontà.

7. Quando Io, dopo lunghe sofferenze e pene che dovetti sopportare a causa della scelleratezza degli sgherri, arrivai al punto nel quale i sommi sacerdoti videro che per Me poteva arrivare la morte, prima che la loro vendetta e rabbia si fossero sfogate, allora essi fecero in modo di ottenere al più presto il giudizio di morte dalla suprema corte di giustizia romana, per poter provare la gioia di vederMi morire tra i più grandi tormenti. E quando in conseguenza di ciò, arrivò il messaggio di morte, secondo il quale Io dovevo essere crocifisso, allora i Miei nemici giubilarono ad alta voce, e si apprestarono subito a mettere in atto la loro azione.

8. E quando, infine, ebbe luogo la Mia esecuzione, allora i Miei amici, che in segreto si erano tenuti nascosti tra la gente, si avvicinarono alla croce per consolarMi e rafforzarMi; sennonché, la cattiva gentaglia voleva respingerli indietro, e solo attraverso la mediazione di Pilato fu possibile a Mia madre, e così pure a Giovanni, il Mio discepolo prediletto, insieme ad alcune donne, di arrivare ai piedi della croce ed essere presenti alla Mia morte fisica.

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Cap. 3

Le sette Parole sulla croce

 

1. Quando la perfida gentaglia Mi privò dei vestiti e, così, Mi mise a nudo, e poi Mi legò le mani e i piedi al legno, e in più, li trafisse con chiodi spuntati, allora accadde che Io sospirai nella Mia carne tormentata, e dissi:

 

I)  «Signore, perdona loro, essi non sanno quello che fanno!» [Lc. 23,34]

 

Questa fu la prima parola, piena di significato, che Io, nel Mio dolore, pronunciai nei confronti dell’umanità di allora e di quella futura riguardo ai suoi peccati.

2. Quando poi, in questo modo, Io fui innalzato sulla croce, il Mio corpo ricoperto di sangue e polvere aveva un aspetto così straziato, che perfino il cuore degli stessi nemici che Mi circondavano si commosse, ma Io vidi che era solo un impulso passeggero, e che la loro misericordia non era rivolta a Me, ma derivava unicamente dal loro gusto estetico della bellezza deformata. Per questo, dissi:

 

II)  «Ho sete!» [Gv. 19,28]

 

Ma gli sgherri non capirono cosa intendevo dire con queste parole, e cioè che Io “avevo sete della salvezza di così tante anime che vedevo andare in rovina nella loro follia”. E così, per tormentarMi ancora di più, Mi diedero da bere fiele mescolato con aceto, che Io però rifiutai.

3. Subito l’intera natura cominciò a scuotersi, e gli elementi uscirono dal loro ordine. Il Sole, quale immagine dell’eterna Luce, perse il suo splendore, come segno agli uomini che nella loro cecità spirituale non vedevano che sotto l’involucro mortale del Mio corpo, la Divinità si ritirava e lasciava il corpo alla morte materiale. Per questo Io dissi le parole:

 

III)  «Mio Dio, Mio Dio, perché Mi hai abbandonato?!» [Mc. 15,34 / Mt. 27,46]

 

4. Non chiamai un altro Dio all’infuori di Me, ma chiamai la Divinità in Me, lo Spirito di Dio, la Forza originaria nella Sua piena misura. Solo il Mio involucro corporale era di materia terrena, simile a quello dei figli dell’uomo, e questo involucro fisico, anche in Me, doveva essere sottomesso al dolore e alla morte. Per questo, la materia, nel suo abbandono, cercò aiuto, come esempio, per indicare a ogni uomo di questa Terra, che deve cercare aiuto solo presso Dio.

