Creazione mosaica - Bibbia [Genesi 1]

 

 

Creazione mosaica

 

Spiegazioni di Gesù sulla Creazione scritta da Mosè sulla Bibbia

 

[Genesi 1]

 

(commento al testo / estratto presentato)

Cari lettori

il primo passo che un buon cristiano dovrebbe fare per iniziare il suo cammino di crescita spirituale, è la lettura della Bibbia, cercando di assorbire in sé la ‘parola’, leggendola e meditandola, ovvero esprimendo il suo intimo parere tratto dalla sintesi tra l’intelligenza e il cuore, ovvero nella mutua reciprocità della rappresentazione delle caratteristiche divine in sé: la ragione e la fede; che si esprimono con l’amore e la sapienza, cioè: il bene e il vero. Ma come iniziare un vero cammino di fede, quando ancora non se ne conoscono assolutamente i termini che ne possono contraddistinguere l’aiuto spirituale che ne deve indirizzare, come guida, la via più breve per una comprensione scevra da dubbi e da mal comprensioni, di cui non se ne può additare la colpa, proprio all’inesperto viandante che vi si incammina?

Negli ultimi tempi in cui la verità deve esplodere, al fine di far luce in tutti gli angoli più bui dell’oscurantismo religioso da sempre perpetrato da tutte le associazioni religiose, che purtroppo interpretano in modo errato le S. Scritture, era necessario conoscere come comprendere nella verità, le basi attraverso cui il pellegrino possa iniziare il suo cammino.

Maestri, dottori della Legge, scribi, farisei (nell’antichità), e poi greci, latini, ebrei moderni, cattolici integralisti e riformatori, ortodossi e luterani, insieme a tutte le correnti protestanti, e infine i più recenti testimoni di Geova e tutti i nuovi autonominati apostoli, ecc, ecc, hanno cercato di spiegare ‘tutti’ a modo loro, le interpretazioni della S. Scrittura iniziando proprio dalla Genesi. Le basi della dottrina stanno proprio lì, nei sei giorni della Creazione espressi da Mosè, e tutti, con testi, e conferenze, con dottrine e indicazioni, con promulgazioni e libri, lo hanno sempre interpretato secondo un senso letterale umano, osteggiandolo impropriamente ai loro fedeli, e dimostrando inoppugnabilmente di farsi ‘maestri’ senza essere chiamati [Mat. 23,8: «Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli»].

Oggi però non è più il caso di temporeggiare nella ‘verità’, poiché già da oltre 160 anni il ‘Padre della vita’, il ‘Signore della vita’ ha spiegato qual è il vero senso dei mistici versetti scritti da Mosè, il quale essendo un vero iniziato nelle dottrine della ‘rispondenza’, e non poteva che scrivere così come si espresse, cioè rappresentando la Creazione in un senso altamente spirituale, senso che nulla a che vedere con una rappresentazione materiale della Creazione, né dell’universo, e men che meno del Sole o della nostra Terra!

Chi vuole imparare qualcosa, se non diventa prima ‘vero discepolo’ ovvero ‘ascoltatore passivo’ dei nuovi insegnamenti, non sarà mai né discepolo, né apostolo, e quindi mai un buon maestro né un dottore di alcuna Legge di Dio!

I capitoli qui presentati sono estratti dalla grande Rivelazione comunicata a Jakob Lorber negli anni 1840-1864 di cui nello specifico, questi sulla Creazione/Genesi, sono tratti dal “Grande Vangelo di Giovanni” di oltre 10.000 pagine, nel quale si è realizzata la profezia in Giovanni 15,26: «Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio», attraverso cui lo ‘Spirito’ ha dettato per rivelazione tutto quello che Gesù fece nei tre anni di insegnamento.

La prima citazione (G.V.G. vol. 1 cap. 156-163) si svolge temporalmente al capitolo 11 di Matteo ed è seguente ad un periodo di tre giorni in cui oltre ottocento persone avevano assistito a fatti soprannaturali prodotti da Gesù su di un monte, compreso un trasporto aereo dei dodici discepoli dalla pianura da parte degli angeli, che aveva procurato nei presenti notevole scalpore. Poi, dopo un pasto a base di pane e vino offerto dal Signore attraverso gli angeli, erano tornati nella pianura, dove per due giorni avevano meditato le esperienze interessantissime con gli spiriti con cui si erano lì intrattenuti. Le domande sono fatte da alcuni farisei (ma non quelli del tempio) rimasti al seguito di Gesù, perché volenterosi di imparare. Sono proprio loro che, conoscendo le S. Scritture, interpretate allora - ma oggi è come sempre - in modo letterale, chiedono spiegazioni a Gesù che rispose loro.

La seconda citazione (G.V.G. vol. 2 cap. 214-222) è un colloquio tra Gesù e Cirenio, centurione /governatore romano di Asia ed Egitto (fratello dell’imperatore di Roma [Max Seltmann libro X - cap.10] e fratello di Cornelio [Atti cap. 10] e [Infanzia di Gesù cap. 48]).

 

Amici della nuova Luce

 

 

Indice

(prima citazione)

G.V.G. vol. 1 – cap. 156 : Gesù durante il Suo pellegrinaggio terreno, insegna

G.V.G. vol. 1 – cap. 157 : Genesi 1, 1-5 (primo giorno)

G.V.G. vol. 1 – cap. 158 : Genesi 1, 6-10 (secondo giorno)

G.V.G. vol. 1 – cap. 159 : Genesi 1, 11-13 (terzo giorno)

G.V.G. vol. 1 – cap. 160 : Genesi 1, 14-19 (quarto giorno)

G.V.G. vol. 1 – cap. 161 : Continuazione Genesi 1, 14-19 (quarto giorno)

G.V.G. vol. 1 – cap. 162 : Genesi 1,20-31 : (quinto e sesto giorno)

G.V.G. vol. 1 – cap. 163 : Conclusione delle spiegazioni sulla Genesi

 

(seconda citazione)

G.V.G. vol. 2 – cap. 214 : Cirenio presenta a Gesù delle contraddizioni nella storia della Creazione

G.V.G. vol. 2 – cap. 215 : L'origine del primo uomo

G.V.G. vol. 2 – cap. 216 : Il processo di sviluppo di una spiga di grano

G.V.G. vol. 2 – cap. 217 : Lo sviluppo spirituale dell'uomo

G.V.G. vol. 2 – cap. 218 : Anima e corpo

G.V.G. vol. 2 – cap. 219 : La creazione del Cielo e della Terra (primo giorno)

G.V.G. vol. 2 – cap. 220 : Terra e luce (primo giorno)

G.V.G. vol. 2 – cap. 221 : Rispondenze in una pianticella con i sei giorni della Creazione (primo-settimo giorno)

G.V.G. vol. 2 – cap. 222 : Lo scopo finale di tutta la Creazione

 

 

 

 (Prima citazione)

 

* * *

G.V.G. vol. 1 – cap. 156

Gesù durante il Suo pellegrinaggio terreno, insegna

(parla Gesù):

5. Ma, quantunque questi ebrei e farisei più ragionevoli fossero oramai già solidi nella loro convinzione a Mio riguardo, tuttavia, nell'udire certi Miei chiarimenti sulla vera origine, o propriamente sulla Creazione graduale tanto della Terra e di tutte le cose che si trovano in essa quanto degli innumerevoli altri corpi celesti, essi scrollarono le spalle ed osservarono tra di loro: "Ma questo che udiamo adesso contraddice assolutamente quello che insegna Mosè! Cosa ne facciamo allora dei sei giorni della Creazione e del Sabato, giorno nel quale Dio ha riposato?  Cosa è dunque tutto ciò che Mosè racconta riguardo alla derivazione e alla formazione di quel complesso di cose che costituisce il mondo in tutte le sue parti?  Se questo miracoloso nazareno ci dà ora a tale riguardo insegnamenti del tutto diversi che rimuovono interamente quelli di Mosè, cosa dobbiamo pensarne?  Ma, rimuovendo Mosè, rimuove contemporaneamente tutti i Profeti e poi infine anche Se stesso, perché, se quanto disse Mosè non ha più nessun valore, allora logicamente non ne ha nemmeno quel che dissero i profeti, né può aver un significato neppure l'atteso Messia che dovrebbe essere veramente Egli stesso!

6. Però, dopo aver ben ponderato tutto, la Sua Dottrina è giusta, ed è possibile che la Creazione sia proceduta piuttosto come Egli ce l'ha spiegata ora, e non come fu rivelata da Mosè!".

7. Allora uno fra di loro venne a Me, e Mi chiese: "Signore!  Se è così, che valore possiamo noi attribuire agli scritti di Mosè e dei Profeti?"

8. Ed Io gli dico: "Mosè e i Profeti voi dovete intenderli e comprenderli nel loro vero significato!  Mosè, nella sua storia della Creazione, non presenta che dei quadri simbolici nei quali è raffigurato il manifestarsi della prima concezione di Dio presso gli uomini della Terra, ma non la creazione materiale della Terra e di tutti gli altri mondi".

 

 

G.V.G. vol. 1 – cap. 157

Genesi 1, 1-5 (primo giorno) : «[1]In principio Dio creò il cielo e la terra. [2]Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. [3]Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. [4]Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.»

 

1. (parla Gesù): "Non è detto dunque: «Nel principio Iddio creò il cielo e la terra e la terra era deserta e vuota, e tenebre erano sopra l'abisso; ma lo Spirito di Dio si muoveva sopra le acque".

2. E Dio disse: "Sia fatta la luce!" e la luce fu.  E Dio vide che la luce era buona; allora Egli separò la luce dalle tenebre. Egli chiamò la luce Giorno, e la tenebra Notte, e così dalla sera e dal mattino fu creato il primo giorno».

3. Ecco, queste sono le parole di Mosè!  Se volete considerarle nel senso letterale e naturale, non potrete fare a meno di rilevare di primo acchito l’enorme insensatezza che ne deve necessariamente emergere.

4. Che cos’è il ‘cielo’ e che cosa la ‘terra’ di cui parla Mosè, che sarebbero stati creati nel principio? Il ‘cielo’ corrisponde allo spirituale, e la ‘terra’ al naturale nell’uomo; quest’ultimo era ed è ancora deserto e vuoto, com’è il caso con voi. Le ‘acque’ sono le vostre false conoscenze in ogni campo, sopra le quali aleggia certamente lo Spirito di Dio, che però non le ha ancora penetrate.

5. Siccome lo Spirito di Dio vede continuamente la spaventosa tenebra che regna nell’abisso della vostra mondanità materiale, Egli, come ora avviene, dice a voi: “Sia fatta Luce!”.

6. Ed ecco sorgere nel vostro naturale una lieve luce crepuscolare, e Dio vede quanto buona sia la luce per le vostre tenebre; però siete soltanto voi stessi che non potete e non volete persuadervene. Per questo motivo accade una separazione in voi, e cioè il giorno viene separato dalla notte, e dal giorno che sorge in voi, potete riconoscere la tenebra che avvolgeva il vostro cuore.

7. Nell’uomo, il primitivo stato naturale è come una sera senza luce, quindi come la notte; ma siccome Dio gli concede la luce, questa per l’uomo diventa veramente come un’aurora, e così dalla sera e dall’aurora dell’uomo si compie veramente il suo primo giorno di vita.

8. Poiché vedete, se Mosè, che era iniziato in tutti i misteri e in tutte le scienze degli egiziani, con i versetti della Genesi avesse voluto alludere alla formazione del primo giorno naturale della Terra, egli, armato com’era di scienza e di sapienza, avrebbe pur dovuto fare attenzione al fatto che dal tempo che intercorre tra una sera e una mattina non può mai risultare un giorno. Ciò perché alla sera segue sempre in modo naturale la notte profonda, e la mattina è seguita dal giorno.

9. Dunque, il tempo tra sera e mattina è ‘notte’, e solamente quello tra mattina e sera costituisce il ‘giorno’!

10. Se Mosè avesse detto: E così, dalla mattina alla sera fu creato il primo giorno, allora voi sareste autorizzati ad intendere con ciò il giorno naturale; ma egli, per motivi plausibilissimi di rispondenza simbolica, disse invece precisamente il contrario. Ciò significa che ‘la sera’, è nel contempo ‘la notte’ dell’uomo, la qual cosa è d’altronde facilmente comprensibile poiché non vi è stato finora nessuno che abbia visto un fanciullo padrone di ogni sapienza.

