(Cifr. "Il Grande Vangelo di Giovanni", di Jacob Lorber)

(volume 4, capitolo 18,4-8)

 

Perché l’uomo deve conoscere la vera Dottrina

 

4. (Gesù al tempo della Sua predicazione parla a Zinca, una spia di Erode): «Caro amico, Io sono pure Qualcuno che conosce Gesù di Nazaret così bene quanto Me stesso; di Lui però ti posso dire solo che Egli non è affatto nemico di nessuno, ma è un Benefattore di chiunque va a Lui e cerchi aiuto presso di Lui. Egli è certo un nemico del peccato, ma non del peccatore che si pente del suo peccato e che in umiltà fa ritorno al bene. Da parte Sua nessuno è stato ancora né giudicato, né condannato, e ciò neanche se i suoi peccati siano stati più numerosi dei granelli di sabbia del mare e dei fili d'erba sulla Terra

5. La Sua Dottrina, esposta poi nelle sue linee più concise, consiste in questo: l’uomo è chiamato a riconoscere Dio e ad amarLo sopra ogni cosa, nonché ad amare il suo prossimo come se stesso, è indifferente che il prossimo sia di condizione nobile o umile, povero o ricco, maschio o femmina, giovane o vecchio! Chi persevera e così opera ed evita il peccato, costui ben presto avvertirà in se stesso che una simile Dottrina proviene veramente da Dio, e che non è uscita da bocca d’uomo, ma dalla bocca di Dio, perché non vi è uomo che possa sapere cosa gli convenga fare per arrivare alla vita eterna ed in che cosa questa consista. Tale cosa non la sa che Dio, ed infine pure colui che l’ha appresa dalla bocca di Dio.

6. Egli inoltre insegna che tutti gli uomini che vogliono pervenire alla vita eterna devono essere istruiti da Dio; coloro invece che apprendono soltanto dagli altri uomini cosa devono fare, sono ancora ben lontani dal Regno di Dio. Essi odono certo delle parole che sgorgano da labbra mortali, ma com’è mortale la bocca che ha proferito le parole, mortale è pure la parola in colui che l’ha appresa; egli non vi fa attenzione più di tanto e non la rende vivente attraverso le opere. La Parola, invece, che esce dalla bocca di Dio non è morta, ma è vivente, sprona il cuore e la volontà dell’uomo all’azione e in tal modo rende vivente tutto l’uomo.

7. Una volta che l’uomo si sia reso vivente tramite la Parola di Dio, allora egli resta poi vivente e libero per l’eternità, e non sentirà né assaporerà mai più la morte in nessun modo, anche se nel corpo potesse morire mille volte.

8. Ecco, o amico Mio, questo è in poche parole il germe della Dottrina del grande Profeta da Nazaret».

 

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(Cifr. "Il Grande Vangelo di Giovanni", di Jacob Lorber)

 (vol. 5, capitolo 215,1-7 )

1.              (Parla Gesù al tempo della Sua predicazione): «Per chiarirti la cosa con poche parole, Io ti dico semplicemente che la Mia Dottrina consiste solo nel fatto che essa tende a far conoscere all’uomo da dove egli è veramente venuto, che cosa egli è, e qual è la meta a cui deve pervenire e alla quale anche perverrà secondo pienissima ed evidentissima verità.

2.              Già i greci, vale a dire i loro sapienti, hanno asserito: “La scienza più difficile, la più importante e somma è quella della conoscenza più perfetta possibile di se stessi!”. Ora vedi, appunto in questo si concreta la Mia Causa, perché senza una tale scienza è impossibile riconoscere un Essere divino supremo quale Autore di ogni divenire, di ogni esistenza e di ogni conservazione!

3.              Ma chi non vuole riconoscere questo e non si cura di far convergere ogni suo pensiero ed opera al raggiungimento di questo scopo della vita, l’unico vero, riconoscendo perfettamente se stesso ed il supremo Essere divino quale Causa prima ed eterna di ogni esistenza e di ogni divenire, allora costui può considerarsi già perduto!

4.              Infatti, come ogni cosa ben presto si disgrega e si annienta totalmente rispetto a ciò che era nel caso in cui nel proprio interno non abbia una consistenza tale per cui tutte le sue parti aderiscano completamente e si fissino, e la consistenza stessa risulti sempre più immutabile, ebbene, così pure succede anche all’uomo che in se stesso non è diventato totalmente una cosa sola in se stesso, con se stesso e in Dio e con Dio.

5.              Ma a questa meta l’uomo può pervenire appunto soltanto qualora egli giunga a riconoscere se stesso e con ciò inevitabilmente a riconoscere anche Dio quale sua Causa prima e che, conformemente a tale riconoscimento, si renda attivo in tutti i campi della sua vita.

6.              Quando dunque un uomo è diventato in se stesso maturo e saldo, allora egli è anche un signore di tutte le forze emananti da Dio, e per mezzo di queste è pure un maestro di ogni creatura, spiritualmente e materialmente, né esiste assolutamente più forza capace di scomporlo o di annientarlo, e così egli viene a trovarsi veramente nella vita eterna.

7.              Ora vedi, in questo si compendia tutta la Mia nuova Dottrina, la quale in realtà, considerata a fondo, è una Dottrina antichissima sulla Terra, già conosciuta dalla primissima umanità che fu chiamata a dimorarvi! Essa semplicemente andò perduta a causa della pigrizia degli uomini, mentre attualmente [al tempo di Gesù] viene ridonata nuovamente da Me quale cosa nuova per gli uomini di buona volontà, e con essa riporto loro l’originario Eden (Je den = È giorno) che era andato perduto. Adesso dimMi, o Epifanio, se Mi hai proprio compreso e qual è la tua opinione in proposito!»

 

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