5. Poi si avvicinò il tempo in cui Io, sentendoMi sempre più debole e consegnando l’anima al Mio Padre celeste, con lo sguardo rivolto al cielo dissi: «Elì, Elì, lemà sabactànì!»[4].  In quel momento vidi sotto la croce Mia madre Maria, a Me così cara e fedele, vicino al Mio discepolo Giovanni – che allo stesso tempo era stato il Mio scrivano segreto – che erano addolorati a morte, e dissi ai due, le significative parole:

 

IV)  «Maria, ecco tuo figlio!”. E a Giovanni: “Ecco tua madre!» [Mc. 3,32]

 

Con queste parole indicai in un certo qual modo di aver affidato i figli del mondo allo Spirito divino, per cui facevo il Mio Testamento spirituale e nominavo Maria “Madre delle anime deboli e malate nella carne”.

6. Quando, secondo il conteggio del tempo ebraico, furono le tre, giunse l’ora della Mia morte fisica, ed Io tremai nelle Mie membra nei brividi della morte. In quello stesso istante vidi vicino a Me il ladro Disma, legato come Me alla croce, il quale rivolse gli occhi struggenti di desiderio verso di Me implorando misericordia, ed Io gli promisi che

 

V)  «Già oggi stesso sarai stato presso di Me in Paradiso!» [Lc. 23,43]

 

7. E questo, dopo la Mia Ascensione, fino al giorno d’oggi (1863), ha dato luogo a troppe interpretazioni, la cui sola vera è questa: ogni anima di uomo dopo la sua morte corporale, a seconda della sua perfezione, arriva a un più basso o più alto grado di luce, e anche le anime che hanno scontato già su questo mondo tutto quello che avevano di terreno, riescono ad arrivare dapprima solo in Paradiso, ovvero nel più basso grado della beatitudine. Infatti, nessuna anima può arrivare, prima di essere del tutto purificata e ripulita, nel Cielo dell’amore, ovvero, al più alto grado di beatitudine, e così anche Dismas, attraverso l’amore e la fiducia verso di Me, aveva raggiunto il primo grado, e Mi era possibile promettergli il Paradiso.

8. Quando fui agli ultimi respiri terreni, dissi le parole:

 

VI)  «Padre, nelle Tue mani affido il Mio Spirito!» [Lc. 23,46]

 

Anche questa è una parola difficile da spiegare per molti uomini. Infatti, per quale motivo, Io, quale Dio stesso, avrei dovuto affidare il Mio Spirito nelle mani di un Dio al di fuori di Me? Qui esisterebbero due dèi, ma non è così, e nessuno deve lasciarsi confondere da questa espressione; piuttosto, ognuno deve comprendere che solo l’involucro esteriore del Mio interiore Spirito divino disse queste parole, le quali sono da intendere solo nello stesso senso come quando Io dissi di Me, durante il tempo della Mia vita corporale: “Io, Figlio dell’uomo…, dico a voi questo e quello”. Proprio allo stesso modo, la Forza vitale, ovvero la Potenza animica del Mio corpo terreno, disse le parole: “Padre, nelle Tue mani affido il Mio Spirito!”.

9. Mentre l’anima premeva per lasciare il corpo, Io divenni sempre più debole, e il popolo che Mi circondava giubilava e Mi scherniva. Tuttavia, Io dovetti vuotare il calice fino in fondo, e previdi anche in anticipo, che la folla scatenata sarebbe rimasta insensibile al Mio dolore e alla Mia agonia. E così, quando giunse l’ultimo istante della Mia vita terrena, dissi l’ultima parola sulla Terra:

 

VII)  «È compiuto[Gv. 19,30]

 

10. O uomini! Se voi foste in grado di capire quest’unica parola in modo veramente radicale! Se poteste afferrare pienamente ciò che significa che il Figlio di Dio compì la grande Opera di redenzione dell’intera razza umana, allora nessuna anima perirebbe! Invece il peccato è arrivato nel mondo attraverso Adamo, e per questo, finché ancora della materia fissata deve ancora percorrere la via della carne attraverso la vita terrena, il peccato e la morte materiale saranno parte dei figli dell’uomo. E perciò, attraverso il Figlio di Dio e il Suo compito di Mediatore, furono solo spezzati la forza del male e il Satana [insiti] nella materia.