11. Quando un bambino nasce su questo mondo, un'oscurità completa, quindi la notte, regna nell'anima sua; però il bambino cresce, e per le impressioni che riporta e per gl'insegnamenti d'ogni genere che riceve, acquista sempre maggiori nozioni in vari campi; ed ecco, questa è la sera, vale a dire che l'anima comincia ad essere rischiarata da un lieve bagliore crepuscolare, paragonabile al chiarore della sera.

12. Certamente voi potrete obiettare che anche alla mattina si fa chiaro e che Mosè avrebbe potuto ben dire più precisamente: "E così, dal chiarore mattutino e dal susseguente mattino propriamente detto già chiaro, sorse il primo giorno!". 

13. Ma Io per parte Mia soggiungo: "Certo, per altro, sempre che egli avesse voluto trasmettere agli uomini una sciocchezza senza pari riguardo alla rispondenza spirituale!". Mosè invece sapeva che soltanto nella sera ha il suo riscontro lo stato terreno dell'uomo; egli sapeva bene che nell'uomo, per quanto concerne lo sviluppo intellettuale su basi puramente terrene, avviene l'identica cosa come nella sera naturale in cui il chiarore va gradatamente svanendo.

14. Quanto più ansiosi gli uomini tendono con il loro intelletto al raggiungimento di beni terreni, tanto più si affievolisce nel loro cuore la pura Luce divina dell'amore e della vita spirituale. Questa dunque è la ragione per cui Mosè chiamò sera una simile luce terrena dell'uomo!

15. Soltanto quando Dio, nella Sua misericordia, suscita nel cuore dell'uomo anche un minimo raggio di vita, solo allora l'uomo inizia ad accorgersi della nullità di tutto quello che egli aveva prima acquisito con il suo intelletto, cioè con la sera spirituale, e gli risulta poi gradatamente sempre più luminosa la verità che tutti i tesori della luce della sera sono altrettanto passeggeri quanto questa luce stessa. 

16. Ma la giusta Luce da Dio, accesa nel cuore dell'uomo, è appunto quel mattino che, con la sera che l'ha preceduta e da essa, porta con sé il primo, vero giorno nell'uomo.

17. Però, da questa Mia spiegazione è impossibile che non risulti pure a voi ben chiaro che deve esistere un divario enorme fra le due luci, o per meglio dire fra le due conoscenze, poiché ogni conoscenza, che ha le sue origini nella luce serale del mondo, è ingannevole e per conseguenza passeggera.  Soltanto la verità dura in eterno; ogni inganno deve invece alla fine venir annientato".

 


G.V.G. vol. 1 – cap. 158

Genesi 1, 6-10 (secondo giorno) : «[6]Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». [7]Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. [8]Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.»

 

1. (parla Gesù): "Potrebbe però accadere molto facilmente che la Luce divina nell'uomo si riversi nella luce della sera e poi resti consunta o per lo meno confusa con l'altra, in modo tale che alla fine non riesca a distinguere più quale sia la luce della natura e quale la Luce divina.

2. Allora Iddio creò una distesa tra entrambe le acque, il che significa le due specie di conoscenze riguardo alle quali Io vi ho dato or ora chiarimenti a sufficienza, ed Egli divise in tal modo le due acque. 

3. Ora, questa distesa è il vero Cielo nel cuore dell'uomo, e si esprime nella vera fede vivificante, ma mai in eterno in sofismi intellettuali vuoti e meschini.

4. E per tale motivo colui che è armato di fede potente e incrollabile Io lo chiamo ora davanti a voi 'una roccia' e lo pongo come una nuova distesa tra Cielo ed inferno, e contro di essa nessuna tenebrosa potenza dell'inferno potrà mai prevalere in eterno.

5. Quando questa distesa è posta nell'uomo, e in lui la fede diventa sempre più potente, allora da una tale fede sorge sempre più evidente e chiara la visione della nullità delle nozioni acquisite mediante l'intelligenza naturale; questa poi si sottomette al dominio della fede, e in tal modo risulta nell'uomo, dalla sua sera e dalla sua sempre più chiara mattina il secondo giorno che è di gran lunga più luminoso del primo.

6. Dunque, l'uomo che si trova nello stadio di questo secondo giorno intravede ormai già quello che soltanto è destinato ad affermarsi per l'eternità quale pienamente e definitivamente vero; però le idee in lui non sono ancora nel loro vero e proprio ordine.  L'uomo tende ancora a confondere il naturale con lo spirituale puro, valorizza troppo la natura, e in seguito a ciò gli par di scorgere il materiale anche nello spirito, e per conseguenza non è ancora capace di decidersi ad una giusta azione.

7. Egli è simile a un mondo puramente acqueo, che è bensì circondato da tutte le parti dall'aria attraverso cui penetra la luce, ma nel complesso non può tuttavia avere un'idea chiara se il suo mondo acqueo sia una derivazione dell'atmosfera d'aria e di luce che lo circonda, oppure se sia stata quest'ultima a trarre le origini dal mondo acqueo! In altre parole, egli non sa ancora distinguere in se stesso in modo sufficientemente chiaro se le sue cognizioni spirituali si siano sviluppate dalla sua intelligenza naturale, oppure se quest’intelligenza naturale sia una conseguenza o un prodotto delle cognizioni spirituali forse già misteriosamente preesistenti nell'uomo che dal principio agiscono in Lui in maniera altrettanto misteriosa; o meglio, per rendere in modo ancora più evidente l'idea, egli non sa se la fede sia un derivato della scienza oppure se la scienza derivi dalla fede e quale sia la differenza esistente tra l'una e l'altra.

8. L’altra, in breve, egli non sa ancora cosa esisteva prima, se la gallina oppure l'uovo, se la semenza oppure l'albero.

9. A questo punto Dio viene nuovamente in aiuto all'uomo, quando quest'ultimo, valendosi della forza concessagli e quindi a lui propria, abbia sufficientemente operato a vantaggio di questo secondo giorno del suo sviluppo spirituale; e questo ulteriore aiuto consiste nel fatto, che nell'uomo la luce viene resa più intensa. E la luce aumentata, come fa il Sole a primavera, comincia a fecondare tutte le sementi poste nel cuore dell'uomo, e ciò non soltanto avviene in virtù dell'accresciuto splendore, bensì anche in virtù del calore sviluppato dalla maggior luce. 

10. Ora, questo calore si chiama Amore e nello stesso tempo costituisce il terreno nel quale le sementi iniziano a germogliare e a mettere radici.

11. Ed ecco, appunto a questo fa allusione Mosè nella sua Genesi quando dice che Dio comandò alle acque di raccogliersi in determinati luoghi separati, affinché potesse rendersi visibile il terreno solido e asciutto che è l'unico nel quale le sementi possono prosperare e produrre frutti viventi e vivificanti.

12. Ed è inoltre detto: «E Dio chiamò l'asciutto 'Terra', e le acque oramai radunate in luoghi prestabiliti 'Mari'».

13. Si domanda ora: "Per chi avrebbe dunque Dio fissato queste denominazioni?".  Per Se stesso Egli non avrebbe avuto davvero bisogno di farlo, perché sarebbe un po' troppo ingenuo supporre che la suprema divina Sapienza volesse trarre uno speciale compiacimento, come può accadere ad un uomo, per il fatto che Essa era riuscita a dare all'asciutto il nome di 'Terra' ed alle acque, separate e raccolte in luoghi determinati, quello di 'Mare'.

14. Ma, d'altro canto, per chi altri mai avrebbe potuto Dio nominare così l'asciutto e le acque separatesi da esso, considerato che all'epoca in cui sarebbe avvenuta tale creazione non poteva esistervi ancora alcun essere che avesse potuto comprenderLo!

15. Dunque non è possibile che quanto ha raccontato Mosè sia da intendere nel senso materiale, bensì solamente nel senso spirituale puro, e le parole di Mosè non stanno in alcuna relazione con la creazione primordiale dei mondi, se si eccettua quella che risulta dalla rispondenza che si può desumere partendo dallo Spirituale e procedendo a ritroso, vale a dire retrocedendo dallo Spirituale al Materiale o Naturale; questo però è un mistero le cui profondità possono essere penetrate solo dalla sapienza di un angelo. Ecco quindi che, come è stata esposta da Mosè, la cosa non ha che un significato spirituale puro, e dimostra in qual modo anzitutto un singolo uomo per sé, e così pure l'umanità intera vengono di tempo in tempo e di periodo in periodo educati e nobilitati, elevandoli dall'originario ma necessario stato naturale - materiale a quello spirituale sempre più puro.

16. Nell'uomo dunque avviene una separazione perfino per quanto concerne la sua parte naturale. Le cognizioni acquisite hanno cioè il luogo ad esse destinato e costituiscono il mare dell'uomo, mentre l'amore che sorge dalle cognizioni come un terreno atto a produrre i suoi frutti,  viene continuamente lambito dal mare, ossia dalla vera luce emanata da detto mare quale complesso delle cognizioni, e viene sempre più fertilizzato e reso idoneo alla produzione, sempre più abbondante di ogni specie dei più nobili frutti".

 

 

G.V.G. vol. 1 – cap. 159

Genesi 1, 11-13 (terzo giorno) : «[9]Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne. [10]Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona. [11]E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie». E così avvenne: [12]la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. [13]E fu sera e fu mattina: terzo giorno.»

 

1. (parla Gesù): "Per conseguenza, quando le cognizioni nell'uomo hanno circondato da ogni parte l'amore e vengono a loro volta sempre più illuminate e nutrite dalla fiamma d'amore alla quale esse danno sempre maggiore alimento, allora anche l'uomo diviene in uguale misura sempre più atto ed incline all'azione vigorosa in tutto il suo essere.

2. Ed in questo stadio Dio si avvicina nuovamente all'uomo, naturalmente come già di per sé s'intende, in spirito, e quale eterno Amore parla all'amore dell'uomo nel suo cuore, e dice: «Produca la terra erba minuta, erbe che facciano seme ed alberi fruttiferi che portino frutto secondo la loro specie, il cui seme sia in esso, sopra la terra!».

3. In seguito ad un tale comandamento di Dio nel cuore dell'uomo, questi acquista solidità di volere, forza e coraggio, e con raddoppiata energia pone mano all'opera. 

4. Ed ecco! Le sue vere cognizioni si sollevano come nubi gravide di pioggia dal mare tranquillo, si distendono sull'arida terra, la irrorano e la fecondano. E allora la terra sotto questo influsso comincia a verdeggiare ed a produrre ogni tipo d'erbe, di arbusti e di alberi fruttiferi che fanno seme secondo la loro specie; vale a dire, quelle cose che in tale stadio il sano intelletto, illuminato dalla divina Sapienza, riconosce come buone e vere, quelle cose brama e vuole anche l'amore nel cuore dell'uomo.

5. Poiché come la semente, se affidata alla terra, ben presto germoglia e produce frutti abbondanti, altrettanto avviene delle giuste e vere cognizioni che cadono sul terreno vibrante di gioia e di vita del cuore.

6. La semenza posta nel terreno, ha però l'effetto di risvegliare la forza vitale altrimenti sonnecchiante nel terreno stesso; questa forza vitale si raccoglie e si concentra poi sempre più intorno al seme, e fa in modo che esso germogli e diventi pianta rigogliosa e ricca di frutti. In breve, la cognizione vera e giusta diviene attiva solo nel cuore, e dall'azione poi risultano le opere più svariate; ed è di queste che Mosè con profonda sapienza intende parlare nella sua Genesi, e precisamente nei versetti 11 e 12 del Cap. I, già citati letteralmente.

7. Quanto costituiva prima la sera originaria dell'uomo, per mezzo della Luce dai Cieli, viene elevato allo stato di vera coscienza e conoscenza, e in tal modo trasformato in azione alla quale poi devono seguire le opere; e questo è il terzo giorno della Creazione e formazione del cuore e di tutto l'uomo nell'uomo, di tutto l'uomo, cioè, spirituale, poiché è a questo soltanto che va attribuita tutta l'importanza, ed è per questo unicamente che sono venuti in questo mondo tanto Mosè quanto tutti gli altri Profeti di Dio, ed ora infine Io stesso! Io credo che questa cosa dovrebbe oramai riuscirvi sufficientemente chiara!?".

8. Dice uno dei farisei: "Illustre e sapientissimo Amico e Maestro!  Io, per mio conto, sottoscrivo ciascuna delle parole da Te pronunciate, perché esse sono e devono essere profondamente vere; prova però ad andare a Gerusalemme, nel tempio, ed a spiegare la Genesi in tal modo! Vedrai che Ti lapideranno assieme a tutti i Tuoi seguaci, a meno che Tu non Ti difenda, usando la Tua più che evidente Potenza divina!  Ora, se Tu T'imponi ai fautori del tempio con questa Tua Potenza, essi sono ben giudicati, ed in tal caso non ci dovrebbe esser gran differenza anche se Tu facessi scendere addirittura su di loro fuoco e fulmini dal cielo e li annientassi del tutto!