11. Dunque, per ogni anima si tratta di seguire, in tutta umiltà e con piena forza d’animo, attraverso la fede e l’amore, il Mediatore sulla strada dischiusa. Allora anche per te, figlio dell’uomo, si compirà l’opera di redenzione.

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Cap. 4

La morte e la deposizione dalla croce

 

1. Dopo questa Mia ultima parola Io decedetti, o piuttosto la Mia anima uscì dalla materia e si unì con il Mio Spirito Originario, che era l’eterno Spirito di Dio.

2. Ed Io scesi giù nel posto dove le anime degli antichi padri aspettavano l’ora della redenzione, poiché nessuna creatura poteva arrivare nella Pace del Cielo prima che la Giustizia di Dio si fosse riconciliata attraverso la grande opera di Amore della Redenzione. Io liberai quindi nuovamente la strada, la quale, in origine, era data libera a tutte le creature, che però, un tempo, era stata spezzata a causa della caduta dell’angelo.

3. Adamo avrebbe dovuto nuovamente ricostruire questo sentiero e ricondurre alla sua origine la materia entrata in questa rigidità e che avvolgeva tutta la vita spirituale, e a tale scopo gli era stata data la libera volontà. Ma egli perse nuovamente la libertà attraverso il peccato della disobbedienza a Dio e cadde sempre più a fondo, assieme a tutti i discendenti, nel giudizio della morte, da cui in eterno non c’era da aspettarsi nessuna redenzione. Allora intervenne l’infinito Amore Misericordioso dell’originario Eterno [Dio], ed Egli lo separò come “Figlio di Dio” per un periodo, perché liberasse le Sue creature – quale Figlio degli uomini avvolto nella materia terrena – e le riconducesse alla loro prima ed originale destinazione.

4. Quando Io fui rimasto appeso alla croce per il tempo prescritto dalla legge ebraica, venne l’ora nella quale i corpi dei tre ladroni, fra i quali ero contato anch’Io, dovevano essere deposti dalla croce. Era infatti arrivato il tempo della vigilia, durante il quale nessuno poteva rimanere sul luogo dell’esecuzione. Quindi arrivarono i Miei amici, che nella maggior parte erano romani e greci - tra di loro c’erano anche alcuni ebrei quali segreti seguaci della Mia Dottrina - che volevano renderMi l’ultimo servizio d’amore sulla Terra.

5. Essi avevano riscattato la Mia salma dal governatore supremo per metterla in una tomba, e così Io fui deposto giù dalla croce dai Miei pochi amici a Me rimasti ancora fedeli, fra gli scherni e le beffe del popolo ebreo. E Mia madre Maria, addolorata a morte, si lasciò cadere a terra verso di Me, e prese il Mio capo sulle sue ginocchia fra profondi lamenti di dolore ed innumerevoli lacrime vedendo suo Figlio deformato, sanguinante e morto giacere sul suo grembo.

6. Tu Mi domandi come appariva la ferita al costato, della quale Io Mi sarei dimenticato, perché non ne ho fatto ancora nessuna menzione; ma non preoccuparti per questo! Infatti, questa ferita Mi fu fatta quando Io ero già terrenamente morto, ed era soltanto l’azione arbitraria di un soldato pietoso, il quale era dell’opinione che Io forse ero soltanto svenuto. Egli voleva che Io, attraverso ciò, fossi sciolto il più presto possibile dalla Mia terribile sofferenza. E per questo fu anche reso partecipe della Grazia per cui, nello stesso istante in cui la sua lancia trapassò il Mio Cuore, il suo cuore fu trapassato da un indicibile dolore ed egli riconobbe quale Cuore aveva trafitto.

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Cap. 5

Sepoltura e resurrezione

 

1. Quindi Io (cioè il Mio involucro) fui portato nella tomba, la quale era situata per un lungo tratto di strada fuori dalla città di Gerusalemme ed apparteneva al gran sacerdote Nicodemo. Quando il Mio corpo, secondo le usanze della terra dell’oriente, fu ben provvisto di spezie ed avvolto in bianchi lini e fu calato nella tomba, i Miei amici Mi circondarono piangendo e lamentandosi. Quale dolore attraversò le anime fedeli quando esse, secondo la loro opinione, supponevano di vederMi per l’ultima volta su questa Terra e presero tristemente commiato da Me; ma di questo nella Mia Passione è già stata fatta menzione.

2. Qui, in questa piccola Opera, l’argomento che si deve trattare è solo quello della Mia morte e delle predizioni che si adempiranno tra non molto, le quali erano contenute nelle sette parole, parole dette [allora] in modo incomprensibile per la cieca folla. Infatti ora è arrivato il tempo nel quale Io trasformerò le parole in azioni! E attraverso la prima parola che pronunciai, Io volli indicare che affidavo agli uomini dei tempi lontani, che sono i tempi attuali, alla Grazia della Divinità in Me a causa del loro orgoglio e della loro scostumatezza, poiché gli uomini colmeranno la misura dei loro peccati e così, da se stessi, si attireranno il castigo dei loro peccati attraverso la mancanza di fede e di amore, e così correranno senza sosta incontro alla loro rovina.

3. Dopo che Io ero stato posto nella tomba per quasi due giorni per adempiere le Scritture, era arrivato il tempo della Mia trasfigurazione, detta anche Resurrezione. E quando era spuntata la mattina del terzo giorno, allora accadde che Io fui libero dai lacci della morte, e l’anima, unendosi al corpo spiritualizzato, si innalzò al Mio Padre celeste, cioè allo Spirito Originario, e risorsi pieno di gloria quale Vincitore della morte e di Satana [insito] nella materia.

4. Erano le prime ore del mattino quando apparvi nel giardino a Maria di Magdala, la quale, immersa in un profondo dolore, intendeva farMi visita nella tomba. Quando lei Mi vide, fuori di sé dalla gioia, cadde ai Miei piedi sciogliendosi in lacrime d’amore, e poté difficilmente venire calmata. Oh, che portatore di benedizione è un amore così!

5. In questo stesso giorno Io apparvi anche ad alcuni dei Miei discepoli e così pure a Mia madre Maria. Era arrivato finalmente il tempo nel quale Io, dopo l’adempimento del sacrificio mortale postoMi dal Padre celeste, ebbi ancora tempo e modo di parlare con i Miei amici e spiegare loro il valore e il significato dei Miei patimenti così dolorosi e della Mia morte. Quello che Io dissi ai Miei discepoli nel tempo fino alla Mia Ascensione, finora non è stato trovato trascritto in nessuna parte del mondo, e soltanto nella lettera di Paolo agli Efesini c’è qualche riferimento, quasi uguale a quello dei Miei insegnamenti nel periodo di questa Mia permanenza terrena.

Nell’introduzione di questo scritto ho accennato al fatto che Io avevo già significativamente predetto, per mezzo delle sette parole, il tempo della visitazione o piuttosto il tempo del castigo degli uomini peccatori, e al fatto che Io ora voglio spiegare queste sette parole a beneficio degli uomini ancora non del tutto caduti nel sonno del peccato, per mostrare al mondo che Dio non vuole la morte del peccatore ma vuole che egli si converta e viva.

6. Appena vidi che i Miei discepoli Mi riconoscevano e Mi seguivano come prima, Io li riunii in un albergo situato fuori mano dalla città e parlai con loro della Mia morte, della Mia Resurrezione, così pure della Mia prossima Ascensione al Padre. I Miei amici furono molto turbati quando udirono che li avrei lasciati per sempre, ma Io li consolai e promisi loro di mandare un Consolatore, il quale li avrebbe rafforzati e li avrebbe guidati in ogni verità. Con questa consolazione, alla fine tutti furono tranquillizzati.

7. Dopo di che, però, resi noti al Mio prediletto Giovanni tutti gli avvenimenti che sarebbero accaduti alle popolazioni nel corso dei tempi più remoti. Gli dissi anche che egli doveva annotare tutto quello che Io gli avrei reso noto riguardo al futuro. E così avvenne. Soltanto che nelle guerre successive e nelle conquiste dei popoli tutti questi scritti andarono perduti.