9. Come ho detto, la cosa si presenta ad ogni modo quanto mai azzardata! Oltre a ciò io ripeto che le Tue spiegazioni sapientissime e le acute osservazioni riguardo ai tre primi giorni della Creazione descritti nella Genesi sono mirabilmente a posto e non vi si può obiettare la benché minima cosa.  Ma ora viene il quarto giorno nel quale, secondo quanto sta scritto nel modo più evidente possibile, Dio avrebbe creato il sole, la luna e tutte le stelle; quale altra versione potresTi dare di questi fatti che son narrati nella Genesi? Nessuno può negare che sole, luna, e stelle esistono, ed, all'infuori di quanto ne racconta la Genesi, l'uomo non conosce affatto in qual modo siano sorti tutti questi grandi e piccoli lumi nel firmamento. 

10. Io domando dunque: ‘Dov'è la chiave di questo mistero? Dove la rispondenza per la quale questo quarto giorno dovrebbe riferirsi unicamente all'uomo?’."

11. Gli rispondo Io: "Amico, tu hai inteso già parecchie volte e lo sai per tua stessa esperienza che vi sono uomini presbiti e miopi, ed inoltre che vi sono pure dei semiciechi dai quasi totalmente ciechi, ed altri che si trovano immersi nella più completa tenebra, per quanto riguarda la vista naturale.  I presbiti vedono bene da lontano e male da vicino; i miopi invece vedono bene le cose che son loro vicine, e in confronto, male quelle che stanno a distanza da loro; per i semiciechi è sempre per metà notte e per metà giorno, vale a dire che essi con un occhio distinguono ancora molto bene gli oggetti, ma siccome l'altro occhio è cieco, si comprende da sé che questi tali possono bensì vedere tutto, però soltanto in mezza luce. Coloro poi che sono quasi ciechi non possono più distinguere alcuna cosa, né di giorno né men che meno di notte; i loro occhi percepiscono solamente ancora un lievissimo bagliore, cosicché, nonostante tutto, sono in grado di distinguere il giorno dalla notte; coloro infine che sono completamente ciechi non hanno nemmeno il beneficio di questo debole chiarore e sono del tutto incapaci di far distinzione tra il giorno e la notte.

12. E vedi, come gli uomini con la loro vista di carne sono costituiti così molto differentemente l'uno dall'altro, così pure e spesso ancora di più differentemente essi sono costituiti nella loro vista spirituale.  E tu hai anche un grave difetto di vista, e cioè nell'anima tua il difetto è ben più accentuato che non nella tua vista carnale.  Io te lo dico: ‘Tu sei straordinariamente miope nella tua anima’."

 

 

G.V.G. vol. 1 – cap. 160

Genesi 1, 14-19 (quarto giorno) : «[14]Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni [15]e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne: [16]Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. [17]Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra [18]e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. [19]E fu sera e fu mattina: quarto giorno.»

 

1. (parla Gesù): "Cosa dunque hai letto nella Genesi?  Non sta scritto:

2. «Poi Iddio disse: 'Vi siano delle luci nella distesa del cielo per fare distinzione tra il giorno e la notte; e quelle diano i segni, le stagioni, i giorni e gli anni, e ci siano due luci nella distesa che illuminino le Terre'.  - E così fu.  Iddio dunque fece due grandi luci, una maggiore per governare il giorno e la minore per governare la notte, e inoltre le stelle.  E Dio le mise nella distesa del cielo perché illuminassero la Terra, perché governassero il giorno e la notte e perché separassero la luce dalle tenebre.  E Dio vide che ciò era buono.  Così dalla sera e dal mattino fu creato il quarto giorno».

3. Vedi, questo è il testo letterale della storia della Creazione del quarto giorno, cioè la storia di quell'azione che, propriamente, secondo la Genesi costituisce il quarto giorno.

4. Ora, se tu consideri questa cosa soltanto un po' più a fondo, e la scruti anche con la sola tua forza intellettiva naturale, è impossibile che non tu ti renda conto all'istante e ti venga sottocchio l'enorme insensatezza che risulta attribuendo un reale valore alle espressioni letterali contenute nella Genesi!

5. Non è già stato detto nella Genesi che Dio creò la luce già il primo giorno e che, in tal modo, dalla sera dal mattino fu creato il primo giorno! Puoi tu dirMi che genere di luce era quella che per ben tre giorni è stata sufficiente a produrre il giorno e la notte?  Il quarto giorno Dio dice nuovamente: «Vi siano delle luci nella distesa del cielo»; si domanda ora: "Di che luci si può trattare in questo caso che abbiano da separare il giorno dalla notte?".  Se tale fine era già stato conseguito durante i tre primi giorni, dalla luce creata il primo giorno?  Perché dunque creare nel quarto giorno ancora altre luci, sempre al medesimo scopo?! Aggiungi poi che qui non si parla che di 'luci', mentre non si fa il benché minimo accenno a un sole e a una Luna.  Oltre a ciò queste luci producono anche segni; quali segni dunque?  E alla fine le stagioni; quali stagioni?  E i giorni e gli anni; di che giorni e di che anni si parla?  La notte non conta dunque nulla?  Non viene la notte, come spazio di tempo, trattata alla stessa stregua del giorno? 

6. È opportuno considerare poi che la Terra ha la forma di una sfera, e, costantemente, su di una sua metà è giorno e sull'altra metà notte. A seconda che la Terra si volga sul proprio asse da Occidente verso Oriente, diventa giorno in quei paesi che vengono a trovarsi dirimpetto al Sole, oppure ancor meglio, quei paesi che la Terra, con il suo moto rotatorio costante e uniforme, successivamente trascina, per così dire, sotto l'influsso del Sole.

7. Se dunque, com'è evidente, il giorno naturale sulla Terra ha la sua ragione nel moto caratteristico della Terra stessa e se il Sole a questo riguardo non c'entra se non in quanto esso splende continuamente in un punto del firmamento e con la sua luce suscita il giorno laddove colpiscono i suoi raggi e per conseguenza non può mai e poi mai governare il giorno, si domanda: "Come con le sue luci come avrebbe potuto Mosè alludere al Sole e alla Luna?".  E anche se Mosè avesse con ciò voluto significare il Sole e la Luna materiali, egli, per maggior chiarezza della sua rivelazione agli uomini, avrebbe certamente chiamato queste due luci del cielo con il loro nome, perché ai tempi di Mosè tutti conoscevano già come si denominassero ambedue questi corpi celesti!

8. Oltre a ciò Mosè parla di una distesa nel cielo, di un firmamento che, veramente, nello spazio naturale non esiste in nessun luogo, per la ragione che Sole, Luna e stelle, come pure questa Terra, si librano nell'etere perfettamente libero, che non ha confini in nessun luogo, e in virtù della legge che li governa e che in loro risiede vengono mantenuti nello stato loro assegnato e allo scopo cui sono chiamati a servire; essi hanno un determinato moto libero e non sono per nulla fissati in un punto di un qualche firmamento celeste!

9. Infatti, nell'incommensurabile vastità e libertà dello spazio, non vi è che un solo firmamento, e questo è la Volontà di Dio, nella quale ha fondamento la Legge immutabile per l'eternità, che governa lo spazio e tutte le cose contenute in esso.

10. Se quello che si presenta ai vostri occhi come un'immensa volta celeste che ricopre tutto, fosse un firmamento sul quale il Sole, la Luna e tutte le stelle si trovassero fissate in modo uguale, come potrebbero muoversi, e, in particolare poi, come potrebbero cambiare continuamente di posto i pianeti che voi già conoscete?

11. Le altre stelle che voi chiamate fisse sembrano veramente stare immobili in un punto loro assegnato di un qualche firmamento, ma non è così.  Queste stelle sono tanto enormemente distanti dalla Terra, e le loro orbite talmente ampie che spesso per percorrerle interamente non bastano quasi nemmeno parecchie centinaia di migliaia di anni terrestri, e per conseguenza i loro movimenti non possono essere percepiti nemmeno in cento generazioni umane; questa è dunque e non altra la ragione per la quale tali astri vi appaiono immobili nella volta celeste, ma, come accennato, la realtà è ben differente, e non esiste in nessun punto dello spazio infinito un cosiddetto firmamento.

12. Il firmamento cui allude Mosè è la ferma volontà secondo l'Ordinamento divino; volontà che ha le sue radici nelle vere e giuste cognizioni dell'intelletto e nell'amore, il cui amore è il terreno benedetto della vita.  Siccome però tale volontà può germogliare solo dalla pienezza che ha in sé le premesse del frutto del vero amor di Dio nel cuore dell'uomo, come pure questo amore a sua volta non può sorgere che dalla Luce celeste che Dio riversò nell'uomo allorquando Egli separò la tenebra interiore di costui in sera e mattina, così questo vero amore, la giusta concezione delle cose e un vero e sano intelletto - caratteristiche queste che si manifestano nell'uomo nella fede vivificante - costituiscono il Cielo dell'uomo, e la ferma volontà nell'Ordine di Dio che ne deriva è 'il firmamento' o 'distesa' del cielo nell'uomo. Ed in un simile firmamento, qualora esso si trovi definitivamente nel vero ordine prescritto dalla Volontà divina d'Amore, che Dio pone nuove luci dal Cielo dei cieli, il quale è il purissimo Amore paterno nel cuore di Dio.  Queste nuove luci illuminano poi la volontà umana, la elevano allo stato di sapienza degli angeli del supremo tra i Cieli e sublimano con ciò l'uomo creato a increato figlio di Dio, trasformandosi per proprio libero volere e rientrato da se stesso nell'Ordine divino!".

 

 

G.V.G. vol. 1 – cap. 161

 

1. (parla Gesù): "Finché l'uomo è creatura, egli è limitato nel tempo, è transitorio e non può durare, poiché ciascun uomo, creato com'è nell'ordine naturale delle cose, non è altro che una custodia adatta al determinato scopo di lasciar sviluppare in se stessa un vero uomo, e ciò con la costante cooperazione divina.

2. Quando questa custodia esterna ha raggiunto un grado sufficiente di sviluppo, - e per conseguire questo, Dio l'ha fornita e dotata fino al superfluo di tutti gli elementi e di tutte le proprietà necessarie - allora Egli risveglia, ovvero, meglio anzi, sviluppa nel cuore umano il proprio Spirito increato ed eterno, e questo Spirito, secondo la misura della sua forza attiva, è quello che Mosè volle intendere e voleva che fosse inteso quando parlò delle due grandi luci poste nella distesa del cielo, e così altrettanto e non diversamente, l'intesero i patriarchi e tutti i Profeti.

3. Questa luce eterna, increata e davvero eternamente viva, posta nel firmamento dell'uomo, è poi il verissimo governatore del vero giorno nell'uomo, ed insegna alla già citata custodia umana creata a trasformarsi completamente nella sua eterna ed increata Essenza divina, e in tal modo a tramutare l'intero uomo in un vero figlio di Dio.

4. Ogni uomo creato ha però un'anima vivente che a sua volta è uno spirito, e possiede le necessarie facoltà di riconoscere il buono e il vero, il cattivo e il falso, di assimilare ciò che è buono e vero e di respingere da sé ciò che è cattivo e falso; ma ciononostante essa non è uno spirito increato, bensì creato e, come tale, di per sé con le sole sue forze non può giungere mai ad esser figlia di Dio.

5. Soltanto quando essa, secondo la legge che le fu data, abbia accettato il buono ed il vero in tutta umiltà e modestia del proprio cuore e per il proprio libero volere di cui fu dotata da Dio, soltanto allora una simile volontà umile, modesta ed obbediente diviene, per rendere il concetto evidente, un vero firmamento, poiché essa si è plasmata sul tipo di quello celestiale posto nell'anima umana; ed è in tale stato è atta perfettamente ad assimilare in sé il divino puro increato.