8. E così ascolta e scrivi di nuovo quello che Io, a questo riguardo, trovo opportuno renderti noto!

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Cap. 6

Spiegazione delle sette Parole dette sulla Croce

 

1. È vero che a ciascun uomo è stata data da Dio la libera volontà di fare il bene e il male e di ereditare la beatitudine o la condanna, tuttavia, Dio è onnisciente, e abbraccia con lo sguardo periodi lunghi eoni (10120) di anni come fossero lo spazio di tempo di un secondo. Per questo, la Divinità vide già all’inizio, nella caduta della prima coppia umana, quanto male il peccato avrebbe portato con sé, e quali guerre, per i discendenti nel corso dei tempi, quali malattie e innumerevoli altri mali sarebbero sorti da quella caduta.

2. Per liberare i figli dell’uomo almeno dalla morte eterna, non rimase altro al pietoso Amore della Divinità, che sciogliere, attraverso l’incarnazione dell’eterna Parola e con la morte dell’Incarnato (Gesù), i lacci della morte eterna. Con ciò, tuttavia, non sono stati annullati i mali temporali, perché i peccati portano con sé, inevitabilmente, la punizione. E, oh, in quale mare di peccati e di vizi sono nel frattempo sprofondati gli uomini!

3. Al tempo in cui Io, il Redentore, pendevo sanguinante e morente sulla croce per il genere umano, allora, Io, prevedendo l’intera grandezza del suo peccato e le sue conseguenze, pronunciai quelle sette significative parole, le quali non furono comprese nel loro significato; perciò, dopo la Mia morte, le spiegai a Giovanni, e adesso le spiegherò nuovamente agli uomini, per la loro salvezza.

4. La prima parola che Io allora ho pronunciato fu, come noto:

 

I)    «Signore, perdona loro, essi non sanno quello che fanno!»

 

Questa parola non era tanto indirizzata ai ciechi ebrei, quanto piuttosto a quei discendenti che avrebbero accolto la Mia Dottrina, i quali avrebbero portato il Mio Nome[5], e che nei tempi futuri Mi avrebbero costruito dei templi. Questi uomini, nonostante la Mia Dottrina dica che il Mio Regno non è di questo mondo, si sono talmente adattati alla materia terrena, che il Mio detto – indirizzato un tempo al ricco figlio del fariseo: “In verità Io ti dico che è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, piuttosto che un simile ricco entri nel Regno dei Cieli!” – trova in essi la sua piena applicazione.

5. La Mia Dottrina parla di umiltà, di mitezza, di tolleranza verso le debolezze del prossimo, ma, ahimè, quanto poco viene seguita questa Dottrina! Proprio quelli che portano il Mio Nome e che dovrebbero essere Miei discepoli, sono pieni di odio contro i loro fratelli caduti nelle debolezze umane.

6. Eppure, Io pregai affinché tutti gli uomini volessero stare assieme tra di loro come buoni fratelli e sorelle, ma quanto poco viene dato seguito a questa indicazione! Assassinio, rapina, lite, omicidio, derivanti dalla non osservanza del Mio insegnamento celeste, sono fin troppo evidenti, e a causa della disobbedienza ostinata e bramosa di potere, diventano già più o meno motivo di rovina, perfino per quelli che sono migliori.

7. La seconda parola che Io pronunciai fu:

 

II)    «Ho sete!»

 

Oh, certo, allora provai sete, ed ho ancora sete, ma di così tante anime che stanno andando alla rovina nella loro follia, le quali cercano la loro salvezza solo nei piaceri mondani, e non si occupano né di Dio, né tantomeno di una qualche eternità.

8. Perciò, guai, guai a quei mondani! Un terribile giudizio irromperà su di loro, poiché la misura dei loro peccati è stracolma, e a loro è stato concesso ancora, solo un breve periodo di tempo, e quando anche questo trascorrerà senza portare frutto, essi saranno spazzati via dal libro dei viventi!