6. E così allora il divino puro, ossia lo Spirito increato di Dio che per l'eternità viene posto in un simile firmamento, è la grande Luce.  Invece l'anima dell'uomo, la cui luce in virtù di questa Luce maggiore viene portata ad un grado pressoché uguale d'intensità, costituisce la seconda Luce, vale a dire la minore, la quale dunque, al pari della Luce maggiore increata, viene posta ormai nello stesso firmamento e, per l'influsso della stessa Luce increata, viene a sua volta resa partecipe della qualità e virtù della Luce increata, senza alcun danno però alla sua costituzione naturale, bensì con infinito vantaggio per quanto concerne la sua definitiva purificazione spirituale.  Perché l'anima dell'uomo di per se stessa non potrebbe mai in eterno contemplare Dio nella purissima Sua Essenza spirituale; e così del pari il purissimo ed increato Spirito di Dio non potrebbe mai vedere ciò che è naturale, poiché il naturale-materiale è come se non esistesse per Lui.  Ma ecco che con l'unione perfetta, come prima indicato, dello Spirito purissimo con l'anima, quest'ultima, grazie al nuovo Spirito che la penetra, può contemplare Dio e spaziare nelle profondità senza principio e senza fine della purissima Sua Essenza spirituale, e d'altro canto lo Spirito, per mezzo dell'anima, perviene alla visione del naturale-materiale.

7. E' questo ciò che dice Mosè, che la luce grande governa il giorno e la luce piccola governa la notte, ed esse determinano i segni, ossia: in ogni sapienza sono il fondamento di tutto ciò che appare e di tutte le cose create, dunque esse determinano anche i tempi, giorni ed anni; il che equivale a dire: riconoscere in tutte le cose che appaiono, la Sapienza, l'Amore e la Grazia di Dio.

8. Le stelle poi, delle quali Mosè fa pure menzione, denotano le innumerevoli utili cognizioni in ogni campo, le quali singole cognizioni certamente derivano da un'unica cognizione principale e fondamentale, e sono per conseguenza poste nel medesimo firmamento come le due Luci principali.

9. Vedete, questo dunque è il quarto giorno della Creazione di cui parla Mosè nella sua Genesi, il qual giorno, com'è facilmente comprensibile, sorge al pari degli altri tre che lo precedettero, dalla stessa sera e mattina dell'uomo".

 

 

G.V.G. vol. 1 – cap. 162

Genesi 1,20-31 : (quinto e sesto giorno) «[20]Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». [21]Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. [22]Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». [23]E fu sera e fu mattina: quinto giorno.»

«[24]Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne: [25]Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. [26]E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». [27]Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. [28]Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». [29]Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. [30]A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. [31]Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.»

 

1. (parla Gesù): "Ed affinché voi non abbiate più bisogno di farMi ulteriori domande per quanto riguarda la rispettiva rispondenza dei giorni quinto e sesto della Creazione, vi dico ora in brevi parole che la creazione successiva dell'intero mondo naturale animale e, infine, dell'uomo stesso, non significa altro che la piena vivificazione e la realizzazione certa di tutto ciò che l'uomo comprende in sé nella sua parte naturale.

2. Il suo mare e tutte le sue acque divengono traboccanti di vita, e l'uomo, nella sua Luce ormai divina ed increata pura, vede e riconosce la pienezza smisurata ed infinitamente multiforme delle idee e delle forme creative, ed è in tal modo compenetrato dal concetto della sua pura origine divina.  E la creazione del primo uomo rappresenta la definitiva e completa formazione del vero uomo, ossia il raggiungimento della meta suprema che è la dignità di perfetto figlio di Dio.

3. Certamente tu ti domandi ora nel segreto del tuo cuore e dici: "Sì, è vero, tutto ciò va perfettamente bene, è magnifico e colmo di sapienza, ed in nessuno può sorgere il ben che minimo dubbio sulla perfetta verità di quanto fu esposto; eppure, come si è formata la Terra, che certo non può esistere da eternità come esiste ora?  Come venne ricoperta d'erbe, di arbusti, di cespugli e di alberi d'ogni specie? Come e quando furono formati tutti gli animali che l'abitano?

4. E come divenne l'uomo un cittadino di questa Terra?  E' stata creata in origine veramente una sola coppia umana come c'insegna la Genesi, oppure comparvero sulla Terra contemporaneamente una moltitudine d'uomini di differente colore, aspetto e carattere?".

5. Ora, a queste domande certo non biasimevoli Io non posso far altro che ripetere quello che già ti dissi, e cioè: "Qualora ti sia propria la sapienza degli angeli, procedendo a ritroso, con la deduzione e per rispondenze, dallo spirituale puro al naturale - materiale, rileverai da quello che Mosè espone nella sua Genesi punto per punto anche la storia dell'intera Creazione naturale - materiale, e troverai altresì che tale Creazione è proceduta certamente, entro periodi di tempo molto ampi, quasi nel medesimo ordine come è narrata nella Genesi.  Che la creazione della prima coppia umana risulta pressoché nello stesso periodo corrispondente, e che infine la prova dell'uomo e la sua propagazione sulla Terra, tutto ciò, salvo pochissima cosa circoscritta entro figure simboliche, si susseguì precisamente nell'identico ordine come appare dall'ulteriore svolgersi degli avvenimenti esposti nella Genesi.

6. Ma come detto, senza la sapienza degli angeli non ti sarà mai possibile chiarire tali misteri, anche se avessi al tuo fianco tutti i sapienti della Terra, i quali hanno già manifestato anche su questo punto le idee più varie e le più disparate opinioni.

7. Ora qui va osservato che tale scienza, su questo mondo, non è a nessuno di particolare vantaggio, poiché con la molta scienza, rare volte, se non mai, l'uomo consegue un miglioramento nel proprio cuore; molto spesso ne riceve invece un peggioramento.  Infatti, colui che crede di saper molto diventa non di rado superbo ed orgoglioso, ed è indotto a guardare dalla sua presunta inarrivabile altezza i propri fratelli con alterigia e disprezzo come fa l'avvoltoio, il quale mira dall'alto i piccoli uccellini, quasi questi non esistessero che all'unico scopo di lasciarsi pigliare da lui e di fornirgli dei pasti delicati!".

8. Quindi, anzitutto cerca il Regno di Dio e la Sua Giustizia nel tuo cuore, e curati poco del rimanente, poiché tutto ciò, assieme alla sapienza degli angeli, ti può venir concesso al momento giusto dalla sera alla mattina.  Dunque Io spero che tu Mi abbia compreso perfettamente!?".

 

 

G.V.G. vol. 1 – cap. 163

Conclusione delle spiegazioni sulla Genesi

 

1. Allorquando il fariseo ed i suoi compagni ebbero inteso questa Mia estesa spiegazione della Genesi, rimasero dinanzi a Me come paralizzati, e soltanto dopo lunga e visibile intensa riflessione, il principale di quei farisei Mi disse: "Signore!  Maestro fra i Maestri in tutte le cose!  Io e tutti noi che siamo qui radunati dobbiamo confessare, non però senza nostro grande rammarico, che Tu hai perfettamente ragione ad ogni riguardo e che tutto ciò che Tu dici non è che pura ed intera verità. Ma non invano ho accentuato che non senza nostro grande dolore siamo ora compenetrati di queste verità!  Infatti, considerato il mondo perfido ed egoista all'eccesso in cui viviamo, tale sapienza è troppo elevata, troppo santa, e senza l'appoggio di miracoli del tutto straordinari, Tu predicherai ad orecchi completamente sordi, e quando pure vorrai operare miracoli, Tu non Ti troverai che dinanzi dei ciechi ammiratori, e perciò non ne potrà risultare granché di buono.

2. Se l'uomo, per poter trasformare se stesso e diventare veramente uomo, deve essere assolutamente libero nella volontà e nell'opera, certo Tu potrai predicare e far cose meravigliose quanto vorrai, ma fra cento se ne troverà forse uno che si convertirà efficacemente, poiché, se qualcuno è già per sua natura troppo ottuso d'intelletto e manca in tutti i campi delle più elementari cognizioni necessarie e vantaggiose all'uomo, non potrà mai comprendere la tua Dottrina.  Se invece egli è anche di un solo grado d'intelligenza troppo sveglia sia nella Scrittura sia in qualche altra scienza ed arte, e se questo fatto è in relazione con qualche vantaggio materiale, e, per di più, con qualche maggior considerazione terrena della propria persona, in tal caso, anche se in Tua vece parlasse il padre Geova stesso fra tuoni e fulmini, simili uomini farebbero precisamente quello che hanno fatto nel deserto i nostri predecessori condotti da Mosè, e cioè, mentre Mosè sul Sinai parlava con il Signore, che si manifestava fra tuoni e fulmini e ne riceveva i sacri Comandamenti, essi si fecero un vitello d'oro e poi vi danzarono intorno e l'adorarono così alla maniera dei pagani!

3. Se io non sapessi a che razza di gente appartengono i farisei, gli scribi e tutti i sacerdoti ed i leviti, particolarmente in Gerusalemme, non mi azzarderei nemmeno a parlarTi di loro in questi termini, ma io li conosco invece fin troppo bene, ed è per questa ragione che ho cominciato anche a tenermi lontano dal tempio, né conto ormai di ritornarci più.

4. In quanto a Te, o Signore, se intendi andare un giorno nuovamente a Gerusalemme, prendi con Te una buona provvista di onnipotenza, altrimenti verrai lapidato come bestemmiatore!  Poiché chiunque pretenda di avere anche un sol briciolo di maggiore sapienza, anche perfino di un semplice spazzino del tempio, quegli viene subito imputato di sacrilegio e di bestemmia e se non si converte facendo qualche grossa offerta al tempio, la lapidazione senza grazia e pietà lo attende fuori dalle mura, sul posto maledetto!

5. O divino Amico mio, ascolta le mie parole: per Gerusalemme non vi è che un solo mezzo di guarigione possibile, ed è quello di Sodoma e Gomorra; all'infuori di ciò non vi è altra salvezza per quella città e per i suoi abitanti!".

6. Osservo Io: "Amico!  Quello che Mi dicesti ora, Io lo sapevo già da ben lungo tempo!  Sì, Io te lo dico, questa sarà veramente la fine di Gerusalemme!  Prima però conviene che in quella città si compia tutto ciò che di essa è stato predetto da tutti i profeti, affinché tutte le Scritture siano adempiute e sia ricolma la sua misura.  E da oggi in poi voi non giungerete a contare fino a settanta anni che là nemmeno una pietra sarà lasciata sull'altra; e se qualcuno domanderà: "Dove si trova il tempio?  Non vi sarà nessuno in grado di dargli l'informazione richiesta!

7. Tra le mura di quella città molti sono stati i profeti assassinati. Io so di tutti, e come il loro sangue gridava vendetta al più alto dei Cieli per tali orrendi delitti; ma la misura assegnata dall'Inferno a tale città non è del tutto ricolma, ed è perciò che essa venne risparmiata finora, però in breve tempo la sua misura traboccherà, ed allora non sarà più risparmiata!

8. E ora, prima di abbandonare questo monte, Io do a voi tutti un comandamento che dovrà venir scrupolosamente osservato, e cioè che nessuno di voi, una volta in pianura, faccia parola di quanto ha visto su questo monte prima che Io non l'abbia autorizzato in spirito.  Chi non presterà obbedienza a questo Mio ordine, verrà all'istante punito e colpito da un mutismo, poiché le genti che dimorano in pianura sono ben lontane dall'essere mature per tali rivelazioni, né voi stessi lo siete ancora abbastanza.

9. Di quello che Io ho insegnato qui, potrete bensì parlare con i vostri pari, però non come se l'aveste appreso da me, bensì come se tali idee e considerazioni fossero sorte liberamente in voi stessi. Soltanto qualora i vostri amici siano al par di voi compenetrati in modo vivificante da questa Dottrina, allora soltanto potete comunicare loro a quattrocchi da Chi tale Dottrina vi venne impartita, e quali sono stati i segni che l'hanno preceduta!

10. Non dimenticate però di dare in Nome Mio a coloro che avrete così istruiti lo stesso comandamento e con la medesima sanzione come ho fatto io or ora qui con voi.

11. Ma voi, durante il breve tempo che ancora ci tratterremo su questa altura, sarete testimoni di altri fatti meravigliosi, perché io bramo ansiosamente di rendervi il più possibile forti nella fede.  Io però rinnovo l’ordine appena datovi, anche riguardo a quanto avete ancora da vedere e da udire, poiché, nel caso che qualcuno di voi non osservasse tale ordine, verrebbe colpito dalla minacciata punizione per la durata di un anno!".

[inizio]

 

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(Seconda citazione)

 

-----------   Sulla Creazione data da Mosè sulla Bibbia    ---------------

 

 

G.V.G. vol. 2 – cap. 214

Cirenio presenta a Gesù delle contraddizioni nella storia della Creazione

 

1. Parla Cirenio: "Durante il tempo della mia vita su questa Terra, tempo che si può ormai chiamare abbastanza lungo, io ho spesse volte, ma sempre invano, meditato sul come propriamente e veramente i primi rappresentanti del genere umano siano giunti alla conoscenza di un Supremo Essere spirituale ed a quello della loro propria individualità animico-spirituale.  A questo proposito ho letto i libri degli egiziani, gli scritti dei greci e le opere del vostro Mosè; una volta mi è capitata sottomano anche un'opera indiana che io mi sono fatto tradurre e leggere a Roma da un tale che era appunto un indiano, però dappertutto non ho trovato altro che un linguaggio mistico e simbolico, il quale non avrebbe potuto rendere un uomo assennato in nessun modo più assennato ancora e di conseguenza tanto meno me, che già dalla mia gioventù mi ero sempre assuefatto all'idea che il mio prossimo fosse di molto più accorto di me.  Dappertutto ci si imbatte in sconnessioni della logica che, prese letteralmente, sono delle indiscutibili assurdità.

2. Così, per esempio, nel vostro Mosè è detto: "Nel principio Iddio creò il Cielo e la Terra e la Terra era una cosa deserta e vuota e tenebre erano sopra la faccia dell'abisso.  E lo Spirito di Dio si muoveva sopra la faccia delle acque".  E Iddio disse: "Sia fatta la luce" e la luce fu fatta.  E Iddio vide che la luce era buona e Iddio separò la luce dalle tenebre e nominò la luce Giorno e le tenebre Notte.  Così fu sera e poi fu mattina e fu il primo giorno".

3. In seguito, con frasi molto concise, si fa cenno alla separazione delle acque, al prosciugamento della terra e alla creazione di erbe, arbusti ed alberi, con queste creazioni trascorrono tre giorni e quindi altrettante notti, ora, siccome giorni e notti derivano già della creazione della prima luce sugli abissi tenebrosi della Terra, io non so spiegarmi davvero come Iddio abbia successivamente trovato necessario creare nel quarto giorno nuovamente due luminari grandi e metterli nella distesa del Cielo, il maggiore ha la reggenza del giorno e l'altro, il piccolo, regna sulla notte.

4. Se noi adesso mettiamo queste asserzioni di fronte alla natura della Terra e se consideriamo quello che secondo le Tue dichiarazioni sono il sole, la luna e tutte le stelle, bisogna convenire che tutta la storia mosaica della Creazione è un tale completo assurdo, quale di più grande non ce n'è, né si può trovare in nessun angolo di questa Terra!  Chi mai può capirne qualcosa?  Noi pochi sappiamo che la Terra non è un circolo infinito, bensì soltanto una grande sfera, come Tu stesso hai mostrato e presentito visibilmente a me, quando eri ancora un tenero bambino in Egitto e più tardi ancora ad un maggiore numero di noi.  Sulla Terra veramente non fa mai notte, perché una parte di essa viene sempre illuminata dal sole.  La luna, d'altro canto, è un patrono quanto mai incostante e si cura ben poco della reggenza della notte, ciò che avviene tutt'al più alcuni giorni al mese.

5. Così pure è una pazzia dire che dalla sera e dalla mattina viene costituito un giorno, mentre ognuno conosce dall'esperienza di tutta la sua vita che il giorno viene a stare sempre unicamente tra il mattino e la sera e mai tra la sera ed il mattino, perché alla sera segue certo immancabilmente la notte fino alla mattina prossima ed alla mattina fa seguito poi il giorno fino alla sera e per conseguenza logica il giorno sta fra la mattina e la sera e fra la sera e la mattina sta evidentemente la notte.

6. Però, quantunque tutto ciò sia in sé da considerare una pazzia, la frase dove è asserito che soltanto dopo aver creata la luce, Iddio si accorse che la luce era buona, questa è una stravaganza addirittura madornale, perché la suprema Sapienza di Dio, come Luce essa stessa di tutte le luci, deve ben aver visto ed osservato già dall'eternità che la luce era buona!

7. Nel libro degli Indiani da me visto, alla Creazione materiale viene fatta precedere una Creazione degli spiriti puri, di cui più tardi anche Mosè fa menzione in qualche luogo; questi spiriti erano puramente luce e particolarmente il primo creato sembra si sia chiamato Portatore di Luce.

8. Dunque, se Iddio già con la creazione dei puri spiriti della luce ha evidentemente potuto constatare il valore e la bontà della luce, ammesso pure che prima di ciò Si fosse dalle eternità riposato nelle profondità della tenebra, ciò che non pare attagliarsi al Suo Essere, è chiaro che deve essere ridicola fino alla pazzia l'idea che Iddio, dopo aver creato la luce su questa Terra, si sia accorto in certo modo di nuovo che la luce era buona!

9. Tu stesso puoi vedere che tutta la storia della Creazione, come viene narrata da Mosè, è un'assurdità colossale, anzi pazzamente urtante quando si consideri la cosa anche per poco dal lato naturale e di conseguenza non deve meravigliare che appunto gli stessi dottori della legge ebrei non prestino, da per loro, nemmeno un granello di fede ad una tale dottrina assurda, ma che tuttavia la mantengano così come è a causa del popolo, facendosela oltre a ciò pagare molto bene.  Queste cose le vedono anche tutti i personaggi alti di Roma e malgrado l'assurdo lasciano che l'acqua corra come per il passato, perché il popolo cieco vi annette sempre grande importanza ed il paese così si mantiene discretamente tranquillo.

10. Dunque è chiaro, anzi chiarissimo, che tutte le massime e teorie enunciate dai primi maestri e pervenute fino a noi non sono, se considerate dal punto di vista naturale, altro che vuote leggende e favole, perché nei riguardi del naturale non può esservi neppure una sillaba di vero.  Ma se innegabilmente è così, sorge allora la grande domanda spontanea, come già accennato quando ho incominciato ad esporre il problema in questione: "Com'è venuto l'uomo su questa Terra?  Come giunse egli alla conoscenza di se stesso e chi in origine gli insegnò a distinguere quello che è bene e quello che è male?".  Perciò Ti prego, ancora un po' di luce in tale riguardo e poi siamo perfettamente al sicuro".

 

 

G.V.G. vol. 2 – cap. 215

L'origine del primo uomo

 

1. Dico Io: "Mio carissimo amico!  A questo proposito un buon raggio di luce te l'ho veramente già concesso, illustrandoti gli effetti del bisogno e dei disagi negli uomini e nei popoli; in quanto al resto, non si può certamente ed in modo assoluto negare che la genesi di Mosè, applicata letteralmente alla creazione del mondo naturale, sarebbe un'assurdità fra le più grandi, la quale dovrebbe venire riconosciuta come tale da chiunque non fosse proprio del tutto digiuno di cognizioni in fatto di procedimenti naturali e che porterebbe alla conclusione di dover classificare il povero Mosè in prima linea fra gli scimuniti che sono vissuti finora su questo mondo.

2. Però chiunque si dia la pena di scrutare la storia esposta nei libri di Mosè nel suo ulteriore decorso, anche soltanto un po' più acutamente di quanto farebbe leggendo qualche favola del poeta greco Esopo, quegli deve pur accorgersi ben presto che Mosè, nel suo linguaggio figurato, intende occuparsi soltanto di ciò che concerne la formazione primordiale del primo uomo della Terra e di conseguenza non vuole affatto dissertare esclusivamente sulla creazione della Terra, del cielo e di tutte le altre creature sorte sulla Terra e nella Terra, ma vuole invece trattare anzitutto, e quasi esclusivamente anzi, della costituzione prima e dello sviluppo del cuore e dell'intelletto umano, per la qual cosa anche egli vi ricollega subito il concetto umano-storico.

3. Ora la storia non poteva essere che un prodotto della formazione intelligente degli uomini, e mai più di quella muta natura creata che si è sempre mantenuta uguale a se stessa fino a questo tempo e sempre tale si manterrà fino alla consumazione dei tempi!

4. Non altrimenti vanno considerate le cose rispetto ai libri indiani, nei quali è trattata in primo luogo la creazione dei puri spiriti, poi la caduta di una parte di questi sotto il titolo Le guerre di Geova, mentre solo da ultimo si parla della creazione del mondo sensibile, degli animali e finalmente dell'uomo!

5. Tutto ciò è da prendere soltanto nel senso spirituale e da spiegarsi, anzitutto, per quanto concerne la costituzione morale dell'uomo.

6. Chi poi, guidato dallo spirito, è a perfetta conoscenza delle rispondenze fra il mondo dei sensi e quello dello spirito, a lui certamente può essere possibile rilevare da tutto ciò anche come dal mondo spirituale sia proceduto quello sensibile e come e da dove siano sorti i soli ed infine i pianeti ed i pianeti secondari, nonché come su questi siano apparse ogni specie di creature.

7. Però tale cosa non è tanto facile, come potrebbe sembrare, giacché, per arrivare a questo punto, è bene essere prima destati del tutto nello spirito, poiché soltanto l'antichissimo Testimone di ogni divenire e di ogni essere può inondare completamente di luce quei labirinti entro i quali finora nessun occhio mortale è penetrato.

8. Ma che, all'infuori di tutto ciò, l'età del genere umano, nello stato di perfezione in cui attualmente si trova, concordi tuttavia anche rispetto alle considerazioni di materia e di tempo con il computo di Mosè, tu puoi esserne completamente assicurato.

9. Molto tempo prima di Adamo ci fu sulla Terra anche una specie di possenti animali, i quali, non certo nella forma, ma tanto più per un'intelligenza acuta, seppure istintiva, somigliavano al genere umano che avrebbe poi dovuto seguire.  L'elefante odierno ne è ancora quasi una derivazione secondaria, quantunque fisicamente molto imperfetta.

10. Questi grandi animali, al loro tempo, hanno già lavorato la terra ed a questo riguardo furono i precursori degli uomini.  Già molte migliaia di migliaia di anni prima della comparsa dell'uomo sulla Terra questa era abitata da questi esseri.

11. Per mezzo di questi grandi animali il suolo pietroso, ancora molto duro, della Terra dovette venir rammollito e reso atto al prosperare di nobile frutta, prima che fosse finalmente idoneo a produrre corporalmente la delicata natura umana, secondo i piani dell'Ordine divino eterno, quale esso era posto in ciascuna anima naturale, allora ancora libera dalla materia, ma tuttavia già vivente nell'atmosfera terrestre.

12. Quando il suolo della Terra, in seguito a tale preparazione, ebbe raggiunto la voluta maturità, soltanto allora un'anima sana e robusta nel suo stato naturale libero nell'aria venne chiamata a costituirsi, dal più pingue humus della terra, un corpo nell'ordine della forma originale divina già esistente nell'anima stessa; e la prima anima, nel suo pieno vigore e maturità, fece così come si sentiva interiormente incitata a fare dalla forza divina, ed in questo modo la prima anima si trovò in un corpo sano e robusto, e per opera sua bene organizzato, e poté ormai perfettamente prendere visione di tutto il mondo visibile e delle creature che esistevano prima di lei.

13. Ma le grandi specie di animali, unitamente alle creazioni anteriori, erano per la maggior parte scomparse dalla Terra già da lungo tempo prima che il primo uomo nella sua maestà, simile a quella di Dio, vi facesse la sua apparizione.  Malgrado ciò, dei resti di simili animali, quali abitanti preumani, si trovano e si troveranno ancora per tutti i tempi sulla Terra ed entro di essa, però gli uomini non sapranno cosa pensare in proposito.

14. L'esame di questi residui porterà poi gradatamente i saggi alla constatazione che la Terra è più antica di quanto il computo mosaico possa far supporre e per questa ragione Mosè cadrà molto in discredito per un certo tempo, ma allora, da parte Mia, verranno suscitati altri saggi e soltanto allora Mosè sarà da questi posto nella sua vera luce; e da questo tempo in poi non durerà molto che il completo Regno di Dio si stabilirà sulla Terra e la morte scomparirà per sempre dal pianeta rinnovato.  Ma, prima che questo avvenga, molte avversità e sciagure si riverseranno sul suolo della Terra.

15. Si converrà che il suolo della Terra sia prima sottoposto ad una concimazione ancora molteplice con il sangue e con la carne degli uomini, e appena da un simile nuovo humus spirituale avrà poi principio per questa Terra l'epoca anche corporalmente immortale, così come ai tempi di Adamo aveva avuto principio l'epoca nella quale l'anima poteva forgiarsi dal pingue humus della terra un corpo perfetto, secondo la forma divina in lui esistente.