9. Tu nella tua mente Mi chiedi come è possibile che Io minacci sempre, e tuttavia, Io non determini un tempo certo per perseguire la Mia punizione. Per questo, dico a te e a tutti coloro che hanno orecchi per intendere: “Lo faccio proprio perché Io, quale vostro Padre ed eterno Giudice, voglio offrire a ogni anima il sufficiente tempo e la possibilità di ottenere la propria salvezza eterna, e affinché nessuna anima, nel giorno del giudizio, possa trovare una scusante, adducendo il pretesto che le è stato accorciato il tempo!”

10. Ora continuiamo. La Mia terza parola fu:

 

III)    «Mio Dio, Mio Dio, perché Mi hai abbandonato!”»

 

Questo grido è stato considerato dai Miei stessi amici come una debolezza umana, ed essi stessi caddero nel dubbio di come potesse essere stato possibile che Io, prima, Mi fossi rivelato come Dio, e adesso, nelle angosce della Mia morte, abbia gridato a Dio nell’erronea convinzione che Egli Mi avesse abbandonato.

11. O voi mortali, corti di vista, non vi accorgete che solo lo Spirito in Me era Dio, mentre l’involucro, ovvero la carne, era formato da debole materia, la quale, ugualmente come lo è il vostro corpo, doveva essere sottoposta alla pena e al dolore? Infatti, quale merito ci sarebbe stato in sguito, se Io non avessi espiato la grande colpa degli uomini in questo involucro (umanamente debole e imperfetto) attraverso il fatto che la materia dovette esserMi ubbidiente fino alla morte sulla croce?

12. Così come Io stesso ho gridato nella Mia terza parola, grideranno in futuro, nel grande Giorno del Giudizio, tutti coloro che nell’esistenza terrena non si sono mai occupati né di Me né della Mia Parola, o se ne sono occupati poco. Solamente, avverrà che quando il tempo della Grazia sarà passato, allora nessun grido per invocare pietà e compassione, per quanto forte potrà essere, potrà più essere d’aiuto.

13. Guarda attorno a te, e troverai come il mondo va avanti sulla scia della scienza materialistica, dell’arte e delle nuove scoperte. Gli uomini scrutano nelle più segrete forze della natura, ed Io permetto che tutte le Mie opere siano soggette a loro, poiché le ho create tutte magnifiche, e affinché fossero utili ai Miei figli. Ma a quali scopi vengono impiegate tutte le loro scienze? Gli scopi sono solo quelli di arricchire se stessi con i tesori terreni, oppure di allietare la loro superbia e la loro prepotenza, e in tal modo i ricchi dimenticano del tutto i loro fratelli poveri, i quali affondano sempre più giù in ogni specie di necessità, e che nella loro desolazione, gridano a Me per avere aiuto e misericordia.

14. Come non dovrei Io, quindi, avere misericordia dei Miei poveri figli, e non salvarli dal loro pesante giogo della schiavitù, sia dal punto di vista spirituale che corporale? E come potrei concedere grazia e misericordia a coloro che, per primi, non conoscono né grazia né misericordia?

15. L’espressione della Mia quarta parola fu:

 

IV)    «Maria, ecco tuo figlio! E tu, figlio, ecco tua madre!»

 

Questa parola Io non la dissi tanto per amore di Mia madre, poiché sapevo che i Miei discepoli non avrebbero abbandonato la madre del Mio corpo; ma attraverso ciò, Io volevo, per così dire, comunicare quale Amore portavo per i Miei figli nel Cuore. Io volevo raccomandarli tutti al misericordioso Amore di Dio, il quale viene indicato attraverso il corrispondente amore della madre. E con “figlio”, si intende allo stesso modo, anche tutti i figli degli uomini, i quali possono rendere valido questo Amore attraverso la precisa osservanza della Mia Dottrina.