16. Però gli uomini, i quali sono stati già pienamente rigenerati nello spirito durante la loro vita corporeo-mortale terrena, regneranno poi per sempre, in questa nuova epoca, quali puri spiriti ed angeli, ed essa resterà del tutto affidata alla loro guida; invece, gli uomini di questo tempo che non hanno raggiunto la perfezione spirituale saranno, in questa nuovissima epoca della Terra, posti su questa con corpi immortali, ma in uno stato di povertà grande e dovranno in gran parte adattarsi a servire spesso molto duramente, ciò che loro riuscirà quanto mai amaro, poiché anche troppo chiaro sarà in loro il ricordo dell'iniziale felicissimo stato nei loro corpi mortali!  Questa epoca durerà molto a lungo, in attesa del momento in cui finalmente tutto sarà trapassato allo stato di esistenza spirituale pura, secondo gli eterni progetti di Dio!  Ecco, questo è il procedimento e il decorso di tutte le cose, di ogni divenire, di ogni esistenza e consistenza nell'Ordine di Dio".

 

 

G.V.G. vol. 2 – cap. 216

Il processo di sviluppo di una spiga di grano

 

1. (Il Signore:) «Considera il frumento allo stato naturale: quando viene posto nel terreno deve prima imputridire e soltanto dopo, dal marciume della putrefazione, sorge il tenero germoglio. Ma quale è il significato di questo fenomeno rispetto alla natura dell'uomo?

2. Ecco, la posa nel terreno della bella semente sana corrisponde al primo divenire dell'uomo ed è simile all'atto dell'incarnazione dell'anima in sé e di per sé già completamente sviluppata, la cui dimora precorporea è l'atmosfera, particolarmente nella regione mediana delle montagne, dove comunemente cessa la zona vegetativa arborea, fino a quella delle nevi perenni e dei ghiacci.

3. Quando un'anima, che si è del tutto raccolta e concentrata, si trova ad aver raggiunto la dovuta consistenza nell'aria, essa scende allora sempre più giù e giù fino alle dimore degli uomini, ottiene poi un certo nutrimento dalla sfera vitale eterea esteriore, che circonda ogni individualità umana, e resta là dove per l'affinità con il suo essere viene attratta.

4. Quando poi una qualche coppia di coniugi si sente indotta dall’impulso naturale a compiere un atto generativo, una tale libera anima naturale pienamente matura, e che si trova più vicina alla coppia di coniugi, ne viene a conoscenza al momento dall'etere vitale esterno; ovvero tale anima viene attratta, per affinità, dall’accresciuta forza della sfera vitale esteriore dei coniugi. Durante l’azione di accoppiamento l’anima entra, sotto una certa coercizione, nel flusso seminale dell'uomo, e viene da questo deposta in un piccolo uovo. Questo procedimento viene chiamato «fecondazione». E vedi, da quel momento l'anima vitale assomiglia già al seme che viene posto in un qualche terreno; essa percorre nel corpo materno, finché viene partorita nel mondo, tutti gli stadi corrispondenti a quelli che passa il seme nella terra, fino a quando essa getta il germoglio sopra il terreno.

5. Da qui in avanti hanno poi inizio prima i vari stadi della formazione esteriore e più tardi di quella interiore.

6. Nella pianta le radici restano sepolte nella terra, nell'antica tomba putrida della semente e da questa succhiano l'alimento materiale, però questo alimento materiale sarebbe ben presto apportatore di morte alla pianta, qualora non venisse depurato per l'influenza della luce solare.

7. Il primo strato dello stelo contiene ancora umori molto materiali; quando poi si è sviluppato e consolidato quasi a fondamento della pianta, allora esso viene, in certo modo, isolato da un anello che è percorso da canaletti già molto più sottili ed i succhi salienti in questo secondo tessuto devono essere già molto più raffinati e fluidi.

8. In questo modo risulta costituito un secondo strato dello stelo, ma, siccome gli umori di questo secondo tessuto sono pur essi di qualità grezza e materiale e con il tempo diventano ancora più materiali, viene formandosi un secondo anello provveduto di canaletti ancor più sottili, attraverso i quali soltanto dei succhi molto puri possono passare per recare nutrimento allo spirito vitale che si libra sopra gli stessi, similmente a quanto è detto nella Genesi mosaica: lo Spirito di Dio si muoveva sopra le acque.

9. Con l'andare del tempo, però, anche questi umori od acque diventano nuovamente troppo grezzi per la vita della pianta che si libra su di essi e potrebbero arrivare al punto di soffocare la vita e perciò dallo spirito, che si libra sopra le acque, viene provocata la costituzione di un terzo anello o strato, percorso questa volta da canaletti assolutamente sottili. Attraverso un tale terzo anello possono ormai passare stentatamente soltanto dei succhi estremamente puri ed eterei e già molto affini allo spirito vitale, che si libra sempre ancora sopra gli stessi. Ma lo spirito della vita si accorge benissimo se gli umori forniti dal terzo anello gli si confanno o meno, allo scopo dell'ulteriore formazione della pianta, e se con il tempo li trova ancora troppo grossolani ed aventi in sé ancora troppe tracce del giudizio e della morte, si procede alla costituzione ancora di un quarto, quinto, sesto e fino ad un settimo anello, fino a che, infine, i succhi sono purificati ed eterei, tanto che anzitutto non rivelano più traccia alcuna di morte.

10. Ora, appena s'inizia un nuovo stadio, l'umore, che sale per i canaletti estremamente sottili, concorre ormai alla formazione della gemma e poi del fiore, che sono provvisti di organi perfettamente atti ad accogliere in sé il potere generativo della vita superiore dai Cieli.

11. Quando il fiore ha prestato questo servizio, viene reciso come uno sfoggio vano di sapienza, utile soltanto ad attrarre con il fascino della sua leggiadria l'etere vitale d'amore, che però è in se stesso già tutto e non ha affatto bisogno di alcun altro sfarzo esteriore, poiché, vedi, ogni fiore è come una sposa deliziosamente adorna, la quale tenta di attirare nelle sue reti lo sposo appunto con ciò che ella prima si abbellisce ben bene, ma, quando una volta lo sposo ha fatto sua la sposa, gli ornamenti nuziali vengono quanto prima deposti ed comincia poi l'umile serietà della vita.

12. Giunta a questo grado di sviluppo, soltanto allora il vero frutto vitale inizia a concentrarsi ed a formarsi, e tutta l'attività è rivolta all'unico scopo della sua piena maturazione; cosicché la vita, sfuggita a tutte le insidie ed ai pericoli corsi negli antecedenti periodi, si rifugia nel frutto come in una solida fortezza e si premunisce contro l'attacco, sempre ancora possibile, di un qualche nemico esterno.

13. Laddove la vita procede troppo rapida nella sua formazione e maturazione, là essa ha anche soltanto poca consistenza, ed ecco che, se un qualche nemico esterno giunge in prossimità di una simile vita diventata troppo presto matura, questa ha per lui troppa attrazione: esso entra con lei in rapporti e depone il suo frutto nella vita del frutto vegetale troppo rapidamente maturatosi. Questa vita di carattere parassitario attira poi a sé la tenera vita del frutto vegetale, la guasta e la conduce in rovina. I frutti bacati ne sono una prova più che evidente.

 

 

G.V.G. vol. 2 – cap. 217

Lo sviluppo spirituale dell'uomo

 

1. (Il Signore:) «Ma come avviene della pianta, così avviene anche degli animali e particolarmente dell’uomo.

2. Consideriamo, puramente rispetto al fisico, una fanciulla ancora tenera e precoce; essa non ha quasi neppure 12 anni e tuttavia tutto il suo corpo è già tanto sviluppato da darle l'aspetto di una ragazza da marito. Una simile fanciulla esercita allora su qualunque uomo, che sia anche poco di natura sensuale, un fascino tale che non sarebbero capaci di esercitarlo cento altre, per quanto più belle, ma più mature di anni. Ne segue che una fanciulla così precoce è poi esposta nel corpo a cento pericoli, e da parte dei suoi genitori si richiedono le maggiori cure per proteggerla contro tutti i nemici che insidiano le sue notevoli grazie. Se essa viene troppo presto concessa ad un uomo lascivo, è facile che venga pregiudicata nella sua fecondità; se invece viene tenuta troppo rinchiusa ed al riparo di ogni influenza cattiva, la sua carne si indebolisce. Essa perde la sua cera, appare tutta consunta e di rado giunge ad un'età piuttosto avanzata. Se le si dà un nutrimento scarso e magro, anche riguardo a qualità, essa intristisce e termina con l'avvizzire anzitempo, ma invece se la si nutre bene diventa invece opulenta, greve e perciò pigra; il suo sangue perde ogni vigore ed essa assume un aspetto cadaverico, condizioni queste che devono evidentemente portare alla morte prematura del suo corpo.

3. La stessa cosa vale pure nei casi di precoce ed esagerato sviluppo delle facoltà dell'anima. Nel caso dei fanciulli talvolta di poco talento, che per farli diventare sapienti vengono obbligati con severità allo studio come se da ciò dipendesse l'esistenza di un mondo, avviene però che tali anime poi infiacchiscono, non avendo prima avuto il tempo di sviluppare il loro corpo così da renderlo per ogni eventualità idoneo ai servizi che è chiamato a prestare!

4. Dunque, ad ogni cosa occorre, secondo l'ordine di Dio, il suo tempo; ed eccezioni in questo riguardo non sono affatto ammesse.

5. Giunto che sia per il corpo neoformato il momento di venire partorito fuor dal corpo materno, viene immesso nel cuore dell'anima il germe vitale eterno, vale a dire una piccola Scintilla del purissimo Spirito di Dio, così come avviene nel frutto di una pianta quando, caduto il fiore, esso comincia a fortificarsi ed a consolidarsi. Formato che sia il corpo, s’inizia poi lo sviluppo dello spirito nel cuore dell'anima, e durante questo processo è necessario che l'anima faccia ogni sforzo possibile affinché lo spirito in lei cominci a germogliare, e deve con ogni mezzo adatto promuovere lo sviluppo.

6. L’anima, in questa sua funzione, rappresenta la sua radice e lo stelo, mentre il corpo trova la sua rispondenza nel terreno; perciò essa non deve fornire umori grezzi in nutrimento allo spirito.

7. Gli anelli, che lo spirito va formando, sono i gradi di umiltà dell'anima; quando l'ultimo anello è costituito, allora finalmente lo spirito si sviluppa da sé - ed accoglie in sé dall'anima tutto ciò che è a lui affine - e va sempre più consolidandosi, e infine attrae in sè l'anima tutta, nonché quello che nel corpo era affine all’anima; in questo modo, poi, esso è per l'eternità indistruttibile del tutto; procedimento questo che noi possiamo vedere con maggiore o minor chiarezza ripetersi quasi in ogni pianta.

8. Quando il frutto ha raggiunto per la via ordinaria quasi la maturità completa, nei grani di semente che si celano in esso vengono immesse delle piccole scintille di germe vitale racchiuse in piccoli e tenerissimi involucri già preparati; dopo ciò la semente si racchiude in sè per un certo tempo, si isola perfettamente da tutto il rimanente del frutto e va' consolidandosi come in assoluta autonomia, benché sempre facendo tuttavia ricorso per metà all'etere vitale che la circonda.

9. Col tempo il frutto esteriore comincia poi a raggrinzirsi e a dissecarsi; perché questo? Perché la sua anima trapassa interamente nella vita dello spirito del germe nella semente, e quando la forza vitale del frutto è finalmente passata in questo spirito, allora lo stelo, prima vivente in tutte le sue parti, si secca completamente e muore; ma in questa vece tutta la vitalità della pianta si è riunita in uno stesso piano con la vita del germe, e come tale non può mai venire annientata, sia essa o no vincolata alla materia dalla semente!

10. E così tu puoi osservare sempre lo stesso ordine e le stesse fasi dappertutto ed in ogni cosa».

 

 

G.V.G. vol. 2 – cap. 218

Anima e corpo

 

1. Dice Cirenio: “Signore! Perdonami se devo interromperTi con una domanda! Cosa succede mai del germe del grano quando questo viene ridotto in farina, poi cotto in forma di pane ed infine mangiato? Il germe vitale, anche attraverso questi stadi, vive sempre ancora?”.