16. Ma dov’è ora, tra gli uomini, il preciso adempimento della Mia Dottrina, così facile e vantaggiosa per il bene dell’anima? Tra tutti i Miei figli ce ne sono solo pochi che seguono ancora pressappoco la Mia Volontà, mentre tutti gli altri sono troppo avvolti nella propria presunzione, oppure sono circondati da troppe preoccupazioni mondane, per occuparsi della Mia Parola. Per questo, al Mio divino insegnamento hanno fatto prendere la piega come di un insegnamento di facciata, ovvero, come un’usanza tramandata, e attraverso questo, il peccato ha preso il sopravvento sugli uomini!

17. È quindi, ora è giunto ormai il tempo di ricondurre nuovamente indietro i Miei figli nella giusta via, con tutta serietà! Solamente, che questo non può funzionare con dei mezzi miti, ma solo con tutta la severità del giudizio. Infatti anche un proverbio dice: “Chi non vuole sentire, dovrà sentire!”. E così Io devo, per non lasciare che i popoli – nel loro incommensurabile accecamento – sprofondino del tutto nella morte eterna, lasciare irrompere un severo Giudizio su di loro.

18. Io avvertii e avverto costantemente ogni singolo uomo, così come avverto intere popolazioni, in generale attraverso l’invio di malattie, fallimenti nelle loro speculazioni mondane, attraverso guerre, carestie e cose simili. Io permisi e permetto spesso, che gli uomini, attraverso la loro ostinazione, si procurino da soli a vicenda i più grandi danni. E tuttavia, tutto questo è spesso inutile! Gli uomini cercheranno la causa di tutte queste pessime condizioni in qualsiasi altro posto, invece che in se stessi, e attribuiranno, nella loro peccaminosità, la colpa a Me, che sono il loro Dio buono e tollerante.

19. O tu, genere umano accecato! Quanto a lungo devo stare a vedere il tuo folle operare? Pensi forse, nella tua follia, di poterti opporre a Me, il tuo Signore e Dio? Guai a te, perché nel momento del bisogno, alzerai invano le tue mani verso l’alto per chiederMi l’aiuto! Quando il tempo della Grazia sarà passato, allora Io chiuderò il Mio orecchio alle tue grida, e sarò sordo alla tua preghiera! Infatti, voi sapete che non basta chiamare: “Signore! Signore!”, ma ciò che conta è procedere sempre in modo giusto sulle vie che Io vi ho mostrato, se volete diventare partecipi della Mia Grazia.

20. Adesso arriviamo alla spiegazione della quinta parola che Io pronunciai sulla croce. Questa parola di consolazione fu:

 

V)   «Oggi stesso tu sarai con Me in Paradiso!»

 

che Io espressi a Dismas, il quale pendeva dalla croce alla Mia parte destra. Queste parole non valevano solo per lui, ma per tutti gli uomini che vorranno accettare i Miei insegnamenti e vivere in conformità ad essi. Il perché Io abbia promesso a Dismas solo il Paradiso e non il Cielo, l’ho già spiegato all’inizio di questo libretto. Presto verrà il tempo nel quale pochi otterranno solo il Paradiso, poiché viene permesso da Me, che gli uomini possano intraprendere tutto ciò che sta nel libero arbitrio, e perfino agli spiriti cattivi, prima che compaia il grande tempo del Mio Giudizio, è dato del tempo di volgersi alla conversione e al ritorno alla Luce originaria (per cui certamente anche ai Miei buoni angeli sarà dato l’incarico di proteggere i Miei figli e preservarli dai lacci di Satana!). Per questo, sta anche scritto: “Verrà un tempo nel quale, se ciò fosse permesso, cadrebbero perfino gli stessi eletti!” [Mc. 13,22].

21. “Che tempo sarà questo?”, voi chiedete! E Io vi dico, che questo è proprio il tempo della superbia, dell’orgoglio, dell’avarizia, della lussuria, e di ogni prostituzione che prenderà tutti i popoli, e li tirerà giù sempre più a fondo nella loro palude del vizio, dalla quale, senza il Mio aiuto non c’è da sperare in eterno nessun ritorno!

22. La Mia sesta parola pronunciata sulla croce fu:

 

VI)   «Padre, nelle Tue mani Io affido il Mio Spirito[6]!”»

 

Con questa, Io volevo in certo qual modo dare un bell’esempio ai figli degli uomini, mostrando che l’anima deve ritornare indietro verso la sua Fonte originaria, e che l’uomo deve indirizzare la sua vita e il suo operare, in modo che egli, alla fine del suo percorso terreno, con gioia e giubilo possa consegnare la sua anima al suo Padre celeste.

23. Dopo questa, pronunciai la Mia ultima parola:

 

VII)   «E’ compiuto!»

 

Proprio così, fu compiuta la grande Opera della Redenzione! Tuttavia, che cosa è giovato poi a migliaia e migliaia di anime, le quali, a dire il vero, attraverso la Mia morte e il Mio compito di Mediatore, furono esse pure liberate dal peccato originale, ma non Mi seguirono nello spirito e nelle oprere? Il Cielo è stato dischiuso per loro, sennonché, con i loro peccati e con la loro impenitente condotta di vita, essi si attirarono di nuovo l’eterna dannazione!

24. Ora però, per ritornare alla Mia punizione, minacciata a voi, figli degli uomini, a causa dei vostri peccati, vi dico ora ancora un’ultima parola:

25. “Fate penitenza! Ritornate al vostro Signore e Dio, con le parole e con le opere! Abbandonate la vostra usura, e ricordate i vostri fratelli poveri, i quali invano implorano misericordia da voi; e pensate alle vedove e agli orfani, e intervenite a favore dei piccoli!”

26. Infatti, sta scritto: “Con la misura con la quale voi misurerete, con quella sarà misurato anche a voi!” [Lc. 6,38]. Aprite i vostri occhi e osservate come da tutte le parti incominciano a mostrarsi i segni premonitori del Giudizio. Ciononostante rstate ciechi e non vedete! Voi restate sordi e non udite, poiché il mondo, il demonio e la carne, vi hanno fortemente preso al laccio, e il vostro orgoglioso intelletto v’inganna, inducendovi a credere di essere astuti e saggi, e che presto erigerete il vostro trono sulla vetta di ogni sapienza terrena. Ma guai a voi! L’orgoglio del mondo dovrà cadere! Prendete come avvertimento le generazioni passate. Finché esse rimasero fedeli a Dio, furono grandi e felici, ma quando cominciarono a costruire da sole, allora Dio lasciò sprofondare i popoli, e interi regni furono cancellati dalla Terra!

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Cap. 7

Conclusione

1. Ora le sette parole sono state pronunciate di nuovo, e vi è stato reso noto anche il loro significato, affinché gli uomini che le ascoltano possano comportarsi in conformità.

2. Certamente tu, a questo punto Mi domanderai nel tuo cuore: “Signore, quanti non potranno venire a conoscenza di queste parole! Devono forse andare in rovina costoro, senza tutte le esortazioni e la conoscenza delle Tue parole?”

3. Dunque, ascolta quello che Io ora ti do come risposta: “Nessun uomo, di qualunque fede egli sia, può dire che non gli sia venuta mai un’esortazione, o con le parole in un insegnamento, oppure attraverso varie prove della vita che vengono concesse tutte affinché l’uomo si renda conto che egli non è stato creato solo per questo mondo, ma che è stato creato per un’altra vita eterna che seguirà dopo questa breve vita terrena, e solo una beata eternità potrà essere unicamente di vera utilità all’anima!”

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Il Dettato ad Antoine Großheim prosegue con altri brevi nove ammonimenti

 

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[1] Figlia Mia: la sig. Groβheim era una cara donna vicina di casa di lorber, che spesso lo aiutava ad andare avanti.

[2] esattori delle tasse.

[3] cioè questa nostra epoca.

[4] “Elì, Elì, lemà sabachtanì” (il Figlio dei figli è morto per Me e per Dio). (Nota dell’editore tedesco)

[5] cioè i cristiani.

[6] in questo caso la parola “il Mio Spirito” deve intendersi “il Mio Essere spirituale”, vale a dire “l’Anima di Gesù avente in sé lo Spirito Originario di Dio”. (Nota dell’editore italiano)

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