2. Dico Io: “Certamente, perché quando tu mangi del pane, la parte materiale della farina viene ben presto eliminata dal corpo per la via naturale, ma la vita del germe, in quanto spirito, trapassa immediatamente nella vita dell'anima e diventa, dopo un corrispondente adattamento, una cosa sola con lei. La parte invece più materiale del germe vitale, che serviva a questo da fondamento solido, sempre a somiglianza delle acque menzionate da Mosè in rapporto allo Spirito di Dio, diventa un nutrimento per il corpo e dopo la dovuta depurazione trapassa pur essa infine nell'anima, servendo questa per la formazione e nutrizione degli organi animici delle sue membra, dei suoi peli e così via dicendo ed in generale per la nutrizione e formazione di tutto ciò che dal principio alla fine tu puoi trovare in un corpo umano.

3. Ma che un'anima consista di tutte quelle parti che si possono riscontrare in un corpo fisico materiale, tu puoi convincertene più che sufficientemente osservando l'angelo Raffaele che siede qui alla nostra mensa e che ora discorre con Giosoe. RivolgendoMi all'arcangelo: “Raffaele, vieni qui e lasciati toccare da Cirenio!”.

4. L'angelo allora si avvicina a Cirenio, il quale lo tocca qua e là e finisce con il dire: “È proprio vero, tutto è perfettamente naturale e perciò materia. Egli ha, appunto come tutti noi, le stesse membra e la stessa forma, soltanto ogni cosa è più nobile, più delicata e di gran lunga più bella, perché l'avvenenza della sua faccia è, si può dirlo, qualcosa di incomparabilmente raggiante! Non è affatto un viso di fanciulla, ma un viso di maschio in tutta la sua serietà, ma nonostante ciò è più bello del più bel viso di fanciulla! Io prima, davvero, ho fatto troppo poca attenzione a questo nostro compagno! Quanto più lo guardo, tanto più bello mi appare. Per il Cielo, in verità, è una cosa stranissima! E rivolto all'angelo, gli chiede poi: ‘Ascoltami, o incantevole creatura, senti anche tu amore nel tuo bellissimo petto?’.”

5. Risponde l'angelo: “Oh, senza alcun dubbio! Perché il mio corpo spirituale è simile alla Sapienza divina e la mia vita è l'eterno Amore di Dio, il Signore, ma, poiché la mia vita è puramente amore, io devo sentire bene anche l'amore, non essendo la mia vita stessa altro che amore purissimo!

6. Come hai potuto tu, un uomo così saggio, del resto, farmi una simile domanda? Vedi, quello che Dio, il Signore, dall'eternità in Se stesso era, è ed in eterno sarà, quello dobbiamo essere anche noi, perché noi deriviamo perfettamente da Lui e con ciò siamo assolutamente in tutto il Suo Essere, così come il raggio del sole è assolutamente quello che è il sole stesso ed ha la identica azione; ma se è così, perché la tua domanda?”.

7. Dice Cirenio: “Sì, sì, è tutto giusto e vero quello che dici ed io l'avrei saputo anche senza la tua spiegazione, ma io dovevo pure rivolgerti una domanda, per intendere il tono del tuo discorso! Ma ora non abbiamo più nulla da dirci e perciò puoi ritornare al tuo posto!”.

8. Osserva l'angelo: “Non spetta a te darmi un ordine simile, ma al Signore soltanto!”.

9. Dice Cirenio: «Amico, a quanto mi pare, malgrado la tua bellezza, la sapienza e l'amore, sei tuttavia parecchio baldanzoso e caparbio!».

10. Dice l'angelo: «Oh, affatto! Però nessun ordine può né deve essermi dato dai mortali, poiché da me stesso io sono un signore e non permetto che nessuno m'impartisca comandi. Il mio Io adesso, a prescindere dal fatto che sono assolutamente in tutto una emanazione di Dio, è un Io perfettamente indipendente! Oltre a ciò non ho niente da temere di ciò che temono gli uomini di questo mondo; perché dispongo di una potenza e di una forza tali quali tu non potresti nemmeno immaginare. Ma se vuoi conoscerle più da vicino, domandane qui al comandante Giulio ed a Giara, la mia allieva, oppure anche ai discepoli del Signore, essi sono già in grado di dirti qualcosa a questo proposito!

11. Dice Cirenio: «Signore, digli Tu che voglia ritornarsene al suo posto, altrimenti incomincerei sul serio ad avere timore di lui, perché vedo che è in verità difficile avere a che fare con un simile essere! Egli diventa sempre più aspro e violento e nonostante la sua bellezza non è assolutamente trattabile!

12. Dico allora Io all'angelo: «Ebbene, ritorna ora al tuo posto!». E l'angelo obbedisce subito al Mio cenno e va ad occupare nuovamente il suo posto vicino a Giosoe. E Cirenio ne è molto lieto, perché davvero aveva cominciato a provare una paura non piccola.

13. Subito dopo, Giovanni e Matteo Mi chiesero se avrebbero dovuto prendere nota di quanto era accaduto ed era stato detto nella giornata

14. Ed Io risposi loro: «Potete bene farlo per voi, ma non occorre che ne prendiate nota per il popolo, poiché questo è ancora di duemila anni troppo giovane per comprendere simili cose. Ora non conviene gettare le perle ai porci, dato che questi non sono affatto in grado di distinguere un tal nobile cibo da quello animalesco, di cui usano comunemente nutrirsi. Ma per voi e per pochi altri potete senz'altro fare le vostre annotazioni!»

15. E i due discepoli si mettono subito all'opera e prendono nota di tutto ciò mediante adeguati segni e figure, per distinguerlo da quello che per Mio ordine avevano fino ad allora scritto in caratteri ebraici ordinari.

 

 

G.V.G. vol. 2 – cap. 219

La creazione del Cielo e della Terra (primo giorno)

 

1. Allora Cirenio Mi pregò di continuare la spiegazione della storia mosaica della Creazione nella maniera consueta.

2. Ed Io gli dissi: «Quello che ho cominciato, sarà anche da Me condotto a termine; qui si tratta anzitutto di vedere se voi potrete ben comprendere ciò che vi dirò, perché, per capire a dovere la storia mosaica della Creazione, si deve avere una conoscenza profonda di tutto l'essere umano; ma arrivare a ciò è altrettanto difficile quanto giungere alla piena e vera conoscenza di Dio!

3. E così dovrei dapprima anatomizzarvi tutta la struttura materiale, animica e spirituale dell'uomo, da fibra a fibra e dovrei infine mostrarvi come in origine è sorto e si è formato l'elemento animico fuori da quello spirituale e sotto quali innumerevoli rapporti di rispondenza, nello stesso modo in cui c'è rispondenza tra l'infinito numero dei gradi di luce ed il numero altrettanto grande dei gradi di mancanza di luce.

4. Ora voi vedete che una cosa simile non si può ottenere tanto facilmente e sollecitamente come voi forse pensavate, Io tuttavia voglio dirvi a questo riguardo quel tanto che per il momento potete sopportare e per comprendere il quale con certa convinzione le vostre anime sono già provvedute delle necessarie esperienze e cognizioni preliminari. Dunque ascoltate!

5. Quando Mosè disse: «Nel principio Dio creò il Cielo e la Terra», Mosè non intende affatto parlare del cielo visibile, perché egli, da sapiente genuino com'era, non volle nel suo illuminato intendimento significare altro che la più assoluta ed intima verità. Ma questa sua profonda sapienza egli la tenne celata sotto delle rispondenti immagini così come a testimonianza di ciò dovette, comparendo dinanzi al popolo, celare sotto un triplice velo la sua faccia troppo raggiante.

6. Però, sotto la parola 'Cielo', che Mosè indica come creato per primo, è da intendersi che Dio, avendo collocato in quel tempo la capacità di intendere (capacità intellettiva) al di fuori del Suo Centro assolutamente eterno e spiritualmente purissimo, l'ha messa allora in certo qual modo come al di fuori di Sé; ma - come ho già detto - soltanto la capacità di intendere! Ora, questa capacità è simile ad uno specchio, il quale possiede certamente anche nella notte più buia la capacità di ricevere in sé, o piuttosto sulla sua superficie molto liscia, in immagine gli oggetti esterni in modo perfettamente fedele e vero, e di restituirli. Ma nella pienissima notte, e in essa nell'altrettanto piena assenza di oggetti, lo specchio tuttavia è una cosa che, molto evidentemente, non serve a nulla e poi nulla!

7. Ma Mosè, perciò, subito dopo la creazione di un Cielo, ovvero dopo l'esteriorizzazione della capacità di intendere fuori dal Centro Vitale di Dio, fa menzione di una, per così dire, contemporanea creazione della Terra! Voi certo pensate che è senz'altro di questa Terra che ci porta? Oh, Miei cari, questo è un errore ben grande!

8. Vedete, con la parola 'Terra' Mosè ha voluto solamente indicare la capacità di assimilazione e di attrazione delle intelligenze esteriori affini tra di loro, ciò che è quasi identico a quello che alcuni filosofi dell'Egitto e della Grecia denominarono associazione di idee (affinità od analogia di idee) dalla quale, per l'unione di concetti e di idee affini, deve risultare da ultimo un’intera proposizione compenetrata di verità.

9. Ma se nelle capacità d'intelligenza poste da Dio fuori da Sé era già come implicitamente condizionata l'universalità d'attrazione, in conseguenza dell'affinità tra di loro, va da sé che se ne può trarre anche una terza deduzione e cioè che le capacità affini ed intelligenti tra di loro si sono anche davvero reciprocamente attratte ed afferrate. Ora, per esprimere con parole un tale atto, quella volta ancora profondamente spirituale, Mosè non poteva evidentemente ideare un'immagine più efficace ed universale di quella appunto della Terra materiale, la quale in sé e da per sé non è precisamente altro che un conglomerato di particelle sostanziali che hanno capacità di attrazione, e sono affini tanto fra di loro come in se stesse.

10. Però, proseguì Mosè, «le tenebre erano ancora sulla faccia dell'abisso!». Ha voluto con ciò Mosè forse significare sul serio la mancanza di luce sulla Terra? Io ve lo dico: una cosa simile non è mai passata per la mente al savio Mosè neanche in sogno e neppure nei più ottusi primordi della sua esistenza, poiché Mosè era un grande conoscitore della natura del mondo e troppo iniziato nella profondissima sapienza e scienza egiziane per non conoscere che la Terra, quale una figlia del sole ed almeno di un miliardo di miliardi di anni terrestri più giovane del padre sole, avesse potuto al momento del suo apparire essere o no tenebrosa. Invece Mosè ha in questo modo voluto significare, di nuovo attraverso dei simboli, che la semplice capacità d'intelligenza e l'affinità attrattiva delle intelligenze non sono ancora in nessuna maniera le premesse senza condizione per il riconoscimento e per la comprensione delle cose e per la coscienza di se stesso, ciò che è tutto identico all'unico concetto luce, ma devono far attuare il contrario finché non si siano afferrate e non abbiano poi cominciato a serrarsi tra di loro, a sfregarsi e, in certo modo, ad entrare l'una contro le altre in lotta.

11. Non avete mai posto attenzione a quello che avviene quando delle pietre o dei pezzi di legno vengono con forza strofinati l'uno con l'altro? Ecco, fuoco e luce si manifestano subito! Orbene, questa è la luce che Mosè disse essere stata fatta nel principio!».

 

 

G.V.G. vol. 2 – cap. 220

Terra e luce (primo giorno)

 

1. (Il Signore:) «Noi ora sappiamo qual è dunque il significato della luce, ma prima è detto ancora che la terra era vuota e deserta! Questa è certo una cosa che va da sé, perché con la sola capacità di accogliere in sé qualche cosa, come pure con il bisogno già sentito di accoglierla, non si è mai finora potuto riempire alcun vaso. Ora, finché nel vaso non c'è niente, è chiaro che anche il vaso stesso è deserto e vuoto.

2. Non altrimenti è avvenuto al tempo della Creazione primordiale. Dio, mosso dalla potente forza di Volontà del proprio Amore e della propria Sapienza, aveva bensì posto fuor da Sé, e sparso per ogni dove in tutti gli spazi dell'immensità, una moltitudine sterminata di Pensieri ed Idee, Pensieri e Idee che noi abbiamo prima denominati singole capacità intellettive a mo' di specchio, e precisamente per la ragione che ogni singolo pensiero è in una certa maniera una riflessione nel capo di ciò che il cuore, sempre in attività, produce.

3. Ma come uno specchio od un'idea è di per sé ancora sempre simile ad un vaso vuoto, oppure ad uno specchio in una cantina buia, così anche la complessiva affinità reciproca delle idee è sempre ancora deserta e vuota, e poiché non si manifesta ancora alcuna attività reciproca delle capacità intellettive fra di loro, ma esistono soltanto unicamente capacità di essere e di attività così come già prima detto, tutto rimane ancora freddo, senza fuoco e senza luce.

4. Tutti questi Pensieri ed Idee della divina Sapienza, inattive ed immote, vengono anche in maniera molto calzante paragonate all'acqua, nella quale pure degli elementi specifici innumerevoli sono mescolati e combinati come a formarne uno semplice e dalla quale infine tutto il mondo corporeo trae tuttavia la propria esistenza eminentemente multiforme.

5. Però tutti i grandi Pensieri e le Idee che si sono sviluppati da questi nella Sapienza di Dio, per quanto vere siano potute essere, non sarebbero mai potute assurgere ad una qualche realtà, come realtà non potrebbero divenire i pensieri e le idee di un qualche sapiente della Terra, qualora gli mancassero i mezzi per la realizzazione. Se si vuole immaginare una qualche realtà che debba seguire i pensieri e le idee, bisogna prima premettere l'esistenza dei mezzi corrispondenti e, con il sussidio di questi, il manifestarsi di una vera attività dei pensieri e delle idee, agente tanto interiormente che esteriormente sugli stessi e proveniente da un'alta forza e potenza.

6. Dunque, qualora un uomo, avendo riunito e concentrato delle idee dai pensieri sorti in lui, voglia mandare quelle ad effetto, a prescindere che possieda o no i mezzi materiali necessari al suo scopo, egli deve nutrire un grande e prepotente amore per i suoi pensieri e per le sue idee, allora i suoi pensieri e le sue idee vengono da un tale amore ferventemente curate, così come la gallina appassionatamente cura i suoi pulcini. Tramite questa azione i pensieri ed i concetti che si sono formati da questi quali idee già più concrete, diventano sempre più vivi e sempre più vanno sviluppandosi; ora, ecco, appunto questo Amore è lo Spirito di Dio in Dio stesso, il Quale, secondo Mosè, si muoveva sopra la faccia delle acque, che in se stesse altro non significano che l'immensa, infinita moltitudine dei Pensieri e delle Idee di Dio ancora prive di forma e di entità.

7. Animati e vivificati da questo Spirito i Pensieri di Dio cominciarono a costituirsi in grandi Idee; un pensiero si strinse all'altro ed un'idea si serrò all'altra e, vedete, così si verifica poi nell'Ordine divino come automaticamente il «sia fatta la luce!». E la luce fu fatta. Sulla scorta di ciò, secondo Mosè, si spiega poi da sé anche perfino il grande processo della creazione naturale nei primordi del tempo ed infine parallelamente, ed anzi principalmente, anche il processo di formazione animico-spirituale dal bambino appena nato fino al vecchio, e dal primo uomo apparso sulla Terra fino all'epoca attuale e così di seguito in tutte le cose, fino alla fine di questo mondo, che un giorno si verificherà!

8. Ora, nel testo mosaico certamente appare una frase che potrebbe far credere che Dio avesse cominciato ad accorgersi che la luce era buona soltanto dopo aver constatato l'azione della luce sviluppatasi dal fuoco dell'attività d'amore dello Spirito, sennonché la questione non sta neanche lontanamente in questi termini, ma tale espressione è una pura testimonianza della Sapienza di Dio, eterna ed infinita, secondo la quale questa luce è una luce spirituale di vita veramente libera, sviluppatasi da se stessa in conseguenza dell'attività dei Pensieri e delle Idee divine, conformemente all'ordine prescritto dalla Sapienza e per mezzo della quale luce i Pensieri e le Idee di Dio, da Lui esteriorizzati, possono, come per azione propria, svilupparsi ulteriormente e costituirsi, secondo la propria intelligenza, ad esseri indipendenti, naturalmente sempre sotto la costante ed inevitabile influenza di Dio. Così, dunque, va intesa la citata frase di Mosè, e non come se Dio fosse appena giunto al riconoscimento soggettivo che la luce era qualche cosa di buono!».

 

 

G.V.G. vol. 2 – cap. 221

Rispondenze in una pianticella con i sei giorni della Creazione (primo-settimo giorno)

 

1. (Il Signore:) «Adesso però si affaccia una questione che, considerata proprio a fondo, riesce più difficile comprendere di tutto quanto ha finora preceduto, perché più oltre è detto: “E Dio separò la luce dalle tenebre e nominò la luce 'giorno' e le tenebre 'notte'”. Però questa cosa si rende più facilmente comprensibile se voi, invece dei due concetti molto generali usati da Mosè, prendete come base di considerazione i concetti corrispondenti più particolari, come sarebbe a dire per il 'giorno' la 'vita già indipendente' e per la 'notte' la 'morte', ovvero il 'giudizio', oppure per il 'giorno' 'l'indipendenza' e per la 'notte' lo 'stato di costrizione'; oppure ancora, per il 'giorno' la 'vita d'amore dello spirito divino già riconoscente se stessa nella nuova creatura' e per la 'notte' i 'Pensieri e le Idee fuori da Dio non ancora animati'.

2. Ma quest'ordine lo riscontrate altrettanto anche in qualsiasi pianta, nella quale fino alla formazione del frutto non trovate altro che la notte o la morte avida, dove lo Spirito di Dio, a causa della preparazione della materia che porta la vita, si muove ancora sulle acque dell'abisso tenebroso. Giunto però che sia il sostegno ad un grado di consistenza tale da comportare nello stelo del grano la formazione dell'ultimo anello sotto la spiga e quando propriamente il vero spirito vitale quale un ente indipendente comincia a concentrarsi, a percepirsi ed a comprendersi e riconoscersi nella chiarissima coscienza di se stesso, allora evidentemente succede una divisione, o meglio, una separazione della vita libera dalla vita giudicata, o propriamente della vita indistruttibile dalla distruttibile vita giudicata, che è simile alla morte espressa nel concetto più generale e comprensibile di notte.

3. In seguito poi è detto: «Così fu sera e poi fu mattina; e fu il primo giorno». Che cosa è la sera e che cosa la mattina? Ecco: la sera rappresenta qui quello stato in cui le condizioni preliminari per il finale accoglimento della vita d'amore da Dio iniziano, sotto l'influsso della Sua onnipotente Volontà, a percepirsi, constatarsi ed afferrarsi tra di loro - e come i singoli pensieri e concetti si congiungono tra di loro ad una idea - e quando questa constatazione e questo congiungimento si sono verificati fino all'ultimo anello sotto la spiga, allora il compito della sera è terminato ed ha inizio poi l'attività libera ed indipendente per il suo sviluppo autonomo nel frutto. Ma come gli uomini chiamano mattina il passaggio dalla notte al giorno, così anche in questo caso il trapasso dal precedente stato giudicato e costretto della creatura allo stato libero ed indipendente fu chiamato pure mattina; ora ecco, Mosè non ha commesso affatto alcun errore di logica facendo sorgere dalla sera e dalla mattina il primo e poi tutti i giorni seguenti.

4. Ma che Mosè faccia sorgere dalla sera alla mattina sei di tali giorni, ciò si spiega con il fatto che da un esame accurato risulta che ogni cosa, che dai suoi primordi fino al completo finire del suo sviluppo per essere quello che è, deve, secondo l'immutabile Ordine divino, sempre passare per sei stadi prima di potersi dire compiuta e poter essere quello che anzitutto deve essere, così come la spiga perfettamente matura del grano sullo stelo morto.

5. La posa del seme nel terreno fino al germoglio, il primo giorno, dal germoglio alla formazione dello stelo e delle foglie di aspirazione e di protezione, il secondo giorno; dalla formazione dell'ultimo anello immediatamente sotto il primo strato di sostegno della spiga alla formazione della spiga, il terzo giorno; da qui alla formazione ed alla sistemazione dei vasi protettivi simili a stanze nuziali per la generazione della vita libera ed indipendente, compresa la fioritura, il quarto giorno; quindi la caduta del fiore, lo sviluppo del vero frutto già portatore di una vita libera e la manifestazione dell'attività libera nel frutto, quantunque ancora vincolata agli stadi precedenti non liberi che forniscono ancora una parte del nutrimento per la formazione delle membrane, pur venendo tuttavia il nutrimento principale preso dai cieli della luce e dal vero calore vitale, tutto ciò fino alla completa formazione del frutto il quinto giorno. Finalmente lo svincolo totale del frutto, diventato maturo nella sua buccia, dove il seme poi, unicamente agli scopi del suo perfetto consolidamento e come oramai ente isolato completamente e indipendente del tutto, richiede il vero cibo dei cieli, lo accoglie e se ne sazia per la vita liberissima e indistruttibile, per l'eternità, questo è il sesto ed ultimo giorno del processo di formazione e di costruzione della vita in perfetta libertà.

6. Il settimo giorno poi subentra il riposo e questo è lo stato della vita ormai pronta, completamente matura e consistente per l'eternità, consolidatasi attraverso gli stadi antecedenti ed in possesso della perfetta somiglianza a Dio!».

 

 

G.V.G. vol. 2 – cap. 222

Lo scopo finale di tutta la Creazione

 

1. (Il Signore:) «Se voi vi date la cura di meditare più intensamente, o con maggior senso di maturità di quanto sogliano fare gli uomini del vostro tempo su ciò che vi ho detto ora, anche solo per poco, voi troverete e vedrete facilmente, se anche non proprio assolutamente in tutta la sua profondità, che Mosè con tutta la sua storia della Creazione esposta sotto il velo di eccellenti immagini, ha inteso dimostrare il come del sorgere e del progredire di tutte le cose dalle loro prime origini fino alla loro suprema perfezione, dimostrazione questa che è l'unica vera e perfettamente concordante nell'ordine della divina Sapienza.

2. Chi non intende Mosè in questa maniera, è meglio se non lo legge, perché, se lo legge, ma lo comprende in maniera errata e storpiata dal vero senso spirituale, dopo averci pensato un po' finirà con lo smarrirsi completamente, e potrebbe non trattenere il proprio sdegno contro l’assurdità  e l’illogicità di Mosè. Invece la sua indignazione non dovrebbe limitarsi a ciò, ma deve infine rivolgersi contro la perfida malizia di coloro che con la forza e col ferro e col fuoco, diffondono tra gli uomini una loro dottrina priva di logica o di buon senso, spacciandola addirittura per ispirazione divina, senza badare affatto se a loro stessi essa appaia anche come una balordaggine madornale.

3. Ma chi invece legge Mosè e lo interpreta così come veramente va inteso e compreso, sulla traccia da Me segnata, costui riconoscerà in lui non soltanto la mente più vasta e sapiente che vi sia stata finora, ma anche il profeta verissimo, intensamente compenetrato dallo Spirito di Dio, il quale aveva la capacità più ampia oltre alla volontà più ferma, di annunciare a tutta l'umanità delle verità assolutamente genuine riguardo alle profondità immense dell'Essere divino e riguardo a tutti gli esseri creati, così come egli nel suo grandissimo spirito le aveva concepite dallo stesso Spirito divino!

4. Così si sono formati i soli per sé, le terre per sé, ed ogni singola cosa sui soli e sulle terre per sé, come pure nella loro connessione universale e ugualmente così è sorto l'uomo, tanto nel senso più ristretto per sé, quanto nel senso più lato e generale, poiché l'intera Creazione in tutta la sua universalità corrisponde ed è simile perfettamente ad un uomo e come altresì all'uomo corrisponde e deve corrispondere anche ogni singola cosa in tutta intera la creazione spirituale e materiale, dalla più grande alla più piccola, perché la ragione vera e la meta finale della creazione universale è l'uomo! Egli è il prodotto ultimo, a plasmare il quale hanno sempre mirato tutte le indicibili cure di Dio.

5. E poiché appunto l'uomo è lo scopo che Dio, per mezzo delle precedenti creazioni, si era proposto di raggiungere ed ha anche raggiunto, come voi ne siete la irrefutabile prova, così nei Cieli e su tutti i corpi mondiali tutto corrisponde sotto ogni riguardo all'uomo. Questo è quello che Mosè ha inteso rappresentare con la sua storia della Creazione, come anche l'hanno inteso altri maestri dei popoli, seppure in forma ancora più velata. Ora tutto ciò esaminatelo bene e senz'altro troverete che le cose stanno effettivamente in questi termini e che altrimenti non stanno, né possono assolutamente stare! Ma tu, Cirenio, dimMi ormai se ti trovi soddisfatto di Mosè!».

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